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Dettaglio seduta n.56 del 09/04/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bortolin, Bresso, Cucco, Dameri Goglio e Sartoris.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazione della Giunta regionale in merito alla DGR n. 16-1847 del 20/11/1990 avente per oggetto "Iniziative e proposte di intervento ai sensi dell'art. S dei DPCM 3/8/ 1990 in attuazione del programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali". Votazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g. ha la parola l'Assessore Garino che riferisce in merito alla DGR n. 16-1847 del 20/11/1990.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

L'emanazione del DPCM 3/8/1990 inerente il programma di emergenza per l'adeguamento del sistema di smaltimento era già prevista dal comma quarto art. 5, della legge n. 475/88. che prevedeva appunto la presentazione al Consiglio dei Ministri di un "programma volto ad individuare un sistema integrato di aree di stoccaggio e pretrattamento di impianti di smaltimento e di discariche necessari alla copertura del fabbisogno programmato e a fronteggiare le situazioni più urgenti che richiedono lo smaltimento in particolare di rifiuti tossici e nocivi".
Il DPCM 3/8/1990 stabilisce che entro 90 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (avvenuta il 22/8/1990) le Regioni e le Province autonome debbano in particolare: individuare i fabbisogni quantitativi complessivi di smaltimento suddivisi per tipologie di rifiuti, da soddisfare per fronteggiare le situazioni più urgenti e le dimensioni degli impianti necessari a tale scopo individuare gli atti necessari per la localizzazione degli stessi impianti fissare i criteri e le procedure per l'individuazione dei soggetti cui affidare la concessione per la costruzione e l'esercizio degli impianti stessi.
Alla luce di quanto sopra si è costituito, ai fini della redazione delle proposte di intervento relative al programma di emergenza, un gruppo di lavoro composto dai funzionari regionali dei Servizi interessati facenti capo a più Assessorati, da esperti del settore e da tecnici dell'IPLA questi ultimi avevano già avviato, sulla base del lavoro di aggiornamento del piano rifiuti precedentemente affidato dalla Regione all'IPLA un'attività volta ad una migliore definizione del sistema di smaltimento previsto dal piano rifiuti sulla base dei dati produttivi aggiornati e degli impianti esistenti, nonché alla definizione di centri di stoccaggio provvisorio, selezione e valorizzazione dei rifiuti, indispensabili soprattutto per rispondere alle esigenze delle attività produttive di piccole dimensioni.
Come già evidenziato in occasione di una mia precedente risposta ad una specifica interrogazione su questo argomento (la n. 113), la procedura di lavoro seguita nella redazione delle proposte di intervento è stata la seguente: - verifica dei dati relativi alla produzione dei rifiuti aggiornati, stimati dall'IPLA e confrontati con quelli del Ministero dell'Ambiente, delle Province e delle Associazioni di categoria, pienamente coinvolti per le specifiche competenze, e conseguente definizione dei fabbisogni di smaltimento esistenti valutazione delle attività di recupero attualmente esistenti nonch delle possibili azioni tese a ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti e ad incrementare il loro recupero; in questo senso sono state inserite fra i criteri generali alcune prescrizioni, in parte suggerite dal Comitato tecnico regionale ex L.R. n. 18/ 86, tendenti ad una migliore salvaguardia del territorio regionale e ad un incremento delle attività di recupero valutazione del potenziale di smaltimento in esercizio, esistente e non attivo, autorizzato, richiesto e programmato sulla base di un'attenta verifica, aggiornata al 30/9/1990, dell'esistente: la valutazione è stata fatta con la preziosa collaborazione delle autorità e dei funzionari provinciali determinazione del fabbisogno non soddisfatto e definizione del sistema integrato di stoccaggio. recuperi, impianti e discariche all'interno di questo, identificazione degli impianti da realizzare per fronteggiare la situazione di emergenza. La valutazione è stata fatta con il coinvolgimento a livello tecnico e politico degli enti locali (tutte le Amministrazioni provinciali, l'ANCI) e delle Associazioni di categoria (CNA, Federapi, Confartigianato, Unione Artigiana, Federpiemonte) determinazione delle specifiche e delle condizioni per l'individuazione dei soggetti cui affidare la concessione per la costruzione e l'esercizio degli impianti. in attuazione di quanto previsto dalla legge n. 475 e dal DPCM (con la collaborazione della Segreteria di Giunta nonché esperti dei Servizi di programmazione).
Va al proposito precisato che il programma di emergenza di cui al succitato DPCM è stato predisposto ed approvato dal Ministero sulla base delle indicazioni fornite dalle Regioni relativamente sia alla situazione esistente sia al fabbisogno calcolato sia alle proposte formulate sulla base dei piani regionali adottati ai sensi del DPR n. 915/82.
Pertanto le determinazioni adottate hanno tenuto conto degli approfondimenti e delle conseguenti indicazioni formulate in occasione dell'approvazione del piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, avvenuta con deliberazione del Consiglio regionale n. 832-7331 in data 24/5/1988, parzialmente modificato e riadottato con DGR n. 15-1846 del 20/11/1990 con i poteri del Consiglio e ratificato dallo stesso in data 15/1/1991.
La deliberazione è stata adottata sollecitamente dalla Giunta nell'ambito delle proprie competenze, tenuto conto che in effetti non si tratta di un programma della Regione, ma di una serie di iniziative utili per l'attuazione di un programma che è stato adottato direttamente dal Ministero dell'Ambiente.
Inoltre dette iniziative, che si distinguono in iniziative già assunte e nuovi interventi, erano da comunicarsi al Ministero dell'Ambiente entro 90 giorni dall'emanazione del decreto citato.
Comunque il quadro complessivo delle iniziative e degli interventi è stato elaborato in attuazione degli indirizzi, dei criteri e delle prescrizioni già contenute nel piano di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti sopra citato.
Nonostante le oggettive difficoltà derivanti dalla ristrettezza dei tempi a disposizione ed ancora dall'ampiezza e dalla importanza dei documenti da preparare, i diversi compiti che il Decreto affidava alla Regione sono stati assolti nei tempi fissati dal Ministero. Al proposito ringrazio sentitamente i funzionari per il lavoro fatto, che si è venuto a sovrapporre agli immancabili problemi legati alla gestione dell'emergenza ambientale che stiamo vivendo.
Queste sono le cose che sono state fatte; il futuro non può certo fermarsi qui: occorrerà provvedere affinché il previsto sistema integrato di smaltimento dei rifiuti industriali si realizzi concretamente assumendo le forme più valide, nel difficile tentativo di armonizzare il sistema economico-produttivo esistente ad un sempre maggiore rispetto delle insopprimibili esigenze di tutela ambientale e della salute pubblica. In quest'ottica sarà preziosa e verrà costantemente ricercata da parte nostra la collaborazione con tutte le forze politiche interessate ad una reale salvaguardia dell'ambiente, questa insostituibile abitazione di tutti che in un certo senso, ci è stata affidata dai nostri figli.
Credo di poter dire, alla luce dell'esperienza di studio, ricerca ed elaborazione effettuata, che la Regione ha dimostrato di avere al suo interno capacità programmatorie e progettuali non certo secondarie; il ricercato e costante rapporto corri tecnici delle Amministrazioni provinciali e con i responsabili politici delle stesse, la collaborazione con le associazioni di categoria hanno dimostrato quanto può offrire un corretto rapporto con le realtà vive del settore; l'ente strumentale IPLA coinvolto ha dato prova di capacità e snellezza operativa.
Penso di poter affermare che qualsiasi struttura operativa, cui si potrebbe tendere per il futuro, non potrebbe che partire dal nucleo di lavoro che ha operato e dovrebbe seguire, migliorandoli, i metodi partecipativi che si sono instaurati, peraltro pesantemente condizionati dai tempi estremamente ristretti entro i quali si è svolto il lavoro.
L'essere riusciti a rispettare la data di scadenza è forse poca cosa ma rappresenta un segnale preciso della volontà di assumere pienamente le responsabilità attribuite alla Regione; così come credo sia motivo di conforto per il Consiglio e la Giunta regionale l'unanime e positivo apprezzamento degli enti locali e delle associazioni di categoria consultati, sia per il metodo seguito, sia per i risultati finali raggiunti.
Quali sono stati i risultati a cui si è giunti? La fase di ricerca ha evidenziato i seguenti fabbisogni globali non soddisfatti nella nostra regione per lo smaltimento dei rifiuti industriali: per i rifiuti assimilabili agli urbani (discariche di prima categoria) il fabbisogno non soddisfatto è di 167.000 m3/anno (pari al 18 del totale prodotto) per i rifiuti inerti (discariche di seconda categoria A): 52.000 m3/anno (8%) per rifiuti speciali (discariche 2 B conto proprio): 189.000 m3/anno (33%) per i rifiuti tossico nocivi (discariche 2 B conto terzi e 2 C): 568.000 m3/anno (70%) termodistruzione: il fabbisogno non soddisfatto è di 91,800 tonn/anno (pari al 72% del fabbisogno totale) inertizzazione: 71.000 tonn/anno (55%) trattamento chimico - fisico - biologico; 98.000 tonn/anno (25%).
Sulla base dei fabbisogni di smaltimento non soddisfatti, le aree individuate nella regione per la localizzazione delle piattaforme polifunzionali sono le seguenti: due nell'area metropolitana torinese una nella pianura cuneese una nell'area esistente tra Novara, Vercelli e Biella una nel Comune di Alessandria.
La piattaforma di Alessandria coincide con quella prevista dal Comune di Alessandria, già parzialmente finanziata (con deliberazione CIPE 19 12/1989 l'opera fu ammessa al finanziamento FIO 1989 per un importo di 27 miliardi) ed il cui sito non è ancora. stato localizzato.
La localizzazione delle piattaforme all'interno delle aree indicate andrà definita nel progetto presentato dai soggetti per la gara esplorativa.
I criteri generali seguiti nella definizione del sistema integrato tengono conto sia del fatto che allo smaltimento dei rifiuti speciali e di quelli tossici deve provvedere, a proprie spese, il produttore dei rifiuti stessi, sia del principio che lo smaltimento di ogni rifiuto costituisce atto di pubblico interesse, per cui le attività di smaltimento devono essere previste, disciplinate, autorizzate e controllate dall'ente pubblico.
Il programma contiene una prima identificazione delle azioni tese a ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti prodotti; inoltre è dato ampio spazio alla promozione dei sistemi di recupero, di riutilizzo e riciclo dei rifiuti prodotti. In particolare: si ritiene che i rifiuti assimilabili contengano alte potenzialità di recupero di materiali e di energia e che pertanto debbano essere nettamente privilegiati i sistemi di smaltimento finale collocati a valle di impianti di selezione, valorizzazione e recupero energetico tutti gli impianti dovranno prevedere delle incentivazioni, anche di ordine tariffario. per le utenze in grado di fornire rifiuti parzialmente selezionati; si dovrà evitare il più possibile il mescolamento di tipologie diverse di rifiuti la piattaforma costituisce un naturale centro di sviluppo di iniziative tutte rivolte alla ricerca di soluzioni anche innovative per il miglior smaltimento dei rifiuti, incluso anche il recupero diretto (borsa rifiuti) o indiretto.
Oltre alle piattaforme, è previstala creazione di centri di stoccaggio e di raccolta dei rifiuti industriali per ciascuna provincia, questi ultimi assolutamente di iniziativa pubblica. Ad essi potranno rivolgersi le piccole e medie aziende e quelle artigiane che, fino ad ora, dovevano ricorrere a privati, alcuni dei quali non facevano altro che accumularli nascondendoli da qualche parte, dichiarare fallimento e sparire.
Si ritiene che tali centri di iniziativa pubblica saranno finalmente in grado di soddisfare le impellenti necessità di smaltimento della piccola e media impresa e, nello stesso tempo, di fornire sufficienti garanzie sull'effettivo invio ad uno smaltimento corretto dei rifiuti stoccati, onde evitare future discariche abusive e nuovi siti da bonificare.
Nelle ultime settimane i funzionari del settore rifiuti, in collaborazione con esperti del servizio enti strumentali, hanno lavorato alla predisposizione di uno schema procedurale per l'espletamento delle citate gare esplorative, di cui all'art. 7 della legge 9/11/1988. n. 475.
Come noto, l'affidamento in concessione di costruzione e di esercizio con modalità che prevedono quale controprestazione dei lavori da eseguire unicamente il diritto di gestire l'opera - sono esplicitamente esclusi dalle procedure comunitarie di cui alla legge 8/8/1977. n. 584, dell'art.
3, primo comma, lett. a) di quest'ultima legge stessa.
Tuttavia è necessario assicurare procedure che consentano quella applicazione parziale della citata legge 584/1977, prevista dallo stesso art. 7 della legge 475/ 1988, perla scelta del contraente (cioè l'offerta economicamente più vantaggiosa).
A tal fine, si propone di utilizzare il seguente schema procedurale: 1) pubblicazione, su almeno due quotidiani di tiratura nazionale di un avviso di gara, che, indicati sommariamente gli elementi essenziali del bando, rinvii al bando stesso. acquisibile presso la Regione 2) indicazione nell'avviso di cui sopra dei requisiti indispensabili delle ditte da invitare e delle modalità per la richiesta di invito (con un termine contenuto, dell'ordine di 30/40 giorni); possono richiedere di essere invitate alla gara imprese pubbliche, ivi comprese le municipalizzate, o private, separatamente o in consorzio tra loro, che presentino i requisiti richiesti dalla citata legge 9/11/1988, n. 475, ed in particolare: possiedano capacità gestionale ed organizzative tali da g ire i tempi di realizzazione e la qualità del servizio possiedano capacità ed esperienza tecnico-scientifica nel campo specifico, con eventuali esperienze realizzative e/o gestionali in corso siano in grado di garantire l'autofinanziamento del progetto con risorse proprie (l'investimento per una piattaforma con inceneritore è stimato nell'ordine di 70/80 miliardi) abbiano l'effettiva disponibilità del sito (o dei siti) proposti, di dimensioni adeguate all'impianto da realizzare, ovvero siano in grado di dimostrare la possibilità di acquisire tale disponibilità, con modalità ed in tempi compatibili con quelli della gara esplorativa 3) scelta, ad opera della Giunta regionale, delle ditte da invitare esclusivamente all'interno di quelle che hanno fatto pervenire richiesta di invito e che presentino - seppure sulla base di semplificate dichiarazioni i requisiti essenziali 4) spedizione degli inviti, corredati dalla complessa documentazione relativa alla presentazione dei progetti, con la determinazione di un termine congruo per la presentazione dei progetti stessi (non inferiore a 120 giorni); in particolare i progetti, oltre alla descrizione tecnica e alle modalità di gestione dell'opera, dovranno chiaramente indicare: le motivazioni che hanno portato alla scelta del sito la stima dei costi di realizzazione e di quelli di esercizio uno schema di tariffario per le diverse tipologie di rifiuti l'indicazione dei tempi previsti per la realizzazione.
5) L'affidamento in concessione - di costruzione e di esercizio - verrà effettuato con la seguente procedura: valutazione comparata delle offerte, con conseguente graduatoria, che sarà redatta con il criterio dell'offerta più vantaggiosa, ai sensi dell'ari. 24 della Legge 584/77, sentito il parere formulato da apposita Commissione tecnico-scientifica essendo la scelta del sito e la struttura complessiva dell'impianto soggetti alle procedure di valutazione di impatto ambientale (ai sensi dell'art. 6 della Legge 349/86, del DPCM 377/ 88 e del DPCM 27/12/1988), il concorrente primo classificato dovrà successivamente attivare le procedure esplorative e di valutazione di impatto ambientale, al cui esito favorevole è subordinato l'affidamento in concessione.
Il concessionario sarà tenuto alla certificazione di bilancio.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Garino è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

