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Dettaglio seduta n.41 del 19/02/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazioni verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali delle adunanze consiliari del 29 gennaio e 5 febbraio 1991 e che verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta consiliare.
Sono da porre in votazione i processi verbali delle adunanze consiliari del 22 gennaio 1991. Se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 231 del Consigliere Maggiorotti ed interrogazione n. 253 del Consigliere Porcellana inerenti la crisi occupazionale alla Way Assauto di Asti


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo congiuntamente l'interrogazione n. 231 presentata dal Consigliere Maggiorotti e l'interrogazione n. 253 presentata dal Consigliere Porcellana. Risponde ad entrambe l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Si parla della crisi della Way Assauto a seguito delle interrogazioni presentate, ancorché si debba parlare di tante altre crisi. Proprio oggi ad Asti si terrà una seduta aperta dei Consigli provinciale e comunale relativamente alle drastiche riduzioni alla Weber Carburatori e ad altre situazioni che si stanno ammassando.
Nella fattispecie la crisi della Way Assauto è dovuta a più motivazioni: a) ristrutturazione del gruppo ITT-IAO con conseguente riequilibrio tra le varie branche gestionali del gruppo. I contraccolpi di questa razionalizzazione interna, che avviene sia per famiglie di prodotto, sia per aree territoriali di servizio, si erano già sentiti ad esempio nella Altissimo di Moncalieri. che è stata anche oggetto di particolare attenzione da parte dell'assemblea del Consiglio regionale.
b) necessità di procedere ad una efficace ristrutturazione del processo produttivo per riequilibrare i costi di gestione: c) inevitabilità dell'adeguamento dei volumi produttivi agli andamenti del settore automobilistico. Ovviamente il peso dell'attuale trend negativo si è sentito più fortemente su quei prodotti per cui la Way Assauto non è prima fornitrice e quindi viene immediatamente penalizzata dalla riduzione delle commesse operata dal gruppo FIAT - Alfa - Lancia.
In un primo tempo il gruppo ha ritenuto di ricorrere alla procedura di licenziamento per 230 lavoratori. A fine dicembre i licenziamenti sono stati sospesi e si è addivenuto alla cassa integrazione straordinaria.
L'accordo raggiunto in sede sindacale tra le parti prevede un piano di ristrutturazione con investimenti per 40 miliardi che potranno realizzarsi solo se si raggiungerà almeno un parziale riequilibrio della gestione economica. Finora la Regione Piemonte non è stata coinvolta nella vertenza in quanto né le OO.SS né l'azienda hanno richiesto l'intervento. E' bene precisare ancora una volta che la Regione, non avendo competenze istituzionali dirette in materia, può intervenire solo su richiesta e comunque con il consenso delle parti.
Le parti sociali hanno invece valutato in questa fase che fosse opportuno trattare la vertenza direttamente in sede ministeriale.
Particolarmente l'azienda ha valutato opportuno compiere in sede di Ministero dell'Industria e di CIPI una verifica preventiva del Piano di ristrutturazione che pertanto, a tutt'oggi, pur concretamente esistendo non è ancora ufficializzato fra le parti.
Comunque per quanto ci consta la situazione delle eccedenze appare per ora stabilizzata. Dei 230 esuberi, uno scaglione di 140 è in cassa integrazione dall'1/1/1991, mentre gli altri sono ancora in servizio attivo e saranno collocati in cassa integrazione straordinaria da aprile. E' ovvio che la Regione Piemonte è disponibile ad intervenire quando ciò sarà ritenuto concordemente utile e segue la situazione, che si inserisce nel preoccupante panorama astigiano, con particolare attenzione.
Sul piano più generale infatti l'Assessorato ha incontrato il 31/1/1991 i Sindaci di Asti e dei Comuni più significativi, la Provincia di Asti e le OO.SS. astigiane proprio per approfondire la delicata situazione occupazionale esistente, sintetizzabile in 690 cassaintegrati a zero ore 400 lavoratori in disoccupazione speciale, 310 lavoratori licenziati, per un totale di 1.400 posti di lavoro perduti o in discussione in quest'ultimo periodo.
Nell'incontro del 31/1/1991, con la presenza articolata e significativa delle parti sociali e degli enti locali, si è fatta una verifica delle varie situazioni di crisi (Way Assauto, IBI-MEI e una serie di situazioni legate all'attività enologica, come la Riccadonna di Canelli).
Di fronte a questa situazione la Regione, oltre a dedicare particolare attenzione all'uso degli strumenti di politica attiva del lavoro e della produzione, condurrà, secondo una determinazione assunta in quell'incontro uno specifico studio, d'intesa con gli enti locali, per verificare se esistono i requisiti parametrali perché l'Astigiano possa rientrare nelle aree di crisi riconosciute a livello nazionale e comunitario per i noti riferimenti ai Regolamenti CEE che entro il 1991 saranno oggetto di modifica o di correzioni.
Questo è quanto siamo in grado di poter dire, tenendo conto che indipendentemente dal fatto di non aver avuto coinvolgimenti diretti abbiamo seguito il problema e lo terremo sotto controllo anche alla luce degli sviluppi che in queste ore coinvolgono altre realtà aziendali, come quella della Weber Carburatori che proprio oggi realizza una grande manifestazione in Asti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Si tratta di una interrogazione presentata il 12 novembre 1990 ed era di allora la situazione di grave conflittualità che si era determinata attorno a questa azienda che, in circa vent'anni, da 3.200 persone si trova tutt'oggi ad averne 1.600 e, rispetto a questi, 230 sono, come ha detto l'Assessore, i licenziamenti richiesti, che, benché rientrati, non hanno garanzia di essere reintegrati nei posti di lavoro. Si tratta quindi di una situazione sociale pesante, come è stato confermato, per la contemporaneità di situazioni già citate quali quella della Weber. Credo occorra attivare una particolare attenzione su questa situazione sociale pesante.
In occasione di una manifestazione sindacale e di un picchettaggio davanti alla fabbrica, c'è stato uno sproposito, un pesante intervento delle forze dell'ordine e a questo è seguito, due giorni dopo, la morte per infarto di un dipendente. E' difficile associare i due fatti, ma certo che questo può essere segno di una pesante situazione sociale rispetto alla quale occorre il massimo di oculatezza da parte di tutti.
Ringrazio l'Assessore per la risposta. Rimane la necessità che le promesse siano mantenute, che quindi si prenda decisamente in mano la situazione sociale determinata dalla crisi occupazionale dell'Astigiano che è decisamente pesante.



PRESIDENTE

Al Consigliere Porcellana, in congedo, verrà consegnata risposta scritta per l'interrogazione n. 253.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 328 dei Consiglieri Marengo e Calligaro inerente la CIGS alla DEA S.p.A. di Moncalieri


PRESIDENTE

In merito all'interpellanza n. 328 i Consiglieri interpellanti non intendono illustrarla. Risponde pertanto l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Ho appena risposto ad una situazione che ha coinvolto un'azienda significativa dell'Astigiano, che richiede particolare attenzione in quell'area territoriale e in tante altre realtà. Si affaccia anche nella cintura torinese con una serie di preoccupanti segnali che arrivano da alcune aziende che si sono collocate negli anni passati come punto di riferimento sul piano della innovazione tecnologica e dei prodotti.
Sulla situazione della DEA devo rilevare che si sono realizzati un paio di incontri in sede regionale, l'ultimo dei quali in data 21 gennaio 1991.
L'Assessorato al lavoro, Servizi per l'industria e formazione professionale (ancorché non si sappia come affrontare questi problemi che sono in sintonia con le politiche industriali), ha coordinato tali incontri fra la DEA di Moncalieri, assistita dalla Intersind, e da FIN-CISL, FIOM-CGIL UILM-UIL, e l'Amministrazione comunale di Moncalieri.
Si è trattato di una riunione realizzata con una certa difficoltà per una situazione negativa e di conflittualità fra l'azienda e le OO.SS: è stato possibile realizzare tale riunione grazie alla disponibilità di tutti i soggetti a trovarsi attorno ad un tavolo. Si è raggiunta un'intesa sulla individuazione degli strumenti da usare per fronteggiare la crisi dell'azienda.
Devo esprimere un cauto giudizio positivo, nel senso che l'intesa è stata raggiunta grazie all'offerta del tavolo regionale come tavolo di mediazione, dopo che i tavoli individuali bilaterali non avevano sortito risultati positivi, quindi è un aspetto concreto quello di aver prodotto non solo un tavolo di trattativa, ma anche lo smussamento di alcuni elementi di conflittualità.
La crisi dell'azienda ha ragioni congiunturali dovute ai più generali andamenti non positivi della produzione industriale, trends che incominciano a ripercuotersi anche sul comparto dei beni strumentali, ma ha anche motivi di carattere organizzativo e strutturale interni all'azienda.
Negli ultimi anni infatti lo sviluppo impresso alla DEA è stato di tipo quantitativo sotto tutti i profili - lo dico anche ai socialisti che sabato hanno tenuto un interessante incontro sulla situazione della DEA nell'area del Moncalierese - occupazionali, dei volumi produttivi, delle stesse sedi produttive, ma senza un reale incremento dei margini operativi dell'azienda, anzi, l'avanzare della concorrenza ha messo in discussione la stessa posizione di leader del settore, che era indiscussa almeno fino a poco tempo fa.
In particolare si è evidenziato un fenomeno di calo della tensione innovativa dell'azienda, dovuto ad un processo di burocratizzazione del comparto della ricerca, e ad un esagerato adattamento del prodotto al singolo specifico cliente che ha portato l'azienda a modalità produttive sovente di tipo artigianale.
Il principale azionista, la Finmeccanica, dopo un momento di dubbio circa la continuità stessa dell'azienda, ha avviato un ricambio completo del gruppo dirigente affinché una direzione aziendale innovata fosse in grado di portare avanti quella radicale ristrutturazione che si rendeva necessaria.
Dopo l'intervento regionale, pur rimanendo una consistente eccedenza di personale, si è ottenuto che tutte le strutture aziendali produttivamente e tecnologicamente qualificate rimanessero all'interno dell'azienda, compreso il Settore sviluppo e ricerca, acquisendo di fatto la garanzia di continuità aziendale.
Sul piano della gestione sociale della crisi, si sono raggiunti importanti obiettivi quali: - richiesta di intervento di cassa integrazione per 250 dipendenti per due anni a far data dal 14 gennaio 1991 (il provvedimento non riguarderà le aree strategiche e tecnologicamente avanzate, compreso il collaudo elettronico) anticipo da parte dell'azienda del trattamento di CIGS secondo le normali cadenze retributive: rotazione della CIGS, anche se per un numero minimo (15 unità) di lavoratori, in modo da rendere compatibile il provvedimento con la radicale riorganizzazione aziendale possibilità del richiamo in azienda fino ad un massimo di 40 lavoratori in relazione all'eventuale andamento positivo dei volumi produttivi: sostituzione dei lavoratori che cesseranno il rapporto di lavoro, con il richiamo di un pari numero di lavoratori in CIGS, scalandolo dal numero complessivo delle eccedenze revisione entro un mese della lista dei lavoratori da collocare in CIGS, rispettando la proporzionalità delle RSA ricorso all'istituto del prepensionamento utilizzando tutti gli strumenti legislativi che lo consentono impegno dell'azienda a fornire opportunità di mobilità volontaria dei lavoratori delle aree della verniciatura, carpenteria, montaggio elettronico presso aziende esterne alle quali verranno affidate le relative commesse per circa 55/65 lavoratori accettazione da parte dell'azienda del principio dell'incentivazione alle dimissioni volontarie impegno della Regione, compatibilmente con le proprie competenze, a promuovere la ricollocazione dei lavoratori anche tramite lo strumento dell'Agenzia Regionale per l'Impiego (leggo oggi che anche sulla vertenza dell'IVECO i Sindacati chiedono giustamente un utilizzo dello strumento dell'Agenzia Regionale per l'Impiego) e a favorire ogni utile ipotesi di riconversione e riqualificazione professionale.
La Regione Piemonte ritiene che il piano di risanamento presentato dall'azienda abbia in sé i presupposti di un rilancio concernente sia la qualità ed il know-how tecnologico, sia i volumi produttivi. Indubbiamente nel settore della robotica di produzione e metrologica l'accentuarsi della competizione in campo europeo ed internazionale imporrà comunque più alti livelli di integrazione tra DEA ed ELSAG-SELENIA.
La Regione verificherà periodicamente, con la partecipazione dell'azienda e delle OO.SS., le tendenze del comparto, la realizzazione del piano di ristrutturazione ed il processo di smaltimento delle eccedenze.
L'azienda, circa quest'ultimo punto, si è detta disponibile nell'accordo raggiunto, qualora al termine del periodo di piano di due anni rimanessero poche decine di lavoratori non ricollocati, ad affrontare. in quel momento, il problema con la Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Voglio però esternare alcune preoccupazioni e sottolineare alcune questioni, che peraltro mi pare fossero già presenti nella risposta, partendo dal fatto che ovviamente non è questa la sede per entrare nel merito.
Il fatto che ci sia stato un accordo sindacale è sicuramente positivo.
Credo però che l'accordo sindacale, per i suoi contenuti, non sia sufficiente a garantire una prospettiva dell'azienda, che mi pare sia la vera questione sulla quale interrogarci. Siamo di fronte ad un'azienda che dal punto di visto tecnologico, è molto avanzata, sia rispetto al prodotto sia rispetto alla produzione; è però un'azienda che subisce fortemente la concorrenza Internazionale, in particolare quella giapponese, sul piano dei costi e della sua organizzazione aziendale. Il gruppo dirigente aziendale ha compiuto dei gravi errori, non solo non ha provveduto a riorganizzare l'azienda, ma ha portato la produzione a dei costi molto alti Impoverendola rispetto al mercato. Pertanto, su questa questione, non ci siamo. L'azienda ha posto i lavoratori in cassa integrazione con una decisione unilaterale già a dicembre aveva deciso che dal 14 gennaio 270 lavoratori sarebbero stati messi in cassa integrazione; successivamente, in seguito alle lotte dei lavoratori, c'è stato l'accordo che l'Assessore Cerchio ha ricordato.
Ora è necessario un tamponamento rispetto alla cassa integrazione e agli strumenti che sono stati definiti. Manca un piano di riorganizzazione aziendale che dia una prospettiva a questa azienda leader nel settore. E questa è la prima preoccupazione.
La seconda preoccupazione è che questa azienda si inserisce in una situazione già difficile. La settimana scorsa avevamo discusso della SEAT e dell'ILTE che rientrano in una situazione di difficoltà generale delle Partecipazioni statali nella nostra regione, nel senso che siamo di fronte se non ad un disimpegno calcolato, sicuramente ad un disimpegno oggettivo rispetto a processi di riorganizzazione che non vengono avanti.
Abbiamo parlato della Weber e della situazione dell'Astigiano. Sono d'accordo che si richieda la definizione di area di crisi, perché siamo di fronte al crollo dell'occupazione; anche la situazione nel Biellese, come quella generale dell'area torinese, non ci danno una rosea prospettiva e un roseo futuro. Pertanto chiedo, per l'ennesima volta, che si affrontino tali questioni con l'impegno in una seduta del Consiglio regionale da dedicare ai problemi dell'occupazione, secondo l'impegno assunto ad ottobre, sapendo che le situazioni si sono molto aggravate, anche a causa delle notizie che ci sono giunte dall'IVECO.
Dobbiamo dimostrare di saper svolgere un ruolo di governo, altrimenti è certo, non siamo chiamati dalle parti sociali ad intervenire quasi dimostrando che rinunciamo per primi a svolgerlo. Invito la Giunta a promuovere l'iniziativa in modo che sia possibile discutere in questa sede dei problemi di occupazione e di crisi della nostra Regione.


