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Dettaglio seduta n.36 del 29/01/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute" pongo in votazione i processi verbali delle adunanze consiliari del 18 e 19 dicembre 1990 e 15 gennaio 1991. Se non vi sono osservazioni, i processi verbali si intendono approvati.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 190 dei Consiglieri Foco, Calligaro, Bresso, Marengo Bosio e Riba inerente i fatti avvenuti alla fabbrica di calzature "Alexandria" di Alessandria


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 190 alla quale risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

I fatti richiamati nell'interpellanza dai colleghi Consiglieri riguardanti il Calzaturificio Alexandria, che occupa circa 250 addetti hanno trovato una prima soluzione nell'accordo raggiunto fra le parti sociali presso la sede dell'Ufficio Provinciale del Lavoro di Alessandria in data 6 novembre 1990.
Premesso che degli aspetti relativi alle condizioni di lavoro dei dipendenti, della salubrità dei locali e di tutto ciò che ne consegue se ne sta ancora occupando l'Ispettorato del Lavoro e l'USSL territoriale possiamo sinteticamente dire, con riferimento all'accordo raggiunto nel novembre scorso, che da un lato le parti hanno ritenuto sproporzionato l'eco avuto dai fatti in discussione, e in questo senso richiamo quanto viene indicato nell'accordo stesso laddove si dice, fra l'altro, che "le parti ritengono la vicenda per certi aspetti totalmente sproporzionata alla reale, effettiva situazione esistente in azienda", e dall'altro per sempre nell'accordo, ribadiscono la necessità di ristabilire corrette relazioni industriali, evidentemente nella fattispecie.
Alla luce di quanto sopra, non posso che auspicare, come Regione e soprattutto come Assessorato, che l'accordo raggiunto nel novembre scorso fra le parti sociali partecipi alla instaurazione di quel corretto sistema di relazioni industriali, richiamato peraltro nell'accordo, base necessaria per un buon sviluppo dell'attività economica.
L'Assessorato si augura che non si addivenga ad altri fenomeni di questo genere e che l'accordo sottoscritto fra le parti sociali possa essere elemento propedeutico anche per instaurare corrette relazioni industriali e quindi non incorrere nella cosiddetta disavventura che è stata oggetto di una vivace presa di posizione nei mesi scorsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Ritengo che ci sia un problema di tempestività del dibattito in Consiglio per tutte le interpellanze e le interrogazioni. Noi Consiglieri cerchiamo, nei limiti del possibile, di intervenire con tempestività sui vari problemi che affrontiamo e questa interpellanza risale al 24 ottobre ed è stata presentata il 26 ottobre. Sappiamo che in quel periodo l'Assessore aveva gravi problemi di salute, però ritengo che si debbano trovare metodi e modi per essere tutti più vicini alla realtà regionale.
Non so se sia il caso di suggerire di fissare ogni tanto una sessione da dedicare alle interrogazioni e alle interpellanze. Effettivamente, anch'io potrei commentare l'accordo, come ha fatto l'Assessore. Quando c'è accordo fra le parti, non è sicuramente nostro compito rompere gli accordi, anzi dobbiamo far sì che il clima che si instaura in quelle occasioni favorisca anche successivamente corrette relazioni sindacali.
L'eco e lo scalpore, a suo tempo, non fu suscitato dall'interrogazione o dalle interpellanze; tra l'altro alcune sono anche state presentate a livello ministeriale e sollecitate in incontri e in riunioni con i lavoratori (le lavoratrici in questo caso) e le organizzazioni sindacali.
Quando ci si mette d'accordo si tende a stendere un velo. La pregherei Assessore, di voler seguire costantemente, attraverso i suoi uffici, questa realtà che non è esemplare per le relazioni che esistono tra datore di lavoro e dipendenti.
Il dirigente industriale ha cercato di forzare il picchetto. Non voglio dire che si sia trattato di un tentativo di investimento, però sicuramente sono stati urtati due operai e il fatto è diventato la punta di un iceberg nel senso che ha permesso di verificare le cattive condizioni di lavoro e il clima che si era instaurato all'interno della fabbrica: sono venuti fuori gli episodi incresciosi, gravissimi, che abbiamo evidenziato e denunciato con la nostra interpellanza. Ne va di mezzo la dignità dei lavoratori.
E' pertanto necessario continuare a seguire la vita del lavoratore all'interno della fabbrica, al fine che la libertà non si fermi ai cancelli della fabbrica. Torno a ripetere, e sono fermamente convinto, che l'eco che l'episodio ha avuto non sia stato per volontà degli interpellanti, sono stati i fatti stessi ad evidenziare questa realtà anomala in un comparto tra l'altro, che vede in questo periodo un'estrema attenzione da parte delle forze politiche, sindacali ed economiche. Come ricordava l'Assessore Cerchio nella sua risposta, abbiamo anche presentato un'interrogazione sulla chiusura del Calzaturificio Maggi di Castelnuovo Scrivia e risale all'altro giorno la chiusura e la liquidazione del Calzaturificio Ghezzi di Alessandria. Sono situazioni alle quali dobbiamo dedicare attenzione sia per quanto riguarda le relazioni sindacali sia per quanto riguarda il ruolo economico che è estremamente importante nella nostra realtà provinciale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 222 dei Consiglieri Riba, Marengo, Calligaro e Bosio inerente la situazione occupazionale agli stabilimenti Lepetit di Garessio


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 222 presentata dai Consiglieri Riba Marengo, Calligaro e Bosio.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Non per abusare della cortesia della Presidenza, vorrei ricordare al Consigliere Foco che l'interpellanza è stata presentata in data 26 ottobre 1990, protocollata in data 30 ottobre 1990, ed è pervenuta in data 8 novembre 1990 all'Assessore; ancorché il 6 novembre, per volontà delle parti, l'accordo è stato fatto e siamo lieti che con tempestività si sia instaurato questo rapporto. Mi auguro peraltro che tutta una serie di situazioni, che vertono i problemi dei calzaturifici, non faccia andare gli alessandrini in difficoltà di deambulazione! In merito all'interpellanza n. 222 si precisa quanto segue.
Il gruppo chimico-farmaceutico Lepetit occupa in Italia circa 1.500 addetti e nello stabilimento di Garessio, prima della riduzione di personale consistente in 110 lavoratori, occupava 273 addetti.
Il 19 settembre 1990 la società ha annunciato la chiusura del reparto CAF (cloramfenicolo) dal gennaio 1991, in quanto era stata decisa la sospensione della lavorazione di questo antibiotico che l'azienda produce sin dal 1949.
In seguito all'attuazione di questa decisione si è venuta a determinare un'eccedenza di 110 lavoratori.
Successivamente alla trattativa sindacale l'azienda ha presentato domanda di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione e ha attivato alcune iniziative per dare soluzione agli esuberi. In particolare ricordiamo che sono state recuperate circa 35 posizioni di lavoro presso lo stabilimento di Garessio, è stata offerta la possibilità di trasferimento presso altre aziende del gruppo, la possibilità del part-time ed è stato economicamente incentivato l'esodo volontario.
Tutte queste iniziative, risultate dalla trattativa sindacale, hanno comportato ad oggi una riduzione dell'esubero a circa 10-12 unità.
Le parti sociali, a cui pure abbiamo offerto la disponibilità del tavolo regionale come momento di confronto e di sintesi fra la parte sindacale, il Consiglio di fabbrica e l'azienda, hanno dichiarato che non ritengono per il momento necessario un nostro diretto coinvolgimento. A fronte di quotidiani coinvolgimenti in situazioni non indifferenti hanno espresso il desiderio di non essere coinvolti o forse di non essere coinvolti fin quando non ci saranno condizioni di chiusura di un rapporto più diretto fra le parti sociali, quindi il sindacato e l'azienda stessa.
Questo è quanto siamo in grado di riferire in ordine all'interpellanza n.222.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Ringrazio l'Assessore Cerchio che ha fornito un quadro dettagliato che riflette la situazione ad oggi della crisi della Lepetit. Per l'interpellanza poneva problemi di altra consistenza. Vorrei riferire brevemente di che cosa si tratta, anche se la questione è ben conosciuta dagli Assessori Fulcheri, Garino e Lombardi che sono stati convocati più volte nella Valle Tanaro.
La crisi occupazionale nella Valle Tanaro ha comportato in questi ultimi dieci anni la perdita di circa 4 mila occupati su un totale di 6 mila. E' una vallata di tipo industriale tradizionale, nell'ambito della quale non sta avvenendo la conversione industriale, ma sta avvenendo l'abbandono industriale. La Lepetit, che occupava 600 dipendenti ed era già scesa a 273, ha deciso la chiusura del reparto di produzione del cloramfenicolo in quanto tratta si di un prodotto di non grande pregio sul mercato (c'è la concorrenza della Cina e di altri Paesi che stanno producendo questi elementi chimici basilari; tuttavia è ancora molto utilizzato). Sulla base della disponibilità di occupati in Italia (sette stabilimenti), anziché trasferire a Garessio la produzione sostitutiva per mantenere l'occupazione, coglie l'occasione per dimezzare l'occupazione come premessa per eliminare quello stabilimento, ovvero ridurlo a quelle produzioni che da altre parti non si potrebbero trasferire, per cui tra poco si porrà anche il problema dell'inquinamento del Tanaro, perch rimangono quelle produzioni di tipo chimico che non hanno localizzazione altrove. Su questo richiedo l'attenzione dell'Assessore Cerchio e dell'Assessore Garino, dato che si tratta di un'azienda chimica che prima o dopo ci interpellerà anche su questa questione.
E' evidente che su 110 occupati si possono attivare i normali ammortizzatori sociali. Sono lavoratori di cinquant'anni, tra l'altro tutti esperti nella produzione (insomma non si tratta di una occupazione di tipo mediocre dal punto di vista qualitativo) che vengono incentivati ad abbandonare il posto perché è del tutto noto che se non utilizzassero questa condizione andrebbero eventualmente in cassa integrazione.
Successivamente andrebbero in pensione con una pensione dimezzata. Quindi sono sottoposti ad una condizione di pesante ricatto. Abitano in una vallata, per cui la mobilità verso altri stabilimenti nazionali non avrebbe senso. E questo problema lo pongo, perché un gruppo che ha gli impianti per occupare 270 persone, in una zona a tradizione industriale, non ha bisogno di esercitare mobilità sugli stabilimenti verso Milano o verso altre parti.
Il problema è anche questo. Le industrializzazioni rimaste nelle zone montane si contano sulla punta delle dita; per quanto riguarda la Provincia di Cuneo, c'è la Valle Tanaro; non conosco le altre realtà del Piemonte quella è l'unica per tutto il territorio del Piemonte sud e forse ci sarà qualche cosa nella Valle d'Ossola.
Non possiamo consentire che si sviluppi un processo di abbandono di quegli impianti perché la riutilizzazione del personale a Milano o da altre parti corrisponde soltanto al disegno di restringere l'utilizzazione occupazionale e degli impianti produttivi in quelle zone che hanno delle caratteristiche diverse. Qui deve subentrare l'interesse pubblico, il ruolo della Regione. Se non hanno chiesto il rapporto con la Regione è perché si sono trovati nella condizione di scegliere l'utilizzo a tamburo degli ammortizzatori sociali. D'altro canto è di ieri la notizia pubblicata sul giornale monregalese della risposta dell'on. Donat Cattin alla richiesta di cassa integrazione speciale: "Neanche all'Olivetti ci sarà la cassa integrazione, figuratevi se la faremo per voi".
Chiedo che la questione non si chiuda qui e che venga riesaminata adeguatamente con la Comunità montana e i Comuni interessati (Garessio Ormea, Lucento e Priola) e che con loro si considerino gli elementi che aggravano la realtà occupazionale della Valle Tanaro. Una volta tanto non si tratta soltanto di attivare degli ammortizzatori sociali. D'altro canto Si sa che l'ammortizzatore sociale, tra chi va in pensione e chi se ne va perché abbandona la valle e quant'altro, può essere utilizzato meglio che da altre parti, perché non produce l'effetto dell'impatto immediato di perdita del reddito o di gravissimi problemi su tutta la famiglia. Se ci fosse una assicurazione in questo senso verrebbe colto lo spirito e l'obiettivo con il quale fu presentata dal sottoscritto e dai colleghi Marengo e Bosio l'interpellanza; per il momento intendevamo richiedere l'attivazione di un intervento nella procedura, ma ormai sono passati tre mesi e quella evidentemente si è avviata. Oggi resta il problema di riconsiderare i doveri, i vincoli, i rapporti che tra la Regione e la Lepetit, gruppo mondiale con sette stabilimenti in Italia, si possono mettere in campo per sostituire alla produzione del cloramfenicolo altre produzioni trasferendole da altre parti, oppure utilizzando i nuovi reparti produttivi che quel tipo di stabilimento, quel tipo di industria attua a livello europeo e a livello mondiale.
Prego l'Assessore di dare una risposta immediata in merito a quest'ultimo punto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 233 del Consigliere Tapparo inerente la situazione del mercato del lavoro in Provincia di Torino


