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Dettaglio seduta n.77 del 02/07/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno n. 199 dei Consiglieri Staglianò, Segre e Miglio n. 193 dei Consiglieri Majorino e Zacchera, n. 194 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio e n. 198 dei Consiglieri Picchioni Cavallera, Porcellana, Zanoletti e Dardanello su sentenza TAR relativa a Re Sol ACNA (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta é aperta.
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta per un'informazione sulla questione ACNA Re Sol. Ne ha facoltà.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale E' presente l'Assessore Garino, cui cederò la parola per ulteriori spiegazioni.
Come annunciato, quando il Consigliere Majorino aveva sollevato il problema in aula, mercoledì abbiamo tenuto una riunione, presenti l'Assessore Garino, gli avvocati Sorniotto, Ferrari e Sanfelice, i tecnici dell'Assessorato ed io stesso. Abbiamo già avuto contatti con la Commissione e, in quella sede, abbiamo delineato una linea comportamentale.
Oggi stesso si sta stendendo una memoria formale, che sarà inviata domani per esprimere, anche sul piano tecnico, le posizioni della Regione. Prima di cedere la parola all'Assessore Garino, che illustrerà più specificatamente il problema, voglio ribadire che l'esecutivo della Regione si sta attivando in base alle indicazioni del Consiglio e sta conducendo la causa con la massima attenzione possibile, a tutti i livelli. Sarebbe opportuno che il Consiglio ci desse un ulteriore supporto attraverso un ordine del giorno unitario appoggiando questa linea. Ma, indipendentemente dall'ordine del giorno del Consiglio, come ho già assicurato, l'esecutivo si sta muovendo con il massimo impegno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente Ritengo di non dover riepilogare la situazione della scorsa settimana allorquando discutemmo almeno uno degli ordini del giorno, mi pare quello presentato dal Consigliere Majorino. Come già si era detto in quella sede era già stato programmato dall'esecutivo, dal Presidente e dal sottoscritto, un incontro per il giorno seguente, vale a dire mercoledì mattino, incontro che si é tenuto con gli, avvocati Sanfelice e Sorniotto del Servizio Legale, l'avv. Ferrara e i tecnici dell'Assessorato che avevano seguito la questione.
Come ha detto giustamente il Presidente, in quella sede abbiamo convenuto una linea comportamentale e abbiamo valutato la possibilità di avere contatti con la Commissione VIA o con membri della Commissione stessa per far presente la situazione, così come veniva vista in modo Inequivocabile sia dal Consiglio che dalla Giunta.
Domani si riunirà la Commissione VIA (nazionale), la quale fornirà elementi tecnici al Tribunale Regionale Amministrativo; secondo notizie pervenute, l'esame dibattimentale dovrebbe tenersi entro il 12 luglio.
Interessante sarebbe una coincidenza di vedute tra il Consiglio regionale e la Commissione VIA nazionale sul nome da dare al Re-Sol. Non una questione nominalistica: o Re-Sol é un impianto sic et simpliciter oppure é un vero e proprio inceneritore per rifiuti, e come tale soggetto alla valutazione di impatto ambientale, il che rimetterebbe in causa tutto.
Su questo é stato impostato il ricorso della Regione e ci siamo premurati di chiedere ai membri della Commissione VIA nazionale che é stato possibile contattare, che valutassero l'opportunità, secondo noi corretta di costituire una linea difensiva della nostra Regione che, indubbiamente darebbe qualche speranza in più. Domani mattina faremo avere una memoria anche tecnica, della Regione alla Commissione VIA prima che si riunisca.



PRESIDENTE

Su questo punto chiede la parola il Consigliere Staglianò, ma non vorrei anticipare il dibattito sull'ACNA, poiché, in sede di Conferenza dei Capigruppo, alla quale non ho partecipato, si é convenuto di discutere gli ordini del giorno RAI all'inizio della seduta pomeridiana. Sulle comunicazioni date ora dalla Giunta, direi di soprassedere e di ritornare nel corso del pomeriggio anche per dar modo di riflettere su quanto é stato richiesto e su quanto é stato detto dalla Giunta.
Signori Consiglieri, poiché l'Ufficio di Presidenza nelle prime ore del pomeriggio aveva l'impegno di incontrare una delegazione rumena, che arrivata in questo momento, sospendo la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 15.45 riprende alle ore 16.25)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordini del giorno n. 187 dei Consiglieri Monticelli, Ferrara, Tapparo e n. 191 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti sul "Problema occupazionale sede piemontese RAI"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Al punto 16) dell'o.d.g. sono iscritti gli ordini del giorno n. 187 e n. 191.
La parola al Consigliere Monticelli per l'illustrazione del documento firmato con altri Consiglieri MONTICELLI Senza portare via troppo tempo, mi limiterò ad illustrare per sommi capi l'ordine del giorno sottoscritto e presentato insieme ai colleghi Ferrara del Partito repubblicano e Tapparo del Partito socialista. Il nostro ordine del giorno é nato dalla constatazione che la situazione RAI torinese e piemontese é tutt'altro che sotto controllo. Sono passati quasi due mesi - erano i primi di maggio - da una visita particolarmente impegnativa, sia per il livello della delegazione sia per il numero dei presenti, dei massimi dirigenti dell'IRI, di cui faceva parte il Direttore generale della RAI Pasquarelli. In quell'occasione, incontrandosi con la Giunta e con i Capigruppo .del Consiglio regionale, il Presidente dell'IRI Nobili e il Direttore generale della RAI, Pasquarelli, fecero dichiarazioni di impegno e di promessa per un'inversione di tendenza nella politica aziendale della RAI riferita agli insediamenti torinesi. Ci fu data l'assicurazione, che noi ritenemmo solenne, di fuoriuscita da anni d'incertezza che sembravano preludere, in alcuni settori molto importanti non solo a ridimensionamenti, ma a veri e propri tagli e chiusure di pezzi consistenti e significativi degli insediamenti RAI di Torino. Qualche giorno dopo l'incontro abbiamo constatato - e da qui è nata la decisione di sollecitare il dibattito ed un pronunciamento del Consiglio regionale - che alle promesse erano seguiti fatti del tutto contraddittori; era ritornata a Torino la figura, diventata ormai "triste", del cosiddetto incentivatore (sembra quasi una situazione manzoniana); a seguito di questa presenza - se i dati in mio possesso sono giusti - grazie a forme particolari d'incentivazione, erano stati mandati in prepensionamento altri 29 lavoratori, in buona parte dell'orchestra, del coro e del laboratorio di ricerche. Sempre in quei giorni, era stata preannunciata l'ipotesi di trasferimento a Roma di un'intera struttura tecnica di livello nazionale operante alla RAI di Torino, in via Cernaia, comprendente un organico dimensionato a 27 persone tra dirigenti, tecnici e impiegati. In sostanza ci siamo trovati di fronte non soltanto alla mancanza di segni positivi dell'inversione di tendenza preannunciata e promessa, ma a concreti segni della prosecuzione - e se possibile dell'ulteriore accelerazione - del processo di depauperamento degli insediamenti RAI di Torino. Ho avuto modo in quei giorni d'incontrare alcuni dipendenti della RAI di Torino tra i quali circolava una battuta calzante, secondo me non forzata, che suonava grosso modo così: "Tutte le volte che viene qualche dirigente RAI a Torino ad assicurare che fa RAI intende rilanciare gli insediamenti torinesi quella è la volta buona. per ridurre ulteriormente gli insediamenti".
Sembrava l'ulteriore conferma di una situazione diventata quasi proverbiale.
I firmatari dell'ordine del giorno si sono posti il problema di fissare alcuni punti precisi e concreti. che potremmo chiamare "cartine di tornasole", su atti da chiedere alla RAI da attuarsi in tempi brevi, che consentano di verificare, al di là delle parole, delle promesse, dei solenni impegni, se la RAI intenda rilanciare il ruolo degli insediamenti torinesi oppure se stia proseguendo la politica del carciofo, del ridimensionamento via via progressivo degli insediamenti Nell'ordine del giorno abbiamo indicato punti concreti che vanno dalla definizione degli organici e delle funzioni fondamentali che si intendono svolgere a Torino ad una delimitazione rigorosa delle incentivazioni al prepensionamento, accompagnata però ad una immediata politica di riassunzione. Può essere anche giusto provvedere al prepensionamento di lavoratori ad un certo livello di anzianità, ma é fondamentale anche riassumere in settori strategici che si intendono rilanciare per il futuro come il laboratorio di ricerca, i servizi giornalistici, il centro di produzione, una copertura immediata delle posizioni dirigenziali vacanti.
Indichiamo l'esigenza di coprire immediatamente il ruolo del direttore del laboratorio di ricerca, che altrimenti rischia di vedere diminuito il suo peso nell'iniziativa complessiva della RAI, e il consolidamento qualitativo e il rilancio produttivo dell'orchestra e del coro.
Tutti ormai siamo d'accordo che il futuro dell'orchestra e del coro della RAI di Torino può essere visto all'interno di una nuova struttura aziendale. Si parla da tempo dell'ipotesi di dar vita ad un ente esterno alla RAI, con la partecipazione degli enti locali e di altri enti pubblici e privati. E' certo che al risultato decisivo per il futuro del coro e dell'orchestra della RAI non si arriverà in condizioni, non dico vantaggiose, ma in condizioni minime, se non si provvede intanto a fermare la linea della progressiva riduzione del livello qualitativo dell'orchestra e del coro, che è il risultato di una politica che dura da anni di continua diminuzione di personale e di scarsa cura a quella struttura culturalmente così importante per la RAI di Torino. Altro punto: il trasferimento a Torino non soltanto di una parte delle attività produttive, ma dell'intero Dipartimento Scuola e Educazione, e il punto relativo agli insediamenti di via Cernaia. In questo ordine del giorno proponiamo che si dia vita ad un protocollo d'intesa tra Regione, Comune di Torino e RAI, nel quale si fissino in modo chiaro e preciso le condizioni alle quali può essere consentito alla RAI di dismettere, ed eventualmente di realizzare, il patrimonio di via Cernaia, garantendo la continuità dell'impegno che anni fa la RAI assunse col Comune di Torino, che consentì in variante al Piano regolatore l'utilizzo di quell'area per (insediamento RAI, e quindi l'impegno a mantenere a Torino le funzioni dirigenziali nazionali attualmente svolte nella sede di via Cernaia.
L'ultimo punto contenuto nell'ordine del giorno è quello di decidere che, in rappresentanza del Consiglio regionale, i Capigruppo partecipino al gruppo di lavoro misto fra lavoratori e istituzioni locali che era stato proposto alcune settimane fa delle Organizzazioni Sindacali, con il compito di seguire tutta questa vicenda e di garantire alle istituzioni e ai lavoratori che il discorso sulla RAI abbia sicuri punti fermi e quindi possa essere continuamente verificato nei suoi sviluppi del prossimo futuro.
Questo è il senso dell'ordine del giorno che, evidentemente, è aperto al contributo, alla firma di altri colleghi e anche ad eventuali, se ritenuti necessari, aggiustamenti e modifiche.
E' stato presentato, in particolare, un ordine del giorno dai colleghi Chiezzi e Maggiorotti che mi sembra largamente integrabile con quello che insieme a Ferrara e Tapparo, ho presentato; si potrebbe arrivare a un documento unico da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Alle molte cose dette dal collega Monticelli, vorrei aggiungere brevi considerazioni. Intanto, verrebbe la tentazione di mettere una parola conclusiva a questo processo così oscuro rispetto alle prese di posizione ufficiali, di smantellamento progressivo della presenza RAI in Piemonte.
Purtroppo, porre parole definitive e ultimative è sempre difficile; a questo punto si potrebbe cominciare a mettere però qualche parola seria e concreta in questa direzione, cosa che nei fatti - lo verifichiamo - non è ancora stata fatta.
Stupisce vedere come su una vicenda come quella della RAI - azienda pubblica sulla quale non si può certo dire che le forze politiche non abbiano peso e voce in capitolo - per l'ennesima volta, un insieme di forze politiche molto vaste si batte e lotta affinché la presenza della stessa a Torino, in Piemonte, non solo rimanga, ma addirittura si rafforzi, in coerenza con i programmi di sviluppo e di potenziamento della qualità delle strutture presenti nella nostra regione e nella nostra città. Stupisce vedere poi che queste forze politiche non abbiano, tutte insieme, la coerenza e la forza di richiedere alle sedi decisionali superiori, quelle del Governo nazionale e della dirigenza RAI, delle misure e delle decisioni coerenti.
Noi vogliamo segnalare l'incoerenza esistente tra i dibattiti e i pronunciamenti che avvengono in questa sede e le decisioni prese in altre sedi.
Questo smantellamento va fermato subito. Probabilmente, non sarà un nuovo ordine del giorno a farlo, però un ordine del giorno concordato da tutti potrebbe fissare dei punti molto precisi; secondo un metodo di lavoro che consenta una verifica, anche più obiettiva e realistica, sull'effettiva volontà di tutte le forze firmatarie dell'ordine del giorno stesso.
E' inutile ripetere che i tanti discorsi un po' vacui e vani circa il futuro di Torino e del Piemonte e la volontà di rafforzare in settori così fondamentali il ruolo regionale anche della città di Torino, siano a volte affrontati in termini molto generici. Sembra strano che il passaggio da un discorso generico a una concreta battaglia, affinché la RAI a Torino potenzi le proprie strutture (coro, orchestra, laboratorio e sedi), non veda poi, all'atto pratico, una concretizzazione di sforzi politici. A me sembra che tali sforzi siano possibili, ma se non lo sono comincio ad avere dei dubbi sul fatto che si possa giocare su due tavoli. Il tavolo del Consiglio regionale, in cui tutti auspicano il rafforzamento della RAI lasciando però la responsabilità di fare tutto il contrario su un altro tavolo alle forze nazionali, che hanno magari lo stesso riferimento politico.
Sottolineo inoltre un punto citato nell'ordine del giorno presentato dai colleghi Tapparo, Ferrara e Monticelli, relativo alla sede RAI in via Cernaia.
Sono favorevole a giungere a un ordine del giorno unitario; chiederei solo che la questione del realizzo del valore di questa sede immobiliare sia trattata diversamente da come é enunciata nell'ordine del giorno; si tratta di un patrimonio pubblico sito in una parte centrale della città il cui utilizzo e la cui realizzazione penso debbano essere comunque sottratti alle. regole della speculazione immobiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Ancora una volta il caso RAI evidenzia come i processi di decentramento o di tutela delle realtà locali abbiano un carattere spesso spiccatamente manipolativo. Lo vediamo nell'esperienza della nostra richiesta di maggiori spazi all'autogoverno regionale locale, dove il centralismo dello Stato duro a mollare parti reali, al massimo, può regalare aspetti aggiuntivi del prelievo fiscale. In questo caso lo vediamo in maniera significativa.
A Torino é venuto il dott. Nobili, con grandi affermazioni di principio, grandi assicurazioni, ma, poi, abbiamo notizie precise .dall'interno della RAI, dai sindacalisti e dai dipendenti della RAI, che l'incentivatore va avanti imperterrito, come fosse un corpo separato rispetto alla dirigenza e alle linee strategiche. L'incentivatore poco per volta svuota le funzioni sottraendole agli uomini, spesso dipendenti portanti, e poi fa rendere logico il fatto che quella funzione, ormai semisvuotata, deve essere accorpata con altre a livello nazionale.
Con questo non vogliamo dire che occorre cristallizzare, per esempio la situazione esistente nel palazzo di via Cernaia e altre situazioni siamo consapevoli che occorra vedere in modo dinamico questi processi, per sappiamo anche che la risultante non può essere penalizzante per questi tipi di funzione. I particolari contano. Non possiamo tra sei mesi - questa stata la promessa del dott. Nobili e del gruppo dirigente che lo seguiva compreso quello della RAI - rivederci per risentire una carrellata di considerazioni generali. Noi dobbiamo far pesare anche i particolari, e questi hanno una direzione di marcia contraddittoria rispetto a tutto quello che é stato fatto. Dobbiamo in qualche modo tener presente che il caso RAI si collega ad altri casi in cui operano le Partecipazioni statali cito il caso Alenia. Se li si spezza l'unitarietà del know-how esistente si compromette il ruolo della presenza Alenia a Torino. Se anche per la RAI si spezzano insiemi di conoscenze, di competenze professionali accumulate negli anni, che fanno parte quindi del patrimonio forte, non si possono poi tenere i pezzi ancora in vita per un lungo periodo dandogli una dimensione strategica.
Per queste ragioni, Presidente Brizio, credo che occorra intervenire con forza, ma con la riserva che il palazzo di via Cernaia non sia qualcosa che ci passa sopra, sotto o davanti. Si deve chiarire l'aspetto strategico che é formato però anche dai tanti mattoni di una costruzione. Le parole sono belle, si fanno i programmi, si fanno i piani, ma per coerenza dobbiamo evitare l'aspetto manipolativo in questo tipo di iniziativa. Il compito nostro e del governo del Piemonte é di cercare di fare la nostra parte, di essere pungenti, puntuali e di incalzare la dirigenza RAI, delle Partecipazioni statali, dell'IRI attorno a questa vicenda. Non facciamocela consumare poco per volta, come é avvenuto per la siderurgia, fino a rendere poi oggettivala chiusura, tanto oggettiva che l'appetibilità delle aree dell'ex siderurgia é diventata uno degli elementi portanti del nuovo Piano regolatore di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara, l'ultimo dei presentatori degli ordini del giorno.
FERRARA Signor Presidente e colleghi, abbiamo avuto - carne sapete - poche settimane fa un incontro estremamente positivo con il Presidente e (alto management dell'IRI, incontro che mi aveva dato l'impressione che fossimo in presenza di un atteggiamento nuovo da parte di questo ente. Lo stesso intervento del dr. Pasquarelli in questo palazzo lasciava intendere che qualcosa di nuovo ci potesse essere. Nulla di nuovo invece dobbiamo dire: dopo pochi giorni le promesse fatte formalmente da autorevoli rappresentanti dell'IRI e della RAI sono state tutte quante cancellate da comportamenti precisi.
Troppe volte qui in Consiglio regionale svolgiamo un dibattito scriviamo alla RAI, che a volte ci risponde, a volte no, e che quando ci risponde dice che non ci sono problemi, ma poi tutto va avanti come sempre.
Qualche tempo fa avevo fatto una proposta, che aveva suscitato delle polemiche, dicendo che, se quello della RAI era un problema finanziario che la costringeva a reperire risorse finanziarie utilizzando tutte le opportunità che aveva e quindi anche il grattacielo di via Cernaia, la mia opinione era che non il grattacielo in sé come palazzo fisico era la presenza RAI a Torino, ma quello che c'è dentro il grattacielo, dentro il centro di produzione e dentro il centro ricerche. Qualcuno aveva considerato questa una posizione rinunciataria; in realtà non si trattava di rinunciare. ma era un modo per iniziare una trattativa con la RAI sul piano contrattuale, in altre parole, noi concediamo di vendere liberamente quel palazzo, purché tu costruisca un altro palazzo a Torino e che si riempia non solo di tutte le professionalità oggi presenti, ma anche arricchendole. Non ha senso il fatto che la RAI a Torino sia la struttura più penalizzata; i dipendenti della RAI in tutta Italia nel 1980 erano 13.525 unità, nel 1990 sono scesi a 13.365 con un calo, a livello nazionale, di 160 dipendenti. La sola Torino ha avuto nello stesso periodo una riduzione di 295 unità, ovvero quasi il doppio della riduzione del personale della RAI in tutta Italia. Ciò significa che a Torino é diminuito e in altre parti è mediamente aumentato. Il dott. Pasquarelli dice che a Torino si vorrebbe fare il museo della RAI, ma noi non vogliamo che la RAI di Torino diventi un museo! Occorre però trovare qualche elemento nuovo, signor Presidente. La Regione Piemonte deve dimostrare la sua autorevolezza e costringere l'IRI e la RAI a prendere degli impegni e indurle a mantenerli. Non é più dignitoso, per un'istituzione come la Regione Piemonte che ogni sei mesi dibatte su determinati problemi assumendo delle posizioni sulle quali i "signori" da Roma dicono che abbiamo ragione, che Torino é nel loro cuore e regolarmente Torino venga svuotata.
Io le chiedo, signor Presidente, di assumere una posizione forte, nuova della Regione Piemonte che coinvolga i parlamentari piemontesi, che vada direttamente al Governo e alla Presidenza dell'IRI, perché su questa posizione si finisca di prendere in giro la Regione Piemonte e si assuma finalmente una posizione nuova.
Spero che il Presidente Brizio, nel suo intervento, possa darci delle garanzie in questo senso.



