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Dettaglio seduta n.33 del 15/01/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che i processi verbali delle adunanze del 4, 11 e 18 dicembre 1990, distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale.


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale.

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Cantore, Croso, Cucco e per la seconda parte della seduta, i Consiglieri Cerchio e Spagnuolo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco del progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 3, 10 e 11 dicembre 1990 - in attuazione dell'art. 9 della LR n.
6/88 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno in merito alla gravissima questione del Golfo Persico e della pace nel mondo


PRESIDENTE

La riunione dei Capigruppo ha deciso l'iscrizione all'o.d.g.
dell'ordine del giorno n. 89 presentato dai Consiglieri Monticelli, Chiezzi e Dameri, sulla Pace. Sono stati altresì presenta ti altri due ordini del giorno firmati, il primo, dai Consiglieri Miglio, Staglianò, Segre e Marino, il secondo, dal Consigliere Maggiorotti. Tali ordini del giorno sono connessi alla gravissima questione dell'area del Golfo Persico oggetto di preoccupazione fondata a carattere internazionale.
La Conferenza del Capigruppo ha altresì deciso di iscrivere all'o.d.g.
della seduta odierna l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Segre in merito alle gravi questioni della Somalia, con l'intesa di discuterlo però nel corso della prossima seduta.
La parola al Consigliere Monticelli per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 89.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'ordine del giorno che il Gruppo comunista ha presentato, sollecitando una discussione che, per parere unanime della Conferenza del Capigruppo, è stata avviata questa mattina in Consiglio, fa proprio il testo integrale dell'appello con cui si è svolta, sabato scorso, una grande manifestazione nazionale a Roma indetta dai numerosi movimenti per la pace, dalle ACLI e da altre associazioni nazionali.
Invito i colleghi a considerare due punti di questo testo che, a nostro giudizio, sono di estrema attualità in queste ore, in quanto il nostro ragionamento va fatto - purtroppo - inseguendo la cronaca di ore drammatiche, dalle quali non traspare ancora alcun segno di pace.
Il primo punto riguarda un invito alla comunità internazionale (rivolto, quindi, a soggetti esterni al nostro Paese) che, nella sostanza coincide completamente con quanto detto dal Pontefice l'altro giorno a Roma: 1) la richiesta del ritiro dell'Iraq dal Kuwait: 2) la richiesta di una conferenza internazionale di pace per risolvere tutti i conflitti del Medio Oriente, che riguardano il Kuwait, il Libano e la Palestina.
Le richieste contenute in questo testo sono identiche a quelle che il Papa ha rivolto a tutto il mondo.
Il secondo punto fondamentale, che è contenuto in questo testo, è rivolto invece ai governanti del nostro Paese, ed ha un contenuto molto chiaro, un contenuto che si richiama al dettato costituzionale e all'anima del nostro popolo quale si è espressa in questi ultimi giorni, in queste ultime ore (ancora questa mattina è in corso un grande corteo di studenti per le strade di Torino). Vorrei leggere queste pochissime parole per non lasciare margine ad equivoci sul senso di questa proposta, si dice: "L'Italia non può accettare la guerra, nemmeno se autorizzata dall'ONU e deve quindi dichiara re fin d'ora il proprio rifiuto a partecipare in alcun modo ad azioni di guerra nel Golfo, non concedendo né basi né mezzi né uomini, rifiutando l'invio di altri contingenti, ritirando dal Golfo, di fronte all'opzione militare, tutte le proprie forze aeree e navali".
Io non credo, colleghi, che in queste ore noi possiamo dire di meno rispetto a questo. Non credo, cioè, che si possa assumere una posizione che in qualche modo non si misuri con questo problema. Non so chi divo! ha avuto modo di ascoltare ancora stamani le ultime notizie, che sono drammatiche! Le ultime noti zie danno il senso del venir meno - pare - di qualsiasi margine di trattativa, se non si parte da una riconsiderazione dell'ultimatum delle Nazioni Unite, quindi se non si parte dal principio che la guerra non può essere fatta. Le ultime notizie dicono che le autorità politiche che rappresentano la Comunità Economica Europea hanno rinunciato a qualsiasi iniziati va: che la massima istituzione rappresentativa dell'Iraq ha ormai, di fatto, dichiarato la disponibilità alla guerra: che l'iniziativa del Governo francese pare bloccata perché gli Stati Uniti d'America non concordano su tale ipotesi.
Queste sono le ultime notizie, quindi il dunque è qui: non si può non prendere una posizione su questo.
Il Consiglio comunale di Torino, ieri sera, ha votato con una larga maggioranza un ordine del giorno (in sé apprezzabile perché invita ulteriormente a cercare margini di colloquio e di dialogo) che indica la necessità della trattativa. Ma quell'ordine del giorno, semi è consentito questa mattina appare già un po' vecchio, perché in queste ultime ore si sono rapidamente e progressivamente esauriti quei margini di trattativa.
Siamo al dunque: domani mattina si riunirà il Governo e, immediatamente dopo, si riuniranno la Camera e il Senato della nostra Repubblica per prendere una posizione che ha come oggetto non più cosa faranno altri Paesi o le Nazioni Unite, ma cosa farà l'Italia.
E' quindi nostro dovere pronunciarci su questo punto - cosa deve fare l'Italia - oltre a verificare, in queste ultime ore, se esistano ulteriori margini di incontro e trattativa, L'Italia deve stare al proprio dettato costituzionale e rispettare l'anima del popolo italiano che rifiuta la guerra. Questo è il senso del nostro ordine del giorno e su di esso invito il Consiglio a svolgere un dibattito vero, perché su tale argomento dobbiamo pronunciarci oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi, avvertiamo tutti la gravità delle ore che stiamo vivendo nella giornata di oggi. Le ore scorrono e sembra che non ci siano segnali tali da consentirci di dire che si apre, anche se in modo esile, una qualche prospettiva. Stiamo arrivando alla scadenza fissata dal Consiglio di sicurezza del l'ONU, oltre la quale si entra nella terra o nell'ora di nessuno, in cui tutto può accadere rispetto alla gravissima crisi che il mondo sta vivendo, forse da trent'anni a questa parte.
Un clima pesante come quello in cui stiamo vivendo oggi lo abbiamo già vissuto nei primi anni Sessanta, quando ci fu il pericolo di un confronto che avrebbe addirittura potuto scatenare la terza guerra mondiale, quando cioè le navi sovietiche si stavano dirigendo verso l'isola di Cuba e l'allora Presidente Kennedy segnò una linea invalicabile, superata la quale si sarebbe scatenata la guerra. Prevalse il buon senso che portò l'allora Presidente dell'URSS, Kruscev, a far marcia indietro rispetto ai missili inviati a Cuba; ci fu probabilmente anche una diplomazia parallela che con sentì, anche se non alla luce del giorno, di riportare la convivenza nel continente centro-americano. Chi ha vissuto quel momento ricorderà che eravamo tutti in profonda angoscia e in grande apprensione, perché da un momento all'altro sarebbe potuta scoccare l'ora x fatale.
Oggi siamo nella stessa situazione! Credo, dunque, sia necessario che ancora in queste ore - come avviene - si compia ogni sforzo per convincere il Presidente iracheno, Saddam Hussein, e naturalmente tutto il suo apparato, che oltre la mezzanotte, se non ci saranno modifiche, se dal Consiglio di sicurezza del l'ONU non verranno prese ulteriori decisioni che a noi non è dato di conoscere (può anche darsi che gli incontri che ci sono stati abbiano lasciato intendere agli uomini che vi hanno partecipato che si può fare ancora qualcosa), se non ci sarà un segnale concreto che dimostri la disponibilità a riconoscere che con l'invasione irachena dei primi di agosto è stato violato il diritto internazionale, tale diritto dovrà essere riportato nell'alveo di quel rispetto chiesto dal la comunità mondiale.
In questo secolo abbiamo conosciuto la tragedia della guerra in Europa e purtroppo, siamo stati la fonte e alla base delle due grandi tragedie mondiali. Penso che gli europei, più degli altri, abbiano titolo per chiedere che non si compia un passo in più. Ci sono dei diritti che vanno rispettati.
Facendo un ricorso critico alla storia di queste tragedie, ricordo che ad un certo mo mento, attraverso la diplomazia, non si è riusciti - e parlo della società delle Nazioni - a far sapere, a chi pensava a grandi disegni di conquista e di sottomissione del mondo, che non si poteva andare oltre un certo limite. Dopo Monaco e altri momenti si arrivò alla seconda, grande e terribile guerra mondiale, nella quale sono state coinvolte le Nazioni di tutto il mon do, America compresa. Pertanto, sono necessari tutti gli sforzi possibili, però è necessario che venga un segnale dal Presidente iracheno.
Siamo all'anticamera di qualcosa che potrebbe operare una svolta e la svolta la possono determinare concretamente alcune forze del mondo arabo Arafat compreso, visto che si parla molto della Palestina, la cui organizzazione è ormai riconosciuta anche dalla più alta autorità religiosa e morale del pianeta, Papa Giovanni Paolo II che in fondo ha richiamato questo riferimento diretto. C'è qualcosa di differente tra il richiamo dell'autorità morale e la politica: tuttavia, se ne parla, il segnale di ritiro dal Kuwait potrebbe aprire la strada ad una conferenza internazionale sui problemi di quel la Regione. Avendo, noi italiani vissuto e conosciuto personalmente le tragedie e le conseguenze della guerra, abbiamo più titolo degli altri, riconoscendo i nostri errori, nel chiedere che si eviti la guerra. Noi siamo uomini di pace. Questo non significa essere pacifisti ad oltranza - voglio dirlo serenamente, ma anche fermamente -, siamo uomini di pace, ma sappiamo che ci sono anche dei momenti in cui ciascuno deve prendere le proprie responsabilità. Il nostro è un Paese democratico: gli organismi che guidano il nostro Paese sono convocati per domani mattina e, pur sperando che non ci si debba trovare di fronte a queste situazioni, è chiaro che, qualora fossimo costretti a farlo, prenderemo delle decisioni.
L'Italia è un Paese che ripudia la guerra - lo affermiamo e lo ribadiamo - però ci sono anche i momenti della solidarietà: il pacifismo ad oltranza potrebbe anche essere inteso come una forma di individualismo negativo, deteriore, capace di lasciare il mondo disarmato di fronte a qualsiasi avventura e di fronte a qualsiasi avventuriero. C'è bisogno di quella solidarietà e noi ci battiamo per costruire una solidarietà di pace.
E' finita la guerra fredda, anche se pur troppo il quadro politico sta rapidamente cambiando, perché la brutale repressione di Vilnius significa dall'altra parte, che c'è un quadro politico che si va deteriorando. Mi auguro che il Governo dell'URSS riesca ancora a ristabilire un rapporto di dialogo per evitare, da una parte, i massacri nel proprio Paese, ma dall'al tra, che le grandi speranze della "perestroika, sollevate da questo grande momento storico, ricadano nuovamente nel buio perché il quadro politico rischia di diventare piuttosto cupo. Non sarà probabilmente quello nel quale abbiamo vissuto nei quarant'anni trascorsi, però è chiaro che le grandi speranze che si sono aperte nel mondo non hanno trovato le premesse oppure hanno trovato ancora troppe forze reazionarie che si sono opposte e si stanno opponendo dall'una e dall'altra parte; non hanno trovato le basi per costruire un ordinamento e una grande solidarietà internazionale di pace.
Stiamo a metà del guado, siamo in un momento di grandi difficoltà.
Di qui, la necessità che, da una parte, si eviti la guerra e dall'altra, si possa ancora recuperare il dialogo per far avanzare le speranze, anche se oggi, le speranze aperte nel 1989 e sviluppatesi nel 1990 sono sottoposte a gran di pressioni e, in questi giorni di inizio 1991, sembra stiano richiudendosi.
L'ordine del giorno presentato dai Capigruppo della maggioranza raccoglie le posizioni che sono state espresse ieri ai Comune di Torino e che ritengo ancora valide; è stato inoltre arricchito di un riferimento alla repressione dei carri armati sovietici a Vilnius (perché non è possibile parlare di una situazione drammatica senza averne un quadro preciso) e si conclude con un invito al Governo dell'URSS a ristabilire il dialogo. Credo che questo ordine del giorno sia valido e possa essere raccolto da tutti perché tutti siamo andanti di un obiettivo di pace.
Sono posizioni che hanno entrambe la loro dignità: c'è la pace dentro il quadro politico dei rapporti che regolano il consorzio umano e c'è la pace a tutti i costi.
Pur rispettandola, devo dire che questa posizione esprime solo un aspetto del problema della pace e non tutta, nel suo insieme. La pace deve essere vista nel rispetto del diritti, perché altrimenti diventa la pace dei sepolcri imbiancati, diventa la pax, quella della gente che non pu parlare, che non è libera: la pax degli oppressi. C'è bisogno che la pace sia fondata sul riconoscimento dei diritti. Dobbiamo esse re pronti a farlo, sapendo che purtroppo costa, a noi e al mondo intero.
Anche quando nel 1943 l'America entrò in guerra, ci furono grandi manifestazioni contrarie (ricordo la tesi isolazionista di Monroe: "L'America agli americani"). Penso che fosse anche legittimo manifestare da parte del popolo americano, contro la decisione di portare quel Paese lontano migliaia di chilometri, i suoi figli a morire in una guerra che aveva luogo nel teatro europeo, sia nel 1915-18 che nel 1940-45, E questo non possiamo non riconoscerlo. Ciascuno, però, compie i propri errori.
L'America, in questi ultimi tempi, ne ha compiuti tanti e anche gravissimi: pensava di risolvere il problema del Vietnam con una passeggiata. Noi fummo dalla parte del Vietnam, anche se poi ci sbagliammo perché capimmo che non erano dei santi. Ciascuno compie i propri errori, però bisogna vedere le cose realisticamente, capire che la gente nel nostro Paese non vuole la guerra. Io, però, non mi sento di dire che non vogliamo la guerra e che ci chiudiamo in casa nostra, accada quel che accada. Mi sembrerebbe di venir meno al contributo che un grande Paese come il nostro deve dare. Non bisogna accettare gli automatismi nella misura in cui si è pronti, però, a fare ciascuno la propria parte, altrimenti vuoi dire che saremmo un popolo non dico di Imbelli, ma che non onora gli impegni soprattutto morali e che riguardano la solidarietà. I nostri padri, la nostra gente (Dio sa quante difficoltà hanno incontrato) hanno saputo farsi onore anche quando sono stati chiamati contro la loro volontà. La gente che ha lottato per la Resistenza, ha giocato la propria vita per conquistare la libertà, per stabilire il diritto di avere la propria sovranità nel rispetto dei diritti dei popoli. E cosa era, se non anche una forma di solidarietà e di partecipazione per conquistare dei diritti? Molti dei nostri giovani allora si sono giocati la vita mentre avrebbero potuto fare altre scelte, ma questo era contro il nostro senso morale.
Facciamo sapere qual è lo spirito della comunità piemontese, facciamolo sapere al nostro Governo a Roma, ma anche a Baghdad, all'ONU, a Mosca, a Vilnius; facciamo sapere cosa vogliamo e che abbiamo ben presente il quadro e le funzioni alle quali sono chiamati, da una parte, le grandi autorità morali e, dall'altra, quelle politiche ed anche amministrative, seppure in un ambito molto più modesto quale quello della Regione Piemonte.
Queste sono le cose che, come rappresentante del Gruppo socialista sento il dovere di dire perseguendo, nei momenti che ancora ci separano dall'ora di nessuno, ogni tentativo, ogni sforzo, non spegnendo la speranza, perché possa prevalere il buon senso. Dobbiamo fare fino in fondo il nostro dovere per far sì che,, a differenza del 1938 a Monaco, quando l'ombrello di Chamberlain si chiuse, questa volta l'ombrello resti aperto con la volontà di perseguire la pace chiedendo a tutti di rispettare i diritti di convivenza pacifica dell'umanità.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, illustro brevemente l'ordine del giorno presentato dal Gruppo dei Verdi. Ricordo che, da ieri fino allo scadere dell'ultimatum, stiamo effettuando un d1giun a sostegno della pace e dei diritti umani. Anche in Parlamento, i Verdi stanno sostenendo un'analoga forma di lotta, perché venga fermato l'invio dei militari italiani nel Golfo.
Riteniamo importante sottolineare alcuni punti dell'ordine del giorno che abbiamo presentato oggi. Purtroppo siamo chiamati a fare questa discussione in un momento in cui, a differenza di quanto ha detto il Capogruppo socialista che m ha preceduto, non siamo più alla metà del guado, bensì alla fine: senz'altro entro questa notte qualcosa verrà deciso, qual cosa che noi non vogliamo, di estremamente grave che potrà interessare l'umanità intera e non solo i popoli che sono direttamente coinvolti in questo momento.
Riteniamo che l'invasione del Kuwait rappresenti un atto di profonda rottura della legalità internazionale, infranta ai primi di agosto del 1990 con l'annessione del Kuwait da parte dell'Iraq che l'ha dichiarata sua diciannovesima provincia. L'Italia non può accettare una soluzione di guerra, benché autorizzata dal l'ONU, in quanto l'art. 11 della Costituzione dice che "l'Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Adesso le controversie internazionali in campo sono molte, ma quelle avvenute nel corso degli ultimi anni sono già state dimenticate perché non hanno dato luogo ad un movimento così grande come quello che è avvenuto per l'invasione del Kuwait.
Per suffragare ancora una volta come la guerra non sia una soluzione delle controversie internazionali, cito la dichiarazione universale sui diritti dei popoli del 1976 di Algeri, il cui art. 1 afferma: "Ogni popolo ha diritto all'esistenza". Ciò viene, di fatto, a negare che ci sia la possibilità che uno Stato interferisca nella vita di un altro Stato fino ad annetterlo, quindi a negare la sua vita autonoma.
Sul ruolo dell'Italia. L'Italia sta partecipando in modo massiccio alle forze multinazionali presenti in Medio Oriente; noi chiediamo che l'Italia assuma una posizione precisa, soprattutto allo scadere dell'ultimatum, per cui venga revocata la fornitura di navi da guerra all'Iraq e di ogni altro tipo di armamento. Se questa ipotesi di guerra è possibile, lo è anche per il fatto che l'Iraq è stato armato in modo massiccio da molti Paesi europei, compresa l'Italia.
Anche se non siamo più alla "n" del guado, bensì allo scadere dell'ora "x", bisogna intensificare qualsiasi iniziativa per ottenere, con mezzi pacifici, il ritiro delle truppe irachene dal territorio del Kuwait continuando a prati care l'embargo economico militare garantito dalle forze dell'ONU.
Il punto più qualificante del nostro ordine del giorno, che sosteniamo debba essere inserito in un'ipotesi di ordine del giorno unitario, perché è un impegno politico a cui l'Italia non può e non deve sottrarsi, è quello relativo alla realizzazione di una conferenza di pace per il Medio Oriente che sancisca il rifiuto della violenza ed avvii un processo di smilitarizzazione di tutta l'area, affrontando le controversie esistenti in primo luogo quella tra Iraq e Kuwait, ma non solo, anche quella palestinese, perché sia assicurato il diritto di quel popolo ad avere una patria, ovviamente nel rispetto delle risoluzioni dell'ONU e garantendo il mantenimento della sovranità dello Stato di Israele. Cito, ancora, quella del Libano, di Cipro, della Siria (perché siano ritirate tutte le truppe straniere), il problema dei popoli che hanno perso la possibilità alla loro autodeterminazione, come il popolo kurdo.
Desidero, infine, evidenziare quanto stanno facendo i movimenti pacifisti, non perché bisogna essere per la pace a tutti i costi, in modo un po' superficiale, ma perché le guerre, forse la terza guerra mondiale come quella che siamo in procinto - speriamo di no! - di vedere da domani non abbiano più a verificarsi. I movimenti pacifisti di tutto il mondo si stanno dando da fare oltre misura in questi ultimi momenti. In particolare ne segnalo uno che mi sente partecipe e che non può avere nel suo Paese la diffusione a mezzo stampa. In Israele, nei territori occupati, le donne da molto tempo si riuniscono per chiedere la pace in quei territori. Esistono del movimenti: le donne in nero, le donne per la pace. Queste donne si sono ritrovate proprio l'altro giorno in un territorio della Galilea occupata e le donne israeliane hanno firmato una petizione in cui chiedono al militari di non presentarsi per andare alla guerra. Questa petizione, di cui ci e arrivata fortunosamente una copia, è stata firmata da più di cento donne che rischiano tre anni di prigione solo per il fatto di aver firmato questo documento: ovviamente non può essere data comunicazione di questo fatto alla stampa.
I Verdi sostengono e sosterranno ordini del giorno di tipo di quello che abbiamo presentato; siano, però, disponibili a confrontarci con le altre forze politiche perché riteniamo importante che dal Consiglio regionale emerga una posizione il più possibile univoca sul tema in oggetto, perché non si tratta di un tema che ci fa divergere dalle questioni che dobbiamo affrontare nella parte ordinaria della seduta del Consiglio regionale. Anche se nervosamente diciamo che ci sono molte cose da discutere e provvedimenti da assumere, non stiamo perdendo tempo perch siamo di fronte al pericolo di una terza guerra mondiale e il Consiglio regionale del Piemonte deve esprimersi il più compattamente possibile su questa questione.
Riteniamo utile un incontro dei Capigruppo per stendere un ordine del giorno unitario. In riferimento all'ordine del giorno della maggioranza riteniamo che la parte che riguarda propriamente il tema della crisi del Golfo debba essere articolata in più punti, in quanto è restrittivo raccogliere in un unico punto tutto il problema. Noi abbiamo cercato di esplicitarlo nel nostro ordine del giorno, così come anche gli altri documenti presentati hanno fatto.
Siamo invece d'accordo sul fatto che, nello stesso ordine del giorno o eventualmente, in un altro documento, il Consiglio regionale si esprima anche sui fatti avvenuti in Lituania.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, cari colleghi, abbiamo ancora poche ore, pochi minuti prima che si consumi l'ultimo atto di un conflitto che ricordiamolo, non inizierà dopo l'ultimatum del 15 gennaio, ma è iniziato con l'aggressione di cinque mesi fa.
Siccome in un tempo e in una circostanza così drammatica valgono le sensibilità di ognuno nella lettura dei fatti, dei movimenti, delle diverse iniziative di tutto il mondo, delle molteplici posizioni delle forze politiche, religiose e culturali, vale anche per noi in questo Consiglio una riflessione che abbia uno spessore ed una profondità capaci di andare al di là del "non ho risposte da dare!" dette da Bobbio nei giorni scorsi ma anche di assumere una posizione che non sia solo frutto del doppio luogo comune della "guerra a tutti i costi" e della "pace a qualsiasi condizione".
"La guerra - ha scritto Massimo Cacciari su 'Repubblica' - si deve fare solo quando serve. Quando si ritiene pensabile che essa possa instaurare un nuovo ordine, quando la linea machiavellica per eccellenza è quella di calcolare e commisurare i fini ai mezzi". Ed è proprio su questo tragico calcolo che in queste ore si stanno fronteggiando il partito della pace ed un immaginario ed astratto partito della guerra. Ancora una volta, la pace ad ogni costo contrapposta alla guerra comunque.
Da un lato, ci troviamo così a fare i conti con un pacifismo che ritiene la pace un oggetto di culto - come ha detto Sergio Romano su "La Stampa" - cui sacrificare qualsiasi principio e convinzione. Ed esso, come tutte le fedi assolute, è destinato ai peggiori realismi ed ai più degradanti opportunismi: non vuole la guerra, ma finisce sempre per accettare i fatti voluti dalla storia; predica la pace, ma finisce per subire la guerra degli altri; aborre la violenza, ma è costretto sempre a negoziare con terroristi dittatori: è aprioristicamente contro qualsiasi intervento militare riparatore e, nei fatti, finisce per stare con chi per primo ha imbracciato le armi.
Dall'altro, il partito della guerra, che prospetta come insostenibili per la comunità internazionale atteggiamenti rinunciatari nei confronti di cruente dittature, usa la violazione della legge internazionale, come dimostrano ampiamente la guerra all'Iran, l'eliminazione dei kurdi anche con gas venefìci ed oggi l'invasione del Kuwait.
Al di là di queste posizioni, ciascuno oggi però è chiamato a rispondere di fronte alla propria coscienza ai terribili interrogativi del l'ora: ha senso fare una guerra per il petrolio? Ha senso oggi essere eroi per continuare ad essere mercanti domani? Si può, con una guerra ristabilire l'ordine internazionale? Un'azione militare è sufficiente a creare un nuovo rapporto di pace tra i Paesi del Medio Oriente? Come sempre, però, quando si discute di principi e di fatti, il nostro pensiero rimane diviso. La difesa assoluta del principio appartiene infatti ad una sorta di arrogante fondamentalismo intellettuale, mentre l'ignoranza o la sottovalutazione artificiosa dei fatti costituisce un momento di latitanza di quel coraggio che dovrebbe contraddistinguere l'intelligenza dell'uomo. Del resto, per ognuno di noi è sempre complesso stabilire tutto ciò che riguarda la vita e la morte e, dovendo prendere delle decisioni in merito, è inevitabile l'angoscia che ci assale. Ma in una situazione come questa ci può venire in aiuto proprio Gandhi, che sosteneva che il primo dovere dell'uomo è quello di opporsi al male e che la cosa migliore è opporsi ad esso senza usare la violenza; aggiungendo, però, che è meglio opporsi al male con la violenza che non opporsi affatto.
Per questo, al di là degli auspici di pace, il Governo italiano, alla scadenza dell'ultimatum, sarà chiamato ad assumersi le sue responsabilità e dovrà stabilire, nel caso di un ormai sempre, purtroppo, inevitabile conflitto o probabile conflitto, se l'impiego di mezzi militari navali ed aerei dovrà essere inteso in termini di partecipazione attiva all'evento bellico.
Al riguardo, se è vero che, come recita testualmente la Costituzione (art. 11) "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di soluzione delle controversie internazionali", questo non può certo essere restrittivamente interpretato come la possibilità del nostro Paese di affrancarsi degli obblighi assunti nella Comunità internazionale.
E la decisione della Comunità internazionale, lo si voglia o non lo si voglia, appare chiara: essa non può abdicare ai suoi compiti di tutela del diritto internazionale, non può ripiegarsi su se stessa in questo secondo dopo guerra appena iniziato, non può garantire all'aggressore immunità o impunità internazionale e non può concedere qualcosa che potrebbe essere inteso come una remunerazione per chi, con un'azione fanatica e delittuosa ha portato l'area medio-orientale ad un conflitto dalle conseguenze catastrofiche.
Certo, tutto ciò contrasta con la vocazione del nostro popolo alla pace, con la riflessione di Pio XII che tutto si può perdere con la guerra e che tutto si può guadagnare con la pace, con tutto quanto il mondo cattolico e laico sta facendo in questi giorni. Ma che fare, al di là degli appelli, degli inviti, delle preghiere, delle mediazioni che possono fare intravedere all'indomani del ritiro delle truppe irachene un assetto definitivo della regione medio-orientale? Che fare al di là dei pellegrinaggi degli uomini di buona volontà, se un fanatismo politico religioso rimane sordo ad ogni consiglio, ad ogni pressione, ad ogni ragionevolezza? Questa ragionevolezza e questo consiglio non vogliono umiliazioni per nessuno, ma trarre, proprio da questo tragico evento, da questa tragica occasione di morte, una occasione storica per un ordine nuovo nelle tormentate regioni arabe, dove odi secolari, rivalità tribale sette religiose costituiscono da tempo la scheggia impazzita, la variabile indipendente da ogni strategia e razionalità politica.
Ma la grave situazione del Golfo non può farci dimenticare, come ha ricordato l'amico Rossa, la situazione e il dramma della Lituania.
Purtroppo, infatti, oggi la storia si ripete due volte e purtroppo non come farsa, ma come tragedia. A venticinque anni da Suez riemergo no drammaticamente le manifestazioni tragiche del socialismo reale. Ma non si tratta solo di fantasmi: torna la vecchia URSS dei generali, con il mistero di Gorbaciov ed il sinistro preludio di Schevardnadze. E qui, ancora una volta, la parola impegno in alcuni settori del mondo politico italiano si dissolve nell'unilateralità delle posizioni, nell'assoluto cinismo di chi privilegiando ancora una volta le utopie e le ideologie, rifiuta di fare i conti coni duri riscontri della storia ed in nome di un pregiudizio ideologico si ostina a ricercare quasi un'equazione impossibile tra la neutralità del Golfo e la normalizzazione del Baltico.
Per queste ragioni, non possiamo accettare la lettura unilaterale reticente e storica mente parziale, di certe posizioni politiche. E perch ancora una volta si imporrebbe al nostro Paese la controfigura di un'italietta moralmente equivoca, precaria nelle sue scelte, inaffidabile nelle sue alleanze, incoerente con gli impegni internazionali. Un'italietta che ricorda i valzer tra la Triplice e la intesa di questo inizio del secolo, la disincantata e disinvolta volubilità dei suoi "capricci" politici, il lato mediocre di un paese senza dignità.
Si ripeterebbe il meccanismo di altri momenti della storia, quando pacifisti di tutta Europa non volevano morire per Danzica, la Monaco del '38 che diede a Hitler la consapevolezza di poter disporre liberamente ed arbitrariamente dell'Europa intera, un meccanismo in cui ideali ed opportunismi facevano sì che ogni opinione era ugualmente legittima, ogni cambiamento perfettamente praticabile.
Un contributo autentico alla pace è, soprattutto rifiutare una vecchia cultura, vecchie abitudini, riflessi condizionati, strumentalizzazioni propagandistiche, brutali semplificazioni. La fine di questo secolo sembrava averci liberati da abbagli politici che avevano tolto ogni verità alla storia. Saremo oggi, come ha detto qualcuno, più poveri di idee, ma cerchiamo anche di essere meno ricchi di bugie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'intervento del Consigliere Picchioni che ml ha preceduto mi stimolerebbe ad esprimere un atteggiamento ben più duro rispetto a quello che intendevo assumere nell'ambito del tema che stiamo affrontando.
Credo che non si possa affrontare in pochissime battute la tragedia di questo ultimo secolo, sottolineando con accenti di parte il bene dell'essere intervenuti e non sottolineando a sufficienza la tragedia dei 600 mila morti della I guerra mondiale. La storia di questo secolo ci dovrebbe insegnare che gli interventi bellici nulla risolvono in termini di stabilimento di una pace che possa sperarsi perpetua.
Credo che gli strumenti messi in atto nel 1945 con la costituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite potevano darci la speranza che di guerra più non si parlasse. Ma chi non ha voluto che quegli strumenti acquisissero cogenza e rilevanza? Ritengo che in pochi minuti non si possa che sottolineare gli aspetti cosiddetti positivi di scelte che, invece, ad una più approfondita analisi potrebbero ben dimostrare come siano stati forieri di morte, di ulteriori e maggiori sofferenze. Poi, in realtà si parla sempre, prevalentemente e soltanto delle guerre guerreggiate da parte dei Paesi del nord del mondo ci si illude dicendo che ci sarà una guerra, che si sia ancora in pace prima delle 6 di domani mattina. In realtà le guerre ci sono state, ci sono e sono le guerre, anche non combattute, del nord del mondo contro il sud del mondo.
In un libro recente, il mondo è stato paragonato ad un grattacielo nei cui piani alti abitano i padroni della finanza internazionale, più sotto i padroni degli strumenti di produzione, più sotto ancora le forze produttrici dei Paesi industrializzati e nelle cantine c'è la macelleria abitata, suo malgrado, dai tre quarti dell'umanità costretta a modi indegni di vita, a morte, ad oppressione dei meccanismi iniqui voluti dai Paesi del nord del mondo, in connessione appunto allo scambio iniquo tra nord e sud.
Sarebbe sufficiente tenere conto di queste mie brevi considerazioni per renderci consapevoli o comunque per iniziare una riflessione che a nessuna soluzione comunque si perverrà, anche dichiarando malauguratamente guerra accodandosi ad una guerra combattuta da altri, se non si affronteranno realisticamente i nodi che stanno all'origine della conflittualità tra nord e sud, di cui il purtroppo probabile conflitto che sembra si voglia far scoppiare non è altro che una espressione.
Per ritornare al tema specifico del nostro ordine del giorno, vogliamo sottolinearne la sostanziale convergenza con quello presentato dal Gruppo comunista. Il nostro ordine del giorno recepisce il documento elaborato dal l'Associazione per la pace e sottolinea alcune specificità. Innanzitutto l'efficacia dell'opzione pacifista: l'opporsi alla cecità della fermezza ha portato a nostro parere alla liberazione degli ostaggi, liberazione che non è certo conseguenza diretta del mostrare i muscoli in pubblico da parte della potenza americana.
Nel nostro documento vengono sottolineati i diritti violati nel Medio Oriente, i quali non possono né debbono essere ristabiliti con la guerra: la guerra non è una soluzione, ma una catastrofe collettiva che certamente non può avere il senso - come qualcuno ha affermato - di intervento di polizia internazionale, perché la cosiddetta forza internazionale è chiaramente connotata dalla presenza prevalente di chi ritiene di avere vinto la partita e fatto finire per sempre la storia, in particolare quella partita della liberazione dei popoli del sud del mondo da parte del neocolonialismo e di quelle stesse forze che non hanno mai mosso un dito a fronte delle ripetute mancate osservanze, da parte di Israele, delle decisioni ONU relative alla Palestina.
Il rifiuto della logica dell'ultimatum è un altro aspetto del nostro documento, rifiuto oltre il quale sembrerebbe inevitabile l'uso del la forza. Il nostro Paese non deve essere coinvolto peri motivi già espressi quali il citato art. 11 della Costituzione, per la dimostrata inefficacia dell'opzione bellica cui seguirebbero comunque altre sciagure, altre guerre.
Invito a non dimenticare che questa guerra consegnerebbe un'aureola di santità a Saddam Hussein, che diventerebbe martire a fronte delle masse arabe che in nessun altro, se non in lui, vedrebbero chi si è opposto agli alleati di Israele. Ci sarebbe, quindi, come conseguenza un rinforzo di quelle stesse tendenze conservatrici e fondamentaliste all'interno dei Paesi del Medio Oriente che si oppongono all'avvio di processi di reale democrazia.
Riteniamo che queste questioni debbano essere comunque affermate dibattute e approfondite. Noi vorremmo affrontarne un'ultima: sottolineare il fatto che riteniamo legittimo fare appello ai giovani di leva affinch in caso di conflitto, facciano valere i loro diritti, anche costituzionali non obbedendo ad ordini illegittimi.



