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Dettaglio seduta n.55 del 09/04/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La seduta é aperta.
In merito al punto 2) dell'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" l'Assessore Garino risponde congiuntamente ad interrogazioni ed interpellanza relative alla situazione dell'ACNA in Valle Bormida.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

La comunicazione, che avrei dovuto fare al termine della seduta scorsa in risposta alle interrogazioni citate dal Presidente e alle sollecitazioni venute dopo il sopralluogo che avevo effettuato sul sito ACNA In seguito alla fuoriuscita in alveo di liquami provenienti dal sito ACNA C.O. (a monte dello scarico dell'industria) ed al conseguente presidio sulla sponda del fiume da parte dell'Associazione Rinascita Valle Bormida.
stata attivata una serie di controlli e di indagini ad hoc, oltre al monitoraggio automatico già funzionante a regime; si é inoltre svolto un incontro tra Ministero Ambiente e Regione il 26/3/1991 a Cengio.
Sistema di monitoraggio. In seguito alle citate fuoriuscite in fiume alla stazione fluviale "Gabutti" non sono stati rilevati particolari segni di inquinamento nel corso d'acqua, bersi, come già avvenuto in occasione dell'incidente del 21/2/ 1991, un netto miglioramento dello stato qualitativo del fiume in seguito alla chiusura dello scarico ACNA avvenuta tra le ore 10,30 e le 14,30 circa del 25/3/1991; i valori di conducibilità e carbonio organico totale (T.O.C.) hanno infatti fatto registrare bruschi abbassamenti (50% circa) tali da ricondurre. per poche ore, il corso d'acqua ad una situazione "naturale". E' disponibile un diagramma che posso fornire ai Consiglieri.
L'incontro del 26/3/ 1991 é stato convocato presso il Municipio di Cengio, da parte del Ministero dell'Ambiente, per "verificare causa e natura dei fenomeni segnalati di inquinamento". Erano presenti il Direttore generale del Ministero, l'ACNA C.O. e, perle Regioni Liguria e Piemonte funzionari e tecnici degli Assessorati all'ambiente oltre al prof.
Ostacoli, all'Hydrodata e al sottoscritto. Personalmente avevo effettuato un sopralluogo prima ancora della riunione. Sono stati esposti, da parte del presidio multizonale di Savona, i risultati delle analisi eseguite sui prelievi di liquami inquinanti del 22 e del 23 marzo 1991: sono stati riscontrati elevati valori di conducibilità e C.O.D. (domanda chimica di ossigeno) nonché presenza di diversi microinquinanti. In seguito ad altri interventi - tra i quali segnalo il sollecito del Sindaco di Cortemilia verso il Ministero a realizzare le proposte formulate un anno fa dal Comitato tecnico-scientifico riguardo ad ulteriori controlli del sito ACNA completamento delle barriere esistenti e spostamento dello scarico più a valle - si è proceduto alla convocazione di un nuovo incontro, a Roma l'8/4/ 1991, tra Ministero, Regioni, ACNA e collaudatori del muro di contenimento.
E' seguito ancora un sopralluogo in corrispondenza dello scarico ACNA Indagine del 28/3/ 1991. In accordo con il presidio multizonale di Savona, l'Assessorato all'ambiente della Regione Piemonte ha organizzato un'indagine ad hoc finalizzata all'esecuzione di: misure in sito di parametri fisico - chimici (conducibilità temperatura, pH) in corrispondenza delle fuoriuscite segnalate e del fiume a monte e valle dello scarico ACNA misure di portata nel fiume a monte e valle scarico prelievi ed analisi di laboratorio sia dei liquami fuoriusciti che dell'acqua di fiume.
I rilievi in sito sono stati eseguiti a cura di Hydrodata, del Laboratorio di sanità pubblica di Cuneo e dell'USSL n. 6 di Carcare (SV) le analisi di laboratorio dal Dipartimento di chimica analitica dell'Università di Torino.
Dall'indagine eseguita sono emerse, in estrema sintesi, le considerazioni nel seguito riportate.
a) Così come evidenziato dalle analisi del 22 e 23/3/1991 (P.M.
Savona), i valori di conducibilità del liquido fuoriuscito 10 m circa a monte dello scarico risultano decisamente elevati: all'interno delle due pozze d'acqua individuate i valori massimi risultano pari a 3.200 micronS/cm (pozza più addossata al muro dello stabilimento) e 1.420 micronS/cm (pozza vicina al fiume), mentre nel corso d'acqua il valore misurato é pari a 360 micronS/cm (c'è una planimetria allegata che fornir ai Consiglieri).
In un'altra pozza di acqua ferma immediatamente a monte, e lungo tutta la sponda destra per un tratto di 100 m circa, il valore di conducibilità risulta sempre analogo a quello del fiume a monte dello scarico (360 micronS/ cm).
Lo stesso innalzamento puntuale si riscontra 150 m a monte dello scarico in un'altra pozza dove, localmente, la conducibilità raggiunge i 900 micronS/cm. Da altre analisi di laboratorio riguardanti le caratteristiche di fluorescenza dei campioni prelevati, si sono avute indicazioni sulla presenza, nel liquame fuoriuscito, di sostanze riscontrabili nei prodotti tipici di lavorazioni ACNA.
Dalle considerazioni riportate é lecito ipotizzare che le fuoriuscite riscontrate siano unicamente di tipo puntuale e trasversale rispetto al fiume e non derivino da un dilavamento del materiale di rifiuto accumulato nel tempo a monte, tra muro di contenimento e fiume.
b) Le misure di portata eseguite in alveo a monte e valle dello scarico (rispettivamente 1.732 e 2.4041/s) evidenziano come il contributo dello scarico stesso risulti decisamente notevole (670 l/s circa) e, in condizioni di magra, rappresenti una percentuale molto elevata del corso d'acqua.
Inoltre il valore di portata misurato alla stazione "Gabutti" (2.6501/s) indica come l'incremento di deflusso tra tale sezione e quella a valle dello scarico ACNA sia relativamente basso (10% circa) a conferma della significatività della sezione di controllo individuata per la valutazione dei carichi inquinanti.
Incontro dell'8/4/ 1991 a Roma. E' avve-nuto presso il Ministero dell'Ambiente, come programmato, presenti rappresentanti dello stesso Ministero, dell'Istituto Superiore di Sanità, delle Regioni Piemonte e Liguria, dell'ACNA, della Commissione di collaudo delle barriere di contenimento e del Sindaco di Cortemilia. Sono state esposte valutazioni di tipo tecnico da parte delle due Regioni, sulla base delle indagini appositamente eseguite, da cui é emersa la possibile esistenza di almeno due fuoriuscite locali dal muro di contenimento in alveo, per ora senza particolari effetti sud grado di inquinamento fluviale.
Tali constatazioni trovano conferma nella relazione dei collaudatori delle opere di contenimento che hanno messo in evidenza l'esistenza di due zone in cui esiste un flusso di falda (gradiente idraulico) dall'interno verso l'esterno delle barriere stesse: una delle due zone corrisponde ad un punto in cui si é constatata fuoriuscita di liquame a monte dello scarico mentre per il secondo punto, posto più volte a valle, non é ancora completata l'opera di contenimento.
Si é inoltre evidenziato come già il collaudo preliminare di un anno fa non escludesse difetti di tenuta, in particolare in presenza di rilevanti eventi di precipitazione. il fenomeno osservato non é pertanto giunto del tutto inaspettato.
Il dott. Clini, Direttore generale del Ministero dell'Ambiente, nel trarre le conclusioni dell'incontro, ha invitato: le due Regioni (Piemonte e Liguria) a formalizzare le considerazioni tecniche esposte e a proporre un "piano strutturato" di indagini utili (ad esempio di tipo geoelettrico) alla verifica della tenuta delle opere di contenimento nei punti sospetti i collaudatori a proseguire con il programma di verifiche previste l'ACNA a formulare un programma per lo spostamento dello scarico più a valle e a dichiarare lo stato di attuazione sul completamento delle opere di tenuta.
Per la verifica delle citate richieste é stato fissato un nuovo incontro a Roma il 22/4/ 1991.
Su richiesta della Regione Piemonte si é deciso, infine, di proseguire il monitoraggio delle acque di fiume lungo il perimetro dello stabilimento in concomitanza di controlli allo scarico ACNA



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Cavallera.
Ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore Garino, limitatamente alle questioni connesse ai compiti di vigilanza e alle iniziative assunte dalla Regione Piemonte di fronte a questo evento.
Sul piano più generale non siamo per nulla soddisfatti di come stanno andando le cose perché, dopo il tanto sbandierato avanzamento dei lavori relativi ai muri di contenimento del percolato ACNA, dobbiamo constatare così come qualcuno aveva già indicato negli scorsi mesi, che vi sono delle zone in cui attraverso la falda o attraverso altri canali e mezzi di filtraggio, il percolato fuoriesce e va a riversarsi nel fiume.
Personalmente ho avuto modo di constatare la situazione durante un sopralluogo nei pressi dello scarico dell'ACNA e mi sono reso conto che la situazione é quantitativamente più contenuta, ma ancora significativamente pericolosa perché, se dopo tanti lavori fatti ed impianti attivati, delle piogge un po' più consistenti vanno a provocare il dilavamento di residui contenuti nel terreno, sorgono parecchi dubbi sulla credibilità degli accordi che l'ACNA va a sottoscrivere con il Ministero dell'Ambiente. Se vogliamo prendere atto della necessità di ulteriori approfondimenti, di ulteriori iniziative per arrivare ad un collaudo definitivo, puntuale preciso ed articolato nel sito e nella lunga zona che costeggia la sponda destra del Bormida per arrivare a conclusioni certe che i collaudatori dovranno rassegnare al Ministero dell'Ambiente, ebbene non occorrono ulteriori argomentazioni. Una cosa é certa, la situazione per ora non é per nulla soddisfacente.
Diamo atto all'Assessore Garino di aver fatto tempestivamente quello che poteva fare con i mezzi di cui disponeva, ma la situazione rimane critica insieme alla questione del Re-Sol che abbiamo avuto modo di discutere recentemente in II Commissione, perché il mantenimento in servizio dello stabilimento poggia e poggiava proprio sulla completa tenuta dei muri di contenimento mentre, alle prime piogge, si é dimostrato esattamente il contrario, anche se la fuoriuscita di liquidi ha un volume nettamente inferiore a quelli del passato, tant'è vero che gli strumenti di monitoraggio della Regione Piemonte non hanno rilevato alcunché di particolare.
E' significativo il fatto che nel momento in cui si ferma lo scarico dell'ACNA, il Bormida ritorna a valori di corso d'acqua normali.
Raccomando all'Assessore e alla Giunta regionale di seguire questa vicenda, così come hanno fatto finora per arrivare a conoscere la verità per sapere se i muri di contenimento sono in grado di svolgere la funzione per cui sono stati progettati, tenendo conto che su quei muri si fonda secondo le proposte ministeriali, la possibilità di mantenere in servizio lo stabilimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Ringrazio l'Assessore Garino per la relazione ampia e dettagliata che ha svolto sugli incontri e sul sopralluogo, relazione che chiedo di avere in copia. Mi sembra che da essa emerga chiaramente che i muri di contenimento, che sono stati costruiti per contenere il percolato, i veleni di produzione dell'ACNA, non funzionano; i dati che ci ha fornito dicono che le fuoriuscite sono diminuite, ma il fatto é che le fuoriuscite comunque non ci devono essere; senza questa condizione non si può nemmeno parlare, purtroppo invece se ne é nuovamente parlato la scorsa settimana in occasione dell'approvazione da parte della II Commissione del piano di disinquinamento. A me sembra che siamo di fronte ad un problemino che anche i bambini saprebbero risolvere, perché se c'è un rubinetto che continua ad immettere dei veleni in un corso d'acqua, occorre misurare lo scarico perché l'inquinamento non sia dannoso. Finché non si chiude il rubinetto non c'è niente da fare.
E' vero che si possono fare le verifiche che l'Assessore insieme ai tecnici del Ministero ha effettuato; é vero che i collaudi possono andare avanti, però di fronte al milione di metri cubi di rifiuti tossico-nocivi su cui sorge l'ACNA é difficile tecnicamente creare dei muri di contenimento che siano in grado di contenere l'ormai famoso percolato.
Nella giornata stessa in cui l'Assessore Garino visitava lo stabilimento di Cengio era capitato un altro incidente, in aggiunta a quelli cui ha risposto questa mattina l'Assessore. Di questo incidente si é venuto a sapere, come al solito, con molto ritardo, perché l'ACNA non si premura affatto di farlo sapere, anzi, si premura di nasconderlo non solo a noi ma, cosa ben più grave, alla popolazione della Valle Bormida. I rilievi fatti quando le condizioni del tempo sono sfavorevoli mettono in evidenza ancora di più che i muri non resistono, che il percolato continua a fuoriuscire e che in questa situazione la Valle Bormida non può continuare ad andare avanti.
Queste considerazioni le faremo ancora una volta in occasione del prossimo dibattito sul piano di disinquinamento perché finché non si chiude il rubinetto l'inquinamento ci sarà sempre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Vorrei chiedere al Presidente del Consiglio qual é la ragione per cui nell'elenco delle interrogazioni ed interpellanze a cui l'Assessore Garino si é dichiarato disposto a rispondere non esiste l'interpellanza n. 472 presentata da me e da altri colleghi del Gruppo PDS.



PRESIDENTE

Il pacchetto delle interrogazioni recenti non contiene quella a cui lei si riferisce.
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Io credo che non mi sia giunta.



RIVALTA Luigi

Vorrei capire perché.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Se non mi arriva, non posso sapere perché non mi é arrivata.



RIVALTA Luigi

Assessore Garino, non mi deve rispondere, come fa da otto mesi, facendo l'ingenuo. Potrebbe dirmi che questa questione non la riguarda e quindi che non le é arrivata, ma io pongo la questione di come mai lei risponde ad altre interrogazioni ed interpellanze sullo stesso argomento e non risponde a questa.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Quando é stata presentata?



RIVALTA Luigi

E' stata presentata il 27 marzo 1991, pressappoco quando sono state presentate le altre, ed é protocollata dal Consiglio regionale in data 28 marzo, esattamente dodici giorni fa. Mi sembra quindi che ci siano disguidi o impossibilità di tempo a rispondere; é per questo motivo che volevo chiarire la questione.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Le interrogazioni ed interpellanze cui ho risposto questa mattina sono datate: 25/3/ 1991, 26/3/1991 e 27/3/1991.



RIVALTA Luigi

Però sono state protocollate il 28/3/1991 dal Consiglio regionale.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Io ho citato le date di presentazione.



PRESIDENTE

Probabilmente l'Assessore non ha ancora visto questa interpellanza.



RIVALTA Luigi

Scusate, sembrate molto sorpresi della mia richiesta, ma che cosa pretendevate? Che il Gruppo PDS stesse in silenzio sul fatto che rispondete ad interrogazioni ed interpellanze urgenti presentate contemporaneamente alla nostra? Ho richiesto un'informazione e una spiegazione non solo legittima, ma responsabile. Non dovete, allora, esprimere stupore, bensì dire che c'è stato un disguido per cui un'interpellanza é stata ferma in Consiglio regionale e non é andata alla Giunta, punto e basta! Questa l'unica risposta che può essere data che non dipende da voi. Dipende forse da me? Sono io che devo venire in Consiglio regionale a prendere l'interpellanza protocollata e portarla nelle mani dell'Assessore Garino?



PRESIDENTE

Chiedo agli uffici che cosa è successo perché non posso avere memoria di tutto.



RIVALTA Luigi

lo non sto facendo una questione agli uffici.



PRESIDENTE

Mi dicono che via fax vengono immediatamente comunicate alla Giunta e successivamente trasmesse per posta interna.



RIVALTA Luigi

Vorrei che fosse ben chiaro che non sto facendo alcuna rimostranza all'operato dei funzionari, sto esprimendo il mio stupore per il fatto che voi diciate semplicemente che non é arrivata.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Ho capito, ma non si può chiedere a chi deve ricevere una missiva perché non l'ha ricevuta, io non sapevo neanche che ci fosse. Mi pare collega Rivalta. che il buon senso dica questo, dopodiché se vogliamo andare oltre e risolvere il problema, instauriamo il fax.



RIBA Lido

Il buon senso porta a dire che il nostro Gruppo ha presentato immediatamente un'interpellanza su quel problema.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Ma se io non ricevo una lettera come faccio a pormi il problema di andare a vedere se é stata presentata o meno? Non sapevo nemmeno dell'esistenza di quell'interpellanza.



RIVALTA Luigi

Finiamola così. Adesso voglio sapere che cosa facciamo a proposito di questa interpellanza: questa é la risposta che chiedo sia all'Assessore che al Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

Facciamo quello che abbiamo fatto in moltissimi casi. Conoscendo l'interpellanza, l'Assessore può, se é disponibile, rispondere. Non é la prima volta che succede.



