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Dettaglio seduta n.37 del 05/02/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) dell'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che il processo verbale dell'adunanza consiliare del 22/1/1991 verrà posto in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Turismo: argomenti non sopra specificati

Richiesta di discussione in merito alla situazione di crisi dell'economia turistica in seguito ai fatti internazionali


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riba. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Mi risulta che la Giunta abbia già preso in considerazione la situazione di pesante emergenza che la realtà contingente legata ai fatti internazionali sta producendo sull'economia turistica. Data l'importanza e l'urgenza di questo argomento e, credo, la sensibilità di tutti attorno ad esso, ritengo opportuno che l'eventuale discussione della Giunta sia oggetto di informazione al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Pier Paolo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta, su proposta dell'Assessore Cantore, ha predisposto ieri un ordine del giorno in proposito e lo ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio. Non è stato iscritto all'o.d.g., per motivi tecnici. Questa mattina l'Assessore è assente per motivi familiari; se sarà presente nel pomeriggio,lo si potrà esaminare.



PRESIDENTE

La Presidenza aveva ricevuto già la volta scorsa un ordine del giorno che però è stato riproposto dalla Giunta; essendo arrivato alla Segreteria solo questa mattina, verrà distribuito dopo essere stato protocollato. Nel corso della giornata valuteremo insieme alla Giunta come procedere, cioè se discuterlo oggi, anche in assenza dell'Assessore Cantore, oppure se iscriverlo all'o.d.g., e discuterlo la prossima volta. La Presidenza del Consiglio è a disposizione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 156 del Consigliere Cucco inerente le società miste per lo smaltimento e trattamento dei rifiuti e presenza di funzionari regionali all'interno di esse ed interpellanza n. 254 del Consigliere Marino inerente le incompatibilità di cariche


PRESIDENTE

In merito al punto 2) dell'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo congiuntamente l'interpellanza n. 254 e l'interrogazione n 156.
Ad entrambe risponde il Presidente della Giunta. Informo il Consiglio che la interrogazione n. 156 e l'interpellanza n. 254 hanno per oggetto argomenti all'interno dei quali si evidenziano questioni riguardanti l'operato di persone, pertanto, ai sensi dell'art. 45, quarto comma, del Regolamento interno, queste situazioni devono essere trattate in seduta segreta.
Prego pertanto il pubblico e i funzionari di voler lasciare l'aula e di staccare il collegamento audio.



(La seduta prosegue in riunione segreta)


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 150 dei Consiglieri Riba, Monticelli, Calligaro, Buzio Rivalta ed interrogazione n. 304 del Consigliere Tapparo inerenti il progetto INTERREG


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 150 presentata dai Consiglieri Riba, Monticelli, Calligaro, Buzio e Rivalta e dell'interrogazione n. 304 presentata dal Consigliere Tapparo.
Risponde ad entrambe l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alle politiche industriali