L'Assessore ha riassunto per sommi capi quanto è contenuto nel documento trasmesso alla Commissione Ambiente alcuni mesi fa (novembre 1990). Non fa cenno, perché ha ritenuto di non farlo - benché l'urgenza della questione penso gli sia nota - alla vicenda Valle Versa, che è una esemplificazione di come, a nostro avviso, l'emergenza rifiuti industriali non viene affrontata. Volendo fare qualche riferimento preciso, vorrei ripercorrere, dal nostro punto di vista, come siamo arrivati a questo punto, all'emergenza che è riassunta nelle cifre richiamate dall'Assessore e alla difficoltà di governare in maniera democratica l'intera materia.
D'altra parte, non vorrei tacere che la discussione della deliberazione, che stiamo esaminando in questa sede, è stata tutt'altro che pacifica. Anzi, la richiesta di portare in aula l'esame del problema emergenza rifiuti industriali in Piemonte e interventi conseguenti è stata oggetto - lo voglio ricordare - di ripetute discussioni anche nella Conferenza dei Capigruppo, oltreché di polemiche aspre nella Commissione Ambiente, poiché la Giunta ha ritenuto sino ad oggi - in maniera molto discutibile - di propria esclusiva competenza l'esame della materia scavalcando il giudizio che compete al Consiglio in ordine all'emergenza rifiuti. Più volte il Presidente della Giunta ha ricordato che è potere della Giunta predisporre programmi senza passare dall'esame dell'aula.
Ci troviamo di fronte ad un tentativo di aggirare le nostre competenze.
Questa premessa è di richiamo di alcuni presupposti. Voglio rivendicare la fermezza di una parte considerevole di questo Consiglio, e devo dare atto della sensibilità che la Presidenza del Consiglio ha tenuto e manifestato sulle prerogative del Consiglio, per cui salutiamo con piacere la discussione in aula di questo problema. Questo breve cenno storico era doveroso, altrimenti non si capirebbe perché siamo qui oggi ad esaminare una deliberazione che è un documento programmatico assunto quattro mesi or sono; siamo qui perché c'è stata una dialettica istituzionale tra Consiglio e Giunta. Non mi dilungo oltre ed entro subito nel merito della questione.
Dicevo prima di come si è arrivati all'emergenza per scendere poi al dettaglio, che è molto emblematico, della vicenda Valle Versa.
Sull'argomento rifiuti industriali, come sull'emergenza rifiuti in generale, si è navigato e si continua a navigare a vista. L'Assessore ha fornito delle cifre; personalmente ho avuto modo di trattare l'argomento in altra sede e per trattarlo mi sono documentato su come la navigazione in tutti questi anni sia stata assolutamente inadeguata, perché ad esempio nel 1982, che è stato l'anno zero in Italia sull'argomento rifiuti, la mappa dello smaltimento della Federpiemonte indicava come nella nostra Regione si producevano 84.900 tonnellate annue di rifiuti industriali recuperabili 217.700 tonnellate annue di rifiuti industriali assimilabili agli urbani 1.600.000 tonnellate annue circa di fanghi industriali. Nello stesso anno erano conteggiati 10 centri per il recupero fra quelli esistenti e quelli proposti e 20 siti per lo smaltimento, con una capacità totale di 3.700.000 metri cubi nell'arco di due anni. Sempre nel 1982, secondo i dati Federpiemonte. le iniziative in atto erano in grado di trattare 11.000 tonnellate annue di materiali recuperabili, circa l'1% del totale; 39.000 t/a di rifiuti assimilabili agli urbani, cioè il 15% del totale; 214.000 t/a di fanghi industriali, 10% del totale; 132.000 t/a di rifiuti di altro tipo (oli minerali, solventi, ecc.), circa il 77% del totale.
Questo è il punto di partenza dell'anno zero. Le cose, però; non sono migliorate tanto negli anni successivi. A scanso di equivoci, per evitarci repliche e polemiche inutili, preciso che faccio riferimento a dati ufficiali che il suo Assessorato, Assessore Garino, fornisce su richiesta.
Quindi sono dati noti, esattamente come quelli che trattavamo questa mattina. Dicevo che nel 1986, secondo i dati della Federazione Regionale Artigianato - non entro nel dettaglio perché prenderei troppo tempo e penso non riuscirei nemmeno a farmi seguire - veniva recuperato normalmente un quinto del totale dei rifiuti industriali prodotti. Nel 1988, l'anno di stesura del Piano poi bocciato dal TAR per le note vicende, la situazione continuava a restare molto grave e naturalmente, a distanza di due anni non si può dire che sia stato realizzato granché su quelle priorità che erano state pure individuate. Oggi la prospettiva che si presenta è quella di fronteggiare la sempre crescente emergenza, senza tante novità rispetto ad esempio, al 1988; l'unica novità che ho potuto registrare andando a guardare un bel po' di materiale è l'applicazione dell'art. 5 del DPCM del 1990, che si traduce concretamente nell'affidamento in concessione degli impianti di smaltimento.
L'Assessore ha richiamato alcuni criteri che questo affidamento deve avere; l'unica novità dentro questo quadro non molto nuovo, che è l'affidamento in concessione, è la proposta di un programma di relazioni esterne verso le collettività locali, volte ad illustrare alle popolazioni interessate le caratteristiche dei progetti. Dopo un discorrere assolutamente ininfluente nel risolvere il problema rifiuti, a distanza di nove anni siamo arrivati a dire che bisogna instaurare un rapporto diverso con le comunità locali. Che poi questo non venga fatto è del tutto evidente, come abbiamo avuto modo di evidenziare a proposito della vicenda Valle Versa e come voglio ricordare anche oggi in conclusione.
Noi pensiamo, signor Assessore, proprio per non limitarci alle critiche che pure riteniamo di avere diritto e dovere di formulare in maniera molto rigorosa per quanto sin qui non si è fatto, che la Regione Piemonte dovrebbe ricercare un rapporto diverso con le forze economiche ed industriali, un rapporto diverso che miri a risolvere possibilmente alla radice la produzione di volumi crescenti di rifiuti che non si sa come smaltire, per cercare di recuperare le cosiddette "materie seconde" che ne abbattano i volumi da destinare allo smaltimento vero e proprio e per recuperare una ricchezza economica che viceversa viene dispersa avvelenando il nostro territorio.
Noi Verdi siamo per una politica positiva, propositiva su questi argomenti, ma non si può dire in tutta onestà e coscienza che gli atti che ci troviamo di fronte, proposti da questa Giunta, vadano esattamente in questa direzione. Ci sarebbe - faccio solo questo esempio per avviarmi a concludere sulla vicenda specifica che sta molto a cuore a noi, come ritengo a molta parte di questo Consiglio - da lavorare ad una idea seria quella di dare vita ad agenzie per il riuso e il riciclaggio dei rifiuti prodotti nel processo industriale, agenzie che vedano la partecipazione della Regione, degli enti territoriali, delle Camere di commercio associazioni di categorie produttive, tutte cose su cui si potrebbe applicare una qualche forma di progettualità e di lungimiranza da parte di una Regione che non volesse correre, o che non vuole continuare a correre dietro alle tante emergenze.
Ho voluto richiamare questi passaggi, per così dire storici, ma non vorrei fermarmi qui perché ci sono delle urgenze, oltre che di tempo, di scelte operative ed amministrative. E allora vengo alla Valle Versa che è l'esempio di come non si governa l'argomento.
Abbiamo avuto modo una quindicina di giorni fa di dibattere in profondità di questo argomento.
Ieri nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi abbiamo avuto modo di sottolineare - Assessore Garino, mi dispiace che oggi non sia la nostra giornata migliore nel dialogo dialettico - che ci troviamo, e ci siamo trovati sulla vicenda specifica, di fronte ad una grave slealtà istituzionale da parte della Giunta nei confronti dell'assemblea. E io uso di proposito gli stessi termini di questa mattina perché non possiamo accettare di passare una giornata di lavoro in questa sede per definire un documento conclusivo. dibattendo se revocare o meno un atto che la Regione aveva compiuto o meno, per sentirci dire da parte dell'Assessore che nessun atto era stato compiuto al riguardo e poi scoprire da un più attento esame delle carte, e soprattutto per l'attenta vigilanza delle comunità locali che sono investite da questi problemi drammatici, che invece questa Giunta la nuova Giunta e non la vecchia, ha assunto una deliberazione il 20 novembre dello scorso anno, in cui i progetti ENERGEST avevano ricevuto di fatto il via libera. Mi voglio soffermare su questi particolari. Sono interessanti da cogliere anche le contraddizioni interne allo specifico laddove, ad esempio, nella seconda pagina della deliberazione del 20/11 1990 si fa riferimento ai progetti che hanno superato la fase istruttoria per la parte di competenza regionale e che sono in attesa della pronuncia ministeriale sulla VIA, per poi leggere invece a pag. 68 nel documento tecnico allegato che si parla di impianti sui quali la Regione ha già espresso parere favorevole, come è ulteriormente specificato nelle tabelle allegate al documento, in cui, ad esempio. a proposito della ENERGEST, alla tabella 44 (e qui voglio ringraziare espressamente per quanto mi compete gli amici amministratori e ambientalisti della Valle Versa che hanno fatto per l'ennesima volta, un lavoro molto puntuale e che è di ausilio al nostro stesso lavoro) che ha per titolo "Impianti di trattamento e smaltimento rifiuti autorizzati in Regione Piemonte al 30/9/1990", Montechiaro d'Asti (ENERGEST) è compresa sia pure con l'asterisco che significa: "in attesa di parere ministeriale VIA", ma compenetrando queste capacità di smaltimento dentro il totale complessivo, dando, in altri termini, per scontato quello che viceversa ci è stato detto quindici giorni fa, che scontato non era da parte della Giunta, che anzi era tutto da esaminare, e che quindi non avremmo avuto nulla da revocare per gli atti compiuti in precedenza. Questa è una contraddizione che io ho voluto evidenziare, ma ce ne sono altre. Ad esempio è davvero drammatico leggere nella tabella 47, sempre del documento allegato alla deliberazione che tratta degli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti autorizzati in Regione Piemonte al 30/9/1990, che ritorna Montechiaro d'Asti, il progetto ENERGEST, con le stesse cifre per quanto riguarda le capacità di smaltimento, la risposta al fabbisogno, che sono pari pari prese dai progetti che sono stati presentati dalla società ENERGEST e che non si possono comprendere in tabelle in qualche modo definitive.
Ci troviamo di fronte ad una evidente forzatura nell'applicazione dell'art. 5 del DPCM 3/8/1990, laddove la tripartizione prevista dal Ministero dell'Ambiente per l'attuazione del programma di emergenza parla in maniera chiara di impianti autorizzati e funzionanti, di impianti autorizzati e non ancora funzionanti, e di progetti presentati. Questa tripartizione che dovrebbe consentire ad un governo, ad un'assemblea di poter ragionare su quello che c'è, quello che potrebbe esserci, quello che sarebbe necessario che ci fosse, qui viene completamente annullata per trovarci costantemente di fronte ai fatti compiuti.
Potrei aggiungere molte altre considerazioni. Chiedo venia ai colleghi per aver preso forse più tempo di quello che mi era dato, ma attraverso una esemplificazione, il caso della Valle Versa (che evidentemente da parte di questa assemblea non può che implicare una serie di Consiglieri, fra i quali anche i Consiglieri Verdi che hanno presentato un ordine del giorno che penso altri colleghi illustreranno su questa vicenda specifica), noi non possiamo che chiedere che quanto meno sulla vicenda della Valle Versa si rimettano le cose in chiaro e quindi si eliminino da questo atto amministrativo tutti i riferimenti che diano per scontata l'approvazione da parte della Regione dei progetti ENERGEST così come oggi avviene.
Attraverso un caso emblematico abbiamo forse oggi più chiaro perché non si voleva arrivare in quest'aula, perché, a proposito di emergenza rifiuti industriali, non è un caso che quello che viene dato per scontato siano Barricalla, Ecolinea e i due progetti ENERGEST: esattamente i punti di conflitto più aspro che si sono registrati finora nella comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta che prego di restare nei tempi affinché il dibattito non abbia ad essere troppo lungo.



