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Dettaglio seduta n.331 del 24/01/95 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cattaneo, Foco, Maggiorotti e Porcellana.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Abbiamo testè concluso una Conferenza dei Capigruppo nella quale si è convenuto unanimemente di procedere all'esame dell'ordine del giorno sulla RAI, che può essere posto in votazione subito, per poi passare all'esame del punto 11) all'o.d.g. relativo alla proposta di deliberazione n. 1062.


Argomento: Nomine - Sanita': argomenti non sopra specificati

Richiesta del Consigliere Chiezzi di delucidazioni sull'acquisizione di materiale presso gli uffici regionali sulle nomine dei Direttori generali delle UU.SS.LL. da parte della Magistratura (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per rinnovare la richiesta già avanzata questa mattina al Presidente della Giunta regionale di svolgere una breve comunicazione (pochissimi minuti) al Consiglio regionale relativamente alla conferma o meno delle notizie apparse sui giornali in questi ultimi giorni; mi riferisco al fatto che militari della Guardia di Finanza avrebbero portato via in vari uffici della Regione (Assessorato, altri uffici o Presidenza della Giunta) la documentazione relativa agli atti di nomina dei Direttori generali delle UU.SS.SS.LL.
Penso - e lo suggerisco al Presidente della Giunta regionale che la trasparenza sia il modo migliore d'essere di una Giunta regionale soprattutto la trasparenza negli atti che possono creare alla stessa un certo fastidio. Penso che nulla debba essere nascosto a questo Consiglio regionale, ove vi sia una richiesta. Dato che sono avvenuti dei fatti confermati dal Presidente in sede di Capigruppo, ritengo giusto, in presenza di una richiesta specifica, che il Consiglio venga informato di quanto è successo, senza alcun commento (almeno da parte mia).
Rinnovo dunque al Presidente Brizio tale richiesta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Vetrino; ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

Vorrei associarmi alla richiesta del Consigliere Chiezzi, perch ritengo che il momento sia molto delicato e che sia più corretto parlare di certi fatti in quest'aula piuttosto che leggere quanto scritto sui giornali. E' una richiesta che rivolgo a titolo non soltanto personale, a nome del mio Gruppo, ma anche a nome dei colleghi del Gruppo liberale, del Gruppo di Forza Italia, del CCD e del Gruppo che si riconduce ai Consiglieri Cantore e Fiumara (non so ancora bene come si chiami).
Penso che il Presidente della Giunta non possa rifiutarsi di discutere e di informare su una materia così delicata, che - ripeto - è molto meglio trattare in aula piuttosto che sui giornali, probabilmente anche in modo non molto proprio. Questa potrebbe anche essere un'occasione per capire se le dichiarazioni dell'Assessore Rossa sono delle dichiarazioni corrette che l'Assessore conferma; se è così, probabilmente sono molto più inquietanti di quello che appaiono.
Spero che la Giunta sia sensibile a questa nostra richiesta e non costringa di nuovo il Consiglio ad un'autoconvocazione. Su questa materia abbiamo già avuto un momento di rottura nei rapporti Giunta-Consiglio affatto edificante, quando siamo stati costretti a ricorrere all'arma prevista dal nostro Regolamento e dal nostro Statuto; credo che in questa occasione non si voglia mettere i Consiglieri regionali di opposizione nella necessità di ricorrere ancora una volta a quello strumento.
Mi affido anche alla sensibilità della Presidente del Consiglio, che deve farsi interprete di questa nostra richiesta e di questa nostra esigenza di chiarezza e di trasparenza, che credo sia conveniente per tutti, per l'immagine di questa Regione nel suo complesso.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Mi associo alle richieste dei colleghi, perché ritengo dovuto da parte del Presidente della Giunta informare su quanto sta accadendo, affinché le informazioni non giungano solo dai mezzi di informazione di massa, dai giornali. In particolare, è ormai sulle pagine dei quotidiani di questi giorni (precisamente dal 23 gennaio) la notizia del blitz della Guardia di Finanza. Rinnovo quindi la richiesta di informazioni.



PRESIDENTE

Per quel che riguarda il Consiglio regionale, dò lettura di una breve parte del verbale dell'Ufficio di Presidenza n. 4, del 20/1/1995 - ore 14,30. In tale verbale - leggo testualmente - abbiamo dato atto che "della documentazione acquisita presso gli uffici del Consiglio è stato redatto un verbale, sottoscritto anche dalla dottoressa Rovero; del suddetto verbale nessun componente dell'Ufficio di Presidenza ha preso visione". Dichiaro che di questo l'Ufficio di Presidenza ha preso atto e pertanto, per quel che riguarda il Consiglio e l'Ufficio di Presidenza, non ho che da dare questo tipo di informazione ufficiale.



GALLARINI Pier Luigi

Ma cosa dobbiamo fare per sapere qualche cosa?



VETRINO Bianca

Ringraziamo!



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Majorino; ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Tengo a dichiarare che concordo con quanto ha detto lei, Presidente relativamente al verbale e alla presa d'atto; concordo in quanto componente dell'Ufficio di Presidenza, il quale nella riunione verbalizzata ha manifestato il proprio assenso. Quindi mi ritengo completamente soddisfatto della sua comunicazione cui, in sede di Ufficio di Presidenza, avevo aderito in toto.
Per quanto riguarda il Presidente della Giunta, che non ha ancora risposto, ritengo di associarmi alle richieste dei colleghi Chiezzi Vetrino e Pozzo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Per scongelare la situazione, vorrei dire che mi sembrerebbe molto più logico, umano e familiare che rispondessero gli Assessori interessati anche perché il Presidente ha un rapporto meno immediato con la questione.
D'altra parte, abbiamo sentito l'Assessore Cucco difendersi con una dialettica non comune; penso che, se sa qualcosa, sarà ben felice di dirla.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Nella seduta dei Capigruppo si è convenuto di non parlare in aula ed io intendo mantenere questo impegno.



CHIEZZI Giuseppe

Non si è convenuto; hai deciso!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

No, si è convenuto di non parlare in aula! Ho fornito tutte le informazioni; adesso mi chiedo a cosa servano le riunioni dei Capigruppo.
Non ho difficoltà a ripetere quelle tre parole, se questo può servire a creare un clima migliore, ma - ripeto mi domando a cosa servano le riunioni dei Capigruppo.
Ho ribadito con molta chiarezza quello che ho detto in precedenza e cioè che fin da mercoledì, quando il giudice Laudi ha parlato di questa vicenda, io l'ho interpellato telefonicamente e mi ha detto che non era previsto alcun sequestro, che non c'era nessuna lista degli indagati, che non c'era nessuna comunicazione giudiziaria: c'è un'acquisizione di documenti ed un accertamento dei fatti in corso. I documenti che sono stati ritirati presso la Giunta e presso l'Assessorato sono stati acquisiti con un verbale di acquisizione e non di sequestro. Non ho altri elementi da dire. Al momento la situazione è questa e non ho nulla da aggiungere.



PRESIDENTE

Possiamo pertanto procedere.


Argomento: Informazione

Esame ordine del giorno n. 775 relativo alla presenza della RAI in Piemonte


PRESIDENTE

E' stato consegnato al Consiglio l'ordine del giorno n. 775 sulla RAI sottoscritto dai Consiglieri Spagnuolo, Giuliano, Monticelli, Vaglio Mollo, Nerviani e Picchioni. Si è convenuto di non procedere in questa sede alla discussione del documento perché è prevista nel mese di febbraio una giornata di discussione, non del Consiglio, ma un momento di iniziativa su tutti gli argomenti che riguardano le problematiche RAI in Piemonte.
Pertanto, se non vi sono richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che l'incontro del 14 dicembre u.s, dei vertici regionali con la Presidente della RAI sembrava aver stabilito nuovi e positivi rapporti tra l'Azienda e le istituzioni locali circa le prospettive del servizio pubblico radiotelevisivo in Piemonte e la salvaguardia della specificità storica e tecnica della sede torinese preso atto altresì delle assicurazioni fornite dalla Presidente Letizia Moratti, con lettera del 9/1/1995, per la diffusione del segnale di RAI 3 Piemonte su tutto il territorio regionale attraverso l'attivazione del 'Canale 36' a partire dal prossimo mese di marzo esprime preoccupazione perché alla disponibilità manifestata dalla RAI negli incontri romani, prima con la Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali e poi con i vertici piemontesi, non sono seguiti altri fatti concreti né per il processo di regionalizzazione dell'azienda né per lo sviluppo degli insediamenti piemontesi, mentre le anticipazioni fornite dai media sul piano di ristrutturazione RAI e sui piani editoriali delle diverse testate sembrerebbero invece andare in senso contrario, verso nuove forme di centralismo aziendale esaminati i motivi che hanno indotto l'Associazione Stampa Subalpina e il CdR della RAI di Torino ad avviare una fase di mobilitazione in difesa dell'autonomia ideativa e produttiva della sede regionale, messa in discussione dalle ipotesi di trasmissioni nazionali che assorbirebbero, a Roma, ridimensionandole, le positive esperienze maturate a Torino dal TG scientifico 'Leonardo' e della rubrica 'Ambiente Italia' sollecita alla Presidenza ed alla Direzione della RAI chiarimenti sulle notizie relative alla ristrutturazione aziendale e delle strutture informative e garanzie sulla valorizzazione della Sede piemontese e della redazione giornalistica locale impegna la Giunta e l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ad organizzare un seminario di approfondimento sul complessivo problema degli insediamenti RAI in Piemonte con la partecipazione di tutti i soggetti istituzionali, politici, socio-economici e culturali interessati, alla presenza dei vertici nazionali della RAI".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 40 voti favorevoli e 2 contrari.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