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 233 presentata dal Consigliere Tapparo.
Risponde l'Assessore Cerchio che si ricollega ancora a quanto testè detto.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Signor Presidente, non potendo replicare al Consigliere Riba, utilizzo la cortesia del collega Tapparo per assicurare ogni intervento conseguente non sul piano aziendale, ma sul piano del rapporto con gli enti locali per quanto detto dal collega con l'impegno di riferire gli sviluppi di questo impegno.
La risposta che dovrei dare al Consigliere Tapparo è ampia, articolata e riflessiva. Potrebbe essere il tema di un convegno di un giorno, perch pone interrogativi e quesiti significativi e di ampio respiro sulla portata di alcune situazioni aziendali di un'area territoriale con visioni legate alla situazione del mercato del lavoro nella Provincia di Torino ad ampio raggio.
Lo farò nei limiti concessi per le risposte alle interpellanze e comunque sarò a disposizione per approfondire l'argomento in altra occasione.
In risposta al primo punto, devo dire che la situazione del mercato del lavoro, in particolare nella Provincia di Torino, è preoccupante e la preoccupazione è accentuata dalle previsioni degli sviluppi della congiuntura economica che un numero crescente di analisi valuta come negativi. Le informazioni disponibili indicano un peggioramento complessivo ricavabile sia dall'incremento degli iscritti al collocamento sia soprattutto, dalla riduzione degli avviamenti al lavoro registrati dagli uffici (-12,5%); ma è certo che le informazioni più preoccupanti su questo versante riguardano la cassa integrazione. L'uso della cassa integrazione dopo anni di quasi irreversibile caduta, cresce nuovamente nella realtà piemontese, in controtendenza rispetto a ciò che è avvenuto negli anni dal 1984 al 1990. Il ricorso alla cassa integrazione, specialmente nell'area torinese, è già tornato a livelli molto elevati; poiché questo istituto rappresenta un sensore significativo sia delle difficoltà della parte strutturalmente decisiva del sistema delle imprese, sia delle ricadute sulla offerta del lavoro, dalla sua rapida crescita possiamo certamente dedurre una serie di problemi che possono far crescere in modo consistente il numero dei disoccupati e il numero dei cassaintegrati. Per far fronte ad una situazione che può divenire molto grave nel corso del 1991, bisogna che l'operatore pubblico regionale si attrezzi in modo più adeguato.
Il ricorso ai vari meccanismi legislativi già operanti (Fondo straordinario per l'occupazione, cooperazione, formazione e Fondo Sociale Europeo, ecc.) e le iniziative della Regione in sede di Commissione regionale per l'impiego - che mi auguro possa vedere oggi nominati i suoi rappresentanti - devono tenere conto degli elementi di novità che si stanno registrando.
In particolare bisogna coordinare gli interventi sulle fasce più deboli della disoccupazione o più a rischio dell'occupazione, tenendo conto della specificità di tali fasce.
Per andare ulteriormente in questa direzione, ad esempio, la Giunta regionale ha riproposto all'inizio del 1991 un disegno di legge sui C.I.L.O. (Centri di iniziativa locale per l'occupazione), volto a sostenere l'attività di ricerca ed a promuovere l'occupazione per le aree più deboli della disoccupazione.
Circa il secondo quesito posto dall'interrogante, gli strumenti di cui la Regione può disporre sono limitati e riguardano prevalentemente la programmazione di fattori di sviluppo orizzontali e l'uso di strumenti idonei a facilitare la mobilità da posto di lavoro a posto di lavoro della mano d'opera eccedente, proveniente, oltre che dalla crisi dei grandi gruppi, dai loro indotti e settori componentistici.
Indubbiamente riteniamo che occorra sostenere fortemente la permanenza della Provincia di Torino nell'ambito delle aree di crisi rientranti nel Regolamento CEE n. 2052, operando una distinzione fra i parametri formali che rischiano di determinare la fuoriuscita e le situazioni reali di crisi di settori eccezionalmente rilevanti nella provincia torinese, quali auto e componentistica, informatica, elettrodomestici.
L'impegno in questa direzione presuppone per gli indotti Olivetti e Fiat, così come per gli altri comparti, uno stretto rapporto con le associazioni di categoria, anche alla luce della necessità di adeguare le priorità degli strumenti di intervento regionale alle nuove realtà dei trends produttivi settoriali, senza per questo snaturare le finalità degli strumenti normativi stessi.
Il giudizio sufficientemente positivo che diamo sull'accordo Olivetti per il suo impianto innovativo delle relazioni industriali, per l'intreccio forte tra ristrutturazioni e strategie degli investimenti e per le garanzie offerte non può far scomparire le nostre preoccupazioni che riguardano il futuro dell'informatica italiana.
E' certamente non facile mutare il posizionamento sul mercato realizzando joint-venture che permettano di acquisire il necessario know how; recuperare il ritardo accumulato nel software di base; innovare e rendere più capillare la strategia di penetrazione sul mercato europeo.
Mirare gli strumenti di intervento presuppone una dimensione esatta delle criticità sia come comparti produttivi, sia come aree territoriali.
Vi sono infatti aree per ora toccate marginalmente, aree che risentono in modo immediato delle flessioni produttive dei grandi gruppi ed aree critiche in cui gli effetti negativi si cumulano a precedenti processi già avviati di deindustrializzazione. Fra le seconde possiamo evidenziare l'area metropolitana torinese, la pianura a sud di Torino sino a Pinerolo (toccata sia dalla crisi Fiat, sia dalle vicende legate alla Indesit) l'area eporediese (Olivetti e Bull), l'area compresa tra la collina torinese ed il capoluogo astigiano (componentistica auto, Aspera), l'area biellese per la crisi del settore tessile.
Nella terza suddiVisione possiamo comprendere, oltre il VCO riconosciuto da tempo come area di crisi oggetto di interventi speciali, le seguenti aree: la Valle Susa, che negli ultimi 10 anni ha già perso circa 10.000 posti di lavoro e che risente oggi sia della crisi della componentistica auto, sia del ridimensionamento drastico della Teksid di Avigliana, della chiusura dell'Assa di Susa e delle gravi vicende riguardanti la Elcit di Sant'Antonino di Susa le valli del Pinerolese, caratterizzate sino agli anni '70 da una fiorente presenza di stabilimenti tessili che si integravano con lo sviluppo delle presenze Riv, Talcografite Val Chisone, ecc., e che sul piano occupazionale conferivano manodopera alla Fiat e, in misura più massiccia, alla Indesit. Per queste valli la deindustrializzazione ed il recente sovrapporsi di crisi di più gruppi hanno determinato un vero e proprio collasso occupazionale le Valli di Lanzo, fortemente colpite dal fallimento del gruppo Bertoldo, dalla travagliata crisi dell'Amiantifera di Balangero e dalla chiusura dello stabilimento Martex di Lanzo il Canavese occidentale, Forno, Rivarolo, Courgné, ecc.
caratterizzato dal sovrapporsi della profonda ristrutturazione dello stampaggio a caldo, dagli effetti del trasferimento dello stabilimento Gea di Front prima, e dal crollo del gruppo Bertoldo dopo, dagli effetti della crisi del gruppo Olivetti, a cui quest'area conferisce manodopera la fascia prossima ai confini con la regione ligure, caratterizzata da una costellazione di crisi aziendali attorno ai poli di Ovada, Ormea Garessio.
Le nostre iniziative hanno teso al rafforzamento delle piccole e medie imprese, soprattutto sul fronte dell'innovazione tecnologica e a favorire l'inserimento lavorativo dei disoccupati.
Di particolare rilievo la gestione della L.R n. 56/86 per l'innovazione tecnologica; nel corso dell'anno passato sono stati stanziati 2.000 milioni e ammessi al finanziamento progetti innovativi di 37 aziende.
Dal 1987 - data di operatività della legge - la Regione ha stanziato 12.700 milioni e ammesso al finanziamento 132 progetti.
Sui servizi all'industria da segnalare l'avvio della società Bic S.p.A.
(Centro Impresa e Innovazione) che opererà su tutto il Piemonte. La Regione si appresta ad aderire a questa società che ha un capitale sociale di circa un miliardo e mezzo.
Sempre per quanto attiene i servizi alle industrie è stato definitivamente messo a punto il Programma Operativo ai sensi del Regolamento CEE n. 2052/88 per la Provincia di Torino e l'Alto Verbano. La Comunità ha approvato sia il Quadro Comunitario di Sostegno, sia il Programma Operativo che prevede interventi nel settore del turismo dell'ambiente, dell'innovazione tecnologica, dei servizi alle imprese, la realizzazione di aree attrezzate o il recupero di siti industriali degradati. L'investimento complessivo è previsto in circa 432 miliardi l'intervento della CEE ammonta a 79,8 miliardi di lire.
E' proseguita la gestione delle leggi per la realizzazione di aree industriali attrezza te: sono stati stanziati 3.300 milioni. Contributi sono inoltre stati erogati a favore di aziende colpite da calamità naturali.
E' stato promosso e ultimato uno studio sulle eccedenze Indesit per verificare ipotesi di mobilità; nel frattempo si è purtroppo creata anche una consistente eccedenza (250 lavoratori a None) nel gruppo Merloni subentrato alla vecchia Indesit.
Sul fronte delle politiche attive del lavoro l'amministrazione ha caratterizzato il proprio intervento incentivando l'assunzione di soggetti deboli sul mercato del lavoro. Il pieno utilizzo del Fondo straordinario per l'occupazione ha già consentito di avviare al lavoro alcune centinaia di cassaintegrati o disoccupati di lungo periodo. Proprio a fine anno 1990 questo fondo è stato incrementato fino a lire 2,5 miliardi.
Altro strumento pienamente utilizzato è la L.R, n. 44/88 che incentiva la costituzione di cooperative composte da fasce deboli (giovani cassaintegrati, disoccupati di lungo periodo, donne). Una situazione che si qualifica per un duplice profilo: creare produzione aggiuntiva e offrire stabilità occupazionale. Per la prima volta da quando la legge opera, nel 1990, sono state utilizzate tutte le risorse disponibili e sono stati 190 i lavoratori inseriti in una stabile attività produttiva ed imprenditoriale.
Si è cercato inoltre il pieno utilizzo delle misure per quanto riguarda le attività di formazione previste dalla Comunità Europea, nell'ambito della riforma dei fondi strutturali. Anche in questo caso la Regione Piemonte si è attrezzata adeguatamente per rispondere concretamente alle esigenze poste dalla riforma. Sono stati avviati in questo contesto i corsi previsti per le zone di declino industriale. Sono state avviate altresì le attività formative rivolte ai disoccupati giovani ed adulti, previste dagli obiettivi comunitari. Queste attività riguardano circa 13.000 soggetti in fase di formazione; si svolgono su tutto il territorio regionale con l'utilizzo degli enti di formazione professionale delle imprese e dei consorzi di imprese. In totale sono stati spesi circa 30 miliardi provenienti da fondi comunitari nell'ambito della formazione professionale regionale.
Tutto ciò rappresenta per il Piemonte oltre ad un passaggio essenziale per una più efficace presenza nel contesto del processo ormai avanzato di unificazione europea, un concreto contributo all'incremento della qualità e della manodopera piemontese facilitando anche l'incontro tra la domanda e l'offerta di manodopera.
Circa il punto 3) dell'interpellanza, condividendo le preoccupazioni del Consigliere Tapparo la Regione mantiene costanti rapporti con le associazioni imprenditoriali e con le grandi imprese per l'aggiornamento continuo delle informazioni e dei dati. Riteniamo però che le inadeguatezze lamentate non derivino da una volontà imprenditoriale di occultare alla Regione, almeno in parte, la reale dimensione dei trends negativi, ma da una reale incertezza di valutazione della portata della crisi soprattutto per quanto attiene agli sviluppi futuri. D'altra parte le associazioni imprenditoriali e soprattutto l'Unione Industriale hanno esplicitamente dichiarato che l'imprenditoria piemontese, nell'informare la Regione senza occultare dati ed elementi, si è preoccupata fortemente di temperare gli allarmismi, temendo che essi contribuissero, ad esempio tramite l'irrigidimento del sistema bancario, ad una amplificazione della crisi attraverso un restringimento del credito alle piccole e medie aziende della componentistica Fiat e Olivetti.
E' indubbio come il peggioramento degli andamenti produttivi ed occupazionali si stia accentuando anche nel settore auto, dove si spera in una tenuta produttiva del gruppo Fiat di oltre due milioni di vetture/anno.
Si tratta purtroppo di una tendenza negativa generalizzata, ma che nei settori produttivi critici si accentua ulteriormente.
Sapete che gli indici occupazionali seguono peggioramenti diversificati nei vari comparti, che variano sostanzialmente da un massimo del 6,5%adunminimocalodel 1,1%. La negatività è purtroppo, come il collega Consigliere sa, accentuata in particolare dal fatto che l'indice non tiene conto della cassa integrazione in forte incremento, soprattutto a partire dal secondo semestre del 1990. Mi farò carico e premura di dare una risposta scritta più articolata al collega interrogante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per l'articolata risposta alla mia interrogazione di alcuni mesi fa. Vorrei richiamare i colleghi del Consiglio regionale a un dato inquietante che in questi giorni le statistiche mostrano per quanto riguarda la nostra Regione. Il Piemonte è l'unica Regione, probabilmente con un'altra più piccola, che nel decennio passato ha perso popolazione e ha aumentato notevolmente l'età media della sua popolazione. Gli indicatori, di lungo periodo e non solo del momento, dell'andamento degli iscritti al collocamento mese per mese, oppure degli avviati al lavoro stanno ad indicare che la strutturazione economica del Piemonte dà segni di cedimento e di riduzione. Questi aspetti possono determinare nel decennio che ci sta di fronte effetti molto gravi, soprattutto in aree dove il fenomeno ha assunto caratteri più forti. Negli ultimi mesi abbiamo assistito alla riduzione agli avviamenti al lavoro, abbiamo anche in corso nuovi casi di cassa integrazione che determinano disoccupazione in prospettiva, che determinano delle eccedenze che vengono tenute coperte per alcuni anni e che rappresentano un rinvio del problema con ammortizzatori sociali.
Vediamo che cosa sta avvenendo e che cosa è avvenuto in questi ultimi anni. Nei giorni scorsi ho presentato un'interrogazione sull'Ilte. C'è la tendenza in alcuni ambienti del Governo nazionale a pensare di sottrarre lavoro all'Ilte attivando un'analoga attività produttiva nel Mezzogiorno.
Abbiamo la Westinghouse, che è stata assorbita dalle Partecipazioni statali, va in cassa integrazione, mentre le omologhe strutture delle Partecipazioni statali collocate nel sud si vedono rafforzate.
Si può dare solidarietà al Mezzogiorno dando risorse e strutturazioni per far sorgere nuove iniziative imprenditoriali. Non serve a nulla spostare al Mezzogiorno attività produttive esistenti in Piemonte. Questa non è politica industriale, sono operazioni di comodo profondamente dannose per la nostra Regione. Per non parlare poi della siderurgia. Non si è ancora capito di chi è la proprietà delle aree siderurgiche dismesse. Chi ci guadagna sull'insediamento del Politecnico? Abbiamo visto la fretta di chiudere definitivamente la siderurgia a Torino. Di chi è la proprietà della Fiat oppure delle Partecipazioni statali? Il Piemonte è l'unica Regione che in dieci anni ha visto ridurre la propria popolazione, ha visto smantellare le industrie a partecipazione statale, ha visto collocare nel Mezzogiorno non una giusta imprenditorialità e giuste risorse per far nascere nuove attività, ma pezzi di apparato produttivo. Francamente:un campanello di allarme forte, anzi un campanone di allarme dovrebbe esserci. La Fiat, tre mesi fa, ha messo in sordina il problema della cassa integrazione dicendo: "non è niente, è un fatto momentaneo, tattico". Noi però temevamo soprattutto per l'indotto per il quale avremmo potuto fare qualcosa e abbiamo pensato che anche l'Olivetti potesse essere coinvolta nel grande processo di ristrutturazione dell'informatica. Questi fatti strutturali possono, se non mettere in ginocchio la nostra Regione, certamente darle un brutto colpo.
Certo, Assessore, dobbiamo occuparci delle fasce deboli che sono quelle più vulnerabili in questi processi selvaggi di riallocazione delle aziende ma dobbiamo anche pensare a ridefinire nuovi stimoli per l'imprenditorialità sia con infrastrutturazioni, sia con servizi perché ci sia una crescita della imprenditorialità nelle aree più critiche. Dobbiamo utilizzare la nostra spesa per sostenere l'apparato produttivo. Non possiamo lasciarla andare a casaccio in tutti i campi, nell'ambiente nell'informatica, nella sanità. Dobbiamo orientare i tanti e tanti miliardi non in modo casuale, facendo dei blocchi di spesa che permettano alle aziende di avere una visibilità chiara di dove va la spesa della Regione e potersi attrezzare, investire, cogliere le opportunità. Dobbiamo far sì che il Fondo Investimenti e Occupazione torni a servire appunto agli investimenti e all'occupazione, quindi alle priorità legate a lavori rapidamente cantierabili, che hanno effetti sull'apparato produttivo.
Occorre pensare agli interventi. O decidiamo di fare degli interventi mirati, che abbiano una massa critica forte e una capacità di trascinamento, quindi per un certo periodo molliamo gli interventi con briciole per accontentare un po' tutti cercando appunto di attuare delle politiche che si caratterizzino per priorità, per individuazione di aree e per azioni fortemente incisive, che abbiano appunto dimensione critica altrimenti, colleghi Consiglieri, ho l'impressione che la nostra Regione con il settore dell'auto, che vedrà nei prossimi anni l'ingresso della concorrenza giapponese estremamente forte, con un settore dell'informatica nel quale l'Olivetti non potrà pensare di assestarsi su dimensioni elevate rischia di vedere la propria popolazione ridursi ancora e questo è segnale di debolezza, di arretramento economico e sociale. E' una politica che compete non solo all'Assessorato al lavoro, ma che deve coinvolgere tutti gli Assessorati, i quali devono considerare questo campanello d'allarme come un fatto che deve far sì che le politiche che si sviluppano settorialmente devono guardare in modo prioritario al rilancio economico strutturale della nostra Regione.