GARINO Marcello. Assessore all'ambiente

Certo che sono disponibile, se riguarda l'ACNA.



RIVALTA Luigi

Io non mi sento in colpa! Voi state assumendo un atteggiamento come se qualche responsabilità fosse mia o del mio Gruppo. Dica l'Assessore se vuole rispondere oggi, in questo caso la illustro, o se vuole rimandarla.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

E' una bella domanda. Dovrei rispondere ad un'interpellanza che non so che cosa tratta e che non conosco? Collega Rivalta, per cortesia. fatemela conoscere!



RIBA Lido

L'Assessore segue il suo settore, quindi può anche immaginare che un'interpellanza del nostro Gruppo...



PRESIDENTE

Consigliere Riba, non facciamone una questione drammatica perché non lo ! Fate avere copia di questa interpellanza all'Assessore Garino in modo che la possa leggere, dopodiché valuterà se rispondere subito, come in tantissimi altri casi è avvenuto in quest'aula a proposito di interrogazioni presentate il giorno precedente se non addirittura il mattino stesso, oppure se prenotarsi per la prossima seduta.
Mentre il Consigliere Riba svolgerà il suo intervento l'Assessore avrà il tempo di leggere il testo dell'interpellanza e decidere se rispondere subito o meno.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Devo aprire il mio intervento riconfermando questa sensazione di stupore perché ritengo che, su una materia come questa, l'Assessorato segua anche gli avvenimenti dalle notizie giornalistiche; dalla rassegna stampa risulta che il giornale "La Valle Bormida" del 5 aprile ha pubblicato la nostra interpellanza nel testo integrale. Dato però che l'interpellanza non pervenuta all'Assessore, rimane la sensazione di un profondo disagio perché é strano che una materia di questo genere, che viene fatta oggetto di un intervento in Consiglio e che é ripresa nell'unica interpellanza pubblicata sud giornale "La Valle Bormida", non sia stata acquisita e non sia nota.
Nell'interpellanza, dopo aver preso atto delle assicurazioni dell'acquisizione di certezza, delle garanzie di affidabilità e dei collaudi, richiamiamo tre elementi: che la scoperta di quel versamento non avveniva per la solerzia delle Amministrazioni locali e della nostra stessa, ma per la vigilanza democratico - popolare che per fortuna vige ed opera che il versamento continua ad esserci che, per ammissione di tutti coloro che sono intervenuti, quel luogo una spugna piena che, tutte le volte che subisce un'ulteriore implementazione, versa fuori; come fanno tutte le spugne e come fa la spugna costituita dai giacimenti.
A quel punto, constatato l'ulteriore inquinamento, chiedevamo: la sospensione cautelativa immediata dell'attività dell'ACNA in attesa di ulteriori fatti dal punto di vista politico la revoca della deliberazione di approvazione del piano e il riesame premettendo la condizione di eliminazione della causa di inquinamento che costituita dal fattore ACNA un sopralluogo, da parte di una delegazione della Regione, per esprimere intanto l'apprezzamento che é dovuto all'Associazione per la Rinascita e ai Sindaci per l'atto di supplenza che stanno compiendo verso le istituzioni.



PRESIDENTE

Consigliere Riba, lei forse non ha ricevuto una lettera nella quale ho risposto nel merito al Capogruppo Monticelli dicendo che il sopralluogo fissato per il 12 aprile, cioè per questo venerdì.



RIBA Lido

Mi hanno detto che é stato sospeso, non so se sia stata confermata la sospensione o meno.



PRESIDENTE

Non é stato assolutamente sospeso.



RIBA Lido

Tuttavia, Presidente, c'era un problema di immediatezza. L'Assessore Garino quando ci sono state le slavine nella Valle Varaita si è recato con il Presidente Brizio immediatamente e i giornali ne avevano dato notizia.
Sul giornale di Saluzzo c'era scritto che il Presidente Brizio e l'Assessore Garino, comunque la Giunta, si erano recati sul posto. In questi casi si Interviene subito, perché la delegazione fatta dopo, quando sono cambiate le condizioni climatiche e quando, per l'ennesima volta, si potuto rimediare nel contingente, ha caratteristiche diverse. A meno che la Giunta si rechi a dire parole diverse da quelle della generica espressione di comprensione e solidarietà, che mi pare siano in fondo le uniche che invocava il collega Cavallera nel suo intervento.
La fabbrica continua ad inquinare, lo sappiamo per certo, come lo hanno constatato in via empirica le ronde democratiche di vigilanza, e quant'altro ci sarà, dato che le istituzioni non sono in grado di accertarlo, visto che non sono in grado di accertarlo gli utenti; quindi occorre quanto meno la risospensione immediata delle attività dell'ACNA per manifesta falsificazione dei dati, stante il fatto che il versamento sarebbe cessato a seguito della costruzione e della messa in opera dei muri di contenimento non funzionanti.
Nel frattempo colgo l'occasione per anticipare che la settimana scorsa ci sono stati altri incidenti connessi alla lavorazione con il ferimento di persone all'interno dello stabilimento. Ecco il punto che ha aggravato drammaticamente la situazione e rispetto a questo credo che non si possa dire che c'è stato un interessamento.
La risposta deve essere seria nel senso che deve essere all'altezza del problema, deve essere una risposta sui fatti conseguenti e non sugli accertamenti. Da questo punto di vista le considerazioni dell'Assessore Garino sottolineano la consueta buona volontà, la consueta presenza sul problema e direi anche il consueto rinvio di una situazione sulla quale il fattore tempo lavora contro la soluzione dei problemi. Siamo anche in una situazione in cui c'è un ricambio di referenze ministeriali e se la Giunta regionale non utilizzasse l'opportunità che é concessa probabilmente sarebbe decisamente al di sotto dell'attesa e del bisogno.



PRESIDENTE

Devo comunicare che questa interpellanza urgentissima é pervenuta il 27 marzo, é stata protocollata 1128, é stata trasmessa alla Giunta giovedì scorso. Intanto gli uffici avevano mandato immediatamente un fax. La delegazione in Valle Bormida, a seguito della richiesta del Gruppo PDS, ma anche per una attivazione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio, si terrà venerdì 12 aprile alle ore 10,30. Sono invitati i Capigruppo e i componenti della II Commissione. Ne abbiamo dato conferma ai Sindaci e comunicheremo il luogo del ritrovo che i Sindaci stessi ci comunicheranno in giornata.
L'Assessore Garino ha un minuto di tempo per leggere l'interpellanza.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Non posso rispondere ad un'interpellanza non ricevuta. Suggerisco per il futuro di usare il fax anche con l'Assessorato all'ambiente, in modo che io abbia la possibilità di esaminare i documenti.
L'interpellanza richiede "l'immediata sospensione di attività dello stabilimento AMA stante l'evidente condizione di rischio che esso presenta la sua incompatibilità ambientale e la sua irrecuperabilità". Non condivido questo giudizio anche perché, dati tecnici dell'Università alla mano, dal punto di vista dell'inquinamento, nel fiume ciò é stato di minima importanza: resta grave il fatto che esca, ma la quantità di inquinamento prodotto nel fiume é assolutamente irrilevante.
Richiede inoltre di "disporre la revoca della delibera di approvazione del piano di risanamento affinché venga rivisto, ponendo come pregiudiziale l'eliminazione della causa di inquinamento principale costituita dallo stabilimento ACNA". La risposta é già stata data in II Commissione dalla maggioranza che ha approvato un ordine del giorno, oltre alle proposte della Giunta, che però modifica in parte, in accordo con la Giunta stessa il parere dato e che non prevede la richiesta della chiusura dell'ACNA in quella sede.
Inoltre: "compiere, in accordo con la Presidenza del Consiglio partecipe una delegazione consiliare, un'immediata visita in valle, in particolare nel luogo del versamento inquinante, ove è in atto un presidio popolare per constatare direttamente lo stato delle immissioni di liquami nel Bormida e per incontrare la popolazione impegnata nella d(fesa del suo diritto all'ambiente". L'Assessore all'ambiente si é recato il mattino stesso in loco, ha fatto un sopralluogo insieme alla delegazione della Rinascita della Valle Bormida (un altro sopralluogo lo hanno fatto le autorità con i tecnici dell'ambiente), ha partecipato all'incontro con i Sindaci della zona interessata, di cui ho dato notizia. Mi pare che la Presidenza del Consiglio abbia già attivato un ulteriore incontro.
Per quanto riguarda i problemi tecnici non posso che ribadire che si resta in attesa delle verifiche tecniche che la stessa Regione Piemonte farà insieme alla Regione Liguria, le cui risultanze avverranno il 21 aprile, data in cui é stata convocata l'ulteriore riunione a Roma dei tecnici del Piemonte e della Liguria; insieme all'Università e ai tecnici del Ministero.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

L'ultima risposta del Presidente del Consiglio ci ha informati di come sono andate le cose. Evidentemente c'è stato qualche disguido; forse il fax dell'Assessorato non riceve, ma questo non mi importa.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Non é mai stato inviato un fax all'Assessorato.



PRESIDENTE

Vengono mandati tutti alla Presidenza della Giunta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Che interesse aveva l'Assessorato a non rispondere l'interpellanza?



RIVALTA Luigi

Non è un problema di interesse, caro Brizio, é un problema politico. Su una questione seria e grave come quella dell'ACNA, quando si risponde !,alle interpellanze e alle interrogazioni, si sa che non soltanto si dà una risposta o un'informazione o si esplicita un intendimento della Giunta agli interpellanti e agli interroganti, ma si fa un atto pubblico che ha risonanza per la Giunta e per gli interpellanti. Queste questioni assumono un valore delicato nella vita politica del Consiglio e delle sue componenti ed é per questa ragione che ho sollevato la questione. Vorrei fosse chiaro che non siamo qui per fare un gioco da teatro, ma siamo qui come rappresentanti della comunità e ogni atto che compiamo all'interno di questa sala é un atto che ha dei riflessi esterni.
Il collega Riba ha detto che i giornali hanno dato informazione delle interrogazioni e delle interpellanze e certamente daranno comunicazione delle risposte dell'Assessore Garino e degli atteggiamenti dei Gruppi che hanno posto la questione. Quindi è una cosa che ha una sua delicatezza.
Chiedo di prenderla in considerazione perché é significativa di un atteggiamento di rapporto all'interno del Consiglio.
Ho insistito che la risposta venisse questa mattina perché deve essere parallela a quella data già ad altri interroganti ed interpellanti e noi abbiamo diritto, in contemporanea, di dire cosa pensiamo della risposta dell'Assessore Garino.
Vengo alla risposta. L'Assessore Garino ha letto la nostra interpellanza che, come avviene quasi sempre, é composta da una parte preliminare e da una parte di richieste. Nella parte preliminare sono contenuti alcuni giudizi che forse l'Assessore avrebbe potuto cogliere se avesse avuto più tempo. Sottolineiamo il fatto che su quanto avviene nella Valle Bormida, sulle inadempienze dell'ACNA, sulle inadempienze delle Amministrazioni dello Stato e della stessa Regione (che ha operato per promuovere interventi e che deve controllarli) chi avverte che qualcosa non va non sono le Amministrazioni dello Stato e non é la Regione, ma ancora una volta sono gli abitanti, sono quelle ronde che vanno a verificare periodicamente quanto avviene e che si mostrano lo strumento più utile e più serio per cogliere gli avvenimenti che in quella valle succedono. Sotto questo profilo credo debba essere data un'attenzione significativa e responsabile alla presenza della popolazione che esprime un'ulteriore volontà di dare una soluzione al problema e che esercita un controllo che non le compete; mentre mi pare che non ci sia da parte della Giunta questa attenzione alla popolazione della Valle Bormida.
In merito alle domande, questa interpellanza é rivolta particolarmente ed esclusivamente (e non per mancanza di riguardo all'Assessore) al Presidente della Giunta regionale per sapere se di fronte ad un ulteriore accadimento, quale quello appunto del versamento del percolato, non intenda promuovere delle iniziative per la sospensione dell'attività dello stabilimento ACNA.
L'Assessore dice di no. E' una risposta che consideriamo grave. Si continua a sottolineare, di fronte a fatti che vanno nella stessa direzione, che quello stabilimento é incompati-bile in quella valle e che le soluzioni che si introducono non fanno che mostrare che l'incompatibilità persiste e non é risolvibile. Ci sono tonnellate di rifiuti tossici e nocivi sotto quello stabilimento e si pensa di fargli una vasca da bagno attorno. Tra l'altro la vasca da bagno può solo essere fatta attorno, non sopra e non sotto. Da qualche parte quelle acque e quei tossici dovranno pure fuoriuscire e trapelare. Per cui é una questione che non si risolve. O si risolve semplicemente dicendo; "quello che è avvenuto non è così grave, è sopportabile". Ma da chi? Da quella valle e da quel fiume? Parlo perché ho il dovere di dire quello che penso, vorrei però che qualcuno stesse a sentire. Se non lo fate é segno che su questa questione non volete neppure prestare le orecchie. altro che la mente per ragionare.
Io dico che quella valle non sopporta più nulla, ed é per questo che noi insistiamo perché si prendano iniziative per la chiusura dell'ACNA come d'altra parte stiamo facendo da anni con le comunità della Valle Bormida, con i Comuni e con le forze sociali e culturali di quella valle.
Che cosa aspettate? Spero che non avvenga mai, ma quella é una industria che ha, nella sua struttura, nel suo radicamento su quel suolo, una quantità così grande di elementi di rischio da far temere che qualcosa possa in qualche momento succedere. E' una struttura che continua a produrre incidenti. C'è stato lo scoppio del serbatoio, il collega Riba ha richiamato qualche altro accadimento che é avvenuto. Ringraziamo Dio - uso questa frase che normalmente non uso - se continua ad andare bene, se uno stellone continua a starci sulla testa. Ma che cosa aspettate? Che succeda un fatto grave? Quella è un'industria sottoposta alla legge Seveso e io vi chiedo se siete al corrente dei rischi di quell'impianto. E' stata fatta la dichiarazione da parte dell'ACNA che doveva essere fatta entro il giugno '89? Ne siete a conoscenza? Siete a conoscenza di tutti i piani per l'evacuazione, per l'emergenza? Queste cose qui vi danno tranquillità? Di fronte a questi fatti siete sicuri che tutto avvenga come deve avvenire? La sicurezza é così assoluta da poter rispondere ancora una volta, come ha fatto l'Assessore Garino, che lo stabilimento non pone problemi di chiusura e che é possibile recuperarlo?



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Ho detto che per l'ultimo incidente che si é verificato diventa difficile chiedere la chiusura dell'ACNA.



RIVALTA Luigi

Assessore, chiedo di avere un rapporto di discussione franco, chiaro trasparente, senza veli. Quello che l'Assessore mi dice vela il fatto che quello stabilimento non ha avuto sodo l'ultimo incidente. L'Assessore, che persona intelligente, acculturata, che ha svolto una professione da intellettuale, l'ultimo accadimento lo deve collocare e lo colloca immediatamente in un percorso storico fatto da tanti anelli, in cui ci sono incidenti ed azioni di deterioramento dell'ambiente. Non può, l'Assessore rispondere così. L'Assessore ha enucleato questo da tutto il resto, come se questo fosse avvenuto in un qualsiasi stabilimento, in una qualsiasi valle senza problemi. Questo non mi pare corretto.
Caro Brizio, lo dico con grande affetto per te, ci conosciamo da tanto tempo, ma rispetto ad problema dell'ACNA stai delegando questa questione come giustamente puoi fare avendo emanato un decreto in questo senso, agli Assessori competenti. Ma questa non é una delle tante questioni che ci sono in Piemonte, questa é la questione del Piemonte in merito ai problemi delle industrie che non sono ambientalmente compatibili per quello che riguarda il rapporto tra industria ed ecologia. E' la questione del Piemonte, e persino del nostro Paese. Sotto questo profilo, abbiamo presentato l'interpellanza al Presidente Brizio, non solo per una richiesta di informazione, che intanto avevamo già avuta dai giornali e dai colloqui con l'Asses-sore Garino, ma per una responsabilità di governo che, per la sua portata, risiede sul Presidente della Giunta e non può essere lasciata all'esercizio di una delega.
Abbiamo chiesto di disporre la revoca della deliberazione di approvazione del piano di risanamento affinché venga rivisto. Questo é un segnale che dice che la questione dell'ACNA deve essere posta al centro e quindi deve essere rivisto il piano di risanamento. So benissimo che il Presidente Brizio non ha mai potuto leggere il piano di risanamento, ma quel piano considera l'ACNA una delle tante cose che ci sono in Valle Bormida e non la sorgente dell'inquinamento strutturale che caratterizza la situazione della Valle Bormida. Qui l'Assessore Garino ci ha detto, come ci aveva già detto l'altro giorno in Commissione, che la deliberazione non si revoca e che si va avanti con quel piano. E quando sarà presentato lo discuteremo più ampiamente. Credo che l'atteggiamento responsabile della Giunta e del Presidente della Giunta avrebbe dovuto essere quello di dire: "sospendiamo il piano, valutiamolo meglio, vediamo davvero se l'ACNA è al centro di tutta la questione".
C'è stato un versamento di percolato tossici e nocivi. Sta nella legge Merli quello che é uscito?



