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Dettaglio seduta n.343 del 04/03/95 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Cattaneo e Vetrino. La Consigliera Vetrino mi ha pregato di comunicare che oggi è assente in quanto è in corso il Congresso nazionale del Partito Repubblicano.


Argomento: Caccia

Esame testo unificato dei progetti di legge n. 426, n. 444, n. 447 e n. 454: "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" - Votazione questioni pregiudiziali ai sensi degli artt. 63 e 79 del Regolamento interno del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame del testo unificato dei progetti di legge n. 426, n. 444, n. 447 e n. 454.
I testi sono stati unificati dall'esame della III Commissione.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Vaglio e relatori di minoranza i Consiglieri Giuliano e Pozzo.
Non essendo presente in questo momento il Consigliere Vaglio, potremmo cominciare, se la Consigliera Pozzo è d'accordo, dalla relazione di minoranza.
Prego, Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Presidente, in inizio di seduta, vorrei porle verbalmente una questione pregiudiziale di non passaggio in aula del testo di legge.



PRESIDENTE

Deve presentarmi uno scritto.



POZZO Carolina

L'art. 63 del Regolamento non dice che bisogna presentare una pregiudiziale scritta; l'art. 63 - a quanto leggo - permette di presentare la questione pregiudiziale anche verbalmente.



PRESIDENTE

Intervenga in merito, poi valuteremo.



POZZO Carolina

La ragione è questa: i quattro progetti di legge che sono stati esaminati dalla Commissione e precedentemente da un gruppo di lavoro per circa sette mesi, al momento in cui sono pervenuti alla III Commissione...
Presidente, vorrei che mi ascoltasse, perché è una questione importante.



PRESIDENTE

Carolina Pozzo, la sto ascoltando. Proceda.



POZZO Carolina

Grazie. Nel momento in cui sono pervenuti alla III Commissione, sul testo cosiddetto concordato sono stati presentati degli emendamenti dall'Assessore Riba. Per un 50% del testo è stata permessa la discussione sull'articolato.
Anche la sottoscritta, con il Consigliere Giuliano, ha presentato degli emendamenti. Arrivati all'art. 33, comma primo (già emendato), l'Assessore ha ritirato tutti gli emendamenti - non permettendo tra l'altro la discussione su quegli emendamenti che erano stati presentati dalla sottoscritta con un "escamotage", facendo cioè votare alla Commissione l'ordine dei lavori. Dato che il Regolamento stabilisce che l'ordine dei lavori delle Commissioni deve avvenire negli stessi termini dell'aula, gli emendamenti - perlomeno i miei, visto che non li avevo ritirati - dovevano essere comunque discussi.
Un'altra questione pregiudiziale è relativa al voto conclusivo sull'intero testo. Ho chiesto di passare al voto articolo per articolo così come avviene in aula, poiché il Regolamento stesso dà questa facoltà regolamentando i lavori della Commissione come quelli dell'aula consiliare.
Anche questo è stato negato, signora Presidente.
Per queste irregolarità chiedo che non si proceda alla discussione in aula del testo e che venga invece rinviato in Commissione per una procedura più regolare.



PRESIDENTE

Consigliera Pozzo, lei in questo momento con il suo intervento ha posto una questione pregiudiziale di rinvio della discussione, ai sensi dell'art.
63 del Regolamento. Lo controlli un momento e mi dica se il suo pensiero corrisponde a quello che io ho interpretato dal punto di vista regolamentare, in modo da decidere come il Consiglio deve comportarsi. Se lei mi chiede il non passaggio agli articoli, mi deve presentare un documento, ai sensi dell'art. 79. Valuti lei come devo interpretare il suo pensiero.



CERCHIO Giuseppe

Sulla pregiudiziale parlino uno a favore e uno contro.



PRESIDENTE

L'art. 63 prevede che su questo ci si possa esprimere: per questo motivo ho fatto la precisazione.
La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Buongiorno signora Presidente, buongiorno cari colleghi e buongiorno anche al pubblico. Credo anch'io che questo disegno di legge debba essere ritirato e debba ritornare in Commissione. Ho avuto modo di partecipare ad alcuni incontri della III Commissione, che ha discusso il testo che era stato approvato...



PRESIDENTE

Consigliere Adduci, non voglio interromperla, ma in questo caso gli interventi non devono superare i due o tre minuti.



ADDUCI Donato

Sto parlando da undici secondi, signora Presidente.
Dicevo che ho partecipato ad alcune sedute della III Commissione che ha esaminato il testo licenziato dal gruppo di lavoro. Effettivamente, ho notato in quella Commissione un clima di intolleranza, un clima pesante molto duro e di impossibilità a discutere con ragionevolezza, con pacatezza e con la pace mentale che un provvedimento di questo genere richiede. Sono state compiute delle irregolarità palesi all'interno della III Commissione irregolarità che non consentivano ai singoli membri, al di là della loro collocazione rispetto al disegno di legge, di poter esprimere in modo compiuto il loro pensiero.
Anche a me è stato impedito di esprimere il mio pensiero. Pur essendo un Consigliere regionale che non fa parte di quella Commissione, ritengo che fosse mio diritto poter esprimere le mie opinioni in materia. Il Presidente Vaglio mi ha letteralmente impedito di farlo.
Quindi, al di là delle norme regolamentari, che pure sono importanti e vanno rispettate da tutti, mi appello a quello che può essere un principio di legittimità generale ed un principio di salvaguardia del diritto di tutti i Consiglieri regionali di poter esprimere le proprie opinioni. Le chiedo quindi che questi diritti, che sono stati coartati e che non è stato possibile esercitare all'interno della III Commissione, vengano ripristinati.
Per queste ragioni chiedo che il disegno di legge ritorni in Commissione, per poter, con la serenità necessaria - mi rendo conto che il tempo è breve, ma credo ci possano essere le possibilità per farlo riesaminare il tutto, nell'ambito di ripensamenti oppure di reiterate riproposizioni, garantendo il diritto di tutti i Consiglieri di esprimere la propria opinione e di svolgere il lavoro per cui sono stati eletti dalla popolazione piemontese. Mi associo e difendo quanto la collega Pozzo sosteneva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Signora Presidente, essendo in chiusura di legislatura, dobbiamo essere serenamente disponibili a svolgere fino in fondo non solo il nostro ruolo di Consiglieri regionali, ma anche di legislatori. Ce lo impone il diritto dovere verso coloro che ci hanno mandato a rappresentarli in questa assemblea.
Ritengo di dover contraddire le osservazioni, pur legittime, che i colleghi hanno testè fatto, nel senso che la procedura è stata corretta anzi è stata fin troppo corretta; è stata intensa, lunga e certamente faticosa e defatigante. Per cui non si può richiamare l'indicazione di intolleranza in sede di Commissione consiliare e di gruppo di lavoro lavoro che si è svolto per ventiquattro-venticinque sedute in circa otto mesi. Una volta licenziato, il testo definitivo è stato messo a disposizione della III Commissione. Anche in quella sede si è usato intensamente, e forse abusato, il Regolamento, attivando forme di approfondimento, che qualcuno ha definito di ostruzionismo.
Ma c'è un fatto dirimente in tutto questo: la Commissione competente ha licenziato il testo con un relatore di maggioranza e con due relatori di minoranza. Giuridicamente, formalmente ed istituzionalmente il testo è ormai in aula e deve seguire il suo iter.



(Applausi da parte del pubblico presente in aula)



PRESIDENTE

Saluto e ringrazio il pubblico presente. Ricordo che siete semplicemente degli spettatori e vi invito, nella maniera più garbata possibile, a non sottolineare gli interventi con nessuna forma di consenso o di dissenso, perché questo prevede il nostro Regolamento. Vi ringrazio per la comprensione.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Nell'esame del disegno di legge in Commissione il mio Gruppo è stato testimone di una procedura che ha avuto incontestabilmente una continuità fin quando si è giunti alla discussione dell'art. 33. Sino all'art. 33 la procedura è stata la regola, è stata corretta, (non "troppo" corretta perché la correttezza non è mai troppa).
Dall'art. 33 la prassi abitualmente usata è stata interrotta e si è attuata un'accelerazione che non ha confronti nella vita amministrativa della Regione. Quindi, la prima pregiudiziale presentata dai colleghi non può che essere condivisa nel rispetto dell'istituzione. Le forzature non vanno accettate n' quando si condivide il testo n' quando non lo si condivide.
Inoltre, mi risulta che su questo testo siano ancora in atto dei fortissimi contrasti, di fronte ai quali penso che chiudere gli occhi e procedere ad ogni costo possa portare alla non risoluzione dei problemi con tutte le conseguenze che questo comporta.
Ripristinare la procedura, cioè rinviare la legge alla Commissione con tutti i contrasti irrisolti, e chiedere alla Commissione di rivalutarla in una sede ristretta che faciliti la composizione dei contrasti sarebbe un modo produttivo per consentire alla Regione Piemonte di disporre di una legge efficace.
Noi sosteniamo che la procedura è stata irregolare; occorre quindi il rinvio sia per rispetto della procedura sia per ridurre e comporre i contrasti esistenti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Giuliano ha presentato una pregiudiziale di rinvio in Commissione e, nello stesso testo, un documento di non passaggio alla votazione che dovrà essere esaminato alla fine della discussione.
La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Mi associo a quanto detto dagli interventi precedenti; anche noi riteniamo che, soprattutto sotto il profilo procedurale, l'iter del progetto di legge che giunge oggi in aula sia fortemente viziato.
Poiché alcuni colleghi non c'erano - peraltro mi stupisco che il collega Cerchio sia così sicuro nel suo intervento, avendolo visto poco sia nel gruppo di lavoro sia nei successivi lavori di Commissione; ci stupisce questa sua preveggenza su quanto è accaduto - vorrei, se possibile, dare la testimonianza di uno che invece ha seguito sia il gruppo di lavoro sia la successiva Commissione.
Il testo unificato di questi progetti di legge è stato licenziato a maggioranza dalla III Commissione il 16 febbraio; a nostro giudizio, c'è stato un vizio di procedura. Secondo noi, infatti, la procedura adottata non trova alcun riscontro nel Regolamento del Consiglio regionale.
Questo testo è poi andato all'esame della I Commissione per il parere obbligatorio sulla parte finanziaria ed è dunque tornato in III Commissione; anche in questo caso la Presidenza e i Commissari hanno ritenuto che non fosse opportuna - come noi invece richiedevamo un'ulteriore lettura del testo. L'opportunità di questa lettura - come vedrete leggendo il testo del progetto di leggge che arriva oggi in aula è evidenziata dal fatto che ci sono palesi scoordinamenti tra l'articolato emendato e quello che invece è stato licenziato dalla Commissione d'altronde non poteva essere che così, visto che la procedura è stata quella di esaminare attentamente l'articolato fino all'art. 32, dopodich si è passati - non si sa bene per quale motivo e secondo quali procedure qualcuno mi spiegherà se il Regolamento del Consiglio regionale renda ci possibile - all'esame degli artt. 46 e 49; infine, la Commissione si è espressa sull'intero testo.
Come dicevo, riteniamo che questa procedura sia molto opinabile, in quanto nel Regolamento non abbiamo trovato alcuna traccia di tale possibilità. Ricordiamo che il Regolamento, all'art. 26, comma nono assimila le norme di procedura dei lavori delle Commissione a quelle dell'aula; andando a vedere l'art. 82 del Regolamento, per quanto riguarda l'aula, il dettato prevede che vi sia discussione su ogni articolo e conseguente votazione.
Noi ritenevamo e riteniamo che questa doveva e deve essere la procedura da adottare nella Commissione; invece così non è accaduto. Su questo consideriamo del tutto insufficiente l'appiglio a cui il Presidente Vaglio si è attaccato, vale a dire un giudizio, peraltro orale, del Presidente della Commissione Regolamento, persona della quale riconosciamo appieno l'autorità istituzionale e anche personale, ma che non rende sufficiente secondo noi, il parere espresso; semmai doveva essere la Commissione Regolamento, che non ci risulta essere stata convocata - facendone io parte ad esprimersi su questa accelerazione di procedura, a nostro parere illegittima.
Per questo motivo, a questo punto, non essendo stato completato l'iter del progetto di legge, riteniamo opportuno che lo stesso torni in Commissione per un esame di quella parte dell'articolato sulla quale invece i Commissari non hanno avuto la possibilità di esprimersi.
Non è soltanto, come potrebbe sembrare, una richiesta riferita alla procedura; è una richiesta che attiene alla salvaguardia del corretto rapporto e delle norme democratiche all'interno di quest'aula, perch pensiamo che questo possa essere un precedente assolutamente pericoloso per i nostri lavori e per i lavori di chi ci seguirà in questo Consiglio.
Accelerare e saltare l'esame delle leggi in questo modo, senza unanimità e peraltro impedendo alla nostra parte politica di esercitare il suo diritto fondamentale di dialettica democratica presentando, attraverso gli emendamenti, posizioni che non si trovano riconosciute all'interno del progetto di legge, ci sembrava che fosse e debba essere una procedura da evitare sempre e comunque, a garanzia non solo delle minoranze, ma del diritto di tutti i Consiglieri di potersi esprimere per quanto riguarda le leggi.
Questa è una legge importante, che probabilmente segnerà il futuro di questa Regione per quanto riguarda la gestione faunistica per i prossimi anni; è quindi indispensabile che venga affrontata nel modo più serio possibile. Il modo con cui è stata affrontata ci sembra poco opportuno, per cui sottopongo all'attenzione dei colleghi in aula questa nostra rivendicazione che, come torno a sottolineare, riguarda non soltanto questa legge, ma l'iter procedurale di tutti gli strumenti legislativi che questa Regione nei prossimi anni dovrà licenziare.
Inviterei quindi il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio a voler tutelare il diritto che noi abbiamo qui richiamato.



PRESIDENTE

Nella discussione che stiamo facendo si pongono le questioni e l'accettazione o meno delle questioni da voi segnalate.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Il nostro Gruppo è contrario alla richiesta di sospensiva formulata ai sensi di Regolamento. Poiché tale richiesta si fonda, secondo i proponenti su dichiarate violazioni dei diritti dei Consiglieri che si sarebbero svolte durante i lavori della Commissione, noi non possiamo - pur con tutto il rispetto dovuto ai Consiglieri proponenti - "credere" alla loro parola.
Se si deve valutare la sospensiva motivata - come è stata motivata - sui diritti conculcati, ogni Consigliere dovrebbe, nel votare pro o contro la pregiudiziale, farlo a ragion veduta e rendersi conto del contenuto dei diritti conculcati.
Poiché questo è un problema di procedura e di forma, io devo rispondere con argomenti di procedura e di forma. Queste dichiarate e, mi si consenta asserite violazioni di diritti politici dei Consiglieri, avrebbero dovuto essere già dichiarate a verbale ogni qualvolta si verificavano; se nel verbale della Commissione ci fossero queste dichiarazioni di pretese asserite sui diritti, io sarei il primo a chiedere, Presidente, una sospensiva di mezz'ora per distribuire a tutti i Consiglieri il verbale della Commissione e permettere ad ognuno di formarsi un'idea.
Poiché tutto questo non si è verificato e il progetto di legge è stato mandato al Consiglio, vale la regola ovvia e notoria che il Consiglio è sovrano; potrà eventualmente farsi carico, nel corso della discussione generale o nel corso della discussione dei singoli articoli, di esaminare e magari aggirare le violazioni di diritti politici dei Consiglieri che ci sono state.
Comunque, ripeto, il Consiglio è sovrano. In base al verbale della Commissione, il progetto di legge è in Consiglio; ritengo che non possa assolutamente tornare indietro, principalmente perché le asserite violazioni non sono state dichiarate e dedotte nel corso dei lavori di Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Devo personalmente testimoniare che il clima con il quale è stato affrontata in Commissione questa materia sicuramente non era il più sereno il più costruttivo e il più rispettoso nei confronti dei Consiglieri di minoranza. Però mi devo chiedere quale ne è la ragione.
Colleghi della minoranza - e io sono un collega di minoranza le istituzioni hanno delle regole, che sono il rispetto della democrazia così come si rappresenta; le minoranze hanno un ruolo di critica, di collaborazione, di pungolo, di sostegno, ma non debbono utilizzare strumenti impropri quali quelli ostruzionistici.
Dico di più, e lo dico anche alla maggioranza: le pressioni psicologiche, con centinaia di persone fuori, sono strumenti non democratici, perché le cose di cui noi qui discutiamo sono affidate alla nostra intelligenza e alla nostra onestà intellettuale e devono assolutamente prescindere dalle pressioni delle persone che stanno fuori di qualunque interesse siano portatrici! Qualsiasi interesse che entra in quest'aula deve essere dai Consiglieri affrontato con altrettanta serenità attenzione e capacità, qualunque sia il peso degli interessi che vi sta dietro! Quando si vìola questa regola aurea del rispetto dei ruoli della maggioranza con interventi, strategie e comportamenti che riducono lo spazio, anche quello temporale, di lavoro della maggioranza, ne consegue in termini meccanici, una riduzione degli spazi di competenza dell'opposizione.
Ai colleghi Verdi va tutto il mio apprezzamento in ordine alle questioni che pongono e confido nella possibilità di poterci ancora evolvere insieme, in modo che il confronto si sviluppi nell'ambito di norme regolamentari e democratiche più produttive. Quindi la lamentazione ha un fondamento, ma è la conseguenza di modelli comportamentali che sono meccanicamente consequenziali l'uno all'altro.
Concluderei dunque nel ritenere che questa domanda debba essere rigettata.
Colgo l'occasione per pregare il Presidente della Giunta di voler prima della fine della legislatura, ristabilire un equilibro su questo modello del rapporto opposizione-maggioranza, che in altri casi vedeva l'opposizione, su vicende molto delicate, prevaricare sulla maggioranza mentre oggi ho l'impressione che sia la maggioranza a prevaricare sulla minoranza.



PRESIDENTE

Ho fatto informare il Presidente della Giunta anche di queste ultime riflessioni.
Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione i documenti presentati, che attengono all'art. 63 del Regolamento (questione pregiudiziale e questione sospensiva) e che richiedono il rinvio della discussione.



GIULIANO Valter

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Lei ha già parlato, c'è qualche altro problema?



GIULIANO Valter

Sì, sulla procedura, se mi consente, perché ho ascoltato con molta attenzione l'intervento del Consigliere Majorino, che tuttavia non mi ha assolutamente convinto.



PRESIDENTE

Ma lei non deve essere convinto, deve semplicemente votare il suo dissenso.



GIULIANO Valter

Chiedo allora una sospensione della seduta, perché la Commissione Regolamento possa leggere il verbale che a noi non è stato dato: in quella sede noi avevamo posto analoghe pregiudiziali, che sono state respinte.



PRESIDENTE

Consigliere Giuliano, ritengo che la discussione che è stata affrontata sia stata esauriente rispetto ai problemi posti.



POZZO Carolina

No, non lo è!



ADDUCI Donato

Non lo è!



PRESIDENTE

Colleghi, per favore, se cominciate in questo modo, abbiamo dei problemi.



(Proteste del Consigliere Adduci)



PRESIDENTE

Mi consente? Le questioni di carattere regolamentare in aula, negli ultimi venticinque anni, le ha sempre risolte il Presidente del Consiglio regionale. Pertanto, si può procedere.



GIULIANO Valter

Quindi lei si assume la responsabilità di dire che quella procedura era corretta?



PRESIDENTE

Io non posso dire niente! Dico semplicemente che su questo l'aula è sovrana. In questo momento l'aula è sovrana, perché la Commissione Regolamento di per s' (poi, se volete, posso anche dare la parola al Presidente della Commissione Regolamento) non può risolvere alcunch rispetto alle questioni da voi poste.
Dunque, vi sono due documenti: uno presentato dal Consigliere Giuliano e l'altro dalla Consigliera Pozzo. Il primo è stato presentato ai sensi dell'art. 63, e va posto in votazione adesso; il secondo ai sensi dell'art.
79, e va posto in votazione al termine della discussione di carattere generale.
Il documento del Consigliere Giuliano io lo ritengo scisso in due parti; pertanto, la prima parte, che si sovrappone al documento presentato dalla Consigliera Pozzo, la votiamo adesso; la seconda parte verrà discussa (quindi, se lo riterrete, potrete riprendere la parola, altrimenti si passerà subito al voto) al termine della discussione di carattere generale.



ADDUCI Donato

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

Pongo ancora una questione preliminare a questa discussione. Sono molto d'accordo con quanto detto dal Consigliere Majorino e con quanto da lei sostenuto: il Consiglio è sovrano. E' vero, però bisogna che il Consiglio sia edotto sulla modalità di svolgimento e di conduzione di quei lavori! Pertanto, chiedo formalmente che, prima di assumere qualsiasi decisione, il Consiglio - visto che non lo è! - diventi edotto.
Non chiediamo che si leggano i verbali - che è cosa di poco conto in quanto non sappiamo se alcune nostre dichiarazioni e richieste esplicite di verbalizzazione siano state effettuate: non lo sappiamo! Chiediamo che il Consiglio ascolti i nastri delle sedute! In quelle sedute noi abbiamo chiesto reiteratamente che alcuni argomenti...



PRESIDENTE

Consigliere Adduci...



ADDUCI Donato

Mi lasci finire!



PRESIDENTE

No, lei deve ascoltare me, perché io, in via eccezionale, le ho dato la parola per una seconda volta; il Regolamento prevede che sulle questioni pregiudiziali un Consigliere possa parlare una volta sola, mentre io, per capire che cosa voleva, le ho ridato la parola.



ADDUCI Donato

Infatti, questo è un argomento nuovo.



PRESIDENTE

Non è nuovo! Adesso io ho capito quello che lei voleva dire. Il vostro punto di vista voi lo avete rappresentato; altri colleghi hanno rappresentato il loro in maniera contrastante dal vostro: al Presidente non resta altro che mettere in votazione la questione pregiudiziale che è stata posta.



ADDUCI Donato

Sentiamo i nastri!



PRESIDENTE

Non è previsto! Si accomodi, la prego Consigliere Adduci. Se intendete gestire la riunione in questo modo, ve ne assumerete la responsabilità!



MARINO Massimo, Assessore regionale

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Intende parlare come Consigliere del Gruppo Verdi o come Assessore?



MARINO Massimo, Assessore regionale

Come Assessore.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Il mio intervento sarà brevissimo. Prima di passare a votazioni che potrebbero candidarci a passare decine di ore qui dentro, vorrei che fosse chiaro che cosa si sta facendo. Svolgo questo intervento come Assessore perché ritengo responsabilmente di farlo in questa veste.
La mia posizione personale su questa questione credo sia nota: è saltato il meccanismo attraverso il quale poter trovare una normale mediazione in questa vicenda, per cui, a meno che le cose non cambino, io voterò contro questa legge.



FIUMARA Francesco

Siamo alle dichiarazioni di voto, signor Presidente?



PRESIDENTE

No, è un intervento che l'Assessore ha facoltà di svolgere all'interno della questione che è stata posta.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Per il momento, gli interventi li fanno i Consiglieri in aula!



CANTORE Daniele

Tratti della questione e non della sua posizione!



PRESIDENTE

Ognuno argomenta come ritiene, colleghi.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Voglio presentare il quadro completo della situazione. Se si vuole andare ad un voto, il quadro è questo: noi sappiamo bene che da qui a mercoledì abbiamo un numero consistente di leggi che possono o meno andare in porto a seconda di quante ore questa discussione sulla caccia andrà avanti. Tra queste leggi ce ne sono alcune che, a mio parere, sono di particolare valenza ambientale e quindi istituzionale.
Dico meglio: non sono leggi di interesse dei Verdi, ma di particolare valenza ambientale ed istituzionale, più specificamente la legge di istituzione dell'Agenzia regionale dell'ambiente e la legge quadro sulla problematica dei rifiuti.
Esiste un oggettivo potenziale ricatto: se passiamo la giornata, ed eventualmente la notte, sulla questione della caccia, la possibilità che vengano istituite leggi di forte valenza ambientale si allontana. A questo punto, è ovvia anche la grande responsabilità della Giunta che complessivamente, si deve assumere l'onere - ad una qualche ora del giorno di una propria valutazione. In tal senso, chiedo all'Assessore Riba se ha delle proposte che permettano di non trascorrere la giornata e la notte su un unico provvedimento e se si può riflettere sull'insieme delle questioni che dobbiamo esaminare.



PRESIDENTE

Rispetto alla questione sospensiva, l'Assessore Marino ha espresso indirettamente, una sua opinione, la cui valutazione dovrebbe essere espressa in seno alla Giunta regionale.
I Consiglieri Pozzo, Adduci e Giuliano hanno posto due questioni di carattere sospensivo, proponendo il rinvio della discussione, i cui testi recitano: "Considerato che l'art. 43 dello Statuto afferma che le Commissioni nell'esaminare i progetti di legge devono attenersi al Regolamento che l'art. 26 del Regolamento al comma nono recita: 'Le norme di procedura per la discussione e le votazioni in Commissione sono quelle previste per l'assemblea...' che l'art. 44 dello Statuto, comma primo, afferma: 'Il Consiglio approva nelle forme previste dal Regolamento i disegni e le proposte di legge articolo per articolo e con votazione finale sul complesso della legge' visto che - la III Commissione non ha proceduto alla votazione articolo per articolo dei progetti di legge n. 426, n. 444, n. 447 e n.
454 che ai sensi dell'art. 63 del Regolamento ciò costituisce una questione pregiudiziale statutaria il Consiglio regionale decide di rinviare alla Commissione il testo congiunto dei progetti di legge n. 426, n. 444, n. 447 e n. 454".
"Lo Statuto della Regione Piemonte assegna alle Commissioni il compito di esaminare i progetti e disegni di legge.
Visto che - nel lavoro svolto dalla III Commissione è mancato nonostante ciò fosse richiesto, l'esame di circa il 50% del testo congiunto dei progetti di legge n. 426, n. 444, n. 447 e n. 454, così come uscito dal gruppo di lavoro che è stata negata la possibilità della semplice lettura del testo che è stata negata la possibilità di discutere gli emendamenti presentati dall'art. 33 (attuale n. 34) all'art. 45 (attuale n. 46) compreso che da un esame successivo alla votazione appaiono evidenti alcuni gravi errori, visto l'inserimento illegittimo nel testo della legge di emendamenti ritirati dall'Assessore nel corso dei lavori (es, art. 33 attuale art. 34) il Consiglio regionale: deplora lo svolgersi degli avvenimenti, lesivi della dignità del Consiglio regionale e della sua vocazione democratica decide il rinvio dei progetti di legge n. 426, n. 444, n. 447 e n.
454 alla III Commissione".
Pongo in votazione tali questioni sospensive per appello nominale, come richiesto dai colleghi Consiglieri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 8 Consiglieri hanno risposto NO 32 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
Le questioni sospensive sono respinte.
La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

In base all'art. 63, in quanto questione preliminare, chiedo che l'aula ascolti le cassette registrate in III Commissione, per rendersi conto di quanto è accaduto, e che prenda visione dei verbali.



PRESIDENTE

Ma questa questione è già stata posta!



POZZO Carolina

Ma io, adesso, la pongo come questione preliminare!



PRESIDENTE

No. Lei può dire quello che vuole, ma non è più formale. Punto e basta!



POZZO Carolina

Ma è preliminare, Presidente.



PRESIDENTE

Ma non c'entra!



POZZO Carolina

Ma sì, in base al comma quinto dell'art. 63! Prima abbiamo posto la questione pregiudiziale sospensiva, in base al comma primo dell'art. 63.



PRESIDENTE

La questione è già stata posta, punto e basta! La questione dei nastri è stata posta e argomentata da più Consiglieri nella discussione precedente.



POZZO Carolina

Io ho una novità rispetto alla questione: gliela espongo, perché ho trovato adesso il verbale e per questo aggiungo...



PRESIDENTE

Consigliera, la questione è stata posta e votata.



POZZO Carolina

Al comma terzo dell'art. 63 si dice che anche nel corso del dibattito può essere posta una questione pregiudiziale. Ma io ho una novità rispetto a tutto quanto detto prima; posso esporgliela? Le espongo la questione, che è gravissima, Presidente!



PRESIDENTE

Dica quel che ritiene.



POZZO Carolina

Nel verbale n. 45...



PRESIDENTE

Scusate. Mi sembra - e lo dico a tutti che la discussione abbia aspetti di delicatezza, di contenuto e di procedura. Questo è un intervento di merito, collega; lei la questione l'ha già posta, è già stata votata e non possiamo ritornarci sopra. Doveva presentare la questione precedentemente.



POZZO Carolina

Mi fa illustrare la questione?



PRESIDENTE

Lei non può illustrare la questione perché non l'ha presentata!



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Questa è un'istituzione nella quale ci sono delle regole e delle procedure: non ne possiamo improvvisare di nuove! Lei, giustamente, ha posto due questioni, io le ho ammesse tutte e due e una è stata esaurita.
Adesso lei può anche argomentare di più, ma sostanzialmente le ha già poste.
Non voglio togliere la parola a nessuno, ma tale questione è stata affrontata e decisa con un voto dell'aula: ognuno si è assunto le proprie responsabilità, in quanto si è proceduto all'appello nominale.



POZZO Carolina

Non posso leggere una parte del verbale? Si tratta di una questione aggiuntiva.



PRESIDENTE

Nel suo intervento lei avrà modo di dire tutto quello che vuole. Lei ha già presentato la questione del non passaggio al voto, pertanto avrà la possibilità di un altro momento di sbarramento in quanto il Consiglio dovrà esprimersi sul non passaggio agli articoli.
Ha quindi la parola per la relazione di maggioranza il Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto, relatore

Presidente e colleghi, arriviamo alla relazione su questa discussa legge dopo oltre otto mesi di dibattito acceso con i toni, i modi e i termini che avete avuto il piacere di provare anche voi nella seduta di ieri e in apertura della seduta odierna.
La legge 11/2/1992, n. 157: "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio", ha profondamente innovato le problematiche concernenti la gestione delle popolazioni di fauna selvatica, dei loro habitat ed in particolare dell'esercizio venatorio.
Lo sforzo di elaborazione concettuale della legge nazionale nasce dall'esigenza di definire una filosofia dell'esercizio venatorio che si innesti in modo stabile nel nostro ordinamento e dimostri di essere attività sostenibile e funzionale nei confronti della tutela ambientale.
In Italia il forte contrasto tra mondo venatorio e mondo ambientalista è particolarmente acuto ed ha prodotto, anche nel recente passato, scontri clamorosi. Si pensi al referendum del 1989 per l'abrogazione della legge sulla caccia e dell'art. 842 del Codice Civile, che consente il libero ingresso del cacciatore nel fondo altrui, questione all'origine dell'instabilità e delle molte incertezze strutturali del sistema di protezione, gestione e prelievo faunistico.
La legge n. 157 del 1992 ha riconsiderato la questione nella sua globalità e si è posta come obiettivo non l'interesse di una fra le categorie chiamate in causa - impostazione questa che avrebbe creato inevitabili ed irremovibili contrapposizioni ma l'interesse pubblico generale alla protezione e alla gestione della fauna selvatica e dei suoi habitat.
La legge statale, nell'assumere questo obiettivo, prende atto che la fauna selvatica è componente essenziale, qualificante di un ecosistema e che la protezione e la gestione delle popolazioni faunistiche sono interventi ritenuti prioritari dalla collettività.
Tale legge, per realizzare queste finalità, si propone di raccogliere di coordinare gli interessi e le volontà operative delle diverse categorie (agricoltori, cacciatori ed ambientalisti) attraverso lo strumento della pianificazione e della programmazione degli interventi cui sono chiamati a collaborare appunto tutte le istanze suddette. Obiettivo di fondo è un'azione di miglioramento ambientale, di conservazione faunistica, oggetto di un'attività pianificata e gestita dalle istituzioni ed attuata attraverso il concorrente apporto delle categorie interessate, direttamente chiamate in causa.
La Regione Piemonte dispone di numerose aree protette e di parchi nonché di un patrimonio faunistico di eccezionale rilevanza. Il sistema dei parchi piemontesi si colloca a livello delle migliori realizzazioni regionali europee, non solo per la sua estensione, ma anche per la gestione, ritenuta da osservatori esterni un ottimo esempio di buona amministrazione.
Si rende quindi necessario adeguare la legislazione regionale vigente ai principi e alle norme previste dalla legge n. 157. Il presente disegno di legge contiene le finalità, gli obiettivi, gli orientamenti organizzativi che devono caratterizzare la gestione faunistica venatoria.
Le prescrizioni attuative della legge e della pianificazione regionale saranno successivamente emanate mediante provvedimenti amministrativi della Giunta regionale o del Consiglio adeguati al divenire delle situazioni e all'esigenza gestionale degli organismi con funzioni operative.
Pertanto non sono state riprese le parti della legge n. 157 che risultano già sufficientemente definite e non necessitano quindi della ricezione nella legge regionale. Segue, nella relazione che è a vostre mani, l'illustrazione del contenuto dei sessanta e più articoli contenuti in questo disegno di legge.
Nel presentare questa legge, a nome della maggioranza che si è espressa nella Commissione competente, richiamo il totale rispetto della legge n.
157, delle prescrizioni di legge attualmente in vigore ed anche la continuità con l'intera legislazione regionale, il rispetto della vigente e passata legislazione regionale e, soprattutto, la considerazione che si è avuta sia delle categorie produttive interessate alla gestione della fauna selvatica sia delle aree di interesse specifico ambientalista e venatorio.
L'unica novità che mi preme sottolineare, in chiusura di intervento, è che finalmente si ritiene di dover attribuire una valenza specifica alla gestione e al prelievo della fauna selvatica anche nel campo delle attività economiche.
Questa è una profonda innovazione che la legge n. 157 pone e che il disegno di legge che vi sto illustrando recepisce appieno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo per la relazione di minoranza.



