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Dettaglio seduta n.68 del 04/06/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione n. 504 del Consigliere Cucco inerente la posizione della Giunta regionale in merito ai rapporti Stato-Scuole private


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) alto. d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" informo il Consiglio che a partire da questa seduta verrà applicato l'art.
89 del Regolamento, per cui se nessun firmatario ad uri interrogazione è presente nel momento della discussione ad essa verrà data risposta scritta.
In assenza dell'Assessore la discussione viene rinviata alla seduta successiva.
Esaminiamo pertanto l'interrogazione n. 504, cui risponde il Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Ho partecipato, domenica 14 aprile, alla marcia organizzata a Torino dall'AGESC (Associazione genitori Scuole cattoliche) rappresentando ovviamente, sia pur in modo non formale, la Regione Piemonte; sotto questo aspetto tale partecipazione non ha assunto il significato di esplicitazione di una posizione della Giunta regionale sul tema del rapporto Stato Scuole private, argomento che, come certamente il Consigliere interrogante ricorda, non fa parte degli accordi di maggioranza, e non vincola quindi a posizioni univoche i membri dell'esecutivo.
Ovviamente questo non significa che io non abbia opinioni precise sulla questione che mi fanno aderire sul piano personale e politico alle richieste che emergono da settori sempre più ampi della società italiana tendenti a rivedere il ruolo che nel quadro del sistema formativo del nostro Paese viene riconosciuto alla scuola privata, al cui interno quella di ispirazione cattolica assume un rilievo tutto particolare.
Ricordo sinteticamente che un'interpretazione acritica e letterale dell'art. 33 della Costituzione viene oggi autorevolmente messa in discussione; anche in alcuni ambienti culturali e politici di tradizione laica, sia per consentire libertà di opzione ai cittadini tra diverse proposte educative a parità di condizioni economiche, sia per la riconosciuta validità di un confronto tra sistemi formativi diversi capace di produrre effetti di verifica dei risultati e di stimolo verso livelli di efficienza e di qualità di cui la scuola nel suo complesso ha bisogno.
Del resto ritengo superata l'identificazione tra "pubblico" e "statale", che mi sembra sottesa nel testo dell'interrogante; e questo prescinde ovviamente dalle mie convinzioni; ma è dovuto alla consapevolezza che in una società complessa sarà sempre più necessario che una pluralità di soggetti concorrano alla costruzione di un più elevato livello di qualità della convivenza e dello sviluppo sociale e civile.
Tale considerazione non è peraltro priva di fondamenti reali se consideriamo le iniziative assunte in materia da talune amministrazioni regionali, nonché, in qualche misura. alcune decisioni del giudice amministrativo.
Rammento in sintesi le importanti leggi della Valle d'Aosta e della Sardegna, della Provincia di Trento, del Friuli - Venezia Giulia, tutte per la scuola materna privata, tutte con il visto del Commissario di Governo.
E, trame Regioni a Statuto ordinario, i significativi esempi dell'Abruzzo, della Puglia, dell'Emilia - Romagna. Voglio concludere citando un'affermazione di Benedetto Croce, forse superata in alcuni fatti ma valida nel suo significato profondo: "Ho ferma e profonda convinzione che solo la valida concorrenza della scuola privata possa, risanare e rendere robusta ed efficace la scuola di Stato. Ora la scuola privata non è libera, perché quella di Stato le ha fatto per parecchi decenni, e le fa una concorrenza sleale, che ha danneggiato tutti insieme la scuola privata e la scuola di Stato".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Ringrazio il Presidente della Giunta per la risposta, che è stata molto esplicita. Nell'interrogazione chiedevo al Presidente se aveva partecipato in forma ufficiale alla manifestazione: mi ha risposto di no, dicendo per che, anche se non formalmente, egli rappresentava la Giunta regionale. Ed è proprio questa la mia preoccupazione. Il Presidente della Giunta regionale è Presidente della Giunta per qualsiasi atto egli compia. Non vogliamo censurare il pensiero del Presidente, però vogliamo sottolineare che le prese di posizione che lui assume rivestono un certo peso. Sulla storia delle scuole private, in particolare per quelle confessionali, il motivo ricorrente è quello che non bisogna interpretare letteralmente il terzo comma dell'art. 33 della Costituzione, dove dice: "Gli enti privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato". Su questa frase: "senza oneri per lo Stato", la Chiesa cattolica (e non solo) ha ingaggiato una battaglia che dura da anni, battaglia peraltro vinta perché le scuole sono ampiamente finanziate.
Però vorrei sollevare una questione molto semplice di interpretazione della nonna costituzionale. Per quale motivo ci si richiama ad una interpretazione non letterale di questo capoverso della Costituzione e non ci si richiama invece ad un'interpretazione non letterale dell'art. 20 laddove dice che "le Chiese non devono subire speciali gravami fiscali per la loro costituzione, capacità giuridica"? Perché in seguito all'ara 20 della Costituzione le Chiese, in particolare la Chiesa cattolica; hanno usufruito nel nostro Paese di una libertà fiscale, pressoché sconosciuta in qualsiasi altro tipo di regime, così come l'abbiamo in Italia.
Personalmente sono contrario a un apporto dello Stato alle scuole private.
non soltanto a quelle confessionali (io ho studiato nella scuola statale).
Il problema in questa storia, così come in molte altre nel nostro Paese, è intendersi sul termine "privato": Se privato significa assistito dallo Stato", allora non è privato, ma è una forma di delega di una delle competenze statali importanti, quella dell'istruzione, a organismi confessionali o di tipo privatistico.
Con questo non voglio assolutamente privare del loro valore le scuole private o le scuole confessionali; non ho mai detto questo e non lo sostengo. Ritengo soltanto che anche il Presidente della Giunta regionale nell'esercizio delle sue funzioni informali come quello di partecipare a manifestazioni di tipo privatistico confessionale, tipo quella a cui ha partecipato, deve porsi questo problema. Sono scuole private nel senso letterale del termine. oppure no? Sul problema delle iniziative di legge per favorire queste cose, spero che la Giunta regionale non proponga mai un proprio disegno di legge, ma se lo dovesse proporre interverremo molto volentieri.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione n. 521 ed interpellanza n. 552 del Consigliere Cucco inerenti: stop all'operazione Alta Velocità; partecipazione della Regione alla T.A.V. S. p. A. per la realizzazione Alta velocità Torino - Venezia


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta risponde congiuntamente all'interrogazione n. 521 e all'interpellanza n. 552.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale L'esigenza o l'opportunità illustrata dal Consigliere interpellante non solo, è da tempo all'attenzione della Giunta. ma è già stata formalizzata in epoca non sospetta.
Infatti nel corso dell'incontro del gennaio scorso con il Presidente dell'Ente FS, Necci, se ne era accennato come ad una possibile forma di collaborazione del Comitato Alta velocità e dei suoi aderenti (Regioni: Piemonte. Lombardia, Veneto, Friuli e Trentino Alto Adige) con l'Ente ferroviario.
A febbraio; in una riunione a Roma presso la Direzione generale dell'ente FS, il Segretario della Giunta piemontese e il Segretario del Comitato Alta velocità hanno ancora confermato questo interesse soprattutto che il Comitato potesse aderire alla costituenda T.A.V. con una partecipazione (ipotizzata intorno al 5% del capitale azionario) e con una rappresentanza adeguata nel Consiglio di amministrazione.
In data 26 marzo, il Presidente della Giunta regionale scriveva al Ministro Bernini (mi consegnava personalmente copia delle missive in occasione di una sua venuta a Torino) e all'avv. Necci, ufficializzando la richiesta di partecipazione della Regione Piemonte alla T.A.V.
In data 16 maggio, dal Presidente della Regione veniva rinnovata la richiesta, non essendoci stato seguito formale alla prima. Nei giorni scorsi, il Presidente Necci ha comunicato telefonicamente al Presidente della Regione che non vi sono ostacoli né obiezioni alla richiesta di partecipazione regionale al capitale T.A.V. Si attendono quindi indicazioni puntuali per presentare al Consiglio regionale il d.d.l. di autorizzazione alla sottoscrizione dell'iniziativa. Questo conferma anche che la Regione va su una sua linea e che il Comitato Alta velocità svolge un'altra funzione che non si identifica. Per meglio inquadrare il problema aggiungo che Necci mi ha personalmente detto che la richiesta di adesione delle Regioni Lombardia ed Emilia erano apparse sui giornali, perché interessate alla linea nord-sud (che era quella partita prima) e che quella del Piemonte veniva attentamente e positivamente valutata in connessione alla linea Torino, Milano, Venezia, e alla linea est-ovest. che è poi quella che ci interessa.
Nel frattempo, e per meglio inquadrare il problema nei suoi aspetti di più ampia territorialità; informo che il Comitato Alta velocità ha di recente: ultimato e presentato all'Ente FS e alla S.N.C.F. il progetto di "velocizzazione" del tratto Lione - Torino con un risparmio di circa un'ora rispetto alle quattro attuali e con investimenti limitati (max. 50 miliardi) ha in corso uno studio (pronto a settembre) per un "modello" di previsione della domanda per l'Alta velocità sulla nuova linea Torino Lione ha predisposto una bozza di "protocollo d'intesa" con il Ministero dei Trasporti e l'Ente FS per collaborare in sede di progettazione del tracciato Alta velocità sia in Piemonte sia nelle altre Regioni: l'accordo prevede scambi di informazioni tecniche, incontri periodici e assistenza in tema di V. I. A..
Analogo protocollo é in via di stesura per la collaborazione con il Comitato promotore Alta velocità della Regione Rhone - Alpes la Regione intende porre alla costituenda T.A.V. soprattutto i problemi legati alla importanza delle valutazioni di impatto ambientale; in tale contesto chiede di definire dei principi di collaborazione molto stretti, tali comunque da accelerare le soluzioni senza inutili veti di principio infine si sta procedendo all'organizzazione di un convegno internazionale per fare un bilancio con i principali attori della futura direttrice Alta velocità est-ovest: Ministeri, FS e S.N.C., T.A.V.
finanziarie operative.
Stiamo seguendo la cosa con grande interesse, credo che non vi sarà sfuggito che avrà mai fatto la scelta precisa il governo francese sulla linea Lione - Torino per l'Alta velocità,; quindi questo va perfettamente a collegarsi con le nostre impostazioni e le nostre aspirazioni.
In secondo luogo, siccome ho accennato alla velocizzazione che riguarda la linea est-ovest, avrete notato che la richiesta che la Regione Piemonte aveva formulato il 20 settembre con mia lettera personale all'ente FS e firmata di concerto con l'Assessore Pannella, per chiedere la linea diretta del Pendolino Torino - Roma é stata puntualmente mantenuta: il 20 novembre Necci ci rispondeva dicendo che sarebbe partita dal mese di giugno, infatti lunedì è partito il collegamento diretto Pendolino Torino Roma, che in cinque ore e 11 minuti collega la nostra città alla capitale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Grazie Presidente per la risposta, che per la prima volta in questa legislatura mi trova perfettamente d'accordo sul problema specifico che avevo posto sia nell'interrogazione che nell'interpellanza, quello della partecipazione della Regione alla costituenda T.A.V., che é la società che dovrà occuparsi della realizzazione della linea est-ovest di Alta velocità.
Sottolineo l'accenno, sia pur breve, che il Presidente ha fatto al problema dell'impatto ambientale. Non é di poco conto l'impatto che una linea di alta velocità avrà sulla nostra regione, in particolare sulla Valle Susa, perché tutti i progetti insistono su quella zona, e non si sa perché non é stato ancora deciso, se la galleria sarà lunga a sufficienza per evitare l'attraversamento della valle oppure non lo sarà e quindi carne verranno realizzate le opere.
Ringrazio il Presidente anche per aver voluto fornire queste ulteriori informazioni sull'andamento dell'attività della Giunta sul problema generale dell'Alta velocità; chiederei soltanto di fornire a me e ai Presidenti dei Gruppi, quindi non soltanto al membri della Commissione competente perché di quella non faccio parte. gli atti che si produrranno nel frattempo (le bozze di protocollo e tutti gli altri documenti che ha citato il Presidente).


