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Dettaglio seduta n.35 del 22/01/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Sono pervenuti alla Presidenza del Consiglio alcuni ordini del giorno sulla questione del Golfo Persico che verranno iscritti e discussi in giornata. Inoltre verranno esaminati nella prossima seduta gli ordini del giorno n. 63 sulla distribuzione delle siringhe autobloccanti e n. 98 sulla situazione in Somalia, e se licenziati dalle Commissioni, i punti 7), 8).
9) dell'o.d.g.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame proposta di deliberazione n. 77: "Adesione della Regione Piemonte alla 'Fondazione per le biotecnologie'". Presentazione ordine del giorno n. 108


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n.
77". Il testo di questa deliberazione è stato licenziato alla unanimità dei Gruppi presenti dalla I Commissione in data 16 gennaio 1991.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore ai beni e sistemi culturali

Avrei potuto dare per letta la breve relazione, ma penso che per la rilevanza che l'argo mento ha assunto, anche dopo le considerazioni fatte in I Commissione, sia opportuno informare direttamente il Consiglio su cosa comporta l'adesione a questa Fondazione. Adesione che rientra nelle iniziative della Regione, fatte per l'attuazione di una politica culturale e alla luce di obiettivi che sono indicati nel Piano regionale di sviluppo per i quali la Regione promuove e sostiene iniziative capaci di affermare il Piemonte come uno dei poli del circuito europeo ed internazionale della cultura e della ricerca scientifica e tecnologica.
Al fine di favorire la crescita della presenza culturale della Regione Piemonte, particola re attenzione è rivolta all'avvio di attività di rilevante valore nelle aree della cooperazione e dell'interscambio scientifico, della progettazione di studi, di programmi formativi, anche con lo scopo di favorire opportunità peri giovani. In questa direzione negli ultimi anni sono state costituite, in collaborazione con gli Atenei piemontesi, con soggetti scientifici, pubblici e privati, e con enti economici interessati a queste finalità, alcune istituzioni. Vorrei ricordare fra queste: l'ISI (Istituto per l'Interscambio Scientifico) l'ASPA (Associazione per lo sviluppo scientifico e tecnologico del Piemonte): recentemente l'ICER (Centro Internazionale per le Ricerche Economiche): e il Centro di eccellenza per il calcolo scientifico e tecnologico per la realizzazione e la gestione e la promozione di un Centro di supercalcolo.
La Fondazione del San Paolo e la FIAT hanno proposto la costituzione di una fondazione sulle biotecnologie che, attraverso interscambi, corsi borse di studio, conferenze e progetti di ricerca si ponga l'obiettivo di contribuire alla formazione di giovani studiosi, di favorire l'informazione per ricercatori, docenti e operatori di discipline biomediche, chimiche biologiche, farmaceutiche, veterinarie e agro- industriali promuovendo un'ampia collaborazione fra le realtà sociali e imprenditoriali e la ricerca scientifica. La Fondazione si pone per tanto il raggiungimento di fini scientifici, di fin! formativi e di divulgazione delle conoscenze. A tale iniziativa ha già aderito la Regione Autonoma della Valle d'Aosta con legge 45 del 9 luglio 1990.
L'interesse su tale proposta ritengo sia molto rilevante. La proposta è obiettivamente importante e risponde e al sostegno che è dovuto agli obiettivi generali indicati nel Piano di sviluppo regionale in materia di promozione culturale e scientifica e ad integrazione del progetto meglio indicato come progetto Villa Gualino che, iniziato a suo tempo, si sta sviluppando. Per questo progetto la Regione Piemonte propone di aderire alla costituzione della fondazione per le biotecnologie sulla base dello Statuto che in Commissione è stato distribuito e che penso sia da molti Consiglieri già conosciuto. E' lo Statuto che è stato approvato dalla Regione Valle d'Aosta e dai due partner a cui la Regione Piemonte si dovrebbe unire con l'adesione che dovrebbe essere espressa da questo Consiglio regionale.
I quattro soci promotori verseranno una quota di fondo di dotazione di 100 milioni; la Regione Piemonte metterà a disposizione una parte della struttura di Villa Gualino, dove hanno già sede gli istituti che sono stati menzionati. E' noto che su Villa Gualino si stanno svolgendo interventi considerevoli. Riteniamo che in un tempo relativamente breve possano essere punto di riferimento importante per la cultura, la scienza e la ricerca del Piemonte e dell'area torinese.
In Commissione sono state poste in evidenza alcune problematiche che sono connesse non tanto all'adesione a questa Fondazione quanto allo specifico tema delle biotecnologie, si è rilevata nella definizione degli obiettivi una sostanziale insufficienza dello Statuto che è stato proposto.
Immagino che i Consiglieri solleveranno anche qui i rilievi che hanno sollevato in Commissione.
Ho assunto alcuni impegni che credo di poter onorare a partire da oggi stesso nel caso in cui questa deliberazione avesse l'approvazione del Consiglio regionale.
Debbo manifestare la mia soddisfazione per le osservazioni che in Commissione sono state fatte, trattandosi davvero di una tematica centrale del rapidissimo e convulso evolversi dell'applicazione delle nostre conoscenze sulla realtà umana e in particolare sulla vita. Penso che una riflessione ulteriore fatta in questa sede non possa che migliorare il senso della nostra presenza all'interno della Fondazione.
Alcuni colleghi hanno chiesto il cambia- mente di qualche espressione dello Statuto, ma ho spiegato loro che questo significherebbe un ritardo infinito perché attiverebbe un'iniziativa di modifica anche da parte degli altri soggetti che formano la Fondazione. Ho poi aggiunto che avrei fatto di tutto perché i nostri rappresentanti, accompagnati da un documento del Consiglio o comunque dalle indicazioni del l'Assessorato, potessero rappresentare per intero gli orientamenti che il Consiglio volesse ora, o vorrà in futuro, rappresentare in materia tanto delicata.
Con questa adesione penso che la politica di impegno nel settore della conoscenza scientifica, dell'esplorazione nel campo delle scienze, non si completi, ma si definisca ancor meglio, diventi più pesante e dia valore regionale alla nostra azione culturale che deve sempre più qualificarsi a livello nazionale e a livello internazionale e per quanto possibile, non perdersi in un localismo che non fa propria mente onore alla nostra Regione e alla dimensione regionale che noi rappresentiamo.
Sono a disposizione per leggere il documento che ho elaborato e che proporrò sotto forma di ordine del giorno, che spero i colleghi vorranno ritenere corrispondente alle posizioni che in Commissione sono state espresse e che vorranno conseguentemente approvare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Il campo di indagine sulle biotecnologie è diventato in questi ultimissimi anni un campo di grande interesse da un lato, ma anche di preoccupazioni dall'altro per la portata che l'utilizzo delle biotecnologie può avere sulla vita dei viventi, sulla vita biologica, in particolare sulla vita degli uomini.
Ci sembra quindi significativo poter mettere in moto, attraverso un'istituzione, un'azione per conoscere il livello raggiunto da queste ricerche, per promuoverne di ulteriori e con sentire che queste conoscenze derivate o ricercate dallo stesso istituto, possano essere utilizzate nel campo scientifico e giustamente e correttamente indirizzate nel campo operativo delle produzioni.
Ha fatto bene l'Assessore Nerviani a richiamare quanto nel passato in direzione di raccolta, di promozione e di conoscenza al più alto livello della ricerca scientifica, è stato fatto in altri settori (matematica chimica, fisica). L'associazione per lo sviluppo scientifico e tecnologico è partita presupponendo l'obiettivo della fusione nucleare, ma si allarga alle conoscenze più generali della produzione energetica e ad altre che l'Assessore ha citato richiamando la deliberazione di Giunta. Mi pare che questa iniziativa si possa collocare come ulteriore completamento di questo quadro che da anni è stato messo in moto per sviluppare la base culturale e scientifica della nostra Regio ne.
Sotto questo profilo mi sia consentito un appunto alla posizione della Regione che avviene su sollecitazione esterna; forse, nel solco di quelle iniziative richiamate dall'Assessore, sarebbe stata opportuna l'iniziativa della Regione per promuovere istituzioni di questo genere.
Il nostro atteggiamento nel confronti del sorgere di un'istituzione di questo genere, che nella sede va a collocarsi a Villa Gualino, integrandosi quindi anche fisicamente con una parte delle istituzioni richiamate, ci sembra un'intenzione positiva e necessaria. Nella lettura dello Statuto sono sorte però alcune ragioni di appunto che purtroppo, proprio per il fatto che la Regione è stata chiamata in ritardo, proprio perch l'iniziativa non è stata sua, sono difficilmente affrontabili. L'Assessore Nerviani diceva che lo Statuto è già stato approvato dagli altri soci fondatori. S. Paolo. Fiat e Regione Valle d'Aosta.
Gli appunti che noi abbiamo sollevato erano più di uno. Uno è quello già richiamato dall'Assessore Nerviani che riguarda l'art. 3. Lo scopo della Fondazione viene posto in alcune finalità che devono essere perseguite "in conformità al principi etici di rispetto del valori umani naturali ed ambientali". Abbiamo sollevato come la definizione di questi principi etici, rispetto al valori umani, naturali ed ambientali, è tuttora in corso, comunque è certamente uno dei temi di carattere filosofico per cui anche la loro elaborazione e definizione è continuamente da aggiornare ma, a maggior ragione, all'inizio di un'attenzione verso le biotecnologie come si è verificato in questi ultimi anni, è davvero una definizione ancora da compiere anche nelle sue basi di partenza. Sotto questo profilo ci pare che non possa essere richiamato genericamente un contesto di valori di questo genere a cui fare riferimento e che la definizione progressi va pressoché permanente, di questi valori debba essere una delle finalità della istituzione, in questo caso una fondazione, a cui si intende partecipare. Visto che non è opportuno oggi porre la questione della modifica statutaria, saremo davvero attenti all'ordine del giorno che la Regione potrà approvare, da affiancare all'approvazione dello Statuto come intendi mento della Regione socio della Fondazione, dentro la Fondazione.
Abbiamo sollevato anche altri punti. Nel la delibera della Giunta richiamando le istituzioni di promozione della ricerca e della cultura, in vari campi della scienza, si fa accenno agli Atenei torinesi (piemontesi possiamo dire oggi, stante l'articolazione nel Piemonte sud); nello Statuto non si ritrova un richiamo di rapporto, di collegamento con gli Atenei piemontesi. Sono d'accordo e sono convinto, e anche gli altri istituti sono partiti con questa intenzione, che sia importante nel campo delle ricerche più avanzate avere un riferimento ampio, non provinciale, non solo regionale, che riguarda la struttura di ricerca del nostro Paese dell'Europa e nel mondo. Quindi, sotto questo profilo nessuna intenzione riduttiva del rapporto di questa fondazione con gli Atenei piemontesi.
Certo mi pare importante che nell'operatività di questa Fondazione si tengano, insieme ad altri luoghi di ricerca, in considerazione quelli presenti nel Piemonte, altrimenti la ricaduta che una Fondazione di questo genere si propone di fare nella società piemontese finirebbe col non trovare dei punti importanti per lo sviluppo della ricerca, per la sua applicazione, come sono gli Atenei nella nostra Regione. Quindi ritengo importante che l'intento della Regione si esprima, oltre che con riferimento al punto primo sull'etica che io ho richiamato, anche nel senso di partecipare ad una Fondazione sollecitandola ad un largo raggio di veduta nel campo della ricerca in questo senso, ma con un riferimento di partecipazione e di ricaduta alle strutture universitarie e politiche della nostra Regione.
Un altro punto riguarda propriamente la Regione. La Regione partecipa ad una Fondazione per una raccolta di conoscenze, per la promozione di ulteriori conoscenze sul piano della ricerca di base, lontana, sotto questo profilo, da una immediata possibilità di traduzione operativa, ma certo fondamentale e preparatoria a una traduzione operativa. Allora ml sembra anche importante che la Regione, partecipando a una Fondazione, individui e indi- chi quali sono i filoni, i settori per cui può mostrarsi, dentro un interesse generale, interessata in proprio; e, nel campo delle biotecnologie, ci sono ricerche, applicazioni, ulteriori conoscenze promozione e sviluppo della ricerca che riguardano alcune competenze regionali, quelle che, per esempio, attengono alla sanità, alla zootecnia e all'agricoltura. Sono ricerche che hanno grande significato per la nostra attività produttiva e per il senso che questa attività produttiva odi servizio, come la sanità, può avere sui singoli individui sulla vita biologica in generale.
Sollecito che l'ordine del giorno tenga anche conto di questo e sottolinei che la parte-cipazione della Regione alla Fondazione debba riguardare un ampio ventaglio di indirizzi e di settori, puntualizzando che alla Regione Pie monte in particolare interessano alcuni orientamenti.
L'ultimo punto che non avevo sollevato in Commissione, perché m era sfuggito, riguarda l'ari 9 dello Statuto sulla formazione del Consiglio d'amministrazione, ove si dice che la Fondazione è amministrata da un Consiglio d'amministrazione composto da membri designati dal soci fondatori nella misura di due per ciascuno di essi. Do per scontato che, trattandosi di una Fondazione che opera in un campo di ricerca avanzata, queste persone debbano avere, sul piano della conoscenza e della ricerca, una qualificazione professionale molto elevata non avrebbe senso istituire una Fondazione e non darle una capacità di intelligenza di gestione ai livelli più elevati. Confido quindi che, nell'ambito di questo principio, si collochi no le scelte che la Regione dovrà fare, che devono essere evidentemente di alta qualificazione culturale sotto questo profilo. Chiedo anche che la scelta di queste due persone venga fatta attraverso la Commissione consultiva per le nomine. Mi sembrerebbe un atto significativo volto a dei fini non immediatamente operativi, che dei due membri designati uno sia espressione delle minoranze di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, già in occasione della discussione in Commissione si è colta l'importanza dell'iniziativa che la Regione viene ad assumere.
Con questo atto, insieme ad altri interventi, la Regione si dimostra protagonista ed elemento attivo di una politica di intervento nel campo delle biotecnologie, come in altri campi, come quello dell'intelligenza artificiale, che rappresenta gli orizzonti di riferimento dello sviluppo avanzato di una società come la nostra.
Già in altra occasione di dibattito aveva mo fatto alcune evidenziazioni per evitare che questi tipi di intervento avessero il carattere della casualità o della risposta a stimoli esterni occasionali, e potessero invece considerarsi collocati all'interno di una politica che tende a massimizzare quelle che possono essere le ricadute di medio termine, non quindi solo momenti scientifici di frontiera e lontanissimi da quelle che possono essere le esigenze del nostro sistema economico sociale.
Dico questo perché evidentemente, per la ricerca di base, non abbiamo né la forza e né le competenze per poterci impegnare. Dobbiamo privilegiare quegli interventi che possono avere capacità diffusive forti e soprattutto che tendano a privilegia re capacità più diffusive verso quei settori del nostro sistema socio-economico che meno autonomamente possono avere l'accesso per potenza, per dimensione, per capacità finanziarie alle sedi in cui è presente la conoscenza scientifica e tecnologica.
Occorre anche un grande sforzo affinché queste iniziative - già lo diceva il Consigliere Rivalta in precedenza - permettano di costituire una rete del sapere, una capacità di sinergizzare le diverse presenze, una scelta che tenda a non isolare i poli di riferimento della conoscenza come l'Università.
Vorrei anche sottolineare - l'ho già detto in Commissione - che occorre pensare con attenzione alle ricadute, quindi anche al coinvolgimento: probabilmente in prospettiva oc correrà pensare a un allargamento di questa Fondazione che sappia anche coinvolgere le associazioni industriali: penso solo all'importanza del settore delle biotecnologie nel campo agricolo.
Ecco allora la necessità di evitare che siano puri momenti di accademia questi, ma anche realtà che sappiano raccordarsi con le esigenze perlomeno di brevi e medio termine della nostra società. Quindi occorre collocare questi interventi all'interno di una politica facendo sentire il peso della Regione, non tanto perché vogliamo un riconoscimento formale, come spesso non avviene nelle nostre partecipazioni, ma perché i partner con i quali noi ci collochiamo in queste iniziative sappiano che non solo siamo portatori di qualche centinaio di milioni o qualche miliardo, ma siamo porta tori di politiche, siamo portatori della proposta che il Consiglio e il governo regionale sono in grado di esprimere. Quindi, i soggetti espressi dal Consiglio, che rappresenteranno la Regio ne all'interno di organismi di questo genere, dovranno essere i portatori delle nostre sensibilità, delle nostre priorità e delle nostre politiche.
Sono certo che l'Assessore saprà interpretare nel modo adeguato queste raccomandazioni che sono già state fatte da me in Commissione. Facciamo in modo che le poche risorse che abbiamo siano impegnate in modo tale da dare degli effetti diffusavi, delle ricadute massime per l'interesse generale della nostra comunità.
Diamo una dimostrazione che questi interventi sono nell'alveo di una politica e diamo anche una dimostrazione che le nostre partecipazioni non sono occasionali, ma portatrici di queste nostre sensibilità e di questa nostra politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei sottolineare due aspetti, uno è quello della verifica dell'eticità delle sperimentazioni.
Rammento che anni fa era deceduta all'ospedale Sant'Anna una giovane donna nel corso di una sperimentazione illegittima, perché non comunicata alla stessa (una isteroscopia nel corso di un raschiamento). L'uso di tecnologie, se lasciato in mano a persone che le utilizzano non tanto per la finalità per cui sono state proposte, ma prevalentemente per farsi delle pubblicazioni, inevitabilmente può portare a deleterie conseguenze. Occorre ribadire la procedura prevista da una legge regionale, che peraltro mi risulta sia applicata, in maniera routinaria e non critica rispetto alla possibilità di miglioramento delle procedure, per esempio, finalizzate ad una informazione consapevole delle persone cui vengono praticate le sperimentazioni; occorre che si ponga il massimo di attenzione affinché la norma esistente venga correttamente applicata, sottolineando l'esigenza che l'informazione sia consapevole. E questo riguarda la ricaduta delle sperimentazioni.
Come può porsi la Regione per far sì che si faccia ricerca finalizzata soprattutto al miglioramento della qualità della vita delle fasce più deboli della popolazione? Avevo sottolineato l'esigenza che chi della Regione sarà presente nel comitato scientifico sottolinei gli aspetti di ricerca che possono portare, ad esempio, ad un miglior rapporto delle persone disabili e degli anziani con l'ambiente, in particolare, quindi sviluppando la ricerca nel settore degli ausili tecnici finalizzati al superamento di barriere architettoniche o comunque alla risoluzione del problemi di rapporto tra menomazioni, disabilità e ambiente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore ai beni e sistemi culturali

Credo che l'intervento del Consigliere Maggiorotti si colleghi in maniera coerente con le raccomandazioni fatte dal collega Rivalta in ordine alla necessità di finalizzare il lavoro della Fondazione in modo che sia funzionale a interessi regionali generali o di volta in volta dal Consiglio regionale definiti. Per esempio, le raccomandazioni di Maggiorotti che guardano ad anziani e a soggetti in difficoltà, certamente possono essere una delle finalità di questa Fondazione.
Rapidissimamente voglio dire che questa Fondazione è stata seguita dal suo nascere con molta attenzione, in particolare dal collega Maccari.
Appare ora come iniziativa esterna, debbo dire, soprattutto per mia personale responsabilità, non avendo fortemente favorito il suo percorso all'inizio, guardandolo con molta preoccupazione e con molta prudenza. Ma Maccari ne ha seguito l'evoluzione dall'origine con la massima attenzione.
Adesso la Regione appare come elemento esterno che si aggiunge, ma per fortuna così non è. Avendo a disposizione più tempo e avendo più convinzione, dopo aver accettato la promozione di altri saremmo stati parte ancora più significativa. Ml pare tuttavia che si debba immaginare che ci siano iniziative anche esterne e che la Regione non possa soltanto immaginarne delle proprie.
Per quanto riguarda il raccordo con gli Atenei piemontesi, se si vuole verrà sottolineato anche nell'ordine del giorno. Voglio però accentuare quanto peraltro è già stato detto, che la dimensione vuole essere nazionale ed internazionale, quindi questo raccordo con gli Atenei non deve essere un elemento di frenata sul piano della competenza che deve derivare dal livelli più alti. Non dubito della elevatezza e della competenza dell'Ateneo piemontese, però certamente dobbiamo esplorare tutto quanto vi è di meglio e quanto di più significativamente viene proposto dagli Atenei di tutto il mondo per un settore tanto nuovo, tanto delicato e così particolare.
Al collega Tapparo debbo dire che, nel l'aggiunta che ho fatto all'ordine del giorno, le sue raccomandazioni, delle quali avevo preso buona nota già in Commissione, sono considerate con molta serietà. Tapparo fa frequente mente il discorso del raccordo soprattutto con la piccola e media impresa, della necessità di elevare non soltanto un picco della competenza produttiva e sottolinea la necessità di coinvolgere il più vasto tessuto produttivo della nostra regione. Mi sembra che sia un richiamo importante da cogliere nel suo significato più profondo.
Debbo dire, in aula come ho detto in Commissione, che la raccomandazione di assi curare la massima dignità alla Regione è colta con molto rispetto, ma probabilmente non ho bisogno di farla perché - ml si dice - qualche volta eccedo persino nella richiesta della priorità dell'istituzione pubblica e della priorità della Regione sugli altri enti con cui la Regione opera. Molto spesso non abbiamo la convinzione profonda che questo debba essere fatto, in questo caso vi è una rinuncia a svolgere in pieno il nostro ruolo e anche, dal punto di vista esemplare, rinunciamo a posizioni di priorità che, come istituzione pubblica che rappresenta l'intero territorio piemontese, abbiamo il diritto di avere. Ringrazio il Consigliere Tapparo per questo. Se assieme operiamo in questa direzione non è male.
Raccolgo la raccomandazione sulla presenza della maggioranza e della minoranza in questo ente e sulla indicazione da parte della Commissione nomine, anche se è certamente la risposta più complessa nel senso che non dipende soltanto da me. Per quanto mi concerne, ma credo che anche la Giunta ne convenga, non ci sono opposizioni ad accogliere questa raccomandazione. Per quanto attiene alla qualificazione dei soggetti che verranno indicati, penso che questa sia scontata, non so se sarà a livello politico o a livello scientifico: certa mente cercheremo di dare la massima qualifìcazione possibile.
Credo di avere raccolto le raccomandazioni che sono state fatte e, con il collega Maccari, ribadisco la convinzione che questa adesione sia un atto positivo. Affermo, anche se non mi è stato ricordato, la volontà di andare in Commissione con tutti i rappresentanti degli istituti, enti fondazioni a cui noi partecipiamo per discutere complessivamente della loro politica e per raccordare la nostra politica alla loro e rendere coerente la loro alla nostra; per ribadire che noi non siamo soltanto erogatori di contributi e per essere almeno informati dello sviluppo delle ricerche e del modo con cui vengono spesi i nostri soldi e, se avremo sufficiente capacità, perché queste iniziative siano tutte corrispondenti alle finalità che noi abbia mo precisamente definito.
L'ordine del giorno nella parte centrale dice che dobbiamo operare per le finalità che sono indicate nello Statuto e in conformità ai principi etici di rispetto dei valori umani, naturali e ambientali avendo come finalità prima la specifica volontà di approfondire sistematica mente il problema del limite etico e della precisazione dell'ambito di incidenza delle biotecnologie, tenendo presenti le loro prospettive tanto esaltanti quanto preoccupanti. L'intento sarà anche quello di precisare ed analizzare con puntualità il rapporto fra ricerca ed applicazione scientifica da un lato e comportamento etico del rispetto massimo della vita dall'altro evitando nel contempo di ridurre la riflessione etica a mere funzioni applicative e di trascurare la funzione propositiva progettuale. In sostanza non vogliamo soltanto normare la ricerca, ma vogliamo il più possibile finalizzare la ricerca stessa. Le implicazioni che le biotecnologie hanno nel campo farmaceutico, diagnostico e terapeutico, la possibilità di applicazione delle biotecnologie in campo energetico dell'impatto sulla natura, sulla società e sul valori umani sono anch'essi temi centrali dell'impegno che dovrà essere posto da chi o da coloro che rappresenteranno la Regione nel seno di questa Fondazione.
In aggiunta all'ordine del giorno che è stato distribuito c'è questa frase: "I rappresentanti della Regione saranno altresì tenuti ad attivare il massimo raccordo della Fondazione con gli Atenei piemontesi, ricercando altresì ogni via per una positiva ricaduta di conoscenze avanzate sulla realtà produttiva piemontese, con rilevante attenzione anche al vasto tessuto economico delle medie e delle piccole imprese".