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

No certamente, l'ho detto.



RIVALTA Luigi

Allora devono andare le ronde della Valle Bormida a fare i passi che sono necessari o sono stati fatti? Credo che ci siano persino problemi di denuncia su queste questioni. Siccome c'è un contrasto che non consente che si aggiungano elementi di equivoco, di non chiarezza, dico che su queste questioni bisogna andare avanti nella maniera più precisa possibile. Forse bisognava anche dirle queste cose.
L'ultima domanda dell'interpellanza é di nuovo rivolta al Presidente della Giunta regionale. Il 27 marzo noi chiedevamo al Presidente della Giunta regionale "di compiere, con una delegazione consiliare, una immediata visita in valle e in particolare nel luogo del versamento inquinante, ove è in atto un presidio popolare, per constatare direttamente lo stato dell'immissione di liquami nel Bormida e per incontrare la popolazione impegnata nella difesa del suo diritto all'ambiente". So benissimo che la non lettura o la fretta nel leggere l'interpellanza non ha fatto cogliere il significato. Non si tratta di mandare una delegazione con il Presidente della Giunta, il Presidente del Consiglio e qualche collega a vedere i liquami, ma si tratta di andare in quella zona ed incontrarsi con la popolazione che fa le ronde per difendersi dai rischi che l'ACNA genera e che, nel fare le ronde, sottolinea la volontà di portare avanti la battaglia in modo che la soluzione sia definitiva. Non si tratta di andare a fare i paratecnici, i metatecnici o i finti tecnici di fronte alla zona dell'inquinamento, ma di andare a svolgere un ruolo politico. E in questo senso, Brizio, non chiedo di togliere la delega all'Assessore Garino, anche se l'atteggiamento che continua ad avere sulle questioni ambientali probabilmente porrà al nostro Gruppo il fatto di chiedere la revoca della sua delega, ma non chiedo questo in questa situazione e in questo caso però chiedo di dare il segno come Presidente della Giunta. Il Presidente del Consiglio l'ha dato, forse per pensiero suo, ma anche in risposta alla nostra sollecitazione. Mi dispiace che sia stato deciso il sopralluogo in un giorno in cui la II Commissione é impegnata a Trino per cui sarà per me un problema in quanto diversamente impegnato, mentre vorrei essere anche lì.
Il significato di questa visita è un significato di rapporto politico con la popolazione, di un rapporto politico che sia interpretato dai Presidenti della Giunta e del Consiglio nel senso di dire alla popolazione: "siamo con voi" o "non lo siamo". Certo potete anche dire che non lo siete ma a questo punto c'è un'esigenza di chiarezza che richiede la responsabilità della carica che lei, Presidente Brizio sta svolgendo. Si tratta di dire se siete o non siete con la popolazione; e, se siete con quella popolazione, che vi muoverete con lei per dare una soluzione definitiva, anche se questo dovesse costare qualche ripensamento che oggi non volete fare, come il riesame della deliberazione del piano di risanamento per inserire il problema dell'ACNA.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

In aggiunta a quanto ho sentito dalla replica che ha fatto la collega Segre, voglio dire che non si può certamente definire coerente l'atteggiamento della Giunta regionale del Piemonte in ordine alla questione che abbiamo sud tappeto. L'Assessore Garino, incidentalmente - e il Consiglio avrà modo di diffondersi con ampiezza nella prossima seduta ha dato un'interpretazione molto precisa dal suo punto di vista (e sarà interessante verificare quanto condivisa all'interno della stessa maggioranza) in ordine all'approvazione della deliberazione sul piano di risanamento della Valle Bormida, che é stata fatta la settimana scorsa.
Sostanzialmente - ci ha detto l'Assessore - il Piemonte dà il via al piano che prevede il mantenimento dell'ACNA.
Nella lettura dataci dall'Assessore Garino non c'è traccia delle preoccupazioni che sono state portate in sede di Commissione Ambiente da autorevolissimi esponenti di partiti di maggioranza; ma su questo, ripeto avremo modo di tornare la settimana ventura visto che é all'o.d.g. della prossima seduta.
Torno alla questione che abbiamo sollevato con le interrogazioni del 22 febbraio e 25 marzo 1991. Assessore Garino, mi consentirà di dirle con franchezza e quindi con amicizia che lei continua a non dire tutta la verità a quest'aula, quindi a non avere un atteggiamento corretto anche su questa questione con l'assemblea regionale che ha poteri ben precisi e prerogative chiare. Purtroppo, per ragioni familiari, non ho potuto sentire tutta la sua illustrazione; mi hanno portato or ora l'intervento che lei ha svolto e, a proposito del sistema di monitoraggio. leggo bugie laddove si fornisce un quadro tranquillizzante e non si evidenziano elementi gravi - e questa é una denuncia molto preci e circostanziata che noi Verdi rivolgiamo all'Assessore all'ambiente - che sono emersi in una riunione che si svolta l'11 gennaio 1991 presso l'Istituto Superiore di Sanità, a cui erano presenti il dott. Negro, rappresentante della Regione; rappresentanti dell'università di Torino; il prof. Ostacoli che é consulente della Regione Piemonte nel Comitato che é istituito ai sensi del protocollo d'intesa.
Mi chiedo, Assessore, come può lei, nel fornire de informazioni sugli incidenti e sui rilievi che si é in grado di effettuare, non dirci anche queste cose, perché dalla riunione svoltasi l'11 gennaio 1991 é emerso leggo testuale da un verbale scritto a mano (é una minuta) - che "per quanto concerne le centraline ubicate sul fiume Bormida, e monte e a valle dello scarico AMA C. O., queste risultano esserle installate, ma non attivate e gestite dalle UU.SS.SS.LL competenti per territorio. E per quanto concerne la terza centralina ubicate sullo scarico AMA C .O. fornita di campionatore, quest'ultimo non risulta possedere le specifiche richieste dal protocollo del 27/2/ 1990. Inoltre non risultano contestualmente installati i sensori per i parametri previsti".
E potrei continuare. Questa é la situazione, che certamente é da addebitare in maniera primaria alla responsabilità della Regione Liguria che non fa il suo dovere. Quando però si informa il Consiglio regionale del Piemonte su come vanno le cose in Valle Bormida, non si possono tacere questi elementi che sono rilevantissimi e che devono essere messi in conto nel dare un giudizio. A Me dispiace che l'andamento della discussione su questo punto rischi di sfilacciare anche la nostra attenzione, ma queste sono cose che, a nostro avviso, non possono passare inosservate; non c'è coerenza nei comportamenti della Giunta. La Giunta ha annunciato, su sollecitazione del Consiglio (sarebbe assolutamente sciocco rivendicare primogeniture su questa materia; si vada a consultare tutti gli atti consiliari dal 1987 ad oggi), un ricorso al TAR contro la Regione Liguria che continua a fare il bello e il cattivo tempo anche su queste cose.
Domando all'Assessore Garino e al Presidente Brizio se il ricorso al TAR stato presentato.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Certo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Perfetto! Una risposta confortante, ma che deve essere resa coerente con tutti gli atti che hanno una logica di insieme e che dobbiamo assolutamente rivendicare.
Noi diciamo che su questa vicenda, che avremo modo di trattare in maniera più sistematica e puntuale la prossima seduta, non possiamo dichiararci soddisfatti, stando al tema delle interrogazioni e delle risposte, perché sono risposte che pure evidenziano dati della realtà inconfutabili, di cui lei, signor Presidente, ha potuto rendersi conto di persona andando sul fiume, mancano di informazioni e forniscono un quadro difettoso anche dell'incoerenza delle scelte che questa Giunta va compiendo su questo argomento, perché da una parte di Presidente Brizio conferma il ricorso al TAR contro la Regione Liguria per quanto riguarda l'installazione del Re-Sol che é parte costitutiva ed essenziale del cosiddetto piano di risanamento che é stato sottoposto all'approvazione del Consiglio regionale e della Commissione la settimana scorsa; dall'altra parte l'Assessore rivendica l'approvazione di quella deliberazione che dà il via al piano di risanamento e quindi anche a questo elemento essenziale del cosiddetto piano di risanamento. Però non voglio fare polemiche sterili su questo punto. Avremo modo di tornarci e ciascun membro di questa assemblea, indipendentemente dall'appartenenza ai Gruppi politici. potrà misurare la corrispondenza tra le parole, i fatti e gli atti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Intervengo su due questioni poste dal Consigliere Staglianò, la seconda delle quali molto grave.
Per quanto riguarda il riconoscimento alla popolazione per quello che fa, informo il Consiglio che il sopralluogo é stato fatto dall'Assessore all'ambiente con la popolazione e con nessun altro, né l'ACNA, né le autorità perché l'Assessore ha voluto essere accanto alla popolazione. Del riconoscimento si dà atto nella mia risposta a pag. 1, riga 3. Non solo, ma alla riunione al Ministero dell'Ambiente il sottoscritto ha chiesto che oltre ai tecnici fosse presente un rappresentante della popolazione locale nella persona dell'ing. Veglio, Sindaco di Cortemilia, e la richiesta stata accettata da tutti. Prego però il Consigliere Stagliano di ritirare l'affermazione secondo cui io avrei taciuto la verità e avrei posto degli ostacoli all'informazione. Caro Staglianò, le notizie che lei ha fornito oggi, e che avrei taciuto, le ho fornite il 25/3/1991 a questo Consiglio regionale! E' stato l'Assessore all'ambiente che ha dato questa documentazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non contesto questo!



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Lei lo ha contestato! Lei ha detto che ho taciuto la verità, che non ho informato il Consiglio di queste cose!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Nella risposta che lei ha dato oggi non c'è traccia! Lei Assessore é in errore!



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Non solo non ho taciuto, ma sono stato io a fare in modo che tutti i Sindaci della Valle Bormida e gli organi di stampa ricevessero questo documento, per cui non é stato taciuto nulla!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Nella risposta di oggi - lo ripeto - non c'è assolutamente traccia!



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, per cortesia, quello che voleva dire lo ha già detto.



GARINO Marcello. Assessore all'ambiente

Staglianò, lei é stato preso in castagna: ammetta di avere torto una volta e ritiri la frase che ha detto!



STAGLIANO' Gregorio Igor

No, é lei che é in errore!



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Bene, allora mi regolerò io nei suoi confronti!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Lei é in errore!



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, per cortesia, quello che lei voleva dire lo ha già detto, si accomodi! Il Consiglio ha capito le diverse posizioni.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Consigliere Staglianò, vorrei terminare, per favore.
Ripeto a questo Consiglio che queste notizie sono state fornite in modo ufficiale...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Certo, certo.



GARINO Marcello. Assessore all'ambiente

... il 25/3/1991, sono state pubblicate integralmente sulla lettera n.
4 della Regione Piemonte (la Regione Liguria questo non lo fa) del 26 marzo e sono in possesso di tutti i Sindaci, di tutti gli organi di stampa, di tutti i Partiti del Piemonte. Allora, che mi si venga a dire che questa Giunta regionale...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Lo sappiamo, Assessore, ma é nella risposta di oggi che lei doveva dirlo!



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Ma non posso ripetere sempre il romanzo dei Promessi Sposi!



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, quello che lei voleva dire é stato detto. Il Consiglio ha capito le diverse posizioni.
Non é necessario dire altro.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Sono disposto a prendermi tutte le mie responsabilità per le questioni che sostengo, ma per favore non mi si venga a dire che quello che Staglian ha in mano é frutto di qualche cosa; é solo perché l'Assessore all'ambiente glielo ha dato!



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei fare uno sforzo per riportare la discussione alla massima serenità.
Oggi abbiamo cercato di rispondere ad interrogazioni che, tra l'altro non erano neanche, come giustamente rilevava il Presidente del Consiglio regionale, nell'elenco delle interrogazioni all'o.d.g. L'Assessore Garino questa mattina é venuto in Consiglio per rispondere a queste interrogazioni. Evidentemente c'è stato un disguido, per cui quell'interpellanza non era inserita fra le altre, altrimenti avrebbe avuto risposta, essendo stato un gesto volontario della Giunta quello di affrontare stamani questo argomento. E' stato evidentemente un disguido del quale tutti insieme possiamo scusarci. Quindi rimettiamo le cose in un clima di serenità. Si é cercato di dare risposta anticipata per fornire elementi tali che, affrontando la prossima volta la discussione della deliberazione sul piano del Bormida, ci fosse una conoscenza dei nuovi fatti. Consigliere Staglianò, non inaspriamo una polemica. E' chiaro che l'Assessore non ha ripetuto tutto il vecchio iter, non abbiamo ripetuto la notizia sul ricorso al TAR contro la deliberazione della Regione Liguria non abbiamo ripetuto la notizia della contestazione alla Liguria fatta anche di persona, sul non funzionamento dell'impianto di monitoraggio e abbiamo detto con molta chiarezza che la Liguria non aveva adempiuto agli obblighi che ci eravamo reciprocamente assunti.
La Giunta aveva il dovere di esaminare il piano relativo al Bormida e di proporlo al Consiglio; lo ha proposto alla Commissione, la quale lo ha valutato facendo delle ulteriori precisazioni, e andrà in discussione in una delle prossime sedute. Con serenità tutti insieme decideremo quale linea assumere. Noi non abbiamo cambiato linea. Assicuro il Consigliere Rivalta che aderiamo pienamente al sostegno delle popolazioni.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Bisogna chiedere la chiusura!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La chiusura l'abbiamo chiesta ripetutamente; una proposta di legge del Consiglio regionale del Piemonte é all'esame del Parlamento. Non credo che ogni volta si debba riprendere questo discorso.
Il Consigliere Rivalta ha chiesto l'immediata chiusura dell'ACNA in base agli ultimi avvenimenti. Il collega Majorino ha già fatto una dotta dissertazione sulla possibilità o meno di operare fuori territorio parliamo di uno stabilimento che non si trova in Piemonte: questo é il primo elemento che dobbiamo avere presente. Certi interventi extra territoriali non possiamo farli.
Per quanto riguarda la revoca della deliberazione, il provvedimento relativo si discuterà in Consiglio; per quanto riguarda la volontà di recarci sul luogo, possiamo anche ritornare. Quindici giorni fa giustificai l'assenza dell'Assessore Garino in Consiglio e dissi esplicitamente che era successo un incidente all'ACNA ed avevo in atto l'Assessore Garino a Cengio per un sopralluogo ed un incontro con la popolazione Cerchiamo quindi di essere obiettivi.
C'è una grande volontà della Giunta di seguire la questione secondo gli impegni presi in Consiglio regionale; la Giunta non ha alcuna intenzione di assumere delle posizioni che non siano collimanti con quelle che tutti insieme abbiamo preso in quest'aula. Su questo fornisco tutte le garanzie possibili ed immaginabili e ribadisco che esiste questo impegno da parte del Presidente della Giunta, da parte dell'Assessore e da parte della Giunta nella sua collegialità. Affrontiamo pacataménte e serenamente il problema del piano e delle sue implicazioni, tenendo conto che il piano stato licenziato dalla Commissione con la precisa indicazione che il Re-Sol deve essere stralciato dal piano come condizione essenziale e, comunque, se ne potrà discutere nella prossima seduta.
Vorrei poter parlare con più serenità; oggi da Giunta ha cercato di dare volontariamente un'anticipata risposta di fronte alle interrogazioni urgenti e ha ritenuto di farlo in vista della prossima seduta del Consiglio. Allora, vediamo le cose con serenità e cerchiamo di confrontarci avendo ben presente che l'obiettivo di tutti, della Giunta certamente, é di muoversi, secondo le linee che emergono dal Consiglio, a sostegno della popolazione e per la sua sicurezza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Non interverrò ovviamente sull'interrogazione perché non ne ho titolo però, mentre la Giunta rispondeva a quanto aveva detto il Consigliere Staglianò, é stata fatta - così ho colto - una comunicazione lampo, sulla quale, quindi, ho titolo di intervenire. E' stato detto, rivolto al Consigliere Staglianò e comunque a tutto il Consiglio, che il ricorso al TAR era stato presentato, ricorso che, che come è noto, non vuole trasferire nelle sedi giudiziarie i problemi politici, ma che é l'ultima spiaggia nell'alveo della quale si potrà impedire il Re-Sol. Effettivamente c'è una deliberazione di Giunta che decide, in seguito alle sollecitazioni in particolare nostre, di esperire il ricorso al TAR e tale deliberazione salvo errore, risale a una ventina di giorni fa; é però altrettanto vero lo dico con certezza assoluta - che ancora venerdì scorso il difensore designato dalla Giunta per proporre il ricorso al TAR non era stato ufficialmente informato, anzi: da nessun organo degli uffici regionali era stato informato di dovere stendere il ricorso al TAR. Poiché fra l'altro il termine é scaduto il 6/7 aprile, ho l'impressione che questo incarico, dato al difensore di stendere il ricorso, rimarrà lettera morta.
Al di là comunque di questo, intendo dire che il ricorso non é stato fatto fino a questo momento e se verrà presa in considerazione la questione della impugnazione della deliberazione relativa al Re-Sol sarà perché, come noto, un ricorso é stato fatto da me e dal Consigliere Zacchera a fronte del temporeggiamento della Giunta, e non per fare i primi della classe.
Siccome c'era l'inerzia della Giunta che temporeggiava al punto che a tutt'oggi il ricorso non é stato ancora proposto, confidiamo che almeno il nostro possa aprire la discussione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marino. Ne ha facoltà.