Argomento: Viabilità

Interpellanza n. 371 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerente la viabilità in provincia di Asti


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 371, presentata dai Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio. Risponde l'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore ai trasporti Sulla scorta di una ben precisa e limitata indicazione ministeriale pervenuta nel settembre dello scorso anno per 402 miliardi di investimenti (redatta, peraltro, su precedenti consultazioni che si sono tenute sulla fine della scorsa legislatura con le Province e poi anche con le Regioni, a seguito di vibrate proteste di queste ultime, che erano state in un primo momento ignorate dal Ministero ai LL. PP), la Giunta regionale ha operato proponendo le proprie indicazioni al dibattito consiliare nello scorso autunno.
Le indicazioni scaturite dal Consiglio sono peraltro state recepite in toto, sia dalla VIII Commissione parlamentare Ambiente, Lavori Pubblici e Territorio che ha approvato il secondo stralcio del Piano decennale.
La Giunta regionale ritiene di avere compiuto interamente il proprio dovere nei limiti delle proprie competenze.
Per la Provincia di Asti sono comunque stati raggiunti alcuni importanti obiettivi, quali il finanziamento del nodo di' Isola d'Asti verso Nizza Monferrato e Canelli, l'affidamento dei lavori per la tangenziale est d'Asti, che tanto dibattito ha comunque suscitato in Consiglio comunale ed in Provincia, per l'indubbia prospettiva che detta opera apre per un'altra realizzazione caldeggiata in ambiente astigiano quale la tangenziale nord al capoluogo provinciale.
La volontà SATAP di realizzare la bretella Asti - Marene rimane inalterata, così come é stato confermato dalla stessa società, ed a tale proposito la battuta di arresto imposta dalla Giunta regionale, per esigenze di chiarezza, contribuirà alla sviluppo di un progetto esecutivo più attento alle valenze ambientali delle aree interessate e per un approfondimento di alcune situazioni conflittuali, alla ricerca della migliore soluzione possibile.
Per quanto riguarda poi la direttrice di Casale Monferrato; gli uffici regionali con gli uffici tecnici della Provincia, dell'ANAS ed il Comune di Calliano, stanno predisponendo il progetto della variante all'abitato, che costituisce realmente il punto più difficile di tutto l'itinerario, in attesa di realizzare il progetto di fattibilità a suo tempo studiato dalla Regione per l'asse Asti-Casale, in proseguimento dei lavori della tangenziale est di Asti, oltre Portacomaro lungo la ferrovia Asti-Casale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Ringrazio l'Assessore per la risposta che però é parziale rispetto a quanto richiesto: noi chiedevamo anche di conoscere i tempi di realizzazione di quest'opera.
In particolare ci eravamo soffermati sulla direttrice per Casale.
Innanzitutto sarebbe interessante capire se la linea ferroviaria sarà mantenuta o meno, perché solo nel momento in cui si saprà con certezza che la linea ferroviaria permane, si potrà fare un certo progetto. In alternativa, cioè se questa é destinata ad essere soppressa, si potrebbe anche utilizzare il sito della linea ferroviaria Questa proposta é al fine di non correre il rischio che in questa valle, che non è molto ampia, ci siano una statale una linea ferroviaria abbandonata e una ulteriore arteria viaria.
D'altronde i tempi di realizzazione di quest'opera non sono così brevi.
Di questa cosa se ne parla ormai da anni e il fatto che l'Assessore non abbia indicato i tempie perché non si conoscono. Sono decenni che si pensa a una arteria a scorrimento veloce tra Asti e Casale. e sicuramente non sarà realizzata a tempi brevi.
Per cui con una ulteriore interrogazione sull'argomento chiederò di verificare l'abbinamento tra linea ferroviaria in via di abbandono e l'arteria.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 394 del Consigliere Cavallera inerente la chiusura di alcuni settori stazione FF.SS. di Alessandria Smistamento; interrogazione n. 426 dei Consiglieri Poco, Coppo e Dameri inerente il ridimensionamento scalo FFSS. Alessandria Smistamento; Interrogazione n. 474 del Consigliere Rossa inerente lo scalo merci e la stazione Smistamento di Alessandria


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interpellanza n. 394 presentata dal Consigliere Cavallera: l'interrogazione n. 426 presentata dai Consiglieri Foco, Coppo e Dameri e l'interrogazione n. 474 presentata dal Consigliere Rossa.
Risponde l'Assessore Panella.



PRESIDENTE

PANELLA, Assessore ai trasporti



PRESIDENTE

Nel Piano regionale di sviluppo 1989/ 1990 in materia di trasporto merci viene posta in rilievo l'importanza strategica degli interporti di Torino - Orbassano e di Rivalta Scrivia, del Centro intermodale merci di Novara Boschetto e dello Scalo merci ferroviario di Domo 2.
Le sopraelencate strutture rappresentano nodi di rilevanza nazionale o regionale al servizio di importanti aree produttive e di consumo, collocate in punti strategici delle linee di flusso delle merci. nazionale ed internazionale.
E' evidente, dalla tipologia "intermodale" dei principali centri merci piemontesi, la volontà della Regione a favorire una sempre più completa integrazione fra il trasporto delle merci su gomma e su, ferro, favorendo quest'ultima tipologia soprattutto per il movimento di grandi quantità di materiali su distanze medio - lunghe.
Quanto sopra esposto va comunque nella stessa direzione della politica dell'ente FS, con riferimento al trasporto merci.
Dalle informazioni assunte presso la Direzione Compartimentale FS in merito allo scado ferroviario di Alessandria, risulta che lo scalo di Alessandria, ridimensionato e centralizzato una quindicina di anni fa, ha una potenzialità di smistamento di 3.000 carri al giorno e che, con (apertura dello scalo FS di Torino - Orbassano, quello di Alessandria si naturalmente privato delle operazioni di manovra dei treni provenienti dalla Francia via Modane e la diminuzione del trasporto a canto singolo soppiantato dal trasporto su gomma che ha il beneficio del servizio porta a porta, ha portato una sensibile diminuzione di impegno dello scalo stesso.
Si é verificata quindi una diminuzione di trasporti a carro singolo ed un aumento globale a livello direte, di trasporti a treno completo anche per una variata politica dei trasporti a livello nazionale.
Lo scalo di Alessandria ha inoltre risentito negativamente della crisi del porto di Genova, della costruzione di oleodotti per il trasporto di prodotti petroliferi e dell'abbandono del carbone come combustibile dell'industria.
Attualmente la movimentazione media é di circa 2.000 carri al giorno l'impianto lavora quindi a due terzi della sua potenzialità. E evidente quindi una diminuzione di movimenti di manovra con conseguente calo di necessità di impegno di risorse umane. Il Compartimento FS esclude però la possibilità di ricorso a licenziamenti poiché le attuali disponibilità di personale sono appena sufficienti al funzionamento dell'infrastruttura.
In vista dello sviluppo economico e industriale dell'Alessandrino lo scalo ferroviario di Alessandria andrà senz'altro adattato alle prevedibili esigenze future.
A tale proposito risulta che da parte delle FS sono in corso contatti con realtà industriali per lo sfruttamento di aree dell'Ente FS scarsamente o addirittura non utilizzate, come insediamento delle attività industriali stesse, apportatrici di apprezzabili volumi di traffico a carro.
Si può pertanto desumere che (Ente FS non solo non stia smantellando lo scalo merci di Alessandria, ma oltre ad interessarsi all'acquisizione del traffico, offre la sua disponibilità per agevolare l'insediamento di attività industriali nella zona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.
CAVALLERA Prendo atto della risposta dell'Assessore Panella alla mia interpellanza e ad altre interrogazioni aventi lo stesso oggetto. Il tenore della risposta conferma le preoccupazioni che non sono solo mie e di tutti i colleghi della zona, ma soprattutto dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali dei ferrovieri e dell'intera città, perlomeno della parte che attenta alla presenza di queste grandi strutture ferroviarie che hanno sempre influenzato positivamente la situazione di Alessandria.
Si tratta di un centro ferroviario di importanza nazionale, e non solo una mia affermazione. La sua collocazione geografica e i collegamenti con i capoluoghi del triangolo industriale, con la Padania e con altre realtà minori, ma importanti dal punto di vista economico, hanno fatto si che questo centro di smistamento di carri merci operasse in passato a pieno ritmo. Senz'altro vi sono delle ragioni legate alla crisi del trasporto su rotaia e altre decisioni dal punto di vista strategico dell'Ente FFSS: che in questi ultimi tempi stanno comprimendo l'attività della stazione merci smistamento di Alessandria.
La mia interpellanza, oltre a rendere nota tale situazione, che viene ad indebolire una realtà provinciale che già ha i suoi connotati di crisi sotto certi profili, più che altro ha lo scopo di richiamare l'attenzione dell'Assessore ai trasporti, della Giunta regionale nel complesso e anche del Consiglio regionale sulla necessità di rilanciare il ruolo di Alessandria nel sistema dei trasporti ferroviari a livello nazionale.
In questi ultimi tempi sono stati potenziati e sviluppati i contatti tra la Regione Piemonte e l'Ente FF.SS. con dei risultati positivi in tanti settori Ad esempio, é di questa settimana (attivazione del servizio del Pendolino fra Torino e Roma via Asti - Alessandria, legato alla questione dell'Alta velocità. così come é d'attualità lo sviluppo dei due centri intermodali a cui faceva riferimento l'Assessore.
Chiedo all'Assessore ai trasporti di evitare che vengano sviluppate iniziative a danno di altre sul territorio, regionale, in quanto sarebbe una stratega alla lunga perdente.
Nel momento in cui mi di chiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore, resto però inattesa di un positivo ed incisivo intervento e di una positiva ed incisiva iniziativa politica da parte della Giunta regio nale verso le Ferrovie dello Stato in direzione del sostegno e del rilancio dell'attività del Centro di smistamento della stazione ferroviaria di Alessandria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO Nella nostra interrogazione chiedevamo anche di esprimere la solidarietà ai ferrovieri che unitariamente avevano dichiarato uno sciopero per il 13-14 marzo a sostegno dell'occupazione. Anche se in ritardo ritengo che il Consiglio regionale debba esprimere questa solidarietà.
Richiediamo una presenza più attiva da parte della Giunta regionale e dell'Assessore nei confronti del Compartimento delle Ferrovie. La Regione non può restare spettatore passivo di fronte ad un disegno che tende a delineare alcune linee programmatorie che sono più sulla carta che nella realtà e nella funzionalità del servizio. Voler rafforzare il centro di Orbassano é sicuramente importante e significativo, questo pero non pu andare a discapito del servizio, della funzionalità e dell'utenza.
Mi viene segnalato un fatto, che può anche essere banale e per il quale potremmo anche sorridere, ma lo voglio citare ugualmente. Un carro contenente concentrato di vino per Castagnole Lanze é stato spostato su Orbassano invece che sul suo punto di smistamento naturale; Alessandria.
Così un percorso di poche ore é diventato di una settimana.
Il disegno delle ferrovie non é di migliorare il servizio, ma quello di voler, in modo astratto, utilizzare a tutti i costi un centro intermodale che potrà avere un suo peso e una sua rilevanza solo di fronte ad un aumento massiccio del trasporto su rotaia e quindi del traffico. Le organizzazioni sindacali sono impegnate a rafforzare il trasporto su rotaia, mentre parrebbe, almeno stando ai fatti, che il Compartimento ferroviario stia facendo di tutto per rafforzare il trasporto su gomma.
Pare strano che un ente lavori per la concorrenza, ma non é così.
Mi ritengo soddisfatto della risposta e chiedo un maggiore impegno e una presa di posizione più precisa da parte della Giunta e dell'Assessore nei confronti del Compartimento delle FS, perché il Centro smistamento di Alessandria possa non solo continuare a svolgere un ruolo e una funzione significativa che gli viene dalla sua storia, ma perché ci sono tutte le condizioni perché possa stare all'interno di un disegno di modernizzazione e di velocizzazione del trasporto su rotaia, anche per alleggerire il trasporto su gomma che intasa le strade della nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Mi dichiaro soddisfatto della risposta data dall'Assessore e sottolineo la necessità che da parte del governo regionale e dell'Assessorato competente vi sia un'attenzione particolare nei confronti delle comunicazioni e dei trasporti nel loro insieme, che sono parte fondamentale per lo sviluppo della nostra regione. Sono più che motivate le ragioni che hanno portato a queste interrogazioni perché, al di là delle dichiarazioni tranquillizzanti, esistono dei problemi di ristrutturazione. Per esempio in queste ore una società appaltatrice dei colli delle merci viene messa in liquidazione e passa all'INT (Istituto Nazionale Trasporti), quindi si tratterà divedere dopo questo passaggio quali saranno le conseguenze. Non sono affatto sorpreso, perché é chiaro che una ristrutturazione comporta sempre una razionalizzazione che ci auguriamo abbia come obiettivo il rilancio. Il nostro ingresso in Europa vuole anche dire capacità competitiva, quindi bisogna saper valorizzare I centri intermodali, e credo che tale possa essere considerato il Centro smistamento di Alessandria.
Sono d'accordo con chi sostiene che occorre una maggiore incisività da parte del governo regionale nei rapporti con le Ferrovie. Se é vero che l'obiettivo della Regione é quello di autogovernare, sotto tutti gli aspetti, questo territorio, é altrettanto vero che oggi il problema dei rapporti delle comunicazioni e dei trasporti é fondamentale. Lo soprattutto alla luce degli sforzi che devono essere fatti sia dà parte della Regione che da parte delle Ferrovie ben sapendo che la capacità di trasportare velocemente uomini e merci é data da un ottimo parco di scorrimento ferroviario. Siamo in un crocevia internazionale, perciò il Centro di smistamento di Alessandria, come il centro intermodale di Orbassano. sono dei punti cardine al cui sviluppo il Piemonte deve lavorare.
Sono soddisfatto della dichiarazione dell'Assessore, chiedo però un impegno più incisivo, uno stretto rapporto di collaborazione tra i vari comparti del settore trasporti, affinché molte nostre prospettive poggino su veloci trasporti, quindi sulla capacità di dare ad un comparto importante, come quello dei trasporti, una prospettiva sul piano economico e sociale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 189 dei Consiglieri Foco e Bresso inerente le operazioni di bonifica delle aree inquinate della Provincia di Alessandria


