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Dettaglio seduta n.335 del 14/02/95 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chiezzi, Fiumara e Vaglio.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 586: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1995" (seguito)


PRESIDENTE

Prosegue l'esame del progetto di legge n. 586, di cui al punto 7) all'o.d.g., e degli altri progetti di legge in materia finanziaria.
La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente e colleghi, quando circa un anno fa venne in quest'aula il bilancio di previsione per l'anno 1994 dissi che quello sarebbe stato l'ultimo vero bilancio di questa legislatura, perché il successivo, quello che stiamo approvando, sarebbe stato influenzato fortemente dalle scelte elettorali.
Oggi non possiamo non considerare questa situazione. Stiamo discutendo un bilancio di previsione per l'esercizio 1995 negli stessi giorni in cui si sta per sciogliere il Consiglio regionale e si sta per andare - almeno così pare alle elezioni regionali.
Allora dissi che occorrevano delle scelte difficili e capaci di prescindere dalle forti pressioni di ogni campagna elettorale. Si parl molto di bilancio a base zero, quasi esclusivamente come scelta culturale e scientifica, ma in realtà senza mai avere concepito fino in fondo, e forse nemmeno in superficie, cosa significasse e cosa deve significare un bilancio a base zero.
Ho già espresso questi concetti nei passati esercizi; negli anni passati era però possibile, e avrebbe dovuto essere fatta, una politica di stravolgimento dei criteri con i quali si formavano i bilanci, per fare un bilancio che fosse veramente finalizzato verso gli obiettivi che la Regione si voleva e si poteva dare.
Ricordo che, quando all'inizio dell'anno si votò la legge dell'esercizio provvisorio, il collega Gallarini disse che c'era addirittura la possibilità di fare delle riduzioni di spese correnti nella misura del 30%. Credo sia stata una forzatura, ma negli anni passati una politica più rigorosa e selettiva delle spese della Regione avrebbe potuto essere fatta.
Anche oggi siamo in presenza di un bilancio che non fa scelte particolarmente rigorose, e molte delle osservazioni che avevo fatto sui vari capitoli nei dibattiti sui bilanci passati potrebbero ancora essere valide oggi. Non si sono attuate scelte necessarie e mi chiedo se scelte di questo genere possano essere realizzate in un bilancio a 15 giorni dallo scioglimento del Consiglio regionale.
Vorrei partire da un giudizio diverso, senza scendere in dettaglio sui singoli capitoli, ma cercando di intendere il bilancio come una scelta politica di ampio respiro, una volontà che ha prospettive in avanti, non come somma di entrate e di spese, ma come sintesi di una politica.
Quando un mese fa si votò l'esercizio provvisorio, dissi che se unitamente al bilancio si sarebbe presentato un Piano di sviluppo della Regione, come aveva annunciato l'Assessore in quella sede, questa sarebbe stata una novità straordinaria! Qualcuno questa mattina si è chiesto per quale motivo, dal momento che stiamo tutti quanti per ritornarcene a casa, si stili un bilancio di medio periodo. Innegabilmente, esiste un dovere di continuità: ognuno di noi deve ragionare al di là del fatto che domani potrebbe non essere più eletto Consigliere, indicando gli indirizzi che ritiene utili per la Regione.
Personalmente, mi è dunque parso opportuno che la Giunta abbia presentato una proposta di ampio respiro; spero che avremo modo e tempo di ridiscuterla.
Il Piano di sviluppo non mi convince pienamente: pare anche a me che manchi una forte proposta unificante del ruolo della Regione Piemonte. Vi sono però scelte puntuali: non abbiamo più un lungo elenco dei vari impegni di spesa, ma forse proprio per questa ragione occorrerebbe, occorre e credo occorrerà individuare meglio lo spirito della Regione Piemonte, la sua vocazione, quanto può ancora dare, anche relativamente a quel qualcosa in più che ha rispetto ad altre Regioni, ad altre aree importanti.
E' proprio per queste caratteristiche che dovremmo caratterizzare maggiormente il Piano di sviluppo. Occorre tuttavia riconoscere un dato oggettivo: il Piano di sviluppo inserisce in bilancio, con tutti i limiti di cui ho parlato prima, un progetto di ampio respiro.
Vi sono però alcune scelte sulle quali credo vadano spese alcune considerazioni. Senza voler forzatamente individuare ruoli e gerarchie vorrei porre all'attenzione del Consiglio il merito dell'aver tentato una razionalizzazione delle risorse regionali, da sempre scarsissime. L'aver continuato, negli anni passati, a tenerle separate, senza cercare di coordinarle, di creare sinergie e collegamenti, è stato certamente un elemento non positivo; aver tentato, oggi, un coordinamento, sia pure come enunciazione, mi pare un fatto originale e nuovo.
Si propone una politica di riorganizzazione della struttura. Da quando sono in quest'aula - quasi dieci anni - ho sempre sentito sostenere da ognuno di noi che occorreva razionalizzare il patrimonio immobiliare regionale, disperso e distribuito sul territorio in modo irrazionale individuando una soluzione (si era parlato, ad esempio, del grattacielo della RAI). Ebbene, oggi vi è finalmente una proposta concreta. Il nuovo Consiglio regionale e la prossima legislatura si troveranno a gestire la questione, sulla base, però, di una manifestata volontà di trovare una soluzione rispetto ad un'Ammministrazione sparpagliata e scoordinata sul territorio, in modo tale da dare l'immagine fisica di un ente importante con un proprio ruolo (ad esempio, quando ci si reca a Milano, all'uscita della stazione, trovandosi di fronte al grattacielo, si ha l'impressione di una Regione ben presente).
Tentare questa politica mi pare una scelta opportuna. Certamente, in un tale tentativo, la Regione può essere vittima di quei comportamenti scorretti che hanno caratterizzato la vita politica italiana in passato credo però che questo non sia, non possa e non debba essere un limite, un condizionamento a determinate scelte. Se così fosse, non faremmo più nulla.
Occorrerà prestare molta attenzione e creare tutte le condizioni affinch vi sia un controllo reale su fatti di così ampia importanza patrimoniale se riteniamo giusta questa scelta di razionalizzazione della struttura sarà indispensabile muoversi in questa direzione.
Vi sono ancora alcune questioni, a mio parere importanti.
Politica di formazione del personale. Ricordo che nella passata legislatura il Gruppo repubblicano presentò un ordine del giorno sottoscritto, ma non votato, all'unanimità di tutti i Consiglieri, di tutte le parti politiche che voleva essere un tentativo di razionalizzazione della politica più importante e più consistente, almeno dal punto di vista finanziario, di questa Regione, quello della formazione del personale.
Formazione non più distribuita a tutti, ma con un progetto che individuava aree omogenee, anche sub-provinciali, che dovevano essere responsabilizzate e rese in grado di gestire e di fare della formazione del personale non più un fatto abitudinario, ma un qualcosa capace di programmare o comunque di inserirsi in un progetto programmatorio. Non siamo mai riusciti a realizzare tale obiettivo; il fatto che questa Giunta oggi, presenti un progetto in tal senso, mi pare sia - inserito in un discorso politico complessivo non tanto sui numeri, che il giorno prima delle elezioni devono essere considerati di minore importanza un'inversione positiva rispetto a certe politiche del passato.
Politica del personale. Quando discutemmo in quest'aula la legge sull'organizzazione del personale, sostenni che i dirigenti si stavano inflazionando: tutti stavano per diventare dirigenti, non per meriti, ma perché di fatto esistevano, ed erano acquisiti unicamente tramite colloquio. E' stato un grosso errore della Regione Piemonte, che ha portato, oggi, ad una situazione obiettivamente difficile. Il fatto che in qualche modo - forse ancora in misura non sufficiente si stia cercando di impostare razionalmente il problema della struttura della Regione, in modo che non vi sia una base superiore così ampia da confonderla con la base maggiore di un trapezio, ma reali capacità di individuare vertici e responsabilità, credo sia un fatto positivo.
Come sosteneva il Consigliere Gallarini, negli anni passati si seguiva l'impostazione, assai positiva, di contenere le spese correnti per chiudere il deficit di bilancio (oggi chiuso, certamente per merito delle Giunte passate). Il fatto che queste risorse nuove, liberate rispetto a quel progetto, siano destinate agli investimenti, mi pare assai positivo.
Ecco perché, Assessore, ho espresso un giudizio non particolarmente positivo sul bilancio in s', ma sostanzialmente migliore di quello espresso sulla politica generale che emerge dal bilancio al momento del suo insediamento, andando al di là dei singoli capitoli di spesa. Devo dire però, che a questa mia decisione concorre anche un giudizio che in qualche misura è necessariamente politico. Sarebbe scorretto negarlo, dal momento che è, credo, negli atteggiamenti di tutti, a distanza di un mese o due dalle elezioni, un qualcosa che si inquadra in un discorso più generale.
Credo che l'esperienza di questa Giunta, con tutti i limiti che ha avuto al suo avvio, con tutti gli errori commessi - che avevo reso noti nel momento del suo insediamento - individui uno scenario politico che non pu vedermi completamente distaccato.
Il quadro che abbiamo di fronte è una certa collaborazione tra forze della sinistra democratica e forze cattoliche democratiche. Però in questo quadro, in questo disegno, non devono essere collocate soltanto queste due forze; questo quadro deve - non dico conciliare e garantire, perché sarebbe presuntuoso e supponente comprendere anche quelle forze intermedie che, per cultura, per tradizione, per passato politico, per quello che hanno sempre detto, in qualche modo si collocano in questa posizione.
Ricordo un vecchio scritto di Ugo La Malfa, che negli anni '60 diceva: "La prospettiva di questo Paese è che (le sigle non sono aggiornate) la DC e il PCI ad un certo punto dovranno incontrarsi; le forze di democrazia laica devono trovarsi in quel punto per garantire che quell'incontro, quel collegamento sia un incontro di crescita della democrazia in questo Paese".
Alla luce di queste cose, di questo giudizio più ampio, che va al di là del discorso sul bilancio, credo di poter dare, su questo documento, un giudizio positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Questo a noi pare un bilancio di ordinaria amministrazione, che non riesce ad inserirsi in una seria proiezione pluriennale; è inoltre privo di una cornice che potrebbe essere rappresentata da un Piano di sviluppo socio economico. Ciò non per voler mettere le "braghe al mondo", ma per capire come ci si muove e in quale direzione.
Certo pesa uno Stato accentratore, burocratico, autoritario parassitario, che umilia quel po' di autonomia che hanno le Regioni; pesa una legge finanziaria particolarmente gravosa. Ciò nonostante, vi sono carenze dell'istituto stesso, privo di una cornice, con un bilancio pre elettorale che non riesce ad inserirsi un una seria proiezione pluriennale della spesa.
Questo non significa che non siano apprezzabili alcuni capitoli soprattutto l'aumento delle risorse destinate agli investimenti; tuttavia anche tale voce è legata all'inevitabilità della Regione di cofinanziare il Regolamento comunitario n. 2081. Giocoforza, interverranno risorse nazionali e comunitarie solo a condizione che la Regione faccia la propria parte.
Analizzo ora i capitoli che mi sembrano più interessanti. Mi dispiace che l'Assessore Rossa sia assente, perché finalmente ci siamo messi d'accordo sulle cifre inerenti il fondo socio-assistenziale. La sostanza di un ragionamento fatto in Commissione non viene meno, anzi viene confermata: i finanziamenti 1990 scontavano una caduta di trasferimenti netta, rispetto al 1989, del 10,55%. Nel 1995 la previsione di spesa era di 60 miliardi di lire; un semplice calcolo riferito al tasso programmato di inflazione dimostra che dal 1989 al 1995 non abbiamo nemmeno coperto il tasso di inflazione programmato e che, rispetto al tasso reale di inflazione abbiamo un taglio netto di 4,5 miliardi di lire. Sono contento perché anche l'Assessore Rossa, insieme all'ing. Teppa, finalmente condividono questa impostazione. Quando in Commissione abbiamo discusso a lungo, non parlavamo di cose astratte! Voglio ricordare all'Assessore Ferraris che in questi anni, dal 1989 al 1995, abbiamo tagliato 5 miliardi di lire da traferimenti che tutti consideravamo irrisori rispetto al fabbisogno. Ma nel frattempo la crisi ha agito in profondità ed ha aumentato le fasce di emarginati. E' cresciuto il fabbisogno, e tutti eravamo d'accordo nel dire che le risorse destinate ai più svantaggiati erano irrisorie e che dovevano essere cospicuamente integrate. Non solo non le abbiamo integrate, ma abbiamo apportato un taglio netto dell'ordine di 4/4,5 miliardi.
In questo modo credo che si ponga fine alla polemica sul balletto di cifre fornite e ci si trovi tutti d'accordo nell'ammettere esplicitamente questo dato di fatto.
Stesso discorso sugli asili nido: nel 1993 sono stati stanziati 17 miliardi; nel 1994, 15,8 miliardi; nel 1995, 17 miliardi. Non abbiamo neppure recuperato il tasso di inflazione programmato; la perdita netta stando al tasso programmato, è dell'ordine del 6%. Come vedete i tagli, a risorse che erano già del tutto inadeguate, sono consistenti e netti.
Analizzo ora i problemi della sanità, perché è difficile capire in quale sede, signor Presidente, debbano essere discussi. Il riparto del fondo sanitario regionale di parte corrente non è più competenza del Consiglio regionale. Il bilancio, tra l'altro, si limita a reimpostare vecchi fondi statali; non ci si può neppure riferire alla programmazione socio-sanitaria, perché non c'è.
Credo che anche in sede di discussione del bilancio si possa dire che oggi tutti prendiamo atto che i decreti legislativi n. 502 e n. 517 sono di controriforma sanitaria. Il diritto alla tutela è condizionato dalle risorse disponibili, spendibili, mentre una seria tutela dovrebbe stabilire in che cosa essa consiste e in che misura può o non può essere coperta dallo Stato.
Un principio costituzionale viene messo sotto i piedi e, anno dopo anno, la spesa sanitaria è sottostimata, per cui non si riesce neppure a correggere le irrazionalità del servizio sanitario e gli sprechi. Spesso si acquistano apparecchiature, ma non si ha poi il personale per farle funzionare, e il tutto diventa un clamoroso spreco: c'è stato l'investimento, ma poi non c'è il personale per far funzionare apparecchiature sofisticate il cui costo è elevatissimo. E' una regionalizzazione finta, si scaricano i costi della sanità sulle Regioni ma alla fine a pagare sono sempre i cittadini; la stessa aziendalizzazione è finta, assolutamente finta.
Quindi siamo di fronte a politiche di controriforma; la determinazione del fondo sanitario nazionale non è ancora stata decisa e il bilancio si limita a reimpostare vecchi fondi statali. A questo proposito voglio ricordare la situazione scandalosa che vede la Regione Piemonte con risorse di spesa vincolata: 1981, 1982 e 1986 ancora da reimpostare e da spendere.
Fondi FIO del 1986 ancora oggi non spesi; residui dell'ex ufficio stralcio ex USSL 1/23, ancora da mettere a frutto, da impiegare.
Risorse inutilizzate, sprecate in termini di spesa corrente e di spesa in conto capitale, dell'ordine di decine e decine di miliardi di lire.
E' una situazione scandalosa! Bisogna davvero reimpostare questi vecchi fondi statali e impiegarli rapidamente. Pensate quanto hanno già perso in termini di potere d'acquisto i fondi statali degli anni 1981/1982, che ci trasciniamo dietro ancora oggi. Si aggiunga l'irrisorietà degli stanziamenti in conto capitale: nel 1995 la Regione Piemonte potrà disporre di 23,5 miliardi di lire.
Voglio ricordare che nel 1989/1990 il conto capitale per la Regione Piemonte era dell'ordine di 180/200 miliardi di lire all'anno. Siamo piombati a 23,5 miliardi di lire per il 1995. Al tempo stesso, si parla di nuovi ospedali da tutte le parti, si procede alla cieca, non vi sono priorità di sorta. Giustamente Asti richiede l'ospedale nuovo; ma allora anche Biella, che era seconda in ordine di priorità. Si fanno investimenti ad Alba e a Bra e si pensa già ad un ospedale a metà strada tra le due cittadine del Piemonte; a Mondovì si procede con sotterfugi veri e propri.
Nel programma del 1990, ex art. 20 della legge finanziaria 1988, è previsto un intervento sulle strutture ospedaliere dell'Ospedale di Mondovì. Perch non può essere trasformato in investimento per un primo modulo di nuovo ospedale, procedendo di conseguenza in questo modo? Non c'è il terreno, non c'è il progetto, si corre il rischio di perdere il finanziamento, ma Mondovì punta all'ospedale nuovo. Non si può procedere alla cieca: bisogna stabilire delle priorità; se vi sono risorse limitate, bisogna stabilire rigorose priorità.
La Commissione d'inchiesta sulla malasanità aveva messo in luce clamorosi sprechi di studi di fattibilità, persino di progetti esecutivi di opere che mai saranno realizzate. Questi sprechi sono dell'ordine di decine di miliardi di lire all'anno e sono dovuti alla mancanza di una seria programmazione sanitaria, di precise priorità che devono essere dettate dalla Regione Piemonte. Non si può consentire ad ogni campanile di chiedere e di muoversi in direzione del nuovo ospedale, quando si ha la certezza matematica che queste risorse non saranno disponibili.
C'è di più: corriamo il rishio di perdere i finanziamenti dell'ex art.
20, legge 1988. Sul settimanale "Agenzia Sanitaria Italiana" del 20 gennaio si può leggere l'art. 11 del DL n. 646/94 sulle misure a favore delle zone alluvionate, convertito in legge dal Senato il 19 gennaio scorso, il quale stabilisce che le Regioni, le UU.SS.LL. e le Aziende ospedaliere delle zone danneggiate dall'alluvione approvino, entro 210 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto stesso, i progetti esecutivi relativi ai programmi di edilizia sanitaria (quelli finanziati dall'art. 20 della legge finanziaria 1988). Regioni ed altri enti avranno poi ulteriori 30 giorni per inviare la richiesta di finanziamento al CIPE ed ottenere la relativa autorizzazione da parte del Ministero del Tesoro a contrarre mutui trascorsi altri 30 giorni, la segreteria del CIPE sottoporrà al Comitato la richiesta ai fini della relativa deliberazione.
Le Regioni ritardatarie perderanno dunque somme ingenti. Si dice testualmente: "...in particolare farà bene ad affrettarsi il Piemonte, che finora ha richiesto solo il 6% delle somme a disposizione per ospedali e RSA. Le somme ancora disponibili ammontano a 576 miliardi di lire, mentre altri 178 miliardi sono da richiedere per i reparti AIDS".
Non si può dunque procedere come stiamo procedendo, alla cieca, senza Piano socio-sanitario (siamo fermi a quello del 1990/1992), senza una politica di bilancio degna di questo nome, soprattutto senza una capacità di governo della spesa.
Si parla di nuovo Piano, ma non c'è neppure una relazione sullo stato di salute della popolazione, che è preliminare a qualsiasi scelta di politica sanitaria; non c'è neppure uno stato di attuazione del vecchio Piano socio-sanitario regionale. Si parla di prevenzione, ma è arduo fare un discorso sulla prevenzione dicendo che si passerà da una spesa pari al 2% attuale al 5% (obiettivo ipotetico stabilito). Ma se la spesa complessiva è sottostimata, se vi è una carenza cronica di risorse, se le Aziende ospedaliere assorbiranno sempre più risorse, dove si andrà a prendere il 3% della spesa complessiva per spostarlo sulle attività di prevenzione (che è l'unico modo per risparmiare in materia di politica sanitaria, l'unico vero ed efficace modo per realizzare cospicui risparmi senza peggiorare le condizioni dei servizi e delle prestazioni sanitarie)? Di quale spostamento si parla! Sono tutti ragionamenti astratti.
Questa sanità è prevalentemente di tipo mercantile, consumistico ospedalocentrico; non lascia risorse alla prevenzione, a meno che non vi sia una forte volontà politica per spostare risorse oggi impiegate in modo consumistico in direzione della prevenzione primaria e secondaria. Non si fa neppure una politica di razionalizzazione e di qualificazione della spesa; non si razionalizza la rete ospedaliera, per cui spendiamo troppo con una bassissima produttività sociale; impieghiamo parte delle nostre risorse in servizi che non possono essere degnamente chiamati ospedali continuiamo a non esercitare un controllo sulla spesa farmaceutica, che avrebbe anche una grande importanza dal punto di vista epidemiologico continuiamo a pagare, o abbiamo pagato fino a poco tempo fa l'immagazzinamento di una fornitura costata quasi 8 miliardi di lire abbiamo pagato centinaia di milioni per una fornitura di lettori ottici (ormai inservibili), per la quale la Regione Piemonte dovrà probabilmente pagare anche una penalità, perché l'ha regolarmente ricevuta nel marzo 1992.
Dal punto di vista del controllo siamo all'anno zero: non è stato fatto assolutamente niente. Vi sono ricoveri ospedalieri impropri; mancano le RSA; gli anziani cronici finiscono alle Molinette ad un costo di 850/900.000 lire al giorno, quando con 150.000 lire potremmo garantire loro un'assistenza socio-sanitaria degna di questo nome e costi più opportuni per un reparto ospedaliero. Una fase di acuzie si cura in ospedale, la cronicità si cura nelle RSA o persino a casa del paziente. Come vedete stiamo procedendo alla cieca. Il Piano socio-sanitario regionale non c'è un governo della spesa non c'è, di conseguenza non c'è una politica di bilancio.
Sfido io che in Commissione l'Assessore Cucco ha osato mettere in discussione persino la relazione tra programmazione e politiche di bilancio! Dal punto di vista teorico la cosa non sta in piedi! C'è una stretta relazione: si stabiliscono gli indirizzi; chi li realizza è poi il bilancio, lo strumento bilancio-risorse. Capisco il suo ragionamento: non essendoci n' Piano n' capacità di governo della spesa sanitaria, è evidente che non c'è relazione, perché mancano i due poli che dovrebbero essere messi in relazione.
Di quale Azienda parliamo? Di quale managerialità parliamo? Si parla tanto di Aziende, ma queste vanno costruite, non basta mettere un'etichetta per pensare di avere un'Azienda che mette in relazione costi e benefici. I limiti burocratici, giuridici e funzionali che frenavano Amministratori e Commissari straordinari delle vecchie UU.SS.SS.LL. sono gli stessi che si ritrovano oggi i Direttori generali. Altri vincoli che esistevano non sono cambiati, anzi ne sono stati inseriti di nuovi, che complicano ulteriormente il problema. Si pensi, ad esempio, al blocco totale delle assunzioni sino al 30 giugno di quest'anno e parziale nel secondo semestre.
Blocco che viene subito dopo l'esodo massiccio di personale, avvenuto grazie al balletto sulla riforma pensionistica.
La finanziaria, inoltre, impone che la spesa regionale per l'acquisto di beni e servizi nel 1995 non sia superiore all'82% di quanto speso nel 1993. Questo nell'ipotesi che ospedali e UU.SS.LL. spuntino prezzi più bassi, garantendo ora pagamenti a 90 giorni. Così succede che chi è sempre stato attento ad acquistare a prezzi convenienti assicurando pagamenti puntuali, sarà severamente penalizzato e pagherà il prezzo del rischio di un ridimensionamento o peggioramento dei servizi; chi invece è stato allegro in passato, potrà rimanere nel budget senza grossi sacrifici.
Tutta da scoprire è poi la partita sulla fatturazione. L'ospedale dovrà fatturare ciascuna prestazione resa (visita, esame, ricovero e così via) a chi ha autorizzato tale prestazione, in via principale l'USL di residenza del cittadino. Ciò significa: finanziamenti maggiori per chi lavora molto (perché si è guadagnata la fiducia con la propria capacità) e finanziamenti minori per chi lavora poco. Il che è giustissimo. Ma prima che tale operazione vada in porto, passerà un triennio - un triennio! - con il rischio che, al di là della faccia ripulita, tutto proceda come prima.
Altro che Aziende sanitarie e Aziende ospedaliere! Vengo agli ultimi due capitoli, che tratto in un minuto soltanto.
Lavoro. Signor Presidente della Giunta, io continuo a fare i confronti con il Veneto, l'Emilia Romagna e la Toscana. Mi risulta che la nostra Regione, nonostante la gravità della disoccupazione strutturale e a fronte di un'inoccupazione di lunga durata, sia una delle Regioni che spende meno rispetto a questo obiettivo.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Il deficit del Veneto e della Toscana è ancora da pagare! CALLIGARO Non c'entra con le politiche attive del lavoro! Voglio dire che siamo quelli maggiormente colpiti dalla crisi: abbiamo una disoccupazione strutturale, un'inoccupazione di lunga durata e siamo quelli che spendono meno in questo campo, e anche male! Abbiamo vecchi strumenti, in larga parte obsoleti e non collegati tra di loro.
Manca una nostra politica organica attiva del lavoro.
Mi si dirà - e l'obiezione è giusta - che il Regolamento n. 2081 richiede un cofinanziamento cospicuo da parte della Regione Piemonte. Ma questo vale soprattutto per i benefici che ne trarranno la piccola e media industria, perché dal punto di vista occupazionale il Presidente sa quanto me che le stime di ricaduta occupazionale sono misere, minime, marginali.
Se poi penso ai progetti relativi al Regolamento n. 2052 e del "fuori quota" tessile di quattro o cinque anni fa, ho nettissima l'impressione che la scarsa capacità progettuale di tutti i soggetti pubblici e privati di questa Regione non consenta al Piemonte una cospicua ricaduta, anche nel momento in cui si è chiamati ad investire una somma ragguardevole superiore a 2.000 miliardi di lire.
Comunque, dal punto di vista occupazionale le stime sono state fatte e parlano di un migliaio di nuove unità occupazionali.
L'ultima osservazione riguarda l'artigianato: una buona ordinaria amministrazione. In passato neppure si utilizzavano le risorse del Fondo nazionale! Si è fatta una legge; si sono impiegati 20 miliardi accumulati nel tempo; per cinque anni gli artigiani non hanno visto una sola lira: certo che poi, quando vedono 20 miliardi, non li considerano poca cosa.
Rispetto al fabbisogno reale la cifra è comunque irrisoria.
Diciamo la verità: non abbiamo competenza in materia di piccola e media industria. Gli investimenti che, attraverso il Regolamento n. 2081 ricadranno su queste attività produttive sono cospicui. Per l'artigianato abbiamo tutte le competenze, dalla ricerca all'export, però inevitabilmente vi dedichiamo una quota delle nostre risorse che è irrisoria rispetto al fabbisogno delle 130.000 aziende artigiane del Piemonte. Anche in questo campo, Assessore Coppo, se facciamo i confronti con la Toscana, l'Emilia Romagna e il Veneto siamo la Regione che spende meno.
E' importante impiegare 20 miliardi di lire con una legge regionale che anche noi abbiamo apprezzato. Questo è importante; se però si pensa che abbiamo accumulato le risorse per cinque anni e che in quei 20 miliardi non c'è una sola lira della Regione Piemonte, possiamo aspettarci che la Regione Piemonte decida di puntare su due o tre obiettivi che a noi sembrano essenziali: il lavoro, l'occupazione, le attività, le imprese minori, a cominciare dalle micro-imprese artigiane.
Queste due scelte, nel bilancio di previsione per il 1995, noi non le ritroviamo.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Calligaro; invito però i colleghi a non seguire il suo cattivo esempio per quanto riguarda il tempo.
La parola al Consigliere Mollo.