MARCHINI Sergio

Prego il Presidente di ascoltare quanto sta dicendo il collega Maggiorotti e quindi di procedere.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

....in riferimento all'art. 11 della Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Questo art. 11 ha cancellato del tutto la possibilità del ricorso alla guerra, anche se rivolta al conseguimento di fini di giustizia internazionale e consentendo soltanto la resistenza militare a fronte dell'aggressione armata altrui.
Anche le norme di principio della disciplina militare contenute nella legge 11/7/1978 n. 382 escludono la guerra fuori della difesa del territorio.
L'art. 1 afferma: "Compito dell'Esercito, della Marina e dell'Aviazione è assicurare, in conformità al giuramento prestato e in obbedienza agli ordini ricevuti, la difesa della patria".
Infine, l'art. 25 del Regolamento di disciplina militare dice: "Il militare al quale venga impartito un ordine manifestamente contro le istituzioni dello Stato o la cui esecuzione costituisca comunque manifestamente un reato ha il dovere di non obbedire".
Ci sembra questa la fattispecie per cui si possa affermare che disobbedire è possibile, anzi è un dovere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Su questo ultimo punto, la penso in modo diverso dal collega che mi ha preceduto, mentre alcune cose che ha detto in precedenza (come del resto altri) mi trovano perfettamente d'accordo.
Vorrei così fare un breve intervento con un taglio forse diverso da quelli che sono stati finora svolti, anche per non ripetere concetti a cui tutti crediamo indistintamente e cioè il concetto di pace. Penso che questo concetto sia presente in ogni uomo: tutti vogliamo la pace. Si tratta di stabilire, però, che significato diamo a questo termine: direi di dare un significato interiore sul quale ciascuno ha le proprie opinioni. Ho invece una certa difficoltà ad approfondire il concetto del pacifismo perché con questa etichetta troppe volte sono state contrabbandate cose che non erano più di pace generale, ma erano pace di parte, se mi è concesso il gioco di parole. Non posso dimenticare che per anni ho visto violenza ammantata di pace, chiamata pace ma che pace non era, e i recenti fatti di Vilnius lo hanno ancora confermato.
Spero ardentemente che non si arrivi alla guerra: lo spero perch penso, come terminerò dicendo, che è sempre perdere da parte di tutti l'andare in guerra. Non posso però non dimenticare che Saddam Hussein in queste ultime settimane e forse anche in queste ultime ore non ha dimostrato un minimo di volontà di venire incontro alle soluzioni internazionali di tutto il mondo: un minimo segnale poteva arrivare, ma non è arrivato. Si è visto il Parla mento iracheno applaudire per 15 minuti il nome del capo; secondo me quello non è un Parlamento, quella non è democrazia: forse è pazzia, sicuramente non è né pace né libertà. Allora se siamo - come diceva qualcuno - nel mezzo del guado, o forse anche più avanti, è anche perché non c'è stato nessuno che abbia imposto a Saddam Hussein di tornare indietro da certe sue decisioni.
Il problema però è un altro. Si può arriva re a questi risultati senza fare la guerra? Soprattutto, cosa significa oggi fare la guerra? Secondo me non dobbiamo dimenticare che, per l'ennesima volta, a rimetterci in questo momento è la Comunità Europea, sono le nazioni europee, sono tutte le nazioni, che non sono soltanto l'America. Abbiamo, ancora una volta delegato all'America la funzione di difensore d'ufficio (perché ha la più grande possibilità di mezzi economici, il più gran numero di soldati) di difesa della pace e questo è un errore clamoroso; è l'ennesima mancanza dell'Europa unita, non soltanto perché (e forse questo è un bene) non ha un proprio esercito, ma perché ha clamorosamente mancato dal punto di vista politico, come ponte naturale per risolvere, e non da oggi, non solo la questione del Kuwait, esplosa da sei mesi, ma il problema del Medio Oriente, da trent'anni a questa parte. Non dobbiamo dimenticare che dietro alla posizione degli americani c'è, sì, l'etichetta della pace, ma ci stanno anche clamorose contraddizioni dal punto di vista economico, legate agli approvvigionamenti petroliferi, ai guadagni che fanno le industrie degli armamenti. Allora, clamorosa mente, dobbiamo ammettere che tutti noi io per primo, siamo responsabili o corresponsabili. In Italia non abbiamo una scelta per quanto riguarda l'industria degli armamenti. L'Iraq usa armi italiane, ha le punterie dei cannoni e le centrali radar italiane, hai soldi degli italiani. Ricordiamo lo scandalo della Banca Nazionale del Lavoro? Torno al tema principale. Ormai c'è la proliferazione degli ordini del giorno. Anche noi potremmo presentarne uno, ma mi vergogno perché non è possibile arrivare in Consiglio regionale a proporre cinque ordini del giorno. Per piacere, facciamone uno di quattro righe ma, se è possibile arriviamoci tutti insieme. Forse non servirà a nulla, perché alla fine sarà il solito pateracchio, ma perlomeno esprimerà un sentimento comune. Noi per ora, non presentiamo alcun documento, piuttosto possiamo integrare un ordine del giorno base con alcune nostre proposte, per esempio ricordando i dati di fatto.
Non ho trovato giuste le dichiarazioni fatte dal collega Maggiorotti nei riguardi dei nostri soldati. Mi auguro che i nostri soldati non debbano sparare, ma il giorno in cui siano obbligati a farlo, dovranno avere dietro di loro tutta la nazione. Poteva capitare a me, se fosse successo nel momento in cui prestavo il servi zio militare, come a voi che mi ascoltate potrà capitare al nostri figli. Se ti ordinano di fare una cosa, non è vero che è illegittimo. Si tratta, in questa situazione internazionale, di rappresentare, purtroppo con la guerra, una decisione di quasi tutte le nazioni del mondo. Non penso che si debbano usare questi termini Si ritorna davvero alla demagogia spicciola di quando si diceva che quelli con la stella rossa portavano sempre la pace. Chiedo così che nell'ordine del giorno del Consiglio regionale del Piemonte ci sia la solidarietà più seria e più serena per i nostri ragazzi, nel caso in cui (speriamo di no) saranno chiamati alle armi.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare le al tre crisi internazionali. Se parliamo della Somalia, dobbiamo avere anche il coraggio di fare autocritica ed ammettere che il nostro Governo ha delle pesanti responsabilità con la situazione verificatasi in quel Paese, perché fino all'altro ieri si è aiutato in ogni maniera un criminale, che soltanto alcune minoranze avevano il coraggio di chiamare tale; alcuni nostri Mini stri e Segretari di partito, fino a sei mesi fa, erano ben ricevuti a Mogadiscio e noi abbiamo prestato centinaia di miliardi alla Somalia per comprare le armi e non per aiutare quel popolo. Le ultime quattro suore della Consolata rimaste sotto i bombardamenti non hanno mal preso una lira di contributo dal Governo italiano! Ci sono tante altre situazioni. Sembrerebbe scontato dal gioco delle parti che io debba ricordarmi di Vilnius e della Lituania. Dico soltanto che rimango amareggiato quando penso che una determinata persona è stata insignita un mese e mezzo fa del Premio Nobel della pace ed ora viene a dire che non sapeva che l'altra notte avevano ammazzato dei suoi con cittadini sul territorio della Repubblica di Lituania.
E' abbastanza strano! Ci rendiamo conto della difficoltà di gestire la trasformazione del l'ex impero sovietico, ma soprattutto ci rendiamo conto che manca la più interna, la più interiore, la più logica, la più difficile delle posizioni sulla pace, cioè la posizione verso la pace che deve cercare di avere ciascuno di noi e che penso non si possa esprimere in un comizio o in un intervento, perché ciascuno di noi la può vivere o non vivere tutti i giorni.
Secondo me non serve molto che il Consiglio regionale esprima qualche documento, ma piuttosto che ciascuno di noi, piano piano, si convinca di determinate cose; si convinca, per esempio, che dobbiamo cambiare delle situazioni assurde. Ieri avrete visto che a Locri sono state rimesse in vendita tutte le armi sequestrate alla camorra negli ultimi anni. Questo è un esempio clamoroso di assurdità, di mancanza di logica nella gestione delle cose, in cui, sì, a questo livello, possiamo fare qualcosa, perch non sono i conflitti galattici, ma è la gestione delle leggi in questo Paese che non funziona.
Non presentiamo quindi un ordine del giorno, ma vorremmo che alcuni punti fossero ripresi in un ordine del giorno comune e cioè la solidarietà ai nostri soldati, in caso fossero chiamati alla guerra, augurandoci ripeto - che alla guerra non si arrivi, e soprattutto il ricordo delle altre situazioni. Le avevo annotate, ma sono talmente tante che non possiamo ricordarle tutte. Soltanto in quell'area, infatti, c'è il problema del popolo palestinese, di cui ci si ricorda soltanto quando ci sono gli attentati, ma è una realtà; c'è il problema dello Stato di Israele che è stato catapultato in una realtà molto complessa neanche quarant'anni fa c'è il problema del Libano, un Paese che è andato completamente allo sfascio; c'è il problema dei kurdi che sono già stati oggetto della guerra chimica. Ma c'è anche il problema dell'Afghanistan, di cui nessuno parla più perché adesso è di moda non parlarne e c'è il problema di 26 Stati africani nei quali c'è la dittatura e la pena di morte e dove viene praticata, secondo Amnisty International, la tortura e tutti gli abominii più inimmaginabili, così come ci sono tantissime altre situazioni in tutte le parti del mondo.
Penso sia importante, non tanto un ordine del giorno, quanto che ciascuno di noi nel silenzio mediti su quello che sta succedendo.
Concluderò con una nota personale. Ieri sera, nel mio studio, si è fermata la stampante del computer. Erano le ore 19 e in quel momento, nella nostra Diocesi, tutte le campane hanno contemporaneamente suonato a storno e a Pallanza, dove abito, è suonato il campanone. Sono 500 anni che quella campana suona soltanto quando succedono dei disastri; ha suonato quando c'era l'epidemia di peste, quando è scoppiata la guerra, una volta suonava quando c'erano gli incendi. Il grande fallimento è che ci siamo dimenticati delle regole fonda mentali della convivenza civile; se le regole fossero applicate, non tanto dagli Stati, ma da tutti gli uomini e da tutte le donne nella loro libertà, avremmo ampiamente risolto questi problemi. Il pensarci soltanto nell'imminenza delle guerre ci fa tutti sconfitti e questa, amaramente, è la conclusione che dobbiamo trarre oggi dalle cose che stanno succedendo.