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 189; risponde l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente A) I piani di bonifica delle aree inquinate (art. 5 della legge 441/87) approvati dalla Giunta e dal Consiglio regionale nel maggio 1988 sono stati trasmessi regolarmente secondo i tempi previsti al Ministero dell'Ambiente.
Lo stesso, con decreto ministeriale 16/5/ 89, ha emanato i "Criteri Linea e guida per l'elaborazione e la predisposizione, con modalità uniformi, da parte di tutte le Regioni e Province autonome, dei piani di bonifica", in quanto gli unici otto piani pervenuti a quella data necessitavano tutti di integrazioni e revisioni.
Pertanto la Regione Piemonte ha stipulato immediatamente; per i tempi ristretti fissati dal decreto; una convenzione conia SNAM Progetti per la redazione dei nuovi piani e per tale fine ha anticipato i 690 milioni previsti dalla tabella 3 dell'allegato b) del decreto stesso.
Così, alla scadenza fissata dall'art. 5 della normativa, il 24/5/89, la Regione Piemonte, seguendo i vincolanti criteri fissati che prevedevano tra l'altro per ciascun intervento un limite di spesa non inferiore a un miliardo e non superiore a quattro, ha presentato 4 schede progetto per le istanze di finanziamento sui siti di Orbassano in provincia di Torino Pommaro in provincia di Alessandria, Salmour in provincia di Cuneo e Santhià in provincia di Vercelli.
I nuovi piani di bonifica, elaborati tenendo conto evidentemente anche dei precedenti, sono stati completati prevedendo come richiesto: 1) - interventi sui siti ricadenti nel "programma a breve termine", per i quali sono allegati veri progetti di massima 2) - interventi per il solo smaltimento di rifiuti stoccati provvisoriamente 3) - interventi di completamento sui siti finanziati precedentemente dalla Protezione Civile.
Questo nuovo livello di programmazione ha seguito il proprio iter di approvazione (C.T. 915/82. CROP) ed ora si appresta ad essere esaminato dalla Giunta; anzi lo é già dalla Giunta e dal Consiglio. nonostante che il Ministero dell'Ambiente, più volte sollecitato. non abbia ancora finanziato: a) la redazione dei piani di bonifica con il tanto atteso decreto la cui data di pubblicazione farebbe scattare il semestre concesso per l'esecuzione degli stessi b) la realizzazione degli interventi urgenti. Attualmente runica forma concreta di finanziamento é riscontrabile nel Programma triennale, relativo al Programma ARIS (area a rischio), per il quale sono stati stanziati (legge 305/89, art. 6) L 2.900 milioni, unicamente però per l'area del Bormida.
Ciò consente il completamento della bonifica del sito di Alessandria stabilimento ex Baratta (costo totale L 2.600 milioni; finanziati L 1.600 milioni) e l'avanzamento dell'intervento previsto a Sezzadio in località Zienda, come prima fase funzionale (costo totale L 4.717 milioni finanziati L 1.300 milioni).
Si fa presente inoltre che in merito agli interventi di cui trattasi e con il verificarsi di immediati pericoli di inquinamento, che presuppongono interventi urgenti ed indifferibili a tutela della salute pubblica, questo Assessorato non ha attualmente a disposizione strumenti legislativi e risorse finanziarie adeguate. reputando che tali interventi ricadano. a parere del(Assessorato, fra le competenze proprie del Sindaco. in qualità di Ufficiale Sanitario, o degli organismi preposti alla Protezione Civile.
Si informa però che é allo studio dei competenti uffici dell'Assessorato un progetto di legge che, avvalendosi del supporto tecnico formato dai Piani di bonifica, nonché delle competenze attribuite allo Stato, fornisca la Regione di strumenti tecnici e finanziari autonomi, in modo da garantire la presenza dell'Amministrazione in situazioni la cui soluzione dipenderebbe da un onere finanziario meno gravoso e da una maggiore snellezza tecnica e burocratica. Non nascondo però che non sono affatto sicuro che. dal punto di vista della legittimità, un'azione di questo genere, che pure stiamo tentando, possa essere praticata.
Dalla situazione testé descritta appare evidente che all'impegno da attivarsi con urgenza da parte della Regione, non solo per la redazione dei piani, non corrisponde un analogo atteggiamento da parte del Ministero.
Questo comporta inoltre che, come risulta anche dalle considerazioni contenute nell'interrogazione, paradossalmente la situazione descritta nei piani possa apparire "superata" ancora prima della sua approvazione e la Regione di conseguenza potrebbe vedersi costretta, ancora una volta ed in base alle proprie risorse. a riprodurre un ulteriore ed adeguato piano di bonifica.
Bisogna pertanto far presente che pianificazione e programmazione hanno un loro senso soltanto se alla predisposizione di interventi prioritari si fanno corrispondere immediati e adeguati finanziamenti.
Più i tempi vengono dilatati, più le situazioni si fanno rischiose e pericolose, e nel frattempo nuove situazioni di contaminazione vengono segnalate, denunciando evidentemente gravità ed inquinamento ed invocando sempre finanziamenti urgenti.
Per evitare di rimettere sempre tutto in discussione, soprattutto a fronte di investimenti finanziari elevati necessari alla costruzione dettagliata di una programmazione di interventi prioritari e che non giungono mai a compimento, le nuove segnalazioni non possono che costituire il "programma di bonifica a medio termine" previsto dal DM 16/5/89 e conseguentemente anche dei piani ora elaborati.
B) In attesa dell'avvio delle operazioni di messa in sicurezza dei siti contaminati, fin dalla prima elaborazione dei piani di bonifica, si sono invitate le Amministrazioni provinciali a seguire con particolare attenzione le aree segnalate per la bonifica ed a vigilare sulla avvenuta adozione di tutte le misure cautelari.
Tali enti erano e sono tenuti inoltre ad informare tempestivamente questo Assessorato dei provvedimenti adottati e delle ulteriori Indagini o sopralluoghi esperiti.
Inoltre i piani ora elaborati sono stati formalmente consegnati perle parti di stretta competenza alle Province interessate, le quali hanno avuto tutto il tempo necessario per valutare e conoscere la situazione dei siti contaminati con il loro grado di pericolosità e di priorità.
C) La Regione non ha istituzionalmente compiti di controllo. Il DPR n.
915/82 affida le funzioni di controllo alle Amministrazioni provinciali che provvedono a gestirle in modo estremamente autonomo ed in alcuni casi avvalendosi delle UU.SS.SS.LL. competenti per territorio.
Non vanno inoltre dimenticate le azioni di vigilanza che i Comuni possono attivare avvalendosi delle competenze proprie del Sindaco quale Ufficiale Sanitario.
Per tentare di porre fine alla proliferazione di discariche abusive di rifiuti tossico-nocivi occorre proseguire nella direzione già intrapresa con le iniziative assunte in attuazione del programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali. In particolare é prevista la creazione di centri di stoccaggio e di raccolta dei rifiuti industriali per ciascuna provincia. Si ritiene che tali centri, di iniziativa pubblica, siano in grado di fornire sufficienti garanzie sull'effettivo invio ad uno smaltimento corretto dei rifiuti stoccati, onde evitare future discariche abusive e nuovi siti da bonificare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO Ringrazio l'Assessore per l'ampia e articolata risposta. Sul fatto che questi problemi siano estremamente urgenti e pericolosi non ci soffermiamo nemmeno più, ma ogni volta é necessario richiamare l'attenzione sulla data delle interrogazioni. Di questa sterza mi scuso con l'Assessore, ma non posso fare altrimenti, in quanto questa interrogazione risale al 24 ottobre dello scorso anno. Sarebbe quindi opportuno che l'Ufficio di Presidenza valutasse che senso ha presentare interrogazioni o interpellanze urgenti se poi le stesse vengono discusse sei o sette mesi dopo, pur mantenendo - e la risposta dell'Assessore ne é una conferma - tutta la loro attualità.
Assessore, io non disconosco. né voglio disconoscere gli interventi che lei citava: Sezzadio, Pornaro. Ma non dimentichiamoci che in provincia di Alessandria permane il grande nodo, che non é il centro intermodale, ma la "bomba ecologica" di Rivalta. (L'Assessore mi suggeriva infatti il nome). Tutti gli interventi sono importanti, l'intervento sulla Baratta non solo é importante, ma deve essere seguito e realizzato addirittura con maggiore tempestività.
L'inquinamento della fabbrica Baratta ha messo fuorigioco tre pozzi dell'acquedotto alessandrino, e solo la preveggenza dell'Amministrazione comunale, che é riuscita a trovare altre fonti di approvvigionamento, ha evitato che una città di 100 mila abitanti fosse privata dell'acqua potabile. Non voglio fare delle scale di priorità, pero mi permetto di sottolineare. Assessore, che su Rivalta, che era uno dei nodi della nostra interrogazione. non c'é risposta.
GARINO, Assessore all'ambiente Concordo con il Consigliere laddove afferma che si risponde con molto ritardo ad una interrogazione che é datata ottobre dello scorso anno. Sono mesi che é iscritta e che la risposta é pronta. Il problema, probabilmente potrebbe essere aggirato laddove si accettasse da parte dell'interrogante la risposta scritta, perché a questo punto la risposta sarebbe giunta già quattro mesi fa. Anche perché nel frattempo é stato approvato dalla Giunta (ora é all'esame della Commissione, dopodiché giungerà in aula) il piano di bonifica che pone Rivalta al centro dell'attenzione.
Se per il futuro si accettano risposte scritte, io le fornirò in tempo.
FOCO Secondo me, nel calendarizzare le interrogazioni e le interpellanze, si dovrebbe anche trovare il modo di tenere in giusta considerazione l'urgenza. Noi abbiamo ritenuto che questa interrogazione fosse centrale per quanto riguarda non solo il problema della provincia di Alessandria, ma il problema visto nel suo complesso, infatti l'Assessore nella sua risposta affronta il problema su scada regionale.
Assessore, nella sua risposta lei tende una volta a spostare l'attenzione sul Ministero, un'altra volta sui Comuni e le Province. Non voglio farmi interprete e difensore d'ufficio degli altri Enti, ci penseranno loro. Ma, al di là della normativa vigente, ritengo che la Regione debba giocare un ruolo più attivo per quanto riguarda l'applicazione delle leggi e far sì che l'iter vada avanti più speditamente. Per esempio, nel nostro caso tutto é partito nel 1988: siamo nel '91, e a distanza di ormai tre anni di concreto abbiamo realizzato ben poco. Non rinuncerei quindi ad un ruolo e ad una funzione politica più complessiva e programmatoria di questo comparto, che alla Regione non pu non competere. Pertanto intendo rivendicare questo ruolo affinché la Regione lo giochi in modo attivo nei confronti delle altre realtà e livelli istituzionali. Mi spiego: se un certo intervento doveva essere fatto dal Comune, e questo non lo fa, allora il problema sia portato all'attenzione regionale (perché questo ci serve anche per una programmazione regionale) e si richiami il Comune in modo specifico ai suoi adempimenti. Ma la stessa cosa deve valere anche per la Regione: non é giustificata una politica di attendismo scaricando sempre su altri le responsabilità e i compiti, mentre i problemi marciscono. Siamo un organismo amministrativo, ma anche un organismo politico con precisi e specifici compiti di intervento ed azione per risolvere i problemi.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 363 del Consigliere Bosio inerente l'individuazione di percorsi "fuori strada" nel Comune di Maggiora (NO)