PRESIDENTE

MOLLO



PRESIDENTE

Per definizione, il bilancio preventivo è un'indicazione di massima di ciò che il governo regionale intende realizzare nell'anno. E' difficile parlare di un bilancio preventivo in approvazione nel mese di febbraio quindi con due mesi di esercizio provvisorio. Comunque, proprio perché è preventivo e dà delle indicazioni, può subire delle modifiche in itinere durante l'anno, così come taluni stanziamenti complessivi che indicano delle tendenze possono sicuramente essere rivisti rispetto alle esigenze che potranno verificarsi.
E' difficile sostenere questa mia ultima affermazione rispetto al fatto che molte voci di bilancio sono già di per se stesse compresse quasi al minimo, ma è evidente che la partita si giocherà con alcuni interventi finanziari e con alcune leggi finanziarie. In effetti, qualche legge di questo tipo è stata fatta, per esempio l'intenzione di vendere il patrimonio immobiliare: da una parte per ottenere nuove risorse e dall'altra - questo è l'elemento più importante - per risparmiare.
Certo, come in tutte le cose che non riusciamo mai a fare, la soluzione migliore rimane sempre quella - vuoi per il Comune di Torino, vuoi per la Regione, vuoi per altre Amministrazioni - di realizzare dei veri e propri centri direzionali. Così facendo, si può avere la sensazione di un organismo che funziona, un organismo collegato, un organismo che addirittura può utilizzare le nuove e più sofisticate tecnologie. Voglio vedere una dispersione di immobili collegati non solo in via telematica oppure attraverso la rete di un sistema informatico! Ad ogni modo, quella sarebbe la direzione giusta, ma evidentemente ciò in questo momento non pu avvenire.
Sono pure convinto che questo bilancio risenta dei tempi, delle scadenze elettorali, scadenze che vedono affidare ad un prossimo Consiglio regionale, ad un prossimo governo, le indicazioni che in esso vengono date.
Tuttavia è comunque un bilancio che io ritengo impostato anche per il futuro. Quindi, ci sono delle scelte che in questo senso vanno condivise ed ovviamente impostate per il futuro nei limiti consentiti dalle risorse disponibili.
Rispetto alle critiche che vengono da destra e da sinistra, ho la sensazione che alla fine - proprio perché vengono da destra e da sinistra il bilancio risulti equilibrato, perché una destra economicistica non è mai troppo sociale, e una sinistra esasperata non è mai troppo economica. Pu darsi che le critiche che vengono da destra e da sinistra indichino un bilancio equilibrato. Da una parte, dicevo, una destra economicistica, che tende a penalizzare fortemente il sociale e, dall'altra, una sinistra troppo sociale, che non tiene conto delle risorse disponibili e delle ragioni dello sviluppo.
Forse queste cose le risolveremo quando avremo l'introduzione del federalismo fiscale, dove si possono esattamente individuare le entrate e alle entrate corrispondono precise spese, una responsabilità complessiva della spesa ed una resa dei conti (dando conto delle spese fatte e dei servizi prodotti).
Detto questo, senza entrare nei singoli dettagli, vorrei sottolineare due questioni all'attenzione del Presidente della Giunta e dell'Assessore competente, che a volte dimostrano qualche disattenzione rispetto a problemi che sembrano di poco conto e che invece sono di estrema importanza. Sottolineo proprio l'elemento piccolo per indicare che alcune cose si devono prevedere e si possono fare; mi riferisco, per esempio, a due leggi regionali che trattano la stessa materia e che non vengono finanziate: la n. 59/79 e la n. 14/84.
Queste due leggi regionali consentivano e consentono ancora evidentemente se ci sono gli stanziamenti, alle Comunità montane di dotarsi di un parco veicolare per provvedere in modo efficace ed efficiente agli interventi sulla percorribilità delle strade montane, in particolare nei periodi invernali, ma anche negli altri periodi dell'anno; essendo macchine fungibili, possono essere utilizzate dalle Comunità montane sia in caso di emergenza neve sia in caso di emergenza frane o altre eventuali manifestazioni.
Io richiedo - e l'ho richiesto con un'interrogazione, ma può diventare oggetto di una richiesta specifica anche attraverso un ordine del giorno che queste leggi vengano finanziate. Ovviamente è una questione che riguarda l'Assessore al bilancio e l'Assessore alle Comunità montane, ai quali ho fatto pervenire l'interrogazione.
Un'altra questione che credo debba essere risolta in questa sede e in sede di discussione del bilancio è quella del finanziamento dell'Agenzia per l'ambiente. Spero che questa legge venga approvata prima che il Consiglio si sciolga e quindi, proprio perché sono fiducioso che questa legge verrà approvata, ritengo che si debbano prevedere le risorse per il suo funzionamento. Non mi dilungo troppo su questo argomento, in quanto a nome mio, dei Consiglieri Rivalta e Adduci e di altri colleghi verrà presentato un ordine del giorno che evidenzia questa necessità e indica anche il modo per provvedervi; peraltro, questo ordine del giorno non richiede un ulteriore intervento finanziario, ma solamente la destinazione di risorse finanziarie a questo scopo.
Vorrei fare un'altra brevissima considerazione sulla questione della formazione professionale. In effetti tutti sappiamo e ormai tutti siamo convinti che la formazione sia strategica. Vi è stata una riduzione su questo capitolo, ma poiché ritengo che tale riduzione abbia interessato in modo particolare la soppressione di alcuni corsi assolutamente inutili e che da tempo andavano eliminati, questa operazione non può che avere il mio consenso.
Tuttavia, pur rendendomi conto delle difficoltà in cui si opera, in questo campo, visto che lo consideriamo strategico, continuano a mancare delle risorse. Per esempio, esiste una questione che probabilmente viene studiata, ma in effetti poi trascurata: migliaia di giovani abbandonano la scuola e su di essi non è possibile intervenire. Bisognerebbe invece poter intervenire per recuperarli alla scuola e al mondo del lavoro proprio attraverso la formazione. Ci sono migliaia di giovani, dai 16 ai 24 anni che non frequentano alcuna scuola e non sono recuperati alla formazione; in tal senso, secondo me, bisognerebbe intervenire efficacemente per l'avvenire.
Ma ritengo di dover fare un'ulteriore annotazione sulla questione della formazione. Noi oggi paghiamo e finanziamo anche una formazione ad alto livello, vale a dire noi finanziamo corsi di formazione professionale che servono direttamente alle aziende (le aziende in ogni momento hanno bisogno di queste professionalità). L'azienda non provvede direttamente a soddisfare questa sua esigenza e ricorre - anche qui - al mercato della formazione. In effetti noi interveniamo anche quando l'azienda, avendo bisogno di determinate professionalità, potrebbe cercarsele o provvedere direttamente alla loro formazione; ciò significa che noi finanziamo corsi anche laddove l'azienda potrebbe provvedervi da sola.
Anche in questo caso occorrerebbe rivedere il concetto della formazione ed intervenire solo là dove c'è bisogno dell'intervento pubblico, non dove non ce n'è bisogno o dove l'azienda può provvedervi direttamente finanziando e spendendo soldi e risorse per quei corsi, quelle professionalità di cui ha bisogno.
Quindi la formazione non può essere considerata un unicum indefinito per cui si interviene comunque, ma ci devono essere dei momenti in cui anche l'azienda paga la formazione per le professionalità che le occorrono invece capita spesso che le aziende ne facciano una sorta di business, cioè che, nel creare le professionalità di cui hanno bisogno, organizzino dei corsi, ricavandone anche dei profitti.
Mi avvio alla conclusione. Come ho già detto prima, considero questo bilancio equilibrato, anche perché ha saputo cogliere alcuni elementi di soppressione di spesa e di investimento; lo ritengo equilibrato proprio perché risente - stranamente, rispetto ad altre cose dette da altri colleghi - dell'equilibrio politico presente all'interno della maggioranza costituitasi qualche tempo fa e che opera da alcuni mesi in questo Consiglio regionale. E' un'intesa politica che passa attraverso il PDS nonché attraverso il contributo di un'area laica, verde e laburista, cosa che spesse volte si dimentica, così come si dimentica quanto sia stata determinante per questa maggioranza. Pure i mass media spesse volte dimenticano che PPI e PDS da soli non sono maggioranza e che questa area laica, verde e laburista è stata determinante nel creare le condizioni di equilibrio necessarie. Sarebbe opportuno che se ne tenesse conto.
Spero che questa maggioranza sia un'occasione per riflettere su un accordo complessivo utile anche per la futura tornata elettorale che ci ritroveremo di fronte tra qualche giorno.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Intervengo anch'io nel dibattito preliminare all'approvazione del bilancio di previsione 1995 per manifestare la posizione del Partito Popolare. Mi pare di essere il solo, ma assicuro i colleghi che sono ampiamente delegato, ed anche formalmente delegato: tanta è la fiducia che neppure sono controllato... Mi rendo conto della sostanziale poca efficacia degli interventi che svolgiamo in questo momento in aula, ma non dò al mio intervento alcun taglio formale, retorico o di comodo. Non ricordo di aver mai fatto un intervento solo perché doveva essere fatto; ho sempre cercato bene o male, di passare modestissime o rilevanti tensioni, le poche o tante volte che ho parlato in Consiglio regionale.
Questa volta, voglio dire in premessa due o tre cose. Le nostre istituzioni non hanno un futuro che motivi qualche ragionamento di ottimismo, se non riescono a recuperare il rispetto dei tempi e il rispetto delle regole. Nessuna istituzione, tanto meno la Regione Piemonte, la Provincia di Torino o i Comuni, può avere un destino di qualche positività e di qualche tranquillità, se non riesce ad approvare nei tempi che sono previsti dalle leggi e dai regolamenti i rispettivi bilanci di previsione.
L'approvazione ritardata è un segnale di patologia politica, di difficoltà un segnale comunque di eccezionalità nella quale non si costruisce regolarmente, e quindi - ritengo - positivamente, il nostro futuro.
Dico questo per esprimere ad alta voce le preoccupazioni che ho manifestato alcuni mesi fa all'amico e collega Paolo Ferraris sollecitandolo e sollecitando il Presidente della Giunta regionale a fare presto, a darsi uno strumento con il quale operare efficacemente nei diversi settori in cui siamo impegnati. Mi rendevo conto, come mi sono sempre reso conto in tutti gli anni in cui ho sofferto la condizione eccezionale di mancanza di bilancio, che senza questo strumento il ruolo già limitato delle Regioni si sminuiva ulteriormente.
Non sto a ripetere le opinioni già espresse in ordine alla riduzione del ruolo delle Regioni, ma recupero un concetto che ho già sviluppato questa mattina, relativamente ad altri argomenti. In fondo, questa è una stagione di involuzione dell'idea regionalista e dell'idea federalista: l'ultima stagione, l'ultimo tempo. Il federalismo e il regionalismo sono stati utilizzati per ragioni di schieramento, ma non è stata dimostrata la convinzione che in questi due veri o presunti valori si credesse.
Se manca la convinzione della necessità di un regionalismo maturo, se già le norme dello Stato sono tali per cui il nostro ruolo è ridotto, la mancanza di uno strumento fondamentale quale il bilancio acuisce ulteriormente una difficoltà operativa e, inevitabilmente, accentua le difficoltà che incontriamo nello svolgere il nostro ruolo, attualmente non eccezionale.
Devo anche rilevare la difficoltà politica che tutti conosciamo e che è in grande misura determinante delle altre difficoltà. Concordo con il collega Ferrara, che invoca stagioni nuove, prospettive nuove; concordo con alcuni accenni fatti da altri colleghi; vedo un futuro in cui ci saranno schieramenti contrapposti, ma - ho avuto occasione di dirlo al collega Ferrara qualche secondo fa e lo ripeto - non ci sarà stagione nuova per nessuno, se non ci sarà una grande intesa tra le forze più responsabili chiamate ad operare nelle nostre istituzioni.
Non sono innamorato delle contrapposizioni studiate o inventate, dei bipolarismi disegnati su una cartina. Non sono convinto che le soluzioni siano così semplici come quelle che passano nelle nostri menti quando vogliamo semplificare i problemi. Dico già da adesso che, comunque le cose si prospetteranno, senza una grande intesa che passi i confini degli schieramenti contrapposti, le nostre istituzioni non si riprenderanno e la grande stagione della politica non ricomincerà.
Era stato fatto, ripeto, all'Assessore Ferraris qualche rimprovero perché il bilancio non arrivava; io avevo raccomandato che un bilancio comunque si facesse: "Piuttosto che il niente, è meglio il piuttosto". In questo momento voglio totalmente cancellare questi rimproveri, perché penso che il ritardo obiettivo con cui arriviamo sia stato abbondantemente recuperato da un'azione di responsabilità, di ricerca, di lettura critica degli elementi di bilancio che hanno consentito di presentare una proposta seria, in fase terminale della legislatura, quindi in un momento in cui volendo - si potevano tranquillamente tirare i remi in barca ed affidare tutto al futuro.
Caro amico, Assessore Ferraris, non è compiacimento di comodo o piaggeria quando ti dico che le parole del Consigliere Ferrara erano parole non funzionali ad ipotesi di schieramento futuro, ma manifestavano sinceramente un sentimento di adesione al lavoro svolto; di uguale tono e significato sono le poche parole che dirò ancora.
Sono soddisfatto e siamo soddisfatti di avere un documento espressione di intelligenza, di volontà e di impegno che va al di là della forza politica che si rappresenta, al di là dello schieramento in cui si è inseriti; è uno sforzo che veramente legge il Piemonte e ne interpreta le intenzioni, cercando di rispondere nel miglior modo e con la massima correttezza possibili in queste circostanze.
E' un bilancio completo, non qualcosa che si è presentato in attesa del suo completamento; possiamo quindi ragionare in termini complessivi.
L'Assessore Ferraris è stato aiutato da una maggioranza forte, e mentre dico questo in un certo senso recupero il lavoro fatto egregiamente dal collega Gallarini nelle Giunte passate, ricordando che, fatta salva la prima parte della legislatura, si è trovato ad operare in ben altre condizioni. Certamente ha fatto uno sforzo per rimettere ordine e con grande impegno, insieme ai colleghi di Giunta ed in particolare al Presidente, ha ripianato e pareggiato il bilancio.
Come dicevo, questo è un bilancio completo; anche se il Piano di sviluppo non è ancora approvato, è tuttavia presente nelle intenzioni che sorreggono l'Assessore nel momento in cui disegna il nuovo bilancio per il 1995. E' collegato ad un progetto di piano che, scusate se è poco, è distribuito a tutti, cosicché ciascuno può addirittura costruire su questo consensi e dissensi per la prossima campagna elettorale che, una volta tanto, dovrebbe essere non una campagna elettorale di scontri di immagini ma di confronti di tesi e di impegni per risolvere i problemi del Piemonte.
E' un bilancio in pareggio che ribadisce la serietà del Piemonte. In quest'aula sento frequentemente ripetere discorsi sulle nostre insufficienze; in questo momento non voglio neanche fare distinzioni tra questa o quell'altra forza, ma ben altra dignità ha la Regione Piemonte che ha recuperato il pareggio dei suoi bilanci rispetto ad altre Regioni che, con le stesse dimensioni, hanno invece 500/1.000/1.500 miliardi di buco, ai quali sicuramente qualcuno provvederà. A noi nessuno ha provveduto, e la volontà di mantenere il bilancio in pareggio, evitando ogni tentazione elettoralistica, mi sembra un segno di serietà.
E' un bilancio che non richiede nuovi sacrifici. La benzina e la tassa di circolazione potevano ancora fornire modo per recuperare risorse da destinare ad azioni significative in questo ultimo tempo della nostra attività legislativa ed amministrativa; si è invece rifiutata l'idea di accentuare la pressione fiscale in un momento già difficile per i nostri concittadini.
Il collega Ferrara ha parlato prima della volontà e dell'impegno di collegare il bilancio ad entrate che, di solito, venivano considerate casuali, parallele e non connesse all'impianto di bilancio complessivo quali i finanziamenti dell'Unione Europea.
Gli investimenti sono promossi al massimo possibile; pertanto si arriva a 310 miliardi di investimento, con l'attivazione di uno strumento, il FIP che fa giustizia di abusi legittimi dal punto di vista politico commessi nel passato.
Ricordo (parlo ancora degli anni 1985/1990) quanto spesso abbiamo obiettato contro le leggi proposte per una diffusione a pioggia dei contributi ai Comuni. Erano evidenti le tentazioni elettoralistiche tutte le volte che approvavamo leggi di questo genere (ad esempio, per le fognature o per l'illuminazione dei Comuni). Ci accorgiamo che ancora oggi siamo caricati di pesi che non dovrebbero esistere e che non esisteranno quando si attiverà il FIP, quando si potranno dare risorse (per quest'anno 55 miliardi) con un fondo di rotazione capace di attivare energie (e di averle sempre nuove) da investire per promuovere gli investimenti e lo sviluppo.
Vorrei ricordare ai detrattori, peraltro poco numerosi, di questo documento, che le spese di funzionamento vedono una loro significativa riduzione, così pure le spese correnti, che diminuiscono l'una del 3-4% e l'altra del 7-9%; come ho ricordato, vediamo invece aumentare le spese di investimento fino a 310 miliardi.
Un'ultima considerazione in ordine alle prospettate leggi inerenti al patrimonio ed alla sua riorganizzazione. Pur comprendendo le preoccupazioni del collega Gallarini, invito l'Assessore Ferraris ad andare avanti: operazioni di tale portata si fanno in condizioni di eccezionalità, quali sono quelle in cui viviamo oggi; eccezionalità positiva, in questo caso. Se non vi provvediamo ora, ho l'impressione che i tempi per ritentare una riorganizzazione del nostro patrimonio saranno molto lunghi.
Può darsi che non tutto sia perfetto: c'è sempre tempo per correggere ma la filosofia della programmazione che sta alla base del provvedimento ha grande valore e deve essere ampiamente apprezzata.
In coda, un'approvazione mia personale e particolare, che so benissimo non inciderà sull'impianto complessivo del bilancio. Tutti abbiamo qualche debolezza, ed io ho la mia (anche se non ritengo sia propriamente una debolezza): la valorizzazione del nostro patrimonio di beni culturali. Il bilancio tiene conto della necessità di tale valorizzazione e predispone investimenti concreti per continuare la politica di risanamento di quanto di bello abbiamo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

