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Dettaglio seduta n.345 del 07/03/95 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari dell'11, 12, 18 e 25 ottobre e dell'8 e 9 novembre 1994, i quali verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Garino e Sartoris.


Argomento: Comunita' montane

b) Modifiche di coordinamento al titolo della legge regionale approvata in data 6/3/1995 relativa a: "Individuazione delle fasce altimetriche e di marginalità socio-economica nell'ambito delle Comunità montane"


PRESIDENTE

Comunico che per ragioni di tecnica legislativa occorre integrare il titolo della legge regionale approvata in data 6/3/1995 nel modo seguente: "Individuazione delle fasce altimetriche e di marginalità socio-economica nell'ambito delle Comunità montane Modificazioni alla L.R. 18/6/1992 n.
28".
Il Consiglio prende atto.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Adduci; ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

Vorrei avere qualche delucidazione in merito all'ordine dei lavori di questa mattina. Vorrei sapere se lei intende seguire l'o.d.g. così com'è stato predisposto. C'è, infatti, una legge molto importante relativa alla riduzione, al riutilizzo ed allo smaltimento dei rifiuti, di interesse preminente per la nostra Regione.
Vorrei che tale legge fosse discussa oggi.



PRESIDENTE

Devo comunicarle che ci sono degli approfondimenti in corso. Mi risulta, infatti, che relativamente al sistema delle aree protette della fascia fluviale, unico argomento superato fino a questo momento l'Assessore ed altri Consiglieri stanno ancora approfondendo alcuni punti.
Può darsi che nell'arco di poco la questione sia risolta.
Pertanto, passerei al progetto di legge n. 600, riguardante la disciplina delle attività di formazione e di orientamento professionale.
Per quanto riguarda la questione dei rifiuti non so se ci siano o meno in corso degli approfondimenti. Sono in attesa io stessa di conoscerlo dalla Giunta.



ADDUCI Donato

Se ci sono approfondimenti in corso, sarebbe opportuno portarli a termine rapidamente.



PRESIDENTE

Ieri, in chiusura di seduta, avevo detto che questa mattina avremmo cominciato i nostri lavori affrontando i provvedimenti relativi alla formazione professionale e all'assistenza, che, a conoscenza del Presidente del Consiglio, sono complessivamente pronti.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, volevo informare i colleghi, come Presidente della V Commissione, che anche il provvedimento che dà una nuova normativa alla raccolta dei rifiuti rientrava nei provvedimenti prioritari che ho cercato di portare all'attenzione del Consiglio. Condivivo la segnalazione del collega Adduci sul fatto che sarebbe una buona cosa se, prima della fine della legislatura, riuscissimo ad approvare questa legge.
Dico questo, sottolineando che, nel merito della legge, il Gruppo Rifondazione Comunista si asterrà. Quindi, il giudizio che esprimo è di carattere generale. E' comunque interesse della Regione Piemonte avere una normativa sui rifiuti. Poi la maggioranza sceglierà il merito che ritiene ed ogni Gruppo si collocherà.
Infine, sento anch'io l'esigenza che la Giunta regionale indichi delle priorità sull'andamento dei lavori. Questa promessa era stata fatta nella giornata di ieri. Mi sembra che si fosse inteso che la Giunta regionale si sarebbe riunita ed avrebbe comunicato all'aula, attraverso la Presidenza del Consiglio, le priorità e l'ordine dei lavori.
Sarei un po' rammaricato se il nostro procedere dell'esame dell'o.d.g.
seguisse percorsi non precedentemente concordati con l'aula.
Quindi, gradirei una comunicazione in aula non del nostro procedere passo passo, ma sapere, da adesso a domani sera, quali sono i provvedimenti fondamentali che la Giunta regionale intende portare alla discussione dell'aula.



PRESIDENTE

Avevamo deciso di convocare una seduta di Capigruppo per tali definizioni. Secondo quanto deciso ieri sera relativamente a questa mattina, l'intesa era di discutere i provvedimenti relativi alla formazione professionale e all'assistenza.
Per il resto, ben venga quanto ci dirà la Giunta e l'intesa che raggiungeranno i Capigruppo.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Desidero intervenire sulla questione sollevata dal collega Adduci e ripresa dal collega Chiezzi, perché non vorrei che a verbale rimanesse nei termini in cui è stata posta: una sollecitazione del collega Adduci affinché le questioni vengano approfondite in modo accelerato e con un "certo" da parte sua, Presidente del Consiglio. C'è un "certo"; si intendeva "capisco cosa vuol dire"? Secondo me non è un giudizio suo Presidente.
Gli approfondimenti vanno fatti come tutti gli approfondimenti: con il tempo, gli strumenti e il lavoro che meritano. Personalmente non so quali debbano essere, ma tutto merita attenzione e riflessione. E' quindi materia che esamineremo con tutta la tranquillità del caso, senza accelerazione alcuna.


Argomento: Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 600: "Disciplina delle attività di formazione ed orientamento professionale"


PRESIDENTE

Come convenuto, passiamo all'esame del progetto di legge n. 600.
La parola al relatore, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, relatore

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il disegno di legge oggi in discussione costituisce una nuova organica normativa in materia di formazione ed orientamento professionale, che sostituisce l'ormai consolidata legge n. 8/80. E' stato un lavoro intenso, in una materia di spessore significativo in cui la Regione ha titolarietà piena; un ragionamento aggiornato ai tempi attuali nell'importante campo della formazione professionale.
In sede di Commissione e di consultazione vi è anche stato un lavoro attento di rilettura e di analisi critica del testo, che ha portato ad accogliere una serie di emendamenti, di osservazioni e di proposte pervenute da diverse parti.
La legge n. 8 del 1980 finora operante in materia di formazione professionale ha per diversi anni dato buona prova di s', consentendo alla realtà regionale piemontese un sistema di formazione professionale certamente tra i migliori in Italia, se comparato con altre normative regionali. I mutamenti intervenuti dal 1980, data di istituzione della legge regionale operante, sono stati notevoli; le modificazioni e le trasformazioni della situazione sociale ed occupazionale del mercato del lavoro hanno avuto ricadute tali e di tale intensità da rendere necessaria direi urgente, la revisione complessiva della legislazione in materia di formazione professionale.
Tale revisione, come i colleghi potranno immaginare, avrebbe logicamente dovuto conseguire alla riforma della scuola secondaria superiore, con l'elevazione dell'obbligo, e a quella della legge quadro nazionale sulla formazione professionale, la legge n. 845, della quale da anni si parla di possibile modifica, anche se in realtà, almeno finora, ci non è avvenuto. La legge n. 845 è del 1978; è quindi comprensibile la necessità di una sua revisione. La mancata approvazione, per le ragioni che qui non richiamo ma che sono note ai colleghi, da parte del Parlamento italiano di queste due attese riforme (la secondaria superiore e la legge quadro nazionale n. 845) non può tuttavia essere - e non poteva esserlo nella realtà regionale piemontese - motivo di freno per l'adeguamento dei sistemi regionali di formazione, tanto più in una materia, come dicevo all'inizio, in cui le Regioni esercitano una competenza costituzionale.
In questo senso, la legge che si propone all'approvazione delinea un ruolo della formazione professionale autonomo rispetto all'istruzione nazionale, alla quale va coordinata e collegata, ma da cui non può essere messa in rapporto di subordinazione o rapporto di dipendenza. L'azione delle Regioni in questo campo deve essere - credo - un utile stimolo per il Governo ed il Parlamento, in qualche misura offrendo alla riflessione nazionale l'apporto delle indicazioni che l'esperienza diretta in sede locale ha fatto maturare.
L'approvazione di una nuova disciplina sulla formazione e l'orientamento professionale rappresenta - come potete immaginare anche il contributo del Piemonte al dibattito aperto da ormai troppo tempo in Italia su questi argomenti. L'urgenza di una revisione profonda della legislazione regionale era avvertita sia dalle parti sociali che dagli stessi operatori della formazione professionale.
Da quindici anni ad oggi, infatti, si sono verificati grandi e significativi cambiamenti, in primo luogo nella struttura economica e nel mercato del lavoro. Come sappiamo, si è ridotto il peso occupazionale dell'industria e dell'agricoltura a vantaggio dei servizi, così come la riorganizzazione tecnologica ed organizzativa dell'apparato produttivo ha obiettivamente cambiato la composizione del lavoro dipendente, riducendo il peso relativo delle mansioni operaie, in particolare di quelle meno qualificate; oggi tale processo si sta allargando alle funzioni impiegatizie.
Inoltre, il calo demografico e l'accresciuta propensione alla scolarità hanno ridotto in modo significativo il numero dei giovani che, al termine dell'obbligo, si indirizzano verso corsi di formazione professionale in vista di un loro rapido inserimento lavorativo. Come si sa, è cresciuta anche la componente femminile del mercato del lavoro, che tra i giovani sfiora ormai il 50% del totale.
Ed ancora, l'espulsione ricorrente di addetti dal settore industriale determina una presenza rilevante di adulti alla ricerca di un impiego, per lo più a bassa scolarità.
Come i colleghi sanno, soprattutto in questi ultimi anni, nella realtà regionale piemontese si sono verificati i primi visibili fenomeni di immigrazione dai Paesi extracomunitari; qui si innesta il discorso della riaggregazione familiare e delle relative conseguenze, con la necessità di un'attenzione particolare a questi nuovi problemi che si sono posti alla società contemporanea e alla nostra realtà regionale piemontese.
L'insieme di queste modificazioni, di questi cambiamenti, fa sì che rispetto a dieci-quindici anni or sono, quindi rispetto alla legge n. 8/80 sia la formazione continua per gli occupati, la formazione alle nuove tecnologie e alle nuove modalità di organizzazione aziendale, la formazione per lo sviluppo di attività imprenditoriali che quella per gli adulti a bassa scolarità, nonché quella che si rivolge ai giovani con un percorso di studi incompleto o irregolare, abbiano oggi un ruolo diverso.
Se questi sono i cambiamenti intervenuti nel sistema economico e sociale grandi novità si sono anche verificate per quel che riguarda gli aspetti istituzionali e le relazioni fra le parti sociali.
Su questo versante, i mutamenti più significativi verificatisi negli ultimi anni sono: il peso determinante, sia finanziario che di indirizzo, assunto dall'Unione Europea la legge n. 142 del 1990, che ha offerto un quadro istituzionale certo al decentramento delle funzioni l'istituzione del diploma universitario e l'avvio dell'autonomia per gli atenei e le diverse sperimentazioni nella scuola le intese tra le associazini imprenditoriali e le organizzazioni sindacali, che individuano nella formazione professionale un terreno di collaborazione e di concertazione con i poteri pubblici.
In sostanza, la norma che oggi noi abbiamo all'attenzione che è stata licenziata a stragrande maggioranza dalla VI Commissione competente, vede nella normativa una collocazione della formazione concepita come strumento di politica attiva del lavoro e la legge collega azioni formative orientamento e azioni di politica del lavoro stesso.
In questo quadro, aspetto essenziale assume ovviamente la concertazione con le associazioni degli imprenditori e dei lavoratori dipendenti chiamate nel Segretariato per la formazione e l'orientamento professionale a definire, con gli uffici regionali, gli schemi di proposta dei piani triennali e delle direttive annuali di attuazione.
Il decentramento viene realizzato con un forte coinvolgimento delle Province nella programmazione delle azioni. Esse infatti individuano i fabbisogni formativi a livello territoriale, formulano proposte e pareri obbligatori sui programmi e sulle direttive, elaborano progetti e piani provinciali di integrazione fra politiche formative e politiche del lavoro.
Alle Province - in questa sorta di delega ovviamente graduale la cui spiegazione è stata intensamente ragionata, anche in sede di Commissione e di consultazione con le parti interessate è inoltre affidato il coordinamento della rete di orientamento professionale e il riconoscimento dei corsi non finanziati dall'intervento pubblico.
Si prevede, inoltre, che entro il primo triennio di attuazione, Regione e Province valutino ulteriori competenze delegabili, in particolare le funzioni più strettamente amministrative e gestionali.
Il disegno di legge, inoltre, si preoccupa di collegare ed integrare la formazione professionale con il sistema scolastico e le Università individuando negli accordi di programma e nelle convenzioni gli strumenti di come realizzare il coordinamento.
Anche la gestione della precedente legge n. 8 ha attivato una serie di "novità" su questo piano; la Regione Piemonte, con una serie di accordi di programma e di convenzioni, in qualche modo ha anticipato riforme o aspettative oggi indicate nella legge nuova.
La didattica, infine, viene profondamente innovata, aprendola alle metodologie specifiche della formazione per adulti: crediti formativi corsi a struttura modulare, istruzione aperta e a distanza, formazione in alternanza. La funzione dei Centri di formazione professionale viene rinnovata: la nuova denominazione di Agenzie sottolinea un ruolo di erogazione di azioni formative al servizio del territorio. A supporto dell'evoluzione del sistema vengono attivate diverse misure: aggiornamento degli operatori, sostegno ai piani di riorganizzazione presentati dagli Enti, investimenti nelle dotazioni tecnologiche e nelle metodologie didattiche.
Come i colleghi sanno, la consultazione realizzata dalla VI Commissione in questa stessa aula ha consentito di mettere a fuoco l'apporto degli enti di formazione a proposte e loro realizzazione, in raccordo con la Giunta ed il Segretariato.
Il pluralismo, inteso come molteplicità di soggetti realizzatori e di proposte formative, è infatti una connotazione essenziale del sistema che il disegno di legge riconosce e valorizza. Voglio puntare, in particolare su questo aspetto, su un'interpretazione e valutazione sul pluralismo che pure è stato oggetto di discussione e di approfondimento in sede di lavori della VI Commissione. In coerenza con la scelta generale che assegna alla Regione il ruolo di regolatore generale del sistema, più che di gestore diretto di attività formative, si prevede l'affidamento dei Centri di proprietà regionale a società consortili con la partecipazione mista pubblico-privato da costituirsi a livello locale.
Questa scelta risponde intanto a due esigenze: quella di coinvolgere gli Enti locali e i soggetti economici sociali presenti sul territorio di riferimento dei Centri; assicurare la flessibilità e la snellezza operativa necessaria a garantire dinamicità al funzionamento delle strutture.
La consultazione ha portato a riformulare in parte l'articolo. Era uno degli articoli più in discussione, con più punti interrogativi ed esclamativi sollevati da una serie di sollecitazioni e di attenzioni.
Abbiamo colto anche queste preoccupazioni - queste legittime preoccupazioni modificando questa partita, recependo le richieste delle organizzazioni sindacali in ordine alle garanzie per il personale, consentendo la stipula di un protocollo di accordo fra Giunta e rappresentanze sindacali dell'Ente Regione. In questo, mi riferisco in particolare ad alcuni colleghi che, pur nella difficoltà di seguire i lavori della Commissione, hanno espresso delle preoccupazioni; mi riferisco al collega Germanetto che ha sollevato questi problemi anche se poi non ha potuto, per ovvi motivi tecnici seguire i lavori della Commissione.
Infine, di particolare significato è l'importanza assegnata alla qualità della formazione. A tal fine si prevedono appositi Piani per la qualità nella formazione e l'orientamento, elaborati con il supporto di un Comitato-guida per la qualità, che vede la presenza delle Agenzie di formazione, delle Province, delle Camere di Commercio, delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori.
A tale scopo viene istituito un nucleo di valutazione, esterno all'amministrazione, con specifici compiti di formulazione di proposte e di monitoraggio sul conseguimento degli obiettivi.
Termino, con la nota difficoltà di parlare, a fine legislatura, su un tema ed una materia di così alto profilo e su un testo che rivoluziona la struttura della formazione professionale, a fronte anche della dinamica di questa sala che, in qualche modo, viene ad acquisire attraverso i giovani il nuovo ruolo, la nuova gestione, la nuova filosofia, la nuova impostazione della formazione professionale, come elemento di congiunzione della loro uscita dal momento scolastico al passaggio propedeutico all'interno di un mercato del lavoro certamente sempre più difficile; la consultazione effettuata dalla Commissione ha evidenziato un forte consenso da parte dei diversi soggetti interessati: tutte le associazioni imprenditoriali dell'agricoltura, artigianato, commercio e industria, le organizzazioni sindacali, i principali enti di formazione che sollecitano e hanno sollecitato l'approvazione di questa legge regionale entro la fine di questa legislatura.
Credo di dover ringraziare, per fatto non formale ma sostanziale, il lavoro attivato dall'Assessore e da tutti i funzionari dell'Assessorato nonché dalle articolate parti sociali: soggetti attivi in una copartecipazione della formazione professionale che credo, e mi auguro, con questa legge potrà decollare come risultato rinnovato anche su questo versante, in un momento di grande difficoltà soprattutto in una società quella piemontese, caratterizzata da forti trasformazioni e da forti modificazioni, quindi dalla necessità di adeguare anche lo strumento della formazione professionale alle mutate condizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

