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Dettaglio seduta n.324 del 20/12/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Dameri e Mandrino.


Argomento: Assestamento di bilancio - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 541: "Modifiche alla L.R. 30/6/1992, n. 32 (Attuazione del DPR 17/5/1988, n. 175, relativo ai rischi di incidenti rilevanti connessi a determinate attività industriali)" - Presentazione ordine del giorno n. 763


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 541, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato, relatore

Il disegno di legge n. 541 riguarda alcune modifiche da apportare alla L.R. n. 32 del 30/6/1992, la quale, a sua volta, attuava il DPR 17/5/1988 n. 175, relativo ai rischi di incidenti rilevanti connessi a determinate attività industriali; tale decreto, a sua volta, fu emanato in recepimento di una direttiva della CEE.
E' stato rilevato che la L.R. n. 32 sulla disciplina delle competenze regionali in materia di attuazione del DPR n. 175 ha stentato ad avere una completa attuazione, sia per intrinseche difficoltà attuative (evidenziatesi durante l'iter di applicazione) sia per le numerose modifiche della legislazione nazionale (quindi non dipendenti dall'attività della Regione Piemonte) che si sono succedute e che ancora non trovano una definitiva stabilizzazione (legge n. 64/94 contrastante con il DL n. 13 reiterato sei volte fino all'attuale 618 del 7/11/1994 e non ancora convertito).
Come comprenderete, operare in un regime di questa natura, con tutte queste difficoltà, comporta notevoli problemi.
Tuttavia, con la costituzione dell'Unità flessibile avvenuta nel febbraio 1993, è stato possibile procedere all'istruttoria delle pratiche alla costituzione degli organi previsti dalla legge; a stipulare le convenzioni con l'ENEA-DISP, prima, e con gli Atenei dopo, nonché ad avviare il sistema informativo. Sono state istruite tutte le pratiche giacenti, sia da un punto di vista di coerenza formale, sia in parte da un punto di vista più sostanziale, con il supporto del Comitato tecnico scientifico; sono stati effettuati sopralluoghi per lo più attraverso i servizi delle UU.SS.SS.LL. e, nell'ultimo periodo, sono state effettuate anche ispezioni collegiali, come prescritto dall'art. 16, lettera e), del DPR n. 175/88, per formulare le prescrizioni finali per gli impianti soggetti all'obbligo di dichiarazione; inoltre, si è preso parte alle Conferenze dei servizi indette per gli impianti soggetti a modifiche. In sostanza, è stata effettuata una notevole mole di lavoro, nonostante tutte le difficoltà intrinseche alla legge ed oggettive.
Un grosso ostacolo, tuttavia, per la conclusione delle istruttorie degli impianti soggetti a dichiarazione, è rappresentato dalla Conferenza provinciale, prevista dall'art. 5 della L.R. n. 32 e costituita fin dall'estate 1993, il cui parere è richiesto per il combinato disposto dello stesso art. 5, comma terzo, e dell'art. 7, lettera c), della legge n. 32.
Infatti, le Conferenze, per la loro composizione prevalentemente politica, non sono in grado di esprimere un parere sull'istruttoria funzione che peraltro mal si concilia con le caratteristiche dell'organismo.
Infatti la Conferenza non possiede competenze tecniche, opera in una normativa che obbliga chi ha esaminato i rapporti di sicurezza a non divulgare le informazioni di cui è venuto a conoscenza. Come voi sapete esiste un istituto - da me assolutamente non condiviso, anzi sempre criticato - che è quello relativo al segreto industriale (art. 11 del DPR n. 175, ribadito con forza dai DD.LL. nn. 13, 170, 278, 437, 529 e 618). Il segreto sui rischi industriali vincola, come tale, alla non divulgazione di alcune notizie. Questo è grave, dal punto di vista della difesa dell'ambiente, in quanto, a volte, gli stessi Sindaci che sono tenuti a fornire le informazioni ai cittadini che abitano in quel determinato territorio, non sono n' possono essere a conoscenza dei rischi effettivi che i cittadini corrono. Questa è la normativa vigente.