Comunico che la Conferenza dei Capigruppo è convocata per venerdì, 27 gennaio 1995, alle ore 13.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1062: "Legge n. 426/71 DM n. 375/88 Indicazioni programmatiche e di urbanistica commerciale per la redazione dei piani comunali di cui all'art. 11 della legge 11/6/1971, n. 426 e per il rilascio dei nulla osta per le grandi strutture di vendita di cui agli artt. 26 e 27 della legge 11/6/1971, n. 426"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame della proposta di deliberazione n. 1062, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Trattandosi di una deliberazione complessa, la relazione è già stata trasmessa ai membri della III Commissione, ritengo però giusto richiamarla in apertura della discussione. In premessa dico ancora che la relazione motiva in modo organico l'impianto generale della proposta di deliberazione al Consiglio, ma naturalmente siamo aperti all'approfondimento e alle correzioni che non ne stravolgano l'impianto che dalla discussione consiliare dovessero emergere.
1. Premessa.
Dopo quattordici anni di applicazione dei criteri per il rilascio dei nulla osta per le grandi strutture di vendita, la Giunta regionale ritiene necessario proporre una loro completa revisione ed aggiornamento.
Le motivazioni essenziali derivano: dalla mutata situazione registrata nell'adeguamento e sviluppo della rete distributiva piemontese dalla mutata situazione normativa venutasi a configuare con l'entrata in vigore di disposizioni attuative di norme di legge ormai datate dall'esperienza derivante dall'applicazione dei criteri approvati nel 1980 e poi aggiornati nel 1990 dalla necessità di dotare l'Amministrazione regionale di criteri tali da poter governare nella trasparenza un settore in costante evoluzione.
Prima di entrare però nel merito dei contenuti della nuova proposta della Giunta regionale è utile ripercorrere il quadro generale entro cui le Regioni, quindi anche la nostra, muovono la loro azione per il settore della distribuzione commerciale.
2. Il ruolo delle Regioni.
La legge n. 426/71 ha riservato alle Regioni un ruolo residuale e scarsamente incidente rispetto a quello attivo e fondamentale che è stato riservato ai Comuni, ai quali - come è noto è attribuito il compito di autorizzare l'attività commerciale e di redigere i piani di adeguamento e sviluppo della rete distributiva. Si deve attendere il 1976 con la promulgazione del secondo decreto di attuazione della legge n. 426 per trovare specificazioni circa il ruolo e le competenze attribuite alle Regioni in materia di nulla osta. Per la prima volta in questo decreto si riconosce alle Regioni un ruolo più determinante: ovvero, al di là del mero rilascio dei nulla osta, così come la legge prevedeva, "nel fornire indicazioni programmatiche (la Regione) deve precisare i criteri di programmazione della rete distributiva attinenti alle grandi strutture di vendita di cui agli artt. 26 e 27 della legge n. 426".
Da quel momento quindi, dal 1976, la competenza attribuita alle Regioni dalla legge nazionale non è più isolata, ma inquadrata in più generali schemi di riferimento economico-commerciali ed anche urbanistici.
Il compito attribuito alle Regioni diviene quello di agenti propulsivi di guida e di coordinamento del processo di razionalizzazione e trasformazione del sistema commerciale.
3. La programmazione regionale di settore del 1980.
In tale contesto legislativo, la Regione Piemonte fin dal 1980 si è posta l'obiettivo di indirizzare l'evoluzione del settore distributivo commerciale tramite le "Indicazioni programmatiche e di urbanistica commerciale e per la programmazione delle grandi strutture di vendita".
Tale atto, che ha posto il Piemonte tra le prime due Regioni italiane a dotarsi di un atto di programmazione in materia commerciale completo ed organico, è stato approvato il 27/3/1980 all'unanimità dal Consiglio regionale.
Esso è scaturito dalla precisa volontà di fornire alle Pubbliche Amministrazioni ed agli operatori economici del settore i punti di riferimento per le proprie iniziative di programmazione e di investimento e in particolar modo dalla indispensabile necessità di dotare la Regione dei criteri in materia di rilascio dei nulla osta per le grandi strutture di vendita.
Tenuto conto dello stato di fatto della rete commerciale all'inizio degli anni '80, gli obiettivi su cui si sono basate le linee di programmazione commerciale sono perseguiti delineando un modello di rete tale da prefigurare un'organizzazione più soddisfacente sul territorio del servizio commerciale, garantendo una pluralità di offerta ed innescando effetti di concorrenza tra le diverse forme d'impresa, offrendo quindi al consumatore una risposta completa rispetto alle proprie attese, promuovendo la depolarizzazione dei centri e degli addensamenti più forti dalle funzioni più rare e specializzate, sostituendo rapporti di rigida dipendenza gerarchica con rapporti di interdipendenza funzionale tra i diversi centri urbani e tra diversi addensamenti commerciali all'interno dei centri stessi.
Gli obiettivi delineati hanno trovato poi operatività nei criteri per il rilascio dei nulla osta che hanno consentito di agire negli anni preorientando le organizzazioni di categoria, i singoli operatori, le forze sociali e gli operatori pubblici, per compiere le loro scelte.
Un quadro preciso, non impositivo, nell'ambito del quale tutte le imprese, piccole e grandi, si sono riconosciute, basato sulle capacità di costruire un complessivo assenso attorno alla strategia di graduale trasformazione della rete commerciale, di economica ed efficace allocazione delle risorse, tenendo contemporaneamente conto delle logiche di mercato e della complessiva situazione socio-economica regionale e nazionale settoriale ed extrasettoriale, con il preciso obiettivo di indirizzare l'adeguamento e lo sviluppo della rete di vendita.
Ciò con lo scopo di favorire un miglior servizio ai consumatori in termini di accessibilità, qualità e prezzo, un contenimento dell'inflazione ed un rilancio degli investimenti, uno sbocco occupazionale qualificato in particolare a persone giovani.
Complessivamente gli obiettivi che nel 1980 il Consiglio regionale si è posto sono stati raggiunti. Dal 1980 al 1990 sono stati rilasciati 142 nulla osta per complessivi 282.500 metri quadri, con una media pari a 14,2 nulla osta/anno e una superficie media pari a quasi 2.000 metri quadri per nulla osta.
Nel comparto alimentare e misto (esercizi con superficie superiore a mq 400), nello stesso periodo, sono stati rilasciati complessivamente 110.200 metri quadri con 76 nulla osta, con una media pari a 7,6 nulla osta per anno e superficie media di mq 1.450.
Per quanto attiene invece ai centri commerciali, tipologia sulla quale è incentrata la strategia della riqualificazione e modernizzazione della rete, i nulla osta rilasciati sono stati 27 per complessivi 123.700 metri quadri con una media di 2,7 nulla osta per anno ed una superficie media di mq 4.582.
4. L'evoluzione normativa.
L'attuazione delle politiche regionali ha dimostrato, dopo una fase iniziale di approfondimento e di sondaggio, che il modello di rete individuato aveva una propria specifica connotazione nell'ambito di un territorio complesso ed articolato come quello della nostra Regione. I processi di correzione degli squilibri sono stati lenti e complessi, il "consenso", seppure verificabile dai dati di evoluzione del settore negli anni '80, è un aspetto particolarmente difficile da ottenere e da mantenere nel tempo.
In questo contesto in cui la Regione ha giocato un ruolo propulsivo nella trasformazione controllata dell'evoluzione del settore, proprio alla soglia del fatidico momento di apertura delle frontiere europee e quando ancora più di ieri, sarebbe stato necessario ribadire criteri di programmazione, di maggiore equilibrio tra varie forme di imprese e tra ambiti territoriali diversi, lo Stato, ritenendo inadeguata la legislazione vigente a soddisfare adeguatamente le ondate di sviluppo del settore, ha promulgato, il 4/8/1988, un nuovo regolamento attuativo della legge n.
426/71, noto come Decreto Battaglia; esso ha sostituito integralmente i precedenti decreti di attuazione. Ci si è trovati quindi in presenza di un nuovo quadro normativo nazionale che ha modificato profondamente gli ambiti e i poteri della programmazione locale e regionale, non attraverso la via di una specifica nuova legislazione (come da anni si auspicava), ma mediante l'introduzione di disposizioni attuative, di norme ampiamente giudicate, da più parti, superate.
Gli obiettivi dichiarati a giustificazione dell'assunzione del DM n.
375/88, sono plurimi: riordino, in un unico strumento di attuazione, degli innumerevoli atti (normativi regolamentari ed interpretativi) che negli ultimi venti anni avevano costellato l'applicazione della legge n. 426/71 eliminazione, attraverso lo sveltimento delle procedure, dei vincoli che, secondo l'interpretazione corrente, le Regioni ed i Comuni avevano posto all'ingresso nel mercato di moderne, grandi ed innovative strutture commerciali l'affidamento alle imprese e alle leggi del mercato della modernizzazione del settore.
Tuttavia, al di là delle dichiarazioni, le conseguenze dell'introduzione delle nuove norme hanno investito sia i Comuni sia le Regioni; la vera innovazione legislativa, infatti, si è limitata a circoscritti ambiti di applicazione della legge, introducendo automatismi in deroga per ampliamenti e trasferimenti, modificando nei fatti l'equilibrio tra la domanda e l'offerta su cui la programmazione regionale si basava.
Le Regioni: alcune, e tra queste il Piemonte, che si erano dotate di uno strumento di programmazione dello sviluppo, si sono viste svuotare, in un solo colpo, della possibilità di controllo, di indirizzo e di programmazione. Per il Piemonte, l'impossibilità di porre limiti, in termini di superficie massima autorizzabile, agli esercizi commerciali per tipo di Comune e per tipologia, ha reso inefficace l'intero impianto della programmazione vigente. Infatti è proprio sulla combinata applicazione di questa con le altre norme (analisi dell'unità di vendita, analisi dell'ubicazione, rapporto con la rete preesistente) che si è potuto controllare e programmare l'immissione sul mercato di moderne strutture di vendita ed orientare il successivo sviluppo.
I Comuni: molti di essi risultavano dotati di piani commerciali scaduti, altri di piani non adeguati alla nuova normativa introdotta dal decreto ministeriale; tutti hanno trovato notevoli difficoltà ad applicare correttamente le norme in esso contenute. E' infatti da sottolineare che si è verificata, tra l'altro, una non omogeneità di applicazione per quelle norme che riguardano gli ampliamenti e i trasferimenti delle autorizzazioni commerciali, con particolare riguardo a quelle rilasciate a seguito di nulla osta regionale.
La struttura delle competenze e degli ambiti di responsabilità tra i vari soggetti istituzionali è così divenuta confusa e conflittuale e, per quel che riguarda la Regione, parziale e frammentaria.
5. La programmazione regionale del 1990.
In questo contesto, complessivamente assai problematico, la Regione si è mossa con estrema cautela; tuttavia non ha voluto rinunciare, così come altre Regioni italiane, a voler incidere, attraverso il ruolo attribuitole dalla Costituzione e dalla legge, a programmare gli interventi nel settore distributivo. E' stata quindi delineata una linea interpretativa del decreto ministeriale soddisfacente le esigenze proprie dell'Ente Regione e promuovendo la parziale revisione delle indicazioni programmatiche del 1980.
Considerando l'impossibilità di valutare nell'immediato gli effetti che l'applicazione delle norme introdotte dal decreto ministeriale avrebbero potuto innescare, fu ritenuto di intervenire con azione di breve portata e limitata nel tempo.
La sola parte delle indicazioni programmatiche che con la deliberazione del 1990 è stata modificata è quella relativa ai criteri per il rilascio dei nulla osta; sono stati introdotti elementi di certezza amministrativa il più possibile conformi al dettato del nuovo DM n. 375/88, e contestualmente sono stati introdotti limiti all'immissione di nuove forme di forte squilibrio nel tessuto distributivo esistente operando nella logica di consentire alle aziende già operanti di riorganizzarsi sotto il profilo economico e produttivo.
I criteri assunti nella deliberazione del Consiglio regionale del 1990 hanno permesso, nel periodo di validità dei contingenti, di operare scelte oculate, programmate e conformi agli obiettivi prefissati. Tuttavia dobbiamo sapere che le norme non hanno prodotto gli effetti auspicati a causa del breve periodo di validità temporale dei contingenti.
Se si confrontano quindi i dati dei nulla osta rilasciati nell'ultimo quadriennio con quelli del decennio 1980/1990 si potranno constatare considerevoli analogie. Dal 1990 al 1994 infatti sono stati rilasciati 64 nulla osta per complessivi metri quadri 181.000 con una media di 16 nulla osta/anno e una superficie media pari a circa 2.800 metri quadri; nel comparto alimentare (supermercati superiori a mq 400 di vendita) i nulla osta rilasciati sono stati 24 per circa 24.000 metri quadri, una media di 6 nulla osta/anno e superficie media di circa 1.000 metri quadri. Per quanto attiene i centri commerciali i nulla osta sono stati 26 per 122.000 metri quadri di vendita, quindi una media di 6,5 nulla osta per anno ed una superficie media di 4.700 metri quadri.
E' opportuno sottolineare, e i dati dell'attività amministrativa regionale lo dimostrano, che anche particolare importanza ha assunto la restrittiva interpretazione del DM n. 375/88, assunta dal Consiglio regionale con le indicazioni programmatiche del 1990, con riferimento agli ampliamenti ed ai trasferimenti; ciò ha consentito alla Regione di incrementare la propria attività amministrativa particolarmente per la valutazione di queste fattispecie amministrative (si ricorda che il decreto ministeriale afferma che i trasferimenti e gli ampliamenti, per attività commerciali che hanno già ottenuto il nulla osta, sono esclusi dalla competenza regionale; essi sono gestibili dalle sole aziende della distribuzione e dai Comuni al di là dei limiti programmatici dei Piani comunali e della programmazione regionale settoriale).
6. L'urbanistica ed il commercio.
E' noto che il rapporto tra nulla osta, autorizzazioni commerciali e strumenti urbanistici, è da sempre oggetto di diverse interpretazioni viste sia le incerte norme legislative regolamentari e le altrettante contraddittorie, e sovente poco convincenti, sentenze della giustizia amministrativa.
Ai fini della competenza regionale in materia è rilevante il quesito se il nulla osta possa essere rilasciato prescindendo dalla destinazione d'uso del terreno o del locale nel quale si intende insediare l'esercizio commerciale e quindi anche in zone non compatibili urbanisticamente con l'attività commerciale al dettaglio.
E' opportuno premettere che n' la legislazione n' la giurisprudenza affrontano il problema relativo al nulla osta, ma solo in riferimento all'autorizzazione rilasciata dal Sindaco; peraltro, visto che il nulla osta è un atto che concorre alla definizione dell'iter complesso relativo al rilascio dell'autorizzazione sindacale e ne condiziona la discrezionalità, è pacifico che le regole applicabili all'autorizzazione debbano ritenersi applicabili anche al nulla osta, pur dovendo sempre tenere presente la differenza tra le due fattispecie.
Con l'entrata in vigore del DM n. 375/88 la situazione, che era già complessa, è diventata ulteriormente ingovernabile, venendosi ulteriormente a compromettere la connessione tra il rilascio del nulla osta regionale e la materia urbanistica.
In tale contesto l'Amministrazione regionale ha deciso di continuare ad operare secondo alcuni principi chiave, suffragati da sentenze del TAR e cioè: qualora la destinazione d'uso dell'area oggetto dell'intervento commerciale non sia idonea alla realizzazione di un insediamento, a prescindere dalla compatibilità commerciale, ovvero dal rispetto dei criteri per il rilascio del nulla osta, il nulla osta stesso è negato dalla Giunta regionale qualora l'Amministrazione comunale abbia adottato uno strumento urbanistico con previsioni tali da consentire la realizzazione della struttura commerciale, ma lo stesso non sia ancora definitivamente approvato dalla Giunta regionale, qualora l'intervento proposto sia conforme ai criteri di rilascio dei nulla osta, quest'ultimo sarà rilasciato solo alla definitiva approvazione dello strumento urbanistico qualora sussista compatibilità dell'intervento alla normativa urbanistica vigente nel Comune e compatibilità ai criteri per il rilascio dei nulla osta, la Giunta regionale rilascia il nulla osta facendo salva da parte dell'Amministrazione comunale, la verifica delle compatibilità in ordine a parcheggi, ai parametri edilizi, ovvero al complessivo rispetto delle normative urbanistico-edilizie delle leggi di materia in vigore.
I principi sono divenuti norme e prassi di comportamento amministrativo e ciò è stato anche reso possibile dal consenso che la Regione ha ottenuto sulla propria azione programmatica, che ha consentito per più di un decennio di governo lo sviluppo del settore distributivo. E' innegabile tuttavia, che tali norme di comportamento costituiscano oggi fonte di intenso dibattito e preoccupazione, particolarmente in relazione ai limiti di legittimità dell'azione regionale.
Come detto, l'entrata in vigore del DM n. 375 ha ulteriormente sottolineato i limiti dell'azione regionale a meno che la stessa non fosse supportata da precise norme da introdursi nella normativa urbanistica.
Ritenendo così indispensabile il controllo dell'evoluzione del settore e la valutazione del suo crescente impatto sul territorio, è apparso improrogabile spingere a fondo il rapporto tra l'urbanistica e il commercio, onde non lasciare equivoci e non lasciare l'Amministrazione regionale nella impossibilità pratica di governare la materia.
L'esperienza maturata in più di dieci anni di gestione della programmazione, ha posto in evidenza che, nonostante la L.R. n. 56/77 contenesse, fin dalla sua adozione, elementi di forte raccordo tra urbanistica e commercio, era necessario un intervento più incisivo per quanto attiene al controllo urbanistico sui grandi insediamenti commerciali.
Da ciò la proposta di integrare la legge regionale urbanistica con specifiche norme attinenti alla realizzazione degli insediamenti commerciali, introducendo tre grandi novità.
La prima: l'autorizzazione regionale preventiva al rilascio della concessione edilizia relativa ad insediamenti commerciali superiori a 4.000 metri quadri lordi di calpestio, rilasciabile solo qualora sia verificata la conformità del progetto alle indicazioni programmatiche e di urbanistica commerciale fissando le superfici di vendita, di magazzino e deposito, gli standard urbanistici e i servizi privati.
La seconda: l'obbligatorietà del rispetto di standard relativi agli insediamenti commerciali definiti dalle indicazioni programmatiche per tipologia distributiva e dimensione.
L'ultima, ma non per questo la meno importante, consistente nella possibilità, attribuita da una norma di legge, di integrare le indicazioni programmatiche con i contenuti propri della legge urbanistica. Questa novità, unica nel suo genere, è volta a consentire all'Amministrazione regionale la proposizione di criteri di programmazione attinenti il sistema distributivo che non siano limitati solo agli aspetti economici settoriali (contingenti per nuove aperture), ma anche con un preciso contenuto normativo urbanistico; la possibilità quindi di individuare nuovi criteri di riferimento quali strumenti di orientamento degli assetti territoriali della rete commerciale, dotati di cogenza legislativa per le decisioni operative delle imprese e del sistema dei pubblici poteri.
Un nuovo modo di programmare la rete distributiva legittimato dalla legge urbanistica regionale, in grado di eliminare o quanto meno ridurre il divario esistente tra le previsioni urbanistiche e le previsioni commerciali integrandole in una visione di insieme.
Gli obiettivi della programmazione commerciale potranno diventare così le componenti dinamiche per preorientare le grandi scelte dei piani urbanistici comunali e della pianificazione territoriale regionale.
Lo scopo complessivo perseguito con le modifiche apportate alla legge urbanistica regionale e che si intende confermare con la nuova proposta di indicazioni programmatiche, è dunque quello di integrare due ottiche vissute finora su due piani diversi, non tanto allo scopo di ostacolare o limitare, quanto per regolare e determinare politiche di carattere complessivo.
Queste norme, che sono state approvate con la L.R. n. 70 del 1991 pongono d'altra parte la Regione Piemonte nella condizione, privilegiata rispetto ad altre Regioni italiane, di aver normato la connessione inscindibile tra commercio ed urbanistica.
7. L'evoluzione della rete distributiva. Confronti e riflessioni.
Per operare scelte e prefigurare scenari è opportuno conoscere l'evoluzione della rete distributiva della nostra Regione, confrontandola nei limiti dei dati a nostra disposizione, con altre realtà nazionali ed internazionali.
I dati di base sono estrapolati dal censimento della rete distributiva piemontese che, come è noto, è annualmente condotto dalla Regione, a far data dal 1983, con la collaborazione dei Comuni; i dati elaborati sono diffusi in forma cartacea ad associazioni, Comuni ed imprenditori del settore.
Prima di procedere, è opportuno fornire alcune precisazioni metodologiche circa i dati che si andranno a valutare in questo paragrafo.
Per consentire un confronto omogeneo tra il dettaglio tradizionale e il dettaglio moderno, visto che il censimento regionale rileva, per il dettaglio tradizionale, la sola consistenza numerica, si è ritenuto di attribuire valori relativi alle superfici medie, a livello regionale, per i comparti alimentare ed extra-alimentare del dettaglio tradizionale differenziandoli per classi dimensionali; i dati utilizzati sono estratti dalla rilevazione nazionale CERVED-SIREDI ultima a disposizione. Ovviamente i dati di consistenza non possono che essere considerati come indicativi di un fenomeno; essi, tuttavia, consentono, usando la parametrazione mq/1.000 ab., di valutare l'incidenza dei comparti - tradizionale e moderno - sul territorio regionale.
I dati a confronto delle tabelle allegate dimostrano che la modernizzazione del settore ha fatto riconoscere, in un decennio consistenti passi avanti, in armonia con le tendenze nazionali, e nel rispetto degli obiettivi della programmazione, l'innovazione non ha prodotto una rilevante diminuzione del dettaglio tradizionale; il decremento è stato pari all'8,8% nel complesso, concentrato esclusivamente nel comparto alimentare (-25% in dieci anni pari ad 2,5% annuo); la tendenza è fisiologica allineata ai dati nazionali. Il dettaglio tradizionale ha quindi ridotto la propria incidenza sul totale del dettaglio, perdendo complessivamente 8,2 punti percentuali, passando cioè dal 56,45% del primo anno di indagine al 48,27% del 1993.