NERVIANI



PRESIDENTE

Barba Toni, sei un po' indisciplinato...! Credo occorra dare forza a questo nostro patrimonio, recuperandolo interamente. Rilevo inoltre che anche il patrimonio non propriamente nostro è considerato con molta serietà ed è destinatario di risorse cospicue.
Sono ancora inezie, Assessore Ferraris, non certo perché lei vi abbia destinato un'inezia, anzi lei ha reso consistente questo contributo, ma se lo Stato non si impegnerà in termini nuovi nella difesa del nostro patrimonio commetterà un reale suicidio, non culturale, ma economico poiché distruggerà le potenzialità turistiche che non possono che portare al nostro Piemonte grande ricchezza.
Torno ad esprimere non soltanto il consenso ed il voto favorevole del Gruppo del Partito Popolare, ma anche l'approvazione mia personale amichevole e convinta dello sforzo fatto, che si assomma a quello dei colleghi presenti anche nelle passate legislature: in questo momento difficile ha un significato ancor più positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente e colleghi Consiglieri, è stato detto che siamo in presenza di una maggioranza forte; l'opposizione, che non può evidentemente qualificarsi forte, cerca perlomeno di essere seria. Nel nostro caso serietà significa mantenere i nostri interventi all'interno di una strategia di opposizione, raccordata quanto meno fra i Gruppi che fanno riferimento all'area moderata. In questo senso, il nostro Gruppo si rifà totalmente, per quanto riguarda gli aspetti tecnici, all'intervento del collega Gallarini, il quale ha presentato degli emendamenti che abbiamo sottoscritto.
Allo stesso modo, per certi versi, ci ritroviamo nell'intervento di carattere più politico del collega Goglio, il quale auspicava che in quest'ultimo scorcio di legislatura ci fosse da parte della maggioranza la consapevolezza, soprattutto per ragioni di onestà intellettuale, della necessità di calibrare gli interventi di governo e di natura legislativa relativamente allo spazio non solo temporale, ma politico e di rappresentanza reale che abbiamo di fronte, probabilmente assai diversa da quella registrata sui nostri banchi.
Il nostro intervento potrebbe sostanzialmente chiudersi qui nell'auspicare, insieme al collega Goglio, che la maggioranza, pur non venendo meno ai propri doveri di proposizione, sappia cogliere questa esigenza di limite nelle proposte.
Detto questo, che questa sia una maggioranza forte... No! Questa è un'alleanza tra forti, non una maggioranza forte: è cosa un po' diversa! Quanto portate oggi in aula non è il risultato di una maggioranza, ma di alcuni forti, che da anni volevano attuare alcune cose e che adesso fanno il compito delle vacanze! Lo fanno bene, per carità! Quindi: politica dei parchi, legge sul personale, programmazione.
Guarda caso, molte di queste cose vengono proposte da personaggi che in altro scenario politico non vi avevano dimostrato grande interesse! Allora qualsiasi persona intelligente, com'è sicuramente chi se ne occupa saprebbe che sul Piano di sviluppo occorre scrivere un solo articolo di legge: il Piano di sviluppo è presentato dalla Giunta entro 60 giorni dalla sua costituzione, e vale per l'intera legislatura. Questo è il Piano di sviluppo, non è un qualcosa che trascende gli uomini, le maggioranze, i governi.
Una maggioranza forte, che vuole essere presente anche in futuro, non fa delle cose per domani, ma prepara degli scenari e organizza l'istituzione per il domani; non utilizza, fino all'ultimo momento strumenti di un modello vecchio per conferire a se stessa ragione di esistere e di essere forte.
Quella attuale è una maggioranza di forti, che fanno cose nelle quali credono - fatte anche bene, perché sono sicuramente capaci ma non sono l'espressione di una maggioranza forte; sono l'espressione di persone forti, capaci, intelligenti, zelanti, che fanno i compiti delle vacanze per dimostrare al professore di averli fatti, ma che non interessano ad alcuno.
Questa è la verità: queste cose non interessano nessuno, perché figlie non di una maggioranza forte, ma di un accordo di congiuntura che ha una sua giustificazione nel fatto che risponde ad uno stato di necessità, da noi sempre riconosciuto: ma rimangono compiti delle vacanze. Trascorse le vacanze, nessuno interpreterà più quanto scritto in questo bilancio. Se vi sarà una maggioranza coerente con quella attuale, lo reinterpreterà finalizzandolo, come sarà giusto, ai rapporti di forza di natura politica e culturale che si assesteranno dopo le elezioni.
Personalmente, non voglio né drammatizzare né enfatizzare più di tanto mi sembrano comunque fuori luogo apprezzamenti che non hanno bisogno di essere ribaditi a verbale. Inoltre, la personalizzazione di un documento tipicamente corale qual è un bilancio, a mio modo di vedere, è al limite del buon gusto. Se intendete sottolineare la capacità di un pezzo della DC rispetto ad un altro, può anche darsi che ci riusciate: uno fa il bilancio l'altro lo evidenzia; guarda caso, esponenti del PPI non sono così vicini ad una certa area politica, ma stanno sui banchi a fare il loro dovere di Consiglieri. Questa storia la leggeremo, a mio modo di vedere, fra non molto tempo.
Mi ero ripromesso, anche a nome del collega, di utilizzare il minor tempo possibile per consentire un dibattito approfondito da parte dei colleghi.
Innanzitutto noi non notiamo in questo bilancio quei grandi elementi di novità che qui sono stati introdotti. Ricordo che l'operazione di pareggio si era aperta con il collega Turbiglio, quindi spero che su questo nessuno enfatizzi più di tanto. Nel "compito delle vacanze" si scrive che gli acquedotti sono spese di investimento; su questo nutro qualche perplessità, anche perché - con tutto il rispetto dovuto ad un personaggio che tutti conosciamo - ricordo che il disastro finanziario in cui si è trovata la Regione è nato da due voci: il non adempimento dello Stato in ordine al ritorno del Fondo comune, ma anche da una fuga in avanti della Regione rispetto agli enti locali.
A questo punto vi domando: investire sugli acquedotti a due mesi dalle elezioni non è forse un fuga in avanti rispetto ai ruoli dei Comuni? Siamo sicuri che questo è quanto deve fare la Regione in Piemonte? In merito c'è stato un dibattito a Torino, dove è emerso chiaramente il problema della nostra città. C'è qualcuno che considera l'industria metalmeccanica piemontese una specie di diluvio del quale speriamo di liberarci al più presto possibile; c'è invece qualcuno, più equilibrato come il Sindaco di Torino, che dice che è un condizionamento; qualcun altro dice che dobbiamo esserne orgogliosi.
A me sembra che non dobbiamo essere n' orgogliosi n' altro, ma che dobbiamo rapportarci verso questi fenomeni in modo responsabile. Cosa darà in futuro, occupazione e ricchezza, e quindi realizzerà le condizioni poste da Dahrendorf per costruire ricchezza, garantire la solidarietà sociale e l'esercizio dei diritti? Dipende da una cosa molto semplice: aumentare distribuire, fare girare il know-how in questa Regione.
A me pare che di questo il bilancio non se ne occupi molto.
Bisognerebbe che, per esempio, incominciassimo a dire - e lo dico provocatoriamente - che in questa Regione il turismo è un settore residuale rispetto ai settori sui quali ci dobbiamo impegnare. E' un settore certamente importante, ma residuale.
Il futuro della nostra Regione non dipende dal turismo, ma dobbiamo invece avere il coraggio di chiedere allo Stato di far dipendere il futuro di alcune Regioni del nostro Paese dal turismo! Per esempio, se il sud dovrà recuperare una sua specificità e giocare fortemente sull'aspetto turistico, noi dobbiamo prendere atto che se siamo il consolidato della tradizione, della cultura industriale, della cultura della ricerca e della cultura del lavoro, ci dobbiamo misurare massicciamente su questi settori e non cercare di togliere ad altri Paesi le loro vocazioni naturali.
Mi pare quindi che l'osservazione del collega Goglio debba essere presa in considerazione; ci auguriamo che questa maggioranza sappia, come sta facendo sul bilancio, atteggiarsi con misura anche rispetto agli altri documenti di grande respiro che ha presentato e che comunque sono apprezzabili, quanto meno come terreno di confronto e di dibattito (anche non nell'immediato, anche in campagna elettorale).
Ci auguriamo che la maggioranza sappia con altrettanta misura rispondere all'opposizione. Forse questa opposizione non rende più forte questa maggioranza, ma certamente non tende ad indebolirla, quindi non lucra sui numeri legali, non dà i fazzoletti agli Assessori che piangono non sostiene più di tanto dei colleghi svillaneggiati in Commissione anche quando dicono cose serie (quando, per esempio, i Verdi non sono più tanto di moda a sinistra come avviene in questi giorni). L'opposizione non fa scandalo di niente e consente alla maggioranza di lavorare; mi auguro che la maggioranza faccia un uso equilibrato e cortese di questa nostra disponibilità. Cerchiamo, comunque, tutti insieme, di chiudere nel modo più sereno possibile questa legislatura, che sicuramente non è stata esaltante da molti punti di vista.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.
FERRARIS, Assessore regionale Una delle accuse rivolte nel dibattito odierno è quella di trovarsi di fronte ad un bilancio elettoralistico. Credo che sia scontato che a fine legislatura si possa dare questo giudizio, qualunque documento una Giunta presenti.
Dico con tutta franchezza che mi pare si sia registrato qualche tono da comizio anche all'interno della minoranza per cui, al massimo, qualora il bilancio fosse veramente elettoralistico, sarebbe ampiamente compensato da quanto è stato detto da altri nei vari interventi. Temo che questo faccia parte delle regole del gioco, alle quali però non ho alcuna intenzione di attenermi.
In questo intervento di conclusione del dibattito, vorrei fare lo sforzo di distinguere tra ciò che è strumentale ed elettoralistico - al quale non vorrei rispondere - e ciò che è sostanza, ovvero i contributi positivi emersi dal dibattito, che comunque mi è parso interessante.
Per tutta la legislatura si è detto che non è mai stato presentato un bilancio completo, che veniva cambiato in continuazione lungo la strada che non c'è mai stato un documento di riferimento adeguato, che non c'era un disegno organico, che era illeggibile, e così via.
Non ho da aggiungere molto a quanto già detto dal Consigliere Gallarini, con il quale durante questa legislatura ho condiviso una serie di scelte fatte con i vincoli e con i problemi politici da lui ricordati.
Però non credo che questa accusa possa essere rivolta oggi e non credo neppure che questo si possa ritenere un documento scadente, come evidenziato dall'intervento del Consigliere Chiezzi.
Piaccia o non piaccia, si direbbe in altre sedi, il documento è, per la prima volta, completo: lo hanno consentito le condizioni politiche e lo ha consentito il grande impegno e la grande decisione di questa maggioranza.
Il documento è completo e lo è dall'inizio della legislatura, pur con i problemi e i vincoli analizzati in Commissione e malgrado il fatto che lo Stato ci informi con grave ritardo circa le risorse sulle quali possiamo contare.
Se avessimo avuto a disposizione un po' più di tempo, il documento forse sarebbe stato più completo; tuttavia l'incalzare, l'imminenza delle elezioni ci hanno fatto stringere di molto i tempi e, in alcuni casi confesso! forse anche perdere un po' di lucidità.
Il documento è completo ed è accompagnato, come da impegni assunti in quest'aula, dallo schema di Programma regionale di sviluppo, che è il contesto all'interno del quale il bilancio si colloca. In questo schema è indicata una serie di ragionamenti che verrà completata dopo le consultazioni con le autonomie locali e con le forze sociali. Il documento tornerà all'esame di quest'aula; probabilmente sarà cambiato, arricchito integrato, modificato, tenendo conto dei contributi che sono sicuro ed auspico potranno venire.
Credo che si sia fatto il tentativo - lo dico serenamente e con qualche elemento di umiltà - di volare un po' più in alto di quanto non sia stato fatto negli anni passati; credo che il Consigliere Marchini abbia colto bene il significato di questo tentativo.
Noi abbiamo fatto uno sforzo per guardare lontano. Probabilmente chi vi parla (e anche altri) non sarà qui a proseguire il dibattito in questa direzione; abbiamo comunque cercato di lasciare a chi verrà, considerando i tempi di conclusione della legislatura, un documento di partenza del quale se si vorrà, si potrà tenere conto per l'avvio della prossima legislatura che sul quadro istituzionale più generale mi auguro sia sostenuta dal conforto di quegli strumenti dei quali noi non abbiamo potuto godere.
Faccio riferimento al federalismo fiscale, quindi alla disponibilità di risorse maggiori, alla possibilità di avere un quadro istituzionale un po' più dignitoso per le Regioni, che altrimenti correranno veramente il rischio di completare e chiudere un ciclo storico che mi pare le stia portando allo spegnimento.
In tutto questo quadro, è stata ripetuta più volte una ragione di lamentela, che credo abbia condizionato molto non solo le minoranze, ma anche la maggioranza: i tempi stretti. Le minoranze hanno avuto poco tempo per esaminare i documenti e la maggioranza ha avuto poco tempo per poter esporre con calma il serio lavoro di preparazione svolto in questi mesi da parte di tutti i colleghi di Giunta per la definizione di una politica che credo sia completa, anche se perfezionabile in futuro.
Questa è una cosa che ci accomuna; non credo che si sia giocato a rendere difficile il ruolo delle minoranze, ma penso che ci sia stata una difficoltà oggettiva che ha condizionato alla stessa maniera l'operare della maggioranza.
Nel merito, non risponderò a tutti gli appunti, anche molto precisi, ma mi fermerò a quelli di portata un po' più generale.
Il Consigliere Chiezzi ha fatto un riferimento puntuale e preciso al FIP, dicendo che si tratta dei soliti investimenti, che la legge sulla programmazione non viene attuata come avrebbe dovuto essere, che non ci sono progetti esecutivi, ecc. Credo che in realtà le cose stiano un po' diversamente.
Se la legge fosse stata approvata a luglio, probabilmente avrebbe consentito di guadagnare due o tre mesi di tempo nella sua applicazione; il disegno di legge che accompagna il bilancio prevede un'accelerazione del FIP, ma io non credo che questo possa essere considerato come un rilievo negativo.
Se, una volta tanto, si riuscisse ad accelerare le procedure di applicazione di una legge, credo che sarebbe un merito perché si guadagnerebbe tempo rispetto alle tradizionali lungaggini della Pubblica Amministrazione.
Per fare un riparto di fondi su una qualunque legge, ad esempio a sostegno di un qualunque tipo di opera pubblica, occorrono di solito otto nove-dieci mesi. Se in questo caso si riuscisse, individuando una procedura finalmente snella, a risolvere le questioni in due o tre mesi (tra l'altro individuando dei criteri oggettivi per il riparto delle risorse), questo non potrebbe essere considerato un aspetto negativo, ma significherebbe che finalmente abbiamo tutti insieme costruito uno strumento molto agile ed efficiente.
