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Dettaglio seduta n.57 del 16/04/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Viabilità

Interpellanza n. 177 dei Consiglieri Miglio, Segre, Staglianò: "Progetto ATIVA della Circonvallazione di Volvera"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) dell'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 177. Risponde l'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore ai trasporti L'ATIVA ha presentato all'ANAS, ai Ministeri competenti dell'Ambiente e dei Beni ambientali e culturali, alla Provincia di Torino, alla Regione Piemonte ed ai Comuni interessati di None e Volvera, il 21 settembre scorso, il progetto esecutivo di un tratto funzionale, avente caratteristiche autostradali, di collegamento fra il raccordo autostradale Drosso-Orbassano del sistema tangenziale e la strada provinciale 139 Orbassano-Volvera-Airasca, in variante all'abitato di Volvera, fino a sud dell'abitato medesimo, in prossimità dello stabilimento Fiat Ricambi intitolato "Sistema tangenziale di Torino. Diramazione autostradale Orbassano-Pinerolo, primo tronco", a seguito della richiesta formulata dalla succitata società di esame da parte della Conferenza Nazionale dei Servizi, di cui all'ari. 2 della Legge n. 205/89, ai sensi dell'art. 1 comma quinto della stessa legge, che prevede l'estensione delle procedure autorizzative della legge citata, alle opere inserite negli elenchi delle "Manifestazioni colombiane del '92" ai sensi della legge n. 373/88.
I Comuni di None e Volvera hanno espresso parere favorevole con delibera del Consiglio comunale n. 171 dell'8/ 10/90, e n. 133 del 18 10/90. Il progetto è stato inviato ai competenti Assessorati regionali: Pianificazione territoriale, settore Beni ambientali e paesistici ed all'Assessorato Ambiente ed energia, settore Cave e Torbiere, per la formazione dell'avviso della Giunta, con nota 22/10/90 n. 6978. Il recente Piano provinciale dei trasporti, infatti, propone la costruzione di una nuova diramazione autostradale in sede propria fra Torino e Pinerolo collegata al sistema autostradale tangenziale di Torino (svincolo del Drosso), che tenga conto altresì delle esigenze viabili dei Comuni interessati.
Ancora, la Provincia di Torino, con delibera n. 48 dell'8/5/90, ha evidenziato, ai fini dell'aggiornamento dello stralcio attuativo del Piano decennale della viabilità di grande comunicazione, fra le opere di maggiore interesse e urgenza nell'ambito provinciale, anche la "Circonvallazione di Volvera ed Airasca lungo l'asse autostradale in nuova sede Torino-Pinerolo già pressoché realizzato dall'ATIVA nel tratto Torino (Drosso)-Orbassano con progetto di massima realizzato dalla stessa ATIVA fino alla circonvallazione di Pinerolo".
Anche alcuni dei Comuni interessati, in particolare, per quanto riguarda il tratto in questione, il Comune di Volvera, in occasione di adeguamenti dei propri strumenti urbanistici, hanno previsto una zona di rispetto vincolata al passaggio della diramazione autostradale (Piano Regolatore Generale adottato e vigente del Comune di Volvera). Il tracciato è stato poi ampiamente concordato con le organizzazioni agricole di zona e non ha più nulla a che vedere con il progetto del collegamento autostradale Torino - Pinerolo degli anni '70.
Nel corso della riunione dell'11/12/90 la Conferenza Nazionale dei Servizi ha approvato all'unanimità il progetto esecutivo in questione, alla presenza del delegato regionale e dei Comuni interessati di Volvera e None secondo quanto previsto per legge. L'ATIVA, pertanto, dovrà realizzare in autofinanziamento l'opera entro febbraio del '92. Per quanto riguarda il secondo punto, il programma ANAS di ammodernamento ed adeguamento della sezione stradale alla classe IV CNR e sistemazione degli incroci sulle S.S.
23 e 589, nei tratti Stupinigi - Riva di Pinerolo e bivio Piossasco Pinerolo, a suo tempo concordato con l'Amministrazione regionale è al seguente stato di realizzazione; S.S. 23: a) è stato realizzato l'allargamento e l'adeguamento con sistemazione incroci del tratto variante Airasca, stabilimento SKF in Comune di Airasca b) è in corso di appalto la perizia esecutiva per i lavori come sopra della tratta in Comune di None comprendente la creazione di viabilità laterali di servizi e corsie di accumulo per l'entrata e l'uscita in corrispondenza degli stabilimenti Indesit: c) è in corso di redazione la perizia esecutiva della tratta Riva di Pinerolo - stabilimento SKF, in Comune di Airasca d) è in corso di definizione con la Sovrintendenza ai Beni ambientali e la Provincia di Torino la perizia esecutiva della tratta bivio StupinigiNone interessante il Comune di Candiolo, per problemi legati alla soluzione da darsi all'incrocio tra la strada provinciale 177 OrbassanoCandiolo-Piobesi-Vinovo e la S.S. 23 in prossimità del parco di Stupinigi.
S.S. 589: è in corso di predisposizione la perizia esecutiva per l'adeguamento alla sezione IV CNR e sistemazione degli incroci per la tratta bivio Piossasco - Cumiana.
Per quanto riguarda il terzo punto, come già avvenuto negli scorsi anni; l'Assessorato ai trasporti della Regione Piemonte organizza, in collaborazione con Ente F.S., OO.SS., Province e Camere di Commercio, le Conferenze Orario regionali, con lo scopo di raccogliere ed esaminare le richieste degli utenti volte al miglioramento del servizio ferroviario.
Nel corso della riunione svoltasi presso l'Assessorato ai trasporti il 21/12/90, i rappresentanti della direzione compartimentale dell'ente F.S hanno annunciato l'istituzione di un nuovo treno da Pinerolo a Torino Lingotto alle ore 7,45, e la praticamente certa istituzione di un'altra nuova corsa da Torino Lingotto a Pinerolo alle ore 16,45.
I rappresentanti dell'utenza della linea Torino-Torre Pellice, presenti alla succitata riunione hanno espresso la loro soddisfazione per l'operato delle F.S.
L'istituzione di queste due nuove relazioni potrà senz'altro diminuire i disagi dei pendolari della linea, pur non risolvendone totalmente i problemi; problemi che peraltro sono comuni a tutte le linee ferroviarie che servono un'utenza di lavoratori e studenti che hanno la necessità di entrare ed uscire da Torino in fasce orarie molto ristrette, il che crea oggettive difficoltà alla Direzione compartimentale F.S., per l'impossibilità tecnica di inserire in Torino un numero illimitato di convogli.
Per quanto riguarda la tratta Torre Pellice - Pinerolo, partiranno i lavori di ammodernamento della linea che interesseranno l'armamento, la segnalazione ed in particolare la soppressione di tutti i passaggi a livello.
Tali lavori, della durata di 10 mesi circa, comportano necessariamente l'interruzione provvisoria dell'esercizio ferroviario, che sarà sostituito con pullman. Sono in corso riunioni con la Regione, le F.S., la Provincia e i sindacati per la definizione delle corse sostitutive, che si cercherà di incrementare il più possibile al fine di assicurare all'utenza un servizio qualitativamente il più adeguato alle esigenze. I lavori di ammodernamento confermano la volontà della Regione e delle F.S, ad un recupero funzionale dei cosiddetti "rami secchi" e per conseguenza anche la possibilità del futuro di un maggior utilizzo di queste linee e quindi anche della Torre Pellice - Pinerolo - Torino per il trasporto merci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.
SEGRE Ringrazio l'Assessore per il dettaglio con cui ha voluto rispondere alla nostra interpellanza; risposta che ha compreso i problemi sia dell'assetto stradale sia delle ferrovie e del collegamento Pinerolo Torre Pellice. Lo pregherei di darmi la risposta scritta, perché è difficile seguire interamente una lunga risposta come quella che ci ha dato questa mattina.
L'unico aspetto che mi sembra rimanga invariato, su cui non siamo d'accordo e che ci lascia ancora aperta la strada. è il noto collegamento autostradale Torino - Pinerolo, nel senso che noi del Gruppo dei Verdi siamo storicamente contrari a questa soluzione, ritenendo che il miglioramento delle strade statali nn. 589 e 23 potrebbe garantire un accesso alle valli pinerolesi ed a Pinerolo stessa, senza incidere ulteriormente su un territorio che di fatto è già servito a sufficienza soprattutto se le due statali in questione fossero ammodernate e ampliate.
Quindi, da questo punto di vista è evidente il nostro disaccordo con il progetto ATIVA.
Per gli altri particolari, in seguito alla risposta scritta dell'Assessore Panella, caso mai ci rifaremo sentire.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 226 del Consigliere Maggiorotti: "Ferrovia Torino Ceres"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 226 presentata dal Consigliere Maggiorotti. Risponde l'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore ai trasporti Si premette che le competenze in materia di ferrovie in concessione sono del Ministero dei Trasporti, non essendo stata ancora attuata la delega alle Regioni, così come è previsto dal D.P.R. n. 616/77.
La ferrovia Torino - Ceres è attualmente gestita dalla SATTI S.p.A.
per concessione del Ministero dei Trasporti. Al momento è stata completata una prima fase funzionale dei lavori di potenziamento ed ammodernamento della tratta Torino - Caselle, a seguito dei finanziamenti di lire 30 miliardi (fondi FIO 1985) e di lire 72 miliardi (fondi Mondiali '90). Le opere finora eseguite rientrano tra gli obiettivi ed i criteri generali del progetto di potenziamento dell'intera linea. Su detta linea sono stati stanziati ulteriori 196 miliardi con i fondi della legge finanziaria 1987 (opere - materiale rotabile): i lavori non sono stati ancora iniziati.
Le relative procedure sono state espletate dal Ministero dei Trasporti che, per la gestione dei lavori, non si avvarrà più della SATTI, ma di un consorzio all'uopo costituito.
Per quanto riguarda il problema dell'attraversamento della suddetta linea ferroviaria in corrispondenza del Comune di Caselle Torinese dividendo in due parti l'abitato con grossi disagi per gli abitanti stessi si riconosce tale stato di penalizzazione e da parte della Regione si è d'accordo a ricercare idonee soluzioni per risolvere questo problema.
La soluzione proposta, cioè di costruire in corrispondenza dell'abitato una galleria superficiale abbassando il piano del ferro, potrà essere esaminata ricercando i necessari nuovi fabbisogni finanziari al momento non disponibili.
Allo stato attuale non può essere prevista la data certa di riapertura della linea da Torino a Borgaro, in quanto dovranno essere espletate le verifiche e prove da parte di apposita Commissione di agibilità che ha iniziato i propri lavori il 5 febbraio u.s.
Nei 196 miliardi finanziati dalla "finanziaria '87" è previsto l'acquisto di quattro nuovi treni da due elettromotrici ciascuno, ma, al momento, tale materiale, peraltro insufficiente per le esigenze di esercizio futuro, non è stato né acquistato né ordinato. Alla riapertura dell'esercizio, questo sarà uguale al precedente, l'attestamento dei treni è previsto per il momento alla stazione Dora con la possibilità di far attestare almeno due corse giornaliere alla stazione di Porta Susa. La Regione Piemonte ha più volte evidenziato l'importanza di questa linea che si colloca funzionalmente nell'ambito del sistema integrato dei trasporti dell'area metropolitana torinese; insieme, da un lato, al nodo ferroviario di Torino ed alle altre linee F. S, che insistono nell'area metropolitana e, dall'altro, alla rete su ferro (metropolitane e tramvie) e su gomma di competenza della Regione e degli enti locali. Ciò presuppone che il governo programmatico e gestionale di tale ferrovia debba essere unitario e coordinato con tutti gli altri modi di trasporto dell'area metropolitana.
La Regione Piemonte rivendica istituzionalmente un ruolo di soggetto programmatore alla scala di area metropolitana. Purtroppo, quello che sino ad oggi è mancato, e continua a mancare, è un coordinamento istituzionale al giusto livello nella fase di attuazione dell'ammodernamento della linea ferroviaria in oggetto. Ciò è dovuto soprattutto all'arresto, e all'inversione, di quel processo di delega alle Regioni prima ricordato infatti, il Ministero dei Trasporti, non solo non ha accolto le richieste della Regione per la gestione dei finanziamenti (196 miliardi) previsti dalla "finanziaria 1987", ma ha ritenuto di non dover coinvolgere la Regione nel processo di valutazione delle proposte progettuali avanzate dalle imprese concorrenti all'aggiudicazione dei lavori.
La Regione Piemonte ritiene che un tale ruolo di coordinamento, anche nella fase di attuazione, non solo istituzionalmente le spetti, ma sia indispensabile recuperarlo per poter procedere in modo coerente nei lavori di ammodernamento, facendo assumere ad ogni soggetto interessato il ruolo e le responsabilità che gli competono.
E' in atto una pressione ulteriore della Regione per quanto riguarda i mezzi rotabili che giudichiamo assolutamente insufficienti e come Regione chiediamo vengano quanto meno raddoppiati nell'ambito del finanziamento di 196 miliardi.