L'incremento delle forme di dettaglio moderno, si può affermare senza timore di smentita, ha quindi prodotto una sostanziale diffusione del servizio al consumatore differenziato e concorrente, ma non alternativo n' sostitutivo. La modernizzazione del settore interessa particolarmente i minimercati ed i supermercati con incremento netto dei primi, in dieci anni, del 61% pari a mq +49.393 (anno 1983 - tipologia minimercato: n esercizi 279, totale mq 79.828; anno 1993 - tipologia minimercato: n esercizi 441, totale mq 129.221), passando da 18,11 mq/1.000 ab, del 1983 a 30,12 mq/1.000 ab, del 1993. Il maggior tasso di incremento si è riconosciuto sul finire degli anni '80; a titolo esemplificativo e a chiarimento delle tendenze si riportano i dati riferiti agli anni 1987 1988 e 1989: tipologia 1987 1988 1989 minimercati 23,6 24,5 26,6 gt;200 mq mq/ mq/ mq lt;400 mq 1000ab. 1000ab. 1000ab.
Tra il 1989 ed il 1993 la crescita si è rallentata (già nel 1990 la densità scendeva a 25,32 mq/1.000 ab.) e ciò è imputabile, presumibilmente ad un raffreddamento della spinta alla modernizzazione, ad un effetto di maggiore concorrenza nel comparto, ad un rallentamento nella crescita dei consumi e non ultimo dai maggiori vincoli, per gli esercizi piccoli e medi introdotti con la programmazione del 1990. Lo sviluppo dei minimercati è stato accompagnato da analoghi incrementi per le altre tipologie distributive del dettaglio alimentare moderno.
La tipologia supermercato (da mq 400 a mq 2.500 di vendita) cresce, nel numero degli esercizi, nel decennio di indagine, dell'84%, mentre del solo 61% per superficie di vendita complessiva; anche in questo caso l'incremento è fortemente concentrato nella seconda metà degli anni '80.
Gli aumenti di superficie, come rilevato, non sono accompagnati da un relativo aumento dei punti di vendita; è possibile concludere che l'effetto di liberalizzazione introdotto con il DM n. 375/88, che consente ampliamenti automatici, possa avere prodotto i suoi effetti seppure contenuti rispetto alle aspettative grazie alle norme di controllo della programmazione regionale.
Altro fenomeno che vale la pena di osservare e connesso anchéesso in parte alla normativa statale, è l'incremento del numero e della superficie di vendita degli ipermercati, da valutarsi a fronte di un'attività amministrativa regionale non poi così intensa. L'evoluzione degli ipermercati può essere motivata: dalle mutate esigenze aziendali e dell'industria della produzione di beni da una diversa organizzazione della distribuzione delle merci dalla necessità di fornire al consumatore una sempre più profonda gamma merceologica di offerta dalla crescente competitività a fronte di un sostanziale rallentamento dell'evoluzione dalla politica programmatica, sostanzialmente liberista, delle indicazioni programmatiche del 1990 dagli effetti indotti dal DM n. 375/88 che hanno "premiato" solo le grandi aziende del settore. I singoli ipermercati, ovvero quelli non inseriti in centro commerciale, al 1993 risultavano coprire mq 94.395 di vendita con un'incidenza sul totale del dettaglio moderno pari al 12,70%.
La densità è pari a 22 mq/1.000 ab.
Nel 1983 gli ipermercati risultavano essere 4 per mq 14.818 complessivi; nel 1987 la loro densità era pari a 4,31 mq/1.000 ab, e nel 1989 a 6,46 mq/1.000 ab.
Come si può verificare i dati che qui si riportano non sono del tutto omogenei e non del tutto indicativi della tendenza nel decennio. Ciò è da imputarsi alla circostanza che nel 1990 sono stati modificati i criteri di rilevazione della rete regionale, aggiornandoli all'evoluzione tipologica del settore. Così mentre nel 1983 erano censiti i supermercati nel complesso, assimilando a questa tipologia anche insediamenti con superficie superiore a mq 2.500 ed inglobando nella tipologia "grandi magazzini" strutture di sicuro assimilabili ad ipermercati, dal 1990 si censiscono, in dettaglio, sia gli ipermercati singoli sia quelli inseriti nei centri commerciali; i grandi magazzini sono divenuti una tipologia residuale peraltro confermando un andamento del settore.
I centri commerciali, che nel 1993 rappresentano il 24,43% del totale del dettaglio moderno, con una densità complessiva di 42,32 mq/1.000 ab.
sono stati censiti a partire dal 1990; la loro complessiva consistenza è data dalla somma degli esercizi tradizionali specializzati, dei supermercati, dei grandi magazzini, degli ipermercati a seconda di quale sia la tipologia "trainante". Nel 1990 i centri commerciali risultavano essere 19 con 103.071 mq di superficie di vendita complessiva e sviluppavano una densità pari a 23,66 mq/1.000 ab.; alla fine del 1993 risultavano essere 35 per 181.551 mq di superficie di vendita, ma con un incremento pari al 76,1% per superficie di vendita e all'84,2% per presenza numerica (incide in tale incremento l'attivazione del Centro Commerciale "Le Gru" di Grugliasco avvenuta nel 1993).
I dati rappresentati nelle tabelle allegate ci forniscono anche un quadro disaggregato per provincia e ci consentono di poter affermare che sono stati raggiunti discreti livelli di modernizzazione, non accompagnati però da una omogenea diffusione territoriale del servizio. Nelle tabelle allegate sono riportati i dati a confronto e dalla lettura degli stessi si può affermare che la fase di liberalizzazione, che ha portato la Regione a rilevanti livelli di modernizzazione del settore, è da ritenere conclusa.
Infatti, dai dati disponibili per un confronto su base nazionale riferiti al 1991 (Caratteri Distributivi Ministero Commercio Interno), emerge che per quanto attiene la consistenza dei supermercati la Lombardia con 59,07 mq/1.000 ab, ed il Piemonte con 51,25 mq/1.000 ab, costituiscono le Regioni di avanguardia, ponendosi al di sopra della media nazionale (50,07 mq/1.000 ab.), in media con i valori riferiti all'Italia nord-occidentale e centrale (rispettivamente 54,4 e 50,4 mq/1.000 ab.), nettamente al di sotto dei valori per l'Italia nord-orientale, che si attesta su 77,7 mq/1.000 ab grazie alla Regione Veneto ove la densità dei supermercati è pari a poco più del doppio di quella del Piemonte (102,78 mq/1.000 ab.).
Analoga tendenza non è riscontrabile per la consistenza della tipologia "ipermercato". Il Piemonte rappresenta con 34,11 mq/1.000 ab, la Regione con la maggiore densità di superficie di vendita per tale tipologia; la Lombardia, dove lo sviluppo di moderne strutture di vendita è stato molto consistente (535 supermercati per mq 524.710; 43 ipermercati per mq 146.361), tuttavia presenta una densità relativamente più contenuta rispetto a quella piemontese (28,38 mq/1.000 ab.).
Le Regioni comprese nell'Italia nord-occidentale sono rappresentative nel complesso del 43% del numero degli ipermercati italiani e del 50% della loro superficie di vendita complessiva, con una densità pari a 26,97 mq/1.000 ab, a fronte di una media italiana di 14,62 mq/1.000 ab.
I dati dimostrano come le Regioni, che hanno operato con logiche e precisi criteri di programmazione (il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e l'Emilia Romagna, sono quelle da più tempo dotate delle indicazioni programmatiche), hanno potuto raggiungere livelli di modernizzazione consistenti ed equilibrati, avendo così convogliato sul proprio territorio altresì, quote consistenti di investimenti che hanno prodotto un saldo positivo degli occupati nel settore anche a fronte della fisiologica ed esigua perdita di posti di lavoro derivata dall'espulsione dal mercato di quelle forme di dettaglio tradizionale marginale ed inefficiente.
L'analisi fin qui condotta si è limitata al comparto alimentare tralasciando valutazioni per l'extra-alimentare. Si ritiene, infatti, che i maggiori effetti della politica di programmazione siano rilevabili proprio nel comparto alimentare; quello extra-alimentare è alquanto variegato e la sua modernizzazione, in termini di efficienza e di qualità del servizio, è ancora lungi dall'essere raggiunta. Occorrerà quindi che si preveda una politica tale da favorire investimenti innovativi sotto il profilo della distribuzione delle merci, dell'accessibilità e della qualità del servizio offerto al consumatore. Sarà quindi opportuno scegliere una linea di sviluppo del comparto incentrata su criteri localizzativi consoni al raggiungimento di tale obiettivo.
8. La nuova programmazione del settore. Linee ed indirizzi.
Dopo avere positivamente portato a termine la fase che ha posto la Regione nella condizione di governare il settore con un equilibrato rapporto tra commercio, urbanistica e territorio, ovvero con l'approvazione delle modifiche della legge urbanistica regionale, è emersa improrogabile la necessità di andare rapidamente alla definizione di un nuovo quadro programmatico e normativo attinente particolarmente le grandi strutture di vendita.
Si tratta quindi della messa a punto di uno strumento tale per cui l'evoluzione della rete distributiva possa essere orientata in modo dinamico con il metodo della programmazione fondata su una rigorosa ed approfondita analisi delle tendenze della domanda di servizi commerciali e dei cambiamenti nella struttura dell'offerta.
I dati regionali di consistenza ed evoluzione della rete permettono di constatare che dal 1980, nella nostra Regione, ci sono stati significativi processi di trasformazione che hanno sostanzialmente raccolto le indicazioni della programmazione regionale e di quella comunale, che ha lentamente ma progressivamente superato un certo carattere vincolistico del passato. Congiuntamente alle numerose iniziative di ampliamenti e trasferimenti, integrazioni e variazioni di gamma merceologica, con una contrazione relativamente contenuta della consistenza degli esercizi tradizionali, perlopiù marginali del comparto dell'alimentare, ed un complessivo, seppur contenuto, incremento degli esercizi del dettaglio specializzato extra-alimentare, è stato anche realizzato un discreto numero di strutture di dimensione media e medio-grande, rispondenti agli indirizzi di programmazione commerciale ed alle esigenze del mercato. Si può quindi dire che, nonostante la programmazione del 1980, anche se corretta nel 1990, fosse sostanzialmente liberista con soli vincoli di carattere territoriale, la rete commerciale si è rafforzata per competitività, per aumento della gamma delle possibilità di scelta per il consumatore, senza che ciò abbia comportato la scomparsa di settori o un impoverimento dell'articolazione imprenditoriale o una crisi occupazionale. Non si è trattato certamente di cambiamenti marginali o limitati ad alcune aree o tipologie distributive, ma neppure di uno stravolgimento complessivo della rete distributiva regionale, potendo così affermare che in più di un decennio si è assistito ad una progressiva riarticolazione del settore nelle varie aree territoriali e per tipologie distributive. In sintesi, si può quindi affermare che la programmazione ha consentito di recepire ed indirizzare le spinte all'ammodernamento della rete che provenivano da un ampio tessuto di imprese locali e nazionali, individuali, cooperative e societarie, stimolate a loro volta dal maturare di esigenze nuove e più diffuse da parte dei consumatori. E' altresì utile ricordare che lo sviluppo della rete distributiva è stato, particolarmente negli ultimi anni, caratterizzato da un aumento della tendenza a procedere per grandi interventi, dalla saturazione degli spazi più centrali e dalla loro pressoché totale indisponibilità, da un dinamismo meno rilevante del piccolo e medio dettaglio tradizionale e dal peso via via più crescente che hanno assunto realizzazioni periferiche e le pressioni espansive delle imprese commerciali a forte struttura imprenditoriale. Infatti, alla tradizionale concentrazione fisica delle imprese nei centri, che era il risultato congiunto della struttura del sistema delle accessibilità e dalla struttura logistica ed organizzativa delle imprese (relativamente piccole poco standardizzate molto dipendenti dal rapporto diretto con l'ambiente entro cui si inserivano), oggi, più del passato, si contrappone: una struttura imprenditoriale in costante mutamento, caratterizzata sia dalla diminuzione delle interazioni con il substrato delle preesistenze, sia dalla necessità crescente di minimizzare i costi logistici; un diverso sistema dei trasporti e delle accessibilità in grado di influenzare il consumatore e l'impresa; un diverso comportamento dei consumatori più consapevole ed esigente.
A queste trasformazioni evolutive del settore si deve aggiungere la variabile indipendente, che è la liberalizzazione strisciante voluta dal Ministero del Commercio (attuata con il DM n. 375/88) e da quello della Funzione Pubblica (sveltimento delle procedure amministrative che camuffa automatismi per aperture ed ampliamenti di strutture commerciali), che è purtroppo destinata ad assumere una consistenza tale da non poterne, oggi misurare i confini e gli effetti.
L'idea-guida della programmazione regionale, inserita in un quadro complessivo di necessaria promozione di interventi di maggiore gradualità rispetto al passato, dovrà essere connotata da uno sviluppo dell'innovazione della rete distributiva, per favorire un regolare e progressivo innalzamento dei livelli complessivi di competività nell'interesse dei consumatori e per l'efficienza globale del sistema economico. Questo assunto non implicherà in alcun modo una ulteriore destabilizzazione complessiva, con l'innesto nel sistema di ulteriori ed eccessivi incrementi quantitativi di concorrenza, che danneggerebbero irrimediabilmente la rete distributiva esistente. Si punterà invece su una innovazione qualitativa inserita in un processo ampio, orizzontale, dagli effetti capillari e diffusi.
Occorre infatti considerare che il sistema economico-sociale non pu sopportare per periodi di tempo prolungati immissioni di forti dosi di squilibrio, e dunque si dovrà guidare la trasformazione facendo leva su alcune componenti e cambiando le relazioni tra le stesse. In questo contesto, tutti i soggetti sono chiamati a questo impegno per il rinnovamento del commercio. Si intende, comunque, rifiutare lo stereotipo ricorrente, che equipara l'innovazione del commercio allo sviluppo delle grandi superfici di vendita; infatti, se è vero che, da un lato, per la modernizzazione dei sistemi di commercializzazione è necessario un livello di organizzazione di impresa consentito da una rete di vendita moderna e meno polverizzata dell'attuale, è altrettanto da sottolineare che una continua ed eccessiva ricerca dello sviluppo di grandi dimensioni aumenta i livelli di rischio per le stesse imprese organizzate e tende a far coprire eventuali disfunzioni organizzative con il mero aumento quantitativo del giro di affari a breve termine. Saranno quindi favoriti quegli insediamenti rispondenti pienamente al nuovo modello di rete, che fonda le sue radici principalmente negli aspetti localizzativi, tipologici, urbanistici e territoriali, ovvero in tutti quegli elementi che concorrono a garantire: l'efficienza del sistema, la migliore organizzazione dei fattori produttivi, la migliore conoscenza delle articolazioni e delle esigenze di mercato, nel rispetto del servizio da rendere al consumatore, e nella logica di garantire un migliore assetto del territorio ed il rispetto del pluralismo economico.
Da quanto sopra enunciato è emersa la volontà di adottare principi di programmazione più puntuale rispetto al passato, una pianificazione a maglie strette in grado di orientare inequivocabilmente le scelte sull'intero territorio regionale. La proposta ha carattere di organica sostituzione dei precedenti atti del Consiglio regionale.
Come già detto, i contenuti delineano un nuovo modello di rete forniscono criteri e strumenti adeguati per governare lo sviluppo e la trasformazione settoriale orientando sia gli imprenditori sia le amministrazioni locali. Al modello di rete di interdipendenze che legava i Comuni piemontesi di diverso livello gerarchico di funzioni commerciali, se ne sovrappone un altro, volto all'organizzazione e al controllo del fenomeno della polarizzazione a prevalente carattere extra-urbano già ampiamente manifestatosi nel corso degli ultimi anni. Quindi, l'ipotesi che ispira la nuova programmazione regionale riconosce prioritariamente un ruolo privilegiato del centro principale (zone di addensamento commerciale principale ed in via di completamento) in cui si prefigura un sostanziale mantenimento dello stato di fatto con minimi innesti di nuovi spazi commerciali, con il prioritario obiettivo di favorire una forte ed indispensabile riqualificazione della rete preesistente e del tessuto entro cui esse si inseriscono, rafforzando congiuntamente la concorrenza tra le centralità urbane di vario grado, senza penalizzare il commercio preesistente e garantendo al consumatore la completezza e la varietà dell'offerta.
Si prefigura inoltre, ove le condizioni territoriali e della domanda lo consentono, lo sviluppo, più controllato rispetto al passato, di concentrazioni di nuova formazione, ovvero addensamenti forti, attuali o potenziali, sedi di concentrazioni naturali o artificiali, che dovranno essere caratterizzate da un commercio che non deve e non può trovare localizzazione negli ambiti urbani; nuclei adatti dunque ad ospitare quelle forme distributive qualificate ed innovative, caratterizzanti un'offerta completa di diversi prodotti che possono giustificare lo spostamento del consumatore.
I mezzi (ovvero le componenti) messi a disposizione dalla legislazione vigente, sui quali fare leva per governare il modello di trasformazione predefinito, sono: la determinazione delle zone di addensamento commerciale la determinazione delle caratteristiche delle tipologie distributive la determinazione dei contingenti relativi ai generi di largo e generale consumo, tenuto conto delle zone di addensamento commerciale la temporizzazione degli interventi la possibilità di regolare, con la pianificazione urbanistica, la velocità dello sviluppo e l'ubicazione delle iniziative prefigurando un sistema di vincoli e compatibilità.
E, come prima detto, la combinazione e la diversa relazione tra le componenti (ovvero i mezzi), congiuntamente al pieno utilizzo di componenti esterne alla legislazione commerciale, ma indispensabili per consentire l'auspicata trasformazione, consentiranno il perseguimento degli obiettivi predeterminati.
In sintesi, gli obiettivi di politica distributiva delineati trovano attuabilità appoggiando sui seguenti criteri-guida: 1) verifica della compatibilità alla destinazione d'uso del lotto di intervento degli strumenti urbanistici vigenti ed operanti, con precisazione delle caratteristiche proprie che concorrono a definire tale destinazione d'uso. In assenza della compatibilità non sono consentiti insediamenti commerciali. Tale norma non potrà che favorire plurimi e positivi effetti. Le amministrazioni locali potranno, nella loro piena e cosciente autonomia, scegliere gli ambiti di intervento per la realizzazione di insediamenti commerciali, collegando tali scelte ai principi della programmazione regionale e comunale di settore. Tutti gli imprenditori saranno "uguali", potendo conoscere preventivamente le possibilità localizzative, non si verificheranno incertezze, aspettative immobiliizzi di investimenti, anzi, operando corrette valutazioni, le aziende saranno in grado di valorizzare i propri programmi aziendali.
L'amministrazione regionale opererà con prescrizioni autovincolanti rispettose delle norme e delle leggi in vigore in materia commerciale ed urbanistica assumendo comportamenti univoci ed insindacabili di valutazione delle istanze di nulla osta.
2) Definizione del fabbisogno di parcheggi, il loro dimensionamento commisurato alle reali esigenze settoriali. Questo parametro estremamente importante dell'economia della corretta osmosi tra programmazione commerciale e pianificazione urbanistica, gioca un ruolo fondamentale nel favorire l'insediamento di alcune tipologie di vendita piuttosto che altre in addensamenti commerciali dalle particolari caratteristiche.
3) Definizione di un sistema di requisiti urbanistici attinenti la più generale compatibilità territoriale, ai quali dovranno attenersi le aziende nella predisposizione dei progetti, le amministrazioni locali nella progettazione dei piani urbanistici, l'Amministrazione regionale nella valutazione degli insediamenti.
Inoltre, sotto l'aspetto economico strutturale e territoriale, gli elementi che qualificano ed innovano la proposta, riguardano: 1) la definizione, con criteri dettagliati e puntuali, territoriali e strutturali, delle zone di addensamento commerciale sia urbane che extra urbane. La valutazione dell'ubicazione dell'insediamento commerciale non si limita alla mera verifica della compatibilità urbanistica, ma prende in esame il rapporto tra l'insediamento ed il contesto urbano-residenziale.
Sono definiti, così, gli ambiti ove sarà consentito un contenuto sviluppo ponendo limiti alla prolilferazione di insediamenti commerciali isolati e di grandi insediamenti in ambiti ove potrebbero provocare gravi disfunzioni al sistema commerciale e all'organizzazione urbana. Il sistema delle zone di addensamento commerciale, come individuate, disegna il modello di rete sul quale poggia lo sviluppo e la trasformazione della rete che, tra l'altro, consente di superare l'angusto riferimento del confine amministrativo comunale 2) la definizione di criteri quali-quantitativi per il riconoscimento dei tipi di struttura commerciale (tipologie distributive) con previsioni di allocazione delle stesse nell'ambito delle zone di addensamento commerciale, nel doveroso e legittimo obiettivo di favorire l'equilibrio tra le varie forme distributive, funzionale all'interesse dell'economia generale e dei consumatori 3) l'individuazione di parametri di sviluppo quantitativi (mq/1.000 ab, e quote di mercato), differenziati e limitati nel tempo, definiti e differenziati sia per zona di addensamento commerciale, sia per dimensione del Comune di riferimento, con lo scopo di perseguire il generale obiettivo di un graduale sviluppo quantitativo puntando, altresì, alla riqualificazione qualitativa del settore 4) l'enunciazione di indicazioni di massima ai Comuni per la redazione dei Piani di adeguamento e sviluppo della rete di vendita. Non sono posti vincoli numerici allo sviluppo, ma si individuano principi e criteri tali da consentire alle amministrazioni locali di prefigurare una riqualificazione urbana di consistente portata, nel rispetto della programmazione regionale.
L'articolato si completa di prescrizioni attinenti l'attività amministrativa propria della Regione, nel tentativo di rendere trasparente ed univoca l'azione regionale, anche disciplinando la transizione tra vecchia e nuova normativa, consentendo ai richiedenti i nulla osta, le cui domande sono complete di ogni atto all'entrata in vigore dell'articolato di essere valutate con la precedente normativa o di richiederne la valutazione ai sensi delle nuove disposizioni.
Altro elemento - e concludo - di grande novità è costituito dalla limitazione temporale della validità del nulla osta, in modo che l'arco temporale della programmazione regionale corrisponda all'arco di validità temporale dei titoli amministrativi rilasciati. In questo modo si evita la non realizzazione di alcune iniziative che potrebbero impedire l'ingresso di altri operatori e vanificare la programmazione regionale del settore.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Germanetto; ne ha facoltà.



