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Dettaglio seduta n.40 del 12/02/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto relativo alle "Comunicazioni del Presidente" comunico


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo, per la seduta pomeridiana, i Consiglieri Beltrami, Buzio, Cantore, Cucco, Gissara, Grosso, Leo.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Esame progetto di legge n. 22 "Costituzione dell'Expo 2000 S.p.A. Centro fieristico ai sensi della L.R. n. 47/87 e modificazioni agli artt. 15 e 16 della L.R. n.47/87"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 22 di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al relatore Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio, relatore

Il disegno di legge all'esame del Consiglio ripropone gli elementi propositivi ed i contenuti essenziali, già oggetto del disegno di legge approvato dal Consiglio regionale il 14/3/90, apportando le modificazioni rese necessarie dai rilievi sollevati dal Commissario di Governo; rilievi che, giova ricordarlo, attenevano ad elementi marginali e non interessanti gli obiettivi della legge: l'esigenza che lo Statuto fosse rimesso alle norme negoziali del Codice Civile e che l'avvio di altri centri fieristici dovesse avvenire mediante apposita legge regionale ed alcune utili modifiche in termini di rapporto Giunta-Consiglio (art. 5) e di ruolo delle Camere di Commercio (art. 3 lett, c).
Peraltro,l'opportuna scelta operata dalla Giunta di predisporre un nuovo disegno di legge anziché predisporre solo gli emendamenti per la seconda lettura si giustifica con la volontà di coinvolgere questo Consiglio sulla totalità della materia e, quindi, sembra opportuno ed utile al relatore riproporre, per la migliore comprensione delle finalità e della struttura del disegno di legge all'esame del Consiglio, gli elementi più significativi della relazione della Giunta che ha accompagnato il disegno di legge n. 568 al Consiglio e di quella del collega Franco Ferrara che ha accompagnato lo stesso disegno di legge della Commissione all'aula.
Con questo disegno di legge la Giunta regionale intende avviare concretamente l'attuazione della legge 7/9/87 n. 47, nonché proporre alcune modifiche alla stessa legge n. 47, al fine di meglio specificare la natura degli enti fieristici ed individuare un ruolo delle Province nel più ampio contesto del processo espositivo e promozionale, all'interno di un disegno finalizzato a costruire le condizioni che consentano al Piemonte di assicurarsi la realizzazione di un polo fieristico d'interesse internazionale.
Guardando ai numeri della nostra e delle altre Regioni, scopriamo che dal 1980 all'85 la Lombardia ha aumentato il numero di manifestazioni internazionali da 51 a 62, l'Emilia Romagna da 16 a 23, il Veneto da 14 a 15, la Puglia da 8 a 9, mentre il Piemonte è passato da 8 a 7 manifestazioni.
E' pertanto evidente la discrepanza tra il ruolo giocato dal Piemonte a livello nazionale, in termini economici, produttivi e finanziari e la posizione assunta sul tema trattato dalla nostra Regione.
Sempre più si evidenzia come, nella nostra Regione, esiste una qualificata presenza di imprese che operano in settori ad elevato contenuto tecnologico; come tali imprese creano beni di produzione, approntano forniture ed impianti "chiavi in mano"; come il Piemonte è l'unica regione italiana nella quale l'attività fieristica si è essenzialmente esplicata attraverso forme di intervento privato; come la grande impresa industriale ma anche la media, particolarmente presente nell'area metropolitana, ma non solo, ha sviluppato processi di integrazione produttiva con gruppi industriali appartenenti ad altre nazioni europee ed extraeuropee.
Da questi presupposti nascono gli elementi portanti di questo disegno di legge che, peraltro, si pone un obiettivo più avanzato rispetto alla stessa legge n. 47, sia sul piano del merito che del processo.
Nel merito, la Giunta ritiene, all'interno del testo unificato, che aspetta l'approvazione, che debbano essere esaltate le intuizioni già presenti nella legge n. 47, tendenti a considerare i centri fieristici non solo enti preposti al momento espositivo, ma anche al momento della promozione in Italia ed all'estero e della diffusione della conoscenza delle innovazioni tecnologiche e scientifiche attinenti ai diversi settori produttivi.
Sul piano del processo questo disegno di legge ipotizza la realizzazione del centro fieristico con sede in Torino che, per la sua caratteristica, possa rispondere alle esigenze sempre diverse del sistema produttivo e territoriale, non solo con la gestione del proprio "portafoglio", ma anche come società di servizi a terzi. In questo modo si intende realizzare un modello caratterizzato da una forte flessibilità e capace di rispondere in modo immediato alle sempre nuove esigenze del sistema produttivo e territoriale.
Sempre nel merito, si pone l'obiettivo di ipotizzare, come ha fatto la Giunta e come fa questo disegno di legge, una società di servizi da fornirsi anche territorialmente, in modo che il centro fieristico, oggetto del presente disegno di legge, possa coprire quella parte delle esigenze della società e del territorio piemontese che non richiedano una specifica e giustificata collocazione sul territorio o che per loro natura oggettiva o dimensionale possano essere meglio promosse, avviate e realizzate da soggetti diversi dai centri fieristici.
Questo vuoI dire che il centro fieristico è lo strumento che opera su richiesta, a favore e nell'interesse del soggetto che localmente sia soggetto di promozione e di manifestazioni ma che, magari, non sia assurto a dignità e a livello di centro fieristico in senso formale.
Infine, realizza le condizioni affinché possano concorrere o confluire all'iniziativa le realtà già operanti e titolari sia sul piano del pregresso sia su quello delle attribuzioni degli elementi che possono consentire al Piemonte di rivendicare il riconoscimento di un polo fieristico di livello primario; sia destinatario delle risorse e delle funzioni previste dal disegno di legge che è all'esame del Parlamento nazionale; soprattutto in presenza dell'emendamento che all'interno del testo unificato aspetta ancora l'approvazione in X Commissione della Camera dei deputati che, in via transitoria, riconosce Torino Esposizioni quale centro fieristico ai sensi di legge nazionale (non solo normativi, ma anche finanziari).
Questo disegno di legge avvia l'attuazione della legge 47/87 che conserva tutta la sua validità; tuttavia, il modello proposto indica l'esigenza che successive proposte si confrontino con la capacità del modello di articolarsi territorialmente e nei confronti delle diverse esigenze di settore.
Con questa frase intendo riassumere la filosofia di questo disegno di legge, che immagina di avviare un centro fieristico molto flessibile e portatore di funzioni diverse che, contestualmente all'avvio dei comitati promozionali provinciali, consenta una sperimentazione che nel tempo permetta di definire l'esigenza o meno di realizzare altri centri fieristici; si dovrà però avere prima sperimentato fino in fondo la possibilità di utilizzare questo centro fieristico sul territorio, non solo per risparmiare risorse, ma anche per ottimizzare il livello della presenza del momento promozionale e di manifestazioni sul territorio. E' evidente che si potranno realizzare in Piemonte, dal punto di vista della qualità anche manageriale, molti centri fieristici. Quindi, richiamo l'attenzione dei colleghi su questa novità fondamentale del nostro ragionamento; novità sulla quale la Giunta dovrà misurarsi con la disponibilità dei soggetti che dovranno far parte della società.
La pratica attuazione di questa legge richiederà una capacità forte di governo e di contrattazione con la Giunta per riuscire a coinvolgere i soggetti esterni rispetto al disegno che deve vedere Torino Esposizioni occuparsi non solo di Torino, bensì di tutto il Piemonte. Questo è il nodo non legislativo, ma di governo, e che il Consiglio avrà modo di verificare quando la Giunta, prima che si riunisca l'assemblea di questa società verrà a relazionare in ordine agli obiettivi che avrà potuto conseguire.
In sintesi, il modello proposto è caratterizzato da elementi di assoluta economicità da un lato e di forte capacità regionale di programmazione e di governo alla programmazione stessa dall'altro. Viene pensato come uno strumento al più alto livello di immagine e di efficienza disponibile nel sistema territoriale e produttivo del Piemonte. Uno strumento quindi capace di stare nel sistema nazionale ed internazionale nel rispetto delle regole di mercato, fermo restando che l'azione di sostegno finanziario-gestionale della Regione non deve andare allo strumento, ma ai comparti economici meno strutturati, alle esigenze contingenti e alla capacità progettuale del pluralismo della stessa società piemontese.
Uno strumento disponibile a prestare i propri servizi alla società e al territorio, come e dove richiesti, purché compatibili con le esigenze di impresa, capace di ospitare le iniziative avviate in processo progettuale e pluralistico, nonché di avviare, per gli stessi soggetti, iniziative promozionali nazionali e internazionali, fermo restando l'obiettivo societario primario di formare e realizzare un proprio programma di manifestazioni, di promozione e di diffusione.
L'articolo 1 individua il ruolo della Regione.
L'articolo 2 segna la novità di questo disegno di legge indicando quale oggetto sociale, non solo quello di istituto, ma anche la natura di società di servizi in conto terzi, che svolge le stesse attività anche a richiesta e per conto terzi.
L'articolo 3 indica le modalità della presenza minima degli enti pubblici, posto che solo l'assetto societario definitivo determinerà le rappresentanze (che potrebbero anche dover essere ulteriormente riviste a seguito dell'entrata in vigore della nuova normativa nazionale), fermo restando che la Giunta ritiene che la partecipazione privata, se del caso maggioritaria, dovrà garantire le caratteristiche di competitività ed economicità, assicurate da specifiche previsioni statutarie, nonché la rappresentanza delle più significative organizzazioni del sistema produttivo.
L'art. 3 alle lettere g), h), i), fa emergere fortemente il ruolo di governo della Regione che si esercita attraverso la responsabilità, che compete alla Giunta, di approvare in via preventiva il programma triennale e alla lettera m) - richiamo l'attenzione dei colleghi su questo passo assicura l'iniziativa ed il ruolo della Giunta regionale in sede di predisposizione ed approvazione dei programmi annuali, sia sul piano fieristico, che della promozione, che del servizio all'impresa.
Colleghi Consiglieri e signori Presidenti della Giunta e del Consiglio questa legge probabilmente è un tentativo molto avanzato per esplorare quella problematica, di cui si parla molto, ma rispetto alla quale non si fa niente, del nuovo rapporto pubblico-privato; se incentivare il rapporto pubblico-privato è soltanto decidere qual è la maggioranza e qual è la minoranza, non è niente di nuovo rispetto alla tradizione del pubblico privato, quindi si avrà una maggioranza privata quando prevarrà l'interesse del privato e la sua possibilità di immettere risorse, e ci sarà maggioranza pubblica quando il pubblico avrà un interesse preminente e soprattutto maggiori risorse. La linea con cui si continua a ragionare in Italia è questa. Invece in Europa si stanno inventando dei meccanismi in base ai quali si cerca di mettere insieme una società che per sua natura è economicità e capacità gestionale e la capacità di governo delle istituzioni che sono coinvolte che non stanno sul piano societario. In questa legge si è immaginato di sottolineare come il governo della Regione non avviene nel Consiglio di amministrazione. Il Consiglio di amministrazione deve fare - ma qui vado già nelle considerazioni personali l'interesse della società (questo vale anche per la società Promark). La società deve perseguire gli obiettivi contenuti nel programma che, guarda caso, con questa legge si immagina debba andare all'esame del Consiglio di amministrazione della stessa società solo dopo l'approvazione da parte della Giunta. Il meccanismo in base al quale una società accetta una supervisione al proprio programma, come momento di verifica della volontà della società e volontà dell'ente pubblico, nella specie della Regione, è sicuramente un modello perfettibile, per certi versi anche discutibile, ma perlomeno non rivede la logica del rapporto maggioranza-minoranza in termini societari e poi ricoltiva l'illusione di essere capace di inventare nuovi modelli di rapporto pubblico-privato che magari potrebbero costruire il tunnel sotto il Frejus per il TGV. Non sarà comunque una società pubblico-privato che costruirà il tunnel sotto il Frejus per il TGV a maggioranza regionale, questo è sicuro, perché altrimenti lo farebbe lo Stato direttamente. Sapere come si può interessare il privato a una grande opera pubblica in cui l'interesse del capitale, non dico del capitalista perché è un altro termine, venga rispettato all'interno di un interesse pubblico del socio magari di minoranza. è la nuova frontiera del rapporto pubblico-privato con i quali ci dobbiamo confrontare e non ci dobbiamo scandalizzare che qui si cerchi un terreno di verifica e di approfondimento.
L'art. 4, a modifica del secondo comma dell'art. 15 della legge 47 /87 prevede che l'ente fieristico, per essere tale, debba vedere la promozione e la partecipazione regionale, al fine di rendere chiaro a quali società si applicano le normative della L.R 47/87.
Si tratta di una cosa molto semplice, ma se avessimo lasciato la precedente dizione apparentemente qualunque società che, per ipotesi, si chiamasse centro fieristico, avrebbe potuto essere soggetta alla legge regionale che ha un campo di intervento che questo disegno di legge definisce puntualmente.
L'articolo 5, inoltre, a modifica dell'articolo 16 della legge n. 47 prevede il contributo delle Province alla predisposizione del programma triennale, con il supporto dei comitati provinciali espressione del sistema produttivo, coprendo quindi un vuoto istituzionale e, contestualmente individuando un elemento di rafforzamento ad un processo che tende ad un sistema articolato, ma per quanto possibile unitario. Quindi, le Province assumono, da subito, un ruolo non solo istituzionale ma anche della società civile che viene chiamata a concorrere con la istituzione, alla predisposizione del piano triennale, e questo sarà sicuramente un terreno in cui si andrà a verificare nel concreto quali sono le reali esigenze delle singole aree del territorio regionale.
Il ruolo nuovo ed incisivo riconosciuto alle Province con il supporto dei comitati provinciali assicura altresì che l'ulteriore attuazione della L.R. 47/87, mediante la realizzazione di altri centri fieristici, potrà rappresentare una risposta adeguata e praticabile rispetto ad esigenze avvertite e verificate a livello provinciale.
In conclusione, la legge in esame si colloca in uno scenario nazionale affatto statico, infatti è all'esame della Commissione camerale il testo unificato di numerosi progetti di legge quadro, volti a disciplinare l'attività fieristica; in tale sede vengono, tra l'altro, connotati gli enti autonomi fieristici mentre, con norma a carattere transitorio, due società, tra queste Torino Esposizioni, vengono assimilate all'ente autonomo fieristico.
La situazione, non consolidata e ancora piuttosto fluida, apre un significativo margine di incidenza per prefigurare, nella nostra Regione una organizzazione fieristica futura più vicina a quella cui legittimamente aspira la realtà socio-economica piemontese ed un ruolo forte, originale se non unico, della Regione. Dico se non unico della Regione, perché la realtà è che i grandi centri fieristici italiani che verranno convalidati sono quelli noti e l'entrata significativa delle rispettive Regioni all'interno di questi centri fieristici sarà un passaggio che, a livello dello stato d'essere della trattativa nazionale, non si capisce quale possa essere, al contrario della nostra Regione che, con questo disegno di legge probabilmente, ha trovato una strada.
Il centro fieristico, istituito ai sensi della legge-quadro regionale assume, nel suo atto costitutivo, i sostanziali requisiti previsti per gli enti autonomi fieristici del testo coordinato all'esame della Camera e pu nel contempo, derivare dalla trasformazione o fusione di una Società già operante nel settore in Piemonte e beneficiare quindi del pregresso, di manifestazioni internazionali, che è requisito per i finanziamenti e di collocarsi, quindi, nella legislazione in fieri, che seppure sembra aprire una pluralità di iniziative, nella sostanza privilegia l'esistente nei suoi centri di: Enti autonomi fieristici di Milano, Verona, Bari e dell'Ente Autonomo d'Oltremare e del Lavoro italiano nel mondo (EAMO) di Napoli aprendo con l'emendamento a Torino Esposizioni è a SOGESE di Firenze.
Una serie di circostanze ha quindi creato condizioni nuove ed irripetibili per l'iniziativa e la presenza regionale che questo disegno di legge coglie e sviluppa.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Marchini è aperta la discussione.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi, rilevo positivamente che con questo disegno di legge si dà una risposta concreta ad un problema che abbiamo discusso già da parecchio tempo e che, per una serie di ragioni, non siamo ancora riusciti a risolvere. E' una questione che è già stata dibattuta nel corso della precedente legislatura, per la quale è stato addirittura convocato il Consiglio subito dopo un Capodanno per dare delle risposte ad una legge quadro nazionale.
E' molto importante che, finalmente, anche il Piemonte arrivi a realizzare questo grande centro fieristico internazionale. Va rilevato con rammarico che la nostra Regione, dal punto di vista produttivo, è senz'altro una delle Regioni più all'avanguardia in Italia e forse in Europa e tuttavia, dal punto di vista delle manifestazioni internazionali è passato da 8 a 7 manifestazioni, con un regresso rispetto ad altre Regioni, quali la Lombardia, l'Emilia Romagna, il Veneto e la Puglia.
Probabilmente, non abbiamo ancora acquisito quella cultura in cui la società dell'immagine definisce i nuovi rapporti soprattutto nella capacità non solo di produrre, ma anche di esporre e di richiamare.
Con questo disegno di legge si va non solo a colmare una lacuna, ma a realizzare uno strumento dal quale partire per dare una risposta che il Piemonte ha tutti i titoli di dare, dal punto di vista delle capacità produttive e della sua collocazione geografica, posta com'è al centro di un grande processo di sviluppo con aziende produttrici di alto livello in Italia oltre che in Europa e nel mondo. Occorre quindi procedere con impegno per attuare questa legge al fine di coinvolgere le strutture interessate alla costituzione del grande centro fieristico internazionale Expo 2000.
Rilevo con piacere che sono state interessate le Province e le strutture tradizionalmente deputate ad un rapporto commerciale e di esposizione come le Camere di Commercio. Si tratta di un nuovo impegno che va a coprire le varie esigenze del Piemonte; un centro internazionale che si definisce come momento di convergenza di una serie di attività che si svolgono non solo nel capoluogo piemontese, ma anche nelle altre province.
Nella riunione alla quale mi riferivo all'inizio del mio intervento il Gruppo socialista sottolineò l'importanza di dare al Piemonte una struttura fieristica internazionale, la quale sarà tanto più forte e viva quanto più sarà sorretta e sarà il punto di convergenza di un vasto interesse che deve coinvolgere anche la periferia. Se è vero che siamo in ritardo, dal punto di vista delle grandi manifestazioni internazionali, è altrettanto vero che c'è una grande volontà che si realizza non solo attraverso l'approvazione del disegno di legge, ma con un grande fervore di ricerca, di lavoro e di impegno anche nelle Province. In ciascuna area del Piemonte ci si pone il problema di come legare al rilancio dello sviluppo economico nuove strutture commerciali espositive, dando loro nuovo respiro, facendo in modo che esse abbiano, attraverso il sostegno e la collaborazione di punti di riferimento, la possibilità di poter sviluppare sul mercato europeo ed internazionale le loro capacità produttive di espansione e di vendita.
Vorrei richiamare un importante settore dell'Alessandrino,l'oreficeria di Valenza, che si è mosso finora quasi autonomamente, probabilmente non avendo mai incontrato quelle strutture di sostegno capaci di facilitare la ricerca di nuovi mercati. Ritengo che settori come quello dell'oreficeria dei vini o di altri prodotti che sono il fiore all'occhiello dell'attività economica piemontese, possano trovare delle possibilità di sviluppo nel momento in cui faranno riferimento ad una struttura.
Abbiamo tutti presente la Fiera campionaria di Milano, che sta giustamente cambiando, che aveva il suo clou nei giorni che vanno dal 15 al 25 aprile; questo momento oggi si è diluito, ed è giusto perché la società sta cambiando, però la Fiera campionaria di Milano era un punto di grande richiamo. Tutte queste cose, oltre che essere fautrici di sviluppo di nuovi rapporti, fanno anche immagine.
Mi auguro che il Centro fieristico che andiamo a costruire con le proposte contenute nel disegno di legge in esame ci porti in questa direzione e ci consenta di recuperare il terreno che abbiamo perduto, forse perché non siamo stati in grado di stare al passo con i tempi, e di rilanciare il Piemonte, che è una regione nella quale non ci sono soltanto grandi intelligenze e capacità tecnologiche, dove non si fabbricano soltanto automobili, ma esistono anche altri grandi comparti produttivi che hanno bisogno del massimo sforzo. Se l'automobile, attraverso il Salone dell'auto e le punte avanzate che ha toccato nel mondo, ha saputo farsi strada da se medesimo credo che sia necessario che anche altri prodotti debbano trovare vie nuove per poter raggiungere gli stessi traguardi.
Pensiamo di poter dare, dal punto di vista della presenza sui mercati mondiali, con questo Centro fieristico una indicazione di grande rilevanza ed attualità.
Ritengo che questo sia un atto di fiducia; si tratta di una legge che di per sè, oltre a mettere insieme le strutture, le articolazioni, i rapporti con le Province, un insieme nuovo di promuovere le attività produttive e commerciali nella nostra regione, ma anche in Italia e in Europa, vuole essere un atto di fiducia verso il futuro in un momento difficile come questo e si propone di indicare l'azienda Piemonte tra le aziende che possono concorrere a migliorare le condizioni di lavoro e di commercio nella nostra regione per continuare a dare un rilevante contributo, come insegna la storia e il recente passato, alla crescita e allo sviluppo del nostro Paese e lo daremo in questo modo anche alla crescita e allo sviluppo dell'Europa che ci vedrà nel 1992 in concorso con altri a fare la nostra parte.
Ho fiducia che con questo strumento saremo in grado di concorrere in modo positivo alla crescita della comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto dare atto all'Assessore e alla Giunta di aver fatto una scelta corretta e dovuta presentando al Consiglio un proprio disegno di legge. La costituzione di un centro fieristico è un momento rilevante e anche in questa legislatura deve dare a tutti la possibilità di portare il proprio contributo e svolgere quindi il proprio intervento. Mentre dico questo, ritengo correttamente di non dover ripetere in questa sede e quindi ripercorrere, per quanto riguarda la mia parte politica, gli ampi interventi che sono agli atti consiliari e che faccio miei, svolti dai compagni Bruciamacchie e Guasso nella precedente legislatura. Mi limito pertanto a sottolineare alcuni elementi, alcuni nodi fondamentali e importanti, sui quali è necessario discutere e fare chiarezza.
Nessuno di noi, e men che meno la nostra parte politica, ritiene che non esista la necessità di un centro fieristico a livello regionale. Anzi riteniamo - e viene anche riconosciuto correttamente nella stessa relazione che arriviamo in ritardo. Ricordo l'intervento fatto dall'Assessore Marchini nel precedente dibattito, sia per la parte pubblica sia per la parte privata su questo comparto, perché tutti siamo consapevoli che non basta saper produrre bene, ma è necessario anche sapere vendere bene i propri prodotti e quindi l'aspetto della promozionalità è importante e fondamentale: richiamare nella nostra realtà la presenza di altri produttori, di altre forze economiche, è non solo motivo di confronto e di verifica con la nostra realtà, ma è sicuramente momento di elevazione per tutti e, comunque, di promozione del prodotto non solo piemontese.
Su questo terreno non ci sono dubbi; sentiamo tutti la necessità che la Regione entri nel contesto nazionale ed internazionale con una presenza rilevante. Laddove noi - e lo diciamo con estrema franchezza - non siamo d'accordo è sul modo in cui si arriva e, in modo particolare, su un nodo che riteniamo importante e fondamentale: quello del rapporto tra pubblico e privato. Riteniamo che il pubblico arrivi a questo appuntamento a rimorchio del privato, quasi costretto dalle esigenze poste dal testo di legge unificato e finalmente in discussione e speriamo votato dal Parlamento (ma non ripetiamo qui quello che abbiamo già avuto occasione di approfondire in sede di Commissione). A noi pare che ci sia la corsa per arrivare ad afferrare Torino Esposizioni, inglobarlo in Expo 2000 e quindi essere pronti per questo appuntamento legislativo. Non si tratta perciò di un ruolo attivo, come a nostro parere avrebbe dovuto essere, da parte della Regione e delle altre realtà pubbliche (mi riferisco al Comune di Torino all'Unione delle Province come viene detto nel testo di legge o comunque alla Provincia di Torino) che avrebbero dovuto essere i soggetti che potevano mettere in "difficoltà" il privato proprio per la valenza e il peso della loro proposta.
L'altro aspetto, che sta all'interno di questo discorso, è relativo al momento in cui il pubblico dà vita, attraverso questa legge, ad un centro fieristico. In questo, sono d'accordo con il Consigliere Marchini, il quale afferma che ci sarà un ruolo da giocare. Ruolo che si gioca anche creando le condizioni per poterlo fare, ma non vedo ancora il peso, di cui dicevo precedentemente, del pubblico, quindi del Comune, della Provincia di Torino e della Regione che tutti insieme dovrebbero svolgere questo ruolo.
Vorrei, invece, richiamare il dibattito svolto con l'allora Assessore comunale, Carla Spagnuolo, all'interno della Commissione consiliare del Comune di Torino che mise in rilievo elementi di frizione o di non chiarezza o comunque di ruolo tra questi due Enti. Comune e Regione. Questi problemi, a tutt'oggi, non sono ancora stati risolti e ciò è un grave handicap.
Per restare sempre sull'aspetto del filone pubblico, la modifica della legge n. 47/87 pone dei rischi di Torino-centrismo. A me pare che questo elemento di contraddizione permanga e sia forte. Il rischio non è quello di creare uno strumento, e quindi un centro fieristico, che svolga il suo ruolo di coordinamento e di sostegno dei servizi a livello regionale, e su questo sono d'accordo, ma nel momento in cui andiamo ad individuare questo centro che deve essere sicuramente il più importante, il più grosso, il più significativo a livello regionale, deve però saper svolgere un ruolo di promozione delle altre realtà. Il rischio è che resti l'unico. Mi interesserebbe che, in sede di Consiglio regionale, venisse ribadito che lavorando per questo ruolo, vogliamo promuovere, nelle realtà locali questo sforzo non per una moltiplicazione all'infinito dei centri fieristici (sappiamo che a livello internazionale forse ce ne sono troppi) ma abbiamo bisogno di creare e migliorare i livelli di qualificazione delle strutture di servizio all'impresa: questo è il nodo fondamentale. Non mi pare però che nel testo di legge ci siano queste condizioni, anzi, vedo tutti i pericoli di accentramento addirittura rimarcati in modo ancora maggiore.
Per quanto riguarda il rapporto con il privato devo sottolineare che di fronte ai grandi investimenti pubblici, nell'art. 3 si concede la maggioranza al privato. Su questo articolo abbiamo presentato un emendamento, perché rispetto ai quindici componenti del consiglio di amministrazione il prevederne "almeno sei" al pubblico pone la Regione in una posizione di sudditanza. Un conto è cercare di coinvolgere il privato un altro è che uno strumento così importante veda l'impegno pubblico consegnato nelle mani del privato, infatti avere la maggioranza nel consiglio di amministrazione conta di più di quei vincoli, sempre nell'art.
3, riguardanti il rapporto con la Regione, in particolare con la Giunta per quanto riguarda l'aspetto della programmazione.
Questo è l'altro elemento per noi di estrema preoccupazione. Riteniamo che pubblico e privato dovrebbero giocare insieme questo ruolo, ma guai a noi se è il privato ad avere la prevalenza in questo discorso, a meno che non disponga già di una forza molto grande. Ma se avesse avuto tanta forza con ogni probabilità sarebbe andato avanti da solo; invece, l'utilizzo del denaro pubblico a fini privati non mi trova molto d'accordo. Mi scuso per la schematicità di queste osservazioni.
L'altro nodo sul quale ritengo di dovere, con serenità e tranquillità richiamare l'attenzione del Consiglio è l'aspetto della localizzazione di questo centro fieristico. Non possiamo far finta che questo sia un problema marginale: è un problema nodale. Siamo contrari alla localizzazione al Lingotto di questo centro fieristico, mentre tutta l'operazione va in quella direzione. Siamo contrari a questa scelta soprattutto per aspetti di funzionalità: un centro fieristico ha bisogno di ampi spazi e la localizzazione nel tessuto urbano della struttura del Lingotto non permette di svolgere quella funzione che deve avere nei tempi moderni un centro fieristico.
Un'ultima considerazione: non vorrei che il fantasma della Promark aleggiasse sempre nell'aria; ogni tanto ne parliamo, scoppia il bubbone c'eravamo già dati un appuntamento per discutere in aula, ma ragioni contingenti hanno fatto sì che il dibattito venisse spostato più avanti. E' di oggi la notizia di un'interpellanza del Consigliere Ferrara, quindi sicuramente torneremo a ragionare e a discutere di queste cose. Non vorrei oggi, ripetere le cose che abbiamo detto quando abbiamo discusso le interrogazioni sulla Promark, però dobbiamo avere chiaro, nel momento in cui abbiamo fatto la scelta di individuare un altro strumento, di avere la forza di esprimerci chiaramente sul ruolo e la funzione della Promark, non facendo la scelta dello struzzo come in questi anni si è fatto, nel tentativo di far decollare Expo 2000 mentre si faceva morire, di morte lenta, la Promark. Non è un modo corretto di operare. E' stata scelta un'altra strada, però questi due elementi non possono restare nel vago: non sono sufficienti. Mi pare di aver capitò che per la Promark sono cambiate quelle scelte per una S.r.l, che erano state indicate in Commissione.
Ritengo che il Consiglio regionale non debba, nel momento in cui discute di Expo 2000, far finta che il discorso Promark non esista, quindi abbiamo bisogno di sapere da parte dell'esecutivo con chiarezza quale ruolo e quale destino ha Promark in questa operazione.
Mi rendo conto di averla fatta troppo lunga, per cui gli altri elementi li analizzeremo nel momento in cui illustreremo gli emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dardanello.