MARINO Massimo

Chiedo di poter intervenire su questo argomento sul quale ho presentato un'interrogazione.



PRESIDENTE

Consigliere Marino, l'interrogazione é stata discussa.



MARINO Massimo

Nessuno mi ha informato che si sarebbe risposto a quelle interrogazioni.



PRESIDENTE

Il Presidente Brizio ha già spiegato che la Giunta, non essendo questo pacchetto di interrogazioni inserito nell'elenco di quelle pronte per la risposta, ha chiesto di rispondere immediatamente alle stesse, trattandosi di argomento di grandissima rilevanza ed urgenza. La Presidenza del Consiglio ha ritenuto di accogliere questa richiesta e pertanto l'Assessore Garino ha risposto alle interrogazioni.



MARINO Massimo

Se lei mi avesse fatto parlare probabilmente avrei già finito!



PRESIDENTE

Un ulteriore sopralluogo verrà effettuato venerdì p.v. alle ore 10,30 e la prossima settimana, come i Capigruppo sanno, è nuovamente iscritta all'o.d.g. del Consiglio la questione della Valle Bormida.
Nel pomeriggio della stessa giornata di venerdì é prevista inoltre una consultazione per quanto riguarda Trino. I Consiglieri particolarmente interessati faranno il sacrificio di partecipare. D'altro canto, l'unica giornata disponibile per queste cose é il venerdì perché nelle altre giornate sono calendarizzate riunioni delle Commissioni o del Consiglio.



MARINO Massimo

Mi scusi, signor Presidente, le faccio rilevare che venerdì é convocata la Commissione Nomine.



PRESIDENTE

La Commissione Nomine verrà rinviata.



PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame delle interpellanze relative ad Politecnico di Torino.
Il Consigliere Rivalta ha facoltà di illustrare l'interpellanza n. 365.



RIVALTA Luigi

Trattandosi di un argomento rilevante come quello della struttura di un ateneo, il Politecnico di Torino, che ha storicamente una grandissima tradizione plurisecolare e un richiamo a livello regionale e nazionale, e trattandosi di un problema per la cui soluzione si determinano non marginali o secondarie incidenze sulle politiche urbanistiche del Comune di Torino e sulle politiche territoriali dell'area torinese, mi sembra giusto oltre a quello che é scritto succintamente nell'interpellanza, aggiungere alcune considerazioni. Intanto non può passare inosservato il fatto che sull'ampliamento del Politecnico e del suo adeguamento c'è un discorso in atto che il Politecnico stesso indica iniziato nel 1987. Aggiungo - e questa é una considerazione mia personale - che questa attenzione ad Politecnico è nata anche dentro la Regione prima ancora. Quando, nella seconda parte degli anni '70 e nel corso degli anni '80, si é discusso delle strutture universitarie, personalmente consideravo che non fosse proponibile una proposta (ma allora in realtà non era poi emersa) di trasferimento e di nuova rilocalizzazione del Politecnico. Le strutture del Politecnico non sono quelle già pur complesse dei normali Atenei, ma sono strutture che hanno in esse radicati laboratori e strumenti scientifici di grande valore, di grande importanza, e non é pensabile, nella situazione italiana di difficoltà finanziarie, che si possa ipotizzare di ricevere dallo Stato, o attraverso convenzioni, dei finanziamenti per costruire un nuovo Politecnico, nel contempo mantenendo in funzione l'attuale per promuovere poi il trasferimento.
A meno che non si ricorra ad operazioni di concessione con meccanismi finanziari che strozzano la natura e le caratteristiche di un ente come un ateneo, fino al punto che dovrebbe cedere il suo patrimonio. E mi chiedo che cosa sarà dei nostri Atenei se neppure disporranno del patrimonio e dovessero andare in locali in affitto.
Per queste ragioni, e non sono le uniche, mi sono espresso, quando ero in Giunta, contro l'ipotesi di un trasferimento degli Atenei. Mi sembra che ci sia una ragione di buon senso, condivisibile da parte di tutti, che deve appoggiare e suffragare quello che dall'87 il Politecnico stesso sostiene e cioè che deve ampliarsi in quella zona per dare soluzione ai suoi problemi che sono certamente di grande carenza di spazi (7 mq per allievo) di fronte ad esigenze che dovrebbero essere di 40 mq o comunque di agibilità se non normale, sufficiente intorno ai 20/30 mq per allievo.
Per questa ragione, oltre quella del grande valore del Politecnico, del suo significato in sé, della sua portata a livello territoriale, abbiamo presentato questa interpellanza.
Sono apparse notizie, dichiarazioni, comunicati di membri della Giunta del Comune di Torino che hanno ipotizzato una soluzione diversa. Non sto a giudicare i meccanismi finanziari, dico solo che dovremmo giudicarli se questa proposta dovesse andare avanti; però, per quello che dicevo prima non sono sostenibili. Per cui con la nostra interpellanza chiediamo un chiaro pronunciamento della Giunta regionale a favore della soluzione dei problemi del Politecnico in loco, intendo nelle aree contigue all'attuale insediamento, quelle delle grandi Officine ferroviarie, che presenta qualche difficoltà maggiore rispetto al passato.
Colloco il nascere di una difficoltà già grande nel 1984 quando inopinatamente (lo dico con simpatia per le persone che hanno preso quella decisione), con una decisione del tutto estemporanea, visto che da qualche anno stavamo parlando dei problemi dell'insediamento degli edifici giudiziari e si erano ipotizzate diverse soluzioni, nel giro di un pomeriggio di domenica, il Ministro Martinazzoli e il Sindaco Novelli pare abbiano deciso la soluzione in Corso Vittorio, che non era mai stata pensata, sulla quale peraltro c'erano grandi attese di spazio verde.
Ricordo che il Cit Turin ha condotto negli anni' 70 una battaglia culturalmente significativa ed importante dal punto di vista della partecipazione degli abitanti alle scelte cittadine. La Provincia di Torino aveva pensato alle caserme Cavallo.



PICCHIONI Rolando

Per fare un campo di calcio.



RIVALTA Luigi

Non per fare un campo di calcio. Chi voleva fare un campo di calcio?



PICCHIONI Rolando

Io ci abito davanti, lo so benissimo.



RIVALTA Luigi

Ma lei mi fa dire una cosa che io non ho detto.



PICCHIONI Rolando

Il Cit Turin, il verde, era nient'altro che una struttura a servizio di tutta la città.



RIVALTA Luigi

Mi sembrano interpretazioni che falsano la mia intenzione di ragionamento. Quell'area era chiusa ed é stato in quel periodo che abbiamo discusso e trattato l'abbattimento dei muri.



(Interruzione del Consigliere Picchioni)



RIVALTA Luigi

Mi preoccupa molto quanto dice il collega Picchioni. La questione del verde con un campo di calcio all'interno della città é una questione che non rientra negli atteggiamenti culturali del vivere.



PICCHIONI Rolando

Non c'è nessun asse di città europea che veda allocato ai suoi confini un campo di calcio.