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Condivido quanto l'Assessore Nerviani ha detto nella replica di merito vorrei però una precisazione riguardante il discorso delle nomine. Queste avvengono nella Commissione consultiva per le Nomine e la sede della Commissione è il luogo dove possiamo partecipare al processo di scelta dei due rappresentanti, cosa che non è priva di significato, proprio perch sulle questioni generali che qui sono state sollevate le correnti di pensiero sono molte, i riferimenti a principi culturali e ideologici di questa materia sono difformi, quindi sembra importante che la pluralità delle posizioni possa esprimersi.



NERVIANI Enrico, Assessore al beni e sistemi culturali

Meno obbligatorio è il discorso della maggioranza e della minoranza perché mi sembra che non sia stato superato dal confronto sulle scelte.



RIVALTA Luigi

Però la pluralità delle posizioni dovrebbe essere un significato della scelta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani del Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Collegato alla deliberazione c'è l'ordine del giorno presentato dall'Assessore Nerviani, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte mentre approva l'adesione della Regione Pie monte alla Fondazione sulle Biotecnologie impegna i suoi rappresentanti in seno alla sud detta Fondazione a svolgere la loro attività e la loro iniziativa, finalizzandola all'attività di studio e ricerca nel campo delle biotecnologie al fine di intensificare gli scambi fra i centri di studio e ricerca più avanzati e di contribuire alla formazione di giovani studiosi, favorendo inoltre la più ampia collaborazione tra realtà sociali, imprenditoriali e la ricerca scientifica, non solo in conformità ai principi etici di rispetto dei valori umani, naturali ed ambientali, ma con lo specifico primario obbiettivo di porre ed approfondire sistematicamente il problema del limite etico e della precisazione dell'ambito d'incidenza delle biotecnologie tenendo presenti le loro prospettive, tanto esaltanti quanto preoccupanti L'intento sarà anche quello di precisare ed analizzare con puntualità il rapporto fra ricerca ed applicazione scientifica da un lato e comportamento etico, nel rispetto massimo della vita, dall'altro, evitando nel contempo di ridurre la riflessione etica a mere funzioni applicative, e di trascurare la funzione propositiva e progettuale.
Sarà infine sistematicamente posto il problema più vasto delle implicazioni antropologiche e sociali delle biotecnologie, con la valutazione della loro applicazione in campo farmaceutico, diagnostico e terapeutico, della loro possibile applicazione in campo energetico dell'impatto sulla natura, sulla società e sul valori umani I rappresentanti della Regione saranno altresì tenuti ad attuare il massimo raccordo della Fondazione con gli Atenei piemontesi, ricercando altresì ogni via per una positiva ricaduta di conoscenza avanzata sulla realtà produttiva piemontese, con rilevante attenzione anche al vasto tessuti) economico delle medie e piccole imprese".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano L'ordine del giorno è approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Questioni internazionali

Iscrizione all'o.d.g. dei documenti inerenti la situazione nel Golfo Persico


PRESIDENTE

Pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. dei documenti inerenti la situazione nel Golfo Persico.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 43 voti favorevoli e 2 contrari.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno n. 88 del Consigliere Marino, n. 97 dei Consiglieri Majorino e Zacchera e mozione n. 96 dei Consiglieri Marino, Staglian Segre, Miglio Bortolin e Sartoris sulla costruzione della discarica di Alice Castello


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame degli ordini del giorno n 88 e 97 e della mozione n. 96.
La parola al Consigliere Marino per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 88 e della mozione n. 96.



MARINO Massimo

Farò anche riferimento ad un'interpellanza presentata il giorno precedente a quello in cui è stato presentato l'ordine del giorno interpellanza che ovviamente verrà assorbita nella discussione di oggi.
Sulla questione di Alice Castello farò alcune brevi premesse di ordine generale. Tale questione nasce da una deliberazione della Giunta regionale che fa parte del cosiddetto "pacchetto" di deliberazioni, molto velocemente votate nel periodo di transizione fra la prece dente e l'attuale Giunta che insieme ad altre decisioni riguardanti la questione dei rifiuti, fatte in questi mesi, prefigurano la scelta di un percorso per risolvere la questione dei rifiuti (non la questione dell'emergenza rifiuti) probabilmente nei prossimi dieci-quindici anni. Gli altri elementi, che ritengo importanti in questo percorso di scelte, sono stati i contenuti del programma regionale per risolvere l'emergenza dello smaltimento dei rifiuti industriali, a 90 giorni (la legge presentata dal Ministro Ruffolo il 3 agosto 1990 poneva alle Regioni alcune scadenze decisamente importanti): si aggiungono per ultime le proposte dell'Assessore al l'ambiente rispetto al piano triennale sulle questioni dell'ambiente del Ministro Ruffolo per quanto riguarda le scelte e le indicazioni che la Giunta regionale ha fatto per il settore SMAR (smaltimento rifiuti).
Ritengo che le delibere di Giunta, molto velocemente votate nella fase di transizione fra la vecchia e la nuova Giunta, i contenuti del piano per la soluzione della questione dei rifiuti industriali e i contenuti delle proposte SMAR riguardanti il piano triennale di Ruffolo, presuppongano una soluzione della questione dei rifiuti non contingente, non riguardante l'emergenza, almeno per i prossimi quindici anni. Sono scelte rilevanti sia per le risorse che comportano sia peri soggetti che privilegiano e soprattutto per le conseguenze sociali e ambientali che comportano.
Personalmente, e in generale i Verdi, siamo decisamente contrari alle soluzioni e alle scelte che si stanno facendo. Negli ultimi anni abbiamo cercato, seppure faticosamente, di illustrare delle soluzioni diverse che partono da iniziative significative, non irrilevanti, al riguardo della riduzione del rifiuti all'origine e al riguardo di interventi di raccolta differenziata e riutilizzo di una parte quantitativamente significativa dei rifiuti, in particolare stiamo parlando di quelli urbani o simili agli urbani: si è cercata una soluzione che prevede una serie di impianti di smaltimento in discarica da considerare come impianti industriali con tutte le conseguenti attenzioni nella costruzione e nella gestione degli stessi.
Non m pare che le scelte che si sono fatte in questi mesi, quella di Alice Castello è forse la più significativa, vadano in questa direzione.
Le alternative che si propongono ovvia mente non possono essere considerate un fiore all'occhiello di qualche Assessore comunale provinciale o regionale o di qualche Ministro; sono scelte alternative, che presuppongono un impegno di risorse rilevante, come quello che si sta utilizzando e che si utilizzerà nei prossimi mesi e anni, e un coinvolgimento di diversi soggetti, prima di tutto i privati, perché un recupero quantitativamente significativo di risorse come quello sul rifiuti non può essere fatto senza un diretto interesse e coinvolgimento dei privati. Queste scelte presuppongono una iniziativa dei Comuni e del Consorzi dei Comuni, i quali come le leggi nazionali prescrivono, nei loro Statuti hanno tra gli obiettivi principali quello di promuovere azioni per la riduzione, la raccolta differenziata dei rifiuti. Presuppongono prima di tutto una scelta e una volontà politica e un coordinamento reale da parte della Giunta e degli Assessori competenti.
Nulla di questo sta avvenendo. Il caso di Alice Castello è sicuramente uno dei più significativi. Non ripercorro la lunghissima storia di Alice Castello, che peraltro ha un dato singola re, perché mentre se ne è parlato tanto sul giornali, soprattutto quelli locali, e fra le popolazioni locali interessate, non c'è stato alcun dibattito all'interno del Consiglio regionale. Infatti sulle questioni che ho citato prima e sulle decisioni del TAR in merito al piano regionale di smaltimento rifiuti non c'è stata una reale discussione politica all'interno del Consiglio. Non posso non citare una interrogazione urgente da me presentata in data 27 novembre e molte altre presentate da altri Consiglieri in cui, oltre a citare l'iniziativa dei NOE e le riunioni di un Consorzio i cui membri sono decaduti, si interrogava la Giunta per sapere se la costruzione della discarica di cui si parla, in particolare per quanto riguarda la stesura dei teli impermeabili, stesse procedendo secondo le nonne descritte nella delibera autorizzativa, in data 11 dicembre l'Assessore Garino, rispondendo a questa e ad altre interrogazioni, diceva: "essendo le Province gli enti preposti ho comunque provveduto a chiedere alla Provincia di Vercelli se la costruzione della discarica, in particolare per quanto riguarda la stesura del teli, stia procedendo secondo le norme descritte nella delibera." Siamo venuti a conoscenza, successiva mente, di documenti predisposti dai tecnici del Settore Assetto ambientale della provincia di Vercelli datati 9 novembre e 13 novembre, quindi all'incirca un mese prima delle risposte dell'Assessore Garino, che dicevano: "l'ispezione susseguente a tale operazione ha evidenziato una difformità realizzativa in contrasto all'atto autorizzativo e precisamente l'impermeabilizzazione...".La relazione del 13 novembre dice: "considerato che stante la situazione attuale di allestimento della discarica, qualora sta intendimento del Consorzio per lo sviluppo del Comuni del Vercellese l'utilizzo del sito per lo smalti- mento del rifluiti, ciò costituisce violazione al DPR n. 915/82 quindi faranno seguito immediatamente i provvedimenti di competenza" Successivamente sappiamo che sia il Consiglio provinciale che la Giunta provinciale di Vercelli, per quanto fosse nelle loro possibilità hanno preso una posizione relativamente chiara sul l'argomento.
Proprio in questi giorni ho avuto ulteriori documenti dal Servizio igiene pubblica del 1'USSL 46 di Santhià e uno studio fatto fare dalla stessa USSL allo Studio tecnico di geologia del dott. Gaetano Romano, rende noto che il sito scelto, denominato Dora Morta (lo stesso nome, anche per chi non avesse visto la zona, è significativo) è il meno idoneo per costruire una discarica di quelle dimensioni; per quanto riguarda in specifico l'impermeabilizzazione della discarica si critica la costruzione senza impermeabilizzazione, con un metro di inerti (bentonite o altro) al fondo e sulle superfici laterali.
Tutte queste cose non possono che por tare a un'unica conclusione, che al di là della scelta politica che è stata fatta per risolvere nei prossimi decenni la questione del rifiuti, scelta su cui non posso che esprimere un totale dissenso, esistono un percorso e un comporta mento di vari soggetti di vari organi con diverse responsabilità, che tendono ad eludere mo menti reali di confronto su quello che si fa e a presentare le questioni a fatto compiuto.
E' di ieri la notizia di un'altra iniziativa che riguarda una discarica di Riva di Chieri, dove sono intervenuti i Carabinieri per portare avanti un processo di iniziative istituzionali; in quel caso, il 13 febbraio, il TAR si pronuncerà sul vari esposti presentati su quella discarica, che è già in fase avanzata di costruzione. Questo percorso è criticabile, non accettabile.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bortolin. Ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Al termine della discussione delle interpellanze presentate dal Gruppo comunista, martedì scorso, abbiamo concordato con altri colleghi Consiglieri la presentazione di un or dine del giorno che evidenziava la richiesta alla Giunta regionale di far sospendere immediata mente i lavori in località Valle Dora per la costruzione, e ormai in fase di l'ultimazione, delle discariche di Alice Castello e della costruendo discarica di Cavaglià. Avevo ricordato ai colleghi Consiglieri la storia di queste discariche e non la riprendo, anche perché ormai è a tutti nota.
La mia richiesta di intervento è per dire che da martedì ad oggi alcuni elementi sono ulteriormente emersi a conferma della validità delle argomentazioni che abbiamo sostenuto. Alla richiesta di sospensione va aggiunta con forza la richiesta di un supplemento di indagine e di un ripensamento sull'autorizzazione riguardante le tre grandi discariche di Alice Castello, nella zona Valle Dora e nel letto della Dora morta che come è noto, è vicino alla collina morenica della Serra, vicino a dei laghi e a falde acquifere utilizzate dall'acquedotto di alcuni Comuni della zona.
Prima di entrare nel merito voglio fare un'altra considerazione.
Nell'incontro a cui l'Assessore non partecipò - e ne abbiamo discusso martedì scorso - coni rappresentati del comitati di Alice Castello e i Gruppi politici presenti, abbiamo avuto modo di dire che ritenevamo la richiesta dei cittadini di Alice Castello, di Santhià e di Cavaglià giusta e corretta, tanto più se l'uso del loro territorio è destinato a una discarica, con il rischio di inquinamento e con tutti i problemi che un cittadino, in coscienza, deve porsi. Non vi era nell'animo di quei cittadini una contrarietà pregiudiziale rispetto alla localizzazione di discariche in quella zona; vi era invece una richiesta fondata sulla conoscenza, venuta via via che la questione andava avanti, della natura permeabile del terreno (quindi a rischio) e sul dimensionamento delle discariche che rischia di fare di quella zona una pattumiera del Pie monte vi è anche il problema fondamentale della sicurezza per i cittadini, non solo attuale, ma anche futura.
Ho ricordato che in quella zona esiste una ampia coltura frutticola pregiata sulla quale si fonda una parte dell'economia di quelle popolazioni.
Per questo motivo abbiamo aderito senza riserve alle richieste delle popolazioni.
Mi permetto di dire alla Giunta e all'Assessore che le informazioni e i documenti, di cui siamo venuti in possesso e che l'Assessore sicuramente conoscerà, confermano questa tesi.
Ormai non soltanto il geologo come è il prof. Villa, che può essere considerato di parte, ha dato un giudizio totalmente negativo sulla localizzazione di quelle discariche, appunto per il tipo di terreno e per le altre considerazioni che ho svolto poc'anzi, ma anche il geologo Gaetano Romano ha confermato senza ombra di dubbio, in una relazione, che quella zona è ad alta permeabilità, quindi esistono gravi rischi di inquinamento inoltre, nella relazione si dice che, stante l'elevata permeabilità, dovrà essere sicuramente applicata la norma che prescrive un intervento di totale isolamento, non soltanto del fondo, ma anche delle pareti, per poter utilizzare quel sito come discarica. Credo che si arrivi a questa conclusione dopo una serie di considerazioni che non possono che allarmare non soltanto i cittadini di quella zona, ma anche gli amministratori che hanno condiviso la battaglia portata avanti dal cittadini, amministratori di qualsiasi livello, del Comune e della Provincia: quest'ultima tra l'altro ha già compiuto un atto chiaro in questo senso, seppure in ritardo seppure con tutte le difficoltà, le contraddizioni e le lacerazioni al l'interno di quella maggioranza, ma alla fine è prevalso il senso di responsabilità. Anche a livello di Regione deve essere adottato un provvedimento di sospensione e di verifica.
Nella nostra interpellanza e nel nostro intervento, stante il fatto che a poche centinaia di metri vengono localizzati ben tre siti per discariche abbiamo sostenuto che non può essere sufficiente la valutazione di sito per sito per quanto riguarda l'impatto ambientale, ma debba essere fatta una valutazione congiunta.
Quindi è opportuna la convocazione di una conferenza regionale che valuti, alla luce di questa realtà, la compatibilità o meno della localizzazione delle discariche in quel luogo.
Credo che nessuno possa accettare a cuor leggero, e men che meno l'Assessore, di andare avanti non ascoltando nessuno e con sentire la messa in funzione di quelle discariche.
La responsabilità sarebbe tremenda se un domani dovessimo verificare degli inquina menti e se si dovesse intervenire dopo il danno, per eliminarne le cause. Al di là della disputa sul livello istituzionale che deve deliberare la sospensione, ritengo che i tre livelli istituzionali Comuni, Provincia e Regione, debbano insieme concordare che occorre fermarsi, esamina re la questione, prendere atto dei risultati delle indagini.
Utilizzo i pochi secondi che mi rimango no per ricordare all'Assessore alla Giunta e al colleghi Consiglieri, che l'altra volta mi riferivo a un manifesto affisso dalla DC di quei Comuni. E' incredibile per la disperazione che esprime; sicuramente quelle cose dette a parole produrrebbero un effetto diverso, il manifesto rappresenta un bambino imbavagliato e con le mani legate che si rivolge a qualcuno. A chi? E' un interrogativo che oltretutto ci inquieta:"Aiutateci perché abbiamo le mani legate","Aiutateci a fermare le discariche".
Credo che un partito come la DC, che rivolge un appello di quel genere con tale drammaticità, abbia anche il dovere di dire a chi lo rivolge, io l'appello, senza manifesti, con una argomentazione politica e con il supporto tecnico di cui ho potuto confortarmi lo rivolgo all'Assessore alla Giunta e ai colleghi del Consiglio, affinché approvino l'ordine del giorno che abbiamo presentato con altri colleghi, augurandomi che domani davvero non si debba più discutere su chi deve rispondere rispetto alle discariche e che si possa dare sicurezza tenendo conto delle aspirazioni dei bisogni, delle volontà, ma io dico anche delle necessità di quelle popolazioni.



PRESIDENTE

Altri firmatari di questa mozione intendono intervenire? La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Finalmente discutiamo di questa discarica, che sembra una cosa di cui tutti sanno ma di cui nessuno vuole parlare. Quasi che ci si vergogna a parlare ed a rendere conto delle cose. Nell'altra seduta di Consiglio mi ero indignata perché in quest'aula si perdeva la giornata a parlare della guerra del Golfo, discussione che non avrebbe inciso minimamente, infatti l'abbiamo visto il giorno dopo. Esattamente come sarà questa sera: facciamo un gran par lare per liberarci la coscienza, ma in realtà non cambieranno di una virgola le posizioni che erano state assunte e che oggi sono ribadite dal nostro governo. L'altra volta mi ero indignata perché se si fosse discusso in mattinata dell'interpellanza, si sarebbe potuto fare qualcosa di concreto per la cittadinanza di Alice Castello, che è una piccola parte della Regione Piemonte, ma che in questo momento ha un grosso problema. Di queste discariche bisognerebbe par lare non affrettatamente ma a bocce ferme: per questo, come Consigliere provinciale di Vercelli, ho votato quella delibera, pur non credendo- ci molto: infatti, secondo interpretazioni di eminenti avvocati, la Provincia ha una posizione di controllo quindi non rientra nelle sue competenze bloccare i lavori. Pur non condividendo quella delibera, come Consigliere provinciale, ho vissuto il lungo iter che ha portato all'ordine del giorno, che poi è stato sdoppiato in due delibere, per evitare che la seconda parte inficiasse tutto l'ordine del giorno.
Sulla impermeabilizzazione del terreno sottostante, con sottostante s'intende tutto quello che sta sotto, quindi anche le sponde, c'è stata molta discussione anche in Provincia. Abbiamo avuto un intervento chiarificatore da parte dei tecnici e del Presidente del consorzio, i quali avevano detto (anche secondo la visione e l'interpretazione del direttore dei lavori) che l'impermeabilizzazione, cioè il metro di argilla o di bentonite, non si metteva sulle sponde perché il volume sarebbe diminuito.
Quindi dal volume si desumeva che nel progetto non c'era questa richiesta.
La Provincia, a quel punto, per trovare una soluzione, decideva di chiedere queste cose come migliorie, perché la legge glielo permetteva, in quanto i responsabili che avevano controllato i lavori avevano rilevato gravi deficienze. Una lettera della Provincia chiedeva di sospendere i lavori perché erano stati iniziati antecedentemente al rilascio del l'autorizzazione, per cui sarebbe stato impossibile accedere al finanziamenti: ci sono altre due lettere della Provincia con richieste precise, ma, come le letterine di Natale, di quelle richieste se ne sono infischiati dicendo che erano lungaggini procedurali. Però credo che la cosa non abbia convinto nessuno.
Sembra quasi che si parlino tre lingue diverse in questo ballottaggio continuo di competenze da un ente all'altro. Ci preoccupa che la Provincia venga spinta dalla Regione a prendere in prima persona una posizione, ben sa pendo che questa posizione sarebbe illegittima, di conseguenza i lavori proseguono; in mancanza di legge ognuno fa quello che vuole ed è quello che sta capitando alla discarica di Alice Castello. Non si capisce se i lavori sono stati sospesi: hanno fatto una pseudo miglioria, anzi, un acconto di miglioria, quella che i tecnici hanno definito come costruzione di un catino hanno fatto le sponde laterali dell'altezza di due metri spiegandoci che ci sarebbe stato un minimo di sicurezza in più. Le varie spiegazioni che ci hanno dato, però, non hanno convinto nessuno, tanto è vero che l'ordine del giorno approvato dalla Provincia ha ottenuto pressoché l'unanimità sulla sostanza, tranne qualche astensione da parte di due Gruppi. Ma questo perché come molti non erano convinti che la competenza fosse della Provincia, infatti era in corso un parere legale secondo cui la Provincia entra nelle sue competenze dal mo mento della funzionalità di smaltimento in avanti, mi corregga l'Assessore se sbaglio.
Funzionalità di smaltimento, però, non vuoi dire che la discarica è sicura: vuoi dire semplice mente che quella discarica è funzionante. Teniamo presente che nella Provincia di Vercelli nel mese di settembre tornerà in funzione l'inceneritore, quindi anche quello sarà un problema. Allora mi chiedo a che cosa serva un buco così enorme se servirà per soli 4/5 mesi non era assolutamente necessaria una cosa del genere, tenendo presente oltre tutto che il vicino Comune di Ghislarengo, dopo un referendum, aveva dato la disponibilità ad accetta re la discarica. Non si capisce perch questa discarica sia stata appiccicata li a tutti i costi, contro la volontà della gente, perché ci sono popolazioni più tranquille, ma ce ne sono altre che giustamente si sono allertate. Molti colleghi qui non hanno presente di che cosa si tratta: sembra uno stadio, in lontananza si vedono le ruspe che lavorano. E' enorme, chiamarla mega discarica è dire parte di quello che è. Vorrei fare un'altra precisazione non all'Assessore Garino ma all'Assessore Lombardi. La zona è ricca di piante da frutta e una parte dell'acqua serve alle risale. Se ipoteticamente qualche giornalista ben informato sparge il panico tra la gente dicendo che l'acqua e le falde sono inquinate, chi comprerà i kiwi, chi comprerà le pesche di Borgo D'Ale, chi soprattutto comprerà il riso di quella zona? Teniamo presente anche questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Non vorrei dilungarmi in questo discorso perché l'intervento del Consigliere Marino e quello del Consigliere Bortolin sono già stati sufficientemente chiari e precisi. Anche perché la questione della discarica di Alice Castello da parecchi mesi è fonte di discussione in questa sede ed anche in altre sedi: mi riferisco sia all'incontro che ha avuto l'Assessore Garino con i Sindaci dei Comuni interessati, sia all'in contro dei Capigruppo e dell'Ufficio di Presidenza con le comunità locali.
Già da tempo si era sollevato il problema della scelta localizzativa del sito. Si era fatto notare come il sito, una ex cava nel letto della Dora, proprio per la qualità intrinseca del luogo, non garantisce da possibili inquinamenti delle falde acquifere.
Sono poi emersi ulteriori elementi che, oltre a confermare le posizioni già da noi sostenute con precedenti interrogazioni e interpellanze rivolte all'Assessore, tendono ad aggravare la situazione. Sono stati fatti dei sopralluoghi dall'Assessorato competente della Provincia di Vercelli durante i quali si è accertato che non venivano rispettate le prescrizioni contenute nell'atto autorizzativo.
A questo dato si è aggiunta la posizione del Consiglio provinciale che in data 9/1/91, approvava una mozione in cui si richiedeva la sospensione immediata dei lavori.
Inoltre c'e la posizione assunta dall'USSL 46 in data 18 gennaio che riconferma il fatto che i rifiuti solidi urbani, classificati tali per la loro provenienza, possono contenere delle so stanze che, per le loro caratteristiche, possono far scaturire del possibili inquinamenti, stante anche i requisiti tecnicocostruttivi non rispettati nel momento in cui si realizzava la discarica.
Non vorrei dilungarmi ulteriormente. Mi auguro che in questa sede si vada a concludere tale vicenda rivedendo la discussione che fino a questo momento è stata fatta sulla discarica di Alice, e che, quindi, l'ordine del giorno da noi presentato riceva il consenso della maggioranza, sospendendo così immediatamente i lavori attualmente ancora in corso per preparare il sito, in secondo luogo, si potrebbe riavviare l'istruttoria riconsiderando tutti gli elementi recentemente venuti alla luce. La soluzione definitiva potrà essere così assunta, possibilmente, come ml auguro, annullando definitiva mente la delibera precedentemente promulgata dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino che illustra l'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI-DN.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con l'ordine del giorno che ho proposto insieme al collega Zacchera si chiede l'applicazione dell'art. 32 della legge sanitaria 833 del 1978, la quale norma conferisce espressamente poteri al Presidente della Giunta regionale di emanare, in particolare nella materia sanitaria, provvedimenti contingibili e urgenti. Cioè a dire secondo l'interpretazione corrente del concetto di provvedimento contingibile e urgente (che esisteva già nella precedente legislazione) si intendono provvedimenti di carattere cautelare: nella specie, secondo l'interpretazione correntemente data dall'art. 32 della legge 833, si intendono provvedimenti cautelari e urgenti "diretti a impedire il pericolo di pregiudizio per la salute pubblica".
La motivazione che sta a base della richiesta dell'applicazione del provvedimento contingibile e urgente, che noi abbiamo proposto sotto il profilo dell'urgenza e dell'immediatezza per la sospensione dei lavori ovviamente è finalizzata ai più opportuni approfondimenti di carattere tecnico, diretti a impedire che quel pericolo di pregiudizio diventi concreto, con la conclusione che potranno essere sufficienti certi aggiustamenti tecnici per impedire l'effettività del pregiudizio, oppure potrà essere necessario il provvedimento più radicale del ghigliottinamento della mega discarica.
Quali le motivazioni della richiesta di questo provvedimento cautelare a tutela della salute? Le motivazioni non risiedono nel deliberati, pur rilevanti, degli enti locali, nei deliberati del Comune di Alice Castello o nel deliberato del Consiglio provinciale di Vercelli. Mi si potrebbe forse obiettare che si tratta di decisioni prese anche sotto l'impulso emotivo.
Penso di no. Mi pare, da quell'approfondimento che ho potuto fare, che si tratti di provvedimenti presi a ragion veduta. Però non è su quelli che intendo basarmi.
Insieme al collega Zacchera ho proposto l'ordine del giorno preoccupato della esistenza di due documenti: uno è la carta di vulnerabilità delle faune, elaborata dal Politecnico di Torino, secondo la quale le aree della discarica in questione vengono definite a rischio medio alto con conseguente reale effettivo pericolo, oltreché di inquinamento anche e soprattutto di gravi danni per la salute delle popolazioni. Penso che al Politecnico di Torino si debba dare credibilità. Non si tratta di un perito di parte che può avere sposato la tesi del no alla mega discarica ma di un organo tecnico al quale penso proprio che si possa dare credibilità.
Ma c'è di più, c'è un documento ancora più recente, anche qui di un organo che non può non ritenersi super partes, e si tratta del provvedimento, lettera, comunicazione, chiamiamola come la si voglia della USSL n. 46 di Santhià, che fra l'altro riprende il concetto espresso dal documento del Politecnico e dice testualmente che i rifiuti solidi urbani che dovrebbero confluire in questa mega discarica sono tali che "non si pu escludere a priori la dismissione di sostanze pericolose".
Questi due documenti, a contenuto tecnico, sono di per sé soli sufficienti a dover suggerire responsabilmente l'applicazione del l'art.
32, cioè del provvedimento cautelare con tingibile e urgente, per intanto invia d'urgenza di sospensione, dopodiché si vedrà, si approfondirà e, se ci sono aggiustamenti tecnici che, al di là di ogni altra considerazione a contenuto squisitamente politico, possano o debbano suggerire la prosecuzione del lavori condizionata oppure la eliminazione per sempre di quella mega discarica per impedire, ripeto, pregiudizi veri, reali ed effettivi sulla salute delle popolazioni.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione.
La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