Nè risolve il problema la presenza dell'istruttore (cioè colui che ha seguito l'iter della pratica e ne conosce i profondi meccanismi) tra i componenti della Conferenza. L'istruttore, infatti, non può, anche se la legge non lo definisce, che essere o un componente dell'Unità flessibile o uno dei relatori del Comitato, che in un'altra veste, a prescindere da ulteriori problemi di compatibilità, concorrerebbe ad esprimere il parere della Conferenza, che nella sua configurazione non dispone di competenze tecniche ma solo istituzionali. Questo è lo stato di fatto emerso con evidenza e che ha consigliato di presentare il disegno di legge in discussione.
Inoltre lo stesso istruttore, quale componente, dovrebbe partecipare anche a tutti gli altri adempimenti della Conferenza (raccordi con il Prefetto, informazione, ecc.), con enormi problemi di funzionalità aggravati dall'esiguità dell'Unità flessibile e dalle incombenze dei componenti del Comitato. L'Unità flessibile è sottodimensionata dal punto di vista dell'organico; sui problemi derivanti da tale eseguità, è opportuno fare una riflessione profonda.
Invito quindi il Consiglio a riflettere su questo fatto e ad assumere le necessarie iniziative affinché l'Unità flessibile sia dotata di un organico soddisfacente e comunque tale da consentirle di espletare tutte le funzioni, che non sono poche e sono anche complesse, che derivano dall'applicazione delle legge, ma soprattutto dalla necessità di garantire ai cittadini la giusta sicurezza in merito agli insediamenti a rischio (il problema è questo).
Si ritiene pertanto indispensabile riportare la Conferenza provinciale al ruolo cui il legislatore intendeva in effetti destinarla: supporto agli organi individuati dal legislatore nazionale per garantire l'informazione ai cittadini, attività di approfondimento degli aspetti territoriali connessi all'attività delle aziende a rischio e formulazione di eventuali proposte, ove la Conferenza lo ritenga (quindi, si svincola la Conferenza dalla necessità di dare un parere che abbiamo visto essere ostacolo al buon funzionamento della legge), in base alla documentazione trasmessagli formulazione di parere su eventuali rilocalizzazioni delle aziende stesse.
Tale modifica appare urgente, anche se - bisogna riconoscerlo sarebbe stato più opportuno inserirla in una revisione complessiva della L.R. n.
32/92, che appare in altre parti superata dalla vorticosa modificazione della legislazione nazionale. La mancanza tuttavia di una legislazione nazionale definitiva impedisce una revisione e, d'altra parte, senza una modifica degli artt. 5 e 7 non è possibile arrivare alle conclusioni finali e alle prescrizioni.
La modifica è pertanto limitata, e non poteva a questo punto che essere così, agli aspetti più urgenti: si sono ritoccati alcuni commi dell'art. 4 relativi al Comitato tecnico-scientifico che rappresenta il momento cardine dell'attività istruttoria; sono state riformulate, alla luce dell'esperienza fatta in questo lasso di tempo, alcune disposizioni dell'art. 7; è stato determinato il limite temporale di istruttoria solo per i nuovi impianti (il limite è stato stabilito in 90 giorni). Nel disegno di legge che stiamo discutendo manca per gli impianti esistenti il termine iniziale da cui far decorrere l'istruttoria: questo è sicuramente un punto sul quale è necessario riflettere e forse è bene anche introdurre un termine per quanto riguarda gli impianti esistenti, anche se l'introduzione di un termine iniziale, da cui far decorrere l'istruttoria e un termine finale entro cui terminare l'istruttoria è strettamente legata ai problemi di organico dell'Unità flessibile, quindi è veramente importante che il Consiglio regionale rifletta e che vi siano delle proposte adeguate per la dotazione organica dell'unità.
E' ovvio, infine, che il supporto operativo dovrà essere garantito quando entrerà pienamente in funzione l'Agenzia Regionale Per l'Ambiente (ARPA) che, come sapete, è in via di costituzione. Quindi vi è uno stretto legame tra questo provvedimento e l'altro che dovrà essere assunto dal Consiglio regionale. Comunque è bene riprecisare che una vera revisione della legge n. 32/92 potrà, anzi forse dovrà a questo punto, essere operata a legislazione nazionale definita e, in quella sede, nel frattempo operante la legge regionale di attuazione della legge n. 61/94, sarà possibile coordinare la normativa in modo compiuto ed organico.