Argomento: Personale socio - assistenziale

Interrogazione n. 52 dei Consiglieri Rivalta, Dameri, Bortolin e Calligaro inerente il caso di affidamento alla nonna materna della bimba di un anno di nome Dorothy


PRESIDENTE

L'Assessore Bergoglio risponde all'interrogazione n. 52 presentata dai Consiglieri Rivalta, Dameri, Bortolin e Calligaro.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Come ho già avuto modo di anticipare ad uno degli interroganti trattandosi di materia che riguarda una persona specifica e nella fattispecie di una minore, ritengo che una serie di notizie, che sono in possesso della sottoscritta e dell'Assessorato competente, non sia opportuno illustrarle in un'aula pubblica essendo questione delicata che si riferisce a una minore e alla sua famiglia. Quindi mi scuseranno i colleghi interroganti se la mia risposta non sarà esauriente, ma sarà coperta dal diritto al riserbo e al riguardo che una minore e la sua famiglia devono avere; è un dovere nostro rispettare questa esigenza.
Purtroppo non altrettanta sensibilità abbiamo potuto ritrovare negli organi di stampa e di informazione, che, non solo in questo caso, sono orientati a sbattere il minore in prima pagina con una serie di particolari più o meno documentati. Quando in fenomeni di questo tipo interviene il Tribunale dei Minori, l'attività istruttoria viene affidata ai servizi sociali del Tribunale stesso, i quali sono tenuti al segreto istruttorio e professionale. Spesso le notizie che vengono invece divulgate risentono di posizioni, magari di parte, non sempre obiettive e non sempre verificate.
Mi permetto di dire che qui siamo nella fattispecie. Alcune notizie riportate dal giornale rispondono solo parzialmente a verità; sono in realtà notizie che risentono più di una situazione di tensione esistente nell'ambito delle persone interessate alla vicenda che non ad una proposizione serena e obiettiva del caso della minore in questione.
La minore in questione è non solo l'unica, ma certamente la più diretta destinataria di una serie di tensioni che il Tribunale dei Minori nella sua attività ha cercato di affrontare e di risolvere.
La situazione attuale è nota. In un primo momento c'era stato l'affidamento della minore alla nonna materna; questo affidamento era stato non ritenuto opportuno dal Tribunale. Al momento attuale la minore risulta affidata alla madre. Non abbiamo ulteriori notizie, perché dopo questo affidamento o sottrazione, non saprei come definirlo, l'interessata non è reperibile, quindi il servizio non ha notizie. Il Servizio sociale del Comune di Torino era stato invitato a seguire la vicenda, nell'ambito dei sei mesi, per riferire al Tribunale circa le situazioni e l'eventuale adozione di provvedimenti definitivi rispetto al provvedimento precedentemente preso di affidamento temporaneo alla nonna materna.
Queste sono le notizie che ritengo di dover offrire in sede pubblica al Consiglio; al di là di questo non mi pare che si possa in sede pubblica entrare nel merito.
Sulla questione che riguarda l'informazione sul problema dei minori dobbiamo rilevare con molta soddisfazione che anche gli stessi giornalisti si sono attivati, da una parte con un convegno tenutosi a Treviso nel mese di ottobre in cui è stata presentata una proposta di codice deontologico di giornalisti italiani su informazioni e minori, dall'altra con la costituzione di un gruppo, su iniziativa dell'Ordine dei Giornalisti del Piemonte e della Valle d'Aosta, in collaborazione con alcuni operatori del territorio e un funzionario dell'Assessorato all'assistenza del Comune di Torino, gruppo che ha lo scopo di riflettere sul ruolo positivo che i mass media possono avere nel diffondere informazioni che concorrono alla formazione di una cultura dell'infanzia e al rispetto dell'adulto nei confronti dei bambini. Mi è sembrato opportuno in questa sede sottolineare in particolare anche questo aspetto che, per quanto ci riguarda, è centrale. Devo dire che dello stesso tenore sono le informazioni che abbiamo potuto ottenere dall'Assessorato all'assistenza del Comune di Torino il quale ha ritenuto, giustamente, di tenere la questione in termini vaghi e generici nella sua documentazione formale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

In effetti alcune informazioni l'Assessore le aveva anticipate.
Ribadiamo, però, le motivazioni che ci hanno spinto a formulare l'interrogazione. Al di là del ruolo della stampa, nessuno di noi rimane indifferente di fronte a situazioni così problematiche e così drammatiche quando, attraverso il conflitto tra una madre e una nonna, viene sottratta una bambina con una sentenza del Tribunale dei Minori. Riteniamo che non si dovrebbe mai arrivare ad una sentenza di questo tipo e che, di fronte a situazioni così complesse e delicate, dovrebbero essere affrontate prima dai servizi sociali i quali dovrebbero operare in modo che non si debba giungere aduna sentenza del Tribunale.
L'Assessore ha ricordato che è un fatto delicato e quindi non si pu entrare nel merito. Condividiamo l'affermazione, però il problema resta possiamo non affrontarlo nei particolari, però ci troviamo di fronte ad una sentenza che comunque ha già prodotto degli effetti traumatici e negativi sulla bambina. Può essere un caso emblematico, ma molti altri casi esistono e noi siamo a favore di interventi preventivi, in modo tale da poterli risolvere non attraverso il Tribunale.
L'obiettivo primario è di far tornare alla madre la bambina, perché per tanto disagio, per tanti problemi che può presentare il rapporto madre figlia, riteniamo sia questo comunque il rapporto ottimale, ovviamente rimuovendo gli ostacoli che creano delle difficoltà.
Abbiamo appreso che la bambina è tornata dalla madre, c'è difficoltà di poterla seguire da parte dei servizi del Comune di Torino; abbiamo anche appreso che questa vicenda ha un connotato particolare, che riguarda il diritto della bambina di poter vivere con la propria madre, ma anche un diritto della madre (in quanto figlia) di poter scegliere, anche perch adulta, di vivere dove ritiene opportuno. Nel caso specifico esiste un conflitto tra la nonna che tenta di costringere la figlia a vivere a Torino. Vi sono dei diritti che non possono essere violati; certamente vanno -:affrontati i problemi che questi diritti possono creare ad altre persone; non si può costringere anche con la motivazione di poter stare vicino alla nipotina e di poter vigilare su madre e figlia, e assumere delle posizioni che non possono essere condivisibili.
Il caso specifico ci interessa per porre una questione di carattere generale. Mi riferisco all'ultima parte della nostra interrogazione che vorrei sottolineare. E' necessario che gli interventi nel campo dei servizi sociali e assistenziali, a livello di Comune, di Provincia, di Regione siano sempre volti a promuovere un sostegno ai diritti dei cittadini, in modo particolare se si tratta di diritti di minori e di anziani. Da questo punto di vista ribadiamo la richiesta, contenuta nell'ultima parte dell'interrogazione, di cercare di adeguare sempre più la rete dei servizi sociali in presenza, purtroppo, di segnali che sono invece di riduzione di finanziamenti e quindi di riduzione della rete dei servizi. E' necessario istituire un servizio (che potrebbe essere legato all'Assessorato all'assistenza, e non solo a tale Assessorato) che affronti in modo specifico le questioni inerenti ai problemi dei diritti dei cittadini. Ci pare una necessità, un ruolo, un compito che dobbiamo assolvere.



PORCELLANA FRANCESCO


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 263 del Consigliere Marino inerente la Casa di Riposo Giovanni XXIII di Nizza Monferrato


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 263 presentata dal Consigliere Marino.
La parola al Consigliere Marino per l'illustrazione.



MARINO Massimo

L'interpellanza riguarda un contributo dato dalla Regione Piemonte nel luglio 1983 per il completamento dell'edificio di regione Rosbella della Casa di Riposo Giovanni XXIII di Nizza Monferrato.
L'edificio non è mai stato completato e l'architetto, al quale l'ente gestore della Casa di Riposo aveva affidato il progetto, ha chiesto per questo progetto 120 milioni di lire.
Non sto a ripetere tutti i particolari della vicenda, ma la sostanza credo sia chiara. Si chiede alla Giunta quali iniziative abbia assunto per recuperare il contributo di 400 milioni e si chiede una valutazione sull'insieme dei fatti avvenuti, tenendo presente che recentemente è stata fatta un'altra richiesta di finanziamento, di cui in questo momento non ho i dati, per realizzare un'altra Casa di Riposo sempre a Nizza Monferrato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Il problema che pone il Consigliere Marino è all'attenzione dell'Assessorato all'assistenza nei termini in cui il Consigliere lo ha già illustrato, quindi tralascio questa parte.
Il legale rappresentante della Casa di Riposo Giovanni XXIII ha chiesto a suo tempo se era possibile procedere al pagamento della parcella al progettista dei lavori prelevando la somma necessaria dal fondo costituito per il contributo di 400 milioni a suo tempo concesso dalla Regione. Faccio presente che si tratta di un contributo che risale al 1983.
L'Assessore all'assistenza, su parere del Servizio Legale, rispondeva che le spese di progettazione non possono essere coperte dal contributo e potrebbero essere coperte solo se facessero parte di una serie di attività volte a realizzare in concreto un intervento socio-assistenziale, tale da "essere utile per gli utenti". Quindi, la semplice progettazione non è rilevante a questi effetti. Quindi, non essendo stato realizzato l'intervento, per il quale il contributo era stato concesso, non era possibile procedere con tali fondi al pagamento della parcella del progettista.
In seguito a tali risposte, illegale rappresentante della Casa di Riposo citava la Regione Piemonte a comparire avanti il Tribunale di Saluzzo il 6/12/1990, per ottenere l'autorizzazione a prelevare la somma necessaria per il pagamento della citata parcella dal, contributo a suo tempo concesso.
L'Ufficio Legale chiedeva all'Assessorato all'assistenza un parere nel merito e il responsabile del Settore programmazione rispondeva, in data 9 agosto, affermando l'opportunità che la Regione comparisse in giudizio per sostenere le ragioni della posizione a suo tempo espressa sia dall'Assessorato all'assistenza che dal Servizio Legale della Regione.
Nel corso della seduta presso il Tribunale di Saluzzo, il nostro avvocato ha ribadito l'infondatezza della richiesta avanzata dalla Casa di Riposo e ha richiesto che venissero restituiti i 400 milioni, con gli interessi e le rivalutazioni, a suo tempo assegnati.
In merito a detta domanda il legale ha chiesto alla Regione di adottare un'apposita deliberazione, non ritenendo sufficiente la delega conferita al legale; la Giunta regionale ha adottato tale deliberazione nella seduta del 21 gennaio 1991.
La causa è stata rinviata al 7 marzo. Questo per quanto riguarda l'aspetto legale.
Quindi, dal punto di vista formale, abbiamo negato il pagamento della parcella. Siamo ad una causa su questa materia. Abbiamo approvato una deliberazione per richiedere la restituzione del contributo.
Agli atti dell'Assessorato risulta che il contributo regionale in questione era stato assegnato, tenendo conto della necessità di completare gli interventi conservativi nella struttura, da destinarsi alla realizzazione di una casa protetta.
In particolare, risulta una relazione sugli accertamenti-sopralluogo effettuati sulla struttura interessata dai competenti funzionari regionali per acquisire elementi oggettivi di conoscenza sullo stato di fatto delle iniziative e conoscenze sugli obiettivi della Casa di Riposo per l'utilizzo del finanziamento.
Dalle conclusioni di tali accertamenti emergeva la necessità di: completare gli interventi conservativi in corso sulla struttura già realizzata procedere ad una progettazione esecutiva di tutto l'intervento per la progettazione di una casa protetta procedere per stralci alle opere di finizione attivare l'amministrazione locale a reperire altre successive forme di finanziamento, in quanto le risorse regionali potevano consentire soltanto il completamento degli interventi conservativi, che comunque erano necessari per il loro carattere d'urgenza, per evitare il degrado della parte di struttura già realizzata.
Sono altresì agli atti dell'Assessorato, unitamente ad altra documentazione: deliberazione di presa d'atto dell'USSL n. 69 di Nizza Monferrato dell'esecuzione di un primo lotto di lavori per l'avvio della casa protetta e di approvazione dell'inserimento della struttura costruenda nel PAS 82 84 deliberazione dell'ente interessato di approvazione del progetto generale di massima e del progetto del primo lotto deliberazione del Comune di Nizza Monferrato di assegnazione di un contributo straordinario di 100 milioni e successivo impegno del Comune a contrarre un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti di 400 milioni per il finanziamento delle opere approvazione degli elaborati progettuali da parte dell'apposita Commissione dell'Assessorato sanità ed assistenza preposta all'esame dei progetti di edilizia sanitaria e socio-assistenziale.
Relativamente alla domanda se sia stata presentata altra richiesta per la realizzazione di un'analoga opera, sempre nel Comune di Nizza Monferrato, si informa che, considerata la necessità di posti letto per anziani non autosufficienti nell'USSL n. 69 di Nizza Monferrato (40 posti letto esistenti su un fabbisogno attuale calcolato sulla popolazione ultrasessantacinquenne di 251), è stata prevista la realizzazione di una Residenza sanitaria assistenziale nel Comune di Nizza Monferrato per 40 posti letto, mediante l'inserimento dell'opera nel programma decennale e triennale di investimenti, ex art. 20 della legge n. 67/88, approvato dal Consiglio regionale in data 30/1/1990; il finanziamento di tale struttura che, comunque, a differenza della precedente, è di proprietà comunale anziché dell'IPAB, non ha alcuna attinenza con la struttura richiamata nell'interpellanza, è previsto per il primo triennio per un ammontare di 3 miliardi 200 milioni; con oneri quasi totalmente a carico dello Stato.
Le attuali procedure per ottenere contributi regionali per l'acquisto la ristrutturazione, la riconversione e la nuova costruzione di presidi socio-assistenziali, sono quelle previste dalla legge n. 22/90. In particolare, tali contributi, che vengono concessi nella misura massima di 300 milioni e a condizione che gli interventi realizzandi consentano l'agibilità dei presidi, sono destinati a Comuni e ad enti assistenziali pubblici e privati privi di scopi di lucro. Le domande di ammissione ai contributi devono essere corredate da una documentazione che, per brevità non elenco. Fornirò comunque il testo scritto all'interrogante.
La liquidazione dei contributi, sulla base della legge n. 22/90 avviene per tranches, in relazione alla stipula dei contratti di lavoro allo stato di avanzamento dei lavori e il saldo conclusivo alla presentazione del certificato di regolare esecuzione dei lavori e di collaudo. Quindi,l'ipotesi di assegnare contributi, prima di aver eseguito i lavori, con la nuova legge che abbiamo in esercizio non è più praticabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Chiedo all'Assessore di fornirmi copia della risposta.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interpellanza n. 218 dei Consiglieri Cavallera e Penasso inerente il piano di ridimensionamento delle unità scolastiche ed interrogazione n. 262 del Consigliere Porcellana inerente l'applicazione della legge n. 148/ 90 Accorpamento scuole elementari con numero inferiore ai 21 allievi


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interpellanza n. 218 presentata dai Consiglieri Cavallera e Penasso e l'interrogazione n. 262 presentata dal Consigliere Porcellana.
Risponde ad entrambe l'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore all'istruzione

La prima iniziativa regionale sul problema della razionalizzazione si è avuta prima dell'entrata in vigore della legge n. 148/90. Infatti, a norma di quanto previsto dalla legge 6/10/1988, n. 426, i Provveditori agli Studi del Piemonte, attraverso la Sovraintendenza scolastica regionale, hanno inoltrato al Ministero competente l'ipotesi di razionalizzazione della rete scolastica. Di tale ipotesi è stata fatta partecipe la Regione che, al momento (si era nell'aprile 1990), disponeva unicamente dell'organo esecutivo per l'ordinaria amministrazione e non della competente Commissione e dell'assemblea consiliare.
In prosieguo di tempo, la Regione ha ricevuto numerose istanze volte a salvaguardare l'autonomia di diverse scuole medie che, secondo i criteri fissati nell'ordinanza ministeriale, avendo un numero di classi inferiori a 12 erano tra quelle destinate alla perdita dell'autonomia.
Fin dal giugno 1990 l'Assessorato ha evidenziato al Ministero della Pubblica Istruzione la preoccupazione per il sistema di razionalizzazione adottato per la scuola media.
La legge n. 148/90, in una Regione come il Piemonte, dove è notevole l'incidenza dei Comuni montani, rischia di eliminare, come puntualmente rilevato nell'interpellanza dei Consiglieri Cavallera e Penasso e nell'interrogazione del Consigliere Porcellana, le uniche opportunità di aggregazione sociale e di riferimento culturale in numerosi Comuni.
Sul piano della congiunta operatività della legge n. 148/90 sulla riforma dell'ordinamento della scuola elementare e della legge n. 426/88 sulla razionalizzazione della rete scolastica, è necessario osservare che da informazioni assunte via breve presso la Direzione generale dell'istruzione elementare, i "moduli" dovranno essere attuati nelle classi prima nell'anno scolastico 1991-1992; è presumibile che, data anche la diversa articolazione degli insegnamenti, per il prossimo settembre, i plessi con un numero di allievi inferiore a 21 verranno proposti per l'abolizione.
I riflessi più significativi, oltre che per le comunità che verranno private del servizio "in loco", saranno quelli finanziari che inevitabilmente si rifletteranno sugli oneri che la Regione sarà tenuta ad affrontare per i trasporti e per le mense.
La richiesta di mantenere per quanto possibile un servizio così essenziale, specie per le comunità piemontesi residenti in zone disagiate più che con una unilaterale richiesta dell'Assessorato all'istruzione riteniamo sia da attuarsi attraverso un ordine del giorno del Consiglio regionale che in questa sede si propone. Ritengo anche utile richiedere un'audizione della IV Commissione consiliare con l'intervento dei Provveditori agli Studi del Piemonte affinché le richieste delle popolazioni interessate e dei loro rappresentanti politici vengano validamente supportate dai rappresentanti periferici del Ministero della Pubblica Istruzione.
Tale richiesta è avvalorata anche dalla possibilità di invocare, per i casi più macroscopici, la deroga prevista nella Circolare ministeriale n.
197 del 21/7/1990, che detta i criteri fondamentali per la predisposizione del piano provinciale di accorpamento da redigersi per la gradualità e la fattibilità della rete di razionalizzazione. Infatti, per l'eliminazione dei plessi con meno di 21 allievi recita testualmente: ".., per quel che riguarda i criteri di accorpamento delle scuole, si fa presente che la legge n. 148 (art. 15, quarto comma) non consente la sopravvivenza dei plessi con un numero di alunni inferiore a 20, tranne che non siano ubicati nelle piccole isole o nelle zone di montagna".
Al punto c) della stessa Circolare viene anche precisato che non è la sola ubicazione in zona montana che può far desistere dall'accorpamento, ma deve altresì concorrere la difficoltà dei collegamenti.
Dello stesso tenore è il punto 2) dell'art. 2 della successiva ordinanza ministeriale 18/ 10/1990.
Tali valutazioni sono indubbiamente riservate ai Provveditori agli Studi che devono anche effettuare le necessarie verifiche circa la disponibilità di strutture idonee per la realizzazione degli accorpamenti nei plessi che andranno ad accogliere gli allievi delle sopprimende scuole.
In ogni caso, realisticamente, se non intervengono modifiche della legge n. 148/90 gli accorpamenti di molti plessi possono essere solo rinviati di qualche anno.
Per questa ultima considerazione ritengo sia necessario anche attivare sull'argomento i parlamentari piemontesi, sicuramente sensibili al problema ed interessati a salvaguardare un servizio di primaria importanza per la popolazione della nostra Regione. Dimostrazione di tale interesse viene anche da una recente interrogazione su questo tema posta dall'on. Rabino al Ministro della Pubblica Istruzione.
Nell'ordine quindi si ritiene di attivare le seguenti iniziative: votazione dell'ordine del giorno presentato dalla Giunta, ma aperto agli apporti di tutti i Gruppi presenti in Consiglio richiesta formale al Presidente della IV Commissione di calendarizzare un'audizione allargata ai Provveditori delle sei Province piemontesi lettera a tutti i parlamentari del Piemonte con richiesta di modifica della legge n. 148/90.
L'ordine del giorno che consegnerò al Presidente del Consiglio così recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la legge 5/6/1990, n. 148, relativa alla riforma dell'ordinamento della scuola elementare e, in particolare, la disposizione contenuta all'art. 15 punto 4, che prevede l'accorpamento di quei plessi frequentati da meno di 21 allievi constatata la situazione di molti Comuni del Piemonte che, specie nelle zone montane, vedrebbero eliminato l'unico riferimento di socializzazione rappresentato dalla scuola elementare rilevato che l'eliminazione di un servizio di primaria importanza, quale la possibilità di poter fruire in loco almeno dell'istruzione elementare per i propri figli, costituirebbe un altro valido elemento per l'abbandono dei Comuni montani da parte dei più giovani considerato altresì che il costo dei trasporti aggraverebbe ulteriormente la precaria situazione finanziaria dei Comuni chiede ai parlamentari del Piemonte di presentare, con ogni urgenza, una modifica alla legge n. 148/90 che consenta di salvaguardare l'esistenza dei plessi scolastici con meno di 20 allievi nei Comuni situati nelle zone montane al Ministro della Pubblica Istruzione di riconsiderare i tempi della fattibilità di cui all'art. 5 della legge 148; impegna la Giunta regionale ad adoperarsi, con tutti i mezzi a sua disposizione, affinché i piani provinciali per l'attuazione del nuovo ordinamento non determinino accorpamenti senza avere prima proceduto ad un' attenta valutazione delle strutture e dei servizi esistenti".