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 363.
La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore alla tutela ambientale Con riferimento all'interrogazione di cui al(oggetto, premetto che con nota prot. 1086 del 221 12/88, questo Assessorato invitava i Comuni del Piemonte a definire la situazione dei percorsi fuoristrada sul proprio territorio, procedendo all'individuazione dei medesimi ove lo ritenessero opportuno e compatibile con la tutela dell'ambiente e con le altre forme di fruizione del medesimo, o enunciando formalmente la decisione di non individuare percorsi fuoristrada.
Contestualmente i Comuni venivano anche invitati a dare notizia a questo Assessorato delle decisioni assunte in materia, mettendolo così in condizione di procedere alla costruzione del catasto regionale percorsi fuoristrada e di svolgere la propria funzione di informazione e coordinamento nei confronti dei soggetti incaricati della vigilanza e del controllo (CFS, Province).
Dopo un successivo sollecito dell'aprile '90, nel novembre dello stesso anno questo Assessorato, ritenendo che a quasi due anni della prima circolare la costruzione del catasto potesse e dovesse considerarsi conclusa, inviava ai Comuni che, come quello di Maggiora, "non avevano sino a quel momento fornito risposta alcuna, comunicazione che in mancanza di un formale e positivo adempimento del dettato di cui al comma 3, art. 11 L.R.
32/82, la loro posizione non poteva che essere assimilata a quella dei Comuni che negativa circa l'individuazione di percorsi fuoristrada.
Successivamente a tale comunicazione ultimativa circa avevano fornito indicazione alla definizione del catasto regionale fuoristrada, alcuni Comuni inadempienti facevano pervenire a questo Assessorato propri atti deliberativi in merito. Fra questi anche il Comune di Maggiora che, connota prot. n. 89 del 9/1/91, trasmetteva la deliberazione della Giunta municipale n. 106 del 5/12/90, con la quale si procedeva all'individuazione sul territorio comunale di percorsi fuoristrada.
Pervenivano poi anche a questo Assessorato una comunicazione in data 21/1/91 del Gruppo consiliare comunale "Alternativa Maggiorese" (a firma di Traviani Mario ed altri) con la quale si trasmetteva copia di relazione inviata da esso gruppo consiliare alla sezione Co.Re.Co. di Novara in opposizione alla succitata deliberazione n. 106/90, nonché una nota in data 29/1/91 della sezione maggiorese del PCI, illustrante i motivi dell'opposizione di questo gruppo politico alla deliberazione medesima.
Occorre quindi precisare che il fatto che il Comune di Maggiora abbia così tardivamente assolto l'adempimento in oggetto, non può tuttavia essere motivo di invalidamento delle decisioni da esso assunte. Già la circolare dell'86, specificava infatti che il termine di 180 giorni dalla formulazione della legge 32/82 stabilito dal 3 comma, art 11 della legge stessa quale termine per l'individuazione da, parte dei Comuni di percorsi fuoristrada, deve intendersi quale termi-ne ordinatorio e non perentorio.
Per quanto la brevità del tempo intercorso tra la nostra comunicazione del '90 e la successiva individuazione dei percorsi fuoristrada da parte del Comune di Maggiora possa lasciar pensare che la valutazione della compatibilità ambientale dei percorsi individuati non sia stata eccessivamente approfondita, non si dispone tuttavia degli elementi per giudicare la correttezza e la validità dell'esame svolto dagli organi comunali.
La L.R. n. 32/82 assegna ai Comuni. e ad essi soli, la competenza in materia di individuazione di percorsi fuoristrada. La Regione, quand'anche disponesse dei mezzi tecnici e delle strutture necessarie ad effettuare una verifica puntuale su ognuno dei percorsi individuati, non potrebbe comunque in alcun modo contestare le scelte effettuate dagli organi comunali. Ci anche nel caso che esse prevedano l'individuazione di un percorso o parte di un percorso nell'ambito di zone altrimenti vincolate o all'interno di un letto torrentizio, cosa quest'ultima che éffettivamente non risponde ad alcun criterio di tutela ambientale.
Si coglie comunque la presente occasione per rendere noto che questo Assessorato ritiene l'attuale normativa troppo vaga per poter garantire un esercizio corretto, regolato ed ambientalmente compatibile del fuoristrada sul territorio regionale. Nella sua attuale formulazione, infatti, l'art.
11, e particolarmente il terzo comma, risulta privo di qualsiasi connessione con i limiti posti su particolari ambiti territoriali, vuoi per la loro fragilità vuoi per il loro elevato valore ambientale. da provvedimenti legislativi preesistenti la L.R. n. 32/82, o intervenuti posteriormente alla sua promulgazione. Da ciò nasce la possibilità che alcuni Comuni abbiano individuato e passano individuare percorsi fuoristrada in aree poco o nulla adatte all'eserci-zio di questa attività.
L'individuazione e la definizione delle connessioni con la normativa ambientale vigente (legge - Galasso, legge sull'equilibrio idrogeologico legislazione forestale e venatoria) rappresenta pertanto uno dei criteri guida seguiti nella messa a punto di una nuova e più rispondente disciplina del fuoristrada cui questo Assessorato, nel più generale quadro di una revisione della L.R. 32/82, ha già lavorato nei mesi scorsi e che é ormai in fase conclusiva.
Per quanto poi attiene alla proposta di "invalidazione" della deliberazione 106/90 della Giunta municipale di Maggiora, altro non pu dirsi se non che tale provvedimento non rientra nelle attribuzioni e nella potestà degli organi regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.
BOSIO Ringrazio l'Assessore e riconosco che per quanto attiene alle sue facoltà e competenze la risposta é soddisfacente. Il punto vero che non soddisfa il merito della questione é il seguente. Ha sicuramente ragione l'Assessore nel riferirsi a una genericità di disposizioni: questo per favorisce esattamente la natura di scelte che potrebbero essere contestate sotto diversissimi aspetti e punti di osservazione, ma non possono essere contestate; questo é il punto.
Se non sbaglio, l'Assessore ha fatto riferimento a una revisione e a una migliore ridefinizione delle leggi che comprendono anche la questione.
Lo ringrazio, e gli chiedo copia scritta della risposta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio, Bresso, Cantore Carletto, Cerchio, Dameri, Grosso, Penasso e Rivalta.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi, vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 205: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Definizione per A.A. 1991/1992 dell'ammontare dell'assegno di studio, detta borsa di studio e di altri servizi a prezzi differenziati delle fasce di reddito, nonché dei requisiti di merito richiesti"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 205; di cui al punto 4) all'o.d.g..
Se l'Assessore Fulcheri non intende illustrarla, ha facoltà di intervenire il Consigliere Foco.
FOCO Avrei preferito alcune parole di illustrazione da parte dell'Assessore Fulcheri anche perché, inattesa della legge che dovrebbe riformare il diritto allo studio nell'ambito universitario, non vorrei che ogni volta si affrontasse la scadenza della deliberazione in modo routinario, bensì sono dell'idea che si cerchi di richiamare l'attenzione del Consiglio su un problema estremamente importante affinché ne assuma maggiore consapevolezza.
Prima di entrare nel merito con alcune osservazioni sulla deliberazione, colgo (occasione per richiamare l'attenzione su un problema che mi sta particolarmente a cuore. ma che dovrebbe stare a tutti particolarmente a cuore: il discorso del secondo o terzo polo universitario della nostra Regione.
Precedentemente (se non vado errato nell'anno accademico 1989/ 1990) la Regione, per dare un segno nei confronti dei Comuni di Alessandria, Novara e Vercelli, che si erano impegnati nella costruzione del secondo polo universitario, aveva stanziato 100 milio-ni. Una cifra che noi avevamo ritenuto irrisoria, ma che comunque aveva un valore significativo. Lo scorso anno non se n'è più fatto niente; e così ora, nel momento in cui discutiamo di questa deliberazione, di nuovo non sappiamo nulla di questo provvedimento. Non ci pare nemmeno di avere sentito nella discussione in Commissione un impegno preciso per quanto riguarda un impegno finanziario della Regione in questa direzione.
Ricordo questo perché credo molto nel ruolo e nella funzione della Regione e non vorrei, proprio ora che la legge ha riconosciuto questo secondo o terzo polo universitario, che la stessa perdesse sempre più un suo ruolo o una sua funzione al riguardo. Funzione che non é sicuramente garantita con l'erogazione di 100 milioni, ma da tutta un'azione di coordinamento e collegamento con le Province e con i Comuni capoluogo interessati.
Colgo quindi l'occasione per chiedere un impegno formale all'Assessore affinché venga ripreso quel ruolo e quella funzione di coordinamento nei confronti delle Province e dei Comuni, enti che sappiamo essere impegnati ma che hanno bisogno di un coordinamento a livello regionale. Non vorrei peccare di campanilismo nel fare riferimento alla mia realtà, che é quella che conosco meglio. ma il Comune e la Provincia di Alessandria sono impegnati concretamente: ogni anno. insieme ad altri enti, stanziano circa 2 miliardi per corsi universitari; per il solo Comune di Alessandria questa cifra raggiunge i 600 milioni.
Ho voluto fare questa premessa per richiamare nella sede opportuna, che quella del Consiglio, la ripresa del discorso sul sistema integrato universitario piemontese e non il "seguire" - usiamo questo termine passivamente il sorgere, il gemmare delle varie facoltà che sicuramente sono un segnale positivo, ma non sufficiente se si vuole costruire un sistema integrato.
Fatta questa premessa, sulla deliberazione non abbiamo da fare particolari rilievi se non delle sottolineature. Ci spiace dover richiamare sempre - la dolente nota delle risorse non sufficienti per quanto riguarda il comparto complessivo della cultura e dell'istruzione, avremmo bisogno di risorse ben più consistenti di quelle che vengono messe a disposizione.
Mentre siamo d'accordo sulle fasce di livelli che vengono stabilite per accedere alle borse di studio o all'assegno di studio, richiamiamo invece l'attenzione sul nodo non risolto del lavoro autonomo. Su questo comparto grava il grande problema della giustizia fiscale e del sistema di tassazione nel nostro Paese. Non mi pare però sufficiente il meccanismo che stato inserito di una rivalutazione del 25% per cercare di avvicinarsi il più possibile alla realtà. In precedenza era il 20%, quindi confermare per quest'anno il 25% % é certamente un aspetto più positivo di una situazione precedente, ma non é ancora una soluzione soddisfacente. Non siamo invece d'accordo per quanto riguarda il coefficiente di moltiplicazione del comparto agricolo. Secondo noi occorre tornare al coefficiente 15 degli anni 1989-1990. Quest'anno con il coefficiente 13 viene riconfermata la situazione dell'anno precedente che noi avevamo già criticato.
Per quanto riguarda il discorso sugli extracomunitari, che avevamo già richiamato l'anno scorso, notiamo con piacere che quest'anno é stato accolto. ci sono delle tessere gratuite che vengono riservate agli extracomunitari per quanto riguarda i buoni mensa; c'è la grave carenza dei posti letto. Carenza che riguarda tutti gli studenti, ma in modo particolare colpisce maggiormente i più disagiati.
Nel merito non abbiamo da fare particolari rilievi nel senso che ci sentiamo limitati e vincolati dal discorso complessivo. Manteniamo pertanto il nostro atteggiamento di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.
PEANO Assessore, mi ricollego a quanto ha espresso il collega Foco per ricordarle quanto sia necessario anche nella provincia di Cuneo riprendere un ruolo di verifica sulle spinte che in questo periodo avvengono per il problema del decentramento universitario. Siamo contenti che a Mondovì quest'anno sia arrivato il Politecnico, ma ormai altre Facoltà hanno richiesto di decentrare nel territorio cuneese le proprie sedi. Penso sia importante ricordare che il Comune di Cuneo sta facendo una sua politica così avviene per l'Amministrazione provinciale che tenta di fare un quadro personale a livello provinciale per dire dove potrebbero collocarsi sul territorio le Facoltà universitarie.
Sarebbe importante che in questo lavoro di coordinamento lei Assessore. si assumesse questo ruolo importante affinché fra Comune e Provincia di Cuneo ci sia qualcuno che colleghi le varie, scelte. Dico questo perché se le scelte sono fatte in modo contrario e contraddittorio fra le due parti si rischia di non vedere scendere sul territorio cuneese delle scelte che potrebbero essere importanti. Faccio l'esempio della Facoltà di Medicina che la Provincia di Cuneo vorrebbe collocare a Savigliano, mentre Cuneo insiste per il capoluogo di provincia. Parrebbe anche che la stessa Facoltà di Medicina si sia espressa, attraverso il proprio Magnifico Rettore. per dire che o è Cuneo capoluogo oppure non si scende in provincia di Cuneo. Assessore, le chiedo di riprendere questo ruolo importante. Geologia, Fisica ed altre facoltà avrebbero inteso.
attraverso i propri docenti, scendere nel territorio cuneese.
In merito alla deliberazione siamo contenti che possa essere approvata in questa sede e non dobbiamo fare alcun rilievo. Certamente i fondi sono quelli che sono, ne occorrerebbero di più, pero é importante che oggi come oggi una deliberazione possa dare un sostegno a chi intraprende il cammino universitario.
Diamo pertanto il voto favorevole alla deliberazione e all'emendamento proposto dall'Assessore. Sono lieto che per gli studenti portatori di handicap siano previste, come l'anno scorso, condizioni di reddito e di merito più favorevoli. Poniamo sempre molta attenzione a questi particolari bisogni degli studenti perché anche in sede universitaria hanno necessità che da parte nostra ci sia una particolare attenzione.
Ribadisco ancora che da parte del Gruppo DC non ci sono opposizioni alla deliberazione e diamo quindi il voto favorevole.