GERMANETTO Michelino

In Commissione ho criticato punto per punto questo provvedimento, ma purtroppo, in una Commissione un po' natalizia, il mio intervento è stato vano.
Sono sempre del parere che si tratti di un provvedimento molto difficile, pertanto mi soffermerò su alcuni punti.
La Regione ha senz'altro, e deve avere, il compito della programmazione commerciale, ma non deve anche gestire il commercio; sono dell'avviso che è compito dei Comuni; sostengo questo, forse per deformazione professionale perché ho rivestito la carica di Sindaco per parecchi anni.
Nelle consultazioni ho letto con piacere un intervento che sottopongo alla vostra attenzione. Tale intervento recita: "Ciò appare in controtendenza rispetto all'evoluzione del quadro legislativo e normativo nazionale (leggasi legge Cassese), ma anche rispetto alle direttive comunitarie che spingono in direzione di una liberalizzazione programmata e verso un sistema di maggiori garanzie della libertà nel campo dell'attività economica ed imprenditoriale.
Una proposta come quella presentata, che si fonda più su un potere inibitorio e dissuasivo della Pubblica Amministrazione piuttosto che su una griglia di vere opportunità di sviluppo e di investimento, non può trovare la scrivente consenziente.
Consideriamo quindi un gravissimo errore affidare lo sviluppo della grande distribuzione esclusivamente ad un insieme di normative di carattere urbanistico, dove l'Ente Regione risulta sia soggetto di programmazione (cosa che riteniamo legittima) sia ente gestore (cosa che non riteniamo opportuna) sovrapponendosi ai Comuni in materia di gestione degli strumenti urbanistici, realizzando così una sorta di spoliazione dei compiti e delle prerogative che l'impalcatura istituzionale delle autonomie locali assegna ai Comuni.
L'introduzione prima e la riproposizione oggi dell'autorizzazione urbanistica regionale per gli insediamenti commerciali superiore ai 4.000 metri quadrati di s.l.p, lede gravemente l'autonomia gestionale dei Comuni in materia urbanistica e rende difficile e lungo il processo edificatorio con gravi danni economici e finanziari per le imprese".
Per quanto riguarda le consultazioni devo osservare che, seppure in ritardo, seppure dietro richiesta di alcuni Gruppi di minoranza, queste si sono avute; però queste consultazioni sono state parziali, non sono state consultate, per esempio, le Amministrazioni comunali. Nella fattispecie occorre considerare, per la particolare materia trattata, che le direttive in oggetto incidono sull'operatività propria delle Amministrazioni comunali. Infatti, il procedimento di rilascio delle autorizzazioni commerciali è plurimo, ovvero prevede sia il concorso delle terminazioni regionali che configurano il nulla osta, sia il benestare preventivo al rilascio della concessione edilizia da parte del Sindaco chiamato a rilasciare l'autorizzazione amministrativa. Nella fattispecie le direttive all'esame contengono direttive di cui è dubbia la legittimità con le quali si prevede che il Comune deve procedere alla definizione della programmazione urbanistica secondo precisi criteri, peraltro in contrasto con il dettato del DM n. 375.
Alla luce di tale considerazione si impone, per un doveroso rispetto delle competenze proprie del Comune, che si proceda anche alla consultazione degli enti locali tenuti all'applicazione delle direttive che il Consiglio si appresta a varare.
Al di là delle considerazioni di merito è opportuno, sotto un profilo metodologico, che la Regione si accerti della fungibilità delle norme che introduce e della loro rispondenza alla prassi e alle opportunità operative delle varie amministrazioni. Ciò per evitare che si alimenti la polemica più volte sollevata, di norme regionali che scavalcano i referenti istituzionali locali che devono subire. Nè vale l'obiezione che questa richiesta abbia unicamente un intento defaticatorio: le consultazioni possono essere esperite in termini molto rapidi che non recano pregiudizio alcuno alla materia, non essendoci scadenze di legge; anzi, da dieci anni si attendono provvedimenti in materia. Motivo per cui sarebbe il rifiuto ad insospettire, per una fretta che in materia così delicata e rilevante non potrebbe non suonare strana.
In base a tali considerazioni - non si tratta di una dichiarazione di voto - se non avvengono queste consultazioni con gli amministratori comunali, il mio voto sarà di astensione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Ad essere sincero, egregio Assessore, devo confessare che non si pu non riconoscere nel suo impegno il valore politico dell'affrontare un argomento di questo genere, nel disordine totale in cui si trova l'attività del commercio, non fosse altro che per quei Piani commerciali comunali raffazzonati e stilati con i suggerimenti di qualche consulente di occasione, spendendoci anche qualche lira di troppo.
Ma la confusione nasce dalla trasformazione dell'economia: stiamo attraversando un momento in cui l'attività della bottega, del piccolo negozio, da pregnante che è stata nel tempo, diventa vanificata e perente.
La causa è da attribuire alla nascita dei supermercati che sono proliferati oltre ogni tendenza e misura, senza tenere conto della realtà dell'attività commerciale.
Questa situazione suggerisce una disciplina più concreta, più autorevole da parte della Regione, secondo quanto dettato anche dalla politica nazionale.
Ribadisco il riconoscimento all'impegno politico dell'Assessore che si rivela dall'articolazione di tutto ciò che comporta la proposta, nel merito della quale non intendo entrare dettagliatamente.
Il mio giudizio è squisitamente politico, forse maggiore di un semplice osservatore, perché lo stare nella politica naturalmente ci consente di avere qualche informazione in più. Il problema che però intendo porre, al di là della valutazione intrinseca della proposta di deliberazione, è come compendiare in questo momento la necessità di investimenti sostanziosi nel territorio. Si tratta di investimenti di centinaia di miliardi da parte di quell'imprenditoria commerciale che va oltre tutto ciò che è stato rappresentato dai supermercati, piccoli o grossi che fossero, dalle cooperative di consumo che hanno nel tempo guastato il tono economico politico della vita nell'agglomerato cittadino, piccolo o grande che sia.
Dentro questa politica insorgono mille altri problemi, mille non perch siano tantissimi, ma sono davvero molti: problemi della viabilità, dei parchi, delle tangenziali, della quantificazione delle percentuali di popolazione che dovrebbero fruire dei servizi, perché nell'ambito dell'economia si tratta sempre di servizi. Quindi, ci sono problemi di gestione non soltanto del territorio, ma anche dell'agglomerato cittadino.
In tal senso, gli sforzi dell'Assessorato sono stati considerevoli. I nostri parametri non sono fuori del mondo, così come non sono del tutto da sottovalutare gli emendamenti che verranno presentati dietro i suggerimenti delle opportunità di interessi che la vasta categoria, nell'economia della città, dei paesi e del territorio, rappresenta.
Si parla tanto di corporazioni, ma qui siamo nel vivo e nel pieno di interessi di parte e di corpo, che non sono fuori dall'economia dei Comuni.
Per cui riprendo il concetto: come non considerare la presa di posizione da parte dell'Assessorato e della politica corrente che impone determinate responsabilità? Vi è uno stop che si vuole frapporre in difesa - si dice delle botteghe e dei negozi, ma in realtà è una difesa dei supermercati. E' quindi uno stop che rappresenta un inghippo, perché i confini dell'economia locale non possono più essere nazionali né regionali, non possono nemmeno essere confini di città piccole e grosse, ma confini di dimensione europea perché il mercato impone questo. E il mercato nell'imporre nuove strutture che non sono dei supermercati o degli ipermercati, ma dei centri commerciali, determina uno stop agli investimenti concreti.
Allora qual è il problema politico che non si può risolvere nell'ambito di un'attività amministrativa come quella della Regione in quanto è un problema nazionale di più vasta dimensione? Quello di rivedere il sistema della distribuzione all'interno del nuovo sistema della distribuzione dei centri commerciali - chi ne ha visto qualcuno può rendersi conto di che cosa siano - che consentano nel territorio investimenti di elevatissima potenzialità nell'ordine di centinaia di miliardi, che confluiscono nell'ambito della struttura che dovrebbe essere a carico degli investitori affinché il territorio trovi una propria dimensione.
Tutto ciò non è soltanto relativo ai prodotti da vendere, e qui entrano in gioco le concorrenzialità, ma riguarda soprattutto le attività che vanno ad essere promosse. Faccio un esempio. A volte sui giornali si parla tanto facendo intendere che le prese di posizione sono nella difesa di taluni diritti. Vi parla con cuore dolente una persona che allo stato sociale ha sempre guardato, continua e vuole continuare a guardare.
Prendiamo il caso di Novara dove, in tempi brevi, sempreché la Regione e tutto il sistema di interventi lo consenta, potrebbe essere risolta un'annosissima problematica impostata dalla Banca Popolare di Novara che deve costruire il suo centro di contabilità e il suo punto di riferimento per i meeting della qualificazione e della riqualificazione aziendale. Tale Banca a Novara deve poter costruire l'università del commercio, alberghi e quant'altro rappresenta per la città un grande investimento, sempreché ci sia da parte del privato un investimento (800 miliardi) per un centro di natura radicalmente diversa, cioè un centro commerciale che non sia soltanto "il supermercato", ma la possibilità di assorbire le licenze perenti di tutto quel commercio che comunque tende a scomparire, perché il mercato non ne consente la sopravvivenza, al di là della piccola bottega che permane in qualunque centro abitato.
Vi è quindi il coinvolgimento di tutti questi valori che, quantificati e monetizzati, rappresenterebbero una salvaguardia importante e quindi la chiamata in assunzione di un componente della famiglia e tante migliaia di unità lavorative da qualificare e da riqualificare nell'ambito dei giovani in attesa di un posto di lavoro dentro una struttura del genere al di là del negozio, la vetrina persino dei negozi che si trovano in città, oppure la struttura di tipo artigianale che possa supplire.
Nell'ambito di una visione più vasta che non compete alla Regione perché entrerebbe in contrasto e in conflitto con molti interessi, come non vedere il quadro generale di uno sviluppo che dovrebbe avere un'altra attenzione? Altro che gli interessati presenti in Consiglio regionale per verificare come va a finire il voto della deliberazione, che penso la maggioranza dei Consiglieri abbia presente perché se così non fosse saremmo veramente allo sbando totale anche in materia di attività dell'Assessore Coppo, che è qualificato così come ho già ribadito.
Di fronte a queste perplessità, lo dichiaro apertamente, non ho l'animo di essere contrario, né posso dare un'approvazione sic et simpliciter perché so che gli aggiustamenti ci sono stati, ma per soddisfare chi? Quali settori commerciali sono soddisfatti, sia per quanto riguarda il negozio nelle città sia per quanto riguarda la struttura periferica? Ricordo il tempo in cui nella Regione Piemonte operavano i comprensori ma per conflitti politici fra gli interessi degli Assessori e gli interessi locali delle Province furono eliminati.
Io sono stato in un Comprensorio nel Novarese e l'intelligenza interpretativa del concedere licenze anche alle strutture che fuori dalle città, lungo il percorso delle strade provinciali, imponevano in quel momento degli svincoli tali da non creare dei pericoli, era una intelligenza nel territorio direttamente esercitata dalla politica amministrativa.
Oggi tutto questo potrà essere disciplinato e regolamentato attraverso la proposta di deliberazione, che presenterà comunque delle lentezze burocratiche se guardiamo che cosa accade per i piani urbanistici e i tempi lunghi di approvazione delle deliberazioni programmatiche. Noi prefiguriamo tutti questi vincoli al di fuori e al di là di una dimensione diversa, nell'ambito di ciò che preme alle porte e che nessuno potrà frenare perché l'economia lo imporrà. La nostra perplessità è profonda anche se l'apprezzamento all'Assessore viene espresso a tutte lettere.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale avverte la difficoltà di collocarsi sul documento perché, nella sua modestia istituzionale, cioè quella di una deliberazione attiene a materia delegata rispetto alla quale noi dovremmo essere i semplici esecutori o i migliori attuatori sul territorio di indicazioni che non ci competono.
Come dicevo, il Gruppo liberale coglie la complessità dei problemi e dei valori messi in discussione che, a nostro modo di vedere, senza peraltro censurare n' l'Assessorato n' l'Assessore, meritavano un approfondimento, una decantazione e per certi versi anche una partecipazione diversa da parte della collettività nel suo insieme. In sostanza, si tende a ridurre questa deliberazione ad un problema in cui per esempio, i cittadini sono consumatori (in qualche intervento abbiamo sentito parlare di consumatori).
Tuttavia, a mio parere, il problema è molto diverso. Con questa deliberazione si va ad impingere in modo significativo sulla qualità della vita della città, per certi versi addirittura sulla ragion d'essere di una città. Sappiamo tutti che le città del nostro tempo tendono ad assumere più funzioni e a perdere abitanti, a perdere cittadini, quindi in definitiva ad essere sradicate dalla ragione per cui si sono nel tempo concretizzate, cioè lo stare insieme.
Mi rendo conto che sono argomentazioni che vanno un po' fuori dalle questioni parametriche. Per esempio, Lawrence scrive che la vita nella città ha determinato, in mancanza di socializzazione, dei livelli di incomunicabilità e di aggressività che fanno retrocedere l'homo sapiens.
Cosa c'entra il commercio con questo? Allora, dove si realizza la vita di relazione in una città? In quale occasione? Nelle conferenze? Nel bridge? Nei salotti bene? No. La vita della città, e quindi la qualità della vita del cittadino - non solo del consumatore - si realizza nel sistema di comunicazione e di rapporti che si creano nella città.
Questo porta, a mio modo di vedere, ad un primo livello di apprezzamento di questa deliberazione, che pone sicuramente nel commercio cosiddetto specializzato - ma che io chiamo commercio tout court, perch ho qualche dubbio che debba essere specializzato a regime, non nel transitorio - uno degli elementi rispetto al quale questa deliberazione si deve confrontare, cosa che non avveniva in un lontano passato. Nel passato sostanzialmente la grande distribuzione veniva vista come un oggetto che doveva essere territorialmente e sistematicamente collocato, dando per scontato un altro fenomeno, quello del commercio tradizionale.
Quello del commercio tradizionale, a mio modo di vedere, deve essere un valore tenuto presente al di là - se mi consentite - del termine consueto dei posti di lavoro che può dare, della possibilità di non espellere, ecc.
No: le nostre città rimarranno tali se il pianoterra delle città continuerà ad essere abitato ed aperto! Ricordo un incontro avuto in un piccolo Comune quando ero Assessore dove un personaggio (che poi non ha avuto destino felice) cercava di dimostrare che in un piccolo Comune chiudere ben sei negozi per fare un centro commerciale adiacente all'autostrada era una bella operazione. Io ho replicato che quella era la prima volta che mi recavo in quel Comune e che le uniche luci che avevo visto erano - guarda caso quelle delle sei vetrine illuminate, con sei persone dentro. Non avevo visto altro. Ho detto anche che qualora si fosse realizzato il centro commerciale, l'anno dopo tornando in quel Comune, avrei visto un paese buio e deserto e, in compenso, delle luci peraltro poco comunicative e molto banali sull'autostrada.
Dico quindi che questa deliberazione è apprezzabile perché cerca di recuperare i rapporti tra i diversi soggetti presenti in questo mondo così delicato e difficile, considerando nella sua oggettività questo fenomeno.
Inoltre, si pone in termini radicali, a mio modo di vedere molto condivisibili, il problema della grande distribuzione nel senso proprio del termine, che deve essere collocato in modo visibile e separato rispetto al resto della città: la grande distribuzione deve avere una sua funzione che guarda caso non ha niente a che fare con la funzione di cui parlavamo prima.
Questi due elementi di chiarezza sono un approccio al problema concettualmente apprezzabile e che quindi deve essere condiviso, perché la chiarezza dei punti di partenza rende anche più comprensibili, e magari condivisibili o meno, le conseguenze che ne derivano sugli altri aspetti del problema.
Certo, le altre fasce di interessi coinvolti in questa materia possono considerare le loro aspettative più o meno rispettate. Quindi, per esempio lo dico anche per rispetto ad una persona presente - quando ci si pone il problema se la grande distribuzione debba essere un modo per riutilizzare i contenitori dismessi, a me sembra sbagliato dire sì, come qualcuno magari si aspetta, perché la distribuzione deve essere collocata funzionalmente sul territorio all'interno della città, a prescindere dal fatto che questa collocazione possa beneficiare o meno di minor uso del territorio utilizzando contenitori dismessi. Non è l'esistenza dei contenitori dismessi che deve guidare la programmazione in materia commerciale; al contrario, deve essere l'avvedutezza degli amministratori e degli operatori ad utilizzare i contenitori dismessi per l'allocazione di quella fascia e di quei soggetti della distribuzione che alla programmazione generale sembrano quelli ottimali, non viceversa. La programmazione guida le cose, non sono le cose che guidano la programmazione.