A me pare che, al di là delle polemiche e delle incomprensioni che ci sono state e forse ci sono ancora, sia necessario fare uno sforzo tutti insieme, in particolare da parte della Giunta, per dare una soluzione positiva a questo problema, perché è innegabile l'urgenza e la necessità di poter disporre di discariche in quella zona.
Si sa che la discarica di Ghemme ha un punto di saturazione abbastanza vicino; che l'inceneritore di Vercelli, che è stato fermato per le necessarie revisioni, continua ad essere fermo. A questo proposito non sarebbe fuori luogo che l'Assessore Garino si informasse sullo stato di revisione dell'inceneritore di Vercelli, perché sarebbe un'alternativa all'ingigantirsi delle discariche.
Detto questo è necessario che la Giunta chiarisca due punti fondamentali: la competenza delle prescrizioni del progetto esistente e delle eventuali nuove prescrizioni che per motivi di sicurezza e di ragionevolezza si ritenga di dover introdurre nel progetto stesso; la competenza della vigilanza e del controllo nella fase di costruzione.
E' evidente che di qui nascono le conflittualità non tanto tra gli enti locali e il Consorzio, ma fra la Provincia e la Regione. Fino a ieri si riteneva che la competenza in questa fase fosse della Regione; cosa abbastanza logica, perché la Regione, che ha licenziato il progetto, deve controllare che la realizzazione sia a regola d'arte, tenendo all'occorrenza conto delle segnalazioni degli enti locali. Ora non pare più così.
La questione assume aspetti delicati, perché la Provincia di Vercelli con 27 voti favorevoli e 2 astensioni, ha approvato non solo la richiesta di prescrizioni nuove, ma ha deciso altresì perla sospensione. Ora, se la competenza è della Provincia, è evidente che necessaria mente essa dovrà provvedere alla sospensione dei lavori.
E' una situazione difficile e credo che, prima di giungere alla sospensione, sia bene esaminare 11 problema in tutti i suoi aspetti soprattutto esaminare se essa è necessaria per far sì che le misure di sicurezza richieste vengano messe in opera.
Non credo che si possa accettare la tesi radicale secondo cui le due discariche dovrebbero addirittura essere soppresse; è invece necessario predisporre tutti i margini di sicurezza.
Vi sono poi nuove obiezioni per quanto riguarda l'idoneità dei siti.
Purtroppo la passata amministrazione, sotto l'urgenza di trovare i siti ove scaricare, è stata forse presa da quello che il mercato offriva immediatamente; ma, a meno che si arrivi a stabilire che vi è un pericolo immediato e reale di carattere sanitario, come dice il collega Majorino, e si debbano assumere dei provvedimenti radicali, credo che si possa costruire in quel luogo una discarica sicura con tutti gli accorgimenti tecnici.
Credo che la Regione, a cui compete il giudizio definitivo, debba analizzare tutte le obiezioni, da qualsiasi parte esse provengano, perch sulla sicurezza non si può assoluta mente transigere; e per ricostruire la fiducia della popolazione nelle istituzioni, e soprattutto dei Comuni sarebbe opportuno rivedere le dimensioni delle discariche, di queste e di quelle che dovremo costruire. La Regione può riconsiderare se le discariche di Alice debbono essere di mezzo milione di me ciascuna oppure se possono essere ridotte; questa potrebbe essere la via perché esse vengano accettate e si torni ad un clima di collaborazione. Abbiamo un'emergenza, ma non possiamo farci prende re la mano solo da essa. Cerchiamo di affronta re il problema con un minimo di lungimiranza, perché il futuro non possiamo ipotecarlo per nessuno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

La difficoltà sta nel mettere insieme tutti i punti evidenziati nel due ordini del giorno e nella mozione, più quelli che ulteriormente sono emersi in questa sede nel corso della discussione.
Chiedo fin d'ora scusa se tralascerò di rispondere a qualche domanda che è stata posta, in questo caso vi prego di ricordarmelo e sar disponibile a rispondere anche alle eventuali domande che avessi omesso di considera re.
Partirei dalla richiesta del Consigliere Squillarlo che dice giustamente, che occorre avere chiarezza sulle norme e sugli atti della pubblica amministrazione altrimenti diventa poi facile parlare di palleggiamento di responsabilità.
Veniamo al problema del sito, come è noto lo non ho né firmato n proposto questa deliberazione; si tratta di una deliberazione della precedente Giunta, per culle ricerche che ho condotto con i tecnici riguardano fatti avvenuti nel passato per quanto riguarda l'autorizzazione al progetto: dalle ricerche però risulta no alcune cose interessanti.
Il Consigliere Majorino è preoccupato, come lo siamo tutti, del problema della salute e della sicurezza. Questo problema era stato affrontato all'epoca nella Conferenza del Servizi, ma non è affatto vero che il progetto sia stato portato con molta fretta all'attenzione della Giunta per l'approvazione, del progetto è stato analizzato due volte dalla Regione, una prima volta, ma non è stato approvato, e non per la scelta del sito, bensì per alcuni elementi progettuali, come risulta agli atti, e una seconda volta, quando è stato approvato: quindi non posso pensare che un progetto che arriva due volte sui tavoli della Conferenza dei Servizi e della Giunta sia stato un progetto approvato con molta fretta; semmai in questo caso è il contrario.
Il problema della vulnerabilità delle falde era stato tenuto in considerazione in allora, quindi era conosciuto, tanto è vero che era stata data la prescrizione del metro di argilla (in altri casi è sufficiente il telo, quando l'argilla esiste); proprio tenendo conto della vulnerabilità di quel terreni e delle falde, la prescrizione era stata data.
Secondo problema: chi deve controllare, verificare, eventualmente sospendere? E' stata fatta una ricerca con i tecnici dell'Assessorato, ma anche con il Servizio Legale della Regione che ha portato la Regione ad un'unica conclusione, che è quella della L.R n. 9 (art. 6). In questo modo rispondo anche alle richieste di certezza avanzate correttamente dalla collega Sartoris. L'art. 6 della L.R n. 9 stabilisce: "Le autorizzazioni all'esercizio di nuovi impianti sono rilasciate dalla Giunta regionale all'atto dell'approvazione dei progetto". Restano di competenza delle Provincie, in forza della L.R n. 18, i provvedimenti di diffida, di sospensione, di revoca, di rinnovo dell'autorizzazione medesima e di ricevimento del modelli a cui fa riferimento l'articolo.
A parere quindi del Servizio Legale di questa Regione, a parere dei tecnici del mio Assessorato e, a questo punto, a mio parere, i provvedimenti di diffida, di sospensione, di revoca e di rinnovo dell'autorizzazione spetta no alle Provincie. E questo anche per risponde re alle legittime richieste fattemi prima dal Consigliere Squillario.
Questo è anche stato detto all'Amministrazione provinciale.
Devo dire che l'Amministrazione provinciale è d'accordo su questa interpretazione, perché l'ordine del giorno votato dal Consiglio provinciale di Vercelli recita al secondo punto:"Impegna la Giunta a deliberare cautelativamente la sospensione immediata del lavori" (fino a quando non sarà soddisfatto quanto stabilito dal punto 1) delle prescrizioni, su cui verrò dopo) il che sta a significare che il Consiglio provinciale, almeno per 127 Consiglieri che lo hanno approvato, ritiene che l'interpretazione regionale sia corretta e che un'eventuale possibile sospensione spetti all'amministrazione provinciale.
Del terzo punto, che riguarda le prescrizioni regionali, ml pare di averne già parlato in modo molto diffuso nel corso del precedente Consiglio regionale allorché ebbi a rispondere alle tre interpellanze sullo stesso problema. Le prescrizioni regionali si riferiscono al progetto presentato il progetto presentato e approvato aveva come requisito essenziale l'impermeabilizzazione di un metro di argilla più la stesura del telo sul fondo, e sulle pareti la sola stesura del telo. Le prescrizioni che la Giunta regionale diede sono ovviamente successive e non possono che riguardare il fondo. Devo dire a questo proposito che l'Amministrazione provinciale in allora fu favorevole a questo progetto in sede di Conferenza dei Servizi.
Al Consigliere Bortolin, che fa rilevare che un geologo di parte avrebbe affermato che senza dubbio non si può realizzare quella di scarica, devo dire che quello appunto è un geologo di parte, con tutto il rispetto per i geologi, e che per ben due volte, come ho detto, il Servizio Geologico regionale nella Conferenza del Servizi diede il suo parere favorevole nonché ci fossero le prescrizioni sui fondo e anche l'Amministrazione provinciale in allora era favorevole.
Al Consigliere Miglio, almeno perla parte riguardante la revoca o l'abrogazione dell'autorizzazione, ho già risposto, in uno Stato di diritto valgono le leggi, le leggi vanno rispettate e nessuno di noi può assumere degli atteggia menti che siano contrari alle competenze della Regione.
Avendo detto che la competenza, a nostro giudizio, è dell'Amministrazione provinciale, la Regione non ha in questo momento il potere di abrogare una deliberazione, se non ci sono fatti gravi segnalati dall'organo di controllo della Provincia.
La collega Sartoris ha ragione. Nel corso di un incontro con l'Amministrazione provinciale mi è stato segnalato il fatto che lei citava e cioè che ad alcune richieste specifiche dell'Amministrazione provinciale il Consorzio non avrebbe dato risposta. Mi pare però di poter dire che non è sulla base di una mancata risposta che si possa sospendere una discarica seminai bisogna diffidare perché ciò avvenga. Capisco che la collega abbia totalmente ragione, ma ripeto ancora una volta, questo è problema dell'Amministrazione provinciale e la stessa Provincia riconosce che non ci sono problemi. E' potere soltanto della Provincia.
Sono state fatte alcune osservazioni da parte del Consigliere Marino sulla politica che è stata avviata qualche mese prima delle elezioni politica che questa Giunta e questo Assessore perseguirebbero, anche con molto accani mento, per almeno altri 15 o 20 anni, quasi che questa sia la sola alternativa. Consigliere Marino, che non posso essere d'accordo, lo dico francamente, con ciò che è stato affermato. E' stato anche detto che non si sarebbe svolta una discussione sull'argomento rifiuti. E' dal primo giorno in cui sono qui che non faccio altro che rispondere a interrogazioni su questi argomenti e ogni volta abbiamo sempre trattato aspetti di carattere generale. A parte questo, il sotto- scritto è stato chiamato dalla Commissione competente ad esporre i programmi per i prossimi anni, a breve e medio termine, il sottoscritto ha presentato il proprio documento pro- grammatico: seminai è la Commissione che non ha potuto ancora rispondere e segnalare se è d'accordo oppure se ha qualcosa da suggerire.
La Commissione non ha ancora trovato il tempo di rispondere. Esistono per dei documenti dell'Assessorato all'attenzione della II Commissione sui quali attendo risposta: sono lo una volta tanto ad attendere che ml si diano suggerimenti o critiche e ml pare che in quei documenti stia scritto l'esatto contrario di ciò che è stato affermato qui.
Così come non sono d'accordo quando si dice che il programma SMAR. con le proposte della Giunta per il Piano triennale, vada in questo senso. Ma come. Consigliere Marino? Nel programma SMAR. con una spesa di soli 17 miliardi, vengono proposti un inceneritore per i rifiuti ospedalieri (unica possibilità di smalti- mento per questo tipo di rifiuti pericolosi) e due impianti di produzione di RDF, per il riciclo di rifiuti solidi urbani per fare del combustibile. Siamo innamorati delle discariche? Sfido chiunque leggendo quella deliberazione, a dirmi che non ho detto il vero in questa sede.
Sul programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti. Consigliere Marino, se una legge dello Stato si intitola:"Programma di emergenza per l'adeguamento del sistema di smaltimento recante disposizioni urgenti in materia di smaltimento di rifiuti industriali", credo che non si possa far altro che un piano di smaltimento di rifiuti industriali, perché altri menti non si attua il dettato della legge.
Il Consigliere Marino ha ragione quando dice che questo non basta.
Altro, però, non si poteva fare: questo è un programma di emergenza e l'emergenza esiste. Lo sa l'Assessore all'ambiente quanti permessi a industrie serie piemontesi deve firmare per mandare a trattare e smaltire i rifiuti in Francia, in Germania, in Svizzera con l'esborso di migliaia di milioni dell'economia piemontese. Quindi, il program ma di emergenza esiste, non l'ha inventato l'Assessore, ma esiste soprattutto l'emergenza del rifiuti industriali.
Mi permetto quindi di dire che non è vero che questo Assessorato, che questa Giunta regionale, abbiano del problema rifiuti soltanto una visione che si ferma alle discariche. Così non è e così non sarà. E spero di poterlo dimostrare ancora una volta con la predisposizione del bilancio 1991, dove le cifre, segnate accanto ad ogni capitolo diranno esattamente quali sono le scelte prioritarie di questo Assessorato, di questa Giunta su questo specifico problema.
Detto questo, però, la preoccupazione che il Consigliere Squillario con molto accaloramento aveva espresso la volta scorsa, e che ml pare ci trovi tutti d'accordo, era sostanzialmente questa: sono impianti difficili da gestire, sono impianti che rendono molto a chi li gestisce, sono impianti che devono dare sicurezza. E la sicurezza la si deve far pagare. Pur avendo detto quello che ho detto per quanto riguarda la parte giuridico amministrativa quindi la certezza delle competenze, non potendo accettare l'interpretazione dei due tecnici dell'USSL di Santhià secondo i quali le prescrizioni regionali riguarderebbero anche le pareti, dopo la discussione che è avvenuta in questa sede la volta scorsa, il Presidente della Giunta regionale Brizio ed il sottoscritto hanno ritenuto di convocare il Consorzio, il Presidente dell'Amministrazione provinciale e la società costruttrice, per vedere se era possibile garantire, oltre a quello che citava la collega Sartoris, che lo comunque condivido (almeno un catino di due metri perché il percolato resti al fondo) una maggiore e ulteriore sicurezza, che non deriva dal provvedimento di autorizzazione, che non deriva dal progetto approvato, ma che va incontro alle esigenze che le popolazioni e l'Amministrazione provinciale di Vercelli hanno fatto proprie nel documento.
L'incontro si è svolto nella giornata di ieri mattina e la proposta del Presidente Brizio e del sottoscritto è stata di chiedere al Consorzio, e ovviamente alla società privata che lo gestisce - ma l'interlocutore per noi rimane il consorzio, pervenire incontro quanto meno allo spirito, se non proprio alla questione tecnica dell'argilla sulle pareti, che secondo i tecnici, non terrebbe, lo sappiamo tutti perché un metro di argilla a 38 gradi scende - di formulare all'Amministrazione provinciale una nota tecnica, che possa dare maggiore sicurezza, con la quale si venga incontro alle esigenze prospettate e che l'Amministrazione provinciale possa valutarla.
Francamente alcuni tecnici presenti ci hanno detto che non si garantisce di più perché normalmente l'acqua scende, perché in nessuna parte d'Europa una cosa del genere è stata fatta per una discarica di rifiuti solidi urbani, perché normalmente nessuno lo concepisce. Tuttavia abbiamo chiesto che questo avvenisse. Così si è chiusa quella prima riunione. Abbiamo anche chiesto, proprio venendo in contro a ciò che oggi pomeriggio è stato detto, che di tutto questo sia tempestivamente informata la Regione, in modo tale che anche dal punto di vista tecnico le proposte che verranno fatte per le pareti vengano immediatamente a conoscenza della Regione, la quale potrà - come mi pare sia stato sollecitato - dare il proprio apporto di tecnici, non solo quelli dell'Assessorato, per valutare se questo sarà possibile e se potrà dare maggiore sicurezza.
Restiamo quindi in attesa di sapere quali proposte tecniche verranno formulate diretta mente all'Amministrazione provinciale, e per conoscenza alla Regione Piemonte, e di conoscere i tempi tecnici.
Un'ultima risposta la debbo dare al Consigliere Squillario che mi chiedeva se avevamo assunto delle informazioni circa lo stato del l'inceneritore di Vercelli. La risposta che ci è stata data è che l'inceneritore, almeno per una tranche, potrebbe entrare in funzione a settembre di quest'anno.
Mi scuso ancora con i colleghi se qualcosa ho tralasciato. Sono disposto non solo a replicare, ma a fornire ulteriori informazioni su quanto avessi scordato.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa.
Comunico che sono pervenuti alla Presidenza l'ordine del giorno n. 88 a firma del Consigliere Marino, che viene ritirato perché è riassorbito nella mozione n. 96; l'ordine del giorno n. 97 a firma dei Consiglieri Majorino e Zacchera; l'ordine del giorno n. 109 dei Consiglieri Rossa, Cavallera Marchini, Ferrara.
Ha chiesto la parola il Consigliere Squillario. Ne ha facoltà.



SQUILLARIO Luigi

Signor Presidente, l'ordine dei giorno del collega Majorino si fonda sull'ari. 32 della legge sanitaria, che prevede un potere autonomo del Presidente della Giunta ed è quindi ammissibile: chiedo però ai presentatori se ha senso richiedere la sospensione a un organo che si è dichiarato assolutamente non competente.
Pertanto dichiaro di astenermi su tale ordine del giorno.



PRESIDENTE

I presentatori della mozione intendono intervenire? La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, relativamente alla questione che ha sollevato or ora il collega Squillario noi abbiamo preso atto delle dichiarazioni che l'Assessore ha reso al riguardo, così come abbiamo preso atto delle dichiarazioni che sono state fatte dalla Provincia di Vercelli.
Ci pare, al riguardo, che il ping pong fra Torino e Vercelli abbia funzionato alla perfezione, e noi questo lo denunciamo con tutta la forza di cui siamo capaci.
Può darsi che io non abbia capito molto come vanno le cose e quali siano le funzioni istituzionali di questo Consiglio e della Giunta. Mi risulta però strano che il collega Squillario, che peraltro è anche fine giurista, non consideri questo piccolo particolare, che gli organi che autorizzano qualche cosa conservano il diritto di eventualmente revocare l'autorizzazione con cessa, il collega Squillario fa di professione l'avvocato, quindi ml pare che non ci sia bisogno di discutere troppo al riguardo.
Ci troviamo di fronte ad un comporta mento politico, che è di rimpallo delle responsabilità, tra la Regione e la Provincia di Vercelli in ordine ad un progetto sul quale si possono ricamare in mille modi le parole, ma che non corrisponde alle caratteristiche di sicurezza perla salute del cittadini a causa dell'inquina mento delle falde, su cui battiamo da alcuni mesi.
Il passaggio mi consente un paio di osservazioni anche relativamente a quanto ha detto l'Assessore. Consigliere Squillario, non riteniamo per nulla superato quanto è contenuto nella mozione sottoscritta dai colleghi Marino, Segre, Miglio. Bortolin e Sartoris, oltre che dal sottoscritto, per le ragioni che succintamente ho richiamato.
Faccio un ponte con il dibattito della settimana scorsa. L'Assessore si è andato appropriando della fase procedurale che ha portato ad una scellerata decisione da parte del suo predecessore. Voglio però contestare l'impressione che l'Assessore ha forse potuto forni re a questo Consiglio.
Non c'è stato un esame gran che rigoroso. E' vero che questo progetto è passato al vaglio della Commissione, come previsto dalla legge, per ben due volte, ma il secondo esame è consistito semplicemente nella presa d'atto di due passaggi, uno sostanziale e uno formale. Quello sostanziale prevedeva l'aumento dello spessore dell'argilla di 50 centimetri, portandolo complessivamente a poco più di un metro e mezzo dalla falda (è inutile ripetere tutte le cifre perché annoiamo anche le nostre stenografe). E' stata questa la modifica portata al progetto. La modifica formale riguardava la divisione della capienza complessiva del baci no in due lotti. Questo è l'esame rigoroso che è stato fatto, in seconda battuta, in ordine al progetto presentato dal consorzio.
Se l'Assessore avesse voluto dare l'impressione che le cose sono state fatte bene, voglio smentirlo con le semplici circostanze che ho appena riassunto. D'altra parte l'Assessore, ad un certo punto, da persona intellettualmente onesta quale è, ha dovuto ammettere che qualche adeguamento non sarebbe male; lui stesso ha detto che la gestione di queste discariche rende moltissimo, quindi se si spende qualche lira in più per tutelare la salute dei cittadini, non guasta; allora sollecitiamo al Consorzio gli adeguamenti e vediamo se il Consorzio, bontà sua, li accetta.
Qui siamo allo svilimento delle funzioni di questa Regione, di questa istituzione. Ma dobbiamo pietire ad un Consorzio gli adegua menti che si ritengono indispensabili? Penso che stiamo andando fuori da ogni limite di decenza. C'è di fatto l'implicita ammissione dell'Assessore là dove riconosce che il progetto è stato approvato quanto meno con leggerezza relativamente alla sicurezza dell'impianto.
Non voglio farla più lunga. Nella mozione noi diciamo che sarebbe importante che la Giunta regionale sottoponesse all'esame della Commissione competente tutto l'iter autorizzativo, proprio per cercare di venire a capo di un modo di funzionamento da parte della Giunta regionale. Per quanto riguarda il governo del rifiuti il sottoscritto ed altri colleghi dall'inizio di questa legislatura battono e ribattono su un tasto: non si lavora con la necessaria serietà. Si costruiscono barriere di incomprensione con le nostre comunità locali, invece di governare democraticamente un'emergenza che cresce.
Certo, a noi Verdi non fa piacere che i rifiuti si imboschino da qualche parte, senza impianti a regola d'arte, però non si possono nemmeno imporre alle nostre comunità dei progetti megagalattici, con dimensioni assolutamente inaccettabili. Stiamo parlando di una discarica che sarà la più grande del Piemonte, per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani localizzata con leggerezza di progetto, sacrificando tutto al profitto di chi dovrà gestire l'impianto, anche la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente. Questi sono i nodi, Assessore. E' vero che lei si fa premura di rispondere alle interrogazioni - e devo dire che c'è un leggero miglioramento rispetto a qualche predecessore che non rispondeva nemmeno però i rifiuti non si governano con le interrogazioni. Noi la volta scorsa abbiamo discusso e ridiscusso del piano di smaltimento dei rifiuti bocciato dal TAR., con una modifica che è una presa in giro rispetto alle obiezioni, non formali, ma di merito che sono state portate qui dalle Comunità investite dalla realizzazione di quel piano.
Signor Assessore, non possiamo minimamente dichiararci soddisfatti della piega degli eventi. Mi pare ci sia la volontà di chiudere con la forza dei numeri una questione che resta aperta sul piano della sostanza e del rapporto dei cittadini con le istituzioni. Auspichiamo che su queste cose finalmente - mi rivolgo alla maggioranza - funzioni il voto di coscienza e non la disciplina di partito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario. Ne ha facoltà.