Sarò costretta a costruire questa risposta attraverso i documenti che mi sono stati passati solo questa mattina. Si tratta, infatti, di un progetto in preparazione e dal momento in cui i Consiglieri hanno presentato l'interpellanza ad oggi si sono verificate alcune opportunità di intervento, per cui in queste settimane ho regolarmente provveduto ad aggiornare la risposta, ma ancora questa mattina ho dovuto provvedere ad un ulteriore aggiornamento.
Penso che sia utile per tutti conoscere gli obiettivi del progetto INTERREG. Quindi, riepilogo le finalità di questo progetto della CEE.
In primo obiettivo è quello di fornire alle zone di frontiera, interna ed esterna, della Comunità un aiuto che consenta di risolvere gli specifici problemi di sviluppo determinati dalla posizione di relativo isolamento nel contesto dell'economia nazionale e in quello dell'intera comunità a vantaggio della popolazione locale e con modalità consona alla tutela dell'ambiente.
Il secondo obiettivo è di promuovere, nel contesto del completamento del mercato interno del '92, la creazione e lo sviluppo di reti di cooperazione comuni a zone contermini attraversate da frontiere interne e se del caso, collegamento di tali reti con altre più ampie che si estendono a livello comunitario; aiutare le aree situate a ridosso dei confini esterni ed adeguarsi alloro nuovo ruolo di zona di frontiera e di un unico mercato integrato; cogliere le nuove opportunità di cooperazione con paesi terzi che si offrono alle zone di frontiera esterna della Comunità.
In rapporto alle finalità di questo progetto europeo, INTERREG si concretizza attraverso iniziative volte a promuovere la cooperazione tra le zone di frontiera, sia interne che esterne alla Comunità.
Vorrei ricordare che il Regolamento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea il 30 agosto. La questione ha dovuto quindi essere affrontata con tempestività e prontezza, anche se, per una serie di motivazioni che preciserò più avanti, non è stato facile approntare in poche settimane dei progetti dettagliati ed operativi.
Data la complessità del Regolamento, l'incerta determinazione delle risorse disponibili e la caratteristica di tale strumento, che è quella di coinvolgere regioni di frontiera interna (la Francia nel caso del Piemonte) ed esterna (la Svizzera, la quale non fa parte del Mercato Comune, ma vi partecipa con una sua forma particolare), si sono dedicate le prime settimane a mettere in comune i contatti sia tra le Regioni italiane interessate sia tra quelle al di là delle Alpi, e segnatamente con quelle francesi. Tutto ciò con la partecipazione e il coordinamento del Ministero per le politiche comunitarie che è, per così dire, l'amministrazione centrale capofila e responsabile dell'intera applicazione del Regolamento CEE per la questione in Italia, evidentemente. Tra l'altro, le riunioni si sono svolte tutte a Torino, tranne quella che si è svolta ieri a Lione e che è stata la riunione conclusiva.
In quest'ottica sono stati promossi incontri e riunioni sia tra le regioni italiane (Liguria e Valle d'Aosta in particolare) sia con le confinanti e corrispondenti regioni francesi.
Tali incontri preliminari erano mirati a definire la metodologia di approccio al problema e hanno messo a punto: un coordinamento del Piemonte per quanto riguarda le problematiche della frontiera nord-occidentale (Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta); l'istituzione di un comitato tecnico con referenti italo-francesi, con il compito di raccogliere ed elaborare progetti e proposte e di verificarli con i partners d'Oltralpe.
Come metodologia della Regione Piemonte, al fine di individuare progetti-idee che sono sufficientemente maturate a livello locale, si è ritenuto, con molta attenzione, di coinvolgere le amministrazioni locali interessate, le Province e le Comunità montane. Prima di entrare nello specifico delle linee progettuali che sono state individuate, vorrei dire qual è stato l'orientamento che la Giunta ha fornito al gruppo di coordinamento. La Giunta, anche in base all'orientamento espresso sia dalle altre Regioni sia dai partners francesi, ha inteso evitare la dispersione delle risorse che sono significative, da un lato, ma modeste se rapportate alla dimensione dei problemi transfrontalieri. Su molteplici interventi sparsi sul territorio, si è inteso piuttosto puntare al sostegno di pochi campi (dodici) con obiettivi chiari, ancorché limitati. Solo in questo modo sarà possibile, a nostro avviso, non solo evitare le dispersioni dei fondi ma mettere in cantiere e realizzare progetti significativi ed incisivi.
Per scendere più nel dettaglio del progetto, compito del nostro comitato è stata la predisposizione di un programma organico per l'attuazione di INTERREG, interessante, per la parte italiana, le Regioni Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta e per la parte francese, la Regione Rhone Alpes e Provence Cote d'Azur.
I contenuti della comunicazione INTERREG sono noti. Si tratta di un finanziamento CEE (al 50%) per la realizzazione di progetti comuni italo francesi, inerenti ad una vasta gamma di interventi nelle zone di cui agli obiettivi 2 e 5 b) del Regolamento CEE n. 2052 e per la realizzazione di studi e progetti pilota nelle altre aree di frontiera.
Per quanto ci riguarda, il comitato di coordinamento ha raccolto, con la cooperazione delle Amministrazioni provinciali di Cuneo, Torino e Imperia e dei Dipartimenti francesi interessati, tutte le proposte pervenute da enti e da organizzazioni ed ha riassunto le schede di progetto in una sintesi formale concordata con il rappresentante tecnico della Commissione della CEE. E' stata altresì predisposta, anche d'intesa con la DATAR (l'organismo statale francese al quale è stato demandato l'incarico di seguire l'operazione) ed il Ministero italiano per le politiche comunitarie, la relazione illustrativa del programma; relazione che contiene le proposte per la successiva gestione del programma. Il programma operativo - di cui non ho ancora notizia perché i funzionari non sono ancora di ritorno - è stato discusso ieri, 4 febbraio, a Lione dai rappresentanti dei governi italiano e francese. Esso è infatti proposto all'approvazione CEE dagli Stati membri della Comunità e sarà formalmente presentato alla Commissione della Comunità Europea entro il 28 febbraio che è il termine previsto. Purtroppo, per ragioni legate alle nostre incombenze, né il Presidente né io né l'Assessore Lombardi abbiamo potuto partecipare a questa riunione; la rappresentanza politica del Piemonte a questa riunione è stata garantita dalla Provincia di Torino attraverso i suoi Assessori.
Per entrare nel dettaglio, al di là degli aspetti procedurali, sui quali abbiamo basato l'operazione di approfondimento e di ricognizione fatta in questo mese, il programma operativo INTERREG per questa frontiera ha riguardato dodici domains che spaziano in campi estremamente moderni ed estremamente importanti: dagli studi di piani di sviluppo delle zone integrate al turismo e all'agriturismo, a progetti per l'artigianato, in particolare nei campi del trasferimento di tecnologie della commercializzazione, nello specifico dell'agricoltura, il miglioramento genetico, la medicina veterinaria e fitosanitaria in vista di accrescere la produttività, la qualità in generale dei nostri prodotti, il miglioramento dei trasporti e degli altri mezzi di comunicazione in certi settori. Ho comunque, un documento a mani che posso cedere ai Consiglieri interroganti se ne avranno un più specifico e diretto interesse. Devo ricordare che questo intero programma, così come è stato presentato ieri a Lione determinava una richiesta alla Comunità di 43 milioni di ECU; il che significa un totale di 60-65 miliardi. Naturalmente, non posso dire quanto in specifico arriverà al Piemonte, perché, come ho detto, si tratta di progetti integrati, per cui un progetto può vedere impegnate le Alpi Marittime e la Provincia di Cuneo, un altro progetto può vedere impegnata la Regione Rhone-Alpe e la Valle d'Aosta. Evidentemente questo è proprio lo scopo di INTERREG; lo stesso titolo, molto affascinante, lo dice. Diciamo che questi progetti transfrontalieri determineranno, se verranno accettati un contributo per queste Regioni di 60-65 miliardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per la risposta che è giunta in tempi abbastanza rapidi.
Desidero fare due sottolineature, che ho espresso anche nella mia interrogazione, come preoccupazione sull'applicazione di questo strumento comunitario. La prima è che non si può partire da zero nel pensare a comitati o altri organismi di intervento su questa indicazione comunitaria perché esiste già, ormai da otto anni operante, una strutturazione chiamata COTRAO. In questi tipi di operatività c'è sempre il rischio, inserendo altri organismi che non hanno radici con COTRAO, come le Province, che venga meno un discorso di lunga prospettiva soprattutto con l'ipotesi di integrazione comunitaria, che è quello che esistano forme di rapporto interregionale e sovranazionali che permettano di facilitare le relazioni tra le Regioni. Quindi, se pensiamo che la finalità di INTERREG è anche quella di aprire reti di cooperazione con Paesi non legati alla Comunità Economica Europea. INTERREG doveva essere uno strumento, una leva dei finanziamenti che doveva già trovare un ambiente adatto, predisposto capace di operare con consuetudine di rapporti tra la nostra Regione e le Regioni francesi ed anche quelle svizzere di lingua francese. Quindi, la mia prima preoccupazione è stata questa. Assessore, nella sua relazione non ho sentito citare COTRAO; vorrei capire come la formulazione, ormai consolidata, di rapporti esistenti con COTRAO si colloca nella dimensione che questo progetto sta assumendo.
Secondo elemento sottolineato nell'interrogazione: siccome la Comunità Economica Europea intende esplicitamente favorire con questo strumento lo sviluppo delle aree relativamente isolate, dobbiamo pensare che alcune aree isolate del nostro sistema alpino sono quelle che non hanno comunicazione diretta con la Francia, mentre quelle che hanno queste comunicazioni sono aree molto forti. Se vogliamo restare nello spirito di INTERREG, dobbiamo fare uno sforzo affinché le aree in maggiore difficoltà situate nelle Alpi cuneesi e nelle Alpi della provincia di Torino possano trarre beneficio da questo intervento. Ho l'impressione, invece, che la parte del leone la facciano le aree tradizionali, anche per logica di rapporti, quindi dovremmo stare attenti. Prego l'Assessore di cogliere questa mia sottolineatura. Faccio ancora un esempio. Vi sono alcune aree non intercomunicanti direttamente che hanno una lunga tradizione di rapporti con le regioni francesi dell'arco alpino, vuoi perché nella prima parte di questo secolo c'è stata una forte corrente immigratoria, che oggi trova ancora delle profonde radici, vuoi perché esistono dei collegamenti culturali. Cito, ad esempio, le vallate cuneesi o della provincia di Torino di lingua e cultura franco-provenzale, le quali non hanno comunicazioni stradali e ferroviarie. Queste sono le due preoccupazioni che ho evidenziato nell'interrogazione.
Vorrei ancora enfatizzare questo fatto: il COTRAO rischia di essere un rituale che si recupera ogni tanto, mentre è l'impianto strutturale di prospettiva sul quale si devono innestare gli interventi dei regolamenti comunitari e delle iniziative specifiche della Comunità Economica Europea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Ho apprezzato che l'Assessore Vetrino abbia cercato, nei limiti del possibile, di mettere a punto una sistemazione per un minimo di organicità sulla materia, anche se mi è parso che lei stessa riconoscesse che la gestione di questa operazione ha messo in, evidenza parecchie problematiche.
La nostra interpellanza, datata 5 ottobre 1990, era tesa ad affrontare alcuni problemi che poi si sono puntualmente manifestati e, ancorché siano stati in qualche misura affrontati, devo dire molto limitatamente superati.
Li elenco in questi termini: la mancanza di una politica, di un'organizzazione e, materialmente, di un ufficio per le politiche comunitarie da parte della Regione. Ciò ha comportato una difficoltà di rappresentanza da parte della Regione. Ho saputo - non so se sia vero - che in una riunione tenutasi a Nizza i rappresentanti della Regione Piemonte hanno chiarito che da parte della CEE non erano state date istruzioni.
Questo è sicuramente vero, non assolve la CEE, ma si sa che la CEE non è un organismo che funziona come i Ministeri italiani, con le circolari e i tempi lunghi in attesa dei chiarimenti; lì ci sono elementi che richiedono la conoscenza in tempo reale delle possibilità offerte da queste normative che poi avranno una configurazione giuridica di tipo diverso da quella che utilizziamo noi, trattandosi di direttive. La Francia ha impegnato un organismo che ha approntato delle schede alle quali sono state sollecitate ad aderire le istituzioni italiane. Per esempio, gli IACP francesi si sono messi in contatto con quelli italiani, anche se devo dire che si tratta di un programma forzato di integrazione di edilizia; comunque, ci sta tutto perché nei dodici progetti se ne potevano aggiungere o se ne potevano togliere anche altri. A me risulta, però - può darsi che non Sia così - che siano state le istituzioni francesi a predisporre un insieme di programmi per loro opportuni e per i quali hanno richiesto, a norma di direttiva CEE la colleganza con le istituzioni italiane, alcune delle quali sono state in grado di sostenerla, altre meno, ad un livello che ha segnalato comunque molto empirismo. L'Associazione dei paesi del Viso, per esempio, riesce a mettere in piedi di sua iniziativa qualche elemento di raccordo; la Camera di Commercio pure; ma in mezzo a tutto questo, una sottolineatura costante della difficoltà del coordinamento è stato espresso da parte delle Province verso la Regione e da parte degli enti minori nei confronti delle Province.
Questo è un punto che riguarda una gestione verso la quale mi permetto di sollecitare una correzione. Credo ci sia la disponibilità: un ufficio, un gruppo di riferimento interassessorile (se lo svolge l'Assessore Vetrino va bene, perché ritengo sia una materia che collega il territorio nel suo insieme, solo casualmente è un determinato tipo di territorio); i funzionari che hanno questo incarico ritengo debbano avere e condizioni di tempo e di qualificazione; infine, un coinvolgimento del Consiglio regionale.
Ritengo che la gestione di un'operazione di questo genere, ferme restando le competenze della Giunta e quindi la parte esecutiva, debba comunque avere una premessa di indirizzo e di attivazione in un dibattito politico che faccia assumere da parte del Consiglio il suo orientamento sulla base del quale deriveranno conseguentemente le gestioni. Mi si potrebbe rispondere che si sono attivati tanti soggetti che hanno fatto funzionare delle intelligenze; tutto questo può avere il suo lato apprezzabile, ma non ci mette sicuramente nella condizione di attivare appieno le possibilità e tanto meno di essere in situazione di parità di rappresentanza con ciò che è attivato nelle regioni francesi.
La seconda questione è relativa alle quantità finanziarie ipotizzate dai progetti attivati. L'importo di 63 miliardi è limitato rispetto al potenziale quadro delle esigenze. Ma, nel presentare questi progetti, si è curato di avere la copertura finanziaria o la possibilità di attivazione qualora ci sia l'intervento CEE, perché questi progetti divengano dei fatti immediatamente operativi? Dico questo perché è vero che c'è stato un periodo di interesse e di entusiasmo per la qualità di questa direttiva che è sicuramente rivoluzionaria rispetto alle normali direttive CEE, in quanto va a toccare, come, diceva gia il collega Tapparo, situazioni che sono state estremamente penalizzate dal fatto storico dei confini. Una nota di accompagnamento della CEE diceva che le opportunità di sviluppo delle zone di frontiera sono state inferiori di tre quarti rispetto a quelle delle altre zone, quindi evidentemente il recupero da tutti i punti di vista (sociale, culturale, ambientale) dell'intervento finanziario (tecnologie per riattivare la possibilità di insediamento, di vita e di produzione in questi territori) è un fatto che comporta un notevole impegno. Ma è altrettanto vero che, dopo l'interesse che si è accompagnato alla prima conoscenza della direttiva,la voce che è sempre circolata è stata questa: "tanto non se ne fa niente, tanto non ci sono soldi" e via discorrendo.
Mi risulta (ma è una notizia talmente frammentaria che può anche essere infondata, io l'ho sentita in due o tre occasioni) che i funzionari della CEE abbiano detto che da parte delle Regioni italiane non è stato presentato niente e che i fondi sono già stati tutti destinati. Questo è un interrogativo al quale credo che nessuno di noi, forse nemmeno l'Assessore possa rispondere in queste condizioni di emergenza. Tuttavia, una risposta si richiede, direi anche un comunicato di informazione sull'esito che si prefigura relativamente a questi progetti. E' chiaro che non essendo stata attivata la parte italiana degli investimenti, questa dovrebbe essere oggetto di una iniziativa rispetto ai bilanci della Regione, delle Province, cioè verificare a livello nazionale che tipo di raccordi abbiamo e che tipo di sollecitazioni o proposte andremo a definire.
Concludo riassumendo sinteticamente le richieste avanzate; la necessità di attivare un lavoro che coinvolga il Consiglio (ipotizzerei anche un gruppo di lavoro all'interno delle Commissioni sulle questioni comunitarie in quanto è in arrivo un'altra direttiva che si chiama Leader, ve ne sono poi anche altre, quindi la questione si riproporrà);la costituzione dell'ufficio; l'informazione tempestiva e una discussione generale in Consiglio, per quanto riguarda i nostri orientamenti in materia di politiche frontaliere e comunitarie, che dovrebbe servire da impostazione per il successivo lavoro della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino per una breve replica.



