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Dettaglio seduta n.44 del 26/02/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazione della Giunta regionale in ordine all'autorizzazione della Regione Liguria all'ACNA di Cengio per impianto RE-SOL. Votazione relativi ordini del giorno (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo il dibattito sull'ACNA, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrara, ne ha facoltà.
FERRARA Signor Presidente, colleghi, esprimo apprezzamento alla relazione che l'Assessore ha svolto questa mattina in ordine alle vicende relative all'ACNA.
Tre sono stati gli argomenti che ha trattato l'Assessore. Il primo si riferisce all'incidente avvenuto; non possiamo far altro che prendere atto di quanto ci ha detto l'Assessore, il quale ci ha portato il parere espresso da tre Ministeri, cui risulta che non ci sono stati danni alle persone, non c'è stato sversamento in Bormida. Riteniamo positivo questo elemento, anche se, nella riunione tenuta con i Sindaci e gli abitanti della Valle Bormida, abbiamo avuto alcune riserve in ordine a queste valutazioni. Crediamo che il ruolo della Regione - così come è scritto nel programma - sia quello di essere garante verso le popolazioni, verificare queste cose, svolgere un'azione di monitoraggio seria, continua, costante in modo che non vi siano dubbi su quanto avviene nel fiume Bormida, sugli eventuali superamenti dei limiti di tolleranza, ecc.
Il secondo argomento di cui ci ha parlato l'Assessore è un argomento più delicato e riguarda la delibera della Regione Liguria. Io mi trovo un po' imbarazzato di fronte a questo fatto, perché è brutto avere un contenzioso, un conflitto o una mancanza di fiducia fra Istituzioni certamente - e lo dirò ancora - se queste cose sono vere (e non ho dubbi che siano vere), il comportamento della Regione Liguria non può che essere censurabile da parte della nostra Regione.
Ripercorrendo tutta la vicenda dell'ACNA di questi ultimi anni (ormai è da molto tempo che parliamo di ACNA), non possono non emergere alcune perplessità, proprio in contrapposizione a quanto ha detto l'Assessore circa comportamenti e decisioni della Regione Piemonte negli anni passati.
La Regione che più è stata portata a mettersi al seguito di certe contestazioni e manifestazioni, anziché essere parte dirigente e guidare le proteste, il controllo e il confronto, anziché essere il momento decisivo rispetto agli interessi della Regione Piemonte, molte volte rinunciando al proprio ruolo istituzionale stesso. Abbiamo avuto modo di avere qualche polemica anche con la passata Giunta, in ordine al ruolo che la Regione Piemonte ha svolto. Un ruolo che era mascherato come una richiesta e una ricerca di autorevolezza e di prestigio, ma che, a nostro giudizio, si è risolto in una riduzione di autorevolezza e di prestigio.
Non rispondere al Ministro quando il Ministro chiama, trovare delle giustificazioni poco credibili per non andare a questi incontri, a nostro giudizio è stato un elemento di mancanza di prestigio da parte della Regione, mancanza di prestigio che ha fatto sì che la Regione Piemonte non sempre avesse saputo porsi quale autorevole interlocutore in questa vicenda così difficile e così complessa. Credo che questa mancanza di prestigio vi sia stata anche nei confronti della stessa popolazione della Valle Bormida la quale veniva qui e sentiva delle arringhe violente per la chiusura e poi scopriva che a Roma, dopo che qualche segretario di Partito in qualche colloquio con il Ministro si faceva sentire, si cambiavano atteggiamenti con dei comportamenti ondeggianti che hanno fatto certamente venir meno il prestigio e il ruolo della Regione Piemonte.
Crediamo che con la nuova legislatura si sia posto un termine, un cambiamento di rotta. Il programma presentato dalla Giunta sullo specifico argomento dell'ACNA ha assunto delle posizioni coerenti e precise, in qualche modo diverse rispetto a quelle che erano state le linee di condotta in precedenza. Nel programma, si dice che la Regione Piemonte deve coordinarsi con l'esecutivo nazionale per governare questo delicato problema. Sappiamo che esiste un pronunciamento del Parlamento al quale dobbiamo fare riferimento.
Avevo espresso alcune perplessità rispetto a quel pronunciamento, in quanto non trovavo ragionevole dire che questo inceneritore non doveva essere messo in un posto perché in quel posto avrebbe danneggiato una popolazione, quindi doveva essere messo da un'altra parte. La mia opinione era, ed è ancora, che, se un inceneritore è dannoso, è dannoso e basta e quindi non si deve mettere; se non è dannoso, non è dannoso e allora occorre scegliere la posizione più idonea in cui questo venga posto.
Di fronte alla presa di posizione del Parlamento nazionale crediamo che la Regione Piemonte e la Regione Liguria devono adeguarsi e comportarsi in coerenza con quella delibera del Parlamento nazionale. Se la Regione Liguria - dico "se" soltanto perché il discorso mi ha portato a dire "se" ma non ho dubbi che questo sia - ha assunto la delibera di cui ha parlato questa mattina l'Assessore, esprimiamo la censura per due ordini di ragioni. Una è di contenuto, proprio perché è in contrasto con l'ordine del giorno votato dal Parlamento che, comunque, deve essere momento di riferimento. L'altra è che non possiamo non esprimere una censura rispetto al comportamento della Regione Liguria nei confronti della Regione Piemonte. Se la Regione Liguria aveva già assunto una delibera, non poteva e non doveva venire qui negando o nascondendo questa cosa. Se questo è stato fatto, e io credo che sia stato fatto, non possiamo che confermare la censura di cui parlavo prima.
Ma noi dobbiamo cercare di andare oltre questi momenti. Abbiamo detto che occorre coordinare la nostra azione con il Governo: questo è l'impegno che ci siamo assunti e che ci eravamo assunti. L'Assessore ha ipotizzato il ricorso alla Magistratura amministrativa. Signor Assessore, credo che sarebbe un errore perché aprirebbe un grave contenzioso Istituzionale tra due Regioni, tra due enti importanti, contigui, che devono avere, hanno e dovranno ancora avere dei momenti di collaborazione, di confronto, di sinergie tra di loro. Mi è stato detto che lo hanno già fatto altri enti locali. La cosa per certi versi è comprensibile: per la vicinanza, per le pressioni stesse che gli enti locali minori hanno rispetto alle esigenze e alle pressioni della popolazione.
Ma ci pare addirittura contraddittoria una scelta di questo genere rispetto ad altre affermazioni che ha fatto l'Assessore, quando ad esempio ha detto: "noi siamo pronti a sederci ad un tavolo di confronto". A noi pare che sedersi ad un tavolo di confronto voglia dire andare a parlare non adire la Magistratura amministrativa. L'Assessore ha detto espressamente, e noi condividiamo, che nell'ordine del giorno votato da questo Consiglio regionale si dice che il Governo nazionale deve farsi garante della risoluzione parlamentare. Ma, se il Governo nazionale deve farsi garante, noi dobbiamo rivolgerci al Governo nazionale perché sia garante di questa risoluzione che abbiamo preso. L'ente Regione non deve perdere il suo ruolo istituzionale, deve far valere il suo ruolo, la sua autorevolezza politica e quindi deve mettere sul tavolo politico questo confronto, chiedendo ed ottenendo in tempi strettissimi la possibilità di altre iniziative, non auspicabili certamente, ma eventualmente possibili.
Però, deve chiedere al Governo, al Presidente del Consiglio, alla massima espressione dell'esecutivo nazionale, un confronto perché insieme alla Regione Piemonte e alla Regione Liguria si dia coerenza a quanto il Parlamento ha deliberato. In caso contrario, ci faccia conoscere le ragioni per le quali quella scelta del Parlamento è venuta meno, le novità che ci sono state, se ci sono state, per far venire meno quella scelta fatta.
Soltanto questa a me pare sia la via, la strada, il percorso, che dobbiamo seguire per dare certezza alle cose che decidiamo, per dare autorevolezza al nostro ruolo, per dare un minimo di garanzia alle stesse popolazioni della Valle Bormida. Questo mi sembra il modo corretto di agire ed è il percorso che mi permetto di suggerire alla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Ferrara ha parlato di censura; io dico le stesse cose con un altro termine, cioè dico che è irresponsabile il comportamento della Giunta regionale ligure, la quale si incontra - come ci ha riferito l'Assessore - 1'11 febbraio 1991 anche per trattare la questione dell'inceneritore RE-SOL. ribadisce la propria volontà di installarlo, di consentirne la costruzione in quel di Cengio e tace che qualche giorno prima, precisamente il 6 febbraio, esisteva già una formale delibera di Giunta, la quale era confermativa, sul piano giuridico e sul piano politico, di una precedente scelta, cioè a dire di installare e di autorizzare l'installazione di questo inceneritore in quel di Cengio nel territorio dell'ACNA.
A questo punto, a mio avviso, non basta la censura, non basta sottolineare il senso di irresponsabilità delle alte cariche della Regione.
Senza voler usare parole solenni, si tratta di un'alta carica della Regione Liguria: il Presidente della Giunta accompagnato da alcuni Assessori, i quali hanno tenuto questo comportamento sul quale, non vale la pena di ritornare. Allora, cosa si può fare? La delibera esiste. Evidentemente tutte le strade di trattativa sul piano politico sono bruciate, per cui l'unico modo per ottenere dalla Regione Liguria la revoca e l'annullamento della sua delibera illegittima (soprattutto perché è violatrice di una risoluzione della Camera, di quella nota risoluzione della Camera dei Deputati del 30 gennaio 1990, con la quale si impegnava il Governo della Repubblica a non consentire la realizzazione dell'impianto RE-SOL e/o trattamenti termici per smaltimento affini in ACNA e in Valle Bormida) non può che essere il ricorso al TAR. Sono perfettamente d'accordo che le battaglie politiche, i diversi punti di vista politici, anche fra Regioni si dovrebbero poter risolvere nelle sedi opportune, nelle aule politiche ma questa - Assessore - è l'ultima trincea.
C'è la delibera, la delibera è operante e, nonostante il nostro motivato e fondato parere contrario, l'unica cosa da fare è quella di seguire le iniziative già adottate dal Consiglio provinciale di Cuneo, dai Comuni della Valle Bormida e da una Comunità montana della zona e di intervenire ad adiuvandum questi enti locali.
Devo ricordare che nella scorsa legislatura molto opportunamente la Giunta, su impulso del nostro Gruppo e di altri Consiglieri dei Gruppi Verde e Verde Civico, aderì ad intervenire ad adiuvandum davanti alla Magistratura. Si trattava di una situazione in cui tutte le sedi politiche erano bruciate, l'ultima ed estrema ratio era il ricorso alla Magistratura.
La questione riguardava l'elettrodotto Leinì-Piossasco, episodio di gran lunga più modesto, più circoscritto territorialmente rispetto all'episodio della Valle Bormida, che interessava un numero considerevole di persone (gli abitanti di Rosta e dintorni) che avevano fatto ricorso alla Magistratura per impedire che dannosi e perversi effetti elettromagnetici potessero riversarsi sul loro territorio e sulla loro salute.
Responsabilmente, venne accolta questa nostra istanza che, sia pure sudatamente, portammo avanti.
Penso che la stessa cosa sia da farsi in questo caso, pertanto, quando l'Assessore dice: "stiamo valutando", avrei preferito sentirmi dire: "abbiamo valutato, abbiamo deciso di intervenire ad adiuvandum gli altri enti locali". A questo proposito abbiamo presentato un ordine del giorno che chiede appunto un intervento giudiziale ad adiuvandum.
Non mi soffermo perché presumibilmente saranno più pregnanti, precisi e puntuali gli interventi di altri colleghi che hanno approfondito la materia meglio di me, nel senso che hanno approfondito quanto peraltro ci è stato detto oggi dai rappresentanti della Valle Bormida relativamente alle modalità dell'incidente, ad alcune ore di silenzio stampa di enti responsabili, soprattutto dell'ACNA, ed alla violazione della Direttiva Seveso.
Condivido le richieste che vengono fatte "onde questo non accada più".
Penso che l'episodio verificatosi recentemente sia un altro obiettivo riscontro della pericolosità delle produzioni ACNA. D'accordo, dalle indagini fatte dal Ministero e da altri referenti responsabili, compresi i funzionari della Regione, ci è stato detto che non ci sono stati danni, a Dio piacendo, alle persone, però il recente incidente è un ulteriore segnale della pericolosità delle lavorazioni ACNA.
A questo punto - ricordato che il Consiglio regionale del Piemonte, a larghissima maggioranza, sul finire della scorsa legislatura, approvò una proposta di legge al Parlamento per la chiusura dell'ACNA, visto l'incidente dei giorni scorsi (che è un segnale), vista la situazione dell'impianto RE-SOL (d'accordo, non ancora in funzione, quindi non ancora idoneo a produrre i possibili potenziali danni che sono segnalati da parti responsabili) - non sotto l'onda dell'emozione, ma a quanto risulta anche da tecnici che hanno approfondito la materia, la proposta che insieme al collega Zacchera ho formulato e che ho formalizzato in un secondo ordine del giorno, è in questi termini, cioè a dire che il Presidente della Giunta, avvalendosi dei poteri consentitigli dall'art. 32 della legge n.
833/78, voglia emanare i provvedimenti contingibili ed urgenti diretti alla sospensione delle produzioni ACNA. Né mi si venga a dire che incorro in un grossolano errore perché Cengio è in Liguria e il Presidente della Giunta assumendo questo provvedimento, strariperebbe dai propri poteri.
E' vero che Cengio è in Liguria, ma gli effetti dannosi della produzione ACNA si ripercuotono in via immediata nella Valle Bormida e nel Piemonte. Quindi, sotto il profilo politico, non ho dubbi che il provvedimento vada preso; ma ritengo che questo provvedimento possa venire preso anche sotto il profilo istituzionale, tecnico e giuridico, visto che gli effetti dannosi delle produzioni ACNA si ripercuotono nella Valle Bormida sul territorio e sulle popolazioni piemontesi.
Nell'ordine del giorno ho scritto "la sospensione" ai fini, ovviamente non di congelare la sospensione a tempo indeterminato, ma come premessa di un'ulteriore presa di contatto con il Ministro per l'Ambiente, ai fini di un ulteriore approfondimento di questa complessa e dolorosa vicenda. Ho chiesto, in alternativa, gli altri provvedimenti contingibili ed urgenti che possono essere presi - la legge sanitaria prevede appunto questi provvedimenti cosiddetti "innominati" - sotto il profilo tecnico giuridico, istituzionale ed anche di competenza del Presidente della Giunta; sotto il profilo politico direi proprio che non ci sono dubbi. Se in quest'aula avevamo già manifestato, quasi unanimi o a larghissima maggioranza, la volontà politica di chiudere definitivamente l'ACNA, salvo quei provvedimenti di eventuale possibile riconversione e le altre ulteriori provvidenze pro lavoratori dell'ACNA, ritengo non ci possano essere dubbi che di fronte alla volontà politica di una chiusura definitiva possa essere attuata quella "minore contingente interlocutoria." della chiusura dello stabilimento, salvo riprendere le trattative con il Ministro. In questo senso ci siamo espressi con l'ordine del giorno n. 2 confidando che i colleghi vorranno aderire sia al primo ordine del giorno sia soprattutto al secondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, di questa storia ormai lunga e sempre più triste dell'ACNA vorrei ricordare due elementi che mi paiono essenziali.
Il primo è che le popolazioni, le associazioni e le istituzioni che con fatica e colpevole ritardo, hanno intrapreso questa lotta, lo hanno fatto con una convinzione molto precisa, cioè di avere dalla loro parte le leggi dello Stato, consapevoli che, in fin dei conti in questo caso, si trattava di chiedere nient'altro che l'applicazione di leggi precise dello Stato. Leggi alle quali devono sottostare i grandi gruppi, così come ci sottostanno le Amministrazioni comunali ed i privati, e alle quali deve vivaddio, sottostare anche la Regione ligure.
Il secondo elemento è che, all'interno di questo contesto molto complicato, c'era la convinzione unanime che bisognasse assolutamente contrastare il RE-SOL perché giustamente si è valutato che il RE-SOL non sarebbe stato un impianto di produzione, ma sarebbe stato e sarà nient'altro che un inceneritore; un inceneritore di tipo sperimentale, di una proporzione enorme che in nessun'altra parte del Paese si sarebbero sognati manco di proporre se non in quella condizione disgraziata, così disgraziata che ha portato una Regione, un Comune, una zona, ad accettarlo.
Inceneritore che è stato considerato, giustamente, un rimedio peggiore del male perché, anche se portasse ad una diminuzione dell'inquinamento idrico sicuramente estenderebbe quello atmosferico ad una zona molto vasta e densamente popolata, ad una zona che per il particolare tipo di colture mi riferisco in particolar modo a tutto l'ambito vitivinicolo albese - è una delle più pregiate d'Italia e del mondo.
Questo inceneritore, la gente e i Comuni non l'avrebbero voluto da nessuna parte, Consigliere Ferrara! E' giusto non farlo da nessuna parte un impianto di quel tipo! Comunque, eravamo rimasti sufficientemente soddisfatti, dato l'ambito della battaglia e il contendersi degli avversari, della risoluzione della Camera che aveva stabilito che l'impianto non dovesse essere collocato nella Valle Bormida. Su questa risoluzione c'è stato un attestamento e questa deve essere la linea del Piave da parte del movimento che rivendica la tutela dell'ambiente e della salute della Valle Bormida. Ci si è cullati, se così si può dire, in questa convinzione ferrea. Purtroppo, ci sono state delle novità, novità negative.
Voglio qui ricordare che mi è parsa come novità negativa anche un diverso atteggiamento del Ministro dell'Ambiente che si è dichiarato più possibilista sull'installazione di questo impianto e soprattutto è stata novità pesantemente negativa l'atteggiamento della Regione Liguria, che dobbiamo ricordarlo - in quella fatidica giornata del gennaio 1990 si era pure impegnata formalmente, in una sede autorevolissima, ad indicare un'altra collocazione nel suo territorio regionale di questo impianto.
Sono poi venuti i fatti che conosciamo: l'ordine del giorno (cui abbiamo risposto immediatamente in questa sede con una proposta emersa dal Gruppo comunista e dal Gruppo democristiano, proposta che poi l'Assessore ha fatto propria) e soprattutto la risoluzione della Giunta del 6 febbraio così come è stato ricordato.
