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Dettaglio seduta n.66 del 28/05/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
A causa dell'assenza dei Consiglieri interroganti e degli Assessori, il punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" viene rinviato alla prossima seduta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Coppo, Cucco, Goglio Grosso e Nerviani.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Comunico che il punto 4) all'o.d.g.: "Proclamazione eletti nomine del 21 maggio 1991", viene rinviato al pomeriggio.


Argomento: Problemi energetici

Dibattito sulla situazione energetica


PRESIDENTE

Il punto 5) all'o.d.g. reca: "Dibattito sulla situazione energetica".
Ha facoltà di intervenire l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore all'energia

In premessa a questo dibattito, che spero importante per questa giornata, desidero esprimere apprezzamento alla Presidenza del Consiglio e ai Capigruppo che hanno ritenuto di dedicare una parte consistente dell'attività consiliare a questo argomento.
Ricordo che su questo argomento sono state presentate alcune interrogazioni, in parte evase, che hanno anticipato alcune linee della politica regionale in tema di materia energetica.
Nel novembre 1990 la Giunta, nel rispondere alle sollecitazioni del Consiglio relativamente al suo programma in tema di energia, aveva presentato un rapporto che era anche più consistente della relazione che mi accingo a leggere e che tendeva a riassumere l'attività delle amministrazioni precedenti. In quell'occasione chiesi alla Commissione di prevedere, nell'ambito dei suoi lavori, qualche momento di approfondimento sulla materia energetica che, con la crisi del Golfo, era diventata così importante, così impellente e così moderna.
Il ritardo con il quale affrontiamo questo argomento è per un certo verso provvidenziale, nel senso che con il 1991 il Governo ci ha "regalato" due nuove leggi molto importanti: la legge n. 9 e la legge n. 10, che esplicitano le linee politiche relativamente al secondo Piano Energetico Nazionale; di conseguenza siamo in condizioni di avere degli strumenti di lavoro più aggiornati, soprattutto più avanzati dal lato delle nuove norme con le quali regolare la nostra attività di partecipazione allo sviluppo della politica energetica.
Ho consegnato due documenti, uno relativamente al rapporto ENEA; è un rapporto molto consistente che spero i Consiglieri abbiano potuto considerare nella sua complessità e nelle varie fasi attraverso le quali è considerata l'intera materia energetica. Quindi, non ritengo di leggere pedissequamente questo documento, ma semmai di individuare alcuni punti essenziali e svolgerli attraverso la sintesi.
Penso che la lettura di questi documenti porti alla considerazione che cinque sono i punti attraverso i quali il dibattito di oggi possa svolgersi.
Il primo è quello che attiene alla collocazione della competenza dell'energia nel panorama istituzionale italiano. E' nota, peraltro l'ambiguità con la quale la legislazione italiana abbia teso nel passato a distribuire le responsabilità in materia di pianificazione e di governo dell'energia a livello regionale locale.
L'argomento é stato dibattuto a più riprese. A mio avviso, é corretta la convinzione che l'atteggiamento sovente contraddittorio dello Stato sia da ricercare essenzialmente in un insufficiente grado di elaborazione e di approfondimento delle tematiche giuridico - istituzionali connesse con l'energia.
Vorrei ricordare che l'art. 117 della Costituzione, che individuava le materie regionali, a quell'epoca non prevedeva l'energia fra le varie competenze regionali, quindi questa era una competenza rimasta allo Stato.
Non solo. Il DPR n. 616/77, che per primo considera il trasferimento alla Regione a statuto ordinario delle competenze amministrative conseguenti alla pubblicazione dei criteri di attivazione dell'ari. 117 della Costituzione, si limita a riconfermare le attribuzioni statali delle competenze già vigenti sulla normativa. Le Regioni, prive di attribuzioni specifiche nel settore dell'energia, hanno fatto ricorso alle interconnessioni di questo settore con materie di competenza propria (urbanistica, agricoltura, lavori pubblici, tutela dell'ambiente, ecc.) per darsi una normativa locale, senza però caratteri di sistematicità.
Ricordiamo che per poter dire la nostra sull'elettrodotto Leinì Piossasco, ci appellammo da un lato alla legge Galasso (questo lo potemmo fare solo nel 1985) e dall'altro alla tutela della salute, quando si pens che determinate linee di grande potenza potessero introdurre dei pericoli per la salute dei cittadini che avevano purtroppo la disgrazia di abitarvi in prossimità.
Tuttora siamo in una fase di grande incertezza. Spero che la Commissione Affari Costituzionali della Camera, che ha recentemente affrontato il problema delle materie di competenza delle Regioni rovesciando il concetto che era alla base dell'art. 117 e che prevedeva le materie di competenza regionale (viceversa questo articolo dovrebbe prevedere le materie di competenza statale e tutte le altre dovrebbero rimanere appunto nella competenza regionale), abbia considerato l'esigenza che le Regioni abbiano parte anche in un processo importante come quello dello svolgimento della politica energetica a livello regionale.
Quindi è soltanto con il Piano Energetico Nazionale del 1981 che viene formulata la prima vera politica per il risparmio energetico e per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. La legge n. 308, emanata come conseguenza del P.E.N., costituisce uno degli strumenti principali per la realizzazione degli obiettivi indicati. Tale legge fissava criteri obiettivi, modalità, periodi di esecuzione e di disponibilità di risorse per il compimento del programma nazionale di incentivazione del risparmio energetico e dell'uso delle energie rinnovabili, attribuendo compiti specifici alle Regioni. La parola "Regione" compare appunto nella legge n.
308. La legge é stata recentemente abrogata, all'inizio di gennaio attraverso le leggi nn. 9 e 10, si rinnova completamente il panorama della politica regionale; soprattutto l'art. 5 della legge n. 10 configura finalmente una possibilità della Regione di interferire nella politica regionale attraverso la predisposizione (tra l'altro, abbiamo pochissimo tempo in quanto la scadenza è fissata al 13 luglio) dei cosiddetti piani delle risorse.
Nello stesso tempo c'è una considerazione da fare. La legge n. 142 attribuisce per contro la materia energetica alle Province. E' vero che le leggi dello Stato nn. 9 e 10 sono successive alla legge n. 142, ma non v'è dubbio che dovremo tenere conto di questa competenza ed è un discorso che affronteremo nel momento in cui si definiranno i processi di delega alle Province e si definiranno le funzioni e le competenze delle nuove Province.
Quindi, a conclusione del primo punto della mia relazione, mi sembra di poter dire che ormai l'energia è legittimata come attività lasciata alla competenza regionale, se non come competenza primaria, certamente corre competenza quanto meno delegata e che si sviluppa attraverso un coordinamento con lo Stato. Tant'è vero che, nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, dove sono state individuate per settore le materie di competenza delle Regioni di discussione con lo Stato, la materia energia ha avuto una sua collocazione precisa, tra l'altro, il suo coordinamento stato affidato alla Regione Piemonte. Quindi, in questo momento, abbiamo una responsabilità forte nel panorama energetico nazionale e credo che il Piemonte abbia buon titolo di essere considerato in quanto campo referente privilegiato delle Regioni nei confronti del Ministero.
Occorre anche capire quale sia stata l'evoluzione e quali siano le strutture dei fabbisogni dell'energia in Piemonte. Il destino dei Paesi industrializzati è quello di richiedere sempre più energia, ma anche il resto del mondo reclamerà sempre più energia. Lo sviluppo in Italia in questo settore è destinato a crescere; sappiamo che lo sviluppo non si pu arrestare e che nel nostro Paese l'intensità energetica, rapportata al prodotto interno lordo, apparirà sempre più sottodimensionata rispetto alla media dei Paesi OCSE, tra l'altro con una stranissima considerazione che voglio fare e che cercherò di spiegare. L'Italia e il Giappone, nell'ambito dei Paesi più sviluppati, sono i Paesi che più dipendono dall'importazione di energia (l'Italia con una percentuale dell'82,3%, il Giappone dell'82,5%. Segue la Francia con il 55,8%, nonostante tutte le centrali nucleari, la Germania con 1152,6%, gli Stati Uniti con il 18%). Il Canada e il Regno Unito non dipendono, anzi, vendono energia.
A fronte del nostro sottodimensionamento rispetto alla produzione di energia, abbiamo un consumo pro-capite tra i più modesti. Siamo anche più modesti dell'URSS e dell'est Europa. Contro un consumo pro-capite degli Stati Uniti d'America del 7,9% e del Canada dell'11,2%, il nostro consumo pro-capite è del 2,8%, contro il 4,3% della Germania Federale, il 3,6 della Francia, il 3,6% del Regno Unito. Questo per dire che avendo dipeso in passato dall'estero, probabilmente continueremo a dipendere in misura maggiore se il nostro tenore di vita dovesse ancora aumentare.
La nostra dipendenza energetica è storica, il nostro Paese notoriamente non ha risorse energetiche. Per il nostro fabbisogno energetico già all'inizio del secolo l'Italia importava il 60% dell'energia, a quel tempo principalmente carbone; d'altra parte a quell'epoca non possedevamo che poche risorse fossili, il legno, i mulini idraulici e l'energia meccanica animale. Dopo la crisi della I° guerra mondiale (negli anni dal '20 al '36) c'è un incremento sia dei consumi che della produzione e l'importazione diminuisce leggermente (si attesta attorno al 51%), grazie anche ad un risparmio energetico consentito dal miglioramento tecnico dei macchinari impiegati per produrre e consumare energia.
Dal '36 al '40 siamo negli anni del conflitto con l'Abissinia e per la prima volta in Italia si disegna il piano regolatore dell'economia italiana, in cui trovano posto anche i problemi energetici.
Il primo risultato fu l'incremento della produzione di carbone (da un milione di tonnellate a tre milioni in quattro anni) e il raddoppio della produzione siderurgica.
Per la ricostruzione post-bellica (anni '50 e '60) si punta sulle risorse idroelettriche e sullo sfruttamento del gas naturale, di cui si trovano vasti giacimenti nella Valle Padana.
Su un fabbisogno di cinquanta milioni di Tep l'importazione è in quel periodo del 52%. Nel frattempo, con Enrico Mattei, lo Stato decide la nazionalizzazione ed il monopolio delle risorse di idrocarburi in Val Padana. Nel '53 si fonda il Comitato nazionale per le ricerche nucleari l'attuale ENEA, e lo Stato si impadronisce progressiva-mente di tutto il settore energetico di cui è al tempo stesso imprenditore e consumatore.
La motorizzazione del Paese ed il boom economico degli anni '50 - '70 portano ad un consumo vertiginoso di energia che passa da 50 a 100 milioni di Tep nel '70, mentre l'importazione sale all'80%.
Dopo il '70, e per arrivare ai giorni nostri, una serie di avvenimenti condiziona i primi progetti energetici del Paese. ' Nel '73 l'ultima crisi medio - orientale fa impennare il prezzo del petrolio, facendo credere al mondo che le risorse di idrocarburi siano in diminuzione. La speculazione dell'OPEC non ha però successo, zie ad una inflazione generale che concorre al riequilibrio della bilancia dei pagamenti.
La dipendenza energetica dell'Italia continua a mantenersi intorno all'82%, mentre il fabbisogno cresce da 120 milioni di Tep a 153 milioni nel 1987 (sono gli ultimi dati che possediamo).
Nell'aprile '86 l'incidente della centrale nucleare di Chernobyl sconvolge i piani di sfruttamento di energia nucleare, che il nostro secondo Piano Energetico Nazionale, approvato nel marzo dal CIPE, aveva preparato. Con il referendum del novembre 1987 ogni programma nucleare viene cancellato. Sono chiuse e dismesse tutte le centrali in funzione e anche quelle in costruzione ed il discorso energetico entra, si può dire nella penombra. Ci vuole la Guerra del Golfo per fare approvare velocemente dal Parlamento italiano le due leggi, delle quali parleremo questa mattina che erano depositate nelle aule consiliari dal 1988.
Dopo questo excursus storico, che mi é sembrato utile anche per capire da dove veniamo e per comprendere le difficoltà di oggi, credo sia importante vedere quali sono state la struttura e la evoluzione dal lato dei fabbisogni in Piemonte. La storia dello sviluppo del Piemonte comincia attorno agli anni '50 per arrivare ai giorni nostri. Tra l'altro il documento fa un'ampia panoramica di questa storia, quindi non sto a ripetervela; vorrei fare invece alcune osservazioni rispetto a questa evoluzione.
La prima osservazione è che i consumi di energia negli usi Spali piemontesi sono cresciuti mediamente a tassi inferiori rispetto alla media italiana. Questo si è verificato sia negli anni dal '63 al '73, fino alla guerra del Kippur, sia tra il '74 e l''88, dopo l'aumento dei prezzi del petrolio. Soltanto ai giorni nostri la crescita si attesta su un valore medio dell'1,3% che è leggermente superiore al dato nazionale. Da notare però che tra 1174 e l''81 (periodo della crisi energetica, quando siamo andati in bicicletta), laddove in Italia vi è stata una contrazione significa-tiva dei consumi, in Piemonte i consumi hanno continuato a crescere a tassi sostenuti.
Ci sono stati degli sfasamenti significativi tra il Piemonte e il resto dell'Italia nell'evoluzione degli usi finali. Qual è stata la causa di questa differenza? Ci sono stati eventi di tipo puramente congiunturale, ma credo vada ricercata essenzialmente nell'assai diversa tipologia produttiva e nella maggiore maturità industriale del Piemonte rispetto alla media nazionale, oltre che ad effetti di riconversione, ristrutturazione industriale, razionalizzazione e risparmio energetico, allo sviluppo del terziario.
Questo andamento, che può apparire quasi un dato di tranquillità, si colloca invece in un quadro energetico preoccupante sotto il profilo delle risorse e diventa drammatico quando si pensa che, a fronte di un fabbisogno regionale di 20 miliardi di kwh, la produzione di energia elettrica nel 1989 é stata di 7 miliardi. Ne deriva che il deficit energetico del Piemonte è pari al 66% del suo fabbisogno, che come é noto viene soddisfatto tramite acquisizione dall'estero e da altre Regioni confinanti soprattutto, dalla Liguria.
Le tabelle che compaiono nel rapporto allegato alla relazione esplicitano i settori del fabbisogno e di consumo delle fonti di energia oltre alla struttura dei consumi per tipo di uso finale, e rimando quindi ad esse per conoscenze, informazioni e curiosità che possono ben illustrare le varietà attraverso le quali i consumi si estrinsecano.
Un dato sorprendente, però, che ho considerato con discreta sorpresa può essere quello rappresentato dalla forte preponderanza che ha il riscaldamento ambienti, anche negli usi finali dell'industria piemontese.
Questo è dovuto al fatto che i consumi più significativi della meccanica del tessile e dell'insieme delle altre aziende, contribuendo ben più della metà dei consumi energetici totali, hanno anche una forte incidenza di usi di riscaldamento ambienti.
Dove attinge il Piemonte quella parte di energia che non importa, e cioè il 44% del suo fabbisogno? E noto che il Piemonte non ha risorse di petrolio e produce solo quantità minime di gas naturale. Le risorse geotermiche hanno finora contribuito molto marginalmente alla copertura dei fabbisogni energetici della Regione; contribuiscono in misura maggiore, ma pur sempre marginale i combustibili vegetali.
L'unica risorsa a giocare un ruolo di primo piano è l'energia idroelettrica, che tuttavia non soddisfa le esigenze di cui abbiamo bisogno. Di conseguenza la principale voce di importazione è il petrolio seguito dal gas naturale e quindi l'energia elettrica ed infine quantitativi minori di carbone e derivati.
