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Dettaglio seduta n.70 del 11/06/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta é aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta i processi verbali delle adunanze consiliari del 5, 6 e 12 marzo '91, i quali verranno messi in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 453 del Consigliere Cucco inerente agli adempimenti regionali previsti dal DPCM 1/3/91 (inquinamento da rumore)


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 453 presentata dal Consigliere Cucco, cui risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Al fine di pubblicizzare il DPCM 1/3/91 in materia di inquinamento da rumore, ed in particolare per uniformare i contenuti dei piani di risanamento che possono essere presentati dalle aziende interessate ai sensi dell'art. 3 del DPCM stesso, é in fase di stesura una serie di documenti (che dovrebbero tradursi presumibilmente in una circolare del Presidente della Giunta) per richiamare, commentare ed indirizzare gli adempimenti derivanti dall'applicazione del DPCM per le Pubbliche Amministrazioni e le Imprese.
Sulla base degli approfondimenti necessari a sviluppare i documenti a cui si accennava Precedentemente e tenendo conto anche dei problemi che emergeranno, si provvederà successivamente, nei tempi indicati dal DPCM stesso (entro un anno), a preparare le direttive per la predisposizione dei piani di risanamento comunali.
Infatti, l'art. 4 del citato DPCM prevede inizialmente non la predisposizione di un piano regionale, bensì l'emanazione di direttive per la predisposizione dei piani di risanamento da parte dei comuni.
L'apposito Servizio Regionale già esistente andrà certamente potenziato alla luce dei contenuti del decreto, essendo lo stesso Servizio composto in questo momento, da un funzionario soltanto. D'altra parte quello della scarsità del personale é un problema che riguarda l'intero Assessorato all'Ambiente, che in questi ultimi anni, a causa dell'emergenza ambientale che stiamo vivendo, si è visto aumentare notevolmente il carico di lavoro gravante sulle proprie strutture.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Ringrazio l'Assessore per la risposta. L'interrogazione aveva essenzialmente lo scopo di cominciare a parlare in quest'aula dell'applicazione di questo decreto che, a mio avviso, é molto importante anche se non sufficiente. Infatti, già da molte parti si é sollevata la questione di una rideterminazione dei limiti della soglia acustica (perch quella sottoscritta dal Presidente Andreotti è troppo alta), nonché di una serie di modifiche da apportare alla struttura stessa del decreto per alcuni punti non chiari.
L'Assessore ha ricordato i compiti della Regione per i quali é previsto uno spazio di tempo sufficiente. Lo scopo dell'interrogazione era di mettere in all'erta (anche se non ce n'era bisogno) e di ricordare questa scadenza, perché l'inquinamento da rumore non é secondo a nessun'altra forma di inquinamento.
L'Assessorato, secondo me, deve procedere in modo più deciso per risolvere la questione dell'organico del personale, perché una normativa del genere non la si può applicare, ma nemmeno controllare e pensare di avviare, con un funzionario solo.
Per quanto riguarda ad esempio la competenza dell'esame dei piani di risanamento degli impianti produttivi, sono necessarie strutture che assolutamente non é possibile riassumere in un funzionario soltanto, il quale, tra l'altro, non si occupa nemmeno a tempo pieno di questo argomento, ma credo svolga anche altre funzioni.
Spero che l'Assessore arrivi presto in Consiglio con una nota di informazione, magari subito dopo l'estate, per dirci come intende potenziare il servizio e qual è la tempistica specifica per l'applicazione di questo decreto, che peraltro è ben noto sia all'Assessorato che ai funzionari.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Intervengo in merito al potenziamento del servizio, sul quale non mi sono dilungato.
Posso informare fin d'ora il Consigliere Cucco che ho portato il problema in Giunta ed ho richiesto un concorso immediato per tre persone da assegnare a questo servizio, proprio per venire incontro alle esigenze dettate dal DPCM, ma non solo. Questo, ovviamente, comporterà tempi piuttosto lunghi a causa dell'iter concorsuale.
Ho anche tentato di vedere se era possibile l'assunzione di personale con contratto a termine, proprio per affrontare le future scadenze; su questo però non sono ancora in grado di dare una risposta, perché è un problema giuridico - amministrativo ancora da affrontare.


Argomento: Cave e torbiere

Interrogazione n. 461 dei Consiglieri Foco e Rivalta, inerente alla legge quadro nazionale su "Cave e Torbiere"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 461 presentata dai Consiglieri Foco e Rivalta, cui risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore alle cave e torbiere

La mia mancata partecipazione all'audizione del 19/3/1991 presso la competente Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato dovuta al fatto che in quello stesso giorno, martedì 19 marzo, era all'ordine del giorno di questo Consiglio il dibattito sulla nota vicenda legata alla valle Versa, relativamente all'eventuale autorizzazione dell'impianto Energest; credo che anche i Consiglieri interpellanti vorranno concordare sull'opportunità della mia presenza in quest'aula quel giorno.
Dal momento che ai funzionari erano già stati affidati altri compiti non si è ritenuta indispensabile nemmeno una loro presenza, soprattutto alla luce del fatto che nei mesi precedenti i funzionari interessati si erano già riuniti diverse volte con i relativi colleghi delle altre regioni per discutere e raccordare le osservazioni in merito alla legge.
Tali incontri erano avvenuti a Roma il 12/9/1990 ed il 27/9/90, nonch a Venezia in data 19/ 10/90 e ancora a Roma in data 3/12/90.
Inoltre i risultati finali di questi incontri di tecnici regionali e delle Province autonome sullo schema del disegno di legge "legge quadro in materia di cave e torbiere" erano stati messi per iscritto e trasmessi alla competente Commissione, con l'approvazione dell'Assessorato Ambiente regionale.
Tutto ciò mostra quindi come il problema della legge quadro in materia estrattiva non sia affatto sottovalutato, essendo da tempo all'esame dall'Assessorato.
Copia del succitato documento delle Regioni, e quindi anche della nostra, è messa ovviamente a disposizione dei Consiglieri interroganti e di quanti altri lo richiederanno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Prendo atto della risposta dell'Assessore che conferma quanto da noi scritto nell'interrogazione. Si trattava di una riunione di estrema importanza e di notevole rilevanza, e devo dire che l'assenza della Regione Piemonte è stata notata dai parlamentari presenti all'incontro.
Prendo atto del lavoro precedentemente fatto, Assessore, e del suo impegno confermato in quest'aula; però, non tanto per una questione formale o di immagine, ma visto che l'audizione in sede di Commissione rappresentava il momento della stretta finale, sarebbe stata non solo opportuna ma doverosa la presenza della Regione Piemonte.
Ritengo che, in assenza dell'Assessore, sarebbe stato possibile trovare un suo delegato, un funzionario, che potesse partecipare all'atto finale ed eventualmente, se era il caso, confermare le osservazioni già fatte. Ad ogni modo, non possiamo fare altro che constatare che questa assenza stata notata.
L'Assessore ha confermato che la questione non viene trascurata e che tutta la documentazione di questo lavoro é a disposizione. Dobbiamo stare però molto attenti anche all'immagine che si dà all'esterno.
La notizia della non partecipazione della Regione ci é stata fornita dai parlamentari, che hanno notato in modo negativo quest'assenza, quasi come un disinteresse della nostra Regione per questo problema.
Si trattava di un momento importante, non di semplice passerella, ed stato percepito come scarso impegno del Piemonte.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n, 469 del Consigliere Cavallera e interrogazione n. 497 del Consigliere Marino sulla presenza di fusti inquinanti nei magazzini dell'Interporo Rivalta Scrivia S.p.A di Tortona


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interpellanza n. 469 e l'interrogazione n.
497, cui risponde l'Assessore Garino.
Informo che al Consigliere Rossa, firmatario dell'interrogazione n. 427 inerente lo stesso argomento, verrà data risposta scritta in quanto momentaneamente assente.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Il recente piano di bonifica di aree contaminate, esaminato dalla Giunta regionale nella seduta del 25/3/91, verrà sottoposto all'approvazione del Consiglio, ai fini della successiva trasmissione al Ministero dell'Ambiente per l'esame di conformità previsto dal decreto di finanziamento della redazione dei piani, pubblicato sulla G.U, n. 53 del 4/3/1991.
Questo piano prevede un programma di bonifica a breve termine ed uno a medio termine. Fra i siti compresi nel programma di bonifica a breve termine rientrano tutti quei siti su cui é già stata avviata la messa in sicurezza e predisposto il progetto di bonifica da parte del Ministero della Protezione Civile.
Sono quindi ricompresi i circa 40.000 fusti stoccati da quasi 4 anni presso un capannone dell'interporto della Rivalta Scrivia S.p.A. (comune di Tortona), contenenti rifiuti in gran parte tossico - nocivi rinvenuti in discariche abusive della zona. Il relativo progetto di bonifica prevede: inertizzazione e smaltimento in discarica 2B di 1567 tonnellate di terreni inquinati smaltimento in discarica 2C di 1317 tonnellate di rifiuti chimico farmaceutici termodistruzione di 8519 tonnellate di rifiuti farmaceutici e fitofarmaceutici termodistruzione di 28 tonnellate di liquidi ad alto potere calorico.
Il tutto con un costo complessivo previsto di 28.696 milioni. Gli uffici regionali dell'Assessorato all'ambiente non sono a conoscenza dell'esatta cifra spesa dal Ministero della Protezione Civile per l'affitto del capannone presso cui sono stoccati i bidoni (la richiesta andrebbe rivolta alla Prefettura o alla Rivalta Scrivia S.p.A.). Appare comunque verosimile una conferma della cifra indicata dal Consigliere Marino di 750 milioni all'anno (e non di 750.000 lire, che rappresentano certamente una svista).
E evidente che sarebbe opportuno procedere quanto prima alla definitiva bonifica dei rifiuti stoccati; purtroppo la mancanza di fondi, statali e regionali, non permette il minimo ottimismo.
Attualmente l'unica forma concreta di finanziamento é riscontrabile nel programma triennale, relativo al programma ARIS (area a rischio), per il quale sono stati stanziati (legge 305/89 art. 6) L. 2.900 milioni unicamente pero per l'area del Bormida.
Si fa presente inoltre che in merito all'intervento di cui trattasi e con il verificarsi di immediati pericoli di inquinamento, che presuppongono interventi urgenti ed indifferibili a tutela della salute pubblica, questo Assessorato non ha attualmente a disposizione strumenti legislativi e risorse finanziarie adeguate, reputando che tali interventi ricadano, a nostro parere, fra le competenze proprie del Sindaco, in qualità di Ufficiale Sanitario, o degli organismi preposti alla Protezione Civile.
Si auspica altresì una rapida realizzazione della Piattaforma di smaltimento del Comune di Alessandria, già finanziata, e che, se fosse già operativa, permetterebbe una riduzione dei costi della bonifica in oggetto oltre a fornire garanzie sull'effettivo invio ad uno smaltimento corretto dei rifiuti industriali della zona, onde evitare future discariche abusive e nuovi siti da bonificare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, ringrazio l'Assessore per la risposta e prendo atto che la Regione Piemonte ha inserito questo intervento nel progetto di piano delle bonifiche, recentemente illustrato in Commissione. Sulla carta è indicato un percorso che, se verrà sostenuto da finanziamenti a livello ministeriale e governativo, certamente potrà portare la vicenda ad una positiva conclusione.
Non possiamo però non sottolineare l'estrema pericolosità della situazione, al di là dei costi evidenziati, costi per la collettività in senso lato, per mantenere questi fusti rinchiusi nei magazzini della Rivalta Scrivia. Al di là dei costi, una buona amministrazione é sempre da ricercare da parte di pubblici amministratori, e in questa sede dobbiamo tuttavia rimarcare i pericoli esistenti.
Sottolineo, ad esempio, l'evento dell'incendio - che senz'altro non si ripeterà più - dei magazzini della Rivalta Scrivia: se quei 40.000 fusti fossero stati raggiunti dal fuoco - per fortuna il pronto intervento dei vigili del fuoco ha impedito questo incidente - avremmo corso veramente un pericolo gravissimo. Però vi sono dei pericoli in essere dovuti al fatto che i fusti cominciano a bucarsi, e di conseguenza vi è un dilavamento di queste sostanze che mettono a repentaglio la stabilità delle cataste di fusti con il pericolo che i liquami raggiungano il terreno e conseguentemente le falde acquifere.
Di qui la giustificazione dell'operato del Sindaco di Tortona che attraverso provvedimenti magari un po' inusuali, ha fatto un'ingiunzione ai Ministeri competenti.
Condivido le parole dell'Assessore: ci troviamo di fronte a questioni che attengono alla pubblica incolumità, per cui il Sindaco di Tortona ha assunto provvedimenti nell'ambito delle competenze che spettano ad un Comune come Tortona. Purtroppo c'è un palleggiamento di responsabilità forse l'Assessorato della Regione Piemonte potrebbe organizzare - questa è un'occasione per lanciare un sasso nello stagno - una riunione congiunta di tutti coloro che hanno titolo in questa vicenda, e quindi la Protezione civile e per essa magari il Prefetto, oppure la Protezione civile con un suo rappresentante autorevole, il Sindaco di Tortona, la provincia di Alessandria e la stessa Regione Piemonte.
Sono altresì convinto che per lo smaltimento finale sarà necessario disporre di tutti gli impianti previsti nel piano di emergenza dello smaltimento dei rifiuti industriali che sta decollando. Si parla di Alessandria, ma sono previsti anche altri impianti per cui, se decolla questo piano, potremo smaltire il contenuto dei magazzini di Rivalta Scrivia.
Lo scopo di questa interpellanza era non solo constatare - e constato la buona volontà e l'impegno dell'Assessorato regionale, ma anche quello di cercare qualche nuova via particolare da percorrere e quindi cogliere l'occasione per fare una proposta, sempre che l'Assessore e ritenga di seguire questa strada.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Ho presentato anch'io un'interrogazione su questo argomento, malgrado ne fossero già state presentate altre, per sottolineare un aspetto specifico, ma particolarmente importante, della questione siti, discariche abusive, illegali da bonificare. Quello che é emerso, per quanto riguarda la situazione di Rivalta Scrivia, impone una riflessione ed un supplemento di informazione più generale.
Le dichiarazioni in aula del sindaco di Tortona, riguardanti il costo di 750 milioni all'anno per lo stazionamento di 40 mila fusti nell'interporto di Rivalta Scrivia, impongono una riflessione più generale nel senso che oggi, in Piemonte - e lo sappiamo anche in base all'ottimo lavoro fatto, o perlomeno fatto fare, dal nostro Assessore rispetto alla situazione generale piemontese - abbiamo almeno 315/317 siti con livelli diversi di pericolosità e con una gradualità di emergenza. Infatti questi sono custoditi, in modo più o meno attento o non custoditi del tutto, a seconda della loro gravità.
Dobbiamo quindi tenere presente che tutto ciò ha un costo; se volessimo fare un conto arriveremmo al risultato che 40 mila fusti a Rivalta Scrivia sono costati 3 miliardi alla Protezione civile, cioè allo Stato, cioè a noi.
Mi viene spontaneo rivolgere una domanda: quanto costa, oggi, alla collettività mantenere in Piemonte 315 siti da bonificare? E' una riflessione che l'Assessore dovrebbe fare e che, forse, porrebbe alla nostra attenzione dei criteri diversi rispetto alla valutazione dei costi e alla velocità con cui intervenire. Tenere quei siti da bonificare oggi costa, direttamente o indirettamente, molte decine di miliardi alla collettività piemontese.
Chi decide, chi fa le valutazioni, quali sono i criteri rispetto al modo di bonificare questi siti? L'Assessore riferiva che 8500 tonnellate del materiale presente a Rivalta Scrivia verrebbero eliminate per termodistruzione. Sarebbe interessante capire come, dove e quanto costa questa parte specifica dell'intervento.
Un'altra questione riferita ai costi é come e quanto si stanno perseguendo i responsabili; il lavoro fatto dall'Assessorato é ottimo permette di avere un quadro della situazione, definisce le gradualità dell'emergenza e i costi per risolvere la questione. Non é chiaro, invece in che misura si stiano perseguendo i responsabili degli inquinamenti, di modo che almeno una parte dei costi per la bonifica venga sostenuta dai responsabili invece che dalia collettività. Quindi, quanto costerà complessivamente la bonifica di questi siti in Piemonte e qual é l'aliquota dei costi che verrà, in qualche modo, addebitata ai responsabili di queste forme illegali d'inquinamento?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Posso dare alcune risposte immediatamente. Della proposta del Consigliere Cavallera di una riunione che veda presente Protezione civile Provincia, Assessorato ambiente e anche Prefettura - che spesso si è interessata del problema - ne parlerò con il Presidente Brizio, che ha la responsabilità della protezione civile in Regione.
La proposta mi trova consenziente in quanto, in passato, per un caso analogo, era stata promossa una riunione che non aveva risolto il problema ma aveva acclarato le possibili soluzioni per tamponare momentaneamente la situazione. Purtroppo non possiamo fare di più, anche perché è stata evidenziata un'altra situazione pericolosa sempre nella Provincia di Alessandria.
La prima domanda del collega Marino riguarda i costi della termodistruzione di 8519 tonnellate di rifiuti farmaceutici e fitofarmaceutici. Le indicazioni della quantità dei rifiuti provengono dallo studio che la Snam ha fatto per conto della Regione. Se la termodistruzione di questi rifiuti avvenisse nell'inceneritore di Bordeaux in Francia - dove sovente il Piemonte manda i propri rifiuti ospedalieri i costi sarebbero esorbitanti. Sarebbe importante avere degli impianti di termodistruzione in Piemonte e al riguardo, in questi mesi, siamo riusciti a fare dei passi importanti. Infatti il consorzio di Alessandria riceverà un finanziamento di 4 miliardi per un inceneritore di rifiuti ospedalieri.
Trattandosi di una discarica abusiva, se l'impianto fosse realizzato preciso che i 4 miliardi sono soltanto una parte del costo effettivo dell'impianto - noi otterremmo economie superiori al 50-60% di quello che oggi, spendiamo, come Piemonte e come cittadini, per termodistruggere i nostri rifiuti nell'inceneritore di Bordeaux.
All'Assessorato sono state presentate altre domande per quanto riguarda gli inceneritori di rifiuti ospedalieri in Piemonte: uno in Provincia di Novara (già passato in Conferenza, ma non ancora visto per la definitiva approvazione o diniego) e, recentemente, anche la Provincia di Vercelli nel quadro del piano programmatico dei rifiuti, ha presentato una propria proposta. Siamo, invece, ancora fermi sull'area metropolitana torinese.
Questa produce l'80% dei rifiuti ospedalieri di tutta la Regione Piemonte e, indubbiamente, per evitare il turismo dei rifiuti laddove sia possibile sarebbe assai opportuno che ci fosse un'attivazione da parte dei Consorzi tant'è che proprio una settimana fa mi sono permesso di riunire al tavolo dell'Assessorato all'Ambiente i 5 Consorzi che gravitano nell'area metropolitana torinese, vale a dire l'A.M.I.A.T., il Torino Sud, il Torino Nord, il Consorzio Chierese e il C.V.U, di Collegno. Questo proprio al fine di organizzare in modo programmato la loro attività su un'area così vasta e che comunque deve coinvolgere l'attività di tutti questi Consorzi, ivi compresa naturalmente la termodistruzione dei rifiuti ospedalieri.
Sul problema della rivalsa, avendo già risposto ad un'interrogazione in cui ne facevo cenno, posso oggi riaffermare che nel momento in cui la Regione dovrà intervenire, o con fondi propri o con fondi trasferiti dallo Stato, per attuare alcune bonifiche, sia certo il Consigliere Marino che laddove é possibile (perché ogni caso ha una storia a sé, purtroppo per noi), verrà fatto pagare chi ha inquinato e quindi eserciteremo i diritti di rivalsa nei confronti di chi ha provocato l'inquinamento.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n, 432 del Consigliere Zacchera inerente all'impianto di incenerimento in località Mergozzo


