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Dettaglio seduta n.332 del 31/01/95 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Aggiornamento inizio seduta per mancanza del numero legale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Nonostante le ripetute lamentele in sede di Conferenza dei Capigruppo sulla non puntualità rispetto all'inizio delle sedute, devo constatare che non c'è il numero legale. Per cui aggiorniamo l'inizio della seduta alle ore 11.



(La seduta riprende alle ore 10,35)


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 2438 dei Consiglieri Chiezzi, Bosio, Calligaro e Maggiorotti inerente gli alloggi in gestione al CIT. Applicazione burocratica legge n. 94/82. Grave danno economico alle famiglie assegnatarie


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Voglio far notare che sono le ore 10,35. In sede di Conferenza dei Capigruppo ci si lamenta permanentemente che la seduta del Consiglio comincia tardi, però se i Consiglieri non arrivano e se dobbiamo esaminare un elenco di interrogazioni ed interpellanze lungo due pagine, mancando gli Assessori ed alcuni dei Consiglieri interroganti, la situazione diventa di una certa gravità. A questo punto la segnalo in maniera ufficiale al Consiglio, cogliendo l'assoluta distrazione del Consiglio stesso.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 2438 presentata dai Consiglieri Chiezzi Bosio, Calligaro e Maggiorotti.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Signora Presidente, questa interpellanza potrebbe ritenersi superata dalla promulgazione della legge regionale che il Consiglio ha approvato. Se il Consigliere Chiezzi è d'accordo posso passargli la risposta che comunque era stata preparata.



CHIEZZI Giuseppe

Sono d'accordo.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione n. 2446 dei Consiglieri Adduci, Rivalta, Bosio, Giuliano Miglio e Pozzo inerente la ricerca etologica sui micromammiferi. Richiesta di evitare la soppressione di capi oggetto della ricerca. Richiesta informazioni volte ad evitare tali soppressioni


PRESIDENTE

Possiamo procedere con l'interrogazione n. 2446 presentata dai Consiglieri Adduci, Rivalta, Bosio, Giuliano, Miglio e Pozzo.
Risponde l'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

L'interrogazione, in maniera giusta e lodevole, chiede di sapere se per conoscere meglio il regime alimentare dei micromammiferi non possono essere seguiti metodi che non richiedano il sacrificio di esemplari degli stessi.
Tale questione, anche se si tratta di pochi esemplari, era stata posta nel momento in cui il Dipartimento di Entomologia e Zoologia applicate all'Ambiente, dell'Università di Torino, aveva richiesto l'autorizzazione alla cattura di micromammiferi per i progetti di ricerca.
In merito a tali argomenti il suddetto Dipartimento universitario aveva sostenuto che, in generale, le attuali conoscenze scientifiche sulla teriofauna italiana sono molto lacunose; ciò è dovuto alla tradizionale carenza della ricerca naturalistica delle Università italiane.
In particolare per i micromammiferi della regione piemontese, fatta eccezione per limitatissimi ambiti geografici, non sono disponibili neppure i dati relativi alla loro distribuzione sul territorio.
L'autorizzazione allo studio in argomento è stata concessa anche al fine di colmare, almeno parzialmente, tali lacune.
Il Dipartimento aveva inoltre fatto presente che lo studio dell'alimentazione dei piccoli mammiferi è essenziale per la comprensione del loro ruolo ecologico e, più in generale, per acquisire dati sulla funzionalità dei sistemi di cui essi sono parte.
Purtroppo non è possibile ottenere informazioni sull'alimentazione delle specie considerate con metodi alternativi a quelli scelti; infatti ciò non è realizzabile neanche attraverso l'analisi del materiale fecale che risulta difficilmente reperibile: per le piccolissime dimensioni delle deiezioni e per le abitudini arboricole od ipogee degli animali in argomento.
Risulta ancora che varie specie con abitudini alimentari simili vivono "simpatriche" nello stesso ambiente e ciò comporta la difficoltà di attribuire le "fatte" con scientifica certezza.
Anche in campo internazionale, per lo studio dell'alimentazione dei micromammiferi, vengono utilizzate metodiche di analisi del contenuto gastrico di cui, tra l'altro, trattano pubblicazioni scientifiche quali Journal of Mammology, Mammal Review, Acta Theriologica.
Il Dipartimento sottolineava l'alto tasso di riproduzione delle specie coinvolte dalla ricerca in questione che consente alle stesse di compensare rapidamente le perdite inflitte da vari fattori ambientali, fra i quali vanno annoverati numerosi predatori la cui conservazione, d'altro canto richiede approfondita conoscenza sulle abitudini alimentari e quindi sull'ecologia delle specie predate.
Il Dipartimento ha fornito comunque ampie assicurazioni che il prelievo richiesto (max cinque esemplari per specie) non comprometterà lo status e la conservazione delle specie in oggetto, che subiscono purtroppo altri tipi di minacce quali la frammentazione, l'eliminazione e l'alterazione dei loro ambienti e non da ultimo il turismo escursionistico.
Su quest'ultimo punto si rammenta che una recente ricerca condotta in contesti alpini e prealpini di Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia (Debernardi et al., in stampa, Atti I Congresso Italiano di Teriologia Pisa, 27-29/10/1994) ha portato ad evidenziare all'interno di 189 bottiglie e lattine abbandonate nell'ambiente, i resti di 895 micromammiferi appartenenti a 15 diverse specie.
In sostanza si è posto il problema di una utilizzazione che non comporti la perdita, la soppressione dei micromammiferi che si usano per esperimenti di laboratorio e ricerche etologiche dell'Università.
L'Università allo stato degli studi e la cultura italiana ed europea ci rispondono che il risultato della non perdita dei soggetti non è possibile.
Naturalmente, siccome ci eravamo già documentati al riguardo, l'unica cosa che potremmo fare a livello piemontese sarebbe di non consentire più l'utilizzazione di questi soggetti per ricerche ed esperimenti di laboratorio. Altra metodologia per non perdere i soggetti, al momento, non sarebbe disponibile. E' chiaro che ove congiuntamente ai vari organi scientifici potessimo individuarla c'è tutto l'impegno a porre le condizioni perché siano rigorosamente applicate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Buongiorno, signora Presidente. Buongiorno, cari colleghi.
Ringrazio l'Assessore Riba per la risposta che ha voluto dare a questa nostra interrogazione e soprattutto per l'intendimento finale che ha espresso nel considerare la possibilità di non autorizzare più il Dipartimento di Entomologia e Zoologia applicate per catturare, per un periodo di tre anni - peraltro - i micromammiferi onde poterli studiare però, purtroppo, uccidendoli! A noi pare che questi intendimenti riguardino il futuro. Sarebbe bene che questa delibera fosse revocata immediatamente, cioè che non fosse autorizzata la possibilità di uccidere i micromammiferi nei prossimi tre anni.
Di che si tratta? Si tratta di una ricerca, come ha ben spiegato l'Assessore, dell'Università di Torino orientata a catturare molte specie di animali (tra queste vi sono il riccio, il topo ragno: il topo ragno comune, il topo ragno alpino, e non li elenco tutti, sono tantissimi) per fare che cosa? Per compiere progetti di ricerca relativi all'ecologia all'etologia e distribuzione del quercino, all'inserimento dei dati sui micromammiferi da inserire appunto nel "Progetto Atlante - Mammiferi d'Italia", alla distribuzione e all'espansione territoriale dello scoiattolo grigio.
Ora, come stanno le cose? La delibera autorizza per tre anni la soppressione di cinque capi per ogni specie, fra quelle che ho elencato prima. Non voglio esagerare, però l'Università compie, a questo fine, una certa strage di micromammiferi. Io non credo che ci sia bisogno di utilizzare metodi così cruenti per compiere delle indagini e delle ricerche volte ad inserire prevalentemente i dati raccolti nell'"Atlante - Mammiferi d'Italia". L'"Atlante - Mammiferi d'Italia" è un atlante che vive da molto tempo, non so se prosperi o meno, né in quale quantità, però certamente non ha bisogno di arricchire le sue conoscenze mediante la soppressione dei micromammiferi.
Credo che questo atto che l'Università di Torino compie in rapporto a questi piccoli animaletti sia un atto che non fa onore alla scienza. Quando la scienza è cruenta, la società ha qualche ragione di temere. Quindi io mi auguro che questa ricerca venga sospesa.
Invito pertanto l'Assessore Riba a tradurre in atto nel presente la buona volontà futura, cioè a proporre alla Giunta la revoca di quella delibera affinché i micromammiferi, che potrebbero essere uccisi, siano salvati fin da ora senza aspettare i prossimi tre anni. Mi auguro che ci possa avvenire e, nello spirito con cui l'Assessore Riba collabora a queste nostre interrogazioni, credo che la proposta possa essere da lui avanzata alla Giunta. Mi auguro altresì che la Giunta possa poi accoglierla.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 2468 dei Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti, Bosio e Calligaro inerente i pareri della Commissione Tecnica Consultiva Edilizia Residenziale


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 2468 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti, Bosio e Calligaro alla quale risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Con l'interpellanza in esame i Consiglieri regionali Chiezzi Maggiorotti, Bosio e Calligaro chiedono notizie circa il funzionamento della Commissione Tecnica Consultiva dell'Azienda Territoriale per la Casa di Torino (ATC) e intendono sapere: 1) se corrisponde al vero che è stata nel passato largamente seguita la prassi di fare esprimere pareri tecnici alla suddetta Commissione Tecnica Consultiva su progetti privi dei progetti esecutivi degli impianti 2) quali indicazioni siano state date alla Commissione suddetta circa l'osservanza alle norme in materia di appalti 3) se sia stata data risposta ai quesiti posti nell'aprile 1993 ai competenti uffici regionali 4) se si intenda procedere con rigore nella direzione di osservare tutte le prescrizioni di legge in materia di istruttoria dei progetti di Edilizia Residenziale Pubblica per evitare una gestione degli appalti priva di riferimenti economici certi.
Circa i quesiti si precisa quanto segue: 1) effettivamente la Commissione Tecnica Consultiva dell'ATC di Torino nel passato si è espressa su programmi che, nella maggioranza dei casi erano privi dei progetti esecutivi degli impianti. Ciò in quanto nel Regolamento per l'attuazione degli interventi di Edilizia Residenziale Pubblica Sovvenzionata (ERPS), coerente con le norme vigenti in materia di Lavori Pubblici, è ripresa la necessità di allegare soltanto gli schemi degli impianti con l'indicazione dei dati tecnici caratteristici. Allo stato attuale, e a seguito delle informazioni acquisite dall'ATC di Torino i progetti posti all'esame della Commissione Tecnica Consultiva sono corredati anche degli esecutivi degli impianti seppur non espressamente previsto dalla legge vigente.
2) L'Assessorato non ha fornito alla Commissione Tecnica Consultiva particolari indicazioni circa l'osservanza delle norme in materia di appalti, oltre a quelle contenute nel Regolamento di attuazione sopra citato. Peraltro, tra i componenti della Commissione Tecnica Consultiva sia quella costituita ai sensi dell'art. 2 della L.R. n. 65/87 che quella attualmente nominata ai sensi dell'art. 21 della L.R. n. 11/93, è membro di diritto il responsabile del Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo che, come è noto, rappresenta la più qualificata figura professionale a livello regionale nell'ambito territoriale, ovviamente provinciale, in materia di Opere Pubbliche.
3) Ai quesiti posti nell'aprile 1993 da alcuni componenti della Commissione Tecnica Consultiva è stata data risposta con nota del 31/10/1994 (che, per comodità del Consigliere, ho qui in fotocopia e poi gliela consegnerò) a seguito di richiesta di parere formulata formalmente dall'ATC di Torino e pervenuta il 5/10/1994.
4) Premesso che occorre procedere sempre con rigore nelle materie di competenza degli Assessorati regionali, si ritiene comunque sufficiente precisare che, a seguito dell'entrata in vigore della L.R. n. 11/93, alle Commissioni Tecniche Consultive compete l'esame e l'approvazione definitiva dei progetti (non vi è più la Commissione regionale verifica programmi dopo la riforma della L.R. 11/93). Si è reso pertanto necessario procedere ad una complessiva revisione del vigente Regolamento di attuazione degli interventi di ERPS, in particolare per quanto riguarda gli indirizzi formali e ufficiali, da dare alle Commissioni Tecniche Consultive per l'esame dei programmi, le procedure preliminari all'appalto dei lavori l'accredito dei fondi e i relativi pagamenti. Il nuovo Regolamento per l'attuazione degli interventi di Edilizia Residenziale Pubblica Sovvenzionata è stato sottoposto all'esame della Giunta regionale nella seduta del 29/12/1994 con l'assunzione di una deliberazione di proposta al Consiglio - anche questa ho qui in allegato e provvederò a consegnarla al Consigliere Chiezzi.
Quindi, sulla base di questi dati che mi sono stati forniti dal Settore edilizia residenziale sovvenzionata, nel passato ci si riferiva ai vigenti Regolamenti sull'edilizia residenziale pubblica e a quelli che erano i documenti di corredo dei progetti sulla base delle disposizioni del Ministero dei Lavori Pubblici, ma vi è un'iniziativa presente - che mi auguro possa essere portata a termine, al più presto, dal Consiglio regionale, dopo ovviamente l'esame in Commissione e in aula dell'approvazione di questo nuovo Regolamento che tiene conto anche di quelle esigenze di miglior precisazione delle procedure nel cui quadro si può ascrivere anche la sollecitazione che io traggo da un'interpellanza come quella a cui ho fornito risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghe e colleghi, nell'interpellanza si chiedeva se fosse vero che i progetti di edilizia residenziale - sottoposti alla Commissione tecnica in materia di edilizia residenziale sovvenzionata, ai sensi della legge n. 65 sono stati privi per anni, come consuetudine, di quelli relativi non solo agli impianti, ma anche alle strutture. Questo è contenuto nel primo capoverso dell'interpellanza.
L'Assessore ha confermato questa assenza, riferendosi solo agli impianti, ma penso che potrebbe confermarlo tranquillamente anche per le strutture, perché così mi risulta sia avvenuto.
Su questo fatto avrei gradito qualche notizia in più, nel senso che se è così è molto preoccupante che siano stati appaltati, in base al parere favorevole della Commissione tecnica, dei progetti privi del 60% del valore delle opere. Sono stati fatti appalti che per un 60% sono poi stati gestiti attraverso dei progetti integrativi che non penso siano più stati approvati e visti dagli organi di gestione delle Aziende Territoriali per la Casa. Questo è preoccupante, perché sappiamo che nella vicenda della gestione degli appalti, prima dell'istituzione degli Istituti Case Popolari, e comunque degli appalti in genere, c'è grande sofferenza sulla correttezza di gestione degli stessi. Sappiamo che la condizione necessaria, non sufficiente, per pensare di poter gestire un appalto in forma corretta, è quella di disporre di tutti gli elaborati.
Non concordo con la precisazione ripetuta dall'Assessore che questa omissione di documentazione fosse legittimata dalle norme vigenti; non penso che sia così. Le norme sugli appalti dei lavori pubblici prevedono in modo specifico la presenza di tutti i progetti esecutivi e non penso che un Regolamento di un istituto possa travalicare questo fatto.
Mi chiedo, Assessore, se su queste gestioni passate non sia il caso di fare luce e cioè di vedere come siano stati presentati successivamente i progetti, in quali forme siano stati poi approvati, quali conseguenze economiche abbiano portato nella gestione dell'appalto, in particolare a quali prezzi siano stati affidati questi lavori e se questi prezzi siano stati confrontati con altri prezzi di lavori analoghi, sempre sulla stessa piazza o su piazze diverse.
Se ho capito bene questa prassi è stata interrotta fin dagli ultimi mesi del 1993 e adesso tutti i progetti, che vengono sottoposti all'esame della Commissione, sono corredati del progetto degli impianti e del progetto delle strutture. Su questo mi riservo di fare una verifica, mentre attendo di conoscere i contenuti della deliberazione, sperando che siano coerenti con le cose fin qui dette.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