RIVALTA Luigi

Mi impongo di restare nei tempi anche se lei sa che non mi è facile.
Voglio richiamare alla mente del Consiglio questa situazione paradossale, credo si possa dire così, perché abbiamo avuto oggi, 9/ 4/199 1, una comunicazione dell'Assessore relativa ad una deliberazione che è stata presa dalla Giunta regionale il 20 novembre dell'anno scorso. Questo fatto è stato giustificato dall'Assessore Garino che oggi riceve i nostri strali, ma mi pare che non sia possibile fare diversamente, dicendo che si tratta di una deliberazione di competenza della Giunta. Ne abbiamo già discusso in Commissione ed anche in aula abbiamo posto la questione attraverso interrogazioni. Credo che questo vada richiamato, perch dobbiamo continuare a cercare di costruire un rapporto che non sia conflittuale già sulle forme: un rapporto conflittuale sulle forme e sulle procedure non mi sembra sia utile a nessuno, né a chi da Consigliere vuole contribuire alla formazione degli atti e credo che non serva neppure alla Giunta. L'Assessore Garino oggi ha ripetuto, a distanza di mesi da quando già ne discutemmo, che questo provvedimento è di competenza della Giunta perché si tratta di un programma di iniziative e di intervento. Ho letto questo documento nell'intervallo e ho avuto la sensazione che si voglia continuare a mascherare qualche concezione di pianificazione e di programmazione che proprio non conosco. Vorrei che mi fosse detto se la Giunta davvero pensa ad una programmazione e ad una pianificazione con impostazione e contenuti diversi da quelli che emergono da questo documento; sarei davvero interessato a conoscerla e se ha contenuti più compiuti di quanto non sia l'impostazione di questo piano mi interesserebbe saperlo perché il colloquio con la Giunta si potrebbe impostare davvero su un'altra base. Basta prendere la pag. 2 del documento che l'Assessore Garino ha letto oggi in aula, giustificando che è competenza della Giunta perché è un programma di iniziative e di intervento. Ma un programma che cosa è se non di iniziative e di intervento? Se un piano non prevede iniziative e interventi che cosa è? Questo documento comprende una serie di punti che sono tipicamente propri della politica di programmazione o di pianificazione. Ho già detto all'Assessore Garino altre volte che nella nostra terminologia "programma" e "piano" sono due termini che spesso vengono utilizzati vicendevolmente per significare la stessa cosa e quando si cerca di dare loro un significato diverso si intende con il piano un qualcosa che ha più il carattere di un progetto, con qualche elemento di rigidità, mentre per programma quello che invece misura temporalmente il suo sviluppo e le sue fasi. Sono comunque discussioni di lana caprina le distinzioni di piani e programmi. Questo prevede la definizione dei fabbisogni di smaltimento dei rifiuti, la localizzazione degli impianti in tutto questo e l'individuazione delle dimensioni e delle tipologie degli impianti l'individuazione dei soggetti a cui affidare l'attuazione di questo programma e la definizione di un sistema integrato di aree di stoccaggio che peraltro mi pare non sia compreso, ma perlomeno l'impostazione è questa. E se questo non è - chiamiamolo come vogliamo - un programma o un piano, ma quel tipo di impostazione di lavoro e di metodo di prefigurazione degli indirizzi e degli interventi che un'Amministrazione si deve dare, per cui nello Statuto si è detto che i piani sono di competenza del Consiglio regionale, sono davvero interessato a sapere che cosa pensa la Giunta di questa cosa. Non ho dubbio che sia un piano e nel passato cose di questo genere sono sempre state considerate di competenza regionale. Lo stesso Commissario di Governo ha mandato indietro la deliberazione, la deliberazione è stata rinviata. l'abbiamo letta, aveva dei lati interpretativi non sufficientemente chiari, ma era certamente un segnale alla Giunta, rispondeva a sollecitazioni che noi avevamo posto. Vorrei che in futuro queste cose non si ripetessero. Un Consigliere regionale che cosa deve fare se non discutere programmi di questo genere? Questi programmi hanno incidenza sulla comunità regionale, quella che produce i rifiuti e quella che li riceve nelle proprie località e nei propri Comuni; ma questa è una questione che riguarda i Consiglieri regionali! Se un programma di questo genere non riguarda i Consiglieri regionali, allora io dico che è bene dare vita non solo alla seconda repubblica, ma ad una rivoluzionata struttura delle istituzioni e delle autonomie locali, con regolamenti interni in cui i Consiglieri regionali vengono qui qualche volta per essere informati, magari a distanza di qualche mese, come succede oggi.
Riguardo al Piano voglio dire che sulla localizzazione degli impianti c'è un lungo elenco: Garino ci dice che ha sentito le Amministrazioni provinciali e l'ANCI, l'associazione dei Comuni. Tutta l'esperienza ci dice che ci vuole un lavoro nei confronti delle comunità, perché gli impianti non vanno negli uffici dell'ANCI, ma vanno su territori che sono dei Comuni; occorre un lavoro politico che è bene fare sempre tutto e che anche il Consiglio regionale - non so se la Giunta vuole assumersi responsabilmente problemi gravi come quello dei rifiuti - deve essere messo in grado di fare. Noi non siamo stati messi in grado di dare alcun contributo in quella direzione, proprio per le tempistiche e per l'atteggiamento assunto. Quindi non voglio neanche sollevare polemiche sulla questione della localizzazione, per quanto ne potrei fare. Su questa questione, non ultima quella che poi toccherà nel suo intervento Monticelli, anche il problema della localizzazione, al di là degli aspetti di piano. è un problema che politicamente deve riguardare tutti e ci deve impegnare dialetticamente, ma anche responsabilmente, perché si trovi una soluzione.
Sulle scelte tipologiche delle piattaforme di smaltimento si ribadisce la scelta, che è vecchia ormai anche di concezione, degli impianti grandi e tutto fare. Proprio nella materia dei rifiuti tossici e nocivi, quelli chimici sostanzialmente, che riguardano ormai una varietà enorme di rifiuti, non si tratta più di sostanze organiche che la mia generazione ha studiato a scuola: la varietà dei rifiuti tossici e nocivi si misura ormai in centinaia e centinaia di tipi di microinquinanti. Non c'è nessuno che oggi sia in grado di smaltire tutto, anzi sempre più la possibilità di smaltimento di questi tipi di tossico-nocivi dipende dall'altissima specializzazione degli operatori e degli impianti. Allora non si pu parlare di impianti di questo genere, bisogna articolare diversamente proporsi uno schema di intervento tipologico di tipo diverso, con impianti più limitati, specializzati, di raggio di influenza evidentemente per la rampa di raccolta per uno smaltimento più ampio. Lo stesso discorso rimasto aperto è quello sugli inceneritori. Ho solo accennato per titolo a due questioni di merito. Comunque non dobbiamo esprimere un parere su questo perché non stiamo approvando la deliberazione, ma in termini di approvazione di deliberazione non possiamo esprimere un parere né di compiacimento né di accettazione di questo piano. Quindi, sotto questo profilo puramente di espressione politica noi respingiamo questo programma anche per gli aspetti di contenuto, di cui ho fatto solo due richiami essenziali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Signor Presidente e colleghi, il collega Rivalta si è soffermato relativamente alla forma e alle competenze, se il piano approvato dalla Giunta era di competenza della Giunta stessa oppure di competenza del Consiglio regionale. Penso che questo aspetto vada ulteriormente approfondito per definire una volta per tutte qual è il limite delle competenze dei due organi regionali. Penso che questa sera avendo ascoltato la relazione dell'Assessore Garino, che poi alla fine fa di necessità virtù, perché il problema dei rifiuti esiste, dobbiamo fare delle considerazioni nel merito di questo intervento.
Devo dire che è stata ed è una vicenda tormentata questa della Valle Versa, devo dire che non è un percorso molto lineare. Ci sono ordini del giorno del Consiglio regionale che si accavallano decisioni della Giunta.
Per carità, non voglie dire che le decisioni della Giunta siano illegittime. ma c'è questo percorso a zigzag. Credo s necessario e opportuno rimettere le cose a osto in modo che questa vicenda abbia un percorso quanto meno lineare. Parto dalla Conferenza regionale e dalle sue risultanze contraddittorie. Intanto approfitto per chiedere all'Assessore Garino se, quando partecipano a questa Conferenza regionale. prevista dalla legge. tanti eminenti funzionari divisi per settore, non sia il caso che poi nelle conclusioni della Conferenza stessa i responsabili del settore diano un parere, perché far riassumere ad una sola persona le competenze delle acque, scarichi industriali, tutela ambiente, cave e torbiere, mi sembra riduttivo. Sarebbe opportuno che ogni responsabile desse il proprio parere. Dagli atti della Conferenza che si è svolta il 26/3/ 1990 leggo pareri negativi nelle premesse, salvo poi concludere con un parere favorevole, anche se condizionato. C'è già una prima grave contraddizione della quale noi dobbiamo tenere conto. Ci sono i pareri negativi dell'USSL n. 68 di Asti, degli Enti locali e del Politecnico. C'è la deliberazione del 10/4/ 1990 dove si incarica il prof. Genon ad affiancare i tecnici regionali. indicati in premessa, per i necessari approfondimenti tecnico scientifici nella riunione convocata presso il Ministero. Sarebbe necessario avere una relazione sulle risultanze della Commissione presso il Ministero. Se il prof. Genon ha partecipato, assieme ai funzionari regionali. vorremmo sapere cosa hanno deciso. C'è la deliberazione incriminata, secondo il collega Rivalta, del 20/11/1990 dove. secondo me. è apprezzabile lo sforzo della Giunta e dell'Assessore nel preparare il piano nei tempi previsti dalla legge. nella quale noto solamente un errore materiale in una tabella dove è scritto che la Regione Piemonte aveva autorizzato l'impianto ENERGEST. Non mi pare che la deliberazione dica questo. L'allegato invece sembra contraddire il testo della deliberazione.
Per concludere. dobbiamo rifarci all'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale dove recita: "impegna la Giunta regionale a riconsiderare i progetti proposti dall'ENERGESI' a Montechiaro d'Asti".
Pertanto occorre riaffermare con forza il concetto di riconsiderare l'insediamento in quella zona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, interverrò soltanto su un aspetto della comunicazione che l'Assessore ha reso oggi - anche se l'Assessore non ne ha parlato in alcun modo - relativamente al progetto ENERGEST a Montechiaro d'Asti. L'Assessore non ne ha parlato, e questo sinceramente mi stupisce perché ieri mattina durante la Conferenza dei Capigruppo, essendo l'argomento della comunicazione fra quelli segnati all'o.d.g., numerosi Capigruppo (me compreso) hanno "avvertito" - se posso usare il termine - il Presidente della Giunta, che partecipava ai lavori della Conferenza stessa che sulla questione della Valle Versa oggi si sarebbe polemizzato con la Giunta su un punto non secondario, che è già stato affrontato in parte dai colleghi Staglianò e Fiumara. Oggi l'Assessore Garino ha fatto un cenno troppo telegrafico su un punto che era poi l'argomento principale per cui si è resa oggi la comunicazione della Giunta, cioè quello delle competenze.
Se oggi siamo qui a discutere la comunicazione della Giunta su una deliberazione di Giunta, presa a novembre, è perché sulla stessa c'è stato un lungo contenzioso politico che, come Gruppo, noi abbiamo portato anche di fronte al Commissario del Governo con un esposto, segnalando delle illegittimità contenute nella deliberazione assunta dalla Giunta. Ci sono stati tanti altri fatti, lungamente ripresi in Consiglio e in sede di Conferenza dei Capigruppo, per cui ad un certo punto si era deciso di fare una comunicazione sull'argomento da parte della Giunta regionale. Mi sarei aspettato, da parte dell'Assessore Garino, una premessa consistente proprio in merito alla competenza della Giunta. Ma l'Assessore Garino ha contenuto il tutto in tre righe. Chiudo questo punto in quanto ne ha parlato lungamente il collega Rivalta.
Sulla questione Valle Versa. E' un punto molto delicato, perché le spiegazioni sono solo due: o la Giunta, e in specifico l'Assessore, ha portato all'approvazione di sé medesima una deliberazione senza conoscerne a fondo il testo, fidandosi di qualche funzionario, oppure la Giunta e l'Assessore Garino hanno compiuto una slealtà istituzionale - come l'ha definita il collega Stagli ò. Potremmo chiamarla un'omissione grave, non di atti d'ufficio, ma nel rapporto con il Consiglio certamente, perché noi abbiamo passato una giornata a discutere sulla valle versa,a sentirci ripetere dalla Giunta che la Giunta attuale sulla Valle Versa non aveva mai deliberato alcunché, non aveva alcuna responsabilità. Questo ci è stato lungamente e ripetutamente detto. Però, signori della Giunta, voi avete approvato una deliberazione che assume i progetti già presentati e in corso di approvazione di VIA da parte del Ministero dell'Ambiente e li considera uso il termine testuale riportato nella deliberazione - "approvati con parere favorevole" da parte della Giunta fino al punto di dire che "la Regione ritiene questi impianti" - tipo l'impianto progettato dall'ENERGEST per Montechiaro - "inseriti a tutti gli effetti nella parte di sistema integrato già esistente e si assume l'impegno di sollecitarne ed accelerarne la realizzazione e l'esercizio". Se questo non è un atto della Giunta attuale estremamente chiaro ed impegnativo, mi chiedo cosa è.
Ripeto, le risposte a questo interrogativo sono solo due: o voi avete approvato questo atto senza averlo letto, quindi non sapevate che era compreso l'impianto di Montechiaro. oppure lo sapevate e avete compiuto un'omissione politica nei confronti del Consiglio di estrema gravità. Non vedo altre risposte a questo interrogativo; o l'una o l'altra. C'è poi il fatto che l'impianto di Montechiaro è trattato nella deliberazione in modo estremamente contraddittorio, perché in qualche parte si usa un termine estremamente impegnativo in cui la Regione si impegna a sollecitarne ed accelerarne la realizzazione e l'esercizio; in altri punti si usa il termine "dato parere favorevole"; in altri punti si usa il termine "autorizzato". Quindi c'è qualche elemento di contraddizione in tutto ciò.
Il tutto partendo dalla famosa deliberazione dell'aprile 1990 che è una deliberazione curiosa perché nella stessa la parola "approvazione"non esiste. L' ho riletta attentamente, per quanto io possa comprendere i testi di questa natura, ma non ho trovato la parola "approvazione" né la parola "autorizzazione". Ho trovato soltanto il fatto che con quella deliberazione la Giunta di allora trasmetteva proprie valutazioni sul progetto al Ministero. Condizioni - così è detto in quella deliberazione - che si ritengono indefettibili in caso di pronuncia favorevole da parte del Ministero dell'Ambiente. Quindi, allora fu trasmesso quel progetto corredato da condizioni indefettibili - così venivano definite - che sono circa una pagina e mezzo, in cui l'unica cosa che si evince andasse bene in quel progetto era il fatto che si diceva (questo è detto in premessa della deliberazione) che la Valle Versa è una valle talmente disastrata dal punto di vista ambientale che ci si può mettere di tutto. Questo c'era scritto.
Quello era l'unico punto su cui non c'erano dubbi, secondo la Giunta di allora. Su tutto il resto c'erano dubbi. Tant'è vero che venivano definite condizioni indefettibili. Poi ci troviamo alla deliberazione di novembre dello scorso anno, quella di cui si sta parlando oggi, nella quale si considera quel progetto approvato, si considera quel progetto corredato di parere favorevole, si considera quel progetto come un progetto sul quale la Regione si impegna a far sì che sia realizzato subito. E le condizioni indefettibili dove sono finite? Qui c'è una contraddizione stridente. Per questo ribadisco la domanda, colleghi: voi, quando avete approvato la deliberazione nel novembre dello scorso anno sul programma di rifiuti l'avete letta? Sapevate cosa c'era scritto? Come mai questo progetto ENERGEST di Montechiaro sta seguendo degli itinerari così strani? Ci sono queste forzature, ogni tanto c'è uno scatto. Di fronte ad un voto unanime del Consiglio, dopo pochi giorni il progetto viene trasmesso a Roma ancorché con le condizioni indefettibili. Poi, pochi mesi dopo, le condizioni indefettibili spariscono e c'è un nuovo scatto per cui il progetto viene dato già per acquisito, manca solo il via del Ministero, ma per il resto è a posto. In sostanza, questo avete approvato nel novembre dello scorso anno. E la cosa clamorosa è che di tutto questo non si è avuta traccia oggi nella comunicazione dell'Assessore e nelle ore di discussione che il Consiglio ha dedicato due o tre settimane fa sulla questione della Valle Versa.
Non vado oltre, anche per ragioni di tempo, e semplicemente richiamo l'ordine del giorno che abbiamo presentato insieme ad altri colleghi, al quale ci auguriamo che si aggiungano delle firme prima che si arrivi alla votazione. Un ordine del giorno molto semplice, che in sostanza dice questo; c'è una contraddizione evidente fra quello che sta scritto in questo documento circa il programma smaltimento rifiuti, quell'ordine del giorno che il Consiglio ha votato due o tre settimane fa in cui si impegnava la Giunta a rivedere il progetto ed eventualmente a dare parere negativo e quanto sta scritto in quella famosa deliberazione, peraltro lungamente contestata da tutti noi, dell'aprile dello scorso anno. Rispetto alla deliberazione attuale, quella dell'aprile dello scorso anno sono rose e fiori: quella perlomeno aveva dei dubbi, qui i dubbi sono spariti! Di fronte a questo noi proponiamo un ordine del giorno che ha un dispositivo forse un po' contorto, il cui carattere contorto dipende dal semplice fatto che qui non siamo di fronte a una deliberazione posta all'approvazione del Consiglio, ma siamo di fronte a una deliberazione che la Giunta ha preso per i fatti propri, e quindi siamo costretti a impegnare la Giunta a modificare la deliberazione. Non è un emendamento, non pu essere un emendamento perché voi non avete portato questa deliberazione in Consiglio, l'avete presa sotto la vostra responsabilità, e quindi il Consiglio con questo ordine del giorno vi impegna a modificare la deliberazione in modo da togliere tutti i riferimenti all'impianto ENERGEST di Montechiaro. Quell'impianto non è mai stato autorizzato, non ha mai avuto un parere favorevole da nessuna Giunta regionale del Piemonte, quindi non può essere compreso nelle tabelle che ricordava prima il collega Fiumara, non può essere in alcun modo compreso in un testo nel quale compare come impianto su cui la Giunta regionale ha dato un parere favorevole. Questo non è vero, è un falso, non esiste quel parere favorevole, e quindi l'unico modo per uscirne è quello di espungere con una rettifica della deliberazione tutti i riferimenti a Montechiaro d'Asti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, colleghi, il dibattito tende, almeno per quanto riguarda gli interventi dell'opposizione, a mettere in discussione tutta la politica ambientale, la correttezza della Giunta regionale e la correttezza del rapporto tra Giunta e Consiglio. Come è noto, noi avevamo presentato su questo argomento una mozione, che poi avevamo ritenuto superata, in ordine alla deliberazione della Giunta regionale del 20/11/1990, ma la lettura di questa mozione avrà consentito a tutti i colleghi di constatare che non era nostra intenzione mettere in discussione i presupposti su cui si fonda la deliberazione della Giunta, ma solamente sollevare alcuni dubbi e alcune richieste di chiarimenti precisi e puntuali per quanto riguardava alcuni aspetti della deliberazione stessa. Quindi non possiamo non sottolineare che noi ci riconosciamo nell'insieme dell'impostazione della politica ambientale della Giunta regionale che, come è noto, è sostanziata, oltre che da questa deliberazione relativa al programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali, anche dal programma triennale per l'ambiente che è stato oggetto di una convenzione, di un accordo di programma con il Ministero dell'Ambiente e da prese di posizione in ordine ad altri argomenti. Sappiamo anche però che vi sono delle situazioni particolari che attengono a deliberazioni che la Giunta regionale ha assunto in periodi che possiamo definire caldi. Di solito e di norma il rapporto tra la Giunta e il Consiglio avviene nel senso che la Giunta adotta le deliberazioni di propria competenza e il Consiglio e i Consiglieri hanno la possibilità e hanno anche il dovere di controllare l'operato della Giunta avendo la facoltà di sindacare le decisioni assunte attraverso atti consiliari. Purtroppo nel periodo in cui il Consiglio è sciolto questa attività non si può svolgere. Per cui sarebbe necessario e opportuno che la Giunta regionale si autolimitasse quando ci troviamo di fronte a provvedimenti importanti come, ad esempio, quello della Valle Versa, ma ne possiamo richiamare anche altri (mi torna alla mente il caso di Chivasso); quando non è possibile questo rapporto dialettico tra Giunta e Consiglio si vanno ad adottare provvedimenti che, nel momento in cui vengono riesaminati, magari a distanza di tempo come stiamo facendo in questa sede, mettono in risalto tutta una serie di contraddizioni. E' quindi necessario richiedere una maggiore trasparenza nell'adozione, nella stesura formale delle deliberazioni stesse, per cui quando ci troviamo di fronte ad un parere positivo con decine di condizioni è chiaro che forse è più conveniente dire che il parere è negativo. Non conosco nel dettaglio tutte le risultanze della Conferenza che riguardava il problema della Valle Versa, ma da quanto abbiamo avuto modo di ascoltare in questa sede e da quanto abbiamo saputo in precedenza, senz'altro tutte le perplessità tornano d'attualità e appaiono condivisibili.
Ci attendiamo da parte dell'Assessore Garino una precisazione in ordine alle contestazioni che sono state rivolte alla Giunta circa le comunicazioni svolte in questa sede in precedenza. Mi sembra comunque che ci sia stata qualche forzatura da parte di alcuni colleghi, perché sarà anche vero che si possono rilevare delle contraddizioni, ad esempio, tra la parte dispositiva della deliberazione, gli allegati che ne formano parte integrante e quelli che sono a corredo della stessa, ma è anche vero che nelle premesse della deliberazione del 20/11/1990 si fa riferimento anche a progetti che hanno superato la fase istruttoria e che sono in attesa di pronuncia della VIA.
Non sta a me comunque in questo momento fare una difesa d'ufficio dell'operato dell'Assessorato; sarà l'Assessore Garino a dare chiarimenti e precisazioni e in questo senso ci riserviamo, nella dichiarazione di voto un giudizio in ordine al documento che è stato presentato da qualche Gruppo consiliare con la richiesta non di emendamenti, ma di una modifica motu proprio da parte della Giunta regionale della deliberazione stessa.
Colgo l'occasione per svolgere qualche considerazione sul provvedimento che stiamo discutendo e che quasi resta in ombra. Per quanto ci riguarda riteniamo che questo programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali possa decollare al più presto perché proprio nella sinergia tra le iniziative dell'ente pubblico, in particolare della Regione, e degli Enti locali cui è demandata ad esempio la realizzazione o il concorso nella realizzazione degli impianti di stoccaggio, e l'intervento dell'iniziativa privata, possiamo intravedere una soluzione realistica ai problemi che tutti denunciamo. Di volta in volta, di settimana in settimana trascorriamo ore e ore del nostro tempo a parlare di emergenze, ma se siamo coerenti dobbiamo anche proporre delle soluzioni reali, praticabili alle emergenze stesse. Nel caso particolare è condivisibile la proposta della Giunta regionale in ordine alle gare esplorative, alle Commissioni tecniche che dovranno esaminare i progetti, alle concessioni che poi saranno date ai soggetti stessi che attraverso il ritorno finanziario delle tariffe andranno a rimunerare i capitali che saranno stati investiti.
E' chiaro però che non possiamo non richiamare il caso particolare della piattaforma di Alessandria. Noi vorremmo parlarne in questa sede in modo pacato, anche perché siamo in una fase di attesa, e in questo senso è stato esplicito l'Assessore Garino in un recente incontro con i Sindaci dei Comuni contermini ad Alessandria, attesa di importanti pronunciamenti della giustizia amministrativa. E' stato anche chiarito che il provvedimento fino ad ora adottato dal Comune di Alessandria è di individuazione dell'area suscettibile di insediamento, ma rimane ancora da approvare il provvedimento con la localizzazione puntuale dell'impianto, provvedimento che poi darà l'avvio a tutte le procedure autorizzative con la valutazione d'impatto ambientale.