PRESIDENTE

Annuncio che è stato presentato un ordine del giorno sulla Lituania a firma dei Consiglieri Monticelli, Maggiorotti e Segre.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, gli scenari mondiali cambiano con una repentinità quasi incredibile. Fino a cinque anni fa ci trovavamo in una situazione, non dico di guerra fredda, che non c'era più, ma certamente di diffidenza tra i popoli e di grande tensione ed incomprensione tra le grandi potenze.
Un anno fa sembrava invece che la situazione fosse diventata quasi idilliaca, ci si avviasse ad una società pacifica, amica, una società che volesse collaborare per ricercare soluzioni di benessere generale e complessivo del popoli, di libertà complessiva su tutto il pianeta. Ebbene sei mesi fa la situazione cambiò repentinamente: il 2 agosto uno Stato invase con le armi un altro Stato, mettendo quindi in dubbio quella visione quasi idilliaca della situazione mondiale. Pochi giorni fa abbiamo visto che proprio in quei Paesi, dove più grande era la speranza per il superamento di certe situazioni che avevano caratterizzato il mondo per tanti anni, si stanno rideterminando situazioni di grande difficoltà, di tensione e di guerra sostanziale.
Tutto il quadro oggi è nuovamente preoccupante: sembrava che la guerra fosse ormai una cosa lontanissima che non si scorgeva più all'orizzonte e oggi sappiamo che tra poche ore potrebbe scoppiare una guerra, una guerra grossa, una guerra che vede impegnata, non solo una potenza, come strumentalmente qualcuno qui si ostina a dire, bensì tutta la comunità internazionale che è contro un Paese usurpatore di alcune libertà.
Si tratta di una guerra già avviata, una guerra cattiva: ci sono state deportazioni, torture (queste ci sono e sono state denunciate), saccheggi e via dicendo.
Noi dobbiamo - come è giusto, vista l'istituzione che rappresentiamo prendere delle posizioni. Ma credo che le posizioni si debbano prendere in modo razionale, fermo, non emotivo e non strumentale, soprattutto quando si tratta di fatti così importanti.
Su tutto quanto è avvenuto, dal 2 agosto fino a pochi giorni fa, nulla si è detto: non ci sono stati cortei, non ci sono state grandi manifestazioni e non sono stati discussi ordini del giorno.
Sostanzialmente, c'è stato silenzio.
Abbiamo avuto autorevoli rappresentanti politici italiani che andavano in Iraq per una missione umanitaria - si diceva - e nelle sedi istituzionali importanti di quel Paese, anziché denunciare la sopraffazione che quel Paese aveva avuto nei confronti di un Paese vicino, parlavano di altre questioni: di pace e di benessere dell'umanità. Questo è stato il primo cedi mento che alcuni uomini politici hanno fatto, danneggiando in qualche modo la ricerca della pace.
In questi giorni vi sono state altre manifestazioni che non ci sentiamo di condividere fino in fondo. Mi riferisco .al grande corteo di qualche giorno fa che era contro gli Stati Uniti che fanno la guerra, che era contro Israele:c'erano striscioni contro Israele e contro De Michelis che a mio giudizio, in questa circo stanza è stato un bravo Ministro degli Esteri, c'era tutto questo e non un solo striscione contro l'Iraq. La manifestazione è stata fatta non contro chi aveva scatenato la guerra, ma è stata organizzata strumentalmente per obietti vi politici da parte di qualcuno. Non è condivisibile quanto è avvenuto.
Siamo convinti che manifestazioni di questo genere non siano di aiuto alla pace. Crediamo che tale manifestazione avrebbe avuto senso se anzich essere contro chi ha provocato la pace fosse stata contro chi ha minacciato la guerra batteriologica, la guerra chimica! Una manifestazione contro chi cerca comunque di opporsi a tutto ciò che non significa aiutare la pace.
Siamo tutti d'accordo che occorra ricercare fino all'ultimo secondo una soluzione pacifica. Chi è che vuole la guerra? Sarebbe una vera pazzia! Esiste forse il partito della guerra? Io credo che possano esserci alcune persone clic dalla guerra traggono certamente dei vantaggi, ma, rispetto alle popolazioni, non c'è un partito della guerra: tutti sono per una soluzione pacifica e tutti tendono ad ottenerla. Tutto questo è stato fatto dal 2 agosto fino ad oggi: è un dato innegabile, non possiamo pretendere che le risoluzioni dell'ONU siano diverse da soluzioni pacifiche. Ma questi termini, queste scadenze, queste sollecitazioni sono state sbeffeggiate per sei mesi e ancora oggi, di fronte alle richieste di un confronto sereno di ripristino della legalità internazionale, queste richieste vengono ancora una volta sbeffeggiate. Non si può abdicare a tutto! Ho letto gli ordini del giorno che sono stati presentati e devo dire che non riesco a condividerli tutti. Condivido l'ordine del giorno firmato anche dal Gruppo repubblicano, ma non ml sento di condividere i documenti che si pongono in una situazione unilaterale, che non rilevano il fatto che, se guerra malaugurata mente dovrà esserci, non è per un barile o due di petrolio, ma è per ripristinare il diritto internazionale e per garantire la libertà dei popoli, perché c'è un popolo che non ha la libertà, che è oppresso. Occorre dunque garantire la normale convivenza tra i popoli.
Non condivido neppure coloro che hanno assimilato il problema della Palestina, al quale danno una soluzione unitaria, perché se così fosse vorrebbe dire che è premiante essere aggressori per risolvere delle situazioni. Sono due questioni che devono essere risolte, ma che non possono essere collegate; non si può dare, a chi ha provocato questa situazione di grande tensione internazionale, il vantaggio di dire: "io però ho risolto un altro problema". Sarebbe negativo in prospettiva per la convivenza civile dei nostri Paesi.
Quindi, non ce la sentiamo di condivide re e di votare tutti gli altri ordini del giorno. Chiediamo che si voti un ordine del giorno nel quale si affermino i principi della pace come preminenti, ma che si sappia anche che se la pace non riesce a rigarantire la libertà, il diritto internazionale e necessario purtroppo usare anche la guerra. Certamente non quella guerra che in questi giorni si sta usando in qualche altra parte del mondo, come è già stato citato in particolare in Lituania, guerra che non ha lo scopo di ripristinare la libertà, ma di sopraffare quelle libertà che si stavano faticosamente conquistando. Questa guerra non ha determinato cortei e manifestazioni; all'ultimo momento, però, forse determinerà in questa sede qual che ordine del giorno.
Se veramente vogliamo ricreare quelle condizioni che un anno fa parevano quasi scontate e vicine a noi, occorre saper scindere i problemi saper dare giudizi diversi, saper valutare l'allarme dato da Shevardnadze In Unione Sovietica. Forse non tutti ci abbiamo fatto caso fino in fondo ma sicuramente ha detto cose che erano più vicine al reale di quanto non pensassimo e questo è grave perché tutti facevamo il tifo affinché il processo di libertà che si era avviato nei Paesi dell'Est, in Unione Sovietica, fosse irreversibile e andasse avanti. Da questo processo si potevano prevedere ed auspicare nuove situazioni di benessere complessivo materiale e morale, dei popoli. L'arresto che c'è stato in questi giorni è l'aspetto più grave del gravissimi focolai di tensione che ci sono in Somalia, in Iraq e purtroppo anche in Lituania. Su questi problemi occorre riflettere e riteniamo debbano essere portati in un ordine del giorno perché i governanti sappiano qual è il pensiero delle popolazioni. Crediamo siano preoccupazioni di questa natura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, oggi sono venuta qui per discutere di discariche, che rispetto alla guerra non hanno alcuna rilevanza, ma per la gente di Alice Castello ne hanno di più.
Sull'onda di questa considerazione, svolgo il mio intervento proprio perché penso che i problemi quotidiani della gente siano più pressanti di quanto non possano essere tutte queste chiacchiere che non sappiamo poi cosa andranno a risolvere.
Signor Presidente, signori Consiglieri, l'Union Piemonteisa non se la sente di legarsi alle dichiarazioni in buona parte scontate che si fanno in questi giorni sulla pace. Dire che si vuole la pace è come dire che si vuole respirare; anche fare riferimento ad organismi come l'ONU è una cosa che lascia il tempo che trova. Tante sue decisioni, penso a quelle contro il libero Stato di Israele, sono provocate in larga misura da Paesi in culla democrazia è ancora tutta da costruire. Perciò, noi ci chiamiamo fuori da questa aria fitta; al contrario, se si vuole veramente discutere di questioni che riguarda no la pace, pensiamo che si debba cominciare a scoprire posizioni controcorrente e coraggio se per lo Stato italiano. Noi non violenti, perché autonomisti, guardiamo all'esempio della Svizzera che con il suo ultracentenario neutralismo alpino si è sempre chiamata fuori da aggressioni, avventure militari e guerre. Questa, secondo noi, dovrebbe essere la posizione di uno Stato veramente europeo e democratico.
Mi spiace che non sia presente il Consigliere Rossa che prima ha fatto un'allusione alla guerra del 1915-18, che è stata persino definita dal Papa del tempo un'inutile strage per annettere popoli non italiani.
Infatti, mentre tutti gli Stati centralisti, dalla Russia alla Francia opprimono le loro nazionalità anche per le proprie mire di potenza, solo la Svizzera protegge le differenti etnie, culture, lingue e garantisce al suoi Cantoni piena libertà. Questa, se si vuole veramente cominciare a guardare al di là delle dichiarazioni verbali, potrebbe essere una posizione nuova conio Stato italiano neutralista, pacifico, con un esercito popolare e non di mestiere. Ma per fare ciò occorre che lo Stato italiano, da centralista diventi federale, come di recente ha chiesto una deliberazione del Consiglio regionale friulano e la Giunta della Valle d'Aosta. Dare, per esempio, solidarietà, a parole, ai Paesi Baltici e poi non garantire sovranità e vere autonomie alle Regioni dello Stato italiano è solo demagogia, qualcosa si potrebbe incominciare a fare concretamente in Piemonte contro i pericoli terroristici che si intravedono dietro al fiancheggiamento del dittatore iracheno: controllare tutta la massa del Terzo Mondo, arrivata senza che nessuno abbia prestato attenzione e garantita dalle maglie troppo larghe della legge Martelli. Invece di parlare a vuoto di pacifismo, cominciamo a mettere un "alt" ai milioni di incontrollabili arabi e medio-orientali che possono facilmente essere strumento di destabilizzazione nel nostro Paese.
Un voto contrario, dunque, di Piemont all'aria fritta per sottolineare la nostra speranza di libertà e autodeterminazione per tutti i popoli, come ha garantito la Conferenza di Helsinki. Autodeterminazione ai lituani, agli sloveni, ai sud-tirolesi e ai piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, si è soliti dire che gli uomini e le istituzioni si giudicano non per quello che sono, ma per quello che sanno divenire; in sostanza, per come sanno atteggiarsi rispetto agli appuntamenti e alle circo stanze. Mi sia consentito esprimere fin d'ora lo sconforto e l'amarezza per come queste istituzioni e, per larga parte, le forze politiche in questo Consiglio regionale dimostrano di non sapere gestire il loro tempo e le loro responsabilità! Signor Presidente della Giunta, lei è l'unico rappresentante della Giunta presente, alcuni Partiti sono sostanzialmente assenti dal dibattito.
C'è il quotidiano, quindi il tempo del caffè, dell'anticamera, dei risolini, delle barzellette, e c'è il tempo della storia. Noi riteniamo che il tempo della storia batta nel nostro quadrante. Un'istituzione che rispetto al tempo della storia si atteggia e si comporta come nel quotidiano, non ha titolo per rivendicare il ruolo che nei nostri documenti scriviamo rispetto allo Stato! Le istituzioni hanno un ruolo se hanno la capacità, la sensibilità e la cultura per interpretare le proprie collettività! Si ripeto no i luoghi comuni in modo ripetitivo. Risottolineo il disinteresse con le assenze e con le banalità come oggi avviene! Queste istituzioni sono destinate a cessare di avere un ruolo! Questa è l'istituzione, Presidente della Giunta e Presidente del Consiglio (non ho detto Vicepresidente del Consiglio, ma Presidente del Consiglio, qualcuno colga il senso di questa dichiarazione).
Le cose che abbiamo sentito, gridano vendetta. Non ripetiamo luoghi comuni che stavano all'interno di uno scenario diverso, in cui il sistema bipolare consentiva anche le licenze verbali del collega Maggiorotti o le utopie in mala fede dei Verdi che traggono la loro cultura nei fatti che hanno preparato il nazismo! Questo è stato scritto! il sistema bipolare ci consentiva questo, perché all'ultimo mo mento la prudenza di un sistema evoluto - anche se discutibile come quello russo - frena va le intemperanze, gli infantilismi e la violenza: oggi non è più così! Allora si tratta di capire qual è la forza che può governare il mondo. E' la forza della ragione, non la forza della paura, o la forza della furbizia che affida ad altri la tutela del nostro benessere, della nostra sicurezza della nostra vita e del nostro futuro. Non è più così, io non ho la prudenza di preparare gli interventi, quindi mi devo misurare nel vivo con le cose che abbiamo ascoltato. Ma, cari amici, dov'è la chiave di lettura di questa tensione, che ci auguriamo in queste ultime ore o nei prossimi giorni venga superata da chi, unico, ha gli strumenti per superarla, cioè Saddam? Rispetto a cosa ci dobbiamo misura re? Ci sono due frasi agghiaccianti che abbia mo sentito ripetere. Una è un'orrida guasconata: gli americani annegheranno in un bagno di sangue; l'altra, molto drammatica e politica, rispetto alla quale qualcuno qui dentro si è assunto la responsabilità di dare forza: gli americani, gli Stati Uniti, il Presidente Bush, non possono accettare diecimila morti in una battaglia.
Ecco, cari amici, cosa si confrontano: le democrazie e le dittature. Le dittature hanno, nella mancanza del confronto con l'opinione pubblica nell'indifferenza al consenso, la loro forza. Le democrazie devono avere nel consenso nelle istituzioni la loro forza. Ma se le democrazie non hanno il consenso nelle istituzioni, e le istituzioni non hanno il consenso nella società, le democrazie diventano delle debolezze e non reggono il confronto. Quindi i pacifisti di tutto il mondo, i marciatori alla Zatopek come diceva bene La Malfa prima e Ferrara questa mattina - si sono dimenticati totalmente di Saddam e avranno sicuramente sulla coscienza alcuni dei morti che noi ci auguriamo non ci siano. Li avranno sulla coscienza perché hanno contribuito a rendere credibile per Saddam il calcolo di poter scommettere sulla piattaforma mondiale alcune decine di migliaia di morti che lui può mettere e che l'occidente non può mettere! Ma quelli che comunque moriranno, saranno sulla coscienza di qualcuno di noi e di qualcuno intervenuto questa mattina.
Questa è la questione che abbiamo di fronte, non altra. Sono scontri di culture all'in terno di un sistema che si è profondamente trasformato, in cui non ci sono più i garanti, non ci sono più i padrini che assistono al duello e che si assicurano che dopo il primo graffio il duello venga interrotto. Adesso non ci sono più i padrini, ci sono solo i duellanti e l'arbitro. Si tratta di capire se gli Stati Uniti riusciranno a svolgere questa funzione, cioè che la storia, nel consenso dei sistemi internazionali e nel rispetto dei diritti delle genti, spetta a loro.
Questo è lo scenario nuovo che abbiamo di fronte, rispetto al quale vengono fatte ripetizioni storicamente offensive. Qualcuno qui non ricorda quando si è detto che la guerra non serve, qualcuno ha rifiutato, come noi, la guerra, ma c'è qualcuno che ha rifiutato la pace, e non era un guerrafondaio. Se noi siamo qui a discutere di democrazia, è perch qualcuno ha rifiutato la pace, Un ometto con un fisico non elegante, Wiston Churchill, ha rifiutato la pace. L'Inghilterra ha rifiutato la pace, una piccola isola che, guarda caso, è quella in cui si è scritta la Magna Charta Libertatis. E' il Paese che ha deciso i destini del mondo e della nostra gene razione, rifiutando la pace che gli veniva offerta dal tiranno.
Churchill la pace l'ha rifiutata dal tiranno, ma l'ha rifiutata anche dallo sciocco; la stessa frase che ha rivolto al Fuhrer, l'ha rivolta a Chamberlain. Alle parole: "Vi porto la pace" Churchill ha risposto: "Lei ci porta la vergogna e la guerra.". Sono responsabilità gravi. Ci sono cose dette e scritte che peseranno come pietre nella storia della nostra istituzione, del nostri rapporti e delle forze politiche.
Il Partito comunista in un suo documento riduce la vicenda del Golfo ad una vicenda di petrolio. Vorrei chiedere alle donne stuprate, agli uccisi nel Kuwait, alle migliaia di persone che sono state trattenute come ostaggio se, quando venivano stuprate, uccise, sequestra te, portavano petrolio o se erano persone portatrici di dignità, di libertà e di vita. Un grande Partito, rispetto al quale una forza come la nostra, aperta verso i tempi, verso il futuro, guarda con speranza e con fiducia, non può scrivere queste cose. Nel Kuwait non c'è una questione di petrolio, c'è una questione di rispetto del diritto delle genti. E poi, colleghi comunisti come pietre rimarranno nella vostra storia le cose che scrivete nella seconda pagina. Rifiutate la solidarietà internazionale: rifiutate gli obblighi che vi derivano dal fare parte del contesto internazionale delle Nazioni Unite; rifiutate la solidarietà atlantica accettata anche da Berlinguer in epoca non sospetta. Sono atteggiamenti politici che peseranno, che non sono giustificati dalla speranza di recuperare il voto e il consenso di qualche ragazzo, indubbiamente sensibile alle paure e alle tensioni di questi giorni.
Qualcuno ha detto: "E' inammissibile riproporre la questione palestinese". La questione palestinese è l'altro piede di porco - e lo dico sottolineando il termine "di porco" - che usa Saddam per fare saltare il sistema internazionale. Non si parla di guerra mondiale. C'è la Comunità internazionale contro Saddam, non c'è mezzo mondo da una parte e mezzo mondo dall'altra, cara collega Verde. Ebbene, la questione palestinese è l'altro piede di porco che Saddam cerca di utilizzare per far saltare la solidarietà internazionale.
Sul piano umano e politico, non possiamo non farci carico dei problemi palestinesi, ma non dobbiamo dimenticare - e l'ha detto bene il collega Zacchera - che il problema palestinese è la conseguenza dell'imprudenza e della leggerezza degli europei che hanno cercato di pagare un debito verso gli Ebrei e verso la storia, cercando di risolvere grossolanamente il problema. Però non dimentichiamo che quel territori sono ancora oggi occupati e non sono ancora annessi, il che vuoi dire che lo Stato di Israele non si è mal sognato di potersi annettere questi territori che sono cosa altrui, ma di doverli tenere sotto la propria giurisdizione nell'ambito della propria politica di difesa, perché non possiamo dimenticare che questi territori sono stati occupati all'interno di una guerra vinta e iniziata da coloro che l'hanno persa: I Paesi arabi. La sponda dei Canale di Suez, che vale sicuramente più della cintura di Gaza è ritornata all'Egitto non appena l'Egitto ha garantito sul piano politico e diplomatico ad Israele la sicurezza delle frontiere. Questa è la prova della disponibilità reale di Israele a trattare un ritiro dei territori occupati quando viene garantita la ragione per cui i terreni sono stati occupati e cioè la sua sicurezza.
Auguriamoci di non avere più occasione di confrontarci con i tempi della storia, ma, se avremo modo di confrontarci, signor Presidente del Consiglio e signor Presidente della Giunta, cerchiamo di lavorare in termini più puntuali - se mi è consentito - anche dal punto di vista estetico, chiedendo al Presidente del Consiglio di intervenire per vietare delle grossolane strumentalizzazioni come quelle che ha fatto il Gruppo che si rifà - non ripeto il nome perché mi vergogno - ad una grande regione per strumentalizzare in questa situazione i problemi di una città, i problemi di fratelli che sono venuti qui a cercare quel benessere che noi speriamo di realizzare per loro, così come abbiamo realizzato per milioni di altri fratelli, italiani e non, così come in altri Paesi hanno realizzato il benessere per milioni di fratelli italiani.
Uno degli ordini del giorno presentati pone anche la questione lituana Anche in questo caso possiamo scrivere tutto: nessuno però scrive che quanto è avvenuto a Vilnius era nella forza delle cose, nella ineluttabilità delle cose. Non si può immaginare di far crescere le libertà politiche separate dalle libertà economi che e dalle libertà in senso ampio. Allora, una classe politica prudente, che abbia il senso della storia, realizza le une e le altre in modo armonico. La fuga in avanti sul piano delle libertà civili senza realizzare le libertà economi che e garantire ai cittadini la soddisfazione del complesso vasto delle loro domande, che sono la qualità della vita, che non sono soltanto le libertà borghesi, ma sono le libertà reali, è una contraddizione che pesa sul processo storico che l'Unione Sovietica sta affrontando. Quindi, il mio timore è che non siamo di fronte ad un errore di un qualche generale o alla incapacità di un presidente in un certo momento: siamo forse drammaticamente di fronte alla constatazione che un certo processo non è realizzabile perché la forza delle cose impedisce che lo stesso si realizzi. Questo è molto più drammatico perché, se ci sono dei responsabili, si ha l'illusione che, togliendoli, altre persone potranno muoversi in modo diverso. Anche questo è un po' controcorrente. Così come ritengo che i pacifisti dell'ultima ora avranno sulla coscienza qualche morto, dico con tutta tranquillità che i quattordici morti di Vilnius saranno nella coscienza di tutti noi, peseranno sicuramente sulla coscienza dei dirigenti del Cremlino, ma peseranno ancor di più sulla coscienza di Eltsin e soprattutto dell'attuale Presidente della Lituania che ha messo in difficoltà il Premier precedente, perché era fautore di una linea realistica politica. E la politica - consentitemi amici - non si fa con i sogni, si fa con il senso della realtà, con il senso delle cose, con il senso della storia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Mi rendo conto che intervenire su questa vicenda è estremamente difficile. Oggi intervengo perché credo fermamente nell'importanza - come ha ricordato il Consigliere Marchini - di alcuni momenti, di alcune vicende, nelle quali, anche se non abbiamo il potere di intervenire (e forse questo peso ci è risparmiato, forse è una responsabilità a cui sfuggiamo volentieri), sicuramente la nostra coscienza è in gioco.
I vari interventi dei colleghi mi hanno scosso e colpito per l'intelligenza e il rigore, penso fra tutti a quello del Consigliere Picchioni. Vorrei però aggiungere qualcosa. Sicura mente bisogna ribadire senza equivoci e ipocrisie, la condanna del regime sanguinario di Saddam Hussein. Su questo non vi è dubbio, non vi possono essere dimenticanze complicità, facilonerie come se tutto fosse uguale. I popoli arabi vedono in Saddam un campione e dobbiamo domandarci perché, dobbiamo porci degli interrogativi. Molti di noi hanno dimestichezza con le questioni internazionali perché hanno viaggiato e hanno conosciuto i Paesi arabi anche quelli più toccati dalla cultura occidentale, come la Tunisia l'Algeria, e hanno potuto verificare quanta trepidazione e quanto consenso vi sia per l'avventura di Saddam Hussein.
Bisogna spiegare che non ci si muove contro il mondo arabo, contro l'Islam, ma contro un atto di arbitrio e di pirateria internazionale contro un regime che disprezza la vita, la libertà e il diritto alla dignità dei suoi stessi abitanti. Questo non può essere dimostrato soltanto con dichiarazioni o mandando gli eserciti, ma deve essere dimostrato con un modo nuovo e diverso di concepire la vita sul nostro pianeta e il nostro rapporto con i popoli di questo pianeta. Bisogna anche ricordare, per ch la verità deve essere completa, anche quando è dolorosa, anche quando è spiacevole, anche quando ci mette in colpa, ci sollecita, ci disturba, che fino a qualche tempo fa, in un'al tra guerra tragica e sanguinosa con centinaia di migliaia di morti, l'Iraq era quasi spalleggiato da molti Paesi arabi e anche da Paesi occidentali, anche dall'America che mandò le sue navi nel Golfo. In quel caso, l'atteggiamento di violenza e di aggressione era quasi premiato, era, se non altro, compreso. L'Iraq ha ritenuto di combattere quella guerra per molti popoli ara bi, per molti Paesi di quella zona, di combatter la anche, in parte, per l'occidente e poi di essere ripagato con la richiesta del saldo dei debiti, con un atteggiamento, dunque, di incomprensione. Certo, nessuna giustificazione a quel l'altro atto di aggressione, alla guerra Iraq-Iran! Lo dico avendo sempre partecipato ad iniziative di condanna in tutte le occasioni. I colleghi che ho avuto in Consiglio comunale, come il prof.
Grosso e la dott.ssa Spagnuolo, ricorderanno che sono sempre intervenuto su queste vicende e non soltanto in questo caso, ma anche quando ero sicuramente controcorrente. Ripenso ad alcuni dei miei primi interventi sulla Cambogia, quando ancora i khmer rossi erano considerati dei liberatori del popolo e io denunciavo il loro regime. Quindi non è che ml svegli oggi a queste sensibilità. Però bisogna capire che la vicenda di oggi insiste e si colloca in un contesto medio-orientale di rapporti nord sud estremamente difficile; un contesto di in giustizie, di sperequazioni in culla questione palestinese non è soltanto un terribile dramma umano non è soltanto una terribile questione di ingiustizia internazionale, ma anche una ferita aperta nel cuore di tutti gli arabi.
E' vero che non si possono fare equiparazioni e che Saddam la usa come grimaldello, ma è altrettanto vero che la stessa energia di oggi, sul Libano, sulla Palestina, sul territori occupati non l'abbiamo avuta. Non abbiamo avuto la stessa energia nel richiedere il rispetto delle deliberazioni pertinenti, anch'esse delle Nazioni Unite. O le Nazioni Unite sono quel grande consesso di autorità internazionale che vale sempre, o rischiano di non contare mai. Mi domando anche se anacronistici diritti di veto da parte di grandi potenze in un nuovo ordine internazionale possano valere. Mi domando se la voce dei popoli non debba essere tutta uguale.
Ebbene, la giusta fermezza di oggi va calibrata; se si scatenasse la guerra non si può dire che non vi era altra soluzione, forse non è stato tentato tutto quello che era possibile, forse qualcuno ha spinto fin dall'inizio perché fosse l'unica opzione.
Credo fermamente all'appello di Giovanni Paolo II che dice: "Un gesto di pace dell'Iraq, una conferenza internazionale che contribuisca a risolvere tutti i problemi di una pacifica convivenza in Medio Oriente". E' l'appello grande ed intelligente che il Papa ha fatto domenica, rilanciando il dialogo come unica via possibile, perché la guerra non risolverebbe i problemi, ma li aggraverebbe.
Il sì ad una pace che è ancora possibile dunque, e che va ricercata con tutte le forze nella soluzione di proposte generose di pace. Quindi disponibilità ad ascoltare in maniera diversa i problemi del Terzo e del Quarto Mon do. Questa guerra potrebbe anche segnare un gravissimo passo indietro nel rapporto nord-sud e un modo diverso di concepire i rapporti nel mondo. Agli oppressi della terra, al popoli del sud del mondo, ma anche a quelli dell'est Europa non abbiamo dato un grande contributo alla liberazione. Se nell'est dell'Europa gran di fenomeni sono successi, sono successi soprattutto per vicende interne e per il coraggio di quei popoli.
Bisogna dire che non ci siamo prodigati tantissimo in solidarietà, e al proposito ricordo un viaggio in Polonia alcuni anni fa. Ero Consigliere al Comune di Torino e, quando incontrammo gli studenti polacchi, ci dissero: "Noi non ci illudiamo che voi siate disponibili a rinunciare a parte del vostro benessere per un po' di libertà in più in centro America, in sud America o anche nell'est Europa". Avevano la sensazione di una sorta di indifferenza al loro destino.
Vorrei ora portare una proposta e fare un'ultima considerazione sulle manifestazioni per la pace, in primo luogo, ml pare sia potere del Consiglio regionale istituire una Commissione per la pace e la cooperazione internazionale: attiviamola, dimostriamo concretamente, diamo ogni segnale possibile che abbiamo a cuore il destino del Terzo e del Quarto Mondo e che possiamo e vogliamo attivare risorse. Qualcosa di significativo era stato fatto dal Comune di Torino e credo che anche la Regione possa avere un grande ruolo. Credo che avviare e moltiplicare queste iniziative sia un segnale concreto, il nostro Gruppo si è sforzato di segnalare, nelle sue indicazioni, gli esperti e le persone maggiormente attente a questi problemi; credo che far partire subito questa Commissione sarebbe un segnale concreto.
Chiedo altresì di votare l'ordine del giorno sulle stragi del contadini in Guatemala e in Honduras che è stato firmato all'unanimità, per non dimenticare ingiustizie presenti in altre parti del mondo.
Apprezzo anche gli altri ordini del giorno. In particolare, a livello personale, quello del Gruppo Verde.
Ho partecipato alla manifestazione di ieri e devo dire che era diversa da quella di Roma: non ci sono state le intemperanze, gli slogan, gli unilateralismi di altre situazioni. Bisogna dire con coraggio - non dico una volta per tutte, perché mal nulla si dice una volta per tutte - che non tutti i pacifismi sono uguali. Ho vissuto su sponde di minoranza la stagione del pacifismo a senso unico e ricordo di essere intervenuto in un liceo di Torino dove stavano malmenando un ragazzo perché non la pensava come gli altri sulla pace! Queste situazioni paradossali sono avvenute.
Alcuni slogan uditi nelle manifestazioni non erano slogan per la pace, ma erano slogan di violenza, di un livore e di una stupidità tali che fanno la stessa paura di quelli che inneggiano alla guerra. Credo che dobbiamo fare un grande sforzo di educazione.
Noi non possiamo risolvere i destini mondiali. E' qui presente l'ex sindaco di Boves che ha creato una scuola di pace stimata dappertutto.
Abbiamo la possibilità di educare le giovani generazioni e noi stessi a una cultura diversa, a una pace che non sia indifferente alla distinzione tra bene e male, altrimenti sarebbe proprio inutile; a una pace che non sia indifferente alla giustizia e al diritti civili; a una pace che sia sensibile a queste cose; a una pace che sia atteggiamento globale nel nostri comporta menti, nella ricerca personale, appassionata, continua di giustizia e di non violenza, anche come metodo nel fare politica. Anche noi possiamo essere testimoni di pace facendo politica in un modo diverso.
Sulle grandi vicende, pur facendo sentire con trepidazione la nostra opinione, non possiamo fare molto, ma possiamo invece lavorare, tutti qui concretamente, nell'accoglienza dei nostri fratelli del Terzo Mondo, nella testimonianza concreta con chi soffre in una scelta di educare alla pace e alla giustizia che sono inscindibili, come ricorda il Santo Padre. Un piccolo contributo concreto quotidiano lo possiamo dare anche noi.