In modo irrituale chiedo la parola per ricordare ai colleghi che tra i mandati affidati al Commissario straordinario dello IACP di Torino, vi è anche quello di esaminare tutta la situazione in atto e di adottare tutti i conseguenti provvedimenti. Questo è un aspetto fondamentale del lavoro dei Commissari, tanto è vero che erano stati previsti anche dei subcommissari per aiutare soprattutto in questa direzione.
Si tratta di una situazione che va radiografata in tutti i suoi particolari, quindi non è escluso che prossimamente fornirò ulteriori precisazioni al collega Chiezzi.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta da parte degli Assessori competenti alle seguenti interrogazioni ed interpellanze: n. 2469 del Consigliere Vaglio inerente i contributi regionali allo IAL n. 2484 della Consigliera Pozzo inerente a DPGR del 30/6/1994 relativo a ripristino ambientale in località La Gorra di Carignano n. 2492 dei Consiglieri Porcellana e Germanetto inerente a prospettato stanziamento in favore della viticoltura rumena. Necessità di privilegiare interventi di viticoltura nazionale n. 2495 della Consigliera Pozzo inerente il crollo di un palazzo a Venaria travolto dalla Ceronda n. 2504 dei Consiglieri Miglio e Adduci inerente lo svolgimento lavori della Conferenza dei Presidenti delle Giunte e dei Consigli regionali.


Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazione


PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Adduci; ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

L'interrogazione n. 2511, inerente il Programma "La scuola all'Opera" 1994/1995 del Teatro Regio di Torino, per me è abbastanza urgente.
L'Assessore ha avuto la cortesia di inviarmi una lettera per conoscenza però preferirei che rispondesse in questa sede. La prego, Presidente, di sollecitare l'Assessore in questo senso.



PRESIDENTE

Tratteremo questa interrogazione la prossima volta, in quanto adesso l'Assessore non è presente, ma è giustificato.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' andato a Padova per una manifestazione pro alluvionati alla quale dovevamo essere presenti come Regione.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 2555 dei Consiglieri Calligaro, Chiezzi, Mollo, Adduci Rivalta, Goglio, Giuliano, Porcellana, Bara, Calligaro, Miglio, Mandrino Pozzo, Maggiorotti, Ferrara, Bosio e Vaglio inerente la costituzione di una Commissione regionale tecnico-politica sui problemi di sanità animale


PRESIDENTE

Esaminiamo ancora l'interpellanza n. 2555, cui risponde l'Assessore Bonino.



BONINO Guido, Assessore regionale

In risposta all'interpellanza n. 2555 in oggetto del 29/12/1994 trasmetto gli elementi assunti presso il Servizio Assistenza Veterinaria.
Il tono giornalistico e l'interpretazione fornita da alcune fonti di informazione agricole sulla costituzione della Commissione regionale sulle tematiche di sanità animale sono parzialmente inesatte e non corrispondono interamente alle intenzioni della Giunta regionale.
Infatti, il DPGR 16/3/1994, n. 1023, che riguarda le operazioni di risanamento negli allevamenti bovini ed ovicaprini ha formalmente istituito, all'art. 18, periodiche riunioni di informazione e consultazione sui temi della difesa sanitaria degli allevamenti e sulle garanzie di qualità igienico-sanitaria dei prodotti di origine animale.
A tali incontri è prevista la partecipazione delle Associazioni degli allevatori, delle Organizzazioni dei produttori e quelle dei consumatori.
L'obiettivo che si proponeva la Giunta regionale era quello di fornire la più ampia informazione, sensibilizzazione e partecipazione dei produttori e dei consumatori sui temi veterinari, a volte oggetto di sottovalutazione e fraintendimenti. Si volevano inoltre prevenire e rimuovere situazioni di conflittualità che talora insorgono per le funzioni di controllo ufficiale che sono demandate dalla collettività ai Servizi Veterinari.
Non si tratta pertanto di una "Commissione politica", come afferma l'articolista, n' di un organo con poteri di veto e di controllo sui provvedimenti regionali, ma più semplicemente di un organismo di partecipazione democratica che, al primo incontro, ha visto la presenza dell'Assessore all'assistenza sanitaria.
Effettivamente, in questa riunione iniziale, convocata su richiesta delle Organizzazioni professionali agricole, non erano presenti le Associazioni dei consumatori che saranno debitamente invitate alla prossima convocazione prevista a tempi brevi.
E' pertanto evidente che l'istituzione della Commissione non suona affatto a critica dell'operato del Settore Veterinario, le cui attività si sono sempre svolte in modo totalmente coerente ed aderente ai dettati delle normative nazionali comunitarie, e tanto meno può essere valutato negativamente proprio da coloro che un giorno sì ed uno no invocano il diritto alla partecipazione.
Infine si deve sottolineare che la procedura adottata per la partecipazione e l'informazione alle categorie interessate non interferirà assolutamente sull'adozione di provvedimenti indispensabili per ragioni di sanità pubblica e particolarmente in quelli adottati in situazioni di emergenza dove le disposizioni obbligatorie non possono certo subire ritardi o modifiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ringrazio l'Assessore per questa risposta, che considero positiva. Di fronte a notizie - non solo di tono giornalistico, ma riportate tra virgolette - secondo le quali la Commissione tecnico-consultiva avrebbe stabilito che cosa dovevano fare e che cosa non dovevano fare i Servizi regionali, non potevamo non allarmarci. Che cosa devono fare i Servizi regionali obbligatoriamente lo dicono le normative nazionali e comunitarie tra l'altro nell'interesse della sanità animale, del risanamento degli allevamenti e a garanzia dell'igienicità dei prodotti.
Ci troviamo d'accordo con l'Assessore sul fatto che nessuno può porre veti di sorta e nessuno può limitare il funzionamento dei Servizi preposti al risanamento degli allevamenti, alla difesa sanitaria degli allevamenti stessi e alle misure igienico-sanitarie a tutela dei consumatori per ci che riguarda i prodotti.
Questa risposta ci soddisfa, in quanto non è ammissibile che alcuna corporazione, per forte e potente che sia, limiti le normative di legge nazionali e comunitarie.
Quello che invece non ci trova ancora del tutto soddisfatti è che i consumatori siano tenuti fuori: bisogna associarli a questa Commissione e far svolgere loro un ruolo importante, che è ugualmente importante quanto quello svolto dalle Associazioni dei produttori e degli allevatori.
Se la Commissione tecnico-consultiva si aprirà alle Associazioni dei consumatori, si potrà avere un confronto dialettico nell'interesse dell'una e dell'altra parte; tra l'altro, a volte le posizioni corporative cozzano contro gli interessi stessi della categoria degli allevatori.
Se le normative sono rigorose è perché ormai il confronto a livello comunitario avviene anche sul terreno della sanità degli allevamenti, del loro risanamento, dell'igienicità dei prodotti forniti ai consumatori: questo è un elemento importante nella concorrenza. Adottare sistemi rigorosi significa, in primo luogo, elevare la qualità delle nostre produzioni e poi proteggerle, metterle nelle condizioni di competere in campo aperto con i prodotti e gli allevamenti di altri Paesi.
In definitiva, ci dichiariamo soddisfatti; chiediamo però all'Assessore di dare il giusto peso e la giusta importanza anche alle Associazioni dei consumatori, che rappresentano proprio coloro che consumano i prodotti e che quindi sono particolarmente interessati a che i prodotti abbiano tutti i requisiti igienico-sanitari.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Colleghi, vi è stata una richiesta da parte del Presidente della V Commissione di dare una breve informativa sulla problematica della Capamianto, di cui abbiamo avuto ampie notizie televisive e giornalistiche.
Mi pare che da parte della V Commissione vi sia la disponibilità ad esaminare la questione anche nella propria sede.
Inoltre devo informarvi di alcune questioni.
Intorno a mezzogiorno procederemo alla commemorazione dell'ex Consigliere Borando; sarà presente anche la famiglia.
Vi è poi una folta delegazione di lavoratori della Viberti. Come sapete, questo punto è iscritto all'o.d.g. dei lavori e pertanto i lavoratori chiedono di essere ricevuti. Riceveremo questa delegazione in Sala Viglione e i Consiglieri interessati potranno partecipare all'incontro. Valuteremo successivamente come procedere nei lavori del Consiglio, considerato il fatto che, essendo stato presentato un documento l'incontro non dovrebbe essere lungo, ma si dovrebbe concludere nell'arco di 10-15 minuti.
Assessore Marino, quando è disponibile a fare la comunicazione sulla Capamianto?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Noi siamo disponibili a farla. Si pensava piuttosto all'opportunità di svolgere tutte queste comunicazioni in Commissione, anziché in Consiglio.



PRESIDENTE

Ho già riferito all'aula che c'è una richiesta da parte del Presidente della V Commissione di fare una brevissima comunicazione in aula e poi di andare in Commissione.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Buzio, Cantore, Foco, Leo e Masaracchio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Comunicazione in merito al Consigliere Garino


PRESIDENTE

Comunico inoltre che in data 24 gennaio u.s, il Commissario del Governo, con propria nota (da noi ricevuta il 25 gennaio), mi ha trasmesso copia del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 9/1/1995 con cui si disponeva la sospensione del Consigliere Marcello Garino, ai sensi dell'art. 2 della legge n. 30/94, richiedendo l'adozione dei provvedimenti di legge, che il Consiglio regionale avrebbe potuto assumere soltanto nella seduta odierna, prima convocazione dopo il ricevimento della citata nota.
Nel contempo, però, la Presidenza del Consiglio regionale riceveva dal Commissario del Governo, in data 30 gennaio u.s., copia dell'ordinanza di remissione in libertà emessa dal GIP - Tribunale di Torino - in data 13/1/1995.
Essendo venuti meno i presupposti in ordine ai quali era stata disposta la sospensione del Consigliere Garino, la Presidenza del Consiglio regionale ritiene in oggi di non dover dare corso alla sostituzione ai sensi dell'art. 2 della legge n. 30/94.
Tuttavia ho voluto dare completa informazione al Consiglio di quanto avvenuto.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Comunicazione dell'Assessore Marino in merito alla vicenda della Capamianto


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino per una breve informativa in merito alla vicenda della Capamianto, sulla quale non si farà discussione perch l'argomento verrà esaminato in V Commissione.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Svolgo una brevissima considerazione, anche perché credo che le questioni siano note.
Come Servizio della Protezione Civile regionale siamo intervenuti sulla base di segnalazioni fatte nelle ultime settimane a riguardo di quest'area industriale dismessa che, come sapete, è tra Corso Francia e Corso Peschiera.
Il sopralluogo, come altri che normalmente vengono fatti da parte del Servizio Protezione Civile dell'Assessorato, è stato effettuato con la presenza e la collaborazione dell'USL 1, che è quella competente per territorio, e del Laboratorio di Grugliasco, che ha la competenza sui problemi dell'amianto.
Per la verità, non ci si aspettava che la situazione fosse quella che abbiamo trovato. Le vicende sono note: è un'azienda che ha smesso la propria attività da una ventina d'anni circa; all'interno di questo grande fabbricato è presente una consistente e visibile quantità di fibre di amianto; lo stato di porte e finestre, che sono prive di qualunque protezione, rende la situazione - come potete comprendere particolarmente grave.
In base al sopralluogo, abbiamo fatto quello che ritenevamo fosse corretto fare, cioè le dovute segnalazioni; in particolare al Comune ed al Sindaco, che è il soggetto che ne ha competenza, al Prefetto e poi, per conoscenza, ad altri enti, compreso il nostro Assessorato alla sanità, che ha una competenza rispetto ai Piani di cui poi vi parlerò brevemente abbiamo segnalato la situazione, ritenendola di una certa gravità e martedì scorso, abbiamo promosso un incontro presso l'Assessorato con la rappresentanza del Comune, del Prefetto, ecc.
Sostanzialmente, abbiamo chiesto tre cose, che sono quelle in qualche modo ovvie. La prima: di impedire a chiunque - con un'unica ordinanza da parte del Sindaco di Torino l'accesso all'interno di quell'area, perché ad oggi l'accesso non era completamente impedito; abbiamo suggerito che nell'ordinanza si chiedesse ai proprietari dell'area di fare in tempi rapidi alcuni interventi, che sono delicati, di messa in sicurezza soprattutto rispetto ai finestroni che si affacciano su Corso Peschiera, in modo da garantire per quanto è possibile, sin da subito, che le fibre di amianto non si espandessero nell'area circostante esterna al fabbricato inoltre, abbiamo suggerito che nell'ordinanza si intimasse ai proprietari di fare la vera e propria bonifica del sito.
Dalle notizie in mio possesso mi sembra che l'ordinanza, emessa proprio ieri dal Comune, riprenda in pieno questa impostazione; oggi pomeriggio ci sarà una riunione della IV e VI Commissione del Comune, alla quale è stata chiesta anche la nostra partecipazione.
Faccio solo due riflessioni e poi mi fermo. La prima è che, per ragioni difficili da comprendere, negli ultimi vent'anni, ma soprattutto negli ultimi cinque-sei, la Regione non era a conoscenza di questo sito; in particolare, quando fra il 1989 e il 1990 si fece quel cosiddetto Piano dei siti da bonificare (in base al quale, chiedendo a tutti i Comuni di identificare i siti da bonificare nel loro territorio, si raccolsero i dati su cui poi la SNAM fece il Piano), questo sito all'interno della Città di Torino non risultò, non venne segnalato. Questo pone riflessioni di carattere più generale, e cioè che nelle grandi città, dove ci sono aree industriali dismesse, esiste probabilmente una serie di punti sui quali è necessario che la Regione e gli enti locali rifacciano una valutazione più approfondita. A tale proposito stiamo cercando, anche direttamente, ma lo chiederemo soprattutto ad alcuni grandi Comuni, di rifare una verifica della situazione.
Purtroppo, l'esperienza che come Assessorato e come Servizio Bonifica si sta facendo è che in 99 casi su 100 i soggetti che hanno la responsabilità di fare gli interventi di bonifica non li fanno, e quindi si apre quel contenzioso per cui un soggetto pubblico fa eventualmente l'intervento di bonifica (se ha le risorse per farlo) e poi fa le azioni di rivalsa necessarie.
Io spero che questo caso non segua quella direzione. Mi pare che il Comune di Torino abbia capito fino in fondo la delicatezza della questione spero quindi che si possa arrivare ad una rapida soluzione di questa questione.
Dall'altra parte c'è una competenza diretta in questa materia anche dell'Assessorato alla sanità; credo che se approfondiremo la questione in V Commissione l'Assessore Bonino, in particolare, farà anche lui una comunicazione sul lavoro che si sta facendo in collaborazione con le Prefetture, in base alla legge nazionale sull'amianto, per identificare sul territorio regionale tutti i siti dove si presentano problemi di questo tipo.
Mi fermo qui perché eventualmente l'approfondimento si farà in Commissione.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Marino.
Sospendiamo quindi la seduta per l'incontro con i lavoratori della Viberti che si tiene al primo piano, in Sala Viglione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11,25, riprende alle ore 11,50)