Mi domando se non dobbiamo essere tutti fortemente stupiti e scoraggiati nelle nostre convinzioni istituzionali di fronte ad un atteggiamento come quello che ha avuto la Regione Liguria, la quale si comporta come se esistesse solo il suo interesse o il suo territorio, come se fosse uno Stato straniero rispetto ad un altro Stato straniero, la Regione Piemonte.
Ma non esiste da nessuna parte un comportamento di questo genere! Se io prendo una decisione i cui effetti ridondano su altri, sono tenuto a discutere con questi altri e sono tenuto a non prendere questo provvedimento se il danno cade sul terzo. Invece, qui non è stato così. Il comportamento della Regione Liguria cozza contro il buon senso, cozza contro i principi generali del diritto, ma cozza anche contro una precisa norma dell'ordinamento delle Regioni che afferma che le Regioni possono sì, deliberare, ma possono farlo entro due limiti essenziali: quello dell'interesse generale dello Stato e quello dell'interesse, del diritto delle altre Regioni. Questo non va dimenticato ed è appunto su questo che dobbiamo farci forza per essere anzitutto coerenti con le nostre scelte coi pronunciamenti che, con convinzione e autorevolezza, abbiamo fatto in questa sede. Questo deve fare la Regione! Essere coerente con quello che ha detto e con i deliberati che ha assunto; dunque, protestare! Possiamo dividerci sul termine da usare, però è chiaro il concetto: deve emergere da parte nostra una protesta contro questo comportamento ed anche dal punto di vista dei rapporti che ci devono essere fra le Regioni.
Non è accettabile - uso questo termine che per me è un eufemismo - che ci sia un incontro per discutere, che ci si sieda attorno a un tavolo per affrontare un problema e che venga nascosta ad una parte una decisione già presa dalla parte diversa. Per nostra dignità, dobbiamo innanzitutto protestare contro questo comportamento, così come dobbiamo protestare contro una serie di omissioni colpevoli che la Regione Liguria sta mettendo in atto, disattendendo a precise normative. Se non fa il monitoraggio che la legge le prescrive, questa è un'altra omissione colpevole che, a mio parere, ha anche dei risvolti di tipo penale.
Dobbiamo poi - in questo mi associo al collega Ferrara - chiedere ancora al Governo che intervenga con tutta la sua autorevolezza per far sì che venga rispettata la risoluzione della Camera e che venga messo in luce questo comportamento anomalo della Regione Liguria. Siccome credo che questo intervento, stante il comportamento della Regione Liguria, avrà poco effetto, dobbiamo essere risoluti nel percorrere la via della Magistratura amministrativa. Non ci è data altra scelta, quindi dobbiamo, proprio per coerenza con gli impegni e con le nostre volontà, percorrere anche questa strada. Probabilmente, non sarà l'unica e neppure l'ultima perché dobbiamo essere disponibili anche a tentare altre vie per raggiungere questo scopo.
Ma è certo che lo scopo, di non permettere l'installazione di questo megainceneritore nella Valle Bormida lo dobbiamo raggiungere, perch altrimenti, colleghi Consiglieri, cosa emergerebbe dopo mesi ed anni di lotta? Lotta fatta soprattutto dagli abitanti e dalle Amministrazioni locali, ma alla quale anche noi abbiamo con convinzione partecipato emergerebbe che, dopo tutti questi sforzi e sacrifici, ci troveremmo in una condizione peggiore di quella iniziale! Se insieme all'inquinamento dell'acqua avremo anche l'inquinamento dell'aria, saremo davvero di fronte a una zona totalmente disastrata, perché avremo un inquinamento peggiore e più esteso! Credo che questa situazione paradossale, assurda, proprio non la dobbiamo accettare! Credo che questo sia per tutti un momento di verità. Ci sono interessi forze diverse, ma il nostro compito di amministratori del Piemonte è quello di avere come primo scopo ed interesse la tutela della salute e dell'ambiente dei nostri amministrati. Credo sia proprio questo il momento in cui la coerenza deve emergere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Mi pare che dalla relazione dell'Assessore, sottopostaci questa mattina, risulti che in Liguria non ci sia un monitoraggio attendibile.
Questa è chiaramente una collusione dei pubblici poteri a favore della consumazione dei reati nei quali l'ACNA persevera, per quanto riguarda l'inquinamento. Se questo monitoraggio esiste, comunque non è corretto. Il giro dello scarica barili è un elemento che non si può leggere se non come un concorso forte di volontà ad assecondare una conclusione inesistente di qualsiasi iniziativa.
Inoltre, constatiamo che il monitoraggio finalmente è fatto bene e come Regione Piemonte, questo ci fa piacere.
Infine, c'è stato l'incidente del 21 febbraio 1991 che denota quanto segue. Se mettiamo assieme gli elementi emersi dalle informazioni che ci hanno fornito i Sindaci e i rappresenti delle associazioni della Valle Bormida, emerge che siamo in presenza di una violazione plurima e continuata delle norme sulla informazione. Questo l'ha detto il Sindaco di Saliceto ed emerge comunque da tutti gli atti relativi ai dati, le modalità ed i tempi mancati della informazione sull'incidente del 21 febbraio, del quale naturalmente si è dovuta contenere e dissimulare la gravità.
Infine, sempre dalla relazione dell'Assessore di questa mattina confrontata con le informazioni che ci hanno dato i rappresentanti della Valle Bormida, emerge il parere di tre autorità ministeriali, parere affrettato, che si permettono di sospettare che il fatto sia stato ricalcato sulla base della classica velina dell'ACNA che avrebbe dato una sua spiegazione dell'incidente e sarebbe stata assunta rapidamente come tale; naturalmente fa sempre piacere essere smentiti, tuttavia ci sono dei precedenti che autorizzano questo genere di supposizione.
Infine, la constatazione che nel periodo - le poche ore - in cui è stata chiusa la produzione, c'è stato un abbassamento dei parametri di inquinamento e di alterazione dell'alveo della componente dell'acqua, fino a raggiungere la naturalità. Questi sono elementi che si esumano dalle riunioni di oggi.
Sappiamo, inoltre, che il Ministro Ruffolo si sta rimangiando lentamente la parola espressa nel complesso del dato politico e costituito dalla deliberazione del 31 gennaio sulla localizzazione dell'impianto di RE SOL fuori dall'ambito della Valle Bormida con la scusa, peraltro gravemente puerile, se viene consumata da un'operazione politica, tecnica, culturale e ministeriale, che fuori dalla Valle Bormida non ci sarebbero altri siti che consentono questo tipo di operazione, come se la non esistenza di altri siti comportasse automaticamente la costruzione nel sito che era già stato escluso.
Infine, constatiamo dai giornali - l'ottimo giornale "Valle Bormida pulita", a cui va il merito di fornirci delle notizie sempre inoppugnabili e inappuntabili - che, mentre l'ACNA sostiene che i suoi depositi sono contenuti in un cassone di cemento, un operaio, Alberto Monaco - credo lo si possa richiamare a deporre - denuncia di avere provveduto lui, con altri, naturalmente su ordine, ad interrare due mila fusti per due quintali l'uno e altri ce ne sono senza protezione.
Abbiamo avuto un incontro a Genova nel quale io stesso per la mia parte politica ho fatto tutti gli sforzi per ragionare sulla necessità primaria di garantire l'occupazione ed eliminare l'inquinamento attraverso altra forma occupazionale. C'è stato un incontro ad Alessandria con il dott.
Gaudino dell'Ufficio di Igiene della Provincia di Cuneo, al quale fu chiesto se eventualmente, in un modo o nell'altro, l'inceneritore sarebbe servito per smaltire le migliaia di metri cubi di deposito, suscitando l'ilarità del dott. Gaudino il quale disse: "Credo proprio di no". Infatti quell'inceneritore servirebbe per liquidare, per incenerire dei liquami che ci sono adesso e dei rifiuti solidi che verranno dopo; l'unica cosa possibile, a mio modesto parere, ma non ne conosco altre, è l'inscatolamento come si è fatto per la Centrale di Chernobyl. Nel frattempo, è emerso che dobbiamo difenderci anche dal tentativo di localizzare, sulle sponde del fiume Uzzone, una discarica da parte del Comune di Cairo ed altri Comuni. Mi pare dica bene il collega Zanoletti cioè che siamo andati per suonare e rischiamo di essere suonati, nel senso che siamo partiti per ottenere la chiusura dell'ACNA e, se non stiamo attenti, ci costruiranno anche l'inceneritore.
Abbiamo 150 Sindaci che rifiutano questo tipo di impostazione, molti che hanno rifiutato l'accettazione del piano di risanamento se preliminarmente non si chiude l'ACNA e il referendum svolto tra le popolazioni al 90-95% ha dato gli stessi risultati. Quest'ultimo lo considero anche un fatto di democrazia. Se è riconosciuta una democrazia sostanziale, è un valore all'etica dei diritti delle popolazioni civili.
Constato - e mi pare che siamo di fronte a un caso molto semplice - che l'incidente è stato minimizzato. 1 Sindaci poi - quelli che sono informati ci dicono che un serbatoio ha fatto un volo di parecchi metri - non ha ucciso nessuno perché è andata bene, e questo può essere un caso di eccezionale fortuna dopo tante disgrazie che comunque non mancano di ripetersi nella Valle Bormida da parte dell'ACNA - e giustamente l'Assessore dice: "per un fatto di pressione". Io, naturalmente, sono un totale incompetente in questa materia, come in altre, ma è chiaro che i serbatoi esplodono sempre per fatti di pressione. Quando si verificò questo caso alla Farmoplan, si disse una sola parola: "chiudere", perch Consigliere Zanoletti, tutto il resto è metodo! Sono d'accordo su tutti i metodi, li abbiamo percorsi tutti e gli ordini del giorno li abbiamo firmati tutti, ma adesso si tratta di passare dal metodo al merito, perch qui continuiamo in una situazione di difesa all'insegna del legalitarismo al quale non verremo mai meno. Una difesa all'ombra della quale, pian piano, va avanti la concretizzazione della condizione per la quale si realizzerà anche il RE-SOL lasciando l'ACNA in piedi così com'è.
La Regione, per la verità, ha assunto le posizioni di testa nella battaglia per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida - ed è stato riconosciuto - e fa piacere che si siano compiuti passi in avanti. La Provincia di Cuneo - come è stato richiamato - è stata una Provincia precursoria e fornisce delle indicazioni. Tutta la parte che può essere operata come ricorso giuridico-amministrativo, il ricorso al TAR. deve essere esperita; non capisco come non si debbano nemmeno esperire queste cose con le motivazioni che adduceva il collega Ferrara. Dopodiché, quando tutto questo è stato fatto, resta il problema di fondo: o l'ACNA si chiude o la nostra continuerà ad essere una difficile marcia in salita, una gara di difesa contro l'ignoto inquinamento, contro il Ministro Ruffolo che comunque ha manifestato espressamente la sua volontà di costruire l'impianto RE-SOL. contro la manipolazione dei dati, contro l'evidente intenzione di lasciare la situazione così com'è. Così com'è, è uno schiaffo alla democrazia, è al di sotto degli obiettivi politici e morali che ci siamo prefissati, e continua ad essere un pericolo che non colpisce soltanto le popolazioni, ma, a questo punto, degrada la credibilità dell'istituzione. Il mantenimento di una situazione è una sconfitta, è l'esito che volgarmente in dialetto dice: "Anda- re per suonare ed essere suonati", come paventava anche il Consigliere Zanoletti. Sarebbe un grosso elemento di accusa alla qualità dell'azione che potremmo svolgere.
Siamo d'accordo di continuare a sostenere tutte le iniziative che si costituiscono attraverso ordini del giorno, iniziative unitarie e quant'altro. Però c'è un punto che oggi deve essere riaffermato, in un momento in cui l'imminenza e la gravità del rischio corso con l'incidente prodotto dall'ACNA ci consente (oltre che richiederci) di pronunciare con sicurezza in modo inequivocabile la parola "chiusura" e di lavorare per questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.
GOGLIO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo socialdemocratico in coerenza con la posizione tenuta in questi anni, sia in Consiglio che in Giunta, ribadisce l'opinione, purtroppo confermata dai fatti, della incompatibilità dell'azienda ACNA di Cengio con l'ambiente.
In verità, pareva che nelle istituzioni si sperasse nel tempo per far dimenticare la gravità della situazione della Valle Bormida, per fare cioè ancora una volta, accettare il fatto compiuto. Solo in questo modo si possono spiegare sia tanta reticenza nel parlare della vicenda ACNA, sia il tentativo di barattare la continuità della produzione a Cengio con un piano di risanamento che non risana, e in più dotazioni finanziarie certe, sia l'approvazione silenziosa dell'inceneritore RE-SOL da parte della Giunta ligure. Nel frattempo, anche gli interventi minimi concordati non sono stati realizzati e l'ACNA ha continuato a lavorare pressoché nelle stesse condizioni di prima.
Su tutto ciò, gravi sono le responsabilità, sia del Ministro Ruffolo che della Regione Liguria. Ma questo Consiglio, non fosse altro che per far rispettare la propria volontà, per un minimo di dignità deve anche chiedere al Parlamento che la proposta di legge, inviata quasi un anno fa, in cui si chiedeva la chiusura dello stabilimento, venga discussa. Invece, da Roma anche su questo vi è silenzio. Perciò va apprezzato il grido di allarme lanciato ieri dal Senatore Pagani, Presidente della Commissione Ambiente il quale ha chiesto al Ministro Ruffolo di riferire con urgenza in aula e ancora una volta gli impegni sono stati disattesi e si vuole far passare come fatto compiuto la continuazione dell'attività ACNA di Cengio.
Il Gruppo socialdemocratico ha più volte evidenziato in quest'aula le numerose ragioni tecniche che militano a favore della chiusura dello stabilimento: la bonifica dell'area, la non tenuta dei muri di contenimento, i problemi di rischio idraulico, dalla localizzazione dell'inceneritore al pericolo incombente dei lagos. In questo quadro emergono, in tutta la loro gravità, la latitanza del Governo, le decisioni della Regione Liguria e l'inaffidabilità dell'azienda di Cengio. Della prima ho già detto, salvo ritenere che il finanziamento di un depuratore o di qualche chilometro di tubi rappresenti un serio contributo al disinquinamento dell'area a rischio.
Noi non lo crediamo, la Regione Liguria, poi, davvero ha superato se stessa nel fregarsene dei cittadini piemontesi; non solo ha localizzato l'inceneritore RE-SOL a Cengio, contravvenendo ad una decisione del Parlamento italiano, ma in silenzio, il 6/2/91, ha approvato alla chetichella l'impianto RE-SOL a Cengio, salvo correre a Torino il giorno 11 febbraio, come ci ha detto prima l'Assessore. Per discutere su cosa, se cinque giorni prima avevano già deciso? Ma vi è di più. La Giunta ligure con delibera del 13 dicembre 1990, propone al Ministro Ruffolo di assegnare 15 miliardi all'ACNA, denaro pubblico, per potenziare il sistema di abbattimento e precisamente: abbattimento delle emissioni del RE-SOL. 4 miliardi; realizzazione impianti di ricircolo delle acque di scarico, 5 miliardi; realizzazione opere di contenimento del percolato in zona basso piave, 4 miliardi; risanamento della rete fognaria intorno allo stabilimento, 2 miliardi. Ciò conferma che i problemi dello stabilimento sono rimasti quelli di anni fa. Non si era detto che le opere di contenimento in basso piave erano poste e collocate? Allora questi 4 miliardi cosa sono? Inaffidabilità dell'azienda! Il grave episodio dei giorni scorsi ne è un'ulteriore prova. Lo stabilimento è davvero in una situazione scarsamente controllabile. Non si può minimizzare l'incidente di giovedì, anche se pare che i soliti esperti romani abbiano già sentenziato che non è successo nulla.
Invece, si sa che è esploso un serbatoio di steratammine (ftelalocerammine) con fuoriuscita di quantità considerevoli di solfato di ammonio. Grave davvero che l'U.S.S.L. di Carcare sia stata avvisata con grandissimo ritardo e che la dirigenza dell'ACNA abbia tenuto un preoccupante e inqualificabile silenzio sulle ragioni dell'accaduto al punto da far sì che i rappresentanti sindacali in azienda, sempre pronti a difenderla, ma evidentemente ricordandosi anche della pelle dei lavoratori che devono tutelare, hanno dichiarato che vi è un'anomalia interna da eliminare, prendendosela solo con il gruppo dirigente dell'azienda. Va precisato che i Vigili Sanitari dell'U.S.S.L. sono stati avvisati dodici ore dopo l'incidente e, giunti in azienda, sono stati fatti accomodare in sala di attesa dove sono rimasti per oltre un'ora. E' incredibile! Questa purtroppo, è un'ulteriore drammatica prova che la Regione Liguria persiste nella difesa di una realtà indefinibile, senza preoccuparsi ulteriormente dell'avvelenamento della Valle Bormida. Anche per questa ragione riconfermiamo la nostra posizione a favore della chiusura definitiva dello stabilimento ACNA di Cengio, invitando la Regione Piemonte, nel solco delle decisioni assunte dal Consiglio nella scorsa legislatura, ad una azione più sollecita a favore della difesa della salute della gente della Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.
SEGRE Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che qui oggi, senza voler drammatizzare troppo una situazione già di per sé drammatica, si giochi, sotto vari punti di vista, la credibilità della nostra Regione che in tanti momenti, sul problema Valle Bormida, ha assunto posizioni avanzate e in alcuni momenti anche unanimi. La credibilità della nostra Regione mi sconcerta. Il primo fatto che intendo dire, riguarda il comportamento della Regione Liguria. Come ha potuto venire ad un colloquio con la maggioranza che governa questa nostra Regione, senza informare di ciò che era avvenuto cinque giorni prima, cioè che la Giunta della Regione Liguria aveva di fatto approvato la localizzazione del RE-SOL? Questo fatto mi fa pensare che il problema non stia evidentemente così a cuore agli amministratori della Regione Liguria, così come invece sta a cuore a quei Consiglieri delle due Regioni che si battono da tanto tempo per la chiusura dello stabilimento ACNA e il risanamento della Valle Bormida. Dico questo perch come anche l'Assessore Garino ha ricordato stamattina, è solo per la solidarietà che esiste tra gruppi omogenei nelle due diverse Regioni che noi siamo venuti a sapere tempestivamente di quello che era capitato nella Giunta. Cioè, il gruppo dei Consiglieri Verdi della Liguria ha prontamente informato noi e noi abbiamo prontamente informato l'Assessore; devo dire che tutto questo mi suona abbastanza strano ed è anche per questo che si gioca la credibilità della Regione nei suoi rapporti con le altre Regioni.
Le denunce da fare a questo proposito, sui fatti avvenuti in questi ultimi giorni e direi, sull'intera problematica dell'ACNA e della Valle Bormida sono tante. Innanzitutto, non è ancora stato ricordato qui, mentre l'hanno ricordato i Sindaci che sono venuti oggi e i rappresentanti dell'Associazione Valle Bormida, come ci sia stata da parte dell'ACNA, nel caso dell'incidente di giovedì scorso, una palese violazione della direttiva Seveso, stata attuata con un decreto del Presidente della Repubblica nel maggio 1978 n. 175. Lo voglio ricordare per due motivi.