DARDANELLO Ferruccio

Con compiacimento sono partecipe alla discussione di questo disegno di legge che vede finalmente la costituzione dell'ente fieristico Expo 2000.
Centro fieristico del quale da tanto tempo il Piemonte attendeva la realizzazione.
Faccio alcune considerazioni non entrando approfonditamente nel merito.
Questo centro è importante se vogliamo dare un ruolo alla nostra Regione e alla nostra economia, se vogliamo far sì che l'imprenditoria, che opera con impegno all'interno della Regione, possa avere la sua vetrina, il suo modo di proporsi, il suo modo di credere al futuro.
Il Piemonte ha vissuto negli anni passati sempre grandi ruoli di primo attore. Torino è stata capitale d'Italia, capitale della moda, capitale dell'auto, capitale dell'informazione (ricordo la mitica sede di via Arsenale n. 21), capitale dello sport; però, nell'arco dei decenni, la nostra Regione ha perso un po' questo ruolo. C'è bisogno quindi, di trovare nuovamente il momento propulsivo per cui la nostra imprenditoria, che è così attiva e presente sul territorio, possa nuovamente avere un punto di riferimento. Un punto di riferimento può essere un centro fieristico che è di immagine, di resoconto fondamentale della produttività, dell'impegno degli uomini, e dell'economia variegata, non soltanto quindi una monocultura industriale, ma una variegata economia che trovi in vari momenti della sua espressione grande presenza sul territorio. Mi riferisco al mondo del terziario che troverà nei prossimi anni la sua credibilità, il suo sostegno, la sua presenza; il mondo del turismo, che certamente non solo a parole potrà contraddistinguere in modo positivo questa crescita. Un centro fieristico internazionale che possa veramente porci, con i supporti economici adeguati, di fronte ai mercati dell'Europa innanzitutto, ma anche del mondo, è un elemento del quale l'economia del Piemonte aveva bisogno e che le istituzioni avevano l'obbligo e il compito di promuovere.
Certamente ci sarà qualche problema nel trovare la quadra tra la presenza dei privati e del pubblico, può darsi che ciò possa condizionare qualche scelta; anche solo il fatto che nell'art.3 sia prevista per la prima volta la presenza delle categorie economiche che possono predeterminare delle scelte, non soltanto di obiettivo politico istituzionale, ma anche di tipo aziendale, credo che sia un fatto di crescita concreta, graduando con maggiore ottimismo la realtà e i benefici che questo centro fieristico potrà portare. Centro fieristico che deve essere anche in grado di fornire quelle infrastrutture, quelle capacità e quelle tecnologie che il piccolo imprenditore (e nel Piemonte ce ne sono tanti) certamente non dispone.
Il fatto che ci sia un certo Torino-centrismo nella fase iniziale, è legittimato dal fatto che Torino è la capitale del Piemonte: potranno esserci nelle Province tal une volontà e obiettivi da raggiungere, ma visto che stiamo ipotizzando orizzonti nuovi, partire con impegno a una realizzazione che possa contraddistinguerci a livello regionale, è la strada che ci trova concordi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, accanto alle argomentazioni del collega Foco ne esprimo altre, anche per riallacciarmi alla discussione che, in occasione di questo provvedimento, abbiamo avuto in passato. A mio avviso questa legge della Regione Piemonte in realtà segna una rinuncia da parte della Regione stessa a svolgere due ruoli precisi di propria competenza. Il primo è un aspetto che non mi stanco di riprendere ogni volta che si riconfermano o si individuano nuove adesioni da parte della Regione Piemonte a società per azioni. Ritengo un errore procedere alla riconferma o all'individuazione di nuove partecipazioni della Regione Piemonte senza fare il punto su tutte le partecipazioni che la Regione ha in varie società, decidendo quali partecipazioni vanno rafforzate, quali vanno abbandonate, e per quanto riguarda le nuove partecipazioni a quali condizioni la Regione partecipa. Invece, vedo che la Giunta regionale, ben sostenuta dalla maggioranza, continua a snocciolare in questo Consiglio le partecipazioni regionali, una per una, senza un quadro complessivo, senza una politica delle partecipazioni.
Questo è motivo di rammarico, perché le difficoltà in cui versa la finanza regionale richiederebbero che la Regione Piemonte impiegasse le proprie risorse in modo molto oculato, per quanto riguarda le partecipazioni azionarie. Quindi chiedo, forse per la terza volta in questa tornata amministrativa, di poter dedicare una riunione del Consiglio alla politica delle partecipazioni. Non farlo significa, a mio avviso rinunciare a un preciso dovere nell'amministrare il denaro pubblico.
Seconda osservazione: il centro fieristico. Penso che dal Comune medio della Provincia Granda, dalla città di Savigliano fino ai Comuni capoluogo di tutte le Regioni d'Italia, discorsi del tipo: "vogliamo avere un ruolo di rilievo nel settore fieristico", siano comuni perché è una delle attività innovative e di promozione dello sviluppo. Parlare di centro fieristico, di ente fiere, significa toccare un tema sul quale non ci sono discriminanti pregiudiziali dal punto di vista della impostazione generale.
Chi è che non vuole il centro fieristico? Lo vuole Savigliano, lo vuole Biella, lo vogliono altri Comuni. Il problema è che la Regione dovrebbe avere un ruolo preciso nel settore delle fiere facendo riferimento innanzitutto ad una politica territoriale. Ricordo ai colleghi che su questo punto c'è un pronunciamento della Regione Piemonte, espresso a seguito di studi del Comitato comprensoriale, sulla localizzazione territoriale del centro fieristico. Quel pronunciamento proponeva un ventaglio di ipotesi, sulla base della più corretta utilizzazione di un polo di questo genere nell'ambito della riorganizzazione territoriale.
Il secondo elemento che volevo mettere in rilievo è che la Regione è stata inattiva da questo punto di vista. Gli studi, a disposizione dell'Assessorato, sono rimasti nei cassetti. Questo ha prodotto una legge che ha grande e sedicente respiro di carattere internazionale, proiezioni interregionali e via dicendo, ma poi non fa altro che far proprie, in modo neppure velato, le scelte che sono iniziate dalla necessità dell'azienda FIAT di valorizzare un vecchio stabilimento. La FIAT, attraverso un'azione promozionale di valorizzazione dei propri interessi, è riuscita, passo passo, ad ottenere che questa scelta venisse convalidata da decisioni della Pubblica Amministrazione, soprattutto del Comune di Torino. Il Centro fiere deve nascere al Lingotto! Questo è quello che è stato deciso. Perché? Perché c'è stata una particolare attività promozionale da parte di una società privata per valorizzare il proprio immobile.
Prendo atto che la Regione ratifica questo. Se non ratificasse questo fatto e ponesse ancora in questione il problema di ricercare per la Regione Piemonte e l'area metropolitana torinese un centro fieristico all'altezza dei modelli europei, capace di competere con questi modelli. Tenendo conto che l'unica attività forte di carattere internazionale che rimane nella città di Torino è il Salone dell'Automobile, dovrebbe porsi il problema di fare del nuovo Centro fieristico, che è una scelta di grande investimento una scelta capace innanzitutto di mantenere ad altissimo livello la partecipazione di tutte le case automobilistiche al Salone dell'Automobile.
Scelta che la localizzazione del Lingotto ha già minato nell'ultima edizione, per esplicita ammissione di una sofferenza del mercato, di una non accettazione e gradibilità della sede di una vecchia industria legata alla FIAT per un Salone internazionale dell'Automobile. Questo ha già provocato delle defezioni. Temo che sia una scelta sbagliata.
C'è poi l'aspetto del sito prescelto e delle possibilità di sviluppo che sono senz'altro anguste. Il Lingotto è un grande stabilimento che deve essere utilizzato nell'ambito degli obiettivi di sviluppo di Torino, ma il Lingotto, così come è stato progettato il piano particolareggiato, in realtà tende ad assumere tutti gli obiettivi dello sviluppo di Torino. E' una concentrazione di attività e, in futuro, di ricchezza sotto forma di investimenti di vario tipo, che fa dipendere lo sviluppo di Torino dalla scelta del Lingotto. Per questo, abbiamo presentato un emendamento per segnalare il fatto, anche un po' ridicolo, di inserire, all'interno di una legge che costituisce un ente fieristico, un articolo nel quale vi è scritto che la sede deve essere nella città di Torino. Sinceramente, la trovo una specificazione assolutamente priva di senso, se non per dire che bisognerà scegliere il Lingotto. Forse sarebbe stato più semplice scrivere: "e che avrà sede nello stabilimento del Lingotto", questo però in una legge pare strano, ma la forza della FIAT forse è anche questa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non avrei voluto svolgere l'intervento in sede di discussione generale, riservandomi solo una dichiarazione di voto, ma dal momento che tutti intervengono, capovolgo tutto e farò un intervento che, evidentemente, avrà anche valore di dichiarazione di voto.
Questa legge, che è in buona sostanza la ripetizione di una legge approvata da questo Consiglio regionale qualche mese fa, trova il convinto consenso del Partito repubblicano.
Su un punto il Partito repubblicano ha una grossa riserva: sul nome.
Trovo che sia un nome molto brutto. Forse avremmo potuto inventare qualcosa di meglio, ma questo si può cambiare, non è la parte importante della legge. Spero che quando non ci sarà più l'urgenza di cambiare o di fare la legge, magari qualcuno riesca ad inventare un nome che dia più il senso di quello che l'ente fieristico piemontese dovrà essere. Ma, a parte questo aspetto, trovo che questa legge avvii una struttura di grande importanza per la nostra Regione e lo faccia bene. Dico questo perché nella legge sta scritto che l'ente dovrà operare sull'intero territorio regionale, e per fare questo avrà il contributo di tutte le Province piemontesi. Sia dalla relazione di Marchini che dagli interventi di alcuni colleghi che mi hanno preceduto, ho tratto motivo di particolare soddisfazione. Mi pare che sia ormai un dato acquisito che l'ente fieristico Expo 2000, se continuerà a chiamarsi così, sarà una struttura al servizio dell'intera economia piemontese, non soltanto torinese. Se questo è vero vuoI dire che quella follia che era inserita nella legge n. 47, che prevedeva dodici enti fieristici nella nostra Regione, è di fatto superata dalle cose. Un certo campanilismo che era emerso quando avevamo approvato quella legge mi pare sia stato superato. Il collega Rossa mi ha piacevolmente impressionato quando ha detto che questa struttura deve servire tutto il territorio. E' un fatto positivo. Il Consigliere Foco ha detto di essere convinto che debba essere la più importante e la più significativa, ma che non deve essere intesa come unica struttura. Secondo me, deve essere intesa come unica struttura solo se sarà in grado di fornire servizi qualificati a tutte le imprese del territorio regionale. Non credo che si possa offrire un servizio qualificato (soprattutto oggi che con la telematica le distanze non ci separano più) senza una struttura unica, forte, qualificata. Tutto il sistema industriale della Regione viene ad essere rafforzato da questa unica struttura. Quindi, credo sia giusto che nello spirito della legge, ma anche nelle dichiarazioni di oggi, si vada verso un unico ente fieristico.
La modifica della legge n. 47, che preoccupava in parte il Consigliere Foco, secondo me è un elemento di garanzia.
Secondo elemento. Viene confermato che si tratta non soltanto di un momento espositivo, ma di qualcosa che cura tutta una serie di servizi alle imprese che stanno a valle e a monte del momento espositivo. Questo è quello che più interessa alla piccola e media impresa, alla quale dobbiamo rivolgerci, non soltanto al momento dell'esposizione dei prodotti quanto tutto quell'insieme di attività, di trattative, di rapporti, di normative che debbono essere messe a disposizione anche dal piccolo imprenditore per poter fare del momento espositivo un momento di crescita complessiva della piccola industria.
C'è il problema - in risposta ad alcuni emendamenti che il Gruppo PCI ha presentato e che avevano formato oggetto di una garbata polemica da parte dei Consiglieri Chiezzi e Foco - della sede dell'ente fieristico a Torino o nell'area torinese. Secondo me che l'ente fieristico piemontese abbia sede a Torino è la cosa più naturale; sarebbe curioso pensare che la sede fosse a Grugliasco. La Fiera di Milano è a Milano, la Fiera di Lione è a Lione e che la Fiera di Torino sia a Grugliasco mi pare curioso. Malgrado queste cose evidentemente andiamo oltre il fatto di essere a Grugliasco o a Torino. C'è il problema del Lingotto che dobbiamo superare, smettendo di raccontarci delle storie, collega Chiezzi. Lei era Assessore quando il Comune di Torino decise di collocare ,il Salone dell'Auto al Lingotto.
Quello fu il momento della scelta. Non si può dire che era una sede provvisoria e che poi avremmo cambiato quando si è cambiata la maggioranza.
In quel momento si è fatta la prima scelta che ha orientato le scelte successive e, in quel momento, si è scelto di fare del Lingotto un centro espositivo importante per fare la manifestazione emblematica della città di Torino. Successivamente, il Comune di Torino ha fatto una scelta ben precisa: non possiamo continuare a far finta che non vi sia stata continuando a dire che il Lingotto è un tabù. La scelta è di fare un centro fieristico al Lingotto, questo ha scelto il Comune di Torino e noi non possiamo fare niente altro che prenderne atto. Non dobbiamo restare fuori da queste scelte. La Regione deve svolgere un ruolo sulla pianificazione territoriale quando è così importante anche sugli aspetti della città di Torino. Mi pare curioso che la Regione non partecipi minimamente al dibattito in ordine alla localizzazione dell'Università. La Regione deve svolgere un ruolo, però ormai la scelta è fatta, quindi smettiamo di continuare a far finta che il Lingotto esiste, ma non bisogna dirlo. Il centro fieristico piemontese avrà quasi certamente sede a Lingotto.
Il collega Chiezzi, che è persona attenta ai problemi del territorio può dirmi quale concentrazione di ricchezza andrà a determinarsi in quel sito? Quando si fa un'operazione di questo genere è chiaro che si determina una serie di concentrazioni, di situazioni collegate che vanno a determinare interessi economici straordinari. Anche nel momento in cui si è fatta la scelta del Tribunale in corso Vittorio scelta secondo me sbagliata, ma che lei, collega Chiezzi, ha fatto - si è avuta una concentrazione straordinaria di ricchezza e di rivalutazione dei terreni.
Se le scelte urbanistiche della città di Torino vanno come stanno andando ci saranno altre situazioni, ma è naturale, non deve turbarci più di tanto.
Vorrei trattare un ultimo elemento: la presenza del privato e del pubblico, il problema della sudditanza. Non si può andare per stereotipi bisogna leggere le cose per come sono scritte. Mi pare che questa legge non prefiguri ancora se la maggioranza sarà pubblica o privata; individua una presenza minima degli enti pubblici nel Consiglio di amministrazione, per pone alcuni vincoli restituendo le funzioni corrette ai ruoli del pubblico e del privato, cioè riacquisendo tutta la programmazione rispetto all'attività fieristica alla Regione Piemonte, la quale deve preventivamente approvare i progetti e i programmi pluriennali; la quale nel Consiglio di amministrazione, con i membri previsti da questa legge, è determinante ai fini dell'approvazione dei programmi annuali nell'ambito del progetto triennale.
In sostanza, mi pare che gli enti pubblici vadano a svolgere un ruolo di programmazione e di controllo vincolante dando ai privati un ruolo di gestione, cosa che considero giusta, nell'ambito della programmazione e del controllo svolti dall'ente pubblico. Il fatto che sia la parte privata a gestire l'azienda lo considero un fatto positivo. Per questi motivi ritengo che questa legge sia valida, una legge da approvare con assoluta convinzione.
Non vorrei chiudere il mio intervento senza fare un breve cenno al problema, che il collega Foco giustamente ha posto, della Società Promark.
E' impensabile presumere che una cosa di questo genere non vada a modificare in qualche modo anche il suo ruolo. Ne abbiamo parlato in Commissione, ci sono delle valutazioni, e la maggioranza si è orientata in un certo modo. Personalmente, devo dire che dissento rispetto a questa ipotesi, ritengo che sia dettata ancora da qualche paura, ma sono completamente d'accordo che non si debba fare la scelta dello struzzo, cioè quella di non decidere. Si devono fare delle scelte precise e avremo occasione di parlarne, perché credo che l'Assessore si sia impegnato a breve scadenza a proporre degli strumenti normativi e legislativi per risolvere definitivamente questo problema. Credo quindi che, senza fare lo struzzo, nel momento in cui si avvia un'iniziativa così importante, come è l'Expo 2000, sia giusto dare una soluzione definitiva a quest'altra struttura regionale proprio perché - come diceva giustamente il Consigliere Chiezzi - bisogna spendere in modo oculato i soldi nei confronti della politica delle partecipazioni azionarie della Regione. Occorre spendere i soldi in modo oculato, non bisogna soltanto dirlo, ma farlo anche in concreto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che non sfugga ai colleghi del Consiglio che stiamo discutendo di qualcosa che ha una prospettiva completamente diversa dai tradizionali centri fieristici. Oggi pomeriggio il collega Rossa aveva ricordato la Fiera di Milano. E' chiaro che qui si tratta di pensare a qualcosa dove gli spazi espositivi e gli aspetti materiali, diventino una componente, non certamente trascurabile ma accessoria dei beni materiali che si introducono in questa realtà e che sono in grado di farla funzionare, di rapportarsi con i bisogni dell'apparato economico e di saper dialogare in modo adeguato. Ed è soprattutto sotto questo aspetto innovativo che abbiamo visto realtà, come Verona e come Bologna, che negli ultimi dieci anni hanno surclassato la capacità espositiva torinese, spostandosi su delle esposizioni, in certi casi con il carattere della quasi permanenza, ma, comunque, con la capacità di mantenere un rapporto permanente con la struttura produttiva delle rispettive regioni. La scommessa nostra è un po' di questo tipo, cioè far sì che non si tratti di uno spazio espositivo statico, ma di una realtà con capacità creativa, con un accumulo di conoscenze permanente e di un dialogo costante con le realtà della nostra Regione, realtà produttive, sia del primario, del secondario e del settore terziario.
Se questo è il compito, non sottovaluterei la necessità di trovare una strada perché sia vitalizzata a fondo la capacità di dare, di esprimere e di avere delle specificità delle Province.
Sarebbe sbagliato creare dei piccoli enti fiera a livello provinciale perché l'elemento di conoscenza, il know-how, il software che c'è all'interno del Centro fieristico Expo 2000, è qualcosa che potrebbe servire alle diverse realtà periferiche, le quali possono avere lo spazio espositivo e gli aspetti materiali, ma che si alimentano dalle conoscenze dalle competenze che al centro, in questa realtà, ci possono essere.
