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Dettaglio seduta n.49 del 12/03/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali nn. 38, 39 40. 41. Sono stati distribuiti i processi verbali nn. 42, 43, 44.


Argomento: Organizzazione turistica

Interrogazioni n. 290 dei Consiglieri Ribellino, Farassino e Vaglio e n. 301 del Consigliere Porcellana inerenti la soppressione della lotteria nazionale del Palio di Asti


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo le interrogazioni n. 290 e n. 301.
La parola all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore al turismo

Come è noto, con legge n. 62 del 1990, è stato elevato da 6 a 13 il numero delle lotterie nazionali.
Con successivo decreto dell'11 ottobre venivano individuate le manifestazioni a cui collegare le lotterie per l'anno 1991. Fra queste, per la prima volta. è stata indicata una manifestazione piemontese: il Palio di Asti.
Svoltasi ininterrottamente dalla ripresa avvenuta nel 1967, dopo un lungo periodo di interruzione, la manifestazione è fra le più spettacolari del Piemonte, si svolge la terza domenica di settembre in una piazza cittadina, in cui si sfidano i borghi urbani e i paesi vicini in una corsa molto combattuta, preceduta da uno spettacolare corteo storico con eccezionali scenografie.
Per queste connotazioni la manifestazione si è ritagliata, sempre più nel tempo, uno spazio di rilievo nel panorama piemontese, assumendo, senza dubbio, il ruolo di punta fra le iniziative di carattere rievocativo e nel contempo ha ottenuto lusinghieri apprezzamenti, che hanno contribuito al suo successo popolare.
La decisione governativa di collegare una lotteria nazionale al Palio di Asti aveva pertanto riconosciuto lo "status nazionale" della manifestazione ed aveva coronato gli sforzi di riconoscimento in tal senso intrapresi dall'Amministrazione comunale, dai rappresentanti politici della Provincia e da tutti i principali "attori istituzionali" che concorrono ogni anno alla sua organizzazione.
Immediatamente dopo la pubblicazione sulla G.U. del decreto ministeriale il Comune di Asti, i Rioni del Palio, la Camera di Commercio l'Associazione Commercianti e l'Azienda di Promozione Turistica avevano avviato la "macchina organizzativa" per gestire gli adempimenti che sarebbero scaturiti dalla Lotteria Nazionale. Infatti, secondo l'art. 2 della legge 62 del marzo 1990, il 15% degli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti viene assegnato al Comune, nel caso delle manifestazioni organizzate da enti locali, con finalità di spesa educative culturali, sportive e promozionali.
Su questa base, tenendo conto degli incassi delle lotterie analoghe dell'anno 1990, l'introito a favore del Comune di Asti era stato stimato in circa 2 miliardi di lire. Non occorre precisare l'incidenza che tale disponibilità avrebbe comportato nei programmi operativi dell'Amministrazione comunale.
Purtroppo è intervenuta una modifica del decreto nell'ottobre '90 che ha riconsiderato le esigenze di programmazione delle lotterie nazionali sulla base del disposto della legge n. 62. Stando a quanto è stato affermato dal Ministro delle Finanze a noi e al Sindaco del Comune di Asti il diversificato grado di proficuità delle lotterie di nuova istituzione come nel caso dei risultati di quella di Lecce, che nel 1990 ha registrato una vendita di 1.378.804 biglietti per un introito complessivo di L.
6.900.000.000, ha indotto il Governo al reinserimento di tutte le lotterie nazionali (Viareggio, Agnano e Merino), inizialmente avvicendate per l'anno 1991, ai fini di consentire più elevati livelli di vendita dei biglietti e quindi del conseguente gettito erariale, sfruttando così l'ampia notorietà delle antiche manifestazioni abbinate.
L'inclusione delle lotterie tradizionali ha comportato tuttavia l'esclusione delle nuove tre lotterie - e tra queste quella collegata al Palio di Asti - concomitanti con le rispettive manifestazioni consolidate.
Mi sembra superfluo precisare, in questa sede, l'impatto che tale esclusione ha avuto sulla comunità astigiana che si è sentita defraudata di una giusta aspirazione, peraltro legittimata dalla pubblicazione del decreto ordinario sulla G.U. La decisione governativa ha avuto, ed ha tuttora, il sapore della beffa. Infatti, oltre al mancato introito da tutti gli addetti, istituzionali e non, vengono evidenziati i riflessi negativi sul piano "dell'immagine" che tale decisione ha comportato.
Non migliora certo la situazione la consapevolezza che la modifica del decreto, ancorché motivata da considerazioni di carattere economico, sia intervenuta dopo pressioni insistenti da parte dei grandi esclusi.
Escludendo ogni valutazione in merito al metodo seguito dal Governo che si commenta da sé, mi preme tuttavia comunicare ai colleghi che il Ministero delle Finanze ha assicurato che la Lotteria di Asti è soltanto rinviata all'anno 1992, nel quadro degli avvicendamenti periodici delle lotterie di nuova istituzione.
Tale rinvio dovrebbe consentire, per il maggior tempo a disposizione una più proficua organizzazione degli aspetti promozionali e pubblicitari della manifestazione tali da garantire un incasso, dalla vendita dei biglietti ad altre occasioni, sufficientemente elevato.
Il fatto di avere a disposizione un anno intero per organizzare il fronte della lotteria può rappresentare un punto a favore del Comune di Asti. In considerazione del fatto che il Ministero delle Finanze pare intenzionato a modificare la legge esistente in materia, mantenendo fisso un blocco di iniziative già consolidate (forse Agnano, Merano, Viareggio Venezia), e facendo ruotare le altre, va da sé che un buon successo della Lotteria di Asti può far avanzare la richiesta di una reiterazione della lotteria negli anni successivi.
Ed in questo senso l'Amministrazione regionale assicura tutto il proprio sostegno al Comune di Asti, sia nel farsi interprete presso i competenti organi di Governo delle aspettative di assegnazione della Lotteria per il 1992 sia, pur nel quadro attuale delle risorse, nei programmi di assegnazione degli interventi finanziari per l'organizzazione di manifestazioni a carattere turistico; programmi nei quali negli anni scorsi, è doveroso sottolineare, il Palio di Asti è stato senza interruzione giustamente ed attentamente considerato e valutato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Apprezzo la relazione dell'Assessore Cantore sul Palio di Asti, per non è emerso nulla di nuovo in quanto eravamo già a conoscenza di quanto è stato detto. Restano alcune perplessità. Innanzitutto, sia l'Associazione commercianti di Asti sia il Comune, essendo partiti a suo tempo con la macchina organizzativa, hanno sostenuto dei costi che prevedevano di recuperare con ili introiti della percentuale sulla vendita dei biglietti.
Si tratta pertanto di un danno economico; è agli atti e nessuno pu sanarlo.
Viste le motivazioni addotte dal Governo per abolire la lotteria di Asti, non so con quale spirito il Comune di Asti, l'Associazione commercianti e le altre istituzioni astigiane si apprestano ad organizzare la futura lotteria del 1992, dato che era già stata abolita una volta con motivazioni abbastanza equivoche. Non si può dire che le altre lotterie vendono più biglietti, occorre verificarlo, dopodiché il prossimo anno si potrà dire se la lotteria di Asti è stato un fallimento. Non so con quale spirito gli organizzatori si appresteranno a riavviare la macchina organizzativa, indubbiamente sotto tono, perché quando si è già stati scottati una volta non si può non effettuare una verifica. Pertanto, fin quando non si avrà la certezza che questo denaro entrerà effettivamente nelle casse degli organizzatori, la macchina organizzativa sarà molto debole.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore al turismo

Le preoccupazioni del Consigliere Rabellino sono fondate. Abbiamo deciso, d'intesa con il Comune di Asti, di fare le dovute pressioni in modo da poter capire quali saranno le decisioni del Governo per il 1992. Dalle informazioni che mi sono pervenute, parte della struttura organizzativa potrebbe essere già pronta, essendo stata preparata una possibilità di edizione del 1991 anche per il 1992. L'introito di 2 miliardi che andava al Comune di Asti, pari al 15%, ovviamente esuberava le spese che il Comune stesso e l'Associazione commercianti dovevano affrontare per questa manifestazione. Quindi il costo dovrebbe essere valutato almeno al 50%, con una esposizione di 1 miliardo che però, in parte, può essere recuperato nel 1992. In questi mesi dovremmo fare le dovute pressioni e nello stesso tempo stare molto attenti a non essere bruciati all'arrivo: nel senso che tutte le cose erano pronte e poi è stata rimangiata la parola da parte del Governo. Da parte nostra c'è l'impegno con il Comune di Asti a verificare con più attenzione tutta la vicenda.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda l'interrogazione n. 301, essendo assente il Consigliere Porcellana, prego l'Assessore Cantore di inviare risposta scritta al Consigliere interrogante.


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc.

Interpellanza n. 294 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerente l'applicazione della L.R. n. 41/89 "Disciplina delle professioni turistiche"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 294 presentata dai Consiglieri Rabellino Farassino e Vaglio.
Risponde l'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore al turismo

Con riferimento all'interpellanza di cui all'oggetto, si espone quanto segue.
La prima fase di attuazione della L.R. n. 41 del 18/7/1989 è stata improntata su tre tipi di interventi: avvio degli esami di abilitazione per le professioni già esercitate da anni nella Regione (guida turistica e accompagnatore turistico) unitamente alla terza professione soggetta ad autorizzazione amministrativa (interprete turistico), a seguito del trasferimento delle competenze alle Amministrazioni provinciali, ai sensi dell'art. 4, comma primo, della citata legge predisposizione dei programmi dei corsi abilitanti. Attualmente sono stati approvati dalla Giunta regionale i programmi di tutte le professioni turistiche previste dalla L.R. n. 41/89, ad eccezione di quello per istruttore nautico, poiché si ritiene opportuno affrontare la formazione a tale professione in un quadro più ampio che tenga conto di tutto il settore sportivo individuazione della possibilità di una procedura transitoria per permettere a coloro che, antecedentemente all'entrata in vigore della suddetta legge, avevano frequentato corsi di formazione a tali professioni approvati dalla Regione e realizzati tenendo conto degli indirizzi emersi nella fase di stesura della legge stessa.
Pertanto, sono stati emanati i seguenti provvedimenti amministrativi: DGR n. 122-32492 del 2/11/1989 "Approvazione dei programmi degli esami per l'accertamento dell'idoneità tecnico-professionale delle professioni di guida turistica, interprete turistico, accompagnatore turistico" DGR n. 177-36187 del 14/3/1990 "Approvazione del programma dei corsi di formazione alla professione di accompagnatore di turismo equestre" DGR n. 172-36985 del 10/4/1990 "Approvazione del programma dei corsi di formazione alla professione di accompagnatore naturalistico" DGR n. 125-599 del 17/9/ 1990 "Approvazione del programma dei corsi di formazione alla professione di animatore turistico" DGR n.30-631 del 24/9/1990 Approvazione di un corso di formazione professionale per accompagnatori naturalistici, organizzato dal Parco naturale dell'Argentera" DGR n. 75-1283 del 29/10/1990 "Approvazione dei programmi dei corsi di formazione alle professioni di guida turistica, interprete turistico accompagnatore turistico".
Relativamente al punto 1) dell'interpellanza in oggetto, si fa presente che, pur avendo provveduto tempestivamente all'adozione dei suddetti provvedimenti, la scarsa disponibilità di fondi causata dai tagli apportati al bilancio della Regione Piemonte ha consentito solo in parte il finanziamento di corsi professionali nell'anno 1990.
Per quanto concerne il punto 2) della suddetta interpellanza, si precisa che, alla data odierna, lo stato di attuazione della L.R. n. 41 89, relativamente alle competenze delegate alle Province, è il seguente Provincia di Asti: sono stati completati gli esami per le professioni di guida, interprete ed accompagnatore turistici. Gli idonei sono stati iscritti negli appositi elenchi Provincia di Alessandria; sono state nominate le Commissioni per gli esami di guida, interprete ed accompagnatore turistici. Si prevede di effettuare le prove di esame nel marzo 1991 Provincia di Cuneo; è stato approvato il bando per la partecipazione agli esami per guida turistica, a cui seguirà a breve termine la nomina della Commissione Provincia di Novara; sono state nominate le Commissioni per gli esami di guida, interprete ed accompagnatore turistici. L'inizio delle prove è previsto nel corrente mese di marzo Provincia di Torino; sono state nominate le Commissioni per le professioni di guida, interprete ed accompagnatore turistici e sono stati approvati i bandi per la partecipazione ai relativi esami Provincia di Vercelli; sono state nominate le Commissioni per le professioni di guida, interprete ed accompagnatore turistici. Sono in corso gli esami per accompagnatore turistico e successivamente saranno avviati quelli per le altre due professioni.
Inoltre, le Province hanno provveduto all'iscrizione negli elenchi di cui all'art. 4 della predetta legge degli accompagnatori turistici e delle guide turistiche, residenti nel proprio territorio di competenza, già in possesso di licenza di esercizio rilasciata ai sensi della precedente normativa.
Per quanto riguarda infine i punti 3) e 4) dell'interpellanza in oggetto, al momento, sulla base delle proposte pervenute, rispondenti ai criteri deliberati dalla Giunta regionale, sono stati attuati o sono in fase di organizzazione cinque corsi, di cui due per accompagnatori di turismo equestre e tre per accompagnatori naturalistici Formazione per accompagnatori di turismo equestre 1) corso gestito dal Formont (Centro di formazione professionale per le attività di montagna), finanziato dalla Regione Piemonte con DGR n.
110-32480 del 2/11/1989, conclusosi nell'ottobre 1990 2) corso analogo al precedente, previsto per l'anno formativo 1990/199 1, già approvato dalla Giunta regionale con DGR n. 70-2636 del 17/ 12/1990.
Formazione per accompagnatori naturalistici 1) corso gestito dal Formont ed organizzato in collaborazione con il Parco nazionale del Gran Paradiso, con finanziamento regionale, previsto per l'anno formativo 1990/ 1991, già approvato dalla Giunta regionale con DGR n. 702636 del 17/12/1990 2) corso gestito dal Parco naturale dell Argentera, già approvato dalla Giunta regionale con DGR n. 30-631 del 24/9/1990 3) corso gestito dal Parco naturale Laghi di Avigliana. La deliberazione è attualmente in fase di elaborazione e verrà presentata entro breve termine all'approvazione della Giunta regionale.
In particolare, si sottolinea che gli ultimi due corsi avranno carattere di aggiornamento tecnico-didattico e sono riservati a coloro che antecedentemente all'entrata in vigore della L.R. n. 41/89, hanno frequentato corsi di formazione a tale professione riconosciuti dalla Regione Piemonte e aventi durata non inferiore a 150 ore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Ringrazio l'Assessore per il quadro complessivo fornitoci. Sarei ancora più grato se mi potesse inviare copia della sua risposta. Non voglio fare la storia di questa legge, però desidero sottolineare il motivo per cui nel mese di dicembre, abbiamo pensato di interrogare l'Assessore sulla sua applicazione. Credo che si sia presentata giustamente questa interrogazione perché, da quanto ho potuto sentire, a quasi due anni di distanza dall'approvazione non si è fatto granché. Questo conferma le preoccupazioni delle associazioni che operano in questo campo, soprattutto per quanto riguarda il finanziamento di questa legge. Non ho sentito parlare di soldi ho sentito parlare di formazione. Non ho capito bene se gli stanziamenti per rendere pienamente applicata questa legge andranno a finire in qualche altro capitolo che non siamo riusciti a identificare oppure se non ci sono proprio e se quel poco che si riesce a tirare fuori proviene dai corsi di formazione professionale. E' quanto mi è parso di intendere. Invece, sulla realizzazione di questi albi, sulla verifica effettiva di chi esercita la professione, se effettivamente è o non è iscritto, sui modi di effettuare questa verifica, sui modi di sensibilizzare le Comunità montane, di sensibilizzare soprattutto il pubblico - perché se il pubblico non è informato della presenza sul territorio di queste figure professionali sicuramente non richiederà l'opera di questi tecnici iscritti agli albi regionali - continuo a manifestare una forte perplessità, da parte mia e del mio Gruppo, nei confronti dell'applicazione reale di questa legge. Noi la vediamo come uno dei pochi sforzi che la Regione ha dichiarato come intenzione per intervenire particolarmente sui problemi della montagna. Mi riservo di verificare con più calma quanto illustrato in questa prima fase dall'Assessore, riservandomi di ripresentare una più puntuale interrogazione qualora rilevassimo, come ci pare di rilevare, una scarsa attenzione da parte del bilancio preventivo, approvato la scorsa settimana per la realizzazione effettiva di questa legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore al turismo

Volevo solo precisare che oltre una maggiore attenzione, sulla quale concordo, è opportuno, e per questo stiamo lavorando, anche razionalizzare l'intervento tra la formazione professionale e i vari Assessorati. Noi ci siamo trovati di fronte a corsi analoghi organizzati in modo separato dall'Assessorato al Turismo piuttosto che dalla Formazione Professionale e probabilmente anche da altri Assessorati in altri ambiti. E' opportuno andare a una razionalizzazione e soprattutto è opportuno che l'Assessorato al Turismo (parlo per la mia competenza) organizzi i corsi in accordo con la Formazione Professionale e quando la Formazione Professionale organizza corsi sul Turismo interpelli l'Assessorato al Turismo. Mi pare che questa sinergia nel passato non ci sia stata.