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 432. Risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

In esito all'interrogazione del collega Zacchera, faccio presente quanto segue: al 31/12/1990 (data di rilevazione dei progetti FIO) lo stato di avanzamento dei lavori di adeguamento e potenziamento dell'impianto di incenerimento del Consorzio per lo sviluppo del Basso Toce, sito in Mergozzo, finanziati con i fondi FIO 1986 risulta pari al 25%. Non risultano contabilizzazioni sui lavori finanziati con i fondi di cui alla legge 441/1987, art. 1, primo comma.
Il tempo contrattuale perla realizzazione dell'intero progetto è di 22 mesi oltre ad ulteriori 2 mesi concessi all'Impresa a seguito della perizia suppletiva e di variante, decorrenti dalla data di consegna lavori (14 ottobre 1988). Consideratele sospensioni dei lavori (al 31/12/1990 risultano pari a 21 mesi). é previsto il completamento dell'opera nel settembre 1991 con nota n. 14005 del 29/ 11 / 1990 l'Assessorato, nell'evidenziare il ritardo nell'esecuzione dell'opera, ha sollecitato l'esecuzione dei lavori e ha richiesto al Consorzio di fornire le previsioni circa il completamento. A tale richiesta, girata dal Consorzio alla Direzione Lavori, non è pervenuta, a tutt'oggi, alcuna risposta l'Assessorato non ritiene sussistano, allo stato attuale, impedimenti tali da dilazionare oltre il termine del settembre 1991 la conclusione dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Mi dichiaro soddisfatto per l'esemplare risposta fornita dall'Assessore, della quale chiedo copia scritta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 551 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerente alla discarica RSU Torrione 2 di Pinerolo


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 551. Risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

La Giunta Regionale, con DGR n. 127 del 6/ 5/199 1, ha disposto che i rifiuti urbani raccolti nei Comuni aderenti al Consorzio Saluzzese per un quantitativo complessivo giornaliero massimo di 50 tonnellate debbano essere smaltiti presso la discarica del Consorzio ACEA di Pinerolo esistente in località Torrione sino a tutto il 10 settembre 1991.
L'autorizzazione a conferire presso la discarica di Pinerolo é stata concessa soltanto ai Comuni del Saluzzese; i Comuni della Provincia di Torino che prima conferivano a Salmour ora smaltiscono i propri rifiuti presso la discarica del Consorzio Torino Sud presso La Loggia.
Non risponde al vero che il conferimento di R.S.U, provenienti dal Saluzzese comporterà l'esaurimento della capacità della discarica in tempi inferiori a quelli programmati. Infatti la citata deliberazione della Giunta dispone altresì che i Comuni del Consorzio Saluzzese, con l'entrata in funzione dei propri impianti, dovranno ricevere una quantità di rifiuti urbani pari a quella conferita a Pinerolo; non solo, ma i Comuni del Saluzzese dovranno anche accollarsi gli oneri di trasporto conseguenti alla restituzione dei rifiuti Questo, appunto, per non penalizzare ulteriormente quei Consorzi che per l'aver fatto in tempo il proprio dovere, si trovano oggi a dover ricevere rifiuti da parte di Comuni che hanno alle spalle anni di inerzia e di inadempimenti.
Già il DPR 915/ 1982 prevedeva espressamente che "le attività inerenti allo smaltimento dei rifiuti urbani competono obbligatoriamente ai Comuni" e sono anni che la Regione sollecita la costituzione dei Consorzi previsti dal Piano Regionale.
Comunque il Consorzio Saluzzese ha già avuto approvato dalla Regione il proprio progetto di discarica consortile e, se non sorgeranno ulteriori ostacoli, la realizzazione del previsto impianto dovrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Ringrazio l'Assessore e mi dichiaro soddisfatto della risposta alla nostra interrogazione. In modo particolare vorrei sottolineare la nostra soddisfazione per il fatto che all'interrogazione é stato risposto nel giro di un mese; ciò significa che effettivamente qualche cosa, se non altro nelle intenzioni, sta migliorando.
Mi dichiaro anche particolarmente soddisfatto del sistema applicato in questa occasione, che sicuramente non andrà a penalizzare la discarica di Pinerolo e che proclama un principio al quale io ritengo che l'Assessorato faccia bene a rifarsi ogni qualvolta sorgano delle emergenze rifiuti come nel caso del Saluzzese.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 406 dei Consiglieri Foco e Coppo; interrogazione n, 410 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio; interrogazione n. 419 dei Consiglieri Foco e Coppo; interrogazione n. 420 dei Consiglieri Foco Bortolin e Coppo, inerenti alla chiusura di linee ferroviarie per lavori di ammodernamento


PRESIDENTE

L'Assessore Panella risponde ora congiuntamente alle interrogazioni nn.
406, 410, 419 e 420, tutte relative alla chiusura delle linee ferroviarie per lavori di ammodernamento.



PANELLA Luciano, Assessore ai trasporti

In merito a quanto richiesto con l'interrogazione n. 406 si precisa quanto segue 1) nel corso di diverse riunioni, l'Assessorato regionale ai trasporti ha esaminato il piano delle F.S, per la ristrutturazione delle linee a scarso traffico; a tali riunioni, oltre ai rappresentanti delle F.S., hanno partecipato di volta in volta i rappresentanti delle Province e di alcuni dei Comuni interessati nonché delle OO. SS.
2) i treni che le F.S, hanno deciso di sostituire con autobus sono quelli a maggior frequentazione, e scelti comunque per garantire i collegamenti soprattutto all'utenza di pendolari e studenti o nelle ore di punta, escludendo perciò le corse che normalmente vengono utilizzate da poche unità di passeggeri 3) sarebbe stato sicuramente possibile eseguire le opere previste senza interrompere l'esercizio ferroviario, ma ciò avrebbe portato ad una dilatazione dei tempi di realizzazione, fino a portarli, in alcuni casi quasi al triplo di quanto previsto con il programma attuale 4) i lavori previsti sulle linee a scarso traffico riguardano principalmente l'eliminazione o automatizzazione dei passaggi a livello ed il miglioramento dell'armamento e delle apparecchiature di sicurezza e controllo. Pertanto, a conclusione dei lavori, le linee potranno essere percorse ad una velocità maggiore dell'attuale e sicuramente con un aumento della sicurezza e dell'economicità di esercizio 5) i problemi relativi alla carenza di personale possono avere, in parte, influenzato le scelte delle F.S.; scelte che comunque - anche alla luce di quanto esposto dai rappresentanti delle ferrovie nel corso delle varie riunioni - risultano senz'altro accettabili dal punto di vista tecnico ed economico.
Per quanto riguarda le interrogazioni nn . 410, 419 e 420, comunico quanto segue.
Con riferimento alle linee ferroviarie a scarso traffico, é in atto un ampio programma di recupero e potenziamento che prevede investimenti, da parte delle F.S., per circa 200 miliardi.
Le linee interessate sono 13 (dieci linee a scarso traffico e tre linee della rete integrativa).
In particolare, per quanto riguarda la linea Torreberetti-Pavia - che riguarda l'interrogazione n. 419 - nel periodo di interruzione del servizio ferroviario, le F.S, provvederanno al rinnovo del binario che permetterà fra l'altro, l'aumento a 22 tonnellate del peso per asse; in merito alla realizzazione del CTC, questa è stata finanziata con sede del Dirigente Centrale Operativo ad Alessandria. Peraltro non sono ancora stati definiti i tempi di realizzazione del CM.
Per la linea Casale - Vercelli (interrogazione n. 420), sono attualmente in corso di esecuzione i lavori di realizzazione del CTC fra Casale e Vercelli, che verrà inserito nell'esistente CM fra Chivasso e Valenza. Attualmente, l'ente F.S, non ha ancora finanziato l'elettrificazione per nessuna delle due linee.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Non posso dire assolutamente niente per ciò che riguarda la nostra interrogazione, perché ritengo non sia stato risposto a nessuna delle domande che avevamo sottoposto all'attenzione dell'Assessore in merito all'ammodernamento delle tratte.
Rilevo solamente che l'Assessore ha detto che le linee sono 13, ma non ha specificato le intenzioni dell'Assessorato sulle proposte di azione da parte delle F.S. - che noi avevamo inoltrato - per la ristrutturazione delle linee.
Pertanto, non posso neanche dichiararmi insoddisfatto; ritengo che alla nostra interrogazione non sia stato risposto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Ho chiesto al Presidente del Consiglio di unificare le varie interrogazioni perché, effettivamente, il discorso è unico ed è di fondo.
Innanzitutto chiedo all'Assessore quale ruolo e quale funzione voglia giocare la Regione nei confronti del trasporto su rotaia o, meglio ancora nell'ambito di un discorso più complessivo riguardante il trasporto pubblico nella nostra regione. L'esempio scelto (quello delle 13 tratte) ci permette di partire da un momento contingente, facendo leva sul notevole disagio che investe i viaggiatori ed il trasporto merci su quelle tratte ferroviarie, al fine di ampliarlo.
Fuori dal confronto dell'aula, l'Assessore rilevava che il suo ruolo non é quello di sostituire i capistazione o di fare lui il ferroviere. Lo scopo di questa interrogazione non voleva spingere l'Assessore a questo ruolo od a questa funzione non sua, ma anzi voleva cercare - se possibile di elevare maggiormente il ruolo e la funzione della Regione. Il compartimento Ferrovie, cioè, non può pensare di assumere interventi che hanno il carattere dell'episodicità, che sono abbastanza marginali ma che comportano il blocco di 13 linee, senza affrontare alla radice i problemi di quelle linee.
Si tratta di interventi (tra l'altro, faccio notare che non ci é stata data risposta, dicendo che questo è un problema delle F.S.) che cercano di "modernizzare" quelle linee, ma non affrontano il nodo del problema: ottenere una maggiore sicurezza, una maggiore velocità ed un migliore servizio, per cui abbiamo, o avremo, solo dei disservizi che disincentiveranno l'uso del trasporto su rotaia, sia merci che passeggeri.
In modo particolare, non si é voluta cogliere l'occasione della chiusura delle linee (se l'Assessore non vuole fare il capostazione od il ferroviere, io tanto meno voglio fare l'ingegnere ferroviario, sarei proprio un disastro), per interventi più consistenti come la modifica, ad esempio, delle linee di curvatura, per una maggiore sicurezza e velocità.
Gli interventi attuali sono sempre stati realizzati dalle Ferrovie mantenendo le linee in funzione. Evidentemente, esiste un disegno che non persegue la logica del rafforzamento del trasporto su rotaia, ma quella in direzione opposta.
Ritengo che l'Assessore nella sua risposta non abbia voluto cogliere il senso della nostra interrogazione.
Ci è stato risposto che l'intervento relativo alla linea Alessandria Torreberetti Pavia, con ogni probabilità, verrà attuato, anche se occorre ancora definirne i tempi.
La possibilità di una linea di consistente interesse, alternativa ad altre esageratamente caricate di traffico, sarebbe di estremo interesse; al contrario, seppure viene assunto l'impegno di una prossima attivazione, non ne sono stati definiti i tempi.
Relativamente al diritto allo studio universitario, e quindi alla necessità di un migliore collegamento tra Alessandria, Novara e Vercelli oltre alla mancanza della definizione dei tempi di attuazione, l'intervento privo di finanziamenti; l'intervento, a nostro parere, dovrebbe assumere carattere prioritario.
"La mano destra dovrebbe sapere quanto viene fatto dalla sinistra": l'istituzione di un secondo polo del sistema universitario piemontese non può essere disgiunto da un miglior collegamento ferroviario tra i tre centri universitari. Finché per chi abita ad Alessandria, Novara e Vercelli sarà più facile e rapido collegarsi con Torino, Milano, Genova o Pavia, che non fra di loro, il secondo polo universitario avrà grosse difficoltà a decollare.
A questo punto, Assessore, penso di aver ben illustrato i motivi per cui riteniamo che le interrogazioni e le interpellanze presentate non avessero carattere marginale; l'intenzione era di sollecitare un maggiore ruolo della Regione Piemonte e dell'Assessore ai trasporti nei confronti del compartimento ferroviario - così come l'ANAS nelle Comunicazioni stradali - il quale non può pensare di programmare ed intervenire con tempi e modi propri, senza alcun rapporto con chi governa o dovrebbe governare la regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano Assessore ai trasporti

Innanzitutto, vorrei precisare che l'accostamento al ruolo di capostazione di certo non mi offende; lo ritengo un complimento, anche in funzione, probabilmente, di un bilancio superiore al mio.
Rifacendomi, nel mio ragionamento, ad un capostazione, intendevo far presente ai colleghi che rispetto alla presentazione di interrogazioni inerenti orari, soppressioni di piccole stazioni, e così via, la Regione non ha alcun potere. Il mio ruolo non può che essere quello di informare e riferire in Consiglio. Accade spesso che il Consigliere si dichiari insoddisfatto; purtroppo, le Ferrovie dello Stato non sono ferrovie regionali. Noi non abbiamo alcun potere, e questo ci viene spesso rimarcato.
Il discorso relativo alle intenzioni della Regione rispetto alle linee a scarso traffico verrà affrontato nel piano regionale dei trasporti; a questo proposito stiamo consultando tutti gli operatori del settore, le Organizzazioni Sindacali e le aziende di trasporto su gomma.
Prima del ripristino delle linee in questione, il problema dovrà risolversi in Consiglio mediante un'adeguata strategia regionale. La Regione può esercitare un proprio ruolo; infatti, le Ferrovie dello Stato sono disponibili alla cessione delle linee in questione a società che dovranno essere costituite, nelle quali Regione, Province ed aziende private, e le stesse Ferrovie dello Stato, eserciteranno ruoli di gestione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 562 dei Consiglieri Bresso, Marengo e Rivalta e interrogazione n, 579 del Consigliere Marino inerenti alla rilocalizzazione della Servizi Industriali S.p.A


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame congiunto dell'interpellanza n. 562 e dell'interrogazione n. 579.
La parola alla collega Bresso per l'illustrazione dell'interpellanza n.
562.



