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Dettaglio seduta n.46 del 05/03/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Croso e Dardanello.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 56 (seguito)


PRESIDENTE

Prosegue l'esame del progetto di legge n.56.
La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, il dibattito su questo bilancio è tagliato in maniera adeguata al livello del bilancio stesso: c'è il più supremo disinteresse da parte degli Assessori, questa mattina e adesso. E non è casuale perché per la cripticità della sua struttura, per la cripticità della lettura che viene data (o che non viene data) dagli Assessori e per il poco che rappresenta questo bilancio, certo non suscita gli entusiasmi o le critiche appassionate che ci si potrebbe aspettare. In altri tempi, la discussione sul bilancio era il momento più alto del dibattito in assemblea, e ancora lo è a livello parlamentare: la battaglia sulla Finanziaria caratterizza ogni anno le posizioni della maggioranza e dell'opposizione. Da noi non è così, un po' per le difficoltà di bilancio e la rigidità delle destinazioni del bilancio stesso, quindi le poche possibilità di manovra. Preparando gli emendamenti ci accorgiamo quanto sia difficile spostare fondi da un capitolo all'altro, perché la maggior parte dei capitoli sono bloccati e non consentono modifiche, il che significa che non è possibile una politica di fatto. Per questa ragione, in effetti, non è leggibile in questo bilancio una chiara linea politica, cosa peraltro che è stata rilevata anche da esponenti della maggioranza.
Un piccolissimo passo in più lo si è fatto quest'anno, a seguito del rifiuto di molti Consiglieri di dare un parere di merito su una totale assenza, anche quando gli Assessori erano presenti, di lettura delle parti del bilancio che loro competevano; quindi, di fronte alla impossibilità di capirsi su cosa significavano le diverse voci, la Giunta ha accettato di predisporre una relazione e delle schede che costituiscono un aiuto alla lettura.
Mi colloco su questo aspetto degli aiuti alla lettura che non sono degli strumenti per acculturare i Consiglieri, ma degli strumenti che consentono di rendere il momento di verifica del bilancio il momento in cui si chiariscono poteri e limiti dell'azione regionale, ciò che si pu decidere, ciò che non si può decidere, e, nell'ambito di ciò che si pu decidere, ci si confronta su orientamenti diversi. O riusciamo a darci come obiettivo quello di avere, nel momento del bilancio, questo confronto e di costruire degli strumenti che permettano, nell'arco dell'anno; ad ogni Consigliere, ad ogni Assessore, ogni Commissione, di verificare in corso d'opera come stanno andando le cose rispetto al deciso, o altrimenti le discussioni sul bilancio non interesseranno nessuno, perché nessuno riuscirà a costruire la logica complessiva.
Il Consigliere Segre faceva riferimento a quello di cui abbiamo discusso varie volte in Commissione e cioè la necessità di costruire degli strumenti di lettura del bilancio con l'indicazione non di capitali di spesa raggruppati sotto un titolo generico, ma obiettivi realistici che si intende perseguire con l'azione regionale, a cui collegare delle vere e proprie azioni di politica amministrativa, che possono essere azioni a loro volta collegate a una posta di bilancio, oppure azioni che non richiedono specifici stanziamenti di bilancio; e, se necessario, suddividere le azioni in operazioni elementari che consentano in maniera più precisa di fare collegamento a una specifica posta di bilancio.
Quello che nella Pubblica Amministrazione, italiana in particolare, è quasi impossibile fare è collegare la definizione di obiettivi, di azioni conseguenti agli obiettivi con l'effettivo flusso dei finanziamenti, quindi l'arrivo a compimento dell'opera per la quale si sono stanziati volta a volta dei fondi e poi il risultato in termini di servizio e l'effetto sull'ambiente economico naturale, sociale dell'azione che ci si era proposti.
Per esempio, quasi nessuno riesce a ricostruire l'iter di un Piano di edilizia residenziale, o di un progetto di depurazione, facciamo il caso del Lago Maggiore. E questo perché gli stanziamenti vanno in maniera ondeggiante, sono legati in qualche caso al FIO, in qualche caso ad altre leggi, in qualche caso a fondi regionali, e non esiste alcun documento nel quale queste voci vengano raggruppate e si capisca a che punto è l'iter di realizzazione e del collegato stanziamento di quell'opera e, a maggior ragione, di quel pacchetto di opere. Quindi, non si riesce a capire se le cose che si è detto di voler fare, si stanno facendo, si sono fatte, quanto sono costate alla fine, tenuto conto, per esempio, dei ritardi terribili che, attraverso questi meccanismi di finanziamento, si hanno.
Lo strumento che di solito tende a collegare programmi e bilanci preventivi e consuntivi (perché un preventivo deve essere costruito in modo da permettere, in termini di consuntivo, di sintetizzare gli effettivi risultati), non è uno strumento semplice, ma può essere messo in opera.
Naturalmente non deve avvenire ciò che, candidamente, ci ha spiegato un funzionario in Commissione (sono andata a verificare ed è proprio vero) e cioè che i programmi che compaiono come titoli sul bilancio attuale siano ancora i programmi del Piano '82-'85 e che addirittura le leggi di riferimento dei capitoli di spesa siano ancora le leggi precedenti. Nel presentare un emendamento mi sono accorta che il capitolo relativo alle spese di investimento dei parchi fa ancora riferimento alla vecchia legge dei parchi, perché non è stato cambiata la legge di riferimento. In realtà è uno schema che con fatica era stato predisposto in ordine a certi obiettivi programmatici che si avevano nel programma '82-'85, che va avanti per forza di inerzia, scollegato da un programma, anzi, dal Piano regionale di sviluppo che nel frattempo è stato approvato.
Credo che si potrebbe individuare una sede per un lavoro collettivo potrebbe essere la I Commissione, che, se non ho capito male, viene scaricata di una parte dei suoi compiti attraverso la costituzione di una Commissione specifica per gli adempimenti connessi alla L. n. 142, e che potrebbe essere il luogo in cui cominciare anzitutto a chiarirci le idee sul piano culturale. Occorre che i Consiglieri, e prima di essi gli Assessori, siano messi in grado di avere uno strumento che consenta una reale lettura del bilancio in termini di obiettivi e di politiche e non di titoli generici che corrispondono solo a leggi dello Stato o a vecchie leggi regionali; quindi, l'organizzazione dei capitoli di bilancio deve essere fatta intorno a obiettivi chiaramente definiti, che variano di anno in anno al variare degli obiettivi; che siano collegati a risultati attesi che, essendo definiti non in termini solo finanziari, ma anche in termini di cosa deve derivare, che può essere appunto un'opera, un servizio, una legge, un programma, un documento, una ricerca o qualunque altra cosa consenta, in sede di consuntivo e anche in corso d'opera, la verifica dello stato di realizzazione.
Ad esso vanno collegati degli indicatori di risultato nella società nell'ambiente o nel ter-ritorio. se faccio un Piano di depurazione del Lago Maggiore, devo alla fine avere un indicatore di risultato che mi dica se quella serie di operazioni che ho fatto mi hanno dato o no un risultato supponiamo, sulla qualità dell'acqua perché può anche darsi che stiamo spendendo molto denaro pubblico che, per esempio, non consente di ottenere un risultato; in molti casi ci sono molte contestazioni sull'opportunità di fare certe operazioni perché si ritiene che non daranno un risultato.
L'unico modo di capire se questo risultato si ottiene o non si ottiene è quello di avere un indicatore di risultato, cioè un indicatore di efficacia della politica. E' evidente che, per gli aspetti finanziari, occorre avere in precedenza un indicatore di efficienza della politica stessa, cioè una sommaria analisi dei costi e dei benefici che una politica comporta.
Chiunque di noi tenga un bilancio dei propri averi, cerca di capire se è riuscito a fare le cose che aveva programmato di fare. Se programmo di comprare una casa, sono in grado di dire, quando avrò finito il mio piano di ammortamento, se l'ho pagata tutta, quanto mi è costata. Queste semplici cose noi non le sappiamo.
Preannuncio che quando discuteremo di consuntivi (anche se di consuntivi si discute ancora meno, è una delle cose strampalate della Pubblica Amministrazione) comincerò a chiedere quanto sono costate le opere, quanto tempo si è impiegato per realizzarle. E' possibile che queste cose non si sappiano mai? E' possibile che i documenti che abbiamo non preannuncino in modo chiaro che cosa si vorrà fare e che non ci mettano in grado di capire che cosa si è fatto? L'altra osservazione strettamente collegata a questa è sulla necessità che i Gruppi, ma soprattutto i Consiglieri, in quanto membri di Commissioni consiliari, siano messi in grado di verificare l'andamento delle spese di bilancio e lo stato di attuazione della spesa attraverso un semplice terminale, in modo che, quando si troveranno a discutere dei diversi programmi di intervento o di leggi che realizzano i finanziamenti previsti dalle diverse poste in bilancio, siano in grado di verificare che cosa sta succedendo nel bilancio stesso della Regione. Anche questa è una piccola cosa che ci viene promessa da tanto tempo e che è fondamentale per imparare ad usare il bilancio. Si potrebbe organizzare un breve corso perché si possa accedere a queste informazioni. Abbiamo fatto delle leggi sul diritto all'informazione dei cittadini piemontesi, leggi sacrosante e fondamentali ma il diritto all'informazione deve essere valido anche per noi, perché è ben vero che possiamo chiedere, ma non è così che si impara a leggere un bilancio.
Chiedo alla Giunta se e quando pensa di essere in grado di offrirci questo fondamentale accesso all'informazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Intervengo per segnalare alcune problematiche rilevanti nell'ambito del bilancio, rispetto alle quali abbiamo rinunciato a presentare degli emendamenti, che riguardano essenzialmente alcuni campi che sono stati oggetto di una discussione sufficientemente ampia ed impegnativa, dal punto di vista politico, in Consiglio regionale.
Mi riferisco in primo luogo all'agricoltura, partendo dalla considerazione che il Consiglio regionale è stato attento ascoltatore e ha preso impegni nei confronti dei rappresentanti del settore, pochi mesi fa in relazione ad una crisi che sta colpendo duramente il settore stesso e che mette in evidenza, assieme alla problematica di ordine generale relativamente alla questione del bilancio, aspetti che riguardano anche la legislazione e l'equilibrio delle risorse che a livello regionale vengono destinate a tutti i settori. Porto un dato. Per fronteggiare la crisi del settore latte, oggetto dell'incontro tra la Giunta e i Capigruppo, vi era stata una previsione di stanziamento di 30 miliardi a livello nazionale. Le richieste dei produttori di latte per estinguere le loro produzioni sono state di 484 miliardi circa. Questo sta a significare che ogni affermazione sul fatto che la crisi non fosse reale era pretestuosa, altrimenti i coltivatori non avrebbero presentato domande quindici - venti volte superiori alla previsione del calo produttivo ed occupazionale, a seguito del crollo dei prezzi del latte. Questa crisi comporta una perdita occupazionale dell'ordine di 10 mila posti in agricoltura a livello nazionale, e di 1.000/ 1.500 posti nella regione Piemonte.
C'è una crisi nel settore dell'agroindustria e della trasformazione sottolineata dalle difficoltà di alcune aziende e testimoniata anche da lettere inviate ai produttori, che fanno prevedere, qualora la crisi si concretizzasse effettivamente, un'ulteriore espulsione o calo occupazionale di 1.000/ 1.500 produttori. Quindi, potremo sfiorare 2.000-3.000 produttori che devono lasciare la terra o comunque il comparto occupazionale nell'ambito dei due - tre anni che seguiranno quello attuale, che è l'anno di maggiore concentramento della crisi.
Di fronte a questa situazione, la ripetizione degli stanziamenti che ripercorrono la falsariga degli scorsi anni non sottolinea adeguatamente la volontà politica che pure mi è sembrato fosse stata manifestata dal Consiglio regionale. Aggiungo che i settori agricolo e agroindustriale stanno diventando molto più strategici, tant'è che sento parlare di una disponibilità dell'lFI ad investire per la prima volta in questo comparto (può darsi che la notizia non venga confermata), e ciò vorrebbe dire che il valore politico contrattuale della proprietà dei settori agroindustriali comincia a competere con quella della produzione delle macchine o perlomeno vi si affianca.
Questa è la ragione per cui, nell'esame del disegno di legge n. 91 proporremo un apposito stanziamento dell'ordine di 5 miliardi per lo sviluppo del sistema agroindustriale e per la sua trasformazione, da sistema incentrato sull'intervento sulla cooperazione a sistema incentrato su un intervento più ampio, e 500 milioni in conto interessi per piani di investimento pluriennali o, ancor meglio, per l'attivazione di sinergie che possano concorrere a costruire degli investimenti prelevati dall'economia in generale, dalla finanza libera piemontese, in direzione del settore agricolo.
Inoltre, c'è il problema della trasformazione in senso ecologico e della qualità che ha bisogno di un piano di intervento di tipo sostanziale.
Ricordo che nella discussione sull'agricoltura biologica esistono proposte di legge per le quali lo stanziamento va dai 100 milioni proposti dalla Giunta ai 10 miliardi proposti dai Verdi, il che dimostra la sensibilità comune del Consiglio e la necessità di fare un serio ragionamento a livello di bilancio.