PRESIDENTE

Garantisco che la Presidenza di questo Consiglio terrà in ferma considerazione i suggerimenti che il Consigliere Leo ha proposto, sia rispetto alla Commissione per la cooperazione e per la pace, che ha già lavorato in altri settori e che potremmo attivare anche a proposito di questa problematica, sia per quanto riguarda l'ordine del giorno inerente il Guatemala, che potrebbe unirsi al documento relativo alla Somalia che verrà iscritto prossima n al lavori del Consiglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Goglio. Ne ha facoltà.



GOGLIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo brevemente la parola per ribadire l'adesione del Gruppo socialdemocratico all'ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Ribadire significa conferma di una linea nella quale il PSDI si riconosce da sempre, in quanto il nostro è un partito che si è schierato fin da tempi insospettabili per una pace vera che non fa confusione con movimenti che spesso usano la parola ' termini strumentali. La pace per noi è coerenza per una scelta politica che ha tenuto fuori il nostro Paese per 45 anni da qualsiasi avventura. In questo momento non possiamo che esprimere sgomento e mal come ora dobbiamo davvero pensare che la speranza è l'ultima spiaggia. Siamo tutti in attesa, nel convincimento che prevalga, magari all'ultimo minuto, un ripensamento che sgomberi la paura di queste ore.
Siamo tutti sgomenti, ma, nello stesso tempo, dobbiamo constatare una nostra obiettiva impotenza di fronte ad uno scontro che vede su scacchieri che non sono solo quelli del Golfo, soffiare venti di guerra, i cui protagonisti veri hanno in mano le sorti dell'umanità. Non possiamo che aspettare, augurandoci che prevalga la ragione su quelle ragioni che ognuno accampa a giustificazione dello scontro.
E' facile dire che non si vuole la guerra; tutti vogliono la pace, ma è difficile accomunare pace e giustizia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Signor Presidente e colleghi. Tutti i Consiglieri intervenuti hanno cercato di leggere la storia che in questo momento sta cambiando il volto dell'intera umanità.
I veloci cambiamenti avvenuti nell'autunno 1989, l'avvento di personaggi nuovi non poteva far presagire le ore di profonda trepidazione e di grande ansia che stiamo vivendo. Ma io credo ancora di tanta speranza anche se la mia personale speranza, perdonatemi, si alterna ad un dolore non soltanto psicologico, ma misto interiormente a rabbia. Sabato, un giovane di ventuno anni iscritto al primo anno di Università e che ha finito a settembre il servizio militare in un gruppo specializzato della Nato, svolto in Turchia, informato dal Carabinieri, ha dovuto prendere contatto con il Comandante del proprio reparto perché era in stato di all'erta. Questo ragazzo, che è senza padre, mi ha chiesto cosa doveva fare, stava provando una profonda sofferenza, non soltanto psicologica, ma anche fisica. Che risposte si possono dare a questi ragazzi? Voleva parlare con qualcuno che gli dicesse che forse la guerra non ci sarà, che forse lui non partirà, ma intanto lui è all'erta e ml chiedo quale risposta possiamo dare a lui, al tanti giovani di oggi. Lo chiedo anche ai presenti; mi chiedo quale responsabilità tutti noi abbiamo nella costruzione di questa civiltà che oggi rischia l'apocalisse. Tutti abbiamo responsabilità in questo. Bisogna leggere la storia per capire qual è la responsabilità di oggi.
Mi sono chiesto, in queste ore, da che parte sto. Sono convinto di stare dalla parte di quelli che, come ha detto Papa Giovanni Paolo II pensano che "la guerra sia un'avventura senza ritorno", che "la guerra sia il declino dell'umanità", che, come diceva Papa Giovanni XXIII, "nella nostra epoca chi si gloria della forza atomica è contrario alla ragione che la guerra sia ancora adatta per ristabilire i diritti violati" o come Pio XII "con la guerra tutto è perduto, con la pace tutto è possibile".
In questi anni ho cercato di costruirmi con questo senso nuovo della storia. C'è chi continua a credere nel "si vis pacem para bellum". Non posso più stare dalla parte di chi è convinto di operare per la pace preparando la guerra, di chi, in nome degli equilibri, ha continuato a produrre armi. Abbiamo prodotto in questi anni, in nome degli equilibri tante armi da poter distruggere dieci, venti, cinquanta volte l'intero pianeta. Che senso ha nella storia di oggi? Anche chi effettua studi spaziali è convinto di produrre, di creare in nome della pace. Non posso più stare dalla parte delle grandi potenze e ho difficoltà a stare dalla parte della NATO e del Patto di Varsavia. Ho difficoltà anche in questo momento a stare dalla parte dell'ONU fino a quando l'ONU non sarà libera di potersi esprimere senza che per alcune nazioni esista il diritto di veto di espressione di voto in nome di quali interessi. Sono dalla parte di quel milione e centotrentamila soldati che in questo momento sono là, pronti a fronteggiarsi, che stanno per scontrarsi. Sono dalla parte di chi ha paura della guerra, dalla parte di chi vuole intervenire contro il "si vis pacem para bellum sono per il "si vis pacem para pacem". Voglio stare dalla parte di chi vuole creare nuove civiltà su nuovi equilibri internazionali e capisce che oggi, con le anni prodotte, scherzare con la guerra vuoi dire scherzare con la storia.
Voglio stare dalla parte di chi chiede e spera ancora che non si spari che si eviti la catastrofe e che si apra una Conferenza sul Medio Oriente dove tutte le proposte abbiano pari dignità.
Non voglio stare dalla parte di Saddam Hussein, definito pazzo e irresponsabile. So che non è uno stolto e spero comprenda la gravità di questo momento. Ma non posso neanche stare dalla parte di chi lo ha armato in questi anni, quel mondo occidentale che oggi deve sentire tutte le responsabilità e che non può arroccarsi il diritto di superiorità.
Le grandi strategie, le diplomazie europee, russe e americane hanno creato Saddam Hussein, perché non si voleva che il governo fondamentalista islamico di Khomeini controllasse il Medio Oriente. A Saddam abbiamo fornito le armi più sofisticate e le tecnologie militari più avanzate abbiamo fornito gli impianti per le armi chimiche e non gli abbiamo impedito di adoperarle e di sperimentarle. E' divenuta la quarta potenza militare dei mondo e oggi tiene il mondo con il fiato sospeso.
Sento la responsabilità di questo mo mento. Oggi quella che noi andiamo a prepara re non è un'azione di polizia internazionale. Non possiamo sentirci in questo momento isoli ecologi della civiltà.
Saddam era alleato contro l'Iran. Oggi è nemico. Oggi nuovi alleati, e in nome di questi le diplomazie silenziosamente hanno venduto il Libano hanno effettuato il massacro al generale Adun e dei cristiani maroniti. Non dimentichiamo che le diplomazie hanno lasciato di struggere i kurdi, che in 26 Stati africani le dittature e la pena di morte sono ancora vigenti: non dimentichiamo Vilnius, l'Afghanistan, Tienanmen, i contadini del Guatemala e dell'Honduras.
E' una escalation che continua ed è rabbia. Quanto costerà in vite umane? Quanto costerà economicamente? Quanto è già costato in questi pochi giorni di non battaglia? Poteva mo salvare vite umane in progetti di solidarietà in quelle parti del mondo più deboli e invece continuiamo a costruire armi e continuiamo a preparare guerre.
Ecco il segnale di speranza che credo sia estremamente importante mantenere in tutti quanti noi.
I giovani vogliono un cambiamento che forse noi non siamo più in grado di condurre. Loro sanno che il diritto alla pace è il primo, dopo il diritto alla vita. Mi auguro che arrivino presto a cambiare questo mondo, a prendere i nostri posti e diventare i nuovi capi di Stato, i nuovi responsabili. Noi possiamo condurli, aiutarli perché si impongano nuove regole della civiltà, perché uno Stato non sovrasti un altro Stato, perch la giustizia sociale sia un cammino da perseguire sempre, perché la democrazia trovi la compiutezza continua, pur nell'affanno quotidiano di costruirla sempre, perché in nome dell'economia non si distrugga, perché si centralizzi l'uomo.
Il mio Capogruppo ha ricordato una frase di Gandhi e io vorrei aggiungere che Gandhi diceva anche che le più grandi battaglie si combattono nel cuore degli uomini sono le più grandi e le più difficili da combattere. Vorrei che riuscissimo a capire quanto dobbiamo centralizzare sull'uomo. La speranza è nei giovani, è capire che la coscienza dell'uomo è di creare le idee, i modelli, le civiltà, gli sviluppi, che non esistono tecnologie avanzate che non siano prodotte da menti umane, che la pace è nelle mani dell'uomo e che ognuno deve fare la sua parte. Costruire l'uomo è oggi la grande speranza.
Credo che nulla è perduto, tutto è in cammino. Tutti quanti dobbiamo costruire qualcosa, il cambiamento, che forse siamo preoccupati di non riuscire a condurre, è un cambiamento che i giovani sentono e che è in atto: possiamo aiutarli a condurlo e dovremmo avere l'intelligenza di farlo.
Credo che la paura di questi tempi ci faccia almeno comprendere che le armi non sono mal state e non saranno mal la speranza dell'umanità. Abbiamo prodotto troppe armi e quindi dobbiamo riuscire a fermarci. Spero che la paura di questi giorni faccia riflettere il mondo intero sul fatto che lo stop alle armi sia il primo passo importante e necessario per costruire un diverso ordine internazionale.



PRESIDENTE

Riepilogo i diversi ordini del giorno sul tema: n. 89 a firma dei Consiglieri Monticelli, Chiezzi e Dameri n. 87 a firma del Consigliere Maggiorotti n. 90 a firma dei Consiglieri Miglio, Staglianò, Segre e Marino n. 91 a firma dei Consiglieri Picchioni, Rossa, Goglio, Marchini e Ferrara n. 93 a firma dei Consiglieri Monticelli, Maggiorotti e Segre sugli ultimi drammatici avvenimenti in Lituania.
Mi rendo conto che è estremamente difficile formulare un ordine del giorno unitario, anzi, con il proseguire del dibattito, aumentano gli ordini del giorno. Le vie da seguire potrebbero essere due: una sospensione del lavori che certamente non sarà breve, per vedere di un! formali, oppure la votazione in base alla presentazione temporale degli ordini del giorno.
Sentiti alcuni Capigruppo, credo che l'intenzione sia di portare alla votazione gli ordini del giorno così come sono stati presentati.
La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, credo che l'utilità di una sospensione possa essere presa in esame. Non so se questa sospensione produrrà un ordine del giorno unico, però potrebbe essere utile a produrre elementi di maggiore chiarezza nelle determinazioni del Consiglio, nel senso anche di una parziale s'intensi di alcune posizioni. Quindi, sono per richiedere una sospensione dei lavori per verificare le varie ipotesi che sono in campo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Le posizioni delle varie parti politiche sono note e sono state ampiamente illustrate. Gli ordini del giorno sono quelli che sono, però c'è l'invito del Gruppo comunista che possiamo anche raccogliere. La cosa pu riguardare i Capigruppo, nel frattempo il Consiglio può andare avanti con la ratifica della deliberazione urgente che è iscritta all'o.d.g. dei nostri lavori.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi penso che questa soluzione potrebbe consentirci di proseguire nei lavori, mentre i Capigruppo si riuniscono per verificarsi sul tema che è stato dibattuto finora.
Vi ringrazio e invito i Capigruppo a riunirsi nella saletta attigua.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Richiesta di risposta alle interpellanze urgenti relative alla discarica di Alice Castello


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bortolin. Ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Al di là di quelli che sono stati gli accordi dei Presidenti del Gruppo di questa mattina, chiediamo di discutere le interpellanze urgenti che sono state presentate sulla discarica di Alice Castello. L'argomento che ha preso l'attenzione del Consiglio regionale questa mattina è un argomento estremamente importante e ci coinvolge tutti. Sicuramente quello della discarica è di minore importanza, ma è urgente. Per cui, se è possibile nella breve interruzione della discussione sugli ordini del giorno sulla pace, chiederei che, oltre alla ratifica delle deliberazioni, si potesse assumere l'impegno di discutere quelle interpellanze urgenti, perché o il Consiglio regionale assume oggi una decisione altrimenti sarà il caso anche per questo argomento di dire che sarà tardi.



PRESIDENTE

Non posso che ribadire quanto è stato pattuito nella organizzazione dei lavori di oggi. La Giunta ha chiesto di votare i punti 5) e 6) dell'o.d.g.
perché hanno delle scadenze. Cono sciamo la gravità dei fatti che ci hanno coinvolti in una discussione così ampia questa mattina. Credo che possiamo proseguire in questo modo, poi ci verificheremo dopo la riunione dei Capigruppo che è in corso. Condivido la gravità del problema di Alice Castello, ma la richiesta non può essere portata in questo modo.
La parola ancora al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Signor Presidente, siamo tutti rispettosi delle decisioni dei Presidenti dei Gruppi, però esistono delle interpellanze urgenti, anche di altri Gruppi; l'argomento di Alice è urgente in quanto la discarica è stata ultimata, quindi o assumiamo delle decisioni oggi o la questione diventa anche grave.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Devo ricordare che il Consiglio è stato convocato per ratificare una deliberazione della Giunta che scade il 19 gennaio prossimo, quindi se vogliamo far funzionare le istituzioni abbiamo il dovere di procedere e credo che questa sia anche la risposta più giusta agli eventi di questi giorni. Fatta questa ratifica, se ci sarà il tempo, affronteremo anche questo argomento; però ci deve essere una decisione della Presidenza e ci deve essere comunque una disponibilità complessiva. Prima di tutto dobbiamo approvare la deliberazione e lo si può fare in cinque minuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono state presentate varie interpellanze e un ordine del giorno sulla questione di Alice Castello che il Consiglio non ha mai discusso. Esiste, inoltre, una posizione assunta dalla Giunta provinciale di Vercelli rispetto alla discarica di Alice Castello che rimanda la questione al Consiglio regionale e richiede alla Giunta di esprimersi. E' evidente che il soggetto principale che dovrebbe avere qualcosa da dire o da riconfermare su Alice Castello sono il Consiglio regionale e la Giunta regionale: mi sembra, vista anche la presenza, peraltro richiesta più volte, di rappresentanti del Comitato di Alice Castello, possibile trovare uno spazio di discussione su un argomento come questo. Mi associo alla richiesta fatta dalla collega Bortolin.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris con la preghiera di non portare via troppo tempo, avendo già annunciato il punto all'o.d.g. che si deve discutere.



SARTORIS Anna

Non voglio portare via troppo tempo, però vorrei far osservare al Presidente della Giunta, Brizio, che dire: "discuteremo di Alice se troveremo il tempo" non vuol dire risolvere la questione. Abbiamo detto tante parole inutili questa mattina che non incidono e che non sposta no neanche di un millimetro quelle che saranno le decisioni che alla mezzanotte o domani mattina si prenderanno. E' quasi l'una. Se questo vuol dire che la Regione si tira indietro e non prende una posizione ufficiale così come da molte settimane la Provincia di Vercelli chiede che prenda avendone la competenza, vuoi dire che volete prendere in giro la gente dicendo: "forse faremo, vedremo..." Ci sono delle persone che hanno bisogno di una risposta: non vale prendere una decisione quando la discarica è finita perché allora significherebbe "lavarsene le mani". Quella discarica, oltre che non voluta e non desiderata, sarà anche una discarica pericolosissima perché non saranno state prese neanche quelle minime previsioni che noi stessi, come Regio ne, avevamo previsto. Si sta facendo una discarica e la Regione si sta sottraendo alle sue responsabilità. Quindi, se entro oggi non si discuterà e non si assumerà una decisione, come Gruppo prenderemo dei provvedimenti.



PRESIDENTE

Intanto, vorrei dire che non è pensabile che i singoli Consiglieri, che a volte coincidono anche nelle funzioni di Presidenti di Gruppo, arrivino in Consiglio e facciano proposte di discussione, magari non partecipando alle Conferenze del Presidente dei Gruppi. Questo è il caso di due Consiglieri che sono intervenuti stamani in Consiglio per motivare, magari a ragione, le proposte di discussione in aula. C'è stato, poi, un intervento del Presidente della Giunta che assicura una disponibilità a discutere le interpellanze e chiede soltanto di rispettare alcune decisioni che si sono pattuite questa mattina e cioè che si discutano i punti 5) e 6) iscritti all'o.d.g. Quindi, tutti gli altri interventi che si sono verificati in questo momento penso di doverli denunciare.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 72: "Ratifica DGR n. 15-1846 del 20/11/1990, assunta con i poteri del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, recante 'interpretazione con modificazioni dei nn. 1) e 2) della DCR n. 832-7331 del 24/5/1988' (Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti)"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 72, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Vorrei comunque riconfermare la mia totale disponibilità a discutere le interpellanze sul problema di Alice Castello immediatamente dopo.
I Consiglieri, soprattutto quelli che partecipano alla II Commissione conoscono il problema di questa deliberazione. E' l'interpretazione, con modificazioni, del DCR n. 832- 7331, che è stato adottato con i poteri del Consiglio. In pratica, il provvedimento si articola in un impegno della Giunta e in una riadozione, si vuole, del piano dei rifiuti. Tutti conoscono la situazione del piano rifiuti; i primi ricorsi dei Comuni e successivamente il ricorso, che poi il TAR aveva accettato, in ciò però non consentendo alla Regione di esplicitare, anche dal punto di vista giuridico, quello che era sempre stato il suo atteggiamento, cioè di non considerare assolutamente queste zone potenzialmente idonee come variazione automatica al piano urbanistico. La Regione si era sempre comportata in questo modo, ma nella deliberazione di approvazione di allora così stava scritto. Quindi, il documento assunto con i poteri del Consiglio e votato in Commissione delibera di interpretare e, per quanto occorre, di modificare il DCR 832-73131 di approvazione del piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento rifiuti, che reciterebbe come segue: "...che evidenziano nella cartografia allegata al piano le aree potenzialmente idonee all'installazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti e contraddistinte dalle lettere a) e b), essendo queste ultime riferite alla prima fase di attuazione del piano e fermo restando che la variante agli strumenti urbanistici generali dipende dagli ulteriori atti di individuazione delle zone previste dall'art 2, secondo e terzo comma della legge n. 62, come richiamato dall'art. 6". Questa è la sola modifica al fine di correggere l'interpretazione che è stata data (ma che mai era stata l'interpretazione del legislatore su questo punto) e per dare validità al piano; ma, nel contempo, esiste nella prima parte della deliberazione, come i Consiglieri potranno leggere, l'impegno della Giunta regionale ad addivenire ad una nuova stesura del piano che tenga conto, da un lato, della situazione ambientale piemontese che richiede interventi urgenti e programmati per affrontare i problemi creati dalla cresciuta produzione di rifiuti, dall'altro, della necessità di un aggiornamento dei dati sulla produzione quantitativa e qualitativa dei vari tipi di rifiuti in ciò approfittando anche delle esperienze acquisite, nonché usufruendo delle innovazioni tecnologiche emerse nei sistemi di trattamento dei rifiuti e confermando, nel contempo, la validità dei principi e dei criteri di programmazione tracciati con il piano per raggiungere l'obiettivo di una efficace azione di governo dell'intera mate ria, ora da rinnovare mediante una riduzione della produzione dei rifiuti, sia a livello industriale sia a livello civile, ed anche con il potenziamento di tutte quelle iniziative che consentano il più ampio recupero e il riutilizzo dei materiali.
Deliberazione, quindi, e impegno della Giunta ad addivenire ad un nuovo piano. Questo è il voto che si chiede al Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Certo, la caduta dai venti di guerra ai rifiuti non entusiasma.
L'argomento, anche se è di grandissima importanza, ci pare oggi meno importante.
Ciò nonostante, voglio motivare il nostro voto contrario a questa deliberazione per una serie di ragioni. La prima riguarda il dubbio che continuiamo ad avere sulla legittimità della deliberazione, che in parte è modifica e in parte è interpretazione del dispositivo del piano rifiuti.
Per la parte di interpretazione, dubitiamo che sia sufficiente stabilire con un'interpretazione, contenuta in una deliberazione regionale, che il dispositivo di una legge nazionale non vale, perché l'individuazione al sensi delle lettere a) e b) dei siti per gli impianti di smaltimento costituisce, secondo la legge, variante degli strumenti urbanistici e non credo che si possa, con una deliberazione, dire che noi riteniamo che non lo sia. Già allora si era discusso ampiamente e l'interpretazione del dispositivo del piano dei siti, che aveva costituito oggetto di grandissima polemica per quel punto specifico, era già stata quella e (come peraltro fa rilevare il dispositivo), è stata in quel senso interpretata; è evidente a tutti che non è stato interpretato che nella piazza del paese si può fare una discarica, anche se è diventata tutta zona per impianti di smaltimento rifiuti Allora, non mi pare che questo modifichi qualcosa e che quindi ci sia una utilità di questa interpretazione ufficiale che, peraltro, era già contenuta nel piano. C'è dunque il dubbio di legittimità di questa disposizione interpretativa, e questo riguarda la Giunta. Se questa interpretazione non è considerata sufficiente rispetto ad una disposizione di legge, che invece stabilisce che se sono individuate ai sensi di quell'articolo questa individuazione costituisce variante dello strumento urbanistico, resterà tale e costituirà oggetto di bocciatura definitiva del piano da parte del Consiglio di Stato. Quindi è un problema della Giunta che, appena insediata, avrebbe dovuto dare un incarico di nuova stesura con revisione e utilizzo di ciò che era valido del piano e modifica di ci che non era valido; questo poteva tranquillamente andare al Consiglio di Stato con il nuovo piano abrogato. E' una scelta sbagliata che ripete le scelte sbagliate fatte dalla precedente Amministrazione e dal precedente Assessore. Se poi verrà comunque bocciato, malgrado questa interpretazione visto che eravamo contrari al piano, continuiamo ad esserlo. Sono affari della Giunta.
La seconda osservazione riguarda il me rito del piano. Noi continuiamo a ritenere che quel piano, pur contenendo alcuni elementi interessanti foderi e che rendono possibile un buon piano, non è un buon piano, anzi, è un piano che deve essere profondamente rivisto, anche in parti diverse, per questo clamoroso errore di tipo urbanistico. Per questa ragione e precisamente per il punto che dice: di confermare per il resto, e salva successiva revisione, il piano di cui sopra, non intendiamo "confermare per il resto" e non ci fidiamo della successiva revisione perché, se per caso fosse sufficiente l'interpretazione per non far accettare da parte dei Consiglio di Stato il ricorso dei Comuni, a quel punto il piano resterebbe in vigore e la successiva revisione potrebbe essere rinviata a tempi non definiti. C'è un impegno della Giunta, ma questo non vuoi dire nulla perch di impegni ne abbiamo sentiti tanti.
Non riteniamo che il piano, così com'è, sia accettabile; riteniamo che dovesse essere rifatto da molto tempo, riteniamo che anche l'Assessore sia in questo senso colpevole per non averne ancora avviato il rifacimento.
Speriamo, invece, che lo abbia fatto e che non sia ancora pronto. Riteniamo comunque di non poter approvare, anche con la modifica che non ci convince un piano a cui eravamo stati fortemente avversi per molte altre questioni di merito.
Terza osservazione. La deliberazione è stata assunta con i poteri del Consiglio, anche in questo caso in maniera non corretta. Ribadiamo una volta di più che le deliberazioni assunte con i poteri del Consiglio non sono sottoposte alle stesse normative, per altro abusate e mal utilizzate anche a livello nazionale dei decreti. Le deliberazioni adottate con i poteri del Consiglio possono essere assunte solo quando il Consiglio non sia riunito o non possa essere riunito, situazione che non si è verificata.
Quindi, non aveva senso assumere la deliberazione con i poteri del Consiglio in quanto era possibile convocare il Consiglio per farla approvare. La deliberazione con i poteri del Consiglio, che ha caratteristiche molto precise, sta diventando in realtà un utilizzo fatto per coprire le lentezze delle deliberazioni da parte della Giunta che non le consentono di arrivare in tempo in Consiglio rispetto a scadenze diverse delle leggi. Questo uso non è consentito dal nostro ordinamento.
Per tutte queste ragioni, ribadisco che voteremo contro. Questa è anche la dichiarazione di voto del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gissara. Ne ha facoltà.



GISSARA Margherita

Signor Presidente, dichiaro la mia astensione su tutte le delibere che verranno messe in votazione da ora fino al 31 marzo. Non sono quindi fuori tema se spiego le motivazioni di questa mia presa di posizione. E' un atto politico preso in comune da parte di tutti i Consiglieri regionali del Partito Pensionati.
Se avete buona memoria, ricorderete che, all'atto di aderire a questa maggioranza, ho votato a favore sia per la Presidente che per la Giunta perché c'erano degli accordi precisi con i segretari nazionali della maggioranza che sarebbero state ripristinate le pensioni agli invalidi civili ultrasessantacinquenni. Fino ad oggi non è giunta alcuna risposta.
Gli anziani e i pensionati con più di 65 anni sono ancora senza pensione.
E' da sei mesi che sono qui dentro e per me sei mesi (avendo 25 anni) non sono assolutamente nulla, ma per le persone che rappresento, per le persone di cui porto il nome all'interno di questo Consiglio, sono moltissimo.
Passo quindi all'astensione per invitare con decisione la maggioranza di pentapartito ad attivarsi ed interessarsi perché tutte le promesse vengano mantenute. Non è un sorriso all'opposizione né uno schiaffo alla maggioranza; è un modo chiaro per cercare di aiutare gli anziani e gli inabili.
Se non arriverà risposta entro il 31 marzo, passerò nettamente all'opposizione. Questa decisione è stata presa anche dagli altri Consiglieri del Partito Pensionati delle Regioni Liguria e Lombardia. E' una decisione che a voi sembrerà inusuale, perché di solito si chiedono delle cose più importanti, ma delle cose non proprie. Siamo qui per il rispetto di persone che hanno bisogno di voce, hanno bisogno di risolvere i propri problemi in maniera netta e decisiva. Di questo siamo convinti ed è proprio per il rispetto che porto alle persone che rappresento che lascio a voi democristiani, a voi socialisti, repubblicani e socialdemocratici, la risposta.