Per quanto riguarda Alessandria ognuno di noi, anche sulla base delle precedenti esperienze. ha le proprie convinzioni; io penso che nel momento in cui discutiamo soprattutto dell'impostazione della deliberazione dal punto di vista generale e quindi della prima risposta che questa Giunta regionale tenta di dare ad una emergenza così importante, non sia il caso visto che non siamo di fronte ad atti risolutivi, ma solamente ad un avvio seppur tribolato, di una procedura per quanto riguarda Alessandria, di approfondire più di tanto il discorso. Desidero solamente cogliere l'occasione per ricordare la questione. Per quanto ci riguarda non potremo non essere vigilanti, non potremo non essere rigorosi nel richiedere che tutti gli atti che devono ancora essere compiuti vengano compiuti andando alla radice del problema, andando a rivisitare tutte quelle analisi, tutti quegli studi che almeno a giudizio di alcuni - per parte mia condivido in larga parte questo giudizio - sono stati compiuti "all'acqua di rose" o in modo troppo celere perché si privilegiavano le esigenze della decisione rispetto a quelle dell'approfondimento e della documentazione.
In questo senso chiediamo delle precisazioni e delle garanzie, visto che nell'elenco allegato alla deliberazione è anche citato il caso di Alessandria e mentre svolgiamo queste considerazioni per quanto riguarda Alessandria non possiamo sottrarci, anche se brevemente nei limiti di tempo concessi, aduna valutazione sull'opportunità o meno che questi provvedimenti vadano o non vadano in Consiglio. Penso che non sia auspicabile un arroccamento della Giunta regionale su competenze formali probabilmente è necessario che su provvedimenti così importanti, per quanto riguarda soprattutto gli atti di indirizzo, debba pronunciarsi il Consiglio, quindi sia opportuno che il Consiglio regionale venga investito dalla Giunta stessa. L'auspicio è quindi che la Giunta non si arrocchi su valutazioni puramente formali. E' pur vero - in questo senso colgo alcune osservazioni che in questi mesi sono state fatte dal Presidente della Giunta - che se è difficile discutere e decidere certe localizzazioni previo tutte le procedure del caso, all'interno della Giunta regionale diventa forse impossibile all'interno del Consiglio. Si deve trovare un equilibrio in questo senso; rimarcare le funzioni di indirizzo e di programmazione generale del Consiglio e lasciare all'interno di questi indirizzi alla Giunta regionale il compimento delle scelte precise e puntuali di localizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sul finire della scorsa legislatura questo Consiglio è stato fortemente impegnato attorno a questi temi. Da un lato per l'elaborazione del piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento rifiuti, che costituisce il punto d'appoggio per quanto riguarda l'iniziativa che assume la Regione e che viene oggi dibattuta in quest'aula; dall'altro lato uno strumento molto importante, la L.R. n. 9/88 in applicazione della legge n. 441, veniva a configurare i caratteri e l'operatività delle conferenze per la nostra Regione. Sappiamo che le conferenze sono state delineate in modo differenziato da Regione a Regione; nella nostra abbiamo voluto caratterizzarle in modo tale da offrire la garanzia che questi momenti di confronto con la comunità non fossero solamente un fatto rituale e burocratico.
L'impianto generale del documento che l'Assessore ha illustrato mi pare corretto in senso generale, però vorrei sottolineare alcuni elementi che necessitano urgentemente di una considerazione. La situazione, così come viene oggi confermata, scatena, per l'individuazione dei siti per lo smaltimento dei rifiuti industriali, per gli impianti tecnologici e per le discariche, un comportamento occasionale e casuale da parte dei privati. La Valle Versa è un caso simbolo. ma ve ne sono altri; vorrei ricordare la Barricalla, altro esempio della possibilità di operare a 360 gradi senza criteri, se non quelli che il DPR n. 915 poneva sulle distanze (poi derogato), ma non c'è altro.
Il modello Valle Versa è un classico modello di individuazione casuale del sito. Così come si è strutturato il Piano del 1988 e così come è stata vista l'operatività delle conferenze, si è scelto dove era possibile, si è fatta l'operazione dove il privato trovava una vecchia cava, una vecchia fornace, un terreno particolare. Credo che questa possa essere una limitazione. Inviterei l'Assessore a prendere in considerazione se non sia il caso di arricchire le griglie di comportamento delineate con qualche elemento che permetta di compiere una selezione. Voglio spezzare una lancia a favore del Piano regionale del 1988, che, con l'individuazione delle aree potenzialmente idonee, aveva cercato di fare una politica dei siti, seppure grossolana ed elementare. Poi c'è stato tutto il ricorso al TAR da parte dei Comuni, ma quello era un atto di coraggio che voleva dare un'indicazione al soggetto pubblico e al privato per i rifiuti solidi urbani.
E' caduto, non ha più alcun valore. Non c'è stato il coraggio, la voglia, la forza di ripristinare l'originario elemento che potevano avere quelle aree potenzialmente idonee, per cui adesso il privato che si appresta a inserirsi nelle modalità si trova libero di operare a 360 gradi per quanto riguarda l'individuazione del sito.
Occorre fare qualche riferimento. Per esempio, la città di Asti si struttura con una pesante area industriale, però individua.
occasionalmente, nella Valle Versa quella che può essere una soluzione parziale del bacino astigiano. Per esempio, sarebbe opportuno che le aree industriali fossero anche un momento di servizi all'impresa, con momenti di specializzazione nel trattamento dei rifiuti per indirizzare i privati a trovare un criterio di comportamento. Sarebbe opportuno far sì che nell'individuazione dei siti ci fosse una specializzazione per produzioni.
Questo aspetto non mi pare sufficientemente marcato, però è recuperabile.
E' anche utile vedere se abbiamo il coraggio di definire, magari emendando la L.R. n. 9, il ruolo delle conferenze, in modo che non sia solo un atto burocratico, ma sia qualcosa di più alto e più importante che non mortifichi le manifestazioni delle comunità.
E' alle porte il termine per la definizione della nuova dimensione territoriale costituita dall'area metropolitana di Torino. Credo che la definizione dell'area metropolitana dovrebbe anche inverse la ridefinizione dei bacini. C'è la certezza e la volontà politica, espressa da questa assembla, di arrivare in tempi adeguati a questa definizione. Allora qualche considerazione attorno al rapporto tra i bacini individuati dal lontano Piano di smaltimento del 1988, il documento attuale e la definizione territoriale dell'area metropolitana in rapporto con le altre parti della provincia di Torino andrebbe già ventilata.
Sono convinto che la storia delle economie di scala, della dimensione degli impianti tecnologici delle discariche sia una trappola che rallenta l'avanzata (se non la si vuol fare "manu militari") di una giusta strutturazione sul nostro territorio di punti di trattamento e di smaltimento dei rifiuti industriali.
Nella sua operatività e nell'elaborazione dei suoi documenti la Giunta non può solo fermarsi al trattamento delle materie seconde e a incentivare e a massimizzare questo tipo di funzione per rendere minimo quanto va a discarica, oppure rendere più facile quello che va a trattamento negli impianti tecnologici. La Giunta deve incominciare a dare dei segni sul campo della riconversione ambientalistica dell'apparato industriale piemontese, che dovrebbe toccare i nostri modesti interventi in politica industriale, ma che dovrebbe anche essere colto da documenti di questo livello, di questa portata, di questa importanza almeno come indicazione di orientamento e come richiamo agli altri settori regionali, dall'agricoltura all'industria. all'energia. Questi non possono essere tavoli della legge ma dovrebbero essere documenti che cambiano nel divenire delle esperienze che possono essere arricchiti, che possono chiamare l'assemblea e le Commissioni a concorrere attivamente a questo arricchimento, perché non vogliamo fermare l'operatività della Giunta in un punto di emergenza nevralgico. Ho l'impressione che si disperdano intuizioni ed esperienze che possono arricchire anche la funzione di governo e non certamente menomarla.
Il caso Valle Versa è un caso un po' emblematico, è il caso anche di una incongruenza che si è determinata. Credo che avrebbe fatto degradare il valore di questo documento se l'individuazione della Valle Versa non fosse apparsa in questo documento, in quanto ancora qualcosa doveva concludere il suo iter.
Dobbiamo quindi considerare questi interventi non come qualcosa che deve rifarsi ad una forma di decisionismo per trovare la medaglia del riconoscimento, anzi, credo che il decisionismo in questa materia alla lunga non porti a grandi distanze. L'abbiamo visto quando si è elaborato il Piano nel 1988; era nato rapidamente in pochi giorni, era classicamente decisionista, ma la strada che ci ha fatto fare è stata estremamente ridotta, proprio perché portava in sé i limiti territoriali e dimensionali degli impianti che li erano proposti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Questa discussione, sicuramente interessante, ha un particolare che mi sfugge. Mi chiedo qual è la sua utilità rispetto alla scelta che la Regione Piemonte ha già fatto. Non è un dubbio da poco. Mi chiedo anche con perplessità quanto sia utile utilizzare il tempo a disposizione per discutere nel merito della scelta di questo programma di emergenza o nel merito del funzionamento della Giunta regionale e di alcuni Assessorati o alcuni settori di questi Assessorati. Sono due discussioni fra loro legate comunque diverse.
Dovremmo chiarire se discutiamo prevalentemente della legittimità e del metodo con cui si sono prese queste decisioni o se discutiamo dei contenuti del programma di emergenza sui rifiuti industriali: due cose notevolmente diverse.
Devo dire, parlando della seconda questione. che il Decreto Ruffolo del 3 agosto, che stabiliva per le Regioni di fare entro 90 giorni quello che in una situazione di emergenza l'Assessore Garino e la Giunta hanno fatto era un decreto, pure con tutti i limiti che hanno provvedimenti di questo genere, estremamente importante perché chiedeva alle Regioni e indirettamente ad altri soggetti di precisare qual era il grado di illegalità con il quale fino ad oggi si sono smaltiti i rifiuti industriali. Questo, a mio parere, era il senso principale dell'iniziativa del Ministro Ruffolo, perché tutto quello che eufemisticamente viene chiamato "rifiuto da smaltire", che non ha sedi di smaltimento, è quello che in realtà già si smaltisce in forme illegali; sono quote rilevanti anzi, la gran parte dei rifiuti industriali. Quindi l'iniziativa del Ministro Ruffolo da questo punto di vista è sicuramente interessante.
Sono sinceramente perplesso sul fatto che si possa sostenere - parlo del merito e non del metodo - che scelte come quelle contenute in questa deliberazione e negli allegati possano essere fatte all'interno di una discussione di Giunta (peraltro ho sempre più dubbi che sia stata realmente fatta) e che non siano invece argomento di lunga e seria discussione all'interno del Consiglio regionale. Non è un modo per perdere tempo perché probabilmente una discussione preventiva più lunga qui su questo programma avrebbe evitato ed eviterebbe nei prossimi mesi e nei prossimi anni la moltiplicazione delle discussioni come quelle che abbiamo fatto su Chivasso, su Riva di Chieri, sulla Valle Versa e via dicendo, che poi oggettivamente portano via "troppo" tempo alla discussione del Consiglio.
E' sorprendente che si possa pensare che le proposte contenute in questo piano - così lo chiamo - siano da considerare proposte che risolvono l'emergenza. Ho già detto, ma lo ripeto ancora una volta molto sinteticamente, che sono proposte di lungo periodo che scelgono la direzione che si vuole prendere nei prossimi dieci o quindici anni, quindi credo che non si possa cambiare l'emergenza del problema rifiuti con scelte come queste, che non sono una soluzione dell'emergenza, bensì una scelta di lungo periodo.
Probabilmente un modo per affrontare l'emergenza sarebbe quello di valutarla seriamente su molti piani, compreso quello della denuncia e della vigilanza da parte della Regione, sarebbe quello di chiedersi come sia possibile che oggi continui in modo pressoché indisturbato lo smaltimento illegale di gran parte del rifiuti industriali. Questa è l'emergenza sulla quale a mio parere la Regione, ma non solo la Regione, dovrebbe adoperarsi.
Ricordo a questo proposito che attendono risposta alcune interrogazioni presentate in seguito alla questione Ecomobil di Cuneo; è stato risposto ad interrogazioni contingenti sulla questione, ma non alla mia interrogazione che poneva il problema di un confronto urgente e di una iniziativa comune fra la Giunta, l'Assessore regionale e gli Assessori delle Province che hanno competenza per tutto ciò che riguarda le autorizzazioni allo smaltimento, al trasporto, ai trasportatori e via dicendo. Parlo naturalmente della necessità di un confronto fra Assessori e non tra funzionari.
Al di là del contenuto, rispetto al quale non posso che porre un argomento di discussione che qui non ho il tempo di sviluppare, chiedo se la scelta che in questo piano viene presentata di grandi piattaforme polifunzionali, di grandi discariche e di inceneritori industriali sia, sul piano tecnico-scientifico, la scelta più adeguata per risolvere la questione dei rifiuti, in questo caso, industriali.
Faccio un breve inciso sull'argomento. La FIAT ha presentato il progetto "Fenice" con il quale ritiene di risolvere il recupero all'interno dei propri stabilimenti, del 90% dei rifiuti industriali. Tale progetto può essere capitato davanti agli occhi di qualche Consigliere regionale perché una recensione è comparsa, per esempio, sulla rivista dell'ENEA, che mi pare giunga a tutti i Consiglieri regionali. Si tratta di un'iniziativa interessante: la FIAT può essere criticata per molte cose, ma non per la capacità di utilizzare le potenzialità delle tecnologie a proprio favore ed interesse.
Chiudo su questo argomento perché non c'è ovviamente il tempo di svilupparlo, come non c'è tempo per fare una valutazione tecnico scientifica se un inceneritore sia un impianto energeticamente conveniente o se non sia, sul piano energetico, una follia da evitare accuratamente.
Mi dilungo nei pochi minuti che ho a disposizione, sebbene il Presidente questa mattina mi abbia impedito di parlare per due minuti e cercherò di rimanere dentro i limiti degli interventi per fare alcune valutazioni di metodo. Una delle questioni di fondo che tanto più si presenta discutendo di questa deliberazione, riguarda uno degli aspetti delicati del processo decisionale, quello delle conferenze. E sono soddisfatto perché vedo che la questione sta diventando di interesse di altri Consiglieri. La questione delle conferenze va assolutamente chiarita.
L' ho detto anche ieri nella Conferenza dei Capigruppo e la ripropongo qui.
Non è pensabile che la questione delle conferenze continui ad andare avanti nel modo in cui è andata avanti negli ultimi mesi e negli ultimi anni.
Credo che la Giunta e il suo Presidente debbano esprimersi. Una serie di scelte importanti, che hanno poi costretto questo Consiglio regionale a parlarne per ore, vengono fatte in una sede di cui oggi non è chiaro quale sia il meccanismo reale di funzionamento. Non sto andando fuori dall'argomento in discussione. Nell'interrogazione da me presentata circa la scelta a Riva di Chieri (la domanda era stata posta prima dagli avvocati del Comitato che si occupava della questione inerente al ricorso al TAR) chiedevo, fra l'altro, una spiegazione sull'assenza dei diversi funzionari che, con diverse competenze, devono partecipare alla Conferenza. La cosa riguardava Riva di Chieri, ma riguarda nella stessa forma la Valle Versa e numerose altre decisioni prese in Conferenza. Nell'interrogazione affermavo che alla Conferenza non avevano partecipato, tranne uno, tutti i funzionari responsabili di settore che, per conto della Regione, dovevano partecipare in base alla legge che la Regione si è data con cui si instaurano le conferenze (L.R 22/2/ 1988 n. 9 e deliberazione regionale dell'8/3/ 1988 n.
4219314, se non sbaglio, in cui si precisa quali sono i funzionari che devono partecipare).
L'Assessore Garino mi rispose letteralmente: "Nella Conferenza del 14 giugno, a cui, come risulta dai relativi verbali, erano presenti nove funzionari dell'Assessorato, ecc.". A quel punto ero sinceramente un po' amareggiato per avere detto una cosa che non corrispondeva a verità. e cioè che di funzionari ce n'era uno solo. Chiesi comunque copia del verbale di quella Conferenza, il giorno dopo mandai una persona a prenderla e molto gentilmente l'Assessore Garino mi fece avere copia. Fornii questa copia ai membri del Comitato di Riva di Chieri con una certa perplessità rispetto ad una serie di informazioni che mi erano state date, nel senso che mi sentii un pochino ingenuo nell'aver sostenuto cose che erano sbagliate.
Ebbene, i membri del Comitato mi dissero che la copia che mi era stata fornita era un falso. Ho le due copie, quella che correttamente gli avvocati ebbero dall'Assessorato a suo tempo e che fornirono al TAR, con l'elenco dei membri che avrebbero dovuto partecipare alla Conferenza, e segnate vicino con delle freccette i membri che effettivamente hanno partecipato. Come vedete una copia con l'indicazione dei nomi, delle freccette accanto, il bollo della Regione Piemonte, ecc. Quella che venne fornita a me qualche settimana fa è una copia bianca, dove risulterebbero tutti presenti. In realtà è soltanto e semplicemente - se non è così chiederei di essere smentito, perché sto dicendo delle cose di una certa gravità - la velina in bianco dei membri che dovrebbero essere presenti, e poi ovviamente vicino si mette la firma di chi è presente. Questa mi è stata data parecchi mesi dopo.
Considero l'Assessore Garino un Assessore che, con grande serietà e con grande responsabilità, stia percorrendo una strada sbagliata, ma lo credo un Assessore serio e, devo dire sinceramente, di una certa correttezza personale. Però ci sono dei funzionari che ritengono che i Consiglieri regionali siano probabilmente più stupidi di quello che in genere sono. Non mi dilungo su questo caso particolare perché è uno dei tanti; però dico che se il criterio con cui si vuole percorrere questa nuova e difficile strada (che è quella di costruire in Piemonte un certo numero di inceneritori industriali che provocheranno sollevazioni popolari di grandi dimensioni) è quello seguito dalla deliberazione di cui stiamo discutendo, ebbene, credo che questa sia una strada che non funzionerà. Lo dico al Presidente Brizio che giustamente ci sottolinea in ogni occasione che questo Consiglio regionale dovrebbe fare tante cose che non sta facendo. Se la strada che si vuole percorrere è questa, noi perderemo moltissime giornate di questo Consiglio regionale, se non altro per fermare le centinaia e migliaia di persone che verranno qui fuori a chiedere atto di scelte che non hanno nessuna base tecnico-scientifica, se non interessi in gran parte di privati, superficialità o complicità o indifferenza che trovano avalli all'interno di questo o quell'altro angolo del Consiglio e soprattutto della Giunta regionale.
Finisco con qualche chiarimento; uno è quello ovviamente che l'Assessore e la Giunta ci chiariscano il rapporto e il ruolo dei funzionari soprattutto in alcuni punti chiave, in alcuni Assessorati chiave. La seconda questione, cito il caso Valle Versa, è che la Giunta ci chiarisca, essendo la Finpiemonte coinvolta in prospettiva in questa questione, se ha chiari i compiti della Finpiemonte, quali sono i settori nei quali deve intervenire nei prossimi anni, se è stata fatta questa discussione in una qualche sede di Giunta o se non scopriremo, fra qualche mese e fra qualche anno, che la Finpiemonte è un ente della Regione che va avanti e si muove per conto proprio. Vorrei evitare che fra qualche anno ci rimettessimo a discutere di cose simili a quelle della Promark. Chiedo un chiarimento sul ruolo, sulle funzioni, sui programmi che la Finpiemonte ha da svolgere nei prossimi anni.
Vorrei inoltre sapere dove inizia e dove finisce la deliberazione.
Finisce a pag. 6 o a pag. 80-90? Come una parte dei presenti sa, le ultime 70 pagine non sono altro che il documento dell'IPLA, di cui conosciamo già da mesi il contenuto che è stato allegato alla deliberazione. Perché se è vero che la questione di Alessandria, non casualmente, è anche dentro la deliberazione di due pagine e nell'allegato di altre due o tre, le altre 60 70 pagine definiscono (facciamo finta di dire tecnicamente) le scelte dei prossimi quindici anni.
Firmerò l'ordine del giorno anche perché è un modo per cercare di salvare in corner le cose, un po' discutibili, che votiamo in merito alla Valle Versa. Però chiedo un chiarimento definitivo e cioè se la deliberazione è composta di 80 pagine o di 6 pagine, perché, al di là dell'approvazione del Commissario del Governo, se si vogliono portare avanti le altre 75 pagine senza una discussione in Consiglio regionale, è davvero una cosa che sta al di fuori di qualunque concezione accettabile in un'istituzione che dovrebbe avere un suo ruolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, a me basteranno poche parole per sottolineare l'abnorme fatto istituzionale che sta alla base della nota deliberazione.
Infatti si è verificato, per usare parole estremamente semplici, un vero e proprio straripamento di potere rispetto ai poteri della Giunta. E' noto e penso sia noto anche ad uno studente in legge che si appresti a dare l'esame di diritto regionale con una preparazione mediocre - che lo Statuto della Regione Piemonte, dopo avere elencato le competenze del Consiglio regionale in tredici punti espressi, con una norma di chiusura prevede che ogni qualvolta la legge indica genericamente la competenza della Regione si intende la competenza del Consiglio regionale. Il concetto è chiaro elementare, è un concetto che non solo noi, ma anche noi con un telegramma motivato abbiamo additato al Commissario del Governo e per meglio dire al Comitato di controllo sulle deliberazioni della Regione. Fummo però la classica vox clamantis in deserto, che peraltro era in buona compagnia istituzionale, perché, dopo aver partecipato ad una certa riunione dei Capigruppo e non appena abbiamo prospettato il problema della incompetenza funzionale, o meglio dello straripamento di potere, lei, Presidente, invi quella lettera andando persino oltre quello che io avevo chiesto, e cioè che si lamentasse, da parte della Presidenza del Consiglio. lo straripamento di potere e lei, Presidente, andando oltre, chiese la revoca della deliberazione. Anch'essa però vox clamantis in deserto. Né mi si venga a dire adesso che queste argomentazioni sono erronee o infondate, in quanto il Co.Re.Co., pur dopo la richiesta di certi chiarimenti, ci ha dato ragione. Sappiamo perché il Co.Re.Co. ad un certo punto ha ritenuto la legittimità di questa deliberazione, lo possiamo intuire, perché l'attuale composizione del Co. Re. Co. sugli atti della Giunta è notoriamente lottizzato, quindi sono convinto che nei loro interna corporis hanno discusso del problema "legittimità sì - legittimità no", tant'è vero che ad un certo punto sono stati chiesti chiarimenti, ma quando poi si è venuti alla decisione finale, e sicuramente si sarà votato, nel caso dubbio si è favorita la tesi, che peraltro era manifestamente illegittima per le ragioni che ho detto, favorevole alla Giunta.
Tutto questo si poteva evitare, visto che in una comunicazione di qualche mese fa il Presidente Brizio aveva detto di aver approfondito la questione con il supporto del Servizio legale. Se il caso era dubbio, e c'era la volontà di stendere questo tipo di deliberazione, sarebbe stato più corretto emanare una deliberazione con i poteri del Consiglio da assumere con urgenza, visto che l'urgenza è insindacabile e che dell'urgenza si è abusato, come avviene più volte a livello centrale per i decreti legge; quindi una deliberazione assunta con i poteri del Consiglio con queste stesse parole, però propositive (e non più una deliberazione che chiudeva il discorso), avrebbe potuto approdare in aula; la si discuteva ab imis e si potevano proporre anche degli emendamenti. Non dico che la discussione sia inutile, perché in definitiva si consente a tutte le forze presenti in Consiglio di esaminare questa deliberazione, con particolare riguardo alle contraddizioni rispetto all'ordine del giorno sulla Valle Versa, però, se non è inutile, lambisce l'inutilità perché la discussione viene fatta a babbo morto; perché immagino che cosa pensano il Presidente e i componenti della Giunta: "dite la vostra, discutete, provvedete contraddite. tanto ormai i giochi sono fatti e noi non cambieremo una virgola".
Ecco quindi lo scetticismo che mi anima nella conclusione. Ripeto, lo straripamento di potere e l'illegittimità istituzionale sono veramente grandi come una casa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera, per l'altra voce del Gruppo.