Un altro comparto, relativamente al quale le sollecitazioni sono state numerose e alcuni singoli Assessori ne sono stati destinatari, riguarda la montagna, per la quale vorrei dire alla Giunta che versiamo in una ben grave stranezza se, dopo tutta la sensibilità che si è attivata in termini finanziari, che sono i sostanziali, l'intervento ricalca la falsariga degli scorsi anni. Abbiamo proposto (lo ha fatto il collega che rappresenta la Provincia del Verbano, ma penso che la sensibilità sia più diffusa) un emendamento per uno stanziamento straordinario dell'ordine di almeno 5 miliardi in conto capitale per la montagna.
Sul turismo. Relativamente a questo comparto abbiamo votato la settimana scorsa un ordine del giorno che, essendo stato votato all'unanimità, non può che costituire un impegno da tradurre in conto economico con il bilancio 1991 e, se non è possibile per il bilancio di quest'anno, sul disegno di legge n. 91, relativamente a due capitoli aggiuntivi rispetto a quello illustrato in aula dall'Assessore al turismo Cantore. Avevamo dato un'indicazione per l'agriturismo perché non rimanga quel bricolage, di cui parlava in quell'occasione il collega Marchini, e diventi invece il settore di attività verso il quale vogliamo indirizzare questo tipo di risorsa complementare e sinergica a tante altre attività, in particolare quella agricola e quella ambientale.
Un altro punto sul quale si richiede uno stanziamento, riguarda l'attivazione delle risorse turistiche e dell'offerta turistica connessa alle città d'arte del Piemonte. L'indicazione di "città d'arte" ha una definizione non proprio generica; ce ne sono già alcune classificate come tali, Biella, Casale, Mondovì, Saluzzo. Negli emendamenti che proporremo sul disegno di legge n. 91 individuiamo uno stanziamento in conto capitale ed uno stanziamento in conto interessi per mettere a disposizione un pacchetto volto ad attivare delle sinergie del comparto finanziario afferente alla ricostruzione e al riordino, ai fini culturali e turistici del patrimonio delle città d'arte, senza vincolare e mantenere lo stanziamento a quel tipo di livello che contempera soltanto l'intervento pubblico. Anche il modello degli stanziamenti e delle proposte di emendamento è fatto per individuare un processo e non soltanto una forma di intervento da parte della Regione.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'occasione di discussione di un bilancio di previsione è, come ha detto l'Assessore Gallarini nel momento della discussione per l'assestamento dell'ottobre scorso, un momento di dibattito politico e finanziario e non solamente una operazione di analisi ragionieristica degli elementi finanziari di spesa.
Nell'intervento del collega Ferrara condivido il fatto che abbia aperto il proprio discorso ribadendo la necessità di tener conto della situazione in cui ci troviamo e del contesto completamente nuovo rispetto a momenti abbastanza vicini a noi, che però hanno visto, in pochi mesi, cambiare il quadro di riferimento.
Ci troviamo dinanzi a un ciclo economico incerto, dopo un decennio dove hanno trionfato i rampanti. La relazione di maggioranza e l'intervento dell'Assessore li condivido per le linee di massima che hanno espresso però mi pare che oggi in questa sede non si sia sufficientemente ribadito che in pochi mesi si sono determinati aspetti economici forti, rilevanti con effetti nel medio termine, notevoli per la nostra realtà. Penso alle nuove ristrutturazioni in corso nei tre settori portanti dell'economia piemontese; quello dei mezzi di trasporto, quello dell'informatica e quello del tessile - abbigliamento. Tutto questo sta determinando lentamente, ma inesorabilmente, dei riflessi pesanti nel sistema dell'impresa minore e dell'artigianato piemontese che non potremo di nuovo recuperare più avanti quando la situazione si troverà in emergenza.
Sempre di più ci si rende conto, anche perché la specializzazione internazionale del lavoro continua a procedere, che assumono aspetto decisivo quelle attività ad alto valore aggiunto, che sono soprattutto caratterizzate nel terziario avanzato e che rischiano di vedere nella nostra Regione una chiusura tra due grandi aree metropolitane, quella lombardo - milanese e quella francese attorno a Lione, che rischia di chiudere e sottrarre al Piemonte e all'area metropolitana torinese elementi di prospettiva futura.
Occorre anche dire che l'appuntamento comunitario del 1/1/1993, della riduzione delle barriere fisiche tra i vari Stati, è sempre più vicino.
Toccherà, per esempio, il sistema della formazione professionale e molti altri aspetti; non possiamo pensare di parlare di questo elemento magari nel bilancio di previsione del 1993 dinnanzi alla situazione che ormai è mutata.
Occorre anche rilevare una nuova sensibilità nei rapporti tra nord e sud. L'accordo per il tariffario del GATT (l'Uruguay - round) credo che andrà avanti con effetti fortissimi sull'agricoltura piemontese, anche per le decisioni comunitarie; ci troviamo sostanzialmente con un quadro di riferimento che richiede delle politiche con spiccate priorità, se vogliamo stare nel gioco dei cambiamenti e non semplicemente fare i notai di questi cambiamenti.
Dobbiamo anche ribadire - l'ho ricordato alcune volte - che il Piemonte è una delle poche regioni che hanno un saldo demografico negativo; questo è un indicatore molto significativo di un lento, probabilmente ancora impercettibile, decadimento complessivo della nostra realtà. Quindi, non siamo più nella fase tranquilla della passata legislatura, dove probabilmente si poteva mettere mano con calma a cambiamenti strutturali ma ci troviamo in una situazione in forte cambiamento, dove dobbiamo fare qualche trasformazione profonda, ma intanto intervenire sugli elementi di emergenza.
Già lo abbozzava la relazione di maggioranza del collega Ferraris, e in qualche misura lo rilevava l'intervento dell'Assessore, che per affrontare questa situazione ci troviamo a fare i conti con dei limiti operativi fortissimi.
La prevalente funzione della Regione è di trasferimento e resta poco per un'azione diretta su aspetti che abbiano rilevanza regionale.
Nel nostro bilancio, quali sono le spese su elementi di grande rilevanza regionale (quelli sui quali la Regione è chiamata a esprimersi) e quali sono le spese di trasferimento (ad esempio, le fognature che devono fare i Comuni)? Probabilmente, in una trasformazione istituzionale dei ruoli e in un assestamento diverso non dovrebbe nemmeno più esistere questo meccanismo di gestione della cascata dei finanziamenti, ma dovrebbero avere rilievo i punti forti, quelli in cui la dimensione regionale si può vedere sia perla sua capacità di spesa sia per la sua capacità progettuale complessiva sul territorio.
Quando l'Assessore candidamente dice che stiamo discutendo del 2% di risorse libere e il resto è un'operazione poco più che ragioneristica umilia un'assemblea elettiva di fronte a una collettività che pensa di avere un consesso, delle strutture, una burocrazia, un Governo che dovrebbe avere la possibilità di far convergere le risorse da una parte o dall'altra, a seconda delle valutazioni determinate in chiave politica. E questo non c'è.
Abbiamo assistito a una fiscalità distorta. Il Ministro Maccanico alcuni mesi addietro, in un convegno organizzato dalla Giunta, ha ribadito che una strada si sta aprendo, ma è molto stretta, molto difficile. La lobby antiregionalistica in Parlamento è estremamente forte. Il portare a compimento la legge di riforma delle autonomie locali senza aver contestualmente e parallelamente portato avanti la riforma del ruolo delle Regioni è stato un clamoroso errore a danno del nostro ruolo che adesso annaspando, dobbiamo cercare di recuperare, per esempio, nel discorso dell'area metropolitana. I Presidenti delle Giunte riuniti, nel settembre 1989, dicevano che la manovra sulla fiscalità della finanza locale e regionale era di inadeguatezza, di incertezza, di incoerenza e di confusione. Capivo che era per alzare il prezzo ed essere contrattuali però erano parole forti rispetto a un ritardo che grava sulla nostra possibilità, in appuntamenti rilevanti, di poter dispiegare delle politiche e non essere semplicemente quelli che passano i soldi ai Comuni per le fognature.
Ciò che uccide è che noi facciamo delle settorialità, non un valore, ma un limite.
E' pur vero che se vogliamo misurare la vita di una impresa sull'esercizio annuale, sappiamo che non è un documento chiaro e probatorio della salute di una azienda, tanto più per una realtà come la nostra che ha, negli investimenti, una dimensione di medio e lungo termine e quindi viene castrata dall'esercizio annuale, come elemento di misurazione quasi assoluta, perché c'è l'aggancio con un piano finanziario pluriennale quindi è ancora incerta e timida.
Ebbene, la settorialità, non come valore ma come limite, e l'esercizio annuale sono stati la tomba in questa Regione delle possibilità della programmazione, che sono uno strumento necessario; così come programma la FIAT, così come programma una media e grande azienda, occorre lavorare in una dimensione che abbia questo rilievo. La settorialità, cioè la sommatoria dei bisogni degli Assessorati feudo, più l'esercizio annuale come motore di ogni misurazione, sono gli elementi che hanno costituito un limite forte per la politica di programmazione e per l'assunzione di decisioni complesse nelle quali occorre valutare vie alternative ed essere anche in grado di fare dei cambiamenti in corsa.
Mi pare di aver colto dalle colleghe Bresso e Segre alcuni accenni ai problemi della conoscenza. Non credo che questo sia un limite tecnologico probabilmente potremmo sapere quasi in tempo reale, visto che tutti i bilanci dal 1970 sono caricati, l'andamento di molte leggi. Questo non è un problema grave. Però forse non c'è l'abitudine a capire qual è l'efficacia della spesa rispetto alle finalità; dovremmo trovare degli indicatori più precisi. Non dobbiamo essere degli specialisti per fare questi tipi di analisi, ma dovremmo capire rapidamente dove non beve il cavallo - e quindi è inutile buttare risorse e creare altre leggi - e, invece, aprire dei varchi, non tanto dove ci sono situazioni di minima resistenza, ma dove ci sono situazioni di resa significativa, in quanto abbiamo risorse limitate.
Si parla del controllo di gestione come di un mito, ma nel settore industriale questa cultura è fortemente impiantata. Credo che i tempi ormai siano maturi per poter ragionare su un controllo di gestione che sia traducibile in considerazioni che servono alla funzione di governo.
Occorre recuperare il governo degli effetti indotti della spesa. Quante spese hanno degli effetti indotti in altri settori che non vengono misurati e che potrebbero essere presentati positivamente? Quante spese nel settore dell'energia, dei rifiuti, dell'ambiente, dell'informatica, dei trasporti se indirizzate in un modo o nell'altro, possono determinare nell'apparato industriale, nel terziario avanzato, nell'artigianato, effetti in un modo o nell'altro? Allora, ecco che i limiti di politiche settoriali, che non tengono conto di questi effetti indotti, sono ancora più gravi.
Qui c'è spazio anche per le spese rigide, quel 98% che malamente vediamo come trasferimento di risorse, all'interno del quale possiamo modellare le scelte specifiche in vari campi, in modo tale da determinare effetti indotti desiderati che massimizzino rilievi sul piano occupazionale, territoriali e così via.
In queste occasioni occorrerebbe sapere se abbiamo determinato gli scenari di riferimento (ho parlato delle grandi ristrutturazioni in corso che penalizzano il settore della piccola industria e dell'artigianato, ho parlato della chiusura che riceviamo dai due grandi bacini, quello milanese e quello lionese, che quindi ci stritolano per quanto riguarda il terziario), occorrerebbe stabilire delle priorità alte che durano alcuni anni, attraverso il motore dei Piani di sviluppo. Un buon modo per indicare le priorità è ridurre il vincolo della settorialità, intesa come zavorra e non come valore, come sommatoria delle spese storiche degli Assessorati.
Non credo che sia significativa una politica di razionalizzazione del patrimonio, intesa come opportunità per recuperare molte risorse. Lo si deve fare per quegli aspetti che servono al buon funzionamento della Regione, ma non possiamo nemmeno venderla come una politica alta, anche perché attorno a questo smobilizzo del patrimonio regionale ci sono troppe attese, alcune anche sospette, quindi dobbiamo restare estremamente prudenti. Inoltre, dobbiamo ovviamente cercare le sinergie con i privati.
Ieri, in una intera pagina di inserzione su "Stampa Sera", l'Associazione degli imprenditori torinesi esaltava il ruolo sul supercalcolatore. A questa iniziativa aderiscono gli enti pubblici; siamo sempre a rimorchio: mettiamo un po' di quattrini e non determiniamo delle politiche. Lì c'era persino Texilia. Cerchiamo di non cadere - so che l'Assessore Nerviani fa del suo meglio - quasi nel ridicolo come sulla questione del Castello di Rivoli, dove addirittura siamo stati iniziatori e stimolatori e dove spendiamo molto, ma questo traspare sempre con difficoltà e dobbiamo fare la voce grossa per ricavare i nostri diritti.
Dobbiamo avere il coraggio nelle priorità di stabilire interventi che abbiano una dimensione critica tale da avere degli effetti. Possiamo dare mille lire a tutti, ma se queste mille lire le concentriamo su alcune priorità e su grandi iniziative, saranno visibili.
L'IRES ha tratteggiato il problema dell'area metropolitana, il discorso tra il riequilibrio e il rilancio della forza delle motrici o delle aree metropolitane. Io credo a un riequilibrio sinergetico tra le diverse zone e credo anche che l'area metropolitana di Torino sia come la dimensione critica della spesa; è uno dei centri essenziali per misurarci con l'area milanese, con quella lionese, quella ginevrina o marsigliese. Occorre recuperare nella spesa gli accordi sovraregionali, l'Interreg, il ruolo del Cotrao e così via. Sono tutti elementi già evidenziati nell'ambito della relazione di maggioranza, che condivido, e delle dichiarazioni dell'Assessore, che mi sono sembrate opportune. Volevo dare un contributo affinché si tenga sufficientemente conto di questi aspetti nelle politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