Argomento: Caccia

Interpellanza n. 99 dei Consiglieri Miglio, Segre e Staglianó, inerente il calendario venatorio della Zona Alpi per il 1990


PRESIDENTE

L'Assessore Cantore risponde ancora all'interpellanza n. 99 dei Consiglieri Miglio, Segre e Staglianò. I Consiglieri interpellanti rinunciano ad illustrare l'interpellanza; ha pertanto la parola l'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore alla caccia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in merito all'interpellanza a firma dei Consiglieri Miglio. Segre e Staglianò, relativa al calendario venatorio Zona Alpi - 1990 si richiamano in primo luogo i seguenti elementi di fatto la Provincia di Torino, dietro richiesta di questo Assessorato di avere elementi di informazione sulla questione in oggetto, ha comunicato che le variazioni apportate al punteggio relativo ai capi prelevabili nella stagione venatoria 1990 riguardano unicamente la tipica fauna alpina e di conseguenza l'attività venatoria esercitata in Zona Alpi. La legge prevede al riguardo, l'effettuazione di appositi censimenti per le sole popolazioni di cervi, caprioli, daini, mufloni e camosci, che la Provincia di Torino compie regolarmente ogni anno e prescrive, art. 38 della L.R. 60/79, che per la cosiddetta fauna alpina minore (fagiano di monte, pernice bianca lepre variabile, coturnice) si predispongano, sentiti i soggetti gestori delle zone speciali, idonei piani di prelievo. Da anni la Provincia, in ossequio al disposto della legge, raccoglie le stime sulla consistenza numerica della specie in questione, effettua i necessari controlli tramite il proprio servizio di vigilanza e consegna le risultanze ai collaboratori scientifici dell'Università di Torino per la elaborazione dei dati e la definizione del numero di capi da abbattere.
La Provincia riferisce ancora che l'anno scorso, sulla base delle proposte dei collaboratori scientifici dell'Università, la Giunta provinciale, con deliberazione n. 201-13521 del 30/8/1990, ha approvatole quantità di animali abbattibili per ciascuna zona, riducendo in alcuni casi drasticamente le indicazioni dei consulenti universitari e con medesimo atto ha previsto la chiusura della caccia al raggiungimento dei tetti previsti anche in data anteriore alla chiusura della normale attività venatoria.
La Provincia fa quindi presente che non si tratta di un ampliamento del prelievo venatorio in quanto il meccanismo non consente di abbattere un numero di animali superiore a quello stabilito e che i cacciatori sono tenuti ad effettuare una doppia registrazione; una di queste è raccolta regolarmente dal servizio di vigilanza che ha costantemente sotto controllo l'andamento del prelievo.
Questo Assessorato valuta che evidentemente il ragionamento interpretativo della Provincia è andato nel senso che la caccia alla tipica fauna alpina minore (gallo forcello, pernice bianca, coturnice, lepre variabile) potesse essere autorizzata solo previa approvazione di appositi piani di prelievo basati sulla consistenza dei popolamenti di detta specie per cui ha ritenuto derogabili i limiti dei capi abbattibili ed il punteggio annuale.
Ciò richiamato, questo Assessorato, basandosi sulla lettera e sullo spirito della legislazione nazionale e regionale in materia da cui emerge chiaramente l'intento di tutela della fauna nell'interesse della comunità nazionale e regionale, subordinando a questa l'esercizio venatorio, ha ritenuto che la disposizione della Provincia non sia stata assunta in conformità alla normativa vigente.
Si ritiene inoltre che il richiamo all'art. 41, quarto comma, operato con deliberazione della Giunta provinciale n. 97-1352114 del 4/ 7/ 1990 rivestendo carattere di deroga rispetto alla normativa regionale, non contiene idonea motivazione atta a giustificarne l'adozione. In tal senso l'Assessorato ha inviato il fonogramma n. 1825 del 21/9/1990 alla Provincia al fine di ottenere la revoca del provvedimento provinciale in ordine alle disposizioni assunte in difformità alla disciplina generale.
La Provincia di Torino, in esito al fonogramma n. 1825 inviato dalla Regione, ha comunicato, con lettera dell'Assessore alla caccia del 1/10/1990, che "gli atti sono stati assunti nel pieno rispetto delle vigenti norme di legge" - "1 provvedimenti in questione non possono pertanto, ad avviso di questa Amministrazione provinciale, essere oggetto di interventi atti a rimuovere disposizioni non conformi alle norme di cui alla L.R. 60/79 e successive modificazioni".
Sussiste, pertanto, dissenso interpretativo sul significato del pertinente IV comma, dell'art. 41 della L.R. 60/79. Ciò richiamato l'Assessorato non avendo elementi né nuovi né diversi permutare la propria interpretazione, la ribadisce in questa sede. Ritiene altresì che l'eventuale violazione dell'art. 41, IV comma della L.R. 60/79 da parte della Provincia (violazione che qui si qualifica eventuale, poich l'interpretazione delle norme spetta istituzionalmente e, in ultima istanza, solo alla Magistratura) dia comunque luogo ad una situazione da superare.
Riconosciuto comunque che i provvedimenti della Provincia n. 97 13521/14 del 4 luglio 1990 e n. 201-13521/21 del 30 agosto 1990 hanno ottenuto l'avallo del controllo di legittimità dell'organo a ciò preposto la Giunta si impegna a valutare con particolare attenzione l'opportunità di emanare, per la prossima stagione venatoria, una adeguata circolare in merito.
Ciò soprattutto per rendere necessariamente omogeneo il comportamento delle varie Provincie su un punto così delicato come quello che attiene al prelievo venatorio per massimizzare la tutela della fauna entro una corretta interpretazione circa il contenimento del prelievo venatorio.
Voglio aggiungere a questa risposta la relazione che mi è giunta dall'Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina.
In ordine, poi, alla verifica tramite l'INPS, circa l'effettiva consistenza della fauna in oggetto, si fa presente quanto segue.
Come è noto, la situazione del popolamento delle specie di uccelli e mammiferi di maggiore importanza gestionale nell'ambito del territorio della Regione Piemonte è stata oggetto di studio da parte dell'INPS, al quale era stato affidato l'incarico della predisposizione della carta delle vocazioni faunistiche. Gli elaborati finali sono stati presentati dall'Istituto nel mese di maggio di quest'anno.
Nel reperimento dei dati l'INPS si è valso della collaborazione dei funzionari e degli agenti di vigilanza delle diverse Amministrazioni Provinciali, di interviste con naturalisti, cacciatori ed esperti locali nonché di specifici sopralluoghi sul campo.
In particolare, lo status del popolamento della specie coturnice, gallo forcello, pernice bianca e lepre variabile, risulta per la Provincia di Torino complessivamente soddisfacente.
Il quadro dell'attuale situazione del popolamento delle specie suddette è stato rappresentato dall'INPS nel volume IV (uccelli) e volume VI (mammiferi), indicazioni per le specie. Si riportano le indicazioni relative alle specie oggetto dell'interpellanza, con riferimento alla Provincia di Torino.
In relazione a quanto sopra, si ritiene pertanto che non sussistono le condizioni per un intervento regionale ai sensi dell'art. 39 della L.R.
60/79.
Dopo la vostra interpellanza, abbiamo adottato subito una misura nei confronti della Provincia, ma anche quando siamo venuti a conoscenza della posizione assunta dalla Provincia di Torino, la stessa, come ho letto nella relazione, ha risposto di voler continuare nelle decisioni adottate.
Riteniamo che ci sia una diversità di interpretazione dell'ari. 41 da parte della Provincia. Vorremmo evitare perla stagione venatoria 1991 il verificarsi di quello che è avvenuto nel 1990 e quindi emanare una circolare che possa vincolare la Provincia, e le Province, al rispetto della Legge regionale e nazionale. Nella vostra interpellanza c'era anche una richiesta riguardante lo stato di popolamento di queste specie. Da quanto ci ha comunicato l'Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina lo stato di popolamento di queste specie è per ora buono nella Provincia di Torino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Ringrazio l'Assessore per la risposta a questa interrogazione ormai di lunga data. Accolgo positivamente le indicazioni che emergono dalla relazione dell'Assessore, soprattutto rispetto alle questioni da noi sollevate in merito alla legittimità del provvedimento adottato dalla Provincia, dove chiedevamo se veniva recepito o meno il rispetto dei contenuti che la legge quadro regionale, riferita alla gestione della caccia, indica come prioritari. Nello specifico, chiedevamo se era legittimo o meno, da parte della Provincia, variare la definizione del punteggio relativo ad alcuni capi della fauna alpina tipica del Piemonte o viceversa, se la decisione assunta dalla Provincia prevalicava lo spirito e le indicazioni di massima che la legge dava. Mi pare che l'Assessorato abbia accolto in pieno questa nostra posizione, ne siamo ovviamente contenti, e cogliamo come positiva anche la scelta di essere intervenuti subito, nei confronti della Provincia, per fare recedere la stessa dalla iniziativa assunta per delibera. Allo stesso modo, accogliamo positivamente la volontà, qui espressa, di addivenire, tramite una circolare, a un primo chiarimento di quello che deve essere l'intervento che le varie Province devono assumere sulla gestione complessiva della caccia, indipendentemente dalla questione della fauna alpina. In secondo luogo, ci pare opportuno in questo momento rimarcare una questione che per noi è fondamentale, cioè quella di addivenire ad una modifica del testo attualmente in vigore, senza il quale difficilmente si potrebbero sanare contrasti interpretativi come quelli che sono avvenuti in questo contesto. Nel senso che la legge, così come è stata concepita, non permette una rivalsa da parte della Regione nei confronti di provvedimenti assunti dalla Provincia che travalicano lo spirito della stessa legge quadro. In questo senso, a nostro avviso, la procedura da attivare sarebbe quella di spostare la delega così come viene concepita - come un trasferimento non più totale dei poteri, ma appunto come delega stessa - in modo che la Regione si riservi comunque il diritto di intervenire qualora ravvisasse che le Province, con proprio atto assunto in forma di delibera o in altro modo, contrastano e vanno a ledere i principi fondamentali dichiarati all'interno del testo della legge quadro.
Vorrei fare altre due osservazioni; la prima è che le giustificazioni della Provincia non sono ovviamente accettabili. La stessa, se non ricordo male in una risposta data in sede di Consiglio provinciale ad una analoga Interrogazione presentata dai Consiglieri provinciali, giustificava tra i vari argomenti portati avanti, il fatto che la delibera di variazione del punteggio assunta era necessaria per disincentivare l'atteggiamento dei cacciatori che non marcavano sull'opportuno libretto il punteggio e il numero dei capi abbattuti. Mi sembra che questa sia una logica che tende a delegittimare appunto le imposizioni legislative e ad andare invece incontro alla volontà di disubbidienza dei cacciatori che di fatto non rispettavano i contenuti di legge. La Provincia, invece di orientarsi per un controllo maggiore degli stessi, attraverso gli organi preposti, veniva incontro a questa volontà cercando di rimediarvi, alterando sostanzialmente il punteggio dei capi per la fauna alpina minore. Secondo noi non è questa la logica. Viceversa, deve essere quella di una rivisitazione dei contenuti della legge quadro per addivenire a una riformulazione della stessa in cui ovviamente, la Regione deve riacquisire un ruolo preponderante di controllo nei confronti dell'attività e delle decisioni che le Province stesse assumono e quindi ripristinare un potere di rivalsa qualora i principi di questa legge non venissero rispettati.
La seconda questione. Mi pare di aver capito, dalla risposta dell'Assessore, che i censimenti relativi alla fauna alpina dimostrerebbero che la stessa è presente in una quantità sufficiente da poter pensare ad un prelievo di questo tipo. Non sono competente in materia, però, da quello che mi risulta, avendolo verificato anche con le associazioni ambientaliste che maggiormente si occupano di queste questioni, i suggerimenti che mi venivano erano che la fauna alpina, per le caratteristiche di vita, per le abitudini che la stessa ha, è difficilmente censibile per cui si avanzavano delle perplessità molto forti rispetto alla capacità effettiva degli studi preposti a poter fare un censimento sulla quantità effettiva presente nell'arco alpino del Piemonte di questo tipo di fauna. Ovviamente rimane il dubbio; in sede di Commissione, quando si discuterà della legge quadro sulla caccia per addivenire ad una riforma della stessa, bisognerà fare queste considerazioni sulla validità dei censimenti portati avanti con questi criteri dagli organi preposti.



CANTORE Daniele, Assessore alla caccia

Siamo in attesa della legge quadro nazionale sulla caccia; sono stati approvati 20 articoli e quindi siamo a metà dell'iter legislativo parlamentare. Attendiamo questa legge per poter legiferare a livello regionale. Se i tempi non si allungano, e pare che la legge possa essere completata entro l'estate, ci pare opportuno aspettare la legge quadro per poi mettere mano alla Legge regionale che, indubbiamente, necessita di modifiche tra le quali quella che ha accennato il Consigliere, cioè il ruolo della Regione in rapporto tra la Regione e la Provincia, non solo nel controllo, ma anche nella programmazione di questo settore sul territorio regionale.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza - Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale - Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazioni n. 354 e n. 355 dei Consiglieri Poco e Calligaro inerenti: la riduzione assegnazione contributi alle Scuole e Istituti musicali; i corsi di orientamento musicale - riduzione contributi


PRESIDENTE

L'Assessore Fulcheri risponde congiuntamente alle interrogazioni nn.
354 e 355.