STAGLIANO' IGOR



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Ringrazio l'Assessore per la risposta che evidenzia lo stato di mancato coordinamento e/o comunque di grave insufficienza da parte dello Stato nel portare avanti le sue funzioni per ciò che concerne una programmazione integrata con le Regioni. Lo Stato, in realtà, è inadempiente per ciò che concerne la concessione della delega alle Regioni della gestione dei finanziamenti, quindi anche della programmazione.
Evidentemente, una risposta di questo tipo ci dà spiegazione almeno parziale di quello che può essere successo. Tuttavia, non può soddisfarci in relazione al fatto che comunque permangono i gravi disagi che a suo tempo avevamo denunciato con la interrogazione e d'altra parte altre interrogazioni su questo problema erano già state fatte in passato. Ci si domanda cosa si potrebbe fare: c'è stata una carenza di informazione nei confronti delle persone che utilizzano questo tratto ferroviario, nel senso che, a conoscenza personale della situazione, era praticamente impossibile alla gente rispondere all'interrogativo posto, cioè perché da anni una tratta di questo tipo fosse così disastrata. Sarebbe importante che queste informazioni venissero diffuse in maniera più generalizza attraverso gli organi di stampa perché la gente si renda conto delle responsabilità.
Avendo esercitato professionalmente nella valle di Viù, a Usseglio ricordo come allora ci fosse una linea automobilistica in concessione che giungeva a Torino Dora; in realtà si trattava di una linea comoda per gli abitanti della valle perché non costringeva al trasbordo a Germagnano. I motivi credo fossero di non economicità di gestione fino a Torino o di sovrapposizione di questa linea automobilistica con altre linee, in particolare con la linea ferroviaria, e probabilmente hanno fatto sì che venisse non più concesso il tratto tra Germagnano e Torino.
Le scelte successive hanno determinato un disagio denunciato più volte dalle popolazioni che si sono spesso trovate di fronte all'alternativa di dovere utilizzare il mezzo privato rispetto a quello pubblico, mezzo pubblico che costringeva a percorsi della durata di tre ore a fronte di percorrenze ben più limitate negli anni passati.
C'è da dire, poi, che l'attestamento che da anni si trova a Borgaro con trasbordo successivo comporta gravi disagi ai pendolari che si trovano a lavorare nel centro di Torino. La richiesta che avevamo fatto nella Interrogazione era di capire quanto fosse possibile garantire questo attestamento nel centro di Torino, che doveva essere, non tanto Torino Dora, ma quanto meno Porta Susa, se non garantire l'attestamento del passato, cioè nella stazione della vecchia Torino-Ceres. Rispetto a questo non ci è stato detto nulla. E' a questo in particolare che dovremmo rispondere o comunque dare informazione, perché è questa la richiesta prioritaria che fanno gli utenti di questa ferrovia: arrivare al centro di Torino senza dover trasbordare più di una volta con i mezzi pubblici soprattutto nelle ore di punta.
Ci auguriamo, pertanto, che nella programmazione dello sviluppo e dell'ammodernamento di questa ferrovia si tenga conto della richiesta degli utenti della stessa.
Concludo sollecitando l'Assessore a farsi carico del fatto che, se convogli nuovi vanno acquistati, si tenga conto dell'esigenza di consentire l'accessibilità a questi vagoni da parte di persone con disabilità. Dico questo rammentando il fatto che è su un vagone della Satti che è stato sperimentato un sistema di sollevamento di carrozzine presentato nella mostra "Vivere il treno", tenutasi a Torino due anni fa. Questo vagone è attualmente inutilizzato nei capannoni di Rivarolo Canavese; potrebbe essere invece rimesso in funzione o comunque utilizzato come esempio di possibile superamento di barriere architettoniche sui mezzi di trasporto su rotaia.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 443 del Consigliere Tapparo: "Crisi alla LIP di Trofarello"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 443 del Consigliere Tapparo, cui risponde l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore all'industria L'azienda LIP di Trofarello opera nel settore conciario ed occupa circa 50 addetti. Prima che in sede regionale, la difficile situazione di questa società era stata esaminata ed era stata oggetto di discussione e di trattativa fra l'azienda, le Organizzazioni Sindacali del settore chimico e l'Amministrazione comunale di Trofarello. In seguito al profilarsi di una evoluzione per la verità non positiva della situazione, le Organizzazioni Sindacali e l'Amministrazione comunale di Trofarello hanno richiesto un incontro con la Regione Piemonte, incontro che si è svolto nelle settimane scorse (21 marzo 1991). Al suddetto incontro erano presenti, oltre alle Organizzazioni Sindacali, l'Amministrazione comunale di Trofarello, lo stesso Consigliere interrogante Tapparo e l'Amministrazione della LIP assistita dalla Unione Industriale. Nel corso degli incontri in sede locale, la società aveva prefigurato la ristrutturazione dell'azienda e la sua eventuale rilocalizzazione utilizzando le risorse finanziarie derivanti dalla cessione di alcune proprietà immobiliari. L'acutizzarsi dei problemi finanziari ha indotto la società a cedere intempestivamente le proprietà immobiliari, e quindi con un minor profitto di quello indicativamente previsto, per cui le risorse ricavate da questa vendita sono state utilizzate prevalentemente per ripianare i debiti finanziari dell'azienda stessa. Nell'incontro avvenuto presso la sede regionale del Piemonte l'Amministrazione dell'azienda ha indicato alcune fra le ragioni generali della crisi, come le elevate insolvenze a cui la società ha dovuto far fronte, insolvenze peraltro dovute prevalentemente ai clienti del settore calzaturiero che, come il collega interrogante ed il Consiglio certamente sanno, è sostanzialmente in crisi; la concorrenza dei Paesi invia di sviluppo, basti citare i casi emblematici del Pakistan e dell'India, che sono i sostanziali detentori della materia prima e che da alcuni anni per la verità esportano il prodotto finito e non solo più le pelli grezze; in ultimo, i crescenti costi per la depurazione delle emissioni, lamentando l'assenza di una struttura eventualmente consortile preposta a questo compito.
Alla luce di questa situazione, l'azienda LIP di Trofarello intende attuare - così ha dichiarato - una strategia che .è sostanzialmente tendente a ridurre al minimo il dispendio di risorse aziendali. Tale strategia è stata decisamente contestata e criticata in particolare dagli amministratori del Comune di Trofarello che hanno precisato lo stretto rapporto stabilito tra gli strumenti urbanistici interessanti l'area su cui insiste l'azienda LIP e la continuità produttiva dell'azienda. Le Organizzazioni Sindacali del settore hanno ribadito la volontà di discutere e trattare la situazione in tutti i suoi aspetti, prendendo in considerazione anche l'eventuale chiusura dello stabilimento. L'azienda ha accettato l'invito rivolto dalla Amministrazione regionale del Piemonte e dall'Assessorato a riprendere le trattative in sede sindacale, pur mantenendosi, ovviamente, la disponibilità del tavolo regionale.
Negli incontri svoltisi ultimamente, il rappresentante dell'azienda ha sostanzialmente mantenuto l'ipotesi di una continuazione dell'attività industriale in forma molto ridotta e devo dire che questa possibilità di concretizzazione, per la verità, non è certa in quanto deve ancora essere approvata dagli azionisti della società a cui sarà sottoposta come valutazione, come approvazione nei prossimi giorni. Quindi, la decisione degli azionisti, per dare una notizia aggiornata al collega interrogante sarà oggetto di un incontro previsto per il prossimo 22 di questo mese, mi pare lunedì prossimo, e quindi il giorno successivo alla decisione degli azionisti sapremo se questa ipotesi potrà andare avanti. Sarà cura dell'Assessorato aggiornare il collega interrogante all'indomani del 22 per capire quale sarà la posizione assunta dagli azionisti della società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Ringrazio l'Assessore per la risposta. Anche qui abbiamo un chiaro esempio della politica dei due tempi. Il primo tempo è dedicato all'attenzione a poter realizzare, attraverso le proprietà aziendali, delle risorse che non sempre vengono destinate a rafforzare l'attività imprenditoriale o comunque non vengono finalizzate ad un disegno di persistenza dell'attività.
Ricordo che anche in quell'occasione la risposta dell'azienda è stata un po' quella di usare la strategia dell'orso in letargo, cioè minimizzare i movimenti per non disperdere energie. Peccato che questa politica dell'orso non sia stata altrettanto fatta dall'Amministrazione comunale, la quale rispose che nel limite delle proprie possibilità cercava di avere analogo atteggiamento. Assessore, ieri lei alla Elcit ha potuto constatare che molto spesso gli immobili, i terreni - e il caso della siderurgia a Torino è anche un classico, forse della Michelin - non sempre vengono visti dalle imprese come risorse da utilizzare per rafforzare l'attività di impresa che si svolge.
Il caso LIP, seppure piccola azienda, rappresenta comunque un altro esempio di quel tipo di logica che dobbiamo in qualche modo neutralizzare o comunque incanalare in forme diverse e fare in modo che le Amministrazioni comunali sappiano i rischi che corrono quando si aprono trattative nel rapporto tra utilizzo delle possibilità legate ai Piani regolatori o altri strumenti di intervento che l'Amministrazione comunale ha e le volontà espresse dall'azienda.
Aspetto, dunque, con curiosità le conclusioni del Consiglio di Amministrazione di lunedì prossimo, perché vorremmo capire anche da questo piccolo esempio se è una strada ormai consolidata quella di praticare la logica dei due tempi. Il primo, quello di trarre il massimo dei benefici che le modifiche, per esempio di destinazione d'uso o altri interventi possono dare e il secondo tempo, come avviene purtroppo anche nelle politiche nazionali, è qualcosa che poi si vedrà.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 360 dei Consiglieri Bresso, Bosio, Rivalta e Buzio e interrogazione n. 378 del Consigliere Miglio: "Progetto realizzazione impianto smaltimento rifiuti nei Comuni di Marano Ticino e Mezzomerico"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino che risponde congiuntamente all'interpellanza n. 360 e all'interrogazione n. 378.
GARINO, Assessore all'ambiente La Giunta ha ritenuto opportuno non accogliere la domanda di autorizzazione relativa al progetto di una discarica di rifiuti solidi assimilabili agli urbani da localizzarsi nel territorio dei Comuni di Marano Ticino e Mezzomerico (NO), recependo in ciò alcune delle osservazioni formulate dai Consiglieri interroganti.
Infatti, considerata la complessità del sistema idrogeologico della zona, le rilevazioni eseguite dai progettisti non possono considerarsi sufficienti per definire il livello di massima escursione della falda, al fine di determinare quote progettuali certe per garantire un franco sulla falda rispondente alle normative in vigore; inoltre, risulta carente la relazione di compatibilità ambientale e poco dettagliato il Piano di recupero finale dell'area di discarica. Per di più, la Giunta regionale con deliberazione del 20.11.90, ha, come noto, approvato le "Iniziative assunte e proposte di intervento in attuazione del programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali".
Tale documento prevede al suo interno la definizione del sistema integrato di smaltimento, che, per il comprensorio di Novara - Vercelli indica per lo smaltimento dei rifiuti assimilabili agli urbani, stante la presenza di una discarica specifica (Alice Castello), l'ipotesi di "costruzione di un impianto a tecnologia complessa per trattare tali rifiuti unitamente ai rifiuti solidi urbani", con finalità di ricupero riciclo e valorizzazione dei materiali, escludendo quindi, per il momento la necessità di un'ulteriore discarica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO Molto brevemente. Ringrazio l'Assessore Garino per la risposta data e ci fa indubbiamente piacere vedere accolte le questioni, da noi sollevate con l'interrogazione, con la traduzione in termini positivi della decisione assunta dalla Giunta di rifiutare il progetto di realizzazione della discarica in oggetto. Ci auguriamo che questa sia la premessa per avviare una riconsiderazione complessiva di quella che è la gestione attuale delle discariche con presupposti che vadano meglio a verificare la sussistenza dei requisiti di sicurezza che i siti devono avere per accogliere materiali di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Sono soddisfatto della risposta. Chiedo all'Assessore di inviarmi una relazione scritta.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 252 del Consigliere Porcellana: "Mancato inserimento della tangenziale di Asti Ovest nel Piano decennale viabilità grande comunicazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 252 presentata dal Consigliere Porcellana.
Risponde l'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore alla viabilità La tangenziale di Asti Ovest risulta inserita nel Piano decennale della viabilità, secondo quanto indicato a suo tempo dal Consiglio regionale all'atto delle consultazioni compiute dal Ministero dei Lavori Pubblici per la formazione del suddetto Piano nel 1984, ai sensi della legge n. 531/82.
L'opera non compare fra quelle attuabili all'interno del III stralcio attuativo del Piano decennale, né fra le indicazioni regionali né fra quelle formulate dall'ANAS.
Per quanto riguarda le indicazioni regionali, ci si è limitati sostanzialmente, a fronte delle risorse assai esigue del Piano in questione, che assegnavano in un primo momento al Piemonte 402 miliardi, ad indicare esclusivamente lavori di completamento di opere già finanziate in precedenti Piani attuativi ed in corso di esecuzione.
Fra le pochissime opere nuove indicate si è data priorità a quelle che già possedevano un progetto esecutivo o di massima affidabile a prestazioni integrate e a seguito di indicazioni e consultazioni già avvenute con le Amministrazioni provinciali o Comuni interessati che ne avessero sollecitato l'esecuzione.
Per quanto riguarda la tangenziale Ovest di Asti, non sono pervenute agli uffici regionali, al tempo della formazione delle indicazioni sollecitazioni né richieste di incontri e proposte di progetti esecutivi o di massima, né da parte della Provincia né da parte del Comune di Asti (sono avvenute successivamente nel corso di un convegno a cui ho partecipato presso il Comune di Asti, organizzato dalla Provincia).
Pertanto, si è ritenuto che la stessa tangenziale non rivestisse, a fronte di altre opere, urgenza pari a quelle di cui si è detto. L'opera pertanto, non è stata indicata fra quelle da finanziarsi con detto Piano attuativo. Peraltro, l'Assessorato regionale competente era a conoscenza di ipotesi di completamento, formulate dalla SATAP in raccordo all'autostrada Torino - Piacenza, del progetto che la stessa SATAP ha in corso per il collegamento Asti-Cuneo e che andavano nella direzione di delineare una variante ovest all'abitato di Asti come bretella di raccordo autostradale.
Si è ritenuto opportuno attendere una definizione di detto orientamento prima di indicare, fra le opere da eseguirsi dall'ANAS in amministrazione diretta, l'intervento di cui si tratta.
Debbo aggiungere che nel corso del convegno che ho ricordato poc'anzi è stato preso l'impegno di inserire nel Piano decennale questa opera quando il Piano stesso verrà riconsiderato dalla II Commissione e dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Porcellana.
PORCELLANA Ringrazio l'Assessore Panella per la risposta. Ribadisco quanto è stato detto nel corso dell'importante convegno svoltosi ad Asti. E' importante che la circonvallazione Asti Ovest non sia messa nel dimenticatoio: lo ha detto l'Amministrazione comunale di Asti, lo ha detto L'Amministrazione provinciale di Asti e sono le attese delle popolazioni. Arrivando ad Asti Ovest con l'autostrada Torino - Piacenza troviamo un blocco per cui occorrono 30-45 minuti per superare la città. Dal casello Asti Ovest fino alla prima frazione S. Marzanotto occorrono 30-40 minuti. Quindi mi pare che per motivi di tempi, sia per le attività commerciali sia per coloro che si spostano per lavoro, non si possa permettere minimamente di continuare in questo senso.
Mi fa piacere che la risposta dell'Assessore Panella sia in senso positivo in quanto c'è l'impegno ad esaminare quanto prima l'argomento a livello di Assessorato e di Commissione. Ovviamente, i centri del sud Piemonte (Acqui, Nizza, Canelli, Alba, Ovada) non possono essere lasciati con un'arteria che sino ad oggi non è stata ancora inserita nei programmi triennali o decennale.
Quindi, grande rispetto per la popolazione, per i suoi commerci, per il traffico nella zona del sud dell'Astigiano e ringrazio per l'impegno che l'Assessore Panella poc'anzi ha voluto confermare.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 287 del Consigliere Miglio: "Grave situazione occupazionale azienda 'Piemonte Formaggi' di Crescentino"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 287 presentata dal Consigliere Miglio.
Risponde l'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore all'agricoltura La Società Cooperativa "Piemonte Formaggi" si è costituita il 20/ 10 1983 con lo scopo statutario della "raccolta, conservazione trasformazione, commercializzazione del latte suoi derivati conferiti dai soci".
L'1/10/1984 la Cooperativa, che contava 311 soci (capitale sociale L.
3.150.000) per un conferimento di latte di circa 96.000 quintali/annuo prese in gestione lo stabilimento di Crescentino (VC) di proprietà dell'ESAP, ristrutturato e potenziato con un finanziamento Reg, n. 355/77 (spesa ammessa L. l.404 milioni circa, contributo CEE L. 162 milioni contributo regionale in conto capitale L. 379 milioni, trasformato in contributo attualizzato negli interessi a copertura di un mutuo di L. 859 milioni circa).
Scopo dell'operazione era quello di garantire di ritiro del latte dei conferenti dell'ex proprietà ed assorbire il personale occupato nell'azienda.
La Società, nel periodo 1984-1987, ha accumulato perdite per oltre L.
800 milioni. Le perdite sono attribuibili all'esubero di personale e all'alto costo della raccolta e degli oneri finanziari. Questi ultimi sono anche collegabili ai tempi di pagamento e di incasso. Infatti, la Cooperativa pagava ai produttori il prezzo regionale a 60 giorni, mentre la Polenghi Lombardo, che ritirava la quasi totalità del prodotto, pagava la Cooperativa a 105 giorni.
Quindi, la stessa era praticamente obbligata a ricorrere allo sconto oneroso dei propri effetti al Consorzio Agrario Provinciale di Torino. Nel periodo 1984-1987 i soci sono passati da 311 a 350 e il conferimento da 96.000 a 102.000 quintali, con una punta massima di 119.000 quintali nel 1986.
L'Assessorato all'agricoltura ha concesso finanziamenti in conto interessi per prestiti acconto soci per gli anni 1985, 1986. 1987 e 1989 ammettendo per ciascuno degli anni una spesa di L. 700 milioni.
Nel 1986 è stato finanziato l'acquisto di una linea di confezionamento collaudata nel 1987, per una spesa complessiva di L. 227.640.000.
L'Assessorato ha liquidato il contributo in conto capitale di L.
113.820.000 (50% di L. 227.640.000). L'Istituto Bancario S. Paolo di Torino non ha perfezionato l'operazione di mutuo sulla restante somma di L.
113.820.000.
Nel febbraio 1988 è stato erogato un contributo in conto capitale di L.
82.572.670 per le spese di raccolta e trasporto del latte.
Il 25/7/1988 la Società ha richiesto le agevolazioni contributive della L.R. n. 40/87 per l'aumento di capitale sociale di L. 446 milioni sottoscritto dai 245 soci conferenti, da versarsi entro il 15/9/1988 (soci iscritti n. 358).
Il piano di consolidamento prevedeva la commercializzazione della produzione attraverso la rete di vendita della Società Cooperativa Latte Verbano, il pagamento del latte a 75 giorni nella misura dell'80% del prezzo regionale, il pieno utilizzo degli impianti mediante una diversificazione produttiva da realizzarsi in due fasi con un investimento di circa L. 600 milioni.
Il contributo regionale per l'aumento del capitale sociale non venne erogato in quanto il piano di consolidamento e sviluppo non potè attuarsi causa il progressivo deteriorarsi della situazione economica della cooperativa che non garantiva più i requisiti previsti dalla L.R. n. 40/87 per l'intervento pubblico.
Il 31/12/1989 la Cooperativa ha cessato l'attività di raccolta e di trasformazione e ha richiesto l'intervento della cassa integrazione guadagni, che è stata concessa fino agli ultimi giorni di ottobre 1990.
I dipendenti occupati, previo preavviso di due mesi, sono stati licenziati il 31/12/1990, ad eccezione di uno che è rimasto con la funzione di custode degli impianti (alla fine del 1987 i dipendenti erano 12).
Nel corso del 1990 la Società ha pagato ai produttori l'80% del prezzo regionale su tutto il latte conferito nel 1989.
Dall'1/1/1991 l'ESAP (proprietario degli stabilimenti e soggetto al quale debbono rivolgersi in prima istanza gli amministratori del Comune per avere indicazioni, in quanto l'ESAP ha a quell'epoca e anche successivamente mantenuto una propria autonomia gestionale e finanziaria) ha affidato alla Cooperativa il compito della custodia e dell'ordinaria manutenzione degli impianti, dietro rimborso dei soli costi documentati e per un periodo limitato di mesi, in attesa di decisioni sul futuro del complesso aziendale, che naturalmente dipende dalla sorte della Cooperativa e dalle indicazioni che l'ESAP, nella sua autonomia, vorrà proporre anche a livello regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



