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Dettaglio seduta n.80 del 16/07/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La seduta é aperta.
In merito al punto 2) allo.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri: Coppo, Garino, Lombardi e Penasso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Comunico che l'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo Comunico che l'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.

Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame mozione n. 183 a firma dei Consiglieri Cucco ed altri sulle iniziative per la prevenzione del fenomeno delle alcoldipendenze in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g.: "Esame mozione n. 183".
La parola al Consigliere Cuoco per l'illustrazione.



CUCCO Enzo

Ho notato che molti dei Consiglieri che hanno sottoscritto la mozione si sono iscritti a parlare, quindi credo che contribuiranno in modo fattivo all'approfondimento dei temi trattati.
Voglio richiamare alcuni dei concetti espressi nella mozione e nel dibattito oggi esistente in Italia sul tema delle alcoldipendenze.
Innanzitutto sottolineo una sorta di schizofrenia nel nostro sistema politico-sanitario, che prevede per alcune droghe il massimo della punibilità (con tutte le conseguenze che ne derivano) e per altre droghe, i cui effetti negativi sono ampiamente documentati da molti anni, l'assenza pressocché totale di qualsiasi principio di punizione nei confronti delle persone che le usano e di coloro che le producono, le commerciano, le diffondono. Non é una annotazione provocatoria, é semplicemente la sottolineatura di un dato evidentissimo. I dati che sono in nostro possesso sulla diffusione, sull'abuso e sulle conseguenze che l'alcol provoca sono molto chiari.
Il numero di morti in Italia collegato all'abuso di alcol (superalcolici o alcol non superalcolico, come vino e altre bevande) é di almeno 20 volte superiore al numero di morti per eroina, per un totale che si aggira intorno alle 22-25.000 persone; tale é il numero delle vittime che ogni anno, direttamente o indirettamente, abusa di sostanze alcoliche.
Questo dato spesso viene trascurato. Per esempio, ricordo che durante la discussione parlamentare sulla legge 162, che riorganizza il nostro sistema di punizione nell'ambito delle tossicodipendenze, proprio da parte della maggioranza del parlamento, che ha votato questa legge, non fu accolto un emendamento predisposto dai radicali e da altre forze politiche che introduceva il divieto della pubblicità delle sostanze alcoliche nel nostro Paese.
Esiste una disparità di trattamento fra alcol e droga perché in Italia così come in tutto il mondo,presente una cultura ormai radicatissima, che si perde negli anni, che considera le sostanze alcoliche ingenerale, e il vino in particolare, come droghe permesse, lecite.
A nostro avviso occorre completamente ribaltare questa concezione, che essenzialmente di tipo culturale, per chiarire che l'alcol e i superalcolici sono sostanze in grado di alterare gravemente lo stato psicofisico della persona, provocando malattie, incidenti stradali, feriti morti, handicappati (e quindi spese per lo Stato e per la collettività).
Esattamente come per tutte le altre sostanze che producono tossicodipendenza, anche per l'alcol bisogna avviare una politica di dissuasione dall'uso e dall'abuso in tutti gli strati della popolazione.
In particolare mi sembrano molto significativi i dati di una ricerca (e citerò soltanto questa fra i numerosissimi studi e documentazioni prodotti in questi anni sul tema) che l'Associazione Aliseo ha svolto fra l'anno scorso e quest'anno insieme all'Istituto di ricerche Laris, i quali evidenziano che più del 45% dei forti bevitori ha cominciato a bere in un'età compresa fra i 15 e i 20 anni. Questo dato é importante per cogliere la portata della tossicodipendenza da alcol, e qualsiasi iniziativa di prevenzione e informazione deve essere assolutamente in via prioritaria mirata ,a questa fascia di popolazione, cioè a quella giovanile. Se prevenzione deve essere, deve essere diretta nei confronti di quella popolazione che ancora non ha subito i danni più gravi determinati dall'abuso di sostanze alcoliche.
Nella mozione si parla essenzialmente di prevenzione. Non abbiamo voluto intervenire sulla questione della cura e riabilitazione perché la situazione piemontese in questo senso è particolare: bisogna dare atto che in questi anni é stato fatto molto, ma non tutto. L'applicazione del piano socio-sanitario, per esempio, é largamente disattesa, soprattutto per la costituzione dei gruppi interdisciplinari di lavoro sulle alcoldipendenze e in generale tutte le azioni di informazione e prevenzione condotte in questi anni in Piemonte sono assolutamente non mirate nei confronti della popolazione che usa le sostanze alcoliche.
E' stata fatta una scelta di politica sanitaria che ha privilegiato le azioni di informazione e prevenzione nei confronti degli operatori piuttosto che della popolazione in generale; é una scelta che non é stata centrata rispetto al punto del problema che oggi stiamo discutendo, perch una campagna di educazione sanitaria su questo tema deve essere innanzitutto mirata nei confronti della popolazione in generale e soprattutto deve essere indirizzata alla sensibilizzazione della popolazione giovanile, per raggiungere direttamente la fascia maggiormente a rischio.
Essenzialmente, con questa mozione, noi chiediamo un impegno straordinario della Regione Piemonte nei confronti del tema della prevenzione dell'abuso di sostanze alcoliche, da attuarsi attraverso i mezzi di una campagna di capillare educazione sanitaria nei confronti delle categorie maggiormente a rischio, che contribuisca, anche in modo diretto a sviluppare sull'altro terreno la diffusione nelle UU. SS.SS.LL. dei servizi, quindi delle unità interdisciplinari che operano nei confronti delle persone tossicodipendenti, laddove queste mancano.
Questo é un aspetto del problema che non compare nella mozione, ma che voglio richiamare. Esiste un'incredibile impermeabilità delle UU.SS.SS.LL.
in materia di applicazione di direttive regionali dovuta, in parte, a difficoltà oggettive di realizzazione (mancanza di personale, carenza di strutture), ma soprattutto, nel caso delle alcoldipendenze, così come nel caso della psichiatria e di tantissime altre specialità poco remunerative dal punto di vista dell'immagine, c'è una grave carenza di preparazione ed informazione culturale da parte degli stessi operatori che non colgono la gravità del problema.
Una grande campagna di informazione, quindi di prevenzione, da parte della Regione avrebbe sicuramente come effetto indotto una maggiore sensibilizzazione degli operatori e degli amministratori, affinché il processo di diffusione sul territorio delle unità operative, in materia di alcoldipendenze, si acceleri in modo fortissimo.
Chiediamo quindi la costituzione di un gruppo di lavoro, che studi una campagna mirata soprattutto alle fasce giovanili, per la prevenzione dell'abuso di alcoldipendenza, costituito dai funzionari regionali che in questi anni hanno operato validamente nel settore, ma anche dagli operatori pubblici e privati (moltissime associazioni private hanno promosso opere molto importanti in Piemonte: gli Alcolisti Anonimi, l'Associazione Aliseo ecc.) che sicuramente possono dare un contributo valido in questa direzione.
Le altre richieste che facciamo sono indirizzate direttamente agli organismi nazionali; sono interrogazioni, sotto forma di domande, poste ai Ministeri competenti per l'applicazione della normativa nazionale esistente in materia, per sapere come mai, per esempio, gli etilometri non sono stati ancora diffusi sul territorio e non possono essere utilizzati.
La scorsa settimana ho ascoltato un'intervista alla radio nazionale rivolta ad uno dei direttori del Ministero degli Interni, il quale parlava di difficoltà burocratiche, di incapacità degli organismi di polizia ad applicare la norma relativa. Intanto, però, il tempo passa, sulle autostrade si continua a calcolare ad occhio il tasso di alcolicità delle persone che guidano e le persone continuano a morire.
In Italia esiste, inoltre, il gravissimo problema della pubblicità alle sostanze alcoliche, soprattutto superalcoliche. La settimana scorsa il Governo ha firmato un decreto che vieta la sponsorizzazione, di trasmissioni televisive da parte di società che producono alcol e tabacco ma nulla si dice per le campagne pubblicitarie vere e proprie dei prodotti.
Come antiproibizionista ritengo - e non voglio entrare nello specifico delle tesi antiproibizioniste - ci debba essere almeno una equità di trattamento delle sostanze che producono tossicodipendenza nel nostro Paese. Poiché la scienza ha dimostrato, e non da oggi, che l'alcol produce un numero imparagonabile di morti e costi sociali imparagonabili rispetto all'abuso - e non all'uso - di eroina e di altre sostanze cosiddette illecite, bisogna assolutamente procedere nella direzione di regolamentare e non vietare - l'uso delle sostanze alcoliche, passando anche attraverso il divieto della pubblicità di queste sostanze. L'ultimo accenno è di cronaca. Ho presentato due settimane fa un brevissimo ordine del giorno (che spero verrà esaminato presto dal Consiglio regionale) nel quale auspico che il Consiglio regionale chieda al Governo di eliminare il decreto che ha approvato un anno fa, circa la chiusura delle discoteche alle due o tre di notte invece che alle quattro o ad orario libero.
Cito questo fatto poiché è uno degli esempi della stupidità istituzionalizzata che tenta di risolvere un problema gravissimo, come quello dell'abuso di alcol nelle discoteche, con un provvedimento palliativo. E come tentare di risolvere il problema della diffusione del diabete chiudendo tutte le pasticcerie all'ora del tè, così la gente non beve il tè e non mangia i pasticcini! Ha esattamente lo stesso valore di tipo propedeutico o preventivo.
Se nel campo dell'alcoldipendenza si procede con norme proibizioniste nel senso peggiore ed anche più stupido del termine, poiché non producono nemmeno gli effetti della proibizione, occorre essere molto preoccupati proprio per la mancanza di iniziative serie in questa direzione.
Lascio la parola agli altri Consiglieri che hanno sottoscritto il documento, sperando che il dibattito contribuisca a chiarire gli ulteriori punti del documento e del tema in generale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Grazie Consigliere Cucco per l'ampia illustrazione della mozione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Colleghi, poiché gli iscritti a parlare sono numerosi eviterò di fare una sbornia di parole e soprattutto di ripetere temi in gran parte già condivisi dal Consiglio, non senza sottolineare quanto ha detto il collega precedentemente.
Non ho apprezzato, e me ne scuso, la differenziazione del Consigliere Cucco tra abuso ed uso di eroina: sia l'uso che l'abuso vanno stroncati il più possibile: occorre stroncare l'uso dell'eroina anche se forse è mortale solo l'abuso. Chiusa questa parentesi e condividendo il discorso sulle discoteche, vengo al tema in discussione.
La proposta di mozione è abbastanza analitica, quindi non è da illustrare poiché basta leggerla per capire tutti gli aspetti del problema.
Si possono, invece, sottolineare a monte alcuni aspetti e concludere il discorso con una proposta. Riprendo il discorso della pubblicità. Non ripeterò cose già dette precedentemente, ma l'aspetto negativo della pubblicità sull'alcol è che propone sempre, a seguito della bevuta l'alcolista o il consumatore come un "vincente", quindi l'aggancio è sempre tra pubblicità e uomo o donna vincente, mentre, in realtà, chi è soggetto all'alcolismo è un perdente. La pubblicità sull'alcol è quindi uno dei primi discorsi da affrontare.
Vi sono poi questioni di carattere economico estremamente rilevanti: centinaia di miliardi di investimenti pubblicitari nel settore la dicono lunga su come sarà difficile imporre determinate normative. Una volta di più, per la gioia, sia pure indiretta dell'Assessore Gallarini, una prima risposta potrebbe arrivare dal punto di vista fiscale. Gli alcolici e i superalcolici, in Italia, sono venduti al minor prezzo del mondo: in quasi tutti gli altri Paesi i prezzi sono superiori tant'è che sovente l'alcool viene prodotto addirittura in casa, in famiglia, eludendo le tassazioni. E' infatti abbastanza facile ricavare alcol dai prodotti vegetali. Ci sono però ancora in Italia grandi spazi per imporre determinate pressioni fiscali, e questo significa curare la malattia quando si è già verificata quando ci sono già i sintomi.
Occorre individuare due aspetti: il fenomeno dell'alcolismo non colpisce soltanto I giovani: le statistiche che ho potuto leggere in queste settimane riguardano ad esempio le donne. E' un fenomeno del tutto sconosciuto, ma sovente gli alcolisti sono donne lasciate sole, che per problemi personali si rifugiano nell'alcol e soprattutto persone (di entrambi i sessi) che soffrono di solitudine e che sfuggono alle statistiche ed alla realtà conoscitiva delle strutture. Si presume infatti che il numero degli alcolisti sia estremamente superiore a quello risultante dalle statistiche ufficiali. Se la Giunta regionale intende prendere posizione su questo problema deve perseguire una via prettamente economica: occorrono investimenti numerosi, continuativi e corposi.
Contemporaneamente, però, il fenomeno va affrontato all'origine, con dissuasione e comprensione nei confronti di chi ne è gia colpito. Spazi di intervento sono resi possibili dalla più facile disintossicazione rispetto ad altri tipi di droghe e da una certa lentezza nell'autoimposizione dell'alcol al consumatore, visto il lungo periodo che precede stadi gravi di assuefazione.
La proposta concreta, nocciolo della mozio-ne, sta nella destinazione di adeguati investimenti per un intervento sanitario da parte della Regione.
Più tardi, nel corso della seduta, si dovranno decidere eventuali variazioni al bilancio preventivo. Scelta felice sarebbe che il Consiglio regionale, unanimemente, decidesse di "grattare" nel bilancio per inserire o potenziare provvedimenti per una campagna pubblicitaria mirata a due aspetti precisi: uno relativo alla preparazione di educatori sanitari, ed il secondo volto a raggiungere quegli alcolisti che, nascondendo il proprio vizio nel silenzio, raramente vengono contattati dagli operatori sanitari.
Una campagna pubblicitaria a più livelli, per interventi mirati che .permettano alla Regione di risparmiare oltre che in vite umane, anche in denaro. L'alcolista, infatti, dopo un certo periodo di tempo deve necessariamente rivolgersi alle strutture sanitarie, che devono sopportare costi di miliardi di lire, ma che sono evitabili con un maggiore intervento sul problema.
Ricapitolando. Primo: immediata regolamentazione della pubblicità di sostanze alcoliche; secondo: andare alla scoperta del problema intervenendo soprattutto su quelle categorie a rischio che difficilmente si riescono a contattare; terzo; decisione concreta della Giunta regionale e del Consiglio di inserire correttivi alla legge di bilancio al riguardo affinché vi siano i mezzi finanziari per intervenire fattivamente sul fenomeno. Più tardi, proporremo un emendamento in questo senso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi: ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, in un convegno tenuto qualche anno fa sul problema dell'alcolismo, il prof. Giangiacomo Rovera osservava come, negli ultimi anni, il consumo di alcol fosse incredibilmente cresciuto, soprattutto da parte delle donne, e si chiedeva se si stesse andando, inevitabilmente, verso una società alcolizzata. Da questo punto di vista, riteneva fossero impossibili a quel momento risposte definitive, ma contemporaneamente osservava come la propaganda al consumo di alcolici effettuata dai, mass media concorresse a realizzare condizionamenti nella popolazione.
Lo stesso Don Ciotti su "Stampa Sera" del 26 agosto 1985, osservava che molta della pubblicità su giornali e riviste é dedicata agli alcolici (nel 1985 la percentuale era del 10%), pubblicità che tende ad aumentare il consumo, condizionando soprattutto le persone più vulnerabili.
E' proprio sul tema della pubblicità delle sostanze alcoliche che vorrei incentrare il mio intervento. L'alcol, potente sostanza euforizzante, dispone di una rete di vendita assolutamente eccezionale: si calcola che in Italia i punti di vendita siano 125.000, creando per l' utenza una rete diffusa e massiccia. Una ricerca di qualche anno fa contenuta in una tesi il cui relatore era il prof. Michele Torre, scomparso recentemente, analizzava le varie forme pubblicitarie intese a sollecitare il consumo di alcolici, prendendo in esame i periodi 1965/1970 e 1980/1985.
Ne é risultato un grosso cambiamento. Negli anni '60 si mettevano in luce gli elementi di qualità del prodotto, la bontà, la lunga tradizione e via dicendo; facevano eccezione pochissime sostanze, pubblicizzate in genere con slogan poco suggestivi e credibili, 'in modo da non costituire elementi di pericolosità. Ricordo il Ramazzotti, "Un Ramazzotti fa sempre bene", il Cynar, "contro il logorio della, vita moderna.", il Ferrochina Bisleri "Volete la salute? Bevete Ferrochina Bisleri". Eccezioni ad una propaganda basata sulle qualità intrinseche dei prodotti.
Secondo la ricerca dell'allievo del prof. Torre, negli ultimi anni - e a tutt'oggi - nella pubblicità sono via via aumentati gli elementi psicologici di induzione al consumo della sostanza. La pubblicità non é più alla bontà del prodotto, ma all'effetto della droga; la pubblicità si basa sui presunti effetti dell'alcol nel consumatore. Se si assume un determinato prodotto si accende il desiderio, svanisce l'angoscia, si superano la timidezza e le difficoltà nei rapporti interpersonali, aumenta il prestigio sociale. L'alcol diventa un mezzo seduttivo, promette forza e successo in amore e negli affari, lucidità mentale ed efficienza fisica.
Tutti sappiamo quanto ingannevole sia questo tipo di pubblicità: il consumo di alcol non dà forza, ma debolezza, e l'assuefazione che ne deriva diminuisce la lucidità mentale. Le conseguenze di questa pubblicità ricadono quindi su coloro - che sappiamo essere tanti - che hanno maggiori difficoltà rispetto a propri progetti esistenziali e quindi inevitabilmente, sui soggetti deboli e più sprovveduti.
La degenerazione della pubblicità, vista come pubblicizzazione dell'effetto della droga, mi pare sia uno degli elementi concreti di correzione di una situazione che, penso, non possiamo non legare alla situazione generale nei confronti delle droghe e del consumo di droga esistenti nella nostra società. L'alcol - sostanza non proibita e il cui uso non é punito - é una droga come tante altre, nei confronti della quale occorre avere un'attività di informazione e di contenimento del consumo e non di repressione e di abolizionismo. E' stridente la contraddizione esistente tra il trattamento e il consumo che la società e il buon costume riserva all'alcol e il trattamento che riserva invece ad altre droghe che sono represse e proibite e il cui consumo é punito. E questa una forma oltre che di schizofrenia come diceva li Consigliere Cucco - anche di grandissima ipocrisia di una società che tratta in modo così diverso sostanze estremamente pericolose e il cui consumo e abuso provoca danni enormi.