VETRINO Bianca, Assessore alle politiche industriali

Mi riservo di fare una consultazione in Commissione rispetto a questa questione. Anche perché il Segretario della Giunta mi ha informato che, da notizie telefoniche (da prendersi con beneficio di inventario perché fino a quando non si vede nero su bianco non bisogna essere ufficiali nelle comunicazioni, prendetela comunque come comunicazione ufficiale), la riunione di ieri pare sia andata discretamente bene e i progetti, così come sono stati presentati, sono stati praticamente approvati, quindi dovrebbero essere presentati alla CEE entro il 28 febbraio. Abbiamo quindi modo, di qui al 28 febbraio, di confrontarci sul contenuto.
Sugli aspetti di ordine più generale, che sono stati toccati dai Consiglieri Tapparo e Riba, devo intanto dire che la prima preoccupazione del Presidente, ma anche mia, è stata quella di verificare le interazioni le interferenze e le interdipendenze con la COTRAO. Nella COTRAO abbiamo infatti incontrato difficoltà ad inserirei (personalmente ho impiegato qualche anno a capirne l'importanza,la consistenza e le occasioni); adesso che ci siamo, bisognerebbe effettivamente che definissimo la nostra presenza e intendessimo contare.
Per quanto riguarda, per esempio,l'aspetto culturale, l'Assessore Fulcheri, nello scorso mese di ottobre, ha presieduto qui a Torino la riunione generale delle Regioni della COTRAO, quindi cominciamo, oltre ad aver pagato le quote, a individuare una nostra presenza. Ritengo importante evitare che organismi paralleli si sovrappongano, con il risultato di disperdere un patrimonio di conoscenza che, ripeto, è stato acquisito a volte con difficoltà. Sono due cose parallele: nello specifico abbiamo ritenuto di costituire questo Comitato di coordinamento che riguardava anche Regioni differenziate. Ci è parso che questa, confortati in questo anche dalle altre Regioni, fosse la soluzione migliore.
Ammetto che sul terreno del confronto con le altre Regioni, nei rapporti con la Comunità, le Regioni italiane incontrano grandissime difficoltà. Recentemente ho partecipato ad una riunione interregionale degli Assessori all'artigianato di tutta Italia. Uno degli argomenti trattati è stato proprio quello di verificare quale possa essere la via di maggiore informazione e di maggior protagonismo delle Regioni italiane nei confronti della Comunità. E'infatti noto che i fondi che vengono restituiti alla Comunità da parte dell'Italia sono i più alti di tutti gli altri Paesi della Comunità europea. Non parlo del Piemonte, ma delle Regioni italiane nel complesso. Questa è stata un'affermazione dell'Assessore coordinatore della Regione Toscana che in questo momento ha la responsabilità del coordinamento di tutte le Regioni italiane. In quella riunione si è deciso di costituire, sui temi dell'artigianato e dei problemi delle piccole e medie imprese, una serie di gruppi di lavoro. Nello specifico, su questo che riguarda le opzioni e le possibilità offerte dalla Comunità alle piccole e medie imprese e segnatamente all'artigianato, è stata incaricata proprio la Regione Piemonte di fare da, guida e da coordinamento nei rapporti con la Comunità per tutte le Regioni italiane, compreso quest'ultimo progetto Leader, già ricordato dal collega Riba, sul quale dopo INTERREG, dovremo confrontarci nei prossimi tempi.
Non v'è dubbio, d'altra parte, che anche la Regione Piemonte si debba strutturare in vista di questa nuova sfida attraverso un servizio più consistente di quello che è l'attuale Servizio CEE. Il Consigliere Riba ha ricordato che vi è stato qualche momento di difficoltà tra i funzionari durante le riunioni svolte si a Torino e a Lione. A parte questa situazione, che credo comunque possa sempre determinarsi in un dibattito nella dialettica, nel voler far valere le proprie posizioni nei confronti delle altre, sono convinta che le Regioni Italiane in generale abbiano l'esigenza sopra detta. Spero che la nostra Regione, attraverso questo incarico sovraregionale e avendo la responsabilità anche per le altre Regioni, possa effettivamente giocare un ruolo.
Sulle quantità finanziarie, non conosco in questo momento quale sia il progetto più generale; conosco quanto è stato presentato da parte dell'Italia, delle nostre Regioni ed è quello che ho cercato di comunicare al Consiglio.
Detto questo, dal ritorno da Lione del nostro gruppo chiederemo alla Commissione competente di dare un'informazione alla stessa rispetto a quella che è stata l'elaborazione dei progetti che questa mattina ho riassunto, alla definizione dei progetti ed alle prospettive reali in vista della riunione del 28 febbraio.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Bresso. Chiezzi e Dameri.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