ZACCHERA Marco

La voce è sempre la stessa perché è la voce della coscienza.
Francamente quando si parla di questi temi si rimane tutti, maggioranza ed opposizione, abbastanza dubbiosi, perché davanti alla necessità di trovare un modo di risolvere il problema ci rendiamo conto (anch'io ho avuto il piacere di andare il mese scorso a visitare la Valle Versa) che è veramente un peccato intervenire su zone del territorio particolarmente belle. Sono convinto che bisogna andare con i piedi di piombo quando non si ha la sicurezza di determinati interventi.
Il mio intervento è su questioni concrete. Majorino ha già parlato, e bene, sulla parte istituzionale. Innanzitutto una segnalazione per quanto attiene la deliberazione di Giunta del 20 novembre, nella quale si parla degli impianti di compostaggio. Si scrive, per esempio, che quelli di Novara sono in fase di avviamento. Guardate che la fase di avviamento si è già conclusa perché in pratica gli impianti sono fermi e non funzionano. E mi resta aperto un grandissimo dubbio di dove vada a finire il poco compost prodotto, e che cosa ci sia dentro quel compost. Su questo ho già presentato un'interrogazione all'Assessore, perché poi alla fine si va a portare in discarica il compost, nel quale compost pare ci siano anche dei composti ferrosi, di rame, anche pericolosi con il rischio di creare dei problemi di inquinamento attorno alla discarica perché non sono rifiuti del tutto assimilabili agli urbani.
Vorrei porre una domanda di metodo sulla Conferenza regionale, ex lege 441. Ho chiesto all'Assessorato le copie delle conferenze, specificatamente di quella del 26/3/1990 sulla Valle Versa e su problemi connessi. Ebbene chi ci va a queste conferenze? Questo nodo va affrontato molto seriamente perché di fatto a queste conferenze ci si va su di un unico tavolo, ma con possibilità separate; ci sono i rappresentanti dei Comuni, delle UU.SS.SS.LL., delle Province che vanno a dire come la pensano, e poi ci va la Regione che sovente non può essere presente nella persona dell'Assessore e manda un funzionario di fiducia. Mi sembra che il 26/3/1990 l'USSL, la Provincia e i Comuni abbiano detto - motivando - che non erano d'accordo però di fatto la loro presenza non contava assolutamente nulla. Anche perché i verbali sembra siano segreti e nessuno sa che cosa si decide alla fine. Vorrei chiedere quando è stata data loro copia dei verbali della Conferenza, perché se qualcosa non era di loro gradimento avrebbero potuto a loro volta fare avere al Ministero determinati orientamenti in modo che possano anche essere tenuti in conto i loro punti di vista.
Il secondo aspetto importante è quello della compartecipazione pubblica. Mi riallaccio a cose che ha detto l'Assessore un mese fa quando si parlava di questo problema, e cioè del braccio finanziario della Regione. La Finpiemonte dipende o no dalla Regione? Deve o no essere collegata ai suoi fini istituzionali? Io dico di sì e allora la Finpiemonte, nel momento in cui fa delle scelte di partners, deve avere un'autorizzazione a monte di questa assemblea, o perlomeno della Giunta che poi risponde delle sue scelte, perché non è corretto che Finpiemonte si muova su iniziative che poi all'interno di questo consesso non trovano l'approvazione della gran parte dei Consiglieri.
Il rapporto tra società finanziaria e partecipazione deve essere ben chiaro ad evitare che ci siano delle posizioni, magari anche personali come vi avevo spiegato la volta scorsa, di palese stridore, e non diciamo di incongruenza o di incompatibilità. Queste sono le domande che pongo. Sul discorso della partecipazione alle conferenze, degli esiti delle conferenze e della trasmissione dei dati, chiedo cortesemente all'Assessore di volermi dare un chiarimento perché non vorrei che ci sia di fatto un dribblare le volontà locali, o perlomeno più che le volontà, perché nessuno vuole questa cosa, le sottolineature tecniche specialmente delle UUSSSSLL, che poi vengono stemperate.
Ultima domanda. Un mese fa l'Assessore faceva sapere, tramite una risposta ad un'interpellanza, che il Ministero aveva dato un parere favorevole al famoso intervento in Valle Versa. Nel frattempo si è avuta conferma di questo fatto, oppure no? Se è sì, si gradirebbe avere una copia della deliberazione ministeriale, se non è segreta. Se è no, meglio così.
Però pareva che la risposta fosse favorevole, quindi se avessimo la copia potremmo studiarla ed eventualmente la Regione Piemonte potrebbe prendere in considerazione determinate situazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Non vorrei tonnare in questa occasione al merito della deliberazione sul quale abbiamo già avuto modo di esprimere il nostro dissenso in ordine ad alcune scelte che l'Assessore avrebbe fatto per i prossimi anni. Vorrei tornare invece a quanto in Commissione avevamo detto sulle competenze del Consiglio e della Giunta. Ricordo che in quell'occasione, pur essendo contrario, ho ribadito un concetto abbastanza chiaro per me: la Giunta ha determinate competenze, è giusto che assuma determinate scelte, ma, nella misura in cui assume le scelte, si assuma anche le conseguenti responsabilità.
Vorrei rimanere al caso specifico dell'ENERGEST. Non ritengo che sia obbligatorio che in casi come questi la maggioranza si sovrapponga alle scelte della minoranza. Se la minoranza sbraita che un impianto non si deve fare, ma la maggioranza è convinta che questo impianto debba essere costruito, ebbene, lo dica, così come lo dice nella deliberazione n. 16 1847 del 20 novembre. Mi pare che nel caso specifico dell'ENERGEST dichiari una volontà di costruire l'impianto in Valle Versa, volontà che incidentalmente è contraria alla volontà che ha espresso questo Consiglio in più riprese.
Proprio perché siamo convinti che l'esecutivo debba avere una certa ampiezza di manovra, siamo altrettanto convinti che debba portare le conseguenze di quanto dichiara. Credo che la questione oggi debba essere limitata a questo chiarimento. Il Consiglio ha dichiarato determinate cose relativamente all'impianto dell'ENERGEST in Valle Versa; l'Assessorato e la Giunta hanno preso delle decisioni diverse. Quello che vorrei mi fosse chiarito nella risposta dell'Assessore è proprio questo: in questa deliberazione c'è lo spazio per la costruzione dell'ENERGEST in Valle Versa, oppure no? In caso positivo, le responsabilità di questa scelta a chi devono essere fatte risalire e quindi su chi debbono ricadere?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino per la replica.



GARINO Marcello Assessore all'ambiente

Comincio rispondendo ai Consiglieri intervenuti in ordine.
Il Consigliere Staglianò pone il problema del recupero e del riciclaggio come priorità all'interno del piano. Devo dire che mi risulta che questa priorità venga ribadita nel piano, anche in considerazione delle cose che si dicevano sul programma "Fenice" sul quale verrò dopo a proposito di FIAT. C'è però qualcosa di più: è previsto all'interno del piano che ogni piattaforma sia dotata di un centro ricerche, perch ragioniamo negli stessi termini di alcuni Consiglieri che giustamente hanno rilevato non essere possibile che una piattaforma tratti indiscriminatamente di tutto. Quindi, pur agendo in un determinato comprensorio, ogni piattaforma dovrà specializzarsi e gli scambi, a seconda della specializzazione, non sono soltanto i benvenuti. ma sono indispensabili proprio ai fini di un recupero e riciclaggio che non pu avvenire da tutte le parti, ma per settori specializzati.
Il grande problema affrontato dal Consigliere Staglianò è quello della Valle Versa che peraltro mi pare sia stato indicato anche da molti altri Consiglieri. Gli estensori, i tecnici ed anche l'Assessore che ne porta la responsabilità, sia ben chiaro, si sono trovati di fronte al seguente problema: dovevamo cercare di immaginare (dico immaginare perché qualche volta è stato in parte così) la quantità e il volume di rifiuti che nella nostra Regione dovevano essere smaltiti, dovevamo fare un attento censimento di ciò che attualmente viene smaltito per impianti funzionanti dovevamo sapere quali erano le iniziative già assunte e passate all'esame della Conferenza dei servizi e sulla base del volume totale, meno ciò che è smaltito ma anche tenendo conto di ciò che ancora non è smaltito, in delle realtà che erano già passate in Conferenza, noi dovevamo predisporre il piano futuro.
E' vere, esiste un errore nella tabella 4.7 di cui personalmente non mi ero accorto. Questa tabella dice "impianti di trattamento e smal-timento rifiuti autorizzati in Regione Piemonte al 30/9/1990", ma così non è perch non è un impianto autorizzato in modo ufficiale quello dell'ENERGEST certamente è una dizione impropria e sbagliata, quindi riconosco che l'errore qui esiste; era molto più. opportuno dire: "impianti di trattamento e smaltimento rifiuti che hanno superato l'esame della Conferenza dei servizi".
Tengo però a dire che, una volta riconosciuto l'errore lessicale, la sostanza non cambia nel modo più assoluto per due motivi: 1) non può essere un impegno ad autorizzare l'impianto 2) se si guarda a quella tabella nell'ultima colonna si vede che per quanto riguarda Montechiaro d'Asti (AT) - ENERGEST, è di 24.000 tonnellate la possibilità di smaltimento, ma la capacità trattata è 0, quindi ai fini della valutazione di ciò che c'è da trattare l'ENERGEST non esiste. Quindi pur essendoci l'errore lessicale, che riconosco nella sostanza, nulla cambia, ma soprattutto non significa affatto che l'avere inserito l'ENERGEST, che è passato in Conferenza, significhi che debba essere autorizzato e funzionante; quindi non viene sancito affatto il principio che l'ENERGEST debba entrare in funzione.
Quando dicevamo che nessun atto era stato compiuto da questa Giunta per approvare l'ENERGEST dicevamo semplicemente la verità: nessun atto è stato compiuto perché l'ENERGEST possa produrre la propria iniziativa.
Il Consigliere Rivalta e successivamente altri Consiglieri hanno posto il problema della competenza della Giunta. Credo che dopo averne discusso due volte in questa assemblea, rispondendo a precise interrogazioni, dopo aver risposto due volte in Commissione sulle stesse motivazioni, dopo aver ancora adesso fornito notizie e soprattutto dopo la decisione dell'arbitro che le leggi dello Stato ci assegnano, mi pare di non dover più ritornare su un argomento del genere discusso per cinque volte, fuorché si voglia protrarre all'infinito questa discussione. Abbiamo ritenuto che fosse compito della Giunta, disposti a considerare gli errori che eventualmente ci sono, non a protrarre una polemica a lungo che d'altra parte per riguarda semplicemente una questione metodologica, peraltro molto importante, ma non certamente di sostanza.
Il Consigliere Rivalta ha giustamente parlato di impianti che devono essere specializzati. Devo dire francamente che, dalle ricerche che sono state fatte, non esistono al momento in Europa occidentale, negli Stati Uniti d'America e in Canada (che sono gli unici Paesi al mondo che qualcosa possono insegnare in questa materia) altri impianti se non le piattaforme di trattamento chimico, fisico, biologico, con incenerimento di ciò che non è riciclabile. Non esistono; nel caso qualche iniziativa sia sfuggita ai tecnici dell'Assessorato e a quelli interpellati, saremmo grati se ci venissero fornite indicazioni circa altre fonti di smaltimento. Esistono e lo sappiamo - degli esperimenti in atto sulla classificazione dei rifiuti, ma mi risulta che siano esperimenti a livello ancora molto piccolo dal punto di vista quantitativo.
Un'altra osservazione che è stata fatta dal Gruppo PDS è quella relativa ad una specie di "slealtà istituzionale" (questa parola sembra essere di moda). Non si è nascosto nulla; se errore v'è stato, l'ho riconosciuto; questo piano è stato dato ai Consiglieri non oggi. ma più di un mese fa, quindi anche qui non c'era nulla da nascondere. Ritengo che non ci sia stata un'omissione nei confronti del Consiglio per quanto riguarda le informazioni che si dovevano dare, sia allorché sono state presentate delle interrogazioni alle quali si è puntualmente risposto. sia mettendo all'o.d.g. del Consiglio questa comunicazione che non è certamente colpa della Giunta se è stata rimandata per settimane (è iscritta da almeno 40 giorni).
Il Consigliere Cavallera si è soffermato oltre che su aspetti generali e lo ringrazio per il suo intervento, sulla questione di Alessandria che aveva comportato anche una discussione con alcuni Consiglieri per l'esatta interpretazione di ciò che era all'interno del piano. Non posso fare altro che confermare ciò che sta scritto e ciò che ho detto anche in un incontro con i Sindaci dei Comuni contermini ad Alessandria. La situazione e che Alessandria ha avuto un progetto approvato, ha avuto un finanziamento di 27 miliardi; si doveva tenere conto di ci che esisteva, la localizzazione puntuale no è avvenuta e nel momento in cui la localizzazione puntuale verrà da parte del Comune di Alessandria, che è l'ente proponente ed attuatore, mi pare tramite concessione dell'opera - ma questa è un'altra questione - questa sarà sottoposta alla valutazione d'impatto ambientale anche da parte della Conferenza dei servizi generali e la valutazione di impatto ambientale da parte del Ministero dell'Ambiente. E' ciò che ho detto ai Sindaci, i quali mi sono parsi rassicurati del fatto che anche qui, evidentemente di fronte a qualcuno che li aveva male informati pensavano che tutto fosse deciso sulla pelle dei cittadini. Erano presenti con me sia il Consigliere Cavallera, sia il Consigliere Rossa (purtroppo era assente il Consigliere Foco per altri impegni e peraltro invitato a quella riunione). Quindi per quanto riguarda l'Alessandrino, sta in questi esatti termini la situazione con l'impegno che eventuali documenti, memorie e comunque documenti delle Amministrazioni locali e delle popolazioni interessate saranno tenuti nel dovuto conto.
Il collega Tapparo ha fatto una analisi piuttosto ampia, partendo dalla politica dei siti, per giungere ad un problema che comporterà qualche problema nell'immediato futuro, e cioè quello dei confini dell'area metropolitana, all'interno della quale, quasi per definizione, si potrebbe dire, occorre organizzare i servizi e quindi anche quello dei rifiuti industriali.
Il vero problema lo ha già sottolineato il Consigliere Tapparo. Ad oggi nessuno di noi sa quale sarà questa area metropolitana e che cosa esattamente essa comporterà in quanto a dimensioni. a popolazioni e a sistema industriale ricompreso nell'area; però sono anch'io d'accordo che lo stesso bacino di utenza, a cui bisogna andare incontro, dovrà essere quello di circoscrizioni in qualche modo omogenee.
D'altra parte, il fatto che esiste l'impegno per un nuovo piano di servizi di smaltimento dei rifiuti che dovremo incominciare ad affrontare credo ci permetterà, se le date verranno rispettate (mi pare giugno di quest'anno la data per le decisioni circa i confini dell'area metropolitana) potremo già avere questo dato in più di cui tenere in conto per l'attuazione del programma.
C'è poi una vecchia questione che credo sia ancora molto dibattuta e che il Consigliere Tapparo ha ricordato; sono meglio i grandi impianti o i piccoli impianti? Il piccolo è bello - si diceva una volta. E il grande? Noto che, da quel poco che posso vedere, non è affatto dimostrato che i piccoli impianti possano reggere. Intanto sappiamo tutti che hanno problemi di controllo notevolissimi: più impianti ci sono, meno controlli ci sono.
La Regione Emilia Romagna ha delegato alle Province i piani di smaltimento rifiuti, particolarmente dei solidi; la Provincia, per esempio.
ha scelto pochi grandi impianti. Come scelta politica di fondo non dico che mi innamoro di una cosa di questo genere, però devo dire francamente che le analisi sono molto dibattute e occorrerà certamente approfondire la scelta che in quella Regione è stata fatta in quel modo, forse anche per questioni territoriali particolari, ma che non trova assolutamente consenzienti tutti, ed è uno dei grandi problemi che credo dovremo affrontare.
Il Consigliere Marino richiamava la necessità di un più stretto rapporto tra l'Assessorato regionale e gli Assessorati provinciali. Io non solo lo dicevo in quella memoria che il Consigliere Marino leggeva.
Per quanto riguarda il Piano abbiamo lavorato gomito a gomito con le Amministrazioni provinciali. Non solo, proprio nella giornata di venerdì scorso le Amministrazioni provinciali, insieme ai tecnici delle Province piemontesi hanno deciso un incontro di tre giorni da tenersi al Centro di educazione ambientale di Pra-Catinat. Abbiamo organizzato l'ultima di queste tre giornate con la presenza dell'Assessore regionale e di tutti i capi settore dell'Assessorato regionale, proprio per un confronto molto serrato sui problemi specifici e sulla gestione immediata di tutti i giorni. Come si sa, le Province hanno il controllo, ma abbiamo anche ragionato su problemi molto più ampi. E' stata una iniziativa splendida.
partita dall'Assessore all'ambiente della Provincia di Torino Scapino, che secondo me, dovrà ripetersi anche e soprattutto tra i funzionari perché i problemi concreti ed immediati in una riunione, in uno stage di quel genere vengono affrontati con molta puntualità.
Vengo al "Piano Fenice" della FIAT. La stessa FIAT aveva chiesto in passato un incontro per illustrarlo. E' un programma che credo debba riscuotere tutta la nostra attenzione per due motivi.
Con un programma di questo genere, la maggiore azienda piemontese pone a se stessa di non ricorrere all'esterno delle proprie aziende per lo smaltimento dei rifiuti, lo stesso DPCM, di cui stiamo discutendo, in corsivo, dice: "è prioritario lo smaltimento in loco". Quindi non possiamo che prendere atto con soddisfazione che la FIAT sta affrontando un problema di questo genere. Anche la FIAT però si trova di fronte al dovere di cercare, anche per sinergie ed economia di scala, di concentrare il proprio impianto o i propri impianti in alcuni punti nodali e strategici non essendo possibile un impianto per ogni singolo stabilimento. Semmai poi esiste un problema, che è quello di sapere se i fornitori FIAT devono essere considerati terzi, oppure se devono essere considerati come facenti parte del gruppo FIAT. Ed è questo un problema di carattere giuridico, ma che credo dovrebbe essere sciolto - questa è almeno la mia idea - con il fatto che sarebbe un conto terzi e quindi preferirei personalmente che la FIAT facesse i propri stabilimenti e per il resto si servisse delle aree di stoccaggio che abbiamo previsto.
C'è poi il problema sollevato da più parti della Conferenza dei servizi. :iter relativo ai progetti di smaltimento soggetti alla valutazione di impatto ambientale avviene in questo modo; viene riunita la Conferenza, la quale fornisce un parere al Ministero per la pronuncia della valutazione ambientale (che giunge dal Ministero). Successivamente, la Giunta regionale approva il progetto, viste le pronunce di compatibilità ambientale del Ministero, sulla base dell'art. 3 bis del D.P.R. n. 915/82.
Nel caso specifico della Valle Versa ha ragione il Consigliere Monticelli laddove afferma che non si parla di autorizzazione; però, a pag.
7 - le parole che do stesso Consigliere Monticelli prima citava - si dice: "Si ritengono indefettibili alcune condizioni in caso di pronuncia favorevole da parte del Ministero dell'Ambiente che di seguito si evidenziano". In altre parole, mi è parso di capire, allorché l'ho letto che la Giunta regionale, in allora, 10 aprile, stabilite alcune condizioni indefettibili (che sono ben 13. qualche volta anche di più, perché il lavoro credo venga fatto seriamente), "se le condizioni verranno a essere queste, la Regione darà l'autorizzazione". Non è vero che l'autorizzazione ci sia, ma è vero altresì che, conché si faccia questo, l'allora Conferenza, l'allora Giunta regionale dichiarò de proprie condizioni. A questo proposito qualcuno mi chiedeva quando il parere sarebbe arrivato.
Non è affatto un atto scenico. Il parere del Ministero mi è stato consegnato oggi dal Presidente della Giunta regionale, è qui davanti a miei occhi. Non l'ho ancora letto perché ero attento alla discussione. Non ho alcun problema a farlo conoscere a chi vorrà leggerlo.