POZZO Carolina, relatrice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sulle tavole della morale occidentale è rimasto scolpito fino ad ora un preciso principio la cui formulazione originaria viene attribuita, nel vecchio Testamento, a Dio stesso: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e abbiate potere sui pesci del mare, sui volatili del cielo e su ogni animale che striscia sulla terra". Il pensiero Cristiano ha voluto vedere, nel complesso del racconto della Genesi, non un invito a soggiogare, ma l'affidamento in custodia, da parte di Dio all'essere umano, di tutte le creature viventi e della terra.
Non c'è dubbio però che nella cultura occidentale - in quella cattolica, come in quella laica e in quella marxista - si sia espressa l'idea del dominio e non quella della custodia.
Come non vedere in questo una delle radici culturali, profonde e antiche, di un modo di rapportarsi alla natura e del suo sfruttamento dissennato? La logica del dominio umano sulla natura e sugli animali ha avuto poi una particolare, ma prevedibile, conseguenza: l'esclusione di tutti gli esseri viventi non umani da ogni considerazione di carattere morale.
La contrapposizione fra chi ritiene giusto usare anche argomenti etici contro la caccia e chi li esclude non è dunque una contrapposizione fra etica e scienza, o fra etica e principi ecologici, bensì la contrapposizione fra due principi etici diversi. Uno che ritiene che non si possa più continuare ad escludere gli animali dalle considerazioni di carattere morale; l'altro, invece, che ritiene che si debba continuare ad escluderli.
I cacciatori, o chi li sostiene, nell'affermare che rispettano chi è contro la caccia per motivi etici, aggiungono poi che questa è una posizione di principio che non può essere usata per affrontare il problema di come svolgere l'attività venatoria. Come se, invece, quella di chi afferma che si può svolgere un'attività venatoria non fosse anchéessa una posizione di principio derivante da una precisa opzione anche morale.
C'è chi sostiene che la caccia è connaturata all'umanità, inestirpabile dalla natura più profonda. Ma si diceva così, fino a non molto tempo fa anche della pretesa superiorità dell'uomo sulla donna, e dei bianchi rispetto ai neri. Quello di cui c'è oggi più bisogno non è una forma più oculata, razionale, scientificamente fondata di dominio sull'ambiente, ma si tratta invece di superare l'idea stessa di dominio, per trovare un modo di rapportarsi all'ambiente che non tenga conto solo delle esigenze degli umani, ma anche degli altri animali e di tutti gli esseri viventi considerandoli degni di attenzione non perché sono utili, ma per quel che loro stessi sono.
La caccia non è un'eccezione, un elemento atipico di quello che la cultura occidentale ha espresso riguardo al rapporto umani-ambiente. Ne fa parte invece esattamente come l'inquinamento dell'aria e delle acque, la distruzione dei boschi, le condizioni intollerabili in cui vivono e muoiono gli animali da allevamento, lo spreco energetico, il dissesto idrogeologico, ecc. Con in più il fatto che la caccia non è giustificata da ragioni economiche, di sfruttamento, per quanto dissennato dell'ambiente ma solo dal piacere di cercare e uccidere altri animali.
L'uomo occidentale da molto tempo non è più uno tra i predatori costretto ad attingere dalla fauna locale gran parte del suo sostentamento. In Europa, l'uomo moderno non caccia più per nutrirsi, n' per difendersi, ma soltanto per divertirsi e distrarsi. Di qui nasce l'obiezione principale: ritengo del tutto inaccettabile dal punto di vista morale che l'uomo si arroghi il diritto di uccidere e di ferire, per il suo unico divertimento, esseri viventi che come lui sono sensibili e capaci di soffrire.
Il rispetto per la natura e la vita dell'uomo non è scindibile dal rispetto per tutte le altre forme viventi. Il fatto che gli animali non possano parlare a proprio favore, che non possano organizzarsi, fare pressioni politiche non indebolisce affatto il nostro obbligo nei loro confronti. Semmai la loro impotenza rende il nostro obbligo più forte. Chi si comporta nei confronti delle specie animali come qualcuno ancora fa con le razze umane - discriminando e sostenendo la superiorità dell'una sulle altre, considerate inferiori è "specista", come lo è questa proposta di legge.
E' allora necessario spostare il punto di fuoco del nostro pensiero, ma soprattutto del nostro sentire verso una concezione biocentrica ed empatica nei confronti di tutto il mondo vivente. Non perché gli animali-non umani siano uguali a noi (animali-umani). Sono diversi da noi, così come sono diversi fra loro. Così come sono diverse, per vari aspetti, le donne dagli uomini, le razze fra loro; così come sono diversi gli individui all'interno di etnie e comunità. Sono i razzisti, i sessisti e i sostenitori delle società elitarie e gerarchiche che pretendono di utilizzare queste diversità per stabilire la prevalenza di una razza sull'altra, di un gruppo su tutti gli altri.
Noi dovremmo chiarire una volta per tutte che il diritto all'uguaglianza non dipende dall'intelligenza, dal sesso, dalla capacità morale, dalla razza o dalla specie. E poi, se il possedere un più alto grado di intelligenza non autorizza un umano a servirsi di un altro umano per i propri fini, come può autorizzare gli umani a sfruttare i non umani per lo stesso scopo? Jeremy Bentham scriveva alla fine del 1700: "Verrà il giorno in cui il resto degli animali potrà acquisire quei diritti che non gli sono mai stati negati se non dalla mano della tirannia. Abbiamo già scoperto che il colore nero della pelle non è un motivo per cui un essere umano debba essere abbandonato ai capricci di un torturatore. Si potrà un giorno giungere a riconoscere che il numero delle gambe, la villosità della pelle o la terminazione dell'osso sacro sono motivi ugualmente insufficienti per abbandonare un essere sensibile allo stesso fato? Che altro dovrebbe tracciare la linea invalicabile? La facoltà di ragionare o forse quella del linguaggio? Ma un cavallo o un cane adulti sono senza paragone animali più razionali e più comunicativi di un bambino di un giorno o di una settimana o persino di un mese. Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? Il problema non è: 'Posso ragionare?', n' 'Posso parlare?' ma 'Posso soffrire?'".
Nell'era moderna, con il rapidissimo aumento di popolazione umana (da 500 milioni nel 1600 agli oltre 5 miliardi attuali) e l'introduzione di armi sempre più sofisticate, i danni provocati dalla caccia alla fauna selvatica sono enormemente aumentati.
Attualmente 371 specie e sottospecie di mammiferi e uccelli risultano seriamente minacciate di estinzione: 108 lo sono a causa della caccia e 81 della caccia insieme ad altre cause concomitanti. Non si può fingere di ignorare che una densità teorica di 6,37 cacciatori per kmq, la maggiore in Europa - ma essendo solo un terzo del totale il territorio a disposizione della caccia la densità reale sale ad oltre 18 risulta eccessiva per qualsivoglia Paese.
La caccia, così come oggi è esercitata e come viene regolamentata da questa proposta di legge, è inaccettabile. Si tratta di un vero e proprio massacro, che ha regole del tutto casuali. Non c'è alcun calcolo scientifico del prelevamento da operare, anzi mancano le basi stesse per tale calcolo, non essendo noto n' il numero di esemplari esistenti n' l'entità del prelievo operato dai cacciatori.
Quello che ritengo non accettabile è il fatto di sostenere che, a certe condizioni, la caccia non è distruttiva ed è anzi compatibile con gli equilibri ecologici, senza rendere esplicite quali siano queste "certe condizioni". Che sia possibile un esercizio venatorio compatibile con gli equilibri ambientali che, allo stato attuale, vede l'assenza di conoscenze sulle popolazioni animali, è un'affermazione di principio tutta da dimostrare.
"Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" è il titolo del progetto di legge che si vuole approvare. Ma come è possibile che una legge pretenda di trattare insieme tutela della fauna e disciplina della caccia? Questo crea il doppio equivoco di attribuire ai cacciatori, in quanto tali, dei privilegi nei confronti degli animali selvatici e, al tempo stesso, di far ritenere che per tutelare la fauna sia sufficiente disciplinare la caccia.
Ammesso comunque che sia possibile una "buona" legge sulla caccia questa non lo è affatto. Sin dal maggio scorso, la III Commissione aveva sull'argomento, organizzato un gruppo di lavoro al fine di raccordare le quattro diverse proposte di legge, cercando di conciliare posizioni molto diverse per arrivare ad un testo razionale, che recepisse i principi della legge n. 157/92 e che in qualche modo raccogliesse il consenso sia del mondo venatorio sia di quella parte del mondo ambientalista più disponibile ad accettare l'esercizio venatorio ricondotto però entro rigidi criteri scientifici. Dopo mesi di estenuante lavoro, a fine dicembre il gruppo consegnava alla III Commissione un testo sul quale non concordavano certamente gli animalisti da una parte e le frange più accese del mondo venatorio dall'altra, ma che incontrava su diversi temi consensi da parte dei difensori dei criteri scientifici per l'esercizio del prelievo venatorio, così come dettato dalla legge quadro nazionale.
Ricordo alcuni dei punti in questione che erano stati presentati nel testo "concordato": 1) consentire il prelievo venatorio compatibilmente con l'esigenza di conservazione della fauna selvatica, limitando i prelievi ai casi di elevata densità delle popolazioni naturali (art. 1, comma secondo, lettera f) 2) l'istituzione di un organismo scientifico davvero "super partes", con vasti ed importanti compiti (art. 32) 3) il legame del cacciatore al territorio attraverso il divieto del nomadismo venatorio 4) subordinare l'attività venatoria a reali censimenti delle popolazioni selvatiche 5) l'abolizione dei ripopolamenti, causa di squilibri ambientali e diffusione di malattie.
A fine gennaio la Giunta regionale, per il tramite dell'Assessore Riba emendava l'intero testo cancellando di fatto i punti faticosamente concordati. Si arriva ora a presentare all'aula un testo esaminato solo in parte dalla III Commissione, a pochi giorni dallo scioglimento del Consiglio regionale, senza aver fatto conoscere a nessuno i piani faunistico-venatori che dovrebbero essere già predisposti dal 1993 e chiedendo al Consiglio regionale un mandato in bianco per la prossima Giunta regionale, in quanto all'art. 6, comma terzo, il progetto di legge propone l'approvazione del piano faunistico-venatorio entro un anno dall'entrata in vigore della legge.
Perché un altro anno? E con quali costi? La legge n. 157/92 impone (art. 10) la predisposizione da parte delle Province di piani faunistico venatori coordinati dalla Regione anche con l'utilizzo dei poteri sostitutivi. A quattro anni dall'entrata in vigore della legge n. 157/92 la Regione non ha ancora ottemperato a quanto disposto dall'art. 10, non ponendo in tal modo le basi per l'applicazione della legge nazionale.
La predisposizione dei piani faunistico-venatori e la realizzazione della conseguente "caccia programmata" (art. 14, legge n. 157/92) sono alla base dell'attuazione della nuova normativa quadro.
Nonostante ingenti somme spese (ben 220 milioni deliberati dalla Giunta regionale in data 6/10/1992, di cui 50 milioni nel solo anno 1992), nessun Consigliere regionale - così mi risulta - ha ancora potuto prendere in visione questi piani faunistico-venatori. Alla fine del 1993 il lavoro dei professori Mussa, Rossi, Mondino e dell'avv. Simonelli sarebbe dovuto essere completato secondo quanto scritto nella deliberazione (DGR n. 2 18975 del 6/10/1992).
Pare che nessun Consigliere abbia avuto in visione gli elaborati di questi professionisti. Con DGR del 24/10/1994 (n. 189-39533) la Giunta regionale ha nuovamente impegnato la spesa di L. 4.458.808 per il 1994 e di L. 19.988.168 per il 1995, in modo da completare ciò che da tempo avrebbe dovuto essere già completato.
Questo progetto di legge pretenderebbe di tutelare la fauna; in realtà regolamenta la caccia. E non è ovviamente la stessa cosa. La tutela della fauna dovrebbe prevedere di non lasciare liberi i cacciatori per tutta la regione. La tutela della fauna richiederebbe di sapere quanti animali ci sono, per stabilire se e quanti se ne possono abbattere senza mettere in pericolo la specie. La tutela della fauna vorrebbe che non si cacciasse nei periodi di dipendenza dei piccoli.
Rinunciare a quello che qualcuno considera un "diritto naturale" rinunciare ad uccidere animali, almeno quando non è strettamente indispensabile, può essere un passo in avanti sulla strada di quella "pace" che dovremmo realizzare tra gli umani, tra gli umani e gli altri animali e l'ambiente in cui, insieme, viviamo.
Nel 1855 gli Stati Uniti d'America progettarono l'acquisto delle terre in cui viveva la tribù Duwamich dello Stato di Washington. A seguito di tale richiesta, il capo di quella tribù, Seathl, fece pervenire al Presidente statunitense una lettera. Ne riporto alcuni passaggi essenziali: "Il Grande Capo a Washington manda a dire che vuole acquistare la nostra terra. L'idea è strana per noi. Come si può comprare o vendere il cielo e il calore della terra? Noi non possediamo la freschezza dell'aria e lo scintillio dell'acqua. Com'è possibile che voi li comperiate da noi? Ogni parte di questo suolo è sacra al nostro popolo. Ogni ago lucido di pino, ogni landa sabbiosa, ogni nebbia nei boschi scuri, ogni radura ed ogni insetto ronzante è santo nella memoria e nell'esperienza del nostro popolo.
Sappiamo che l'uomo bianco non capisce le nostre usanze. Ogni appezzamento di terra per lui è uguale all'altro.
La terra non è suo fratello.., e quando l'ha conquistata si sposta lasciando dietro le tombe dei suoi avi. Non c'è posto quieto nella città degli uomini bianchi. Nessun luogo dove si può sentire il fruscio delle ali degli insetti, o lo stormire delle foglie in primavera. Eppure, cos'è la vita, se l'uomo non può udire il canto bellissimo dell'usignolo, o i ragionamenti delle rane attorno allo stagno nella notte? L'indiano preferisce il suono dolce del vento che sfiora la superficie dello stagno e l'odore del vento stesso pulito dalla pioggia di mezzogiorno o profumato di pino. L'aria è preziosa al Pellirossa, poiché tutte le cose create usufruiscono dello stesso alito: le bestie, gli alberi, l'uomo. Sembra invece che l'uomo bianco non noti l'aria che respira. Se decideremo di accettare la proposta, porremo una condizione: che l'uomo bianco tratti gli animali di questa terra come suoi fratelli".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano, per l'altra relazione di minoranza.



GIULIANO Valter, relatore

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, prima di iniziare la relazione di minoranza, vorrei accogliere il grido di dolore che l'Assessore Marino ha lanciato nei confronti della Giunta e di questi banchi. Siamo pienamente d'accordo con lui quando ci mette in guardia sul fatto che, continuando in questa discussione, i tempi sono quelli che sono.
E' vero che sono in dirittura finale in quest'aula, per il lavoro che ci attende in questi ultimi giorni di Consiglio regionale, una serie di provvedimenti che sono, senza offesa nei confronti di nessuno, anche più importanti e più urgenti. Per alcuni i termini sono scaduti da più tempo di quelli della legge di cui discutiamo, per la quale invece è stata concessa una proroga. Riteniamo quindi che la Regione Piemonte rinunci con molto rammarico e difficoltà.
Ci sono delle leggi cosiddette ambientaliste, anche se le ha presentate una Giunta che non è propriamente ambientalista.
Abbiamo la legge Galli; l'Agenzia regionale per l'ambiente; ci sono i provvedimenti per il personale che non è una legge ambientalista, ma che probabilmente è una legge che la Regione attende da parecchio tempo e che forse consentirebbe alla macchina della burocrazia regionale di funzionare in maniera più razionale ed efficiente di quanto abbia fatto sino a questo momento. Possiamo proseguire la discussione appena iniziata, continuando quello che sappiamo da giorni essere inevitabilmente un muro contro muro.
In questo caso sapete cosa ci attende, perché abbiamo presentato 1.200 emendamenti, che sono ulteriormente lievitati nel corso delle settimane perché la nostra riflessione è andata avanti. Fate i conti con i tempi necessari alla loro illustrazione, alla votazione che, vi preannuncio chiederemo nominalmente su ogni emendamento e su ogni articolo, non soltanto per ostruzionismo, ma perché crediamo che la riflessione, che non è stata consentita ai colleghi in Commissione, possa essere consentita all'interno dell'aula, mettendo in condizione ognuno di noi di svolgere responsabilmente il compito per il quale è stato eletto la scorsa legislatura e per dare un finale degno alla presente.
Se volete questo, noi siamo qui, siamo da una settimana psicologicamente attrezzati, anche se riteniamo che un tale comportamento sia poco razionale. Potremmo vedere se esiste una soluzione in questo "rush" finale che ci vede preoccupati da tutte le parti per molte cose che stanno accadendo, non ultime la raffica di questioni giudiziarie che hanno coinvolto alcuni colleghi, e che incomprensibilmente trova quest'aula assolutamente silenziosa. Strano, in campagna elettorale di solito accade il contrario; strano, perché forse i Consiglieri regionali avrebbero il diritto e il dovere di sapere ciò che realmente è accaduto, non apprendendolo soltanto dagli organi di stampa.
I Consiglieri vorrebbero avere una rassicurazione da parte dei colleghi, sulla cui onestà e correttezza non dubitiamo, ma della quale vorremmo essere assolutamente certi per poter svolgere il nostro mandato di eletti in quest'aula non di una parte politica, ma di un Consiglio; per dire ai cittadini che questa è una cosa probabilmente inopportuna e che sono delle indagini che vanno a garanzia dei colleghi, della cui onestà ribadita e rassicurata, noi siamo certi.
Sarebbe opportuno che ci fosse lo spazio per discutere di queste cose e per votare i provvedimenti prima richiamati.
Se avessimo un ulteriore spazio di dialogo, potremmo esaminare la possibilità che qualcosa cambi, anche se siamo molto scettici, perch nonostante le vicende che abbiamo prima sinteticamente riassunto per quanto riguarda l'iter del progetto di legge che oggi discutiamo, nonostante le palesi violazioni e i torti che abbiamo subìto, di cui anche i verbali danno testimonianza, noi abbiamo tenuto aperto il dialogo con la Giunta.
Abbiamo cercato in ogni modo, fino all'ultimo momento, di arrivare in quest'aula con un testo che fosse veramente un testo concordato.
Caro Presidente Vaglio, questo testo è tutto fuorché concordato. Sarà un testo legittimamente o illegittimamente votato da una maggioranza, ma sicuramente di concordato non ha nulla. Qualcosa di concordato c'era alla conclusione dei lavori del gruppo di lavoro che su questa legge ha operato con molta serietà e molto senso di responsabilità, riuscendo anche, su questioni non secondarie, ad arrivare ad un compromesso dignitoso che accontentava entrambe le parti.
Di quel testo è stata fatta carta straccia nel momento in cui l'Assessore ha ritenuto di portare in Commissione null'altro che una serie di emendamenti, che riproponevano tout court il progetto di legge che egli e suoi colleghi di partito avevano presentato all'inizio del dibattito per una nuova legge regionale che si adeguasse alla legge n. 157.
Noi non siamo stati a questo gioco, non siamo né in Commissione né in quest'aula per farci prendere in giro da chicchessia. A quel punto, abbiamo ritenuto, legittimamente e doverosamente, di riprendere dall'inizio la discussione. Anche noi ci siamo sforzati, nei mesi scorsi, di presentare un testo di legge di adeguamento alla legge n. 157 che fosse nello spirito della legge nazionale, ma tenesse anche conto di quella che era la specificità di questa Regione, ma di questo parlerò dopo.
Credo che dovremmo fare ancora un tentativo - e mi rivolgo al Presidente della Giunta - per cercare di capire cosa si vuole fare, cosa vogliamo tutti insieme fare in questi ultimi tre-quattro giorni di legislatura.
Non vedo in aula i colleghi Marino, Bresso e Cucco, che che rappresentano, o presumibilmente ritengono di rappresentare, il mondo ambientalista. Sono stati eletti in liste che facevano chiaro riferimento ai valori del mondo ambientalista; chi nella lista antiproibizionista civica, laica e verde (sperando che quell'aggettivo non fosse un sovrappi per salire su una vela che in quel periodo era gonfia del vento del consenso), chi, come il collega Marino, nelle liste verdi.
Io credo che voi abbiate ancora uno strumento molto forte rispetto ai vostri colleghi di Giunta, che a quanto pare sono sordi su queste istanze: credo che nessuno vi vieti di andarvene o vi obblighi a restare seduti su quelle poltrone. E' un'arma forte, che forse potreste utilizzare.
Venendo al progetto di legge, questo giunge oggi in aula come testo che riunifica un'ampia raggiera di proposte di legge: dai progetti di legge n.
426, n. 444, n. 447 e n. 454, su cui hanno lavorato le parti più diverse, a partire dai colleghi dell'ex Movimento Sociale, oggi Alleanza Nazionale alla legge dell'allora Giunta, che di fatto riprendeva le istanze e le esigenze delle Province piemontesi, alle proposte dei colleghi del PDS, a quella in ultimo che noi, come Gruppo dei Verdi, avevamo presentato in quest'aula dopo una lunga discussione con le parti ambientaliste.
Quest'ultima non era una legge abrogazionista, come molti di noi vorrebbero e alla quale hanno rinunciato con molta razionalità, ma tentava di fare un compromesso, consentendo a quei cittadini piemontesi che lo ritenessero di esercitare il loro diritto - purtroppo, sottolineo, è un diritto garantito dalla Costituzione di andare a caccia (attività che mi rifiuto di chiamare sport e che è anche ben lontana dall'essere una cultura) con una razionalità e una scientificità che noi reclamiamo e abbiamo più volte richiamato, vale a dire prelevando quella parte di una risorsa come è quella della fauna selvatica - per fortuna rinnovabile - ma senza intaccare il capitale che invece in questa Regione è in grosso deficit e avrebbe bisogno di essere ampiamente rilanciato.
Queste non sono opinioni ambientaliste, da Verdi: sono opinioni scientifiche. Le abbiamo tratte - e ci sono di conforto - dalle deduzioni contenute in uno strumento prezioso, la Carta delle Vocazioni Faunistiche costato alla collettività piemontese svariate decine, se non centinaia di milioni. Tali deduzioni sono raccolte e rilegate in un fascicolo, che solo dopo grande insistenza abbiamo potuto visionare e che da sempre è rimasto prima nei cassetti dell'Assessorato al turismo, sport, tempo libero, caccia e pesca e poi, via via, nei cassetti degli Assessorati che hanno assunto nomi diversi e che si sono susseguiti nell'occuparsi di questa materia.
Consentitemi, e mi consenta il collega Marino: è perlomeno strano che nel momento di entrare in Giunta, non si sia chiesto di avere le deleghe su questa materia così delicata per poter dare, una volta tanto, una declinazione ambientalista ad un problema così importante.
Da questo documento emerge con molta chiarezza che la caccia non è l'unico dei motivi che hanno inferto gravi colpi alla fauna piemontese.
Questo studio, fatto da autorevoli ricercatori dell'Istituto Nazionale dell'allora Biologia della Selvaggina, oggi Fauna Selvatica, cita: "I processi evolutivi naturali sembrano comunque aver svolto una parte secondaria nei mutamenti del quadro faunistico verificatisi in Piemonte nel corso dell'ultimo secolo; le trasformazioni territoriali e gli inquinamenti ambientali conseguenti allo sviluppo urbano, industriale e turistico, oltre che la modernizzazione agricola, sono senz'altro i fattori responsabili delle più importanti variazioni, avendo essi agito direttamente o indirettamente sulla composizione qualitativa dei popolamenti, sulla distribuzione eco-geografica delle specie e sulla consistenza numerica delle popolazioni".
Ma sentite cosa dice nel paragrafo successivo: "La scomparsa o la rarefazione di alcune specie, così come l'attuale presenza e diffusione di altre sul territorio regionale, sono però in diversi casi fenomeni imputabili non tanto a processi naturali o a trasformazioni territoriali quanto piuttosto ad interventi antropici di volontaria eliminazione ed immissione". Sulle immissioni e sui cosiddetti ripopolamenti per cui i cacciatori si vantano di essere i paladini della fauna di questa Regione e di questo Paese, avremo modo di discutere più avanti, entrando nel merito.
Cito ancora questo testo: "Le persecuzioni dirette - e ci si riferisce soprattutto alla ben nota caccia ai nocivi - hanno prodotto in passato conseguenze di rilievo sulla consistenza numerica di alcune popolazioni. In Piemonte, come anche nel resto d'Italia e d'Europa, esse hanno avuto il maggior sviluppo e le peggiori conseguenze: eliminazione totale di alcune specie tra la seconda metà dell'800 e i primi decenni di questo secolo, pur essendo continuate - vi invito a riflettere - con effetti non trascurabili sino agli anni '60. Non meno delle persecuzioni, gli interventi antropici di immissione hanno avuto e hanno parte importante nella composizione dell'attuale quadro faunistico regionale". A questo proposito, ci sarà il problema di come certe immissioni sconsiderate, volute certamente non a fini di miglioramento faunistico ma soltanto per rimpinguare il carniere di coloro che a queste specie si dilettano di sparare, hanno prodotto dei guasti non secondari nella composizione e nella consistenza della fauna selvatica del nostro Piemonte.
Oggi discutiamo di una legge che si riferisce e vuole andare ad uniformarsi, e quindi ad adeguarsi, a quella normativa regionale sull'attività venatoria entrata in vigore nel nostro Paese con la nuova legge nazionale dell'11/2/1992, n. 157: "Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio". Noi riteniamo che questa avrebbe dovuto essere l'occasione per riportare l'attività venatoria all'interno di una corretta politica di gestione della fauna selvatica che come sancisce l'art. 1 di quella legge nazionale, "è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelato nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale. L'esercizio dell'attività venatoria è consentito, purché non in contrasto con l'esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole".
Noi riteniamo che quella legge nazionale, peraltro contraddittoria ed ambigua in alcuni punti, abbia di fatto costituito per il nostro Paese un peggioramento della normativa vigente: la favola della legge ambientalista a noi non ce la venite a raccontare.
Se ne è sostenuta la bontà, ovviamente da parte venatoria, invocando i vantaggi che il nuovo calendario venatorio avrebbe portato, ma esso era un atto peraltro obbligatorio e dovuto in adeguamento alla Convenzione internazionale di Parigi, che l'Italia ha reso esecutiva con due distinte leggi sin dal 1977 e che poi per parecchi anni è stata assolutamente dimenticata e non onorata, come peraltro accade molto spesso per le direttive della CEE, soprattutto in campo ambientale. E tutto questo Presidente Brizio, nel momento in cui si invoca l'esigenza e l'indifferibilità di entrare in Europa, non è cosa da poco conto: inviterei la Giunta a rifletterci.
Fu peraltro un principio tanto semplice quanto fondamentale, quello che si introdusse con quella normativa: "Non si può sparare ai migratori durante il loro percorso di ritorno ai luoghi di nidificazione"; dunque non è possibile sparare a febbraio, quando la nostra penisola è attraversata dalle rotte degli uccelli che dal Nord Africa tornano al Nord Europa.
Nemmeno l'altro dei gravi problemi, la pressione venatoria, è stato risolto con la nuova legge. Il legame del cacciatore con il territorio che era stato più volte contrabbandato come punto fondamentale, importante, la parte più illuminata, se così si può chiamare, dei cacciatori la evidenziava ogni qualvolta, appunto, voleva dare un segno positivo ed "ambientalista" a questa legge. Anche quel rapporto con il territorio rimane fumoso, tanto più che contro ogni logica, ogni razionalità, per gli ambiti territoriali di caccia è stato previsto - badate bene - il numero minimo dei cacciatori e non invece, come noi riteniamo sarebbe stato più opportuno e più razionale, il massimo.
I principi fondamentali del legame cacciatore-territorio, cioè i censimenti per la fauna, per stabilire - e questo per noi è un punto fondamentale, sul quale non siamo disposti a derogare - su basi scientificamente corrette quale può essere il prelievo venatorio da una parte e la ristrettezza degli ambiti territoriali per consentire un maggior controllo e quindi una maggiore e più efficace gestione del patrimonio faunistico, restano dei termini molto labili.
Così come lo restano le sanzioni previste dalla legge che di fatto hanno rappresentato un arretramento rispetto alla giurisprudenza che aveva giustamente individuato nel furto venatorio un efficace deterrente contro il bracconaggio. Oggi si parla di sanzioni, di interventi amministrativi quindi per noi ciò costituisce un passo indietro.
La legge inoltre ha affidato alle associazioni venatorie un ruolo primario e quindi di fatto ha dato la gestione della caccia nelle mani dei cacciatori (sarebbe come dare, se mi consentite un paragone venatorio, in gestione il pollaio alla volpe); un ruolo primario, delegando ad essi compiti e poteri in alcuni casi superiori a quelli degli Enti locali, cioè alla Pubblica amministrazione. Su questo ci basti il riferimento agli organi direttivi degli ambiti territoriali di caccia che sono costituiti come sapete per il 60% da cacciatori ed agricoltori, mentre il restante 40 da Enti locali e associazioni ambientaliste - bontà loro - che come sapete non rappresentano gli interessi di una parte precisa e politica, non rappresentano interessi di lobby, non rappresentano interessi commerciali ma rappresentano invece gli interessi generali dei cittadini, di questa e soprattutto delle future generazioni.
Fra gli altri elementi peggiorativi di quella legge vi era addirittura la riapertura della caccia al fringuello e alla peppola. Al di là di ogni considerazione etica o naturalistica, io credo che basti ai colleghi riflettere sul fatto che un fringuello pesa 20 grammi, mentre la cartuccia utilizzata per abbatterlo ne pesa 35! Oltre a questi peggioramenti rimangono insoluti alcuni problemi, a cominciare dall'uccellagione che a parole è vietata, ma di fatto poi è furbescamente reintrodotta dalla finestra con la cattura per cessioni a fine di richiamo. Ciò può avvenire unicamente con l'impiego delle reti da uccellagione, metodo non selettivo di cattura, espressamente vietato dalla Convenzione di Berna, che il nostro Paese ha sottoscritto, e da una specifica direttiva CEE.
Perché ho fatto, colleghi, questa digressione sui contenuti della legge nazionale? Perché essa è stata e continua a esserlo ripetutamente invocata sia dalle associazioni venatorie sia, e lo abbiamo sentito più volte, dai colleghi Commissari in Commissione. In particolare credo che ad ognuno dei Consiglieri regionali, ma probabilmente molto di più a quelli delle parti diverse dalla nostra, siano arrivate nelle ultime settimane le forti pressioni delle associazioni venatorie, condite anche da qualche intimidazione, da minacce più o meno velate ai Consiglieri regionali rei di volere discutere approfonditamente di una legge in itinere anzich uniformarsi in modo pedestre alle normativa nazionale, indicata come punto di riferimento avanzato che conterrebbe - come dicevo prima secondo la parte dei cacciatori, qualificati aspetti innovativi e addirittura ambientalisti.
Che ciò non sia affatto vero crediamo sia evidente dalle poche note di critica che abbiamo fin qui evidenziato e se per altre Regioni, che vi si sono velocemente e prima della nostra adeguate, si può effettivamente parlare di un miglioramento rispetto alle loro arretrate leggi regionali ciò non è vero per il Piemonte dove la presa di coscienza dei cittadini e i rapporti anche di forza, di numero, tra favorevoli e contrari alla caccia è nettamente a favore dei secondi. Non è un caso, e voi lo sapete bene colleghi, soprattutto quelli che sono qui da una legislatura, che la nostra Regione era dotata fino all'anno scorso di un'efficace legge sulla caccia che era nata dalla conquista e dalla battaglia che dentro e fuori quest'aula gli ambientalisti avevano ottenuto con la raccolta tra il 1987 e il 1988 di oltre 60.000 firme che chiedevano un referendum abrogativo regionale.
Sapete anche che allora come oggi - non si è perduto evidentemente il vizio - furono trovati gli "escamotage" per evitare il confronto referendario e le forze politiche furono comunque costrette a correggere la legge allora vigente con notevoli restrizioni all'esercizio venatorio. Ci nonostante mi sembra che i cacciatori di questa Regione abbiano potuto e sia stato loro consentito di continuare ad esercitare la loro attività.
La situazione di crescente sensibilizzazione dell'opinione pubblica alla necessità di una corretta ed oculata gestione delle risorse naturali e, non dimentichiamolo, della tutela della biodiversità è stata richiamata a tutto il mondo dall'ultima Conferenza di Rio de Janeiro sull'ambiente, e non era una conferenza degli ambientalisti, ma una conferenza che vedeva riuniti i rappresentanti ufficiali e governativi di tutte le nazioni del pianeta; quella necessità di una corretta ed oculata gestione delle risorse naturali è stata ribadita anche in occasione del successivo referendum nazionale del luglio 1990.
Sappiamo tutti che allora fu messo in atto a livello nazionale un boicottaggio da parte della lobby venatoria, che trovò peraltro in quella occasione una momentanea convergenza di interessi, e li chiamo interessi nel senso di veri interessi economici, con quella agricola che allora era schierata a difesa dell'industria agrochimica, che casualmente vedeva collegata la più grossa organizzazione professionale degli agricoltori di questo Paese con una ditta che comunque faceva commercio di questi pesticidi.
Ebbene, nonostante quel boicotaggio che coinvolse molte Regioni del Paese, a tal punto da rendere vana quella richiesta e quella consultazione referendaria, in Piemonte venne superato il quorum necessario. Andò alle urne il 54,8% dei piemontesi e costoro, nel segreto dell'urna, si pronunciarono per il 91,3% contro l'attività venatoria. Io credo che se noi ci apprestiamo a varare una legge che non tenga conto di questi dati faremmo...