Illustro brevemente il contenuto degli articoli.
Art. 1: vengono definiti alcuni aspetti essenziali per la corretta attività del Comitato che rappresenta il cardine della funzionalità delle istruttorie.
Art. 2: viene ridisciplinata l'attività della Conferenza e precisata in legge la documentazione che deve essere inviata alla Conferenza stessa da parte dell'Unità flessibile.
Art. 3: vengono definiti con maggiore chiarezza, alla luce dell'esperienza, i compiti dell'Unità flessibile, ed è previsto un doppio regime per la tempistica dell'istruttoria, per gli impianti esistenti e per i nuovi impianti, con termini temporali anche diversi (90 giorni uno e l'altro da definire).
Art. 4: per effetto di quanto previsto all'art. 2, l'art. 13 della L.R.
n. 32/92 viene soppresso.
La Commissione ha esaminato questo disegno di legge con l'attenzione necessaria e dovuta per interventi legislativi di questo genere perché, lo ripeto, riguarda i rischi conseguenti ad attività industriali, quindi un rischio incombente sui cittadini della Regione. Devo dire che il testo di legge che la Giunta aveva inizialmente presentato è stato molto approfondito e in parte corretto.
La Commissione ha pertanto licenziato il testo a larga maggioranza e ne chiede una pronta approvazione da parte dell'aula consiliare, della qual cosa ringrazieremo i Consiglieri.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Adduci è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Miglio; ne ha facoltà.



MIGLIO Mario

Intendo soffermarmi inizialmente su una questione generale e successivamente su quella più strettamente attinente alla legge.
La questione generale. Il nostro Gruppo già un anno fa, con due diverse interrogazioni ed interpellanze, aveva sollevato la questione legata all'applicazione della legge regionale che recepisce la cosiddetta "direttiva Seveso". L'avevamo sollevata al fine di poter verificare con dati precisi in che misura la Regione Piemonte fosse riuscita a dare attuazione a quelle norme che erano state promulgate nel giugno 1992. Si ripercorrevano tutti i punti a partire da quelli dell'art. 2, che definivano in modo specifico le competenze della Regione, al ruolo che doveva essere svolto dalle Conferenze provinciali e dal Comitato tecnico scientifico dell'Unità flessibile, ai richiami inerenti sia i nuovi impianti sia quelli preesistenti per i quali doveva essere verificata la compatibilità rispetto alle localizzazioni e rispetto ai sistemi produttivi e ai piani per la sicurezza e per la limitazione di eventuali danni all'ambiente e alle popolazioni locali.
Con quelle interpellanze noi avevamo chiesto che fosse svolta una relazione per comprendere in che misura si era potuta dare attuazione alla L.R. n. 32/92 e quali eventuali problemi avevano impedito all'Assessorato competente di poter pienamente rispondere a quegli obblighi che derivavano appunto dalla legge che ho citato.
Nella relazione del Consigliere Adduci qualche informazione viene data rispetto alla convenzione stipulata fra l'ENEA-DISP. Rispetto ai rapporti avviati con gli Atenei anche finalizzati alla costituzione di un sistema informativo, mancano i dati inerenti al numero delle aziende a rischio presenti in Piemonte - al di là della complicazione derivata dall'emanazione di decreti legge che continuano a variare il quadro complessivo delle norme - e i dati riferiti a quante di queste sono state oggetto di attività istruttoria che si è concretamente conclusa con l'emanazione del provvedimento da parte del Presidente della Giunta regionale.
Quindi è difficile farsi un'idea precisa del livello di attuazione e dei problemi che ancora rimangono sul tappeto e devono essere risolti dalla legge regionale che regolamenta questo settore.
Sono d'accordo che sia difficile trattare una materia, già di per sè complicata, quando la promulgazione, a distanza di ogni due mesi, di decreti legislativi continua a modificare il quadro normativo vigente con tutte le implicazioni che questo comporta sia per i funzionari sia per i politici che devono tentare di rispondere ridefinendo il quadro, così come si viene a determinare per intervento del Governo.