PRESIDENTE

BRESSO



PRESIDENTE

Approfitto del diritto di illustrazione dell'interpellanza per porre all'Assessore una richiesta aggiuntiva rispetto al testo presentato. Nel frattempo, infatti, "La Stampa" ha pubblicato notizie relative ad ipotesi di rilocalizzazione della società Servizi Industriali nell'area del consorzio Po-Sangone.
All'epoca della stesura dell'interpellanza, tali informazioni non erano ancora state rese note e quindi, ovviamente, non se n'è tenuto conto.
Chiediamo, se possibile, di avere eventuali ulteriori ragguagli da parte dell'Assessore, se a conoscenza del fatto che l'area ancora libera del consorzio Po-Sangone é stata stralciata dal parco del Po per esigenze assolute del consorzio di depurazione, ovviamente collegate al fiume.
Inoltre, il consorzio Po-Sangone ha problemi di smaltimento di propri fanghi, così come per prossimi depuratori sui quali sono in corso vari progetti.
Apparirebbe quantomeno strano che un'area di valore tale da essere inserita nel parco del Po, stralciata per ragioni strettamente legate alla necessità di depurare l'acqua del fiume, diventasse un'area - come spesso accade per le aree a parco - di attività a forte impatto ambientale.
Le aree a parco dovrebbero essere, per definizione, aree vuote, rade con poco popolamento umano e poche attività; la tendenza, invece, é di "mettere tutto lì".
L'ipotesi di rilocalizzazione é fonte di nostra grande preoccupazione sia perché si tratta di area prossima al Po sia per l'iniziale specifica destinazione, che a nostro avviso deve rimanere tale.
E' nostro interesse conoscere le intenzioni dell'Assessorato, anche in considerazione delle richieste della Provincia e della popolazione locale inoltre, chiediamo se nell'individuazione della localizzazione si tenderà sostanzialmente, all'utilizzazione di uno spazio definito "area fragile" dal punto di vista ambientale, ad altri fini destinato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Le problematiche relative alla Servizi Industriali avevano già costituito l'oggetto di un'apposita riunione congiunta della II Commissione consiliare regionale e della corrispondente Commissione provinciale torinese, presenti i rispettivi Assessori all'ambiente ed il Presidente della Provincia di Torino.
In tale occasione i due Assessori all'ambiente, provinciale e regionale, avevano assunto l'impegno di incontrarsi con i responsabili della Servizi Industriali al fine di ribadire l'urgenza di avviare la procedura di rilocalizzazione degli impianti a causa della inidoneità dell'attuale localizzazione, sia rispetto all'abitato di Beinasco sia al programmato insediamento nelle immediate vicinanze del Centro Agroalimentare.
In data 27 maggio è avvenuto il programmato incontro tra il sottoscritto, l'Assessore provinciale Scapino e l'amministratore delegato della Servizi Industriali, al quale é stata posta l'esigenza di avviare la procedura per la rilocalizzazione degli impianti in questione con il primo obiettivo di individuare prima della scadenza dell'autorizzazione (agosto 1991) un sito dove effettuare le previste verifiche ambientali, secondo la normativa regolante le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale.
La società ha accolto favorevolmente la richiesta, dichiarando di essersi già attivata in tal senso e nel contempo ha chiesto agli enti pubblici tutta la collaborazione necessaria anche in relazione alle obiettive difficoltà esistenti.
E' stato da parte mia garantito tutto l'interesse e la disponibilità dell'Assessorato all'ambiente allo scopo di favorire, nei limiti delle competenze regionali, un esito positivo della ricerca.
Aggiungo che, come la collega Bresso ricorderà, era di quei giorni un'altra notizia giornalistica, mi pare riportata da Repubblica, secondo la quale un'indicazione di nuovo sito della Servizi Industriali era quella del Pinerolese (notizia solo di fonte giornalistica). Ebbi l'occasione di porre all'amministratore della Servizi industriali il quesito, chiedendogli se questa notizia giornalistica avesse una qualche rispondenza al vero, ma questi scartò nella maniera più assoluta tale ipotesi dando quindi per infondata la notizia apparsa su Repubblica.
Dell'altra notizia, ancora una volta di fonte giornalistica, non parlai perché non ne ero a conoscenza, e a tutt'oggi l'Assessorato non ha alcuna conoscenza di fatti che indichino che la Servizi Industriali voglia trasferirsi nella zona del Po.
Infatti rimaniamo in attesa, perché l'impegno assunto prevedeva che la Servizi Industriali avrebbe indicato un sito con un minimo studio di impatto ambientale, se non una vera e propria valutazione, entro la fine di questo mese. In questo momento non ho alcuna notizia di indicazioni verso la zona di cui prima si parlava.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Sottolineo l'importanza e l'urgenza di seguire tale questione, perch sappiamo che la scadenza dell'autorizzazione provvisoria alla Servizi Industriali é il 23 agosto. Le questioni ambientali di quella zona sono pesanti e la liberazione, almeno di una parte, delle fonti di inquinamento date dalla Servizi Industriali risolverebbe la tensione, a mio parere decisamente elevata, presente nelle popolazioni di quella zona. L'Assessore ha poc'anzi segnalato l'impegno della Servizi Industriali a indicare un sito entro la fine di questo mese; non posso fare altro quindi che sollecitare un'attenzione permanente sulla questione perché il problema urgente e scoppierà, sebbene una parte di noi sarà magari vicino alle vacanze, nelle prossime settimane, quando la scadenza del 23 agosto si avvicinerà. Se alcuni messaggi chiari di impegno da parte delle istituzioni provinciali e regionali non verranno in qualche modo mandati ci saranno grossi problemi con le popolazioni locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercedes Bresso.



BRESSO Mercedes

Trovo molto insoddisfacente non solo e non tanto la risposta, quanto l'approccio che apparentemente su tutta questa partita l'Assessore l'Assessorato, continua a voler tenere. L'Assessore, in sostanza, non solo lascia che i Comuni, per quanto riguarda i rifiuti urbani, si "arrangino" da soli, cioè si mettano nelle mani di qualcuno che cerchi loro un sito per collocare i propri rifiuti, ma anche le aziende industriali, nel senso che chiunque voglia costruire degli impianti di smaltimento rifiuti - peraltro in assenza del piano regionale e sapendo che il piano regionale non individuava dei siti, ma delle grandi aree e solo per i rifiuti urbani deve "arrangiarsi" in un modo che crea tensioni su tutto il territorio perché una società privata che ha bisogno di trovare un sito comincia a cercarlo un po' ovunque e questo fa esplodere le notizie giornalistiche.
In secondo luogo, i criteri che un privato può adottare sono necessariamente quelli di minore resistenza, cioè, dove c'è qualcuno che intende vendere e forse c'è un'amministrazione disposta a dire di sì, si intravede una possibile localizzazione. Ciò significa favorire, facilitare incrementare, fenomeni di trattative sottobanco quando non anche di corruzione potenziale.
A fronte di questo, l'Assessorato non intende perseguire l'unica strada corretta, che sarebbe quella di affrontare di petto la questione dei siti per la rilocalizzazione attraverso l'individuazione di aree potenzialmente idonee e attraverso la verifica di impatto ambientale fatta seriamente della loro disponibilità. So benissimo che questo significa caricarsi di responsabilità che non sono assolutamente imposte dalla legge, tant'è vero che non lo si fa, ma significherebbe anche fornire delle garanzie alle popolazioni locali e alle amministrazioni e quindi, in qualche modo disinnescare anche se non totalmente (perché sappiamo tutti che non è disinnescabile) la tensione su queste questioni, contenendola almeno entro livelli meno gravi. Bisogna comunque garantire alle popolazioni sul cui territorio si localizzerebbero i siti che quelli sono i siti migliori e che sono stati scelti sulla base di un'esplorazione attenta delle condizioni ambientali dell'area, della sua adeguatezza. Ciò non avviene in alcun modo nel caso dei privati, lo abbiamo vissuto personalmente perché noi andiamo a vedere i posti (spero anche l'Assessore), presentiamo le interrogazioni capiamo i problemi delle popolazioni locali; contemporaneamente sappiamo che il problema dei rifiuti c'è, però a fronte di questo non esiste una politica su cui ci si possa confrontare per poter esprimere delle valutazioni ed essere anche d'accordo quando i siti sono scelti correttamente. Pertanto, chi volesse opporsi sarebbe in grossa difficoltà se esistesse una valutazione seria di siti alternativi potenziali per le diverse tipologie di impianti. Se questa non c'è, é evidente che poi avvengono le cose che stanno avvenendo ed é ovvio che la Servizi Industriali perlustrerà la Provincia di Torino creando focolai di irritazione ovunque. E' evidente che chiunque sappia che nel suo Comune potenzialmente si sta valutando un sito, e ciò avviene nei modi che ho prima descritto (magari si fa una valutazione di impatto ambientale, ma la si fa a posteriori su quel sito che si é trovato per altre ragioni), si agita per dire di no e per farlo spostare. Si assisterà quindi a un carosello dal quale a fine agosto non avremo tirato fuori nulla. Se emergerà qualcosa, lo sarà in questi modi che non danno alcuna garanzia.
Mi rendo conto che così è più facile, ma non é un mestiere facile quello dell'Assessore all'ambiente. L'Assessore Garino deve sapere che si tratta di un mestiere difficile e impopolare, se però alla fine si riusciti a fare qualcosa, si viene ricordati come un Assessore che ha lavorato. Se si é riusciti solo a sollevare focolai e vespai continui di rifiuto, ma in realtà poi a non fare, si viene ricordati come un Assessore che non ha fatto.
Invito l'Assessore a riflettere su questa questione, che é emblematica del come si continua a fare la politica della localizzazione degli impianti di smaltimento in Piemonte.
So benissimo che c'è stata un'esperienza negativa in passato, ma ci successo perché ci si è fermati a metà: bastava andare avanti.
Inoltre il tempo passa, si impara; allora non c'era la valutazione di impatto ambientale, la selezione era stata fatta solo sulla base di alcune poche caratteristiche, però si impara anche dagli errori. Non mi pare che il modo di imparare sia quello di lavarsene le mani.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Farassino, Cantore, Croso, Dameri e Gissara.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

d) Comunico che in data 10 giugno la Giunta regionale ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio regionale, ai sensi del DL 6/2/91, n. 35 convertito in legge con modificazioni dalla legge 4/ 4/91, n. 111, i curriculum dei soggetti individuati dalla Giunta quali amministratori straordinari delle UU.SS.SS.LL. del Piemonte.


PRESIDENTE

Al proposito ho ricevuto una richiesta scritta del Consigliere Ferrara che non ho ancora letto ma della quale mi é stata data comunicazione, circa la trasmissione dei curriculum senza i nomi dei candidati.
Mi facciano sapere gli altri Capigruppo se sono d'accordo o meno su questa richiesta. Non chiedo di aprire comunicazioni o interventi su questo punto; ne discuteremo domani in sede di Capigruppo.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

e) Si è formalmente insediata la Commissione regionale per il referendum prevista dalla legge regionale 55/90, ed è stato eletto Presidente il prof. Carlo Ferrari, docente di diritto amministrativo alla Facoltà di economia e commercio.

Argomento: Controlli amministrativi: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 89: "Proposta di legge ai Parlamento del Consiglio regionale dei Piemonte recante 'Istituzione di una sezione staccata del TAR del Piemonte con sede in Alessandria e con circoscrizione che comprende le Province di Alessandria, Asti e Cuneo'" (Rinvio)


PRESIDENTE

L'esame del progetto di legge n. 89 di cui al punto 4) all'o.d.g., che prevede di istituire una sezione del TAR ad Alessandria, verrà svolto, come convenuto, insieme alla discussione dell'ordine del giorno in materia di giustizia civile che, per ragioni di tempo, verrà presentato il prossimo martedì.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 120: "Quinta sottoscrizione di nuove azioni della Promark" (Rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 120, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Cavallera e relatore di minoranza il Consigliere Zacchera.
Comunico che sono stati presentati due ordini del giorno di non passaggio agli articoli; il primo presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera, il secondo presentato dal Consigliere Cucco. A norma di regolamento verranno posti in discussione alla fine della discussione generale.
Ha pertanto la parola il relatore di maggioranza, Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo, relatore di maggioranza

Illustre Presidente, colleghi Consiglieri, con questo disegno di legge si propone all'approvazione del Consiglio la ricapitalizzazione della Promark S.p.A., il cui capitale, a seguito dell'abbattimento per perdite si é ridotto a zero.
Tale azzeramento non risulta sufficiente a coprire per intero le perdite, che residuano per un ulteriore importo di Lit. 408.167.323 e che saranno coperte, secondo quanto deliberato dall'assemblea straordinaria della società tenutasi il 31 gennaio u.s., mediante la riduzione del valore nominale delle nuove azioni emesse con l'aumento del capitale sociale, da Lit. 0 a Lit. 1.140.000.000, autorizzato dalla stessa assemblea straordinaria.
L'intervento previsto per la Regione si affianca a quello della Provincia di Torino, altro azionista di rilievo della società, che, con un ordine del giorno adottato dal Consiglio Provinciale nella seduta del 21 marzo '91, ha assunto l'orientamento di partecipare alla sottoscrizione della quota di propria pertinenza, pari al 34,20%, subordinatamente ad analogo atteggiamento della Regione Piemonte. In relazione all'entità della partecipazione regionale, il disegno di legge autorizza la Giunta a sottoscrivere 34.098 nuove azioni nominali di Lit. 19.000 ciascuna, per una spesa complessiva di Lit. 647.862.000.
Il provvedimento interviene in un momento di grave difficoltà per la società, che non si ritiene possa proseguire la propria attività nelle attuali condizioni. Si è comunque appreso nel corso dei lavori in Commissione che sono allo studio alcuni provvedimenti che verranno sottoposti alle valutazioni consiliari e che successivamente, di concerto con gli altri azionisti, saranno oggetto di attenzione per recuperare le attività Promark, ritenute importanti in una diversa collocazione istituzionale, in modo da salvaguardare anche i posti di lavoro dei dipendenti della società. L'intervento che si propone è quindi finalizzato essenzialmente a consentire quelle ulteriori attività sociali che risultino compatibili con un disegno di riordino anche sotto il profilo istituzionale, disegno che per la complessità dei problemi sottesi richiede tempi non brevissimi e pertanto necessita di quel temporaneo sostegno alla Promark S, p. A, che il progetto di legge assicura.
Sulla base ditale considerazione, la III Commissione consiliare, visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione in ordine alla disposizione finanziaria, ha determinato con voto favorevole a maggioranza di rimettere il provvedimento al Consiglio per la sua approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco, relatore di minoranza