Ma non credo nemmeno che si possano aspettare lunghi tempi di sperimentazione; bisognerebbe già avere un minimo disegno sin dalla partenza, perché le realtà periferiche abbiano ormai dei canali proceduralizzati per capire come dialogare da subito con questa realtà centrale che nasce indubbiamente con un ruolo forte e ampio, perché deve avere la valenza internazionale.
Il secondo aspetto, che i colleghi del Gruppo PCI-PDS hanno evidenziato ed enfatizzato, è il rapporto pubblico-privato. Nella parte finale della scorsa legislatura ho partecipato ai lavori preparatori del precedente disegno di legge e ricordo che anche questo era stato un tema di forte contendere, seppure all'inizio avessi avuto una posizione favorevole a una prevalenza del pubblico, alla fine mi sono convinto, da un ragionamento purtroppo, che questa sottolineerebbe alcuni limiti del ruolo della Regione. Non è necessario sempre essere in maggioranza, e lo vediamo in Texilia e in Finpiemonte, per poter esprimere delle politiche, anzi, in molti casi dove siamo maggioranza come quota non riusciamo ad esprimere delle politiche all'interno degli enti. Se troviamo invece dei meccanismi e mi pare che così come è stato congeniato con il programma triennale all'interno del quale ci sono dei programmi annuali, che trovano nel governo regionale una capacità propositiva di controllo e di verifica alcuni filtri - credo si possa, in qualche modo, se non governare certamente orientare e stimolare che è un po' il compito che dobbiamo avere. Non vogliamo creare il gosplan della promozione e dal centro; il nostro Governo stabilisce, giorno per giorno, cosa bisogna fare, per dobbiamo avere la possibilità di avere una funzione di stimolo e di orientamento che sia recepita; il meccanismo del programma triennale e annuale - se il Governo fa il suo compito, come immagino voglia fare dovrebbe evitare che il pubblico venga emarginato.
Non vedo tanto il problema delle grandi manifestazioni (auto o qualcos'altro), ma di quelle esigenze connesse alle politiche regionali settoriali di area e di comparto nelle quali, triennalmente o annualmente la Regione vuoI far valere qualcosa e trova nell'Expo 2000 il contenitore in grado di poter sviluppare la commessa che la politica regionale viene a dargli. Però c'è un particolare: come si interfaccia tra quello che dice la politica di settore? Anche qui c'è un problema: le politiche settoriali del Governo vengono raccolte unitariamente o si esprimono in modo articolato? Sappiamo che questo è un altro terreno di disputa, ma come si dialoga tra l'Expo 2000, che avrà dei suoi linguaggi, delle sue logiche e il governo regionale? Pensavo ci dovesse essere qualcosa che venisse visto come società di servizi, questo ente pubblico per la promozione, nel quale vedo un ruolo modificato nella sua natura di Promark. Non vorrei che passasse alla storia di questa legislatura - collega Ferrara - come il becchino della Promark; non voglio proprio, perché sarebbe una cosa ingiusta, ma possiamo pensare che, non facendo più esposizioni tradizionali, ma rappresentando quello che abbiamo creato, presenti il CSI in forme diverse.
Prima che nascesse il CSI, la Regione Piemonte si era dotata di una specie di cuscinetto che permetteva, al governo regionale e ai soggetti esterni di poter dialogare con linguaggi appropriati, nelle forme appropriate, nei tempi appropriati e con le caratteristiche adeguate. Quindi, non suonerei le campane a morto della Promark, ma vedrei la Promark completamente ridefinita in questa struttura, che serva come strumento di dialogo veicolo e canale di comunicazione con l'Expo 2000.
Oltre a questo interfacciamento però c'è ancora la capacità che la Regione non venga mortificata quando trova delle intuizioni forti e alte che sono fuori da questi interventi di nicchia, di area di settore. Per esempio, ho un'idea che si sta sviluppando: manca in Italia il salone internazionale della banca dei servizi parabancari e delle tecnologie che vi ruotano attorno. La Regione dovrebbe essere capace di dare un forte stimolo. Ci devono essere le condizioni, non le riserve, da parte di Expo 2000 di pilotare questo progetto. La Regione fa da coagulo di interessi che possono ruotare. So che c'è una particolare attenzione dell'Assessore sarebbe forse una delle ultime aree che resta a livello nazionale per poter avere un'iniziativa internazionale che sia originale, che non sia già ripetitiva. Ne esiste una nella Repubblica Federale germanica, ne esiste una nel Regno Unito, però non ne esistono molte a livello internazionale.
Occorre, lo diceva il collega Dardanello, far sì che l'Expo 2000 sia un motore per le politiche di terziario che sono le più difficili da fare sono le più complesse. Ebbene, se noi trasformiamo la logica di un Expo 2000, che non è il baraccone, che la domenica le famiglie piemontesi vanno a visitare con la merenda, quello lo lasciamo alle fiere dei paesi vogliamo qualcosa che sia di alta competenza, la sfida dove noi misurarci e, soprattutto, fare promozione con il nostro settore terziario proprio per aiutarlo a crescere, per avere quelle sinergie, se vogliamo, tra capacità diffuse sul territorio e capacità promozionali che vengono messe in movimento. Sarà poi il Capogruppo ad esprimere la dichiarazione di voto però ritengo questa iniziativa molto importante, purtroppo in ritardo perché avremmo avuto bisogno da anni di avere uno strumento di questo genere. Forse, la sede è già predeterminata: ho avuto modo di vedere i grandi centri fieristici di Berlino, Londra, Parigi, ma non avendo la competenza non posso dare un giudizio se il Lingotto è agibile per una realtà estremamente moderna con capacità di mantenere, in permanenza l'attività espositiva come promozione. Certamente, il fatto che debba essere a Torino mi sembra innegabile, però non credo che questo possa far fermare la necessità di andare in tempi rapidi a trovare una determinazione per un'iniziativa promozionale istituzionale che sia motore al nostro apparato produttivo che, come dicevo stamattina in un'interrogazione, sta perdendo colpi.
La nostra Regione è l'unica a perdere popolazione, ad avere l'invecchiamento medio più elevato della sua popolazione, ci sono indicatori demografici che indicano anche la perdita di propulsione economica. Allora, questo Expo 2000 può diventare una componente della ripresa delle attività economiche dei tre settori produttivi della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Signor Presidente, non ruberò molto tempo, perché molte cose sono state dette ed in particolare l'ultimo intervento del collega Tapparo mi pare incentrato giustamente sui compiti essenziali di questo ente. Arriviamo in ritardo di tre anni sulla legge istitutiva, ma di dieci o quindici anni sulle esigenze della nostra Regione.
Ciò nonostante credo che questa legge sia una bella sfida per la comunità piemontese e per la Regione; vale la pena, quindi, affrontarla con serietà, perché ci permette anche il riscatto di esperienze passate seppellendo i morti e passando invece ai vivi, anche per quanto riguarda le nostre strutture. Secondariamente, mi pare che la Regione possa svolgere un ruolo di protagonista raccogliendo la sfida, perché tra i compiti giustamente il collega Marchini lo mette in evidenza e lo ha sottolineato anche il collega Tapparo, vi sono oltre al fattore espositivo, quelli della diffusione delle conoscenze delle innovazioni tecnologiche e scientifiche attinenti ai diversi settori produttivi. Per questo la discussione sulla sede è abbastanza oziosa; se l'Expo 2000 è di Torino, è evidente che la sede debba essere nella città dove è stata preconizzata, cioè sul Lingotto.
Probabilmente, si potevano fare scelte diverse; la città di Torino su questo luogo poteva operare altre scelte forti. Non le ha fatte; ha ritenuto che fosse giusta e praticabile questa, anche sotto l'aspetto urbanistico.
Non so se fra trenta o quarant'anni i nostri figli condivideranno questa scelta o diranno che essa ha finito di congestionare ancor più il centro della città ed era auspicabile fare scelte diverse. Non sono invece, d'accordo con il collega Ferrara quando dice che deve esservi un unico centro espositivo; può essere unico, ma non necessariamente. Devo ricordare che l'unico centro fieristico istituito in base alla legge del 1987, non è stato fatto a Torino. Dipende dalle condizioni dei settori dalle capacità degli uomini, dalla volontà pubblica e di quella degli imprenditori. Se vi sono possibilità e capacità per altri centri fieristici, questo potrà venire in collegamento con l'Expo 2000 di Torino.
Il centro Biella Fiere chiederà, anche con il sostegno del collega Ferrara il riconoscimento con legge regionale e parteciperà all'Expo 2000 per un necessario scambio di esperienze.
L'ultimo aspetto che voglio sottolineare è il ruolo della Regione: francamente, da un punto di vista ideale potrebbe sembrare giusta la preminenza del pubblico tenuto conto delle finalità che qui abbiamo indicato, ma non è indispensabile. La Regione avrà compiti fondamentali in questa sfida, a cominciare dalla scelta degli uomini, mentre l'art. 3, che stabilisce la posizione della Regione nell'Ente, le permetterà di svolgere un ruolo primario. Per questo, non dobbiamo perdere ulteriore tempo, ma dare il via immediatamente ai passi successivi che la legge ci impone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Potremmo commentare questa legge con tre constatazioni: realismo tempismo e scetticismo.
Tempismo: quando leggiamo nella relazione che in Lombardia, nell'85, si sono tenute 66 manifestazioni fieristiche di carattere internazionale contro le 7 organizzate in Piemonte, appare chiaro come la nostra regione sia abbastanza indietro da questo punto di vista. Quindi, il, tempismo rende immediata la necessità di ritentare o, perlomeno, contribuire a risolvere questo gap che abbiamo con altre zone d'Italia, in un settore che negli anni scorsi ha avuto sicuramente un boom notevole. E' mia impressione che da questo punto di vista non stia continuando questo boom; molte manifestazioni, anche a livello internazionale, risentono di una certa loro inflazione a livello europeo e a livello nazionale; in quanto alle esposizioni o convegni a carattere internazionale (però specifiche di categoria) si stanno infatti moltiplicando. Però, al di là dell'aspetto tecnico, direi che sicuramente dobbiamo recuperare dei posti, dobbiamo recuperare del tempo e quindi l'iniziativa in sé è positiva.
Realismo: il realismo ci impone di dire che questa legge non è negativa, l'abbiamo esaminata abbastanza a fondo; realismo è fare opposizione in modo intelligente e quindi dire alla maggioranza che quando una cosa può funzionare, deve essere accettata; pertanto, preannuncio che daremo il voto favorevole a questo disegno di legge. Nello stesso tempo però, esprimo un notevole scetticismo al fatto che questa legge venga riempita di contenuti concreti. Alle spalle abbiamo delle esperienze che bruciano e che dimostrano come finora questa Regione sia stata indietro rispetto alle "consorelle". Penso in modo contrario dai colleghi del partito comunista e sono contento che la maggioranza di Expo 2000 non sarà pubblica, perché l'esperienza insegna che quando dei privati, delle categorie o delle associazioni, ci mettono dei loro soldi, sono molto meglio controllate nei loro risultati finali rispetto ai soldi pubblici e quindi, danno maggiori garanzie di efficienza e di redditività dal punto di vista del rendimento, non economico di guadagno, ma rendimento di utilità per quello che riguarda le categorie produttive della nostra regione.
Quindi, da questo punto di vista, non saremmo stati d'accordo ad avere un Expo 2000 a prevalenza pubblica, siamo più d'accordo a una forte presenza pubblica, ma anche a una prevalenza, se vogliamo in termini numerici, non pubblica. Perché l'esperienza ci ha insegnato che, ove il pubblico ha voluto metterci le mani in misura oltre che maggioritaria, sovente anche in termini assoluti, i risultati (Promark insegna) non sono stati efficienti.
Allora dico: s'ha da fare questa legge, non diciamo che sia del tutto positiva, ma che va ripresa, va aiutata, ecc, e chiamiamo la Giunta ad una prova di responsabilità su queste cose. Molti degli articoli del disegno di legge sono validi, ma bisogna dar loro dei contenuti, perché fin che restano delle belle frasi scritte sulla carta, non possono essere giudicati nè bene né male se non nell'albo delle buone intenzioni.
Allora, chiediamo alla Giunta una acquisizione di responsabilità dicendo: "va bene, ma adesso nel concreto che contenuti date a questa vostra presenza? Che cosa volete fare?". E' qui che, penso ci sarà e si imposterà il dibattito nei mesi e negli anni venturi; quale sarà il programma che la Giunta effettivamente vorrà poi sottoscrivere? Il dispositivo della legge ci dice che è la Giunta che riceve dall'Expo 2000 una linea di iniziative e dovrà dire il suo sì prima che possa effettivamente partire il programma operativo. Ecco che, quindi, davanti ad una legge molto teorica, sostanzialmente corretta, abbiamo molto scetticismo e non poche perplessità sul suo obiettivo e funzionamento finale. Però, i migliori auguri. Non è giusto, non è corretto criticare prima.
Ci sono però dei dati di fondo che ci lasciano abbastanza preoccupati.
Come intendiamo la partecipazione della Regione, dal punto di vista della partecipazione numerica come Consiglio di amministrazione, presidenze ecc.? Perché se i partiti politici parteciperanno all'Expo 2000 con il consueto e abusato criterio della lottizzazione più spietata, al di là della qualità delle persone partecipanti, i risultati (Promark insegna) ci stanno davanti agli occhi.
La legge può essere buona, però - ripeto - come verrà gestita dai partiti politici? Perché alla fine sarà un discorso di capacità di persone di capacità tecnica e di preparazione professionale delle persone che ne faranno parte, nominate dalla Regione, dal direttivo di questa nuova società. Questo è un discorso molto aperto: non più tardi di questa mattina abbiamo partecipato all'ennesimo rinvio di nomine all'interno della Commissione Nomine. Che tipo di mercato è questo che regolarmente si ripete ogni volta che ci sono delle nomine di carattere regionale, sovente anche in partecipazioni esterne? Allora, o si cambia registro veramente dimostrandolo anche su queste cose (visto anche che ci sono delle persone degli enti e delle categorie esterne che ci guardano) o, altrimenti, faremo l'ennesimo "pateracchio", dovremo sempre correre dietro alla parte privata che "ci bagnerà il naso", perché rischiando del proprio sarà più interessata a funzionare.
Ma a questo punto se parte Expo 2000, tagliamo i rami secchi. Abbiamo il coraggio di fare pulizia, di decidere che cosa si vuoI fare e determinate strutture tipo Promark chiudiamole. Non ha più senso che esistano, perché in realtà Expo 2000 rappresenta il 50% dell'attività della Promark, cioè l'attività all'interno della Regione, se non quella, tutta futuribile, all'esterno della Regione stessa. Però non devo nascondere la mia incredulità, perché quando in III Commissione abbiamo sentito Promark (a sentire le parti in causa non tutte le colpe stavano nelle responsabilità dell'amministratore della Promark, perché ci sono delle pesantissime responsabilità a livello di vertice della Regione che evidentemente, non ha dato gli input giusti) non ha chiarito che cosa si doveva fare, non ha controllato a fondo determinati bilanci che andavano man mano a deteriorarsi, non ha mantenuto delle promesse anche in termini di finanziamento, e allora? Ecco allora la carenza a livello di Regione che, io temo, in buona parte si ripercuoterà anche sul disegno di legge che oggi si va ad approvare, penso a larga maggioranza.
Questo, veramente, è un banco di prova. Qualche collega di maggioranza diceva: "dobbiamo recuperare del tempo". Certo che dobbiamo recuperare del tempo, ma nel modo di gestire la spesa pubblica, di chi si mette a gestirla. Secondo me, questo può essere un buon banco di prova, perch siamo una minoranza qualificata all'interno di questa società e penso che sia questa una formula obiettivamente giusta per cercare di intervenire.
Mi fermo qua, perché del contenuto tecnico ne parleremo nel momento in cui dovremo discutere dei programmi operativi. Tutti noi abbiamo delle idee su come potrebbe funzionare; penso che si dovrebbe andare ad una razionalizzazione del settore. Allora, non solo tagliare i rami secchi magari posteggiare in Expo 2000 una parte dei dipendenti della Promark (però vorrei anche sapere in base a quali criteri clientelari sono stati assunti i dipendenti della Promark, perché dopo che si fanno delle assunzioni clientelari, il fatto che la Regione debba tenersi a vita in carico tutte queste assunzioni, non mi trova assolutamente d'accordo), ma penso che Expo 2000, con sede a Torino, possa obiettivamente diventare il volano di tutto questo settore a livello regionale per razionalizzare meglio il lavoro e nulla impedisce poi che Expo 2000 sia il promotore di iniziative, in altre zone territoriali del Piemonte che, integrate con le realizzazioni torinesi, possano essere un tutt'uno. Quindi, una strategia globale, di cui c'è estremamente bisogno. Secondo me, arriviamo fuori tempo massimo, perché in Europa stanno, non dico diminuendo, ma estremamente settorializzandosi queste iniziative, perché si stanno man mano dividendo in due settori: una parte è - come diceva il collega Tapparo - la mostra o la fiera in cui vanno le famiglie a fare il pic nic e, dico io, escono con le borse piene di depliant; un 'altra è quella in cui vanno soltanto gli operatori del settore. Però, allora, devono essere sempre più qualificate sempre più ristrette, sempre più contenute anche in termini di dimensioni perché costa andare alle fiere, costa avere gli stand e, quindi, da questo punto di vista, molte aziende si stanno chiedendo che cosa davvero serva.
Avrei anche delle idee specifiche, un po' diverse, che magari sarebbe bello discutere insieme. Per esempio, ho visto a Taiwan, qualche anno fa un modo nuovo di fare un Expo, di fare esposizione: una grande struttura in cui tutte le aziende del paese - potrebbero essere tutte le aziende della Regione - hanno un piccolissimo stand di un metro quadrato in cui espongono i loro prodotti e un telefono; basta alzare il telefono (non c'è li nessuno) e si è automaticamente messi in contatto con l'azienda che vende quelle cose e uno può intrattenere tutti i contatti che vuole e dieci minuti dopo sono con la macchina a prendervi e portarvi direttamente, se siete interessati, nell'azienda. Questo è un esempio, ma mi sono chiesto perché ancora nessuno ci abbia pensato in Italia. Potrebbe essere un'idea sulla quale poi lavorare concretamente per inventare qualcosa che non sia soltanto la grande rassegna inaugurata dal ministro, ma sia qualcosa che effettivamente, serva alla struttura economica e non solo espositiva della nostra Regione. Quindi, voto favorevole da parte del nostro Gruppo, con molte riserve. Non dico "vogliamo fidarci", vogliamo sperare che questa volta la Regione mostri il suo volto migliore e non quello, ahimè, sovente non così felice che vediamo dietro le quinte.