Se si escludono le risorse idroelettriche, che nel 1989 coprivano il 63% della produzione idroelettrica regionale, tra l'albo (123% del totale nazionale (in ciò evidentemente noi siamo favoriti dalle particolari caratteristiche geomorfologiche del nostro territorio), e se si considera che una parte notevole del calo nella produzione elettrica piemontese deriva dalla chiusura della centrale Fermi di Trino Vercellese, un discorso di prospettiva di sfruttamento delle risorse si basa sulle risorse del sottosuolo, geotermia, uranio, risorse fossili, biomasse forestali, residui agricoli, rifiuti solidi urbani, energia solare ed energia eolica. Il rapporto specifica le potenzialità di queste opportunità che sono tutte presenti nella nostra regione, ma che rimangono ridotte e ben lontane dalla produzione che avrebbe comportato la centrale nucleare di Trino, che avrebbe consentito praticamente un azzeramento del deficit regionale.
Attualmente, per il potenziamento del parco elettro-produttivo regionale, a Trino Vercellese è prevista la realizzazione della centrale a ciclo combinato gas-vapore in grado di funzionare sia con gas naturale che con gasolio (distillati di petrolio), nonché il ripotenziamento e la trasformazione in cicli combinati di alcune unità dell'impianto tenno elettrico di Chivasso. Due interventi, questi, i cui risultati produrranno effetti importanti, ma ben lontani dall'affrancamento del Piemonte dalla necessità di importare la maggior parte dell'energia consumata; tuttavia si inseriscono in un piano il cui fine è quello di costruire un sistema energetico integrato, fondato sulla diversificazione degli approvvigionamenti energetici. Questa diversificazione è la caratteristica di fondo del secondo Piano Energetico Nazionale, e le due leggi fanno evidenziare, attraverso le norme e i provvedimenti che esplicitano, la volontà di diversificazione, che é sicuramente una carta vincente.
L'impianto a ciclo combinato di Trino, il cui processo autorizzativo sta avviandosi a conclusione, avrà una potenza produttiva pari a 650 megawatt (contro i 2000 megawatt della centrale nucleare) e a regime sarà in grado di sopperire, stanti i dati attuali, al 20% circa del deficit energetico regionale. A questo riguardo informo che la Regione Piemonte sta coordinando tutti gli interventi inerenti alla costruzione di questa centrale. Intanto, nei tempi indicati dalla legge, abbiamo prodotto la nostra valutazione di impatto ambientale. In questo momento però stiamo determinando un coordinamento e un reale raccordo tra l'ENEL e gli enti locali, in particolare la Provincia di Vercelli e il Comune di Trino perché si arrivi insieme ad un accordo socioeconomico propedeutico al decreto del Ministro per l'avvio dei lavori della centrale di Trino. Non è facile mettere e le esigenze dell'ENEL (che si e presentata all'ultima riunione indetta dalla Regione con tredici dirigenti pervenuti in parte da Roma e in parte dalla sede di Torino) con le richieste delle amministrazioni locali, ma credo che la Regione Piemonte abbia la possibilità di svolgere un ruolo di mediazione importante e mi auguro che lo stia facendo con la dovuta tensione. Informo anche che il giorno 30 è prevista la seconda riunione di questo gruppo di concertazione che abbiamo avviato, nel corso della quale l'ENEL dovrebbe rispondere alle sollecitazioni che vengono dalle parti istituzionali (Provincia di Vercelli e Comune di Trino) per arrivare ad un accordo socio-economico che soddisfi le attese di quella popolazione. Attese che sono fortemente ridimensionate rispetto alle attese per la costruzione della centrale nucleare. Siamo passati da un investimento di 10 mila miliardi a 1000 miliardi, quindi penso anch'io che non si possa pretendere di avere oggi tutti quei benefici e quelle misure di accompagnamento che si avevano in presenza della costruzione della centrale nucleare. Tuttavia mi sembra che anche la committenza abbia cominciato a capire che il business si è fortemente ridotto e che dunque si debba andare verso una soluzione ragionevole per avviare al più presto la costruzione della centrale di Trino.
Nello stesso tempo, nel quadro della produzione elettrica, risulta necessario attuare quel programma di investimenti relativo ai nuovi impianti idroelettrici e ai potenziamenti previsti, secondo le linee e le intese raggiunte con la Regione negli anni precedenti, A questo riguardo abbiamo dei problemi di collegamento con l'ENEL per quanto riguarda la VIA soprattutto per quanto riguarda l'esigenza che, nei limiti del possibile anche l'ENEL utilizzi strumenti moderni di costruzione delle linee; dove è possibile, come fanno in Francia, si determinano anche delle possibilità di interramento di quegli incredibili pilastri, che ci hanno dato tanto da pensare e preoccupare per la costruzione dell'elettrodotto di Leinì Piossasco, dovendo farne degli altri nuovi, prima di ritrovarci in quelle difficoltà, credo che l'ENEL abbia il dovere di proporci soluzioni che rispondano a esigenze più moderne di costruzione delle linee.
La Regione sta soddisfando una sua precisa vocazionalità, che è determinata dal suo territorio e che è anche confermata nell'ambito dell'autoproduzione elettrica mediante piccole centrali (che hanno avuto numerosissimi interventi finanziati dalla legge n. 308), cui si accompagnata l'iniziativa di promozione e informazione della Regione con l'attivazione di un apposito sportello tecnico, funzionante ormai da più di un anno, che potrà godere di ulteriori conferme non appena saranno definite le norme attuative della legge n. 10/91, che riassegna propulsione al settore sostenendo, insieme alle altre opportunità previste dalla legge medesima, la realizzazione di un sistema integrato per l'uso razionale delle risorse. A questo riguardo mi ricollego alla risposta che ho dato al Consigliere Tapparo qualche tempo fa rispetto ad una sua attenzione specifica attorno a questo problema attraverso un disegno di legge che nell'avvio dell'attività regionale più concreta, potremo riesaminare con la dovuta attenzione, perché questo é un settore su cui nell'ambito della diversificazione può avere una importanza rilevante.
Il quarto aspetto è quello del risparmio energetico. A questo riguardo non mi dilungherò molto, prima di tutto perché ho già avuto occasione nell'ambito della Commissione consiliare competente, di parlare ripetutamente di quanto é stato fatto dal 1984 in poi attraverso i tre bandi che si sono susseguiti, secondariamente perché il tema è divulgato attraverso la stampa, che sovente ha avuto l'opportunità di parlare e di informare relativamente a questo problema.
L'aspetto del risparmio energetico è considerato a tutti gli effetti tra le fonti rinnovabili dell'energia e nel PEN è contemplato quale uno dei principali obiettivi atti a consentire lo sviluppo energetico del Paese.
C'è stata un informazione abbastanza articolata e finalizzata; anche la Regione se ne è preoccupata attraverso iniziative a volte anche spicciole.
La Consulta regionale per la difesa del consumatore ha ritenuto di dedicare un suo opuscolo al risparmio energetico intitolandolo "La, casa, risparmio energia", quindi è una sensibilità (forse la più facile) attorno alla quale c'è un interesse di tutti i cittadini. Noi abbiamo riscontrato in questi anni dei risultati, perché a conclusione del bando del 1984, che faceva riferimento al primo finanziamento della L. n. 308, sono stati erogati contributi per oltre 32 miliardi, relativi a 1550 interventi, che a loro volta hanno attivato investimenti di risparmio energetico per circa 120 miliardi. In via di esaurimento sono anche i finanziamenti relativi al bando del 1989, mentre per quanto si riferisce al bando i cui termini sono scaduti il 13 aprile (ed entro il 15 giugno dobbiamo mandare a Roma gli elenchi e tutta l'istruttoria) sono pervenute 2226 domande, relative a circa 4500 interventi di risparmio energetico. E' prevedibile che in quest'ultima occasione il contributo erogato possa essere attorno ai 15 miliardi.
Occorre dire qualcosa di più su quest'ultimo punto che è quello che qualifica più specificatamente l'attività regionale, le nostre competenze le nostre responsabilità ed i nostri contributi. In particolare voglio parlare dell'Osservatorio regionale e di quello che ci aspetta in avvenire attraverso esso.
Con le leggi 9 e 10 e l'attuazione del PEN '90 diventiamo protagonisti di una politica regionale, anche se questa dovesse rimanere nella competenza statale. Con tale legislazione lo Stato ha imposto alle Regioni (elaborazione di un piano regionale per l'utilizzo delle fonti rinnovabili d'energia contenente a sua volta un bilancio energetico regionale l'individuazione di bacini energetici territoriali, un piano di localizzazione e realizzazione degli impianti di teleriscaldamento, non che l'individuazione di obiettivi e priorità in merito ad interventi di risparmio e produzione energetici. E lo ha fatto imponendo dei termini capestro che gioco-forza verranno superati dalla quasi totalità delle Regioni. Vorrei dire che la presentazione delle domande relative al bando che aveva la scadenza tra il 13 marzo e il 13 aprile è stata fatta da pochissime regioni. Sono presenti i miei funzionari che possono confermarlo. Oltre alla Regione Piemonte hanno presentato domanda l'Emilia Romagna, la Toscana, il Veneto. Tutte le altre Regioni non hanno presentato domanda. Questo può comportare qualche difficoltà nazionale, ma, se vale il concetto che chi ha presentato i piani deve essere finanziato, questo significherà che la cifra dei 15 miliardi potrà essere aumentata; quindi speriamo che tutte le domande presentate possano essere accolte. Il panorama è questo, li coordinamento in tema di energia che spetta alla Regione Piemonte da un lato é stimolante, mentre dall'altro é estremamente preoccupante. In materia di energia, non soltanto per questa legge ma anche per la legge 308, molte Regioni non hanno mai svolto una loro parte importante. Quindi, per quanto riguarda la nostra presenza, noi siamo in una situazione privilegiata e lo siamo perché possiamo vantare (io non ho nessun merito in quanto è una situazione cime ho trovato) la funzionalità di un Osservatorio permanente sull'energia. Tale importantissimo strumento.
Avviato anni or sono con un progetto pilota in collaborazione con l'ENEA, è finalizzato alla definizione annuale dei bilanci energetici settoriali alla descrizione ricognizione del sistema energetico regionale e all'elaborazione del documento tecnico di pianificazione energetica, alla luce dei dettami della nuova legge 10/91. Si comprende l'importanza di tale presenza se si considera che la conoscenza dell'evoluzione del sistema energetico piemontese, in riferimento tanto agli interventi di risparmio energetico promossi, quanto alla dinamica in atto della sostituzione delle fonti energetiche, costituisce un punto chiave per l'elaborazione stessa del piano regionale o dei piani regionali Per fare in modo, però, che questo patrimonio accumulato in tanti anni non vada disperso, è necessario che la Regione si doti di un apparato meglio attrezzato. Il settore energia dispone oggi di un organico di 13 persone, le quali svolgono un lavoro che in altre Regioni è svolto dal doppio o dal triplo di persone. Quando a suo tempo abbiamo diviso i servizi, forse non avevamo sufficiente conoscenza di quello che poteva essere lo sviluppo di questo settore che è a scavalco con il settore dell'ambiente. Può apparire corretto che il settore energetico sia strettamente collegato con il settore ambientale e non c'é nessuna difficoltà a gestire insieme con l'Assessore Garino questo settore. Credo però che in futuro si debba vedere una direzione dell'energia nell'ambito della nostra Regione, anche per consentirci di contrapporci con dignità al quadro programmatico nazionale che in qualche caso tende ad appiattire l'azione regionale pregiudicandone l'effi-cienza. Una direzione può meglio raccogliere gli indirizzi di un' azione politica capace di adattare, magari adeguandole, le linee di politica centrale alle istanze, alle prerogative e alle peculiarità del territorio con il concorso degli operatori energetici di tutte quelle forze sodali, economiche, culturali che possono contribuire a valorizzare le risorse locali e a far decollare i più utili investimenti Qui c'é l'Assessore al personale che credo possa cogliere questa esigenza di ristrutturazione che ho già rappresentato alla Giunta e che, nel momento in cui andremo alla revisione dei servizi, dovrà appunto tenerne conto.
Tale azione importante deve necessariamente coinvolgere, insieme agli enti locali istituzionalmente preposti, gli operatori energetici pubblici e privati, locali e nazionali avviando un rapporto di confronto e di collaborazione mirato a garantire, attraverso opportune sinergie, l'impiego coordinato di risorse e competenze. Noi abbiamo - ripeto - una convenzione con l'ENEA che ci ha consentito di presentare quel rapporto. Tra l'altro questo collegamento ENEA - Regioni è previsto nelle leggi e dovrà addirittura formare oggetto di una nuova legge o di un regolamento per normare nello specifico tale rapporto.
Le aziende energetiche locali devono assumere i connotati di vere aziende energetiche territoriali, valorizzando le caratteristiche im prenditoriali delle stesse anche in una prospettiva di aziende multi servizi Dovremmo tenere contatti più importanti di quelli che già abbiamo con gli atenei piemontesi (nel Politecnico è organizzato un ottimo dipartimento dell'energia) per far confluire le conoscenze e le competenze specializzate nel sistema delle collaborazioni regionali; dovremmo collegarci con più sistematicità con il sistema imprenditoriale del territorio che deve razionalizzare i nostri processi, ottimizzare gli investimenti in funzione delle politiche energetiche, così come le forze sociali. A questo riguardo abbiamo già avuto, sia con le forze imprenditoriali che con le forze sindacali, una riunione e abbiamo previsto un calendario di incontri appunto per crescere insieme attraverso la predisposizione di piani. Mi pare che per domani pomeriggio sia prevista una ulteriore riunione con le forze sindacali per quanto riguarda Trino.
La stessa azione deve essere volta a consolidare il concetto del risparmio, considerato sempre più come forte virtuale di energia, inteso come vero e proprio habitus mentale, come volano dunque di riconversione di processi e di comportamenti attraverso azioni promozionali e la piena e completa attuazione di tutte quelle forme di incentivazione ricomprese nelle norme nazionali; a snellire per quanto possibile i processi di insediamento di nuovi impianti di produzione, compenetrando gli interessi più generali di tipo industriale ed economico con la imprescindibile tutela ambientale; a promuovere la razionalizzazione dei sistemi di produzione e distribuzione dell'energia, garantendo altresì l'ammodernamento e il potenziamento, dove è possibile, dell'attuale parco elettroproduttivo; a sostenere la microgenerazione diffusa (da biomasse, da impianti avanzati di smaltimento dei rifiuti, da revisione più generale dei cicli produttivi) di sistemi di cogenerazione e ogni altro intervento che valorizzi le risorse locali anche nel quadro dei previsti piani regionali Organizzare, insomma, un complesso organico di azioni che consenta al Piemonte, insieme all'intero Paese, di costruire un sistema energetico integrato, fondato sulla diversificazione degli approvvigionamenti garantito e sostenuto da un processo di partecipazione e di maturazione dell'intera comunità regionale. Un complesso di azioni peraltro già inserite in alcuni indirizzi programmatici delle precedenti legislature che avevano anche previsto e sollecitato, con (l'intesa del Consiglio regionale, iniziative e interventi più consistenti a sostegno delle linee di indirizzo regionali, che hanno poi avuto concreta risposta.
Questa è una sintesi di un programma vastissimo che abbiamo di fronte e del quale, io assieme alla Giunta, sentiamo profondamente la responsabilità per quello che il Piemonte può fare. Questa è materia importante che esige una responsabilità collegiale del Consiglio regionale. La Giunta farà la sua parte negli atti esecutivi, ma la funzione di indirizzo, di valutazione e di controllo spetta al Consiglio. Ecco perché, come Assessore all'energia, mi aspetto molto dal dibattito odierno.



