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Dettaglio seduta n.39 del 12/02/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 261 dei Consiglieri Cavallera, Foco e Rossa, inerente alla preventiva chiusura del calzaturificio "Maggi" e il conseguente licenziamento dei 110 dipendenti


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 261 dei Consiglieri Cavallera, Foco e Rossa.
Risponde l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro Sono costretto, con reiterata attenzione, di parlare molte volte di situazioni poco piacevoli come quella rappresentata dall'interrogazione dei Consiglieri Cavallera, Foco e Rossa.
La società Maggi opera nel settore calzaturiero e nello stabilimento di Castelnuovo Scrivia ed occupa 102 addetti.
Nel maggio 1990 l'azienda, a fronte dell'aggravarsi della crisi del mercato, ha sospeso dal lavoro 39 dipendenti ed ha presentato domanda per il riconoscimento dello stato di crisi e della conseguente CIGS.
Purtroppo, nel semestre maggio-novembre 1990 la situazione si è aggravata al punto che il 30 novembre scorso l'azienda ha cessato l'attività con il conseguente licenziamento di tutti i dipendenti.
Ad oggi non è ancora intervenuto il riconoscimento dello stato di crisi che, come sottoscritto nell'accordo fra l'azienda assistita dall'Unione industriale di Alessandria e le OO.SS. del settore, risulta funzionale ed indispensabile al fine di determinare soluzioni non traumatiche al problema occupazionale, per cui sono stati previsti i seguenti primi interventi: 1) possibilità per una decina di lavoratori professionalizzati (tagliatori e modellisti) di assunzione in altre aziende calzaturiere della Provincia nell'arco di un semestre 2) possibilità di assunzione di un gruppo di donne, previo breve periodo di riqualificazione e formazione, sostenuto con il contributo della Regione Piemonte e dell'azienda interessata all'assunzione, presso un'azienda di confezioni in espansione sita a Tortona (10 km da Castelnuovo Scrivia) 3) possibilità di assunzione nell'arco del 1991 per un altro gruppo di operai/ e presso un'azienda di materie plastiche che si sta insediando nel Comune di Pontecurone (7 km da Castelnuovo Scrivia) 4) possibilità per una decina di donne, nella fascia di età dai 20 ai 35 anni, per mobilità in attività commerciali (superdistribuzione) che già si sono insediate o si insedieranno in tempi brevi nell'area Tortona/Spinetta Marengo.
Alla luce di quanto sopra abbiamo richiesto, dopo una prima riunione con le OO.SS, del settore, un incontro urgente con il Ministero del Lavoro come elemento di pressione e di attenzione perché si determini questo formale riconoscimento dello stato di crisi che è, come dicevo, condizione necessaria e fondamentale per attivare questo percorso di trasferimento, di mobilità e di possibilità di collocazione di quei lavoratori nelle varie fattispecie che ho indicato.
Siamo in attesa che il Ministero del Lavoro conceda questo incontro, in modo che la Regione possa supportare questa richiesta, che è la conseguenza di un accordo realizzato fra l'azienda, assistita dall'Unione Industriale di Alessandria e le OO.SS.
Appena la verifica ministeri aie verrà fatta mi farò premura di comunicarla ai colleghi interroganti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.
CAVALLERA Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore Cerchio che ha dato prova, anche in questa occasione, di saper cogliere la realtà della situazione.
Per quanto riguarda il settore calzaturiero nella nostra Provincia siamo in un trend, purtroppo, negativo che dura da anni. Sappiamo di aziende "decotte" che stavano probabilmente in un segmento di mercato che adesso è senz'altro coperto da altri produttori, anche stranieri e magari anche di nazioni del Terzo Mondo.
Nel momento in cui questo, seppur minimo margine, è venuto meno l'azienda non ha potuto che trarre le conclusioni e, trovandosi di fronte a produzioni di scarso valore, decidere la chiusura e quindi licenziare i dipendenti. E' proprio il caso di intervenire anche per i risvolti sociali che sottendono a questa situazione, utilizzando tutte le leve a disposizione della Regione, degli enti locali e del nostro sistema di sicurezza sociale per ammortizzare, nei famosi ammortizzatori sociali, una situazione che deve essere recuperata.
Ha ricordato l'Assessore Cerchio che ci troviamo in presenza soprattutto di occupazione femminile che non sarà facile, dato anche il particolare tipo di professionalità o a causa della scarsa professionalità ricollocare in altra azienda della zona.
Mi sembra che siano state fatte ipotesi abbastanza realistiche. Conosco le situazioni a cui faceva riferimento l'Assessore, quindi, qualche possibilità per una parte limitata di mano d'opera potrebbe anche aprirsi.
Certamente, se ci fossimo trovati di fronte a 100 persone tutte professionalizzate non avremmo avuto la crisi, comunque, avremmo trovato soluzioni più facili.
E' una situazione che si verifica anche in altre zone della Provincia di Alessandria, soprattutto a Valenza dove vi sono calzaturieri di pregio.
C'è difficoltà a formare giovani lavoratori per inserirli nelle aziende. La formazione professionale mette in risalto lacune anche in questa direzione tant'è che alcuni operatori economici o industriali calzaturieri locali mi hanno fatto presente questa necessità. Questo c'entra relativamente con l'oggetto del nostro discorso, ma parlando dell'industria calzaturiera della nostra zona è anche il caso di sottolinearlo.
Tornando al merito del problema, mi sembra opportuno quanto fatto dalla Regione. Vi sono altre istanze dei parlamentari della nostra zona, che provvederemo, eventualmente, ad informare per ottenere questo confronto in sede ministeriale: unica sede in cui possiamo ottenere un aiuto concreto per le persone che sono state licenziate (abbiamo ancora presente i volti piangenti di quei lavoratori). Abbiamo sottoscritto questa interrogazione proprio per dare la dimostrazione che ci si vuole, tutti insieme, impegnare per dare un contributo reale per affrontare questa vertenza che ha sconcertato l'opinione pubblica locale non solo di Castelnuovo, ma di tutta la provincia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO Signor Presidente, concordo con le osservazioni fatte dal Consigliere Cavallera e voglio sottolineare lo spirito con il quale avevamo promosso questa interrogazione, il clima vissuto nei giorni dell'occupazione della fabbrica, in modo particolare sabato, giorno in cui l'occupazione terminava perché ormai non c'era più niente da fare per l'azienda, ha sicuramente segnato tutti i presenti, Erano presenti sia le forze sindacali che le forze politiche. Effettivamente, la vicenda del calzaturificio Maggi è ben strana: questa interrogazione vuole portare alla luce il modo in cui agisce il privato. In parole povere, al di là delle difficoltà che esistono in questo comparto , specie nella nostra Provincia, che vede una rilevante presenza di industrie calzaturiere, in questo caso specifico il proprietario ha messo in campo tutte le sue risorse per chiudere l'azienda: ha eliminato dirigenti di un certo rilievo, non ha valorizzato le professionalità presenti, si è disinteressato completamente della vicenda umana e sociale dei 110 dipendenti nella stragrande maggioranza, per non dire quasi tutte, donne. E' un altro colpo all'occupazione femminile nella realtà alessandrina che va ad aggiungersi ad altre situazioni di estrema gravità. Quindi, sosterremo, nei limiti del possibile, questo urgente incontro, anzi, urgentissimo: diversamente, ancora una volta, la Regione dimostra di non avere ruolo e funzione. Mi permetto di dire che i tre Consiglieri regionali della zona, che erano presenti, avevano sottolineato le possibilità, il ruolo e la funzione che la Regione può e deve saper giocare in questo comparto.
Un'ultima sottolineatura la faccio rivolta all'Assessore. La pregherei gentilmente, di non rispondermi ricordando l'iter dei timbri precedente l'arrivo di una interrogazione: nel caso specifico sono passati mesi da quando l'abbiamo presentata, quindi, ci sentiamo in difficoltà a ragionare su cose che hanno avuto un loro percorso. Vorremmo avere un altro ruolo e un'altra funzione, vorremmo che i Consiglieri regionali fossero messi in condizione di svolgere un ruolo più incisivo e una funzione più immediata cioè essere più addentro alle cose per poterle seguire direttamente nel loro svolgersi. Prendiamo comunque atto del suo impegno e della volontà di voler informare nel più breve tempo possibile il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Mi associo a quanto è già stato detto dai colleghi Cavallera e Foco e ringrazio l'Assessore Cerchio per la puntualità della risposta, seppure ci sia stato quel ritardo al quale si riferiva il collega Foco che, però, non credo dipenda dalla volontà politica dell'Assessore. Forse dal momento in cui vengono presentate le interrogazioni al momento in cui giungono le prime risposte si dovrebbe cercare di rimuovere le difficoltà che portano ai ritardi che non possono che avere conseguenze negative dal punto di vista psicologico sui lavoratori che si trovano di punto in bianco a perdere il lavoro. L'Assessore Cerchio ha annunciato che ci sarà un incontro; ci auguriamo che avvenga il più presto possibile. Ci dichiariamo disponibili a dare il nostro sostegno perché da questo incontro sia possibile far discendere alcune proposte che consentano di aprire una prospettiva, un piccolo spiraglio che si vada allargando e dia il segno di un'attenzione particolare. Dovremmo poter operare nei tempi più brevi possibili perché più passano le settimane più la questione diventa difficile con il rischio che si incancrenisca come purtroppo si sta incancrenendo la situazione nell'azienda di Castelnuovo Scrivia inserendosi nella crisi generale del settore calzaturiero. Occorre vedere cosa è possibile fare perché, nel rispetto del ruolo e delle funzioni dell'industria privata o pubblica, nelle funzioni autonome delle dirigenze private o pubbliche, credo che le istituzioni debbano sapere qualcosa di più sui problemi dell'occupazione. Bisogna conoscere intenzioni, programmi e scadenze. Ci sono settori che possono trovarsi in grandi difficoltà, che sono indipendenti dalla volontà delle dirigenze aziendali, come nel caso del settore calzaturiero che soffre della concorrenza straniera. Ci sono settori in difficoltà e noi non le ignoriamo, però nessuno deve trarre motivo per speculare, per operare grandi tagli o ristrutturazioni che, come abbiamo visto, vanno al di là delle reali difficoltà; a nessuno deve essere concesso di aggiungere alle difficoltà le incapacità dirigenziali che portano, come conseguenza, alla chiusura totale di una azienda. Insomma, la bassa Valle Scrivia, la zona dell'asta dello Scrivia, una delle zone più industrializzate del sud del Piemonte, in pochi anni si è vista ridurre i livelli occupazionali e, mentre ancora soffre di questa crisi, di colpo si vede ridurre l'occupazione di 110 posti di lavoro. E' un grave problema non solo per la perdita del posto di lavoro, per la riduzione della base economica, ma è un problema che implica anche il ruolo della Regione.
Condivido quanto detto dal collega Foco sul ruolo e sul prestigio della Regione e sul ruolo dei singoli che ne fanno parte. Non si tratta di volontà politica e di solidarietà in circostanze di questo tipo, ma si tratta anche di capacità di incidere entro tempi stretti. Nel rispetto e nella riconoscenza dell'opera svolta dall'Assessorato, occorre rinnovare l'impegno per valutare che cosa possiamo mettere in atto per difendere il lavoro, per riorganizzare le prospettive del lavoro, per capire se una dirigenza, privata o pubblica, è in grado di far fronte alle situazioni alla luce della trasparenza. Questa deve essere la base della programmazione che deve conoscere gli elementi che possono sviluppare l'economia e impedire che l'economia soffra di colpi duri che si ripercuotono sulle famiglie e sull'azienda Piemonte.
Certo, 100 operai in confronto ad alcune migliaia di lavoratori che sono in Cassa integrazione o che sono licenziati significano poco, per l'una e l'altra cosa messe insieme sono la componente di un'azienda che pu funzionare bene o meno bene. Dobbiamo far sapere che i poteri pubblici non possono essere presi in contropiede, non possono essere visti come una nave ospedale che interviene di fronte alle scelte fatte volutamente da una parte oppure inconsapevolmente dall'altra.
Quindi sostegno, disponibilità nostra per mettere a punto tutte le iniziative che possano riaprire discorsi, che interessano in questo caso il calzaturificio Maggi, la mobilità, le prospettive dei lavoratori in quella zona, ma che interessano tutto il Piemonte.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 268 del Consigliere Tapparo e l'interrogazione n. 282 del Gruppo PCI, inerenti alla situazione delle aziende SEAT e ILTE