Sulla formazione professionale ci sarebbe molto da dire, ma vorrei soprattutto sottolineare la grande fretta di alcuni amministratori regionali di arrivare all'approvazione della legge che introduce una disciplina completamente diversa da quella in vigore in tutte le altre Regioni italiane. Mi soffermo soprattutto sulla contraddizione tra legge nazionale e disegno di legge regionale: mi auguro che l'art. 15 venga modificato, per evitare ricorsi ed esposti al Commissario prefettizio.
Faccio presente che l'art. 5 della legge nazionale prevede: "Le Regioni in conformità a quanto previsto dai programmi regionali di sviluppo predispongono programmi pluriennali e piani annuali di attuazione per l'attività di formazione professionale. L'attuazione dei programmi e dei piani così predisposti è realizzata: a) direttamente nelle strutture pubbliche, che devono essere interamente utilizzate anche operando ove sia necessario il loro adeguamento struttuale e funzionale agli obiettivi del piano b) mediante convenzione nelle strutture di enti che siano emanazione o dell'organizzazione democratica nazionale dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori autonomi, degli imprenditori o di associazioni con finalità formative e sociali o di imprese e loro consorzi, o del movimento cooperativo".
Non leggo l'art. 15 perché l'avete a vostre mani; mi auguro che venga modificato.
Interverrò successivamente nella discussione dei vari articoli, per presentare alcuni emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Come ho già detto in altre occasioni, anche in Commissione, ritengo assolutamente inderogabile subordinare i finanziamenti, finora secondo me assolutamente immotivati e ingiustificati, ai cosiddetti nomadi o pseudo nomadi; subordinarli alla partecipazione obbligatoria di questi stessi ai corsi di formazione professionale, con relativo frutto, quindi che siano poi in grado di aver appreso almeno un lavoro, visto che una volta c'era l'obbligo per i nomadi di esercitare un mestiere per entrare in uno Stato.
Ora, purtroppo, questa saggissima legge pare che non ci sia più e allora si può anche non esercitare nessun lavoro e addirittura ottenere finanziamenti da Enti pubblici come la Regione.
Quindi subordinare, come ho già detto parecchie volte e non mi stancherò mai di ripetere, qualsiasi finanziamento alla partecipazione con capacità professionale appresa attraverso questi corsi.
Lo stesso discorso vale per i finanziamenti, altrettanto ingiustificati, verso i cosiddetti centri sociali (che io chiamo antisociali) tipo il Leoncavallo, El Paso, ecc. Se questi vogliono essere finanziati, partecipino a dei corsi di riqualificazione professionale affinché si rendano conto che la vita non è solo un fenomeno ludico, ma è soprattutto dovere di lavoro. Purtroppo questi giovani sono stati diseducati dalla società stessa e da tante forze negative (specialmente la sinistra sostiene queste forze), e qui si rivela quell'enorme frattura che esiste tra società e potere: la società è per leggi e pene severe, il potere è per leggi sempre più permissive (finanziamenti a vanvera, come questi di cui sto parlando).
Penso che fino a quando non si arriverà a capire delle cose così elementari, la nostra legislazione sarà completamente reazionaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Noi voteremo contro questa legge, in quanto non ne condividiamo le lacune e l'impianto; non la consideriamo una riforma, ma un semplice mutamento di gestione.
La riforma della formazione professionale - viene enunciato non può che essere conseguenza di una più generale riforma della scuola dell'obbligo e della secondaria superiore; non solo, dunque, l'innalzamento a 16 e poi a 18 anni, come sarebbe augurabile ed auspicabile, ma anche una revisione profonda, riformatrice sul serio, metodologica, di contenuto, didattica dell'intero sistema scolastico nazionale. In sostanza, una vera e propria riforma dei saperi e della definizione e metodologia di definizione dei saperi.
Da questo punto di vista, vorrei dare alcune motivazioni della posizione che come Gruppo assumiamo rispetto alla legge. Anzitutto vorrei ricordare come le indicazioni della Comunità europea - anche a proposito del fatto che la stessa relazione alla legge riconosce come ormai il grosso della formazione professionale avvenga attraverso sostanziali finanziamenti della Comunità europea - siano per la formazione cosiddetta lungo l'arco della vita e dunque propongano - qui sì un terreno del tutto nuovo di creatività e di riforma per la ricerca di quei formidabili supporti di ordine strutturale che un'impostazione di questa natura richiede.
Vorrei richiamare il parere del Comitato delle Regioni in merito alla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l'anno europeo dell'istruzione e della formazione lungo tutto l'arco della vita, dove viene segnato con forza un concetto assolutamente non riscontrabile in quella che viene chiamata riforma della formazione professionale. Il Comitato dice che "considera importante che l'anno dell'istruzione e della formazione poggi sulla definizione più ampia possibile dei concetti di istruzione e di formazione; esso non deve focalizzarsi solo sull'istruzione e sulla formazione orientate al mercato del lavoro, bensì mirare anche al 'learning for life' (istruzione permanente lungo tutto l'arco della vita), cercando di utilizzare a tale fine tutti i mezzi, le nuove tecnologie, ecc. L'istruzione e la formazione dovrebbero permettere lo sviluppo personale di ciascun individuo, ecc." (ci sono altri valori importanti ed essenziali, che però non sto a richiamare).
Alcune valutazioni in merito alla formazione professionale. Le tendenze della domanda e della professionalità indicano che ormai i requisiti di fondo sono: una solida preparazione di base, fondamento per qualsiasi percorso formativo, con una priorità per una preparazione fondata sulla buona padronanza della lingua e sulla matematica, ovverossia sulla capacità di astrazione; una forte capacità di interazione sociale e di pensiero creativo; un sistema di formazione modulare. Questi i punti essenziali così come emergono dall'esperienza e dai connotati in termini di riforma reale della formazione professionale, oltreché del sistema dell'istruzione.
I fabbisogni di professionalità, a tutt'oggi, si aggirano e si aggregano attorno non ad un numero illimitato di figure, ma ad un numero abbastanza contenuto; all'incirca la metà di queste figure è legata al concetto di specializzazione, mentre l'altra metà a ruoli di tipo integratore, cioè ad attività di natura più sistemica nell'organizzazione e nella strutturazione produttiva, e così via.
Le modalità formative richieste dal sistema della produzione industriale credo che non siano più di trenta-quaranta, di cui una parte anche qui sicuramente, fortemente e formidabilmente innovata ed innovativa e un'altra più tradizionale, anche se in questi anni ha subìto modificazioni concettuali e formative profonde.
Per quanto riguarda altri settori come l'agricoltura e le questioni dell'ambiente, siamo ancora sostanzialmente fermi: non c'è creatività n' creazione di effettivi posti concepiti in termini del tutto nuovi. La qualità della domanda formativa assume costantemente ancora oggi due grandi orientamenti, di cui uno è quello legato alla diffusione di nuove tecnologie di processo che pongono, a seconda della doppia natura, due questioni: l'automazione legata alla produzione di beni materiali l'informatizzazione e la telematica legate alla strutturazione di servizi.
Queste comportano capacità logico-creative e atteggiamenti interattivi che implicano una capacità di lettura e una capacità di interpretazione di simboli e di linguaggi simbolici molto evoluti, cioè una capacità - come dicevo prima - di astrazione e di inferenza molto più elevate, accompagnate da esigenze di decisionalità.
Se ci si riferisce invece all'altra parte, alle professionalità cosiddette terminali, cioè a quelle realmente espresse nelle specifiche situazioni, condizioni e settori di lavoro, emergono novità, ma anche una forte diversificazione. Emerge il formidabile rapporto tra formazione professionale e sistema di istruzione della scuola, che dovrà essere in grado di conferire ogni strumentazione atta alla costruzione delle condizioni di creatività, astrazione, decisionalità; diversamente, la formazione professionale continuerà a svolgere il suo ruolo, per la verità n' alto n' qualificato.
In attesa di una reale riforma del sistema scolastico, la Regione e le Regioni avrebbero dovuto costruire un progetto di riforma fondato sulla capacità di rendere più adattabile e più immediata la risposta della strumentazione formativa, compiendo quanto indicato dalla legge n. 142: decentramento alle Province delle strutture e delle strumentazioni della formazione professionale da parte della Regione, con l'individuazione dell'area in cui è possibile compiere ogni ricognizione di fabbisogno e ogni operazione di raccordo con il sistema produttivo e, dunque definizione di tutti gli elementi e piani di formazione. In ci individuando il punto di più diretta interrelazione e potere rispetto al sistema scolastico: la scuola secondaria.
Tutto questo non viene assolutamente attuato dalla Regione; in realtà si compie un mezzo decentramento, ottenendo prerogative ed elementi in s' a me francamente non molto spiegabili. Inoltre, è in atto un'altra operazione, che non condivido, quella della privatizzazione. Personalmente non so se sono reali i rischi cui accennava il collega Germanetto, n' mi interessa; sta di fatto che la Regione rinuncia, attraverso questo meccanismo, al compito nuovo e potenziale di sperimentare forme di formazione cosiddetta permanente, con la relativa possibile strumentazione: punto essenziale indicato dalla Comunità europea oltreché sostenuto finanziariamente.
Si trattava dunque di decentrare la formazione professionale, mettendo in capo alla Regione un grosso sforzo immaginifico, creativo, ma anche concreto: creare o avviare la creazione di una rete infrastrutturale per una formazione lungo tutto l'arco della vita, ovverossia lavorare per offrire ai singoli individui gli strumenti per la propria autonomia ed emancipazione.
Il fatto, in verità, è che noi abbiamo bisogno di mantenere il cappello su tutto quel che possiamo e non, invece, di favorire la costruzione l'autoconsapevolezza dei singoli individui della capacità, attraverso l'informazione, la formazione e così via, di realizzare la propria autonomia, non solo di pensiero, ma anche di scelta di lavoro e così via.
Questi i punti di ordine generale che ci portano ad affermare che non siamo di fronte né ad una riforma della formazione professionale n' al tentativo serio che la Regione poteva e doveva giocare per il futuro! Si procede in direzione contraria, per quanto sono in grado di capire, a quanto fino a qualche anno fa la stessa Regione e lo stesso Assessorato affermavano. In un interessantissimo dossier dell'IRES del 1992 si diceva: "Il governo complessivo dei processi formativi - si legge in un documento della direzione dell'Assessorato competente rischia di passare dal soggetto istituzionale a soggetti che tendono ad autoalimentare la loro esistenza nel quadro dei finanziamenti pubblici".