PRESIDENTE

Apriamo ora il dibattito.
E' iscritto a parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Penso che il momento di perplessità, almeno per parte mia, non sia dovuto all'ampiezza della relazione dell'Assessore Vetrino, quanto piuttosto alla mancanza di puntualità nell'affrontare gli argomenti. Siamo a poco più di 15 giorni dalla scadenza prevista dalla legge n. 10 per adempimenti regionali rilevanti. Noi ci aspettavamo delle indicazioni di carattere formativo del piano, di cui parla l'art. 5 della legge n. 10, non tanto sul bilancio energetico regionale o provinciale, per il quale in questa prima applicazione della legge sarebbe sufficiente richiamare i dati di cui si dispone, poi da approfondire e da precisare ulteriormente, ma soprattutto per avere un testimone al momento attuale rispetto all'evoluzione futura, del sistema energetico regionale, e non certo per le decisioni che si devono già prendere oggi. Dico testimone perché con questa legge la Regione è chiamata a seguire in maniera puntuale l'andamento dei consumi, delle domande di energia che si esprimono ed è quindi bene mettere in campo una contabilità che ci permetta di verifica-re l'effetto delle politiche, degli atteggiamenti che si realizzeranno; non è certo il bilancio energetico che oggi ci dice qualcosa di più per i provvedimenti che dobbiamo prendere nell'immediato, entro il 16 giugno prossimo.
Sappiamo che la Regione Piemonte consuma più energia di quanta ne produce - lo ha richiamato anche l'Assessore Vetrino -. Quindi, per il campo di operatività che é dato alle Regioni, abbiamo di fronte uno spazio che ha molte difficoltà di essere coperto per avvicinarsi a un bilancio energetico che possa essere meno oneroso, meno in deficit.
Uno degli elementi richiamati succintamente, ma con nettezza, nella relazione dell'Assessore Vetrino, e che io non condivido, è la constatazione che il Piemonte consuma molta più energia di quanta ne produce. Ritengo il bilancio un metro per misurare le politiche e non un obiettivo e un riferimento da portare a pareggio. Non considero l'affrancamento della Regione Piemonte dall'importazione di energia dell'esterno né un obiettivo realistico né un obiettivo dovuto.
Su questo terreno l'autarchia non è proprio possibile. Il sistema di produzione nazionale di energia si é consolidato sulla base di una serie di processi storici e non è pensabile che lo si possa modificare nel breve tempo, comunque modificare portando ad un assoluto affrancamento della Regione Piemonte dall'importazione di energia. Certo, dobbiamo fare tutto lo sforzo possibile perché quello che producono la Valle d'Aosta e la Liguria possa in maggior misura essere dirottato, vettoriato come dicono gli esperti del settore, verso le regioni meridionali, ma questo non pu essere un obiettivo assoluto. In un momento in cui un sempre più accentuato processo di integrazione europea ci inserisce su una struttura produttrice di energia elettrica di carattere sovrannazionale, non mi sembra questo l'obiettivo prioritario che ci dobbiamo porre. L'importazione di energia dalla Francia non è solo una necessità nostra, è anche una necessità della Francia di vendere l'energia che produce in soprappiù rispetto alle sue esigenze, e non è un fatto temporale o marginale.
Su queste questioni si è discusso nel passato e ci si è divisi intorno alla questione degli impianti nucleari. La questione dell'autosuffi-cienza è stata un punto di appoggio per chi sosteneva la linea nucleare. Il confutare questa ipotesi di affrancamento è invece stata una posizione di chi era antinucleare.
Credo che su questa questione dobbiamo saper ragionare senza atteggiamenti ideologici, come sono stati assunti nel passato, sapendo che il Piemonte continuerà ad essere una Regione debitrice di energia elettrica da produzioni esterne. Allora occorre fare il bilancio energetico e presentarlo presto con il maggiore grado di approssimazione possibile. Ma per tutti gli adempimenti che la legge n. 10 oggi ci pone, non dobbiamo subordinare la nostra iniziativa ad un bilancio energetico il più raffinato che si possa pensare. Lo aggiorneremo in futuro; dovrà essere un aggiornamento fatto celermente, ma che soprattutto avrà il significato di darci un metro di misura del punto di partenza di una politica che si sta avviando con la legge n. 10.
Agiamo invece con rapidità sugli altri adempimenti della legge n. 10 che le Regioni sono chiamate a svolgere, sapendo che in quel grande deficit di produzione energetica il Piemonte presenta un campo d'azione e di intervento molto largo e che, comunque noi operassimo, non sarà facilmente colmabile, e non è neanche l'obiettivo che ci dobbiamo porre.
Ci sono delle scadenze che vanno rispettate per mettere in moto tutto un processo di risparmio energetico, ad esempio il punto c), la localizzazione e la realizzazione degli impianti di riscaldamento che la legge ci chiede.
Questa mattina pensavo di sentire dall'intervento dell'Assessore Vetrino che nella definizione del piano una parte fosse già appuntata su questa materia che mi sembra quella di più grande rilevanza che viene richiesta alla Regione. E' richiesta l'individuazione dei bacini energetici territoriali, ma anche questa questione può essere fatta celermente in termini di prima approssimazione e non modifica le ragioni di adempimento dei punti successivi. Il punto c) a me pare uno dei punti centrali e nodali dell'applicazione della legge n. 10. Credo che su questo si possa e si debba lavorare, anche per avere, alla scadenza del 16 giugno, adempiuto a un'indicazione che deve far partire una serie di operazioni successive per la realizzazione di impianti di teleriscaldamento. Non è neppure molto difficile perché gli impianti di teleriscaldamento, in una prima lettura sono quelli che hanno origine dai grandi impianti dell'ENEL o dell'AEM.
Torino sud è in corso; si tratta di precisare, anche alla luce dei nuovi impegni legislativi, le possibilità di ampliamento, le condizioni per realizzarlo e portarlo a compimento, i finanziamenti necessari. Credo sia però già possibile mettere un punto fermo, ancora con riferimento a Torino: l'area che può assorbire una grande offerta di teleriscaldamento, ovvero la zona di Torino nord, a partire da Chivasso.
Quando parliamo di energia ripetiamo cose che in quest'aula diciamo dal 1975, quando siamo stati chiamati per la prima volta ad indicare il sito del nucleare. Non c'è nulla di nuovo in questo senso, quindi dovremmo poterci muovere in fretta.
L'impianto di Chivasso andrà riorganizzato, ristrutturato, ampliato servito a gas e non ad olio combustibile. I progetti ci sono da tempo e devono immediatamente porci il problema del teleriscaldamento su Torino. Su questa questione le cose non stanno all'anno zero; i primi studi di fattibilità sono stati fatti, quindi ci sono tutte le condizioni per inserire in questa indicazione della localizzazione e realizzazione degli impianti di riscaldamento il teleriscaldamento dalla centrale di Chivasso per la zona Torino nord.
Anche all'interno di Torino è possibile individuare altri apporti secondari rispetto a quelli della centrale dell'Azienda Elettrica di Moncalieri e quelli dell'ENEL di Chivasso; ci sono industrie, ci sono fonderie e anche su questo bisogna muoversi.
Credo non sia difficile localizzare e individuare aree di teleriscaldamento e anche piccole centrali a Torino da cui possono derivare potenzialità per il teleriscaldamento. E' un capitolo che dovrà essere definito in fretta. Un primo piano può definire gli elementi principali che soprattutto riguardano la città di Torino, ma può essere fatto un sondaggio sugli elementi di conoscenza che abbiamo nei capoluoghi della regione. Se poi questa localizzazione e indicazione di aree ed impianti dove possibile operare un'azione di recupero di calore per il teleriscaldamento non sarà esaustiva, la completeremo successivamente. Credo comunque che entro il 16 giugno sia possibile individuare il primo quadro su cui poter operare per il teleriscaldamento. Questo è molto importante.
Per il teleriscaldamento la città di Acqui è dotata di un sottoterra a cui giungono lenti getti di acqua calda. Un progetto era stato fatto per il teleriscaldamento degli edifici pubblici; non so a che punto sia la sua realizzazione, so che ne stentava la partenza, ma non per una ragione progettuale. Questa è un'altra area che dobbiamo proporre per il teleriscaldamento.
Ci sono altri tipi di intervento che riguardano il risparmio energetico e c'è un argomento che in Piemonte è stato molto dibattuto; l'ha sollecitato quand'era presente in Consiglio regionale, poi a livello parlamentare, adesso per iniziative sociali e politiche personali, l'amico Alasia ed è quello del rimodernamento degli impianti idroelettrici della nostra regione. Si tratta di impianti vecchi sui quali sono stati fatti studi e valutazioni e il loro riammodernamento può comportare un risparmio di grande consistenza. Anche questo è un elemento che può far parte del piano da farsi per il 16 giugno.
E' possibile che nella nostra regione si possano anche promuovere ricerche sulla captazione del calore solare, sulla base di criteri legati ai livelli di soleggiamento, anche eolici e così via. Anche se non saremo in condizioni di poter proporre elementi di questo tipo, credo che un piano, sulla base del teleriscaldamento, del risparmio e del rimodernamento dell'impianto idroelettrico, possa assumere una sua consistenza e mettere in moto tutta l'operatività che sarà richiesta per la sua attuazione.
Sul piano del risparmio ricordo come gli studi fatti sul finire degli anni '70 avessero messo in evidenza il possibile uso della risorsa della pula di riso e della paglia di riso e questo è stato comprovato dai fatti (mi dicono, infatti, che Gardini in una sua azienda nel Vercellese lo stia operando). Il Vercellese può porsi questo obiettivo, e questo può far parte del piano in relazione anche all'impianto combinato di Leri - Cavour.
Ma, in una prospettiva che deve essere attuata con interventi settoriali appositi, è anche utilizzabile la legna. Era stato studiato un piano forestale che prevedeva la gestione del manto forestale piemontese articolato in sette aziende per produzione legnosa, ma anche per recupero energetico. Credo che varrebbe la pena riprendere quell'ipotesi e verificare se é possibile avere, già nel breve periodo, elementi di una certa concretezza per porre anche questo come un obiettivo del risparmio energetico e dell'uso delle biomasse; se non lo fosse, lo si può lasciare fuori dal piano del 16 giugno, ma mettendo in cantiere gli studi di approfondimento necessari. Si coglierebbe così non soltanto una possibilità di recupero energetico, ma l'occasione per mettere in moto un intervento di sistemazione forestale sulle montagne e sulle colline estremamente importante.
Pensavo che questioni di questo genere fossero già parte di un piano in fase di formazione e pensavo che questa mattina l'Assessore Vetrino ci proponesse indicazioni di questo tipo. Ho richiamato le indicazioni come sollecitazione che avevo a mente affinché un'impostazione concreta di questi interventi per la formazione del piano sia comunicata e resa pubblica al più presto ai Consiglieri regionali. Questo sollecita anche la partecipazione alla formazione del piano da parte di altri soggetti esterni, possono essere gli enti locali, i soggetti privati che hanno attività che possono essere coinvolte in questa azione di recupero di calore e di risorse energetiche.
A questo proposito, per la formazione del primo piano, è necessario e indifferibile dar vita ad una conferenza energetica della Regione. Dovremmo metterla in piedi in fretta, entro quindici giorni, chiamando i vari soggetti che possono essere interessati perché in questa sala si parli con la molteplicità dei soggetti che possono dare apporti concreti e indicazioni più particolari di quelle che disponiamo per la costruzione di un sistema molto largo di realizzazione di linee del tipo quelle richiamate dall'art. 5 della L. 10 e; perché si crei un sistema su cui si costruisca si sviluppi e si diffonda un atteggiamento culturale di risparmio energetico. Sollecito anche la messa in campo di una conferenza energetica che discuta il documento di piano in una prima stesura, anche approssimata anche di prime indicazioni, comunque che discuta gli strumenti attuativi le integrazioni che si potranno fare successivamente e che incominci a definire i canali di finanziamento necessari a sollecitare e a individuare le possibili fonti di finanziamento.
Un'ultima considerazione. L'Assessore Vetrino ha fatto una ricostruzione storica del problema energetico del nostro Paese. Ha richiamato molti temi rilevanti e importanti, con aggiornamenti originali.
Nonostante sia vero quello che l'Assessore ha detto, e cioè che la Regione dispone di un Osservatorio che ha un apparato di funzionari ridotto, ma molto attivi, credo sia necessario individuare il fatto che la Regione Piemonte è insufficiente su una struttura di carattere interpretativo e propositivo di questi problemi. L' Osservatorio, che è legato all'ENEA certo dà dei contributi, ma non è sufficiente. La strada di responsabilizzazione della Regione, che la legge 10 introduce con molto ritardo, risale nel tempo. Ieri, guardando la documentazione del passato ho ripreso la legge che il Consiglio regionale aveva approvato nel 1979.
Certo, quella legge non aveva la maturazione delle indicazioni che l'Assessore Vetrino questa mattina ci ha dato, ma quel Consiglio regionale aveva già approvato una legge che copriva il campo d'azione che adesso viene fornito alle Regioni. Fu l'insipienza governativa di allora che bocciò una linea di azione di questo genere e siamo rimasti fermi alle capacità di elaborazione che avevamo già in quegli anni. Bisogna fare un salto di qualità. Sotto questo profilo pongo il problema - tra l'altro depositato in una proposta di legge che abbiamo presentato - della costruzione di un'apposita agenzia che operi in questo campo. Penso sia necessaria un'agenzia anche per esercitare tutte quelle azioni di controllo che la Regione dovrà svolgere nella gestione della politica di risparmio energetico, per tutte le stime e i controlli che dovrà fare sui Comuni e sulle Province, persino sulle aziende di produzione energetica locale. La Regione dovrà controllare i bilanci e auspico che non si controlli soltanto il bilancio dell'AEM, ma che si ampli la ragione di controllo della Regione ad altre reti di distribuzione, ad esempio quella dell'Italgas. Credo che nell'agenzia debba essere messo in piedi un apposito istituto di ricerca sui problemi del rapporto energia-ambiente, sul problema delle tecnologie sul problema del risparmio, una struttura di ricerca, non soltanto una struttura di operazione; l'agenzia deve essere una struttura operativa, ma al suo fianco deve esserci una struttura di ricerca a cui devono concorrere tutti gli enti che, sul piano della conoscenza e della ricerca possono dare un contributo, l'ENEA in primo luogo, il CNR l'ENEL. gli Atenei.
C'è una proposta interessante delle OO. SS. CGIL - CISL - UIL. che parte dalla Confederazione provinciale di Vercelli, ma fatta a livello regionale, che si pone l'obiettivo di rispondere ai problemi regionali, ma anche l'obiettivo ambizioso di far diventare questo centro di ricerca di dimensioni nazionali sui vari problemi. D'altra parte l'ENEL ha messo in campo uffici di ingegneria che operano su sei argomenti diversi. Quello del rapporto tra tecnologia e ambiente, in particolare per il risparmio potrebbe essere un centro pilota di ricerca a cui partecipa l'ENEL con queste sue strutture e gli altri enti che abbiamo detto, e potrebbe essere un elemento qualificante per il Piemonte, a livello nazionale.
Un invito è quello che la Regione Piemonte riprenda l'azione di promozione della ricerca sulla fusione nucleare, il progetto Ignitor. Ci sono molte condizioni perché questo avvenga; é stato accantonato e credo che paghiamo raramente il fatto di non aver verificato la capacità, oppure l'incapacità, di quel progetto di produrre energia attraverso il processo di fusione. Credo che sia possibile riprenderlo, alcuni tecnici che hanno lavorato con il Prof. Coppi sono al Politecnico di Torino, il Prof Coppi ha rapporti con il politecnico di Torino. E' importante che la Giunta riprenda questa iniziativa. Abbiamo forse qualche condizione favorevole - lo dico al Presidente Brizio -. Il Ministro dell'industria, che sovrintende a queste questioni, questa volta è un Ministro piemontese, quindi possiamo chiedergli, senza che questo possa assumere alcun carattere di clientelismo provinciale, di impegnarsi, e potrebbe essere anche questo un argomento da affrontare nella Conferenza energetica della nostra Regione.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi, mi rammarico che dinnanzi a un tema così rilevante l'attenzione del Consiglio sia scarsa. E' un tema non specialistico e non settoriale, é un tema che abbraccia una serie di funzioni, di competenze regionali che meriterebbero una partecipazione attenta e capace di apportare tutta la sensibilità e la cultura che questo Consiglio é in grado di esprimere e mettere in campo.
Mi aspettavo di trovare delle indicazioni compiute su questo percorso su cui la Regione Piemonte intende avviarsi in materia energetica.
Certamente alle spalle non ha il vuoto, ma una serie di scelte, di atti, di leggi, di iniziative, di elaborazioni che non possono essere dimenticate.
Dall'intervento dell'Assessore Vetrino scorgo degli elementi per elaborare un piano e delle sensibilità. Indubbiamente è importante, quindi spero che rapidamente si possano aggiungere altri elementi e, attorno alle sensibilità che l'Assessore ha espresso, si possano determinare quei percorsi formali del governo regionale e di questa assemblea. Mi aspettavo un contesto più delineato, con delle griglie di riferimento nelle quali collocare dei moduli di scelte già concreti e operativi, senza aspettare che si determini una direttrice già strutturata rischiando così di perdere delle opportunità. L' ho sottolineato nella discussione attorno alla mia proposta di legge per quanto riguarda l'uso delle risorse idriche minori in Piemonte. Il caso, marginale ovviamente, dell'uso delle risorse idriche minori - e ringrazio l'Assessore che l'ha voluto ricordare - è un aspetto, ma ce ne sono molti altri.
Ricordo che la nostra Regione ha un bilancio in deficit nel campo energetico e in altri campi, forse anche in quello alimentare. Dobbiamo vedere il deficit energetico del Piemonte in forme non parossistiche e nemmeno con una visione autarchica. Non è necessario l'obiettivo dell'autosufficienza, altrimenti, con analogo allarme, dovremmo porci l'obiettivo dell'autosufficienza alimentare oppure della produzione del legno o di altre cose. Certamente è un obiettivo auspicabile, ma deve essere visto tenendo conto degli aspetti ambientali, dei processi che si stanno determinando e che rendono opportuno dei tempi diversi nell'approccio ad alcuni problemi.