La Direttiva Seveso, esattamente all'articolo 10, dice: "Quando un incidente abbia a verificarsi, il fabbricante" - non un Sindaco che casualmente è venuto a conoscenza del fatto - "è tenuto a informare immediatamente il Prefetto e il Sindaco comunicando appenapossibile le circostanze dell'incidente, le sostanze pericolose coinvolte, le misure di emergenza adottate o che intende adottare per rimediare agli effetti dell'incidente a medio e lungo termine ed evitare che esso si riproduca".
Noi abbiamo ben sentito stamattina, durante l'audizione con i Sindaci e i rappresentanti dell'Associazione di Rinascita, come tutto questo non sia avvenuto.
Questo mi fa dire un'altra cosa, e qui ritornano in ballo la Regione Piemonte e alcuni ritardi da parte di essa: da alcuni mesi, o almeno da un paio di mesi, giacciono per l'esame in Commissione delle proposte di legge per il recepimento, da parte della Regione Piemonte, della Direttiva Seveso. Più volte, i Consiglieri del Gruppo PCI-PDS e noi, che abbiamo in un tempo successivo cofirmato questa legge, abbiamo sollecitato la discussione in Commissione, però siamo al di là dei tempi massimi che la legge concedeva. Infatti, tutta una serie di adempimenti della legge dovevano avvenire entro il 31 dicembre scorso. Quindi, in Regione Piemonte non abbiamo una legge regionale di recepimento della Direttiva Seveso e questo è un problema che più volte abbiamo sollevato, anche con altri Consiglieri. Ci chiedevamo: "Se capita un incidente in una industria a rischio, rilevante come è l'ACNA di Cengio, cosa succede? Cosa capita rispetto alla Direttiva Seveso?". E' una domanda che io rivolgo all'Assessore.
Per entrare nel merito dei problemi relativi al contesto dell'ACNA abbiamo esaminato il documento consegnatoci dai Sindaci e dall'Associazione Rinascita per la Valle Bormida. Le loro sono richieste che non potrebbero in oggi non venire recepite in un ordine del giorno complessivo, quindi anche integrando i diversi ordini del giorno che verranno presentati durante questa discussione; proporrei che i loro cinque punti venissero approvati dal Consiglio regionale, possibilmente all'unanimità o a grande maggioranza.
Questi cinque punti sono stati recepiti nell'ordine del giorno che abbiamo presentato, a cui ne abbiamo aggiunti altri, perché ci sembra che il destino della Valle Bormida non possa più essere lasciato agli amministratori di un'altra Regione che, in questo caso, certamente si sono comportati più che scorrettamente nei confronti della Regione Piemonte. Il problema vero, problema che nemmeno in questa Regione siamo riusciti ad affrontare in modo compiuto - come già ricordava il collega Riba - è quello della chiusura dello stabilimento. E' chiaramente opportuno, adesso, fare tutte le cose che ci ricordano i Sindaci: il ricorso la delibera della Regione Liguria, una ripresa di contatti con il Governo per l'applicazione della risoluzione parlamentare del 30 al TAR contro gennaio '90.
La chiusura dello stabilimento di Cengio è il punto sul quale si dovrebbe incidere il più possibile, perché credo che qui stia il punto affinché non ricapitino incidenti come quello di giovedì scorso, incidenti di cui non siamo in grado di valutare, allo stato attuale delle cose e con quanto ci ha riferito l'Assessore, la reale gravità e non siamo neppure in grado - e qui vorrei ricordare brevemente - di poter recepire il Piano di risanamento. Decine di Sindaci hanno rifiutato il Piano di risanamento.
Qui, in Regione, abbiamo fatto per ora una sola breve discussione in Commissione e credo che il Piano di risanamento non possa essere accettato perché bisogna estirpare veramente il male alla radice. Il male che provoca gli incidenti e tutte le altre conseguenze che conosciamo bene è lo stabilimento ACNA di Cengio, che va chiuso definitivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO A nome della Lega Nord Piemont voglio esprimere il parere positivo rispetto alla relazione dell'Assessore, in particolare all'azione legale che l'Assessorato e la Giunta intendono prendere nei confronti della Regione Liguria. Ed è esattamente quello che abbiamo chiesto da quando siamo entrati in Consiglio regionale. Già dal mese di luglio, chiedevamo che la Regione si costituisse e facesse un'azione legale nei confronti dell'ACNA o della Regione Liguria per esaminare le eventuali cause dei danni e chi li sta provocando.
Però, il discorso dell'ACNA non può essere visto come fatto a se stante, ma deve essere visto in una situazione globale. Nel sud del Piemonte, e in particolare nella zona in oggetto, abbiamo assistito negli ultimi anni, e stiamo assistendo negli ultimi tempi, ad un atteggiamento di arroganza da parte della Regione Liguria e degli enti locali liguri.
Ricordo alcuni episodi: abbiamo un inceneritore per rifiuti a Dego, che è a 8 km in linea d'aria dal confine piemontese; c'è l'ipotesi di installare un ulteriore inceneritore per rifiuti ospedalieri a Sassello, a 6 km in linea d'aria dal confine piemontese; abbiamo assistito al tentativo del Comune di Cairo Montenotte, chiaramente sponsorizzato dalla Regione Liguria, dalla Provincia di Savona, per far sì che una discarica fosse collocata esattamente sul confine piemontese in Valle Uzzone. Tentativo, per adesso arginato dal Comune di Castelletto Uzzone che ha acquistato una serie di terreni dove era prevista la collocazione di questa discarica. La questione ACNA, poi l'abbiamo vissuta negli anni ed è una questione sulla quale oserei dire, la Regione Piemonte - anche se qui si dice che sono anni che si batte per la chiusura dell'ACNA - di parole ne ha fatte molte, ma al momento opportuno forse non c'è stata quella decisione necessaria per far sì che la Regione Liguria ritornasse sui propri passi. E a tale proposito voglio citare due brevi interventi che il Consigliere Rossa ha svolto nella seduta consiliare del 19 dicembre scorso, quando era arrivata la notizia che la Regione Liguria aveva approvato l'inceneritore.
Cito testuali parole del collega Rossa: "Se si dice che dobbiamo smaltire 30 milioni di tonnellate di sostanze tossiche nocive, non possiamo portare 30 milioni di tonnellate in qualunque altra parte d'Italia", e più avanti dice: "Noi dobbiamo avere la certezza che qui si faccia un impianto che non produca inquinamento di alcun genere, ma l'impianto, purtroppo, non possiamo costruirlo da un'altra parte, perché significa prendere centinaia di migliaia di automezzi per trasportare 30 milioni di tonnellate di rifiuti". Signori, è chiaro che da queste parole emerge proprio la scarsa volontà; da queste parole non emerge una volontà di chiusura dell ACNA, ma si dice addirittura che l'inceneritore non può essere fatto da un'altra parte. Allora, quale atteggiamento si può pretendere dalla Regione Liguria di fronte a queste dichiarazioni, fatte anche alla riunione della II Commissione ambiente della Regione Piemonte con l'omonima Commissione Ligure a Genova? E' chiaro che, in seguito a queste dichiarazioni, la Regione Liguria ha valutato che dall'altro lato non si trovava di fronte ad una fermezza categorica di volontà di chiusura. Per cui, per l'ennesima volta siamo qui a discutere del ruolo della Regione Piemonte nei confronti della Regione Liguria e dello Stato. Sappiamo tutti che le Regioni non hanno un grosso potere, non c'è l'autonomia; lo Stato italiano non è sicuramente uno Stato federalista, per cui gli ordini arrivano da lontano e il Ministro Ruffolo decide quello che vuole. Abbiamo visto il Ministro Ruffolo cambiare tante di quelle volte idea e dirne tante sull'ACNA: prima non si doveva fare l'inceneritore in Val Bormida, poi l'inceneritore andava bene, poi il fiume Bormida era pulito, improvvisamente è diventato pulito e adesso scopriamo che dopo tre, quattro giorni di chiusura della produzione dell'ACNA stranamente il fiume diventa veramente pulito. Allora signori, il Ministro Ruffolo ci è venuto a contare una serie di balle (scusate il termine, ma sono quelle che ci ha raccontato quando ci veniva a dire che il fiume Bormida era pulito).
Ma il ruolo della Regione Piemonte si sta giocando anche nei confronti della propria gente. Sarà un mio chiodo fisso, ma vorrei focalizzare che in Piemonte ci sono due tipi di zone, di cui una, il sud del Piemonte, è regolarmente penalizzata, trascurata e dimenticata in particolare dalla Regione stessa. L'abbiamo potuto vedere in questa mancata difesa; perch sia ben chiaro, la gente delle province di Cuneo, Asti e Alessandria non è difesa nei confronti di questa arroganza ligure che sta pian pianino facendosi sempre più sentire. Per cui, possiamo approvare tutti gli ordini del giorno che vogliamo, anzi, ci auguriamo che emerga un ordine del giorno unitario che sia votato da tutto il Consiglio e che ci troverà sicuramente da questa parte. Abbiamo presentato un nostro ordine del giorno che non riguarda tanto il discorso dell'ACNA, ma sicuramente serve anche per la questione ACNA.
Se la Regione Piemonte vuole dimostrare di essere veramente vicina alle popolazioni della Valle Bormida e di tutta la Langa, noi proponiamo l'avevamo già proposto a suo tempo, ma la proposta era caduta, la costituzione di una Commissione tecnico-giuridica da mettere a disposizione degli enti locali piemontesi, in particolare dei Comuni, cioè dei Sindaci con lo scopo di valutare la possibilità di azioni legali nei confronti dei responsabili di qualsiasi atto illegale verso i cittadini e il territorio piemontese.
Questo, perché dobbiamo anche valutare un'altra cosa, che qui non è ancora emersa: che la Regione Liguria, fra i tanti atti che sta compiendo sta cercando di sottrarre dell'acqua potabile (la sete della Liguria è ormai decennale!) con degli sbarramenti sui vari fiumi - si parla dell'Erro, si parla del Bormida stesso - da portare sul versante ligure.
Questo atto è assolutamente illegale perché esistono delle direttive della CEE, esistono delle leggi ben precise che impediscono il trasporto dell'acqua da un bacino all'altro. Tra le altre cose, mi pare strano che la Regione Liguria voglia percorrere questa strada quando, proprio la Liguria ha il mare. Noi abbiamo visto che addirittura gli arabi, con i dissalatori hanno risolto il problema dell'acqua. Mi pare strano che in Italia non si riescano a portare avanti dei discorsi così elementari.
Comunque, invitiamo tutti i Gruppi a riflettere su questo nostro ordine del giorno, mi pare che questa sia un'occasione più che propizia per portare avanti un discorso del genere, cioè mettere a disposizione dei Sindaci, da parte della Regione stessa, i propri legali, affinché i Sindaci e le comunità montane decidano se agire legalmente "nei confronti di... ".
Verifichiamo chi: sarà l'ACNA, sarà la Regione Liguria, sarà l'USSL di Savona. Questa è una cosa da verificare, ma ritengo che le persone più idonee per verificare una cosa del genere siano sicuramente i Sindaci che sono, comunque, i rappresentanti diretti della gente della Valle Bormida.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Porcellana.
PORCELLANA Signor Presidente, signori Consiglieri, gli interventi attenti e precisi dei diversi Consiglieri chi mi hanno preceduto, la relazione dell'Assessore Garino, unitamente ai fatti che sono successi in questi ultimi giorni (l'incidente allo stabilimento che ha creato allarme e confusione nella gente della Valle Bormida, la decisione della Regione Liguria che prima incontra la delegazione della Regione Piemonte nei mesi di dicembre e di gennaio e poi, sottobanco, decide per l'inceneritore RE SOL), mi inducono ad essere più severo in questo mio intervento rispetto a quello fatto nel dicembre scorso. E non perché siamo in clima elettorale per cui bisogna sfilare, ma, proprio perché siamo lontani dai momenti elettorali, dobbiamo dirci le cose come stanno per la gente di quella Valle e di quei tanti Comuni martoriati, non da mesi, ma da decenni: da 106 anni la Valle Bormida è una zona martoriata! Allora, proprio per il rispetto che si deve a quella gente, ancora ieri - amico Assessore - un cittadino di Roccaverano, di cui faccio nome e cognome, il dirigente della Coltivatori Diretti, il signor Poggio Oldrado, mi diceva: "Ancora una generazione e poi la nostra Valle sarà morta, le scritte che vediamo sui ponti e per le strade dei nostri Comuni diventeranno realtà". Oggi si scrive: "La. Valle Bormida sta morendo", ciò diventerà cruda realtà, tempo dieci o vent'anni non ci sono più insediamenti di nuove aziende, c'è difficoltà di reperimento di acqua sana, le falde sono in condizioni disperate, il fiume Bormida è sempre più rosso, sempre più violaceo, sempre più marrone, la gente ha difficoltà a vendere i prodotti che fino a ieri si potevano esportare perché questi hanno un pessimo gusto e sono in condizioni invendibili, il mercato delle uve è ben inferiore ai prezzi generalmente quotati sulle altre piazze, dove non c'è il problema d'inquinamento della Valle Bormida. Il collega Zanoletti ha parlato di prodotti pregiati della Valle Bormida, i famosi vini dell'Albese e della Valle Bormida: questi vini un bel giorno, e tra non molto, non saranno più vendibili a causa dell'alto inquinamento di questa terra.
In questo quadro, la decisione drammatica che prende la nostra consorella Regione Liguria è una decisione che noi non possiamo accettare.
La nostra battaglia deve iniziare; battaglia che in questi anni la Regione Piemonte ha condotto in senso positivo, unitariamente, ma in questo momento, a fronte di fatti così drammatici, non possiamo sottacere queste cose tristi.
Sul monitoraggio tanto decantato, questo tema così caro alla Regione Liguria che viene disatteso, non c'è controllo, non c'è attenzione.
Eludendo questo problema, si causano danni e beffe alla gente della Valle Bormida, alla gente di tre province.
Sul problema discusso a dicembre dello scorso anno, il gigantesco inceneritore chiamato RE-SOL. ma come possiamo oggi accettare, dopo decine e decine di anni di inquinamento drammatico di un fiume, non solo che l'attività dell'ACNA debba andare avanti, ma anche dire "sì" all'inceneritore? A dicembre abbiamo detto "no all'inceneritore RE-SOL" e abbiamo detto "sì alla chiusura dell'ACNA di Cengio, in Valle Bormida".
Dobbiamo essere conseguenti e mi pare che, dall'intervento dell'Assessore Garino a quelli che lo hanno seguito, abbiamo sentito, attraverso i diversi relatori delle diverse forze politiche, una serie di "no" accanto ai quali abbiamo sentito gli inviti a sostenere l'operato della Giunta nei confronti del ricorso al TAR. Ricorso che era stato accennato questa mattina dall'Assessore Garino e che deve trovare nel Consiglio regionale un rafforzativo, perché la battaglia deve essere portata avanti anche in quel senso. Le parole sono belle, ma, accanto a queste, servono i fatti e la gente non attende più tanto ordini del giorno quanto fatti concreti per coloro che devono venire dopo di noi e sono i figli di questi pochi ancora, cittadini abbarbicati sulle colline della Valle Bormida in queste tre province del sud Piemonte. Il sud Piemonte non vuole essere né più bello né più brutto delle altre realtà del Paese o della regione Piemonte vuole essere solamente trattato in termini identici e quindi, di fronte ad un alto inquinamento, ad un'alta percentuale di spopolamento legata ai fatti ACNA, bisogna che ci sia una conseguenza di nostri atti molto duri nei confronti della Regione Liguria. La Liguria non può permettersi di venire a inquinare anche l'aria che viene respirata dalla gente che vive in una zona che nella storia è stata a vocazione turistica (c'erano presenze di stranieri, di milanesi e di torinesi).
Oggi i ristoranti non sono più frequentati; non ci sono più presenze di acquirenti che arrivavano dalla lontana Svizzera a comperare la casetta nei Comuni della bassa ed alta Valle Bormida. Questi sono dati di fatto.
C'erano le famiglie di Zurigo, di Berna, di Friburgo che venivano a comperare la casetta e l'appezzamento di terreno. Questo non accade più in presenza di fatti così drammatici. Per cui, credo, amici Consiglieri e signor Presidente, che nei confronti della Regione Liguria ci debba essere da parte nostra un comportamento molto duro e forte. Dobbiamo dire ai potentati dell'ACNA che la Regione Piemonte chiede la chiusura e chiede che i suoi 600 o 700 dipendenti siano destinati ad altri servizi, ad altre attività, nelle province piemontesi o in quelle limitrofe della Liguria.
Chiediamo che l'inceneritore RE-SOL. deliberato dalla Regione Liguria trovi un "no" da parte di coloro che devono prendere délle decisioni, oltre ai responsabili della Regione Liguria, proprio perché non possiamo che essere gli avvocati difensori di queste popolazioni martoriate da troppi anni. Noi siamo i 60 difensori eletti da queste popolazioni del Piemonte e dobbiamo essere i difensori fino all'ultimo momento di queste popolazioni di queste genti che hanno voglia di vivere e di operare e di continuare la tradizione dei loro vecchi in quelle terre che erano, nella storia, di grande importanza per i commerci, per l'agricoltura e per l'artigianato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Presidente e colleghi, tre anni or sono è avvenuto un incidente che ha dato luogo alla nota fermata dell'attività dell'ACNA per svariati mesi; ora un altro incidente. Naturalmente - si fa per dire - l'USSL non viene avvisata dalla direzione, quindi non interviene, cosicché non si ha una rilevazione puntuale della fuga di solfato di ammonio e della sua dispersione e sversamento nel Bormida. In ossequio alla Direttiva Seveso in realtà non si è mai parlato di Piani di intervento e di evacuazione in caso di incidente grave. In questo caso, anzi, si è assistito a scandalose omissioni.
L'impianto RE-SOL sembra che si costruirà nel sito ACNA. E' la peggiore soluzione dopo che la Commissione apposita e lo stesso Parlamento lo avevano escluso alla fine del gennaio '90. Questa eventualità aggiunge un altro insopportabile carico inquinante alla Valle Bormida, già appestata.
E' ora di parlare di iniziative forti nei confronti della Liguria; non è possibile tollerare oltre, il fatto che istituzioni democratiche non paghino alcun fio al disinteresse, allo sprezzo per la salute pubblica. Il ricorso al TAR per ottenere una sospensione degli effetti della deliberazione della Giunta regionale ligure è una possibile strada. Il Consiglio regionale della Liguria certamente sa che in Piemonte è stata approvata una proposta di legge al Parlamento dal titolo "Norme per la chiusura dell'ACNA di Cengio, per la bonifica e la rinascita della Valle Bormida, per lo sviluppo dei livelli occupazionali ambientalmente compatibili".