SQUILLARIO Luigi

Signor Presidente, vorrei tentare di ottenere un risultato positivo. Se la competenza è della Provincia il problema è già risolto: essa ha assunto una delibera di sospensione. Assessore, lei sa che l'ha assunta con il parere negativo del segretario generale e del tecnico di settore, i due massimi dirigenti. Questa delibera andrà all'esame del Comitato di controllo di Torino, giovedì. Se verrà approvata, è evidente che il discorso sarà chiuso: saranno sospesi in toto i lavori della discarica.
Vogliamo questo? Non credo. Prima di arrivare ad una sospensione così drastica vale la pena di valutare quello che si può fare in corso d'opera per le misure di sicurezza. Sarebbe bene che il parere della Giunta, che asserisce di non essere competente in quanto competente è la Provincia fosse inviato al Comitato di controllo di Torino, perché giovedì ne tenga conto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoria.



SARTORIS Anna

Signor Presidente, non sono assoluta mente d'accordo. L'Assessore Garino l'ha fatta molto facile, ma non lo è affatto. Da tre settima ne viviamo quello che il collega Staglianò ha chiamato ping pong e ci siamo resi conto che le preoccupazioni, le interpretazioni e le parole sono molte: si potrebbe scrivere un libro su come interpretarle. La Provincia di Vercelli ha votato un'ordine del giorno: appena finita la votazione il segretario generale si è rifiutato di accettarla, dicendo che secondo lui era incompatibile, quindi inefficace. Lunedì scorso la Giunta provinciale di Vercelli ha assunto tre delibere, scindendo quell'ordine del giorno in tre parti, proprio perché la seconda parte non rendesse inefficace tutto il resto. L'unica parte su cui si è sicuri è quella relativa alle migliorie (la questione dell'argilla o della bentonite). L'Assessore dice che la bentonite o l'argilla non sta su, però la tecnologia è abbastanza avanzata esistono dei materassini di bentonite pressata, quindi un escamotage tecnico lo si trova sempre, però ci vuole la volontà. Il direttore dei lavori del Consorzio ha detto che, al massimo, "per fare contenti"i Consiglieri regionali, non perché lo esigono la sicurezza pubblica e la salute della gente, il Consorzio è disposto a fare il catino: secondo loro lo strato di bentonite o di argilla o il materassino intorno alle pareti è inutile, perché le discariche si sono sempre fatte diversamente. C'è sempre una prima volta per cambiare, oggi le cose non le facciamo come cinquant'anni fa, la tecnica è molto avanzata. Ci dicono che prima di tutto questo lavoro ridurrebbe il volume della discarica e per questo vogliono un'autorizzazione della Regione, non della Provincia, in secondo luogo, per fare questo lavoro, devono rifare una parte del lavoro già fatto. Poi ci hanno parlato di una spesa minima di due miliardi.
La mia domanda è: chi li paga questi due miliardi? Sono uno dei ventisette Consiglieri della Provincia di Vercelli che ha votato il documento e l'ho votato perché pensavo che fosse il minimo che si potesse fare, ma lo spirito dei ventisette votanti non era quello di lavarsene le mani. La Provincia ha dato quell'interpretazione e noi ce ne laviamo le mani: non era assolutamente quello lo spirito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa materia richiede grande prudenza, per ché l'interpretazione data dall'Assessore in or dine alla competenza, essendo tra l'altro espressa in un atto anomalo come è la comunicazione in Consiglio, rende abbastanza difficile identificarne il valore. Le conclusioni sostanziali di tutta questa materia debbono essere avviate in termini costruttivi con un nostro contributo, e cioè la preoccupazione di pervenire a un risultato ottimale dal punto di vista tecnico e della sicurezza, se del caso con delle integrazioni e degli sviluppi di quanto già previsto nel provvedimento autorizzativo. Non si dovrebbe arriva re alla sospensiva dell'atto stesso che probabilmente sarebbe poi difficile superare per ragioni di ordine politico. Il rischio che corriamo, e di cui non siamo portatori di responsabilità, è che una questione di ordine tecnico riproponga il problema nella sua totalità.
Quindi, si tratta di capire quale sia il potere della Regione e quale sia il potere della Provincia. C'è una interpretazione dell'Assessore politicamente corretta, nel senso che riconosce alla Provincia la sua competenza. Quindi, non c'è nessuna volontà, Consigliere Staglianò, di palleggiare le responsabilità. L'Assessore regionale dice alla Provincia:"sono d'accordo con te: la competenza in questa fase è tua". La Provincia, peraltro, al proprio interno dà una lettura tecnica che non pu essere superata dall'interpretazione data in questa sede dall'Assessore perché l'interpretazione autentica non si fa con una comunicazione al Consiglio, ma si fa con atti di altra natura.
Devo però dire che i tanto bistrattati avvocati qualche volta servono.
L'Amministrazione provinciale si è fatta redigere un parere "pro veritate"dall'avv, prof. Carlo Salasso, che individua una soluzione metodologica (non so se corretta dal punto di vista giuridico perch andrebbe approfondita), che consentirebbe la soluzione del problema.
L'esperto nominato dalla Provincia prevede che, una volta accertato il significato del nostro deliberato, e cioè il famigerato art. 9, e, ritenuto che sia stato rispettato l'art. 9, nulla vieterebbe sia alla Regione che all'Amministrazione provinciale di impartire ulteriori prescrizioni.
Probabilmente non si tratta di sospensiva del provvedimento, ma di un provvedimento di integrazione al provvedimento stesso. In altri termini qualcuno deve prendersi la responsabilità di dire che non realizzando le condizioni di obiettivo previste dall'ari. 9 (il livello di impermeabilizzazione), si prescrive espressamente che questo risultato lo si ottiene con il conferimento di argille ad alto materiale. Ma questo sta esatta mente nell'ipotesi individuata dall'avv, prof. Carlo Salasso, dove dice che l'Amministrazione deve impartire "ulteriori prescrizioni". Quindi la strada per assicurare il massimo di garanzia dal punto di vista tecnico telo impermeabile più impermeabilizzazione garantita sotto lo strato a certi tassi, mi sembra sia quella indicata dall'avvocato.
Se la Provincia ritiene che la competenza sia sua in questa fase, non c'è un problema di sospensiva e di revoca, ma - giusto il parere "pro veritate" dato dall'avvocato - occorre che la Provincia faccia un sopralluogo per constatare se si realizzano o no quelle condizioni previste nel disposto regionale. Se non si realizzano, dispone l'integrazione così come suggerito dal loro esperto.
Chi non è d'accordo con la Provincia non è la Regione, ma i suoi esperti. Probabilmente dobbiamo fare uno sforzo per individuare, al l'interno dei pareri degli esperti, la via di uscita da questa vicenda.
Bisogna verificare se l'ipotesi prevista dalla Regione si deve concretizzare o meno. Ma questo non comporta una sospensione del provvedimento, perché non c'è niente di nuovo rispetto al provvedimento stesso: la Provincia non dovrebbe che attuare il provvedimento e il provvedimento regionale, se capisco bene, ha già all'interno la disposizione per cui il risultato tecnico finale di sicurezza deve essere assicurato e le modalità sono l'impermeabilizzazione plastica e quella del terreno, qualora si verifichi che non si rispettano le condizioni. Questo mi pare il senso del ragionamento. Premesso che noi concordiamo sul potere di vigilanza della Provincia, in ordine all'attuazione dell'art. 9, e l'attuazione dell'art. 9 significa che, oltre alla posa del nylon, del film, bisogna garantire che li sottostante terreno abbia certe caratteristi che di impermeabilità. Questo è nel poteri di controllo e di intervento della Provincia. Si tratta semplicemente di dire se i due elementi di complemento e di perfezionamento del film che la Regione ha suggerito debbano essere posti in essere o No. E' una verifica tecnica molto semplice, in corso d'opera: si fanno delle sperimentazioni e si verifica se il film garantisce quel livello tecnico di impermeabilizzazione. Se non lo garantisce, si prescrive all'impresa di dare corso all'art. 9, laddove prevede che si debbano conferire gli impermeabilizzanti naturali. Questo ml pare il senso del parere dato dal collega avvocato e probabilmente è un modo abbastanza intelligente per consentire di proseguire i lavori con l'integrazione tecnica che si rendesse necessaria, ma non attraverso un provvedimento di sospensione che, una volta assunto, andrebbe al di là del contenuto tecnico da cui è partito e probabilmente coinvolgerebbe responsabilità politiche e decisionali della Provincia, che a questo punto ricadrebbero sulla Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

La mia dichiarazione è ovvia e l'osservazione brevissima. Alle critiche di ordine genera le che avevo fatto al modo di affrontare la questione e alle risposte dell'Assessore vorrei ricordare due cose.
E' sicuramente rilevante conoscere al più presto l'impegno reale per il 1991 che la Giunta presenterà rispetto alle questioni che erano state poste.
Per quanto riguarda le due precisazioni, rispetto alla possibilità del Consiglio e delle Commissioni di discutere scelte strategiche, non contingenti sulla questione generale dei rifiuti, ricordo che le proposte della Regione per quanto riguarda il Piano triennale del Ministro Ruffolo sono state portate in Commissione all'incirca alle ore 18,30 del giorno precedente a quello in cui l'Assessore le avrebbe presentate al Ministro stesso. In effetti avevamo la possibilità di riscrivere una proposta diversa durante la notte.
In merito al Piano di smaltimento del rifiuti industriali, c'erano 90 giorni di tempo per elaborare delle proposte e per discuterle in Consiglio e nelle Commissioni. Purtroppo invece, non solo i Consiglieri di opposizione, ma anche i Consiglieri di maggioranza hanno dichiarato di aver conosciuto quelle proposte dai giornali.
Ribadisco che coni criteri fin qui utilizza ti il Consiglio regionale è nell'impossibilità di interferire su scelte strategiche che condizionano per decenni il futuro dell'ambiente della nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Non intervengo per dichiarazione di voto, in quanto mi pare che nessuno abbia dichiarato in questa sede il voto che esprimerà sulla mozione presentata e abbia invece illustrato l'ordine del giorno presentato qualche minuto fa, il Presidente del Consiglio ha chiesto ai firmatari della mozione discussa se intendono mantenerla o ritirarla. Noi intendiamo mantenerla con la stessa convinzione con la quale l'abbiamo presentata ed illustrata, non perché non abbiamo potuto apprezzare lo sforzo di approfondimento espresso dall'Assessore, ma perché si è fermato ad alcune risposte e non ha assolutamente dato un contributo in relazione alla ricerca e alla definizione di chi deve garantire la sicurezza. Mi pare che la Regione, al di là di chi deve adottare gli atti di sospensione o di richiesta di ulteriori modifiche al progetto, non possa disinteressarsi del dimensionamento della discarica e della sicurezza. Torno su questa questione perché finalmente abbiamo individuato la competenza della Provincia, dico finalmente perché da qualche mese lavoriamo attorno a chi con responsabilità deve adottare tali atti.
La questione della sicurezza è in relazione al dimensionamento. Noi abbiamo sottolineato il sovradimensionamento, rispetto alle necessità espresse inizialmente, di un sito alternativo all'inceneritore del Comune di Vercelli che doveva essere individuato nell'ambito della provincia.
Abbiamo dimostrato che i siti di Alice Castello e di Cavaglià non hanno più nulla a che vedere con il bisogno iniziale espresso e quindi con la ricerca che è stata fatta. Assessore, il progetto iniziale presentato era stato bocciato perché era sovradimensionato e il secondo atto della Regione Piemonte è stato adottato in presenza di uno sdoppiamento del progetto iniziale, ma nella sostanza il dimensionamento rimaneva tale e quale! Perché non dire queste cose? Rispetto le conclusioni a cui sono giunti i tecnici o i politici, che sostengono che quelle discariche sono necessarie, ma almeno ci vengano spiega te, si sia chiari! L'argomento delle discariche di Alice Castello e di Cavaglià è fondato su discussioni oscure, non comprensibili, durate mesi. Nonostante gli atti, le prese di posizione, le relazioni presentate e poi ritirate, l'USSL di Santhià qualche mese fa aveva espresso delle opinioni, che poi sono state nascoste: il Sindaco di Santhià ha inviato una relazione al Ministro con accuse che fanno rabbrividire. Nono stante tutto questo si va avanti come se nulla fosse e si porta a conclusione la costruzione delle discariche. E si arriverà all'apertura e ovviamente all'uso, perché da quanto ho potuto sentire è questo l'obiettivo finale che si persegue. Vorremmo capire da che cosa deriva tutto ciò, si è detto che la Provincia di Vercelli è in gravi difficoltà. La maggioranza è in crisi, evidentemente anche su questioni come quella che stiamo discutendo.
Devo dire con franchezza che mi fa specie sentire i Consiglieri della zona disquisire sulle leggi e su chi deve intervenire, quando per mesi si sono disinteressati della discarica! Se i problemi sono davvero quelli del dimensionamento e della sicurezza, se si tratta di rispondere ai quesiti posti dalla popolazione e dal livello politico, si risponda su quel terreno. Se poi decidiamo che il sito è quello, è giusto che lo sia; se il dimensionamento è quello, si assumano tutti i provvedimenti di carattere tecnico per garantire il rispetto delle norme e quindi un minimo di sicurezza.
Questo però non l'ho inteso dal dibattito e dalle conclusioni a cui si è giunti e devo dire che veramente c'è di che scandalizzarsi di un ordine del giorno che recita:"Il Consiglio regionale del Piemonte, sentita la relazione dell'Assessore..". . Almeno si abbia il pudore di citare il dibattito e le sollecitazioni che sono venute in quest'aula! L'ordine del giorno recita inoltre: "Considerato l'operato della Giunta regionale in merito alle iniziative tese ad assicurare la massima sicurezza della discarica di Alice Castello, lo approva".
Ci viene chiesto di votare un ordine del giorno del genere, ma se si vuole davvero ragionare sulle questioni lo si modifichi laddove si chiede che sia la Giunta regionale a far sospendere immediatamente i lavori, si dica che la Giunta regionale, anche a nome del Consiglio, sollecita la Provincia ad adottare con urgenza gli atti necessari per garantire una ridiscussione della costruzione, dell'apertura e dell'uso delle discariche.
Mi pare però che la volontà sia in tutt'altro senso. Sicuramente la disponibilità da par te del nostro Gruppo cadrà senz'altro nel vuoto.
Manteniamo la nostra mozione e assolutamente non ci sentiamo di discutere la proposta fatta da altri Gruppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.



MAJORINO Gaetano

Con la dichiarazione di voto desidero ribadire che il provvedimento contingibile che si richiede, ai sensi dell'art. 32 della legge sanitaria è di competenza esclusiva del Presi dente della Giunta e presuppone il pericolo di pregiudizio per la salute pubblica.
L'Assessore ha brevemente replicato sul punto ricordando che la Conferenza dei servizi, o non ricordo bene quale altro organo, avrebbe a suo tempo esaminato anche questo aspetto e avrebbe, con la sua decisione tranquillizzato al riguardo. Ma di fronte al fatto nuovo contenuto nel documento datato 18 gennaio 1991, non di un tecnico di parte, ma dell'USSL n. 46 di Santhià, dove si dice espressamente: "non si può escludere a priori la dismissione di sostanze pericolose", in questa affermazione sicura mente attendibile e non legabile a sospetto, c'è il presupposto per la emanazione in via d'urgenza del provvedimento contingibile, per in tanto di sospensione, salve ulteriori verifiche.
A me pare che non accogliendo il nostro ordine del giorno, o meglio non dando peso a questa pesante affermazione dell'USSL. che viene richiamata all'attenzione del Presidente della Giunta, lo stesso Presidente della Giunta m pare che si assuma una grossa responsabilità, perché qualora questo pericolo di pregiudizio dovesse per avventura diventare reale, penso che il non avere ascoltato chi aveva proposto l'ordine del giorno, noi e quei Consiglieri che presumibilmente insieme a noi lo approveranno, sarà un fatto estremamente grave.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Squillario. Ne ha facoltà.



SQUILLARIO Luigi

Ho chiesto la parola per una breve dichiarazione di voto. Date le premesse, dichiaro che ml asterrò sul documento presentato dall'op posizione perché la Giunta si è dichiarata in competente.
Dichiaro di approvare l'ordine del giorno della maggioranza e propongo nella speranza che ciò possa servire ad appianare il clima - di aggiungere le parole "e chiede che tale azione continui in collaborazione con la Provincia di Vercelli". Stabilito che la competenza è della Provincia, facciamo tutto il possibile per aiutarla a fare il suo dovere.
Chiedo che l'ordine del giorno della maggioranza venga integrato con questo emendamento.



PRESIDENTE

Poiché tutti i proponenti dell'ordine del giorno sono d'accordo con questa modifica, passiamo alla votazione dei vari documenti presentati.
Pongo in votazione la mozione n. 96, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che nella costruzione della discarica di RSU in località Valle Dora (Alice Castello provincia di Vercelli) secondo due successive ispezioni di tecnici dell'Amministrazione provinciale di Vercelli (settore Assetto ambientale) sono emerse alcune irregolarità nella impermeabilizzazione delle pareti del discarica in violazione al DPR 915/82 e non rispettando le prescrizioni contenute nella delibera autorizza- Uva della Giunta regionale (n. 41/38718 del 25.6.90) preso atto della posizione espressa dal Consiglio provinciale di Vercelli in data 9/1/91 che, anche in seguito a tali accertamenti, chiede il blocco dei lavori in via cautelativa chiede alla Giunta regionale di far sospendere immediatamente i lavori in corso in località Valle Dora e di avviare una adeguata indagine alfine di chiarire se le operazioni di costruzione della discarica si siano svolte in coerenza con le prescrizioni contenute nella citata delibera autorizzativa e le eventuali responsabilità della ditta incaricata del lavori per le conseguenti iniziative di ordine legale impegna la Giunta regionale a sottoporre al l'esame della Commissione competente i risultati dell'indagine svolta e la successiva decisione in merito alla discarica 'Alice 2', (località Valle Dora - Alice Castello): rileva la necessità di richiedere una nuova conferenza di valutazione del siti alla luce della confinanza tra le previste discariche di località Valle Dora, Comune di Alice Castello, e del Comune di Cavaglià (C.I.S.)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 20 voti favorevoli, 27 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 97 a firma dei Consiglieri Majorino e Zacchera, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che -fra le numerose oggettive considerazioni che suggeriscono di responsabilmente disporre la sospensione dei lavori per la realizzazione della mega-discarica di Alice Castello (VC) ne esiste una di grande rilievo ed assorbente di ogni altra e cioè quella nascente dalla 'Carta di vulnerabilità/i delle falde elaborata dal Politecnico di Torino secondo la quale le aree della discarica in questione vengono definite 'a rischio medio-alto con conseguente reale effettivo pericolo - oltreché di inquinamento per l'ambiente - anche e soprattutto di gravi danni per la salute delle popolazioni considerato che la salute del cittadini è bene primario da tutelare così come tra l'altro espressamente previsto dall'art 6 dello Statuto regionale ritenuto che in questa situazione si rende necessaria l'adozione del provvedimento con tingibile ed urgente previsto dall'art. 32 della legge 23/12/78 n. 833 impegna il Presidente della Giunta regionale ad emettere - alla luce delle motivazioni esposte - il conseguente provvedimento a tutela della salute pubblica e quindi diretto ad impedire il proseguimento dei lavori di installazione della discarica di Alice Costello, il tutto ai sensi del predetto art. 32, 3 comma, legge 833/78".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano E' respinto con 21 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astensione.
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 109 sottoscritto dai Consiglieri Rossa, Cavallera, Ferrara, Goglio e Marchini, integrato come da emendamento proposto dal Consigliere Squillario ed accolto dai proponenti.
Il testo dell'ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte sentita la relazione dell'Assessore e considerato l'operato della Giunta regionale in merito alle iniziative tese ad assicurare la massima sicurezza della discarica di Alice Castello, lo approva e chiede che tale azione continui in collaborazione con la Provincia di Vercelli".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 21 contrari.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno inerenti la guerra nel Golfo Persico


PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli ordini del giorno relativi alla situazione nel Golfo Persico.
La Presidenza ha ricevuto i seguenti ordini del giorno: ordine del giorno n. 99 presentato dal Consiglieri Majorino e Zacchera in data 17 gennaio 1991 ordine del giorno n. 101 presentato dai Consiglieri Marchini Picchioni, Goglio, Rossa e Ferrara, integrato dagli stessi presentatori ordini del giorno nn. 102 e 103 presentati dal Consigliere Maggiorotti ordine del giorno n. 106 presentato dai Consiglieri Staglianò, Segre Marino e Miglio ordine del giorno n. 107 presentato dal Consiglieri Monticelli, Bosio e Dameri.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Vorrei chiedere cortesemente che gli ordini del giorno che lei ha citato vengano forniti a tutti i 60 Consiglieri perché è questione estremamente delicata.