(Applausi dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

Non sono consentiti segni di approvazione o di disapprovazione.
La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Sarò brevissimo perché sugli argomenti di fondo legati alla deliberazione di cui si sta discutendo sono già intervenuto più volte e non vorrei annoiare.
Condivido l'ultima parte dell'intervento della collega Bresso, per quanto riguarda l'utilizzo dell'art. 40 dello Statuto. Mi sembra davvero che il ricorso all'art. 40 da parte della Giunta stia diventando un modo per non presentarsi in Consiglio, ma sia anche un modo per evitare di discutere in Consiglio su argo menti rilevanti. Questo mi sembra il problema di fondo.
Al di là di artifici sul piano tecnico, per quanto riguarda la questione dei rifiuti, si tratta ormai di dire esplicitamente qual è la situazione e cioè che alcune scelte oggi vengono fatte, non tanto e non principalmente per ché esiste una emergenza rifiuti, ma vengono fatte, e vengono fatte in un certo modo, perché si ha una opinione molto chiara seppure mal esplicitata fino in fondo, non sul modo di risolvere l'emergenza rifiuti, ma sul modo di risolvere la questione dei rifiuti. Si cerca, dove si riesce, di costruire discariche o maxi discariche sorvolando o mettendo in secondo piano alcune questioni che possono diventare di gran de rilevanza negli anni a venire, in merito alle garanzie per la salute delle popolazioni resi denti nelle zone limitrofe alle discariche, avviando in Italia un processo di sperimentazione di inceneritori industriali.
Sarebbe interessante conoscere dalla Giunta, dall'Assessore o dai tecnici quale tipo di tecnologie si vuole sceglie re, quali conoscenze si hanno quali competenze esistono nel campo degli inceneritori di tipo industriale per garantire, sul piano ambientale, da certe conseguenze: soprattutto sarebbe utile conoscere quali valutazioni vengono date rispetto ad una soluzione del problema dei rifiuti che è irrazionale sul piano delle risorse, che chiamerei per quello che sono, risorse energetiche del Paese.
Scegliere la soluzione degli inceneritori per incenerire milioni di tonnellate di sostanze e di prodotti che potrebbero essere in buona parte utilizzati è del tutto sbagliato e irrazionale sul piano dell'utilizzo delle risorse energetiche, oltre che per altre scelte di carattere tipicamente ambientale. E' un argomento su cui non mi posso dilungare anche se sarebbe utile discutere in materia di bilanci e di energia rispetto al destino dei rifiuti. Mi auguro che molto presto venga ripresentato al Consiglio regionale un nuovo piano, che inviterei ancora una volta a chiamare "piano per il governo della questione del rifiuti" e che ci sia prima o poi la possibilità che questo Consiglio discuta della questione generale dei rifiuti. Fino ad oggi, anche per scelte di questo tipo, non c'è stata la possibilità di discutere fino in fondo. Fatte queste considerazioni, non posso che votare contro questa proposta di deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sono già stati portati argomenti dalla collega Bresso e dal collega Marino che condividiamo pienamente. Il Gruppo dei Verdi voterà contro questa deliberazione per tutto quanto è stato detto finora e se si vuole anche per una ragione in più. Qui c'è un abuso - come diceva poca fa il collega Marino - del ricorso all'art. 40 dello Statuto. Di solito il ricorso è motivabile ed è motivato per qualche impedimento da parte dei Consiglio a pronunciarsi in tempi rapidi, in ordine a un argomento che riveste particolare urgenza. Dalla fine di luglio, il Consiglio si è riunito quasi tutte le settimane, a volte anche due volte alla settimana per cui una materia così importante, grave e controversa, come l'Assessore riconosce nella stessa deliberazione, avrebbe meritato un comportamento diverso da parte dell'esecutivo. Viceversa, qui si procede con i fatti compiuti e si perde tempo.
Come la collega Bresso ha opportunamente ricordato, anche a nostro avviso sarebbe stato molto più saggio che da parte della nuova Giunta regionale si fosse preso atto dei pronunciamenti negativi del TAR. si fosse chiuso quel capitolo in ordine ad un piano fatto in tutta fretta e con grandissime deficienze innanzitutto nell'impostazione (addirittura si sono cambiate le cartografie di riferimento), se ne fosse aperto un altro e si fosse costruito, con questi presupposti, un dialogo, a cui lei Assessore sembra tenere molto, a parole, con l'opposizione ambientalista e con le comunità locali che devono necessariamente ospitare i rifiuti che produciamo. Qui, invece, si procede pervicacemente su una vecchia strada che non ha prodotto risultati positivi di sorta in cinque anni, e tanto meno negli ultimi due anni da quando è in vigore il piano che qui si rilancia.
Lo riteniamo, Assessore, un atteggiamento irresponsabile ed auspichiamo che da parte sua ci sia una riconsiderazione dell'intera materia. Talvolta sono assalito dal dubbio se il titolare dell'Assessorato sia effettivamente padrone e domini completamente l'argomento che si trova a dover gestire.
Pensiamo che su una materia di questo genere ci debba essere un nuovo corso da parte del governo regionale nei confronti del Consiglio e delle comunità locali. Voteremo contro la deliberazione, che è stata assunta in maniera impropria, forzando anche la lettera del Regolamento, che presenta aspetti di presunta illegittimità. Quello che più ci preme sottolineare è che questa deliberazione persevera in una strada sbagliata, rilanciando un piano che a nostro avviso va completamente rifatto. Non perda altro tempo Assessore!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Ribadisco l'atteggiamento e il voto del Gruppo Lega Nord espressi in sede di Commissione. Noi ci asterremo per due ordini di idee. In primo luogo perché non abbiamo potuto partecipare alla discussione svoltasi su questo argomento nella passata legislatura; in secondo luogo indipendentemente dal favore o dallo sfavore che possiamo esprimere nei confronti delle scelte operate dalla Giunta, questa è comunque una decisione assunta dalla Giunta e portata avanti da questa maggioranza.
Poiché è giunto il momento ormai di cominciare ad operare seriamente nel campo della raccolta rifiuti, se queste sono le scelte della maggioranza non vedo il motivo per cui non si debba permettere a Giunta e maggioranza di assume re responsabilmente un atteggiamento definitivo e di affrontare il problema.
Non interveniamo in modo ultimativo in questa discussione, anche perch non credo sia questa l'ultima occasione per discutere del problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Mi auguro che più avanti si discuta ancora sul problema di Alice Castello.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, un breve intervento che vale più che altro come dichiarazione di voto.
Siccome il nostro Gruppo motivatamente ebbe ad esprimere un voto di dissenso al piano in questione, necessariamente esprimiamo dissenso ad una interpretazione autentica di un pezzo di quel piano, peraltro già annullato dal TAR del Piemonte.
A parte questa considerazione di fondo, c'è un motivo in più che ci suggerisce di manifestare dissenso, in quanto mancano - e lo sosteniamo anche per una questione di principio - tutti i presupposti dell'urgenza.
Anche nella passata legislatura abbiamo avuto più di un'occasione permettere in evidenza che costituisce violazione dell'art. 40 dello Statuto l'avvalersi della delibera d'urgenza, assunta con i poteri del Consiglio, allorquando manchino i presupposti di questa urgenza: urgenza che qui è richiamata solo in maniera generica. Non esiste, comunque - come è già stato messo in rilievo dalla collega Bresso e da altri - l'urgenza nel senso voluto dall'art. 40 dello Statuto, cioè a dire l'impossibilità oggettiva di provvedere nelle more fra l'ultima seduta del Consiglio che precedeva il 20 novembre 1990 e la seduta stessa del 20 novembre. Quindi non solo per questo, ma anche perché manca il presupposto dell'urgenza, il nostro voto non potrà che esse re di dissenso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Siamo contrari al modo di agire. Vorremmo sapere perché non vengono cercate strade nuove e diverse per affrontare questo gravissimo problema.
Il problema di Alice Castello è un esempio chiaro di come in questa sede si predica bene, ma si razzola male.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Intendo rispondere ad alcune osservazioni che sono state fatte sulla deliberazione, premesso che la deliberazione non traccia nuovi quadri n insiste su vecchi schemi per quanto riguarda lo smaltimento. La discussione, quindi, su cosa fare avverrà allorché la Giunta e questo Assessore presenteranno le prime proposte per il nuovo piano. Sulla questione della deliberazione assunta con i poteri del Consiglio, capisco che non si possa essere d'accordo con l'interpretazione che la Giunta in allora ha dato, comunque l'interpretazione data era logica. Esisteva un programma di emergenza per lo smaltimento del rifiuti tossico-nocivi, la cui scadenza era fissata al 21 novembre, dal momento che la Giunta ha ritenuto che questo programma non potesse essere altro che l'attuazione dei piano rifiuti, che in allora non aveva validità; ecco il motivo per il quale si è decisa questa strada per dare validità al piano stesso e successivamente attuano con il programma di emergenza. Può non essere condivisibile, ma ml pare che abbia tutta la sua logica.
Vorrei fosse chiara l'interpretazione che allora la Giunta diede. Non chiedo di avere il consenso sulle posizioni della Giunta. Questo per quanto riguarda la deliberazione d'urgenza.
Per quanto riguarda, invece, il problema nello specifico, avevo già detto in allora che intendevamo dare validità ad un piano perché riteniamo che comunque è meglio un piano che buone decisioni singole della Giunta.
All'interno della deliberazione c'è l'impegno per un nuovo piano. Non chiedo di essere creduto, dico però che normalmente, quando assumo un impegno, lo porto a termine. Il nuovo piano, però, deve anche avere uno strumento. Gli strumenti possono essere i funzionari, come ho già detto più volte, può essere l'IPLA, che ha dato un grosso contributo per l'altro progetto e può dare anche in questo; può essere un gruppo di intelligenze come sono state chiamate in un'interrogazione, il piano può comportare una spesa che la Giunta iscriverà sol tanto nel nuovo bilancio non avendo avuto prima la possibilità di farlo. L'impegno quindi c'è, ma non credo che si possa portare a compimento entro un mese o due perché, se voglia mo fare un serio lavoro, occorrerà del tempo. Voglio comunque essere molto chiaro: l'impegno esiste. Con la deliberazione che proponiamo si tratta semplicemente di dare validità a questo piano in modo che ce ne sia uno all'impegno successivo, credetemi, la Giunta farà fede.
Esiste un forte dubbio che l'Assessore regionale non abbia piena coscienza del problema. Probabilmente tutti noi non abbiamo pro fonda coscienza dei 4 milioni di chilogrammi di rifiuti che giornalmente bisogna smaltire, in qualche modo, in Piemonte, salvo poi trovare qualche modo per ridurli. E' un problema di una gravità eccezionale, che è sotto i miei occhi come lo è sotto i vostri, ma non credo che con le scorciatoie che questa mattina ho sentito proporre possiamo risolvere l'interramento o la distruzione o comunque lo smaltimento e il governo, come anch'io preferisco chiamarlo, di una montagna di rifiuti.



PRESIDENTE

E' stato presentato dall'Assessore Garino un emendamento che recita: nelle premesse aggiungere il seguente secondo capoverso: "Vista la deliberazione della Giunta regionale n. 153-2005 del 26/11/1990 che provvede ad una correzione di errore materiale contenuto nella sopracitata deliberazione GR n. 15-1846"; sostituire il testo del deliberato nel seguente modo: "di ratificare al sensi dell'art. 40 dello Statuto la deliberazione della Giunta regionale. 15-1846 del 20/11/1990 così come corretta con la deliberazione della Giunta regionale n. 153-2005 del 26/11/1990, entrambe citate in premessa e che si allegano alla presente deliberazione per farne parte integrante".
Di conseguenza, sopprimere nel titolo le parole "del dispositivo".
La parola all'Assessore Garino per l'illustrazione.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

La Giunta presenta un emendamento formale: nelle premesse aggiungere il seguente secondo capoverso: "Vista la deliberazione della Giunta regionale. 153-2005de126/1 1/l990 che provvede ad una correzione di errore materiale contenuto nella sopra citata deliberazione GR n. 15-1846" sostituire il testo del deliberato nel seguente modo: "di ratificare al sensi dell'art. 40 dello Statuto la deliberazione della Giunta regionale n. 15-1846 del 20/11/1990 così come corretta con la deliberazione della Giunta regionale n. 153-2005 del 26/11/1990, entrambe citate in premessa e che si allegano alla presente deliberazione per farne parte integrante".
Si tratta, inoltre, di sopprimere nel titolo le parole "del dispositivo" Questa è la modifica che si chiede.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento testè illustrato dall'Assessore Garino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 25 voti favorevoli, 16 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione n. 72, il cui testo così modificato verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno in merito alla gravissima questione del Golfo Persico e sulla Pace nel mondo (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno relativi alla crisi del Golfo sul quale si è già svolto il dibattito. A seguito della Conferenza dei Capigruppo sono stati ritirati gli ordini del giorno un. 87, 89, 90.
Sono pertanto da porre in votazione l'ordine del giorno n. 91 presentato dalla maggioranza ed il n. 94 a firma dei Consiglieri Monticelli, Miglio, Staglianò, Maggiorotti, Segre e Marino.
E' stato presentato un emendamento all'ordine del giorno della maggioranza firmato dai Consiglieri Majorino e Zacchera. Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno se intendono accoglierlo o meno.
L'emendamento non viene accolto.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Farassino. Ne ha facoltà.



FARASSINO Giuseppe

Intendiamo svolgere una dichiarazione di voto essendoci volutamente astenuti dall'intervenire in coda a qualificatissimi colleghi Consiglieri perché non ritenevamo troppo appropriata questa discussione, anche se ovvia mente siamo per la pace. Riteniamo che questo sia un Parlamento regionale che ha dei poteri e dei doveri più legislativi che politici. Non siamo intervenuti anche perché forse non risentiamo troppo della sindrome del parlamentare e riteniamo un onore far parte del Consiglio regionale, non già una penalizzazione, una riduzione.
Chiaramente siamo anche noi per la pace. Sicuramente siamo tutti per la pace, anche se abbiamo sentito degli autorevoli colleghi dare già per scontata la guerra. Noi che siamo per la pace, speriamo ancora in un ultimo ripensa mento di queste potenze, anche se con poche e scarse apprensioni perché - collega Marchini - questa è una guerra economica, questa guerra si chiama "petrolio" ed è provocata dai poteri centralisti che, attraverso le forze industriali, non possono fare a meno di questo prezioso materiale per portare avanti la loro politica centralista.
Non abbiamo, però, sentito in questa sala e questo vorremo farlo non tanto per polemica, ma per onore della verità - dire una sola volta "mea culpa" nei confronti della guerra.
Dobbiamo anche chiederci ed interrogarci sulle nostre volontà di pace, e dovevamo farlo quando, per esempio, attraverso la BNL. attraverso il socialista Nerio Nesi, sono stati dati 2.500 miliardi all'Iraq, attraverso la banca di Atlanta; dobbiamo chiederci e interrogarci sulla pace quando le fabbriche di armi del Bresciano e di Gardone del Garda forniscono le armi ai Paesi arabi, quando vengono dati 2.000 miliardi all'Etiopia; dovremo informarci e interrogarci sulla pace o sulla guerra quando vediamo offrire a questi Paesi cannoni o gas nervini o materiali molto sospettabili che escono scortati dall'ACNA di Cengio diretti a Saddam Hussein. Allora, prima di fare i moralisti e i pacifisti, interroghiamoci piuttosto se non siamo anche noi colpevoli di aver fornito i mezzi per fare soprattutto questo tipo di guerra.
Naturalmente questi sono piccoli ed innocui sfoghi di vescica, tanto per puntualizzare la nostra posizione. Voteremo a favore di tutti gli ordini del giorno, anche perché sicuramente siamo per la pace e non per la guerra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo comunista e gli altri Gruppi dell'opposizione, Democrazia Proletaria e il Gruppo Verde hanno presentato un testo unico di ordine del giorno usando come base il testo presentato dal Gruppo dei Verdi, anche a testimonianza che il nostro Gruppo non ha in alcun modo inteso collocarsi nella discussione di questa mattina in chiave partitica, ma semplicemente perché siamo alla vigilia di decisioni drammatiche che, in qualche modo, ci coinvolgeranno tutti.
Per quello che riguarda l'ordine del giorno presentato dal Gruppo di maggioranza, esprimiamo sconcerto. E' un ordine del giorno presentato sulla falsariga di un testo che è stato votato ieri sera dal Consiglio comunale di Torino. Molte parti coincidono. La parte che riguarda le questioni del Golfo potrebbe essere anche condivisibile, se non altro perché è un testo talmente stringato che non tocca le questioni. Forse è un po' troppo generale, per non usare il termine "generico". In quel testo, però, visto che oggi vota il Consiglio regionale e domani sarà chiamato il Parlamento a votare su queste questioni, manca l'indicazione che il Consiglio regionale del Piemonte dovrebbe dare al voto del Parlamento di domani, nel caso deprecabile, e certamente deprecato da tutti, che si arrivi ad atti di guerra e che incominci un'operazione militare nel Golfo. Quando abbiamo visto il testo presentato dalla maggioranza, reticente - non voglio usare questo termine in modo critico - e assente su questo punto, siamo rimasti perplessi.
Ma la questione, cari colleghi, è un'altra. La questione è che negli interventi di questa mattina, purtroppo di tutti i Capigruppo della maggioranza che hanno sottoscritto il documento, ho colto un significato diverso dalle parole che sono scritte nel testo, ho colto una decisione di comportamento già introiettata nel caso in cui, domani o nei prossimi giorni, si arrivi ad operazioni militari nel Golfo, i colleghi Rossa Picchioni, Marchini, Ferrara e Goglio hanno già detto, in sostanza: "Se scoppierà la guerra, ebbene, guerra sia, e l'Italia dovrà partecipare".
Allora, che cosa votiamo se questo documento auspica la pace, auspica ulteriori interventi dell'Italia per la pace, dice che bisogna fare tutto per la pace, quando si dà già per scontato che l'Italia la pace non la vivrà nel caso in cui altri decidano di far partire le operazioni militari? Le Nazioni Unite, colleghi, non hanno votato un documento che dice: "Scaduto l'ultimatum del 15 gennaio, si fa la guerra". Il documento votato dalle Nazioni Unite parla di autorizzazione all'uso della forza; ma l'uso della forza sta ai singoli Governi deciderlo o meno. Il Governo Italiano non ha votato un documento di questo tipo. L'ordine del giorno delle Nazioni Unite non obbliga all'uso della forza e non ci può essere l'illusione (che sarebbe davvero una tragica illusione) che l'uso della forza nel Golfo sia una semplice operazione di polizia, come qualche collega questa mattina ha fatto intendere. Nessuno può fingere su questo perché non sarà solo un pezzo di quell'area ad essere coinvolto, non sarà estirpato solo un dittatore sanguinano. Sappiamo tutti cosa si muove dietro quella vicenda, quali sono le origini di quella vicenda, quanti e quali sono i Paesi che rischiano di essere coinvolti in quella vicenda e cosa quella vicenda può segnare per il futuro di quell'area, e non solo di quell'area del mon do. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questa realtà.
I Consiglieri Peano e Leo hanno detto parole molto chiare su questo punto. Quella, non può essere, in alcun modo, vista come una semplice operazione di polizia. Le truppe americane non vanno ad arrestare un ladro o un assassino; intanto vanno a bombardare delle città in cui vivono bambini, donne, uomini che non hanno nulla a che fare con quel ladro e quell'assassino, e ciò che si può scatenare da quegli atti è qualcosa che va ben al di là di un'operazione di polizia. E' un incendio per l'immediato e per il futuro del mondo. Ecco perché non ci sentiamo di votare un testo che, per un verso, fa appello alla pace, ma che, nell'illustrazione che ne hanno fatto i colleghi della maggioranza, copre un atteggiamento di disponibilità quasi fatalistica al fatto che la guerra possa scoppiare nei prossimi giorni.
Il Gruppo comunista non parteciperà al voto sul testo della maggioranza proprio per segnare l'ambiguità di fondo di un atteggia mento e, se mi consentite colleghi, anche il limite culturale con cui ci si approccia a problemi di questa natura, come se noi dell'occidente fossimo in qualche modo i padroni del mondo, capaci di giudicare i comportamenti di tutti gli altri, di dare i voti, di andare ad arrestare noi, per conto del mondo, chi si comporta nel modo giusto o nel modo sbagliato. Non siamo i padroni del mondo, siamo partecipi di un mondo che rischia, dai prossimi giorni, di vivere momenti forse molto più brutti di quelli che ci siamo lasciati alle spalle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto ringrazio e rilevo la convergenza che c'è stata da parte del Gruppo comunista e di Democrazia Proletaria sull'ordine del giorno che avevamo presentato noi all'inizio della mattinata, con una aggiunta che troverete sull'ultima stesura dell'ordine del giorno. Credo che un'articolazione dell'ordine del giorno, così come noi avevamo presentato, fosse necessaria, certamente non era l'unica e per questa devo dire che, come parte delle forze di minoranza in questo Consiglio, abbiamo trovato un accordo sulla nostra formulazione.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza anch'io ho rilevato, nel corso della discussione di questa mattina, la discordanza rilevata dal collega Monticelli. E' vero che, quando si scende ad articolare un ordine del giorno, non si trovano le concordanze fra i diversi Gruppi, ma è anche vero che, quando si cerca di riassumere tutto in un'unica frase, si lascia aperta la porta ad interpretazioni diverse risultate abbastanza chiare dal dibattito di questa mattina che è stato non formale e che ha tenuto conto della gravità della situazione.
Personalmente, mi ritengo d'accordo con gran parte delle argomentazioni che i colleghi Leo e Peano hanno sollevato sul problema della pace soprattutto là dove il collega Leo ha fatto rilevare come la questione medio-orientale, che abbiamo sul tappeto in questi giorni, sia un tassello della più grave e complessa problematica tra il nord ed il sud del mondo.
Mi trovo concorde anche con gran parte delle affermazioni del collega Peano che, partendo dalle sue esperienze della scuola di pace di Boves, non pu non lanciare dei messaggi del tipo di quelli che ha lanciato. Ho rilevato delle contraddizioni tra quanto è scritto nell'ordine del giorno e alcune voci emerse dalle componenti di maggioranza di questo Consiglio. Per questo, non mi sento, a nome del Gruppo, di votare contro l'ordine del giorno, ma nemmeno di votare a favore, perché è troppo scarno e lascia una porta aperta ad una soluzione di guerra e non di pace, lascia la porta aperta alla partecipazione dell'Italia alla guerra. Quindi, anche noi non parteciperemo al voto di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sembra che gli interventi che hanno svolto poc'anzi i colleghi che mi hanno preceduto fossero tesi a rilevare una contraddizione, una forzatura. Credo, invece, che noi siamo perfettamente e rigorosamente coerenti con quanto abbiamo scritto nell'ordine del giorno, oltreché realisti. E' un realismo che vorremmo poter scongiurare fino all'ultimo momento...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Basta imparare da Mitterrand.



ROSSA Angelo

Io sono perfettamente d'accordo con quanto ha cercato di fare Mitterrand e con quanto cercano di fare tutti con molto realismo. C'è una risoluzione dell'ONU che fissa al 15 gennaio il termine per sgomberare il Kuwait, oltre il quale c'è un'area nella quale inizia l'avvio del non ritorno, area in cui i mezzi bellici possono entrare in funzione in qualunque momento, Ma questo si sapeva fin dal 2 agosto, quando è stato invaso il Kuwait e dal momento in cui sono state votate diverse risoluzioni per invitare l'Iraq a ritirarsi e per cercare di far capire che quella violazione, se fosse andata oltre, avrebbe finito con il provocare un conflitto. E' un realismo di questo tipo.
In base a questo realismo, ho detto no alla proposta di emendamento introdotta dal collega Zacchera, perché in questo modo sembra dare per scontato che, qualora fossimo costretti ad entrare in guerra, perché le tensioni salgono a livelli tali che le armi sparano da sole, potremmo trovarci a dover dire che noi esprimiamo... . Certo, questo è fuori discussione: le nazioni si formano in pace e si formano in guerra. La gente che ha lottato per costruire questo Paese, a cominciare dall'Unità d'Italia ad oggi, non possiamo ignorarla. Noi siamo amanti della pace e siamo gente che esprime una doverosa gratitudine alle persone che hanno fatto grandi sacrifici fino alle estreme conseguenze della guerra di liberazione. E l'hanno fatto mettendo a rischio e in pericolo la loro vita. Questa è la nostra gratitudine! Questo è il punto. Quindi, fermi, coerenti. Bisogna essere cosi: coerenti, onesti rispetto agli impegni che ciascuno si assume, altrimenti si corre il rischio di immaginare un mondo nel quale si possono pensare delle cose che non hanno la corrispondenza nella realtà. Il mondo, nella sua varietà, nella sua ricchezza, nel suo fervore, ha bisogno di tanti momenti, ha bisogno della poesia, però ha bisogno anche della prosa. Ci sono le cose che ciascuno di noi sogna e che ci aiutano a realizzare una vita quotidiana migliore, però, al di là del sogno e delle speranze esistono i rapporti, esiste la quotidianità, esiste il confronto, esistono questioni e problemi che non possono né essere esorcizzati né essere idealizzati. Vanno affrontati per quelli che sono e noi ci auguriamo che i problemi siano sempre affrontati in termini di negoziato, in termini di pace. Questo mondo, da quarant'anni a questa parte, sul bruciore e sulle conseguenze della II guerra mondiale, ci ha insegnato che bisogna seguire sempre il negoziato, però bisogna far sapere a chi vuole usare la prepotenza che non si può sempre fare quello che si vuole.
Sono stato per molti anni critico nei confronti della massima ricordata da Peano, che dice: 'Se vuoi la pace, prepara la guerra", perch anch'io ero, in modo entusiasta, in modo convinto, dalla parte di chi dice: 'Se vuoi la pace, prepara la pace" Però la pace la prepari se riesci anche a far capire che nessuno può avere il potere di fare soprusi sugli altri.
Quindi, riconosco in modo autocritico che forse ho esagerato. Se questa massima ha resistito 2000 anni, qualche ragione ce l'ha. Cerco di capire cioè, che ci sono dei momenti in cui è necessario far sapere che non si pu fare tutto ciò che si vuole. Poi, di errori, caro Farassino, se ne sono fatti tanti. Errori ne abbiamo fatti anche noi italiani. Nessuno ha mai voluto stendere un velo pietoso, anzi..