Cosa ne pensa? E' possibile avere una risposta istituzionale su questa proposta di legge? C'è stata una risposta, delle osservazioni, oppure si intende consentire eterni traffici di rifiuti, eterne triangolazioni con ditte fantasma inaffidabili? La vicenda dei rifiuti e dei fanghi in Campania dimostra come l'ACNA sia assolutamente inaffidabile. Dopo le vicende nigeriane e bulgare, una direzione aziendale accorta si assicurerebbe che i propri rifiuti vengano smaltiti da ditte affidabili ed in impianti idonei.
Ciò non è avvenuto e l'ACNA si può affermare quasi un ganglo centrale di una rete di interessi che vanno dalla produzione di sostanze a potenziale uso militare, allo smaltimento di prodotti tossici, agli interventi di disinquinamento di per sé fonti di grassi guadagni. E mi domando quali siano gli interessi dietro a tutto ciò, quali interessi siano anche localizzati nella nostra regione rispetto a questi ultimi interventi.
A questo scopo, in un'interrogazione avevamo chiesto che le ditte coinvolte in questi traffici venissero conosciute dalla competente Commissione consiliare e mi domando se non sia il caso di avviare un'indagine consiliare su questa questione.
Per tornare all'ACNA, ad avviso del gruppo di DP, la proposta di legge menzionata è incompatibile con il Piano di risanamento proposto dal Governo e fatto proprio dalla Giunta piemontese. Non è infatti possibile ipotizzare che vi siano stati impedimenti ad un armonico sviluppo della Valle (spero che tutti li individuino nell'ACNA) e poi glissare sull'argomento e sostenere che qualche "regaluccio" (teatro, piscina, campo da tennis) equivale alla chiusura della fonte inquinante. Altro deve essere un progetto di sviluppo economico e sociale, non una pioggia di regali, ma precisi obiettivi verificabili di nuova occupazione, di riqualificazione agricola e turistica, rispettosi dell'ambiente e della qualità della vita delle, popolazioni. Se non si chiudono i rubinetti, sono inutili tutti questi altri investimenti. Lo stabilimento va chiuso, non solo perché è episodicamente rischioso, ma perché lo è normalmente. Le sostanze tossiche in atmosfera, i residui di lavorazione, gli scarichi idrici, lo rendono incompatibile con l'ambiente. Su questa decisione non ci possono più essere ripensamenti e indecisioni da parte della Giunta regionale.
Sulla questione del monitoraggio. Quali decisioni determina questo monitoraggio? Gli sfondamenti delle tabelle sono oggetto di regolare denuncia alle Preture di competenza? Attendiamo una più coerente e decisa azione da parte della Giunta. L'assunzione di impegni espressi nei diversi ordini del giorno presentati, con riferimento specifico alle richieste degli abitanti della Valle, ci trova consenzienti e deve tradursi in un preciso programma che la Giunta a breve dovrà esprimere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.
FIUMARA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho avuto modo di occuparmi dell'annosa vicenda dell'ACNA di Cengio in qualità di Presidente della II Commissione e ne ho ricavato una precisa idea.
Ritengo che, stando così le cose, la presenza dello stabilimento ACNA e, a maggior ragione, l'installazione del RE-SOL sia ormai incompatibile con il contesto ambientale. L'ultimo incidente avvenuto il 21 febbraio ne è la più convincente conferma.
Quello che trovo veramente triste ed umiliante è constatare che il potere politico debba abdicare, per sua scelta, al potere giudiziario. Non avrei mai immaginato che un'istituzione democratica, rappresentante legittima del volere popolare del Piemonte, qual è il nostro Consiglio dovesse ricorrere al TAR per governare processi economici, sociali ed ecologici che le competono per legge.
La Regione Piemonte vuole governare in armonia con le decisioni del Parlamento Italiano. Pertanto, mi chiedo cosa farà il Parlamento di fronte alla decisione della Regione Liguria che, di fatto, accetta l'installazione dell'impianto RE-SOL nello stabilimento ACNA.
Noi chiediamo al Governo di assumere atteggiamenti chiari su tutta la questione ACNA e non permettere che la Regione Piemonte, la Regione Liguria e i Comuni della Valle Bormida facciano la fine dei polli di Renzo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Intervengo brevemente perché sulla vicenda ACNA quasi tutto il dicibile è stato detto, anche se, purtroppo, non tutto il fattibile è stato fatto.
Vorrei riprendere la questione sollevata dalla collega Segre, forse non in maniera precisa, in merito al rispetto della Direttiva Seveso. Intanto l'ACNA, come è ovvio, rientra nel gruppo A delle aziende soggette alla Direttiva Seveso e quindi non ricade sotto il potere della Regione Liguria ma sotto quello del Ministero dell'Ambiente. La Regione Liguria avrebbe dovuto fare la notifica entro luglio 1989, ormai da oltre un anno e mezzo, e il Ministero avrebbe dovuto, ma tuttora non lo ha fatto, nominare un istruttore per verificare la correttezza e la completezza della dichiarazione e prendere le opportune misure, tra le quali trasmettere al Comune, alle Regioni interessate (per una questione di confine) e naturalmente, al Prefetto (per gli adempimenti di competenza) le deliberazioni, sempre che le norme di sicurezza vengano ritenute adeguate o altrimenti chiedere l'integrazione e la modifica delle norme di sicurezza. Quindi, non ricade sotto il gruppo B che prevede la dichiarazione entro dicembre 1990 e che sarebbe di competenza della Regione. Purtroppo, se fosse di competenza della Regione, sarebbe di competenza della Regione Liguria, quindi, da questo punto di vista, bisogna dire che per fortuna rientra nel gruppo A. Tra l'altro, annoto che sulla base di un censimento fatto dal Ministero della Sanità e pubblicato dall'Associazione Ambiente e Lavoro (di cui mi onoro di essere Presidente) i dati relativi alle quantità stoccate e in lavorazione presso l'ACNA sono piuttosto inquietanti. Per esempio, rispetto al cloro, l'ACNA detiene cinquanta volte le quantità minime per entrare nel gruppo A, quindi quantità rilevanti, e detiene sostanze infiammabili di tutte le categorie previste dalla legge, nonché altre sostanze che non ritengo di citare.
La questione relativa alla Direttiva Seveso, però, non è su cosa facciamo in attesa che il Ministero si decida. Qui c'è una questione precisa; il Ministero dell'Ambiente è totalmente inadempiente sulla Direttiva Seveso, nel senso che, se ha nominato qualche istruttore, non ha avviato tutte le pratiche relative alla verifica delle dichiarazioni ai sensi della Seveso per il gruppo A. Ma nessuno lo obbliga ad avviare le pratiche tutte insieme; noi dobbiamo chiedere al Ministero dell'Ambiente di nominate immediatamente l'istruttore che deve verificare la notifica che deve essere stata spedita dall'ACNA al Ministero dell'Ambiente, valutare se le misure di sicurezza siano adeguate, perché è evidente che dopo l'incidente ho il sospetto che le misure non siano adeguate, quindi non ci sono ragioni di sorta perché non venga avviata immediatamente la procedura.
Il Ministro ha tutte le competenze necessarie per avviare questa procedura probabilmente, ne avrà ricevute circa trecento, però da quelle trecento estrae quelle delle fabbriche che sono a maggior rischio, in particolare quelle in cui sono avvenuti degli incidenti ed avvia immediatamente la verifica in modo da avere, il più rapidamente possibile, copia del parere dell'istruttore.
Seconda questione, sempre connessa alla Direttiva Seveso. Il Sindaco ha già a disposizione, anche se non ha ancora la copia della notifica con le annotazioni dell'istruttore, tutte le informazioni relative ai rischi connessi al funzionamento della fabbrica. Noi abbiamo anche messo a punto una scheda proprio per raggruppare e sintetizzare queste informazioni, allo scopo di fornirle alla popolazione. Di questo elemento si devono far carico gli abitanti della Valle Bormida, sperando che abbiano almeno una testa di ponte a Cengio, almeno un cittadino di Cengio il quale chieda al Sindaco del medesimo Comune, ai sensi della Direttiva Seveso, le informazioni che sono in sua mano, relative ai rischi industriali connessi all'attività dell'ACNA.
Questa, purtroppo, fino a quando non è concluso il processo istruttorio, è una procedura che può essere attivata solo da un cittadino di Cengio oppure da un lavoratore dell'ACNA. Infatti, i lavoratori hanno diritto a tutte le informazioni a cui hanno diritto i cittadini più altre informazioni specifiche sul funzionamento dell'impianto. A mio avviso anche la Regione Piemonte deve attivarsi chiedendo al Ministero che queste cose avvengano rapidamente, perché c'è inadempienza del Ministro da oltre un anno e mezzo su questa partita. Oggi, probabilmente potremmo non essere qui a discutere dell'incidente avvenuto, se fossero state fatte le opportune verifiche e fossero stati messi in evidenza i rischi e i difetti del Piano di sicurezza.
Lo stesso vale per il Prefetto, il quale dovrebbe da oltre un anno e mezzo avere predisposto il Piano di sicurezza, ma, naturalmente, il non avvio della procedura crea queste condizioni.
Approfitto per far notare che noi siamo, come Regione Piemonte, nella stessa situazione perché, non avendo avviato la procedura né approvato una legge né essendoci dotati delle necessarie strutture, se succede qualcosa in un'azienda soggetta alla dichiarazione, quindi al controllo da parte della Regione Piemonte, avremmo lo stesso problema, cioè saremmo inadempienti e sarà colpa nostra, così come oggi è colpa del Ministero dell'Ambiente, se avvengono gli incidenti nell'ACNA. E' colpa del Ministero all'Ambiente perché non ha provveduto ad andare a verificare una delle fabbriche sulle quali il dubbio che fosse a rischio c'era, visto che era stata dichiarata tutta la zona ad alto rischio ambientale. Siccome nella Valle Bormida esistono molte aziende del gruppo A, con l'occasione possiamo chiedere che vengano verificate anche tutte le altre, le quali peraltro a rischio sono, tant'è vero che in un'altra è già avvenuto un incidente molto grave.
Si prenda quindi tutto il pacchetto Valle Bormida e lo si affidi rapidamente agli istruttori perché si sappia qual è la situazione.
Terza questione. Abbiamo già detto tutto sulla vicenda RE-SOL; io credo che a questo punto dobbiamo prendere atto del fatto che la divisione della valle tra le due Regioni, i due ambiti territoriali, sta creando un problema molto complesso di gestione che fa sì che, da una parte, le Amministrazioni regionali siano espropriate di possibilità reali di incidere sulla realtà della valle e che poi ci si debba sempre rivolgere come momento di mediazione, a un Ministero che è lontano e che tutto sommato apparentemente considera la Valle Bormida, certo, un problema, ma non uno dei suoi maggiori problemi, immerso com'è in emergenze ambientali di tutti i tipi.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno, che verrà poi illustrato quando sarà il momento dal compagno Rivalta, in cui cerchiamo di affrontare operativamente questa situazione, per non essere sempre qui a dire "non possiamo fare niente". Esistono delle leggi che consentirebbero di superare il problema della divisione regionale, ovvero la Legge n. 183 sulla difesa del suolo e la Legge n. 142 di riforma della autonomie locali, che consentirebbero di attivare degli accordi di programma e di stralciare eventualmente le valli delle Bormide - per usare un termine più preciso dal bacino del Po, nominando un'autorità di bacino, quindi dando finalmente a quest'area l'unità necessaria, per avere uno strumento di governo del territorio unitario, efficiente, possibile e ragionevole sul piano ambientale. L'unitarietà di questo bacino, sul piano ambientale territoriale e dell'economia, è indubbia; il fatto che sia spezzato in due regioni è all'origine della maggior parte dei problemi della valle, perch non c'è la possibilità di un lavoro comune.
E' ben vero che il Piano dell'area a rischio tenta di metterle insieme ma è una procedura straordinaria, eccezionale, che finisce nel momento in cui fosse avviata la procedura di intervento straordinario e si conclude sostanzialmente in finanziamenti, non dà origine a un'autorità di governo unitario dell'area.
Questa è l'altra questione che riteniamo di grande rilevanza, oltre naturalmente, alle cose che hanno già detto il collega Riba e molti altri colleghi: di assumere oggi una posizione netta sia sull'incredibile decisione della Regione Liguria di superare ogni dubbio e resistenza e avviare la procedura relativa al RE-SOL sia sulle altre questioni che hanno chiesto gli abitanti della Valle Bormida e che in particolare riguardano il ricorso al TAR contro la decisione della Regione Liguria.
Al di là, comunque, di questi pur doverosi atti che cercano di tamponare un'emergenza, credo che dobbiamo affrontare queste questioni a regime: come trovare un'autorità unitaria per la valle; come definire attraverso la Legge n. 142, degli accordi di programma che consentano di governare tutti i necessari interventi; infine, come muoversi rapidamente ai sensi della Direttiva Seveso, se non vogliamo che avvengano ulteriori incidenti dentro l'ACNA o dentro le molte altre fabbriche a rischio presenti nell'area.
Nel merito dell'ordine del giorno da noi presentato, interverremo più dettagliatamente allorquando verranno posti all'esame del Consiglio i vari documenti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anch'io vorrei esprimere il rammarico per la mancanza di risultati positivi cui siamo di fronte, così come è stato illustrato nella relazione dell'Assessore Garino. Rammarico perché gli sforzi che abbiamo cercato di fare finora, anche se non dovremo tralasciare nulla in questa direzione, non hanno dato risultati positivi dal momento che la Regione Liguria, compiendo - dice l'Assessore un'inutile scorrettezza (perché non ha informato la nostra delegazione delle decisioni prese qualche giorno prima), ha proceduto ad una delibera con la quale si autorizzerebbe la costruzione dell'impianto RE-SOL nello stabilimento ACNA di Cengio.
E' un comportamento, questo, che non può che trovare una nostra presa di posizione netta, che vedo in una richiesta di sospensione immediata dell'esecuzione della deliberazione, che può essere fatta attraverso un ordine del giorno o attraverso l'invio di un telegramma alla Regione Liguria al termine del dibattito che stiamo compiendo per significare che il Consiglio regionale del Piemonte, questo parlamento subalpino che deriva la sua storia da momenti grandi, non accetta delle deliberazioni che consideriamo arbitrarie e unilaterali.
Al termine di questo dibattito invierei una immediata richiesta, come è già stato detto dal collega Ferrara, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell'Ambiente perché si facciano tempestivamente carico di un incontro da promuoversi a Roma tra la Regione Liguria e la Regione Piemonte.
Ritengo che la decisione presa dalla Giunta ligure vada in senso opposto a quanto indicato nel dibattito del Parlamento il 30 gennaio 1990 anche se probabilmente un approfondimento ulteriore porterebbe a vedere aspetti che forse in quella giornata sono sfuggiti o non sono stati tenuti ben presenti.
Mi sembra si debba percorrere questa strada restando con lucidità nella posizione in cui siamo sempre stati e muovendoci con quella fermezza e con quella serenità con cui è necessario muoversi in una situazione di questo genere.
Mi pare di aver rilevato nella relazione dell'Assessore Garino che la Giunta starebbe per valutare - sottolineo positivamente: valutare - la possibilità di adire le vie, sia pure amministrative, del TAR Non mi sembra un percorso che rappresenti una scelta alla pari dell'importanza che ha la Regione: sono per esplorare le vie politiche, sono perché il dialogo e il confronto, anche serrato, ci portino a dei risultati.
Apprezzo i richiami fatti dalla collega Bresso e contenuti nell'ordine del giorno presentato dal PCI-PDS, dove appunto si fa riferimento alla legge n. 142 su accordi di programma, che naturalmente non andranno a toccare la giurisdizione delle Regioni, perché è un discorso che non avrebbe alcun realismo. Però, un impegno in questa direzione tra la Regione Piemonte e la Regione Liguria potrebbe essere positivo.
Mi sforzo di richiamare ciascuno di noi, pur comprendendo lo stato d'animo che muove alcuni colleghi e che muove la gente della Valle Bormida ad introdurre degli elementi che portino a far prevalere un ragionamento escludendo in ogni caso qualsiasi braccio di ferro che non sortirebbe alcun effetto. C'è ancora da riprendere tutto il discorso - e questa è l'occasione - con il Parlamento ed il Governo. C'è da chiarire definitivamente una questione sulla quale sembra che ciascuno discuta in camere separate e c'è bisogno di andare a capire finalmente quali sono i termini precisi del confronto, perché non può essere che il Parlamento, il 30 gennaio, assuma una decisione e che il Governo dica: "E' una decisione che doveva essere approfondita". Effettivamente, devo confermare quello che ha detto il Consigliere Rabellino, perché i problemi ci sono e non si possono prendere decisioni troppo superficiali, c'è bisogno di capire come stanno le cose, fuori da ogni forma di atteggiamento pregiudiziale.
Signor Presidente, il problema è quello di verificare se gli impianti di incenerimento sono collaudati o meno a garantire la sicurezza dell'ambiente e delle persone. Però, comunque lo si giri, siamo di fronte ad un problema cui dobbiamo dare risposte precise, al di là del fatto che si dovrà approfondire il tipo di produzione ACNA, le sue conseguenze e se le produzioni sono controllabili oppure no. Quando ci verrà fatta questa proposta, se la tecnologia garantirà le domande che poniamo, il problema si attenuerà di parecchio. Poi potremmo anche non essere d'accordo, potrebbe anche essere un atteggiamento di resistenza per altre ragioni, ma adesso il discorso deve essere affrontato in questi termini, perché se non lo affrontiamo in questi termini, al di fuori della quantità, quando si porrà il problema di avviare la costruzione di un altro inceneritore per le sostanze tossiche e nocive, si presenterà lo stesso problema. Noi tutti manifestiamo stupore ed amarezza per gli sversamenti selvaggi che sono presenti in tutta la nazione e magari anche in Piemonte, oltre che nella Liguria, però poi ci fermiamo alla mera constatazione perché non siamo in grado di dare tali risposte che attengono agli aspetti di carattere tecnologico, cioè se questi impianti sono sicuri oppure no. Perché se non lo sono (questa è stata la risposta che insieme agli altri colleghi abbiamo ascoltato a Genova nel mese di gennaio da parte della Giunta regionale ligure, e io non mi sento di osservare dal punto di vista intellettuale e politico limiti o carenze di capacità di governo), cioè se l'inceneritore è inquinante, non può essere costruito.