FULCHERI Giuseppe, Assessore alla promozione attività culturali

Presidente, colleghi Consiglieri, in relazione alle interrogazioni n.
354 e n. 355 dei Consiglieri Foco e Calligaro, riguardanti i contributi regionali per le Scuole e Istituti di musica, e per i corsi di orientamento musicale, rispondo quanto segue.
Come è noto, il capitolo di bilancio 11950, che nel bilancio '89 aveva una dotazione finanziaria pari a 1 miliardo e 800 milioni, nell'esercizio '90 ha visto una disponibilità pari a 1 miliardo e 80 milioni, cioè una riduzione del 40%. Su questo capitolo grava la spesa per l'educazione permanente svolta negli Istituti carcerari che, tenendo conto del cospicuo taglio di bilancio per il '90, è stata limitata a 180 milioni. Pertanto restavano disponibili 900 milioni, che sono stati così utilizzati; 243 milioni, si è provveduto al versamento del contributo per 81 corsi di I anno attivati a fine del 1989 per 3 milioni a corso; 346 milioni e 150 mila lire, per i corsi di orientamento musicale di II e III anno, con un contributo di 2 milioni e 150 mila lire per corso. Su questo devo far rilevare che se avessimo fatto la riduzione del 40% sui 3 milioni dello scorso anno, avremmo soltanto dovuto dare 1 milioni e 800 mila lire, mentre abbiamo dato 2 milioni e 150 mila lire, pari a una riduzione del 28% e non del 4%. 260 milioni 850 mila lire per le Scuole e Istituti di musica operanti in Piemonte; ne sono stati finanziati 20 in luogo dei 28 dell'anno precedente.
Non sono stati autorizzati corsi di I anno. Al proposito devo ricordare che il Commissario di Governo, in sede di controllo degli atti di Giunta (prima richiamati), ha consentito l'ulteriore corso dei provvedimenti "con invito a concludere le iniziative già avviate, per un'organica disciplina legislativa nella materia". Io stesso sono stato a parlare con il Commissario di Governo, il quale mi ha fatto presente che siccome è competenza della Regione, trasferita con il DPR 616/77, ed essendo passati quattordici anni, si sarebbe dovuta fare la legge per consentire questi stanziamenti annuali e costanti.
Prima ancora della predisposizione degli atti di Giunta ho avuto la possibilità di impostare la legge sull'orientamento musicale, che attualmente è all'esame dell'Ufficio legislativo e quanto prima verrà sottoposta all'approvazione della Giunta per poi essere avviata al Consiglio regionale.
I criteri seguiti nell'attribuzione dei contributi alle scuole ed istituti di musica sono stati salvaguardare almeno 2 scuole per ogni Provincia (tranne la Provincia di Torino ove sono state finanziate 7 scuole tra cui l'associazione giovani amici della musica di Grugliasco, in considerazione del fatto che è l'unica scuola che opera con bambini in età pre-scolare).
Per quanto riguarda il taglio da 50 a 15 milioni di contributo all'Assessorato alla Gioventù del Comune di Torino, le ragioni sono da ricercare oltre che nella considerazione che al Comune di Torino (Assessorato Istruzione) sono stati attribuiti altri 70 milioni, anche nella limitatezza delle risorse prima illustrate.
La linea che la Giunta intende perseguire in questo campo è indicata nel d.d.l, che consente in maniera organica una definizione del problema.
Infine, non è possibile aderire alla richiesta formulata dagli interroganti di reintegrare i contributi per due ordini di ragioni 1) trattandosi di spesa corrente, l'impegno di questa può aversi solo entro il 31/12 dell'anno di riferimento 2) le dotazioni di bilancio per l'anno '91 non consentono una duplice contribuzione per uno stesso intervento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

L'Assessore non ha portato grandi chiarimenti rispetto alle interrogazioni presentate, nel senso che erano risposte abbastanza intuibili. Il nostro discorso è più complessivo, e lo confermiamo in questa sede, nel senso che abbiamo cercato di caratterizzare i nostri interventi nel comparto culturale con altre Interrogazioni, perché riteniamo che la lettura non debba essere fatta all'interno di un singolo capitolo, ma debba avere una visione complessiva del bilancio dell'ente Regione. Quindi, fare delle scelte a priori nel momento in cui si va alla determinazione del bilancio e alla sua definizione.
Pertanto, non concordiamo con la scelta del taglio drastico - lo abbiamo già detto altre volte - del 40% su tutti i capitoli del bilancio regionale, in modo particolare sui capitoli riguardanti la cultura l'assistenza, l'istruzione, ecc. Riteniamo che, all'interno del bilancio complessivo, la Giunta debba fare delle scelte politiche e di priorità.
Se ho ben capito, per quanto riguarda l'orientamento musicale è necessario arrivare ad una normativa più specifica attraverso una nuova legge. Assessore, dopo quattordici anni di ritardo non posso non essere d'accordo con lei, se appena insediato provvede, ma non l'accetto ovviamente come scusante per non avere finanziato i corsi di avvio musicale, perché lei sa benissimo che quando non si avvia una cosa la si chiude definitivamente. Quindi, la sostanza del discorso è che si è voluto fare un ulteriore taglio, all'interno del taglio già considerevole bloccando quell'attività. Ritengo che non bisogna fermare il mondo per poter legiferare, ma bisogna cercare di stare attenti all'aspetto della quotidianità e della continuità e, contemporaneamente, tempestivamente cercare di dare vita a provvedimenti di più ampio respiro.
Ancora una cosa. Non trovo giustificazione per il Comune di Torino; è un grande Comune, ha delle sue risorse e ritengo debba saper fare delle scelte all'interno del suo bilancio. Non giustifico, quindi, né il Comune di Torino né l'Assessorato che segue questo specifico comparto. Non pu essere accettato come giustificazione il fatto che siano stati assegnati 70 milioni per un'altra iniziativa, perché allora dovremmo ricordare che nell'anno precedente, erano stati assegnati 130 milioni, così come questa volta da 50 milioni si passa a 15.
Riassumendo. Non ritengo, tra l'altro, di concordare con i criteri adottati in questa delibera, perché non si è avuto il coraggio di fare delle scelte e quindi di andare a individuare priorità non solo all'interno delle singole Province, il cui equilibrio va sicuramente garantito.
Infatti, se il corso di Torino, come quello di Grugliasco, se ben ricordo ha un suo significato e rilievo, ed era l'unico sul jazz, avrebbe dovuto essere privilegiato rispetto ad altre iniziative. Quindi, Assessore - mi permetta la parola - questo è barcamenarsi cercando di accontentare tutti.
Noi non concordiamo con il taglio delle risorse, ma, nel momento in cui si è arrivati ad avere meno risorse, all'interno di queste bisogna creare delle precise scalette di riferimento e delle precise selezioni qualitative nel limite in cui la Regione può fare queste scelte e seguendo comunque dei criteri.
Mi permetto un'ultima osservazione e poi chiudo il mio intervento dichiarando la mia profonda insoddisfazione per questa risposta.
Il taglio del 40%, in alcuni casi - meno male! - è stato solo del 28 ma non è comunque equilibrato. Assessore, lei che ha steso la delibera non ha bisogno che io sottolinei i passaggi dove c'è stata una notevole oscillazione tra le varie realtà nel taglio. Passiamo dal 35% al 65% e lo superiamo. Mi permetta di dire (e creda, non vuole essere una malignità, ma vuole aiutare tutti a lavorare in un certo modo) che mi pare che la zona del Monregalese, di Mondovì e dintorni abbia avuto tagli nettamente inferiori ad altre realtà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri per una brevissima replica.



FULCHERI Giuseppe, Assessore alla promozione attività culturali

Per quanto riguarda i criteri, ho dovuto prendere atto delle situazioni che esistevano al momento in cui ho preso in mano l'Assessorato. Né sono responsabile del taglio del 40% che era dell'anno scorso; quest'anno non si parla più di taglio del 40%. Con il disegno di legge, che già attualmente è all'Ufficio legislativo e poi sarà portato in Giunta e poi al Consiglio, i criteri saranno fissati. Da parte dell'Assessorato c'è stato l'adeguarsi a quelli che sono i desideri che il collega Foco ha espresso, e le sue impostazioni in tal senso sono quindi anche le nostre. Questo è per il futuro, il passato è quello che è stato.
In secondo luogo, non mi consta affatto che istituti musicali del Monregalese abbiano avuto più degli altri. Sarei lieto di vedere le percentuali in questione, perché assolutamente non si pone agli uffici il problema di preferire una zona piuttosto che l'altra.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 184 del Consigliere Sartoris inerente i tagli alle linee ferroviarie In Piemonte. Stazione Orta-Miasino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 184. La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore ai trasporti

La stazione ferroviaria di Orta-Miasino si trova al k 43 della linea Novara-Domodossola ed è situata fra le fermate di Corconio Ameno (al km 41) e Pettenasco (al km 46).
La stazione di Orta-Miasino risulta essere presenziata da un addetto.
Dai dati forniti dalla Direzione compartimentale di Torino dell'Ente FS, il movimento dei passeggeri (biglietti più abbonamenti) nella suddetta stazione ha portato ad un incasso medio mensile di poco superiore ai 4 milioni di lire, con un movimento medio di circa 58 viaggiatori al giorno (periodo da gennaio ad agosto '90), con punta massima a febbraio (76 viaggiatori al giorno) e minima a luglio (37 viaggiatori al giorno).
Il suddetto movimento di utenza nella stazione di Orta-Miasino, a parere del compartimento delle FS, giustifica quindi la presenza di un solo addetto, poiché l'aumento di personale farebbe salire i costi di gestione ad un livello che, confrontato con gli introiti, andrebbe contro la politica di risparmio praticata dall'Ente FS.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Quando abbiamo segnalato questo caso, ci siamo preoccupati perch sapevamo che ci sono alcune stazioni che non sono sicuramente in attivo, ma abbiamo sempre pensato che le Ferrovie di Stato si devono muovere anche in un'ottica di servizio. E' chiaro che un solo addetto non può garantire il servizio alle 58 persone che usufruiscono di tale stazione. Il problema è che sicuramente dovremo assistere in Piemonte ad altri casi di questo tipo.
Secondo noi questi, come altri, sono servizi e quindi sui servizi non si può calcolare quello che può essere il guadagno. Si tratta di un problema che sicuramente verrà fuori anche per altre stazioni. Purtroppo, con una persona sola che non può garantire il servizio, i viaggiatori si ridurranno ancora di più.


Argomento: Viabilità

Interpellanza n. 234 dei Consiglieri Chiezzi e Calligaro inerente la L.R. n. 33/90 - Interventi per la promozione della bicicletta come mezzo di trasporto attraverso realizzazione di piste ciclabili Interpellanza n. 241 del Consigliere Marino inerente la L.R. n. 33/90 sulla promozione della bicicletta Interrogazione n. 299 dei Consiglieri Miglio, Segre e Staglianò, sui ritardi negli adempimenti di legge n. 33/90


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interpellanza n. 234, l'interpellanza n.
241 e l'interrogazione n. 299.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione dell'interpellanza n. 234.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, illustro brevemente l'interpellanza in quanto concerne l'attuazione di una legge che è stata votata all'unanimità dal Consiglio regionale il 17/4/1990. E' una legge con la quale si è inteso promuovere l'utilizzo della bicicletta all'interno di un rinnovato potenziamento e riqualificazione del sistema dei trasporti. La legge non si proponeva - lo ribadisco - di individuare nell'uso della bicicletta una sorta di momento risolutivo del problema dei trasporti, per partiva dal punto di vista che in Italia e in Piemonte l'uso della bicicletta è largamente inferiore a quello che potrebbe essere sviluppato e si riconosce che un'integrazione dell'uso della bicicletta nell'ambito del sistema dei trasporti può produrre dei benefici di vario tipo; riduzione del traffico automobilistico, specialmente nei centri storici, collegamento e potenziamento del mezzo pubblico come momento di spostamento, se la bicicletta viene inserita in questo ambito.
L'interpellanza nasce dalla preoccupazione che alcuni obiettivi previsti dalla legge non sono stati realizzati dalla Regione Piemonte.
Questo è molto preoccupante. La disattenzione nei confronti dell'uso della bicicletta ha radici profonde in quanto si tratta di innovare la cultura della mobilità. La Regione Piemonte, che ha approvato la legge, dovrebbe essere un soggetto estremamente attivo per invertire questa tendenza, per far uscire questo strumento di trasporto dall'oblio in cui per troppo tempo in Italia e in Piemonte è stato tenuto. Di qui la preoccupazione degli interroganti sui quattro punti che ci sembrano inattuati da parte della Regione Piemonte; quello relativo alla normativa tecnica, quello relativo alla predisposizione di una cartografia, quello relativo al coinvolgimento delle associazioni ciclistiche maggiormente rappresentative nel Comitato di coordinamento dei trasporti e infine, quello degli atti concreti che la Regione Piemonte si era impegnata ad assumere con mezzi propri per favorire l'uso della bicicletta all'interno dell'ente. In merito ai quattro obiettivi, che mi risulta siano stati tutti disattesi, attendo la risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore ai trasporti