Ho l'impressione, Assessore e colleghi, che il tema dell'energia sia visto eccessivamente come problema settoriale della produzione energetica con un po' di risparmio. Invece il problema del risparmio abbraccia tutto il comportamento della Regione; penso, per esempio, alla politica dei trasporti che è una grande componente per quanto riguarda il saldo energetico della Regione. Nella politica dei trasporti si viene ad innestare la politica urbanistica. E' chiaro che un insediamento diffuso e casuale provoca sulla bilancia energetica regionale dei costi aggiuntivi, e una politica urbanistica che contempli anche la minimizzazione del consumo energetico è una scelta che va nella direzione di considerare l'energia un elemento orizzontale e non verticale delle nostre politiche. Penso anche alla politica industriale. Tutte le produzioni in materia industriale ovviamente per le nostre competenze, e in materia artigiana ci trovano non eccessivamente impegnati per quanto riguarda la riduzione della quantità di energia per unità di prodotto. In questo senso l'Italia ha un consumo energetico più basso di altri Paesi, non perché è ricca di valore aggiunto di terziario, di ricerche e di innovazione, ma probabilmente perché è ricca di attività che richiedono una componente energetica più bassa. Veramente ci sono anche altri Paesi industrialmente avanzati che sono nella nostra posizione. Per esempio, un ritorno ad una politica forte delle aree attrezzate, dei servizi alle imprese, che contempli anche il problema del risparmio energetico come ragione di rilocalizzazione industriale per cui non si lascia che la localizzazione di molte industrie avvenga come oggi in modo diffuso, sparso e occasionale, potrebbe andare in direzione di favorire il riequilibrio del saldo energetico regionale. Bisognerebbe pensare anche a una politica culturale nazionale sui prodotti; questo è legato più al discorso del risparmio energetico.
Uno dei temi che l'Assessore ha puntualizzato nella sua relazione è quello delle fonti rinnovabili. Mi pare che siamo ancora fermi alle enunciazioni di principio. Si parla sempre di biomasse, ma sulle biomasse siamo in forte ritardo. Arriviamo al paradosso della città di Torino che ha una potatura di alberi di dimensioni enormi che in gran parte manda alla discarica. Anche li siamo dinnanzi a un nodo energetico, magari piccolo che crea un problema per quanto riguarda lo smaltimento, ma che potrebbe essere un'opportunità: la tecnologia del cippato di legno è in lento sviluppo nella nostra regione, ma la Svizzera e paesi più ricchi, anche con il nucleare più sviluppato, su questo sono particolarmente attenti.
Nel piccolo della mia proposta accennavo all'uso plurimo delle acque tema che ci vede in forte ritardo. Le acque potabili e le acque di irrigazione sono una risorsa che ci sta aspettando con tecnologie del nostro tessuto produttivo minore; é una tecnologia matura che si può già sperimentare. Il Piemonte dovrebbe poter dire che sull'uso plurimo delle acque ha 500 o 600 punti di captazione di energia e dovrebbe poter dare una dimostrazione che fa anche educazione, cultura e dà un orientamento. Il collega Rivalta, a proposito del risparmio energetico, parlava del teleriscaldamento. Nei dieci minuti concessi dalla Presidenza vorrei toccare il punto, che é più connesso alla cultura e alla sensibilità energetica di una comunità. Le scuole sono sensibili, per esempio, alla raccolta differenziata ormai da dieci anni, ma non fanno il minimo sforzo per quanto riguarda il risparmio energetico, che è anche cultura che viene trasferita da parte del ragazzo quando entra in azienda, quando diventa un manager; in qualche caso potrebbe essere portatore di quella che è stata la spinta degli anni '70. In molte aziende c'era il direttore del risparmio energetico, che oggi è sparito in questi anni di nuovo di vacche grasse. E' una cultura che dovrebbe invece apparire in modo più forte nel nostro sistema di formazione professionale; non dobbiamo aspettare che sia il mercato a richiedere queste figure, dobbiamo avere noi il coraggio di proporre al mercato queste figure portatrici di una sensibilità, di una cultura legata al risparmio energetico e all'ottimizzazione dell'uso dell'energia.
Signor Assessore, per concludere, lavoriamo rapidamente. Possiamo anche confrontarci con gli altri soggetti che sono depositari del problema energetico, ma lavoriamo con una visione orizzontale, trasversale.
Cerchiamo di fare in modo che l'Assessore all'urbanistica, oppure l'Assessore all'ambiente, oppure l'Assessore alla formazione professionale abbia questa sensibilità nel proporre delle politiche nei rispettivi campi di competenza. Facciamo in modo che l'Osservatorio e la struttura burocratico - amministrativa della Regione siano quantitativamente all'altezza di questo compito, facciamo in modo che siano degli agenti delle Innovazioni in materia energetica, che siano capaci di interloquire in modo ampio con la comunità economica e civile. Sono convinto che, senza arrivare in modo forsennato a questa ricerca del riequilibrio della bilancia energetica regionale, potremo raggiungere degli obiettivi. Li raggiungeremo tanto più se ci comportiamo con la capacità di collocare scelte specifiche, concrete, immediate all'interno di sensibilità e di disegni complessivi.
Il piano di cui parlava l'Assessore sia questo, sia qualcosa che non aspetti un giorno lontano di essere approvato, ma sia già capace di tracciare alcune direttrici che permettano sin da domani di vedere fatti concreti, elementi particolari, kilovattore in crescita per quanto riguarda la produzione e kilowattore in riduzione per quanto riguarda il consumo ovviamente legati all'unità di prodotto o all'unità di vita del cittadino senza menomare l'apparato industrIale. Anche la nuova riconversione, verso la quale va il nostro sistema produttivo, il nuovo ciclo dopo i primi anni '80 dovrebbe vedere la Regione capace di orientare le scelte. Sappiamo che un apparato produttivo con maggior contenuto innovativo, con maggior contenuto di ricerca e sviluppo è In grado di accrescere il valore aggiunto della comunità, senza farlo pesare sul piano energetico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'argomento che stiamo trattando è molto ampio per cui è difficile dare un giudizio sintetico sia sulle questioni poste dall'Assessore Vetrino sia sulle prospettive di un settore strategico qual è quello dell'energia. Dobbiamo dare atto che la Regione Piemonte ha saputo dotarsi per tempo di uno strumento quale quello dell'Osservatorio energetico regionale che ci consente di disporre degli indispensabili elementi di analisi e valutazione sul sistema energetico della nostra Regione. La legge n. 10 del '91, che affida nuovi compiti alle Regioni, non coglie impreparato il Piemonte, anche se a mio avviso non sarà facile attuare nei tempi prestabiliti i piani territoriali relativi all'uso delle fonti rinnovabili di energia. Condividiamo le richieste dell'Assessore circa (adeguamento qualitativo e quantitativo della struttura, che deve trovare soluzione nel più generale quadro della riorganizzazione della macchina regionale, a seguito del riordino di funzioni derivante dalle nuove leggi, quale la legge n. 142, e dalle autonome decisioni di delega e decentramento della Regione.
Innanzitutto riteniamo importante che la responsabilità per l'attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di uso razionale dell'energia di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia venga affidata alle Regioni, che devono operare d'intesa con gli enti locali e le aziende dei servizi locali.
Ritengo che vi siano alcuni punti importanti nella normativa, quali l'individuazione dei bacini energetici regionali, la compilazione del bilancio energetico regionale, l'autonoma possibilità di fissare obiettivi secondo priorità di intervento, graduando di conseguenza il previsto sostegno finanziario ed infine il compito di stabilire la procedura per la localizzazione degli impianti fino a 10 MW elettrici, nonché per gli impianti idroelettrici.
Dobbiamo ringraziare l'Assessore per la sua comunicazione odierna che serve anche a richiamare la nostra attenzione sui nuovi compiti a cui chiamata la Regione, dai quali dipenderà la positiva evoluzione del nostro sistema energetico nei prossimi 20 anni. Infatti, in materia energetica i risultati non possono che apprezzarsi a lunga scadenza per i tempi lunghi che richiedono gli interventi di sostituzione delle fonti energetiche, di modificazione dei processi produttivi, di ammodernamento dei materiali delle strutture e degli impianti, nonché i cambiamenti dei modelli di vita e di comportamento dei cittadini, dei consumatori e degli utenti dei vari servizi.
A questa constatazione di difficoltà si associa la consapevolezza dei vincoli che sono imposti al Piano Energetico Nazionale, ad iniziare dalla decisione italiana di abbandonare il nucleare e le condizioni sfavorevoli che caratterizzano il nostro Paese, che vanno dalla sostanziale carenza di combustibile, di origine fossile alla diffusa preoccupazione ambientale dell'opinione pubblica che crea difficoltà di localizzazione degli insediamenti energetici.
Come è noto, il Piano energetico nazionale prevede una domanda globale di energia di 180 megatep nell'anno 2000, fronteggiata con un contenimento del ricorso al petrolio, un maggior ricorso al gas naturale ed il raddoppio dell'utilizzo del carbone.
Queste azioni sono inquadrate negli obiettivi fondamentali del risparmio di energia, della protezione dell'ambiente, dello sviluppo delle risorse nazionali, della diversificazione delle fonti e della loro provenienza geopolitica e della competitività del sistema produttivo nazionale.
A questo proposito, non possiamo dimenticare le recenti vicende del Golfo Persico che devono indurci a comportamenti coerenti, così come la completa integrazione europea deve stimolarci a recuperare il terreno perduto ed evitare di essere anomali in Europa, anche sotto il profilo energetico.
Il rapporto dell'Osservatorio energetico regionale è molto ricco di notizie sui consumi finali di energia nella nostra Regione, che vengono radiografati in rapporto al PIL ai settori produttivi ed agli usi dell'energia, mettendo in risalto le anomalie del caso Piemonte rispetto alla situazione complessiva del Paese.
In particolare va rilevato il relativo ritardo con cui il Piemonte ha proceduto alla metanizzazione rispetto ad altre Regioni del nord (ad esempio, Lombardia ed Emilia). E' quindi l'ulteriore lavoro che resta da compiere in questo settore, sia sul piano della diffusione territoriale sia della penetrazione nel campo della piccola e media industria.
In Piemonte l'incidenza del gas sul consumo energetico complessivo nel 1989 era del 23%contro il 33% della Lombardia e del 42% dell'Emilia Romagna, così come é inferiore sia al consumo medio pro capite nel settore civile, sia al consumo per abitante. Invece la crescita dei consumi elettrici nella nostra regione mette in risalto una dinamica contenuta nel settore industriale, compensata da una crescita nel settore civile e nel terziario, mentre nello stesso periodo il de" di energia elettrica ha raggiunto i 13.656 gigawattora nel 1989, un livello che deve preoccupare questo Consiglio. A questo proposito penso vada sottolineato il saldo negativo che emerge anche dai dati complessivi relativi al territorio del Compartimento ENEL di Torino, che comprende anche la Valle d'Aosta e la Liguria. Quindi il Piemonte ha soddisfatto i propri fabbisogni con importazioni dall'estero e con scambio da altre Regioni.
Si tengano presenti i problemi connessi all'esercizio degli impianti termoelettrici ubicati in Liguria, in riva al mare per disponibilità d'acqua, nei pressi dei terminalcarboniferi e petroliferi, con tutti i rischi connessi alla movimentazione di questi combustibili. Ricordiamoci a questo proposito il recente incendio della petroliera nelle acque genovesi e la crescente opposizione in quella regione nei confronti di un parco di centrali eccedenti le necessità regionali ed aventi un innegabile impatto sull'ambiente circostante.
Risulta quindi accentuata l'importanza della risorsa idroelettrica regionale, la cui potenzialità - é scritto nel rapporto - è di 15 TWh/a contro l'attuale produzione annua di 7,4 TWh/a. Occorrerà valutare sia i fattori geomorfologici, sia i fattori tecnici ed economici, ma una cosa certa: con la legge n. 308, che ha liberalizzato i generatori fino a 3 megawatt, e con l'attuale legge n. 10 si aprono nuove possibilità, anche in considerazione delle tariffe praticate dall'ENEL e della caratteristica di banca dell'energia che ha assunto la rete dello stesso Ente. Ma è dalla obiettiva valutazione del bilancio energetico aggregato del Piemonte che devono partire le nostre valutazioni, ad iniziare dalla constatazione che l'apporto alla produzione di fonti primarie raggiunge appena il 10% della disponibilità interna lorda, mentre il 90% proviene da apporti esterni alla nostra regione, permettere in risalto appunto le potenzialità che derivano dallo sfruttamento delle ulteriori risorse idroelettriche e dallo sviluppo della cogenerazione di energia elettrica e calore che consente la distribuzione del calore con la tecnica del teleriscaldamento.
A questo proposito va ricordato che l'art. 5 della legge n. 10 affida alla Regione, d'intesa con gli enti locali, la programmazione e la localizzazione degli impianti di teleriscaldamento.
Occorrerà valutare se proseguire negli interventi concentrati nell'area metropolitana torinese o se prevedere iniziative più diffuse sul territorio regionale, che, comunque, saranno condizionate dalla presenza di soggetti attuatori in possesso dei requisiti tecnici, economici e gestionali richiesti.
Certamente, una delle fasi più significative della pianificazione energetica riguarda la valutazione, dal punto di vista economico, delle risorse locali, ad iniziare dalle risorse del sottosuolo che sono scarse come quelle fossili, o sono da valutare, come quelle geotermiche.
A questo proposito sono curioso dell'esito delle ricerche geotermiche nei Comuni di Novi Ligure e Volpedo, che sono indicati nel rapporto dell'Osservatorio energetico.
Dalle biomasse alle risorse eoliche, dai rifiuti solidi urbani all'energia solare vi sono obiettivi da raggiungere nell'ambito dei program ma energetico nazionale, sulla base delle prime indicazioni che si ricavano dal rapporto dell'Osservatorio energetico regionale.
Da queste sommarie indicazioni emergono anche le interconnessioni tra il piano energetico regionale di sviluppo delle fonti rinnovabili e i programmi nei settori dell'ambiente, dell'agricoltura, dell'industria e dell'edilizia, tanto per fare gli esempi più evidenti.
Non siamo all'anno zero, ma per fortuna esistono sperimentazioni ed applicazioni significative (ad esempio, nel campo del solare) che vanno ad aggiungersi alla maggior risorsa interna rinnovabile che è quella idroelettrica.
Non dobbiamo comunque dimenticare che una risorsa fondamentale è il risparmio energetico nei processi di trasformazione e di utilizzo dell'energia. La comparazione tra i consumi finali per addetto e per unità di prodotto nell'arco degli ultimi dieci - quindici anni mette in risalto i risultati sia del risparmio energetico assistito sia di quello spontaneo che si stima ammonti a cinque volte di più. Gli interventi hanno interessato tutti i settori produttivi e tutte le tipologie di risparmio e di diversificazione possibile. Con ogni probabilità le imprese hanno esaurito le maggiori possibilità di risparmio, anche se vanno approfonditi i dati relativi all'ampiantistica elettrica, al rifasamento, alla coibentazione e alla cogenerazione.
Tra le proposte mi sembra meritevole di approfondimento quella relativa alla gestione consortile delle risorse energetiche nell'ambito delle zone industriali o delle aree produttive attrezzate, adeguando di conseguenza la normativa urbanistica ed edilizia.
Allo stesso modo mi sembra utile mettere in risalto il collegamento tra lo sfruttamento delle ulteriori risorse idriche e l'auspicata maggiore disponibilità di acqua per gli usi potabili ed irrigui. L' uso plurimo delle acque - è già stato ricordato - potrebbe rendere convenienti interventi che diversamente si collocherebbero al di fuori di una corretta economicità.
Prima di passare alle considerazioni conclusive, ritengo doveroso dare atto all'Assessorato della notevole mole di lavoro relativa alla gestione dei vari bandi relativi agli incentivi per il risparmio energetico, che hanno già consentito e consentiranno l'erogazione di notevoli risorse sia al settore edilizio sia a quello industriale ed agricolo. L'augurio è che in futuro si possano affinare meglio le priorità, che vi sia la massima tempestività di intervento secondo una procedura la più snella possibile.
La legge n. 10, quindi, amplifica le possibilità di governo della Regione anche nel campo energetico, nel quale diventa soggetto di programmazione. Le previsioni del piano energetico regionale, quindi saranno collegate e condizionate dagli scenari socio-economici e dalle ipotesi di sviluppo che si possono prevedere, per una Regione come la nostra, che vuole contare di più sia in Italia sia in Europa. Conteremo di più se avremo la consapevolezza che la questione energetica va affrontata con dinamismo e determinazione, poiché, al di là dell'incremento in valore assoluto del fabbisogno energetico (da 12,4 megatep del 1988 a 15 - 16 megatep del 2010), un'eccessiva dipendenza dal petrolio potrebbe essere pericolosa per l'incognita dei prezzi del greggio. Conteremo di più in Europa se sapremo abbattere il deficit elettrico regionale che, dopo un calo negli anni '90 per l'attuazione dei programmi dell'ENEL e di terzi già programmati, dovrebbe tendere a livelli superiori a quelli attuali.
In questa direzione attendiamo le indicazioni della programmazione energetica regionale che avrà senz'altro un altro obiettivo primario nella capillare diffusione della rete del metano e nel teleriscaldamento.
Per gestire questa nuova fase la Regione deve riorganizzare le sue strutture cercando di acquisire direttamente capacità di elaborazione e controllo. Ritengo comunque che questo non possa che essere un obiettivo da perseguire nel tempo. Nell'immediato credo che la Regione debba avvalersi di tutte le conoscenze e le disponibilità esistenti in Piemonte (mondo scientifico, enti pubblici, imprese pubbliche e private). Occorre garantirsi la disponibilità di tutte le banche dati già esistenti nel settore, che vanno coordinate anche alla luce della legge n. 10. Allo stesso modo ritengo sarà fondamentale il rapporto con l'ENEA, con altri soggetti come l'ENEL, l'Italgas o le aziende municipalizzate o consortili.
Credo comunque sia molto importante il sostegno del Consiglio regionale alle iniziative e alle proposte della Giunta.
Per quanto riguarda il nostro Gruppo, esprimo il giudizio positivo sulla relazione dell'Assessore, accompagnato dalla massima disponibilità al confronto sui provvedimenti che sono attesi