PRESIDENTE

MIGLIO



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Noi attendevamo dei tempi di risposta più veloci in quanto l'interrogazione è stata presentata il 14 dicembre scorso. Avevamo inoltre richiesto risposta scritta per favorire l'Assessore nel darci la comunicazione che si richiedeva.
Mi pare di aver capito che la nostra preoccupazione in merito al licenziamento di sette lavoratori si è tradotta nella decisione di licenziare gli stessi. Non è molto coerente che un'azienda, che ha ricevuto dal 1983 al 1990 una serie di contributi successivi, peraltro estremamente corposi (300-700 milioni), per intervenire all'interno del meccanismo produttivo per poter contribuire al sostentamento e per tenere in vita l'azienda stessa, cessi l'attività con la messa in cassa integrazione e successivo licenziamento degli operatori del settore.
L'Assessorato dovrebbe rivedere la sua politica perché sicuramente non è positivo intraprendere interventi di questo tipo se poi il risultato è comunque quello di pervenire alla chiusura dell'azienda dopo avere versato contributi non indifferenti alla stessa.
Per quanto riguarda la questione della proprietà, è giusto il riferimento all'ESAP. Indubbiamente i contatti dovevano essere presi con l'azienda da parte delle Amministrazioni comunali; ciò non toglie che proprio in considerazione dei contributi dati dalla Regione, anche l'Assessorato poteva svolgere un ruolo come mediatore o come soggetto propulsore per addivenire ad una soluzione diversa da quella del licenziamento.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Interrogazione n. 366 del Consigliere Cavallera: "Fiera di S. Giorgio di Alessandria"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 366 presentata dal Consigliere Cavallera.
Risponde l'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore alle fiere e mercati Il Consigliere Ugo Cavallera, con l'interrogazione n. 366, chiede se dal Comune di Alessandria è pervenuta la richiesta di autorizzazione e classificazione della Fiera di S. Giorgio, per l'anno 1991, tra quelle di rilievo regionale e di conseguenza, quindi, quali decisioni ha adottato in proposito la Giunta regionale.
La prima risposta è negativa: non è pervenuta dal Comune di Alessandria alcuna richiesta di classificazione ed autorizzazione dell'edizione 1991 della suddetta fiera come regionale. Gli unici dati pervenuti relativamente alla manifestazione riguardano l'inserimento nel calendario fieristico per l'anno corrente come locale.
Di conseguenza, la Giunta regionale non può che prendere atto di tale volontà. Il quarto comma dell'art. 5 della L.R. n. 47/87 "Disciplina dell'attività fieristica" stabilisce infatti che il Comune attribuisce la qualifica di locale ed è il Sindaco del Comune in cui si svolge la manifestazione (art. 8, secondo comma, L.R. n. 47/87) a rilasciare l'autorizzazione.
A decorrere dal 1988, data di effettiva entrata in vigore della L.R. n.
47/87, la Fiera di S. Giorgio è stata qualificata ed autorizzata come locale.
La manifestazione era stata denominata provinciale (qualifica oggi non più esistente) dal 1980 al 1983 e, da tale data al 1987, regionale. Dal 1987, entrando in vigore la nuova regolamentazione, non poteva più essere qualificata come regionale. Se l'Amministrazione avesse fatto la richiesta si sarebbero esaminate le possibilità in quel contesto territoriale più generale rispetto al quale vedere se classificare o meno come regionale la Fiera. Ma fin quando abbiamo questo tipo di indisponibilità da parte dell'Amministrazione comunale diventa difficile da parte nostra andare a sollecitare. Ricordo che in Piemonte si svolgono 1.250 Bere, quindi compito dell'Amministrazione regionale è quello di raccogliere le richieste e di sollecitare per occasioni straordinarie, ma non certamente quello di sostituirsi all'ente locale nel momento di promozione del proprio territorio e della propria attività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.
CAVALLERA Ringrazio l'Assessore Vetrino per la risposta puntuale. Prendo atto delle sue precisazioni e mi dichiaro soddisfatto per quanto di competenza della Regione Piemonte.
Non posso non rilevare, visto che la risposta è stata data pubblicamente, che è in atto da parte del Comune di Alessandria una specie di gioco al ribasso per quanto riguarda la manifestazione fieristica, che è molto importante nel panorama regionale e ha i requisiti per essere classificata come fiera di interesse regionale. Va da sé c e se il Comune non si attiva per tempo a farla richiesta per essere inserito nel calendario ,elle fiere regionali, certamente la Regione non può sostituirsi al Comune stesso. Tra l'altro è anche di moda attaccare la Regione, in certi casi anche a sproposito, nel momento in cui la Regione stessa potrebbe dare qualche aiuto, forse più morale che altro; ma dal punto di vista commerciale è anche molto importante essere inseriti nel calendario delle fiere di interesse nazionale e regionale.
Penso si debba sollecitare l'Amministrazione comunale ad inserirsi tempestivamente nel circuito di queste fiere di interesse regionale. Credo di aver chiarito le motivazioni per cui ho presentato l'interrogazione prendo atto della risposta e spero che il Comune di Alessandria sia più diligente in modo da avere l'anno prossimo la Fiera di S. Giorgio inserita nel circuito fieristico regionale.


Argomento: Varie

Interrogazione n. 286 del Consigliere Sartoris: "Chiusura della caserma Guastalla di Asti" ed interpellanza n. 291 dei Consiglieri Rabellino Farassino e Vaglio: "Piano di chiusura caserme in Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interrogazione n. 286 presentata dal Consigliere Sartorio e l'interpellanza n. 291 presentata dai Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio.
Risponde ad entrambe il Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale In riferimento all'interrogazione n. 286 del Consigliere Sartoris e all'interpellanza n. 291 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio concernente la chiusura della Caserma "Colli di Felizzano", gli organi competenti, ai quali tramite il Commissariato del Governo erano state richieste notizie più precise, hanno comunicato quanto segue.
Il Comando della Regione Militare NordOvest di Torino ha precisato che "Guastalla" è il nome del IV battaglione fanteria che ha sede nella Caserma "Colli di Felizzano", unica caserma esistente nella città di Asti. Il suddetto Comando ha inoltre fatto presente che l'autorità centrale è stata indotta a diminuire l'entità dei contingenti di leva alle armi dalla costante riduzione della disponibilità finanziaria, con conseguente riordinamento dell'esercito in tutte le sue componenti.
In tale quadro, lo Stato Maggiore dell'Esercito, ottenuta la prescritta autorizzazione del Ministero della Difesa, ha disposto la soppressione di alcuni Comandi ed Unità dell'Esercito, tra cui il IV battaglione fanteria "Guastalla" in Asti, soppressione già prevista per il 31/1/1991 e poi prorogata al 30/4/1991.
Il provvedimento di soppressione del battaglione, in data 11/9/1990, è stato comunicato dal Comandante della Regione Militare al prof. Giorgio Galvagno, Sindaco di Asti, che ha chiesto di poter utilizzare l'infrastruttura quando la Caserma "Colli di Felizzano" sarà dismessa dal Ministero della Difesa.
In data 17 gennaio c.a, a Palazzo Esercito in Roma si è svolta una riunione indetta dal sen. Poli a cui ha presenziato anche il Sindaco di Asti che, in quella sede, ha chiesto la cessione in uso della Caserma "Colli di Felizzano" all'Amministrazione comunale di Asti, non appena sarà lasciata disponibile dal reparto che attualmente occupa l'infrastruttura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Quando avevamo presentato l'interrogazione, sicuramente, siccome non siamo dei maghi, non potevamo prevedere quello che sarebbe stato il vero problema e il vero utilizzo della caserma. Credo che alcune discussioni verranno poi fatte successivamente quando parleremo degli ordini del giorno sulla questione degli albanesi. Quindi, non mi soffermo più di tanto sulla utilizzazione delle caserme, che peraltro noi osteggiamo e vediamo molto male. Quando avevamo presentato l'interrogazione, sollecitata da un gruppo di commercianti che avevano visto - con la chiusura della caserma - ridurre i loro giri di affari, esprimevano preoccupazione perché la presenza di militari in alcuni settori commerciali porta ad avere un certo giro di affari. Quindi, la preoccupazione dei commercianti era appunto per questa riduzione. Sicuramente i commercianti non prevedevano che vi sarebbe stata non solo una riduzione, ma un crollo spaventoso. L'aspetto che ci fa specie è che qui ci siano dei Consiglieri regionali, che sono amministratori di Asti, che non si rendono conto di quanto questi problemi abbiano colpito alcuni settori commerciali e di come, in alcune zone, siano stati prevaricati gli interessi commerciali di alcuni commercianti. In alcune zone sono successi dei fatti gravissimi, specialmente di ordine pubblico.
In alcune zone di Asti e di Casale, dove sono state mandate a forza alcune persone non gradite, che non si sono integrate minimante con il tessuto sociale e che stanno creando grossi problemi specialmente di ordine pubblico e di ordine commerciale, ci sono alcuni bar che hanno dovuto ridurre il loro giro di affari in maniera spaventosa, senza nessuna compensazione.
Crediamo che la risposta che ci è stata data dal Presidente della Giunta regionale, Brizio, sia molto banale rispetto a un problema così grave. Oltretutto, in questo caso, eleviamo una ferma protesta perché a quanto ci consta i militari vengono utilizzati come sguatteri degli albanesi che sono stati inseriti in queste caserme. Quindi, non ci pare che questa sia una soluzione; credo che le madri, come me, che hanno allevato i loro ragazzi per vent'anni, non li hanno allevati per fargli fare la serva o per fargli fare la sguattera!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Signor Presidente, mi dichiaro molto insoddisfatto perché la nostra interpellanza, fermo restando che era questione di metà dicembre, faceva riferimento in modo molto chiaro ad un Piano di chiusura caserme, non alla sola ed unica caserma Colli di Felizzano.
Nell'ambito di questo Piano di chiusura caserme risultavano anche la caserma di Susa, oltre a quella di Asti, e altre caserme nell'ambito della provincia di Alessandria, come presumibilmente quella di Casale, ecc.
Comunque sapevamo da tempo della riduzione del contingentamento di leva quello che volevamo capire, in quanto Regione, è fino a che punto assolviamo ai nostri compiti di programmazione e quindi siamo in grado di avere il polso della situazione. In definitiva, continuiamo a non sapere se queste caserme saranno chiuse o non saranno chiuse. Il Consigliere Ferraris mi dice che quella di Casale non sarà chiusa. Avrei voluto - e questo era lo spirito della nostra interrogazione - sapere che fine avrebbero fatto le caserme in Piemonte, e a questa domanda non è stato risposto. Meno che mai è stato risposto alla domanda implicita per sapere a quale fine verranno utilizzati gli edifici dismessi dall'esercito non più utilizzati come caserme. Per disgrazia abbiamo saputo che sono stati utilizzati per fare dei lager di tipo moderno dove inviare, cosa che noi abbiamo fermamente contestato, dei profughi di altri Paesi. La pregherei; signor Presidente di tenere in debito conto il tenore della nostra richiesta e, se non fosse in grado di rispondere in questa sede, di rinviare la sua risposta in un altro momento in cui sarà forse più preparato a dirci quali sono le caserme che la Regione militare Nord-Ovest ha preso di mira e intende chiudere e quali sono gli indirizzi di questa Regione o comunque dei Comuni che ospitano queste strutture per il riutilizzo delle strutture stesse.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Dato che mi è stato chiesto esplicitamente, devo dire che abbiamo risposto sul problema riguardante Asti. Per la questione di Casale e di Susa abbiamo della corrispondenza in corso con il Commissariato di Governo per cui non possiamo ancora avere delle risposte definitive in proposito.
Per gli altri problemi risponderemo poi, perché ci sono delle questioni non definitive, a quanto ci consta, e in ordine alle quali, comunque risponderemo. Tengo a precisare che si tratta di questioni in campo militare di assoluta non competenza della Regione. Devo inoltre precisare per oggettiva verità, che non è vero che non si dica che cosa si farà della caserma di Asti, in quanto è stata chiesta esplicitamente dal Comune per poterla utilizzare per dei servizi comunali. Quindi, questo sarebbe l'indirizzo per quello che riguarda Asti; poi, che provvisoriamente Asti sia stata occupata, come altre Caserme e con un provvedimento di emergenza da parte del Ministero della Protezione Civile e della Regione militare Nord-Ovest per la questione albanese, questa è questione contingente. Nella mia comunicazione rilasciata alla fine dell'ultimo Consiglio ho detto che è in atto un piano di sgombero degli albanesi dalle caserme. Ci incontreremo a Roma, a Palazzo Chigi, il giorno 18 alla Conferenza Stato-Regioni e in quella sede vedremo come affrontare il problema, tenuto conto che si tratterà poi di immettere i profughi nella società civile, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Comunque, rimane il fatto che la caserma di Asti sarà lasciata dagli albanesi nel Piano di sgombero totale delle caserme; quindi, la destinazione a civile in discussione con il Comune di Asti per una diversa destinazione sarà portata avanti.
Per le altre due, per le quali non ho risposto, lascerò aperta l'interpellanza n. 291 e quando avrò gli elementi per rispondere risponderò.


Argomento: Commercio

Interrogazione n. 495 del Consigliere Marchini: "Ruolo della Regione Piemonte all'interno del Centro Agro Alimentare Torinese (CAAT)"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame dell'interrogazione n. 495 del Consigliere Marchini, cui risponde l'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore al commercio Si tratta di una interrogazione urgente, presentata dal Consigliere Marchini, relativa alla possibilità di non attribuzione della vicepresidenza del CAAT - Centro Agro Alimentare Torinese - S.p.A, al rappresentante nominato dal Consiglio regionale.
Questa precisazione del Consigliere Marchini trova fondamento nella mancata nomina di tutte le cariche sociali (Presidente, Vicepresidente Amministratore delegato, Comitato esecutivo) nonostante la messa all'o.d.g.
nelle ultime cinque riunioni del Consiglio d'amministrazione, l'ultima delle quali si è svolta ieri mattina, senza risultato.
Si tratta, quindi, di un'incertezza nella attribuzione delle cariche che fa supporre vi sia chi voglia una ridiscussione dei ruoli dei vari soci, al fine di verificare le ipotesi intercorse tra gli stessi in sede di preliminari. Tali accordi preliminari del tutto informali prevedevano, per quanto riguarda le cariche principali, la Presidenza della società per uno dei rappresentanti del Comune di Torino, che è il socio di maggioranza, la vicepresidenza per il rappresentante della Regione e la carica di amministratore delegato per uno dei rappresentanti dei soci delle parti private.
Alla base delle considerazioni concernenti l'attribuzione di carica al rappresentante regionale stava quanto il Consigliere Marchini nella sua interrogazione evidenzia: il ruolo della Regione nella programmazione di settore e nella gestione del territorio. Si tratta di ruoli che non sono venuti meno.
Da un punto di vista programmatico, alla Regione spetta, in base alla L.R. 62 "Disciplina dei mercati all'ingrosso", la definizione di un Piano di settore, che è stato approvato, sulla base del quale è stata improntata la progettazione del Centro Agro Alimentare di Torino riconosciuto di interesse nazionale. A questo ruolo di indirizzo le Regioni sono state chiamate nelle varie fasi che hanno finora scandito la gestione del Piano nazionale dei centri agro-alimentari. Quindi, ritengo che noi siamo nella situazione di dover - purtroppo - riscontrare lungaggini da parte del Consiglio d'Amministrazione a darsi i propri organi; incertezza che mi permetto di considerare inopportuna e soprattutto che continua a protrarsi a lungo. Se non ricoprissi il mio incarico e sedessi in altri banchi userei altri aggettivi perché non credo che un Consiglio d'Amministrazione si possa riunire 5 volte e non essere ancora in condizione di definire i propri organi di definizione. Tra l'altro con grandissime difficoltà perché è probabile che prima o poi arrivi il finanziamento da parte dello Stato, cosa che era avvenuta il 21/12/1990, e quindi potrebbe non esserci l'organo in grado di gestire questa disponibilità e avviare con prontezza l'intervento che, come ben si sa, imporrà tempi strettissimi perch l'appalto dovrà essere fatto nel determinato numero di giorni previsto dalla legge.
Come Assessore regionale al commercio devo mettere a conoscenza i Consiglieri regionali di questa grave difficoltà che si sta rivelando nell'ambito di questo Consiglio d'Amministrazione. Per quanto ci riguarda noi naturalmente possiamo interferire nell'ambito del nostro rappresentante regionale, evidentemente a livello politico anche con tutti gli altri rappresentanti e soci, per fare in modo che questo Consiglio d'Amministrazione abbia al più presto i suoi organi di gestione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per la risposta. L'Assessore Vetrino ha colto - e nella risposta è emerso - che la questione posta dal sottoscritto non era nominalistica; può anche avvenire paradossalmente che la Regione non abbia il Vicepresidente all'interno di un sistema di organizzazione della società che ritenga opportuno un modello diverso di ragionamento e di organizzazione, però dalle sue parole traspare un ripensamento sostanziale dei ruoli non della Regione, bensì dei diversi soci e a me sembra che questa sia la questione più delicata e che deve farci riflettere.
Mi pare di comprendere - per quel poco che un Consigliere regionale pu sapere di queste cose - che ancora una volta - lo dice un rappresentante del Gruppo liberale - ci sia una presenza anomala e impropria dei privati in questa operazione. Il rapporto pubblico - privato deve esistere nella misura in cui il privato ci stia mettendo delle risorse, ma soprattutto perseguendo un disegno organizzativo e di programmazione d'intesa con i soggetti istituzionali. Mi sembra di capire, dalle voci che ho raccolto che la rimessa in discussione dell'organigramma derivi sostanzialmente da una riduzione del ruolo dei privati, riduzione non in termini formali, ma sostanziali.
Signor Presidente del Consiglio e signor Assessore, abbiamo un'esperienza di questo genere che dovrebbe farci riflettere, cioè SITO.
Questo ente merita tutto il nostro apprezzamento, ma non è una società di intervento, è una società finanziaria che utilizza i soldi dello Stato per fare dei contenitori; io non ho visto, dietro SITO crescere la cultura degli operatori torinesi ad utilizzare e pensare l'intervento finanziario che è nelle mani di SITO rispetto a un progetto di modernizzazione del sistema del rapporto del trattamento merci su Torino.
La mia preoccupazione, quindi, non è nominalistica, quale posto avrà la Regione e quale il privato, ma temo che questa necessità che il Comune di Torino debba farsi carico dei ruoli significativi, lasciando ai privati ruoli marginali, perché il paradosso è questo, significhi la perdita di ruolo formale della Regione con la conseguenza di una riduzione del ruolo dei privati. E' questo che mi preoccupa maggiormente; io non mi stupirei n mi scandalizzerei molto se il nostro rappresentante non avesse altro che un ruolo nel Consiglio d'Amministrazione e magari nell'esecutivo, ma mi preoccupa molto immaginare che una scommessa privata, che aveva ipotizzato ai privati stessi l'espressione dell'amministratore delegato, quindi il cervello operativo della operazione e inventiva, non trovi più, sia nell'apporto finanziario sia nell'atteggiamento politico tenuto dal settore privato, la giustificazione per lo stesso incarico.
Ringrazio l'Assessore per l'attenzione che porta al problema, ma ritengo che, soprattutto nella misura in cui è calato fortemente il ruolo della Regione in termini di programmazione a livello nazionale, di fatto il sistema agro-alimentare abbia perso molto del suo ruolo di leva della gestione della politica agro-alimentare e non della politica dei mercati.
Una delle differenze che abbiamo con l Europa è che l'Europa ragiona in termini agro-alimentari e noi invece continuiamo a ragionare in termini agricoli da una parte, industriali dall'altra e commerciali da un'altra ancora; per chi non lo sapesse, i supermercati francesi sono la conseguenza delle scelte di politica agro-alimentare, non sono le scelte di politica finanziaria. Quindi, anche il sistema agro-alimentare in questo Paese, con l'uscita dal campo della Regione come soggetto necessario, evidentemente è un ritorno all'indietro rispetto a questa maturazione. Se poi anche i privati considerano quella del centro agro-alimentare soltanto un'occasione per fare della straordinaria manutenzione e quindi per rilocalizzare le strutture del mercato all'ingrosso, non ci si rende conto che questo è un momento del ripensamento della politica agroalimentare nel suo complesso che lega il momento agricolo e il momento della trasformazione, della conservazione e della distribuzione in un contesto globale. Ho l'impressione davvero che queste risorse nazionali non perseguiranno gli obiettivi che abbiamo conseguito.
In ogni caso, ringrazio ancora l'Assessore Vetrino.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Esame interpellanza n. 50 richiesta del Gruppo Lega Nord Piemont ai sensi dell'art. 89, comma 9, del Regolamento interno; interpellanza n. 352 del Consigliere Marino inerente l'impiego di elicotteri per trattamenti antiparassitari