Oggi realizziamo una rinuncia formidabile, da parte dell'Ente pubblico non solo ad esercitare una funzione attraverso proprie risorse e proprie strumentazioni, ma anche a progettare qualcosa per il futuro, in termini nuovi, sul piano della formazione. E' una rinuncia gravosissima che non viene minimamente compensata da altro; non credo - lo dico al collega Cerchio - che il forte consenso e anche in parte l'esultanza da parte dei diversi soggetti interessati consultati su questa legge siano di per se stessi un segno totalmente positivo o assolvente delle questioni e dei problemi esistenti.
In fase di consultazione mi è capitato di ascoltare, da parte dell'esponente di Federpiemonte, un tipo di valutazione, che secondo me la dice lunga: "A proposito del pluralismo degli enti e delle esperienze formative, spero non si tratti di uno scontro fra enti e strutture di formazione professionale, imprese e altre, per i finanziamenti". Mettiamoci d'accordo! La Regione? I soldi pubblici? Chi li controlla attraverso l'autocertificazione qui prevista? Suvvia!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho ascoltato con molta attenzione la relazione introduttiva del collega Cerchio e gli interventi successivi. Non abbiamo avuto modo, data la limitatezza numerica - e forse non solo numerica - del nostro Gruppo, di partecipare ai lavori della VI Commissione e quindi ci siamo sforzati di valutare per conto nostro articolo per articolo, il disegno di legge sulla formazione professionale.
Il nostro contributo non potrà dunque essere specifico e dettagliato; non potrà certo avere il peso di contributi di coloro che hanno partecipato in modo più assiduo al dibattito svoltosi in Commissione.
Sentiamo comunque di dover fare alcune considerazioni sia di senso generale sia, nel merito, più specifiche, anche perché il nostro atteggiamento nei confronti del disegno di legge è piuttosto critico. Alle fine del dibattito faremo le nostre valutazioni anche in base a quanto ne emergerà; per parte nostra abbiamo solo due emendamenti da proporre, ma che consideriamo abbastanza fondamentali, come per esempio, quello relativo al concetto ultimo accennato dal Consigliere Bosio sul rapporto quattrini pubblici / controlli privati, autocertificazioni e quant'altro in tal senso.
Riteniamo che il lavoro oggi confluito nella proposizione in aula del disegno di legge in esame, sia stato assai corposo, ma che l'incisività dello stesso sia inversamente proporzionale al "malloppo" prodotto, per limiti sicuramente non dovuti alla mancanza di iniziativa regionale.
Sostanzialmente, ci troviamo di fronte ad un disegno di legge che ha la pretesa, a nostro avviso anche eccessivamente ambiziosa, di riformare laddove di riforma non si può parlare. Esistono infatti due gabbie strutturali dalle quali è impossibile debordare; l'una, quella della legge quadro nazionale, cui accennava il collega Cerchio nella sua relazione.
Legge quadro che sino a quando non verrà modificata renderà assai difficile, al di là di un po' di fumo ed apparenza, modificare in modo incisivo la presenza della Regione (nel clima instauratosi in aula è difficilissimo parlare - e ascoltare. Grazie a Dio mancano solo 36 ore alla fine della fase convulsa e quasi caotica che stiamo vivendo, di fine legislatura. Se non saremo noi, saranno altri, quantomeno, a beneficiare di un clima di entusiasmo e di volontà sicuramente migliori di quello che siamo costretti a vivere per senso di responsabilità in queste ultime 36 ore).
Da un lato - dicevo - la normativa nazionale: la stessa degli ultimi quindici anni: diventa difficile, se non impossibile, pretendere che all'interno vi possano essere riforme. E' bene non illudersi su eventuali rivoluzioni. D'altro lato, abbiamo la normativa CEE. In questi ultimi anni l'ha ricordato il collega Bosio in precedenza - abbiamo assistito ad una canalizzazione dei finanziamenti, che poco spazio lascia alla fantasia delle Regioni che ne beneficiano. Sotto certi aspetti è fatto positivo: sicuramente il denominatore comune ispiratore della normativa CEE è sovrannazionale, con il pregio di non essere tassello isolato, ma visione d'insieme della struttura europea. In tempi in cui sono sempre più numerose le iniziative isolate, mancanti di incisività nonché di visione economica nazionale, quando non addirittura regionale, una visione più omogenea e globale dal punto di vista economico, di peso specifico maggiore e più profondo, è sicuramente aspetto positivo. Questo, però, per converso limita le iniziative politiche e di indirizzo delle varie Regioni e costringe i finanziamenti all'interno di ulteriori cornici, ancora più pesanti e delimitate rispetto a quella della legge quadro nazionale, di cui parlavo prima.
A fronte di queste due gabbie dalle quali è pressoché impossibile uscire e debordare, ben altre azioni preliminari avrebbe dovuto mettere in moto l'Assessorato invece di portare all'esame del Consiglio un malloppo corposissimo, la cui incisività - torno a ripetere è inversamente proporzionale al numero dei fogli e degli articoli proposti. A maggior ragione, visto l'andamento degli ultimi tempi, un'azione incisiva avrebbe dovuto essere quella di premiare ed incentivare i bilanci di società ed enti che partecipano alla formazione professionale. Non si è fatto nulla cito un caso esemplare, quello di San Mauro, che si voleva chiudere personalmente ho vissuto la parentesi di una meteora come Assessore alla formazione professionale, ma sufficiente a rendersi conto della presenza di situazioni non più gestibili, in cui diventava di attualità quanto detto dal collega Bodrero: erogazione di denaro a vanvera non si è fatto assolutamente nulla, n' per San Mauro n' per altri Centri nella stessa situazione. Laddove si può essere incisivi non lo si vuole essere e quindi si trascinano situazioni dal rendimento molto molto basso, che va a detrimento, fra l'altro, di realtà dal rendimento più elevato. Se concentrassimo gli sforzi sulle realtà produttive dalla produttività elevata, raggiungeremmo sicuramente risultati migliori. Mi collego a quanto diceva il collega Bosio, a proposito del fatto che attualmente la normativa CEE - o perlomeno l'indirizzo politico della CEE in materia - tende a privilegiare un tipo di formazione non più propedeutica ad un'attività lavorativa unica, costante e monotona, ma più versatile, più elastica, più sfaccettata.
Non esiste più il "posto sicuro", in cui una persona a venti venticinque anni inizia un certo tipo di attività che continuerà sino al momento della pensione. Questa è la dinamica in atto oggi, ed è da presumere che nei prossimi anni sarà ancora più esasperata la tendenza ad una parametrazione lavorativa assai diversa dalle lunghezze d'onda cui si era abituati.
Di fronte a tale realtà, il baricentro di un disegno di legge sulla formazione professionale dovrebbe essere orientato a risposte ben diverse da quelle contenute nel testo legislativo.
Questo come considerazione di fondo, di carattere generale; avremmo preferito si privilegiassero i bilanci di efficienza e che solo in base a tali priorità gradatamente si calasse poi a decentramenti alle Amministrazioni provinciali e così via.
Naturalmente, condividiamo il fatto che si vada in questa direzione non tanto dal punto di vista formale, quanto dal punto di vista della sostanza politica di una realtà periferica che possa essere di maggior respiro.
Un passaggio in particolare, un tassello isolato al quale abbiamo prestato attenzione è quello relativo al personale, laddove si dice "pu optare" per il Consorzio o rimanere dipendente pubblico.
Nutriamo forti dubbi sulla legittimità di una situazione che vede del personale pubblico destinato ad essere inserito nel privato, attraverso convenzioni. Dubbio di natura meramente legale o forse anche leguleio o formale, che molto probabilmente porterà il Commissario di Governo a respingere la legge che il Consiglio si appresta ad approvare, rendendo forse inutile questo "rush" finale sull'argomento.
A nostro parere vi è inoltre un limite di natura sostanziale. Non so cosa accadrà, nelle prossime 36 ore, del disegno di legge di ristrutturazione del personale; anche in questo caso esiste una pianta organica, livelli ed una serie di parametri che strutturano l'intero apparato del personale della Regione: sappiamo quanto incidano presenze di questo tipo in una pianta organica! Analizzerò ora altre due questioni.
Una è relativa agli immobili. Si dice, nel disegno di legge, che i Centri di proprietà della Regione verranno concessi ai privati, ma non si specifica come. Inoltre, ancora una volta rilevo l'eccessiva frammentarietà dei provvedimenti proposti dalla Giunta regionale in questi ultimi mesi; in sedi diverse si confezionano prodotti legislativi da presentare in Commissione e in aula, ma tra loro non vi è alcuna intercomunicabilità.
Il fenomeno, per la verità, è comune a tutti i vent'anni di amministrazione regionale: non noto alcuno sforzo per superarlo.
Quindici giorni fa l'Assessore al patrimonio, Ferraris, ha presentato in aula un grosso malloppo di beni immobiliari da alienare - ma, guarda caso, non si parla di questi centri. Noi ci siamo schierati contro in quanto riteniamo che quegli immobili non dovevano - e non devono assolutamente essere alienati; d'altra parte, siamo alle ultime 36 ore di Consiglio, dopodiché ci potrà essere solo l'ordinaria amministrazione e meno che mai, potrà essere alienato un solo mattone della Regione Piemonte fino a dopo il 23 aprile.
Questi beni, in capo ai quali gravano convenzioni e locazioni ovviamente hanno un valore attuale di gran lunga inferiore a quello che avrebbero potenzialmente se fossero liberi da quelle servitù: perch alienarli sotto costo? Ultima questione: il decentramento alle Province. Anche qui, ancora una volta, non si fa alcuna distinzione tra le sei Province esistenti e le due Province che nasceranno con la prossima legislatura, Verbano Cusio Ossola e Biella. Non è possibile trattare dal punto di vista procedurale programmatorio ed amministrativo le otto Province come se fossero omogenee non è così. Le sei Province già esistenti non avranno strutture specifiche per la formazione professionale, ma quanto meno avranno strutture consolidate in grado di recepire nuove deleghe. Ma le due Province di Biella e del Verbano Cusio Ossola non hanno assolutamente nulla; come si possonno trattare elementi diseguali in modo uguale? Riteniamo che dal punto di vista pratico ci saranno grosse difficoltà che porteranno ad un divario, a livello di bilancio, relativamente alla formazione professionale. Non so se 45 miliardi - 18 in meno rispetto al consolidato del 1994 saranno sufficienti per il prossimo anno scolastico visto che il disegno di legge scorpora i 4/12 dall'inizio dell'anno al 31 dicembre di quest'anno.
Sono interrogativi pesanti, nonostante la poca attenzione prestata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