STAGLIANO' IGOR



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini, per una breve replica.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa Presidente, ma sono creditore di tre spazi. Quello del Gruppo, quello della replica e quello della dichiarazione di voto. Utilizzo uno spazio solo, sicuramente nei tempi consentiti e prego di interpretare l'intervento non come relatore, ma come rappresentante del Gruppo. Devo dire che riascoltando alcune questioni mi convinco sempre più che questa sia una legge sfida. Le leggi normalmente chiudono dei processi, questa lo apre. Mi viene da pensare che è sbagliato dire che la nostra Regione è indietro, la nostra Regione è diversa, questa legge tende a farla diventare diversa, quindi,la farà andare forse più avanti. Secondo me, il vero nodo di questa legge, al di là dei meccanismi, la vera scommessa è il ruolo della Regione e del pubblico, poi parlerò di questo perché c'è un'indicazione del collega Foco molto puntuale. Con l'intervento della Regione finalmente si supera, in questa Regione, la dicotomia monocultura industriale da una parte, la grande impresa che si può avvalere di strutture di serie A, ed un mondo che siamo sempre portati a misconoscere più destinato all'assistenzialismo che non alla promozione. Ricondurre questo mondo insieme, a mio modo di vedere, è una scommessa, certo, ma è il ruolo della Regione. Perché se si fanno poche manifestazioni è perché i settori presenti in questa Regione non hanno l'ambizione, non sono, in termini di immagini cresciuti, al punto tale da ritenere che sia giusto e corretto rivendicare allo spazio espositivo un momento di promozione magari il momento di informazione continua all'impresa. Quindi sostanzialmente e paradossalmente, dico che ci sarà tutto il privato in questa società, perché se un ruolo avrà la regione, poi spiegherò il perché, sarà quello di tutelare in questa società non la Regione, ma quella parte di sistema produttivo che non si riconosce nel sistema che è stato protagonista di questi processi fino adesso. Questo è il vero problema: capire se la Regione riuscirà a saldare, intorno ai suoi rappresentanti nella società, le categorie, i sistemi produttivi avanzatissimi dal punto di vista tecnologico e, probabilmente, anche dal punto di vista del reddito, ma poco presenti sul piano dell'immagine e del protagonismo.
Questo sarà il ruolo della Regione, non di far contare la Regione istituzione, ma fare contare quella parte del sistema produttivo che, ad oggi, è considerato sostanzialmente estraneo e secondario. Devo dire che c'è stata molta difficoltà a ragionare tra di noi sull'accettare che tutto il sistema produttivo potesse andare sul TGV. Nella passata legislatura c'era questa immagine, si diceva "ma no è un "utopia". Qualcuno va sul TGV lo dico che non è così. Tutti in Piemonte hanno il diritto di andare sul TGV della formazione della promozione internazionale. Paradossalmente devo dire che il prodotto maturo, con questo non voglio offendere nessuno, è forse quello che ha bisogno di strumenti meno qualificati, perché il paradosso in questo Paese e in questa nostra Regione, è che il sistema di promozione e di manifestazione, cioè quello della grande impresa. è sostanzialmente destinato a sostenere un sistema che, per sua natura, è quello che ha meno bisogno di promozione, perché i settori che più hanno bisogno di promozione sono i settori caratterizzati da forti innovazioni alloro interno e che, quindi, hanno bisogno di far conoscere all'esterno e di acquisire, conoscenze in questo loro processo di continua trasformazione. Per sua natura un prodotto maturo ha dei processi di trasformazione molto lenti, molto marginali, rispetto ai quali il fenomeno della manifestazione della promozione è molto meno importante che per gli altri. Quindi, in sostanza, ricondurre il sistema del prodotto maturo della grande impresa e il sistema complessivo piemontese ad un unico sistema di promozione di manifestazione di servizio all'impresa. Questa è una funzione regionale e, per quanto siamo in grado di sapere, ci sono ancora spazi di trattativa in cui la grande impresa sostanzialmente può ritenere di far convergere uno dei tesori di famiglia che è Torino Esposizioni. In questa scommessa, è un segnale di disponibilità a lavorare insieme, non solo con le istituzioni, ma nelle istituzioni quali rappresentanti dell'altra parte del sistema; un segnale fortemente innovativo che in questa Regione non mi sembra di avere visto manifestarsi in molte parti. Certo ci vorrà da parte della Giunta, in questa fase, e dei nostri rappresentanti, la grande capacità politica di capire che lì non vanno a tutelare gli interessi della Regione istituzione, ma gli interessi della società piemontese nel suo complesso, soprattutto di quella parte, cioè quella minore (si fa per dire ma che probabilmente guadagna di più) che non ha ad oggi degli strumenti precisi. In questo senso, ho molto apprezzato, richiamerei l'attenzione dell'Assessore che poi dovrà farsene carico, l'indicazione che ci ha dato il collega Foco, il quale non si è scandalizzato tanto del rapporto pubblico privato in termini societari, ma sicuramente ha detto che teme che il cartello del pubblico, sostanzialmente il sistema delle province, città di Torino e Regione Piemonte, non sia ancora così solidale, se mi permette il collega - forse voleva dire questo culturalmente attrezzato e politicamente motivato per dare a questa scommessa il supporto politico di cui ha bisogno. Di questo sono d'accordo e convinto. E se c'è una ragione di rammarico per il ritardo di questa legge è che non ci ha consentito di andare sul discorso Lingotto fin dal primo momento. Non mi risulta che qualcuno abbia chiesto alla Regione Piemonte di partecipare alla società del Lingotto. Questo è un segnale brutto ed ha ragione il collega Foco come si può immaginare che il Comune di Torino faccia una società immobiliare con il sistema imprenditoriale torinese non sognandosi neanche di chiedere se la Regione è interessata a partecipare alla stessa società? VuoI dire che siamo molto lontani. Quindi, il lavoro che deve fare la Giunta per dare a questa delegazione e alla partecipazione del pubblico un valore pubblico organico integrato e non soltanto nominalistico di teste sulle quali mettere dei cappelli è uno dei lavori più delicati, perch anche il confronto, signor Assessore, che lei dovrà avere con l'altra parte, con il sistema privato, sarà fortemente condizionato dal fronte di solidarietà politica che lei riuscirà a costruire. Questa mi sembra un'annotazione molto puntuale che ci è venuta dal collega comunista, che ripeto è andato al di là degli aspetti meramente numerici, per: indicare come c'è il rischio che dall'altra parte ci sia un sistema privato organizzato con idee chiare, con progetti precisi e con risorse adeguate da questa parte ci sia, tutto sommato, un po' di velleitarismo della Regione e magari altri soggetti tirati per le corna, come si diceva una volta o per la cavezza se si tratta di cavalli. E allora certo che se noi ci presentassimo pubblico privato in queste condizioni, la debolezza della società, collega Foco, non deriverebbe dal rapporto del capitale del Consiglio di Amministrazione, ma dalla debolezza dei soci, non della società.
Farei un ultimo ragionamento in ordine alla questione Promark. Non so quale ruolo potrà avere la Promark anche perché sostanzialmente, a mio modo di vedere, in termini logici molte cose sono rinviate a quando questa società avrà definito puntualmente il suo modo d'essere. Però è certo, lo dico anche per gli amici del pubblico che sono qui ad ascoltarci, che sicuramente il ruolo della Promark esiste nella promozione, conché ci chiariamo le idee. In primo luogo, qui non si è detto, perché non c'è stato spazio e chiedo scusa, che il ruolo della Regione sul piano della promozione con questa legge non c'entra niente. Che questa legge venga approvata, che il centro fieristico venga realizzato, che ci piaccia o no questo centro fieristico, tant'è che poi noi possiamo essere espositori di commesse o no la funzione promozionale della Regione continua ad essere quella che era prima, cioè scegliere dei settori da sostenere e all'interno di questi, ricercare soggetti da sostenere finanziariamente.
Questa è la funzione della Regione sul piano della promozione in senso stretto. Rispetto a questo ci sono le leggi speciali di intervento, ci sono le norme precise che prevedono che tutto passa attraverso la Regione.
Quindi, la Regione fa la promozione dando dei soldi a qualcuno - chiedo scusa della banalità, ma siccome come vi diceva qualcuno, questa è una legge di difficile decodificazione, è meglio dire le cose molto chiare questo è uno strumento, a questo strumento non andranno che i soldi che si danno per il capitale sociale, una tantum, o per gli aumenti se si riterranno di sottoscrivere. I soldi per la promozione usciranno dal piano triennale e quindi dai versamenti annuali ai settori e ai soggetti che ne sono beneficiari. A questo punto, però, è sicuro che c'è un buco in tutto questo nostro scenario. Noi siamo soggetti di uno strumento, lo abbiamo individuato, siamo i soggetti della promozione intesa come attività di supporto, però, a mio modo di vedere, esiste ancora uno spazio che è la promozione della promozione. Mi rendo conto che sembrano le scatole cinesi al contrario, in cui non si incomincia dall'esterno per trovare il fondo ma avendo ormai il nocciolo che è Expo 2000 si mettono le bamboline intorno. Sono convinto, proprio per le ragioni che diceva Tapparo, che misurarsi su queste tematiche per la società, non solo per la Regione, sia una situazione così complessa che non si può immaginare che la Giunta possa provvedere ai compiti di istituto che sono la gestione delle risorse per la promozione in senso stretto, partecipare alla grande come rappresentante del 45-50% del sistema produttivo piemontese all'interno di questo meccanismo senza avere una struttura in grado di promuovere - chiedo scusa del bisticcio, ma forse rimane nella memoria - la promozione. Non vorrei essere al posto della signora Bianca Vetrino quando dovrà individuare la politica di promozione regionale, non di promozione di settore che è una cosa ben diversa. A me sembra quindi che, così come abbiamo fatto per altri settori, ci sia tutto lo spazio per cui la Regione non solo per se stessa ma per la società civile nel suo complesso individui un istituto, non una società, che si immagini di promuovere la promozione. Cosa vuoI dire promuovere la promozione? Individuare per sé, per il centro fieristico, ma per il complesso della società piemontese, le aree e i settori rispetto ai quali si ritiene utile e possibile la promozione. In altri termini, se fornisco ai cittadini un servizio, e non lo farà il centro fieristico questo, colleghi attenzione, il centro fieristico fa manifestazioni, fa promozioni, ma sicuramente non va a fare ricerche di mercato per individuare nell'anno 2100 quali saranno le aree più interessanti dal punto di vista della collocazione per esempio degli orafi di Valenza. Questo non lo fa il centro fieristico, non lo fanno neanche gli orafi di Valenza. La ricerca di mercato intesa come promozione alla promozione non la fa nessuno, ma soprattutto, cari colleghi, un buco nero che c'è nel nostro sistema è la verifica della ricaduta dell'attività di promozione che si è fatta nella nostra Regione e, in particolare, di quella che è a carico della Regione stessa. Ma questo, evidentemente, non attiene soltanto al settore rispetto al quale normalmente ci misuriamo, cioè quello dell'artigianato e del commercio, ma attiene al complesso dell'attività promozionale e regionale, compresa quella turistica e quella agricola. Non vorrei spaventare e scandalizzare i colleghi Assessori. Qui non si tratta di rimettere in discussione l'autonomia e la capacità dei singoli Assessori di fare promozione rispetto ai loro settori, ma è probabile che non sia del tutto inutile immaginare che questa loro attività debba essere sottoposta a verifica in termini di produttività e di ricaduta sul sistema. Questo non solo per l'istituzione Regione, ma per il complesso del sistema produttivo perché ho qualche difficoltà a pensare che i tanto apprezzati, a ragione orafi di Valenza che vanno a fare le manifestazioni che sicuramente hanno successo, abbiano poi gli strumenti per verificare in che misura la loro iniziativa ha prodotto risultati.
Questo mi pare che potrebbe essere uno spazio, quello della promozione e della verifica della promozione (chiedo scusa del bisticcio di parole) a cui si potrebbe acconsentire, ma non nel senso di immaginare di dover inventare delle funzioni per la Promark in termini risarcitorie o di mera soddisfazione di ambizioni personali o perché non abbiamo voglia di dire a qualcuno: "adesso ti strangoliamo nella culla". Non è così. Ho l'impressione che questo buco nero ci sia. Non voglio fare esempi perch l'anzianità di servizio me ne consentirebbe troppi, ma per esempio certe bottiglie senza etichetta che venivano pubblicizzate anni fa, certe campagne che abbiamo fatto sui vini piemontesi, per esempio con i manifesti messi in via Roma a Torino, cosa hanno prodotto al sistema dei vinificatori piemontesi? Cosa e dove hanno prodotto? Questa è, a mio modo di vedere, una esigenza che la Regione ha, al di là dei settori e al di là dei comparti dei programmi e, probabilmente. è uno strumento di analisi a monte e di verifica a valle che deve inventarsi.
Quindi, in questo senso, esiste uno spazio per cui quel tanto di professionalità che ha acquisito la Promark in questo settore può essere indirizzato, perché un buco esiste, non è coperto dalla legge nostra sulla promozione, non è coperto sicuramente da Expo 2000. Esiste, a mio modo di vedere, questo spazio minimale che dobbiamo coprire, quello cioè di immaginare che la Regione abbia una struttura di analisi del sistema della promozione e di verifica della ricaduta conseguente alla promozione stessa.
Questo è sicuramente un buco nero che va riempito. Immaginare, quindi che la Promark abbia un futuro non deve essere un ragionamento da considerarsi meramente risarcitorio per qualcuno che perde qualcosa, cioè perde le manifestazioni e le promozioni che vanno ad Expo 2000, ma perché è una obiettiva esigenza che sta nella forza delle cose.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore al commercio

Devo innanzitutto ringraziare, a nome della Giunta, i Consiglieri che sono intervenuti numerosi in questo dibattito, soddisfacendo in questo modo l'ambizione che aveva la Giunta di riportare il dibattito attorno ad un tema importante e significativo della nostra attività.
Ci troviamo di fronte ad un disegno di legge che è stato rinviato dal Governo e che, ai sensi del Regolamento consiliare, avrebbe potuto essere riapprovato come di solito succede per i disegni di legge rinviati dal Governo, magari in fine di seduta per alzata di mano frettolosa. Viceversa la Giunta ha ritenuto che la materia - d'altra parte il dibattito che si è sviluppato ne è stata la conferma - meritasse un ulteriore approfondimento anche nella considerazione che questo Consiglio regionale si è, con la nuova legislatura, profondamente rinnovato e che un numero consistente di Consiglieri regionali giustamente dovevano appropriarsi di una materia così importante.
Il livello, la qualità e il numero degli interventi hanno proposto progetti, programmi, ipotesi di sviluppo, che è inutile ripetere. Credo però di dover fare alcune considerazioni di carattere generale e politico soffermandomi innanzitutto su alcuni punti emersi anche in questo dibattito, ma che già emersero durante il dibattito che preluse all'insediamento di questo esecutivo.