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Consigliere regionale Carlo Borando


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, domenica 15 gennaio a Novara, stroncato da un attacco cardiaco, è scomparso il nostro ex collega Carlo Borando.
A nome mio personale e del Consiglio regionale desidero esprimere le più sentite condoglianze ai suoi familiari e al Partito, la Democrazia Cristiana, in particolare quella novarese, nelle cui fila Carlo Borando ha militato come uomo politico.
Originario di San Pietro Mosezzo, ma nato a Novara nel 1925, Carlo Borando sin da giovane si impegnò nell'attività politica.
Negli anni, all'interno del suo partito, occupò diverse cariche: tra queste quella di Segretario provinciale tra il 1969 e il 1970; come amministratore novarese quella di Presidente dell'Unione Agricoltori e quella di Consigliere provinciale tra il 1956 e il 1970, periodo durante il quale più volte ricoprì cariche assessorili.
In Consiglio regionale Carlo Borando giunse nel 1970 dove, tra l'altro ricoprì l'incarico prima di Assessore al commercio e poi all'istruzione.
Riconfermato Consigliere regionale nel 1975, nella seconda legislatura fece parte della III e della IV Commissione consiliare. Si era poi guadagnato per la terza volta il consenso degli elettori nel 1980. Infine dal 1985 al 1990 ritornò nella sua Novara in Consiglio provinciale.
L'aver ripercorso le tappe della sua vita politica però non basta. Ci piace ricordare, oltre al suo impegno, la sua calda umanità, la sua disponibilità al dialogo, ma anche la sua fermezza.
Con Carlo Borando scompare un'altra figura tra quelle che hanno contribuito a costruire il nostro istituto regionale nel quale quest'uomo politico fortemente credeva.
Il ricordo della sua figura e della sua opera rimarrà nella nostra memoria.
Sappiano i suoi familiari e in particolare la moglie, signora Anna Maria, e la figlia Simona, che condividiamo con loro il dolore per la scomparsa del loro congiunto e di un uomo che ha creduto nelle istituzioni e nella Regione Piemonte.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Beltrami; ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, così ricordavo nei giorni scorsi il collega Borando su "La Stampa": "E' un pezzo della nostra vita che si allontana per entrare nella memoria storica del Novarese. Ho vissuto quasi mezzo secolo con lui: in Regione, in Provincia, nel partito. Saggezza ed intelligenza scaturite dal mondo contadino, trovavano in lui riscontri di prudenza, oculatezza e determinazione; un grande cuore e una calda umanità".
Forse basterebbe questo sintetico tracciato per riscoprire i contorni della sua figura, coglierne peculiarità, suscitare in quanti gli sono stati accanto momenti di ricordo, un tratto di comune esperienza.
L'Ecclesiastico, nell'undicesimo capitolo, esorta prudenza nel giudicare gli uomini: "non lodare nessun uomo prima della morte" (letteralmente: "ante mortem ne laudes hominem quenquam") e pu interpretarsi come sollecitazione a farlo quando l'uomo ha superato il "guado".
Per età - mi separava un anno da lui - per amicizia consolidata in quest'aula, per essere entrato con lui al suo dischiudersi nel 1970 ricordo la commozione che ci ha avvinti nella prima seduta, ospiti dell'aula del Consiglio provinciale per il battesimo politico della Regione Piemonte, in allora ansie e attese che vi trovavano coronamento, il dilatarsi di speranze, di proiezioni per un rapporto più caldo, tale da rendere più vicino il cittadino, la comunità e chi veniva chiamato a gestirli - ritengo siano queste e non altre le motivazioni che giustificano la delega che mi è stata data per questa commemorazione.
Già è stato detto dal Presidente del suo impegno politico, delle sue presenze: dal 1956 al 1970 al Consiglio provinciale di Novara dove è stato a lungo Assessore; Presidente dell'Unione Agricoltori; è ritornato in Provincia dal 1985 al 1990 ed è stato per tre legislature in Consiglio regionale.
A questi aggiungasi la lunga militanza politica nella Democrazia Cristiana, fatta di servizio, di non comune progettualità (segretario provinciale, una presenza nel Comitato regionale, congressi, confronti sempre aperto al dialogo).
Prudente, riflessivo, razionale, ma anche irruento e focoso esteriorizzava la tempesta attraverso una struttura umana dai contorni ben robusti. Eppure il sole non tramontava mai sul suo corruccio, così che era facile definirlo un "gigante buono".
Esprimeva appieno l'interiore modo di sentire della gente del mondo agricolo, suggestionata dalla passione per un duro lavoro, dai lunghi espressivi silenzi dei campi, gente usa a consumare entro di sè ansie gioie, tormenti, sofferenze, gente ferma, rigorosa nel riferirsi a valori e principi che non tramontano con il scendere della sera e che non vengono meno con il cambiare delle stagioni.
I problemi di quella gente, le condizioni di vita, erano la materia della sua vita, così da farsi compagno di strada e promotore di iniziative per la sua elevazione sociale: quel mondo fantastico della campagna, che si dice "muto per i sordi", non lo era per Carlo Borando che aveva cuore per ascoltare! In Provincia la sua presenza, a dir poco, è stata travolgente.
Assessore alla viabilità ne percorse instancabilmente le strade (uno dei pochi compiti in allora affidati alla Provincia). Una Provincia, quella di Novara, lunga 180 chilometri, dal Basso Novarese verso Pavia ai confini con la Svizzera, dalla pianura all'impervia montagna, ai laghi. E' stato allora il tempo "aureo" della viabilità provinciale, con corposità di interventi maturati entro defatiganti rapporti con le comunità locali, sbocchi liberatori per quelle più isolate. Operatività, praticità, pragmatismo grande capacità di mediazione, lo crebbero nella pubblica considerazione e il suo Assessorato divenne trainante, pungolo e riferimento per l'intera gestione provinciale.
Ritornerà in Assessorato provinciale nella tornata 1985/1990 con l'incarico per l'agricoltura, caccia e pesca, che gli era molto congeniale.
Il balzo in Regione: fu presente per tre legislature. Accompagnò e fu accompagnato nei primi passi della Regione, tra le molte speranze ed attese della gente.
Bisognava improvvisare, tentare, intuire, progettare scrivendo uno Statuto per quel tempo giudicato "coraggioso", salvaguardando la continuità della gestione pubblica dismessaci dallo Stato con i decreti delegati del 1972, innestando nuove energie, definendo gli spazi entro i quali il centralismo romano si rassegnasse a confrontarsi con il nuovo Ente Regione.
Nella prima legislatura coprì la carica di Assessore al commercio fiere e mercati, navigazione e porti lacuali, polizia urbana e rurale e successivamente venne delegato all'istruzione e alla cultura.
Divenne Presidente della Commissione paritetica per l'inquadramento del personale, un lavoro di certo non facile per l'avvio della Regione che investiva lo stato giuridico e il trattamento economico per dei collaboratori, in allora rivelatisi preziosi e, per certi aspetti entusiasti di cimentarsi con i politici per edificare la cittadella della Regione e provenienti da strutture ed enti tanto diversi.
Gestì i due Assessorati sfruttando ogni tipo di risorsa e non solo quella finanziaria, ma anche quella delle sue intuizioni e della saggezza che gli era tipica.
Oggi nella buona e nella cattiva sorte la macchina regionale gira, pur con delle disfunzioni. Allora si trattava di ingranare la marcia e partire i contatti con le categorie, ricercare momenti di disciplina e di coesistenza, l'introduzione di nuove ed ampie strutture commerciali avviare l'impianto dei Piani commerciali di sviluppo e di adeguamento delle reti commerciali, tentare di disciplinare navigazione e porti, la concorrenzialità delle relative istanze - problemi vivi, taluni dei quali ancora bussano alle porte della Regione dopo venticinque anni.
I primi finanziamenti per i musei e le biblioteche, la catalogazione fotografica e l'informatizzazione, il recupero di un prezioso patrimonio d'arte distribuito e talvolta disperso sui 1.200 Comuni del Piemonte, i primi passi per il diritto allo studio, per l'assistenza scolastica sanzionati da un suo disegno di legge che divenne legge regionale - un problema che fece discutere a lungo, quello sui libri in prestito agli studenti, l'avvio dei corsi di formazione professionale, l'impatto con i nuovi organi della scuola, l'avvio dei trasporti scolastici e dell'edilizia scolastica.
Visse poi con i colleghi le tensioni degli anni del terrorismo. Il suo carattere gioviale, del quale ne hanno fruito più volte il Consiglio e i colleghi con ricchezza di aneddoti, gli interventi in aula sui più diversi argomenti, la sua stessa costruzione morale, riuscirono ad assorbire il grave incidente che ha vissuto sull'autostrada mentre rientrava in Torino alla Regione, anche se sono convinto che al di là della facciata, il trauma e il tormento dello spirito l'abbiano accompagnato nel tempo.
Un indirizzo elevato a norma di vita da Carletto Borando riconduce ad un pensiero del buon Seneca - piuttosto di casa in quest'aula: "Nelle cose necessarie Unità, nelle cose dubbie Libertà, in tutte Carità (ossia Tolleranza)". Carletto Borando è stato Tollerante! Ha cercato di capire, di farsi capire, di farci capire. Qui mi sovviene quanto ho avuto occasione di dire in quest'aula il 7/12/1988, commemorando Aldo Viglione, legato a Borando da solida e fraterna amicizia.
Fa parte delle memorie di Aldo Moro che la tolleranza ha incarnato e vissuto; così ammoniva: "Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell'uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l'uno all'altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà di rispetto e di dialogo".
La sua modestia non gli ha impedito di essere Uomo di elevato disegno politico, rigoroso: mise alcuni tasselli in un lucido disegno di assieme dal quale si proiettava nella società il nuovo uomo politico del dopoguerra (in lui il Cattolico democratico); uomo atto a riscoprire, rigenerare incarnare, interpretare il buon senso, il gusto e il dovere della chiarezza, la linearità nel pensare, nel parlare, nell'agire, il farsi carico delle proprie responsabilità e corresponsabilità, da ultimo la serietà che per lui significava anche vivere e non recitare.
Nella sua presenza politica emergeva deciso, quasi ostinato, il rifiuto del cosiddetto integralismo cattolico, un disegno rivelatosi lungimirante che trova oggi, cessata l'egemonia del reclamizzato partito unico dei Cattolici, il recupero di forza, vitalità, pensiero, i valori della nostra cultura che poi diviene, nella tolleranza, cultura della mediazione fra utopia e moderatismo, tra sviluppo sociale e aspirazione a governare, tra paese reale e stato democratico, con il recupero definitivo oggi (in un momento di apparente sconfitta) dei Cattolici al senso dello Stato, senza il condizionamento di ingombranti valori, cercando di far tornare la politica testimone di idee, di progettualità di servizio nella solidarietà del confronto tra quanti vi sono impegnati anche contro interessi forti.
Sono pensieri che si ripropongono nel ricordo di Carlo Borando, sui quali riflettere nei momenti di entusiamo e di qualche vittoria soprattutto in quelli nei quali ci sentiamo sconfinatamente soli.
Ricordando nel passato altri colleghi immaturamente scomparsi riflettevo sul fatto che per chi crede la morte è continuazione, dischiude altri scenari, altri orizzonti di vita, ancor prima filtrati da dilaceranti passaggi ai quali non è facile adattarsi e Carletto Borando il Suo Calvario l'ha pur sofferto con intensità, mentre in molti mai dismettavamo la speranza di un recupero, di un percorso a ritroso.
Questo richiamo forse renderà meno difficile il soffrire dei familiari nel segno della speranza, che fa pensare ad una lunga giornata di pace entro la quale questo nostro fraterno amico riesca a trovare compensazione delle sofferenze sue e della sua famiglia.
Oggi, il Consiglio regionale si inchina al ricordo di questo "Uomo" (Uomo con la U maiuscola), grande e buono e c'è chi prega, comunque auspica la serenità per la sua famiglia.
La vita colleghi continua, spietatamente o serenamente continua e su questa affermazione ognuno può costruirsi un suo riferimento esistenziale laico o religioso.
La vita continua: dopo questa legislatura, giunta al termine, altre ne interverranno. Verranno a coprire i nostri posti energie più fresche e senza deprezzamenti di sorta, Iddio voglia, migliori.
Auguriamoci che lo facciano con lo stesso spirito di servizio, con la serenità, con la stessa dedizione che hanno accompagnato la presenza in Regione di Carlo Borando e dei molti colleghi esemplari deceduti o viventi che li avranno preceduti.



PRESIDENTE

Ringrazio a nome di tutti il Consigliere Beltrami per il ricordo così sentito, così umano ed affettuoso che ha voluto fare del collega Borando e per le riflessioni che riguardano tutti noi nella nostra militanza politica e nella nostra presenza istituzionale.