PRESIDENTE

Gli ordini del giorno sono in distribuzione.
Se i proponenti vogliono illustrarli ne hanno facoltà.
La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Leggo in pochi secondi il nostro brevissimo ordine del giorno (e non entro nel merito degli altri anche perché ancora non ho capito quali sono le dizioni finali): "Il Consiglio regionale del Piemonte interpretando i sentimenti di tutta la gente piemontese esprime solidarietà ed affetto ai marinai, avieri ed equi paggi della missione italiana impiegata nel Golfo Persico in questo drammatico momento".
Perché questo ordine del giorno? Perché possiamo essere d'accordo o meno sulle diverse sfumature degli altri ordini del giorno, però sul fatto che si tratta di soldati italiani penso che tutti possiamo essere d'accordo.
Non approviamo né criminalizziamo nessuno. Esprimiamo soltanto un sentimento che non solo io, ma penso tutti proviamo in questo momento nei confronti dei nostri soldati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la mia illustrazione non sarà così breve, ma mi riprometto di mantenerla in termini molto asciutti e rigorosi con una premessa, che forse è la cosa più significativa dell'intervento che vado a fare.
Ho avvertito e avverto la difficoltà, per non dire la inopportunità, di questo dibattito, ma lo avverto ad un livello che mi chiedo se è psicologico, caratteriale o politico: alla fine ml sono orientato nel senso di considerare questa mia obiezione (visto che va di moda) come una obiezione che attiene all'inconscio e che ho mutuato (e che essendo l'inconscio devo superare il supero) ad una esperienza altrettanto drammatica che in quest'aula abbiamo vissuto in due, io e il collega Rivalta.
Qual è questa esperienza per molti versi traumatica che abbiamo fatto e che qui l'inconscio ci dice di essere molto attenti a fare di nuovo? Quella di essere coinvolti in vicende di grande drammaticità e di grande difficoltà interpretativa rispetto alla quale ci si atteggia sull'onda e sul fascino di alcune suggestioni fino ad esserne prigionieri. Questo è avvenuto per molti dei problemi del terrorismo. La preoccupazione dell'inconscio - così mi sembra di doverla interpretare - mi porta ad essere attento affinché io ed altri non si ricada in questa trappola che deriva dalla superficialità nell'affrontare alcune questioni. E che le cose siano così e che attengano ad una esperienza difficile, e per qualcuno sofferta, me lo confermano due testimonianze esterne a questo Consiglio due prese di posizione, quella del filosofo Bobbio, che ha ritenuto di esprimersi con una chiarezza che nessuno gli aveva chiesto; e altrettanto ha fatto il collega Sanlorenzo che su questo si è espresso in termini fermissimi, con una fermezza che nessuno gli aveva chiesto. Perché? Perch secondo me, l'uno, Bobbio, sul piano culturale ha potuto sperimentare negli anni fine 1979 e primi 1980 quanto sia stato disastrante aver "riposato" sui concetti dei compagni che sbagliano e dei "né con le Brigate Rosse n con lo Stato" Allora, dieci anni dopo, forse questo filosofo, che ci è maestro per molti versi, ha ritenuto che non fosse più possibile rimane re spettatore equivoco rispetto agli eventi, ma fosse necessario prendere posizione, alla luce dei guasti (che Bobbio testimonia) che la cultura anche quella laica, ha fatto nella società civile non essendo testimone immediata e interprete autentica di quanto avveniva, ma spettatore troppo sottile in qualche misura.
Altrettanto probabilmente è successo per Sanlorenzo. Non voglio, per carità, interpretare un collega, ma avendo vissuto con lui quegli anni provo ad immaginare che anche per Sanlorenzo sia stato necessario in questa occasione dire immediatamente come la pensa, in modo drastico, per evitare sul piano politico, di commettere gli errori di pressappochismo che abbia mo commesso tutti quando abbiamo cominciato ad interpretare i fatti torinesi, prima della stagione cruenta del terrorismo. Mi riferisco, per esempio, ai licenziamenti della Fiat, mi pare che fossero 34.
Su quegli episodi e su altri, alcune forze politiche, alcune persone forse avevano riposato sull'ipotesi che si potesse interpretare e ragionare su certi fenomeni non capendo che l'urgenza di quei fenomeni ci avrebbe travolti con la sua drammaticità. Questa forse è la ragione per cui ero portato, a livello inconscio, a immaginare che, prima di prendere posizione su questioni di questa natura, bisogna avere maturato le convinzioni e le responsabilità. E avevo la modestia, e continuo ad avere la modestia, di pensare che queste convinzioni e queste responsabilità forse non siano di questo livello ma di altri livelli. Questo per cercare di spiegare al colleghi, alla cui stima tengo molto oltre che al confronto, le contraddizioni tra una posizione e la presentazione di un ordine del giorno, perché se si salta 11 passaggio e si dice che invece riteniamo di aver maturato il mo mento delle valutazioni, delle decisioni e delle responsabilità, queste poi vanno assunte e in qualche misura formalizzate.
L'ordine del giorno che porta la firma di rappresentanti della maggioranza - che ringrazio di avere condiviso questa valutazione - è di facilissima lettura. Non richiede grande tempo per la sua illustrazione. 11 capo primo ha un valore sicuramente politico e interpretativo: politico in quanto il sostegno va dato in primo luogo al Governo, perché, come in tutti i Paesi impegnati in questa triste vicenda, dopo la discussione c'è stata la ricomposizione dei diversi elementi e segmenti dello Stato dietro al Governo. Quindi la Regione, in primo luogo, deve ricomporsi in solidarietà nei confronti del Governo sull'esempio che ci hanno dato le grandi democrazie europee. Se riteniamo che questo sia uno Stato delle autonomie bisogna che le autonomie facciano la loro parte e che quindi dichiarino se sono solidali con il Governo, che si è fatto carico di un mandato, oppure se non sono solidali. Non è possibile la latitanza altrimenti non saremmo nello Stato delle autonomie, ma saremmo in uno Stato in cui lo Stato si prende la responsabilità e le autonomie i vantaggi. Il primo comma chiarisce in termini precisi che è la sovranità popolare espressa dal Parlamento che ha deciso di andare nel Golfo e non il Governo né la maggioranza.
Si chiarisce anche che la guerra è cominciata 112 agosto 1990, e non il 16 gennaio, e su questo bisognerebbe fare chiarezza.
Rispetto alle Forze Armate, colleghi Zacchera e Majorino, vi pregherei di considerare che il nostro ordine del giorno prevede due sostantivi: solidarietà e riconoscenza. Considerando la riconoscenza un valore affettivo e la solidarietà un valore politico. Questo vuoi dire che alle Forze Armate si deve dare ogni sostegno di carattere oggettivo che consenta alle stesse di adempiere alloro compito. La solidarietà espressa da un'istituzione non è un valore affettivo, ma un valore politico, quindi noi riteniamo che le forze armate debbano essere messe nelle condizioni di operare nel Golfo al massimo della loro capacità e della loro sicurezza. In questo senso pregavo i colleghi del MSI di verificare l'opportunità di riconoscersi almeno in questa parte del nostro ordine del giorno che ricomprende quello del MSI e dice qualcosa di più.
Il capo terzo tende a fare chiarezza, oltre che ad esprimere un elemento anche qui di carattere affettivo, sul vero cemento che lega questa vicenda. Il vero cemento è che si cerca di mettere in pista da parte di Saddam, ancora una volta e purtroppo da duemila anni, dalle Crociate in poi, una coalizione e magari un consenso all'interno, giocando sul razzismo, sull'odio, non sulla solidarietà in positivo ai palestinesi.
Questo è l'elemento che è balzato chiarissimo al nostri occhi con il bombarda mento di Israele. La compattezza all'interno dell'Iraq e la solidarietà araba si costruisce nell'odio verso Israele e non. nella solidarietà che pure tutti abbiamo nei confronti dei palestinesi. Questa è una questione che, anche per la memoria storica di questa Regione, va registrata. D'altra parte questo comportamento non è che conseguente con tutto quanto avviene nel mondo orientale. I palestinesi sono stati massacrati in particolare dagli arabi ed è certo che non è possibile in questo momento pensare di cementare una coalizione o interromperne un'altra sulla solidarietà ai palestinesi. E' molto più facile costruire il consenso all'interno e costruire il cemento di una coalizione utilizzando uno strumento vecchio come il mondo, da quando è cominciata la tragedia del mondo cristiano: l'odio verso Israele. Di questo dobbiamo essere consapevoli.
Il capo quarto in termini molto semplici riconosce ad Israele, al suo Governo in questo caso, non alla sua popolazione, di avere agito con grande fermezza e grande lucidità, non esercitando l'autodifesa.
Il capo quinto fa chiarezza sulla posizione che secondo noi si deve assumere sul pacifismo. Il pacifismo è un valore ideale, che nasce, come scriviamo, dalle idealità e dalla generosità dei giovani e dal loro desiderio e dal loro diritto a crescere e vivere in un mondo di pace e di giustizia. Noi riconosciamo questi valori, li facciamo nostri e cerchiamo di realizzarli, però ci indignamo quando questi valori vengono strumentalizzati ad interessi di parte. Chi vuole raccogliere all'interno e all'esterno questa nostra indignazione si guardi in casa propria. Questo non riguarda le forze politiche che hanno sottoscritto il documento.
Resta l'emendamento, che è purtroppo l'aggiornamento di quanto abbiamo conosciuto nella giornata di ieri. Noi partecipiamo con angoscia, che è il sentimento che descrive quello che nasce nel nostro animo guardando i servizi televisivi nei confronti degli uomini, cioè degli ufficiali, e poi c'è l'indignazione nei confronti dei crimini di guerra che vengono esperiti, ma rispetto al quali - vorrei essere chiaro - la comunità internazionale, non la coalizione internazionale, che è una cosa diversa mi riferisco alla Croce Rossa e ad altri - debbono intervenire immediatamente e con fermezza per consentire la cessazione di questi reati e per preparare, come sarà nella storia di questa vicenda, il giudizio su queste cose.
Io non recupero Major, che parla di Norimberga. Dovremo abituarci a vedere nei no stri televisori altre vicende per certi versi più drammatiche dei carri armati, perché i carri armati sono strumenti di guerra: quando invece vedremo sui nostri schermi coloro che hanno deciso che si muovessero gli strumenti di guerra, rispondere di fronte al consesso del l'umanità, lo spettacolo sarà ancora più sconvolgente e ancora più coinvolgente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e colleghi, penso che molti di noi in questi giorni e con sincerità, siano stati assaliti da un senso di frustrazione e di impotenza per i fatti gravi che sono maturati e che andiamo subendo.
Noi ci siamo già pronunciati una settimana fa, prima che gli eventi precipitassero nei termini in cui li andiamo seguendo in queste ore e, in quella circostanza, fummo facili profeti nel denunciare che non si sarebbe trattato di un'operazione di polizia internazionale cosiddetta chirurgica ma che si sarebbe trattato di una guerra decisa per ristabilire un nuovo ordine internazionale, subordinando, ancora una volta, agli interessi forti del nord del mondo il rapporto con il sud del pianeta, sfruttando un'opportunità, che il Segretario del Partito socialdemocratico, on.
Cariglia, alla televisione di Stato ha definito "un'occasione da non perd re, questa guerra, sfruttando la ferocia del macellaio di Bagdad"; che è stato armato - è il caso di ribadirlo ancora una volta - da noi occidentali, dalle aziende di questo Paese e di questa regione, non soltanto con aerei, carri armati e lanciamissili di vetro-resina, come nel tragicomico di queste ore leggiamo nei giornali.
Fummo facili profeti: la guerra è stata decisa, non possiamo che prendere atto con grandissima inquietudine della decisione assunta. Una decisione che è anche un inganno, signor Presidente, mi si consenta di dirlo: un inganno nei confronti dei nostri militari che sono stati mandati a combattere nel Golfo Persico formalmente per un'operazione di poli zia internazionale, quando invece la dimensione che va assumendo il conflitto configura il tutto come un'operazione di guerra a tutto campo.
Colleghi, già nella precedente seduta abbiamo sottolineato che al sopruso, alla prepotenza, alla ferocia di Saddam nell'occupazione del Kuwait, così come in tutti gli atti che hanno preceduto l'avvio della guerra dal 2 agosto (i Verdi riconoscono che la guerra non è cominciata il 16 gennaio, ma è cominciata prima e il 16 gennaio è stato sancito che bisognava usare tutti i mezzi per riordinare il mondo; non ci interessa disquisire sulle date in cui le ostilità sono cominciate), non si è praticato un embargo rigido per costringere Saddam Hussein a recedere dal fatto intollerabile compiuto il 2 agosto. Se l'embargo fosse stato fatto con serietà ed onestà nel confronti della comunità internazionale, il prodotto interno lordo dell'Iraq non sarebbe stato ridotto soltanto del 40 in quattro mesi, come ha documentato l'economisti nei giorni scorsi, ma sarebbe stato ben diverso, anche sul piano strettamente militare relativamente ai tecnici occidentali, se è vero, come è incontrovertibile che i tecnici francesi per la gestione dei sistemi di armamento del Mirage ancora nelle settimane scorse dopo l'ultimatum dell'ONU, erano a Bagdad, e se è vero come è incontrovertibile che i tecnici tedeschi ancora siano in Iraq per consulenza sulla gestione delle industrie chimiche, che servono a produrre quelle armi contro le quali sono state mandate le truppe occidentali.
Ci troviamo di fronte a questo inno al- l'ipocrisia dei Paesi che mandano i propri figli a rischiare la vita in quei Paesi.
Noi abbiamo detto che c'erano altre strade rispetto all'escalation militare. Oggi però, ci creda, signor Presidente, non ci interessa ritornare su queste cose, perché davvero quel che è fatto è fatto, e noi dobbiamo operare in coscienza per evitare che il peggio possa ulteriormente capitare e il peggio è l'allargamento del conflitto, tirando dentro Israele. Noi non possiamo che ribadire tutta la nostra comprensione e solidarietà a questo Paese, alla sua gente, e sottolineare la saggezza politica che in queste ore ha guidato i governanti a non reagire, colpo su colpo, agli attacchi subiti; anche perché, appunto, ci sono due vittime designate in questa guerra, il popolo palestinese, in nome del quale Saddam si ammanta per fare le sue carneficine, e il popolo di Israele, e noi non possiamo che ribadire ancora una volta che ci sono due popoli in questo caso specifico che devono avere due Stati per vivere in reciproca sicurezza.
Allora, non ci interessa ritornare sul passato, ma dobbiamo fare di tutto per evitare che si allarghino ulteriormente le fiamme. Gli attacchi alla Turchia porterebbero in campo di rettamente l'alleanza atlantica, la NATO, con tutte le conseguenze militari, giuridiche e politiche. Allora dobbiamo guardare avanti, quindi adoperarci per evitare che il peggio arrivi.
In questo senso l'ordine del giorno che abbiamo presentato ha un cuore preciso. Un'istituzione come la Regione, in questo momento. In queste ore non avendo per fortuna competenze in materia di guerra e di politica estera, deve portare una posizione morale, politica e culturale dentro la nostra comunità, rispetto agli avvenimenti che maturano e che si annunciano. Il nostro ordine del giorno, richiamati con preoccupazione questi dati di fondo, è un appello che il Piemonte rivolge al Presidente della Repubblica italiana, al Presidente del Consiglio del Ministri, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera dei Deputati, per fare in modo che le cose non vadano cosi come fatalmente vediamo con rassegnazione.
Voglio leggere testualmente questo appello perché ci pare significativo di una posizione che il Piemonte può utilmente esprimere per far vivere la propria presenza fra la gente, che non è soltanto passiva di fronte ai televisori e non è soltanto angosciata, ma che vorrebbe anche poter fare qualche cosa, se gliene si offrisse l'occasione.
L'appello è questo: "La guerra è un'avventura senza ritorno. Essa è tragedia perché la vita di un solo uomo è valore inestimabile e inviolabile. Essa è inutile perch inidonea a rimuovere le cause dei conflitti fra gli Stati. Perciò i popoli democratici ripudia no la guerra - come afferma la Costituzione italiana come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Tra uccidere e morire c'è un'altra via. Alla violenza e al sopruso di pochi, la comunità internazionale deve opporre ragione e giustizia per tutti attraverso un immediato 'cessate il fuoco' possiamo adoperarci per mettere in campo la forza della verità e lasciarla agire. La Regione ritiene che il ripristino della legalità nel KUWAIT, attraverso l'immediato ritiro delle truppe irachene, debba avvenire sotto l'autorità delle Nazioni Unite, nel rispetto di tutte le sue risoluzioni e con La convocazione della Conferenza di pace sul Medio Oriente. La comunità internazionale deve avére fiducia in se stessa, la sua forza di convinzione è straordinariamente cresciuta perch mal come ora così tanti uomini liberi si riconoscono in essa. E' possibile costruire un nuovo ordine internazionale la cui autorevolezza e legittimità non vengono dall'uso delle armi del più forti, ma al contrario dalla capacità di risolvere pacifica mente i contrasti anche più difficili. Non mettiamo scadenze al dialogo, non mettiamo limiti alle occasioni di incontro".
Ci rivolgiamo alle coscienze individuali di tutti i 60 Consiglieri in questa sede, alla coscienza di ciascuno, proponendo che questo appello sia rivolto al vertici dello Stato italiano e che sia fornito come contributo di questa Regione perché la comunità si possa riconosce re in un punto di riferimento, a tutti i Comuni perché, appunto, ne facciano uno strumento di comunicazione a loro volta con le proprie comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Ci troviamo nuovamente e temo ci troveremo probabilmente altre volte nel futuro prossimo a trattare della questione del Golfo, questione che vorrei sintetizzare nel dilemma che molti hanno già risolto ovviamente in senso negativo, ma altri sembra risolvano in ben altro senso, che vale la pena ed è legittimo fare la guerra per tenere basso il costo del petrolio.
In questi giorni abbiamo assistito ad un progressivo chiarimento di ambiguità che precedentemente sembravano essere volutamente risolte.
Innanzitutto credo sia necessario chiarire le questioni che concernono il tema della legittimità o illegittimità dell'intervento.
Vorrei iniziare affrontando la questione della legittimità della risoluzione 678 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
La dottrina giuridica, con riferimento all'esperienza coreana, aveva messo in evidenza come le delibere con le quali il Consiglio di Sicurezza autorizzava altri Stati all'uso della forza rimettendo a tali Stati il comando e il controllo delle operazioni, siano da considerarsi di fatto illegittime perché tradiscono in spirito e lettera le disposizioni degli artt. 42 e seguenti della Carta delle Nazioni Unite.
Questa risoluzione è in realtà un ritorno al passato, ad un ordine prebellico fondato sull'esclusivo diritto degli Stati più forti di ricorrere alla guerra-sanzione verso i più deboli, per realizzare l'attuazione coercitiva del diritto, il che poteva esplicarsi con la benedizione della Società delle Nazioni.
Sulla questione dell'intervento militare italiano, la risoluzione 678 legittima la partecipazione delle Forze Annate italiane alla guerra, si è ripetuto in più occasioni come la politica internazionale dello Stato sia fortemente vincolata al principio pacifista, posto dall'art. 11 della Costituzione, che ha cancellato del tutto la possibilità del ricorso al diritto alla guerra, sancendo il ripudio della guerra, anche se rivolta al conseguimento di fini di giustizia internazionale, e consentendo soltanto la resistenza militare di fronte ad un'aggressione armata altrui.
Il principio pacifista, vale a dire il ripudio della guerra offensiva la ricerca della pace e della giustizia fra le nazioni, è un valore costitutivo del nostro ordinamento giuridico. Questo principio concorre a disegnare il volto istituzionale del nostro Paese: rientra in quell'insieme di principi fondamentali coerenti con una determinata forma di Stato e perciò essi stessi irrinunciabili e inderogabili. Non si tratta di una semplice violazione di una norma costituzionale, bensì, a causa degli effetti duraturi e imprevedibili che inevitabilmente deriveranno dalla guerra, di una abrogazione di fatto di un principio supremo della Costituzione. Si tratta di una eversione della Costituzione formale che potrebbe presentare gli estremi del reato di attentato contro la Costituzione, previsto e punito dall'ari. 283 del Codice Penale.
Il concorso operativo delle Forze Armate italiane si sta concretamente trasformando e articolando in azioni di guerra guerreggiata (leggasi bombardamenti). Questo concorso determina lo scattare del reato di strage (ari. 422 del Codice Penale) perché la mancata instaurazione legale di uno stato di guerra e l'immediata applicabilità delle prime due disposizioni contenute nell'art. 11 della Costituzione, comportano l'illiceità di tutte le operazioni militari...



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, mozione d'ordine! Mi pare che il Consigliere stia dicendo che i nostri aviatori sono imputabili del reato di strage. Mi sembra eccessivo!