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Ringrazio l'Assessore per la relazione che questa mattina ha svolto compiutamente, anche se spero che il dibattito sull'energia (che non mi sembra troppo acceso), che a noi sta particolarmente a cuore, rappresenti una prima tappa fondamentale in questo Consiglio. Non credo che i vari temi riguardanti l'energia si possano compiutamente e seriamente affrontare dedicando le due o tre ore di questa mattina.
Spero, anzi, ho la certezza, che l'Assessore si impegni, come si è sempre impegnato fino adesso, a lavorare nella Commissione e a riportare in Consiglio al più presto il dibattito su questioni concrete e precise.
Ho apprezzato i documenti che ci sono stati forniti e che sono ricchi di indicazioni, anche se mi sembra abbiano ancora bisogno di una successiva elaborazione.
In questo intervento vorrei fare alcune considerazioni sul momento fondamentale in cui ci troviamo in questo periodo, quello dell'applicazione della legge n. 10. La legge 10/91, seppure in un testo un po' farraginoso complesso e comprensivo di alcune lacune, é il punto di approdo di una filosofia di fondo che, sebbene fatta propria dal PEN, non aveva trovato alcuna corrispondenza nel testo varato dal Ministro.
Una politica di uso efficiente dell'energia non poteva essere affidata solo ad incentivi, come di fatto avveniva con l'applicazione della precedente legge n. 308/82, ma dovevano essere individuati gli strumenti e i soggetti istituzionali in grado di fornire il quadro di riferimento e il protagonismo indispensabile per il reperimento capillare e diffuso del risparmio energetico sul territorio, dove hanno sede la trasformazione e i consumi di energia.
L' impostazione originaria della legge 10 era di tipo centralistico e ottocentesco, in quanto prevedeva l'avocazione al Ministro dell'Industria della sostanza dei poteri e delle iniziative. Il testo definitivo, come sappiamo, è il risultato positivo di un lungo dibattito parlamentare, che ha comportato ciò che a noi interessa maggiormente, ovvero l'introduzione dell'art. 5 che prevede i piani regionali, dove è riconosciuto il ruolo di programmazione della Regione e dei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti.
Tuttavia, se siamo di fronte a una legge che dà delle indicazioni buone per quanto riguarda il risparmio energetico, non possiamo esimerci dal vederne alcuni difetti e dall'esprimere alcune preoccupazioni, così come altri interventi hanno già sottolineato. I tempi tecnici della legge 10 ovvero i 180 giorni per la realizzazione di una proposta regionale di piano energetico, in effetti non sono credibili; non sono credibili soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento, oltre agli enti preposti (ENEA ENEL, ENI e il Politecnico), di altri soggetti sociali, sia industriali sia economici, sia professionali, che possano dare il loro contributo.
L'impossibilità e la difficoltà di stare nei tempi é ancora più vera soprattutto se prendiamo come riferimento l'insieme delle Regioni italiane (forse non tanto il Piemonte che ha maggiore possibilità di fare il piano energetico). Come ha sottolineato l'Assessore questa mattina, il ruolo interregionale del Piemonte sarà certamente un motivo di prestigio per la nostra Regione, ma anche un maggior carico di lavoro.
Sull'impossibilità o improbabilità di riuscire a rispettare i 180 giorni per la realizzazione di proposte di piano energetico, in un seminario di studi svoltosi a Roma l'l1 maggio scorso, proposto dal Gruppo parlamentare dei Verdi, il Direttore della Direzione nazionale Fonti di energia del Ministero dell'Industria, ing. Bianchi, aveva espresso seri dubbi sulla praticabilità di questo punto della legge e sulla fattibilità di utilizzare i 900 miliardi per il 1991.
Qui si pone un problema, a cui forse l'Assessore potrà rispondere già nel corso della mattinata. Che cosa capiterà se non si utilizzeranno i 900 miliardi previsti per il 1991, in quanto la legge finanziaria ingiunge di tagliare gli stanziamenti anche per gli anni successivi? Se non riusciremo a fare il Piano energetico nei tempi previsti, non solo perderemo i finanziamenti per il 1991, ma probabilmente anche quelli per gli anni successivi.
Si tratta evidentemente di un irrigidimento della legge, che è confermato anche nel documento dell'Assessorato.
Sulla necessità di intervenire tempestivamente non spendo altre parole perché l'hanno già fatto altri prima di me e con loro concordo.
La legge n. 10 è la prima vera legge sul risparmio energetico, in quanto la precedente legge n. 308 di fatto ha ratificato gli interventi di risparmio energetico, ha distribuito dei fondi all'industria, la quale si stava già ristrutturando e quindi, approfittando dei fondi stanziati dalla legge n. 308, ha potuto razionalizzare il suo sistema energetico beneficiando di quegli incentivi. Di fatto la 308 è stata una legge di ratifica di qualcosa che stava già avvenendo, senza realizzare un'effettiva politica di incentivazioni; le ristrutturazioni industriali sono avvenute per vetustà degli impianti, per un alto costo di gestione degli stessi, una scarsa redditività, quindi motivi diversi da quelli di un'effettiva incentivazione al risparmio energetico. Una volta decisa la ristrutturazione industriale, infatti, dei valenti energy manager hanno consigliato di accettare i soldi dello Stato in quanto le tecnologie industriali potevano venire applicate maggiormente e in modo migliore ottenendo il contributo.
Perché il piano energetico non sia formale, come viene detto anche a pag. 4 del documento, occorre un'altra tempistica. Questo é tutto da discutere e da vedere. Non si riesce, con questi tempi, a fare un piano energetico regionale che sia base di ogni sviluppo economico della Regione.
Per quello che nel documento viene chiamato il terzo filone, quello della politica delle intese, vedrei l'inserimento di una Commissione mista paritetica tra Regione e associazioni ambientaliste per le scelte strategiche e per le eventuali VIA che fossero rese necessarie.
Mi allontano dal discorso del risparmio energetico per riprendere un altro argomento fondamentale in Piemonte, che nei documenti non ho trovato ma che è opportuno riprendere, e in questo senso stiamo raccogliendo firme su una mozione: le scorie radioattive presso il centro ENEA di Saluggia. Il Piemonte si trova in una situazione molto grave. Dagli ultimi dati che siamo riusciti a raccogliere risulta che i rifiuti radioattivi presenti presso il centro ENEA di Saluggia siano rifiuti radioattivi liquidi ad alta attività (circa 115 metri cubi), contenenti prodotti di fissioni per una attività complessiva di circa, 400 mila curie. Non vado avanti nell'elencazione di tutte le altre scorie depositate presso gli altri centri di stoccaggio del Piemonte. Bisogna assolutamente fare qualcosa in breve tempo.
Anch'io, come altri colleghi, ritengo opportuno richiedere che entro breve tempo venga convocata una conferenza regionale dell'era, così come è stato fatto dieci anni fa, affinché si mettano a confronto le diverse ipotesi e i diversi soggetti sodali ed economici interessati. Penso che questo sia un impegno che la Giunta e l'Assessore competente dovrebbero assumersi in tempi brevi. Il momento migliore potrebbe essere l'autunno con la ripresa dei lavori consiliari.
Per quanto riguarda l'energia idroelettrica è da sottolineare come essa possa dare ancora dei grandi contributi, avvalendosi dei sistemi ricordati come l'uso plurimo delle acque. Il Piemonte è in grave ritardo, quindi questo sistema va incentivato.
Mi auguro che la comunicazione dell'Assessore sia una prima tappa e che, in tempi ravvicinati, sia resa possibile l'attuazione del piano energetico regionale nei modi che ho cercato di esprimere, che prevedono un'ampia partecipazione dei soggetti interessati e delle competenze che sono presenti nella nostra Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, la relazione svolta dall'Assessore Vetrino mi pare sia rimasta nel generico sui temi trattati e che sia stata elusiva su uno degli aspetti che ritengo centrali del discorso dell'energia in Piemonte, quello relativo all'energia nucleare.
Sulla relazione scritta che ci è stata consegnata faccio questa osservazione, lo continuo ad avere cara la regola, che non vorrei abbandonare, di leggere i documenti che vengono forniti. Leggendo il documento, ogni tanto mi venivano in mente dei riferimenti che mi sembrava di aver già letto. Ho ripreso il documentò del mese di novembre '90 "Relazione - programma per l'energia" e, purtroppo, ho visto che oggi maggio '91, faccio un lavoro che avevo già svolto sei mesi fa, in quanto questo documento, sette pagine su venti, è la fotocopia del documento che avevo già letto a novembre 1990. Adesso ho dei dubbi sulla utilità di predisporre e proporre alla lettura dei Consiglieri materiale che è già stato proposto e letto testualmente in altre occasioni Sarebbe stato preferibile, Assessore - e lo ha poi fatto nella sua relazione - proporre semplicemente le novità rispetto ai documenti precedenti e non confezionare dei volumetti che per un terzo sono già stati letti così come sono scritti. A differenza della relazione sintetica che lei ci ha consegnato a sostegno di questo dibattito, la sua relazione iniziale, che ho appuntato velocemente e in modo disordinato, perdendo a volte certe cifre, era molto più interessante, perché aveva alcuni dati interessanti sull'energia in Italia e in Piemonte. Quella storia sintetica se fosse stata contenuta nella relazione che lei ci ha dato a sostegno di questo dibattito, sarebbe stata molto più interessante.
Segnalo questo fatto per chiedere che, quando si producono nuovi documenti, siano nuovi, oppure, in alternativa, che si faccia riferimento con chiarezza alle cose nuove che vengono scritte, perché il lavoro fatto due volte comporta uno spreco di tempo oltre ad essere inutile.
Vengo al senso di questo dibattito. Perché la relazione mi pare troppo generica e priva di sostanziali novità? Colleghe e colleghi, c'è una novità nel settore dell'energia e c'è una novità nella Regione Piemonte. La novità, emersa sui giornali e non qui in Consiglio, è stata data dall'incontro che si é tenuto in quest'aula con il Presidente dell'IRI Nobili, alla presenza dei massimi responsabili regionali del Consiglio e della Giunta, nel quale il Presidente dell'IRI ha detto con chiarezza che di nucleare occorre tornare a parlare. E ne ha parlato in questa regione che, fortunatamente, con un referendum ha respinto l'ipotesi di una nuova centrale nucleare sul proprio territorio.
Sono stupito che di fronte a questa osservazione, questa proposta del Presidente dell'IRI, fatta nella sede della Regione, nessuna delle autorità regionali presenti abbia trovato alcunché da dire. Comunque i giornali non l'hanno riportato, non mi sembra che ciò sia avvenuto. A qualche settimana di distanza l'Assessore tace, elude il problema.
Il problema viene in parte sfiorato (ma solo a buon intenditore), mi pare, dal collega Cavallera; non ne ha parlato, ma a me è sembrato che con qualche accenno indiretto, molto pudico, abbia sfiorato questo tema, non negando la possibilità per la Regione Piemonte di tornare a diventare sede di una centrale nucleare. Mi sembrerebbe molto più utile non evitare questo dibattito, non far finta di niente, non lasciane ai tecnici o presunti tali di costruire una situazione di fatto, in assenza di una decisione politica che ritengo debba spettare invece al decisore politico. Mi dispiace che questa occasione venga persa presa, che, come succede troppe volte quest'aula diventi il luogo in cui si parla d'altro, si parla di cose che non scottano. E la centrale nucleare é una questione scottante.
Rimango dell'idea che le centrali nucleari siano un modo di produrre energia, che il Piemonte e l'Italia debbano sostituire con altre proposte anche se mi rendo conto che essere coerenti e conseguenti con questa presa di posizione vuol dire investire risorse e convinzioni ben al di là di quanto si stia facendo, in altri settori. Innanzitutto sviluppando una critica al nucleare che é estesa ed è ricca di elaborazioni, anche in campo scientifico. Ricordo l'ultima nota che ho letto dell'Ing. Paolo Degli Espinosa che illustra anche quali siano i veri contenuti di una politica energetica rivolta al nucleare.
Il nucleare é produzione unicamente di energia elettrica. L'energia elettrica equivale al 30% del consumo di energia, quindi é una piccola quota. Rimane una grossa quota di consumo di energia, 1170%, che é quella che contribuisce al problema dell'effetto serra, degli inquinamenti atmosferici, dovuta al riscaldamento.
L'Assessore Vetrino nella sua relazione ha ricordato che in particolare in Piemonte la quota dovuta al riscaldamento è particolarmente elevata anche rispetto ai consumi medi delle altre regioni. Intanto mi pronuncio contro il nucleare e, per proseguire la politica iniziata con il risultato del referendum, chiedo chiarezza alle altre forze politiche, soprattutto alla Giunta, e chiedo che ci si pronunci sulle indicazioni date dal Presidente dell'IRI, che sono preoccupanti e pericolose e che non possono non essere prese in considerazione in questa sede.
Chiudo con questa osservazione sul grande assente di questo dibattito su questa gigantesca foglia di fico politica messa sull'apparato nucleare.
Per quanto riguarda invece i compiti nuovi che l'Assessore ha ripreso, in relazione alle recenti leggi approvate, sottolinerei un'altra carenza che a mio avviso andrebbe superata. La carenza é questa, ed è anche una carenza della legge 10: si parla di risparmio, ma non si collegano gli interventi relativi al risparmio consistenti nel mantenere il livello di consumo esistente, ma consumando meno energia per produrlo, con interventi per la riduzione dei consumi. A mio parere questo è uno dei temi elusi, ma che comunque abbiamo di fronte.
Ritengo che il semplice risparmio,mantenendo i consumi al livello di oggi, senza metterli in discussione insieme agli sprechi, ai consumi non primari e assolutamente voluttuari, sia limitare la capacità di predisporne un piano per l'energia capace di reggere la situazione economica della nostra comunità. Risparmio, quindi, ma anche riduzione dei consumi. La seconda parte, la riduzione dei consumi, è abbandonata. Certo è un po' faticoso proporne questo tema, ma ritengo che una forza politica responsabile debba farlo. Risparmiare e ridurre i consumi sono due facce di una medesima politica che tenta di ridiscutere il tema della produzione dell'energia in termini capaci di convivere con un ambiente che non deve durare pochi decenni davanti a noi, ma secoli.
Questo è il tema dello sviluppo mondiale, di cui la produzione e il consumo di energia é uno dei fattori fondamentali. Penso che di fronte a questa prospettiva, che dovrebbe essere la nostra prospettiva di ragionamento, accanto al risparmio occorra discutere perché si consuma così tanto e quali siano i consumi di energia non proponibili peri] futuro a livello della società. Da questo punto di vista ho trovato anche poca convinzione da parte della relazione dell'Assessore e anche qualche incertezza nella relazione svolta dall'Osservatorio energetico regionale.
Dico questo perché parlare di fonti rinnovabili in una situazione in cui i consumi comunque continuano a crescere, in cui la grande opzione consumistica del nucleare é per adesso cessata, a mio avviso esige una maggiore espressione di volontà sulla possibilità di percorrere strade alternative.
Penso sia possibile ed auspicabile richiedere alla Giunta regionale più convinzione in questo. Queste fonti rinnovabili le ho trovate un po' sfumate, un po' lasciate nel disincanto. Innanzitutto in due settori che sono, anche a giudizio della relazione dell'Osservatorio energetico regionale, decisivi, quello del teleriscaldamento e quello della cogenerazione.
La cogenerazione permette risparmi dal 30 al 40% nell'energia consumata sia per energia elettrica che per riscaldamento.
Su questi due temi, che vengono considerati decisivi e portanti, mi sembra ci sia stata una sfocatura, nel senso che la Giunta regionale dovrebbe prendere di petto una politica di teleriscaldamento e cogenerazione, non solo per Torino nord e per Torino sud, ma dovrebbe, ad esempio, a Torino sud aggregare Moncalieri e Nichelino. Direi per richiamando quello che diceva Tapparo poc'anzi, che la politica di teleriscaldamento e cogenerazione deve essere a sostegno di quella politica, ahimè, non rilanciata in questi ultimi anni, di costruzione di aree attrezzate per l'industria in forma decentrata sul territorio piemontese che potrebbero coniugare la previsione urbanistica e di riassetto industriale con la previsione del Piano energetico. Tra l'altro la legge n. 10/91 mi sembra che colleghi, in occasione della formulazione dei piani regolatori, ogni piano regolatore al piano regolatore energetico.
Questi due elementi li ho trovati assenti dal punto di vista della concretezza e della forza della proposta.
Certo, nella poca valutazione di questi elementi trova maggiore spazio il ridotto contributo che possono dare le altri fonti rinnovabili che qui in Piemonte, per altro verso, sono anche non così esaltanti dal punto di vista quantitativo (energia solare, ecc.). Ritengo importante invece insistere molto su questo anche nella nostra Regione. O ci convinciamo che dobbiamo utilizzare molteplici modalità di produzione di energia, e crediamo in questo cercando di esaltare ogni piccolo rivolo, ogni piccola occasione e cercando di incentivare tutte le ricerche e realizzazioni industriali delle diverse ipotesi, oppure mi sa tanto che, in assenza di una chiarezza politica, chi pensa di continuare a ridurre al nucleare il problema dell'energia, alla fine, come tante volte é successo, l'abbia vinta. Penso invece che si debba lavorare su tutte le fonti rinnovabili che sono state richiamate.
Alcune osservazioni fatte dal collega Tapparo sono da condividere; ad esempio per ciò che riguarda il sistema dei trasporti, che è un gigantesco consumatore di energia, di derivati del petrolio. L'Italia, da questo punto di vista, é molto in ritardo rispetto a quello che avviene in altri Paesi dove il consumo di energia per unità di peso trasportata è molto minore perché viene utilizzato maggiormente il trasporto su ferro rispetto al trasporto su gomma.
Questo è un gigantesco tema nelle mani della Regione Piemonte, perch la politica dei trasporti è una delle politiche che può sviluppare la Regione Piemonte. E in questo mi ricollego al dibattito che viene svolto ahimè, anche qui solo parole - sulle grandi infrastrutture in ferro, che innervano tutta la nostra regione e per le quali si lotta ogni sei mesi per evitarne lo smantellamento e per inserirle in un potenziamento del trasporto su ferro piemontese. Questa è una grande battaglia che consentirebbe di risparmiare molte tonnellate equivalenti di petrolio.
Chiedo con forza che nel giro di breve tempo venga convocata la conferenza regionale dell'energia (ho presentato un'interpellanza a questo proposito); è un impegno, tra l'altro, assunto più di tre anni fa dal Consiglio regionale. La Regione Piemonte con questa ultima legge (art. 5) ritorna, anche dal punto di vista legislativo, ad essere titolare, non dico di un piano energetico, ma di un programma energetico regionale. Ritengo che il piano energetico regionale debba seguire, nella sua elaborazione una procedura democratica chiara e non debba essere delegato a qualcuno nemmeno all'Osser-vatorio permanente sull'energia. Ritengo che il Piano energetico regionale debba iniziare da quella conferenza che era già stata individuata tre anni fa come la sede democratica di confronto delle opinioni, di scambio di informazioni e di ipotesi tecniche. Occorre questo atto che evidenzi una nuova tensione della Regione Piemonte sui problemi energetici, sui livelli di consumo della comunità.
Su questo chiederei all'Assessore una esplicita assunzione di responsabilità per l'avvio della conferenza regionale sull'energia.