Il Piano del Settore trasporti e infrastrutture per l'anno 1990 predisposto a fine 1989, non poteva necessariamente prevedere l'attivazione della legge in questione essendo la stessa stata approvata successivamente alla formazione del suddetto Piano, nell'aprile 1990.
Pertanto, nel Settore interessato trasporti e infrastrutture, non esisteva, e al momento attuale non esiste ancora, il personale necessario per l'attivazione della legge medesima.
Detta carenza di personale non è al momento rapidamente risolvibile pur essendo stato evidenziato nelle sedi opportune che in difetto risulta estremamente faticoso e difficile l'avvio a pieno regime, vuoi della parte pianificatoria, vuoi ancor più della parte istruttoria della legge stessa.
In ogni caso, il settore competente ha previsto, nel Piano per l'anno in corso, un programma di attivazione della legge individuato in varie fasi e le necessità in termini di personale da dedicare a tale attività di sviluppo.
La Giunta regionale ritiene comunque opportuno, di fronte alle carenze non facilmente risolvibili di personale interno, che ci si debba necessariamente rivolgere all'esterno dell'ente per una collaborazione, sia per la predisposizione delle norme tecniche di cui all'art. 2, comma 2 della legge, che per la predisposizione della cartografia di cui all'art.
3. Debbo dire, al riguardo, che quando parliamo di collaborazione intendiamo anche collaborazione di carattere internazionale. In questa linea, la Giunta regionale, il 28 dicembre u.s. ha infatti approvato una deliberazione con la quale ha stabilito di destinare sulla somma in bilancio 1990 L. 200.000.000 e L. 50.000.000 per l'attivazione - insieme con l'Amministrazione di Torino, Asti e Domodossola, che hanno dato la propria disponibilità in termini tecnici e di esperienza, ed anche in collaborazione con consulenti esterni - della normativa regionale e di destinare L. 150.000.000, quale contributo della Regione, ai Comuni di Asti e Domodossola, per la predisposizione di progetti pilota redatti in applicazione della normativa secondo quanto stabilito all'art. 9, comma 2 lettere a) e b). La Giunta regionale ha infatti inteso, a fronte della modesta risorsa finanziaria predisposta per l'anno 1990 (200.000.000) unica disponibilità presente per l'attivazione della legge fino all'approvazione del bilancio 1991, di utilizzare la suddetta somma per l'affidamento di incarichi sperimentali, di progettazione di Piani viari relativi a piste ciclabili in Comuni campione, al fine di acquisire elementi progettuali di esperienza per le future progettazioni e Piani e programmi previsti dalla legge. Difatti, i Comuni scelti sono significativi di realtà territoriali diversificate in grado di riassumere la maggior parte delle casistiche che si potranno incontrare sul territorio piemontese. Circa la definizione della normativa regionale, si ritiene di poter essere in grado di disporre della stessa per l'approvazione da parte della Giunta entro l'inizio dell'estate 1991 e per la stessa data si ritiene di poter anche disporre di una prima cartografia regionale limitata però alla segnalazione di percorsi ciclistici particolarmente interessanti sotto il profilo turistico.
Con l'inizio dell'autunno, poi, ad avvenuta approvazione da parte della Giunta della normativa tecnica, potrà darsi corso ad una prima valutazione dei Piani e dei programmi dei Comuni e delle Province che saranno pervenuti e successivamente al finanziamento dei progetti di piste e percorsi ciclabili secondo i suddetti piani nei limiti della disponibilità di bilancio per il 1991. Per il 1991 in bilancio vi sono L. 250.000.000 per progettazione e un miliardo per la realizzazione di piste ciclabili.
Aggiungo che nella finanziaria che arriverà prossimamente in aula sono previsti altri 5 miliardi per il 1992 per la realizzazione di piste ciclabili, quindi è stata fatta una scelta molto importante da parte della Giunta relativamente a questo settore.
Quanto sopra sembra una tempistica prudente e realistica anche se potrà apparire lenta, ma, d'altro canto, è necessario ricordare che la legge n.
33 è una legge molto complessa, implicante vaste tematiche di tipo interdisciplinare che vanno d'accordo con le ferrovie dello Stato e le Aziende pubbliche di trasporto e concessionarie per la creazione di un sistema di attrezzature che oggi non esistono, per permettere il trasporto della bicicletta al seguito sui mezzi pubblici di linea, la creazione di parcheggi di interscambio modale custoditi, bicicletta con altri mezzi di trasporto fino alla revisione dei regolamenti edilizi comunali e dei Piani Regolatori e relative normative e alla conseguente revisione e impostazione con nuova filosofia dei Piani urbani di traffico per prevedere reti viarie differenziate in base alle destinazioni territoriali con una casistica molto più articolata di quanto non sia finora previsto negli strumenti urbanistici tradizionali e nella cultura urbanistica del nostro Paese. Per concludere. è necessario dare alla legge il tempo di produrre e dispiegare i suoi effetti, che non possono essere misurati che su tempi medio lunghi e quindi non si possono assumere come tassative le scadenze tecniche previste dalla legge. Ciò non toglie che non sia stata colta, né da parte della gente né da parte delle strutture regionali, la forte carica innovativa della legge, anzi proprio la forzata pausa di riflessione dell'anno trascorso, ha il significato dell'attenzione e della riflessione sulla messa a punto degli strumenti, vuoi in termini umani che di risorse necessarie per attivarsi con impegno richiesto sui vari fronti proposti dal legislatore per un lavoro che non potrà esaurirsi in un breve arco di tempo, ma che è destinato a diventare parte integrante e significativa dell'attività dell'ente regionale e non solo di esso, ma anche dei Comuni e delle Provincie piemontesi e degli altri soggetti chiamati in causa dalla legge quali ad esempio le Ferrovie dello Stato, in via continuativa e per molti anni a venire. Va detto che, per lo studio delle normative tecniche la Giunta regionale e l'Assessorato intendono avvalersi anche delle esperienze delle varie associazioni ciclistiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Ritengo che la risposta dell'Assessore, sia abbastanza interessante ed esauriente. Chiedo soltanto alcune specificazioni su due questioni. Primo non ho capito se il lavoro riguardo la realizzazione di fusione di una cartografia (che ritengo di un certo interesse) è già avviato o in che stadio è. L'altro aspetto riguarda i Comuni nei quali si prevede di fare i prossimi interventi, tenendo presente le risorse a cui si è accennato e tenendo presente anche che dovrebbero essere i Comuni stessi, le Province le Comunità montane, a proporre dei programmi di piste ciclabili.
Quindi, chiedo se a oggi, allo stadio attuale, esiste una scaletta di priorità rispetto ai Comuni o comunque alle sedi nelle quali si prevede di dare la priorità a questi interventi. Sull'importanza generale di questa legge non ho nulla da aggiungere. E' una legge di grande importanza rispetto alle possibilità di mobilità alternativa per il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Ringrazio l'Assessore per la diffusione della risposta che ci ha voluto dare, però non voglio nascondere una certa insoddisfazione se non altro per il passato, che senz'altro è giustificato, come ha detto l'Assessore stesso, in parte, dal fatto che la legge 33 è stata approvata nell'aprile 1990 e quindi il tempo per procedere all'attuazione era comunque breve. Mi sorprendono alcune parole dell'Assessore che dice di non considerare tassative le scadenze che sono previste dalla legge. Credo che bisognerebbe comunque rispettare le scadenze messe in certi termini da una legge approvata da questo Consiglio. Credo che il problema più grave sia quello chela Giunta regionale entro i sei mesi previsti dalla legge non ha ancora approvato una delibera (come era richiesto dall'art. 2, al comma secondo) sulle norme tecniche per le piste ciclabili e contemporaneamente, sempre alla stessa scadenza, non ha approntato ancora la cartografia della viabilità ciclistica regionale che, come citava la legge stessa, era da aggiornare periodicamente.
Prendo atto favorevolmente che l'attenzione su questa legge è aumentata dal punto di vista del nuovo Assessorato e che anche in termini di bilancio, sia per le previsioni per il 1991 e già anche per il 1992, si conta di finanziare in modo congruo questa legge. Bisogna dire che leggi (se l'Assessore non sente però è inutile che io parli) analoghe, per esempio in altre regioni più ricche della nostra, sono già state finanziate per l'anno 1990 con congrui finanziamenti, in modo da renderle operative.
E' il caso della Regione Lombardia dove si stanziavano già due miliardi per il 1990 e quindi una proposta analoga può funzionare già da più tempo. La proposta che vorrei sottoporre all'Assessore è che, per avviare questo processo, che comunque ho sentito è ben avviato dal suo Assessorato (anche se si sono rilevate carenze di personale che possa realizzare queste cose) possa parlare anche di collaborazioni verso l'esterno. Penso che ci sia comunque un tipo di piste ciclabili che non ha bisogno di grossi finanziamenti, di grossi interventi, e quindi sarebbe un segnale di buona volontà da parte della Regione e del suo Assessorato competente partire non solo con i progetti pilota di cui ci ha parlato l'Assessore, ma con questi interventi poco costosi che sarebbero solo delimitazioni su strade che già esistono, ma che comunque darebbero un segnale alla Regione e la possibilità concreta di usufruire di piste ciclabili e del relativo mezzo di trasporto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la prima osservazione è la seguente: è passato quasi un anno dall'approvazione di questa legge.
E' passato quasi un anno e ci troviamo nella situazione in cui una legge della Regione Piemonte non è stata a tutt'oggi resa operativa, non è stata applicata. A mio parere si pone una riflessione preoccupata a questo riguardo. Per quale motivo la Regione, che è il soggetto promotore di una legge, non la applica? Come può succedere tutto questo? Ci rendiamo conto della gravità di questo fatto in rapporto all'istituzione e al ruolo che l'istituzione ha nei confronti della società? Come è possibile accettare per i cittadini che le istituzioni siano i primi soggetti a non osservare le leggi? A me sembra un fatto molto preoccupante, una rottura nel rapporto tra la società civile e le istituzioni. La legge è stata approvata nell'aprile 1990, era una legge che segnava effettivamente una svolta e anche una svolta non facile, non immediatamente attuabile. Di questo mi rendo conto, però, nel momento in cui una svolta di questa importanza, e anche di questa difficoltà, viene approvata dal Consiglio regionale, la Giunta, l'Assessore, dovrebbe mettere in moto le procedure e le decisioni necessarie a rendere operativa questa legge, cosa che mi sembra non sia accaduta. Il nuovo Assessore si è insediato l'anno scorso e ci dice che non ha trovato, nell'ambito della struttura dell'Assessorato, le forze e le competenze necessarie per attuare la legge. Mi sembra che la prima richiesta che deve essere nuovamente formulata all'Assessore è quella di porre con forza, in termini di scelta politica, la formazione all'interno dell'Assessorato di una struttura che si occupi dell'attuazione di questa legge. Questo è il primo atto di governo.
Concordo con l'Assessore che la struttura non debba essere capace di risolvere e di attuare tutte le incombenze previste dalla legge. Concordo che finalmente si sia dato l'avvio a incarichi di consulenza. Però, la cosa che chiedo e che mi sembra non sia ancora avvenuta è che dentro la Regione Piemonte, dentro L'Assessorato, si formi una struttura di governo dal punto di vista tecnico delle incombenze di questa legge. Una struttura che, ad esempio, tenga i rapporti con le associazioni ciclistiche, con i Comuni e gli altri apparati dello Stato, come l'Ente delle Ferrovie o le aziende di trasporto pubblico, per concordare insieme le modalità di attuazione della legge.
Quindi, chiedo che ci sia un impegno da parte della Giunta perch predisponga una struttura di questo tipo. A questo proposito, non sono soddisfatto delle osservazioni che ha svolto qui l'Assessore tese a concedere tempo in modo generico alla Regione Piemonte, per l'attuazione della legge. Il tempo va concesso, ,ma se ci si trova di fronte a un nuovo quadro organizzativo di personale e di strutture in base al quale possa sorgere la fiducia che il tempo trascorre, ma ci sono strutture che operano.
Dal punto di vista delle incombenze di carattere generale, sollecito due questioni. La prima, una grossa parte della legge si rivolge a coordinamenti con l'Ente ferrovie dello Stato e dell'azienda. L'Assessore su questo non ha detto nulla; chiedo che si affronti un programma preciso che si avanzino delle proposte, che si richiedano agli stessi enti delle proposte concrete. Il secondo punto, che l'Assessore non ha trattato, è quello relativo a cosa fa la Regione Piemonte concretamente nell'organizzazione dei propri uffici, delle proprie attività, per inserire l'uso della bicicletta all'interno degli altri strumenti di trasporto che la Regione per attività proprie d'ufficio già utilizza. Questo, Assessore è un impegno che il Consiglio regionale ha votato all'unanimità circa un anno fa. Chiedo che l'Assessore produca delle proposte in questo senso cioè individui in quale modo la Regione Piemonte si fa carico delle decisioni del Consiglio ed attua, sia pure con primi interventi parziali la volontà del Consiglio di introdurre l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto anche nelle attività proprie della Regione.
Penso che questo sia un altro dei fatti importanti per i riflessi positivi che ha verso la società civile, perché è facile dire e proporre che altri facciano, altri innovino i propri modi di muoversi, che i cittadini usino la bicicletta, ma se il soggetto che promuove questa legge non fa nulla per farsi carico concretamente di questo problema, e provare a risolverlo, mi sembra che si continui a produrre o, addirittura, ad aumentare la diffidenza dei cittadini verso l'incapacità delle istituzioni di far fronte almeno ai propri compiti. Si continua a chiedere ad altri di fare fronte a obblighi e doveri. Un buon governo penso che debba innanzitutto far fronte ai propri doveri e compiti. Questa legge prevede compiti per la Regione Piemonte. C'è ancora molto da fare. Spero che l'Assessore tenga conto di queste mie osservazioni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO


Argomento:

Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) dell'o, d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico:


Argomento:

Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerchio, Bresso, Dardanello Carletto, Maccari.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Comunicazione della Giunta regionale sulle problematiche relative alle case di riposo e all'assistenza anziani


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) dell'o.d.g.: "Comunicazione della Giunta regionale". Su questo argomento chiede la parola il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Su questo punto all'o.d.g., signor Presidente, credo sia assolutamente necessaria la presenza dell'Assessore alla sanità, altrimenti è inutile discutere.



PRESIDENTE

L'Assessore alla sanità è in congedo.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' prevista una comunicazione da parte dell'Assessore all'assistenza.
L'Assessore alla sanità è a Roma per un incontro degli Assessori alla sanità. Sono pure a Roma gli Assessori Carletto, Cerchio per riunioni con Assessori regionali competenti per settore.



CUCCO Vincenzo

Rimane il fatto che una comunicazione della Giunta su questo argomento senza la presenza dell'Assessore Maccari, che è parte importante di questa vicenda, mi sembra monca. L'Assessore Maccari dovrebbe essere presente perché la Giunta sapeva che oggi ci sarebbe stata questa comunicazione. Non mi risulta neppure che l'Assessore alla sanità abbia preparato un documento da distribuire ai Consiglieri in sua assenza. Credo sia censurabile questo atteggiamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, prima di censurare si dovrebbe magari provare a cesoiare. La comunicazione è atto tipico ex chatedra della Giunta, che la svolge come e quando vuole pagando i prezzi politici che il censore valuterà alla fine della comunicazione.