Si tratta di agire affinché la pubblicità, così piena di lusinghe e di allettamenti, non faciliti l'iperconsumismo di una sostanza pericolosissima; pertanto nella mozione si propongono iniziative quanto mai urgenti.
In questi giorni, sfogliando i giornali e camminando per la strada, ho dedotto che siamo nel pieno di una massiccia pubblicità fondata sull'effetto della droga. Infatti, mi ha attratto una pubblicità sicuramente da proibire che vi descriverò.
Per le strade di Torino si sta pubblicizzando un vino in questo modo: "Fontana di Papa" a fianco "un miracolo divino". C'è una donna che impugna con la mano il collo di una bottiglia, il cui fondo é appoggiato sulla spalla, la donna guarda lo spettatore e la scritta é la seguente: "prona durante e dopo" Mi domando "dopo" che cosa? Questo é lasciato alla sensibilità, alle pulsioni dello spettatore, mi sembra che, qualunque cosa significhi quel "prima, durante e dopo" é comunque un qualche cosa da fare ed strettamente collegato all'uso di questa sostanza che aiuta a farlo meglio "prima, durante e dopo". Tale cartello pubblicitario é affisso sul tram n.
15.
Quindi c'è un'azienda pubblica che utilizza spazi pubblicitari in modo scorretto. Questo é solo un esempio di come la pubblicità non é controllata in alcun modo. Esistono dei codici di autodisciplina pubblicitaria, è previsto un giuri; ho anche letto il codice di autodisciplina pubblicitaria e sulle bevande alcoliche. L'art. 22 recita: "La pubblicità delle bevande alcoliche non deve contrastare con l'esigenza di favorire l'affermazione di modelli di consumo ispirati a misura, correttezza e responsabilità; non deve incoraggiare un uso eccessivo e incontrollato, e quindi dannoso, delle bevande alcoliche; non deve rappresentare situazioni di attaccamento morboso al prodotto, rivolgersi ai minori, associare l'uso di bevande alcoliche alla, guida, di autoveicoli, indurre il pubblico a ritenere che l'uso delle bevande alcoliche contribuisca alla lucidità mentale e all'efficienza fisica e che il mancato uso del prodotto comporti una condizione di inferiorità fisica, psicologica e sociale".
Cose tutte assolutamente condivisibili; ma esiste una distanza enorme tra le enunciazioni di buona volontà e la prassi.
Penso che uno degli elementi sui quali fare leva sia anche un controllo pubblico di cosa si pubblicizza per responsabilità proprie, quindi verificare se gli enti pubblici o le aziende pubbliche riflettano prima di affiggere cartelli pubblicitari. L'altro elemento su cui insistere é il rischio. Sui farmaci é evidenziato. Il rischio deve essere reso evidente anche sui prodotti alcolici con l'indicazione precisa del grado alcolico.
Quindi chiedo che, a seguito dell'approvazione dell'ordine del giorno si avviino iniziative e programmi, come quelle che i colleghi prima di me hanno ricordato, ed azioni specifiche dei Comuni ed aziende pubbliche, per verificare le pubblicità ingannevoli e sleali che costituiscono un vero tranello che induce un abuso di una sostanza così potente e così pericolosa come l'alcol, il cui consumo va notevolmente ridotto e controllato, non con metodi repressivi e abolizionisti, ma con una corretta informazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bortolin. Ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Noi abbiamo sottoscritto la mozione illustrata dal collega Cucco perch riteniamo - così come da tempo sosteniamo - che sia necessario un impegno serio sia a livello della nostra Regione, sia a livello nazionale, per affrontare il fenomeno dell'alcolismo; come quello del tabagismo che sono presenti da tanto tempo e che da sempre noi tendiamo a rimuovere. Fenomeni che mietono un numero elevato di vittime; con un costo umano e sociale che non sempre riusciamo ad evidenziare, e che molte volte noi stessi, anche a livello individuale, tendiamo a rimuovere. Forse perché sono fenomeni che portano a malattie invalidanti o a morti lente, quindi, non diventano fatti eclatanti, non ci coinvolgono emotivamente; comunque sono fenomeni non di poco rilievo, che le indagini ci indicano come fenomeni di massa.
L'alcolismo in modo particolare è un fenomeno sommerso, fuso e l'abuso dell'alcol é causa di malattie invalidanti e continua a riempire gli ospedali psichiatrici e le case di cura per malattie nervose. E' un fenomeno che colpisce in percentuale notevole persone giovani e persone in età piuttosto avanzata. Colpisce ormai anche moltissime donne, che vivono questo fatto come una colpa da nascondere. Quando pero il fenomeno si manifesta diventa per lo più incurabile. L'alcolismo colpisce in modo particolare anche ragazzi in giovane età e questo ci deve far riflettere.
Mi ha colpita l'indagine svolta da alcuni distretti scolastici della regione tra i ragazzi delle seconde e terze classi delle scuole medie inferiori. Circa la metà dei ragazzi ha affermato di fare uso quotidiano di bevande alcoliche, di vino e, seppure in maniera saltuaria, anche di bevande super alcoliche. In questo modo i ragazzi dicono di risolvere questioni di carattere familiare, superare difficoltà di inserimento a livello scolastico, e difficoltà di carattere sociale.
Se colleghiamo questa indagine con altre condotte da associazioni anche importanti, come (Associazione Aliseo citata da collega Cucco; ci rendiamo conto che fanno abuso di alcol soprattutto uomini e donne di ceto meno abbiente, appartenenti soprattutto alle categorie operaie. Da questa indagine emerge chiaramente che chi ha nell'ambito della famiglia un bevitore smodato é portato a seguirne le tracce; si tratta di giovani che ripercorrono come Moro familiari quindi la strada del bere.
Da questa situazione si delinea un quadro di disagio sociale, di difficoltà, di emarginazioni. E' un fenomeno molto preoccupante, che vissuto nell'indifferenza della società, nell'indifferenza dei servizi e anche nell'indifferenza, o comunque nell'impotenza, di chi deve provvedere a curarne i danni.
L'abuso di alcol provoca molti incidenti automobilistici: lo verifichiamo nel comportamento dei giovani, comportamento che rasenta l'autolesionismo, quasi il suicidio, ma lo verifichiamo anche negli incidenti che avvengono nel mondo del lavoro, i quali spesso sono provocati da scarsa attenzione o da imprudenza, ma talvolta sono collegati ad uno stato psicofisico legato appunto all'abuso di bevande alcoliche. Sovente proprio per la mancanza di educazione in questo campo, molte persone fanno abuso di alcol in concomitanza con fuso di farmaci, magari per curare effetti della malattia legata alla dipendenza.
Si é detto che si può essere incentivati a bere a causa della pubblicità, ma ritengo che si possa essere incentivati a bere da una cultura errata dell'uso del vino o di superalcolici che molte volte vengono ritenute bevande utili alla salute e che aiutano ad alimentarsi.
Esiste davvero una scarsa conoscenza degli effetti dell'alcol, che possono anche essere benefici, ma occorre discutere quantità, uso e periodicità dell'uso di queste bevande. Pochi di noi sanno a quali malattie può portare il continuo uso degli, alcolici, del vino e dei superalcolici: a malattie invalidanti e anche alla morte.
Il collega Chiezzi citava alcuni elementi che la pubblicità sfoggia per convincerci a bere. Anche questi sono vecchi fattori; d'altra parte il problema dell'alcolismo non è un fenomeno nuovo nel nostro paese.
Credo che a nessuno sia sfuggito quell'allettante pubblicità che diceva che un certo superalcolico crea l'atmosfera (e molte volte forse di atmosfera ne abbiamo bisogno, vivendo in una società con tanti problemi) o assicura il successo. In culture deboli, in persone che hanno problemi di disagio e di difficoltà di affermazione, sicuramente pubblicità di questo genere fanno effetto.
A fianco di questa pubblicità dannosa, che può essere letale per chi si convince che così deve essere la propria vita, nessuna educazione si riceve sugli effetti dannosi a causa dell'abuso di sostanze che creano dipendenza.
Occorre allora avviare una seria opera di prevenzione. Noi parliamo per la nostra regione, ma dovremmo essere di incentivo anche a livello nazionale in Parlamento e a livello europeo nell'ambito di quel Parlamento visto che il problema dell'alcolismo in alcuni paesi dell'Europa é vissuto maniera ancora più rilevante che nel nostro.
La tutela della salute deve essere considerata come mantenimento dello stato di benessere psicofisico. L'alcolismo crea soprattutto malattie mentali, distrugge la capacità di intendere e di volere fino al punto che certe persone sono curate come veri e propri malati mentali. Ho presente una tesi di laurea svolta in una provincia piemontese, che aveva analizzato i ricoverati di un ospedale psichiatrico rispetto alle problematiche, alle malattie di cui erano portatori. Ebbene, il risultato finale di quell'analisi era che il 68-70% dei pazienti ricoverati in quell'ospedale nell'arco di 10 anni era od era stato alcoldipendente. Questi dati possiamo utilizzarli per sostenere una seria campagna di prevenzione a tutti i livelli. Che cosa si é fatto finora? Sono intervenute soprattutto le associazioni di volontariato, la già citata Associazione Aliseo, e l'Associazione degli Alcolisti Anonimi, che svolge un ruolo positivo, ma che si rivolge a poche centinaia di persone di fronte ad un fenomeno di massa.
Ripeto, é un problema che dobbiamo avere in evidenza e che dobbiamo affrontare senza far finta che non esista. Finora abbiamo fatto troppo poco scarso é l'interesse anche degli stessi servizi pubblici, ma oserei dire anche di chi è preposto alla cura della salute della persona.
Occupandoci più seriamente di questa questione, esprimiamo anche una solidarietà nei confronti di chi é vittima di questa dipendenza, aiutandolo a recuperare efficienza e quindi lavoro e impegno in questa società.
Il Piano socio-sanitario regionale prevede alcune forme d'intervento.
Nel provvedimento che abbiamo presentato diamo ulteriori suggerimenti. Si tratta di attivare ciò che deve essere attivato; si tratta di essere impegnati in modo continuativo e non in modo sporadico, saltuario, come avvenuto finora, per combattere una delle piaghe sociali fortemente presente anche nella nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Ho posto la firma sulla mozione presentata dal collega Cucco perch ritengo doveroso che la Regione Piemonte non trascuri il problema sanita rio e sociale dell'abuso di alcol, anche se alcuni aspetti della mozione non mi sono chiari e anche se nonne condivido altri, quali l'iniziativa del biglietto gratis di entrata in discoteca e altre iniziative per incoraggiare l'assunzione di cibo durante la bevuta e l'uso di etilometri in discoteca.
Ritenevo inutili o non importanti alcune cose precisate nella mozione rispetto ad un discorso che per me é soprattutto culturale. Non desidero porre, in questa assemblea, sotto accusa il territorio e le economie vinicole che dal loro lavoro traggono sostentamento famiglie e aziende. Il collega Zanoletti vive in un territorio in cui la produzione è sostentamento di famiglie ed é legato alla produzione e all'economia del vino. Se dovessimo porre sotto accusa qualcuno, dovremmo semmai parlare di chi traduce una sana attività in attività lesiva per la salute umana.
Ricordiamo il periodo del vino al metanolo, per porre in risalto quanto l'uomo, anche nei periodi di maggior progresso, produce tecnologie e chimiche più avanzate e prodotti alimentari di morte.
E' un problema strettamente culturale. Sono rimasto impressionato quando ad un corso per operatori sociali della Scuola europea estiva del prof. Hudolin, lo stesso dichiarava, per tutta la durata del corso, che non si trattava di soggetti malati (e non li ha mai chiamati malati). La Scuola europea estiva é una scuola che tenta di fare il punto della situazione con i responsabili dei clubs e con i centri operativi. Si riuniva quasi sempre a Zagabria e lo scorso anno per la prima volta si é riunita in Piemonte. Il prof. Hudolin pone grande interesse nell'ambito familiare e sociale in cui vive il personaggio interessato alle cure e quasi sempre la famiglia viene investita del problema; si cura il soggetto, ma il problema non é legato soltanto all'uso di bevande a contenuto variabile di alcol etilico, ma ad un disagio a monte, familiare e' sociale; che va rimosso. Per i soggetti soli c'è sempre un contesto sociale che va ridiscusso ed é per questo che il prof. Hudolin non li chiama malati perché per lui é malato un ambito familiare o sociale.
I club operano in questa direzione, coinvolgendo famiglie e tessuto sociale per poter verificare e tentare di rimuovere le cause di fondo. In tutto il periodo del trattamento, soggetto e familiari sono messi a confronto. Ho assistito ad alcuni incontri ed é interessante valutare e verificare dall'esterno quanto mai l'animo umano abbia bisogno di essere aiutato. L'abuso é sempre quasi un fuggire da responsabilità o un coprire aree labili, insicure della nostra esistenza o superare un'emarginazione.
Ci sono fasi acute dove chi beve è tutto teso a risolvere un problema familiare o sociale e nel bere scarica le incertezze, convinto che, più tardi, a soluzione avvenuta, potrà liberamente riprendere il controllo del suo bere. Diceva il prof. Hudolin - e io ho provato, perché mi é parso doveroso, e lo dico anche a voi: stare 40 giorni in astinenza per poter verificare se siamo o no alcoldipendenti. Al corso é stato dichiarato che se si analizzano i dati si rischia di trovare in ogni famiglia un alcolista o una persona che ha difficoltà collegate al bere alcolico. Esiste sul territorio l'impegno di tanti club e tanti CAT con medici, psicologi assistenti sociali, sanitari; infermieri ed operatori che operano. Bisogna rendere più efficace l'impegno e a livello sanitario aiutare a preparare operatori in grado di coprire, di capire e di lavorare nelle giuste direzioni in quanto l'affetto da alcolismo non va solo trattato curando il fegato o le possibili insorgenze di malattie, quali epatiti o ancora più gravi le cirrosi epatiche. C'è sempre un aspetto culturale da evidenziare e da porre in risalto se pensiamo che alcuni cominciano a bere già durante la gestazione perché l'alcol arriva loro attraverso il grembo, il sangue della madre che durante la gravidanza beve.
In alcune regioni esistono corsi di formazione professionale per preparare operatori sociosanitari da investire nel settore. Credo che anche il Piemonte lo faccia. Sicuramente la Regione Piemonte é preparata e pronta anche a questi progetti di formazione. Ci sono Regioni che attivano il Fondo Sociale Europeo e accedono ai fondi di rotazione nazionale (Regolamento CEE 2052/88). Credo che anche noi potremmo farlo o forse lo stiamo già facendo. E' importante fare uno sforzo serio che non significa come é avvenuto in questi giorni, dotarci di treni per condurre i giovani in discoteca. E' un progetto culturale profondo che deve partire - come diceva la collega Bortolin - dalla scuola per coinvolgere tutto l'ambiente sociale. Nelle scuole si può fare un discorso culturale importante cominciando dai ragazzi, da quelli che possono diventare in futuro gli utenti dell'alcol.
Lascio all'Assessore Maccari e ai colleghi in Consiglio questa riflessione. Ritengo sia importante riaprire il dibattito per approfondire le cause che possono portare molti soggetti a diventare alcoldipendenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio:



MIGLIO Mario

Cercherò di non dilungarmi ulteriormente perché mi sembra che già i Consiglieri che mi hanno preceduto abbiano toccato con sufficiente chiarezza e profondità i punti che ruotano attorno al problema. Come Gruppo abbiamo firmato la mozione presentata da Cucco perché ci troviamo d'accordo con i problemi sollevati e con la costruzione della mozione stessa, ivi comprese le richieste formulate alla Giunta di attivarsi per dare una soluzione al problema. A nostro avviso con la mozione di Cucco viene sollevato un problema che per lungo tempo é stato sottotaciuto o scarsamente preso in considerazione anche dalle autorità che devono essere preposte ad intervenire per evitare che la proliferazione dell'uso dell'alcol, e soprattutto dei superalcolici, si traduca in una progressiva dipendenza e in un aumento delle incidenze sulla salute. L'impressione che l'argomento non sia mai stato trattato con il dovuto peso, forse perch troppo legato ad un insieme d'interessi che fanno capo - e con questo mi riallaccio a quanto diceva Peano - non tanto agli agricoltori i quali non vanno accusati o martoriati più di tanto, ma ai pubblicitari che strumentalizzano la produzione degli alcolici per interessi che superano la soglia della legittimità puntando su politiche di tipo quantitativo e non tanto di tipo qualitativo e introdurrebbero automaticamente dei limiti compatibili con la capacità del nostro fisico di assorbimento di queste sostanze.
Se per un certo verso questo problema non ha ancora trovato un interesse consolidato da parte delle pubbliche amministrazioni, perch comunque vi sono resistenze che fanno capo a interessi commerciali, bisogna anche considerare che solo dal momento in cui strati sempre più ampi del settore giovanile, che assumendo alcol hanno dato rilievo al problema, si avuta una volontà maggiore di dare delle soluzioni; si pensi alla questione delle discoteche. Tali soluzioni, che a volte presentano una forma coercitiva, a nostro di modo vedere, non sono sufficientemente significative né tali da contrastare con un'adeguata informazione le conseguenze negative provocate dalle tendenze in atto.
Se si dovesse fare un discorso sull'incidenza dell'assunzione di alcol rispetto alla salute, emergerebbe un quadro in cui, da una parte, per le malattie quali per esempio la cirrosi, si é riusciti a trovare una certa correlazione, e, dall'altra, invece la correlazione é solo supposta, come nel caso dei tumori, delle neuropatie e di altre forme patologiche. In questo caso sarebbe necessario avviare opportune analisi di tipo epidemiologico per verificare, con ulteriori strumenti, (effettiva incidenza dell'alcol sulla salute e non richiamarsi, come ha dovuto fare il Consigliere Cucco, a dati su ricerche fatte in Paesi come la Francia o altri Paesi del nord Europa. Sarebbe molto meglio riuscire a dare gli stimoli necessari alle autorità preposte sia a livello regionale che a livello nazionale, per avviare, attraverso le strutture sanitarie o socio assistenziali, la realizzazione di strumenti che permettano di evidenziare l'effettiva incidenza dell'assunzione di alcol sull'insorgere di malattie particolari e di determinare quali siano gli incidenti che trovano comunque una correlazione diretta con l'uso di alcol.