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, Consigliere Giuliano, ma devo invitare il pubblico a rimanere seduto e a non intervenire nell'ambito del Consiglio; deve rimanere opportunamente al posto che è assegnato al pubblico, perché questo andirivieni disturba il lavoro del Consiglio. Grazie.
Prego, Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

La ringrazio, Presidente.
Dicevo che non tenere conto di questi dati, di quegli eventi, di questa situazione particolare della nostra Regione nel momento in cui ci apprestiamo a varare una nuova legge sull'attività venatoria per il Piemonte, crediamo come Verdi sia profondamente sbagliato. Ed è un errore che noi con tutte le nostre forze cercheremo di fare in modo che non si compia.
Questo - anche qui con un credito di speranza, siamo verdi e verde è la speranza - perché la storia di questi ultimi anni non ci è di supporto e non ci dà garanzie in questa direzione. Nel recente passato gli amministratori regionali hanno volutamente ignorato questi dati e questa situazione e hanno preferito cedere alle lobby che sostengono un business quello della caccia, sanguinario e che è costituito purtroppo non soltanto dai seguaci di Diana, ma anche dai produttori e dai commercianti di armi che sostengono l'attività venatoria, che attraverso le pagine patinate dei giornali continuano a prenderci in giro con slogan e con immagini di questa attività per loro sportiva e di contatto con l'ambiente, sapendo di mentire.
Per ben due volte, nel 1992 e nel 1993 - dati che è bene non siano ignorati dai colleghi, ed anche da coloro che non si occupano in modo specifico di caccia la Giunta regionale ha varato dei calendari venatori in violazione della legge regionale e per questo, puntualmente, i ricorsi sono stati accettati dal Consiglio di Stato e le associazioni ambientaliste hanno ottenuto una soddisfazione, anche se magra, perché nel frattempo, per quell'anno, il massacro era stato compiuto.
In quest'anno, poi, e ci dispiace che siano stati proprio gli amici del PDS a farlo, è stato messo in atto l'"escamotage" della leggina che ha ampliato il calendario venatorio e ha messo al riparo dai ricorsi.
Anche su quello abbiamo fatto la nostra battaglia; ovviamente, le forze che abbiamo in quest'aula non ci consentono di vincere tutte le battaglie che intraprendiamo. Altro segno evidente del cedimento della classe politica, che comunque governa la Regione, alle pressioni venatorie che evidentemente, pesano più della volontà della maggioranza dei cittadini e questo è un dato che vorrei sottolineare.
Con il testo di legge che ci apprestiamo a discutere stiamo ancora una volta per compiere lo stesso errore che fa torto, a nostro giudizio, alla democrazia e che non dà alla maggioranza - e sottolineo alla maggioranza dei piemontesi le risposte che si attende.
Credo che come Verdi ambientalisti sia nostro dovere batterci con tutte le forze e con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione per dare un segnale forte del nostro profondo dissenso ed è per questo che oggi abbiamo assunto questo atteggiamento in quest'aula. Sappiamo in questo di rappresentare una fetta di cittadini piemontesi che è ben più larga di quella che ci ha personalmente votati come rappresentanti di un movimento politico. Ma mai come in questa occasione ci sentiamo veramente di rappresentare nel pieno nel mandato dei Consiglieri regionali, tutti i cittadini della nostra Regione.
La nostra battaglia - come dicevo - è l'estrema ratio cui ci ha condotti una sordità che riteniamo ingiustificabile da parte della Giunta regionale che pure si vanta di avere al suo interno rappresentanti attenti alle tematiche ambientaliste - che in questo momento ci rammarichiamo di non vedere peraltro presenti - e da parte delle forze politiche presenti in Consiglio regionale.
Ci rassegnIamo a svolgere un compito che è scomodo, quello che stiamo svolgendo, di opposizione, dopo aver tentato in tutti i modi di portare con serietà e serenità il nostro contributo affinché la Regione non si appiattisca al ribasso sulla normativa nazionale che rimane una cornice ampia all'interno della quale le Regioni devono adattare le diverse sensibilità delle comunità locali.
E in questa logica, come ricordavo prima, il Gruppo Verdi in Consiglio regionale ha presentato il 7/3/1994 a firma, oltreché del sottoscritto, dei Consiglieri Miglio, Maggiorotti, Rivalta, Marino, Pozzo, Mollo, Spagnuolo quindi colleghi anche di altre forze politiche il progetto di legge n. 447 che avevamo elaborato in stretta collaborazione con il mondo ambientalista non abolizionista, con il progetto di legge che si faceva carico delle preoccupazione della maggioranza dei piemontesi rispetto alla necessità di una rigorosa politica di protezione della fauna selvatica, priorità rispetto alla concessione del prelievo venatorio.
Tuttavia, come ricordavo prima, quella proposta di legge non negava la possibilità di praticare la caccia, ma ne normava l'esercizio in maniera tale da non compromettere ulteriormente gli equilibri bio-ecologici dell'ambiente naturale piemontese, già pesantemente intaccato e minacciato da altre fonti di inquinamento.
Il nostro progetto di legge sanciva alcuni principi fondamentali che vorrei brevemente sintetizzare. Preliminare indispensabile alla definizione della lista delle specie cacciabili è l'attuazione di specifici censimenti di tipo quali-quantitativi che accertino un'elevata densità delle popolazioni naturali. L'elenco delle specie cacciabili viene dunque limitato a quelle censibili - e sappiamo che ormai sono la gran parte ed il loro abbattimento è subordinato alla definizione della lora consistenza. In difetto di questi, la caccia, nell'interesse stesso dei cacciatori, non pu essere esercitata. Viene fatto divieto alle operazioni di ripopolamento, i cui effetti negativi sia dal punto di vista ecologico che economico sono ormai acquisiti.
In tale maniera si contribuisce altresì alla limitazione dei gravi danni che ogni anno, nell'imminenza dell'attività venatoria, il comparto agricolo è costretto a subire. E anche perché ci rifiutammo di pensare che coloro che, a differenza di noi, considerano sport la caccia, si accontentino di andare a sparare ad animali di allevamento più stupidi dei polli allevati in batteria, dopo che questi sono stati liberati due giorni prima all'interno di un ambiente naturale, per far finta che questo ambiente consenta l'eseRcizio della caccia.
In ossequio al riconosciuto principio secondo cui la fauna selvatica è "res comunitatis" e non "res nullius", che quindi è patrimonio indisponibile dello Stato, di tutti noi, di tutti i cittadini, la caccia è vietata come principio su tutto il territorio, tranne che in specifiche aree nelle quali è normata.
Il cacciatore viene vincolato al territorio in modo serio, e in questo modo è anche, a nostro giudizio, responsabilizzato ad una corretta gestione del patrimonio faunistico che vi insiste. Riconosciuto poi un altro termine importante, cioè che l'affollamento costituisce una delle maggiori incongruenze del vigente sistema venatorio, veniva introdotto il concetto di un numero limite di cacciatori, che possono ogni anno esercitare l'attività venatoria, a tutela degli altri fruitori dell'ambiente, oggi sempre più numerosi (e che si divertono e hanno questo rapporto con l'ambiente senza bisogno di spargere sangue), e la caccia non era più consentita nei giorni festivi.
Su terreno coperto da neve, il cacciatore ovviamente accentua ulteriormente a suo vantaggio il divario nei confronti della fauna selvatica, quindi l'esercizio dell'attività venatoria non era più consentito se non per il cinghiale oggi in sovrannumero certo non a causa degli ambientalisti, ma degli sconsiderati ripopolamenti specialmente con ibridi, fatti dalle associazioni venatorie che hanno fortemente danneggiato il patrimonio genetico del cinghiale autoctono.
I limiti di carniere, inoltre, erano estesi anche alle aziende faunistico-venatorie e invece ci troviamo con un altro istituto, quello delle aziende agrituristico-venatorie che crediamo sia cosa irrazionale, in cui si farà qualcosa di peggio della caccia al piccione pur non parlandosi più di caccia al piccione.
Ci chiediamo veramente se quei cacciatori non farebbero meglio o non potrebbero più proficuamente fare o il tiro al piattello oppure avvalersi delle moderne tecnologie che la microelettronica mette a disposizione ed appoggiarsi alle realtà virtuali e mettersi davanti a un computer, con un programma di simulazione.
Questi principi sono stati in gran parte condivisi, la loro fondatezza riconosciuta anche in sede di consultazione sui progetti di legge, non soltanto da soggetti dichiaratamente ambientalisti o comunque istituzionalmente vicini alla tutela ambientale, ma anche dagli organismi scientifici e di ricerca e vorrei citare primo fra tutti il parere che in consultazione ha dato su alcune questioni, che nonostante ciò non hanno trovato ascolto, l'Università di Torino. Forti di questo riconoscimento abbiamo cercato di affermarli sostenendo le nostre tesi sia pure con la massima disponibilità al dialogo, anche in sede di gruppo di lavoro della competente Commissione.
Qualcosa di marginale in quella sede lo abbiamo ottenuto, ma anche quello è stato completamente, come dicevo prima, rimesso in discussione dal massiccio numero di emendamenti presentati in III Commissione dalla Giunta regionale nella persona dell'Assessore.
Su quanto accaduto nella Commissione tralascio perché ne abbiamo già discusso prima - avremo modo di ritornarci ancora tra breve ma credo che anche quello sia stato sintomo di cattiva volontà che certo non ha aiutato a migliorare la situazione, a creare un ambiente, un'atmosfera di dialogo e quindi consentire di uscire fuori da questa vicenda, senza arrivare in aula come si è arrivati questa mattina.
Quindi è del tutto evidente, a questo punto, che noi non concordiamo n' sulla forma n' sulla sostanza della legge che giunge all'approvazione dell'aula. Tenteremo ancora in questa situazione, rivendicando il rispetto delle norme regolamentari che sovrintendono al processo legislativo, ma anche con una serie di emendamenti, di contribuire ancora, se è possibile al miglioramento del testo, a meno che l'Assessore, come pregiuzialmente ha fatto in Commissione, rifiuti tout court qualsiasi nostro tipo di intervento.
Noi non abbiamo perso la speranza di poter convincere il Consiglio regionale della bontà di alcune nostre proposte che attengono in particolare alla gestione scientifica del prelievo venatorio, che pu essere garantito solo dalla corretta effettuazione dei censimenti e delle stime del patrimonio faunistico.
Si tratta di una prospettiva che fa paura al mondo venatorio, che pure la invoca a parole, ma poi nei fatti la evita o vi si oppone. Non è forse un caso - come dicevo primo - che nei cassetti della Regione giaccia questo voluminoso faldone, sette volumi, complessive 1.060 pagine redatte dall'Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, una ricerca ponderosa svolta dalla massima autorità scientifica in questo campo - tant'è che gli vengono riconosciuti compiti non secondari dalla stessa legge nazionale n. 157 che è costata ai piemontesi una somma non indifferente di milioni e che giace inutilizzata, forse perché tutti sanno, soprattutto gli Assessori alla caccia, che se si utilizzassero quei dati e quelle considerazioni probabilmente sarebbero costretti a darci ragione.
Se si traessero le conclusioni di questi studi, emergerebbe la necessità di una drastica contrazione dell'attività venatoria che nei fatti si regge essenzialmente sull'immissione di esemplari "pronta caccia". Si tratta di un'attività che di fatto rappresenta, a nostro giudizio, un tiro a segno, che riduce l'attività venatoria ad una crudele carneficina, altro che sport o passatempo in sintonia con l'ambiente!



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito generale.
E' iscritto a parlare il Consigliere Masaracchio; ne ha facoltà.



MASARACCHIO Antonino

Ho chiesto di intervenire per fare un po' di polemica di carattere politico.
Si è detto che in sede di Commissione c'è stata una parte del Consiglio, rappresentata da taluni Consiglieri, che non ha avuto la possibilità di espletare il proprio ruolo. Poiché sono otto mesi quelli intercorsi fino ad oggi tra attività di gruppo di lavoro e di Commissione per arrivare ad un testo di legge da presentare in Consiglio, penso che la quantità del tempo sia indicativa per sbugiardare questa affermazione perché si può essere messi in condizione di non poter espletare il proprio ruolo politico in alcune battute, ma non certamente in otto mesi. I testi di legge che sono stati confrontati nel tempo per giungere alla proposta di legge n. 426 erano tre: uno del PDS, l'altro dei Verdi e l'altro di Alleanza Nazionale (a suo tempo MSI-DN).
Non nascondo che i contrasti sono stati politicamente qualificati; si è arrivati, di volta in volta, a dei concordati, non certamente dei compromessi, che poi hanno fornito un testo che, in funzione di un'opportunità (devo fare sempre il difensore del diavolo) dell'Assessorato e della Giunta, ha trovato motivazioni per ulteriori emendamenti, che in ogni caso compendiavano il concetto generale di tutta la questione. Questo perché l'intenzione è di varare la legge e non di menare il can per l'aia facendo manfrine come se si fosse in piazza.
In tante occasioni non sono stato d'accordo, quindi su taluni emendamenti ho votato contro, in altre occasioni mi sono astenuto, perch non ero né contrario né favorevole, e in altre ancora ho visto accolti taluni emendamenti da me presentati.
Non sono un esperto della caccia, perché non sono un cacciatore, non detengo un fucile, non sono mai andato a caccia, posso dire che sono un animalista, ma sul piano sensitivo, non si tratta di una cultura, ciascuno di noi ha una sua personalità. Ho studiato questa materia e ho imparato attingendo suggerimenti dai funzionari che diligentemente orientano le attività di Commissione, fin quando è accaduto che il dottor Sorbilli, con la sua piena autorità di dirigente, addirittura si è assentato da talune riunioni perché i contrasti diventavano diversi dal normale iter di un rapporto politico-amministrativo.
Sappiamo che a fine legislatura talune urgenze possono essere viste da un'angolazione o da un'altra, possono essere strumentali, ma in ogni caso ciascuno ha le proprie opportunità: sono urgenze della Giunta. Tanto di cappello di fronte alle urgenze altrui, mi attendo che anche le mie urgenze siano rispettate, ove sia possibile.
Che cosa accade di fronte a queste urgenze? Accade che gli ambientalisti, che dicono che bisogna comunque non attendere alla legge n.
157, perché è onnicomprensiva di tanti diritti e di tanti titoli e non rispetta le problematiche della salvaguardia della natura, si presentano agguerriti in aula, tanto da provocare una proposta dell'Assessore che taglia la testa al toro, comunque rompe il nodo gordiano dei 1.500 emendamenti dei Verdi, se non vado errato.



(Voci in aula)



MASARACCHIO Antonino

Si possono fare anche 10.000 emendamenti, se 10.000 sono le parole del testo di legge; sappiamo come si fa all'inglese ad emendare: quando non bastano le parole adeguate, si prende l'elenco telefonico e si leggono i nominativi degli abitanti di una città.
Il mestieraccio della politica lo conosciamo. Sono stati presentati 1.500 emendamenti, nella presunzione che siano accettati, o che comunque ne vengano accettati 700, per dare una legge giusta, equa; ma è possibile pensare che ci siano i tempi per arrivare alla conclusione della legislatura con 1.500 emendamenti? Si può presupporre, per esempio, che io sia contrario a una determinata impostazione e intervenga sui 1.500 emendamenti che diventano 3.000; così pure ciascun Consigliere pu intervenire sui 1.500 emendamenti, quindi potremmo avere, ipoteticamente un "battage" consiliare di 15.000 interventi. Giusto? Allora, gli ambientalisti non vogliono che la legge, quella approntata dall'Assessorato con tutti i correttivi e gli aggiustamenti, passi! Vogliono la legge n.
157! A che gioco giochiamo? Io mi chiedo: perché gli ambientalisti, in questo caso, non si interessano tanto di più per avere una legge quanto meno equa? La verità è che vi sono altre ragioni di rapporto con taluni Assessorati. Non è una guerra all'interno di compagini che una volta erano unite? Ce l'hanno con l'Assessore all'ambiente? Ce l'hanno con l'Assessore all'ambiente o con l'Assessore al territorio? O ce l'hanno con l'Assessore alla caccia? No con l'Assessore alla caccia non ce l'hanno perché si è visto che taluni provvedimenti sulla montagna e sull'agricoltura sono passati. Quindi, non c'è più motivo di dare battaglia all'Assessore alla caccia.
Ecco la strumentalizzazione di un'attività consiliare che fa pensare che la politica in definitiva non si smentisce! Noi sappiamo che c'è una disposizione recentissima che nel caso in cui le Regioni non si diano una propria legge fa subentrare la legge quadro n. 157. Ecco dove sta il gioco delle parti. Abbiamo appreso che gli ambientalisti sono per la legge n.
157. Sono quindi d'accordo con i cacciatori, i quali ravvisano nella legge n. 157 una maggiore possibilità dell'esercizio venatorio. Il contrario a quello che si vorrebbe con gli aggiustamenti di natura localistica regionalistica! Di fronte a queste osservazioni, io che non sono cacciatore so che comunque nella natura, attraverso i tempi, l'attività venatoria, se non è considerata attività da assassini, se non è considerata attività da sprovveduti, da gente non qualificata, è un'attività che fa parte del contesto della salvaguardia del territorio. Infatti, la proposta di legge mette in prima istanza: "Norme per la protezione della fauna selvatica" (protezione della fauna selvatica e, quindi, il prelievo). Ma come si pu conciliare il prelievo con la protezione della fauna selvatica, checché se ne dica? Semplicemente in un modo: evitando che tutto ciò che avviene nella natura, visto che non siamo a mille anni addietro dove gli animali per conto proprio rendono l'equilibrio della natura, può essere esercitato attraverso la funzione della caccia e quando la funzione della caccia non riesce a sopperire a tanto, ecco che si interviene, così come nell'articolato della legge, con dei provvedimenti ad hoc (vedi: questione degli ungulati, questioni delle volpi, questioni della mini-lepre); si interviene in modo adeguato come si fa per qualunque altra situazione civile in cui bisogna che intervenga la Polizia, bisogna che intervengano i Carabinieri, qui bisogna che intervengano le Guardie ecologiche, bisogna che intervengano le squadre delle Guardie ecologiche con i cacciatori per equilibrare la natura. Il disequilibrio non nasce dai carnieri che vengono riempiti sconsideratamente: il disequlibrio nasce dai carnieri che vengono riempiti sconsideratamente quando nelle riserve si fa il cosiddetto tiro al piccione, addirittura si va sulla rampa di una gru, si mette lì l'ometto che lancia le anatre, dopodiché si spara all'anatra; ma questo accade nelle riserve. Allora, mirare il tutto contro la caccia libera, nel senso che non abbia tanti di più vincoli di quanti non siano prescritti dalle regole che nel tempo si sono già codificate, significa dimenticare che ci sono altri motivi di intervento per equilibrare il tutto, e quindi altra legge bisogna approntare, che non la legge n. 157. Se si fa tutto perché sia approntata la legge n. 157, allora si è in contraddizione, si è in favore di quelli che sono reputati i cacciatori di un esercizio sfrenato.
Per quanto riguarda le rotte, tanto per dare una risposta a quanto detto da Giuliano testè, noi sappiamo che tutte le rotte passano per i parchi e vi si fermano, e sappiamo quanti parchi ci sono nella Regione Piemonte, addirittura c'è un progetto dell'Assessore Bresso che vorrebbe prima della fine della legislatura creare altri cinque, sei o dieci parchi in più. Le rotte che passano dai parchi vi creano infestazione, e l'ulteriore migrazione dal parco crea uno squilibrio notevole di imbastardimento dello stanziale. Quanti problemi ci sono nell'ambito della scienza della caccia! Possono essere argomenti questi da trattare per una lotta politica fra ambientalisti e non ambientalisti, come se tutta l'altra parte del mondo non volesse che l'ambiente sia sempre salvaguardato, come se l'ambiente fosse soltanto perché ci vivano gli animali e non le persone? E' vero che l'ambiente è anche distrutto dalle persone per via delle discariche e delle attività industriali. Ma come ne veniamo fuori nel mondo di oggi, da questi problemi? Magari Dio volesse che se ne possa venire fuori attraverso una legge della caccia! Avremmo risolto anche gli altri problemi che sono quelli di più grave natura, di inquinamento e di disturbo della vita quotidiana di tutti noi.
Mi riservo, se mi sarà consentito, di intervenire ancora nello specifico, sempre che gli articoli della legge proposta vengano discussi di volta in volta per dimostrare che queste non sono considerazioni peregrine ma le osservazioni di responsabilità di chi rappresenta attraverso la politica anche gli interessi della collettività.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pozzo per fatto personale; ne ha facoltà.



POZZO Carolina

Ho sentito il collega Masaracchio dire che i colleghi ambientalisti ed io mi sento di appartenere a quella schiera hanno adottato dei pretesti e delle bugie.



PRESIDENTE

Consigliera Pozzo, questo è normale dibattito.



POZZO Carolina

Signor Presidente, intervengo per fatto personale: io non ho accusato nessuno di dire delle bugie!



PRESIDENTE

Allora se uno dice: "i Sindacati", ogni sindacalista si alza!



POZZO Carolina

Io non ho accusato nessuno di dire delle bugie!



PRESIDENTE

Stia tranquilla, questo è un dibattito normale! Anzi.



POZZO Carolina

Mi scusi, Presidente. Tanto più per questa questione io chiedo, in base all'art. 60, che venga nominata una Commissione d'inchiesta la quale indaghi e giudichi il fondamento di queste accuse.



PRESIDENTE

Si accomodi, Consigliera! In questo modo la politica sarebbe tutta una Commissione d'inchiesta! Mi scusi!



POZZO Carolina

Ma lo permette il Regolamento, Presidente!



PRESIDENTE

Collega, io le ho dato la parola, ma concluda rapidamente.



POZZO Carolina

Certo, sarò velocissima.
Noi abbiamo illustrato come si sono svolti i lavori in III Commissione.
Abbiamo chiesto di vedere i verbali e i verbali non ci sono! Abbiamo chiesto di sentire le cassette e lo chiedo di nuovo. Chiedo anche che sia nominata una Commissione d'inchiesta, la quale indaghi e giudichi il fondamento in base all'art. 60, comma terzo, del Regolamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

E' francamente un po' spiacevole, signora Presidente, essere costretti a discutere di caccia mentre provvedimenti urgenti... Presidente, vorrei che il Presidente della Giunta fosse presente. Siamo in un'aula semi deserta, priva di numero legale!



PRESIDENTE

Lei faccia in modo...



ADDUCI Doanto

Non tocca a me.



PRESIDENTE

Non tocca neanche a me!



ADDUCI Donato

A chi tocca? Dobbiamo porre una questione preliminare anche su questo?



PRESIDENTE

Abbia pazienza! Valuteremo nel prossimo Regolamento a chi tocca.
Faremo sapere al Presidente, tramite il Vicecapogruppo Penasso, la richiesta del Consigliere Adduci.
Prego, Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Chiedo che la Giunta sia presente; in aula c'è solo l'Assessore Bonino.



PRESIDENTE

Questo lo posso condividere.



ADDUCI Donato

Allora vogliamo fare in modo che la Giunta assuma il ruolo che le compete?



PRESIDENTE

Lei proceda e vediamo di rappresentare la situazione che si commenta un po' da sè. E' vero che l'ora è già un po' tarda.



ADDUCI Donato

Allora sospendiamo fino a quando...



PRESIDENTE

Consigliere Adduci, la prego di concludere il suo intervento.



ADDUCI Donato

Certamente, signora Presidente.
Dicevo che è francamente un po' spiacevole dover discutere di caccia mentre, come già ha rilevato il collega Giuliano e come la Giunta è sicuramente consapevole, numerosi provvedimenti di interesse pregnante giacciono e sono in attesa di essere discussi. Ci sono emergenze ambientali che sono sotto gli occhi di tutti. Dovremmo continuare la discussione sull'istituzione dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, discussione iniziata due sedute fa, che si è interrotta e non sappiamo quando potrà riprendere. Mi auguro che tutti i Consiglieri e persino la Giunta siano consapevoli dell'importanza che l'istituzione dell'Agenzia regionale per l'ambiente riveste per la nostra Regione. Siamo già fuori dai termini previsti dalla legge.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non fate ostruzionismo, così la passiamo.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

ADDUCI



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Presidente, l'ostruzionismo lo sta facendo lei perché mi interrompe.



PRESIDENTE

Consigliere Adduci, proceda! Cerchiamo di non essere ipersensibili.
Trattiamo il merito delle questioni.



ADDUCI Donato

Presidente, la prego: non perda la sua tenerezza!



PRESIDENTE

La mia tenerezza è anche rivolta a lei, però la invito a procedere.



ADDUCI Donato

Mi permetta di dirle questo in toni amichevolissimi.



PRESIDENTE

Va bene.