Quindi, anche se questa deliberazione è condivisibile in larghissima parte dal punto di vista dell'approccio, per un partito di opposizione diventa difficile esprimere un voto favorevole. In primo luogo per una ragione che prima che politica è dialettica, culturale. Il ruolo dell'opposizione è quello di individuare sempre e comunque quel margine di errore o di inadeguatezza che qualunque prodotto ha in sè. Quando un'opposizione non riesce ad individuare i limiti di un documento, di una proposta, è evidente che o non sa fare il suo mestiere o non gli è stato consentito di farlo.
Ritengo che la procedura adottata, che nasceva soprattutto dall'apprezzamento che l'Assessorato si è meritato - e non mi riferisco solo all'Assessore - presso la Commissione, ha prodotto dei processi accelerati che non consentono all'opposizione di individuare i limiti che questo documento ha; ma prima di dire che questo è perfetto - non me ne voglia l'Assessore - ci passa un po'.
Quindi un voto di astensione - e poi proverò a dire dove si colloca - è soprattutto una raccomandazione all'Assessore: il consenso del Consiglio su molte cose non significa che quel documento non sia perfettibile e discutibile. E' un voto a futura memoria, in cui le motivazioni forse saranno nella sperimentazione sul campo, quando questa deliberazione si dimostrerà più o meno inadeguata.
Ho detto quello che a noi, da un certo punto di vista, sembra pregevole, non solo condivisibile; pregevole anche perché - se mi è consentito - è il risultato di una storia di questa Regione, che non è solo la storia dell'istituzione, ma anche di come i soggetti hanno saputo collocarsi rispetto a questo problema.
Mi pare che le organizzazioni di categoria, da quelle degli esercenti a quelle della grande distribuzione, rispetto a questa materia abbiano, per esperienza e verifica personale, ma anche per conoscenza che possiamo avere dagli atti, sempre dimostrato grande capacità di capire sia le esigenze dell'ente pubblico che deve governare questi fenomeni sia le esigenze degli altri soggetti presenti sul territorio. Non abbiamo mai dovuto verificare fenomeni di intolleranza culturale o politica rispetto a questa problematica così complessa.
Questo documento quindi, a mio modo di vedere, pone la nostra Regione tra le più avanzate nell'individuazione di strumenti che tendano a governare questo tipo di fenomeno; per cui direi che anche ingegneristicamente si tratta di un documento pregevole.
Una delle ragioni che comunque ci consente di astenerci, e quindi di dichiarare aperta una questione, sta proprio nello scenario che siamo riusciti a costruire per la nostra Regione, che è quello dello strumento della leva urbanistica per il governo di fenomeni che non possiamo governare, trattandosi di materia delegata (non trasferita), rispetto alla quale lo Stato, anche solo con un semplice decreto ministeriale, pu mettere in crisi tutta la cultura regionale che nel frattempo la stessa si è costruita.
L'esperienza l'abbiamo fatta in questa Regione: i provvedimenti del cosiddetto decreto Battaglia hanno sostanzialmente messo in crisi la capacità di governo regionale, nel senso che la sottrazione del nulla osta sugli ampliamenti ha di fatto vanificato ogni possibilità della Regione di gestire questa materia; rispetto a questo ci siamo inventati una nostra strada, quella della coerenza urbanistica e quindi della leva urbanistica rispetto agli interventi di natura commerciale: questa è un po' la nuova frontiera che ci siamo costruiti. Peraltro, signor Assessore, la nuova frontiera che ci siamo costruiti è una frontiera in movimento, e soprattutto non deve essere considerata un momento di arrivo, il che sarebbe estremamente pericoloso. E su questo richiamo anche l'attenzione del collega che mi ha preceduto.
L'autonomia del Comune in materia urbanistica è totale ed assoluta quindi, contrariamente a quanto sembra, il fatto che, insieme alle questioni di natura socio-economica e di compatibilità dei diversi soggetti investiti dal fenomeno commerciale, si utilizzi il documento urbanistico come chiave di lettura o griglia di valutazione è sostanzialmente una remissione all'autorità comunale del governo vero di questa materia.
Questo, per certi versi - l'Assessore non me ne voglia è molto rischioso; ridurre un diritto degli operatori ad operare ad una scelta assolutamente discrezionale dei Comuni di inserire nei loro Piani la possibilità delle realizzazioni stesse (di diritto degli imprenditori piccoli o grandi che siano), è un salto a forte rischio.
Noi condividiamo che si sia fatto questo salto, perché è l'unico che consente alla Regione un governo vero della materia e soprattutto un'armonizzazione delle esigenze dell'imprenditoria e del commercio rispetto alle esigenze della collettività intesa non solo in termini socio economici (spero che qualche collega l'abbia colto), nonché una difesa del commercio tradizionale che io rifiuto nel termine "specializzato".
Sono convinto che tornerà un tempo in cui nelle città si potrà vivere gestendo delle mini-attività che magari rendono solo come lavorare alle dipendenze della Regione; per svolgere queste attività non è necessario firmare bauli di cambiali, indebitarsi con le banche per tre generazioni: questa è la nuova frontiera alla quale dovremmo guardare. Poiché gli interessi non sono solo quelli dei commercianti, ma anche quelli dei cittadini di avere una città vissuta, aperta, luminosa e non chiusa (quando viene meno l'interesse strettamente economicistico a tenere aperta la struttura), leggo con qualche fastidio il termine "specializzato", perch tende a dire che il piccolo esercizio è di tipo elitario, per cui deve vendere solo cose di lusso, deve essere collocato solo in aree di pregio.
Così non è.
Ma torniamo alla questione, Assessore. L'utilizzo dell'arma che ci siamo inventati, quella della compatibilità urbanistica come vero elemento di governo, pone la Regione nella necessità di fare qualcosa di più e di diverso, cioè di costruirsi - e qui sarà di nuovo un fatto di fantasia politica, ma secondo me soprattutto di autorevolezza politica uno scenario (ritornando all'antico: è un paradosso) di allocazioni e di insediamenti della grande distribuzione che o in termini legislativi - ma mi sembra difficile - o in termini di autorevolezza e di validità culturale mettano i Comuni nella necessità culturale od autorevole di collocarsi. Se non riusciamo a fare questo, cioè a disegnare uno scenario ottimale, per il quale chiediamo il concorso del Comune senza poterlo obbligare, si pone il problema, Assessore.
Quale Comune colloca sul proprio territorio una struttura di grande distribuzione che immediatamente viene vista come disastrante rispetto al sistema esistente? Un Comune piccolo in cui il consenso non è in grado di agire; un Comune piccolo che probabilmente poi trasferisce i disastri sul Comune grande viciniore. Altrimenti mi sembra difficile immaginare che un Comune, che come tutti, per qualunque decisione politica, ha nel consenso uno degli elementi decisivi del proprio operare, possa agire.
Quindi, a mio modo di vedere, se l'individuazione di un'area per la grande distribuzione non è nel rispetto o nell'adesione ad un progetto regionale, è un'operazione che non ci sarà - devo dirlo - se non in conseguenza di spinte speculative; attenzione: non mi riferisco solo a quelle immobiliari, ma anche a quelle di altra natura, per esempio quelle dell'occupazione, che sono comunque spinte speculative, cioè tendono ad ottenere un risultato (speculare vuol dire ottenere un risultato, non c'è niente di immorale in questo termine).
Mi chiedo se sia del tutto accettabile uno scenario per cui il diritto degli operatori a realizzare il modello che la cultura moderna produce passi attraverso un momento di decisione del Comune che probabilmente, se c'è, non è una conseguenza della razionalità, ma della reazionarietà o di qualche tipo di esigenza. A me pare quindi che, quanto meno, una ragione di astensione su questo ci sia, perché anche se questa deliberazione non si poteva porre il problema, sicuramente individua, a modo di vedere mio e del collega Fulcheri, il limite di non garantire al sistema commerciale nel suo complesso la possibilità di realizzarsi se non all'interno di un'adesione a priori dei Comuni: questo mi sembra un paradosso e un limite che dobbiamo superare.
Non possiamo contraddirci tornando indietro, rinunciando allo strumento di tipo urbanistico per governare questa materia; dobbiamo fare un passo avanti, che è quello di avere la capacità, in tempi non lunghissimi, di darci uno scenario o un piano (scelga chi verrà dopo di noi, perché sono diverse le cose, io preferirei uno scenario). Ho l'impressione che una società come la nostra, matura, complessa, una vera società delle autonomie perché la società delle autonomie vuol dire questo - possa con un solo scenario coinvolgere gli enti locali alla realizzazione dello scenario senza bisogno di inventarsi strumentazioni e legislazioni che finirebbero per sembrare prescrittive, mentre di questo non si tratta.
Per quanto riguarda gli emendamenti dichiaro che li valuteremo puntualmente, ma c'è un'esigenza che mi auguro che negli emendamenti, che non ho avuto tempo di scorgere, sia stata realizzata: un'esigenza di chiarezza per quanto concerne i termini (soprattutto la delibera sulla sanità deve su questo farci essere molto chiari). Anche se vige il principio che il tempo lo regge la legge, il problema delle pratiche giacenti che debbono essere lette alla luce della normativa che le regolava quando sono state presentate, a me sembrerebbe molto bene che emergesse in documenti. Questo per non fare ricadere sul provvedimento singolo, quando si porrà la questione, la questione stessa con tutte le incertezze di interpretazione che possono venire da questo o quel Assessore, o da questo o quel giudice del TAR. Mi sembrerebbe che un'interpretazione autentica in delibera, qualora l'Assessore convenisse che questa è l'interpretazione che si deve dare, è bene che sia in atti, perché metterebbe l'Amministrazione regionale al riparo da rischi di incidenti di percorso che nell'incertezza ci possono sempre essere.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Questa delibera potrebbe anche essere passabile, ma purtroppo è sempre la realizzazione dei punti migliori delle delibere che si prospetta lontana per difetto di verifica. La liberalizzazione è giusta, l'economia deve essere libera e anche liberistica, però non si può mai prescindere dalla razionalità e dalla giustizia. Quindi ci sono alcuni punti importanti che finiscono poi sempre per essere trascurati in queste sistemazioni legislative o legiferanti. Per esempio, la qualità della merce: certo, non è facile controllare la qualità, eppure il controllo della qualità io penso sia un dato essenziale, primario, però è una cosa che si deve fare. Io penso che in questo campo la Regione dovrebbe fare molto, ma ho l'impressione che non faccia molto.
Inoltre, se certe categorie stanno morendo, economicamente, è perché si fa sempre più complicato il passaggio dal produttore al consumatore: anche su questo non si fa abbastanza. L'agricoltura non sarebbe nella situazione in cui si trova, a parte i compromessi pseudo-europeistici che abbiamo subìto per imposizione di centrali europee che non erano affatto liberiste anzi erano piuttosto stataliste. C'era una prevalenza del socialismo a livello europeo, certo non era greve come il socialismo che abbiamo conosciuto in altri Stati, anche in Italia, ma intanto esisteva, certamente in gran parte a nostro danno.
Poi c'è il fatto importante che una delle funzioni del commercio è anche l'effetto calmiere. I mercati esistono da molti secoli proprio per questo effetto calmiere, ma purtroppo anche questo principio non è molto rispettato: capita alle volte di trovare sui mercati i prezzi dei negozi.
Infine, il nulla osta. Se noi pensiamo che questi ipermercati supermercati, finiscono sovente per far chiudere i piccoli esercizi, ci dovrebbe essere - bisogna poi vedere fino a che punto è stabilito e fino a che punto soprattutto è realizzato, è attuato - una specie di precedenza (per chi volesse parlare difficile si potrebbe dire "prelazione"), di quelli che devono chiudere per questa concorrenza che non è poi sempre a vantaggio del consumatore. Quindi, se c'è qualcuno da reimpiegare, da non disoccupare, è proprio chi magari per parecchi anni ha esercitato abbastanza bene la professione commerciale e poi si vede all'improvviso mancare la clientela e quindi si trova sul lastrico: costui dovrebbe avere precedenza nelle assunzioni, ma non risulta. Nei supermercati invece io vedo dipendenti giovanissimi, non voglio dire che i giovani non debbano essere occupati, però penso che quando sorgono questi casi di disoccupazione indotta, forzata, dovrebbe esserci questa precedenza.
Questa e molte altre ragioni mi indurrebbero a votare contro, perch come ho detto - purtroppo anche le leggi e le delibere ben fatte, a livello regionale hanno il difetto gravissimo che non sono accompagnate da un vero controllo: siamo sempre surclassati dalla Magistratura e invece dovrebbe avvenire il contrario. L'ho detto anche per la sanità: se si fosse fatto prima, si sarebbe evitato di subire, dopo, certe iniziative. Penso che in tutti i campi la Magistratura non debba fare da rimorchio, bensì da battistrada, questo per suo dovere d'ufficio, non c'è neanche bisogno di denunce, ed essere stimolata dagli organi come il nostro, legislativo ed esecutivo. Qualcuno potrebbe obiettare che la proposta di deliberazione è tecnica, ma perché il tecnicismo non sopraffaccia i principi ho fatto il mio intervento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola in discussione generale, ha facoltà di replicare l'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Rispondo brevemente ai Consiglieri che sono intervenuti.
Innanzitutto sottolineo che in una materia di rilevantissima complessità, con fortissimi interessi coinvolti, mi pare che il Consiglio regionale confermi la propria autonomia e possa quindi perseguire un provvedimento che costituisca un punto di equilibrio e di governo del settore.
Sottolineo solo alcuni punti.
Il primo, la questione del rapporto con i Comuni. Il collega Germanetto ha avuto un'esauriente risposta dal collega Marchini. So che il collega Germanetto ha citato altri, ma qui è una di quelle questioni in cui fa premio l'esperienza dell'Amministrazione regionale: in realtà è proprio vero, questo provvedimento punta su una forte responsabilizzazione dei Comuni, con le conseguenze che anche il Consigliere Marchini ha sottolineato. E' l'esatto contrario di un tentativo di sostituire ad una dialettica corretta tra programmazione regionale e potestà comunali un circuito univoco.
Secondo punto: la base normativa di queste indicazioni programmatiche è la L.R. n. 56/77 e successive modificazioni. In particolare la L.R. n. 70 che dà uno strumento di governo forte alla Regione, ed è chiaro che questa deliberazione si sforza di dare piena coerenza ed attuazione a questa base normativa della nostra Regione.
Terzo punto: io credo che non si possa prescindere da una valutazione del punto in cui interviene la nostra programmazione. La nostra Regione ha avuto un accelerato processo di modernizzazione e dunque anche l'opinione delle associazioni di categoria corrisponde, io credo, a un dato di realtà.
Non vi sono le motivazioni per un ulteriore incontrollato sviluppo. Abbiamo bisogno invece di uno sviluppo che sia soprattutto sul terreno della trasformazione qualitativa e che superi gli squilibri tuttora esistenti; la media regionale di presenza del commercio moderno in Piemonte è la media di situazioni locali molto differenziate. Proprio per questo abbiamo bisogno attraverso lo strumento della programmazione e i contigenti che abbiamo previsto, di incentivare la diffusione nelle realtà più arretrate.
Questo mi pare anche l'unico vincolo per tenere insieme la valutazione sullo stato di fatto e dunque la necessità di criteri più restrittivi rispetto agli ultimi anni.
La connessione tra urbanistica e commercio dà coerenza al provvedimento che è sottoposto al Consiglio regionale ed anche al criterio per la valutazione dei diversi emendamenti proposti, che in buona parte possono essere migliorativi, possono eliminare contraddizioni tra le diverse parti della complessa delibera che sottoponiamo al Consiglio, ma che non devono svuotare gli elementi di governo in mano alla programmazione regionale, che sono appunto la connessione urbanistica delle nostre politiche commerciali ed il tentativo di riportare lo sviluppo sotto un controllo più serio rispetto a quello che abbiamo avuto negli ultimi anni, perché la nostra programmazione - ha ragione Marchini - che ha la tradizione positiva degli ultimi quindici anni, ha subìto anche delle sconfitte.
Vi sono alcuni aspetti per cui diciamo che la questione ha avuto persino rilevanza penale, ma dal punto di vista politico dobbiamo trarne le conseguenze: anche le sconfitte della programmazione subìte negli ultimi anni devono trovare una risposta politica ed amministrativa. Non nascondo che queste indicazioni programmatiche nascono anche dalla preoccupazione di dare una risposta non demagogica alla necessità di attribuire autorevolezza ed autonomia rispetto agli interessi in campo della programmazione regionale.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa.
Passiamo pertanto all'esame del dispositivo della deliberazione, che reca un allegato, che fa parte organica della stessa, organizzato in articoli, rispetto ai quali sono stati presentati numerosi emendamenti. Il voto si svolgerà sui singoli emendamenti e poi ci sarà un voto unico sull'insieme della deliberazione con gli eventuali emendamenti approvati dal Consiglio.
I colleghi hanno, già da qualche tempo, ricevuto il plico degli emendamenti. Faccio solo presente che questo plico reca qualche imperfezione dal punto di vista dell'ordine dei vari emendamenti. Io sottoporrò all'esame del Consiglio gli emendamenti nell'ordine logico che è quello relativo ai vari articoli dell'allegato, segnalando, se del caso, ai Consiglieri, dove e come ritrovare nel loro plico l'emendamento conseguente.
Il Consigliere Bosio per quale ragione chiede di intervenire? Se è per porre un problema procedurale, ha facoltà di intervenire.