PRESIDENTE

L'Assessore Fulcheri ha presentato il seguente emendamento: al punto "fruizione provvidenze", dopo le parole "posto letto" aggiungere le parole "nella misura di L 460.000 e di L 760.000 rispettivamente per i residenti in sede e per i residenti fuori sede".
La parola all'Assessore Fulcheri FULCHERI, Assessore all'istruzione L'emendamento, che era già stato esaminato in sede di Commissione in data 15 maggio, prevede la determinazione della borsa di studio ai laureandi iscritti al primo anno fuori corso nella misura di L. 460.000 e L. 760.000.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO Stiamo facendo un discorso sempre all'interno di un recinto e di un vincolo nel quale ci siamo posti. Siamo d'accordo sull'emendamento nel senso che si tratta di un primo passo L'anno scorso, sempre durante la discussione su questa delibera avevamo posto il problema dei laureandi: chiedevamo se non fosse possibile istituire una borsa di studio particolare, che istituisse una forma di part time o una borsa studio - lavoro. Chiedo scusa per la rozzezza della proposta, ma il senso é quello di cercare di favorire una fase, già nella preparazione della tesi, di inserimento nel mondo del lavoro. Riteniamo comunque che anche questo che é stato proposto sia un primo passo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Fulcheri.
Chi é favorevole é pregato di alzare la mano: L'emendamento è approvato con 21 voti favorevoli e 8 astensioni.
La parola all'Assessore Fulcheri.
FULCHERI, Assessore all'istruzione Ringrazio i Consiglieri Foco e Peano per i loro interventi. Desidero precisare loro che non ho ritenuto di illustrare quella che é unicamente una delibera che stabilisce criteri rispetto alle borse di studio o altre cose del genere in quanto renderò al Consiglio regionale una comunicazione sull'Università in genere e su tutti i problemi del decentramento. Infatti il problema grosso é proprio lo stato dell'Università e soprattutto il decentramento. Presenterò dunque questa comunicazione, per la quale sono in contatto continuo con i Rettori dell'Università e del Politecnico e con i Presidi di Facoltà: anche perché si tenga presente che, con l'autonomia dell'Università, non c'è più la possibilità da parte della Regione di intervenire: il piano di sviluppo per quanto riguarda il sistema universitario non é più demandato alla Regione in quanto con la legge di autonomia dell'Università esso é dato soltanto ed esclusivamente all'Università. Comunque, in base a tutti questi incontri, sto predisponendo una relazione precisa generale, che contiene anche il numero i corsi, quello che é stato chiesto a Roma, in modo che il Consiglio regionale sia al corrente di tutto quello che sta avvenendo, soprattutto quello che sarà il prossimo futuro del decentramento universitario. Questa relazione la passerò prima in Giunta, poi in IV Commissione, infine in Consiglio regionale. Questo tanto per dirvi che cosa sto facendo.
Devo anche dire che venerdì 7 alle ore 15 i Presidenti dei coordinamenti dei tre poli decentrati di Vercelli, Novara e Alessandria saranno dame in Assessorato per parlare di quei problemi a cui Poco ha accennato, cioè in che modo la Regione possa intervenire. considerata l'autonomia universitaria nei confronti di questi problemi.
Per quanto riguarda la scarsità delle risorse c'è da dire che é un fatto generale. Il Presidente sa benissimo che anche ieri su questo problema abbiamo discusso lungamente; purtroppo però non sta a me risolvere tale questione.
Per quanto riguarda la tassazione per gli autonomi, le fasce, i problemi della giustizia fiscale purtroppo non é che io possa intervenire più di tanto, ma certamente tutto quello che é stato possibile fare (accogliendo anche da parte della Commissione i rilievi che sono stati posti) é stato fatto. Voglio solo assicurare il Consiglio che prossimamente avrà questa comunicazione (prima la Giunta, poi la Commissione. quindi, il Consiglio regionale) sullo stato dell'Università e su tutte le possibilità di decentramento rispetto alle Regioni e rispetto alle Province.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco per dichiarazione di voto.
FOCO Presidente, nel confermare il nostro voto di astensione, non ripetiamo le osservazioni precedenti. Ci fa piacere prendere atto dell'impe-gno da parte dell'Assessore a nome della Giunta di fare il punto sulla situazione sia in sede di Commissione sia in Consiglio, sul problema dell'Università sul problema del decentramento e sul sistema universitario in Piemonte: Ritengo di essere tra le persone più rispettose dell'autonomia non solo dell'Università, ma della scuola e di ogni istituto culturale, ma sono convinto che, agendo sempre correttamente, il ruolo politico e programmatorio della Regione abbia e debba avere un peso e un significato anche attraverso la destinazione delle risorse. Quindi non mi convince questo discorso per cui è tempo di vacche magre e le vacche sono magre per tutti. Sarà proprio nel momento in cui avremo occasione di discuterne più ampiamente che si dovrà avere il coraggio di fare delle scelte prioritarie rigorose, per evitare sperperi; non ripeto quindi il discorso che hanno fatto i miei colleghi di Gruppo sul bilancio: dove se si vuole é possibile reperire risorse anche in questa situazione, ma occorre avere il coraggio di destinarle in una precisa direzione. Ritengo che il discorso cultura istituzioni scolastiche, il comparto educativo insieme a quello sociale sia uno dei punti centrali attraverso i quali si qualifica un governo regionale.



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la delibera n. 205. il cui testo, così modificato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi é favorevole é pregato di alzare la mano.
La delibera é approvata con 24 voti favorevoli e 9 astensioni.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proposta di iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge n. 120 relativo a: "Quinta sottoscrizione di nuove azioni della Promark"


PRESIDENTE

Come convenuto in Conferenza di Capigruppo e carne risulta dalla nota sull'o.d.g., essendo stato licenziato dalla competente Commissione il progetto di legge n. 120, ne propongo l'iscrizione all'o.d.g.
La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Noi abbiamo preparato la relazione di minoranza perché presupponiamo che la maggioranza vorrà passare in discussione questo provvedimento, ma saremo i primi e i più felici se la stessa maggioranza decidesse di non iscrivere all'o.d.g. questo provvedimento. che noi riteniamo molto grave e negativo per i motivi che ancora pochi minuti fa abbiamo ribadito in III Commissione. Noi riteniamo che non sussistono i motivi d'urgenza per il reintegro del capitale della Promark, anzi, non il reintegro - questo é un falso ideologico! - ma per l'aumento di capitale della Promark a 1 miliardo e 140 milioni. Riteniamo che non si debba procedere ulteriormente su questa strada, quindi in prima battuta siamo contro l'iscrizione all'o.d.g. della presente deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Il nostro Gruppo é contrario all'iscrizione all'o.d.g. di questo punto.
Non voglio anticipare ora, se il provvedimento verrà iscritto, le argomentazioni di merito, ma solamente precisare che la motivazione fondamentale che ci porta a rifiutare l'iscrizione di questo argomento riguarda anche il modo improprio di come questo argomento è stato portato all'esame delle Commissioni consiliari: Faccio presente che c'era un impegno della Giunta regionale a portare un ragionamento complessivo sulle linee d'indirizzo della Giunta all'esame della I Commissione consiliare su tutte le leggi che riguardano aumenti di capitale delle partecipazioni regionali o, comunque, l'insieme degli enti strumentali della Regione.
Nonostante questo impegno. la Giunta regio-nale ha tolto da questo discorso la questione di Promark e ha preteso - uso questo termine - un esame disinserito da questo quadro di ordine generale.
C'è stato poi un altro episodio, che io sinceramente continuo a non capire. in quanto é stata fatta una assegnazione. sulla quale non sta a me giudicare. di questo disegno di legge alla III Commissione e soltanto in sede consultiva alla I Commissione, ma di fronte alla richiesta di modifica dell'assegnazione avanzata dal Presidente della I Commissione, che era nota peraltro anche alla III Commissione e alla Giunta, la III Commissione. su sollecitazione della Giunta. ha comunque proseguito nell'esame e ha preteso di mantenere l'assegnazione di questo argomento. Anche questo mi sembra un modo di procedere non corretto. Credo che questo episodio ponga il problema della necessità di un maggiore coordinamento fra le Commissioni e la Presidenza del Consiglio. Non possiamo procedere con una specie di guerra fra le Commissioni sulle assegnazioni; su; "a chi tocca e a chi non tocca" oltretutto mi sembra improprio il modo come la Giunta si é collocata su questo punto specifico.
Per questo motivo, senza entrare assolutamente nel merito della questione Prornark, il nostro Gruppo non vota l'iscrizione all'o.d.g.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.
CAVALLERA Ci si deve esprimere solo se si é favorevoli o meno all'iscrizione all'o.d.g. di questo argomento senza entrare nel merito. Sono state fatte delle osservazioni che hanno la loro validità per quanto riguarda l'assegnazione del provvedimento alle Commissioni; comunque penso che avremo la possibilità in futuro di approfondire simili questioni. Sta di fatto che da quanto risulta sia la III che la I Commissione hanno avuto modo di discutere il provvedimento e in modo articolato di proporre a maggioranza al Consiglio la sua approvazione.
Avendo compiuto l'iter previsto e data l'urgenza del provvedimento, che stata segnalata dal Presidente della Giunta regionale anche in collegamento con i deliberati della Provincia di Torino, ritengo opportuno iscriverlo all'o.d.g. Pertanto il nostro Gruppo voterà a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, evidentemente non entro nel merito della legge, lo faro quando sarà in discussione. A mio giudizio sono due gli elementi che costringono il Consiglio ad aderire alla richiesta della Giunta di iscrizione all'o.d.g. Il primo é che la Regione é azionista di una società deve comunque partecipare all'assemblea degli azionisti ed é una assemblea che deve deliberare. ai sensi dell'art. 2447 C.C., "senza indugio", quindi non si può rifiutare una autorizzazione: é vero, poi, che la Giunta pu intervenire lo stesso, mi pare però che l'autorizzazione sia un atto quasi dovuto. Allo stesso modo é un atto quasi dovuto anche il fatto che il Presidente della Giunta chieda alla Conferenza dei Capigruppo un preventivo parere affinché questo argomento possa essere iscritto in modo normale all'o.d.g. vista l'urgenza, così come egli stesso aveva effettivamente fatto.
Quindi sulla base di queste considerazioni credo sia assolutamente necessario aderire alla richiesta della Giunta di iscrizione all'o.d.g.



PRESIDENTE

Desidero precisare che abbiamo seguito una procedura anomala in quanto avrebbero dovuto esprimersi a proposito dell'iscrizione un Consigliere a favore e uno contrario, ma poiché da parte dell'opposizione avevano chiesto la parola due Consiglieri, ho ritenuto di dover dare la parola anche a due Consiglieri della maggioranza.
La parola al Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Mi trovo pienamente concorde con l'intervento finale del collega Ferrara, oltre che con quello di Cavallera. Abbiamo degli adempimenti ai quali non possiamo sottrarci. Questo Consiglio regionale si sottrae ad un adempimento che deve assumere, perché é chiaramente informato che c'è una assemblea straordinaria di una società di cui abbiamo la maggioranza. Di fronte a tutti i momenti difficili il Consiglio è stato informato, perch già l'abbiamo fatto prima dell'altra assemblea; debbo anche dire che questo provvedimento di legge consegue ad un indirizzo che ci é venuto da tutti i Capigruppo in questo senso.
MAJORINO Questo non é esatto.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Quando entreremo nel merito ne parleremo, noi diciamo che é così.
Comunque anche per discutere se non é così credo che si debba affrontare l'argomento. La proposta di non iscrizione all'o.d.g.. mi pare che sia una grave assunzione di responsabilità. Contraddice anche il fatto che sia stata messa in prenotazione all'o.d.g. su cui c'era un accordo di massima a venire in discussione se licenziata dalle Commissioni. Le Commissioni l'hanno licenziata, io mi appello veramente al senso di responsabilità del Consiglio affinché voti l'iscrizione all'o.d.g. L'assemblea si terrà il giorno 17, noi ci troviamo nella necessità di affrontare questo argomento e di discuterlo.
Per quello che riguarda il discorso generale dico che non pu costituire una ragione, a prescindere che anche su questo terreno abbiamo dato. in questi giorni, una relazione di 250 pagine con tutte le schede delle partecipazioni, siamo disponibili ad illustrare gli indirizzi generali (chiaramente non possiamo ogni volta dare gli indirizzi sulle singole operazioni che si danno con le singole operazioni) la seduta fissata per giovedì mattina, quindi io sarò in I Commissione giovedì mattina a parlare sugli indirizzi generali delle nostre partecipazioni come era stato pattuito. Credo che non ci siano ragioni per non affrontare questa questione particolare in modo particolare, e chiedo alla responsabilità del Consiglio di votare per l'iscrizione al ruolo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge n. 120.
Chi é favorevole é pregato di alzare la mano.
L'iscrizione é respinta con 26 voti favorevoli e 17 contrari (a norma dell'art. 51, comma IV, la proposta di iscrizione é approvata se ottiene il voto favorevole della maggioranza dei Consiglieri assegnati al Consiglio regionale).


Argomento: Comitato RAI

Esame progetto di legge n. 76: "Norme per il funzionamento dell'Organo Regionale di Controllo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 75, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la riforma varata dal Parlamento con la legge n. 142 del '90 sull'ordinamento delle autonomie locali intende attuare, nello spirito della Costituzione, il passaggio dall'autarchia all'autonomia.
L'ente locale non viene più visto come soggetto dell'Amministrazione indiretta dello Stato, ma nella nuova luce di ente autonomo, cellula fondamentale dello Stato che viene a definirsi quale Stato delle autonomie.
Quanto sopra, attraverso norme di principio nonché attraverso una riforma a formazione progressiva con l'unico scopo di concorrere all'efficacia dell'azione amministrativa.
In base a tali criteri é stata conferita alle Giunte la potestà di governo degli enti, la consequenziale sottrazione al controllo degli atti delle stese, tranne che a richiesta delle minoranze a giusta tutela della loro posizione.
Lo sfoltimento degli atti soggetti a controllo, la maggiore professionalità nella composizione dell'Organo e relative responsabilità dovrebbero di per sé comportare un aumento dell'efficacia anche nell'ambito del controllo.
L'impostazione particolarmente significativa che la legge n. 142/90 intende dare al controllo, ormai di sola legittimità, nonché l'esplicita definizione dell'ambito legislativo regionale, comportano la necessità di prevedere un nuovo assetto normativo del controllo, il quale, pur mantenendo intatta la struttura della previgente legge regionale 12/8/ 76 n. 42, recepisca i principi emergenti dalla recente disciplina delle autonomie. La Giunta regionale vi ha provveduto con il disegno di legge n.
75 nel quale le norme sono state ripartite per titoli.