ADDUCI Donato

Tutti conoscono l'importanza che l'Agenzia per la protezione dell'ambiente riveste, ma - non vorrei usare un termine pesante - con incredibile leggerezza questa discussione è stata sospesa e non sappiamo quando potrà riprendere. Vi è poi da approvare la legge che regolamenta il riuso, la riduzione e la messa in discarica dei rifiuti. E' una legge fondamentale, vi è un'emergenza rifiuti che continua da dieci anni e più! La legge è pronta, è stata licenziata dalla Commissione, credo che sia stata iscritta al Consiglio e tuttavia non possiamo discuterla.
Vi è il Piano del Po, altro provvedimento di importanza notevole, che attende anchéesso di essere esaminato.
Tutta questa mole di provvedimenti giace, perché stiamo discutendo della caccia! Anche la caccia è un problema importante, non v'è dubbio però io invito la Giunta a riflettere sull'ordine di priorità da dare ai lavori del Consiglio. Certamente se voi insistete nel ritenere la caccia come il primo tra i problemi che questo Consiglio dovrà affrontare nel giro degli ultimi due o tre giorni della propria esistenza, evidentemente vi assumete voi - lei, Presidente, in particolare - una responsabilità pesante. Deve essere chiaro che noi ci batteremo fino all'ultima piuma.
Questa consapevolezza bisogna che ci sia.
Vi invito a valutare con mente serena, con animo anche un po' perturbato e commosso, signor Presidente, se vuole, l'opportunità di continuare in questa discussione e non accettare le proposte che invece avevamo fatto di un ritorno in Commissione - anche perché ce ne sono i presupposti - per vedere se è possibile raggiungere qualche punto di accordo o un accordo soddisfacente e sgombrare il terreno da una discussione che rischia di essere inibitoria rispetto a tutti gli altri provvedimenti e quindi condurre a termine i lavori del Consiglio regionale che sono di preminente interesse per la comunità piemontese.
Certamente a fronte dell'atteggiamento della Giunta noi siamo costretti, nostro malgrado, ad agire in questo modo e ci dispiace: l'ho già detto e lo ripeto con fermissima convinzione. D'altra parte lo stesso iter di questo disegno di legge dimostra la nostra buona fede da un lato e buona volontà dall'altro. Abbiamo lavorato per sei-sette mesi in un gruppo di lavoro, con impegno, e devo dare atto in questa sede che il Presidente Vaglio, Presidente di quel gruppo di lavoro, ha diretto i lavori con sensibilità, costanza e consapevolezza ampia della natura del problema.
Dico questo non certo per fare un elogio, ma semplicemente per rimarcare la serietà del lavoro svolto e l'impegno con il quale è stato svolto.
Eravamo quasi sempre tutti presenti, abbiamo lavorato per numerose settimane, per moltissimi giorni, per tantissime ore con la mente sgombra da pregiudizi, nel senso che anche persone come me che sono, per preconcetto, per natura, per vocazione, contrarie alla caccia, avevano rinunciato a questa visione un po' o del tutto ideologica per entrare nel merito delle questioni, cercando di renderci conto, di comprendere e di tenere presente anche l'esigenza di chi contro la caccia non è. Abbiamo cercato di condurre a termine un provvedimento che, facendoci rinunciare alle nostre profonde convinzioni in difesa degli altri animali, consentisse tuttavia di tenere conto di tutte le esigenze che sono - purtroppo, devo dire - presenti all'interno della nostra società, come le esigenze anche di chi vede nella caccia uno sport irrinunciabile, di chi esercita questa attività armato fino ai denti, di chi invade boschi, prati e campi con l'unico desiderio di sparare, non so con quale gusto, a bestie e ad altri animali inermi che non possono opporre nessuna difesa rispetto a persone armate di tutto punto.
Vedremo quali effetti avranno queste armi sui poveri animali. Abbiamo tenuto presente determinate esigenze, pur non condividendole ed essendo fermamente contrari per cultura e per vocazione; alla fine eravamo riusciti a mettere a punto e quindi a consegnare alla Commissione competente un testo che certamente non era soddisfacente, anzi presentava notevolissime carenze dal punto di vista ambientale, ma che in qualche modo rappresentava un punto d'accordo. Vi erano, come peraltro inevitabile, data la materia alcuni punti di contrasto su cui non era stato possibile in quella sede raggiungere alcun accordo e su quei punti ovviamente avevamo convenuto che sarebbe stata l'aula a decidere. Così si concluse il lavoro del gruppo. Il testo fu consegnato alla III Commissione e speravamo che pur essendo soggetto all'esame della Commissione stessa non ci fossero stravolgimenti o tali elementi di cambiamento da rimettere in discussione tutto il lavoro svolto. A quel punto, signor Presidente, ci fu la sorpresa: ci siamo trovati di fronte all'ostruzionismo della Giunta e dell'Assessore.
L'Assessore ha presentato qualcosa come cento emendamenti e più ad un testo di legge licenziato dal gruppo di lavoro. Voi capite che questo costituisce un fatto assolutamente inaccettabile, altro che i nostri 1.500 emendamenti! Un solo Assessore ne ha presentati più di duecento, quindi tutti i nostri emendamenti sono più che legittimi.
Il testo a quel punto risultò completamente stravolto, vanificando così il lavoro svolto per sei o sette mesi da una Commissione consiliare. Tra l'altro, questo lavoro ha implicato anche delle spese da parte della Regione, perché partecipando a quel gruppo di lavoro abbiamo sicuramente ricevuto un compenso. Anche questo è uno sperpero di denaro pubblico.
Bastava dire prima: "Non siamo d'accordo, abbiamo questo testo di legge e vi piaccia o meno lo presenteremo in aula". E' inutile fare lavorare sei o sette persone con spreco enorme di denaro pubblico: anche questo è un dato inaccettabile. Ma così è stato; gli emendamenti sono stati presentati il testo è stato emendato in Commissione ed ha costituito un iter che è nel modo che ci offende. La III Commissione si è trovata a riprendere tutto in mano e a ricominciare il lavoro durante il quale sono accadute cose inenarrabili: non è stato consentito ad alcuni Consiglieri di parlare altri sono stati zittiti. Vi è stato il gioco delle tre carte, e mi spiace dirlo in quest'aula, che dimostreremo a tempo debito! Ciò dimostra che attorno al provvedimento vi è una tensione notevole che ha portato a non tenere conto delle procedure e delle correttezze non solo formali, ma anche sostanziali di un iter legislativo importante e fondamentale.
Conseguentemente, ci troviamo oggi in aula a riaffrontare nuovamente il testo di legge che reca il titolo seguente: "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio". Se mi consentite, è un titolo che rappresenta un'assurda contraddizione in termini, è un'allucinazione della ragione. Richiama il titolo della legge nazionale, e non so quale mente perversa possa averlo partorito. Non è possibile pensare che la protezione della fauna, ovvero degli animali, possa avvenire tramite il prelievo venatorio! A parte la contraddizione insita in questo concetto è necessaria anche una certa pudicizia nell'uso dei termini che non trova alcuna giustificazione nella violenza che si esercita sulla fauna. Non si ha neanche il coraggio di chiamare "sterminio" degli animali ciò che sterminio è. Lo si definisce "prelievo venatorio".
Questo fatto, cioè avere apposto un titolo che non corrisponde alla realtà dei fatti, costituendo una contraddizione in termini, rappresenta un elemento di inquinamento mentale, che è la forma di inquinamento peggiore alla quale oggi siamo sottoposti.
La nostra battaglia si svolgerà anche contro le forme di inquinamento mentale. Mi auguro comunque che tale battaglia non ci sia, che la Giunta ritiri il provvedimento per passare all'esame di altri provvedimenti ben più urgenti che i cittadini della Regione attendono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Penasso.



PENASSO Alfredo

Nei quindici anni di mia presenza in questo Consiglio credo di non avere tediato molto i miei colleghi Consiglieri. Ho cercato comunque di dare il mio modesto contributo ai vari processi legislativi che si sono svolti, soprattutto con la mia presenza fisica che talvolta è più importante del resto.
Anche se sarei tentato di svolgere una filosofia in merito al dibattito in corso, mi limiterò a pochissime considerazioni.
Colleghi Consiglieri, per ben undici mesi abbiamo lavorato in merito al recepimento della legge quadro nazionale n. 157 dell'11/2/1992. Si tratta di quattro testi di legge posti al nostro confronto, assegnati alla Commissione competente e al gruppo di lavoro che la Commissione si è data per favorire e per cercare di lavorare su un tema scontato dall'inizio, che presentava alcune grosse difficoltà di proposta.
Avendo avuto per un periodo di tempo la responsabilità del gruppo di lavoro, poi assunta dal collega Vaglio, devo respingere con forza l'accusa di mancato dibattito che ci viene rivolta. Il lavoro svolto per undici mesi credo che passi alla storia del Consiglio regionale, soprattutto per l'impegno dimostrato su una legge importante. Lo sta dimostrando il confronto in aula. Credo che nella storia della nostra Regione non si sia dato tanto spazio e possibilità di dibattito anche acceso, di confronto serrato su un tema che ci vede su due opposti fronti. Questo credo che non sia sfuggito a nessuno, ma il dibattito ci deve portare a delle conclusioni. E io mi auguro che, dopo l'appassionato confronto, si riescano a trovare delle soluzioni.
Ci viene rivolta l'accusa di aver accelerato i tempi; l'ho appena messo in evidenza: mi sembra proprio di no. Se poi vogliamo parlare del tanto qui richiamato Regolamento, l'art. 34 del nostro Regolamento dice che "dopo 90 giorni, la Commissione ha il dovere di rassegnare all'aula la relazione delle leggi che sono state trasmesse alla sua attenzione"; il Consiglio regionale, in materia, ha il dovere di rispettare l'art. 117 della Costituzione e l'art. 842 del Codice Civile.
Dare attuazione alla legge n. 157 del 1992 "Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio" è nostro dovere; il non legiferare significa venir meno al nostro dovere di Consiglieri.
Nel merito, la legge - che è stata ampiamente discussa è la più ambientalista che esista sull'intero territorio nazionale, creando di fatto un trattamento di disparità tra cittadini piemontesi e altre Regioni. E' una legge innovativa, che per la prima volta pone al Governo le varie componenti: agricoltori, ambientalisti, cacciatori ed Enti locali.
Mi fermo qui, perché credo che l'auspicio che dobbiamo formulare è per la pronta approvazione di questa legge. Credo che la legge sia corretta ed abbia tenuto conto di tutti gli interessi, che certamente non possono essere convergenti, ma alla fine - come si dice in gergo politichese credo che sia stata ampiamente posta a disposizione la mediazione.
L'accettare certe impostazioni e certi orientamenti indicati da alcuni colleghi, voleva dire fare una legge che non avrebbe più permesso di andare a caccia, ma questo sarebbe in contrasto con la Costituzione e, se permettete, in contrasto anche con il nostro modo di concepire e di ragionare su questo tema.
L'auspicio è che si vada velocemente all'approvazione, proprio per rispondere a quel richiamo al dovere dei Consiglieri regionali che in questi ultimi giorni di legislatura vogliono dare un forte segnale di attivazione politica e anche di iniziative legislative che il Paese aspetta.
Noi siamo preoccupati quanto voi, amici ambientalisti, però crediamo sia nostro dovere: questa è una risposta ad una legge quadro nazionale che dobbiamo dare, come per la legge che prima veniva ampiamente richiamata dal collega Adduci con molto fervore, la legge sull'ambiente, la legge sui rifiuti ed altre leggi che sono alla nostra attenzione e all'ordine del giorno e che aspettano la nostra approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Vorrei far notare l'esigenza ovvia di tutte le leggi: l'urgenza. Una legge non può aspettare troppo tempo; quando sono chiare le posizioni contrarie, non resta che votare a maggioranza in Commissione e in Consiglio: è una regola assoluta, quindi certe lungaggini sono antidemocratiche.
Bisogna tenere presente che la caccia è erede di una lunga tradizione che una volta era di difesa e di alimentazione e che oggi piuttosto fa parte di quella necessità dell'essere umano di correre, inseguire, cioè di risentirsi bambino. E' chiaro che questo modo di giocare non sempre si conclude come tanti altri giochi; tuttavia questa esigenza profonda esiste e bisognerà che in qualche modo, fra tutti, con buona volontà, si riesca a trovare una soluzione un po' diversa dall'attuale.
D'altra parte, le leggi sulla caccia introducono già qualche differenza e le argomentazioni degli ambientalisti sono, in linea di massima abbastanza comprensibili, hanno un fondamento filosofico e, se vogliamo realistico anche rispetto alle statistiche: basta leggere i libri scritti dagli scienziati sul numero delle specie non solo animali, ma anche vegetali, che muoiono ogni giorno.
Oltre a tenere presente queste cose, bisogna tenere presente anche qualcos'altro; intanto che, malgrado abbiamo sempre nella bocca la parola "Europa", non sappiamo nulla delle leggi che si sono fatte nelle Regioni estremamente affini alla nostra. Sì, ogni tanto si cita l'articolo della legge CEE, però a noi interesserebbe conoscere le differenze che esistono tra la nostra legge e, per esempio, quella venatoria (o della caccia, che dir si voglia) della Provenza, del Delfinato, della Savoia, delle Regioni alpine svizzere, austriache, bavaresi: sarebbe interessante. Essendo Regioni estremamente affini alla nostra proprio perché alpine, non vedo il motivo per cui continuiamo a restare nella nostra "crassa" ignoranza su questo argomento (direi colpevole ignoranza).
Penso - e ho finito - che qualche colpa ce l'abbiano anche i cosiddetti Verdi, anche se certe istanze che presentano sono inconfutabili. I Verdi si sono affidati, mani e piedi, al cosiddetto PDS, partito notoriamente di origine marxista; i marxisti non hanno mai fatto molta differenza tra la caccia agli animali e quella agli esseri umani o tra gli esseri umani e gli altri animali, e adesso - guarda caso - brillano per l'assenza in aula quelli che sono rappresentati dall'Assessore, quelli che sperano di mietere i voti dei cacciatori, non gli interessa sentire tanti discorsi, che barba tutti questi discorsi troppo intelligenti, danno fastidio. Io questo lo chiamo "partito Chernobyl" e dico che finché gli ecologisti si affideranno ai marxisti saremo sempre allo stesso punto.
Queste leggi sono tutte fondate sulla distinzione (questo si uccide quello non si uccide, ed è anche giusto che sia così), però finché voi Verdi vi affidate a dei partiti che al momento della discussione della legge sono praticamente assenti dall'aula, è chiaro che vi dimostrate perlomeno ingenui: vi siete affidati in cattive mani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avvertiamo tutto il disagio che questa conclusione della legislatura, ancora più che in altre legislature, rappresenti un ingorgo che in una qualche misura frustra il lavoro di quelli che l'hanno compiuto e riduce lo spazio di chi, rispetto al lavoro compiuto, vuole aprire un confronto. Questa è una situazione che nelle passate legislature aveva una ragione meramente funzionale: era normale che rispetto ad alcuni appuntamenti i tempi fossero stretti. In questa nostra legislatura c'è un fatto diverso, colleghi Consiglieri: l'ingorgo non è di natura funzionale, ma di natura politica, e la maggioranza ne ha tutta la responsabilità; la responsabilità è di tutti gli Assessori, nessuno escluso, che hanno avuto l'impudenza di portare in votazione, per pura voglia di avere un trofeo da appendere in campagna elettorale, provvedimenti incompresi, incomprensibili, non confrontati! Questa maggioranza ha la responsabilità grave di non avere una propria legittimazione politica, ma di essere la sommatoria di due Gruppi consiliari; trattandosi di questo e non di una proposta politica rimessa ai cittadini, ogni volta che affrontava una questione che non era nella delega originaria, e cioè alcune leggi, doveva quindi avere l'umiltà di confrontarsi a fondo con il Consiglio e con la società civile! Cosa che questa maggioranza e i singoli Assessori non hanno fatto, e di questo porteranno la responsabilità politica! Disgraziatamente non avranno solo la responsabilità politica, ma anche quella rispetto al disastro oggettivo che hanno portato con queste leggi raffazzonate all'ultimo momento nel sistema regionale! Non è possibile leggere gli ordini del giorno che abbiamo qui: le leggi sui parchi approvate a minoranza, vendute come leggi approvate all'unanimità! Tutto ciò perché si deve chiudere una grande operazione prima di andare da un'altra parte, dove non si ha più ruolo su questa materia! Questo è a livello del buon gusto: non possiamo vantarci di essere i primi ad aver fatto una legge sull'Agenzia per l'ambiente, perché bisogna capire se essere primi significa essere i più solleciti o i più imprudenti: si può arrivare primi in tanti modi nelle corse, magari anche essendo drogati! E la mancanza del confronto politico è la droga della politica! Siamo di fronte ad un'operazione di occupazione culturale dell'istituzione da parte della maggioranza che alla base non ha il cemento politico necessario. Se queste questioni dalle forze politiche presenti in maggioranza fossero state così sentite, sarebbero state presentate per tempo o come disegni di legge della Giunta Brizio X o della X ultima oppure dall'opposizione del PDS: così non è stato. Soltanto quando ci siamo accorti che l'attività sarebbe stata funzionale all'oggetto finale e al contrasto politico, improvvisamente ci siamo scoperti ambientalisti radicali, attenti a tutte le preoccupazioni, comprese quelle dei "circoli bene" di Torino rispetto ai parchi! Questa vicenda della caccia ne è emblematica. Io non l'ho seguita molto, ma mi sembra di capire che c'era una proposta per certi versi più equilibrata, almeno così dicono i colleghi ambientalisti. Rispetto a questa si è fatta una forzatura - così mi sembra di capire - per cui lo scontro che avviene è soprattutto sul fatto che si è modificato in corso d'opera un'ipotesi di lavoro. E' evidente che l'ipotesi finale con una targa deve arrivare più riconoscibile, più riconosciuta, più pagante! La soluzione di mediazione, che era magari la figlia della cultura del Brizio X, non era sufficiente.



PENASSO Alfredo

Per le mediazioni bisogna essere in due.



MARCHINI Sergio

Questa, caro collega, è la verità! Dal punto di vista politico generale, noi abbiamo una Giunta con la legge sulle strutture che in articulo mortis cerca di legittimare politicamente una saldatura politica che la saldatura politica non ha e quindi non può avere legittimazione! Non è un caso che il Presidente Brizio continui a dire che si farà una proposta elettorale PPI e PDS per le prossime regionali: guarda caso lo dice solo Brizio e nessun altro! Ritengo quindi che ci sia stata poca generosità politica da parte della Giunta e poca lucidità, in virtù del fatto che non c'è stata un'opposizione coeva, opposizione che, invece, è stata rispettosa del proprio mandato, pur non avendo una precisa omologazione. Io ritengo di far parte dell'opposizione e di dover qui difendere, fino all'ultimo momento, la delega nella sua oggettività così come mi è stata data, anche se non è tranne in qualche occasione, riconducibile ad una comunità di intenti con il resto dell'opposizione. Quando però viene meno il confronto in Commissione e in aula, per incapacità dell'opposizione di proporlo, viene in definitiva meno il confronto nella società, non in questi banchi! Le questioni sulle quali noi non ci siamo confrontati per pochezza dell'opposizione e per supponenza della maggioranza (sono i due elementi che hanno favorito la nascita di brutti prodotti) sono della società, non sono di questi pochi uomini, compreso il sottoscritto, che qui la rappresentano. Quindi, a mio modo di vedere, il fatto che la maggioranza alla fine della legislatura abbia posto una serie di questioni del tutto sproporzionate rispetto alla sua legittimità politica e ne abbia cambiata qualcuna in corso di causa è la ragione per cui ci troviamo in questo ingorgo.
Si tratta di una ragione politica, non di una ragione funzionale l'accelerazione non è fisiologica, ma è stata la conseguenza di un'operazione politica che, partita come una Giunta di necessità per chiudere la legislatura, è diventata invece il trampolino di lancio per la maggioranza del prossimo quinquennio! Questa è la verità di quanto è avvenuto.
Detto quindi questo, io non posso non capire la durezza dello scontro che è emerso in questa vicenda, pur non condividendolo. Mi auguro comunque che almeno per spirito istituzionale si possa concludere questa nostra tornata con una norma che ci consenta di regolamentare questa materia rispondendo - come diceva giustamente il collega Penasso - al debito (che comunque abbiamo) di realizzare, per quanto possibile, il recepimento della normativa nazionale.
Rispetto al testo di legge, noi abbiamo presentato una serie di documenti migliorativi, soprattutto di tipo tecnico, e mi esimer dall'illustrarli perché sono poca cosa. Tuttavia dichiaro fin d'ora che qualora la Giunta non li accogliesse, li ritirerò per evitare perdite di tempo (tanto per dircela tutta).
Sulla legge nel suo complesso, alla fine ci sono due persone, non c'è un Gruppo: siamo io e il collega Fulcheri. Mi riservo di intervenire nuovamente, anche perché ho difficoltà ad atteggiarmi in termini radicali rispetto a questo, in quanto sono d'accordo con il Consigliere Bodrero vorrei però fare qualche puntualizzazione.
La caccia non è uno sport, non è un divertimento: è una passione, così come l'alpinismo. Che differenza c'è tra uno sport e una passione? Lo sport è un'esercitazione fisica; la passione è un'attività che al suo interno ha come motivazione ancestrale un antico valore, un'antica esigenza. Questa è la passione. L'apprensione dell'animale è dunque una passione, che attiene ad un'esigenza antica e ad un valore antico con i quali l'uomo è cresciuto che non possiamo disconoscere. Il fatto che qualcuno lo avverta di più e qualcuno lo avverta di meno non significa che uno sia più bravo dell'altro.
Il problema è come questa esperienza è ricaduta sui nostri geni, non è n' culturale n' di approccio alla questione, ma di come ognuno di noi ha ancora nel proprio essere in termini etologici questa antica esigenza dell'uomo di essere una specie come un'altra, ovvero o cacciatore o cacciato. Il mondo ha due categorie: è così. Tutto il mondo animale vede presenti due categorie di soggetti: il cacciatore e il cacciato. Ma attenzione: tali categorie non necessariamente durano per sempre. Infatti il cacciatore in ogni momento rischia di essere cacciato e il cacciato di essere cacciatore. Il mondo della natura, quella zoologica, è cresciuto sul rapporto cacciatore-cacciato, preda e inseguitore: questo è l'elemento che ha fatto crescere le specie animali nel loro complesso. Questa è la leva! Che quindi nella nostra generazione esista ancora una passione che è la risposta a quell'antico messaggio, mi sembra una cosa assolutamente da rispettare e che il fatto di non esercitarla non ci consenta giudizi come quelli che vengono dati dagli ambientalisti nei confronti dei cacciatori.
D'altra parte, mi è difficile comprendere come un uomo del nostro mondo non avverta perlomeno la non opportunità, in termini di amore verso il resto della natura, che per un atto gratuito un altro essere muoia: mi è difficile capirlo.
Personalmente, dunque, sto un po' a metà strada. Registro anche, per come la "cultura verde" continui su una strada che rende poco produttivo il lavoro apprezzabile, e per larga parte condivisibile, che svolge. Non possiamo vetrificare la natura; si dice che qualcuno la voglia cementificare, ma in parallelo vi è il tentativo dei Verdi di vetrificare la natura, immaginando che possa essere incapsulata tra due dischi e conservata per sempre.
La natura è cosa viva! Soltanto la nostra supponenza può farci pensare che la natura durerà al di là dello spazio delle leggi del Creato. Tutto quello di cui parliamo è destinato a finire; dobbiamo quindi vivere la natura e farla continuare nei tempi più lunghi possibili, ma consapevoli della tragedia cosmica che viviamo. La nostra vita è un pezzo di tragedia cosmica, non è un elemento assoluto.
Chiedo scusa per questa digressione; sulla caccia non prenderò più posizione: mi rimetterò a chiedere alla Giunta una valutazione sui nostri emendamenti, che spero verranno apprezzati, se non altro in omaggio a chi si è preposto a tale lavoro.
Sul voto finale rispetto alla legge ci sarà la disponibilità mia e del collega ad un voto in termini processuali, che consenta di arrivare comunque ad un risultato. Se a quest'ultimo si arrivasse in modo tale per cui il nostro voto non sarà essenziale, ci riserviamo, nella dichiarazione finale, di interrogare soprattutto noi stessi su come un'antica passione debba conciliarsi con una più attuale e moderna sensibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, colleghe e colleghi, questo "muro contro muro" non porterà a giudizio di Rifondazione Comunista, da alcuna parte. Stiamo pagando le conseguenze di una probabile sottovalutazione politica da parte della Giunta regionale del contrasto esistente sul problema. E' stupefacente dire questo, ma probabilmente la radice della situazione di stallo nella quale ci troviamo - che se non viene rimossa condurrà i nostri lavori a consumare il nostro tempo in una guerra di posizione senza risultati - sta nel fatto che la Giunta regionale non si è resa conto dei profondi contrasti esistenti sul tema della caccia nella società civile e tra gli addetti ai lavori. Contrasti che vanno rimossi con una composizione del tema che esige parecchio tempo.
E' stato sottovalutato il fatto che occorreva darsi delle scadenze per giungere alla determinazione di una soluzione del contrasto in modo molto anticipato rispetto alla scadenza della legislatura. La Giunta avrebbe dovuto sottolineare questo elemento e porre all'o.d.g. dei lavori del Consiglio questo tema molto, molto per tempo.
Noi, come Rifondazione Comunista, abbiamo partecipato al gruppo di lavoro senza alcuna volontà ostruzionistica - possono darne atto tutti i presenti - pur senza rinunciare alle nostre opinioni, dando un contributo concreto. Anche in virtù di questo nostro atteggiamento, ribadiamo che, se si fosse data assoluta priorità politica a questo tema per tempo, non saremmo giunti alla situazione attuale.
Ce ne rammarichiamo, perché il lavoro svolto in Commissione è stato fino ad un certo punto assai proficuo e avrebbe potuto continuare ad esserlo sino alla conclusione. Questo non è stato possibile perché, troppo vicini alla scadenza della legislatura, è stato introdotto un atto di imperio da parte della Giunta regionale - gli atti di imperio, su temi del genere, cari colleghi, non portano a nulla, se non alle guerre di posizione pensando in questo modo di forzare la situazione. E' stata una svolta decisionista che non ha portato a nulla di buono, ma che ha semplicemente prodotto tra le parti in contrasto un reciproco irrigidimento, e sappiamo che gli irrigidimenti, in fine di legislatura, non portano ad altro che alla paralisi delle istituzioni.
Termino il mio intervento dicendo che, se non riusciremo ad individuare un'intelligenza politica capace di "svelenire" il dibattito, pervenendo ad una soluzione, anche transitoria, di questi contrasti, la Regione Piemonte ne patirà non solo in termini di risoluzione del problema della caccia, ma anche in termini di risoluzione di tutti i problemi illustrati e che sono in attesa di approvazione.
Come far scaturire un'intelligenza politica capace di rigovernare il problema, almeno per quanto possibile, a questo punto? Penso che l'unico catalizzatore capace di innescare un percorso virtuoso, di intelligenza politica, possa derivare da un'iniziativa della Giunta. Solo la Giunta oggi è in grado di manovrare la leva che consenta di portare in quest'aula una proposta capace di concludere tale vicenda.
Auspico che si smetta di giocare con il nostro tempo: il Consiglio ha tante cose da fare. Penso che proseguire alla cieca nuocia a tutti, per cui rivolgo ancora un invito alla Giunta affinché stacchi la spina e faccia proposte intelligenti per risolvere il problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per una precisazione in quanto Presidente della III Commissione, il Consigliere Vaglio; ne ha facoltà.



VAGLIO Roberto

Non ritengo di dover intervenire a giustificazione dei lavori del personale e dei Commissari della III Commissione perché, a mio parere, non esiste assolutamente la necessità di giustificare nulla. Intervengo semplicemente perché ritengo di avere ravvisato imprecisioni macroscopiche negli interventi dei colleghi Chiezzi ed altri.
Il gruppo di lavoro concluse i propri lavori su un testo coordinato che teneva conto dei quattro testi presentati. Il testo coordinato fu presentato ai Commissari con alcuni emendamenti proposti dalla Giunta. Ai Commissari fu concesso circa un mese di tempo per verificare il tutto. Nel corso della Commissione, i colleghi Pozzo e Giuliano formularono una serie infinita di emendamenti - che comunque furono recepiti - tendenti a riportare il testo alla formulazione originale di quello presentato dai colleghi ambientalisti.
Questa prassi, se non altro inusitata, è stata accettata fino al momento in cui, motu proprio, l'Assessore ritirò tutti gli emendamenti. A questo punto, ritenendo che gli emendamenti decadessero tutti e non avendone formulati altri per iscritto, il testo fu inviato all'aula.
Pertanto risulterebbero delle considerazioni al limite poco riguardose nei confronti del personale sull'iter di un determinato articolo. Il verbale delle sedute a cui afferisce questa osservazione non è ancora stato approvato dalla Commissione, ritengo quindi offensivo qualsiasi riferimento dovesse essere fatto in questa o in altra sede ai lavori su quello specifico articolo.
Ritengo che osservazioni in questo senso potrebbero suggerire ai Commissari presenti in quella sede di rivolgersi alle autorità competenti per vedere difeso il proprio buon nome.



PRESIDENTE

Ha ora la parola per la replica l'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