STAGLIANO' IGOR



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Ho chiesto di parlare a questo punto per fornire alcune informazioni e fare il punto della situazione; anche perché su questo argomento sono stati presentati degli ordini del giorno, nonché le interpellanze del Consigliere Staglianò e del Consigliere Ferrara.
L'incontro con l'IRI é avvenuto ai primi di maggio; ritengo che la venuta del Presidente dell'IRI, Nobili, sia stato un fatto di per sé molto positivo che mi auguro si ripeta entro sei mesi, così come é stato annunciato. Tutto ciò ha dimostrato un interesse particolare dell'IRI al Piemonte, ad una Regione forte che cerca una pluralità di investimenti e che, in un momento così difficile come quello nel quale ci troviamo, ha un suo valore. A me non é affatto sfuggita la contraddizione che esiste tra le dichiarazioni del Direttore della RAI e i fatti che si sono verificati a fine maggio. Tant'è vero che, quando é arrivata l'interpellanza del Consigliere Staglianò datata 7 giugno, io avevo provveduto fin dal 3 giugno a scrivere al dott. Pasquarelli facendo riferimento alle voci che circolavano e allegandogli un documento dei sindacati che evidenziava questa incentivazione: nel trasmettere quella nota esprimevo profonda preoccupazione per l'atteggiamento dei dirigenti RAI che non era conforme alle assicurazioni fornite dalla Direzione Generale nell'incontro avvenuto a Torino, presente il Presidente dell'IRI, dott. Nobili.
Al riguardo ritenevo necessario un puntuale ed esauriente chiarimento del quale sarei stato grato. Il chiarimento é giunto, ma non mi é parso soddisfacente, come ripeterò ripercorrendo la storia dei contatti avuti fino a stamani che continuano fra la Giunta, il Presidente e la RAI medesima. Sono contatti orientati ad una posizione dialettica per cui anche leggendo queste dichiarazioni, voglio sia chiaro fin d'ora che la Giunta é d'accordo se il Consiglio vota un documento unitario, sulla linea di quelli che sono stati presentati, perché può essere un elemento che rafforza il discorso pienamente aperto con la Direzione Generale della RAI.
La nota del 10 giugno, come ha già accennato sia pure brevemente l'Assessore Cerchio nel dibattito sull'occupazione, rispondeva alle nostre preoccupazioni, dicendo: "Il trasferimento da Torino a Roma della struttura tecnica a bassa frequenza è uno dei molteplici provvedimenti che si ipotizza di attuare per la razionalizzazione degli assetti organizzativi e il contenimento dei costi. E' peraltro ipotesi articolata che prevede tempi di attuazione piuttosto lunghi; non implica, in alcun caso, il trasferimento delle unità che operano attualmente a Torino".
E' una risposta solo in parte soddisfacente.
Secondo punto: "Le recenti incentivazioni avvenute a Torino rientrano nel quadro dei provvedimenti finalizzati alla graduale riduzione dell'organico dell'azienda che, come previsto nel piano quadriennale '91/'94, approvato dal Consiglio di Amministrazione dovrebbe scendere di circa 750 unità in quattro anni" (ricordo che il dott. Pasquarelli aveva detto che a Torino non ci sarebbero state riduzioni).
Prosegue la nota: "Le incentivazioni di perso-nale trovano la loro naturale, e ancorché non automatica compensazione nelle assunzioni che l'azienda ritiene di dover garantire per assicurare, attraverso nuovi equilibri quantitativi-qualitativi dell'organico, funzionalità al sistema generale RAI ed ai sottosistemi che lo compongono.
Le incentivazioni effettuate di recente. non solo a Torino, ma anche in altre sedi (Genova, Bolzano, Bologna, Venezia), sempre su richiesta dei dipendenti interessati, vanno viste in quest'ottica. Si sottolinea comunque. che alcune di esse saranno utilizzate per poter effettuare assunzioni di laureati, finalizzate alla riqualificazione dei settori tecnici di Torino ed in particolare del laboratorio ricerche".
Tutto questo avveniva il 10 giugno, ma non ci siamo fermati qui.
Abbiamo proseguito, con ripetuti contatti telefonici, per avere ulteriori specificazioni e chiarimenti.
Nella sostanza, la Direzione dell'azienda dice che le incentivazioni vengono fatte in tutta Italia; é un problema di svecchiamento e di trasferimento da certi settori ad altri; alcuni settori devono essere alleggeriti, altri devono essere potenziati. Tale situazione rientra nella flessibilità di azione di un'azienda sana; questo é quanto é stato detto.
Inoltre, dice la nota: "In particolare, per quanto riguarda Torino, è in corso l'assunzione di 12 persone per coprire i seguenti posti uno specializzato di ripresa, un operatore di ripresa. un montatore, un impiegato di documentazione, un impiegato di amministrazione, una truccatrice parrucchiera. Si confermano le procedure in corso per l'assunzione di un'ottimizzatrice, di un montatore, di un operatore di ripresa, di un radiomontatore, di un grafico operatore, di un impiegato per segreteria. Dodici unità sono quindi in corso di assunzione definitiva".
Inoltre nella riunione del Consiglio di amministrazione di ieri stata decisa l'assunzione di 15 unità con contratto di formazione e lavoro; cinque sono contabili, cinque impiegati di concetto, due operatori di ripresa e tre tecnici. La tesi dell'azienda é che c'è una mobilità in atto tra cui una linea di uscita di incentivazione che va in ordine ad una politica di svecchiamento e di spostamento da un settore all'altro.
Questo discorso non ci ha soddisfatto. Questo l'ho chiarito all'assistente del Direttore generale ed al Vicedirettore generale, Lunghi con i quali ho parlato telefonicamente più volte in questi giorni, essendo il dott. Pasquarelli non reperibile; ho detto loro che comprendiamo l'esigenza di mobilità all'interno, ma non vediamo il disegno complessivo di questa operazione. Per Milano è già stato presentato il progetto complessivo. Mi é stata data assicurazione che il progetto Torino sarà presentato ed esaminato tra luglio e settembre. Mi sono ugualmente dichiarato profondamente insoddisfatto. Ho detto con molta chiarezza che il Consiglio ne avrebbe ridiscusso e che non avrei potuto dire qui di essere soddisfatto, né avrei potuto dare assicurazione al Consiglio che é in atto un disegno di estrema chiarezza perché così non é. Sono stato estremamente duro nei colloqui, quindi posso assicurare che non ho alcun problema a che venga approvato un ordine del giorno in questo senso.
Al collega Ferrara debbo dire che la Giunta si muoverà con la massima fermezza, tenuto conto che abbiamo un rapporto con la RAI e con l'IRI che andremo a ridiscutere anche con il Presidente Nobili, per esprimere la nostra insoddisfazione sulla linea che si sta evolvendo; e per chiedere di giungere ad un accordo su un protocollo complessivo non riguardante soltanto lo stabile di via Cernaia.
Mi é stato detto che un protocollo non é stato fatto neanche a Milano ma a Milano probabilmente non si é fatto perché non c'è la condizione di vertenza che c'è a Torino, che presenta una situazione diversa. Chiediamo quindi un protocollo d'intesa complessivo tra Comune, Regione e RAI sul progetto di sviluppo di Torino, che malgrado le assicurazioni del Direttore generale, procede con difficoltà.
Il bilancio '91 sta andando peggio del previsto; anche a causa della spesa eccezionale della guerra del Golfo che deve essere recuperata. Si dovrebbero chiedere i danni all'Iraq, per poterli opportunamente utilizzare nella sede di Torino. Ma, a prescindere da queste valutazioni, occorre tenere presente che il budget del personale diminuito di 750 unità complessive in quattro anni é un budget esistente.
A noi interessa che la RAI abbia le idee chiare, a noi interessa un protocollo d'intesa chiaro e completo. Questo modificando l'ordine del giorno e mi impegno, a nome della Giunta, ad usare tutto il peso politico che abbiamo per raggiungere risultati concreti su questa vertenza. La situazione é oggettivamente difficile; dobbiamo difendere la forte presenza RAI a Torino, che certamente costituisce un elemento, nel piano complessivo di ristrutturazione, sul quale vi é la tentazione di incidere, ma contro tale tentazione dovremo reagire con estrema forza e determinazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Farassino.
FARASSINO Signor Presidente, qualche considerazione da aggiungere al fiume di parole spese sulla situazione RAI a Torino e in Piemonte. Mi pare che in questa discussione manchi il coraggio di dire come stanno le cose oppure le vere cause della situazione RAI in Torino e in Piemonte sfuggono alla maggior parte delle persone che pure dimostrano di avere a cuore la situazione torinese.
Per poter passare da una strategia generica - come ha detto giustamente il Consigliere Chiezzi - ad un'azione effettiva e fattiva, dobbiamo individuare le cause della situazione. Da anni è in corso lo smantellamento della RAI: questa é la vera causa. Si é deciso di annullare e smantellare il reparto cultura, per favorire e incentivare i comparti dell'informazione, dell'attualità e del varietà, che sicuramente rendono di più in un quadro politico generale che vede la RAI sottomessa.
Da sempre é in atto la spartizione che é accettata da tutti. il primo canale é sotto la guida della DC; il secondo del PSI, e il terzo canale nato come programma di informazione regionale e divenuto canale nazionale stato dato al PCI in cambio, a suo tempo. del compromesso storico.
Per poter gestire una situazione di cultura, occorrono persone preparate specificamente sul piano culturale.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere. Inviterei nuovamente e garbatamente i Consiglieri a seguire il dibattito, che é molto importante.
FARASSINO Il Centro di produzione di Torino ha messo in scena i più grandi romanzi popolari, le più grandi opere liriche, abbiamo visto Shakespeare Ibsen, Pirandello. Il Coro sinfonico della RAI é di portata europea stato diretto da maestri conosciuti a livello mondiale.
Si sposta l'asse della produzione culturale perché non interessa più, o interessa molto meno, perché é più facile allestire programmi di varietà in cui si distribuiscono milioni a pioggia a chi indovina il numero di palline colorate contenute in una campana di vetro, é più semplice fare un'interruzione per ospitare il politico del momento che con le sue considerazione sull'andamento della politica in Italia, porta avanti una sua campagna elettorale! Comunque, i discorsi su prepensionamenti incentivazioni assumono una logica nel momento in cui si comprende che fare cultura non interessa più. Interessa invece la spartizione dell'informazione, dell'attualità, del varietà. da sempre dislocate nelle sedi RAI di Roma, di Milano e di Napoli.
L' incentivazione del personale é addirittura un deterrente perché non fa che aumentare un tipo di organico che, all'interno di una situazione di non produzione, va a costituire un ulteriore elemento di passività dell'azienda, fornendo un alibi a chi vuol veder scomparire la RAI torinese.
Non é nelle mie intenzioni fare sterili polemiche, o accuse. Se individuiamo queste cause, l'intero Consiglio, nella figura del suo Presidente, potrebbe attivarsi per un'azione verso la Direzione generale della RAI intesa a far sì che venga ripristinato il Centro di produzione e venga incentivato. Non bisogna incentivare i licenziamenti, ma la produzione a Torino, in modo che l'azienda ritorni a "girare" a pieno carico, e Dio sa quanto é sentita da una parte non trascurabile di popolazione, la mancanza di programmi culturali veri.
Quindi, incentivando la produzione culturale e quella artistica, a mio parere, vengono giustificate le strutture che debbono tenere in piedi un Centro di produzione come quello di Torino. Bisogna individuare la volontà politica che vuole togliere da Torino il Centro di produzione, non per antipatia verso Torino, ma perché viene spostato l'interesse politico verso produzioni che rendono di più a livello politico. Parliamone magari in un'apposita commissione, ma secondo me, la strada é quella di agire nei confronti della RAI affinch venga ripristinato e incentivato il Centro di produzione torinese.
Questo potrebbe essere il correttivo che ci consentirebbe di ripristinare una situazione che, perlomeno a parole, sta a cuore a tutti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' "Con passo ovattato la RAI sta mandando al macero anche una delle fonti più prestigiose di cultura e fruizione musicale, costruita in più di mezzo secolo di storia aziendale". E' il passo iniziale di una lettera inviata dal prof. Pietro Righini al giornale "La Stampa" il 19/6/199 1, con la quale si segnalava per l'ennesima volta all'opinione pubblica il gioco sfacciato del "carciofo" che la Dirigenza nazionale della RAI sta consumando ai danni del Piemonte.
La lettera é stata inserita nella busta consegnata ai sessanta colleghi; la busta contiene anche la cassetta messa a disposizione dai lavoratori del Complesso Sinfonico di Torino, con la registrazione del "Requiem" di Mozart. E' triste dover constatare - a distanza di tre anni tanti ne sono passati da quando vennero a farci visita al gran completo i lavoratori del Complesso Sinfonico di Torino - che stiamo passando dal "Va pensiero", carico di grande tensione e di grande speranza, cantato in quella circostanza in quest'aula, al "Requiem" questa volta solo registrato perché non ci sarebbe più nemmeno il numero sufficiente di coristi ed orchestrali per eseguirlo in un posto come questo.