FARASSINO Giuseppe

E' stato dato anche un voto sull'ACNA. Mi fa piacere.



ROSSA Angelo

Il Presidente Nesi, che era Presidente della BNL. si è trovato a dover dare le dimissioni. Non vorrei che ci fossero le solite aree di nessuno: uno, quando c'è, paga e poi non se ne parla più. Anche lì non si è fatta tutta la chiarezza necessaria, anche se ciò lascia intendere che gli errori e le responsabilità ciascuno se le deve assumere, e questo Paese se le è assunte. Qui è stato detto, non è che tu sei arrivato a dire una cosa che gli altri non hanno visto. L'imperatore è quello che è. In quel mo mento il quadro politico portava tutti noi a dire che sarebbe stato auspicabile che Saddam, nell'Iraq, avesse potuto fermare (non dico prevalere) in qualche modo l'espansionismo khomeinista. Era una cosa che si respirava nell'aria.



(Commenti dai banchi di sinistra)



ROSSA Angelo

Cari colleghi,vi chiedo se eravate esenti o assenti davanti al conflitto che c'era, anche rispetto ad una propria opinione. Io, la mia opinione l'ho espressa, magari sbagliando; qualcun altro magari ha fatto qualcosa di più che esprimere un'opinione, se è vero che Saddam ha un potenziale bellico molto variegato, compreso quello italiano. Sicuramente gli hanno dato i mezzi, anche quelli finanziari. Questi sono gli errori, ma non per questo si può buttare la croce addosso a Tizio o a Caio. Ciascuno si è preso la propria croce.
Mi auguro che il Governo, il Parlamento, l'ONU, facciano qualche passo può darsi che uscendo di qui ci diano qualche notizia in più. Siamo obiettivi: ricorderete che quando i nostri soldati sono andati nel Libano sembrava fossi mo andati a far la guerra al Libano! Anche allora abbiamo avuto grandi scontri e grandi confronti! Invece, abbiamo dato un contributo e dobbiamo essere fieri di essere usciti dal confine e di essere andati a portare un contributo di pace. Insomma, spero che il mondo superi questo momento.
Prima ho detto "a metà del guado", non rispetto alla questione del conflitto che può aprirsi da un momento all'altro, ma rispetto al quadro politico mondiale nel quale gli elementi negativi stanno avanzando con forza. Mi auguro che le speranze di un nuovo mondo trovino un esercito internazionale sotto le bandiere dell'ONU, che possa svolgere una funzione capace di far crescere il mondo per realizzare quegli obiettivi di bene, di libertà e di pace che sono nell'animo di tutti, tranne qualcuno che accanto a questi, sfrutta l'occasione per realizzare sogni di grandezza. Se saremo uniti, però, forse bloccheremo anche questi sogni perché, quando mettono in gioco la vita di tanta gente, sono sogni tremendi che vanno dissipati immediatamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Non parlerò a lungo come il collega che mi ha preceduto, anche perch ho già detto quello che penso. Sono molto dispiaciuto nel vedere che la maggioranza non accetta di inserire in un ordine del giorno, che in linea di massima trova anche noi favorevoli, un emendamento doveroso, se non si è ipocriti. Dopo aver detto più volte che nessuno vuole questa guerra, ma che verrà, non certo per volontà specifica mia o del collega Rossa, non capisco perché il Consiglio regionale non abbia il coraggio di esprimere la solidarietà verso i ragazzi italiani di tutte le regioni, quindi anche del Piemonte, che un domani - speriamo di no - potrebbero essere chiamati nel Golfo o sono già nel Golfo a fare il loro dovere.
Collega Rossa, se suo figlio fosse lontano dal suo Paese e se un giorno la guerra disgraziatamente arrivasse, non vorrebbe che questa comunità nazionale, che non vuole la guerra, esprimesse una solidarietà? Quel ragazzo di cui parlava il collega Peano cercava una parola, noi però non gliela diamo, noi siamo così ipocriti che non abbiamo il coraggio di esprimere solidarietà ai ragazzi che vanno, non certo per loro volontà e non certo con gioia, a svolgere questo compito. Non capisco perché non si abbia il coraggio di aggiungere due righe per ricordare che comunque la crisi del Medio Oriente non è soltanto Kuwait, ma è anche diritto all'esistenza del popolo kurdo, diritto all'esistenza del popolo palestinese, diritto al l'esistenza del popolo libanese. Non c'è niente di male, non c'è niente di politico (ma, siccome lo propongono i missini, non lo volete) nell'inserire all'interno di un ordine del giorno questo inciso che secondo me qualifica una posizione coerente, lineare, onesta della Regione Pie monte. Evidentemente, non si ha il coraggio di farlo. Non dimentichiamo che in quest'aula poco fa c'è stato un aperto incitamento alla non obbedienza militare. Bisogna cercare di evitare la guerra, ma se la guerra purtroppo deve essere fatta, la nostra gente deve avere la solidarietà completa del popolo italiano e quindi anche dell'espressione massima all'interno della nostra Regione.
Per questo, siamo costretti a non partecipare alla votazione sull'ordine del giorno della maggioranza, perché rimaniamo stupiti - e preghiamo di pensarci ancora un attimo - per la non accettazione dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ribadiamo anche in sede di dichiarazione di voto quanto è già stato espresso dai vari interventi che sono venuti dal nostro Gruppo. Al di là dell'intervento del Capogruppo, che riassumeva l'indirizzo del Gruppo stesso, abbiamo avuto modo di ascoltare delle articolazioni e delle puntualizzazioni che altri nostri colleghi hanno svolto in ordine ad aspetti che interrogano le nostre coscienze.
Siamo iscritti al Partito di coloro che la guerra non la vogliono. Penso che le forzature che sono state compiute, in termini dialettici, vadano precisate e messe a punto in questa sede.
Nel momento in cui non vogliamo la guerra e diamo atto al Governo della nostra Repubblica di avere operato in accordo con le altre nazioni della Comunità Europea e all'interno dell'ONU con la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo, perché appunto queste prospettive di guerra si allontanano dal nostro mondo, dobbiamo anche chiederci quali sono le strade che dobbiamo percorrere affinché gli orrori di Boves non abbiano a ripetersi affinché gli orrori di Auschwitz non abbiano a ripetersi, affinché tutti gli orrori delle guerre che questo nostro secolo ha riservato a noi, ai nostri genitori, alle nostre famiglie, non debbano ripeter si.
Mentre parliamo siamo anche consapevoli di appartenere, fortunatamente ad una generazione che non ha vissuto direttamente la guerra e quindi sentiamo anche una difficoltà e una certa tensione nel momento in cui affrontiamo una situazione che potrebbe riservare anche delle prospettive belliche.
Sono comprensibili gli interrogativi riecheggiati in quest'aula e qualche risposta è venuta da parte di tutti i Gruppi nel senso della ricerca della strada per evitare il conflitto. Dobbiamo, però, ricordare che la violazione del diritto internazionale è stata compiuta da Saddam Hussein. Dobbiamo ricordare che, se è giusto affrontare il problema palestinese, è anche giusto ricordare che l'occupazione dei territori arabi da parte di Israele è avvenuta a seguito di guerre da parte del mondo arabo, in ossequio ai principi panarabi dell'islamismo fondamentalista oppure di coloro che in termini di tribuni del popolo in questi decenni si sono succeduti e hanno originato conflitti che hanno arrecato gravissimi lutti alle popolazioni del Medio Oriente.
Noi vogliamo contribuire effettivamente ed efficacemente affinch un'era di pace si apra anche per il Mediterraneo, anche per il Medio Oriente. In questo senso è stata approvata, a suo tempo, la partecipazione del nostro Paese alla forza multinazionale di pace nel Libano: in questo senso abbiamo sempre respinto tutte le violazioni del diritto internazionale; ogni volta in cui una nazione ha invaso un'altra nazione per qualsiasi ragione, il fatto ha sempre avuto da parte nostra la massima disapprovazione.
Non possiamo dimenticare di essere il Partito di De Gasperi, di colui che, all'indomani del secondo conflitto mondiale, ha indicato tra le prime realizzazioni per poter mantenere la pace nel nostro continente, non solo la necessità di costituire una comunità economica europea, ma anche la necessità di costituire una comunità europea di difesa, il nostro Paese ripudia la guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali. Ma il nostro Paese aderisce anche in modo convinto agli organismi internazionali, così come aderisce in modo convinto agli organismi internazionali tutta la Comunità europea che vede al proprio interno nazioni, ad esempio, come la Germania che è particolarmente sensibile a questi temi. Quindi, faccio riferimento alle grandi democrazie occidentali. Non possiamo a questo punto mettere sullo stesso piano regimi che sono completamente diversi. Gli Stati Uniti d'America possono avere dato luogo in qualche occasione a critiche, così come anche la nostra politica in qualche momento sarà stata criticabile, ma è nel complesso, nel momento della decisione finale, che si valutano tutti gli elementi. Non dobbiamo dimenticare che se oggi è in atto una minaccia alla pace, questa minaccia deriva da errori che sono stati compiuti nel dopoguerra, nel senso che non ci si è prodigati ad elevare le condizioni di vita dei Paesi del Terzo Mondo e a creare un ordine internazionale più giusto. E' anche vero che vi sono delle ideologie che condizionano, in termini di aggressività militare, la realtà che stiamo vivendo. Non a caso, se vi sono dei focolai di tensione, questi sono, ad esempio, nel Baltico, dove l'Armata Rossa sta portando l'aiuto fraterno" al Comitato di salvezza nazionale della Lituania o laddove il fratello Saddam Hussein sta portando l'aiuto islamico agli oppressi del Kuwait. Quindi, ci sarebbero tante cose da replicare.
Pertanto, considerate tutte le argomentazioni che sono state espresse ho tentato di respingere alcune forzature.
Noi vogliamo lasciare aperta una porta alla pace e non diamo per scontato che, allo scadere dell'ultimatum, ci sarà la guerra. Per fortuna le opinioni pubbliche che liberamente stanno agendo all'interno dei Paesi occidentali e il nostro dibattito sono la migliore garanzia che qualunque decisione assumeranno il Parlamento e il Governo nazionale domani, sarà senz'altro una decisione nell'interesse della nazione e della pace.
In merito alla definizione della nostra posizione sugli ordini del giorno presentati, dato per scontato il voto favorevole all'ordine del giorno proposto dalla maggioranza, mi sembra opportuno precisare le ragioni che hanno indotto la nostra parte a non accogliere l'emendamento proposto dal Gruppo MSI. Sono ragioni che attengono all'insieme del dibattito. Non da ora, siamo solidali con le forze armate, così come siamo solidali con le forze dell'ordine che hanno garantito negli ultimi 45 anni lo sviluppo pacifico del nostro Paese. Però è anche opportuno intendersi all'interno di questo con sesso per essere precisi nell'assunzione delle nostre determinazioni. Non è che non siamo sensibili a questa solidarietà, che essendo già in essere, riteniamo quasi superfluo ribadirla in questa sede ma potrebbero derivare ragioni di fraintendimento: non a caso anche i presentatori dell'emendamento possono dare origine a questa valutazione.
Quindi, per una ragione che definirei tattica, non abbiamo potuto accogliere l'emendamento.
Concludo dicendo che per ragioni che sono nate dal dibattito, non possiamo votare l'ordine del giorno congiunto del Gruppo comunista e degli altri Gruppi della sinistra e dei Verdi, non tanto perché non vi siano elementi, anzi, vi sono ampi elementi nei quali ci riconosciamo, le premesse ed una serie di considerazioni sulla costruzione di un più giusto ordine internazionale e una particolare attenzione alle politiche del disarmo, alla necessità che gli organismi internazionali e soprattutto le nazioni che hanno più incidenza nella politica internazionale vadano avanti in questa direzione, ma è soprattutto il ruolo dell'ONU che non viene messo a fuoco e l'interpretazione dell'operato dell'ONU che qui viene quasi visto come se fosse al servizio di questo o di quell'altro interesse.
Noi ci riconosciamo nelle decisioni delle Nazioni Unite. E' chiaro che nel momento in cui si vogliono perseguire degli obiettivi generali, che possono essere in questo momento la dimostrazione che un intervento militare comunque non paga, obiettivi che ci fanno anche aderire con tutte le cautele del caso, assumendoci ogni responsabilità e ogni conseguenza di questa adesione, non si può, da un lato, essere d'accordo con l'embargo e dall'altro, fare di tutto perché l'embargo venga aggirato. Quali sono le responsabilità di coloro che hanno reso non drastico l'embargo che le Nazioni Unite avevano deliberato? Può darsi che non si sarebbe arrivati alla condizione in cui ci troviamo oggi. Solamente assumendosi le responsabilità si risolvono i problemi, ma non si risolvono trovando delle scappatoie che possono sembrare vie di facile fuga dalle difficoltà.
Per queste ragioni, non possiamo votare l'ordine del giorno del Gruppo comunista e degli altri che vi hanno aderito. Diamo, invece, voto favorevole al documento sulla Lituania perché apprezziamo le posizioni che quelle parti politiche hanno condensato nella proposta di ordine del giorno: al limite potrebbero essere meglio formulate, comunque hanno la nostra approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Nulla ho da aggiungere a quanto ho detto nel mio intervento precedente e a quanto hanno detto i rappresentanti dei Gruppi presentatori dell'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto, se non precisare come il nostro invito a disobbedire, in caso di guerra, ai comandi illegittimi e anticostituzionali non voleva essere un invito alla diserzione, ma un invito a conoscere le norme che rendono legittimo il rifiuto dell'esecuzione di ordini ritenuti non legati, non protetti, non riconosciuti dalle vigenti normative. Mi riferivo alla Costituzione e alle norme di principio della disciplina militare (legge 11/7/1978, n. 382). E' chiaro che, se si vuole fare attività di educazione alla pace, bisogna rendere esplicita questa volontà anche attraverso atti che consentano alla gente, in questo caso ai giovani di leva, di optare per comportamenti individuali diversi. Mi domando quali difficoltà ad obbedire agli ordini potranno avere i piloti degli aerei Tornado, che sono notoriamente, qualora venga richiesto di attaccare obiettivi civili, aerei di attacco e non di semplice difesa.
Altro atto significativo per dimostrare la volontà di pace, che questa Regione potrebbe indicare ai cittadini, è quello di far proprio l'invito dell'Associazione per la pace che esprime il rifiuto all'entrata in guerra accendendo una luce sulle finestre e sui balconi, a partire da questa sera e per tre sere, alle ore 21.
Il Gruppo DP non parteciperà al voto sull'ordine del giorno della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, utilizzo lo spazio della dichiarazione di voto per contestare al collega Monticelli un'interpretazione, al limite o della schizofrenia o della malafede politica, dei comportamenti di alcune forze della maggioranza e magari del sottoscritto. Respingo questo giudizio, anche se rivendico di avere svolto un intervento che richiama alla necessità assoluta di grande fermezza e determinazione.
Spiego perché non ritengo che ci sia contraddizione, ma coerenza, il documento invita il Parlamento a fare tutto quanto è possibile per risolvere la vicenda del Kuwait per vie pacifiche; non c'è indicazione di ora, non c'è indicazione di data. La politica, Presidente, alla fine diventa un fatto tecnico, non so bene se da geometri, da farmacisti o da ragionieri. E' certo che la vicenda del Golfo si gioca all'interno di tre elementi: un fatto storico, il ritiro dal Kuwait, all'interno di due condizioni, le condizioni all'interno delle quali ci si ritira e la determinazione che determina le condizioni all'interno delle quali ci si ritira. Posto, quindi, che è auspicato da tutti l'avvio ad una dichiarazione di ritiro prima delle ore 24 da parte del Presidente Hussein è evidente che, non essendo in presenza di condizioni, la determinazione del mon do che si riconosce nella deliberazione del Consiglio di sicurezza può indurre il Presidente iracheno al ritiro. Non aprendosi la trattativa solo la determinazione, la compattezza e la solidarietà del mondo che si riconosce nella deliberazione del Consiglio di sicurezza può indurre Hussein ad avviare, dichiarare o perfezionare il proprio ritiro.
Quando, poi, si aprisse uno scenario di trattative, quindi il ritiro fosse all'interno di condizioni, ebbene, anche queste condizioni, la loro qualità e la loro quantità e, quindi, la loro praticabilità inversamente proporzionale alla determinazione che il sistema che si riconosce nella risoluzione del Consiglio di sicurezza saprà esprimere. Maggiore determinazione, solidarietà, compattezza, significano la riduzione dello spazio che si tratta, quindi la possibilità maggiore dell'accordo.
Riduzione della determinazione dei Paesi che sostengono la risoluzione dell'ONU significa, evidentemente, allargare il ventaglio delle richieste e delle resistenze e ridurre lo spazio della trattativa.
Siamo convinti che, chiedendo al Governo di perseguire in ogni tempo in ogni situazione e attraverso tutti gli strumenti, la strada della trattativa, lavoriamo perla pace, ma quando come Gruppo dichiariamo di ritenere che dovrà seguire a questa fase e, contestualmente, esistere una forte determinazione a sostenere le determinazioni delle Nazioni Unite riteniamo di lavorare per la pace negoziata e negoziale.
Aggiungo due cose. Dobbiamo ricordare, colleghi, che qui non stiamo soltanto facendo un documento che invita il Governo a fare qualcosa, ma stiamo facendo qualcosa. Quando il Consiglio regionale del Piemonte regione che ha un terzo degli abitanti dell'Iraq, si esprime, dibatte, c'è da immaginare che le orecchie elettroniche ascoltino. Quando una città come Torino scende in piazza, è probabile che gli occhi elettronici guardino.
Quindi oggi noi produciamo e non suggeriamo soltanto. Ebbe ne, alla fine di questa giornata dovremmo chiederci se a far determinare il Presidente Hussein al ritiro, all'inizio del ritiro, alla promessa di ritiro, alle dichiarazioni di ritiro, avrà concorso maggiormente l'immagine di un Paese solidale alle sue alleanze, determinato nei suoi principi; il Paese proprio da questa solidarietà e da questa determinazione trae la tolleranza e la magnanimità dei forti, perché un sistema solidale fortemente raccordato e fortemente determinato può consentirsi grandi spazi di trattativa, mentre un sistema diviso, con sospetto al proprio interno di doppio giochismo o di latitanza, è più debole e quindi meno disponibile ancora alla trattativa.
io sono in pace con la mia coscienza perché ho detto le cose di cui sono convinto. Ritengo, avendo dichiarato queste cose nel mio intervento di avere anche assolto al debito che io e il collega Fulcheri abbiamo in questa sede, che non è tanto di dire quello che pensiamo, ma di cercare di interpretare quella parte dell'opinione pubblica e dei cittadini che qui ci hanno mandati a rappresentarli, per cui non c'è da scandalizzarsi che le posizioni siano diverse; le verifiche Doxa rivelano che, su questo l'opinione pubblica è fortemente diversificata. Se l'opinione pubblica è fortemente diversificata, è anche bene che nelle assemblee questa diversificazione venga fuori, perché un Parlamento è soprattutto lo specchio della società che lo esprime.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Desidero riconfermare il voto contrario che avevo già annunciato nel corso del mio precedente intervento. Non perché siamo favorevoli alla guerra, ma perché pensiamo che ogni organo deve prendersi le proprie responsabilità. Crediamo che un Comune non debba assumersi la responsabilità di votare certe cose, così come non è competenza sicuramente nostra. Questi ordini del giorno servono sol tanto per scaricarci la coscienza, per poter dire che noi siamo contrari, per poter dire che noi l'avevamo detto. Noi siamo a posto con la nostra coscienza! Per questo voteremo contro. Noi autonomisti crediamo che ogni popolo debba avere la propria autodeterminazione; ogni popolo, prima di preoccuparsi delle case altrui, deve fare pulizia in casa propria, perché spesso, anzi, quasi sempre, preoccupandosi dei fatti degli altri si finisce per rendere le cose peggiori di quanto sono. Sicuramente, nel momento in cui ci si è voluti occupare della guerra tra l'Iraq e l'Iran, si è finito per avvantaggiare un popolo e una comunità che forse in quel momento ci sembrava il pericolo minore, ma oggi ci accorgiamo che non era affatto il pericolo minore.
Continuano a dire che questa è la guerra del petrolio, ma non è vero questa è la guerra delle armi, è una guerra voluta da coloro che hanno bisogno di vendere armi e quindi a tutti i costi, tengono il mondo mobilitato su questi argomenti. Fino a quando un popolo non potrà essere padrone a casa sua, e questo vale per qualsiasi popolo, e nel momento in cui qualcun altro va a ficcare il becco, non sempre agisce per il bene di quel popolo.
Noi lasciamo che sia il Parlamento Italia no, che è l'organo competente ad assumere questa responsabilità, a prendere questa decisione, lasciamo che se la prenda, tenendo presente che se noi ne prendessimo una diversa non varrebbe assolutamente nulla, quindi è inutile prenderla, è inutile perdere tempo, è inutile fare delle cose che servono solo a sciacquarsi la bocca o a sentirsi a posto con la propria coscienza. Non mi sento affatto a posto con la mia coscienza e non sono contro il Piemonte. Lascio semplicemente che De Michelis si assuma le sue responsabilità. Perché me le dovrei prendere lo?



(Interruzione del Consigliere Rossa)



SARTORIS Anna

Non credo, collega Rossa, che lei sia il più indicato a valutare se sono contro o a favore del Piemonte, perché - come stavo dicendo - qualcuno ha dato le armi all'Iraq perché in quella occasione sembrava la cosa migliore, poi è finito che era la peggiore, perché adesso quelle armi le adopereranno sicuramente contro qualcun altro e, guarda caso, le utilizzeranno forse proprio contro i ragazzi italiani che non hanno nessuna voglia e nessuna intenzione di andare a combattere una guerra della quale non gliene importa assolutamente niente. Di questa guerra, nonostante voi politici vogliate a tutti i costi che ce ne interessiamo, di questi problemi, non importa assolutamente niente a nessuno. Volete crearci dei problemi che noi non abbiamo. Il popolo piemontese non ha quel problema perché non sa neanche dove sono l'Iran e l'Iraq e non gli interessa saperlo...



(Interruzione del Consigliere Rossa)



SARTORIS Anna

....perché ha dei problemi maggiori e superiori nella propria terra. Ha sicuramente dei problemi gravi esattamente quanto i problemi dell'Iran o dell'Iraq o di qualsiasi altro Paese.
Contro i piemontesi per ora non arrivano i carri armati, ma siamo quasi lì. Arriveranno poi a fare anche questo, noi ce lo aspettiamo. Chiediamo come abbiamo sempre chiesto, l'autodeterminazione di un popolo, perch ognuno, a casa sua, ha diritto ad una propria lingua, ad un proprio territorio e ad organizzarsi come meglio crede, sempre rispettando il fatto che non deve andare ad intromettersi nelle questioni degli altri.