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interpellanza n. 50 che è stata iscritta al punto 3) all'o.d.g., su richiesta del Gruppo Lega Nord Piemonte, ai sensi dell'art. 89, comma 9, del Regolamento interno.
Poiché sullo stesso argomento è stata presentata un'interpellanza, la n. 352, a firma del Consigliere Marino, che risulta essere iscritta nell'elenco predisposto dalla Giunta, lo stesso Consigliere potrà intervenire nell'ambito di questa discussione.
Ha ora la parola il Consigliere Rabellino per illustrare l'interpellanza n. 50.
RABELLINO Più che presentare l'interpellanza mi pare opportuno soffermarmi sui rapporti tra Giunta e Consiglio. Credo sia la prima volta che ci si debba appellare al Regolamento per avere la risposta ad un'interrogazione che porta la data del 19 luglio! Non un mese fa o due mesi fa! Noi, per avere questa risposta, tra le altre cose abbiamo dovuto fare almeno quattro richiami scritti alla Giunta affinché ci venisse data, prima di appellarci al Regolamento e chiedere che venisse per forza risposto. E questo perché? Perché stiamo parlando dell'impiego di elicotteri per i trattamenti fitosanitari di vigneti, in particolare questo accade nell'Astigiano.
La nostra preoccupazione del luglio dell'anno scorso era proprio che la Giunta arrivasse a rifinanziare questo metodo di trattamento della terra.
Come abbiamo citato nella nostra interpellanza, il Ministero della Sanità già con la circolare n. 55 del 1984, aveva definito l'uso dell'elicottero come un reale pericolo e lo ammetteva - questo nel 1984 - soltanto in via sperimentale. Per cui, nonostante questa circolare, nonostante vi sia ormai tutta una serie di testi e, tra le altre cose, un'opposizione sempre più crescente da parte della popolazione sull'uso degli elicotteri, la Giunta regionale ancora nell'anno '90 aveva finanziato l'impiego di elicotteri.
Non solo, ma volevamo capire se per l'anno in corso la Giunta intende proseguire su questa strada o se, in alternativa, l'utilizzo di questi finanziamenti si è dirottato su altri strumenti di trattamento, comunque fitosanitario, in agricoltura. Sia ben chiaro che la nostra posizione non è contraria in modo totale all'utilizzo degli antiparassitari; semplicemente dovremmo verificare se l'utilizzo di questi elicotteri, che danneggia notevolmente i terreni limitrofi a quelli trattati, sia ulteriormente non solo autorizzato, ma addirittura sollecitato, perché quando si danno dei finanziamenti è ovvio che si intende ampliare l'utilizzo di queste strumentazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino che illustra l'interpellanza n. 352.
MARINO Mi associo alle osservazioni iniziali fatte dal collega della Lega Nord, perché anche su questo argomento, come su altri, non ho più chiaro quale sia il metodo attraverso il quale si decide quali interrogazioni o interpellanze sono urgenti, non per noi che le scriviamo, ma per la Giunta o comunque per gli Assessori.
Questo è un caso molto delicato, perché sono molti anni che questo metodo di irrorazione, soprattutto su alcune parti di vigneti piemontesi va avanti. C'è una polemica che ormai si sviluppa da moltissimo tempo esistono montagne di documenti, numerosi convegni, una rassegna stampa ampia, denunce, ricorsi al TAR. anche - in alcuni casi - il dubbio che incidenti legati alle questioni di deriva da parte degli elicotteri abbiano portato alla morte di alcune persone. C'è stato in particolare un processo abbastanza famoso, nel 198 l, a Nizza Monferrato, che diede torto alla società elicotteri. In seguito a questo ci fu, nel 1984, una circolare del Ministero della Sanità che fra l'altro chiariva e riconosceva che quello dell'uso degli elicotteri per irrorazioni di fitofarmaci di terza e quarta classe, se non sbaglio, costituisce comunque un reale pericolo e quindi la giustificazione di un'iniziativa sperimentale è data dal fatto che gli elicotteri permetterebbero di mantenere in vita coltivazioni di vigneti in zone impervie, dove quindi, se non ci fossero gli elicotteri, i trattamenti meccanici da terra sarebbero difficili. Non posso dilungarmi su questo credo sia capitato probabilmente a più di uno dei presenti, soprattutto a chi vive fuori città, di vedere effettuare i trattamenti con elicotteri.
Molto spesso capita di veder fare il trattamento con l'elicottero su un pezzo di terreno e accanto un altro pezzo di terreno dove il trattamento viene fatto con i metodi tradizionali. Quindi, che si tratti di una situazione eccezionale, se non in alcuni casi, è una cosa che io metterei decisamente in dubbio. Al di là di questo, credo che una volta all'anno negli ultimi anni, sia stata presentata almeno una interrogazione o un'interpellanza su questo argomento.
Non so cosa ci risponderà l'Assessore Lombardi. Devo dire però, al di là della polemica che si trascina da anni, che la risposta ad un'interrogazione e ad un'interpellanza di luglio e alla mia di metà febbraio, l'ho letta sul giornale, in un articolo su "Stampa sera" del 7 marzo, dal titolo "Divampa la polemica per gli antiparassitari", in cui probabilmente anche in seguito alle interpellanze presentate, si fanno dire alcune cose, fra gli altri, all'Assessore all'agricoltura che conferma che per il 1991, pur con tutte le precauzioni del caso, si tornerà a trattare ecc. Non so quale risposta ci darà l'Assessore, si tratta di un miliardo di lire. Mi rendo conto dei problemi che ci sono; possono esistere realmente delle zone nelle quali, non attivando trattamenti di questo genere. è possibile che la produzione dei vigneti si fermi.
Non è così comunque, sicuramente per quei complessivi 4.500 ettari, se non sbaglio, che attualmente vengono trattati con questo sistema. Faccio solo un accenno al fatto che sono in discussione in Commissione, seppure lentamente, due proposte di legge sull'agricoltura biologica e un disegno di legge della Giunta. Proposte peraltro ripresentate, una del Gruppo Verdi, una del PDS e quella della Giunta; mi risulta siano tutte proposte già presentate nella passata legislatura del Consiglio regionale. Ci sarebbero molte cose da dire sul disegno di legge della Giunta; comunque già il fatto che sia stato presentato, di per sé è un segnale positivo. Il disegno di legge della Giunta propone di sostenere la conversione al biologico, perché tale è la questione, con uno stanziamento di 100 milioni all'anno, e parlo di stanziamento per la conversione al biologico, non parlo di altri possibili finanziamenti che gli agricoltori biologici, come tutti gli altri, potrebbero eventualmente avere.
Ebbene, il disegno di legge della Giunta propone 100 milioni all'anno per il trattamento con elicotteri, che riguarda il 6,6% dei vigneti del Piemonte, nel 1990 è stata stanziata la cifra di un miliardo circa. Non ho ulteriori commenti da fare sia per quanto riguarda il ritardo della risposta da parte dell'Assessore sia per quanto riguarda il modo in cui si affronta un problema come quello dell'agricoltura biologica, su cui indirettamente c'è stato anche un referendum.



STAGLIANO' IGOR



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore all'agricoltura La circolare del Ministero della Sanità del 19/7/1984. 55 fornisce indirizzi generali di riferimento non ha valore normativo; si trattava infatti i una disposizione transitoria che avrebbe doto tradursi in decreto od ordinanza. Il Ministro della Sanità, pur avendo nominato un'apposita Commissione di esperti, non ha concluso la regolamentazione nel comparto in questione, anche e soprattutto per l'enorme diversità di condizioni operative dei mezzi aerei in Italia (coltura, tipi di fitofarmaci, ampiezza aziendale, ecc.).
La Regione Piemonte, a quanto ci risulta, è l'unica, tra quelle che autorizzano l'uso del mezzo aereo per i trattamenti antiparassitari alle piante, che ha adottato una specifica regolamentazione che coinvolge l'Assessorato agricoltura e foreste per l'istruttoria delle relative pratiche e gli indirizzi fitoiatrici, nonché le UU.SS.SS.LL per il parere preventivo su possibili rischi collaterali igienico - sanitari e/o ecologici e per gli stessi controlli durante e dopo i trattamenti. Vorrei sottolineare che su ogni iniziativa generale e specifica vi è il controllo delle UU.SS.SS.LL. e che non risulta si siano constatati danni alla salute di persone derivanti dall'uso dell'elicottero. Non c'è alcuna indicazione alcun referto medico, alcuna prova che eventuali disagi alla salute dei cittadini derivino dall'uso di antiparassitari tramite elicottero.
L'impiego dei mezzi aerei in Piemonte, il cui inizio risale al 1960 anche a seguito delle nuove metodologie di lotta, della disponibilità di nuovi principi attivi con attività curativa nei confronti delle principali crittogame (peronospora, oidio) non autorizzata con aerei, è stato via via ridimensionato e regolato con misure sempre più restrittive; siamo passati dall'uso dell'aereo, compreso l'elicottero, non regolamentato negli anni '60-'70 ad una regolamentazione doverosa sempre più precisa nell'uso dei mezzi stessi. Ad esempio: si sono vietati i trattamenti anticrittogamici sui pioppeti si è cercato di eliminare gli appezzamenti di ridotte dimensioni e/o isolati, quindi non può succedere che ci sia un appezzamento singolo in mezzo ad appezzamenti non interessati all'uso dell'elicottero si è ridotto il numero degli interventi, soprattutto nelle annate con scarse precipitazioni e quindi con minori rischi di peronospora si sono documentati, attraverso ricerche e sperimentazioni, gli effetti collaterali (deriva, ecc.) sia dei principi attivi usati che dei loro metaboliti si sono sperimentati mezzi innovativi di difesa per la viticoltura più difficile per ridurre il gravoso impegno dei trattamenti con pompe a spalla. E' vero che ci sono vigneti che usano il mezzo da terra a fianco di vigneti che usano il mezzo aereo, però è altrettanto vero che ci sono delle zone ove o viene usato il mezzo aereo o il mezzo a spalla.
I rischi degli effetti collaterali negativi non sono rilevanti rispetto ai trattamenti da terra per: a) la sempre più ridotta superficie interessata b) la versatilità e la manovrabilità degli elicotteri c) l'azione di deriva ridotta conseguente alla speciale formulazione dei fitofarmaci approvati dal Ministero della Sanità d) la scelta di formulati tradizionali, dotati di esclusiva attività di copertura e quindi né citotropica né sistematica.
Vorrei evidenziare che i rischi all'ambiente e alla salute degli operatori non vengono affrontati e garantiti attraverso l'uso dei mezzi da terra perché, non essendo controllato l'uso delle sostanze da terra, i rischi potrebbero essere superiori.
Per quanto riguarda i pericoli di incidenti a carico dei mezzi aerei durante i trattamenti, si fa presente che i rischi di questo tipo sono identici per tutti gli elicotteri che operano in condizioni difficili (soccorso aereo, antincendio, ecc.). Se è vero che sono avvenuti alcuni incidenti durante i trattamenti per gli antiparassitari attraverso il mezzo aereo, bisognerebbe collegare tutti gli incidenti che purtroppo sono avvenuti usando il mezzo da terra.
C'è un elenco delle somme impegnate che evidenzia come siamo passati da 6.310 ha e 6.500 aziende nel 1985 ai 4.213 ha e 4.673 aziende nel 1990: c'è una riduzione del 50% circa delle aziende interessate al problema, il che dimostra che la politica della Giunta non è stata quella di incentivare l'uso dei mezzi aerei, ma c'è stata un'azione tendente a ridurre all'indispensabile tale uso. Anche i numeri relativi agli eliconsorzi sono in diminuzione.
Pur riconoscendo la possibilità di sollecitare indirizzi alternativi (anche nel quadro di programmi di lotta guidata ed integrata) si fa presente che non è possibile cambiare radicalmente le modalità operative nelle zone interessate ai trattamenti con mezzi aerei a causa della carenza di macchine da terra, del tipo di impresa, la difficile giacitura dei terreni, la scarsa possibilità di investimenti delle aziende, ecc. E' opportuno evidenziare che siamo in fase di riduzione, ma non è ipotizzabile che tutte le aziende nello stesso anno acquistino il trattore o le motopompe necessarie per il trattamento da terra.
Queste difficili condizioni strutturali di una parte della viticoltura spiegano, tra l'altro, il forte abbandono di questa coltura fondamentale per l'economia della Regione. Dal 1986 al 1989 si è passati da 68.750 a 59.200 ha, con una riduzione del 13,9%.
Gli interpellanti non ignorano il fatto che gli stessi ricorrenti contro la prima deliberazione del 1989, sospesa dal TAR con ordinanza del 14/6/1989, hanno ricorso anche avverso la seconda deliberazione dello stesso anno sia presso il Commissariato del Governo nella Regione Piemonte sia presso il TAR Il primo ha ignorato il ricorso vistando la deliberazione con atto in data 3/7/1989, il secondo ha respinto il ricorso con ordinanza del 30/8/1989.
In conclusione, confermo che è intenzione della Giunta proporre di continuare, seppure in un'ottica riduttiva, l'intervento per il 1991.
Per quanto attiene invece al contributo che la Regione concede agli eliconsorzi sulle spese per i trattamenti, previsto dalla legge n. 63/78 fino alla misura massima del 50%, l'intendimento è di procedere, sia per ragioni di comparazione con gli altri trattamenti sia per esigenze finanziarie, ad una riduzione percentuale dell'aiuto regionale, con l'obiettivo di ridurre gradualmente questo tipo di modalità di intervento riducendolo alle zone che non hanno alternative.
Vengo all'ultimo aspetto sollevato dal collega interpellante, che ha già, durante la discussione del bilancio, evidenziato questo aspetto e al quale io per la verità ho già dato risposta, ma evidentemente non ci comprendiamo. E' vero, ci sono tre provvedimenti in discussione alla Commissione per l'agricoltura biologica ed è vero che il disegno della Giunta stanzia 100 milioni, però ho già spiegato che non è il problema dei 100 milioni, perché se la legge verrà approvata a settembre od ottobre di quest'anno, anche i 100 milioni non li spenderemo. E' inutile, per una questione non di volontà di scelta politica, ma di gestione, stanziare delle risorse su una legge che, per prevedere le prime spese, le vede certamente rinviate all'anno successivo. Quindi, uno stanziamento di risorse su una legge che potrebbe - io mi auguro - entrare in applicazione a fine anno significa che quelle risorse rimarrebbero come residui passivi non potrebbero essere spesi, perché per poterli spendere bisognerà che ci siano delle domande, che queste domande vengano istruite ed esaminate ed infine finanziate. Ma per fare questo, il tempo necessario è di almeno un anno e di conseguenza gli stanziamenti dell'anno precedente non potrebbero essere spesi e diventerebbero esclusivamente dei residui passivi. Ho anche evidenziato in altra occasione che la Regione già oggi spende più di 100 milioni nel Piano di lotta fitopatologica per la produzione biologica e ho anche già precisato, e lo ripeto, che le aziende ad indirizzo biologico che fanno la produzione biologica già oggi, hanno tutti i diritti delle altre aziende agricole, sia per quel che riguarda il momento della produzione sia per quel che riguarda il momento della valorizzazione e commercializzazione dei prodotti.
Quindi, già oggi queste aziende possono ottenere - e già oggi li ottengono - i finanziamenti che hanno la possibilità di ottenere le altre aziende agricole. Siccome, però, mi rendo conto che l'argomento è estremamente tecnico, che la valutazione dei Consiglieri e anche del sottoscritto spesso è determinata, non da conoscenze personali e da valutazioni tecnico - scientifiche personali, ma da riferimenti tecnico scientifici che ciascuno di noi può avere nei rispettivi riferimenti, credo sia ipotizzabile - io mi dichiaro disponibile - affrontare ed approfondire questo argomento in sede di Commissione, non essendo possibile un approfondimento di natura tecnico-scientifica nell'ambito del Consiglio regionale.
Ritengo che si possa fare un approfondimento su questo argomento nella Commissione competente, evidenziando al Consiglio che l'Assessore all'agricoltura non è certamente un difensore d'ufficio né dell'uso degli elicotteri né degli eliconsorzi esistenti. Si preoccupa esclusivamente di offrire a dei lavoratori che operano in condizioni molto difficili, con redditi molto bassi, la possibilità di continuare a svolgere la loro attività.
Se dal Consiglio o dalla Commissione verranno dei suggerimenti che tenendo conto della disponibilità delle risorse regionali, possano dare un contributo a far si che sulle nostre colline possa continuare questa attività, l'Assessore all'agricoltura è ben lieto di recepirli, di fare quelle modifiche che vadano nella direzione di tutela dell'ambiente e della salute, ma nello stesso tempo garantiscano anche la possibilità di proseguire un'attività che su quelle colline non ha alternativa.