La discussione di questa mattina ha evidenziato come su questa materia si siano concentrati sentimenti forti. Si tratta comunque di una materia sulla quale non possiamo certo rimproverarci - parlo a nome di tutti: Giunta, Consiglio e Commissioni - di non avere lavorato costantemente.
Un ringraziamento va rivolto anche al precedente Assessore, Cantore per il lavoro svolto nell'avviare un progetto di organizzazione della caccia sulla base di una nuova definizione, di una nuova cultura, di una nuova legge. Lo stesso discorso vale per il lavoro svolto dall'allora Assessore Lombardi, dall'Assessore Fulcheri, dal collega Vaglio (come Presidente della Commissione dell'ultima fase) e dal collega Penasso (come coordinatore per una lunga fase dei lavori del gruppo).
Ho rivolto questi ringraziamenti non per un atto di dovuto riconoscimento, ma per sottolineare la dimensione di una materia sulla quale tuttavia non siamo riusciti a pervenire, come credo volevamo, ad un pronunciamento unitariamente accettabile. In fin dei conti, si tratta di materia che riguarda percorsi di civiltà, di cultura, di interessi tra loro contrapposti, ma destinati a vivere e a convivere in una medesima area per la gestione di un patrimonio e di un bene comune.
Ci sono leggi sulle quali il nostro mondo tende a dividersi, perch riguardano congiunzioni di storie e di momenti tra loro differenti; tutto questo si è riflettuto in modo, probabilmente troppo forte, sui lavori che abbiamo svolto, ma siamo comunque pervenuti ad una conclusione che era doverosa.
Da parte di chi ha la responsabilità dell'esecutivo - ringrazio i Presidenti della Commissione per la loro collaborazione - era doveroso presentare un testo alla valutazione e all'approvazione finale del Consiglio, anche perché il permanere di una situazione che non si codifica che non si definisce, non è elemento utile neanche per fare ripartire un nuovo momento di discussione, di ricerca di perfezionamento.
Permettetemi di non valutare la legge n. 157 n' in senso positivo n' in senso negativo, ma di atteggiarmi come un operatore che deve tradurre naturalmente con l'intelligenza delle istituzioni e valutando la realtà nella quale opera, una legge quadro di indirizzi, di principi, risultato di una lunghissima traiettoria di lavori e di culture che si sono composte e scomposte, contrapposte e ancora ritrovate.
Questa legge il suo compito lo ha svolto; infatti la discussione che c'è stata ha portato alla consapevolezza dell'importanza della materia, ed io non ho riscontrato, nonostante tutto, nonostante certe apparenze, una volontà irrisolvibile di contrapposizione. Probabilmente in Piemonte riscontriamo situazioni che ci caratterizzano in modo diverso, stante il fatto che tutte le Regioni, tranne il Piemonte, la Calabria e la Campania hanno completato la legge.
Sono stato rimproverato da colleghi di altre Regioni per una disponibilità alla revisione della legge nazionale in sede di applicazione fino - mi è stato detto ad uno stravolgimento strutturale che avrebbe dovuto essere oggetto di una verifica di legittimità. Credo che questa affermazione non sia del tutto fuori luogo, perché quando nell'individuare 30 più 5 specie nocive su 57 specie cacciabili facciamo un'operazione forte, la si giudichi come si vuole. Comunque vadano le cose, vigente questa Giunta, noi non aumenteremo quell'elenco di specie cacciabili. Tutto quello che è stato realizzato non è stata una concessione, bensì la formazione di un'idea e la composizione in un progetto.
Sappiamo bene che gestire il territorio in modo da riaverlo più vivo più ricco dal punto di vista ambientale, faunistico e venatorio comporta dei problemi. Io rappresento l'esecutivo anche per quanto riguarda l'agricoltura. Questa competenza è investita da una serie di responsabilità e di funzioni; c'è chi la incoraggia, c'è chi la critica, ma tutto sommato ci si sta muovendo rapidamente. Stiamo infatti spendendo 350 miliardi parte della CEE, parte della Regione - per il recupero ambientale dell'agricoltura e per lo sviluppo dell'agricoltura ecocompatibile.
Probabilmente il traguardo desiderato si raggiungerà quando il mondo avrà superato questa fase, cominciata venticinque anni fa, in cui per la verità dal punto di vista culturale, ma anche da quello tecnologico, noi non siamo stati, come coltivatori, gli utenti e tanto meno i signori dell'agricoltura.
Permettetemi questa digressione. Negli anni '60 e '70 l'agricoltura è stata investita da una grandissima domanda di beni alimentari a bassissimo prezzo e da una fortissima offerta di mezzi chimici per realizzare quel tipo di obiettivo; la composizione delle due cose non ha però valorizzato la professionalità dell'agricoltore.
Ora il Piemonte sta lavorando per un'agricoltura ad alta definizione dal punto di vista della qualità, anche con le sollecitazioni del mondo ambientalista - non vorrei che ci fossero esclusioni di ufficio indipendentemente dal fatto di chi se ne può, per sua circostanza, occupare di più o di meno - e questo percorso ci rende più protagonisti.
Personalmente voglio difendere anche nei contenuti il risultato di tutto questo lavoro, per cui qualcosa va detto.
L'avere realizzato questa legge, che è comunque quella che propone di più, è un fatto del Piemonte, e io avevo già cominciato a dirlo tempo fa.
Con altri colleghi ho anche detto che in Piemonte c'è una cultura specifica, non dico neanche più ambientalista, ma direi meno ambientalista quella cultura richiamata anche dai colleghi Pozzo, Adduci, Giuliano e Chiezzi (per restare all'area che l'ha sottolineata di più).
D'altra parte, in questa legge noi abbiamo cercato di introdurre degli istituti che rappresentano delle grosse innovazioni, degli strappi; ad esempio, un Osservatorio sulla fauna piemontese che, pur entrando in contrasto con le competenze dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica può comunque essere in parte salvato come elemento nostro, in modo da dotarci di un'intelligenza di indagine, di ricognizione e di valutazione delle cose che dobbiamo fare.
Penso che ciò sia necessario, e qui mi rivolgo ai cacciatori. Nel momento in cui cessa la caccia vagante, ci si lega stanzialmente al territorio e ci si propone di essere contemporaneamente produttori di fauna e di ambiente come premessa per un limitato diritto di prelievo venatorio c'è quindi bisogno che funzionino delle intelligenze. E' necessario aggiungere elementi qualitativi e quantitativi di conoscenza sulle cose non soltanto elementi passionali. Dobbiamo formare dei ragionamenti che si stabilizzino nel senso comune delle cose.
D'altra parte, la caccia programmata presuppone e prevede che si formino degli ambiti con dei Consigli di gestione nei quali tutte le componenti dell'agricoltura, del mondo venatorio, dell'ambiente e degli Enti locali si compongono secondo uno schema di legge che noi non possiamo ritoccare per quanto riguarda i numeri. Penso che i grandi contrasti non saranno evitabili, ma saranno minori nella misura in cui forniremo elementi oggettivi per un lavoro che via via sarà sempre più collettivo e non un prodotto di parte.
In questo testo abbiamo previsto anche altre cose, e da qui a un po' dirò che cosa se ne potrebbe provvisoriamente fare. Abbiamo, ad esempio previsto un sistema di censimenti. Lo ripeto, sono d'accordo che in un progetto, in un percorso definitivo si debba arrivare a conoscere la densità, gli elementi della nostra popolazione faunistica. Non si può dire che conosciamo le stelle dell'universo, che conosciamo i pianeti e non siamo in grado di conoscere qual è la consistenza di un patrimonio faunistico! Siamo noi piemontesi che diciamo queste cose! Dobbiamo introdurre degli elementi che si formino gradualmente perché, come altre rivoluzioni, anche questa ha bisogno di potersi definire, realizzare e graduare. Probabilmente non ce n'è stato il tempo, anche se è trascorsa tutta la legislatura. Non possiamo però non riconoscere ciò che in qualche modo è stato fatto.
Sono state utilizzate intensamente ventidue sedute per un totale di oltre cento ore di lavoro (ma saranno trecento se le mettiamo tutte assieme); è stato quindi un grande contributo, un patrimonio che non vorrei disperdere.
A questo punto, faccio una proposta. Probabilmente il lavoro che abbiamo fatto si potrà perfezionare, potrà essere recepito, potrà diventare questa forse è un'ambizione troppo lunga - un terreno di convergenza generale. Oggi non ci sono ancora le condizioni, e me ne rendo conto. La Giunta non vuole - e ne ho avuto conferma ancora ieri dallo stesso Presidente Brizio, che già in tante altre occasioni mi aveva manifestato la sua presenza nella gestione di questo argomento - che questo lavoro si concluda malamente, con uno scontro, e magari sottraendo del tempo utile ad altre importanti questioni.
A parte il fatto che non accetterei una graduatoria del tipo "questa non lo è, altre lo sono", perché sono tutte questioni importanti, credo che tutto quello che consegnamo al Piemonte come lavoro realizzato sia un buon patrimonio; la mia proposta è dunque quella di considerare anche gli aspetti che, peraltro, incombono su di noi come dovere da assolvere.
A questo proposito sono stato a Roma un paio di volte e so che non ci sarà una proroga del decreto ministeriale, perché è già stato prorogato; si credeva per un anno, invece è stato prorogato fino al 31 maggio. Il 31 maggio è dopodomani; ci sono delle scadenze di mezzo, proprio per dare il tempo alle tre Regioni in dirittura di arrivo di poter concludere i loro lavori.
Se non c'è un recepimento della legge n. 157, non ci sarà più normativa. Lo dico sinteticamente: non avere un recepimento della normativa significa trovarsi, dopo il 31 maggio, senza norme, e sarebbe come se in una città o in una Regione mancasse improvvisamente il Codice stradale, pur essendo in presenza di una circolazione che è fatta di cose esistenti, di guardiaparco, di guardiacaccia, di strutture, di situazioni che vanno governate.
A questo punto proporrei - e spero in un accoglimento, perché ritengo di proporre una situazione di onesto pareggio per poter portare a conclusione il lavoro che stiamo conducendo di sospendere l'articolato della legge e di introdurre una paginetta di normativa. Si tratta di due articoli, valutati dai funzionari dal punto di vista tecnico, per recepire quelle due o tre parti della legge n. 157 che ci consentano di essere sommariamente in regola con gli adempimenti, dando una delega alla Giunta (come del resto si era fatto anche con la lontana e gloriosa legge n. 60 per il calendario venatorio).
Ricordo che l'anno scorso, quando abbiamo rifatto la legge sul calendario venatorio, io non accettai un emendamento del collega Vaglio che proponeva di fare un calendario venatorio a valere fino a quando non si fosse definita la legge generale. Come elemento di serenità e di fiducia nei confronti delle nostre relazioni dissi: "No, facciamolo per un anno, è un'esigenza a posto con la legge". Adesso si tratta di rifarlo per quella stessa ragione, ma assumo, a nome della Giunta, l'impegno politico - non siamo mai venuti meno ai nostri impegni di modificare il calendario rispetto all'anno scorso. Se potremo apportare delle migliorie le apporteremo, altrimenti rimarrà valido quello dell'anno scorso.
Leggerei gli emendamenti che sarebbe necessario approvare oggi per poter avere le condizioni strumentali per una gestione dell'attività venatoria fino a quando non avremo a disposizione una legge organica.
1) Emendamento soppressivo e sostitutivo: le parole "Titolo I - Disposizioni generali" sono soppresse e l'art.
1 è soppresso e così sostituito: "Art. 1 - Disposizioni provvisorie in ordine alla gestione programmata della caccia e al calendario venatorio.
1. Nelle more di recepimento della legge 11/2/1992 n. 157 e di approvazione del Piano faunistico venatorio regionale ed in applicazione degli artt. 10 e 14 della legge medesima, il territorio agro-silvo pastorale regionale è destinato per una quota dal 20 al 30% a protezione della fauna selvatica, fatta eccezione per il territorio delle Alpi, che costituisce zona faunistica a se stante ed è destinato a protezione nella percentuale dal 10 al 20%. In dette percentuali sono compresi i territori ove sia comunque vietata l'attività venatoria anche per effetto di altre leggi o disposizioni.
2. E' zona delle Alpi la parte del territorio regionale individuabile nella consistente presenza della tipica flora e fauna alpina.
I confini di detta zona sono determinati, con deliberazione della Giunta regionale, d'intesa con la Regione Valle d'Aosta, sentito l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.
3. Il territorio agro-silvo-pastorale regionale è destinato nella percentuale massima globale del 15% a caccia riservata a gestione privata ai sensi dell'art. 16, comma primo, della legge n. 157/92, e a centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale. 4.
Sul rimanente territorio agro-silvo-pastorale la Regione promuove forme di gestione programmata della caccia, secondo le modalità stabilite dall'art.
14 della legge n. 157/92.
5. Il territorio agro-silvo-pastorale regionale destinato alla caccia programmata è ripartito in ambiti territoriali di caccia e in comprensori alpini di dimensione sub-provinciali, possibilmente omogenei e delimitati da confini naturali, di estensione non inferiore a 25.000 ettari.
6. Gli ambiti territoriali di caccia e i comprensori alpini e i relativi organi sono soggetti di diritto privato, dotati di autonomia organizzativa e finanziaria nei limiti stabiliti dalle leggi regionali e dagli atti programmatici ed amministrativi della Regione e dalle Province.
7. Gli organi direttivi degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini sono il Presidente e il Comitato di gestione.
8. Nel Comitato di gestione, composto da venti componenti, è assicurata la presenza paritaria in misura pari complessivamente al 60% dei componenti dei rappresentanti di strutture locali delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale e delle associazioni venatorie nazionali riconosciute, ove presenti in forma organizzata sul territorio. Il 20% dei componenti è costituito da rappresentanti di associazioni di protezione ambientale presenti nel Consiglio nazionale per l'ambiente e il 20% da rappresentanti degli Enti locali.
9. Le Province, entro trenta giorni dall'approvazione della presente legge, nominano i Comitati di gestione nel rispetto delle proporzioni previste dal comma ottavo, i quali eleggono tra i loro componenti il Presidente.
10. La partecipazione economica dei cacciatori alla gestione degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini è stabilita rispettivamente in L. 100.000 e L. 200.000.
11. La Giunta regionale, in base agli indici di densità venatoria minima stabilita dal Ministero delle Risorse Agricole, stabilisce il numero dei cacciatori e i criteri di ammissibilità dei residenti nella Regione Piemonte. I cacciatori residenti in altre Regioni o all'estero possono essere ammessi in misura non superiore al 10% per ogni ambito territoriale di caccia e al 5% per ogni comprensorio alpino dei cacciatori ammissibili.
12. La Giunta regionale adotta con propri provvedimenti gli atti necessari a realizzare la gestione della caccia programmata.
13. Le Province provvedono alla gestione degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini fino alla costituzione dei rispettivi organi di gestione.
14. La Giunta regionale, sentito l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, adotta con proprio provvedimento, nel rispetto di quanto stabilito dalla legge 11/2/1992 n. 157, il calendario venatorio relativo all'intero territorio regionale, provvedendo altresì alla sua pubblicazione".



PRESIDENTE

L'Assessore Riba consegna alla Presidenza, oltre all'emendamento n. 1) testè letto, anche i seguenti altri emendamenti.
2) Emendamento soppressivo: gli articoli dal 2 al 66 sono soppressi.
3) Emendamento aggiuntivo: dopo l'art. 1 è aggiunto il seguente art. 2: "Art. 2 - Urgenza.
1. La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 comma sesto, dello Statuto della Regione Piemonte ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
4) Emendamento soppressivo e sostitutivo: il titolo del progetto di legge n. 426 è soppresso e così sostituito: "Disposizioni provvisorie in ordine alla gestione della caccia programmata e al calendario venatorio".
Provvederò immediatamente a far fotocopiare e distribuire il testo di tali emendamenti.
La Consigliera Pozzo, seppure informalmente, mi ha chiesto una breve sospensione. Io mi comporto diversamente da come ho fatto ieri; ieri insieme all'Assessore Riba, ho accettato dalla Consigliera Pozzo ben cinquanta emendamenti in diretta, ponendoli subito in discussione. Oggi ci comportiamo diversamente, concedendo mezz'ora di interruzione, perché si tratta di piccoli emendamenti. Ripeto, i quattro di oggi contro i cinquanta di ieri.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14, riprende alle ore 15,15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
A conclusione del suo intervento, l'Assessore Riba ha presentato quattro emendamenti, già letti ed illustrati all'aula sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista del merito. Successivamente sono stati presentati due subemendamenti.
Essendoci stata una discussione precedente ed essendo stati presentati gli emendamenti dalla Giunta, ritengo che i documenti pregiudiziali presentati dai colleghi Giuliano e Pozzo si possano ritenere superati.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato.
ART. 1 Subemendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci, Miglio e Giuliano, all'emendamento all'art. 1 presentato dalla Giunta regionale: 1 A) all'art. 1, comma terzo, dopo le parole "agro-silvo-pastorale regionale" sostituire "è" con "può essere".
La parola alla Consigliera Pozzo per l'illustrazione.



POZZO Carolina

Poiché all'art. 1, comma terzo, l'Assessore Riba riporta quanto è previsto nella legge n. 157, art. 10, comma quinto, vorrei far presente che probabilmente c'è stata una svista, perché nel comma quinto dell'art. 10 c'è un termine che è stato modificato in quest'ultima stesura. Noi, con questo emendamento, reintegreremmo questo termine, poiché la legge n. 157 non dice che "il territorio agro-silvo-pastorale regionale è destinato", ma dice che "può essere destinato nella percentuale...". E' un semplice chiarimento, sicuramente è sfuggito all'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

La Giunta accoglie il subemendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Ritengo di dover chiedere un supplemento di illustrazione alla collega Pozzo, che faccia anche comprendere se la strategia suggerita dall'Assessore vede consenzienti i proponenti dei grandi emendamenti.
Questo è solo per comprendere lo scenario sul quale lavoriamo.



POZZO Carolina

Chiedilo all'Assessore: non l'ho proposta io questa cosa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 1 astensione.
Subemendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci, Miglio e Giuliano all'emendamento all'art. 1 presentato dalla Giunta regionale: 1 B) all'art. 1, comma quinto, dopo le parole "non inferiore a 25.000 ettari", aggiungere le parole "e non superiore a 40.000 ettari".
La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Al comma quinto dell'art. 1, così com'è presentato dall'Assessore, si parla di "estensione non inferiore a 25.000 ettari". Noi riteniamo fondamentale porre anche un'estensione massima. Se si determina un'estensione che non deve essere inferiore ad una certa misura, ciò non significa che la stessa debba essere quella massima. Noi indichiamo come estensione massima - e credo sia una mediazione accettabile - 40.000 ettari.



RIBA Lido, Assessore regionale

Nella sostanza sono d'accordo. L'unico neo è questo: nei territori alpini abbiamo delle rigidità dovute ai confini naturali e paesaggistici.
Noi intendevamo indicare una misura compresa tra i 25 e i 40 mila ettari però, per la questione tecnica che si pone in montagna e nelle zone orografiche che hanno dei confini naturali, chiederei se è possibile inserire un "di norma", in modo che si possa documentare l'eccezione. La mia proposta è quindi di farlo diventare "di norma 40.000 ettari".



PRESIDENTE

Quindi, l'emendamento diventa: "e di norma non superiore a 40.000 ettari".



ADDUCI Donato

Il "di norma" va inserito prima, cioè "di norma non inferiore a 25.000 ettari".



PENASSO Alfredo

Non si può mettere "di norma" in una legge.



PRESIDENTE

Veramente "di norma" si mette tantissime volte. Poi, se non lo volete mettere, è un altro discorso.



RIBA Lido, Assessore regionale

Diversamente dovremmo chiedere di inserire "almeno 50.000 ettari" per sistemare le questioni alpine.



PENASSO Alfredo

Non lo si può stabilire matematicamente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Qui c'è un lavoro...



ADDUCI Donato

Faccio una proposta: anziché insistere sul "di norma", che è incomprensibile, scriviamo "non superiori a 50.000 ettari".



PRESIDENTE

E' quello che ha proposto l'Assessore.



RIBA Lido, Assessore regionale

Su questa materia si sta svolgendo un certo lavoro da parte delle Province, che è in fase piuttosto avanzata e che, in linea di massima, sta all'interno di questi discorsi; tuttavia, ci sono delle situazioni differenziate, nel senso che alcune Province hanno alcune condizioni e altre hanno situazioni diverse; su questi argomenti abbiamo bisogno di arrivare ad una definizione.
Pregherei di accogliere l'impegno della Giunta a lavorare attorno a questo orientamento, perché quando ci siamo assunti degli impegni non li abbiamo mai trasgrediti; qualora ci fosse qualche situazione in cui le circostanze ci impongono qualcosa di diverso, sarebbe preferibile non essere vincolati ai 1.000 o ai 5.000 ettari. Trasformiamolo in un impegno della Giunta a stare all'interno di questi ambiti e noi cercheremo di realizzare un'impostazione che tenga conto di tutto questo; altrimenti introduciamo una rigidità che ci potrebbe creare enormi problemi con le Province.
Garantisco che cercheremo di stare all'interno di queste impostazioni per il resto, non siamo più noi che possiamo disporre di tutto il lavoro che è già stato fatto da parte delle Province. In linea di massima, ci stiamo e ci stiamo anche nei 40.000, però ci sono condizioni e situazioni locali dove tutto l'insieme orografico e territoriale richiede applicazioni particolari.



POZZO Carolina

Assessore, lei ci può garantire un mese, due mesi, ma poi ci sarà una nuova Giunta.



RIBA Lido, Assessore regionale

Ma intanto facciamo questo lavoro!



PRESIDENTE

Procediamo con un pochino d'ordine. Lei, Assessore, cosa propone?



RIBA Lido, Assessore regionale

Propongo di ritirare questo emendamento e di considerare al riguardo il nostro impegno a lavorare all'interno di questo orientamento; tuttavia poiché questo lavoro compete alle Province, non possiamo assumere questo impegno anche per loro.



POZZO Carolina

Non lo ritiriamo.



RIBA Lido, Assessore regionale

Ma noi non possiamo proprio accettarlo. Continuo a ribadire l'impegno a lavorare in tal senso, però vi prego di non volerlo mantenere perché non dipende da noi. Tutto quello che dipende dalla Regione lo accetto, ma quello che dipende dalle Province è un elemento di rapporti istituzionali che dovete comprendere. Sapete bene che noi non debordiamo dagli impegni.
Però stabilire questo vincolo riguarda le Province: cercate di capire.
Io sono rimasto nell'ambito delle cose stabilite dalla legge, in modo da poter lavorare senza avere discussioni; introdurre altri elementi, che per giunta non dipendono da noi, comporterebbe la ripetizione di parte delle cose che abbiamo già superato. Cercate di comprendere questa situazione.
Dopodiché, sulla base di questa discussione e di questa esigenza, il nostro impegno è tassativo; noi cerchiamo di lavorare perché gli ambiti siano di quelle dimensioni - ed era già una nostra idea - però un conto è lavorarci ed avere questa disponibilità nel rispetto del rapporto con le Province, altro conto è porre un limite che fa "sballare" l'impostazione relativa ai territori che hanno limiti orografici precisi.



PRESIDENTE

Su questo si potrebbe fare un ordine del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giuliano; ne ha facoltà.



GIULIANO Valter

Assessore Riba, tutti noi lavoriamo per un mondo migliore e ci adopereremo affinché tutto vada sempre per il meglio: nessuno mette in dubbio la buona fede reciproca. Mi sentirei di reiterare la richiesta accettando di ritirare la mia firma dall'emendamento, però la inviterei caldamente a vedere se - nonostante i microfoni chiusi, le voci arrivavano fin qui, e la richiesta era già stata fatta - non si possa introdurre questo "di norma", che non vincola e che, in alcune situazioni territoriali, consente di andare al di là, se lo richiedono le condizioni geografiche e ambientali, mentre in altre situazioni consente di mantenere comunque un ambito di dimensione tale da permettere una gestione ottimale anche dell'attività faunistica e venatoria.
Inviterei caldamente a ripensare a questo "di norma", se non ci sono come mi sembra che non ci siano - degli ostacoli di natura giuridica potrebbe essere una certezza reciproca per ricordarci l'impegno della Giunta: quand'anche non avessimo presente l'ordine del giorno, avremmo sempre questo "di norma", che ci ricorderebbe di essere in quell'ambito.



RIBA Lido, Assessore regionale

Allora propongo di sostituire: "e di norma non superiore a 40.000 ettari" con: "non superiore a 50.000", così possiamo lavorare.



PRESIDENTE

Va bene, è una mediazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vaglio; ne ha facoltà.



VAGLIO Roberto

Mi scuso con l'Assessore, ma in primis sul "di norma" ho dei problemi che risalgono alla legge n. 142 e a tutte le norme elettorali pregresse: il "di norma", alla fine della partita, ha sempre voluto dire "forse", ma oggi vuol dire "è così".
Il "di norma" sulla legge elettorale del 30% sulle donne ha voluto dire il 30% delle donne, quindi il "di norma" non usiamolo più: è un malvezzo.
Il "di norma" su un qualsiasi emendamento non ci sta, e chiederei ai colleghi di essere un po' realisti. Il Piemonte si ritrova in una situazione del tutto particolare, con una provincia che rappresenta la metà della Regione rispetto ad altre che rappresentano poco più di un paese e con delle Comunità montane che difficilmente arrivano a 5.000 abitanti mentre altre arrivano oltre i 100.000; il fatto di porre un limite superiore ci mette in evidenti difficoltà geografiche. Abbiamo realtà come per esempio, quella della Val Sesia, con un'estensione attorno agli 80.000 ettari, che già sappiamo non potrebbero rientrare in un "di norma"; allora tanto vale essere seri e comprendere che nessuno vuol fare il gioco delle tre carte, anche se i colleghi dell'opposizione ambientalista hanno ripetuto questa frase fino a renderla quasi offensiva.
Qui nessuno vuole barare, ma anzi vuole tenere conto delle esigenze geografiche del territorio regionale; per questo motivo dichiaro, a nome mio e dei colleghi di Alleanza Nazionale e del CCD, che voteremo comunque contro un emendamento di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Semplicemente per chiedere a lei, signora Presidente, di farci sapere se nella norma che è dettata per la compilazione dei testi legislativi è consentito usare questi termini aleatori, visto che il progetto Arianna ci sta insegnando tante cose per la formulazione dei testi unici.



MARCHINI Sergio

Scriviamo "di regola", così non c'è il precedente.



PRESIDENTE

"Di regola" è un po' più forte, però.



VAGLIO Roberto

La regola è regola.



PRESIDENTE

Possiamo quindi procedere alla votazione.



VAGLIO Roberto

Insieme ai colleghi Sartoris e Masaracchio, chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

La Giunta chiede una breve sospensione.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15,35, riprende alle ore 15,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Vi è un ulteriore suggerimento da parte dell'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Proponiamo di sostituire le parole "di norma" con le parole "ove possibile", pertanto il testo finale risulterebbe: "e, ove possibile, non superiore a 50.000 ettari".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Mi pare che questa proposta dell'Assessore Riba sia molto ragionevole e tenga conto anche di un atteggiamento altrettanto ragionevole di tutto il Consiglio regionale.
Il fatto di non approvare questa proposta dell'Assessore Riba in questo momento e in questa sala rappresenta, a mio parere, della propaganda elettorale; non approvare "ove possibile" vuol dire solo fare propaganda elettorale! Ritengo che coloro che seguono questo Consiglio dovranno tenere conto anche di questo, perché "ove possibile" è proprio in risposta alle esigenze territoriali di ogni singola Provincia! Non è limitativo dell'intervento, ma è un consiglio, un'indicazione che si dà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Voglio semplicemente dire che "di norma" vuol dire completamente un'altra cosa rispetto a "ove possibile", che invece tiene conto delle indicazioni che abbiamo dato, per cui noi voteremo a favore. Non capisco che cosa volesse dire Daniele Cantore; evidentemente voleva rivolgersi ad altri che non sono qui presenti e che non hanno avuto...



CANTORE Daniele

Excusatio non petita!



VAGLIO Roberto

Per carità, qui capiamo tutto e il contrario di tutto! Sono sistemi sicuramente non urbani.
Ritengo che se questa formulazione fosse stata fatta subito probabilmente non sarebbe sorto il caso, ma ricordo che l'Assessore e la Giunta conoscevano la situazione della Valle di Susa, la situazione della Val Sesia e via discorrendo, per cui la richiesta mi sembrava più che giustificata da parte nostra.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione il subemendamento come modificato dall'Assessore.
Il Consigliere Vaglio ritira la sua richiesta di votazione per appello nominale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli e 1 contrario.
A questo punto, pongo in votazione l'emendamento n. 1) all'art. 1 presentato dalla Giunta, di cui ha dato lettura l'Assessore Riba al termine della sua replica, come emendato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giuliano; ne ha facoltà.



GIULIANO Valter

Annuncio la non partecipazione al voto del Gruppo Verdi.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, procediamo alla votazione dell'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli, 3 contrari e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Si proceda alla votazione dell'art. 1 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 votanti 40 voti favorevoli 34 voti contrari 3 astensioni 3 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 2) che sopprime gli articoli dal 2 al 66.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo in votazione l'emendamento n. 3) relativo all'urgenza.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli, 1 contrario e 4 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo infine in votazione l'emendamento n. 4) che sostituisce il titolo del progetto di legge n. 426 nel modo seguente: "Disposizioni provvisorie in ordine alla gestione della caccia programmata e al calendario venatorio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli, 2 contrari e 6 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Presidente e colleghi, il Gruppo Verdi non ha partecipato al voto sull'articolato, in quanto, come potrete supporre, la soluzione di compromesso proposta non ci convince, anche se ci rendiamo conto razionalmente, che l'andamento di questa vicenda, sia per le fasi che hanno preceduto la discussione di oggi in aula sia per l'andamento dei lavori difficilmente avrebbe potuto trovare altra soluzione.
Credo che al nostro Gruppo debba essere dato atto di essersi adoperato per mantenere bassi i toni del dibattito, per smorzare le polemiche e per non cercare lo scontro sia in questo che in altri momenti.
Ci sembra possa esserci riconosciuta un'onestà intellettuale mai trascesa sul terreno del pregiudizio e del preconcetto, che ha cercato di far valere le proprie passioni - consentitemi - oltre che le proprie posizioni politiche nel più profondo rispetto delle idee di chi in quest'aula, ma anche al di fuori, la pensa diversamente.
Non abbiamo mai fatto del problema una questione personale, n' con l'Assessore n' con i colleghi con cui abbiamo in questi mesi lavorato, a volte proficuamente, a volte con fasi di scontro in Commissione. C'è stato sicuramente un momento di deterioramento di tali rapporti, ma il sempre prevalente desiderio di dialogare, di fare politica in maniera seria ha fatto prevalere la volontà di continuare a dialogare anche su un tema spinoso, sul quale le articolazioni del nostro pensiero sono così diverse e a volte così difficilmente - o forse impossibilmente - conciliabili.
Non ci siamo mai permessi di mettere in discussione l'onestà degli altri colleghi; il tempo della cultura del sospetto, per quanto riguarda la nostra etica personale, non è mai iniziato, non è mai nato: quella cultura non ci appartiene. Solo con un credito di fiducia reciproco potremo lavorare intorno ad una legge che, partendo da presupposti scientifici questo sì è punto cui non siamo disposti a transigere - possa tradursi in una fra le migliori - non dico fra le più ambientaliste - del nostro Paese consentendo al Piemonte di essere ancora una volta Regione capofila anche nel saper indicare degli orizzonti culturali in questo campo.
Non ci nascondiamo e siamo ben consci del fatto che l'emendamento che ci ha tolti dall'impasse rimanda la materia a tempi successivi, dando una delega in bianco alla Giunta e togliendo al Consiglio regionale qualsiasi possibilità di controllo. Tale "leggina" non ci soddisfa, ma ci auguriamo sempre, come posizione personale e politica, che la speranza non ci abbandoni e che magari si realizzi quell'auspicio che faceva dire a Leonardo da Vinci - che non era un Verde! un po' di tempo fa: "Verrà il giorno nel quale gli uomini conosceranno l'intimo animo delle bestie e allora uccidere un animale sarà considerato delitto come uccidere un uomo".
Con gli orizzonti che abbiamo di fronte, con la passione che ci contraddistingue e soprattutto con la nostra volontà al dialogo sicuramente ci ritroveremo - o si troverà qualcun altro al posto nostro - a discutere in quest'aula di caccia.
Rimane, per parte nostra, l'auspicio che da parte di tutti si concordi almeno sull'esigenza di dare scientificità ad una materia che è sì passionale, ma è anche regolata, come tutta la natura, da severe leggi scientifiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Presidente e colleghi, avevamo preparato e consegnato alla Presidenza alcuni emendamenti con l'obiettivo di conferire razionalità alla legge in esame. Così come lo eravamo nella scorsa legislatura in occasione della discussione del tema in oggetto, oggi, come Gruppo Forza Italia, siamo convinti che il risultato raggiunto sia equilibrato. Esprimiamo inoltre soddisfazione per il tempo non sottratto alla discussione degli altri ultimi provvedimenti da qui a mercoledì notte.
Voteremo per la soluzione raggiunta; d'altra parte, già in sede di Commissione avevamo espresso posizione favorevole. Nel ritirare gli emendamenti presentati, che riteniamo assorbiti dal testo in votazione annunciamo il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

La soddisfazione di essere arrivati finalmente alla conclusione di questa avventura - perché di avventura si tratta - potrebbe essere del Capogruppo dei Federalisti, ma non certo del Presidente della III Commissione. Devo invece segnalare grande rincrescimento per l'impossibilità di finalizzare gli undici mesi di lavoro svolto, prima al Gruppo e poi in Commissione, su una strada che pensavo potesse veramente portare all'approvazione della legge. Così non è stato; siamo arrivati ad un ripiego che mi porta a sentirmi assai frustrato e mi spinge ad un'ulteriore valutazione: è un passo indietro - mi rivolgo soprattutto ai colleghi dell'opposizione ambientalista - anche rispetto alla proposta di emendamento presentato alla legge sul calendario venatorio, in quanto sottrae alle competenze del Consiglio molti atti ora di competenza della Giunta. E' anche vero che se i giovani sapessero e i vecchi potessero, il mondo girerebbe in un altro modo.
Oggi ci troviamo - costretti dall'esigenza e dalla furia degli avvenimenti che si accavallano - a dover approvare questa soluzione. E' una soluzione ovviamente che non accontenta nessuno e la capacità di dibattito di dialogo, di realizzazione legislativa del Consiglio ne esce pesantemente battuta.
Di questo non posso che rammaricarmi; l'unica piccola soddisfazione sta nel fatto che, per contro, una difficile situazione di non gestione della caccia va in porto. Avevamo una legge del 1992 da applicare nella nostra Regione e, almeno sotto questo aspetto, stiamo facedo il nostro dovere.
Devo ringraziare in modo particolare, dal punto di vista personale, per l'esperienza estremamente positiva che ho avuto, i colleghi del Gruppo Verdi, i Consiglieri Miglio e Giuliano. Eravamo su posizioni diverse, ma non è mai mancato né lo spirito di collaborazione né il rispetto più generale delle regole democratiche e di civile convivenza.
Credo che se questo spirito potrà permeare la prossima assemblea che si insedierà dopo il 23 aprile qui a Palazzo Lascaris, una buona legge sulla caccia si potrà fare; per adesso accontentiamoci del risultato minimo, per questo annuncio il voto a favore del mio Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, la vicenda caccia si avvia alla conclusione ed è una conclusione che, per quanto mi riguarda, non può essere considerata soddisfacente. Mi rendo conto che è un'opinione del tutto personale, per tale è. Sento comunque di dover apprezzare quanto l'Assessore Riba ha fatto affinché la vicenda perdesse quei contorni, quelle sfumature che stava assumendo e di questo ovviamente bisogna tenerne conto.
Tuttavia la caccia rimane una delle attività umane tra le più mostruose (ci sono uomini che abbattono altri animali); vi è una concezione distorta e, sotto l'aspetto culturale, degradata del rapporto uomo-ambiente. L'uomo ha la pretesa di voler regolamentare o di voler apportare equilibri all'interno della natura quando egli stesso è stato, purtroppo, il principale artefice di distruzione o che ha contribuito a distruggere fortemente. Ogni tentativo di introdurre elementi di riequilibrio in questi atti distruttivi, non può che creare ulteriore disequilibrio ed accrescere in generale quella che si chiama entropia all'interno dell'Universo.
Pertanto voglio considerare l'impegno culturale con cui anche l'Assessore ha affrontato il problema come un punto di partenza. Un punto di partenza che porta le istituzioni a definire un percorso per giungere all'eliminazione totale e completa della caccia e di tutti gli annessi e connessi relativi alla caccia stessa, come il commercio di armi, la produzione di armi da caccia e far sì che si possa giungere ad un mondo che bandisca ogni forma di violenza dell'uomo contro l'uomo innanzitutto, ma anche dell'uomo nei confronti degli altri animali e della natura. Questo è lo spirito che ha animato il nostro modo di operare nei confronti di questo problema e di altri che questo Consiglio regionale ha vantaggiosamente in molte circostanze affrontato.
Per questa ragione io voterò contro il provvedimento, pur riconoscendo che l'Assessore ha fatto il possibile per rendere la materia in qualche modo accettabile da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