Signor Presidente, intendo leggere la relazione di minoranza, ma anche integrarla con dati di estrema gravità da me assunti negli ultimi quindici giorni.
Signor Presidente del Consiglio e colleghi Consiglieri, la dizione stessa del disegno di legge: "Quinta sottoscrizione di nuove azioni della Promark", dovrebbe portare l'intero Consiglio a un'immediata riflessione ed attenzione sui pericolosi contenuti del provvedimento. Come mai - ci si deve chiedere - si giunge a questa ennesima sottoscrizione di azioni a favore della società? Forse perché, essendo in fase di espansione, la società necessita di nuovi investimenti e quindi di denaro fresco? La realtà, come é ben noto a tutti, è più amara, e consiste nel fatto che la Promark continua a creare perdite colossali che, mano a mano, hanno azzerato il suo pur cospicuo capitale sociale; pertanto (intervento dei soci é solo un intervento a posteriori nel tentativo di tamponare perdite pregresse. Tentativo che é parzialmente obbligato, essendo necessario per legge ricostituire il capitale sociale a garanzia dei terzi creditori. Tale tentativo però si presta a molte osservazioni e commenti, anche perch come avete potuto constatare nell'ascoltare il collega Ferraris - la relazione di maggioranza non fa alcun cenno ai veri motivi che hanno portato al ripetuto e reiterato dissesto della società, e soprattutto non dice nulla a proposito dei programmi per variarne l'indirizzo o mutarne la rotta.
La questione può e deve essere affrontata sotto due aspetti: quello tecnico-societario e quello politico-operativo.
Sotto l'aspetto tecnico-societario, non vi é dubbio che sarebbe necessario procedere ad un operazione sul capitale, essendo ricorrenti i presupposti dell'art. 2446 e seguenti del Codice Civile, cioè l'azzeramento del capitale per perdite. Tuttavia, egregi colleghi, il Codice Civile non prescrive il ripristino di un capitale come quello cui si é fatto cenno nell'assemblea straordinaria del 31 gennaio u.s.; prescrive soltanto l'eventuale ricostituzione del capitale ai minimi previsti per le società per azioni, cioè 200 milioni di lire.
Ci troviamo quindi di fronte alla scelta non solo di coprire le perdite, ma di ridotare la Promark di altri fondi per continuare a produrre delle perdite. Vi pregherei di prendere nota che, a parte gli azzeramenti dovuti al reintegro delle perdite, l'escalation delle perdite della Promark stata la seguente: 101 milioni nel 1983, 123 nel 1985. 188 nel 1986, 395 nel 1987, 648 nel 1988 e abbiamo superato di molto il miliardo nell'ultimo anno.
Chi propugna questa scelta e chiama il Consiglio regionale ad approvarla si deve assumere le proprie responsabilità, sia come socio che come amministratore pubblico.
Noi riteniamo che questa scelta sia assurda, sbagliata e pesantemente condizionata da interessi che nulla hanno a che vedere con i fini dell'Ente Regione. Desideriamo essere estremamente chiari, perché non vogliamo essere coinvolti in un'operazione che non é neppure di "salvataggio", ma solo di "rinvio" ad un nuovo dissesto come tutto - anche in questo scorcio di 1991 lascia presupporre.
Dal punto di vista tecnico, noi proporremmo di non procedere alla sottoscrizione del nuovo capitale, ma di chiudere senz'altro la società chiedendone il fallimento.
Ci rendiamo conto della gravità di questa affermazione, ed ecco allora che, in seconda battuta, siamo noi stessi a proporre soluzioni drastiche alternative al fallimento, ma sempre nell'ambito delle procedure concorsuali.
Opportunamente la Regione, davanti alla perdurante incertezza sul futuro della società, dovrebbe orientarsi verso la richiesta di ammini strazione controllata. E' necessaria un'oculata verifica delle responsabilità di tutti gli amministratori che si sono succeduti alla guida della Promark, perché, se hanno un senso i reiterati appelli che in quest'aula vengono fatti sulla necessità di spendere bene i fondi pubblici non é possibile, come soci di maggioranza della Promark, assistere silenziosi e disinteressati a quello che é un puro e semplice dissesto sociale. Dissesto di un ente strumentale della Regione Piemonte, quindi l'opportunità di non procedere all'approvazione del disegno di legge secondo noi é evidente; eventualmente si può arrivare alla copertura del minimo del capitale sociale previsto per le società per azioni.
Vedo che in aula l'indifferenza è pressoché totale, comunque i presupposti, ai sensi dell'art. 187 e 160 del Regio Decreto n. 267 del 16/3/42, cioè la legge fallimentare, per chiedere la messa in amministrazione controllata della Promark ci sono tutti a) c'è un'evidente difficoltà ad adempiere alle proprie funzioni (solo un miope potrebbe sostenere il contrario) e lo dimostrano sia i risultati economici - finanziari sia soprattutto l'incertezza sul futuro della società b) la società sussiste da più di un quinquennio, dovrebbe aver tenuto regolare contabilità, non é stata dichiarata fallita ed ammessa nel quinquennio al concordato preventivo, né ci risultano sussistere estremi di bancarotta fraudolenta a carico degli amministratori c) il punto più importante è che la Promark, avendo sostanzialmente soci "pubblici", può dare garanzie - volendo - virtualmente illimitate di coprire i propri debiti verso terzi, e l'amministrazione controllata è anzi un validissimo strumento per "vedere chiaro" sia nei debiti che nei crediti.
Infatti - questa parte non è inserita nella relazione, quindi vi pregherei di prestare attenzione - colleghi di maggioranza, con la vostra approvazione vi assumete anche in prima persona, come amministratori pubblici, determinate responsabilità. Non va infatti dimenticato che, oltre al clamoroso buco di bilancio, anche i crediti della Promark andrebbero attentamente controllati da un serio e preparato commissario giudiziale nominato dal Tribunale, perché più volte, e anche pubblicamente, si è insistito sul timore che parte dei crediti vantati dalla Promark verso la Regione siano insussistenti. In questo caso il Consiglio regionale, andando ad approvare questa legge, farebbe un clamoroso buco nell'acqua, in quanto neppure la nuova provvista finanziaria sarebbe sufficiente a coprire i debiti della società.
A questo punto volevo inserire alcuni dati che non traspaiono dalla relazione della maggioranza, ma che è opportuno comunicare ai colleghi Consiglieri.
Premetto che la Promark è una stranissima azienda perché, avendo soltanto 4 miliardi di giro di affari, dispone di ben cinque sindaci revisori - lautamente stipendiati ai sensi di legge - quando normalmente le banche hanno di solito tre componenti il collegio sindacale, quindi questo presuppone una maggiore attenzione da parte nostra.
Un fatto alquanto strano é che la relazione di accompagnamento del collegio sindacale della Promark - di fronte ad un dissesto così generalizzato della situazione - sia di una povertà totale; infatti vi sono alcune frasi che, dal punto di vista tecnico, fanno veramente rabbrividire.
Ne cito una: "Tra i costi pluriennali privi di valore sostanziale e tra i costi d'ordine ci sono potenziali passività": é una frase di importanza "miliardaria", in quanto sottende alcune voci che sono drammatiche e che secondo me nascondono una perdita ben superiore a quella riferita.
Quanti di voi sanno quali sono - se non siete andati a leggervi le relazioni in dettaglio - i conti d'ordine, cioè quelli che sostanzialmente non incidono come debiti della società, ma che secondo me a tutti gli effetti sussistono come debiti? C'è un contenzioso tributario con l'IVA di 774 milioni; può andare bene che l'ufficio IVA - pare anche probabile accolga in buona parte le posizioni di Promark, ma c'è pure un contenzioso tributario di imposte dirette di 322 milioni, fatto più grave perché non siamo ancora arrivati al primo grado di giudizio sicuro; anzi, non é stata data ragione alla Promark su questo contenzioso. Vi sono inoltre 630 milioni di pretese del Demanio per beni di Promark. Voi siete a conoscenza dei tempi tecnici del Demanio per poter dare garanzie di sicurezza. E' probabile che forse una parte venga recuperata, ma l'altra no . Ci sono 562 milioni di contenzioso con il Comune di Torino sulla gestione del palazzo.
E' chiaro che, anche se soltanto una parte di questi crediti - che da soli sono 2 miliardi e 368 milioni e rappresentano più del 50% di tutte le attività della società - avesse creato questo bilancio e anche se soltanto il 50% dei conti d'ordine fossero perdite, avremmo un'ulteriore perdita di oltre un miliardo, per cui oggi faremmo davvero un buco nell'acqua.
Ma c'è di più: nei costi pluriennali e costi per manifestazioni future ci sono attività di bilancio sulle quali i sindaci revisori non dicono nulla. I costi pluriennali e i costi per manifestazioni future ammontano a 177 milioni che, per competenza, possono non essere addebitati nel 1990 sono sicuramente costi futuri, quindi da addebitarsi nel 199l. Allora non ci si può più prendere in giro dicendo che si é sollevato il bilancio 1990 di 177 milioni, perché al contrario, prima ancora di iniziare l'attività si è appesantito l'esercizio 1991 di 177 milioni.
I crediti verso clienti - in presenza di una situazione tale, se io fossi Presidente del collegio sindacale mi sarei ben guardato dall'approvare un simile bilancio - che vengono portati come cifra principale dell'attività (2 miliardi e 700 milioni su 4 miliardi e 700 milioni di fatturato totale) sono 834 milioni per crediti diversi e 1 miliardo 355 milioni verso enti pubblici. Di 834 milioni di crediti verso clienti, 221 sono in contenzioso, 20 in pre-contenzioso, ma la gran parte degli altri non si riferiscono a manifestazioni del 1990 e, quindi pagabili nel giro di breve; si riferiscono a prestazioni di Promark fatte addirittura nel 1979: ditemi che validità hanno questi crediti se dopo 12 anni dal momento in cui sono stati accesi non sono ancora stati introitati.
Per quanto riguarda i crediti verso enti pubblici (1 miliardo 355 milioni), il maggiore debitore é la Regione Piemonte. Vorrei sapere se l'Assessore all'Agricoltura sa che deve pagare 202 milioni a Promark pretendo delle risposte perché si tratta di crediti molto vecchi, dal 1979 al 1988. Sono o no crediti esigibili? I casi sono due: o é la Regione che non rispetta o la Regione ha tutti i diritti di non pagare per qualche motivo e quei crediti sono puramente nominali, ed allora si tratta di crediti falsi.
L'Assessore al commercio deve a Promark 798 milioni dei quali 600 ante 1989. Io voglio sapere dall'Assessore al commercio se questi crediti devono essere pagati o meno, perché altrimenti é un falso di bilancio. Se, invece devono essere pagati, bisogna farlo subito e si spieghi il motivo per il quale non sono ancora stati pagati.
L'Assessore alla cultura deve alla Promark 87 milioni, e anche qui vale il discorso di prima. La Provincia di Torino deve decine e decine di milioni a Promark. Queste sono le dimostrazioni di come questo bilancio sia non posso dire falso, ma pesantemente inficiato da dubbi. E su questo bilancio la relazione del collegio sindacale è di 20 righe, nonostante si paghino cinque gettoni di presenza a 5 sindaci effettivi oltre ai supplenti.
E' veramente leggero dire soltanto nella relazione dei sindaci che "tra i costi pluriennali ci sono alcune voci prive di valori sostanziali e che tra i conti d'ordine ci sono delle potenziali passività". Quindi vi sono dei motivi tecnico-amministrativi che sconsigliano di andare al buio a ritemprare nuovamente il capitale di questa società. Chiediamo che ci sia uno stop. Ci si potrebbe dire - e forse il collega del Partito Repubblicano lo proporrà - di metterla in liquidazione. No, cari colleghi, non mettiamola in liquidazione perché, a questo punto, chi sarà il liquidatore o i liquidatori della società? Io non voglio che sia la Regione Piemonte a nominare i liquidatori, perché il gioco é palese! Quali liquidatori dovrebbero essere nominati? Il Consiglio d'Amministrazione della Promark.
In quanto tempo? Pare che chiedano un tempo illimitato, ma poniamo anche che sia stabilito dall'ente Regione: cosa chiederà anche il Consiglio di Amministrazione? Che sia dato rato e valido il suo operato. Questo non giusto. Io chiedo che sia un organismo esterno alla gestione di Promark, e cioè un commissario giudiziale, ad andare a fondo dei conti, e una volta tanto dica chiaramente chi sono i responsabili. Non é giusto e non corretto che, in III Commissione, avendone parlato più volte, si sia sempre detto che la colpa non é di questi amministratori, ma dei precedenti. Se ci sono delle precedenti responsabilità di amministratori pubblici - comunque nominati dai nostri predecessori nelle passate legislature - devono essere chiamati in causa, ciascuno per la propria parte di responsabilità, a vedere chiaro all'interno di questa società! Questa garanzia la dà soltanto un commissario giudiziale nominato dal Tribunale, perché l'ente pubblico può partecipare anche a cambiare Promark ed inserirla nell'Expo 2000.
Fin qui alcune sottolineature dei motivi tecnico - amministrativi che impongono, a nostro avviso, uno stop alla società ed un serio controllo.
Ci sono però anche delle motivazioni politico-amministrative che impongono queste decisioni e c'è la stessa relazione di maggioranza che apertamente denuncia l'insostenibilità della situazione. Che senso ha (ultimo capoverso) chiedere al Consiglio regionale fondi per "consentire ulteriori attività sociali della società che risultino compatibili con un disegno di riordino delle attività", se il disegno di riordino delle attività non c'è, né é stato predisposto in questi mesi? Non è stato fatto sostanzialmente nulla da quando, dal mese di novembre scorso, in Commissione si è cominciato a dire no a questo aumento di capitale o per lo meno a discutere di questo. Come facciamo quindi ad andare, oggi, ad impegnarci spendendo più di 1 miliardo all'interno della società, se il disegno di riordino delle attività non esiste? In realtà si tratta soltanto dell'ennesima copertura di una gestione fallimentare dovuta alla Promark e io mi stupisco che la Giunta a metà giugno non abbia chiesto agli amministratori di Promark di presentare un bilancio dei primi 5/12 dell'anno o del primo quadrimestre! Avreste potuto vedere di quanto sono aumentati i debiti e le perdite di Promark in questo quadrimestre. Era logico farlo. Inoltre, dopo le audizioni dell'inverno scorso, é nato un altro problema, in quanto gli amministratori di Promark hanno cominciato a fare fuoco e fiamme nei confronti della Regione affermando che, se Promark non funziona, la colpa é della Regione. Qui siamo al gatto che si mangia la coda. La Regione non si serve di Promark, e questo é un discorso importantissimo e che va approfondito. Il fallimento di Promark diventa quindi l'immagine speculare del fallimento dell'ente Regione nei confronti della Promark e di quegli Assessorati che non hanno voluto o potuto avere rapporti con Promark. C'è qualche minima garanzia che questo atteggiamento cambi nel futuro? No, e la dimostrazione viene dal fatto che nei quattro mesi intercorsi dall'assemblea straordinaria ad oggi non é stato fatto nulla: non é stato elaborato un progetto, non sono state ipotizzate soluzioni, non sono stati allacciati (o riallacciati) rapporti con Promark. Si é solo ipotizzato di inserire Promark sul binario di Expo 2000, dando l'impressione di un "gioco del cerino" nel quale la Regione tenta di passare di fatto Promark ad altri, od almeno di scaricare su altri le passate e presenti responsabilità.
Qui si apre un altro, enorme capitolo; perché Promark è così miseramente fallita prima di tutto nei suoi scopi istituzionali, oltre che dal punto di vista finanziario? Com'è stata gestita Promark? Quali sono i costi principali di bilancio? Quanto costa al suo Consiglio di Amministrazione? Quanti e quali sono i consulenti di molte iniziative beneficiari di questi anni? Comunico alcuni dati, perché forse pochi di voi hanno avuto il tempo e il modo di approfondirli. Sappiate che il personale di Promark costa 807 milioni, più 339 milioni di contributi; l'anno scorso, in questa situazione debitoria pesante, sono stati pagati 148 milioni per consulenze e collaborazioni esterne, quando tutti dicono che molti dipendenti di Promark non hanno obiettivamente molto da fare; il solo Consiglio di Amministrazione costa 198 milioni; gli amministratori di Promark percepiscono; 61 milioni il Presidente, 41 milioni i Vicepresidenti, i Consiglieri di amministrazione 100.000 lire a seduta (sono 13, ma 2 si sono dimessi e quindi rimangono soltanto in 11); per il Collegio sindacale ci sono le tabelle di legge che parlano di diversi milioni per componente. Noi continuiamo a portare avanti questa società con spese chiaramente strumentali. Vi chiedo allora se non si può affermare pubblicamente che questi amministratori hanno delle pesanti responsabilità, anche attualmente, per non aver portato questi dati in Consiglio regionale.
Abbiamo il coraggio, una volta tanto, di chiederci quali maggioranze hanno nominato gli amministratori di Promark, questi e i precedenti; quali partiti politici ci sono stati alle loro spalle; in base a quali criteri sono stati assunti i dipendenti, e se questi dipendenti sono di così alto profilo professionale, come mai non sono stati già riassorbiti da altre iniziative o società similari operanti sul libero mercato? Tutte domande alle quali, colleghi, non viene data alcuna risposta; ma a questo punto é logico rifinanziare per un altro anno la Promark in attesa di metterla più o meno in liquidazione, o invece é il momento, carne sostiene il MSI da un decennio, di prendere una posizione chiara e finalmente decisa? Noi riteniamo sia giunto il momento di fare chiarezza, anche perch colleghi, io chiedo specificatamente al Presidente di fare un ragionamento che é estremamente importante e sta diventato surrettizio, ma che essenziale.
Se si leggono - ed é costata una certa fatica averli - i verbali dell'Assemblea straordinaria del 31 gennaio 1991, a proposito della perdita di 1 miliardo e 128 milioni, la procedura (a pag. 8 del verbale d'Assemblea) seguita é stata abbastanza sottile: la Regione Piemonte, per bocca del Presidente della Giunta, si é detta consenziente su questo fatto andando al di là di ogni limite di validità offertogli dal Consiglio. Si riduce, allora, il capitale sociale da 720 milioni a zero, pertanto le perdite da 1 miliardo e 128 milioni scendono tecnicamente a 408 milioni azzerando quindi tutte le quote di capitale. A questo punto pro-quota potremmo chiudere la perdita (408 milioni), ripristinare il capitale sociale minimo (200 milioni) e potremmo anche aumentarlo a 720 milioni; ma qui viene chiesta un'altra cosa (punto quinto), ovvero la ricostituzione contestuale del capitale sociale nell'importo di 1 miliardo e 140 milioni.
Signor Presidente, so benissimo che 1 miliardo 140 milioni meno 408 milioni uguale ai 720 milioni di prima, ma o il Presidente non ha capito o fa finta di non capire. Io sto dicendo che si può benissimo azzerare la perdita di 408 milioni e ricostituire il capitale di 200 milioni; potremmo anche portarlo a 720, ma non saremmo immediatamente convocati ad un'altra assemblea straordinaria per i vari capitali. Con questo sistema si vuole invece fare surrettiziamente uri altra cosa: annullare la perdita e rifare integralmente il capitale di 720 milioni, quindi di fatto ricostituire un capitale di 1 miliardo e 140 milioni per ridurlo immediatamente dei 408 milioni che servono per coprire le perdite, ritrovandoci con un capitale sociale di 720 milioni. Noi potevamo anche deliberare in sede di assemblea straordinaria di portare il capitale a 720 milioni; vero è che restava una perdita pregressa di 408 milioni, ovvero più di un terzo del capitale sociale di 720 milioni. Così facendo avremo intanto pienamente risolto tutti i problemi di legge, in quanto in ogni momento, pur sottraendo a quel capitale sociale di 720 milioni i408 milioni di perdite, avremmo comunque avuto più di 200 milioni, garantendo quindi, nei confronti dei terzi creditori, la sussistenza del capitale minimo previsto dalla legge per le società per azioni.
Qui non si fa soltanto la copertura delle perdite; non si va soltanto a ricostituire il capitale sociale minimo; non si fa un aumento di capitale a 720 milioni, parte dei quali puliti dalla perdita. Si chiede invece alla Regione di pagare tutte le perdite più tutto il nuovo capitale sociale; in altri modi si mettono in dotazione alla Promark altri 720 milioni puliti freschi da poter mangiare (ammesso che non siano già stati mangiati precedentemente) nella perdita di quest'anno . Questo, per chi lo vuol capire, dal punto di vista tecnico é un tentativo non dico di imbrogliare ma di confondere le carte; con questo sistema in realtà la Regione tira fuori molti più soldi rispetto a quanti ne dovrebbe tirare fuori per mezzo dei meccanismi che ho cercato molto maldestramente di spiegare. Presidente i numeri sono numeri! Abbiate pazienza, colleghi, io mi sono trovato per la prima volta a ragionare su questo problema dal punto di vista tecnico prima ancora che politico, e ho scoperto, grazie al Capogruppo Majorino che da dieci anni si occupa di questo problema, una documentazione spaventosa. Mi stupisco che questo Consiglio regionale non abbia l'autorità e la volontà divedere, per una volta, in fondo a queste relazioni.
Per queste ragioni, il Gruppo del MSI vi invita a non approvare questa legge; in caso contario, presenteremo una serie di emendamenti volti a coprire i punti 1, 2 e 3 delle perdite, ma non arriveremo alla copertura più la totale nuova dotazione del "cestino della merenda" alla Promark di 720 milioni.