Veniamo ora alla questione inerente la proposta di legge di variazione della legge quadro del 1992 in materia.
Il problema nella sostanza è quello del funzionamento delle Commissioni provinciali; si ritiene che il mancato funzionamento delle stesse sia riconducibile al fatto che sono organismi più politici che tecnici e al fatto che, stante il segreto industriale, è impossibile trasmettere a queste l'intera documentazione e quindi le Commissioni provinciali finiscono con non esprimere il parere di competenza.
Rispetto a questa impostazione non possiamo che sottolineare il fatto che questi organismi in verità solo apparentemente sono organismi di tipo politico, ma se le scelte, a partire da quelle del Presidente della Provincia a quelle degli altri soggetti che compongono le Commissioni stesse, si indirizzassero verso la designazione di funzionari che possono avere appunto delle competenze tecniche, ecco che il ruolo di queste Commissioni potrebbe variare proprio perché l'apporto tecnico-scientifico supererebbe quello di natura politica. Dall'altra parte rimane in piedi la questione del segreto industriale.
Il rischio che noi intravvediamo, ed è la soluzione che viene proposta nella sostanza con questa modifica della legge del 1992, è che il problema non venga affrontato ma si trovi una soluzione per creare quelle condizioni che consentono di non trasmettere l'interezza delle informazioni esistenti sulle aziende a rischio, stralciando quindi quei documenti che più direttamente sono legati al segreto industriale. Se si fa una comparazione fra quelle che sono le procedure e l'iter ad oggi vigente e quello che si verrebbe a determinare con l'approvazione di questa legge, nella sostanza si scoprirebbe che la differenza è incentrata da una parte sulla natura della documentazione che viene consegnata dall'Unità flessibile alla Commissione provinciale e dall'altra su un vincolo che viene a decadere cioè che l'Unità flessibile non può procedere nel suo iter se non acquisendo, appunto, il parere della Conferenza provinciale. Lo stralcio di questo delicato passaggio permetterebbe nella sostanza, qualora la Commissione provinciale non si esprimesse nei 30 giorni previsti tramite un meccanismo di silenzio-assenso di fatto, di arrivare anche all'emanazione del necessario provvedimento da parte del Presidente della Giunta regionale, senza incorrere nel rischio di un'eventuale impugnazione dall'esterno del provvedimento per un vizio di forma, di iter di procedura.
Che cosa dire? Nella sostanza ci pare di intravedere un percorso sbagliato, nel senso che se il problema esiste è quello di dare piena applicazione della legge regionale scavalcando quell'impasse di rapporto che si è venuta a determinare fra la Commissione provinciale e l'Unità flessibile, quindi la Regione, a cui in definitiva compete l'emanazione dei provvedimenti. Ci pare che il problema più che essere affrontato alla radice, cioè alla questione legata per l'appunto al segreto industriale alla qualifica dei membri della Commissione provinciale, debba anche essere affrontato rispetto alla ristrettezza dell'organico dell'Assessorato all'ambiente, che impedisce di poter concretamente porre mano all'enorme quantità di documenti che sono stati presentati, che sono relazionati alle aziende a rischio preesistenti e anche ai nuovi impianti che vengono proposti.
Altra questione è quella riferita all'assunzione di una piena responsabilità. Noi possiamo anche accettare il fatto che la Commissione provinciale venga ridefinita rispetto al ruolo che deve avere, non identificando nella stessa il soggetto con una duplice competenza, cioè quella di esaminare la documentazione e di esprimere un parere, ma solo di avere una funzione consultiva e dialettica con l'Unità flessibile e dall'altra parte di mantenere il ruolo di coadiuvare l'attività dei Prefetti e degli altri soggetti per le informazioni inerenti a rischi ai piani di sicurezza, ai piani di emergenza e via dicendo. Nel momento in cui noi accettiamo che la Conferenza provinciale viene privata del ruolo che aveva prima di essere parte consistente nell'iter delle procedure, bisogna però definire un'assunzione piena di responsabilità da parte dell'Assessorato competente e della Giunta regionale che in definitiva attraverso lo strumento dell'Unità flessibile, diventano gli unici detentori della responsabilità di emanare i provvedimenti relativi all'attuazione della legge regionale.