So perché, signora Presidente, ma non per chi sto per svolgere brevi considerazioni in materia di formazione professionale. Credo che a nessuno sia sfuggito - fatto che reputo enormemente positivo come enunciazione l'aver inserito nel titolo il concetto di orientamento professionale.
Mi pare fatto degno di essere rilevato e rimarcato: il problema dell'orientamento professionale è fra i più importanti cui i giovani devono far fronte in una società estremamente complessa, che richiede continuamente capacità di scelta di direzione in cui navigare in campo professionale. L'elemento introdotto mi trova dunque estremamente d'accordo ed estremamente favorevole.
Devo però rilevare che dalla lettura del testo di legge emergono carenze strutturali di impostazione. Le risorse che la Comunità europea o nazionale destina alla formazione professionale non sono poche e potrebbero mettere in movimento volani di innovazione e di cambiamento, ma non mi pare che la legge abbia un'anima capace di tenere conto dei reali problemi delle società industriali avanzate dell'occidente, al fine di iniziare ad introdurre ed avviare elementi di cambiamento anche nel tipo di formazione professionale che i giovani devono possedere. Si corre quindi il rischio di perpetuare un tipo di sviluppo che sappiamo essere non illimitato e non più sostenibile a lungo termine: i danni causati sono sotto gli occhi di tutti ed è indispensabile porvi rimedio.
E' fondamentale che una legge come quella in discussione tenda a prefigurarsi, sia pur in minima parte, come elemento, come indicatore di fondo della necessità di procedere e di avviarsi verso una direzione diversa. Il grosso rischio che vedo in questa legge è proprio questo: perpetuare un tipo di sviluppo senza tenere conto dei limiti che lo stesso ha.
D'altra parte, la Giunta ha fatto bene a presentare un disegno di legge di questa natura; alcuni elementi legati strettamente all'economia, come la riduzione dell'occupazione, il calo demografico, l'accresciuta componente femminile sul mercato del lavoro, hanno generato fondamentali cambiamenti e sono alla base della necessità di rivedere le norme di attività di formazione e di orientamento professionale della Regione Piemonte. Avrei preferito, però, che accanto a questa consapevolezza ve ne fosse un'altra, quella sempre più evidente e che non appartiene più agli ambientalisti duri e puri - come si dice - ma che è divenuta patrimonio sempre più comune e diffuso, particolarmente a livello di Comunità europea. Consapevolezze che stentano a tradursi in elementi legislativi tali da imprimere un diverso orientamento agli interventi che gli Enti locali intendono compiere. Se è vero che viviamo in una società in continua evoluzione e dai cambiamenti rapidi, repentini, all'ordine del giorno, è anche vero che sarebbe stato bene introdurre in legge la consapevolezza di questi cambiamenti.
L'"orientamento" professionale, volgendo lo sguardo verso orizzonti più ampi, è sì un fatto importante, ma incomincia già ad essere insufficiente rispetto ai cambiamenti rapidi in atto nella società. Forse si sarebbe dovuto, almeno nella relazione introduttiva, accennare a qualche meta di orientamento, per far sì che i giovani imparino ad orientarsi. Mi pare questo un punto fondamentale per una riflessione futura; altrimenti ci troveremo sempre svantaggiati rispetto al correre veloce dei tempi.
Ultimo punto, che suscita in me qualche perplessità, è il rapporto pubblico-privato. Sono fermamente convinto che il pubblico, in quanto tale debba e possa svolgere fino in fondo un ruolo fondamentale nelle azioni di formazione ed orientamento professionale. Non credo che il privato possa fare altrettanto: il settore privato persegue finalità molto diverse da quelle che devono essere le finalità pubbliche. E tale concetto vale sì per questa legge, ma ancor più, in generale, per il modo di concepire e di intendere la società.
Mi rendo conto di trovarmi in una posizione assolutamente minoritaria al di fuori dei flussi di pensiero dominanti; tuttavia, credo fermamente nella capacità pubblica di orientare i percorsi di insegnamento ed i percorsi formativi dei giovani. Il pubblico garantisce il pluralismo, è garanzia di imparzialità in tutti i processi educativi e formativi. I privati perseguono altri scopi; spesso fanno bene il loro mestiere, ma molto più spesso lo fanno male, trovando nel pubblico un supporto continuo e costante che fa del loro deficit privato un fatto di deficit pubblico.
Sotto questo aspetto i privati sono veramente molto bravi... E' evidente che in questo disegno di legge non ci possono essere n' riforme n' rivoluzioni.
Concludo dicendo che se è vero che non ci possono essere n' riforme n' rivoluzioni, non è detto che non vi debba essere la consapevolezza che in una fase tumultuosa come quella in cui stiamo vivendo, non bisogna rinunciare a cambiare il mondo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Siccome condivido la relazione introduttiva di presentazione, le mie saranno solo riflessioni ed osservazioni ad alta voce, anche per ripercorrere alcuni interventi precedenti.
Ritengo anch'io che la legge in discussione non possa che risentire della mancanza di riforma della legge quadro nazionale e lo stesso dicasi per quanto riguarda l'innalzamento dell'obbligo scolastico e le scelte attuate dalla CEE. L'interrogativo principale mi pare sia però il seguente se una Regione che si è sempre collocata - ovviamente mi riferisco alla Regione Piemonte - come interlocutore attivo all'interno del coordinamento tra le varie Regioni italiane per quanto riguarda la formazione professionale, debba rimanere in attesa di cambiamenti ad altri livelli ed operare conseguentemente o se invece - ovviamente condivido questo concetto - non debba attivarsi affinché venga cambiato il contesto a livello nazionale, operando concretamente a migliorare il proprio assetto legislativo.
Rispetto alla L.R. n. 8 del 1980, con la legge in discussione compiamo un notevole passo avanti nella logica richiesta da tutte le forze politiche compresa la nostra relativamente alla modifica della legge quadro nazionale n. 845 e all'innalzamento dell'obbligo scolastico.
Dall'articolato della legge emerge in modo chiaro il fatto che si è cercato di definire il ruolo della formazione professionale, superando quello, pur utile, importante e necessario svolto in questi anni, di supplenza della scuola statale, che non ottempera ad un reale completamento dell'obbligo scolastico e non fornisce gli strumenti di base e fondamentali per il successivo apprendimento. Quindi, un ruolo e una funzione da un lato suppletiva e dall'altro lato assistenziale. Perché non dirlo? La formazione professionale nel nostro Paese ha svolto il compito di accogliere gli espulsi dalla scuola dell'obbligo, i quali, superata l'età, non potevano completare in modo formale, non il ciclo di studi, ma quello che è un loro diritto: essere messi in grado di operare ed apportare un contributo più concreto nella nostra realtà.
Ovviamente, con l'articolato non possiamo superare elementi che continueranno ad essere presenti nella battaglia politica e in un discorso di riforma complessiva. Dobbiamo comunque proseguire la nostra lotta cercando di modificare, non solo a livello nominalistico, ma nella sostanza, una serie di concetti consolidati che hanno reso difficile la possibilità di intervento.
Altro elemento da considerare, la rigidità del consolidato della formazione professionale, che continuava a ripetersi stancamente rispetto a profili professionali e qualifiche per alcuni aspetti obsoleti. Avevamo dunque un nodo difficile da sciogliere. Anche in questo senso con l'articolato sono state poste le premesse e le condizioni per superare questa notevole difficoltà e per rendere la formazione professionale più flessibile ed in grado di correlarsi meglio alla realtà economica, al mondo del lavoro, alle dinamiche di sviluppo in corso.
Non capisco in quale punto del testo legislativo i colleghi abbiano rilevato l'impossibilità, visto quanto contenuto nell'articolato e la ripresa della programmazione triennale, di prefigurare alcune rotte per il futuro, non assestandosi sull'esistente. A mio parere, nell'articolato sono contemperati questi due elementi.
Non vorrei tralasciare il discorso del ruolo dei Centri di formazione professionale, in particolare quelli diretti dalla Regione, che sono il nodo dell'art. 15. Sono tra coloro che in quest'aula hanno richiamato più volte l'attenzione degli Assessori sul ruolo e sulla funzione non solo dei Centri di formazione professionale a gestione diretta della Regione, ma anche su altre tipologie di formazione, che ho sempre ritenuto potenziali punti di riferimento e di concertazione tra realtà territoriale, sociale ed economica, al fine di avviare anche nelle realtà locali progetti similari.
La realtà è che tale ruolo è stato svolto solo in rarissime eccezioni ruolo tra l'altro non riconosciuto a livello legislativo. Al contrario salvo rarissimi casi, i Centri di formazione professionale a gestione diretta della Regione non hanno assolutamente rappresentato punti di riferimento sperimentale; sovente hanno rappresentato momenti più consolidati e ripetitivi di altre realtà.
Quindi, dal momento che si inizia - anch'io non ritengo sia il momento di affrontare un discorso complessivo di delega alle Province - un rapporto con le realtà locali, è necessario che la Regione stabilisca le condizioni affinché quella che era una sua presenza nelle realtà locali possa essere assunta in modo diretto dalle stesse Province, che possono farsi sicuramente promotrici di Consorzi a presenza pubblica e privata.
Sarà difficile prevedere quanto succederà; bisognerà vedere se l'azione di governo a livello centrale sarà forte, nel momento in cui la Regione sceglierà di delegare la gestione assumendosi soltanto il compito - a mio parere più corretto e più conseguente degli aspetti complessivi a livello di principio della Regione - della programmazione e della concertazione complessiva.
Mi rendo conto di aver interamente utilizzato il tempo a mia disposizione; ci sarebbero altri punti da trattare, ma, eventualmente interverrò di nuovo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Saluto gli studenti presenti in tribuna e il loro carissimo professore.
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Spero di trasmettere qualche pensiero che vada riconosciutamente al di là della semplice retorica d'occasione e della formalità che si assolve abitualmente quando viene presentato un disegno di legge di un collega di maggioranza; spero anche che si avverta l'adesione convinta, se non al dettaglio del testo proposto, almeno al complesso dello sforzo compiuto e dei risultati conseguiti. La legge ha un merito non da poco: quello di essere scritta in modo particolarmente curato, con un rispetto assolutamente meritorio dei criteri che ci siamo dati nella formulazione delle nostre leggi.
Trattare di formazione professionale è trattare di questione che in quest'aula ha tenuto campo per decine di anni; la formazione professionale è stata oggetto di valanghe di parole, polemiche violente, contestazioni aspre da tutte le parti nonché di sospetti e qualche volta, purtroppo, di scandali. Ne sanno qualcosa i funzionari venuti qui stamane e che ricordano il passato con molta amarezza. Gli attacchi che qualche volta sono stati loro rivolti non avevano fondamento: il funzionariato della formazione professionale della Regione Piemonte è di alta qualità e grande serietà dimostrate ampiamente nel misurarsi con la giovinezza dell'esperienza in questo campo, con la precarietà che l'impianto della formazione professionale sistematicamente prospetta, e con le mille contraddizioni insite in tale ambito.
La formazione professionale ha sempre toccato degli estremi: da scuola parcheggio educativo a scuola di altissima professionalizzazione; ha sostituito lo Stato e ha rappresentato le punte di innovazione didattiche espressesi nel nostro Paese. Ha vissuto una condizione che la scuola pubblica non ha mai vissuto: quella della necessità di verificare con immediatezza l'efficacia della sua azione. Alla scuola pubblica si è sempre perdonato molto. E' scontato che si vada a scuola; qualunque siano i risultati conseguiti, vi è una sostanziale tolleranza della valutazione da parte dell'opinione pubblica. Qualche asprezza di giudizio ogni tanto, ma poi tutto ritorna nell'alveo di una tollerante cultura consolidata.
Alla formazione professionale questo non è concesso. La necessità di verificare immediatamente i risultati ha comportato giudizi duri intransigenti, che pretendevano condizioni migliori: molto spesso giudizi conseguenti ad insufficienti risultati (bisogna anche riconoscerlo).
Bisognava, e ne sentivamo tutti la necessità, cambiare percorso, trovare strumenti nuovi, più efficaci e più aderenti alle necessità che si prospettavano.
Il problema della sostituzione della scuola di Stato per una frequenza più prolungata di quella assicurata dalla scuola dell'obbligo si sta in grande misura risolvendo ed ora la formazione professionale deve essere un momento qualificante della persona umana, nella prospettiva di un suo inserimento definito nel mondo del lavoro. Ciò ha costretto ad una riflessione nuova e a guardarci dentro con coraggio; si è quindi rilevato che i Centri di formazione professionale della Regione non erano rispondenti alle necessità, che si sentiva la loro obsolescenza, che il carico di burocrazia si incrociava con la lentezza propria di un ente di Stato, che procede con infinite difficoltà organizzative in una società continuamente in evoluzione e che pretende aggiustamenti rapidi di qualsiasi azione.
Non si offendano i dipendenti dei Centri di formazione professionale il mio non è un giudizio rivolto loro, ma la constatazione della difficoltà della burocrazia e della nostra organizzazione di adeguare i corsi a necessità che si evolvono rapidissimamente.
Guardando invece alle iniziative private (diciamo così, per modo di dire), ci accorgiamo che ci sono punti di grandissima luce e punti di meschina caduta; quella che soprattutto deve essere contestata è la caduta della gestione mercantile della formazione professionale, dei corsi fatti in funzione dell'interesse di coloro che li organizzano e non nell'interesse preminente di coloro che ne fruiscono.
Abbiamo considerato superata qualche esperienza di corsi agricoli malfatti da parte di alcuni; abbiamo superato l'esperienza di corsi un po' inventati e che si è stati costretti a fare, perché sembravano assolutamenente necessari. Anche in questo campo, da parte della gestione privata dobbiamo constatare larghe insufficienze, o comunque non adeguatezza alle esigenze di una società che pretende personale immediatamente utilizzabile nel campo del lavoro.
La questione posta dal collega Bosio - questione culturale è di grandissima rilevanza e merita il massimo del rispetto nel momento in cui pensiamo a strumenti di maggiore efficacia, che superino la burocrazia l'interesse della parte organizzatrice e del mercato a favore degli interessi dei giovani da inserire in campo professionale. I Consorzi, le strutture nascenti non devono caricarsi esclusivamente di valori funzionali alla professionalità; la formazione professionale è comunque, anche se funzionale alla professionalità, un momento della crescita della persona umana e come tale deve essere valutata. Guai se ci si riducesse a fatti puramente tecnici, neutrali ed informali. Quanto detto dal collega Bosio pur essendo di cultura diversa dalla mia, deve essere ben impresso nella mente dell'Assessore e nella mente dei suoi colleghi.