Un discorso interessante è quello di riuscire a capire il diverso uso che viene fatto dei superalcolici e del vino, e i motivi che portano a fare questo tipo di usi. Si potrebbe, per sommi capi, ritenere che persone come gli anziani e le donne siano più legati all'uso del vino; mentre invece la popolazione giovanile sia più portata all'uso dei superalcolici. Il 45% o delle persone comprese tra i 18 e i 22 anni si avvicinano per la prima volta ai superalcolici. Si potrebbe ritenere che i motivi che portano queste persone ad avvicinarsi all'alcol siano da ricondurre alla capacità di coinvolgimento della pubblicità; una pubblicità che va al di là del limite consentito, e che richiama e coinvolge le persone, proponendogli attraverso l'alcol, una possibile integrazione sociale, un successo personale, un carrierismo, o comunque una forma integrativa di acquisizione dei beni che si correla ad altri che si possono acquistare comunemente.
Questo rapporto fa emergere quel dualismo che esiste fra l'avere o l'essere in qualità di strumenti diversi per realizzare la propria personalità. E un qualcosa che già uno studioso di psicanalisi, Erich Fromm, aveva messo in evidenza moltissimi anni fa. Tale dualismo ci porta a riflettere, per decidere su quale dei due termini, avere o essere, puntare le nostre forze, le nostre energie.
Ovviamente, la costruzione dell'individualità delle persone non può che costruirsi attraverso l'essere, non attraverso l'avere. L'acquisizione di beni o l'assunzione di beni stessi, in questo caso di alcol, per sfuggire ai problemi economici, familiari o di diversa natura, é considerata uno strumento che incentiva la capacità di inibirsi da tutta una serie, di restrizioni a titolo personale o che nascono all'interno della società per superare i problemi e per sentirsi maggiormente integrati nella società in cui si vive. Visione che si ricollega alla filosofia dell'avere, e quindi errata.
Questi, a grandi linee, possono essere definiti i problemi maggiori.
Giusta é la proposta di Cucco di fare investimenti come Regione sia in termini politici che in termini economici; in termini economici, prevedendo una giusta voce all'interno del bilancio, mediante la quale avviare quei minimi interventi capaci di portare la Regione ad affrontare seriamente il problema attraverso una forma di prevenzione e di educazione sull'assunzione dell'alcol; in termini politici perché dimostreremmo, come Amministrazione regionale, di porre una particolare attenzione al problema e di avere la volontà di superarlo, incoraggiando in questo senso anche le associazioni, forse troppo isolate, che in questo momento si occupano della questione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Farassino; ne ha facoltà.



FARASSINO Giuseppe

Aggiungo due parole anch'io su questo grave fenomeno ormai assimilato dalla società, che fa addirittura parte integrante della cultura popolare.
La cultura popolare è infatti piena di riferimenti: 'Deje due guse d'vin al cit che j fa bin", perché si dice che "il vino fa buon sangue", "l'acqua arrugginisce". E ancora: "in vino veritas", "Bacco, tabacco e Venere", e via dicendo.
Le varie letterature, le canzoni, i film costantemente ripropongono il terna. Nei film americani, la prima cosa che fa una coppia quando entra in un locale, anziché appendere cappotto e cappello, é dirigersi al mobiletto contenente quelle bottiglie quadre, molto eleganti, colme di whisky.
Le canzoni: Fred Buscaglione cantava "Sono Fred dal whisky facile".
La vita di teatro é disseminata di barzellette; ricordo quella celebre di un gruppo di scozzesi che durante la guerra rimase in panne con la jeep nel deserto. Terminata la scorta di whisky, rischiavano di morire di sete.
Quando fu loro chiesto perché non avessero attinto all'acqua del serbatoio della jeep; questi risposero che in quel momento tragico non avevano di certo pensato a lavarsi! Tutta questa letteratura é ormai entrata a far parte integrante della cultura della popolazione mondiale, perché il vino e l'uso dell'alcol è mondiale, universale.
Non sono totalmente d'accordo con quanti si sono espressi circa la pubblicità, ossia che tutta la colpa, o quasi, sia della pubblicità che impone alla gente l'uso dell'alcol.
Ho seguito anni fa, come assistente volontario, l'opera di un carissimo amico scomparso, il prof. Riccardo Scarsella, per il recupero di alcolisti anche se l'etilista é un'altra cosa. Sono stato quindi a contatto con questa grossa piaga, che fa molto meno clamore della droga; infatti, mentre tutti siamo pronti a scandalizzarci o a condannare la draga, in fondo l'ubriacone é a volte simpatico: "Chiel li quanti ca i è ciac afa rie", per cui questa piaga è meno considerata. Per questo ho detto che é entrata a far parte della cultura integrante.
Concordo con il Consigliere Cucco quando dice che la piaga dell'alcolismo colpisce l'età giovanile, soprattutto 15/18 anni, Si spostano i tempi, i termini, ma le cose non cambiano mai. Ricordo gente della mia giovinezza di Montechiaro d'Asti, per cui il bicchiere di vino era l'unica forma di diversificazione. Nelle nostre campagne quando non esisteva la televisione e c'era il cinematografo la domenica pomeriggio, la sera, la gente, soprattutto i giovani, si ritrovavano al "circul" (il circolo sociale, il dopolavoro), e per sentirsi uomini o per definire un'usanza consolidata stappavano la bottiglia. Coloro che non erano fortunati (per cui al primo o secondo bicchiere di vino si sentivano male e dovevano smettere), ma che avevano il fegato "buono" filtravano tutto e si trovavano sbronzi già a quell'età.
Se andiamo a vedere le statistiche scopriamo che l'alcolismo colpisce soprattutto le fasce più povere. La povertà oggi é cambiata, non é più come un tempo, cioè la povertà di chi non aveva i soldi per mangiare o per fumare. Oggi la povertà si può esprimere in emarginazione, il povero colui che non riesce ad acquistare la maglietta firmata, che deve servirsi alla Standa, che compra le scarpe da Colombino. La piaga dell'alcolismo colpisce maggiormente nella spaventosa solitudine delle città megagalattiche che sembrano offrire compagnia a tutti e invece l'uomo si trova una volta di più emarginato nel proprio io e nella propria solitudine, nella incapacità di creare contatti e rapporti umani e ricorre all'alcol; al bere.
Non condanno in modo così atroce il discorso della pubblicità perch generalmente la pubblicità, soprattutto quella televisiva, é mirata al prodotto di classe, di marca. E' statisticamente comprovato, invece, che la dipendenza dall'alcol é relativa soprattutto ai prodotti poveri: la birra (è pieno di gente che si ubriaca di birra), gli amari (c'è gente che beve solo amari di una certa marca; ho conosciuto una signora alcolista che beveva soltanto l'amaro Giuliani, che è spaventoso, é una purga, ed é morta di cirrosi epatica).
Come firmatario di questa mozione non posso che associarmi al progetto presentato dal collega Cucco. Ritengo che il punto focale stia in questo progetto, nel suggerimento alla Giunta di istituire un gruppo di lavoro speciale, formato da persone qualificate, ricercatori e gente che da anni si dedica al recupero di un tessuto di società caduto in gravi problemi molto superiori o per lo meno pari al problema della droga e della tossicodipendenza.
Il problema non è legato soltanto alla pubblicità, ma ad un fatto di cultura, di sacche di emarginazione, di solitudine e di povertà, a problemi familiari. Occorre considerare anche il tessuto femminile colpito dall'alcoldipendenza.
E difficile organizzare o studiare un progetto di pubblicità mirata al recupero della dipendenza da alcol senza danneggiare il settore dei vini che arranca in salita, minacciato dalla concorrenza, soprattutto da quella francese. Occorrono leggi severissime - l'abbiamo già detto parlando delle sofisticazioni dei vini. Ricordiamo il vino al metanolo, questi vinacci vanno sconfitti, ma occorre studiare un tipo di pubblicità mirata che sia soft e che colpisca in profondità e vada verso la dissuasione dall'alcol.
Tutto questo non é così semplice, quindi condivido pienamente il discorso della creazione di un gruppo di lavoro che porti alla riabilitazione e alla educazione alla salute.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, seppure ritenga condivisibile in larga parte la mozione presentata da alcuni colleghi, mi pare manchi nell'analisi fatta - il ruolo centrale del sistema economico che ha, nella nostra Regione, ma anche in Italia, un elemento portante nell'industria produttrice di alcolici e superalcolici.
Il nodo della produzione viene considerato spesso in modo marginale.
Abbiamo grandi problemi nel sistema economico, nelle scelte della Fiat e dell'Olivetti, ma ovviamente ci attestiamo sui problemi delle eccedenze, di come possiamo recuperare le marginalità prodotte dai, processi di cassa integrazione. E' un tipo di cultura che, in qualche modo, dimostra la sua impotenza o la non possibilità di intervenire nel cuore del problema.
Il povero pubblicitario, al soldo di chi gli dà l'indicazione di una campagna pubblicitaria, non può essere il colpevole. Si pensi che in Unione Sovietica l'alcol é utilizzato in modo diffuso ed é chiaro che negli anni del socialismo reale i pubblicitari non erano la categoria portante per gli orientamenti di un certo tipo. Se pensiamo alle "ciucche" del sabato e della domenica in America Latina, dove si paga il soldo settimanalmente ai peones che tirano la carretta sul serio; ebbene non credo ci siano dietro grandi campagne pubblicitarie.
C'è dunque qualcosa che va visto più alla radice, un sistema economico per esempio quello della nostra regione. Consideriamo un caso: la Spagna paese leader per i brandy, ha visto in pochissimi anni affermarsi la grappa. La grappa si afferma nella borghesia medio-alta della Spagna. Al mio paese la grappa si chiama "branda" e, quando ero ragazzo, coloro che bevevano la "branda" erano categorie un po' particolari. E' bastata la forzatura di un'industria imperniata su un prodotto che rischiava di cadere vittima delle consuetudini che si trasformavano; per assistere ad un suo rilancio.
Colleghi, l'informazione e la prevenzione sono certamente elementi molto importanti; la scuola, gli operatori assistenziali sono elementi sui quali si deve fare una grossa azione, ma non é forse anche sulla qualità della vita che occorre lavorare? Non é forse la nostra una società molto atomizzata, vittima di una forte competizione, una società in cui la cultura, capace di reagire agli stimoli pubblicitari, é molto debole? Sappiamo che la pubblicità cerca di far leva laddove é più debole e vulnerabile il retroterra culturale, la capacità di reazione.
Ma allora, colleghi Consiglieri e Assessori, non possiamo pensare al problema del mercato; ed ai suoi limiti anche in questa occasione; non possiamo pensare che ci possano essere indirizzi. Nessuno esclude che si possa via via affermare la produzione divini a minor gradazione alcolica pur mantenendo tutte le caratteristiche di validità del prodotto. Non pu esserci, quindi, una politica economica, che naturalmente non tocchi solo il nostro Paese, ma che abbia un respiro più ampio, che sappia lavorare su bevande alternative? Potremmo affidare questo progetto alla CEE, che però é nata per regolare puri meccanismi, di mercato. E lo rileviamo dalle discussioni di questi giorni sulla questione automobilistica, così come in altri casi.
Dovremmo attestarci in una posizione di retroguardia, collega Cucco facendo opera nelle scuole, preparando operatori in grado di intervenire nei punti di rottura dell'alcolismo, recuperandoli in qualche modo.
Potremmo utilizzare anche la leva fiscale, accentuando un meccanismo che porterebbe gli alcolisti meno abbienti ad una più disperata ricerca di denaro e all'abbandono di altri acquisti, magari giornali e libri, per recuperare la parte di reddito prelevatagli fiscalmente nell'acquisto di alcolici.
Tutte queste proposte, necessarie, importanti e dignitose vanno nella direzione della cultura della prevenzione, ma non centrano il cuore del problema: il meccanismo di produzione. Anche per il problema della droga ma non vorrei, a mio avviso scorrettamente, equiparare i due sistemi - il nodo fondamentale é quello della produzione; ovviamente, nel nostro caso non ci troviamo di fronte ad un sistema di produzione sul tipo del cartello di Medellin.
Così come si é arrivati all'orientamento verso la produzione di vini meno forti e meno robusti, potrebbe instaurarsi una politica industriale atti va, che lavori contestualmente a quella culturale, informativa e di prevenzione.
Il collega Farassino accennava ad alcuni elementi della normale cinematografia, attraverso la quale si manifesta, forse, la più forte e sofisticata azione della pubblicità, quella dello status symbol, dello yuppismo, degli arrampicatori, della competizione, del successo dell'affermazione: Ma poi, alla fine della grande corsa, dall'atomizzazione della società si é portati ad essere soli, a cercare sbocchi.
Il collega Cucco parlava di moderato e di dissennato uso della droga come ci fosse una barriera in questo senso. Per me é difficile comprenderne la diversità, ma probabilmente rispetto al consumo di superalcolici vi é un altro tipo di barriera.
Voterò a favore del documento, che condivido nello spirito e nell'orientamento, anche se non solo nella mozione, ma anche nella cultura che stiamo sviluppando, mancano più approfondite riflessioni.
Anche relativamente al problema della disoccupazione, ci muoviamo sugli elementi di risulta, sugli aspetti residuali, su coloro che vengono espulsi dal mercato del lavoro; é una pia azione, a mio parere importante.
Occorrerebbe; però, avere il coraggio, come forze politiche, come assemblea elettiva e come Governo, di entrare nei processi che generano disoccupazione e in quelli che generano, magari, campagne pubblicitarie a favore dei superalcolici



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, non ho firmato la mozione perché non mi é stata chiesta la firma. Comunque, non l'avrei firmata, e non la voterò.
Ritengo infatti, per quanto mi é ancora possibile, di dover portare rispetto a questa assemblea politica; politica nel senso della generalità dei consociati e dei problemi che vi vengono discussi. Che il parlamento subalpino nel corso di una legislatura prenda in esame questi problemi in termini così marcatamente tecnicistici, e anche un po' da bricoleur, senza voler mancare di rispetto ai colleghi, a mio modo di vedere offende questa assemblea.
Nella mozione, abbiamo visto ripetersi i luoghi comuni riguardanti le tossicodipendenze. Ognuno di noi cerca di privilegiare un determinato tipo di approccio; l'ultimo, in ordine di interventi, quello dei modelli socio economici, modello dei mass media, e così via. Amici, da Noè in poi c'è qualcosa con cui dobbiamo fase i conti, che é dato dalle nostre angosce. Da Noè in poi, passando dagli abitanti degli altipiani del Perù, ci portiamo dietro le nostre angosce. Personalmente, mi disturba abbastanza chela Regione, che su queste tematiche ha sempre saputo tenere alto il tono e l'approccio, immagini che questa tematica si riduca a disincentivare la pubblicità, che probabilmente finalizza e orienta la domanda, ma non crea la domanda più di tanto, e non si ponga invece il problema, non dico di andare a fondo della questione, perché se é dai tempi di Noè che esiste una certa angoscia esistenziale, non saremo certo noia dissiparla, ma quantomeno, di essere consapevoli.
L'alcolismo non é problema di fegato ma di cervello! Non é problema di volontariato a valle, nello spirito evangelico, che tanto danno ha fatto all'umanità; da Gesù Cristo a Ford. Anche perché in questo approccio parcellizzato, poi vengono fuori alcune ipocrisie.
Vorrei rassicurare il collega Zanoletti: in quest'aula ci si è preoccupati di garantire "la botte vuota e la moglie astemia", obiettivo sicuramente perseguibile! Una volta il miracolo era avere "la botte piena e la moglie ubriaca", ora il miracolo é il contrario "avere la botte vuota cioè aver venduto il vino - e la moglie astemia".
Non ci si deve scontrare con alcune imbecillità che vengono dette, per esempio, non ha senso anticipare la chiusura delle discoteche. Non sono un profondo cultore di queste questioni, ma esistono delle tabelle, utilizzate da Ford a suo tempo, per valutare la capacità fisiologica di resistenza a qualunque tipo di attività in particolare ad una stressante come quella del divertimento.
Quindi la curva del costo fisiologico che si paga ad un'attività é in forte caduta; c'è da immaginare che le ore fisiologicamente destinate al sonno e al riposo, da un certo spazio in poi diventano oggettivamente delle ore a rischio. Se proseguiamo di questo passo dicendo ai nostri giovani cominciando da mia figlia, che le discoteche devono essere lasciate aperte fino alle 10 del mattino, va benissimo, allora adottiamo le stesse regole per i bar, per i cinematografi, per il Consiglio regionale.
Le cose più semplici, più normali, siccome sono impopolari, non si dicono; poi siccome si può parlare male delle multinazionali, perché queste non reagiscono, non le abbiamo in casa, non ci litighiamo perché sono un po' come nostro Signore, sono al piano di sopra, fanno quello che vogliono e non entrano mai in urto con noi. Io con nostro Signore non mi sono mai urtato di persona e neppure con le multinazionali; mi urto con mia figlia ma sicuramente comanda meno mia figlia delle multinazionali! Colleghi, queste sono alcune ipocrisie che emergono. E ce n'è una di fondo. Mi dispiace dovermi rivolgere al Consigliere Cucco, proprio nel momento in cui sulle tossicodipendenze, sulla droga, come fatto esistenziale, é caduta molto la tensione, io non ho più trovato né in quest'aula né fuori la tensione dei dibattiti di dieci anni fa in cui un Ministro liberale - mi vanto di dirlo - ha scandalizzato mezzo mondo dicendo che tra le ipotesi da prendere in considerazione c'era quella del superamento della proibizione. Se il Governo immaginava che questa questione meritasse di scandalizzare e di provocare, vuol dire che si credeva ancora nella possibilità di affrontare una questione; invece adesso l'approccio a questi problemi è in termini di volontariato a valle, che segue il circolo, la comunità di accoglienza.