BOSIO Marco

Faccio una richiesta. Gli emendamenti devono essere illustrati, è vero?



PRESIDENTE

Se del caso; se il presentatore lo ritiene.



BOSIO Marco

"Se il presentatore lo ritiene": poiché è materia molto specialistica il sottoscritto - che non ne capisce molto e intenderebbe capirne fino in fondo - chiede che gli emendamenti vengano illustrati con il massimo di chiarezza di significato possibile, oltreché letterario perché in molti emendamenti non si capisce cosa ci sia scritto.



PRESIDENTE

Giro la sua richiesta all'intero Consiglio e in particolare ai presentatori dei singoli emendamenti che, eventualmente, terranno conto di questa richiesta. Credo che poi anche la Giunta, nel pronunciarsi sui singoli emendamenti, potrà utilmente dare degli elementi informativi a giustificazione della scelta che indicherà al Consiglio.
Procediamo quindi all'esame degli emendamenti.
1) Emendamento presentato dal Consigliere Mollo: all'art. 3, sostituire il comma quarto come segue: "L'autorizzazione amministrativa verrà rilasciata dalla Giunta regionale contestualmente alla delibera di nulla osta previo esame del progetto di massima dell'intervento da cui risulti: la compatibilità di destinazione d'uso dell'immobile o del terreno, la conformità del progetto con gli indici di edificabilità (superficie coperta, altezza, volumi standard di parcheggio e viabilità previsti dal Piano regolatore generale comunale e dalle leggi urbanistiche).
Alla documentazione da produrre unitamente all'istanza di autorizzazione urbanistica dovrà essere allegata una dichiarazione asseverata attestante la conformità e l'ammissibilità generale dell'intervento edificativo proposto sottoscritta dal professionista che ha redatto il progetto stesso. La delibera di nulla osta e di autorizzazione urbanistica dovrà prendere atto di tale dichiarazione e prescrivere il rispetto di tali vincoli urbanistici in sede di rilascio della concessione edilizia da parte del Sindaco".
La parola al Consigliere Mollo, che ha facoltà di illustrarlo. Invito i presentatori degli emendamenti, pur recependo la richiesta logica e sensata del collega Bosio, ad illustrarli con una certa sintesi. Prego, Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

A me non pare troppo complicato questo emendamento in quanto tende ad una semplificazione burocratica del nulla osta introducendo il concetto di autocertificazione asseverata. La possibilità di procedere per il nulla osta nel senso indicato dall'emendamento sembra evitare quelle lungaggini che normalmente si verificano quando si tratta di proposte e di impegni da parte di operatori economici che ovviamente tendono ad investire nel tempo più logico possibile e non nei tempi lunghi che possono anche modificare evidentemente le condizioni economiche per cui la proposta è stata fatta.
Da questo punto di vista non credo di dover dire altro e lascio all'Assessore la possibilità di valutare questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Leggo con molta fatica l'emendamento scritto dal collega Mollo. Ho sentito la sua spiegazione; sollevo dei dubbi sulla possibilità di considerare corretta, su un tema di certificazione urbanistica, una procedura come quella proposta: che si preveda un'autocertificazione di ammissibilità per quanto riguarda la destinazione dell'intervento edificativo.
Mi sembra che nella prassi corrente non esista questa fattispecie. Pi che di autocertificazione si tratterebbe, spesse volte, di autointerpretazione di norme che devono, viceversa, essere interpretate dagli uffici competenti.
Ho dei dubbi che sia ammissibile una procedura di questo genere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Nutro gli stessi dubbi del collega Chiezzi, comunque la Giunta non accoglie l'emendamento, in quanto stiamo esaminando una deliberazione che certamente non può modificare la L.R. n. 70.
Ci possiamo impegnare affinché il procedimento di autorizzazione, ai sensi della L.R. n. 70, e il procedimento di nulla osta, ai sensi delle indicazioni programmatiche, siano il più possibile coordinati ed unificati in modo che i tempi burocratici di istruttoria vengano ridotti e resi coerenti con le esigenze anche delle iniziative imprenditoriali.
Da questo punto di vista la Giunta può assumere questo impegno di semplificazione organizzativa, ma non può accogliere l'emendamento nella sua forma.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 3 astensioni.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto: proposta di emendamento per necessità di coordinamento dei posti auto alle tipologie distributive descritte, alle finalità della programmazione perseguibili con la determinazione dei contingenti per le zone di addensamento A e B: all'art. 4, comma quinto, il punto a) è sostituito dal seguente:



PRESIDENTE

TABELLA N. 1



PRESIDENTE

a) Fabbisogno totale minimo di parcheggi per supermercati e discount: Tipologia Classi dimensionali Parcheggi totali (mq sup, di vendita) (numero) zone A e B zone C e D da a da a supermercati e 400 600 20 40 + 30% discount 600 1.500 40 85 + 30% (S e DS) 1.500 2.500 85 185 + 30% Per le zone di addensamento commerciale C e D, di cui al successivo art. 5, i valori sopra indicati sono incrementati del 30%. Per le superfici di vendita intermedie alle classi dimensionali il numero dei parcheggi necessari si computa con il seguente criterio: Campo di variazione Metodo di calcolo superficie di vendita del numero dei parcheggi (sup, vend.) (n) zone A e B zone C e D 400 lt; sup, vend. < 600 n = 20+0,10 (s - 400) + 30% 600 < sup vend. < 1.500 n = 40+0,05 (s - 600) + 30% 1.500 < sup, vend. < 2.500 n = 85+0,10 (s - 1.500) + 30% b) Fabbisogno totale minimo di parcheggi per ipermercati e discount: Tipologia Classi dimensionali Parcheggi totali (mq sup, di vendita) (numero) da a da a ipermercati 2.500 3.500 240 440 e 3.500 6.000 440 940 discount 6.000 9.000 940 1.840 (I e DS) > 9.000 4 posti parcheggio ogni 10 mq Per le superfici di vendita intermedie alle classi dimensionali il numero dei parcheggi necessari si computa con il seguente criterio: Campo di variazione Metodo di calcolo superficie di vendita del numero dei parcheggi (sup, vend.) (n) 2.500 < sup, vend. < 6.000 n = 240+0,20 (s - 2.500) 6.000 < sup vend. > 9.000 n = 940+0,30 (s - 6.000) sup, vend. > 9.000 n = s x 0,40 La parola al Consigliere Vaglio per l'illustrazione.