(Proteste dal pubblico)



PRESIDENTE

Consigliere Rossa, la prego, concluda.
ROSSA Invito le persone del pubblico a valutare la situazione. So che questo provoca delle reazioni e le capisco. Dobbiamo proseguire questo dialogo perché, da questo dialogo, credo che si possano ottenere risultati certi e positivi. Non poniamo i problemi in termini pregiudiziali! Se li poniamo così, il Piano di risanamento e di bonifica della Valle non parte, non perché non ci siano i soldi, ma perché i soldi verranno destinati ad altre parti. Allora, dovremmo respingere anche il Piano triennale, che riteniamo invece importante perché molti finanziamenti sono stati destinati alla Valle Bormida per i problemi dell'acquedotto.



(Proteste dal pubblico)



PRESIDENTE

ROSSA



PRESIDENTE

Noi siamo qui per rappresentare gli interessi di questa regione, ma vi diciamo anche che occorre valutare tutti gli aspetti e vi invito a farlo.



PRESIDENTE

Invito il Consigliere Rossa a parlare all'aula ed a voler concludere.
ROSSA Ho finito.
Vi invito a proseguire questo dialogo con il Governo e con la Regione Liguria affinché intervengano concretamente. Se ieri avevamo manifestato sorpresa - questa è un'amarezza che voglio esprimervi personalmente perché avevamo a che fare con un colosso privato, oggi mi stupisce ancora di più che questi problemi non possano trovare delle risposte perché in fondo siamo tutti attori pubblici, siamo pubblici noi, è pubblica la Regione Liguria, è pubblica l'ACNA, è pubblica l'USSL. sono pubblici i Carabinieri, e allora bisogna che noi...



(Proteste dal pubblico)



PRESIDENTE

Consigliere Rossa, la prego di concludere! ROSSA Io invito la Giunta a segnalare la nostra posizione e a chiedere interventi precisi a livello di Governo, perché si adoperi per aprire questo discorso, fuori da ogni atteggiamento pregiudiziale; se poi questo discorso ci porterà a dire che l'ACNA, per tutta una serie di ragioni compreso il RE-SOL. non ci sta in quella Valle, ne prendiamo atto, non ci scandalizziamo.



PRESIDENTE

Consigliere Rossa, ha concluso? ROSSA Sì, questa è una via riformista e socialista che noi intendiamo portare avanti.



(Proteste da parte del pubblico)



PRESIDENTE

E' stato un lungo dibattito. Ci voleva forse un momento di sfogo generale perché siamo anche stanchi. Forse, dobbiamo anche dire grazie.



(Applausi del pubblico)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Ritengo importante l'intervento che mi ha preceduto perché rende utili le ore di discussione di oggi. Apparentemente c'è abbastanza poco da discutere in questo Consiglio regionale, perché sembrerebbe che siamo tutti assolutamente d'accordo su tutto. Invece, in effetti, le cose potrebbero non essere così. Non voglio fare un intervento che si aggiunga a quello degli altri su tutti i punti che sarebbero da discutere anche perché ho firmato un ordine del giorno, a prima firma Miglio, che riassume le posizioni che condivido. Voglio solo sottolineare alcuni punti di particolare gravità che il dibattito di oggi ha comunque riportato alla luce. Sottolineo tre di questi punti.
Il primo riguarda lo scarico dell'ACNA. Purtroppo credevo di avere capito male, ma invece leggendo la lettera, che l'Assessore Garino molto utilmente ci manda ogni tanto, credo di aver capito bene; dopo anni di contestazioni, di manifestazioni e di denunce, oggi siamo venuti a conoscenza, o perlomeno abbiamo avuto la riconferma, che lo scarico dell'ACNA non è controllato da nessuno. Cioè, non c'è alcun ente pubblico di quelli che citava prima il Consigliere Rossa (i Carabinieri, le UU.SS.SS.LL. , le Regioni, i Comuni, le Province, ecc.) che oggi sia in grado di controllare in tempo reale, in qualunque momento, gli scarichi dell'ACNA. Mi sembra una cosa di particolare gravità, che la dice tutta, la dice lunga sulla situazione. Altro che tecnologia e fiducia nelle tecnologie! Qui, purtroppo, siamo in una situazione ben diversa.
La seconda questione non è una novità, però la sottolineo. Riguarda la dichiarazione di un ex operaio dell'ACNA, fatta prima alla Rai e poi al giornale della Valle Bormida. Per carità, quello che egli dice, in realtà tutti lo sapevamo e lo sostenevamo da tempo. Sostiene che nel 1972 per 10 11 giorni, insieme ad altri quattro operai, ha scavato (da quello che risulta dalla sua intervista lui guidava la ruspa) ed interrato circa 2.000 fusti di sostanze, non so di che tipo, nessuno di noi lo può sapere, ma è presumibile che non fosse zucchero, all'interno dello stabilimento ACNA. E' una cosa che ritengo grave e nello stesso tempo ritengo interessante il fatto che oggi ci sia una persona, con nome e cognome, che pubblicamente dichiara questo.
La terza questione si riallaccia ad altri avvenimenti interessanti come l'episodio di questi giorni. E' la questione legata allo smaltimento probabilmente illegale, di rifiuti in Campania. Questa mattina ho avuto fra gli altri materiali che ci sono stati distribuiti dagli amici della Valle Bormida, una fotocopia del registro di carico e scarico dell'ACNA. E' un registro che riguarda le aziende, soprattutto smaltitori e trasportatori, che l'ACNA ha utilizzato in questi anni, per lo smaltimento si dovrebbe presumere in termini totalmente legali e regolari, di una parte almeno dei propri rifiuti. Ebbene, il nome di più di una di queste società di smaltitori o trasportatori l'abbiamo letto in questi giorni sui giornali, per quanto riguarda lo smaltimento illegale, non regolare, di rifiuti industriali di varia provenienza, fra cui quella piemontese, in discariche illegali, in particolare in un lago della Campania, dove è noto a tutti che il controllo di questo tipo di smaltimento illegale è in mano alla camorra. Probabilmente, lo smaltimento illegale avviene anche in altre regioni, ma in Campania di certo. Non cito i nomi di alcune di queste società anche perché domani presenteremo, insieme ad altri colleghi un'interrogazione specifica sull'argomento in cui chiederemo alla Regione per quanto è di sua competenza, e soprattutto, indirettamente, alle Province, che si faccia un attimo di riflessione sulle migliaia di autorizzazioni, soprattutto al trasporto di rifiuti in Piemonte e al di fuori del Piemonte.
Nell'avviarmi alla conclusione, ringrazio ancora chi mi ha preceduto.
Oggi sappiamo bene che, al di là di una preoccupazione, che come diceva la collega Segre riguarda nell'insieme la credibilità della Regione Piemonte e io vorrei sottolineare forse più della Giunta che non delle forze di opposizione - sulla caduta di ruolo che la Regione Piemonte avrebbe se tollerasse ulteriormente questo tipo di rapporti con il Ministro, da una parte, e con le Regioni confinanti, dall'altra, e con una società privata o pubblica (ognuno la chiami come la voglia chiamare) cioè l'ACNA, al di là di questa preoccupazione che - ripeto - dovrebbe essere più di chi governa la Regione Piemonte che non di chi è all'opposizione, credo che la nostra Regione, oltre a discutere e votare uno o più ordini del giorno (non so se unitariamente o meno), quello che concretamente è in grado di fare, anche se non è tantissimo, dovrebbe farlo. Mi dicono che domani la Regione Liguria (suppongo il Consiglio regionale) voterà il Piano di risanamento.
Ebbene, credo che una delle poche cose che sicuramente la Regione Piemonte può fare è quella di prendere una posizione chiara e precisa sul Piano di risanamento della Valle Bormida, su cui credo non ci sia molto da dire perché l'abbiamo discusso in innumerevoli occasioni. Il Consigliere Rossa ha una grande fiducia nelle tecnologie. Credo, però, che non vi sia dubbio sul fatto che la Regione Piemonte non debba permettere l'attivazione di un Piano di risanamento che non parta dal dato iniziale della chiusura dell'ACNA. Questa è una delle poche cose su cui la Regione Piemonte può e deve esprimersi con chiarezza. Non credo ci siano molte altre cose da dire penso che le questioni siano chiare. Invito la Regione Piemonte e la Giunta a tutelare la credibilità di questa Regione nei confronti degli altri interlocutori.