GROSSO CARLO FEDERICO



PRESIDENTE

Sulle relazioni dei Consiglieri Ferraris e Zacchera è aperta la discussione.
La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Vorrei chiedere all'Assessore Vetrino o al Presidente della Giunta se non ritengono utile anticipare il loro intervento perché ci sono molte questioni sulle quali, secondo me, é necessario sapere adesso cosa pensa la Giunta. Non mi riferisco soltanto alle interrogazioni che abbiamo presentato - alle quali l'Assessore gentilmente é disposto a rispondere in sede di discussione in aula - ma ad alcune questioni come quella sul futuro della Promark e sull'assetto in generale di questa società. Se ci fossero date delle spiegazioni prima, risparmieremmo un lungo dibattito di botte e risposte che, peraltro, nelle linee essenziali già conosciamo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore al commercio

Bisogna essere rispettosi dei regolamenti consiliari per un reciproco rispetto che dobbiamo anche a noi stessi.
La procedura é che, dopo il relatore, ci siano gli interventi dei vari Gruppi, al termine dei quali viene la replica della Giunta. Io non ho nient'altro da aggiungere a quanto già detto in Commissione ripetute volte.
La motivazione per cui si presenta oggi questo disegno di legge di ricapitalizzazione é stata ampiamente illustrata, non soltanto in occasione della presentazione del disegno di legge, ma anche prima. Infatti allorquando partecipammo all'assemblea il 30 gennaio, avevamo a monte un patrimonio di confronto con il Consiglio che risaliva non solo agli anni precedenti, ma essenzialmente alle ultime riunioni avute in sede di Capigruppo e anche in sede consiliare sia in risposta ad interrogazioni che in momenti di dibattito. Quindi, Consigliere Cucco, a me dispiace, ma mi sembrerebbe di sconvolgere i programmi del Consiglio, per dire delle cose che dovrebbero essere già abbastanza note. E' una situazione risaputa non soltanto dalla stampa, ma dai numerosi atti che vi ho fatto pervenire perché credo che tutti i Consiglieri abbiano una montagna di atti riguardanti la Promark.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Mi dispiace di questa posizione perché il mio tentativo, che era abbastanza esplicito, era quello di evitare il fuoco di fila di argomenti ripetuti all'infinito.
Lo scopo era di dare pertanto uno sviluppo al dibattito consiliare, in particolare su questo tema molto delicato, affinché non sia ripetitivo e del tutto superfluo rispetto alle decisioni assunte fuori da quest'aula e fuori dal governo regionale.
Su questa vicenda, il mio gruppo politico, nella passata legislatura ma anche in questa, ha presentato numerosissimi interventi, ed é estremamente critico, non soltanto nei confronti della Promark - che riteniamo una vera sciagura dal punto di vista della capacità dimostrata da coloro che la gestiscono - ma anche del mancato interesse politico che la Regione ha dimostrato nei confronti di questa iniziativa, quasi come una linea che congiunge la politica perseguita dalla Promark a tanti altri enti cosiddetti strumentali, della Regione.
Farò soltanto due brevissime considerazioni, anche perché gli argomenti portati dal Consigliere Zacchera sono stati molto interessanti, pur se piuttosto conosciuti. A proposito di cose conosciute, ho letto la relazione redatta dalla Presidenza della Giunta, con la collaborazione - immagino dell'Assessore Vetrino, sugli Enti strumentali della Regione.
Proprio sulla parte che riguarda la Promark, c'è una paginetta che si intitola "Analisi dei bilanci", dove si racconta che l'Orga ha operato la revisione dei bilanci del 1987 e del 1988 di questa società, esprimendo le stesse considerazioni che il Consigliere Zacchera ha fatto per i bilanci successivi. Non solo; si dice anche che il valore totale delle ulteriori passività, quelle che deriverebbero dalle cause, dai contenziosi in corso risaliva, già allora, a due miliardi.
La cosa molto indicativa é che questa pagina finisce con una frase essenziale per capire dove e come ci stiamo muovendo. "Né pare che la soluzione passa essere costituita dalla ricapitalizzazione della società".
Credo che tutti i presenti, ed anche coloro che non lo sono, sappiano perfettamente che il problema non è la ricapitalizzazione, così come non è la politica economico-finanziaria che la società ha attuato in questi anni.
Il problema è squisitamente politico, nel senso di gestione degli equilibri di potere fra partiti.
Noi tutti sappiamo che la Promark non serve, che l'unica funzione che avrebbe potuto svolgere é quella di gestire la presenza fieristica della Regione all'interno del panorama italiano ed europeo. Sappiamo che il compito di promozione dei prodotti e della presenza del Piemonte nel mondo non necessariamente deve essere gestito dalla Promark (non gli é mai stato riconosciuto dal mondo economico piemontese, dal libero mercato). Le istituzioni private, ma anche il Ministero, si occupano di questo aspetto e, difatti, gli anni di storia della Promark sono la dimostrazione che questa attività non ha mai attecchito, perché non ha mai avuto i requisiti di serietà sufficienti per poter attecchire nel mondo produttivo piemontese.
L'unico spazio effettivo per una società di questo tipo sarebbe stato quello di gestire la presenza della Regione, in quanto ente, in fiere.
Mostre e quant'altro esiste nel mondo ed in Italia; quindi un ente decisamente più piccolo, strumentale nel senso dello strumento dell'utensile di cui la Regione ha bisogno per operare in questo senso senza nessun altro compito.
Come dicevo, tutto ciò é noto alla classe politica piemontese. Ma esistono anche - e questa é la dimostrazione pesante e concreta - gli accordi, la lottizzazione fra i partiti, le spartizioni delle aree di potere che il partecipare al governo comporta. Gli enti strumentali, e la Promark in particolare, sono la quintessenza di quello che significa la lottizzazione fra i partiti. Mi rivolgo, in particolare, ai partiti della maggioranza, ai repubblicani, ai liberali, perché escano da questa logica.
Non é più possibile accettare che il denaro pubblico venga speso in questo modo, bisogna passare dalle parole ai fatti e votare in quest'aula la chiusura della Promark, senza ulteriori rimaneggiamenti o rifinanziamenti che servono a poco, e solo a tenere in vita questo ente che ha poca utilità.
In altre stanze, che non sono queste e non sono nemmeno quelle del governo regionale, si sta cercando di risolvere il problema dell'introduzione della Promark nell'Ente fiere, per portare una bella eredità a questo nuovo ente. I partiti della maggioranza non possono continuare a sperperare il denaro pubblico in questo modo; ci vuole un atto di coraggio, molto semplice, ma anche molto chiaro, che dia un segnale importantissimo alla popolazione.
Noi dell'opposizione, io in particolare, possiamo urlare quanto vogliamo; purtroppo il nostro ruolo é ben identificato, ma quanto valore avrebbe invece la vostra posizione su questo argomento! Una posizione di questo tipo, non una posizione populista! Il problema della garanzia dei posti di lavoro non esiste nel modo più assoluto, perché non è mai esistito per situazioni ben più gravi, quindi i posti di lavoro della Promark non rappresentano questo grande ricatto da risolvere. Il vero problema é quello della scelta politica; é una scelta politica che voi siete chiamati a fare, non una scelta di tecnica contabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono abbastanza d'accordo su alcune cose dette nei primi due interventi. Il Consigliere Zacchera, con un entusiasmo da neofita - visto che forse non aveva avuto modo di parlare della Promark le volte scorse - ha ripercorso e documentato una serie di fallimenti della Promark sulla quale non torno, perché mi pare giusto quanto ha detto il collega Cucco; è inutile ripetere cose già dette (e le abbiamo dette tante volte). Che si tratti di un fallimento, questo Consiglio regionale lo ha già verificato, ha già avuto modo di discuterne tant'è che mi pare si stia andando verso una soluzione di superamento rispetto a questo ente strumentale, a questa società, superamento già illustrato dall'Assessore in Commissione. Farò quindi un intervento breve perché ritengo inutile continuare a ripetere cose già dette.
Il giudizio del Partito repubblicano rispetto alla Promark è che - non vedendosi possibilità di inserimento nel tessuto economico della nostra regione, non garantendo un elemento di supporto rispetto all'economia piemontese, ragione per cui era nata tanto tempo fa la Promark, peraltro senza il voto del Partito repubblicano e non solo, ma anche di altri partiti, che già allora individuavano l'inutilità o la superfluità di questa società - si vada avanti per dare una soluzione definitiva e non continuare a perpetuare.
Due o tre anni fa, quando qualcuno già proponeva la messa in liquidazione della Promark, il Consiglio d'amministrazione di questa società era intervenuto in sede di Commissione consiliare presentando una memoria in cui si spiegava che la liquidazione sarebbe costata due o tre miliardi. Questo non era possibile, perché la società aveva ormai cambiato rotta, aveva avuto l'inversione di tendenza e certamente avrebbe guadagnato tanti soldi in futuro, per cui avrebbe assorbito tutte le perdite. Già due o tre anni fa la messa in liquidazione costava molto; oggi ci troviamo dopo aver nel frattempo ricapitalizzato la società, di fronte ad una proposta di legge di nuova capitalizzazione.
Ritengo che questa capitalizzazione si debba fare, ma non perché sia convinto che la capitalizzazione sia l'unica soluzione; ci sono anche altre alternative. Una è quella di dichiarare il fallimento della Promark, cosa che non costa niente alla Regione, ma mi pare ragionevolmente comprensibile che un ente pubblico non porti una sua società in queste condizioni.
Allora, i casi sono solo più due: o la si finanzia, affinché possa andare avanti e continuare a svolgere una sua attività, magari trovandoci nei prossimi anni, a dover sanare diversi miliardi, oppure si dice basta.
Sono d'accordo con il Consigliere Cucco che dobbiamo mettere in liquidazione la società. Non ha senso continuare a tenerla in piedi e tutti gli anni svolgere un dibattito analogo a questo. Dobbiamo metterla in liquidazione e non, come diceva il Consigliere Zacchera, in amministrazione controllata.
Dico questo perché l'amministrazione controllata é comunque una procedura concorsuale che crea qualche problema d'immagine alla Regione.
Inoltre, il collega Zacchera ha giustamente citato l'art. 187 della legge fallimentare il quale, se ricordo bene, parla di amministrazione controllata quando l'imprenditore si trova in temporanea difficoltà ad adempiere alle proprie obbligazioni, cioè l'amministrazione controllata un istituto che subentra quando una società é congiunturalmente in difficoltà, quindi congela tutti i debiti: dopo un anno si riparte.
Noi non siamo in questa condizione, quindi la soluzione più corretta la via principale è (sapendo che ci sono delle proposte della Giunta in ordine a questo problema) quella di mettere in liquidazione la società giungendo ad un consistente risparmio di costi.
Una società in liquidazione, infatti, costa meno di una società in gestione normale, e continua a fare ciò che deve fare. Una società in liquidazione non licenzia tutti i dipendenti, ma continua a svolgere quelle attività per le quali si é già impegnata e le svolge in modo corretto anche perché l'azionista continua a dare indicazioni, indirizzi. Mettere in liquidazione questa società significa fermare finalmente una continua emorragia.
Il collega Zacchera aveva cercato di capire quello che dicevo io, ma si sbagliava quando affermava che il Partito Repubblicano avrebbe chiesto la messa in liquidazione per fare il Consiglio di amministrazione. Il Gruppo repubblicano - che peraltro ha presentato un ordine del giorno molto artigianale, poiché fatto all'ultimo momento, in cui si chiede alla Giunta di mettere in liquidazione la società alla prossima assemblea convocata per il 17 - ritiene che in questa ipotesi, che considera essere la più corretta, la nomina del liquidatore debba essere fatta da un ente autorevole ed esterno rispetto alle varie parti interessate, individuando un autorevole professionista torinese che dia garanzia di serietà imparzialità e correttezza. Ritengo che mettere in liquidazione una partecipazione pubblica sia una scelta che qualifica la Giunta l'Assessore, la Regione, l'ente che affronta questo problema.
Parliamo sempre di eliminare le partecipazioni inutili, di liquidare il patrimonio; questo sarebbe un esempio concreto e serio di come, rilevato il fallimento di un ente strumentale, un ente pubblico affronta il suo fallimento e giunge alla definizione del problema.
E' in questo senso che voto la legge, sapendo che, comunque, deve essere votata perché non si può andare verso il fallimento. Le risorse finanziarie necessarie per pagare i debiti e gli stipendi - finché non si saranno trovate altre soluzioni - dovranno essere utilizzate, ma tutto ci ha un senso ed un significato se lo si fa mettendo la società in liquidazione. Si supererebbe, così, ogni problema perché si potrebbe addirittura non aumentare il capitale per coprire le perdite, ma basterebbe mettere la società in liquidazione e poi fornire le risorse finanziarie in modo autonomo per pagare le passività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Signor Presidente, colleghi, anch'io farò uno sforzo per non ripetere le discussioni e le riflessioni già fatte in quest'aula grazie, se ben ricordo, ad una nostra interpellanza e ad un'altra del collega Ferrara. Da qualche mese abbiamo presentato all'attenzione della Giunta una nuova interpellanza e avremmo voluto avere nuovamente occasione di poterla discutere prima di arrivare a questa proposta della Giunta che giunge, dopo il silenzio di questi mesi, improvvisa, senza aver mai affrontato i problemi che più volte abbiamo posto.
Adesso sento dire che c'è un insieme di provvedimenti che dovrebbe essere portato all'attenzione del Consiglio regionale, e poiché questo é un provvedimento privo di un contesto complessivo nel quale collocarlo, a noi pare da non votare. Non siamo d'accordo sulla ricapitalizzazione, non come posizione pregiudiziale, ma perché non capiamo quale sia il disegno che sta alle spalle di questa operazione. In modo particolare, non abbiamo accettato in passato (e non accettiamo oggi) le ipotesi - abbastanza confuse - avanzate sul futuro della Promark Per essere più chiari, non vorremmo che la ricapitalizzazione permettesse a questa società di poter continuare a sopravvivere, così come ha fatto in questi anni.
Mi spiego meglio. Nel corso delle precedenti discussioni, dibattiti ed incontri avvenuti anche in Commissione, abbiamo avuto modo di fare insieme alcune riflessioni sullo sperpero di denaro pubblico operato dalla Promark Vogliamo, in modo particolare, riferirci alle convenzioni e consulenze esterne che potevano essere evitate e ad un miglior utilizzo, o comunque ad una riflessione, che poteva già partire alcuni mesi fa, sull'uso e l'impiego migliore del personale. Dal mese di gennaio di quest'anno ad oggi non é avvenuto nulla che indicasse un'inversione di tendenza: la società ha continuato ad indebitarsi: tanto poi qualcuno avrebbe dovuto provvedere.
Nel momento in cui noi critichiamo il modo di gestire la Promark l'abbiamo già fatto altre volte - non riteniamo che il socio di maggioranza di questa S.p.A., cioè la Regione, sia senza colpe e possa defilarsi scaricando tutte le responsabilità sul Consiglio d'amministrazione della società.
Riteniamo - e anche questo l'abbiamo già fatto rimarcare altre volte ma è bene ripeterlo - che l'azionista di maggioranza abbia precise responsabilità e doveri per la conduzione di una S.p.A.
La Promark é stata istituita come ente operativo della Regione che, pur essendosi dotata di questo strumento, praticamente ha scelto poi di non utilizzarlo quasi mai: ogni Assessorato, infatti, agisce a livello promozionale mediante le consulenze e gli incarichi esterni che ritiene più opportuni. A questo proposito, occorre dare atto che l'Assessorato all'artigianato ed al commercio, con una dotazione di circa 600/700 milioni l'anno, é l'unico che ha tentato di fornire le risorse finanziarie per far sopravvivere la Promark.
Un'attività promozionale seria e ben fatta, come tutti sappiamo, costa parecchio e richiede un insieme di sinergie che devono impegnare tutta la Giunta per realizzarla al meglio.
Una scelta di fondo in tal senso, in realtà, non si è mai voluta fare.
Da un lato ci si é dotati di uno strumento pubblico per la promozione di attività industriali, commerciali ed artigianali del Piemonte contemporaneamente, però, si é fatto di tutto per soffocarlo, fingendo di non rendersi conto delle gravi difficoltà in cui versava la società, la quale, a sua volta, tentava di sopravvivere barcamenandosi e assumendo ruoli non propri, come la gestione diretta delle fiere.
Sono queste, in sintesi, le nostre osservazioni (e non ripeto le considerazioni relative a EXPO 2000); é quindi indispensabile che in Consiglio venga fatta chiarezza.
La capitalizzazione proposta non ha alcun senso: occorre avere il coraggio di dire che la Promark é ormai divenuta inutile e percorrere la via della liquidazione. Non si possono usare "mezzi e mezzucci" per prorogare una morte lenta, un soffocamento, "un atterraggio morbido" (come ho letto nei verbali della seduta della Commissione).
Non ci pare opportuno, però, che la Regione non abbia un proprio strumento d'intervento in ambito promozionale.
La promozione non può essere semplicemente delegata ai privati: la Giunta regionale deve essere presente su questo terreno e poter sostenere le forze imprenditoriali, in modo particolare quelle piccole e medie che resteranno senza un supporto specifico. Non é possibile che tutto finisca nel grande calderone di Expo 2000, meta ed obiettivo mitico, capace di risolvere qualsiasi difficoltà, ma che sappiamo voluto solo dalla grande industria, dalla FIAT.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'abbattimento e l'azzeramento del capitale non sono sufficienti a coprire le perdite della società Promark; residuano perdite pari a 408 milioni, coperte con riduzione del valore nominale delle nuove azioni emesse in occasione dell'aumento del capitale proposto.