MONTICELLI Antonio

Scusi Assessore Garino, se non è troppo lungo potrebbe anche leggerlo.
Atto scenico per atto scenico, a questo punto ne dia lettura!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' un documento di tre pagine, datato 3 aprile e arrivato contestualmente allo svolgimento di questa seduta. Era tra la mia posta, ho quindi provveduto a farne immediatamente delle copie perché non si dica che non informiamo il Consiglio.



PRESIDENTE

Un po' di recupero di informazione è necessario. Siamo d'accordo, ma siamo ancora nella fase di recupero e non già nel salto attivo.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Do quindi lettura di questo documento del Ministero dell'Ambiente: "Giudizio di compatibilità ambientale 'Impianto di stoccaggio definitivo in discarica di II categoria tipo B da realizzarsi in Comune di Montechiaro d'Asti (AT), località Cascina Beronco" Il Ministro dell'Ambiente di concerto con il Ministro per i Beni culturali ed ambientali VISTO il secondo comma ed i Seguenti dell'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n, 349 VISTO il decreto del Presidente del ConSiglio dei Ministri del 10 agosto 1988, n. 377 VISTO il decreto del Presidente del ConSiglio dei Ministri del 27 dicembre 1988 concernente "Norme tecniche per la redazione degli Studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della Legge 8 luglio 1986, n. 349, adottata ai sensi dell'art. 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 agosto 1988 n. 377" VISTI l'art. 18, comma 5, della Legge 11 marzo 1988, n. 67; il decreto del PreSidente del Consiglio dei Ministri costitutivo della Commissione per la valutazione d'impatto ambientale e successive modifiche ed integrazioni il decreto del Ministro dell'Ambiente del 13 aprile 1989 concernente l'organizzazione ed il funzionamento della predetta Commissione VISTA la domanda di pronuncia di compatibilità ambientale concernente il progetto di "Impianto di Stoccaggio definitivo in discarica di II categoria tipo B", da realizzarsi in Comune di Montechiaro d'Asti (AT) località Cascina Beronco, presentata da ENERGEST Industrtale s.r.l. con Sede in Asti, piazza I maggio n 13, in data 15 gennaio 1990 VISTA la documentazione integrativa ed i chiarimenti pervenuti dalla stessa ENERGEST Industriale S.r.l. in data 21 marzo, 28 marzo, 2 aprile, 4 aprile e 25 luglio 1990 VISTO il parere formulato in data 27 luglio 1990 dalla Commissione per la valutazione di impatto ambientale. a Seguito dell'istruttoria Sul progetto presentato da ENERGEST Industriale S. r. l.
CONSIDERATO che in detto parere la Commissione ha preso atto che la documentazione tecnica trasmessa consiste in un progetto riguardante una discarica di Seconda categoria tipo B per l'interramento controllato di rifiuti industriali Speciali, tossici e nocivi e da un impianto di trattamento del percolato e di reflui, avente le Seguenti caratteristiche: il progetto della discarica è dimensionato per accogliere 528.000 metri cubi di rifiuti in un periodo di circa sette anni l'impianto di trattamento del percolato e di acque reflue industriali ha la capacità di 10 metri cubi/ora (80 tonnellate/giorno, 24.000 t/ anno) l'impianto è destinato a trattare rifiuti Sia Speciali che tossici e nocivi, tal quali o trattati, che non contengano Sostanze appartenenti ai gruppi 9-20, 24, 25, 27, 28 dell'allegato al D.P.R. 915/82 in concentrazioni Superiori a 1/100 delle rispettive concentrazioni limite determinate ai sensi del paragrafo 1.2. punto 1) della deliberazione del Comitato Interministeriale 27 luglio 1984 vengono esclusi i rifiuti contenenti amianto, materiali polverulenti rifiuti putrescibili in genere, rifiuti tra loro incompatibili, e materiali instabili o fortemente corrosivi i rifiuti da Smaltire comprendono anche quelli assimilabili agli urbani così come Sono classificati dal paragrafo 1.1.1. della deliberazione 27 luglio 1984 e comunque privi di sostanze suscettibili di decomposizione biologica sul fondo della discarica, costituita da un fondo argilloso naturale con coefficiente di permeabilità compreso tra 10' e 10° cm/s, è prevista la posa di un doppio telo impermeabilizzato in HDPE; analogamente le scarpate del settore di smaltimento saranno impermeabilizzate con il suddetto telo appoggiato al suolo argilloso; il drenaggio avviene attraverso tubazioni microfessurate in HDPE, posizionate sul fondo e sui fianchi dei comparti di smaltimento; un telo dello stesso materiale fornirà una copertura galleggiante VALUTATO che la documentazione esaminata fornisce un'informazione tecnica complessivamente sufficiente per valutare le possibili ricadute ambientali dell'opera in merito ai rapporti di funzionalità esistenti tra l'opera proposta le opere esistenti, quelle in corso e quelle già programmate ad essa direttamente connesse si deve rilevare che l'opera è coerente agli obiettivi del piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti della Regione Piemonte in relazione alle problematiche ambientali collegate alla salvaguardia delle caratteristiche di qualità del torrente Versa si rende opportuna la creazione di una regimazione dello scarico dell'impianto di trattamento dei rifiuti mediante la realizzazione di una vasca di stoccaggio e relativo controllo biologico in rapporto ai vincoli ed alla qualità ambientale dei luoghi interessati, la fase di progettazione si è sviluppata individuando una soluzione che, con alcune prescrizioni, può essere considerata sufficiente per valutare le possibili interferenze sull'ambiente circostante le analisi di previsione degli impatti sono da ritenersi complessivamente sufficienti per la previsione degli effetti nel medio e nel lungo periodo gli interventi di mitigazione degli impatti previsti in progetto e te integrazioni proposte appaiono efficaci nelle condizioni di maggior rischio CONSIDERATO che in conclusione la Commissione per la Valutazione d'impatto ambientale ha espresso parere positivo con prescrizioni in merito alla compatibilità ambientale dell'opera proposta VISTA la delibera della Regione Piemonte n. 190-37002 dei 10 aprile 1990 in cui si osserva quanto di seguito sintetizzato nei punti salienti: idoneità del sito alla localizzazione della discarica per le caratteristiche geologiche (anche tenendo conto delle distanze dai centri abitati rilevate) mancanza della verifica della stabilità del complesso terreno di fondazione-discarica non ché dei parametri geotecnici di riferimento necessità di costante e rigoroso controllo di gestione problematicità nella selezione ed accettazione dei rifiuti esigenza di costante controllo della falda superficiale necessità di ulteriore adeguamento della viabilità di accesso adeguamento dei sistema di disinfezione dell'impianto mancanza di indicazione in merito allo smaltimento fanale di residui di trattamento non conferibili alla discarica stessa netto rifiuto delle popolazioni nei confronti dell'intero progetto e si esprime in conclusione parere favorevole richiedendo alcune indefettibili prescrizioni; VISTA la nota del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali del 24 gennaio 1990 in cui si osserva che la zona è caratterizzata da presenze monumentali il cui godimento potrebbe essere disturbato dalla attività e si esprime parere favorevole con prescrizioni VISTE le osservazioni inoltrate dal Comune di Montechiaro d'Asti pervenute in data 8 marzo e 4 settembre 1990 che riportano l'opposizione locale all'ipotesi di recupero ambientale della cava dismessa tramite la realizzazione di un impianto di discarica di II categoria tipo B e forniscono una dettagliata relazione tecnica PRESO ATTO che la Commissione per la valutazione d'impatto ambientale ha provveduto all'esame delle istanze e ne ha tenuto conto nella predisposizione del parere RITENUTO di dover provvedere ai sensi o per gli effetti del comma quarto dell'art. 6 della legge n. 349/86, alla pronuncia di compatibilità ambientale dell'opera sopraindicata ESPRIME giudizio positivo circa la compatibilità ambientale del progetto relativo alla discarica di II categoria tipo B da realizzarsi in Comune di Montechiaro d'Asti (AT), località Cascina Beronco, a condizione che: si ottemperi alle seguenti prescrizione a) le operazioni di discarica dovranno avere inizio solo alla conclusione dell'attività di cava attualmente in corso, previa verifica della stabilità del complesso terreno di fondazione-discarica nonché dei parametri geotecnici di riferimento b) il piano di coltivazione della discarica dovrà limitarsi alle prime quattro fasi previste e quindi dovrà essere adeguato il profilo di sistemazione finale della discarica c) dovrà essere previsto un codice di accettazione dei reflui in ingresso all'impianto di trattamento, da definire a priori, con controllo continuo dell'efficienza dell'abbattimento rispetto a specifici inquinanti in particolare i reflui da trattare non dovranno contenere cromati, cianuri e acque reflue contenenti sostanze oleose d) dovrà essere prevista una regimazione dello scarico dell'impianto per il trattamento dei reflui mediante la realizzazione di una vasca di stoccaggio da sottoporre a controllo biologico e) dovrà essere adeguato il sistema di disinfezione finale nell'impianto al trattamento reflui f) dovrà essere previsto un controllo inclinometrico a monte e a valle della discarica g) dovrà essere rivisto il sistema di lavaggio degli automezzi prevedendolo a regime h) tutte te acque intercettate dovranno essere inviate al trattamento dell'impianto di depurazione i) dovranno essere fornite alla Regione e alle autorità locali competenti indicazioni precise sul conferimento a terzi di tutti i residui solidi e liquidi non smaltibili in sito l) andrà sottoposta a monitoraggio la falda superficiale che scorre all'interno dei livelletti limosi o sabbiosi presenti nei primi metri dei sottosuolo del fondovalle in corrispondenza del Rio Bairello m) dovranno essere installate, nelle zone circostanti la discarica centraline che permettano la misurazione selettiva di classi di composti di particolare volatilità e capaci di sviluppare odori sgradevoli attraverso l'atmosfera o che possano essere di potenziate tossicità. Le sonde che devono essere poste in funzione dovranno permettere la determinazione in continuo dei seguenti composti: mercaptani e idrogeno solforato, ammine idrocarburi alifatici ed aromatici, composti cloroorganici, solventi organici vari (acetati di alchile ecc.) n) con periodicità almeno biennale dovranno essere realizzati test di mutagenesi volti a verificare eventuali specificità del sito in oggetto rispetto alle zone circostanti o) i monitoraggi previsti dovranno proseguire a scadenza semestrale per un periodo almeno decennale al compimento delle discariche previste p) dovrà essere assicurato il presidio dell'area anche dopo la sistemazione fiscale del sito per un periodo da concordare con le autorità locali competenti q) sia garantita con certezza l'opera di recupero progettata, anche con eventuali congrui depositi finanziari cauzionali r) manufatti artificiali di raccolta delle acque meteoriche siano realizzati evitando le cunette in cemento armato s) le opere murarie sono realizzate con rivestimenti riferibili alle tessiture murarie tradizionali del luogo i soggetti pubblici competenti provvedano: ad adeguare la rete stradale di accesso per consentire un'agevole percorrenza nei due sensi di marcia ad assicurare la limitazione d'uso dell'area dopo il completamento delle attività di discarica alfine di evitare usi incompatibili con le caratteristiche finali del terreno.
DISPONE che il presente provvedimento sia comunicato alla ENERGEST Industriale S.r.l. ed alla Regione Piemonte, la quale provvederà a depositarlo presso l'Ufficio istituito ai sensi dell'art. 5, comma terzo. del DPCM n. 377 del 10 agosto 1988 ed a portarlo a conoscenza delle altre Amministrazioni eventualmente interessate. Il Ministro per i Beni Culturali ed Ambientali On. Gianfranco Astori Il Ministro per l'Ambiente, G. Ruffolo.
Roma, 3 aprile".
Il fax è datato 9 aprile. In sei giorni sono riusciti a fare un fax.
Noi abbiamo notizie ben peggiori.
Per tornare alla replica, sulla Conferenza devo dire che. fino ad oggi ha funzionato in questo modo. I funzionari regionali dei diversi servizi attuano normalmente, un giorno o due prima della Conferenza, quella che noi chiamiamo la pre Conferenza. Tutti i funzionari danno il loro parere per i singoli specifici settori. pertanto una prima valutazione a livello tecnico regionale avviene in quella sede. Successivamente tali pareri vengono portati alla Conferenza stessa. Già in quella Conferenza viene dato incarico ad un funzionario regionale di esprimere il sommario delle competenze regionali. Ecco il motivo per il quale - il Dottor Belfiore è qui presente e potrebbe dirlo - la firma sul verbale viene fatta da un funzionario a nome anche degli altri, laddove non ci siano dei pareri assolutamente contrari.
Vengo al problema piuttosto grave di Riva e di Chieri sollevato dal Consigliere Marino. che io ho conosciuto solo stamattina attraverso la "Rassegna Stampa", che non sempre posso leggere perché non ho tempo. Già ho disposto per un accertamento di quanto Marino citava; comunque ho visto una dichiarazione, non molto felice per la verità che non mi ha fatto piacere secondo la quale i miei funzionari mi avrebbero ingannato. Così sta scritto in un giornale della zona.



MARINO Massimo

Dichiarazioni di chi?



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Dichiarazioni di nessuno. Il giornalista, sotto la propria responsabilità, dice che i funzionari ingannano l'Assessore Garino.
Pregherei il Consigliere Marino di farmi avere copia dell'altra Conferenza per verificare cosa può essere successo, dopo di che naturalmente relazionerò.
Il Consigliere Fiumara, oltre a chiedere notizie sulla pre-Conferenza chiede di avere relazione del Prof. Genon. Quella relazione è qui a disposizione, se il Consigliere Fiumara non è presente gliela faremo pervenire.
Per quanto riguarda il ruolo della Finpiemonte non tocca a me parlarne toccherà al Presidente.
Mi resta un ultimo problema, che credo sia forse il più interessante.
Detto questo sul piano, che non implica affatto impegni da parte della Giunta, anche se c'è un indubbio errore di carattere lessicale, non posso che far riferimento, per ora, all'ordine del giorno che tutti abbiamo votato e io stesso ho votato, che era esattamente di riconsiderare i progetti proposti dalla ENERGEST a Montechiaro d'Asti e, se del caso, non autorizzare i progetti stessi. Ciò che faremo. Non ho mai detto che la Regione aveva dato l'autorizzazione in assoluto, tant'è vero che mi ero opposto chi voleva inserire il famoso verbo "revocare".
Ci atterremo strettamente all'ordine del giorno, quindi riconsiderare il progetto proposto, insieme naturalmente ai tecnici, e se del caso non autorizzare il progetto stesso. Occorrerà anche verificare, dal punto di vista giuridico, che cosa occorre fare. Chiederei lumi al nostro buon Consigliere anziano, il quale in questa materia ne sa molto più di me. Il problema è molto semplice, c'è un ordine del giorno molto successivo a tutto questo, ed è quello al quale ognuno di noi si deve attenere.