Argomento: Protezione civile

Interrogazione n. 331 del Consigliere Cucco inerente l'attuazione dell'ordinanza del Ministro della Protezione Civile relativa agli interventi a favore degli stranieri extracomunitari


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 331 presentata dal Consigliere Cucco.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore ai movimenti migratori

Utilizzo l'opportunità di rispondere a questa interrogazione per dire che la Giunta si farà carico di programmare una seduta consiliare sul problema dell'occupazione per dare risposta (tranne per la parte legislativa) ad una carenza che si è verificata in questi mesi.
L'interrogazione del collega Cucco pone tre quesiti in un momento di particolare vivacità e attenzione, anche da parte giornalistica. Leggevo ieri su un quotidiano del mattino che uno degli addebiti che vengono mossi alla Regione da parte di qualche forza politica sarebbe relativamente a ritardi sulle politiche di attenzione agli extracomunitari. Quindi mi fa piacere poter rispondere alla interrogazione che mira a conoscere se i programmi di primo intervento, riferiti ad una recentissima ordinanza del Ministero della Protezione Civile, sono stati approntati e se di tali programmi è stata informata l'Amministrazione comunale di Torino per creare, come dice giustamente il collega Consigliere, delle collaborazioni e delle sinergie. In questi giorni sembra emergere un atteggiamento quanto meno ingeneroso nei confronti di alcune Regioni e di alcuni enti locali che pure hanno operato per fornire risposte positive alla emergenza dei cittadini extracomunitari.
In risposta al primo quesito devo dire che in data 29/12/1990 l'ordinanza del Ministero della Protezione Civile è stata comunicata in arrivo telefonicamente, formalmente è arrivata il 6 febbraio in Regione 1'8 febbraio la Giunta regionale ha inviato al Ministero risposta allegando i piani operativi legati al discorso degli interventi. Come si sa l'ordinanza del Ministero della Protezione Civile prevede il riparto per le Regioni italiane di 17 miliardi. L'ordinanza prevede che la Regione risponda entro 20 giorni. L'8 febbraio abbiamo quindi risposto tempestivamente, indicando il piano di richieste che gli enti locali ci avevano nel frattempo presentato, mi riferisco ai Comuni di Canelli, di Alba, di Biella e ad alcune altre realtà di cui darò dettagliatamente riferimenti. Nella nota abbiamo anche richiamato il fatto che siamo ancora in attesa dei 1.650 milioni, ex legge Martelli. Allora a quel personaggio che in questi giorni su "Mondo economico" scrive che le Regioni sono inadempienti vorrei dire questo. La Regione Piemonte in data 19/11/1990 prima ancora che si determinasse il riparto, attraverso una deliberazione di Giunta, assumeva altrettanta deliberazione per impegnare i l .650 milioni per gli stranieri extracomunitari. Infine devo dire che l'Amministrazione regionale ha comunicato all'Amministrazione comunale di Torino, inviando copia di quanto abbiamo inviato al Ministero della Protezione Civile, tutte le indicazioni a cui facevano riferimento i Comuni e gli enti locali che avevano realizzato per i centri di prima accoglienza in modo tale che possa, in termini sinergici, provvedere di conseguenza.
Posso dare tutta la voluminosa documentazione che richiama gli interventi dell'8 febbraio, inviata alla Protezione Civile e anche la deliberazione del 19/11/1990 in tema di servizi e di centri di prima accoglienza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Ringrazio l'Assessore perla risposta tempestiva rispetto ai tempi normali di risposta della Giunta.
Le posso assicurare che non c'è nessuna sinergia in questo caso tra me e gli interventi dell'esponente del Partito socialista di questi giorni. Mi riservo di dare una valutazione più specifica sull'argomento. Avevo chiesto indicazioni concrete sugli interventi, quindi, se l'Assessore Cerchio sarà così cortese da farmi avere la documentazione specifica, sarò in grado di valutare gli interventi. Se non sbaglio, non ho sentito la Città di Torino fra gli enti che lei ha citato. Vorrei entrare nello specifico degli argomenti e delle iniziative previste. Per il resto la polemica è della Giunta con altri Partiti, non mi appartiene.



CERCHIO Giuseppe, Assessore ai movimenti migratori

In effetti la Città di Torino ha presentato un progetto di 1 miliardo e 300 milioni, Sono sessanta pagine perciò non l'ho illustrato per esteso. Le darò il tutto al più presto.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 334 del Consigliere Marino e interpellanza n. 309 del Consigliere Zacchera inerenti l'impianto di compostaggio della Piana del Toce


PRESIDENTE

L'Assessore Garino risponde congiuntamente all'interrogazione n. 334 presentata dal Consigliere Marino e all'interpellanza n. 309 presentata dal Consigliere Zacchera.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Rispondo congiuntamente all'interrogazione 334 del Consigliere Marino e all'interpellanza n. 309 presentata dal Consigliere Zacchera.
Fin dal 1988 l'Assessorato per l'ambiente della Regione ha rilevato l'esigenza di realizzare un impianto di compostaggio nel Verbano da parte dei Consorzi di depurazione delle acque dell'Alto Novarese e da parte dei floricoltori del Lago Maggiore.
Proprio per questa esigenza e per valutare in modo adeguato i rischi e i vantaggi dell'iniziativa, l'Assessorato in allora si era fatto carico di redigere uno studio di fattibilità che tenesse conto di tutti i fattori che incidono sulla soluzione e sulla gestione dell'impianto stesso.
L'ipotesi di sovradimensionamento dell'impianto del Consorzio di Belgirate non appare motivata; la produzione di compost "di qualità" per 12.000 t/anno può essere, come previsto dallo studio di fattibilità regionale, recepibile per 6.000 t/anno dalla floricoltura del Verbano e per 6,000 t/anno dalla floricoltura lombarda, piemontese e ligure.
L'aumento dei costi rispetto a quanto ipotizzato dallo studio di fattibilità è dovuto alla costruzione di infrastrutture inizialmente non considerate, nonché soprattutto al costo delle apparecchiature elettromeccaniche, su cui difficilmente è possibile intervenire.
Per quanto riguarda il progetto, già in sede di Conferenza regionale erano stati unanimemente espressi pareri favorevoli da parte delle istituzioni locali partecipanti alla Conferenza stessa, ribadendo la bontà del progetto dal punto di vista tecnico ed economico con alcuni adeguamenti prescrivibili in sede autorizzativa.
In effetti la tecnologia adottata è semplice, utilizzando "sistemi di compostaggio aperti" ma con adeguati controlli del processo e idonei sistemi di miscelazione e raffinazione del compost e deodorizzazione delle arie esauste. Alla luce della documentazione appaiono quindi valide le scelte progettuali del Consorzio ed autorizzative della Regione, e non si ritiene possibile né sarebbe corretto, da parte dell'Assessorato all'ambiente, influire sulle procedure di appalto che sono proprie del Consorzio.
Non risponde invece al vero che la Regione intenda assumersi parte dei costi di gestione dell'impianto in oggetto; ciò non sarebbe d'altra parte possibile, considerata la mancanza di fondi, si osserva a questo proposito come già gli 8 miliardi necessari per la realizzazione dell'opera (di cui 6 miliardi 450 milioni a base d'asta) erano stati finanziati con fondi statali, ai sensi dell'art. 3 bis, legge n. 441/87, e non con fondi della Regione.
L'Assessorato ha intenzione però, come sta avvenendo per gli impianti di riciclaggio di Cuneo e di Novara, di assistere tecnicamente il Consorzio nei primi tempi di avviamento dell'impianto. Mediante una convenzione tra Regione e Consorzio, tramite l'IPLA e l'Università di Torino, facoltà di Agraria, la Regione intende fornire un'assistenza tecnica sia per la gestione del processo che per la "certificazione di qualità" del compost che per l'uso agricolo (ferme restando però le competenze gestionali che appartengono al Consorzio).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Voglio fare alcune osservazioni.
La prima è di fondo e riguarda la caratteristica di questo impianto, nel senso che non è chiaro se questo impianto serve a smaltire alcuni tipi di rifiuti o se è un impianto produttivo del compost di qualità. La questione dei costi non è irrilevante rispetto a questo aspetto, faccio notare che una valutazione di costi che da 2 miliardi, nel giro di sei mesi, diventa di 8 miliardi, al di là delle osservazioni dell'Assessore, desta perplessità.
La perplessità maggiore però riguarda il tipo di impianto. L'Assessore dà una valutazione per cui le 12.000 t/anno di compost di qualità verrebbero utilizzate. Risulta a me e alle associazioni ambientaliste, che hanno indirettamente richiesto spiegazioni su questa questione attraverso i Consiglieri, che al momento non c'è alcuna reale garanzia che ci siano degli agricoltori o dei floricoltori veramente interessati a utilizzare un materiale di quel tipo. Non è un problema da poco, perché nella valutazione che è stata fatta sulla gestione di quell'impianto è stata inserita un'entrata che viene dalla vendita della grande quantità di compost prodotto (alcune decine di lire per ogni chilo di compost). La possibilità realistica è che questo compost non venga utilizzato da agricoltori e floricoltori, o che non venga pagato, di certo, alle cifre indicate prima che in qualche modo giustificherebbero economicamente l'insieme dell'operazione.
Un'altra osservazione riguarda la gestione della fase di progetto. Sin dal 1988, al di là delle gare di appalto, si dava il nome della ditta a cui sarebbe stata affidata la gestione dell'impianto, cioè l'UNIECO. In effetti, al di là di alcuni problemi tecnici che si sono presentati nel momento dell'apertura delle buste, sembrerebbe che, a distanza di tre anni sia confermato che l'UNIECO è la ditta a cui verrà affidata la gestione di quell'impianto. Personalmente ritengo positivo che la Regione non abbia ulteriori oneri in una iniziativa come questa che sul piano economico non si presenta una grande operazione economica; il rischio reale è che si spendono 8 miliardi, si faccia un impianto che produce del compost che nessuno poi utilizzerà.
Inoltre c'è un problema di tipo ambientale. Non voglio assolutamente ignorare l'importanza di esperienze di questo tipo, nel senso che produrre del compost di qualità garantita è di grande rilevanza. Mi pare di aver capito che comunque la Regione, attraverso l'IPLA e l'Università, seguirà tecnicamente l'evoluzione del progetto. Credo che sia comunque interessante capire, dato che questo è un caso rilevante nella Regione Piemonte, se impianti di questo tipo hanno realmente uno sbocco. Al momento mi sembra che le cose non siano così chiare, come l'Assessore esprime nella sua risposta.