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Si tratta di un problema importante, quindi è necessario puntualizzare la posizione degli Interroganti. Siamo pienamente soddisfatti della esauriente risposta dell'Assessore e anche delle iniziative che la Giunta ha deciso di intraprendere in questo settore. Spesso questo Consiglio discute situazioni molto lontane da qui; ma se è giusto essere attenti a ciò che capita nel mondo, è anche necessario prestare attenzione a ciò che capita nelle nostre contrade, nelle nostre realtà più decentrate.
E' in atto il piano di ristrutturazione del servizio scolastico, che ovviamente andava pur programmato; mi sembra però che stia andando avanti con criteri e metodi che non sono accettabili. Soprattutto manca un coordinamento, a mio avviso, tra le decisioni che vengono assunte dagli organi scolastici e le conseguenti decisioni che devono essere assunte dagli enti locali. Il requisito fondamentale per abolire un plesso scolastico, secondo me, dovrebbe essere quello di avere la certezza che i Comuni competenti abbiano attivato il servizio trasporto alunni oppure, se è necessario, il servizio mensa, altrimenti corriamo il rischio che la destra non sa ciò che fa la sinistra. Come sempre è necessario il coordinamento delle presenze sul territorio, delle pur legittime decisioni dell'autorità scolastica con gli interventi di assistenza scolastica dei Comuni, che è di competenza regionale. Mi sembra che le proposte dell'Assessore vadano in questa direzione e hanno tutta la nostra approvazione e il nostro sostegno; e non lo faremo mancare neanche nella prossima seduta quando ci auguriamo che la Presidenza vorrà iscrivere all'o.d.g., il documento proposto dalla Giunta che senz'altro andremo ad approvare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Porcellana.



PORCELLANA Francesco

Signor Presidente, intervengo brevemente per ringraziare l'Assessore Fulcheri per la risposta dettagliata, precisa e puntuale. Mi rammarico con la decisione tassativa che alcuni Provveditori, compreso quello di Asti hanno assunto nel giro di pochissime ore, decidendo la chiusura di ben quarantuno plessi scolastici in Provincia di Asti su centoventi Comuni. C'è una ribellione generale dei Sindaci di quelle comunità perché vedono venire meno una forma di vita nel Comune dei duecento, dei trecento, dei cinquecento abitanti. Far vivere la democrazia vuoI dire anche la presenza di insegnanti, di studenti che lì vivono ed operano. Poi ci sono delle incongruenze, caro amico Assessore, che sono drammatiche. Nel 1990 inauguriamo nuovi plessi scolastici, vedi Chiusano d'Asti, attiviamo finanziamenti per centinaia di milioni e poi a fine '90 arrivano le circolari di chiusura di plessi nuovi di zecca appena inaugurati. Credo che, accanto a questi problemi che l'Assessore ha sottolineato, l'ordine del giorno della Giunta abbia notevole valore; credo che possa essere messo in discussione tra non molti giorni e sicuramente avrà il nostro assenso.
Sono d'accordo sulla riunione della IV Commissione per l'audizione dei Provveditori che si vorrebbero invitare a dilazionare nel tempo tali decisioni, sono d'accordo di sensibilizzare i nostri parlamentari perch possano incidere presso il Ministro della Pubblica Istruzione, on. Bianco affinché si soprassieda in certi piccoli Paesi. Quindi mi dichiaro soddisfatto. Faccio notare all'amico Assessore che chiudere quei plessi scolastici vuoI dire dare ai Comuni finanziamenti di 50-60 milioni per l'acquisto del pulmino, per l'assicurazione del pulmino, per l'assunzione di un autista, quindi vuoI dire stipendi, vuoI dire ulteriori costi e mi pare che questo momento non sia dei migliori per aggravare le spese dei nostri piccoli Comuni. Quindi invito la Giunta e la Presidenza del Consiglio ad avviare quanto prima il dibattito sull'ordine del giorno.



PRESIDENTE

L'iscrizione ai lavori del Consiglio di questo ordine del giorno verrà discussa domani alla Conferenza dei Capigruppo.


Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Chiedo di intervenire per sollecitare la risposta da parte del Presidente della Giunta regionale all'interrogazione urgente n. 156.
Sull'argomento sono state presentate anche altre interrogazioni da parte del Consigliere Marino. Peraltro, pochi minuti fa, ho saputo che una delle persone che hanno a che fare con questa interrogazione ha ricevuto recentemente una promozione da parte della Giunta regionale.
Siccome si tratta di una questione molto delicata, chiedo se si potesse rispondere già in questa seduta, magari richiamando in aula il Consigliere Marino.



PRESIDENTE

Non voglio togliere nulla alle decisioni del Presidente della Giunta regionale, devo però dire che qualche minuto fa il Consigliere Marino è venuto dame proprio per parlare di questa questione. L'ho invitato a porre il problema alla Conferenza dei Capigruppo che si terrà domani mattina e che potremmo assumerci l'impegno di discutere tali interrogazioni nella prossima seduta. Domani la Conferenza dei Capigruppo deciderà il modo di procedere.
Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale



PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico


Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazioni

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Cantore, Chiezzi Dardanello, Sartoris e Zacchera.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 17, 21 e 28 dicembre 1990 - in attuazione dell'art. 9, della L.R, n. 6/88 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame mozione n. 63 dei Consiglieri Cucco, Marino, Segre, Miglio Staglianò, Rabellino, Farassino, Peano, Maggiorotti, Calligaro, Bortolin e Goglio sulla distribuzione delle siringhe monouso autobloccanti