PRESIDENTE

Passiamo all'ordine del giorno n. 148, sul quale la Giunta si è espressa favorevolmente. Ha chiesto di parlare il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Intervengo brevemente in relazione alla replica dell'Assessore su alcuni problemi sollevati dal sottoscritto.
Il Gruppo Verde voterà a favore non soltanto dell'ordine del giorno da noi sottoscritto con altri Consiglieri, ma anche dell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Picchioni, Rossa e Porcellana, perché ci pare che entrambi vadano alla radice di un vizio di procedura e di merito in ordine alla questione ENERGEST. Vorrei infine segnalare che i riferimenti sbagliati in ordine all'ENERGEST non sono solo nella tabella 4.7, ma anche nella tabella 4.4.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 148 presentato dai Consiglieri Monticelli, Rivalta, Staglianò, Segre, Zacchera, Majorino Marino, Rabellino e Vaglio il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte visto il documento 'Iniziative assunte e proposte di intervento in attuazione del programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali rilevato come esso contenga gravi contraddizioni relativamente alla discarica e all'impianto di trattamento reflui progettata a Montechiaro d'Asti visto l'ordine del giorno n. 135 approvato dal Consiglio Regionale in data 19.3.1991 impegna la Giunta Regionale a modificare la delibera sopra citata come segue: a pag. 68, punto 4.1, sopprimere: '- impianti in attesa di parere ministeriale sulla V I. A., in base alla Legge 349/ 1986 ed al DPCM 377/1988 sui quali la Regione ha già espresso parere favorevole a pag. 69, nella frase 'Le discariche esistenti sul territorio piemontese sono evidenziate in tabella 4.4; si tratta per la gran parte di discariche...' dopo Venasca' sopprimere 'e Montechiaro d'Asti' a pag. 69, dopo le parole 'La discarica di Venasca (CN) della S.P.E.ME. riceve i rifiuti di una sola ditta (discarica monouso)' sopprimere le parole 'quella. ENERGEST di Montechiaro d'Asti è attualmente al Ministero in attesa di parere sulla V. I .A..' a pag. 70, dopo le parole "il trattamento delle scorie saline derivanti dalla fusione dell'alluminio" sopprimere la frase 'L'impianto ENERGEST prevede un trattamento chimico-biologico di fanghi e rifiuti liquidi e, al pari della discarica 2B richiesta dalla stessa ditta, è in attesa di parere sulla V. I. A.. da parte del Ministero.' a pag. 75, dalla Tabella 4.4 togliere MONTECHIARO D'ASTI a pag. 78, dalla Tabella 4.7 togliere MONTECHIARO D'ASTI a pag. 87, ultimo capoverso. sopprimere da 'E' però necessario ricordare che nella stima del fabbisogno soddisfatto sono stati considerati anche impianti autorizzati...' fino a pag. 88 'si assume l'impegno di sollecitarne ed accelerarne la realizzazione e l'esercizio..." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 40 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 151 presentato dai Consiglieri Picchioni, Rossa e Porcellana, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte UDITE le comunicazioni della Giunta Regionale in merito alla sue deliberazioni n. 16/1847 del 20 novembre 1990 e n. 167/ 3930 del 4 febbraio, 1991 aventi per oggetto "Iniziative assunte e proposte di intervento ai sensi dell'articolo 5 del DPCM 3 agosto 1990 in attuazione del programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali"; I CONSIDERATA la necessità di provvedere a colmare le carenze, nel settore dello smaltimento dei rifiuti industriali, che hanno originato numerosi casi di discariche abusive su tutto il territorio regionale PRENDENDO ATTO che la deliberazione citata prende in considerazione la localizzazione di cinque piattaforme polifunzionali indicando anche le specifiche procedure per l'attribuzione della concessione delle piattaforme e per la costruzione e l'esercizio delle. Medesima AUSPICA che le piattaforme previste vengano realizzate nel più rigoroso rispetto dell'ambiente mediante il ricorso alle migliori tecnologie di smaltimento che dovranno essere prescelte, tenendo conto della più ampia affidabilità dei soggetti attuatori INVITA la Giunta Regionale a costituire ogni forma possibile di garanzia e di controllo dei concessionari privati e per quanto riguarda la piattaforma polifunzionale di Alessandria, proposta dal Comune. di tener conto delle istanze che provengono anche dalle Comunità locali CHIEDE alla Giunta Regionale di non dar corso al provvedimento autorizzativo relativo all'ENERGEST di Montechiaro d'Asti, sia per ragioni di impatto ambientale. già rilevato nell'ordine del giorno n. 135 del 19 marzo 1991. sia per le implicazioni che la previsione di quell'intervento ha sul programma di emergenza di smaltimento dei rifiuti industriali sopprimendo. di conseguenza, i riferimenti. contenuti negli allegati alla citata deliberazione della Giunta Regionale agli impianti non ancora autorizzati." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 40 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 184: "Nomina della Commissione consultiva regionale per i procedimenti di iniziativa legislativa popolare e degli Enti locali e di referendum" (titolo H della L.R. 20/12/ 1990 n. 55)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 184.
Non essendovi richieste di intervento, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Il punto 8) all'o.d.g. reca: "Nomine".
Si distribuiscano le schede perle seguenti nomine:


Argomento: Nomine

- Centro Interregionale di Coordinamento e Documentazione per le Informazioni Territoriali. - Comitato Direttivo - Nomina di 1 rappresentante della Regione Piemonte e Comitato Tecnico Esecutivo - Nomina di 3 rappresentanti della Regione Piemonte


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti il signor Nerviani Enrico nel Comitato Direttivo, e i signori Rao. Brunetti e Giudice nel Comitato Tecnico Esecutivo.


Argomento: Problemi energetici

Esame progetto di legge n. 11: "Sostegno regionale alla valorizzazione della produzione di energia elettrica da fonti idriche a piccola scala" (rinvio)


PRESIDENTE

Su richiesta dell'Assessore Vetrino l'esame del progetto di legge n. 11 viene rinviato alla prossima seduta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 150: "Licenziamenti di lavoratori alla ELCIT di S. Antonino di Susa"


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 150.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 150, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte ha preso atto con rammarico dell'inaccettabile scelta della GEPI di procedere a 116 licenziamenti di lavoratori della ELCIT di S. Antonino di Susa. Il Consiglio Regionale del Piemonte ritiene questo atto ancor più grave di fronte al verificarsi di precisi fatti in grado di permettere una soluzione positiva del problema ELCIT: l'emergere di una soluzione imprenditoriale che dovrebbe aprire la strada al reimpiego di 170 lavoratori permettendo la continuità produttiva e la definizione di un preciso piano per il superamento delle eccedenze condizione richiesta dal CIPI per l'approvazione della CIG straordinaria la concreta possibilità di evitare i licenziamenti mantenendo i lavoratori eccedenti in carico all'attuale Società da porre in liquidazione coerentemente con la legge istitutiva GEPI che impone lo smobilizzo delle sue attività industriali al Nord la disponibilità della Regione, della Comunità Montana Bassa Val Susa e del Comune di S. Antonino a favorire reinsediamenti produttivi nell'area GEPI che non sarà utilizzata dal nuovo imprenditore.
Il Consiglio Regionale del Piemonte rilevata la gravissima situazione occupazionale della Valle di Susa ove sono stati persi nell'ultimo decennio oltre 9.000 posti di lavoro non compensati da durature attività sostitutive richiede unanimemente l'intervento della Presidenza del Consiglio dei Ministri affinché: la GEPI proceda all'immediato ritiro dei licenziamenti già effettuati si superino le diverse posizioni esistenti tra i Ministeri e venga garantita l'osservanza degli accordi, liberamente stipulati dalle parti in sede ministeriale, che prevedevano la concessione della Cassa Integrazione Straordinaria si giunga ad una rapidissima revisione delle modalità di subentro imprenditoriale onde evitare che il protrarsi dell'attuale situazione rischi di far sfumare la nuova iniziativa ed i 170 posti di lavoro che essa prevede.
Il Consiglio Regionale richiede inoltre a tutti i parlamentari piemontesi di adoperarsi presso il Governo coerentemente con la posizione espressa dal Consiglio Regionale con il presente ordine del giorno." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno nn. 147, 149 e 152: "Massacro del popolo Curdo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 147 presentato dai Consiglieri Leo, Gissara, Tapparo, Peano e Chiezzi.
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

E' davvero un peccato - uso questo eufemismo - che due temi, quello della ELCIT e di come ha operato la GEPI in Piemonte e il drammatico problema dei curdi vengano affrontati in una fase di smobilitazione del Consiglio.
Nell'ordine del giorno che abbiamo proposto, che è stato elaborato mercoledì della scorsa settimana, quando non era ancora in movimento il processo di questi ultimi giorni di solidarietà e di allarme attorno alla tragedia del popolo curdo, avevamo sottolineato come questo popolo viva, in modo accentuato, una tragedia che lo vede coinvolto e investito da vari decenni, da quando con il processo di decolonizzazione, si è scorporato il territorio del Kurdistan in quattro altri Paesi.
Si è anche sottolineato come attorno alla tragedia di questo popolo non si sia levato, né a livello nazionale né a livello internazionale, quella espressione di solidarietà e soprattutto di richiamo a un atteggiamento coerente con la sensibilità espressa per i diritti violati del popolo del Kuwait, popolo ben pii giovane del popolo curdo.
Dobbiamo anche dire che il realismo politico, le ragion di Stato che il Presidente degli Stati Uniti Bush fa valere ancora in questi ultimi giorni per non intervenire in questa tragedia, se non paracadutando qualche tenda sulle colonne dei profughi, sono cose che andrebbero definite con parole che evidentemente per quest'aula non sono usabili, è un'offesa ai diritti dei popoli in generale.
Noi abbiamo voluto significare in questo ordine del giorno che il Governo italiano dovrebbe, sia a livello della Comunità Economica Europea sia a livello dell'ONU, far valere lo stesso vigore e la stessa determinazione con cui ci si è battuti per i diritti del popolo kuwaitiano.
Credo che l'ipotesi emersa in queste ultime ore di creare alcune zone cuscinetto alle frontiere turca e iraniana sia ragionevole.
Nelle ragioni di fondo però di questo popolo c'è la rivendicazione di poter vedere riconosciuta una struttura federativa in cui l'autonomia di quella gente possa trovare qualche forma di riconoscimento. Si è dibattuto per molte ore e per molti giorni sulla vicenda del Kuwait, mentre questo caso possa essere un po' in sordina; tra qualche giorno, quando sarà spento definitivamente, si formeranno le tendopoli di profughi in Turchia e in Iran e sarà presto dimenticato! Dobbiamo tenere in vita il diritto dei popoli, il diritto delle nazionalità. schiacciato molto spesso dalla logica degli Stati. Molto spesso si è sensibili alla autonomia dei popoli, come nel caso del popolo dell'Ucrania e della Lituania, ma qui ci troviamo dinnanzi alla tragedia di un popolo di antica origine, tra l'altro vicino a noi come cultura, che ha diritto a un po' di attenzione e a una pressione da parte nostra nei confronti del Governo perché sia solerte così come lo è stato dinnanzi alla vicenda della tragedia del popolo kuwaitiano.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Miglio per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 149.



MIGLIO Mario

Non rifaccio la storia delle vicissitudini del popolo curdo, ma ricordo solo alcune cose che abbiamo messo nella premessa del nostro ordine del giorno. Il dramma di questo popolo risale addirittura agli anni '20, al momento in cui, dopo l'abbattimento dell'Impero Ottomano, le potenze europee vincitrici hanno deciso a tavolino una spartizione dell'area mediorientale definendo confini che non hanno tenuto in conto l'appartenenza dei popoli originari di quelle zone al territorio. In questo senso il trattato di Sévres del 1920, che prevedeva l'istituzione del Kurdistan, non veniva considerato e questo popolo si trovava smembrato all'interno di cinque Stati, la Turchia, la Siria, l'Iraq, l'Iran e l'Unione Sovietica, i quali hanno mai assunto atteggiamenti colloquiali, se non in sporadici casi ma subito sostituiti da repressioni, con queste popolazioni riconoscendo la loro autonomia quanto meno all'interno di una logica di Stato federalista, senza necessariamente arrivare alla costruzione di uno Stato indipendente, appunto quello del Kurdistan.
Se in questo momento la soppressione viene portata avanti dal Governo iracheno, non dobbiamo dimenticarci che potremmo dire, con una logica turnistica, che tutti gli Stati hanno recitato una loro parte nell'aggressione spietata nei confronti di questo popolo. In questo momento indubbiamente il dramma viene vissuto ai confini dell'Iraq, all'interno dei quali il Governo presieduto da Saddam Hussein sferra il contrattacco ai movimenti di liberazione del Kurdistan, ma altri Stati hanno precedentemente fatto la loro parte. Il problema dei curdi non può non essere risolto se non all'interno della soluzione globale del Medio Oriente che, appunto attraverso una Conferenza sotto l'egida dell'ONU, deve trovare una risoluzione unitaria che dia giustamente l'autodeterminazione e riconosca i diritti di tutti quei popoli. Viceversa il popolo curdo, così come altri, diventa uno strumento che viene utilizzato da altri Stati per fini politici.
Si potrebbe addivenire a un'integrazione dei due ordini del giorno soprattutto per quanto riguarda gli impegni. Alle espressioni di solidarietà e all'impegno a intervenire presso il nostro Governo affinch si faccia tramite, in sede internazionale, della ripresa del dialogo finalizzato alla risoluzione di questo problema e al riconoscimento del popolo curdo, che fino a questo momento non è avvenuto con atti ufficiali noi aggiungiamo un intervento diretto della Giunta regionale con forme di aiuto immediato per sostenere i profughi rapportandosi a tal fine con la Comunità curda che in Piemonte, così come a livello nazionale, si sta già muovendo per raccogliere medicinali e aiuti di vario tipo e per organizzare la trasmissione di questi beni alle popolazioni profughe, e con l'Alto Commissariato dell'ONU. L'integrazione dei due ordini del giorno eviterebbe votazioni separate e doppioni inutili rispetto agli obiettivi che il Consiglio in questo momento intende assumere.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 147 il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte coerente con l'attenzione sempre manifestata per i diritti dei popoli: considerato che in Iraq si sta perpetrando un nuovo massacro del popolo Curdo (che rivendica spazi di autonomia, anche in un contesto federativo in tale Stato), senza che l'ONU e i Governi di quei Paesi, che si sono giustamente dimostrati sensibili ai diritti violati del popolo kuwaitiano manifestino alcuna protesta e assumano iniziative adeguate tenuto conto che il territorio del popolo curdo è stato oggetto all'inizio di questo secolo, di una spartizione tra vari Stati, con una logica non più accettabile, vale a dire quella di definire stati in totale spregio ai diritti dei popoli e con strutture statuali fortemente centralistiche e contrarie ai principi federativi come condizione di equilibrata convivenza di diversi popoli in un'unica entità statale esprime la propria preoccupazione per il silenzio che circonda l'odierna vicenda del popolo curdo; chiede al Governo italiano di assumere nell'ambito della Comunità Europea e dell'ONU, una. posizione che concorra a riportare la pace in Iraq, con un riconoscimento significativo dei diritti della comunità curda." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 25 voti favorevoli e 2 voti contrari.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 149 il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte



RICORDATO CHE:

il popolo Curdo, dopo il mancato rispetto del trattato di Sévres del 1920 che sosteneva la loro indipendenza e prevedeva la nascita dello Stato del Kurdistan, a causa degli accordi del 1923 (Trattato di Losanna) e della suddivisione del Medio Oriente decisa dai vincitori dell'Impero Ottomano in nuovi Stati nazionali, si trova diviso tra la Turchia, la Siria, l'Iraq l'Iran e l'URSS; - da quella data ad oggi i Curdi hanno lottato per l'acquisizione di uno Stato nazionale indipendente, per una autonomia interna, alle nazioni già esistenti proponendo una logica federativa, per il riconoscimento dei loro diritti e per la stessa loro sopravvivenza a fronte delle innumerevoli repressioni condotte dai diversi Stati nei loro confronti a tuttora il popolo Curdo, che conta circa 20-25 milioni di persone è privo di una forma di riconoscimento come entità nazionale



PRESO ATTO

della nuova tragedia che sta vivendo tale popolo in fuga dall'Iraq per sottrarsi alla repressione del Governo iracheno che assume i caratteri di un vero genocidio ESPRIME la sua piena solidarietà alla popolazione Curda IMPEGNA La Giunta Regionale ad intervenire conforme di aiuto concreto ed immediato per sostenere i profughi rapportandosi, a tal fine, con la Comunità Curda presente in Piemonte e l'Alto Commissariato dell'ONU dei profughi rifugiati ed organizzando con questi la campagna di solidarietà IMPEGNA la Giunta Regionale a sollecitare il nostro Governo affinché si faccia tramite in sede internazionale perché sia riconosciuta, dagli Stati entro cui si sviluppa il territorio del Kurdistan, l'autonomia di tale popolo e vengano rispettati i diritti civili. politici, umani ed economici che sono aria base della Carta delle Nazioni Unite." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato 27 voti favorevoli e 3 astensioni.
Ho ricevuto in questo momento, e per analogia lo accolgo, l'ordine del giorno n. 152 presentato dai Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte. preso atto della situazione drammatica in cui versa il popolo curdo da decenni ritenuto indilazionabile il diritto dell'autodeterminazione di ogni popolo esprime la solidarietà del Consiglio e del popolo piemontese nei confronti delle popolazioni curde invita il Governo italiano ad intervenire con ogni mezzo affinché sia garantita la sovranità territoriale del popolo curdo sul proprio territorio, come da trattato di Sévres (1920) e a riconoscere il popolo curdo come popolo nazionale".
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 152.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 2 voti favorevoli e 28 astensioni.


Argomento: Questioni internazionali

Comunicazione Giunta regionale sugli aiuti ai profughi albanesi


PRESIDENTE

Passiamo infine alla comunicazione della Giunta regionale relativa agli aiuti ai profughi albanesi di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Giunta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