PRESIDENTE

Al Consigliere Zacchera, in congedo; verrà consegnata risposta scritta per l'interpellanza n, 309.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 349 dei Consiglieri Zanoletti, Peano e Dardanello inerente la discarica di Cairo Montenotte


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n, 349 presentata dai Consiglieri Zanoletti, Peano e Dardanello.
Risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Mi scuso se l'interrogazione non è nell'elenco dell'o.d.g., ma considerata l'urgenza e dal momento che c'è stata una azione del Presidente della Giunta e del sottoscritto, intendo rispondere immediatamente. La decisione di localizzare la discarica a Cairo Montenotte ci ha colti in parte di sorpresa. La Giunta regionale ligure poteva indubbiamente parlare di iniziative di questo genere. Leggo ai Consiglieri interroganti la lettera che, a firma del Presidente Brizio e del sottoscritto, è stata inviata in data 14 febbraio al Presidente della Regione Liguria, dott.
Giacomo Gualco: "La Giunta regionale del Piemonte, ha avuto recentemente notizia della decisione assunta dai 19 sindaci di Comuni facenti parte della Comunità montana Alta Valle Bormida ligure di installare una discarica per rifiuti solidi urbani ed assimilabili in località Rio Traverse del Comune di Cairo Montenotte, presso le sorgenti del torrente Uzzone. Essendo tale localizzazione a ridosso della provincia di Cuneo, riteniamo opportuno esprimere la nostra completa opposizione al progetto. Pertanto invitiamo la Giunta regionale della Regione Liguria a prendere in considerazione le legittime preoccupazioni delle popolazioni dell'intera Valle Uzzone.
L'opposizione a tale localizzazione della discaricasi basa su due precisi e distinti insiemi di motivazioni: innanzitutto il sito prescelto risulta del tutto inidoneo, essendo ubicato alla testata di una Valle e, in considerazione della situazione geologica della zona, i percolati della discarica provocherebbero certamente infiltrazioni nel Torrente Uzzone, da cui attingono acqua potabile 5 Comuni Cuneesi e numerosi altri della Langa astigiana. Per di più, l'incontaminata zona adiacente al torrente potrebbe essere destinata a parco naturale.
In secondo luogo, più in generale, si ritiene scorretta l'abitudine invalsa da parte della Regione Liguria di localizzare le proprie discariche in zone confinanti con la provincia di Cuneo, non tenendo in ciò conto delle influenze negative di cui sono fatti oggetto i versanti cuneesi, in particolare sotto il profilo ambientale, e con gravi rischi igienico sanitari della popolazione ivi residente".
Vorrei ringraziare i Consiglieri interroganti per aver evidenziato questo problema e per una azione che deve trovarci comunemente uniti contro iniziative simili della Regione Liguria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso

Ringrazio l'Assessore per la risposta e mi dichiaro soddisfatto. In effetti dobbiamo lavorare per fare le discariche, ma a una condizione molto precisa, che siano fatte bene. Nella fattispecie sembra tutto il contrario.
I motivi dell'opposizione sono quelli generali ricordati dall'Assessore.
Invito l'Assessore e la Giunta a seguire i rapporti con la Regione Liguria che sono difficili e inaccettabili. Sappiamo che essi derivano dal discorso di fondo dell'ACNA e che si ripercuotano a diversi livelli. Non possiamo accettare che la Regione Liguria faccia quello che crede, senza tenere conto dei nostri problemi e della nostra situazione, forzando in vari modi la legge come avviene chiaramente nel caso dell'ACNA. L'attenzione con cui la Giunta regionale del Piemonte segue il discorso della discarica di Cairo Montenotte mi fa piacere e colgo l'occasione per invitare la Giunta a seguire sempre con grande attenzione e con grande determinazione il discorso Re-Sol. Credo vi siano novità sulle quali la Giunta debba prendere precise determinazioni.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interpellanza n. 7 dei Consiglieri Monticelli, Buzio, Chiezzi, Coppo Grosso e Marengo inerente la Sitaf


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 7 presentata dai Consiglieri Monticelli, Buzio, Chiezzi, Coppo, Grosso e Marengo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli per illustrare l'interpellanza. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Sarò brevissimo, anche perché sono costretto a dichiararmi insoddisfatto ancora prima di sentire la risposta del Presidente della Giunta. Ovviamente motiverò meglio questa insoddisfazione.
Le ragioni di questo fatto un po' paradossale consistono in questo semplice elemento: questa interpellanza è stata presentata nella legislatura in corso con il titolo "Interpellanza urgente", precisamente il 26 giugno dell'anno scorso e solo oggi riusciamo ad avere risposta. Questo semplice fatto motiva a priori uno stato di insoddisfazione; a questo punto rinuncio a proseguire la illustrazione. Credo che il Presidente della Giunta nella sua risposta chiarirà i termini della questione, mi limito però, a dire che nel corso di sette mesi, forse, ci sarebbe stato il tempo non solo per rispondere sulla questione della Stef, ma per proporre da parte della Giunta una valutazione al Consiglio sull'insieme delle società partecipate della Regione e degli enti strumentali.
Questa questione è stata sollevata in sede di I Commissione. La Giunta ha promesso di affrontare l'argomento, vorrei ribadire l'urgenza. Secondo quanto stabilisce lo Statuto, compete al Consiglio assumere decisioni fondamentali sulle partecipazioni regionali e noi, a sette mesi dall'avvio della nuova legislatura, siamo assolutamente privi di qualsiasi elemento perlomeno di informazione, su come la Giunta intende affrontare questi argomenti.
Il caso della Stef è il più clamoroso, è talmente clamoroso e talmente vecchio che non fa più nemmeno notizia, vorremmo, però, che arrivasse il momento in cui il Consiglio fosse messo in grado di affrontare, valutare e discutere questi argomenti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La questione Stef è maturata in un momento particolare e le assemblee non si possono rinviare quando cadono in momenti che sono a cavallo fra due legislature.
L'interpellanza n. 7 è del 26 giugno 1990, la Giunta si è insediata il 25 luglio 1990; l'assemblea determinante ai fini dell'assestamento è del 5 giugno 1990.
Per quello che riguarda il problema più generale della politica delle partecipazioni negli enti strumentali, come ho detto in I Commissione stiamo predisponendo un documento in proposito; appena sarà pronto ci porremo a disposizione per riferire. Peraltro non sono mancati i rapporti tra la Giunta e il Consiglio in merito alle scadenze che si sono andate ad evidenziare. Per esempio, per la Promark abbiamo consultato tre volte i Capigruppo e la Giunta ha assunto delle determinazioni tenendo conto fondatamente delle opinioni dei Capigruppo. Non sfugge a nessuno che la Giunta aveva una linea più rigida e che poi si è adeguata alla linea che è emersa dal Consiglio. Lo stesso avverrà in ogni occasione perché la Giunta si rende conto che questa competenza è del Consiglio e non ha alcuna ragione per non sentirlo approfonditamente.
L'orientamento assunto dalla Giunta regionale nei confronti delle vicende relative all'assetto azionario della Stef S.p.A. - in direzione di un sostanziale disimpegno della Regione in questa partecipazione azionaria consegue ad una serie di valutazioni.
Viene in considerazione, in primo luogo, la progressiva riduzione delle prospettive per la Regione di affidare incarichi alla società nell'ambito dei fini istituzionali della stessa che, come noto, sono riconducibili ad un'attività di progettazione che, a medio termine, non risulta utilizzabile da parte dell'Amministrazione.
Di tale condizione - e di quella di segno analogo che deriva dalla sostanziale ultimazione dei progetti curati dalla Sitaf S.p.A azionista insieme alla Regione nella società di cui trattasi - ha pesantemente risentito il bilancio della società che presenta un costante andamento negativo e ha condotto una serie di riduzioni e conseguenti aumenti del capitale sociale per far fronte a tali perdite.
Al termine della scorsa legislatura, una società di revisione incaricata dalla Giunta di una valutazione dell'efficienza degli enti strumentali della Regione e delle società a partecipazione regionale, aveva evidenziato le scarse prospettive della Stef nel suo assetto presente atteso tale andamento sostanzialmente non reversibile.
Di qui la prima delle determinazioni assunte in materia con l'esplicita rinuncia all'esercizio del diritto di opzione in ordine all'aumento di capitale deliberato dall'assemblea straordinaria del 31 ottobre 1989.
Nel corso dell'assemblea del 5 giugno, assemblea a cui la Regione era presente, sono state evidenziate dal rappresentante della Sitaf le conseguenze della mancata collocazione delle nuove azioni emesse in esecuzione del precedente aumento di capitale, pur in presenza di offerte d'acquisto da parte di nuovi aspiranti soci.
In dipendenza di quanto sopra, ed in relazione al fatto che di tali vicende la Giunta era a conoscenza anche prima dello svolgimento dell'assemblea, si è ritenuto opportuno accedere alla proposta Sitaf di costituire un Consiglio di amministrazione numericamente ridotto al minimo previsto dallo Statuto sociale (5 membri) e composto da parte dei membri del Consiglio di amministrazione in carica, nonché da funzionari Sitaf conferendo a tale Consiglio di amministrazione l'esplicito mandato di collocare sul mercato le nuove azioni emesse, al fine di consentire la ricapitalizzazione della società, ma anche nell'intento di assicurare a questa quegli ambiti operativi, che né la Regione né la Sitaf sono più in grado di garantire. In concreto, tale risultato è stato conseguito con la mancata partecipazione alle determinazioni concernenti la nomina del Consiglio di amministrazione da parte del rappresentante regionale intervenuto all'assemblea.
Nei tempi tecnici strettamente necessari all'espletamento dell'operazione le nuove azioni sono state collocate e si è realizzato un nuovo assetto societario nei termini seguenti: 51% Profin s.r.l.
21% Regione Piemonte 14% Sitaf 14% Ativa.
Voglio aggiungere che nell'assemblea della società tenutasi il 22 novembre u.s. si è dovuto prendere atto di ulteriori perdite da parte della società, che hanno portato ad un abbattimento del capitale sociale, appena sottoscritto, da 1 miliardo e 500 milioni a 550 milioni.
Si deve, peraltro, ritenere che i nuovi azionisti - che sopportano oneri non indifferenti per l'acquisto delle azioni e per la copertura delle perdite - siano interessati ad un adeguato utilizzo della struttura tecnica della Stef. D'altra parte, le vicende della società saranno seguite dalla rappresentanza regionale che, seppure ridotta, viene ancora assicurata all'interno del Consiglio di amministrazione.
Riconosco che la decisione non è stata presa con il supporto del Consiglio - e questo mi dispiace - ma è avvenuta in un momento in cui il Consiglio era vacante. Debbo dire che va nel senso di quella razionalizzazione che avevamo scritto nel programma, dopo un esame anche impietoso degli enti strumentali. Poi vediamo che, quando si va nel vivo nasce la legittima aspirazione di cercare di salvare e di utilizzare le risorse che abbiamo; le vicende recenti del caso Promark vanno in questo senso. Alla Stef però la situazione era di gravi difficoltà. E' una società di progettazione, di pura mano pubblica, che ha dimostrato negli anni in cui ha vissuto l'impossibilità di operare economicamente e noi avremmo continuato ad avere perdite, come ha dimostrato il risultato dell'assemblea del 22 novembre. In fondo, siamo andati a ridimensionare la nostra partecipazione attraverso una via, che non è quella che avremmo voluto attraverso la consultazione, era pero una via peraltro necessaria perch non vi erano i fondi in bilancio per poter operare una ricapitalizzazione e non si è ravvisata l'opportunità di farla, in un momento in cui c'era la possibilità di collocare le nuove azioni con sottoscrizione di persone interessate aventi la professionalità adeguata e che ora si stanno attivando energicamente per cercare del lavoro e che hanno attuato una ristrutturazione della struttura aziendale difficile, come sappiamo, in un ente a maggioranza pubblica. Vediamo nella stessa Promark quante difficoltà abbiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, sarò altrettanto breve. E' chiaro che confermo la insoddisfazione per la risposta della Giunta ed a questo punto la confermo per una ragione di merito, che non attiene tanto al modo come si è giunti a questo epilogo. Ha ragione il Presidente Brizio. La questione si è in qualche modo decisa nella fase di interregno fra la vecchia e la nuova legislatura, fra la vecchia e la nuova Giunta. Ciò non toglie che si pongano dei problemi anche a questo proposito, che riguardano l'affidabilità dell'istituzione regionale nel suo complesso, perché il fatto che esistano periodi di interregno non può giustificare il venir meno di un minimo di legittimità e di trasparenza dei comportamenti.
La questione della Stef era stata lungamente dibattuta nella scorsa legislatura. più volte il Consiglio era intervenuto, erano intervenute le Commissioni, c'erano stati confronti anche in sede di Commissione nomine e di Conferenza di Capigruppo. Tutto ciò non fa capire come mai nell'intervallo fra una legislatura e l'altra, sia potuto avvenire che la Regione, che aveva il 70% del capitale azionario della Stef, si sia ritrovata a detenere - se ho capito - il 30-31 % e si avvicini probabilmente a scendere ancora al di sotto di questa quota.
La seconda ragione di insoddisfazione, ancora più grave, è che il Presidente Brizio nella sua risposta non ha cercato nemmeno lontanamente di porsi un interrogativo e di accennare una risposta. L'interrogativo lo formulo io: che cosa ci sta a fare la Regione nella Stef di adesso detenendo una quota di minoranza in società che è a maggioranza privata? Perché la Regione continua ad impegnare i propri capitali nella Stef di adesso? Non voglio porre altre domande sul come mai è venuta fuori una certa ditta, su come mai il meccanismo è stato tale per cui la Regione non ha potuto nemmeno avere un ruolo nella decisione su quale poteva essere il successore della Regione stessa nella detenzione del capitale di maggioranza. La Regione ha rinunciato a qualsiasi ruolo, formalmente almeno. Non pongo però questi interrogativi.



PRESIDENTE

A norma di Regolamento il Presidente non potrebbe rispondere. Se per intende farlo ha la parola per una breve risposta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La Regione non ha potuto uscire integralmente. Essendo una società per azioni e avendo rinunciato ai diritti di opzione, non poteva uscire integralmente. Trarrà le sue valutazioni a seconda dell'andamento della società. E' chiaro che le motivazioni che c'erano per restare in maggioranza non ci sono oggi. Quando presenteremo la relazione sugli enti strumentali, diremo anche più precisamente cosa pensiamo di fare in proposito. Debbo dire che il meccanismo non ci ha consentito una cessione completa della società, rimaniamo con la Sitaf, altro ente pubblico vedremo insieme quale linea portare avanti. La Commissione sarà certamente informata sui futuri sviluppi della situazione.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Dameri, Leo, Maccari Marchini, Porcellana, Riba, Vetrino e Zacchera.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

c) Composizione Commissione di vigilanza per la biblioteca


PRESIDENTE

Comunico che sono pervenuti i nominativi dei Consiglieri regionali designati a far parte della Commissione di vigilanza per la biblioteca prevista dall'art. 20 del Regolamento interno del Consiglio regionale nelle persone dei Consiglieri Peano, Riba e Rossa.