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interrogazione n. 268 del Consigliere Tapparo e interrogazione n. 282 presentata dal Gruppo PCI.
La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro La situazione della ILTE e SEAT è stata esaminata in Regione in due successivi incontri: il primo con le OO.SS. del settore cartario e il secondo con i rappresentanti delle aziende.
Nella prima riunione, svoltasi il 9/1/91, è emerso che, in seguito alla chiusura della SAT S.p.A. società controllata dalla ILTE che nello stabilimento di Roma lavora prevalentemente per la stampa di "Sorrisi e Canzoni" (questo giornale alla fine del 1991 verrà stampato nel nuovo stabilimento di Melzo di proprietà di Berlusconi), è intendimento dell'IRI costruire un nuovo stabilimento nell'area di Taranto.
Oltre a questo fatto le OO.SS. hanno presentato la possibilità della stampa degli elenchi telefonici presso la EDI.POL., di Villa S. Lucia (FR) che porterebbe alla creazione di un terzo polo di stampa senza che si intravedano possibilità di mercato adeguate. A questo proposito si deve tener conto che mediamente il 40-45% del fatturato ILTE è derivato dalla stampa degli elenchi telefonici e che tale incidenza fluttua in base all'andamento del mercato extra SEAT.
In ultimo, le OO.SS., hanno espresso la preoccupazione che un eventuale restringimento del mercato ILTE si rifletta negativamente sul proprio indotto che ha una dimensione occupazionale stimata pari a quella della ILTE (circa 1200 lavoratori).
Nel secondo incontro, svoltosi il 24.1.91, i rappresentanti delle Aziende ILTE e SEAT hanno smentito categoricamente la possibilità di un terzo polo per la stampa degli elenchi telefonici e hanno precisato che alla ILTE sono previsti, nei prossimi anni, in base al buon andamento del "Piano Europa" della SIP, incrementi dei volumi prodotti tenendo conto dell'inserimento del nuovo stabilimento di Taranto.
Diversa è la situazione del mercato extra elenchi telefonici in quanto da un lato ci troviamo di fronte ad un restringimento dei volumi complessivi e dall'altro ad un incremento delle potenzialità di produzione in virtù dei nuovi impianti installati. Nonostante questa situazione di instabilità è stato confermato il mantenimento degli attuali livelli occupazionali mentre, per quanto riguarda l'indotto, pur non essendoci al momento precise indicazioni negative, potranno verificarsi delle flessioni nelle richieste di produzioni in base all'andamento del mercato complessivo della ILTE. Nell'ambito degli incontri abbiamo confermato la disponibilità del "tavolo" regionale qualora le parti, sulla base degli sviluppi della situazione, ritengano necessaria una nostra ulteriore attivazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, ringrazio l'Assessore per la risposta, anche se devo sottolineare che la situazione alla ILTE non appare, almeno dalle indicazioni delle organizzazioni sindacali, una situazione di perfetta tranquillità. Il primo risultato ottenuto dalle nostre interrogazioni è che, intanto, l'Assessore si è mosso, e che, a giudizio dei dirigenti dell'ILTE, un'operazione che aveva possibilità di svilupparsi è stata bloccata. Mi sembra un fatto positivo per il ruolo della Regione dinnanzi a movimenti, soprattutto nelle Partecipazioni statali, che sfuggono, a volte a logiche d'impresa, ma sottostanno invece a rapporti interpersonali - mi si consenta questo eufemismo - che possono a Roma determinarsi. Il possibile intervento di Ciarrapico aveva questo tipo di valenza. Mi sembra un fatto estremamente positivo da perseguire come deterrente per evitare manovre strane.
Il secondo aspetto che voglio portare all'evidenza, che era anche nella natura dell'interrogazione, è che attorno alle Partecipazioni statali in Piemonte purtroppo voci, fatti e atti si sovrappongono molto spesso e, alla fine, il risultato è quello di impoverire la presenza di questo tipo di attività produttiva in Piemonte. Torno a sottolineare che il Piemonte è l'unica Regione che sta perdendo popolazione poiché si accentua l'invecchiamento medio della sua popolazione. Sono indicatori chiari di una flessione economica nei confronti dei quali non dobbiamo aspettare cinque anni per entrare in campo con delle iniziative. Non possiamo pensare che a livello nazionale si continui ad operare sulle Partecipazioni statali.
Proprio in questi giorni la SPI sta illustrando un programma per far lievitare nuova imprenditorialità e nuovi posti di lavoro e sottolinea anche se questa priorità è necessaria, che gran parte di questo intervento è rivolto al Mezzogiorno. Però, dobbiamo stare attenti perché, continuando su questa strada che nel decennio passato ci ha fatto conoscere l'ENI, ci ha fatto conoscere la siderurgia, ci ha fatto conoscere altri settori vediamo lentamente impoverirsi la nostra struttura produttiva, dinnanzi anche ad un parallelo restringimento della base occupazione nel settore automobilistico e nel settore dell'informatica. I nostri interventi non sono "corporativi", legati cioè al rapporto di un Consigliere che può avere una sensibilità diretta verso un'azienda, ma sono un campanello d'allarme generale attorno ad atteggiamenti e a strategie che si sviluppano a livello nazionale nelle Partecipazioni statali, atteggiamenti che vanno bloccati perché non tengono conto che la nostra Regione si appresta a vivere questi anni 90 con forti difficoltà. Se lasciamo che alla RAI, magari all'Aeritalia o in altri spezzoni di Partecipazioni statali che ci sono ancora nella nostra Regione si proceda ad uno strisciante restringimento o comunque ad alleanze e rapporti che certamente non favoriscono il loro irrobustimento, non agiamo correttamente e adeguatamente per difendere e ampliare la nostra base occupazionale.
Ringrazio l'Assessore per il rapido intervento, ma lo voglio spronare ad accentuare l'azione, a far sentire il fiato dietro a tutte queste manovre che si sviluppano nelle Partecipazioni statali, non ultima quella all'interno della RAI. Tutte le garanzie che vengono date, alla fine ci faranno ritrovare il settore terziario della RAI impoverito ulteriormente avendo sottratto effetti indotti molto importanti, non facilmente misurabili, ma che poi non ci saranno più e che costituiscono un impoverimento di un settore strategico che compensa la perdita di occupazione del settore industriale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.
MARENGO Ringrazio l'Assessore per le informazioni date sull'incontro con le OO.SS, e con la direzione aziendale. Voglio sottolineare due questioni che mi paiono importanti. La prima è che alla ILTE le cose non vanno esattamente come la direzione aziendale ha illustrato nel senso che non c'è una scelta chiara che porti allo sviluppo dei volumi produttivi. Parliamo di un'azienda la cui capacità tecnologica di produzione, per grandi investimenti fatti tre o quattro anni fa, è a livelli europei, però a quegli investimenti non sono conseguiti aumenti dei volumi produttivi perché molti impianti sono sottoutilizzati. Non essendoci, a tutt'oggi, una scelta chiara in questa direzione, questo ci lascia piuttosto preoccupati anche perché in questi ultimi mesi, mi pare dal mese di gennaio, sono cambiati alla SEAT gli assetti direzionali con legami politici abbastanza stretti rispetto alle manovre a cui faceva riferimento il collega Tapparo.
Il senso della nostra interrogazione consiste proprio nel capire quali politiche industriali intende svolgere la ILTE. In questo credo che ci sia un ruolo della Regione e proprio per il fatto che non si ha chiarezza sulle scelte produttive, credo ci debba essere una attenzione costante e un raccordo con la direzione aziendale e le organizzazioni sindacali. Ciò per impedire delle politiche industriali che portino ad un restringimento della ILTE con tutti i problemi occupazionali conseguenti alla ILTE stessa, alla SEAT e in quel settore delle Partecipazioni statali. Tutto questo non pu che preoccuparci.
La Regione dovrebbe seguire le attività delle PartecipaziOni statali in Piemonte. Abbiamo la crisi della DEA, all'avanguardia tecnologica a livello internazionale, che ha portato la Cassa integrazione per centinaia di lavoratori e abbiamo una crisi che investe le Partecipazioni Statali.
Credo sia necessario che l'Assessorato segua queste questioni più da vicino. Dobbiamo trovare forme e modi per fare approfondimenti rispetto al ruolo delle Partecipazioni statali nella nostra Regione.



FOCO ANDREA


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 280 dei Consiglieri Marengo, Foco e Riba inerente al calo produttivo dell'industria Michelin in Italia


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 280. Se gli interpellanti non intendono illustrarla, ha la parola l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore all'industria Il Gruppo Michelin Italia - settore pneumatico occupa complessivamente 8395 addetti così distribuiti: stabilimento Dora (TO) 762 addetti stabilimento Cuneo 3719 addetti stabilimento Borgo S. Dalmazzo (CN) 56 addetti stabilimento Alessandria 1605 addetti stabilimento Stura (TO) 1500 addetti sede impiegati Milano 753 addetti.
In sostanza, la stragrande maggioranza, per non dire la totalità dell'occupazione del Gruppo Michelin Italia è insistente sul territorio regionale piemontese.
Il saldo occupazionale conteggiato nel periodo aprile 1990/gennaio 1991 presenta un risultato negativo pari a 327 addetti a causa del mancato turn over.
La principale preoccupazione sulla situazione di questo Gruppo consiste nel fatto che, in seguito alla crisi internazionale dell'auto e alla acquisizione della Uniroyal-Goodrich, si teme una riorganizzazione produttiva della multinazionale penalizzante per gli stabilimenti piemontesi.
Dalle informazioni acquisite sia da fonte aziendale che da fonte sindacale sembrano emergere decisioni della "Casa Madre" francese che individuano negli stabilimenti piemontesi un punto di forza nell'ambito della dislocazione strategica dell'intero Gruppo.
Questa osservazione in qualche misura fuga o ha fugato nelle scorse settimane, alcune preoccupazioni. Certamente permangono le preoccupazioni relative a un discorso di crisi internazionale dell'auto e di acquisizione di alcuni altri settori.
La temuta forte penalizzazione delle unità produttive piemontesi non è avvenuta, ma d'altro canto non bisogna certo sottostimare il complessivo arretramento previsto sul piano degli investimenti, dell'occupazione e della produzione.
Per il 1991 sono previsti investimenti dell'ordine di circa 60 miliardi che presentano la caratteristica di una caduta verticale se li paragoniamo ai 90 miliardi investiti nel 1990, anno ritenuto dall'azienda non indicativo in quanto eccezionale e, comunque, mantengono un carattere flessivo se guardiamo ai 70 miliardi investiti nel 1988 e agli 80 miliardi nel 1989. A questo riguardo dobbiamo però ricordare che il Gruppo ha vissuto in passato un lungo periodo di crisi ed è ricorso alla Cassa integrazione fino al 1987, per cui i forti investimenti di questi ultimi anni sono in parte motivati dagli scarsi investimenti effettuati nel periodo di crisi. Sempre nel campo degli investimenti riteniamo positivo che circa il 95% degli investimenti previsti sia rivolto alla innovazione tecnologica.
Stante la situazione di calo dei volumi produttivi dovuti al cedimento del mercato dell'auto a livello europeo e mondiale, la Michelin prospetta per il 1991 un calo del 10% dei volumi prodotti nel 1990 a cui farà fronte con l'utilizzo della Cassa integrazione ordinaria, già prevista per un periodo di due settimane nel primo quadrimestre di quest'anno. Questo fatto determinerebbe un'eccedenza strutturale di circa 300 lavoratori al cui riguardo l'azienda ha dichiarato di non far ricorso ai licenziamenti o a dichiarazioni di crisi aziendale, ma di superare l'attuale situazione congiunturale attraverso gli strumenti fin qui adottati. Il calo dei volumi penalizza in particolare lo stabilimento di Alessandria in quanto l'azienda, ipotizzando un incremento dei volumi, aveva previsto per questo stabilimento l'attuazione della quarta squadra così da poter lavorare anche al sabato, il che avrebbe comportato un incremento della occupazione.
Purtroppo, l'andamento negativo del mercato ha indotto l'azienda a rinunciare a questo progetto. Anche sul piano della conferma dei contratti di formazione e lavoro le previsioni non sono positive in quanto l'azienda stante la situazione attuale, non prevede di mantenere, per i 200 contratti di formazione e lavoro in scadenza nel 1991 /92, l'attuale percentuale di conferma che, ad oggi, è dell'ordine dell'80%.
Questo è quanto siamo in grado di riferire al momento attuale. Anche se la situazione è meno drammatica delle avvisaglie che, nelle settimane addietro, si erano poste in ordine al problema del Gruppo Michelin Italia le preoccupazioni permangono, sono oggetto di attenzione e vedono l'istituzione regionale, purtroppo con una certa apprensione, seguirne gli sviluppi; aggiornerò eventualmente i colleghi interroganti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.
MARENGO Signor Assessore, può darsi che si sia attenuata quella drammaticità che ci aveva spinti a presentare l'interpellanza due mesi fa. I Consiglieri Foco e Rossa sottolineavano i tempi di risposta alle interrogazioni in Consiglio regionale affinché si possa intervenire in tempi realmente utili.
Il fatto che si discutano le interrogazioni un paio di mesi dopo la loro presentazione fa venir meno questa capacità.
CERCHIO, Assessore al lavoro L'interpellanza è pervenuta il 27 dicembre, rispondiamo dopo un mese e dieci giorni.
MARENGO L'abbiamo presentata l'11 dicembre, allora il ritardo è nella trasmissione. Ma non credo che i problemi burocratici possano impedire la discussione su argomenti così drammatici e preoccupanti.
Forse, la situazione non è più così drammatica: sicuramente permangono notevoli preoccupazioni perché i fatti parlano concretamente. La scorsa settimana la Michelin ha messo in Cassa integrazione presso gli stabilimenti di Cuneo 2.000 lavoratori. La denuncia della Direzione aziendale di 300 eccedenze strutturali, i contratti di formazione lavoro che non vengano confermati negli stabilimenti di Alessandria, la crisi del settore dell'auto ci preoccupano, ma c'è un punto di principio rispetto alle scelte dell'azienda che non è accettabile: sono stati disattesi gli accordi sindacali degli ultimi due anni, nei quali, a fronte di un aumento della produttività da parte dei lavoratori, attraverso un utilizzo più flessibile dell'orario di lavoro, l'azienda aveva garantito un aumento dei volumi produttivi attraverso investimenti che avrebbero portato ad incrementi occupazionali. Tali accordi sono disattesi: mentre va avanti come io credo, la parte dell'accordo che prevede l'aumento della produttività, attraverso la flessibilità dell'orario di lavoro, la parte che riguarda l'azienda non va avanti. Questi problemi vanno affrontati con più energia nei confronti della Direzione aziendale. La Regione deve seguire continuamente lo sviluppo dei processi ed intervenire con il suo peso politico nei confronti del gruppo Michelin. La diminuzione degli investimenti nel '91 rispetto al '90 ci preoccupa ulteriormente.
La discussione in ordine al Calzaturificio di Alessandria , quella sull'ILTE, quella sul ruolo delle Partecipazioni statali, la situazione Michelin, il rapporto con il settore auto (65.000 lavoratori in Cassa integrazione alla Fiat per cinque giorni), ci obbliga a ricordare che l'impegno che questo Consiglio si era assunto per una discussione in aula sui problemi dell'occupazione non può più essere rinviato. La situazione Olivetti è quella che è, ma la crisi si sta allargando a macchia d'olio interessando una serie di altre aziende. Quindi, è urgente fissare una seduta di Consiglio per discutere di queste questioni, se vogliamo che la Regione abbia quel ruolo di governo che tutti auspichiamo.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 104 dei Consiglieri Rabellino, Marino, Vaglio, Segre Farassino, Bresso, Miglio, Staglianò, Cucco e Maggiorotti inerente alla situazione ecologica ed energetica conseguente al consumo e spreco di carta