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 63 presentata dai Consiglieri Cucco, Marino, Segre, Miglio, Staglianò, Rabellino, Farassino, Peano Maggiorotti, Calligaro, Bortolin e Goglio, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Esiste una proposta di emendamenti, presentata dai suddetti Consiglieri che è in distribuzione ai Consiglieri.
Per l'illustrazione della mozione ha facoltà di intervenire il Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Intervengo brevemente per presentare questa proposta di mozione intanto perché credo che l'argomento sia conosciuto dai Consiglieri regionali, e in secondo luogo perché ho fatto pervenire nelle fatidiche cassette (che da oggi funzionano) un documento che riassume le argomentazioni principali che sostengono le proposte contenute nella mozione stessa.
Molto brevemente voglio richiamare soltanto i principi che hanno ispirato la proposta, che si inscrive completamente nella legge n. 162 sulle tossicodipendenze, che non è una legge antiproibizionista.
L'obiettivo della distribuzione di siringhe monouso, e in seguito delle autobloccanti quando saranno disponibili in commercio, è innanzitutto un obiettivo di tipo sanitario.
Sappiamo che una delle vie più gravi per la diffusione di malattie infettive in generale, ed in particolare dell'AIDS, è quella che avviene attraverso lo scambio delle siringhe nella popolazione tossicodipendente.
E' un dato confermato dagli osservatori di quanto accade nel mondo del tossicodipendente a livello mondiale. In tutti i Paesi o nella maggior parte dei Paesi dove il fenomeno delle tossicodipendenze è molto diffuso si sono avviate iniziative di questo tipo. Abbiamo saputo che, anche in seguito ad alcune proteste, delle quali noi italiani siamo stati protagonisti, nello Stato di New York, dove addirittura è vietata per legge la vendita delle siringhe alle persone tossicodipendenti, si sta lavorando in questa direzione.
Nel documento distribuito ai Consiglieri sono citati gli estremi dei documenti comunitari e dell'O.M.S, che richiamano la necessità di avviare iniziative per la distribuzione controllata di siringhe monouso alla popolazione tossicodipendente per favorire la diminuzione dell'incidenza di infezione da HIV e di tutte le altre malattie infettive all'interno della stessa popolazione. Quindi, il primo obiettivo importante è di tipo sanitario.
In questo documento ho annesso anche un appello che è stato sottoscritto da tutti i primari dell'Ospedale delle malattie infettive di Torino Amedeo di Savoia (di qualsiasi orientamento politico e culturale l'Ospedale Amedeo di Savoia è un buon campionario da questo punto di vista) e lo stanno firmando anche i primari delle malattie infettive di altri reparti in Piemonte; non solo, ma lo hanno firmato alcuni operatori importanti del mondo delle tossicodipendenze, primo fra tutti Don Luigi Ciotti che è l'animatore e il responsabile del Gruppo Abele, essendo ritenuta necessaria dal punto di vista sanitario questa proposta.
Le finalità di tipo esclusivamente sanitario si accompagnano, a mio avviso, ad un altro obiettivo che non deve essere sottovalutato perch importante quanto il primo. Le stime percentuali più ottimiste dei tossicodipendenti che entrano in contatto con i servizi sanitari nazionali parlano del 20% circa, quindi dei circa 300 mila tossicodipendenti in Italia 60/70 mila sono seguiti costantemente dai servizi, quindi non passati una volta dal servizio tossicodipendenti e poi scomparsi.
Se l'unica possibilità per una persona tossicodipendente di uscire dal turbine di violenza, di autodistruzione, di sofferenza anche per coloro che vivono insieme o attorno al tossicodipendente, è quella di aggrapparsi ad una struttura, è ovvio che questo mezzo - e lo dico con beneficio di inventario che può derivare dalla ipotesi che ho sottoscritto con altri Consiglieri - potrebbe favorire il contatto con le persone tossicodipendenti ed offrire quel poco che può. I servizi sanitari sono un mezzo in più per raggiungere una popolazione difficilmente reperibile.
L'Assessore sa meglio di me che il tossicodipendente che si rivolge alla struttura pubblica è una persona che non ha ancora raggiunto la consapevolezza di voler uscire dalla propria tossicodipendenza, quindi non ha la forza personale per farlo e si trova in uno stato di confuso bisogno di aiuto, almeno la maggior parte delle persone tossicodipendenti. Già siamo in una piccola percentuale di persone che si avvicinano ai servizi.
Allora, offrire una piccolissima informazione necessaria per prevenire le malattie infettive e in generale per informare le persone tossicodipendenti sulla salute, sui problemi sanitari, può essere un metodo per avvicinare la popolazione tossicodipendente che - questa è una valutazione mia personale la legge n. 162 invece spinge lontano dai servizi e non avvicina affatto.
Ho già detto che questa è una proposta di mozione che si inscrive completamente nell'ambito della normativa nazionale, la legge n. 162, e di altre disposizioni ministeriali che prevedono appunto iniziative specifiche nel settore della distribuzione delle siringhe monouso fra la popolazione tossicodipendente per favorire l'interruzione della pratica drammatica dello scambio delle siringhe. Voglio sottolinearlo proprio perché questa iniziativa, in qualche modo, anticipa quanto purtroppo non riesce a decollare perché il Ministero è in gravissimo ritardo nell'emanazione dei decreti necessari per l'applicazione della legge stessa.
La prima proposta di emendamento che ho presentato varia di fatto il primo paragrafo della proposta di mozione, suddividendo per settori di tipo diverso le iniziative volte ad eliminare lo scambio di siringhe fra la popolazione tossicodipendente. Sono tre fasi diverse. La prima è un'iniziativa di carattere sperimentale. Nessuno ha la certezza in questo settore, ci sono degli esempi stranieri soprattutto, qualcuno anche italiano. I dati di questi ultimi mesi sono molto confortanti ed apprezzabili e possono essere sperimentati anche in Piemonte. Quindi secondo noi, questa non è, soltanto un 'ipotesi, ma una proposta di lavoro molto concreta sulla quale lavorare. Proponiamo la distribuzione di siringhe monouso, a nostro avviso, in via prioritaria all'interno dei servizi sanitari, proprio per favorire la seconda fase del programma, che è quella di una possibilità in più per la persona tossicodipendente di prendere contatto con i servizi stessi. E, in via sperimentale, attraverso un sistema che l'Assessore indicherà nel programma che chiediamo di presentare al Consiglio stesso, una rete di macchine distributrici automatiche ,che sono già in commercio, che prevedono lo scambio delle siringhe, non soltanto la vendita delle siringhe, e che potrebbero risolvere quei gravi problemi che risiedono nell'attuale organizzazione dei servizi. Mi permetto una parentesi. Assessore, moltissime voci si stanno levando in questo periodo molto preoccupate della disorganizzazione dei servizi. La Città di Torino si sta vantando, da qualche mese a questa parte, di aver costituito finalmente le dieci équipes per le tossicodipendenze che la Regione aveva chiesto di costituire nel 1982 o nel 1984, non ricordo bene, con la deliberazione sui servizi per le tossicodipendenze. Soltanto oggi in realtà l'hanno costituita. Se poi andiamo a verificare come funzionano le équipes, scopriamo che quella di Mirafiori, quartiere ad altissimo rischio, è aperta al pubblico due ore alla settimana,un'ora dalle 17,30 alle 18,30 e un'altra dalle 12,30 alle 13,30, non ricordo di quali giorni. Questo è un problema molto serio perché se i servizi non sono accessibili attraverso un orario decente, non dico 24 ore su 24, è assolutamente impossibile fare qualsiasi tipo di attività. So che esistono problemi di personale, manca il decreto di attuazione del Governo. Evidentemente quella équipe è composta da una persona sola, e neanche in questo caso due ore sono giustificabili.
Chiediamo inoltre un'incentivazione della diffusione e della vendita delle siringhe monouso e l'incentivazione della diffusione di siringhe monouso autobloccanti, quando saranno immesse nel mercato, perché il problema è legato a finanziamenti statali e comunque a problemi di compatibilità delle siringhe stesse (anche con il mercato esistente per problemi che non riguardano soltanto la popolazione tossicodipendente).
Il secondo paragrafo rimane invariato; è quello che chiede all'Assessore di predisporre un progetto per l'apertura di una serie di centri di accoglienza, che siano disponibili 24 ore su 24, come del resto già la legge prevede. Sappiamo che il decreto attuativo di una parte delle norme della legge n. 162 dovrebbe essere imminente. L'Assessore ha 30 giorni di tempo per tornare in aula a direi come si possono realizzare i centri di accoglienza e, se non si possono fare, a spiegarne i motivi.
All'ultimo punto chiediamo all'Assessore di verificare - anche qui siamo nell'ambito delle ipotesi, quindi l'Assessore non ha alcun obbligo se non quello di venirci a riferire entro i 30 giorni sulla fattibilità dei progetti - la fattibilità di un progetto per l'installazione di raccoglitori delle siringhe usate e dei medicinali nei luoghi ove sia più facile l'accesso perla popolazione. Penso innanzitutto le farmacie, gli ambulatori, gli ospedali. Alcune cose si stanno già facendo nel settore, ma secondo me non sono sufficienti. Cogliamo l'occasione di questa proposta di mozione per unire le due cose, perché sono benissimo unibili.
Il documento è stato sottoscritto da esponenti di quasi tutti i Gruppi consiliari. Spero che anche i Gruppi che non hanno voluto sottoscriverlo lo votino, perché - ripeto - sono innanzitutto misure di emergenza di tipo sanitario. Nessuno ha certezza in questo campo, non possiamo per giustificare una inattività, dobbiamo prendere qualche iniziativa e queste sono quelle che a livello europeo si sono dimostrate le più concrete, le più fattive.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Intervengo per dichiarazione di voto, che ovviamente è positivo.
Crediamo sia necessario richiamare i colleghi Consiglieri sui problemi della tossicodipendenza e dell'AIDS. Nel 1990 in Italia sono morte 1.147 persone per droga, circa il 15% in più rispetto all'89; a queste morti dobbiamo aggiungere i decessi per AIDS. Per quanto riguarda l'AIDS in Europa l'Italia è al secondo posto, dopo la Francia, con oltre 6 mila casi registrati nel 1990. Dai dati resi noti dall'Organizzazione mondiale della sanità risulta che questo virus, che ha incominciato a propagarsi tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli 'anni '80, colpisce nell'Europa occidentale, quindi anche nel nostro Paese, soprattutto gli omosessuali maschi e i tossicodipendenti per via endovenosa. Le previsioni per il 1992 danno 15 mila casi di AIDS conclamata, quindi oltre il doppio rispetto ai casi registrati nel 1990, e oltre il doppio in soli due anni. L'estensione del fenomeno, le sofferenze umane e i costi che tutti sopportiamo per garantire un'assistenza adeguata, con tutte le difficoltà che sono state ricordate dal collega Cucco, si presentano notevoli; sono costi soprattutto che si inseriscono in un quadro già di grave difficoltà per la lievitazione della spesa sanitaria e per le note carenze di strutture, di servizi e di personale che, ogni volta che discutiamo di sanità, siamo costretti a registrare.
Per gli anni '90/92, sono stati stanziati circa 3 mila miliardi per sostenere la legge n. 135/90, che prevede "Programmi di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS". La Regione Piemonte, in attuazione della legge n. 135, ha approvato i propri piani di intervento di cui sarebbe quanto mai opportuno avere un aggiornamento e un'informazione in relazione all'attuazione dei deliberati che sono stati assunti, in merito ai vari interventi previsti sia in ordine ai lavori di ristrutturazione e di nuova costruzione per complessivi 596 posti letto per malattie infettive, parte dei quali, tra l'altro, dovrebbero essere utilizzati per il Day Hospital e per il potenziamento dei servizi diagnostici; interventi questi che dovrebbero essere effettuati a livello centrale. L'altra parte del deliberato assunto dalla Regione Piemonte prevede interventi in ordine al potenziamento degli organici, ai corsi di formazione e aggiornamento professionale, all'attivazione di progetti per il trattamento a domicilio dei soggetti affetti da AIDS. Questi interventi sono affidati dalla legge nazionale a livello regionale.
In questo contesto si inseriscono pienamente le richieste contenute nella mozione che stiamo discutendo e che abbiamo sottoscritto. In particolare la richiesta di predisporre un progetto di intervento teso a promuovere, in collaborazione con le altre Regioni, iniziative volte ad eliminare il fenomeno dello scambio di siringhe tra i tossicodipendenti e a favorire l'immissione nel mercato di siringhe monouso e autobloccanti. E' quanto recita la legge n. 162, la quale prevede anche servizi disponibili 24 ore su 24 per i tossicodipendenti e un coordinamento degli interventi relativi al trattamento della sieropositività nei tossicodipendenti.
Queste richieste si inquadrano pienamente nelle leggi approvate dal Parlamento e nella volontà espressa successivamente dai Ministri Battaglia e De Lorenzo, che hanno predisposto un decreto che stanzia IO miliardi per la produzione di siringhe autobloccanti. E' chiaro che per frenare il fenomeno di trasmissione dell'infezione dell'AIDS uno dei mezzi primari è quello di impedire lo scambio di siringhe tra i tossicodipendenti. E' altrettanto importante evitare che l'infezione tocchi vittime innocenti che, attraverso casuali punture di siringhe abbandonate nei luoghi più frequentati, quali giardini pubblici, scuole e altri luoghi pubblici possono contrarre la malattia.
L'ago delle siringhe autobloccanti dovrebbe ritrarsi, ma il sistema deve ancora essere perfezionato. Con l'aggiunta che abbiamo proposto di apportare alla mozione chiariamo che l'intento, almeno per l'immediato, è quello della distribuzione di siringhe che non consentano il riuso. Inoltre si indicano alcune forme di distribuzione delle siringhe. Tali proposte possono essere modificate, arricchite, migliorate allo scopo di impedire ai tossicodipendenti il riutilizzo della stessa siringa.
Il decreto del dicembre '90, emanato dal Ministero della Sanità stabilisce nuove modalità per l'acquisizione e la trasmissione delle informazioni sulle malattie infettive diffusive. Crediamo che con questo decreto, oltre a favorire la conoscenza della specifica realtà epidemiologica, anche in relazione all'AIDS, si voglia anche consentire alle Regioni, attraverso un flusso informativo che dovrebbe venire dalle UU.SS.SS.LL., e dal livello nazionale, una conoscenza più puntuale del fenomeno delle tossicodipendenze, anche perché possano intervenire sul rischio con maggiore attenzione attraverso i piani predisposti per impedire la trasmissione della malattia. La seconda richiesta è già stata illustrata ampiamente dal Consigliere Cucco. E' necessario istituire in ogni USSL dei servizi che siano aperti 24 ore su 24. A questo proposito propongo una correzione che mi pare ovvia. Dove si parla di istituire un centro di accoglienza in ogni capoluogo di Provincia, chiedo di comprendere anche Biella e Verbania. E' una richiesta in previsione anche del riordino delle UU.SS.SS.LL. Credo comunque che resti valido l'obiettivo della legge di decentrare questi servizi in tutto il territorio, quindi non solo in una USSL per Provincia, ma in tutte le UU.SS.SS.LL.
Con queste argomentazioni, condividendo lo spirito e il contenuto della mozione, il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Non ripeterò quanto i colleghi hanno già detto. Vorrei soltanto rilevare come fondamentalmente si risponda al diritto alla salute di tutti i cittadini garantito dall'art. 32 della Costituzione, quindi anche dei cittadini che altre leggi tendenzialmente vorrebbero emarginare, quei cittadini che non si "comportano" secondo la morale corrente.
Ritengo che lo spirito fondamentale della mozione sia quello di sottolineare il diritto alla vita di tutti. Le strade per perseguirlo ovviamente sono tante e possono essere viste anche tra loro contraddittorie.
Personalmente ritengo che lo spirito della legge sulle tossicodipendenze nega di fatto il diritto per tutti di fruire dei servizi finalizzati a garantire il diritto alla salute globalmente intesa: è pertanto contraddittorio con quanto si afferma, a mio parere correttamente nella mozione.
La mozione pertanto va approvata tenendo conto di questa fondamentale finalità. Quanto al renderla praticabile, i problemi sono complessi per una serie di motivi che vado brevemente ad enunciare. Innanzitutto c'è una grande difformità tra i ricercatori sui dati cui far riferimento in merito alla diffusione della sieropositività. Il ella mozione si parla di una diffusione di sieropositività nella popolazione tossicodipendente italiana che varia tra il 50 e il 70%. A fronte di questa affermazione dovuta dal fatto che i sistemi informativi in questo settore non sono mai stati avviati seriamente in Italia, esiste una relazione recente del coordinamento tossicodipendenze della Città di Torino che afferma testualmente: "Tra gli utenti dei servizi per le tossicodipendenze della Città di Torino la percentuale di sieropositività è tendenzialmente stabile intorno al 25%. La situazione appare tra le migliori, nell'ambito delle maggiori città italiane, tanto più se si considera da un lato il rapporto tra numero di tossicodipendenti stimati e utenza dei servizi, che a Torino è il più alto tra le grandi città italiane, circa un terzo nell'anno e due terzi nel lungo periodo". La relazione afferma altresì che "è molto probabile che l'utenza dei servizi rappresenti la quota di tossicodipendenti dalle caratteristiche più gravi tra quelli stimati". E' perciò difficile esprimere delle opinioni attendibili nel momento in cui ci si trova di fronte ad affermazioni e ad ipotesi così distanti sulla diffusione della sieropositività. Comunque sia, questo 25% di persone sieropositive ha diritto a fruire delle prestazioni che possono garantire la non diffusione della sieropositività e, più in particolare la conoscenza del rischio di AIDS cui i sieropositivi sono particolarmente soggetti.
Il problema del come gestire la distribuzione delle siringhe è tecnico.
Ci si troverà probabilmente di fronte ad una ostilità da parte degli operatori dei servizi a farsi carico del rapporto con il tossicodipendente connotato prevalentemente dalla distribuzione della siringa. D'altra parte la nuova legge sulle tossicodipendenze stigmatizza negativamente l'assunzione degli stupefacenti, prevede sanzioni sempre più gravi per i soggetti che, trovati in possesso delle sostanze, non ne interrompano l'uso. Quindi, sembrerebbe contraddittoria una distribuzione gratuita di siringhe da parte dei servizi rispetto alla collocazione, che è prevalentemente di controllo sociale, in cui vengono di fatto a trovarsi gli operatori. Diventa quindi difficile pensare che possano essere gli operatori dei servizi a farsi carico di questo atto, a meno appunto di decidere che la legge va modificata, che all'operatore va restituito il suo ruolo fondamentalmente terapeutico e non di controllo sociale.
Ci sono ovviamente altre possibili soluzioni, e la soluzione ipotizzata, come è già stato detto, è quella delle macchinette per la distribuzione di siringhe autobloccanti dietro consegna di una siringa usata. Non conosco come tecnicamente queste macchinette funzionino.
Bisognerà comunque stabilire dove queste macchinette potranno essere piazzate. I farmacisti le vorranno vicino alle loro farmacie o vicino ai servizi o altrove? E' un interrogativo a cui dovrà rispondere chi si dovrà far carico della questione.
In merito all'avvio di almeno due centri aperti 24 ore su 24, il Gruppo DP è d'accordo: si pone tuttavia l'interrogativo se questi centri non debbano essere individuati nell'ambito delle esistenti équipes per le tossicodipendenze, opportunamente potenziate rispetto all'organico, i locali e così via. Si tratta di centri di appoggio. E' chiaro che nessuno vi affluirà se la condizione è una pre-dichiarazione di disponibilità ad uscire dalla droga, anche se questo è il logico obiettivo dei servizi e degli operatori che vi operano. Se uno dei possibili centri è individuato nell'ambulatorio delle tossicodipendenze potenziato si tratta di modificare il modello operativo degli ambulatori stessi.
C'è un'altra difficoltà, che è di ordine finanziario. Un calcolo presunto fatto a Torino su quanto verrebbe a costare la gestione di un centro ex novo, aperto 24 ore su 24, consente di affermare che, in un anno per sei operatori, sarebbero necessari 950 milioni. E' di fronte a questo dato che dovrà confrontarsi, se la mozione verrà approvata, il programmatore regionale.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Prima ancora che si parlasse di macchinette per la distribuzione automatica delle siringhe, l'Assessorato aveva impostato con l'USSL di Settimo un tentativo di esperimento di distribuzione gratuita di siringhe attraverso operatori volontari. La cosa non è riuscita e non è neanche partita perché non si sono trovati gli operatori volontari per la distribuzione delle siringhe, ed è anche comprensibile perché è un atto non sufficientemente gratificante nella forma di volontariato. L'avevamo impostato credendo, ma tutto sommato illudendoci, che fosse un momento di contatto con il tossicodipendente, momento al quale ne poteva seguire un secondo nel quale poter avere, sul numero dei tossicodipendenti che venivano contattati, uno sbocco nella terapia di disintossicazione. Non è stato possibile effettuare l'esperimento tenendo conto che Settimo in merito a questo problema è una delle USSL più sensibili, tant'è vero che lo avevamo centrato con questa possibilità di collaborazione.
Da quando si è parlato di possibilità di usufruire di macchine automatiche,l'Assessorato si è messo in movimento per avere informazioni attualmente stiamo lavorando sull'ipotesi di installare le macchinette in Torino città, nell'USSL di Settimo, particolarmente sensibilizzata sul problema, e nelle città capoluogo di provincia. Mi auguro si riesca a comprendere che è illusorio considerare tutto il territorio. Si può partire facendo un documento, ma nella realtà non è sufficiente. Sono già state convocate due riunioni, una con le UU.SS.SS.LL., di Torino e con il Comune di Torino, l'altra con le UU.SS.SS.LL., dei Comuni che vi ho accennato alla presenza dei relativi Assessori competenti sul problema delle tossicodipendenze. Abbiamo coinvolto i Comuni oltre alle UU.SS.SS.LL., per poter stabilire una collaborazione fra le unità sanitarie e i Comuni su un problema che non è solo sanitario. Va sottolineato che la gestione delle macchine distributrici di siringhe deve trovare uno sbocco. Infatti esistono due problemi: la fornitura delle siringhe, che risolveremo con le UU.SS.SS.LL., e la raccolta delle siringhe usate. Per questo dobbiamo avere la collaborazione dei Comuni. La nostra ipotesi è di impegnare-i Comuni attraverso le singole aziende per la raccolta dei rifiuti, tenendo presente che in molti Comuni le aziende raccolta rifiuti hanno già personale specializzato per tale lavoro. Non sono problemi banali, perché sono proprio quelli che possono bloccare la messa in moto del sistema.
Le macchinette hanno un costo di circa 15 milioni l'una, hanno una carica di 200 siringhe e possono funzionare con monete, con gettoni o con la siringa usata.
Stiamo lavorando su queste linee, quindi il contenuto della mozione è accolto dalla Giunta.
Il secondo problema è relativo all'apertura 24 ore su 24 dei centri di pronta accoglienza. Prima dell'emanazione della legge n. 162, la Regione aveva già dato l'indicazione alle UU.SS.SS.LL., di attivare una forma di presenza più sostanziosa di quella esistente, ma aveva trovato la possibilità di attivare solo un centro di pronta accoglienza a Casale a disposizione delle UU.SS.SS.LL., di Alessandria. La disponibilità di un centro aperto 24 ore su 24 a Casale non ha senso sul piano della traduzione in realtà per la provincia di Alessandria. Questo va visto alla luce della legge n. 162, in modo particolare al decreto di attuazione che dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale che uscirà domani. La bozza del decreto, che è stata pubblicata dall'ISIS, all'art. 5, inattuazione dell'art. 27 della legge, dice: "Le UU.SS.SS.LL., tramite il SERT (la nuova dizione dei servizi tossicodipendenza), assicurano l'espletamento dell'attività assistenziale ai tossicodipendenti nell'arco delle ventiquattro ore e per tutti i giorni della settimana. Ferma la necessità di assicurare l'apertura continuativa dei SERT per ventiquattro ore nei giorni feriali e festivi, nelle aree di maggior rilevanza numerica dei tossicodipendenti individuati dalla Regione, l'assistenza ai tossicodipendenti è assicurata nelle altre zone mediante l'apertura dei servizi tossicodipendenti per non meno di dodici ore nei giorni feriali e di sei ore nei giorni festivi". E nelle residue ore con le modalità di cui al comma terzo, dove si dice: "Per l'espletamento dell'orario lo svolgimento nei servizi, al di fuori delle aree individuate dalla Regione può essere garantito anche attraverso il collegamento tra i diversi servizi di tossicodipendenza e l'utilizzo di altre strutture della USSL nonch l'uso di unità mobili, la reperibilità degli operatori o altre idonee forme a seconda delle esigenze e del bacino di utenza".
Anche per quanto riguarda le unità mobili, essendo dizioni che devono essere tradotte in termini pratici, si andrà probabilmente su piano sperimentale. Questo servizio sarà riassorbito da questa indicazione che andremo ad attuare con i problemi che esistono, perché, come loro sanno, là dove i servizi devono essere aperti continuativamente ogni posto ha bisogno di sei persone. In linea di massima i servizi di notte non potranno essere coperti con una persona sola, quindi dovremo trovare delle soluzioni diverse.
La mozione mi pare possa essere accolta dalla Giunta, tranne il secondo emendamento. Credo si possa pretendere dalla Giunta che sull'argomento riferisca non in Consiglio, ma in Commissione, che mi sembra una sede più consistente per approfondire i problemi, in sostanza, tutte le volte che si parla di piano, non può diventare un argomento da trattare in Consiglio altrimenti rischiamo l'immobilismo operativo. Sono disposto comunque a riferire sul problema delle tossicodipendenze all'attuale stato dei servizi in Piemonte.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, occorre prendere nota delle due variazioni, l'una del Consigliere Bortolin che propone di aggiungere le due costituende Province di Biella e Verbania, e l'altra che propone di riferire al Consiglio. Personalmente sono favorevole che tali comunicazioni siano fatte in Commissione. Chiedo ai sotto scrittori se sono altrettanto d'accordo. E' importante che si riferisca in una sede appropriata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Sull'emendamento proposto dal Consigliere Bortolin, non volendo fare una politica istituzionale fondando due Province sulle tossicodipendenze proporrei di lasciare all'elasticità operativa dell'Assessorato l'individuazione dei punti principali. Non mi sembra serio decretare due Province in nome delle tossicodipendenze. Il contenuto dell'emendamento collega Bortolin, lo accolgo in pieno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Signor Presidente, basterebbe aggiungere: "per capoluogo di Provincia compreso Biella e Verbania", senza dire "le istituende future Province". Il nostro Gruppo accoglie la proposta modificativa dell'Assessore Maccari.