La premessa alle schede esplicative di settore considera il Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1991 un bilancio di transizione. Noi lo consideriamo avulso dalla situazione economico-sociale, avulso persino dalla programmazione prevalentemente astratta, rappresentata dal Piano socio-economico regionale.
Tre elementi caratterizzano il Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1991: l'insufficienza di risorse. La maggioranza paga la accondiscendenza la subalternità alle politiche neo - centralistiche che umiliano il sistema autonomistico e soffocano ogni serio tentativo di autogoverno locale. La comunità piemontese paga un prezzo troppo elevato per le politiche governative l'inadeguatezza di indirizzo delle risorse; basta verificare tempi ed efficacia della spesa e registrare la mole di residui passivi per capirlo l'eccessiva discrezionalità della Giunta che in taluni casi prescinde ogni ora le priorità oggettive: eppure la situazione economica è difficile sono ormai evidenti i segni di recessione; continua un tumultuoso e sconvolgente processo di ristrutturazione e l'apparato produttivo conosce una nuova fase di riorganizzazione.
Questa riorganizzazione economico-produttiva farà emergere nuove eccedenze strutturali di forza di lavoro, stimate in 50.000 unità per i prossimi due anni; quindi nell'industria avremo un'ulteriore contrazione complessiva di 50.000 posti di lavoro. I punti di crisi e di difficoltà sono noti, mi limito a citarli: l'Olivetti, l'Iveco, la RIV - SKF, il settore delle penne a sfera, il settore tessile e laniero, il settore degli elettrodomestici, l'auto e l'indotto. Con effetti a cascata sulle attività indotte, sulla piccola e media industria e sull'artigianato.
L'assenza di qualsiasi politica industriale e del lavoro aggrava gli effetti negativi della ristrutturazione selvaggia. Ma, appunto, quale relazione esiste tra la situazione economico - sociale e il bilancio? Se guardiamo i capitoli di spesa: industria, lavoro e occupazione osservatorio sul mercato del lavoro, cooperazione, emigrazione e immigrazione, formazione professionale, artigianato, prescindendo dalle corpose risorse previste dal Regolamento 2052 della Comunità Europea, che riguarda solo la provincia di Torino e il Verbano - Cusio - Ossola, ci troviamo in presenza di un bilancio di ordinaria amministrazione. Tra l'altro, anche sui progetti di reindustrializzazione del Regolamento 2052 per il modo con cui si è proceduto a definirli, è legittimo nutrire seri dubbi sulla loro efficienza e sulla loro efficacia nel perseguire le finalità del Regolamento stesso.
La legge 46 sull'innovazione è finanziata in un modo inadeguato, eppure è una legge che ha dimostrato una certa efficacia. Può avvalersi di risorse pari a 2 miliardi di lire, per contro, 1,5 miliardi vanno a finanziare generiche iniziative in materia di innovazione tecnologica. La realizzazione di aree industriali attrezzate avviene con un vecchio strumento di legge che da tempo necessita di aggiornamento.
Le politiche del lavoro e dell'occupazione. Il fondo straordinario per l'occupazione è inadeguato; la legge sulla cooperazione pare adeguatamente finanziata, ma bisogna vedere con quale efficacia.
Così pure per lo stanziamento ai cantieri di lavoro. Il capitolo immigrazione dispone di risorse del tutto irrisorie.
Ciò che conta è il coordinamento di tutti gli strumenti di intervento sociale, di promozione del lavoro e dell'occupazione. Si ha nettissima l'impressione che tutti gli strumenti operino in modo scoordinato con scarsa efficacia; quindi al problema delle risorse insufficienti si aggiunge quello dello scoordinamento degli strumenti che impedisce l'affermarsi di una linea politica attiva per l'occupazione e il lavoro.
Continuiamo, Presidente Brizio, ad essere la Regione che spende di meno per il lavoro e per l'occupazione, nonostante sia quella più investita di altre dalle difficoltà economiche e produttive.
Per la formazione professionale c'è un aumento di 22 miliardi, ma questo aumento è dovuto esclusivamente al rinnovo del contratto di lavoro del personale degli enti convenzionati. Quando discuteremo della qualità della formazione professionale, dell'efficacia della spesa in questo campo della produttività sociale delle risorse impiegate? Qui c'è un'esigenza non più rinviabile, quella di qualificare tutte le attività di formazione professionale a cominciare dal primo livello.
Per l'artigianato. La Regione ha tutte le competenze in materia di artigianato. La legge quadro, dopo sei anni, non è stata ancora finanziata dal Governo centrale. E' evidente che la Regione non può sopperire alla latitanza dello Stato, ma l'impegno tende persino a venire meno.
Se detraiamo dalla cifra complessiva degli stanziamenti la cifra trasferita dal Fondo nazionale per l'artigianato, ci accorgiamo che la Regione Piemonte realizza "un risparmio" di un miliardo e mezzo. Per la domanda di credito dell'artigianato, che è stimata in 10 miliardi, il finanziamento è pari a quello del 1990, non è stato nemmeno aumentato del tasso di inflazione, ed è di 2,6 miliardi. L'Osservatorio economico regionale per l'artigianato è ignorato.
Sulla Sanità penso che sia sufficiente citare alcuni punti della scheda predisposta dall'Assessorato. La situazione finanziaria 1990 è la seguente: assegnazione CIPE 1990:4.698 miliardi (meno dello stanziamento 1989) necessità complessiva delle UU.SS.SS.LL.: 5.390 miliardi (disavanzo presunto 819 miliardi).
Sempre nella scheda dell'Assessorato si legge: "Da notizie di stampa pare che verrà assegnata alla Regione Piemonte una quota provvisoria di 6.061 miliardi". "Per queste considerazioni le somme in entrata e spesa per il Bilancio di previsione 1991 provenienti dal Fondo sanitario non possono che essere provvisorie e, quindi, i relativi stanziamenti di capitoli verranno determinati dopo l'assegnazione da parte dei competenti organi nazionali".
"La. Regione, pertanto, è chiamata ad operare con determinazione scelte e priorità perché l'indeterminazione attuale circa l'effettiva entità della quota parte del Fondo sanitario nazionale, anno 1991. di pertinenza della Regione Piemonte, oltre che rendere problematico il mantenimento dei livelli assistenziali in atto, preclude qualsiasi opzione di sviluppo dei settori di particolare rilevanza (AIDS, tossicodipendenze, psichiatria) nonché le altre priorità del Piano socio-sanitario regionale".
E' per questa insostenibile situazione che i programmi di attività e spesa predisposti dalle UU.SS.SS.LL., i quali hanno messo in evidenza una richiesta di oltre 6.000 nuovi operatori sanitari, non vengono attuati: ogni modifica e qualsiasi ampliamento della pianta organica vengono rinviati di anno in anno. Già oggi si conosce, tra l'altro, l'entità dei tagli che verranno apportati dalla Giunta nei vari settori della Sanità.
Le risorse per l'assistenza sono assolutamente irrisorie. A proposito dell'assistenza, signor Presidente, siamo costretti a registrare un nuovo scandalo, quello delle pensioni trasformate abusivamente in presidi socio assistenziali, dove il trattamento riservato agli ospiti anziani è risultato inumano.
Abbiamo presentato, a questo proposito, una interpellanza urgentissima e chiediamo che venga discussa nella seduta di domani.
Per concludere: è un bilancio, quello del 1991, senza priorità, con stanziamenti avulsi da qualsiasi indirizzo programmatorio, un bilancio che non riflette le esigenze reali della comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Coppo.