PRESIDENTE

Esorto i Consiglieri al silenzio e ad ascoltare la relazione.
ZANOLETTI Risparmio ai colleghi qualche pagina di relazione, e mi avvio alla conclusione. La I Commissione consigliare permanente, preso in esame il disegno di legge presentato dalla Giunta. ha sollecitamente indetto la consultazione oltrechè dell'Unione regionale delle Province, dell'ANCI dell'UNCEV, della Lega delle Autonomie, dei Presidenti e dei Segretari dei Comitati di Controllo in carica, i quali tutti hanno indicato e fornito utili proposte e suggerimenti per alcune puntualizzazioni a completamento delle disposizioni del provvedimento.
La Commissione e la Giunta hanno accolto favorevolmente buona parte di tali proposte che sono state poi recepite nel testo stesso insieme ad un certo numero di emendamenti presentati soprattutto dal Gruppo PCI - PDS.
Altri emendamenti sono stati presentati dal Gruppo della Lega Nord nonch dai Consiglieri Cavallera, Foco e Rossa.
Il disegno di legge della Giunta é stato pertanto sottoposto, durante l'esame in Commissione, ad alcune revisioni che ne hanno modificato e, si ritiene, migliorato qualitativamente le previsioni iniziali, sempre con l'intento di dare - come si é detto - un nuovo e più efficace assetto normativo al controllo regionale.
Da ultimo, la Commissione ha approvato a maggioranza il provvedimento dopo avervi apportato anche i necessari adeguamenti di carattere formale alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica dei testi legislativi.
Per quanto sopra esposto, si raccomanda l'approvazione del disegno di legge da parte di questa assemblea, anche in considerazione del fatto che: 1) la Regione deve legiferare a norma della legge n. 142 entro il prossimo 13 giugno al fine di procedere al riordino e alla reintegrazione del controllo e dell'Organo di Controllo, secondo i criteri, le indicazioni e i principi contenuti nella stessa legge n. 142 di riforma delle autonomie 2) il disegno di legge di cui si tratta assolve idoneamente a tale compito dotando la nostra Regione di una nuova, efficace e funzionale normativa del controllo.
Va infine sottolineato che, entro due anni, l'articolazione territoriale dell'Organo di Controllo ver-rà sottoposta, come stabilisce l'art. n. 34 del disegno di legge, a revisione e quindi, se del caso, potrà essere opportunamente modificata. Al fine di evitare soluzioni di continuità nell'espletamento dell'attività, gli Organi di Controllo operanti all'entrata in vigore della legge sono stati prorogati ad esercitare la loro funzione secondo la nuova normativa, art. n. 35.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale. E' iscritto a parlare il Consigliere Buzio; ne ha facoltà.
BUZIO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quello di oggi é il secondo appuntamento con la legge n. 142, con la sua attuazione; il primo è stato in occasione del parere dato sulle Province di Verbania e Biella previsto appunto, dalla legge n. 142/90, il cui dibattito per la verità ebbe già un esito deludente.
Non vorrei che, stante "l'interesse" della platea, già evidenziato dal relatore che ha sintetizzato il suo intervento proprio per questo motivo passasse così, quasi in sordina; una questione che invece ha appassionato la Commissione e che dovrebbe essere uno degli elementi per cui successivamente si é addirittura formata una Commissione speciale per l'attuazione della legge n. 142, e di cui oggi si verifica forse la non utilità. Questo é stato l'ultimo atto della I Commissione, per quanto riguarda la legge n.142. che poteva tranquillamente sviluppare il proprio interesse anche sulle altre priorità, già stabilite dall'Assessore in sede di dibattito generale, previste per la scadenza del 12 giugno, che erano: l'approvazione della legge sui Comitati regionali di Controllo l'approvazione della legge di riordino delle Comunità montane per quanto riguarda gli ambiti territoriali e la legge sulle aree metropolitane. Non so se queste scadenze verranno rispettate, probabilmente quella dei Co.Re.Co. sarà l'unica a passare il traguardo.
Mi pare comunque opportuno fare una riflessione, anche se siamo davvero in pochi in questo momento.
Questa proposta di legge sui Comitati regionali di Controllo poteva fornire un'occasione interessante; dovuta anche ad alcune note formulate dalla stessa relazione di Zanoletti; la legge, così com'é formulata, dà maggior spazio alle autonomie locali e quindi riduce grandemente l'attività dei Comitati regionali di Controllo: pare ci sia oltre il 50% in meno del lavoro, da una prima valutazione risulta il 56%, ma credo che questa percentuale tenderà a dilatarsi, superata una resistenza iniziale dei Co.Re.Co. che non vogliono annullare la propria attività. Poteva essere un momento per valutare la riorganizzazione, il riutilizzo, il recupero del personale. Tra l'altro al personale dei Co.Re.Co. andrebbe aggiunto il personale degli ex Comprensori di cui effettivamente non si vede quale sia il riutilizzo e la destinazione nei vari Comprensori. Poteva essere una riforma non solo a costo zero, ma a costo sotto zero. Poteva essere realmente un momento di risparmio dato che per risolvere í problemi della macchina pubblica, tutti, almeno a parole, sottolineano l'importanza di darsi come obiettivo più efficienza e produttività per intervenire nel merito delle questioni. Teniamo conto che 1 costi del Co.Re.Co. non sono poi così miseri: abbiamo stimato in circa 12 miliardi le spese del personale, le indennità e le spese fisse per questo complesso di organismi di controllo.
La valutazione generale sui Co.Re.Co. fatta dal versante degli enti locali e da chi, come me, é stato amministratore per molti anni nei Comuni direi che é assolutamente negativa. Per molti amministratori che cosa sono stati i Comitati regionali di controllo in questi anni? Sono stati carrozzoni inutili. Non vorrei dire una cosa così roboante, ma in effetti sono stati organismi incapaci di fornire indirizzi coerenti, spesso contraddittori su materie anche delicate, come la questione del personale addirittura centri di potere in grado di rendere la vita difficile agli enti locali e agli amministratori. In taluni casi poi (anche per la scarsa qualificazione dei membri dei Comitati regionali di Controlla) addirittura persecutori degli amministratori t Quindi il giudizio che possiamo dare su questi organismi é totalmente negativo e si deve pur rilevare che sono stati elementi di lottizzazione partitica. E i rischi di ripetere questa situazione sono reali.
Le proposte che abbiamo evidenziato come Gruppo PCI - PDS consistono in una scelta radicale di innovazione. Partendo da questa premessa ne consegue una riduzione drastica e decisa degli organismi di controllo sulla falsa riga di alcuni orientamenti emersi anche in altre Regioni dove i Co.Re.Co.
sono stati ridotti grandemente. La proposta che abbiamo fatto, e che sarà più ampiamente illustrata da altri miei colleghi nel corso della discussione degli emendamenti, prevede un Comitato regionale di Controllo per gli atti delle Province, dei Comuni metropolitani, delle Comunità montane, delle UU. SS. SS. LL., degli enti strumentali e tre sezioni tematiche che riguardano gli atti degli enti locali, quindi dei Comuni, dei Consorzi, dell'unione dei Comuni e delle IPAB. Questo, aveva come obiettivo un grande risparmio finanziario, permetteva una maggior qualificazione di questi organismi e la certezza del diritto a una competenza che é di grande significato per un rapporto e un raccordo con gli enti locali importanti.
Queste cose verranno evidenziate maggiormente durante l'esame degli emendamenti che illustreremo dopo.
La proposta che ci viene dalla Giunta, così come é stata ripresa prima dal Consigliere Zanoletti, rinvia a una mera registrazione della situazione esistente: non cambia assolutamente nulla, non vi é alcuna proposta nuova ci aspettavamo anche qualcosa di diverso dalla nostra proposta che poteva essere una drastica riduzione. Alcuni, in sede di consultazione sottolineando il fatto che potevano esserci delle verifiche, delle riduzioni di questi organismi, hanno avanzato l'idea, originale, di Co.Re.Co. itineranti, oltre alla riduzione di questi momenti di controllo.
Sostanzialmente emergeva da parte di tutti che tenere la situazione così com'era, era palesemente in contraddizione con il dettato e con lo spirito della legge che voleva rendere meno pressante fattività di controllo sugli enti locali e ridurla all'indispensabile, dando maggiore autonomia e responsabilizzando gli enti locali con potere di controllo diretto da parte, dei Consigli comunali sugli atti delle rispettive Giunte.
Rispetto a questa impostazione; da parte della maggioranza si è obiettata, in sede di consultazione e anche di confronto in Commissione che i Co.Re.Co. potrebbero essere ripresi come momento di consulenza degli enti locali. Questa mi pare proprio una invenzione che non sta né in cielo.
né in terra. Non si possono dare ad organismi attributi che non hanno quindi siamo veramente al di fuori di ogni seria considerazione.
Si é parlato anche di "terminali di raccordo con la Regione". Si vuole inventare un lessico nuovo per inventare anche lavoro? Ci paiono invenzioni che non avranno alcun riscontro. Siamo in presenza di organismi che avevano già poco da fare prima, ora ne hanno molto meno, gente che evidentemente deve inventare un ruolo.
Devo dire che tutto sommato, anche dalla normativa presente in questo disegno di legge, si tende ad esaltare il ruolo della Giunta regionale e non quello degli enti locali.
Si criticano le nostre proposte di razionalizzazione, anche drastica come momenti tendenti ad esaltare un nuovo centralismo. Ma insomma, a mio parere, non bisogna neanche fraintendere! Noi siamo per il decentramento vero: di risorse, di attributi, di funzioni. Siamo per deleghe di poteri e funzioni a Province, Comuni e Comunità montane: siamo per avere uffici decentrati della Regione quando questi servono sul territorio: ma per mantenere un rapporto vero, costruttivo, positivo, utile con gli enti locali! I carrozzoni inutili, anche decentrati, devo dire francamente che non corrispondono affatto a questi obiettivi. Rimangono un costo enorme che poteva essere evitato dalla Regione e quindi uno spreco che avrebbe meritato maggiore iniziativa per essere combattuto con maggior decisione.
I tempi sono stretti, diceva prima il relatore Zanoletti; certo é vero.
Credo che l'aver rispettato I tempi sia da sottolineare come un momento di diligenza da parte della Giunta, però non vorrei che il rispetto dei tempi avesse sacrificato e ucciso le idee. la possibilità di fare qualche cosa di veramente nuovo: Questo può essere un precedente pericoloso per altre attività perché le scadenze della legge n.142 non si fermano qui, ce ne sono due altrettanto importanti: l'area metropolitana e il riordino delle Comunità montane, ma successivamente ce ne saranno altre, pertanto l'elenco è lungo. Con la preoccupazione di rispettare le scadenze, quindi con la fretta. si rischia, di arrivarvi senza la necessaria riflessione e l'approfondimento che un tema di questo tipo avrebbe meritato. Si sarebbe veramente potuto approfondire la cosa per dare maggior efficienza e produttività ed affrontare la problematica più generale dei 3 mila dipendenti che orbitano nella Regione a cui crediamo debba essere data anche in piccoli interventi, maggior produttività e maggiore efficienza.
La legge n. 142 su questa questione offriva delle possibilità; offriva un'occasione seria per fare un discorso nuovo. Si é invece seguita la strada della routine; la strada dell'ovvio, anzi si é seguita una strada negativa nel senso che non si é detto niente di nuovo, addirittura si sono seguiti obiettivi che aggravano il bilancio regionale. che sono ulteriori elementi di spreco che possono tradursi ancora in comportamenti clientelari. negativi, di lottizzazione che noi condanniamo su molti versanti, non escluso il tema di attualità delle riforme elettorali e istituzionali.
Una occasione persa. Credo sia una partenza sbagliata. Nel merito abbiamo fatto delle proposte, le riprenderemo successivamente. Certamente la fantasia non é prevalsa. Qui, le idee si sono fermate, mi sembra che sia seguita la via dell'assecondare il più possibile la situazione esistente quando c'erano davvero tutte le possibilità, se si voleva, di fare un intervento più deciso per riorganizzare meglio la macchina regionale più in generale e per riconoscere appieno l'autonomia degli enti locali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Signor Presidente, Assessore, ho chiesto di intervenire nella fase generale del dibattito non perché abbia qualcosa di specifico da dire, in quanto mi sarei riservato di affrontare i problemi specifici, che ho posto con gli emendamenti che ho presentato, di volta in volta alla presentazione di ogni emendamento, ma ho chiesto di intervenire ora perché non posso non rilevare l'andamento preoccupante di questa discussione.
La riforma dei Co.Re.Co. é il primo atto dell'applicazione di quella famigerata legge che tutti abbiamo salutato, annunciato, richiesto come la legge di riforma delle autonomie locali: "assolutamente, importante eccezionale, deve essere l'impegno delle Regioni", però non mi sembra che l'attenzione di questa assise sia all'altezza della situazione; all'altezza di una situazione particolare perché i controlli di legittimità sugli atti degli enti locali non sono di inutile importanza, sono di particolare inutilità così come sono stati esercitati fino ad oggi. E qui un breve accenno a quanto ha detto il collega che mi ha preceduto. Ormai credo che tutti i Partiti siano d'accordo nel denunciare partitocrazie; lottizzazioni ovunque imperanti e i Co.Re.Co. ne sono stati l'esempio principale, ma di questa lottizzazione, di questa partitocrazia dei Co.Re.Co. ha fatto parte anche l'allora PCI. Questa potrebbe essere. per esempio, la mossa di inizio per un diverso atteggiamento anche nei confronti di questi Comitati che si vanno costituendo. Il guaio di questa struttura non sta soltanto nell'anima lottizzatrice e quindi nel desiderio, neanche tanto nascosto, degli amministratori locali di avere un organismo che sancisca le decisioni assunte dalle assemblee degli enti locali, quanto in realtà in alcuni meccanismi che rendono di fatto vuoto il controllo di legittimità sugli atti. Infatti, a questo proposito, al di là di alcuni emendamenti che sono di natura squisitamente formale, ma non per questo meno importanti, i due gruppi di emendamenti più importanti che ho presentato sono quelli che riguardano il controllo di legittimità sugli atti degli enti strumentali e degli enti dipendenti dalla Regione e quelli che riguardano l'accesso all'attività dei Co.Re.Co. da parte dei cittadini e dei Consiglieri regionali.