Siamo di fronte ad un virtuale fallimento; eppure la proposta è di portare il capitale sociale da zero a 1140 milioni, di cui 640 a carico della Regione Piemonte.
Le cause del virtuale fallimento, note e più volte denunciate, sono da addebitarsi ad organici sovradimensionati e scarsamente qualificati; ad una gestione clientelare; all'inadeguatezza dello strumento che ha moltiplicato le consulenze esterne; al fatto che l'azionista di maggioranza, la Regione da anni non indica indirizzi e al prevalere di una rovinosa politica clientelare che ha accentuato l'incapacità e generato sperperi.
Le strade percorribili sono due. La prima é indagare sulle cause del virtuale fallimento e predisporre un piano di riorganizzazione e rilancio credibile, in base al quale partecipare all'operazione di ricostituzione del capitale; ma forse é ormai troppo tardi per poter percorrere questa strada. E, quindi, più che altro é un'indicazione teorica.
L'altra ipotesi consiste nel prendere atto di una situazione ormai insostenibile, coprire le perdite accumulatesi, comprese quelle dell'esercizio 1991, ed infine liquidare la società, stabilendo che il liquidatore deve essere nominato dal Presidente del Tribunale. Inoltre attraverso un'oculata mobilità, trasferire il personale presso aziende a partecipazione regionale o enti strumentali della Regione Piemonte.
La Giunta, curiosamente, si presenta senza uno "straccio" di programma di riorganizzazione; presumo quindi che non intenda percorrere la via della riorganizzazione e del rilancio. Al tempo stesso, pretende di partecipare alla cieca, alla ricostituzione del capitale, pur sapendo che non vi sono sbocchi possibili. La Regione, di fatto, liquida la società Promark, ma preferisce non dirlo; si tratta di una liquidazione, a nostro parere eccessivamente onerosa.
Ho letto il rapporto del maggio scorso riguardante gli enti strumentali della Regione Piemonte e le società a partecipazione regionale; vi l'analisi svolta dall'Orga (società di revisione di bilanci) dei bilanci Promark degli anni 1987/1988.
L'analisi si conclude così :"Si può quindi affermare che la Promark presenta una situazione economico - finanziaria decisamente critica; le molteplici iniziative ti settori estremamente diversificati nelle quali si estrinseca l'attività, se da un lato assicurano una certa continuità operativa, dall'altro non sono in grado di generare un, livello di ricavi tali da poter coprire i diversi costi di gestione diretti e indiretti. n pare che la soluzione possa essere costituita dalla ricapitalizzazione della società".
La Giunta non vuole imboccare la prima strada (riorganizzazione e rilancio), che giunti a questo punto considero anch'io impraticabile, ma non vuole nemmeno imboccare la seconda, quella della liquidazione. Queste due strade, una teorica e l'altra effettivamente praticabile, mi paiono le uniche sensate, lineari, trasparenti.
Pare che la Giunta scelga una terza strada: la liquidazione fisiologica e tacita di Promark (liquida ma non lo dice). Circolano, al tempo stesso strane voci di trasferimento del personale all'Ires e così caricheremmo un fardello anche all'Ires mettendo in difficoltà lo stesso istituto di ricerca. Da ciò deduco che la Giunta non ha idee sulla mobilità del personale, ma nel frattempo, paradossalmente, partecipa alla ricostituzione del capitale. E' una proposta inaccettabile! Lo stesso Consigliere Ferrara, tra l'altro, sostiene teorie per lo meno bizzarre, dicendo; "ricapitalizziamo, ma solo per fornire al liquidatore le risorse necessarie". Tanto vale liquidare e fornire al liquidatore le risorse necessarie senza la finzione della ricapitalizzazione, della ricostituzione del capitale. Questa seconda strada che io indico certamente meno onerosa di quella indicata dalla Giunta, poiché non comporta una spesa dell'ordine di 1140 milioni.
Per questi motivi è inaccettabile il disegno di legge della Giunta: "Quinta sottoscrizione di nuove azioni della Promark".
Chiare sono le responsabilità degli amministratori Promark, ma altrettanto chiare sono le responsabilità della Regione che, pur essendo azionista di maggioranza, si comporta come un azionista di minoranza e marginale.
E' l'ennesima volta che sollevo tale questione: vale per Promark - e lo si può constatare amaramente - vale per le altre partecipate e per gli stessi enti strumentali. Risollevo in quest'aula il problema delle delibere di indirizzi, della volontà dell'azionista di maggioranza, della politica della Regione Piemonte con un esempio; Finpiemonte é stata appaltata a Federpiemonte, che ha lo 0,5% del capitale della finanziaria regionale e che, nonostante ciò, comanda e dirige Finpiemonte. Non é accettabile questo! Se Finpiemonte é l'ente strumentale, il braccio operativo della programmazione della Regione deve essere la Regione Piemonte a stabilire gli indirizzi della sua finanziaria! Chiedo per l'ennesima volta che la Regione faccia l'azionista di maggioranza e assuma le sue responsabilità attraverso le deliberazioni di indirizzo che da tanti anni inutilmente attendiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo esprime una valutazione di sostegno al disegno di legge della Giunta e quindi lo voterà, in primo luogo per una ragione di responsabilità che pure non è una categoria dalla quale la politica, caro Ferrara, possa rifuggire. Qualche volta la responsabilità deve prevalere sulla coerenza, perché se dovesse prevalere la coerenza ci sono 4/5 di questa maggioranza che hanno votato contro questo mostriciattolo inventato tanti anni fa ed allevato in una bara, quella dell'Ente Moda Torinese.
Quando i bambini si allevano nelle bare é evidente che il loro destino non é dei più sereni fin dal primo giorno.
Caro Foco, ho apprezzato la correttezza e anche l'onestà politica del tuo intervento; non ti sei addentrato, come altri colleghi più capaci di noi hanno fatto, sulle questioni che attengono agli strumenti tecnici, ma questa é una questione politica che va ricondotta alle ragioni politiche che ci portano ad orientarci in termini politici su una decisione che noi riteniamo che tecnicamente la Giunta avrà valutato tra le più praticabili dal punto di vista tecnico all'interno di un disegno politico.
Ebbene, di disegni politici ce n'è uno sbagliato ed uno che cerca di correggere quello sbagliato. Il disegno sbagliato risale a tanti anni fa allorquando anziché registrare che nel tessuto socio-economico del nostro Paese, in particolare quello produttivo della piccola e media azienda in rapporto al settore del tessile e dell'abbigliamento, c'era una crisi del sistema che aveva determinato che l'ente che lo rappresentava e lo pubblicizzava avesse scelto come area di maggiore produttività il Milanese anziché registrare da liberali questo fenomeno, si è immaginato che si potesse risolvere la crisi di un settore del nostro artigianato e della nostra piccola e media impresa inventando questo mostriciattolo che ha raccolto gli elementi germinali, nel senso letterale del termine dell'esperienza precedente.
Questo é il nodo di tutta la vicenda: é un errore di ordine politico, è comunque una legge datata, espressione di una cultura che i liberali hanno combattuto e che in quegli anni prevaleva, ma che non potete chiederci di continuare ancora oggi. Quindi, la ragione dell'inefficienza di Promark politica; io non me la sento di insegnare, come qualcuno pretende, qual l'uso migliore delle risorse e del personale. Non sono in grado di fare questa valutazione; lascio ad altri la responsabilità di assumerla.
Promark é nata in una cultura politica che noi abbiamo combattuto, e i frutti sono quelli avvelenati che avevamo previsto. E' incredibile che si possa immaginare che la funzione più delicata e difficile del sistema produttivo, che è quella della promozione, quindi della messa in circuito dei prodotti, possa essere lasciata a una società che, per sua natura, è pubblica e quindi sfugge alle leggi della competizione di mercato, che sono la cultura e il metro della crescita di queste strutture; è impensabile che una struttura a maggioranza pubblica possa produrre quella cultura tipica della concorrenza, della competizione del sistema, della concorrenza delle libere imprese.
Posso immaginare che si possa lasciare allo Stato la produzione di beni consolidati che non richiede una grande capacità di confronto e di innovazione, ma immaginare che il pubblico possa fare la promozione meglio del privato mi incuriosisce. Non mi risulta che le ragazzine cerchino i jeans firmati Ferrovie dello Stato o ANAS: si rivolgono alle griffe, cioè alla genialità degli inventori, all'intelligenza, alla creatività e alla fantasia che la società produce di giorno in giorno, che nasce al mattino e muore la sera.
Si tratta quindi di un errore di impostazione politica o comunque chiedo scusa a chi a suo tempo l'aveva sostenuta - di una scelta storicamente datata e da superare.
Negli anni in cui Promark si è assestata - quindi ci riferiamo al periodo precedente al 1985 quando finalmente è stato messo in crisi il concetto di Promark, anche se ci mettiamo dieci anni a chiuderla - c'è stata la non capacità di comprendere che tenevamo in piedi un meccanismo inadeguato rispetto alle commesse che lo stesso meccanismo era in grado di attrarre.
So bene che viene riconosciuto all'Assessorato (che ho avuto l'onore di ricoprire) di essere, in qualche misura, l'unico a contribuire all'attività di Promark. Non so se questo sia un merito od un segnale, ma sicuramente il segnale non è bello. Perché l'Assessorato al commercio continuava e continua ad essere un finanziatore di Promark? Non certo per una ragione bella! Non uso un altro aggettivo, perché rischio di usarne uno non simpatico.
L'Assessorato al commercio sostiene Promark nella misura in cui finanzia programmi di promozione, rispetto ai quali, l'ho già detto in altra sede, la capacità di scelta della Regione viene meno rispetto all'esigenza di tutelare lo strumento ed il destinatario dello strumento.
Quindi la capacità di analisi dell'Assessore e degli uffici competenti è condizionata dal fatto che, contemporaneamente al destinatario del contributo, cioè la categoria imprenditoriale, si sostiene anche lo strumento, questo è il nodo politico, se mi consentite, al di là dei soldi inaccettabile.
Noi rischiamo, attraverso questo meccanismo, di avere finanziato iniziative, comparti produttivi e singoli operatori non meritevoli di questo beneficio, perché paradossalmente questo è il meccanismo attraverso il quale siamo passati; da questo stiamo uscendo.
Le forze politiche che reggono questa maggioranza, nella legislatura passata - ricordiamolo - hanno fatto due cose importanti che erano la premessa del superamento di Promark.
Per me si tratta di parlare di superamento, perché è stato un approccio politico che va superato: un approccio politico non viene né fatto fallire né messo in liquidazione: se è da considerarsi superato, lo si deve superare.
Questa stessa maggioranza nella legislatura passata ha approvato la legge sui centri fieristici, non su Expo 2000, che è stata la sede in cui si è andati a pensare ad un nuovo modello di manifestazione e di promozione.
Dobbiamo anche dire che alcune forze hanno dovuto pagare (chi più, chi meno, perché diverso è l'approccio dei liberali e dei repubblicani a questi problemi in termini di senso delle istituzioni) un prezzo alle loro concezioni, accettando i sei centri fieristici più sei. Pensate che negli anni 1982/85, quando discutevamo queste cose in quest'aula, esisteva una maggioranza che riteneva necessario che in Piemonte ci fossero almeno sei centri fieristici più almeno altri sei.
Allora voi capite come su queste questioni sia difficile far crescere la cultura della modernità, perché esiste dietro un vissuto, un trascorso che ha appesantito il nostro lavoro.
Alla fine della legislatura abbiamo trovato l'accordo in ordine ad un'ipotesi che dovrebbe fare giustizia, ripeto, non di errori, ma di culture datate e superate.
E siamo quindi al dunque, io mi rimetto alle questioni di ordine politico. E' inaccettabile che si dica che la Giunta non ha uno straccio di proposta o di ragionamento. La Giunta è coerente con le leggi che il Consiglio regionale ha approvato individuando in via preferenziale Expo 2000 come il soggetto della promozione e della gestione delle manifestazioni in Piemonte.
NU auguro che il nostro Assessore e la Giunta riescano nell'interlocuzione con i privati, a portare a casa il massimo delle funzioni da noi ipotizzate.
A valle della definizione del ruolo puntuale che avrà Expo 2000 e che nascerà dall'atto costitutivo e dalla volontà dei soci, andremo a capire veramente quale parte della partita Promark sia da considerarsi politicamente risolta e quale resti ancora aperta. Per convincerci che non sia così facile affrontare questi problemi, cari amici, basterebbe il fatto che mi pare di capire che non è ancora maturata la decisione del Comune di Torino di partecipare ad Expo 2000.
Se una grande città come Torino, la città della modernizzazione, del terzo imprenditore europeo, del primo manifatturiero, ragiona ancora sull'opportunità di partecipare o meno ad una società, questo ci fa capire come si tratti di processi sui quali non è facile andare avanti. Quindi non mi pare assolutamente corretta l'accusa che si fa alla Giunta di ragionare in questi termini. Si tratta di un finanziamento improprio rispetto al sistema artigianale e della piccola impresa: parte di queste risorse andrà sicuramente alla gestione non kennediana.
Non sono in grado di giudicare se si fa del clientelismo, ma so sicuramente che una parte di queste risorse vanno utilizzate per mantenere i costi dei servizi Promark sotto i prezzi della concorrenza e che quindi in ultima analisi, finiscono per essere un beneficio che va all'utilizzatore della promozione, cioè il mondo artigiano. Le cose stanno così! Se Promark facesse i prezzi della concorrenza, diciamocelo chiaramente, nessuno si rivolgerebbe a Promark. Bisogna capire questi soldi, la lira stampata, a chi finiscono; i benefici a chi vanno? Al personale, a qualche consulente (qualcuno mi dice più o meno capace), ma larga parte delle risorse che stanziamo va al sistema produttivo piemontese nei suoi terminali minimi. Mi rendo conto che i percorsi sono kafkiani e non ulteriormente accettabili, ma quando devono cessare? E qui il Consigliere Foco ha detto una cosa che condivido: dobbiamo ritrovarci su questo a valle delle determinazioni cui la Giunta, insieme agli interlocutori esterni, perverrà su Expo 2000. La promozione non si fa mantenendo uno strumento, ma finanziando il destinatario dell'intervento quindi più nessuno strumento a carico della Regione. Però (esigenza che esiste in questa Regione di avere degli strumenti di promozione che siano politicamente indotti a sostenere alcuni settori non in grado di competere sul piano anche dell'interesse ad averli come clienti è un problema politico aperto, caro Foco, sul quale evidentemente non possiamo defilarci.
lo sono uno dei più forti critici della presenza pubblica all'interno di un qualsiasi ente, però desidero avere dalla Giunta le più assolute garanzie che, alla conclusione dell'operazione Expo 2000, esista una struttura della quale il pubblico fa parte, l'Expo 2000, che è disponibile a fare la promozione. Se così non fosse, ritengo che su questa partita una riflessione, almeno per conoscenza reciproca e generale, vada fatta.
Ultima questione sulla quale mi pare di constatare che la Giunta sia stata coerente rispetto al percorso che ha disegnato in tutte le sedi (se poi qualcuno non lo vuole sentire non è colpa della Giunta).
Esiste sicuramente una funzione nella materia della promozione e delle manifestazioni della quale la Regione non può fare a meno, che è quella di tipo culturale e di supporto conoscitivo. Si era immaginato che Promark potesse essere trasformata, sotto una diversa sigla, sotto una diversa forma, nel soggetto che avrebbe dovuto gestire l'esigenza che ha la Regione di avere un forte supporto di tipo conoscitivo e consultivo.
Rispetto alla soluzione che la Giunta prospetta, sulla quale concordo esprimo soltanto una preoccupazione. Ho l'impressione che questa materia richieda, nei confronti del proprio consulente, un rapporto organico continuo, non occasionale: il rapporto occasionale, a questo punto, non deve essere riservato all'IRES.
Se noi immaginiamo di tanto in tanto, di doverci avvalere di consulenze anche qui torniamo ad una vecchia battaglia liberale - ci rivolgiamo a quanto di meglio offre il mercato; non capisco perché si debba far fare uno studio all'IRES in termini di promozione e non affidarlo allo studio Testa.
La mia preoccupazione è questa: l'occasionalità mi spaventa, per cui Assessore Vetrino, vorrei capire.
A me sembra invece che in questa materia la Giunta, la Regione, ma anche la società, abbiano bisogno di un supporto organico continuo. Se l'affida-mento di questa funzione all'IRES è all'interno di una convenzione che preveda un supporto organico coordinato e continuo, la cosa mi convince.
Se invece si tratta soltanto di far accettare all'IRES un certo numero di dipendenti con l'aspettativa di un affidamento di incarichi occasionali non coordinati e non all'interno di un programma di consulenza continua alla Regione, qualche perplessità mi rimarrebbe. L'Assessore mi ha ascoltato su questo punto, ho anche notato che alcuni colleghi su questa questione condividono le mie perplessità.
Ritengo che la Regione (la Giunta, la società civile, la Regione nel suo complesso) abbia bisogno di un sostegno organico continuo da organizzarsi in modo adeguato; se lo si fa con l'IRES deve essere realizzato non con affidamenti di incarichi una tantum, ma all'interno di una convenzione quadro pluriennale, nella quale troviamo, per esempio, le convenzioni calendarizzate a livello di piano triennale di sviluppo. Questa potrebbe essere una soluzione: valuti la Giunta l'opportunità. Nel caso contrario, sostenere, dal punto di vista conoscitivo e di consulenza della Regione, un ente espressione della Regione è un'ipotesi che merita sicuramente qualche approfondimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Squillano. Ne ha facoltà.