MONTABONE RENATO



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE RENATO MONTABONE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrara; ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo sia stato molto opportuno il dibattito sul problema energetico, anche se cade in una situazione di sostanziale indifferenza, come diceva il Consigliere Tapparo il quale peraltro ha superato il suo intervento e anche lui é diventato abbastanza indifferente. Si tratta di un problema di grande importanza che è giusto affrontare seriamente poiché il nodo energetico è certamente uno dei grossi nodi che ha di fronte il nostro Paese.
I dati sono sufficientemente noti a tutti, anche se a volte ricordarli può essere un elemento chiarificatore dell'argomento di cui stiamo parlando.
L'Italia è il Paese più esposto e più vulnerabile sul piano energetico.
Ha una dipendenza petrolifera pari al 58% contro una media del 43% degli altri Paesi OCSE ed ha una dipendenza dai Paesi extra OCSE. Abbiamo verificato pochi mesi fa cosa può significare la dipendenza da Paesi di una certa parte del mondo del 61%, mentre la media dei Paesi OCSE di dipendenza dai Paesi fuori OCSE é del 28%. Oggettivamente si tratta di una situazione fortemente vulnerabile nota a tutti, come è noto a tutti che il Piemonte al di là della vulnerabilità dell'Italia, ha una sua situazione di grave deficit che comporta una forte importazione di energia.
Sono d'accordo su quanto ha detto il Consigliere Tapparo e su quanto venuto dall'intervento del Consigliere Rivalta: "Non mitizziamo questo fatto. Non si tratta di autarchia". Questo lo sappiamo tutti. Ma non neppure un problema che deve essere troppo facilmente snobbato e superato.
Siamo dipendenti dalla Francia che certamente avrà i suoi interessi a venderci l'energia, ma l'aspetto fortemente negativo di questa dipendenza è in termini economici. Non possiamo dimenticare che il costo dell'energia prodotta in Italia, rispetto al costo dell'energia prodotta in Francia fortemente più alto. Questo è un grosso elemento di diseconomia del nostro Paese. Fra non molto tempo in questo Consiglio si svolgerà un dibattito sull'occupazione. Noi dobbiamo sommare tutta una serie di inefficien-ze, di diseconomie del nostro Paese, alle quali occorre dare una risposta, se si vuole complessivamente dare una risposta ai problemi del Paese. Se è vero che il costo dell'energia in Italia rispetto alla Francia è superiore di quasi 1150%, se il costo del lavoro in Italia rispetto al costo del lavoro negli altri Paesi europei più avanzati é superiore o al massimo è allo stesso livello e, se a questo aggiungiamo le diseconomie complessive del sistema Italia, credo siano perlomeno ridicole le dispute tra il Governo Craxi e il Governo De Mita successivo, sul fatto che l'Italia sia il terzo il quarto, il quinto o il sesto Paese del mondo.
Oggi qualcuno, che non era coinvolto a presiedere un Governo italiano dall'estero ha definito l'Italia come un Paese di serie B. Ebbene, credo che la dipendenza anche energetica e l'incapacità di darsi una struttura di crescita energetica economicamente adeguata concorrano a creare questo problema.
Quindi, la questione energetica è uno dei nodi forti per lo sviluppo del nostro Paese e su questo non bisogna essere elusivi.
Quando si dice che bisogna ridurre i consumi e non soltanto fare del risparmio energetico, credo, collega Chiezzi, che si sia un poco elusivi se si considera che i consumi pro-capite in Italia sono inferiori ai consumi pro-capite negli Stati Uniti, in Giappone e negli altri Paesi della CEE. Quindi in prospettiva, se ci sarà un'assimilazione tra Paesi omogenei ci potrà essere un tentativo di risparmio energetico, che comunque dovrà essere fatto. Certo non si può oggi fare il discorso - questo sì è elusivo di contrazione dei consumi. Questa non sarà probabilmente una delle cose che avremo di fronte.
Allora, cosa bisogna fare? Un risparmio energetico nell'immediato. La politica energetica recente ha dato un nuovo indirizzo e mi pare ci sia stato un cambiamento di forza, di volontà e di cultura nell'affrontare i problemi dell'energia. Pochi mesi fa un decreto ha dato 1635 miliardi di contributi alle imprese (le quali li hanno presi, collega Segre, ed era giusto così), le quali si impegnano in azioni di risparmio energetico ed utilizzo di fonti rinnovabili o comunque ad importare meno petrolio. Questa è certamente una cosa che si deve fare e in quest'ottica va a collocarsi la relazione dell'Assessore, relazione che io considero molto ampia ed esaustiva del problema. Mi paiono strumentali alcune polemiche, peraltro molto garbate, che ci sono state in quest'aula.
In ordine ai ritardi. Ho appreso adesso dalla collega Segre che il Direttore generale dell'energia dice che probabilmente i tempi sono stretti. Sappiamo che 180 giorni, come tempi del sistema pubblico italiano comunque come tempi per fare dei piani in una materia così difficile, sono molto stretti. E' molto difficile pensare che si possa arrivare ad una proposta di piano articolata nei termini previsti dalla legge. Però se uno non é bravo, si confronta e devo dire che la Regione Piemonte é certamente fra le prime tra le Regioni che hanno cercato di dotarsi di questo strumento.
Perché voglio tornare su alcune polemiche che sono strumentali? Il collega Chiezzi ha detto che la relazione dell'Assessore è in parte elusiva.
perché non parla del nucleare e che in parte é un "déjà vu". Credo che questi due argomenti siano deboli. Intanto mi pare giusto che la relazione sia elusiva sul nucleare, visto che c'è una moratoria e che Governo e istituzioni si inseriscono nella moratoria. Saranno le forze politiche - e per quanto mi riguarda lo farò - ad esprimere le loro valutazioni. Dovendo attuare un piano in coerenza con il disegno nazionale, sarebbe stato forse scorretto che in una relazione ci si ponesse in una prospettiva contrapposta rispetto a quella che è una scelta politica nazionale.



CHIEZZI Giuseppe

Ne può parlare solo Nobili dell'IRI, allora!