E' triste che i lavoratori debbano ricorrere a questi strumenti per ricordarci che non stiamo facendo abbastanza - certo con responsabilità diversificate a seconda del ruolo che ricopriamo in quest'aula - per fermare la mano di coloro i quali negli apparati RAI si avvicendano con "licenza di uccidere" l'occupazione.
Nella nostra interpellanza, citata dal Presidente Brizio e che ha fornito ai colleghi spunti per la presentazione di ulteriori documenti segnalavamo come sia davvero inaccettabile che la più alta Dirigenza della RAI, in un incontro pubblico con giornalisti, cineoperatori e le più alte cariche della Regione, si assuma impegni precisi per il rilancio dell'azienda in Piemonte e solo cinque giorni dopo, la stessa Dirigenza invii a Torino emissari con il compito di "affossare" la presenza RAI nella nostra regione.
L'interrogativo che sollevavamo era quello di capire, non essendo riscontrabile alcuna coerenza tra le parole sulla riqualificazione della sede regionale ed i fatti che ne conseguono quotidianamente, se la RAI soffre di qualche turbe psichica e di dissociazione operativa - la mano destra non sa quello che fa la sinistra? - oppure se ci troviamo di fronte come temiamo, ad una doppiezza programmatica volta ad ingannare le istituzioni pubbliche piemontesi, circa gli effettivi disegni aziendali.
Non penso sia il caso di rifare la storia della ristrutturazione RAI penso invece che in questa sede sia opportuno ribadire che la Regione Piemonte deve muoversi con maggiore determinazione, più di quanto abbia fatto finora.
Do atto al Presidente Brizio della tempestività con cui é intervenuto presso il dott. Pasquarelli in seguito alla mia interrogazione, ma la realtà purtroppo non cambia. Dobbiamo ricordare in questa sede che, per quanto riguarda il Complesso Sinfonico, nel 19901a Regione Piemonte ha sborsato ben 713.645.890 lire. La Regione Piemonte, cioè, ha fornito un contributo pubblico rilevante (purtroppo insufficiente, a nostro avviso, e ci riserviamo di formulare proposte più precise al riguardo) affinché una struttura, culturalmente importante evitale sotto il profilo professionale potesse ramificare la propria presenza sul territorio regionale.
La Regione viene così "usata" dalla Dirigenza RAI per succhiare quel po' di soldi che è possibile prendere, facendone poi semplicemente quel che vuole senza rispettare gli impegni per la salvaguardia della presenza del Complesso Sinfonico.
Ci troviamo, insomma, di fronte a comportamenti platealmente contraddittori di chi ha responsabilità molto precise, che risiede peraltro ai vertici di un'azienda privata nella forma societaria ma di nomina pubblica. Penso, in poche parole, che non sia minimamente accettabile la continuazione di un vero e proprio doppio gioco.
Non possiamo assistere passivamente all'impoverimento progressivo della RAI piemontese; dobbiamo reagire. Una cosa che dobbiamo fare è quella di dare il segno (in alcuni settori in specifico) di una Regione pronta ad assumersi le proprie responsabilità per tenere in piedi una struttura vitale, professionalmente valida, come il Complesso sinfonico. Occorre un'iniziativa capace di attrarre risorse, anche private, per consentire uno sviluppo dell'attività musicale nella regione.
Su tutti gli altri settori, per brevità, non aggiungo altro a quanto già detto dai colleghi; potrei fare riferimento per l'ennesima volta - mi pare però che lo abbia fatto efficacemente il Consigliere Monticelli all'impoverimento di alcune strutture tecniche essenziali. Il mancato sviluppo dell'informazione ad esempio é determinato anche dall'obsolescenza ormai insopportabile delle strutture, che impedisce di mandare avanti anche il pur minimo potenziamento nella produzione di programmi che il Piemonte ottiene, magari in una defatigante trattativa, dal Centro Nazionale.
Noi ci riserviamo, Presidente, di formulare al Consiglio proposte più precise e stringenti per passare dalle parole ai fatti, e per invertire una marcia che, a rotta di collo, viaggia verso lo smantellamento di una presenza che riteniamo essenziale per lo sviluppo sia della coscienza democratica che della cultura della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente e colleghi, spenderò pochissime parole a sostegno dell'ordine del giorno che ha avuto come primi firmatari i Consiglieri Monticelli, Tapparo e Ferrara e che con il loro assenso, ho sottoscritto perché lo condivido sia nella forma sia nella sostanza.
Come ha, con felice sintesi, messo in evidenza il collega Ferrara, la politica della RAI si basa sul metodo della presa in giro nei confronti del Piemonte, dei piemontesi e dello stesso Consiglio regionale. Dopo le cose dette e promesse in occasione dell'incontro con la Presidenza dell'IRI e con la Dirigenza RAI si é verificata, oltre alla presa in giro, la politica del carciofo. Dopo le promesse che consistevano in un'asserita inversione di tendenza. si é andati nel senso diametralmente opposto. A questo punto di propositivo non rimane che il nostro impegno, esternato nell'ordine del giorno e sul quale faccio solo un rilievo formale.
Penso che la penna abbia tradito il pensiero degli estensori, poich ad un certo punto, dopo aver messo in evidenza la situazione denunciata anche da me a sintesi delle sintesi, si chiede alla RAI un'articolata inversione di tendenza. L'interlocutore. del Consiglio Regionale, in quanto tale, non deve essere la RAI, perché possiamo immaginarne quale sarà la reazione, quale sarà il comportamento. In coerenza con quanto detto dal Presidente della Giunta, nella piena disponibilità a recepire le cose finora dette e quelle che verranno dette a sostegno della tesi di non smantellamento della RAI, ma di potenziamento attraverso un'inversione di tendenza, penso che non si debba chiedere alla RAI quanto é detto nell'ordine del giorno, ma si debba impegnare la Giunta, anche perché la Giunta ed il suo Presidente sono pienamente disponibili;' ad intervenire con la propria autorevolezza istituzionale nei confronti della RAI per chiedere ed ottenere tutto quanto é contenuto nell'ordine del giorno.
Nonostante la sua valenza istituzionale, il Consiglio regionale non pu chie-dere questo impegno alla RAI, perché il risultato sarebbe estremamente inconsistente.
Con questo spirito e con queste considerazioni, condivido l'iniziativa presa, che ho fatto anche mia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.
GOGLIO Presidente, colleghi, ancora una volta ci troviamo a trattare il problema RAI. Un giornale titola: "RAI dimezzata a Torino: quale destino per Orchestra e Coro?" Da anni, questi interrogativi riempiono decine di articoli di giornale e scorrono su una lunga serie di interpellanze ed interrogazioni finite sui banchi dei Consiglieri regionali e comunali. Non sono interrogativi nuovi, e se ad intervalli vengono ad inquietare le nostre sedute vuol dire che sotto sotto c'è qualcosa di poco certo. Una crisi silenziosa e strisciante da anni coinvolge la sede torinese della RAI e le strutture ad essa collegate.
Non mi pare di leggere spesso, pero, di crisi, di inquietudini. e di timori tra quanti lavorano alla RAI di Milano o di Napoli; tanto meno nella sede romana, dove nonostante buchi di bilancio, polemiche e risse tutto viene presentato con toni trionfalistici. Se l'argomento tocca la pelle dei lavoratori RAI di Torino e non quella di altre sedi significa che é qui che qualcosa non va, mentre in altre città queste preoccupazioni non esistono.
Perché a Torino e non a Milano? Non intendo sventolare la bandiera del campanilismo, anche se un po' di sano amor torinese non mi sembra fuori luogo, dal momento che la RAI é nata e cresciuta nella nostra città.
Voglio semplicemente ribadire - e si sa - che, a poco a poco, si vanno delineando nella geografia radiofonica italiana tre poli di rilevanza nazionale, uno al nord, uno al centro e uno al sud.
Il polo del nord non sarà certo in Piemonte. Lo conferma una constatazione elementare: mentre le strutture torinesi continuano a perdere consistenza sia sul piano occupazionale che su quello della produzione, le quotazioni della RAI di Milano sono in ascesa; mentre qui si parla di svuotamento del Centro amministrativo di via Cernaia, dello spostamento SIPRA a Milano, da altre parti nulla di tutto ciò accade; mentre negli ultimi due anni il Centri di produzione torinese ha perso oltre 100 unità non sostituite, i livelli occupazionali nazionali restano invariati.
Ricordo soltanto un dato; il Centro amministrativo di via Cernaia gestisce incassi per 1400 miliardi e rappresenta il secondo portafoglio abbonamenti d'Italia. Se questa attività dovesse cessare, le banche torinesi perderebbero una bella quota di depositi e di operazioni di sportello.
Se per acquisire prestigio e immagine occorre produrre programmi di qualità e di interesse nazionale. come può la RAI di Torino diventare competitiva se i centri di produzione non vengono adeguati? Di fronte a queste domande insistenti, annose, i vertici nazionali della RAI hanno assunto impegni precisi; prima il doti. Agnes, poi, un paio di mesi fa il dott. Pasquarelli, al seguito del Presidente dell'IRI, Nobili. Tuttavia nonostante gli impegni, nessuno si sente sereno e questo stato d'animo non va imputato alla proverbiale diffidenza subalpina. Ci deve essere dell'altro.
Il Direttore generale Gianni Pasquarelli ha detto, ad esempio, che l'eventuale sopravvivenza dell'orchestra di Torino non può più essere legata al palinsesto, in quanto la produzione musicale ha perso di peso all'interno della programmazione, quindi si vede di inserirla in un impiego sul territorio. Meglio se si trovasse un direttore manager in grado di garantire concerti extra RAI e magari assicurarsi la benevolenza di sponsor privati.
Può darsi che la strategia indicata da Pasquarelli abbia dei lati positivi, ma a me sembra. che trovare una persona che concentri in s elevate caratteristiche professionali e capacità manageriali non é facile (ammesso che ve ne siano). So di buoni manager che sarebbero pessimi direttori di orchestra e di eccellenti direttori che sarebbero manager piuttosto discutibili.
Il dott. Pasquarelli ha anche detto chela SIPRA rimarrà a Torino, così come il Centro amministrativo, magari con uno spostamento di sede, e che verrà potenziata la produzione di serial e di programmi scientifici.
Staremo a vedere: il dott. Pasquarelli ha anche aggiunto che i primi segni del rilancio cominceranno a vedersi in autunno.
Tutto questo, comunque, non mi convince; il Partito Socialdemocratico ha, sempre contestato eventuali tagli alla RAI di Torino ed il mio partito continuerà a battersi in questo senso. La mia perplessità è d'altro tipo: mi domando se alla radice di una crisi che continua a serpeggiare in maniera subdola, non vi sia la volontà politica tendente a lasciare che le cose vadano per conto loro.
Mi spiego. Se qualche incertezza dovesse sorgere sul destino della RAI di Milano o di Napoli, sono certo che assisteremmo ad una levata di scudi da parte dei parlamentari, delle istituzioni; assisteremmo ad un bombardamento di comunicati, prese di posizione, appelli. sfilate, magari di concerto con le organizzazioni sindacali per sottolineare che a Milano o a Napoli la volontà politica conta. Qui a Torino, al di là degli incontri ufficiali con i vertici dell'azienda, al di là di qualche tiepida enunciazione di principio, mi pare che il coro sia piuttosto tiepido. Come interpretare questo comportamento? Sono certo che non devono essere prese sul serio quelle voci che parlano di un macro manuale Cencelli, adattato ad una superspartizione di aree di influenza sulle emittenti pubbliche: "il nord a te, il centro a me.
il sud a tutti e due".
Ma se così non é, se tutto é chiaro e trasparente; come mai, dopo sette anni di incontri, discussioni, proclami di buona volontà, conferme che nulla sarà toccato o spostato, siamo ancora qui a parlare del problema RAI di Torino?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.
PICCHIONI Signor Presidente, mi pare che questa discussione sia un po' una commemorazione in re minore, al di là del "Requiem" di Mozart che ci stato regalato, poiché ci ritroviamo alle prese con temi svolti già alcune settimane fa.
Sinceramente devo dire che non fui assolutamente soddisfatto dell'incontro sul problema RAI del 9 maggio con l'IRI. Quell'incontro fu evasivo ed elusivo, per dirlo in termini quasi parafiscali. Il Presidente dell'IRI, dopo aver descritto la situazione in atto e quella futura delle aziende in Piemonte.
passò la parola al Direttore Gianni Pasquarelli, il quale in altra sede, forse meno impegnativa e più colloquiale, fu sufficientemente rassicurante su alcune prospettive che poi vedemmo improvvisamente scomparire in occasione dell'incontro con le autorità regionali. Il dott.