PRESIDENTE

Non essendovi altri iscritti a parlare, ha la parola l'Assessore Garino per la replica.
GARINO, Assessore all'ambiente Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in questo intervento di replica, purtroppo, come ognuno di voi può ben immaginare, non potrò essere molto logico secondo una scaletta preordinata. Ho preso appunti a seguito degli interventi che sono stati svolti e cercherò di organizzare le mie risposte e i miei suggerimenti anche sulla base delle domande che sono state poste, ad alcune delle quali vorrei dare risposta. Se mi è permesso desidero anche informare il Consiglio correttamente, come ho fatto questa mattina per altri aspetti.
Comincerei dall'ultimo intervento, quello del Consigliere Marino, il quale, in sostanza, chiedeva quasi una conferma, anche se credo ne avesse la certezza, perché aveva compreso bene. Egli diceva: "Mi pare che questa mattina l'Assessore Garino abbia sostanzialmente detto: 'Allo scarico dell'ACNA non esistono in questo momento dei monitoraggi continui e costanti'". E' vero, Consigliere, perché il vero monitoraggio l'ha fatto questa Regione; quando, in passato, a questa Regione sono stati assegnati 2 miliardi e 350 milioni e alla Regione Liguria sono stati assegnati 650 milioni da parte del Ministero dell'Ambiente per il monitoraggio sul Bormida, la Regione Piemonte ha fatto totalmente e pienamente il proprio dovere, e chi mi ha preceduto ha anche corso qualche rischio per arrivare immediatamente al monitoraggio, ma oggi siamo in grado di poter controllare e mettere con le spalle al muro l'ACNA, proprio per quell'atto di coraggio che allora non feci io, ma fece chi mi precedette.
La verità è che la Regione Liguria non ha mai attivato questo finanziamento. Quando ebbi l'occasione di incontrare gli abitanti della Valle Bormida e andai, non tanto ad inaugurare, perché di questo non si trattava, ma a conoscere io stesso il tipo di monitoraggio che veniva fatto, e quando insieme agli abitanti e ai Sindaci della Valle Bormida vedemmo cosa faceva la Regione Piemonte, fummo tutti convinti che fosse un'opera necessaria e ben fatta. Ebbene, dopo essersi resi conto che ci funzionava, gli abitanti della Valle, quel giorno a Saliceto, mi chiesero: "Ma perché la Regione Piemonte non agisce affinché la Regione Liguria faccia altrettanto?". La mia risposta, in allora, fu molto pessimista: "Sarà molto difficile poter fare qualcosa stante quello che tutti sappiamo e cioè che la Regione Piemonte ha un territorio su cui governare, ma oltre quel territorio è ben difficile andare".
Poi, tornando e pensando a quanto mi era stato detto, ci attivammo per vedere se era possibile superare le barriere giuridiche per riuscire a convincere la Regione Liguria a fare in modo che il monitoraggio, così come è stato fatto sulla nostra zona, fosse fatto anche là. Questo, anche per una ragione richiamata questa mattina, non ricordo più da chi e me ne scuso. Quando noi scriviamo in una nostra lettera che verifichiamo gli inquinamenti - posso ricordare quello del 3 ottobre: "mille volte la nitro anilina è salita al di là della tabella" - immediatamente li denunciamo alla Procura della Repubblica; ma l'effetto penale non ha immediatamente riscontro per la semplice ragione che, nel caso specifico, verifichiamo l'inquinamento a 7 km dallo scarico dell'ACNA, per cui deve seguire una prassi, ovviamente corretta, dal punto di vista della Magistratura, cioè si deve andare a verificare "chi", in quei 7 km tra l'ACNA e il nostro monitoraggio, ha inquinato. Devo dire francamente che per noi non c'è dubbio alcuno su chi possa essere l'inquinatore, ma, dal punto di vista delle prove, ciò porta un grosso problema. Ecco perché abbiamo sempre insistito affinché oltre allo scarico dell'ACNA ci fosse un monitoraggio come il nostro, perché i due, insieme, farebbero scattare immediatamente quei provvedimenti che altrimenti, purtroppo, sono stati sempre molto lunghi.
Ma, come dicevo, abbiamo fatto di più. Abbiamo cercato, non tanto di convincere, quanto di pervenire, attraverso una via un po' più lunga (qualche volta la via più lunga serve; almeno, in questo caso è servita), a convincere a spendere bene quei 650 milioni della Regione Liguria. Infatti nella lettera (così abbiamo chiamato quella che invieremo, d'ora in poi, a tutti i Sindaci, a tutte le UU.SS.SS.LL., agli organi di stampa, ai Consiglieri regionali, affinché ci sia la massima trasparenza su queste cose) abbiamo scritto, ed è avvenuto, che nel corso di una riunione tenutasi a Roma l'11 gennaio 1991 tra rappresentanti della Regione Piemonte, Regione Liguria, UU.SS.SS.LL. piemontesi e liguri, consulenti universitari, è emerso quanto segue: "Le due stazioni di monitoraggio in territorio ligure: Bormida di Millesimo, a monte e a valle ACNA, non risultano attualmente né attivate né gestite. Allo scarico ACNA non sono installati i sensori per i parametri previsti ed il campionatore presente preleva solo campioni miscelati su 48 ore. Nell'attesa che tale campionatore funzioni secondo i requisiti richiesti (prot. 27/7/ 1989 27/2/ 1990), il PMP di Savona installerà un campionatore allo scarico AMA a cui avrà anche accesso il Laboratorio di Cuneo". Questo è ciò che siamo riusciti ad ottenere, e non mi pare poca cosa. In questo modo abbiamo risposto alle aspettative della gente piemontese che quel giorno chiese alla Regione Piemonte di attivarsi per fare in modo che anche altri facessero qualcosa. Quel verbale è firmato anche dai funzionari della Regione Liguria e dai Ministri competenti. Non ci rimane da fare altro che chiedere alla Regione Liguria di dar seguito a quelli che sono gli impegni e sono pubblici, e credo che molti di voi avranno ricevuto quel documento visto che gli stessi funzionari della Regione Liguria hanno firmato ci che noi andavamo dicendo. Questo, per quanto riguarda lo scarico in sé.
Su alcune questioni, poi, ho preso buona nota, Consigliere Bresso.
Circa il passo da proporre verso il Ministro Ruffolo per avviare le procedure di verifica in modo da avere il parere dell'istruttore, è cosa che certamente farò. Sulla questione posta, invece, in un ordine del giorno della Lega Nord ed illustrata dal Consigliere Rabellino, quella di fornire ai cittadini e ai Sindaci della Valle Bormida una possibilità di difesa che non sia costosa, credo, pur non essendomi consultato con il Presidente Brizio, di interpretare i sentimenti della Giunta regionale dicendo che ovviamente il Difensore Civico di questa Regione per intanto è a totale disposizione nella sua autonomia, ma credo che lo sia anche il Servizio legale regionale, anzi, deve esserlo, fermo restando che il Servizio legale regionale sarà a disposizione previa, ovviamente, consultazione con il Presidente, dal quale questo Servizio dipende, ma credo che la disponibilità - vero, Presidente Brizio? - possa essere totale.
C'è qualcosa, invece, che mi preme precisare. Ho sentito sostenere più volte, forse in due interventi, che il Ministro Ruffolo vuole il RE-SOL a Cengio.
Questa può essere un'interpretazione corretta. Per quanto mi riguarda mi riferisco ai documenti e ad un colloquio che ho avuto con il Ministro. I documenti credo siano abbastanza conosciuti, ma, nel caso non lo fossero sufficientemente, il documento base, anzi l'unico, è quello che il Ministro Ruffolo presentò alla Commissione Ambiente della Camera allorché l'ACNA presentò il secondo progetto per il RE-SOL. Il Ministro Ruffolo si esprimeva testualmente: "Sulla base delle indicazioni della Commissione VIA, l'ACNA ha rielaborato il progetto dell'impianto RE-SOL" - informava quindi di questa novità. "Le nuove specifiche progettuali comportano una riduzione tra il 75% e il 9096 delle emissioni, rispetto al progetto originario, nel progetto e in molti casi i valori delle concentrazioni previste sono inferiori a quelli fissati dalla Commissione di Valutazione Impatto Ambientale. Il Gruppo misto di esperti del Ministero dell'Ambiente e della Regione Liguria ha valutato che il nuovo progetto minimizza gli impatti ambientali nell'area di Cengio e che a questo punto non è più conveniente, dal punto di vista ambientale, la rilocalizzazione dell'impianto RE-SOL perché gli svantaggi (attrezzare un nuovo sito impegno di risorse naturali e di energia, trasferimento dei reflui da Cengio con un flusso di 23 autobotti al giorno, incremento di emissioni) prevalgono di gran lunga sui vantaggi, anche in considerazione che l'ACNA ha già realizzato interventi sugli impianti di produzione che hanno ridotto le emissioni di oltre il 9096 rispetto ai dati '88. Il Ministero dell'Ambiente e la Regione Liguria hanno comunque esaminato la possibile rilocalizzazione dell'impianto RE-SOL nei 21 Comuni della provincia di Savona dotati di aree industriali. Tra questi, sono stati selezionati 7 possibili insediamenti e per ognuno di questi è stato valutato l'impatto ulteriore delle emissioni prodotte dall'impianto RE-SOL. emissioni che risultano in ogni caso non rilevanti e non comportano rischi aggiuntivi per l'ambiente e la salute. Qualora dovesse essere mantenuta la pregiudiziale politica sulla localizzazione, la Regione Liguria dovrà fornire le indicazioni definitive sul sito; dovrà peraltro essere considerato che la rilocalizzazione dell'impianto RE-SOL comporta un investimento di circa 50 miliardi cui devono essere aggiunti 2 miliardi/anno per oneri di gestione".
Fin qui il documento che il Ministro Ruffolo lesse alla Commissione Ambiente della Camera.
Se da questa relazione, che peraltro è dichiaratamente presa dalla Commissione di VIA del Ministero, si vuole dire che il Ministro dell'Ambiente ha scelto Cengio, mi pare che si sbagli.
Nell'incontro con il Ministro Ruffolo, che ebbi insieme al Presidente Brizio a proposito di questo, formulai anch'io la domanda, peraltro facendo presente al Ministro le precise posizioni, non mie né del Presidente Brizio, ma di questo Consiglio. Ruffolo ebbe a dichiarare in quella occasione (spero mantenga questa posizione): "Io avevo il dovere di riferire alla Commissione, che aveva valutato naturalmente il primo progetto, che un secondo progetto era giunto e che era diverso, almeno progettualmente dal primo. Il Parlamento ha assunto una posizione, il Parlamento si assuma la responsabilità di dire se questo cambia la propria filosofia oppure no" Queste furono le parole del Ministro Ruffolo dopodiché, ovviamente, ognuno di noi può avere i propri giudizi su Ruffolo come Ministro dell'Ambiente e particolarmente su questa questione.
C'è un altro punto che mi preme chiarire. Forse, in questo Consiglio non siamo d'accordo su alcuni punti, ma è giusto che si sappia con chiarezza quali sono le posizioni. Ciò riguarda particolarmente il Piano di bonifica. Ho sentito esprimere più volte l'opinione, almeno da alcuni Consiglieri, che si debba rifiutare qualsiasi Piano di bonifica che non preveda la chiusura dell'ACNA. Credo che ognuno di noi sappia, la II Commissione, quale è stata invece la posizione che la Giunta ha assunto su mia proposta e mi assumo la piena responsabilità di questa posizione abbastanza diversa. Come sono uso dire, parlo con franchezza, sono pronto a essere smentito, ma non ad essere accusato.
Il Piano di bonifica e di disinquinamento si compone di due parti: una prima parte viene data per conoscenza alle Regioni ed è l'atto di impegno ACNA - Ministero dell'Ambiente, con il quale il Ministero dell'Ambiente ha obbligato l'ACNA a spendere alcuni soldi per fare alcune opere successivamente, come Piano di bonifica, peraltro rivisto e corretto, come ognuno di noi sa, interviene con una serie di opere da realizzare nell'area a rischio Bormida, quindi non soltanto in Valle Bormida, e con alcune cifre (per ora del tutto teoriche, i fondi non ci sono) per la tutela delle acque (quelle potabili), regimazione delle acque, smaltimento dei rifiuti bonifica dei suoli inquinati, sempre extra ACNA, tutela della qualità dell'aria, risanamento acustico, protezione dagli insediamenti produttivi ad alto rischio, risorse naturalistiche, controllo della qualità ambientale, aspetti igienico-sanitari, attività agricole e loro interazione con l'ambiente, interventi per lo sviluppo socio-economico e anche formazione del personale.
Siccome il degrado della Valle Bormida dipende in larghissima parte dal degrado ambientale provocato dall'ACNA, ma non è solo quello perch altrimenti non si spiegherebbe il degrado di tutte le altre vallate della mia provincia, quella di Cuneo, resto convinto che alcuni di questi interventi debbano essere fatti e non riesco a intravedere quale nesso possa esserci tra il non intervento nel campo dell'acquedottistica, della depurazione delle acque, della regimazione delle acque, degli interventi di sviluppo socio-economico di cui parlerò e l'eventuale chiusura o meno dell'ACNA. Perché, che l'ACNA resti aperta o che l'ACNA resti chiusa, di questi interventi la Valle Bormida, l'area a rischio, ha bisogno. Il fatto di non avere ancora approvato il Piano di disinquinamento, che questo è e non altro, ha già penalizzato la Regione Piemonte perché nel Piano triennale i fondi destinati alle aree a rischio italiane sono stati destinati per il 20% all'unica area a rischio che il Piano di bonifica e disinquinamento ha approvato, quella del Lambro-Olona-Seveso, e per tutte le altre, invece, la quota è ripartita fra tutti. Quindi, non avere avuto a disposizione un Piano di bonifica approvato ha significato che il Piemonte ha avuto almeno - posso sbagliare di uno o due - 10 miliardi in meno di quanto sarebbe stato necessario per questo tipo di opere.
Ed è proprio per ovviare a questa mancanza che nel Piano triennale, che destinava all'area a rischio Bormida semplicemente 7 miliardi e 700 milioni, questa Giunta ne ha proposti qualcosa come 25, ha fatto la scelta prioritaria Valle Bormida, e non solo Valle Bormida, ma dell'intera area a rischio del Bormida. E' stata una scelta voluta e non solo dalla Giunta perché questo Consiglio così si era espresso in una discussione che aveva fatto. Ma deve essere anche chiaro che sono state sottratte somme da altre parti del Piemonte, che pure avevano anche loro bisogno, per una scelta prioritaria che credo convinca tutti che è stato giusto fare. Non so, per se per il futuro dovremo attingere a queste fonti per interventi in Valle Bormida, quando invece potremmo avere un Piano bonifica che destini questi fondi esattamente all'area a rischio! Ecco perché - e spero di essere stato chiaro - alla proposta di un Piano di bonifica si dà un parere favorevole perché la Finpiemonte, l'Università torinese, il Politecnico (che erano state le- istituzioni alle quali il Piemonte si era rivolto per modificare il primo Piano Ansaldo) ci hanno detto: "E' stato, per il 90%, recepito quanto il Piemonte aveva chiesto". Ancora il 90% e il 10% lo diciamo. Ma diciamo di più. Mi spiace che si sia ridicolizzato dicendo, in questa sede che il Piano di bonifica avrebbe portato qualche campo da tennis, campo da bocce o campo da golf.
Mi riferisco sempre a documenti e non a parole. Allorché la Giunta ha fornito il proprio parere sul Piano di bonifica ha scritto le testuali parole che leggerò, a proposito del Piano di sviluppo socio-économico: "E' assolutamente prioritaria, la scelta, di quegli interventi che contribuiranno in modo significativo al raggiungimento di quegli obiettivi irrinunciabili che sono il risanamento e la bonifica della Valle Bormida.
In questo senso il Piano deve prevedere quindi che l'assegnazione delle risorse tenga nel debito conto le problematiche che da oltre 100 anni affliggono la parte piemontese della Valle Bormida, destinando ad essa proporzionalmente..." - e non il 50% al Piemonte e il 50% alla Liguria perché il Piemonte ha i 3/4 della popolazione e i 3/4 del territorio e tutto l'inquinamento. "Quanto agli interventi previsti per lo sviluppo socio-economico, si sottolinea che essi dovranno concretarsi secondo scelte prioritarie individuate in interventi di riqualificazione territoriale ed infrastrutturale capaci di promuovere l'insediamento di nuove attività produttive e sostenere e consolidare il tessuto economico esistente".
Quindi, niente campi da bocce, niente teatrini di parrocchia o laici niente campi da golf, niente ammennicoli di questo genere. Per quanto sopra esposto, una revisione puntuale, seppure rapida, del testo, almeno fino a tutto il capitolo 1, sarebbe ovviamente auspicabile. Potrà essere criticata una scelta così, ma non può essere ridicolizzata, per favore! Nel corso di alcuni incontri che ho avuto con i Sindaci mi è stata fatta un'osservazione con la quale concordo. Un Sindaco rappresentante del Comitato della Valle Bormida mi disse: "Sì, Assessore, su questo concordiamo, perché è giusto che sia così. Però tenga conto che in buona sostanza questi interventi sulla depurazione delle acque, sugli acquedotti sulla regimazione delle acque, sullo smaltimento dei rifiuti, sono su cose che ci devono essere date per vivere civilmente". E aveva perfettamente ragione.
La tragedia è - e chi occupa un posto come il mio lo sa - che sono molti i Sindaci che dicono la stessa cosa. Le esigenze della Valle Bormida purtroppo per noi! - sono esigenze anche di altre valli. E le risorse dall'altra parte sono talmente esigue per cui questa Regione e questo Stato non sono in grado, in questo momento, di far fronte e di dare risposte ai bisogni che la gente effettivamente ha.
Ed è anche per questo che forse vai la pena di soffermarsi, e prego i Consiglieri di soffermarsi su questi aspetti e di studiare prima di dire un no o di mettere delle preclusioni all'approvazione del Piano di disinquinamento. Altra cosa, per me, è mettere delle premesse molto decise che ribadiscano ancora una volta l'opinione di questo Consiglio regionale.
C'è, poi, un ultimo aspetto. Ci sono i nostri compiti istituzionali regionali e mi pare che il Consiglio possa andare orgoglioso di quanto ha fatto, non l'Assessore, non la Giunta, ma questo Consiglio nel suo complesso. La gente sa e lo ha detto, e per questo lo ripeto, che la Regione Piemonte ha fatto il proprio dovere. Non altrettanto è stato fatto da altre parti, lo abbiamo segnalato. Il monitoraggio, nel quale pochi credevano prima, è un punto essenziale, perché soltanto attraverso di esso mettiamo con le spalle al muro chi per 104 anni ha fatto quello che ha voluto. Abbiamo fatto qualcosa di più: la trasparenza delle nostre decisioni, e vorremmo che questo ci fosse anche dall'altra parte. Ormai molti di voi sanno che da due mesi a questa parte tutto ciò che è materia ACNA, tutto ciò che è dati che abbiamo, monitoraggi automatici, monitoraggi manuali, documenti, viene pubblicato in quella che abbiamo chiamato semplicemente "la lettera", viene diffuso a tutti, ai giornali, ai sindacati, ai Partiti, ai Consiglieri perché ognuno sappia e, sulla base delle informazioni, possa decidere. Non mi pare cosa di poco conto, di fronte ad una situazione in cui tutto veniva nascosto e, come giustamente si rilevava oggi, c'è ancora qualcuno che vorrebbe, anche quando succedono incidenti, nasconderli. E' una promessa che abbiamo fatto alle legittime esigenze della gente ed è una promessa che abbiamo mantenuto e che man terremo, anzi, se ci sarà possibile, faremo in modo che la lettera non arrivi una volta ogni due mesi o una volta al mese, ma ogni volta che sarà necessario, non tranquillizzare, ma informare correttamente la popolazione.
C'è un altro problema: quello della proposta di legge al Parlamento che era stata varata in questa sede, per la chiusura dell'ACNA. Non spetterebbe a me dato che non faccio parte dell'Ufficio di Presidenza però, mentre ho la parola, credo di poter dire che la Presidenza si è attivata. Una delegazione dell'Ufficio di Presidenza è andata a Roma, due mesi or sono, si è incontrata con la Presidente Jotti (qui il problema non è del Governo, ma è del Parlamento) e ha chiesto con forza che questa legge venisse discussa dal Parlamento. Credo che in un ordine del giorno, che prego i Capigruppo di stilare, questa richiesta che il Parlamento si pronunci debba assolutamente essere ancora avvalorata da una nuova posizione di questo Consiglio. Ma c'è l'altra parte, il Governo.
Nell'ordine del giorno che io stesso ho presentato e che gentilmente il Consigliere Zanoletti citava questa mattina, noi chiedevamo anche la garanzia al Governo del rispetto di quella posizione parlamentare assunta il 30 gennaio 1990. Ebbene, credo che al di là della questione TAR. prima ancora di decidere, ma in tempi molto brevi, se ricorrere o meno al Tribunale Regionale Amministrativo, la Giunta regionale dovrebbe immediatamente interessare il Governo, se questo Consiglio è d'accordo, per vedere se c'è ancora un'ultima possibilità di agire nei confronti della Regione Liguria perché il RE-SOL non venga installato in Cengio. Mi rendo conto che ognuno di noi ha sensibilità politiche diverse, a volte anche sul problema. C'è un'esigenza che sento profondamente e credo che sentano molto anche coloro che sono qui con noi oggi, come ospiti: l'esigenza che, al di là delle piccole o grandi differenze che possono esistere su singoli aspetti o su sentieri percorribili diversi, la risposta che dobbiamo dare alla Regione Liguria sia, in primo luogo, una risposta veramente unitaria.
Sono convinto che soltanto attraverso lo sforzo di tutti i Capigruppo e mi appello a loro - per giungere ad un ordine del giorno che rappresenti veramente l'intera comunità piemontese unita intorno agli abitanti della Valle Bormida ed a coloro che qui e non soltanto qui li rappresentano, si possa avere la risposta più concreta, più ferma, senza gridare, ma con molta fermezza, a ciò che il Piemonte vuole. Non so se riusciremo a vincere una battaglia nella quale moltissimi di noi credono; è certo, però, che così facendo avremo dato un segnale di grande serietà. Grazie.