PRESIDENTE

Con queste modifiche, pongo in votazione la mozione n. 63, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: sono stati accertati nella Regione Piemonte, fino al 30 settembre 1990, 516 casi di AIDS conclamata, che pongono la Regione al quarto posto fra le Regioni maggiormente colpite dalla diffusione della sindrome; il 64,7% delle persone interessate dal virus sono individui che fanno uso o che hanno fatto uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa le stime attendibili nazionali parlano di una percentuale di sieropositività all'HIV all'interno della popolazione tossicodipendente che varia dal 50 al 70 i morti per overdose nella sola provincia di Torino sono, a tutt' oggi, 66, mentre i casi di overdose registrati dai pronto soccorso sono più di 1.000 (periodo di riferimento: gennaio-ottobre 1990) i risultati conseguiti in altri Paesi in tema di prevenzione dell'AIDS e di contenimento delle patologie correlate alla tossicodipendenza grazie all'istituzione di serviZi di distribuzione controllata di siringhe alle persone tossicodipendenti (con il contemporaneo ritiro di quelle già utilizzate) sono decisamente apprezzabili: nel Merseyside (la regione di Liverpool, due milioni e mezzo di abitanti) i sieropositivi fra i tossicodipendenti sono 14 e c'è un solo malato di AIDS (dati 1989); in Olanda, all'1 settembre 1989, vi sono stati 70 casi di AIDS fra i tossicodipendenti, pari all'8% del totale dei casi di AIDS (un caso ogni 214.000 abitanti, contro uno su 11.000 negli USA) è necessario procedere con urgenza all'avvio di iniZiative che interrompano l'uso multiplo di siringhe fra le persone tossicodipendenti come misura necessaria per l'arresto della diffusione dell'AIDS.
Contemporaneamente alla distribuzione delle siringhe, i serviZi possono prendere contatto con la popolazione tossicodipendente, informandola sulle malattie infettive, avviandola ai serviZi per il recupero, provvedendo agli altri interventi assistenziali urgenti e necessari.
Visti: l'art. 2 della legge 25 gennaio 1990, n. 8 ed il Decreto attuativo del Ministero della Sanità del 13 aprile 1990 per la realizzazione di misure di sostegno alla produzione, commercio e pubblicizzazione delle siringhe monouso autobloccanti (da attuarsi entro il 20 dicembre 1990) l'art. 3,lettera h), della legge n. 162/90 che dà mandato al Ministro della Sanità di promuovere, in collaborazione con le Regioni, iniziative volte ad eliminare il fenomeno dello scambio di siringhe tra i tossicodipendenti favorendo l'immissione nel mercato di siringhe autobloccanti l'art. 27, comma secondo, lettera b), della legge n. 162/90, che prevede l'istituzione di servizi per le tossicodipendenze presso ogni Unità sanitaria locale, aperti nell'arco completo delle ventiquattro ore, per un efficace coordinamento degli interventi relativi alle persone tossicodipendenti e per rispondere alle urgenze specifiche l'art. 2, comma primo, lettera h), del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti (DPR 9 ottobre 1990, n. 309) la circolare 8 novembre 1990 del Ministro per gli Affari Sociali e considerato che il Ministro della Sanità non ha ancora varato le iniziative specifiche di cui in premessa.
Dà mandato alla Giunta regionale: di predisporre e presentare entro 30 giorni dall'approvazione di questa mozione, un progetto di iniziative, a fini sanitari, volte ad eliminare lo scambio di siringhe fra la popolazione tossicodipendente che preveda la distribuzione di siringhe monouso attraverso i servizi, unità mobili appositamente costituite o, in via sperimentale, attraverso macchine di distribuzione automatica, anche attraverso lo scambio con quelle usate l'incentivazione della diffusione e della vendita delle siringhe monouso l'incentivazione della diffusione di siringhe monouso autobloccanti quando saranno immesse nel mercato di predisporre un piano per l'apertura immediata di almeno un centro di accoglienza delle persone tossicodipendenti per capoluogo di provincia comprese Biella e Verbania, e due per l'area metropolitana torinese da presentarsi alla Commissione consiliare competente entro 30 giorni dall'approvazione di questa mozione. Ai centri di accoglienza, aperti 24 ore su 24, devono essere affIdate tutte quelle iniZiative volte alla prevenzione del fenomeno delle tossicodipendenze e delle malattie infettive ad esso collegate, e volte al primo contatto con le persone tossicodipendenti per l'avvio alle strutture di recupero e di reinserimento esistenti sul territorio di verificare la fattibilità di un progetto per l'installazione di raccoglitori per siringhe e medicine usate, da installare presso le farmacie, gli ospedali, gli ambulatori pubblici, con una apposita campagna di informazione e sensibilizzazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è approvata all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 98 dei Consiglieri Miglio, Segre, Staglian Marino e Monticelli sulla situazione in Somalia


PRESIDENTE

Il punto 5) all'o.d.g., prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 98 presentato dai Consiglieri Miglio, Segre, Staglianò, Marino e Monticelli.
La parola al Consigliere Miglio per l'illustrazione.



MIGLIO Mario

Mi sembra opportuno illustrare questo ordine del giorno esplicitando le premesse, che avevamo esteso in modo stringato, e chiarificando l'impegno del Consiglio regionale del Piemonte. Subito puntualizzerei l'impegno che noi proponiamo, anche con gli emendamenti che modificano il primo punto.
Nella sostanza si chiede al Consiglio regionale di sollecitare il Governo italiano affinché prenda le distanze dall'ex governo presieduto da Siad Barre e che si impegni a rivedere la politica della cooperazione finora svolta, partecipando direttamente attraverso la Commissione consiliare per la solidarietà, la Giunta e l'Ufficio di Presidenza, agli interventi per la ricostruzione del Paese somalo che, come tutti sappiamo, è uscito da pochi giorni da una guerra interna che ha visto contrapposta la popolazione attraverso i movimenti di resistenza, e il governo presieduto dal somalo Siad Barre.
Vorrei prima di tutto giustificare le premesse. La questione somala ci tocca da vicino, proprio alla luce dei rapporti che da tempo l'Italia intrattiene con questo Stato, che si rifanno ovviamente all'epoca coloniale.
Le cronache dei quotidiani in questi giorni sono state limitate nel darci le notizie sulla questione somala, anche perché, in contemporanea, la guerra del Golfo ha dirottato tutta l'attenzione sulla questione medio orientale.
Mi sembra opportuno però fare una serie di considerazioni, innanzitutto sugli atteggiamenti tenuti dall'Italia che, sulla questione somala, non ha voluto sbilanciarsi prendendo una posizione chiara e definita. Abbiamo assistito a posizioni contraddittorie che si rifanno i periodi trascorsi quando i profughi somali, che fuggivano dal loro Paese e cercavano rifugio n Italia, non venivano accolti; è il caso della discriminazione consumata nel mese di luglio, quando 31 persone, arrivate all'aeroporto di Fiumicino chiedevano asilo politico, ma venivano respinte dalle autorità di Polizia anche in contraddizione con le disposizioni della legge Martelli che prevede che tutte le persone che chiedono rifugio politico e che si possono qualificare come profughi debbono essere comunque accolte dallo Stato italiano demandando, n secondo luogo, ad una speciale commissione la verifica della legittimità dei motivi da loro avanzati. Quelle posizioni sono in contraddizione anche con quanto prevede la Convenzione di Ginevra del 1951 che dice che nessuno Stato può espellere o respingere in alcun modo rifugiati verso le frontiere dei luoghi dove la loro vita e libertà possono essere minacciate. Questo non è successo, nel senso che la decisione assunta dalla Polizia di frontiera è stata di inviare in patria quelle persone, che poi veni,ano arrestate e imprigionate nei campi di concentramento.
Altri esempi possono essere fatti per quello che riguarda la questione della cooperazione. Noi sappiamo che la Somalia è lo Stato che ha ricevuto i maggiori aiuti dall'Italia sotto forma di cooperazione, ma che questi non sono serviti a migliorare le condizioni di vita della stessa. I risultati ottenuti sono quelli di avere accontentato una classe politica corrotta imprenditori, banche , sprecando le risorse che, viceversa, avrebbero dovuto essere investite in ben altro nodo in riferimento ai contenuti bene espressi dalla legge n. 49/87 sulla cooperazione internazionale.
Vorrei citare alcuni casi. Il monumento più importante edificato in nome dello spreco è sicuramente il mattatoio di Mogadiscio, che abbiamo citato anche nell'ordine del giorno; è un capannone finito di costruire un anno fa e subito abbandonato a se stesso; la flotta dei pescherecci non è mai stata utilizzata; i progetti sulla zootecnia realizzati hanno aumentato il patrimonio bovino, ma con il risultato di favorire solo l'esportazione e non la ridistribuzione interna ai mercati somali lasciando di fatto priva degli alimenti necessari la popolazione nel suo complesso. C'è il caso dell'Università nazionale somala finanziata con circa 80 miliardi di lire tra il 1986 e il 1988, nonostante fosse una struttura di basso livello culturale e accessibile solo ai figli maschi degli alti funzionari somali in totale contrapposizione ai contenuti della legge sulla cooperazione che stabilisce che i progetti di aiuto devono servire per accrescere la qualità della cultura e per favorire l'integrazione delle donne e la loro partecipazione alla vita sociale del Paese.
Gli sprechi relativi agli interventi della cooperazione, il trattamento discriminatorio adoperato nei confronti dei rifugiati politici e dei profughi non sono serviti a far prendere al Ministero degli Esteri una posizione chiara sulla questione somala che desse un appoggio alla popolazione, se non ai movimenti di guerriglia, riconoscendo i crimini commessi dal governo di Siad Barre.
In questo senso l'on. De Michelis teneva fede al discorso del 25 luglio 1990 durante il quale rifiutava di sospendere gli aiuti, anche in termini di cooperazione internazionale, e non accoglieva nemmeno l'invito formulato dall'onorevole Flaminio Piccoli, che aveva chiesto ufficialmente al Governo di operare un ripensamento della politica di cooperazione svolta dall'Italia.
Per venire a fatti più recenti, vorrei far presente che l'Ambasciatore somalo Hassan, nei primi giorni di ottobre, sosteneva che l'obiettivo della nazione era quello di uscire dal tunnel della dittatura e che questo obiettivo preesisteva alla nascita dei movimenti organizzati. Si doveva dunque cercare un luogo ideale per definire una nuova linea politica ed un'ipotesi poteva essere quella di tenere una conferenza nazionale dell'opposizione. Sempre l'Ambasciatore richiamava e sottolineava la grande portata storica del Manifesto di Mogadiscio teso a riunire le forze e le bandiere della composita opposizione, al fine di costituire uno schieramento unitario che sbloccasse l'eclettismo dottrinale prodotto dalla divisione, causa essenziale, a suo avviso, della debolezza della resistenza, le cui forze si dovevano assommare per formulare un'ipotesi di ricostruzione dell'entità somala.
Hassan sosteneva che il merito principale del Manifesto era quello di aver realizzato il pluralismo nel suo seno, globalizzando il consenso e quindi la capacità di coltivare il particolarismo etnico. Ma le speranze di Hassan erano destinate a crollare poco tempo dopo, perché la maggior parte dei firmatari del Manifesto, che avrebbe potuto aprire un dialogo fra le parti contrapposte, era fatta oggetto di persecuzione dal governo di Siad Barre, infatti la maggior parte di loro era messa agli arresti e alcuni venivano uccisi dalle guardie del corpo scelto del dittatore.
Ovviamente non poteva essere accettato il fatto che il controllo da parte del governo fosse di tipo dittatoriale e militare; lo stesso infatti non avrebbe accettato un dialogo con alcuno. Anche in questa occasione c'è stata una sottovalutazione da parte del Ministero degli Esteri che aveva inizialmente appoggiato questa ipotesi di dialogo non dando un maggior peso alle richieste che invece venivano dalla popolazione. Questo a mio avviso è stato un altro errore che forse poteva essere evitato e avrebbe favorito in tempi più ristretti, una risoluzione pacifica del conflitto interno alla Somalia.
Vorrei sottolineare i crimini commessi da Siad Barre nell'ultimo periodo del suo governo. Di fatto si è macchiato dei più ignobili crimini in quanto non disdegnava di ricorrere ad alcuna forma di intimidazione e di violenza, come è stato ampiamente dimostrato da Amnesty International.
Ricordo alcuni dei tanti metodi di tortura segnalati nel rapporto; uno, ad esempio, era quello di stendere il prigioniero sul pavimento a faccia in giù con mani e piedi legati insieme dietro la schiena da una corda che veniva gradatamente tirata fino a far perdere i sensi al prigioniero. Altri sistemi usati nelle carceri somale erano il soffocamento per annegamento lo schiacciamento dei testicoli con tenaglie, le scosse elettriche e via dicendo. Altri esempi di violazione dei diritti umani in Somalia erano quelli degli stermini appositamente provocati dai bombardamenti e dagli assalti contro villaggi di popolazione civile inerme, però accusata di fornire aiuto logistico alle formazioni di opposizione. Ci sono stati circa 50.000 morti per questi attacchi. Altri 1.500 civili sono stati uccisi nel corso delle manifestazioni popolari del 14 luglio, altre 80 sono state uccise nel luglio 1990 per aver fischiato il presidente all'interno dello stadio in una manifestazione pubblica.
Vorrei anche ricordare l'omicidio del Vescovo di Mogadiscio, Monsignor Salvator Colombo, che si era ribellato di fronte ai crimini commessi dal regime e che si è consumato nel luglio 1989. Vorrei ricordare la legislazione che prevedeva arresti indeterminati senza mandato di cattura e Siad Barre in questo senso aveva anche rifiutato una proposta italiana di modificare la costituzione. Vorrei ricordare l'omicidio del biologo italiano Giuseppe De Salvo, che in un primo momento si è tentato di far passare come suicidio, da parte dell'on. De Michelis, il quale poi ha dovuto ricredersi, alla luce dell'autopsia che smentiva, appunto con dei risultati concreti, la tesi del suicidio. Omicidio che veniva perpetrato da parte dei berretti rossi, la Guardia presidenziale che operava sotto gli ordini di Abdul Aziz, che era ospite ancora nel gennaio 1990 all'Hotel Hilton a Roma.
Questa è una serie di esempi secondo me eclatanti per capire quale tipo di governo fosse quello che presiedeva Siad Barre.
Pare che solo ora l'Italia se ne renda pienamente conto, forse accecata dai rapporti intrattenuti fino a questo momento con la Somalia, che hanno permesso a molte ditte di realizzare affari lucrosi, qualcuno sostiene giustamente, sulla pelle di uno dei popoli più poveri del mondo e che attualmente è rimasto ancora tale. Sotto il termine di "aiuti" sono state concluse operazioni da parte delle più importanti ditte italiane, quali la Fiat, l'Aeritalia, l'Augusta e si sono intrattenuti rapporti poco chiari le visite di Craxi e Pillitteri servivano a legittimare anche politicamente la figura di Barre, mentre tutti gli altri Stati ne prendevano progressivamente le distanze.
Sembra che solo oggi ci accorgiamo che esiste un popolo e un movimento di liberazione che è riuscito in qualche modo ad uscire da questo tunnel ed a riproporsi, come infatti è stato dichiarato anche in questi giorni, come un nuovo punto dal quale partire per poter ricostruire una Somalia democratica. Vorrei ricordare la dichiarazione del responsabile Esteri dell'Unione del Congresso Somalo che ha precisato che non vi saranno preclusioni nei confronti dell'Italia, riferendosi all'identità del rappresentante italiano in Somalia e che sarà confermata ogni volontà e disponibilità da parte del futuro governo somalo ad intrattenere dei rapporti, ovviamente diversi, con il nostro Governo. Il primo obiettivo che si è posta l'Unione somala è quello di dare vita a un governo provvisorio composto da tutte le forze politiche sociali e democratiche. Quindi, viene meno anche il presupposto portato avanti da qualcuno che questa guerra fosse fra bande tribali. Le cose stanno ben diversamente, perché già da tempo i vari movimenti di opposizione si erano unificati fra di loro appunto con l'intenzione di costituire un governo rappresentativo di tutte le realtà sociali composite di quello Stato.
Il primo obiettivo è quello di indire una conferenza nazionale, di elaborare una costituzione da proporre attraverso un referendum a tutta la popolazione e, qualora venisse approvata, di indire da subito elezioni popolari democratiche che andrebbero a decidere definitivamente la composizione del nuovo governo dello Stato somalo.
Credo che il nostro compito in questo momento sia non solo di condannare quanto è stato fatto dal governo di Siad Barre, ma anche di avere un rapporto propositivo con coloro che di fatto gestiranno il futuro della popolazione somala. In questo senso le proposte vanno verso una revisione della politica della cooperazione finora condotta dallo Stato italiano per riportare la stessa all'interno dei criteri esplicitati dalla legge n. 49 del 1987, perché i fondi devoluti siano effettivamente utilizzati per fare accrescere i livelli di vita della popolazione.
In secondo luogo, al di là dell'invito rivolto al Governo italiano, si intende impegnare la Regione, affinché la stessa, attraverso gli organismi all'uopo interessati, possa prendere parte agli aiuti riferendosi alle indicazioni proposte dall'Associazione italo-somala, dal Comitato di solidarietà per il popolo somalo. Nei tempi più brevi possibili (e in questo momento se ne ha anche la possibilità, visto che si è arrivati alla risoluzione del conflitto, quindi non ci sono problemi di tipo logistico che impediscano l'arrivo di aiuti), si può individuare un piano di interventi stanziando fondi e mettendo a disposizione strutture, da parte della Regione, per poter concretamente intervenire contribuendo al processo per la ricostruzione della Somalia e far capire che il nostro atteggiamento nei confronti del popolo somalo è radicalmente cambiato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