RIVALTA Luigi

Ma il campo di calcio non c'entra niente. Non so neanche che ci sia.
Non mi importa. Il problema del verde in quella zona, che non vuol dire tutta l'area verde (tra l'altro la battaglia contro il centro direzionale aveva già queste caratteristiche), significa costruzione di un'oasi di parco. Io non ho parlato di campo di calcio.
Richiamavo queste cose per dire che la scelta del Palazzo di giustizia avvenuta con una decisione molto improvvisata. E che il Palazzo di giustizia ponga dei grossi problemi é emerso in questi giorni perché stanno aggiungendosi richieste di ulteriori edificazioni. Nella stessa proposta di piano regolatore di Torino, nell'ambito dell'asse ferroviario, vengono indicati altri interventi e altri edifici; cito per tutti il trasferimento della stazione di Porta Susa, che dovrebbe diventare la grande stazione centrale. Spero che si abbia occasione di discutere in sede regionale di queste questioni. Penso, per esempio, che una città moderna debba avere le stazioni non più situate nel centro, ma nei punti in cui si divaricano le linee che vanno verso l'esterno e che sia molto più agevole per tutti i cittadini andare in luoghi dove si trovano posteggi, servizi adeguati costruiti attorno alle stazioni, che non polarizzarsi tutti in un punto per le partenze.
Tra le altre edificazioni che si aggiungono in quell'area sembra esserci il palazzo della Regione Piemonte e il palazzo del Consiglio comunale di Torino. La Regione non si é ancora espressa per un suo edificio, forse si parla dell'edificio per l'area metropolitana. Ma sono tutte questioni che possono avere, come avrebbe potuto avere il Palazzo di giustizia, localizzazione diversa da quella.
Per il Politecnico non c'è possibilità di trovare soluzione ai problemi attuali se non in quella localizzazione. Allora l'area del Politecnico va difesa. Certo, il Politecnico pone un'esigenza quantitativa abbastanza rilevante. Quest'area va difesa. Non si possono decidere tante cose, l'una in aggiunta all'altra, senza rendersi conto di che cosa sta avvenendo; e non si può demandare solo ai tecnici che, certo, hanno grandi competenze ma che stanno operando recependo una linea di sfruttamento delle aree che si rendono libere ad alta remunerazione. Evidentemente si acquisisce la rendita per fare l'operazione.
Su un altro piano si pensa alla morfologia della città, che é molto importante, ma si pensa molto meno a tanti altri problemi che riguardano la città.
Nell'interpellanza chiediamo alla Regione di essere, nel rispetto dell'autonomia comunale, partecipe con il proprio ruolo almeno sud piano dell'elaborazione, di saper cogliere alcune impostazioni di principio che nel passato sono state date, ad esempio, dai piani di sviluppo e da alcuni elementi che sono nati all'interno dello schema di piano comprensoriale.
Essere partecipe come organismo non vuol dire avere solo l'obbligo di verificare i piani regolatori, ma avere la competenza di dare degli indirizzi generali che riguardino le politiche non solo del singolo Comune ma le politiche del territorio. Sotto questo profilo quell'area va difesa partendo da una sola e indiscussa priorità che è quella del Politecnico.
Inoltre l'ampliamento del Politecnico deve risolvere i problemi di oggi, che sono legati ad una struttura che non è trasferibile altrove, se non con un processo traumatico. Il Rettore lo definisce uno sradicamento molto oneroso sul piano economico-finanziario e sul piano didattico.
Siccome il Politecnico deve rimanere li, non possiamo neanche rispondere alle sue domande di ampliamento senza interloquire sui processi e sui programmi futuri. Chiediamo una risposta ai problemi presenti.
Ricordo che nella prima legislatura avevamo messo in piedi una Commissione per l'edilizia universitaria. Non avevamo competenze. Si andava nella direzione di costituire nuove sedi a Novara, Alessandria e Vercelli. A Torino abbiamo colloquiato con gli Atenei. Qualcosa del genere deve essere fatto anche oggi, la Regione deve proporre al Politecnico di interloquire per una programmazione a più ampio raggio che veda possibilità di decentramento, che sono già in atto per i corsi di ingegneria. Tutto ci deve essere visto in modo più organico e più di prospettiva. Per risolvere i problemi attuali del Politecnico. che conta 10 mila studenti, più 2 mila fuori corso, dovremmo porci l'obiettivo di risolvere i problemi per questi 12 mila con dei margini di ampliamento. Si può ipotizzare che la dimensione universitaria in quella zona arriverà a 15 mila studenti. Queste cose la Regione deve convenirle con il Politecnico, sapendo che, se continua l'espansione degli studenti, è un buon segno, è un parametro che dice come qualche potenzialità ce l'abbiano le nostre strutture produttive. Bisognerà saper cogliere il processo che potrà svilupparsi che, se supererà una certa soglia, pone il problema di ragionare, di prefigurare, per non arrivare fra cinque, dieci anni nella situazione di emergenza di oggi e a dover affrontare decisioni affannose. Si possono prevedere anche soluzioni di sdoppiamento e di localizzazione in altre parti del Piemonte, dando corpo alle iniziative che intanto sono incominciate o prevedere un secondo Politecnico a Torino, sollecitando anche il Politecnico a rivedere l'organizzazione, alla luce delle nuove discipline che i politecnici hanno acquisito e che non sono più quelle dei tempi di Fulcheri e miei. La divisione è possibile proprio perché si è fatta vasta e articolata la gamma delle discipline di insegnamento e credo siano possibili dei raggruppamenti che possano consentire di prevedere, dal punto di vista didattico e della ricerca scientifica, due Politecnici con indirizzi anche differenziati che colgano in un Politecnico alcune branche fra di loro interrelate e altre che lo sono meno in un altro.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi che illustra l'interpellanza n. 372.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, a seguito delle informazioni di carattere giornalistico, che sono state prodotte in occasione di una ventilata alternativa allo sviluppo del Politecnico sull'area delle Acciaierie Teksid, ho presentato, insieme ad altri due colleghi, un'interpellanza proponendo una lettura del problema un po' diversa da quella testé illustrata dal collega Rivalta.
L'ottica deriva - è bene sottolinearlo - da un esame delle vicende urbanistiche nella città di Torino negli ultimi anni. La logica è quella di prendere atto che, in assenza di una seria attività di carattere amministrativo legata alla formazione dei piani regolatori e dei piani territoriali, che facevano capo alla Regione Piemonte, si crea una situazione nella quale urgenti problemi vengono di volta in volta risolti con proposte estemporanee che appaiono spesse volte una sorta di vere e proprie scorribande da parte di gruppi di interessi legati alla risoluzione del problema in un certo modo.
La questione del Politecnico segna l'apertura di un conflitto, a mio parere strumentale, legato a una possibilità di valorizzazione di un'area periferica oggi abbandonata e in disuso.
La prima osservazione è questa. Rendiamoci conto che queste cose accadono in quanto manca un disegno complessivo di sviluppo della città.
Questo è il primo nodo sul chiedo all'Assessore una risposta. Ritengo che questo stato di cose debba mutare, che non sia più possibile accettare una situazione che consente l'emergere di proposte tanto improvvise quanto poco legate ad un esame serio delle situazioni che si vorrebbero risolvere.
Questo è grave perché non consente neppure un esame corretto di proposte alternative di sviluppo della città. La mia interpellanza chiede; c'è l'intenzione da parte della Giunta regionale di sottrarre la situazione urbanistica della città e della regione a questo vuoto che consente, di fronte a problemi da risolvere, l'emergere delle proposte più varie incontrollabili, legate meramente a questioni di carattere economico e di valorizzazione economica? Le voci che si sono levate a difesa dell'attuale localizzazione del Politecnico sono sensate se le limitiamo al Politecnico, così come funziona attualmente. Rimane il fatto che per un esame della situazione dell'area in cui oggi è collocato e di quella sulla quale si dovrebbe ampliare la propria presenza, se si fosse in presenza di una seria politica urbanistica della città di Torino, diventerebbero inevitabili altri ragionamenti. Ha ragione il Consigliere Rivalta quando dice che non si può dimenticare che in quell'area è stata decisa, a mio parere con una decisione discutibilissima che non ho personalmente condiviso, una ricollocazione importante: quella dell'edilizia giudiziaria. I colleghi ricorderanno (il collega che ha più partecipato è il Consigliere Ferrara) che per anni si è tentato di fare emergere una collocazione nuova di questa attività fondamentale, che è una delle attività centrali di una città e di una conurbazione, in modo tale da creare nuovi poli di sviluppo nell'area metropolitana. Non la faccio lunga: questo non è stato possibile. Le resistenze al cambiamento sono fortissime, di questo bisogna prendere atto.
Il fatto di riuscire a produrre dei cambiamenti deriva dalla forza di una politica complessiva e non dalla forza che si può mettere in gioco per risolvere i problemi singolarmente. Ricordo, quando si è trattato di individuare altri poli di sviluppo, in particolare quelli legati alle attività culturali, il problema del Museo Egizio. In quegli anni era stata ventilata la possibilità di ricollocare questo grande Museo di carattere internazionale, in una sede adeguata e moderna, in un rinnovato processo di distribuzione delle risorse nella città, ma anche in quel caso non è stato possibile. La stessa cosa è avvenuta per l'edilizia giudiziaria perla quale, su proposta delle Giunte di sinistra, era previsto un Piano particolareggiato (e questo è un elemento non di poca importanza) esteso sulle aree al di là del Corso Vittorio. Questo perché un'attività così pesante in una zona già congestionata del centro presupponeva la necessità di estendere l'esame dell'impatto di questa attività almeno a tutte le aree a sud del Corso Vittorio, che sono aree che oggi interessano il progetto di ampliamento dell'attuale Politecnico. Se si fosse in presenza di una volontà di affrontare in questi termini i problemi dello sviluppo della città, il nuovo ampliamento del Politecnico, in un'area che è già interessata e congestionata dalle attività presenti in zona e lo sarà ancora di più dalla nuova attività dell'edilizia giudiziaria, potrebbe porre sul tavolo ragionamenti diversi da quelli che sono stati posti in questo vuoto programmatico: da un lato l'arroccamento della Facoltà a difesa dei propri giusti interessi, dall'altro proposte che vagano nel territorio alla ricerca di investitori che possano realizzare degli incrementi di valore delle proprie aree. In questa ottica noi chiediamo all'Assessore una risposta.
Il Politecnico è collocato lungo la spina centrale che dovrebbe diventare il luogo dello sviluppo di Torino nei prossimi anni. Su questa spina centrale ho presentato un'altra interpellanza. che spero l'Assessore voglia discutere presto, perché si stanno predisponendo le condizioni per avviare delle gigantesche speculazioni edilizie, dal punto di vista urbanistico in modo aberrante. Abbiamo visto che la Regione Piemonte ha sottoscritto un'intesa in base alla quale a Torino si rendono edificabili le aree sulle quali sono posate le traversine ferroviarie, e il Politecnico si affaccia su questa zona. A mio avviso si tratta di prendere in mano questo problema non nel modo in cui è stato proposto, sposando l'una o l'altra delle tesi, ma denunciando che siamo di fronte a tesi contrapposte motivate le une da caratteri puramente difensivi di un'attività che pure deve essere privilegiata, ma ampliarla dov'è non è l'unico modo di privilegiarla, le altre sorrette da interessi probabilmente di puro carattere speculativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara che illustra l'interpellanza n. 379.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi, sul problema dell'Università tutti abbiamo avuto notizie ed informazioni dagli organi di stampa e dai dibattiti che si fanno sul Piano regolatore della città. Per un verso abbiamo sempre valutato il Piano regolatore in termini strettamente urbanistici, per altro verso in modo abbastanza consueto percome si affrontano i problemi a Torino, dove si creano i partiti, o i partiti nei partiti, per cui non si è più per una scelta piuttosto che per l'altra, quanto si è con uno piuttosto che con un altro. Credo si debba abbandonare questo modo di pensare e cercare di capire qual è il problema. Gli interventi di Rivalta e di Chiezzi hanno posto in termini seri alcuni problemi rispetto a questa questione, che è molto seria.
Ci sono dei vincoli di natura urbanistica sui quali è giusto che la Regione Piemonte partecipi attivamente prima che tutto sia deciso. E' vero che la Regione Piemonte può intervenire sui Piani regolatori a posteriori ma, allorquando si intervenisse rispetto ad un progetto ormai complessivo e approvato, o lo si stravolge completamente o non si ha più oggettivamente la possibilità di intervenire.
Dal punto di vista urbanistico, la delibera programmatica sottolineava che. su questa spina e su tutti gli interventi che si devono fare. occorre tener conto dei fabbisogni pregressi dei servizi pubblici (quindi al di fuori degli standard fissati dalla delibera programmatica).
In questa prospettiva i progettisti incaricati hanno detto che i valori e i pesi urbani devono essere distribuiti lungo tutto l'asse della spina.
ma i progettisti incaricati del Piano particolareggiato hanno rilevato che l'insediamento del Politecnico sulle Officine ferroviarie creava qualche problema per il mantenimento degli standard. cioè si andava a individuare una superficie che in termini quantitativi era inferiore ali necessità pregresse. Il collega Rivalta ha parlato delle necessità in rapporto al trend di studenti del Politecnico; credo che sia stato prudente nel considerare l'espansione. Non dobbiamo dimenticare che in tutti i Paesi europei più importanti si laureano in ingegneria molti più ingegneri di quanto non avvenga in Italia: in Francia sono 14 mila, in Germania 30 mila in Italia 6 mila, quindi è probabile che lo sviluppo determinerà la necessità di aumentare i laureati in ingegneria. Dobbiamo oltretutto tener presente che il Politecnico di Milano ha chiesto di poter applicare il numero chiuso alle iscrizioni.
Inoltre non dobbiamo dimenticare che con la riforma scolastica sono previsti í corsi brevi di laurea (due o tre anni) e ciò porterà ad un aumento del numero degli studenti. Quindi ipotizzare una popolazione studentesca per il Politecnico di Torino intorno a 20 mila è una previsione, credo, prudente se consideriamo che una struttura come il Politecnico deve guardare di fronte a sé non per due o dieci anni, ma almeno per trenta - cinquanta anni. Rispetto a questa domanda di studenti di almeno 20 mila unità, c'è la necessità di dare degli spazi adeguati.
Nel discorso inaugurale dell'Anno Accademico 1986/1987 il prof. Zich diceva che il Politecnico di Corso Duca degli Abruzzi è stato edificato con uno standard di 40 mq per studente. Altri Politecnici europei si attestano su 30 mq per studente. Non sono dati da Università ricche (dice sempre Zich), ne consegue che i nostri attuali 125 mila mq rappresentano più di 1/4 della superficie necessaria per assicurare negli anni '90 un adeguato servizio didattico ed una presenza di prestigio nella ricerca nazionale ed internazionale.
Considerando gli standard medi europei e la popolazione che si pu presumere andrà a frequentare il Politecnico, dobbiamo dire che esiste una situazione di oggettiva carenza con l'ampliamento sull'area delle Officine ferroviarie.
Allora mi pare corretta l'impostazione del Partito comunista per un verso: se li deve essere l'ampliamento del Politecnico ben poche altre cose possono insistere ancora in quella zona.
Sono contento di aver sentito Rivalta. che all'epoca non era presente e Chiezzi che invece nel 1984 era in Consiglio comunale quando si decise di fare il tribunale in corso Vittorio; l'unico Partito che mosse delle eccezioni - Grosso era presente e ricorderà - fu il Partito repubblicano che indicava l'area della Teksid, che si stava liberando. Fummo per accusati di essere schiavi e servi della FIAT, perché chi parlava di Teksid allora era uno che era al servizio della FIAT. In realtà ci sembrava un'operazione capace di trasformare un intero quadrante della città. Fu scelta invece l'area di corso Vittorio e già allora si disse che ci sarebbe stata una densità di popolazione. di uffici e di servizi intorno a questa struttura nuova certamente straordinaria. L'indotto determinato dal tribunale è un fatto straordinario; vi sono molte cose che ruotano intorno.
Se poi ipotizziamo un raddoppio del Politecnico e tutte le altre iniziative che sono state citate, non ultimo un grande albergo, ci saranno obiettivamente dei problemi. Se la scelta sarà quella di fare l'ampliamento del Politecnico su quell'area occorre che altre strutture vengano accantonate, comunque deve essere chiaro che successivi ampliamenti del Politecnico non dovrebbero essere più consentiti in futuro, e questo è un grosso limite.
La questione urbanistica è un problema di scelte e non soltanto di numeri, però è un aspetto che riguarda non soltanto il Comune di Torino, ma anche la Regione Piemonte. La Regione Piemonte. a mio parere, deve svolgere un ruolo importante non soltanto sul piano urbanistico e di assetto della città, ma anche quale ente pianificatore per quanto riguarda la funzione della cultura tecnologica.
Se Torino e il Piemonte vorranno continuare ad avere il proprio primato. se ancora ce l'hanno, nel campo della ricerca tecnologica industriale e dell'innovazione rispetto a Milano, occorre qualificare al massimo le loro presenze in questo senso.
Il Politecnico di Torino sarà in grado di garantire una valenza di eccellenza necessaria a mantenere questo ruolo soltanto se saprà creare delle condizioni urbanistiche. ma anche di studio e di collegamento con gli enti di ricerca, adeguate a quelle che sono le necessità di questa città e di questa regione.
E' rispetto a queste cose che il problema urbanistico viene in parte superato. Se vogliamo veramente continuare ad avere il prestigio e il primato rispetto alla formazione tecnica e scientifica, dobbiamo porci un problema che non è soltanto più urbanistico, ma di altra natura. Una struttura di 20 mila studenti è una struttura realisticamente gestibile in modo unitario? Non stiamo parlando della Facoltà di lettere dove gli studenti trascorrono una giornata e magari per un mese non si fanno più vedere; il Politecnico è una struttura che presuppone la presenza all'interno dell'Università per diverse ore al giorno, partecipando a lavori di laboratorio e di ricerca. Una struttura di 20 mila studenti è ancora gestibile oppure non è più gestibile? Il Consigliere Rivalta ha parlato di un secondo Politecnico, mi pare una cosa pensabile, ma io devo dire a Torino, perché se il decentramento e questo lo abbiamo già detto molte volte - ha un senso, comunque il cuore il cuore forte - senza voler essere torinocentrici - della cultura universitaria dovrà continuare a restare a Torino. E' un'ipotesi, come potrebbe essere ad esempio quella di uno sdoppiamento per il primo ed g secondo triennio. A mio parere non bisogna affrontare il problema in termini strettamente numerici, ma in termini complessivi di quella che è la ricerca. lo studio, la necessità che Torino continui a svolgere un suo ruolo importante rispetto a questo settore; una cultura tecnica collegata.
compenetrata all'in- del sistema produttivo avanzato. Da quanto abbiamo letto sui giornali mi pare che problemi di questo genere pochi se li siano posti. E' sembrato invece che il problema principale fosse soltanto quello di andare qui o andare là, stare con questo oppure con quello; punto e basta! Voglio ancora citare un elemento del discorso del prof. Zich in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico 1986/1987: "La nostra generazione non può certamente andare,fiera di se stessa: non ha saputo assicurare ai propri(figli strutture formative confrontabili con quelle in cui ha studiato. Scontiamo decenni di disattenzione, segnati dall'incapacità ad esigere investimenti che assicurino all'Università confrontabilità e competitività internazionali".
Ho la sensazione che siamo di fronte ad una grande opportunità che deve essere valutata seriamente dal Comune di Torino, ma non solo questo perch non si riferisce soltanto al fatto che il Politecnico sia lì piuttosto che in un altro posto. bensì alla capacità complessiva di crescita del Politecnico e quindi dell'intera immagine e dell'essenza tecnologica della nostra Regione.
Se tutto questo è vero, la Regione Piemonte dovrà intervenire seriamente per portare il suo contributo e non subire soltanto successivamente, a scelte fatte, una scelta che altri hanno fatto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Rendo la risposta su questo argomento molto attuale e molto importante rispetto alle strategie della città e della regione anche a nome e per conto del collega Fulcheri, cofirmatario della risposta. Chiedo anche al Presidente del Consiglio regionale di consentirmi una risposta piuttosto ampia ed articolata, visto che la portata dei problemi posti indubbiamente mi porterà ad uscire abbondantemente dai limiti di tempo previsti dal Regolamento.
Le tre interpellanze dei Consiglieri regionali Rivalta, Bresso Monticelli, Chiezzi, Calligaro, Bosio e Ferrara, inerenti il caso Politecnico, evidenziano argomenti estremamente interessanti dal punto di vista tecnico e politico che ci consentono di riassumere in questa risposta un'intensa attività portata avanti dalla Giunta regionale in questi mesi illustrando alcuni indirizzi programmatici su argomenti specifici in materie di competenza regionale relative all'urbanistica e all'istruzione.
Dalla lettura dei testi delle interpellanze parrebbe emergere, da un lato, la preoccupazione che la Città di Torino voglia individuare sulle aree delle "Acciaierie" la nuova sede del Politecnico invece di procedere secondo le indicazioni della deliberazione programmatica approvata in data 18/12/1989, che ne prevedeva l'ampliamento sulle aree delle Officine Ferroviarie e, dall'altro, la scelta di affrontare comunque il problema suggerendo percorsi e strumenti di ampia scala, quali i piani territoriali i progetti territoriali operativi, ecc.
Emerge, inoltre, la richiesta di un più ampio dibattito sul problema dell'istruzione universitaria, degli aspetti territorialmente conseguenti ed infine la richiesta di procedere a verifiche settoriali su: l'accessibilità dell'area, la densità delle attività di terziario avanzato e l'individuazione di poli territoriali didattici riferiti alla struttura centrale del Politecnico di Torino.
La vicenda più squisitamente urbanistica impone una premessa per ricordare la natura e la filosofia della legge urbanistica vigente n.
56/1977 che ha voluto individuare due fasi; la prima, dal basso attraverso la pianificazione a livello comunale con lo strumento del PRGC e la seconda, a livello regionale, attraverso l'esame e la verifica della prima e le sue coerenze con l'organizzazione del territorio a livello sovraccomunale. due percorsi non necessariamente coincidenti, ma con valenze e responsabilità istituzionali ben definite.
Come è noto le esperienze condotte dalla nostra Regione per l'adozione degli strumenti di pianificazione a livello regionale comprensoriale a partire dal 1978/ 1979 non hanno dato i risultati sperati fors'anche perch troppi Comuni erano sprovvisti di strumento urbanistico o, peggio ancora non possedevano analisi, rilievi ed indagini conoscitive del loro territorio. A questa logica non si è sottratta nemmeno la Città di Torino che dovette iniziare un cospicuo lavoro per mettere a punto l'indagine conoscitiva del proprio territorio.