b) Convocazione Commissione Regolamento


PRESIDENTE

Informo il Consiglio che la Commissione Regolamento è convocata oggi pomeriggio alle ore 12,30 presso la Sala Morando al secondo piano presieduta dal Vicepresidente del Consiglio, Grosso. I Consiglieri che fanno parte di tale Commissione sono pregati di ritirare la convocazione e di dare conferma della loro presenza, trattandosi di una riunione importante sulla problematica delle nomine che dovremo affrontare nel pomeriggio.


Argomento: Organizzazione turistica

c)Discussione ordine del giorno sulla crisi del settore turistico


PRESIDENTE

Informo altresì il Consiglio che copia dell'ordine del giorno inerente al turismo, presentato dalla Giunta, è stata messa nelle caselle postali dei Capigruppo. Verrà iscritto domani all'o.d.g., dei Capigruppo per la prossima seduta consiliare.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 55: "Sottoscrizione dell'aumento di capitale della Texilia S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 55, di Qui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con il progetto di legge che si propone all'approvazione di 1 Consiglio, la Giunta - nel quadro degli interventi rivolti alla razionalizzazione dell'assetto delle società a partecipazione regionale e al riordino di quel comparto - intende dare piena attuazione alle previsioni, di cui alla legge regionale 3 agosto 1984 n. 47 e successive modificazioni ed integrazioni, con la quale fu autorizzata la costituzione della Texilia S.p.A., ed, in particolare, a quanto previsto dal secondo comma dell'art. 4 della legge stessa che impegna la Regione ad esercitare - nel caso di aumenti del capitale - il diritto di opzione per mantenervi la maggioranza azionaria assoluta.
La sottoscrizione dell'aumento viene proposta con modalità - concordate con l'amministrazione della Società stessa - che prevedono, oltre ad un limitato conferimento in numerario, anche il conferimento di beni mobili ed immobili con le modalità previste dall'art. 2343 del Codice Civile.
Si tratta, rispettivamente, di attrezzature di proprietà regionale, già in uso alla Società e di una quota di proprietà indivisa dell'immobile pure di proprietà regionale - in cui la Società ha sede ed opera.
Rispetto a tale immobile, mentre il conferimento immediatamente operativo è limitato alla quota necessaria a coprire il residuo valore delle azioni che si sottoscrivono, il disegno di legge autorizza anche il conferimento delle ulteriori quote di proprietà in occasione di futuri aumenti di quel capitale sociale fino al completo esaurimento del valore dello stabile.
Tale autorizzazione ha lo scopo di consentire la tempestiva sottoscrizione di prevedibili futuri aumenti.
La I Commissione consiliare ha preso in esame il disegno di legge, di cui si tratta, e vi ha apportato, dopo attenta e approfondita discussione alcune modificazioni sia sostanziali che formali, approvandolo poi a maggioranza.
La modificazione sostanziale concerne l'art. 2 in cui, dopo le parole "la Giunta è altresì autorizzata" è stata aggiunta la frase "sentitala Commissione consiliare competente" ed è volta a mantenere in capo al Consiglio - di Cui le Commissioni sono espressione l'esercizio della potestà statutaria primaria in fatto di partecipazioni regionali e di patrimonio.
Le modificazioni formali sono prevalentemente dirette ad uniformare il testo alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica degli atti legislativi, fu considerazione dell'esigenza di conservare alla Regione l'attuale quota di partecipazione alla Società e delle valenze di razionalizzazione e riordino recate dal disegno di legge, se ne raccomanda l'approvazione da parte di questo consesso.



PRESIDENTE

Se la Giunta non intende intervenire, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bortolin. Ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo voterà a favore del progetto di legge n. 55. Vogliamo però ricordare che permangono i dubbi sulle procedure che sono state seguite per l'aumento di capitale di questa società. Sollecitiamo quindi la Giunta affinché, nel momento in cui perfezionerà gli atti di aumento del capitale e ricapitalizzazione della Società Texilia, informi correttamente la Commissione e tenga conto delle richieste che in quella sede sono state avanzate.
Per quanto riguarda Texilia, il nostro voto è senza dubbio favorevole in quanto riteniamo che l'attività che questa società svolge, non soltanto per il biellese, ma a livello regionale, sia quanto mai positiva e vada potenziata.
Nel sottolineare ancora una volta la richiesta di attenzione da parte del Consiglio e della Giunta, ribadisco il voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'atto che sta compiendo il Consiglio con l'approvazione dell'aumento di capitale a Texilia, che sostanzialmente è un apporto che deriva dalle proprietà regionali dell'immobile, è un fatto molto importante. Texilia S.p.A., rappresenta infatti, un modello di iniziativa mista in cui il momento pubblico mantiene un ruolo importante, non solo un ruolo sussidiario di apportatore di fondi.
Sarebbe forse stato utile ed interessante avere una nota sul percorso intrapreso da questa iniziativa di formazione professionale dal 1984, per capirne l'impianto, la validità delle ragioni, il rapporto con i privati.
Rapporto che non è sempre facile, perché ci sono dei privati molto dinamici, molto capaci, con una volontà di affermare un ruolo di indirizzo in modo molto determinato.
Tuttavia, mi sembra utile e doveroso un rafforzamento del capitale sociale in quanto risolve un problema che nella fase di fondazione e nei successivi passaggi non si era riusciti a definire.
Il Gruppo socialista dà voto favorevole, ma raccomanda che, in occasione di questi momenti, si sappia sempre cogliere l'operatività,lo stato dell'arte in questo campo che Texilia sta sviluppando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Il Gruppo democristiano, nel dare voto favorevole, sottolinea in particolare l'importanza di questa delega che consente alla Giunta di essere immediatamente presente in occasione dell'aumento di capitale, al contrario di quanto accade, purtroppo, di solito con le nostre lunghe procedure.
Ha ragione il Consigliere Tapparo quando dice che varrebbe la pena di fare una illustrazione analitica dei progetti e delle opere di Texilia.
Attualmente il "fatturato" è di circa 5 miliardi; la Regione partecipa, per la formazione professionale, con una spesa di circa 600 milioni, mentre gli altri 4,5 miliardi sono ormai di gestione propria. Con i nuovi aumenti di capitale la Regione si assesterà definitivamente al 68% su un capitale di 7,5 miliardi: credo sia una posizione sicura per il futuro per quanto riguarda la partecipazione pubblica, almeno per un decennio.
Il conferimento dell'immobile, d'altra parte, non comporta alienazione perché rimane nella società dove la Regione ha appunto il 68%. Vi sarà inoltre, una liquidità di 1 miliardo sottoscritto da privati. I programmi futuri vedranno questa società gestire un fatturato annuo attorno ai 10 miliardi che, nel campo della formazione professionale, dell'innovazione della tecnologia e dei servizi non è cosa da poco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, nell'esprimere il voto sostanzialmente favorevole del nostro Gruppo, anche a nome del Capogruppo Majorino, su questa sottoscrizione dell'aumento di capitale, ho qualche perplessità di carattere tecnico che spero l'Assessore e il Presidente vorranno cortesemente chiarirmi Questa perplessità è in merito al tenore dell'art.
2, in quanto dice: "al fine di conservare la quota regionale di partecipazione alla Società, la Giunta è altresì autorizzata ad acquisire nuove azioni emesse dalla società in esecuzione di futuri aumenti del capitale sociale" - quindi c'è già una proiezione futura di possibilità di altre sottoscrizioni fino alla concorrenza del residuo valore dell'immobile di proprietà regionale, in cui ha sede la Società e questo è un chiarimento, diciamo una sottolineatura che secondo me può essere comprensibile - "conferendo, a tal fine, ulteriori quote di proprietà dell'immobile stesso, con le modalità di cui al terzo comma dell'art. 1".
Modalità che dicono soltanto che la valutazione è effettuata a norme dell'art. 2343 del Codice Civile.
Mi chiedo se è del tutto legittimo che il Consiglio regionale vada a preordinare, con questo art. 2, la possibilità di sottoscrivere delle quote di capitale sul valore di un immobile che un domani può essere oggetto anche di variazione di valore per motivi extracontingenti alle volontà, non tanto politiche del Consiglio, quanto pratiche. Poniamo il caso di un incendio (teoricamente non si può più fare un aumento di capitale) o viceversa, che aumenti improvvisamente il valore di quell'area. Quindi è una richiesta di delucidazione di carattere tecnico.
Volevo soltanto sapere se si deve intendere che sussiste già una perizia, e quindi la frase va intesa come: "nei limiti di quel valore di perizia", oppure se nel futuro si debba poi fare un 'ulteriore perizia per acquisire eventuali nuovi valori di proprietà. In conclusione, mi chiedo se non sarebbe meglio stoppare l'art. 2 limitando la possibilità di futuri aumenti di capitale ad altre eventuali necessità.