Pasquarelli é stato più vacuo e più fatuo del solito, vacuo per omissioni che sono state da tutti recepite e registrate, fatuo perché l'unica fantasia, l'unica "civetteria" che ha portato a quel convegno é stata quella di dire che Torino sarebbe stata gratificata da una specie di museo della RAI, quasi un viale della rimembranza, come se dovessimo vivere di antiche reliquie e antiche memorie.
Al di là di tutto questo, da parte della Direzione RAI non si registr alcuna dichiarazione, se non d'intenti, e per di più molto generici. Anche in quella occasione non si poterono che rilevare logiche diverse, signori rappresentanti e presentatori della mozione: la logica di via Cernaia puramente aziendalistica, mirata alla conservazione del lavoro, dei posti in azienda, dei loro processi gerarchici aziendali e la logica di via Verdi, completamente a sé stante.
Possiamo dire che entrambe hanno una loro legittimità e un loro valore ma la logica di via Verdi si pone i problemi della comunicazione, della cultura, dell'animazione culturale della città in maniera più sensibile di quella di via Cernaia, più corporativa, più giocata all'interno dell'azienda. Il problema non sta tanto nei problemi occupazionali che oggi toccano 25-30 unità, ma piuttosto nella debolezza intrinseca della RAI torinese. Non vorrei, Signor Presidente, che vi fossero dei by-passaggi da parte di questo o di quel dirigente che, per corti circuiti torinesi e romani, arrivassero in certe camere dei bottoni a dire che "l'agitazione" delle istituzioni é un fatto puramente "politico" delle istituzioni stesse e non collegato alla realtà oggettiva della RAI di Torino. Ho qualche sospetto.
E' difficile in tale contesto obbligare la RAI a fare delle scelte. E' vero che il Dipartimento Scuola Educazione ci é stato assicurato dal dott.
Pasquarelli, ma é anche vero che il problema dell'orchestra della RAI, che l'unico fiore all'occhiello con il quale possiamo presentarci con spessore internazionale ad un livello culturale europeo, é stato sbrigativamente risolto con il detto del: "trovati i soldi, trovati gli sponsor", in altre parole: "autorganizzatevi e l'orchestra non correrà alcun pericolo".
Ma questa è una soluzione troppo semplicistica e non impegna la RAI a far sì che l'orchestra di Torino possa avere la vita che il suo passato le autorizza. Il problema della RAI, non solo non é stato risolto nell'incontro con l'IRI ma nemmeno é stato sufficientemente affrontato. E' vero che le 27 assunzioni in corso riguardano solo il funzionamento fisiologico delle strutture di via Verdi, ma é anche vero che non c'è inversione di marcia per quanto riguarda via Cernaia. In questa ed in altra sede abbiamo sentito rivendicare dai sindacati la mancanza di tecnici, di maestranze, di strumenti operativi per poter far funzionare minimamente la macchina ad un livello compatibile con la produzione dello Studio.
Esiste invece in maniera assoluta ed incontrovertibile, un asse Roma Milano che penalizza Torino come per tantissime altre circostanze.
Ho colto quanto ha detto il Presidente, al di là di quelle che possono essere le nostre amarezze per questa subalternità sempre più evidente e sempre più esplicitata. Forse il documento del PDS, di Tapparo e di Ferrara potrà essere rafforzato non solamente dove si parla di un protocollo d'intesa relativo a via Cernaia, ma dove ci si potrebbe riferire a tutto il complesso RAI di Torino. Se non poniamo in maniera metodologica una scala di priorità imponendo alla RAI una scelta proprio sulle priorità, tutto diventa un indistinto confuso: così che la RAI potrà perpetuare. la sua politica di smantellamento, per non usare altri eufemismi. Questo protocollo d'intesa su tutto quanto concerne il pianeta RAI a Torino potrà essere un metodo di lavoro, nella speranza che le forze politiche lo appoggino. Il discorso Roma-Milano, al di là della centralità di Milano, è anche dato dalla latitanza delle nostre forze politiche. Non abbiamo né un Consigliere di amministrazione, né un rappresentante nel Ministero delle Partecipazioni statali, né un rappresentante nel Consiglio di Amministrazione della RAI, né un rappresentante nella Commissione di vigilanza, né un rappresentante nel Ministero delle Poste; ditemi allora quali sono i nostri santi in paradiso. Siccome in Italia si ricorre, al di là di ogni riferimento oggettivo, alla protezione di "un'autorità tutoria" possiamo sì dire che la RAI é nobilmente straniera in questa città, ma possiamo anche dire che noi siamo nobilmente stranieri nella RAI. Non so in quale modo, con quale coinvolgimento, con quale sensibilità da parte dei nostri parlamentari, si riesca a portare avanti in modo positivo il discorso. Dobbiamo però essere metodologicamente chiari e fermi nel pretendere dalla RAI l'osservanza almeno di alcuni punti che noi dobbiamo indicare come priorità assoluta, che quindi possono trovare accoglimento in un protocollo d'intesa che prenda in considerazione, in maniera specifica tutti i problemi della RAI ancora aperti, visto che nessuno di essi é stato purtroppo seriamente affrontato o risolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente e colleghi, sono anch'io grato ai firmatari presentatori dell'ordine del giorno e ringrazio il Presidente Brizio per le precisazioni e i contributi dati per richiamare con forza l'attenzione dei Consiglio regionale sulla permanente preoccupazione sul problema RAI.
Condivido le forti preoccupazioni espresse dai colleghi e nell'intervento del collega Tapparo, fatte proprie del Gruppo socialista, ormai molto diffuse fra i lavoratori. Preoccupazioni di una Regione che guarda con fiducia ai suo futuro, ma che deve scontare una serie di incongruenze che si verificano ogni volta che ci si incontra con i dirigenti della RAI.
Non mi soffermerò sui particolari dell'incontro avuto con il Presidente Nobili; abbiamo ascoltato i vari interventi dai quali ci sono venute le stesse e ormai ripetute assicurazioni. Ci siamo recati più volte a Roma, in viale Mazzini, dove abbiamo avuto incontri con la Commissione parlamentare di vigilanza; abbiamo anche promosso un convegno intorno ai problemi della RAI, dell'alta definizione, delle sue prospettive, e in ogni occasione ci sono state date sempre le stesse assicurazioni e ad ogni occasione ha fatto riscontro un dato grave, preoccupante, quello della regressione rispetto ai problemi segnalati.
Rilevo positivamente che ci sono state nuove assunzioni, ma condivido l'osservazione dei colleghi sul fatto che le stesse fanno parte di una strategia che vediamo andare avanti in un disegno di senso opposto e contrario.
Condivido, quindi, la preoccupazione per la tendenza centrifuga volta a tagliare fuori il Piemonte. E' sicuramente in corso il consolidarsi di un asse forte intorno ai poli di Roma, in quanto capitale del Paese e di Milano, in quanto capitale dal punto di vista economico che non possiamo accettare. Credo sia arrivato per il Piemonte il momento di agire. Quale tipo di reazione dovremo mettere in atto? Non possiamo fermarci all'approvazione di un ordine del giorno, nel quale auspichiamo ci sia piena, totale adesione; questo non é sufficiente.
Abbiamo già avuto modo di incontrarci con i nostri parlamentari. E' vero, occorre avere voci che ci rappresentano, io però non le considero essenziali: considero essenziale il ruolo che la Regione Piemonte deve cominciare a svolgere.
Forse, signor Presidente, dovremmo cominciare a pensare di entrare nel processo di modernizzazione che vogliamo realizzare in Piemonte anche con la RAI. Non possiamo più accontentarci di una querula denuncia o di conoscere quello che il manovratore di Roma ritiene di offrirci o di propinarci.
Dobbiamo concepire i rapporti tra la Regione e il ruolo che le proprio, il Governo centrale e i poteri centrali in termini di pari dignità. Non é più possibile che un gruppo dirigente, seppure di altissima competenza e preparazione, detenga il potere di scegliere e di stabilire i disegni che debbono andare avanti. Non é più possibile che le Regioni siano subordinate a scelte ormai anacronistiche.
Se é vero che si vuole realizzare un rilancio del ruolo delle Regioni se é vero che é necessario andare verso una vera e propria forma di autogoverno, e quindi di assunzione piena di responsabilità, è altrettanto vero che dobbiamo essere informati su cosa succede; lo chiediamo alle aziende pubbliche, lo chiediamo alle aziende private, abbiamo, a maggior ragione, motivo di chiederlo alla RAI e all'IRI. Il processo di sviluppo e modernizzazione dei rapporti con l'Europa non può essere incentrato soltanto sull'asse Milano-Roma.
Questa é una cosa assurda, lo é sempre stata. Da sempre il Piemonte ha sentito questo elemento come un "gap" col quale misurarsi e fare i conti per cercare continuamente di superarlo.
E' giunto il momento di mettere in campo tutte le nostre energie.
Dobbiamo fare una riunione con i parlamentari, dobbiamo richiamare coloro che rappresentano il Piemonte a Roma, dobbiamo mettere a punto una nostra strategia, un nostro disegno all'interno di un processo di rilancio del ruolo, poiché siamo una Regione che lavora, che guarda al suo futuro con fiducia e non può lasciare (sulle linee delle autoambulanze) un pezzo importante di immagine, dato dalla RAI e dall'informazione: Nonostante le cassette registrate, e distribuite in segno di rintocchi funesti, sono ancora perché si ritorni a suonare e cantare il "Va' pensiero". Non é tempo di ritocchi funesti, é tempo di grossi impegni, di lotta con Roma, con la RAI, per conquistare una vera autonomia, un rapporto più, stretto con i lavoratori della RAI e con la gente che con noi condivide queste preoccupazioni.
E' tempo, dunque, di avere una nostra strategia che comporti l'assunzione di responsabilità in ordine a nuovi rapporti tra RAI, Regione e Enti locali, e un impegno più incisivo, anche dal punto di vista del sostegno finanziario. A volte, bisogna partecipare anche con impegni diretti, una Regione che si propone di governare in modo adeguato deve saper assumere queste responsabilità, affermando quindi una sua presenza.
Se il processo di modernizzazione e di riforma passa attraverso un nuovo modo di vedere le istituzioni, bisogna concepire il ruolo della Regione in modo più significativo e più incisivo nel governo di tutte le attività legate alla Regione; bisogna rivedere i centri di ricerca, di produzione, i rapporti con gli Enti locali, la funzione del coro e dell'orchestra, i problemi dell'alta definizione: tutte questioni che riguardano un modo nuovo di svolgere la nostra funzione in modo adeguato.
Elementi che devono far parte di un disegno che dovremmo sostenere sia attraverso la presa di coscienza da parte delle forze vive e rappresentative della nostra Regione sia attraverso incontri da sollecitare continuamente senza stancarci nel portare avanti il nostro impegno. Impegno che dobbiamo ad una Regione che non intende gettare la spugna, che non intende suonare o cantare alcuna messa da requiem, ma che vuole continuare a svolgere una funzione importante per quella Europa che vogliamo andare a realizzare.
Da questa Regione devono levarsi forti moniti ad una tendenza e ad un andazzo che non solo non possiamo condividere, ma a cui vogliamo porre termi-ne, facendolo sapere alla RAI, al Presidente, al Direttore generale all'IRI e al Governo. Questa é una Regione che vuole continuare a fare grandi cose, come sempre ha fatto nella sua storia, lontana e recente. E' una Regione che non si ferma a contemplare un passato glorioso, ma vuole continuare a segnare una presenza significativa nell'insieme di impegni che il Paese intende portare avanti.
Tendiamo, quindi, ad un ordine del giorno che precisi queste nostre posizioni, che definisca una nostra precisa strategia da sottoporre non più ad intermediari, ma ad una contrattazione alla pari tra Regione e dirigenza centrale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI In primo luogo ritengo di dover ringraziare gli artisti della RAI per l'omaggio che ci hanno voluto fare. Vorrei anche dire che, al di là del titolo, il "Requiem" di Mozart é tutt'altro che un pezzo della cultura dei vinti; sicuramente il secolo dell'umile Mozart non era dei vinti. Anche l'atto di addio alla vita, in fondo, é un atto di affermazione della vita.
Se ascoltate il "Requiem" e poi andate a spasso, per esempio in montagna, probabilmente vi ritorna alla mente più ancora di alcuni canti di montagna.
Chiedo scusa della banalità dell'approccio usato per dire che ho gradito molto questo omaggio per il significato di questa musica nella sua cultura, non certo di presagio poco produttivo rispetto al nostro dibattito.
Esprimo anche un atto di forte ringraziamento ed apprezzamento a un collega che, a differenza di oggi, qualche volta mi ha creato dei problemi.