PRESIDENTE

Se si riterrà opportuno l'intervento dell'Assessore alla sanità, avremo altre occasioni nelle quali i Consiglieri che lo riterranno necessario potranno richiedere il suo intervento.
Ha ora la parola l'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Divido la comunicazione in due parti. La prima si riferisce alla questione specifica oggetto di informazioni giornalistiche e indagini della Magistratura di questi ultimi giorni. Nella seconda parte cercherò di allargare il discorso cogliendo alcune considerazioni di tipo programmatico e di impostazione sulla situazione complessiva degli anziani in Piemonte.
Riferendomi alla prima parte, oggetto anche di interrogazioni, desidero fare un breve excursus dell'attività di questi ultimi due anni dell'Assessorato regionale all'assistenza, in particolare di una serie di atti compiuti dall'allora Assessore all'assistenza, Brizio.
Con la legge di riordino dei servizi socio assistenziali n. 20/82 - ora integrata e modificata - "chiunque intenda aprire un presidio residenziale assistenziale deve essere in possesso dell'autorizzazione regionale al funzionamento".
Si ricorda che fino all'entrata in vigore della L.R. n. 37/91 i presidi socio-assistenziali comprendevano sia le residenze assistenziali per autosufficienti sia le case protette per non autosufficienti.
Da segnalazioni scritte e da controlli di elenchi aziendali, l'ufficio di vigilanza dell'Assessorato è venuto a conoscenza dell'esistenza di strutture non in possesso dell'autorizzazione regionale al funzionamento nonostante ospitassero anziani non autosufficienti. Questi fatti si riferiscono all'anno 1989.
L'allora Assessore Brizio aveva fatto effettuare dagli uffici un controllo, sulla base di un opuscolo che era stato predisposto da una associazione di volontariato impegnata nel campo dell'assistenza agli anziani ed anche scorrendo le pagine gialle sotto la voce "Case di riposo" sulla regolarità della prescritta autorizzazione. Il 20/3/1989 sono state inviate lettere di segnalazione alle UU.SS.SS.LL. interessate, ai Sindaci agli enti e ai gestori di tali strutture.
L'Assessorato all'assistenza del Comune di Torino aveva verificato che queste strutture possedevano un titolo autorizzativo di tipo alberghiero.
Dal carteggio dell'Assessorato emerge che ci fu un secondo sollecito del febbraio '90, indirizzato all'Assessore alla polizia urbana e al Comandante dei Vigili del Fuoco, perché, non trattandosi di autorizzazioni di tipo assistenziale, il controllo e la verifica di fatto competevano ai Vigili che dovevano verificare l'idoneità delle strutture e lo svolgimento dell'attività.
Alla lettera di sollecito inviata dall'Assessore Brizio era allegato un elenco di strutture tra le quali c'era la maggior parte delle realtà che in questi giorni sono oggetto di verifica da parte della Magistratura. Risulta che una di queste residenze prive di autorizzazione di tipo socio assistenziale era stata oggetto di ordinanza di chiusura l'1 febbraio 199 l ma i parenti degli anziani, informati del provvedimento, non avevano potuto o voluto provvedere a una sistemazione diversa. Si tratta di verificare, dal punto di vista giuridico, chi ha competenza a intervenire in una struttura non di tipo socio-residenziale, scelta come domicilio nell'ambito dell'autonomia familiare.
In data 15 ottobre '90, poco dopo l'insediamento, ho sollecitato ulteriormente i funzionari dell'Assessorato e delle UU.SS.SS.LL. nn. 3, 4 e 8 a intervenire e ad informarsi nel merito di tali competenze, inoltre, con telegramma ai Vigili, sollecitavo la risposta alla lettera del 20 febbraio '90 a firma dell'Assessore Brizio. Infine, in data 13 febbraio con mia lettera alla Procura Generale della Repubblica, all'Assessorato alla polizia urbana nonché all'Assessorato all'assistenza del Comune di Torino si trasmettevano gli atti in nostro possesso per gli adempimenti di competenza.
Credo, però, che al di là delle responsabilità che potranno emergere il problema sia da affrontare anche sotto un altro punto di attenzione. Noi abbiamo una serie di atti e di documenti che in più forme stabiliscono e ribadiscono come obiettivo prioritario una serie di interventi in favore di cittadini anziani; in particolare, nell'ultimo Piano socio-assistenziale è inserito il "Progetto anziani" che con molta articolazione e con molta precisione si pone l'obiettivo di assicurare sicurezza economica e sociale a quei cittadini anziani che non sono in grado di realizzarle in modo autonomo, con la difesa della salute e del benessere fisico e mentale.
E' però necessario ribadire che, pur prendendo in considerazione una fascia determinata di popolazione, quella ultrasessantenne (oltre il 20 della popolazione totale), la maggioranza dei problemi specifici di questa categoria può essere risolta con il potenziamento, la qualificazione e l'attivazione di servizi sociosanitari destinati a tutta la popolazione.
Se si considera che la popolazione anziana, oltre i 65 anni, è stimata in Italia in circa 7 milioni e mezzo, pari al 13% circa della popolazione in Piemonte questo rapporto è più elevato di circa due punti e mezzo, fino a raggiungere, secondo le stime dell'Osservatorio demografico territoriale dell'IRES per il 1987, il 22% nei prossimi anni.
Questo dato dà anche una dimensione di tipo numerico del problema.
Sempre secondo i dati dell'IRES riferiti all'anno 1988, nell'ambito regionale piemontese, gli anziani con più di 75 anni equiparabili, ai fini della tutela assistenziale, ai non autosufficienti costituiscono il 7,3 della popolazione regionale complessiva. Questo significa che occorre compiere uno sforzo di ampia riconversione e ristrutturazione dei servizi e delle prestazioni destinate agli anziani.
La Regione Piemonte ha promosso, non solo attraverso la riorganizzazione del Servizio socio-assistenziale, ma anche attraverso d'ultimo Piano socio-sanitario, l'attivazione di efficaci interventi alternativi all'istituzionalizzazione. Ricordo la deliberazione del 30 gennaio 1990, il Piano di intervento sulle residenze sanitarie assistenziali che è stato presentato in quell'occasione al Ministero della Sanità, con un investimento previsto per il triennio in questo settore di circa 200 miliardi. Con il collega Maccari sono stata, qualche settimana fa, presso il Ministero della Sanità per sollecitare la definizione dei criteri sulla base dei quali il Piano regionale era stato definito, per poter procedere alle fasi successive relative alla progettazione esecutiva e all'affidamento dei lavori. Questo intervento sicuramente consentirebbe di mettere in campo un certo numero di posti che potrebbero coprire le situazioni più urgenti, per quanto si riferisce alla non autosufficienza.
Per quanto si riferisce, invece, alle strutture di tipo residenziale e socio-assistenziali destinate a persone con una relativa autonomia, la Regione ha previsto, con l'ultimo bilancio approvato la scorsa settimana l'attivazione di una serie più significativa di interventi nel campo della ristrutturazione, della modifica e dell'adeguamento alle norme vigenti di strutture già funzionanti e di quelle che si stanno per attivare nell'ambito delle realtà comunali. Però il problema vero è un altro e se non lo affrontiamo in questa sede una volta per tutte, con serietà e con maggior impegno, al di là delle polemiche e delle accuse, ci troveremo fra qualche mese a ripetere interventi di questo tipo. Siccome l'esigenza di queste strutture è grande, a livello familiare si finisce poi per adattarsi o arrangiarsi - uso questo termine in senso non negativo - per risolvere il problema.
A mio avviso la Giunta dovrebbe fare una seria riflessione e prestare un'attenzione maggiore e più incisiva per risolvere questi problemi che paradossalmente, affronta con interventi marginali perché non è ancora in grado di investire in questa materia risorse significative e sufficienti.
Occorre in questa sede assumere un impegno più incisivo e più diretto per costruire realmente questi servizi. Il Piano che ho citato, che prevede interventi anche nel secondo e nel terzo triennio, è una risposta adeguata però richiede dei tempi di costruzione e di messa a regime più lunghi di quanto non ci possiamo permettere in questo momento, così come l'attribuzione di risorse finanziarie più ampie sulla legge n. 22 consente di migliorare la situazione esistente nelle strutture per i cosiddetti anziani parzialmente autosufficienti. Il discorso, comunque, non si risolve né in questo modo né con degli appelli generici a forme di assistenza domiciliare che, seppur necessarie, vanno attivate in modo idoneo preparando il personale (questo è un altro punto centrale) per poter svolgere realmente i servizi; tutte queste iniziative non sono comunque in grado di risolvere il problema dell'anziano che non ha una famiglia in grado di assisterlo. Infatti, forme di intervento domiciliare per casi molto gravi sono possibili solo se c'è una persona in grado di assistere continuativamente nel domicilio il proprio congiunto o la persona in difficoltà. Occorre un progetto articolato, già previsto sulla carta nel Piano socio-assistenziale del 1990, però è faticoso entrare nell'attuazione pratica.
Se non ci sarà una svolta decisiva degli enti locali e dei privati che sono interessati a tale attività, senza scopo di lucro e con una finalità sociale, sarà ben difficile nei prossimi anni risolvere in maniera soddisfacente questo problema.
La difficoltà più grande è quella del personale. Qualche mese fa abbiamo parlato dell'Istituto vedove e nubili di Torino. L'Assessorato all'assistenza, unitamente a quello comunale, si è attivato per richiedere all'USSL competente un'assistenza infermieristica per mezza giornata in quella struttura, che ospita 150 persone. L'USSL delle Molinette, che ha una dimensione notevole con migliaia di dipendenti, non dispone di personale infermieristico per poter attivare questo servizio. Le cose stanno così.
Occorre non solo personale Infermieristico, ma anche personale per assistenza di altro tipo, perché sono preoccupata della tendenza ad ospedalizzare questi servizi, nell'impostazione dei quali bisogna stare molto attenti a mantenere e a conservare una dimensione di tipo socio assistenziale integrata con servizi sanitari; se si trattasse soltanto di persone ammalate, basterebbe un letto di ospedale, però l'ospedale, così com'è organizzato, non è una risposta idonea a garantire l'assistenza necessaria, soprattutto agli ammalati acuti.
Queste le mie considerazioni, sia pure a grandi linee, attorno alle quali occorre ragionare insieme per ottenere un maggiore impegno e un maggiore sforzo su questa partita.
Non entro nel merito di iniziative strettamente sanitarie, che, in quanto tali, sono garantite a tutti i cittadini nell'ambito delle prestazioni normali.
Il Piano prevede, inoltre, una serie di servizi specialistici per gli anziani, di servizi di geriatria, un maggior impegno nei servizi di urologia, interventi nel campo della oncologia geriatrica, interventi per sostenere, sotto il profilo sanitario, la situazione di malattia delle persone anziane.
L'emergenza di questi giorni mette in evidenza ancora una volta l'esigenza di strutture nelle quali le persone anziane possano essere dignitosamente e convenientemente assistite. Una considerazione non marginale va fatta sull'impegno della famiglia, la quale molto spesso non è in condizione di assistere o di intervenire e molto spesso non è aiutata a svolgere questo tipo di attività. D'altra parte, le notizie di questi giorni hanno evidenziato una serie di impedimenti e di difficoltà che di fatto si sono tradotti in una forma di abbandono non dichiarato da parte dei familiari. Siamo in una civiltà che privilegia il benessere, e forse anche lo spreco, in cui c'è pochissimo posto per persone in difficoltà.
Credo che questo sia giusto ricordarlo anche in questa sede.
Per il momento non ho altro da aggiungere. Sul problema specifico risposte specifiche è difficile darne; credo però di aver impostato sotto il profilo metodologico un ragionamento che inviterei i colleghi a seguire perché è semplice scaricare le responsabilità; occorre invece affrontare e risolvere questi problemi in maniera complessiva con grande disponibilità grande impegno e con la volontà di intervenire. La Giunta, in questo senso ha messo in campo alcune iniziative; si tratta di accelerarle e di proseguire per evitare che fra qualche tempo la situazione rimanga come quella che oggi, purtroppo, siamo costretti a registrare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La relazione dell'Assessore Bergoglio mi pare completa. L'Assessore Maccari ha assicurato in Giunta che nessuna delle case di riposo di cui trattasi ha chiesto e avuto rimborsi sanitari, quindi funzionavano in modo improprio, come alberghi, senza ricadere sulle UU.SS.SS.LL.
Sin dal 1989 l'Assessorato aveva posto all'attenzione degli organi di gestione del Comune e delle UU.SS.SS.LL. interessate il problema della possibile esistenza di funzioni che non erano correttamente riconducibili alle case per anziani, ma che erano case per anziani al di fuori del sistema delle autorizzazioni previste dalla legge.
La Regione si è attivata tempestivamente, coane risulta dagli atti, ed ha posto questo problema all'attenzione degli organi di gestione.
Sulla programmazione occorre fare un po' di cronistoria. Per anni è stata fatta una grande battaglia contro l'istituzionalizzazione, adesso però vediamo quanto l'istituzionalizzazione sia essenziale. La Regione nel Piano di sviluppo ha predisposto il "Progetto anziani" che prevede un intervento per residenze per anziani, ha avviato rapidissimamente il progetto per le residenze sanitarie assistenziali. Il progetto, che il Piemonte ha presentato per primo, è decennale, i finanziamenti sono nel bilancio statale; i progetti del primo triennio dovrebbero essere approvati entro la fine del 1991, in modo che il primo triennio parta rapidamente.
C'è l'esigenza di creare residenze sanitarie assistenziali in modo corretto e per un numero limitato di posti secondo gli standard previsti.
Il Piano esiste e su questo Piano la Regione Piemonte ha chiesto il finanziamento che gli compete di 580 miliardi complessivi. L'ha ottenuto quindi i progetti vanno all'esame della Commissione nazionale la quale deve approvarli, così come deve approvare le residenze ospedaliere per il primo triennio entro il 1991. Naturalmente dovrebbero essere tutti progetti appaltabili; i progetti esecutivi si stanno predisponendo. Se si vuole una relazione più puntuale su questo aspetto, la si può chiedere all'Assessore Maccari e la Giunta è pronta a darla in qualunque momento.