SQUILLARIO Luigi

Il mio intervento sarà molto breve, in quanto condivido in larga parte quanto ha detto il Consigliere Marchini. Mi pare che, sia pure con qualche difficoltà, ma con molto realismo, si vada verso un superamento della Promark, così come è logico che sia.
Forse il dibattito avrebbe avuto un altro risvolto se - credo che tutti ne siano comunque a conoscenza - i Consiglieri avessero letto (appunto che il Presidente Brizio ha reso noto giovedì in I Commissione a commento della presentazione del volume sugli Enti strumentali della Regione e sulle società a partecipazione regionale.
Le indicazioni specifiche su come la Giunta intende operare sono note anche per quanto riguarda la Promark. Altrettanto noti sono gli orientamenti dei Gruppi, sia di maggioranza che di minoranza, fin dalla discussione svolta il 18 dicembre 1990 in preparazione di quell'assemblea straordinaria che non ha potuto operare l'aumento di capitale. In quell'occasione sono state date le indicazioni per giungere ad un superamento - nella forma della liquidazione più soft possibile - che doveva essere attuato tenuto conto delle molteplici responsabilità, anche di carattere politico, come è stato giustamente ricordato dal Consigliere Marchini.
Per la mia breve esperienza di Consigliere regionale non sono a conoscenza se in questi anni si siano verificati sperperi o cattiva conduzione della società; non ho mai sentito però nessuno confutare razionalmente i tre gravi motivi che hanno portato la Promark alla situazione attuale, ovvero: il contrasto fra le finalità di interesse pubblico e la struttura giuridica adottata; la contrazione da parte di alcuni azionisti delle commesse per l'attività promozionale; infine i ritardi con i quali vengono approvati dagli organi competenti i programmi operativi e i relativi impegni di spesa che portano al conseguente rilevante onere di costi finanziari. Questi aspetti sono stati denunciati nell'assemblea dell'anno scorso e precisati nuovamente nell'ultima assemblea; al riguardo, francamente, non ho sentito grandi contestazioni.
Quindi è evidente che ormai ci si deve avviare a un superamento di questa struttura, sia pure in modo razionale, ma prudente; sono perfettamente d'accordo con l'indicazione emersa dalla relazione presentata dal Presidente Brizio. Questo è un punto di non ritorno e probabilmente l'Assessore, nella sua replica, ci dirà dei passaggi tecnici che la Giunta intende seguire per giungere alla definizione di questa pratica.
La Promark è comunque un Ente della Regione, se deve cessare la sua attività, lo deve fare nel modo più razionale possibile, senza tanti morti e senza troppo sconquasso. Cerchiamo però di non perdere le finalità della legge istitutiva: la Promark scomparirà, ma i problemi e le finalità per cui era nata esistono e sono tuttora validi. Occorre quindi cercare un'altra forma nella quale la Regione possa operare per raggiungere le proprie finalità.
Ritengo pertanto che la proposta della Giunta vada accolta, perch risponde ad esigenze obiettive e alle indicazioni del Consiglio regionale sia pure in forme diverse. Quella individuata dalla Giunta è seni altro la più razionale; quindi il mio voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, il disegno di legge n. 120, predisposto dalla Giunta, discusso dalla I e dalla III Commissione - del quale è relatore il collega Cavallera - riassume un indirizzo politico che la Giunta persegue in ordine alla questione della Promark e che ci accingiamo a trasformare in legge. Nel dibattito su tale disegno di legge, che ha come obiettivo la ricapitalizzazione della Promark, sono stati posti molti interrogativi. Tali interrogativi sono oggetto di uri attenzione che dura ormai da alcuni anni e sui quali la maggioranza ripetutamente si è ritrovata, registrando anche al proprio interno posizioni differenziate comunque né allora né oggi l'obiettivo era la liquidazione della Promark.
Sono state sostenute anche da alcuni colleghi, assumendo spazio e peso, le ragioni che presiedono ad un profondo riesame, ad una profonda revisione della funzione, del ruolo svolto e delle prospettive nelle quali ha operato e può operare la Promark.
Sembra che l'obiettivo di ricapitalizzarla non possa essere collegato al fatto che la ricapitalizzazione presuppone la chiusura; diciamo che questo obiettivo deve indurre ad un esame più sereno della situazione. E' giusto che si vadano a ripercorrere le ragioni politiche e le tappe che hanno segnato la nascita e l'esistenza della Promark e che hanno diviso maggioranza e opposizione. I 4/5 della maggioranza di oggi erano su posizioni opposte a quelle della maggioranza che ha dato vita alla Promark.
Non è corretto dare un colpo di spugna al lavoro svolto da coloro che si sono succeduti alla guida, all'amministrazione della Promark e alle cose che la Promark ha potuto fare, seppure in mezzo a molte difficoltà. E' un errore dare un colpo di spugna e dire - come ha fatto qualcuno - che è un mostriciattolo. C'è da chiedersi se le idee che hanno presieduto la nascita della Regione, l'hanno accompagnata e hanno articolato molti centri operativi, fossero finalizzate ad una politica di sviluppo della Regione e del suo ruolo o se invece si trattasse di questioni velleitarie che, in fondo, hanno presieduto a una fase della vita della Regione e che si sono dimostrate, alla prova dei fatti, inconsistenti. A me non sembra altrimenti non avremmo impiegato 20 anni per arrivare alla conclusione che bisogna compiere delle revisioni su questo o quel centro operativo, in questo caso la Promark. Le intenzioni che hanno originato la nascita della Promark erano più che nobili: fare un centro di riferimento per la Regione Piemonte. Se poi questo centro di riferimento non è riuscito a trovare il suo spazio perché si è scontrato con tanti problemi e con tante difficoltà questo è un altro discorso.
Nessuno più di me avrebbe auspicato ed auspica, perle cose nuove alle quali stiamo cercando di andare, che i centri siano di carattere regionale.
La Promark è conosciuta molto bene a Torino, ha assunto delle iniziative egregie (a me è capitato di partecipare alle manifestazioni organizzate dalla Promark), ma al di fuori di Torino nessuno la conosce. Io auspico che il raccordo sia di tipo regionale. Purtroppo i primi a far mancare gli appoggi sono stati gli Assessorati, ma questo è accaduto perché ciascuno risponde alla propria logica di potere: non c'entra più l'etichetta e il colore. Non è un problema di colore politico, di maggioranza: è un problema di visioni, di comportamenti. Ad esempio, ci sono state difficoltà a mettersi in contatto con l'Istituto del commercio estero o con le Camere di Commercio. I problemi si moltiplicano e questo vale anche per i centri fieristici, anche per coloro che si propongono di svolgere - come credo la Regione debba fare - un lavoro di promozione e d'immagine per sostenere le iniziative della produzione piemontese.
L'idea che presiedeva la nascita di questi momenti operativi era più che nobile, perché si trattava di un lavoro di sostegno e di presentazione di un'immagine nuova, cosa di cui c'è sempre più bisogno. Bisogna per verificare quali sono le difficoltà che incontra questa immagine.
Io vedo questo rapporto di ricapitalizzazione come il momento che deve consentirci di operare il passaggio verso nuove prospettive; al termine di queste prospettive realizzate si potrà anche dire che la Promark ha svolto il suo ruolo e conclude il suo iter. Le prospettive sembrano essere quelle dell'Expo 2000, ma è necessario che si verifichi con chiarezza quali sono i ruoli che ciascuno è chiamato a giocare. In vista del decollo di Expo 2000 ritengo che la Regione debba essere attiva proprio attraverso la presenza che ha ancora con Promark. E' un modo per contrattare con le altri componenti, per avere un ruolo da svolgere e non già per presentarsi a mani vuote in un sistema che vogliamo realizzare e che può fare di Torino e del Piemonte un grande punto di riferimento. La ricapitalizzazione non è il modo per recitare dei "de profundis" - come qualcuno ha fatto qui - ma per andare agli appuntamenti che ci aspettano con Expo 2000 con qualcosa che conta e che deve consentirci di fare la nostra parte.
Il lavoro fatto è stato positivo, anche se si sono incontrate molte difficoltà. Forse il personale ha pesato più di quanto si pensasse, così come la mancanza di commesse, la mancanza di coordinamento con i centri e le iniziative del commercio interno ed estero che vengono svolte dai vari enti, dalle Camere di Commercio alle Province, dagli enti locali ai Comuni.
Da una parte è auspicabile un centro capace di coordinare queste cose dall'altra è molto difficile realizzarlo. Probabilmente anche con Expo 2000 dovremmo andare ad una forma di consulenza, ad un'esperienza capace di dare consulenze e nulla di più. La logica è quella della gestione in proprio delle iniziative - forse anche a ragione - all'interno del nostro Paese dell'Europa e nel mondo intero. Gli orafi di Valenza, ad esempio gestiscono in proprio l'azione promozionale della loro immagine nel mondo.
Il rapporto di un'agenzia, di una parte che andrà a comporre il momento della sensibilità regionale, dovrà essere limitato a grandi professionalità, senza grossi pesi ed organici che bloccano e fanno perdere la possibilità di un'azione snella e agevole.
Queste sono le cose che possono anche essere state il frutto di una certa cultura, della quale fortunatamente ci stiamo sbarazzando, però credo che, tutto sommato, siano state il segno di un tentativo di svolgere un'attività che avesse come obiettivo il sostegno e la diffusione della produzione piemontese.
La nostra posizione è favorevole su questa legge. E' necessario andare ad un appuntamento puntualizzando che la Regione intende svolgere il proprio ruolo; che nel passato lo abbia svolto bene o male, forse meno bene che male, attraverso la Promark, ora intende comunque andarlo a svolgere.
La Regione converge sugli obiettivi riassunti nell'Expo 2000, ma non intende rinunciare al suo ruolo. Quindi intende andarci nelle forme consentite dalla ricapitalizzazione di Promark, che ci permetteranno di superare la pesante situazione che ci siamo portati dietro.
Queste sono le motivazioni per cui il Partito Socialista dà sostegno favorevole a questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La vicenda Promark è un esempio da manuale di malgoverno da parte dell'iniziativa pubblica. Potrebbe essere oggetto di uno studio, di una vera tesi su come non deve realizzarsi la presenza e l'attività da parte dell'ente pubblico nel mondo delle società per azioni.
La vicenda Promark è giunta all'epilogo: si tratta solo di decidere in quest'aula la forma ed i tempi: che si sia giunti al termine mi sembra risulti chiaro.
La maggioranza propone che questo epilogo venga tracciato da comportamenti, in quest'aula già assunti altre volte, che tendono a eludere e rinviare decisioni ormai non più procrastinabili, con una dilatazione dei tempi e delle scelte che preludono a qualcosa di poco buono dal punto di vista della chiarezza. Ritengo, invece, che l'epilogo della vicenda Promark debba avvenire in quest'aula con una rottura chiara e netta di un modo di governare la cosa pubblica del quale dobbiamo disfarci. Propongo, quindi un epilogo netto che rifiuti di sostenere, per la quinta volta, una società che, per il modo e i contenuti di governo, ha fatto fallimento nella sostanza prima che nella forma.
La Promark fa parte del mondo delle partecipazioni pubbliche, di quel mondo delle società per azioni nelle quali gli enti pubblici, la stessa Regione Piemonte, si sono comportati spesso come degli apprendisti pasticcioni. Il pubblico è entrato nel mondo delle società per azioni da apprendista e non da persona adulta, da apprendista pasticcione, distratto clientelare, quando non incompetente. E' ora di diventare adulti, caro Assessore. Il mondo delle società per azioni ha una sua logica: non è possibile continuare a permettere una presenza così squalificata dell'Ente pubblico e dei suoi rappresentanti all'interno di società che il Codice Civile e la storia stessa qualificano come strutture serie di governo e di produzione. Siamo assolutamente non all'altezza, la storia l'ha dimostrato e l'insistenza con la quale ho chiesto da tempo un confronto su tutta la materia delle partecipazioni viene avvalorata - la Giunta ha presentato un documento - dall'esame della situazione di Promark che è assolutamente disastrosa.
Penso anch'io che il disastro di Promark non possa però essere staccato dall'altra faccia della medaglia, che è la mancanza del ruolo regionale. E' senz'altro vero che una parte delle difficoltà che la Promark ha avuto derivano da comportamenti gemelli, per incapacità degli Assessorati regionali, quindi del proprietario della Promark: comportamenti gemelli in termini, ad esempio, di decisioni di carattere particolare, clientelare. E' vero che molte delle iniziative prese dalla Regione Piemonte attraverso i propri Assessorati dovevano, nell'ottica della creazione di questo ente di promozione, essere affidate alla Promark. Questo non è stato fatto e la responsabilità è del governo regionale che, con le proprie mani contribuisce a distruggere quello che ha creato. Condivido, quindi, questa necessaria assunzione di corresponsabilità del governo regionale rispetto alla vicenda Promark.
Ancora in data 31/12/1990 ci sono deliberazioni della Giunta regionale per un importo pari a 300 milioni che assegnano contributi ad associazioni fieristiche che non corrispondono all'attività della Promark (si tratta nello specifico di una deliberazione assunta in fretta il 28 dicembre 1990).
Che la Promark sia stata condotta a livello di sottogoverno lo dimostrano le cifre indicate dal collega Zacchera. Il fatto è che queste società per azioni di iniziativa pubblica si sono rivelate troppe volte centri di sottogoverno, non inteso come governo di cose minori nell'ambito della società, ma perché stanno sotto, molto al di sotto di una qualsiasi espressione di governo; sono posti caldi nei quali spesse volte si deposita personale politico che è in attesa di lievitare verso altri luoghi.
Si tratta di posti non controllati e non diretti dallo stesso ente che li ha creati, quindi abbandonati a se stessi, creati e poi lasciati "vivacchiare", senza alcun controllo, senza alcun indirizzo. Questo continua a succedere nella Regione Piemonte, perché quando discutiamo il bilancio regionale, nel quale si esaminano anche le politiche degli enti e delle partecipazioni, questo non viene mai preso in considerazione, non spendiamo una parola; la stessa cosa faremo fra qualche minuto, quando discuteremo il rendiconto. Sul rendiconto, che dovrebbe essere un altro punto centrale dell'attività regionale e anche di verifica delle partecipazioni, voglio vedere cosa diranno gli Assessori! Chiudo questa prima parte attinente alla Promark. E' meglio rompere con questa prassi di governo, colleghi, rompiamo in modo netto; l'epilogo l'avete già segnato anche voi, ed è un epilogo negativo: la Promark sarà sciolta, la vicenda è chiusa. Chiudiamola in questa sede! Come seconda osservazione, chiedo per cosa sia nata la Promark e se - come dice il collega Marchini - sia nata da un'idea sbagliata.
Considero la decisione del governo regionale di avviare un'attività propria a maggioranza pubblica nel settore della promozione una scelta politica giusta e da sostenere, perché il libero mercato deve essere influenzato, da parte di chi governa la cosa pubblica, con attività fuori mercato, quindi non soggette alla semplice valutazione del rapporto di forza con la concorrenza o al possibile ritorno, in profitto, di capitali di rischio.
La presenza pubblica nel settore della promozione è utilissima, proprio per indirizzare le scelte di sviluppo, che emergono localmente dall'iniziativa privata, verso obiettivi ritenuti condivisibili ed auspicabili in base ad un generale interesse pubblico.
Fare promozione vuol dire spostare ricchezza a favore di certe attività piuttosto che di altre, e questo è un ruolo che continuo a rivendicare all'operatore pubblico. In Piemonte ci sono notevoli iniziative private lodevoli per gli obiettivi che si propongono, ma che in un libero mercato soggetto unicamente a valutazioni di ritorno del capitale investito possono essere soffocate. Il compito della Regione Piemonte, anche in forza del proprio Statuto, è quello di favorire (economia e lo sviluppo economico, ma è anche quello di aiutare le attività produttive che nascono, ritenute di interesse generale, a farsi conoscere sul mercato.
Quindi, riaffermo l'utilità di un'attività di promozione e la necessità che, se essa esiste, non può che essere pubblica, perché non c'è nessun privato che fa della beneficenza, anche se a volte qualcuno dice di farla.
Si tratta di impiegare capitali di tutti per sostenere, in base ad un interesse pubblico, certe attività piuttosto che altre. Dubito che una privata S.p.A., che deve avere come proprio elemento ed obiettivo il profitto di queste azioni (perché le S.p.A, sono costituite per remunerare il capitale investito), possa avere una finalità di questo genere, che non può essere di lucro ma promozionale. La Regione, viceversa, continui a svolgere attività di carattere promozionale; non penso sia un errore averlo deciso e, ripeto, ho dubbi che una società privata possa fare questo.
Un'ultima osservazione riguarda i lavoratori. Chiedo che, a parte la conservazione del posto di lavoro - e concordo con il collega Cucco, il quale dice che è un problema risolvibile - ai lavoratori sia anche riconosciuta una dignità. I lavoratori non sono pacchi da depositare in un qualsiasi luogo che fornisca uno stipendio: deve essere riconosciuta la loro dignità, la loro qualificazione professionale. Devono essere collocati, con un'indagine seria, all'interno del ricchissimo patrimonio delle competenze e dei lavori che l'ente pubblico può fornire, anche discutendo singolarmente le varie situazioni, poiché all'interno della Promark ci saranno sicuramente situazioni diverse.
Chiedo che venga riconosciuta analoga dignità nei confronti degli enti nei quali verranno eventualmente collocati i lavoratori della Promark. Se c'è l'ipotesi di utilizzare l'IRES come una scatola dentro la quale i problemi che emergono vengono risolti, contrasterò questa decisione. Gli enti che abbiamo costituito sono strutture di lavoro serie che non possono essere utilizzate per sistemare, in qualunque modo, delle persone. Chiedo quindi, dignità per tutti ed anche per l'ente.
Il mio intervento vale anche come dichiarazione di voto, che è contrario alla legge di ricapitalizzazione della Promark.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Questo intervento vale anche come dichiarazione di voto.
Non ho la memoria storica di tanti altri Consiglieri che hanno vissuto questa lunga vicenda; proprio per questo motivo sono ancora più sorpresa per l'epilogo.
Come qualcuno ha già detto in aula, l'operazione proposta dalla Giunta con il disegno di legge di ricapitalizzazione della Promark, che al primo capoverso dice: "il cui capitale, a seguito dell'abbattimento per perdite si è ridotto a zero, e quanto sopra con la precisazione che tale azzeramento non risulta sufficiente a coprire per intero le perdite", vuol mettere la società in condizione di continuare a "vivacchiare".
Anche se la Giunta e i Consiglieri intervenuti hanno raggiunto un accordo affinché la vicenda Promark abbia un epilogo, vi sono delle differenze che riguardano proprio il modo di giungere a questo epilogo.
Ricapitalizzare il capitale di una S.p.A, vuol dire non solo coprire le perdite già verificate, ma anche ridotare la società di altri fondi per continuare a produrre altre perdite. Non può che essere questo il destino della Promark! Il disegno di legge proposto dalla Giunta, oltre a non avere la nostra approvazione per la proposta di ricapitalizzazione, è anche carente perché non esiste alcun programma che indichi cosa la Promark farà dei 647 milioni stanziati per fanno finanziario '91.
Quest'anno si ricapitalizza con un forte investimento della Regione investimento che andrà a coprire altre perdite. Non mi pare un'opportuna operazione di politica economica destinare 647 milioni delle risorse regionali al rifinanziamento di una società dagli enormi problemi di bilancio, di fatto in perdita e, per opinione comune del Consiglio, giunta ormai al suo epilogo.
Concordo con i colleghi che propugnano un cambiamento di notevoli proporzioni nel governo della cosa pubblica: un primo segnale potrebbe tradursi in una diversa gestione del fallimento di Promark.
La relazione di minoranza, letta ed Illustrata dal collega Zacchera, mi trova d'accordo relativamente alle modalità di epilogo della vicenda ritengo che la soluzione dell'amministrazione controllata sia chiarificatrice di una situazione ambigua, sia per gli amministratori pubblici che per quelli privati. Concordo pure sull'utilità di un ente pubblico di promozione dell'azione regionale con poteri decisionali.
L'epilogo della Promark è da accelerare; non penso che l'ipotesi della "morte lenta" mediante la ricapitalizzazione ione del capitale sociale proposta da alcuni colleghi sia sostenibile né per l'anno in corso né per periodi successivi: le risorse regionali ne risentirebbero per troppo tempo. Annuncio, quindi, il voto contrario del nostro Gruppo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino per la replica.