Alcuni Consiglieri, recuperando le critiche che noi avevamo già posto alla Commissione competente e ritenendo di non sottoporre, purtroppo l'emendamento anche alla nostra attenzione, hanno tentato di introdurre un termine, ovvero il dicembre 1995, entro il quale anche gli impianti preesistenti alla promulgazione della legge regionale devono vedere concluso l'iter inerente la verifica della congruità dei sistemi produttivi o di intervento adottati nel caso di incidente.
Secondo noi, a questo punto, l'introduzione di un limite responsabilizzerebbe in misura maggiore la Giunta regionale; viceversa stante l'impostazione attuale del progetto di legge, il rischio sarebbe quello di rimandare ad un tempo non definito la risoluzione di tutti i casi, con l'emanazione quindi del provvedimento da parte del Presidente della Giunta regionale. A stima possiamo considerare che l'80% delle aziende a rischio, oggi esistenti in Piemonte, sono casi pregressi, non nuovi casi, quindi il non definire una data entro la quale tutti questi casi devono essere risolti può comportare la permanenza di un rischio per le popolazioni locali e per l'ambiente. Pertanto ci pare che l'emendamento vada in questa direzione.
Come Gruppo dei Verdi, ci è dispiaciuto non poter sottoporre, anche per la scarsa presenza in quel momento di Consiglieri, il nostro ordine del giorno ad altri Gruppi. Con tale ordine del giorno abbiamo ritenuto come Consiglio - anche provocatoriamente - di chiedere alla Giunta nel suo insieme, nel momento in cui si andranno a ridefinire le composizioni interne ai vari Assessorati (quindi le risorse umane e finanziarie che dovranno essere ripartite fra i diversi Assessorati), di prendere in considerazione questo fatto, che non ci pare essere secondario. Le tematiche ambientali non sono una delle ultime questioni che devono essere affrontate per cui se ci sono risorse si può pensare di fare investimenti viceversa, si devono accantonare. Stante il fatto che non solo si tratta di porre mano alla questione delle aziende a rischio, ma pensiamo anche a tutta l'attività, agli iter, alle procedure inerenti, per esempio l'inquinamento atmosferico piuttosto che le bonifiche e via dicendo.
Quindi, con il nostro ordine del giorno chiediamo, come Consiglio, alla Giunta, nel momento in cui andrà a definire la nuova ripartizione in termini di funzionari e anche di risorse economiche fra i diversi Assessorati, di assumere nella dovuta considerazione queste tematiche, che poi si traducono in rischi effettivi per la comunità piemontese e per l'ambiente, e di aumentare nella sostanza l'attuale organico dell'Assessorato all'ambiente.
Concludo l'intervento auspicando che, pur con i dovuti distinguo per il nuovo ruolo che viene ad assumere la Commissione provinciale, questa modifica possa portare quanto meno ad una chiusura degli iter.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, gli interventi che hanno preceduto il nostro ci portano a chiedere alla Giunta, nel suo complesso di valutare l'opportunità di ripensare a questa legge.
Lo stesso relatore ha dato per inteso che questa legge sostanzialmente è una marcia indietro rispetto a competenze che non si possono svolgere; ma anziché prenderne atto e capire cosa bisogna fare si decide di svolgere un'altra funzione.
Normalmente una legge si fa quando si ha un obiettivo preciso; quando non si ha niente da fare, come in questo caso, probabilmente è bene lavorare sulle ragioni a monte. Ripensare questa materia - come diceva lo stesso relatore e poi individuare, con proprietà di mezzi, di strumenti e di procedure, la materia oggetto in particolare dell'art. 5 nella sua articolazione.
Mi rendo conto che non c'è nessun interesse a questi discorsi così complessi; questa maggioranza, che ha deciso che bisogna fare tante cose per dimostrare di esistere, fa anche delle cose che non servono a niente.