COPPO Ettore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo di fronte a una situazione in cui la rigidità di bilancio si aggrava di anno in anno e nei documenti formati per il bilancio '91 assistiamo ad una tappa ulteriore di questo irrigidimento. Nel documento di bilancio, dopo la copertura dei capitoli per le spese di funzionamento dell'Ente e dei capitoli per le spese considerate rigide, le somme a disposizione per la copertura delle spese libere, per le scelte discrezionali, si riducono a circa 26 miliardi nei fondi accorpati nei capitoli 12500, 12600, con la nota di variazione una manovra complessiva di 226 miliardi in cui, a parte i 70 miliardi derivanti dalla L.R. n. 56 e dal decreto governativo 398, l'espansione teorica delle disponibilità deriva in larga parte dall'incremento del mutuo a pareggio, che da 139 miliardi va a 231. Naturalmente, se si dovesse ricorrere al mutuo a pareggio avremmo un margine, nel '91, che pagheremmo caro, con un ulteriore irrigidimento delle nostre possibilità di bilancio a partire dagli anni successivi.
Del resto, se mettiamo a confronto entrate libere e spese rigide, cioè da un lato le entrate tributarle regionali, le entrate dal fondo comune e di sviluppo. i proventi da beni e servizi regionali, e dall'altro gli oneri per i mutui e le annualità passive, le spese di funzionamento complessive dell'Ente (comprese le sue strutture decentrate), i residui perenti vediamo che, dal raffronto tra spese rigide ed entrate libere, non rimarrebbe spazio alcuno per attività, iniziative nuove, scelte discrezionali da parte del Consiglio. Se esse, in minima parte, sono tuttavia possibili, ciò lo si ottiene non reimpostando, in deroga, fondi statali vincolati per 120 miliardi, sottostimando i fondi perenti, e dunque non quantificando e non facendo emergere il deficit sommerso accumulato negli anni. Ciò è possibile perché evitiamo di interrogarci sulla sottostima, che ancora si è aggravata per il 1991, del Fondo Sanitario Nazionale e dunque sul grande interrogativo che è aperto, anche a fronte della discussione di oggi, sulla quota regionale del FSN.
Questa rigidità è il vincolo della nostra discussione; naturalmente siamo interessati a far emergere le responsabilità governative in una situazione che ha svuotato, anno per anno, le effettive possibilità materiali di autonomia delle Regioni. Tuttavia, non ci si può nascondere dietro le politiche centraliste che sono prevalse in questi anni. In realtà, a questa rigidità si poteva e si può far fronte solo con scelte coraggiose che sono state evitate dalla Giunta regionale. Si poteva far fronte solo sottraendo il bilancio ad una gestione di routine. Si è invece preparato il bilancio sulla base dell'assestamento '90, con semplici coefficienti di incremento di circa il 6% rispetto ai dati precedenti. Non si è fatto nulla, dunque, per recuperare margini di libertà riqualificando la spesa corrente e riducendo le spese rigide; non si è fatta alcuna revisione dell'impostazione complessiva della spesa, delle annualità ricorrenti. Non si sono individuate le aree di intervento meno qualificate su cui poter intervenire.
Non vi è, dunque, alcun segno che rapporti realmente le indicazioni che vengono dal bilancio con scelte strategiche e con indicazioni di priorità programmatiche, che pure la Giunta aveva inteso annunciare al momento della sua formazione.
Ecco perché la discussione di bilancio appare come un passaggio burocratico, quasi inutile, proprio perché i margini di scelta che vengono lasciati in questa situazione sono estremamente ristretti e perché ci troviamo di fronte ad un bilancio che è il risultato della dispersione in mille rivoli delle risorse limitate, che sono attualmente a disposizione.
In questo modo, però, dobbiamo sapere - al di là dei discorsi, delle riflessioni e delle tavole rotonde sulla L. n. 142 - che vengono nuovamente esaltate le caratteristiche di gestione e di amministrazione attiva delle Regioni, ripartendo. spesso a pioggia su decine e decine di leggi e leggine regionali, la cui efficacia non viene verificata, i fondi limitati che non sono a destinazione vincolata. Ed è in queste condizioni che si spiega l'affanno nella formazione dei documenti di bilancio.
Ricordiamo tutti la vicenda assai travagliata della presentazione del disegno di legge relativo, del pratico svuotamento di un confronto vero in Commissione, in Consiglio e con le forze sociali economiche della nostra comunità regionale, la necessità che si è prodotta, a causa di questo affanno, dell'esercizio provvisorio, la povertà di indicazioni politiche che anche con la nota di variazione permane. Tanto che quelle indicazioni vengono rinviate di occasione in occasione. Il bilancio tecnico dell'anno scorso si rinviò all'assestamento; l'assestamento slittò e si disse che aveva un carattere puramente tecnico, le scelte vere sarebbero state fatte in sede di formazione del bilancio; il bilancio fu presentato anch'esso con una scelta tecnica e si rinviò alla nota di variazione. E' comprensibile anche in queste condizioni la chiusura reale di fronte ai bisogni che sono stati manifestati nel corso della consultazione dalle diverse forze sociali ed economiche. Qualche Consigliere ha rivendicato addirittura una svolta per il fatto che si è dimostrata questa apertura, si sono chiamate le forze sociali ed economiche ad un confronto sui documenti di bilancio. Va intanto ricordato che se la consultazione si è svolta è grazie al fatto che l'opposizione nostra e di altri ha impedito che nello scorcio d'anno si tagliassero tutti i tempi a disposizione. Ma poi non importa, per la credibilità della Regione, il fatto che le forze della comunità regionale vengano consultate. Importa il fatto di dimostrare che questa consultazione non è una pura concessione formale.
L'insieme di questi elementi spiega il disagio, che anche all'interno della maggioranza si esprime, le argomentazioni assai preoccupate che sono venute dai Consiglieri Ferrara e Tapparo e il disagio forte che abbiamo constatato nel corso della consultazione. Io credo che la scelta che la Giunta prospetta per uscire da questo disagio e da questa effettiva contraddizione sia un rimedio peggiore del male, e cioè, da un lato, la reale chiusura di fronte a qualsiasi prospettiva di modifica dei documenti di bilancio che sono stati presentati e dall'altro il rinvio, tramite un ordine del giorno, ad un passaggio successivo, all'assestamento che viene annunciato nei termini del mese di giugno. Una finzione, perché essa muove dalla base completamente irrealistica che nell'assestamento, che da qui a qualche mese dovrà essere predisposto, vi possano essere nuove risorse aggiuntive disponibili per venire incontro alle esigenze che rimangono insoddisfatte, ai bisogni che non vengono oggi compresi. E' del tutto irrealistico, anzi, vi sono tutti gli elementi perché nel corso dei prossimi mesi la condizione economico-finanziaria della nostra Regione possa aggravarsi. In verità, senza scelte, senza indicazioni di priorità nessun ordine del giorno potrà consentire di dare una risposta, sia pure parziale, alle tante deficienze e mancanze di documenti di bilancio a cui siamo di fronte. E noi non possiamo consentire di approvare un ennesimo ordine del giorno che dovrebbe recuperare il fatto che altri ordini del giorno sono rimasti lettera morta. Questa è una tattica del rinvio avvilente che, se può allontanare le contraddizioni politiche che attorno alla formazione dei documenti di bilancio si sono manifestate, non può da parte nostra avere copertura. Se vi è una disponibilità effettiva a condurre scelte nei settori del lavoro, dello sviluppo, dell'assistenza della cultura, questa è la sede e il momento per impegnare la Giunta regionale e tutto il Consiglio. Un ordine del giorno sarebbe invece la conferma di una strada attraverso la quale si rinviano in continuazione le scelte e si compiono in effetti scelte completamente contrarie a quanto si dichiara nei documenti programmatici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, la Regione è in crisi di carattere dal punto di vista delle risorse disponibili che possono essere liberamente spese. La Regione è in crisi anche dal punto di vista della identità, dell'immagine che inventi anni di vita è riuscita a dare alla collettività. Su questo penso che si possa concordare.
Ritengo che questa crisi, dalla quale tutti diciamo di voler uscire, si possa superare se, in occasione degli atti fondamentali propri del governo regionale, la Regione Piemonte esprime la propria forza con la forza delle idee e la forza dei programmi. Da questo punto di vista, devo osservare che la proposta politica di impegno della Giunta e della maggioranza, in ordine alla discussione su questo bilancio, è una proposta che disattende questo obiettivo di far diventare forte la nostra Regione. A me sembra che siamo di fronte a una sorta di "elusione politica". Si parla di evasione fiscale e di elusione fiscale. Io vedo, in questo atteggiamento, una elusione del confronto politico, perché si disattende il fatto che la forza dell'istituto regionale, al di là della maggioranza e dell'opposizione nasce da un confronto vivo, vivace sui contenuti e anche su una differenza forte e visibile, sulle politiche che la Regione Piemonte potrebbe essere in grado di mettere in moto. Invece, si eludono questi scogli. Non so se questa elusione è dovuta a contrasti all'interno della maggioranza. Anche questo mi sembra riduttivo. Mi chiedo se questa elusione non abbia altri motivi, come la non volontà di andare fino in fondo al confronto di merito sui problemi.
Come opposizione, sento il bisogno di confrontarmi sui contenuti, ma questo confronto, dalla scelta che l'Assessore Gallarini propone, è un confronto che non per la prima volta viene proposto come modo di evitare un confronto stringente sui contenuti. E' un anno e mezzo ormai che, in sede di bilancio, il confronto viene spostato in avanti, dal bilancio tecnico all'assestamento, al dopo elezioni e via dicendo. Riterrei molto più proficuo, invece di generici ordini del giorno che sui punti dolenti rimandano all'assestamento, di prendere in mano la nostra situazione, di decidere, non dico tutti i punti che sono stati sollevati, ma alcuni punti qualificanti e dire cosa intende fare la Regione Piemonte, maggioranza e minoranza. Questo rinvio lo ritengo nocivo per la forza che la Regione Piemonte potrebbe avere oggi, quando discute il proprio bilancio e il proprio programma.
Questa è la prima osservazione di carattere generale dalla quale deriva l'atteggiamento di contrarietà che terrò, se questa situazione non cambia nei confronti del bilancio. Le altre due osservazioni che volevo fare sono di merito. La prima è quella relativa a uno dei settori importanti della Regione Piemonte, quello delle partecipazioni azionarie. E' un problema che ho già sollevato e che continuo a ritenere come uno dei momenti importanti da verificare, sempre alla luce dell'importanza che può avere la Regione Piemonte nel mondo economico, nel mondo produttivo, nella società piemontese. Questa verifica, a mio avviso, va fatta. Nel bilancio non ci sono dei riferimenti che consentano di individuare una volontà precisa di rideterminare la quantità e la qualità delle nostre presenze azionarie.
Questo, invece, a mio avviso va fatto con un serio lavoro ed esame della situazione, anche in relazione alla struttura delle società alle quali la Regione partecipa. Ci sono dei casi, anche recenti, che stridono con concetti come "efficienza","buongoverno", "evitare lo spreco delle risorse". Abbiamo costituito dei Consigli di amministrazione straordinariamente pletorici rispetto alle strutture che governano. In chiusura di legislatura ho partecipato anch'io (pur con mille dubbi e chiedo nuovamente una riflessione) alla costituzione di Consigli di amministrazione formati da 30 35-40 persone per gestire enti con meno di 10 dipendenti. Questa riflessione, accanto al merito della partecipazione deve essere fatta, tanto più in un momento di scarsità di risorse.
Sempre nell'ambito della politica patrimoniale in senso lato, guardo con eguale preoccupazione a quella espressa dal collega Tapparo, la proposta di vendita e di smantellamento del patrimonio pubblico che per adesso non è trasformata in un programma comprensibile. A questo proposito oltre a reiterare i dubbi fortissimi, sull'eliminazione di questa che è un'obiettiva forza della Regione Piemonte, a meno che non ci siano situazioni particolari che rendano necessaria l'alienazione di beni per provati motivi di inefficienza, ritengo assolutamente necessario, Assessore e Presidente della Giunta, che su un tema così delicato la Giunta regionale presenti preventivamente un programma.
In questi mesi ho letto sui giornali di qualche decisione. Non vorrei che si continuasse a procedere in questo modo. Chiedo alla responsabilità del Presidente della Giunta, su un tema così decisivo, di predisporre un programma organico. Vogliamo che la Giunta esamini l'insieme del patrimonio regionale in modo unitario e che, sulla base dell'esame stesso, proponga conseguenti politiche. Chiedo che si eviti di proporre alienazioni non inserite in un programma di carattere generale e che la Giunta dia qualche garanzia in questo senso.
L'ultimo elemento di merito è quello relativo alla forza che la Regione Piemonte potrebbe avere sui temi della politica territoriale. Sul tema della politica territoriale la Regione Piemonte non produce atti cogenti dal 1984. Siamo ancora nell'ambito delle linee politiche che avevano predisposto i Comprensori. La Regione Piemonte si è impegnata, nell'ultimo scorcio di legislatura, sui temi della pianificazione territoriale legata ai piani paesistici. Ebbene, è un nulla di fatto. Ai soldi spesi, alle risorse impiegate, la Regione Piemonte non ha fatto seguire gli atti amministrativi e anche in questo bilancio le risorse destinate alla pianificazione territoriale sono irrisorie.
La Regione Piemonte avrebbe potuto derivare una grande autorevolezza e una grande forza in questo, cosa che invece non ha fatto. Sui temi della politica del territorio, quando ha agito, ha agito a rimorchio di scelte compiute da altre istituzioni, in primo luogo dal Comune di Torino. La Regione Piemonte non ha gestito con autorevolezza e come soggetto protagonista, ad esempio, la vicenda della localizzazione del centro fieristico. La Regione Piemonte si è seduta ad un tavolo già apparecchiato dal Comune di Torino, che ha compiuto una scelta alla quale la Regione Piemonte si è semplicemente accodata. Ritengo che non assumersi queste responsabilità faccia parte di un indebolimento progressivo del ruolo della Regione Piemonte che continua a non emergere. per i cittadini, come istituzione autorevole.
Questi sono i motivi in base ai quali il giudizio sul bilancio preventivo, se le cose stanno come ha illustrato l'Assessore Gallarini, è negativo. Sono disponibile a discutere nel merito tutti gli emendamenti che sono stati presentati, nella speranza che si possa cambiare rotta almeno dal punto di vista che ho richiamato all'inizio. Chiedo un vero confronto politico. ricco, vivace, in cui si possano confrontare idee e prendere decisioni. Prendetele oggi queste decisioni, è oggi che si fa il bilancio preventivo, non rimandatele al domani.
Ringrazio il Presidente e ricordo che ho reso la mia dichiarazione a nome del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Credo che la presentazione della nota di variazione del bilancio 1991 non possa non suscitare perplessità a me, che non sono un addetto ai lavori. per una serie di motivi. Innanzitutto, per l'insufficienza delle risorse conoscitive messe a disposizione dei Consiglieri. Mi domando quanti sono i Consiglieri che professionalmente hanno degli strumenti di comprensione di questo modo di impostare il bilancio. Chi si occupa di comunicazione sa che non basta trasmettere dei fogli pieni di numeri per determinare l'informazione; fare informazione significa letteralmente dare un senso ai dati, individuare un inizio e una fine, individuare gli obiettivi verso i quali ci si muove.
La domanda allora è: quale forma è leggibile in questi quattro libroni che ci sono stati consegnati? Quale forma ci è stato concesso di ipotizzare? Forse un abbozzo, ma non certo una scultura definita nei dettagli. Credo che schemi, grafici, tabelle riassuntive, disegni e perché no? - strumenti audiovisivi potrebbero consentirci di capire.
Potrebbe sembrare di introdurre una questione sulla quale solo ridicolo potrebbe esserci, ma i Consigli di amministrazione di grandi industrie questo possono permetterselo nel momento in cui discutono il bilancio queste cose si vedono anche in televisione. Noi, invece, dobbiamo accontentarci.
In secondo luogo, sono previste - immagino da una legge regionale delle consultazioni con le forze sociali. Vorrei capire quali sono le procedure previste per individuare le forze sociali, le rappresentatività finalizzate a recepire indicazioni che servano a far sì che un bilancio sia una struttura partecipata e tale da individuare degli obiettivi per cui alle forze presentatrici di problemi si può dire: "Questi obiettivi ci piacciono, oppure no". Questo non è comprensibile; non viene detto, non ci si vuole chiaramente pronunciare. Si cerca forse di mediare, ma in realtà mediazione non si fa. Ad esempio, dalla documentazione ricevuta non mi risulta che associazioni, movimenti di base di cittadini anche disabili siano stati sentiti.
Mi domando anche quale comprensibile informazione è stata prevista per far capire ai cittadini in maniera diffusa il senso della manovra finanziaria che si va impostando, che cosa dirà il TG3 questa sera, che cosa diranno le radio domani. La gente riuscirà a capire attraverso la lettura degli articoli dei giornali? Ci sarà la lettura di ciò che dice l'Assessore o ci sarà anche comprensibile l'atteggiamento di chi la pensa in maniera diversa? Detto questo, che è un problema di tipo metodologico, darei una lettura del bilancio a partire dai punti di vista della gente, così come immagino esista concretamente nella nostra regione.
I bambini. I bambini, per esempio, si troveranno, tra le altre cose, ad avere sempre meno posti negli asili nido. Di fatto i Comuni disporranno di risorse sempre meno sufficienti e saranno sollecitati a chiudere gli asili che risulteranno sempre più costosi. D'altra parte, i genitori vengono già adesso a pagare una quota mensile di 300/400.000 lire al mese, salvo punte di 600.000 lire, come per esempio a San Mauro, per posto bambino al mese.
Ciò sconsiglia le famiglie ad inviare i bambini in una struttura che nella sua origine aveva un fine assistenziale, ma poi, negli anni '70 e'80 ha assunto il ruolo di servizio sociale, modificato malauguratamente dalla legge statale del 1982 che ha riportato questo servizio ad essere invece un servizio a domanda individuale, quindi con tutte le conseguenze sui costi individuali che ne sono derivate per gli utenti. Le famiglie avranno meno possibilità di usufruire di una risposta di supporto educativo quale poteva essere l'asilo nido. D'altronde, lo sviluppo non previsto per questo tipo di servizio è tale per cui, in carenza di un aggiornamento del personale le risposte educative sono sempre meno qualificate, quindi saranno sempre meno i genitori che potranno usufruire del servizio, salvo pesanti situazioni di necessità per cui il bambino comunque debba essere messo da qualche parte (in mancanza, ad esempio, dei nonni) e questo servizio sarà sempre meno qualificato dal punto di vista educativo. Temo andrà ad essere valutato come servizio opzionale.
Su questo deterioramento. su questa sparizione di servizio sociale, non si può essere consenzienti. D'altra parte, qual è lo sviluppo previsto per i servizi destinati alle fasce di popolazione infantili, finalizzati alla prevenzione primaria e secondaria? Che cosa si può dire rispetto a questo? Poco è leggibile nel bilancio. Già vediamo e sappiamo quanto irrilevanti siano i finanziamenti previsti per l'educazione alla salute. Mi domando se non si reciti una sceneggiata.
I vecchi, le persone anziane. La vicenda delle pensioni e dei ricoveri tra l'altro autorizzati da alcune UU.SS.SS.LL. e da alcuni Comuni, che sono denunciate in questi giorni, dimostrano quanto siano disattese le aspettative dei vecchi.
L'analisi del bilancio non ci consente di capire quali risorse in realtà siano attivate per consentire alle persone anziane di restare bene a casa loro, adeguatamente protette dal concorso della solidarietà sociale quante risorse per l'ospedalizzazione a domicilio e per l'assistenza domiciliare; quanto per attivare le residenze sanitarie assistenziali. In realtà, su questo l'Assessore risponderebbe che quei quattrini devono venire dallo Stato. Lo so; tuttavia, quale sollecitazione è stata fatta allo Stato per una deliberazione, che mi risulta essere del gennaio 1990 rispetto alla quale in realtà nulla è ancora arrivato a tutt'oggi? E poi quali residenze e con quali criteri verrebbero gestite? Per avviare l'ospedalizzazione a domicilio e per diffonderla in tutta la regione, e non soltanto nell'USSL n. 8, necessiterebbe una regolamentazione regionale.
Sembra che nessuna iniziativa abbia assunto l'Amministrazione. Non esiste una regolamentazione regionale per cui tutto è lasciato al buon cuore dei responsabili amministrativi prevalentemente delle UU.SS.SS.LL., quelli che devono decidere sulla destinazione dei quattrini. E dire che l'ospedalizzazione a domicilio di per sé comporta, come ben sappiamo, un notevole risparmio nella spesa sanitaria: un posto di ospedalizzazione a domicilio verrebbe a costare sulle 80/ 90.000 lire a fronte delle 300.000 lire pro die.
I disabili. Bisogna dire che è stato fatto un passo avanti, nel senso che dopo vent'anni (l'art. 27 della legge n. 118 che prevedeva la non costruzione e l'eliminazione delle barriere architettoniche è del '71) finalmente in Piemonte sono state previste risorse che potranno dare l'avvio ad un processo di eliminazione delle barriere negli edifici pubblici e privati. Mi auguro che ciò avvenga, che i quattrini non restino nei residui passivi. Su questo è chiaro che ci sarà la presenza e il controllo delle associazioni perché non sarebbe accettabile e sopportabile che fondi impegnati in questa direzione restino non spesi. Però la domanda potrebbe essere: quanto si sarebbe risparmiato e si risparmierebbe se le barriere non venissero costruite fin dall'inizio? L'art. 27 della legge n. 118/71 prevede anche l'eliminazione delle barriere sui mezzi di trasporto. E dire che due volte ho scritto all'Assessore ai trasporti per chiedere un chiarimento sul programma dell'Assessorato in questo senso. Non mi risulta che su questa questione si stia facendo qualcosa.
La questione degli immigrati extracomunitari. Ho letto che sono stati inseriti 500 milioni per finanziare il capitolo del bilancio relativo alla legge regionale che finanzia gli interventi a favore degli immigrati extracomunitari.
Consentitemi di dire che mi sembra sostanzialmente una miseria. E' vero che dovrebbero arrivare rilevanti finanziamenti dallo Stato, ma le vicende che si sono verificate in questi giorni, che abbiamo letto sui giornali dicono che sono stati affittati a 200 mila lire per posto letto dei tuguri a persone che poi sono state buttate fuori perché, su iniziativa dei vicini o delle forze dell'ordine, l'Ufficio d'igiene è intervenuto; è stata emanata un'ordinanza che ha fatto sì che queste 300 persone venissero allontanate dai tuguri; altre 600 persone sono in predicato di essere buttate fuori dai sette edifici di Torino che corrono il rischio di essere svuotati. Tutto questo richiederebbe un impegno straordinario della Regione, un intervento nell'emergenza, in questa direzione.
Poco si fa rispetto agli investimenti destinati non tanto a costruire e a cementare la Regione, quanto a sviluppare cultura, formazione ed educazione alla salute. Quella dovrebbe essere la priorità di un bilancio che si ponga dalla parte della gente e dalla parte dei più deboli. Rispetto alla questione della cultura, quindi dello sviluppo delle iniziative per diffonderla, iniziative per favorire lo sviluppo delle biblioteche comunali, sono previsti un centinaio di milioni, che sono una miseria a fronte di tutto quanto viene scialacquato per altre iniziative di pubblicizzazione, rispetto alle quali non si ha alcuna verifica. Se questo è fare cultura o diffusione della cultura, se questa è l'attenzione che si ha verso la parcellizzazione degli strumenti culturali, allora c'è poco da restare allegri.
Questo, sul piano generale. C'è poi lo specifico in cui mi riservo di entrare nel momento in cui affronterò gli emendamenti. Sono molti, non a senso di ostruzionismo, ma per dare un senso appunto alla nostra opposizione; sono emendamenti che, a mio parere, potrebbero essere accettati, senza alcun particolare sforzo, da questa Amministrazione quanto meno potrebbero consentire una qualità della vita sufficientemente accettabile da quelle fasce di popolazioni in favore delle quali ho parlato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta



RIVALTA Luigi

E' stata da più colleghi sollecitata una nuova modalità di presentazione del bilancio. Non richiedo più tanto perché è davvero una richiesta che viene fatta ad ogni discussione di bilancio. Purtroppo, nel passare degli anni e nel passare delle Amministrazioni e degli Assessori non si trova una risposta. Credo che ciò sia possibile, ma forse è difficile.
La domanda che faccio, e che ha avuto nel passato esempi di risposta, è relativa al modo con cui si presenta il bilancio in Consiglio regionale. E non metto in discussione la presentazione dell'Assessore Gallarini, metto in discussione la natura della presentazione.
La presentazione del bilancio può essere fatta sul piano della contabilità, della ragioneria, della finanza dall'Assessore competente, ma c'è una presentazione del bilancio che invece è mancata e che è quella politica, sulla base della quale deve essere data contezza e chiarezza ai Consiglieri regionali delle ragioni delle varie divisioni di finanziamento nei vari capitoli, nei vari settori di intervento, nei vari salvadanai dove si accumulano un po' di risorse per l'utilizzo da parte degli Assessorati.
Senza questa presentazione di politica che spieghi le scelte, gli indirizzi, e in qualche modo sottenda le ragioni di interpretazione e di analisi della realtà regionale e delle esigenze e proponga delle linee di intervento, questi bilanci appaiono davvero semplicemente come la costruzione di salvadanai di spesa e fanno pensare che la discussione sia avvenuta esclusivamente sulla base delle immissioni nei salvadanai e non sui meriti e sugli indirizzi.
Mi sembra questa la carenza maggiore in questa presentazione del bilancio. Non è certo la prima volta che succede, ma nel passato ricordo delle presentazioni di bilancio sostenute da linee di indirizzo, se non addirittura da elementi di piano richiamati giustamente come prioritari per giustificare la spesa.
Sollevo questa questione perché forse è anche necessario che alla fine di questo dibattito, se non c'è stata all'inizio, ci sia una risposta che chiarisca le scelte politiche, e comunque perché in una futura discussione di bilancio ci sia una discussione politica degli indirizzi e dell'impostazione dei bilanci.
Rilevo, da una interpretazione mia, una spiegazione nell'esigenza nella volontà di continuismo nelle politiche, un continuismo che è stato detto da qualche collega che è intervenuto - non ha neanche una origine vicina, nell'Amministrazione della legislatura passata, ma che ha un legame persino con scelte fatte molto lontane nel tempo, alcune delle quali considero ancora valide, ma altre, nonostante siano scelte a cui ho partecipato, considero ormai vecchie e non più opportune.
Mi sembra questo uno dei gravi difetti di questi dibattiti che finiscono con il diventare persino noiosi, perché poi ciascuno porta i suoi piccoli contributi di variazione, di collocazione di denaro da un salvadanaio all'altro, in un quadro sconnesso che non consente assolutamente di capire cosa si può fare.
Detto questo, voglio segnalare che mi sembrano preoccupanti alcuni aspetti che sono insiti in questo bilancio, per esempio i residui passivi.
Ci sono dei capitoli che hanno dei residui passivi altissimi. Per esempio tutto il settore del pronto intervento (Progetto 16) che ha un residuo passivo di 25 miliardi o uno dei capitoli di questo pronto intervento, che è quello per la salvaguardia dell'incolumità pubblica, che ha un residuo passivo di 9,8 miliardi su una competenza 1990 che era di 8,6, quindi un accumulo di residui passivi. Mi sembrano questioni molto preoccupanti che richiederebbero delle analisi per capire, discutere in sede di bilancio quali rimedi si devono apportare sul piano operativo, sul piano legislativo, altrimenti il continuismo avviene non soltanto nella ripetizione dei capitoli di spesa, delle cifre, ma addirittura nel perpetuare gli errori o le carenze della gestione dell'Amministrazione.
Condivido le osservazioni che sono state fatte dai colleghi Segre.
Bresso e Tapparo sul problema del controllo di gestione. Voglio pero introdurre l'altra questione che pure è stata toccata di passaggio da qualche collega, il controllo di efficienza.
Qui non c'è stato alcun controllo di efficienza da parte della Giunta sulla politica che viene impostata. Rifaccio solo due esempi per non portare via molto tempo; il primo è quello che riguarda l'edilizia residenziale. La Regione Piemonte ha accumulato nel corso della passata legislatura un crescente ritardo nella spesa dei fondi dell'edilizia residenziale pubblica. I documenti che l'Assessore Genovese, per chiarezza e trasparenza di rapporto, aveva distribuito e pubblicizzato indicavano questi ritardi.
Dalle tabelle del CER dell'anno scorso risultava che la Regione Piemonte, che nella capacità di spesa dell'edilizia residenziale pubblica era stata a suo tempo all'avanguardia, era caduta in questi ultimi anni agli ultimi posti. Pare che dietro avesse solo la Calabria.
Allora, se ci fosse un controllo di efficienza, che è il vero luogo del controllo politico sull'andamento della politica, sarebbero venute fuori le ragioni, le cause, peraltro esplorate nel documento dell'Assessore Genovese; due delle cause fondamentali erano la mancata disponibilità di aree per poter edificare e la lentezza con la quale ai programmi di finanziamento segue la predisposizione dell'accesso all'area per poter costruire. Ma allora, se così è, un controllo di efficacia delle politiche del passato e della spesa avrebbe dovuto indurre questa Giunta a prendere qualche provvedimento, anche in sede di questo bilancio. Sono stati invece cancellati, mi risulta, da tempo, non solo da questo anno, tutti i capitoli di spesa che finanziavano i fondi di rotazione per l'acquisizione delle aree da predisporre per l'edilizia residenziale pubblica e i fondi per l'acquisizione di edifici da ristrutturare; ci può essere la posizione politica contraria, rispettabilissima, ma da me non condivisa, che per qualche ragione non si fa questa politica, ma qui non traspare; qui traspare una insufficienza nella politica dell'attuazione dei programmi di edilizia e non una spiegazione, una volontà di correggere la situazione.
A questo proposito abbiamo presentato degli emendamenti che chiedono il finanziamento di vecchie leggi per i fondi di rotazione per l'acquisizione delle aree e per l'acquisizione di edifici per ristrutturazione. Mancanza quindi, di controllo di efficacia in un esempio di investimenti specifici e concreti, come quello dell'edilizia.
Ma voglio indicare un secondo esempio. C'è stata mancanza di controllo di efficacia anche in altri settori importanti, come quello della spesa delle ricerche. Dico bonariamente, godendo anche di un rapporto di amicizia con molti colleghi della Giunta, alcuni li conosco meno, che c'è stata una sottovalutazione del valore di questa Giunta nel non andare a fare dei controlli di efficacia in questo senso. Leggendo alcuni capitoli di bilancio, faccio riferimento a quelli che vanno dal 2250 al 2255, che sono specificatamente i capitoli della ricerca, della conoscenza, della progettazione, delle spese per gli enti strumentali, per incarichi e collaborazioni, viene fuori che questi capitoli sono andati quasi tutti a residuo passivo. Il capitolo 2251: "Spese per progettazioni tecniche economiche, finanziarie, organizzative, paesaggistiche, urbanistiche, di riassetto territoriale", pensate quale ampiezza di possibilità di lavoro può dare; penso, ad esempio, alle difficoltà di valutazioni tecniche di situazioni che la Giunta ha proprio per cumulo di lavoro e per inadeguatezza di apparato e di organico. Qui, forse, c'era la possibilità di spendere per poter avere delle collaborazioni con istituti come il Politecnico, l'Università; nel campo dell'ambiente, per esempio, per quanti sforzi l'Assessore Garino faccia, si stanno accumulando le pratiche e su questo capitolo di spesa c'è da dire che tutto è stato fermo. Altrettanto per il 2252, che è al residuo passivo al 100%. Non mi dilungo. Solo in uno o due capitoli si è speso sì e no il 20-30%. So bene che questo è dovuto al fatto che non c'era un programma di spesa di queste ricerche, di questi progetti e per queste collaborazioni previste dalle nostre leggi. Questa è una responsabilità della Giunta, il programma doveva essere fatto; la Giunta si è presentata a giugno con un proprio indirizzo e su quella base era giusto fare un programma e spendere questi soldi. Il programma non c'è neppure ora e questo mi fa pensare che il rischio di residui passivi ulteriori continui.
Credo che debba essere preso in seria considerazione il fatto che non si spende per le spese di ricerca, di consulenza, di collaborazione, in tematiche così importanti come quelle previste da questi capitoli che in sostanza coprono l'insieme delle competenze di intervento della Regione. Lo dico come battuta, sorridiamoci insieme, ma credo che da questa insufficienza di predisposizione di conoscenze, di elaborazioni, di analisi, di ricerche, di progettazione, dipenda quella mancanza di creatività, di elevamento della capacità, di invenzione e anche di cultura della Giunta che è denunciata manifestamente e pubblicamente in questi ultimi tempi non solo dalle opposizioni, ma, in qualche caso, persino da componenti interne alla maggioranza. In questi ultimi tempi abbiamo sentito critiche forti all'interno di questo Consiglio, provenute dal collega Marchini, che ha l'abitudine molto stimabile, secondo me (ed è una delle ragioni, non l'unica, che me lo fa stimare), di dire quello che pensa; ma sono venute critiche anche all'esterno di questo Consiglio, dagli organismi dirigenti di Partiti che fanno parte della maggioranza, per esempio, da dirigenti responsabili ed autorevoli del Partito socialista. Quindi, non lo dico solo io che questa Giunta manca di creatività, di invenzione, di capacità di sostegno di una cultura di governo in questa Regione. Denuncio anche l'incapacità di controllo di efficacia della Giunta sulle cose che fa, sulla capacità sua di farle e imputo anche il fatto che si spende poco per la ricerca, per la conoscenza e per la progettazione, e anche quando si mettono i soldi poi rimangono residui passivi. Anche per correggere questa situazione, in modo stimolante e provocatorio, abbiamo presentato degli emendamenti che non tengono conto dei residui passivi dell'anno scorso da spendere e che quindi si può ripetere la stessa spesa - tanto ci sono quelli vecchi da spendere - ma che chiedono che su questi capitoli si aumenti la disponibilità finanziaria perché è necessaria un'azione ricostituente per questa ragione, in termini di conoscenza, in termini di capacità intellettiva di vedere i processi, le analisi, e di predisporre progetti per il futuro, per cui bisogna accelerare la spesa dei soldi che lì sono stati fermi, ma far crescere anche le disponibilità rispetto al ritmo del passato perché è davvero urgente un' elevamento delle possibilità di intervento progettuale di questa Giunta. Aveva ragione il collega Chiezzi quando parlava di difficoltà nel campo della pianificazione territoriale e paesaggistica, che è morta in questi anni. Il Presidente Brizio dice che non è vero. Ma io torno a vedere elementi che dicono che è vero, quindi mi sembra davvero necessario che la Giunta giustifichi il bilancio per le difficoltà contabili. Ci sono, e sulla base di questo pu partire una nostra iniziativa politica; va fatta, dovete uscire da una contingentazione di comportamento al di fuori di questo Consiglio, dovuto al fatto che la stessa maggioranza che governa qui governa a Roma e che quindi non potete scontrarvi. Bisogna sapersi istituzionalmente scontrare anche con gli amici, magari all'interno delle stesse correnti, per un discorso che abbiamo fatto qualche giorno fa con il Presidente Brizio.
Bisogna poi, in quel poco che ci si dispone a fare, riuscire a fare delle scelte di priorità. Io ne ho indicate due certamente rilevanti; quella della politica della casa e quella della politica dell'intelligenza regionale, che non va costretta, ridotta, ma va ampliata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Penso che dopo questa serie di interventi valga la pena fare una qualche precisazione, quanto meno per assumere degli impegni rispetto ad alcune osservazioni e ad alcuni stimoli che sono giunti dal dibattito.
Riassumo in modo molto sintetico i punti che a parere mio sono stati fondamentali, sicuramente ci sarà qualche dimenticanza e qualche omissione e partirei da quanto ha detto il collega Rivalta ultimamente, visto che il collega Buzio nell'intervento iniziale aveva appunto parlato di leggibilità del bilancio. La costante che è emersa in tutti gli interventi è relativa alla difficoltà di lettura del bilancio. Qualcuno, addirittura, nei giorni scorsi ha parlato, in termini semplificativi, di un bilancio senza padre n madre, comunque della difficoltà dei Consiglieri di inquadrare le aride diciture in una presentazione più accattivante e più stimolante.
Penso che l'impegno vada preso in questa direzione e non so, dal punto di vista tecnico, cosa sarà possibile fare.
Il Consigliere Ferraris ha svolto un intervento esprimendo a grandi linee l'apprezzamento per come è stato steso il bilancio.
Il Consigliere Ferrara ha considerato che nell'assestamento di giugno ci devono essere alcune risposte, altrimenti le indicazioni del Partito repubblicano non risulterebbero recepite. In tono molto pacato, ma fermo penso che occorra dire che la Giunta, nell'intervento iniziale, ha espresso delle volontà, degli orientamenti e degli impegni precisi, sia per quanto è stato fatto che per quello che si intende fare in sede di assestamento questo impegno è stato preso dalla Giunta prima che il Capogruppo repubblicano lo sollecitasse, quindi penso che, laddove esiste una collegialità, vada quantomeno riconosciuta, al di là di quelle che possono essere primogeniture di atteggiamenti che nel passato possono anche aver rappresentato una prassi costante.
Il Consigliere Staglianò chiede 10 miliardi per la riqualificazione ambientale dei centri superiori a 40 mila abitanti. Penso che risponderà l'Assessore Garino, ma immagino che problemi di questo tipo e di questa entità non possano essere presi in considerazione attraverso emendamenti che andrebbero a stravolgere l'impianto del bilancio, perché 10 miliardi su 200 sono il 5% dell'intera cifra che la Giunta e la maggioranza hanno a disposizione per quegli interventi discrezionali di cui parlavamo. Problemi di questo tipo vanno esaminati allorquando si andrà, nel corso del '91, a calibrare nuovi prelievi in virtù della legge sull'autonomia impositiva. In quella sede, sicuramente, si avrà la possibilità di andare a recepire indicazioni di fondo così consistenti ed in grado di imprimere una direzione oppure un'altra alle linee di scelta del bilancio.
La Consigliere Segre parlava di un bilancio che non sia semplicemente analitico e monetario, ma un bilancio che metta in evidenza l'entità delle risorse, intendendo il verde, le foreste, le acque, la purezza dell'aria.
Anche questo ritengo sia un problema da non rigettare. Accogliamo questa indicazione e lavoreremo affinché si possa andare in una direzione di questo tipo, molto difficile, ma anche stimolante. La Giunta la raccoglie e vedrà cosa riuscirà a fare e in che misura riuscirà a rispondere.
II Consigliere Vaglio parlava della non autonomia del bilancio e dell'eccessiva timidezza con la quale la Giunta accetta le imposizioni centralistiche romane. Non è il caso di trattare in profondità questo argomento, abbiamo avuto modo di farlo nell'autunno scorso quando si è parlato di una leggera autonomia impositiva, dell'aumento delle tasse; i limiti sono di un certo tipo e solo nel caso in cui andasse avanti la proposta di Maccanico relativamente al ristorno di una parte - si parla di 2, 3 decimi dell'IRPEF e dell'IVA, solo in quel caso si potrà avere una risalita delle Regioni a Statuto ordinario rispetto a quelle a Statuto speciale che attualmente già beneficiano dei 9 decimi di quei proventi altrimenti parliamo di virgole, di rimasugli, di reliquari, ma non certo di cifre consistenti che siano in grado di imprimere su scelte di una certa forza.
Il Consigliere Bresso parlava di accesso all'informazione. Anche di questo problema dobbiamo farci carico e lo affronteremo unitamente alle altre indicazioni di fondo emerse, di cui parlavo prima.
Il collega Riba ha parlato di agricoltura e agriturismo. Non sono in grado di rispondere; probabilmente ci saranno occasioni ravvicinate nelle quali l'Assessore all'agricoltura potrà esprimersi, mi è parso di capire già in occasione della legge Finanziaria che discuteremo dopo il bilancio.
Dall'intervento del Consigliere Tapparo abbiamo colto due indicazioni di fondo che ci sembrano degne di attenzione. L'una è quella relativa al recupero del governo degli effetti indotti della spesa. penso che anche questo sia un aspetto di fondo che va studiato e del quale la Giunta debba farsi carico per sviscerare, all'interno delle lire spese, quanto c'è di indotto nei vari settori del socio-economico. Egli dice che ci si potrebbe impegnare affinché, anche all'interno del 98% della spesa vincolata, si possa verificare quale può essere la spremitura per un ritorno. Sotto questo aspetto penso che si possa andare a scandagliare.
Il Consigliere Coppo parlava di rinvii continui, ma la Giunta ha dimostrato di essere credibile. Sull'ordine del giorno delle tasse votato dal Consiglio, la risposta della Giunta, venuta a pochi mesi di distanza, è già contenuta in bilancio e in legge Finanziaria; è addirittura un impegno che va al di là delle cifre contenute in quell'ordine del giorno, quindi penso che la risposta sia più forte e più incisiva. Non è vero che la Giunta non sia credibile. L'assestamento verrà fra due mesi e in quella sede avremo modo di verificare l'attendibilità dell'impegno della Giunta contenuto nell'ordine del giorno che è stato preannunciato, delle cui linee di fondo siamo a conoscenza.
Sulla questione dello smantellamento del patrimonio attraverso programmi organici, hanno fatto riferimento i Consiglieri Chiezzi e Tapparo. Non so se ci siano attese rispetto ad un programma di questo tipo.
Certo che il problema esiste e non è pensabile che la Giunta possa rispondere attraverso l'acquisizione del palazzo che si trova di fronte a Palazzo Lascaris, così come deliberato dall'Ufficio di Presidenza reperendo 6/7/8 miliardi in bilancio. Un tassello di questo tipo va collocato in un programma preciso. Quindi, prendiamo sin da ora l'impegno di venire in tempi ragionevolmente brevi (uno o due mesi) in Commissione e in Consiglio con un programma organico all'interno del quale siano collocati i vari tasselli su cui si può agire sia per alienazione sia per ristrutturazione o adeguamenti a norme di sicurezza. Quindi, sin da ora prendiamo l'impegno a far sì che ogni azione non sia isolata e sporadica ma inserita in un contesto e in un quadro generale.
Il collega Maggiorotti esprime apprezzamento per gli interventi nei confronti dei disabili (dei quali peraltro abbiamo sentito una categoria in sede di predisposizione di legge finanziaria) e auspica che queste cifre non restino a residuo così come avviene in qualche settore. Penso che ci si debba impegnare anche sotto questo aspetto.
Il Consigliere Rivalta faceva, poi, una considerazione di fondo rispetto alla presentazione politica del bilancio. Immagino che il Presidente Brizio voglia dare una risposta in merito.
Per quanto riguarda i residui passivi, nel settore del pronto intervento e in altri settori, di cui parlava Rivalta, la Giunta recepisce interamente questa osservazione. Anche in questo settore ci impegniamo da subito a vedere quanto è possibile fare per andare a rimuovere le cause che portano alla esasperazione di un fenomeno come questo, che non pu assolutamente essere tollerato.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Presidente della Giunta regionale Brizio desidero salutare, a nome di tutto il Consiglio, una delegazione degli Stati Uniti che è nostra ospite.
Ha ora la parola il Presidente della Giunta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il momento del dibattito sul bilancio è sempre un momento importante, anche se è cosa diversa dal dibattito sul programma, e anche in questa occasione mi pare che abbia avuto una sua pienezza, una sua validità. Sono emersi elementi critici importanti ed anche elementi di apprezzamento nuovi per la forma che al bilancio è stata data. La collega Bresso ha persino detto che è stato fatto un piccolo passo avanti, soprattutto per quello che concerne la presentazione.