PRESIDENTE

interrogazione n. 143 del Consigliere Tapparo inerente lo smaltimento R.S.U. - Raccolta differenziata carta da macero



PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interrogazione n. 104 presentata dai Consiglieri Rabellino, Marino, Vaglio, Segre, Farassino, Bresso, Miglio Staglianò, Cucco e Maggiorotti e l'interrogazione n. 143 presentata dal Consigliere Tapparo.
Risponde ad entrambe l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente Con la prevista creazione di nuovi appositi capitoli di bilancio la Giunta regionale ha inteso dare concreta attuazione alla L.R. 17/4/ 1990 n.
30, avente come finalità l'attuazione di un'esperienza pilota di uso della carta riciclata per i propri fabbisogni e per quelli degli enti strumentali, nonché di recupero della propria carta da macero.
In particolare. è previsto un apposito capitolo di spesa di 100 milioni per far fronte agli oneri conseguenti agli adempimenti per l'utilizzo della carta riciclata e per il recupero della carta usata. Dovrà essere predisposto, tramite l'ente strumentale IPLA, un apposito studio di fattibilità sugli effettivi usi delle carte vergini, sulle possibilità di utilizzo della carta riciclata nei vari Settori regionali, sulle problematiche del mercato della carta riciclata per usi grafici, sui costi organizzativi, gestionali e di investimento dipendenti dall'uso della carta riciclata e dalla raccolta differenziata della carta da macero.
L'utilizzo dell'ente strumentale si rivela necessario in considerazione del fatto che il Servizio recupero e riciclaggio è composto, a tutt'oggi da un solo funzionario. Lo studio dovrà, tra l'altro, verificare la possibilità e la modalità di utilizzo della carta riciclata da parte delle attuali macchine fotocopiatrici, in particolare da parte delle macchine ad alta velocità del Centro stampa. Si dovranno prevedere, altresì, accordi con i produttori di carta riciclata per lo sviluppo di questo mercato per usi grafici; infatti, in base ad indagini effettuate dall'Assessorato all'ambiente, sulla base di dati nazionali e regionali, non esistono in Piemonte cartiere che utilizzano carta da macero per produrre carta per usi grafici e in Italia solo il 4% della carta da macero è utilizzata da piccole cartiere per produrre carta utilizzabile per usi grafici.
Altri 300 milioni sono previsti (sempre nel bilancio 1991 che è all'esame della Commissione competente) quali contributi a Consorzi pubblici di smaltimento rifiuti, loro Aziende pubbliche e ad Aziende municipalizzate per far fronte alle spese dovute all'allestimento degli appositi centri di raccolta e valorizzazione della carta da macero prodotta dalla Regione Piemonte e dagli altri enti pubblici territoriali. La fase di sperimentazione sarà precisata da uno specifico regolamento di attuazione come previsto dall'art. 6 della legge presentata dal Consigliere Tapparo.
Al proposito intendo ringraziare l'interrogante Consigliere Tapparo unitamente agli altri interroganti, che ha già offerto la propria collaborazione per suggerimenti relativi al regolamento stesso. Sarò grato ai Consiglieri che vorranno farmi pervenire proposte in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Ringrazio l'Assessore per la risposta alla mia interrogazione che voleva in qualche modo chiedere alla Giunta di fare il punto sulla legge n.
17/90, tesa ad avviare un'esperienza pilota nella Regione e negli enti ad essa collegati per il recupero di carta da macero e per l'uso sistematico della carta riciclata.
Sono soddisfatto della risposta seppure gli stanziamenti non siano sufficienti per il livello di intervento che la legge n. 17/90 poteva prevedere.
Mi permetto ancora di sottolineare che il risparmio conseguito dall'uso della carta riciclata e dal recupero della carta da macero rappresenta una risorsa molto importante. In questi ultimi decenni il risparmio, in tutte le sue diverse articolazioni, può essere considerato un vero e proprio fattore della produzione, come quelli tradizionali, il lavoro, il capitale le risorse naturali e l'innovazione tecnologica che, negli anni '60, è rientrata come il quarto fattore della produzione. Diciamo che ne abbiamo un quinto, che è il risparmio.
Come Regione, proprio perché siamo grandi utilizzatori di carta potremmo essere una struttura che sollecita e crea una domanda. E' vero, la strutturazione delle nostre cartiere per la produzione di carta riciclata non è ancora adeguata: come un cane che si morde la coda. Questo avviene perché non c'è una domanda sistematica e programmata che permetta alle cartiere di avere delle linee di produzione stabilmente dedicate alla produzione di carta riciclata.
Occorre superare alcuni aspetti tecnici nel settore delle fotocopiatrici veloci. Se la capacità di fare domanda pubblica, di esprimere una domanda da parte del nostro ente, si muove, determina effetti indotti, perché le ragioni di essere una esperienza pilota è di dimostrare l'agibilità, l'utilità, il fatto che rappresenta un vantaggio innegabile per l'ente e per altri enti paralleli o similari, penso alle Province, ai grandi Comuni, alle UU.SS.SS.LL. o ai grandi enti pubblici statali che sono utilizza tori di carta.
Voglio ancora sottolineare che, nei dati della bilancia commerciale posti in evidenza solo in questi ultimi giorni, la voce "carta da macero" come importazione è elevatissima; arrivano addirittura containers con tabulati dai centri di elaborazione dati statunitensi per il nostro settore cartario.
La Regione seleziona in precedenza la carta perché nei cestelli della spazzatura, sia quelli grandi che quelli piccoli, normalmente ci va carta e non il mix che troviamo invece nell'abitazione; era una delle condizioni che, nel piano regionale di smaltimento dei rifiuti, veniva posta per quanto riguarda l'intervento di raccolta differenziata.
L'intervento della raccolta differenziata dovrebbe iniziare dai mercati, dalle grandi comunità dove è più facile avere una preselezione presso la Regione o presso enti similari, questa preselezione è naturale perché il ciclo produttivo è formato essenzialmente dal supporto cartaceo.
Invito l'Assessore a considerare questa esperienza non solo come un adempimento burocratico formale, ma come una vera esperienza pilota dove occorre dedicare risorse finanziarie, ma anche attenzione; in sostanza occorre valutare, dall'esperienza che si determina, la fattibilità di rendere questo tipo di iniziativa facilmente diffondibile ed economicamente vantaggiosa per chi la pratica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.
SEGRE Come cofirmataria dell'interrogazione ritengo la risposta dell'Assessore Garino soddisfacente. Vorrei però chiedergli qualcosa di più sugli stanziamenti a bilancio per quest'anno e sui tempi di attuazione.
Vorrei sapere se l'anno 1991 sarà dedicato agli studi di fattibilità di cui ha parlato e se già, nel corso del 1991, si prevede qualche intervento in questo campo.
Suggerirei all'Assessore Garino di mettersi eventualmente in contatto con altre Regioni o altri enti pubblici che già operano in questo campo.
Vorrei sapere se, in attesa che tutto questo entri in vigore, la Regione può già fare la raccolta differenziata e vendere la carta alle cartiere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO E' positiva e interessante la risposta data dall'Assessore sull'argomento. Una iniziativa in questo campo da parte della Regione è più che mai utile visto che è praticamente scomparsa la raccolta e il riutilizzo della carta. Non dispongo di dati precisi: mi risulta che, negli ultimi quattro anni, all'interno del Comune di Torino, la raccolta di carta si è ridotta al 20/25% di quella che si raccoglieva precedentemente. Le motivazioni le conosciamo: da una parte il bassissimo costo dell'importazione di carta dall'estero e dall'altra, probabilmente, il poco interesse ad affrontare questo tipo di questione. Quindi, da questo punto di vista, l'iniziativa che si prefigura per il 1991 è estremamente utile.
Sarebbe utile un confronto con il Comune di Torino e, in generale, con gli enti e gli uffici pubblici che utilizzano, o meglio buttano, grandi quantità di carta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino per una breve replica.



PRESIDENTE

GARINO, Assessore all'ambiente



PRESIDENTE

Concordo con il Consigliere Tapparo quando dice che non si tratta di dare concretezza ad una legge regionale, ma di fare un'esperienza pilota.
Non sarà probabilmente molto semplice, ma credo che l'obiettivo debba essere questo. Più volte è stato evidenziato in questa sede il problema del mercato della carta. Mi pare che abbia ragione il Consigliere Marino allorché afferma che proprio le difficoltà di mercato, e non solo queste hanno impedito il proseguo di attività che pur erano state iniziate nel passato. Così come esiste il problema degli impianti di disinchiostrazione previsti tre anni fa presso alcuni stabilimenti cartacei, mai attuati.
Impianti di questo genere permetterebbero un utilizzo maggiore della carta e un prezzo di mercato che favorirebbe indubbiamente queste iniziative. Sul problema dei tempi a cui giustamente faceva riferimento il Consigliere Segre, devo dire che non è possibile in questo momento stabilirli; forse si potrà stabilire una scaletta a bilancio approvato, e soltanto a bilancio approvato; non dovrebbe trattarsi di un tempo molto lungo. Occorrerà immediatamente prendere contatto con l'IPLA. Non credo che lo studio possa comportare grandi problemi di tempo per cui, entro pochi mesi, dovremmo essere in grado di attuare le prime iniziative. Sarebbe corretto non attendere lo studio di fattibilità per avviare alcune iniziative concrete.
Mi pare corretto che si prenda contatto con Regioni che hanno esperienza in questa materia; non mi risulta siano molte, però sarò felice se i Consiglieri mi vorranno dare le indicazioni in loro possesso. E' anche opportuno avviare un rapporto con altri enti pubblici, come ha sottolineato il collega Tapparo. Da ultimo, voglio informare che non partiamo da zero in quanto è già in atto un'iniziativa regionale. La pubblicazione del Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ormai da tre anni avviene su carta riciclata. Non è molto, è comunque un'iniziativa che mi pare dia risultati apprezzabili. E' la dimostrazione che qualcosa si può fare.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione n. 106 dei Consiglieri Rabellino, Farassino, Vaglio inerente alla presenza nell'aria di sostanze inquinanti in frazione Mappano


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 106 dei Consiglieri Rabellino, Farassino, Vaglio.
La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente Signor Presidente, nell'interrogazione si segnala la presenza, seppure sporadica, nell'aria di sostanze inquinanti presumibilmente dovute ad acidi inorganici nella frazione Mappano del Comune di Borgaro Torinese. Tale segnalazione non ha alcun riscontro nella documentazione in archivio del Servizio risanamento atmosferico e nessuna segnalazione è giunta neppure dal Comune di Caselle che nella frazione Mappano ha pure una sua area industriale. Premesso quindi che nulla è giunto al mio Assessorato, preciso che i monitoraggi ambientali del caso dovrebbero essere svolti dal Servizio di Igiene Pubblica dell'U.S.S.L. competente per territorio, la numero 27 di Ciriè, che mi farò premura di interessare. Per ora, non ho elementi che suffraghino le affermazioni dei Consiglieri, che peraltro mi pare dicessero di avere effettuato essi stessi un sopralluogo in zona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Signor Presidente, personalmente mi sono recato in zona sul confine con il Comune di Torino. In particolare, nel periodo estivo ci sono queste esalazioni di acidi molto avvertibili. Molto probabilmente abbiamo sbagliato la procedura. Mi fa piacere che l'Assessorato interessi anche l'U.S.S.L. n. 27, comunque, ci premuniremo di interessarla; in particolare ritorneremo nel periodo estivo quando queste esalazioni sono più presenti.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione n. 274 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerente alle centrali elettriche in Alta Valle Susa e Cenischia