In sostanza. tutto quello che é chiamato a fare il Consiglio regionale a parte un'applicazione letterale delle norme previste dalla legge n. 142 questo: regolare i meccanismi formali che permettano a questo organismo di operare In modo effettivamente trasparente e operare in modo effettivamente trasparente significa dare la possibilità concreta. non soltanto in via di diritto ma concreta, ai cittadini e ai Consiglieri regionali nella fattispecie di accedere a tutti i passaggi delle decisioni assunte da questo ente.
La decisione assunta dalla Giunta regionale di riconfermare la struttura portante dei Co.Re.Co. e quindi non utilizzare la facoltà di suddividere le sezioni per argomento,, ma di suddividerle su base territoriale, mi trova d'accordo perché a mio avviso uno dei principi fondamentali, che è quello dell'unitarietà del giudizio e dell'attività stessa del Co.Re.Co. non si può non esercitare se non anche in un ambito territorialmente individuato. Credo sia molto difficile esercitare effettivamente il controllo di legittimità suddividendo tale controllo per materia per un certo numero di enti e invece un controllo di legittimità esteso per altro tipo di enti per uno dei livelli dell'organo di controllo.
Nel momento della discussione degli emendamenti tornerò sulle questioni specifiche.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sia in Commissione e sia adesso in aula devo rilevare che l'opinione del nostro Gruppo, e particolarmente mia, è nel senso che con l'entrata in vigore della legge n.
142, che detta alcuni principi in materia di Co.Re.Co. e che segnatamente riduce sensibilmente i controlli, si sarebbe dovuto agire attraverso un mutamento di rotta, cioè a dire, di fronte all'alternativa prevista dall'art. 41 della legge n. 142, in forza della quale alternativa la legge regionale può articolare i Comitati in sezioni per territorio o per materia, si sarebbe dovuta scegliere l'articolazione per materia. Questo perché solo attraverso l'artico-lazione per materia si sarebbe potuto raggiungere il risultato che sempre l'art. 41 della legge n. 142 prevede di salvaguardare opportunamente (unitarietà di indirizzo, cioè a dire della giurisprudenza delle sezioni di controllo. E' vero che c'era la vecchia regola del decentramento ed é altrettanto vero che all'opinione da me espressa di arrivare ad un accentramento, con suddivisione in sezioni per materia, per così dire nella capitale degli organi di controllo, mi si opposta, in particolare dal collega Rossa, e non solo da lui, la violazione della regola generale del decentramento. Al riguardo va rilevato che il decentramento, che é attuato molto opportunamente sotto diversi profili nelle leggi amministrative e segnatamente in quelle regionali, non ha per da essere un feticcio. Per fare un esempio estremamente chiaro, non va dimenticato che lo stesso diritto di proprietà già nel Codice del 1865, che era di gran lunga più assoluto, subiva delle deroghe di fronte al pubblico interesse, per cui già nel 1865 c'era quel noto corpo di leggi che prevedevano, come prevedono tuttora, l'espropriazione. Quindi venirmi a dire che accentrando le sezioni e dividendole per materia si viola il principio del decentramento può essere vero sul piano teorico, ma sul piano del realismo bisogna verificare la funzionalità e il funzionamento, bisogna saper prevedere e ipotizzare funzionalità e funzionamento dei Co.Re.Co. che ripeto e sottolineo - ridotti di gran lunga nelle loro competenze e per i quali é necessaria l'unitarietà di indirizzo giurisprudenziale bene e meglio avrebbe potuto essere attuata attraverso l'accentramento. Il che avrebbe anche condotto, secondo stime fatte da chi più esperto ha esaminato la problematica, a non pochi prevedibili risparmi. Quindi mi collocher nell'esame dell'articolata e nell'esame degli emendamenti che sono stati proposti, però la nostra opinione politica é nel senso che meglio avremmo visto un accentramento che per la verità non è poi stato escluso. Ricordo come ricordano i colleghi che erano con me in I Commissione; che il collega Rossa che é stato il più strenuo difensore di questo decentramento, non ha escluso la possibilità di una revisione. Infatti mi pare di ricordare che ci sia anche una norma transitoria che prevede la possibilità di rivedere.
dopo l'esperienza dei prossimi anni, questa materia. Quanto meno a una subordinata si sarebbe potuto - e a nostro avviso dovuto - arrivare, cioè a dire ridurrei Co.Re.Co. rispetto al numero che c'era prima e almeno arrivare a ridurlo a sei facendo coincidere i Co.Re.Co., sia pure così strutturati come previsto dal disegno di legge, can i capoluoghi di provincia. Sinceramente non si capisce perché Comuni non capoluogo di provincia. soprattutto dopo la congrua e notevole riduzione. del lavoro che ci sarà debbano continuare per ragioni campanilistiche a mantenere il loro Co.Re.Co. Sono i casi di Casale e di altri che adesso mi sfuggono nell'arcipelago. Per Biella e Verbania, in quella che era la mia opinione avrebbe potuto farsi un'eccezione, ma non per un favore verso alcuni colleghi Consiglieri regionali, a cominciare da Zacchera; verbanese, e voi biellesi; ma perché sono le future province, quindi si poteva arrivare a prevedere il Co.Re.Co. nei sei capoluoghi di provincia attualmente esistenti più nei due futuri che possono considerarsi tali. Però nemmeno a questa subordinata si è voluti arrivare. Evidentemente per le solite pressioni campanilistiche. E' lo stesso ragionamento in forza del quale da almeno trent'anni si sostiene che per rendere più snella l'amministrazione della giustizia si dovrebbero ridurre i tribunali inutili, pero i ras locali, non dico i boss, non consentono - non voglio fare né nomi n cognomi, ma sono noti a chi è addetto ai lavori - questa riduzione dei tribunali. E qui é la stessa perversa regola. Perversa in senso politico per carità. Non si é avuto il coraggio di ridurre i Co.Re.Co. perché ci sarebbe stata una piccola guerra civile in quei Comuni, sede attuale di capoluogo dei Co.Re.Co. Quindi per queste considerazioni, cioè che non stata accolta la nostra opinione, di massima dell'accentramento o quantomeno la subordinata della riduzione noi fino a questo momento saremmo orientati verso un'asten-sione. salvo a seguire con attenzione l'articolato ed eventualmente a seconda della discussione e dell'accoglimento o meno di certi emendamenti che sono di tutto rispetto, di passare a una posizione più favorevole in sede di approvazione finale della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Coppo.
COPPO Signor Presidente, ricordo che il lavoro di Impostazione anche su questo specifico punto di attuazione della 142, che si svolse nel seminario tenuto in quest'aula nello scorso autunno. sul tema dei controlli dette un'impostazione problematica, fin dalla relazione dell'Avv. Scaparone che richiamò appunto la radicale innovazione portata dalla 142 in tema di controlli sugli atti degli enti locali e l'opportunità di utilizzare la nuova normativa regionale per intervenire con un'opera di adeguamento effettivo, non puramente trasformistico della normativa regionale.
Ricordo che anche in sede di dibattito politico ci fu un intervento interessante dell'on. La Ganga che, a proposito dei controlli, disse che nell'ambito dei controlli preventivi si può riflettere se sia la miglior soluzione quella di un sistema di Comitati di controllo articolati per porzioni di territorio regionale e competenti su ogni materia o se non sia più interessante ripensare al sistema dei controlli sulla base di una competenza territoriale unica con specializzazione di competenza. Non so se sia meglio avere il Co.Re.Co. di Pinerolo e quello di Ivrea che si occupano di tutto o non piuttosto un Co.Re.Co. che si occupa di tutte le deliberazioni connesse al personale, un altro che si occupa delle deliberazioni connesse ai bilanci o ai documenti di materia urbanistica. Si tratta di valutare quale sia la strada più efficace per dare ai controlli quella omogeneità sul territorio e quella certezza di diritto che oggi non esistono nella maniera più assoluta, come sanno d'altronde tutti i Sindaci.
C'era dunque in alcuni interventi un quadro che avrebbe dovuto consentire anche il coraggio dell'innovazione. Non ripeto le considerazioni che ha già portato il collega Buzio, anche per il fatto che é stato svolto un lavoro di Commissione molto ampio; mi limito ad osservare ché non solo questa traccia condotta in sede di impostazione con il nostro seminarlo è stata disattesa, ma è stato anche disatteso l'andamento delle consultazioni. In realtà tutte le organizzazioni dell'autonomismo, da quella delle Province a quella delle Comunità montane a quella dei Comuni informe diverse, con diverse accentuazioni, tutte hanno posto il problema di un alleggerimento della struttura burocratica che controlla i Comuni, proprio in nome dei principi di autonomia, chela 142 ha così messo in prima linea e anche per la considerazione che questa struttura ha dato luogo negli anni agli inconvenienti appunto della non uniformità delle pronunce sulle stesse materie, sugli stessi oggetti da parte di diversi Co.Re.Co., all'incertezza quindi nelle deliberazioni e nelle prese di posizione dei Comuni e degli altri enti locali. Insomma dalle stesse organizzazioni dall'associazionismo era venuta una spinta che avrebbe consentito alla Regione una profonda ristrutturazione della sua struttura di controllo regionale. Così non é stato. In realtà il disegno di legge inizialmente presentato all'esame della Commissione era la riproposizione pura e semplice della normativa previgente alla 142 con gli adeguamenti formali che la 142 imponeva.
Alcune modificazioni sono state introdotte nel corso del lavoro in Commissione, ma l'impianto generale non é mutato. E' vero che questa un'occasione mancata, e la consapevolezza che non si sia colta l'occasione emersa dall'ultima versione del disegno di legge della Giunta, quando si prevede esplicitamente che entro i due anni tutta la struttura di controllo dovrà essere nuovamente verificata. C'è quindi la consapevolezza negli stessi proponenti di questo disegno di legge che difficilmente esso pu reggere di fronte ai dati di fatto. E i dati di fatto sono estremamente semplici: la 142 sottrae gran parte dell'attività amministrativa degli enti locali al controllo preventivo di legittimità. Conseguentemente, fattività di controllo é già diminuita nei primi mesi di attuazione della 142 di circa 2/3: Come é pensabile che rispetto ad una funzione, che viene così radicalmente modificata, la struttura possa rimanere uguale se non per considerazioni di inerzia burocratica? Noi rischiamo di creare in questo settore la stessa situazione che vi è nell'insieme delle strutture degli ex Comprensori, cioè strutture che non hanno più una funzione adeguata professionalità che vengono spesso mortificate, risorse che potrebbero essere utilizzate in modo più efficace a favore dei nostri Comuni, dei nostri enti locali vi sono alcune obiezioni all'ipotesi di una ristrutturazione radicale, quale quella da noi proposta, che francamente hanno un valore polemico, e credo che espongono a più rischi ancora se fossero condotte anche nella pratica a qualche attuazione. Intanto si dice: in qualche misura noi modifichiamo il senso dell'attività dei Co.Re.Co.
perché insieme all'attività di controllo diamo ad esso un ruolo di consulenza degli enti locali. Questo, l'hanno già detto altri colleghi sarebbe una forzatura inammissibile e proprio perché é inammissibile non può essere, prevista nel disegno di legge. La verità é che la 142 assegna alle Province il compito, tra le proprie funzioni, di organizzare l'assistenza tecnica amministrativa agli enti locali. Benissimo, la Regione utilizzi risorse, personale per coadiuvare le Province in questa nuova funzione che ad essi viene assegnata. Certo, per tanti piccoli Comuni della nostra regione un supporto tecnico amministrativo pubblico, quindi non esposto ai condizionamenti delle logiche privatistiche, sarebbe importante.
ma certo non per la via di una forzatura del ruolo istituzionale dei Co.Re.Co. C'è una nuova funzione da delegare alle Province che può essere fortemente sostenuta dalla Regione, allora sì percorra questa strada.
L'altra obiezione è che la nostra proposta avrebbe un carattere neo centralistico. In questo caso, francamente. rischiamo di giocare con le parole. La legge 142 dice chiaramente che la Regione non può immaginarsi più come un ente di amministrazione attiva, anzi la 142 dice chiaramente che le funzioni amministrative della Regione sono esercitate tramite Comuni e Province; allora il decentramento di cui hanno bisogno i nostri Comuni e le nostre Province non é la moltiplicazione degli uffici regionali, cioè l'espansione delle funzioni di amministrazione attiva della Regione. No! Il decentramento di cui hanno bisogno i nostri Comuni e le nostre Province un decentramento di funzioni e dunque, corrispondentemente, degli strumenti materiali per (esercizio di queste funzioni. E, attenzione, se si vuole esaltare il sistema autonomistico è questa la strada, e non quella di aggiungere e duplicare in maniera decentrata l'attività amministrativa della Regione, perché questa entrerebbe spesso in contraddizione. perlomeno in termini di utilizzo delle risorse, con le limitate risorse del sistema autonomistico.
Sottolineo che vi sono in particolare due punti usciti nel testo finale del disegno di legge che, nell'ambito di una struttura sovradimensionata che viene mantenuta, espongono al rischio di non ottenere neanche il secondo obiettivo che la 142 in tema di controlli si poneva, cioè quello di liberare il più possibile le strutture di controllo dai condizionamenti di carattere politico e partitico. Tutti gli amministratori locali sanno che il problema dell'imparzialità dell'autonomia, della correttezza politica e della neutralità dei Co.Re.Co. è un obiettivo ancora tutto da conquistare.
Ebbene, se nel metodo di elezione delle strutture di controllo, pure in questa struttura elefantiaca che viene mantenuta, nome é scritto nell'attuale testo del disegno di legge che viene presentato in aula passiamo dal voto limitato, come era nella passata normativa. al voto di una semplice maggioranza assoluta del Consiglio regionale per l'elezione dei membri del Co.Re.Co., noi designiamo a controllare l'attività amministrativa dei nostri enti locali una magistratura di maggioranza. e dunque con il massimo di esposizione ai condizionamenti di carattere partitico e politico. Non solo, ma la stessa direzione dei Co.Re.Co. che nella normativa regionale vigente fino alla 142 era affidata a un meccanismo automatico di rotazione, quindi anche qui tale da escludere ogni accordo di carattere politico o partitico, in questo nuovo disegno di legge invece non viene più affidato a meccanismi automatici e dunque inevitabilmente a logiche di maggioranze di carattere politico e partitico.