CHIEZZI Giuseppe

Magari anche nel corpo della legge...



NERVIANI Enrico

Se è possibile: le leggi costituiscono forti indirizzi, ma deve essere forte anche l'indirizzo di coloro che le interpretano. Tanto per esplicitare il concetto, collega Chiezzi, concordo con l'organizzazione di Consorzi; eviterei il ripetersi di esperienze alla Settimo, alla Orbassano tanto per intenderci, la cui gestione, pur con tutta la buona volontà, era così complicata, contorta e complessa, da produrre, alla fine, sostanziale inefficienza.
Al di là dei meriti degli operatori, vorrei che i Consorzi funzionassero nel rispetto primario delle persone, che debbono essere professionalmente indirizzate, ma anche aggiornate educativamente e caricate di valori. Sarebbe un errore impartire soltanto nozioni senza al tempo stesso educare ai diritti, ai doveri, al rispetto della qualità della vita anche in ambito di attività professionale; mi pare, comunque, che la Regione Piemonte abbia sempre tenuto presente il valore educativo della formazione professionale.
Al collega Bosio, che se ne preoccupa in termini astratti, dico che dobbiamo guardare alla realtà: il trasferimento, così auspicato, alle Province, in questo momento contingente determinerebbe situazioni ancor più gravi. Non è facile il passaggio di una macchina così complessa a strutture non idonee - e che non si prevede possano esserlo in tempi brevi - a gestire un discorso organizzativo così impegnativo. Evidentemente, la differenza è nel contingente, negli strumenti, anche se la tensione per una qualità della formazione professionale che valga la spesa di proporre ai cittadini piemontesi è la stessa.
Per il resto non vorrei dire molto. La legge ha tenuto conto dei diritti di tutti coloro che operano, pur mettendoli a confronto giustamente, con la realtà. Non è possibile continuare a stendere tutti i giorni veli pietosi su situazioni non più sostenibili; ricordo le esperienze di Tortona e di altre realtà: non è possibile far finta che tutto possa procedere senza che si cambi nulla. "Il posto è salvaguardato i tuoi diritti sono salvaguardati, ma tu hai anche il dovere di adeguarti alle esigenze nuove che si prospettano ed alle quali devi corrispondere con uno sforzo di ricerca di adeguamento a nuova professionalità": questo è quanto occorre dire e far capire agli operatori.
Personalmente, credo che questo cambio d'aria faccia bene e dia spinte nuove al nostro impegno.
L'Assessore Marengo ha avuto un bel coraggio: in pochi mesi è riuscito a proporre un cambiamento di questo tipo. Io, molto più pavido e più incapace, non ne sarei stato in grado. L'Assessore ce l'ha fatta: ne sono contento, anche perché mi pare che abbia fatto un lavoro discreto.
Vorrò vedere, nel passaggio alle Province, se ci sarà il coraggio di portare a compimento le intuizioni contenute nella legge e verificare se nella gestione futura ci sarà l'attenzione che raccomanda il collega Bosio alla quale mi associo.
Auguri, collega Marengo. Il lavoro è stato fatto. Nel ringraziare te consentimi di ringraziare con molto affetto e con molta convinzione anche i tanti funzionari della formazione professionale che hanno tentato il nuovo con coraggio e con onestà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signora Presidente, avverto anch'io il disagio - insieme al collega di affrontare a fine legislatura una questione così complessa e delicata che per certi versi tende ad essere personalizzata. Questo il grande limite di questa operazione politica.
Indubbiamente la legge merita rispetto, stima ed attenzione, visto anche il lungo lavoro di preparazione - quindi non dell'Assessore. Una struttura non produce lavoro improvvisamente, ma solo se situata all'interno di una cultura che l'Assessore sicuramente ha saputo stimolare ed evidenziare.
Se il giudizio finale dovesse rivelarsi problematico, ciò sarà da addebitarsi al carico di responsabilità che investe tutti noi; il limite è in termini di operazione politica, non di legge, della quale non abbiamo ancora capito le reali valenze. Tutti i colleghi, sia della maggioranza sia dell'opposizione hanno concluso i loro interventi "auspicando". Non si sono espressi dei giudizi, si è auspicato! Questo rivela la presenza di forti elementi di incertezza sulle ricadute della legge, rispetto agli interessi che i diversi colleghi hanno ritenuto in particolare di sottoporre al loro esame più puntuale.
Personalmente, mi dispiaccio che l'Assessore, l'Assessorato e la Giunta non abbiano potuto collocare in tempi più ordinari la questione, al fine di non farla decollare con l'unico confronto delle consultazioni, che diventa sempre più povero, colleghi Consiglieri. Cominciamo a diffidare del valore delle consultazioni: atto sempre più dovuto e soprattutto limitato a fasce molto modeste della nostra interlocuzione: il mondo esterno non viene più qui.
Mi sarei rallegrato di poter presentare il disegno di legge in primo luogo come argomento di convegno e poi di dibattito consiliare, per capire fino a che punto le sollecitazioni, le intuizioni espresse nelle varie sedi abbiano reale fondamento nella società e nella legge.
L'Assessore e i colleghi avranno colto che le varie intuizioni, tutte apprezzabili, sono assolutamente contraddittorie e per larga parte inaccettabili. Proviamo ad elencarne qualcuna.
Si tende ad indicare al fondo del tunnel il ruolo delle Province: questo significa che non si ha idea di cosa sia la formazione professionale, e lo si registra, per esempio, nei due termini usati rispetto al mondo del lavoro: "rientro" o "inserimento". Si tratta di un approccio limitato: la formazione professionale non segue il mercato, è una delle condizioni del mercato in una certa area produttiva. E' dalla cultura e dalla ricerca che nasce un mercato, non solo viceversa.
Immaginare che al fondo del tunnel, da parte delle Province nella loro diversificazione, vi sia maggiore capacità di crescita del ruolo di lettura dei problemi, e una parallela riduzione della stessa capacità da parte della Regione, mi preoccupa molto. Personalmente, non considero neppure la Regione quale soggetto adeguato, dimensionalmente, culturalmente e strutturalmente per l'individuazione di livelli alti di formazione professionale - materia non di un Paese, non di un'area economica, ma del villaggio globale che è oggi il mondo.
Ci dimentichiamo tutti del fatto che la congiuntura economica, di per s', manovra i posti di lavoro fissi di un Paese: la ricchezza di lavoro, in un Paese, è fissa. La congiuntura semplicemente trasferisce sugli ammortizzatori sociali o fa rientrare nel lavoro produttivo i segmenti più deboli. Ma il problema dell'Europa, in particolare del nostro Paese, sono i nuovi posti di lavoro, che non sono conseguenza della congiuntura economica o della modernizzazione del sistema - che, al contrario, riduce i posti di lavoro. I posti di lavoro nuovi sono conseguenti alla capacità di costruire un Paese know-out, che deriva dalla ricerca, dalla formazione professionale alta.
Occorre concepire la formazione professionale come un modo per rendere meno costoso l'inserimento del disoccupato nel posto di lavoro, del subentro del giovane all'anziano: è un'operazione propria delle compatibilità economiche, non degli scenari economici. Noi, invece, stiamo ragionando in termini di scenari e non di compatibilità economiche.
Cosa stanno ad indicare tutti i dati a nostra disposizione? Che la rivoluzione culturale è già in essere; rivoluzione culturale rappresentata dai tempi di apprendimento e dai tempi di gestione delle nuove tecnologie da parte degli operatori (intendo dire operai) dei Paesi cosiddetti in via di sviluppo rispetto ai nostri. La grande differenza sta nel fatto che il costo del nuovo, diverso lavoro aveva come contropartita negativa un lungo tempo di acquisizione delle tecnologie da parte degli addetti ed un uso delle stesse con un'iniziale inferiore produzione. Tali elementi sono profondamente mutati: una formazione lavoro immaginata e pensata ancora come qualcosa che tende ad inserire è un approccio insufficiente e inadeguato.
La legge, a mio modo di vedere, non consente di capire sufficientemente in che misura, sia pure nel rispetto di altre finalità, ci si ponga il problema di come la formazione professionale tenda a cambiare modello. Il collega Bosio, addirittura, usava un'argomentazione non del tutto fuori luogo: in definitiva, la formazione professionale, soprattutto nella sua privatizzazione, rischia di diventare un fenomeno di "autosostentazione" del sistema, cioè di riduzione dei costi. Ma non è questo il problema. Il problema non sta nella riduzione dei costi di inserimento del lavoratore ma nella qualità del lavoratore: questo il problema di strategia della Regione. Certo, con un lavoratore più professionalizzato riduciamo i costi della professionalizzazione che, altrimenti, lasceremmo al mondo produttivo, ma questo significa essere ancora, per certi versi, subalterni rispetto al mercato e al sistema produttivo, soprattutto in una Regione come la nostra, a vocazione fortemente consolidata. Un sistema consolidato come il nostro, evidentemente, ha necessità di innovazione avanzata più di altri: la nostra è una realtà produttiva legata per troppa parte al sistema consolidato.
Le valenze che in questa legge si sono volute far emergere non sono tutte soddisfatte e, apparentemente, tutti abbiamo individuato dei limiti alla legge stessa che tuttavia, proprio per il fatto che sono stati individuati da tutti, si elidono a vicenda.
Probabilmente, si tratta di uno strumento in grado di sviluppare le diverse valenze che il decisore politico, ovvero la Giunta che succederà sui vostri banchi, deciderà di attuare. A me sarebbe piaciuto - ma sarebbe stato un diritto della Giunta, dell'Assessorato ed in particolare di chi ha lavorato nel dettaglio sulla legge - che si capisse che si tratta di uno strumento, di una legge di procedura, di sistema, e non tanto di legge di intenti politici.
A fronte di questo, probabilmente, avremmo dovuto individuare uno scenario, per esempio quello di un'attività di convegni, di confronti a livello alto, che ci consentisse di far capire se la modernizzazione dello strumento è funzionale al forte salto di qualità che ci si pone.
Mi pare non sia facile - e chiedo scusa per i limiti che sicuramente mi debbo riconoscere - cogliere se l'ottimizzazione dello strumento, che a noi sembra un risultato quasi raggiunto (perché un margine di incertezza l'opposizione lo deve mantenere), sia all'interno di un disegno di scenario complessivo che ci rassereni anche nel licenziare uno strumento finalizzato ad un'operazione politica non in modo indifferente. Certo è che la non indifferenza dello strumento rispetto all'operazione non è tanto un fatto legislativo quanto, piuttosto, un fatto politico.
Forse alla fine del mio discorso si capirà meglio il motivo per cui ho manifestato qualche perplessità ad esprimere un voto conclusivo (ma valuteremo con il collega prima del voto finale): anche se la legge di per s' può essere considerata molto avanzata e fortemente innovativa, è tuttavia ancora carica di ambiguità in termini di operazione politica.
Spiace non ci siano i termini per consentire alla Giunta di aprire un dibattito con l'opposizione e con la società civile per far emergere tale questione. Mi rivolgo all'Assessore alla formazione, ma anche all'Assessore all'istruzione, all'Università: invece di allestire tante mostre, invece di continuare a dire: "Gli Atenei torinesi...", perché non ci poniamo il problema della capacità del sistema universitario di essere all'altezza dei suoi compiti, nella storia e nella tradizione piemontese? Si instaura il numero chiuso in Facoltà che in uno Stato liberale qualunque cittadino avrebbe diritto di frequentare; si mettono limiti alle frequenze in Facoltà in una qualche misura non oggettivamente legate al sistema sanità, quali ad esempio architettura. In riferimento a quest'ultima, il sottoscritto, che ha un "pallino", dovrebbe avere tutto il diritto di passarvi qualche anno in periodi in cui la memoria non è del tutto obsoleta per frequentarla.
Il prezzo del numero chiuso lo pagano soprattutto le classi meno privilegiate. Queste cose bisogna saperle: certe selezioni si passano perché in quel momento si hanno i numeri, ma quei numeri sono la sommatoria di numeri pregressi; non sono così convinto che i numeri che fanno passare le selezioni siano tutti numeri di nascita nel senso pieno del termine sono numeri acquisiti dalle frequentazioni. Per carità, non metto in dubbio l'onestà delle selezioni; dico però che i test si passano anche perché si è avuto un percorso di vita rispetto ad un altro. Sono operazioni a forte costo sociale.
La socialità - mi consentirà la sinistra - è l'eguaglianza dei punti di partenza, ma i punti di partenza non sono "una tantum", ma si ripetono nella vita di ognuno. Un sistema universitario che adotta queste politiche ha il dovere di rispondere in termini di qualità del risultato finale.
Concludo l'intervento nell'immaginare che ci sarà spazio - e sicuramente quest'aula lo troverà, non so come, ma certo lo troverà - per riproporre il problema della formazione professionale, della ricerca e della formazione universitaria finalizzata ad essere non subalterna al mercato, ma produttrice di condizioni del mercato. Questo quanto di cui abbiamo bisogno.
L'Arsenale di Torino, le grandi Facoltà universitarie di Torino, gli istituti di Torino sono nati come "fucine" dove produrre le intelligenze che avrebbero costruito un sistema, non le intelligenze tributarie del sistema; certo, il sistema ha bisogno di operatori coerenti allo stesso, ma anche di operatori che anticipano sistemi più avanzati. E questo, a chi lo facciamo fare? Personalmente, non mi metto a discutere se la formazione professionale debba essere compito del privato o del pubblico; non mi interessa: mi va bene tutto (anche se penso che il privato lo faccia meglio); voglio per capire se riusciamo a tenere in piedi questo nostro elemento. Quando l'ing.
Romiti ci dice che dobbiamo essere orgogliosi della FIAT a Torino, io concordo. Non FIAT solo come conseguenza dell'intuizione e della capacità degli Agnelli, ma FIAT come conseguenza del risultato di una storia del nostro Piemonte, della capacità di costruire un'intelligenza e una cultura finalizzata alla produzione unica in Italia e, probabilmente, non fra tante in Europa.
Questo il bene di cui la famiglia Agnelli ha potuto beneficiare e sul quale ha costruito e realizzato un bene del quale, secondo me, possiamo essere orgogliosi tutti, senza alcun elemento di piaggeria nei confronti di nessuno: la storia degli Agnelli è un pezzo della storia del Piemonte, e viceversa.
La legge lascia qualche preoccupazione; alcune interpretazioni di scenario temiamo la rendano troppo utilizzabile da chi, dopo di noi deciderà di scegliere uno scenario. Una legge dovrebbe essere collocata in un momento politico che definisce anche lo scenario per il quale è stata pensata; se per caso viene cambiato lo scenario, si deve cambiare anche lo strumento.
Ci riserviamo un giudizio alla fine della discussione, sentita anche la replica dell'Assessore, fermo restando l'apprezzamento per il lavoro svolto e per il forte salto in avanti che il disegno di legge rappresenta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola, anche se non aveva richiesto l'iscrizione in precedenza, il Consigliere Masaracchio; ne ha facoltà.