Per brevità non mi dilungo ad illustrare quanto è ampiamente riportato nel merito nella premessa del volume predisposto dalla Città di Torino relativo alla "Deliberazione programmatica Relazione tecnica" pubblicato nel dicembre 1989.
Bisogna però ricordare che il Consiglio regionale soltanto nel gennaio 1985, quindi dopo un periodo molto lungo, riuscì ad adottare lo schema di piano del Comprensorio di Torino e non il piano territoriale comprensoriale (per memoria i Comprensori sono stati superati con le conferenze dei Sindaci) ed inoltre che, i tentativi iniziati dal "basso" e portati avanti con la nota grinta dal prof. Astengo per costruire il piano intercomunale dei Comuni di Torino e della prima cintura, non portarono ad alcun risultato concreto.
Questo è il quadro dell'attività pregressa. Ora tale quadro è complicato dalle vicende dei singoli Comuni confinanti, che nel frattempo si sono dotati di PRGC, dall'entrata in vigore di nuove leggi settoriali relative al riordino della pubblica Amministrazione e non ultimo dalla difficoltà di imporre tempi brevi alle Amministrazioni comunali per l'adozione e/o l'aggiornamento dei loro strumenti urbanistici generali oltre che i noti problemi del mio Assessorato nell'esame dei provvedimenti.
In questo contesto, pertanto, appare legittima la richiesta avanzata dagli interpellanti Rivalta ed altri di procedere, con l'ausilio di strumenti a scala maggiore quali piani territoriali, progetti territoriali operativi, al fine di razionalizzare i processi di sviluppo e di trasformazione del territorio. Tale percorso nella fase attuale risulta fortemente rischioso non tanto perché la complessità della conurbazione torinese non sia ancora stata studiata e razionalizzata compiutamente quanto perché i tempi risulterebbero inaccettabilmente lunghi dalle già citate innovazioni della legislazione statale. La Giunta regionale, anche alla luce delle esperienze già prima ricordate, si è posta il problema e ritiene urgente porre mano a modifiche legislative volte a ridisegnare i meccanismi della pianificazione regionale.
In particolare si ricorda che la Giunta stessa, il 4/3/1991, ha licenziato un apposito disegno di legge, relativo alle norme in materia di pianificazione del territorio, con il quale, in applicazione della legge di riforma delle autonomie locali n. 142/90, sono ridisegnati forma e contenuti dei piani; si istituiscono infatti i piani territoriali di coordinamento provinciali per i quali vengono fissati contenuti nuovi rispetto ai piani comprensoriali di coordinamento della legge del 1942 ed i piani comprensoriali della legge urbanistica piemontese.
La legge istituisce inoltre il piano dell'area metropolitana, i cui contenuti sono ancora differenti da quelli dei piani territoriali provinciali non coincidendo le competenze attribuite dalle leggi alle Province e alle città metropolitane. A ciò si aggiunge il fatto che ai Comuni compresi nell'area metropolitana restano attribuite soltanto le competenze non affidate alla città metropolitana con conseguenti effetti non secondari su ruolo e contenuti del loro piano regolatore.
Tra l'altro, occorre qui ricordare, il disegno di legge di modifica della L.R. n. 56/77 già all'esame della II Commissione consiliare che sebbene di minor portata, prevede ulteriori semplificazioni di ordine burocratico per snellire le procedure di approvazione dei piani regolatori e per il caso in esame, prevede una soluzione, per consentire l'attuazione delle previsioni di piano già fin dalla sua adozione. Perciò è prevedibile che il dibattito occupi tempi medio - lunghi, circa due anni, e che ragionevolmente, soltanto nella seconda metà della legislatura, si possa procedere all'adozione dei pia territoriali e conseguentemente all'approvazione di una nuova legge urbanistica regionale, a valle di un ampio dibattito aperto ad esperienze anche europee e coordinato dalla Regione insieme agli Atenei piemontesi.
La Giunta regionale è fortemente interessata, nell'ottica già evidenziata, a favorire la rapida approvazione del piano regolatore generale dei Comuni sprovvisti ai sensi della L.R. n. 56/77 e quindi consentirne l'avvio in tempi ristretti attraverso l'adozione del preliminare. Perciò ha adottato, nell'ambito delle proposte di modifica della L R n. 56/77, già citate, uno specifico comma dell'ari. 83 che recita: "I Comuni dotati di Piano regolatore approvato in data posteriore all'entrata in vigore del DM 2/ 4/1968, n. 1444, ivi inclusi quelli approvati con le procedure dell'art. 90, possono adottare varianti al Piano regolatore vigente che riguardino progetti strategici agenti sui sistemi delle attrez-zature urbane, delle infrastrutture e che richiedono accelerata attuazione solo nel caso in cui abbiano adottato il progetto preliminare del PRG a norma del terzo comma dell'art. 15 della presente legge e a condizione che dette varianti siano conformi al progetto preliminare".
E' bene qui ricordare l'altro significativo e strategico impegno assunto dalla Giunta regionale attraverso un "protocollo d'intesa" con il Comune di Torino e l'Ente F.S., per dare un nuovo assetto ai trasporti ferroviari in Piemonte. In esso sono indicate le soluzioni tecniche che renderanno possibile la trasformazione della Delibera Programmatica in Piano Regolatore Generale e la redazione /adozione delle cosiddette "anticipazioni". Consente in particolare di utilizzare nell'ambito delle apposite convenzioni le aree delle Officine ferroviarie necessarie per l'ampliamento del Politecnico.
L'interesse della Giunta regionale per la realizzazione del Piano regolatore della città di Torino appare evidente dai fatti e dalle iniziative già assunte, ma occorre qui ricordare i percorsi di pianificazione che ho richiamato all'inizio e che quindi la Regione non pu non rispettare le competenze che la legge n. 56 assegna ai Consigli comunali in materia di pianificazione e gestione urbanistica. Valutando poi l'azione della città in questo settore, registriamo che in questi anni il lavoro è andato avanti alacremente. L'Amministrazione è conscia del ritardo rispetto ai tempi fissati dalla legge urbanistica regionale e penso di poter affermare che questo lavoro viene fatto con un grande impegno di energie tecnico scientifiche economiche con la creazione di un apparato che ha coinvolto via via tutte le forze politiche, sociali ed economiche oltreché scientifiche, presenti sul territorio.
E qui un inciso; non tocca alla Regione né valutare il Pool di professionisti né il metodo in base al quale lavorano. La Regione, sebbene la legge n. 56 non lo indichi espressamente, partecipa ai lavori dell'ufficio del piano istituito dal Comune di Torino con tre suoi dirigenti qualificati di massimo livello, attraverso i quali ha inteso instaurare un rapporto di collaborazione tecnico-istituzionale con la Città al fine di evitare eventuali errori formali e /o procedurali e che consenta di interagire già nella fase di redazione evitando l'insorgere di non conoscenze dei problemi, il che causerebbe ritardo nell'approvazione finale. Tutto ciò naturalmente fatto nel rispetto totale del ruolo e delle competenze comunali. Tutto questo, e va detto, significa che la Regione non può e non intende entrare nel merito di proposte progettuali specifiche.
Pertanto per quanto concerne i problemi connessi con il dimensionamento del piano o di parti del piano con i problemi di accessibilità, di densità ecc., non può anticipare verifiche o giudizi definitivi per parti, ma prende atto che, l'elevata professionalità dei progettisti incaricati, gli studi settoriali già noti, gli accordi già sottoscritti con l'Ente F.S., il livello di approfondimento dei problemi a nostra conoscenza, appaiono sufficienti per garantire la serietà del lavoro che si sta realizzando e quindi, ci auguriamo, anche la correttezza delle proposte in progetto.
Allo stato attuale possiamo dire che le notizie di ordine generale relative al caso Poli-tecnico. in possesso della Regione, coincidono pressoché con quelle di qualsiasi cittadino che abbia voluto partecipare alle conferenze promosse dall'Assessore all'urbanistica della Città di Torino nello scorso mese di gennaio ed alle quali hanno partecipato gli estensori incaricati del PRGC e i professionisti incaricati per studiare e proporre soluzioni operative per le aree della "spina" e per quelle "strategiche" già citate: tra queste c'è ovviamente anche l'area del Politecnico.
In quel periodo ed anche in quella sede, cioè pubblicamente, ci risulta che l'Assessore all'urbanistica della Città di Torino abbia avanzato, su sollecitazione di professionisti facenti parte dei gruppi incaricati per l'estensione delle anticipazioni, la proposta di voler approfondire soluzioni volte a pensare una nuova localizzazione del Politecnico di Torino sulle aree delle Acciaierie e con finanziamenti IRI, ovviamente tutto da definire.
Questa proposta, in linea teorica, appare legittima, in quanto certamente attiene alle competenze proprie dell'organo esecutivo comunale verificare ogni ipotesi che giudica meritevole di approfondimento. In tale senso la Regione non può entrare e non vuole entrare nel merito né sotto il profilo tecnico, né sotto il profilo amministrativo. Allo stato delle cose possiamo esprimere tuttavia una valutazione di opportunità legata alla necessità di arrivare nel più breve tempo possibile all'adozione del progetto preliminare ed all'opportunità di tenere conto delle perplessità sollevate dal Politecnico di Torino e dei pareri in merito, espressi dalle componenti politiche e sociali, pur non trascurando i tentativi di approfondimento che la Città vorrà attuare.
Alla luce delle osservazioni fin qui fatte è possibile fare le seguenti valutazioni: il PRGC di Torino in progetto è uno strumento urbanistico necessariamente unico, speciale, non riconducibile ad alcuna altra realtà regionale. Infatti, la portata e le dimensioni delle ipotesi di progetto ne fanno uno strumento effettivamente originale con un rilevante impianto tecnico-scientifico che potrà essere utile alle Amministrazioni contigue oltreché alla Regione al fine di evitare ulteriori costi per consulenze studi ed indagini preliminari sul territorio.
Infatti la filosofia di fondo appare essere quella di cucire, unificare e razionalizzare un tessuto che, pur appartenendo soltanto al territorio fisico della città, è però grandemente eterogeneo e condizionato dal contesto fisico-amministrativo "metropolitano" del quale deve necessariamente tenere conto.
Ecco quindi che il piano di Torino, che tra l'altro arriverà probabilmente per ultimo, rispetto a quello dei Comuni contermini, e che risulterà, per ovvie ragioni, il più complesso, potrà concorrere a costituire le linee per procedere alla stesura dei nuovi piani territoriali (regionale, provinciale) ed in particolare alle verifiche di compatibilità per l'ordinato sviluppo "dell'area metropolitana" che nel frattempo la Regione avrà definito ai sensi della legge n. 142/90.
In tale logica ci siamo mossi anche presso i Rettori per capire qual è il loro punto di vista. In particolare i Rettori ci hanno manifestato posizioni molto chiare sull'Università, sul Politecnico, sulle politiche didattiche, strutturali, ecc. Da parte nostra ne abbiamo preso atto consapevoli che da sempre, proprio loro, i professori degli Atenei torinesi, sono stati i nostri, e non soltanto i nostri, più autorevoli consulenti, in tutti i settori scientifici e tecnici che imponevano di volta involta livelli di approfondimento superiori alle nostre capacità.
La soluzione quindi dei problemi gravi, legati all'edilizia universitaria, deve essere tra le priorità della nostra azione di governo in termini sia di qualità che di tempistica. Ogni azione della pubblica Amministrazione che porti ritardi in questa direzione, pensiamo non possa essere assolutamente condivisa.
Le ragioni evidenziate dal Rettore del Politecnico che, in buona sostanza rappresentano il contributo ed il pensiero dei docenti e penso degli studenti, risultano le seguenti: dati sulla popolazione studentesca del Politecnico di Torino (riferiti all'Anno Accademico 1990/1991).
Studenti in corso: Facoltà Ingegneria 7.697 Facoltà Architettura 4.350 Sub totale 12,047 Studenti fuori corso: Facoltà Ingegneria 2.650 Facoltà Architettura 1.850 Sub totale 4.500 Scuole a fini speciali 300 Totale generale 16.847 (comprensivo degli studenti frequentanti la sede decentrata di Vercelli n. 512 - e l'VIII corso di Primo anno a Mondovì - n. 130).
Rispetto alla situazione attuale si possono ipotizzare le seguenti variabili: A) fattori che possono promuovere la crescita della popolazione studentesca: a - sostanzialmente l'unico fattore di crescita si può desumere dal richiamo esercitato dai titoli di studio per i quali esiste una richiesta occupazionale maggiore dell'offerta.
B) Fattori che possono incidere sul calo della popolazione studentesca: b - abbassamento dell'indice demografico.
C) Dimensionamento del Politecnico. Rispetto ai riflessi demografici negativi, contrastati da un aumento dei tassi di frequenza universitaria il Politecnico si è attestato su un fattore di controllabilità del flusso degli studenti, soprattutto mediante la politica di decentramento prevedendo un dimensionamento delle proprie strutture centralizzate nell'area torinese per un'utenza tra i 15.000 ed i 20.000 studenti.
La collaborazione tra la Regione ed il Politecnico per lo sviluppo delle opportunità formative nell'area piemontese è totale.
Infatti, pur in assenza di una specifica competenza in materia di programmazione universitaria (la legge 7 agosto 1990 n. 245 non indica la Regione tra i soggetti deputati alla redazione del piano di sviluppo dell'Università), la Giunta ha ritenuto che una presenza cosi determinante nella realtà regionale. per tutte le implicazioni di natura culturale sociale ed economica che questa comporta, non possa prescindere da un'organica programmazione di strutture e servizi razionalmente distribuiti sul territorio e considerati parte integrante nella definizione del Piano regionale di sviluppo e dei programmi settoriali di attuazione.
In questa ottica è stata attivata, anche con la partecipazione della Regione, la scuola diretta a fini speciali in telematica e microelettronica del Politecnico di Torino, con sede in Ivrea.
E' stata proposta una gemmazione della Facoltà di Ingegneria a Vercelli approvata poi con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12/5/1989 e l'attivazione dell'VIII corso d'Ingegneria in Mondovì.
Il programma della Giunta, nel riaffermare l'attenzione primaria dell'esecutivo nei confronti della formazione a livello universitario, ha indicato come percorso obbligato, in questa direzione, l'ottenere anche per il Piemonte sud occidentale, un decentramento universitario.
Sulla base di tale scelta programmatica, si è già definito con il Politecnico di Torino un progetto di gemmazione della Facoltà di architettura e corsi di diploma di primo livello della Facoltà di ingegneria a norma della legge 19/ 11 / 1990 n. 341 nella provincia di Cuneo.
L'esigenza di dotare gli studenti del Politecnico, di spazi che si avvicinino agli standard europei deriva dalla considerazione basata sugli spazi attualmente disponibili e la popolazione studentesca dell'ateneo.
E' emblematica la richiesta di locazione dei capannoni sull'area delle Officine ferroviarie ipotizzata per il prossimo Anno Accademico (vedi nota del Preside di ingegneria del 31 / 1 / 1991).
Negli Atenei europei i metri quadri a disposizione di ciascun allievo sono compresi tra i 15 e 30; quelli attualmente disponibili per gli studenti del Politecnico torinese sono 7 e nel nostro Paese sono anche quelli di livello più alto.
L'utilizzo di parte dell'area delle Officine ferroviarie con la realizzazione di ulteriori 170.000 mq consentirebbe di avere una disponibilità di spazi didattici pro-capite di circa 20 mq che si situa pertanto, negli standard europei di buon livello.
Oltre questa ipotesi il Politecnico avanza anche quella di creare nella stessa area, 40.000 mq di residenza per studenti e, anche in questo caso, la Regione condivide l'iniziativa nella convinzione che non è più sostenibile la situazione della indisponibilità di posti letto e studio nelle residenze, attualmente esistente, se si tiene conto della provenienza degli studenti del Politecnico da fuori provincia.
Da notare che la produttività in termini di immatricolati-laureati del Politecnico di Torino è pari a 44 su 100, contro una media nazionale di 29 su 100; questa già buona media potrà ulteriormente migliorarsi con l'introduzione del diploma triennale che recupera parte degli abbandoni e che il Politecnico, in accordo con la Regione e gli enti locali, intende attivare sul territorio regionale.
Va anche rilevato che è necessario salvaguardare alcune valide esperienze e realizzazioni che nella struttura esistono; si cita, a titolo di esempio, la "Galleria del Vento" realizzata nella sede di Corso Duca degli Abruzzi, negli anni '50, dall'Aeronautica Militare che è anche una delle poche strutture del genere esistenti in Italia.
Altra realizzazione rilevante di cui si avrebbe lo smantellamento è il laboratorio di ottica che ha richiesto costi enormi per l'isolamento dell'installazione e molto tempo nella calibratura della strumentazione.
Lo smantellamento dei laboratori del Politecnico non può essere considerato alla stregua di un normale trasloco di mobili o attrezzature la struttura fisica, le strumentazioni ivi esistenti, formano un tutt'uno inscindibile che può ragionevolmente essere anche realizzato in altra sede ma con spese enormi di installazione e con tempi non preventivabili in merito al successivo utilizzo.
La realizzazione di un polo tecnologico ad utilizzo misto, Politecnico Facoltà scientifiche dell'Università di Torino e rappresentanti dell'impresa, a momento già attivo come collaborazione Politecnico/Industria. può costituire un arricchir erto della città e delle sue componenti accademiche ed industriali, ma non necessariamente deve comportare lo spostamento fisico del Politecnico nell'area delle Acciaierie.
infatti l'attività di tale polo non va intesa come attività didattica di base, ma di ricerca scientifica avanzata.
In tal senso il Politecnico non manifesta alcuna preclusione circa la localizzazione delle strutture di ricerca nell'area delle Acciaierie piuttosto che nello stabilimento del Lingotto a condizione che vengano garantiti i necessari finanziamenti per la ricerca e l'innovazione.
Alla luce delle considerazioni e delle informazioni raccolte presso tutti i soggetti interessati è scaturito il quadro che abbiamo tentato di esporre e che ci consente di ritenere condivisibile, in linea di massima la soluzione che prevede l'ampliamento del Politecnico sulle aree delle Officine ferroviarie.
A giudizio del Politecnico, tale soluzione è ritenuta la più idonea oltre che per le ragioni prima illustrate, anche per le seguenti ulteriori considerazioni: a) essa consente la conservazione e valorizzazione dell'attuale proprietà di Corso Duca degli Abruzzi ancora recentemente rifunzionalizzata e potenziata con ingenti finanziamenti (circa 100 miliardi). La proprietà degli spazi e delle strutture in cui opera costituisce infatti per il Politecnico una garanzia preziosa - a cui non intende affatto rinunciare per la sua autonomia di gestione, fatta salva la possibilità di parziali incrementi in locazione; il Politecnico rileva invece con vivissima preoccupazione che si profilerebbe, nella localizzazione alternativa ipotizzata, una soluzione interamente in locazione con l'alienazione in termini imprecisati dell'attuale proprietà b) essa consente una realizzazione immediata, graduale e non traumatica degli interventi di ampliamento, cosa di fondamentale importanza sia ai fini della rapida soluzione delle situazioni di maggiore sofferenza, sia ai fini di non causare pause o sospensioni nelle attività formative e di ricerca (in particolare evitando di "bruciare" la produttività di un'intera leva di ricercatori già formati e di frenare le profonde innovazioni della struttura formativa che si stanno avviando).
Tutto ciò può essere confortato anche da alcune ulteriori considerazioni di ordine urbanistico perché il Politecnico di Torino occupa un'area a ridosso della "spina" e quindi ne fa parte integrante così come ne fanno parte le ex Carceri, la Cittadella giudiziaria, la stazione di Porta Susa, la zona delle Acciaierie, ecc., ed il suo ampliamento appare compatibile, in termini dimensionali, con le superfici che potranno essere realizzate sulle aree liberabili in attuazione del PRGC.
E' altresì vero che rappresenta uno dei segni più significativi e sofisticati intorno ai quali si ridisegna la città ed il "contesto" metropolitano regionale, non fosse altro perché in essa è contenuto il nerbo del trasporto ferroviario regionale.
In tal senso riteniamo che gli studi settoriali, relativi ai trasporti e quelli intrapresi dai progettisti incaricati, abbiano consentito di verificare la compatibilità della soluzione proposta (dalla deliberazione programmatica ed ora dal piano particolareggiato) rispetto all'elevato grado di attività di terziario avanzato presente nella zona e all'indubbia conseguente congestione del traffico, sia pubblico, sia privato. Pertanto se la proposta della "spina" non dovesse rispondere ad elevatissimi parametri di flessibilità, di penetrabilità, di snodo razionale dei flussi di traffico, lungo tutta la sua lunghezza. allora vorrà dire che la soluzione era fasulla, le previsioni sbagliate a prescindere dal luogo fisico nel quale si colloca il Politecnico. E' vero che le aree che delimitano i confini della spina sono casualmente libere od occupate liberabili o non liberabili - ma sostanzialmente sono tra loro molto vicine, pressoché contigue. Infatti, cosa sono oggi pochi chilometri di un'asta finalmente libera da strutture ex industriali o ferroviarie in massimo grado condizionanti i collegamenti pubblici e privati? Asta sulla quale è ragionevole ipotizzare un efficace sistema di trasporti urbani in superficie c/o in galleria che consentirà di collegare in tempi brevissimi tutte le attività che su di essa si affacceranno come ad esempio, il Politecnico ampliato nell'attuale zona e il centro tecnologico nell'area Teksid.
Questa opzione consentirebbe di raggiungere i seguenti obiettivi: a) mantenimento del Politecnico ad ampliamento avvenuto comunque sull'asse della spina centrale, così come lo sarebbe anche a seguito della proposta di localizzazione sull'area delle Acciaierie, quindi coerente con il sistema forte dei trasporti urbani b) superamento delle eventuali incertezze circa i finanziamenti IRI che, se disponibili, potrebbero consentire la realizzazione dei già citati spazi misti tecnico-scientifici nell'ambito del polo tecnologico delle Acciaierie, ottimizzando ulteriormente la già elevata collaborazione tra Politecnico ed industria c) gestione diretta dei lavori dell'ampliamento da parte del Politecnico, che potrebbe ristrutturarsi via via in funzione dell'andamento della sua popolazione e in funzione dell'avanzamento dei lavori degli edifici da costruire ex novo.
Secondo l'esperienza acquisita dal Politecnico, è ragionevole prevedere una potenzialità finanziaria cantierabile, non superiore a 50 miliardi l'anno, il che fa presumere la possibilità di procedere per lotti funzionali e pertanto di avere nell'arco medio biennale la possibilità di utilizzare i nuovi spazi costruiti.
Pare questa la soluzione oggi più ragionevole e la Giunta si impegna con il Consiglio regionale a seguire con attenzione questo processo di formazione del PRGC della città, nel rispetto delle competenze del Consiglio comunale di Torino, ma concorrendo a definire una soluzione che salvaguardi gli interessi generali di una realtà scientifica come il Politecnico di Torino, apprezzata in tutta Europa e che è nostro interesse valorizzare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Carletto di questa amplissima risposta.
Ha chiesto di replicare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