PRESIDENTE

Non essendovi altri iscritti a parlare pongo in votazione l'ordine del giorno n. 91, presentato dalla maggioranza, il cui testo recita: 'Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte alla gravissima crisi del Golfo Persico; interprete del sentimento della popolazione piemontese auspica che l'ordine e la sicurezza internazionale violate dall'invasione irakena nel Kuwait siano ristabilite e che ciò sia perseguito per via pacifica RIVOLGE al Governo e al Parlamento il proprio invito affinché sia ulteriormente perseguita, in concorso con la Comunità Europea ed in adesione agli appelli che vengono dalle più alte autorità religiose ed internazionali ogni iniziativa utile per scongiurare il ricorso alla guerra, assicurare l'adempimento delle risoluzioni delle Nazioni Unite, ripristinare la sovranità nazionale del Kuwait ed il rispetto dei diritti dei popoli



ESPRIME ALTRESI'

ferma condanna per la sanguinosa repressione dei carri armati sovietici a Vilnius in Lituania ed invita il Governo dell'URSS a ristabilire le condizioni per la ripresa del dialogo nel rispetto dei diritti di convivenza pacifica degli stati e delle loro comunità locali, nello spirito della Conferenza di Helsinki" Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli, 1 contrario (non hanno partecipato alla votazione 17 Consiglieri).
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 94 presentato dal Consigliere Miglio. Staglianò, Marino, Segre, Monticelli e Maggiorotti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'invasione del Kuwait attuata dall'Iraq rappresenta un atto di profonda rottura della legalità internazionale rilevata la necessità di esprimere, come istituzione regionale, la propria posizione facendosi interprete del desiderio popolare che in questi giorni ha dimostrato la ferma volontà di rifiutare il ricorso alla violenza quale strumento per ristabilire la pace; ricordato che l'Italia non pu accettare una guerra, nemmeno se autorizzata dall'ONU, perché, come dal dettato dell'art. 11 della Costituzione, 'l'Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ricordato che la guerra in quanto distruzione e morte è un atto che nega proprio questi diritti umani in base ai quali si vorrebbe ora 'legittimare' l'intervento militare constatato che la risoluzione dell'ONU che fissa l'ultimatum non pu essere intesa come autorizzazione alla guerra poiché le Nazioni Unite sono nate ed hanno come elemento costitutivo l'obiettivo di impedire che i conflitti vengano risolti militarmente e istruttivamente considerato che nessun problema attinente alla gestione, distribuzione e sfruttamento delle risorse può essere risolto con la forza delle armi, ma al contrario solo con l'affermazione di una politica basata sulla cooperazione internazionale e lo sviluppo sostenibile di fronte ad un affrettato abbandono dell'embargo che, stante la decisione compatta del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Poteva fare ottenere i risultati voluti di fronte alla irragionevole scelta di aumentare le pressioni militari ad arrivare alla formulazione di un ultimatum che ha conseguente mente ridotto la scelta dell'embargo a mero corollario della risoluzione militare di fronte, ora, alla più concreta possibilità che si inizi nei prossimi giorni una guerra immensa e disastrosa, condotta anche con armi batteriologiche e chimiche, con conseguenze catastrofiche in termini di vite umane, di alterazioni dell'eco-sistema dell'intero globo e di dissesto dell'economia mondiale che graverebbe, in primo luogo, proprio sui paesi del Terzo mondo chiede ai Governi e al Parlamento: di ribadire il ripudio alla guerra in applicazione dell'art. II della Costituzione, rifiutandosi di partecipare ad ogni tipo di iniziativa militare, ivi comprese le attività di cosiddetta po1izia internazionale che in tale contesto si presenterebbero comunque come un intervento di natura militare di ritirare dal Golfo, di fronte all'opzione militare, tutte le proprie forze aeree e navali di sospendere e di non limitarsi a revocare la fornitura di navi 4aguerraall'Iraq e di ogni altro tipo di armamento di intensificare le iniziative per ottenere con mezzi pacifici il ritiro delle truppe Irachene dal territorio del Kuwait, continuando a praticare l'embargo economico militare garantito da forze dell'ONU di adoperarsi in sede europea perché informa autonoma si continui a ricercare una strada per la risoluzione pacifica della controversia in atto anche oltre la data del 15/1 posta dall'ONU come termine ultimo di impegnarsi affinché sia realizzata una Conferenza di pace in Medio Oriente che sancisca il rifiuto della violenza ed avvii un processo di smilitarizzazione di tutta l'aerea affrontando le controversie esistenti quella tra Iraq e Kuwait;quella palestinese, perché sia assicurato il diritto di questo popolo ad avere una patria, nel rispetto delle risoluzioni dell'ONU, garantendo il mantenimento della sovranità dello stato di Israele; quella del Libano e di Cipro, perché siano ritirate le truppe straniere; quella dei Kurdi perché sia riconosciuto il diritto all'auto determinazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti favorevoli, 24 contrari e 3 astensioni.
Pongo inoltre in votazione l'ordine del giorno n. 93 presentato dal Consigliere Monticelli, Maggiorotti e Segre riguardante in modo specifico i fatti della Lituania, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte agli ultimi drammatici avvenimenti in Lituania che hanno visto l'esercito sovietico intervenire con le armi contro cittadini inermi che presidiavano piazze e sedi pubbliche, nel contesto del delicato contenzioso sulla autonomia e sovranità delle Repubbliche Baltiche esprime la più ferma condanna per il massacro compiuto in Lituania da parte dell'esercito sovietico esprime la più profonda preoccupazione che tali avvenimenti spezzino il difficile ma decisivo percorso avviato dai dirigenti sovietici di innovamento interno e di sviluppo di nuove, grandi relazioni di pace e disarmo nei rapporti internazionali invita a recuperare l'unico strumento democratico per regolare le importanti questioni di autonomia e sovranità aperte in quella regione, e cioè il dialogo e il confronto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 47 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Attivita" delegate alle USSL (vigilanza, formazione)

Esame progetto di legge n. 58: "Proroga termini art. 31 quater, comma 6 art. 36, comma 1, e art. 37, comma 1, della legge regionale 23 agosto 1982 n. 20- indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio assistenziali della Regione Piemonte - e successive modificazioni ed integrazioni"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 58, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La relazione del Consigliere Peano viene data per letta.
La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Intervengo per una dichiarazione di voto.
Il nostro sarà un voto contrario, non tanto per la proroga in sé, ma soprattutto per la parte che riguarda il trasferimento delle funzioni residue dai Comuni alle UU.SS.SS.LL. Mi riferisco soprattutto al Comune di Torino che da anni è inadempiente. Abbiamo prorogato senza una legge, sino alla fine del 1990, adesso gli consentiamo ancora per parecchio tempo di gestire autonomamente l'assistenza.
A noi pare una deroga eccessiva e inaccettabile, quindi per queste ragioni siamo contrari al progetto di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Questa proroga comporta il fatto che a Torino continuerà a non esserci un coordinatore socio-assistenziale in quell'organo collegiale che la legge n. 37 prevede essere l'Ufficio di direzione delle UU.SS.SS.LL. Mi domando come possa essere organo collegiale un organo composto esclusivamente dal coordinatore sanitario e dal coordinatore amministrativo.



PRESIDENTE

Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'articolo unico del progetto di legge n. 58.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'articolo unico della legge è approvato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 281 dei Consiglieri Bortolin, Bresso, Monticelli, Chiezzi Calligaro e Riba inerente la discarica di Alice Castello "Alice2" interrogazione n. 283 dei Consiglieri Bortolin e Monticelli inerente l'incontro con l'Assessore regionale e i Sindaci di Alice Castello, Santhià e Cavaglià per problemi inerenti alle discariche interpellanza n. 307 dei Consiglieri Bortolin, Bresso, Monticelli, Chiezzi Calligaro e Riba inerente la discarica di Alice Castello "Alice 2"


PRESIDENTE

Come convenuto precedentemente, esaminano le interpellanze nn. 281 e 307 e l'interrogazione n. 283 in merito alla costruzione della discarica nel Comune di Alice Castello.
La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le interpellanze riguardano la localizzazione e la costruzione della discarica di Alice Castello in località Vai Dora, argomento importante e così noto da permettermi di non diffondermi in merito. Mi sorgono tuttavia dei dubbi se valga la pena discuterne in queste condizioni e mi chiedo se è ancora valida la seduta del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Abbiamo qui presenti il Presidente della Giunta e l'Assessore incaricato. Le interpellanze si potevano addirittura discutere tra gli interpellanti e l'Assessore, ma credo ci sia ancora una parte di Consiglieri interessata al problema.



BORTOLIN Silvana

Allora la illustro. Il problema di questa discarica si è posto nel momento in cui il Comune di Vercelli doveva chiudere temporaneamente l'inceneritore, che smaltiva i rifiuti solidi urbani del Vercellese, per lavori di adeguamento alle norme di sicurezza ambientale. Questo, circa due anni fa. Si trattava di trovare una soluzione transitoria per un anno e mezzo, con una discarica di ridotte dimensioni. Il Comune di Santhià, ad esempio, si era detto disponibile ad ospitare i rifiuti del Comune di Vercelli e del Vercellese, localizzando una discarica ridotte dimensioni in un'area adatta.
Così non è stato. Nel frattempo, una società privata ha acquisito una notevole estensione di terreni circostanti e la cava di ghiaia, sita in località Vai Dora del Comune di Alice Castello, e ha presentato un progetto per la costruzione di una discarica per rifiuti solidi urbani assimilabili in questa località. Progetto di rilevanti dimensioni, che viene respinto con parere negativo dalla Regione Piemonte in data 28/12/1989 in quanto non idoneo, secondo le norme della L.R n. 823/88, e sovradimensionato. E' stato respinto anche perché l'area non è compresa tra quelle idonee indicate nel Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti e perché quell'area è ad elevata permeabilità e vulnerabilità essendo costituita da materiale ciotoloso e ghiaioso. Il progetto non viene abbandonato, ma viene suddiviso in due parti; viene adottato dal Consorzio dei Comuni del Vercellese e riproposto all'approvazione e all'autorizzazione della Regione. Le forme in cui viene ridiscusso e riadottato sono oggetto di discussione e di ricorsi avanti il Prefetto e la Procura, ma non riprendo questi argomenti che sono ben noti al Presidente della Giunta e all'Assessore.
La Giunta regionale, in regime di prorogato, lo autorizza il 25/6/1990 unitamente a delle prescrizioni relative alla gestione della discarica prescrizioni che diventano parte integrante dell'autorizzazione stessa. Il Consorzio dei Comuni modifica, per quanto riguarda la realizzazione, i propositi iniziali; dà l'incarico ad una società privata, che nel frattempo cambia parecchi proprietari, fino all'ultimo che è una multinazionale americana. Iniziano di fatto i lavori. La popolazione avvia una fase di discussione e di contestazione nei confronti dell'autorizzazione, chiede più volte incontri agli Assessorati competenti, ma Sindaci e popolazione non sono mai ascoltati sino all'incontro con l'Assessore Garino, in contemporanea con l'incontro che i Capigruppo e il Presi dente del Consiglio regionale concedono ai Comitati e alle popolazioni di Alice Castello, Santhià e Cavaglià.
Noi abbiamo ritenuto di stigmatizzare quel comportamento, che non abbiamo condiviso in quell'occasione e che non condividiamo nemmeno ora alla luce anche dei fatti successivi, perché si è teso a dividere i Sindaci dal complesso della popolazione. L'Assessore Garino era stato invitato telefonicamente dal Presidente del Consiglio e dai Capigruppo a partecipare all'incontro che si svolgeva a Palazzo Lascaris, ma non ha ritenuto di accettare quel la richiesta, quindi ha impedito anche un chiarimento complessivo alla presenza degli amministratori e dei cittadini.
Il progetto, nel frattempo, è andato avanti, è in fase di ultimazione dei lavori: la discarica è pressoché ultimata, ma si evidenzia, con relazioni scritte dai responsabili dell'ambiente della Provincia di Vercelli, che non si ottempera ad alcune prescrizioni relative all'impermeabilizzazione delle sponde. Evidentemente, questo crea ulteriori preoccupazioni nelle popolazioni che hanno manifestato contro quella discarica (oltre un migliaio di persone) e hanno sottoscritto una petizione (nel solo Comune di Santhià i cittadini firmatari sono 5.000). Questa contrarietà è stata espressa, non tanto perché le popolazioni non vogliono ospitare delle discariche, ma perché sono preoccupate del dimensionamento di quella che si sta costruendo e ultimando. Coloro che hanno visto il buco, l'ex cava ampliata, e la dimensione del terreno che è stato acquistato nel Comune di Alice Castello, si sono resi ben conto del dimensionamento di quella discarica.
Nel frattempo, si è appreso che, a poco più di 400 metri di distanza dalle discariche di Alice 1 e Alice 2, pare debba sorgere un'altra discarica, autorizzata nel territorio del Comune di Cavaglià, di 560.000 mc.
Si richiede alle ditte costruttrici di ottemperare alle prescrizioni comprese nell'autorizzazione, ma ai chiedere alla Giunta, al Consiglio alle Commissioni competenti di rivedere l'autorizzazione per quanto riguarda le discariche di Alice Castello, di rivederle anche alla luce di questa terza discarica che sarà costruita nel Comune di Cavaglià e di valutare non soltanto l'impatto ambientale per quella popolazione, ma anche per quanto riguarda l'aspetto socio-economico della zona.
E' una delle poche zone del Biellese ancora, e per fortuna, a prevalenza agricola, soprattutto per l'esistenza di frutteti qualificati ma è anche una zona molto importante del Vercellese. La preoccupazione è per l'inquinamento delle falde acquifere: i pozzi nel Comune di Santhià sono a poca distanza e i tecnici non hanno smentito la possibilità di inquinamento con danni alla salute, all'ambiente e agli aspetti economici della zona. Nel Comune di Cavaglià sono localizzate due industrie classificate ad elevato tasso di inquinamento, nelle 15/20 industrie classificate a livello nazionale, quindi pericolose per la salute delle popolazioni.
Questa è la brevissima storia di quanto è avvenuto, quindi sia per quanto riguarda la Provincia di Vercelli, dopo un dibattito notevolissimo che ha lacerato le forze politiche, sia per quanto riguarda i Comuni, la conclusione unanime, e non soltanto da parte delle popolazioni, è quella di chiedere la sospensione e la revisione delle autorizzazioni, anche alla luce del fatto che non si è ottemperato alle prescrizioni che la Regione aveva ordinato unitamente all'autorizzazione.



MARINO Massimo

Su questo argomento sono state presentate varie interpellanze e, alcuni giorni fa, un ordine del giorno.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno non è iscritto nel l'o.d.g. del Consiglio. Abbiamo aderito, perché ne avevamo la possibilità, alla discussione, con la disponibilità del Presidente della Giunta e dell'Assessore, di queste tre interpellanze. E' giunta soltanto questa mattina un'interpellanza urgente che potrebbe essere inserita nel gruppo delle interpellanze di Alice Castello e i firmatari se lo ritengono, possono intervenire per illustrarla. E' stato, inoltre, consegnato adesso un ordine del giorno del Consigliere Marino in data 15 gennaio che ancora non è stato iscritto all'o.d.g. del Consiglio.
La parola al Consigliere Staglianò che illustra l'interpellanza presentata con i Consiglieri Miglio e Segre.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, mi avvalgo della facoltà di illustrare l'interpellanza citata, ai sensi dell'art. 89 del Regolamento. Richiamo l'attenzione del Presidente al fatto che l'ultimo comma dell'art. 88 del Regolamento consente a tre Consiglieri di poter trasformare l'interpellanza in ordine del giorno, qualora la risposta dell'Assessore su quell'argomento non sia soddisfacente. Per cui, il problema che la assilla, signor Presidente, è superato. Naturalmente auspichiamo che la risposta dell'Assessore sia positiva, quindi che non sia necessario procedere alla discussione dell'ordine del giorno che, giustamente, il collega Marino richiamava.
Abbiamo rifatto un'interpellanza sull'argomento. Già il 31 ottobre ne avevamo presentata una, nella quale evidenziavamo le ragioni che suggerivano una riconsiderazione complessiva della scelta di localizzare ad Alice Castello una megadiscarica. Non richiamo tutti i dati che sono già stati oggetto di attenzione da parte di questa assemblea.
I fatti nuovi sono le perizie e le ispezioni che hanno prodotto delle relazioni da parte dei tecnici della Provincia di Vercelli, dalle quali emerge che nel corso dei lavori non sono state nemmeno rispettate le prescrizioni contenute nella deliberazione della Giunta, che ha dato il via alla localizzazione di una discarica, nel posto più sbagliato che si potesse immaginare. Come ricordavamo nella interpellanza del 31 ottobre e come richiamiamo anche nella interpellanza del 10 gennaio, la discarica di Alice Castello insiste su un'area esclusa da quelle individuate dal Piano regionale per lo smaltimento del rifiuti (tanto per sottolineare un piccolo particolare) e in una zona con suoli fortemente permeabili classificati a rischio medio-alto nella carta della vulnerabilità delle falde, elaborata dal Politecnico di Torino. Questi sono i passaggi chiave.
C'è questo fatto nuovo: perizie ed ispezioni che hanno documentato una violazione ad dirittura della deliberazione che era stata assunta con una istruttoria, a nostro avviso, assolutamente non convincente. Peraltro richiamiamo la posizione assunta dal Consiglio provinciale di Vercelli, che su questo punto specifico ha detto parole di una certa chiarezza, rinviando doverosamente la palla al Consiglio regionale del Piemonte, che non pu girare attorno al problema. Quindi riproponiamo al l'attenzione dell'Assessore l'urgenza affinché si sospendano i lavori, prima che siano già conclusi, e sono molto vicini ad essere conclusi, e si riconsideri l'intero iter; in altre parole, si riapproprino l'Assessore Garino e questo Consiglio, nelle forme consentite, dell'iter autorizzativi che ha evidenziato numerosissime falle. M fermo qui, auspicando che la risposta del l'Assessore renda superfluo il ricorso all'ultimo comma dell'art. 88 e quindi si possa dare corso a quanto previsto dall'art. 89 del Regolamento.



PRESIDENTE

Se altri Consiglieri hanno da illustrare interrogazioni similari, che la Presidenza non ha comunque come disponibilità di risposta nell'elenco delle interrogazioni e interpellanze da parte della Giunta, possono farlo altrimenti do la parola all'Assessore Garino.



MAJORINO Gaetano

Chiedo la parola sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Che problemi ci sono sull'ordine dei lavori?



MAJORINO Gaetano

Adesso lo spiego. Quando all'inizio della seduta c'è stata quella piccola diatriba fra la collega Bortolin ed altri e il Presidente della Giunta, da parte della collega Bortolin ed altri si insisteva perché si desse la precedenza a queste interpellanze e si diceva che l'urgenza di discutere - che poi è stata superata per le ragioni che abbiamo visto - è dovuta al fatto che b prendere oggi un provvedimento (che è quello che poi è stato richiesto poco fa dal collega Staglianò). La richiesta di questo provvedimento, che la Giunta ovviamente è libera di decidere se concedere o non concedere in conformità delle richieste fatte, presuppone, non solo una risposta all'interpellanza, ma un ordine del giorno sul quale la Giunta si collochi. Quando il Presidente Brizio diceva di discutere prima il provvedimento preso con i poteri del l'urgenza perché scade, se poi ci sarà il tempo - e per fortuna il tempo c'è - si proseguirà sull'argomento Ailce Castello, sono convinto che intendeva dare una risposta, non alle interpellanze, ma all'intera problematica: altrimenti non c'era l'urgenza e avremmo potuto parlarne anche la prossima settimana. Quindi, ho interpretato che si voleva dare una risposta alla richiesta di sospensione dei lavori perché il nocciolo, che dir si voglia, era proprio questo.
Ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori solo per dire che ritengo che l'ordine del giorno del collega Marino e quello che sto elaborando sullo stesso identico argomento, e che sarà pronto fra qualche minuto, debbano poter venire discussi in un unico contesto con le interpellanze. Vorrei che il Presidente Brizio ci dicesse qualcosa in proposito perché se si risponde solo alle interpellanze allora non si raggiunge lo scopo che si vuole raggiungere.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Rispondo al collega Majorino dicendo che in allora ho parlato di interpellanze anche perché di ordini del giorno, fino a questo momento, non ne ho visti. Avevamo ricevuto due interpellanze e non quattro come emerge ora. La Giunta intendeva rispondere alle interpellanze perché ci sono amministratori provinciali e persone interessate presenti, quindi accetta di entrare nell'argomento. Non è possibile discutere un ordine del giorno che nella sostanza, né io né la Giunta nella sua collegialità, abbiamo visto. La discussione dell'ordine del giorno è un problema successivo e diverso. Intanto, l'assessore risponderà nel merito delle interpellanze che sono state predisposte.
Il discorso, poi, della trasformazione delle interpellanze in ordini del giorno è un discorso che si può fare benissimo. Quindi, l'ordine del giorno si discuterà quando la Giunta sarà pronta e se sarà pronta a discuterlo. Noi oggi...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ma non dopo che la discarica sarà entrata in funzione, Presidente!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Io sto parlando sull'ordine dei lavori e nel merito e non vorrei che ogni volta le disponibilità che la Giunta dà In modo anche eccezionale e con una scarsa attenzione da parte del Consiglio su molti problemi vengano male intese. Noi abbiamo dato una disponibilità a confrontarci sul problema, e questa disponibilità man teniamo ed abbiamo, non altre surrettizie che si volessero portare avanti.



PRESIDENTE

Chiarito questo punto di partenza sul quale discutere, sarebbe doveroso, fatte salve tutte le cose che sono state dette, lasciare parlare l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Credo di poter rispondere anche all'interrogazione dei Consiglieri Segre, Miglio e Staglianò. Voglio riconfermare, però, che questa interrogazione io l'ho vista solo questa mattina. D'altra parte, mi pare che ricalchi le frasi...



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' la posta che è in ritardo!



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Sì, ma siccome l'Assessore ha sempre le colpe, non vorrei anche quelle delle Poste e Telegrafi.