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, le opinioni possono essere espresse. Nessun Consigliere regionale, in forza di un principio costituzionale, è responsabile da un punto di vista giuridico per le opinioni espresse in quest'aula. Quindi nessun Presidente di quest'aula può interrompere un Consigliere regionale che sta esprimendo le sue opinioni.
Consigliere Maggiorotti vada avanti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Grazie...tutte le operazioni militari che continuerebbero ad essere regolate dal diritto penale comune.
Conseguenze di queste considerazioni sono le richieste espresse nel dispositivi delle nostre proposte di ordini del giorno: 1) l'impegno a dichiarare la nostra Regione non belligerante. Non sembri utopistica questa richiesta. E' praticabile in quanto la stessa dichiarazione è stata già assunta dal Comune di Arezzo e da altri Comuni veneti. D'altra parte è noto che un appello finalizzato al ritorno alla pace è stato assunto dalla Regione Veneto (ed è quello che è stato letto nell'intervento precedente).
L'assunzione della decisione di non belligeranza può essere accompagnata dall'approvazione di un analogo appello alla pace da parte della nostra Regione.
L'informazione su queste decisioni va resa esecutiva e conosciuta da tutta la popolazione della nostra Regione.
2)Il sostegno attivo ad ogni iniziativa finalizzata all'organizzazione di una Conferenza internazionale di pace per la risoluzione del problemi del Medio Oriente: Kuwait, Palestina, Libano e Kurdistan. Tutto ciò per quello che concerne le questioni generali.
Nello specifico dell'applicazione del diritto soggettivo, la nostra seconda proposta di ordine del giorno richiama quanto ci è già noto dalla conoscenza della normativa esistente. In particolare. Il nostro secondo ordine del giorno prevede: 1) che si invitino i cittadini militari o richiamabili a comportarsi coerentemente con le norme citate nell'ordine del giorno, vale a dire l'art. 11 della Costituzione, l'art. 1 della legge n. 382 del 1978 e l'art.
25 del Regolamento di disciplina militare 2) che si invitino i giovani in età di leva ad utilizzare le opportunità che la legge fornisce in merito all'utilizzo dell'istituto del servizio civile alternativo.
3) A questi obiettivi la Regione può rispondere predisponendo risorse informative adeguate, appunto, per dare concretezza al bisogno di conoscenza di questi cittadini.
Questo è quanto noi proponiamo con i nostri ordini del giorno. Non ci sembra si tratti di nulla di particolarmente eversivo, come qualcuno questa mattina aveva espresso, a meno che le pregiudiziali ideologiche ci impediscano assolutamente di discutere, che l'emotività ci impedisca di leggere con chiarezza la realtà che è data dalla cancellazione del morti di parte irachena, militari e civili. Questi ultimi sembra non esistano.
Non saranno forse i complessi di colpa di qualcuno o la malafede di altri a farne negare l'esistenza? Chi può affermare consapevolmente che le migliaia di tonnellate di esplosivo fatto cadere sulla testa degli iracheni siano in realtà petardi di Capodanno? Si può presumibilmente affermare che siano migliaia i morti, prevalentemente civili, come d'altra parte afferma una proiezione statistica della rete americana CNN, i bombardamenti saranno sempre meno chirurgici, così come sono stati definiti, come qualcuno ci aveva fatto credere all'inizio di questa sciagurata guerra, i bombardamenti con i B52 da 10.000 metri d'altezza saranno sempre più a tappeto.
Concludo citando le parole del Capo dello Stato più piccolo del mondo ma autorità morale gigantesca: "Non posso tralasciare di ricorda re che da alcuni giorni nella regione del Golfo è in corso una guerra che a tutti arreca preoccupazioni e dolore. Insieme con tante persone di buona volontà ho fatto quanto ho potuto perché fosse evitata tale tragica esperienza.
L'enorme impiego di mezzi e di armi fa pensare a conseguenze molto gravi.
Ma ciò che è motivo di ulteriore ansia è la possibile e progressiva estensione del conflitto a tutto il Medio Oriente e il coinvolgimento di Paesi che finora si sono astenuti dal partecipare direttamente ai combattimenti. Purtroppo è la terribile logica della guerra che tende a coinvolgere nel conflitto altri Stati e a minacciare in modo indiscriminato anche le popolazioni civili. I deplorevoli bombardamenti di cui abbiamo avuto notizia ne sono una penosa conferma. In realtà ogni popolazione civile, da una parte e dall'altra, ha il diritto di essere rispettata e di non essere coinvolta nelle azioni militari. Inoltre la tragica realtà di questi giorni rende ancor più evidente che con le armi non si risolvono i problemi, ma si creano nuove e maggiori tensioni fra i popoli. Mi rivolgo quindi con fiducia a tutte le parti in causa affinché vogliano arrestare al più presto il conflitto cercando poi di rimuovere le cause che l'hanno provocato".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di illustrare l'ordine del giorno del Gruppo comunista, presentato con altri colleghi, faccio una considerazione di carattere personale.
Ho partecipato quotidianamente con i colleghi presidenti dei Gruppi consiliari a una serie di incontri dei Capigruppo, sollecitati dal Presidente del Consiglio, per valutare gli sviluppi della situazione e per vedere se il Consiglio poteva fare qualcosa. Credo di avere condiviso con altri colleghi una sensazione, non dico di inutilità di tali incontri, ma certamente di impotenza. Quando martedì scorso si era riunito il Consiglio eravamo in gran parte, forse non tutti, consapevoli che nelle ore immediatamente successive poteva capitare qualcosa di molto grave, forse di irreparabile. Ma non era ancora accaduto. Ora, questo qualcosa di molto grave e di irreparabile è accaduto, e noi, che siamo qui in rappresentanza del cittadini piemontesi, ci dobbiamo fare carico del turbamento profondo che c'è fra la gente e fra tutti noi, e dobbiamo cercare di trovare delle risposte e proposizioni che abbiano un significato, un senso, e che non siano soltanto - come si potrebbe dire? - azioni di carattere propagandistico.
In questo spirito, con questa angoscia anche personale sul ruolo positivo che ciascuno di noi vorrebbe poter svolgere in momenti come questi, ho proposto al mio Gruppo, e ieri e ancora stamane l'ho proposta anche a colleghi di altri Gruppi, una ipotesi di ordine del giorno che, per una serie di circostanze, si è poi tradotta in un ordine del giorno del Gruppo comunista che ha l'ambizione di far sì che il nostro Consiglio regionale dica qualcosa che abbia un senso, che abbia una qualche possibile utilità relativamente alla situazione di oggi.
Devo dire che ho colto uno spirito analogo nell'ordine del giorno proposto dal Gruppo dei Verdi, mentre non ho colto uno spirito analogo in altri ordini del giorno che mi paiono unilaterali o, meglio, sono ordini del giorno che danno per scontato che l'Italia è in guerra, che nulla pu essere più detto e fatto se non delle dichiarazioni che non capisco bene che scopo abbiano dal punto di vista propositivo per tentare di cambiare la situazione.
Detto questo, colleghi, illustro brevemente il contenuto dell'ordine del giorno. Esso consta essenzialmente - e li voglio distinguere in modo chiaro perché ne sia il più possibile evidente il significato - in tre punti fondamentali: invitare il Governo e il Parlamento perché si dia vita a una iniziativa politica italiana ed europea tesa a porre fine alla guerra quindi a provocare la sospensione degli atti bellici in corso ed a consentire la riapertura di canali politici e diplomatici oggi occlusi ottenere l'immediato ritiro delle truppe Irachene dal Kuwait convocare la Conferenza internazionale di pace per il Medio Oriente.
Si tratta di obiettivi che vanno intesi in senso contestuale, nel senso che la disponibilità al ritiro delle truppe irachene dal Kuwait è condizione della sospensione degli atti di guerra e della Conferenza internazionale di pace; ma, al tempo stesso, la disponibilità a sospendere gli atti di guerra credo sia condizione per raggiungere gli altri due obiettivi. E questo lo dico, colleghi, perché dobbiamo essere consapevoli che da quello che è accaduto in questi giorni traspaiono con tutta evidenza due modi di concepire l'azione che è stata intrapresa dalle forze internazionali sulla base della risoluzione delle Nazioni Unite: uno è un modo che sta ai termini stabiliti dalle Nazioni Unite, e cioè il ritiro dell'Iraq dal Kuwait; l'altro è un modo, ampiamente stimolato dagli atteggiamenti, dai comportamenti e dalle azioni anche militari dello stesso Iraq, che fa trasparire un'altra volontà, che non è solo quella di ottenere semplicemente il ritiro dell'Iraq dal Kuwait, ma che è quella di una vera e propria guerra contro l'Iraq. Quindi, qualcosa che va al di là del dettato delle Nazioni Unite, qualcosa che potrebbe innescare reazioni molto larghe e molto pericolose in tutta l'area del Medio Oriente: un ultimo obiettivo questo, che sembra integrarsi perfettamente con le intenzioni, con le volontà e con gli atti che sta compiendo il Governo dell'Iraq: quello, a tutti i costi, di allargare la guerra. Sembra ci sia quasi una convergenza di atteggiamenti a questo fine.
Il secondo punto contenuto nell'ordine del giorno è quello di una iniziativa - diciamolo pure - unilaterale del Governo italiano tesa a sollecitare azioni per giungere alla sospensione degli atti di guerra, tesa a chiarire che l'Italia non è disponibile ad alcuno stravolgimento del dettati e delle risoluzioni delle Nazioni Unite; quindi, da questo punto di vista, una iniziativa anche unilaterale del Governo italiano che tolga le truppe italiane presenti in quell'area da qualsiasi azione di guerra e avvii il ritiro delle truppe italiane da quell'area.
L'ultimo punto è, invece, un appello alla comunità regionale, un appello che, in un momento come questo, richiama valori di civiltà democratica, di solidarietà e di tolleranza, che sono essenziali per impedire un fenomeno, definito su alcuni giornali, di "militarizzazione dell'opinione pubblica".
Credo che noi dobbiamo difendere fino in fondo l'essenza, lo spirito di una comunità nazionale e della Costituzione della nostra Repubblica che ripudiano la guerra. E questo vuol dire che il nostro Paese, noi tutti dobbiamo affrontare una emergenza come questa senza accettare che le nostre teste - mi si scusi questa espressione - siano militarizzate. E cosa intendo con questo? Intendo, senza accettare che si ingenerino spiriti di intolleranza, senza accettare che si ingenerino steccati, barriere pregiudizi che tendono a dividere la gente fra i buoni e i cattivi, fra chi sta dalla parte del bene e chi sta dalla parte del male. E, per questo, noi indichiamo una esigenza di solidarietà rivolta a tutti coloro che oggi vivono più direttamente la tragedia di questa guerra, a cominciare dal militari e dalle loro famiglie, dalle forze dell'or dine che sono impegnate in servizi di sicurezza, dalle comunità ebraiche del Piemonte, dai tanti cittadini immigrati dalle aree del Medio Oriente che oggi vivono un difficile rapporto con l'opinione pubblica nella nostra realtà, per finire ai giovani per i quali non possiamo parlare di strumentalizzazione.
Migliaia e migliaia di giovani, oggi, si pongono interrogativi angosciosi sui rischi che personalmente possono correre e su quello che è giusto fare.
E' giusto mettersi a disposizione di uno Stato, di una comunità nazionale che li può chiamare anche ad atti di guerra? o è giusto aver fede nella propria coscienza, nel proprio bisogno di pace, che è riconosciuto dallo Stato italiano e dalla legislazione italiana attraverso l'istituzione dell'obiezione di coscienza? Questi sono interrogativi drammatici. Questi interrogativi, colleghi li abbiamo visti rappresentati da migliaia di giovani, a volte con slogan che non si possono condividere, a volte con espressioni che possono anche non essere del tutto ritenute valide, però al fondo di questi interrogativi c'è un grande problema con il quale dobbiamo misurarci e che non possiamo ignorare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anch'io vorrei sottolineare in questa discussione alcune questioni a cui ho pensato e penso con molta forza e con molta intensità, anche perché sono sempre più convinto che la somma di errori, di calcoli miopi o di calcoli di altra natura che hanno portato all'esplodere di questo conflitto è così grande che ne misureremo in un futuro, neanche tanto vicino, la portata, il peso, l'insieme globalmente drammatico e negativo. E' una questione che tutti dovrebbero affrontare al di fuori degli schemi della cosiddetta responsabilità politica, e misurare sulla base delle conoscenze, delle cognizioni e delle coscienze individuali. Da questo punto di vista questa guerra cosiddetta "in diretta" (come è stata chiamata) rischia di essere scambiata per una specie di gioco di videogame, perché dietro di essa si vede l'armamentario illusorio, fantascientifico, cinematografico, eroico, spettacolare, bello a volte quasi tentante delle tecnologie dei mezzi e degli aerei. In cinque giorni di guerra i morti saranno già decine di migliaia, dei quali la stragrande maggioranza sono civili, ma queste decine di migliaia non giustificano minimamente le mire di Saddam Hussein, le responsabilità, gli atti che però danno conto dell'errore di aver avviato, senza perseguire altri modi e altre vie, una vera e propria guerra tragica di massacro.
Vorrei che i Consiglieri si ritrovassero qui tra un anno o due, quando usciranno le cifre vere dei primi cinque, sei, sette, dieci giorni di guerra. A questo punto la mia solidarietà va ai familiari dei militari, al militari va un senso molto trepido di pietà in senso positivo. Non pu esserci solidarietà, non la sento, non perché non capisca il dram ma individuale di ognuno di loro, ma perché bisogna intendere ciò che avviene dietro le immagini e dietro i tondini dei radar. Non ci sono certezze di scardinamento di una porticina, di un bunker; i bombardamenti non posso no che essere indiscriminati; lo si capisce dalle dichiarazioni dei piloti quando dicono che la contraerea è una cosa terribile.
Pensate sul serio che quella guerra possa avvenire alla John Waine? Non si vede l'ora di sganciare e di filare via, e non da duecento metri di altezza, ma possibilmente da 8.000 metri, da 7.000, da 6.000, cercando di non farsi buttare giù. Questa è la guerra. E peggiorerà, e siamo già partiti con questo meccanismo.
Quello che mi colpisce è che stiamo assistendo, probabilmente in modo quasi del tutto inconsapevole, alla fine dell'Europa così come l'abbiamo intesa fino adesso e alla fine delle sue speranze e del suo disegno politico.
Stiamo assistendo all'avvio di qualche cosa che non so se nel futuro riusciremo a dominare e a determinare: la natura dei nostri rapporti con aree, con popolazioni, con centinaia di milioni di uomini che, in un modo o nell'altro, per valutazioni giuste o sbagliate, guarderanno all'occidente come agli oppressori e ai bombardatori di sempre. Questo è il risultato che noi cominciamo a portare a casa. Per il nostro Paese è ancora qualcosa di peggio, perché il nostro Paese aveva e ha una funzione e l'ha sempre cercata questa funzione nel Mediterraneo e verso quelle aree e quei popoli il nostro Paese ha commesso un errore che pagherà duramente nel futuro.
Sicuramente c'è una questione di diritto internazionale, sicura mente c'è l'esigenza di far rispettare i dettati e i dettami dell'ONU, ma ci sono questioni di coerenza che sono agli occhi della gente e che vanno chiarite.
Chiunque, sia arabo, sia islamico, o italiano si può chiedere: "perché lì succede questo, e per altre deliberazioni de l'ONU inerenti altre aree altri Paesi, niente? C'è forse sotto qualcosa di più?". Ebbene sì.
L'abbiamo sentito dal portavoce. L'abbiamo sentito in televisione e lì si gioca anche una grande partita sul piano dei domini veri, reali per i prossimi decenni, all'interno stesso del rapporti del grandi Paesi occidentali. Abbiamo sentito dire dai giornalisti del mondo economico che la vera questione è il fatto che lì risiedono per i prossimi settant'anni i due terzi delle risorse del petrolio. Sono tre le grandi questioni che oggi si giocano sui mercati internazionali e nei rapporti tra i grandi Paesi industrializzati: la tecnologia, la finanza e le materie energetiche, il petrolio in primo luogo. Sono questioni essenziali e vitali e li si è reinserito con la forza di sempre il ruolo decisivo degli Stati Uniti che ha ricacciato indietro l'intera struttura di costruzione dell'Europa. Noi misureremo questo nel prossimo futuro.
Aveva ragione Padre Balducci che non si tratta ovviamente di santificare i santi o gratifìcare i cattolici. "L'ONU in questa vicenda ha detto - è stata il negozio di abbigliamento giuri dico della politica e delle scelte degli Stati Uniti". L'altro punto vero è che si è sancita ancora una volta l'incapacità e l'estraneità dell'ONU di essere interprete generale e totale di tutti i Paesi che hanno aderito all'ONU. In questo senso dunque qualsiasi atto, qualsiasi gesto politico, individuale, di gruppo, di massa, che sarà indirizzato a far cessare la guerra e, per quanto riguarda il nostro Paese, che sarà indirizzato a far rientrare gli uomini, le navi, gli aerei, sarà un gesto decisivo di pace, ma sarà un gesto minimo importantissimo per la riconquista di una nuova autonomia dell'Italia e dell'Europa. Ci vuole sempre qualcuno che dia questo segnale.
Non vale dire "gli altri sono là". Questo ragionamento di politica è molto sciocco, ma credo sia quello che ha costantemente ispirato in questi anni la questione della quinta, della sesta, della settima potenza mondiale.
Una potenza la si misura dalla cultura, dalla vocazione del suo popolo dalla capacità produttiva, non dalla capacità di essere collocati a fare guerra.
Per questo non riuscirò a votare quello che sembra un elementare ordine del giorno, quello proposto dal collega Zacchera. E' un altro videogame letterario per nascondere la verità, per nascondere la realtà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Prima di argomentare brevemente il mio sì all'ordine del giorno della maggioranza voglio dire qualcosa su quanto è accaduto nell'ultima Conferenza del Capigruppo.
Non sono intervenuto in quella riunione perché, saggiamente, il Presidente improvvisamente ha chiuso dicendo: "andiamo in aula, poi si vedrà quello che accadrà". Però sarei intervenuto, innanzitutto per sostenere la possibilità, la facoltà e la necessità di discutere di queste questioni in quest'aula, anche se producono noia e fatica. Lo si vede in questo dibattito. Non c'è molta partecipazione e quella che c'è è sempre un po' tirata per i capelli, per la necessità di arrivare al voto con una maggioranza, invece che per una reale partecipazione e una reale vicenda anche personale, di persone che fanno politica, rispetto a quanto accade nel mondo. Secondo me era utile e necessario svolgere questo dibattito perché l'assemblea parlamentare piemontese deve saper rappresentare quanto accade in Piemonte per quel poco che le è dato di fare e di dire in questa vicenda che peraltro passa sulla testa molto più in alto di quanto volino gli aerei in Iraq.
Mi ha stupito il ritiro da parte del Consigliere Maggiorotti - e l'avrei detto nella riunione dei Capigruppo se me ne fosse stata data la possibilità - della prima versione dell'ordine del giorno che non solo considero presentabile, ma che non considero affatto non condivisibile nel suo principio.
La mia posizione in tema di politica estera è l'esatto opposto matematico, fisico, geografico di quanto Maggiorotti e la sua parte politica sostengono in questa vicenda. Ma sul diritto alla disobbedienza civile e sulla richiesta diretta alle coscienze individuali, alle persone fatta da un esponente politico che ritiene di doversi richiamare alla tradizione nobilissima della disobbedienza civile legata all'obiezione di coscienza e ai temi della non violenza, come regola di conduzione della vita politica, secondo me c'era tutto: non soltanto perché si tratta di un argomento di tipo ideale che si indirizza alle coscienze individuali, ma anche perché, dal punto di vista regolamentare, credo che sia ancora discutibile il fatto che il Presi dente possa esprimersi sulla presentabilità di documenti che sono di fatto istigazione al reato, quando questa istigazione al reato è fatta sulla base di motivazioni che si richiamano all'obiezione di coscienza.
E' una polemica che dura da almeno cento anni, ma io sostengo il buon diritto di tutti, anche del Consigliere Maggiorotti (pur non sostenendo la sostanza della sua proposta) di parlare e di dirigere il proprio discorso al militari ricordando che esiste questa possibilità.
Perché ho fatto questa breve riflessione su questo tema? Perché sul tema della non violenza, sottolineando la non violenza come guida nel dirimere le questioni della vita politica, delle relazioni con gli altri non come principio morale, bisogna fare molta attenzione. S'è fatta molta confusione: soprattutto nei cortei cosiddetti pacifisti ci si è richiamati a temi che non hanno nulla a che vedere con la non violenza, quella vissuta, quella esercitata come tecnica di politica: innanzitutto perch quando i principi morali diventano dogmi si trasforma no immediatamente in fanatismo. E in questo caso il principio morale del "no alla guerra", che vale per ciascuno di noi, si è trasformato in un dogma indiscutibile. E' impossibile parlare con alcune frange del pacifismo nostrano cercando di argomentare le ragioni che spingono a questa guerra necessaria, non giusta. Uso questo termine. D'altra parte - e lo ricordo a me stesso, non ho la presupponenza di ricordano agli altri- l'azione di non violenza ha a che fare con due principi fondamentali: il primo è quello della praticabilità dell'azione non violenta. Dove non esistono realtà di legalità l'azione non violenta, espressa fino all'estremo, anche fino alla richiesta della disobbedienza civile, è suicidio; dall'altra parte è quello di dare ragione a chi ha usato la violenza per primo. Sono i versanti della stessa medaglia. Per esempio, non ml sentirei mai di sottoscrivere nessun tipo di azione aggressiva nei confronti di quanto di gravissimo sta accadendo in Unione Sovietica. Quanto sta accadendo in Unione Sovietica contro il desiderio e la necessità di indipendenza delle popolazioni del Baltico è grave come quanto sta accadendo nel Kuwait. Ma perché li non si ricorre a questa cosa? Perché nei con fronti dell'Unione Sovietica esiste un quadro legalitario, giuridico, che noi possiamo fare nostro: esistono gli aiuti, esiste l'ONU, esistono le organizzazioni all'interno delle quali l'Unione Sovietica opera. E' grave allo stesso livello quanto accade li eppure non si usa questa cosa. Ed è li che l'azione non violenta può avere successo, perché c'è una possibilità di riconoscimento legale della figura di non violento.
Nei confronti di un personaggio come Saddam Hussein è suicidio! E lo ha dimostrato lui con le sue dichiarazioni e con quanto ha fatto prima di questa guerra: i curdi li ha gasati e strangolati, e così i suoi oppositori, i membri del suo partito! Sono fatti che non devo ricordare perché tutti li conoscono.
La seconda motivazione alla base della mia scelta, oltre alla non possibilità di esercita re una scelta non violenta, sta anche in chi abbiamo di fronte. Su questo voglio essere molto esplicito. Ml dà molto fastidio di questi tempi un certo terzomondismo di moda che sta venendo fuori: per esempio è una frottola dire che questa è una guerra soltanto per il prezzo del petrolio, il petrolio, quando era controllato dalle multinazionali americane, costava di più di quanto costa da quando è controllato dal Paesi arabi. Che poi lo controllino veramente e fino a che punto, è un altro discorso. Per esempio, sono dell'avviso che bisognerebbe demandare completamente ai Paesi arabi il controllo delle proprie risorse.
Ma quanto questa azione ha avuto efficacia per calmierare il prezzo, e non per aumentano, sta nella storia, sta nei prezzi. Mi stupisce poi Consigliere Bosio, questo antiamericanismo veramente veterocomunista. Mi ha stupito moltissimo sentire i toni del suo discorso, che sono vecchi, che sono legati a una concezione del mondo diviso in due, nella quale non ho mal creduto, alla quale ancora oggi, e soprattutto oggi, non bisogna credere.



(Interruzione del Consigliere Bosio)



PRESIDENTE

Consigliere Bosio, la prego di lasciar proseguire il Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Grazie.
Voglio riprendere anche la pericolosa posizione che il Vaticano ha assunto in questo periodo, senza una chiara espressione, una chiara condanna di quanto è accaduto nei confronti di Israele, sapendo che continua a non arrivare da parte del Vaticano l'annosa questione del riconoscimento dello Stato di Israele: questione che ha molto a che fare con gli interessi della Chiesa cattolica (interessi nel senso positivo del termine, non necessaria mente nel senso negativo), ma soprattutto per una cultura antisemita, che probabilmente ancora non è morta.
Vorrei finire dicendo che voterò a favore all'ordine del giorno della maggioranza perché in questo momento il mio dovere è quello di prendere una parte chiara e lo non posso che stare dalla parte di chi si richiama a principi di democrazia: dall'altra parte non c'è questo, c'è la dittatura la ferocia, il sangue! Dichiaro che darò voto negativo agli altri ordini del giorno, salvo quello presentato dal colleghi Verdi che ml trova totalmente d'accordo tranne per una frase che trovo inopportuna nell'attuale fase, quella della richiesta del "cessate il fuoco", per cui mi asterrò su questo argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Desidero ringraziare il collega Cucco per le dichiarazioni che ha fatto a favore e a sostegno del nostro ordine del giorno, che a me sembra colga interamente lo stato della situazione drammatica che vede in corso un'operazione militare, di cui naturalmente non si conoscono le conclusioni, non si prevede quando cesserà il fuoco. Mi auguro che venga fatto ogni sforzo perché la coalizione multinazionale organizzata dall'ONU possa abbattere definitiva mente la prepotenza di Saddam Hussein. Mi auguro che questo possa avvenire nel più breve tempo possibile perché ogni giorno ogni ora, la guerra porta conseguenze terribili. La guerra è una situazione terribile, disumana. Chi ha vissuto negli anni dal '40 al '45 e ha subito i bombardamenti che ci furono se lo ricorda perfettamente anche se era adolescente. Certe cose non si dimenticano mai, si portano dietro per tutta la vita. Per questo abbiamo cercato di sostenere tutti gli sforzi che si sono fatti perché il mondo non fosse costretto a trovarsi di fronte a un conflitto come quello nel quale ci troviamo. Però c'è l'ora della verità c'è una linea di demarcazione invisibile, definita attraverso momenti che fissano delle scadenze oltre le quali, se non ci sono dei ripensamenti da parte di coloro che usano la forza per colpire la sovranità di uno Stato come è avvenuto nel Kuwait da parte dell'aggressore, non ci sono alternative. Io credo che gli amanti della pace si definiscano anche sul terreno della realizzabilità degli obiettivi di pace, non restando Imbelli e distinguendo dalle posizioni pacifiste ad oltranza che non rappresentano un contributo alla pace. Credo che questo lo abbia messo in evidenza il dibattito in Parlamento. Sono mo menti drammatici di fronte ai quali noi non abbiamo potuto incidere, ma di fronte al quali si sono trovate le nostre coscienze. C'era da scegliere: o fare finta di niente o porre un limite alla pazienza e alla sopportazione rispetto alle prepotenze e all'aggressione. Credo che sia stato necessario, quasi obbligato, porre una scadenza. Otto giorni fa scongiuravamo questo momento, oggi credo che faremmo bene ad esprimere il nostro sostegno alle decisioni del Governo e del Parlamento italiano, la nostra solidarietà alle Forze Armate.
Mi rivolgo al colleghi del Partito comunista. Questo dibattito, prima del 15 gennaio, ha diviso molte forze anche sul versante della sinistra però, nel momento in cui si è trattato di prendere delle decisioni, le forze si sono unite perché occorreva esprimere questa solidarietà. Vi immaginate, cari amici, quale sarebbe stata la conseguenza se il nostro Paese avesse deciso di ritirarsi e di tornare a casa? Queste posizioni non le capisco, collega Bosio: occorre uno scatto di comprensione rispetto ai problemi. Se poteva avere senso la lotta all'aggressione nel Vietnam quindi la lotta contro l'imperialismo americano, perché nella storia ci sono dei momenti in cui grandi nazioni democratiche si trovano a scegliere strade inaccettabili, oggi non ha senso. Non ha senso dire che questa è una guerra voluta dagli americani. Ma qui veramente siamo fuori dal mondo! Gli americani per ben due volte sono venuti in Europa a dare il loro contributo e qui hanno lasciato la loro gioventù migliore. Probabilmente, avrebbero potuto farne a meno e avrebbero potuto lasciare che l'Europa si dilaniasse.
Hanno invece ritenuto di dare un contributo, contributo che ci ha consentito di far vincere la democrazia e di fare delle cose che, diversa mente, non so se saremmo stati in grado di fare.
Certo, l'Italia ripudia la guerra: siamo contro la guerra perché mal saremo dalla parte di coloro che aggrediscono. Il senso di essere contro la guerra è questo. Ma se fossimo aggrediti, se domani fossimo sottoposti nella condizione in cui già purtroppo ci siamo trovati nella storia, che cosa potremmo fare? Non dovremmo combattere l'aggressore? Se dovessimo ragionare così, anche i combattenti della Resistenza avrebbero dovuto defilarsi, avrebbero dovuto lasciare il campo al nemico, all'invaso re.
Invece non l'hanno pensata così! Queste cose dobbiamo averle presenti.
Questo non ci impedisce di dire che si possa arrivare rapida mente al "cessate il fuoco", a far sì che si fermi la macchina bellica, anche se realisticamente è molto difficile tornare indietro, quando ci sono dei caduti e quando la gente muore. La democrazia si forma nella pace, ma anche in guerra, si forma attraverso la presa di coscienza dei sacrifici della gente.
L'appello che ha letto il collega Staglianò ml trova d'accordo: è un appello di pace.
Bisogna essere realisti e guardare in faccia la realtà. Il nostro è un grande Paese, che ha contratto delle alleanze, che ha il dovere di onorare gli impegni, quindi sta facendo la sua parte e la deve fare fino in fondo.
Mi ha molto amareggiato vedere che in Parlamento non è stato possibile superare i contrasti, anche se devo rilevare in questi ultimi momenti un atteggiamento diverso nel l'opposizione comunista e nelle altre opposizioni. Questo mi fa piacere perché dà il segno di un processo che sta evolvendosi in modo positivo a sostegno della coalizione internazionale che sta difendendo del diritti. Purtroppo li sta di fendendo con le armi alla mano, la cosa è tragica, ma non ci sono alternative. E' drammatico, è tragico doverlo riconoscere, purtroppo però non ci sono altre scelte, come in altri momenti la gente non ha avuto altre scelte.
Ci sarà poi il problema di sistemare il nuovo ordine mondiale, i nuovi rapporti, ne siamo consapevoli tutti quanti. Mi auguro che l'Europa faccia bene la sua parte per recupera re un nuovo rapporto con il mondo sottosviluppato, per superare la profonda contrapposizione tra il mondo occidentale e il mondo arabo, tra il terzo e il quarto mondo. L'Europa ha questa sensibilità, in questo momento, dobbiamo essere uniti attorno al grandi valori, che sono quelli di chi difende il diritto, e le ragioni che stanno nella sovranità e nella libertà, perché dalla sovranità e dall'indipendenza possa nascere quella libertà che non è solo politica, ma anche culturale e religiosa.
Questo è il nostro auspicio in questo momento di estrema difficoltà e noi abbiamo il dovere di rappresentare queste attese che sono quelle della gente del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, è grave che in un momento come questo ci troviamo a discutere su questo argomento trovando ancora elementi di forte divisione e di forte contrasto di fronte a una guerra ormai iniziata.
Credo addirittura di poter dire che alcune cose che si sono dette questa sera in quest'aula suonano a vergogna dell'intero Consiglio regionale. Ci dividiamo qui più di quanto sia divisa la società. Non credo che la società sia così divisa e che ci sia repulsione: rigetto valutazioni manichee come quelle che in quest'aula abbiamo udito. Credo che tutti abbiamo avuto un momento serio con se stessi e con la propria coscienza.
Nessuno si limita a considerare la guerra un gioco, un videogame divertente, nuovo, originale e imprevedibile, da guardare nelle notti insonne. Sono convinto che tutti valutiamo questa esperienza sulla base della nostra coscienza con un grave travaglio interno. Non ci sono certezze da nessuna parte.
Ma non possiamo non prendere atto di alcune situazioni che riteniamo gravi per la nostra società complessivamente: ci riferiamo a un certo pacifismo di maniera che credo irresponsabile. Non mi riferisco ai giovani che sfilano nelle vie: molti giovani sfilano, come sfilavamo noi quando eravamo giovani. Molti sentono il dramma vero anche perché sono più toccati e più vicini a questi argomenti, nessuno o pochi certamente hanno un atteggiamento doloso al loro interno. Quindi, nei confronti di questi giovani non occorre esprimere censure, bensì nei confronti di chi nelle manifestazioni di pacifismo strumentalizza la situazione per interessi di parte.
Il pacifismo vero è quello che è scattato in tutti quanti noi, senza i cortei e senza le sfilate, il 3 agosto, quando abbiamo pensato che ci stavamo avviando verso una guerra, che era già guerra. Ci pare strano che per cinque mesi nessuno si sia accorto della guerra e che di colpo la guerra sia diventato un fatto da cortei con slogan antiamericani e antiisraeliani; non contro l'Iraq né 113 agosto né l'altro ieri quando l'Iraq ha lanciato i missili contro un Paese che era in pace, un Paese che non aveva dichiarato la guerra. Noi non abbiamo visto cortei contro l'Iraq per protestare contro questo atto.
Il pacifismo quando si esprime indicando odio verso qualcuno è un pacifismo sbagliato. C'è stata una polemica: guerra giusta o ingiusta? Ci sono due filoni, quello cattolico e quello di una certa sinistra.
Alcune cose le ha dette il Consigliere Cucco e io le ho apprezzate moltissimo. Ha ragione il Consigliere Cucco nel dire che la Chiesa ha una grande autorità morale, però deve risolvere alcune questioni al suo interno. E non mi riferisco alla benedizione delle armi, ma mi riferisco a certe guerre in Paesi del Terzo Mondo in Paesi sud-americani, dove la Chiesa molte volte è schierata su posizioni di guerra (a volte anche giusta). Nella fattispecie però lo Stato Vaticano, rispetto a un bombardamento di un Paese che era in pace, non ha detto nulla perché quel Paese non lo riconosce. Mi chiedo allora se questa autorità morale che vuole diffondere nell'opinione pubblica di tutto il mondo, sia ascoltabile totalmente.
L'altro filone è quello di una certa sinistra, che ha sempre visto tutte giuste certe guerre e tutte sbagliate altre guerre, che ha sempre diviso le guerre giuste e le guerre sbagliate e che oggi scopre che tutte le guerre sono sbagliate, non ricordandosi che molte guerre hanno visto quelle stesse forze della sinistra schierate in modo forte. Nel nostro Paese ricordiamo, a partire da Garibaldi in avanti, le guerre del Risorgimento, le guerre di liberazione, e poi - perché no? - la guerra del Vietnam. Quelle forze di sinistra, che oggi dicono che tutte le guerre sono sbagliate, dicevano, per esempio, che la guerra del popolo vietnamita era una guerra giusta. E' un giudizio questo che lo stesso Gorbaciov mi pare abbia superato.
Noi diciamo di essere in presenza di una guerra giusta o forse inevitabile, come qualcuno ha detto. Non si tratta di una guerra di aggressione. E' una guerra che crea una tensione forte, ma che riporta ad un certo equilibrio il mondo stesso.
Credo che ci saremmo avviati verso un periodo molto più grave se, ad un atto di arroganza, ad un atto insopportabile, come quello commesso dall'Iraq, nessuno avesse risposto o si fosse soltanto risposto con parole o con cortei.
C'è stata sul problema della guerra giusta una dichiarazione di Bobbio che, non da oggi, noi scopriamo come vera coscienza morale. Ho letto oggi su "La Repubblica" quel tazebao di "Comunione e Liberazione". Credo che anche questo suoni a vergogna. Salta fuori la Massoneria. Bobbio è diventato un massone. Non so se sia massone Bobbio, ma lo è diventato nel momento in cui esprime un giudizio, che è un giudizio puramente morale che trova tanta parte dell'opinione pubblica a pensarla come lui. E' una vergogna per chi l'ha fatto, amico Leo. Un leader come Formigoni va in Iraq, tocca la mano a Saddam Hussein, parla al Parlamento iracheno e si dimentica di dire in quella sede che hanno commesso un sopruso inaccettabile occupando un Paese! Noi crediamo che queste cose si debbano dire.
Credo che non si possano non rilevare alcuni riflessi in Italia. Tutta la sinistra europea e mondiale si è schierata a favore di questa missione di guerra.