Ero favorevole al disegno di legge votato a maggioranza dalla Commissione e oggi sono favorevole, purtroppo, al compromesso, per non bloccare la caccia. Mi auguro però che in seguito si analizzi la caccia non soltanto dai lati negativi, così come espressi dal Consigliere Adduci. In fondo la caccia non è così mostruosa: anche i non cacciatori si nutrono di polli e simili e non si grida allo scandalo! Avevo formulato un emendamento spinto dai proprietari terrieri e conduttori agricoli, emendamento che portava la caccia a livello di altre Regioni e di altri Stati. Devo riconoscere però che purtroppo è inutile presentare emendamenti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Dichiaro di non partecipare alla votazione di questo provvedimento, non perché io sia particolarmente contraria o favorevole alla caccia, ma perch credo che su questo problema ci debba essere un certo qual buonsenso per comprendere le ragioni degli uni e degli altri.
Ritengo però grave quello che sta succedendo oggi in quest'aula: di fatto si è impedito ad alcuni Consiglieri di presentare in modo articolato la loro proposta; si è trovato un "escamotage" che ovviamente consente alla maggioranza di raggiungere un obiettivo, che può anche essere considerato adeguato, ma che lede un principio fondamentale del Consiglio.
Dall'altra parte, anche la presentazione di una massa così cospicua di emendamenti, alcuni dei quali sicuramente ininfluenti - senza valutare l'opportunità di concentrare su alcuni emendamenti significativi il senso della battaglia ha portato di fatto alla paralisi del Consiglio regionale creando indubbiamente anche questa possibilità di reazioni.
Credo che sia importante dire che, per la prossima tornata amministrativa, i colleghi che siederanno in questi banchi si dovranno porre come problema da risolvere quello di consentire, così come già avviene al Parlamento, una sorta di voto di fiducia o di sfiducia per evitare il prolungarsi eccessivo di discussioni sui singoli argomenti. Il mezzo che si è ricercato, pur legittimo nella forma, mi preoccupa molto nella sostanza.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Nella mia dichiarazione di voto vorrei giustificare un'astensione che potrebbe non essere capita. Mi asterrò su questa legge, perché a questo punto non credo sia necessario un voto in più o un voto in meno.
E' una non-legge che passerà a larga maggioranza e quindi credo che un voto in più o un voto in meno non sia indispensabile o utile. Non so neanche se il Commissario di Governo accoglierà questa pseudo-legge, ma non avremo più il tempo di rimetterci le mani sopra. Come per tutte le cose importanti, credo che il difetto stia nel manico.
Per questa legge il difetto sta proprio nella partenza, perché si sono fatte enormi ed inutili discussioni, di ore e giorni, che non hanno potuto dare uno sbocco, che non hanno chiarito nulla (se non far passare il tempo), tanto meno hanno garantito un serio dibattito. Abbiamo discusso su molte cose, quindi credo che fosse il caso che i Consiglieri potessero esprimere le proprie opinioni su questa legge e non fare una cosa raffazzonata tutta di corsa.
Sarebbe stato utile parlare di questa legge all'inizio dell'anno, dando i tempi che era necessario dare, facendo tutti gli emendamenti che era necessario fare, perché tutto sommato la legge che si stava producendo in Commissione (poi con degli "escamotage" è stata passata di corsa) era una legge buona e garantiva sia le aspettative dei cacciatori sia quelle degli ambientalisti. Secondo me si sarebbe prodotta una buona legge, ma si è voluto prendere le scorciatoie, o meglio: si è fatta una legge come ne stiamo facendo diverse in questi giorni, leggi da Prima Repubblica, leggi su cui ci si mette d'accordo fuori! Qualcuno questa sera potrà uscire da quest'aula dicendo: "Abbiamo fatto la legge per i cacciatori" e qualcun altro potrà andare dai propri elettori dicendo: "La legge sui cacciatori non l'abbiamo fatta", perché come tutte le cose anche questa si presterà alla doppia interpretazione. Quindi, tutti coloro che dovranno andare a fare campagna elettorale saranno contenti, perché avranno comunque l'opportunità di prendere in giro la gente per l'ennesima volta, perch questa è una non-legge. E' semplicemente l'avere by-passato un appuntamento importante che poteva esserci per la Regione Piemonte! E' per questo motivo che mi astengo: io non ho nessuna campagna elettorale da fare, non ho nessun elettore a cui dire: "Non ho fatto la legge sulla caccia" e neanche nessuno a cui dire che l'ho fatta! E' l'ennesima volta che questo Consiglio regionale viene espropriato ed estromesso da una competenza che era sua! La competenza per fare questa legge, che tutto sommato sarebbe stata una buona legge, era del Consiglio regionale del Piemonte. In questo modo non faremo una legge, saremo tutti contenti o tutti scontenti, quindi non mi sento partecipe: non voterò né a favore né contro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Grazie, signora Presidente, annuncio il mio voto contrario, che era del resto inevitabile, rispetto a questo provvedimento.
Attraverso un "escamotage" si sono superati gli emendamenti e si è agito in modo da non applicare l'art. 842 del Codice Civile, che tanto preoccupava molti cacciatori, perché esclude dai territori sottoposti a regime di gestione programmata la caccia e i cacciatori. Volevo annunciare a chi non avesse ancora letto "La Stampa" di oggi, che proprio in prima pagina, contrariamente a quanto questa assemblea sta facendo, c'è una notizia importante e cioè che l'aristocrazia inglese ha abolito la caccia alla volpe. Questo è avvenuto, colleghi, dopo una presa di coscienza rispetto alle crudeltà alle quali erano sottoposti animali da macello, in questo caso i vitelli. Attraverso questa vicenda del commercio bovino l'Inghilterra si è improvvisamente accorta che esistono forme di crudeltà che ha ritenuto inaccettabili ed insostenibili. Quindi l'aristocrazia inglese presente nei Comuni ha detto "no" agli sport cosiddetti di sangue.
Questo è un fatto emblematico. Ne "La Stampa" di oggi c'è questo articolo e nella giornata di oggi viene approvata, seppur nei termini che conosciamo questa disposizione.
Thomas Jefferson, che ebbe il merito di aver inserito i principi dell'uguaglianza degli uomini nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, in una lettera all'autore di un libro che enfatizzava i successi intellettuali dei negri contro i molti che invece li minimizzavano, scrive queste parole: "State certo che nessuno più sinceramente di me desidera vedere spazzati via i dubbi che io stesso ho nutrito ed espresso sul grado di comprensione dato loro dalla natura e di scoprire che essi sono sullo stesso nostro livello, ma qualunque sia il loro grado di intelligenza non è quello il metro di misura per i loro diritti. Sir Isaac Newton era superiore ad altri in ingegno, ma non per questo fu padrone della loro vita e dei loro beni".
Similmente, sempre nel 1850, quando vi era il fervore delle lotte delle donne per i diritti, un'acuta femminista di colore di nome Truth ribattè lo stesso punto, però con termini più energici in un convegno femminista e disse: "Parlano di questa cosa nella testa, come la chiamano?" Intelletto, bisbigliò qualcuno lì vicino - "Ecco, cos'ha a che fare con i diritti delle donne o dei neri? Se la mia tazza contiene solo una pinta e la tua un quarto, non saresti vile a non farmi riempire la mia piccola mezza porzione?".
Colleghi, pare evidente che queste obiezioni relative a razzismo e a sessismo, dichiarazioni di Jefferson e dichiarazioni della Truth, si applichino con la stessa misura allo specismo. Direi che la questione entra nel merito di questa leggina che verrà votata oggi. Ritengo sia del tutto inaccettabile, proprio dal punto di vista morale, che l'essere umano si arroghi il diritto di uccidere o di ferire o di far soffrire, per il suo unico divertimento, altri esseri viventi che come lui sono sensibili e capaci di soffrire. Ritengo sia del tutto inaccettabile dal punto di vista morale che l'uomo si arroghi il diritto di uccidere. Il rispetto per la natura e per la vita dell'uomo non sono scindibili dal rispetto per tutte le altre forme viventi.
Il fatto che gli animali non possano parlare a proprio favore organizzarsi o fare pressioni politiche, non diminuisce assolutamente il nostro obbligo nei loro confronti, semmai, colleghi, rende il nostro obbligo più forte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio per una breve dichiarazione di voto.



CERCHIO Giuseppe

Breve come è stato il criterio usato dal nostro Gruppo in questi giorni di fine legislatura, però non elusivo del problema. Non introduco elementi che si ricollegano all'aristocrazia inglese, tra i nostri cacciatori ci sono anche aristocratici, ma nella pluralità non lo sono.
Apprezzo i richiami alle spiritualità francescane introdotti nella relazione di minoranza. Rispetto - con un passaggio che forse bisogna conoscere - anche la sensibilità dei vegetariani che sono contro la caccia perché in qualche misura ha come riferimento specie cacciabili, ma in realtà sono contro una pluralità di società che vive anche in un complesso richiamo di esistenza dove occorre trovare quel giusto equilibrio che non sempre posizioni, pur rispettabili, ma radicali, portano.
Noi siamo nella legittimità di legiferare oggi in questa assemblea quanto è stato licenziato dalla III Commissione per effetto di una relazione di maggioranza e per effetto di una legittima pur duplice relazione di minoranza. Nella logica della tolleranza, sempre richiamata in quest'aula, si è permesso che fossero utilizzati - ancorché il Regolamento preveda venti minuti per una relazione e se la relazione alla legge è doppia sarebbero 10 + 10 = 20 ben 58 minuti per le due relazioni. Quindi la tolleranza c'è da tutte le parti. Credo di poter esprimere il rispetto dichiarato qui per le idee altrui con l'auspicio che altri abbiano rispetto per la mia e per le proposte e le valutazioni del PPI.
Voglio esprimere in questa dichiarazione di voto molto breve un ringraziamento al collega Penasso che è stato soggetto attivo all'interno del gruppo di lavoro per conto del PPI, così come è stato defatigante il lavoro che ha impegnato la Giunta e per la Giunta l'Assessore e i suoi collaboratori. La soluzione - qualcuno ha detto in sede di dichiarazione di voto non sarebbe entusiasmante. Certo non si poteva immaginare che una soluzione piuttosto che un'altra potesse risultare entusiasmante, mai sulla caccia da che storia è storia, da che Parlamenti subalpini prima e repubblicani dopo hanno mai potuto registrare entusiastiche valutazioni! E' una soluzione fortemente legittima, perché avendo portato in aula un testo licenziato dalla Commissione e pur essendo stato utilizzato un "escamotage" dice la collega Pozzo è pur sempre un "escamotage" votato dall'assemblea mi auguro dalla maggioranza dell'assemblea in senso positivo. Finché esiste una democrazia, per un fatto fisiologico, è giusto che pur al termine di un dibattito lungo, articolato, magari defatigante, viga la regola che chi ha la maggioranza ha legittimamente la necessità di poterla esprimere; ed è giusto che si formino delle opposizioni, perché legittimamente nelle democrazie questa è la regola.
Per questo motivo esprimo, senza richiamare tavole della morale occidentale, cattolica, laica o marxista, rispettando evidentemente le idee altrui, una valutazione positiva per questa proposta, nella convinzione e nella certezza che con grande difficoltà in questa società, veramente pluralistica, che vogliamo sia mantenuta tale come espressione dell'articolazione della società stessa, la proposta si riferisce alla legge quadro. Siamo in una democrazia di leggi e di certezze, il richiamo ultimo alla necessità di un riferimento normativo mi pare sia logico per ricercare il massimo sforzo di un equilibrio fra gli "interessi dell'agricoltura, dei cacciatori e degli ambientalisti", sapendo che l'equilibrio di questo interesse può non trovare la soddisfazione al 100 degli interessi di una categoria, ma sono convinto che in una società così pluralistica occorra trovare la soluzione.
In questo senso noi del Gruppo PPI esprimiamo parere favorevole, lieti e convinti che almeno chi ha la memoria storica - essendo stato come il sottoscritto dal 1975 ad oggi in questa assemblea, forse il più anziano di quelli che hanno parlato testè abbia presente lo sforzo che comunque l'assemblea di questo Consiglio regionale ha fatto, sapendo delle grandi difficoltà che sulla materia, in questi vent'anni, abbiamo registrato.
Esprimiamo quindi il nostro voto favorevole per tale risultato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Grazie, Presidente, una breve dichiarazione di voto da parte del Gruppo PDS. La nostra dichiarazione è di voto favorevole per la soluzione che è stata trovata dall'Assessore. Eravamo indecisi se prendere la parola in questa occasione, perché abbiamo concordato con quanto l'Assessore ha fatto e concordiamo con quello che ha dichiarato in quest'aula. Quindi, non ritenevamo opportuno intervenire, ma ci è parso utile visto che all'interno del nostro Gruppo, ci sono state dichiarazioni a titolo personale.
Mi pare necessario ripetere alcuni concetti sui quali abbiamo lavorato nel corso della legislatura. Abbiamo presentato prima una proposta di legge, e nel momento in cui abbiamo assunto l'impegno di portare a conclusione una legge sulla protezione della fauna e il prelievo venatorio io non la chiamo una legge sulla caccia, perché non è tale - vi è stato lo sforzo di presentare una proposta, emersa dai lunghi lavori, sicuramente non inutili, della Sottocommissione e della Commissione, che andasse oltre il dettato della legge quadro nazionale n. 157, migliorandola in una logica di tutela dell'ambiente, della fauna e di una corretta collaborazione tra i vari soggetti operanti sul territorio.
Quindi, dichiaro il voto favorevole per la soluzione che è stata trovata - soluzione che mi auguro dia spazio ad ulteriori passi in avanti.
E' chiaro che questo sarà compito del prossimo Consiglio regionale; noi fin qui siamo arrivati, e non è il caso di farci delle lezioni reciproche. Le lezioni qualcuno di noi le farà dopo il 22 aprile. In questa sede noi facciamo delle dichiarazioni e ci assumiamo degli impegni politici.
Lasciamo in eredità un buon testo di lavoro che, se sarà ritenuto tale sarà accolto da coloro che saranno eletti nella nostra Regione.
Diciamo con estrema franchezza e tranquillità che avremmo preferito che il Consiglio regionale avesse approvato, semmai ancora migliorato, il testo licenziato dalla Commissione; ciò per una tutela complessiva del nostro territorio e del nostro modo di vita. Non è stato così, in quanto il Consiglio sovrano ha trovato un'altra soluzione, sulla quale siamo d'accordo.
Ringraziamo l'Assessore per il paziente lavoro che ha svolto in questi mesi. Ammetto che in Commissione, qualche volta, ho perso la pazienza, ma l'Assessore è quasi sempre riuscito a mantenerla, ed è riuscito a portare a termine un compito non facile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa è una giornata molto triste, molto brutta, perché ho l'impressione che verrà disapprovata a maggioranza una legge. Nel verbale bisognerebbe scrivere questo: viene disapprovata la legge proposta dalla Giunta e viene approvata un'altra cosa. Quindi, viene disapprovata una legge. Ma siccome è già abbastanza triste così, cerchiamo di non approfondire più di tanto. E' certo comunque che in quest'aula "la montagna ha partorito il leprotto". Si è lavorato per un anno e mezzo, si sono prodotti metri cubi di carta, e il risultato è stato nullo.
Devo dire al collega del PDS che in politica non si lasciano eredità ma si lasciano risultati. Qui, tutti insieme, lasciamo una sconfitta politica della Giunta e una sconfitta del Consiglio.
Inoltre vorrei invitare la collega Pozzo a leggere bene l'articolo de "La Stampa". I nobiluomini inglesi hanno deciso di rinunciare a cacciare la volpe, che è un animale furbo, ma non hanno rinunciato a cacciare. Anzi, si sono dedicati alla caccia nella persona della Dea della caccia, che è Diana. Quindi, i nobiluomini hanno semplicemente cambiato selvaggina, non hanno abbandonato la caccia.
Al di là di questo, che cosa emerge dal dibattito odierno? Che abbiamo un regolamento che consente di essere forti con i deboli e deboli con i forti. Quindi, chi si è dotato di una fotocopiatrice e di una dattilografa efficiente è in grado di fermare il Consiglio regionale. Questa è la morale che emerge dalla giornata odierna. Quindi, l'eredità da lasciare ai nostri successori è che sia la forza degli argomenti a modificare l'atteggiamento della Giunta e della maggioranza, non la forza delle macchine fotocopiatrici. Oggi invece abbiamo registrato la vittoria delle fotocopiatrici sugli argomenti. Un anno di lavoro sprecato, un atto di riflessione e sostanzialmente il risultato è nullo; viene disapprovata a maggioranza una legge.
Noi ci asterremo, perché sia sul metodo che nel merito ci sembra che nessuno abbia titolo per contestare più di tanto il fatto scandaloso avvenuto oggi.
Ancora una volta su una materia come la caccia, basta munirsi di una fotocopiatrice e si vincono le battaglie contro la razionalità rappresentata da una maggioranza, da una relazione della stessa Commissione, del lavoro del gruppo di lavoro. A mio modo di vedere dobbiamo lasciare questo fatto come riflessione a chi ci seguirà, perché il Regolamento non consenta più scippi della democrazia, come avvengono in questo caso.
Il nostro voto sarà di astensione.
Vorrei fare, infine, una raccomandazione alla Presidente: che faccia stimare quanti alberi siano costati quei metri cubi di carta giacenti alle sue spalle, e mediante adeguate trattenute sui nostri rimborsi spesa raccogliere la somma equivalente per il reimpianto di un numero di alberi corrispondenti. Sarebbe veramente il caso di cominciare a ridurre i ludi cartacei che ci affascinano così tanto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Svolgo una breve dichiarazione di voto a nome del Gruppo di Rifondazione Comunista. Esprimiamo soddisfazione per il fatto che il contrasto che stava paralizzando il lavoro di questi ultimi giorni di legislatura è stato rimosso. Esprimiamo questa soddisfazione con convinzione. Eravamo di fronte ad un'impasse che avrebbe nuociuto non tanto al Consiglio regionale, ma al Piemonte intero, impedendo di esaminare ed approvare una serie numerosa di provvedimenti.
Noi non siamo d'accordo con il provvedimento della Giunta; vi sono aspetti che non condividiamo, a cominciare dalla delega in bianco che le viene assegnata su questa materia. Tuttavia, considerando la contingenza nella quale ci troviamo a lavorare (quella di fine legislatura), direi che un passo avanti è stato fatto. Avevo chiesto che ci fosse un'iniziativa diretta della Giunta regionale per rimuovere questo contrasto; la Giunta l'ha fatto e spero che dia atto a tutta l'opposizione, che è stata ricchissima di contributi, di aver consentito questo passo, perché non ci sono norme regolamentari liberticide a sufficienza per impedire a chi vuole opporsi di farlo nel modo più fermo.
Il punto di equilibrio che si è trovato è accettato da tutto il Consiglio ed è anche sostanzialmente e formalmente valido rispetto alle regole. La Regione potrà quindi governare questo problema e soprattutto in Consiglio, tutti insieme, potremo liberarci di un confronto assolutamente sterile, passando all'esame di altri provvedimenti che vogliamo assumere, utili alla Regione Piemonte.
Il Gruppo Rifondazione Comunista voterà contro questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Il Gruppo di Alleanza Nazionale prende atto, anzitutto, che nell'ambito della Giunta, attraverso la collaborazione di diversi settori del Consiglio regionale, si è trovato il modo per ovviare al problema che sarebbe insorto nel caso in cui la proposta (ormai cassata) di legge sulla caccia fosse andata avanti fino all'esaurimento dei 1.500 emendamenti annunciati che moltiplicati per 60 Consiglieri regionali, avrebbero potuto produrre circa 90.000 interventi. Preso atto di questo, non c'è che da considerare che le doglie della Giunta per il parto di altri provvedimenti sono già diventate prossime alla partorienza. Vediamo quali bambini saranno partoriti per il bene della Regione Piemonte.
Si prende atto anche del fatto, magari inconsapevole o non voluto in maniera determinante verso ciò che ho detto fino adesso, che l'opposizione degli ambientalisti ha consentito questa operazione. Questa mattina io non intendevo accusare nessuno, ho solo voluto affermare un dato di osservazione politica incontrovertibile.
Quello che conta, nella vita politica, è la registrazione dei fatti dopodiché tutte le riunioni concitate, avute tra un Assessore e l'altro tra gli Assessori e taluni Capigruppo, hanno avuto una quadra.
La caccia non è dunque un argomento importante; il problema dell'ambiente, attraverso la caccia, non è l'argomento principe della nostra questione politica, così come del resto ho avuto modo di dire per quanto riguarda la pace. A far demagogia siamo tutti pronti, ma gli elettori sapranno come giudicare cose, fatti e prese di posizione.
Per quanto ci riguarda, non avendo alcun interesse a che la Giunta risolvesse i suoi problemi così come li ha risolti, affermiamo che eravamo ben pronti ad intervenire sui 1.500 interventi, non tanto per raddoppiare il numero degli interventi, quanto magari per dire "sì" oppure "no". Molto probabilmente al 99% avremmo detto di "no", perché verso la capziosità della politica non si può essere del tutto benevoli. Anche noi avevamo proposto cinque o sei emendamenti correttivi, ma in ogni caso non stravolgenti la legge.
Fatte queste considerazioni, ci rimane l'attesa, dopo le elezioni, di che cosa si dovrà fare. In funzione dell'attesa, è bene ricordare ai colleghi Consiglieri, alla pubblica opinione, ad un qualche giornalista che magari vorrà portare all'opinione pubblica questa osservazione, anche ad osservatori, cacciatori e rappresentanti delle varie associazioni di cacciatori, che il problema della caccia non è così semplice. La questione cioè, non è solo quella di eliminare specie cacciabili in funzione dell'equilibrio della natura oppure andare a divertirsi come gli inglesi che corrono dietro le lepri. In Inghilterra non sono "bambini" a piedi, ma sono "bambini" a cavallo. Tuttavia, la caccia alla lepre, in Inghilterra molto spesso si conclude con la non cattura dell'animale, perché per loro vale di più cavalcare e mandare avanti le mute dei cani, con tanto di controllori con le tube che suonano il corno, poi alla sera, stanchi mangiano il vitello arrostito oppure il cinghiale, ma questi sono altri argomenti.
Il problema della caccia in Italia, nella congerie enorme dell'amministrazione del territorio, riguarda altri problemi molto più importanti. Pensate, il territorio è diviso in: zone cosiddette ATC, o meglio ora AC; CA; parchi; riserve regionali; aree vincolate di competenza regionale; aziende faunistico-venatorie ed agroturistico venatorie suddivise a loro volta in centri pubblici e privati di allevamento; oasi di protezione; zone di ripopolamento e di cattura; zone militari; zone demaniali; zone di addestramento di cani, e così via.
Si tratta di una serie di problemi che non investono soltanto l'Assessorato all'agricoltura per quanto attiene alla caccia, ma l'Assessorato all'ambiente ed anche altri organismi, perché all'interno della questione dei parchi regionali non va sottovalutata quella dei parchi nazionali, per cui c'è il Ministro dell'Ambiente, il Ministro dell'Agricoltura, ecc. E' un problema enorme, dentro il quale c'è una congerie infinita di atti amministrativi, nei quali si fanno soltanto soldi per la Pubblica Amministrazione.
Mi chiedo se si sia mai fatto il conteggio di quanto la caccia afferisce alla Regione in centinaia e centinaia di milioni di tassazione e se queste somme vengano poi riversate sul territorio per l'equilibrio, la salvaguardia e via dicendo.
Il problema della caccia è molto serio; è ancora più serio della legge che si era presentata; è ancora più serio della legge che si è presentata oggi, rispetto alla quale preannuncio comunque il mio voto favorevole. E' una questione di tanta serietà, che va discussa avendo molto tempo davanti e con altri legislatori, che sappiano veramente non far demagogia o non soggiacere alle condizioni della demagogia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bresso che interviene in qualità di Consigliere.



BRESSO Mercedes

Questa mattina non ho potuto essere presente in quanto da tempo, senza immaginare questa convocazione di sabato del Consiglio regionale, avevamo indetto un convegno di riflessione sulla politica dei parchi, cui almeno l'Assessore competente e responsabile doveva essere presente.
Prendo la parola per esprimere una dichiarazione mia e del collega Cucco di voto contrario alla legge sia per ragioni di coscienza che di assoluta e ferma convinzione politica.
Pur apprezzando gli sforzi compiuti dal collega di Giunta, Assessore Riba, sia nel corso di questa lunga fase di discussione di leggi contrapposte sia con questa proposta, che certamente contribuisce ad abbassare il livello del conflitto e dello scontro in aula, resto fermamente contraria alla caccia.
Nella storia del rapporto uomo-natura, la caccia ha rappresentato certamente una fase importante: era fonte di approvvigionamento proteico per popolazioni che spesso non avevano una quantità sufficiente di proteine. In quel caso, si giustificava come elemento di riequilibrio del territorio e di rapporto vero fra l'uomo e la natura; oggi la caccia non significa assolutamente più tutto questo, e non è un caso che i cacciatori stiano diventando sempre di meno.
Abbiamo letto recentemente che ormai l'età media dei cacciatori è molto alta e, personalmente, credo che nel corso dei prossimi anni assisteremo a un decremento naturale di questa specie a causa dell'estinzione del senso di una pratica che è diventata solo più uno sport, secondo me assurdo violento e senza senso.
Certamente oggi, in alcuni casi, esistono degli squilibri nei ripopolamenti faunistici di troppo grande estensione; tuttavia, il modo corretto e giusto per un riequilibrio della fauna penso sia innanzitutto quello di evitare immissioni e prelievi a caso, non giustificati su base scientifica, malgrado tutte le intenzioni e i proclami che spesso nelle nostre leggi introduciamo. Tale riequilibrio, casomai, lo si può raggiugere attraverso un'accurata ed attenta reintroduzione dei predatori naturali fra cui però l'uomo non c'è più.
La nostra cultura sta rapidamente cambiando, e anche i Consigli dovrebbero prenderne atto. Ricordo che al referendum nazionale sulla caccia, che pure non è passato, la popolazione piemontese si è espressa nella sua maggioranza: il Piemonte ha raggiunto la maggioranza più uno degli elettori votanti ed ha ottenuto un risultato di stragrandissima maggioranza contro la caccia. Il Piemonte dunque, nella sua maggioranza, è contro la caccia: credo che anche i responsabili politici dovrebbero prenderne atto.
Ho l'impressione che noi siamo sempre più "scollati" da quella che è la realtà vera di ciò che pensa la gente, perché spesso siamo troppo sensibili ai poteri forti e a coloro che urlano di più. Non c'è dubbio che gli animali non possono urlare e che la gente normale, che è contro la caccia spesso lo pensa semplicemente e resta a casa sua; tuttavia, credo che molti di noi dovrebbero fare uno sforzo per intendere meglio anche le voci che non si manifestano urlando.
Troppo spesso in questo Consiglio diamo troppa importanza a coloro che urlano; stiamo attenti: non tutti coloro che non urlano non hanno un'opinione su queste cose. Credo che la maggioranza dei cittadini piemontesi sia e resti contro la caccia.
Comunque, sia io che il collega Cucco, non ci sentiamo di approvare un provvedimento che certamente - dò atto al collega è migliore e risolve un problema puntuale, ma che non risolve il problema generale: la progressiva uscita da una pratica antistorica e certamente contro la nuova sensibilità nei confronti della natura, che è propria delle nostre popolazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Una legge che deve conciliare l'inconciliabile, ovvero due posizioni di principio diverse, non può che essere una legge mediocre. Ma siccome, e giustamente, in democrazia quello che conta è l'opinione della maggioranza insieme con l'urgenza e l'efficienza del governo, il mio voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Mi pare che non sia il caso di usare il termine "soddisfazione" o "delusione" nei confronti del provvedimento che stiamo per adottare; penso che si possa dire che andiamo ai tempi supplementari. Sono d'accordo con il Consigliere Marchini: il nostro compito sarebbe quello di concludere delle vicende e non di rimandarle, in questo caso, alla prossima legislatura.
Penso che su questa materia della caccia o, meglio, della tutela della fauna e del prelievo venatorio, i tempi supplementari siano necessari.
In questi anni, si sono scontrate o, meglio, confrontate in questo Consiglio regionale diverse posizioni, diverse filosofie, diverse concezioni e anche diversi metodi di approccio al tema della caccia. Penso che tutte queste abbiano e debbano avere legittimità; penso altresì che il lavoro svolto in questi anni - mi riferisco ai quattro testi che sono stati prodotti, prima quello della Giunta e poi quello dei Gruppi consiliari, il lavoro della Commissione e della Sottocommissione - non sia stato inutile.
Questa è una materia che ritengo importante, certamente non meno importante di altre, se la definiamo - come mi pare abbia fatto il collega Masaracchio - "tutela della fauna e norme per il prelievo", quindi una materia complessa che ha fatto discutere non solo assisi regionali, ma anche assisi governative; una materia complessa che in questi anni si è cercato di dipanare con grande lavoro.
Ritengo che la discussione che c'è stata oggi in Consiglio regionale e anche questa conclusione dimostrino come questa materia sia complessa ed abbia bisogno di un tempo supplementare. Qual è l'augurio che possiamo fare al prossimo Consiglio regionale? Che il lavoro fatto in questi anni e in questi mesi non venga abbandonato; che il disegno di legge che oggi approviamo, cari colleghi, sia provvisorio, come peraltro è scritto nel testo (mi rivolgo ai colleghi ambientalisti), in quanto è comunque un passo indietro nei confronti della legge che era stata portata in discussione in quest'aula.
E' vero: non si approva la legge sulla caccia, ma si approva un articolato che, nei confronti della tutela della fauna, è certamente un passo indietro, perché si approva la trasposizione provvisoria della legge n. 157 sul territorio piemontese, senza tutti quegli sforzi di restrizione delle specie cacciabili ed altre cose che avevamo cercato di costruire per dare la possibilità di un equilibrio tra la passione venatoria e la tutela dell'ambiente. Questo non è stato possibile, per cui viene approvato questo testo.
Voglio ricordare al Presidente Brizio che ciò è stato possibile per il lavoro della Giunta regionale, in particolar modo dell'Assessore Riba, per il lavoro comunque costruttivo della minoranza ambientalista che oggi ha dato un esempio di buon senso ed anche, se mi permettete, per il contributo di una parte dell'altra minoranza che siede in questo Consiglio che era pronta a votare il disegno di legge presentato dall'Assessore Riba e oggi è pronta a votare non un papocchio, ma un rimando ad altri tempi supplementari della risoluzione della legge sulla caccia. Si tratta di una soluzione in "zona Cesarini" che da un lato permette a questa attività di essere ancora svolta sul nostro territorio sulla base di regole certe e non in fase di deregulation, e dall'altro perché si possa poi con calma ragionare e concludere questo iter che mi rendo conto anch'io è molto lungo, ma è un iter che ha messo a confronto molti Consiglieri in un dibattito che ha avuto anche dei toni accesi, a testimonianza della passione che ognuno di noi ha messo in questo argomento.
Consentitemi di ribadire ancora che questo provvedimento passerà perch una parte della minoranza vota con la maggioranza e si augura, penso con tutto il Consiglio regionale, che la prossima legislatura possa veramente dire fine alla discussione sulla caccia e possa produrre una legge che ci permetta di raggiungere le finalità della legge n. 157, ma anche - l'ha detto l'Assessore Riba oggi chiudendo il dibattito della mattinata riportare un vanto per il Piemonte, cioè quello di essere sì una Regione che in questi anni ha permesso l'attività venatoria, ma anche una Regione che nello stesso tempo ha consentito la tutela dell'ambiente. Voglio ricordare che il primo calendario venatorio che emanò la Giunta regionale dopo l'uscita della legge n. 157 fu l'unico calendario venatorio in Italia che tagliò dalle specie cacciabili quelle che non ritenevamo opportune o cacciabili sul territorio piemontese, compiendo un atto di grande responsabilità. Penso che in questa Regione si sia dimostrato sia da questa parte delle transenne, ma anche dall'altra parte (ambientalisti, cacciatori ed agricoltori) di avere sempre grande buon senso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino che interviene in qualità di Consigliere.