Una persona baciata dalla fortuna, che instaura quello speciale rapporto tra Dio e l'uomo che é l'arte, non può, come artista, su certi argomenti, scendere nella banalità. Nella banalità possiamo stare noi uomini normali, ma quelli che sono stati baciati dalla fortuna, o dagli Dei e hanno questo cordone ombelicale con l'eternità che é l'arte, hanno dei doveri per il dono straordinario che hanno avuto. Di solito, quando ascolto il collega Farassino mi sento disturbato dal contrasto tra l'uomo Farassino, quindi l'artista, e il politico Farassino; questo salto forte mi disturba. Oggi, invece, abbiamo ritrovato il Farassino che ci ha entusiasmato molti anni fa e che ci ha fatto apprezzare l'arte non come fatto aulico, ma come cultura delle nostre contrade. Mi sembra apprezzabile che il Farassino artista sia prevalso sul Farassino che poteva benissimo giocare sul revanscismo nei confronti di Roma o sostanzialmente del populismo rispetto al sistema. Ci ha dato, probabilmente, una chiave di lettura e una traccia per le iniziative che vogliamo avviare. Perché, caro Rossa, possiamo rivendicare tutto, dire tutto, ma in nome di chi e di che cosa? Siamo un sindacato che si occupa dell'occupazione? No.
Siamo una struttura di consulenza aziendale che deve insegnare alla RAI come organizzarsi? No. Noi siamo l'espressione di un'opinione pubblica.
Quindi, quanto ci viene detto da Farassino é qualcosa che va al di là di quest'aula, del Piemonte, di Torino. E' un problema nazionale. E' accettabile che l'attività musicale per eccellenza, sicuramente quella dell'orchestra e del coro della RAI di Torino, venga considerata marginale rispetto al palinsesto? E' questa la questione centrale, nella quale mi pare ci sia spazio per raccogliere il consenso non solo degli uomini della politica, per larga parte "compromessi da compromessi" (poiché è il loro modo d'essere) e che probabilmente hanno tante giacche quante sono le città d'Italia e altrettanti berretti quanti sono i campanili.
Su un valore squisito come questo, che é anche un problema politico, è possibile che l'ente di Stato faccia concorrenza al ribasso rispetto alla televisione privata, mantenendo tra l'altro il canone d'abbonamento? E' una questione politica che abbiamo il dovere di risolvere non solo nei confronti dei piemontesi che si sentono orbati, ma nei confronti dei cittadini italiani che vengono privati, per la larghissima massa, di uno strumento di informazione e di aggiornamento culturale insostituibile. Se non esiste un soggetto non mercantilizzato che faccia promozione musicale seria (mi riferisco a questa) prevale la moda, cari amici! Dobbiamo fare una battaglia, con il sostegno della società civile e della cultura affinché la RAI adempia al proprio compito istituzionale di promozione culturale per i cittadini del nostro Paese. Le persone in grado di frequentare sale per concerti (sempre che ci siano) sono una minoranza che ancora minore di una minoranza d'élite. E tutti gli altri, come si avvicinano alla musica? Qualcuno me lo dovrà spiegare; non é certo attraverso quello che fa la RAI. lo ho simpatia per i noti, ma déjà-vu protagonisti dell'opera lirica, ma far cantare tre tenori alle Terme di Caracalla (per carità, bellissimi documentari e bellissime occasioni di festa in famiglia) o trasmettere i trentennali di Pavarotti sono cose anche commoventi, ma sicuramente non vuol dire fare promozione musicale. Tra questi spettacoli e la musica c'è un po' di diversità, almeno secondo me.
Il nocciolo della questione posta dal collega Farassino é l'uscita della RAI rispetto a un impegno che l'ente pubblico ha in termini radicali cioè quello dell'informazione, della formazione, della divulgazione di valori che non sono trasmissibili se non attraverso strumenti di questo genere. Quand'ero ragazzo, per ascoltare musica si doveva prima "guardare" la radio, con quella cosa strana, che adesso non esiste più, che era l'occhio magico; una luce verde con una croce dentro, per cui bisognava far coincidere la croce e quando coincideva si potevano ascoltare decentemente i concerti della Martini e Rossi che, guarda caso, erano eseguiti dall'orchestra di Torino e diretti dal già citato maestro Rossi. Qualcosa del genere, di un po' più moderno ed attuale, ma comunque sempre in serata (non alle 9 del mattino per le casalinghe con tutto il rispetto per le casalinghe, anzi con l'invidia nei confronti delle casalinghe che hanno in questo senso più tempo per ascoltare musica) viene mandato in onda dalle televisioni private nei concerti domenicali patrocinati dall'Enichem, ente di Stato che finanzia Berlusconi. Su questo dovremmo un giorno ragionare.
Ebbene, anche con questi trascorsi alle spalle, ritengo opportuno utilizzare gli approcci del collega Farassino e, se del caso, avvalerci di quanto lui può avere in termini di esperienza, di frequentazione e di vissuto.
La nostra battaglia sulla RAI di Torino, per l'aspetto specifico che riguarda (orchestra e il coro, non é una battaglia sindacale per qualcuno che perde o mantiene il posto (mi spiace per gli interessati, ma non questo il nostro problema), e non é neanche un problema campanilistico.
Vogliamo innanzitutto che nei nostro Paese rimanga questo tipo di servizio paradossalmente potremmo anche immaginare il sacrificio di doverlo riconoscere ad un'altra sede, ma, comunque, messo a disposizione dei cittadini. Suggerisco una forte azione supportata non tanto dai politici ma da uomini di cultura, torinesi in primo luogo e magari nazionali, quelli che riterranno di riconoscersi in una battaglia in cui non l'istituzione ma i cittadini chiedano alla RAI di ripensare alle proprie scelte di strategia aziendale che, tra l'altro, mi sembra anche miope e suicida perché, per tornare ai grandi protago-nisti, gli ultimi mesi di una grandissima esistenza, come quella di Von Karajan, furono caratterizzati da qualche problema con le sue orchestre perché pur non avendo problemi né di patrimonio, né di eredità, né di memoria, Von Karajan aveva individuato il nuovo filone degli audiovisivi. Se l'audiovisivo é la conseguenza di una promozione attraverso un sistema di diffusione e di messa a disposizione delle conoscenze musicali obiettiva, quale può essere quella dell'ente di Stato é una cosa, se invece l'audiovisivo sulla musica d'arte é anche questa soltanto una mutazione del sistema consumistico, a questo punto preferirei ritornare alle armoniche a bocca piuttosto di immaginare di essere convinto da qualcuno che la cosa più bella da ascoltare é un qualcosa registrato e duplicato dal direttore d'orchestra che va per la maggiore. Si tratta di un valore di libertà nel senso più assoluto del terzine, e, una volta tanto, é anche una battaglia di sinistra. E'il servizio pubblico a doversi far carico di queste cose; altrimenti, voglio sapere come 54 milioni di italiani su 55 - possiamo immaginare di fare una media di questo genere - possa essere avviata al mondo straordinario della musica, senza aggettivi e senza maiuscole, ma comunque della musica.
Suggerisco che, per quanto possibile, il nostro documento si traduca oltre che in un'azione politica nei confronti dei nostri parlamentari, in un'azione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, richiedendo, signor Presidente, che una lettera a firma sua e dei Capigruppo venga mandata alle personalità competenti, per questione di natura culturale, né torinese n piemontese, ma nazionale.
Anche perché poi scopro che quanto ci diceva il dott. Nobili, anche se non ho ben capito quale civiltà vada a cercare gli sponsor,non è poi fuori luogo. Vorrei sapere, per esempio. se un breve spot pubblicitario di una notissima autovettura all'intemo di una trasmissione costi più o di meno della sponsorizzazione di un concerto. Basterebbe fare questo ragionamento alla grande impresa torinese, e verificare se ritenga opportuno, in passaggi televisivi, legare la sua presenza ad un'attività propria che sicuramente contribuirebbe alla sua immagine, anche se non sono in grado di capire quale tipo di ristoro di natura finanziaria ne potrebbe venire. E' questo il mio contributo alla discussione: l'ipotesi di una battaglia che non si riduce soltanto ad una rivendicazione di quanto il Piemonte ha inventato, costruito e mantenuto, o ad un'iniziativa che tenda a dare serenità a lavoratori troppe volte considerati oggetto. Inoltre, è impensabile che il prepensionamento di queste persone, che magari ci guadagnano ancora, possa risolvere il problema.
Immagino che niente di peggio si possa fare che allettare qualcuno, con un vantaggio economico, all'uscita dalla ditta per la quale ha speso gran parte della sua vita: ci sono anche valori umani e morali da considerare che vanno al di là delle forme meramente sindacali.
Esistono quindi problemi che non dobbiamo trascurare. Ritengo che la Presidenza del Consiglio, o i Capigruppo debbano avviare un'iniziativa che sottolinei quell'aspetto particolare, anticipato dal collega Farassino ovvero mettere in discussione la scelta operata dall'ente di Stato, in ordine ai programmi relativi alla grande divisione musicale, questione sulla quale si deve fare una battaglia di civiltà.
Qualcuno si sentirà dire (non noi) che siamo stufi di farci consigliare sul caffè da prendere da un illustre personaggio (che paghiamo a tempo pieno) e siamo stufi delle oscene banalità che i politici accettano, in quanto prezzolati, con qualche minuto di presenza. Una vita si misura anche nel limite di banalità e di rozzezza che si riesce a sopportare.
Ho (impressione che la nostra comunità nazionale, oltre che contro i politici, e magari contro la loro disonestà ed incapacità, dovrebbe incominciare a ribellarsi contro la banalità all'interno della quale questo sistema la costringe a vivere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Intervengo solo per fare due considerazioni in seguito alla risposta del Presidente della Giunta ed allo svolgimento del dibattito.
Un primo elemento: il Presidente della Giunta dice di aver aperto un protocollo su tutti i problemi RAI. Credo che questo fosse lo spirito dell'ordine del giorno in cui si parlava di RAI, di Sipra, di Eri, ovvero dell'intero complesso del gruppo RAI, nell'ottica di una politica abbastanza coordinata di allontanamento da Torino, a tutti i livelli e per ogni tipo di società.
La seconda considerazione è che si è enfatizzato molto (aspetto culturale, fondamentale ed importante, mentre mi è parso di capire soprattutto dall'intervento del collega Picchioni, che il discorso di via Cernaia fosse quasi un fatto di minore importanza, un fatto semplicemente aziendalistico.
Personalmente credo non si tratti di un fatto culturale; la cultura è certamente importante, ma non stiamo facendo una battaglia per il mantenimento della cultura in Piemonte, quanto per il mantenimento di una struttura industriale. Quindi, una forte battaglia affinché restino anche gli uffici amministrativi, la gestione e la direzione finanziaria di uri azienda così importante, che comporta un grande indotto per la città di Torino, è comunque una scelta importante e da difendere. Un'ultima considerazione sulla risposta del Presidente della Giunta Brizio. La Regione Piemonte non può che sentirsi offesa dalla risposta del Presidente Manca e del Direttore Generale Agnes, che non può che essere una presa in giro. Si parla di mobilità e si dice che a fronte di 25 prepensionamenti e di 27 trasferimenti a Roma, si sta assumendo una truccatrice, una segretaria ed altre 10 persone! Non è che manchi il quadro: è troppo chiaro il quadro, Brizio! La strategia è di forte depotenziamento di Torino. Occorre individuare le soluzioni e gli strumenti più opportuni, ed è la Giunta che deve farlo affinché l'offesa che la RAI continua a dare al Piemonte ed alla città di Torino venga, in qualche modo, contrastata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.
FIUMARA Signor Presidente e colleghi, ho ascoltato con molta attenzione ed interesse la discussione sull'ordine del giorno sulla RAI, presentato dai colleghi Monticelli, Ferrara e Tapparo.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno espresso in modo compiuto le giuste esigenze del Piemonte.
Credo sia giunto il momento di dire basta alla politica di smantellamento che impoverisce la sede piemontese e che, di fronte a questo grave ed allarmante stillicidio di notizie, occorra un'azione più dura.
Come faceva rilevare il collega Rossa, sono convinto che un semplice ordine dei giorno; anche se votato all'unanimità, non abbia il giusto peso che la situazione richiede. Nonostante la risposta, in parte rassicurante del Presidente Brizio, chiedo un'azione più pregnante.
Occorre una mobilitazione della Giunta, del Consiglio regionale, del mondo della cultura e, mi associo a quanto diceva il collega Marchini un'azione più radicale ed incisiva. Non basta un ordine del giorno.
Il mio intervento è anche una dichiarazione di voto. Per la prima volta voterò contro questo ordine del giorno. Il rituale degli ordini del giorno su questo tipo di argomenti è manifestamente insufficiente. Dobbiamo difendere non solo dei posti di lavoro, ma il ruolo politico-culturale della Regione Piemonte.
Il declino di una regione incomincia non solo con i licenziamenti dell'industria, ma da un costante impoverimento culturale: sarà veramente triste il giorno in cui constateremo la nostra impotenza, non solo nel settore privato, ma anche in quello pubblico. E' quindi un "no" polemico il mio, contro il rituale degli ordini del giorno su problemi che investono il ruolo centrale della nostra regione.