PRESIDENTE

La posta ha tutte le sue cause, ma teniamo presente che è un'interrogazione datata 10 gennaio e oggi è il 15 gennaio.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Non so se è la posta o l'Ufficio di Presidenza che l'ha mandata in ritardo. Io comunque l'ho ricevuta oggi.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Grazie per l'attenzione.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Prego.
Mi riferisco all'interrogazione n. 283 che veramente ho ritenuto un pochino sconcertante per come lo ho vissuto i fatti e, in parte, li ha vissuti il Consigliere Staglianò, quindi potrà dirmi se dico delle corbellerie o meno.
A proposito dell'incontro avvenuto mercoledì 12 dicembre presso l'Assessorato all'ambiente con i Sindaci dei Comuni di Alice Castello, di Santhià e di Cavaglià, e non solo loro, devo dire che in effetti la richiesta di questo incontro ml era stata formulata dal Consigliere Squilla rio il giorno prima,il quale cortesemente si era fatto portavoce dell'esigenza che l'Assessore all'ambiente potesse incontrare i rappresentanti dei Comuni interessati. Io non ricevetti, da parte del Presidente del Consiglio, alcun invito ad unificare gli incontri. Soltanto nella tarda mattinata mi pervenne una telefonata del Consigliere Staglian se ricordo bene (ma d'ora in poi probabilmente sulla mia agenda dovr segnare anche le telefonate), per conto dell'Ufficio di Presidenza, il quale m prospettava l'opportunità di unificare l'incontro. Dal mo mento che per impegni assunti non mi era possibile spostarmi in altra sede, risposi al Consigliere Staglianò - se ricordo bene - che sarei stato ben felice di incontrarmi, oltre che con i Sindaci, anche con i rappresentanti dei Comitati popolari antidiscarica, come lo stesso Consigliere Staglianò mi propose. Tale incontro effettivamente avvenne in Assessorato, presenti tutti i Sindaci della zona, i rappresentanti dei Comitati popolari ed un funzionario del Settore smaltimento rifiuti.
Sia i rappresentanti istituzionali sia quelli dei Comitati popolari hanno tenuto a sottolineare in quella sede la loro soddisfazione per avere avuto l'opportunità di intavolare una franca discussione con l'Assessorato regionale sulle problematiche relative alle costruende discariche per rifiuti solidi urbani nei suddetti Comuni.
Da quanto riportato, non si vede proprio come si possa parlare di "grave scorrettezza politica ed istituzionale". Avendo ricevuto i rappresentanti istituzionalmente eletti e quelli dei Comitati popolari antidiscarica, credo inoltre di essere venuto incontro alle aspettative dei cittadini mobilitati e presenti davanti alla sede del Consiglio regionale.
Per quanto attiene, invece, alla questione sostanziale, non risponde al vero che il progetto della costruenda discarica per rifiuti solidi urbani di Alice Castello sia "non conforme al Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti".
Come già ricordato, rispondendo all'interrogazione n. 208 dei Consiglieri Miglio e Staglianò, il fatto che la regione Valle Dora non appaia dalla cartografia allegata al Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti non costituisce pregiudiziale alla realizzazione di eventuali discariche e/o altri impianti per il trattamento rifiuti. Infatti, come riportato nello stesso Piano, occorre specificare che le aree indicate come "potenzialmente idonee" sono quelle aree su cui la cartografia tematica su scala regionale (1:250.000) dà delle prime indicazioni di maggiore validità rispetto ad altre; comunque, tali aree non sono in nessun caso vincolanti a! fini della localizzazione degli impianti. Come riportato nel citato Piano, nelle carte comprensoriali delle zone sono state riportate solamente quel le di maggiore estensione territoriale, proprio per le loro caratteristiche di non esclusività ai fini della localizzazione degli impianti.
L'autorizzazione del progetto è avvenuta, come per tutte le autorizzazioni di discariche per rifiuti, senza sottoporlo alla Commissione consiliare competente, in quanto non previsto dalla vigente normativa.
Infatti, l'art. 3/bis della legge n. 441/87 stabilisce che "sulla base delle risultanze della Conferenza la Giunta regionale approva il progetto entro 120 giorni dalla data di presentazione del progetto".
E' importante sottolineare che, diversa mente da quanto espresso dai Consiglieri interroganti, non si tratta di un intervento di privati costituente un grave attacco alla salvaguardia dell'ambiente, bensì di un progetto presentato da parte di un Consorzio pubblico e mirante proprio alla salvaguardia ambientale.
Si chiede di ordinare la sospensione dei lavori di costruzione della discarica "Alice 2" almeno finché che non sarà dimostrato il rispetto delle prescrizioni contenute nell'autorizzazione della Giunta regionale. Come noto, sulla base dell'art. 7 del DPR n. 9 15/82, tali controlli sono di competenza delle Province che si avvalgono, per tale attività, dei servizi di igiene ambientale delle competenti Unità Sanitarie Locali.
Sulla base della mia specifica richiesta inviata il 14/12/1990 alla Provincia di Vercelli e all'USSL n. 46 di Santhià, per conoscere se la costruzione della discarica stesse procedendo secondo le norme descritte nella delibera autorizzati va, ho ricevuto in data 9/1/1991 una nota dell'USSL n. 46 in cui si precisa che "nei sopralluoghi del 21/11/1990 7/12/1990 e 19/12/1990 si è accertato che i teloni impermeabili stesi su tre delle pareti della zona della prima vasca della discarica sono stati posati direttamente sul terreno costituente lo scavo, senza riporto di materiali tipo bentonite e/o argilla. Sul fondo della discarica, ancora privo di teloni, era invece in corso la posa di uno strato di argilla".
Dagli atti allegati all'interpellanza n. 307 apprendiamo che, secondo quanto sottoscritto da funzionari del Servizio protezione ambiente della Provincia di Vercelli, l'impermeabilizzazione delle pareti della discarica viene ottenuta senza interposizione dello strato di terreno argilloso evidenziando in ciò una difformità rispetto alle prescrizioni allegate all'atto autorizzativo.
Dopo un attento esame, condotto insieme al funzionari competenti dell'Assessorato all'ambiente, dell'atto autorizzativo in oggetto e le sue relative prescrizioni, ho inviato una comunicazione all'Assessore all'ambiente del la Provincia di Vercelli in cui, ad ulteriore chiarimento si ribadisce altresì che avendo la Regione approvato il progetto presentato, ne ha approvato anche il previsto sistema di impermeabilizzazione e pertanto la prescrizione di cui al punto 9 dell'allegatoA2 è riferita al fondo della discarica e non alle pareti della stessa, come risulta dal progetto approvato.
Quindi, al momento, salvo nuove e diverse segnalazioni di irregolarità non si riscontra no difformità rispetto alle prescrizioni allegate all'atto autorizzativo. Comunque, è importante ribadire che le prescrizioni di cui all'allegato A2 si pongono come indicazioni minimali in merito alle quali l'impresa esecutrice, la direzione lavori, i collaudatori in corso d'opera e gli organi di controllo (in questo caso la Provincia) possono apportare eventuali modificazioni migliorative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Riprendo la seconda interpellanza che abbiamo presentato in merito all'incontro che si è svolto contemporaneamente in Consiglio regionale e presso la Giunta, presente l'Assessore Garino.
Credo che, a questo punto, siamo in tanti ad essere stupefatti perch dopo che per mesi le Amministrazioni comunali e i cittadini hanno richiesto un incontro con la Regione Piemonte, con la passata amministrazione e con l'attuale, dopo diverse pressioni e solleciti, stranamente il Presidente del Consiglio non trovava più la lettera; forse i comitati popolari e gli amministratori non l'avevano specificata mente rivolta a Consiglio e Giunta, e su questo l'Assessore può anche avere ragione. Contemporaneamente alla semplice richiesta di un Consigliere regionale di maggioranza, nel giro di poche ore l'Assessore si rendeva disponibile ad incontrare i Sindaci. E' una strana coincidenza, Assessore Garino, e il risultato è stato quello di dividere. A noi non risulta che a quell'incontro fossero presentii rappresentanti dei comitati; lo prendiamo per vero. Però la sera stessa, a Cavaglià e in altre occasioni, gli amministratori si sono dichiarati dispiaciuti di aver accettato l'incontro separatamente perché il risultato è stato nullo per quanto riguarda l'incontro con l'Assessore e con i funzionari ed anche per quanto riguarda l'incontro con il Consiglio regionale e i Gruppi, perché si è detto che non è possibile fare nulla. Mi riferisco all'Assessorato perché vi è responsabilità a livello nazionale.
Questo è quanto il Sindaco di Cavaglià ha detto pubblicamente la sera stessa dell'incontro, tant'è vero che il giorno dopo i giornali riportavano la profonda delusione de gli amministratori e a livello di Consiglio e di Gruppi abbiamo dovuto dichiarare la non possibilità di discutere mancando gli interlocutori principali, la Giunta e l'Assessore in particolare.
Non solo il Gruppo comunista stigmatizza il fatto, ma anche il Consigliere questore Staglianò ha fatto dichiarazioni in questo senso durante quell'incontro, così altri Gruppi. In quell'occasione si è verificata anche la non collaborazione tra il Consiglio regionale, i suoi uffici, e la Giunta, quindi la non comunicabilità, se è pur vero che siamo pervenuti, dopo mesi di attesa, ad un incontro di quel tipo, senza che n la Presidenza del Consiglio né gli Assessori né la Giunta si siano parlati e siano stati informati.
A noi preme sottolineare il fatto che basta molto meno della pressione popolare, della richiesta popolare o di interi Consigli comunali per incontrare un Assessore; è sufficiente una richiesta da parte di un Consigliere di maggioranza e pare a noi che questo costume sia da non perseguire e da non continuare in futuro.
Per quanto riguarda il merito, nella esposizione molte cose sono state tralasciate perché due annidi storia di quella discarica meriterebbero maggior tempo.
Nella terza interpellanza abbiamo dovuto allegare, perché pareva non fossero pervenuti all'Assessorato, i pareri del Settore assetto ambientale della Provincia di Vercelli circa la non applicazione delle prescrizioni comprese nell'autorizzazione regionale, circa l'impermeabilizzazione delle pareti della discarica.
L'Assessore ha detto che non ha altro documento, ma io credo che sia l'allegato 2 all'autorizzazione: al punto 10) si dice che la posa dell'impermeabilizzazione deve essere effettuata globalmente in un'unica fase di allestimento sul fondo e sulla superficie delle pareti. Abbiamo lo stesso documento, Assessore.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Infatti non si parla di argilla.



BORTOLIN Silvana

Allora, se risponde a verità quanto certificato dai responsabili del Settore assetto ambientale della Provincia di Vercelli, questo intervento non è stato fatto né contestualmente né in due fasi. Attualmente la discarica è pressoché terminata, senza la impermeabilizzazione delle pareti. La maggioranza della Provincia di Vercelli, prima ostile alla richiesta di sospensione dei lavori della discarica, nel giorni scorsi ha votato (il Presidente della Provincia di Vercelli è qui presente) un ordine del giorno, una mozione e una deliberazione per chiedere un intervento al fine di garantire il rispetto di quelle prescrizioni, stante il fatto che a tutt'oggi, 15 gennaio 1991, la ditta non ha ancora ottemperato.
La situazione è abbastanza grave e non è nemmeno del tutto spiegabile perché, nono stante le proteste, nonostante le relazioni dei tecnici nonostante quanto il consorzio ha fatto per nascondere in parte la verità (vi sono ricorsi di un parlamentare della nostra Provincia e di altri al Procuratore della Repubblica), il consorzio dei Comuni ha perseguito comunque, falsificando in parte assemblee, riunioni e momenti di adozione di deliberazioni; si è andati avanti nella costruzione della discarica e a nulla è valsa la protesta, a nulla sono valsi i richiami degli amministratori, dei cittadini e, a questo punto, anche dalla Provincia con un atto formale.
Il Sindaco di Vercelli, in un'intervista rilasciata tempo fa alla stampa, ha detto che al Comune di Vercelli compete semplicemente di trovare un sito per scaricare i propri rifiuti; cito testualmente: "E' giusto che le autorità locali debbano cautelarsi, ma il punto di riferimento dev'essere sempre, a mio avviso, la Regione. Tocca a Torino programmare con avvedutezza" - ci prende anche in giro - "e criteri scientifici la localizzazione degli impianti di smaltimento nei punti più idonei e dunque meno rischiosi".
Abbiamo di fronte relazioni che dicono che quel sito è rischioso perch si tratta di terreno permeabile, in zona a rischio anche per quanto riguarda le falde acquifere. Mi spiace di non avere con me copia del manifesto che è stato affisso nel Comune di Cavaglià e in altri Comuni; il Sindaco democristiano e l'Amministrazione comunale del Comune di Cavaglià chiedono alla popolazione di aiutarli perché non sono in grado di risolvere il problema delle discariche e perché hanno le mani legate.
Che cosa significa un manifesto di questo genere? E' strabiliante questo sì! Da chi hanno le mani legate? Per quale ragione fanno delle affermazioni pubbliche così gravi? Nonostante tutte le richieste che sono state fatte, nonostante tutti gli interventi e le pressioni affinché si ragionasse seriamente sul siti sul sito scelto per quella megadiscarica si dice che diventerà la pattumiera del Piemonte perché per dimensionamento non ha nulla a che fare con le altre discariche che sono state localizzate nella nostra regione.
Quindi, nono stante quanto è stato fatto, nonostante la dimostrazione che le norme non sono state rispetta te, si va avanti fino alla fine. Ho avuto il piacere di ascoltare il Consigliere Marchini che rimproverava i comitati dicendo: "Cari signori, avete sbagliato interlocutore, non era il Ministero che dovevate interpellare, ma la Regione"; contestualmente l'Assessore Garino diceva ai Sindaci e ai rappresentanti dei comitati una cosa del tutto opposta: "Cari signori, non è la Regione, ma il Ministero".



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

E' solo per chiarezza che la interrompo. Già in precedenza è stato osservato che qualcuno avrebbe affermato che io avrei detto che è un problema nazionale. Si vuole spiegare, per cortesia?



BORTOLIN Silvana

I Sindaci in assemblea pubblica hanno riferito che l'Assessore o funzionario presente li avrebbe sollecitati a rivolgersi al Ministero dell'Ambiente.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

E' una barzelletta!



BORTOLIN Silvana

Può darsi. E' un particolare che può essere anche indifferente.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

E' una barzelletta!



BORTOLIN Silvana

Caro Assessore, erano presenti circa 300 cittadini, quindi non è una barzelletta; ma è un particolare che può essere anche indifferente perch rispetto al merito della questione, il Sindaco di Cavaglià può aver inteso male e aver riferito male. La titolarità della costruzione è evidente, ma il fatto che la gestione della discarica rimanga al consorzio dei Comuni vercellesi mi pare chiaramente confutabile in quanto il consorzio, con una deliberazione, ha delegato alla società privata sia la costruzione che la gestione dei siti. Questa è la verità. La richiesta - per concludere e per ribadire ciò che abbiamo scritto nelle interpellanze - è che la Giunta prenda atto di questa stranissima, confusa e pericolosa situazione: sospenda i lavori della discarica, faccia il punto sulla questione e insieme al Consiglio regionale, alle Commissioni competenti e anche agli amministratori, decida il da farsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e Assessore, in fase di replica mi limiterò a dire soltanto due parole.
Siamo insoddisfattissimi della risposta ricevuta dall'Assessore (siamo anche in regime di risparmio energetico per il noto digiuno che stiamo conducendo), quindi non ripeto, perché le condivido pienamente, le osservazioni che sono state fatte con puntualità dalla collega Bortolin or ora. Le preannuncio, signor Presidente, che, ai sensi dell'articolo del Regolamento citato, è a sue mani un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Marino, Staglianò, Segre, Miglio, Bortolin e Sartoris.



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, lei si riferisce al l'art. 90, punto 6), del Regolamento?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi riferisco al vecchio Regolamento, che, in merito alle interpellanze è stato confermato pari pari. Però non ho il nuovo testo.



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, l'art. 90, punto 6), del nuovo Regolamento recita testualmente: "Qualora, per qualsiasi ragione, siano trascorsi oltre 60 giorni dalla presentazione senza che l'interpellanza sia stata trattata in Consiglio o qualora la risposta della Giunta sta giudicata insoddisfacente dall'interpellante, questi può promuovere una discussione in Consiglio mediante la presentazione di una mozione ai sensi dell'art. 91".



STAGLIANO' Gregorio Igor

Esatto. Si tratta di uno slittamento di numero negli articoli citati.
Si tratta degli art. 90 e 91.



PRESIDENTE

Non facciamo confusione con i numeri. L'art. 90 è quello che interessa la discussione. Intanto, parla di una mozione e non di un ordine del giorno, ma questo poco importerebbe; dopodiché ci porta all'art, 91, il quale stabilisce che la mozione, sentita la Conferenza dei Gruppi, deve essere presentata al Presidente del Consiglio che la pone all'o.d.g.
dell'assemblea.
Pertanto, do una interpretazione completamente contraria a quella che lei, non adesso, ma nel suo precedente intervento, ha dato alla questione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Il richiamo, che lei ha fatto con puntualità, agli art. 90 e 91 non altera minimamente la lettera di quanto da me citato in precedenza, nel senso che il nuovo Regolamento ha soltanto modificato il numero dell'articolo di riferimento. Questo ci, consente di presentare alla Presidenza del Consiglio un ordine del giorno - se vuole lo chiamiamo mozione - da sottoporre all'attenzione dell'intero Consiglio. Se il Consiglio regionale ritiene che di Alice Castello abbiamo già parlato abbastanza e non ne voglia mo più parlare, lo dica. Noi, però, ci richiamiamo al Regolamento e proponiamo a tutta l'assemblea un documento con un orientamento che sia preciso per la Giunta. Se gli altri Consiglieri non sono d'accordo, si assumano la responsabilità di dire che non sono d'accordo.



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, credo che quanto stiamo dicendo non sia in contrasto.
L'art. 91, che riguarda le mozioni, al quale fa riferimento l'ultimo capoverso del punto 6) dell'art. 90, recita, al secondo capoverso: "La mozione, che deve essere firmata da almeno cinque Consiglieri, è presentata al Presidente del Consiglio che, sentita la Conferenza del Presidenti, la pone all'o.d.g. dell'assemblea compatibilmente con le esigenze del programma del lavori definito al sensi dell'art. 12 e comunque, su richiesta del proponenti, non oltre il sessantesimo giorno dalla data di presentazione".
Il Presidente della Giunta ha chiarito l'oggetto della discussione di oggi, che non ci porta comunque né a un ordine del giorno né a una mozione fatta salva la volontà di discutere l'argomento al fin! di una definizione attraverso un voto del Consiglio regionale, che su questo tema è disponibile a discutere, ma non è in grado, vista l'incompatibilità dei presenti, di iscrivere punti all'o.d.g.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, la ringrazio della puntualità con cui lei richiama questi punti. D'altra parte abbiamo preso atto anche noi della opinione espressa in questa sede dal Presidente della Giunta, la cui autorevolezza naturalmente non ci sfugge. Ciò non toglie che gli interpellanti, in questo caso noi, a cui si sono aggiunti anche altri Consiglieri, che ringrazio possano presentare all'intera assemblea, quindi ai Capigruppo, una questione; ed è quello che abbia mo fatto. Naturalmente non toglie nulla all'autorevolezza del Presidente Brizio che ha espresso l'opinione del governo che, fino a prova contraria, non è l'assemblea. Non c'è dubbio su questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Allo stato attuale, per riassumere e per evitare ulteriori equivoci esiste un'interpellanza da me presentata in data 9gennaio, a cui non è stata data risposta; esiste un ordine del giorno da me presentato in data 10 gennaio, che al momento non è stato ancora discusso; esiste una mozione firmata adesso da sei Consiglieri e un ordine del giorno presentato dal Consigliere Majorino ed altri. La Giunta decida cosa vuole fare.



PRESIDENTE

Chiede parola il Consigliere Squillario che interviene per fatto personale.



SQUILLARIO Luigi

Non ho titolo di intervenire nel merito, ma solo per quanto riguarda una questione personale. Non vorrei dare l'impressione di avere operato non so quale manovra oscura per dividere le popolazioni di Cavaglià, di Santhià e di Alice su questo problema.
Debbo dire che ho chiesto all'Assessore Garino di ricevere i Sindaci (essendone stato sollecitato) i quali ritenevano che, oltre all'in contro con la Presidenza del Consiglio, sarebbe stato opportuno sentire anche l'Assessore competente. Tanto più che quest'ultimo nulla sape va dell'incontro in Consiglio, il che lascia perplessi.
Nei rapporti tra Giunta e Consiglio, per quanto concerne gli indirizzi la preminenza è del Consiglio, mentre nell'azione amministrati va la preminenza è della Giunta e degli Assessori, i quali non possono non essere interessati quando si tratta di questioni di carattere amministrativo che riguardano le loro competenze.
Dobbiamo cercare di evitare conflitti di competenze o equivoci tra gli organi delle sin gole istituzioni e tra le diverse istituzioni. Nel caso della discarica di Alice, è preoccupante il conflitto fra la Giunta regionale e la Giunta provinciale di Vercelli, la quale, dopo molte discussioni, ha approvato a grandissima maggioranza un ordine del giorno in cui, al di là della forma, chiede che vengano verificate le modalità di costruzione della discarica.
Ieri - e questi sono fatti nuovi anche per l'Assessore - sono state poi assunte due deliberazioni: l'una, di sospensione del lavori, però con il parere contrario degli organi tecnici in quanto nella fase di redazione della discarica pare ormai accertato che non tocchi alla Provincia di provvedere alla sospensione, ma alla Regione: l'altra, in cui si chiede sulla base di accertamenti tecnici, che vengano rispettate le prescrizioni regionali, nell'interpretazione più rigorosa per la impermeabilizzazione.
L'Assessore Garino nella lettera del 7 gennaio ha dato una interpretazione del punti 8) e 9) delle prescrizioni, che credo possa dare adito a qualche dubbio e cioè che l'impermeabilizzazione con terreno o con altri coibenti riguardi solo il sottofondo e non le pareti. Francamente non condivido tale interpretazione e tanto più dal punto di vista dell'opportunità: le discariche vanno costruite con la mas sima sicurezza.
Se c'è un principio da adottare, è quello di non lesinare sulla sicurezza.
Per cui, anche se fosse valida l'interpretazione della Giunta regionale (per la verità non lo ritengo), trattandosi oltretutto di un valore economico dell'ordine di decine di miliardi, è giusto spendere qualche centinaio di milioni in più per coibentare anche le pareti, come chiedono i tecnici della Provincia. E ciò anche in considerazione del fatto che, se in questa fase non tocca alla Provincia richiedere il rispetto delle norme di sicurezza, il giorno dopo la consegna della discarica scatterà il diritto della Provincia di vagliare il rispetto di tali norme tecniche.
Questa vicenda è già difficile per le popolazioni che devono subire le discariche (perché tutti le vorrebbero nel terreno del vicino): cerchiamo di partire con il piede giusto nel rispetto delle competenze e soprattutto facendo tutto il possibile per la sicurezza.
La Provincia, con la deliberazione votata ieri mattina, chiede di coibentare sotto il telone anche le pareti laterali: credo che l'Assessore e la Giunta possano opportunamente fissare un incontro immediato anche con la ditta costruttrice. Quanto sta accadendo ci deve servire di insegnamento per il futuro. La costruzione delle discariche a chi la affidiamo? Al pubblico o al privato? In questo caso, formalmente è il pubblico sostanzialmente è il privato. Sarebbe più opportuna la distinzione tra chi la costruisce e chi la esercita.
Ritengo che le discariche dovrebbero essere costruite dall'ente pubblico, mentre la gestione può essere concessa anche al privato con le dovute garanzie. L'Assessore, che è stato particolarmente attento, saprà sicuramente trovare il modo di risolvere, anche sotto il profilo della opportunità, il problema della coibentazione, anche senza sospensione dei lavori: tuttavia, se fosse necessario un breve stop, esso sarebbe giustificato dalle ragioni di sicurezza che sono senz'altro preminenti.



PRESIDENTE

Credo che si possa ritenere conclusa questa prima discussione, tanto più che sulle proposte dei Consiglieri Staglianò e Marino ci sarà un seguito. Sulle proposte di ordini del giorno o di mozioni che sono stati presentati in questo momento saranno interessati i Capigruppo e si darà successivamente un nuovo spazio di discussione su questo punto.
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Ritengo che il Presidente della Giunta Brizio abbia assunto una posizione...



MARCHINI Sergio

E' molto grave che sia consentito ad un Consigliere di suggerire all'Assessore un comportamento senza consentire al Consiglio di esprimersi dando ad intendere all'esterno che questa, magari, fosse una valutazione del Consiglio. Le questioni personali e il suggerimento di comportamento all'Assessore sono cose diverse.
A parte che sono firmatario di un'interrogazione, quindi qualche titolo l'avevo prenotato, faccio rilevare al signor Presidente che è stato imprudente immaginare di consentire l'illustrazione alla Giunta di una proposta operativa da parte di un Consigliere, proposta sulla quale evidentemente il Consiglio, per il momento procedurale nei quale siamo, non si può pronunciare. Non mi pronuncio, ma il mio tono sta già ad indicare cosa ne penso.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Garino, vorrei chiarire. Sono capitato, con altri colleghi, nella riunione richiesta dai Comitati di Alice Castello riferita alla discarica. C'è stato il disguido della duplice riunione: l'una presso l'Assessorato e l'altra presso gli uffici della Presidenza del Consiglio. La richiesta è venuta separatamente: alla Presidenza del Consiglio è arrivata la richiesta di incontro con la Presidenza del Consiglio presenti alcuni Capigruppo che il Presidente del Consiglio aveva convocato: contemporaneamente, per pura casualità, si è tenuta la riunione presso gli Assessorati. Credo di non dover drammatizzare questo comportamento che non è dovuto alla malafede di alcuno, ma che casualmente si è verificato. Ha ora la parola l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Credo anch'io di non rispettare il Regola mento, ma mi pare che oggi avete sforato tutti, soprattutto il collega Staglianò.
Faccio mie le parole del Presidente. Sappiamo in quali condizioni operiamo: mi riferisco alla questione dell'incontro che ml ha la sciato esterrefatto. Ho semplicemente risposto ad una richiesta, molto cortese, di un Consigliere regionale che non parlava per sé, ma parlava a nome di amministratori che chiedevano di incontrare l'Assessore. Ho detto di sì così come ho detto di sì quando ho incontrato gli amministratori della zona di Cavatore, come mi era stato richiesto dai Consiglieri Foco, Rossa e Cavallera, così come dico di sì nei limiti del possibile. Giustamente, misi dice che oc corre avere, non dico il consenso perché difficilmente si ha il consenso su tutto, ma un rapporto con gli enti locali. Là dove è possibile lo vado a ricercare. Francamente, il giorno prima ho saputo che c'era questa possibilità e ho dato la mia immediata adesione, così come l'ho fatto quando il Presidente della Provincia di Vercelli, qui presente, mi ha chiesto un incontro. Sa pendo della gravità della situazione, ho risposto immediatamente di sì e mi pare che ci sia stato un incontro per chiarire alcune cose, per valutare i problemi, così come farò in futuro (sempre che possa resistere ad un ritmo come l'attuale).
Vorrei fare alcune osservazioni, senza chiudere sull'argomento, perch se verrà presentato un ordine del giorno, certamente lo discuteremo. Mi è parso che qualcuno abbia detto che la Giunta non vuoi discutere i problemi.
Non è così: ne abbiamo discusso oggi e credo che la Giunta sia disponibile come deve d'altra parte essere disponibile, a discutere un ordine del giorno che non può essere iscritto nella seduta di oggi. Questo è il solo problema. Nella prossima seduta del Consiglio, se i Capigruppo lo vorranno saremo ben felici di farlo. Vorrei dire al Consigliere Marino che, per non è la Giunta a deciderlo; c'è un'autorità competente, che è quella della Presidenza del Consiglio con i Capigruppo.
Una sola precisazione, se mi è consentita, fin d'ora. Dove nasce la differenziazione? Sul problema delle pareti, i due funzionari dell'Amministrazione provinciale sottolineano quanto dice il punto 9): "Tale grado di impermeabilità (K1O - 6 cm/secondo) può essere ottenuto con integrazione di bentonite o riportando terreno che risulti più idoneo" e dicono che questo vale per le pareti e per il fondo. I tecnici dell'Assessorato, da me opportunamente interpellati, dicono: "Certo, per questa precisazione va letta vedendo a cosa si riferisce". E si riferisce al progetto. Come si dice all'inizio: "l'impianto deve essere realizzato secondo le specifiche progettuali allegate alla domanda", e le specifiche progettuali non contemplano l'impermeabilizzazione con bentonite o con argilla sulle pareti.
Il contendere è tutto qui. Faccio mie tutte le parole che sono state dette dal collega Squillario: credo che ognuno le sottoscriva. Occorre il massimo di sicurezza, occorre spendere per avere la sicurezza, ma, in questo momento, dovendoci attenere ad atti e a deliberazioni assunte dalla precedente Giunta, dovendomi attenere all'autorizzazione che era stata con cessa, credo di non poter dire altro.
Se per il futuro vorremo concedere autorizzazioni diverse, lo faremo.
La risposta all'interrogazione, assunte le debite informazioni presso i tecnici, non poteva essere che questa.



PRESIDENTE

Possiamo ritenere esaurita questa discussione. La questione andrà alla conferenza dei Capigruppo prossimamente convocata.


Argomento:

Interpellanze, interrogazioni, mozioni, ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Comunico che le interpellanze, interrogazioni, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,45)



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