L'interpellanza ha avuto una risposta ampia. Abbiamo avvertito che la sua preparazione è stata laboriosa, nel senso che il problema è complesso le posizioni forse anche nella Giunta regionale non erano del tutto unanimi. Do quindi atto agli Assessori Carletto e Fulcheri di avere fornito informazioni circa l'operato della Giunta regionale e dei suoi intendimenti. Mi preme però esprimere le valutazioni critiche che certamente una risposta di questo genere, su un problema di questa portata solleva.
Ritengo positivo, ma non sufficientemente affermato nella risposta, che anche la Giunta regionale ritenga che per il Politecnico non si debbano porre problemi di alternativa di localizzazione, ma accolga le valutazioni che sono già state fatte nel passato, e che fa il Politecnico, della ragione forte di mantenimento del Politecnico nell'attuale sede e conseguentemente dell'esigenza di portare soluzione alle carenze accumulate nel passato che non si sono risolte con le sopraelevazioni che sono ancora in atto e che richiedono nuovi spazi. Mi fa piacere che tutto questo ci sia nella risposta perché richiama il fatto che sulle aree delle Officine ferroviarie si debbano trovare le soluzioni della risistemazione e ampliamento del Politecnico. Però la Giunta nella sua risposta, che tra l'altro abbiamo avuto la possibilità di seguire essendoci stata consegnata e anche questo lo consideriamo un fatto positivo. non dice da alcuna parte che questa esigenza del Politecnico verrà salvaguardata rispetto alla concorrenza di fabbisogno e di uso di territorio che su quell'area spontaneamente si è andata addensando e che in qualche misura traspare come un'attesa recepita dalle politiche comunali. E' ben vero che i progettisti si sono accorti - lo richiamava Ferrara nell'illustrazione della sua interpellanza - che sull'area si vogliono localizzare troppe attività. Ma alla fine, questa preoccupazione quando è emersa, e quando è emersa in qualche Assessore comunale? Quando il Politecnico ha posto il proprio problema. Se non diciamo con chiarezza che se questa questione del Politecnico, recepita posteriormente rispetto ad altre ipotesi e idee di insediamento in quella zona, non viene assunta come la priorità a cui si deve dare una risposta, si rischia davvero di assumere solo un atteggiamento tendenzialmente favorevole, sinceramente favorevole, certo sono convinto che non ci siano infingimenti. Ma anziché dire: "può trovare lì soluzione". preferirei si dicesse che "deve trovare soluzione". Quanto dico non è per correggere la risposta, non è formale la cosa. ma vorrei che nella mente di tutti gli amministratori regionali ci fosse un "deve trovare soluzione" più che un "può trovare soluzione dentro un quadro di tante altre cose": deve trovare soluzione li, valutando, a partire da questo impegno, che cos'altro si deve fare sul resto delle aree e su quell'altro si devono mettere dei dubbi. Vorrei che fosse questa la posizione della Giunta regionale perché in questo modo assumerebbe un significato del tutto positivo e non soltanto di un'intenzione (che poi deve essere continuamente sostenuta e sorretta), ma di una scelta. In particolare mi riferisco all'ultima frase della risposta che l'Assessore Carletto ci ha dato a nome dell'Assessore Fulcheri, dove si dice che "la Giunta si impegna con il Consiglio regionale a seguire questo processo di formazione del Piano regolatore generale con attenzione, nel rispetto delle competenze del Consiglio comunale". Se noi abbiamo in testa che il Politecnico deve trovare le sue soluzioni li e tutto il resto è in discussione (non lo è più il Palazzo di Giustizia e mi rincresce molto. Ho sentito che il collega Ferrara si è espresso nell'84 e io nell'84 ho avuto delle discussioni con Novelli e con i compagni del Comune, ero d'accordo con lui, ma non lo sapevo), io dico che persino la Stazione ferroviaria deve essere messa in discussione.
Sotto questo profilo. però. la Giunta come segue questo problema? Nella risposta si dice che la Giunta si impegna con il Consiglio regionale.
Essendo la questione del Piano regolatore di Torino così eccezionale e così rilevante per tutte le politiche che si devono fare in Regione e soprattutto per la nostra area, vorrei che trovassimo la maniera di definire una modalità per seguirlo, una modalità che rispetti il Consiglio comunale, ma che consenta anche di partecipare non solo andando a sentire le illustrazioni pubbliche. Certo sentirle, è importante e interessante, ma sarebbe importante poterne discutere in una sede e, sotto questo profilo riuscire a partecipare. Sotto il profilo formale è corretto dire: "noi partecipiamo": ma, dal punto di vista della legittimità delle procedure che si individuano. dei contenuti formali, giuridici e normativi che con il Piano si stanno elaborando, "partecipiamo con tre dirigenti". Io direi che non tanto i dirigenti, quanto i colloqui tra le istituzioni dovrebbero caricarsi di qualcosa di più: indirizzi. scelte, dialettica nel rapporto.
La Regione dovrebbe partecipare fornendo degli indirizzi che la Giunta dovrebbe far emergere e noi dovremmo avere la possibilità, su un problema così importante, di discutere, dopodiché fare le scelte con le procedure democratiche di cui disponiamo. Ma su questa base è necessario fornire degli indirizzi.
Dobbiamo fare attenzione a non correre il rischio di arrivare alla fine a quanto ha detto poc'anzi l'Assessore Carletto: se la proposta della "spina" non dovesse rispondere ad elevati parametri di fattibilità, la soluzione ipotizzata risulterà fasulla. Oggi possiamo dire che certe scelte anteriori a noi sulla città erano fasulle, ma certo non possiamo incolpare coloro i quali 50 o 100 anni fa hanno fatto certe scelte, non saranno stati così lungimiranti, ma non possiamo più chiedere conto a nessuno, neanche storicamente alle culture e ai partiti. A questo punto dobbiamo prevenire che la nostra scelta sia fasulla.
Considero poi che certe cose debbano andare in altri punti della spina e poi dico che non c'è solo la spina: in Torino. nell'area metropolitana ci sono altri punti su cui dobbiamo diffondere, senza una dispersione ma con una polarizzazione razionale, le attività con le capacità di induzione di cambiamento, di rinnovamento e di integrazione - di cui parlava appunto il collega Ferrara - che queste portano con sé.
Il Politecnico ha 10.000 studenti, 12.000 con i fuori corso. Poniamoci nell'obiettivo - e non è un atteggiamento di contrattazione - di discutere con il Politecnico un programma di soluzione del problema fissando ad esempio a 15.000 il termine dell'espansione, dopodiché man mano che ci si avvicina a questo termine si incomincia a pensare al dopo. ponendo il numero chiuso sul Politecnico di Torino se ci saranno altri Politecnici in Piemonte. Poniamoci questo obiettivo come dato concreto. Prendo atto che l'atteggiamento degli Assessori è in questo senso, ma facciamo atti concreti. In questo senso. Presidente del Consiglio, mi permetto di sottolineare che, in accordo con la Giunta, riterrei molto importante che le questioni che riguardano lo sviluppo anche decentrato del Politecnico anche per il corso intermedio che è in atto, venissero portate a conoscenza del Consiglio regionale direttamente dal Politecnico, per esempio nella Commissione competente, in modo che si stabilisca un rapporto stretto Giunta, Consiglio e Politecnico ed anche tra di noi come vita dell'istituzione, in modo che queste cose diventino davvero il patrimonio gli elementi su cui si configurano le nostre prospettive di indirizzo programmatorio e i nostri atteggiamenti.
Ultima questione. Credo che questo sia un caso, insieme a quello del Bormida (per cui avevo presentato quell'interpellanza che è in Commissione ma che deve tornare in aula perché non voglio che muoia in Commissione). in cui si tratta di dare vita agli accordi di programma previsti dalla legge n. 142. E' vero che avete fatto un protocollo d'intesa; vorrei però capire come l'accordo di programma incomincia a configurarsi. E se condividiamo le cose che ci siamo detti, portiamole all'interno dell'accordo di programma previsto dalla legge n. 142, secondo il quale afferma che quando Regioni Province, Comuni e Amministrazioni dello Stato intendono realizzare un progetto in comune. formano un accordo di programma dove c'è un ruolo formale attribuito al Presidente della Regione. Questo accordo di programma dovrebbe essere attuato. non dovremmo stare al protocollo d'intesa. La precisazione che in questo senso voglio fare è la seguente: nello sperimentare l'approvazione dell'accordo di programma e nel dargli una sostanza formale, che non sia solo un protocollo d'intesa, incominciamo a definire che quella del Politecnico è una operazione da fare subito, non nel contesto di tutti gli accordi che con le Ferrovie si possono fare, ma la si enuclei perché è urgente.
I cantieri devono partire subito; la proposta di affittare dei capannoni e di riutilizzarli indica l'urgenza di muoversi. Favoriamo allora anche l'affitto e il primo riuso di questi capannoni! Bisogna enucleare la questione del Politecnico: se la Regione facesse questo farebbe un'operazione di grande rilievo per tutte le cose che sono state dette. La questione del palazzo della Regione e del palazzo del Comune, la discuteremo dopo.
Ci sono delle verifiche da fare: l'albergo. persino i 40.000 metri quadri delle abitazioni degli studenti potrebbero trovare altre soluzioni se lì non ci dovessero stare, ma enucleiamo questa questione. Facciamo quindi un accordo di programma Regione. Comune, Amministrazione delle Ferrovie, e diamo a questo il carattere della priorità assoluta.
Presidente, mi scuso per la lunghezza dell'intervento, ma lo ritengo un contributo da Consigliere vero, non è una polemica.
L'art. 27, comma quarto, della legge n. 142, dice che questi accordi di programma determinano l'eventuale conseguente variazione degli strumenti urbanistici e pertanto non ci sarebbe neppure da aspettare l'adeguamento della legge n. 56 e i piani territoriali, che sono procedure certamente lunghe, ma renderebbe possibile una procedura. Ma questa procedura eccezionalissima va usata nei casi eccezionali. come quello del Politecnico.
Si enuclei quindi questo problema e si dia vita all'accordo di programma. Per tutto il resto si valutino gli esami che sono stati qui indicati per quanto riguarda il Piano Regolatore di Torino. Con la precisazione che non sono d'accordo sul fatto che prima si fanno Piani Regolatori dei Comuni e dopo si scomporrà il Piano territoriale. Per questo occorre andare a quel colloquio che richiamavo prima come necessario.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Ferrara propongo, d'intesa con tutti i Capigruppo, di iscrivere all'o.d.g. della seduta odierna i seguenti argomenti: proposta di deliberazione n. 147 proposta di deliberazione n. 184 progetto di legge n. 11 ordine del giorno n. 147 inerente i Curdi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Università - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanze inerenti la localizzazione delle strutture dei Politecnico di Torino (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame delle interpellanze relative al Politecnico.
Ha ora la parola il Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Ho apprezzato molto la risposta alle interpellanze dell'Assessore Carletto. Si tratta di una risposta complessa, come complesso è il problema che abbiamo di fronte. Alcune certezze mi lasciano però perplesso. L'unica cosa chiara di tutto questo è che c'è una preferenza, una scelta sull'ampliamento dell'area delle Officine ferroviarie e ne prendiamo atto è una scelta lecita e possibile. Ciò che mi lascia perplesso sono i dati di crescita e di sviluppo del sistema universitario e del Politecnico di Torino. Mi pare che alcuni dati. inseriti nella relazione sugli standard urbanistici che si giudicano compatibili nella risposta degli Assessori risultano incompatibili secondo valutazioni fatte dagli addetti incaricati di elaborare il piano particolareggiato. Evidentemente nelle scelte di compatibilità previste dall'Assessore si deve intendere che l'unico insediamento previsto sulla spina 2, che rende compatibile tutto. è quello del Politecnico. Se questa è la scelta che ha fatto la Giunta, la si pu condividere. Se invece il silenzio su questo problema lo lasciasse ancora nel vago, mi pare che le cose resterebbero in totale ambiguità.
Stando così le cose ritengo sia necessario fare un approfondimento serio non tanto sul piano regolatore, che è una cosa che riguarda la Città di Torino, quanto sullo sviluppo della politica universitaria, una proiezione in avanti rispetto ai fabbisogni del sistema universitario piemontese. Prima di fare queste scelte di insediamenti, di ampliamenti e di non ampliamenti, a monte di tutto questo ci dovrebbe essere una previsione sui futuri fabbisogni. A mio parere si tratta di una competenza più diretta della Regione che la Regione dovrebbe fare, sentendo il Politecnico e le Università a tempi stretti, affinché. a seguito di questo rapporto di collaborazione, si possano dare al Comune di Torino i dati necessari rispetto a questa prospettiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, voglio essere brevissimo perché vedo che i tempi dei nostri lavori hanno subito un rallentamento e lo sarò anche perché confido che l'Assessore Carletto risponda al prossimo Consiglio o comunque nel più breve tempo possibile ad un'interpellanza che è strettamente connessa con i problemi che sono stati citati dai colleghi intervenuti, ovvero l'intesa. tra l'altro citata nell'intervento dell'Assessore, tra la Regione Piemonte e le Ferrovie dello Stato. Rimando molte delle considerazioni che vorrei fare, anche collegate a quelle svolte dal Consigliere Rivalta e ultimamente dal Consigliere Ferrara, a quella interpellanza.
Sul merito della questione oggi trattata, condivido i confini nei quali gli Assessori hanno illustrata; sono confini senz'altro ampi. Non si pu ragionare in un ambito più ristretto.
Gli Assessori hanno anche giustificato il proprio punto di vista di accedere in linea di massima ad un ampliamento del Politecnico li dov'è, in conseguenza dell'accettazione della cornice di ragionamento e di attività amministrativa del Comune di Torino. Questa cornice amministrativa delimita le seguenti scelte 1) che il piano regolatore si fa, ma prima saranno approvate delle anticipazioni che giudico rilevantissime e che di fatto costituiranno le scelte del piano regolatore 2) che l'asse portante dello sviluppo di Torino sia questa "benedetta" spina e che il piano regolatore contenga nei fatti le scelte, da voi sottoscritte insieme alle Ferrovie dello Stato e al Comune di Torino, di valorizzazione di ogni traversina ferroviaria che va dal Lingotto a Stura assegnandole un tanto di metri cubi costruibili.
Rinvio le critiche sull'affermazione di compatibilità della previsione di raddoppio del Politecnico con le norme urbanistiche; a mio avviso, non esiste compatibilità se l'intesa tra Regione Piemonte e Ferrovie dello Stato sarà attuata nei termini quantitativi previsti nella convenzione.
Non c'è spazio, collega Ferrara, per garantire agli insediamenti previsti da questa intesa. tra i quali il Politecnico, un livello funzionale di servizi adeguato alla legge urbanistica. Non vado oltre perché nell'interpellanza che ho presentato vi sono elementi quantitativi e di conoscenza in grado di sostenere questa tesi.
Da questo punto di vista. mentre ringrazio i due Assessori per aver inserito il problema al livello in cui si pone, non condivido l'esito di questo inserimento. perché non condivido il tipo di sviluppo previsto dal Comune di Torino. sviluppo quantitativo che creerà un danno notevole all'ambiente urbano. Rimane il fatto che ci troviamo di fronte all'emergere di proposte avulse da un disegno complessivo, che però possono anche avere delle suggestioni, perché in questa città, dove è difficile cambiare le cose e fare proposte nuove, è indubitabile che il proposito di assegnare alla periferia nord di Torino un grande ruolo innovatore, dato dall'inserimento di una grande struttura didattica e scientifica, preso di per sé credo che una certa suggestione la possa avere ed è forse facendo leva su questa suggestione che è stata motivata la proposta di guardare ad un futuro didattico e scientifico di Torino. proiettato molto in là negli anni e di collegarlo con uno sviluppo di Torino diverso da quello teso a concentrare nel cuore della città tutte le attività proponendo una soluzione nuova.
Ha una certa suggestione tutto questo; io ritengo però che se questa suggestione può essere presa in considerazione debba esserlo nell'ambito di un quadro complessivo di riferimento che non può avere quei parametri che la Giunta di Torino ha assegnato alla spina e che la Regione Piemonte mi sembra abbia accettato. Sono parametri quantitativi assolutamente incompatibili con un serio sviluppo della città che abbia rispetto ed elevi la qualità ambientale della città stessa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto per un breve chiarimento.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Le questioni poste dal Consigliere Chiezzi, alcune delle quali saranno oggetto di una risposta riguardante l'intesa Comune - Regione - Ferrovie che renderò in aula non appena sarà pronta. presuppongono delle valutazioni urbanistiche alle quali mi sento di poter già dare non dico delle risposte ma quanto meno delle valutazioni di carattere generale.
Prima questione: dagli estensori del piano regolatore di Torino c'è stata e c'è una valutazione di grandissimo interesse dell'intesa con le Ferrovie perché considerano questa intesa (e quindi le conseguenze che essa determinerà sulla città dal punto di vista urbanistico) strategia per il futuro della città. Prescindendo dagli aspetti economici e finanziari, che sono importanti e per i quali bisogna fare attenzione, dal punto di vista urbanistico questa intesa viene considerata strategica e quindi gli estensori del piano sono assolutamente entusiasti della possibilità di poter lavorare sulle aree delle ferrovie.
Seconda questione: gli standard. Sulla giusta preoccupazione del Consigliere Chiezzi, che è anche mia, mi sono interrogato più volte sulla questione dei 25 metri quadri; mi sono chiesto come Torino possa giungere ad una verifica. Non è scritto nella risposta poiché la stessa è stata preparata un mese fa e poi perché ritardi nei lavori del Consiglio hanno fatto sì che la rendessi solo oggi, comunque "Torino" pare non aver problemi ad arrivare agli standard previsti dalla legge urbanistica.
Le considerazioni che ho testé reso verranno comunque svolte in termini più completi allorquando risponderò all'altra interrogazione.
Ulteriore questione (qui mi rivolgo anche al Consigliere Rivalta) è la spina. Ho posto il problema agli estensori del piano, i quali considerano la spina realisticamente, non solo dal punto di vista urbanistico, ma anche dal punto di vista dei trasporti, quindi che cosa vorrà dire allocare le strutture di terziario su quest'asse piuttosto che altrove. In sostanza Cagnardi dice: "possiamo collocare la residenza sulla città" - in questo contrasta con Mercurio - "in modo più spalmato, ma ho il dovere di collocare il terziario dove c'è il sistema dei trasporti, perché, ad esempio, uscendo da un trasporto in galleria si deve trovare l'ufficio nelle vicinanze e se questo si trova invece a molta distanza non è funzionale allo sviluppo ordinato di una città. Il terziario deve essere legato quindi al sistema dei trasporti; questi sulla spina saranno molto forti".
Questa è la valutazione urbanistica che posso dare a seguito dei lunghi colloqui che ho avuto con Cagnardi proprio per capire che cosa sta succedendo. e proprio per rispondere ad un dovere istituzionale che è quello di una Regione che non deve essere disattenta rispetto ai problemi urbanistici della città. Avremo comunque occasione nei prossimi mesi di confrontarci su questi temi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore all'istruzione