Per quanto riguarda i progetti esecutivi, ci siamo attenuti esattamente alle previsioni contenute nelle leggi di riferimento: dove era richiesto il progetto esecutivo, l'abbiamo ottenuto; dove c'era un progetto di massima l'abbiamo ottenuto; così pure nelle leggi alle quali si faceva riferimento per il riparto delle risorse.
E' stata fatta una serie di affermazioni circa il disegno di legge sull'alienazione del patrimonio. Credo che in questo caso ci siamo mossi con molta decisione; per questa ragione riteniamo che il progetto di legge il secondo disegno di legge di accompagnamento del bilancio, debba andare avanti, essendo coerente con gli obiettivi di interesse generale. Alla Giunta è parso inaccettabile continuare una politica in questo settore che nella sostanza difendeva gli sprechi.
Mi pare che l'atteggiamento tenuto dal Consigliere Chiezzi fosse in buona fede; sicuramente però i suoi sono gli atteggiamenti che continuano a difendere gli sprechi. E sono sprechi di due tipi.
Sprechi di tipo finanziario. La Regione - lo ripeto ancora una volta solo per gli uffici dell'attività di Giunta ha 24 sedi e paga 8 miliardi di affitto all'anno. Spendiamo almeno 6/7 miliardi (il Consigliere Gallarini lo ricorderà) per la manutenzione ordinaria di edifici che non sono nostri sparsi per tutto il Piemonte, per attività istituzionali. Dobbiamo fare costantemente interventi migliorativi per l'abbattimento di barriere architettoniche e per la sicurezza, in quanto ci sono norme nuove più restrittive; tutto ciò però sempre a casa d'altri. Credo che se non ci fosse stata questa politica di sprechi, oggi la Regione sarebbe proprietaria degli immobili dove ha le sedi e svolge le sue attività istituzionali ed avrebbe anche meno spese.
Ci troviamo di fronte anche ad uno spreco di tipo organizzativo; 24 sedi a Torino significano: personale che va avanti e indietro, Assessorati con uffici distribuiti a volte in due o tre sedi, difficoltà di comunicazione, duplicazione di funzioni, difficoltà spesso a controllare il lavoro della gente, difficoltà di rapporto, ecc. Significa, se vogliamo avere una struttura moderna, arrivare a cablare le reti, quindi fare investimenti, in questo caso ancora a casa d'altri.
Credo che a tutto ciò la Giunta abbia cercato di porre rimedio con un progetto nel Piano regionale di sviluppo (in parte ripreso nel bilancio).
In esso si affronta, una volta per tutte, un nodo strutturale, su cui più volte si è discusso in questo Consiglio regionale: la soluzione sarà quella non di avere una sola sede, ma di concentrare in pochi punti le nostre sedi. Per fare questo non c'è che una sola strada (potremmo indebitarci, ma costerebbe parecchio): decidere di non tenere più il patrimonio che non serve dal punto di vista istituzionale.
Abbiamo decine di edifici; nel disegno di legge che viene presentato si propone di venderne due. Se li teniamo, dobbiamo svolgere regolare manutenzione: ma se la facciamo spendiamo, se non la facciamo il patrimonio si deprezza e quindi perde di valore.
Sono problemi a cui bisogna rimediare, per non avere più nel nostro patrimonio ciò che non serve agli scopi istituzionali e concentrare le risorse, che da questo si ricavano, per le attività istituzionali. E' per tale motivo che l'approvazione di questo disegno di legge rimane strategica rispetto all'impostazione di bilancio; significa fare una politica che consentirà di arricchire il patrimonio della Regione senza seguire la strada dell'indebitamento, per quanto sarà possibile, ma attraverso lo scambio, la vendita e quindi l'acquisto di sedi nuove.
Per quanto riguarda l'intervento del Consigliere Gallarini, ripeto ancora una volta una cosa che credo rappresenti l'oggettività del dibattito. Questa Giunta non ha mai rivendicato come merito quello di avere chiuso il deficit costruito in passato. In questa Giunta ci sono forze politiche che hanno - approvando i bilanci del passato - condiviso la scelta di chiudere quella vecchia partita.
E' capitato a chi parla, nella fattispecie, con l'assestamento presentato a luglio, di registrare storicamente il taglio del traguardo nel momento in cui si rientrava da quelle vecchie pendenze. Credo che per questo sia un risultato che vada ad onore e, tutto sommato, a fortuna di tutti, della maggioranza che c'è adesso, di quella che ci sarà dopo e dell'Assessore che l'ha perseguito. Riconosco l'oggettività con cui il Consigliere Gallarini ha riconosciuto l'inversione di una tendenza: raggiunto l'equilibrio finanziario, si procede (spostando le risorse, visto che la parte corrente viene contenuta, limitata, selezionata, orientata su obiettivi precisi) al passaggio degli investimenti attraverso un meccanismo che è il Fondo rotativo. Poco per volta, anno per anno, verrà così arricchita la dotazione di risorse finanziarie di cui la Regione potrà usufruire per finanziare progetti di investimento sempre più ampi.
Devo dire, però, che su alcune cose il Consigliere Gallarini si è fatto prendere la mano dalla foga polemica. Nessuno intende svendere il patrimonio. La trattativa privata, prevista all'art. 3 o 4 del disegno di legge, avviene soltanto - e non può essere diversamente per la vendita ad enti pubblici. Cosa dobbiamo fare? Se si vende un patrimonio al Comune di Novara, cosa facciamo? Un'asta con il Comune di Novara? Siamo obbligati a procedere con trattativa privata! L'asta verrà fatta per tutti i privati che ritengono di dover acquistare, se prima non verrà espressa la volontà di acquistare il patrimonio da parte di un ente pubblico. Non possiamo fare diversamente. Non c'è una scorciatoia nelle procedure e si percorre l'unica strada possibile.
Per quanto riguarda la riduzione del 25%, abbiamo riflettuto a lungo.
In questo Consiglio regionale si è fatta un'esperienza seguendo l'impostazione dello Stato: si era venduto un edificio alla Provincia di Alessandria con una riduzione del 50%. Consigliere, in sostanza lei aveva proposto il disegno di legge e a me è toccata l'avventura di concluderlo! Abbiamo pensato che fosse più opportuna una riduzione del 25 principalmente perché ci è sembrata una riduzione non di poco conto e poi perché tutto sommato, con quell'attenzione al risparmio che caratterizza in genere gli amministratori piemontesi, non ci è sembrato il caso di dimezzare il valore del patrimonio che vendevamo, anche se si sceglieva di venderlo ad enti pubblici e anche se con destinazione e finalità pubbliche.
Ci è sembrato che così potesse andare meglio: regalarlo dispiaceva! Non dimentichiamo, infine, che tutta l'operazione è anche legata a quel grande fabbisogno di risorse determinato dalla riconversione patrimoniale che abbiamo avviato.
Per quello che riguarda le RSA, nel disegno di legge del FIP c'è un lungo passaggio, la scheda corrispondente è un po' più lunga delle altre abbiamo adeguato la legge n. 22 (che è quella di riferimento per le residenze sanitarie per gli anziani) determinando nuovi standard finanziari, elevando i contributi dalle modeste somme che c'erano sino a 300 milioni, e salendo anche oltre. Crediamo che questo contributo sia sufficiente. Se poi si fa riferimento alle RSA nell'art. 20, è vero che si sono tenuti i valori di riferimento di tre-quattro-sette anni fa, ma in base a ciò che si è visto negli ultimi due anni circa, credo che il ribasso nelle gare consenta di stare abbondantemente dentro le spese. Sono sette anni: però quando negli appalti si assiste a ribassi del 30-40%, credo si possa dire che possiamo abbondantemente restare all'interno delle somme impegnate. E anche in rapporto ai prezzi del tempo! Rispetto al FIP, ho già detto.
Per quello che riguarda il patrimonio, in bilancio sono indicati 52 miliardi, ma questa somma non riguarda soltanto l'acquisto delle sedie: in questo capitolo sono contenuti - come lei sa e come è sempre stato fatto anche altri interventi. Ne cito alcuni importanti, uno dei quali tra l'altro è oggetto di emendamento. In questo capitolo sono compresi anche i 7 miliardi (o quello che sarà dopo il ribasso d'asta) per la sistemazione definitiva del Castello di Rivoli; abbiamo approvato il progetto addirittura sono già state avviate le procedure di appalto e a giorni comparirà sui giornali la pubblicazione dei bandi di gara. Mi auguro che prima della fine della legislatura, si riesca anche in questo caso non dico a far partire il cantiere, ma almeno ad avviarlo.
Ci sono altri due interventi importanti: uno riguarda il completamento di un progetto avviato per il Palazzo Carignano con lo spostamento del Museo Etnologico al Galileo Ferraris per liberare il secondo piano e consentire l'ampliamento del Museo per il Risorgimento; l'altro riguarda il Museo delle Scienze, per il quale sono stati fatti ripetuti incontri con i progettisti. Si pensava di arrivare all'approvazione del progetto generale e poi all'individuazione di una serie di lotti precisi da finanziare per una decina di miliardi.
Quindi, nei 52 miliardi di questo capitolo sono compresi 20 miliardi che riguardano gli interventi da lei sollecitati.
Circa gli interventi del "Gabibbo" - che io conosco che qualcuno ha suggerito per Omegna (ognuno ha i propri interessi culturali), mi limito a dire che non possiamo vendere il Laboratorio di analisi di Omegna in quanto non è della Regione, ma dell'USL. Quindi credo che per il Laboratorio di analisi di Omegna si debba arrivare alla fine del cammino, così come per tante altre vicende che riguardano immobili finalizzati ad attività sanitarie.
D'altro canto, credo che i quasi 800 miliardi che vengono spesi nel primo triennio ai sensi dell'art. 20 della legge n. 67 siano abbastanza significativi dell'impegno considerevole che si sta attuando sul fronte dell'edilizia sanitaria.
Il Consigliere Bosio ha svolto, ovviamente, un intervento di opposizione abbastanza netto e duro, ma mi pare anche molto equilibrato pur riconoscendo l'esistenza di uno sforzo per inquadrare il bilancio di quest'anno all'interno di un Piano di sviluppo, ha individuato, secondo il suo giudizio, il fatto che non esiste raccordo tra questo Piano e il bilancio. Credo che ciò non sia vero, nel senso che comunque e con fatica rispetto ad un passato in cui ogni Assessorato, ogni funzionario perseguiva i propri obiettivi con grande determinazione, ma in modo a s' stante e molto chiuso, quest'anno c'è stato davvero il tentativo di raccordare.
Bisogna rompere delle durezze, delle incrostazioni, delle abitudini del passato che hanno impedito di ragionare in termini di programmazione. Credo che questo sforzo sia stato compiuto e ciò è anche visibile nei documenti non soltanto nelle quantità generali che vengono indicate e all'interno delle quali ci si muove, ma anche attraverso il numero di schede notevoli che vengono allegate in coda al bilancio, nelle quali si prevedono gli stanziamenti per tutti i progetti per i quali si lavora; inoltre, vengono indicati i capitoli e la quantità degli stanziamenti, in modo che sia molto chiaro il riferimento finanziario.
E' stato fatto un secondo rilievo relativamente alla formazione professionale e alla cultura. Credo che sulla formazione professionale in questi anni siano stati compiuti molti sforzi, e non è vero che la nostra Regione sia così drammaticamente al di sotto della media delle altre; credo invece che si collochi nella fascia di spese medio-alta: attraverso il Regolamento n. 2081 abbiamo utilizzato al massimo gli strumenti del Fondo Sociale Europeo. Tuttavia, penso sia evidente a tutti che bisognerebbe dedicare alla questione molto più tempo, e mi auguro che possa essere affrontata in altra sede; quando - se avremo il tempo - affronteremo la legge di riforma della formazione professionale, dovremo affrontare anche il tema della formazione.
Non credo che per la formazione professionale esista soltanto un problema di quantità; penso che vi sia soprattutto un problema di qualità delle cose che si fanno. Non possiamo immaginare che questo sia un settore assistito, nel quale si pagano soltanto gli stipendi ai docenti. Penso che si debba continuare nello sforzo avviato in passato di qualificarne la spesa.
Credo che il disegno di legge presentato dall'Assessore Marengo voglia in modo particolare percorrere questa strada, cioè quella di coinvolgere in uno sforzo che mette più vicino il mondo educativo, la formazione professionale così come in larga parte viene gestita anche da noi, con il mondo della produzione, del sindacato, degli enti locali, delle imprese.
Ciò adeguerebbe alla realtà del lavoro quello che a volte corre il rischio di essere uno sforzo educativo e formativo a s' stante.
Credo che questo sia - possiamo discutere gli strumenti, quello indicato dalla Giunta è uno - lo sforzo che deve essere fatto, e su questo il dibattito è aperto; non penso che vi siano pregiudiziali, in quanto su questo non possiamo che trovarci d'accordo.
Il Consigliere Ferrara ha fatto una serie di valutazioni positive, che ovviamente non possono che vedermi d'accordo. Devo dire che il dibattito rimane aperto su due cose, in primo luogo sul Piano regionale di sviluppo.
E' vero, c'è da discutere ancora molto: infatti non abbiamo presentato il Piano regionale di sviluppo, ma uno schema di programma regionale di sviluppo. Si tratta di un documento di partenza e quindi dipenderà dalla maturazione del dibattito e dall'arricchimento che verrà la prosecuzione e la conclusione dello stesso.
La seconda cosa su cui il dibattito rimane aperto è ciò che riguarda la politica del personale e della formazione. E' un avvio, è una proposta di partenza che fa parte di quel processo di trasformazione del funzionamento della Regione che si è cercato di avviare. E' un processo complesso, che sconta il fatto che dovranno ancora esserci altri importanti atti di accompagnamento, fra i quali: la delega agli enti locali di una serie di funzioni; la riorganizzazione della presenza della Regione sul territorio la piena applicazione del decreto legislativo n. 29, soprattutto per quel che concerne la separazione tra le responsabilità; la mancata applicazione del federalismo fiscale ed istituzionale. In sostanza, si è avviato un processo, si è cercato di cogliere le novità: credo che competa alle Giunte che verranno decidere o meno di proseguire in questa direzione.
Il collega Calligaro ha riaperto la questione inerente il Fondo socio assistenziale, sul quale questo Consiglio si esercita ripetutamente in discussioni. Credo che tutto dipenda sempre dalla data di partenza: il Consigliere Calligaro ha scelto il 1989 perché è stato l'anno che ha registrato la spesa socio-assistenziale più alta, per cui faceva comodo partire da quell'anno. Quando noi, con la collaborazione di Consiglieri e dell'Assessore Rossa, abbiamo tentato di ricostruire in modo oggettivo l'andamento della spesa socio-assistenziale, abbiamo considerato come anno di partenza il 1991, perché era l'anno di entrata in vigore della legge.
CALLIGARO 1992.
FERRARIS, Assessore regionale Della legge n. 44, che in qualche modo aveva spazzato via tutto il passato, dicendo: "Da questo punto in avanti sarà così".
Partendo da quel momento, si sono calcolate le rivalutazioni in termini inflazionistici; credo che alla fine si sia anche concesso qualche miliardo in più per consentire l'arrotondamento e la compensazione rispetto ad attese che avevano suscitato qualche polemica nel dibattito.