Questo é tutto vero e tutto giusto. Non firmerò e non voterò la mozione. Raccomando comunque al Consiglio di lasciare alla Giunta, per quanto possibile, la possibilità di cogliere da questi dibattiti un'indicazione di ciò che operativamente deve essere realizzato. Molto c'è da fare a valle, quindi questa parte della mozione è sicuramente da recuperare nella misura della decenza, perché immaginare di somministrare panini per riequilibrare i danni della birra, mi sembra un processo piuttosto curioso. Comunque, sarà la Giunta a valutare nella conclusione quali elementi operativi sono praticabili o meno.
Si tratta di capire e di interrogarci se nel nostro legiferare e amministrare facciamo il possibile per evitare l'angoscia. Come si supera l'angoscia? Si supera nell'immaginario non nel reale, nell'immaginario dell'hobby o nell'immaginario di Beethoven, ognuno sceglie quello che crede. Bisogna ricreare spazio all'immaginario. Ma quando una classe politica pensa più al contingente che all'immaginario perché lo considera più importante (e torniamo al dibattito della settimana scorsa) e pensa per esempio, di espellere dal palinsesto della RAI l'orchestra sinfonica per dare maggiore spazio ai programmi di intrattenimento, crea le matrici della caduta di quell'immaginario che può essere di rimedio alla nostra angoscia. Possiamo anche decidere di abolire gli alcolici dalla pubblicità ma le nostre serate, i nostri giorni, soprattutto l'immaginario dei nostri ragazzi, è pieno di programmi di intrattenimento, dove si finisce per privilegiare un certo tipo di immaginario che non può vedere escluso l'alcol e la droga, perché ne sono il complemento normale. Mi sembra difficile immaginare un dopo serata di un certo tipo di programma di intrattenimento di altra natura, tra l'altro non riprovevole. Avverto che la modestia dell'approccio al problema, in termini un po' polizieschi, e l'intervento a rimedio tende a distrarci rispetto all'emergenza droga; ma siccome l'emergenza droga é un'emergenza con la quale ci siamo abituati a convivere, anche in questo caso ce ne occupiamo solo a valle.
Confermo quindi il mio disagio ad intervenire su una problematica di questa natura, che, a una sede politica, dovrebbe consentire un approccio globale, mentre invece ci porta a ragionare sull'opportunità o meno di dare il salatino insieme al cognac. A questo non ci sto, non é il mio mestiere.
Io sono venuto qui cercando di interpretare i processi: poi ci sono i tecnici, gli addetti ai lavori che ci diranno come un indirizzo politico si traduce nel concreto. L'indirizzo politico però é diverso. Quando vediamo che il Comune di Torino taglia i programmi culturali pesantemente, dobbiamo immaginare che ci saranno meno spazi per l'immaginario, lo spazio dell'immaginario non sarà coltivato nei Punti Verdi, e nei momenti di aggregazione. Anche su questo bisognerebbe fare chiarezza. La cultura non quella con la "C" maiuscola, quella che troviamo nelle enciclopedie, la cultura é lo stare insieme; qualunque idea, qualunque ragionamento qualunque sentimento ci fa stare insieme, ci fa comunicare e costruisce cultura. Una società deve costruire occasioni e modi di stare insieme, di comunicare, e dalla comunicazione nasce la cultura, cioè l'arricchimento di ciascuno di noi. La cultura é arricchimento, é qualcosa di più rispetto al momento precedente. Non é l'acquisizione di un modello o di una nozione un arricchimento nostro che si sposta dal reale all'Immaginario immaginario che è diventato reale dall'informazione, dalla sensazione dall'impressione, dal valore che abbiamo acquisito, dal confronto e dal rapporto con gli altri.
Quando vediamo le nostre istituzioni, che sono sempre più povere e avare nei confronti di questi spazi, poco comprensibili e sempre più impegnate a scavare buchi sotto terra per nascondere le auto e a far lunghi buchi per fare correre persone in nevrosi, e non cercano posti per far fermare queste persone, per farle ragionare e stare insieme, ho qualche dubbio a immaginare che da Noè in poi sia stata la pubblicità a trasformare le colline aride, come erano quelle del Monferrato, in questa meravigliosa terra piemontese (che ha il piccolo difetto di produrre beni che hanno qualche controindicazione).
Concludo questa mia lamentazione suggerendo che il Consiglio regionale di queste cose si occupi non come un pretore di paese. Le questioni di mestiere lasciamole alla Giunta, sono gli uffici, sono le tecniche che devono conoscere quanto nel contingente é possibile fare per rimediare e ridurre un processo. Un'assemblea deve saper cogliere e interpretare i fenomeni di fondo che sono dietro e sotto il processo che fa emergere le questioni sulle quali deve intervenire il Governo. Che un uomo angosciato muoia di cirrosi epatica o di solitudine o perché si butta, per esempio dalla finestra di una casa protetta, come succede periodicamente vicino casa mia, non mi interessa. Non mi interessa salvare una persona dalla cirrosi epatica se poi si butta dalla finestra. Non la voglio salvare preferisco, forse, che muoia di cirrosi epatica, perché probabilmente è vissuto più sereno di quello che si é buttato dalla finestra di una casa protetta. Su questo spazio potremmo forse riacquistare qualche titolo confrontandoci con i nostri giovani per far capire loro che il tempo del divertimento si consuma come il tempo della fatica, come il tempo del lavoro, come il tempo dell'intelligenza, si consuma come tutto, e la gestione oculata del proprio tempo é uno dei beni che i giovani devono imparare.
Non sono un frequentatore di discoteche, ci sono entrato una volta, poi mi sono perso, perché era talmente buio che non trovavo l'uscita; quando ho visto exit sono uscito e mi sono trovato in un cortile: era l'uscita di sicurezza, e devo dire che ho avuto dei grossi problemi a tornare al mio paese. Con questo voglio dire che ogni stagione ha i suoi frutti, ogni generazione ha le proprie forme di evasione o la propria angoscia, per consentitemi di dire che le forme con cui i nostri giovani escono, cercano di uscire dalla loro angoscia é angosciante. Questo ragionamento, che evidentemente lascerà il tempo che trova se non alla mia riflessione personale, deve però essere nella nostra coscienza e nella nostra intelligenza. Noi abbiamo scelto la strada della politica per interpretare la società, supponendo di poterla capire e, per quel che é possibile, se non orientarle almeno aiutarle nelle sue questioni di fondo. Dietro queste cose c'è l'angoscia. Non so come si risolva l'angoscia, certo non si risolve riducendo la pubblicità che privilegia il whisky rispetto all'assenza di pubblicità magari sulla vodka, che fa venire il tracoma e che si distillava in modo clandestino in Russia. Lascio queste considerazioni alle vostre riflessioni.
Certo mi spaventano un po', lo devo dire, i nuovi sacerdoti, quelli che nella logica evangelica, sotto sotto, e l'abbiamo sentito anche stamattina qualche piacere hanno che questa umanità abbia bisogno di loro e che quindi si possano mobilitare per sostenere, per aiutare, per correggere.
Preferirei una umanità dove ognuno ha bisogno di tutti e tutto di ognuno ma in cui non siano separati quelli che hanno bisogno e quelli che sono in grado di aiutare, perché tutti abbiamo bisogno e tutti quanti dobbiamo dare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Intervengo anche perché con Cucco sono uno dei primi firmatari di questa mozione, la quale non vuole essere un messaggio di tipo evangelico come poteva far supporre l'intervento di Marchini poc'anzi, ma una semplice presa d'atto della situazione che é leggibile attraverso i dati (ahimè pochi) disponibili.
Questi dati ci consentono di poter affermare, senza tema di errore, che l'epidemia di alcolismo é una delle emergenze che la nostra regione, come altre regioni del nord Italia, si trova e si troverà ad affrontare nel presente e nel futuro. I dati riportati non sono sicuramente inventati, ma possono servire per una prima valutazione di un problema che richiede interventi, a mio parere, straordinari e non così,frammentari e limitati quali sono stati quelli che finora sono stati avviati dalle UU.SS.SS.LL.
piemontesi e dall'Assessorato regionale alla sanità.
Dico questo perché sono a conoscenza di una ricerca condotta recentemente presso una UU.SS.SS.LL. di Torino, dalla quale emerge che su 63 UU.SS.SS.LL. piemontesi soltanto un quarto aveva avviato interventi di qualche natura definibili di informazione per la prevenzione dell'alcoldipendenza. Di questo quarto, solo metà aveva avviato interventi corretti di prevenzione primaria, passando cioè attraverso il coinvolgimento necessario e indispensabile del mondo della scuola come ambito in cui si può e si deve attuare l'educazione alla salute, di cui l'educazione di un corretto rapporto con la sostanza alcol é una delle componenti.
Certo si può fare molto di più. Si può investire molto di più in termini di informazione, in termini di ricerca. Si può investire molto di più a livello regionale - e penso sia fondamentale - in termini di sviluppo dell'attività di educazione alla salute. Ahimé, da anni questo intervento benché fondamentale, è sottovalutato per non dire assolutamente trascurato dalle UU.SS.SS.LL. piemontesi, che ben poco sostegno alle loro iniziative ricevono dalla Regione, dall'Assessorato alla sanità che quest'anno ha ben poco in termini di bilancio da destinare alle iniziative di educazione alla salute e quindi anche alle possibili iniziative di prevenzione dell'alcoldipendenza.
Le UU.SS.SS.LL., a seguito del Piano sociosanitario regionale, hanno smantellato le aree di educazione sanitaria che erano state avviate.
L'educazione sanitaria è un intervento interdisciplinare, non solo di competenza degli operatori di base, ma di tutti gli operatori del Servizio sanitario. E un modo di operare che deve caratterizzare il fare prevenzione, che e uno dei tre cardini su cui si basa l'intervento finalizzato alla conservazione della salute.
Come già dicevo, le UU.SS.SS.LL. hanno smantellato le aree di educazione sanitaria là dove (ed erano poche) erano state avviate; le competenze sono state trasferite ai servizi di assistenza sanitaria di base, che ancor più di prima, in carenza di, risorse finanziarie, non se ne fanno e non se ne faranno carico. L'ufficio di educazione sanitaria della Regione, che fino a due anni fa si riferiva al servizio di formazione professionale, é stato trasferito alle competenze del servizio di medicina di igiene pubblica, sempre della Regione. Questo servizio non ha assolutamente attivato nulla in termini di risorse. E' ancora poco chiaro quali competenze abbiano i due servizi, quello che prima interveniva e quello che dovrebbe intervenire oggi.
Pertanto questa é un'occasione per sottolineare che, se non si mette mano ad una rielaborazione delle esperienze attivate nella Regione negli anni passati, ad un coordinamento delle iniziative, quanto meno a questo che costa nulla, ad una sinergia delle risorse esistenti, ben poco potrà essere fatto di utile nel campo della prevenzione dell'alcoldipendenza in cui si richiede un intervento di tipo interdisciplinare. E un intervento da attivarsi da parte delle UU.SS.SS.LL. e dal mondo della scuola; é quindi indispensabile che i due mondi possano comunicare.
Attualmente la comunicazione é insufficiente. Poche risorse delle UU.SS.SS.LL. sono state attivate in questi anni per favorire una formazione comune tra gli operatori della sanità e gli operatori della scuola. Questo necessario al fine di costruire progetti comuni e superare la tentazione degli insegnanti di delegare agli operatori sanitari l'informazione all'interno della scuola, quando educazione alla salute é, per sua stessa denominazione, un intervento di tipo prevalentemente, educativo. E' la ricostruzione di questi modelli di intervento che occorre: avere come modello prioritario. L'esempio deve però partire dall'alto. E necessario che, se si costituirà il gruppo di lavoro previsto dalla mozione, questo gruppo abbia la possibilità di operare potendo contare su risorse e su competenze professionali sufficientemente riconosciute valide. E importante che tale gruppo di lavoro operi per programmi e riferisca periodicamente dell'efficacia delle iniziative avviate. E' importante che dal gruppo di lavoro scaturiscano proposte di interventi educativi da proporsi alle UU.SS.SS.LL. piemontesi; é importante che a queste ultime siano date risorse finanziarie per riprendere la formazione professionale in educazione alla salute degli operatori. Questo è il tema a cui deve fare riferimento il Consiglio, é la sua specifica competenza, é una priorità fondamentale senza la quale nessuna dichiarazione di buona volontà potrà conseguire alcun risultato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Ruberò qualche minuto più del solito perché mi é parso che dagli interventi e dal testo della mozione non ci sia una sufficiente informazione delle cose che la Regione ha già messo in moto in questi anni.
Nonostante la preoccupante situazione nazionale, l'alcolismo come problema sociale é concetto che si fa strada molto faticosamente nel nostro Paese e di conseguenza, ben poco é stato fatto per prevenirne le cause e combatterne adeguatamente gli effetti in mancanza di una legge quadro nazionale sull'alcolismo - anche la recente legge n. 162/90 sulle tossicodipendenze contiene solo qualche accenno alla lotta alle alcoldipendenze - su base regionale si sono avuti alcuni provvedimenti legislativi, più programmatici che concreti soprattutto in fase di applicazione della legge n. 685. In Piemonte, la legge regionale n. 62/77 "Norme urgenti di attuazione della prevenzione e dell'intervento verso le tossicodipendenze e l'alcolismo": attuativa della legge nazionale 685 evidenzia la necessità di prevenire e riabilitare gli stati di tossicodipendenza da ogni tipo di sostanza, illegale (droga da strada) e legale (alcol, psicofarmaci), nella consapevolezza che ogni abuso é il sintomo di un malessere o di un disagio individuale attorno al quale ruotano situazioni familiari e di ambiente difficili e complesse.
La stessa legge regionale indica che una corretta strategia di lotta alle dipendenze implica il coinvolgimento di tutti gli enti pubblici: Province, Comuni, Comunità Montane, Ospedali (quindi, dal 1981, USSL); ma anche del volontariato e del privato sociale impegnati nel settore del disagio e dell'emarginazione. Credo sia importante avere ben presente il concetto per non apportare ogni tipo di intervento alla sanità che ha un settore specifico di competenza, ma questo non può essere l'unica branca pubblica che interviene.
Constatata l'impossibilità di coinvolgere - per la carenza di personale e per pregiudizi nei confronti dei tossicodipendenti - i servizi sociali e sanitari già esistenti nella prevenzione e riabilitazione delle tossicodipendenze, a partire dal 1978 sono state attivate, prima dai Comuni di maggiori dimensioni e, dal 1981, da ogni USSL. équipe interdisciplinari (composte da medico, assistente sociale, psicologo, educatore, infermiere) con due compiti principali: 1) assicurare l'accoglienza, l'accertamento dello stato di tossicodipendenza, la formulazione, insieme con il tossicodipendente ed i familiari, del piano terapeutico individuale 2) promuovere il coinvolgimento ed il coordinamento di tutti i servizi socio sanitari pubblici e del privato sociale che operano nel territorio di competenza.
Dette équipe attivate con pochi operatori e scarse risorse per far fronte "all'emergenza eroina" hanno operato prevalentemente per la riabilitazione delle dipendenze da sostanze illegali, delle politossicodipendenze e, in alcuni casi, delle a1coldipendenze giovanili.
In considerazione della progressiva espansione delle politossicodipendenze le deliberazioni del Consiglio regionale del 12 luglio 1979 e del 13 gennaio 1981 e le leggi di piano socio sanitario regionale 10/3/1982 n. 7 e 3/5/ 1985 n. 59 hanno riconfermato che ogni USSL. in collaborazione con gli altri Enti pubblici e privati, deve formulare ed attuare un piano articolato di interventi per la realizzazione dei seguenti obiettivi: riduzione del fenomeno difesa dello stato psicofisico del tossicodipendente e dell'alcoldipendente, nel rispetto della sua dignità e libertà aumento della capacità di autodeterminazione e di autorealizzazione del soggetto recupero del nucleo familiare e del contesto come risorse modificazione del modello di rappresentazione sociale delle "dipendenze" e limitazione delle situazioni di emarginazione.
L'impostazione settoriale dei servizi sociosanitari e le difficoltà da parte degli Enti locali a realizzare una politica complessiva a favore dei giovani e, più in generale, per il miglioramento della qualità della vita e dei rapporti sociali, non hanno consentito di adeguare progressivamente le prestazioni alle necessità via via evidenziate.
Inoltre, problemi tecnici, organizzativi, burocratici (procedure complesse per l'adeguamento delle piante organiche, turn-over degli operatori, difficoltà ad attuare un lavoro di équipe, problemi per il reperimento di strutture idonee, ecc.), ma anche, e bisogna evidenziarlo la sottovalutazione delle dimensioni dell'alcol dipendenza e la sua accettazione culturale e sociale hanno impedito una puntuale applicazione degli indirizzi regionali nel settore.
Cosicché per anni in Piemonte, gli interventi per le alcoldipendenze sono stati assicurati da diversi servizi territoriali (distretti, socio assistenziale, tossi-codipendenze, salute mentale, medici di base, ecc.) ed ospedalieri (medicine generali, gastroenterologie, necrologie, ecc.) e da gruppi di volontariato, purtroppo scarsamente collegati e coordinati tra di loro.
La qualità delle prestazioni non é omogenea su tutto Al territorio regionale, ma é determinata dalla diffusione del fenomeno in ogni zona, dal tempo e dagli strumenti a disposizione degli operatori, dalla loro diversa professionalità, dalle motivazioni e disponibilità personali ad operare nel settore e con modalità di lavoro di gruppo, dall'esperienza acquisita.
In un contesto in cui gli interventi di cura e riabilitazione hanno assorbito gran parte delle non rilevanti risorse disponibili, ben poco spazio é stato dedicato alla prevenzione.
La Commissione tecnico-consultiva regionale per le tossicodipendenze ha più volte precisato che un programma di prevenzione deve partire dal tentativo di rimuovere le cause che hanno determinato l'insorgenza del fenomeno, essendo evidente la relazione tra il coinvolgimento nella situazione di dipendenza e le condizioni esistenziali degli individui, in particolare il disagio ed il malessere che percorrono il mondo giovanile.