PRESIDENTE

All'interrogazione n. 274 presentata dai Consiglieri Rabellino Farassino e Vaglio risponde ancora l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente Signor Presidente, devo preliminarmente precisare che le derivazioni d'acqua per l'alimentazione degli impianti idroelettrici AEM ed ENEL.
oggetto dell'interrogazione, non sono soggette a concessione regionale, ma a concessione statale, ai sensi degli artt. 90 e 91 del DPR n. 616/77 e che tali concessioni non sono ancora state rilasciate.
Va altresì precisato che, mentre il progetto dell'AEM è soggetto alla procedura di VIA ai sensi dell'art. 1,lett. 1, del DPCM n. 377/88, ed è in attesa di pronuncia di compatibilità ambientale da parte ministeriale l'impianto idroelettrico progettato dall'ENEL non è soggetto in quanto dimensionato al di sotto della soglia stabilita al già citato art. 1, lett.
1, del DPCM n. 377/88. Attualmente il progetto ENEL è in fase istruttoria presso il competente Provveditorato regionale alle OO.PP.
Nel dettaglio dei due progetti si fa presente quanto segue.
Impianto AEM.
Ricordato che la procedura di VIA, ai sensi dell'art. 2 del già citato DPCM, è propedeutica alla richiesta di concessione, si fa presente che in data 30/7/1990 l'AEM ha presentato un progetto completo di studio di VIA relativo ad un impianto per l'utilizzazione idroelettrica ad acqua fluente della Dora Riparta e del Rio Clarea tra Pont- Ventoux (Oulx) e Susa. Questo impianto sostituisce gli attuali impianti, ormai obsoleti, di Chiomonte e Susa e, pertanto, non costituisce una nuova concessione, ma una modifica dell'esistente. Il progetto è stato depositato presso l'apposito ufficio della Regione per 30 giorni prorogati per disposizione ministeriale con nota n. 5123/VIA/ AO.13.1 dell'11/9/1990.
Nonostante il periodo feriale, è stato immediatamente attivato il gruppo di progetto nell'ambito del gruppo interassessorile di esperti ed è stato convocato il tavolo di concertazione con gli enti locali e i vari soggetti interessati.
Durante l'istruttoria è stato fatto nella zona un sopralluogo a cui sono stati presenti anche gli esperti della Commissione VIA del Ministero dell'Ambiente, al fine di verificare in loco tutti gli aspetti problematici.
A conclusione dell'istruttoria, nei tempi e nei modi di legge, la Giunta regionale in data 15/10/1990 ha espresso con deliberazione n. 134 1055 il proprio parere ex art. 6 della legge n. 349/86 per la conseguente pronuncia di compatibilità ambientale che dovrà essere espressa dal Ministero dell'Ambiente di concerto con il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali.
Va all'uopo precisato che, in sede di esame del progetto, si è tenuto conto del quadro complessivo relativo alla situazione esistente, in fieri e futura delle infrastrutture e delle componenti ambientali, ancorché in assenza di un organico Piano di bacino.
Tale attenzione risulta chiaramente dalle considerazioni sintetiche e dalle conseguenti prescrizioni contenute nella succitata deliberazione; si vede, ad esempio, quelle relative alla salvaguardia quali- quantitativa del patrimonio idrico per i prioritari scopi idropotabili, alla stabilità dei versanti, alla necessità di una completa rete di monitoraggio, della predisposizione di piani di emergenza particolarmente dettagliati, anche tenuto conto della Vicinanza dell'autostrada.
Al riguardo, sembra opportuno evidenziare come il progetto in argomento abbia costituito un'occasione per valutare globalmente i diversi aspetti di rilevanza ambientale, in una logica di superamento degli impianti esistenti ed obsoleti e, come tali, ad elevato impatto ambientale, con una più razionale utilizzazione delle acque già in concessione.
Impianto ENEL.
Per quanto riguarda l'impianto idroelettrico progettato dall'ENEL nel Comune di Oulx è stato richiesto, a suo tempo, dall'Assessorato all'ambiente di integrare il progetto con uno studio di impatto ambientale ancorché all'epoca non fosse stata ancora messa a punto la normativa nazionale.
Attualmente il progetto è in fase istruttoria, come sopra precisato.
Anche per tale impianto, nell'espressione del parere consultivo che la Regione sarà tenuta ad esprimere, l'Assessorato terrà conto della compatibilità ambientale e delle interrelazioni con le infrastrutture esistenti.
Per quanto attiene alle alternative degli scarichi fognari esistenti esiste il progetto che pur se a livello preliminare di studio di fattibilità, è stato già tenuto in considerazione nella valutazione di impatto ambientale dell'impianto AEM, con relativa prescrizione.
Allo stato attuale non è possibile fornire previsioni puntuali in ordine ai tempi di realizzazione e di esercizio.
Appare evidente, dall'insieme degli elementi succintamente illustrati come l'Assessorato all'ambiente abbia seguito con estrema attenzione le problematiche intrecciate almeno alle questioni trattate direttamente coinvolgendo tutti i soggetti interessati ad un approfondimento in una situazione oggettivamente articolata e complessa.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Ringrazio l'Assessore per l'esposizione di un problema che sta particolarmente a cuore a tutta la gente della valle. Secondo il nostro parere,l'intervento ENEL di Oulx sarà quello di maggior impatto ambientale e, vista la grande preoccupazione che quell'intervento sta sollevando sarebbe opportuno richiedere che qualsiasi intervento sia preventivamente comunicato e discusso. Il problema idropotabile, già estremamente difficile specialmente nella Valle lato Sauce e il problema dei condotti fognari al momento completamente assenti - come ha segnalato l'Assessore - con il progetto ENEL. vengono ad assommarsi al grave problema di riduzione delle acque superficiali. Non ritengo giusto che la procedura VIA, in questo caso specifico, debba riguardare più il Ministero dell'Ambiente che non le nostre competenze specifiche.
Richiederei all'Assessorato di seguire con attenzione il problema e di coinvolgere puntualmente la popolazione e gli enti locali dell'alta Valle relativamente a questo problema che potrebbe cambiare in modo sostanziale le caratteristiche turistiche della vallata.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 256 del Consigliere Bosio inerente al progetto di localizzazione della discarica dei rifiuti urbani in località Morosa nel Comune di Maggiora


PRESIDENTE

L'Assessore Garino risponde all'interrogazione n. 256 presentata dal Consigliere Bosio.
GARINO, Assessore all'ambiente Si fa presente che la ricerca, l'individuazione e la definitiva scelta dei siti degli impianti di smaltimento esulano dalle competenze della Regione, in quanto è il presentatore del progetto dell'impianto che deve indicare l'ubicazione del sito dimostrando la compatibilità ambientale del medesimo progetto con il sito prescelto, ai sensi della legge n. 441.
Nel caso segnalato dal Consigliere non risulta, a tutt'oggi, pervenuto al protocollo del Settore alcun progetto di discarica da parte del Comune di Borgomanero, per l'istruttoria della relativa autorizzazione ai sensi della legge suddetta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.
BOSIO Questa interrogazione si può considerare una specie di attacco preventivo, perché le cose sono andate molto avanti e poi, presumibilmente non si sono formalizzate per l'assenza di alcuni requisiti di tipo istituzionale e forse per avere troppo risvegliato il "can che dorme".
Prendo atto e considero, almeno dal punto di vista formale, felicemente conclusa, perché inesistente, la questione dell'interrogazione. Mi preme sottolineare a lato una questione più generale, ma il richiamo non è rivolto all'Assessore, anzi, preferirei fosse rivolto, su altri terreni all'intero Consiglio. Che la politica sia in crisi è indiscutibile, che nel senso comune della gente si dica che la politica è ormai qualcosa di separato dalla realtà rispetto alla società civile è un altro dato diffuso di buon senso, probabilmente, non corrispondente al vero; mi preoccuperei di più se la società civile e produttiva si avvalesse della politica per fare le sue scelte e i suoi affari. In questa interrogazione, come in tante altre, ricorre costantemente il nome di imprenditori nati come imprenditori e dedicatisi alla politica e non si capisce bene qual è la finalità vera etica, e non solo etica, delle loro scelte. In questa caso mi riferisco all'amministratore delegato della cava e del buco che avrebbe dovuto o dovrebbe costituire la sede per una discarica. In questo caso esplicito come è riportato nell'interrogazione, mi riferisco all'on. Cerutti, che non avverte mai il bisogno di separare la propria collocazione imprenditoriale dal proprio ruolo politico.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interrogazione n. 220 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerente la costruzione di un edificio privato a ridosso dell'Abbazia di Vezzolano di Albugnano


PRESIDENTE

interpellanza n, 221 dei Consiglieri Rabellino, Vaglio e Farassino inerente il recupero artistico dell'Abbazia di Vezzolano di Albugnano



PRESIDENTE

Passiamo all'esame congiunto dell'interrogazione n. 220 e dell'interpellanza n. 221. Risponde l'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore ai beni ambientali Signor Presidente, chiedo scusa per il ritardo con cui di fatto sono costretto, dai lavori del Consiglio, a rispondere, nel senso che ci sono state interpellanze ed interrogazioni più importanti, più urgenti quanto meno.
La risposta è molto breve. Debbo precisare prima di tutto che la località segnalata non è inclusa nell'elenco dei territori soggetti a tutela, ai sensi della legge n. 1497 e della legge n. 431, e non rientra pertanto nelle competenze affidate al Settore regionale dei beni ambientali la verifica delle attività edilizie intraprese.
Si tratta di Abbazia monumentale di eccezionale interesse storico culturale e architettonico e certamente l'argomento deve essere segnalato come lo è stato, alla competente Sovrintendenza ai beni architettonici del Piemonte e all'Assessorato alla gestione urbanistica (che questa mattina integra la risposta all'interrogazione) che deve verificare - e penso l'abbia fatto - eventuali violazioni alle norme urbanistiche vigenti, che si auspica siano indirizzate alla massima rigorosa tutela del bene monumentale e dell'ambiente ad esso circostante. Si può ancora aggiungere qualche nota riguardo a questa Abbazia, e, in primis, che è monumento storico-artistico assoggettato a tutela, ai sensi della legge n. 1089 del '39. Gli interventi di restauro e di recupero sono di assoluta competenza delle Sovrintendenze statali. Ho assunto informazioni relative e posso dire che, attualmente, sono in corso opere di restauro delle volte della facciata che comportano anche accurati studi di indagini, data la singolare delicatezza del monumento e dei materiali con i quali è stato edificato.
Dalla Sovrintendenza stessa, inoltre, risulta che sarebbe stato ottenuto un ulteriore finanziamento dal Ministero dei Beni Culturali per poter proseguire gli interventi in corso.
Questo, per quanto riguarda la parte di mia competenza. Penso che il collega Carletto abbia da completare ed integrare la risposta che ho dato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore all'urbanistica Ho disposto, con nota del 29/11/1990, perché il Servizio di vigilanza urbanistica verifichi con il Comune le condizioni dell'Abbazia di Vezzolano in ordine ai problemi sollevati dall'interrogazione.
In data 11 dicembre, con protocollo n. 2419, il Comune ha fornito le notizie che il Servizio di vigilanza ha richiesto, rilevando che il fabbricato adibito a rimessa agricola, di cui all'interrogazione, risulta costituito da una struttura in pali di legno con copertura realizzata in manto di tegole portoghesi rosse poggiate su piccola orditura di legno.
Detto manufatto è ubicato su area di proprietà del Ministero per i Beni Culturali che non ha prodotto al Comune istanze o documentazione in merito.
Dal momento che la Sovrintendenza ha in corso da anni lavori di manutenzione straordinaria e restauro conservativo dell'Abbazia di Vezzolano, presso cui è stata realizzata la rimessa agricola l'Amministrazione comunale ritiene che la realizzazione di detto manufatto non sia sfuggita all'attenzione del citato ente statale cui è affidata la tutela del bene sottoposto a vincolo. Interpellato telefonicamente in data 20 dicembre e in data l0 gennaio da un funzionario della Sovrintendenza per i beni ambientali ed architettonici del Piemonte è emerso che tutta l'area recintata e gli edifici che su di essa insistono sono di proprietà demaniale. Esiste una tettoia costruita nel 1920 che è stata oggetto di lavori eseguiti all'incirca nel 1984 su incarico e a spese della Sovrintendenza stessa. Detta tettoia risulta posta nei pressi dei rustici agricoli e non a ridosso dell'Abbazia. Sulla scorta di quanto sopra esposto si precisa che, trattandosi di opere realizzate su manufatto insistente su area demaniale del Ministero per i Beni Culturali, le stesse non necessitano di autorizzazione edilizia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Tale questione mi pare assurda, perché assistiamo ad una costruzione abusiva a tutti gli effetti realizzata negli ultimi anni, non stiamo parlando di decenni. E' una tettoia in prossimità dell'Abbazia, ben tutelata, e qui si gioca a scarica barile tra Comune e Ministero e, molto probabilmente, la Regione non può che intervenire per prendere atto della situazione. Resta comunque il fatto che questa tettoia abusiva c'è, è stata costruita dal custode dell'Abbazia, il quale la utilizza ad uso personale e la risposta che ci viene data è che tutto quello che viene costruito su territorio demaniale non ha bisogno di autorizzazione. Mi pare appunto assurdo. L'Abbazia di Vezzolano resta comunque un monumento di primaria importanza artistica per il Piemonte, per cui credo che la Regione e l'Assessorato debbano comunque avere un occhio di riguardo per quel manufatto.
Non sono sicuramente soddisfatto delle risposte avute, in particolare sull'abuso edilizio che c'è stato e resta. Mi piacerebbe verificare con gli Assessorati quali ulteriori azioni si possono avviare. Se vogliamo possiamo anche fare delle foto, ma il manufatto è a ridosso dell'Abbazia, per cui le foto ci diranno effettivamente se la situazione è quella.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 244 del Consigliere Fiumara inerente la liberalizzazione del casello stradale di Trofarello


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 244 presentata dal Consigliere Fiumara.
La parola all'Assessore Panella.