PRESIDENTE

E' pervenuto un ordine del giorno che unifica i testi precedenti (che si intendono ritirati), firmato dai Consiglieri Goglio, Cucco, Monticelli Ferrara, Staglianò, Tapparo, Majorino, Chiezzi, Marchini, Picchioni e Rossa, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte avendo appreso di nuovi "prepensionamenti" incentivati di dipendenti RAI dell'area torinese (più di 25 persone) e del ventilato trasferimento a Roma di una intera struttura tecnica attualmente operante nella sede di via Cernaia (27 persone) visto che tali misure sono state decise o preannunciate nei giorni immediatamente successivi all'incontro di una rappresentanza del Consiglio regionale e della Giunta con il Presidente dell'IRI ed il Direttore Generale della RAI ricordato che in tale incontro erano state date impegnative assicurazioni di una "inversione di tendenza" rispetto alla politica aziendale di riduzione del personale RAI di Torino perseguita negli ultimi anni valutato che i nuovi "prepensionamenti" e l'annuncio dell'intenzione di trasferire da Torino ulteriori funzioni attualmente operanti presso la sede di via Cercata costituiscono la riprova che tale "inversione di tendenza "non è ancora operante e che, al contrario, si continua a perseguire il progressivo ridimensionamento degli insediamenti RAI in Piemonte considerato che, pur dopo la risposta fornita alla Giunta dal Direttore Generale della RAI permane una evidente contraddizione fra le assicurazioni date dai massimi esponenti IRI e RAI ed i fatti che si sono verifìcati nei giorni seguenti, mette in discussione la credibilità di tali assicurazioni suona offesa ai massimi Organi della Regione Piemonte e pregiudica la possibilità di un rapporto di collaborazione fra Regione e Gruppo IRI ribadisce il proprio impegno, più volte espresso, per la difesa e la valorizzazione degli insediamenti RAI in Piemonte chiede l'immediata adozione, da parte della RAI, di atti concreti che dimostrino l'effettivo avvio di una nuova politica aziendale di riqualificazione e pieno utilizzo delle peculiari risorse tecniche culturali ed umane presenti nelle strutture RAI dei Piemonte in particolare, occorre che la RAI: definisca gli organici che l'Azienda ritiene necessari alle diverse attività torinesi all'interno di un progetto complessivo che confermi e consolidi le funzioni di direzione nazionale presenti nella sede di via Cernaia e la Direzione Generale SIPRA di Torino e la struttura aziendale ERI, potenzi il Laboratorio Ricerche, i Servizi Giornalistici ed il Centro di Produzione, salvaguardi la qualità dell'Orchestra e del Coro anche in vista di nuove eventuali soluzioni aziendali "esterne" alla RAI delimiti rigorosamente le incentivazioni al prepensionamento e avvii subito le riassunzioni indispensabili al potenziamento dei settori che l'Azienda considera "di punta": Laboratorio Ricerche (almeno 50 tecnici per ripristinare le condizioni minime di efficienza), Servizi Giornalistici (per la realizzazione del TG scientifico), Centro di Produzione (per consentire, anche attraverso un profonda riorganizzazione, l'insieme delle produzioni previste in condizioni di impiego ottimale delle risorse) ricopra le posizioni dirigenziali vacanti, a cominciare dal Direttore del Laboratorio Ricerche, per garantire l'efficienza e la continuità digestione manageriale degli insediamenti torinesi attui un'azione per la sospensione di ogni diminuzione dei posti di lavoro e di consolidamento qualitativo e di rilancio produttivo dell'Orchestra e del Coro (concorsi, programmi di stagioni e tournée) che è indispensabile per dare credibilità al progetto di una società "esterna" per la cui costituzione la RAI si deve attivare in prima persona, anche con l'attribuzione di un apposito incarico di direzione a persona altamente qualificata stanzi le risorse necessarie per assicurare la ricezione del segnale video regionale su tutto il territorio del Piemonte deliberi il trasferimento a Torino del Dipartimento Scuola ed Educazione, in modo da garantire un migliore raccordo con le produzioni relative che la RAI prevede di far realizzare per il 70% presso il Centro di Produzione Torinese si impegni a concordare con la Regione Piemonte, il Comune di Torino e le rappresentanze sindacali dei lavoratori un "protocollo d'intesa" che affronti e definisca il complesso dei problemi aperti.
Decide di partecipare, attraverso i Presidenti dei Gruppi Consiliari, al "Gruppo di Lavoro Misto" proposto dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori RAI per promuovere e coordinare tutte le iniziative necessarie alla salvaguardia ed al rilancio degli insediamenti RAI di Torino.
Impegna la Presidenza del Consiglio e la Giunta regionale a richiedere un immediato pronunciamento della RAI sulle questioni contenute nel presente ordine del giorno." Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole é pregato di alzare la mano. L'ordine del giorno approvato con 37 voti favorevoli e 1 contrario.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Ordine del giorno sull'ACNA


PRESIDENTE

E' pervenuto un ordine del giorno sull'ACNA, firmato dai Consiglieri Picchioni, Zanoletti, Porcellana, Staglianò, Cavallera, Rivalta, Riba Dameri, Bresso, Spagnuolo, Tapparo, Majorino, Monticelli, Segre, Cucco Foco, Fiumara, Goglio, Vaglio, Chiezzi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte Richiamata la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria che ha sospeso temporaneamente l'autorizzazione concessa all'ACNA di Cengio (SV) per la costruzione dell'impianto Re-Sol allo scopo di acquisire la documentazione relativa alla valutazione dell'impatto ambientale.
Considerato che il TAR ligure ha motivato la sospensione dei lavori per acquisire una relazione tecnica dettagliata della Commissione VIA ai fini di accertare se le modifiche all'impianto Re-Sol (che l'ACNA afferma di avere apportato) abbiano realmente eliminato i gravi rischi per l'ambiente e per la salute che la stessa Commissione VIA aveva messo in evidenza nel proprio parere del 12 gennaio 1990.
Ritenuta importante e decisiva questa fase di accertamento e documentazione ai fini della definitiva sentenza sulla decisione ligure di costruire un impianto di incenerimento che, oltre ad aggravare l'inquinamento della Valle Bormida, minaccia la produzione agricola dell'albese impegna la Giunta a chiedere alla Commissione VIA nazionale di effettuare, in via assolutamente preliminare, una ispezione sul territorio e sulla località ove ha avuto inizio l'installazione dell'inceneritore, ai fini di un approfondito controllo delle modifiche che, unilateralmente, l'ACNA ha asserito di aver apportato all'impianto, al fine di tenere in debito conto il reale "contesto" nel quale questo impianto andrebbe ad inserirsi e di realizzare un confronto diretto con le istituzioni e le popolazioni locali a trasmettere il presente documento agli organi competenti del Parlamento e del Governo e ai parlamentari del Piemonte. a cui in particolare richiedere un impegno volto ad ottenere il rispetto della decisione di non costruzione dell'inceneritore (Re-Sol in Valle Bormida nonché l'impegno di giungere ad una rapida, non più procrastinabile, e definitiva decisione del problema ACNA." Non essendoci interventi, pongo in votazione il documento, che assorbe tutti i precedenti.
Chi è favorevole é pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