MARINO Massimo

Svolgerò una brevissima dichiarazione di voto perché peraltro avevo già accennato questa mattina le mie intenzioni. Io ritengo che sia positiva l'evoluzione della discussione di oggi, ma sostanzialmente per un unico motivo: cioè che si risparmia in questo fine legislatura un inutile confronto-scontro tra posizioni che restano difficilmente conciliabili.
Questa soluzione permette...



MARCHINI Sergio

Mi scusi, signor Presidente, ma dove mi devo sedere? Vedo gli Assessori in giro...



PRESIDENTE

Torni serenamente al suo scranno. L'attuale collocazione dell'Assessore Marino, che interviene in qualità di Consigliere, compensa quella di stamane quando ha parlato dai banchi della Giunta.



MARINO Massimo

L'intervento di questa mattina era corretto che lo facessi in quella sede perché era un intervento che chiariva i termini reali dei problemi di queste ultime sedute di legislatura, perché se non avessimo avuto i problemi che abbiamo e cioè delle altre leggi che dobbiamo esaminare probabilmente l'Assessore Riba avrebbe assunto anche altre posizioni. I termini purtroppo della questione erano quelli.
Io ritengo che sia positiva soltanto per questo punto di vista l'evoluzione della discussione perché permette al Consiglio di finire spero dignitosamente, un lavoro che in questi mesi è stato svolto dignitosamente.
Devo dire che resta irrisolta non solo una questione culturale di grande rilevanza sulla quale io non entro nel merito perché sono questioni che abbiamo per ore e giorni discusso in queste aule, noi e chi prima di noi, ma resta anche un problema di fondo che comunque va posto, a mio parere: l'eccessiva vulnerabilità che in certi momenti le istituzioni hanno o possono avere rispetto a pressioni e interessi, che sono di vario tipo e genere, fra i quali certo vanno fatte delle graduatorie, perché non sono tutti uguali. Gli interessi che hanno gli ambientalisti a difendere un principio di cultura, un principio se vogliamo di difesa della vita seppure degli animali, e in qualche modo di tutela generale dell'ambiente non sono paragonabili a quelli di chi richiede che essendoci delle leggi si possa sparare agli animali; sono dei diritti di ordine e dimensioni diversi.
E' chiaro che le istituzioni, l'istituzione regionale in particolare hanno un compito di mediazione: chi governa ha il compito di mediare fra posizioni diverse, ma alla fine di governare. Io esprimo una perplessità di fondo, non tanto per gli sgoccioli di questa legislatura, quanto rispetto al modo con il quale si volesse eventualmente, da tutte le parti, impostare una futura legislatura. Esprimo una perplessità quando ci si dimostra eccessivamente vulnerabili ad interessi, il cui spessore non sempre richiede una mediazione del tipo che si è fatta da parte dell'istituzione regionale. E' una questione sulla quale non voglio dilungarmi più di tanto ma è una questione di grande rilevanza, almeno lo è per me. Ritengo che durante i lavori preparatori ci sia stato il prevalere di opposti estremismi su questa questione; non si può immaginare di vedere il mondo attraverso un piccolo obiettivo, che sia magari anche il piccolo obiettivo degli animalisti, per essere chiari, ma sicuramente non è prevalsa all'interno della gestione anche dell'Assessore e quindi complessivamente della Giunta, di cui in qualche modo anch'io sono corresponsabile, una mediazione che in modo autorevole e sufficiente valutasse lo spessore degli interessi che erano in gioco. Questo, se mi permettete, non è in particolare una critica a nessuno perché comunque in questa Giunta ci sono stato, ci sto, ne riconosco complessivamente la validità, ma io ritengo che questa sia stata una delle occasioni nella quale si sono persi dei colpi.
Abbiamo all'esame altre questioni, comprese quelle che mi auguro verranno discusse fra poco, sulle quali anche lì, collega Riba, si scontrano, grandi o piccoli che siano, degli interessi. Ebbene, pur con grande fatica, ritengo che complessivamente la Giunta, alcuni dei suoi Assessori - non sto parlando di me, ovviamente - quali quelli al bilancio e alla sanità, hanno tenuto un atteggiamento - spero di non dovermi rimangiare queste parole fra qualche ora di governo responsabile delle questioni.
Mi pare invece che nella materia in esame la questione non sia stata sufficientemente governata. Al di là di questa riflessione, che lascio ai posteri, voterò in ogni caso contro la soluzione raggiunta, augurandomi che si riprenda in modo diverso la discussione, in un successivo momento, che probabilmente non vedrà noi, ma altri soggetti a condurla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Intervengo soltanto per esprimere il mio voto contrario a questo provvedimento legislativo. Non sto a riesprimerne le ragioni: penso siano ben note a tutti i colleghi.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 45 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
La legge è approvata.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,05, riprende alle ore 17,20)


Argomento: Commercio - Commercio al dettaglio

Esame progetto di legge n. 599: "Interventi regionali per lo sviluppo del terziario commerciale"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame del progetto di legge n. 599.
Relatore è il Consigliere Cerchio, che ha facoltà di intervenire.



CERCHIO Giuseppe, relatore

Per ragioni di tempo dò per letta la seguente relazione: "Il sistema distributivo piemontese è stato interessato in questi ultimi anni da profondi processi di cambiamento e di trasformazione sia per il progressivo aumento delle quote di mercato conquistate dalle strutture della grande distribuzione, sia per la sostanziale stagnazione dei consumi delle famiglie a causa della crisi economica in atto.
Ne è scaturito un progressivo aumento della competitività fra le diverse tipologie distributive di cui spesso sono rimaste vittime le imprese economicamente più deboli, soprattutto se operanti nei settori maggiormente esposti alla concorrenza delle grandi strutture a libero servizio cui ultimamente si è aggiunto il fenomeno degli 'hard discount'.
Se per un verso questo processo di trasformazione appare utile per razionalizzare e migliorare la funzionalità dell'intero sistema distributivo nell'interesse del consumatore, al tempo stesso non si pu consentire che sia guidato unicamente dalle scelte di sviluppo del grande capitale in quanto si ingenererebbero disfunzioni e storture che andrebbero a danno dell'intera collettività.
Molto opportunamente pertanto, nei giorni scorsi, il Consiglio regionale, su proposta della Giunta, ha approvato i nuovi criteri per lo sviluppo del sistema distributivo ispirati ai seguenti obiettivi: offrire al consumatore la più ampia possibilità di scelta programmando la massima diversificazione possibile delle forme distributive e delle strutture di vendita, per dimensioni e tipologie favorire la migliore accessibilità attraverso la distribuzione sul territorio di una rete di vendita completa, efficiente e produttiva perseguire la migliore fruibilità delle diverse proposte commerciali attraverso l'aggregazione spaziale di esercizi commerciali in zone di addensamento commerciale incrementare la produttività media del settore distributivo: aumentando, in modo equilibrato, la tensione concorrenziale, la funzionalità, l'efficienza e l'economicità delle varie forme di impresa e delle diverse tipologie commerciali promuovendo ed agevolando i processi di ristrutturazione interni al sistema e contenendo eventuali effetti negativi sull'occupazione favorendo processi di innovazione del settore.
Per rendere attuabili ed operativi questi indirizzi, accanto alle regole per il rilascio dei nulla osta ed ai criteri generali cui debbono ispirarsi gli strumenti di programmazione comunali, appare peraltro indispensabile prevedere anche degli appositi strumenti creditizi a favore soprattutto delle piccole e medie imprese, al fine di garantire a tutti pari condizioni ed opportunità.
Strumenti che possano incentivarne la modernizzazione gestionale, la specializzazione merceologica e la tendenza ad operare in forma associata.
Un'esigenza questa particolarmente sentita ove si considerino le difficoltà di accesso al credito ordinario per queste imprese ed al tempo stesso che la L.R. n. 47/75 ha da tempo esaurito la propria spinta originale così come, a seguito del mancato rifinanziamento della legge nazionale n. 517/75, da alcuni anni, è venuto meno qualsiasi intervento dello Stato in tal senso.
Gli obiettivi che il disegno di legge si prefigge sono: salvaguardare e favorire lo sviluppo delle piccole e medie imprese commerciali per garantire pari condizioni di opportunità e di sviluppo a tutti i soggetti economici operanti sul mercato favorire le iniziative imprenditoriali il cui obiettivo è quello di produrre sinergie tra imprese nella fase dello sviluppo, della infrastrutturazione logistica e d'acquisto, nella predisposizione dell'assortimento, nella predisposizione della strategia del marketing agevolare il potenziamento e la diffusione del commercio su aree pubbliche per migliorare il servizio soprattutto nei piccoli Comuni mettere in atto interventi di salvaguardia per le piccole imprese a rischio di marginalizzazione.
Per conseguire tali obiettivi la proposta di legge individua i seguenti filoni strategici: per favorire la realizzazione di investimenti rivolti all'ammodernamento ed alla riorganizzazione delle strutture delle piccole e medie aziende, vengono concessi contributi in conto capitale alle imprese che accedono, tramite le cooperative ed i consorzi Fidi, a finanziamenti bancari a medio termine. Tali contributi potranno arrivare fino al 2 dell'importo del finanziamento ammissibile che, in ogni caso, non potrà essere superiore a L. 200 milioni per ogni iniziativa per agevolare l'accesso al credito alle piccole e medie imprese, la Regione promuove la costituzione e l'incremento di fondi di garanzia a sostegno di finanziamenti a breve e medio termine per investimenti, da erogarsi ai consorzi ed alle cooperative Fidi per migliorare la produttività dei punti vendita, vengono altresì previsti finanziamenti di interventi di infrastrutturazione di servizio alle imprese, con l'utilizzo dei canali dell'associazionismo e della cooperazione infine vengono previsti finanziamenti per interventi di promozione dell'associazionismo, di incremento dell'approfondimento delle conoscenze sull'andamento del mercato, nonché di salvaguardia per le imprese non più in grado di ottenere risultati economici adeguati.
Siamo convinti che il disegno di legge nel suo insieme possa contribuire a facilitare quei processi di ammodernamento e di trasformazione sempre più indispensabili per poter consentire alle piccole e medie imprese di poter competere validamente sul mercato, nell'interesse della funzionalità del sistema distributivo, della vivibilità degli addensamenti urbani e della stessa tenuta occupazionale del settore.
Per tutti questi motivi, ponendosi peraltro questo provvedimento come il naturale strumento integrativo della programmazione delineata con i criteri sullo sviluppo della grande distribuzione, appare opportuna una sua celere adozione da parte del Consiglio regionale stesso, come auspicato anche, in sede di consultazione, dalle stesse Organizzazioni sindacali di categoria".
A latere della relazione scritta, ritengo opportuno ribadire che non bisogna dimenticare la ormai esaurita esistenza di fondi sulla legge nazionale n. 517 e il superamento della L.R. n. 47 che hanno impedito di fatto, in questi ultimi anni, di aiutare il sistema delle piccole e medie imprese commerciali piemontesi, sapendo viceversa che la grande distribuzione, o sulla base di leggi nazionali oppure di normative della CEE, ha goduto di molte opportunità.
Credo pertanto che in questo termine di legislatura la proposta di legge che è stata licenziata dalla III Commissione non possa che essere un elemento significativo per una risposta alla politica di ammodernamento di nuova occasione per aiutare quel piccolo settore del terziario commerciale che rischia per molti versi la marginalizzazione nella nostra realtà piemontese.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Cerchio è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bosio; ne ha facoltà.



BOSIO Marco

In sede di Commissione avevo sollevato una serie di obiezioni al disegno di legge che viene oggi esaminato in aula che vorrei brevemente richiamare.
Mi sfugge, per una mia difficoltà a capire per non esperienza della materia, l'intreccio serrato del disegno di legge per quanto attiene gli stanziamenti e le modalità di sostegno allo sviluppo del terziario commerciale.
Poche settimane fa abbiamo approvato una legge sulla grande distribuzione che considero importante: una legge che ha lo scopo di condurre a coordinamento normative commerciali e piani urbanistici e territorio.
Vorrei richiamare il fatto che una interessantissima pubblicazione dell'Assessorato al commercio del 1990, a questo proposito, sottolineava questo dato: "Al contrario appare gravemente compromesso il rapporto urbanistica-commercio, ciò soprattutto a causa dell'inadeguata tutela dell'impatto ambientale da parte dei Comuni, segnatamente per quanto concerne il traffico e la dotazione di parcheggi ed altro. Urge un provvedimento legislativo regionale che coordini i piani urbanistici e le normative commerciali".
Era una pubblicazione del 1990 e segnalava già il ritardo formidabile della Regione a dotarsi di strumenti idonei e capaci di rispondere a quella che ormai stava realizzandosi come la spinta di mercato; anzi, in un'altra parte di questo volume si dice: "attorno all'area di Torino si è ormai relizzato e definito l'accerchiamento della grande distribuzione senza che sia stato possibile utilizzare strumenti normativi da parte dei Comuni e delle Regioni utili a programmare ed organizzare il territorio con un minimo di equilibrio". In questo senso la legge che abbiamo approvato poche settimane fa ha trovato anche il consenso mio e del Gruppo di Rifondazione Comunista. Quella che viene proposta oggi sul commercio al dettaglio, per la verità, risponde al criterio del sostegno a pioggia della piccola distribuzione. Probabilmente occorreva pensare più in grande e cercare di produrre, in modo non tempestivo, ma così come si è fatto intempestivamente per la grande distribuzione, una buona legge, una legge strutturata con intenti programmatici, con volontà di orientamento per difendere e migliorare la natura e la qualità del terziario commerciale della distribuzione al dettaglio dei piccoli e medi esercizi. Dico questo non solo perché non riesco ad entrare nella comprensione precisa, per un limite mio, dei meccanismi molto stringenti di intervento e di sostegno da parte delle risorse regionali, ma anche perché noto una serie di differenze comportamentali. Possono essere contestabilissime: negli interventi sulla piccola e media industria e negli interventi sull'artigianato, mi aspettavo che i tentativi di definire un vero e proprio programma non strettamente controllato da parte della Regione, ma comunque indirizzato in termini di offerta di scelte e al tempo stesso in termini di realizzo di difesa e sviluppo della piccola distribuzione del terziario commerciale della piccola e media impresa, di riequilibrio sul territorio, fossero come per le altre leggi progetti che facessero capo ad una capacità della Regione, ovviamente a seconda delle varie tipologie presenti nel disegno di legge. Questo non c'è, non so se si tratta di un difetto mio di lettura, ma vedo che tutto è indirizzato al Presidente della Giunta che poi decide. Mi sembra che questo riveli l'assenza di un meccanismo strutturale della natura dell'intervento della Regione in termini di sostegno.
Quello che si presenta, leggendo lunghe elencazioni ai vari titoli e alle varie tipologie di intervento, è una summa interessantissima delle ipotesi di sviluppo, di riqualificazione della piccola e media impresa commerciale, però non guidata da alcun filo se non quello, credo, delle associazioni. Dove possono stare le ragioni di un intervento selettivo finalizzato alla qualità non solo dello sviluppo del terziario commerciale ma anche alla qualità reale delle relazioni dentro i centri storici, i centri urbani e così via, le selezioni necessarie ad individuare anche i punti obiettivi di difesa della piccola distribuzione al dettaglio? Mi sembra che siano accennati anche interessanti discorsi di integrazione di cui non capisco, però, i punti finali; disegni di integrazione orizzontale e verticale delle strutture commerciali, che consentono anche tutta una serie di relazioni di proprietà, assolutamente non guidati. Allora capisco meglio, in Commissione sicuramente qualche errore di valutazione l'avevo fatto.
Il punto che manca è esattamente un criterio politico programmatico ispiratore. Siccome sono uno che va a leggere un sacco di stupidaggini, ma anche qualcosa di importante, la stessa relazione sulla situazione economico-sociale e territoriale del Piemonte del 1994 dell'IRES dice alcune cose interessanti, anche più in generale sul comparto economico e in particolare sul comparto distributivo: "Il dettaglio despecializzato ha visto ulteriormente erosa la propria quota di mercato a favore della distribuzione organizzata. Una maggiore tenuta si riscontra nei segmenti commerciali riferibili a prodotti specializzati a maggior contenuto di servizio e di qualità". Vengono indicati alcuni elementi che debbono e possono essere utili in una visione di intervento a sostegno programmato o comunque con dei punti selettivi e non semplicemente a pioggia. "Il passaggio da una logica di sostegno indifferenziata ad una politica maggiormente selettiva e finalizzata" - dice sempre il documento dell'IRES "potrebbe risultare compatibile con i pressanti vincoli di bilancio che hanno tolto quasi ogni spazio per impieghi aggiuntivi di risorse pubbliche". Ne viene un'indicazione dell'utilizzo, il più corretto possibile, delle già ristrette risorse pubbliche. Sulla base di questo e di qualche altro nervosismo avevo espresso una valutazione non positiva del progetto di legge. Non posso che ribadire questi punti essenziali pur rendendomi conto che nel disegno di legge una serie di questioni utili sono contenute, ma una guida all'integrazione reale del terziario commerciale minore, una finalizzazione più stretta, una capacità di selezione di intervento con una strumentazione idonea da parte della Regione non riesco a trovarla.
Ci sono leggi sull'artigianato e sulla piccola e media industria che prevedono strumentazioni, Finpiemonte per esempio, per valutare - secondo indicazioni e direttive della Regione progetti concreti sulla base dei quali articolare gli interventi previsti in quelle leggi.
Questo era un modo per varare una legge utile, un buon intervento con le non grandi risorse di cui dispone la Regione per lo sviluppo del terziario commerciale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Lo sforzo fatto dal collega Bosio di lettura degli elementi di questo provvedimento merita attenzione ed un minimo di interlocuzione. Si tratta di un atto dovuto perché è uno strumento che consente la messa in moto di una serie di meccanismi di intervento sui processi finanziari che riduce il costo del denaro e soprattutto delle garanzie da dare. Quindi, nei confronti dei dettaglianti del sistema dell'organizzazione a loro monte non è solo una legge che condividiamo, ma una legge dovuta. Tutto ciò per non deve farci non considerare le osservazioni del collega Bosio: che senso ha che la Giunta e la Regione nel suo complesso siano coivolti in provvedimenti che non hanno al proprio interno alcun elemento di governo? Emerge che c'è una contraddizione, è un pezzo ambiguo della nostra storia che va superato; se l'uso delle risorse viene affidato alla Regione la stessa deve farne un uso a valle di un suo atto di discrezionalità politica. La Regione non solo le destina, ma le finalizza, questa legge evidentemente non finalizza le risorse, ma le destina.
Pertanto c'è da pensare che le Regioni debbano chiarire con il Governo centrale questo elemento: se le Regioni rappresentano soltanto dei soggetti tendenti a ridurre il costo del denaro, senza che questo passaggio renda opportuno e necessario o possibile un atto di governo dei processi, tanto vale che queste risorse vengano messe a disposizione dei soggetti interessati dal sistema bancario opportunamente ripensato e riformato.
Non ha senso tenere in piedi delle strutture regionali destinate semplicemente a dire: "Caro soggetto, in conseguenza del nostro contributo ti abbassiamo il costo del denaro, ma non all'interno di un obiettivo che io voglio perseguire con te". Quindi, la riduzione del costo del denaro fa sì che noi siamo alleati per perseguire un obiettivo; si prende atto che la Regione deve semplicemente essere un momento di passaggio per consentire al dettagliante nel caso di specie di beneficiare di un diritto, cioè di avere il costo del denaro al minor tasso possibile; ma è una contraddizione in termini. Non c'è niente di politico, è un passaggio di carte, è mettere le penne del pavone al nulla, far credere che noi abbiamo operato, ma noi non abbiamo operato perché non abbiamo prodotto un disegno! Senza polemica dico che si tratta semplicemente di prendere atto che certi fenomeni non attengono più alla programmazione, ma al mercato.
Quindi, il piccolo imprenditore deve essere messo nelle condizioni di operare con una politica bancaria che consideri la sua specificità di piccolo imprenditore, ma non è la Giunta regionale che deve dire se è meritevole o meno di contributo. Deve essere il sistema di mercato che poi farà giustizia dell'avventura che l'imprenditore ha posto sul mercato evidentemente avvalendosi di una politica del credito sia in termini di tassi sia in termini di garanzie, che non sia quella a livello di usura che è il sistema bancario del nostro Paese! La cosa curiosa è che il nostro sistema bancario funziona solo per chi non ne ha bisogno. Il sistema bancario per poter funzionare ha bisogno dell'intermediazione a tutti i livelli, saranno i poteri forti che ottengono a livello governativo l'abbattimento dei tassi, saranno i soggetti medi, come quelli che oggi prendiamo in considerazione, ma che ottengono sostanzialmente un abbattimento dei tassi non attraverso la politica bancaria, ma attraverso la politica nel senso pieno del termine.
Mi pare che questa sia una contraddizione che sta maturando. C'è da augurarsi che la Regione tenda a spogliarsi di funzioni di pura intermediazione, di vuoto politico totale, perché in questo modo non governa alcun processo, ma semplicemente si consente a chi ne ha diritto di beneficiare dei tassi di interessi minori di quello che prende i soldi per andare a giocare a Montecarlo! Mi pare questa una funzione che il sistema bancario potrebbe assumere a livello generale, senza obbligare la Regione a mantenere funzionari e passare carte intorno ad atti che - ripeto - non hanno alcuna valenza politica.
Spero con questo intervento di aver fatto un atto di interlocuzione minima nei confronti del mio avversario Bosio, mi pare che in effetti le cose stiano così.
La programmazione in questa materia non è possibile, non è necessaria è inutile, tanto vale che non facciamo finta di farla, diciamo che non la facciamo, mettiamo gli operatori nelle condizioni di beneficiare di strumenti finanziari di garanzia i più favorevoli possibili, ma questo con la politica, con la programmazione non c'entra niente!



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 33 astensioni 2.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3.
L'art. 25 è approvato.
Prima di procedere alla votazione dell'intero testo della legge chiedo se vi sono delle dichiarazioni di voto. Invito i Consiglieri che intendono parlare a svolgere brevi interventi, vista l'ora e la mole di lavoro che abbiamo ancora davanti a noi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vaglio; ne ha facoltà.



VAGLIO Roberto

Accolgo l'invito della Presidente, comprendendo le esigenze del Consiglio. Pertanto, dichiaro semplicemente il mio voto favorevole a questo provvedimento; le motivazioni sono contemplate nei verbali della Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Mi associo alle dichiarazioni del collega Vaglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Anch'io concordo con quanto affermato dai Consiglieri che mi hanno preceduto.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame testo unificato dei progetti di legge n. 483 e n. 534: "Istituzione dell'Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dei progetti di legge n. 483 e n. 534, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Cercherò di illustrare alcune delle questioni generali che hanno portato alla lunga discussione in Commissione e in moltissime altre sedi (peraltro non soltanto in sedi dell'istituzione regionale), nelle quali, da una parte con qualche entusiasmo e dall'altra con qualche preoccupazione nell'ultimo anno è stata molto dibattuta la problematica dell'Agenzia regionale dell'ambiente.
In questi giorni, anzi sostanzialmente in queste ore, questa stessa problematica viene discussa in numerose Regioni italiane; mi risulta ad oggi, dalle notizie che ho, che sia stata votata l'altro ieri in Emilia e che in queste ore la stiano votando in altre quattro o cinque Regioni (non credo di più). La discussione appassionata su questo argomento, e anche preoccupata, credo che abbia alcune motivazioni di fondo che vanno ricordate.
La legge nasce, come sapete, da un referendum sul quale le stesse forze ambientaliste, una parte delle quali lo hanno promosso, non erano inizialmente tutte di analoga opinione e posizione. In ogni caso, gli italiani hanno deciso di concordare con quell'ipotesi referendaria che diceva che la problematica dei controlli ambientali, ma credo più in generale tutta la problematica dell'ambiente, dovesse in qualche modo assumere una valenza più forte di quella che fino a quel momento aveva, in particolare rispetto agli enti, alle istituzioni, alle forme attraverso le quali questi controlli e queste attività si svolgevano più o meno bene.
Gli italiani hanno indicato la necessità di spostare ad un nuovo soggetto, al di fuori delle UU.SS.LL., tutta questa problematica. La legge n. 61 ha poi indicato, come sempre tenendo conto di diverse aspettative, le procedure per la costituzione non solo delle Agenzie regionali, ma anche di quella nazionale. Con ciò si è innestata una grande discussione nelle Regioni perché, credo per la prima volta, almeno negli ultimi quindici anni, conseguentemente alla costituzione dell'Agenzia regionale, una parte significativa di risorse e di persone viene collocata in un organismo con elementi di novità e di indubbia innovazione rispetto a quelli tradizionalmente sperimentati all'interno dell'istituzione regionale.
Lo spostamento di attività, che presuppone un obiettivo di razionalizzazione prima e di potenziamento subito dopo, sicuramente crea elementi di potenziale difficoltà, che riguardano il trattamento del personale, la definizione di quello che viene spostato interpretando in modo più o meno estensivo la legge n. 61, che riguarda le problematiche di risorse economiche necessarie per far decollare un organismo di questo genere.
In realtà, il dibattito legato alla costituzione delle Agenzie ha messo a nudo situazioni già note ad una parte di noi, cioè che le attività di controllo ambientale e, in generale, quelle riguardanti lo studio del territorio dal punto di vista ambientale, lo studio e la conoscenza delle attività produttive e, conseguentemente, i controlli ambientali, presentano degli elementi di debolezza strutturale che, in più occasioni, si sono manifestati.
Questa debolezza è presente a macchia di leopardo sul territorio regionale, nel senso che l'istituzione del Laboratorio di sanità pubblica ha coperto, a macchia di leopardo, alcune esigenze. L'obiettivo delle Agenzie è ovviamente quello di consolidare tale presenza.
La realtà postasi in evidenza è abbastanza nota. Senza volere dare dei numeri precisi, siamo abbastanza consapevoli che l'ordine di grandezza delle risorse del Fondo Sanitario Nazionale che realmente la Regione Piemonte ha utilizzato negli ultimi anni nel campo della prevenzione ambientale, difficilmente è al di sopra dell'1%. Complessivamente le attività di prevenzione, intendendo queste come attività ambientali e sanitarie, sono sicuramente al di sotto del 3%.
Ci sono diverse indicazioni normative in merito alla necessità di impegno di risorse del fondo sanitario fra il 5 e il 6%. Quindi, siamo notevolmente al di sotto delle risorse necessarie per avere delle garanzie reali di tutela ambientale. Questo non significa, come qualche Consigliere ha detto, che nel territorio regionale non esistono i controlli; l'attività di controllo è diffusa.
E' necessario segnalare che la stessa indeterminatezza sul destino di questa legge e, più in generale, sul destino delle costituite o meno Agenzie regionali dell'ambiente, insieme ad altre questioni, ha ridotto oggettivamente nel corso del 1994 le attività di controllo ambientale del 20-30%. Da questo punto di vista, quindi, vi è una situazione di emergenza.
Credo, anche per precisare e per differenziarmi da altri, che la problematica dei controlli ambientali non può essere banalmente vista come un problema che riguarda esclusivamente gli ambientalisti, che più di altri sono sensibili a tale problematica. E' una questione più complessa.
Ritengo che sul territorio si svolgano inevitabilmente una serie di attività produttive con un impatto ambientale significativo, per le tecnologie che adottano, per le sostanze che usano e per le quantità e le sinergie che innescano.
Personalmente non partecipo allo scontro tra coloro che ritengono che qualunque tipo di attività produttiva sia accettabile in quanto garantisce lo sviluppo e un ambientalismo che non è in grado di governare la tematica ambientale e che si oppone a questo o a quel progetto.
Ritengo che una serie di attività siano comunque incompatibili con l'ambiente, e quindi vadano precluse. Altre attività, così come vengono proposte, sono accettabili e facilmente controllabili; altre attività sono di grande delicatezza ed accettabili e sopportabili nella misura in cui gli strumenti e le forme di controllo sono adeguati a tali situazioni.
Questo problema si pone, ad esempio, per le attività produttive di smaltimento di rifiuti tossico-nocivi, che è un'attività che va svolta, ma che, in quanto tale, pone ulteriori problematiche ambientali pesanti.
Ad esempio, l'eventuale costruzione di impianti di incenerimento di rifiuti solidi urbani è un'attività che in teoria può essere accolta e pu essere compatibile con il territorio, a condizione che ci siano adeguate forme di gestione degli impianti e di controllo ambientale.
L'esistenza e l'efficienza di un soggetto come l'Agenzia regionale per l'ambiente dovrebbe permettere di gestire i controlli, e quindi di garantire la possibilità di funzionamento anche di impianti delicati e complessi come quelli a cui accennavo.
Oggi la garanzia dei controlli non c'è, e quindi si pone l'urgenza di attivare organismi di questo genere.
La discussione su questo argomento non ha visto né una maggioranza n una minoranza; ha visto prevalere all'interno di tutte le forze politiche consiliari, ma anche di quelle sociali esterne, preoccupazioni, posizioni proposte ed interessi che riflettevano le case di appartenenza. Questo inevitabilmente si è trasferito anche nel dibattito del Consiglio dove vi è una presenza significativa di emendamenti, tutti in qualche modo plausibili e fra i quali va fatta una scelta, che tendono a rimarcare le esperienze da cui si proviene.
Credo che ci siano solo due cose che personalmente non ritengo di dover accettare. La prima, un tentativo che oggettivamente c'è stato di non favorire, attraverso i percorsi più diversi, la nascita delle Agenzie regionali; di non favorire un distacco dall'area della sanità, una potenziale, se non garantita oggi, disponibilità di risorse che inevitabilmente, almeno per il momento, sono prese dall'interno stesso della Regione.
La legge n. 61 parla di tutto; ad esempio, dice che non bisogna spendere una lira per fare le Agenzie regionali; non dice però se c'è un soggetto (il Governo o altri) che metta a disposizione una lira per fare l'Agenzia. Questo la legge non lo dice e, fino ad oggi, nessuno è in grado di saperlo; quindi le Agenzie regionali nascono, fra virgolette, per quanto è possibile, a costo zero.
Sicuramente c'è stata qualche resistenza che tendeva a non istituire le Agenzie e a non prospettare qualunque eventuale ipotesi che riproponesse questa problematica o comunque un'Agenzia che non avesse quel livello di autonomia, quel livello di forza tecnica al proprio interno tale da non farla nascere, da non farle esercitare quel ruolo nuovo nelle forme in cui accennavo prima. Ebbene, eventuali posizioni di questo genere, per quanto mi riguarda, non sono concepibili.
Dall'altra parte, però, ritengo che sia anche da non accettare un'ipotesi che identifichi una serie di lacune che ci sono state e che ci sono all'interno delle Regioni in campo ambientale, pensando, ovviamente del tutto in buona fede e con grandi finalità, di compensare queste mancanze attraverso l'assunzione di ruoli da parte dell'Agenzia regionale che non sono proprie dell'Agenzia, in quanto tendono a supplire a problematiche e carenze che sono dell'Amministrazione regionale.
Questo meccanismo di eventuale trasferimento non funziona e comunque io non lo ritengo accettabile, nel senso che la responsabilità principale delle attività di programmazione, di pianificazione e su alcune materie anche di autorizzazione (e quindi, conseguentemente, di conoscenza delle problematiche del territorio, dell'ambiente e delle attività che sul territorio si svolgono) deve stare in mano al soggetto istituzionale regionale: sarebbe un grave errore trasferirlo ad altri soggetti per compensare una lacuna.
Da questo punto di vista, l'unica soluzione del problema - perché tale lo ritengo - è quella di costruire uno strumento che acquisisca progressivamente grandi capacità, grandi competenze e grandi possibilità di operare, garantendo insieme a questo, attraverso una serie di strumenti rispetto ai quali entrerò brevissimamente nel merito, anche tutte le forme di rapporto e di coordinamento con l'istituzione regionale; coordinamento prima di tutto con i dipartimenti provinciali della sanità, ma in generale con gli indirizzi di carattere generale che la Regione in questo caso garantisce attraverso la vigilanza del Presidente della Giunta regionale e la costituzione del Comitato di indirizzo previsto dalla legge.
Esiste un'altra problematica di grande delicatezza che riguarda la forma di organizzazione dell'Agenzia. E' un organismo nuovo che raccoglierà diverse centinaia di persone; inizialmente saranno circa 700. Sicuramente è una struttura di grande complessità, perché deve prevedere al suo interno una serie di aree che svolgono attività diverse, che devono quindi avere un cervello centrale; naturalmente vi sono poi i dipartimenti provinciali, che rappresentano le "braccia" operanti sul territorio e che garantiscono la presenza delle attività di controllo.
C'è il rischio oggettivo che un irrigidimento delle strutture che si costruiscono possa portare ad un'incomunicabilità fra queste strutture, in una materia dove l'aspetto dell'interdisciplinarietà delle conoscenze è assolutamente fondamentale. Non è pensabile che chi fa il controllo dell'aria di un impianto non conosca come è fatto l'impianto o che viceversa, chi fa le analisi dell'acqua del torrente non conosca quali sono le attività produttive che si svolgono a monte.
Quindi la definizione di alcune aree - che almeno per il momento prevede tre aree centrali, oltre ai dipartimenti provinciali e a qualche elemento di intercoordinamento fra queste attività è una questione assolutamente delicata, sulla quale credo si entrerà successivamente nel merito.
Esiste un altro problema di grande delicatezza, che è quello del personale. Credo ovvio e superfluo dire che il personale che viene trasferito debba acquisire e godere di quell'insieme di condizioni che aveva rispetto all'area di provenienza, che è prevalentemente l'area della sanità, ma possono anche esserci altri organismi, quali ad esempio gli Enti locali.
Le condizioni definitive di trattamento del personale che opera nell'Agenzia sono inevitabilmente legate ad una situazione che è nuova.
Infatti, fino all'altro ieri non esisteva una sola Agenzia regionale dell'ambiente, mentre entro qualche giorno, non dico tutte, ma un buon numero di Regioni dovrebbe avere questa Agenzia. Si pone quindi oggettivamente una problematica nazionale degli eventuali elementi di contrattazione nazionale su tale questione.
Termino il mio intervento dando conoscenza al Consiglio di una lettera che sto inviando in questi giorni ai Direttori generali delle UU.SS.LL.
lettera che peraltro viene inviata per conoscenza agli Assessori Bonino e Cucco ma che essi già conoscono - con la quale si segnala ai nuovi Direttori generali delle Aziende UU.SS.LL. (si segnala non burocraticamente, ma come preoccupazione) che c'è una necessità - non leggo la lettera, non è il caso - di assicurare il proseguimento delle attività di controllo in campo ambientale in questa fase di transizione, per evitare che quella caduta di attività, che di fatto abbiamo vissuto nel corso del 1994, si accentui ulteriormente nei prossimi mesi. E' quindi una fase molto delicata, nella quale, se il Consiglio voterà questa legge, si avvia l'Agenzia regionale e nella quale si potrebbe creare per un certo numero di mesi, forse anche parecchi, qualche elemento di vuoto nel quale potrebbero radicalmente crollare queste attività. Ho ritenuto utile segnalare questa lettera al Consiglio.
Finisco qui il mio intervento, rinunciando ad una parte ulteriore di articolazione, anche perché attraverso gli emendamenti ci sarà la possibilità di prendere ancora la parola; ciò per poter proseguire la discussione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bonino.