Come ha detto il collega Buzio, siamo di fronte non solo a un'occasione mancata, ma al rischio concreto che l'effetto materiale di attuazione del disegno di legge presentato è quello di preservare una struttura elefantiaca per indennità accresciute a persone ancora più lottizzate.
Dunque credo che l'aula dovrebbe intervenire a correggere queste distorsioni proprio per non smentire con la normativa regionale i principi ispiratori della riforma della 142.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.
FERRARIS Signor Presidente, non posso non registrare con soddisfazione che l'intenso dibattito istituzionale, ché riguarda l'applicazione da parte della Regione della legge sulle autonomie locali e che da mesi pone in positivo confronto de forze politiche, conosce oggi la maturazione del primo frutto.
L'approvazione delle norme per il funzionamento dell'organo regionale di controllo apre la stagione della concretizzazione legislativa, che conoscerà nelle prossime settimane momenti anche più rilevanti, e che inizia a segnare il ritmo del processo di crescita democratica ed autonomistica introdotta dalla 142, ed alla quale la Regione Piemonte ha assegnato una notevole ed adeguata considerazione con la costituzione di una apposita Commissione, guidata per la rilevanza dei compiti dal Presidente del Consiglio regionale.
Non sarà questa la legge che modifica la qualità dei controlli, che innovati sostanzialmente dalla 142 già operano dallo scorso anno. A questa leggeva il compito principale di recepire le novità di composizione degli organi, qualificati con nuove professionalità e maggiori autonomie rispetto a possibili invadenza partitocratiche e di recepire gli indispensabili adeguamenti organizzativi.
Le novità sono quindi già operanti, visibili e sostanziose: la scomparsa del controllo di merito, la riduzione considerevole degli atti sottoposti a controllo con forte affermazione della responsabilità dei sistema delle autonomie locali, la configurazione di un nuovo controllo eventuale preventivo rispetto all'esecutività dell'atto la qualificazione più stringente dei controlli contabili. Non per questo la vivacità del dibattito é stata meno accentuata; la notevole disponibilità dell'Assessore Nerviani ad approfondire senza pregiudizi e ad accogliere anche alcune delle proposte emergenti ed il contributo interessante offerto dalla soluzione organizzativa avanzata dal PDS e dal MSI, ha permesso alla I Commissione di affrontare. in molte sedute, il provvedimento che é giunto infine alla soluzione che oggi viene presentata al Consiglio.
Ritengo che la proposta della Giunta articolata in sezioni territoriali sia infine quella più prudente, più consolidata e, proprio perle già tante novità in campo, quella più sicura e' capace di ridurre al minimo il rischio di confusioni e conflitti.
La proposta del PDS e del MSI, fondata su sezioni operanti con controlli per materie omogenee, per le novità introdotte e per l'assoluta mancanza di esperienze consolidate in atto, non mi pare possa dare altrettanta sicurezza.
La ricerca lodevole di una più rigorosa ed omogenea specializzazione che pure può essere conseguita con la proposta della Giunta grazie alla conferenza dei presidenti ed alle assemblee generati dell'organo, corre invece il rischio, con quella proposta, di accentuare la difficoltà nel ripartire gli atti da esaminare, soprattutto di far prevalere alcuni aspetti rispetto ad altri mortificando la globalità e la generalità di un atto amministrativo.
La seconda motivazione addotta dal PDS è che questa organizzazione riduce le sezioni e, quindi, riduce i costi.
L'argomento subisce una prima smentita allorquando . nella proposta PDS permane una segreteria sul piano locale che conserva almeno in parte l'impianto di costi lasciando peraltro un terminale burocratico e privando invece zone amministrative omogenee di un punto di riferimento istituzionale e di occasioni di confronto e di consulenza giuridica ed amministrativa.
La proposta della Giunta é probabilmente, allo stato attuale. più costosa, ma deve essere esaminata in un contesto più ampio. Se si ritiene che l'aspetto da privilegiare sia il costo per la Regione e che la centralizzazione sia il valore da ottimizzare e la strada da seguire allora é giusto che i Co.Re.Co. vengano ricondotti tutti a Torino e con essi vengano anche soppresse tutte le sedi e gli uffici periferici della Regione. Se invece si ritiene che lo sviluppo del Piemonte passi anche attraverso un contatto più stretto tra l'articolazione territoriale della Regione e il sistema delle autonomie e la società civile, che la Regione Piemonte possa funzionare meglio disintasando gli uffici centrali.
liberandoli anche da compiti gestionali, che possa raggiungere i propri compiti di indirizzo. di programmazione, di controllo attraverso strutture peri-feriche allora le sezioni decentrate dei Co.Re.Co. rimangono un punto ovviamente non il solo - sul quale basare la costruzione di sedi regionali complete nelle funzioni, capaci di dialogo con le istituzioni e con i cittadini, efficienti e, infine, anche meno costose.
Non possiamo dimenticare che oggi una delle cause di crisi della politiche delle istituzioni é l'incapacità di comunicare con i cittadini e di creare e di dare in tempi accettabili risposte convincenti.
Certo ciò significa: attivare la legge sulle aree programma; ridare vigore alla programmazione socioeconomica e alle necessarie rilevazioni statistiche; attivare le politiche del lavoro attraverso i CILO. rafforzare il ruolo dei servizi all'agricoltura, il dialogò con gli operatori economici su temi essenziali come il risparmio energetico, la casa l'ambiente, le autorizzazioni ai sensi della Legge Galasso; dare corpo alla pianificazione territoriale e all'attuazione delle politiche dei parchi far vivere in un contesto più globale le APT., rivedere le politiche di riparto delle sempre minori risorse finanziarie regionali affidando compiti ai responsabili delle autonomie locali; raccordare infine tali sedi con gli istituendi circondari che articoleranno l'organizzazione delle Province.
L'Assessore ha proposto con convinzione questo disegno ed altri colleghi lo hanno fatto proprio in Commissione. Ci dovremo certo lavorare tra qualche mese perché la nascita dell'Area metropolitana e delle nuove Province con le derivate forti esigenze di delegare dalla Regione le funzioni gestionali che stanno distruggendo il ruolo dell'istituto regionale avvitandolo in una crisi senza sbocco nei rapporti con i cittadini porta ad una rivoluzione negli equilibri tradizionali.
Inoltre la situazione finanziaria sempre più magra e rigida non ci offre altre alternative che tornare ai compiti originali di legislazione di indirizzo e di programmazione lasciando agli enti locali il più credibile, perché consolidato nei secoli, rapporto diretto con i cittadini.
La proposta della Giunta sui Co.Re.Co. é quindi un tassello utile se si vuole camminare in questa direzione. Abbiamo ora due anni di tempo per verificare se saremo capaci di passare dalla fase di enunciazione alla fase di concretizzazione. Se ciò non accadesse, diventerebbe difficile proseguire nell'impostazione attuale. Il mio augurio è che non si perda un'occasione che ancora rimane per arricchire le funzioni ed i compiti delle Regioni.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'esame del relativo articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dal Consigliere Cucco: al quinto comma; le parole "può essere" sono sostituite con "è".
La parola al Consigliere Cucco per l'illustrazione.
CUCCO Il senso é chiaro: il controllo di legittimità deve essere esteso obbligatoriamente agli enti strumentali e agli enti dipendenti. Questo emendamento é legato ad altri due emendamenti successivi che ne sono la conseguenza. In particolare, più che esplicitare i emendamento che si commenta già da solo, credo sia necessario estendere questo controllo di legittimità anche a questi enti perché se per certo verso può apparire illegittimo nel senso che la Regione è l'ente che di fatto controlla già dal punto di vista gestionale questi enti, però è altrettanto vero che oggi o la legittimità non viene assolutamente verificata o quando viene verificata questo viene fatto direttamente dalla stessa Regione. Per cui già oggi esiste una situazione perlomeno discutibile su questa storia.
Chiedo all'Assessore un altro chiarimento. Al comma quattro non ho voluto modificare la formulazione, perché secondo me é necessario che l'Assessore la chiarisca: a proposito di "enti strumentali o dipendenti", chiedo qual la differenza, quali sono gli uni e gli altri, perché potrebbe non essere chiara l'applicazione di questo comma, sia se passa l'emendamento che ho presentato sia se non passa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli enti locali Ringrazio il Consigliere Cucco anche perché ha presentato una serie di emendamenti molto puntuali e utili in spirito costruttivo, che peraltro stato attivato da molti colleghi che hanno lavorato su questo provvedimento di legge.
Al momento attuale accogliere l'emendamento del Consigliere Cucco significherebbe, a mio modesto avviso, assumere un impegno che non é facile rispettare immediatamente, in quanto la procedura dei controlli é definita da ciascuna legge riferita ai singoli enti strumentali e agli enti dipendenti dalla Regione.
Non credo sia opportuno fissare una indicazione, che per la verità integrata da un emendamento successivo che prevede che entro 30 giorni la Giunta individui gli enti. Non credo di poter essere in grado di rilevare entro 30 giorni di entrare in una esplorazione dettagliata delle varie leggi per poter dare una precisa risposta e una attivazione delle raccomandazioni con tenute nella proposta di emendamento.
Pertanto, proprio per le preoccupazioni che ho espresso, la Giunta non disponibile, al momento, ad accoglierlo. Tuttavia mi impegno. ed impegno la Giunta, entro 60 giorni ad offrire con una comunicazione al Consiglio regionale, il quadro della situazione nonché a provvedere alla elaborazione di una prima leggina integrativa con la quale vengono individuati gli enti strumentali e gli enti dipendenti dalla Regione che debbono trasferire il controllo dei loro atti dalla Giunta regionale; o da qualunque altro soggetto a cui attualmente fanno riferimento, all'organo di controllo.
Questo impegno mi sento di assumerlo, non mi sentirei di accettare immediatamente l'emendamento che é stato proposto dal Consigliere Cucco.
Ovviamente non potendo accogliere questo, non posso accogliere quelli che a questo sono subordinati.
Per quanto riguarda gli enti dipendenti ' cito ad esempio i parchi che di fatto non sono enti strumentali della Regione, ma essendo mia competenza diretta i bilanci dei parchi informo che intendo passarli immediatamente sotto il controllo dell'organo regionale di controllo. Questo é un ente che non essendo ente strumentale, tuttavia è dipendente dalla Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Vista la disponibilità dell'Assessore a formare questo elenco entro 60 giorni, quindi in buona sostanza l'Assessore entra nell'ordine di idee a che si provveda a questo tipo di controllo, penso che si potrebbe attraverso un sub emendamento che formulo informalmente, scrivere quanto segue: "All'organo predetto è attribuito il controllo. Questo tipo di controllo verrà attuato dopo sei mesi dall'entrata in vigore della legge".
Se il concetto dell'Assessore é nel senso che sta bene anche questo tipo di controllo, ma in questo momento ci sono difficoltà pratiche di attuarlo per via dell'individuazione degli enti strumentali e dipendenti, si potrebbe allora dire che questo tipo di controllo esiste già fin d'ora, quindi non può essere attuato, ma é attribuito, e che, con l'opportuna formula l'attribuzione in concreto avverrà fra sei mesi o fra un anno, così c'è tutto il tempo per vedere e provvedere al riguardo. Intanto si fissa già la regola: "Non può, ma deve", con quel che segue.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco per una precisazione.
CUCCO C'è anche un altro motivo perché la previsione nella legge é di una possibilità, ma non é specificato come si esercita la possibilità. Se la possibilità si esercita attraverso un progetto di legge, mi sembra una cosa infinita predisporre progetti di leggi a iosa per ognuno degli enti, oppure per ognuna delle condizioni future, oppure, siccome secondo me non è possibile individuare questo attraverso una deliberazione di Giunta, si potrebbe inserire già il termine perentorio in questo testo, stabilendo che entro un altro periodo si procederà a questo tipo di lavoro. Peraltro questo é quello che avevo già detto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli enti locali Confermo la volontà di accogliere, anche in tempi più brevi di quelli che mi sarebbero stati concessi dal sub-emendamento Majorino, la volontà del Consiglio regionale.
Mi sento nella necessità di esplorare caso per caso, la situazione così come si propone, perché non vorrei che esistessero degli obblighi o delle volontà della Giunta in ordine ad alcuni enti strumentali che vanno nel senso di volere controllare merito e forma degli atti che finirebbero per essere controllati dall'ente di controllo.
Vorrei che si credesse alla parola che entro 60 giorni vorrei completare questa esplorazione e poi, per evitare la storia infinita a cui fa riferimento il Consigliere Cucco. con un unico provvedimento intenderei proporre il trasferimento del controllo dalla Giunta o da qualunque altro ente preposto al controllo all'organo di controllo. Pertanto entro 60 giorni mi impegno a presentarlo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Cucco.
Chi é favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 25 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1.
L'esito della votazione é il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'ari. 1 é approvato.
Poiché all'art 2 sono stati presentati molti emendamenti, comunico che i lavori proseguiranno oggi pomeriggio alle ore 14,30.
La seduta é tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.15)



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