MASARACCHIO Antonino

Chiedo scusa, signor Presidente, per essere stato non puntuale comunque la ringrazio per avermi concesso la parola.
Per non dilungare troppo ciò che comunque questa proposta di legge impone sul piano delle valutazioni politiche, stando al concetto informatore di tutto il progetto, dico subito che bisogna riconoscere all'Assessore tutta l'esperienza del sindacalista, non la sua qualità di rappresentante politico in questa Giunta, ma per ciò che rappresenta nel suo stesso vissuto, per essere stato cioè in politica elemento attivo delle problematiche del mondo del lavoro. Checché se ne voglia dire, anche se ciascuno per la parte che rappresenta può dedurre valutazioni di opportunità, con questo progetto c'è il tentativo o comunque c'è già la progettualità - non è un bisticcio di parole - di dare alla formazione professionale qualcosa di più e di diverso che non abbia avuto nel tempo fin dalla sua istituzione.
La polemica storica nel campo delle problematiche che coinvolgono la pubblica istruzione in genere, da noi sostenuta in maniera netta nel passato, è che proprio le Regioni nel tempo non avrebbero adempiuto al compito che si richiedeva alle istituzioni per la qualificazione e per l'istruzione professionale, e lo si è visto cosa è accaduto. Il collega Nerviani ne ha fatto cenno: abbiamo avuto dei veri e propri carrozzoni pieni zeppi di personale, dentro cui sono accadute anche delle malversazioni eclatanti, ragion per cui sovente è capitato che qualche direttore sia stato dimesso d'ufficio per non farlo andare in galera, detto "papale papale". E dalle scuole professionali, tranne che in talune situazioni positive particolari, non è che si sia avuta una qualificazione tale da consentire l'inserimento giovanile nel mondo del lavoro, come richiede lo scopo primario di queste istituzioni: dare ai giovani la possibilità di una qualificazione ad hoc, addirittura con un "trait d'union" con il mondo dell'imprenditoria e quindi della produzione.
Detto questo, è vero quello che afferma Marchini: rimane l'auspicio; ma per qualunque legge rimane sempre l'auspicio. La bontà delle leggi sta nel modo in cui vengono gestite, e il modo in cui si gestisce una legge dà poi il carattere ad una politica anziché ad un'altra.
Ci sembra che ci siano delle forti differenziazioni ideologiche (non dimentichiamo ancora tutto ciò che il tempo della storia ci ha dato sul piano delle ideologie), ma sotto il sole non c'è niente di nuovo. Se andiamo ad esaminare le esigenze e le aspirazioni, tutto ciò che va a corroborare le ideologie, troviamo che poi ciascuno dice in un modo anzich un altro quello che urge, quello che necessita, ciò che la società chiede.



PRESIDENTE

Mi scusi per l'interruzione, Consigliere Masaracchio, ma rispondendo all'invito del collega Calligaro, visto che gli studenti si stanno allontanando, desidero salutarli ancora e porgere loro gli auguri migliori per la loro vita.



MASARACCHIO Antonino

E' inutile dire che mi associo.
Il problema, dicevo, è come sarà gestita questa legge, come saranno gestite le partite finanziarie che la Regione dovrà pure investire nella fattispecie. Io non penso che per quanto riguarda l'istruzione professionale ci sia un costo della Regione, non dovrebbe esserci un costo in nessun altro caso perché l'Amministrazione pubblica deve essere sempre portata per la produttività e non c'è un sistema come quello dell'istruzione professionale che è attinente alla produttività. Pi elementi di inserimento possono esserci nel mondo del lavoro dalla scuola che non è attrezzata a questo compito, più si qualifica quel compito che è citato nel riferimento agli articoli costituzionali; quel compito che viene delegato alle Regioni opportunamente e che è il compito stesso, non propriamente delle Regioni, ma dello Stato per la collettività.
Altro aspetto positivo di questa proposta di legge è l'educazione permanente o l'istruzione permanente. Se andiamo a porla in parallelo con quel che riguarda l'orientamento che manca, troviamo che nell'istruzione e nella qualificazione permanente può confluire tutto quello che è stato distorto persino dalla legge dello Stato per quanti venivano messi in cassa integrazione. Quindi le problematiche sono moltissime; sono problematiche che coincidono con questa forte volontà di mettere in collegamento le prerogative dello Stato con quelle delle cosiddette (adesso si chiamano così) Agenzie per la formazione e la riqualificazione al mondo del lavoro tanto da supplire al bisogno che c'è nel campo delle nuove tecnologie da parte delle nuove generazioni che dalle scuole non vengono comunque professionalmente qualificate in maniera adeguata.
A tal proposito ricordo all'Assessore di aver presentato un'interrogazione (non ho avuto risposta perché so che le cose sono piuttosto lunghe nei rapporti tra Assessorati e Consiglio) sul problema degli Istituti professionali superiori dello Stato, il cui potenziale strutturale almeno al 50% rischia di essere alienato intanto che proprio in quelle scuole si sono ridotte le ore di insegnamento e quindi il potenziale degli insegnanti. E pare che apparecchiature costate miliardi di investimento in campo nazionale - ma la cosa è pesante anche per quanto riguarda la Regione Piemonte - siano lì, pronte per essere alienate, cioè a dire regalate, in quanto diventate inutili. Sarebbe utile un collegamento con gli istituti professionali tecnici dello Stato, tanto da consentire anche in funzione della qualificazione permanente, un collegamento che renda utile alla Regione una non-spesa, fruendo di queste strutture che verrebbero ad essere abbandonate oppure alienate con poca resa.
Dopo aver espresso il mio parere favorevole, resto in attesa di una concreta gestione della legge, che auspico di piena soddisfazione di tutto quel personale che inizialmente temeva di essere messo per ragioni di risparmio in mobilità o in licenziamento. Sempre che i collegamenti con le Province e con le Agenzie locali provinciali non consentano un reale collocamento nelle attività del territorio periferico. Abbiamo anche un Ministro che di queste cose ne ha fatto professione prima di essere Ministro della Pubblica Istruzione, al fine di avere una struttura onnicomprensiva delle competenze della Regione e dello Stato e nello stesso tempo degli interessi del mondo dell'imprenditoria, sempre più interessata a personale qualificato come le nuove tecnologie richiedono.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Con questo intervento abbiamo concluso le questioni di carattere generale. Possiamo pertanto passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Calligaro e Bosio: al comma primo, lettera b), sono soppresse le parole "la parità di opportunità nel".
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Ritengo che la dizione "la parità di opportunità nell'accesso al mercato del lavoro" sia molto più congrua di quella proposta dall'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 19 contrari e 7 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 1 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 25 voti contrari 6 astensioni 7.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Calligaro e Bosio: al comma primo, sono soppresse le parole "reale o potenziale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 3 astensioni.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Calligaro e Bosio: al comma primo, le parole "possono essere" sono sostituite dalla parola "sono".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 21 contrari e 7 astensioni.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Adduci, Miglio e Chiezzi: al comma primo, righe 7/8, sostituire le parole "possono essere ammessi anche" con le parole "sono ammessi".
La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Desidero illustrare l'emendamento. Non mi ero accorto che il Consigliere Chiezzi ne avesse presentato uno pressoché identico.



PRESIDENTE

Esattamente lo stesso testo, infatti, è già stato respinto. Se crede la faccio intervenire, però non potrò mettere in votazione l'emendamento.



ADDUCI Donato

Posso perorare la causa? Da parte mia spero venga messo in votazione.



PRESIDENTE

Esistono anche dei Regolamenti, Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Va bene, intervengo: dopodiché, come tante altre volte, anche questo intervento sarà a favore di una causa persa.
Mi pare estremamente grave e pesante - tanto che immaginavo si trattasse di semplice lapsus ancorché di natura antropologica porre in legge su piano diverso i diritti dei cittadini, siano essi stranieri o "anche" apolidi; la formulazione pone su piano diverso i cittadini.
E' detto "le azioni di formazione e orientamento professionale sono rivolte a tutti i cittadini italiani", va benissimo, ma poi si legge "alle attività di formazione ed orientamento professionale possono essere ammessi anche i cittadini stranieri e apolidi". Mi pare un'incongruità molto, molto pesante. Perché non si aggiunge "anche i meridionali" e via discorrendo? Non sono assolutamente d'accordo, mi spiace che il Consiglio abbia già respinto l'emendamento. Ripeto, è una causa persa, come tante.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Collega, lei è intervenuto con affermazioni inesatte.
La dizione proposta è quella della legge nazionale n. 845; noi abbiamo semplicemente aggiunto "apolidi", ma la dizione è esattamente quella della legge n. 845.
Dopodiché, sui cittadini extracomunitari, collega Adduci, visto che la mette su questo piano, ci sono altre leggi ed iniziative specifiche da parte di questo Assessorato, che non è certo per negare la possibilità di partecipazione - ma neanche di obbligo a farlo. Comunque, resta il fatto che quella proposta è esattamente la dizione della legge nazionale.