Al Consiglio non gliene frega niente che un Consigliere si scandalizzi che esista una Commissione regionale, la cui riunione può essere richiesta dal Presidente della Giunta regionale quando e come crede (ultimo comma: "sia presieduta dal Presidente della Provincia").
Una classe politica che non avverte queste cose e poi si lamenta che il nostro primo Ministro ha poco senso dello Stato, ha dell'incredibile. Cari colleghi, qui stiamo facendo dei pasticci! Non sono un esperto in materia, mi rimetto alle cose ascoltate.
Una Commissione non funziona perché non è in grado di esprimere i pareri, posto che non arriva sul suo tavolo il materiale che è il presupposto del parere. Benissimo. Allora, cosa si fa? Si inventa una Commissione di politici - non di tecnici di puro ausilio agli enti preposti alla sicurezza per consentire e rendere più favorevole l'informazione sulle procedure e sugli interventi in una materia a rischio.
Allora, qualcuno mi deve spiegare perché ne fa parte la Giunta regionale e non si decide, invece, di delegare questo alle Province attendo spiegazioni dall'Assessore.
Ritengo incredibile che una Commissione istituita dalla Regione, che ha come presidente il Presidente della Provincia, possa essere convocata dal Presidente della Giunta regionale: "Il Presidente della Giunta regionale ogni qualvolta ne ravvisi l'opportunità, richiede la convocazione della Conferenza provinciale". Questo significa che il Presidente della Conferenza non è il Presidente della Provincia, ma il Presidente della Giunta regionale.
Su questa materia emerge chiarissimamente qualche retro-pensiero che mi preoccupa molto. E' evidente che questa Conferenza avrà delle funzioni surrettizie perché il comma terzo dell'art. 2 recita: "La Conferenza, se richiesta, coadiuva i Sindaci, i Prefetti, la Giunta regionale ed altre autorità competenti nella diffusione dell'informazione alla popolazione...". Si deduce quindi che la Conferenza diffonde l'informazione e coadiuva alla diffusione dell'informazione? No! A mio modo di vedere una Conferenza costruisce l'oggetto dell'informazione, la quale poi viene diffusa dai soggetti preposti alla diffusione che non sono una Commissione.
Ma noi abbiamo capito bene che cosa vuol dire questo, collega Presidente del Consiglio! Vuol dire che i soggetti sopra richiamati, che sono tutti politici, sono chiamati ad andare sul territorio ad informare la popolazione; questo consente, quindi, ai soggetti di recarsi sul territorio a fare proprie campagne su questa materia così delicata. Questa è la lettura che darà qualcuno; i tre ambientalisti, giustamente, diranno: "Noi vogliamo concorrere all'informazione". Questo vuol dire che quindi informiamo, non che contribuiamo a costruire la materia, che deve essere messa a conoscenza e conosciuta, quindi il documento, il comportamento a rischio e quant'altro.
E' evidente che con questo tipo di articolo si tende a dare corpo ad una cultura del terrorismo ambientale, così diffuso nel nostro mondo.
Sappiamo bene che esistono Sindaci che, qualche volta, sono in pellegrinaggio davanti ai responsabili delle UU.SS.SS.LL. per chiedere che alcuni comportamenti siano meno persecutori.
Se è normale o poco che una legge preveda che per fare la polenta alla festa degli Alpini ci vogliano tutte le condizioni di legge, che poi ci siano dei funzionari che lo vadano a verificare, mi sembra significativo.
E questo sta in questo clima, in questa cultura del controllo, del timbro, del guardasigilli: "io posso fare il verbale".
Quindi questo articolo introduce una Commissione che non ha valenza tecnica (perché non ce l'ha, non c'è nessun esperto qui dentro, non ce n'è uno solo, ma solo rappresentanti di istituzioni e di organi portatori di interessi tutti legittimi). Questo articolo, evidentemente, tende a far diventare questa Commissione un soggetto presente nell'informazione sul territorio. Un'informazione che, naturalmente, essendo non più del complesso, ma dei singoli soggetti, vi lascio capire quale tipo di obiettività avrà! Però la "perla" è all'art. 6 sulla quale le preoccupazioni dovrebbero essere significative, al di là della buona volontà. Dove si dice che il Presidente della Giunta regionale convoca immediatamente la Conferenza presso la sede regionale fregandosene del fatto che il Presidente della Provincia sia un altro Presidente, questi sono dettagli trascurabili, ma la convoca urgentemente per avere da una Commissione di Sindaci e di rappresentanti di categorie proposte i dati conoscitivi non desumibili dalla documentazione degli atti.