PRESIDENTE

Confermo che una delegazione dell'Ufficio di Presidenza, composta dai Vicepresidenti Montabone e Grosso e dal Consigliere Segretario Staglian si è recata dal Presidente Nilde Jotti per chiedere che venisse posta all'esame della Camera la proposta di legge del Piemonte alla quale faceva riferimento l'Assessore Garino. Circa un mese fa abbiamo anche scritto ai Capigruppo della Camera per sollecitare ulteriormente questa discussione che certamente farebbe fare un passo avanti a tutta la questione.
La discussione generale è terminata. Sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti: ordine del giorno n. 123 firmato dai Consiglieri Farassino, Rabellino e Vaglio ordine del giorno n. 124 firmato dai Consiglieri Majorino e Zacchera inerente il ricorso al TAR ordine del giorno n. 125 firmato dai Consiglieri Majorino e Zacchera inerente l'emanazione di provvedimenti contingibili ed urgenti consentiti dall'art. 32 della legge n. 833/78 e la sospensione delle lavorazioni ACNA ordine del giorno n. 126 firmato dai Consiglieri Miglio, Segre e Marino con un emendamento presentato dal Consigliere Maggiorotti ordine del giorno n. 127 firmato dai Consiglieri Rivalta, Monticelli Riba, Bresso e Foco ordine del giorno n. 128 firmato dai Consiglieri Picchioni Cavallera, Ferrara, Rossa, Goglio, Marchini, Porcellana, Segre, Bresso Monticelli, Miglio, Maggiorotti, Zanoletti e Marino.
Raccogliendo lo spirito delle parole conclusive dell'Assessore Garino credo sarebbe utile un momento di sospensione per consentire ai Capigruppo e agli estensori dei vari documenti di confrontarsi per la stesura di un ordine del giorno unitario.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18 riprende alle ore 18,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo l'esame dei vari ordini del giorno.
L'ordine del giorno n. 123, presentato dai Consiglieri Farassino Rabellino e Vaglio, è stato ritirato dai proponenti in quanto il suo contenuto è stato riassunto .nell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza.
In merito all'ordine del giorno n. 124, presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera, ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino per l'illustrazione. Ne ha facoltà.
MAJORINO Manteniamo il nostro ordine del giorno perché riteniamo che sia una pia illusione sperare, dopo il comportamento tenuto dalla Regione Liguria e soprattutto dopo la loro deliberazione, che l'invito contenuto nell'ordine del giorno della maggioranza ad attuare Iniziative politiche nei confronti della Regione Liguria, affinché receda dal proprio atteggiamento, abbia successo. Dopo l'invito, si dice che eventualmente ci sarà la costituzione in giudizio, i ricorsi al TAR; io, invece, avevo proposto un qualche cosa che è sì una sfumatura, Assessore Garino, però è un qualcosa di diverso cioè di tenere lo stesso comportamento che venne attuato circa due anni fa a proposito dell'elettrodotto Leinì-Piossasco.
Pertanto, non assumere in prima persona l'impugnazione davanti al TAR.
ma intervenire ad adiuvandum, che avrebbe anche un significato verso i Comuni interessati e la Provincia di Cuneo, che già risulta abbiano attivato in prima persona il ricorso nel procedimento davanti al TAR Da un lato, si otterrebbe un apprezzabile risultato e un comportamento significativo degni di attenzione per le popolazioni della Valle Bormida che tramite i loro Sindaci hanno già attivato questa iniziativa, e, nello stesso tempo, si farebbe cadere la pia illusione che la Giunta regionale della Liguria, che il 6 febbraio ha assunto questo provvedimento corposo e in odio alla Regione Piemonte (in odio in senso lato, non nel senso tecnico della parola), possa revocarlo solo perché noi andremo a dirle che deve revocarlo ed a spiegarle il perché. Quindi, manteniamo questo ordine del giorno per l'intervento ad adiuvandum.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che con la delibera 6 febbraio 1991 la Giunta regionale della Liguria - oltre che tenere un comportamento politicamente scorretto nei confronti della Regione Piemonte, così come dichiarato nella sua, odierna comunicazione dall'Assessore all'ambiente prof. Garino - ha violato la direttiva 30 gennaio 1990 della Camera dei Deputati al Governo, con la quale si impegnava il Governo stesso a non consentire la realizzazione di RE-SOL né nel territorio ACNA né in Valle Bormida ricordati i gravi e notori inconvenienti ed i pericoli di pregiudizio e danno per l'ambiente e la salute degli abitanti della Valle Bormida che deriverebbero dalla installazione del predetto impianto, aggiungendosi a quelli ancor più gravi della persistente produzione dell'Azienda ACNA visto che la Provincia di Cuneo, la Comunità montana Alta Langa e i Comuni piemontesi della Valle Bormida hanno impugnato la predetta delibera 6 febbraio 1991 della Giunta Ligure davanti al TAR della Liguria richiedendone, in via d'urgenza e cautelare, la sospensione impegna la Giunta a urgentemente intervenire giudizialmente davanti al TAR della Liguria 'ad adiuvandum' delle ragioni e dei ricorsi proposti dalla Provincia di Cuneo e dagli altri sovramenzionati Enti locali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli, 2 contrari e 24 astensioni.



PRESIDENTE

Passiamo ora all'ordine del giorno n. 125, sempre a firma dei Consiglieri Majorino e Zacchera.
La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO L'ordine del giorno è mantenuto. Quando si voterà l'ordine del giorno proposto dalla maggioranza, condiviso anche da altri Gruppi di minoranza il collega Zacchera spiegherà perché manteniamo il nostro ordine del giorno e spiegherà anche la non incompatibilità fra il mantenere questo ordine del giorno e l'eventuale assenso all'ordine del giorno della maggioranza.
Nel corso della sospensione, la diatriba ha riguardato principalmente l'inserimento nell'ordine del giorno della maggioranza di un inciso che incidesse sulla già manifestata volontà del Consiglio regionale in merito alla chiusura dell'ACNA. Ne è uscita una formula, a mio avviso, di compromesso perché altri Gruppi di minoranza, nella loro autonomia ovviamente, hanno deciso di ritenere soddisfacente, anziché un richiamo alla volontà di chiusura espressa nella proposta di legge al Parlamento, un ordine del giorno a latere in cui si chiede la discussione della proposta di legge che mi pare...
MONTICELLI La discussione e l'approvazione.
MAJORINO Non avevo colto la richiesta dell'approvazione. Se è così, va bene anche questo. Comunque la discussione è una cosa al di là da venire soprattutto è una pura dichiarazione di intenti; perché, ad un certo punto persino quanto si chiede con l'ordine del giorno della maggioranza in definitiva è un qualche cosa che impegna la Giunta, alla quale si chiede di intervenire presso il Ministro Ruffolo, di intervenire presso la Giunta regionale della Liguria, di intervenire presso il Governo portatore di questa volontà politica del Consiglio regionale del Piemonte. Però, questo ordine del giorno a latere sarà diretto al Parlamento, al quale si sollecita nella sua autonomia, la discussione (chissà quando) di quella proposta di legge. Ecco perché manteniamo il nostro ordine del giorno, che non chiede la chiusura dell'ACNA facendo proprio il concetto della proposta di legge al Parlamento perché non potremmo nemmeno farlo, evidentemente però chiede un qualche cosa di fattibile.
Sono lieto che in questo momento sia presente il Presidente della Giunta, il quale prima non c'era per impegni istituzionali. L'ordine del giorno che sto rapidissimamente illustrando tende, infatti, a chiedere al Presidente della Giunta, non alla Giunta, di avvalersi di una sua prerogativa, di un suo potere consentitogli dall'art. 32 della legge n. 833 del 1978 di emanare provvedimenti contingibili e urgenti, cioè a dire innominati ai fini di salvaguardare la salute delle popolazioni in un determinato contesto. Siccome il recente incidente - ecco il ragionamento fatto nell'ordine del giorno - costituisce il riscontro oggettivo di potenziali, se non reali, pericoli che le lavorazioni dell'ACNA possano incidere sulla salute delle popolazioni, ecco il potere che, a mio avviso ha il Presidente della Giunta. Né mi si potrebbe obiettare come fece il Presidente Beltrami circa due anni fa, dicendomi: "Come faccio a disporre la sospensione delle lavorazioni dell'ACNA, sia pure con provvedimento d'urgenza e cautelare, visto che l'ACNA è nel territorio della Liguria?".
Me lo disse guardandomi con una certa ironia. Al che io risposi, come risponderei adesso all'eventuale obiezione che mi si venisse a fare: "Gli eventi dannosi che produce l ACNA si verificano nel territorio piemontese".
Quindi, in linea astratta, la possibilità di avvalersi di questo potere esiste. Che poi non lo si voglia fare, come temo e come è presumibile. è un altro discorso. Immagino già l'esito del voto. Per carità, non sono così vanaglorioso o ingenuo da pensare che le mie parole possano convincere chi è già radicato in una opinione diametralmente diversa, però ci sarebbe effettivamente il potere di emanare un provvedimento cautelare temporaneo ai fini di sospendere le lavorazioni per ulteriori verifiche. E dopo l'ultimo incidente sarebbe una cosa politicamente saggia e utile. Quindi manteniamo l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 125 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la proposta di legge al Parlamento approvata e votata a larghissima maggioranza dal Consiglio regionale, diretta a conseguire la definitiva chiusura dello stabilimento ACNA di Cengio rilevato che il recentissimo incidente verificatosi nell'ambito dello stabilimento costituisce un ulteriore obiettivo riscontro della pericolosità dell'attività industriale dell'ACNA rilevato che pur essendo l'Azienda ACNA localizzata in Liguria gli effetti dannosi e ad alto rischio dell'attività dell'ACNA si ripercuotono sul territorio piemontese e sulla salute delle popolazioni della Valle Bormida richiamate le motivazioni a sostegno della surrichiamata proposta di legge al Parlamento, quali risultano dalla relazione accompagnatoria della legge e dagli interventi dei Consiglieri in aula impegna il Presidente della Giunta ad emanare i provvedimenti contingibili ed urgenti consentiti dall'art.
32 della legge n. 833/ 1978: sospensione delle lavorazioni dell'ACNA e quanto altro necessario ai fini di conseguire la salvaguardia della salute delle popolazioni della Valle Bormida, così come previsto dal citato art.
32 della menzionata legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli, 2 contrari, 23 astensioni.
L'ordine del giorno n. 126 a firma Miglio, Segre e Marino è ritirato in relazione al recepimento dell'ordine del giorno unitario. Quindi, non è posto in votazione nemmeno l'emendamento Maggiorotti.
Anche l'ordine del giorno n. 127 presentato dal Gruppo PCI-PDS viene ritirato.
Passiamo pertanto all'esame dell'ordine del giorno n. 128 firmato da quasi tutti i Gruppi consiliari ad eccezione del Gruppo MSI-DN.
La parola al Consigliere Cavallera per l'illustrazione.
CAVALLERA Signor Presidente, intendo leggere il documento in quanto raccoglie la sottoscrizione di tutti i Gruppi consiliari ad eccezione del Gruppo MSI-DN.
Questo documento recepisce tutte le questioni contenute negli altri documenti. L'ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte udite le comunicazioni della Giunta regionale in merito alla deliberazione della Regione Liguria, che in data 6/2/91 ha sostanzialmente autorizzato la costruzione dell'impianto RE-SOL nell'ambito dello stabilimento ACNA di Cengio; ricordata la risoluzione parlamentare del 30/1 / 90 con cui veniva impegnato il Governo a non consentire la realizzazione dell'impianto RESOL nell'ambito della Valle Bormida; esprime la viva protesta per la mancata preventiva comunicazione della decisione ligure alla Giunta regionale del Piemonte durante l'incontro delle due Regioni svoltosi in data 11 /2/91 rilevata la difformità della decisione ligure rispetto all'atto di indirizzo parlamentare del 30/ 1 / 91, che tendeva ad evitare un ulteriore deterioramento della già precaria situazione ambientale della Valle Bormida impegna la Giunta regionale ad intraprendere ogni iniziativa presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero dell'Ambiente perch sospenda immediatamente le deliberazioni liguri riguardanti il RESOL e ripristini condizioni di confronto e di rapporti costruttivi tra le parti interessate alla Valle Bormida: Regioni e Governo, chiede alla Giunta regionale di far rispettare gli impegni assunti dalla Liguria in merito agli impianti di monitoraggio nel tratto ligure del Bormida che non sono ancora stati messi in funzione invita la Giunta regionale, qualora le iniziative politiche non inducano la Regione Liguria a recedere dalle proprie decisioni in merito al RESOL ad intraprendere nei termini le necessarie azioni presso il TAR in concorso con gli Enti locali apprezza le iniziative dell'Assessorato all'Ambiente seguite all'incidente di giovedì 21/2/91 quando si è registrata l'esplosione di un serbatoio all'interno dell'ACNA denuncia l'inspiegabile ritardo registrato nell'informativa sull'incidente ai Comuni ed alla popolazione piemontese chiede alla Giunta regionale ogni possibile iniziativa per migliorare la tutela della salute ed assicurare tempestivi interventi in caso di emergenza da parte delle Istituzioni preposte invita la Giunta regionale a fornire agli Enti locali delle Valli piemontesi delle Bormide i necessari supporti tecnici e legali per la loro azione di vigilanza e di salvaguardia dell'ambiente vallivo riconosce nel Comitato di coordinamento tra gli Enti locali della Val Bormida con sede ad Asti un interlocutore rappresentativo delle istituzioni locali. " Signor Presidente, è un documento che accoglie le richieste di coloro che abbiamo consultato nell'intervallo meridiano; ovviamente ciascuno è libero di fare ulteriori valutazioni.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Cavallera. Penso anch'io che sia stato fatto un grande sforzo, e che questo sforzo sia positivo.
Il documento che ha letto il Consigliere Cavallera è firmato dai Consiglieri; Picchioni, Cavallera, Rossa, Gissara, Marchini, Porcellana Segre, Bresso, Monticelli, Miglio, Maggiorotti, Zanoletti, Marino.
La parola al Consigliere Farassino per dichiarazione di voto.
FARASSINO Signor Presidente e Consiglieri, voglio motivare il perché non abbiamo firmato questo ordine del giorno. Personalmente ho seguito tutte le dichiarazioni dei vari Gruppi di aperta e chiara condanna per i punti essenziali e la discussione di questo pomeriggio sia sul comportamento come sempre arrogante, dell'ACNA sia sul comportamento inqualificabile della Regione Liguria nei confronti della Regione Piemonte. Mi è scattata una molla diversa quando ho sentito, prima dall'Assessore Garino e poi dall'intervento di tutti i Consiglieri, affiorare la chiara volontà di risolvere finalmente questa secolare questione che vede impegnati in un braccio di ferro le popolazioni della Valle Bormida con lo stabilimento dell'ACNA. Mi sembrava persino troppo bella, infatti mi aveva fatto scattare un'altra molla, la frase dell'Assessore Garino, che era appropriatissima: "Occorre un atto di coraggio".
Ed è vero perché, per votare la soluzione finale che tutti auspichiamo che la popolazione vorrebbe e che sarebbe la logica conclusione, la chiusura dell'ACNA, occorre un po' di coraggio, occorre il coraggio di trasgredire a delle norme accettate, che ormai si sono fossilizzate in certi settori e nel cranio di certe persone, occorre trasgredire alle scelte del grande capitale, occorre trasgredire a scelte politiche di vertice, occorre trasgredire a Ministri, uomini politici molto importanti gente molto determinata, occorre trasgredire a ordini perentori o a suggerimenti affettuosi di correnti di partito. Mi illudevo che, una volta tanto, si potesse fare questa trasgressione. Ricordo una frase di Primo Levi, quando gli chiedevano se erano peggio gli aguzzini tedeschi o quelli italiani; diceva: "Gli aguzzini sono sempre aguzzini, ma infondo gli italiani sono dei trasgressori". Questo mi è rimasto impresso. Pensavo che una volta tanto si potesse trasgredire a certi canoni e presentare un Consiglio regionale veramente unito, compatto nel suo vero ruolo, che è quello soprattutto di determinare gli interessi della popolazione che amministra e di far sentire una fierezza a chi in questo Consiglio è demandato dalla volontà popolare.
Non è stato, perché non è stata votata la chiusura dell'ACNA. E' inutile nasconderci dietro un dito! Non hanno accettato i Gruppi repubblicani, il Gruppo liberale e il Consigliere Rossa. Non si è trasgredito completamente. Nonostante questo, firmeremo, sicuramente voteremo questo ordine del giorno, perché porta inserito anche la clausola che noi abbiamo richiesto, rimanendo però l'amarezza per un'occasione perduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ovviamente il nostro Gruppo voterà l'ordine del giorno che ha sottoscritto. Colgo l'occasione di questa dichiarazione di voto, e spero che i colleghi non me ne vorranno, visto che non siamo intervenuti nel dibattito generale, per dire che a noi sembra che siamo pervenuti, almeno sul piano del metodo, a un risultato esemplare perché abbiamo diviso la materia rispetto alle competenze; nessuno ha arretrato le sue posizioni, però ha collocato le questioni nella sede opportuna. Questo lo dico anche per chiarire quanto è stato detto, sia pure garbatamente, ma polemicamente, dal collega Farassino. Noi abbiamo anche sottoscritto l'ordine del giorno successivo che ribadisce la posizione del parlamento regionale, che chiede che il Parlamento nazionale esamini la sua proposta di legge. Questo attiene alla fase legislativa e quindi non abbiamo arretrato, anzi, abbiamo ribadito una posizione. Quindi, il parlamento, il legislativo, chiede al legislativo di proseguire questa decisione di carattere generale e di prendere una decisione definitiva.
Per quanto attiene invece agli elementi di governo, a noi sembra che non si possano mettere insieme questioni che non hanno niente a che fare perché, paradossalmente, il RE-SOL con l'ACNA potrebbe anche non avere niente a che fare. Se è vero quello che abbiamo sentito dire oggi, pu essere anche soltanto un impianto di smaltimento che non ha niente a che fare con l'ACNA, anzi, probabilmente è l'eredità dell'ACNA.
Quello che comunque la Regione Piemonte deve garantirsi è che, se la Liguria fa un impianto di smaltimento di termodistruzione, evidentemente deve farlo in condizioni ambientali accettabili per il Piemonte. Quindi con questo tipo di organizzazione dei nostri lavori, riteniamo dimettere la Giunta nelle condizioni, sul piano del territorio, sul piano dell'ambiente sul piano della programmazione in generale, di confrontarsi in termini di governo all'interno del problema: quindi, collocare o meno un impianto di termodistruzione in Liguria e, se lo si colloca, dove lo si colloca rispetto alle zone a rischio, ambientalmente intese, del Piemonte. Quindi sono due Piani separati, che è stato bene tenere separati, altrimenti sarebbero entrati in contraddizione.
Devo anche dire che, contestualmente, abbiamo colto, e verrà sviluppato successivamente, un contributo molto positivo del Gruppo PDS. Riconosco la mano felice di Rivalta, che ha suggerito di affrontare questa tematica soprattutto in termini di costruzione del dopo, qualunque esso sia. In Valle Bormida si interverrà in termini di recupero ambientale socioeconomico, quindi la fase in positivo del dopo, della pace, ci sarà.
Si tratta di governare questa fase in termini più raffinati rispetto a quelli che avevamo immaginato fino ad ora, introducendo delle novità forti di tipo istituzionale (i comitati di coordinamento) e soprattutto con una programmazione territoriale che faccia riferimento ai bacini, un disegno di largo respiro che consenta alla Regione di inserire le esigenze e le aspettative delle popolazioni locali all'interno di un quadro di programmazione delle acque e dell'ambiente che non è soltanto di logica regionalistica per quello che attiene al tratto del fiume, ma che attiene a tutto il fiume, che non può non considerare il complesso generale.
Certo, ognuno di noi ha le sue specificità nell'affrontare questi problemi. Sono lieto di aver potuto dare un contributo a questa soluzione nella riunione dei Capigruppo. E' consentito a tutti di riproporre tutte le questioni che sono già state fatte proprie dal Consiglio, ma di riproporle in modo tale che consentano ai diversi livelli di svolgere autonomamente senza interferenze e senza perdite di credibilità, il rispettivo ruolo. La Giunta ha il mandato di impedire la realizzazione del RE-SOL. secondo la pronuncia della deliberazione della Giunta regionale ligure, di affrontare una trattativa per non farlo fare in condizioni diverse, senza sentirsi dire - secondo il suggerimento che ci veniva da qualcuno - di inserire il richiamo alla chiusura dell'ACNA nel documento, che rendeva non credibile la trattativa tendente a spostare il RE-SOL. quindi, rendeva debole la posizione del nostro esecutivo.
Dall'altra parte, riproponiamo, come collettività piemontese, non come esecutivo, quindi come legislativo nella sua complessità, la esigenza che la nostra proposta di legge venga letta ed approvata e facciamo, grazie al suggerimento degli amici del PDS, un salto di qualità nel prospettarci in futuro su come questa tematica, per gli aspetti positivi, dovrà essere governata all'interno di un quadro istituzionale e programmatico, ripensato e ridisegnato con intelligenza e lungimiranza.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Marchini del suo intervento molto chiarificatore.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segre. Ne ha facoltà.
SEGRE I Verdi hanno ritirato il proprio documento iniziale, in quanto hanno ritenuto che gran parte delle proposizioni siano state recepite dal documento della maggioranza; documento che hanno sottoscritto e voteranno favorevolmente.
Però, al contrario di quanto ha appena finito di affermare il Consigliere Marchini, non riteniamo che i Piani che lui ha individuato siano dei Piani separati, cioè che il problema affrontato nell'ordine del giorno (comunque ben congegnato) cui voteremo a favore, sia scollegato dal problema della chiusura dell'ACNA.
Non riusciamo ad abdicare completamente alla nostra posizione, che riguarda il punto 9) di quello che era il nostro ordine del giorno. Per cui, presentiamo un ordine del giorno che recepisce quell'unico punto che recita: "Il Consiglio regionale conferma l'inadeguatezza del Piano per il risanamento della Valle Bormida che non contempla come premessa fondamentale perla realizzazione dello stesso, la chiusura dell'ACNA, la bonifica integrale del sito ed ovviamente la non realizzazione del RE SOL.". Ovviamente, questo ordine del giorno, se fosse approvato come emendamento aggiuntivo al documento della maggioranza, verrebbe ritirato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Dichiaro il voto a favore dell'ordine del giorno in discussione considerando, però, ad esso strettamente collegato l'altro più piccolo che ribadisce la richiesta al Parlamento di mettere rapidamente in discussione ed approvare la proposta di legge regionale del Consiglio regionale del Piemonte per la chiusura dellACNA. Le due cose le consideriamo strettamente collegate. Voteremo anche a favore del testè annunciato ordine del giorno del Gruppo dei Verdi. Raccogliendo la sollecitazione venuta dal Consigliere Marchini, lo ringraziamo per l'apprezzamento per la parte innovativa del nostro ordine del giorno, che resta sicuramente viva, al di là degli altri ordini del giorno.
Mi pare fosse anche intendimento emerso nella riunione dei Capigruppo che questa parte, che costituisce il dispositivo del nostro ordine del giorno con i tre punti relativi alle leggi nn. 183 e 142 e alle autorità di valle, potrebbe essere rinviata in Commissione per una discussione ed un approfondimento sulla possibilità di effettivo utilizzo di questi strumenti. Non so come il Presidente del Consiglio voglia procedere eventualmente, quando andrà in discussione il nostro ordine del giorno potremo formalizzare la proposta. Per intanto, annuncio il voto a favore su questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA L'ordine del giorno che va in votazione ha senz'altro moltissimi punti condivisibili, anzi, oserei dire che potrebbe esserlo nella sua totalità.
Però, secondo me. è parzialmente carente. Quando si ha a che fare con l'ACNA (e indirettamente con l'impianto RE-SOL) è come prendere in mano un'anguilla (e vorrei dire serpente) che scappa sempre dalle mani un'anguilla, se la schiacciate, vi scappa perché scivola e quindi bisogna saperla prendere in una determinata maniera. Questo ordine del giorno è condivisibile così com'è, ma non tiene conto di un aspetto che secondo noi è fondamentale: la Regione Piemonte, oltre a dire queste cose, deve intervenire anche con una scelta di fondo, con la "trasgressione" che diceva il collega Farassino.
Dovete, insomma, avere il coraggio di prendere pubblicamente la posizione indicata nei nostri due ordini del giorno (l'uno riguardo al TAR della Regione Liguria, l'altro facendo intervenire, per quanto di sua competenza, il Presidente della Giunta) per chiedere una sospensione della lavorazione dell'ACNA. Punto e basta. Sarebbero potuti nascere ricorsi controricorsi, questioni di legittimità oppure no, ma ci sarebbe stato un segnale politico da parte della Regione Piemonte che, come consesso regionale, avrebbe detto basta a questa situazione. Non avendo la forza di chiudere la questione, si lascia sempre quello spazio di dubbio quell'incertezza, quella possibilità per cui alla fine (e l'esperienza puntualmente l'ha dimostrato) l'ACNA continua a fare, non dico quello che vuole, ma comunque spesso dei disastri. Per questo, con rincrescimento, non votiamo l'ordine del giorno della maggioranza. Lo condividiamo, ma lo consideriamo troppo debole, per cui ci asteniamo. Si doveva avere il coraggio di fare un passo in più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Farò una dichiarazione di voto sull'ordine del giorno unitario e sul secondo ordine del giorno che verrà in discussione successivamente.
L'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e sottoscritto dalle altre forze politiche, che ho firmato e che in parte ho contribuito ad elaborare mette in evidenza tutta una serie di inefficienze e di critiche rispetto ai comportamenti tenuti dalla Regione Liguria, rispetto a preoccupazioni in ordine agli incidenti e ai comportamenti dell'ACNA stessa, ma mette la Regione Piemonte sul piano politico prevalentemente e prioritariamente. La novità vera rispetto a certi atteggiamenti contenuti in altri ordini del giorno è la scelta della Regione Piemonte di sedersi sul tavolo politico insieme alla Regione Liguria, per trovare momenti di intesa e per definire i problemi relativi all'insediamento del RE-SOL.
Non voteremo, invece, l'altro ordine del giorno, perché ci pare che ritornare ad un ordine del giorno già votato in questo Consiglio regionale quando l'Assessore Garino nella sua illustrazione parlava di una certa ambiguità, sia come tornare in una certa ambiguità, sia pur divisa in due perché il secondo ordine del giorno, per certi versi, è la negazione del primo. Non c'è dubbio che nel primo ordine del giorno, quando si dice che l'insediamento del RE-SOL deve avvenire in certi luoghi, ci si richiama ad una scelta fatta dal Parlamento che individuava comunque l'insediamento del RE-SOL. quindi il riferimento a tutte queste cose dà per scontata una scelta già fatta rispetto al mantenimento dell'ACNA, che però neghiamo con un altro documento, e questa volta, per prudenza, questo è messo separatamente. Credo che questo sia un modo non corretto di affrontare i problemi per sfuggire alla realtà, per sfuggire a quella che deve essere una presa di posizione molto chiara.
Sul problema dell'apertura o della chiusura, il Parlamento si è già pronunciato e non possiamo che prenderne atto. Quindi, tornarci sopra è inutile.
Nel merito della legge, abbiamo già in quest'aula espresso la nostra valutazione, quindi non dobbiamo più tornarci.
Per coerenza, rispetto alla lettera dell'uno e dell'altro ordine del giorno, riteniamo sia opportuno votare il primo e non votare il secondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI L'ordine del giorno della maggioranza è approvabile in quanto contiene un elenco di iniziative che una buona Amministrazione dovrebbe assumere. Il problema della chiusura dell'ACNA è fondamentale, ma su di esso non c'è possibilità di trovare accordi e lo si è notato nella riunione dei Capigruppo.
Non si vuole ammettere, nonostante affermazioni e ricerche fatte nel passato, che c'è un'associazione ben chiara tra le condizioni di salute della popolazione (mi riferisco all'aumentata incidenza di tumori ben dimostrata) e la presenza dell'ACNA in Valle Bormida. Si ritiene che comunque, quella fabbrica sia una bomba tecnicamente controllabile, cosa che nel presente non è avvenuta e nel futuro io e altri riteniamo non sarà possibile controllare. Ritengo che su questa questione ci si dovrà pronunciare e misurare nel futuro. L'Assessore Garino afferma che in realtà non c'è una connessione fra Piano di risanamento e chiusura. Io ritengo che anche su questa questione bisognerà riflettere molto seriamente; si tratta di capire quale qualità di sviluppo si intende favorire nella Valle Bormida: soluzione 1, in presenza di ACNA, soluzione 2, con la chiusura dell'ACNA. Rispetto a questo, ritengo fondamentale un'ulteriore discussione che ci sarà sicuramente in questo Consiglio regionale e in particolare in II Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Il mio Gruppo voterà contro questo ordine del giorno perché noi siamo contrari ai compromessi, siamo contrari alle mezze misure. Nella Conferenza dei Capigruppo abbiamo capito come, dietro questa pretesa unanimità, ci siano moltissime motivazioni addirittura l'una in contrasto con l'altra. E' una via di mezzo, è un trovarsi a metà strada, è un viaggiare in un carro pieno di vasi di ferro e avere il coraggio di essere il solito vaso di vetro che verrà schiacciato. Voteremo il secondo ordine del giorno perch abbiamo il coraggio di dire chiaramente che certe posizioni si devono prendere. Non siamo per gli ordini del giorno approvati due mesi prima delle elezioni, perché prima delle elezioni si dicono tante cose; siamo contrari ad ordini del giorno votati all'unanimità perché ci sono 60 persone che ci ascoltano; pensiamo che si deve avere il coraggio di dire chiaramente le proprie posizioni in qualsiasi sede, non importa la quantità di persone che stanno a sentire. Per questo, voteremo contro l'ordine del giorno della maggioranza, sul quale credo che chiunque possa essere d'accordo. In questo ordine del giorno non si dice alcunché, come di solito avviene negli ordini del giorno votati all'unanimità, che sono i soliti scarica cosciénza che servono semplicemente per dire che abbiamo fatto il nostro dovere, come ha detto stamattina l'Assessore Garino. Noi siamo orgogliosi perché abbiamo fatto il nostro dovere. Se, però, fare il proprio dovere vuol dire avere sulla gobba quello che abbiamo sulla gobba, credo che si debba fare di più del proprio dovere. Se il risultato è questo scusate, non mi accontento di aver fatto il mio dovere. Vorrei fare di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI Voterò a favore di questo ordine del giorno, così come dell'altro alla stesura del quale ho contribuito con convinzione perché è chiaro, non strumentale e ripropone nei termini essenziali posizioni espresse più volte in questo Consiglio regionale.
La lezione che ci è stata impartita dalla collega Sartoris la respingo con decisione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 128 firmato dai Consiglieri Picchioni, Cavallera, Ferrara, Goglio, Rossa, Marchini, Porcellana, Segre Bresso, Monticelli, Miglio, Maggiorotti, Zanoletti e Marino e letto dal Consigliere Cavallera.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 44 voti favorevoli, 1 voto contrario e 3 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 129, presentato dai Consiglieri Goglio, Fiumara, Zanoletti, Cavallera, Rabellino, Bresso Miglio, Segre, Marino, Marchini, Porcellana, Maggiorotti e Majorino illustrato dal Consigliere Marchini, il cui testo recita "Il Consiglio regionale del Piemonte sollecita il rapido esame ed approvazione della proposta di legge al Parlamento del marzo 1990 per la chiusura ACNA".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 49 voti favorevoli e 3 astensioni.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 130 firmato dai Consiglieri Miglio, Segre, Marino e Maggiorotti.
La parola al Consigliere Marino per l'illustrazione.