In mancanza di una precisa strategia preventiva a livello centrale e quindi di attenzione, impegno e risorse adeguate per un intervento complessivo, é stato possibile realizzare a livello locale alcune iniziative di tipo conoscitivo (indagini sul consumo di bevande alcoliche in una certa area o in gruppi di popolazione) e/o informativo-formativo privilegiando l'aggiornamento dei formatori (insegnanti, genitori animatori, ecc.), per porli in grado di svolgere correttamente il loro ruolo educativo.
Dalla prima legge del 1977, quindi tanti anni fa, siamo dovuti arrivare al 1984 (sette anni) per vedere un primo tentativo di razionalizzare gli interventi preventivi e riabilitativi nel settore delle alcoldipendenze nella USSL di Chieri da parte degli operatori dell'équipe per le tossicodipendenze che, previa formazione presso servizi di altre Regioni hanno avviato un programma di alcologia secondo il metodo Hudolin promuovendo l'attivazione di tre Club degli Alcolisti in Trattamento - CAT e di un Dispensario di Alcologia, con il coinvolgimento anche di alcuni operatori ospedalieri.
L'attività pionieristica svolta a livello regionale dall'équipe di Chieri ha aperto la strada ad una serie di nuove iniziative.
E arriviamo al 1988, cioè a 11 anni dopo la prima legge che parlava dei problemi delle alcoldipendenze, con solo la USSL di Chieri che aveva attivato tre CAT.
Dal 1988 al 1991 la situazione ha avuto una crescita estremamente positiva, anche se non rispecchia e copre ancora le necessità che ci sono.
All'inizio del 1988 i servizi per la tutela della salute mentale e per le tossicodipendenze dell'USSL 59 hanno avviato un programma di alcologia che prevedeva, tra l'altro, l'attivazione del quarto CAT piemontese a Dronero.
Il gruppo di lavoro per l'alcolismo dell'USSL 59 ha rapidamente assunto un ruolo di riferimento e di promozione per l'avvio di altri programmi nella provincia di Cuneo, che nel corso degli anni hanno avuto uno sviluppo superiore a quello realizzato nelle altre province piemontesi.
Sulla base di queste prime esperienze positive, l'Assessorato regionale alla sanità a partire dal maggio del 1988 ha organizzato corsi di sensibilizzazione ai problemi alcolcorrelati secondo l'approccio medico psico-sociale del prof. Hudolin, al fine di promuovere un'attività integrata e coordinata a livello di territorio, per un più agevole lavoro degli operatori ed una maggiore efficacia degli interventi E così, ad oggi, sono stati fatti già dal maggio 1988 4 corsi - a cui hanno partecipato 270 operatori: 208 pubblici, 45 privati e 17 residenti in altre Regioni - che hanno pienamente centrato l'obiettivo della sensibilizzazione dei partecipanti sui problemi alcolcorrelati, tant'è vero che in 38 mesi (la dimostrazione sta nelle realizzazioni e non tanto nei documenti che si possono approvare o nelle leggi) sono sorti 63 Club degli Alcolisti in Trattamento, in aggiunta ai 4 (3 a Chieri e 1 a Dronero) già operanti, e 13 Dispensari di Alcologia.
L'attivazione dei CAT e dei Dispensari di Alcolo-gia, alla cui conduzione collaborano con esito positivo operatori di diverse professionalità appartenenti a differenti servizi, si è rivelata un'esperienza importante per l'integrazione dei vari servizi socio-sanitari territo-riali, e di questi con quelli ospedalieri La coesione ed il ritrovato entusiasmo degli operatori, alimentati dai soddisfacenti risultati del proprio lavoro, hanno favorito la loro partecipazione a periodiche riunioni di coordinamento a livello interzonale e regionale per tentare di omogeneizzare le modalità operative e di definire un modello organizzativo territoriale.
Utili occasioni di conoscenza delle complesse problematiche degli alcolisti e dei loro familiari e di confronto fra le diverse occasioni e possibilità di superamento dell'alcoldipendenza si sono rivelati gli interclub zonali e regionali, sia per chi nei servizi ha compiti operativi sia per chi in sede regionale ha compiti di programmazione, promozione e coordinamento.
La buona intesa tra livello di decisionalità politica e livello tecnico operativo ha consentito negli ultimi tre anni sia il progressivo sviluppo dei programmi per la lotta all'alcolismo sia (inserimento nel progetto obiettivo "Tossicodipendenze" del piano socio-sanitario regionale per il triennio 1990/92 - legge regionale n. 37 del 23/4/ 1990 - di precisi indirizzi per l'attivazione in ogni USSL di un "Gruppo di lavoro per l'alcolismo", nominato dall'Ufficio di Direzione, in cui devono essere rappresentati tutti i servizi territoriali ed ospedalieri interessati (medici di base, distretti, socio-assistenziale, tossicodipendenze, salute mentale, medicine, neurologie, gastroenterologie, ecc.), con il duplice scopo di recuperare e valorizzare professionalità ed esperienze e di assicurare il coordinamento degli interventi preventivi e riabilitativi nel settore.
Attualmente in Piemonte 35 USSL su 63 hanno attivato un programma di alcologia per la realizzazione di un intervento a livello territoriale mediante l'offerta di diverse prestazioni: accoglienza e presa in carico degli alcolisti e dei loro familiari, ambulatorio medico, day ospital o ricovero tradizionale per le patologie alcolcorrelate, dispensario, CAT iniziative di informazione e di formazione, graduale avvio dell'attività di prevenzione, anche in collaborazione con altri organismi pubblici e privati, enti locali, scuole, sindacati; gruppi di base, privato sociale.
Accanto alle iniziative pubbliche accennate e inadeguate rispetto al fabbisogno, operano nella Regione 18 gruppi di alcolisti anonimi. L' attività degli alcolisti anonimi é stata sostenuta dall'Assessorato regionale alla sanità mediante segnalazioni alle UU.SS.SS.LL. e agli altri ordini professionali della loro disponibilità a collaborare, a titolo di volontariato, con gli operatori socio-sanitari dei servizi pubblici, con i medici di famiglia e con i farmacisti, sia per le iniziative di informazione e di sensibilizzazione per la prevenzione dell'alcolismo sia per i programmi di riabilitazione degli alcolisti e di sostegno ai familiari.
Altre 14 associazioni di volontariato e del privato sociale assicurano attività di accoglienza, interventi individuali e di gruppo con alcolisti e familiari, comunità residenziali o semiresidenziali, iniziative preventive formative, appoggiandosi agli ambulatori degli ospedali per le prestazioni sanitarie.
Per il futuro sviluppo dei servizi si ritiene che il IV corso di sensibilizzazione ai problemi alcol-correlati, appena terminato, e il corso di formazione di 300 ore previsto per l'autunno '91, possano rappresentare occasioni utili per fornire agli operatori ulteriori conoscenze e strumenti per ottimizzare l'impiego - delle risorse esistenti, definire gli spazi ed i ruoli operativi, diversificare ed integrare gli interventi, promuovere il diffondersi di nuove iniziative.
La prevista partecipazione dei servizi del Piemonte, in collaborazione con il Centro Studi di Trento ad un progetto di ricerca finalizzata dell'Istituto Superiore di Sanità, che prevede l'adozione di una cartella clinica unificata, dovrebbe consentire di disporre in futuro di un sistema informativo per la descrizione e valutazione degli interventi sulla dipendenza alcolica. Ma un cambiamento radicale nell'assistenza degli alcolisti potrà essere realizza-to soltanto se, in ottemperanza alle indicazioni del Piano socio-sanitario regionale per il triennio '90/ '92 verrà attivato in ogni USSL un gruppo di lavoro interdisciplinare per l'alcolismo; con compiti di formulare e attuare un progetto complessivo integrato che preveda adeguati interventi riabilitativi, ma anche il potenziamento delle iniziative di informazione e di educazione sanitaria e sociale per una più capillare sensibilizzazione della popolazione circa i pericoli e i danni personali, familiari e sociali, connessi all'uso dell'alcol.
A fini preventivi, é necessario spostare l'accento dal comparto strettamente sanitario-assistenziale ad iniziative di collegamento e collaborazione tra questo ed altre competenze istituzionali, per una strategia di prevenzione del disagio sociale nel suo complesso, di cui il ricorso all'abuso di sostanze é un'espressione particolarmente grave e preoccupante.
La dimensione assunta dalle alcoldipendenze e la loro crescente diffusione tra le giovani generazioni impongono, accanto all'impegno degli amministratori locali e regionali, una maggiore attenzione a livello centrale per disporre almeno il divieto della pubblicità dei superalcolici e l'inserimento, nel Piano sanitario nazionale da anni in fase di elaborazione, di puntuali linee di indirizzo e coordinamento per la prevenzione e la riabilitazione delle alcol-dipendenze, con lo stanziamento delle necessarie risorse.
Veniamo ora all'altra parte della mozione, relativa alle iniziative di informazione, di educazione sanitaria e di formazione. Qual é lo stato in Piemonte, cosa si é fatto e cosa si ha intenzione di fare? In Piemonte le iniziative di informazione, di educazione sanitaria e aggiornamento sull'alcolismo ed i problemi alcol-correlati sono state numerose negli ultimi anni.
La legge e gli indirizzi regionali in campo di prevenzione, cura e riabilitazione delle tossicodipendenze e delle alcol-dipendenze sono stati all'avanguardia rispetto alla situazione italiana, definendo i seguenti principi ed indicazioni per gli interventi di informazione e formazione: 1) Evitare campagne allarmistiche generalizzate ed interventi settoriali incentrati esclusivamente sui danni delle sostanze, non inseriti in processi integrati di educazione alla salute 2) Privilegiare la formazione degli educatori; in particolare i genitori, gli insegnanti, gli animatori, al fine di porli in grado di affrontare l'argomento dipendenza nell'ambito dei normali processi educativi 3) Realizzare programmi articolati, integrati e graduali di educazione alla salute in ambito scolastico, che a partire dalla Scuola Materna, sino alle Medie Superiori, accompagnino la crescita e lo sviluppo dei giovani elevandone il livello di coscienza e la responsabilità personale e sociale 4) Coinvolgere attivamente i giovani nel processo di formazione delle opinioni e degli atteggiamenti nei confronti dei fenomeni "dipendenza" attraverso le modalità della ricerca e della discussione collettiva piuttosto che quella delle trasmissioni unidirezionali di informazione 5) Superare, attraverso pochi ma efficaci messaggi, gli stereotipi e i pregiudizi così diffusi nel contesto sociale verso ogni forma di devianza e/o diversità, al fine di aumentare la responsabilizzazione della comunità sociale e la capacità degli individui di rapportarsi in modo non emarginante verso coloro che incontrano maggiori difficoltà 6) Promuovere un'azione comune degli enti ed organismi di base; sia nei confronti dei mezzi di comunicazione di massa per sollecitare un mutamento dell'attuale stila di informazione sulle dipendenze sia nei confronti dell'autorità centrale per richiedere il divieto della pubblicità dei superalcolici.
L'attenzione dell'Assessorato regionale àlla sanità al problema delle dipendenze, ha facilitato l'avvio di iniziative di informazione ed aggiornamento anche a livello locale. Nello specifico, per quanto riguarda le alcol-dipendenze, alcune attività sono state avviate anche prima dell'inizio di un programma, organico di alcologia, senza riuscire però ad innescare un processo a catena di educazione, avvio di attività alcologiche, formazione.
Siamo quotidianamente bombardati da una quantità inverosimile di dati di ogni genere. Solo alcuni dati diventano informazione, cioè assumono valore esplicativo di determinate situazioni in specifici contesti, ma la trasformazione in situazioni di formazione non può prescindere dalla messa in discussione dell'epistemologia di chi é coinvolto nel processo educativo.
L'educazione è un cambiamento di epistemiologia e, in quanto tale, non può essere dispensato da qualcuno nei confronti di qualcun altro che passivamente lo acquisisce. In tal senso, non é possibile educare un'altra persone, si può solo favorire il determinarsi di condizioni che disequilibrino l'epistemologia esistente, inducendo l'individuo ad attivarsi per trovare un nuovo equilibrio epistemologico. Tale situazione realizza un processo di autoapprendimento, cioè di educazione.
La nascita dei programmi di alcologia, secondo il metodo Hudolin stata la condizione che ha permesso di passare da una fase di informazione ad una fase di educazione, determinando in questo modo l'avvio di un processo formativo. Con questa griglia di lettura si possono analizzare le esperienze effettuate in questi ultimi anni nella Regione.
Gli interclub.
Un ruolo significativo é stato svolto dagli Interclub regionali a cominciare da quello di Chieti (TO) del 1987, seguito da quello di Caraglio (CN) del 1988, da quelli di Torino (1989, 1990 e 1991), al termine delle settimane di sensibilizzazione, fino a quello di Valenza del maggio del 1991.
Con la nascita e lo sviluppo di nuovi club si stanno svolgendo ormai regolarmente gli interclub zonali (Cuneo, Savigliano, Pinerolo, Torino etc.).
Gli interclub sono stati il primo momento in cui alcolisti; familiari operatori del settori e non, politici e cittadini si sono trovati assieme a discutere di alcolismo, ribaltando il modo classico con cui si affrontano in genere i problemi socio-sanitari: quello di delegare agli "esperti".
Si può affermare che interclub, in particolare i primi due, hanno rappresentato importanti momenti di riflessione e di discussione sulle possibilità di incremento delle attività di trattamento dell'alcolismo e di sviluppo delle iniziative di aggiornamento e formazione nella regione.
La realizzazione delle "Settimane di sensibilizzazione ai problemi alcol correlati" e la costituzione del "coordinamento degli operatori dell'alcologia" hanno avuto un notevole impulso dagli interclub.
Le settimane di sensibilizzazione.
Fino ad oggi si sono svolti quattro corsi di sensibilizzazione per operatori e volontari: uno a Chieti (TO) nel maggio 1988 e tre a Torino nel maggio 1989, nel gennaio 1990 e nel febbraio 1991. Essi hanno avuto una funzione determinante nello sviluppo dei programmi alcologici e nella nascita di nuovi CAT e, dal punto di vista del processo educativo, sono stati l'elemento centrale. Nei confronti degli operatori che vi hanno partecipato, hanno determinato una destabilizzazione epistemologica ed un profondo coinvolgimento emotivo. La stragrande maggioranza dei partecipanti hanno iniziato la "Settimana" con l'atteggiamento classico di chi partecipa ad un corso di formazione: posizione passiva di attesa di risposte a quesiti nemmeno esplicitati, cioè la filosofia dell'avere.
Le "settimane", impostate sulla filosofia dell'essere, hanno stimolato i partecipanti a demolire le certezze, a porsi quesiti, a cercare in se stessi le risposte; sono state quindi un reale momento educativo.
Il metodo utilizzato ha determinato quello che Gregory Bateson chiama deutero-apprendimento (apprendere ad apprendere). Gli operatori hanno sentito il bisogno e la voglia di mantenersi in contatto, per confrontarsi e sorreggersi vicendevolmente nelle attività. L'effetto rete, che permette alle famiglie dei club di aiutarsi reciprocamente nella promozione e protezione della salute, si é concretizzato anche tra gli operatori.
Le ultime tre settimane di sensibilizzazione hanno avuto migliori risultati della prima, rispetto alla percentuale degli operatori che hanno continuato ad occuparsi di alcologia. Tali risultati dipendono probabilmente dalla diversa tipologia dei partecipanti: negli ultimi corsi stata ovviamente maggiore la percentuale di persone che già frequentavano i CAT (aumentati a seguito della prima settimana) come volontari, e quindi potenzialmente più disponibili ad un cambiamento epistemologico.
Le riunioni di coordinamento.
Si possono considerare i punti principali della rete degli operatori dell'alcologia e si svolgono a livello zonale e regionale.
I coordinamenti zonali sono quattro; Chieri (TO) comprende gli operatori di Chieri TO), Valenza (AL), Asti, Domodossola (NO), Gattinara (VC), Lanzo (TO), Cirié (TO), Casale (AL), Alessandria, Ivrea (PO).
Dall'inizio dell'anno 1991 gli operatori dell'alessandrino hanno avviato un ulteriore coordinamento zonale, destinato ad autonomizzarsi con lo sviluppo di nuovi programmi.
Torino comprende gli operatori dei programmi di alcologia secondo il metodo Hudolin della città.
Pinerolo (TO) comprende gli operatori di Pinerolo (TO), Torre Pellice (TO), Giaveno (TO), Orbassano (TO), Collegno (TO); Rivoli (TO).
Dronero (CN) comprende gli operatori della provincia di Cuneo. Tutti gli operatori, con cadenza bimestrale, si riuniscono nel coordinamento regionale, con il duplice scopo di socializzare e confrontare quanto discusso nei coordinamenti zonali e di rendere omogenei i programmi di intervento in alcologia su tutto il territorio piemontese.
Inizialmente, i coordinamenti hanno svolto anche il ruolo di supporto ed incentivazione per i nuovi operatori, fungendo da supervisione alle attività alcologiche.
Con l'aumento del numero degli operatori e dell'esperienza di lavoro gli incontri di coordinamento si stanno trasformando in momenti di aggiornamento e di formazione permanente, le giornate di studio e i seminari.
Hanno struttura e obiettivi diversi, a seconda del contesto in cui si svolgono e della tipologia dei partecipanti.
La giornata di studio sui problemi alcolcorrelativi, organizzata dall'Assessorato regionale alla sanità e dalla U.S.S.L. n. 44 a Pinerolo (TO), nel gennaio 1990, era inserita in un programma di iniziative sui problemi delle dipendenze (dibattiti, mostre grafiche, etc.) a livello locale. I partecipanti erano eterogenei: alcolisti, familiari, operatori all'alcologia (con lunga o breve esperienza di lavoro, con differenti metodologie), operatori di altri settori, volontari, amministratori pubblici.
La giornata era strutturata in conferenze a tema seguite da dibattito non erano previsti lavori di gruppo proprio per le diverse caratteristiche dei partecipanti.
E' difficile valutare i risultati prodotti: per alcuni l'iniziativa ha probabilmente rappresentato un momento di informazione, per altri un inizio di sensibilizzazione; per altri ancora una ripetizione, comunque utile, di cose conosciute.
Nei confronti della comunità locale ha sicuramente raggiunto l'obiettivo di diffondere la conoscenza dei problemi alcolcorrelati e delle possibilità di intervenire per produrre un cambiamento.