Il tema della leggibilità non è tema nuovo. Ne abbiamo parlato tante volte; all'inizio, il bilancio aveva solo il numero del capitolo e tante volte ci siamo trovati di fronte a queste difficoltà, ma gradualmente si è migliorata la leggibilità del testo. In questa occasione abbiamo anche cercato di corrispondere ad un Consiglio nuovo, fatto di tante risorse umane diverse, con esperienze diverse vissute nelle Amministrazioni comunali, nelle Amministrazioni provinciali, quindi c'era l'esigenza di una informativa maggiore rispetto al passato, e abbiamo cercato di corrispondere a questa esigenza abbastanza puntualmente. Tutti gli Assessori sono andati in I Commissione e nelle Commissioni che danno il parere consultivo; è una prassi del tutto nuova che non era mai stata seguita in precedenza.
E' stata richiesta agli Assessori una sintesi del documento e sono state date delle schede illustrative abbastanza puntuali (quelle che costituiscono il "passo avanti", come lo ha definito la collega Bresso nella predisposizione del bilancio).
Questo testo ha una premessa che con molta chiarezza definisce i limiti di questa presentazione. E' un aiuto alla lettura ed è una indicazione degli sforzi settoriali che sono stati compiuti. Il Consigliere Tapparo ha detto: "Vediamo la settorialità come elemento positivo e non come elemento di frazionamento semplicemente delle risorse". Noi abbiamo cercato di fare in questo modo anche nella predisposizione del bilancio, talché la risposta settoriale ci è parsa una risposta giusta, necessaria, ma non esaustiva della risposta della Giunta. In passato, più volte siamo stati invitati ad uscire dalla logica della settorialità ed a puntare sulla logica della collegialità e del disegno complessivo di programmazione della presenza regionale.
La documentazione è stata fornita in modo completo e in modo da consentire un dibattito, almeno nella parte generale, che mi è parso più puntuale di quelli di altre volte, meno distaccato dalla realtà delle scelte, più concentrato sulla realtà del bilancio stesso.
Certo, la Regione, come Istituzione, attraversa un momento difficile.
C'è innanzitutto una questione istituzionale sulla quale dobbiamo fare alcune riflessioni. E' stato accennato come, da un lato, la legge n. 142 abbia finito per dare un grosso potere alla Regione sul terreno dell'ordinamento e sul potere dell'intervento negli enti locali, ma va anche detto che, dall'altro, per la sua natura, ha un grosso limite perch non è accompagnata dalla legge di riforma regionale. La Regione deve essere rilanciata come Istituzione. Su questo terreno c un'azione delle Regioni nel loro complesso, alla quale il Piemonte partecipa con una certa forza con un certo vigore, con una certa energia; è una spinta che mi pare non possa essere sottovalutata.
Teniamo presente che il 21 febbraio alla Commissione del Senato degli Affari Istituzionali è stato votato all'unanimità un documento di indirizzi che invita la Commissione stessa ad operare rapidamente per quello che concerne le modifiche dall'art. 117 della Costituzione, che riguarda le competenze regionali. Mi pare un passo di notevole importanza, al quale va unito un altro aspetto politico di grande rilievo. I Presidenti delle Regioni hanno chiesto esplicitamente al Governo, nella Conferenza Stato Regioni, di essere sentiti in un incontro con il Presidente del Consiglio al momento in cui andrà in discussione la verifica - se non ci saranno fatti nuovi c'è da ritenere che ciò avverrà - perché la questione della riforma regionale sia posta negli accordi di governo come elemento essenziale ed importante di rilancio di questo istituto, elemento vitale sotto il profilo delle competenze e delle risorse. Riteniamo che questo incontro ci sarà e, per allargarlo a tutte le forze parlamentari, questa richiesta sarà portata avanti anche a livello del Parlamento come esigenza importante di revisione istituzionale delle funzioni regionali.
C'è un terzo aspetto importante di questi giorni: per la prima volta, i Presidenti delle Regioni sono stati invitati ad un incontro a Roma con la Confindustria. Questo è importante, perché in un momento difficile sul piano economico si è voluto avere un confronto con le Regioni. C'è la sensazione che il quadro economico europeo che si va a delineare non possa prescindere dal rafforzamento dell'istituto regionale, dall'esigenza di fare delle Regioni degli enti che possono incidere fortemente nel contesto dello sviluppo economico.
Certo, le opinioni sono diverse. La Confindustria è d'accordo con le Regioni per quanto riguarda la politica industriale, in quanto ritiene che debba essere mantenuta come elemento centrale. Dall'altro lato, viene riconosciuto che comunque le competenze regionali, così come sono delineate dall'art. 117 della Costituzione, hanno una loro ampiezza, una loro trasversalità. Per esempio, l'ambiente e il territorio sono elementi di tale peso e di tale importanza che non possono non influire nel contesto dello sviluppo economico. Ci sono, quindi, delle condizioni per cui si ritiene fondamentale il rilancio dell'istituto regionale.
A questa esigenza, che le forze politiche riconoscono e che le forze economiche non contestano, va affiancata la difficoltà che, da un lato, ci troviamo di fronte a manifestazioni di volontà ed impegno a sostegno dell'istituto regionale e dall'altro, che tutta la legislazione crea dei problemi all'operatività concreta delle Regioni. Gli stessi programmi che avvengono di concerto con le Regioni hanno limiti ed incertezze e i provvedimenti di distribuzione di risor-se ci penalizzano. Vediamo quanto è avvenuto per i fondi della sanità, quanto è avvenuto per il deficit dei trasporti; si rileva un atteggiamento di maggiore disponibilità, a comprendere le esigenze delle Regioni, da parte del Governo più che del Parlamento. Non so se si debba parlare di lobby di parlamentari, certo c'è un'azione forte e massiccia di difesa delle prerogative del Parlamento nazionale nei confronti dei parlamenti regionali. che dobbiamo verificare in ogni momento, anche con emendamenti che vanno avanti in Commissione e in aula, che sono contrastanti con gli accordi raggiunti nella Conferenza Stato-Regioni tra i Presidenti delle Regioni e il Governo.
Dobbiamo avere la consapevolezza di questa situazione difficile in un momento in cui abbiamo bisogno di rafforzare l'istituto regionale.
Inoltre, c'è il problema delle risorse, sul quale si ripercuote in modo forte questo atteggiamento. con gli emendamenti che ho già citato, ma anche con le difficoltà legislative concrete. La legge n. 158 ci dà un'autonomia impositiva, ma, nel momento stesso in cui viene attribuita alle Regioni qualche tempo dopo, ad esempio per quanto riguarda il meta-no. in Parlamento viene votato un emendamento su una sovrattassa di 50 lire a vantaggio nazionale, che, evidentemente, è concorrenziale ed incompatibile con l'intervento della legge n. 158. Quindi. il Parlamento, e non il Governo, per far fronte a determinate spese, istituisce la maggiorazione di 50 lire. Ci troviamo in questo quadro difficile.
In questo contesto, il problema delle risorse è essenziale. Noi abbiamo in gran parte risorse vincolate, anche sulle risorse vincolate si possono fare delle scelte, l'abbiamo sostenuto per anni, però sono scelte limitate hanno un vincolo ben preciso. La scelta territoriale, la distribuzione di queste risorse, entro certi limiti, rappresentano una politica di gestione che il governo regionale deve compiere e che certamente compie; gli interventi del Piano triennale ed altri interventi del genere, sono interventi vincolati che hanno però una valenza di scelta settoriale.
Manca, però, completamente una disponibilità di risorse complessive con la quale si fanno le scelte che voi giustamente chiedete di fare. Con 250 miliardi di spesa disponibile libera, che poi si riducono a 100 miliardi circa, se togliamo i vincoli preesistenti, è difficile portare avanti una politica di grandi scelte a sostegno del Piemonte.
Abbiamo due esigenze. C'è la legge n. 158 che consentirebbe di caricare ancora 200 miliardi di entrate, se avessimo la volontà, la capacità, la determinazione per fare questa scelta.
Occorrerà fare qualche riflessione. La Giunta ha seguito le indicazioni del Consiglio, che ha detto di non voler premere in questo momento di difficoltà economica su un tipo di consumatore piemontese. Pero c'è un grave rischio. Se va avanti la politica nazionale noi saremo obbligati a mettere le entrate della legge n. 158 non per risorse disponibili nostre ma per fronteggiare i vari deficit che ci saranno caricati sulla parte assistenziale, che non è più coperta dalla Regione, e con altri provvedimenti che ci verranno caricati progressivamente, per cui c'è il rischio di dover far pagare ugualmente ai cittadini piemontesi queste tasse e di trovarci senza la disponibilità per fare delle scelte libere.
Invito il Consiglio a riflettere perché si sta parlando del 30 giugno come di una scadenza importante, nel senso che con l'assestamento di bilancio dovremo continuare nella politica di rientro, che viene chiesta da tutti in particolare dagli amici repubblicani. Però, per portare avanti una politica di rientro dello sbilancio che abbiamo sulle reimpostazioni di quanto l'abbiamo già portata (15 miliardi ogni documento che approviamo ogni anno), non è che ci sia un margine nel togliere altre spese, nel ridurre il complesso della struttura regionale, perché il margine si pone soltanto se ci sono nuove e maggiori entrate che al momento sono nelle nostre mani a condizioni che abbiamo giudicato impercorribili; tutti insieme abbiamo giudicato che la legge n. 158 in questo contesto non è applicabile.
Diversamente, per rientrare maggiormente sulle spese che ci siamo prefigurati, occorre fare dei tagli che nella realtà sono impossibili. Il Consigliere Ferrara ha fatto cenno ad alcune leggi che possono comportare un rientro di 3 o 4 miliardi, ma, tranne queste indicazioni, non ho sentito nel dibattito né mi pare di veder emergere negli emendamenti altre proposte di tagli delle spese, anzi sono tutte proposte che incrementano le spese.
Ci sono degli emendamenti che sono di spostamento da una voce all'altra, e occorre vedere quanto siano gestibili, o sono emendamenti senza bilanciamento; sono quindi emendamenti che hanno reali difficoltà.
Si chiede, da un lato, di fare più spese, più investimenti, di fare una politica di maggiori scelte di spesa, mentre, dall'altro, le risorse scarseggiano e sono assai limitate.
In merito al rigore richiesto dal Consigliere Ferrara, credo di avere risposto dicendo dell'impegno e della volontà della Giunta a rientrare però ci sono dei limiti e dei vincoli che se non li abbiamo presenti non ci è evidente la realtà e la difficoltà complessiva di bilancio.
Il Consigliere Rivalta ci chiede di avere più fiducia nella programmazione e nell'intelligenza. Sono sempre molto attento ai suoi interventi. Vorremmo poter investire nell'intelligenza; abbiamo tra l'altro proposto una modifica della legge sulle consulenze, perché così com'è è inagibile. Attualmente è in Commissione e speriamo che presto possa essere superata, perché ci dia la flessibilità necessaria. Abbiamo sempre sostenuto che utilizzare delle intelligenze esterne non significa depauperare le intelligenze interne, anzi, può venire un arricchimento dal confronto con esperienze e culture diverse. Ne sentiamo l'esigenza, abbiamo bisogno di consulenti che ci diano il quadro della situazione economica nella quale ci muoviamo, alla quale ha fatto riferimento attentamente, per esempio, il Consigliere Ferrara nel suo intervento. Siamo in una situazione economica complessa e difficile. Quando ci siamo insediati, il 25 luglio 1990, avevamo molte perplessità circa la situazione economica, perplessità che si sono fortemente aggravate dopo il 2 agosto scorso.
Oggi approviamo il bilancio alcuni giorni dopo la fine, che speriamo definitiva, della guerra del Golfo, in un contesto che può far giocare un ruolo di maggior fiducia per l'economia piemontese, un ruolo positivo per il rilancio del mercato europeo. Non mi riferisco tanto a quelli che possono essere gli interventi di ricostruzione, pure importanti, nel Medio Oriente, quanto alle aspettative in economia che possono creare delle condizioni che in qualche modo ci facciano superare la seconda fase di ristrutturazione industriale che stiamo vivendo, e che il collega Cerchio vive ogni giorno in un confronto strettissimo di fronte ad una serie di gravi crisi aziendali che hanno il loro peso e la loro rilevanza. Quindi il problema delle consulenze è essenziale.
La legge n. 142 è da portare avanti, occorrono intelligenze esterne con le quali confrontarci. Su questo terreno la nostra risposta sarà positiva.
E' stato detto che la programmazione è ancora carente. Anche qui mi devo richiamare al passato per dire che il Piano di sviluppo è stato sempre dibattuto in quest'aula, ma è stato sempre difficile per tutte le Giunte predisporlo tempestivamente. La storia insegna: non credo sia mai stato approvato entro i termini previsti dalla legge sulle procedure della programmazione.
Abbiamo cercato di fare qualcosa in questo momento difficile modificando la legge regionale n. 43/77 sulle procedure della programmazione in modo che ci consenta, da un lato, di riconfermare la validità del Piano di sviluppo e, dall'altro, di portare il programma della Giunta a confluire, a identificarsi con l'aggiornamento del Piano di sviluppo. Questo rimane il nostro obiettivo ed è comunque un disegno che si inserisce nel rispetto del metodo della programmazione, avendo presente - e anche qui la storia ha il suo peso per giudicare il presente e orientare il futuro - che la difficoltà di mettere insieme programma e cifre è una difficoltà che esiste da sempre. C'è a livello nazionale con la finanziaria che ha finito con l'assorbire, per esempio, i bilanci dei Ministeri (una volta la discussione avveniva tutta sui bilanci dei Ministeri, adesso si fa sulla finanziaria e i bilanci dei Ministeri passano rapidamente) e c'è qui a livello regionale, dove il Piano di sviluppo non è mai stato accompagnato, se non nell'ultima edizione predisposta dalla Giunta di pentapartito e dalla collega Vetrino, che allora ne aveva l'incarico nella passata legislatura, dal Piano pluriennale di attività e di spesa. Quella è stata la prima volta.
Vogliano che il Piano pluriennale di attività e di spesa si agganci maggiormente al bilancio, altrimenti diventa un'altra elencazione di cifre e di volontà che non corrispondono alla reale possibilità di spesa. Questo impegno lo abbiamo già fatto nostro nelle dichiarazioni programmatiche. Con il bilancio 1992 vorremmo affiancare questi due aspetti e sarebbe un passo avanti (uso il condizionale perché non ho la certezza di poter raggiungere questo obiettivo di particolare rilievo ed importanza). Le richieste, che ci vengono dai Gruppi di maggioranza e di opposizione, di predisporre comunque un documento programmatico operativo intermedio di Giunta, hanno la loro importanza, quindi corrisponderemo a questa esigenza prima o contestualmente alla presentazione del documento di assestamento, pensando di arrivare all'assestamento entro i termini e pensando di arrivare alla modifica del Piano di sviluppo programmatico prima della fine del 1991 in modo che questo Piano abbia una coincidenza, una vitalità contemporanea con la legislatura in corso e non sia approvato alla fine, come è avvenuto quasi sempre in passato.
Abbiamo fiducia nel metodo della programmazione e il programma sarà quindi presentato in quest'ottica. Nel frattempo, non si può dire che ci sia stato un vuoto programmatico, perché le dichiarazioni di apertura del 25 luglio 1990 furono, per ammissione generale, più ampie che in passato e più puntuali, tanto che fu chiesta una discussione così ampia che prima non ebbe mai luogo. Le dichiarazioni del Presidente furono anch'esse dichiarazioni di carattere programmatico. Quindi, ci muoviamo su una linea che non è una linea di non scelta, ma è una linea di scelte articolate però con scarsità di risorse. E' possibile partire con un budget zero, che abolisca quel poco che abbiamo di disponibile, che annulli la legislazione vigente e ci porti a fare una scelta organica; lo si può fare intorno a una cifra di 100/ 150 miliardi? Ha un senso e un significato quando poi c'è una richiesta di interventi articolati e complessi? E' questa la vera difficoltà di operare. Il discorso delle scelte diffuse è un discorso che cerca, da un lato, di corrispondere al potenziamento e al miglioramento dei servizi, che sono quelli che determinano l'efficacia della risposta di un'istituzione democratica e, dall'altro, è un tentativo di rafforzare gli interventi infrastrutturali che contribuiscano a creare le condizioni perché il Piemonte possa svilupparsi in modo più forte, da Regione forte qual è, e inserirsi come Regione forte nel contesto europeo.
Questa è la scelta programmatica che noi portiamo avanti ed è la scelta che c'è anche in questo bilancio, pur nei limiti, pur nella scarsezza delle cifre, pur nella pochezza di certi interventi, che umiliano i proponenti prima di tutti, perché ci rendiamo benissimo conto che sono cifre talvolta assolutamente simboliche. Però, pure in questo quadro complesso e difficile, ci muoviamo con questa scelta di fondo che non può essere non tenuta presente; è una scelta che cerca di evidenziare il ruolo della Regione Piemonte, di farne crescere l'immagine, di renderne evidente la specificità della sua posizione nel contesto nazionale e che ha l'esigenza di un'attenzione maggiore di quella che c'è stata nel passato, alle nostre problematiche. In questo quadro complessivo operiamo e ci muoviamo con la massima determinazione e con il massimo impegno. Certamente, tutto questo richiederebbe un complesso di risorse diverse. Comunque, l'immagine del Piemonte, nel suo complesso, in questo inizio di legislatura non appare come un'immagine debole, ma come un'immagine di una Regione che cerca di portare avanti la propria posizione con molta determinazione, che cerca di illustrare le problematiche con molta attenzione e che cerca di inserirsi in un quadro economico e politico in movimento come un attore vivo e capace di esprimere le proprie opinioni.
Noi cerchiamo di far contare di più il Piemonte, non in una chiave meramente revanscistica e neanche volendo esprimere e impostare una questione piemontese o una questione settentrionale, che abbiamo già respinto altre volte, ma soprattutto cercando di evidenziare questa specificità del Piemonte regione di confine, ma regione centrale nel sistema europeo, respingendo il rischio di essere schiacciata fra il lombardo - veneto e la Francia. Anche sotto questo aspetto stiamo muovendoci per non essere schiacciati, ma cercando di apparire come elemento di connessione fra il sistema economico italiano, il sistema dell'oltralpe, anche a cavallo dell'arco alpino, con una nuova attenzione negli stanziamenti di bilancio, nella legislazione che portiamo avanti, nei rapporti con le varie regioni del contrafforte alpino.
Qualcuno ha sollevato il problema che non ci sono documenti di programmazione, per quello che riguarda il problema urbanistico e del vuoto della Regione riguardo l'area centrale torinese. Noi abbiamo l'intenzione di far contare la Regione anche su Torino non per creare delle difficoltà anzi, per aiutare, per poterci coordinare con l'Amministrazione comunale di Torino, avendo presente che Torino non è un'isola e non lo sarà neanche l'area metropolitana. Sotto questo profilo, le modifiche alla legge n. 56 consentiranno a Torino di avere quello strumento urbanistico che con la legislazione precedente non ha potuto avere; vanno nel senso di creare delle condizioni di programmazione che vedano concorrere pienamente l'area centrale della città di Torino con il contesto regionale, che è fondamentale, che abbiamo il dovere di evidenziare e di porre con attenzione in rapporto preciso con la città di Torino.
Il nostro impegno è un impegno di programma, certo il bilancio non è il programma: è un elemento tecnico, politico, di realizzazione di questo programma. Anche questo bilancio, con tutti i limiti che può avere il primo bilancio della legislatura, si inserisce correttamente nell'impostazione programmatica di questa Giunta ed è premessa per un lavoro più completo che porteremo avanti con determinazione nel prossimo futuro.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato. Sono stati presentati numerosi emendamenti ai capitoli di bilancio, cioè agli allegati, votati i quali bisognerà procedere alla votazione degli articoli. Saremmo orientati a proseguire fino alle ore 19, concludendo i lavori con il punto relativo alla RAI.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Staglianò, Segre e Miglio: "- il capitolo 60 dello stato di previsione della spesa (Compensi onorari, rimborsi, consulenze, studi, indagini conoscitive, ricerche,...) è aumentato in termini di competenze per l'anno 1991 a L 500.000.000.
Il capitolo 12760 dello stato di previsione della spesa è diminuito di L 500.000.000." La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