PRESIDENTE

Apriamo ora il dibattito.
Devo informare il Consiglio che in proposito sono stati presentati due ordini del giorno, il primo dal Consigliere Marino e l'altro dai Consiglieri Bortolin, Monticelli e Calligaro. Esistono inoltre una interrogazione del Consigliere Cucco; una interpellanza urgentissima del Gruppo Democrazia Proletaria; una interpellanza urgentissima dei Consiglieri Calligaro, Bortolin, Bosio e Monticelli; un'interrogazione urgente del Consigliere Gissara; una interrogazione urgente del Consigliere Marino. I Consiglieri interroganti e interpellanti diranno se intendono ritenere discusse le interrogazioni e le interpellanze presentate sull'argomento in discussione.
E' iscritto a parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarà una strana coincidenza ma quando ci sono discussioni che riguardano problemi di rilievo della sanità e dell'assistenza, l'Assessore Maccari è sistematicamente assente.
Non dubito che sia fuori Torino per motivi istituzionali. Ci mancherebbe altro che lo fosse per motivi privati! Però è stato assente anche in occasione della discussione sul bilancio, anche se il bilancio riguarda almeno per i due terzi la spesa sanitaria; infatti, come tutti ricordiamo era presente all'ultimo momento solo per votare.
Ciò premesso e rilevata questa strana coincidenza, devo dire che sono profondamente deluso della comunicazione dell'Assessore Bergoglio puntualizzata poi dal Presidente Brizio, perché, è vero, sono stati trattati problemi di rilievo di carattere generale attraverso petizioni di principio e attraverso un invito dell'Assessore Bergoglio a tutte le forze politiche a trovare insieme una soluzione soddisfacente per queste grosse problematiche.
Sono deluso perché ritenevo che la comunicazione odierna, anche alla luce delle interrogazioni cui in sostanza doveva rispondere, dovesse riguardare un problema contingente di grosso rilievo; il problema relativo allo scandalo delle pensioni, delle taverne, degli alberghi di infimo ordine che sono diventati, di fatto, dei presidi socio-assistenziali e/o delle residenze sanitarie assistenziali. Questo ritenevo fosse l'oggetto della comunicazione, non il problema generale, per di più affrontato come magari poteva essere affrontato nel corso di una comunicazione al Consiglio.
Allora, entro io nel vivo della mancata comunicazione, cioè replico a una mancata comunicazione nel corso della quale gli argomenti che stavano a cuore degli interroganti e di tutto il Consiglio sono stati a malapena sfiorati.
Se le notizie sono esatte - e ho motivo di ritenere che sono esatte - a proposito di questo recente scandalo di cui si occupa la Magistratura, ma che non può essere la sola ad occuparsene perché non possiamo delegare le funzioni nostre alla Magistratura, c'è un fatto certo che è emerso da obiettive, serie e, a mio avviso, attendibili informazioni giornalistiche ma che è emerso anche ieri nel corso del dibattito in Consiglio comunale.
Le notizie sono che, in data 30 novembre, un soggetto privato titolare e preposto a una associazione di mero fatto che opera in Piemonte, cioè a dire dall'esponente dell'Unione contro l'emarginazione sociale, signor Santanera, ha segnalato, sia a livello comunale e sia a livello regionale con una circostanziata lettera diretta all'Assessore all'assistenza, una situazione di dissesto e di degrado in cui si trovavano certe strutture che non risultavano, ad avviso di chi scriveva (che in sostanza aveva ragione) autorizzate dalla Giunta regionale, nelle quali c'era una situazione di trattamento degli anziani che non solo lambiva, ma entrava nel codice penale, tant'è vero che si è poi attivata la Magistratura.
Cosa avrebbe dovuto verificarsi dopo aver ricevuto la circostanziata lettera del 30 novembre? Intanto, una segnalazione, come atto dovuto, alla Magistratura, e questo è avvenuto solamente nel mese di febbraio 1991. Ma non voglio nemmeno soffermarmi su questo aspetto, perché una siffatta segnalazione pervenuta all'Assessore all'assistenza doveva innanzitutto, a latere della segnalazione alla Magistratura, preoccuparlo sotto il profilo politico e gestionale delle proprie competenze, allora, quale avrebbe dovuto essere, sotto il profilo politico e gestionale delle proprie competenze, il comportamento dell'Assessore all'assistenza? Quello di avvalersi di una norma contenuta nel Piano socio-sanitario regionale laddove si dice che restano ferme le competenze del Servizio ispettivo di cui alla legge n. 28/ 1986, le quali prevedono una task-force (come la chiamerebbe il collega Zacchera) che fra l'altro, ha la funzione istituzionale di ispezionare l'attività delle Unità socio-sanitarie locali e soprattutto l'attività dei presidi e dei servizi onde verificare che procedano secondo i criteri del concetto dell'efficienza e dell'efficacia.
Se questo Servizio ispettivo fosse stato attivato, evidentemente avrebbe accertato che gli alberghi di infimo ordine che ospitavano gli anziani, nella situazione deplorevole che lambiva, anzi, entrava nel pieno codice penale, erano prive dell'autorizzazione del Presidente della Giunta regionale; autorizzazione che altre normative, non di una legge antica o caduta in desuetudine, ma del Piano socio-sanitario per il triennio 90/92 prevedono. Se si fosse attivato il Servizio, ci si sarebbe accorti che di fatto venivano svolte attività senza autorizzazione.
Quale avrebbe dovuto essere la conseguenza? Purtroppo la normativa del Piano sociosanitario non prevede una sanzione amministrativa, e noi ci attiveremo per una integrazione delle normative che non prevedono una sanzione amministrativa per coloro i quali, anziché chiedere l'autorizzazione ad aprire e a gestire presidi socio-assistenziali e le residenze sanitarie assistenziali, vi provvedono di mero fatto. Se fosse scattato il Servizio ispettivo e avesse accertato quello che era facile accertare attraverso una ispezione, senza preavviso, accertata quella situazione, avrebbe dovuto scattare il provvedimento del Presidente della Giunta regionale (provvedimento che ho già invocato in altra occasione a proposito del Re-Sol dell'ACNA, ma sulla quale opportunità non ho avuto il piacere di avere una risposta), provvedimento che sarebbe dovuto scattare in base all'art. 32 della legge sanitaria n. 833, la quale prevede la emanazione di provvedimenti contingibili urgenti a tutela della salute pubblica. Salute pubblica che va intesa, secondo i corretti principi amministrativi, come salute di una determinata fascia di componenti sociali, cioè di una fascia estremamente debole quale quella degli anziani come in questo caso.
Tutto questo non è stato fatto tempestivamente e ha dovuto attivarsi la Magistratura.
Chiedo ancora una volta che venga applicato in questo momento l'art. 32 della legge n. 833 disponendo la chiusura, il provvedimento contingibile e urgente, sotto il profilo tecnico-giuridico innominato e che deve essere riempito con un determinato contenuto.
Questo lo chiedo anche perché era di ieri e di domenica una intervista con una dipendente di una di questi alberghi di infimo ordine, la quale diceva che "c'è l'inchiesta della Magistratura, però i proprietari sono persone perbene e tutto sommato si continuare ad andare avanti".
Quindi, profonda delusione da parte nostra per la comunicazione e soprattutto messa in evidenza da parte del nostro Gruppo, che c'è stata sul piano politico e amministrativo e rispetto alle leggi della Regione una omissione di atti di ufficio, omissione di non aver attivato, dopo la segnalazione del 30 novembre 1990, il Servizio ispettivo che avrebbe potuto provocare questi risultati. A mio avviso ci sarà una ulteriore omissione se non si prenderanno i provvedimenti contingibili e urgenti che ho invocato che si possono prendere in base ad una precisa normativa statale.
Al momento, non ho nulla da aggiungere, ma spero di avere una rapida risposta alle richieste che ho formulato, risposta che non ho avuto - lo voglio sottolineare ancora una volta - alle domande che feci non più tardi di quindici giorni fa a proposito del Re-Sol, quasi che dalle minoranze in generale, e dalla nostra minoranza in particolare, si facessero solo delle proposte abnormi e non opportune sotto il profilo politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, purtroppo siamo giunti ad un nuovo scandalo; lo scandalo delle pensioni-ospizio, di sedicenti presidi socio-assistenziali senza autorizzazione da parte delle UU.SS.SS.LL. Centinaia di persone anziane, malate croniche non autosufficienti che vivono in condizioni inumane. La situazione mette in luce un inquietante squilibrio tra domanda e offerta di servizi di ricovero e soprattutto l'assenza di servizi alternativi. Solo il 15% delle richieste di ricovero di anziani malati cronici non autosufficienti trova accoglienza nei servizi pubblici della nostra città. Inoltre, si riscontrano: una grave carenza, e in molti casi l'assenza, dell'assistenza domiciliare che, se adeguata, consentirebbe all'anziano di restare nel proprio contesto familiare e sociale; la mancanza di servizi di ospedalizzazione a domicilio; le dimissioni forzose di malati cronici dagli ospedali. Questi dati di fatto inconfutabili, che caratterizzano la situazione torinese e piemontese, alimentano il "grande affare" dei privati più spregiudicati che si trasformano in profittatori e speculatori. E' un vero e proprio mercato quello degli anziani bisognosi di essere accuditi, assistiti e curati.
Alle carenze strutturali e organizzative dei servizi pubblici si aggiungono quelle degli uffici pubblici autorizzativi ed ispettivi. Il risultato è, nel migliore dei casi, l'inefficienza e, non di rado, un groviglio inestricabile di negligenze, talvolta sospette, di compiacenze e connivenze tutt'altro che disinteressate.
Gli ispettori USSL sono intervenuti negli ultimi mesi nelle case di riposo fasulle, i cui gestori ora sono stati denunciati, e le ispezioni si sono concluse, al massimo, con qualche contravvenzione.
Perché non sono state riscontrate le condizioni scandalose? Come mai gli ispettori non si sono accorti che le pensioni si erano trasformate in cronicari e ospitavano anziani in stato di cronicità e di non autosufficienza? Le case di riposo fasulle hanno beneficiato dell'integrazione-retta del Comune o del rimborso da parte delle UU.SS.SS.LL.? Si dice che ciò non è stato riscontrato. Però non vi sono dubbi che numerose persone anziane ricevessero l'assegno o l'indennità di accompagnamento: ricevevano un sussidio pubblico. E che dire delle denunce ignorate o chiuse a chiave in un cassetto? E' il caso di due interrogazioni di un nostro consigliere del Comitato di Gestione della USSL TO 1, che il 18 ottobre 1990 nella prima interrogazione chiedeva di "accertare se corrispondesse al vero che le assistenti sociali dell'ospedale Mauriziano, sostenendo che gli anziani cronici non autosufficienti non hanno motivo e diritto a continuare il ricovero ospedaliero, fornissero ai familiari indirizzi di pensioni private"; chiedeva che "venissero disposti accertamenti per verificare se le pensioni segnalate erano registrate come presidi assistenziali, ai sensi della L.R. n. 20, e se erano idonee sotto il profilo igienico-sanitario" chiedeva "quali iniziative intendeva assumere il presidente dell'USSL 1 affinché non si verificassero, in mancanza di alternative adeguate dimissioni forzate di anziani cronici non autosufficienti dall'ospedale Mauriziano e da altri ospedali dell'USSL TO 1". Allegava l'elenco delle pensioni interessate. E' curioso, ma sono tutte quelle i cui gestori sono coinvolti nello scandalo delle pensioni-lager. E' stata chiamata in causa anche la Regione. Una lettera datata 30 novembre 1990, a firma di Francesco Santanera, denunciava la situazione che era venuta a determinarsi aggiungeva un elenco di 14 pensioni nei confronti delle quali si chiedeva un intervento della Regione. La denuncia proseguiva: "Segnaliamo che vi sono assistenti sociali del Mauriziano di Torino che indicano alcune suddette pensioni ai familiari di anziani cronici non autosufficienti".
L'Assessore Bergoglio con una relazione, che considero inquietante e preoccupante, ci ha detto che gli atti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica il 13 febbraio 1991. Sottolineo che la lettera del signor Santanera è datata 30 novembre 1990.
Vi sono altri elementi che rendono inquietante la vicenda. Un Assessore del Comune di Torino, di professione medico, ha curato ben 12 dei 21 ospiti della pensione Nettuno, senza accorgersi della presenza di persone anziane croniche non autosufficienti. Anche l'Assessore comunale competente è chiamato in causa; i suoi funzionari gli hanno trasmesso una relazione in cui era chiaramente illustrata la drammatica situazione della pensione Nettuno. Egli si è limitato a inviare alla USSL una lettera di tono burocratico, per esprimere una semplice perplessità sulla eventuale concessione di licenza di presidio socio-assistenziale. Avrebbe dovuto subito denunciare la situazione alla Magistratura.
Lo scandalo, quindi, è stato ripetutamente preannunciato e non solo negli ultimi mesi, ma almeno da due anni. La situazione era nota, ma nulla è stato fatto. Due anni fa l'associazione degli albergatori torinesi aveva denunciato l'esistenza di pensioni trasformate in cronicari ed ospizi; due anni fa la Regione Piemonte aveva inviato 67 lettere ai titolari di pensioni, invitandoli a presentare una documentazione inerente la loro attività e concedendo loro, qualora non avessero avuto l'autorizzazione, il tempo per potersi inserire nel circuito socio-assistenziale. Taluni hanno accettato di modificare la loro situazione irregolare, altri, per motivi logistici o impossibilitati ad adeguarsi alle norme delle UU.SS.SS.LL.
hanno deciso di mantenere le licenze di affittacamere, locande o pensioni.
Molte pensioni non si sono messe in regola, ma neppure le UU.SS.SS.LL.
hanno fatto qualcosa; di certo non ha fatto qualcosa il Comune di Torino e neppure il Servizio ispettivo regionale.
Le notizie di questi giorni sono drammatiche e inquietanti. Bisogna seriamente evitare generalizzazioni, certo, nel contempo però non si pu ignorare che una parte dei privati vuole semplicemente fare i propri affari in modo abusivo, senza licenza, senza autorizzazione, senza i requisiti minimi per essere riconosciuti presidi socio-assistenziali. In modo abusivo si esercita persino la professione medica ed infermieristica, si impone il lavoro nero al personale dequalificato, si impongono rette esose, e si tengono gli ospiti in condizioni di abbandono indecenti. Tutto ciò è stato possibile persino agevole fino a pochi giorni fa, in 14 pensioni-ricovero della nostra città, per la latitanza dello Stato e della Regione, e per le gravi responsabilità dirette del Comune di Torino e delle UU.SS.SS.LL. Non si realizzano i servizi, ma non si controllano neppure i requisiti delle pensioni-cronicario.
Le responsabilità penali verranno accertate dalla Magistratura; in questa sede ci interessano le responsabilità politiche, responsabilità politiche inconfutabili dei Governi centrali succedutisi, delle Amministrazioni regionale e comunale. Le risorse per l'assistenza non si trovano mai, anzi, si riduce di anno in anno con ulteriori tagli la spesa.
La riforma dell'assistenza è attesa invano da oltre 25 anni. Le risorse per la sanità sono insufficienti. Le risorse per altre opere, ad esempio, per le grandi infrastrutture, invece, si trovano sempre, persino per le grandi infrastrutture inutili.
La Legge finanziaria dell'11 /3/88 ha stanziato risorse per realizzare 130 mila posti letto per anziani cronici non autosufficienti; la Regione ha approvato l'adozione del programma decennale e triennale di investimenti il 30 gennaio'90, che prevede uno stanziamento per il triennio '88/90 di oltre 200 miliardi di lire per le residenze sanitarie assistenziali.
Le residenze sanitarie assistenziali sono concepite dal Governo come strutture polivalenti: per anziani prevalentemente non autosufficienti, ma anche autosufficienti, per disabili psichici, fisici e sensoriali, per tossicodipendenti e affetti da AIDS. A due anni dalla Legge finanziaria è stato adottato il programma con relativo riparto delle risorse finanziarie tra le UU.SS.SS.LL. proprio alla vigilia delle elezioni amministrative, e a tre anni dalla legge finanziaria non c'è traccia di trasferimento delle risorse dallo Stato alla Regione. I tempi della spesa sono inaccettabili.
Di questo passo le prime residenze sanitarie assistenziali entreranno in funzione, se tutto andrà bene, nel '96 o '97. Così i centri di terapia psichiatrica e le comunità protette previste dalla legge regionale sulla psichiatria.
C'è di più. Non si risolvono tutti i problemi con le RSA, con i ricoveri, ammesso e non concesso che si realizzino in tempi brevi; e qualora si realizzassero - l'ha detto persino l'Assessore all'assistenza a quel punto avremmo il problema della mancanza di operatori.
Il fabbisogno per la città di Torino, calcolato al '97, di posti letto per anziani cronici non autosufficienti è di oltre 4 mila unità; oggi i posti letto teorici disponibili sono 1000, ma i posti letto effettivi, a norma secondo gli standard previsti dal DPCM 22/12/89, sono solo 200. Gli interventi previsti dal programma decennale sono di realizzare entro il '97 nella città di Torino 2200 posti letto, cioè di soddisfare il fabbisogno al 70%. Ma il fabbisogno di Torino e provincia è di 6500 posti letto; per la regione Piemonte, nel decennio, è di quasi 14 mila posti letto. Il fabbisogno reale è maggiore se si tiene conto che vi sono anche gli anziani parzialmente non autosufficienti, gli anziani ad alto rischio di invalidità.
Nel frattempo cosa facciamo, signor Presidente? Nel frattempo va rimarcato, come da una circolare del febbraio dell'84, il diritto degli anziani malati cronici non autosufficienti ad essere curati dal sistema sanitario nazionale e a non dover ricorrere al settore assistenziale.
Inoltre, il diritto all'assistenza sanitaria per gli anziani, come per qualunque altro cittadino, è sancito anche dalla legge 132 votata dal Parlamento nel '68: "Il calcolo dei posti letto nei nosocomi deve essere fatto tenendo conto delle esigenze dei ricoverati acuti, lungodegenti e cronici". Non mancano le leggi e le norme. Sono mancati nell'assolvere al loro compito i governanti e gli amministratori; è così che si è lasciato spazio ad approfittatori e speculatori, è così che i diritti sanciti vengono sistematicamente calpestati.
Abbiamo interpellato urgentemente la Giunta per sapere come è stata esercitata fino ad ora la funzione di controllo e di vigilanza delle UU.SS.SS.LL. e perché non è stato attivato, in carenza dei Servizi ispettivi delle UU.SS.SS.LL. il Servizio ispettivo dell'Assessorato alla sanità. Vogliamo che vengano accertati eventuali coinvolgimenti di enti pubblici in ordini ad autorizzazioni e contributi vari. Pensiamo che sia necessario ed urgente promuovere un'indagine a tappeto su tutto il territorio regionale per accertare in ogni Comune la situazione esistente.
Chiediamo alla Regione di rendere operativo il programma di realizzazione delle residenze sanitarie assistenziali.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

I progetti ci sono, ma se non sono approvati a Roma, noi non possiamo mandarli avanti.



CALLIGARO Germano

Protestiamo nei confronti del Governo centrale! Voi, con più forza di noi, dovreste farlo; perché è un Governo di pentapartito! Non vi abbiamo mai sentiti protestare contro il Governo che stanzia i soldi nell'88 e consente alle Regioni di spenderli, se tutto andrà bene, sette o otto anni dopo! Questo è inaccettabile anche per la maggioranza.
Quindi, occorre attivare il programma di realizzazione delle RSA, ma non solo. La logica delle RSA come unica risposta alle esigenze è perversa e insostenibile. Ancora prima è indispensabile avviare un adeguato programma di assistenza domiciliare di ospedalizzazione a domicilio per le persone anziane. Tutto ciò sta scritto nel Piano socio-sanitario regionale.
Abbiamo presentato delle proposte di legge che sono attuative del PSSR. non sono un'invenzione nostra. Le proposte non hanno neppure potuto iniziare l'iter approvativo, perché a parere dell'Assessore mancano i mezzi finanziari e il personale. E' vero che la vostra politica è quella di ricoverare le persone in stato di bisogno, ma neppure i ricoveri riuscite a fare! Noi pensiamo che, contestualmente alla realizzazione di un programma minimo di RSA, sia indispensabile attivare forme di assistenza domiciliare integrata e persino di ospedalizzazione a domicilio. Non siamo solo noi a sostenerlo, è l'Organizzazione mondiale della sanità che da circa 10 anni insiste con gli Stati membri perché vengano attuate prestazioni assistenziali socio-sanitarie a domicilio delle persone, prestazioni che sono più umane, più efficaci e costano meno. Quindi, adeguiamoci alle indicazioni della Organizzazione mondiale della sanità, non perdiamo altro tempo, ne abbiamo già perso troppo. Questo è il modo corretto di affrontare concretamente il dramma delle persone anziane, soprattutto di quelle croniche non autosufficienti.
La relazione dell'Assessore Bergoglio? Inquietante. Non ci si pu nascondere dietro questo dramma e limitarsi ad auspicare "maggiore impegno ovviamente, da parte di tutti". Comincino, proprio per le responsabilità di governo che a loro competono, la maggioranza e la Giunta ad affrontare seriamente questo problema, cominci il Governo centrale a fare la sua parte.
La vostra linea politica è quella dei ricoveri. E' una linea politica sbagliata, ma neppure i ricoveri realizzate! Chiediamo risposte adeguate.
Certamente è stata sconcertante la relazione dell'Assessore Bergoglio e inadeguato l'intervento del Presidente Brizio. Affrontiamo seriamente questo problema discutendo gli ordini del giorno presentati in modo tale da avere un pronunciamento chiaro e netto da parte del Consiglio regionale del Piemonte sulle cose da fare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Comunico che è stato presentato un terzo ordine del giorno da parte del Gruppo DP a firma del Consigliere Maggiorotti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Presidente, prima di iniziare il mio intervento vorrei sapere se l'Assessore Bergoglio ha avuto una comunicazione urgente da Roma per sapermi regolare se intervenire oppure no; desidero sapere se lei Assessore, è andata a Roma come Maccari, oppure no.



PRESIDENTE

Ovviamente non sono in grado di darle una risposta.
Prego di far chiamare l'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Mi sono assentata per una chiamata al telefono.



PRESIDENTE

Consigliere Cucco prosegua.