Nel febbraio del 1990 si é svolto a Torino un seminario sull'alcolismo organizzato da una Circoscrizione cittadina, rivolto preferenzialmente agli operatori socio-sanitari pubblici, privati e volontari, ma aperto anche alla popolazione.
Tale iniziativa, strutturata in tre incontri tenuti dagli operatori di Chieri (TO) per un numero definito di persone; ha rappresentato un momento di informazione e di sensibilizzazione per la maggioranza dei partecipanti la cui motivazione era stata indirettamente preselezionata dalla struttura del seminario; a numero chiuso, con richiesta di pre-iscrizione. Un primo risultato é stato il far percepire ai presenti la necessità di una ulteriore informazione sui problemi alcolcorrelati, concretizzatasi nella richiesta agli Amministratori locali di organizzare, in collaborazione con la locale Unità Socio-Sanitaria, ulteriori momenti di formazione e aggiornamento.
Su proposta del coordinamento regionale degli operatori, nel giugno 1990 si é tenuta a Torino presso l'Assessorato regionale alla sanità una giornata di studio sul tema: "Modalità di integrazione e collaborazione fra club degli alcolisti in trattamento e dispensario di alcologia". L'incontro era riservato ad operatori di club e dispensario e si articolava in lavori in piccoli gruppi e discussione finale, per consentire l'interscambio di esperienze e per individuare, modalità operative e omogenee.
Nel febbraio 1991 l'Assessorato regionale alla sanità, il Comune e le UU.SS.SS.LL. di Torino, il Coordinamento cittadino degli operatori hanno realizzato una giornata di studio sull'alcolismo, che ha messo a confronto Amministratori pubblici di Torino ed operatori pubblici, privati e volontari, al fine di promuovere l'assunzione di responsabilità ai diversi livelli per lo sviluppo futuro delle attività di alcologia.
Nell'ottobre 1990 e nella primavera 1991 sono state organizzate a Gattinara (VC), Lanzo (TO), Ivrea (TO) e Torre Pellice (TO) quattro iniziative per presentare agli operatori socio-sanitari e alla popolazione i programmi di alcologia a livello di U.S.S.L. e per richiedere la collaborazione dei presenti nelle attività di educazione alla salute, di prevenzione e di aiuto agli alcolisti e familiari.
Le conferenze Durante le prime settimane di sensibilizzazione il prof. Hudolin ha tenuto due conferenze ai medici di base della provincia di Torino.
La partecipazione è stata molto scarsa rispetto alla pubblicizzazione fatta: si sono invitati 2400 medici con invito personale e l'affluenza stata di 360, l'invito é venuto congiuntamente dall'Assessorato regionale alla sanità e dall'Ordine dei Medici di Torino.
Si sono svolte successivamente a Boves nel maggio 1989, ad Alessandria nel febbraio 1990 e a Cuneo nel giugno 1990, ulteriori conferenze del prof.
Hudolin, rivolte non solo ai medici di base ma anche agli operatori socio sanitari dei servizi pubblici e privati e ai volontari.
E' difficile valutare la ricaduta di tali iniziative, anche per la mancanza di protocolli anamnestici omogenei sul territorio regionale, in grado di individuare con sicurezza i canali di invio al trattamento delle persone con problemi alcolcorrelati. Analoghe conferenze, con risultati equiparabili, sono state organizzate in molte UU.SS.SS.LL. sedi di programma di alcologia a cura degli operatori del settore.
Si ricorda, in particolare, la conferenza tenuta nell'aprile 1990 dagli operatori di Chieri e dell'Ospedale Mauriziano di Torino a giovani medici di base, nell'ambito di un corso di aggiornamento organizzato da una associazione e un sindacato dei medici, con il patrocinio dell'Università degli Studi di Torino, dell'Assessorato regionale alla Sanità e dell'Ordine dei Medici di Torino.
Alla conferenza hanno presenziato circa 300 medici, in quanto la frequenza veniva conteggiata come monte ore di aggiornamento obbligatorio al successivo dibattito hanno partecipato soltanto una ventina di persone L'iniziativa si é quindi concretizzata in un "momento informativo" per appena il 7% dei partecipanti.
Nel giugno 1991 si sono svolte nella U.S.S.L. 44 cinque conferenze rivolte ai medici di base, agli operatori socio-sanitari e alla popolazione, dal titolo; "Vivere liberi da droghe", organizzate dal C.A.T n, 23 di Airasca (TO), dal Comune di Airasca, dalla U.S.S.L. n. 44 e dalla Regione Piemonte, con lo scopo di creare una maggior sensibilizzazione sui problemi delle dipendenze.
La formazione degli operatori di altri settori per raggiungere l'obiettivo di realizzare un intervento direte a livello di ogni zona con il coinvolgimento di più, agenzie, sono state gradualmente attivate, oltre alle iniziative di informazione, anche attività di formazione per operatori impegnati in diversi settori.
Da quattro anni si effettuano momenti di informazione e formazione agli allievi delle scuole infermieri professionali di Chieri degli ospedali Mauriziano e Cottolengo di Torino, a cura degli operatori di Chieri. Di pari passo con lo sviluppo dei programmi di alcologia sul territorio regionale, similari esperienze si stanno via via estendendo alle scuole infermieri professionali di molte Unità Socio-Sanitarie Locali.
I seminari prevedono, di solito, una parte teorica di inquadramento epistemologico dei problemi alcolcorrelati e del loro trattamento e una parte pratica di tirocinio presso i servizi attivati.
A partire dall'anno scolastico 1989/90 si sono svolte iniziative formative anche per gli allievi dei corsi per capo sala e assistenti sanitari.
Si tratta di attività particolarmente importanti, per le quali vale la pena di investire energie, in quanto destinatari sono operatori, attuali o futuri, che si trovano o si troveranno quotidianamente a contatto con persone con problematiche alcolcorrelate: é quindi utile fornire una buona preparazione di base e offrire possibilità di coordinamento e collaborazione per realizzare un intervento integrato a favore degli alcolisti e loro familiari In base alle intese intercorse fra Assessorato regionale alla Sanità Unità Socio-Sanitarie Locali e Provveditorati agli Studi, da alcuni anni le iniziative di formazione degli insegnanti sulle dipendenze comprendono seppur con modalità e spazi diversi, un aggiornamento anche sull'alcolismo e i problemi alcolcorrelati.
Si segnalano, a titolo esemplificativo, le lezioni tenute negli anni 1989 e 1990 dagli operatori di Chieri e dell'ospedale Mauriziano di Torino ad insegnanti di scuola media inferiore, nell'ambito di un corso di aggiornamento sull'alcolismo organizzato dall'Area di educazione sanitaria delle Unità Sanitarie di Torino in collaborazione con il Provveditorato agli Studi della provincia di Torino. Dette lezioni, all'interno di un corso tenuto per la gran parte da teorici del; settore, hanno permesso agli insegnanti di avvicinarsi agli aspetti pratici del trattamento, destando particolare attenzione e interesse.
E' difficile valutare l'incidenza di tali iniziative sulle modalità con cui i docenti affrontano con gli alunni il problema delle tossicodipendenze e dell'alcolismo: Un risultato certo é che detti interventi hanno permesso agli insegnanti di individuare ed utilizzare dei punti di riferimento per ulteriori approfondimenti e per la definizione di programmi informativi rivolti agli alunni.
Una iniziativa innovativa per il coinvolgimento di nuovi "attori" nella prevenzione e riabilitazione delle dipendenze é stata attuata nel giugno 1989, di comune accordo fra Assessorato regionale alla Sanità, Segreterie regionali FIN-FIOM-UILM e Gruppo Abele di Torino. In un seminario residenziale di tre giorni per referenti sindacali metalmeccanici sono state affrontate le problematiche delle alcoldipendenze, delle tossicodipendenze e dell'AIDS nell'ambito della fabbrica.
Obiettivo del corso era la sensibilizzazione dei delegati sindacali per renderli in grado di promuovere un miglioramento delle relazioni uma-ne all'interno dell'ambiente di lavoro e di aiutare i compagni "in difficoltà", facilitandone l'accesso ai competenti servizi pubblici e privati.
A seguito dell'esito positivo di tale seminario é stato siglato un accordo tra Assessorato regionale alla Sanità e Segreterie regionali CGIL CISL E UIL per il proseguimento della collaborazione per iniziative congiunte nel settore delle dipendenze In ottemperanza a tale intesa, nel giugno 1991 é stato realizzato un secondo seminario di tre giorni per referenti sindacali metalmeccanici, con ottimi risultati in termini di partecipazione e coinvolgimento attivo dei presenti.
Per il prossimo autunno sono programmati altri - due seminari per delegati sindacali intercategoriali. Gli ausili informativi a cura dell'Assessorato regionale alla Sanità e di alcune Unità Socio-Sanitarie Locali sono stati prodotti e diffusi nel corso di iniziative di educazione alla salute: manifesti, pieghevoli, opuscoli; video documentari, spot e animazione sulle alcoldipendenze.
In collaborazione con l'Ente Esercenti Cinema ed Operatori sono state effettuate 200 proiezioni nelle sale cinematografiche dei principali Comuni e stazioni turistiche della regione; inoltre 20 televisioni private hanno mandato in onda gli spot sull'alcolismo, coprendo tutta l'audience regionale.
Le prospettive di sviluppo.
Le indicazioni della legge di piano socio-sanitario regionale per il triennio 1990-1992 circa l'attivazione in ogni U.S.S.L. di un "gruppo di lavoro sull'alcolismo" e la formalizzazione dei coordinamenti zonali e regionali dell'alcologia come momenti di formazione rappresentano il presupposto legislativo per l'ulteriore sviluppo anche delle iniziative di informazione, formazione e aggiornamento.
A partire dal prossimo autunno è in programma una settimana di sensibilizzazione sulle dipendenze (da alcol, droga, farmaci), da realizzarsi nelle principali città del Piemonte con il concorso di tutti i competenti servizi pubblici e privati, mediante una mostra itinerante con pannelli informativi di facile ed immediata comprensione, la diffusione di pieghevoli ed opuscoli e l'attivazione di incontri e dibattiti mirati a fasce di popolazione con particolari problematiche.
L'attività di formazione proseguirà con il "Corso di perfezionamento in alcologia" di 300 ore, diretto dal prof. Hudolin, organizzato a partire dal settembre 1991 dall'Assessorato regionale alla Sanità in collaborazione con il centro Studi e Documentazione sui problemi alcolcorrelati di Trento riservato agli operatori e volontari che già hanno frequentato la settimana di sensibilizzazione e sono impegnati da oltre un anno in programmi di alcologia secondo il metodo Hudolin.
E' in fase di predisposizione una direttiva regionale per invitare i Direttori delle Scuole infermieri, professionali a formalizzare ed organizzare momenti di formazione sui problemi alcolcorrelati nell'ambito dei programmi triennali di studio. L'Assessorato regionale alla Sanità e la Sovrintendenza Scolastica regionale stanno elaborando indirizzi comuni rivolti alle Unità Socio Sanitarie Locali ed ai Provveditorati agli Studi per l'ulteriore definizione di obiettivi e metodologie per iniziative congiunte di formazione degli insegnanti sui problemi delle dipendenze da ogni tipo di sostanza.
E intenzione dei coordinamenti degli operatori dell'alcologia di sistematizzare il proprio operato, favorendo la nascita di sempre più decentrati coordinamenti zonali, perché diventino un reale momento di formazione permanente per tutti gli operatori di una data zona, anche se non direttamente preposti all'in-tervento nel settore delle alcoldipendenze.
La progressiva attivazione di nuovi programmi di alcologia ed il cambiamento epistemologico da loro determinato consentiranno di proseguire la diffusione di ulteriori momenti di informazione, tenendo presente che l'esperienza ha confermato che iniziative di educazione alla salute mirate per piccoli gruppi, con il coinvolgimento attivo dei partecipanti conseguono risultati più pregnanti delle attività di informazione generalizzate a tutta la popolazione.
Mi auguro di essere stato seguito almeno dal 20% dei firmatari della mozione, comunque ho trasmesso anche a Ferrara la relazione completa, così questa sera, con un bicchiere di acqua minerale, potrà leggerla tranquillamente a casa.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

E' stato presentato sullo stesso argomento l'ordine del giorno n. 225 dai Consiglieri Picchioni Rossa, Ferrara, Cavallera, Marchini e Goglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa; ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Esprimo l'adesione del Gruppo socialista all'ordine del giorno predisposto dai Gruppi della maggioranza e all'intervento dell'Assessore Maccari che ha messo in evidenza l'impegno particolare dell'Assessorato sottolineando il fatto che questo problema va affrontato in rapporto con gli Enti locali e mettendo in evidenza l'impegno delle varie associazioni e dei club che si sono costituiti.
Rilevo positivamente che l'Assessorato, seppure gradualmente, ha realizzato una serie di presidi per poter essere in grado di dare una risposta al problema delle alcoldipendenze, che non é un problema generalizzabile. Questo tema è stato trattato come il flagello dei nostri tempi, senza, alcuna differenza tra alcol e droga, che sono due problemi profondamente diversi.
Non vorrei che fossimo presi dalla tentazione iconoclasta nei confronti di qualsiasi cosa, facendo di tutta l'erba un fascio. Purtroppo ci sono sempre state persone più esposte, che hanno minori difese, però bisogna anche saper fare delle distinzioni. Noi stiamo facendo delle confusioni.
Viviamo in una società che ha una serie di sensibilità, una serie di problemi, nella quale però prevalgono gli elementi positivi; se così non fosse dovremmo concludere che siamo in una società in sfacelo, una società sull'orlo del collasso e della rovina.
Invece non é così, basti vedere quali sono gli sforzi, gli impegni sentire quali sono le speranze, le attese, le questioni su cui si lavora.
Ci sono dei problemi che una volta erano legati ad una società arretrata la gente soffriva di pellagra a causa di un unico tipo di alimentazione oggi invece siamo in una società non solo moderna, ma ricca, opulenta, una società che ha talmente tante cose a sua disposizione che é in situazione di rischio. E non é solo un problema di alcol, non si tratta solo di cirrosi epatica causata dall'alcol; potrebbe essere un problema di trigliceridi, di colesterolo o di transaminasi: é il problema del modo in cui si vive! Non sono problemi strettamente collegati all'alcol, per cui a mio parere il problema dell'alcol va affrontato in altri termini.
La nostra é una società che é cresciuta molto in fretta, una società che é cresciuta in modo convulso, una società che viene dalla fame e dalla miseria e che é arrivata con troppa velocità al benessere, quindi dovrà avere una educazione alimentare e dell'uso delle bevande.
Al di là delle posizioni espresse, mi sembra che l'ordine del giorno rifletta la posizione della maggioranza su questo problema, del quale giusto preoccuparsi, nei confronti del quale é giusto approntare delle difese, di fronte al quale però non bisogna fare la caccia alle streghe.
Non possiamo paragonarci all'America del proibizionismo; bisogna fare delle lotte aspre, dure e durissime, ed é la lotta che deve essere fatta con tutti i mezzi che la società ha a disposizione contro gli spacciatori di droga, contro i consumatori e contro quel tipo di male, all'ombra del quale si arricchiscono imperi enormi. Altro é, invece, il dare indicazioni di comportamento, senza esasperazione, senza isterismi; senza vedere nell'alcol o nel vino o il portato di chissà quale male, altrimenti il discorso va allargato ai buoni pranzi. Ma allora non é più il discorso di un ente come la Regione, che rappresenta anche un indirizzo politico, ma un problema di convegni di specializzazione per costruire una nuova educazione alimentare.
Ridimensionato il problema in questi termini, penso si possa trovare una convergenza comune per evitare esasperazioni, il lasciare fare, il collocarsi in modo contrapposto. Non abbiamo bisogno di esasperazioni né da una parte né dall'altra; abbiamo bisogno di essere realisti. Anche le cose più belle, se si consumano in un modo abusato, finiscono per diventare negative; qualunque cosa, quando é abusata, portale sue conseguenze i suoi risvolti negativi. Bisogna saper consumare le cose che ci vengono offerte in modo che siano utili alla salute delle persone, che siano di conforto e che consentano alla gente di uscire dalla solitudine, dai problemi esistenziali che alcuni sentono più degli altri.
Il discorso é complessivo e non spetta soltanto allo Stato e alla Regione, é un discorso che nel suo insieme spetta alla società che deve costruire i comportamenti e i modelli del tempo in cui ciascuno svolge la propria funzione. Noi abbiamo il dovere di lavorare in questa direzione per costruire modelli che rispondano alle esigenze di una società che vuole essere giusta, libera, che vuole progredire, che vuole vivere in modo dignitoso e nutrirsi bene senza esasperazioni e privazioni castigate, una società che ha dei modelli di grande realismo, che sono quelli che si accompagnano ad una ispirazione morale, e ad una visione politica e sociale che consente di andare avanti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Devo dire che non mi riesce di sorridere e nemmeno di ridere dopo aver sentito le parole di alcuni colleghi. Provo, invece, molto sconforto nel sentire la conclusione di questo dibattito che ha voluto porre all'attenzione del Consiglio regionale un problema non marginale che colpisce molta parte della nostra popolazione, che é una piaga sociale, che non deve essere affrontato e banalizzato nei termini come qui é stato fatto.
Sono convinta che gli etilisti e coloro che abusano di alcol non soffrano solo di angoscia individuale, anche questa é una banalizzazione.
L'angoscia di solito è un fatto individuale. Ma io non voglio interloquire con i colleghi e visto che qualcuno ha espresso anche giudizi sui vari interventi, mi permetto di riprendere semplicemente alcune affermazioni per fare la dichiarazione di voto a nome del Gruppo PC-PDS e ribadire anche l'impegno che, attraverso questa mozione, é stato sottoscritto da parte del mio Gruppo. Per fortuna siamo nel 1991 abbiamo sconfitto fame, pellagra e tante altre malattie. Viviamo più a lungo, vogliamo vivere bene, sani non soltanto fisicamente, ma anche nella psiche. Per ottenere questo obiettivo dobbiamo non abusare, ma usare in modo corretto alimenti, cibi e anche vino e superalcolici. Certamente la nostra é una società ricca e opulenta, che ha grandi contraddizioni, una società che porta al suo interno fenomeni di disoccupazione, di emarginazione, di disagio sociale che vengono vissuti soprattutto dai giovani, dai giovanissimi, dalle donne e dagli uomini che tentano di superare la difficoltà, le contraddizioni rifugiandosi in dipendenze dall'alcol per i più poveri, ma anche da altre forme.