Questo significa fare delle grida con cui si spera che arrivino tramite la Commissione, degli elementi di ordine tecnico che nella procedura precedente, quella cioè del segreto industriale, non potevano arrivare. La lettura di un pasticcio di questo genere non può che essere questa. Noi invitiamo il Sindaco perché ci porti ogni elemento non desumibile dagli argomenti tecnici; il Sindaco potrà fare una sua valutazione, una sua proposta di opportunità sull'insediamento, ma non pu conferire proposte e dati conoscitivi, in quanto questi sono attinenti alla procedura.
Deduco che quando non si capisce la realtà, si cerca di capire che cos'è l'ombra.
Già l'oratore ci ha detto cos'è questa legge, ma è difficile da capire perché questa materia deve essere ripensata nella sua globalità, deve emergere con chiarezza quali funzioni ha la Conferenza, come viene composta, ripensando - come diceva il collega Miglio - più alle competenze tecnico-scientifiche professionali che non alle rappresentanze formali che poi non producono niente se non la tutela dei propri interessi. Sicuramente i delegati delle categorie andranno sul territorio ognuno a tutelare il proprio input e non forniranno nessun tipo di contributo tecnico scientifico. Questa modifica di legge cerca di superare un'impasse che ha registrato la contraddizione di un esame tecnico sul materiale non rappresentabile presso quella sede e si vuole inventare, rispetto a questa Commissione, un'altra funzione. Quest'altra funzione non mi disturberebbe più di tanto se la materia non fosse così delicata, ma di Sindaci che fanno ordinanze di chiusure di impianti - perché la legge lo consente loro senza un briciolo di motivazione tecnica, nella sola ipotesi che un impianto abbia qualche tipo di inconveniente e lo si chiude, mi pare esagerato, poi tocca al proprietario dimostrare che così non è. Cari amici bisognerà pure incominciare a dare certezza di diritto agli operatori e soprattutto a responsabilizzare gli amministratori.
Mi pare quindi che l'"invenzione" di questa legge non riesca a risolvere il problema nella sua oggettività, cioè di consentire ai soggetti istituzionali di conoscere l'oggetto vero, tecnico e quindi la pericolosità vera di una struttura, di un impianto perché di questo si tratta; non potendo fare questo direttamente si cerca di aggirare il problema dicendo che l'importante è raccogliere delle voci, perché per me i contributi conoscitivi e le proposte significano quello: se qualcuno dice che lì si costruisce la bomba atomica nel fascicolo emergerà che c'è la bomba atomica.
Vedete, cari colleghi, mi rendo conto che questi discorsi sanno un po' di fantapolitica, ma i miei colleghi valsusini ricorderanno benissimo che un'operazione immobiliare nell'Alta Valle di Susa è stata ferma per dieci anni, facendo fallire quindi una società, a causa di una procedura dell'Assessorato regionale che cominciava così: "Apprendiamo dai giornali che questa area è soggetta a rischio valanghe, quindi sospendiamo tutte le autorizzazioni e tutte le concessioni".
La pratica nasce così, con un articolo di giornale, naturalmente fotocopiato - adesso verrebbe anche memorizzato nel calcolatore - allegato al provvedimento della Giunta regionale che revocava l'autorizzazione e le concessioni, ordinava l'immediata sospensione di qualunque cosa.
Sullo stesso episodio, colleghi Consiglieri, presentai un'interrogazione collegata per vedere se vero non fosse che la galleria di Serre-la-Voute slittava, ma la feci quindici anni fa.
Se andate a vedere agli atti la risposta è stata che non è vero. Andate a leggere bene chi ha stilato la risposta; i servizi tecnici che hanno stilato la risposta sono gli stessi che adesso, quindici anni dopo, tornano a dire che la galleria di Serre-la-Voute frana.