Nel luglio 1990 si affermò in quest'aula che gli appuntamenti che avrebbero atteso al varco una Regione industrializzata come la nostra avrebbero costituito un'importante scommessa per il futuro. Oggi, da parte di alcuni colleghi, si è ripetutamente parlato di sfida e di una scommessa che, se persa - come ribadì il Presidente della Giunta in quella occasione avrebbe pregiudicato la vitalità e la competitività del Piemonte non soltanto in campo italiano, ma anche in campo internazionale. In quella occasione il Presidente disse che il Piemonte è una zona a forte concentrazione industriale e polo dell'innovazione tecnologica e che proprio per questa sua connotazione, ci saremmo trovati sicuramente di fronte ad un bivio (al quale ci ha richiamati il Consigliere Tapparo nel suo intervento): o mobilitare le energie e le risorse economiche e culturali di cui storicamente questa Regione dispone e che la avvantaggiano rispetto ad altre Regioni italiane verso un obiettivo di innovazione e di creazione di nuovi posti di lavoro, oppure accettare il ruolo di una società invecchiata non solo anagraficamente, come sta succedendo, ma anche economicamente. In quel giorno di luglio eravamo ancora ignari delle tensioni internazionali che di lì a qualche giorno avrebbero lanciato ombre cupe sul mondo e della recessione economica che avrebbe colpito allo stomaco il sistema vitale della nostra Regione. La sfida preconizzata pressappoco suonava così: o essere più efficienti integrandosi nel sistema internazionale oppure uscire inevitabilmente dal mercato.
Ritengo che oggi il Consiglio si trovi dinnanzi alla prima grande occasione per dare seguito con dei fatti alle parole pronunciate in quel giorno di luglio, per dimostrare altresì che la politica non è solo retorica. E se oggi siamo a questo punto è merito certamente di questa maggioranza e di questa Giunta, ma è merito anche di quel grandissimo grado di maturazione al quale questo argomento era pervenuto già nella passata legislatura con l'Assessore Marchini e con Franco Ferrara, che fu re latore del disegno di legge che poi venne rinviato.
Risulta chiaro a tutti che il domani del Piemonte appare legato al mantenimento e alla creazione di condizioni di eccellenza,cosa non facile considerando le difficoltà in cui il suo sistema produttivo inizia a dibattersi. Qui sta il primo nodo della questione. Come diceva il Consigliere Tapparo, la recessione è un fatto del quale dobbiamo prendere atto; quando un cavallo da corsa inizia a perdere colpi è bene affidargli altri cavalli che abbiano lo sprint. Fuor di metafora, il settore industriale regionale senza un moderno sistema fieristico e promozionale capace di proiettarsi nella dimensione internazionale, sulla quale del resto si gioca la competizione del mercato, rischia di perdere un treno molto importante, quello di creare un imprescindibile confronto sia all'interno dei vari settori dell'economia regionale, sia tra questi e i più competitivi sistemi economici e finanziari degli altri Paesi europei.
Il 1993 è dietro l'angolo e con esso l'immissione ad armi pari di decine di migliaia di aziende sullo stesso terreno del mercato comune; questo provocherà un aumento di competitività che potrà rivelarsi letale per le aziende piemontesi che non fossero strutturate ad hoc. Penso soprattutto alle piccole e medie imprese, i cui mezzi individuali di promozione e commercializzazione sarebbero inadeguati a garantire una presenza significativa specie sui mercati lontani.
In via generale, dunque, si può dire che l'internazionalizzazione dei mercati e dei sistemi produttivi sta rendendo sempre più significativa la funzione delle manifestazioni fieristiche. La fiera, per sua stessa natura è parte integrante della funzione commerciale, la quale - è bene ribadirlo assume oggi un valore strategico per ogni sistema economico. Ma non è dunque fuor di proposito intravedere nell'istituzione di un moderno centro fieristico internazionale, qual è Expo 2000 (al quale o cambiamo il nome adesso o non lo cambiamo più, altrimenti dovremmo pensare ad un altro disegno di legge), un valido strumento di politica industriale in rapporto alla rapida evoluzione del contesto produttivo dovuto alla globalizzazione dei mercati e alla compressione dei tempi di commercializzazione dei prodotti.
Se questa è la funzione privilegiata di un moderno centro fieristico la conclusione che ne deriva sottolinea l'importanza della disponibilità e l'adeguatezza delle relative strutture e servizi. Ma le fiere non sono soltanto occasioni di crescita per le aziende, esse sono al contempo occasioni di rilancio del terziario e di sviluppo socio-culturale per tutta la popolazione. Difficile, dunque, non vedere sotto questo profilo i benefici che potranno ricadere su Torino e sul Piemonte dall'istituzione del centro fieristico Expo 2000, operazione volta a recuperare, per Torino quel ruolo importante che nel campo specifico, la città è andata perdendo nel tempo. Se infatti Torino negli anni '60 ha avuto un ruolo di primo piano in campo fieristico, sia in ordine di strutture sia di manifestazioni organizzate, in questi anni è intervenuto il declino conosciuto da tutti subito dalla nostra Regione anche per la sfiducia delle forze politiche ed economiche nel ruolo di Torino, che Torino stesso avrebbe potuto svolgere come polo fieristico di un'area industriale forte. Naturalmente, ciò che si è perso da noi è andato ad impiantarsi in forma stabile poco lontano da noi. E' indiscussa la leadership in Italia del polo fieristico milanese, ma anche Bologna e Verona hanno fatto benissimo la loro parte. Queste nuove occasioni di protagonismo fieristico sono andate costruendosi alla poca lungimiranza o, comunque, all'assenza di una tempestività nel capire nella nostra classe dirigente, sia politica che economica, dimostratasi troppo remissiva nel voler dare di Torino un 'immagine legata alla sola industria.
La realtà è sotto gli occhi di tutti, le cifre sono eloquenti, il Consigliere Marchini ha dato delle cifre paurose, risalenti agli anni 1980 1985, se le consideriamo rispetto alle cifre di Milano. La previsione, nel rapporto consueto tra Torino e Milano, è che nel 1991 si svolgeranno a Milano 102 manifestazioni fieristiche, mentre Torino ne ha calendarizzate solo 36, che sono già un passo avanti rispetto alle 8 del 1985. La differenza non sta soltanto nell'enorme divario dei numeri, ma anche nella qualità e nella tipologia delle manifestazioni organizzate. Sono questi i dati derivanti da una situazione che non ha consentito lo sviluppo e l'adeguamento delle strutture terziarie e dei servizi fieristici piemontesi e che ha visto l'esodo delle nostre imprese verso altri centri fieristici italiani ed europei.
Sarebbe molto riduttivo limitare la trattazione di questo problema in termini di rivalità tra due poli antagonisti quando ben altri sono i problemi che gravano sull'intero panorama del sistema fieristico italiano alla luce dei quali si rende necessaria una completa rivisitazione delle attività e delle strutture in Piemonte.
Il pericolo che corre il sistema fieristico italiano, ancora oggi privo di linee di indirizzo quadro che fissino i principi fondamentali, è quello di uscire sconfitto dalla concorrenza con gli omologhi sistemi francesi e tedeschi, pericolo che va sempre più concretizzandosi con il procedere dell'economia nel verso delle internazionalizzazioni dei mercati. Il Piemonte, per la sua posizione geografica di cerniera con l'Europa continentale, è poi particolarmente esposto ai rischi di tale concorrenza.
Pertanto, il comune impegno, da qui al 1993, dovrà far sì che il momento della commercializzazione mondiale non si sposti dall'Italia verso un asse Francia-Germania, che già oggi tende ad escludere il nostro Paese da determinate fiere di settore. Ma per fare ciò le istituzioni e l'imprenditoria italiana dovranno raccogliere la sfida, operando in modo tale da arrivare all'appuntamento con il mercato unico con fiere che siano sempre più punti di incontro della domanda e dell'offerta internazionali.
Il primo passo in questa direzione è costituito da una maggiore qualificazione delle iniziative fieristiche e delle strutture destinate ad accoglierle. In un'Europa che cambia, un sistema fieristico che voglia stare al passo con le indicazioni del mercato deve disporre di strutture e infrastrutture adeguate. A ciò si aggiunga lo stato di estrema proliferazione che caratterizza ormai la nascita di rassegne fieristiche non solo in Piemonte, ma in tutto il territorio nazionale. Abbiamo sul territorio regionale 1.250 fiere. Basti pensare che in Italia nel 1987 il numero complessivo delle rassegne definite a carattere nazionale si avvicinava a 700, mentre nello stesso periodo in Francia tale numero era 250 e in Germania 200. Di qui la speranza che le linee di politica ministeriale in campo fieristico vengano presto a definire quegli orientamenti e a determinare una omogeneizzazione ed associazione per evitare questa proliferazione. L'impegno a guidare una più avveduta attività fieRIstica che miri ad evitare una ulteriore parcellizzazione dei momenti fieristici e a favorire la loro qualificazione sia un dato di fondo su cui riflettere.
Penso di poter concludere che questo disegno di legge nasce grazie ad una maturazione consolidata nell'altra legislatura e ancora in questa legislatura, sicuramente con tre punti di forza e tre punti di debolezza che i Consiglieri hanno, ognuno dalla propria parte, evidenziato e sui quali hanno anche inteso dare delle indicazioni, delle correzioni di rotta per poter effettivamente raggiungere gli obiettivi della legge.
Questo è il primo dato positivo. Attraverso questo disegno di legge andiamo a riqualificare le iniziative fieristiche e le strutture destinate ad accoglierle; che poi queste strutture debbano essere al Lingotto o non debbano essere al Lingotto, in questo momento non è materia di discussione.
Stiamo individuando un centro fieristico. Credo sia nota a tutti un'ipotesi (non è ancora un'ipoteca) per quanto riguarda il Lingotto.
D'altra parte, chi ha potuto vedere il documentario che è stato presentato e che prevede, appunto, quella concentrazione di funzioni di cui parlava il Consigliere Chiezzi, ha potuto notare uno spazio espositivo molto significativo e molto importante in quella struttura e, se si dovrà fare in fretta e bene, non vedo in questo momento quale altra ipotesi concreta abbiamo di fronte.
Se poi la società che nascerà e che si farà il programma troverà un'altra struttura più idonea, con una localizzazione più opportuna, così come chiedeva il Gruppo comunista, ben venga questa possibilità. Le opzioni sono tutte sul tappeto in questo momento, anche se non possiamo nasconderci che abbiamo di fronte una opzione che penso possa essere individuata come opzione credibile.
Il secondo aspetto concerne l'adeguamento tecnologico dei servizi e le dotazioni a supporto delle manifestazioni fieristiche. La fiera non è più soltanto una esposizione, ma è un fatto complesso che deve avere la possibilità di legare al momento fieristico una dotazione di servizi per il supporto delle manifestazioni per farle rendere.
L'altro dato positivo riguarda la regolamentazione dell'intero settore fieristico, da anni in attesa della legge quadro. La Regione Piemonte, con la legge n. 47/87 e con questa legge, si colloca in una posizione sicuramente avanzata rispetto al panorama nazionale e rispetto alle linee che il Governo dovrà dare. Ci sono però dei punti deboli, e precisamente: 1) il grado di convinzione degli altri attori, di quelli che dovranno essere i protagonisti del settore pubblico, non è certamente quello della Regione Piemonte. Vorrei dire al Consigliere Foco che non siamo a "rimorchio" di nessuno e non abbiamo rinunciato a nulla. In questo momento siamo l'unico socio della Expo 2000. La Regione Piemonte ha impegnato 1 miliardo di lire in questa operazione. Certo, la Regione Piemonte si augura, attraverso questo momento propulsivo, di coinvolgere le Province le associazioni di categoria, la FIAT e altre aziende perché questo diventi un polo forte e un polo credibile. In questo momento siamo coloro che danno il "la", in ritardo se volete.
2) Il secondo punto debole, ma lo possiamo far diventare un punto forte, è la guida di questo tipo di struttura. Dovremmo mandare delle persone che rispettino, nella loro qualità di uomini, quella professionalità e quelle doti di competenza che sono quelle che abbiamo individuato nella legge sulle nomine. Se a dirigere queste strutture manderemo delle persone professionalmente dotate, con competenza, con conoscenza dei mercati e delle nostre produzioni, sicuramente avremo la possibilità di avere un Consiglio di amministrazione in grado di dare gli indirizzi giusti.
3) Il terzo ed ultimo punto debole è proprio la Promark. Non sfuggo a questo argomento, per quanto delicato, per quanto difficile, per quanto per certi versi, anche riservato. La Giunta si è espressa nel corso dell'assemblea del 31 gennaio ed ha portato il pensiero del Consiglio regionale, che non ha potuto avere la sanzione di un ordine del giorno ufficiale per i motivi che sappiamo, ma che tuttavia, attraverso la riunione dei Capigruppo, ha avuto un momento di confronto e anche di solidarietà rispetto a questo problema. Il problema della Promark è stato individuato con la possibilità di una trasformazione della società in un istituto regionale che sia a supporto dell'attività di programmazione della Regione, per quanto riguarda la conoscenza e l'individuazione dei mercati e dei prodotti da promozionare.
Ci si aspetta anche che questa attività, più strettamente legata agli aspetti fieristici, venga naturalmente inserita in quella che potrà essere la futura struttura di Expo 2000. Questi, ovviamente, sono discorsi ancora tutti da dibattere, da discernere, da individuare e da elaborare.
Come Assessore ho il compito di predisporre i disegni di legge che dovranno definire questa situazione.
Oggi all'o.d.g. abbiamo il primo disegno di legge che ci autorizza a predisporre i successivi disegni di legge, quello relativo alla ricapitalizzazione della Promark per consentirle di vivere e di procedere alla successiva trasformazione, l'altro è quello che deve individuare nell'ente strumentale, nell'istituto di promozione, quella struttura regionale che, come diceva il Consigliere Marchini, trasversalmente a tutta l'attività regionale, dovrà essere di effettivo supporto alla promozione non soltanto dell'Assessorato all'artigianato e al commercio, ma dell'Assessorato alla cultura, dell'Assessorato all'agricoltura e di tutte le attività della Regione che necessitano della promozione.
Quello di oggi è il primo atto di un percorso ancora molto lungo e molto importante; tuttavia, se sarà percorso con il dovuto rigore e con la dovuta responsabilità da parte di tutti coloro che vorranno averne causa sicuramente sarà un percorso che porterà la Regione Piemonte a recuperare uno spazio che, in questi anni, l'ha vista forse un po' in ritardo, ma che certamente, con la volontà che sapremo esprimere, potrà recuperare nel più breve tempo possibile. Questo significa che ci dovremo attivare molto celermente alla definizione degli organi, dovremo individuare prontamente i nostri partner e fare in modo che il capitale iniziale di 1 miliardo diventi un capitale di maggiore dimensione per poter avere una società in grado di partire con le gambe giuste.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione del relativo articolato.
ART.1 -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART.2 -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 -Emendamento presentato dai Consiglieri Foco, Marengo e Monticelli: 1) All'art. 3, primo comma, lett. a), sostituire le parole "...a Torino" con "...nell'area torinese".
La parola al Consigliere Foco per l'illustrazione dell'emendamento.