Argomento: Gruppi consiliari

Comunicazione del Consigliere Chiezzi in ordine alla non adesione al Gruppo PCI-PDS


PRESIDENTE

Nel corso della precedente seduta abbiamo ascoltato le dichiarazioni del Capogruppo Monticelli in ordine alla costituzione del Gruppo PCI-PDS.
In quella circostanza sono intervenuti inoltre i Consiglieri Bosio e Calligaro e si era riservato di fare ulteriori comunicazioni il Consigliere Chiezzi che ha pertanto facoltà di intervenire.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi, il 3 febbraio 1991 il PCI è stato sciolto ed è nato il nuovo Partito PDS. Non ho condiviso tale decisione e le motivazioni politiche che sono state portate a sostegno di quella decisione. Cancellare la presenza del PCI dalla storia politica d'Italia è a mio avviso, un grave errore sia politico che culturale. La rinuncia all'identità e a proseguire la storia del Partito comunista è stata una scelta insieme miope e velleitaria. Miope perché, rimuovendo la propria identità, penso non si faccia molta strada nella storia e nelle coscienze; velleitaria perché ha richiesto, nel momento in cui si è rinunciato alla propria identità, che altre forze politiche facessero altrettanto, si rimettessero in discussione - è stato detto - e si è richiesto che le forze di sinistra cosiddette "sommerse" confluissero in un unico nuovo Partito, cosa che poi non è accaduta.
Velleitaria perché propone un Partito che dovrebbe assorbire il meglio della tradizione comunista, della tradizione socialdemocratica, della tradizione liberal-democratica e della tradizione cattolico-sociale. Mi sembra un po' troppo. Mi pare inoltre una concezione totalizzante di un Partito che tende a rappresentare gli aspetti e gli interessi più vari di una società; un Partito che tende a farsi società, un Partito senza limiti proprio mentre, a parole, si afferma la necessità di un limite dei Partiti.
Penso invece ad una sinistra che sia articolata nelle identità di ciascuno, ma unita sui programmi.
La decisione presa a tavolino e senza un esito positivo della cosiddetta fase costituente ha eliminato dalla storia d'Italia la più combattiva forza di opposizione: il Partito Comunista Italiano, forza che è stata capace, qui in Italia, di essere protagonista di rilievo nelle grandi lotte che hanno fatto avanzare l'Italia verso obiettivi, certo ancora limitati, di maggiore giustizia sociale e di reale democrazia. Togliere di mezzo il PCI rappresenta una svolta moderata nella dialettica politica italiana, lo si voglia o meno. D'altro canto, il carattere, la fisionomia le scelte politiche di fondo del PDS sono ad oggi incerte e per certi versi assolutamente discutibili: rigide divisioni in correnti, leaderismo, scarsa dialettica tra corpo del Partito e i grandi segnali politici incomprensibili decisioni negli assetti di potere interni, grandi elongazioni nelle scelte politiche.
Per questi motivi ho contrastato lo scioglimento del Partito comunista e per questi motivi non aderisco al PDS. Ritengo non solo necessario, ma possibile ricostruire un soggetto politico portatore di un mutamento della struttura attuale della società italiana e dei rapporti internazionali sulla base degli ideali che i comunisti italiani hanno saputo trasformare in grandi lotte che hanno fatto progredire l'Italia.
Il PCI è stato sciolto, restano in ogni caso i comunisti italiani, e sono tanti, e si propongono una rifondazione di una forza comunista in Italia. Ci sono i comunisti, alcuni dei quali autodefinitisi "testardi" come il compagno Ingrao, che ritengono possibile una rifondazione comunista lavorando all'interno del nuovo Partito PDS. Auguro sinceramente, senza alcuna ironia, un buon lavoro a questi compagni.
Ci sono poi i comunisti che ritengono invece possibile la rifondazione comunista lavorando con libertà ed autonomia al di fuori del PDS. A mio parere, non è scritto quale sia la strada giusta, così come a mio parere nessun esito è oggi scontato; certo, nessuno deve coltivare la certezza che sia possibile per il Partito comunista assumere l'obiettivo che venne declamato il giorno della caduta del campanile di Piazza S, Marco: ricostruirlo subito com'era e dov'era. Il PCI è sciolto, non c'è più e la ricostruzione di una forza politica comunista è un fatto del tutto nuovo in Italia, che richiede perciò una ricchezza di elaborazione politica e culturale quale da tempo non aveva più espresso neppure il PCI. E' di qui la sua crisi e non dal nome.
Occorre ricostruire una cultura politica e programmatica capace di criticare e superare gli attuali rapporti di produzione e di potere, sia nella struttura che nella sovrastruttura della società, e di collegarli a concreti obiettivi e lotte sociali.
La critica ai rapporti di produzione, analizzati ai suoi tempi da Marx non può cessare, ma deve semmai oggi arricchirsi ed è un lavoro tutto da fare. Ad una aggiornata analisi dei rapporti tra capitale e lavoro dipendente, che è lavoro operaio, ma è anche lavoro impiegatizio, è lavoro tecnico-professionale, vanno affiancate analisi dei rapporti tra il capitale finanziario e i cittadini, il problema della concentrazione dei poteri nei settori chiave dell'informazione, e vanno affiancate le analisi del rapporto e della contraddizione tra capitale, lavoro e natura e possibilità di riproduzione della natura, l'irrisolto problema dell'ambiente, dei limiti dello sviluppo, che a mio avviso è un nodo gordiano nel modo di produzione capitalistico. E' un lavoro di grande impegno, per il quale la mobilitazione delle energie deve essere imponente e fuori dagli schemi tradizionali.
Ritengo per questo più opportuno lavorare in piena autonomia alla rifondazione comunista, fuori dal PDS, sviluppando, a misura delle capacità possibili, un colloquio e una relazione con le forze politiche di sinistra e soprattutto con le compagne e i compagni che pensano di condurre la loro battaglia politica nel PDS. Per la rifondazione comunista occorrono i "cento fiori", occorre una pluralità di libere iniziative e di inventiva legate alle realtà del lavoro e del territorio che sviluppino sin d'ora analisi e punti di vista organizzativi che facciano crescere sostanza politica e programmatica, che è la condizione per la rifondazione comunista.
Con questo punto di vista partecipo alla formazione dei Centri di iniziativa comunista che tra pochi giorni saranno presentati come contributo al processo di rifondazione comunista.
Per quanto riguarda la mia presenza in Consiglio regionale ritengo, per coerenza e correttezza verso tutti, opportuno agire in ogni caso in piena autonomia politica ed organizzativa. E avanzo a questo proposito il seguente punto di vista. Con lettera in data 11 giugno 1990, in seguito ai risultati delle elezioni regionali, ho formato, insieme alle altre Consigliere e Consiglieri eletti nella lista del PCI, il "Gruppo PCI" gruppo comunista sulla carta intestata. Nella riunione del Gruppo PCI tenutasi l'11/2/1991 è stata messa in votazione, su richiesta del Consiglio nazionale del PDS, la proposta di cambiare la denominazione del Gruppo.
Si tratta a mio avviso di un nuovo Gruppo al quale non ho intenzione di aderire; si tratta di un nuovo Gruppo perché il Gruppo PCI-PDS ha una nuova caratterizzazione formale (la denominazione PCI-PDS) ed un nuovo riferimento politico, il PDS, partito che non si è ancora sottoposto alla verifica elettorale.
Ritengo che la decisione di formare un nuovo Gruppo, attraverso il cambiamento sia della denominazione che del riferimento politico, sia un atto volontario e cogente soltanto per i Consiglieri che l'approvano e che ogni Consigliere conservi il diritto, derivante dall'esito elettorale, di continuare ad aderire al Gruppo formatosi in seguito alle elezioni regionali, rappresentando, nel mio caso, gli elettori che hanno votato Partito Comunista Italiano nel 1990 e che non si riconoscono nel neonato PDS.
Confermo pertanto, secondo questo punto di vista, la mia adesione al Gruppo PCI, come indicato nella lettera, in data 11 giugno 1990, al Presidente del Consiglio regionale, lettera che non intendo revocare.
Pertanto non aderisco al nuovo Gruppo PCI-PDS.
Preciso ancora che questa mia collocazione rappresenta una articolazione dell'impegno comune che i compagni Bosio e Calligaro svolgeranno nel Gruppo PCI-PDS.



PRESIDENTE

Abbiamo ascoltato con profonda attenzione e considerazione le riflessioni molto sentite e molto accorate che il Consigliere Chiezzi ha portato in ordine al processo di trasformazione del Partito comunista avvenuto nel nostro Paese e che ha portato alla nascita del PDS. Abbiamo altresì ascoltato con attenzione politica, ma anche con un riflesso di carattere giuridico-istituzionale le riflessioni inerenti l'appartenenza oggi del Consigliere Chiezzi al Consiglio regionale, quindi a un Gruppo del Consiglio regionale. Non sfuggirà la delicatezza delle questioni poste, sia sotto il profilo giuridico sia sotto il profilo istituzionale. Ci consenta una riflessione in modo da dare una risposta non soltanto personale, ma anche di tipo istituzionale all'intero Consiglio regionale.
La ringrazio di questa sua disponibilità. Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Non voglio intervenire in alcun modo in replica all'intervento del compagno Chiezzi, mi limito ad esprimere il rammarico. anche personale, per questa scelta che mi sarei augurato di non dover ascoltare questa mattina.
Sulle altre questioni mi rimetto alle decisioni dell'Ufficio di Presidenza.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Rapporti tra Giunta e Consiglio regionale