PRESIDENTE

PANELLA, Assessore alla viabilità e trasporti



PRESIDENTE

La Regione, tramite l'Assessorato ai trasporti, nel corso di questi anni ha esaminato a fondo il problema con le società concessionarie interessate, l'ATIVA e la SATAP, e i principali azionisti delle stesse, la Provincia e il Comune di Torino, e con la Direzione Generale dell'ANAS di Roma, alla ricerca di una soluzione che deve, per legge, assicurare all'ATIVA, Concessionaria del Sistema Tangenziale di Torino, l'intera copertura finanziaria del mancato introito che si determinerebbe con la soppressione dell'attuale barriera e delle conseguenze finanziarie sul bilancio della Società.
A questo proposito, si precisa che la copertura del mancato introito è una condizione indispensabile e non eludibile, pena la dichiarazione di fallimento della Società, poiché gli introiti percepiti alla barriera di Trofarello rappresentano una delle voci attive principali del bilancio aziendale.
La legislazione vigente in materia non prevede forme sostitutive da parte dello Stato e per esso dall'Azienda concedente, cioè l'ANAS, a copertura dei mancati introiti, né, a tale proposito, può intervenire il "Fondo Centrale di Garanzia" che prevede il ripiano esclusivamente delle esposizioni debitorie della Società concessionaria contratta per investimenti e non per oneri di manutenzione e gestione e quindi, men che meno per mancato introito da pedaggio. Né, peraltro, il disegno di legge di iniziativa governativa all'esame delle competenti Commissioni parlamentari per il rifinanziamento del "Fondo Centrale di Garanzia", mediante l'aumento delle attuali 3 lire a 9 lire della quota ad esso destinata sul prezzo di esazione pedaggio, prevede l'utilizzo dei nuovi introiti per la copertura di mancati introiti da pedaggio, ma solo per la realizzazione da parte dell'ANAS, con le Società Concessionarie di Autostrade, di nuove opere sostitutive di tratte autostradali alle quali vengono riconosciute anche funzioni di tangenziali urbane e per le vie di rapida penetrazione nelle aree metropolitane di cui alla legge Tognoli.
Perciò di tutte le forme sostitutive esplorate (intervento diretto a copertura del deficit pari al mancato introito da parte dei maggiori azionisti pubblici-Provincia e Comune di Torino, intervento diretto a favore dell'ATIVA da parte della Regione, istituzionalmente non ammissibile in quanto la Regione non è socio dell'ATIVA, finanziamento indiretto da parte della Regione tramite la Provincia e il Comune e, comunque, solo a tale scopo destinato all'apertura di un apposito e specifico capitolo sul bilancio regionale così intitolato e con conseguente variazione della legge finanziaria regionale - intervento diretto dell'ANAS che, però, come abbiamo già visto, non è possibile alla luce delle vigenti disposizioni di legge in materia, e quindi realizzabile soltanto mediante una legge ad hoc chiaramente non proponibile per un caso singolo e di cui non si hanno analoghi riscontri in Italia) solo "l'esazione per conto" da parte della SATAP alla barriera di Villanova, analogamente per quanto avviene da parte dell'ATS (Torino-Savona) alla barriera di Carmagnola, appare la sola realisticamente praticabile, anche e soprattutto sotto un profilo giuridico legislativo chiaro, ineccepibile e sperimentato con precedenti legislativi.
In tal senso sono orientate le Società Concessionarie ATIVA e SATAP che però non hanno finora concluso la loro trattativa per divergenze circa le modalità di applicazione "dell'introito per conto" detto anche "isointroito" esaustivamente normato, previsto e contemplato per legge, con percentuali ben precise stabilite per quanto riguarda l'aggio di esazione e la formazione complessiva del costo del biglietto sostitutivo, tramite deduzioni sulla tariffa dovuto ai mancati costi di gestione della barriera soppressa e del personale in essa impiegato, maggiorati peraltro dei mancati introiti da pedaggio e dei maggiori oneri derivanti alla manutenzione a fronte di un previsto incremento di utilizzo della tratta liberalizzata e delle provvidenze a favore dello status del personale non più impiegato in barriera. Infine, per un'iniziativa rivolta ai vertici delle due Società, secondo quanto previsto dalla legge, perché si arrivi celermente ad una conclusione delle trattative tra ATIVA e SATAP sulla base dell'"isointroito", la Giunta regionale è disponibile ad impegnarsi in un'attività di pressante stimolo per una soluzione positiva della vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.
FIUMARA Ringrazio l'Assessore Panella per la risposta. Finalmente sappiamo, in modo compiuto, come stanno le cose. E' un problema annoso perché da anni ormai le comunità di Moncalieri, Cambiano, Trofarello e Chieri si battono per l'abolizione di quel casello.
La risposta mi trova d'accordo per alcuni versi, mentre mi lascia perplesso per altri. Ritengo che la posizione della Regione sia troppo debole rispetto a problemi di questa natura. Penso che la Regione Piemonte non possa essere estranea a problemi che riguardano l'area metropolitana.
Non so come si possa affrontare il problema più vasto dell'area metropolitana quando la Regione Piemonte non può incidere in questioni che la riguardano direttamente. Credo che la Regione debba fare di più avendo un'ottica diversa su questi problemi. Per ora sappiamo che in questa Società a capitale misto ci sono la Provincia ed il Comune di Torino, ma non c'è la Regione Piemonte. Questo, secondo me, è un fatto molto grave. I giornali di questi giorni hanno parlato di un incontro tra il Presidente della Provincia di Torino e i responsabili dell'ATIVA e della SATAP, ma non so a quali risultati siano pervenuti. Mi auguro che abbiano finalmente trovato la giusta soluzione. Quello che chiedo all'Assessore Panella, e sono sicuro del suo interessamento. è di seguire in modo più pressante questo problema perché ormai i tempi sono maturi affinché quel casello venga abolito. Non dobbiamo aspettarci i blocchi stradali, che sarebbero giustamente provocati dalle Amministrazioni di quella zona. Ripeto: il ruolo della Regione Piemonte non può essere marginale su questi problemi.
Guardiamolo con un'ottica diversa, incominciamo ad affrontare questi problemi. Parleremo quanto prima di area metropolitana, ma di cosa parleremo se non sapremo e non potremo affrontare questi problemi?


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g."Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Beltrami, Buzio, Gissara, Cantore, Cucco Farassino, Grosso e Leo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Comunico che l'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Gruppi consiliari