(La Presidente porge un mazzo di fiori alla famiglia)


Argomento: Gruppi consiliari

Nuova denominazione del Gruppo consiliare MSI-DN


PRESIDENTE

Desidero richiamare l'attenzione dell'aula su un'ulteriore comunicazione del Presidente del Consiglio regionale. A tale propostito d lettura di un documento pervenutomi da parte del Consigliere Majorino: "Il sottoscritto Consigliere Gaetano Majorino, Presidente del Gruppo consiliare MSI-DN, informa che con decorrenza odierna, in seguito alle decisioni del XVII Congresso nazionale del MSI-DN, il Gruppo MSI-DN assume la denominazione di Gruppo consiliare di Alleanza Nazionale".
Ne dò atto, secondo richiesta del Consigliere stesso.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 783 sulla Viberti (interrogazioni ed interpellanze connesse)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 28) all'o.d.g inerente la problematica Viberti.
E' stato presentato un ordine del giorno alla Presidenza, n. 783 firmato dai Consiglieri Marengo, Spagnuolo, Monticelli, Chiezzi, Calligaro Adduci, Lannes, Bara, Mollo, Rabellino, Bosio, Vaglio, Giuliano, Majorino e Cerchio.
I Consiglieri che intendessero ancora sottoscrivere il documento sono pregati di avvicinarsi alla Presidenza; connesse all'ordine del giorno vi sono l'interrogazione presentata dal Consigliere Cerchio ed altre.
Chiede di intervenire il Consigliere Cerchio; ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Credo non si debbano dire grandi cose, le quali, purtroppo, si evincono dai fatti e quindi dalle emergenze e dalla drammaticità della vicenda Viberti, uno dei tanti tasselli del momento di difficoltà, determinatasi in una Regione fortemente caratterizzata da settori produttivi, ma anche da processi di caduta dei sistemi produttivi e quindi dei relativi livelli occupazionali.
E' una situazione di grandi paradossi, riportati più di una volta nelle convocate assemblee aperte, sia nello stabilimento sia altrove, dai lavoratori e dalle rappresentanze degli enti locali.
L'industria del trasporto collettivo nell'Area metropolitana torinese a partire dal comparto dei bus, sta registrando, con l'atto di fallimento sancito dal Tribunale di Torino il 24 gennaio, un'ulteriore caduta verticale. E la caduta dell'ultimo tassello piemontese, quello della Viberti di Nichelino, prestigiosa e storica azienda del settore, che conta ancora 600 lavoratori dopo la serie di salassi di alleggerimento avvenuto negli ultimi anni, ha determinato l'atto formale del Consiglio regionale del Piemonte, attraverso la presentazione di un ordine del giorno, il quale vuole essere un elemento di forza e di richiamo nei confronti di quei soggetti che potrebbero ancora essere agganciati in un percorso successivo alla dichiarazione di fallimento, appunto del 24 dicembre scorso.
Già a metà di gennaio, e quindi alcune settimane prima della dichiarazione di fallimento, a fronte degli annunciati rischi in tal senso veniva inviata una dettagliata nota alla "Task force di Borghini" - punto di riferimento di tanti incontri romani, che purtroppo non hanno determinato la soluzione auspicata - in cui si richiedeva ogni possibile ed urgente intervento volto a favorire un concordato preventivo fra il Gruppo Calabrese, la GEPI e il Gruppo finanziario CEI di Milano, che sembrava e sembra, in qualche misura, interessato a rilevare l'azienda di Nichelino.
Che si trattasse di fatto urgente era assolutamente evidente: facevo infatti rilevare che entro la fine di gennaio il Tribunale avrebbe potuto decidere il fallimento dell'azienda, trasformando in un delicato problema di ordine pubblico la sorte degli ultimi 600 lavoratori della Viberti.
Lavoratori che hanno dimostrato, con richiami ed attaccamento non solo alla storia e tradizione, ma alla professionalità di questa azienda atteggiamenti non comuni di responsabilità - anche se, certamente, di durezza - nei confronti di quanto è andato determinandosi negli ultimi due anni e mezzo.
Non voglio entrare in discorsi inutili, che potrebbero essere proposti nel momento in cui si determinassero elementi nuovi; nonostante la dichiarazione di fallimento, infatti, personalmente ritengo siano ancora percorribili alcuni percorsi. Nonostante l'emergere di molti concorrenti in Italia a livello di carrozzieri - la caduta di management dirigenziale determinatasi con l'entrata nel Gruppo Calabrese, il fatto che la Viberti abbia vissuto in particolare sulla commessa pubblica, in forte caduta negli ultimi tempi il comparto è ancora fortissimo, tanto che esistono richieste anche ad personam per possibili soluzioni.
Il problema non può che inquadrarsi nell'area territoriale in cui si svolge, l'area sud di Torino, già fortemente caratterizzata da una serie di cadute, soprattutto nella componentistica auto, e dunque fortemente colpita da crisi occupazionali; non bisogna però accettare alcuna soluzione che badando solo alla centralità del Gruppo Calabrese - come qualcuno tenta di fare consideri lo stabilimento Viberti di Nichelino come zavorra o merce di baratto per salvataggi occupazionali in altre parti d'Italia - peraltro assolutamente non credibili.
La situazione della Viberti è nota; situazione difficile che non si è risolta con l'entrata nel Gruppo Calabrese, e che ha visto, soprattutto in questi ultimi due-tre anni, una serie di elementi preoccupanti, dal problema delle commesse pubbliche alle verifiche con la "Trasporti Torinesi", con il Comune di Torino, con la Regione, con i Ministeri competenti e poi con la task force ministeriale alla Presidenza del Consiglio, con la GEPI, con il sistema bancario, con la Prefettura, per corsi sperimentati in questi anni con i risultati che purtroppo abbiamo visto. Richiamo, anche attraverso un'indiretta risposta all'interpellanza presentata nelle scorse settimane, come l'ordine del giorno qui presentato da buona parte dei Capigruppo consiliari non possa non riprendere quel concetto che ripetutamente abbiamo cercato di attivare, che speravamo che il Tribunale in qualche modo attivasse attraverso il riferimento all'amministrazione straordinaria ex legge Prodi per dare ulteriori possibilità a questo riguardo e non può non richiedere - come viene specificatamente detto - alla "Task force di Borghini" e al Ministero dell'Industria di insistere sulla proprietà Calabrese perché prenda finalmente e doverosamente atto del suo stato di insolvenza e chieda appunto l'amministrazione straordinaria di tutto il gruppo come ponte verso soluzioni idonee dal punto di vista imprenditoriale.
Saremo ovviamente presenti, non solo per un atto di solidarietà, ma a dimostrazione delle difficoltà affrontate in questi anni, come Gruppo consiliare del PPI sabato pomeriggio all'assemblea che si terrà allo stabilimento Viberti. Ho notizia di un'ipotesi di incontro per martedì prossimo richiesto al tavolo della Presidenza del Consiglio attraverso la "Task force di Borghini" e noto come in questi giorni ci siamo attivati prima che ancora si insediasse nello studio di Sottosegretario all'industria il torinese prof. Zanetti, con il quale abbiamo già avuto sia direttamente, sia telefonicamente, incontri per sollecitare un'attenzione al di là della titolarità del Ministero dell'Industria che è soggetto che può produrre l'amministrazione straordinaria. Credo che su questo piano ci siano le ragioni per esprimere non solo un'attenzione a questi problemi, ma soprattutto mi auguro l'approvazione all'unanimità dell'ordine del giorno, perché si tratta effettivamente di una necessità inderogabile di supporto alle operazioni che dal fallimento possono ancora vedere il rilancio di questa azienda.



GOGLIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, svolgo questa breve dichiarazione di voto anche a nome dei colleghi del Gruppo di Forza Italia del CCD e del Gruppo repubblicano. Gruppi che hanno ritenuto non di dare luogo ad un nuovo soggetto politico, ma pur nel mantenimento delle proprie specificità, delle proprie autonomie, di operare per rendere, per quanto possibile, più comprensibile il confronto maggioranza-opposizione in questo Consiglio dal punto di vista politico e dal punto di vista anche dell'economia dei lavori, ad evitare che parti politiche che sono consenzienti su alcune questioni siano portate a dover rappresentare attraverso interventi ripetitivi le stesse posizioni.
Quindi una ragione politica di maggiore comprensione e razionalizzazione del gioco maggioranza-opposizione e soprattutto il tentativo di recuperare efficienza del lavoro di tutto il Consiglio sia in sede d'aula che in sede di Commissione.
I colleghi ed il nostro Gruppo voteranno questo ordine del giorno che non hanno sottoscritto: voteranno questo ordine del giorno perché sono consapevoli dell'importanza che ha questa questione, in primo luogo per le maestranze coinvolte in termini drammatici rispetto alla messa in discussione del diritto primario disconosciuto dalla Costituzione, che è quello al lavoro, e che comporta tutta una serie di diritti a ricaduta, ma anche della preoccupazione che l'Area metropolitana torinese perda un altro pezzo importante della sua realtà produttiva. Curiosamente si tratta di una realtà non solo importante, ma specifica e raccordata con il sistema che caratterizza il sistema produttivo dell'Area Metropolitana piemontese.
La messa in discussione, come diceva il collega Cerchio, del ruolo della componentistica nella nostra area, evidentemente per certi versi ripropone il problema di quale sia la portanza a lungo termine del modello insediato nella nostra area. Enuncio solo e non sviluppo, per rispetto dei colleghi e soprattutto dei lavoratori che sicuramente non gradirebbero una strumentalizzazione di questa questione a fini politici, le ragioni che ci hanno indotto a non sottoscrivere questo documento e sono delle ragioni di stile. Questo ordine del giorno enfatizza il raccordo tra Giunta e Consiglio che deve essere considerato fisiologico, non straordinario e sottolineato. E' evidente che quando un Consiglio regionale assume una posizione, fisiologicamente si aspetti che sia la Giunta a realizzarla. Il fatto che qui venga sottolineato, tra l'altro a lettere di fuoco, come un pezzo di una lapide, evidentemente rivela l'intento sotteso di sviluppare un problema, ma anche di riconoscere - e non è detto che non sia giustificato - un ruolo particolare della Giunta. Sempre dal punto di vista dello stile è paradossale che in un documento si condivida un'ipotesi ed una valutazione della Giunta che vorrei sapere come facevano i Consiglieri a conoscere quando l'hanno sottoscritta, posto che l'illustrazione non è ancora stata fatta. Quindi ragioni di stile e di misura di tipo politico ci inducono a non sottoscrivere questo documento, che peraltro è nel suo merito e nei processi che avvia totalmente condiviso dal sottoscritto e dai colleghi Consiglieri dei Gruppi che ha enunciato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, mi pare che Regione e Governo debbano esercitare tutte le pressioni politiche di cui sono capaci sul Gruppo Calabrese affinché questo non assista passivamente alla dichiarazione di fallimento di sue aziende, una dietro l'altra. Siccome è nelle condizioni di ottenere l'amministrazione straordinaria per tutte le aziende del gruppo, bisogna indurre il Gruppo Calabrese a chiedere ed esercitare le pressioni necessarie perché ottenga l'amministrazione straordinaria. In questo modo noi riapriremmo la porta anche alla Viberti, riapriremmo la porta alla ripresa delle attività produttive.
Tutti sanno che se un'azienda cessa di stare sul mercato in pochi mesi corre il rischio di perdere definitivamente il mercato, quindi c'è un problema di tempi. In tempi strettissimi, urgentemente, bisogna che le pressioni politiche esercitate sul gruppo ottengano il risultato dell'amministrazione straordinaria. Certo si tratterebbe di un obiettivo ponte, di raccordo verso soluzioni imprenditoriali che siano tali. Invece si svolgono manovre tutt'altro che disinteressate da parte del gruppo, che accetta passivamente le dichiarazioni di fallimento di alcune sue aziende evidentemente in una strategia che tende a "salvare il salvabile" dove pare più opportuno a questo gruppo finanziario.
Gruppo finanziario più che imprenditoriale; gruppo finanziario specializzato in fallimenti, è il caso di dire, che certamente ha avuto protezioni politiche di non poco conto al sud e al nord.
Dovere della Regione e dell'istituto regionale e del Governo nazionale è quello di chiedere al gruppo di fare il proprio dovere fino in fondo, di utilizzare tutte quelle possibilità che mantengono aperta una prospettiva produttiva.
Si parla spesso di attività produttive in questo Consiglio, non a sufficienza rispetto alla situazione che si è determinata, comunque spesso se ne è parlato.
In questo caso abbiamo un'azienda produttiva che ha un suo mercato non un'azienda definitivamente decotta, senza mercato, un'azienda produttiva che ha un suo mercato il quale sollecita, proprio in queste settimane, la produzione. Allora, la chiusura, il fallimento, è un delitto industriale vero e proprio che obbedisce solo a logiche di manovre e di trama estranee alle attività produttive. Noi non possiamo accettare che la Viberti, un'azienda produttiva con un suo mercato, un'azienda prestigiosa parte della storia industriale di questa Regione e di questo Paese, senza colpo ferire, venga liquidata. Questo ci induce anche a chiedere con forza una qualche politica industriale, più spesso in questo Consiglio abbiamo denunciato l'assenza completa di politiche industriali, di indirizzi industriali, mentre altri paesi della Comunità si sono dotati di queste politiche, hanno fronteggiato meglio la crisi, hanno fronteggiato meglio di noi la caduta occupazionale. Non a caso siamo il Paese che ha un tasso di disoccupazione elevatissimo rispetto agli altri.
Ci vogliono una politica industriale e politiche attive del lavoro che definitivamente lascino alle loro spalle le logiche che finora sono prevalse. La logica finora prevalsa è che lo Stato italiano ha preferito finanziare l'assistenza e la disoccupazione! Invece di finanziare il lavoro, la creazione di nuovi posti di lavoro! Invece di finanziare l'occupazione, il mantenimento dei posti, l'ampliamento nelle opportunità di lavoro! Va rovesciata questa politica, se continua la politica di finanziare l'assistenza e la disoccupazione; bene, non avremo risorse per invertire questa situazione, per finanziare posti di lavoro nuovi, il mantenimento di quelli esistenti. Poi sugli interlocutori e sui soggetti da trovare ci si può accordare, si tratta di verificare la volontà di questi soggetti, la volontà di mantenere produttiva l'azienda e di aprire nuove prospettive all'azienda stessa: possono essere i gruppi ricordati (GEPI e CEI), ma perché non fare riferimento, signor Vicepresidente della Giunta anche al sistema imprenditoriale regionale che a volte pare così sensibile ma quando è chiamato in causa generalmente si defila, non assume impegni di sorta, anche quando questi impegni non sono mastodontici, ma rientrano nella portata finanziaria dei grandi gruppi torinesi del sistema imprenditoriale della nostra Regione.
Rivendicare una nuova politica industriale che ci consenta di affrontare non caso per caso queste situazioni, ma che stabilisca una norma di intervento sulla base della produttività effettiva delle aziende. E' inutile intervenire sulle aziende definitivamente decotte e prive di mercato, ma non è il caso della Viberti! Ebbene, sul rivendicare politiche industriali, voglio aggiungere un'ultima considerazione.
La Regione Piemonte ha bisogno di reindustrializzazione o meglio di nuova industrializzazione, ma una nuova industrializzazione si basa sulla tenuta e sull'evoluzione del modello industriale esistente sull'esistente, non sull'astratto! - e si basa certamente anche sulla capacità di aprire nuove frontiere nel campo dell'innovazione di processo di prodotto, di nuovi materiali, nel campo dell'innovazione di sistema. Se così è, se una nuova politica industriale, se una nuova industrializzazione della nostra Regione parte dall'esistente, dalla sua tenuta, dalla sua riqualificazione, dalla sua evoluzione, non possiamo non considerare parte integrante di questa logica di nuova industrializzazione il caso della Viberti.
Per questo approviamo l'ordine del giorno chiedendo che si esercitino tutte le pressioni politiche adeguate. Siccome abbiamo un'esperienza di non poco conto maturata e abbiamo capito che qualsiasi governo centrale è stato largamente insensibile a questi problemi, bisogna adottare, se necessario provvedimenti straordinari, capacità di pressione politica eccezionale straordinaria per affrontare adeguatamente questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, quello che si doveva dire sulla questione Viberti mi pare che sia stato detto. Desidero soltanto aggiungere una questione che da sempre, da quando sono in questo Consiglio tengo a precisare.
Anche in questo caso assistiamo ad un'operazione di spostamento della produttività - è comunque un incentivo costante - affinché vengano trasferite attività produttive verso il sud.
Questa è stata la politica degli ultimi trent'anni: finanziamenti ad aziende, a gruppi, affinché aprissero nuovi stabilimenti al sud.
Stabilimenti fallimentari, lo abbiamo visto; ma l'operazione, sempre, in tutti i casi, abbiamo visto che portava e ha portato alla perdita di posti di lavoro soprattutto nella nostra Regione. Regione particolarmente debole a quanto pare: non ha mai ottenuto nulla o comunque ha sempre avuto delle difficoltà ad ottenere qualcosa.
Un ultimo riferimento: la questione Viberti dovrebbe fare riflettere tutti coloro che spingono in modo esasperato alle cosiddette privatizzazioni. Non sempre il privato è la panacea di tutto, cioè ci sono dei casi - questo è il caso evidente - dove il privato non funziona a dovere. In questo caso, però, è assurdo che sia lo Stato, cioè il pubblico a dover intervenire per mantenere su il privato, cioè a questo punto, se di pubblico si deve parlare, si crei un qualcosa per salvare questa azienda o comunque sia il pubblico a farsene carico, se è vero che questa è un'azienda attiva, che c'è un mercato, come ci è stato ulteriormente confermato oggi. Allora che sia il pubblico a prenderla in mano; anzi è giusto che le aziende pubbliche non siano passive e siano produttive e portino dei quattrini nelle casse del pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Il fatto che l'area piemontese perda positività industriale è legato soprattutto alle leggi antieconomiche e antimercato che favoriscono le Regioni politicamente avvantaggiate dall'assistenzialismo o pseudoassistenzialismo dello Stato centralista.
Ci sono alcuni rimedi a queste situazioni - mi associo a ciò che ha detto il collega Rabellino - l'azionariato operaio e popolare, già proposto nell'immediato dopoguerra dal movimento comunità e osteggiato dalla triplice sindacale per il pregiudizio vetero-marxista della lotta di classe.