Credo sia dovere del Consiglio regionale, di noi Consiglieri che rappresentiamo la società piemontese, affrontare questi- problemi con serietà andando a cercare le cause alla radice per superarli. Ci sono problemi di cultura, di educazione che hanno risvolti economici, ma guai a noi se, per non provocare una crisi in una parte dell'economia, dovessimo incentivare l'uso dell'alcol, così come non incentiviamo l'uso del mezzo privato in contrapposizione all'uso del mezzo pubblico.
Per quanto riguarda la produzione del vino e dei superalcolici in Piemonte, dobbiamo preoccuparci della qualità, della riconversione, se ne produciamo troppo, di quest'economia in altre produzioni, così come avviene negli altri Paesi. Dobbiamo affrontare quindi problemi di sostegno seri che consentano contemporaneamente di affrontare fenomeni e piaghe sociali che hanno costi umani e sociali.
Nessuno di noi pensa che siano un "flagello" l'alcolismo e l'etilismo anche se provocano malattie gravi che non sono da banalizzare, perch possono portare anche alla morte. La mozione ha voluto sottoporre al Consiglio regionale e all'attenzione della società piemontese un fenomeno che spesso rimane sommerso e vissuto in isolamento, soprattutto da parte giovanile e femminile.
Ribadisco la validità delle proposte contenute in questa mozione e il nostro voto é favorevole. Devo ammettere che questo dibattito qualche effetto positivo l'ha portato perché, se non altro, la lunga relazione dell'Assessore ha informato il Consiglio circa le iniziative e le attività intraprese in questi anni. Riteniamo che siano ancora limitate e che sia necessario andare oltre. Bisogna realizzare le proposte contenute nella mozione e soprattutto diffondere iniziative, costituire gruppi di lavoro su tutto il territorio piemontese dando maggiore rilievo ed importanza alle attività svolte in questo campo, che molte volte vengono lasciate in secondo piano dalle nostre Unità Socio Sanitarie Locali.
Anche se un obiettivo é stato ottenuto, dobbiamo rilevare che una parte dei Consiglieri vuole dividersi per votare l'ordine del giorno che si riferisce alla relazione dell'Assessore. La relazione però é stata il risultato della nostra mozione, quindi ci dovrebbe essere riconosciuto almeno questo merito. Abbiamo sentito la lettura del programma di iniziative e chiediamo che sia integrato da quanto é proposto nella mozione. Nell'ordine del giorno leggo anche: "impegna la Giunta a sollecitare il Ministero dei trasporti". Almeno si dica per che cosa.
Consentitemi di dire che questa proposta di mozione é ridicola.
Voteremo contro, anche con un po' di dispiacere che, su una questione di questo genere, si venga a proporre un ondine del giorno incomprensibile banalizzando e svilendo l'argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Voglio innanzitutto richiamarmi alla sensazione che richiamava la collega Bortolin di inutilità e d'incomprensione di questo documento firmato da qualche Capogruppo della maggioranza.
Questo dibattito ha evidenziato risolte questioni di cui, eravamo già a conoscenza, perché i Consiglieri regionali possono accedere alle informazioni della Regione e spero che l'Assessore dia atto ai Consiglieri di essersi informati prima su quello che la Regione aveva fatto; infatti se si legge con attenzione nella nostra mozione si parla di cose che nella relazione non sono nemmeno citate.
Devo dire che si è tentato di creare un'inutile contrapposizione fra questa mozione e le posizioni da me e da altri sostenute e i produttori di vino del Piemonte. Cosa che non si é mai voluta fare perché sono due cose completamente diverse, cosi com'è completamente diverso parlare del sole e della luna; di sole e di luna si é parlato in questa sede, non di problemi concreti delle persone alcoldipendenti.
Da un po' di tempo a questa parte non si risponde mai agli interventi di Marchini, e personalmente non ci sto a questa situazione, perché se si dice delle cose che non sono vere o delle cose offensive, bisogna dirlo in aula. A parte la qualità offensiva delle cose che Marchini ha detto su di me e sui contenuti della mozione, perché non ha fatto una valutazione di tipo politico, ma una valutazione di carattere quasi morale sulle intenzioni che stanno dietro a questo documento. Devo rilevare però che come nell'intervento di Marchini, anche nell'intervento dell'Assessore e in quello di altri Consiglieri, si é parlato di sole e di luna e non si é parlato delle persone alcoldipendenti! Perché venire a raccontare che le persone che bevono abusando dell'alcol soffrono di angoscia, significa non conoscere nulla delle persone alcoldipendenti assolutamente nulla. Significa non sapere niente né di queste persone né di quello che bisogna fare per aiutarle.
L'aiuto dovrebbe essere realizzato non con lo spirito ausiliario pretesco che richiamava il Consigliere Marchini, ma con lo spirito laico di chi si mette dalla parte del dare informazione alle persone che non sono ancora alcoldipendenti per permetter loro di capire dove stanno andando.
Di laicismo si parla spesso, ma poi in realtà le cose concrete non si fanno mai, e questa ne é la prova concreta.
La proposta di mozione é stata volutamente centrata su una iniziativa soltanto, specifica, pragmatica, molto semplice: una campagna di informazione mirata essenzialmente alla popolazione giovanile perché sappia cosa significa abusare di alcol. Solo questo. Tutto quello che avete voluto mettergli intorno é semplicemente per far melina, per non affrontare il problema reale della questione, per infiorirlo poi di considerazioni culturali che veramente lasciano il tempo che trovano.
Ricordo che il documento é stato da me preparato e distribuito a tutti i Consiglieri regionali il 25 marzo '91 ed é stato presentato in aula il 31 maggio; ci sono stati due mesi di tempo in cui i Consiglieri, se avessero voluto, avrebbero potuto dirmi se il documento andava bene oppure no, se erano d'accordo, se lo condividevano. Non é vero, quindi, che il documento non é stato distribuito.
In ultimo voglio spendere due parole in merito all'atteggiamento di chi parla di cose che non stanno mai nella realtà dei fatti. Si è detto che il problema è di analisi epistemologica della relazione fra alcoldipendente e significato delle alcoldipendenze. Queste cose vanno bene nei seminari di Hudolin, ma in questa sede, parlando di questa mozione, non c'entrano. Si tratta invece di dare un'informazione mirata, entro un quadro di educazione sanitaria complessivo; perché altrimenti si perde, nel frattempo non diciamo nemmeno che l'abuso di alcol fa male, non lo diciamo ai minori, non lo diciamo alle persone che sono nella fascia a rischio. Così è stato fatto sulle tossicodipendenze - e lo dice un antiproibizionista - così è stato fatto sulle droghe pesanti, e sull'AIDS. Si dice sempre che bisogna fare educazione alla salute, ma non viene mai fatta, e nelle iniziative pragmatiche si dice che il problema è un altro per cui questo non lo si pu fare.
Questo ordine del giorno è infatti il risultato dell' "altrismo" della vostra politica.
Voterò quindi contro questa proposta che non ritengo nemmeno figlia del dibattito, e voterò a favore della mia proposta di mozione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ritengo che la risposta dell'Assessore sia insufficiente con la presentazione di questo opaco ordine del giorno. E' il rifiuto della maggioranza del Consiglio di tenere la risposta alla mozione presentata dal Consigliere Cucco ed altri, ai livelli in cui la richiedevamo.
Chiedevamo interventi concreti, soprattutto quello rivolto alla prevenzione sull'abuso di alcol, in special modo verso i giovani, con un programma specifico.
L'Assessore ha letto una lunghissima relazione, ma nulla ha detto in ordine a questa richiesta specifica. Sarei stato tentato di chiedere all'Assessore di aggiungere almeno qualcosa di suo nei quarantacinque minuti in cui ha letto la relazione. Risposte non ne abbiamo avute, è mancato un dibattito e, in chiusura, compare un ordine del giorno della maggioranza nel quale, non si dice nulla.
Ho sentito alcuni interventi come quello del collega Rossa veramente incredibili. Che la tossicomania da alcol sia un problema sociale è noto a tutti, ma ascoltando l'intervento di Rossa sembrava persino che una certa dose di alcol nelle nostre vene debba comunque scorrere, perché altrimenti non si riuscirebbe a vivere! Non condivido questo modo di trattare il problema della tossicomania così a basso livello, da parte di un partito che, su altre tossicomanie e droghe perniciose allo stesso modo, ma dal punto di vista quantitativo ben inferiore all'alcol, chiede la caccia alle streghe! La lotta contro l'etilismo non deve trasformarsi in caccia all'etilista. Questo discorso dovrebbe valere anche per altre droghe che provocano meno morti all'anno.
Quindi si usano due pesi e due misure diverse. Un po' di alcol in corpo bisogna averlo tutti, guai invece a chi tocca altri tipi di droga: sia punito e "caccia alle streghe"! Mi sembrano argomenti difficili da sostenere.
Il problema della pubblicità l'ho toccato non perché è un problema, ma per dividerci un po' i compiti e non ripetere sempre tutto. Ho voluto mettere l'accento su questo tema che voglio riprendere brevemente solo per un aspetto.
Nel nostro ordine del giorno chiediamo che la Regione Piemonte si impegni sulla prevenzione. La prevenzione non si rivolge agli alcolizzati.
Gli alcolizzati sono una categoria nella quale l''abuso di alcol ha già indotto modificazioni somatiche e, dal punto di vista intellettivo, ormai irreversibili e rappresentano un altro aspetto.
Il problema non è quello degli alcolizzati, ma è quello dei bevitori abituali o di coloro che non sono ancora diventati bevitori abituali; i giovani possono rappresentare un'area fortemente soggetta a questo tipo di intervento; la soglia può essere facilmente superata anche in dipendenza dal mondo che ci circonda e dai consumi che questo ci induce ad avere.
Ritengo che l'attenzione a modelli di consumo, basati sulla pubblicità degli effetti della droga alcolica, sia pericolosa e possa spostare soglie di persone giovani e poco informate a superare l'uso di alcol fino a farlo diventare un abuso. Ritengo quindi che anche la pubblicità possa operare nel senso di prevenire un utilizzo alcolico che porti all'abuso e quindi alla dipendenza, é da questa alla tossicomania.
Per queste ragioni sono sconfortato dall'esito del dibattito, che mi sembrava incominciato molto bene, su un ordine del giorno ricco e concreto di proposte. Il confronto invece è finito miseramente, per alcuni come se la tossicomania da alcol non esistesse, e per altri, come l'Assessore leggendo una relazione amministrativa con un lungo elenco di questioni senza entrare in sintonia con noi, che uno sforzo abbiamo fatto, per colloquiare e confrontarci politicamente.
E' una situazione che sconforta. Non vuol dire però che non continueremo sulla strada di incalzare la Giunta con nostre proposte.
Voterò quindi a favore della mozione, mentre non voterò l'ordine del giorno presentato da alcuni esponenti della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Intervengo per dichiarazione di voto in relazione al dibattito cui non ho potuto partecipare, se non in parte, ma che mi è stato sufficiente per valutare come la questione dovrebbe avere altre occasioni di dibattito approfondimenti e riflessioni.
Non sono certo le riunioni del Consiglio regionale, in cui sono più evidenti le posizioni "di parte"; non è certo questa la sede principale ove affrontare il problema, ma è questa la sede in cui avremmo dovuto, sulla base dei dati (che nessuno ha smentito), sulla base delle considerazioni su quello che non si è fatto come interventi specifici di educazione alla salute, affermare che in questo )campo si è fatto poco e che non si è in grado di valutare l'efficacia dei pochi interventi finora avviati.
La costruzione di un progetto non è certo il Consiglio a doverla attuare, sicuramente però partendo dalle cose che si dicono qui, dagli atteggiamenti che si hanno e dalle proposte che la Giunta avrebbe dovuto portare (proposte che in realtà non ci sono state, non c'è stato praticamente nulla sulla questione della prevenzione primaria), il Consiglio avrebbe dovuto dare un input, un mandato alla Giunta regionale.
Mi preoccuperebbe se l'unico mandato che il Consiglio dà alla Giunta fosse quello di sollecitare l'applicazione del decreto 196 del Ministero dei trasporti quando già lo pubblicava la Stampa di mercoledì 1,0 luglio una decisione di questo tipo è stata presa; quindi è rilevante, ma non compete necessariamente, come compito istituzionale, al Consiglio. Non si doveva parlare tanto di questo argomento quanto di politica sanitaria quindi di prevenzione, cioè capire quali interventi di prevenzione occorreva attivare.
Si fa sempre confusione sul fatto che sembrava dovesse essere superata da anni di cultura sanitaria, e invece sembra che ciò non possa avvenire.
Quando si parla di prevenzione primaria, si parla fondamentalmente di intervento sui fattori di rischio; quando si parla di riabilitazione si parla di intervento sulle cause che comportano le ricadute e il mancato reinserimento delle persone nel contesto sociale; quando si parla di diagnosi precoce, si parla di individuare una patologia dopo che le cause di rischio sono già intervenute.
Di prevenzione primaria, nella relazione dell'Assessore, ce n'è ben poca. La prevenzione primaria non è tanto e soltanto informazione, ma riflessione sui dati, riflessione sui modelli comportamentali e costruzione consensuale di nuovi valori. E chiaro che se di questo, se di assunzione di atteggiamenti corretti rispetto alla difesa della propria salute, nulla o poco c'è nella relazione dell'Assessore, se non fuso di termini che si potevano evitare, non essendo questa la sede di dibattiti sulla destrutturazione epistemologica. Sulla educazione alla salute nella nostra regione le UU.SS.SS.LL. non fanno praticamente nulla. Il senso che si ricava dalla lettura della relazione è "lasciate fare a noi", non disturbate il manovratore, al contrario, gli interventi efficaci sono in realtà quelli che possono essere realizzati soprattutto nei momenti partecipati. Su questo, nulla si è detto. Personalmente, sono a conoscenza di una USSL di Torino che ha realizzato un progetto, che ha comportato un impegno di spesa di 42 milioni, finalizzati alla prevenzione dell'alcoldipendenza. Un intervento durato due anni, che ha coinvolto centinaia di ragazzi di scuole di ogni ordine e grado, e che ha determinato la realizzazione di una mostra mobile, utilizzata in collaborazione con il Comune di Torino per l'informazione sul corretto uso della sostanza alcol.
E' questo il termine usato da noi, non è certo la proibizione del contatto con le sostanze alcoliche che si vuole sollecitare. La mostra viene a tutt'oggi utilizzata, trasformandosi quindi in un investimento.
L'Assessore ha citato alcuni momenti di formazione promossi dall'USSL.
che avevano portato, e stanno ancora portando, all'informazione-formazione di più di duecento insegnanti. Ebbene il contributo dell'Assessorato è stato di 957.000 lire.
Dovremmo valutare che cosa ha provocato, in termini di efficacia, la politica finora seguita dall'Assessorato di destrutturazione delle iniziative avviate dalle UU.SS SS.LL. Questo tipo di tendenza deve essere modificato.
Mi pare che tutto questo sia contenuto nella mozione, laddove si parla di avvio di un gruppo di lavoro che, a sua volta, deve favorire l'avvio di iniziative a livello locale; fornendo il necessario supporto di valutazione oltreché di risorse per l'avvio delle iniziative locali.
Ovviamente questo non è contenuto nell'ordine del giorno - dico "ovviamente" perché cosa può esserci in quindici righe di testo? - che non oso definire della maggioranza, poiché non so quanti Consiglieri di maggioranza possano in realtà condividere un documento così povero, privo di contenuti e di indicazioni programmatone su un più corretto investimento delle risorse.
Nulla, quindi, verrebbe fuori, se questo documento - e non l'altro venisse approvato a maggioranza dal Consiglio, rispetto alla rilevanza di un problema che nessuno può negare. Quando si parla di 28/30.000 morti alcol correlate non si parla di sassolini, ma della punta di un iceberg, si parla di centinaia di migliaia di persone che vivono questo rischio, e di famiglie coinvolte in una situazione assolutamente disperante.
E' vero, non tutte le venticinquemila persone erano alcoldipendenti, ma la causa della loro morte è legata all'abuso di sostanze alcoliche. Dietro a queste cifre, però, è tanta la sofferenza e l'emarginazione non detta e insufficientemente descritta. E' importante che su queste questioni il Consiglio assuma una decisione programmatoria complessiva, che ritrovo nella mozione e che non ritrovo assolutamente nell'ordine del giorno della maggioranza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi, mi spiace non sia presente il Consigliere Cucco che, evidentemente, è andato a trasmettere le veline ai canali preferenziali di cui gode. Perché se misura gli argomenti rispetto alle notizie, penso goda di canali preferenziali che, magari, gli invidio.
Innanzitutto io non sono un laico, ma sono un liberale. Per nell'ascoltare Cucco che sostiene che io non so nulla, assolutamente nulla signifîca che lui sa tutto, assolutamente tutto! Allora so di parlare non con un laico, ma con un integralista. Colui che sa che qualcun altro non sa nulla, in realtà sa tutto lui. Siccome il laicismo ci insegna a dubitare di sapere tutto, e a dubitare che l'altro non sappia niente, mi sembra dimostrato che Cucco non è un laico, sicuramente non è un liberale perché è un intollerante, quindi, probabilmente, è soltanto un antiproibizionista.
Parola che sul vocabolario vorrebbe significare la permissività in assoluto e la pretesa di non insegnare e di non informare.
E' bene che questo bisticcio sia avvenuto. Mi rivolgo alla Presidenza.
Ancora una volta, il mestiere ci aiuta a capire che il bisticcio avviene perché questo Consiglio non rispetta le regole.
Nell'"a b c" di chi vuol fare politica, mestiere come un altro (anche se il termine disturba coloro che lo fanno per hobby), ci sono alcune regole. Il rapporto fondamentale Giunta-Consiglio, Governo-Parlamento introduce alcuni strumenti: l'interrogazione, che attiene a una domanda relativa ad una questione specifica; l'interpellanza, che è una richiesta di conoscere su una questione generica, un po' allargata, e c'è la mozione che è l'indicazione di indirizzi che poi il governo deve seguire, gestire e realizzare.