(Interruzioni del Consigliere Calligaro)



PRESIDENTE

FERRARIS, Assessore regionale



PRESIDENTE

Partendo dal 1989: dipende da dove si parte.
Al collega Calligaro vorrei fare una domanda, perché non mi ritrovo più. Noi - è stato detto - spendiamo meno della media delle Regioni per il lavoro, per la formazione professionale, per la cultura, per l'assistenza per la sanità, per l'artigianato: io vorrei capire, alla fine, dove spendiamo questi soldi, se spendiamo meno di tutti gli altri. Se spendiamo meno in termini di percentuale, poiché la somma delle percentuali è il 100%.



PRESIDENTE

CALLIGARO



PRESIDENTE

Lavoro e artigianato.



PRESIDENTE

FERRARIS, Assessore regionale



PRESIDENTE

Sì, però si è appena finito di dire, da parte del Consigliere Bosio che si spendeva meno per la cultura e per la formazione professionale; lei stesso ha confermato che si spende meno per l'assistenza, ed esiste una lamentela generalizzata sulle minori spese per la sanità. Io non ho ancora capito dove spendiamo i soldi, se spendiamo meno; siccome non c'è avanzo e siccome è comunque un valore percentuale, credo che non ci si possa sempre confrontare, per ciascuno di questi settori, con il massimo che ogni Regione spende, per cui se una Regione spende tantissimo sulla sanità diciamo che siamo secondi e se un'altra spende tantissimo in formazione professionale diciamo anche qui che siamo secondi. Credo che debba esserci un equilibrio, altrimenti alla fine ne traiamo soltanto un giudizio negativo e non equilibrato.
Il Consigliere Mollo ha fatto valutazioni di tipo politico che condivido; lo ringrazio anche per il giudizio complessivo che ha dato sul bilancio. Egli ha posto un problema che riguarda la montagna; credo che tale problema possa essere risolto.
A nome della Giunta, ho presentato un emendamento, perché - lo riconosco - c'è stato un errore tecnico: sembrava che ci fosse, e invece non era stato ricompreso, il finanziamento per il Fondo per lo sviluppo della montagna istituito lo scorso anno; quindi sono stati ripristinati 4,5 miliardi per il Fondo di sviluppo per la montagna. Poiché per l'applicazione di tale Fondo bisogna fare una deliberazione di direttive in cui si deve dire come si spendono i soldi, credo che la Giunta debba considerare anche l'esigenza che lei ha posto, senza rifinanziare leggi che oggi, tra l'altro, non credo siano nemmeno più operanti, per cui sarebbero anche di difficile recupero. Viene quindi accolta la richiesta proposta.
Al Consigliere Marchini credo di avere già risposto all'inizio del dibattito e lo ringrazio per la valutazione generale. Per chiudere, vorrei comunque comunicargli che il Consigliere Nerviani è dell'area Buttiglione quindi non ha fatto un intervento ad elogio dell'Assessore.



PRESIDENTE

MARCHINI



PRESIDENTE

I "buttiglioni" sono come i bicchieri: mezzi vuoti e mezzi pieni.