FOCO Andrea

Gli emendamenti che abbiamo presentato all'art. 3 sono conseguenti ai discorsi che abbiamo già fatto.
Per quanto riguarda il primo emendamento, ci rendiamo conto della legittimità della città di Torino di essere sede del centro fieristico però, come è emerso dal dibattito, siamo pervicacemente contrari alla precisa determinazione "a Torino", perché dietro di essa c'è l'indicazione della sede del Lingotto. Allora, anche per cogliere delle aperture che sono venute dalla maggioranza, abbiamo indicato "area torinese" e ci scusiamo di non aver trovato una dizione migliore. Avremmo voluto scrivere "nell'area metropolitana torinese", ma questa dizione, pur riconosciuta dalla legge n.
142, non ha trovato ancora una sua determinazione precisa: quindi indichiamo "area torinese" intendendo con essa la città metropolitana come luogo indicato dove poter collocare il centro fieristico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Il Gruppo Verde è favorevole a questo emendamento. Abbiamo anche noi dei dubbi che non ho espresso precedentemente perché ci manca tutto il bagaglio di informazioni e di dibattito riguardo al disegno di legge in questione dell'altra legislatura. Anche noi Verdi siamo preoccupati per quanto riguarda la localizzazione dell'ente fieristico al Lingotto. Ci preoccupa per il nuovo accentramento di attività terziaria che comporterebbe in una zona già altamente congestionata e per il grave impatto che la localizzazione di un ente fieristico produrrebbe.
Sono favorevole all'emendamento che propone che l'area sia individuata nell'area torinese, in quanto questo non taglia le porte ad eventuali alternative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Anche il nostro Gruppo è favorevole all'emendamento in quanto, al di là del sospetto formulato dal collega Foco, penso sia bene lasciare una certa discrezionalità al Presidente della Giunta in sede di determinazione dei punti base dello statuto, in modo che ci sia la possibilità di riflettere che non ci sia il vincolo di Torino e che sia possibile essere discrezionali ai fini di consentire, appunto nell'area torinese che non esclude in linea assoluta Torino, una scelta alternativa. Anche le argomentazioni della collega Segre ci convincono e ci sorreggono nel convincimento di essere favorevoli all'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Intervengo brevissimamente per rilevare che la "sede" è termine giuridico che attiene alla sede della società, non attiene ancora al quartiere fieristico. Il quartiere fieristico, il complesso di contenitori destinati alle manifestazioni può essere diverso; paradossalmente possono essere più contenitori. Nessuno deve immaginare che un centro fieristico abbia come contenitore quel contenitore e solo quello. Non mi scandalizzerei se avesse un contenitore esterno per alcune attività e il Lingotto per altre e magari altri per iniziative di altra natura. Quindi questo è un termine giuridico che attiene alla sede della società e non alla localizzazione del contenitore. In termini sostanziali sono d'accordo con il collega Ferrara: i sogni di chi adesso sogna la rete sono l'atto di nascita di questa vicenda. Non dimentichiamocelo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore al commercio

Per riportare il discorso in termini legislativi coerenti e corretti vorrei risalire all'art. 15 della legge n. 47/87 che, al terzo comma stabilisce che può essere costituito un solo centro fieristico per ogni provincia; tra l'altro, non indica che la sede di questo centro debba essere necessariamente nella capitale, in questo caso Torino. Nei primi appunti che avevo preso sugli emendamenti presentati dai Consiglieri Foco Marengo e Monticelli avevo cancellato "area torinese" e avevo messo "area metropolitana" per le stesse considerazioni che faceva il Consigliere Foco.
Però ritengo che le osservazioni fatte da Marchini siano da tenere in considerazione. Ho detto prima che quella del Lingotto è un'ipotesi e non è un'ipoteca. Il Consigliere Chiezzi ha parlato dell'assenza di una pianificazione territoriale regionale e quindi dell'individuazione di centri; devo dire però che nelle linee di politica territoriale del Piano regionale di sviluppo queste indicazioni ci sono. Quando abbiamo individuato nella ricerca delle virtualità e delle potenzialità decentrate quindi nello sviluppo anche di quelle realtà una delle politiche della Regione, abbiamo individuato quanto meno delle linee di politica territoriale. Mi pare però che la motivazione che oggi pone il Gruppo comunista sia una motivazione non tecnica, non squisitamente territoriale ma una motivazione politica per un sospetto di fondo.
Per questo motivo la Giunta non può accettare l'emendamento.



FOCO Andrea

Ho detto che per non farla lunga non riprendevo, sul tema della localizzazione a Torino, le argomentazioni che il sottoscritto e il collega Chiezzi avevano già svolto. Se volete su ogni emendamento ripeto quello che ho detto prima.



VETRINO Bianca, Assessore al commercio

Ho capito. Allora diciamo che in questo momento quello che andiamo ad individuare come Torino è la sede della società. Se siamo d'accordo su questo, la Giunta non accetta l'emendamento e quindi propone che si mantenga la dizione "a Torino".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Foco Marengo e Monticelli.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli e 20 contrari.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Foco, Marengo, Monticelli: All'art. 3 , comma I, lettera c) dopo le parole "dei quali almeno" sostituire le parole "il numero 6" con le parole "il numero 8".
La parola al Consigliere Foco per l'illustrazione.



FOCO Andrea

Signor Presidente, questo emendamento è conseguente a quanto illustrato precedentemente nei nostri interventi, aggiungo però - se mi è concesso alcune argomentazioni di carattere tecnico, nel senso che noi proponiamo con questo emendamento di dare la maggioranza pubblica all'interno del consiglio di amministrazione. Ciò nasce dalla preoccupazione che possano mancare le garanzie di un finanziamento da parte dello Stato nei confronti di Expo 2000, in quanto, nel testo unificato, che quindi non è ancora legge, ma che comunque è in discussione al Parlamento, l'art. 7, comma I lettera b) recita: "possono richiedere l'autorizzazione allo svolgimento di manifestazioni fieristiche di rilevanza internazionale e nazionale: al gli enti autonomi fieristici; b) gli enti pubblici o società a prevalente partecipazione pubblica".
C'è poi un secondo elemento, che si evince dalla legge n. 142/1990 art. 22, lettera e)sto citando a memoria - un articolo che per la prima volta riconosce agli enti locali la possibilità di dar vita alle S.p.A. Le S.p.A. le abbiamo sempre costituite, ma per la prima volta, a livello di una legge dello Stato, specifica per l'ordinamento delle Autonomie Locali che esse vengono riconosciute. C'è il termine "maggioranza pubblica" quindi nella spiegazione viene stabilito a nostro parere che la prevalenza all'interno delle S.p.A. deve essere di natura pubblica, quindi questo è un elemento ulteriore che si aggiunge alle nostre riflessioni politiche.
Faccio un'altra considerazione non più tecnica, ma politica. Nel mio precedente intervento avevo sottolineato con particolare forza e ritengo anche in modo corretto, il discorso della programmazione, quindi del ruolo che deve svolgere l'ente pubblico - nel nostro caso specifico la Regione nei confronti di queste S.p.A. Non vorrei dire cose errate, ma sappiamo che all'interno delle S.p.A. quello che conta al momento della votazione sono le azioni. Quindi, chi ha il 51% potrà rispettare o meno i piani triennali,le programmazioni e quindi se ritengo corretto sul piano politico inserire all'interno della legge questo controllo, chiamiamolo così politico sulla S.p.A., sappiamo però che alla fine contano le azioni.
Chi ha la maggioranza a volte non riesce a pesare, in modo particolare quando si tratta di un ente pubblico, non ripeto per l'ennesima volta l'esempio eclatante che è stato fatto anche oggi, in quanto sta nella capacità dell'azionista di far pesare le proprie azioni nel momento in cui deve dirigere una società.
Queste erano le osservazioni che intendevamo aggiungere rispetto a quanto avevamo già argomentato rispetto al rapporto pubblico e privato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, è accettabile la valutazione politica che però da parte del PDS forse dovrebbe essere superata, mentre non era superabile dal PCI. Questi sono i segnali attraverso i quali si capiscono le trasformazioni, non le etichette. Ma a prescindere da questa questione faccio rilevare al collega che le azioni contano, è vero, ma l'attività della società, che si articola in programmi annuali, deve essere approvata dalla maggioranza dei due terzi. Quindi contro il pubblico, il socio di maggioranza relativa non riesce a fare niente. Ci siamo preoccupati di questo aspetto che nell'articolato è detto molto chiaramente: il programma viene approvato dalla Giunta regionale prima di essere approvato dal Consiglio di amministrazione e viene attuato con programmi annuali che devono avere la maggioranza dei due terzi. Si tratterà di vedere se gli altri soci, in particolare i privati, saranno disponibili a sottoscrivere uno statuto che preveda questo.
L'altro aspetto, che è molto interessante per la conoscenza del Consiglio, è indubbiamente più interessante e più delicato. E' indubbio che, alla fine, su questa nostra vicenda deciderà lo Stato, nel senso che quando partirà il sistema nazionale dei centri fieristici, le norme transitorie faranno giustizia di alcune nostre velleità o di alcune nostre speranze o di alcuni nostri errori, a seconda di come li vediamo, perché ci determineranno in via transitoria quale dovrà essere il regime finale di queste società. Il collega Foco ha sicuramente letto gli atti parlamentari: c'è un pendolo tra la registrazione sic et simpliciter, che secondo me è sbagliata, delle società così come sono che quindi vengono riconosciute qualunque sia la loro natura e l'altra che invece immagina il ridisegno totale. E' probabile che ci si fermerà a metà e cioè che la società che andiamo ad introdurre, che riceve il pregresso, cioè le manifestazioni internazionali svolte da Torino Esposizioni, che ha la titolarità attraverso la struttura del Valentino di un quartiere fieristico, sarà comunque uno dei soggetti di serie A e non uno dei soggetti di serie B questa è la cosa importante. Se lo Stato a quel punto riterrà che quella società per poter continuare dovrà introdurre degli elementi di controllo pubblico, che non è detto che siano elementi societari, ma presenze qualificate per esempio del Ministero, come voi avete suggerito in certa misura, sicuramente la società si adeguerà. Direi che il rischio non c'è c'è la possibilità, collega Foco, che la stesura finale della legge chieda a tutte le società, non solo quella che andiamo a costituire, di adeguarsi rispetto ad un disegno. Resta difficile immaginare adesso come si concluderà questa vicenda. Una cosa è certa: che questa nostra manovra realizza comunque, noi ci auguriamo, l'acquisizione di due degli elementi del Centro fieristico: uno, la disponibilità di una struttura espositiva che è ad oggi il Centro del Valentino; due, avere esercitato per cinque anni manifestazioni internazionali. Quindi, portiamo a casa due elementi per l'affermazione di un centro di primo livello. La composizione finale della società dipenderà, per un certo verso, dalla decisione dello Stato.
Su questo non c'è dubbio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, ho colto la preoccupazione del collega Foco che dice: "mettiamo in piedi delle belle cose, però alla fine contano le azioni". Gli ricordo però che noi diamo delle indicazioni che dovranno essere trasfuse nello statuto della società che regolamenterà i voti sia in Assemblea che in Consiglio. Quindi, averlo scritto nella legge non è soltanto una enunciazione di carattere politico-programmatico, bensì una norma che dovrà essere trascritta nello statuto della società che regolamenterà in concreto le maggioranze o le minoranze. L'articolo 3 stabilisce che siano sei i membri nominati dagli enti pubblici e che la maggioranza per le assemblee straordinarie sia del 75% dei due terzi per approvare i piani annuali. Queste norme dovranno essere correttamente trasferite nello statuto della società, dal momento che questa legge reca gli indirizzi generali. E' compito quindi della Giunta allorquando predisporrà lo statuto di normare in modo vincolante e garantista quanto oggi è stato dichiarato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore al commercio