PRESIDENTE

Volevo solo ricordarle che siamo in fase di dichiarazione di voto.



ZACCHERA Marco

Va bene, volevo solo far presente questo. La mia è una preoccupazione di legittimità, dopodiché la valutazione è positiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, il Gruppo liberale esprime voto favorevole sul provvedimento relativo a Texilia e lo fa con convinzione perché è un'esperienza positiva e coraggiosa. Positiva per i risultati e coraggiosa perché ha voluto esplorare il terreno difficile del rapporto con il privato in termini non subalterni, ma neppure velleitari. Questo è il problema che sostanzialmente poneva il collega Tapparo.
Lamento anch'io (come ha lamentato, seppure non in modo esplicito, il collega Squillario) che non ci sia stato spazio, occasione di confronto sul contenuto e sulla qualità del lavoro che questa società realizza. E questo non tanto per aumentare o diminuire le ragioni del nostro consenso sul provvedimento, ma perché a me sembra interessante che, dalle esperienze che si fanno (sia da quella di tipo positivo, ma anche da quella di tipo non positivo; in questo caso l'esperienza è di tipo positivo), si riportino nella cultura di governo della nostra Regione quegli elementi che ci aiutano a superare aree di arretratezza, di approccio culturale rispetto alle problematiche. La nostra Regione, in termini di formazione professionale, è quella maggiormente caratterizzata, a livello nazionale dall'approccio più arretrato, di tipo assistenziale, pauperistico e poco aperto al rapporto con il privato. Non mi sembra, quindi, fuori luogo che la Giunta voglia riflettere sull'opportunità di sottoporre ad un esame preciso, puntuale, l'esperienza Texilia al fine di estenderla ad altri aspetti della formazione professionale oltre che dell'innovazione tecnologica, affinché questi ci aiutino ad uscire da quella scomoda posizione che ci pone, a livello qualitativo, su un piano molto basso, ma che ci pone, purtroppo, sul piano dell'esposizione finanziaria a dei livelli tali, ai quali nessun'altra Regione ha mai ritenuto di dover accedere. E questa, come voi sapete, è una delle ragioni storiche delle difficoltà di bilancio di questa nostra istituzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Signor Presidente, esprimo il voto favorevole del Gruppo dei Verdi all'aumento di capitale della S.p.A. Texilia. Conosco in parte l'attività di questa società. Penso che sia una di quelle esperienze di partecipazione regionale che meritano di essere valutate e sostenute. In questo caso l'aumento di quote di capitale avviene, come leggo nell'art. 1 "attraverso il conferimento al capitale sociale dei beni mobili di proprietà regionale concessi in uso alla Texilia S.p.A.". Credo che l'esperienza di Texilia appunto per quanto riguarda la formazione professionale, l'innovazione tecnologica e l'industria tessile del biellese, sia una esperienza - come ha detto il collega Marchini - da giudicare in modo positivo e sia da valutare eventualmente se vi sono altri settori in cui estendere questa esperienza.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
ART. l -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 33 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43.
hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge: L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Piani pluriennali

Esame progetto di legge n. 60: "Proroga ed aggiornamento del Piano di sviluppo regionale e del programma pluriennale di attività e di spesa 1988/1990"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 60, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la I Commissione nella seduta del 24 gennaio scorso ha preso in esame il progetto di legge n. 60: "Proroga ed aggiornamento del Piano di sviluppo regionale e del programma pluriennale di attività e di spesa 1988/1990" presentato dalla Giunta regionale in data 12/12/1990.
Lo Statuto prevede, nel Titolo IV, che la Regione adotti il Piano regionale di sviluppo ed il Programma pluriennale di attività e di spesa e nel Titolo II, dà mandato alla Giunta di predisporre gli strumenti di programmazione da sottoporre all'approvazione del Consiglio.
La L.R n. 43/77 "Procedure della programmazione" prevede, dal canto suo, che la Giunta predisponga - entro quattro mesi dalla data della propria elezione - la proposta di Piano di sviluppo.
La Giunta regionale, attraverso le dichiarazioni del Presidente, ha espresso, durante la seduta di Commissione del 25/10/1990, la volontà di attuare il dettato statutario, ritenendo importante che i propri orientamenti, espressi nel documento programmatico, vengano tradotti operativamente in un Piano di sviluppo in tempi il più possibile ristretti evitando che un periodo di vuoto normativo possa prolungarsi eccessivamente.
La Giunta regionale ritiene che tali adempimenti siano peraltro condizionati dal sorgere di nuovi elementi.
La legge n. 142/90 di riforma del sistema delle autonomie locali determina attualmente una fase di transizione di non poca rilevanza andando a toccare un ampio spettro di funzioni tra loro collegate e rendendo necessario rivedere ed innovare il sistema legislativo regionale in molte materie tra le quali la programmazione economica.
Uno dei primi obiettivi sarà quindi la revisione della legge n. 43. Già nel 1989 si erano avviati lavori in tal senso e Si erano svolti - in collaborazione con l'IRES - degli incontri specifici su questo tema ponendo a confronto le opinioni di amministratori, studiosi e ricercatori.
In quell'occasione si era registrato un clima di attesa rispetto ai provvedimenti statali che si dovevano concretizzare nella legge n. 142.
Oggi la L.R. n. 43 è sostanzialmente inapplicabile, sia per quanto riguarda le procedure sia per quanto riguarda i referenti; i Comprensori sono stati aboliti e - se si è esplicitato il ruolo delle Province in materia di programmazione - rimangono ancora da definire il ruolo e le funzioni della città metropolitana. Soprattutto in un contesto come quello piemontese, in cui gran parte delle risorse è concentrata nell'ambito torinese, tale definizione riveste una importanza che non può essere sottovalutata e da cui non è pensabile di poter prescindere.
In questa fase sembra poco opportuno, secondo la Giunta, attendere i tempi, che è facile prevedere per lo scioglimento di tutti i nodi politici ed istituzionali legati all'applicazione della legge n. 142, senza cercare di tradurre i propri obiettivi programmatici in strumenti operativi.
Per queste ragioni, la Giunta, valutati il Piano regionale di sviluppo ed il Programma pluriennale di attività e di spesa 1988/1990, li ha trovati, da un lato, largamente corrispondenti agli indirizzi programmatici della Giunta stessa e, dall'altro ha constatato che l'impianto dei documenti rimane ancora valido, considerando che una nuova articolazione degli stessi e nuovi raccordi con il bilancio saranno da definire in sede di reVisione della L.R. n. 43 e della connessa legge di contabilità.
In una fase di transizione come l'attuale, che non vede ancora operativamente definiti i compiti ed i ruoli dei diversi enti nel campo della programmazione, la Giunta regionale ritiene inopportuno por mano nel complesso alla L.R n. 43, la quale è stata invece concepita in un momento di definizione chiara di ruoli istituzionali, oggi modificati. Ritenendo però necessario poter comunque disporre sin da ora degli strumenti di programmazione, la Giunta propone l'integrazione delle procedure della L.R n. 43 con la presente legge, la quale configura il caso di proroga ed aggiornamento di documenti formalmente scaduti, caso sinora non previsto.
Il disegno di legge è composto da due articoli che prevedono la possibilità di prorogare e di aggiornare il Piano regionale di sviluppo ed il Programma pluriennale di attività e di spesa 1988/1990 e ne stabiliscono le condizioni e le procedure di presentazione e di approvazione.
Dopo attento esame, la I Commissione ha approvato a maggioranza il provvedimento di cui si tratta, apportando al testo presentato dalla Giunta alcune modificazioni di carattere meramente formale, volte, in particolare a meglio precisarne il contenuto nonché ad uniformarlo alle disposiziOni ministeriali in materia di formulazione tecnica degli atti legislativi.
In considerazione della rilevanza del disegno di legge, al fine di consentire alla Giunta di tradurre in tempi, il più possibile ristretti, i propri obiettivi programmatici in strumenti operativi, se ne raccomanda l'approvazione da parte di questo consesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Coppo.