FERRARA Franco

Nobili ne può parlare, ne posso parlare anch'io e ne può parlare la collega Vetrino quando non parla come Vicepresidente della Giunta. Ma la Giunta, in quanto tale, deve inserirsi in quel discorso.
In questo senso mi pare che la relazione non sia stata elusiva, ma giusta e posta nel modo corretto relativamente al problema nucleare da parte delle istituzioni. Le politiche non si rinnovano di giorno in giorno non si stravolgono. Nel momento in cui una relazione viene dibattuta, il fatto che si riprendano cose che si sono dette solo sei mesi fa mi pare un elemento di chiarezza. Le critiche, molto garbate, sono state un po' strumentali, ma accettabilissime. Il problema comunque è grande, al di là delle polemiche che abbiamo di fronte.
La Regione concorre per quanto può e sa concorrere, questo dibattito concorre per quanto può e sa concorrere, però credo che questo dibattito non possa sfuggire ad alcuni problemi che abbiamo di fronte. In questo il collega Chiezzi ha ragione. Questo dibattito non può sfuggire alle grandi scelte fatte dopo Chernobyl, a certe affermazioni e certi ripensamenti rispetto alle scelte nucleari, perché l'ha detto Nobili. Nobili l'ha detto in modo molto interlocutorio, ed un qualcosa di analogo l'ha detto, molto più autorevolmente, il Presidente del Consiglio Andreotti ponendo il problema di ripensamento sul nucleare. L' ha detto Nobili, che credo abbia titolo e autorevolezza per esprimere alcune sue valutazioni su questo. Io non voglio coinvolgerlo malamente, ma mi pare di aver letto sul giornale che lo stesso Presidente Brizio si sia posto la questione in termini problematici, e mi pare anche giusto. La mia opinione è che troppo in fretta e troppo emotivamente si è azzerata una politica, si é azzerato un passato che vedeva l'Italia in ritardo, sulla base, appunto, di un momento emotivo rispetto ad un fatto che ha investito una situazione completamente diversa da quella che si andava determinando in Italia e che si é risolto con un po' di demagogia. Ma, a parte il nucleare, credo che si continuino ad affrontare alcuni altri aspetti che abbiamo di fronte sul piano energetico, non voglio dire con demagogia, ma in modo non giusto.
Le energie alternative sono giuste e bisogna affrontarle; devono essere affrontate e studiate, ma non sono sempre possibili e non sempre trovano il consenso di coloro i quali vorrebbero attuarle. Per esempio, le energie eoliche sono pulite, ma certamente comportano l'occupazione di spazi straordinari. Ho visto solo in fotografia cose di questo genere probabilmente ogni volta che se ne facesse richiesta e se ne realizzasse una, si determinerebbero delle proteste forti. E così è per gli elettrodotti: se non vogliamo produrre energia, dobbiamo in qualche modo trasportarla, farla arrivare, oppure rinunciarvi. Ma non si può rinunciare all'energia. La verità è che coloro i quali non vogliono l'energia sono quasi sempre quelli che poi si oppongono anche agli elettrodotti che trasportano l'energia prodotta altrove.
Mi pare quindi che molte volte si faccia un'eccessiva demagogia o si vogliano cogliere le situazioni in modo troppo facile.
La fusione, di cui parlava il collega Rivalta, è certamente una delle prospettive che abbiamo di fronte. Ho sentito un dibattito serio (tutti discutiamo di energia e ogni tanto c'è qualcuno che fa in modo serio i dibattiti sull'energia). In queste ultime settimane, infatti, c'è stato al Politecnico di Torino un ciclo di conferenze sui problemi energetici. La prima conferenza l'ha tenuta il prof. Colombo il quale, parlando di fusione, ha detto che nel 2030 si avrà forse il primo reattore e che forse nel 2050 si potrà sfruttare questo tipo di energia. Quindi, parlare oggi di impegnare la Regione in un progetto di fusione credo sia parlare in modo dispersivo. Non si tratta di fare ciascuno qualche cosa, ma si tratta di grossi investimenti che non sono a portata della Regione; infatti, devono essere fatti dallo Stato o a livello di consorzi di Stati; comunque sono molto in prospettiva e non sono risolutivi né per l'oggi, né per il domani né per il dopodomani dei problemi energetici.
Vorrei giungere alla conclusione di questo intervento, svolto da parte di uno che ha di fronte un problema che sul piano tecnico non sa risolvere ma che ritiene di dover suggerire delle proposte o delle indicazioni di ordine politico. Ci sono due leggi nuove che hanno avviato dei processi.
Credo che la Regione debba inserirsi in questi processi e mi pare che la relazione dell'Assessore e questo dibattito rappresentino un primo passo in tal senso. Tutti gli ulteriori approfondimenti credo debbano essere utilizzati e sfruttati proprio nell'assoluta coscienza e certezza che il problema dell'energia é un problema grosso, non limitato all'energia in s ma che investe la nostra civiltà complessivamente, il nostro futuro, la crescita e il confronto del nostro Paese con le realtà esterne, con le quali tra poco avremo a che fare. Di conseguenza, qualunque iniziativa è buona e l'Osservatorio è un elemento. Il Consigliere Chiezzi ci ha parlato di una conferenza sull'energia che credo sia giusto fare, anzi deve essere fatta. Insomma, il processo iniziato con questo nostro dibattito deve continuare seriamente anche da parte della Regione Piemonte.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE RENATO MONTABONE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Raramente capita di parlare in Consiglio regionale di argomenti stimolanti e soprattutto non soltanto contingenti. Oggi é una occasione per farlo, indipendentemente dall'orario e dal fatto che in diversi si sia già presa la parola. Si possono dare contributi positivi al dibattito con osservazioni magari parzialmente non in linea rispetto a parecchie affermazioni che ho sentito precedentemente, anche se non dall'ultimo oratore.
Innanzitutto esprimo un apprezzamento per quanto ha relazionato l'Assessore. E' ottima l'idea di averci consegnato il documento qualche giorno prima, dandoci la possibilità di poterlo leggere con calma altrimenti si sarebbe arrivati in aula senza un'idea precisa di quello che l'Assessore avrebbe detto.
Partirei da una constatazione. A pag. 8 della relazione, a proposito dell'Osservatorio sulla situazione dell'energia nella nostra regione. Dopo i punti che sono stati tracciati, manca una parte riferita a quello che potrebbe fare di più l'Osservatorio. Questo è un primo aspetto.
L'Osservatorio ci dà, secondo me abbastanza bene, un idea generale e precisa con dei numeri, perché ciascuno di 'noi non si lasci trasportare dalle proprie opinioni, ma abbia davanti il riscontro preciso. A questo punto, sta a tutte le forze politiche e sociali dare o tentare di dare delle risposte partendo su aspetti concreti.
Colleghi, se avete osservato la tabella del 1988, l'ultima sui consumi di energia nella nostra regione, avrete potuto vedere come per il 58 l'energia sia prodotta dal petrolio, il 22% dal metano, il 13% dall'energia elettrica. Come diceva prima il collega repubblicano, è intuitivo che del petrolio siamo debitori verso l'estero, in ragione del 96%, aggiungo io.
Ma c'è un altro dato che sottolineo alla vostra attenzione. Se sommiamo tutte le fonti energetiche regionali, la nostra regione partecipa al rapporto produzione-consumo in ragione del 10%: soltanto il 10 dell'energia che consumiamo in Piemonte è prodotta in Piemonte. Questo è molto grave perché, anche se non é al di sotto della media nazionale, e questo grazie all'energia elettrica, comunque é un rapporto estremamente scarso. Di qui tutti i discorsi di interdipendenza dall'estero sui quali non mi dilungo.
Il discorso va però affrontato con un taglio leggermente diverso e non demagogico su come poter aumentare questa copertura di rapporto e quindi salire ulteriormente oltre al 10% attuale, che tra l'altro é in diminuzione rispetto alle necessità della Regione. Debbo fare anche delle critiche, non sulla relazione dell'Assessore, ma sulla situazione. Troppe volte si è arrivati ad una manipolizzazione dell'opinione pubblica. Ho sentito tante conferenze, ma ho sentito anche raccontare delle cose assolutamente insostenibili. E falso pretendere che determinate energie alternative possano in qualche maniera migliorare sensibilmente il rapporto di produzione di energia. Questo vorrei sottolinearlo.
La stessa relazione dell'Assessore ci dice come di energia con la biomassa in Piemonte non si faccia nulla o quasi nulla. Non si fa nulla o quasi nulla con l'energia solare. Non si fa nulla in assoluto con l'energia eolica e tutto ciò che riguarda gli impianti di teleriscaldamento è a livelli minimali. Questo vuol dire che fino ad ora le energie alternative non hanno prodotto nulla o solo elementi trascurabili.
Ma vorrei fare un passo in più. Secondo me, né domani, né dopodomani né andando avanti nel tempo le energie alternative potranno pesantemente intervenire a migliorare questo rapporto; potrebbero brillantemente superare alcune situazioni specifiche e locali (dove tra l'altro è difficilissimo trasmettere energia) con le energie prodotte in loco sostanzialmente con il solare od altre situazioni particolari, ma dovrebbero essere produzioni di potenza perché non si tratta di produrre quantità, ma di produrre energia potente affinché questa possa permettere il funzionamento di apparati e di macchine. Allora riguardiamole velocemente e chiediamoci che cosa potrebbe fare la Regione per intervenire maggiormente e concretamente. In altre Regioni d'Italia si sono fatti degli esperimenti molto più avanzati che in Piemonte, per esempio, sul teleriscaldamento. Abbiamo dei discorsi più avanzati per quanto riguarda l'energia solare, ma in Piemonte non potremo fare molta strada sull'energia solare, perché di fatto l'energia solare non é utile se non per il riscaldamento dell'acqua a media temperatura.
Personalmente ho la fortuna di avere una casa quasi nuova e ho tentato disperatamente delle soluzioni alternative di energia, ma di fatto non ci sono riuscito, perché un impianto solare oggi come oggi costa molto di più che non il recupero energetico in dieci anni. Non c'è una entità economica e si scopre che non c'è tecnologia in quanto nessun idraulico di famiglia di buon livello, é assolutamente in grado di fare un impianto solare che dia delle garanzie di produttività dal punto di vista del funzionamento. Mi chiedo allora se, da questo punto di vista, la Regione non potrebbe fare obiettivamente qualcosa di più.
Il discorso eolico è una bufala che possiamo benissimo lasciar perdere.
L'unico impianto eolico in Italia era in Sardegna, nella zona di Porto Torres. Quando si scende con l'aereo a Olbia o a Cagliari ci sono le carte indicative per visitare quell'impianto. L'ultima volta che l'ho visto io due anni fa, quegli enormi ventilatori buttati nei campi erano arrugginiti a pezzi e dimostravano come poco produttivo fosse un impianto eolico.
Invece l'altro aspetto sul quale la Regione potrebbe intervenire di più quello dei rifiuti. Sicuramente, dal recupero dei rifiuti si può produrre dell'energia. Colleghi, come funziona però un impianto di gestore in linea generale nella nostra regione? Il funzionamento di questi impianti è nullo perché a monte non c'è assolutamente una diversificazione dell'apporto dei rifiuti. Allora che cosa possiamo fare come Regione? Non facciamo degli impianti mega-galattici che costano decine di miliardi, ma delle cose produttive che rendano in termini di energia.
E qui apro una parentesi, Stiamo attenti, perché la tentazione, anche negli impianti energetici, è di fare delle cose simpatiche e di facciata ma poco produttive nella realtà. E questo è un fatto che puntualmente si ritrova. E più facile fare la superstrada perché l'appalto ha cifre grosse che mettere a posto cinque piccole strade, e il seguito lo conoscete.
A pag. 42 della relazione c'è una tabella estremamente significativa per comprendere quello che prima dicevo sulla potenzialità delle risorse locali rinnovabili. Oggi come oggi abbiamo l'equivalente energetico primario; l'idroelettrica fornisce quoziente 3475, il solare 9. Questo conferma che il rapporto, quand'anche raddoppiassimo la potenzialità solare in Piemonte, arriverebbe a 18 contro 3475 dell'energia idroelettrica.
Allora, la lavorazione di biomasse sui residui agricoli é l'unica fonte energetica che potrebbe dare degli spazi interessanti. Oggi siamo a 635, e questa è una potenzialità estremamente significativa, perché rappresenta quasi il 20% della potenzialità idroelettrica; forse su questa strada c'è un futuro anche per la nostra regione.
C'è poi il discorso dello sfruttamento delle risorse idriche minimali.
Due aspetti vanno puntualizzati. Il primo è controllare qual è il costo ambientale di questi impianti. Purtroppo le poche esperienze nella nostra zona, per delle piccolissime produzioni di energia elettrica, provocano dei disastri molto grandi dal punto di vista ambientale. Allora, siccome bisogna tutelare anche l'ambiente, vedremo qual è il rapporto tra costi e benefici.
Diverso è l'aspetto, come diceva il collega Tapparo, per micro impianti, cioè con salti di uno o due metri, che possono risolvere il problema della baita, della cascina. Questi devono essere recuperati perch non comportano degli investimenti grandi dal punto di vista di impatto ambientale, perché non si notano e perché possono risolvere determinate località isolate, dove l'arrivo dell'elettrodotto, ma anche solo della linea elettrica, comporta dei costi notevoli.
Come diceva il collega repubblicano, è un discorso di costi. L'Italia non sarà un Paese moderno se la sua energia continuerà a costare molto di più che all'estero.
L'ultimo aspetto che voglio approfondire é anche il più duro. Nel nostro Paese si continua a fare il terrorismo dell'informazione, perché nessuno ha spiegato i danni che la scelta contro il nucleare fatta in Italia ha portato e porterà alla nostra collettività. Finché potrò ripeterò l'assurdità di un ragionamento che ha voluto portar l'Italia fuori dal nucleare, scelta che personalmente non condividevo, con tutti i rischi che corriamo con il nucleare alle nostre frontiere. Ci sono 4 centrali nucleari in Svizzera e tra l'Alto novarese e la Svizzera la distanza è minore che dall'Alto novarese a Torino. Allora, è veramente demagogico in Italia non porsi il problema. Non sto dicendo che bisogna ricostruire le centrali nucleari dico che il non parlarne significa perdere del tempo, significa perdere in progettazione e in studi di congegni di sicurezza, e ci esponiamo a dei rischi molto maggiori. In Jugoslavia, colleghi, nel disastro civile di quel Paese, i rischi sono che le centrali nucleari non vengono più controllate e tra l'altro sono vecchissime, peggiori di quella di Chernobyl. Trieste ma tutto il nostro Paese, sono vicinissimi a quelle fonti di energia. Se non abbiamo il coraggio di affrontare il discorso, addirittura, delle centrali nucleari al plutonio, come quelle francesi, dimostriamo di tenere il cervello e la testa sotto la sabbia. Il rischio del plutonio in Francia è molto grave e quindi deve essere codificato, regolamentato, affrontato a livello di Comunità europea. Non possiamo estraniarci da questo discorso.
Non si può tappare la porta del giardino di casa perché l'aria é inquinata: l'aria passerà ugualmente sopra i quattro alberi del giardino, entrerà e uscirà.
Chiedo alla Regione Piemonte di fare uno sforzo di intelligenza, uno sforzo di riproposta: rileggere il discorso del nucleare, perché non è detto che il nostro Paese debba stare per sempre al di fuori di queste necessità. Non riapriamo qui il discorso del nucleare; colleghi che siete contrari al nucleare, vorrete convenire che non è stato sufficientemente approfondito questo discorso, che le solite, regolari strumentalizzazioni di determinati fatti, ad esempio la centrale di Montalto di Castro, che per la riconversione sta costando una enormità pazzesca dal punto di vista finanziario, sono state portate avanti con una leggerezza spaventosa. Il beneficio l'hanno quelli che sono riusciti a fare gli impianti due volte la prima volta per costruire quasi la centrale nucleare, la seconda volta per smantellarla e per ricostruirla con fonti tradizionali di energia.
Questo é un fatto.
Dobbiamo dare atto che l'Euratom di Ispra é l'unica fonte non inquinante da 40 anni, non produce energia, però fa delle ricerche di carattere nucleare dal 1955. C'erano tantissimi timori, non è stato fatto assolutamente del danno all'ambiente, hanno fatto molto di più tutte le altre fonti di energia. Questo è un discorso che merita approfondimento.
E infine valido l'Osservatorio. Questa ricerca ha però dei limiti, è la focalizzazione di una situazione fino ad una certa data, non ci sono sufficienti idee propositive per il futuro. La parte dello studio e della relazione che parla del futuro non dà delle idee alternative. E' vero, come diceva il collega Marchini, fino al 2030 o al 2050 bisogna continuare a studiare sulla fusione nucleare, ma non avremo delle risultanze. Allora non possiamo contare sulla fusione nucleare nell'immediato. Ci sono delle scelte da fare, ma purtroppo continuiamo a non farle.
Ho saputo ieri - e lo chiederemo all'Assessore ai trasporti - che le Ferrovie dello Stato hanno deciso, dal 1 giugno, che i pacchi delle ferrovie verranno portati ai capolinea delle stazioni principali e distribuiti via camion. Se è vero, sarebbe una delle tante assurdità di questo Paese che non é capace di fare delle scelte, allora salgono ai costi dei trasporti, i costi energetici, il 18% della nostra energia se ne va per il trasporto. Ebbene, qui si può risparmiare veramente.
Concludo con un apprezzamento sincero per quello che ci si ripropone di fare: andare avanti non soltanto con un'osservazione fotografica della situazione di fatto, ma cercando di dare delle indicazioni forti, e magari anche un po' "rivoluzionarie", per quanto riguarda il futuro.