Avevo detto prima che noi siamo i primi soci di questa costituenda società ente fieristico e dettiamo, attraverso il disegno di legge in esame, norme che dovranno essere recepite in uno statuto che sarà la conseguenza della costituita società che, ci auguriamo, possa avere il maggior numero di aderenti. Personalmente, devo dire che ho trovato già molto ardito in questo art. 3 individuare, in modo così netto, il numero dei partecipanti dell'ente pubblico, perché essendo di fronte ad una società in costituzione non possiamo conoscere ancora quale potrà essere la consistenza definitiva.
Il Consigliere Foco ha fatto delle osservazioni puntuali in riferimento al disegno di legge in itinere al Parlamento che, tuttavia, si suppone verrà prossimamente approvato visto che ha già avuto ampi consensi da parte di una delle due Camere. Devo dire al Consigliere Foco che egli si riferisce all'art. 7 ed, in particolare, al punto b) dell'art. 7. L'art. 7 disciplina le manifestazioni di rilevanza internazionale e nazionale, non la costituzione dei centri fieristici. In questo senso, non rientriamo nel punto b), bensì nel punto a) tant'è che questo punto a) va immediatamente ricollegato all'art. Il alle norme transitorie laddove si prevedono le norme per gli enti fieristici tra i quali vi è previsto anche Torino Esposizioni. In presenza degli atti di carattere legislativo in itinere penso che questa norma possa essere mantenuta in questi termini. In ogni caso, un disegno di legge non è mai immodificabile.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 1l voti favorevoli, 29 contrari e 4 astenuti.
3) - Emendamento presentato dai Consiglieri Foco, Marengo e Monticelli: All'art. 3, comma I, la lettera d) è soppressa e sostituita dalla seguente: "Il Presidente del Consiglio di Amministrazione è nominato tra i membri designati dal Consiglio regionale. Il Presidente del Collegio Sindacale deve essere designato dal Ministro del Commercio, Industria e Artigianato; un altro componente deve essere designato dal Ministro del Tesoro".
Ha chiesto la parola il Consigliere Foco per illustrare l'emendamento ne ha facoltà.



FOCO Andrea

Ho chiesto di illustrare l'emendamento in quanto occorre fare un ragionamento che ancora non avevamo svolto.
Tenendo sempre in considerazione il testo unificato della Camera, che parla di enti autonomi fieristici, mi augurerei che questa volta non mi venisse risposto che si tratta della S.p.A.
Comunque, lo spirito degli emendamenti - mi auguro che i Consiglieri l'abbiano colto - è quello di cercare di preservare l'Ente pubblico su alcuni aspetti importanti. Il comma secondo dell'art. 6 recita testualmente: "per ottenere riconoscimento di cui al comma primo, gli enti devono essere in possesso dei seguenti requisiti: omissis lettera e) avere il collegio sindacale costituito da un presidente designato dal Ministro dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato, da un componente designato dal Ministro del Tesoro e da uno o più componenti iscritti all'Albo dei revisori ufficiali dei conti". Saremmo stati felicissimi che il presidente del collegio sindacale fosse stato un membro eletto dal Consiglio regionale, però, leggendo questo articolo del testo unificato, ci è sorto il dubbio che per tutelarci meglio sarebbe opportuno inserire la dizione che abbiamo proposto nel nostro emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Il Gruppo Lega Nord è contrario. Mi pare strano che l'emendamento sia stato proposto dal Gruppo PCI-PDS che in quest'aula, parla molto di autonomia. Si cerca di rivalutare il Consiglio regionale e poi nello Statuto scriviamo che le nomine di un ente, istituito dalla Regione, devono essere fatte a Roma dai Ministeri. Mi pare assurdo!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ritengo che l'emendamento non sia accoglibile per la ragione contraria per la quale è stato proposto. Come segnale politico non sta a me esprimere una valutazione perché è compito della Giunta, però è una raccomandazione della quale bisogna fare tesoro. Ho l'impressione che qualcuno continui a far finta di non capire, pertanto, è meglio essere chiari. I casi sono due: o noi ci fondiamo con Torino Esposizioni e quindi abbiamo un centro fieristico che è la prosecuzione di Torino Esposizioni - tanto per dirla in termini semplicissimi - oppure non facciamo niente. Siccome Torino Esposizioni sicuramente porta a casa dallo scenario nazionale la sua continuità a talune condizioni poste dallo Stato, è evidente che è curioso immaginare che ci siano poi due centri fieristici, uno per la politica nazionale ed internazionale e l'altro per la politica regionale. A quel punto riprendiamo la nostra vecchia legge n. 47, con buona pace del collega Ferrara; riconosciamo che non siamo riusciti ad inserirci a quel livello e facciamo la fiera delle spagnolette. E' questa la situazione, tanto perch la si capisca.
E' chiaro che, a livello nazionale, Torino Esposizioni avrà un riconoscimento, quindi, la garanzia della sua continuità è alle condizioni che lo Stato imporrà, che però non attengono al ruolo della Regione, ma al ruolo pubblico, che è cosa diversa e il particolare dello Stato lo notava correttamente il rappresentante del Gruppo Lega Nord. Se questo non avviene, perché non riusciamo a quadrare in fase di trattativa con i soci ipotetici, è un'operazione chiusa, nel senso che il centro fieristico farà le manifestazioni nazionali ed internazionali al centro fieristico Torino Esposizioni, che si chiamerà in modo diverso, che avrà al suo interno il rappresentante del Ministero del Tesoro (qualche Consigliere di Stato in pensione), perché questa è la struttura del disegno nazionale. A questo punto la Regione prenderà atto che per centri fieristici si intende quello che non fa Torino Esposizioni. Questo è lo scenario al quale siamo di fronte. In ogni caso, mi pare che l'emendamento sottolinei una preoccupazione che, a mio modo di vedere, la Giunta deve avere perché è probabile che si creino le condizioni per cui l'ipotesi che il Collegio sindacale sia di espressione ministeriale si realizzi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore al commercio

Credo che il Consigliere Foco non abbia bisogno di essere difeso da me sulla polemica con il collega Rabellino. Non erano ragioni politiche quelle che spingevano il Consigliere Foco, bensì ragioni di tipo giuridico che si fondano sulla sua convinzione, che però io sono qui a dover - se mi consente - smontare un'altra volta, perché sempre all'art. 11 si dice che "per gli enti autonomi fieristici già esistenti - mi ricollego a quanto diceva il Consigliere Marchini all'atto di entrata in vigore della presente legge che siano proprietari o godano degli immobili di impianti adibiti, in conformità agli strumenti urbanistici ad uso fieristico, è fatta salva l'attuale disciplina concernente nomine, statuti e vigilanza". Per cui o si realizza la trasformazione che abbiamo previsto nel comma secondo dell'art.
1 o, se non si realizza, il tutto dovrà essere rimesso in discussione e probabilmente metteremo anche in discussione Torino e l'area metropolitana torinese e saremo evidentemente obbligati a cambiare alcuni passaggi sostanziali della legge.
Il Consigliere Rabellino dice che non c'è alcuna società, certo, dalla Finpiemonte alla Socotras e alla Consusa, che preveda una procedura statale, però questo testo unificato prevedeva che per gli enti autonomistici ci fosse un controllo del Ministero dell'Industria. Non rientriamo in questo caso, bensì nell'art. 11.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Foco.
Marengo e Monticelli.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 31 contrari e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Chiede di parlare il Consigliere Foco. Ne ha facoltà.



FOCO Andrea

Mi pare doverosa una dichiarazione di voto per evidenziare alcune contraddizioni che sono emerse e che confermano la posizione che abbiamo assunto sin dall'inizio. E' vero, questa è una grande sfida e che sia una grande sfida emerge anche dall'esame degli emendamenti, nel senso che si sta cercando di dare, utilizzando ora un articolo, ora un altro - per carità, ritengo tutto questo non solo legittimo, ma corretto -, una veste complessiva e un ancoraggio di legittimità alle proprie scelte. Per Assessore, quando dicevo che questa proposta è a rimorchio di un'impostazione che è già esistente o che viene da altri, trovo conferma nelle sue risposte. Torino Esposizioni diventa il pilastro per questa proposta, non è la Regione che costruisce. Se Torino Esposizioni non viene incorporata all'interno di questa S.p.A, crolla tutta una serie di ipotesi e di supporti che sono stati utilizzati non per sostenere l'aspetto -mi permetta Consigliere Rabellino - di piemontesismo a tutti i costi, ma perché se riusciamo a varare leggi regionali che utilizzano anche finanziamenti da Roma, e quindi mi stupisco che la Lega Nord non voglia i finanziamenti da Roma, ritengo che sia una cosa estremamente utile ed importante: il fatto di inserirci in un discorso nazionale in itinere cercando di lavorare anche perché la costruzione che cerchiamo di mettere in piedi possa usufruire dei contributi finanziari di tutti, compresi quelli statali.
Seconda considerazione. La Regione apre il discorso con un miliardo che è lo stanziamento iniziale. Non vorrei ritornare sempre sul Lingotto ma se le mie informazioni sono giuste (sono quelle che ho letto sui giornali), la prima ipotesi di intervento per rendere agibile il Lingotto è attorno ai 94 miliardi (sebbene qualcuno parli già di 200 miliardi). Se siamo gli azionisti principali di questa operazione, penso che parteciperemo pro-quota per ristrutturare questo immobile. Ho piacere se faranno gli altri e lo metteranno a disposizione del centro fieristico.
Un'ultima osservazione, Assessore - e non ci tiriamo indietro su questo discorso -, è relativa al ruolo e alla funzione del centro fieristico. Non ci siamo opposti in modo pregiudiziale, ma abbiamo voluto impostare - e lo abbiamo dimostrato attraverso gli emendamenti - un discorso teso a correggere quelle che, a nostro parere, sono delle storture che presuppongono una nascita non corretta di questa S.p.A. A me pare di avere sentito voci anche abbastanza contrastanti fra loro all'interno della maggioranza e, quindi, la sfida è ulteriormente grande ed elevata. Mi auguro che la Giunta, e per essa l'Assessore, riesca a fare la sintesi di tutti i contributi utili, importanti e significativi che sono venuti oggi ma, sicuramente, abbiamo sentito, sul ruolo e sulla funzione di questo centro fieristico, voci abbastanza contrastanti tra loro.
Il dibattito odierno ci ha anche aiutato a fare ulteriore chiarezza sul ruolo e la funzione della Promark, anche se ci ritorneremo sicuramente.
Permettetemi di dire che portiamo il nostro contributo, disposti a ragionare e discutere di nuovo con la maggioranza, e qui, Assessore, non giochiamo sul fatto che se la maggioranza non ha una posizione, l'accusiamo di non averla; se ne ha una, diciamo che è troppo rigida. Sono da sempre convinto che da parte di chi amministra una posizione chiara ci deve essere, disponibile poi - qui sta l'intelligenza o la capacità di governare i processi - ad ascoltare, ad essere flessibile per quanto riguarda possibili, eventuali contributi da parte anche dell'opposizione.
Abbiamo sempre espresso il nostro voto contrario a tutti gli articoli quindi confermiamo il nostro voto contrario per quanto riguarda l'intero testo della legge.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Picchioni. Ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri,la Democrazia Cristiana voterà a favore di questa legge, anche se ha colto molte certezze e non pochi dubbi. Certezze e dubbi che sono nati dal fatto che la legge precedente ha condizionato tutto il dibattito, facendo emergere tre punti fondamentali.
Il primo è quello che ha accennato adesso il Consigliere Foco. Sul problema della Promark bisogna che ci siano chiarezze e non delle variabili indipendenti che ogni volta rimettono in discussione il problema. E' vero che non abbiamo preso alcuna decisione definitiva, però è altrettanto vero che, in sede di Commissione e in sede di Capigruppo, un minimo indirizzo di fondo è stato assunto per quanto concerne le funzioni dell'ente.
Il secondo problema è che la stessa legge è anomala e complessa. Se leggessi l'art. 2 mi verrebbe in mente la definizione di un poeta francese: "Le sue ali di gigante gli impedivano di volare", perché tante e complesse sono le finalità che questa legge impone o propone all'ente fieristico nascituro. Mi auguro che il Consigliere Marchini sia un navigatore altrettanto abile nel portare a termine anche quelli che saranno gli impegni futuri.
Il problema del Lingotto. Lo abbiamo discusso più volte; la sede di Expo 2000 è il Lingotto. Lo è anche perché siamo condizionati da tutta una serie di omissioni o di "non volontà politica" a monte, lo è perché questa città è bloccata da un Piano regolatore del 1950 e quando qualunque discorso viene fatto sulla "spina" subito è viziato dalla dietrologia ideologica o dalla dietrologia di bottega. In questa città non si farà mai nulla perché il sospetto è legge e Torino è certamente una città pietrificata al 1950, una città in cui 5 milioni di metri quadrati di aree libere nel suo territorio vengono lasciate al degrado più avvilente.
Allora, questo enorme gigante addormentato è l'opzione che il grande soggetto privato ci offre. Che cosa se ne doveva fare? Lo si doveva ibernare ad "secula seculorum"? Lo si doveva bloccare con i provvedimenti della Sovrintendenza? Ma poi chi lo avrebbe gestito? Il terzo problema è connesso a quanto ha detto il collega Foco illustrando l'emendamento comunista in ordine al rapporto tra pubblico e privato. E io sono d'accordo, perché vorrei veramente domandare al grande soggetto privato di questa città qual è stato l'atto di liberalità fatto per Torino. Forse ce lo dobbiamo domandare, perché questo è il modo con cui diamo dignità al soggetto istituzionale; è il modo con cui diventiamo degli interlocutori rispettati, noi saremo in minoranza rispetto al potere privato anche se avremo alcuni meccanismi di garanzia; di fatto, però, nei confronti del Lingotto siamo degli affittuari, collega Foco. Nella società del Lingotto il Comune stesso non ci ha voluto: c'è una schizofrenia tra di noi o per lo meno ci sono delle invidie da ballatoio tra ente Comune ed ente Regione. Il problema però si pone anche in casa nostra e non solo per verificare qual è il nostro grado di sudditanza nei confronti del grande soggetto privato o il nostro massimo grado di tolleranza. Si deve porre anche un discorso a rovescio cioè in che modo gli enti strumentali della Regione riescono a perseguire una credibilità economica e finanziaria; se guardiamo ai nostri enti strumentali dobbiamo chiederci qual è il palmares che possono presentare. Cosa possiamo dire?



FERRARA Franco

Nascondiamolo!