CALLIGARO Germano

Non prendono neppure lo stipendio.



BODRERO Antonio

Questo doveva essere fatto prima, non interrompa, Consigliere Calligaro, impari l'educazione democratica. La colpa è proprio dei marxisti, anzi non dico più neanche vetero-marxisti, visto che ve la prendete in questo modo, perché avete impedito l'azionariato popolare operaio, puntando esclusivamente sulla lotta di classe, avete ridotto questa gente sul lastrico, proprio con la vostra politica, perché se loro avessero la maggioranza delle azioni, con l'azionariato popolare, al 55 60%, avrebbero, tramite i sindacati, potuto governare diversamente l'azienda.



(Voci in aula)



BODRERO Antonio

Ecco perché avete rovinato il Paese più ricco del mondo che era la Russia, lo avete rovinato con questi pregiudizi antieconomici assurdi e avete rovinato tutto il mondo dove siete stati al potere. Quindi non avete nessuna critica da fare! Se i dipendenti, tutto l'indotto, avessero la maggioranza delle azioni nessuno potrebbe permettersi di chiudere e di aprire altrove. Ho sentito degli operai proprio dire questo: "Noi abbiamo combattuto contro chi era a nostro favore ed era proprio il famoso industriale della comunità di Ivrea il vecchio Adriano Olivetti". Mi riferisco ai marxisti di allora; e aveva ragione lui e torto voi e tutto il mondo lo dimostra.
Un altro rimedio è il part-time, ne ho già parlato altre volte: l'industrializzazione selvaggia, con lo spopolamento della montagna, della campagna, il non avere praticato il part-time, è la causa principale del dissesto ecologico e naturale. Difendere la Regione Piemonte, la sua autonomia, significa impedire la rapina fiscale, industriale ed economica che continua sempre più pesante sulle regioni del nord. Questa è la verità che voi avete sempre nascosto e vi ribellate quando ve la si dice, perch la verità, si capisce, non piace, specialmente a chi ha torto.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appresa la notizia del fallimento della Viberti di Nichelino, prestigiosa azienda piemontese produttrice di veicoli industriali ed autobus su telai Iveco esprime la più viva preoccupazione innanzitutto per il rischio della perdita di 1.000 posti di lavoro, compreso l'indotto, ma anche per la fine di un nome e di un marchio che hanno dato, per capacità tecnologiche e creative, credibilità e prestigio all'industrialismo piemontese.
Il Consiglio regionale manifesta pertanto pieno sostegno alla Giunta regionale e all'Assessore competente nei necessari interventi sul Governo e presso il 'Comitato per il coordinamento delle iniziative a sostegno dell'occupazione presso la Presidenza del Consiglio' per verificare se i partner GEPI e CEI, che si erano dichiarati disponibili al rilievo della Viberti, tramite concordato preventivo, come prima parte di un intervento complessivo sul Gruppo Calabrese (di cui la Viberti fa parte), mantengano pur nella mutata situazione, la sostanza delle loro proposte industriali e finanziarie.
Il Consiglio regionale infatti concorda con la Giunta che questa disponibilità potrebbe rivelarsi essenziale, qualsiasi sia la strada prescelta, per uscire dall'attuale grave situazione di crisi dà quindi mandato alla Giunta ed all'Assessore competente di: richiedere alla 'Task force di Borghini' ed al Ministero dell'Industria di insistere sulla proprietà Calabrese perché prenda finalmente e doverosamente atto del suo stato di insolvenza e chieda l'ammissione all'amministrazione straordinaria di tutto il Gruppo, come ponte verso idonee soluzioni imprenditoriali verificare, nel caso che questa prima ipotesi non si riveli percorribile, ogni soluzione imprenditoriale utile ad assicurare alla Viberti continuità produttiva ed occupazionale a partire naturalmente dalla già citata ipotesi GEPI/CEI.
Il Consiglio regionale inoltre stigmatizza la lentezza della GEPI che non ha prodotto gli atti formali necessari ad una diversa decisione del Tribunale.
Certamente tali ritardi meriterebbero un giudizio ancora più severo qualora si rivelassero strumentali all'abbandono della Viberti per concentrare le risorse solo su una parte del Gruppo Calabrese.
Sottolinea infine come il ritardo, anche di pochi mesi, nell'individuazione di una soluzione industriale renderebbe impossibile la ripresa della Viberti ed insostenibile la situazione delle maestranze prive da mesi di regolari salari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Resistenza

Esame ordine del giorno n. 778 sul cinquantesimo anniversario della Liberazione del Lager nazista di Auschwitz


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 29) all'o.d.g. relativo all'ordine del giorno n. 778.
Pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appellandosi agli ideali di pace, di libertà e di ripudio di ogni razzismo espressi dal Piemonte con l'ampia partecipazione alla lotta di Liberazione richiamando la propria costante attività per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana richiamando, ancora, la propria azione per diffondere tra i giovani piemontesi l'idea di un'Europa che, superati conflitti etnici e nazionalismi, costruisca la propria unità nel rispetto dei diritti dell'uomo ricorda il cinquantesimo Anniversario della Liberazione del Lager nazista di Auschwitz in Polonia.
Il Campo di Auschwitz rappresenta la più atroce testimonianza del piano criminale del nazismo di eliminazione del popolo ebraico.
Mai, nella pur secolare storia di persecuzioni contro le minoranze etniche e religiose, in particolare contro gli ebrei, si può trovare una volontà egualmente fredda e 'scientifica' di genocidio di tutto un popolo.
Auschwitz è una colpa 'non riparabile' che l'uomo dovrà portare con sè nella storia, che non dovrà dimenticare mai in qualsiasi luogo ed in qualsiasi tempo, e che dovrà ricordare per costruire società fondate sulla pacifica convivenza civile e sul rispetto della dignità umana.
Il Consiglio regionale interprete dei sentimenti della comunità piemontese, si impegna a proseguire l'opera di educazione civile e di formazione culturale rivolta alle scuole, affinché le nuove generazioni possano conoscere e fare proprie le ragioni storiche e morali della libertà, della tolleranza, del rispetto dell'uomo e della sua dignità".
La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto.



BODRERO Antonio

Non mi è stato fatto conoscere questo ordine del giorno, ma siccome probabilmente si parla solo di Auschwitz e non del Gulag sovietico, dei duecento milioni di assassinati dai marxisti con lo stesso stile hitleriano, voterò contro questo ordine del giorno. Bisogna parlare di tutti e due perché sono contemporanei, il Gulag è contemporaneo ad Auschwitz, anzi, Stalin era un ammiratore di Hitler proprio per questo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Legge generale sui servizi di trasporto pubblico non di linea su strada"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo: "Legge generale sui servizi di trasporto pubblico non di linea su strada".
La parola al relatore, Consigliere Bara.



BARA Giuseppe, relatore

Trattasi di una legge regionale approvata dal Consiglio in data 29/11/1994 e non vistata dal Governo per rilievi all'art. 10, comma quinto.
Tale norma prevedeva che l'esame per l'accertamento del possesso dei requisiti era superato se il candidato "ha conseguito la votazione di almeno 6/10 risultanti dalla media tra prova scritta e prova orale".
Secondo il Governo la norma era in contrasto con gli artt. 3 e 97 della Costituzione e con il principio generale secondo cui l'accesso al colloquio orale è subordinato all'ottenimento, da parte del candidato, della sufficienza nella prova scritta.
La Commissione regionale ha accolto i rilievi del Governo ed ha modificato, a maggioranza, l'art. 10 e con i commi quinto e sesto ha stabilito che il candidato per essere ammesso agli orali deve superare la prova scritta, rispondendo esattamente ad almeno il 60% dei quesiti formulati.
La legge licenziata dalla II Commissione a maggioranza, nella seduta del 19/1/1995, ritorna di nuovo in aula e si chiede l'approvazione della modifica da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Voterò a favore di questo adeguamento, che è una cosa di norma tuttavia, vorrei che rimanesse a verbale il fatto che a mio parere queste leggi e il funzionamento dei concorsi sono una delle cose più vergognose.
Ritengo che avere delle leggi, nazionali logicamente, che obbligano a passare lo scritto, oltretutto in modo segreto ed inappellabile, sia uno dei motivi per cui in Italia (e quindi anche in Piemonte) i concorsi non funzionano; proprio l'inappellabilità e la segretezza dello scritto permettono di muoversi e di fare in modo che la discrezionalità della Commissione promuova all'orale solo chi desidera, dando luogo ai vari favoritismi.
Prendo atto che per approvare la legge ci si debba adeguare, però credo che sarebbe il caso di fare qualche rimostranza nei confronti delle leggi che continuano a permettere una discrezionalità inammissibile e, secondo me, anticostituzionale. Un cittadino dovrebbe avere la possibilità di controllare il proprio scritto e soprattutto di appellarsi, se gli risulta che qualcosa non funzioni, mentre adesso ciò non è possibile. Penso che questo sia un grande problema della legge italiana e forse bisognerebbe anche fare delle rimostranze nei confronti di queste leggi, perché sono inaccettabili.
Comunque voterò a favore: è un adeguamento e ne prendo atto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Voterò contro, perché da molti anni protesto contro questa vergognosa ed infame segretezza dello scritto, che è la spiegazione vera, autentica del fatto che oggi in Italia le Regioni più progredite sono quelle che forniscono la minor parte della classe dirigente, burocratica (anche se non piace la parola).
Lo scritto deve essere appellabile e pubblico come l'orale; anzi neanche l'orale è abbastanza pubblico, perché in genere l'esaminato è lì e nessuno del pubblico lo ascolta. Magari c'è il giornalista che vuol fare il pezzo di colore e scrive lucciole per lanterne. Invece no, ci vuole pubblicità; abbiamo la televisione, che può essere la cosa più trasparente.
Quindi pubblicità.
"Come mai - ci si domanda - quel tale, che era l'ultimo della classe ha vinto il concorso e io, che ero il primo - si fa per dire sono stato escluso? Allora, a mie spese pubblico il mio scritto e il suo, e poi si fa causa".
La segretezza serve proprio per favorire l'infame sistema della raccomandazione; quindi, se siamo democratici e parliamo di trasparenza non possiamo votare una cosa di questo genere.
Voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Vorrei spezzare una lancia a favore della segretezza dello scritto.
Chi ha una minima dimestichezza con lo svolgimento dei concorsi sa bene che ci sono tutte le garanzie possibili ed immaginabili per fare in modo che gli scritti siano segreti a tutti gli effetti. Ci sono due buste: all'interno di una vi è il nome del candidato e nell'altra vi è il testo prima si correggono i compiti e poi si aprono le buste. Così è, e noi speriamo che così rimanga per il futuro, perché è una garanzia per tutti.
Spezzata questa lancia, devo però dire che sul provvedimento mi astengo, così come mi ero astenuto la scorsa volta. Si tratta di un provvedimento che non offre le caratteristiche di rispetto necessarie nei confronti degli animali; fra tutti i mezzi di cui si parla, vi è anche quello "a trazione animale": gli animali vengono quindi ancora sfruttati al servizio dell'uomo in un modo non accettabile. Per questa ragione, mi astengo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Chiedo ai colleghi di prescindere dal merito della discussione precedente e di votare questo provvedimento, perché in qualche modo dobbiamo censurare un comportamento del Governo che rinvia una legge per un rilievo puramente formale.
Mi appello anche al collega Adduci: abbiamo bisogno di una maggioranza qualificata, chiedo quindi un voto tecnico, al di là dei convincimenti personali sul merito, che qui non è stato trattato perché si tratta solamente di avere il Consiglio regionale che "tiene testa" ad un modo di procedere nei rapporti tra Stato e Regione; l'intervento dello Stato secondo me, deve avvenire nel merito dei provvedimenti e non nelle questioni puramente formali.
Ringrazio in anticipo i colleghi che sosterranno il provvedimento.



ADDUCI Donato

Come voto tecnico, sì.