Lettera inviata alla Presidenza del Consiglio da parte del Gruppo PCI-PDS


PRESIDENTE

Devo informare il Consiglio di una lettera giunta alla Presidenza del Consiglio da parte del Capogruppo Antonio Monticelli di questo tenore: "Egregio Presidente, con la presente le comunico che a Gruppo PCI si è riunito in data odierna e ha deciso, in relazione al deliberato assunto nel febbraio scorso dal XX Congresso nazionale del PCI, con a quale a PCI ha dato vita al Partito Democratico della Sinistra, di integrare la propria denominazione con l'aggiunta della sigla PDS. Pertanto, a partire da oggi a Gruppo PCI assume la denominazione: Gruppo PCI-PDS.
La prego di dare comunicazione di tale decisione del Gruppo nel corso della prima seduta del Consiglio regionale".
Si tratta di una comunicazione dal punto di vista politico di grande importanza sulla quale deve fermarsi un momento l'attenzione e la riflessione dell'intero Consiglio regionale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.
MONTICELLI Credo sia dovuta ai colleghi del Consiglio una brevissima dichiarazione nella mia qualità di Capogruppo del Partito che fino a ieri si chiamava PCI e che dalla giornata di ieri, quindi a pieno titolo già oggi, ha assunto la nuova denominazione PCI -PDS.
Credo sia necessario che richiami due questioni che il nostro Gruppo si è posto nel momento in cui ha discusso questo problema. La prima è una questione di ordine istituzionale e regolamentare, quella più specificamente relativa alla denominazione del Gruppo; la seconda è una questione squisitamente politica, quella relativa alla caratterizzazione politica del Gruppo. Per chiarezza tratterò in modo distinto le due questioni.
Sulla prima questione, che ho definito di natura istituzionale e regolamentare, siamo partiti da una valutazione di quella che possiamo chiamare la natura giuridica dei Gruppi consiliari, che sono espressione di un mandato elettorale distribuito ai Consiglieri eletti su una determinata lista elettorale. Noi siamo qui come Consiglieri eletti nella lista del Partito Comunista Italiano. Questo è un primo elemento che concorre a definire la natura giuridica dei Gruppi consiliari.
Il secondo elemento è il fatto che i Gruppi consiliari sono contemporaneamente un'associazione di Consiglieri dotata di una propria autonomia. C'è un parallelo con la natura giuridica dei Partiti, che sono anch'essi associazioni di fatto dotate di una loro specifica autonomia.
Nel corso della riunione del nostro Gruppo abbiamo verificato che la maggioranza dei Consiglieri del Gruppo PCI condivide la scelta assunta al Congresso nazionale del PCI, tenutosi a Rimini nei giorni scorsi, di dar vita al Partito Democratico della Sinistra, partito nuovo, ma che trae origine dal Partito Comunista Italiano. Su questa base abbiamo assunto la decisione di integrare la denominazione del Gruppo PCI con l'aggiunta della sigla PDS e di assumere quindi la denominazione "Gruppo PCI-PDS". Queste sono le motivazioni di carattere istituzionale e regolamentare che ci hanno portato a questa scelta.
Contemporaneamente, ci siamo posti anche il problema della caratterizzazione politica del Gruppo PCI-PDS, Gruppo eletto come PCI sulla base di una lista PCI, che oggi si riconosce, per una scelta politica espressa dalla maggioranza dei Consiglieri, nel nuovo Partito - a cui il PCI ha dato vita al Congresso nazionale di Rimini, massima istanza possibile di un Partito - che è stato chiamato Partito Democratico della Sinistra. Quindi, questo è e sarà il connotato politico del Gruppo PCI-PDS d'ora in poi, all'interno di questo Consiglio e rispetto alla società piemontese.
Come è stato reso noto da un comunicato stampa del nostro Gruppo, nel corso della riunione svoltasi ieri, tre Consiglieri, che non avevano condiviso nel dibattito congressuale la scelta che poi è sfociata in quel deliberato, non hanno conseguentemente condiviso la scelta della nuova caratterizzazione politica del Gruppo. Due di questi tre compagni del Gruppo PCI, tuttavia, hanno già dichiarato la loro volontà di continuare a far parte del Gruppo come indipendenti. Tengo a sottolineare che si tratta di una collocazione di indipendenza, all'interno di un Gruppo consiliare che non è affatto nuova nella tradizione dei Gruppi consiliari del PCI e che, a maggior ragione, ha una sua piena rilevanza e possibilità di esplicarsi in un Gruppo che si richiama al Partito Democratico della Sinistra. E' un partito nuovo che è nato facendo del pluralismo interno "nella" e "della" sinistra una delle sue caratterizzazioni fondamentali.
I compagni e colleghi Bosio e Calligaro, che hanno già dichiarato la loro volontà di continuare a far parte del nostro Gruppo, esporranno le motivazioni personali che li portano a questa scelta. Credo interverrà anche il compagno e collega Chiezzi che, nel corso della riunione del nostro Gruppo di ieri, si era riservato la sua decisione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.
BOSIO Signor Presidente, signori Consiglieri, avverto la necessità di chiarire le ragioni della scelta di collocazione nel Gruppo PCI-PDS come indipendente. Ho osteggiato, non condivido e non mi iscriverò al PDS. Il mio stato d'animo è quello di uno sfrattato da un proprietario di casa che non conoscevo e che non pensavo di avere, che vuole l'alloggio per la figlia che sposa un buon partito della media borghesia. Per cui ammetto che mi aggiro attorno alla casa nella quale ero in affitto. Voglio precisare che non è la mancanza di affetti o dell'arredo che sento e che cerco, ma un luogo sicuramente molto particolare e molto grande - e c'è ancora - fatto di compagni e di compagne, che sono stati e sono i compagni e le compagne della mia vita, fatto di idee e di cultura.
Perché ritengo che non sia mai troppo tardi? Ho già detto ai miei compagni che non posso che ubbidire costantemente ad un Vincolo che ritengo non redimibile di coerenza per quanto mi riguarda. E perché questa coerenza non venga scambiata per testardaggine, va chiarito che cosa intendo con "restare coerente".
Il Partito Democratico della Sinistra, nato a Rimini per volontà della maggioranza dei comunisti, vuole essere e sarà sicuramente una forza nuova con nuovi soggetti, nuove correnti di pensiero e di ideali e sarà - lo dico tranquillamente - una forza che nel futuro darà del filo da torcere alle altre forze politiche e al modo di fare e di governare politicamente questo nostro Paese, sottolineando un peccato - è una mia valutazione e sono pronto a correggerla, nel caso non fosse giusta - che farà sullo stesso suo terreno e, a questo, personalmente non riesco ad appassionarmi.
Il PDS non è più una forza comunista che si richiama in termini politici a ideali, anzitutto e prevalentemente, alle forze, agli uomini e alle donne, agli sfruttati, ai lavoratori e ai tanti esseri tenuti in conto esclusivamente come produttori e come consumatori, ma esclusi da qualsiasi forma e possibilità di sapere, di conoscenza, di capacità critica, di potere democratico. Le ragioni di contrasto di classe di un dominio di tante sudditanze paiono essere superate e paiono essere venute meno, ma secondo una mia valutazione, forse presunzione, non sono venute meno, ma paiono più sofisticate e complesse, ancora più dure e ottuse che non nel passato. Non ho mai capito bene, anche per quanto riguarda i miei atti e il mio lavoro in questi ultimi anni, la rinuncia nostra e dei comunisti al valore della funzione propedeutica, alla costruzione della conoscenza e della valutazione critica, individuale e collettiva, della gente, degli esclusi dal sapere che sono tanti, dalla necessità di riconoscere la propria condizione di vita, di lavoro e dal ricavarne, da questo, lezioni e proposte generali, non solo per se stessi, come abbiamo a suo tempo detto ma per l'intera società. Forse non nuove, ma diverse culture sono oggi bene o male, presenti e determinanti - Gramsci avrebbe detto "egemoni" nel cambiamento radicale del PCI, sicuramente sono culture moderne e culture progressiste che non considero per niente negative. Mi pare però di ritrovare in esse connotati tipici, molto interessanti per lo studio, ma non volti a percepire i noccioli duri delle questioni politiche e sociali dei nostri tempi, della nostra realtà; mi paiono connotati tipici di una cultura borghese lucida, piana, razionale, molto schematica, volta prevalentemente, con una certa dose di narcisismo, a traguardare il mondo e la realtà con se stessa come oggetto di paragone, volta a guardare se stessa, prevalentemente la propria condizione di salute. Sono scarsamente interessato.
Non condivido l'esaltazione del "de soi", come dicono i francesi, la riconduzione dello stato delle cose e del suo scorrere ad una visione individuale, che mi sembra solo subalternità o difficoltà di comprensione vera dell'individualità. Su "Relazioni internazionali", rivista scarsamente letta, in un articolo intitolato "Cambiamento globale e sviluppo sostenibile" ho trovato questa frase: "Trovo sommamente ironico il fatto che, a questo punto della storia, molti nei Paesi più ricchi abbiano sviluppato una filosofia morale che dà più importanza ai diritti piuttosto che alle responsabilità, all'individuo piuttosto che alla società, e che questi Paesi stiano sviluppando una filosofia economica che, praticamente ignora la povertà e i milioni di poveri, culturalmente e concretamente".
Provo la stessa amara ironia dell'autore di quella frase. Riconosco che compagni e compagne preziosi hanno scelto e sono nel PDS, non voglio minimamente lasciarli o tenermi lontano da loro. Rimango nei paraggi, fuori di casa, convintissimo delle ragioni mie e non convinto di quelle degli altri. Il tempo tesserà la sua tela, farò parte del Gruppo PCI-PDS come indipendente comunista, con quel tratto (ma non mi rivolgo ai miei compagni che lo sanno già, e così sono anche loro) di libertà e di autolimitazione che mi è venuta interamente dalla lunga militanza in quello che è stato il PCI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ho condiviso la svolta politica del Partito Comunista Italiano del novembre del 1989. Mi sono opposto alla sua gestione nel corso di questi ultimi 15 mesi. Non condivido lo sbocco a cui si è giunti: lo scioglimento del PCI e la formazione del Partito Democratico della Sinistra. Coerente con le mie convinzioni politiche e con la battaglia condotta non aderisco alla nuova formazione politica. Ovviamente, ho il massimo rispetto per coloro che decidono diversamente; per i compagni che, forti delle loro convinzioni personali aderiscono al PDS; per i compagni che, pur iscrivendosi, si accingono a condurre una battaglia di opposizione e per i compagni che danno vita ad iniziative volte a determinare un processo di rifondazione comunista.
Il processo di radicale rinnovamento, dal punto di vista comunista sarà inevitabilmente un processo lungo e complesso: richiede, fin d'ora una feconda dialettica, nuove forme di organizzazione, non rigide e non burocratiche: non può essere rinchiuso in una forma partito che corre il rischio di nascere immatura, di essere lacerante e di disperdere così corpose potenzialità di alternativa politica presenti nella società italiana. Nonostante la non adesione al PDS, ho deciso di aderire come Consigliere indipendente comunista al Gruppo PCI-PDS. Innanzitutto, perch ho la certezza di poter godere della piena indipendenza, come nelle migliori tradizioni del Partito Comunista Italiano, che ha sempre assicurato agli indipendenti aderenti ai suoi Gruppi consiliari e parlamentari rispetto e indipendenza effettiva. Il secondo motivo della mia scelta è che la denominazione del Gruppo conserva la sigla PCI, per una ragione generale di rispetto per gli elettori che hanno votato la lista così contrassegnata. Il terzo motivo è che la collocazione di indipendente comunista nel Gruppo PCI-PDS non limita la mia libertà di impegno politico esterno al PDS, che sarà un impegno politico di raccordo tra comunisti diversamente collocati, al fine di contribuire a determinare un processo politico articolato in una pluralità di esperienze e di forze liberamente espresse. La nuova collocazione mi consente di assolvere pienamente al mandato che gli elettori comunisti mi hanno affidato eleggendomi Consigliere regionale a maggio dell'anno scorso e di non dimenticare il principio statutario in base al quale il Consigliere rappresenta l'intera comunità regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ho condiviso, non solo la svolta che ha portato allo scioglimento del PCI, ma la decisione della maggioranza del Gruppo di cambiare denominazione.
Mi sono riservato di decidere, di fronte a tali cambiamenti, perché ho bisogno di riflettere. L'impegno politico è un impegno di carattere volontario e fondato innanzitutto sulla convinzione, possibilmente sulla convinzione di avere un impegno, il più chiaro possibile, di svolgere dei ruoli che, nel modo più chiaro ed esplicito possibile, ciascuno di noi deve assumere. Ho bisogno di riflettere non da solo, ho bisogno di riflettere anche sentendo quanti continuano a lavorare in Italia affinché le idee che si richiamano ai grandi ideali, che per anni sono stati propri del Partito Comunista Italiano, possano continuare ad avere un'affermazione in questa società. Pertanto, chiedo - spero che questo sia possibile grazie alla cortesia di tutti i colleghi ancora qualche giorno di riflessione, non da solo, ma nel modo che ho detto, per poter sciogliere nella massima chiarezza in modo preciso il mio ruolo, innanzitutto verso le compagne e i compagni del Gruppo che hanno preso questa decisione, ma direi anche per chiarezza verso tutte le forze politiche del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, colleghi, abbiamo ascoltato le dichiarazioni del Capogruppo del PDS, dichiarazioni che sapevamo che sarebbero state fatte dopo il Congresso di scioglimento del Partito Comunista e di costituzione del Partito Democratico della Sinistra.
I socialisti hanno espresso le loro valutazioni attraverso il Segretario del Partito Socialista on. Bettino Craxi che con la nostra delegazione era presente al Congresso di Rimini e le abbiamo espresse anche sul nostro giornale di partito.
L'andamento dei lavori, le conclusioni a cui il PDS è arrivato non ci hanno soddisfatto, anzi, ci hanno lasciato profondamente delusi.
Il processo nel quale è stato coinvolto il vecchio Partito comunista ha portato dei profondi contrasti, delle lacerazioni, come avviene in tutte le formazioni politiche, verso le quali esprimiamo il nostro grande rispetto.
Gli interventi dei colleghi Bosio, Calligaro e Chiezzi manifestano un dissenso verso il nuovo PDS, tuttavia sono interventi che tendono a collocarsi su una posizione di incontro-confronto per condizionare ulteriormente il PDS lungo una strada che in definitiva è ancora la vecchia strada dalla quale non si è ancora in grado di uscirne. Esprimiamo questo rispetto e rileviamo questa presa diretta a condizionare gli sforzi che sono stati fatti dall'on. Occhetto. Quando l'on. Occhetto alla Bolognina dichiarò che era venuto il momento di cambiare e di dare al vecchio partito una nuova strategia, noi socialisti avevamo visto quel fatto come un coraggioso impegno politico. Il Partito comunista aveva già manifestato sensibilità nei confronti dei Partiti comunisti al potere nei Paesi dell'Est, aveva grandi difficoltà ad esprimere fino in fondo la propria autonomia, tuttavia aveva preso consapevolezza che, di fronte al crollo del comunismo, era venuto il momento di rivedere una serie di motivazioni che avevano dato luogo al Partito fin dal 1921. Sono le vecchie questioni che sono poste all'interno del movimento operaio e che sono ancora aperte.
Abbiamo seguito con attenzione l'andamento di questo processo, che ha subito alti e bassi e forti oscillazioni, che è andato sempre più appannando le dichiarazioni di partenza sul cambiamento, che non era solo un cambiamento di nome, ma che doveva essere anche un cambiamento di strategia.
Al Congresso di Rimini sono rimaste aperte delle questioni fondamentali. Ci aspettavamo, per esempio, che sulla questione del Golfo il nuovo PDS, se non il vecchio Partito comunista, assumesse un atteggiamento molto più chiaro e netto, invece si è fatto portavoce del coacervo di pacifismi senza principi, che non sono assolutamente rispondenti alla volontà di pace e al principio della sovranità dei diritti dei popoli.
Abbiamo rilevato positivamente la presenza dei riformisti guidati dall'on.
Napolitano, sottolineiamo che è una strada che va nella direzione dell'unità socialista, che il Partito Socialista Italiano ha indicato, ma il risultato al quale è pervenuto il PDS sui problemi del Golfo, delle istituzioni, dei rapporti all'interno delle forze socialiste sono molto lontani, negativi per alcuni aspetti,lontanissimi rispetto agli obiettivi di unità sui quali lavoriamo nel nostro Paese e nell'Internazionale Socialista.
Riteniamo che non sia facile, con quelle posizioni, definirsi connotarsi lungo una direttrice che veramente apra a possibilità nuove.
Tuttavia, abbiamo fiducia in una grande presenza, che ci auguriamo diventi sempre più importante, dell'ala riformista, abbiamo fiducia in quel processo di revisionismo che deve portare una estrema chiarezza alla posizione, agli obiettivi di una nuova forza socialista, che assuma, anche nella cultura politica oltre che nel comportamento e nell'azione, un rapporto chiaro con la sinistra socialista dell'Europa che ha una sua connotazione ben precisa.
Siamo rimasti molto delusi, ma non perdiamo la speranza. Il processo dialettico andrà avanti. Le questioni aperte nel mondo, della pace prima di tutto, le questioni dirette a fermare la guerra in corso, i problemi del nostro Paese e dell'Europa, i problemi del lavoro, delle prospettive, della crescita di un nuovo rapporto tra il mondo industrializzato e il Terzo e Quarto Mondo, abbiamo fiducia che entreranno con forza nella vita del PDS che ha finora mostrato di non voler trarre le conclusioni che portano lungo la strada maestra appunto del riformismo socialista, che non ha bisogno di aggettivi più forti o meno forti, ma che nella sua peculiarità può essere distinto.
Quando abbiamo posto il problema dell'unità socialista, nessuno pensava ad un partito unico; può essere distinto, ma deve essere un rapporto che unisce le forze, che dà loro, pur nella distinzione, delle ragioni di unità per dare delle risposte a questo Paese, Il nostro è un Paese che va alla ricerca di un ricambio politico, che può essere realizzato. E lo dico con estrema tranquillità anche nei confronti dei colleghi della DC. Il nostro Paese finora non ha potuto realizzare alcun ricambio politico per essere stato bloccato dalla grande presenza funzionale di due Partiti: la DC da una parte e il PCI dall'altra, fino a ieri. Tuttavia, è un Paese che si sta predisponendo a qualcosa di nuovo. Noi socialisti, che vogliamo essere promotori di questa alternativa di ricambio per dare al Paese una democrazia compiuta che finora non ha avuto, ci auguriamo che si realizzino delle condizioni che consentano di realizzare rapporti di collaborazione in una sinistra ampia, che raccolga forze socialiste, forze della sinistra forze di area laica, forze aperte ad un discorso di nuovo sviluppo del nostro Paese, attraverso le riforme istituzionali, attraverso una piattaforma programmatica. Lì ci si confronterà con la DC. So benissimo che non sarà un confronto facile, so che la DC è un grande partito popolare e che non si lascerà facilmente spiazzare, ma so anche che la nostra democrazia e il nostro Paese deve poter arrivare anche a questo confronto.
Le riforme istituzionali, la questione della Presidenza della Repubblica sono condizioni importanti. Noi ci auguriamo che il processo nel quale si è avviato il vecchio Partito comunista, divenuto PDS, possa concorrere a realizzare obiettivi di ulteriore crescita politica, culturale e sociale di questo Paese, per un'Europa che operi sempre più nel mondo come grande entità.