VAGLIO Roberto

La questione che viene affrontata da questo emendamento è già stata ampiamente discussa - i colleghi che hanno partecipato ai lavori lo ricorderanno - in III Commissione.
Questo emendamento si propone di creare, per le varie classi dimensionali dei parcheggi, delle condizioni più omogenee. Nel presentare questo emendamento abbiamo voluto tenere conto anche delle condizioni "ambientali", cioè sulla possibilità effettiva delle aziende operanti fuori dai centri urbani, fuori dalle periferie, di poter concedere un numero di parcheggi superiore.
Sottolineo che gli emendamenti che ho presentato con il collega Germanetto hanno come finalità la riduzione dirigista che questa deliberazione impone alla gestione del commercio nella nostra Regione. Noi sappiamo che è una scelta di politica regionale che distingue la Regione Piemonte da tutte le altre Regioni d'Italia.
Non credo che la quasi totale liberalizzazione del settore, come accade in Regione Lombardia, sia l'ottimo, ma un eccessivo controllo, un'eccessiva programmazione nella nostra Regione non ritengo sia del tutto accettabile.
Questo perché diventa estremamente facile cadere sotto le pressioni di questo piuttosto che di quel soggetto del mondo del commercio.
Questi emendamenti sono tutti - per primo questo - indirizzati a cercare di ridurre al massimo la capacità di pressione di alcuni soggetti rispetto ad altri; quindi cercare di rendere la più oggettiva possibile questa deliberazione che è comunque in un filone che si propone di razionalizzare, gestire e programmare, forse in modo un po' troppo puntuale, lo sviluppo di un settore che è di difficile previsione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

L'emendamento è maggiormente congruo rispetto alle dotazioni previste per le diverse classi dimensionali, quindi la Giunta lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 2 astensioni.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto: proposta di emendamento per consentire il perseguimento degli obiettivi della programmazione e per non penalizzare i p.v, piccoli e medi extra-alimentari nell'ambito dei centri urbani: all'art. 4, comma quinto, al punto b), che diventa c) per effetto del precedente emendamento, dopo le parole "specializzate (ES)", aggiungere le parole ", nelle zone di addensamento commerciale C e D, di cui al successivo art. 5".
La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

La Giunta accoglie questa proposta di emendamento.



PRESIDENTE

Lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 3 astensioni.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto: proposta di emendamento per consentire il perseguimento degli obiettivi della programmazione e per non penalizzare i p.v, piccoli e medi extra-alimentari nell'ambito dei centri urbani (emendamento connesso al precedente): all'art. 4, comma quinto, al punto c), che diventa d) per effetto del precedente emendamento, dopo le parole "per piccoli esercizi specializzati", aggiungere le parole ", nelle zone di addensamento commerciale C e D, di cui al successivo art. 5".
La parola al Consigliere Vaglio per l'illustrazione.



VAGLIO Roberto

L'emendamento è conseguenza del precedente.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Anche tale emendamento viene accolto dalla Giunta.



PRESIDENTE

Lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 2 astensioni.
5) Emendamento presentato dall'Assessore Coppo: al comma dodicesimo, dopo le parole "superficie di vendita", il testo viene così sostituito: "in base ai disposti dell'art. 21 della L.R. 5/12/1977, n. 56 s.m.i.".
La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Gli uffici hanno rilevato che poteva esserci una difficoltà di interpretazione, per cui abbiamo chiarito meglio che le aree di gioco, di tempo libero ed attività collettive previste da questo articolo sono quelle previste dalla L.R. n. 56.
E' semplicemente a chiarimento del comma.



PRESIDENTE

Mi pare che la questione sia chiara e di natura sostanzialmente tecnica.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Coppo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto: all'art. 5, la lettera c) del comma terzo è modificata come segue: "C - Zone di addensamento commerciale in sviluppo.
Sono gli ambiti territoriali ubicati nelle fasce periferiche urbane bene accessibili, scarsamente dotati di servizi nonostante vi sia un elevato potenziale livello di domande.
Sono preferibilmente lambiti e/o percorsi da grandi infrastrutture viarie di tipo urbano ed extra-urbano.
Si considerano tali gli ambiti territoriali che non rispondano ai requisiti per essere riconosciuti zone di addensamento commerciale di tipo A o B e soddisfino tutte le seguenti prescrizioni: nella fascia isocrona dei 10' (dieci minuti primi) di percorrenza viabilistica devono essere presenti non meno di 60.000 abitanti residenti la distanza dai confini di una zona di addensamento commerciale A o B non deve essere superiore ai 2,5 km lo strumento urbanistico generale vigente deve consentire la contestuale realizzazione o completamento di una superficie edificabile con destinazione d'uso commerciale al dettaglio per non meno di 4.000 mq e non più di 15.000 mq.
Nei Comuni turistici o appartenenti ad una Comunità montana sono considerate zone commerciali di tipo C quegli ambiti territoriali preferibilmente pianeggianti, bene accessibili nell'ambito di 5' (cinque minuti primi) di percorrenza automobilistica da zone commerciali di tipo A o B o da zone commerciali ove sia insediato un mercato ambulante con almeno trenta banchi in un solo mercato".
La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Tranne piccoli aggiustamenti, tra cui l'ampliamento alle zone di addensamento commerciale B ed il numero degli abitanti residenti che scenderebbe da 60.000 a 40.000, la cosa di maggiore importanza è l'aggiunta dei Comuni turistici tra i Comuni considerati zone commerciali di tipo C nel cui ambito è ammessa una zona di tipo C a soli 5 minuti di distanza di percorrenza automobilistica dalle zone commerciali. Quindi, oltre ai Comuni appartenenti alle Comunità montane abbiamo ritenuto necessario e giusto aggiungere anche i Comuni turistici. Per cui l'emendamento porta, come sostanziale variazione al testo presentato dalla Giunta, l'implementazione ai Comuni turistici della possibilità di avere zone commerciali di tipo C a soli 5 minuti di percorrenza dalle zone commerciali di tipo A o B.



PRESIDENTE

Mi permetto di chiederle un chiarimento, per capire se lei ha comunicato anche una modifica al testo dell'emendamento presentato.



VAGLIO Roberto

Come avevo detto in precedenza, c'era un errore nel terzo comma dove c'è scritto "nella fascia isocrona dei 10 minuti primi di percorrenza viabilistica devono essere presenti non meno di 60.000 abitanti residenti".
In effetti, il numero è da intendersi come 40.000.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

L'emendamento per la parte più rilevante rimedia ad una contraddizione presente con l'art. 6: si prevedeva una certa tipologia e la superficie edificabile che ora, con la correzione proposta dal collega Vaglio, diventa coerente.
Invece, per quanto riguarda l'inserimento dei Comuni turistici, poich la questione della definizione dei Comuni turistici è sottoposta ad una modificazione legislativa proprio in queste settimane, consiglierei di non inserire ora questo elemento. Una definizione in questo momento sarebbe molto equivoca, in quanto non abbiamo dei riferimenti certi. Una volta ridefinita in maniera chiara e non equivoca la questione di quali sono i Comuni turistici, la possiamo riesaminare. La Giunta è senz'altro disponibile.
Quindi, senza l'inserimento della parola "turistici", la Giunta pu accogliere l'emendamento.



VAGLIO Roberto

Ritiro la parola "turistici".



PRESIDENTE

Quindi, l'ultimo capoverso dell'emendamento, dove ora si dice "Comuni turistici o appartenenti ad una Comunità montana" diventerebbe "nei Comuni appartenenti ad una Comunità montana" .
Pongo in votazione l'emendamento così modificato ed accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 3 astensioni.
7) Emendamento presentato dal Consigliere Mollo: all'art. 5, comma terzo, al capoverso "C - Zone di addensamento commerciale in sviluppo", sostituire il comma: "- nella fascia isocrona dei 10 minuti di percorrenza viabilistica devono essere presenti non meno di 60.000 abitanti" con: "- nella fascia isocrona dei 10 minuti di percorrenza viabilistica devono essere presenti non meno di 30.000 abitanti e nell'isocrona dai 10' ai 20' non meno di 40.000 abitanti".
8) Emendamento presentato dal Consigliere Mollo: all'art. 5, comma terzo, al capoverso "D - Zone di addensamento commerciale in progetto", eliminare la "D" negli artt. 6 e 7 e relative prescrizioni.
La parola al Consigliere Mollo per l'illustrazione di entrambi gli emendamenti.



MOLLO Francesco

Con il secondo emendamento si propone la soppressione del punto D.
D'altra parte tale questione è stata superata con il voto appena espresso.
Di conseguenza, l'Assessore, avendo accolto l'altra proposta, dà per scontato che non intende sopprimere il punto D. E' chiaro che se il punto D fosse stato soppresso, non si sarebbe più dovuto richiamare negli articoli successivi. Nel momento in cui non passa la proposta, anche le eventuali modifiche degli articoli successivi non hanno senso.
Invece per quanto riguarda il punto C, cioè le zone di addensamento commerciale, la proposta è di sostituirlo con "nella fascia isocrona di 10 minuti di percorrenza viabilistica devono essere presenti non meno di 30.000 abitanti e nell'isocrona dai 10 ai 20 minuti non meno di 40.000 abitanti".



PRESIDENTE

Se ho capito bene, l'emendamento relativo al punto D è superato, quindi è da considerarsi ritirato.
Rimarrebbe in vigore l'emendamento relativo al capoverso C, con la sostituzione di una frase.
La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

La Giunta non lo accoglie, perché è appena stata approvata una modificazione diversa. Quindi, questa sarebbe contraddittoria con quella che abbiamo appena approvato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

Data la risposta dell'Assessore, si può obiettare che bisognava tenere conto anche di questa proposta. Trovandosi di fronte ad una proposta già votata, mi pare inutile votare l'emendamento superato dalla votazione precedente.



PRESIDENTE

Pertanto, anche l'altro emendamento presentato dal Consigliere Mollo è da considerarsi ritirato.
9) Emendamento presentato dall'Assessore Coppo: all'art. 5, comma terzo, al paragrafo "D - Zone di addensamento commerciale in progetto", al primo capoverso, dopo le parole "- nella fascia isocrona dei", sostituire le parole "30' (trenta minuti primi)" con le parole "20' (venti minuti primi)".
La parola all'Assessore Coppo per l'illustrazione.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Nelle zone D la fascia isocrona di riferimento viene ristretta da 30 a 20 minuti; con ciò si garantisce meglio, nei requisiti che queste zone di addensamento commerciale hanno, il fatto che non si tratti di insediamenti isolati, ma che abbiano un forte riferimento anche a centri urbani rilevanti.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 2 astensioni.
10) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto: all'art. 6, il titolo della lettera PC) del comma terzo è modificato come segue: "PC) Parchi commerciali periferici, in progetto".
L'emendamento è molto chiaro ed ha contenuto tecnico.
La parola alla Giunta.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Lo accogliamo.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione tale emendamento, accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 3 astensioni.
11) Emendamento presentato dall'Assessore Coppo: all'art. 6, comma quarto, alla prima tabella dal titolo "Tipologie di vendita: Supermercato (S), Ipermercato...", al titolo della terza colonna dopo la parola "parte", aggiungere la parola "orientativa".
La parola all'Assessore Coppo per l'illustrazione.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Anche questa è un'esplicitazione che si è resa necessaria sulla base della verifica degli uffici. Si tratta semplicemente di aggiungere al problema dell'attività trainante la parola non minima, perché non aveva senso (è un errore di stampa), ma orientativa.
Come ci è stato fatto osservare, queste proporzioni sono indicative, e quindi aggiungere la parola "orientativa" chiarisce meglio che si tratta di definizioni indicative delle diverse tipologie, e non di un fatto puramente aritmetico.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 2 astensioni.
12) Emendamento presentato dall'Assessore Coppo: all'art. 6, comma quarto, alla tabella dal titolo: "Tipologie di vendita: Centro Commerciale (CC) e Centro Commerciale Tematico (CC Tematico)", al titolo della terza colonna, dopo la parola "vendita" aggiungere la parola "orientativa" e alla riga "CC Tematico", ultima colonna, dopo le parole "precedenti tipologie", aggiungere le parola "centro commerciale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 2 astensioni.
13) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto: all'art. 7, il comma ottavo è modificato come segue: Le aree di gravitazione commerciale di ciascun punto vendita per il quale è richiesto il nulla osta, distinte per zona di addensamento commerciale, sono così definite:



PRESIDENTE

TABELLA N. 2



PRESIDENTE

Zone di addensamento Distanza da considerare per il calcolo commerciale del contingente A e B 2 km nei Comuni con popolazione inferiore ai 40.000 abitanti e 1 km negli altri Comuni di raggio intorno all'insediamento commerciale C fasce isocrone 0-10' di percorrenza automobilistica dall'insediamento commerciale D fascia isocrona 0-20' di percorrenza automobilistica dall'insediamento commerciale Ha chiesto la parola il Consigliere Mollo; ne ha facoltà.



MOLLO Francesco

Per evitare che succeda quello che è successo prima, poiché ci sono alcuni emendamenti all'art. 7 che più o meno riguardano la stessa cosa sarebbe opportuno che, oltre ad essere illustrati dai presentatori venissero esaminati complessivamente dall'Assessore, in modo da trovare la possibile sintesi fra loro; altrimenti succede che si vota sull'emendamento di uno e poi automaticamente sull'altro non si discute, perché è già stato approvato quello precedente.



PRESIDENTE

Mi sembra una proposta ragionevole.
Alcuni di questi emendamenti sono stati proposti dal Consigliere Vaglio e uno dal Consigliere Mollo; se il Consigliere Vaglio può essere così gentile da illustrare complessivamente la sua parte, lo stesso potrà fare il Consigliere Mollo e l'Assessore, in replica, chiarirà la posizione della Giunta sul gruppo di emendamenti all'art. 7.
14) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto: all'art. 7, la tabella del comma nono è sostituita dalla seguente:



PRESIDENTE

TABELLA N. 3



PRESIDENTE

Area di gravitazione per Residenti Comune Periodo 1995/1998 zona addens, commerciale (abitanti) tab. VIII* tab. IX A - B < = 10.000 mq 1.500 mq 1.600 > 10.000 mq 2.700 mq 2.700 15) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto: all'art. 7, la tabella del comma decimo è sostituita dalla seguente:



PRESIDENTE

TABELLA N. 4



PRESIDENTE

Zone Fasce Comune Periodo 1995/1998 addens. isocrone di commerciale riferimento tab. tab. VIII IX C 0-10' Torino 55 40 altri 70 50 D 0-20' Torino 40 30 altri 50 40 16) Emendamento presentato dal Consigliere Mollo: all'art. 7, sostituire al comma decimo il primo capoverso e la tabella con: Il contingente disponibile per nuove aperture, fatto salvo quanto prescritto al comma undicesimo, per le zone di addensamento commerciale C è così determinato:



PRESIDENTE

TABELLA N. 5



PRESIDENTE

Zona di addensamento Fasce isocrone Comune Quadriennio commerciale 1995/1998 VIII - IX Torino 20-15 0 10 altri 50-20 C 10 - 20 Torino 20-15 altri 50-20 17) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto: all'art. 7, il comma undicesimo è sostituito dal seguente: Per le zone di addensamento commerciale C e D, in ogni caso, nelle fasce isocrone di riferimento 0-5' e 0-20', qualora siano insediate tipologie commerciali analoghe a quella per la quale è richiesto il nulla osta, è da verificare che la quota di mercato assorbita nel complesso dall'insieme degli insediamenti commerciali che superano i limiti di cui agli artt. 26 e 27 della legge 11/6/1971, n. 426 e la nuova ipotesi di autorizzazione, limitatamente ai generi di largo e generale consumo rispettivamente per la tabella VIII e per la tabella IX, non superi gli ordini di grandezza riportati nella tabella che segue:



PRESIDENTE

TABELLA N. 6



PRESIDENTE

Quota max di domanda assorbita Tabelle merceologiche Biennio 1995/1996 Biennio 1997/1998 0-5' - 0-20' 0-5' - 0-20' VIII 25 20 30 25 IX 16 10 15 15



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio per l'illustrazione degli emendamenti.