PRESIDENTE

Chiede ancora di intervenire il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Desidero intervenire su un'altra questione per porre un problema al Presidente della Giunta. Nei mesi scorsi, in più sedi e in più occasioni, è emerso con grande forza il nodo dei rapporti tra Giunta e Consiglio.
Rammento che di questo si parlò essenzialmente in occasione della discussione sul bilancio, presentato dalla Giunta a fine anno, discussione che giunse alla determinazione della Giunta di presentare una proposta di esercizio provvisorio. Rammento, in particolare, una questione che allora definii, in sede di dibattito, una ferita aperta.
La questione era relativa a una deliberazione che la Giunta aveva assunto, non con i poteri del Consiglio, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, per l'approvazione del programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali. Quando si ebbe nozione dell'approvazione di quella delibera, fu eccepito in sede di Capigruppo personalmente dal sottoscritto ma altri colleghi aderirono a queste forti perplessità, che non poteva essere argomento risolto con una deliberazione della Giunta, ma che toccava la competenza del Consiglio. In quella sede di Conferenza dei Capigruppo il Presidente del Consiglio Spagnuolo, interpretando correttamente un giudizio largamente presente fra i Capigruppo, indifferentemente dalla collocazione politica di maggioranza o di minoranza, si impegnò a trasmettere quelle preoccupazioni al Presidente della Giunta, cosa che fece con lettera. Contemporaneamente, il mio Gruppo fece sulla questione un esposto al Commissario di Governo.
Sono passati alcuni mesi e quella ferita è rimasta, fino a pochi giorni fa, aperta. Attorno a quel discorso si era avviata una ricerca sul problema dei rapporti tra Giunta e Consiglio. C'era stato - chiamiamolo così - un impegno, una promessa, di ritornare a parlarne in questa sede, o in sede di Capigruppo, in vari momenti.
Poi, il 4 febbraio scorso, la Giunta, in risposta alle osservazioni del Commissario di Governo a quella deliberazione, dopo l'esposto, e per il fatto che il Commissario di Governo aveva chiesto che le controdeduzioni alle sue osservazioni fossero rese con deliberazione, ha adottato un provvedimento con il quale risponde alle questioni emerse dall'esposto all'atto del Commissario di Governo, e nel dispositivo si cita anche la lettera del Presidente del Consiglio; quella delibera è stata inviata per il visto del Commissario di Governo.
Mi risulta che questo è stato reso noto al Presidente del Consiglio con lettera del 13 febbraio, nove giorni dopo all'immediata vigilia del giorno in cui il Commissario di Governo ha posto il visto alla deliberazione. Non c'è stata da parte della Giunta nessuna informazione in sede di Capigruppo, perlomeno, sul fatto che la Giunta era arrivata a quel tipo di determinazione su un argomento lungamente discusso contestato e che era stato oggetto di dibattito in Consiglio e in sede di Capigruppo, e oggetto di una lettera del Presidente del Consiglio regionale che esprimeva un punto di vista critico sul metodo seguito dalla Giunta.
Come è possibile che, oggi, il Presidente della Giunta non faccia al Consiglio una comunicazione su questo argomento? Invito, quindi, il Presidente della Giunta a rendere una comunicazione al Consiglio su questo argomento, a motivare questa scelta politicamente. Mi si consenta di dire che questo è davvero l'ennesimo episodio di quell'atteggiamento sprezzante nei confronti dell'assemblea e dell'opposizione, di cui ha parlato, in un'intervista apparsa ieri su un giornale torinese, il Segretario regionale del PSI. La misura è talmente colma che perfino il Segretario regionale di uno dei partiti della maggioranza è stato costretto a porre questioni che noi poniamo da mesi.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Presidente della Giunta informo il Consiglio in ordine a questo punto. Ho ricevuto la lettera di risposta della Giunta datata 13/2/91 alla mia lettera datata 30 novembre 1990 e ad una lettera del Presidente della II Commissione, datata 6/12/1990, sul tema che ha richiamato il Consigliere Monticelli. Di questa lettera ho dato ieri comunicazione all'Ufficio di Presidenza che avevo informato sulle risultanze della riunione dei Capigruppo da cui era scaturita questa richiesta alla Giunta; mi riservavo, domani nella Conferenza dei Capigruppo, di affrontare questo argomento, in quanto la questione era stata sollevata originariamente in quella sede.
Personalmente ho condiviso il parere dei Gruppi che avevano in allora sollevato il problema, e mi scuso di non essere riuscita a convincere la Giunta, e per essa il Presidente, ad assumere una deliberazione della Giunta con i poteri del Consiglio senza perdere le scadenze e i tempi.
Abbiamo avuto numerose discussioni o accenni, quanto meno, in propositivo; evidentemente c'è stato questo tipo di valutazione. La lettera che ho ricevuto peraltro prevede una disponibilità ad un confronto futuro con l'Ufficio di Presidenza su questi temi. Auspico che questa disponibilità avvenga sempre quando ci sono problemi di questa portata e possibilmente avvenga in via preventiva.
Ha ora la parola il Presidente della Giunta regionale.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Rispondo con tutta serenità all'obiezione e alle richieste di chiarimento del Consigliere Monticelli. Il fatto corrisponde in gran parte a quanto è avvenuto.
Aggiungerei due cose. Quando a dicembre, in occasione della discussione sul bilancio, posi con chiarezza il problema dissi che l'aspetto ha due facce: una procedurale e una politica. Su quella procedurale anticipai che la Giunta non può rinunciare ad un esame approfondito per valutare se quel provvedimento rientri o meno nelle proprie competenze, così come la Giunta ha ritenuto al momento in cui l'ha assunto. Se la questione è politica, per la parte che è politica, c'è la totale disponibilità ad entrare nel merito come e quando lo si voglia.
Questa è la linea che anticipai a dicembre. Dopo la vacanza estiva parlai con il collega Monticelli, in uno di quegli incontri che spesso avvengono al margine delle riunioni, al margine di una riunione di Commissione o dei Capigruppo, e gli dissi: "A nostro orientamento sarà di verificare a fondo la legittimità della nostra posizione, dopodich riprendremo il provvedimento o faremo le nostre controdeduzioni com'è nostro dovere fare".
Il problema delle competenze non è un problema banale. La Cassa Depositi e Prestiti sta respingendo delle deliberazioni assunte dai Consigli comunali perché erano di competenza delle Giunte. Il discorso delle competenze non è un discorso della formale assunzione dell'atto deliberativo. L'organo superiore non sempre sana la deliberazione assunta da un organo diverso dall'organo esecutivo. Quindi la deliberazione l'abbiamo esaminata sotto questo punto di vista e, dopo averla esaminata abbiamo fatto le nostre controdeduzioni. Con unanime valutazione ne ha discusso tutta la Giunta, in piena serenità, con unanime valutazione abbiamo assunto la deliberazione il 4 febbraio l'abbiamo trasmessa l'8 febbraio al Consiglio. Poi è seguita la lettera per un aspetto formale. Non l'avevo firmata subito, anche per soppesarla in tutte le composizioni e perché la lettera avesse quel significato di apertura al confronto con il Consiglio, apertura che non vi sfugge. La lettera è molto chiara perché dice: "Siamo pronti a confrontarci in tutte le sedi, in aula, in Commissione, per illustrare il merito delle decisioni assunte con la deliberazione".
Sul discorso di competenza, noi abbiamo difeso la competenza del nostro organo e ritengo sia un dovere. Nel merito abbiamo la disponibilità ad ogni tipo di confronto. L'ho detto e lo ripeto.
Circa l'atteggiamento sprezzante devo rispondere con estrema durezza.
Non si è mai vista una Giunta, con sette Assessori, presentarsi in Commissione per un parere consultivo e per rispondere alle domande di un membro della Commissione. Si è portata la richiesta della partecipazione da parte della Giunta a dei livelli mai visti in precedenza. Eppure cerchiamo di rispondere, non in modo sprezzante, ma in modo di grande disponibilità.
Si è discusso il bilancio per i pareri consultivi in tutte le Commissioni con la presenza degli Assessori competenti, cosa mai avvenuta. Sono intervenuti l'Assessore al bilancio e gli altri Assessori in tutte le Commissioni. Ieri pomeriggio sette Assessori della Giunta, prima della seduta di Giunta, erano disponibili a rispondere (qualcuno non è stato neanche interrogato) alle richieste della Commissione competente. Se si vuole fare una polemica politica, la si può fare quando si vuole; si pu trovare qualunque causa, ma non parliamo di indisponibilità della Giunta perché non esiste e voglio riconfermare qui la totale disponibilità della Giunta ad ogni tipo di confronto.
Cosa diversa sono le prerogative dell'organo. Finché sto su questa sedia, ho il dovere di tutelarle; queste prerogative intendo difenderle.
Per il resto la disponibilità c'è. L'episodio di ieri è il più clamoroso di una disponibilità collettiva, collegiale, completa della Giunta. Mai tutti gli Assessori in Commissione sono andati ad illustrare il programma. Questa volta sono andati. Posso ben dire che i miei rapporti di Presidente della Giunta regionale sono molto meno burocratici di quelli che ho subito quando ero Capogruppo. Tanto per rispondere con molta pacatezza a delle critiche che giudico superficiali. La favola latina del lupo esiste: "lupus et agnus ad rivum eundem venerant siti compulsi". Non si può attribuire a noi la colpa o la responsabilità di problemi che stanno in altre sedi. Con molta pacatezza lo rilevo, lo dico con tutta serenità e tranquillità; vi assicuro che c'è la massima disponibilità della Giunta a lavorare con il Consiglio in tutti i settori. Anche in questa lettera c'è la massima disponibilità a farlo e non vorrei che si fosse equivocato sul passaggio finale della lettera dove si dice: "superare ogni possibile difficoltà operativa.". Questo non vuol significare che ci siano delle difficoltà operative al presente, possono però maturare e, per evitare che maturino, chiariamoci; la disponibilità che avevo annunciato allora c'è anche oggi, totale e completa. Assicuro che i colleghi di Giunta, non appena una Commissione chiede la loro presenza cercano di precipitarsi, cercano di essere presenti ad ogni consultazione perché hanno la massima attenzione ai problemi del Consiglio. Certamente danno le risposte che possono dare, tenendo conto che hanno anche assunto gli impegni di esecutivo che loro comporta, la Giunta è disponibilissima al confronto che è indicato nella lettera del 13/2/199 1, in risposta alle esigenze che sono state maturate e che mi sono state richieste. C'è una totale serenità, non ci sono in noi né giudizi sprezzanti, né arroganza nulla di tutto questo, c'è il senso di compiere il nostro dovere, cerchiamo di compierlo sapendo benissimo che non possiamo compierlo se non in un rapporto molto stretto con il Consiglio. Questo è quello che cercheremo di perseguire.



PRESIDENTE

Non credo di dover su questo punto aprire il dibattito. Ho già annunciato che porterò la lettera che ho ricevuto da parte del Presidente della Giunta alla Conferenza dei Capigruppo, i quali potranno fare le loro osservazioni.
In relazione alle prerogative e al rapporto di mera competenza, il problema esisteva ed esiste. Da un esame che abbiamo fatto rispetto all'approvazione di questo tipo di provvedimento, da parte dei vari Consigli e delle varie Giunte regionali, ci sono stati comportamenti diversi il che vuol dire che questo provvedimento, anche dal punto di vista della mera competenza - questo lo devo ribadire perché c'è stata anche una valutazione dell'Ufficio di Presidenza - poteva essere un provvedimento di competenza del Consiglio, trattandosi di piani, anche la legge 142, in tema di nuove competenze dei Consigli, parla di competenze dei Consigli, anche in materia di attuazione dei piani precedenti.
Questa materia credo debba trovare comunque un ambito di interpretazione; è una materia che poteva tranquillamente (senza problemi di annullamento della deliberazione da parte di organi diversi) essere approvata dal Consiglio. Credo comunque che su questo argomento trasformando la questione di carattere generale, si possa e si debba tornare anche interpretando lo spirito della lettera del Presidente della Giunta e delle comunicazioni che precedentemente abbiamo fatto. Se mi permettete questo dibattito lo chiuderei qui. Domani ne parleremo alla Conferenza dei Capigruppo.