PRESIDENTE

Abbiamo preso atto delle diverse espressioni di volontà e posizioni e della non definizione di alcune questioni. Credo che quanto prima la sensibilità del Consigliere Chiezzi porterà queste informazioni all'aula, e lo ringraziamo. Seguiremo peraltro con attenzione l'evoluzione che sta avvenendo nell'area politica del PCI-PDS comprendendo il travaglio che esiste, e senz'altro saremo rispettosi di questa evoluzione di posizioni politiche.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 91: "Ratifica D.G.R. n. 185-3269 del 28/12/1990. 'Attività socio-assistenziali svolte dalle Province piemontesi -Adozione con i poteri del Consiglio regionale ex art. 40 dello Statuto'. Revoca D.G.R. n. 272-2837 del 17/12/ 1990"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 91 di cui al punto 4) dell'o.d.g. La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Non voglio riprendere l'illustrazione di questo provvedimento in maniera dettagliata, perché avevamo già avuto occasione di discuterlo nell'ultima seduta del 1990 nella quale non si andò alla relativa votazione.
L'unica questione che si pone adesso (se ne stava parlando con il collega Maccari e con i funzionari) è l'ipotesi di modifica della scadenza al 30 giugno che vorremmo proporre per adeguarla alla scadenza prevista nella circolare del Ministero degli Interni che, nel frattempo, è intervenuta ed è stata formalmente spedita alla Regione dopo che la Giunta aveva assunto questo provvedimento con i poteri del Consiglio.
La modifica proposta è una variazione che adegua il testo alla circolare di cui si fa menzione: anziché "proseguimento dell'attività della Provincia fino al 30 giugno 1991" si propone "la prosecuzione dell'attività della Provincia, così come attualmente svolta fino all'emanazione delle norme regionali previste dall'art. 3, comma primo della legge n. 142/90".
Il che non significa (desideriamo dichiararlo l'Assessore Maccari ed io quindi penso di poter anche interpretare il suo pensiero) che si vada oltre il 30 giugno come impostazione, significa che, comunque, cerchiamo di operare per fare emanare questa normativa regionale entro il più breve tempo possibile. Questo per evitare di trovarci con una scadenza precisa che pOi, di fatto, non fosse praticabile. In questo modo diventa una scadenza più elastica: la Giunta mantiene l'impegno di cercare di attivare il provvedimento entro il più breve tempo possibile. Stiamo procedendo in questo senso.
L'altra modifica che viene prevista, relativa alle modalità di finanziamento, è semplicemente conseguente alla prima nel senso che le modalità di finanziamento non cessano al 30 giugno, ma ovviamente cessano al momento in cui ci saranno le nuove disposizioni di legge. Le attuali sono prolungate automaticamente.



PRESIDENTE

Ma l'emendamento in cosa consiste? Dove si inserisce questo emendamento? Sia nel testo di proposta di delibera sia nella delibera di ratifica, dove lo inseriamo?' Se volete riflettere su questo possiamo soprassedere un attimo e riprendere poi l'argomento, perché l'emendamento deve essere inserito nella delibera di ratifica. Se lo preparate noi nel frattempo potremo passare ai punti successivi, così poi direte con precisione rispetto all'aula.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Certamente la ringrazio.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Esame progetto di legge n. 65: "Norme in materia di riconoscimento in via amministrativa della personalità giuridica di diritto privato delle II.PP.A.B."


PRESIDENTE

Passiamo al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 65.
La parola al relatore Consigliere Peano.
PEANO, relatore Signor Presidente, la relazione è molto semplice in quanto ormai tutti conosciamo il problema.
Torna finalmente in aula il progetto di legge con il n. 65 licenziato dalla Commissione il 30 gennaio u.s. Ripeto che torna finalmente in aula perché tutti ricordiamo che, nella seduta del 4 dicembre, il riesame del provvedimento (il provvedimento era stato approvato il 15 marzo 1990 ed era ritornato con osservazioni da parte Commissario di Governo) non otteneva in quella sede l'approvazione.
Il nuovo testo riprende il suo numero iniziale, il 65, e viene riproposto dalla Giunta in un testo rivisto in seguito alle osservazioni del Commissario di Governo e con un maggior impegno nel sentire i Comuni e le UU.SS.SS.LL. in merito ai requisiti, questo nell'art. 4 e nelle indicazioni in merito alle disposizioni previste dal Codice Civile e dalla L.R. n. 20, nel primo comma dell'art. 6.
Il presente disegno di legge si pone come atto necessario a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 396 del 7 aprile 1988, con la quale si era dichiarata l'incostituzionalità dell'art. 1 della legge 17/7/1890, n. 6772, ed era la legge che reca le norme istitutive, a tutt'oggi, di disciplina delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.
Nei principi enunciati dalla Corte Costituzionale si prevede che le II.PP.A.B, possano assumere la personalità giuridica di diritto privato qualora ne abbiano tuttora i requisiti.
Il presente disegno di legge si è proposto pertanto la disciplina normativa per la definizione in via amministrativa del riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato per quelle II.PP.A.B, che vorranno deliberarne la richiesta. L'articolato, come già illustrato, non modifica i testi precedenti se non recependo le osservazioni del Commissario di Governo e per le migliori specificazioni e precisazioni, nell'ultimo comma dell'art. 4 e nel primo comma dell'art. 6. Va ulteriormente ricordato che il Commissario di Governo, con una sua comunicazione al Presidente della Giunta regionale, ha posto in discussione il fondamento normativo della L.R. n. 20, nei confronti delle II.PP.A.B., per le quali, se accertata o dichiarata la natura privata, la Regione eserciterebbe soltanto un potere legittimo di vigilanza.



PRESIDENTE

Passiamo alle dichiarazione di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bortolin. Ne ha facoltà.
BORTOLIN Signor Presidente, mi pare che di questa proposta di legge ne abbiano discusso molto nella passata legislatura i nostri colleghi e parecchio abbiamo avuto occasione di discuterne anche noi. Non abbiamo presentato emendamenti, l'avevamo già detto, perché lo riteniamo un provvedimento negativo, anche se in parte dovuto. Ma per come il provvedimento è stato definito, per le modalità comprese, per le possibilità, che restano comunque ampie, offerte alle II.PP.A.B., che sono istituzioni che offrono servizi soprattutto nel campo assistenziale, riteniamo che sia un dato negativo e il rischio che corriamo sia quello di ridurre ulteriormente quanto offriamo alla parte più debole della nostra popolazione. Tutela diritti e controlli certamente sono in parte previsti dalla proposta di legge che viene presentata, ma conosciamo le difficoltà, l'ampiezza e la possibilità che viene riservata all'accoglimento delle domande di privatizzazione.
La dichiarazione di voto - che a questo punto faccio quasi a titolo personale, visto che il mio Gruppo in questo momento è assente - è una dichiarazione di voto contrario, già espresso in Commissione; sentiamo per la necessità di ribadire la richiesta che sia posta la massima attenzione nell'applicazione di questa legge e siano davvero vagliate in sede di Commissione, oltre che in sede di Giunta, le richieste di privatizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, stiamo procedendo ad un atto che non è giusto che passi in sordina. In Commissione si è già avuta un'ampia occasione di discussione per far sì che le determinazioni che si vengono ad assumere oggi, per le quali il mio Gruppo dà il sostegno e il voto favorevole, non possano determinare elementi e scompensi negativi soprattutto in quella parte più debole della società che potrebbe trarre da una degenerazione dei processi di assistenza, danni notevolissimi.
E' chiaro che questo processo di privatizzazione ha preoccupato e preoccupa perché senza una forte guida e attenzione del governo regionale si possono certamente manifestare degli aspetti di squilibrio e sbilanciamento rispetto a quello che è il baricentro sul quale poggia la politica delle II.PP.A.B., che è quella di coprire la fascia medio-bassa di utenza per quanto riguarda l'assistenza.
Il nostro Gruppo in Commissione ha voluto presentare degli emendamenti che sono stati recepiti dalla Giunta e, in questo senso, manifestiamo notevole soddisfazione: una accentuazione della possibilità che Comuni e UU.SS.SS.LL. possano interagire nel processo di decisione della privatizzazione e che sia fatta e prestata la più grande attenzione possibile affinché non vengano a snaturarsi quelle che sono le finalità statutarie delle Il.PP.A.B. Il nostro timore è infatti quello di trovarci fra dieci o quindici anni, attraverso processi lenti e striscianti, a uno spostamento di servizio alla fascia medio-bassa di assistenza.
Lo sforzo che è stato fatto nel lavoro di Commissione e nell'attenzione da parte della Giunta in questo senso, hanno portato il nostro Gruppo a dare una adesione franca su questa decisione. Però avanzo la stessa raccomandazione che ha fatto la collega, che è intervenuta prima di me, del Gruppo PCI-PDS. Dal momento che il problema della gestione diventa da parte della Giunta regionale un elemento essenziale ed importante, con il nostro voto favorevole affidiamo alla Giunta e all'Assessore competente una grande attenzione in questo processo che si avvia con l'approvazione del provvedimento odierno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Desidero rispondere alle considerazioni che in questa sede i colleghi Consiglieri hanno voluto manifestare, frutto anche di un lavoro che si è potuto approfondire, in queste settimane, in Commissione dando atto che alcune considerazioni troveranno più adeguata risposta in altri provvedimenti di modifica della L.R. n. 20 che andremo a definire, in particolare, rispetto ad una serie di procedure legate alle autorizzazioni.
Dovremo riportare in Commissione una serie di richieste di pareri che sono emerse in Commissione, che riproporremo successivamente, in sede di modifica di legge trasformandole in informazioni alla Commissione e non in richiesta di parere.
Le preoccupazioni e le considerazioni espresse le abbiamo ben presenti.
Desidero ribadire al Consiglio, dopo averlo ribadito in Commissione, che nessuno vuole disperdere un patrimonio di risorse umane, finanziarie e di beni destinati all'assistenza genericamente intesa, alla funzione per la quale sono attualmente destinati e alla funzione per la quale sono attualmente utilizzati. Ci sarà la massima cura e la massima attenzione nel rispetto dell'autonomia degli enti e nel rispetto delle norme di legge che ci siamo dati a 'garanzia ulteriore della serietà della valutazione che intendiamo fare. Dico questo perché i Consiglieri sanno che si sarebbe potuto procedere pervia amministrativa. In questo senso ci dava autorizzazione e autorità la direttiva del Presidente del Consiglio Andreotti, a suo tempo emanata; però abbiamo preferito dotare l'Ente Regione di uno strumento legislativo che dia, anche dal punto di vista formale, elementi di certezza e di riferimento precisi anche a chi deve collocarsi all'interno di queste norme sia per le domande sia per verificarle e dare la propria adesione in un senso o nell'altro a seconda delle richieste che ci perverranno. Questo desideravo che risultasse anche formalmente agli atti del Consiglio sia per rassicurare i colleghi e sia per dichiarare le posizioni della Giunta su questo punto.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 2 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 91 (seguito)