Esame progetto di legge n. 140: "Modifiche ed integrazioni alle LL.RR. 25/1/88 n. 6 e 2/8/88 n. 42 in materia di collaborazioni esterne"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) dell'o.d.g.: "Esame progetto di legge n. 140".
Ha la parola il Consigliere relatore, Rossa.
ROSSA, relatore Illustre Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge n. 140 riproduce in toto, con la sola modifica dell'ari. 6 relativo alle disposizioni finanziarie, il testo della legge regionale, recante lo stesso titolo, approvata dal Consiglio il 26/3/1991 e rinviata dal Governo il 27/4/ 1991.
La Giunta ha infatti ritenuto che l'eccezione di incostituzionalità sollevata dal Governo in ordine all'art. 2 della legge, che per tale motivo stata rinviata, possa in sé essere superata, in quanto il richiamo alle incompatibilità stabilite da leggi nazionali, disposto dall'art. 2 medesimo, risulta esaurire totalmente le ipotesi più dettagliatamente individuate dall'art. 1, comma 2, della L.R. 6/88.
Stante il lasso di tempo decorso dalla predisposizione della legge poi rinviata, si é invece reso necessario adeguare la norma finanziaria, di cui all'art. 6; per consentire l'immediata attivazione del nuovo capitolo unico con il riversamento su tale capitolo dei fondi iscritti sui cinque capitoli previsti dalla L.R. 6/88 e prevedere una norma transitoria con efficacia limitata all'esercizio finanziario 1991.
Preso atto dei motivi, che hanno indotto la Giunta a presentare un nuovo testo di legge rispetto a quello rinviato del Governo, e condividendoli, la I Commissione permanente ha approvato il disegno di legge di cui si tratta. Ora se ne raccomanda l'approvazione di questa assemblea.
Ricordo però che prima di approvare questa proposta di legge a maggioranza, la I Commissione ha discusso vivacemente.
Alla relazione della Commissione aggiungerei alcune note per commentare alcuni articoli. All'art. 1 alla L.R. 25/1/1988 n. 6 in materia di collaborazioni esterne modificata ad integrata dalla L.R. dei 2/8/1988 n.
42, sono apportate le seguenti modifiche: il comma 2 dall'art. 1 sostituito dal seguente; "fatte salve le incompatibilità, stabilite da leggi nazionali, non possono essere affidati incarichi per le collaborazioni di cui all'ari 2. ad ex dipendenti regionali che non siano stati collocati a riposo per raggiunti limiti di servizio o di età, prima che sia trascorso un anno dalla data di effettiva cessazione del rapporto di lavoro con la Regione Piemonte". Questo é stato uno dei punti che ha rappresentato motivo di discussione in I Commissione e lo rappresenterà tuttora.
L'art. 3 é sostituito dal seguente; "Le collaborazioni, di cui alla presente legge, sono disposte nei limiti degli stanziamenti di bilancio all'uopo previsti, sulla base di indirizzi annualmente definiti dalla Giunta regionale e dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale nell'ambito della propria autonomia ed illustrati in occasione del dibattito consiliare sul bilancio preventivo dell'esercizio. Gli indirizzi medesimi sono preventivamente discussi con le Organizzazioni Sindacali del personale regionale".
L'art. 3 prosegue: "Nell'affidamento delle collaborazioni, di cui alla presente legge, l'Amministrazione regionale, in relazione al tipo di prestazione richiesta, alla professionalità necessaria. ed all'eventuale urgenza di conseguire i risultati può avvalersi di: a) Enti strumentali e società a prevalente partecipazione regionale b) Università e Politecnico c) Enti ed Istituti scientifici di natura pubblica d) Enti e organismi, anche privati, di ricerca o di progettazioni specializzati e) esperti o professionisti di notoria esperienza ed elevata capacità professionale, iscritti in albi professionali laddove necessario per lo svolgimento della collaborazione, da incaricarsi individualmente o collegialmente".
Per quanto riguarda l'art. 4, al comma 2 dall'art. 7 é soppresso l'inciso "sentita la Commissione programmazione e bilancio".
Art. 5: l'art. 9 é sostituito dal seguente: La Giunta regionale preventivamente alla loro adozione, dà informazione alle Organizzazioni sindacali delle deliberazioni relative alle collaborazioni previste dalla presente legge.
La Giunta regionale presenta annualmente al Consiglio una relazione sullo stato di attuazione delle collaborazioni.
Entro il 31 marzo ed il 30 settembre di ogni anno è pubblicato, a cura dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, sul Bollettino Ufficiale della Regione l'elenco delle consulenze affidate dallo stesso Ufficio di Presidenza con l'indicazione dei dati essenziali relativi".
L'art. 11 é sostituito dal seguente: "Le spese relative alle collaborazioni di cui alla presente legge, sono imputate esclusivamente all'apposito capitolo di bilan-cio istituito con la denominazione `spese per l'attuazione della L.R. 25/1/1988 n 6 e successive modificazioni.
Per l'anno finanziario 1991 la dotazione del suddetto capitolo è pari alla sommatoria delle disponibilità esistenti, alla data di entrata in vigore della presente legge, sui capitoli 2251, 2252, 2253, 2254 e 2255 che vengono conseguentemente ridotti in termini di competenza e di cassa".
Dopo l'art. 11 é inserito l'art. 11 bis, che recita: "In deroga a quanto stabilito dall'ari: 11 è consentito assumere e utilizzare, nell'anno 1991 e per le spese relative alle collaborazioni, gli stanziamenti iscritti ai capitoli n 4582, 5027, 8930, 8967, 9175 e 9183 del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1991 ": Infine vi é l'art. 8, che recita: "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore il glomo successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Questo disegno di legge é stato oggetto di grande discussione, ripetute riunioni, proposte e osservazioni del Commissario di Governo, mi sembra che nei termini in cui viene oggi presentato effettivamente, ne sono convinto per aver partecipato, insieme al Presidente e con tutti i colleghi della I Commissione, sia veramente un contributo importante ad un lavoro, ad un impegno, al raggiungimento di quegli obiettivi che naturalmente debbono potersi avvalere anche della collaborazione, dell'apporto di tutte quelle professionalità che sono necessarie per realizzare appunto quei momenti di avanguardia, di orientamento che la Regione Piemonte é chiamata ad assumere.
Nel momento in cui ho accettato la proposta in termini di "un anno del dipendente... ", era per sottolineare che nei momento in cui uno abbandona un'attività perché viene collocato in quiescenza da quel momento é un libero cittadino e quindi credo debba avere lo stesso diritto di poter continuare la sua opera sia nei confronti dell'azienda che ha lasciato sia nei confronti di altre aziende, quindi fornire anche la sua collaborazione.
Comunque mi sta bene l'anno di tempo che è stabilito, raccomando al Consiglio l'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Questa legge organizza la normativa su un'attività della Regione Piemonte particolarmente delicata: l'attività che regola gli incarichi e le forme di collaborazione che la Regione Piemonte Intraprende con settori esterni ad essa, pubblici e privati. Si tratta di una legge che regola un'attività particolarmente delicata perché soggetta a discrezionalità nella scelta decisionale. Quando c'è discrezionalità si agisce su un terreno che é una regione di frontiera, é un terreno libero in ogni direzione e spesso decidere quale sia la direzione da prendere non è cosa semplice; è un terreno accidentato nel quale gli acquirenti e i venditori sono liberi di scegliersi come soggetti di contratti. In questo caso si acquistano e si vendono conoscenze, capacità professionali, capacità scientifiche. E' indubbio però che questo terreno di lavoro caratterizzato da una forte presenza delle possibilità discrezionali. Non può che essere così. E' un terreno nel quali i concetti di competenza e di fiducia, i due grandi concetti cui necessariamente occorre riferirsi nella decisione discrezionale e nella reciproca libera scelta tra contraenti sono concorrenti in funzione autonoma, l'uno dall'altro e partecipano con la stessa forza, e non sempre con lo stesso segno, all'interno della decisione da prendere.
L'amministratore pubblico spesso trova che il concetto di competenza difficile da sposare con quello di fiducia o viceversa. Questa scelta di comportamento, che ha 'un'alta discrezionalità, comporta anche un alto valore morale (cosa é bene e cosa non é bene fare). Questi due concetti (competenza e fiducia) irrompono all'interno della scelta amministrativa con eguale forza e ne determinano la correttezza. Sono obiettivi difficili da gestire perché hanno una loro autonomia, gestirli insieme e trovare un giusto equilibrio non é cosa facile.
Ho fatto queste prime considerazioni generali per chiarire che il tema che regola le norme di questa legge é molto importante. E' una legge che regola fattività pubblica nel suo settore più delicato, quello della scelta dei collaboratori esterni ad essa, scelta che é discrezionale, scelta che deve contemperare due concetti che non sempre operativamente coincidono.
La legge che viene modificata da questo disegno di legge risale al 1988. Era una legge che prevedeva procedure e controlli preventivi e condizioni alle scelte discrezionali di una certa complessità. Trattandosi di materia delicata, la legge cercava di regolarla al meglio conducendo quasi per mano, il pubblico amministratore e aiutandolo ad agire bene, ad agire con senso morale, contemperando in modo giusto competenza e fiducia nell'incaricato.
Questa normativa, cosa modifica della vecchia legge? A mio parere, non fa altro che deregolare una serie di cautele e di procedure che erano contenute nella vecchia legge, non fa che alleggerire le procedure, non fa che togliere questa sorta di fastidio che taluni sentono nel dover seguire in modo minuto procedure complesse, di cui, tutto sommato, non si vede l'utilità.
Elenco brevemente le procedure e le cautele che vengono rimosse dalla legge, che il collega Rossa ha auspicato venga approvata e che io invece auspico non venga approvata così come é stata scritta.
Deregolazione. Primo: non si elencano più le incompatibilità che sussistono nell'affidare gli incarichi. Penso che questo sia un fatto negativo, perché non si toglie il superfluo, in questo caso. L'elencazione come era nella legge originaria, delle situazioni nelle quali non possano essere affidati gli incarichi, é assolutamente necessaria, in questa legge perché non siamo in presenza di un testo unico. Il nostro sistema legislativo manca di testi unici, e sappiamo quanto sia difficile rispettare le leggi, proprio perché occorre conoscerle tutte.
Ritengo invece che sia utile mantenere, in questa legge, gli elenchi delle incompatibilità che, certo, sono tutte segnate in leggi nazionali, ma che facilitano l'applicazione di questa legge; il sottrarre al corpo della legge la chiarezza dei riferimenti ad altre leggi statali esistenti, mi sembra un errore.
Il mantenere tali riferimenti é un elemento di chiarezza e di aiuto ad osservare la legge stessa. mentre sottrarli significa rendere la legge incomprensibile o costringere l'amministratore o il soggetto dell'incarico a fare una ricerca faticosa degli elementi di compatibilità previsti da altre leggi.
Questa legge elimina un altro punto decisivo (che riproporrò nei miei emendamenti), quello di sentire i settori interessati prima di assumere le deliberazioni da parte dell'Amministrazione regionale. Lo ritengo un errore gravissimo, anche perché la legge continua a ribadire che, prima di dare gli incarichi professionali esterni, occorre verificare che non ci siano le competenze interne alla Regione e, se ci sono, di verificare che sono già impegnate in' altre attività dalle quali non possono essere distolte.
Se gli amministratori, tutti pro-tempore, non "sentono" i responsabili dei settori, come fanno a verificare: a) se le competenze non esistono? b) che esistono ma sono così occupate da non poter essere stornate dal loro lavoro? Questa é un'altra norma che viene eliminata e che chiedo venga invece mantenuta.
Inoltre, non viene più sentita la Commissione programmazione e bilancio prima di affidare l'incarico. E' una deregolazione sulla quale potrei anche concordare.
Inoltre, non si discuterà più con le Organizzazioni Sindacali risultati delle collaborazioni degli anni precedenti e dell'impatto che queste hanno avuto sulla struttura di lavoro regionale. La discussione con le Organizzazioni Sindacali su quanto é stato fatto, é un elemento importante da mantenere, che l'altra legge prevedeva e che questa non prevede più.
Non viene più richiesto all'amministratore di esplicitare per quali ragioni affida l'incarico, la forma e la pubblicità che darà ai risultati del lavoro svolto, gli elementi essenziali della convenzione. Alleggerendo questa procedura si potranno dare incarichi poco motivati, fidando unicamente nei l'azione di buon governo di una Giunta.
Non viene più previsto un dettagliato curriculum vitae dell'incaricato e non vengono più previste le descrizioni sulle attività degli enti pubblici o privati, che si intendono incaricare. Quindi si saprà di meno sui soggetti ai quali saranno affidati gli incarichi.
Non si precisa più che occorre, in caso di incarichi affidati a dipendenti di altri enti, acquisire assenso da parte dell'ente di appartenenza (ma questa può essere un aspetto minore).
Con questo ho terminato l'elenco delle deregolazioni previste da questa legge. Alcune sono rilevanti. Si tratta di incarichi poco rilevanti dal punto di vista dell'impegno finanziario della Regione oppure no? Ho fatto una piccola verifica e vedo che si tratta di questioni abbastanza rilevanti. Nel 1990, nel bilancio preventivo, in quattro capitoli (dal 2251 al 2254) sono stati stanziati 5 miliardi e 73 milioni; di questi, sono stati impegnati con deliberazione 4 miliardi e 79 milioni. Queste cifre si riferiscono ad investimenti su fondi liberi. Non sono riuscito ad accertare quanti incarichi sono stati dati utilizzando i fondi a destinazione vincolata provenienti dello Stato. Per esempio, nel settore delle UU.SS.SS.LL. sarebbe utile sapere quanti incarichi affidano e per quali cifre ciascun anno. Vedete, non sono pregiudizialmente contrario a snellire le procedure preventive. Però, di fronte allo smantellamento di una serie di procedure, che si ritenevano garantire la trasparenza, di cautele bene sostituirle con procedure di controllo sui risultati dell'azione amministrativa. Se si toglie il peso dei controlli preventivi senza mettere il contrappeso, che vivifica e rende reale il controllo democratico a posteriori, si sbilancia troppo una legge e si corre il rischio di fare solo della deregolazione in un settore molto delicato che non va deregolato in senso generale. Bisogna costruire una legge che permetta, in questo difficile settore, di governare al meglio.