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione - Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 89: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della deliberazione G.R. n. 25-3109 del 28/12/1990, con la quale è stato approvato, in via d'urgenza, con i poteri del Consiglio regionale, il programma di attività 1990 dell'IRES (artt. 2 e 27 della L.R. n. 12/85)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 89, di cui al punto 4) all'o.d.g., la cui iscrizione è stata effettuata ai sensi dell'ari. 40 dello Statuto.
Prima di dare la parola al relatore, Consigliere Rossa, comunico che in merito a questo provvedimento, il Consigliere Chiezzi ha presentato un ordine del giorno che verrà distribuito a tutti i Consiglieri.
Ha pertanto la parola il Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri per una serie di circostanze il Consiglio è chiamato ad approvare il programma di attività dell'IRES per l'anno 1990, dopo che abbiamo conosciuto il risultato del lavoro svolto dall'Istituto nell'anno passato. Tale programma, per il fatto che il 1990 è stato un anno di transizione istituzionale, è composto, oltre che dalle attività ricorrenti, quali la relazione annuale, l'osservazione e la documentazione delle evoluzioni socio-economiche territoriali del sistema regionale e le rassegne congiunturali, dal completamento degli impegni pregressi in ordine allo svolgimento di ricerche su temi specifici.
L'Istituto è quindi in grado, all'inizio della legislatura regionale, di dedicarsi a nuovi impegni per i quali gli organi regionali potranno esprimere indirizzi.
La relazione dell'IRES per il 1990, in quanto prodotta alla fine dell'anno allo scopo di fornire ai nuovi organi delle amministrazioni locali indicazioni puntuali, offre un quadro aggiornato nel momento in cui la Regione si appresta ad aggiornare il proprio Piano di sviluppo. L'IRES ha scelto di trattare, in tale relazione, il tema dei servizi, in coerenza con l'indicazione che il Consiglio regionale aveva espresso l'anno precedente e di inserire nei programmi dell'Istituto le politiche pubbliche ed i loro effetti. L'attività di osservazione ed il conseguente patrimonio informativo vengono razionalizzati in modo tale che l'Istituto può ora produrre l'annunciato atlante socio-economico del Piemonte. Con quest'opera, la cui pubblicazione risulta prossima, gli operatori pubblici e privati potranno interpretare i fenomeni regionali e locali sulla base di rappresentazioni cartografiche illustranti i cambiamenti verificatisi negli ultimi quarant'anni a livello di ciascuno dei 1209 Comuni piemontesi.
Inoltre essa sarà il presupposto per rappresentare, e quindi valutare, i futuri mutamenti.
L'atlante sarà particolarmente utile per lo studio dei sistemi locali anche in relazione all'attuazione della recente legge n, 142 del 1990.
Non è possibile in questa relazione sintetica soffermarsi sulle molteplici ricerche comprese nel programma in argomento. Dei risultati di alcune di esse il Consiglio regionale è già venuto peraltro a conoscenza appena pubblicate. Meritano tuttavia particolare segnalazione l'ampiezza delle analisi sui rapporti Piemonte-Europa e sull'immigrazione extracomunitaria.
Dal documento illustrativo del programma emerge come si sia consolidata all'interno dell'IRES un'impostazione di lavoro ispirata alla interdisciplinarietà e riferita ad aree tematiche di ricerca, denominate scenari sociodemografici e territoriali; dinamica delle strutture produttive strutture e politiche pubbliche.
Deve anche essere messo in evidenza che l'IRES, che aveva già una solida esperienza in materia, si è sollecitamente messa al lavoro adeguando l'attuazione del riordino delle autonomie locali, in particolare per quanto riguarda l'area metropolitana ed i piccoli Comuni, affinché la Regione avesse elementi di riferimento per gli adempimenti previsti dalla recente legge. Sono significativi in proposito i convegni a carattere provinciale che si stanno svolgendo con il supporto dell'IRES; gli studi già compiuti per l'area metropolitana e l'iniziativa di un convegno interregionale su quest'ultimo tema che si terrà a Torino il prossimo 1 marzo.
Le considerazioni positive sull'IRES e sull'utilità che la Regione riscontra in questo suo ente strumentale, hanno indotto la I Commissione permanente a proporre al Consiglio regionale di approvare il provvedimento in esame relativo al programma dell'Istituto per il 1990. Devo anche riferire che l'IRES ha espresso, nello scorso ottobre, alcune prime indicazioni per un programma pluriennale di attività dell'Istituto, secondo quanto era stato auspicato in sede di Consiglio regionale, perché ritenuto strumento più adeguato rispetto ai singoli programmi annuali; questi ultimi, seppure necessari, dovrebbero collocarsi nell'ambito di scenari pluriennali.
Dobbiamo augurarci che il Consiglio possa al più presto occuparsi di questa questione, che riveste particolare importanza. Il documento espresso dall'IRES afferma infatti che le prospettive che si aprono sembrano richiedere che i lavori dell'IRES nei prossimi' anni si collochino all'interno di un quadro di analisi che contribuisca all'approfondimento delle analisi dei processi di trasformazione del sistema economico regionale e sub-regionale. Tenendo conto, da un lato, dei riflessi che l'internazionalizzazione dell'economia avrà sul Piemonte e dall'altro della prevista riorganizzazione territoriale ed operativa delle pubbliche amministrazioni.
Intendo anche informare il Consiglio, in questa occasione, che nella riunione della Commissione consiliare, che ha esaminato il provvedimento all'o.d.g. dell'odierna seduta, è stato fatto cenno all'opportunità di rivedere la disciplina legislativa dell'IRES, allo scopo di adeguare le finalità dell'ente alle innovazioni che si sono verificate nell'ordinamento regionale ed in quello delle istituzioni locali. Questo è stato l'impegno assunto con il Presidente della Commissione Zanoletti per poter raccordare meglio il rapporto tra il Consiglio regionale da una parte e l'IRES dall'altra.
Ritengo che questa opportunità debba essere valutata positivamente al pari dell'unanime giudizio favorevole che l'attività dell'IRES incontra nella nostra Regione.
E qui colgo l'occasione di questa relazione per mettere in evidenza l'essenzialità del lavoro che viene svolto dall'IRES in collaborazione con la Regione e a livello interregionale. Voglio ringraziare il Presidente, il Vicepresidente, i componenti del Consiglio di amministrazione, il direttore dell'IRES e tutti i ricercatori, i collaboratori che operano nell'IRES per avere costruito nel tempo un istituto di ricerca che ci viene invidiato, in ogni caso apprezzato, a livello nazionale e a livello internazionale.
Credo sia venuto il momento in cui la Regione deve prestare maggiore attenzione a questo Istituto. Ho l'impressione, da quando sono qui, che la Regione nel suo insieme non ha adeguatamente prestato l'attenzione che doveva prestare ad un Istituto di ricerca di rilevanza internazionale.
Prestare l'attenzione, come ci viene espresso attraverso la rinnovata disponibilità dei dirigenti dell'IRES al servizio della Regione, vuol dire stabilire un rapporto più stretto, vuol dire fare quelle modifiche che ci vengono segnalate, vuol dire cogliere il significato profondo del lavoro e utilizzarlo non soltanto per avere conoscenza del quadro fotografico nel quale si trova la Regione Piemonte, ma per capire quali sono le linee di tendenza, i trends di sviluppo. Se è vero che nel giro di pochi mesi formalmente - anche se di fatto ci siamo già - giungeremo nella dimensione Europa, è altrettanto vero che dobbiamo arrivarci con strumenti prospettive politiche e progetti su cui lavorare.
Abbiamo ripetutamente detto che l'Europa che vogliamo costruire è l'Europa delle Regioni. E' l'Europa che dovrà segnalarsi per i poli di rilevanza internazionale, quindi continentale, quindi europea; abbiamo rilevato ripetutamente che è con questi poli e con questa articolazione europea che ci si misurerà e si misurerà anche il Piemonte, Regione che ha costruito grandi cose, che è partita da molto lontano, fornendo alla Nazione delle idee grandiose come quella dell'unità d'Italia, che è passata attraverso momenti anche di alti e bassi, ma che è riuscita a mantenere un trend molto alto, anche in tempi recenti. E' una Regione che può competere che può presentarsi alla ribalta europea e internazionale con delle buone chances. Il futuro, già immediato, si giocherà appunto sulle capacità progettuali, sulle capacità di cogliere le tendenze che andranno muovendosi, sulle capacità di riproporre il nostro ruolo in Europa e nel mondo, giacché siamo anche una Regione crocevia di rapporti con l'altra parte del Mediterraneo, con un altro grande continente, con il mondo arabo con un'area del mondo che ci auguriamo possa rapidamente superare le gravissime situazioni che si sono sviluppate con il conflitto nel Golfo possa riaprirsi alle prospettive di pace nelle quali il Piemonte e il nostro Paese, dovranno giocare un grande ruolo.
Credo, signori Presidenti e colleghi, che questa Regione, questo Piemonte, ricco di grandi intelligenze, ricco di grandi mezzi produttivi di capacità tecniche e scientifiche potrà dare nuovi contributi in questa direzione, che è una direzione di ulteriore sviluppo verso obiettivi pacifici e di solidarietà per costruire un discorso che abbia come traguardo rapporti nuovi tra i continenti nel mondo intero, e soprattutto che abbia una attenzione particolare rispetto ai problemi del mondo sottosviluppato.
Probabilmente con questo lavoro riusciremo anche a smussare certi momenti di asprezza anche in ordine ai problemi extracomunitari, che sono stati oggetto di valutazioni che hanno trovato attenzioni e sensibilità differenti all'interno del Consiglio regionale. Credo che prestando questa attenzione si darà un contributo più significativo.
La Commissione è stata molto ben disposta e ben impressionata dal lavoro che è stato fornito dal direttore dell'IRES. Le domande che sono state poste dai colleghi dell'opposizione hanno trovato una adeguata risposta, anche relativamente all'indagine sulla produzione bellica in Piemonte, quella vera e quella finta, perché si è fatta anche su quella finta. Voglio dire che un grande arco di obiettivi e di lavori è venuto alla luce, credo che questo ci possa aiutare a lavorare meglio per costruire quel Piano di sviluppo regionale al quale dobbiamo apportare al più presto le modifiche necessarie per adeguarlo a quelle realtà che ci possono aiutare a far crescere il Piemonte. Il Piemonte, può continuare a crescere, con l'aiuto di istituti di ricerca come l'IRES e di altri istituti piemontesi (il Cedres di Alessandria, i centri di ricerca dell'Unione Camere, i centri di ricerca dei gruppi privati, di cui auspichiamo la collaborazione, tra i quali quello della FIAT), dobbiamo essere in grado di collaborare a tutto campo, dobbiamo saper mettere a frutto tutte le potenzialità che sono nate e si sono sviluppate sia nel settore pubblico che in quello privato, in quello privato che appartiene al pubblico e in quello privato che appartiene al privato. Questo è l'auspicio che, a nome della I Commissione, rivolgo nel presentare questa relazione al Consiglio per l'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sarò molto più breve del collega che mi ha preceduto perché ritengo solo di aggiungere, alle considerazioni che ormai da tre anni svolgo sull'attività dell'IRES, gli elementi di novità che sono emersi nel rapporto tra Regione Piemonte e l'attività dell'Istituto.
Anche quest'anno, con vera soddisfazione, posso dire che l'Istituto continua ad essere una grande realtà e un utilissimo strumento a disposizione della Regione Piemonte. E' un Istituto che si è dimostrato all'altezza dei tempi, che ogni anno propone programmi in termini aggiornati, modi di lavorare adeguati all'evolversi della situazione economica e sociale; è sempre un interlocutore interessantissimo. Vedo per ancora una certa distonia tra le potenzialità di indirizzo che l'IRES ha per il materiale che produce, per le ricerche che è in grado di fare e l'inserimento di tutto questo lavoro di ricerca nell'ambito di una vera e seria programmazione regionale. La debolezza non sta nell'IRES, la debolezza sta nell'uso e nel rapporto che chi amministra la Regione intrattiene con l'IRES, un rapporto debole, un rapporto il più delle volte disperso in mille canali, senza un coordinamento visibile.
Devo dire che in questo apprezzo la scelta fatta dalla Giunta di assegnare al Presidente della Giunta il coordinamento dell'IRES, la ritengo dal punto di vista organizzativo una scelta giusta. Ce n'è bisogno, troppo spesso l'IRES è utilizzato in modi settoriali, sulla base di esigenze specifiche di questo o di quell'Assessorato, senza che la Giunta coordini questi orientamenti.
Implicitamente mi sembra che l'abbia detto anche il direttore dell'IRES, che ha presentato al Consiglio di amministrazione dell'ente nell'ottobre 1990, una bozza di programma pluriennale nella quale dice che spera di avere un rapporto e un confronto più stretto con la Giunta. Sono già passati quattro o cinque mesi e il confronto non c'è ancora stato. La deliberazione che approviamo oggi è stata approvata nel mese di ottobre quindi c'è un ritardo.
Il rapporto Giunta regionale - IRES non è risolto. Spero che il Presidente Brizio, che ha assunto su di sé questa competenza, non per smania di concentrazione di deleghe, ma per obiettiva necessità di fare svolgere al rapporto IRES-Regione un ruolo di sostegno programmatico faccia seguire a queste ipotesi organizzative anche delle soluzioni pratiche.
Per quanto riguarda le proposte contenute nel piano annuale, quello che formalmente approviamo, non ho particolari considerazioni; corrisponde ai progetti che erano stati decisi. Voglio invece fare qualche osservazione su due aspetti. Il primo è quello della revisione della legge dell'IRES e della legge sull'ordinamento del personale, ne parliamo da tanto tempo penso sia ormai necessario evitare che il prossimo anno se ne debba riparlare in termini così generici e così poco attuati.
L'ammodernamento è necessario, non bisogna però perdere il riferimento sostanziale dell'IRES all'attività di programmazione della Regione Piemonte. In Commissione si sono anche ripresi i temi relativi al riassetto istituzionale dovuto alla legge sulle autonomie, i ruoli delle Province, i ruoli dell'eventuale area metropolitana, i nuovi ruoli dei Comuni. Ritengo che, pure in presenza di una diversa articolazione del mondo istituzionale l'IRES debba ammodernarsi mantenendo però come riferimento la Regione Piemonte. Dico questo perché stando così le cose - non è polemica, ma una osservazione - l'IRES corre un po' dietro le esigenze minute e settoriali degli Assessorati. Temo che ammodernare l'IRES nel senso di farla diventare un riferimento dal punto di vista organico anche di altri soggetti istituzionali elevi il rischio di una struttura di ricerca che non sostiene più la programmazione, ma che svolge ricerche settoriali tra loro non interrelate. Mentre invece ritengo l'ammodernamento necessario, ma nell'ambito di un confermato preciso riferimento all'attività della Regione Piemonte.
Per quanto riguarda il programma pluriennale, condivido in modo particolare l'osservazione contenuta alla pag. 2, nella quale si fa riferimento al personale dell'IRES e al suo ruolo. La scelta che condivido è quella di prevedere nel futuro sviluppo dell'IRES che il personale dipendente disponga di funzioni qualificate. Questa la ritengo una scelta giusta. Il fatto che l'IRES, istituto regionale, caratterizzi il proprio organico ai massimi livelli possibili di qualificazione, lo ritengo importante e positivo, così come ritengo positivo che entri in rapporto con l'organizzazione esterna, anche privata, nel momento in cui si richiedono prestazioni che sostengano un'elevata qualità di progettazione dell'Ente.
Invece un elemento di perplessità lo sollevo per la proposta contenuta a pag. 12, che - se ho capito bene - inserisce l'IRES come uno dei soggetti del futuro servizio statistico nazionale. Sulla base di quello che ho letto, non avendo preso contatti con l'IRES e non avendo discusso approfonditamente su questo, vedo in questo un pericolo di segno opposto.
L'attività di Servizio statistico nazionale può essere un'attività che assorbe, a un livello di qualificazione e di impegno relativamente modesto una quota notevole del lavoro dell'Istituto. Questo lo vedo un po' in contraddizione con la scelta precedente, che condividevo, di far svolgere sempre più all'IRES funzioni qualificate. Stiamo attenti. Se la partecipazione dell'IRES al Servizio statistico nazionale è rivolta ad esempio alla disponibilità di avere in tempi rapidissimi gli esiti dei censimenti, lo riterrei un fatto importante. Sappiamo qual è la difficoltà degli enti pubblici di disporre in tempi rapidi degli esiti dei censimenti.
Solo in questa funzione lo approvo, mentre temo che, se non calibriamo bene il ruolo dell'IRES, inevitabilmente il peso dell'apparato burocratico necessario a far svolgere quel ruolo possa diventare più grande di quello che vogliamo.
Termino con l'illustrazione dell'ordine del giorno, che chiedo alla cortesia dei colleghi di discutere e votare insieme a questa deliberazione che riguarda il progetto di fattibilità per un'attività di ricerca e osservatorio sull'industria degli armamenti in Piemonte? Ricordate colleghe e colleghi in quale clima diverso un paio di anni fa il Consiglio regionale all'unanimità approvò un ordine del giorno nel quale invitava l'IRES a dedicare uno spazio di ricerca specifico al sistema produttivo degli armamenti in Piemonte. Era il clima della distensione. Allora l'ordine del giorno conteneva una precisa e speranzosa indicazione di svolgere questa ricerca, finalizzata ad una riconversione dell'attività degli armamenti.
Ora la situazione è del tutto diversa. Una guerra, ahimè, è in corso, le armi sparano, le armi si producono. Non di meno, anzi, molto di più risulta necessario proseguire questa ricerca. L'IRES sulla base di quell'ordine del giorno ha prodotto uno studio interessantissimo. L'ho letto in questi giorni e lo ritengo un contributo di carattere eccezionale, perché la materia è poco studiata. Nel rapporto è scritto che è poco studiata in Italia rispetto ad altre nazioni europee ed è poco studiata in Piemonte rispetto ad altre Regioni italiane, la Toscana, la Liguria e la Lombardia.
Quindi c'è un'arretratezza dal punto di vista italiano della conoscenza di questo settore economico e anche un'arretratezza dal punto di vista piemontese rispetto all'Italia.
L'ordine del giorno che ho proposto, nella parte descrittiva, fa proprie alcune considerazioni di particolare importanza che ho trovato nella relazione, mentre nella parte dispositiva semplicemente invita la Giunta regionale a proporre all'IRES di procedere esattamente nel modo nel quale l'IRES è disponibile a procedere, un modo non casuale, non settoriale per affrontare un problema di un comparto produttivo estremamente complesso, perché non definito all'interno delle suddivisioni statistiche delle attività economiche. Ci sono industrie che svolgono attività rivolte agli armamenti, insieme ad attività che non sono rivolte agli armamenti. Ci sono degli oggetti che possono avere degli usi diversi.
E' una proposta che rivolgo al Consiglio e spero che il Consiglio dedichi la stessa attenzione dimostrata, tutti insieme, la scorsa volta.
Ovviamente l'ordine del giorno è scritto da una mano sola e può essere variamente ripreso. Rimane il fatto che i due punti fondamentali di questa attività di conoscenza di questo settore sono la riconversione industriale e la comprensione di quali siano le condizioni che determinano l'utilizzo degli strumenti per la risoluzione dei conflitti. L'utilizzo delle armi forse deriva, per una certa quota, dal fatto che le armi si producono e che spese per la ricerca per armi sempre più potenti vengono comunque attivate.
Questo crea una pressione, un'oggettiva prevalenza di poter risolvere i conflitti, quando nascono, attraverso l'uso delle armi, una conoscenza di questo settore la ritengo ancora più necessaria di quanto lo fu due anni fa, quando approvammo l'altro ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Intervengo per dichiarazione di voto. Il mio Gruppo darà voto favorevole a questa deliberazione per il significato che essa ha di valutazione del lavoro compiuto dall'IRES. Noi condividiamo il giudizio positivo, mi auguro sia largamente presente in questo Consiglio, se non unanime, sull'attività che l'IRES va compiendo da alcuni anni a questa parte, sulla estrema utilità strategica di un Istituto come l'IRES per la politica regionale.
Mi permetto di introdurre una questione di merito in questa veloce dichiarazione di voto, andando oltre la dichiarazione di voto, circa il punto che ha toccato il collega Chiezzi relativo a ipotesi di trasformazione istituzionale dell'IRES. Condivido il parere del collega Chiezzi che l'IRES debba avere come referente fondamentale la Regione e credo che debba continuare ad essere ente strumentale della Regione.
Sarebbe utile, eventualmente con modifiche della legge o in via sperimentale in una prima fase, se si potesse andare ad un rapporto più ricco e articolato dell'IRES con l'intero sistema delle autonomie locali senza che questo faccia venir meno il ruolo centrale della Regione, ma con possibilità di arricchire le occasioni di input che l'IRES dovrebbe ricevere dalla società regionale, e in particolare dal sistema delle autonomie locali, sapendo che proprio in ragione dei mutamenti istituzionali prossimi - mi riferisco essenzialmente ai meccanismi di programmazione previsti dalla legge n. 142 - il ruolo del sistema delle autonomie locali, che mi auguro con una forte capacità di direzione e di governo da parte della Regione, sarà un ruolo più ricco. Pensiamo semplicemente a quanto la legge n. 142 prevede per quel che riguarda la competenza e il ruolo delle Province nell'attività di tipo programmatorio.
Mi permetto di avanzare fin d'ora una proposta o un'ipotesi, e cioè di ragionare su una fase sperimentale che veda la nascita di una consulta delle autonomie locali, che diventi un interlocutore dell'IRES, mantenendo fermo il carattere dell'IRES quale ente strumentale della Regione; avviando così, come esiste il Comitato scientifico che garantisce il rapporto dell'IRES con la comunità scientifica torinese e piemontese, un organo consultivo degli enti locali che può garantire meglio un raccordo e un'interlocuzione fra questo Istituto e il sistema delle autonomie.
Il Gruppo PCI-PDS darà voto favorevole all'ordine del giorno presentato dal collega Chiezzi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta. regionale