L'intervento del Consigliere Miglio ha toccato tutti i punti che è logico, opportuno ed importante toccare in situazioni come questa, in cui bisogna non soltanto assumere decisioni operative, ma anche motivarne il senso. E la decisione politica che può assumere il Consiglio regionale è quella di farsi carico delle sofferenze di una popolazione oppressa da un dittatore. In questo caso coloro che si opponevano e si sono opposti vittoriosamente a Siad Barre hanno agito efficacemente, tant'è che lo stesso, nascosto in un carro armato, ha preso la fuga. Sperando che questo assassino possa essere perseguito dalla giustizia internazionale, se non da quella del suo paese, e sperando che non trovi facile ospitalità, né in Italia né in altri Paesi dove solitamente si vanno a nascondere figuri di questo tipo, che probabilmente ammassano ricchezze in qualche forziere di un paese confinante con il nostro, è assolutamente opportuno che la Regione, oltre che ad una presa di posizione politica, assuma un atteggiamento di concreta solidarietà. A questo fine il mio Gruppo ha presentato una proposta di emendamento aggiuntivo in cui si chiede alla Giunta di stanziare un contributo, non miserevole, affinché sia consentito l'invio di medicinali, viveri e generi di prima necessità, già raccolti tramite le associazioni di solidarietà degli immigrati somali. Non c'è difficoltà a trasferire in Somalia questi generi, si tratta però di organizzare e finanziare la spedizione.
Un altro emendamento, da aggiungere alla fine dell'ordine del giorno chiede che il Governo italiano predisponga celermente i decreti necessari a fronteggiare la situazione degli immigrati e degli esuli politici, nonch di quegli italiani che sono precipitosamente rientrati ed ai quali mancano supporti legislativi per poter re inserirsi nelle nostre comunità, che non hanno sistemazioni logistiche e, talvolta,la benché minima disponibilità economica. Se la presenza di immigrati e di profughi politici fosse segnalata anche in Piemonte, credo che la Regione dovrebbe farsi carico in prima persona attraverso gli strumenti che si è data, legislativi oltre che finanziari, di rispondere ai loro bisogni primari.
Per il resto siamo favorevoli all'ordine del giorno presentato e sottoscritto dai quattro Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, mi crea qualche imbarazzo dover intervenire in termini polemici su una questione che, nella sostanza, trova i liberali concordi. In questo ordine del giorno ci sono alcune cose che non piacciono. Prima di tutto il modo in cui è presentato. La politica si fa in molti modi. Non si capisce in questo documento se ci sia un primo firmatario o se ci sia un blocco di firmatari. In secondo luogo, non si capisce perché non sia stata chiesta la sottoscrizione anche degli altri Gruppi. Quindi, dico subito che non voterò questo documento se non c'è la disponibilità a raccogliere le firme di tutti i Gruppi che vi si riconoscano. Non si allargano le braccia, collega Miglio. La politica è una cosa delicata e complessa. Perché, se firmiamo tutti, e va beh! possiamo anche non ricordarci la storia.



PRESIDENTE

Scusi. Consigliere Marchini. Pregherei i Consiglieri di volersi accomodare in aula, perché è un dibattito importante, su un argomento importante e si stanno ponendo delle questioni comprensibili di ordine politico.



MARCHINI Sergio

Presidente, ringrazio che lei abbia apprezzato alcune questioni che sembrano marginali. Su una vicenda di diritto internazionale, che pronuncia giudizi su un governo, che anticipa su quelli che verranno, che si pronuncia in ordine all'attività del Governo in termini di interventi di solidarietà e di collaborazione in Somalia, è probabilmente bene ricercare il massimo di unità ed evitare di voler rivendicare primogeniture.
Soprattutto quando tra i primogeniti, non tra tutti, c'è il Partito comunista. Abbiate pazienza, cari amici, incomincio ad essere un po' perplesso! Immagino che sia normalissimo che siano i comunisti a presentare un documento su Vilnius, come è anche normale che i comunisti compaiano firmatari dove non ci sono i democristiani, i liberali e i socialisti su un documento che giudica Barre.
Barre non è soltanto un violento, perché essere violento e barbaro non è di una categoria politica, è di una categoria che comprende anche i non politici. Barre, scientificamente, non è sicuramente un liberale. Allora non è corretto utilizzare un termine generico come "democrazia" per coprire tutto come si fa con la maionese. L'ipotesi coltivata da Barre è un'ipotesi di leninismo scientifico, ma è fallita un'ipotesi di quel genere.
Noi siamo d'accordo che il Partito comunista sia solidale con altri rispetto alla condanna di un percorso e all'auspicio che ce ne sia uno successivo migliore, ma non ci sembra accettabile un distinguo, cioè che ci siano alcune forze politiche che firmano e altre che votano. Questo è un problema molto semplice. Se ci sono le firme di tutte le forze politiche, è un auspicio e un giudizio che non ci obbliga ad approfondimenti, se invece il documento ci viene sottoposto come una proposta da votare, questa proposta evidentemente va approfondita e definita in ogni suo puntuale dettaglio.
Signor Presidente, in genere sono tollerante ma sono anche un po' scettico, non ho pregiudizi ma non mi faccio neanche affascinare subito.
Ricordo l'esperienza della Romania quando abbiamo pianto qui tutti come vitelli su morti tirati fuori dal frigorifero, perché i morti che abbiamo visto in televisione erano stati presi negli obitori per sostenere sostanzialmente quello che storicamente sta emergendo essere stato un colpo di Stato del KGB. Ebbene, noi abbiamo pianto e abbiamo inneggiato ai liberatori democratici, ma se parlate con un rumeno oggi vi dirà che questi sono peggio di quelli di prima. Sicuramente non è il caso della Somalia.
Però, un'istituzione prima di dare patenti e giudizi su soggetti in aree così difficili da giudicare e da esaminare, deve aspettare la prova dei fatti. Noi possiamo rappresentare degli auspici.
La conclusione è questa: i liberali consentono su questo documento soprattutto perché è un documento di condanna rispetto alle barbarie che si sono verificate, di auspicio rispetto ad un processo di democratizzazione di quel Paese e un impegno a sostenere queste popolazioni. Questi elementi di fondo ci vedono d'accordo. Non ci sembra opportuno pensare di riscrivere questo documento su delle limature che non toccherebbero comunque questi elementi centrali. Ci sembra però giusto, anche in termini di presentazione esterna del documento, che esso possa avere l'ospitalità delle forze politiche che ritenessero di volerlo votare, non solo di quella liberale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, condivido la proposta del collega Marchini, sarebbe però opportuno, prima della votazione, verificare se c'è una convergenza per consentire a tutte le forze politiche di esprimere la loro adesione.
Diversamente, anche il Partito socialista non ritiene di aderire soprattutto perché c'è un taglio che tende ad attribuire delle responsabilità di carattere politico al Governo italiano e delle responsabilità di carattere politico, più ridotte, alla componente del Partito socialista che viene individuata nel lavoro e nell'opera svolta dal Ministro degli Esteri De Michelis. Non mi piace questo taglio. Lo dico subito.
Se troviamo questa convergenza bene, altrimenti troveremo altre soluzioni. Anche perché probabilmente è un po' sbrigativo da parte di tutti liquidare il problema dicendo che non si era capito chi era Siad Barre oppure che si voleva fare il socialismo scientifico.
Intanto dobbiamo cercare di ricondurci alla storia. Avevamo dei mandati ben precisi da parte dell'ONU nel rapporto con la Somalia. La Somalia è stata sempre nel cuore degli italiani, l'abbiamo sempre sentita molto vicina. Ci sono delle ragioni che ci portano ad avere un rapporto particolare, al di là di quello che è accaduto. Naturalmente abbiamo condannato, a suo tempo, l'intervento militare da parte del fascismo. Dopo il 1945 però si sono prodotti dei rapporti di particolare attenzione e di particolare impegno. Impegno che credo il Governo italiano abbia sempre messo, al di là dei governi che erano al potere. Noi socialisti non abbiamo mai visto in Siad Barre nemmeno il simulacro di un rappresentante della democrazia nel Paese. Ciò non ha impedito però di concorrere a dare il nostro aiuto per far crescere un processo democratico che, per la verità ha trovato degli spazi, però ha anche trovato delle forti reazioni che hanno portato al bagno di sangue per la liquidazione di Siad Barre. La situazione è tragica e questo non può che colpirci, non può che ferirci non può che produrre dolore in chi, come noi socialisti, ha sempre favorito tutti i processi che sono diretti a far crescere la democrazia e la libertà nel mondo. Attribuire, come viene fatto in questo documento, seppure in modo sfumato, delle responsabilità politiche dei socialisti o del Governo italiano, in qualche modo conniventi con i dittatori come Siad Barre o altri, mi pare sia una cosa assolutamente da respingere, per la storia che c'è dietro ai socialisti. C'è chi l'ha vissuta in parte e chi non l'ha vissuta ha modo di conoscerla perché c'è una grande pubblicistica. I socialisti non sono mai stati dalla parte di chi cerca di imporre il potere sulla gente, contro la sua volontà e contro la democrazia. Quindi, il taglio di questo documento naturalmente non ci trova d'accordo. Siamo invece favorevoli a che si riprenda il dialogo al più presto con le nuove forze che la rivoluzione in Somalia ha portato alla guida della nazione siamo per riconfermare la nostra disponibilità e il nostro impegno, siamo per dare il nostro aiuto perché la Somalia, così come altri Paesi, imbocchi la strada della crescita, dello sviluppo democratico che lo possa mettere al riparo da tutte quelle conseguenze a cui è andato incontro per liberarsi della dittatura di Siad Barre. Quindi, un impegno da parte del Governo per sostenere lo sforzo che dovrà fare la nuova Somalia, che si troverà di fronte gravi problemi, un impegno da parte del nostro Governo per dare un aiuto significativo perché la Somalia possa uscire dallo stato tragico in cui si è venuta a trovare anche in conseguenza dello scontro sanguinoso che purtroppo ha dovuto affrontare. Quindi, se possiamo trovare una soluzione ragionevole siamo pienamente d'accordo. Questo è l'auspicio anche del Partito socialista, è l'auspicio degli uomini che nel Governo italiano hanno mandato il Partito socialista e che hanno cercato di far prevalere le soluzioni democratiche. Questa è la nostra posizione. Valuti il Presidente se dobbiamo sospendere la seduta per trovare una soluzione unitaria.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rossa ha avanzato la proposta, anche a seguito dell'intervento del Consigliere Marchini, di riflettere sul testo.
Prima di procedere ad una breve sospensione, ha ancora la parola il Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Vorrei innanzitutto significare, per onore di verità, per giustizia che gli amici dell'Associazione italo-somala e del Comitato di solidarietà si sono più volte fatti vivi con la loro capacità, la loro attenzione, la loro sensibilità, per una vicenda che li tocca, per giunta personalmente rivolgendosi a tutti i Gruppi politici, rivolgendosi alla Presidenza del Consiglio, alla Giunta e a tutti i Capigruppo. Quindi, credo che l'appello sia stato rivolto, come era giusto che fosse, e sono qui a testimoniarlo con assoluta apertura verso tutti. Mi sembra altresì importante che l'ordine del giorno sia unitario, quindi mi associo alla richiesta, a nome del Gruppo DC, del Consigliere Rossa sull'opportunità di trovare una convergenza, perché la vicenda è talmente drammatica umanamente e talmente urgente che non si capirebbero divisioni, differenze e contrapposizioni.
Le riflessioni sulla Somalia sono già state fatte, credo sia inutile rifarle qui, saranno piuttosto oggetto di convegno e riflessioni pubbliche.
Tutti sappiamo che abbiamo un debito storico, morale ed umano verso la Somalia e che non abbiamo fatto tutto quello che potevamo e dovevamo per pagarlo. Credo anche che la vicenda somala induca a riflessioni importanti e serie sulla cooperazione internazionale. Le riflessioni più volte sollecitate - parlo a nome delle organizzazioni di ispirazione cristiana che conosco maggiormente - sono state severe sulle modalità dei rapporti con il Terzo, Mondo. Quante volte, per esempio - e mi riferisco al Centro America - sono arrivati appelli a non mandare aiuti indiscriminati a qualsiasi governo, ma a cercare di utilizzare tutta l'influenza, tutto il peso che si può avere dando aiuti, non per intromissioni strumentali e faziose interne, ma per ribadire e sostenere il rispetto dei diritti naturali e fondamentali dell'uomo: cosa che a tutti e, in particolare, a noi democratici cristiani sta a cuore. Quando i nostri Governi intervengono in certe situazioni, è opportuno che l'intervento sia fatto con un'apertura culturale, politica e sociale che tenga conto anche dei diritti fondamentali delle libertà e non soltanto delle vicende economiche, che pure sono importantissime.
Concludo dicendo che ci associamo al desiderio di concordare un ordine del giorno unitario, e quindi, se è necessario, un momento di riflessione credo che questo ci consenta anche di pensare ad un intervento concreto.
L'emergenza è talmente grande che tutto quello che faremo sarà comunque poco. So che il Comune e la Provincia di Torino si stanno orientando nella direzione di aiuti concreti immediati. Credo che la Regione possa e debba associarsi e che il momento di riflessione che il Consigliere Rossa propone sarà tanto più utile se, oltre a trovare una formula unitaria, ci consentirà, da subito, di annunciare qualche impegno per iniziative concrete.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,15, riprende alle ore 13,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossa.
Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, vorrei portare alla sua attenzione i risultati derivanti dall'incontro di tutti i Gruppi per realizzare un ordine del giorno unitario sulla situazione in Somalia.
L'ordine del giorno concordato è il seguente: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto delle ricorrenti violazioni dei diritti umani puntualmente denunciate in questi anni da vari organismi, tra i quali Amnesty International, di cui l'uccisione del Vescovo di Mogadiscio Monsignor Salvatore Colombo, il massacro di 1.500 civili durante la manifestazione popolare del 14 luglio 1989 e l'omicidio del tecnico italiano Giuseppe Salvo, sono solo alcuni esempi denunciato il carattere autoritario e totalitario del governo di Siad Barre, composto quasi interamente da membri della famiglia del Presidente somalo, che, tra le altre linee attuate in politica interna, ha varato ed applicato leggi tra le più repressive ed illiberali del mondo preso atto della reazione del movimento di liberazione che raccoglie consensi dalla maggior parte della popolazione somala e della tragedia che si sta consumando ritenendo necessario avviare al più presto una nuova fase nei rapporti con la Somalia da basare su solide fondamenta di amicizia collaborazione e solidarietà in considerazione del particolare rapporto creatosi fra Italia e Somalia a partire dall'epoca coloniale fino ad oggi si impegna a sollecitare il Governo italiano affinché lo stesso prenda contatto con le nuove forze di liberazione si attivi per riaprire al più presto le sedi diplomatiche in Somalia e si impegni a rivedere la politica di cooperazione finora svolta dall'Italia per far rientrare la stessa all'interno dei principi esplicitati dalla legge L.R. 49 del 1987 perché sia favorito il passaggio alla democrazia, come nelle aspettative di tutti i popoli, e siano garantiti i diritti umani come previsto dalla 'Dichiarazione di Algeri del 1967 perché questo si impegni a rifornire la Somalia dei generi di prima necessità, dei medicinali e di tutti quegli altri prodotti che servono a garantire la vita e il futuro del popolo somalo in riferimento a quanto stabilito dall'art. 1, quarto comma, della legge n. 49/87 ad intervenire in prima persona perché la competente Commissione consiliare per la solidarietà, la Giunta e l'Ufficio di Presidenza possano al più presto mettere a punto ed attivare un piano di intervento in via di urgenza recependo le indicazioni proposte dall'Associazione italo somala e dal Comitato per la solidarietà per il popolo somalo.
Il Consiglio richiede infine al Governo italiano Cina celere predisposizione dei decreti necessari a fronteggiare la situazione degli immigrati - che ovviamente non possono rientrare essendovi un conflitto armato in corso - e degli esuli politici, nonché di quegli italiani che sono precipitosamente rientrati ed ai quali mancano supporti legislativi per poter reinserirsi nelle nostre comunità e che non hanno sistemazioni logistiche e talvolta, la benché minima disponibilità economica".
Questo è il combinato disposto dell'ordine del giorno, che mi sembra possa essere sottoscritto da tutti i Gruppi.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali

Esame ordine del giorno n. 77 di condanna al massacro di indigeni in Santiago Atitlan (Guatemala)


PRESIDENTE

Il Consigliere Leo ha proposto di porre in votazione anche l'ordine del giorno n. 77 inerente il Guatemala, di cui al punto 6) all'o.d.g., che è stato sottoscritto da tutti i Gruppi.
Non essendovi obiezioni pongo in votazione tale ordine del giorno, che era stato consegnato ai Gruppi la scorsa seduta, e il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte avendo notizia attraverso gli organi di stampa di un orrendo massacro compiuto in Santiago Atitlan, nella notte tra il 2 e 3 dicembre scorso dall'esercito del Guatemala che ha aperto il fuoco contro gli abitanti di questo paese che protestavano per il tentato sequestro di un loro paesano e il ferimento di un bambino, provocando la morte di 13 contadini indigeni e il ferimento di altri 19, tra cui bambini alcuni dei quali in condizioni disperate presa visione della relazione curata dalla Commissione per i diritti umani del Guatemala, nella quale si chiarisce in modo dettagliato la dinamica degli avvenimenti considerato che l'Esercito Guatemalteco ha aperto il fuoco contro una manifestazione pacifica, come testimoniato anche dalla presenza e dalle parole del Sindaco uscente (della Democrazia Cristiana) e da quello entrante (della Unione di Centro Nazionale) che erano alla testa della manifestazione considerato che questo episodio non è isolato, ma si inserisce in un quadro di continue e gravi violazioni dei diritti umani in tutto il Guatemala, come più volte affermato dalla competente Commissione delle Nazioni Unite esprime sdegno, orrore e condanna per l'operato dell'Esercito Guatemalteco che non ha esitato ad aprire il fuoco contro una folla di contadini inermi chiede al Presidente del Guatemala, dott Vinicio Cerezo, e al Ministro della Difesa del Guatemala.
Generale Juan Leonel Bolanos: che si faccia piena luce sui fatti e si faccia giustizia punendo coloro che risultano responsabili che vengano prestate le cure adeguate ai feriti e venga garantita la loro integrità fisica che vengano indennizzate le vedove, i padri di famiglia di minori o figli scapoli uccisi o feriti; chiede altresì al Governo Italiano nella persona del Presidente del Consiglio, on.
Giulio Andreotti, e del Ministero degli Affari Esteri, on. Gianni De Michelis, di condizionare gli aiuti economici al governo guatemalteco al rispetto da parte dello stesso dei diritti fondamentali dell'uomo auspica che il futuro Presidente del Guatemala, chiunque dovesse risultare vincitore delle prossime elezioni di gennaio, garantisca la prosecuzione dell'avviato Dialogo di. Riconciliazione Nazionale, per addivenire ad una pace che si fondi sulla giustizia sociale e sul pieno rispetto degli inalienabili diritti dell'uomo dà mandato al Presidente del Consiglio regionale di far pervenire il presente ordine del giorno: al Governo Italiano, nella persona del Presidente del Consiglio, on.
Giulio Andreotti, e del Ministero degli Affari esteri, on. Gianni De Michelis al Presidente del Guatemala, dott Vinicio Cerezo, e al Ministro della Difesa del Guatemala. Generale Juan Leonel Bolanos, tramite l'Ambasciata del Guatemala in Italia".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Esprimo il mio plauso che siano stati votati all'unanimità i documenti relativi alla Somalia e al Guatemala. E' giusto che un Consiglio regionale si esprima su fatti di questo genere; obietto soltanto il fatto che dovremmo ordinare i lavori e anche il modo con cui si arriva alle formulazioni degli ordini del giorno in modo che il Consiglio regionale possa dedicare la parte consistente del suo tempo ai problemi che gli competono.
La mia impressione è che tendiamo a discutere di fatti importanti probabilmente andando al di là del tempo che ci è consentito, e non affrontiamo, a sette mesi dall'insediamento, questioni che riguardano in modo specifico le competenze del Consiglio regionale.
Giacciono in Commissione molti provvedimenti. Richiamo, ad esempio per quello che riguarda il Gruppo comunista, la legge Seveso che è stata presentata da più di novanta giorni e non è ancora stata presa in considerazione. Questi provvedimenti non vengono in aula, con il rischio che passino mesi senza che siano affrontate questioni che hanno un grande significato di intervento nella nostra comunità regionale.
Plaudo perché questi pronunciamenti avvengano su fatti importanti che succedono nel mondo, ma chiedo che vengano ordinati in modo che il Consiglio regionale sia più efficiente nella sua espressione. Chiedo anche che gli ordini del giorno siano più sintetici, più semplici e di più facile comprensione, avendo anche la modestia di capire che i nostri pronunciamenti stanno spesso chiusi all'interno del Consiglio regionale o vanno a finire nel cassetto di un funzionario del Ministero, quindi occorre anche rapportare le nostre posizioni in relazione all'efficacia che questi pronunciamenti hanno.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Rivalta delle sue osservazioni che faccio mie e che riporto al Consiglio regionale, evidentemente nella autonomia di ogni Consigliere e di ogni Gruppo.
Per quello che riguarda l'ordine dei lavori ricordo che nella scorsa Conferenza dei Capigruppo è stata presa la decisione, su mia proposta, di costruire o.d.g., che vedano al primo punto le interrogazioni e le interpellanze e subito dopo i provvedimenti, deliberazioni o leggi. Se vi saranno questioni particolarmente urgenti o importanti, trattate in ordini del giorno o mozioni, i Capigruppi via via chiederanno che la discussione avvenga in inizio di seduta.
Devo dire che in questo momento non vi sono provvedimenti accantonati e non discussi dall'aula. Sono iscritte tre deliberazioni all'o.d.g., ma sono ancora in Commissione; a questo proposito devo informare il Consiglio che ho proposto una riunione del Consigliere Segretario Porcellana con i Presidenti delle Commissioni al fine di cercare di capire quali siano le difficoltà che impediscono alle Commissioni di licenziare molti provvedimenti. Sentiremo dai Presidenti delle Commissioni quali siano le loro difficoltà.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Mi permetta una breve osservazione sulla base dell'esperienza del Consiglio precedente, in cui con fatica le otto Commissioni riuscivano a discutere, nelle mezze giornate previste per le riunioni, tutti gli argomenti iscritti all'o.d.g., progetti di legge e deliberazioni. Siamo ora in una situazione in cui abbiamo di fatto dimezzato il lavoro del Consiglio e le Commissioni, se vedono raddoppiati i temi, dovrebbero vedere raddoppiati anche i tempi, altrimenti è evidente che licenziano la metà dei provvedimenti. La verifica empirica l'abbiamo, fatta. E' vero che la situazione del Consiglio è buona, nel senso che non vi sono provvedimenti accantonati e la prova sono le riunioni brevi, è pessima invece per tutti coloro che hanno presentato delle iniziative che ritengono importanti, sia la Giunta che l'opposizione, perché tutto è fermo.
Anch'io mi permetto di fare questo sollecito perché abbiamo già perso quasi un anno e questa situazione comincia ad essere preoccupante.



PRESIDENTE

Ricordo che nella Conferenza dei Capigruppo abbiamo deciso di darci un mese di tempo per cercare di capire se ci sono degli intoppi di natura procedurale oppure di natura politica. Alla fine del mese faremo una riflessione anche sul numero e sul lavoro delle Commissioni.
Ha la parola il Presidente della Giunta regionale, Brizio.



PRESIDENTE

BRIZIO, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Nell'ultima Conferenza dei Capigruppo analoga osservazione è stata fatta dal Presidente della Giunta. Si è concluso di riunire il Consiglio solo per mezza giornata proprio per permettere alla I Commissione di lavorare nella giornata di oggi. Le preoccupazioni che ci sono in Consiglio ci sono anche in Giunta e le abbiamo esposte. Il Presidente del Consiglio regionale ha già parlato dell'ordine dei lavori, è importante, però è anche essenziale fare in modo che le Commissioni licenzino i provvedimenti che sono sul tappeto.
Questa linea ci trova pienamente consenzienti.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Rivalta di aver richiamato all'attenzione questo problema. I Presidenti delle Commissioni, Zanoletti, Croso e Leo hanno già fissato una riunione con l'Ufficio di Presidenza per distinguere le questioni tecniche dalle questioni di ordine politico che sono di fronte alle Commissioni.
Chiede la parola il Consigliere Marchini.
Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, dubito che le persone che lei ha nominato siano nelle condizioni di valutare i rimedi da prendere. Le legislature passate su questi problemi si sono interrogate a fondo. Le ragioni delle disfunzioni non sono quelle che si colgono nel quotidiano, ma sono a monte.
Chi è qui (con il massimo rispetto per i colleghi) vede le questioni del quotidiano: i Consiglieri che non arrivano in tempo, i disegni della Giunta che arrivano in ritardo, ecc., ma non è questo il problema. Il problema è strutturale. Quindi la pregherei, signor Presidente, di voler acquisire alle sue riflessioni un documento, che recupererò, e che avevo indirizzato con poca fortuna, nella passata legislatura.



PRESIDENTE

Consigliere Marchini,la ringrazio del suo contributo di ordine strutturale. Lei non era presente all'ultima Conferenza dei Capigruppo nella quale si è discusso a fondo di questa questione e ci si è dati un mese di tempo per portare delle risultanze organizzative.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo ora alle nomine, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Chiede la parola il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, chiedo alla sua corte sia e alla cortesia dei colleghi Capigruppo e dei colleghi Consiglieri se è possibile rinviare alla prossima riunione del Consiglio la votazione della Consulta regionale per la difesa del consumatore per la quale abbiamo indicato il Consigli ere Tapparo.



PRESIDENTE

Non vi sono obiezioni a questa richiesta. Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

- Commissione regionale per l'impiego (art. 4, legge n. 863/84). Nomina di due rappresenti effettivi e due rappresenti supplenti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti membri effettivi i signori Giancarlo Tapparo e Sergio Marchini e membri supplenti i signori Luciano Marengo e Pier Giorgio Maggiorotti.


Argomento: Nomine

- Costituenda Società concessionaria dei servizi di navigazione dei Laghi Maggiore, Corno e Garda (art. 5 dello schema di convenzione approvato con L.R 28/12/1989, n. 80) -Consiglio di amministrazione -Nomina di cinque membri.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Mario Velati, Marco Pasqualin, Cornelio Masciadri, Valerio Busacchi e Roberto Ripamonti, quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R n. 10/85 e art. 72 del Regolamento consiliare.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

- Commissione tecnico-consultiva per l'ordinamento dei servizi di analisi cliniche (art. 18, L.R, n. 55/87). Sostituzione del signor Camillo Rosso dimissionario.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Roberto Pagni.


Argomento: Nomine

- Commissione provinciale tecnica e di vigilanza farmaceutica per la Provincia di Torino (art. 13. DPR 21/2/1989, n. 94). Sostituzione del signor Gian 110 Salico, dimissionario.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Riccardo Pamparà.


Argomento: Nomine

- Commissione provinciale tecnica e di vigilanza farmaceutica per la Provincia di Asti (art. 13, DPR 21/2/1989, n. 94). Sostituzione del signor Domenico Gandini, dimissionario.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Maria Cristina Rossi.



PRESIDENTE

Interporto di Torino SITO (L.R, n. 8/82). Integrazione del Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletto il signor Giuseppe Manduca.


Argomento: Nomine

- Istituto Piemontese di coniglicoltura ed allevamenti minori di Alessandria (artt. 5 e IO dello Statuto). Assemblea generale. Nomina di tre rappresentanti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Roberto Pasquero, Piero Ongarelli e Vincenzo Massone, quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R. n. 10/85 e art.
72 del Regolamento consiliare.


Argomento: Nomine

- Museo dell'Agricoltura del Piemonte (Deliberazione C.R., del 21/6/1979 n. 478). Consiglio direttivo. Nomina di due rappresentanti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giovanni Chiri e Piercarlo Grimaldi.


Argomento: Nomine

- Istituto Piemontese di coniglicoltura ed allevamenti minori di Alessandria (artt. 5 e IO dello Statuto). Collegio dei Revisori. Nomina del Presidente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mauro Lombardi.


Argomento: Nomine

- Associazione Regionale Allevatori del Piemonte (ARAP) -(art. 18 dello Statuto). Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Luigi Balzola.


Argomento: Nomine

- Consulta Regionale per l'Artigianato (art. 3, L.R, n. 17/85). Nomina di cinque Consiglieri regionali.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Angelo Rossa, Sergio Marchini, Ferruccio Dardanello, Germano Calligaro e Marco Zacchera. I signori Calligaro e Zacchera sono designati ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R, n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento consiliare.


Argomento: Nomine

- Commissione Provinciale dell'Artigianato integrata di Torino (art. 4 legge n. 1553/56). Nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giovanni Busano.


Argomento: Nomine

- Commissione Regionale per la Cooperazione (art. 2, L.R n. 24/78). Nomina di cinque Consiglieri regionali.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Ugo Cavallera, Piergiorgio Peano, Francesco Fiumara, Germano Calligaro e Lido Riba. I signori Calligaro e Riba sono designati ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R, n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento consiliare.


Argomento: Nomine

- Commissione tecnica per la cooperazione allo sviluppo (L.R, n. 31/90). Nomina di tre esperti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Gianfranco Cattai, Mario Tonini Bossi ed Enrico Luzzati, quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R, n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento consiliare.


Argomento: Nomine

- Accademia Albertina delle Belle Arti -Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pietro Carvutto.


Argomento: Nomine

- CESMEO -Centro Piemontese di Studi sul Medio ed Estremo Oriente. Consiglio di amministrazione. Nomina di due rappresentanti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Osvaldo Lucchetta e Mariangela Rosolen.


Argomento: Nomine

- CESMEO -Centro Piemontese di Studi sul Medio ed Estremo Oriente. Collegio dei Revisori. Nomina di un revisore.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro non valida la votazione non avendo il signor Gennaro Cesario riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

- CPSA -Centro Piemontese di Studi Africani Consiglio di amministrazione -Nomina di due rappresentanti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti i signori Luigi Della Croce e Alberto Antoniotto quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R n.
10/85.


Argomento: Nomine

- CPSA -Centro Piemontese di Studi Africani Collegio dei Revisori -Nomina di un membro effettivo.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Carlo Giai.


Argomento:

Interpellanze, interrogazioni, mozioni, ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Comunico che le interpellanze, interrogazioni, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,05)



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