PRESIDENTE

L'Assessore si è diffuso a lungo su questo importante argomento.
Ha ora la parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Innanzitutto voglio far notare che non ho avuto spiegazione al fatto che abbiamo aspettato otto mesi la risposta a questa interrogazione, non si capisce perché.
LOMBARDI, Assessore all'agricoltura Su questo il collega ha perfettamente ragione. Non ho ricevuto solleciti in questa direzione, spesso ho avuto interpellanze o interrogazioni che poi non sono state discusse. Comunque, è un'osservazione fondata.
RABELLINO Che si debbano fare i solleciti per avere risposte a interpellanze ed interrogazioni è abbastanza anomalo. Però, preso atto della risposta dell'Assessore, mi pare ci sia un'incongruenza in quello che ha detto.
Prendiamo atto che è stato ridotto con certi criteri l'utilizzo di questi elicotteri e uno dei criteri è quello dell'ampiezza del fondo, cioè della larghezza dell'appezzamento. Per cui vuol dire che in realtà non si vanno a finanziare - come poi è stato detto contrariamente alla fine dell'intervento - i piccoli operatori, cioè quelli particolarmente in difficoltà. Chi sono gli operatori particolarmente in difficoltà? Quelli che hanno piccoli appezzamenti isolati in posti abbastanza disagiati.
Questo è vero, infatti ha ragione l'Assessore.
E' stato ridotto l'utilizzo degli elicotteri e vengono effettuati questi interventi esclusivamente sui grossi appezzamenti oppure su appezzamenti comunicanti. Però, se poi andiamo a vedere la casistica scopriamo che la maggior parte degli interventi viene fatta sui grossi appezzamenti; per cui non sono poi quelli i lavoratori particolarmente in difficoltà, ma, in realtà, sono quelli che già hanno un reddito medio-alto.
Non diciamo che chi coltiva il vigneto sia un povero tapino, diciamo che ha un reddito decisamente elevato; in particolare, proprio gli utilizzatori principali dell'elicottero sono quelli che hanno reddito medio-alto, perch i piccoli appezzamenti non sono più serviti da questo servizio. Preso atto di questo, la posizione del nostro Gruppo è completamente divergente rispetto a quella dell'Assessore. Noi diciamo che, in particolare in certe zone, la salute pubblica deve essere tutelata. E' vero, non si va contro legge, non esiste alcuna circolare confermata dal Ministero, però mi pare sia un arrampicarsi ai vetri per giustificare ancora l'utilizzo di questo sistema di trattamento. Prendo atto di questa divergenza di opinioni sul trattamento fitosanitario in agricoltura e mi auguro che la sensibilità dell'Assessore e della Giunta continui a crescere nei confronti della tutela della salute dei lavoratori e soprattutto degli abitanti delle zone agricole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO In attesa di preparare il ricorso al TAR per il 1991 ed eventualmente un ordine del giorno, se ci saranno anche altri Gruppi disponibili a sostenerlo, ringrazio l'Assessore. Ovviamente mi dichiaro insoddisfatto per la prudenza con la quale ha affrontato, almeno nella sua risposta, la questione. Ci sarebbero molte cose da dire sulle reali dimensioni dei terreni su cui si fanno i trattamenti, ma non posso scendere in questi particolari, non avendone il tempo. Segnalo però una questione per quanto riguarda l'agricoltura biologica, argomento strettamente legato a questo.
Credo che l'Assessore sia a conoscenza che il Consiglio provinciale di Alessandria, in data 22 marzo, ha votato all'unanimità un ordine del giorno che invita la Regione Piemonte a concludere la fase sperimentale mettendo altresì a conoscenza le risultanze emerse e convertendo le somme stanziate per detta sperimentazione in direzione del Piano di difesa fitosanitaria previsto dalla stessa Regione. Dà mandato alla Presidenza - non so se l'abbia fatto - di inviare copia dell'ordine del giorno alla Regione Piemonte e divulgare il contenuto agli organi di informazione. Comunque, in ogni caso, l'abbiamo fatto noi.
Sulla questione delle disponibilità di spesa rispetto all'agricoltura biologica, non è che non ci capiamo, è che stiamo dicendo delle cose che sono proprio diverse. Ancora in un recente incontro che si è svolto, e credo positivamente, all'Assessorato all'agricoltura, al quale partecipava un responsabile dell'Associazione internazionale dei produttori biologici un piccolo incontro al quale peraltro l'Assessore non ha avuto possibilità di partecipare, ma c'era il responsabile del settore - oltre ad un'importante comunicazione, e cioè che la CEE nel giro di alcuni mesi quindi entro metà dell'anno, dovrebbe definire il regolamento sull'agricoltura biologica, e quindi si dovrebbe rilanciare fortemente la discussione sull'agricoltura biologica, la questione dei finanziamenti è stata chiarita bene.
Come l'Assessore sa, una delle motivazioni principali con cui, per esempio, alcune associazioni degli agricoltori hanno posto dei problemi rispetto alle proposte di legge presenti in Regione, è che non esiste un quadro di riferimento né a livello CEE né a livello nazionale. Ebbene stando a quanto si diceva in quell'incontro, sembra che entro maggio o giugno esisterà. Quindi, ci sarà un rilancio della questione dell'agricoltura biologica, e - ripeto - la questione dei finanziamenti, in quell'incontro al quale mi dispiace che l'Assessore non fosse presente, è stata chiarita bene; cioè gli agricoltori biologici non chiedono - è stata una esplicita dichiarazione fatta in quella sede - prevalentemente dei finanziamenti per la propria attività, chiedono eventualmente alla Regione dei servizi per la propria attività; chiedono, invece, dei finanziamenti più consistenti per favorire la conversione, cioè per permettere a normali agricoltori di poter passare al biologico. Sappiamo che il punto delicato anche da un punto di vista strettamente economico, è la fase di conversione che presuppone sicuramente per alcuni anni una difficoltà anche economica.
Questo mi sembra sia stato chiarito finalmente dagli agricoltori biologici quello che chiedono è un maggior finanziamento per favorire la conversione per far sì che l'agricoltura biologica - che è cosa diversa, seppure legata alla lotta integrata - diventi non una questione di elite di un piccolo gruppo di qualche decina o di qualche centinaia di agricoltori, ma una possibilità diversa che possa coesistere con altre, che assuma una rilevanza quantitativa e significativa nella realtà agricola piemontese e nazionale.
Per questo motivo, si ritiene che 100 milioni siano una cifra ridicola.
Mi pare di capire che se i 100 milioni sono riferiti a un mese o a due mesi del 1991, l'intenzione dell'Assessore sia di proporre per il 1992 sicuramente una cifra di decine di volte superiore, e questo mi fa piacere però il problema di fondo è che non si può fare una legge che ha l'obiettivo ovvio di incentivare l'agricoltura biologica se poi i finanziamenti sono sostanzialmente irrilevanti. Questo è il problema.
Ringrazio l'Assessore per l'attenzione e la prudenza. Lo inviterei a mantenere e a sviluppare una maggiore prudenza e una maggiore attenzione su questi problemi.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio, Cantore, Croso, Cucco Grosso e Zacchera.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno nn. 143, 144, 155 e 156: "Ricovero temporaneo di profughi albanesi presso le caserme dismesse di Asti e Casate Monferrato"


PRESIDENTE

Il punto 5) all'o.d.g. prevede l'esame degli ordini del giorno n. 143 presentato dai Consiglieri gabellino, Farassino e Vaglio, n. 144 dei Consiglieri Coppo, Ferraris, Miglio, Rossa, Goglio e Porcellana, n. 155 del Consigliere Sartoris e n. 156 dei Consiglieri Marchini e Montabone.
Il Presidente della Giunta regionale chiede la parola per integrare la comunicazione svolta il 9 aprile.
Ne ha facoltà.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Avevamo chiuso l'ultima seduta con una comunicazione in proposito e avevamo assunto l'impegno di approfondirla in IV Commissione, cosa che puntualmente è avvenuta venerdì. In quella seduta ho anche presentato un eventuale piano di riparto provinciale dei 2 mila albanesi che dovrebbero uscire dalle caserme di Asti e Casale Monferrato.
Ieri ho anche presieduto la riunione del Comitato di protezione civile erano presenti i rappresentanti delle Amministrazioni provinciali, delle Prefetture, dei tre Comuni maggiormente interessati (Casale Monferrato Asti e Susa) e della Città di Torino.
Nel corso della seduta abbiamo esaminato la possibilità di predisporre dei progetti di accoglienza che siano rispondenti alle impostazioni richieste nella Conferenza Stato-Regioni. Abbiamo anche fissato una linea di comportamento che porterò avanti nella Conferenza Stato-Regioni che si terrà a Palazzo Chigi dopodomani, alla quale parteciperò personalmente.
Pensiamo di chiedere uno sgombero delle caserme progressivo e leggermente dilazionato rispetto alle precedenti previsioni e di avere tempo necessario per poter predisporre dei progetti organici a carattere provinciale. Sotto questo aspetto, abbiamo creato un raccordo tra Amministrazioni provinciali e Prefetture le quali, attraverso riunioni a livello territoriale con le UU.SS.SS.LL., possano raccogliere tutte le proposte.
Per poter presentare dei progetti organici è preliminare conoscere le effettive disponibilità di intervento finanziario da parte del Governo, per quello che riguarda la sistemazione e il mantenimento. Il Governo ha parlato di un periodo massimo di dodici mesi.
Su questa linea ci presenteremo alla Conferenza Stato-Regioni. Alla seduta di ieri ha anche in parte partecipato il Presidente del Consiglio regionale. Abbiamo pensato di portare avanti una linea su questi tre punti fondamentali. E' stato proposto di utilizzare anche eventuali IIPPAB in modo da poter diffondere sul territorio più diffusamente tali presenze.
Debbo dire che le proposte emerse territorialmente sono piuttosto deludenti e abbastanza burocratiche, però sul terreno delle conclusioni si è arrivati ad una volontà di mobilitazione precisa. Abbiamo sollecitato con telegrammi le Province e le Prefetture perché si avviino su questo terreno e invieremo lettere ai Comuni dando indicazioni e criteri per la predisposizione dei centri di accoglienza.
Rimane la grave incognita dell'effettivo sostegno finanziario. Il Comune di Torino, in quella riunione, ha indicato anche delle cifre sulla base dell'esperienza dei centri di accoglienza che il Comune stesso ha attuato, e ritiene che occorra un milione di lire per persona per una sistemazione in locali già predisposti; naturalmente le 20-25.000 lire giornaliere sono una cifra minima possibile per svolgere una funzione di accoglienza fino al momento della collocazione sul mercato del lavoro.
Il Ministero ha disposto che vengano rilasciati i libretti di lavoro e su questo terreno si muoveranno le Prefetture.
Nella realtà di Susa - come ha già riferito il Sindaco di quel Comune una trentina di profughi non sono inattivi, ma stanno svolgendo lavori vari, non classificabili omogeneamente.
In vista della Conferenza di giovedì prossimo, ho sentito, per completezza, l'orientamento di altre Regioni. Sono anch'esse alquanto perplesse sui tempi e per le difficoltà di collocare i profughi sul territorio. La Regione Lombardia ha predisposto un Piano di riparto come quello nazionale (su territorio e popolazione). Noi, come ho illustrato in Commissione, abbiamo proposto un Piano leggermente differenziato, che tiene conto, per il 50%, della popolazione, per il 20%, del territorio e, per il restante 30%, della presenza degli extracomunitari. Questo corregge leggermente il Piano nazionale e abbiamo però ritenuto che questa proposta naturalmente di larga massima, fosse più congeniale rispetto alla situazione piemontese.
Dopo la Conferenza Stato-Regioni, che si terrà a Roma il 18 p.v.
riferirò sulle conclusioni e sulle reazioni a questa iniziativa diffusa sul territorio.