PRESIDENTE

L'Assessore Ferraris ha concluso, passiamo dunque all'esame del progetto di legge n. 586.
La parola al Consigliere Gallarini per l'illustrazione del complesso degli emendamenti presentati.
GALLARINI Se il Presidente del Consiglio è d'accordo, illustro sia questo che gli emendamenti successivi, in modo da poter procedere speditamente.
Innanzitutto desidero svolgere una considerazione su quanto ha detto nella sua relazione l'Assessore Ferraris. Assessore, parlando di svendita del patrimonio, ci riferivamo - e l'abbiamo anche detto, forse a lei è sfuggito il particolare, che non è un particolare - ai pesi che gravano su quegli edifici di proprietà della Regione. Voglio dire: se un bene vale X in condizioni normali, e se oggi in capo a quel bene esiste un contratto di locazione o di convenzione che scade fra dieci anni, è ovvio (e sono molti, secondo me, i beni inquadrabili in questa situazione) che quel bene vale X meno (magari) il 90% di X. Questo volevamo dire e questa è la situazione, quindi pregherei la Giunta di non sottovalutare nel prosieguo per quel poco o tanto che resta, casi di questo tipo: fanno correre il rischio di alienare magari al 20% o 30% beni che potrebbero, fra qualche tempo, valere invece il 100%, come è giusto che sia.
Sul Gabibbo, francamente, avevo la presunzione di aver fatto una battuta simpatica; meno simpatico è stato il suo riferimento a fatti culturali ai quali il Consigliere Gallarini si riferirebbe. Io non so quali siano i suoi riferimenti culturali, ma so quali sono i miei.
Per quanto riguarda gli emendamenti sia all'art. 1 che all'art. 2 questi sostanzialmente spostano i proventi - visto che l'Assessore non ritira il disegno di legge sul patrimonio - partendo dal presupposto di quell'alienazione; avevamo detto che avremmo fatto delle proposte alternative, e così sono, per cui destiniamo in modo diverso quei proventi.
Quando si dice "emendamento sostitutivo all'art. 1, disegno di legge n.
586, cap. 2515, + 66 miliardi", questi 66 miliardi sono riferiti ai proventi delle alineazioni patrimoniali, che noi - ripeto - con emendamenti successivi, destiniamo in modo diverso.
Nell'emendamento sostitutivo all'art. 2 ci riferiamo al cap. 23600, dal quale sottraiamo 45 miliardi da destinare in modo diverso, così come indicato negli emendamenti successivi. In pratica, passando all'emendamento sostitutivo dell'art. 12, prevediamo di destinare i 55 miliardi del FIP in modo completamente diverso rispetto alla previsione della Giunta.
Noi suddividiamo quei 55 miliardi in tre cifre: 20 miliardi da destinare al recupero di centri abitati, per quanto riguarda l'edilizia abitativa; con questo stanziamento intendiamo anche dare una risposta - e l'Assessore c'era - ad una delle due fondamentali osservazioni emerse in consultazione da parte dell'Unione dei costruttori. La seconda cifra di 20 miliardi intendiamo invece destinarla alla Finpiemonte per il sostegno alle piccole imprese. Il Presidente Poggi di Finpiemonte, in consultazione, ha messo in evidenza un dato che, francamente, è un po' dissacrante per tutti noi: rispetto a 60/70 miliardi di capitale, vi sono 5 miliardi di disponibilità, a fronte di iniziative di grosso spessore, quali la gestione di Villa Gualino e alcuni progetti presentati da Finpiemonte, unico caso per quanto riguarda la nostra Regione, accettato dalla CEE.
Se le cose stanno in questo modo, con questi 20 miliardi noi vorremmo garantire a Finpiemonte la possibilità di dare risposte proporzionate, non dico alla richiesta, ma in grado di sostenere una flessibilità maggiore a sostegno appunto delle piccole e medie imprese.
Per quanto riguarda le RSA, noi manteniamo i 15 miliardi previsti dalla Giunta, però la nostra volontà e la proposta nostra è quella di destinarli al completamento e all'integrazione di quei progetti che vengono finanziati con prezzi di sette anni fa e rispetto ai quali l'Assessore Ferraris diceva: "Mah, in questi ultimi tempi vanno via degli appalti al 20 30% di ribasso".
E' vero, ma su prezzi attuali, non su prezzi di sette anni fa; penso che nessuno dentro, ma neanche fuori di qui, possa credere che 80 milioni a posto letto (cifra stabilita nel 1988) consentano oggi di appaltare con dei ribassi: non è possibile, la matematica non è un'opinione; le condizioni economiche, la svalutazione e quanto è avvenuto in sette anni l'abbiamo respirato tutti.
Questi progetti necessitano sicuramente di integrazioni; quindi, per evitare di programmare altre visite del Gabibbo nelle strutture che verranno iniziate, noi proponevamo e proponiamo semplicemente di integrare quelle cifre con questi 15 miliardi, anziché andare ad iniziare nuove operazioni, conché alla fine ci troveremmo incomplete le une e le altre cose.
Emendamento integrativo: "L'art. 11, lett, b), è integrato con i seguenti...". Il Castello di Rivoli: ci fa piacere, Assessore, che ci siano questi 7 miliardi, visto che in bilancio non apparivano; se adesso vengono prospettati con l'emendamento della Giunta, ci fa piacere, anche perch probabilmente è stata una dimenticanza e il nostro intervento di questa mattina, che ha posto all'attenzione la questione del Castello di Rivoli ha ricordato alla Giunta che esisteva la necessità di andare a completare il progetto sulla "manica lunga".
Per quanto riguarda la Val Grande - rispetto alla quale non c'è stata risposta, ma noi la proposta la facciamo ugualmente ribadiamo la nostra proposta di sostegno a quel parco nazionale che sta partendo con 3 miliardi di Fondo nazionale.
Proponiamo che la Regione, da un punto di vista politico, intervenga con un contributo di 3 miliardi su quel parco, che rappresenta un patrimonio grossissimo per l'intera Regione Piemonte, ma che per il Verbano Cusio Ossola in particolare, Provincia che sta per nascere con le elezioni amministrative della primavera, sicuramente rappresenterebbe un segno di grossa presenza dell'istituto regionale.
Per quanto riguarda il Laboratorio d'igiene di Omegna, l'Assessore ha detto che ci stiamo incamminando con l'art. 20, e nel prosieguo si vedrà.
Se in bilancio esiste una cifra in grado di consentire l'appalto dell'intero lotto a completamento, è una cosa; se si appalta un lotto di 3,2 miliardi e poi si deve riservare un lotto residuale di 3,5 miliardi che in futuro diventerà di 4 o 5, anziché ultimare quella struttura fra un anno o due, la si ultimerà fra cinque anni.
Per quanto riguarda l'edilizia sanitaria, proponiamo un'integrazione dei 23 miliardi e mezzo che provengono da Roma. Condivido le osservazioni del collega Nerviani sul fatto che la Regione Piemonte procede con bilanci a pareggio da diversi anni, senza sfondare in quei settori in cui invece altre Regioni lo fanno, come ad esempio l'Emilia Romagna. In Commissione ci è stato ricordato che il Piemonte ha sfondato rispetto al budget della sanità di circa 150 miliardi per il 1993 e di circa 80 miliardi per il 1994, per un totale di 230 miliardi. Nei 17.000 miliardi che rappresentano lo sfondamento del totale delle Regioni del Paese, si può vedere che l'Emilia Romagna, negli stessi due anni, ha sfondato di 4.000 miliardi pari a 2.000 miliardi all'anno.
Queste sono considerazioni che vanno fatte, soprattutto quando si parla di federalismo fiscale. Anch'io ho parlato di federalismo, perch l'articolazione centro-periferia così com'è strutturata non regge più e quindi occorre andare verso forme nuove.
Cosa succederebbe se una Regione dovesse ripianare con le proprie addizionali 4.000 miliardi? Il metano, che oggi costa 1.000 lire al metro cubo, dovrebbe costare 20.000 lire al metro cubo.
Visto che in Piemonte, grazie all'oculatezza di quanti si sono succeduti all'interno dell'Assessorato alla sanità, lo sfondamento è relativamente basso, perché non premiare queste gestioni attraverso un investimento aggiuntivo con fondi regionali che porti almeno a 50 miliardi i 23 e mezzo che provengono da Roma? L'ultima questione è relativa alla Mandria. L'Assessore non ha risposto, ma la domanda che abbiamo posto ci sembra molto seria. Abbiamo comprato la parte rimanenente del Parco della Mandria, spendendo 18 miliardi: perché nel bilancio non è inserita nemmeno una lira n' per la parte che avevamo acquistato in precedenza n' per quella che abbiamo acquistato ora? Questo cosa significa? Significa gestire il crollo dell'intero Parco della Mandria, nelle sue strutture.
Con l'ultimo emendamento all'art. 11, lett, a), proponiamo due iniziative, in parte in modo provocatorio, ma anche dimostrando un minimo di fantasia, cosa che occorre avere se vogliamo valorizzare le peculiarità della nostra Regione, in quanto laddove proponiamo particolarità e piemontesità riusciamo ad essere vincenti.
Il Piemonte ha avuto due celebrità: Fausto Coppi e Ribot. Perché non proporre uno stanziamento per sostenere l'iniziativa di un Museo della Bicicletta a Novi Ligure intitolato a Fausto Coppi che possa essere qualcosa di caratteristico, di peculiare, di monopolio e di valorizzazione del Piemonte? E a Dormelletto, che oltre che essere Provincia di Novara è pure Piemonte, patria dei Marchesi Rocchetta dell'Incisa, dove è nato Ribot (che è stato il più grande purosangue della storia), perché non aprire un Museo del cavallo intitolato a Ribot? Ci sembrano due iniziative che rappresentano quanto meno un tentativo per uscire con un po' di fantasia da appiattimenti che molte volte soffocano le gestioni.
Vi sono, infine, due cifre di 2 miliardi l'una, relative alla nascita delle due Province. In merito, da anni, il collega Nerviani, ex Assessore agli enti locali, ha portato avanti vari disegni di legge nella Commissione per gli adempimenti della legge n. 142.
Con le prossime elezioni amministrative, nascono la Provincia del Verbano Cusio Ossola e la Provincia di Biella. All'interno di questo bilancio non c'è segno della presenza politica dell'istituzione Piemonte Regione madre che genera le due nuove Province. Ci sembrano una lacuna e una mancanza molto gravi.
Due miliardi sono pochi, ma rappresentano comunque una sottolineatura politica della presenza della Regione nelle due Province nasciture.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.
FERRARIS, Assessore regionale All'elenco sesto si propone di finanziare il recupero dei centri abitati con uno stanziamento di 20 miliardi. Credo che qui occorra una legge, Consigliere Gallarini, della quale potrà occuparsi l'Assessorato all'edilizia. Mi sembra un'idea intelligente, che dovrà però essere sviluppata per il futuro, perché oggi le risorse sono già state orientate.
Per quanto riguarda il sostegno alle piccole imprese, ho assistito anch'io alle consultazioni e ho seguito quello che ha detto il dott.
Poggio, Presidente della Finpiemonte. Vorrei soltanto ricordare che nel Regolamento n. 2081, al paragrafo "Obiettivo secondo", tra gli impegni della Regione e dello Stato ci sono stanziamenti per 1.595 miliardi da destinare alle piccole e medie imprese. Aggiungere 20 miliardi sarebbe una cosa molto pesante per il bilancio della Regione. Noi cofinanziamo la parte che ci compete, ma complessivamente sono 1.595 miliardi e 286 sono previsti per l'innovazione tecnologica: siamo nell'ordine di 1.800/1.900 miliardi in tre anni destinati alle piccole e medie imprese piemontesi. Mi sembra che un tale impegno sia a livelli di assoluto primato, quindi non mi pare il caso di aggiungere altro.
I 15 miliardi stanziati per il settore socio-assistenziale sono la riconferma di quelli già presenti, quindi su questo siamo d'accordo.
Per quanto riguarda i contributi per i Musei, devo dire che sono tutte belle idee, però le risorse non ci sono, così come per il contributo per la nascita delle due Province. In questa direzione vorremmo anche vedere l'impegno dello Stato. Non capisco perché la Regione debba sostituire lo Stato.
Noi siamo disposti a ragionare accanto allo Stato, ma dopo che questo ha fatto il suo dovere. Se lo Stato non finanzia, non compera le sedie, non prepara le attrezzature, vi deve provvedere la Regione? Certo, è stato un obiettivo importante che il Consiglio regionale ha voluto perseguire, per lo sforzo deve essere fatto soprattutto da chi è competente istituzionalmente. Anche in questo caso, comunque, occorrono dei disegni di legge.
Il terzo blocco di emendamenti riguarda la "manica lunga" di Rivoli.
Per i contributi per il Parco nazionale della Val Grande, vale il ragionamento già espresso in precedenza. Abbiamo 2 miliardi di investimenti per i parchi regionali. Tre miliardi per un parco nazionale: è lo Stato a doversi impegnare, visto che lo ha costituito! Credo che la Regione abbia fatto quanto poteva nei confronti della Val Grande, anche se può essere considerato molto poco: abbiamo risolto il problema della sede - sono ospiti graditi a casa della Regione. Tra l'altro, anche questo, a mio parere, dovrebbe essere compito dello Stato, che la Regione ha surrogato.
Per quanto riguarda il Laboratorio d'igiene pubblica di Omegna e l'edilizia sanitaria, è necessario un ragionamento di respiro generale. Lo Stato ci conferisce - è reale molte meno risorse in conto capitale, secondo il metodo tradizionale, in linea con l'affermazione del principio generale secondo il quale gli investimenti vengono attuati attraverso l'art. 20 della legge n. 67. In sede di programmazione si potrà recuperare il progetto specifico di Omegna: 26 miliardi per l'edilizia sanitaria. Per il primo triennio sono quasi 800 miliardi: speriamo di farcela; non so come sia andato l'incontro di giovedì con il Ministro della Sanità e quali risposte abbia dato.
Per quanto riguarda La Mandria, vorrei ricordare che l'impegno della Regione negli ultimi mesi è stato enorme: 18/19 miliardi per acquistarla e 2 miliardi impegnati ulteriormente in bilancio per avviare una serie di ristrutturazioni, cui lo stesso ente ha provveduto.
Per quanto riguarda i beni culturali, nel capitolo generale dell'attuale bilancio sono "nascosti" 7 miliardi; inoltre, vi è circa 1 miliardo per completare la sistemazione degli alloggi reali.
In questi giorni, il Presidente sta discutendo con la Cassa di Risparmio di Torino relativamente a due obiettivi precisi: l'acquisizione degli arredi della Villa Bonomi, non facenti parte del contratto d'acquisto che riguardava l'immobile - in modo da non spogliare la villa - e un contributo più generale che si spera la Cassa di Risparmio di Torino possa elargire. Non saranno 20 miliardi, ma probabilmente nel bilancio 1995 ci sarà un contributo complessivo di almeno 3/4 miliardi.
Se valgono le considerazioni fatte, non posso che dire che non possiamo accettare gli emendamenti nel loro complesso, salvo alcune cose, che nella sostanza vengono accolte; inoltre, non possiamo accettare i primi due emendamenti, che riguardano lo spostamento delle entrate.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 586.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Marchini e Fulcheri: nello stato di previsione dell'entrata è inserita la seguente variazione: cap. 2515 + 66.000.000.000.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 1 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 25 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 2) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: allo stato di previsione della spesa del bilancio della Regione Piemonte sono apportate le ulteriori variazioni in termini di competenza e di cassa: cap. 23250 + 4.500.000.000 cap. 25575 + 2.484.742.287 cap. 15950 - 1.000.000.000 cap. 27190 - 5.984.742.287 La parola all'Assessore Ferraris per l'illustrazione.
FERRARIS, Assessore regionale L'emendamento corregge due errori tecnici, compiuti durante la preparazione del bilancio: recupera 4,5 miliardi del Fondo per la montagna e circa 2 miliardi per il Fondo di rotazione dell'artigianato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Intendevo soltanto riagganciarmi a questo emendamento per dire che quello successivo, presentato insieme alle colleghe Dameri e Bortolin all'art. 7, non ha più ragion d'essere e quindi viene ritirato.
Ritengo l'emendamento integrativo dell'Assessore Ferraris assai importante poiché fa riferimento ad una legge approvata all'unanimità, che prevedeva il finanziamento di due leggi relative alla montagna.
In tale Fondo è possibile individuare una parte fissa, legata a trasferimenti a favore della Comunità montana, ed una parte variabile, che finanzia alcune leggi speciali, quali quella dello sgombero neve e quella della divulgazione della cultura della montagna: si tratta di leggi vecchie, ma ugualmente significative ed utili.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Ferraris.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli, 7 contrari e 4 astensioni.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Marchini, Goglio e Fulcheri: nello stato di previsione della spesa è inserita la seguente variazione: cap. 23600 - 45.000.000.000.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 2 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 1 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 1 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 1 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 1 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 1 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 1 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 1 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 1 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 1 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 4) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Porcellana Marchini, Goglio, Lannes e Germanetto: l'elenco n. 4 è integrato con i seguenti disegni di legge: disegno di legge Museo della Bicicletta "Fausto Coppi" L. 1.000.000.000 disegno di legge Museo del Cavallo Ribot a Dormelletto L. 1.000.000.000 disegno di legge Contributo per la nascita della Provincia Verbano Cusio Ossola - L. 2.000.000.000 disegno di legge Contributo per la nascita della Provincia di Biella - L.
2.000.000.000 totale L. 6.000.000.000.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Porcellana Marchini, Goglio, Lannes e Germanetto: l'elenco n. 5 è integrato con i seguenti disegni di legge: disegno di legge Ristrutturazione Manica Lunga Castello di Rivoli - L.
7.000.000.000 disegno di legge Contributo al Parco nazionale della Val Grande - L.
3.000.000.000 disegno di legge Laboratorio di Igiene Pubblica di Omegna L. 3.500.000.000 disegno di legge Edilizia sanitaria - L. 26.500.000.000 disegno di legge Ristrutturazione degli immobili della tenuta La Mandria L. 20.000.000.000 totale L. 60.000.000.000.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 11 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 6) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Porcellana Marchini, Goglio, Lannes e Germanetto: l'elenco n. 6 è sostituito dal seguente: Codice colonna bilancio D Recupero centri abitati - L. 20.000.000.000 Sostegno piccole imprese - L. 20.000.000.000 Completamento del programma per le residenze socio-assistenziali comprese quelle finanziate ai sensi dell'art. 20 della legge n. 67/88 - L.
15.000.000.000 totale L. 55.000.000.000.
L'emendamento non è accolto dalla Giunta; lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 12 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 26 è approvato.
ART. 27 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 27 è approvato.
ART. 28 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 28 è approvato.
ART. 29 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 29 è approvato.
ART. 30 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 30 è approvato.
ART. 31 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 31 è approvato.
ART. 32 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 32 è approvato.
ART. 33 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 33 è approvato.
ART. 34 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 34 è approvato.
ART. 35 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 35 è approvato.
ART. 36 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 36 è approvato.
ART. 37 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 10 astensioni 2 L'art. 37 è approvato.
Prima di passare alla votazione dell'intero testo della legge, ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il Consigliere Germanetto ne ha facoltà.
GERMANETTO Condivido le osservazioni del Consigliere Gallarini, per cui non porterò via molto tempo ai lavori del Consiglio.
Un bilancio è un documento veramente importante, ma se preparato in occasione di una tornata elettorale può essere, qualche volta, occasione di ricerca elettorale, vedasi FIP. Il fatto poi che venga approvato con circa 22 voti favorevoli non è positivo.
Il mio voto sarà contrario, come penso quello del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione - Produzione e trasformazione dei prodotti - Presidi socio-assistenziali pubblici e privati - Centri intermodali

Esame progetto di legge n. 585: "Accelerazione delle procedure di attuazione del Fondo Investimenti Piemonte (FIP)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 585, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Poiché la discussione generale su questo provvedimento è già stata svolta contestualmente al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1995, passiamo subito all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 19 voti contrari 8 astensioni 3 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 1) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: alla scheda n. 6 "Presidi socio-assistenziali" vengono apportate le seguenti modifiche: la voce "Caratteristiche delle opere" viene così modificata: "Caratteristiche delle opere Lotti funzionali comportanti l'agibilità dei presidi o reparti a termini L.R. n. 37/90 e DGR n. 38-16335/92 di attuazione, anche in regime transitorio" alla voce "Criteri di selezione dei progetti e punteggio attribuibile" il "N.B." viene così modificato: "N.B. I requisiti strutturali del regime definitivo sono indicati al p.to 2 Requisiti strutturali della DGR n. 38-16335/92, mentre i requisiti strutturali del regime transitorio sono indicati al p.to 3 - Regime transitorio della DGR n. 38-16335/92 e dai successivi provvedimenti attuativi del PSSR".
La parola all'Assessore Ferraris.
FERRARIS, Assessore regionale Anche in questo caso si tratta di emendamento tecnico, perché si faceva riferimento ad una deliberazione che non è ancora approvata, quindi ripristiniamo il numero della deliberazione in originale.