PRESIDENTE

Si proceda dunque alla votazione dell'articolo sul quale vertevano le osservazioni del Commissario del Governo.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 43 Consiglieri hanno risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 10 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 33 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri - Fondo di previdenza dei Consiglieri

Esame progetto di legge n. 579: "Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 579, di cui al punto 8) dell'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non leggo l'intera relazione mi limito soltanto, in due parole, a dare il senso e il significato di questo progetto di legge e a presentare un emendamento che reca la firma mia e quelle dei Consiglieri Nerviani e Gallarini.
Il senso della legge. Si tratta sostanzialmente di una migliore formulazione dal punto di vista formale del regime dell'indennità differita che i Consiglieri ricevono al termine del mandato sotto forma di vitalizio o di liquidazione in rapporto agli anni di mandato ricoperti in Consiglio regionale.
E' una normativa che è stata elaborata congiuntamente in sede di Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali da tutte le Regioni italiane; alcune Regioni hanno già provveduto a votare le relative leggi e noi interveniamo nell'ambito di questa sistemazione che si sta compiendo a livello nazionale.
Il senso di questa modificazione è quello di dare compiutamente all'assegno vitalizio e all'indennità di liquidazione il carattere di indennità differita, facendo venir meno quindi il fondo e la sua gestione particolare che erano invece state introdotte dalla precedente normativa.
La legge sancisce anche, in modo estremamente chiaro e preciso, che trattandosi di un nuovo regime, di un nuovo sistema, questo si applica a partire dalla prossima legislatura, mentre non si applica per le situazioni pregresse, siano esse situazioni di ex Consiglieri che usufruiscono già dell'assegno vitalizio, siano esse situazioni di Consiglieri regionali attualmente in carica. Quindi sono previsti, in sostanza, un regime ad esaurimento, che riguarda tutte le situazioni pregresse, e un regime nuovo che entrerà in vigore a partire dalla prossima legislatura per i nuovi Consiglieri e non per i Consiglieri attuali.
Nel suo complesso, dal punto di vista di un principio di equilibrio finanziario, questa nuova normativa non comporta complessivamente un maggiore esborso per la Regione rispetto a quello attuale; quindi non prevede un aumento dell'intervento pubblico in questo ambito.
A seguito di una valutazione compiuta dagli uffici proprio in questi giorni, dopo che il progetto di legge era già stato esaminato dalla I Commissione consiliare, abbiamo valutato l'opportunità di presentare un piccolo emendamento all'art. 8, comma secondo, laddove si definisce l'età entro la quale ha termine l'eventuale erogazione dell'assegno vitalizio per i figli dei Consiglieri che non fossero evidentemente più in vita.
Nell'attuale formulazione si parla di limite dei 26 anni; con questo emendamento si integra questa formulazione tenendo conto della legislazione generale che si applica anche in altri casi, per cui si parla di "raggiungimento della maggiore età", quindi il termine sarebbe "la maggiore età oppure, se studenti, fino a 26 anni", che è la formulazione che vige in tutti questi rapporti complessivamente, quindi ci adeguiamo ad una normativa di carattere generale.
Ricordo, in conclusione, che in sede di Commissione il progetto di legge è stato licenziato con il voto favorevole dell'unanimità dei Gruppi consiliari presenti, con la sola eccezione del Consigliere Mandrino che aveva espresso, a titolo personale come componente del Gruppo Misto, un voto di astensione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Porcellana e Gallarini: al comma secondo (II periodo), dopo le parole "loro attribuita fino" aggiungere le parole "al raggiungimento della maggiore età oppure, se studenti, fino..." (il resto del periodo segue invariato).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 8, come emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 32 astensioni 3.
L'art. 12 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
La legge è approvata.


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Esame progetto di legge n. 535: "Intesa interregionale per la navigazione interna sul Fiume Po e idrovie collegate. Abrogazione L.R. 3/9/1981, n. 40"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 535.
La parola al relatore, Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato, relatore

Ricordo al Consiglio che nel 1977 con il DPR n. 616 furono trasferite alle Regioni le funzioni amministrative in materia di navigazione interna.
In applicazione di quel DPR fu stipulata un'intesa interregionale fra le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte. Tale intesa fu tradotta in legge, la n. 40 del 3/9/1981, dalla Regione Piemonte.
Oggi, a distanza di quindici anni, è sorta la necessità di verificare se i contenuti a suo tempo definiti siano ancora adeguati e corrispondenti ai bisogni attuali e al ruolo che ciascuna Regione ha nel contesto del sistema idroviario Padano-Veneto.
E' anche in essere la necessità di verificare i benefici che ciascuna Regione ha tratto da quell'intesa interregionale. La Giunta regionale nel proporre questo disegno di legge ha confermato la volontà di mantenere in vita e di rafforzare i reciproci legami in materia di navigazione interna tra le Regioni dell'intesa. Tuttavia ha ritenuto necessario, d'intesa con le altre Regioni, procedere ad una revisione degli strumenti normativi per corrispondere meglio e più tempestivamente ai nuovi compiti che emergono sempre più.
In base agli attuali meccanismi di riparto delle spese, la Regione Piemonte risulta particolarmente penalizzata, soprattutto se si tiene conto dei modesti vantaggi che trae dal trasporto delle merci per acque interne che com'è noto non sono particolarmente sviluppate per mancanza di fondi e per altre ragioni. Da qui l'esigenza di recepire alcune variazioni ai contenuti delle convenzioni attualmente in essere.
Quindi, la L.R. n. 40/81, avendo come propria parte integrativa la citata convenzione, comprometterebbe l'emanazione di nuove leggi e presupporrebbe l'emanazione di nuove leggi ogni qualvolta venisse concordata tra le Regioni una modifica od una integrazione sia pur minima dei loro contenuti.
In base a queste considerazioni, e stante la procedura particolarmente gravosa, è necessario che siano apportate alcune modifiche. E' quindi evidente che, pur nella diversità degli Statuti di ciascuna Regione, l'iter approvativo di una convenzione, anche se di competenza del Consiglio regionale, è molto più celere di quello di un atto legislativo.
Di conseguenza, il Comitato dell'intesa interregionale per la navigazione interna, composto dagli Assessori ai trasporti delle Regioni padane, in data 22/12/1993 ha deliberato l'approvazione di uno schema di progetto di legge di modifica degli atti normativi che disciplinano i rapporti, e separatamente ha approvato uno schema di convenzione che recepisce alcune modifiche ed integrazioni alle convenzioni in essere.



PRESIDENTE

Chiedo scusa al collega Adduci. Voglio soltanto dire che per l'approvazione delle leggi occorre la presenza di almeno 28 Consiglieri.
Vedo che alcuni Consiglieri hanno lasciato o intendono lasciare l'aula.
Inviterei tutti ad assicurare il numero legale su provvedimenti che mi pare non abbiano obiezioni o contestazioni, e sui quali esiste unanimità.



ADDUCI Donato

La legge si compone di un solo articolo. A conclusione della relazione conclusione che vuol essere anche un invito ai Consiglieri ad approvare la legge - dico che, nella sostanza economica, il contributo della Regione Piemonte viene ridotto del 90%, anziché sborsare un miliardo all'anno la Regione sborserà soltanto 100 milioni: mi pare questo un dato significativo e rilevante, stante le note difficoltà economiche.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, si proceda alla votazione dell'articolo unico della legge.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
i sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 e pertanto l'intero testo della legge è approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Esame progetto di legge n. 336: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte relativa a: 'Disciplina per lo scioglimento e la confisca dei beni dei partiti politici conseguenti a condanne penali dei loro Segretari nazionali" (richiesta di rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 15) all'o.d.g., che prevede l'esame del progetto di legge n. 336.
Il primo firmatario della proposta di legge, Consigliere Majorino propone il rinvio in Commissione, per approfondimenti.
Pongo dunque in votazione la proposta di rinvio in Commissione. Faccio presente che affinché la proposta possa essere accolta occorre il voto favorevole di almeno 31 Consiglieri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: 27 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astensione.
Non avendo ottenuto il numero sufficiente dei voti per il rinvio, il provvedimento resta iscritto all'o.d.g.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 864: "Legge 5/8/1978, n. 457 (V biennio) 'Intervento integrato' di cui alla L.R. 18/12/1979, n. 76. Attribuzione definitiva del finanziamento" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) all'o.d.g., che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 864.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Grazie, Presidente, si tratta di una proposta di deliberazione che è giacente da tempo in Consiglio e che origina da una procedura che data al termine della precedente legislatura e all'inizio di questa. In sostanza questo programma integrato fu bandito sulla base della L.R. n. 76/79 e poi fece registrare - sulla base di questo bando - una deliberazione di assegnazione al termine della precedente legislatura con una delega alla Giunta regionale per puntualizzare direttamente quelli che erano i singoli interventi. Successivamente bisognava comunque arrivare alla definizione di quelli che erano gli interventi effettivamente in grado di partire, perch come i colleghi sanno un problema grosso dell'edilizia residenziale pubblica è proprio quello dell'assegnazione delle aree e questo meccanismo che tuttora è vigente delle assegnazioni fatte preventivamente con le promesse di finanziamento deliberate dalla Giunta regionale e poi della assegnazione delle aree che avviene successivamente, ha creato e sta creando ritardi, tant'è che da parte di molti soggetti - varie parti politiche e anche da parte degli operatori - da tempo si chiede una riforma complessiva del regime dei suoli per far sì che quando si va a fare una programmazione di settore ci sia poi la possibilità di attuarla anche con i meccanismi opportuni della pianificazione urbanistica e anche dell'accesso alle aree a condizioni accettabili.
Detto questo, perché non crei sorpresa ai colleghi questo lungo lasso di tempo che è caratteristico di tutto quello che è stato il periodo di attuazione della legge generale sulla casa, la n. 457, ma anche di tutti quelli che erano i finanziamenti precedenti che sono proprio scanditi da un lungo lasso di tempo tra il momento dell'avvio delle procedure e il momento dell'effettiva partenza, cioè della cantierabilità dell'intervento nonostante che la Regione Piemonte sia stata sempre fin dall'inizio la Regione che ha fatto registrare comunque i tempi minori, è sempre un discorso relativo rispetto ad una situazione che complessivamente lascia a desiderare.
In questo quadro, per arrivare alla definizione di questo programma anche parallelamente alle legislazioni che venivano avanti nell'anno 1993 quando è stato emanato il decreto legge n. 398 convertito nella legge n.
493, appunto un provvedimento legislativo che richiedeva la verifica della cantierabilità degli interventi e in particolare l'avvio dei lavori entro 10 mesi dall'assegnazione definitiva, a questo punto il settore edilizia agevolata dell'Assessorato si è messo in movimento in tutte le direzioni con tutti i Comuni interessati all'intervento integrato e, ovviamente tramite il consorzio e con i canali propri di accertamento del settore ha accertato le condizioni di cantierabilità di questi interventi e di qui ne è scaturita la proposta che noi abbiamo rassegnato all'attenzione del Consiglio. E' chiaro che nel momento in cui si è dovuto assestare in modo rilevante il programma si è anche analizzata la delega che a suo tempo fu data dal Consiglio alla Giunta e il settore competente ha fatto presente all'Assessore, cioè al sottoscritto, che proprio perché eravamo di fronte ad un assestamento rilevante si riteneva di essere al di fuori della delega e quindi occorreva ritornare all'unico organo che è titolare del potere di approvazione dei piani e dei programmi, che è il Consiglio. Ecco il motivo per cui il provvedimento è stato rassegnato all'attenzione del Consiglio.
Su questo provvedimento abbiamo avuto modo di discuterne diverse volte in Commissione, ma ovviamente lascio al Presidente della Commissione riferire meglio di me sui lavori della Commissione stessa; faccio solo presente che la Giunta regionale ha collaborato alle discussioni ed ai lavori della Commissione richiedendo anche all'Ufficio legale della Giunta dei pareri in ordine alla valutazione che dava l'Ufficio legale sulla procedura seguita, riportando pareri sostanzialmente concordi e positivi circa la possibilità di approvare questa rilocalizzazione che andiamo facendo e circa la regolarità della procedura. Ricordo ai colleghi che in sostanza il programma integrato nel passaggio in questo lungo iter si è andato ridimensionando perché come era prevedibile, come succede sempre stante l'attuale legislazione sul regime dei suoli e le attuali procedure urbanistico-attuative, da 2.300 circa alloggi che erano previsti in sede di prima assegnazione oltre quattro anni fa, adesso siamo scesi ad una proposta complessiva di 1.511 alloggi, all'interno della quale si è aperta una discussione molto articolata e molto approfondita in Commissione che non ha portato ad una conclusione precisa, tant'è che il provvedimento è arrivato in aula con la riserva di espressione da parte dei vari Gruppi consiliari. Su questo, ritenendo di aver assolto all'invito del Presidente di relazionare sul provvedimento per quanto riguarda ciò che è stato fatto dalla Giunta regionale, lascio al Presidente della Commissione, se lo ritiene, di riferire sui lavori della Commissione stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Intervengo perché è corretto che venga spiegata al Consiglio la ragione dell'invio in aula di una deliberazione che non ha avuto l'approvazione in Commissione.
Come ha già richiamato l'Assessore Cavallera si tratta di una deliberazione che la II Commissione ha discusso in due fasi. La prima fase è incominciata nella primavera del 1994 e poi interrotta nel momento in cui c'è stata la conclusione della crisi della Giunta precedente e si è formata questa nuova Giunta. La seconda fase è avvenuta a partire da dopo le vacanze estive, nell'autunno.
Sin dalla prima fase di discussione erano sorte perplessità da parte di molti Commissari circa il fatto che ad una deliberazione, relativa ad un programma integrato (attuativo dei principi della legge del 1976) il cui bando era stato deliberato nel novembre del 1989, furono attribuiti i finanziamenti nel maggio del 1990, a Consiglio regionale scaduto, in seguito ad una delega che la Giunta aveva ricevuto dal Consiglio regionale.
Se non vado errato, questa è stata la procedura che ha seguito allora l'esame e l'approvazione di questo programma integrato.
Il fatto che dopo quasi cinque anni questo programma integrato ricomparisse con una deliberazione che ne comportava delle profonde modifiche, in termini numerici degli alloggi da realizzare e in termini di localizzazione territoriale dei finanziamenti, richiamò da parte di molti Commissari spiegazioni sui ritardi accumulati. Questi ritardi, che pur trovavano una spiegazione, come ci fu illustrato, per la difficoltà da parte dei soggetti che lo dovevano attuare, a recepire le aree, ad avere le aree con normative urbanistiche che consentissero l'edificazione, posero un primo problema in Commissione: era da ritenersi ancora valido quel programma integrato dopo tanti anni di pur forzata inadempienza da parte dei soggetti attuatori? La seconda domanda che in Commissione fu posta, nel caso in cui la prima avesse avuto una risposta affermativa, era questa: perch nell'assestamento di questo programma (che riguardava appunto il numero degli alloggi, l'entità dei finanziamenti agevolati che la Regione attribuiva e le localizzazioni in parte variati) la Giunta regionale non opera in base alla delega, avuta dal Consiglio regionale nel marzo del 1990, per portare a compimento, facendo tutti i necessari aggiustamenti l'esito del bando e l'attivazione del programma? Aggiungo poi che emerse anche il problema del rispetto del rapporto tra edilizia autofinanziata, cioè a totale carico dei soggetti attuatori, con l'aliquota dell'edilizia agevolata, cioè di quella parte di edilizia per cui la Regione attribuì un finanziamento.
Rapporto che nella deliberazione del marzo del 1994 veniva variato rispetto a quello che considerammo un vero e proprio impegno assunto dai soggetti attuatori al momento della partecipazione al bando.
Queste tre domande furono, pur in momenti diversi, frazionatamente in momenti diversi, oggetto di una richiesta di valutazione che l'Assessore ha fatto all'Ufficio legale della Giunta regionale.
Le risposte che l'Assessore ci fornì si pronunciavano nel senso del ritenere del tutto formalmente valido il programma integrato e l'impegno assunto con la prima deliberazione della Giunta regionale del maggio 1990 a favore dei soggetti attuatori, per cui l'Ufficio legale riteneva inopportuno considerare decaduto quel programma perché erano passati quattro anni invano poiché, oltretutto, questi anni erano trascorsi per impossibilità oggettiva, non per volontà soggettiva dei soggetti attuatori a poter aprire i cantieri.
La risposta alla ragione per cui la Giunta regionale non operava in attuazione della delega ricevuta nel marzo del 1990 fu data dall'Ufficio legale nel senso che quella delega non si doveva considerare più valida perché, proprio per l'aggiustamento del programma alla realtà della disponibilità delle aree che i soggetti attuatori erano riusciti ad avere comportava così rilevanti modifiche: riduzione del numero degli alloggi da costruire (da 2.500 circa a 1.500 circa); dislocazione territoriale in parte significativa diversa da quella che era indicata nella prima deliberazione per cui l'Ufficio legale riteneva non solo opportuno, ma necessario, che si pronunciasse su questi aspetti il Consiglio regionale.
Sulla terza domanda, quella del mantenimento dei rapporti fra edilizia autofinanziata ed edilizia agevolata - questione posta in Commissione l'Ufficio legale rispondeva che non era necessario mantenere questo rapporto perché il bando poneva, attribuendo 600 alloggi di edilizia agevolata, come unico vincolo che i partecipanti al bando presentassero programmi superiori ad almeno 1.000 alloggi, quindi anche i 1.500 alloggi a cui si stava riducendo quel bando, erano superiori ai 1.000 alloggi.
Questa risposta dell'Ufficio legale è stata anche sostenuta in ragione del fatto che a quel bando, da cui aveva origine tutta la procedura di deliberazione, aveva partecipato un unico soggetto, quindi non c'era una proposta concorrenziale che potesse in qualche modo indurre a non modificare i rapporti dell'offerta dei soggetti che avevano partecipato al bando e a cui erano stati attribuiti, nella prima deliberazione, i finanziamenti.
Mentre le risposte alle prime due questioni poste dall'Ufficio legale almeno in una parte della Commissione trovarono accoglimento, alla terza domanda, cioè il mantenimento del rapporto tra edilizia autofinanziata ed agevolata, la risposta, che pur convalidava la possibilità di introdurre questa modifica nella nuova deliberazione, non convinse tutti i Commissari.
Di qui l'invio in aula di una deliberazione che non aveva trovato un largo consenso nella Commissione, ma anche a proporre una nuova deliberazione.
Una nuova deliberazione che, come fatto sostanziale, manteneva - anche in questa nuova situazione in cui gli alloggi da realizzare sono 1.500 e non 2.500 - il rispetto del rapporto originario fra entità dell'edilizia autofinanziata e quella dell'edilizia agevolata; inoltre, anche se l'Ufficio legale ci ha detto che non era necessario, sotto un profilo prettamente giuridico, noi riteniamo invece opportuno - aggiungo da un punto di vista istituzionale - che questo rapporto venga confermato dal Consiglio regionale.
La partecipazione al bando aveva come elemento rilevante di scelta, in presenza di più soggetti partecipanti, proprio quello di un miglior rapporto fra edilizia autofinanziata ed edilizia agevolata.
Quell'impegno che, esplicitamente, è stato assunto dall'unico soggetto partecipante al bando in quel momento verrebbe vanificato se oggi noi vagliassimo quel rapporto che era, come dicevo prima, il criterio determinante di una possibile scelta in presenza di più soggetti.
Pertanto in Commissione abbiamo formulato una nuova deliberazione scritta che esprime proprio il preciso impegno affinché il programma dei 1.500 alloggi mantenga quel rapporto tra edilizia autofinanziata e finanziata.
Che cosa comporta l'applicazione di questo fondamento? Innanzitutto la ricomposizione della deliberazione che la Giunta aveva presentato a marzo il ricalcolo del riparto degli alloggi e il ricalcolo dei finanziamenti conseguenti all'applicazione del principio di costanza del rapporto di cui ho detto.
Credo che oggi convenientemente, dal punto di vista dell'espletamento di una procedura da tanto tempo in corso, convenga riprendere il principio di una delega che nel 1990 il Consiglio diede alla Giunta per attuare la fase operativa dell'avvio del programma integrato, ridare quindi una delega alla Giunta che lo applichi, sulla base di quel principio che abbiamo deciso di fissare, con una propria decisione, con una deliberazione di Giunta.
Pertanto richiamo i colleghi a considerare non la deliberazione del marzo 1994, per cui avemmo in Commissione due fasi di discussione, prima e dopo le vacanze estive, ma di considerare all'esame del Consiglio regionale la deliberazione che abbiamo steso negli uffici della Commissione sulla base del principio di mantenere l'impegno più significativo che i soggetti hanno assunto nel momento della partecipazione al bando.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Le mie perplessità, già esposte in Commissione, riguardavano i requisiti per l'individuazione delle zone di insediamento. Nei requisiti non esistono le caratteristiche dei suoli, per esempio dopo l'ultimo disastroso evento di novembre. Ricordo anche alla Giunta e all'Assessore che il 15 novembre era stato votato, con esito favorevole, un ordine del giorno riguardante una revisione dei Piani regolatori, in particolare di quei Comuni che sono stati poi colpiti dall'evento alluvionale. L'andare nuovamente a recepire - pur escludendo alcune zone, ma per altri criteri che non sono quelli delle caratteristiche geomorfologiche o idrogeologiche del territorio - l'insediamento di queste nuove edificazioni mi lascia piuttosto sconcertata; quindi prego l'Assessore, considerando anche le cose dette dal Consigliere Rivalta e considerato il parere negativo della Commissione, di far tornare in Commissione la proposta di deliberazione n.
864.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo sulla deliberazione che è all'o.d.g. del Consiglio regionale e non su quanto annunciato dal collega Rivalta perché, oltre a non avere il documento, non ho nemmeno ben capito di cosa si tratti. Sulla deliberazione sarò telegrafico, perché ho già espresso in due occasioni in Commissione il mio parere, che riprendo in estrema sintesi.
I casi sono due: 1) se il bando è ancora valido, la Giunta regionale proceda sulla base del vecchio bando; ne ha la facoltà: attribuisca definitivamente i finanziamenti e non impegni i lavori del Consiglio 2) se il bando non è più valido, il Consiglio non può deliberare all'interno di questo bando; la Giunta ne prenda atto e proceda ad un nuovo bando.
Non capisco questa determinazione della Giunta regionale di far fare al Consiglio regionale ciò che essa non intende fare e potrebbe fare, ove il bando fosse valido. Lo faccia: se il bando non è valido, predisponga il nuovo bando.
Per questo motivo, se la deliberazione che è in votazione è la n. 864 noi come Gruppo non partecipiamo alla votazione, perché non ci sono chiari i motivi di questo agire da parte della Giunta regionale.