PRESIDENTE

Hanno ora facoltà di illustrare gli ordini del giorno i diversi proponenti.
La parola al Consigliere Farassino che illustra l'ordine del giorno presentato dalla Lega Nord.
FARASSINO Signor Presidente, signori Consiglieri, dobbiamo pronunciarci su un fatto inquietante: l'avventura albanese dai molti aspetti oscuri. Infatti non è chiaro come tutta quella gente abbia lasciato il proprio Paese in un anelito di libertà proprio quando in quel Paese si poteva e si doveva lottare per la libertà con libere elezioni democratiche contro il grande demone comunista.
E' strano come questa gente sia arrivata, programmata - diciamo noi comunque preannunciata con navi che partivano dall'Albania cariche di persone. Dalle interviste trasmesse dalle varie televisioni abbiamo sentito dalla viva voce dei protagonisti dire: "Mi sono imbarcato sulla nave senza sapere bene il perché, ma tutti lo facevano e allora l'ho fatto anch'io".
Ci sono molti aspetti oscuri. Le navi, che scoppiavano di persone durante la traversata sono state oggetto di mitragliamenti ad altezza uomo eppure non c'è stato alcun ferito; l'unico ferito è stato scaricato su una barella perché si era scorticato un dito durante una rissa.
La prima grande delusione è venuta dal Ministero della Protezione Civile. Parafrasando un uomo politico, dico che quel Ministero di civile forse ha soltanto il nome, perché di fronte ad una migrazione biblica preannunciata sicuramente non aveva la benché minima organizzazione per l'emergenza. Quelle persone hanno causato 13 miliardi di danni ed è strano come questo "pacchetto" sia sbarcato così composito; il 50%, secondo quanto riferiscono gli esperti che hanno ascoltato queste persone, sono degli sbandati (per usare un eufemismo) e il restante 50% sono persone stranamente qualificate, medici, professionisti e via dicendo. Ci viene il sospetto che le persone civilmente progredite siano gli accompagnatori di quell'altra orda che viene scaricata nelle nostre terre, sulle spalle della popolazione.
C'è stato lo smistamento; noi ci siamo "beccati" la nostra parte di sventura, come tante altre volte. Abbiamo delle situazioni esplosive soprattutto laddove c'è una concentrazione di persone di differente cultura, soprattutto di differente intendimento di quella che è la vita civile. A Susa ci sono 650 profughi su 6.500 abitanti, il 10% della popolazione.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Non sono 650.
FARASSINO E' vero, sono 350; compresi, però, i "marocchini" arriviamo a 650, si tratta quindi del 10% della popolazione.
Per quanto riguarda Asti, 60 sono stati dati dispersi durante il viaggio di trasferimento dal meridione; 80 si sono persi nella città di Asti, non si sa bene dove. La Commissione della quale facevano parte i Consiglieri Montabone. Ferraris ed altri ha fatto una relazione sul trauma che i profughi provocano sulle nostre città.
A questo punto, che cosa possiamo fare? Vogliamo prendere per buone le intenzioni del Presidente della Giunta, sicuramente non possiamo fare altrimenti, non possiamo minacciare o sperare cose che verrebbero ritorte nei nostri confronti anche dai vari amici presenti in questo consesso.
Dunque, prendiamo per buone le intenzioni del Presidente per quanto concerne i progetti di accoglienza che vengono diluiti sul territorio.
Questo è l'aspetto più importante laddove ci sono le concentrazioni. Sui corsi professionali appositamente istituiti avrei qualche riserva. Non so da dove salteranno fuori i sodi.
Comunque, chiudiamo questo nostro piccolo intervento invitando tutti i Consiglieri a votare il nostro ordine del giorno e con una nota di speranza rivolta al Presidente della Giunta regionale piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Coppo.
COPPO L'esodo di poco più di 20 mila cittadini albanesi è stato affrontato dalle autorità di governo in modo che persino l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha avuto dubbi sulla civiltà del nostro Paese. Si è rilevata una totale assenza di strategia da parte della Protezione civile, per troppi giorni i profughi sono stati abbandonati a se stessi e alla solidarietà pura e semplice delle popolazioni pugliesi, tant'è vero che si è pensato che una tale prova di inefficienza venisse non solo dalle caratteristiche note del nostro Stato burocratico, ma anche da un calcolo politico di dissuasione sulla pelle delle più semplici esigenze umanitarie.
Certo, la risposta non poteva essere un intervento condizionato di sostegno allo Stato albanese di circa 10 miliardi (e poi non si è capito se un programma di cooperazione su questa base è effettivamente iniziato). Nella nostra politica di cooperazione allo sviluppo, nell'ultimo decennio, più di 1.000 miliardi sono stati profusi per mantenere al potere la dittatura di Siad Barre in Somalia: è un esempio che non di sola inefficienza abbiamo dovuto fare le spese.
Si dice che ci siamo trovati di fronte ad un fatto imprevedibile certo, non può non essere previsto il grande problema a cui si trovano di fronte tutti i paesi avanzati, cioè la crisi nei rapporti tra il nord e il sud del mondo, il crollo della società dell'est e dunque la crisi nei rapporti tra est e ovest che è destinata a produrre, e sta già producendo esodi di massa. Sarebbe pura demagogia pensare di non governare questi flussi di immigrazione. La storia dei flussi di immigrazione dimostra che una pura e semplice politica restrittiva, di numero chiuso, una politica di carattere poliziesco, indipendentemente dal fatto che sia giusta o ingiusta, è inefficace.
Dunque vi è l'esigenza di riorientare il problema che ormai è in casa nostra ed impostare una politica di cooperazione, di riequilibrio economico e sociale a livello internazionale per superare le politiche di pura elemosina o di assistenza che, come nel caso italiano, si tramutano in casi clientelari di sperpero di risorse.
Questa è la risposta di medio periodo che possiamo pensare, ma anche nell'immediato dobbiamo essere un paese civile che sa affrontare problemi gravi che destano preoccupazione, con un livello di civiltà che non pu essere smentito da parte di un paese che a sua volta ha vissuto una storia secolare di emigrazione.
Dopo la disorganizzazione totale dei primi giorni, si è improvvisata un'apparente soluzione con il concentramento di grandi masse di profughi in alcune caserme, come in un parcheggio senza prospettiva. I problemi sono già emersi tutti, sia per le condizioni Igienico - sanitarie sia per la mancanza di una politica di sostegno alle comunità locali coinvolte di fronte a tensioni ed episodi di incompatibilità tra le comunità locali e queste masse di profughi. Questo avviene in tutti e tre í concentramenti le autorità militari dichiarano che la caserma di Casale potrebbe garantire condizioni di vivibilità a 300 persone circa, ma ne sono state ammassate quasi 900, tra gruppi familiari, singole persone e minori.
E' urgente passare ad una fase più organica ed organizzata per affrontare questo problema, è urgente intervenire anche per evitare ogni strumentalizzazione elettoralistica e per non fare regali agli avvoltoi che vogliono costruire forzature e approfittare delle difficoltà e delle tensioni di questi giorni. Un passo in avanti è venuto dalla Conferenza Stato-Regioni, nel senso che si è giustamente ripartito il problema in maniera diffusa tra le Regioni. Ora tocca a noi elaborare in tempi rapidi progetti di accoglienza che consentano la ripartizione diffusa sul territorio piemontese.
I criteri con cui è stato presentato il Piano regionale sono abbastanza oggettivi, l'importante è che corrispondano a una disponibilità effettiva delle strutture delle Province e dei più importanti enti locali; non possiamo chiederlo alla miriade di piccoli Comuni, però i centri cittadini più importanti, insieme alle Province, hanno la possibilità di far fronte al problema senza traumi. Ripeto, la questione non sta tanto nel fissare i criteri, quanto nell'accelerare i tempi. Il problema non deve essere affrontato in termini burocratici, con rinvii che rischiano, di giorno in giorno, di aggravare la situazione. Dunque, occorre lavorare in questi giorni perché un Piano di accoglienza possa effettivamente divenire operativo, con il necessario sostegno finanziario previsto dal decreto presidenziale, che ha affrontato fin dall'inizio la questione con l'istituzione del Commissario straordinario.
Il nostro ordine del giorno, che prevede già misure di questa natura rimane valido solo nella parte che impegna la Giunta a lavorare assiduamente affinché la situazione non venga fatta marcire; con pericoli anche per la tenuta democratica di alcune comunità locali.
Accolgo la disponibilità del Presidente della Giunta nel senso che alla conclusione della Conferenza Stato-Regioni, si faccia il punto della situazione nella Commissione consiliare competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Abbiamo presentato l'ordine del giorno perché nella discussione di questo problema non si tiene conto che tutte le parole e tutti i fatti partono dalla violazione di una legge dello Stato che stabilisce che, per il 1991, era prevista immigrazione zero, quindi prendere a carico i profughi albanesi vuol dire violare una legge ed è inutile che ci si venga a dire che è disumano o cose di questo genere. Fate le leggi e poi ve ne infischiate. Se un Ministro, oggi Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, dice che in questo caso si è dovuta fare un'eccezione, mi chiedo se, quando arriveranno altre migliaia di persone, dovremo fare eccezioni su eccezioni.
Diventeremo la terra promessa per tutti i disperati di questo mondo? In questi giorni il PSI di Casale ha detto che il Ministro democristiano Lattanzio, ha mandato 900 albanesi a Casale, creando un problema enorme per la città. Infatti, Casale già soffre per la mancanza di posti di lavoro e di abitazioni popolari e non è in grado di reggere un'ulteriore pressione su questi versanti. Il PSI chiede che il Sindaco e l'Amministrazione comunale garantiscano l'ordine pubblico e la tranquillità dei cittadini, in modo che non abbiano da subire dei danni, però il PSI a Casale è all'opposizione. Le cose o sono giuste o sono sbagliate, non è detto che le cose che si dicono a Casale non possano essere dette ad Alessandria e a Vercelli.
Per esempio, i militari di leva devono prestare servizi igienici e di mensa, devono pulire le latrine anche per gli albanesi: è umanitario, è giusto, serve per imparare, si mandano i ragazzi a fare il militare per questo, però quando siamo noi a dire queste cose veniamo indicati come razzisti, provocatori, avvoltoi, come diceva il collega Coppo (tra l'altro mi pare che l'avvoltoio sia un animale protetto). Noi non siamo né più furbi né più intelligenti né più bravi, viviamo semplicemente in mezzo alla gente e abbiamo gli stessi problemi.
Il Presidente Brizio ha detto nella comunicazione svolta martedì scorso che, se le Regioni non provvederanno, non è escluso l'intervento di un Commissario regionale ad acta. Questo è grave, vuol dire che o prendiamo la medicina da soli, oppure ci viene data, perché a questo punto non ci sono vie di scampo.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno perché siamo contrari a questo modo illegale di dislocare le persone nel nostro territorio. Lo Stato sta compiendo una illegalità contro le sue stesse leggi, in quanto l'art. 3 della legge Martelli dice che queste persone devono essere rifocillate e mandate a casa, non dice che le dobbiamo tenere noi sulla gobba. Allora, voi date del razzista a noi, ma siete voi razzisti, fate delle discriminazioni, perché nei confronti degli extracomunitari applicate la legge e nei confronti degli albanesi non l'applicate.
Allora, o l'applicate per tutti o non l'applicate per nessuno. Noi siamo per l'applicazione della legge perché siamo in uno Stato democratico quindi quelle persone dovevano essere rifocillate e rispedite a casa.
Questo lo stabilisce la legge Martelli, di cui vi siete riempiti la bocca dicendo che era la fine del mondo, che era interessante, meravigliosa, era finalmente la scoperta dell'uovo di colombo, finalmente avevate trovato la soluzione per tutto.
Ora però è diventato un uovo di Pasqua e se ne sono accorti i piemontesi che si devono sobbarcare anche questi problemi, oltre a tutti gli altri che già hanno. Il Governo non tiene presente che ci troviamo in una situazione di crisi economica, con posti di lavoro che vengono quotidianamente a mancare.
Un Paese che già non si trova in condizioni buone non è il caso di gravarlo di ulteriori presenze, tenendo presente che ogni mille lire destinate agli albanesi sono mille lire tolte a un cittadino italiano che ne avrebbe bisogno.
Si parla di destinare 25 mila lire al giorno agli albanesi e non si tiene presente che ci sono pensionati con trentacinque anni di lavoro in fabbrica che hanno una pensione di 800 mila lire al mese.
Noi ribadiamo che tutto quello che si farà è contrario all'art. 3 della legge Martelli, che stabilisce che chiunque entri in Italia deve essere rifocillato e rispedito al Paese di appartenenza e che la previsione per il 1991 era immigrazione zero, mentre abbiamo già raggiunto quota 20 mila.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Porcellana.
PORCELLANA Signor Presidente, colleghi, credo che l'intervento del Presidente Brizio debba essere considerato con molta attenzione. Mi permetto di fare alcune considerazioni su questo importante e difficile tema, in particolare per quanto si riferisce alla presenza degli albanesi in Asti città e in Piemonte. Nella Provincia di Asti, su 70 mila abitanti ci sono circa 1000 extracomunitari, 7 mila disoccupati, 1400 cassaintegrati, quasi 700 albanesi.
Mi pare che questi dati significhino qualcosa per tutti noi. Ricordiamo le parole di grande preoccupazione del sindaco di Asti e del Presidente della Provincia, le preoccupazioni per 700 albanesi alle quali dobbiamo rispetto. Sta bene la solidarietà, sta bene riconoscere che è gente che ha vissuto momenti difficili nel proprio Paese, detto questo però dobbiamo dire che se c'è democrazia, questa va rispettata. Mi pare che la parola democrazia non sia stata rispettata nel propinare tutte queste persone ai Comuni di Susa, di Casale ed Asti.
Ieri è stato iniziato un discorso saggio dal Presidente Brizio con i rappresentanti dei Comuni interessati, ma perché il discorso sia saggio e rispettoso delle comunità che ospitano i cittadini albanesi, la ripartizione va vista equamente e non in termini rigidi come sono indicati nel prospetto presentato ieri, che non è stato per nulla gradito dalle Amministrazioni provinciale e comunale di Asti.
Lo smistamento e la collocazione devono essere fatti con serietà e rispetto per la comunità. Coloro che sono al vertice del governo regionale hanno la responsabilità di questa collocazione, quindi devono tenere in conto questi dati. La città di Asti, i giorni 12 e 13 aprile, ha avuto l'onore di ospitare personaggi celebri della politica regionale, il Presidente Brizio, il Vicepresidente Bianca Vetrino e gli Assessori Cerchio e Nerviani, che hanno partecipato a convegni sui temi dell'occupazione e della legge n. 142.
Il Presidente Brizio e l'Assessore Cerchio hanno sentito in una conferenza, durata 9 ore e mezzo, sul tema dell'occupazione, quali sono le preoccupazioni degli amministratori, dei rappresentanti del mondo del sindacato e industriale e degli operatori economici. Quindi, proprio perch non vogliamo turbative, ma tranquillità e il rispetto che si deve alla gente che opera e che fa il proprio dovere, ci auguriamo che la ripartizione che sarà fatta nelle prossime settimane sia fatta con grande rispetto e con dignità nei confronti della gente dell'astigiano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, colleghi, il Gruppo socialista aderisce alle posizioni espresse dal Presidente della Giunta, anche confortato da questo dibattito; è una risposta tangibile della nostra partecipazione al dramma che colpisce molti popoli in questa ultima parte dello scorcio di secolo.
E' un dramma che forse si poteva prevedere, era però difficile prevedere la consistenza dell'esodo così come si è manifestato. Si poteva prevedere giacché le statistiche registrano una grande pressione del mondo sottosviluppato nei confronti del mondo sviluppato; c'è una grande pressione che viene di là del Mediterraneo, c'è una grande pressione che viene da molti Paesi dell'Est europeo dopo il crollo del comunismo.
L'immagine della gente che nel novembre 1989 scavalcava il muro di Berlino si è ripetuta attraverso l'esodo dall'Albania.
Non mi pongo la domanda di quali possano essere state le molle che hanno fatto scattare l'ansia di andare al di là della sponda che divide l'Albania dall'Italia, sta di fatto che abbiamo avuto una pressione immediata, consistente di gente giovane e meno giovane, di gente acculturata e non acculturata, di gente che parla abbastanza bene l'italiano, che, per ragioni che possono anche non essere condivisibili, ha subito l'influenza italiana.
Il nuovo Governo, nell'istituire il Ministero per gli immigrati e per i rapporti con la nostra gente all'estero, ha colto il segno dei tempi; gli studiosi incominciano a segnalare questo fenomeno, ma sul piano politico questa tendenza non era stata colta. Il fenomeno ci ha trovati del tutto impreparati. E qui mi sento di esprimere una critica: la protezione civile non ha funzionato come avrebbe dovuto funzionare. Ritengo che quando si assumono delle responsabilità bisogna lavorare in modo conseguente. C'è stata dell'incertezza, sono passati dei giorni prima che si affrontassero i problemi. Tutto quello che si è fatto, si è fatto nel solco di quella grande solidarietà umana che fa onore al nostro Paese, e non solo, perch portiamo sulla pelle - come diceva Scalarini - brandelli della pelle che l'emigrante italiano ha lasciato nel mondo. Dobbiamo però dare, come Paese un segno concreto di solidarietà, un senso nuovo di internazionalismo avremmo dovuto fare qualcosa di diverso, dovremo farlo e dovremo trovare le forme per farlo se vogliamo dare un contributo alla pari ai Paesi sottosviluppati che non riescono ad avvicinarsi a quello che il mondo sviluppato sta facendo.
La guerra del Golfo ha anche avuto il risvolto politico che si leggeva in molti Paesi arabi, segno che ha portato i popoli non fascisti a solidarizzare con il fascismo dell'Iraq, con l'imperialismo dell'Iraq. Va letto anche come una presa di posizione contro gli infedeli occidentali come essi dicono - queste cose vanno capite in termini nuovi, in una forma nuova di solidarietà umana. Lo hanno fatto in Germania in un modo ben più pesante del nostro.
La legge Martelli si propone non di aprire in modo inconsulto, ma nemmeno di chiudere, si propone di regolamentare, di programmare, di fare in modo che questo Paese, man mano che manda avanti i suoi cittadini, possa essere anche il Paese con le braccia aperte per accogliere la gente che non ha prospettive. Questo è il senso della legge Martelli, un provvedimento importante che non può essere utilizzato artificiosamente per dire che si violano le leggi. Ci sono situazioni che vanno collocate in un quadro eccezionale, com'è quella dell'Albania, che ha bisogno di risposte non solo in termini di legge, ma anche in termini di buon senso e di atteggiamenti non razzistici.
Colleghi che venite da Casale, da Susa, da Asti, è vero non si può di punto in bianco risolvere i problemi, occorre una prospettiva politica. Non si possono mandare 900 persone a Casale e io sono grato a quei cittadini come a quelli di Asti e di Susa.
Condivido la partecipazione della Regione, altro segno tangibile dell'attenzione, della sensibilità del Piemonte, così come della gente di Casale, di Asti e di Susa. Bisogna però cercare di fare rapidamente quello che non è stato fatto.
Sono del parere che la comunità piemontese debba essere chiamata a dare questo segno di solidarietà. Se non avessimo avuto esitazioni, credo che il popolo italiano sicuramente avrebbe affrontato questo problema nei termini di quel buon senso che ci ha sempre ispirato e guidato, lasciando a parte gli strumentalismi e gli atteggiamenti antisolidaristici, come alcuni atteggiamenti che ci sono stati.
Il Gruppo socialista dichiara la propria disponibilità, la propria gratitudine per le cose che sono state fatte e il proprio impegno a continuare dentro una prospettiva, a fare ogni sforzo per aiutare la gente che si trova in maggiore difficoltà rispetto alla nostra. Questo è anche un modo per lavorare per la pace, per dare un aiuto al prossimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, se qualcuno venendo in valle di Susa, in uno di questi week-end, si distraesse dai percorsi tradizionali consumistici (salvo poi discuterli il lunedì), arrivato a Gravere, girando a sinistra trova un viottolo di campagna che porta ad una frazione. Ci vogliono pochi minuti di cammino a piedi, ma forse la visita a quella frazione fa capire tante cose e dà anche una risposta alla questione che ci poneva il collega Farassino. Ebbene, quella frazione è disabitata, per quello che è agghiacciante, e che si vede da molti segni, è che è stata abbandonata da un giorno all'altro da decine e decine di persone. Per capire la nostra gente bisogna andare in quei posti, collega (non ci metto il "cara") Sartoris, bisogna vedere le fotografie di sposi che avevano vent'anni e che erano già segnati dalla fatica come non lo siamo noi a cinquanta. In quella frazione, nei calcinacci, nei pezzi dei mobili che sono rimasti, ci sono lettere che nessuno ha portato via, sono quelle che si possono leggere nel volumetto "Ma io sono di Caraglio" (che i "piemontesisti" qui presenti probabilmente non hanno letto, altrimenti non direbbero le cose che dicono). In quelle fotografie, in quelle lettere, in quel paese abbandonato di colpo, si può capire come un'intera comunità di alcune decine di persone può avere la disperata speranza di partire, tutta insieme, spinta da un input che sicuramente non avrà dato le risposte che ha alimentato. Quindi, non deve stupirci se qualche altra comunità si sia organizzata rispetto a una prospettiva, anche qui per una disperata speranza che poi si è rivelata non così soddisfacente come era stata alimentata.
Allora, quando nel nostro ordine del giorno formalizziamo quello che è stato anticipato dal Consigliere Rossa, di ringraziare la nostra popolazione, non lo facciamo in termini formali, perché abbiamo il dovere di sapere che questo ringraziamento non è un fatto di cortesia, ma è il modo d'essere di piemontesi e il nostro modo d'essere lo dobbiamo difendere nella sua genuinità e nella sua ragione; lo dobbiamo difendere col ringraziamento, ma anche con gli impegni. Rifiuto di immaginare che la lettura di quelle fotografie, di quelle case abbandonate, di quelle porte che sono rimaste aperte e di quei tetti sfondati dalla neve, che quel mondo sia interpretato da una categoria politica, che in termini zoologici potrebbe essere definita degli opportunisti. E' un termine di Piero Angela non è colpa di Piero Angela se nella categoria degli opportunisti ci sono animali simpatici e animali antipatici. Gli animali antipatici sono gli avvoltoi, le iene e gli sciacalli, quelli simpatici sono i gabbiani che sono poco conosciuti come animali opportunisti.
Questi nostri colleghi Consiglieri che sono degli opportunisti scelgano nella famiglia degli opportunisti se sembrare gabbiani, che sono simpatici e vengono immortalati nelle tele e nelle marine di tutti i tempi, o se scegliere un altro animale. Certo è che questo è opportunismo squallido! Quello stesso opportunismo di quei Consiglieri comunali che avevano affisso manifesti con su scritto che non bisogna lasciare espropriare il terreno per fare le case ai "terun".
Poi, guarda caso, in quelle case di "terun" non ce ne sono (poverini!) perché i "terun" non hanno suoceri e zii che prestano il loro nome per consentire a funzionari e dirigenti di far parte delle cooperative. Ci sono i piemontesi nel terreno delle cooperative, cara collega Sartoris! Solo che tu non sai neanche più distinguere i piemontesi dai "terun"! I tuoi manifesti li abbiamo letti a Susa, e ti hanno portato un Consigliere comunale, ma ci hai offesi. Tu ti sei presa un Consigliere comunale e io mi sono preso l'offesa. Il manifesto uscito da questi opportunisti della politica ha un messaggio che sembra quello del "dop e biodop", copiato dalla cultura ambientale: "Albanesi, no grazie! ". 1500 albanesi, che non sanno cosa fare e dove stare tutto il giorno, hanno di fronte quell'insulto! Quella è provocazione, è terrorismo psicologico e civile! Ci vuole misura in tutto. Una forza politica deve avere in primo luogo la misura. Quella è un'offesa nei confronti degli albanesi, anche perch quel manifesto si conclude col termine "povero". Non so se gli albanesi sono poveri o ricchi, sono albanesi e basta e il termine povero, la collega Sartoris, se lo tenga per sé, perché è usato in termini spregiativi e non di solidarietà come deve essere considerato dalla cultura e dalla solidarietà laica e cattolica! Quel tuo "povero" è un insulto e tienitelo per te! Non usarlo né nei confronti degli albanesi né nei confronti degli italiani. Per me, solidale laico, e per un solidale cattolico "povero" è un termine di affetto, non è un insulto come tu lo usi! Per questa ragione, io e il collega Montabone abbiamo predisposto un documento per certi versi provocatorio con cui chiediamo che il Consiglio regionale formalmente ringrazi queste popolazioni, perché ci riconosciamo in questi valori e in questi loro comportamenti. Nella misura in cui riconosciamo che questi valori esistono così come sono costruiti nei secoli, dobbiamo però essere molto attenti. Non convengo, per esempio nella conclusione un po' timida a cui si arriva. Non c'è niente di più sbagliato di quello che si pensa di fare, di sminuzzare questo fenomeno nel territorio piemontese. E' un problema straordinario che va affrontato in termini straordinari. Ha ragione il collega Farassino: 20.000 persone fanno parte di un progetto, non sono la somma di vicende personali, sono l'organizzazione della disperata speranza di una collettività che si è organizzata per gestire questa disperata speranza e noi non dobbiamo alimentare illusioni.
Pertanto, l'atomizzazione sul territorio di queste persone le porta ad essere per una generazione cittadini di serie B che cercano singolarmente di inserirsi in un sistema e che, per poco che si inseriscano nel sistema manderanno ai loro famigliari, come stanno già facendo adesso all'ufficio postale di Susa, quello che avanzano dalle 5/ 10.000 lire che ricevono ogni giorno. Quindi, non dobbiamo alimentare l'idea che nel nostro Paese ci sia il paradiso.
Questo problema attiene all'Europa; non si può più ragionare su queste questioni in termini nazionali. Noi siamo il fianco debole verso i Paesi dell'Est, perché siamo l'unico Paese che ha 800 chilometri di coste, mentre gli altri Paesi, per loro fortuna, hanno delle frontiere da secoli attrezzate per difendersi dalle invasioni pacifiche o guerresche.
Quindi, non si può dire che 600 persone non sono accettabili a Susa o che sono accettabili nella provincia di Torino, distribuite qua e là.
Perché queste 20.000 persone devono rimanere una testimonianza. E' un problema aperto a livello mondiale, che non può non trovare uno sbocco sul versante europeo, è un problema che non può essere assorbito dal nostro Paese, non perché il nostro Paese non possa assorbire un fenomeno di 20.000 persone, per carità!, ha assorbito 500 000 extracomunitari DOC (bisognerà chiamarli così un giorno o l'altro per distinguerli dagli albanesi), ma perché l'Italia non potrà assorbire l'invasione che ci sarà dai Paesi dell'Est.
Quindi, il Governo nazionale non può non porre questa questione nei livelli Internazionali. Questo problema non possiamo assorbirlo e lasciare che il sistema lo assorba nella sua generosità, nella sua vischiosità e perché no, nel tornaconto di qualcuno (infatti, queste persone vengano atomizzate sul territorio per utilizzarle nel lavoro nero, tanto per chiamare le cose con il loro nome). Questo non lo dobbiamo consentire Presidente. Il Piemonte, proprio sulla forza delle testimonianze che ha dato di solidarietà, di civiltà, di comprensione, di apertura, deve affermare che il problema dei flussi migratori che dobbiamo aspettarci dell'Est non può essere risolto a livello nazionale, è un problema che ha l'Europa e che l'Europa nel suo complesso deve affrontare per il futuro e risolvere nell'immediato.
Quindi, suggerisco al Presidente della Giunta, che sicuramente ha operato al meglio delle possibilità, di segnare, se lo ritiene, questa specificità della nostra posizione, che probabilmente altri colleghi ritengono di dover seguire. Non so in che misura riusciremo a fermare i flussi migratori dei paesi dell'Est. Non saranno gli italiani a fermarli e a gestirli.
Nella prima occasione in cui l'Europa è stata investita da un processo di questa natura, la solidarietà internazionale si deve affermare come valore politico, così come la solidarietà dei nostri cittadini si è affermata come valore morale.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Marchini di questo suo bellissimo intervento che io condivido, così come condivido l'intervento del Consigliere Rossa.
Non ho sentito gli altri precedenti.
Ci sono, nella vita dei popoli e delle nazioni, momenti della solidarietà, così come ci sono nella vita delle persone singole, momenti del coraggio. Bisogna saperli individuare ed affrontare.
La parola al Presidente Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Prendo nota di quello che è stato il dibattito, soprattutto per quello che riguarda le sollecitazioni alla Giunta a proseguire nella linea di diffusione sul territorio cercando tutte le vie possibili ed immaginabili.
Qui si è sempre fatto un riferimento a "voi", come se fosse un voi indeterminato. Il Governo ha le sue competenze, e il Comitato di Protezione civile nazionale ha assunto le sue determinazioni. La conferenza Stato Regioni ha le sue competenze, la Regione ha le sue competenze. Nell'ambito delle competenze che noi abbiamo, e di quelle che sono le incombenze delle quali saremo chiamati a farci carico, ci muoveremo secondo lo spirito che è emerso dal dibattito di oggi e dai voti conseguenti sugli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Passi amo alle dichiarazioni di voto. La parola al Consigliere Farassino.
FARASSINO Il nostro Gruppo, ovviamente, voterà favorevolmente il proprio ordine del giorno e quello presentato dalla collega Sartoris, mentre voterà contro l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Marchini e Montabone. In una breve risposta vorrei ribadire e ribaltare al collega Marchini quanto segue. Forse io appartengo a quella categoria che lui ha detto, dei gabbiani, ma se vi appartengo, vi appartengo in buona fede. Non dobbiamo assolutamente confondere, come mi sembra che molto spesso avvenga in questo consesso, quella che è la solidarietà verso i popoli con uno squallido sentimento di populismo. Se l'amico e Consigliere Marchini dice che il manifesto della collega Sartoris è stata una provocazione per i profughi albanesi, io dico che il sussidio che viene dato agli albanesi è una provocazione di fronte ai 1400 sfrattati per finita locazione, di fronte alla gente che non ha i soldi per tirare avanti fino a domani, di fronte alla gente che paga l'abbonamento del treno per poter dormire sul treno perché non ha un luogo in cui andare a dormire. Ed è gente nata nelle nostre terre, è gente che ha lavorato una vita sulle nostre terre pagando i contributi, ma che non ha i soldi e per dignità non chiede. C'è anche questo da dire. I veri poveri non chiedono, per dignità. Se poi questo nostro intervento a favore delle popolazioni locali, degli indigeni viene scambiato per razzismo, è come dare dei razzisti ai pellirossa d'America. E se viene scambiato per opportunismo, ebbene noi ci becchiamo anche l'accusa di opportunismo, diciamo pero che se siamo su una barca con un figlio nostro e un figlio di un altro, anche se di un amico o di un fratello, e se la barca fa acqua e dobbiamo buttare in mare uno dei due, buttiamo in mare il figlio dell'amico o del non conoscente, prima di buttare il nostro figlio.
In quanto al Consigliere Rossa e alla legge Martelli, devo dire che quella legge, al di là della valutazione di osservatori politici, sociologi e gente comune, si è rivelata per quello che è, un enorme fallimento che nasconde semmai l'intenzione di sfruttare centinaia di migliaia, milioni di disperati per chiari scopi elettorali. Tant'è vero che tutti sono contro adesso l'abbiamo anche sentito, l'immigrazione dall'Est. E' chiaro, perch i partiti che hanno perorato la legge Martelli sanno benissimo che i profughi dall'est non voteranno mai né comunismo né socialismo, perch l'hanno già provato per troppo tempo.
In quanto alla solidarietà, mi sembra che qui circoli un po' troppo questa parola. Vedremo tra poco Giunta e Consiglio alla prova: la solidarietà verso gli abitanti della Valle Bormida che sono dei nostri!