Le questioni poste dai colleghi nella loro mozione, a mio modo di vedere, sono state poste male: è per questo che il dibattito è risultato triste, grigio e forse anche sordo. Questa non era; materia da mozione soprattutto quando si riconosce che era il recupero di argomenti già sviluppati dall'Assessore.
Non si può chiedere dignità di mozione ad argomenti, tipo quello di suggerire all'Assessore di dare i salatini insieme al whisky: questa è materia di interrogazione che riduce la responsabilità di quello che qui si dice e si scrive all'interrogante che interroga e alla Giunta che risponde e non mi coinvolge. Mentre la mozione mi coinvolge! Visto che sono uno dei sessanta Consiglieri.
Qualcuno mi dovrà spiegare che cosa c'è in ognuno di noi che fa sì che in un'attività normale, come l'assunzione di bevande alcoliche - che è un fatto normale, per carità, e deve essere difesa e tutelata altrimenti gli agricoltori si lamentano - ci fa superare il limite? Forse la non conoscenza che ci crea dei problemi di stomaco? A questo si riduce la voglia di costruire la società? Vogliamo dire che non è l'angoscia? Pensiamo forse che nessuno sappia che esagerare nelle bevande alcoliche causa il mal di fegato? Amici, mi stupisce il fatto che un laico, un personaggio che stimo, come stimo i personaggi che frequenta, che sono tra i cervelli più belli che abbiamo in questa nostra città, non capisca che la generazione nella quale viviamo ha una responsabilità enorme, quella che la nostra civiltà e il nostro modo di vivere non si banalizzi, non si consumizzi, perché dall'epoca del cavallo bianco al cavallo nero - che non ho inventato io - l'uomo si è sempre dibattuto tra grandi scelte e tra grandi opzioni. La fine di una grande opzione, che non era solo politica cari amici, tant'è che si diceva che anche la religione era un oppio. La caduta di una grande opzione nella nostra storia, nel nostro quotidiano, e per alcuni amici presenti. è una vicenda che li fa soffrire anche intellettualmente, ci pone a chiederci se il nostro modello di vita debba essere supportato dalla capacità di inserire al proprio interno la dialettica, e quindi il cavallo bianco e il cavallo nero, all'interno di una "mandria" che è il nostro modo di vivere, il nostro villaggio globale altrimenti non ci potrà essere che la disperazione e l'esplosione di questo sistema. E' così la vita! La dialettica non è stata inventata né dai filosofi né dai sofisti; il cavallo bianco e il cavallo nero non sono stati inventati da un filosofo dell'epoca d'oro.
Noi abbiamo bisogno di confrontarci ogni momento; se la nostra società si deve domandare cosa c'è di profondo (e non soltanto di farmacologico) dietro a un fenomeno, a cosa serve la politica? La farmacopea e la farmacologia possono essere sopportate dalle tecniche, e al riguardo andava benissimo un'interro-gazione diretta all'Assessore per chiedere se non ritenesse opportuno approfondire l'utilizzo di alcuni strumenti, di alcune tematiche, di alcune questioni che nella mozione erano presenti, elementi di interrogazione assolutamente condivisibili. Ma non sono d'accordo che un dibattito sull'alcolismo in un Paese come il nostro si riduca ad un problema di utilizzo o meno di etichette pubblicitarie e di spot televisivi, dicendo che non si tratta di angoscia e si ha paura di affrontare i problemi. Sicuramente ho sbagliato perché non si tratta solo di angoscia, ma di altre componenti; ma, il negare che c'entri l'angoscia significa che qualcuno ha il piacere di non conoscere l'angoscia; se qualcuno non conosce l'angoscia non è un laico, è uno che ha trovato la pace in qualche certezza.
Non voglio sapere dal collega Cucco dove abbia cercato le certezze che lo liberano dalle angosce, certo, che se non ha angosce non ha più dubbi quindi non è più un laico e si è assoldato a qualche confraternita, quindi è diventato anche lui un clericale, con tutto il rispetto che gli devo.
Presidente, la pregherei di fare esperienza di questo scontro tra due persone che si rispettano e si stimano e che sono espressione, per certi versi, dello stesso mondo culturale. Non si può utilizzare lo spazio occasione di una intera giornata di Consiglio regionale su una questione che non ha spessore e valore, si riduce ad un'opera di sollecitazione puntuale - anche opportuna, giusta che non intendo minimizzare - alla Giunta, questo deve avere un suo percorso, un suo canale, un suo strumento che non può essere la mozione che, per sua natura, va alla ricerca di questioni di carattere generale e di elementi, che non sono migliori o peggiori di altri, ma che probabilmente sono più utili; probabilmente la pubblicità forse è più utile delle mie divagazioni sul tema, posso essere d'accordo che nell'immediato possa essere migliore.
Qualcuno deve avere la capacità di dire che questa non è materia di mozione, ma di interrogazione nella quale si chiede cosa intende fare la Giunta per attuare nel concreto le indicazioni che nei suoi documenti erano tutti presenti, già a monte di questo dibattito.
Quindi anche fuso dello strumento rischia, non solo di non rendere appropriato il nostro lavoro, ma ci porta a misurarci sulle questioni, su una distanza così lontana, gli uni dagli altri, che si arriva all'offesa.
Io non mi offendo mai, qualcuno si è offeso e si è risentito perch continua a pensare che dietro alle grandi piaghe del mondo moderno e all'accentuazione di altre piaghe, che non sono del mondo moderno, ma che sono dell'uomo da sempre, ci sia qualcosa di più dell'informazione da verificare, dell'etichetta e degli spot televisivi che sicuramente non conoscevano quelli che morivano alcolizzati a 35 anni.
Bisogna riflettere su questo. Se ci si offende per cose di questo genere, è evidente che si considera il Consiglio regionale non una sala di dibattito, ma una cassa di risonanza delle proprie posizioni, di sindacaIismo culturale. Io non ho usato il termine culturale, come non ho usato, collega del PDS, le angosce personali, non ho fatto delle questioni singolari, ma di società, ché è un po' fuori dal mio modello.
Presidente, sono amareggiato per questo episodio. Qui dobbiamo allinearci e coprirci? E se non siamo d'accordo, e se denunciamo l'approccio inadeguato, non sbagliato, al problema in relazione allo strumento che si è usato, questo è motivo sufficiente per risentirsi sul piano personale, per abbandonare (aula e cose di questo genere? Cari amici non siamo nemmeno a metà del guado, e il guado è difficile. Le cose che avvengono in Jugoslavia, le cose che avvengono tra di noi, la nascita di Gruppi nuovi in questo Consiglio regionale cosa significano? Significano che questa nostra società è In presenza di forti travagli, che trovano risposte o ricercano risposte rispetto alle quali dobbiamo interrogarci.
Allora il ridurre i drammi a questioni di etichette, mi sembra molto riduttivo, ma se ci riduciamo a questo bisognerà pure rimediare.
Se mi sono dilungato, Presidente, è perché speravo di avere qualcosa di più interessante da dire di quello che sono riuscito a dire. Certo, che con gli Insulti e con le banalità e con il sindacalismo culturale, si pu essere molto più sintetici di quanto lo sia io.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Farassino.



FARASSINO Giuseppe

Vorrei chiarire, nella mia dichiarazione di voto, che il mio intervento, che forse è parso un po' scanzonato, lo avevo fatto apposta per cercare di alleggerire e sdrammatizzare questo grave problema che io sento profondamente. Non se ne abbia a male il collega Chiezzi, forse non mi sono spiegato bene se ho detto che la pubblicità sicuramente non è tutto.
Penso che un intervento sulla pubblicità per curare un problema di questo tipo sia la cosa più semplice, la prima cosa che viene in mente mentre questo è un problema molto più complesso, molto più profondo; penso che intervenire sulla pubblicità non sia assolutamente sufficiente per incidere sulla realtà, sugli stati d'animo, su situazioni esistenziali situazioni sociali le cui radici affondano in realtà culturali numerose e diverse, a volte contrapposte fra di loro.
E' un tasto molto difficile, per questo continuo a dire che trovo sensata e intelligente la proposta del Consigliere Cucco dimettere a disposizione i servizi regionali per predisporre un gruppo di lavoro fatto dalle persone che intendono dedicarsi alla prevenzione delle alcoldipendenze e alla riabilitazione. E' un problema molto profondo perché non si sa bene dove ci si può attaccare.
Sono della tua idea, Chiezzi, il pregresso, purtroppo, è perso e ormai si può agire solo a livello clinico. Però, trovare la formula per risolvere i problemi dei giovani che alla domenica o al sabato sera si trovano in birreria o della donna che, affetta da solitudine o da problemi esistenziali, si ubriaca in casa non è semplice.
Ritengo comunque valida l'idea del gruppo di lavoro che tenti di portare una goccia di speranza in questo mare di problemi. Sicuramente non saremo noi a risolvere il problema dell'alcolismo; che non incide soltanto sul nostro tessuto culturale, perché è un problema universale, che è tenuto in minor considerazione rispetto a fatti o situazioni più eclatanti, quali ad esempio il problema della droga.
Sappiamo bene quanto sia difficile agire correttamente ed umanamente sul tessuto culturale e sociale, al di là di quella che può essere la rivendicazione anche "politica" di un certo tipo di azione per tentare di risolvere questo tremendo problema. Trovo quindi intelligente e sensato il discorso che la Regione metta a disposizione le sue strutture per creare gruppi di lavoro specifici che vadano a tentare di dare un minimo apporto a questa crociata (possiamo veramente chiamarla così).
Per questa ragione respingo, a nome del mio Gruppo, questo correttivo questo surrogato proposto dalla Giunta, mentre voterò a favore della mozione proposta dal Consigliere Cucco.



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso, così pure le dichiarazioni di voto.
Pongo quindi in votazione la mozione n. 183, firmata dai Consiglieri Cucco, Rabellino, Farassino, Chiezzi, Segre, Maggiorotti, Peano, Marino Zacchera, Bortolin e Miglio, il cui testo recita: "Premesso che: 1, i dati relativi al fenomeno dell'alcolismo in Italia sono allo stesso tempo tragici ed approssimativi. Non esistendo un corretto rilevamento epidemiologico, l'ultimo rapporto, sull'alcolismo dell'ISPES ha fatto riferimento ai parametri francesi per i quali: l'80% delle cirrosi epatiche sarebbero in realtà cirrosi alcoliche (18-19 mila morti all'anno per cirrosi epatica) il 30% degli incidenti stradali mortali (5.766 nel 1989 secondo ISTAT) e il 40% di quelli non mortali (155.062 sempre nel 1989) dipenderebbero da un abuso di alcol.
2. Se ai dati sopra riportati si sommano i dati di mortalità alcolcorrelata dovuti ad incidenti sul lavoro, ad incidenti nel corso di attività escursionistico-sportive, a tumori del cavo orale e del restante tubo digerente, a neuropatie e arteriopatie alcoliche, una stima approssimativa per difetto porta al seguente dato di mortalità alcolcorrelata: 25.000 morti l'anno (20125 volte i decessi legati ad assunzione di eroina): 3. Se è vero che il consumo di vino è diminuito in questi anni ed anche il consumo di grappe e brandy ha registrato una contrazione si é altresì registrato un aumento in percentuale dei forti bevitori (ovvero dì coloro che assumono più di 150 ml-equivalenti di alcol puro anidro al giorno) e che le preferenze si sono spostate dalle bevande alcoliche tradizionali per lo più consumate in concomitanza dei pasti od in occasioni conviviali ai superalcolici, in maggioranza di importazione: l'Italia assorbe il 4496 dell'intera produzione di whisky di malto puro.
4. Il fatturato della pubblicità degli alcolici sulle reti televisive RAI e FININVEST è stato nel 1987 di 400 miliardi. Si è assistito in questi anni ad una crescita degli investimenti pubblicitari nel settore determinata anche dalla risposta di un mercato che privilegia i prodotti 'moderni ed aggressivi a quelli tradizionali e silenziosi. E' altresì da evidenziare la crescita della pubblicità indiretta (relazioni pubbliche sponsorizzazioni) per cui la società di TRIX ha previsto per il 1993 l'investimento da parte delle aziende di quote uguali di pubblicità diretta e indiretta rispettivamente 12.677/12.210 miliardi. E' stimabile che l'8/10% di tali cifre riguarderà la pubblicità degli alcolici.
5 Una ricerca della LARIS per conto dell'associazione 'Aliseo' sulla realtà piemontese appurava che: il 10,896 dei bevitori comincia prima dei 10 anni, l'11,196 tra gli 11 e 14, il 45,8% tra i 15 e 20, il 16,6% inizia a bere in occasione del servizio di leva. Nel periodo settembre-marzo si erano verificati 210 incidenti gravi vicino alle discoteche, tenendo conto solo di quelli accaduti tra il sabato e la domenica. Al Convegno internazionale di alcologia tenutosi a Bolzano nel maggio 1990 veniva fornito quest'altro dato: il 40% degli incidenti collegati a smodata assunzione di alcol sono causati da giovani tra i 18 e 25 ann.
6. Servono iniziative nuove e coraggiose che rompano il troppo facile schema lobby degli alcolici ciniche e avide-istituzioni inerti-consumatori impotenti ed irresponsabili. E' importante segnare numerose dichiarazioni di esponenti di tali lobby (Federvini, Assowhiskies, Produttori di birra) circa l'assunzione di responsabilità fra i giovani; anche il Sindacato Italiano Sale da Ballo ha assunto iniziative interessanti. L'istituzione deve saper cogliere quanto di meglio possano offrire sta le forze economiche, sia le associazioni di assistenza, sia il singolo bevitore visto come soggetto attivo, partecipe di un progetto di prevenzione 'dolce'.
7. Si deve constatare, purtroppo, una preoccupante insufficienza nell'investimento di risorse da parte dell'amministrazione regionale e della maggior parte delle UU.SS.SS.LL. del Piemonte indirizzate alla promozione e realizzazione di iniziative di educazione alla salute per la prevenzione, dell'alcolismo e per favorire un corretto rapporto con la bevanda alcolica.
Preso atto: 8 - dei contenuti della giornata di studio organizzata dall'Assessorato alla sanità della Regione Piemonte avente come tema 'Alcolismo e problemi alcol correlati: esperienze e proposte per un approccio integrato' svoltosi a Torino il 28 febbraio 1991 dei contenuti del Convegno organizzato dalla Provincia di Torino sulla base di una indagine demoskopica e con la collaborazione dell'associazione Aliseo, svoltosi il 14 maggio scorso sul tema 'Alcolismo realtà negata'.
Visti: il Decreto n. 196 del 22/5/90 del Ministero dei Trasporti 'Regolamento recante individuazione degli strumenti e delle procedure per l'accertamento dello stato di ebbrezza' L'art. 2 lett, a, c, g) e l'art. 3 dei Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza il punto 4.3 (letta c, d) -Prevenzione delle tossicodipendenze.
Riabilitazione e reinserimento dei tossicodipendenti. L'organizzazione allegato alla LR 23/4190, n. 37, e la circolare degli Assessorati regionali alla sanità, all'assistenza, al personale e organizzazione del 17/4/90.
Dà mandato alla Giunta regionale: 9, di predisporre e presentare entro 90 giorni dall'approvazione di questa mozione un progetto di iniziative di informazione e prevenzione nella popolazione, prioritariamente tra la popolazione giovanile, sui rischi connessi al consumo di sostanze alcoliche. Per la predisposizione di tale progetto la Giunta regionale istituisce uno speco gruppo di lavoro del quale faranno parte, oltre ai servizi regionali interessati ed ai rappresentanti dei CAT, i rappresentanti delle associazioni o gruppi che si occupano di prevenzione delle alcoldipendenze, di riabilitazione, di educazione alla salute, de i Provveditorati agli Studi, degli Istituti scientifici, del CONI. Prendendo spunto da quanto è stato già avviato in Italia, ed a puro titolo esemplificativo, è possibile attuare le seguenti iniziative: biglietto di entrata gratis in discoteca per chi, nella compagnia di amici, si astiene dal bere e guida nel viaggio di ritorno ('designated driver') spot in discoteca e nei cinema etilometri in discoteca, gratuiti ma rispondenti alle norme di legge e rilevanti solo il livello di guardia e non oltre (prototipi installati sono serviti per gare di bevute!) iniziative per incoraggiare l'assunzione di cibo durante la bevuta: la stessa dose di alcol assunta durante il pasto fa innalzare l'alcolemia della metà rispetto all'assunzione a stomaco vuoto.
10, di predisporre le opportune modifiche di bilancio per finanziare il progetto di iniziativa suddetto 11, di predisporre e presentare al Consiglio entro 30 giorni dall'approvazione di questa mozione una relazione sullo stato dei 'gruppi di lavoro interdisciplinare per l'alcolismo' previsti dalla legge e dalla circolare di cui in premessa 12, di interpellare urgentemente il Ministero dei Trasporti per sollecitare l'immediata applicazione del Decreto n. 196 13, di interpellare urgentemente il Ministero della Sanità per sapere quali indirizzi ha determinato per le attività di prevenzione ed il rilevamento epidemiologico delle dipendenze da alcol, nonché gli studi e le ricerche su tali tossicodipendenze, di cui all'art. 2 del TU citato 14, di interpellare il Governo, la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica per sollecitare iniziative legislative di regolamentazione della pubblicità dei prodotti alcolici, anche sotto forma di autoregolamentazione, che portino progressivamente alla pari l'attuale libertà nei confronti degli alcolici ed i limiti per le sostanze che producono dipendenza, come il tabacco".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è approvata con 21 voti favorevoli, 16 contrari, 2 astensioni.
Passiamo ora alla votazione dell'ordine del giorno n. 225, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte udita la relazione della Giunta sull'azione svolta e sui programma di lavoro in atto per la prevenzione e riabilitazione delle alcoldipendenze in Piemonte, udito il programma di iniziative, di informazione, educazione sanitaria e formazione sul problema delle alcoldipendenze impegna la giunta 1) a sollecitare il Ministero dei Trasporti all'immediata applicazione del Decreto n. 196 2) a sollecitare iniziative legislative di regolamentazione della pubblicità dei prodotti alcolici".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 19 voti favorevoli, 22 contrari e 3 astensioni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,45)



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