L'emendamento non è accolto. Si potrà vedere se sarà possibile accogliere questa richiesta nell'ambito della legge sulle consulenze, a cui faceva riferimento il Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Questo emendamento fa riferimento al quadro di fondo, che sottolineava l'on. Picchioni, di investire sull'intelligenza e all'indagine conoscitiva sulla riconversione ecologica delle industrie piemontesi, su cui c'è stato già un orientamento generale di questa assemblea. Ci siamo sforzati di formulare proposte che possano risultare concretamente praticabili, ma la stroncatura immediata dell'Assessore al bilancio è disarmante laddove ci siamo imposti l'obbligo morale e politico di individuare i tagli possibili a voci che ci paiono meno indispensabili di altre priorità che ci pare opportuno segnalare. Spero che l'Assessore e il Presidente della Giunta riconsiderino questa argomentazione che ci è stata portata da Gallarini quindi mi affido all'intelligenza e alla volontà di tutti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli, 29 contrari e 2 astensioni.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Maggiorotti: "La dotazione del capitolo di bilancio n. 00520 (Organizzazione di convegni, mostre) è diminuito, in variazione della proposta di bilancio '91, di L. 118.000.000." La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

L'emendamento non è accoglibile, perché senza questi 118 milioni non riusciremo a fare quello che si è programmato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 27 contrari e 11 astensioni.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera: "Lo stanziamento del cap. 00640 dello stato di previsione della spesa dal titolo 'Spese per immobili' passa da 18.000 milioni a 16.000 milioni." La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

A questo punto, e mi riferisco anche all'emendamento precedente, sono in una apertissima contraddizione le parole del Presidente della Giunta. Se gli emendamenti sono rilevanti, ci è stato detto che non possiamo presentarli in quanto troppo rilevanti nell'entità del bilancio; se sono fatti per capitoli troppo piccoli, che non si possono presentare perché la Giunta ha già programmato tutto. Allora, è veramente ridicolo passare all'esame degli emendamenti Reputo che alcuni emendamenti, come quello presentato dal collega Maggiorotti e altri successivi, siano delle indicazioni di risparmio su alcuni capitoli. Nessuno dice di eliminare questa spesa, però una riduzione, perlomeno pari a una parte dell'aumento della nota di variazione, è obiettivamente possibile, non fosse che come segnale di volontà; se si arrivasse alla conclusione che al mese di dicembre sarà esaurito questo capitolo, si potrà fare una eventuale variazione di bilancio. Però è un'indicazione nel voler risparmiare su alcune cose non indispensabili; queste (ed altre che vengono dopo) sono spese sulle quali il 10% di risparmio si può fare. Per questo, invito la Giunta a non rispondere che non si può cambiare nulla perché è già tutto programmato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Mi rendo conto che diventa antipatico continuare a dire no, ma le considerazioni che ha fatto il Consigliere Zacchera relativamente alla diminuizione da 18 a 16 miliardi non sono valide; innanzitutto, qui dice: "Spese per immobili", ma in realtà si tratta di manutenzione di immobili regionali. Sappiamo tutti cosa significa la manutenzione. Una diminuzione di 2 miliardi è pari al 12-13%, e allora si arriverebbe solo a luglio. Le economie si può tentare di farle ugualmente; vedremo nel corso dell'anno se sarà il caso di stornare, se non andremo a prelevare tutta la cifra in sede di bilancio.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 24 contrari.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera: "Lo stanziamento del cap. 00680 dello stato di previsione della spesa dal titolo 'Spese per stampati, cauta, cancelleria, ecc. 'passa da 1.200 milioni a 1.000 milioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 24 contrari e 8 astensioni.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera: "Lo stanziamento del cap. 00700 dello stato di previsione della spesa dal titolo 'Spese per l'acquisto e l'uso degli impianti di telecomunicazione' passa da 8000 milioni a 7000 milioni'" La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Faccio presente che il bilancio di competenza '90 di questo capitolo era 5 miliardi e 802 milioni. Se si vuole razionalizzare la spesa, mi si spieghi allora perché si devono spendere 2 miliardi e 197 milioni per acquisto e uso di impianti di telecomunicazione; i canoni non sono aumentati in questa entità e non mi sembra che si debba continuare ad acquisire telefoni in questa Regione. Quindi, un aumenta in misura tripla dell'inflazione ci sembra più che sufficiente. Faccio notare che per ora la minoranza, a differenza di quello che ha detto il Presidente della Giunta sta indicando emendamenti per spendere meno, non per spendere di più.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

In questo capitolo è compreso il CSI dove sono aumentati i canoni e le linee, quindi non è sufficiente indicare una compressione della spesa.
L'aumento c'è stato: da 5 miliardi e 800 milioni agli 8 miliardi.



CUCCO Vincenzo

Allora se c'è anche il CSI, la dizione del capitolo è impropria.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Mi dicono i funzionari che sono spese indotte del CSI.



CUCCO Vincenzo

Così è un'altra cosa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 24 contrari e 17 astensioni.
6) Emendamento presentato dal Consigliere Maggiorotti: "La dotazione del capitolo di bilancio 00760 (Partecipazione a convegni. mostre, rassegne) è diminuito, in variazione della proposta di bilancio 1991 di L. 90.000.000" La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

La Giunta non accoglie l'emendamento. Ci sono, ad esempio, le manifestazioni relative alla legge n. 142 che sono una voce nuova, ma ce ne sono anche altre, quindi non possiamo comprimere la spesa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 25 contrari e 8 astensioni.
7) Emendamento presentato dal Consigliere Maggiorotti: "La dotazione del capitolo di bilancio n. 00795 è diminuita, in variazione della proposta di bilancio 1991, di L. 20.000.000".
La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

L'emendamento non è accolto. Questi sono impegni costanti, quindi è una quota fissa.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Prima si erano stanziati 10 milioni e poi, in variazione, altri 20 milioni. E' successo qualcosa di nuovo?



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

C'erano delle quote pregresse che erano state pagate l'anno scorso e che non erano state previste all'inizio.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 25 contrari e 17 astensioni.
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera: "Lo stanziamento del capitolo 01000 dello stato di previsione della spesa dal titolo 'Spese per la progettazione e l'esecuzione di lavori ecc.' passa da 11000 milioni a 10.000 milioni'".
La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Spero che la Giunta accolga questo emendamento. Nelle dichiarazioni dell'Assessore c'è stata la chiara individuazione di un problema, che era stato sollevato in sede di relazione di minoranza, di schedare il patrimonio di edilizia regionale e di predisporre un Piano di investimenti per la sua ristrutturazione. Anche se domani l'Assessore riuscisse a schedare tutto, non potrebbe certo entro la fine dell'anno sistemare e progettare questi lavori. Quindi, non vedo alcun motivo di aumentare questo capitolo per la progettazione e l'esecuzione di lavori relativi a sistemazione di immobili, se la Giunta è venuta a dirci che deve fare un Piano di ristrutturazione complessiva. Quindi, se manteniamo gli attuali 8 miliardi evidentemente bastano per i lavori di ordinaria manutenzione.
Sarebbe una cosa utile, tra l'altro è una proposta della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Innanzitutto, queste non sono spese per ordinaria manutenzione, ma interventi edilizi che seguono interventi già iniziati; sono scuole di formazione professionale, edifici di proprietà regionale dove sono in corso i primi o i secondi lotti dei lavori. Si tratta di finanziare il resto quindi questo non rientra nel discorso del Consigliere Zacchera su cui ci eravamo espressi in sede di relazione di minoranza.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli e 25 contrari.
9) Emendamento presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera: "Lo stanziamento del cap. 01005 dello stato di previsione della spesa dal titolo 'Spese per la progettazione di lavori relativi alla sistemazione di immobili di proprietà regionale' passa da 7.000 milioni a 6.000 milioni." La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