(Applausi dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

Io non commento mai, però Consigliere Farassino, un po' di sfruttamento c'è nella sua conclusione.
FARASSINO Lo tirate fuori dalla bocca.



PRESIDENTE

Se mi permette, mi porrei il problema di come salvarli tutti e due, i bambini, anziché di quale buttare a mare.



(Applausi dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO Gli ordini del giorno presentati dalla Lega Nord e da Piemont non trovano il nostro consenso. Riteniamo che le posizioni da loro espresse siano estremamente strumentali e facciano ricorso a scopi biechi. Non vengono assolutamente prese in considerazione le cause alla radice dell'esodo della popolazione albanese, che è arrivata in Italia alla ricerca di una nuova libertà e di una nuova dimensione di vita, alla quale però non si è data una risposta adeguata fin dal primo momento.
Non si può etichettare queste persone come clandestini o addirittura criminali, come è stato fatto in questa sede, viceversa dobbiamo fare ricorso alla nostra esperienza, alla nostra capacità di comprensione e di solidarietà e tradurre tutti questi fattori in un aiuto concreto che permetta loro di trovare una nuova dimensione di vita e di inserirsi nella nostra società.
Il concetto di solidarietà che viene portato avanti con i due ordini del giorno è una proposta che si traduce in cose effimere, si traduce in un ricorso ad una solidarietà che viene svolta più in termini di parole che non di fatti concreti; si traduce in una solidarietà che viene espressa solo nel momento in cui queste persone se ne stanno a casa loro o tornano in Albania. Al contrario, noi riteniamo necessario rinnovare, come giustamente ha fatto presente il Consigliere Marchini, il nostro ruolo di stadi avanzati che possono e devono avere in questa fase la capacità di esprimere la loro politica tesa a superare secoli di sfruttamento, che hanno portato al divario fra il nord e il sud del mondo; a superare forme di dittatura che troppo a lungo hanno messo sotto i piedi le popolazioni all'Est come al Sud del mondo. La capacità degli occidentali deve poter definire un nuovo ordine internazionale in cui tutti i popoli trovino una giusta dimensione, in cui vengano riconosciuti i diritti umani, così come deve essere riconosciuto il diritto all'esistenza.
Un'ultima considerazione rispetto alla legge Martelli. Forse l'unica cosa che ci trova d'accordo con le Leghe è l'inadeguatezza di questa legge.
Però, non nel senso che dicono loro. Per noi la legge è inadeguata perch il punto qualificante era proprio la programmazione dei flussi. In questo momento non è possibile controllare qualcosa che non può più essere classificato un flusso; è un esodo vero e proprio che riguarda il mondo intero, che quindi non richiede forme amministrative poliziesche, ma viceversa forme tese a garantire la permanenza e l'accoglienza di queste persone, forme che facciano sì che le stesse non si trovino nella condizione di dover abbandonare i luoghi nativi per cercare rifugio in altri paesi.
La nostra posizione è favorevole sull'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Marchini e Montabone e sull'ordine del giorno del quale siamo co-firmatari, mentre sugli altri due ordini del giorno il nostro voto è contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.
PICCHIONI L'oggetto degli ordini del giorno ci porta a valutazioni più ampie di quanto può essere l'esodo dei 20 mila albanesi nel nostro Paese, fatto già in se stesso traumatico. Non possiamo dunque che rifarci alle considerazioni del collega Coppo; al problema della cooperazione che deve essere rivisto dalle fondamenta, anche se l'ultima legge è di pochi anni fa, ai 5.000 miliardi che diamo ogni anno ai Paesi del Terzo Mondo, alla considerazione che questi interventi del Governo italiano, tra i più alti fra quelli registrati nei paesi cosiddetti civilizzati, non possono dimenticare che noi stessi forse saremo, tra poco, terra di missione e terra di immigrazione. Il muro di Berlino è crollato, ha sepolto ideologie e stratificazioni storiche e politiche. Nel contempo, però, ha portato in ognuno di noi anche la caduta di certe tranquillità, di certi edonismi, di certe comodità; basti pensare, al riguardo, ai sussulti presenti nella Germania dell'ovest rispetto alla Germania dell'est, rispetto proprio ad una certa tranquillità consolidata della Germania Est. Allora, il nostro stesso costume civile, il nostro stesso modo di vita, le nostre stesse abitudini, per forza di cose debbono essere riconsiderati.
Gli amici qui presenti della Valle Bormida, domandando solidarietà agli altri, nello stesso momento la vogliono negare a coloro che hanno più bisogno di noi? A loro, a noi tutti, a coloro che sono al di fuori di questa sala, dobbiamo dire che il problema dell'impatto con i profughi dei Paesi dell'Est sarà un problema sul quale dovremo confrontarci attraverso una solidarietà che forse è trasversale in questa assemblea. La nostra solidarietà non deve essere solamente una gratificazione che facciamo alla nostra educazione, cristiano-cattolica o comunista o laica, ma deve portarci nella misura delle cose di ogni giorno, nella quotidianità della gente, deve essere un fatto che ci tocca come un segnacolo di una civiltà o di un costume di civiltà di questo Consiglio.
Gipo, il tuo popularismo, quello delle tue canzoni, quello delle tue pièce teatrali che toccano il cuore della gente, come può trovare un confine politico? Un confine artificiale nei confronti di gente che forse ha più bisogno? Capisco che la questione degli albanesi è un impatto emotivo enorme; è anche una delle razze più difficili.
E' un impatto che tocca il confronto fra etnie, fra religioni, fra culture diverse. Ci sono delle ramificazioni storiche terribili. Con l'Albania corriamo il rischio di conoscere la storia, una volta come dramma, l'altra volta come farsa, una volta siamo stati sconfitti là, oggi invece perdiamo in casa. Però questo discorso ci porta a capire qual è la vera maggioranza morale di questo Paese indipendentemente dai confini politici, a capire dove ci poniamo, se sulla sponda più povera o sulla sponda più privilegiata di questa nostra società che certamente è diversa ma che conosce ancora le nuove povertà e le nuove discriminazioni, come hanno detto molto bene i colleghi Marchini e Rossa. Per questo, siamo vicini a quanto il Governo ha fatto, a quanto la Presidenza della Regione ha fatto, a quanto i nostri uomini politici portano avanti, attraverso proposte che possono essere delle grida manzoniane; comunque gli ordini del giorno sono sempre una testimonianza politica.
Forse qualcosa dovremmo dire in merito alla destinazione coatta di 2 mila persone nel nostro Piemonte. Non ho i termini del problema così come li hanno i Sindaci Montabone, Ferraris ed altri. Certamente, il fatto che questa Regione sia disseminata di caserme inutili ci porta non solamente i problemi della loro ristrutturazione e destinazione, ma anche quelli che investono il discorso della protezione civile nel nostro Paese. Non so se siamo il terzo, il quarto, il quinto o il sesto Paese nella gerarchia dei Paesi industrializzati. Certo, la civiltà non si vede soltanto nei fatti magniloquenti, nelle grandi spadaccinate con cui un governo si misura con i grandi fatti della storia, ma si vede anche nella gestione minuta, in una trama sottile, comunque persistente, certamente reale, con cui si affrontano i problemi del nostro Paese e della nostra civiltà che comunque, non può essere una civiltà chiusa in se stessa, nelle torri eburnee del proprio progresso e della propria consolidata ricchezza.
E' per questo che dobbiamo avere uno sguardo più vasto. Quando leggiamo ogni giorno sulle cronache il dramma dei 400-500 mila curdi, quando vediamo le grandi potenze occidentali vincere la guerra politica, ma forse perdere la pace morale, quando vediamo che attraverso quelle che possono essere le sette del capitalismo passa una differenziazione nel mondo occidentale capiamo anche in queste cose come non si è mai vincitori, come non si è mai perdenti. Sempre la storia ci richiama ad una verifica puntuale delle nostre prese di posizione.
Ed è per questo che noi ci sentiamo vincolati agli ordini del giorno dei colleghi Miglio, Marchini ed altri, perché sentiamo anche in questo modo la possibilità di rivedere sempre un giudizio, che non è mai infallibile, che non è mai intoccabile, che non è mai persistente. E' un giudizio che ci porta a rivedere lo scenario internazionale e anche la nostra collocazione in merito a questa situazione. Per questi motivi votiamo favorevolmente gli ordini del giorno presentati dalla maggioranza dai Consiglieri Miglio, Coppo, Goglio ed altri, e non ci sentiamo nella possibilità di approvare gli altri ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Non ho firmato nessuno degli ordini del giorno presentati, anche se ovviamente alcuni li voterò, perché non ero soddisfatto del modo in cui la discussione è stata portata in questo Consiglio. E' evidente che in questa discussione vengono da molte parti forzature che non affrontano compiutamente la complessità della questione. Siamo di fronte a tre grandi nodi ognuno dei quali non è separabile dagli altri e la strumentalizzazione da varie parti nasce quando questi nodi vengono separati fra loro.
Il primo è che viviamo una situazione storica nuova, nella quale centinaia di milioni di persone si stanno liberando da un'esperienza politica che si è rivelata nel corso di decenni fallimentare, e le conseguenze di questo fallimento non possono essere ignorate né evitate dalle popolazioni di altri Paesi europei. Si tratta di centinaia di milioni di persone. La seconda questione è che, rispetto a questo fenomeno, la valutazione che deve precedere qualunque altra è quella della solidarietà con queste popolazioni. Il terzo nodo è che le conseguenze di questo fenomeno saranno pesanti, renderanno più difficile la normale vita delle popolazioni di alcune zone del nostro Paese.
Nell'ordine del giorno della Lega Nord sono scritte alcune cose vere che non sono invenzioni. Ci saranno sicuramente specifici episodi nei quali queste presenze provocheranno gravi traumi all'interno delle realtà locali.
Il problema è che queste questioni non possono essere affrontate, né da una parte né dall'altra, con modelli culturali rozzi. Non credo che ci siano particolari conseguenze sul piano elettorale. L'esperienza di questi anni in Italia insegna che gli splendori elettorali, basati su inconsistenze culturali, durano poco tempo; per fortuna la popolazione del nostro Paese progressivamente è stata in grado di qualificare sul piano politico le proprie scelte ed il proprio voto. Mi rivolgo in particolare alla Lega Nord che sembrerebbe un movimento emergente.
Credo che la Lega Nord debba fare una riflessione profonda, e faccio questo intervento senza alcuna intenzione polemica. Se la scelta di Lega Nord è quella di privilegiare nella propria iniziativa politica la difesa delle autonomie, delle culture locali, delle esperienze e delle tradizioni di un popolo che nel corso della storia si sono sedimentate, se questo è il piano su cui gli autonomisti basano la propria iniziativa politica, ebbene credo di essere in piena solidarietà ed unità d'intenti, perché, rispetto ad uno Stato che nel corso degli anni ha progressivamente accentrato poteri, c'è bisogno di forze che riportino il decentramento dei poteri alle realtà locali. In questi giorni però viviamo una situazione rispetto alla quale, al di là delle osservazioni critiche che si possono fare, il primo elemento da riconoscere è quello della solidarietà.
Ebbene, credo che la Lega Nord nei prossimi mesi e anni dovrà scegliere se essere una forza politica nuova - e io me lo auguro - o una meteora che nel corso di poco tempo inizierà la fase discendente. Non mi dilungo perch credo sia comprensibile quello che voglio dire. Ci possono essere delle strumentalizzazioni, però la solidarietà che costa poco è una solidarietà comunque importante, ma di significato limitato. Ci sono anche questioni che riguardano le condizioni di vita delle popolazioni nostre, e cito il caso della Valle Bormida in modo per nulla strumentale. Quelle sono scelte di solidarietà che costano alle forze politiche in termini di presa di posizione sul piano locale, magari in contrapposizione alla stessa forza politica sul piano nazionale. Sono scelte che costano. Non possiamo pensare di affrontare questioni di questo genere con modelli culturali inadeguati rispetto alla complessità delle questioni.
Voterò l'ordine del giorno firmato dai Consiglieri Coppo, Miglio ed altri, che mi sembra quello che maggiormente si sforza di tenere presente la complessità della questione. Voterò anche l'ordine del giorno a firma Marchini e Montabone, sebbene abbia il limite di affrontare unicamente la questione della solidarietà con le popolazioni piemontesi.
Dopo aver ringraziato le popolazioni piemontesi per la loro maturità resta aperta una serie di questioni che dovremo affrontare. Pensate cosa succederebbe se il processo che sta avvenendo in Jugoslavia andasse avanti! Probabilmente, oltre alla solidarietà e al ringraziamento alle popolazioni locali e oltre all'attivazione, come diligentemente ha fatto il Presidente del Consiglio, di una particolare task force di emergenza, penso che dovremmo discutere questioni ben più grosse che ripropongono scelte di programmazione regionale oltre che nazionale.
Voterò i due ordini del giorno e non parteciperò al voto sugli altri documenti perché credo che la forza politica dei loro promotori non abbia ancora scelto che cosa esattamente voglia essere. Non credo che nei prossimi anni si potrà comunque andare avanti su queste posizioni senza chiarire la differenza fra difesa delle autonomie locali e altre questioni che non necessariamente devono coincidere con quella.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Più che per una dichiarazione di voto, intervengo per fatto personale.
Capisco che il Consigliere Marchini sia di malumore per i nostri manifesti ma, visto che si paga la tassa, penso che li possiamo almeno affiggere. Se poi c'è qualcosa che va contro la legge, è sufficiente rivolgersi alla Magistratura.
Quando in quel manifesto si parla di poveri, Consigliere Marchini, si intende la nostra gente. Non siete stati neanche in grado di dirci che cosa facevano al loro Paese quei profughi, figuriamoci se noi potevamo pensare se sono poveri o ricchi. Sicuramente sono profughi e ce li teniamo.
Vorrei dire al Consigliere Picchioni come la gente della Valle Bormida non sia venuta a chiedere solidarietà, ma sia venuta a chiedere giustizia perché voi state facendo un ingiustizia.
Il Consigliere Marchini ha detto che, visto che danno 5 milioni a noi si possono dare 25 mila lire agli albanesi. Ebbene, voi che siete così solidali, nelle vostre seconde case quanti albanesi avete ospitato? Quanti albanesi abbiamo ospitato noi? Perché dobbiamo sempre dire al popolo piemontese che è bravo, che è solidale? Noi per primi cosa facciamo? Quanti ne avete nelle vostre seconde case? Neanche uno e dite che la gente deve essere solidale.
MARCHINI Lo è! SARTORIS Lo è troppo perché è stufa di pagare! Certo che lo è perché la costringete ad essere solidale. Questa non è più solidarietà, questo è obbligo.