STAGLIANO' GREGORIO IGOR



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

L'ora è tarda, ma sappiamo tutti per esperienza che la ripresa sarà più ardua, quindi é meglio intervenire adesso abusando ancora un po' della pazienza dell'Assessore Vetrino.
Sono stupita sia della relazione che dell'andamento di buona parte del dibattito. Sembra, come qualcuno già rilevava, uno dei tanti dibattiti che in questa sede abbiamo fatto sull'energia e non invece un dibattito orientato a indicare, tardi peraltro perché da tanto tempo lo chiedevamo le linee alla Giunta regionale per la predisposizione, nei tempi previsti dalla legge n. 10, del piano energetico regionale e delle iniziative ad esso conseguenti. Lo scopo di questo dibattito non è quello di dirci cosa pensiamo in generale dell'energia, ma è determinare degli indirizzi analizzare quelli presentati dalla Giunta, se ci sono, sulla cui base la Giunta completi un lavoro, che dovrebbe già esserci, altrimenti fra un mese e mezzo non saremo certamente in grado di avere il piano energetico regionale. In effetti, dalla dichiarazione dell'Assessore sembra che il piano energetico regionale non ci sarà per la scadenza prevista dalla legge 10. Come al solito le Regioni, comunque la nostra Regione (non so le altre), non assumono i termini politicamente perentori indicati dalle leggi (accampando le solite scuse che i tempi sono stretti), termini che invece vanno accettati soprattutto quando si tratta di questioni così rilevanti accampando le solite scuse che i tempi sono stretti.
La legge assegna alle Regioni il compito di fare il bilancio energetico regionale, ma, in termini di piano, non chiede di fare il piano su tutta la materia energetica, bensì su una serie di questioni, in particolare sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili, materie che attribuiscono alla competenza delle Regioni un piano concorrente, almeno in termini di programmazione con gli enti energetici, in particolare con l'ENEA.
Si tratta in realtà di un compito tutt'altro che non realizzabile nei tempi previsti dalla legge. Tutti hanno rilevato che molte cose ce le siamo già dette più volte, quindi potrebbero legittimamente stare dentro un programma, il quale naturalmente potrebbe essere un programma ancora "in fieri". Ormai tutti i programmi sono in progress, quindi potremmo avere un programma con l'indicazione precisa di alcune iniziative o di linee ed approfondimenti ulteriori su iniziative già in corso . Inoltre, lo stesso bilancio energetico regionale può essere fatto con delle indicazioni.
Svolgo alcune considerazioni sul bilancio energetico, poi illustrerò un ordine del giorno che abbiamo presentato e che vuole essere una cosa diversa da quello che si dice in questo dibattito, in cui persino chi governa (come succede sempre in Italia) viene a dire "bisognerebbe fare" e non "mi propongo di fare".
Noi chiediamo e consigliamo, con una serie di punti precisi, che sulle materie di competenza la Giunta dica: "i termini stabiliti, mi propongo di fare queste cose". Noi consigliamo cosa, secondo noi, la Giunta pu proporsi di fare, dopodiché ci aspettiamo che ci risponda non genericamente: "Grazie del consiglio", ma: "Intendo o non intendo presentare, alla scadenza prevista, un documento", oppure: "I vostri consigli mi interessano o non mi interessano".
La questione del bilancio energetico: Tutti hanno rilevato che la situazione energetica piemontese è tragica. Io ribadisco qui quello che ho già detto molte volte: la situazione energetica piemontese non è tragica perché, in termini di approvvigionamento, il Piemonte fa parte del Compartimento di Torino, che per la prima volta quest'anno é andato in deficit di produzione energetica. E' quindi giusto che il Piemonte si proponga di essere la Regione che si farà carico dei futuri incrementi; lo provano la scelta di localizzare la centrale a ciclo combinato a Trino Vercellese o quella - che può essere assunta - di modificare e di fare il retrofitting, potenziando eventualmente Chivasso, o altre scelte possibili che vanno in questa direzione. Poiché la nostra é la Regione del compartimento che produce meno energia, assume il carico di essere anche quella che produrrà gli incrementi futuri necessari. Non dobbiamo certamente metterci nella logica di dire che la situazione energetica è tragica, perché tragica non è. Se c'è una produzione idroelettrica in Valle d'Aosta, poiché il trasporto dell'energia elettrica costa moltissimo, è logico che la produzione di energia elettrica sovrabbondante in Valle d'Aosta venga utilizzata in Piemonte. Questo ha sempre fatto parte della logica per cui in Piemonte si contenevano altri tipi di produzioni. Manca la centrale di potenza, che al momento è stata individuata in quella che verrà localizzata a Trino, e probabilmente è una scelta giusta o quanto meno accettabile. Quindi non c'è da cospargersi il capo di cenere, perch il Piemonte ha sempre saputo di dover provvedere con la centrale di potenza; in effetti, sta assumendo le deliberazioni conseguenti, avendo scelto di non fare la centrale nucleare ma di perseguire un'altra soluzione.
Sul nucleare, a nostro avviso, in questo momento è giusto ripronunciarsi, anche se la questione nucleare non fa parte di quelle attribuite alla Regione nell'ambito della legge 10; quindi, legittimamente si potrebbe anche non dire niente. E' opportuno dirlo perché se il Presidente dell'IRI sosterrà che bisogna riaprire la questione nucleare cosa contraria alle decisioni del Parlamento, bisognerà dare tranquillamente una risposta, sulla base di una scelta che in questo Paese è stata fatta.



MARCHINI Sergio

Mia fatta il Governo, non il Parlamento.



BRESSO Mercedes

No, no . Ci sono stati anche ampi dibattiti parlamentari e decisioni parlamentari.



MARCHINI Sergio

Il Parlamento é una cosa e il Governo è un'altra.



BRESSO Mercedes

Infatti. L' ha fatta il Parlamento.



MARCHINI Sergio

C'è una moratoria.



BRESSO Mercedes

C'è una moratoria, l'ha fatta il Parlamento, e, quando la moratoria sarà scaduta, il dibattito si riaprirà e sarà un dibattito nazionale, non un dibattito piemontese. Se si riterrà lo potremo fare in questa sede.
Resto convinta che il nucleare, com era previsto in Italia, fosse una scelta disastrosa, anche sul piano economico; forse sarebbe opportuno un dibattito, dato che é stata lanciata una palla al Consiglio regionale piemontese in una sede ufficiale da parte del Presidente dell'IRI. Si potrebbe benissimo discutere di questa cosa, ma solo se decidiamo di intervenire su una questione che ancora oggi é oggetto di moratoria.
Poiché intendo usare il tempo a mia disposizione per discutere sulle cose di cui dobbiamo discutere, voglio invece dire alcune cose sul nostro ordine del giorno. Il nostro ordine del giorno si propone di individuare così come previsto dalla legge, alcuni punti che riteniamo prioritari per la parte di competenza della Regione, in particolare la questione del teleriscaldamento.
Proprio perché è previsto dalla legge che vengano individuati dei bacini, individuiamo come bacini l'ampliamento e il completamento di quello di Torino sud, che è alimentato dalla centrale di Moncalieri; individuiamo un altro bacino, a cui diamo il nome di Torino nord, che potrebbe essere alimentato dal ripotenziamento e dalla trasformazione di Chivasso e, dato che per il teleriscaldamento occorrono certe concentrazioni di popolazione e di densità urbana, individuiamo come bacini tutti i capoluoghi piemontesi, il che permetterebbe di completare assai rapidamente l'individuazione della parte di competenza della Regione, che é quella di individuare i bacini potenziali per il teleriscaldamento. Inoltre individuiamo, nell'autoproduzione di energia elettrica in cogenerazione, un altro filone interessante in Piemonte, dove esistono numerose attività produttive di grandi dimensioni, per le quali sarebbe possibile il recupero di calore sia interno al sistema industriale sia per gli usi civili; quindi in questo senso si può individuare una specifica azione della Regione da inserire nel documento.
Altra questione, naturalmente limitata, ma anche questa significativa nel tentativo di individuare le potenzialità di produzione di energia rinnovabile in Piemonte, è quella della possibilità di utilizzo del calore di Acqui Terme.
Un altro punto centrale da indicare nel nostro programma, che non riguarda i grandi impianti, ma il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, è l'ammodernamento e il ripotenziamento del parco idroelettrico piemontese. Esistono già gli studi, quindi é tecnicamente possibile proporsi di far decollare queste iniziative.
Per quanto riguarda l'idroelettrico, anche noi riteniamo, come il collega Tapparo e altri Consiglieri hanno rilevato, che esista un potenziale di sviluppo di produzione idroelettrica minore a basso impatto ambientale, salvo naturalmente alcune iniziative di carattere maggiore che devono essere ancora oggetto di verifica ambientale, ma che sono già state prese dall'Ente elettrico; su queste, la Regione deve semplicemente pronunciarsi in termini di questione relativa all'impatto ambientale.
Per quanto riguarda l'energia solare, é ben vero che questa non ha al momento attuale grandi prospettive in Piemonte; é anche vero, però, che fra i bacini potenziali si potrebbero individuare le zone montane dove il livello di soleggiamento è molto elevato, perché è in situazione di atmosfera rarefatta. In queste zone la produzione di calore o di energia da fotovoltaico (naturalmente avviando dei progetti sperimentali) potrebbe peraltro essere opportuna e anche economicamente conveniente per tutte le zone che, essendo isolate dalle grandi reti di distribuzione, hanno costi di connessione alle reti e di distribuzione dell'energia molto elevati. Si tratta quindi di bacini potenzialmente interessanti Inoltre tutti parlano del potenziale di recupero energetico delle biomasse. Ci sono in Piemonte alcune possibilità specifiche; la prima è quella del recupero della paglia di riso. Esistono dei progetti; può essere sensato mettere nel Piano energetico che la Regione propone un punto specifico su questa questione, lasciando gli altri aperti.
L' altra potenzialità, che alcuni hanno già citato, ma che a nostro avviso deve costituire un punto qualificante del progetto, è quella di studiare il recupero delle biomasse che derivano dalla manutenzione del patrimonio forestale, e non solo forestale, e degli stessi parchi urbani.
Altro punto, che riteniamo possa già oggi costituire un pezzo del piano energetico (se l'Assessore non lo farà, ci riserviamo di presentare le cifre) riguarda potenzialità non irrilevanti, pur se non gigantesche, che derivano dai rifiuti. Anche in questo caso; l'operazione deve essere ambientalmente compatibile, quindi deve essere collegata a progetti di raccolta differenziata, in modo che negli inceneritori vadano materiali combustibili e non materiali inquinanti.
Il nostro ordine del giorno affronta alcune altre questioni rilevanti per strumentare la politica energetica. Abbiamo presentato un progetto di legge per l'istituzione di una agenzia per il risparmio energetico.
Richiamo la risposta che era stata data in altra sede e che ci eravamo riservati di discutere in aula, risposta assolutamente insufficiente perch tende a dire che tutto quello che fa l'ENEA va bene, ma, sia chiaro, il Parlamento non avrebbe votato una legge per dare alle Regioni dei compiti.
Bastava darli all'ENEA, il quale, organizzandosi su base regionale, poteva benissimo fare ciò che invece viene richiesto alle Regioni. Allora, la Regione deve decidere, sia pure in collaborazione con l'ENEA, se intende fare qualcosa o se intende lasciare tutto all'ENEA. La nostra proposta che intenda fare e che, istituendo un'agenzia con compiti di ricerca e promozione, individui anche una sezione specializzata per la ricerca sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili, raccogliendo in questo la sollecitazione venuta dalle Organizzazioni Sindacali, che proponevano la localizzazione a Trino (ma questo è da verificare).
Credo si possa dire legittimamente che ci dotiamo di uno strumento intelligente per la programmazione e la progettazione in campo energetico.
Abbiamo presentato una proposta analoga per quanto riguarda i rifiuti Pensiamo al modello Lombardia Risorse che si occupa di teleriscaldamento di risparmio energetico, di ricerca energetica e di progettazione e programmazione sui rifiuti. Pensiamo a quel modello, perché ci pare intelligente ed efficiente. Pensiamo anche che la sezione ricerca potrebbe essere collocata in un'area in cui, come è noto, esistono potenzialità e allo stesso tempo, occasioni di qualificazione del tessuto produttivo ed occupazionale, forse più che di disoccupazione in senso vero e proprio.
Si possono utilizzare competenze di enti già esistenti, ma ci pare che né l'IPLA né la Finpiemonte abbiano le caratteristiche adeguate. Il che non significa che non si potrebbero, nell'agenzia di cui parliamo, recuperare le competenze specifiche che esistono in questi enti per fare qualcosa davvero capace di promuovere questa politica.
Pensiamo sia assolutamente indispensabile che, subito dopo la presentazione del documento di Piano della Regione (sarebbe meglio prima ma temo che i tempi non ci siano), occorra organizzare una conferenza energetica regionale per discutere questo Piano con le forze economiche sociali e ambientaliste della Regione perché su questa partita fondamentale una discussione, peraltro sollecitata da più parti (e sarebbe insensato non cogliere questa sollecitazione).
L'ultimo punto, che peraltro su iniziativa del collega Staglianò è anche oggetto di un ordine del giorno specifico, riguarda la questione dei rifiuti nucleari di Salugg e del decomissioning della centrale di Trino.
Anche questa é una specifica questione che riguarda il Piemonte, che non può non essere affrontata, pur non essendo competenza diretta della Regione. Può essere un'iniziativa politica per sollecitare almeno l'avvio degli studi relativi alla questione del decomissioning di Trino e alla questione della collocazione opportuna di questa massa gigantesca di rifiuti industriali, collocati in zone assai fragili dal punto di vista idraulico e ambientale. Anche su questo, nel momento in cui si parla di piano energetico, appare necessario che la Regione dica una parola.
E' dovere della Regione rispondere urgentemente alle sollecitazioni di una legge importante come la legge n. 10, perché la scelta che al momento è stata fatta dal Paese è quella di puntare essenzialmente sul risparmio energetico. Cosa decidiamo di fare? Rilanciare la cosa a chissà quando ritardando i tempi per assumere e svolgere i propri compiti. Ciò significa di fatto mettere i bastoni fra le ruote ad una politica che potrà marciare solo se tutti faranno il proprio dovere. Una politica di risparmio energetico è più difficile della costruzione di una grossa centrale nucleare, producendo in un botto solo tutta la potenza che può essere risparmiata con decine di migliaia di atti individuali. Però se si sceglie sul serio la politica a minore impatto ambientale e a maggiore efficienza economica, questa politica va poi perseguita. Siccome non rispettiamo i tempi che collettivamente il Paese si è dato, facciamo in realtà una politica ostruzionistica che forse potrebbe avere, come arrière-pensée (neanche troppo arrière), l'idea che, quando non saremo riusciti a fare risparmio energetico, torneremo finalmente a discutere di nucleare: questa sembra essere l'idea che molti hanno in testa.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Propongo di rinviare gli ultimi due interventi ad oggi pomeriggio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.45)



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