A seguito di sollecitazioni del Ministro della Protezione Civile nominato Commissario straordinario del Governo per un periodo di tre mesi con D.P.R. dell'8 marzo 1991, su convocazione urgente del Presidente della Giunta regionale, si è riunito, in data 12 marzo 1991, il Comitato per la Protezione Civile al fine, come da precisa richiesta del Ministero, di individuare: le strutture di proprietà pubblica attrezzabili entro 48 ore per finalità ricettive i complessi turistici adattabili alle esigenze di immediato ricovero eventuali offerte di collaborazione.
In tale riunione la Regione Militare NordOvest ha preannunciato l'arrivo di: 800 profughi nella Caserma Colli di Felizzano di Asti 900 profughi nella Caserma Mazza di Casale Monferrato specificando che a carico dell'Esercito sarebbe, oltre al trasporto presso le strutture indicate, ogni forma di assistenza diretta.
Da parte degli altri partecipanti alla riunione non sono emerse altre disponibilità rispondenti ai requisiti richiesti e comunque di rilevante entità.
In data 13 marzo 1991 sono giunti ad Asti 678 profughi di cui: 536 uomini, 98 donne, 44 bambini sotto i 12 anni di cui 13 sotto l'anno, tutti inseriti nei nuclei familiari.
Il giorno successivo altri 932 sono giunti a Casale Monferrato. Il gruppo inviato a Casale è risultato così composto 698 uomini di cui 615 superiori ai 18 anni, 67 tra 10 e 18 anni, 14 tra 1 e 10 anni, 2 inferiori all'anno 134 donne di cui 114 superiori ai 18 anni, 10 tra i10 e i18 anni, 8 tra 1 e 10 anni, 2 inferiori all'anno sono presenti 60 nuclei familiari.
Il giorno successivo si sono presentati spontaneamente altri 12 provenienti da Modena.
Il 14 marzo sono giunti a Susa 110 profughi di cui; 84 uomini, 13 donne, 13 minori di cui 5 con meno di 5 anni; sono presenti 5 nuclei familiari.
Il giorno successivo, sempre a Susa, sono giunti altri 263 profughi.
In data 11 marzo la Prefettura di Cuneo ha inoltre informato la Regione dell'arrivo spontaneo di 9 profughi in quella città.
In data 14 marzo è stata convocata dal Ministero della Protezione Civile una riunione tecnica, a cui la Regione Piemonte ha presenziato con un funzionario dell'Ufficio di Gabinetto. In tale riunione, convocata per censire ulteriori immobili in cui trasferire i profughi attualmente alloggiati in sistemazioni alberghiere (varie migliaia), oltre ad aver dato un quadro complessivo della dislocazione sul territorio italiano dei profughi, si è precisato che da fase dell'emergenza non può ancora considerarsi esaurita e che pertanto il coordinamento di tutta l'operazione è ancora totalmente nelle mani del Ministero che ha inoltre ribadito che tutte le spese sono attualmente a carico del fondo della Protezione Civile e che a quel momento non esisteva carenza né di medici né di medicine né di capi di vestiario.
La Giunta regionale che sta seguendo l'intera operazione, tenendosi costantemente in contatto con le Prefetture ed i Comuni direttamente interessati, oltre che con le strutture militari, ha convocato per il 18 marzo pomeriggio una riunione per fare ulteriormente il punto della situazione e per valutare la possibilità di attivare quanto prima eventuali corsi di alfabetizzazione.
Secondo i dati forniti dal Ministero degli Interni attualmente la distribuzione sul territorio nazionale dei profughi albanesi, aggiornato al 30 marzo è la seguente: presenze totali: n. 24.217 di cui il 90% uomini, quasi tutti c n meno di 40 anni, così suddivisi dal punto di vista delle pregresse attività lavorative: 40% personale qualificato (meccanici, operai, autisti), 9 studenti, 1% professionisti; - dislocazione per province: n. 68. La maggior parte è dislocata al Sud e gli altri nelle strutture militari. In Piemonte nella fase iniziale abbiamo avuto circa 2.000 profughi su 24.217 per la disponibilità delle caserme. Questi 24.217 profughi sono così assistiti: 19.194 presso Centri di raccolta della Protezione Civile, caserme ed alberghi 1.644 presso strutture pubbliche (Comuni, UU.SS.SS.LL., ospedali enti morali, scuole, consorzi) 1.907 presso enti o istituti religiosi (Caritas, parrocchie, chiese evangeliche) 1.472 presso o con il contributo di privati (abitazioni private pubblici esercizi, aziende, alberghi, enti di volontariato).
La situazione generale a livello nazionale, sempre secondo i dati forniti dal Ministero dell'Interno, dopo i primi giorni di emergenza, pur rimanendo preoccupante, si sta lentamente normalizzando e può definirsi sostanzialmente "sotto controllo" soprattutto nell'aspetto logistico assistenziale.
Restano aperte ovviamente varie questioni connesse all'insediamento dei profughi nei diversi tessuti sociali e territoriali.
Ci si riferisce in particolare: a) alle accentuate e crescenti preoccupazioni di alcune popolazioni locali in ordine al protrarsi delle presenze di profughi e conseguentemente il nascere di alcuni primi segni di stanchezza delle popolazioni locali nei confronti dei profughi, anche se non risultano essersi verificati episodi di vera e propria intolleranza b) al notevole malcontento di molti profughi per l'assoluta mancanza di piccole somme di denaro necessarie a soddisfare minime esigenze personali quali l'acquisto di sigarette, francobolli, gettoni telefonici e biglietti di trasporto per brevi spostamenti. Tale situazione ha talvolta generato turbative dell'ordine pubblico, rimostranze ed episodi di richieste pressanti c) al crescere di stati di insofferenza dovuti all'attuale situazione di totale inattività dei profughi che, come già detto, sono per la maggior parte uomini di giovane età. Infatti dopo í primi momenti di euforia per l'accoglienza e la garanzia alimentare. sono affiorati problemi di disadattamento dovuti alla inattività, alla noia conseguente e più in generale allo stato generale di precarietà aggravata talvolta da casi di separazione dei nuclei familiari e da promiscuità alloggiative.
Per quanto concerne l'ordine pubblico su 68 Province interessate al fenomeno, 16 evidenziano problematiche connesse alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Più in dettaglio per le province piemontesi vengono richiamate le seguenti fattispecie delittuose un caso di tentata violenza (Asti) furti semplici e furti aggravati (Asti e Alessandria) declino di false generalità (Alessandria) rimostranze isolate ed organizzate, anche attraverso il rifiuto dei pasti (Alessandria) atti vandalici e danneggiamento all'interno ed all'esterno delle strutture ricettive (Asti e Alessandria).
Situazione igienico - sanitaria. Gli accurati controlli eseguiti dalle competenti autorità sanitarie nonché dagli organi della sanità militare e della C.R.I. sulla stragrande maggioranza dei cittadini albanesi hanno complessivamente evidenziato condizioni di salute non allarmanti soprattutto con riferimento a malattie diffusibili.
Alcune Prefetture, si tratta sempre di dati a livello nazionale segnalano richieste di rimpatrio, ma l'entità del fenomeno non sembra tale da far prevedere inversioni di tendenza. Sono state altresì comunicate richieste di spostamenti organizzati al fine di raggiungere località ritenute più idonee per realizzare ricongiungimenti familiari o parentali.
Attualmente risultano rimpatriati 3.500 profughi.
Anche grazie alle intese con l'autorità giudiziaria appare pienamente sotto controllo la situazione dei minori non accompagnati.
Sono stati evidenziati episodi, peraltro non ancora obiettivamente suffragati da prove, di infiltrazioni fra i profughi di possibili agenti provocatori o comunque di collaboratori dell'attuale regime di Tirana (Foggia, Brindisi ed Asti) nonché tentativi di costituzione di gruppi organizzati di pressione al fine di rivendicare migliori condizioni di assistenza, un riconoscimento generalizzato dello status di rifugiato, la corresponsione del contributo assistenziale di lire 25.000ornaliere anche per coloro che godono ospitalità alloggiativa e vittuaria, certezze divoro e di sistemazione definitiva. E' stato inoltre segnalato dalle Prefetture di Torino e di Alessandria qualche caso di disordine verificatosi nelle caserme di Casale e di Susa, prontamente rientrato a seguito delle notizie circa il risultato delle elezioni in Albania.
In data 4 aprile u.s. si è svolta una Conferenza Stato-Regioni monotematica sull'argomento a cui la Giunta regionale piemontese ha partecipato nella persona dell'Assessore Cerchio.
In questa sede, presenti i Ministri Meccanico, Martelli, Russo Jervolino, Lattanzio ed il Sottosegretario Ruffino per il Ministero degli Interni, le Regioni in un documento unitario hanno espresso la loro disponibilità ad una fattiva collaborazione con il Governo centrale a gestire il fenomeno, chiedendo nel contempo che da parte del Governo venissero fornite le seguenti precisazioni: 1) definizione dello status giuridico per i profughi albanesi con procedura urgente per consentire la predisposizione delle azioni successive 2) assegnazione di adeguate provvidenze finanziarie da destinare tramite le Regioni agli enti locali e agli enti assistenziali interessati per l'esecuzione degli interventi da attivarsi tramite Province, Comuni enti assistenziali interessati 3) definizione delle procedure per l'insediamento nel mondo del lavoro dei profughi 4) assistenza sociale tramite: a) attivazione di programmi di assistenza sociale utilizzando il volontariato, la cooperazione di solidarietà sociale, enti, organizzazioni assistenziali b) interventi specifici per i minori in età scolare e pre-scolare 5) effettuazione di un censimento organico dei profughi per: a) identificare e definire i nuclei familiari b) assegnare documenti di identificazione provvisori c) stabilire età, professione ed esperienza lavorativa, religione livello di istruzione, conoscenza lingua italiana 6) assegnazione ad ogni Regione di contingenti di profughi albanesi sulla base di un raccordo complessivo tra le Regioni stesse ed il Governo.
Per quanto concerne il primo dei quesiti posti, ossia l'individuazione dello stato giuridico dei profughi, che, più che politici vanno considerati socio-economici, il Governo pare orientato a riconoscere loro permessi di soggiorno temporanei, ed in tal senso è stata emanata una circolare che consente alle questure di rilasciare permessi temporanei per lavoro. In via di predisposizione è poi un ulteriore decreto che dovrebbe consentire l'iscrizione dei profughi agli uffici di collocamento.
Per quanto concerne la parte finanziaria il Vicepresidente Martelli ha specificato che la spesa, che grava unicamente sullo Stato, non deve superare le 25.000 lire giornaliere pro capite.
E' stato inoltre costituito un gruppo di lavoro misto Stato-Regioni a cui partecipano le Regioni maggiormente colpite dal fenomeno, tra cui il Piemonte (in Puglia attualmente si registra ancora la presenza di circa 14.000 profughi) con il compito di individuare entro il 24 del corrente mese una più equa distribuzione sul territorio nazionale. A questo fine sono stati indicati da parte del Governo, quali parametri di riferimento territorio e popolazione, anche se nel compiere in tale redistribuzione non si potrà ovviamente non tenere conto del tasso di disoccupazione già presente nelle varie realtà territoriali.
Aggiungo una nota tecnica sulla riunione di ieri presso il Ministero per la Protezione Civile, avvenuta su mandato della Conferenza Stato Regioni. La riunione è stata organizzata per definire una seconda fase di distribuzione della presenza dei profughi albanesi tra le varie regioni italiane ed all'interno delle regioni stesse.
Permane infatti una forte presenza di albanesi nelle regioni meridionali (specie Puglia e Basilicata) che. qualora non fosse diluita in tutto il territorio nazionale, rischierebbe di compromettere la stagione turistica in quelle regioni, oltre a porre. giorno dopo giorno ed in forma sempre più aggravata, pesanti problemi di ordine pubblico. Problemi di sicurezza, sanità e ordine pubblico si pongono anche nei 22 punti dove è stata concentrata la presenza dei profughi.
Di qui l'esigenza di frazionare tale presenza in unità minime che impediscano l'aggregazione della protesta.
Dopo approfondite ed estenuanti discussioni si è deciso di ripartire i 24.800 profughi in base all'indicatore della popolazione e del territorio delle singole regioni, dando un peso diverso ai due indicatori (1'80% la popolazione, il 20% il territorio).
Le Regioni del nord hanno chiesto dei correttivi a questi criteri proponendo di prendere in considerazione il dato sulla presenza extracomunitaria preesistente.
Le Regioni del Sud hanno invece chiesto che si prenda in considerazione il tasso di disoccupazione.
I due correttivi in pratica si contrapponevano e si annullavano pertanto ci si è orientati indicativamente sui parametri territorio popolazione.
La presenza albanese viene quindi così suddivisa: Piemonte 2000 Valle d'Aosta 95 Lombardia 3595 Bolzano 260 Trento 265 Veneto 1845 Friuli 570 Liguria 730 Emilia 1770 Toscana 1645 Umbria 420 Marche 660 Lazio 2045 Abruzzo 620 Molise 195 Campania 2165 Puglia 1700 Basilicata 385 Calabria 970 Sicilia 2165 Sardegna 960.
Come si vede il Piemonte si attesta su una quota vicina all'attuale presenza, mentre si creano problemi consistenti per Lombardia, Toscana Emilia dove in precedenza si aveva una scarsissima presenza. Si alleggeriscono invece notevolmente Puglia e Basilicata.
Tale ripartizione dovrebbe essere avallata dalla Conferenza Stato Regioni del 18/4/ 1991. Prima di quella data i Presidenti delle Regioni dovrebbero riunire i Comitati regionali per la Protezione Civile (con i rappresentanti dei vari Ministeri, ANCI, UPI, Croce Rossa, volontariato) per individuare soluzioni idonee a distribuire i profughi sul territorio regionale.
Per di Piemonte si tratta di trovare una sistemazione alternativa all'attuale nelle caserme di Casale, Asti e Susa.
Il Ministero della Difesa sembra infatti orientato a trasferire gli albanesi dalle caserme, mentre si rende disponibile ad esaminare la possibilità di usare strutture dismesse e darle in affidamento agli enti locali e/ o al volontariato e/o agli albanesi stessi (adeguatamente assistiti e naturalmente pro-tempore).
Entro il 16 aprile ogni singola Regione deve predisporre un piano di apertura di nuovi centri di accoglienza temporanea (non so come ci sarà possibile).
I progetti saranno finanziati in base alla disponibilità finanziaria del DPR 8 marzo 1991 e saranno vagliati dal Comitato Interministeriale (previsto dall'art. 3 dello stesso DPR). Tali progetti, che dovrebbero essere confrontati e predisposti in una settimana (non so come ci sarà possibile e lo ripeto per la seconda volta), dovrebbero essere articolati all'interno delle province e prevedere nuclei minimi di profughi ospitati.
Nei progetti si deve specificare: l'uso di eventuali strutture ricettive, - i tempi ed i relativi costi i sistemi di gestione (volontariato o altro) la spesa totale, per progetto e per eventuale sottoprogetto i sistemi di gestione ordinaria.
I progetti dovrebbero avere una articolazione temporale massima di 12 mesi, data entro la quale si dovrebbe trovare una soluzione al problema di soggiorno temporaneo (rientro con garanzie, ed in tale senso si sta muovendo il Ministero per gli Esteri o - almeno pare di capire provvedimento ad hoc se tale ipotesi non potesse essere percorsa).
Esiste poi il problema particolare rappresentato da oltre 2000 minori.
Ci eravamo già attivati con l'Assessore Bergoglio su richiesta della Procura di Brindisi, però ci siamo fermati perché se dobbiamo sistemare i nostri minori, dobbiamo utilizzare le nostre chance per i nostri minori.
Anche per questi profughi si sta tentando la ricongiunzione con la famiglia in Albania, con enormi difficoltà visto che nella quasi totalità dei casi ora viene rifiutata.
Evidentemente per questo 10% di profughi si pone un problema nella situazione più generale e quindi la necessità di articolare progetti con un adeguato livello di risposta tecnica (psico-socio-assistenziale). Il Ministero del Lavoro sembra orientato a concedere il permesso di iscrizione agli Uffici di Collocamento per lavori temporanei. Nel suo intervento il Piemonte ha segnalato - l'intervento è stato effettuato dall'Assessore Cerchio - l'intempestività di tale decisione che, se attuata nel momento attuale, vedrebbe le iscrizioni concentrate in sole 22 sezioni circoscrizionali per l'impiego e non potenzialmente in 500 come potrebbe succedere con una distribuzione accurata.
Nell'ambito della riunione tutti hanno convenuto sulla posizione del Piemonte. Purtroppo mancavano i rappresentanti del Ministero del Lavoro e non si è quindi in grado di garantire una pronta decisione amministrativa in tal senso (che si spera venga presa).
Le valutazioni più preoccupate vengono però dal Ministero dell'Interno che, dopo il superamento dell'emergenza, segnala ora crescenti problemi di ordine pubblico. Vengono segnalati casi di mobilità non controllata che rendono particolarmente difficile la gestione del fenomeno; ma c'è anche la segnalazione di un numero crescente di piccoli reati, dell'insorgere di tensioni all'interno dei vari nuclei di profughi, tra questi e le forze dell'ordine e le autorità locali, soprattutto là dove è più consistente l'entità numerica dei profughi ospitati.
Va infine segnalato un atteggiamento molto rigido del Ministero del Tesoro, che vincola il possibile finanziamento a progetti che in pratica consentono il rientro "civile" degli albanesi in patria o in diverse parti d'Europa e non una loro possibile integrazione (come ad es. corsi di alfabetizzazione, formazione professionale. ricerca di eventualità di lavoro a tempo indeterminato), e l'atteggiamento di altri Ministeri, in particolare quelli per le Regioni, gli Affari sociali e gli Interni, che considerano tali attività come unico antidoto all'insorgere di tensioni ed eventuali problemi di ordine pubblico.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore ai movimenti migratori

Intervengo brevemente, in quanto già la comunicazione del Presidente della Giunta ha fotocopiato una situazione di particolare emergenza.
Vorrei richiamare il fatto che alcune richieste sollecitate dalle Regioni sono state accolte: innanzitutto la redistribuzione sul territorio con parametri che, in qualche misura, aggiustano una situazione che vedeva sbilanciata la localizzazione; in secondo luogo, la richiesta che all'interno delle singole Regioni fossero determinate nuove redistribuzioni proprio perché il caso del Piemonte è emblematico in quanto tre città comprendono la quasi totalità delle presenze degli albanesi.
Grandi punti interrogativi sono legati al tempo entro il quale occorre predisporre i piani di rilocalizzazione entro il 16-17 aprile. La questione sarà un banco di prova non indifferente per un Paese come il nostro che dovrà fare nei prossimi anni i conti con altri fenomeni di immigrazione. La richiesta fondamentale è quella relativa allo stato giuridico. Pare ormai consolidata una situazione di provvisorietà legata al cosiddetto permesso di soggiorno temporaneo per motivi di lavoro, che va dai 6 ai 12 mesi, con una funzione indirizzata ai lavori stagionali. La Regione Piemonte ha richiesto di non iscrivere nelle liste di collocamento i soggetti attualmente localizzati della prima emergenza, ma di iscriverli successivamente alla ridistribuzione. Tale richiesta non ha avuto risposta da parte del Ministero del Lavoro, ma dovrà essere decisa nella Conferenza Stato-Regioni del 18 aprile, cioè il giorno successivo alla presentazione da parte delle Regioni dei piani, dei programmi e delle spese di intervento.
La richiesta della Regione Piemonte - penso di avere l'adesione di tutte le altre Regioni - è dell'iscrizione al collocamento dopo la redistribuzione; ad esempio, ad Asti. a seguito dell'ultima regolarizzazione, si trovano 800 albanesi: la stessa cosa avviene nella sezione circoscrizionale di Susa e in aree territoriali dove i livelli occupazionali, per motivi non solo congiunturali, ma anche strutturali sono particolarmente deboli.
Sul piano finanziario il D.P.R. dell'8 marzo ha globalmente stabilito una cifra che non è eccessiva (30 miliardi circa): buona parte della stessa è già stata assorbita negli interventi di prima sistemazione, rimane una quota parte. Pare ci sia un'indicazione secondo la quale tutti i fondi sono a carico del Fondo nazionale della Protezione Civile. Si è determinato questa notte, che ogni Regione dovrà attivare il Comitato regionale della Protezione Civile (presieduto dal Presidente della Giunta regionale e composto dai rappresentanti ANCI, UPI, Prefetture, enti locali e volontariato). La riunione si terrà lunedì 15 aprile per richiedere la disponibilità ad una "atomizzazione" - termine poco simpatico - delle presenze per evitare l'insorgere di ulteriori problemi sociali che già si stanno determinando soprattutto nelle caserme che rischiano di diventare localizzazioni difficili su questo piano. Occorre verificare la disponibilità degli enti locali, delle realtà pubbliche e private e del volontariato in ordine al decentramento sul territorio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Propongo, per non strozzare una discussione complessa ed importante una riunione straordinaria della IV Commissione con la presenza della Giunta. Credo che il Presidente della Commissione consiliare Leo sia d'accordo. Tale riunione dovrà svolgersi prima che la Giunta assuma le determinazioni.



PRESIDENTE

Credo che la IV Commissione sia la sede idonea; in quella sede potranno riunirsi anche Consiglieri che non sono componenti della III e della IV Commissione.


Argomento:

Comunicazione Giunta regionale sugli aiuti ai profughi albanesi

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta é tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,25)



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