PICCHIONI Rolando

Sì, però dobbiamo dirlo perché questa è la natura delle cose, perch gli Assessori, non di adesso, ma di un'altra ipotetica Regione, di un altro ipotetico tempo, fanno molto poco per far funzionare gli enti strumentali.
Ad esempio sulla promozionalità, forse perché non ci crediamo e subiamo i condizionamenti dei vari Assessorati, perché crediamo che nell'Assessorato si possa raggiungere il massimo bene possibile della Regione. Quando facciamo il discorso pubblico-privato dobbiamo porci la questione di come noi siamo stati capaci a gestire quanto era di nostra competenza attraverso gli enti che noi stessi abbiamo creato.
Il problema diventa complesso perché come si può delegare noi stessi ad essere quella istituzione proba, capace, intelligente, ricca di forza e soprattutto di creatività nei confronti delle sfide e delle suggestioni che sono state dette qui? Certamente. Expo 2000 potrà essere uno dei grandi volani nei confronti di Tecnocity e allora affrontiamo anche questo problema dal momento che Tecnocity è diventata nient'altro che una grande affabulazione di qualche sociologo o di qualche emerito ricercatore. Qui abbiamo forse il primo metro per far vedere che il Piemonte non è solamente terra o perlomeno oggetto di lettura sociologica, ma anche occasione di applicazione pratica di questi strumenti. Allora il discorso lo dobbiamo affidare a noi stessi nel momento in cui approviamo questa legge: è una grossa scommessa che dobbiamo fare, ma è una scommessa con luci ed ombre che ci impegnerà moltissimo. Mi auguro solamente che l'art. 2 (ricordando ancora quel poeta che diceva che "le sue ali di gigante gli impedivano di volare") non debba ancora una volta considerarsi mestamente un'occasione perduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Signor Presidente il Gruppo Verde non parteciperà al voto per questo disegno di legge sostanzialmente per le argomentazioni che avevo già esposto prima. Non siamo, in modo ideologico, contrari all'istituzione di un ente fieristico in Piemonte. Ci rendiamo conto che un ente di questo genere può essere utile anche all'economia piemontese, però, per i motivi che già avevo esposto quando si parlava dell'emendamento proposto dai colleghi Foco ed altri sull'art. 3, non ci sentiamo sicuri per quanto riguarda il problema della localizzazione. Ci sentiamo sicuri per quello che noi non vogliamo, nel senso che dietro al fatto che solo la sede istituzionale, qui è detto, sarà localizzata a Torino, si capisce abbastanza bene dal dibattito che si è svolto oggi che anche la sede vera diciamo il contenitore dell'ente fieristico, sarà quasi senza dubbio il Lingotto. In questa legge non se ne parla, ma certamente sarà la destinazione definitiva. Quindi, con la nostra non partecipazione al voto vogliamo esprimere da una parte la nostra non opposizione pregiudiziale alla costituzione di un ente fieristico, ma anche la nostra preoccupazione che questo possa essere localizzato al Lingotto, che è una localizzazione per noi non adatta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente intervengo molto brevemente per confermare il nostro punto di vista, cioè un voto favorevole alla proposta di legge che ci viene oggi sottoposta, n dibattito ha anche evidenziato alcuni punti forti del nostro programma politico, perché a un certo punto il Capogruppo della Democrazia Cristiana diceva che, in definitiva, qui a Torino tutto è bloccato dalla dietrologia del potere: sì, e la colpa di chi è? Si chiedeva anche qual è il nostro "palmares" per quanto riguarda gli enti strumentali.
Il collega repubblicano diceva "nascondiamolo", e la responsabilità di chi è? Quando ci sono queste ammissioni di responsabilità direi che si evidenzia la necessità, secondo noi positiva -magari anche partendo da questa proposta di legge - che si cambi un attimo il metro del potere. Non è più possibile andare avanti così; vedete che anche nello spicciolo viene confermato quello che andiamo ripetendo regolarmente, parlando con il muro "cambiate per favore voi della maggioranza il vostro metodo di gestire il potere". Una volta di più si conferma la necessità di una cogestione pubblico-privato; con l'intervento del privato e il controllo pubblico non se ne viene fuori. Da questo punto di vista è una personale delusione che il PCI, il PDS, si chiuda in un no aprioristico, perché è dimostrato che il pubblico non funziona soltanto con un intervento del privato, ma pu funzionare solo con un privato che non deve andare a briglia sciolta ma debba essere frenato e controllato dal pubblico il quale però deve trovare strade nuove per funzionare. Quindi, sì alla legge per un impegno morale ma chiedo alla Giunta di portarci presto determinati argomenti importanti tipo Promark, che non possono più essere elusi e dimenticati. Ancora oggi in Commissione abbiamo rinviato di tre o quattro mesi le nomine in Promark.
Chiedo che prima in Consiglio regionale ci sia una discussione seria su questo problema, non solo per la Promark (che citiamo per aSSonanza di idee parlando di Expo 2000), ma anche su altri problemi di questo genere. Su questo piano sfido la Giunta, pur essendo favorevole su questa legge, non solo ad un dibattito, ma anche ad un confronto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione per appello nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 44 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri.
L'intero testo è approvato.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame deliberazione n. 94 "Recepimento dell'intesa tra la Regione Piemonte e le OO.SS. - Programmazione delle attività formative"


PRESIDENTE

Passiamo al punto l0) dell'o.d.g. "Esame deliberazione n. 94".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La delibera è relativa al recepimento di un'intesa fra la Regione Piemonte e le OO.SS. sulla programmazione delle attività formative, in modo particolare per la messa in moto dei corsi di operatore tecnico all'assistenza. L'operatore tecnico all'assistenza che prefigura il profilo previsto dal disegno di legge relativo in Parlamento di riordino di tutte le attività infermieristiche, riprende un po' la vecchia figura dell'infermiere generico. La si anticipa, in relazione a quanto previsto nel disegno di legge in discussione in Parlamento, per le necessità urgenti nei vari presidi ospedalieri dovuti alla carenza di infermieri professionali.
L'Assessorato, sul piano della formazione in questi anni, ha perseguito una strada di potenziamento che si può riassumere in 42 scuole per infermieri professionali, più 3 scuole universitarie di Torino, Novara Vercelli. Si può riassumere con l'indicazione veloce di alcuni dati che possono essere indicati in queste cifre: nell'anno scolastico '85/86 erano 1050 gli allievi che si iscrivevano al primo anno, di cui circa 550-600 arrivavano al diploma nell'anno scolastico '90/91 siamo arrivati a 2700 iscritti con una previsione di almeno 1500 infermieri che si dovrebbero diplomare naturalmente a conclusione del ciclo triennale.
I 1500 allievi, e ci auguriamo anche di più (ma tenendo conto che fra il numero di chi si iscrive al primo anno e il numero dei diplomati c'è uno scarto che può variare dal 30 al 40%), sono due volte e mezzo il numero di quelli che si diplomavano negli anni passati.
Questo, naturalmente, non è sufficiente a coprire le necessità del sistema piemontese, ma è appena sufficiente a coprire il turn-over che sarà peggiorato dall'andata in pensione, con il nuovo contratto, di un numero molto alto di infermieri professionali.
Vicino a questo indirizzo l'Assessorato ha fatto altri tipi di intervento, di cui probabilmente si potrà ricordare chi era in assemblea nello scorso mandato; ad esempio l'assunzione di 2000 ausiliari socio sanitari per scaricare il lavoro agli infermieri professionali, cioè la creazione della figura dell'amministrativo di reparto, sempre per scaricare del lavoro amministrativo gli infermieri professionali, per dare loro modo di dedicare l'attività professionale più direttamente al malato.
Con l'indicazione di "operatore tecnico all'assistenza" che dovrebbe coadiuvare l'infermiere professionale nell'attività meno professionale vicino all'ammalato, si pensa di preparare, nel giro di tre anni, 4000 operatori tecnici all'assistenza, di cui 1050 nell'anno in corso, 1641 il prossimo anno e 1320 nell'anno '92/93, tenendo conto che, per la maggioranza, questi corsi vengono frequentati dagli attuali ausiliari socio sanitari. Quindi, dovrebbe essere una forza di 4000 che si aggiunge alla disponibilità.
Questi sono gli elementi principali di questa deliberazione, l'accordo è stato fatto con la piena collaborazione e l'adesione delle OO.SS., e viene oggi sottoposto alla valutazione e al voto del Consiglio regionale.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

E' giusto ricordare che, nonostante gli sforzi, come ha sottolineato l'Assessore, per quanto riguarda la presenza sul nostro territorio regionale di disponibilità di infermieri professionali siamo ancora molto al di sotto delle reali necessità. Lo sforzo è notevole e non si può che dare atto all'Assessore e al Consiglio regionale che qualcosa in questa direzione, il potenziamento della presenza di questa figura, si sta facendo. Ricordiamo solo, e vorrei sottolinearlo all'Assessore, che alcuni elementi rimangono di notevole difficoltà per quanto riguarda la scelta di questa professione, come, ad esempio, la non progressione della carriera.
E' un problema che abbiamo di fronte e che andrà affrontato. Anche per il fatto che la scuola presenta delle difficoltà, dei sacrifici, nasce la necessità di corrispondere un compenso.
Il mio intervento è anche per dichiarazione di voto favorevole a questo provvedimento, ed è anche per dire che, in questi giorni, abbiamo ricevuto una nota dalla Commissione regionale per la realizzazione delle pari opportunità uomo e donna; penso che l'Assessore avrà avuto occasione di vedere questa nota. E' una sollecitazione ad accogliere alcune richieste formulate congiuntamente da questa Commissione e dai coordinamenti CGIL.
CISL. UIL del settore sanità-coordinamenti donne di questo settore - per porre al Consiglio regionale alcune richieste che, a noi, paiono degne di nota per quanto riguarda, in modo particolare, la qualifica di operatore tecnico di assistenza. Questa nota che ci viene inviata è di fatto un protocollo d'intesa e sottopone a noi alcune questioni. Abbiamo ascoltato questa mattina la difficoltà per quanto riguarda le donne in merito all'occupazione, che molte aziende licenziano. Penso alla realtà provinciale: più o meno tutte le province sono toccate. Questi licenziamenti vedono, soprattutto, l'espulsione dall'attività produttiva dal mondo lavorativo, di donne in età lavorativa dai 25 anni ai 40 anni.
Donne che potrebbero utilizzare l'occasione che la Regione fornisce di frequentare questi corsi professionali per accedere ad una professione che oltretutto, vede già di fatto una notevolissima presenza di manodopera femminile. Sono soprattutto le donne che svolgono il ruolo di ausiliario socio-sanitario e anche le donne che svolgono il ruolo di Infermiere professionale.
Per quanto riguarda l'operatore tecnico assistenziale, la commissione con la CGIL. CISL e UIL chiede che siano tenute in conto alcune richieste che privilegino l'accoglimento della domanda per la frequenza di questi corsi della manodopera delle donne iscritte al collocamento, donne disoccupate, donne che, in maggioranza, si presentano nel mondo del lavoro.
Riteniamo che questa richiesta sia seria, che vada meditata e vorremmo proporre che la commissione la esamini. E' giunta solo in questi giorni e quindi non ha certamente avuto occasione di discuterne. Vorremmo sentire una risposta, perché abbiamo eventualmente una proposta in subordine da fare. O si rinvia questa delibera e si prende in esame la proposta che viene fatta dalla Commissione pari opportunità o altrimenti, verifichiamo e valutiamo come possiamo comprendere questa richiesta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Brevissimamente, perché mi associo sostanzialmente a quanto ha già detto la collega Bortolin. Anch'io faccio riferimento allo stesso documento presentato dalla Commissione pari opportunità, che ha sottoscritto un protocollo d'intesa con le segreterie regionali dei sindacati-donna in cui si fanno presenti numerosi punti che dovrebbero concretizzarsi come impegno nel momento in cui si attuassero i corsi di cui stiamo parlando. Alcuni dei punti li ha già espressi la collega Bortolin, non mi ripeto, ce ne sono altri come quello della possibilità di inserire come frequentanti ai corsi anche donne extracomunitarie valutando questo in ottemperanza alla legge Martelli e altri punti. Quindi, chiederei all'Assessore di valutare questi punti e che ci risponda in merito, quindi nel caso di sospendere la deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Vorrei porre alcuni interrogativi. E' certo che questa è una deliberazione di grossa rilevanza, tuttavia, ho alcuni dubbi. Non c'era stato tempo in Commissione di discuterla e di approfondirla. Forse questa è l'unica sede in cui è possibile farlo. Qui si parla a pag. 4 del fatto che le scuole dovrebbero attivare le procedure necessarie sin dall'attuale anno scolastico e, possibilmente, non oltre la data del 1 febbraio 1991. Volevo sapere se, in realtà, questa data è stata rispettata dalle UU.SS.SS.LL. e se non è allora il caso di cambiare la dizione espressa in questa deliberazione, se in realtà nessuna UU.SS.SS.LL. ha potuto ottemperare all'avvio dei corsi. Si parla di 1050 posti per l'anno in corso, immagino quindi l'anno scolastico '90/91, si tratta appunto di capire se, in realtà questi posti - se i corsi sono stati avviati - sono stati effettivamente coperti. Qui si dice 705 riservati ai dipendenti, essendo essi assistenti socio-sanitari specializzati e 300 ad altro personale, di cui si evidenziano le caratteristiche. A pag. 5 si parla del fatto che ai corsi possono partecipare i cittadini italiani e stranieri. Sulla questione cittadini stranieri, che potrebbero accedere ai 300 posti riservati ai non dipendenti del servizio sanitario, mi associo per dire quanto sarebbe importante che si facesse una maggiore informazione. Non ho visto nulla in giro rispetto a questo. Allora se non è stato fatto nulla in questo senso si contattino le associazioni ed i gruppi che si occupano di immigrati.
Leggo con piacere a pag. 10 che qui non si parla solo di ospedali, come ha detto l'Assessore, ma si dice espressamente "ambiti operativi: l'operatore tecnico svolge la sua attività in presidi ospedalieri pubblici e privati e presidi distrettuali (domiciliari, geriatrici, psichiatrici)" quindi mi sono sottolineato due volte domiciliari in quanto bisognerà vedere se in realtà di questa specificità dell'indicazione domiciliare si era tenuto conto nei corsi e nella programmazione di quelli successivi. Non sono riuscito a coglierla, non vorrei che venisse dimenticata questa indicazione. Il poter disporre di questo tipo di personale, che lavora in integrazione con infermieri territoriali, nell'assistenza domiciliare a persone non autosufficienti potrebbe risolvere quel problema, adesso grave di integrazione tra infermiere e la colf del Comune. In questo caso crollerebbe il muro del limite di reddito e quindi anche chi è al di sopra dei limiti posti dal Comune potrebbe avere diritto ad un'assistenza che è quella tipica dell'operatore tecnico, per ora in parte attivata dalle colf comunali: si tratta di attività che non sono praticate dagli infermieri professionali perché non rientravano nelle loro mansioni, tipo appunto le operazioni di pulizia, ambientali e così via, preparazione dei pasti.
Quindi, volevo avere precisazioni in risposta a questi miei dubbi e volevo capire se era poi effettivamente questa l'intenzione dell'Assessorato quella cioè di attivare corsi che preparino del personale che sarà anche assumibile per svolgere attività domiciliare. Questa mi sembrerebbe un'innovazione estremamente interessante.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Forse non mi sono spiegato bene all'inizio, ma dei 1050 posti che partono quest'anno. 705 sono riservati agli ausiliari socio-sanitari che già lavorano negli ospedali e la maggior parte dei numeri anche relativi agli anni seguenti sono riservati agli ausiliari socio-sanitari che lavorano negli ospedali. Le indicazioni di ammissione sono indicazioni di legge,limite quello dei 40 anni, con le elevazioni che sono previste dalla legge, due anni per il coniuge e un anno per ciascun figlio. Diventa difficile stabilire altri tipi di graduatorie. Credo che, se i sindacati in sede di applicazione chiederanno delle cose diverse, si potrà forse esaminare se queste richieste sono compatibili con i bandi che verranno fatti all'interno di ogni singola USSL a seconda delle situazioni ambientali. Quindi, se sarà possibile esaminare situazioni occupazionali locali, potrà essere verificato all'interno di ogni singola scuola a cui farà capo l'aggiornamento e la preparazione di questi operatori tecnici. Le indicazioni che si danno sono indicazioni di legge. Per quanto riguarda i socio-sanitari, che sono dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale costituisce titolo di preferenza (visto che non ragioniamo su cose generiche) l'avere fatto un corso alla Croce Rossa Italiana oppure presso qualche altra Croce. Mi sembra difficile poter innestare qui, in sede di approvazione di un accordo fatto con le organizzazioni sindacali, delle motivazioni per cui si propone che il testo da mettere in votazione sia quello che è stato concordato con le organizzazioni sindacali stesse.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bortolin per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Ho chiesto di intervenire anche perché avevamo condizionato il voto (che può essere favorevole o di astensione) relativamente alla risposta dell'Assessore.
La richiesta non era tanto di cambiare quelli che sono i termini di legge o altri aspetti compresi nella delibera e che sono pressoch obbligatori, quanto di recepire il protocollo di intesa, che è arrivato tardi, tra Commissione regionale per la realizzazione delle Pari opportunità e CGIL-CISL-UIL Donne. Quindi, recepire questo protocollo accogliendo alcune delle richieste o le richieste che sono qui comprese. Vi è da dire che se da una parte è arrivata tardi questa proposta di protocollo di intesa, dall'altra la Regione dimentica in ogni occasione che tra i soggetti da consultare vi è anche la Commissione Pari opportunità che abbiamo istituito e che vogliamo far funzionare. Qualche volta evidentemente non è un appunto all'Assessore ma è un ragionamento di carattere più generale - dovremmo ricordarcene tutti.
Comprendo che, dopo avere approvato un protocollo con le organizzazioni sindacali, diventa difficile accogliere la proposta che dicevo di voler fare ed inserire delle modifiche. Ma, allora, potremmo accogliere come raccomandazione quanto viene richiesto con questo documento e comprendere un quarto punto nella delibera che stiamo approvando.
Non so se l'Assessore ha avuto modo di leggere i punti elencati nel documento, ma la richiesta in esso contenuta è soprattutto di tenere conto di una presenza, di una offerta per quanto riguarda il mondo del lavoro che è in maggioranza di donne iscritte agli uffici di collocamento assicurando così una percentuale di accoglimento di domande soprattutto da parte di donne ed altre richieste che qui sono comprese.
La proposta è quindi di accogliere questa richiesta come raccomandazione, a meno che non si voglia rinviare la delibera e discuterne un momento. Ci rendiamo conto che è stata presentata in ritardo, ma ha una validità e potrebbe anche rappresentare - per i numeri che sono certamente molto limitati - un tentativo più che di risposta di dimostrazione di sensibilità nei confronti del mondo femminile che cerca intensamente momenti occupazionali ed occasioni di lavoro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Le categorie protette dei posti riservati sono in linea di massima stabilite dalla legge. Credo che quanto richiesto si possa considerare, in linea più generale, in quanto non mi pare opportuno in questa sede introdurre 'un criterio del genere, che è molto estemporaneo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La delibera è approvata con 21 voti favorevoli e 18 astensioni.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto 12) all'o.d.g. si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

- Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali (art. 8 LR n. 20/89). Nomina di 3 esperti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i sig.
Domenico Bagliani, Cesare Volpiano e Vera Comoli Mandracci, quest'ultima designata ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della LR n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento consiliare.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge n. 62/53.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutività è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,30)



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