Cercherò di rispondere alle sollecitazioni di chiarimento ulteriore circa il ruolo dell'IRES. E' paradossale che si stia approvando in ritardo il programma di attività dell'IRES, però tutti concordiamo che l'IRES continua a svolgere un ruolo importante sotto il profilo della ricerca e come supporto veramente strumentale al lavoro che la Regione svolge nel settore della programmazione e nel settore della sua attività operativa.
Ci impegniamo a portare il programma 1991 in tempo utile per una valutazione attenta del Consiglio. Cercheremo di portare un programma pluriennale, novità importante, se sarà possibile già con il programma 1991, agganciandoci alla revisione e all'aggiornamento del Piano di sviluppo. Il programma sarà pluriennale a partire dal 1992 anche per l'IRES.
Certamente l'IRES rimarrà principalmente regionale. La legge n. 142 attribuisce delle funzioni di programmazione alle Province, però talune Province hanno già un loro istituto di ricerche e l'attività dell'IRES potrà essere utile perché la programmazione provinciale si inserisca nella programmazione regionale. Questo per noi è fondamentale, altrimenti che senso avrebbe la funzione di programmazione della Regione? L'IRES dovrà avere una funzionalità legata al lavoro della Regione, questa è la garanzia di quella impostazione della programmazione a livello regionale che consideriamo tutti essenziale.
Per quello che riguarda la struttura dell'IRES si era già modificata la legge nel 1985 che dava una forma più moderna all'Istituto; oggi comunque il problema va riaffrontato. C'è il problema del personale e lo riaffronteremo nell'ottica del lavoro complessivo di risistemazione degli enti strumentali.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno, non vedo l'esigenza di una sua votazione, perché comunque arriveremo quanto prima con il programma del 1991. Dobbiamo valutare concretamente l'esigenza complessiva del programma 1991, può darsi che questo sia inseribile nel programma 1991, può darsi che dobbiamo inserirlo nel programma 1991-1992. L'ordine del giorno non mi vede contrario, però assicuro fin d'ora la disponibilità della Giunta ad operare in questo senso nei confronti dell'IRES Se questo non è sufficiente, se il Consiglio ritiene di votare l'ordine del giorno, la Giunta non si oppone e certamente non voterà contro. Ritenevo però di prendere atto di questa richiesta di ulteriore approfondimento conforme allo studio che l'IRES ha già svolto e assicurare che saremmo andati di concerto ad inserirlo nel programma 1991 o 1991-1992, tanto più che c'è l'impegno di portare al più presto questo programma 1991 all'esame della Commissione. In quella sede ci sarà una verifica e si potrà discutere più approfonditamente sulla sua realizzazione.
La Giunta non ha alcuna difficoltà a dare una sua valutazione e a votare il documento, però vorrei che i Gruppi, che primariamente sono interessati, si esprimano sull'ordine del giorno. L'impegno della Giunta c'è, con o senza ordine del giorno, affinché questo problema sia esaminato prioritariamente e con la massima attenzione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 36 voti favorevoli e 2 astensioni.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno n, 121, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Calligaro e Bosio, darei ancora tempo ai Capigruppo per le valutazioni del caso.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Esame proposta di deliberazione n. 90: "Ratifica della DGR n. 152-3236 dei 28/12/ 1990, assunta con i poteri del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, recante 'L.R. n. 18/84 - Finanziamento di interventi urgenti in materia di acquedotti e fognature L. 2.108.000.000 (cap. 7260/90)'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n, 90, di cui al punto 5) all'o.d.g., la cui iscrizione è stata effettuata ai sensi dell'art. 40 dello Statuto.
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Con l'assestamento di bilancio approvato con legge regionale 3/12/1990 n, 54, che fu pubblicata sul Bollettino Ufficiale il 12/12/1990, furono stanziate L. 2,108.000,000 sul capitolo 7260 relativo a contributi in conto capitale per acquedotti e fognature ai pensi della legge regionale 18/84.
Dovendo provvedere al relativo impegno di spesa entro il 31/12/1990 vennero a mancare l tempi materiali necessari per sottoporre al Consiglio la proposta di deliberazione della Giunta regionale come previsto dall'art.
4 della legge 18/84. D'altra parte il Consiglio regionale in data 11/12/1990 approvava la legge regionale n. 1 concernente la proroga dell'entrata in vigore di alcune norme della legge regionale 21/3/1984 n.
18, in materia di opere pubbliche e lavori pubblici, che sospende l'approvazione degli articoli inerenti le procedure di programmazione fino al 31/12/1991.
Sostanzialmente la DGR n, 152 non approva un programma di interventi disponendo bensì il finanziamento di alcuni interventi urgenti mirati a risolvere alcune particolari situazioni di emergenza idrica e di modesti interventi di fognatura rispondenti a specifiche esigenze locali.
In sede di Commissione ho avuto modo di fornire ai commissari l'elenco delle richieste che erano pervenute, e che ammontano a 138 miliardi, a fronte della disponibilità soltanto di 2 miliardi, ed avevo anche indicato quali erano stati i criteri che erano stati assunti: esclusione dei medi e grandi impianti da svolgere, proprio per l'esiguità delle risorse completamento dei finanziamenti per interventi atrazina le urgenze, più volte segnalate e mai finanziate. Sono state finanziate con questi interventi che non superano mai i50 milioni.
Il quarto criterio è che anche questi piccoli stralci fossero funzionali. A questo proposito, in accordo con i Comuni, abbiamo riscontrato che, anche a fronte di richieste di intervento di 150/200 milioni, i 50 milioni erano necessari e urgenti perché i piccoli Comuni potessero, in parte con fondi propri derivanti dalla legge finanziaria (i famosi 100 milioni dati ai piccoli Comuni), completare l'opera.
Si tratta in sostanza, da un punto di vista nostro, più di un pronto intervento che di un programma.
Si è anche tenuto conto - l'ho detto anche in Commissione - di un riequilibrio, in parte territoriale, visto che nel 1990, come era stato lamentato in questa stessa sede, erano state denunciate alcune discrasie.
Resto a disposizione dei Consiglieri per maggiori delucidazioni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Come ha rilevato l'Assessore si tratta di una deliberazione di non grande importanza, che non affronta, né pretende di farlo, il grave problema dell'emergenza idrica in Piemonte e della programmazione dell'intervento acquedottistico.
Anche in questa vicenda molto parziale di finanziamento del sistema degli acquedotti ci sono però questioni non convincenti. Intanto, in generale, i criteri esposti; non sono criteri irragionevoli, sono criteri che però non discendono da alcuna impostazione programmatica, quanto meno palese e nota al Consiglio e ai Consiglieri; sono semplicemente criteri di buon senso; in mancanza di una impostazione programmatica relativa al sistema degli acquedotti in Piemonte, si procede col buon senso, in sostanza, avendo pochi soldi, si dà ai piccoli Comuni qualche soldo per completare la loro rete acquedottistica o per iniziarla e si interviene sulle vicende atrazina.
Non si può che rilevare che non siamo di fronte a criteri di programmazione, ma a criteri minimali.
Il problema degli acquedotti in Piemonte è particolarmente grave perché anche la falda acquifera profonda è utilizzata ormai quasi esclusivamente ad uso idropotabile; la falda superficiale non è più utilizzabile ad uso idropotabile. E' un problema molto grave perché, da una parte, ristagna la programmazione e ristagnano i finanziamenti dei grandi sistemi acquedottistici, dall'altra, non emerge ancora una politica di protezione della risorsa chiave, ovvero della falda.
Sappiamo che ci sono delle proposte della Giunta, ma che sono lontane dall'essere note e dall'essere comunque operative. Quindi, votiamo contro questo provvedimento, proprio per la sua scarsa significatività sul piano programmatorio, per il continuo rinvio che deriva addirittura dal rinvio della entrata in vigore della legge sulla pianificazione delle opere pubbliche, dell'articolo di quella legge che riguarda la programmazione quindi per la sostanziale disattenzione da parte della Giunta all'uso del metodo della programmazione, pur sancito dallo Statuto per quanto riguarda in questo caso le opere acquedottistiche, ma in generale tutta l'attività della Giunta.
La programmazione è diventata una parola che sta nello Statuto, ma di fatto non rappresenta il metodo seguito dalla Giunta. Segnalo una cosa perfino buffa, abbiamo scoperto nella discussione sul bilancio avvenuta in II Commissione che addirittura il bilancio è impostato secondo i programmi e gli obiettivi del secondo Piano di sviluppo 1980/1985. Addirittura non si è adattato lo schema del bilancio al nuovo Piano regionale di sviluppo approvato nella scorsa legislatura. Avevamo anche detto che l'ultimo Piano era talmente inconsistente che probabilmente risulta difficile organizzare un bilancio mentre forse il precedente era migliore, quindi si continua a mantenerlo come Piano effettivo. Qualcuno sostiene che era migliore l'altro e che quindi a quello ci si attiene, ma, forse, sarebbe meglio ricordarsi che l'adeguamento delle voci di bilancio al Piano in vigore potrebbe essere utile. E' evidente, come risulta anche da questo provvedimento, pur nella sua modestia, il più completo disimpegno e disinteresse della Giunta nei confronti dell'attività di programmazione.
Anche per questa ragione votiamo contro, oltre che per le specifiche ragioni che ho indicato relative a questo provvedimento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli, 11 contrari e 1 astensione.


Argomento: Opere pubbliche - Opere igienico-sanitarie

Esame proposte di deliberazione nn. 95 e 100: "Ratifica DGR n. 265-3349 del 28112/ 1990, assunta con i poteri dei Consiglio regionale ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, recante 'L.R. n.18/84 e successive modificazioni. Approvazione e finanziamento programmi integrativi relativi ad opere stradali, sedi municipali ed opere cimiteriali. Spesa di L.1.560.000.000 (cap. 6020/ 90), L. 700.000.000 (cap. 6245/90) e L. 500,000.000 (cap. 11150/90)'"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n, 95, di cui al punto 6) all'o.d.g. Ha chiesto di parlare l'Assessore Panella. Ne ha facoltà.