PRESIDENTE

In merito alla proposta di deliberazione n. 91, di cui al punto 4) all'o.d.g., gli Assessori Bergoglio e Maccari hanno presentato il seguente emendamento: aggiungere, al termine del deliberato: "con le seguenti modifIche: Il V capoverso della premessa della D.G.R. n. 185-3269 del 28/12/1990 viene così sostituito: 'Secondo quanto disposto nella circolare del Ministero dell'Interno n.
15900/1 BIS/L. 142 del 15/12/1990, si propone la prosecuzione dell'attività da parte delle Province, così come attualmente svolta, fino all'emanazione delle norme regionali previste dall'art 3, comma I, della L. 142/90, che dovranno definire i relativi finanziamenti, il trasferimento delle funzioni e del personale interessato, nonché la messa a disposizione delle strutture utilizzate' L'VIII capoverso della premessa citata D.G.R. viene così sostituito: 'Nello stesso periodo le relative attività verranno esercitata transitoriamente dalle Province e saranno finanziate secondo le indicazioni della L.R. 20/82 modificata ed integrata'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 22 voti favorevoli, 9 contrari e 3 astensioni.
Prima di passare alla votazione sull'intero testo della deliberazione ha la parola il Consigliere Bortolin per dichiarazione di voto.
BORTOLIN Il nostro Gruppo è contrario al provvedimento perché è stato assunto con ritardo, è un provvedimento generico che ha lasciato e lascia nel vago delle problematiche di fondo relativamente ai finanziamenti e ai tempi. Gli emendamenti aggravano ancora di più l'aspetto dei tempi, le procedure di trasferimento alle UU.SS.SS.LL. e ai Comuni e le modalità di determinazione delle quote a carico della sanità derivanti dai servizi a rilievo sanitario fino ad ora esercitate dalle Province.
E' un provvedimento abbastanza importante che tocca direttamente la parte della popolazione piemontese più bisognosa di attenzione e di solidarietà.
Mi permetto di aprire una parentesi. Fa davvero specie che tutte le problematiche che riguardano l'assistenza e la sanità vedano buona parte dei Consiglieri così disattenti e poco interessati, mentre invece sono questioni non di poco conto. E' un provvedimento che viene con ritardo generico perché la legge n. 142 fissava al 30 giugno 1990 l'assunzione della titolarità unica dei Comuni per quanto riguarda i servizi sociali ed assistenziali. In modo particolare viene ripreso dall'emendamento approvato all'art. 3 che obbliga ad una revisione e quindi ad un aggiornamento, alla luce della riforma delle autonomie, della L.R. n. 20 e successive modifiche, che regolamenta la materia socio-assistenziale. Riteniamo che tale aggiornamento sia però urgente e non più procrastinabile, non solo per la questione che stiamo discutendo, ma anche per quanto riguarda le modifiche che, a livello nazionale, verranno apportate nella gestione della sanità e di conseguenza nella gestione dell'assistenza. Da questo punto di vista non sono accettabili i silenzi e il "non fare" che pare caratterizzare l'attività della Giunta in questi mesi in campo socio assistenziale. Riteniamo che questo non fare, nel senso che poi il risultato porta all'inattività, porti confusione, precarietà e ripeto - non solo per quanto riguarda i provvedimenti che devono essere assunti dalla Regione, ma anche per le mancanze, i ritardi, il continuo rinvio dei provvedimenti di carattere nazionale e alla fine porti un peggioramento dei servizi complessivi erogati.
A questi ritardi e a queste difficoltà vogliamo legare i tagli di bilancio e le inadempienze che si ripercuotono sui soggetti più deboli a cui ogni volta ci rivolgiamo per esprimere solidarietà, ma che altrettante volte rimane una mera esercitazione verbale. Ci pare di poter cogliere - lo voglio ricordare perché il nostro fu un atteggiamento critico nell'atteggiamento della Giunta quel filo conduttore che è stato teso nel momento delle dichiarazioni programmatiche che chiaramente, nel momento dell'insediamento di questa Giunta, delineavano una volontà che si sta dimostrando nei fatti: la riduzione dell'impegno della nostra Regione in questo settore, che sì è rivolto a chi ha meno voce per chiedere, meno potere per contrattare, ma non per questo ha meno necessità e bisogno non solo di ascolto, ma di atti concreti.
Il ritardo che registriamo per quanto riguarda il trasferimento dalle Province ai Comuni, alle Unità sanitarie, di servizi non certamente di poco conto, conferma che ancora una volta di fatto viene meno questo impegno della Regione e ancora una volta si caricano su soggetti bisognosi di attenzione e di solidarietà difficoltà, chiusure e riduzione di servizi che rendono sempre più difficile e precaria la vita di queste persone. E' necessario recuperare i ritardi e le difficoltà nei mesi futuri e per questo riteniamo grave che siano stati tolti con gli emendamenti gli impegni che portavano a fissare al 30 giugno la data di scadenza dei trasferimenti. Riteniamo di dover ribadire la richiesta che non si vada oltre a questa data perché sarebbe davvero inaccettabile da parte di tutti ma che da qui, ad allora, si delineino velocemente accordi di programma o comunque convenzioni, come prevede la circolare ministeriale, tra le Regioni, le Province e i Comuni. Mi pare che la posizione della Provincia di Torino da questo punto di vista sia interessante ed offra anche elementi per trovare delle soluzioni. Credo però che si debba agire anche nei confronti delle altre Province. Riteniamo sia necessario assumere un impegno preciso per quanto riguarda la spesa sanitaria, quindi la definizione dell'entità di questo carico per quanto riguarda il bilancio sanitario e l'assunzione corrispondente di spesa nel bilancio 1991.
Riteniamo ancora di dover ribadire la necessità di fissare, entro il 30 giugno 1991, il tempo limite massimo perché questo trasferimento avvenga, e ci auguriamo davvero senza ulteriori difficoltà e traumi come è stato vissuto nei mesi precedenti. Volevamo chiedere all'Assessore, visto che è un impegno previsto dalla circolare ministeriale, se si è svolta la Conferenza Stato Regioni e qual è stato il risultato per quanto riguarda la materia in discussione. Infine, riteniamo che, nonostante la nostra dichiarazione di voto contrario, ci debba essere data una risposta circa le questioni che abbiamo posto riguardo ai tempi e le modalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Intervengo per dichiarare il voto contrario per le ragioni già espresse dalla collega che mi ha preceduto. In particolare, non ho avuto modo di sentire se all'interrogativo espresso dalla collega Bortolin sia già stata data risposta. In Commissione questa questione era emersa: la vicenda del trasferimento di risorse sanitarie per il finanziamento delle iniziative assistenziali a prevalente valenza sanitaria gestita dalle UU.SS.SS.LL. e nel caso di Torino dal Comune di Torino, e le risorse che dovranno comunque essere gestite dalle Province in quanto di competenza. Si trattava di quei 15-18 miliardi in più di spesa che l'Assessore Maccari aveva segnalato che si sarebbero dovuti aggiungere nell'ambito del bilancio regionale.
Questo è un interrogativo che ci si pone e a cui va data una risposta di certezza, altrimenti non si sa bene sulla base di che cosa si vada a decidere, posto che per una serie di attività se non c'è questa certezza mancherebbe la certezza di copertura finanziaria.
Si tratta di capire se questi 15-18 miliardi sono stati calcolati in relazione a tutto l'anno finanziario di bilancio 1991 o in relazione a che cosa. Dovrebbe, quindi, essere chiarito a quali spese, a quale periodo di spesa dovrebbero essere riferiti questi 15-18 miliardi.
Le Province rispetto a questo hanno bisogno di certezza, altrimenti continueranno nella esclusione delle situazioni rispetto alle quali c'è bisogno di assunzione di nuovo personale, c'è bisogno di investimenti in strutture. Attualmente la gestione attuata dalle Province, dai Comuni laddove questa è di competenza dei Comuni, è assolutamente deficitaria in relazione al fatto che, mancando un qualsiasi tipo di certezza, non si ha nessun investimento, nessun miglioramento dei servizi.
Credo che questa situazione vada sanata. Questa deliberazione probabilmente, sana la situazione dell'oggi, che è assolutamente insoddiSfacente, ma non pone certezze rispetto alle situazioni del domani.
Tra le situazioni del domani, c'è certamente la grave crisi dei servizi socio-assistenziali del Comune di Torino per il quale, nonostante le ripetute sollecitazioni, non si ha fino ad oggi nessuna certezza rispetto al trasferimento delle competenze alle UU.SS.SS.LL. dei servizi socio assistenziali.
Rispetto a questi interrogativi, a nostro parere, la deliberazione non dice nulla: ci vorrebbero forse delle informazioni aggiuntive che non abbiamo e che spero ci vengano date.
In questo senso e per questi motivi, come avevo già detto in premessa il nostro parere è assolutamente negativo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Credo che la serie di interrogativi che sono stati proposti in questa sede troveranno una miglior sede di confronto e di dibattito prima in Commissione poi, se si ritiene opportuno, potremmo riportare la questione in aula, ma con dignità di un ragionamento e di un intervento più complessivo. Quindi, se sarà ritenuto opportuno dai Capigruppo e dall'Ufficio di Presidenza potremo calendarizzare la questione. Devo anche ammettere che quanto diceva la collega Bortolin di una discussione tra pochi intimi rispetto ad alcUni problemi, certamente non vale solo per questa materia, però richiederebbe altri momenti, altri tempi e forse anche altra ora. Non dico questo per sottrarmi, ma è per dare una maggior centralità a questo problema che comunque non è solo un problema da addetti ai lavori, ma è un problema di scelte di fondo che, come Consiglio nella sua globalità, dobbiamo porci. Ha infatti ragione la collega Bortolin quando dice che, al di là delle affermazioni di solidarietà e di generica attenzione, di fatto bisogna stabilire con quali risorse, con quali mezzi e con quale tipo di attività si può andare a rispondere concretamente. Per intanto ci siamo posti l'obiettivo di non rispondere meno di quanto non si facesse prima della fatidica data di entrata in vigore della legge n. 142.
I Consiglieri esperti della materia - i colleghi Bortolin e Maggiorotti sicuramente lo sono - sanno che questa cosa viene da lontano: il trasferimento delle competenze dalle Province a qualcosa d'altro (che potevano essere i Comuni in un primo momento o la gestione associata dei Comuni) è un problema che ci trasciniamo da anni e che per una serie di ragioni, che adesso non è il caso di andare a riprendere, si sono portate avanti nel tempo con una gestione in capo alle Province. Fino a quando si è scoperto che la legge n. 142 non lo consentiva più, il che è una interpretazione un po' restrittiva della legge stessa, perché in realtà come ha precisato la circolare del Ministero dell'Interno, in una fase transitoria è comunque sempre ancora possibile la gestione in capo all'ente. E' noto a tutti che il trasferimento ai Comuni tout court non è possibile essendo servizi gestiti a volte in termini associati rispetto a competenze e a persone che sono residenti in più Comuni. Pertanto, non è così semplice trasferire una competenza che la Provincia gestisce in modo globale attraverso i suoi servizi amministrativi e funzionali (economato ragioneria, personale) ciascuno per la propria parte di competenza oltre a quello che è il personale o le strutture direttamente collegate all'assistenza. Questo mette in campo il problema pratico di individuare quali competenze e quali servizi trasferire, quali servizi dovranno restare a livello centrale, chi se ne occuperà materialmente e chi pagherà i costi.
Non sono problemi che si possono risolvere nell'arco di pochissime ore ecco perché abbiamo avviato un discorso tecnico e una trattativa per individuare i termini del problema. La preoccupazione non è tanto quella di stabilire le date di passaggio, che intendiamo comunque mantenere come linee di riferimento, ma è anche di mettere in condizione chi dovrà gestire questi servizi di poterli far funzionare. Dobbiamo stabilire prima di tutto le modalità e i termini di passaggio altrimenti rischiamo di trasferire delle scatole vuote che creeranno disagio e difficoltà agli assistiti in termini di servizio reale. Queste sono le preoccupazioni della Giunta. Se è vero che vi sono alcuni tentativi di razionalizzare le competenze regionali, che ci sono e sono anche pesanti e stiamo cercando di svolgerle è altrettanto vero che sono anche competenze di altri che non si sono per niente attivate. Mi riferisco, per esempio, ai Comuni: perché non è che i Comuni devono aspettare che la Regione dica che devono mettere a bilancio le somme per gestire dei servizi che una legge dello Stato loro delega. Ma i Comuni si sono ben guardati dal pensare di mettere nel loro bilancio questi fondi per gestire eventualmente questa partita. Questo perché o non li hanno o perché non hanno ritenuto di farlo. Non voglio scaricare sui Comuni, in una frettolosa affermazione, delle responsabilità. Ma è anche vero che se non c'è la controparte o la parte con cui dialogare diventa difficile mettere a regime un sistema che funzioni in modo soddisfacente.
In questa fase di transizione abbiamo chiesto, in un incontro con le Province, che si valutasse la possibilità di continuare a gestire la partita, ma che intanto si avviasse il processo di passaggio e di trasformazione. A condizione però che ciascuno si assuma e continui ad assumersi le proprie precise responsabilità che sono di gestione, di trasferimento di personale, di individuazione delle risorse finanziarie che devono essere messe a disposizione. Diversamente, fra qualche mese ci troveremo a ridiscutere le stesse cose che stiamo discutendo oggi, perché i Comuni risponderanno che se non trasferiamo loro una sufficiente quantità di risorse finanziarie non saranno in grado di gestire la partita; le Province fanno il loro ragionamento circa la messa a disposizione di risorse; la Regione, come è noto ai colleghi che seguono questa partita non ha al momento ulteriori risorse sul Fondo socio-assistenziale da inserire in questa partita. Allora l'unica strada che ci è consentita e che stiamo faticosamente - lo sottolineo - perseguendo è quella di costruire intorno a questo problema il consenso e la responsabilità di tutti gli enti interessati. Questa è l'unica strada, secondo me e secondo la Giunta, che ci consente di uscire da questa fase di impasse nella quale, malgrado la nostra buona volontà, ci siamo trovati per provvedimenti che ci sono piovuti utili sulla testa dal livello nazionale e che abbiamo dovuto adattare ad una realtà piemontese che aveva, tra l'altro, una complicazione in più che è quella della gestione associata attraverso l'USSL della partita socio-assistenziale dalla maggior parte dei Comuni piemontesi.
Quindi, c'era il problema di andare ad individuare, nell'ambito delle UU.SS.SS.LL. ,le ipotesi digestione di questi servizi nel momento in cui i Comuni comunque non erano disponibili, non erano in grado di mettere delle risorse finanziarie su questi servizi. E giustamente le UU.SS.SS.LL. non sono in grado di attivare delle risorse autonome perché, evidente mente, le uniche risorse che possono spendere sono quelle per trasferimento.
Ho cercato in sintesi di mettere in campo tutti i problemi. Se non abbiamo risolto ancora soddisfacentemente e definitivamente questa partita l'unica cosa che mi permetto di chiedere al Consiglio è di non dire che non ci abbiamo comunque lavorato.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della deliberazione così modificata il cui testo verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 24 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astensioni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.20)



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