MONTICELLI Antonio

Non è vero. Ti dico che cosa ha fatto la Spagna.



FERRARA Franco

La Spagna ha quattro navi nel Golfo e non le ha ritirate.
Tutta la sinistra europea, dopo aver svolto la sua politica di opposizione (che apprezzo, perché riconosco dignità a una posizione di questo genere), una volta superata e raggiunta una intesa, si è schierata solidale nei confronti delle istituzioni. Non solo la sinistra europea anche la sinistra al governo di quello che si chiamava una volta socialismo reale, ha espresso giudizi di questo genere.
Solo in Italia una forza politica, alla quale guardavamo con grande attenzione e interesse, che poteva aprirsi come una grande prospettiva nel futuro del nostro Paese per un suo ammodernamento, rispetto ad una prova così importante non ha saputo resistere alla tentazione forte di cogliere dei vantaggi elettorali, o degli interessi congruessuali interni e ha fatto venir meno quello che deve essere comunque il senso dello Stato di chi si pone, oggi o domani, come partito di governo.
Questo aspetto purtroppo va ad incidere, al di là della guerra, sulle posizioni della politica nazionale nostra e dovrà essere oggetto di un serio approfondimento, che io mi auguro possa essere fatto nei prossimi mesi, nei prossimi anni, con dei chiarimenti che ci possano garantire un superamento di queste posizioni.
Per queste valutazioni complessive il Gruppo repubblicano voterà evidentemente a favore dell'ordine del giorno presentato e firmato dal Partito repubblicano, mentre non voterà a favore degli altri ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, domando scusa se ruberò anch'io i miei dieci minuti di rito. Certamente la DC si riconosce, data l'estrema chiarezza nell'ordine del giorno presentato dal Capogruppo del PLI, Marchini. Noi abbiamo affermato nella riunione informale dei Capigruppo che spesso le parole possono far sorgere degli equivoci, ma che talvolta i silenzi sono molto più massicci di certe parole. Per questo ci siamo impegnati a presentare la nostra posizione politica con tutta la limpidezza e la trasparenza di cui siamo capaci.
Noi, insieme al PLI e alle altre forze del pentapartito, abbiamo riconosciuto la validità del mandato parlamentare per la nostra partecipazione contro l'aggressione del dittatore iracheno, abbiamo espresso la solidarietà e la riconoscenza alle Forze armate, abbiamo sottolineato lo sdegno per l'aggressione proditoria nei confronti di Israele, abbiamo rimarcato l'apprezzamento per il governo israeliano e abbiamo infine denunciato tutta la strumentalizzazione in atto nei confronti delle masse giovanili o meno.
Vogliamo cogliere dal dibattito tutti gli elementi, non solo quelli positivi, ma anche quelli polemici. Per esempio, nell'intervento del Consigliere Staglianò abbiamo colto degli elementi di novità, soprattutto nel documento presentato: lo spirito di esso infatti non è irenico solamente perché vi cogliamo il trauma e il travaglio, che è in tutti noi ma perché da esso traspaiono poche certezze e molteplici dubbi. E sono proprio questi dubbi che condividiamo e che forse non ci dividono come una volta; cogliamo pertanto questo spirito di pace nella sua giusta valenza.
Per questo, se non fosse per un capoverso che parla dell'immediato "cessate il fuoco", ci sentiremmo come Gruppo DC di approvarlo in tutta serenità.
E' chiaro che a dividerci sono più le valutazioni storiche che quelle politiche. Certamente quando il Consigliere Staglianò dice che stiamo vivendo uno psicodramma con i carri armati in vetroresina e con Benetton che per pubblicizzare le proprie magliette mette un bimbo bianco e un bimbo nero sullo sfondo di un cimitero e più ancora quando individua la complicità e la corresponsabilità dell'Occidente nell'aver armato il dittatore iracheno, non possiamo che concordare con lui. Per riconosciamolo tutti - la storia è un continuo sbandamento rispetto alle previsioni che ognuno di noi può avere. Se ricordiamo che Parigi ha ospitato, difeso, armato Khomeini, se ricordiamo che da quella ospitalità che era un diritto di asilo civile e politico richiesto da un esule, è scaturito il fondamentalismo islamico, possiamo capire come, anche nel caso Irak, per come l'Occidente ha armato Saddam Hussein, per come anche l'industria torinese ha continuato a farlo, la storia si presenta come un continuo sbandamento.
Per quanto concerne il Consigliere Maggiorotti voglio dire semplicemente che le guerre non sono tanto giuste o ingiuste, e che l'America ci è venuta a liberare nel 1945 non già per il petrolio od altro simile. Diciamole queste verità storiche, diciamolo ai giovani che sono narcotizzati da una propaganda pacifista a senso unico! Diciamolo pure ai giovani che non solamente oggi, ma alcuni mesi fa, volevano rifiutare la memoria storica. Parlo dei giorni della "pantera", dei giovani del telefax quando tutto l'insegnamento del 1968 e dintorni veniva rifiutato perch poteva essere un atto d'accusa implicita, non solamente nei confronti dei loro padri, ma di esperienze che loro avrebbero voluto assolutamente ripetere. Ebbene, noi abbiamo il diritto di affermare che, in virtù delle scelte politiche dell'Italia, abbiamo assicurato a questa gioventù un bene grandissimo: quello di essere i figli della pace. Dal 1901 al 1945, abbiamo avuto una storia cadenzata dalle guerre: la guerra di Libia, la I guerra mondiale, la guerra di Spagna, la II guerra mondiale. Pertanto ogni generazione è stata portata alla guerra, non solamente per le scelte dissennate dei governanti, ma anche, amico Staglianò, per le posizioni dissennate degli intellettuali di allora. Gli intellettuali non sono una casta al di fuori del consesso civile, non possono godere sempre e comunque di una zona franca. Gli intellettuali infatti possono certo avere la grande altezza morale di Norberto Bobbio, ma possono anche essere guidati dal pensiero debole, per non dire dal pensiero minimo, di certi filosofi che si pongono al carro di questo o di quel vincitore secondo interessi di bottega. Che cosa era il Futurismo? Era la rottura rispetto all'"Italietta", era la rottura rispetto al conservatorismo, era la rottura rispetto a determinati schemi culturali e ideologici del tempo, quando si cantava "bisogna abolire il chiaro di luna" e si diceva contemporaneamente che la guerra era "l'igiene del mondo".
Su queste cose dobbiamo riflettere proprio perché, se abbiamo una volontà minima di pedagogia politica, o comunque di pedagogia tout court dobbiamo dire ai giovani che anche il nostro passato ci pesa sulle spalle e su questo passato ci dobbiamo confrontare.
Poi la guerra. Certo, ci sono istanze economiche, ma, amico Staglianò e amico Maggiorotti, l'Iraq non ha forse fatto la guerra il 2 di agosto per istanze economiche? Le guerre si scatenano forse per un'improvvisa epifania di una volontà bellicistica? Non ci sono forse al sotto e al di sopra di queste guerre, i fattori delle etnie, dei territori sacri, degli interessi economici? Quello che valeva il 2 agosto non vale più oggi per gli americani o per tutto il mondo occidentale? E come mai? Certo, ha ragione Bosio quando dice che l'ONU non può essere più come una volta, bloccata dall'equilibrio del terrore. Però è anche vero che oggi giochiamo una grande partita, quella delle Nazioni Unite che, caduti i muri di Berlino, può avere effettivamente la prima occasione di instaurare un nuovo ordine internazionale. Diciamo queste cose perché questo è anche il senso della nostra testimonianza politica. I Pershing e i Cruise, per i quali tutto il mondo giovanile di tanti anni fa e parte del mondo politico italiano e del mondo politico europeo protestò, minacciò, combattè, furono anche i presupposti per cui oggi si sono smantellati i muri di Berlino e si sono smantellati muri non solamente fisici o geografici, ma anche ideologici e politici.
Questo non vuole dire che noi dobbiamo assolutamente volere la guerra però diciamo anche chiaramente che siamo contro il disfattismo. Non voglio ritornare sugli ordini del giorno presentati questa mattina, però voglio dire che il disfattismo non è un'escrescenza del nostro spirito. Il disfattismo è una versione edulcorata o accentuata del pacifismo ed è soprattutto dovuto ad un sistema di valori non condiviso, perché se i valori o gli ideali della Resistenza, gli ideali della libertà e della democrazia, sono interpretati in maniera equivoca dalle forze politiche e dalle forze sociali e se il parametro di questi valori non è comune a tutti, certamente avremo, collega Monticelli, il popolo diviso, i partiti armati l'uno contro l'altro, i giovani che non sanno quale punto di riferimento trovare. Però, se avessimo un mondo di valori e di ideali condivisi, come c'è nelle mature democrazie europee, in Inghilterra, in Francia, ecc., anche coloro che sono in minoranza e che hanno votato contro la guerra, si sentirebbero comunque corresponsabilizzati ad una partecipazione che è soprattutto una partecipazione morale. Devo dire che ho apprezzato l'ordine del giorno del Partito comunista e ho apprezzato anche quanto ha detto Monticelli sulla contestualità tra "la sospensione degli atti di guerra, finalizzati alla riapertura di canali politici e diplomatici, e l'immediato ritiro delle truppe irachene dal Kuwait". Per non posso apprezzare, per questo mi asterrò sul documento del Partito comunista, quel capoverso in cui si dice; "A tal fine il Consiglio regionale ribadisce la necessità che i reparti italiani non partecipino ad azioni belliche e siano conseguentemente ritirati dall'area del Golfo".
Vorrei dire altro ma non posso farlo per questioni di tempo. Mi permetto di ripetere la posizione del Gruppo della DC: astensione sull'ordine del giorno dei Verdi, astensione sull'ordine del giorno del Partito comunista, però votazione contro il capoverso che ho appena ricordato; votazione dell'ordine del giorno del Movimento Sociale per quanto concerne l'apprezzamento alle Forze Armate e votazione dell'ordine del giorno del Consigliere Marchini.
Franco Ferrara ha parlato con uno spirito che si può poco rapportare allo spirito della coalizione; ha fatto alcune critiche, ma accettiamole tutte, perché non c'è delitto di opinione. La Chiesa è per me, per il mio Gruppo, un punto di riferimento altissimo nel campo morale. Le scelte temporali le lasciamo alle scelte politiche, so benissimo che la Chiesa nel suo lungo cammino temporale ha promosso delle politiche concordatarie che oggi come oggi, alla luce dei risultati, certamente non sarebbero più giustificate. Ferrara ha ricordato una specie di silenzio del Papa, ma io ricordo la dichiarazione di Monsignor Saldarini, questa mattina ripresa da "La Repubblica" in cui nei confronti dell'attività bellica, ma soprattutto nei confronti di Israele, esprime una solidarietà calorosa ed umana senza riserve. E poi non accettiamo quelle che possono essere le speculazioni vergognose, caro Ferrara, di qualche tazebao. E' una cosa che a me rincresce e che condanno anch'io perché non voglio assolutamente che tra noi ci sia un'accusa nei confronti di una personalità così alta come quella di Norberto Bobbio. Possiamo credere che esistano dei mondi di opinioni diverse più di quanto noi pensiamo ed a questo, noi come Gruppo DC vogliamo attenerci. Perché se tutto è inane, come dice Monticelli, se tutto diventa un puro "flatus vocis ", dobbiamo però ricordare il fatto che la politica, come diceva Monnier, in fin dei conti può essere "l'organizzazione della speranza".



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Picchioni, per questo intervento così caloroso.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Il mio non sarà un intervento così caloroso come quello di Picchioni al quale invidio questa capacità oratoria aulica, anche se ne ho condiviso le parti e i passi essenziali.
Prima di collocarmi sull'ordine del giorno della maggioranza sul quale sono già state dette molte parole, non troppe, e sugli altri ordini del giorno, devo dire con tutta pacatezza e con molta franchezza che mi aspettavo che i Consiglieri, che sono intervenuti dopo il Consigliere Maggiorotti, avessero espresso e manifestato doloroso stupore e censura all'espressione inaccettabile del Consigliere Maggiorotti - l'ho scritto perché la mia parola non tradisca il mio pensiero - il quale - e lo prendo dal resoconto stenografico - ha detto che "il concorso operativo delle Forze Armate determina lo scattare del reato di strage".
Voglio credere che il Consigliere Maggiorotti si sia fatto prendere dall'impeto della discussione, voglio credere che la sua parola abbia tradito il pensiero e confido che chiederà che questa espressione venga depennata dal verbale e che ci dica appunto che la parola ha tradito il pensiero.
Se così non fosse, devo ribadire il mio stupore e la mia personale censura per questa inaccettabile espressione, alla quale il Presidente di turno, prof. Grosso (e anche questo, dico la verità, mi ha meravigliato) ha risposto da giurista e non da Presidente di una assemblea politica.
Il prof. Grosso come giurista ci ha detto che nessun Consigliere è responsabile, dal punto di vista giuridico, per le espressioni e le opinioni espresse nell'aula consiliare. Questo è esattissimo, sta scritto nella Carta Costituzionale e sta scritto nel nostro Statuto, ma a quella espressione gravissima, perché in sostanza la parola "strage" significa che i nostri aviatori e i nostri marinai sono potenzialmente degli stragisti pensavo che si sarebbe dovuto rispondere e confido ancora che voglia rispondere la Presidente Spagnuolo.



PRESIDENTE

Interverrà il Presidente su questa questione. Prosegua il suo intervento Consigliere.



MAJORINO Gaetano

Mi aspettavo una sostanziale censura, non c'è stata. Certo, ognuno è libero di farlo o di non farlo. Ben diversamente, nel corso della legislatura 1975/1980, reagì il Presidente Sanlorenzo nei confronti del compianto Consigliere Carazzoni quando, avendo espresso un'opinione ritenuta di vilipendio per la Resistenza, fece il gesto di tirargli il microfono. Chi c'era in allora lo ricorda. Anche in allora era una espressione e forse anche lui avrebbe dovuto rispondere che le espressioni dei Consiglieri possono venire liberamente espresse. Quindi ribadisco quello che ho detto; mi meraviglia che nessuno abbia censurato quella espressione e che non l'abbia censurata nemmeno il Consigliere Monticelli che è intervenuto subito dopo, che peraltro si è soffermato nel dire preciso e puntuale come sempre in tutti i suoi interventi, a proposito dei cortei pacifisti, che vengono usate forme e linguaggi non tollerabili nelle manifestazioni degli studenti per la pace. Tutti noi abbiamo avuto occasione di sentire queste espressioni, questi slogan da parte degli studenti nel corso delle manifestazioni, nelle quali sarà stato detto che gli americani fanno una strage, ma non ho mai sentito dire che le nostre Forze Armate siano nel Golfo come stragisti. Direi proprio che si è superato ogni limite.
Ciò premesso, molto rapidamente mi colloco sull'ordine del giorno della maggioranza al quale il nostro Gruppo esprime assenso, anche se sarei tentato di astenermi a causa del primo inciso, laddove si esprime il sostegno pieno e solidale al Governo della Repubblica, il quale su mandato del Parlamento ha operato per il ripristino della legalità internazionale.
Devo ricordare che la nostra parte politica al Parlamento si è espressa chiaramente, ripetendo e ribadendo il concetto nel senso che l'adesione alla risoluzione governativa era molto sofferta e che era, in un certo senso, necessitata dai nostri pregressi impegni di carattere internazionale, non senza rilevare, come d'altro canto abbiamo avuto occasione di rilevare, più modestamente da parte nostra da questi banchi nel corso della scorsa seduta, che non era stato fatto tutto il possibile sotto di profilo diplomatico, come iniziative nei limiti delle forze del Governo italiano, per scongiurare la guerra, per scongiurare l'intervento dell'ONU, che comunque in tal senso si può, ancora operare. Ciononostante siccome condividiamo le parti principali di questo ordine del giorno, lo voteremo pur con questa riserva mentale in ordine al primo punto che parla di incondizionato plauso all'operato del Governo, mentre ci asteniamo su tutti gli altri ordini del giorno, escluso quello del Consigliere Maggiorotti, non per ritorsione, ma perché non lo condividiamo in nessuna parte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Sono già intervenuto la scorsa settimana, quindi cercherò di non ripetere cose già dette, anche per rispetto alla "pace" di questo Consiglio regionale. E poi molti colleghi hanno espresso con somma bravura cose che condivido. Vorrei sottolineare innanzitutto che l'angoscia è comune a tutti. Non credo vi sia chi non prova angoscia, chi è cinico, chi si vuole gettare in avventure. Credo che un dolore e un tormento pervada tutti E me lo confermano gli interventi ascoltati; ovviamente ho molto apprezzato l'intervento del nostro Capogruppo, ma anche tanti altri interventi. Ho il piacere di dire queste cose anche a nome del collega Peano.
Vorremmo esprimere solidarietà per tutti coloro che hanno lavorato per la pace, in maniera nota e in maniera meno nota, con iniziative, con tentativi fino all'ultimo istante, esprimendo anche con chiarezza la condanna del regime iracheno. Forse non sarebbe necessario dirlo, perché è contenuto in tutti i documenti, ma è bene ripeterlo perché non vi siano equivoci, perché non vi siano disguidi, perché non vi siano fraintendimenti o strumentalizzazioni. Credo che, come altri, ma per qualche verso un pizzichino di più, siamo abilitati a farlo, essendoci mobilitati sempre e subito per il popolo kurdo massacrato e per i dissidenti. Con altrettanta chiarezza va la solidarietà al popolo israeliano che si cerca di trascinare in una guerra e al popolo palestinese che può soffrire ancora peggiori conseguenze.
Con altrettanta onestà vogliamo dire però che si poteva e si doveva fare molto di più, e che ancora adesso non bisogna arrendersi nello sforzo di restaurare il diritto internazionale nel rispetto della pace. Le parole del Santo Padre - questo è un punto che ci teniamo a sottolineare - non vanno intese come astratto richiamo moralistico, ma come concreta intelligente e coraggiosa indicazione. I guasti che la guerra sta facendo umani, politici, psicologici, culturali, sono e saranno tremendi. Da oggi ci vuole un lavoro durissimo per ricostruire un rapporto con il sud del mondo, con il mondo islamico. Recuperare questo rapporto sarà difficilissimo, sarà davvero un campo nel quale dovremo misurarci con coraggio, con disponibilità e con generosità.
Sappiamo bene che Saddam Hussein ha sfruttato ignobilmente la causa palestinese. Sono stato più volte nei territori occupati, ho seguito queste vicende e posso dire che non meritano un tale pseudo-difensore. Sappiamo bene che Saddam Hussein sta sfruttando il fondamentalismo islamico, la religiosità, o alcuni aspetti di fanatismo, in una maniera bieca, lui che è sempre stato non laico, che è cosa dignitosissima, ma laicista antireligioso. Nessun appiglio avremmo dovuto dare a questo dittatore. Non vorrei che adesso, per scacciare Saddam Hussein, si riabiliti Assad con i suoi massacri in Libano, con le cose tremende che ha fatto. Si è chiuso un occhio sul fatto che Gheddafi abbia avuto via libera in Ciad; i Francesi che l'avevano prima fermato, adesso non l'hanno più fatto. Non vorremmo che i dittatori fossero buoni quando sono in qualche modo congeniali e cattivi quando non lo sono più. In questo caso la realpolitik diventa il massimo dell'irrealpolitik.
Allora è necessario recuperare una dignità e una coerenza morale-etica verso tutti, verso noi stessi, ma soprattutto verso questi popoli per essere credibili. Ci aspettano prove e testimonianze grandi per poter essere credibili quando parliamo di rispetto della legalità internazionale.
Un'ultima considerazione sul pacifismo. Credo sia cosa estremamente complessa e articolata e credo che abbia ragione Monsignor Saldarini nel dichiarare; "C'è pacifismo e pacifismo. Chi cerca la pace solo per una parte o non unisce la ricerca della pace e la ricerca della giustizia, non opera per la vera pace. Il desiderio e l'invocazione della pace sono doverosi, purché non si esprimano in forme che a loro volta fomentano l'odio, ma guidino al riconoscimento dei diritti di tutti e ad un'autentica attenzione degli altri. La pace non ha bisogno tanto di essere gridata quanto di essere meritata con opere di pace. Aggiunge anche però: «Va ribadito che la guerra è e rimane il mezzo meno indicato e da non indicare per risolvere i problemi. Essa è sempre una sconfitta, segno della regressione dell'uomo'.
Allora anche in questo senso dovremo lavorare: fare chiarezza fra gli studenti, fra i giovani, fra tanti. Credo che anche gli ordini del giorno presentati - lo ha detto giustamente Picchioni - quello dei Verdi e quello del Partito comunista, servono a fare chiarezza e sono quindi positivi.
Il Consigliere Peano ed io voteremo a favore dell'ordine del giorno dei Verdi e di quello del Partito comunista, tranne su quell'inciso che è stato già citato dall'on. Picchioni, su cui daremo voto contrario Quindi chiediamo la votazione per parti separate.
Dovremo lavorare per essere operatori di pace sempre, non una volta ogni tanto. Visto che sono stato chiamato in causa, mi permetto di dire all'amico Ferrara, con il quale ho condiviso tanti anni di Consiglio comunale e che ho "sgonfiato" tante volte per sostenere la causa di tutti i dissidenti di questo mondo (una volta me lo disse anche in una trasmissione televisiva: "Ma non che te ne dimentichi manco di uno per sbaglio!"), che non è un fatto strumentale di oggi. Dovremmo peraltro rilanciare con la massima dedizione la Consulta per la pace e l'iniziativa per la cooperazione internazionale.
Condivido anche l'importanza dell'attenzione verso Israele. Come Assessore alla gioventù al Comune di Torino sono stato l'Assessore che ha voluto iniziare i rapporti bilaterali con Israele, promuovere "campi di israeliani, arabi e torinesi insieme, stabilire rapporti di gemellaggio fare missioni di collegamento; ho incontrato alcune difficoltà in Consiglio comunale, perché molti non volevano che si riaprissero questi rapporti con Israele. Quindi, credo non di avere la coscienza a posto perché è impossibile averla, ma di manifestare insieme al collega Peano tutta la possibilità per una ricerca della pace. Non rende servizio alla pace, a chi lavora per la pace, un certo tipo di stampa quando descrive l'assemblea di ieri del Politecnico come è descritta su "La Stampa" di oggi. C'era la collega Mercedes Bresso. Non è vero che l'assemblea abbia reagito nel modo descritto, non è assolutamente vero. Si è voluto un po' caricaturare quell'assemblea. Giustamente deve essere severo il giudizio per alcuni atteggiamenti nei cortei, per alcune sbavature. Con lo stesso vigore con cui intervengo in questa sede mi batterò all'interno del Movimento per la pace perché certe cose non siano ammesse. Quando, però, lo storico Salvadori ha parlato, una parte consistente del pubblico ha applaudito dimostrando, non di condividere, ma di capire. E poi mi sembra strano che alcuni interventi siano saltati. Che non compaia io, poco male ma è saltato anche il giornalista cattolico Amicone, che era fra i relatori ufficiali.
Senza recare offesa a nessuno, quando il giornalista di Lotta comunista è intervenuto non ci sono stati grandi applausi; c'era un po' di ironia quando ha fatto quell'intervento. Credo che il voler appiattire tutto su certe posizioni sia ingiusto, non sia un servizio alla verità.
Il servizio alla verità dovremmo farlo svolgendo un grande lavoro per aiutare i giovani, e tutti, a capire, a ragionare, a interrogarsi, a dialogare, ad ascoltare. Guai se in nome della pace uno non è disposto ad ascoltare un altro; guai se è pronto a condannarlo, a esecrarlo, a esorcizzarlo. Questa sarebbe la più grande sconfitta per tutti.
Se dobbiamo lavorare perché la pace sia dialogo fra i popoli, sia giustizia fra i popoli, sia umanità fra i popoli, dobbiamo lavorare con un atteggiamento quotidiano, anche con il modo di intervenire. Ognuno di noi può agire perché la pace sia anche dialogo, comprensione, accettazione del diverso, delle opinioni più difficili, più lontane, anche qui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, prima che lei tragga le conclusioni, devo rilevare che ci troviamo in una situazione proceduralmente complessa, nel senso che il Regolamento prevede che l'approvazione di un ordine del giorno fa decadere gli ordini del giorno consimili. In questo caso si dovrebbe (verbalizzando questa mia dichiarazione) registrare questa eccezione straordinaria perché valga la registrazione perla storia del lavoro di tutti noi in quest'aula e le conclusioni che ne abbiamo tratto. Mi sembrerebbe che l'applicazione rigorosa del Regolamento amputi di una parte significativa il dibattito che, nella sua elaborazione, nella sua esposizione e mi sembra di capire nelle sue conclusioni, merita di rimanere nella storia del Consiglio regionale non amputato di nessuna parte, n degli ordini del giorno né delle espressioni che sui singoli ordini del giorno le forze politiche riterranno di dover affermare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Chiedo che si proceda alla votazione per parti separate dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Maggiorotti per la parte che riguarda l'invito ai militari presenti nel Golfo di rispettare la Costituzione e tutta un'altra serie di aspetti che hanno a che fare con l'obiezione di coscienza. Chiedo che si voti per parti separate nel seguente modo: la prima parte dall'inizio fino alle parole "giuridico istituzionale"; la seconda parte da "invitare" fino al termine. La seconda parte la condivido pienamente, per cui voterei a favore solo la seconda parte.
Infine, desidero ricordare che giace un ordine del giorno firmato da più Gruppi di richiesta di riforma dell'obiezione di coscienza. Chiedo formalmente che venga iscritto all'o.d.g. del Consiglio perché almeno si potrà discutere di cose concrete che hanno a che fare con il nostro Paese.