PANELLA Luciano, Assessore alla difesa del suolo

Trascuro le considerazioni di carattere generale che ha già fatto l'Assessore Garino, sempre in ordine alla legge n. 18.
Entrando nel merito del problema devo fare presente le domande di contributo pervenute nel corso del 1990 per opere stradali, sedi municipali ed opere cimiteriali.
Per le opere stradali vi è stata una richiesta di 186 miliardi; per le sedi municipali di 40 miliardi; per le opere cimiteriali di 26 miliardi. Le disponibilità di bilancio, sui corrispondenti capitoli del 1990 prevedevano per opere stradali 1 miliardo e 970 milioni, per sedi municipali 700 milioni e per opere cimiteriali 500 milioni.
In Commissione vengono ripartite le somme e sono state così suddivise per Provincia: Alessandria: strade, 220 milioni; municipi, 80 milioni cimiteri, 90 milioni Asti: strade, 140 milioni; municipi, 30 milioni; cimiteri, 70 milioni Cuneo: strade, 230 milioni; municipi, 55 milioni: cimiteri, 70 milioni Novara: strade, 500 milioni; municipi, 100 milioni; cimiteri, 40 milioni Torino: strade, 210 milioni; municipi, 295 milioni; cimiteri, 170 milioni Vercelli: strade 260 milioni; municipi, 140 milioni; cimiteri, 40 milioni.
Per quanto riguarda il rapporto fra le richieste e le disponibilità risulta che per le strade è stato soddisfatto 1'l% della richiesta, per i municipi 1'1,5% e per i cimiteri l'1,9%.
In considerazione dell'estrema limitatezza delle disponibilità raffrontate alle richieste, risulta estremamente difficoltoso operare criteri di selezione delle domande. Così come indicato nella deliberazione si è operato cercando di privilegiare i completamenti di opere e le urgenze di intervento, con i seguenti criteri: 1) opere urgenti segnalate dai Servizi opere pubbliche non finanziate con la legge regionale n. 38 (Pronto intervento) 2) perizie suppletive e maggiori oneri 3) completamento di opere già iniziate e da ultimare 4) opere urgenti e di particolare rilevanza anche nell'ambito sovracomunale.
Sul bilancio 1991 vi è una proposta, all'esame della I Commissione, con i seguenti importi: 3 miliardi per opere stradali 500 milioni per impianti di illuminazione pubblica 500 milioni per sedi municipali; - 300 milioni per opere cimiteriali.
Alla luce di quanto sopra, per il 1991, si propongono dei criteri più selettivi per ridurre il numero delle domande, anche per non mettere i Comuni in condizione di fare tanta carta, sapendo che sarà improbabile soddisfare la richiesta. La proposta è di ridurre ancora queste maglie e quindi rendere più selettive le scelte e comunicarle ai Comuni.
Per quanto riguarda le opere stradali, per esempio, verrà data la priorità assoluta alle strade di collegamento con frazioni o centri abitati e all'eliminazione di punti neri, situazioni di pericolo (curve, incroci passaggio a livello).
Per quanto riguarda l'illuminazione pubblica, sarà data priorità all'illuminazione di punti e tratti pericolosi e al collegamento con le frazioni, mentre per quanto riguarda le sedi municipali, ai Comuni, che, in armonia con la legge n, 142, propongono di unirsi; per quanto riguarda le opere cimiteriali, al miglioramento delle condizioni igieniche di locali ad uso comune.
Il Consiglio si renderà conto della grande sproporzione fra domanda e possibilità di esaurirla. In base a queste scelte più selettive, si cerca quanto meno di non creare da parte dei Comuni delle aspettative che per il 99% non potranno essere accettate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa deliberazione ha gli stessi caratteri di indeterminatezza e discrezionalità immotivata della precedente, quindi non posso condividere le scelte in essa contenute perch non sono stati resi espliciti i criteri, le priorità, gli effettivi bisogni e, soprattutto, non sono resi espliciti i motivi delle esclusioni.
A questo proposito sollevo un'altra questione. La Regione Piemonte sollecita e induce molte speranze; soprattutto, sotto le elezioni nei Comuni, si agitano possibilità di finanziamenti da parte della Regione Piemonte, che inducono una grande attività dei Comuni per accedere a questi finanziamenti, attività di carattere amministrativo, di carattere tecnico.
Dopodiché queste scelte rimangono scelte discrezionali e i Comuni esclusi non sono neppure informati dalla Regione sui motivi dell'esclusione.
Chiedo che la Regione Piemonte si comporti diversamente da quanto ha fatto finora. I Comuni sono un'istituzione che viene in un primo tempo sollecitata a fare domande per i finanziamenti; la Regione Piemonte deve indicare chiaramente ai Comuni, ai quali ha chiesto di avviare una pratica l'esito di quella pratica. Mi sembra un corretto rapporto istituzionale.
La conferma del fatto che si tratta di discrezionalità poco comprensibili e per nulla condivisibili è resa esplicita da un fatto che non riguarda solo i due Assessori in oggetto, ma riguarda tutte deliberazioni. Stranamente, tutte le volte che gli Assessori prendono questo tipo di delibere, le Province di provenienza dell'Assessore, sono destinatarie di finanziamenti di gran lunga superiori alle altre Province in modo più o meno spropositato.
E' il caso di queste due deliberazioni, nella precedente la Provincia di Cuneo ottiene il 37% dei finanziamenti, Torino solo il 26%, Vercelli l'11%, Novara il 14%, Asti il 5%, E l'Assessore Garino è stato eletto nella Provincia di Cuneo. L'Assessore Garino, all'onor del vero, ci ha detto che Cuneo, la Provincia "gronda", ha il 27% del territorio, però prende il 37 del finanziamento, è comunque più piccola, pur essendo gronda, della ripartizione di cui beneficia in percentuale. L'Assessore Panella è della Provincia di Novara e la Provincia di Novara prende il 23% del finanziamento (mentre in questo caso la Provincia di Cuneo viene declassata al 13%).
Questo modo di procedere non è serio, non può più continuare. E' una polemica che abbiamo fatto anche nel passato. L'Assessore Panella ha teso a dimostrare che quello che è accaduto con questa deliberazione è un po' meno peggio di quello che è accaduto con le precedenti. Ma è sempre male, non funziona. Per questi motivi esprimo il mio voto contrario. Mi sono consultato con le compagne e i compagni del Gruppo PCI-PDS e anche il Gruppo PCI-PDS darà voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Signor Presidente, fermo restando che il collega Chiezzi ha espresso un voto che vale anche per il Gruppo PCI-PDS, vorrei aggiungere alcune considerazioni che stanno in parte su entrambe le deliberazioni, quella degli acquedotti e questa che riguarda altre opere pubbliche, fra cui i cimiteri. Ritengo che questa mia sollecitazione debba responsabilizzare il Presidente della Giunta, oltre le varie ragioni già espresse dai Consiglieri Bresso e Chiezzi.
Ribadisco che ci è impossibile votare deliberazioni di questo genere perché la disparità fra le domande e la possibilità di risposta è tale da far sì che qualsiasi criterio espresso, come maglia per la selezione diventa incontrollabile; non controllabile certamente da noi, non so se controllabile dagli stessi uffici, dagli stessi Assessori che intendono applicare questa procedura.
Non entro nella questione delle scelte, perché sembra che ci sia un'impossibilità oggettiva, mi sembra che qui ci sia il carattere della lotteria. Dico questo per sollecitare la Giunta a promuovere quel minimo di partecipazione che, basandosi su una conoscenza diretta ed empirica della realtà, consenta agli amministratori comunali di dire la propria su questi riparti al di là di interpretazioni teoriche basate sui criteri.
Quando sono stati sciolti - lo dico sorridendo, mettendolo fra virgolette - da un "corpo di mano" dei Capigruppo di allora i Comprensori togliendo uno strumento, minimo, ma di partecipazione della collettività alle scelte, il Consiglio è stato per un lungo periodo orfano di un metodo che aveva un suo significato e un suo valore, Poi il Consiglio regionale ha dato vita, con una legge, alla costituzione della Assemblea dei sindaci come punto di riferimento per un rapporto tra la Regione e le comunità locali.
Noi votiamo contro queste deliberazioni per ragioni di merito che sono state dette dagli amici e compagni Bresso e Chiezzi, ma anche per questa impossibilità che nasce da un minimo di partecipazione che in qualche modo ci indirizzi. Chiedo quindi al Presidente della Giunta che non si ripetano più delle deliberazioni, anche se di scarso rilievo dal punto di vista della capacità di intervento, operate in questo modo, e che si attivino forme di partecipazione utilizzando quell'assemblea dei sindaci. Quando c'erano i comprensori, i sindaci in molti casi hanno formato delle Commissioni per esaminare la realtà dei vari Comuni, quindi, sotto questo profilo, suggerendo le linee di intervento della Regione. Questo fatto va richiamato, queste deliberazioni ce ne offrono l'occasione. Impegno davvero il Presidente della Giunta a fare in modo che di qui in avanti, prima che si realizzino forme più accurate, più capillari di partecipazione, magari convergendo anche le Province e la legge 142 ci potrà dare anche modo di realizzare procedure diverse, si tenga conto di questa legge che ha istituito l'Assemblea dei sindaci.
Faccio ancora due considerazioni brevi. Nella deliberazione per le opere pubbliche presentata dall'Assessore Panella. sono riportati perlomeno sono scritti, i criteri a cui l'Assessore e la Giunta si sono attenuti. Mi sembra giusto che vengano riportati nel contesto della delibera. Possono esservi anche ragioni di ricorso da parte di qualche Comune che si sente escluso da criteri assunti dalla Giunta e poi dal Consiglio regionale.
Nella deliberazione presentata dall'Assessore Garino non sono riportati i criteri. Li ha detti soltanto a voce. Credo invece che sia giusto che i criteri vengano riportati nella deliberazione.
La seconda considerazione riguarda i cimiteri. Qui soldi se ne danno pochi, danni se ne creeranno pochi. Voglio richiamare però la Giunta, in particolare l'Assessorato che si occupa dei beni culturali. Troppo spesso nei vecchi cimiteri di campagna e di paese che hanno un significato storico modesto, un po' alla "Spoon river", con un ambiente creato da alberi e dai cippi mortuari, si vedono degli inserimenti brutali di casellari strutture architettoniche di tipo industriale che certo non migliorano l'ambiente anzi, lo deprimono. Non solo, ma distruggono un'eredità storica di architettura, di forma del cimitero che, secondo me invece, andrebbe presa più attentamente in considerazione e forse richiederebbe anche un'azione di tutela.
L'Assessorato retto da Nerviani ha competenze in ordine alla tutela dei beni culturali e ambientali. Credo che un'attenzione alla conservazione dei cimiteri dei nostri paesi soprattutto sia particolarmente interessante. Ne richiamo uno per tutti, che è in abbandono e in rovina, il cimitero vicino a Leri Cavour; è un cimiterino di pianta circolare nella risaia, che si raggiunge attraverso un piccolo sentiero, di singolare richiamo emotivo soprattutto nel mese di aprile, quando le risaie vengono allagate e questo cimitero emerge da quel grande lago d'acqua che si crea. Un'attenzione di questo tipo andrebbe fatta. Noi nel dare i finanziamenti, dovremmo imporre una politica di conservazione di questi cimiteri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Concordo con quanto detto dal collega Chiezzi, relativamente alla suddivisione equivoca dei finanziamenti per Provincia, inoltre faccio alcune osservazioni sui criteri di assegnazione di questi fondi. Mi soffermo in particolare sugli interventi in materia di acquedotti e fognature. Mi pare che non si sia adottato un criterio di urgenza. A tal proposito, ricordo che in Consiglio, nel mese di ottobre, si era parlato della grave situazione idrica della Valle Bormida, in particolare di Acqui.
In questa delibera però non vedo tra i finanziamenti una sola lira per il Comune di Acqui e per l'acquedotto acquese.
Voglio far notare che ai Comuni dove vi sono Giunte con l'assenza del Partito socialista, guarda caso, non sono arrivati i fondi. L'esempio di Acqui è uno, l'esempio di Alba è un altro. Può darsi che sia un discorso casuale, però, se andiamo a fare questa attenta osservazione, scopriamo che è una realtà. Parliamo di tutte due le deliberazioni per i cimiteri.
Ritengo che dovrebbero essere adottati dei criteri di assegnazione, secondo le priorità e le urgenze. Questo non l'abbiamo visto in questa deliberazione. Per questi motivi voteremo contro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore al pronto intervento

Innanzitutto ringrazio il Consigliere Chiezzi che ha fatto le percentuali, che io non ho fatto perché non era nello spirito di queste deliberazioni dovermi giustificare in base a percentuali. Ringrazio pure il Consigliere Rabellino il quale mi ha fatto notare che in tutti questi Comuni il Partito socialista non ha sede. Non avevo fatto questa inchiesta.
Sono stati fatti due interventi rilevanti, in provincia di Novara (rilevanti in modo relativo rispetto agli altri), perché il neo Assessore conosce meglio quella provincia rispetto alle altre, quindi, potrei dire questo, ma non sarebbe vero. La motivazione è di carattere di urgenza.
Questi interventi che fanno modificare le percentuali (il Comune di Falmenta e il Comune di Cavaglio Spoccia) si riferiscono a due situazioni che qualche Consigliere poco fa mi diceva di aver sentito riprendere dai telegiornali nazionali e da altre reti e riguardano casi di estrema urgenza in due frazioni che sono scollegate dal capoluogo. Crealla è una frazione di Falmenta, per arrivarci bisogna salire 1.700 gradini. Io li ho saliti con l'ingegnere del Genio Civile per una verifica. Crealla è irraggiungibile anche con l'elicottero, soprattutto di notte. Se uno si becca l'infarto lassù arriva giù morto dopo un'ora e mezza.
Sono situazioni di rilevanza tale che hanno avuto spazio anche sulle reti televisive nazionali. Ho vinto quella tendenza che avevo inizialmente a dimostrare che avrei fatto diversamente rispetto ad altri, perché il discorso del trattamento di favore da parte degli Assessori era già stato fatto quando divenni neo Consigliere, in coscienza però mi sono sentito di intervenire a favore di questi due casi estremamente urgenti ben sapendo che sarei andato incontro alle critiche di oggi. L'ho fatto coscientemente lo rifarei, quindi mi assumo in pieno le responsabilità. Credo che per il futuro le scelte saranno sempre di questo tipo, di qualunque Provincia siano. Non è neanche giusto fare la percentuale con il bilancino, bisogna invece intervenire dove c'è veramente urgenza. Credo che sarò soddisfatto del mio atteggiamento: probabilmente anche coloro che oggi criticano queste scelte saranno più soddisfatti o meno insoddisfatti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Le affermazioni del Consigliere Rabellino mi hanno riportato alla mente una storiella del 1940 quando Mark Twain, che era qui come corrispondente di guerra, venne a sapere che i giornali americani lo avevano dato per morto e mandò a casa e ai giornali un telegramma molto semplice: "La notizia della mia morte è alquanto esagerata".
Devo dire che le affermazioni del Consigliere Rabellino mi paiono della stessa natura. Vorrei informarlo che nella deliberazione testè approvata si parlava di 2 miliardi e 108 milioni per tutto il Piemonte, che non comprendevano certamente Acqui, Comune al quale è stato dato nulla, ma deve sapere il Consigliere Ribellino che, proprio nel piano triennale che ho avuto l'onore di firmare con il Ministro Ruffolo, avevo proposto ed è stato accettato un finanziamento di 3 miliardi e 650 milioni per Acqui. Quindi Acqui da sola ha avuto il doppio di tutto il Piemonte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 19 voti favorevoli, 14 contrari e 1 astensione.
Comunico che è mancato il papà del Consigliere Porcellana, a cui facciamo le nostre più sentite condoglianze. Una piccola delegazione parteciperà al funerale, per cui presumo che sarà di ritorno verso le ore 15.
I lavori del Consiglio riprenderanno quindi intorno alle 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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