PRESIDENTE

Pregherei i Consiglieri di entrare in aula.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento presentato dall'Assessore Ferraris.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 21 voti favorevoli, 9 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 2 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 21 voti contrari 9 astensioni 2 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 21 voti contrari 9 astensioni 2 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 21 voti contrari 9 astensioni 2 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 21 voti contrari 9 astensioni 2 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 21 voti contrari 9 astensioni 2 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 21 voti contrari 9 astensioni 2 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 2) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: l'intero art. 8 è soppresso.
La parola all'Assessore Ferraris per l'illustrazione.
FERRARIS, Assessore regionale E' soppressivo dell'articolo, in quanto pare ridondante ed inutile.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 4 astensioni.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 21 voti contrari 9 astensioni 2 L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il seguente provvedimento: proposta di deliberazione n. 1086: "Legge 5/8/1978, n. 457 (V biennio). Intervento integrato di cui alla L.R. n. 76/79. Revoca DGR n. 56 3394 del 14/3/1994".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1083: "Primo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 15970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1995 della somma di L. 38.008.996.646 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Il punto 19) dell'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1083.
E' stato presentato il seguente emendamento da parte dell'Assessore Ferraris: nel titolo e nel testo del deliberato (punto 2), sostituire la cifra di L. 38.008.996.646 con la cifra di L. 71.455.511.538 l'allegato è integrato con un ulteriore elenco di capitoli (vedi allegato all'emendamento).
Per difficoltà di conteggio, invito il Consigliere Segretario a procedere alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'emendamento è approvato.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto sul processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 39 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 786 inerente la questione occupazionale dell'Agenzia Defendini


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 786 presentato dai Consiglieri Vaglio, Marengo, Spagnuolo, Monticelli e Cerchio, di cui al punto 33) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appreso che in seguito alla comunicazione da parte dell'Ente Poste in data 21/12/1994 di non rinnovare la concessione del servizio di recapito espressi, telegrammi, vaglia telegrafici, in scadenza il 31/3/1995, molte agenzie concessionarie che svolgono tale servizio sono venute a trovarsi in serie difficoltà, vedendosi costrette a fare ricorso alla procedura di mobilità di parte del personale, valutato in oltre 700 dipendenti sparsi su tutto il territorio nazionale appreso altresì che la ditta torinese Defendini srl concessionaria di tale servizio ha subìto anchéessa delle pesanti ricadute occupazionali tradotte con la messa in stato di mobilità di ben 54 lavoratori su un organico di 205 dà mandato alla Giunta regionale di richiedere al Ministero delle Poste e dell'Ente Poste Italiane che si addivenga ad una proroga della concessione di tale servizio.
Ove ciò non fosse attuabile, dal momento che l'EPI si appresterebbe ad assumere 5.000 lavoratori nel settore recapito con contratto di formazione lavoro vista la carenza di organico in tale settore, a provvedere all'assorbimento presso gli uffici delle Poste di questi lavoratori, già peraltro dotati di elevata professionalità ed efficienza nel servizio recapiti, anche alle medesime condizioni economiche di eventuale personale assunto con contratto di formazione lavoro.
Il Consiglio regionale incarica altresì la Giunta di rivolgere al Governo l'invito per addivenire all'approvazione di disposizioni volte a garantire una 'par condicio' salariale, previdenziale e più in generale contrattuale tra le varie agenzie che operano nel settore recapiti, onde garantire certezze per il futuro sia delle aziende stesse sia del personale in esse operante".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Contratti ed appalti

Esame progetto di legge n. 601: "Autorizzazione alla vendita di beni immobili"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 13) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 601.
Relatore è il Consigliere Monticelli, che ha facoltà di intervenire.
MONTICELLI, relatore Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Regione Piemonte è proprietaria, tra gli altri, dei seguenti immobili: immobile sito in Torino, Piazza Bernini n. 12 immobile sito in Torino, Corso Principe Eugenio n. 36 immobile sito in Torino, Via Maria Vittoria n. 35 immobile sito in Torino, Via Principe Amedeo n. 17 immobile sito in Bardonecchia, denominato ex colonia Medail immobile sito in Ceres, denominato ex colonia Broglia immobile sito in Claviere, denominato colonia Alpina immobile sito in Orbassano, Via Rivalta n. 50 immobile sito in Pinerolo, località Abbadia Alpina immobile sito in Cartosio, località Arbiglia porzione di immobile sito in Tortona, denominato ex Caserma Passalacqua immobile sito in Asti, località Recinto Tanaro immobili siti in Buttigliera d'Asti, denominati ex colonia Maffei e Cascina La rosa immobile sito in Vercelli, Corso Rigola immobile sito in Vercelli, Corso Palestro n. 24/26 immobile sito in Biella, Piazza Curiel immobile sito in Campiglia Cervo, Via Roma immobile sito in Sagliano Micca immobile sito in Cuneo, Via Allione immobile sito in Novara, Via Mora e Gibin immobile sito in Novara, Regione Agogna immobile sito in Crodo, Via Roma 72 immobile sito in Soriso, Via Bogarelli immobile sito in Verbania, denominato Villa San Remigio terreno sito in Cerano terreno sito in Tollegno.
Gli immobili indicati sono generalmente pervenuti al patrimonio regionale per trasferimento successivo alla soppressione di altri enti pubblici.
Quasi tutti tali beni, a causa della loro localizzazione e per le loro caratteristiche, non vengono utilizzati direttamente dall'Amministrazione regionale, né sono suscettibili di esserlo in futuro, ma nella loro generalità sono concessi a terzi soggetti, con prevalenza nel novero di questi di pubbliche amministrazioni.
Solo le due unità immobiliari site in Torino, Corso Principe Eugenio n.
36, l'immobile sito in Torino, Via Principe Amedeo n. 17, ed alcuni locali della Villa San Remigio di Verbania, sono attualmente occupate da uffici regionali, ma, per ragioni organizzative e di economicità, è consigliabile il trasferimento di questi in altra sede più idonea.
Inoltre sono imminenti l'acquisizione del patrimonio immobiliare del liquidando Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte, di cui è parte l'immobile che ne costituisce la sede, sito in Torino, Via Petrarca n. 44 e l'attribuzione definitiva di una porzione dell'immobile di Torino, Corso Bolzano n. 44, in via di ripartizione fra lo Stato e la Regione in conseguenza del trasferimento delle funzioni amministrative disposto dai DD.PP.RR. 15/1/1972, n. 8 e 24/7/1977, n. 616.
Come per i precedenti, anche per questi immobili l'Amministrazione ritiene che il primo non possa essere utilmente destinato a fini istituzionali e che sia opportuno dismettere il secondo per trasferire gli uffici che vi sono collocati e accorparli con altri in un unico immobile sì da ridurre le spese di gestione e i disagi dipendenti dalla molteplicità delle sedi attualmente esistenti nell'ambito della città di Torino.
Considerato quindi che i benefici economici che derivano o possono derivare dall'utilizzo altrui di tutti i beni sopraindicati non sono rilevanti e che non vi è comunque interesse ad un utilizzo diretto, risulta opportuno procedere alla loro dismissione a titolo oneroso, autorizzando la Giunta regionale a dare corso ai necessari adempimenti amministrativi.
La modalità generale di alienazione prevista è quella dell'asta pubblica.
Tuttavia, considerato che l'Amministrazione ha in programma la razionalizzazione e l'accentramento delle sedi regionali in un numero ristretto di edifici, è sembrato opportuno prevedere un'espressa deroga alla modalità di vendita per incanti al fine di consentire l'eventuale permuta a trattativa privata degli immobili elencati con altri edifici idonei alla concentrazione degli uffici regionali e quindi da acquistare per la realizzazione di tale programma.
Infine, è sembrato comunque preferibile favorire il mantenimento della destinazione degli immobili alienandi al soddisfacimento di pubblici interessi.
Per tale motivo, ed in analogia con la legge 31/12/1993, n. 579 intitolata 'Norme per il trasferimento agli enti locali ed alle Regioni di beni immobili demaniali e patrimoniali dello Stato', ove si dispone la cessione di immobili statali a condizioni agevolate, ovvero ad un prezzo ridotto sino alla metà del loro valore, a favore degli enti pubblici intenzionati a dare destinazione pubblica a tali beni immobili, si è ritenuto di autorizzare la cessione di beni regionali a favore degli enti locali a trattativa privata, in alternativa alla loro alienazione mediante esperimento di pubblico incanto o mediante permuta.
Il presente disegno di legge risulta così composto: a) l'art. 1 autorizza la Giunta regionale a: procedere agli incombenti relativi alle alienazioni degli immobili in esso indicati, mediante pubblica gara ed al prezzo determinato dal Servizio tecnico regionale procedere all'alienazione degli immobili il cui ingresso nel patrimonio regionale è imminente, quali la sede dell'ESAP, sita in Torino Via Petrarca n. 44, e la porzione dell'edificio sito in Torino, Corso Bolzano n. 44, che spetterà alla Regione Piemonte inoltre impegna la Giunta regionale a rendere e dichiarare disponibili prima della vendita gli immobili ad uffici regionali b) l'art. 2 autorizza la Giunta a dare corso alla permuta di beni immobili mediante trattativa privata, ove ciò risulti vantaggioso alla luce delle linee programmatiche in tema di reperimento di sedi per gli uffici regionali c) l'art. 3 autorizza la Giunta regionale a cedere gli immobili ad enti pubblici a condizioni agevolate, purché venga attribuita a tali beni destinazione ad attività di interesse pubblico inoltre, tra le condizioni generali di vendita, nel comma secondo viene: precisato l'impegno di rendere adeguatamente nota alle Amministrazioni pubbliche la preferenza loro riconosciuta specificato l'ambito di discrezionalità attribuito alla Giunta nel determinare la riduzione del prezzo prevista la risoluzione automatica del contratto, nel caso l'Ente pubblico acquirente destinasse l'immobile ad uso diverso da quello previsto nell'atto prima del decorso di un determinato termine prevista l'ipotesi della presentazione contestuale di una pluralità di domande di acquisto da parte di enti pubblici, nel quel caso: 1) la Giunta procede alla vendita frazionata del bene, se ciò è possibile, ovvero, nel caso contrario: 2) procedere alla vendita unitaria del bene, scegliendo quale acquirente l'ente titolare dell'interesse pubblico degno di maggior tutela (quale, esemplificativamente, può anche essere l'Ente che già occupa l'immobile in qualità di utilizzatore) d) l'art. 4 indica le modalità contabili per introitare i proventi derivanti da alienazioni".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 11 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 11 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 11 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 22 voti contrari 11 L'art. 4 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Questo disegno di legge presentato dalla Giunta contrasta un po' con la proposta di legge da me avanzata tempo fa insieme al collega Rivalta relativa alla cessione in comodato gratuito di Villa San Remigio, che è uno degli immobili elencati in questo lungo elenco.
In passato, le discussioni su queste problematiche erano state notevoli e corpose e, a fianco delle proposte di alienazione, si chiedeva anche un piano di investimenti relativo agli eventuali introiti.
Sull'autorizzazione alla vendita di questi immobili si può, in linea di massima, essere d'accordo per quanto riguarda le finalità e quindi l'obiettivo di utilizzare al meglio il patrimonio regionale in senso lato perché molta parte di questo patrimonio, probabilmente, non ha più ragione di essere in quanto tale, anche perché non realizza le funzioni per le quali è stato acquisito a suo tempo.
Devo però dire che non tutti i beni sono nella stessa situazione alcuni di essi, come Villa San Remigio ed altri, non sono immobili che vedono la presenza di terzi, privati qualsiasi, ma vedono la presenza di enti pubblici, anche della Regione stessa attraverso strutture proprie.
Quindi la raccomandazione che si fa all'Assessore è che nel piano globale di vendita si tenga conto di questo, si tenga conto che in molti di questi immobili c'è la presenza della stessa Regione, ma in altri di enti pubblici che evidentemente vanno trattati diversamente, non solo per quanto riguarda la possibilità di abbattimento del 25% in sede di trattativa privata, ma anche come interlocutore diverso rispetto ai privati.
Chiedo quindi all'Assessore un impegno in questo senso, e cioè che l'alienazione di questi immobili entri in una casistica a parte, venga vista con un altro occhio, che tenga conto anche delle cose dette nell'intervento di Gallarini, il quale, a livello di emendamento, prevedeva la possibilità di finanziare le nuove Province con 2 miliardi di investimento.
Le possibilità di intervento a favore delle Province possono essere le più disparate; sappiamo anche che la Regione si propone di alienare certi immobili, anche se con la presenza di strutture regionali, per dotare le stesse Province di altre strutture in località più idonee e magari con un esborso inferiore. Questi obiettivi si possono raggiungere anche a livello di decentramento sul territorio di strutture che evidentemente non hanno bisogno di parchi, non hanno ragione di essere, ma che nella riorganizzazione prevista anche nel disegno di legge sul personale prevedono la possibilità di utilizzare al meglio le risorse regionali.
Questo è quanto volevo dire con molta rapidità, con il tempo limitato che abbiamo a disposizione, perché ritengo che ci siano situazioni differenti che vanno analizzate diversamente. Auspico che l'Assessore quando fa un piano di riutilizzo dei fondi che incamera o pensa di incamerare a livello di bilancio con un piano di attività, tenga conto della gradualità delle alienazioni e tenga conto soprattutto del fatto che quando si è in presenza di terzi che sono enti pubblici, l'abbattimento del 25% è già, a mio parere - io rilevo in senso contrario la critica del Consigliere Gallarini - molto cautelativo.
In molte occasioni gli immobili sono stati acquisiti grazie all'opera degli enti pubblici che ne hanno permesso un grosso abbattimento, e anche di questo va tenuto conto. Direi che il 25% in questo caso è troppo limitativo; al contrario, avrebbe potuto essere aumentato.
Per evitare contraddizioni tra la proposta di legge da me avanzata e questo disegno di legge - anche perché obiettivamente si pongono problemi di carattere più generale nell'approccio a questa problematica complessa chiedo all'Assessore di tenere conto di questi fatti, in particolare nel momento in cui si realizzano strutture alternative a queste che si alienano. Si tenga conto di questo anche a livello di fondi CEE, per esempio per quanto riguarda la possibilità di utilizzo di aziende dismesse laddove i Comuni o le Province propongono l'utilizzo di questi fondi magari per decentrare le strutture regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.
GALLARINI Intervengo in modo molto sintetico.
Convidivo molto quanto ha detto il collega Buzio; non ripeto quanto ho detto prima, ma voglio intervenire almeno per dire no con più forza su un caso specifico: la scuola di forestazione di Crodo.
In quell'elenco c'è anche questo: è una cosa scandalosa. In Provincia di Novara una delle poche cose che funzionano sono i vivai forestali l'ESAP e Crodo; escono decine di diplomati ogni anno, sono fra gli unici con i panificatori, a trovare posto di lavoro: si aliena anche quella.
Il mio è dunque un "NO" a lettere maiuscole.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 507: "Istituzione del Parco naturale dell'Alpe Veglia e dell'Alpe Devero"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 507.
Relatore è il Consigliere Buzio, che ha facoltà di intervenire.
BUZIO, relatore Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Gentile Presidente, egregi Consiglieri, con l'istituzione della Riserva naturale speciale delle Sorgenti del Belbo, avvenuta nell'estate del 1993, si è completata la fase costitutiva del sistema delle aree protette del Piemonte prevista dall'ultimo Piano regionale dei parchi approvato dal Consiglio regionale nel 1990: tale sistema, che potrà certamente essere integrato in futuro attraverso ampliamenti delle aree protette esistenti e con nuove istituzioni, oltre che completato attraverso l'individuazione e la tutela dei biotopi per i quali è stata avviata una fase di censimento ed è stata predisposta un'apposita normativa di salvaguardia, necessita oggi di un assestamento e di una razionalizzazione che consentano di raggiungere obiettivi fondamentali quali la fusione territoriale di aree confinanti o limitrofe, un ottimale dimensionamento delle piante organiche e del personale dipendente, anche al fine di garantire il contenimento della spesa pubblica, che le attuali normative a livello nazionale impongono, ed un contenimento del numero degli Enti di gestione che sono attualmente trentadue per l'espletamento dei compiti direttivi e direzionali delle cinquantacinque aree protette che compongono il sistema.
Con il presente disegno di legge si intende avviare questo processo di razionalizzazione, peraltro già parzialmente iniziato con le ultime istituzioni di aree protette che hanno portato a definire Enti di gestione di livello provinciale o sub-provinciale come nel caso delle aree protette astigiane e di quelle cuneesi, attraverso la fusione in unico territorio protetto di due aree, tra loro distinte, ma di fatto confinanti e costituenti un unico comprensorio: si tratta del Parco naturale dell'Alpe Veglia, primo parco regionale istituito nel 1978, e del Parco naturale dell'Alpe Devero. Si verrebbe così a costituire una sola area protetta di circa 8.583 ettari.
Oltre all'unificazione territoriale il presente disegno di legge prevede la ricomposizione del Consiglio direttivo dell'Ente con la riduzione dei Consiglieri a quindici: riconoscendo alle due aree protette che vengono affidate in gestione al nuovo Ente pari dignità di rappresentanza, garantendo, contestualmente la partecipazione degli enti locali e delle categorie ed associazioni interessate direttamente alla gestione delle due aree protette.
Anche sul versante del personale si opera, con la nuova articolazione organizzativa, una razionalizzazione su una migliore distribuzione dei dipendenti, senza incidere sul numero complessivo dei dipendenti già previsti oggi dalle vigenti normative di settore.
In materia di pianificazione territoriale del nuovo parco naturale istituito, che assume la denominazione di 'Parco naturale dell'Alpe Veglia e dell'Alpe Devero', si prevede, attraverso il disposto normativo, il recupero della strumentazione esistente ed in corso di predisposizione riconducendo la stessa ad unità invece di articolarla per strumenti riferiti a territori tra loro distinti.
Anche in termini di spesa la razionalizzazione organizzativa pu consentire dei risparmi, non soltanto riferiti al personale ricondotto ad un unico ente, ma anche in termini di spese generali di funzionamento.
Come già accennato in precedenza il presente disegno di legge si propone di assegnare all'Ente di nuova istituzione, denominato 'Ente di gestione dei Parchi naturali dell'Alpe Veglia e dell'Alpe Devero', più territori protetti, già esistenti ovvero da istituire in futuro: come prima operazione l'affidamento gestionale all'Ente riguarda il nuovo Parco naturale dell'Alpe Veglia e dell'Alpe Devero".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 5 L'art. 13 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere La legge è approvata.