Faccio una breve osservazione sulle considerazioni atte dal Consigliere Rivalta. Anche se la legge statale n. 245 non indica la Regione tra i soggetti deputati alla redazione di 1 piano di sviluppo delle Università, i buoni- apporti esistenti sia con il Politecnico che con d'Università hanno portato a fare le considerazioni che sono comprese nella risposta che collega Carletto ha letto, cioè. per quanto riguarda il Politecnico.
l'entrata in funzione e in attività fra breve del diploma universitario che verrebbe localizzato a Torino, Vercelli, Novara, Alessandria, Mondovì Ivrea e Aosta. evidentemente interesserà un certo numero di studenti che attualmente gravitano sul Politecnico di Torino. Quindi la visione del futuro per quanto riguarda i20 mila studenti dev'essere ridotta di quella parte che avrà la possibilità di accesso al diploma universitario nelle sedi decentrate del Piemonte.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 438 dei Consiglieri Riba, Bresso e Rivalta inerente la costruzione della discarica rifiuti in frazione S. Lorenzo, Comune di Fossano


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interpellanza n. 438 presentata dai Consiglieri Riba, Bresso e Rivalta.
La parola al Consigliere Riba per l'illustrazione.



RIBA Lido

Ringrazio il Presidente per avere accettato di far discutere ancora questa interpellanza in modo tale da consentire agli amici della zona interessata, che sono oggi presenti, di assistere a questa discussione (spero siano ancora qui, in ogni caso hanno trascorso una mattinata in Consiglio regionale e speriamo che sia stata per loro edificante. il che non è mai scontato per chi le trascorre tutte).
Vengo ad merito della questione.
Si tratta di un'interpellanza per la quale non siamo ancora nella condizione che spesso si verifica di dover agire su provvedimenti che hanno già completato l'iter completo e per i quali si tratta di provvedere al ritiro o alla modifica. Questa interpellanza è stata presentata tempestivamente a seguito dell'emergere nel territorio Fossanese della notizia dell'imminente costruzione di una discarica per rifiuti solidi urbani su un territorio definito "la zona dei laghi" di S. Lorenzo di Fossano e la semplice denominazione "zona. dei Laghi" implica tutta l'evidenza del valore paesaggistico - ambientale di quel territorio.
Infatti si tratta di una zona nella quale insistono ben tre laghi naturali già segnalati dalla LIPU (è in corso di elaborazione un progetto per la realizzazione di una zona di ripopolamento faunistico); adiacenti a questi laghi c'è un bosco di dimensioni non più grandi perché tutti i boschi hanno subito una notevole decimazione della loro consistenza, e tutt'attorno, a corona, vi sono aziende agricole che hanno una produzione significativamente interessante perché si tratta di zona irrigua.
La ragione di questa scelta nasce unicamente dal fatto che è stato adottato nel Comune di Fossano un criterio che va sconsigliato, li come altrove: l'esistenza di disponibilità di siti acquisiti da operatori privati, mentre l'operazione corretta - su questo credo che non esistano dubbi da parte della Giunta - consiste nel reperire i siti sulla base delle maggiori vocazioni o dei minori danni, gestire il progetto, fare l'appalto per assicurare l'eventuale gestione del sito a quelle aziende, tra le tante che operano nel settore, in grado di svolgere l'attività nei modi migliori e più economici.
Questa zona, che apparentemente viene presentata come una zona capace di contenere un sito di discarica dal punto di vista geologico, non lo è affatto perché a 20 metri di profondità c'è la falda acquifera. La fascia d'argilla che dovrebbe essere protettiva è spessa da uno a pochi metri e non c'è comunque nemmeno un rilevamento che la garantisca ed inoltre trattandosi di una collocazione sopra un'elevazione, è sottoposta ad un rischio di dilavamento, per cui un fenomeno naturale di versamento da zone alte verso quelle basse comporterebbe un trasferimento di materiali tale da essere non soltanto inquinante per il territorio, ma poiché esiste nelle vicinanze un insediamento urbano potrebbe essere anche altamente pericoloso per la vita quotidiana dei cittadini.
Contro questa operazione sono state raccolte oltre 300 firme (tutta la popolazione del sito interessato) che sono state presentate tempestivamente al Consiglio comunale di Fossano. i a nostra interpellanza non chiede revoche, ma ha lo scopo di sapere se la Giunta regionale era al corrente di questa vicenda, e posto che non lo fosse, adesso certamente lo è, comunque lo è l'Assessore Garino la cui segretaria ha ricevuto una delegazione dei presentatori di questa petizione. Il nostro obiettivo è che la Giunta intervenga tempestivamente per svolgere quell'azione di ordine politico e non soltanto giuridico - amministrativo che sarebbe consequenziale, quando invece occorre svolgere un'azione di carattere preventivo a livello politico perché questa operazione non proceda ulteriormente. Sarebbe oltretutto una risposta democratica alla mobilitazione della popolazione della zona che si è comportata in modo assolutamente civile e corretto e che è riunita praticamente in seduta permanente per vigilare affinché i loro diritti e le esigenze di quella zona non siano travolte e calpestate da un'operazione di carattere esterno rispetto ad un corretto percorso di ricerca del sito.
Devo dire ancora che il Comune di Fossano. fin dai tempi della programmazione zonale, sia comprensoriale che agricola. della Regione Piemonte, è sempre stato individuato come centro agro-industriale naturale dell'area sud del Piemonte, tant'è che lì insistono impianti di lavorazione di frutta e i primi impianti di macellazione: tuttora questa è la vocazione di quel sito.
Si tratta quindi di un elemento anomalo che io intendo denunciare in questa sede, perché se si dovesse procedere, di questa anomalia bisognerà discutere. Questo Comune da alcuni anni a questa parte non fa altro che preoccuparsi di insediare sul proprio territorio discariche, centri di smaltimento, depuratori di liquami, applicando tecnologie assolutamente opinabili (in genere si è trattato di progetti che non sono andati avanti perché anche da un punto di vista tecnico-scientifico non erano difendibili), quando invece quello di cui ha bisogno il territorio Fossanese, che è il più grande Comune agricolo della provincia, è un ulteriore sforzo a sviluppare la sua vocazione agricola e agro-industriale.
Dato che sullo stesso territorio esistono altre ipotesi di discariche tengo a chiarire che non sto assolutamente ragionando contro l'ipotesi del sito di S. Lorenzo per favorire l'altro sito che è stato individuato dalla società Castalia, sito rispetto al quale mantengo le stesse obiezioni anche perché si tratterebbe di una zona definita sulla base di una priorità di possedimento del territorio, per giunta a ridosso del territorio già supercompromesso di Salmour e di Benevagienna, dove la situazione è già altamente inquinata.
Chiediamo che si annullino queste impostazioni. che si faccia seguire al Comune di Fossano e al consorzio una procedura corretta; che si operi presso gli altri Comuni e in tutto il territorio consortile per ottenere una disponibilità su ipotesi che abbiano le caratteristiche di accettabilità e su quella base si proceda nei termini consueti a prescindere - lo ribadisco in conclusione - dalle precostituzioni di vocazione attraverso i possessi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

I due siti di S. Lorenzo e di Castello della Nebbia non sono in alternativa trattandosi di due progetti l'uno presentato, l'altro assolutamente no, il primo per rifiuti assimilabili, il secondo per rifiuti solidi urbani. Quindi il Consigliere Riba ha ragione quando dice che non si batte contro una discarica per favorire l'altra; non potrebbe neanche farlo perché le due cose sono totalmente diverse.
In merito al progetto di una discarica consortile per rifiuti urbani in frazione S. Lorenzo in Comune di Fossano debbo fare alcune necessarie precisazioni. Innanzitutto è doveroso ricordare come nella zona la situazione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani sia estremamente grave, come peraltro evidenziato dalla stessa Amministrazione provinciale di Cuneo. Infatti il prossimo 1 maggio a seguito del completamento della discarica di Salmour e successivamente anche di quella di Benevagienna, la maggior parte dei Comuni della provincia, fra cui tutti quelli del Fossanese, non sapranno dove portare i propri rifiuti. Proprio nel tentativo di prevenire questa situazione di emergenza mi ero fatto promotore di una riunione con gli Assessori all'ambiente dei Comuni di Savigliano e di Fossano. con il Sindaco di Salmour e con l'Assessore provinciale all'ecologia. Nell'ambito di tale incontro tenutosi circa due mesi fa era emersa l'impossibilità di procedere ad un ulteriore ampliamento della discarica di Salmour, anche provvisorio. Pertanto avevo provveduto ad invitare i Comuni di Fossano e Savigliano a costituire un consorzio di sub bacino, come previsto dal piano regionale, per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e conseguentemente ad attivare il più rapidamente possibile le procedure di scelta del sito adatto. Comunque al momento nessun progetto è ancora stato presentato all'Assessorato. Si è a conoscenza, ma non in modo ufficiale, che il consorzio si sta costituendo seppure con qualche difficoltà. Finché tale consorzio non sarà costituito evidentemente non potrà esprimere le proprie valutazioni in merito alla scelta del sito. Ci risulta che il Comune di Fossano abbia già dato la propria disponibilità per ospitare sul suo territorio la prevista discarica.
Ringrazio il Consigliere Riba e i colleghi firmatari dell'interpellanza per quanto segnalatomi. Qualora la scelta del consorzio dovesse cadere su di un terreno ubicato nei pressi della frazione S. Lorenzo, l'Assessorato terrà nel debito conto le obiezioni formulate, in particolare per quanto concerne la tutela delle falde e le valutazioni paesaggistico - ambientali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Apprezzo che sia stato preso atto del fatto che non esistono alternative tra i due siti e colgo l'occasione per confermare che, poich il sito di Castello della Nebbia è già stato oggetto di una battaglia al termine della quale era decaduto come ipotesi, spero che non venga attivato per l'altra operazione in corso relativamente ai rifiuti industriali.
Prendo nota del fatto che l'Assessore Garino ha espresso la sua sensibilità rispetto alla situazione paesaggistica e delle falde d'acqua nonché - aggiungo io - dell'insieme fisiologico del territorio che suggerirebbe un atteggiamento di notevole perplessità, certamente di non disponibilità nelle attuali condizioni. Questa è una forzatura, ma vorrei che la sensibilità arrivasse a questo. Le considerazioni riguardano anche l'Assessore Lombardi, il quale si è occupato di questo problema.
Mi preoccupa il fatto che Fossano abbia già dato la disponibilità, in quanto non richiesta fintanto che non sarà costituito il consorzio. quindi ritorno alla preoccupazione che ho sottolineato in precedenza. Vorrei ricordare, soprattutto agli Assessori cuneesi, il dirottamento dalla propria vocazione naturale. Il fatto che si arrivi all'1 maggio senza avere effettuato delle scelte non fa che segnalare il limite con il quale in provincia di Cuneo si è operato in merito alla questione delle discariche e del reperimento dei siti. Alla Regione toccherà vigilare e ha tutte le ragioni di farlo dal momento che anche i liguri scaricavano nella discarica di Salmour, quindi certamente si è acquisito molto materiale esterno al Piemonte. Una soluzione di emergenza rischierebbe di accentuare ulteriormente il danno in una zona che è già tra le più compromesse considerato l'entourage di discariche presenti nell'area.
Concludo riaffermando l'esigenza prioritaria che la ricerca non parta dalla precostituzione di una disponibilità del Comune di Fossano, perché in questo caso l'Amministrazione di quel Comune contravviene alle proprie vocazioni naturali, ai diritti all'ambiente della popolazione che vi abita all'agro-industria e soprattutto non sarebbe in grado di spiegare il perch con tanta anticipazione si preoccupa di rendersi disponibile per ospitare una discarica di questo genere in un sito inadatto, quando ancora siamo in tempo per fare una ricerca su un territorio molto più vasto, dove sicuramente è possibile trovare siti meno dannosi sia per l'ambiente che per la popolazione.



PRESIDENTE

Ha così termine la sessione antimeridiana della seduta odierna.
Il Consiglio è convocato alle ore 15.15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,50)



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