PRESIDENTE

Informo che è pervenuto formalmente alla Presidenza un emendamento, che sostituisce integralmente la proposta di deliberazione, recante le firme dei Consiglieri Rivalta, Carletto e Bara. Lo mettiamo subito in distribuzione; il contenuto è quello già preannunciato nell'intervento dell'Assessore Cavallera e del Consigliere Rivalta.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Mi corre l'obbligo di fare alcune precisazioni, innanzitutto alla collega Pozzo.
Qui ci troviamo di fronte non alle problematiche che giustamente sono collegate al prevedibile nuovo bando sul quale stiamo lavorando in Commissione, ma a quelle di un bando già emanato a suo tempo e la cui procedura deve essere conclusa. Esistono i problemi che la collega ha messo in luce ed ha richiamato; esistono per i bandi di edilizia agevolata, ma più in generale per tutte le problematiche connesse all'urbanistica all'edilizia e alla ricostruzione, soprattutto nelle zone alluvionate.
Tuttavia, nel partecipare alla discussione sui provvedimenti pendenti in Commissione, mi riservo di dare risposta alle argomentazioni, alle domande e ai quesiti ed anche di replicare all'intervento da lei svolto in Commissione nella precedente seduta.
Per il momento, circoscriviamo la discussione alle questioni poste dai colleghi finora intervenuti. Al collega Chiezzi dico che sono convinto delle argomentazioni contenute nella deliberazione che stiamo esaminando, e soprattutto delle valutazioni fatte dall'Ufficio legale della Giunta regionale. Mi richiamo ad un autorevole parere fornitomi da un collaboratore importante come il dottor Parise, che purtroppo oggi non pu più essere qui al nostro fianco come supporto tecnico nella discussione di queste deliberazioni; egli mi aveva fatto presente che gli assestamenti dei programmi di edilizia residenziale pubblica competono al Consiglio, salvo che il Consiglio non li abbia delegati alla Giunta regionale. Questo attiene all'impostazione generale che ha retto il nostro operato da sempre nel senso che i programmi e i piani vengono approvati dal Consiglio e la Giunta può solo dare loro esecuzione.
In questo caso, è chiaro che il bando è valido. Il bando sostanzialmente tendeva ad erogare una serie di finanziamenti nell'ambito di certe procedure, finanziamenti agevolati e finalizzati ad interventi di edilizia agevolata. Nel momento in cui, durante l'istruttoria di questa pratica e nel rispetto delle norme del bando, per poter portare a conclusione l'intervento che prevedeva di realizzare sul territorio certe quantità di edilizia residenziale, si appalesa la necessità di fare delle rilocalizzazioni, l'assestamento così formulato, pur rientrando nel bando non rientra nelle competenze della Giunta regionale, perché la delega data allora era circoscritta ad un certo adempimento. Su questo si è profuso l'Ufficio legale; ai colleghi ho distribuito in Commissione copia di questo parere e la cosa è stata dai più recepita.
Ovviamente è questione opinabile; autorevoli colleghi avvocati potrebbero intervenire meglio di me dissertando in un senso o nell'altro però io sono Assessore di una Giunta regionale che si trova al termine di una procedura, che ha una questione da esaminare e che deve prima di tutto garantire la legittimità, ma anche fare una proposta di tipo pragmatico per portare a compimento l'iniziativa a suo tempo varata dal Consiglio regionale.
Sono anche convinto che tutta la discussione che si è susseguita nel tempo è stata utile, perché ha messo in risalto gli aspetti del problema e ci ha consentito di vedere più chiaro, anche se la discussione non si è mai incentrata sul fatto se eravamo fuori o dentro al bando, ma solamente se a deliberare l'assestamento era competente la Giunta o il Consiglio.
Le ragioni pragmatiche che attengono al ruolo della Giunta di portare a compimento i procedimenti attivati dal Consiglio: in questo senso raccolgo il dibattito che c'è stato in Commissione, le osservazioni emerse anche in questa sede, ecc. Prendo atto della proposta che è stata formulata e che ritengo di poter condividere, anche se viene assegnato un onere alla Giunta regionale, in quanto si propone "di delegare la Giunta regionale ad assestare il programma denominato 'intervento integrato', approvato con deliberazione della Giunta regionale, riducendo in modo proporzionale gli alloggi finanziati in ragione della riduzione complessiva del programma".
In sostanza, i 1.511 alloggi proposti nella stesura finale del programma rimangono invariati; devono solo essere rivisti i rapporti tra l'autofinanziato e il finanziato. In questo modo vi è la possibilità di rispettare gli impegni di spesa connessi a queste approvazioni, perch siamo in un momento di tassi crescenti; così facendo, avremo anche il beneficio futuro di un ridimensionamento dell'onere regionale.
Anche per questa ragione, che non è strettamente attinente alla regolarità del procedimento, aderisco a tale proposta, che per la Giunta regionale è comunque ampiamente cautelativa sotto tutti i profili.
In sostanza, se ho capito bene, dopo questa delega il provvedimento tornerebbe in Giunta regionale, la quale provvederebbe a rivedere tutte le tabelle in modo proporzionale (quindi, sottolineo, puramente aritmetico) ciò fermo restando il numero di 1.511, diminuendo gli alloggi finanziati aumentando l'impegno dell'autofinanziato e proponendo al Consorzio di intervento una proposta così formulata, che è notevolmente ridimensionata sotto il profilo dell'impegno finanziario della parte pubblica nei loro confronti. Dopo tutta la discussione che c'è stata, questo è per me un modo accettabile per concludere una procedura e far sì che dopo tanti anni si possa fare qualcosa in questo settore.
Faccio presente che l'edilizia residenziale agevolata in questi ultimi anni non gode più di alcun finanziamento da parte dello Stato; il bilancio dello Stato da qualche anno non stanzia più una lira; addirittura le leggi finanziarie negli ultimi due-tre anni hanno previsto che lo Stato non versi più il controvalore dei benefici sui mutui agevolati in essere, tant'è che le Regioni hanno dovuto esporsi per due anni anticipando direttamente le risorse, che stanno per avere in restituzione sotto forma di girofondi.
Siamo comunque in una situazione alquanto precaria, e quindi credo che la non approvazione di un provvedimento come questo significherebbe soffocare definitivamente un settore che certamente è limitato, è un segmento dell'edilizia residenziale pubblica, ma che ritengo vada comunque sostenuto e possa essere sostenuto anche con provvedimenti del genere ovviamente rivisti, ridimensionati o circoscritti, così come avviene formulando tale proposta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Presidente, devo intervenire sull'emendamento o svolgere la dichiarazione di voto complessiva?



PRESIDENTE

Sull'emendamento. Ho chiarito prima che è stato presentato formalmente, a firma di tre Consiglieri, un emendamento che sostituisce integralmente la vecchia proposta di deliberazione. Faccio solo presente che nel testo che è stato distribuito c'è un refuso al capoverso che incomincia con "considerato": dove si parla di "Consorzio regionale" bisogna leggere "Consiglio regionale".
Ha chiesto la parola, per una questione procedurale, il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Solo pochi minuti. Volevo solo essere sicuro di aver ben capito la procedura messa in atto, in modo da assumerla come prassi del Consiglio regionale valida per tutti i Consiglieri regionali: è possibile trasformare una deliberazione di 31 pagine in una deliberazione di una pagina attraverso la presentazione in aula di un emendamento sottoscritto da un Consigliere regionale? Volevo solo essere sicuro di questo, perché dal mio punto di vista nulla osta, sia ben chiaro, purché questa prassi sia percorribile anche dai Consiglieri non di maggioranza, qualora abbiano in animo di contrastare con un emendamento non un singolo capoverso di una deliberazione, ma l'intera deliberazione.
Presidente, voglio essere sicuro che questa prassi sia accettata da tutti e non venga contestata in futuro qualora venisse messa in atto da uno qualunque dei 60 Consiglieri regionali presenti, perché non mi risulta sinora di essermi mai trovato di fronte ad un emendamento di questo tipo.
Se viene accettato come emendamento, non ho nulla in contrario, purch venga memorizzato agli atti del Consiglio e anche dai gentili colleghi che presiedono come funzionari all'attività di questo Consiglio: instauriamo una prassi, per cui con un emendamento si sostituisce una deliberazione con un'altra.