BOSIO Marco

E' obbligatorio mantenere la dizione delle leggi nazionali?



PRESIDENTE

Diversamente, nazionalmente non vengono approvate.
Siccome l'emendamento n. 4) è identico all'emendamento n. 3) non viene posto in votazione.
Si proceda alla votazione dell'art. 2 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 27 voti contrari 8 astensioni 5.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 5) Emendamento presentato dai Consiglieri Bosio, Calligaro e Maggiorotti: al comma primo, dopo le parole "la Regione", aggiungere le parole "coordina l'organizzazione e la disciplina della formazione e orientamento professionale come sistema, e indica i seguenti criteri:".
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 21 contrari e 10 astensioni.
5 bis) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Calligaro ed altri: al comma primo, lettera a), sono soppresse le parole "nella prospettiva della crescita integrale della persona umana".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Calligaro ed altri: al comma primo, lettera d), sono soppresse le parole "nello spirito della" e vengono sostituite con le parole "per la".
La Giunta accoglie questo emendamento.
Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 favorevoli, 4 contrari e 5 astensioni.
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Calligaro ed altri: al comma primo, lettera e), è soppressa la parola "più".
La Giunta accoglie l'emendamento.
Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli, 4 contrari e 5 astensioni.
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Bosio, Calligaro e Maggiorotti: al comma primo, aggiungere le parole "La Regione, secondo quanto previsto all'art. 3 della legge n. 142/90, trasferisce alle Province i compiti e le strutture di formazione professionale della Regione".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 3 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 27 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 27 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 9) Emendamento presentato dai Consiglieri Adduci, Miglio ed altri: al comma terzo, dopo le parole "sono poste in essere", aggiungere le parole "dalle scuole".
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

L'emendamento non è accoglibile perché quanto proposto non è di competenza regionale. Come Regione affrontiamo la questione attraverso - come specificato nell'art. 13 convenzione con la Pubblica Istruzione.



PRESIDENTE

I proponenti ritirano l'emendamento.
Si proceda alla votazione dell'art. 5 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 28 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 28 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 28 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 28 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 28 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 28 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 10) Emendamento presentato dai Consiglieri Germanetto, Gallarini Porcellana, Goglio e Majorino: al comma secondo, aggiungere alla fine del comma la lettera e): "e) non avere fini di lucro".
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Vorrei capire meglio cosa significa e dove deve essere collocato tale emendamento. I non fini di lucro sono evidenti in tutta la legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

L'emendamento dovrebbe essere collocato proprio alla fine dell'articolo.



PRESIDENTE

Quindi, si tratterrebbe di aggiungere il punto e).
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

La proposta non ha alcun senso, poiché le Agenzie di cui al comma primo e al comma secondo sono Enti pubblici, dunque, senza fini di lucro.



PRESIDENTE

L'emendamento è pleonastico.
La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

Lo confermo a maggior ragione.



PRESIDENTE

Però non possiamo iscrivere in legge che non devono avere "fini di lucro" se una delle condizioni è proprio questa.



GERMANETTO Michelino

Vorrei che su quel punto prendeste una decisione, se possibile. Da parte mia, non ritiro l'emendamento. Eventualmente, bocciatelo.



PRESIDENTE

Mi è impossibile mettere in votazione un emendamento già previsto nel testo di legge.



GERMANETTO Michelino

Per parte mia, mi sono consultato con diverse persone: tutte sostengono che è utile. Se credete opportuno accetto il gioco della maggioranza personalmente preferisco che sia il Consiglio a respingerlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mandrino.



MANDRINO Piergiuseppe

Al punto d), si dice che le attività di formazione possono essere date ad imprese e Consorzi. Forse, il collega Germanetto si riferisce a tale dizione.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Il comma secondo, però, si riferisce ai punti a), b) e c), non al d).



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 7 contrari e 15 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Si proceda alla votazione dell'art. 11 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 26 voti contrari 7 astensioni 4.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 28 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 28 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 28 voti contrari 4 astensioni 5.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 11) Emendamento presentato dai Consiglieri Germanetto, Gallarini Porcellana, Goglio e Majorino: sostituire l'art. 15 con il seguente testo: "Art. 15 - Centri di formazione professionale pubblici e privati.
1. La Regione promuove a livello locale la costituzione di società consortili miste pubblico/privato, senza fine di lucro, cui affidare la gestione di parte dei corsi di nuova istituzione e/o la gestione di attività già attuate in strutture private, facenti parte del Consorzio.
2. L'attuazione delle attività corsuali svolte nelle strutture pubbliche è realizzata direttamente dalla Regione ai sensi della legge n. 845/78 (art. 5, lettera a).
3. In sede di predisposizione della legge annuale di bilancio, verranno effettuate le opportune compensazioni tra i capitoli del personale e della formazione professionale, a seguito del precedente comma secondo".
La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

L'art. 15 diventa "Centri di formazione professionale pubblici e privati" con il testo letto dal Presidente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

La Giunta non accoglie, con un po' di meraviglia rispetto ai soggetti che l'hanno proposto.



GERMANETTO Michelino

Il testo proposto non è frutto di mia invenzione, ma di consultazioni con le più importanti organizzazioni di formazione professionale del Piemonte.
Penso che in questo Consiglio vi siano persone intelligenti - come qualche Consigliere che sta sorridendo. Prima di giudicare, consiglio di cercare di capire bene il testo proposto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento test' illustrato, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 22 contrari e 3 astensioni.
12) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti e Calligaro: al comma primo, dopo le parole "società consortili", aggiungere le parole "senza fini di lucro".
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli, 1 contrario e 5 astensioni.
13) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini e Goglio: al comma primo, dopo le parole "società consortili miste pubblico/privati", aggiungere le parole "a maggioranza pubblica".
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Non è accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo brevemente a nome del Gruppo, perché è assolutamente non irrilevante il fatto che i Consorzi che gestiranno l'attività di formazione ed orientamento professionale saranno sotto una guida totalmente privata oppure sotto una guida pubblica.
Mi sembra che l'emendamento vada accolto.
Il mio Gruppo si stupisce che, pure in presenza di un dibattito che non esclude assolutamente la possibilità di creare forme di cooperazione mista tra pubblico e privato, la Giunta regionale si impunti, proprio su un tema sul quale più necessaria appare la presenza di guida e di indirizzo dell'ente pubblico, a consegnare totalmente alle logiche dei privati la formazione professionale.
Fin dall'intervento del Consigliere Nerviani ho colto una forte preoccupazione a che la formazione professionale non diventi semplicemente il luogo in cui chi gestisce mette in atto una logica di autoperpetuazione.
Viceversa, mi sembra fondamentale mantenere in un settore così delicato la preminenza di un indirizzo e di un'intelligenza pubblica; altrimenti caro collega Nerviani, rimangono solo le belle parole, mentre nel corpo della legge l'intraprendenza e l'intelligenza dell'Ente pubblico viene esclusa.
Sono stupito di questo, ed auspico che la Giunta regionale abbia l'intelligenza di approvare l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

La questione non è irrilevante, pertanto voglio spiegare la posizione che si assume, e vorrei anche riuscire a dimostrare la non contraddizione tra le parole che ho detto e i fatti.
Innanzitutto, caro collega Chiezzi, non penso che lo Stato, nelle sue articolazioni, cioè la Regione e la Provincia, abbia dei valori educativi esclusivi, e cioè che la sua presenza "in maggioranza" assicuri l'affermazione delle valenze a cui abbiamo fatto riferimento. E' un principio che non mi pare si possa sostenere.
La maggioranza pubblica può assicurare la certezza del più autorevole controllo operativo dell'attività delle Agenzie e dei Consorzi; quindi sotto un profilo puramente astratto, credo si possa anche dare ragione al Consigliere Chiezzi.
La realtà dei fatti però è diversa, perché vi è una storia incardinata nella nostra realtà, che induce a ritenere che le Agenzie possano anche prescindere dalla presenza pubblica, e ciò non di meno essere destinatarie e meritevoli di uguale trattamento.
Mutatis mutandis, qui ci stiamo accostando al grande tema della gestione pubblica e della gestione libera della scuola nel nostro Paese. E' evidente che, a questo punto, il crinale diventa difficile da definire, ma non mi pare che possa essere introdotto questo tema a dimostrazione dell'impossibilità di trasferire i valori affermati prima nell'esperienza della formazione professionale.
Volevo dire questo, anche se ribadisco che, all'interno dei Consorzi comunque costruiti, l'occhio vigile del pubblico ci debba essere nell'esercizio dei controlli, degli indirizzi e della gestione complessiva della partita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Voterò contro l'emendamento, dimostrazione di una considerazione del privato del tutto fuori dalla realtà.
Il privato si è reso conto che avere robot umani non serve a nulla, n' avere uomini robot. Nelle aziende ci vogliono uomini.
La rivoluzione avviata nella produzione di larga quantità, la cosiddetta nuova fabbrica integrata, punta su lavoratori ad alta qualificazione umana, non solo di forte capacità tecnico-professionale.
Immaginare un privato interessato a persone che sappiano soltanto muovere il martello in un senso e non la tenaglia nell'altro, mi sembra lettura da Inghilterra del tardo XVIII secolo: le cose non stanno così.
Sarei per preoccuparmi del contrario: nel momento in cui il sistema imprenditoriale è interessato a personale molto qualificato e culturalmente avanzato, probabilmente il rischio che corriamo è che il suo tetto di qualificazione professionale sia funzionale al sistema e non tale da essere disponibile per altri sistemi in termini di strategie. Mi sembra che questo approccio alla concezione del privato sia superato e, anche se comprendo che la forzatura è per lanciare un segnale a quello che si vuole sia la legge - torniamo, Assessore, al problema iniziale della mancanza di cornice nella quale abbiamo collocato il dibattito il risultato è un emendamento che fa un po' offesa all'imprenditoria piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Siamo favorevoli all'emendamento, visto che la stessa relazione introduttiva al disegno di legge parla di pluralismo, inteso come moltiplicità di soggetti realizzatori e di proposte formative.
Naturalmente, l'ordine degli indirizzi generali dovrebbe continuamente darlo l'istituzione pubblica.
Ma non solo. La questione è un po' più prosaica, collega Marchini.
Nella stessa relazione si dice: "Il peso determinante sia finanziario che di indirizzo è assunto dall'Unione Europea". E' vero: si tratta di denaro pubblico, insieme a quello della Regione e a quello dello Stato; il grosso dell'esercizio amministrativo è denaro pubblico. Se si trattasse di un Consiglio di amministrazione, vi sarebbero tante azioni, tanti soldi, tanto potere.
Questo quanto rivendicato, in termini di principio privato! Non altro! D'altra parte, non capisco neanche quanto viene detto all'art. 15 - ma probabilmente è una mia lacuna.
Art. 15. Centri di formazione professionale: "La Regione promuove la costituzione di società consortili, composte in forma congiunta...".
Probabilmente in seguito avverrà una definizione più organica di come si comporranno queste società, ma noi vogliamo capire se le Province, i Comuni, la Regione che dovranno essere chiamati a farne parte nelle varie aree, avranno un ruolo, non dico alla pari, ma almeno in proporzione.
Guardiamo le ricchezze messe in campo: se sono maggiori quelle private, gli lasciamo il 51%, se sono di più quelle pubbliche, chiedo che il pubblico abbia il corrispettivo di quanto investe.



MANDRINO Piergiuseppe

Mi associo alla dichiarazione del collega Bosio.