CUCCO Vincenzo

Grazie Presidente.
L'intervento dell'Assessore all'assistenza è stato, a mio avviso assolutamente insufficiente non soltanto per i contenuti spesso molto confusi che ha espresso, ma soprattutto - questa è l'argomentazione di fondo che voglio sviluppare - per la totale idiosincrasia fra quanto espresso verbalmente e la nullità di quanto esprimeva.
L'Assessore ha detto che dobbiamo tutti assumere impegni maggiori, che questa assemblea deve fare uno sforzo, ci vuole maggiore attenzione bisogna smetterla di scaricare la responsabilità sugli altri. Ma l'unico modo, Assessore, per smettere di scaricare la responsabilità sugli altri è quello di assumersi le proprie responsabilità e individuare le responsabilità altrui in modo specifico.
Inizio dalla parte che ha a che fare con lo scandalo. Ho sentito dall'Assessore una notizia molto importante: la prima comunicazione di questa Regione sull'esistenza di pensioni lager risale addirittura al 20 marzo 1989, quindi ben precedente alle denunce di Santanera e delle altre organizzazioni.
Che cosa era contenuto in quella lettera? C'erano i nomi delle pensioni? Quali tipi di pensioni erano previste? Quali tipi di attività l'Assessorato ha chiesto di svolgere alle UU.SS.SS.LL.? A quali UU.SS.SS.LL. si è rivolto?Che cosa hanno fatto queste UU.SS.SS.LL.? Nella seconda comunicazione, sempre della passata Giunta regionale datata febbraio 1990, l'Assessore Bergoglio ci dice che è stato risollecitato l'Assessore alla polizia urbana per effettuare i controlli nelle pensioni. Passa un anno, dall'89 al '90. C'è da presumere che le UU.SS.SS.LL. non abbiano fatto niente. L'Assessore ci ha detto nella sua comunicazione che in questo elenco ci sono praticamente quasi tutte le pensioni indicate in questi giorni sui giornali dalla Magistratura. Quindi già nel febbraio del '90, senza sapere i contenuti della comunicazione del marzo'89, tutte queste cose non solo erano conosciute sin dall'anno precedente, ma c'erano nomi e cognomi indicati. Allora, di nuovo le stesse domande: che cosa non hanno fatto le UU.SS.SS.LL? Per quale motivo il Servizio ispettivo non è stato attivato? Non per andare a controllare le pensioni, perché l'ufficio ispettivo non può andare a controllare le pensioni, ma per andare a verificare come mai le UU.SS.SS.LL. non hanno fatto i controlli. Gli Assessori Bergoglio e Maccari sanno che il Servizio ispettivo serve per controllare cosa le UU.SS.SS.LL. non fanno, non per controllare quello che non possono controllare, cioè le pensioni che sono extra-lege. La Magistratura indaga sulle pensioni, il Servizio ispettivo deve fare ben altro. Quindi arriviamo soltanto al febbraio del '91 con la lettera alla Procura della Repubblica, con le denunce dell'Associazione albergatori di mezzo, con le denunce di Santanera di mezzo, e tutte le altre associazioni che in questi anni si sono occupate di questi argomenti.
Assessore, io aspetto una risposta più precisa su questa parte.
Ma quale assunzione di responsabilità noi chiediamo? Sono innanzitutto di tipo politico. Ci sono moltissime cose che nel Piano socio-sanitario non sono state attuate. Per esempio, il piano socio-sanitario prevede la costituzione delle unità geriatriche presso tutte le UU.SS.SS.LL. con tutte le competenze che hanno a che fare con la terza età, compreso il controllo della ospedalizzazione, le pensioni esistenti, la verifica dei protocolli per dimettere gli anziani dagli ospedali. Che io sappia, a Torino non c'è una USSL che abbia attuato le unità geriatriche.
Mancano le delibere attuative del Piano socio-sanitario. L'altro giorno abbiamo sentito dai funzionari dell'Assessorato alla sanità che è nel cassetto dell'Assessore alla sanità una delibera attuativa di quella parte del Piano socio-sanitario che ha proprio a che fare con il Progetto anziani. Se l'Assessorato stesso dice che è necessaria una delibera attuativa, allora la faccia! Perché se non c'è la delibera attuativa manca un altro tassello per poter applicare il Piano.
L'Assessore non ha citato gli scandali più grossi della vicenda che hanno a che fare con gli anziani: la Casa di riposo di via Farinelli e la Birago di Vische. Che ne è di queste strutture? Come mai sono scomparse? Cosa accade in via Farinelli? Perché non si va alla convenzione con l'istituto proprietario dell'immobile? Nella delibera che il Consiglio ha approvato si parlava della realizzazione di quei posti letto. Cosa sta succedendo? Anche su questo non ci sono risposte.
L'Assessore, con un linguaggio molto confuso (probabilmente derivante dalla situazione contingente, dalla quantità di informazioni che ha) ha fatto un discorso un po' affrettato sul valore sanitario di queste residenze, sulla necessità di non sanitarizzare soltanto il problema degli anziani.
Il problema è esattamente l'opposto. Bisogna riconoscere che gli anziani non autosufficienti sono malati e bisogna creare quei posti letto fuori dagli ospedali perché gli ospedali devono affrontare il problema acuto, non la cronicità, per poter curare gli anziani malati. Assessore lei sa meglio di me che oggi negli istituti di riposo gestiti dal Comune c'è un falso grosso come quest'aula perché tutti i posti esistenti sono di fatto occupati da anziani malati, ma quei posti non hanno i requisiti sanitari. Se si dovessero applicare le nonne esistenti, tutti gli istituti chiuderebbero, perché quasi nessuno ha dei posti a valore sanitario. Questa è la realtà, non è quella di impegnarci di più. Che cosa si è fatto per rendere sanitari quei posti? C'è, poi, il problema degli ospedali. E' troppo facile giocare allo scaricabarile e dire che la responsabilità è delle assistenti sociali perché danno le indicazioni delle case di cura. Spero che la Magistratura indaghi e verifichi anche questo e, se ci sono delle responsabilità penali vada fino in fondo. Però è troppo comodo scaricare la responsabilità sul fatto che le assistenti sociali fanno il loro mestiere e quindi cercano di risolvere il grave problema dei reparti di medicina generale, di chirurgia.
Anche i DEA sono intasati dagli anziani e dai cronici non autosufficienti che hanno grossissimi problemi di tipo sanitario. Questi sono i problemi che bisogna affrontare.
Se non si affronta in modo deciso il problema della creazione dei posti a rilievo sanitario, tutto quello che si può dire è aria fritta - usiamo anche noi questa definizione vetusta ormai - e questo lo si può fare anche con proprie risorse, non c'è bisogno delle risorse dello Stato, per quanto le nostre risorse siano molto più piccole rispetto al fabbisogno e a quelle dello Stato.
Abbiamo chiesto in sede di bilancio l'approvazione di un emendamento che prevedeva l'inserimento in bilancio di una anticipazione sulla legge di attuazione dei nuovi servizi psichiatrici. La Regione stanzia dei fondi propri in attesa di quelli statali per avviare la realizzazione di questi posti. La Regione faccia altrettanto per il Progetto anziani, stanzi fondi propri per avviare quanto verrà finanziato dallo Stato. 1 dieci miliardi inseriti nel bilancio non servono per creare i posti sanitari, servono per ristrutturare posti già esistenti che probabilmente, in base alle previsioni, diminuiranno perché l'adeguamento alla normativa sicuramente prevederà una restrizione dei posti disponibili.
Credo di avere sinteticamente ricordato i problemi che l'Assessore all'assistenza e soprattutto, l'Assessore alla sanità non hanno affrontato.
Molto pacatamente vorrei ricordare al Consigliere Marchini che censurare la non presenza di un Assessore significa semplicemente rilevare il fatto che, non l'Assessore Maccari personalmente, ma la Giunta nel suo complesso non ha ritenuto di considerare con la dovuta attenzione la necessità che l'Assessore alla sanità fosse presente in questa sede. Per cui la responsabilità è della Giunta che non ha valutato attentamente la necessità di avere qui l'Assessore alla sanità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Non posso che accodarmi alle critiche fatte nei confronti della comunicazione della Giunta. Credo che anche l'Assessore Cantore sia coinvolto in questo discorso, in quanto sono interessati anche gli alberghi. E' un problema immediato, però non abbiamo sentito n dall'Assessore né dalla Giunta alcuna proposta operativa immediata.
Vorremmo sapere cosa farà la Giunta domani mattina per tentare di affrontare seriamente il problema degli anziani, perché, dopo che ne avremo parlato per tutto il giorno, domani mattina la situazione sarà la stessa.
Devo dare atto che tutto il Consiglio ha affrontato il problema con poco interesse e rilevo le notevoli assenze, non solo nei banchi della Giunta ma anche della minoranza.
Occorre fare una riflessione sulla situazione. Per esempio, non abbiamo sentito una relazione sulla situazione delle strutture pubbliche per anziani, le quali non solo sono sature, ma hanno mesi e, in qualche caso oltre un anno di attesa per un ricovero. Non si è neppure evidenziato che le strutture pubbliche, che dovrebbero ricoverare anziani non autosufficienti, in realtà ospitano alcuni ex ricoverati dei servizi psichiatrici che con la legge Basaglia sono stati collocati "fuori"; le famiglie e le UU.SS.SS.LL. non hanno fatto altro che collocarli dove potevano, cioè nelle strutture per anziani.
E' chiaro che il problema degli anziani esplode, perché da un lato c'è una sovrarichiesta di ricovero che comunque le strutture pubbliche oggi non possono dare e, dall'altro lato, non ci sono nemmeno i controlli.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno con il quale denunciamo la situazione delle UU.SS.SS.LL., in quanto riteniamo che non sia casuale il fatto che le UU.SS.SS.LL. non abbiano mai fatto i controlli, perché ci significava prendere dei provvedimenti. Vorrei far notare che la situazione in provincia è più grave di quella cittadina, perché in ogni paesino esiste l'alberghetto o la pensioncina che ospita anziani. Le UU.SS.SS.LL.
avrebbero dovuto intervenire e l'unica alternativa era di ricoverare l'anziano non autosufficiente presso una struttura pubblica. La struttura pubblica non ha posti disponibili per cui automaticamente conviene chiudere un occhio e lasciare la situazione com'è.
Non dobbiamo limitarci a prendere atto della situazione, ma dobbiamo affrontare il problema anziani nell'immediato, già da domani mattina Assessore, altrimenti ci ritroveremo, fra due-tre mesi o fra un anno, non solo a riprendere atto che il problema è sempre quello, ma sicuramente che si è ulteriormente aggravato, in quanto la situazione è più che esplosiva.
A tale proposito, nel nostro ordine del giorno chiediamo che la Giunta si impegni ad istituire immediatamente una Commissione di vigilanza per le strutture alberghiere. Visto che le UU.SS.SS.LL. non intervengono, dobbiamo creare una Commissione che possa intervenire al di fuori delle UU.SS.SS.LL.
stesse.
Siamo d'accordo quando si parla di assistenza domiciliare, però teniamo presente che la maggior parte degli anziani non autosufficienti, ricoverati in strutture private, ha una famiglia, che però non gradisce l'assistenza domiciliare, che vede il ricovero del proprio anziano in una struttura privata o pubblica come un modo di scaricare il problema. Per risolvere il problema nell'immediato, chiediamo che vengano istituiti dei contributi domiciliari per le famiglie che sono disposte a reintegrare il proprio anziano nel nucleo familiare.
L'Ospedale Mauriziano, nel momento in cui sono iniziati i controlli, è stato assaltato per ricoveri di anziani non autosufficienti. Pertanto dobbiamo, soprattutto a livello cittadino, fare un esame di coscienza e vedere se proprio tutti gli ospedali hanno attuato le norme vigenti, che sono appunto quelle di riservare una quota dei propri posti letto ai malati cronici; se non l'hanno fatto, la Regione deve intervenire pesantemente nei confronti delle UU.SS.SS.LL. che non sono in regola. Evito di parlare della Casa di riposo di via Farinelli. E' un grosso scandalo, in quanto costruita con i soldi pubblici e ora in totale stato di abbandono, ad eccezione di un reparto che non si capisce che cosa faccia. L'Ospedale Birago di Vische è completamente abbandonato.
E' vero che ci sono problemi di bilancio, però un problema così importante quale quello degli anziani non può essere ridotto ed accantonato con la scusa dei problemi di bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Signor Presidente, ci troviamo ancora una volta a dibattere una questione di pesante rilevanza sociale rispetto alla quale, come abbiamo letto sui giornali. è intervenuto un altro potere; il potere giudiziario.
Non è la prima volta che, a fronte di carenze delle risposte pubbliche, sia questo potere a farsi carico impropriamente della difesa dei diritti dei cittadini. Sono quindi scattate celermente le ispezioni dei NAS a carico di cosiddette case di riposo per anziani; di fatto, come abbiamo letto sui giornali, pensioni nelle quali con il tempo erano state progressivamente ammassate persone ammalate croniche non autosufficienti. Si tratta di persone che per lo più si trovano nelle stesse condizioni di quelle non autosufficienti ricoverate presso l'Istituto di riposo per la vecchiaia gestito dal Comune di Torino. A carico dei ricoverati di questo Istituto nel passato era stata fatta un'indagine che aveva riconosciuto in ciascuna persona la presenza media di più di quattro patologie croniche gravemente invalidanti.
Se così erano le condizioni di salute delle persone ricoverate in queste pensioni, grande sarebbe dovuta essere la preoccupazione, ma sembra che non ci sia stata perché poi dalla preoccupazione derivano necessariamente decisioni ed interventi urgenti; preoccupazione che dovevano avere le autorità, la Giunta regionale in primo luogo e le autorità del Comune di Torino in secondo luogo.
Mi domando a chi spettasse il controllo su queste cosiddette pensioni e sui residenti. In questi giorni abbiamo assistito all'evidente palleggiamento delle responsabilità; Comune, UU.SS.SS.LL., poi di nuovo Comune, ecc. Ufficialmente si trattava di pensioni, allora, se tali erano il compito di controllo doveva essere dei vigili urbani o comunque dell'Assessorato preposto a tale tipo di attività, controlli relativi all'adeguamento, di queste pensioni, ai criteri di riferimento fissati dalla legge per la concessione delle licenze e la gestione di tale attività.
Non è esclusa la responsabilità dei tecnici di igiene ambientale, vale a dire dei cosiddetti delegati sanitari dipendenti delle UU.SS.SS.LL., in particolare a Torino, del Servizio di igiene pubblica dell'USSL I. Servizio che qui si vuole rammentare da tempo essere sotto inchiesta da parte dello stesso Comitato digestione dell'USSL I, in relazione alla sua pesante inefficienza e insufficienza rispetto ai compiti che le leggi, in primo luogo i Piani sanitari, assegnano a questi servizi, in relazione a quanto disposto dalla legge n. 30/82. Sono compiti di indagine sulle strutture ricettive in relazione alla rispondenza a quanto le leggi esistenti in materia di igiene edilizia prevedono, ma anche rispetto alle leggi di igiene annonaria. Mi domando cosa sia avvenuto nel corso di tali visite, a me non è dato saperlo; tra l'altro, questi tecnici non sempre viaggiano in coppia, meglio sarebbe che così fosse, per cui non sarebbe da escludersi ma è una cattiveria forse inutile, che siano avvenuti ammorbidimenti nelle tensioni dei loro rapporti. Né escludo che ammorbidimenti ci possano essere stati verso gli altri soggetti addetti al controllo della licenza di locanda o di pensione, vale a dire di vigili urbani, ma sono forse semplicemente delle cattiverie; comunque i vigili e i delegati sanitari sono coordinati e diretti da Capiservizio, i quali a loro volta rispondono ad Assessori o a Presidenti di UU.SS.SS.LL. La domanda che viene spontanea è quali verifiche sono state o vengono fatte periodicamente sull'efficienza e di conseguenza la congruità degli interventi di tali controllori.