PRESIDENTE

Sempre per dichiarazione di voto ha chiesto la parola il Consigliere Segre. Ne ha facoltà.



SEGRE Anna

Svolgerò una breve dichiarazione di voto a nome del Gruppo Verdi.
Voteremo a favore dell'ordine del giorno del Gruppo comunista, che per la maggior parte è abbastanza simile al nostro.
Penso che bene abbiamo fatto ad assumere l'iniziativa delle Conferenze permanenti dei Capigruppo di questi giorni. Credo siano servite a tutti noi per maturare sulle nostre convinzioni; siamo rimasti di opinioni differenti, ma con una comprensione reciproca delle differenze maggiori.
Proprio per alcune espressioni che continuano ad essere opposte alle posizioni che abbiamo espresso nel nostro ordine del giorno, non ci è possibile votare l'ordine del giorno della maggioranza.
I due ordini del giorno presentati dal Consigliere Maggiorotti soprattutto nelle premesse, ribadiscono idee che i Verdi hanno in comune con lui. Non ci è però possibile accogliere in pieno i due ordini del giorno perché su quello che comincia con la parola "esprime" dobbiamo dire che non ci pare competenza dell'istituzione regionale sollecitare e impegnare la Giunta regionale a dichiarare il Piemonte "Regione non belligerante". Si potrebbe votare per parti separate, ma non lo propongo nel senso che l'operazione sarebbe abbastanza complicata.
Per quanto riguarda l'altro ordine del giorno, in modo specifico la parte che recita: "Invitare i giovani in età di leva ad utilizzare l'opportunità che la legge fornisce di svolgere ti Servizio Civile alternativo a quello militare", la nostra posizione è che questa parte non sia opportuno inserirla in un ordine del giorno del Consiglio regionale.
Ovviamente i Verdi sono su questa posizione, infatti come Gruppo politico organizzano e si impegnano a sostenere con ogni mezzo l'obiezione di coscienza al servizio militare e ogni altra forma di rifiuto non violento alla guerra.
Ci stiamo già impegnando in questo senso anche trovando le forme giuridiche per dare una assistenza legale a chi eventualmente facesse questa scelta.
Per questi motivi, e proprio solo per questi motivi, sugli ordini del giorno presentati dal Consigliere Maggiorotti, ci asterremo. Se ci fosse il tempo di votare capoverso per capoverso sarebbe diverso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Il Gruppo socialista voterà a favore dell'ordine del giorno firmato dai Consiglieri Majorino e Zacchera in ordine alla solidarietà alle Forze Armate: d'altro canto questo è compreso nell'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto. Voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo Verdi.
Voteremo contro gli ordini del giorno presentati dal Consigliere Maggiorotti che non sono accettabili per alcun motivo.
Ci asteniamo su buona parte dell'ordine del giorno del PCI, come segno politico di attenzione, e voteremo contro quella parte del documento che chiede il ritiro delle nostre Forze Armate dal Golfo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Avevo già preannunciato il voto favorevole del Gruppo comunista sull'ordine del giorno dei Verdi e lo confermo.
Sui due ordini del giorno presentati dal Consigliere Maggiorotti di Democrazia Proletaria, per ragioni simili a quelle dette dalla collega Segre, il nostro orientamento di voto è il seguente: sull'ordine del giorno a carattere più generale, quello che incomincia con la parola "Esprime", il Gruppo comunista si astiene in quanto, pur condividendo una buona parte delle questioni che sono poste, non riesce a cogliere il senso della dichiarazione del Piemonte come "Regione non belligerante", quindi non si sente di condividere questo testo e si asterrà. Per quel che riguarda l'altro documento presentato dal collega Maggiorotti sul servizio civile e sull'obiezione di coscienza, riteniamo che la proposta di ordine del giorno non sia congrua in quanto in essa si esprime una posizione pienamente legittima e che può essere condivisa, come convinzione personale o di una forza politica, ma non come proposta di ordine del giorno del Consiglio non ci sembra giusto e corretto dire che il Consiglio regionale possa direttamente invitare i giovani a seguire una certa opzione, a seguire una certa strada. Per questa ragione, su questo ordine del giorno il Gruppo comunista non parteciperà alla votazione.
Analogo atteggiamento di non partecipazione al voto lo terremo sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI.
Anche nel nostro ordine del giorno sono presenti indicazioni di solidarietà verso le Forze Armate impegnate in questa guerra, riteniamo però che un testo che colga solo questo punto di tutto un discorso possa prestarsi a qualche elemento di equivoco.
Per questa ragione non parteciperemo al voto.
Termino per quel che riguarda l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Contrariamente a quello che era successo nella scorsa seduta di Consiglio, dove si era in presenza di un testo in qualche modo condivisibile e di interventi che chiarivano in senso negativo, a nostro giudizio, quel testo, per cui arrivammo allora a votare contro, questa volta siamo in una situazione rovesciata.
Abbiamo sentito l'intervento del collega Picchioni, nel quale abbiamo colto una tensione e una partecipazione ai problemi espresse con una forza politica tale che ci ha colpito, ci ha profondamente interessato: fra l'altro, in coerenza con quel tipo di discorso, il Consigliere Picchioni ha annunciato che il Gruppo della DC avrà un atteggiamento di astensione sul nostro ordine del giorno. Ho colto questi elementi interessanti della discussione, però, cari colleghi, ho di fronte un testo - e mi duole dirlo nel quale è praticamente assente la parola "pace".
Qui c'è, in poche e scarne righe, la riproposizione di due concetti che sono talmente elementari, talmente semplici che sono preoccupanti, si dice puramente e semplicemente: "Il Governo ha fatto bene, Saddam Hussein è una persona cattiva, un demonio". Questo testo non pone il problema della pace non pone gli interrogativi che invece, per fortuna, sono emersi dalla discussione. Quindi siamo costretti a votare contro questo testo.



PRESIDENTE

Le dichiarazioni di voto sono terminate. Devo semplicemente dare una risposta al Consigliere Majorino che ha fatto alcuni rilievi sull'intervento del Consigliere Maggiorotti. Mi scuso di non essere stata presente, ma in quel momento seguivo i titoli dei telegiornali che si collegavano a questo dibattito.
La Presidenza si è procurata il testo delle dichiarazioni del Consigliere Maggiorotti. Da una prima valutazione di quelle dichiarazioni dobbiamo dire che il Consigliere Maggiorotti ha fatto un ragionamento teorico-giuridico, non ha individuato delle responsabilità di carattere soggettivo.
Questo il Consigliere Maggiorotti me lo ha confermato anche quando gli ho chiesto la sua interpretazione autentica Quindi, ritengo che non c'era motivo che la Presidenza di turno censurasse quel tipo di dichiarazioni.
Credo che il dibattito che qui abbiamo svolto sia stato molto positivo abbia dimostrato un grande senso di responsabilità e anche la volontà di ricercare motivazioni che ci uniscano in questo Consiglio regionale, che evidentemente è un'istituzione con altre finalità, tuttavia c'è stata una ricerca di unità e non di divisioni.
A questo punto passerei alla votazione degli ordini del giorno. Non abbiamo rinvenuto nel Regolamento in maniera esplicita quanto il Consigliere Marchini ci richiamava e quindi non l'adotteremo. Andremo a vedere se nel vecchio regolamento c'era in maniera esplicita questa questione.



MARCHINI Sergio

Ci sono dei precedenti.



PRESIDENTE

Non conosco i precedenti. Gli uffici mi dicono che si tratterebbe di precedenti ricollegabili a deliberazioni e non a degli ordini del giorno.
Daremo una motivazione più precisa.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 99 presentato per primo dai Consiglieri Majorino e Zacchera e letto dal Consigliere Zacchera.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano L'ordine del giorno è approvato con 25 voti favorevoli, 1 contrario e 5 astensioni (9 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 101 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime il suo sostegno pieno e solidale al Governo della Repubblica impegnato, su mandato del Parlamento depositario della sovranità popolare, nel ripristino della legalità internazionale, violata il 2 agosto 1990 dalla guerra di aggressione e di invasione del dittattore iracheno Saddam Hussein esprime la sua solidarietà e riconoscenza alle Forze Armate, impegnate nell'opera di ripristino della legalità internazionale, presupposto e condizione del bene supremo della pace ed a quanti, Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza, sono impegnati a garantire la sicurezza dei cittadini sul territorio nazionale esprime il suo sdegno per la proditoria aggressione di Saddam Hussein nei confronti dello Stato di Israele e per la cinica utilizzazione da parte dello stesso Hussein dei cittadini israeliani, quale strumento di pressione e di consenso nella logica delle dittature razziste e naziste, delle quali utilizza il ripugnante linguaggio 'trasformeremo Tel Aviv in un forno crematorio esprime altresì il suo apprezzamento al governo israeliano per la fermezza e la lucidità che lo hanno portato ad oggi alla rinuncia all'autodifesa, nonostante gli attacchi subiti denuncia la strumentalizzazione operata a fini di parte della idealità e della generosità dei giovani e del loro desiderio e del loro diritto a crescere e vivere in un mondo di pace e di giustizia partecipa con angoscia al dramma dei nostri ufficiali prigionieri ed esprime indignazione per le umiliazioni e le minacce alle quali sono sottoposti che realizzano ipotesi di crimini di guerra rispetto alle quali la comunità internazionale dovrà esercitare con fermezza ed immediatezza il suo ruolo di intervento e di sanzione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli e 18 contrari.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 102 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime la propria fortissima preoccupazione per la situazione di guerra nel Golfo Persico; la guerra, oltre alle migliaia di morti che ha già probabilmente provocato, può produrre conseguenze gravissime, inimmaginabili e devastanti, e sfociare in un conflitto che coinvolga, oltre ad Israele tutto il mondo islamico nordafricano e mediorientale. Le conseguenze sia in termini di vite umane che di danni ambientali ed economici saranno tali da dimostrare, una volta di più, che i problemi non si possono e non si devono risolvere con le armi.
Ribadisce t1 proprio NO alla guerra e alla volontà di pace della comunità piemontese.
Invitala comunità internazionale, a partire dall'ONU, a compiere ogni sforzo per fermare il conflitto che coinvolge anche il nostro Paese.
Giudica essenziale la sospensione delle decisioni assunte dal Governo e dal 6096 del Parlamento. L'Italia non può accettare La guerra, neppure se autorizzata dall'ONU, come mezzo di risoluzione di controversie internazionali.
Ribadisce nel contempo, la propria ferma condanna dell'aggressione irachena e la richiesta che le truppe d'invasione si ritirino dal Kuwait.
A Consiglio regionale del Piemonte pertanto: chiede il rispetto assoluto dell'articolo 11 della Costituzione Italiana per affermare subito al di là di ogni differente collocazione politica sociale o religiosa, il nostro 'no alla guerra'.
Chiede che il Governo italiano ritiri la propria disponibilità a partecipare in alcun modo ad azioni di guerra nel Golfo Persico, non concedendo né basi né mezzi e ritirando dalla zona tutte le forze militari oggi presenti ed operanti.
Sente impellente l'esigenza di sollecitare iniziative e forme di mobilitazione nelle città a sostegno di questi obiettivi. Fa propri i contenuti espressi nel presente appello ed impegna la Giunta regionale a dichiarare il Piemonte Regione non belligerante'.
Richiede al Governo che si impegni a perorare presso gli organismi internazionali l'organizzazione di una Conferenza Internazionale di pace per la risoluzione dei problemi del Medio Oriente (Kuwait, Palestina Libano, Kurdistan).
Il Consiglio regionale dà mandato alla Giunta affinch si adoperi per la sensibilizzazione di altri Consigli regionali cosicché si moltiplichino le dichiarazioni di 'non belligeranza'.
Richieda una sollecita discussione parlamenta-re delle proposte di legge nn. 4154, 4157 e 4383, tendenti all'abrogazione della pena di morte dei codici penali militari di guerra (così come richiesto recentemente anche da Amnesty International).
Impartisca le opportune disposizioni affinché la decisione dei Consiglio di dichiarare il Piemonte Regione non belligerante venga resa esecutiva e venga conosciuta da tutta la popolazione ivi residente'.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 2 voti favorevoli, 27 contrari e 17 astenuti.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 103, sempre a firma del Consigliere Maggiorotti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la decisione del Governo italiano e del 60% del Parlamento di dar vita ad azioni militari contro l'Iraq.
Visto l'art. 11 della Costituzione Repubblicana, che recita 'L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali'.
Visto l'art, l della legge 11 / 7/ 78, n. 382 'Norme di principio della disciplina militare' che recita 'Le Forze Armate sono al servizio della Repubblica: il toro ordinamento e la loro attività si informano ai principi costituzionali. Compito dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica è assicurare, in conformità al giuramento prestato ed in obbedienza agli ordini ricevuti, la difesa della patria e concorrere alla salvaguardia delle libere istituzioni ed al bene della collettività nazionale nei casi di pubblica calamità', dando quindi alle Forze Armate compiti esclusivamente difensivi e non offensivi.
Visto l'ari 25 del 'Regolamento di disciplina militare' che recita 'Il militare al quale venga impartito un ordine manifestatamente contro le istituzioni dello stato o la cui esecuzione costituisca comunque manifestatamente un reato ha il dovere di non obbedire'.
Esprimendo la propria piena solidarietà ai poveri militari inviati nei Golfo Persico ad uccidere e a farsi uccidere decide di invitare i militari presenti nella nostra regione a rispettare la Costituzione ed in particolare, in questo caso, l'art. 11 che ripudia la guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali, e la legge n. 382 dei 1978, che affida all'esercito il compito di difendere la patria, comportandosi coerentemente con tali norme base del nostro ordinamento giuridico ed istituzionale".
Invitare i giovani in età di leva ad utilizzare l'opportunità che la legge fornisce di svolgere il Servizio Civile alternativo a quello militare; predisporre presso l'Ufficio legale della Regione Piemonte una apposita sezione che fornisca consulenza ai soldati ed ai giovani in età di leva per informarti riguardo ai loro diritti e doveri, in particolare per quanto riguarda il rispetto dello spirito e della lettera della Costituzione e la possibilità di svolgere il Servizio Civile alternativo al servizio militare.
Predisporre un'apposita guida legale da distribuire ai giovani in età di leva ed ai soldati al, fine di fargli conoscere esattamente i loro diritti e doveri come sopra richiamati.
Pubblicizzare opportunamente attraverso i mezzi di comunicazione di massa queste iniziative della Regione Piemonte al, fine di promuovere nella nostra regione una cultura di pace, in sintonia con il dettato Costituzionale.' Pongo pertanto in votazione la prima parte di tale ordine del giorno che termina con le parole "del nostro ordinamento giuridico e istituzionale'.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La prima parte è respinta con 4 voti favorevoli, 27 contrari e 4 astensioni (11 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo quindi in votazione la seconda ed ultima parte dell'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seconda ed ultima parte dell'ordine del giorno è respinta con 3 voti favorevoli, 26 contrari e 4 astensioni (12 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 106, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte all'intensificazione ed all'allargamento della guerra cosiddetta del Golfo, che va interessando progressivamente l'intera Regione mediorientale allarmato per gli attacchi missilistici iracheni subiti dallo Stato di Israele, e per la violazione della Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra da parte del regime dittatoriale di Saddam Hussein affinché il nostro Paese si adoperi per giungere ad un immediato 'cessate il fuoco' in Medio Oriente, al ritiro delle truppe irachene dal Kuwait e al contestuale impegno ad indire una Conferenza internazionale di pace che affronti e risolva gli storici problemi dell'area mediorientale sulla, base di tutte le risoluzioni dell'ONU RIVOLGE al Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente del Senato ed al Presidente della Camera dei Deputati l'appello seguente: 'La guerra è un'avventura senza ritorno'. Essa è tragedia perché la vita di un solo uomo è valore inestimabile e inviolabile. Essa è inutile perché inidonea a rimuovere le cause dei conflitti fra gli Stati. Perciò i popoli democratici 'ripudiano la guerra' (Costituzione italiana), come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
"Tra uccidere e morire c'è un'altra via'. Alla violenza e al sopruso di pochi, la comunità internazionale deve opporre ragione e giustizia per tutti. Attraverso un immediato 'cessate il fuoco', possiamo adoperarci per mettere in campo 'la forza della verità' e lasciarla agire.
La Regione ritiene che il ripristino della legalità nel Kuwait attraverso l'immediato ritiro delle truppe irachene, debba avvenire sotto l'autorità delle Nazioni Unite, nel rispetto di tutte le sue risoluzioni e con la convocazione della Conferenza di pace sul Medio Oriente.
La comunità internazionale deve avere fiducia in se stessa, la sua forza di convinzione è straordinariamente cresciuta perché mai come ora così tanti uomini liberi si riconoscono in essa. E' possibile costruire un nuovo ordine internazionale la cui autorevolezza e legittimità non vengono dall'uso delle armi dei più forti, ma al contrario dalla capacità di risolvere pacificamente i contrasti anche più difficili.
Non mettiamo scadenze al dialogo, non mettiamo limiti alle occasioni di incontro.
IMPEGNA il proprio Ufficio di Presidenza ad inviare il presente ordine del giorno a tutti i Comuni del Piemonte e a dare la più ampia diffusione all'appello ivi contenuto, pubblicizzandolo attraverso gli organi di informazione regionali e nazionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli, i contrario e 16 astensioni.
Passiamo infine all'ordine del giorno n.107 presentato dal Gruppo comunista, per il quale è stata chiesta la votazione per parti separate, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte al perdurare ed all'aggravarsi della guerra in corso in Medio Oriente, alle incursioni missilistiche irachene contro lo Stato di Israele ed al conseguente pericolo di un allargamento del conflitto di dimensioni imprevedibili considerato che la pace è condizione irrinunciabile per la salvaguardia e lo sviluppo della civiltà e per la risoluzione dei problemi internazionali si rivolge al Governo ed al Parlamento italiani perché si dia vita ad una iniziativa italiana ed europea indirizzata ai seguenti obiettivi: la sospensione degli atti di guerra finalizzata alla riapertura di canali politici e diplomatici - l'immediato ritiro delle truppe irachene dal Kuwait la convocazione di una Conferenza Internazionale per una pace stabile in Medio Oriente fondata sul rispetto dei diritti dei popoli, in particolare del popolo palestinese, e su precise garanzie per l'indipendenza e la sicurezza di tutti gli Stati.
A tal fine il Consiglio regionale ribadisce la necessità che i reparti italiani non partecipino ad azioni belliche e siano conseguentemente ritirati dall'Area del Golfo.
Il Consiglio regionale fa appello ai valori di civiltà democratica, di fraternità e di tolleranza, propri della Costituzione Italiana e così profondamente radicati nella comunità piemontese, perché si traducano in comportamenti di dialogo e di rispetto verso tutte le opinioni presenti, di maturità e senso civile, di solidarietà verso tutti coloro che sono più direttamente coinvolti da questi drammatici avvenimenti: i militari e le loro famiglie; le Forze dell'ordine impegnate in servizi di sicurezza; le Comunità Ebraiche del Piemonte; i cittadini immigrati da Paesi del Medio Oriente; i giovani che si interrogano sui doveri verso lo Stato e la comunità nazionale e quelli verso la propria coscienza".
Pongo pertanto in votazione la prima parte che termina con le parole "l'indipendenza e la sicurezza di tutti gli Stati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Questa parte dell'ordine del giorno è respinta con 19 voti favorevoli 9 contrari e 14 astensioni.
Pongo ora in votazione la seconda parte che termina con le parole "ritirati dall'Area del Golfo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 14 voti favorevoli e 22 contrari.
Pongo infine in votazione la terza parte dell'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 19 voti favorevoli, 9 contrari e 14 astensioni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21,00)



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