VETRINO Bianca, Assessore al commercio

Desidero ringraziare i Consiglieri che hanno ritenuto doveroso intervenire e porto l'apprezzamento personale e della Giunta per ogni tipo osservazione, anche quelle di tono polemico e critico.
L'attuale notevole difficoltà in cui si trova l'intera Regione fa sì che vengano presi attentamente in considerazione tutti i suggerimenti anche quelli di particolare foga o caratterizzati da condizioni di neofitismo, che non considero affatto strumentali. Ritengo giusto che i Consiglieri, nello svolgere il proprio ruolo, sentano a volte l'esigenza di esprimere le loro posizioni anche su situazioni pregresse, scontate per chi fa parte del Consiglio da molto tempo.
Vorrei fare una prima considerazione di ordine generale. Chi ha partecipato al dibattito del 18/ 12/90 ed ascoltato oggi i vari intervenuti con attenzione avrà rilevato il notevole cambiamento di posizione del Consiglio sulla Promark: è maturata la convinzione che si debba ragionare unicamente in termini di scioglimento. Non era stato così né nella riunione del 18/12/90 né in quella dei Capigruppo svoltasi all'epoca. Esisteva già la consapevolezza che la Promark fosse in grandi difficoltà, ma anche la particolare prudenza di taluni nel considerare opportuna l'ipotesi dello scioglimento da me proposta: situazione denominata da qualcuno "sciagura" da altri "esempio da manuale"; sarebbe sufficiente riprendere gli interventi di quand'ero all'opposizione per trovare un vocabolario ben più ricco.
Personalmente, non sono mai stata favorevole ad un disegno di legge di ricapitalizzazione della Promark, anche perché non si sono mai verificate le condizioni affinché questo avvenisse.
Ci troviamo oggi in una situazione diversa: di fatto siamo al superamento della Promark. Di questo ne sono consapevoli non soltanto i componenti del Consiglio, ma - in primo luogo - gli stessi amministratori della società, che ne propongono lo scioglimento e la liquidazione, ed anche i collaboratori dipendenti ricevuti ieri dal Presidente e da me, con i quali si è discusso in termini di dignità del personale e di una nuova collocazione che tenga conto della loro professionalità.
L'intervento proposto contiene alcuni elementi di contradditorietà: contemporaneamente alla decisione dello scioglimento, si ipotizza la ricapitalizzazione della società. Tale soluzione è finalizzata a consentire le ulteriori attività sociali compatibili con il disegno di riordino - non solo annunciato, ma agli atti - che, per la complessità del problema richiede tempi non brevissimi ed implica un temporaneo sostegno all'attività della Promark.
La società ha un suo programma e, per fanno in corso, sono già stati avviati accordi con un'altra società di consulenza. Come Regione, abbiamo autorizzato lo svolgimento di fiere per tutto il 1991.
Inevitabilmente, vi è l'esigenza di continuità dell'attività della società. Non si tratta di morte lenta o di liquidazione fisiologica: purtroppo è una necessaria agonia da supportare per esigenze di carattere giuridico, formale e sostanziale.
Si sostiene un'eventuale carenza della Giunta nell'avviare una fase di rilancio. Ma di quale rilancio si parla, vista la comune convinzione dell'opportunità dello scioglimento di una società che in quindici anni di attività ha mancato completamente al proprio ruolo? Si è richiamato il ruolo degli azionisti; a mio avviso, nelle società per azioni, questo consiste nell'attribuire determinati indirizzi controllare che siano rispettati e verificarne i risultati. Il Consigliere Calligaro non è d'accordo, ma le Giunte che si sono succedute hanno sempre proposto indirizzi di maggioranza in riferimento all'ente di promozione.
Gli ultimi indirizzi sono quelli del piano di sviluppo approvato nel 1989 e quelli del programma della Giunta del 1990. Abbiamo controllato in questi ultimi mesi se tali indirizzi siano stati svolti e abbiamo considerato i risultati Quando un'azienda chiude l'anno 1990 con un miliardo e mezzo circa di perdite su nemmeno 4 miliardi di ricavi, cosa deve fare l'azionista di maggioranza relativa? Deve porsi il problema con assoluta serenità, ma anche con grande serietà di fronte al Consiglio. Questo è quanto noi abbiamo sempre fatto. Il rilancio è altro: il rilancio è quello che la Regione, non in questo momento, ha già avviato (lo diceva anche il collega Marchini).
Quando noi abbiamo cominciato a ragionare su una nuova fase della promozione dei nostri prodotti e sulla questione fieristica, abbiamo individuato uno specifico disegno di legge: quello è stato il momento vero del rilancio, ed il primo tassello di questo rilancio è stata la costituzione di Expo 2000.
Consigliere Chiezzi, io non so se le società private potranno fare bene oppure no . Si tratta di una scelta politica e sarà la maggioranza a trarne i relativi risultati con le conseguenze che si verranno a determinare.
Ci sono oggi dei problemi: primo, quello della liquidazione, per il quale sono emerse dal dibattito tante soluzioni. Mi pare ci sia un orientamento del Consiglio ad individuare in persone estranee all'attuale Consiglio d'amministrazione la figura del cosiddetto liquidatore.
C'è anche una questione di personale; al di là del rispetto delle dignità, questa si pone anche in termini numerici di collocazione.
Personalmente, non l'ho mai considerata un problema.
Bisogna rilevare che qualche suggerimento il Consiglio d'amministrazione lo ha attuato: da 32 membri si è passati a 18. Ciò è avvenuto perché il Presidente sosteneva che la società fosse dimensionata del doppio rispetto al suo fatturato. Comunque, il fatto stesso che da 32 si sia passati a 18 membri, rappresenta un dimensionamento. Rimane pur sempre una responsabilità oggettiva in termini generali, ma credo che debbano essere considerate le responsabilità di tutti gli amministratori.
Io non ho mai detto che questi amministratori non fossero responsabili o che fossero a loro volta responsabili di altri; io non ho mai fatto un'osservazione di questo genere. Ho detto che sarebbe stato ingiusto far ricadere sugli amministratori la responsabilità di questo sfascio e che semmai, le responsabilità andavano ricollocate all'interno di tutte le maggioranze, di tutti i Consigli d'amministrazione e di tutte le Giunte che si sono susseguiti.
Il non far lavorare la Promark attraverso quella trasversalità che sarebbe stata fondamentale è un mal vezzo che ci siamo portati dietro un po' tutti; (avevano avviato le Giunte precedenti, ma questa Giunta ha continuato a portarlo avanti dal 1985.
Stiamo scontando, se mi consentite, delle disattenzioni di ordine generale che possono essere fatte risalire a tutte le Giunte e a tutti i Consigli d'amministrazione. C'è una corresponsabilità della quale occorre tener conto con grande umiltà. Si cerca di fare le cose per il meglio, ma a volte ciò non riesce. Non credo si possa parlare di disattenzione in assoluto, perché sulla Promark è sicuro che c'è sempre stata una grande attenzione, però non c'è mai stato quell'atto di coraggio che questa mattina il Consiglio ha invocato.
Il Consiglio ha chiesto alla Giunta di assumere quell'atto di coraggio che avrebbe già dovuto assumere sei mesi fa, assecondando le indicazioni del Consiglio.
Ritengo che andremo all'assemblea del 17 giugno con grande serenità perché siamo convinti dell'adesione rispetto a questo problema; su tale adesione ci sono state differenziazioni e sarebbe incredibile se io non le avessi colte politicamente. Però c'è stata una maturazione che ha portato a questa convinzione: il dopo sarà quello che dovrà essere.
Noi non vogliamo sottovalutare il capitale umano, ma non sottovalutiamo nemmeno quel capitale di manchi che comunque, nel bene e nel male, questa società ha accumulato. Se c'è una posta in attivo in questa società è proprio quella dei marchi, i quali dovranno essere venduti; pertanto il liquidatore dovrà stare molto attento perché dovrà venderli al maggiore offerente, e bisognerà stare attenti che non si creino speculazioni attorno a questo.
Il problema è relativamente complesso. Non v'è dubbio che noi cercheremo di gestirlo con il maggior senso di responsabilità e con la maggiore intelligenza possibile, avvalendoci anche delle consulenze che saranno necessarie.
Le osservazioni che ha espresso il collega Calligaro, facendo riferimento alla revisione dei bilanci effettuata dall'Orga, sono identiche a quelle fatte nella mia relazione del 18 dicembre 1990: occorre che tutti insieme ci rendiamo consapevoli di questa difficoltà.
Raccolgo lo stimolo del Consigliere Chiezzi che, pur nella polemica, è giusto. Il significato più grande che dobbiamo dare a un momento come quello che abbiamo vissuto, di grande sofferenza del Consiglio, è quello di stare attenti a quello che facciamo, poiché, agendo nel pubblico, abbiamo la responsabilità di questi miliardi. Gli Assessorati, a volte, non hanno agito con la consapevolezza di avere a disposizione un ente e quindi non ne hanno usufruito, e lo stesso Consiglio d'amministrazione non sempre ha preso delle decisioni sotto il profilo del rigore amministrativo. Ci sono state anche delle interrogazioni: a talune ho risposto, ad altre dar risposta scritta, in particolare al Consigliere Cucco che lo ha richiesto.
Il Consigliere Chiezzi ha chiesto di rompere con un certo metodo, con un certo modo di impostare la gestione del pubblico e, soprattutto, con l'incapacità di assumere atti di coraggio.
L'atto di coraggio oggi è venuto. Naturalmente siamo consapevoli di quello che si accompagna a questo atto di coraggio, perché qui non abbiamo ancora finito di spendere, sia chiaro. Non abbiamo ancora finito di spendere non soltanto per l'attività di quest'anno (di cui saremo portati a conoscenza il 17), ma anche per quelle potenzialità passive delle quali si parlava, che speriamo non si rivelino tali e che possano invece diventare delle effettive potenzialità.
In ogni caso, una società che sta per chiudere avrà sicuramente delle occasioni di spesa. Sarà premura della Regione e degli altri azionisti pervenire alla vicenda estintiva della Promark, salvaguardando correttamente gli interessi e le aspettative anche legittime dei terzi che dovessero vantare in quel momento dei crediti agibili nei confronti della società, perché il suo compito è anche quello.
Aver avuto questo confronto è un conforto per chi, come il Presidente della Giunta e io stessa, lunedì alle 10,30 dovrà accingersi a realizzare questo atto di coraggio, individuando la strada migliore per arrivare alla liquidazione della società.



PRESIDENTE

Si è così conclusa la discussione di carattere generale.
L'esame del progetto di legge n. 120 proseguirà nella sessione pomeridiana che avrà inizio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14)



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