BONINO Guido, Assessore regionale

Leggerò dei dati perché intendo essere molto concreto e preciso.
Innanzitutto evidenzio come tutta la discussione che si è svolta in quest'aula e anche in V Commissione sia incentrata sull'opportunità di istituire l'ARPA, e tutto ciò in considerazione del fatto - non per opinione consolidata - che le UU.SS.LL. non abbiano effettuato in misura soddisfacente controlli di tipo ambientale o, peggio ancora, non ne abbiano mai effettuati.
Mentre anch'io ritengo doveroso ottemperare al disposto della legge n.
61/94 (peraltro una bruttissima legge, che probabilmente non è neanche possibile applicare bene, pur con tutta la buona volontà del collega Marino), mi corre l'obbligo di informare questo Consiglio sulla realtà dei fatti circa l'attività dei Servizi di igiene pubblica e dei Laboratori di sanità pubblica delle UU.SS.LL. della nostra Regione in materia di controlli ambientali e soprattutto per esprimere tutta la mia gratitudine agli operatori di tali strutture per i risultati ottenuti.
Gli uffici del mio Assessorato hanno consegnato il tabulato delle attività riferite all'anno 1993 perché stanno affluendo solo in questi giorni i dati relativi al 1994 e la cui elaborazione non è stata ancora completata, però pensiamo che i livelli quali-quantitativi delle attività non si siano discostati in modo apprezzabile e quindi, ai nostri fini ritengo sufficienti i dati del 1993. Ritengo anche valida e coerente la lettera che l'Assessore Marino ha inviato ai Direttori generali per richiamarli ad un'ulteriore attenzione sulla problematica.
Inizio con il rendere note le attività dei Laboratori di sanità pubblica, relative alle analisi biologiche effettuate: acque destinate al consumo umano: 28.875 acque superficiali per potabilizzazione: 1.191 acque di balneazione: 1.952 acque di piscina: 1.909 acque superficiali, affluenti, percolati, depuratori, pozzi piezometrici, ecc.: 734 oltre che: studi di mutagenesi su particolati valutazione della qualità dell'aria con lo studio dei licheni e degli enzimi fogliari ricerca dei parassiti e dei corpi estranei nelle derrate alimentari e loro ciclo produttivo caratterizzazione biologica dei corpi idrici mediante studio dei Macrobentas test di intercalibrazione su acque potabili.
Chiaramente questi dati sono disponibili anche in forma disaggregata per ciascun Laboratorio di sanità pubblica.
Analisi chimiche: acque destinate al consumo umano: 20.610 acque superficiali per potabilizzazione: 1.561 acque di balneazione: 1.516 acque di piscine: 1.825 acque superficiali, affluenti percolati, depuratori, pozzi piezometrici, ecc.: 4.522 rifiuti: 1.162.
Di difficile rilevazione è l'attività svolta in materia di inquinamento atmosferico, che però si può sinteticamente riassumere in: 1) Laboratorio di sanità pubblica di Grugliasco: una stazione mobile ha effettuato 7 campagne di monitoraggio di circa 50 giorni cadauna 51 sopralluoghi eseguiti per un monte ore pari a 330 2) Laboratorio di sanità pubblica di Alessandria: una stazione mobile ha effettuato 25 campagne di monitoraggio e 22 indagini ambientali.
Nella maggior parte delle Sezioni vengono svolte attività quali: controlli di qualità interlaboratoriali (acque potabili e di scarico) in collaborazione con l'Università analisi di terreni, vegetali, combustibili, preparati pericolosi cosmetici cooperazione a progetti ambientali - progetto Cosmo (qualità dell'aria) piogge acide, deposizioni occulte (nebbie).
L'attività dei Servizi di igiene dell'ambiente e del territorio si è così caratterizzata: scarichi derivanti da cicli produttivi: 1.322 prelievi controllo discariche di I categoria: 117 controlli controllo discariche di II categoria A: 69 controlli controllo discariche di II categoria B: 35 controlli piscine: 839 controlli acque destinate al consumo umano, numero prelievi: per analisi microbiologiche e chimiche: 33.366.
Ovviamente anche per l'attività dei Servizi esiste la disaggregazione dei dati su base territoriale.
Questo è quanto dovevo per opportuna conoscenza, affinché restino agli atti del Consiglio anche valutazioni diverse rispetto a quelle sentite in quest'aula sull'operato dei funzionari dei Servizi di sanità pubblica e dei nuclei operativi dei Laboratori di sanità pubblica.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 23 voti contrari 1 astensioni 5.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: il comma primo è così modificato: "E' istituita l'ARPA quale ente di diritto pubblico, dotato di personalità giuridica ed autonomia amministrativa, tecnico-giuridica patrimoniale, contabile, posto sotto la vigilanza del Presidente della Giunta regionale al fine di garantire l'attuazione degli indirizzi programmatici e degli obiettivi generali dell'attività di prevenzione e di controllo ambientale, nonché di coordinamento delle attività di prevenzione".
La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

La Giunta non lo accoglie perché ritiene che non aggiunga nulla di nuovo: è una formulazione diversa, ma sostanzialmente non migliora le cose.



PRESIDENTE

Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 20 contrari e 5 astensioni.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Penasso, Lombardi e Carletto: in tutti gli articoli sostituire le dizioni di "attività di prevenzione e della tutela ambientale" con la formula più corretta di "attività di tutela e prevenzione ambientale".
3) Emendamento presentato dall'Assessore Marino: all'art. 2, comma secondo, sostituire la dizione "della prevenzione e della tutela ambientale" con la dizione "della prevenzione e tutela ambientale".
La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Invito i Consiglieri a confrontare il loro emendamento con quello presentato dalla Giunta che in parte accoglie quanto dagli stessi proposto.



PRESIDENTE

Chiedo pertanto ai presentatori se intendono ritirare il loro emendamento.



PENASSO Alfredo

Sì, lo ritiriamo.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 2) è pertanto ritirato.
Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 3) presentato dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 23 voti favorevoli e 6 astensioni.
4) Emendamento presentato dall'Assessore Marino: dopo le parole "Presidente della Giunta regionale", sostituire la restante parte del comma con le parole "Sul bilancio di previsione annuale e pluriennale, sugli impegni di spesa pluriennale, sul rendiconto consuntivo, sui programmi annuali e pluriennali di intervento, sulle convenzioni e su tutti gli atti di straordinaria amministrazione, secondo le modalità che con propria deliberazione sono fissate dalla Giunta".
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Rivalta, Miglio e Giuliano: dopo le parole "Presidente della Giunta regionale", sostituire la restante parte del comma con le parole "Sul bilancio di previsione annuale sugli impegni di spesa poliennali, sul rendiconto consuntivo e sugli atti di straordinaria amministrazione, secondo le modalità che con propria deliberazione sono fissate dalla Giunta".
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Noto che l'Assessore Marino ha presentato un emendamento a seguito di quello proposto da me, perché vedo che c'è l'aggiunta alla formulazione attuale: "modalità che con propria deliberazione sono fissate dalla Giunta". In questo senso mi va bene.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Nella mia formulazione ci sono in più le convenzioni.



RIVALTA Luigi

Intervengo infatti su questo emendamento perché se passa, il mio è scartato di fatto nel merito. Io ho presentato un emendamento tendente ad una semplificazione delle dizioni, che è anche indicativa di un atteggiamento, nel senso che è ben vero che l'ARPA è un ente strumentale della Regione, ma è un ente dotato di una sua autonomia e di una sua autonomia gestionale. Allora, elencare tutti gli atti amministrativi da sottoporre al controllo mi sembra ridurla di fatto ad una sorta di Settore dell'Assessorato.
Posso capire che l'articolo ha come soggetto la vigilanza finanziaria gestionale e giuridica esercitata dal Presidente della Giunta, ma ritengo che questa vigilanza si eserciti essenzialmente sul bilancio di previsione annuale. Ho dei dubbi sul bilancio pluriennale; esiste la figura del bilancio pluriennale come bilancio operativo o no? Se non esiste è inutile che lo richiamiamo, casomai si tratta di controllare gli impegni di spesa pluriennali: l'ARPA può stipulare dei contratti che prevedano dei pagamenti dilazionati nel tempo e quindi rappresentano degli impegni di spesa. Non capisco quindi il senso del controllo sui bilanci pluriennali se addirittura non esistono; se esistono delle previsioni di bilancio pluriennale non vanno sottoposte a vigilanza, casomai se ne prende atto, si dialoga con delle previsioni.
Poi, quello che non capisco è come l'ARPA debba essere sottoposta ad un controllo puntuale sulle convenzioni. Se l'ARPA deve stare dentro al bilancio annuale faccia le convenzioni che il bilancio annuale gli consente e sia libera di farle, perché il controllo sulle convenzioni non è più un controllo che riguarda l'attività finanziaria, è un controllo che entra nel merito dell'operatività dell'ARPA. Mi sembra davvero eccessivo quel controllo sulle convenzioni. Se un direttore non è nell'ambito del bilancio annuale, controllato per gli eventuali impegni che dilaziona nel tempo dalla Giunta, deve poi anche sottoporre alla vigilanza della Giunta tutte le convenzioni che opera (chissà quante convenzioni dovrà fare), mi sembra imbrigliarlo in una tempistica non opportuna per un'agenzia che deve operare.
Il mio emendamento tendeva a semplificare l'elencazione agli elementi essenziali ed eliminare le convenzioni. Concediamo al direttore la libertà nell'ambito del bilancio annuale, di stipulare le convenzioni che ritiene necessarie.
Chiederei quindi si prestasse attenzione contemporaneamente ai due emendamenti: evidentemente l'uno esclude l'altro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Relativamente all'emendamento all'art. 2, comma quarto, effettivamente possiamo cancellare il termine "pluriennale", accogliendo l'osservazione del Consigliere Rivalta.
Il testo diviene quindi "...bilancio di previsione annuale e gli impegni di spesa poliennali".
Relativamente alle convenzioni, l'emendamento recita: "...sulle convenzioni e su tutti gli atti di straordinaria amministrazione, secondo le modalità che con propria deliberazione sono fissate dalla Giunta". Il problema è questo: affidare un controllo generale alla Giunta su eventuali minime convenzioni che l'Agenzia stipula con soggetti diversi è fortemente lesivo delle possibilità della stessa di funzionare. Esiste però l'ipotesi che l'Agenzia, per esempio, con i Dipartimenti di prevenzione, provveda ad un'unica convenzione-quadro; in tal caso la questione si pone in termini diversi. La formulazione che si è proposta era intesa a lasciare alla Giunta la possibilità di fissare modalità che garantissero una verifica regionale su eventuali grandi convenzioni, senza impedire che la normale attività di convenzione dell'Agenzia con i diversi soggetti potesse comunque scorrere da altra parte. Il motivo per cui si accoglieva solo parzialmente l'emendamento era questo: lasciare la possibilità alla Giunta di operare rispetto ad eventuali grandi convenzioni-quadro stipulate dall'Agenzia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Capisco che con l'aggiunta di quell'ultima appendice che avevo formulato si eliminano tutte le convenzioni, ma ribadisco che il tipo di controllo previsto mi sembra davvero eccessivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mandrino.



MANDRINO Piergiuseppe

Mi pare che dilungarsi su questo aspetto non sia opportuno. L'ARPA non ha funzioni di controllo amministrativo; la sua costituzione ha significato molto più profondo.
Riguardo all'emendamento sono favorevole al controllo proposto, anche perché il "pagatore" è la Regione Piemonte: credo che un controllo sugli impegni di spesa pluriennali, così come proposto, sia garantista per il bilancio della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Proporrei di aggiungere all'emendamento, al posto della dizione "sulle convenzioni", la dizione "sulle convenzioni-quadro", quindi soltanto su quelle convenzioni di grande rilevanza, lasciando, di fatto, la normale attività di convenzione alla gestione del direttore dell'Agenzia.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4) presentato dall'Assessore Marino nel testo modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli, 1 contrario e 7 astensioni.
L'emendamento n. 5) è ritirato.
Si proceda alla votazione dell'art. 2 come modificato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 25 voti contrari 1 astensioni 4.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 6) Emendamento presentato dai Consiglieri Carletto, Lombardi e Penasso: il comma primo, lettera a), è sostituito con il seguente: "al controllo dei fattori fisici chimici e biologici rilevanti, nonch della riduzione od eliminazione dell'inquinamento acustico, dell'aria dell'acqua e del suolo; al controllo sulla qualità dell'ambiente, sulle attività connesse all'uso pacifico dell'energia nucleare; sulle attività analitiche dei fattori fisici, chimici e biologici su matrici ambientali svolte a supporto delle attività del Dipartimento di prevenzione in relazione diretta con la salute dell'uomo".
La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

L'emendamento non è accoglibile perché limita fortemente le possibili attività dell'Agenzia. Per alcuni aspetti è da considerare non coerente con i contenuti del referendum e della legge n. 61.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Credo che la formulazione dell'emendamento vada cambiata.
Non capisco cosa significhi: "sulle attività analitiche dei fattori fisici, chimici e biologici su matrici ambientali svolte a supporto dell'attività del Dipartimento di prevenzione in relazione diretta con la salute dell'uomo".



MARINO Massimo, Assessore regionale

Specifica che si fanno solo per queste occasioni.



RIVALTA Luigi

Bisogna specificarlo maggiormente. Se l'interpretazione fosse quella che mi sono segnato per cercare di capire, visto che si tratta del controllo sulle analisi delle componenti ambientali svolte a supporto del Dipartimento di prevenzione, secondo me l'emendamento potrebbe essere accettato.
Se il non accoglimento da parte dell'Assessore è di merito su un significato come questo, io non sarei d'accordo; se è sull'espressione vediamo se il merito è condivisibile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Innanzitutto rilevo che l'emendamento deve essere illustrato da chi lo ha presentato. La parte finale dell'emendamento è limitativa, perché si riferisce esclusivamente alle attività in relazione diretta con la salute dell'uomo; potrebbe essere "in relazione diretta con la salute degli animali".
Mi pare che non aggiunga nulla, anzi toglie delle potenziali attività dell'Agenzia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Penasso.



PENASSO Alfredo

Se c'è la possibilità di riformularlo come proposto dal Consigliere Rivalta mi va bene, altrimenti lo poniamo in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Un emendamento come questo ha anche un'altra interpretazione perché si dice che l'ARPA svolge attività inerenti il controllo, di fatto, sulle analisi che vengono fatte per il Dipartimento di prevenzione. Allora, se si tratta delle analisi che l'ARPA svolge per il Dipartimento di prevenzione non capisco perché debba fare il controllo sulle proprie analisi, lo fa di norma; se invece questo vuol dire che possono essere fatte analisi per il Dipartimento di prevenzione da altri soggetti diversi dall'ARPA, per cui l'ARPA ne fa il controllo, è un'altra questione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Dobbiamo rassegnarci al fatto, per essere molto chiari, che sul modo di leggere una parola stanno dietro delle interpretazioni. Ad esempio, se ci fosse una preoccupazione al comma a) laddove si parla di prevenzione riduzione ed eliminazione, si intende ovviamente dell'inquinamento acustico dell'aria, delle acque e del suolo.



PRESIDENTE

Ha ragione, Assessore, ma poiché questa non è sede di interpretazione bensì di votazione, bisogna che mi presentiate dei testi e non delle interpretazione autentiche degli stessi.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Se si tratta di attività dell'ARPA non so come l'ARPA possa fare il controllo di qualità, se invece si tratta di attività svolte da altri per il Dipartimento di prevenzione lo si dica: "svolge l'attività di controllo sulle analisi da altri fatte per il Dipartimento di prevenzione"; riesco ad avere solo queste due interpretazioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Nell'emendamento che è sostitutivo non c'è, per esempio, l'attività sull'igiene ambientale. E' un emendamento sostitutivo che dà compiti diversi all'Agenzia, è inutile che ci giriamo attorno.



PRESIDENTE

L'emendamento non è accolto dalla Giunta; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 6 contrari e 17 astensioni.
7) Emendamento presentato dall'Assessore Marino: al comma primo, lettera c), alle parole "indagini ambientali finalizzate alla ricerca epidemiologica" sostituire le parole "indagini epidemiologiche ambientali".
8) Emendamento presentato dall'Assessore Bonino: al comma primo, lettera c), alle parole "alla promozione di indagini ambientali finalizzate alla ricerca epidemiologica" sostituire le parole "alla promozione di indagini ambientali, da utilizzarsi dalle strutture sanitarie per la ricerca epidemiologica".
La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

A differenza dell'emendamento da me presentato, quello proposto dal collega Bonino recita: "da utilizzarsi dalle strutture sanitarie per la ricerca epidemiologica"; ma perché l'Agenzia non potrebbe eventualmente farlo per un privato? E' per questo motivo che non viene accolto l'emendamento n. 8).



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 7).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 4 astensioni.
Pertanto è ritirato l'emendamento n. 8) presentato dall'Assessore Bonino.
Emendamenti presentati dai Consiglieri Penasso, Carletto e Lombardi: 9) al comma primo, lettera b), togliere la preposizione "della" tra "protezione" e "prevenzione ambientale" 10) al comma primo, lettera c), sostituire "alla promozione e allo sviluppo della ricerca di base e applicata..." con: "alla promozione e allo sviluppo: della ricerca di base e applicata sugli elementi dell'ambiente fisico dei fenomeni dell'inquinamento delle condizioni generali e di rischio del corretto utilizzo delle risorse naturali e delle forme di tutela degli ecosistemi della diffusione delle tecnologie ecologicamente compatibili della diffusione dei prodotti e dei sistemi di produzione a ridotto impatto ambientale di indagini ambientali, da utilizzarsi dalle strutture sanitarie per la ricerca epidemiologica" 11) alla lettera d), seconda riga, modificare come segue: "in materia di tutela e prevenzione ambientale e di protezione civile".
La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Non comprendo il significato dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Penasso.



PENASSO Alfredo

Io ho difficoltà a spiegare materie tecniche, per questo motivo abbiamo consegnato in anteprima l'emendamento all'Assessore.



PRESIDENTE

Consigliere Penasso, lei non è obbligato ad intervenire.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Scusate se insisto. Per come leggo l'emendamento, si leggerebbe "alla promozione e allo sviluppo: della ricerca di base applicata.., dei fenomeni dell'inquinamento, ecc.". Non ritengo che l'Agenzia abbia la finalità di andare alla promozione e allo sviluppo dei fenomeni dell'inquinamento.
Grammaticalmente non regge.



BONINO Guido, Assessore regionale

Credo che l'Assessore Marino possa rispondermi. Le indagini epidemiologiche sono del Servizio sanitario e non dell'Agenzia. Noi mettiamo in evidenza le indagini ambientali da utilizzarsi dalle strutture sanitarie per la ricerca epidemiologica. Se l'Assessore Marino dice che le indagini epidemiologiche le deve fare l'ARPA, benissimo le faccia l'ARPA.
Chi vota si assumerà questa responsabilità. Secondo noi il lavoro che fa l'ARPA deve metterlo a disposizione del Servizio sanitario per l'indagine epidemiologica. Questo è il ragionamento.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Si ritiene che le indagini epidemiologiche ambientali possa farle l'Agenzia, tant'è che un'altra Regione ha addirittura istituito un'area su questo.



PENASSO Alfredo

Vorrei porre all'attenzione dell'Assessore che su questo preciso articolo abbiamo discusso lungamente. A noi è sembrato corretto impostare questa formulazione perché già in quel dibattito era presente una conflittualità di competenze ambientali e sanitarie dal punto di vista epidemiologico. La formulazione che abbiamo presentato sembrava più corretta. Se l'Assessore ritiene che non sia corretta la respinga.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 19, riprende alle ore 19,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Propongo di sospendere l'esame di questo punto per trovare sugli emendamenti una convergenza più chiara, in modo che si possa andare avanti più sollecitamente nella prossima seduta.
Resta il fatto che gli interlocutori sono quelli che hanno presentato gli emendamenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Albi professionali

Esame progetto di legge n. 608: "Norme per la formulazione e l'adozione dei Piani comunali di coordinamento degli orari (PCO), ai sensi dell'art. 36 comma terzo, della legge n. 142/90"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 608.
La parola alla relatrice, Consigliera Dameri.



DAMERI Silvana, relatrice

Su questo progetto di legge c'è stato un momento di dibattito in un un convegno promosso dal Consiglio regionale e dalla Lega delle Autonomie.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 Emendamento presentato dai Consiglieri Foco, Bortolin e Carletto: l'art. 9 è sostituito con il testo seguente: "1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata, per l'anno finanziario 1995, la spesa di L. 100 milioni.
2. Agli oneri conseguenti l'applicazione del precedente comma primo si provvede mediante riduzione di pari importo del capitolo n. 10870 ed istituzione di apposito capitolo con la seguente denominazione: 'Contributi ai Comuni per la formulazione e l'adozione dei Piani comunali di coordinamento degli orari' e con la dotazione di L. 100 milioni in termini di competenza e di cassa.
3. Per gli anni finanziari successivi si provvede in sede di predisposizione dei relativi bilanci".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 9 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 1088: "Approvazione nuovo Statuto del Consorzio per il sistema informativo regionale (CSI-Piemonte), ai sensi dell'art. 1, comma secondo, della L.R. 4/9/1975, n. 48"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 1088.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 6 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare in quanto i Consiglieri in congedo (n. 3) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1098: "Adozione del Manuale 'Regole e suggerimenti per la redazione dei testi normativi - Edizione dicembre 1991'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1098.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare in quanto i Consiglieri in congedo (n. 3) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi) - Difesa idrogeologica

Esame progetto di legge n. 603: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 12/4/1994, n. 4 in materia di ricerca, uso e tutela delle acque sotterranee"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 603.
Relatore è il Consigliere Penasso, che ha facoltà di intervenire.



PENASSO Alfredo, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "La legge 12/4/1994, n. 4: 'Ricerca, uso e tutela delle acque sotterranee', con la quale la Regione Piemonte si è dotata di un indispensabile strumento per la tutela del proprio patrimonio idrico sotterraneo, ha avuto un lungo iter di approvazione, caratterizzato da difficoltà e traversie tali da condurre alla sua promulgazione ben tre anni dopo la sua presentazione al Consiglio regionale.
Il disegno di legge fu infatti presentato dalla Giunta regionale in data 14/2/1991 e approvato dal Consiglio il 29/9/1992.
In sede di controllo ex art. 127, terzo comma, della Costituzione, il Governo, sottolineando che in materia la Regione ha solo competenze delegate, eccepiva la non conformità ai principi ed alle disposizioni del Testo Unico n. 1775/93 delle norme relative: alla dichiarazione di pubblicità di tutte le acque sotterranee all'assoggettamento per legge alla tutela della Pubblica amministrazione, in tutto il territorio piemontese, delle attività di ricerca, uso ed estrazione delle acque sotterranee ad alcuni vincoli posti per le utilizzazioni ad uso domestico alla mancata espressa limitazione della disciplina di competenza regionale alle piccole derivazioni all'effetto di variante automatica agli strumenti urbanistici locali dei vincoli individuati dalla Regione per la protezione delle aree destinate ad uso idropotabile.
In data 6/7/1993, il Consiglio regionale riapprovava il deliberato legislativo, accogliendo i rilievi mossi dal Governo, ad eccezione di quello da ultimo citato, concernente gli effetti di variante ai Piani urbanistici comunali.
A seguito della suddetta riapprovazione, il Presidente del Consiglio dei Ministri proponeva ricorso innanzi alla Corte Costituzionale per la dichiarazione di illegittimità dell'art. 13, secondo comma, della legge regionale; ricorso che veniva accolto dalla Consulta con la sentenza 24/2/1994, n. 61, trasmessa in data 1/3/1994.
Il Presidente della Regione procedeva alla promulgazione della legge dopo aver verificato la suscettibilità di autonoma applicazione della normativa, pur in presenza dell'intervenuta abrogazione.
Durante il lasso di tempo trascorso tra l'ultima approvazione del Consiglio regionale e la promulgazione della legge a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale, la normativa nazionale in materia di utilizzazioni delle acque è stata oggetto di significative trasformazioni in primo luogo con il decreto legislativo n. 275/93 e successivamente, in modo ancor più sostanziale, con la legge n. 36/94.
Si pone quindi l'urgente necessità di rivisitare la disciplina regionale alla luce dei nuovi orientamenti della normativa nazionale, con particolare riferimento al principio di pubblicità di tutte le acque superficiali e sotterranee di cui alla legge n. 36/94, principio che, già anticipato dalla prima stesura della legislazione regionale, ma ritenuto dal Governo esorbitante dalla competenza regionale, trova finalmente oggi dignità normativa.
Si rende inoltre necessario tenere conto della successiva legislazione regionale in materia di organizzazione delle funzioni in applicazione della legge n. 142/90 di riforma delle autonomie locali, in particolare della legge 13/4/1994, n. 5, con la quale sono state subdelegate alle Province, a decorrere dall'1/5/1995, le funzioni amministrative relative alle utilizzazioni delle acque pubbliche.
Per le ragioni illustrate, il disegno di legge in oggetto abroga la L.R. n. 4/94, al fine di armonizzare la disciplina delle acque sotterranee alla legislazione statale e a quella regionale sopravvenuta, in particolare per quanto concerne i tempi, le modalità procedurali di autorizzazione e concessione e le attività conoscitive.
Contestualmente, nel rispetto dei principi fondamentali della legislazione in materia di uso delle acque, viene compiuta la razionalizzazione e la semplificazione delle procedure quali imprescindibili presupposti per un'efficace e corretta azione amministrativa".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Mandrino: al comma settimo, dopo la parola "captazione", aggiungere le seguenti parole: "; scaduti i termini, nel caso di inosservanza, l'autorità competente ad esercitare le funzioni amministrative ai sensi della presente legge, interviene in via sostitutiva, fatto salvo il diritto di rivalsa per coprire gli oneri sostenuti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 10 come emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 17 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Commercio - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti - Difesa idrogeologica

Esame proposta di deliberazione n. 1090: "Indizione di una Conferenza di servizi per un'azione integrata e coordinata dagli Enti locali dell'Area metropolitana torinese"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine la proposta di deliberazione n. 1090, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare in quanto i Consiglieri in congedo (n. 3) non vengono computati per fissare il numero legale.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,25)



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