PRESIDENTE

Consigliere Sartoris, venga alla dichiarazione di voto.
SARTORIS A norma di Regolamento non vorrei essere interrotta perché sto facendo una dichiarazione di voto e se i colleghi hanno qualcosa da dire me lo dicano quando avrò finito. Sto parlando da 9 minuti e 20 secondi e mi si dice di finire l'intervento, quando il collega Rossa, ad esempio, ha parlato per 13 minuti e nessuno si è permesso di dire nulla.



(Applausi dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

Se il pubblico è venuto per seguire il dibattito in questo modo, credo che il livello di approfondimento successivo sarà più complicato. Ci sono delle regole da rispettare, quindi rispettiamole tutti assieme.
Consigliere Sartoris, prosegua.
SARTORIS Non vedo perché in quest'aula si debbano usare diversi pesi e diverse misure a seconda delle forze politiche.
Al collega Marino voglio dire che gli autonomisti risolveranno probabilmente i loro problemi come autonomisti. Noi, da dodici anni a questa parte, sappiamo benissimo qual è la nostra direzione, non crediamo di essere un movimento emergente, ma neanche disemergente. Noi autonomisti di Piemont dobbiamo ricordarvi che state disattendendo una legge, che state andando contro una legge di questo Stato, noi autonomisti dobbiamo ricordarvi che quello che state facendo è fuori legge.
Vorrei terminare richiamando una frase, tratta sempre dal foglietto del PSI di Casale: "Se è vero che non debbono mai venire meno i doveri dell'ospitalità e di una giusta solidarietà, è altrettanto vero che ci accade se vengono rispettate alcune condizioni a partire per intanto dal rispetto degli usi, modi e costumi di chi li ospita".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Coppo. Ne ha facoltà.
COPPO Signor Presidente, la nostra dichiarazione di voto sarà brevissima innanzitutto per dire che non mi assocerò alle battute di altri colleghi.
Credo che i cittadini della Valle Bormida non abbiano bisogno di battute ma di fatti. Voteremo contro gli ordini del giorno di Piemont e della Lega Nord perché, tra l'altro, esprimono una posizione illusoria, probabilmente consapevolmente illusoria. Sono fatti che non si possono scongiurare con l'imprecazione, ma vanno governati.
L'ordine del giorno presentato dai colleghi Marchini e Montabone ci ha lasciati invece perplessi per una semplicissima considerazione, che ci impedirà di partecipare al voto. Mi sembra, lo dico senza offesa per nessuno, che mancando quattro anni alla scadenza elettorale, le cartoline elettorali dovremmo evitare di inviarle già fin d'ora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Siccome sono stati introdotti i "bambini", signor Presidente, vorrei ricordare il finale di un film che dovrebbe farci riflettere: "Il cammino della speranza". E' la storia di un gruppo di infelici italiani, questa volta, che nel loro tentativo di cercare un futuro più sereno in un altro Paese, nella specie in Francia, vengono soggetti ad ogni forma di soverchieria da parte degli italiani, vengono truffati, vengono indirizzati su strade sbagliate. L'ultima scena è un pianoro assolato, dietro ad un colle dopo una tormenta, e questo gruppo di immigranti incomincia a scendere e viene sorpreso da una pattuglia di gendarmi francesi con il chepì nero: c'è il potere da una parte e il futuro dall'altra, che è rappresentato da un bambino. Quel bambino non viene buttato in mare, ma quel film si conclude con uno sguardo tenero del gendarme e un sorriso del bambino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Quanto sta avvenendo nell'aula mi lascia molto preoccupato in relazione al fatto che ci sono diversi modi di interpretare il concetto di solidarietà, e questa diversità è espressa anche dagli applausi, che a mio parere sono immotivati, a fronte di affermazioni che non erano sufficientemente approfondite. Mi domando quanta solidarietà si debba garantire per chi non è in grado di arrivare ad una visione più generale su quelle che sono le cause dei disastri, siano essi ambientali siano essi sociali.
In questa dichiarazione di voto voglio anche porre una domanda alla Giunta: visto che sembra che tutti in questa sede siano solidali e si voglia fare il massimo per chi si trova in una situazione di estremo disagio sociale, per chi si trova a rischio di emarginazione, per chi è stato espulso dalla sua società, ma ingabbiato e di fatto espulso anche da questa, chiedo se non si ponga il problema di cominciare a programmare. Mi pare che nell'emergenza si voglia continuare a vivere e questo è dimostrato dalla situazione specifica di Torino, dove almeno 3 mila immigrati extracomunitari da più di due anni vivono in una situazione abitativa assolutamente indegna, in una società che si definisce società dell'abbondanza (così come è stato affermato in una riunione dei Capigruppo). E' una società che consente che trentatré immigrati extracomunitari provenienti dal Marocco, regolarizzati, vivano da più di venti giorni sotto un tendone. Questo avviene nella nostra Torino, così civile, così ricca, come alcuni di noi vorrebbero far pensare.
Se si vuole continuare a vivere nell'emergenza, se si vuole continuare a gestire l'emergenza, ebbene non s' ha da fare altro che andare avanti così come è successo finora. Se invece si vuole mirare a realizzare una società multietnica, ben altro occorre fare e ben altro occorre programmare per rendere cittadini con la C maiuscola della nostra realtà anche le persone che per diversi motivi, e per responsabilità precisa delle società cosiddette ricche, si sono trovati, si trovano e si troveranno costretti ad emigrare qui da noi. In questo senso dichiaro che voterò a favore dell'ordine del giorno dei Consiglieri Coppo. Miglio ed altri; voter invece contro i due ordini del giorno degli autonomisti e della Lega Nord mi asterrò sugli altri ordini del giorno.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, passiamo alla votazione dei documenti presentati e, poiché lo spirito degli ordini del giorno all'esame del Consiglio è molto diverso, non ritengo si possa concordare un testo unitario. Procediamo pertanto alla votazione degli ordini del giorno secondo l'ordine di presentazione.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 143 presentato dai Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto delle decisione unilaterale del Governo di inviare; ad Asti e Casale Monferrato 1750 profughi albanesi provenienti da Brindisi sottolinei gravi atti vandalici verificatisi il 12 marzo a Capua, dove gruppi di facinorosi ed ex galeotti mescolati tra i profughi si rendevano colpevoli di razzie ai danni di negozi cittadini, ricordando l'incapacità dimostrata dagli Enti regionali ne la gestione della crisi indotta nel 1990 dal transito di uno sparuto gruppo di profughi albanesi in attesa di visto per il Canada, che tuttavia peregrinarono per mesi tra strutture pubbliche e private senza mai trovare una dignitosa sistemazione rilevata l'inadeguatezza delle strutture messe a disposizione per ospitare i fuoriusciti (ex caserme inadatte a garantire la sicurezza e l'ordine pubblico al proprio interno) vista la manifesta incuria dimostrata dagli ospiti albanesi, sovente sfociata in atti vandalici ai danni degli impianti e delle comunità ospitanti considerate le evidenti difficoltà a cui saranno sottoposte le comunità di Asti ed in particolare di Casale Monferrato (1 profugo ogni 35 abitanti!) per motivi di ordine pubblico e per la prossima prevedibile emergenza igienico- sanitaria; deplora il metodo arbitrario e criminale con cui il Governo disperde sul territorio i flussi migratori extracomunitari stante, in particolare nel caso specifico, la completa assenza di piani di emergenza da parte del Ministero della Protezione civile e la palese violazione della legge 28 febbraio 1990 n. 39 invita la Giunta ad ovviare alle inadempienze governative: dotandosi di un piano di pronto intervento che risponda ad analoghe emergenze, dopo aver verificato presso le singole Amministrazioni comunali l'effettiva capacità delle strutture ricettive evitando l'impatto sociale provocato da una massiccia concentrazione di profughi in una singola comunità salvaguardando la dignità umana degli ospiti garantendo i diritti delle popolazioni ospitanti vigilando sulla reale applicazione delle procedure previste dalla L.
39/90 per l'espulsione di coloro che si rendessero colpevoli di reati comuni fornendosi dei necessari strumenti legislativi che rispondano allo spirito ed alla lettera del presente o.d.g." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 3 voti favorevoli e 38 contrari (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 144 presentato dai Consiglieri Coppo, Ferraris, Miglio, Rossa, Goglio, Porcellana e Majorino il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto del massiccio esodo della popolazione albanese sospinta in Italia dalla crisi verticale di un regime oppressivo e fallimentare constatate le difficoltà delle strutture statali rivelatesi impreparate ad affrontare un'accoglienza elementare, scaricando il peso dell'esodo nelle popolazioni pugliesi, che hanno dato prova di esemplare solidarietà nei confronti dei profughi: vista la decisione di smistare parte dei profughi albanesi nelle città di Asti, Casale Monferrato, Susa, con soluzioni che non possono che essere considerate transitorie e precarie considerato che ci si deve predisporre a governare un problema generale di flussi migratori, derivanti da esplosive contraddizioni Nord-Sud, e dalla crisi strutturale delle Società Esteuropee, a cui si deve rispondere con una politica di cooperazione, che abbia come obbiettivo il riequilibrio economico e sociale sollecita il Governo ad avviare da subito un serio confronto con quello albanese, per impostare una politica di cooperazione e di aiuti che faciliti il processo di democratizzazione ed avvii il superamento della drammatica crisi economica sociale a definire in accordo con le Regioni un piano organico di accoglienza che chiarisca in via preliminare lo Status giuridico dei rifugiati e la loro prospettiva, oltre l'emergenza di una precaria sistemazione impegna la Giunta regionale, tenendo conto che le tre città direttamente coinvolte non sono in condizione di affrontare l'emergenza a: istituire un Fondo di sostegno agli Enti locali coinvolti in modo da concorrere agli sforzi che lessi devono affrontare predisporre un piano di smistamento e ricezione in un contesto di sforzi distribuiti nell'ambito di tutto il territorio piemontese invita la popolazione ad accogliere i profughi albanesi, richiamandosi ai valori diffusi della solidarietà e della convivenza civile, rifiutando e condannando ogni tentativo di strumentalizzazione e di provocazione diretto a suscitare reazioni di tipo razzistico." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 39 voti favorevoli e 4 contrari.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 155 presentato dal Consigliere Sartoris, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte atteso che il Governo di Roma di fronte ad una vera e propria invasione incontrollata di oltre 20.000 extracomunitari fuggiti dall'Albania ha completamente disatteso le precise disposizioni di legge relative alle "quote" di accettazione di nuovi immigrati ritenendo che tale violazione rende illegittime le successive decisioni in merito, e, in particolare, l'imposizione di un numero elevatissimo di tali clandestini in Piemonte impegna la Giunta regionale a: avviare le opportune iniziative legali di fronte alla. Corte Costituzionale per impugnare le deliberazioni assunte in merito dal Governo centrale ed imposte, con tracotante e vessatoria decisione, agli Enti locali sollecitare alle Autorità preposte alla sicurezza (Prefettura e Forze dell'ordine) le opportune procedure per il trasferimento coatto dei clandestini inviati nella nostra Regione fuori dal territorio piemontese." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 4 voti favorevoli e 38 contrari (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
In merito all'ordine del giorno n. 156 presentato dai Consiglieri Marchini e Montabone è stato presentato un emendamento a firma dei Consiglieri Ferraris e Porcellana che recita dopo la parola "Susa" inserire le parole "Asti e Casale".
L'emendamento è accolto dai proponenti.
Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte ringrazia le popolazioni piemontesi ed in particolare quella di Susa Asti e Casale per la dimostrazione di alti valori di civiltà che ha segnato in ogni momento il loro atteggiamento nei confronti del fenomeno drammatico rappresentato dalla disperata speranza di tanti cittadini albanesi invita la Giunta ad operare per il più sollecito e completo ritorno alla normalità".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 25 voti favorevoli e 4 contrari (non hanno partecipato alla votazione 9 Consiglieri).
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.10)



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