COPPO Ettore

Signor Presidente, intervengo per motivare l'astensione, tra l'altro già annunciata in Commissione. Svolgo due considerazioni.
Da un lato, è un passaggio inevitabile predisporre la possibilità di una proroga e di un aggiornamento del Piano di sviluppo regionale; è infatti vero che la legge n. 142 comporta una revisione legislativa sulle procedure della programmazione regionale, dunque sulla formazione del Piano.
La seconda considerazione, quella che ci spinge all'astensione, è che il complesso degli adempimenti, non solo diretti, ma anche indiretti, che derivano alla Regione dalla legge n. 142, subisce un grave ritardo inoltre, non appare ancora un disegno concreto e chiaro per rispettare i tempi necessari alla revisione legislativa di cui stiamo parlando.
Tra gli adempimenti diretti è stato presentato il disegno di legge sulla funzione e composizione dell'attività di controllo da parte della Regione; per tutto il resto, anche le nostre Commissioni sono ancora su un piano di ordinamento generale dei problemi da affrontare. Tuttavia avevamo sottolineato che, accanto a questi adempimenti diretti imposti dalla legge n. 142, vi era il problema assai complesso di affrontare alcune leggi regionali di fondo: la legge n. 43, n. 56 ed altre ancora che richiedevano un impegno specifico. Avevamo suggerito che forse era necessario affrontarle in un gruppo di lavoro specifico o in una Commissione specifica, proprio per evitare di essere costretti a operare troppo a lungo con strumenti ormai inapplicabili. E' il caso, ad esempio, della legge n.
43.
Dunque, la nostra astensione ha anche il significato di sollecitare una visione non burocratica e non passiva degli adempimenti della legge n. 142 ma di utilizzare invece le proroghe - che con questo disegno di legge si consentono - per procedere effettivamente ad una revisione delle procedure di programmazione e non per evitarne i vincoli dal punto di vista del controllo e della partecipazione democratica, innanzitutto degli enti locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo

Il Gruppo consiliare della DC voterà a favore di questo disegno di legge, in quanto costituisce un passo essenziale, peraltro da tempo annunciato, nel processo di adeguamento degli strumenti operativi e Programmatori della Regione.
Questa proroga non può certo essere considerata un arretramento o una inadempienza, in quanto si prende atto che il procedere senza l'assunzione delle importanti novità istituzionali e strutturali, che stanno per modificare il volto della Regione, avrebbe soltanto l'effetto di provocare confusione e blocchi operativi.
La maggioranza ha presentato, all'insediamento della Giunta, un programma completo, articolato ed adeguato ai problemi di sviluppo della nostra Regione e che, con tempestività, annunciava la volontà di razionalizzare le procedure ed adeguarle agli indispensabili cambiamenti istituzionali.
Tale programma traeva spunti fondamentali dal Piano di sviluppo 1988/1990 e, pur annunciando nuove volontà, non può essere considerato incompatibile con lo strumento attualmente vigente che potrà, nel frattempo, essere aggiornato per le parti non più efficaci, in attesa che vengano concretizzati i nuovi strumenti di lavoro e si possa aprire una diversa fase di programmazione.
Non mi pare si possano registrare ritardi nel cammino verso questi assetti rinnovati perché tutta la prima fase di attività della Giunta e del Consiglio regionale è stata concentrata nel rendere il tavolo il più possibile sgombro per poter avviare una riflessione ampia e completa sui compiti futuri della Regione.
L'assestamento della situazione finanziaria con scelte solo in parte severe, anche se con una precisa finalizzazione sociale, l'avere comunque deciso, con il progetto di bilancio in esame e che concluderà questa fase iniziale, di non premere la leva fiscale al massimo l'avvio delle procedure di rinnovo degli enti e l'ampliamento della presenza della Regione in nuovi organismi, l'attuazione di scelte fondamentali in materia di ambiente e viabilità, anche se sono state decisioni assunte sotto la morsa di una forte urgenza, ma sempre in coerenza con il Piano, indicano la volontà precisa di creare le condizioni di massima operatività con il conseguimento di risultati amministrativi rilevanti e la volontà di aprire con rapidità una fase più accentuata di riforma istituzionale, per la quale la Giunta e l'Assessore competente hanno già iniziato l'attività di proposta.
Le occasioni e le responsabilità sono molte. Occorre definire il nuovo quadro derivante dalla 142. Anche in questo caso non si deve drammatizzare il ruolo e la funzione dell'area metropolitana, che è il passo più datato ed ormai superato nella cultura e nell'esperienza europea e mondiale: probabilmente, quindi. è da cancellare dal testo legislativo nazionale. Non sarebbero pertanto comprensibili tensioni e ritardi perché ci sono questioni forti che devono essere affrontate, come il trasferimento di competenze alle Province ed il conseguente riesame della legge n. 56, come la legislazione relativa ai consorzi, che possono diventare lo strumento più adeguato per creare il consenso democratico e l'indispensabile cultura gestionale per l'accorpamento e la fusione dei più piccoli Comuni, come la tutela delle aree montane, rilevanti per il territorio e l'ambiente e per la questione sociale di marginalizzazione delle popolazioni insediate.
Ma esistono all'orizzonte, oltre alla legge 142, già operante, altre importanti trasformazioni in arrivo: la legge sul ciclo delle acque, che sconvolgerà un settore essenziale dei servizi ai cittadini: la rivoluzione nella sanità, non tanto per la rizonizzazione delle UU.SS.SS.LL., quanto per l'eventuale trasferimento in blocco del settore alle Regioni; il cambiamento delle regole finanziarie che, timidamente avviate verso l'autonomia impositiva, dovranno assumere sia una più cospicua dimensione quantitativa sia l'affermazione di una cultura della responsabilità necessaria per non provocare danni od arresti all'azione amministrativa.
Ed è in questo contesto di tutela della funzionalità della Regione e dei diritti dei cittadini alla trasparenza e all'efficienza che si deve affrontare l'altra grande questione: l'applicazione della legge n. 241 che non può essere disgiunta dall'esame dei nuovi processi di programmazione.
La riduzione dei tempi, la precisa definizione degli obiettivi, ai quali conseguono le responsabilità gestionali, sono un diritto dei cittadini, ma anche degli amministratori. La ridefinizione delle competenze e delle responsabilità non è necessaria solo ad un migliore funzionamento dell'ente, ma anche alla rifondazione dell'attività politica, giacché nuovi strumenti istituzionali che non incidano sull'organizzazione del potere e sulla rifondazione etica della politica sono inutili e mistificanti.
Queste complesse nuove occasioni, che possiamo tutte percorrere con provvidenziale contestualità, ci affidano un compito al tempo stesso esaltante e di grande responsabilità. E' un cammino che dovremmo percorrere con rapidità, ma anche con prudenza, senza la presunzione, spesso paralizzante, di soluzioni definitive.
In modo diretto e specifico, mi sembra opportuno sottolineare che se la legge n. 43 è diventata in sostanza inapplicabile, ad esempio perch centrata sui comprensori, lo è ancora più perché non tiene conto delle novità istituzionali che si affacciano e perché contempla un impianto così vasto e macchinoso che tradisce una cultura onnicomprensiva con effetti quindi, di appesantimento burocratico, di tempi impercorribili perch sfioranti l'eternità, di svuotamento sostanziale di una programmazione che Si voglia veramente operativa.
I nuovi strumenti non potranno più percorrere queste strade.
Mi pare opportuno che si torni a meditare la L.R. n. 16 del 1989 che teneva già conto delle prime novità che avanzavano e che, purtroppo, finora è rimasta inattuata. E' uno strumento più agile ed è una buona base di partenza per costruirvi una nuova organizzazione che dovrebbe fondarsi su: mancanza di centralismo burocratico, maggiore snellezza,centratura sui progetti di settore e sui piani di spesa regionale, coinvolgimento nelle responsabilità attraverso l'assemblea dei sindaci per aree di programma che possono fare riferimento in futuro ai costituibili circondari nell'ambito delle Province, facendoli diventare un efficace momento di collegamento operativo senza l'appesantimento burocratico di un nuovo ente.
Potrebbe essere anche l'ambito di una diversa articolazione delle decisioni di spesa: alla Regione, la definizione dei propri obiettivi di settore delle quantità finanziabili mobilitali, dei riparti da assegnare per area alle autonomie locali le decisioni di assegnazione locale. Si stroncherebbero in tal modo gli interventi inutili perché il controllo delle autonomie locali è molto più efficiente e più facilmente autocoordinabile; si stroncherebbe il rischio della parzialità contribuendo potentemente all'equità e alla rivalutazione delle decisioni politiche. Una base di sperimentazione potrebbe essere, nel breve periodo, la riscrittura in atto della legge n. 18.
Si tratta, ovviamente, solo di alcune ipotesi che però dimostrano come sia estensibile la facoltà di rinnovamento delle procedure operative della Regione.
Sono certo che questo spirito rinnovatore appartenga alla volontà della Giunta e della maggioranza e che, quindi, approvato il bilancio, possa diventare totale l'impegno di riscrittura degli impegni e delle modalità di lavoro della Regione.
Mi consenta la Giunta, in conclusione, di proporre alla sua valutazione un'ulteriore proposta. I cambiamenti che si preparano e che sono indispensabili sul piano istituzionale, le questioni economiche e sociali che stanno prepotentemente prendendo corpo in Piemonte, dalla crisi di settori economici strategici alle serie mutazioni demografiche, richiedono una forte riflessione, richiedono soprattutto la consapevolezza che non sono sufficienti le sole energie istituzionali della Regione. Perché non convocare, allora - mi si consenta i termini- gli Stati generali del Piemonte? Da tutti, operatori pubblici e privati, possono venire, non solo gli spunti programmatici, ma anche la solidarietà e le responsabilità per far crescere, sì, la Regione, ma soprattutto il Piemonte.



PRESIDENTE

Mi sembra un'ottima idea quella di convocare gli Stati generali.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Quando si ha fretta bisognerebbe avere l'accortezza - mi riferisco al relatore - di non introdurre delle questioni così stimolanti, anche perch se così lasciate, possono sembrare un pensiero generalizzato, mentre così non è. Dalle cose che sono state dette avverto, in primo luogo, una rinuncia della Regione a contestare la legge n. 142. Siccome la politica è un eterno divenire e posto che la legge n. 142 dovrebbe essere, in un sistema di riorganizzazione dei sistemi, il capitolo due di un'altra legge la n. 141, che doveva trattare il rapporto Stato-Regioni, non avverto a sufficienza, da parte dei precedenti interventi, l'esigenza di porre il problema in termini, non temporali e funzionali, ma politici. Un collega liberale di una Regione meno importante della nostra ha posto sul tappeto il problema del rinvio dell'attuazione della legge n. 142, non solo in termini di tempo, ma in termini di congruità rispetto a quella che ormai viene considerata un' esigenza indifferibile, cioè il rilancio e la rifondazione delle Regioni.
Il problema è questo, altrimenti ci riduciamo ad essere gli organizzatori del nostro funerale. Qualcuno avrà un funerale di prima classe, molto ben organizzato, accompagnato da musiche di Mozart; qualcuno si accontenterà di un funerale paesano, con i parenti dietro. A questo punto, mi chiedo se sia il caso Assessore competente - di utilizzare le nostre risorse per realizzare al meglio il nostro funerale. Ho l'impressione che questo funerale vada, come per tutti gli altri funerali rimosso come problema e allontanato nel tempo; per quanto possibile cerchiamo di trasformare questo momento in un momento, non di funerale, ma di composizione. Ritengo che, in queste occasioni, un segnale alla Giunta che è responsabile della riflessione, debba essere dato e che quindi la Giunta stessa debba sapere che almeno da parte di qualche forza politica (sicuramente dalla nostra) c'è la disponibilità a capire ed a sostenere qualche atto, non di latitanza, ma di coraggio, che magari viene visto come latitanza totale.
L'importante è che si sappia descrivere questi atteggiamenti come assunzione di responsabilità, e non latitanza, rispetto alle scadenze.
L'ultima enunciazione, che è stata apprezzata dal Presidente del Consiglio mi ricorda che su queste questioni riflettiamo da molti anni, ma non arriviamo mai al dunque perché ci manca la capacità di arrivare al dunque di natura istituzionale. Il ragionamento in merito agli Stati generali era stato una delle conclusioni a cui si era pervenuti quando si è ipotizzata la soppressione dei Comprensori, i quali avevano rivelato il loro tallone d'Achille nell'essere delle istituzioni e quindi hanno riproposto sul terreno della programmazione il terreno della politica e del potere, che è una cosa diversa. Quindi, l'ipotesi della L.R n. 16, che il collega ha voluto apprezzare, ha sostanzialmente recuperato l'esigenza che la Regione avesse una propria capacità di lettura del territorio e di verifica delle ricadute dell'intervento sul territorio, senza però che questo desse luogo ed istituzione alla riapertura del gioco antico della politica. In quella fase si era immaginato ragioniamo ormai in termini di dieci anni - che la programmazione dovesse proprio prevedere questo momento nella sua normazione e cioè che la programmazione dovesse produrre un istituto che era la Conferenza annuale sulla programmazione affidata al Consiglio. Il che significa un ufficio, non significa un'occasione d'incontro; significa che la programmazione viene vista soprattutto come un momento di verifica tra società civile ed istituzioni locali, regionali in primo luogo, in un confronto permanente che poi si formalizza in quest'aula, sotto la presidenza della collega, in cui queste vicende si istituzionalizzano, ma che di fatto consentono la nascita di uno snodo attraverso il quale le ragioni della programmazione, ma anche le conseguenze della programmazione vengono contestualmente e perennemente verificate.
Questo intervento, anche troppo lungo, per dire cosa? Certamente noi siamo d'accordo sul provvedimento, però cogliamo l'occasione, visto che il re latore ha voluto porre delle questioni così stimolanti, per assicurare alla Giunta il nostro sostegno rispetto alle decisioni che andrà ad assumere. Sulla legge n. 142 riteniamo, per esempio, che se una Regione pu porre qualche posizione avanzata, questa è proprio la Regione Piemonte perché la nostra - lo ripeto per l'ennesima volta - è una Regione che è nella testa dei cittadini e nella Sua storia, quindi ha la possibilità di contare su una comprensione e su un consenso a valle. Ho difficoltà a capire una cosa del genere, ad esempio, per il Lazio. Il Lazio non esiste esiste Roma con le borgate fuori porta. Il Piemonte non è così. Il Piemonte è una Regione-Stato e se si vuole riaffermare, in questa fase di trasformazione, l'esigenza che .nasca la Regione-Stato, se c'è una Regione che ha tutti i titoli storici, culturali, socio-economici, strutturali, per affermare questa posizione, è sicuramente la nostra. Quindi, chiediamo alla Giunta di procedere con puntualità, con senso dello Stato, agli adempimenti che la legge ci pone. Questo, però, non toglie che il senso dello Stato nei confronti dello Stato debba essere un prezzo pagato solo su un versante e non anche sul senso dello Stato-Regione che diventa, a mio modo di vedere in chiave europea e alla luce della legge n. 142, sempre di più lo snodo sul quale si deciderà che tipo di società avremo nel futuro.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marchini, per questo intervento estremamente stimolante.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Pier Paolo, Presidente della Giunta regionale