Argomento: Musei - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 233: "Istituzione di ecomusei del Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 17) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 233.
Relatori sono i Consiglieri Rivalta e Giuliano, che danno per letta la seguente relazione: "Il testo che viene presentato all'esame del Consiglio regionale si propone di intervenire in un settore della museografia sinora scarsamente praticato nel nostro Paese: quello degli ecomusei. Non tragga in inganno il termine lessicale mutato dal francese 'ecomus'e', parola coniata da Hugues Bohan. Non si tratta di un museo dell'ecologia né di un museo ecologico bensì della nuova frontiera della moderna museografia con cui si intende coniugare tutti gli aspetti territoriali, integrando i segni dell'uomo con quelli dell'ambiente naturale, sociale, culturale che li ha sorretti e resi possibili.
La museografia etnologica europea ha per lungo tempo accusato un periodo di oscurità, non illuminata dalla predisposizione di alcuna collezione sistematica impostata in maniera scientifica. L'etnografia europea rivolse infatti la sua attenzione più alle culture e ai popoli extraeuropei che a se stessa. Unica eccezione le iniziative romene, dove dalla fine del '700 prese consistenza il Brukenthal Museum di Sibiu che pur nato con impronta storico-artistica, fu destinato ad inglobare ben presto materiale etnofrafico proveniente dalla Transilvania e dai Carpazi.
Ma bisognerà attendere un secolo prima che parta la fertile tradizione dei Paesi dell'Europa settentrionale con l'esperienza dei considdetti musei 'a cielo aperto', tradizionalmente individuati con l'appellativo di 'Skansen' dal nome della prima realizzazione allestita nel 1891 nell'omonima località nei pressi di Stoccolma per iniziativa del professor Artur Hazelius.
Il modello 'Skansen' ebbe un notevole successo e venne ripreso via via da gran parte dei Paesi dell'Europa settentrionale, centrale e orientale.
L'esigenza cui si tentava di dare risposta con questo tipo di museo era quella di evitare la presenza di un contenitore separato dal sapere e dalla coscienza comune, ma anzi il più possibile interconnesso ed integrato con esse.
In continuità con l'esperienza del Nord Europa, negli ultimi anni è via via maturato un modello di museo, in campo etnografico e naturalistico, ma non solo, sempre maggiormente collegato con il territorio e proprio per questo genericamente chiamato 'museo del territorio'.
Il modello a suo tempo proposto da Hazelius ha infatti giocato un ruolo importante per la salvaguardia di edifici, il mantenimento di attività tradizionali, la ricostruzione di particolari ambienti naturali, rurali e artigianali, ma dati i tempi in cui quel modello museografico è stato concepito, non rappresentano la dimensione ecologica, la situazione socio economica, l'interdisciplinarietà delle varie scienze che studiano l'uomo e il territorio.
Sono traguardi, questi, raggiunti con un nuovo modello di museo, quello che va sotto il nome di ecomuseo. Un modello che nasce dall'esigenza di modernizzazione dello 'Skansen' e che ha trovato prima teorizzazione e poi messa in opera in Francia, a partire dagli anni '70, sotto la spinta di una progressiva presa di coscienza generalizzata dei problemi dell'ambiente.
Negli anni stessi la Francia diede inizio alla sua politica delle aree protette e gli ecomusei sono stati lo strumento per dare da un lato risposta all'esigenza di concepire i musei da un punto di vista ecologico vale a dire inserendoli all'interno dello sviluppo della vita culturale ed economica di un'area a parco, dall'altra di coinvolgere anche emotivamente le popolazioni delle aree protette nel disegno di costruzione di un diverso modello di sviluppo attento alla natura ma anche all'uomo.
Per meglio comprendere i contenuti di un ecomuseo non possiamo che riferirci alla definizione che ne ha dato quello che è considerato il padre spirituale di tutti gli ecomusei francesi, George Henry Riviere, fondatore del Mus'e des Arts et Tradition Populaires di Parigi, membro del Consiglio internazionale dei musei: l'ecomuseo è uno strumento che una Pubblica amministrazione e una popolazione concepiscono, costruiscono e insieme gestiscono. L'Amministrazione pubblica con gli esperti, le facilitazioni le risorse che può fornire. La popolazione in base alle sue aspirazioni alle sue conoscenze, alle sue capacità di approccio. E' uno specchio nel quale la popolazione si guarda, per riconoscervisi, dove essa cerca i valori fondanti del territorio al quale è legata unitamente alle popolazioni che l'hanno preceduta, nella discontinuità e continuità delle generazioni. Uno specchio che essa porge ai suoi visitatori per farsi meglio comprendere nel rispetto del suo lavoro, dei suoi comportamenti della sua intimità. E' un museo dell'uomo e della natura: l'uomo è interpretato nel suo ambiente naturale, la natura nel suo stato originale ma anche in quello in cui la società tradizionale e quella industriale l'hanno modificato per i propri fini. E' un museo del tempo, da quello in cui l'uomo non era comparso, attraverso la preistoria e la storia fino all'età contemporanea. Con un'apertura al futuro, senza tuttavia che l'ecomuseo assuma una funzione decisionale, ma giocando un ruolo di informazione e di analisi critica. E' un museo dello spazio. Di spazi privilegiati dove sostare, camminare. E' un luogo di conservazione, nella misura in cui permette di preservare e valorizzare un patrimonio culturale e naturale di quella specifica comunità. E' un laboratorio in cui sperimentare teoria e pratica con lo studio del passato e del presente della collettività e dell'ambiente, favorendo la formazione di specialisti in entrambi i settori in sintonia con le strutture esterne di ricerca. E' una scuola che sollecita la formazione di specialisti interessati alla comunità e al suo ambiente stimolando gli abitanti ad una più corretta gestione del loro futuro.
Questo luogo di conservazione, questo laboratorio, questa scuola, si ispirano ad un principio comune: 'Intendere la cultura a cui si richiamano in senso ampio e farne conoscere la dignità e l'espressione artistica qualunque sia il gruppo sociale che l'ha prodotta. La varietà degli ecomusei non ha limiti, tanta è la diversità di contenuti tra l'uno e l'altro. Essi non si chiudono su se stessi, ma danno e ricevono'.
A differenza degli 'Skansen' che prevedono il trasferimento in loco di interi edifici, gli ecomusei sono realizzati su parti significative e caratteristiche del territorio 'vivo' ed utilizzano dunque edifici e strutture esistenti, abitate o riutilizzate a scopo documentario e testimoniale.
Oltre a questa differenza fondamentale, esistono concettualmente altre diversità. Va ad esempio annotato che mentre i primi sono generalmente frutto dell'intervento di specialisti, i secondi prevedono il più ampio coinvolgimento della popolazione, che anzi ne è spesso la promotrice.
Inoltre alla simulazione di situazioni di presenza umana di epoca passata caratteristica dei primi, i secondi sostituiscono una presenza attiva nonostante la cessazione di attività tradizionali di cui si conserva soltanto la memoria anche attraverso specifiche manifestazioni che la fanno periodicamente rivivere.
La funzione dell'ecomuseo è quella di ricercare, conservare e presentare un insieme coerente di elementi naturali e culturali rappresentativi di un modo di vivere e di lavorare. Esprime, per un dato territorio, le relazioni uomo-ambiente attraverso il tempo e lo spazio. Si compone di beni di interesse scientifico e culturale, rappresentativi di quella comunità, che possono essere beni immobili non costruiti (spazi naturali selvaggi o antropizzati), beni immobili costruiti e beni mobili.
E' creato e mantenuto con la partecipazione della gente del luogo che ha la possibilità di prendere coscienza del suo patrimonio naturale e culturale e ne può prevedere il recupero e lo sviluppo. Non è visitabile in uno solo dei luoghi di cui è espressione: il visitatore è sollecitato e guidato a costruirsi un itinerario attorno a dei punti conservati che possono distare anche parecchi chilometri. L'ecomuseo non conserva infatti soltanto oggetti in vetrina, ma cerca con tutti i mezzi a disposizione di cogliere nel suo ambito di riferimento un insieme di testimonianze che ne evidenzino le caratteristiche di originalità e ne permettano un'analisi il più possibile compiuta.
La conoscenza del territorio e la possibilità di dedurne da questo le linee di sviluppo è basilare anche per la comunità locale che può in tal modo meglio affrontare le scelte decisionali che la riguardano. L'ecomuseo può così divenire uno strumento preziosissimo all'interno di un discorso di difesa e corretta gestione dell'ambiente nella direzione di uno sviluppo ecocompatibile.
Non è affatto casuale, a questo proposito, che l'ecomuseo sia stato sperimentato all'interno dei parchi naturali regionali francesi nei quali alla protezione e valorizzazione delle ricchezze naturali si affianca sempre un programma di rinnovamento dell'economia rurale, funzionale al mantenimento delle popolazioni in loco e al ripristino di attività economiche non in contrasto con l'ambiente.
Capostipite degli ecomusei è l'ecomuseo di Le Creusot Monceau Les Mines, ubicato nella zona mineraria e agricola a nord di Lione, in Borgogna. Attivo dal 1972 si stende su un territorio di 400 chilometri quadrati comprendente sedici Comuni interessati alla concentrazione industriale ottocentesca compresa tra il bacino carbonifero di Monceau Les Mines e il complesso siderurgico di Le Creusot. Poi le esperienze si sono moltiplicate, spesso parallelamente all'istituzione dei parchi naturali regionali. Oggi la Francia vanta trentasei realizzazioni visitate ogni anno da circa 2 milioni di persone.
In Italia qualche timido tentativo di questo tipo si è realizzato nei casi dell'Alta Valmalenco (SO), del Museo degli usi e costumi della Provincia di Bolzano a Villa Teodone presso Brunico (BZ), del Museo ladino della Val di Fassa (TN). In fase progettuale avanzata sono in Toscana l'ecomuseo della montagna pistoiese (PT), in Friuli quello della cultura alpina della Carnia, in Basilicata quello del Pollino.
In Piemonte una specie di ecomuseo in nuce è stato realizzato in Valle Maira con l'iniziativa della Comunità montana nel vallone di Marmora e Canosio. Analoga recente realizzazione si è attuata nel Vallone di Uderzo ancora nel Cuneese. Recente è l'ideazione e progettazione di nuovi ecomusei, come ad esempio quello della Valle di Susa (Comunità montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia), quello degli orridi di Baceno in Val Antigorio (Comunità montana Valle Ossola), l'ecomuseo dello Scrivia (in Comune di Novi Ligure). Ma tra i progetti prioritari che stanno nei cassetti di molti Enti Parco c'è proprio quello degli ecomusei, a testimoniare che si è presa coscienza dell'importanza di questo strumento per far meglio comprendere il territorio protetto evidenziandone insieme agli aspetti naturali anche quelli culturali e antropologici.
Va tuttavia rimarcato che il concetto di cultura materiale, cui fa riferimento il modello dell'ecomuseo, si estende indubbiamente all'ampio capitolo della prima industrializzazione che ha visto il Piemonte tra i massimi protagonisti, in numerosi settori. Non lasciare cadere nell'oblio e nella consunzione del tempo i segni che ancora rimangono sul territorio regionale di queste attività è compito che non può essere lasciato unicamente nelle mani degli studiosi dell'archeologia industriale. Tanto più che non sono essi in grado di intervenire per salvaguardare e recuperare fabbriche e macchinari testimoni dell'evoluzione tecnologica che ha rapidamente attraversato gli ultimi due secoli; per farlo è necessario l'impegno di tutta la comunità, a partire dalle organizzazioni industriali e sindacali.
Con l'approvazione del presente progetto di legge sarà possibile dare un decisivo impulso alla nascita, anche nella nostra Regione, di queste nuove istituzioni che rendereanno concreto un programma di riscoperta tutela e valorizzazione del patrimonio culturale legato ad un tessuto socio economico fortemente differenziato, e non solo per varietà di caratteristiche geografiche ed ambientali.
La realizzazione degli ecomusei consentirà di spiegare la preziosa variabilità culturale ed ambientale del Piemonte non solo a coloro che attratti da queste occasioni di approfondita conoscenza del territorio risponderanno ad una rinnovata e innovativa offerta di turismo intelligente, ma prima di tutto a coloro che oggi vivono e operano in questi territori.
Il presente progetto di legge all'art. 1 provvede a definire gli scopi per i quali la Regione promuove l'istituzione sul suo territorio degli ecomusei e ne stabilisce le finalità prioritarie.
L'art. 2 definisce le procedure per la predisposizione del programma annuale di istituzione degli ecomusei e per la promozione degli accordi di programma attraverso cui si provvede alla gestione degli ecomusei.
Con l'art. 3 si definisce la composizione del Comitato scientifico per l'individuazione e la promozione degli ecomusei.
Infine all'art. 4 sono stabilite le norme finanziarie per la gestione degli ecomusei, per l'anno 1995 mediante riduzione del capitolo 27170 del bilancio di previsione della spesa, per la somma di un miliardo di lire, e per gli esercizi successivi mediante le relative leggi di bilancio.
Il presente progetto di legge è stato presentato in Consiglio regionale in data 14/1/1992, per iniziativa dei Consiglieri regionali Bresso, Bosio Buzio, Monticelli, Riba, Rivalta e Bortolin e assegnato all'esame in sede referente all'allora II Commissione consiliare e in sede consultiva alla I Commissione in data 21/1/1992.
Le relative consultazioni con i soggetti interessati sono state esperite in data 20/5/1993. Sulla base delle consultazioni e delle memorie pervenute, la V Commissione consiliare (nel frattempo subentrata alla II nelle relative competenze in questo settore) ha effettuato l'istruttoria del provvedimento e lo ha adottato a maggioranza nella seduta del 20/1/1995, inviandolo alla I Commissione consiliare per il parere di competenza. Esaminato in sede consultiva dalla I Commissione consiliare nella seduta del 2 febbraio scorso, ottenendone all'unanimità parere favorevole, il progetto di legge è stato definitivamente licenziato dalla V Commissione consiliare nella seduta del 10/2/1995 e giunge oggi all'esame dell'aula consiliare dove se ne richiede una sollecita ed unanime approvazione".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Germanetto.
GERMANETTO Già in Commissione ho espresso la mia preoccupazione relativamente alla fretta di costituire nuove strutture (più parchi, ampliamenti degli stessi); adesso siamo agli ecomusei.
Non vorrei che il momento di fretta elettorale portasse alla creazione di nuove strutture che imbrigliano i Comuni, sottraendo loro autonomia.
Il mio voto al disegno di legge sarà dunque contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 voti contrari 3 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 voti contrari 3 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 voti contrari 3 L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 1069: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della DGR n. 19-41944 del 29/12/1994 'Nomina in via d'urgenza del Collegio sindacale della Promark S.p.A. Revoca della DGR n. 15-41712 del 19/12/1994'"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine la proposta di deliberazione n. 1069, di cui al punto 22) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Intervengo come Presidente della Commissione Nomine. Ricordo che la votazione che sta per avere corso si riferisce ad una ratifica della deliberazione della Giunta regionale relativa ad una nomina in via d'urgenza per il Collegio sindacale della Promark; ratifica dovuta per dare pienezza di diritto alla continuità dell'attività di questo Collegio sindacale, la cui attività viene procrastinata per poter consentire le operazioni di scioglimento della Promark S.p.A. Quindi è semplicemente un'iniziativa che consente di completare la pratica di scioglimento che è in corso per Promark. E' evidente che chi acconsente alla ratifica, vota sì.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bergoglio.
BERGOGLIO Volevo solo dichiarare la mia non partecipazione alla votazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla distribuzione delle schede per la votazione a scrutinio segreto della suddetta deliberazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 votanti 35 hanno votato SI 28 Consiglieri hanno votato NO 4 Consiglieri schede bianche 3 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere La deliberazione è ratificata.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.35)



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