CHIEZZI Giuseppe

Ma l'Assessore non ci dice neanche due parole su questo?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Ho già detto ben più di due parole. Condivido l'intervento svolto dal collega Nerviani e le motivazione addotte; aggiungo solo una breve considerazione - prendendo spunto da quanto detto dal collega Bosio - sul fatto che tale questione dovrà essere normata.
Tenendo conto di ciò che avverrà concretamente sul territorio, anche in modo diversificato, credo che porre in legge il vincolo della maggioranza pubblica sia un errore che non ci porterebbe a realizzare i Consorzi sul territorio, dato che - ripeto saranno differenziati a livello territoriale.
Questo il motivo principale per cui non si accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Come richiesto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'emendamento, non accolto dalla Giunta.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
14) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini e Goglio: al comma primo, dopo le parole "a livello locale", aggiungere le parole "le Province sono membri di diritto".
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 21 contrari e 2 astensioni.
15) Emendamento presentato dai Consiglieri Bosio, Calligaro e Maggiorotti: dopo il comma primo, aggiungere il comma primo bis: "La Regione, le Province e i Comuni di appartenenza delle società consortili miste garantiscono la presenza maggioritaria della parte pubblica".
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

L'emendamento proposto è identico a quello di prima: non è accolto.



BOSIO Marco

Ritiriamo l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento è pertanto ritirato.
Si proceda alla votazione dell'art. 15 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 16) Emendamento presentato dai Consiglieri Bosio, Chiezzi, Vetrino e Maggiorotti: al comma terzo, abrogare alla lettera d) le parole "con ricorso alle autocertificazioni e alle dichiarazioni di responsabilità previste dalle leggi vigenti".
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Visto il riferimento alla legge n. 241, si può aggiungere la dizione "con riferimento, oltre che alle leggi vigenti, alla legge n. 241".



BOSIO Marco

Visto com'è messo nel testo di legge, è, da questo punto di vista pleonastico.
E' la legge n. 241 che fa riferimento all'autocertificazione? L'autocertificazione, se non sbaglio, è semplicemente su documenti o personali o documentazioni di tipo amministrativo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

E' una semplificazione amministrativa che intenderemmo mantenere...



BOSIO Marco

Ma è applicabile automaticamente.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Facendo riferimento alla legge n. 241 e specificandolo anche su questo settore.



BOSIO Marco

Possiamo anche ritirare l'emendamento, ma sono i percorsi che preoccupano. La precedente formulazione della legge era: "ampio ricorso".
Ma "ampio ricorso" all'autocertificazione cosa significa? Adesso il termine "ampio" è stato tolto, ma il percorso attraverso il quale si è arrivati a tale formulazione ci porta a dire: "Un momento.., siccome l'autocertificazione è una scelta di autoresponsabilità dei singoli, c'è chi decide di rischiare".



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Sarà regolamentata da un atto generale della Giunta, ovviamente.



BOSIO Marco

Ritiriamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bergoglio; ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Voglio solo fare una precisazione. Sull'art. 22 l'emendamento prevedeva di sopprimere l'autocertificazione; io sono d'accordo a che la si lasci come già si è detto, però vorrei che si specificasse meglio che cosa si intende per autocertificazione e per quali tipi di documenti è consentita.
Dovrebbe riguardare semplicemente le certificazioni anagrafiche, ma non certamente l'elusione degli obblighi contabili, per esempio, o di rendicontazione amministrativa.
Volevo solo essere tranquillizzata sulla non possibilità di interpretazione estensiva della norma.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Concordo con la collega.



PRESIDENTE

L'emendamento è pertanto ritirato.
Si proceda alla votazione dell'art. 22 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 26 è approvato.
ART. 27 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 27 è approvato.
ART. 28 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 28 è approvato.
ART. 29 17) Emendamento presentato dall'Assessore Marengo: sostituire le parole "legge di" con le parole "il relativo bilancio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 23 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 29 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 29 è approvato.
ART. 30 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 30 è approvato.
ART. 31 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 2.
L'art. 31 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Prima di fare la dichiarazione di voto, devo ricordare che è stato detto che la replica da parte dell'Assessore sarebbe stata fatta al termine dell'esame della legge. Non ci siamo opposti a questa prassi e siccome ci sono stati numerosissimi interventi, adesso vorremmo avere il piacere anche se c'è stata la discussione sugli emendamenti, di sentire dall'Assessore la replica ai numerosi interventi sulla discussione generale, replica che non c'è stata e che è stata rimandata a questo momento. Quindi gradiremmo sentire dalla voce dell'Assessore il senso di questo dibattito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Riconoscendomi in molti interventi e avendo argomentato le principali obiezioni nel respingere gli emendamenti, rinuncio alla replica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

Dichiarazione di voto a titolo personale: sono contrario al disegno di legge in quanto l'art. 15 a mio parere è in contrasto con la legge nazionale. Pertanto, mi attiverò affinché si chiarisca questo punto presso il Commissario di Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Confermo il giudizio positivo, nell'attesa di tutto ciò che può essere operativo attraverso questo testo di legge. Ribadisco il concetto che leggi cattive non ce ne sono, ci sono cattive gestioni delle leggi.
Ho fatto questa dichiarazione anche a nome del Consigliere Vaglio oltre che naturalmente del Capogruppo Majorino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

So bene che non c'era grande suspense rispetto alla nostra riserva non siamo né Pichetto né Costa devo però dare atto alla Giunta che dai lavori nel loro complesso e da come si sono sviluppati in ordine ai diversi emendamenti, ci sembra di poter interpretare la legge anche sugli scenari da noi ipotizzati. Per una volta, il dubbio è favorevole all'Assessore e non solo all'imputato, quindi voteremo a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Purtroppo, come ho già detto questa mattina quando vi avevo alluso perché non avevo parlato di voto, voterò contro per le ragioni che ho detto, cioè che questi corsi, che potrebbero essere utilissimi e molto necessari, dovrebbero essere fatti meglio e più applicati alle varie e molteplici necessità della vita. Per esempio, c'è il famoso personaggio, ne ho conosciuto uno recentemente, ma anche altri prima, che sa fare un po' di tutto: è proprio ciò che manca ai nostri giovani. Noi facciamo troppa cultura generale e poca applicazione quotidiana, ma la cosa più grave è che questi corsi, che pure si sa bene che sono necessari, non vengono assolutamente posti come condizione al recupero dei cosiddetti nomadi e pseudonomadi che pare abbiano la pretesa di vivere senza lavorare. Non hanno un lavoro, eppure si sa che vivono non certamente in ristrettezze perché ci sono dei bambini che vanno anche a compiere dei furti, e ci nonostante non vengono assolutamente messi in istituto come prevede la legge (questo per quanto riguarda i nomadi e i pseudonomadi).
Poi ci sono i famigerati centri sociali, che io chiamo "antisociali" (tipo El Paso, Leoncavallo, ecc.) dove con la scusa di fare attività ludica si diseduca sempre più questa povera gioventù! Invece sono proprio costoro che hanno bisogno di essere riformati radicalmente! La società - questo sì è il caso di dire - borghese nel senso peggiore li educa al culto, all'idolatria della laurea, del pezzo di carta, per cui essi non vogliono più adattarsi a qualunque altro lavoro. E noi ne abbiamo migliaia di questi giovani; ecco perché poi dobbiamo importare addirittura fondamentalisti islamici per ottenere che certi lavori siano fatti! Chissà quando si capirà finalmente che uno degli scopi fondamentali principali, di questi corsi di riqualificazione o formazione (si chiamino come si vuole) è proprio il recupero di queste aree perdute della società estremamente distruttive. Fino ad allora queste leggi saranno sempre o inutili o addirittura dannose! Ribadisco quindi il mio voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

A mio parere, come ho avuto modo di dire all'inizio, nella legge vi sono luci ed ombre - più ombre che luci o forse più luci che ombre.
Comunque, nel complesso, voto a favore: voto che vuole essere di speranza affinché le critiche che abbiamo evidenziato assumano un aspetto positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, la decisione dell'Assessore Marengo di non procedere alla replica al dibattito che ha preceduto l'esame dell'articolato mi pare più che la sensazione, la convinzione di perdere qualcosa. Perdiamo qualcosa tutti perché rinunciamo alla cosa più preziosa che questo nostro Consiglio regionale possiede, che è la capacità di effettuare il confronto pubblico delle idee nella sede politica competente. Quindi mi dispiace vedere che, non per la prima volta purtroppo, non viene considerato il senso della centralità del Consiglio, di questo bene prezioso che è costituito da un'assemblea elettiva nell'ambito della democrazia rappresentativa, delegata a decidere.
Perdiamo tutti qualcosa, forse in cambio di qualche minuto, e la cosa avrebbe già un senso negativo, o forse in cambio della inutilità del confronto, e allora la cosa sarebbe ancora più preoccupante perché il confronto tra noi dovrebbe essere il punto più importante e desisivo per il futuro nostro, di tutti, del Piemonte, della nostra attività politica.
Viceversa vedere che quest'aula viene considerata superflua dal punto di vista del confronto delle nostre idee e viene utilizzata solo in termini amministrativi come luogo dal quale - ahim' occorre passare affinché una legge possa essere approvata e una deliberazione possa essere deliberata mi sembra che sia un modo di procedere che svuota le istituzioni e questo è un fatto negativo per tutti.
Questo avere evitato la replica al dibattito generale non è stata riparata dalle cose che sono state dette sugli emendamenti perché gli emendamenti hanno posto delle questioni puntuali e su queste questioni l'Assessore ha risposto, ma nel dibattito generale che non a caso precede l'esame degli emendamenti sono state dette in quest'aula da tutti gli intervenuti (io ne sottolineo solo due, ma non per trascurare gli altri che sono stati anche di livello) delle cose che a mio avviso rimangono delle questioni aperte e sulle quali, secondo me, l'Assessore avrebbe potuto introdurre del suo, uscendo di qua tutti insieme più ricchi di prima, ma sulle questioni di fondo che sono state poste.
Direi che i tre Consiglieri che sono intervenuti non hanno parlato di cose diverse o hanno avuto dei toni diversi: hanno usato toni simili, sono poi giunti a conclusioni diverse. Noi voteremo contro la legge; mi sembra che i Consiglieri Adduci e Nerviani votino a favore, però tutti insieme abbiamo posto delle questioni non risolte da questa legge, questioni che forse questa legge non può risolvere, ma che sarebbe utile confrontare tra noi e soprattutto con chi la Giunta è promotrice di questo atto legislativo, per andare avanti. Penso che appena usciti di qua ci confronteremo nelle prossime settimane, sulla formazione professionale, con i cittadini piemontesi, perché sappiamo benissimo che è uno dei temi centrali del confronto politico ed è uno dei temi centrali da risolvere per dare una prospettiva o l'altra di sviluppo a questo nostro Piemonte.
Non è stato messo a fuoco, da parte della Giunta regionale, il tema generale dell'importanza dell'istruzione permanente, quella su cui il Consigliere Bosio si è soffermato di più richiamando anche le direttive dell'Unione Europea e l'importanza che dava nella formazione di fondo della persona, la padronanza della lingua, il pensiero creativo, il pensiero astratto; avere avuto anche da parte della Giunta uno sforzo di replica, a punti di vista che sono tutti parziali, secondo me avrebbe costituito un arricchimento doveroso del nostro dibattito. Quindi, accanto al voto contrario io segno, a conclusione della legislatura, che da questo punto di vista purtroppo ci siamo ripetuti. Questo è un nuovo momento nel quale, dal mio punto di vista, non abbiamo fatto fino in fondo tutto quanto potevamo fare in quest'aula, cioè non abbiamo reso al Consiglio regionale il massimo delle potenzialità. Richiamo, tra gli esempi macroscopici di questo fatto il dibattito sull'Alta Velocità che c'è stato in questo Consiglio. E' stato un dibattito che ha visto un confronto ridotto a pochissime persone.
Lasciamo almeno nei verbali questa lamentela e l'auspicio che tutti insieme, magari partendo anche da un rinnovato rapporto con la cittadinanza piemontese, riusciremo a consegnare a chi verrà l'augurio di rafforzare l'istituzione.
L'istituzione è la nostra vita democratica. Guai a noi se la svuotiamo sempre di più. Un modo di svuotarla, rifletta la Giunta di turno, è anche quello di prendere il luogo del Consiglio come luogo necessario per poter governare. Il luogo del Consiglio dovrebbe innanzitutto essere il luogo necessario per capire le idee di tutti, confrontarsi e poi per decidere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Solo perché non vorrei che rimanesse senza dichiarazione di voto esplicita da parte del PPI questa discussione. Dico semplicemente, a nome dei colleghi, che noi ci riconosciamo nella proposta che è stata fatta, pur con le preoccupazioni che abbiamo voluto sottolineare. Riteniamo anche di esprimere apprezzamento per il lavoro che è stato fatto in questi mesi e ci auguriamo, come ha auspicato il Consigliere Chiezzi, che la traduzione nei fatti delle linee esposte tenga conto delle nostre preoccupazioni.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 34 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
La legge è approvata.
Comunico che i lavori del Consiglio riprenderanno oggi pomeriggio alle ore 15,30.
La II Commissione è convocata immediatamente in Sala A. La I Commissione è convocata alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,15)



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