La Giunta non accoglie questo emendamento che è simile al precedente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 24 contrari.
10) Emendamento presentato dai Consiglieri Staglianò, Segre e Miglio: "Il cap. 1770 dello stato di previsione della spesa è aumentato di L.
4.000.000.000.
Il cap. 12760 dello stato di previsione della spesa è diminuito di L.
2.000.000.000.
Il cap.1000 dello stato di previsione della spesa è diminuito di L.
2.000.000.000." La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Questa mattina nel corso del dibattito ci siamo soffermati sull'importanza di dotare queste articolazioni essenziali della nostra comunità; peraltro fra le più deboli della Regione, di quel minimo indispensabile per poter corrispondere ai bisogni dei propri amministrati.
Non penso sia necessario aggiungere altre considerazioni, ricordo soltanto che si sta parlando del funzionamento delle Comunità montane che sono state penalizzate dalla manovra complessiva dello Stato che ha operato numerosi tagli. A noi pare indispensabile che la Regione rimetta le Comunità montane in condizione di operare ripristinando la cifra che era stata stabilita nel precedente esercizio. Quindi, non c'è un incremento. c'è soltanto la conservazione per evitare che le Comunità montane muoiano. Confido in una risposta sorprendente dell'Assessore Gallarini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Condivido pienamente l'emendamento, anche perché alle Comunità montane questi soldi erano stati promessi e sono stati portati via dopo che erano già stati fatti i bilanci. Bastava accettare il nostro precedente emendamento per sospendere in sede di ristrutturazione le costruzioni all'interno della Regione e i4 miliardi su questo capitolo per le Comunità montane c'erano. E' una scelta della Giunta, se viene respinto questo emendamento, il non voler dare questi finanziamenti alle Comunità montane che tutti riconoscono essere determinanti per quanto riguarda una linea strategica di questa Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Su questo emendamento riteniamo sia dovuta un'attenzione particolare perché un intervento significativo a favore delle Comunità montane è da prendere in seria considerazione, non solo perché nell'ordine del giorno l'Assessore ritiene che sia meritevole di inserimento, ma perché è doveroso da parte della Regione finanziare alcune leggi che sono disattese. Non si tratta solo di recuperare una minore somma erogata dallo Stato, non è questo il tema. Noi abbiamo proposto l'emendamento sia sulla nota di variazione di bilancio sia a livello dei provvedimenti per il 1992 nel disegno di legge n. 99. Non ripeto quanto si è detto nell'intervento preliminare circa la necessità di un'attenzione per i Piani di sviluppo e per i progetti speciali delle Comunità montane. Credo che una Regione come la nostra debba avere, non solo per la sollecitazione venuta dalle Comunità montane, ma per l'interesse che deve avere, trattandosi di una Regione prevalentemente montana, un' attenzione particolare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Siamo di fronte a competenze non specifiche della Regione. Lo Stato ha diminuito la spesa di 50 miliardi, ma mi pare che ci sia da parte governativa una manovra per restituire completamente, o in gran parte, il taglio effettuato. La Giunta dovrebbe prendere in seria considerazione questo problema, non accettando immediatamente di sostituirsi allo Stato inadempiente, ma prendendo l'impegno che, qualora lo Stato. in tutto o in parte, non ripristinasse il capitolo, verrà dato un contributo, a totale o parziale ristoro.
Alcune Comunità montane, private anche di poche decine di milioni, non riescono più a svolgere i servizi e questo, in una Regione dove i Comuni montani sono numerosi, non può essere lasciato cadere senza risposta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

L'emendamento che stiamo discutendo è addirittura illegittimo perché il fondo è statale, per cui l'emendamento non è proponibile. Altro discorso merita l'emendamento successivo sullo stesso argomento. Riprendendo quanto hanno detto i colleghi Squillario e Buzio, penso che l'impegno nostro debba essere questo. Le comunità montane fino ad ora hanno avuto un'erogazione statale inferiore a quella prevista; però sperano, e speriamo anche noi che lo Stato possa integrare quella prima erogazione. Noi abbiamo ritenuto di inserire nell'ordine del giorno la voce relativa alle Comunità montane appunto per recepire questa indicazione e per assumere questo impegno. Nel caso in cui lo Stato non provveda ad erogare, così come ha fatto in passato, una integrazione adeguata, la Regione potrà effettivamente inserire nell'assestamento di bilancio, com'è previsto dall'ordine del giorno, una risposta economica. Questo impegno lo prendiamo fin da ora



PRESIDENTE

L'emendamento forse dovrebbe essere ritirato e i Consiglieri proponenti potrebbero aderire all'emendamento successivo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Siamo contenti di avere suscitato la discussione e quindi di avere ascoltato alcuni impegni, anche se non molto precisi, dell'Assessore Gallarini.
Prendiamo atto di questa situazione e ritiriamo l'emendamento.
L'argomento si ripropone e quindi avremo modo di pronunciarci con il voto.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 10 è pertanto ritirato. 11) Emendamento presentato dai Consiglieri Coppo, Buzio, Bortolin e Foco: "Il cap. 1000 dello stato di previsione della spesa è diminuito di L.
3.825.500. 000.
Il cap. 1800 dello stato di previsione della spesa è aumentato di L.
3.825.500.000".
Per l'Assessore valgono le dichiarazioni fatte in precedenza, lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli e 27 contrari.
Sospendiamo a questo punto l'esame del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1991.


Argomento: Informazione

Comunicazione della Giunta regionale su problematiche RAI e votazione relativi ordini del giorno n. 133 e n. 134


PRESIDENTE

Passiamo ora alla comunicazione del Presidente della Giunta regionale relativa alla questione RAI, sulla quale sono stati presentati due ordini del giorno.
Ha pertanto la parola il Presidente Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La mia comunicazione fa seguito all'incontro avuto ieri in Consiglio regionale, presieduto dal Presidente del Consiglio Spagnuolo, al quale hanno partecipato la Giunta, con la mia personale presenza, i Capigruppo e i giornalisti della RAI che stanno manifestando ed esprimendo il loro dissenso circa la politica dell'azienda, soprattutto per quello che concerne la situazione occupazionale e la situazione complessiva del settore informativo della RAI. La protesta dei giornalisti, alla quale credo daremo la nostra solidarietà con un documento che è in via di predisposizione, rappresenta la punta di un iceberg che dà il segno del malessere esistente all'interno della RAI a Torino.
Ricordo che il Consiglio e la Giunta regionali avevano assunto ripetute posizioni. Il Presidente del Consiglio ed io, nei mesi scorsi, abbiamo avuto un colloquio con il Direttore generale, ing. Pasquarelli, e con il Presidente della RAI, on. Manca, al quale avrebbe dovuto seguire una proposta organica della RAI stessa, per quel che riguarda l'azienda di Torino. Naturalmente, abbiamo chiesto una grande attenzione alla situazione complessiva della RAI, a Torino e a tutti i livelli, perché non si andasse verso un frazionamento delle decisioni.
In questi giorni, in vista della riunione di oggi e degli incontri che ci saranno tra i rappresentanti dell'azienda e i giornalisti, ho avuto un contatto con il Vicedirettore generale della RAI, dott. Longhi, in assenza dell'ing. Pasquarelli. Ieri sera avevo preannunciato che sarebbe seguita una comunicazione scritta che riguarda, seppur sinteticamente, tutti gli aspetti della RAI, con esclusione del problema specifico dell'informazione in ordine al quale è previsto un incontro in questi giorni tra il dott.
Longhi e i rappresentanti dei giornalisti.
"La Direzione generale della RAI - mi è stato scritto - riconferma l'impegno più volte espresso di garantire e valorizzare il ruolo e la presenza dell'azienda. quale essenziale strumento di promozione culturale per il Piemonte. Nessuna intenzione quindi di ridimensionare le attività e i livelli occupazionali della RAI a Torino. Al contrario, è in corso di elaborazione un progetto (che dovrebbe essere presentato all'incontro che dovrà avvenire nei prossimi giorni tra il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta e il Sindaco di Torino) diretto a: 1) potenziare il laboratorio di ricerca 2) rilanciare il ruolo dell'Orchestra sinfonica anche attraverso l'individuazione di partners che contribuiscano a rendere meno onerosa la gestione (questa è una questione aperta sulla quale c'è il nostro dissenso) 3) affidare una specifica missione produttiva e culturale alla sede regionale, privilegiando ad esempio la realizzazione di trasmissioni didattico - educative con una forte azione del Dipartimento Scuola Educazione 4) accentuare la vocazione della. radio che già oggi privilegia Torino per molti programmi ed utilizzare lo Studio TV1 per prestigiose produzioni di prosa.
In questo quadro - siccome si era accenna-to anche al problema della sede - sembrano eccessive le preoccupazioni manifestate in rife-rimento all'ipotesi di dismettere l'immobile di via Cernaia preferibilmente ad una società del Gruppo IRI, non escludendo la possibilità di mantenere la disponibilità dell'edificio con contratto di affitto pluriennale.
Va infine precisato che il progetto di dismissione immobiliare, che interessa insediamenti RAI in varie città, punta a ridurre il livello di indebitamento con l'obiettivo di assicurare il necessario riequilibrio economico e finanziario dell'azienda".
E' stato riconfermato l'impegno circa l'incontro sul problema complessivo. Credo sia importante, per quanto riguarda la presenza della RAI a Torino, un piano complessivo dell'azienda che definisca la programmazione degli investimenti e che non si prosegua nell'attuale politica di disimpegno strisciante, con la conseguente caduta dei posti di lavoro in Via Verdi che, secondo la Direzione generale della RAI, non sarebbe avvenuta, ma che di fatto è avvenuta.
Un ultimo accenno per quanto riguarda l'ILTE, al quale si è fatto qualche cenno nella Conferenza dei Capigruppo. Ho avuto un colloquio con il signor Rea, il nuovo Direttore della divisione SEAT, il quale mi ha confermato che verrà a Torino nei prossimi giorni. Mi ha assicurato che i problemi della ILTE non sono problemi occupazionali; semmai gli investimenti si incrementeranno e aumenteranno in quanto lo stabilimento di Taranto non è, a suo avviso, concorrenziale con la ILTE, che ha dei settori, quali quello delle guide telefoniche, che sono in grande espansione; quindi non dovrebbero creare problemi di alcun genere.
Per quanto riguarda la SEAT, pensa che avrà un ulteriore sviluppo a Torino; ha smentito che ci sia l'intenzione di trasferire la direzione della SEAT da Torino a Roma; al contrario - ha detto - ritrasferirà la sede di alcune società del gruppo da Milano a Torino. E' suo intendimento richiedere il ritorno della SEAT da divisione della STET a società autonoma, proprio per consentire maggiormente un piano di sviluppo.
Naturalmente, tutto questo andremo a verificarlo nei prossimi giorni con dei contatti anche con l'IRI e riferiremo.
Tornando al tema della RAI, devo dire che questo fax del Vicedirettore è del tutto interlocutorio. però riconferma la volontà di fondo di affrontare nel complesso la problematica RAI a Torino. E' aperta la questione dei dipendenti che sono in sciopero e che si incontreranno nei prossimi giorni. La Giunta è solidale con i lavoratori RAI; la divisione di posizioni o comunque le articolazioni di protesta, quella dei giornalisti e quella degli altri settori, e in passato quella del coro, non sono elementi positivi. Sarebbe importante ricondurre ad unità la vertenza RAI. E' quello che la Giunta è intenzionata a fare con la collaborazione del Presidente del Consiglio. La Giunta è certamente disponibile a votare un ordine del giorno che evidenzi queste problematiche aperte relativamente alla questione RAI di Torino. Cercheremo di allargare la questione relativa alle Partecipazioni statali nella nostra città.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della Giunta per questa comunicazione molto esauriente che ha rappresentato il quadro dei rapporti che fino a questo momento sono intercorsi con la RAI.
Sono stati presentati due ordini del giorno, il n. 133, a firma dei Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti e Calligaro, e il n. 134 a firma dei Consiglieri Staglianò, Picchioni, Monticelli, Ferrara, Rossa, Marchini Tapparo, Cucco, Goglio e Majorino.
1 due documenti sono stati distribuiti, esiste l'intesa di non procedere all'illustrazione, ma alla votazione degli stessi.
Pertanto, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 133 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale rilevato che il piano di ristrutturazione della RAI comporta un progressivo taglio di posti di lavoro nelle sedi torinesi rilevato che in questo modo continua a procedere nei fatti una politica di indebolimento strutturale e produttivo del polo pubblico radiotelevisivo piemontese osservato che la lotta dei giornalisti della RAI di Torino per il rafforzamento del polo televisivo piemontese corrisponde a obiettivi di pubblico interesse rappresentati dall'esigenza di far crescere in Piemonte la presenza delle strutture dell'informazione e delle attività culturali rilevato che alle buone intenzioni proclamate in sede locale.
istituzionale ed aziendale, non sono seguiti i fatti e che le responsabilità di questa situazione sembrano per quota parte doversi individuare in insufficiente impegno a sostenere le buone ragioni nelle sedi decisionali centrali invita il Presidente e la Giunta regionale: a predisporre un programma di cooperazione tra la Regione Piemonte e la RAI rivolto alla valorizzazione del patrimonio artistico, culturale ed ambientale piemontese ad estendere e rafforzare le attività decentrate del coro ed orchestra della RAI interessando l'insieme del territorio piemontese con programmi pluriennali cui partecipino anche le istituzioni scolastiche ad operare affinché il pluralismo culturale e politico. nell'assetto e sviluppo delle strutture aziendali e di produzione, possa esprimersi senza pratiche di lottizzazione caratterizzate da decisioni assunte in ristretti centri di potere legati agli apparati centrali di comando dei partiti, ma bensì a partire da obiettive qualità professionali riconosciute nell'ambito della struttura aziendale con autonome, democratiche e trasparenti scelte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 9 voti favorevoli. 1 contrario e 26 astensioni. Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 134 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte richiamati i propri ordini del giorno del 28/10/ 88, del 5/10/89 e del 21/3/90 sulla situazione della RAI in Piemonte sottolineato che una qualificata presenza della RAI in Piemonte costituisce un importante riferimento perla cultura, l'innovazione tecnologica, l'occupazione ed è al tempo stesso una garanzia di pluralismo informativo e culturale constatato che aumentano i segnali di impoverimento della presenza RAI in Piemonte che si manifestano, sul piano delle risorse umane, con un blocco del turn over e con un uso indiscriminato della incentivazione alle dimissioni e sul piano strutturale, con l'obsolescenza dei mezzi tecnologici e la loro inadeguatezza rilevato che, nonostante le ripetute iniziative ed i contatti già assunti dagli Enti locali e dalla Regione Piemonte con la Presidenza e la Direzione Generale della RAI, non sono emersi elementi tali da prefigurare sicure linee di sviluppo ed effettive garanzie per il futuro del polo pubblico radiotelevisivo in Piemonte visto il documento votato all'unanimità dai redattori della sede RAI di Torino riuniti in assemblea il 26 febbraio u.s.
condivide le preoccupazioni espresse in più occasioni anche dalle dirigenze sindacali delle maestranze RAI per il progressivo impoverimento del polo radiotelevisivo torinese denuncia, sulla base degli elementi conoscitivi acquisiti, il progressivo depotenziamento delle strutture della Sede e del Centro di Produzione, del Coro e dell'orchestra, lo svuotamento strutturale e funzionale della Direzione Generale di via Cernaia e il totale silenzio sul progetto Alta definizione si impegna ad assumere iniziative più incisive e permanenti per tutelare l'importante patrimonio produttivo, culturale e storico che la RAI rappresenta in Piemonte. nel quadro anche di una possibile crisi della presenza IRI in Piemonte; ribadisce la richiesta già avanzata dal Presidente del Consiglio regionale e dal Presidente letta Giunta regionale di un incontro urgente al Presidente ed al Direttore Generale della RAI per discutere, in conformità agli impegni precedentemente assunti dai medesimi organi della RAI. il futuro del polo radiotelevisivo pubblico in Piemonte chiede. alfine di rappresentare la difficile situazione della RAI in Piemonte, un incontro urgente con la Commissione parlamentare di Indirizzo e Vigilanza sui servizi radiotelevisivi chiede infine il pronto intervento del Governo affinché eserciti tutte le sue funzioni per assicurare una positiva soluzione dei problemi della RAI in Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli, 1 contrario e 5 astensioni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.20)



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