PRESIDENTE

MARINO



PRESIDENTE

In merito alla posizione dei Verdi e, più in generale, alle richieste di chiarezza che in più occasioni sono state fatte dalla popolazione della Valle Bormida, credo sia doveroso e coerente riproporre il punto 9) del nostro precedente ordine del giorno che pone l'unica reale questione che potrebbe permettere a questo Consiglio regionale di svolgere un ruolo.
L'ordine del giorno precedentemente votato impegna la Giunta a chiedere ad altri di assumere delle iniziative (precisamente al Ministro, alla Regione Liguria, ecc.) e c'è solo un impegno in second'ordine, nel caso la Regione Liguria receda dalla propria decisione, ad attivarsi presso il TAR.
utilizzando fra l'altro il Servizio legale della Regione Piemonte su cui risparmio, per pietà dei presenti e data l'ora tarda, alcune osservazioni che si potrebbero fare.
Vorrei, però, sottolineare la coerenza dei Verdi, coerenza che tutte le forze politiche dovrebbero avere a seconda che stiano in una Regione o in un'altra, in una Giunta regionale, in un Ministero. Per quanto riguarda i Verdi, la si possa condividere o meno, questa coerenza c'è, nel senso che i Verdi hanno una posizione comune in Piemonte, in Liguria, in Campania, in Nigeria. Sappiamo quello che succederà: domani il Consiglio regionale della Liguria voterà il Piano di risanamento e noi, inevitabilmente, avremo l'Assessore Garino che la prossima settimana verrà in Commissione a dire: "1n Liguria hanno votato; se non lo facciamo anche noi, perderemo i soldi".
In questo modo sono poste le premesse per i prossimi cento anni di ACNA in Valle Bormida. Credo che si debba fare chiarezza. Mi rendo conto che ci sarà una votazione i cui esiti purtroppo saranno chiari, ma mi sembra che sia una questione di chiarezza riproporre una cosa banale; non è pensabile cioè un Piano di risanamento della Valle Bormida che presupponga di non sciogliere il nodo della chiusura dell'ACNA.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente Vorrei far rilevare al Consigliere Marino che mi pare assolutamente non corretto porre il problema della chiusura dell'ACNA da una parte e il Piano di disinquinamento, per quanto riguarda gli interventi in Valle Bormida dall'altra. Ma c'è una cosa che assolutamente, Consigliere Marino, la prego di considerare - e non vorrei rubare il mestiere all'avv. Marchini che di queste cose se ne intende molto più di me. Se per caso un documento del genere fosse approvato, sarebbe la prima volta che il Consiglio regionale approva un provvedimento che è in discussione in Commissione e deve essere ancora portato in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Il Gruppo MSI-DN è favorevole a questo ordine del giorno, sia per la motivazione chiara e condivisibile fornita dal collega Marino e sia soprattutto perché riteniamo una contraddizione, prima ancora che politica logica e quindi, per sua natura, irrazionale, quella di poter affermare: "Si fa il Piano di risanamento con l'ACNA aperta e che continua nelle sue lavorazioni e nella sua scellerata opera dannosa".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Signor Presidente, anche noi votiamo a favore di questo ordine del giorno perché esprime la posizione che intendiamo riproporre al Consiglio con un documento molto più articolato. Vorrei precisare che una preoccupazione rispetto a quello che ha detto l'Assessore Garino l'abbiamo anche noi e cioè che questo voto su questo piccolo ordine del giorno in qualche modo costituisca un pregiudizio rispetto alla discussione che dovremmo fare sul Piano di risanamento, perché è evidente a tutti che questa sera questo ordine del giorno non passerà, secondo l'orientamento della maggioranza e questo costituisce una preoccupazione. Naturalmente, il non dare il nostro voto peggiorerebbe il risultato rispetto alla nostra posizione, che è quella che il Piano di risanamento non sia compatibile con l'ACNA aperta. Ciò però non pregiudica, secondo noi, la possibilità di un dibattito molto più approfondito che deve avvenire in Commissione sulla questione del Piano di risanamento, perché non consideriamo persa (anche se perdiamo stasera la battaglia) la guerra; quindi, mettiamo le mani avanti rispetto al fatto che vogliamo cercare di convincere la maggioranza (ma non possiamo farlo a quest'ora) che abbiamo ragione noi e che l'ACNA aperta non è compatibile con il Piano di risanamento. Ci riserviamo di portare avanti la nostra battaglia per convincere anche l'Assessore Garino, ben sapendo che se non convinciamo lui, e naturalmente tutta la maggioranza, non riusciamo a farlo passare.
GARINO, Assessore all'ambiente Ce la metterò tutta per convincere lei, signora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Signor Presidente, voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo Verdi anche perché riteniamo che il Piano di risanamento debba essere totalmente respinto, in quanto è esclusivamente un modo per "comprare" gli enti locali e far loro accettare comunque l'ACNA aperta.



(Proteste da parte del pubblico)



PRESIDENTE

Mi sembra pesante questa dichiarazione. Il termine "comprare" non dovrebbe far parte del linguaggio da usare in quest'aula. Non ci sono altre dichiarazioni, quindi poniamo in votazione l'ordine del giorno n. 130, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte conferma l'inadeguatezza del Piano per il risanamento della Valle Bormida che non contempla, come premessa fondamentale per la realizzazione dello stesso, la chiusura dell'ACNA, la boma integrale del sito ed ovviamente la non realizzazione del RE-SOL".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti favorevoli, 1 contrario e 21 astensioni.



(Proteste da parte del pubblico)



PRESIDENTE

Sospendo brevemente la seduta.



(La seduta è brevemente sospesa)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sarà cura del Presidente del Consiglio scrivere al Presidente della II Commissione che i punti propositivi dell'ordine del giorno n. 127, di cui all'intervento del Consigliere Bresso, verranno sottoposti, per un approfondimento di merito, come convenuto nella Conferenza dei Capigruppo in II Commissione.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.40)



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