PRESIDENTE

Il dubbio sollevato dal Consigliere Chiezzi, pur essendo tale, mi sembra chiaro (scusate il bisticcio di parole).
Chiedo un attimo di attenzione alla Giunta, perché la questione posta non è di poco conto: con un singolo emendamento si può o meno sostituire integralmente una deliberazione?



CHIEZZI Giuseppe

Anche perché, Presidente, c'è scritto: "sentita la competente Commissione".



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Chiedo un attimo di attenzione. Si era in presenza di una deliberazione adottata dalla Giunta e proposta al Consiglio; la Giunta non ha riadottato un'altra deliberazione ma, in sede consiliare, è stato presentato un emendamento che sostituisce integralmente il testo precedente: è una questione non irrilevante.
Chiedo l'attenzione della Giunta e, se del caso, un momento di valutazione della questione, perché - ha ragione il Consigliere Chiezzi potrebbe costituire un precedente.
La parola alla Giunta.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Desidero solo fare un'osservazione. Non sta a me parlare sulla procedura, perché sono l'ultimo ad avere competenza in materia in sede di Consiglio; tuttavia, visto il deliberato così come viene proposto: "Il Consiglio regionale, vista la deliberazione n.., del.., delibera".



CHIEZZI Giuseppe

Ma qui si dice "sentita la Commissione".



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

La Commissione ha dato il parere che ha riferito.



CHIEZZI Giuseppe

Guarda che io lo considero solo uno schema di emendamento, non lo contesto: lo riproporrò tutte le volte che lo riterrò opportuno.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Poiché il Presidente ha sollecitato la Giunta ad intervenire...
Comunque, lascio la valutazione ai colleghi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola, sempre sulla questione procedurale, il Consigliere Marchini.
Prego.



MARCHINI Sergio

In primo luogo ringrazio il Presidente per l'attenzione che ha voluto porre alla questione sollevatata dal collega Chiezzi, che guarda caso rispetto a questa vicenda coinvolge addirittura le procedure di approvazione di deliberazioni consiliari, perché materie di questo genere e non è la prima - che vengono filtrate attraverso la delibera di Consiglio e non attraverso una legge, sostanzialmente riducono, fino ad azzerarla, la capacità di comprensione e di lettura da parte del Consiglio regionale perché si salta il momento delle consultazioni. Quindi prego il Presidente per il lavoro di costruzione del nostro sistema, di prendere atto del fatto che la prassi della non consultazione deve considerarsi superata. Abbiamo visto la deliberazione sulla grande distribuzione, vediamo ora questa, in cui in sostanza del problema che è in campo, al di là della lettura formale, al Consigliere, in via trasparente come deve essere, non perviene alcuna informazione, nessuna capacità di lettura.
Drammaticamente la questione si pone poi quando noi siamo di fronte ad una nuova deliberazione, che ha un oggetto totalmente diverso da quella precedente e rispetto al quale bisognerebbe sapere che cosa pensano gli interessati del fatto che anziché attuare la deliberazione in un certo modo, com'era stata presentata dalla Giunta, si va ad una deliberazione totalmente diversa.
Io ritengo che su questo ci si debba interrogare a fondo, ma non insisto più di tanto e passo alla dichiarazione di voto, perché proprio nella dichiarazione di voto, caro Chiezzi, si legge quanta poca sensibilità politica abbia questa maggioranza rispetto a queste vicende, a prescindere dall'emendamento. Noi esprimeremo voto favorevole perché temiamo che, come al solito, un voto o due siano indispensabili, come avviene con questa Giunta "regimentale", ma si dà il caso che c'è una deliberazione proposta dalla Giunta che non passa in Commissione e che viene rifiutata dalla sua maggioranza, e questo viene considerato un fatto di assoluta tranquillità.
Prendo atto che all'Assessore non interessa prendere atto che l'opposizione, o almeno una parte di essa, vota una deliberazione nell'interesse dell'efficienza e dell'efficacia della Pubblica Amministrazione, nonostante che la sua deliberazione sia stata bocciata dalla Commissione e sia stata rigettata dal Consiglio! Se all'Assessore e alla Giunta non interessa sapere la ragione del nostro voto, me lo dica! Noi riteniamo che in una fase di conclusione della legislatura non ci si debba attendere a paternità di operazioni più o meno nobili, ma puntare a risultati concreti; per pervenire comunque alla cantierizzazione di questo, bisogna arrivare ad un documento di gestione che sia il più trasparente, il meno attaccabile e il più efficace ed efficiente possibile.
Quindi, in questa filosofia noi votiamo l'emendamento del collega e non poniamo questioni di carattere formale, però il dato politico resta, caro Assessore! Anche nel merito! Anche nel merito, perché non è un mistero che si immaginava che rispetto all'emendamento Rivalta, che era l'enunciazione del problema, ci sarebbe stata un proposta della Giunta di contro-emendamento per risolvere il problema, lasciando al collega Rivalta la responsabilità e - devo dire nella specie il merito di avere posto una questione che in termini quanto meno di puntualizzazione, di chiarezza e di consequenzialità, è apprezzabile, anche se ha delle disastranti conseguenze sul piano dell'operatività del programma. Curiosamente, questa intuizione del collega Rivalta diventa un atto di solidarietà, anzi di attacco della Giunta da parte di tutta l'opposizione e della maggioranza che poi firma l'emendamento. Questo è un dettaglio, perché bisogna dimostrare che la Giunta, che la maggioranza... No, non è così: la maggioranza esce sconfitta, la Giunta esce sconfitta in quest'aula, perché la sua proposta è stata bocciata! Meglio sarebbe stato, a mio modo di vedere, che l'emendamento propositivo, preso atto della fondatezza dei rilievi del collega Rivalta fosse stato fatto dalla Giunta, la quale quindi è lei che fa una propria proposta di rimedio ad un'ipotesi che si è rivelata meno praticabile di quella che è stata suggerita dal collega Rivalta. Invece no, anche in questo caso si è voluto difendere una graniticità di maggioranza, una perfezione di Giunta che non è nelle cose umane.
Nessuno ha drammatizzato, neanche l'opposizione, rispetto a tale questione; mi pare che questa richiusura nel gregge sia poco corretta dal punto di vista della lettura del percorso politico, ma anche del merito caro Assessore, perché è la prima volta che io ho sentito parlare del fatto che la Giunta avrebbe chiesto una delega, per fare che cosa? Per applicare il vecchio programma con i vecchi parametri, con gli stessi criteri? A me era sembrato che ci si muovesse per andare a richiedere una delega che tendesse ad un risultato, ma che non ne fosse vincolata più di tanto: questo è il nodo. Si tratta di capire che il rapporto tra autofinanziato e finanziato è un rapporto non rispettato (probabilmente perché è il mercato che dice che non è rispettabile), perché non c'è nessun imprenditore che non realizzi qualcosa che, con il beneficio del reperimento dell'area, stia sul mercato, perché il costruttore non è padrone di alloggi, vende alloggi quindi se questa fattispecie non si muove è perché evidentemente il mercato non tira. Ma mi sembra un po' curioso che, a fronte di un comparto che non parte, noi riduciamo anche la potenzialità dell'altro comparto. Poi l'Assessore mi dirà che nel merito non è così perché per una serie di circostanze il mio discorso, che in astratto è assolutamente incontrovertibile, poi nel concreto è un discorso che è meramente teorico platonico. Ma in politica si ragiona per regole, non per oggettività quindi difendere ancora oggi, come c'è scritto nella nuova deliberazione il rapporto preesistente tra autofinanziata ed agevolata, mi sembra riproporre un errore logico, politico che avevamo riproposto all'inizio perché significa comunque non fare degli alloggi, non investire delle risorse e non creare occupazione, per la tutela di un mito o di un parametro che si è rivelato non praticabile o che non è detto che possa essere praticabile.
Noi ci aspettavamo da parte della Giunta l'apprezzamento (che tutti apprezziamo) della puntualità del ragionamento del Consigliere Rivalta, di un tentativo di rendere compatibile questa esigenza con i percorsi in corso e che quindi questa delega alla Giunta non fosse per realizzare un nuovo programma, che comunque mantiene un rapporto che si è rivelato impraticabile, ma per avere degli elementi in una qualche misura di autonomia che consentissero alla Giunta di muoversi anche qualora il rispetto delle due componenti non fosse assolutamente rispettabile, non dalla Giunta e dagli operatori, ma dalla forza della legge del mercato.
Quindi noi registriamo che questo spazio, che ci sembrava si fosse costruito nell'approfondimento di questa materia, sia stato bruciato invece da un emendamento che sostanzialmente chiede alla Giunta di ridisegnare il programma, ma all'interno di un rapporto predefinito.
Ritengo questo un argomento sul quale non posso pronunciarmi più di tanto, perché non sono in grado di conoscere il senso di questa novità. E allora qui torna ad avere ragione il collega Chiezzi: quando un emendamento sostanzialmente è una nuova deliberazione, non un emendamento che muta, ma che sostituisce (e l'emendamento muta, non sostituisce), probabilmente dovrebbe essere consentito ai Consiglieri il ritorno in Commissione per un approfondimento della materia.
Apprezzo l'attenzione che il collega Rivalta ha dato al problema; non sono convinto che la parametrizzazione a suo tempo individuata sia stata una parametrizzazione realistica, oggettiva; mi sembra sbagliato riaffermarla in questa sede, ritengo non sia una bella avventura, quella in cui un'intuizione culturale di un Consigliere debba diventare il valore politico di una maggioranza contro una Giunta. Mi sembra che solo le urgenze di fine legislatura rendano praticabile la procedura con la quale si propone una deliberazione nuova con un emendamento.
Mi auguro che il Consiglio nel suo complesso, e soprattutto il Presidente, il Vicepresidente e l'Ufficio di Presidenza riflettano sulle questioni avvenute oggi, perché sicuramente dovranno trovare, in una qualche sede, una loro decantazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

L'emendamento sostitutivo, probabilmente improprio per tutte le cose dette, è stato presentato per rispondere all'esigenza di non trascinare ulteriormente l'avvio di un programma che stagna da molti anni. L'unico fatto che ci può, in qualche modo, rendere tutti meno responsabili - la Commissione per qualche mese, la Giunta e Regione nel suo complesso - è che in questi anni l'inflazione non è stata così elevata come dieci anni fa perché altrimenti in cinque anni ci si sarebbe mangiati il capitale da investire e il numero degli alloggi da realizzare, con quel capitale, si sarebbe ridotto praticamente a zero.
L'intenzione era quella di mantenere il rapporto tra le due forme di finanziamento dell'edilizia prevista dal programma, sulla base di un principio che è più di etica istituzionale che legale, in quanto l'Ufficio legale sostiene che non saremmo costretti ad applicare questo rigore. Credo che sia un rigore necessario, e prendo atto molto positivamente che la Giunta regionale abbia concordato su questa posizione. Prendo atto anche che i colleghi intervenuti, come Marchini, considerino positiva l'etica istituzionale nei comportamenti.
Per certi versi considero positivo che sia stato considerato, anche se non condiviso, un atteggiamento di rigore, nel senso che su questo atteggiamento si coglie un'oculata attenzione dell'azione istituzionale ed una risposta sul piano dei comportamenti.
La proposta di deliberazione sostitutiva, con l'aiuto della funzionaria, è stata preparata da me nell'ipotesi che venisse esaminata in Commissione. Di qui il fatto che c'è ancora scritto "sentita la Commissione", parole che dovrebbero essere cancellate se la deliberazione venisse approvata oggi direttamente in aula.
Considerata la richiesta di alcuni Consiglieri di ritornare in Commissione, e considerato il fatto che la questione procedurale posta dal collega Chiezzi ha un suo peso istituzionale - credo che il collega Chiezzi in modo provocatorio ponesse l'accento sul fatto che una semplice ed elementare espressione deliberativa contenuta in una paginetta potrebbe annullare il lavoro della Giunta regionale, magari poderoso e che porta con sè l'esame complicato di una serie di questioni e anche in qualche modo per rasserenare il clima di lavoro del Consiglio, almeno sul piano procedurale chiedo che l'emendamento sostitutivo non venga esaminato e non venga messo in votazione, ma che si prenda il tempo necessario per considerare la formalità di una procedura o meno di questo genere. Chiedo che la deliberazione presentata nel marzo 1994 dall'Assessore Cavallera, approvata in Giunta regionale e poi presentata all'esame del Consiglio, venga rinviata in Commissione, in modo che, superate e valutate le questioni di procedura, si possano prendere delle decisioni e, se si riterrano corrette rimandarla successivamente in aula.
Il problema sollevato dal collega Chiezzi si porrà anche in Commissione e credo che forse - lo dico come ragionamento - imponga che la Giunta ritiri la propria deliberazione e lasci spazio al pronunciamento, da parte della Commissione, di un'altra deliberazione, oppure, ritirando la deliberazione del marzo 1994, faccia propria questa proposta venuta in sede di Giunta, ma informalmente in una sede tra la Commissione e le sedute consiliari.



PRESIDENTE

La Giunta concorda con l'ipotesi di rinvio in Commissione dell'argomento. In quella sede si preciserà, anche dal punto di vista formale, quale sia la via migliore da seguire. Al momento possiamo, per analogia, richiamare un articolo del Regolamento, che è forzato agli opposti.
C'è un articolo del Regolamento che prevede che nel caso ci siano molti emendamenti ad un provvedimento, questo si rinvii in Commissione per il coordinamento. In questo caso abbiamo un emendamento integrale, quindi in qualche modo per analogia si rinvia in Commissione per un esame che renda credibile anche la formula "sentita la Commissione". Per cui non si procede al voto della deliberazione e dell'emendamento collegato, che ritorna all'esame della II Commissione.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori (seguito)


PRESIDENTE

Nella Conferenza dei Capigruppo si era stabilito di esaminare l'ordine del giorno relativo agli appalti. Faccio però presente che ci sono due condizioni che ostano ora all'esame di questo ordine del giorno, nel senso che la nuova formulazione non è ancora conosciuta dai colleghi e l'ora mi pare che stia sollecitando qualche problema sul numero legale e sulla presenza in aula.
Seconda condizione, non meno importante, è che anche nella nuova formulazione l'ordine del giorno propone una sorta di delega alla Commissione consiliare speciale per gli appalti presieduta dal Consigliere Ferrara che, in questo momento, è assente dai lavori dell'aula.
Per queste ragioni credo di poter proporre che la questione sia ripresa nel prossimo Consiglio per definirla in via definitiva. Invito i funzionari a distribuire ai colleghi presenti il testo dell'ultima formulazione, in modo che sia conosciuto e che nella prossima seduta si possa esaminare.
Quindi, Consigliera Pozzo, il suo precedente ordine del giorno è ritirato.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,35)



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