VAGLIO Roberto

Il primo emendamento, che è al comma ottavo, in sostanza varia la distanza da considerare per il calcolo del contingente nei Comuni al di sopra dei 30.000 abitanti, riducendo la distanza prevista di 2 km a 500 metri. Questo per consentire ancora un minimo di insediamento all'interno di questi Comuni. Mi pare che non vi siano altre variazioni rispetto al comma previsto dalla proposta di deliberazione della Giunta.
Gli emendamenti ai commi nove e decimo riguardano invece un modo di interpretare la programmazione; noi ritenevamo che la programmazione che consente nei due bimestri la concessione di contingenti fosse apprezzabile nella misura in cui nel secondo contingente si tenesse conto delle quote non assegnate nel primo biennio. Mi spiego meglio: la proposta della Giunta prevede una quota di contingente nel primo biennio 1995/1996 ed una seconda nel 1997/1998. Con questo emendamento, ci proponevamo di indicare alla Giunta e al Consiglio la necessità di non perdere quelle quote di contingente che non fossero andate assegnate nel primo biennio.
L'ultimo emendamento è al comma undicesimo. E' un emendamento che in buona sostanza modifica la quota massima di domanda assorbita in relazione alle fasce isocrone, consentendo di ampliarle e quindi di distribuire più omogeneamente la quota di contingenza assorbita.
Credo che non ci sia molto di più da dire; sull'art. 7, noi non abbiamo altri emendamenti.



PRESIDENTE

Per chiarezza: ci sono due emendamenti, uno illustrato dal Consigliere Vaglio e l'altro del Consigliere Mollo, entrambi relativi al comma decimo.
Consigliere Mollo, se vuole illustrare il senso del suo emendamento può prendere la parola.



MOLLO Francesco

L'osservazione nasce dal fatto che se si considerano i due bienni 1995/1996 e 1997/1998 abbiamo un complessivo di 55-40, 70-50, 40-30 e 50 40, che sembra altissimo. Invece considerando, anziché i singoli bienni, un solo quadriennio 1995/1998, la proposta era: nella fascia 0-10, Torino 20 15 e altri 50-20; nella fascia 10-20, Torino 20-15 e altri 50-20, che complessivamente è inferiore al totale della proposta della deliberazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppo per la replica su questo gruppo di emendamenti.



COPPO Ettore, Assessore regionale

I commi nono, decimo e undicesimo dell'art. 7 discendono dall'analisi dello sviluppo a cui è arrivata la grande distribuzione nella nostra Regione; in conseguenza di questa analisi, definiscono il ritmo dello sviluppo che la programmazione regionale ritiene compatibile con l'equilibrio complessivo della rete distributiva. La Giunta non può dunque accogliere gli emendamenti che, in un modo o nell'altro, facciano saltare questa griglia.
Voglio però sottolineare la posizione più articolata sui tre emendamenti.
Per quanto riguarda i due emendamenti che il Presidente della III Commissione ha presentato per mutare la programmazione per bienni, come noi l'abbiamo definita, in una programmazione per quadrienni, inviterei, se è possibile, al ritiro, in quanto è chiaro da tutto il contesto della normativa che presentiamo che in effetti la programmazione regionale che proponiamo ha un arco temporale di intervento quadriennale (la validità dei nulla osta, le scadenze di intervento del Consiglio regionale, ecc.) tuttavia, per una gestione più puntuale dell'andamento dello sviluppo della nostra rete distributiva, riteniamo più utile mantenere una gestione operativa per bienni.
Il collega Vaglio pone inoltre un problema all'ottavo comma, proponendo di distinguere, per le distanze da considerare per il calcolo del contingente, i centri minori da quelli più grandi. Come Assessorato abbiamo riflettuto su questa proposta e lo spirito ci sembra ragionevole: effettivamente la situazione di un grande centro di 800/900.000 abitanti è diversa da quella di un piccolo centro di 500 abitanti.
Anche per le verifiche effettuate, riterremmo comunque più equilibrato e facciamo una proposta al proponente in questo senso - mantenere (come anche il Consigliere è d'accordo) la distanza di 2 km nei Comuni con popolazione inferiore ai 40.000 abitanti, dimezzandola ad 1 km nei Comuni più grandi. Tale proposta - come abbiamo verificato - va incontro a questa differenza, pur non "schiacciandoci" troppo su un pericolo, non gravissimo perché abbiamo dei contingenti che ci tutelano, ma che può essere serio: l'aggravamento della situazione nei centri che abbiamo definito come zone A.
Per riassumere, la Giunta non accoglie l'insieme degli emendamenti; con la correzione di 1 km anziché 500 m viene invece accolto l'emendamento al comma ottavo dell'art. 7: direi che è un punto di equilibrio ragionevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Dopo quanto espresso dall'Assessore relativamente agli emendamenti ai commi nono e decimo dell'art. 7 e sulla base delle assicurazioni avute, io e il Consigliere Germanetto ritiriamo questi emendamenti.
Per quanto riguarda la richiesta dell'Assessore sulla nostra proposta di modifica del comma ottavo, credo che la precauzione sia del tutto superflua, in quanto non penso che attualmente nei pochi Comuni in Piemonte superiori ai 40.000 abitanti (probabilmente li contiamo sulla punta delle dita di due mani) lo spostare la nostra iniziale proposta di distanza di 300 m a 1.000 m possa evitare pressioni. A noi premeva che passasse questo segnale; se comunque si ritiene di voler recepire l'indicazione, sono disponibile ad accettare la modifica proposta dall'Assessore; per cui il testo del nostro emendamento modificativo all'art. 7, comma ottavo diventerebbe: "Zone di addensamento commerciale A e B: 2 km nei Comuni con popolazione inferiore ai 40.000 abitanti e 1 km negli altri Comuni di raggio intorno all'insediamento commerciale".



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'emendamento n. 13) così modificato presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 2 astensioni.
Gli emendamenti n. 14 e n. 15, presentati dai Consiglieri Vaglio e Germanetto, sono ritirati.
Pongo in votazione l'emendamento n. 16) presentato dal Consigliere Mollo, che non è stato accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 3 astensioni.
Pongo infine in votazione l'ultimo emendamento (n. 17) presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto, relativo alle tabelle merceologiche, che non viene accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli e 30 contrari.
18) Emendamento presentato dall'Assessore Coppo: all'art. 11, comma primo, dopo le parole "stabilisce il termine" eliminare le parole ", non superiore a" e sostituirle con la parola "di".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 35 voti favorevoli e 1 astensione.
19) Emendamento presentato dall'Assessore Coppo: all'art. 11, comma secondo, dopo le parole "si intende decaduto" eliminare le parole "fatta salva la possibilità di proroga non superiore ad ulteriori" e sostituirle con le parole "fatto salvo il diritto di proroga di ulteriori".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 5 astensioni.
20) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Germanetto: all'art. 14, il comma terzo è riscritto come segue: "3. Alla data di pubblicazione delle presenti norme, le istanze trasmesse ufficialmente dal Comune alla Giunta regionale, corredate dai pareri della Commissione comunale commercio e della Giunta o Consiglio comunale, saranno valutate secondo i criteri vigenti all'atto della domanda, salvo diversa richiesta da parte del richiedente. Tutte le altre domande saranno valutate ai sensi delle presenti norme".
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta, lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 2 astensioni.
A questo punto abbiamo concluso la votazione sugli emendamenti.
Non essendovi dichiarazioni di voto sull'intero testo, pongo in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli, 1 contrario e 3 astensioni.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Beni demaniali e patrimoniali - Navigazione (lacuale e fluviale)

Esame progetto di legge n. 465: "Disciplina delle tasse e dei canoni di concessione per l'occupazione di aree nelle zone portuali piemontesi. Rimozione di unità da diporto, aeromobili e materiali vari"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 465, iscritto all'o.d.g.
nel corso della seduta di questa mattina.
La parola al relatore, Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto, relatore

Come è noto con i DPR n. 5 del 14/1/1972 e n. 616 del 24/7/1977 sono state trasferite dallo Stato alle Regioni le funzioni amministrative in materia di navigazione e porti lacuali come attinenti all'assetto ed utilizzo dei rispettivi territori.
Attraverso il presente disegno di legge si intende procedere ad individuare le tasse ed i canoni per l'occupazione di aree nelle zone portuali piemontesi nonché disciplinare la rimozione di unità di navigazione, aeromobili e materiali vari, allorché costituiscano intralcio od ostacolo all'uso di aree, opere od attrezzature nell'ambito delle zone portuali ovvero arrechino pericolo alla navigazione nelle acque interne piemontesi.
A tale proposito occorre precisare che tale impianto normativo si rende possibile grazie all'avvenuta promulgazione del DM 6/11/1992, attraverso il quale sono state trasferite alla Regione Piemonte le zone portuali, dando così parzialmente seguito ai disposti della legge 16/5/1970, n. 281.
Le fonti normative di questo disegno di legge sono il Codice della navigazione, da un lato, con il regolamento d'attuazione; il DPR n. 281/70 che trasferisce le funzioni amministrative alle Regioni; il DM 6/11/1992 attuativo della legge n. 281/70 con cui venivano definite le aree portuali piemontesi.
Attraverso questo disegno di legge quindi si viene a colmare un vuoto legislativo perché in effetti da tempo la Regione poteva disciplinare questa materia e quindi introitare le tasse e i canoni relativi all'ormeggio dei posti barca prevedibili all'interno delle aree portuali.
I posti barca sono 1.700 stimati e 1.000 in prospettiva, per una stima che si può aggirare intorno ai 300 milioni.
Con questo disegno di legge si pone anche rimedio ad una situazione di confusione e di disordine per quanto riguarda l'assegnazione dei posti barca a cui deve provvedere sempre la Regione Piemonte, ma che mettono soprattutto in grave difficoltà i Comuni che spesso devono sorbirsi le lamentele dei privati.
Questo disegno di legge serve anche a disciplinare la situazione piuttosto caotica che avviene all'interno delle aree portuali piemontesi.
Inoltre questa legge permette anche di applicare le sanzioni in materia come si sa ogni sanzione deve essere imposta in forza di un provvedimento legislativo.
Quindi, oltre a disciplinare la situazione caotica e a rendere possibili le sanzioni, vi è il recupero di un'importante fonte d'entrata che è un flusso permanente finora mai attivato.
Il gruppo di lavoro che ha lavorato su questa materia nell'applicazione delle tasse e dei canoni ha tenuto presente alcuni criteri. Per esempio, il fatto che una materia di questo tipo non potesse essere difforme dalle tasse e dai canoni applicati dalla Regione Lombardia.
Basti pensare che il Lago Maggiore è il lago del Piemonte più esteso ed importante che interessa tutte e due le Regioni; quindi, per evitare una disparità di trattamento e per stabilire una "par condicio", si è ritenuto di avere come riferimento i parametri della Regione Lombardia.
Inoltre, per una materia così complessa da disciplinare, si è ritenuto necessario prevedere un periodo di sperimentazione che non consideri questo disegno di legge solo come una leva fiscale agli effetti del bilancio, ma che abbia anche di mira gli effetti sull'economia generale delle aree portuali legate all'attività turistica.
L'area impositiva, tuttavia, in prospettiva può aumentare perché le Regioni hanno posto al Governo centrale anche la questione del trasferimento di tutte le aree demaniali dallo Stato alle Regioni stesse secondo il dettato del DPR n. 616, dell'art. 59 in particolare.
Abbiamo detto che l'applicazione delle tasse e dei canoni, per una stima approssimativa, è intorno ai 300 milioni, soggetta a revisione ISTAT automatica annuale e suscettibile di successivi aumenti in base agli accertamenti che verranno effettuati.
Questo fondo non può essere vincolato a finalità specifiche, perch sarebbe illegittimo, ma politicamente si può dire che serve - dato che non sarà sufficiente - ad integrare gli interventi di investimento e di manutenzione da effettuarsi sui laghi.
Credo che questo intervento sia importante anche perché la stima dei 300 milioni fa riferimento non solo ai 1.700 posti barca attuali, ma ai 1.000 prevedibili, anche in relazione agli investimenti che si stanno realizzando: 10 miliardi sul Lago Maggiore (5 a Verbania e 5 ad Arona) e 2 miliardi per i punti di attracco nei vari Laghi di Orta, Mergozzo, Maggiore e Viverone.
Tuttavia, siamo ancora al di sotto degli standard ottimali per quanto riguarda le infrastrutture di servizio dei porti e quindi, a maggior ragione, sono necessari questi fondi per migliorare un adeguato ormeggio in linea con i principali porti europei che evidentemente hanno tutt'altri standard di servizio.
In conclusione si può dire che le tasse e i canoni previsti dall'art. 2 fanno riferimento in linea di massima alla previsione lombarda. La tassa è di 1.500 lire al metro quadro, con un minimo di 70.000 lire fisse. Queste 70.000 lire fisse sono legate anche ad alcune categorie come i pescatori professionali, le associazioni non a fine di lucro, i concessionari dei servizi di trasporto pubblico non di linea e gli esercenti gli alberghi.
Questa cifra appare equa, è in linea - ripeto - con le 140.000 lire fisse della Lombardia e le 70.000 come cifra minima.
La cifra è equa, appare certamente in linea con le possibilità di introito, anche perché una maggiorazione della cifra - questo è importante dirlo - per quanto riguarda la prima stesura poteva addirittura ottenere l'effetto contrario perché sappiamo che nei cantieri nautici privati ci sono delle cifre minori sia per quanto riguarda la custodia, sia per quanto riguarda il parcheggio.
Ho ritenuto importante dire le cose principali di questo disegno di legge, anche perché mi pare che si colmi oggi una lacuna grave che permette di introitare fondi che potevano già essere introitati da sette-otto anni.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Buzio è aperta la discussione di carattere generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, l'utilità di questa provvedimento sta nel fatto che finalmente dopo un lungo periodo di assenza di normativa, questa materia viene regolata.
Questo è l'aspetto positivo della provvedimento.
L'aspetto negativo sta nella insufficienza della regolamentazione soprattutto per quanto riguarda il collegamento tra le risorse che si pensano di reperire attraverso questi canoni e le tasse che sono ancora molto imprecise.
Questo è un elemento di insufficienza. Le politiche che si intenderebbero mettere in atto utilizzando queste risorse per fornire dei servizi a chi d'ora in avanti dovrà essere soggetto a queste tasse e a questi canoni non sono esplicitate.
Questo è un elemento di debolezza del provvedimento.
Per questo motivo - l'aspetto positivo è che finalmente si regolamenta l'aspetto negativo è che la regolamentazione è insufficiente - il Gruppo di Rifondazione Comunista si astiene.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, ha facoltà di replicare l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Preciso che questo provvedimento è importante anche perché consente al Settore trasporti e navigazione di regolarizzare tutte le situazioni che sono in atto negli ambiti portuali. Dal punto di vista organizzativo ed ambientale è un fatto positivo che va sottolineato.
Per quanto riguarda il gettito abbiamo stimato questa mattina in Commissione un gettito variabile tra i 250 e i 300 milioni.
Mi impegno in questa sede, così come aveva anche chiesto il Consigliere Gallarini in Commissione, affinché queste risorse vengano destinate per interventi mirati in ordine alla manutenzione e agli investimenti, nel limite delle cifre modeste, nel sistema portuale piemontese dei nostri laghi.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 27 astensioni 2.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Emendamenti presentati dai Consiglieri Miglio, Giuliano, Pozzo e Chiezzi: 1) la lettera d) del comma undicesimo è soppressa.
2) alla lettera a) del comma diciannovesimo, la cifra "30" è sostituita con la cifra "70".
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

La Giunta accoglie l'emendamento alla lettera d) del comma undicesimo sul secondo emendamento, invece, riteniamo che tutte le proposte vadano viste all'interno di quello che è il risultato del gruppo di lavoro. Il provvedimento già andava nella direzione che sottende a questo emendamento ma per le ragioni che ho indicato in Commissione questa mattina, ovvero che occorre valutare il lavoro del gruppo nel suo complesso, la Giunta non pu accoglierlo, anche per mantenere quel gettito complessivo stimato precedentemente.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'emendamento n. 1), che è stato accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2), non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione dell'art. 2 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 24 astensioni 5.
L'art. 2 approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 24 astensioni 5.
L'art. 3 approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 24 astensioni 5.
L'art. 4 approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 24 astensioni 5.
L'art. 5 approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 24 astensioni 5.
L'art. 6 approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 24 astensioni 5.
L'art. 7 approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 24 astensioni 5.
L'art. 8 approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 24 astensioni 5.
L'art. 9 approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 24 astensioni 5.
L'art. 10 approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



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