Altra domanda; chi garantiva alle persone, loro malgrado ricoverate in tali pensioni, l'assistenza medica generica? Poiché si tratta di persone con residenza in quella pensione, doveva essere il medico di base di quella USSL. nel caso specifico dell'USSL TO 1. C'è un problema di controllo sull'avvenuto o non avvenuto controllo sull'attività di questi medici di base. Chi provvedeva a fare intervenire, al momento del bisogno, il medico di base? Chi provvede ancora attualmente? Non certo le persone gravemente malate non autosufficienti! Forse il proprietario della pensione, la badante o non so chi? Chi garantiva l'assistenza alla persona? Quale personale? Chi li medicava? Chi nutriva le persone ricoverate? Chi controllava che si nutrissero? Chi controllava che andassero di corpo e ne controllava le condizioni igieniche? Chi controllava le terapie? Con quale autorizzazione somministrava i medicamenti? Chi interveniva per far sì che la loro vita non fosse solo degenza in attesa della morte? Questo, per domandarci quale fosse l'intervento sulla qualità della vita complessiva di queste persone.
Come si è verificato che i medici di base chiudessero gli occhi di fronte alle evidenti carenze assistenziali ed igienico-edilizie. I medici frequentano un corso di igiene, quindi hanno competenza nel leggere le condizioni igienico-edilizie. Dunque, si sono tappati gli occhi. I medici addetti all'assistenza di tali anziani, quante volte hanno voltato la faccia da un'altra parte, osservando l'insufficienza della cubatura, ad esempio, o le condizioni igieniche dei servizi igienici? Come operatori della sanità, erano comunque obbligati ad esprimere formali denunce e mi domando allora quante quote capitarle, per le persone assistite in tali pensioni, fossero assegnate ai medici che dovevano intervenire in quanto medico di base, e come ci si spartisca la torta degli assistiti, quale intervento dell'Ordine dei medici di verifica sul comportamento etico professionale di tali medici di base.
Ritorno alla questione dei controlli igienici: è noto da anni lo sfascio in cui versa il Servizio di igiene pubblica di Torino, da anni se ne chiede il decentramento e il potenziamento; una legge regionale tuttavia, ha impedito che ciò avvenisse. L'USSL TO 1 aveva però da più di un anno attivato una Commissione ispettiva sull'efficienza di tale servizio e sulle metodologie di lavoro (vedi assegnazione delle ispezioni). Quali sono state le conclusioni anche operative di tale Commissione d'indagine? L'Assessorato potrebbe chiedere all'USSL 1 questa relazione e portarla a conoscenza dei Consiglieri. Il Piano di attività e di spesa dell'USSL 1 prevedeva un iniziale, timido decentramento funzionale che doveva per essere legato all'ampliamento della pianta organica. Il rinvio del potenziamento delle piante organiche deciso dalla maggioranza di questo Consiglio regionale ritarderà ulteriormente di anni il decentramento e l'efficienza di tale servizio. E d'altra parte, come decentrare degli operatori così pervicacemente radicati alla loro sede di Via della Consolata, operatori che erano estremamente restii non solo ad andarsene decentrarsi ed essere governati in maniera più efficiente, ma anche a sottoporsi al semplice controllo magnetico della loro presenza? Molte altre cose potrebbero essere dette su questa situazione, ma le lascio ad una futura Commissione di indagine che spero verrà promossa.
Sulla questione dell'informazione i giornali hanno detto che esisteva un opuscolo dell'USSL in cui erano elencate le pensioni incriminate; io per quanto ne sono a conoscenza, so che esistevano due opuscoli; uno dell'UGAF (Unione Gruppi Anziani Fiat) e uno della San Vincenzo, che riportavano l'elenco di queste pensioni, in particolare la pensione Nettuno era individuata con tre stelle. Erano queste le uniche pubblicazioni esistenti in mano agli assistenti sociali che, sono d'accordo, non vanno criminalizzati per l'uso che facevano di queste pubblicazioni, altre sono le responsabilità. E' chiaro comunque che resta forte la confusione su chi è malato cronico non autosufficiente. Bisogna che la Regione definisca con chiarezza questa posizione e dia indicazioni cogenti alle UU.SS.SS.LL. e ai Comuni. Questa chiarezza determinerà il riconoscimento del diritto all'assistenza sanitaria.
Sul problema della carenza di posti letto per anziani cronici non autosufficienti. Mi limito a segnalare, oltre a quanto già denunciato dai colleghi precedentemente, che ad esempio a Torino è terminata da più di un anno in Via Valgioie una struttura con ottanta posti letto per anziani non autosufficienti, costruita in quattro mesi dal Comune di Torino, terminata nell'aprile del 1990, in data sospetta, a mio parere, e tuttavia ancora attualmente assolutamente chiusa, l giornali dicono che mancano le suppellettili, l'Assessore in più occasioni ha ripetuto che manca il personale, fatto sta che quella struttura è chiusa. Anche su questo sarebbe bene che si facesse chiarezza e si dessero ai Consiglieri informazioni su ciò che è stato costruito, ma mai attivato. Mi domando se non dovrebbe essere ipotizzato un intervento urgente anche finanziario da parte della Regione per far si che questa struttura finita - dico finita - sia immediatamente attivabile. Noi abbiamo presentato sia un'interpellanza sia un ordine del giorno.
Rispetto all'interpellanza, non ho ricevuto di fatto risposte dall'Assessore Bergoglio, in particolare sulla questione di cosa intende fare, inteso come pesante intervento, la Giunta regionale nei confronti dello Stato per far sì che i fondi da assegnarsi, ma non ancora assegnati vengano trasferiti urgentemente alle UU.SS.SS.LL. del Piemonte. Mi domando se tutto ciò non sia legato anche al fatto che il Piano Sanitario Nazionale giace ancora nei cassetti in attesa forse che venga approvata la controriforma della legge n. 833, e mi domando allora se a livello di forze di governo non si debba pensare - la sollecitazione potrebbe essere in quella direzione - di fare uno stralcio del Piano obiettivo per gli anziani. Progetto obiettivo che prevede, ovviamente, dei finanziamenti che potrebbero essere trasferiti immediatamente alle Regioni. Proposte di questo tipo potrebbero essere fatte, forse sono anche state fatte, ma noi non lo sappiamo né dall'Assessorato all'assistenza né da quello alla sanità; occorrerebbe che ci venisse detto.
Abbiamo presentato un ordine del giorno in cui chiediamo che si definisca la figura anche giuridica della persona malata cronica non autosufficiente. C'è l'esigenza di una quantificazione, quindi di un aggiornamento della rilevazione dei bisogni e delle risorse pubbliche e private; c'è l'esigenza di esaminare urgentemente le proposte di legge già presentate e che verranno presentate; voi tutti sapete che sono in via di raccolta le firme per una proposta di legge regionale di iniziativa popolare per l'avvio di servizi di ospedalizzazione a domicilio e delle residenze sanitarie assistenziali. In questo senso occorre che la IV Commissione si impegni celermente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Mi limiterò a dire in pochi secondi quello che mi sembra sia l'anello mancante di questa discussione.
Signori, il Consiglio regionale, se non vuole fare della vuota accademia, deve assumersi delle responsabilità, come del resto anche la Giunta, lo denuncio la mancanza di responsabilità da parte della Giunta nel Servizio ispettivo per queste situazioni. Esiste una legge regionale chiarissima che è la L.R. n. 28 del 17 luglio 1986 dal titolo; "Istituzione del Servizio ispettivo sanitario e finanziario sulla gestione delle UU.SS.SS.LL. "; lasciamo perdere l'aggettivo finanziario, da questo punto di vista, ma dov'è il Servizio ispettivo sanitario all'interno delle UU.SS.SS.LL.? Se ne discute oggi, ma è da settimane, mesi, che esiste il problema degli anziani; denunciamo da mesi che non vengono fatte le ispezioni nelle UU.SS.SS.LL., in una quantità di servizi. Presidente, in una lettera, che dovevo spedirle ieri, ma che invece le invierò in giornata, le rammento il caso plateale in una USSL in cui ci sono delle pesanti irregolarità. Ho presentato un'interrogazione il 13 settembre 1990 alla quale non ho avuto risposta; una il 4 dicembre 1990, nessuna risposta una il 13 gennaio 1991, nessuna risposta; la quarta arriva oggi. Ci sono delle responsabilità personali pesanti da parte dell'Assessore alla sanità che regolarmente non risponde ogni volta che gli si chiede come mai all'interno delle UU.SS.SS.LL. o si sprecano i soldi o si fanno dei favoritismi o ancora ci sono altre irregolarità. Dov'è il servizio in applicazione della legge regionale istitutiva del Servizio ispettivo sanitario? Se ci fosse stato, le UU.SS.SS.LL. sarebbero state controllate e non sarebbero successi i fatti che sono stati denunciati oggi.
La Giunta deve far funzionare il Servizio ispettivo sulle UU.SS.SS.LL.
che si "mangiano" il 70% del bilancio regionale; vorrà dire che continueremo a spendere soldi e continueranno ad esserci abusi. Penso che il Presidente della Giunta a cui ho scritto diverse volte dovrebbe richiamare anche l'Assessore alla sanità - non è giusto prendersela soltanto con l'Assessore all'assistenza - a dare delle risposte e soprattutto ad assumere degli interventi. Non è importante rispondere al Consigliere Zacchera, bisogna intervenire! I fatti denunciati non sono stati assolutamente controllati dalla Regione! A questo punto, dico che c'è della complicità per lo meno nella non volontà di intervenire. Se siamo seri, queste cose non dobbiamo tollerarle!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Signor Presidente, colleghi, intervenendo brevemente durante il Consiglio regionale scorso a riguardo del bilancio, segnalavo, all'interno della lunghissima discussione che si è svolta, una anomalia e cioè la scarsissima attenzione nel dibattito, che si è svolto per ore e ore, a riguardo della questione di cui stiamo discutendo oggi; la sanità e l'assistenza. E' una questione non da poco, soprattutto per una Regione il cui bilancio è in gran parte (mi pare al di sopra del 60%) legato a questioni di sanità ed assistenza. Questa anomalia, questa zona di ombra si denota anche in cose molto piccole, per esempio la mancanza di risposte ad interrogazioni che in fin dei conti non richiedono grandi scelte, potrei aggiungere il mio elenco a quello del collega Zacchera; 14 novembre 1990 interrogazione sull'assegno di accompagnamento, quattro mesi, nessuna risposta; 7 dicembre 1990, una lettera mandata al Presidente della Giunta Brizio che denunciava alcune questioni osservate durante una visita alla casa di riposo per anziani di Corso Unione Sovietica, nessun riscontro; una interrogazione del 27 dicembre 1990 su una questione di servizio di ambulanza probabilmente risolvibile che sembra sia stata risolta a prescindere da eventuali iniziative della Regione.
Sono segnali di una situazione che io non definirei scandalosa, perch uno scandalo avviene quando ci sono delle situazioni non conosciute che ad un certo punto vengono rese pubbliche. Qui non siamo di fronte ad uno scandalo perché la situazione degli anziani in generale, ma quella particolare di cui si parla oggi sui giornali, è nota da tempo. Quindi siamo di fronte non ad uno scandalo, ma ad una situazione di indifferenza che ritengo più grave! E l'indifferenza credo sia in qualche modo "accettabile" quando riguarda il privato cittadino, che è libero di essere più o meno sensibile ed attento alla condizione di una parte, sicuramente fra quelle meno protette, della popolazione, ma è un'indifferenza non accettabile quando riguarda le istituzioni e in particolare un'istituzione che, ripeto, ha nel suo bilancio la gran parte delle risorse orientate o che dovrebbero essere orientate rispetto anche a questo settore. Data anche la situazione di quest'aula e le assenze già dette, soprattutto dell'Assessore alla sanità, non vado molto per le lunghe anche perch alcune cose di carattere generale sono note e risapute; sono presenti nell'ordine del giorno presentato da me, grosso modo sono presenti anche in altri ordini del giorno e quindi su quelle questioni specifiche ritorneremo in sede di discussione sugli ordini del giorno.
Faccio però alcune proposte in questa sede alla Giunta e ai Consiglieri, i pochi rimasti, per capire se anche oggi dobbiamo passare una parte consistente della giornata a fare un dibattito privo di conseguenze.
Le proposte, oltre a quella già indicata all'interno degli ordini del giorno, sono che la Giunta si impegni a riservare una corsia di emergenza nelle prossime settimane, nei vari ambiti in cui la Giunta è direttamente o indirettamente coinvolta, alle questioni di cui stiamo parlando. Mi riferisco in particolare alle proposte di legge o altri provvedimenti in Commissione (ricordo quella sull'ospedalizzazione a domicilio probabilmente ce ne sono altre). Chiedo anche una corsia di emergenza al riguardo delle interrogazioni. Credo che l'unico modo per questo Consiglio di considerare accettabile un dibattito come quello di oggi, senza l'Assessore alla sanità, sia quello di assumere un impegno della Giunta che perlomeno nella prossima riunione di Consiglio la parte iniziale dedicata alle interrogazioni e alle interpellanze venga riservata all'Assessore alla sanità, il quale risponda almeno ad una parte delle interrogazioni che sull'argomento giacciono da mesi e mesi. Si tratta, fra l'altro, di interrogazioni che riguardano questioni vitali per una parte della popolazione e probabilmente alcuni dei soggetti interessati da queste interrogazioni, nel frattempo, sono anche morti.
Quindi, la proposta è quella di una corsia preferenziale per quanto riguarda l'impegno dell'Assessore nel prossimo Consiglio regionale.
Un'ulteriore proposta è quella di rispondere sollecitamente alla richiesta che viene fatta dal comitato promotore per la proposta di legge di iniziativa popolare sulla questione degli anziani cronici non autosufficienti. Dal 26 gennaio è iniziata la raccolta di firme su una petizione popolare regionale e attraverso una lettera, che credo sia giunta oggi al Presidente del Consiglio, si chiede un incontro urgente con l'Assessore alla sanità e i Capigruppo del Consiglio regionale a riguardo delle questioni che stiamo discutendo. Chiedo quindi che o in questa sede da parte direttamente della Giunta, o nella riunione dei Capigruppo di domani si stabilisca con urgenza un incontro con il Comitato promotore di questa legge.
La terza proposta che faccio è che, come abbiamo fatto per i carcerati la Commissione competente organizzi una visita dei Consiglieri regionali interessati ad almeno alcune delle case di riposo per anziani presenti nella città di Torino, anche se devo ricordare che, essendo questo il Consiglio regionale, gli Assessori alla sanità e all'assistenza sono Assessori regionali, quindi, anche alla luce dei fatti avvenuti nella città di Torino, si deve intervenire per verificare qual è la situazione in tutto il resto della regione, che sappiamo essere in realtà assolutamente identica, se non addirittura peggiore, a quella di Torino.
Riepilogo le proposte che ho fatto 1) una corsia di emergenza per tutte le questioni che riguardano il problema di cui si discute; 2) un incontro con il Comitato regionale di iniziativa popolare sulle questioni che riguardano gli anziani non autosufficienti 3) la visita dei Consiglieri regionali ad alcune delle case di riposo.
Concludo il mio intervento con una brevissima osservazione. Riprendendo le cose che già diceva il collega Cucco, è evidente che uno dei nodi di fondo, non l'unico, ma sicuramente uno dei più rilevanti, è quello di ridefinire una volta per tutte qual è l'ambito, la collocazione di una parte della popolazione anziana che dobbiamo considerare malata non autosufficiente e che non può essere considerata una questione di assistenza, bensì di sanità. Questo è uno dei nodi di fondo sui quali una discussione più approfondita va fatta, perché è da questo tipo di discussione che poi si traggono alcune conseguenze di intervento diretto o indiretto da parte della Regione Piemonte.
Mi risulta che, quando in questi giorni è stato fatto il blitz nelle varie pensioni da parte della Procura della Repubblica, alcune delle persone (220 per l'esattezza) trovate in queste case di riposo illegali non sono state mandate in una casa di riposo per anziani, ma sono state ricoverate in ospedale, quindi né a casa né in una casa di riposo. Questo è il segnale che dovrebbe farci riflettere su qual è il nodo reale di quanto è oggi al centro del nostro dibattito.



PRESIDENTE

Il dibattito sulla comunicazione dell'Assessore Bergoglio proseguirà nella sessione pomeridiana dei lavori del Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,35)



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