A questo punto, illustrerei i miei emendamenti. Propongo un primo emendamento come articolo aggiuntivo relativo alle finalità della legge.
Oggi la legge prevede solo un ambito di applicazione, non fa discorsi generali di finalità. Io, invece, introduco un primo comma di finalità che afferma che la Regione Piemonte ritiene, tra le proprie finalità di buon governo, quella di utilizzare e valorizzare tutte le energie e le risorse scientifiche e professionali, dentro e fuori il settore pubblico. Non c'è nessuna pregiudiziale da questo punto di vista. Si sancisce come finalità della Regione quella di utilizzare il meglio delle competenze tecnico scientifiche per poter governare.
Nel secondo comma si precisa che, tra le finalità della legge, c'è la garanzia della piena trasparenza della procedura e di una informazione tempestiva, chiara e completa ai cittadini. Nel momento in cui si alleggeriscono le procedure, chiedo questo contrappeso per consentire un controllo, non preventivo, ma a consuntivo dell'attività svolta.
Gli emendamenti successivi tendono a mantenere alcune procedure previste dalla legge che viene emendata dalla presente legge. Non li illustro in quanto sono semplici e chiari e non hanno un respiro strategico.
Nell'ultimo emendamento all'articolo riguardante l'informazione propongo che ogni anno venga pubblicato un supplemento speciale del Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte. Chiedo che in un documento leggibile, con quella informazione chiara, completa e tempestiva che prevista dallo Statuto della Regione Piemonte, che ritiene l'informazione ai cittadini la condizione per la partecipazione democratica, vengano forniti i dati ufficiali circa l'oggetto degli incarichi, la natura del lavoro da svolgere e il corrispettivo di ciascuna collaborazione. In questo modo, con l'accoglimento di queste procedure i pesi che vengono tolti verrebbero ad essere attenuati e si verrebbe a costruire una legge che intraprende una strada un po' diversa dal punto di vista delle cautele e del buon governo, sottraendo i controlli. prima di assumere la decisione spostandoli però successivamente. A questa affermazione sinora é stato sempre risposto che tutte le deliberazioni di incarico vengono già pubblicate sul Bollettino della Regione Piemonte. Questa impostazione però inaccettabile perché é vero che questo succede, ma é anche vero che rimandare il controllo sulle collaborazioni professionali alla lettura di tutti i Bollettini della Regione Piemonte per un anno é un "gesuitismo" che nega la democrazia e l'informazione. Chiedo, invece, che la Regione rispettando il proprio Statuto, renda, su un attività tra le più delicate un'informazione chiara, completa e tempestiva e che su questa informazione ciascuno si collochi e possa dare i giudizi di buon e non buon governo svolto dall'Amministrazione regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Il Consigliere Chiezzi, che mi ha preceduto. ha preso per buona l'affermazione che la Giunta ha fatto nel presentare questo disegno di legge, e cioè che si tratti di un disegno di legge nuovo. In realtà formalmente é stato presentato come un disegno di legge nuovo e questo giustifica il collega Chiezzi per averlo affrontato come se fosse un disegno di legge nuovo, quindi, con la freschezza e la voglia di cambiare che contrassegna un collega, come me peraltro, di opposizione.
In realtà, questo non é un disegno di legge nuovo, perché di nuovo c'è solo la nonna finanziaria; per tutto il resto il testo é identico a quello precedente e qui c'è stata una piccola "furbizia" della Giunta.
Sarò forse troppo realista - e in questo mi differenzio dal collega Chiezzi - e lo tratterò come un disegno di legge vecchio, già discusso, sui quale abbiamo già verificato la impermeabilità della Giunta a qualsiasi modifica sostanziale. Sinceramente, anche per aver sperimentato che l'impermeabilità della Giunta si é mantenuta in Commissione, non credo che ci siano cambiamenti di umore della Giunta in aula, quindi non credo che possa avere molto senso insistere più di tanto sui cambiamenti. Voglio semplicemente, ribadire - e con questo intervento farò anche la dichiarazione di voto - le ragioni fondamentali del nostro voto negativo e annuncio peraltro il voto favorevole agli emendamenti presentati dal Consigliere Chiezzi.
La legge precedente sulle consulenze esterne é legge dell'88, quindi relativamente recente. Si é sostenuto, da parte della Giunta, che nel volgere di tre anni c'è stato un cambiamento della cultura politica per cui lacci e lacciuoli non sono più ritenuti sopportabili; quindi bisogna sveltire, bisogna consentire interventi rapidi, interventi deregolamentati.
Così si é fatto da parte della Giunta con ,questo disegno di legge.
Tengo a ribadire che, da parte del nostro Gruppo, non c'è mai stata una opposizione pregiudiziale a rivedere la vecchia normativa. Noi abbiamo proposto .parecchi emendamenti in Commissione ed anche in aula, quando si discusso la volta scorsa; alcuni peraltro accolti; quelli minori, mentre altri tendevano a modificare il testo precedente.
Poteva esserci un eccesso di controllo preventivo, ma la legge attuale il cui testo é quello che risulterà dalla approvazione, che credo scontata ha gravissime lacune su due punti fondamentali. Uno é quello della trasparenza, sul quale ha insistito particolarmente il collega Chiezzi e io concordo con il suo giudizio; nel momento in cui si abbandona la via di una regolamentazione, di forme di controllo preventivo, la questione della trasparenza diventa essenziale, ancora più importante di quanto non fosse prima. Su questo punto c'è una carenza. Ci possono essere delle modifiche positive, dal punto di vista della trasparenza, che non implicano nessun aggravio di tempo per l'Amministrazione, ma consentono al Consiglio e all'opinione pubblica di conoscere, quindi di esercitare quella forma di possibile controllo, appunto la trasparenza, che é un valore fondamentale dell'amministrazione.
La seconda questione, che viene meno con questa impostazione, é quella della previsione. La vecchia legge prevedeva un sistema piuttosto complesso di programmazione delle consulenze esterne, era previsto un piano, era previsto un tetto oltre il quale non si poteva andare. Si é ritenuto, forse anche giustamente, che quel meccanismo fosse troppo pesante. Ma una cosa rivedere un meccanismo di programmazione di interventi che si ritiene troppo pesante, altra cosa é abbandonare qualsiasi stimolo alla previsione da parte dell'Amministrazione. L'amministrazione regionale è del tutto particolare, é un'amministrazione che dovrebbe svolgere essenzialmente attività di lungo e di medio periodo, non é un'attività legata all'immediatezza dell'agire, sul quale nel caso interverrà la struttura ordinaria della Regione. La Regione non é né un Comune né una Provincia, ma un ente che dovrebbe amministrare direttamente il meno possibile e che dovrebbe fare attività di indirizzo, di programmazione e di coordinamento.
E' un'amministrazione che, se non ha risorse proprie, o comunque ritiene di aver bisogno di risorse particolari non presenti o non realizzabili all'interno delle proprie strutture, deve avere necessariamente una capacità di previsione degli interventi, altrimenti si rivela essere un'amministrazione di scarso livello. Questa legge autorizza il basso livello dell'amministrazione regionale: non parlo degli uffici, parlo della Giunta. Questa legge sancisce che c'è una Giunta che non ha capacità di previsione, che non vuole averla, rinunciandovi in partenza; toglie qualsiasi stimolo ad esercitare l'attività di previsione.
Questo elemento di giudizio mi sembra implicito: mentre approvate questa legge, date un giudizio negativo su voi stessi. E' questa é una buona ragione per votare contro.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Voglio fare una breve replica. Il Consigliere Chiezzi ha ripresentato tutte le argomentazioni che aveva presentato nella prima edizione della legge, quindi ci sono già note perché sono state in precedenza attentamente valutate in Commissione e in aula. Monticelli ha asserito che si tratta di una nuova legge soltanto per quanto riguarda l'articolo finanziario. In parte é vero, perché questa legge é tornata indietro per un errore che il Governo ha riconosciuto palesemente, ma che non ha più potuto correggere si tratta di un errore sulla questione delle incompatibilità. Si deve riconoscere che la nuova norma é più puntuale di quella precedente Consigliere Chiezzi, perché quando si dice che rimangono le nonne dello Stato più quelle da noi aggiunte, si fa un testo più chiaro e leggibile.
L'articolo precedente infatti sovrappone le incompatibilità statali con le incompatibilità da noi introdotte; non esprime in modo chiaro e leggibile eventuali incompatibilità successive che potessero emergere. Questa legge fa invece molta più chiarezza perché indica tutte le incompatibilità previste dalla legislazione nazionale, più quelle che prevediamo noi accogliendo tra (altro un emendamento nel merito proposto dal Consigliere Monticelli.
Questo tema é stato affrontato. Nel cambio tra il Ministro uscente Maccanico ed il successore Martinazzoli, c'è un'impuntualità per cui scaduto il termine e la legge ci è stata rinviata su questo punto. L'errore del Governo, che lo ha riconosciuto.
Avevamo d'altra parte l'esigenza di mettere a punto l'articolo finanziario, abbiamo quindi scelto la strada della presentazione di un nuovo disegno di legge, correttamente e legittimamente; l'abbiamo anche discusso in questa sede, quindi ne avevamo parlato apertamente. Vorrei fare alcune considerazioni. Non si tratta tanto di una deregolamentazione quanto di una semplificazione che noi abbiamo posto come uno degli elementi del nostro programma. La legislazione regionale, per una serie di ragioni tutte giustificate e motivate, é complessa, pesante, e non facilita una gestione moderna della cosa pubblica. Gestione moderna vuole anche dire possibilità di muoversi, fermo restando il principio generale della programmazione, con quella elasticità e con quella possibilità di rispondere tempestivamente ai problemi che emergono.
La Giunta ritiene che si debba via via predisporre una legislazione più semplice, più chiara. Questa non é solo un'opinione nostra, ma è l'opinione della gente! I Comuni trovano la legislazione regionale farraginosa talvolta incongrua, non precisa; noi dobbiamo avere il coraggio di semplificare, e la Giunta sta semplificando. Anche il progetto di modifica della legge urbanistica va verso una semplificazione di alcune norme che essenziale siano semplificate e adattate alla realtà che é mutata, che vuole decisioni rapide, anche nel Governo. Stesso discorso vale anche di fronte alle nuove necessità di collaborazioni esterne che emergono. Per noi vitale, é esistenziale poter operare diversamente e ciò non ha alcun riferimento al fatto di non volere controlli. Tutta la parte che riguarda il controllo possibile è già stata accolta in sede di Commissione; abbiamo introdotto esplicitamente la relazione finale annuale della Giunta al Consiglio. Se dovessimo pubblicare due volte i provvedimenti, supereremmo le norme di statutarie che ci vincolano in proposito; la Giunta pubblica tutte le deliberazioni, quindi sono già note. Dire che è "gesuitico" andare a leggere il Bollettino Ufficiale é strano, perché qualunque operatore economico, qualunque cittadino che voglia controllare le consulenze, che voglia quindi effettuare un controllo di qualità, sa leggere il Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte é lo legge puntualmente se gli interessa quindi non ha bisogno di un numero speciale.
Per il momento c'è soltanto il numero relativo ai redditi e ai patrimonio dei Consiglieri, ma anche quella é un'altra esasperazione della legislazione del sospetto, che non é una legislazione positiva; una cosa la legislazione della chiarezza, un'altra é la legislazione del sospetto.
Tra gli aspetti che fanno perdere alle istituzioni la considerazione che necessaria, vi é proprio la legislazione ispirata al sospetto. La chiarezza una cosa perfetta, il sospetto invece mi pare esasperazione.
In questo caso la chiarezza c'è, una norma impegna la Giunta a presentare al Consiglio una relazione, per cui credo che questo disegno di legge possa finalmente essere approvato.
Desidero quindi chiudere questa replica alla discussione generale dicendo che possiamo approvare con tranquillità questa legge che semplifica, che é garantista, che é di assoluta chiarezza, che é rispettosa delle competenze di controllo del Consiglio, che evidenzia; con un comma che è stato accettato in sede di Commissione, che doveva essere l'elemento sul quale convergere tutti: la relazione annuale al Consiglio sull'andamento delle consulenze attribuite nel corso dell'anno, soprattutto per quelle che hanno carattere pluriennale.



PRESIDENTE

La discussione generale é così conclusa.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.
RIVALTA Chiedo che domani nella Conferenza dei Capigruppo sia responsabilità di tutti organizzare i lavori perché alcune questioni che sono all'o.d.g. da tempo possano essere esaminate in Consiglio; mi riferisco, per ciò che mi compete, ai punto 13) all'o.d.g. della seduta odierna che prevede l'esame del progetto di legge n. 82: "Nuove norme per la gestione del ciclo dei rifiuti". E' una questione delicata di merito, ma anche di procedura e di rapporto col Consiglio. Altrimenti, davvero l'opposizione non riesce mai a vedere una propria proposta di legge. Questa proposta é stata rinviata una prima volta in Commissione, é passato molto tempo e ora viene rinviata di nuovo in Consiglio.



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta, questa questione sarà rappresentata alla Conferenza dei Capigruppo.


Argomento:

Interpellanze, interrogazioni, mozioni, ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mo zioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta é tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.00)



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