L'aver posto sul terreno la modifica della legge sulla programmazione ha stimolato interventi di ampio respiro sui quali noi rifletteremo.
Come Presidente della Giunta, voglio porre in evidenza due aspetti. La legge che abbiamo proposto tende a rilanciare la programmazione. Lo dico soprattutto al Consigliere Rivalta: mi dispiace che non sia presente perch su questo tema egli aveva espresso il dubbio che non ci fosse tale volontà da parte nostra. Vorrei mettere in rilievo che il disegno di legge ricollega la norma statutaria al Piano di sviluppo e crea le condizioni affinché lo si possa aggiorna re, anche con la vigente normativa così modificata, come programma della Giunta regionale operativo entro termini ragionevoli e non con distacco dal Piano di sviluppo, dall'insediamento che, nella nostra Regione, purtroppo, è stato storico e tradizionale.
Vorrei che questo aspetto, che avevo esposto il 25 ottobre nella riunione di Commissione e che era stato generalmente apprezzato da tutti, venga recepito nella sua essenza proprio in questa occasione.
Per quello che riguarda la nostra volontà ad operare rapidamente assicuro che stiamo già lavorando ed opereremo in modo da proporre al Consiglio questo aggiornamento e quindi a dibattere, nel concreto in questa fase, le prospettive della nostra Regione.
Il problema della legge n. 142 è già stato posto al centro della discussione in due interventi. In primis, nell'intervento del Consigliere Ferraris, che peraltro ha fatto un discorso più ampio sulla programmazione regionale in atto e sullo sforzo dell'amministrazione regionale di essere presente nella gestione della programmazione e dello sviluppo della nostra Regione in tutti i livelli.
E' stato toccato il problema operativo della riforma della legge n.
142. Vorrei dire al Consigliere Marchini che non sarei così pessimista certo, la legge n. 142 non è orientata sulla Regione, ma attribuisce a noi soltanto il potere ordinatorio di cui all'art. 3, ci dà grandi responsabilità, quindi sta a noi non creare, nella gestione e nell'applicazione, un'attuazione che crei il nostro funerale, ma semmai che crei le condizioni per una rivitalizzazione del ruolo della Regione. Questo ruolo si giocherà nel modo in cui la legge n. 142 sarà attuata a livello piemontese. Devo dire che la Giunta sta lavorando e l'Assessore è particolarmente impegnato in tal senso; ha anche partecipato ad una apposita conferenza Stato- Regioni a livello nazionale sullo specifico delle aree metropolitane. Ma riuscire in questo ruolo non dipende soltanto da questo aspetto; dipende anche dalla capacità che avranno le Regioni di portare avanti la riforma regionale. Il disegno di legge già presentato a suo tempo dal Ministro Maccanico dovrà essere ripresentato, soprattutto modificato per quello che riguarda la parte dell'autonomia finanziaria la quale non può essere soltanto l'area impositiva: deve essere anche una diversa distribuzione delle risorse, soprattutto di quelle che si producono in Regioni che hanno una specificità come la nostra. Quindi, una distribuzione di quote e di tributi erariali, come previsto originariamente dalla Costituzione, anche alle Regioni a Statuto ordinario.
Se così sarà, se porteremo avanti - noi ne abbiamo tutta l'intenzione il discorso a livello nazionale, rivendicando il ruolo della Regione allora questo grosso discorso che si fa oggi sulle Regioni potrà diventare concreto. Si potrà, quindi, superare una contraddittorietà che è in atto che è una dichiarazione di principio sul ruolo delle Regioni da estendersi svilupparsi, che è un atteggiamento concreto, tutto opposto, sulle leggi finanziarie che vanno invece a taglieggiare le possibilità reali e concrete di operare delle Regioni.
Dobbiamo uscire da questa contraddizione. Per giovedì prossimo è convocata una conferenza Stato-Regioni a Roma, al CINSEDO. Come Presidenti delle Giunte regionali dedicheremo tutta la giornata ad un lavoro di coordinamento e di azione; c'è la volontà, da parte delle Regioni, di concorrere con forza e di premere con forza perché si vada rapidamente alla riforma dell'istituto regionale che costituisca il completamento necessario della legge n. 142 e anche all'aggiustamento che Marchini ipotizza e che mi pare estremamente giusto.
Nel nostro programma avevamo puntato su due cose: rilanciare il peso del Piemonte e farlo contare di più. E' quello che stiamo facendo. Inoltre avevamo assunto anche l'impegno di coordinare e di operare meglio a livello del complesso delle autonomie locali, superando anche una legislazione vincolistica, creando, non uno scontro, ma un amalgama con i vari livelli e cerchiamo di operare anche a questo livello. Proposte interessanti e stimolanti potranno anche essere in questo senso valutate e colte, ma certamente la volontà di operare su questi due filoni ci anima ed è presente nel nostro lavoro.



PRESIDENTE

Nel ringraziare il Presidente della Giunta, auspico che nella sua piattaforma un po' rivendicativa nei confronti del Governo metta anche la questione della legge Mammì. Se tutto va nei confronti delle Regioni, come l'ultimo esempio Mammì ci dimostra, cerchiamo di essere molto decisi perché ho l'impressione che anche la gestione della legge n. 142 dovrà essere vista in rapporto ad una nuova riforma delle Regioni. Abbiamo parlato per mesi del parere che dovevamo dare e poi il Ministro ha applicato un altro articolo, ma credo che di questo parleremo presto in quest'aula.
Ringrazio il Presidente della Giunta che condivide lo sconcerto rispetto a questa vicenda.
Non essendovi altri interventi, possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART, l -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 48 votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri non ha partecipato alla votazione l Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 -Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 48 votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
Ricordo ancora ai Consiglieri che è convocata la Commissione Regolamento presieduta dal Vicepresidente Grosso.
La seduta riprenderà alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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