Morale: c'è molta diponibilità all'allarmismo, a denunciare, c'è poca capacità tecnica di governare processi e situazioni complesse a forte rischio come sono questi. Mi pare che questa legge non operi in questo senso, quindi il nostro Gruppo si asterrà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Svolgerò un intervento breve perché condivido le osservazioni puntuali fatte dal Consigliere Miglio. Ricordo solo che si è giunti a questo disegno di legge attraverso un confronto in Commissione abbastanza approfondito e devo dare atto all'Assessore che, a seguito di quel confronto, ha tenuto conto di alcune osservazioni che erano state formulate.
La seconda osservazione è la seguente: il punto centrale di critica a questo provvedimento rimane il divario esistente tra l'organico - e quindi la struttura dell'Unità flessibile che è dedicata a questo argomento - e l'imponenza dei compiti che questa Unità flessibile, cioè la Regione, deve avere in questo frangente.
Su questo punto noi puntiamo l'attenzione del Consiglio e su questo punto esprimiamo anche la natura del nostro voto. Riteniamo, d'ora innanzi di non transigere sulla divaricazione tra le cose che si dovrebbero fare per evitare i rischi esitenti, cose che si dovrebbero fare in base a leggi nazionali, a leggi regionali e le cose che non si fanno perché le strutture che si hanno a disposizione, ammesso che esiste la volontà politica, non consentono di attuare questa cosa. Quindi la nostra vuole essere una sollecitazione all'Assessore, all'Assessorato ed una denuncia esplicita che non aderiamo a disegni di legge come questo che nell'ambito della situazione esitente cercano il meno peggio; noi chiediamo che su queste materie ci siano delle prese di posizione anche attraverso provvedimenti collaterali ai provvedimenti che di volta in volta vengono in Consiglio. Ad esempio, richiedere all'Assessorato al personale un chiaro ridimensionamento (in aumento) di questo servizio. Nel senso di ampliarlo di chiedere al Governo in modo deciso e battagliero di rimuovere tutti gli ostacoli che non consentono alla Regione Piemonte, quindi a questo pezzo di Stato, di far fronte a questi compiti.
Inoltre la discussione in Consiglio non ha rimosso tutte le mie perplessità sulla possibilità esistente di gestire diversamente questa difficile situazione, anche nell'ambito della legge e delle norme della struttura esistente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Credo sia difficile dare risposte soddisfacenti per tutti: gli interventi sono stati quanto di più diverso... Posso però delineare la situazione, soprattutto per il Consigliere Marchini, che forse non l'ha chiara: se una sola delle circa cento aziende soggette a dichiarazione, per le quali la Regione Piemonte non ha definito la relativa pratica, domani mattina incorresse in un incidente di qualunque tipo, per esempio con perdita di una vita umana - vorrei che questo punto fosse chiaro, in modo che non si parli senza avere l'esatta dimensione delle questioni il Presidente della Giunta regionale o eventualmente l'Assessore o gli Assessori precedenti, non correrebbero soltanto il rischio, ma avrebbero la certezza di un avviso di garanzia per omicidio colposo. Questo per chiarire i motivi per i quali, insistendo molto, ho richiesto che la modifica della L.R. n. 32 fosse avviata in Commissione con procedura d'emergenza e d'urgenza: questo è, infatti, lo stato della situazione. Purtroppo, in questi mesi, abbiamo avuto riprova che gli incidenti non sono solo estremizzazioni di determinate culture, ma accadono realmente, e, peraltro hanno impegnato molto il gruppo di funzionari che vi lavorava. Funzionari che sono sempre gli stessi nel loro numero, al di là che in Piemonte non intervenga alcun incidente del tipo, per esempio, di quello di Trecate della SNAM, della ESSO di Chivasso. Quanto vi ho detto è indirizzato a coloro che eventualmente volessero tenerne conto per correggere qualche loro estremizzazione della situazione.
In ogni caso, nelle modifiche alla legge regionale, finita l'attesa di qualche settimana per comprendere se la settima reiterazione del DPR n. 175 venisse o no convertita in legge, abbiamo deciso che al di là della mobilità della legislazione nazionale era necessario e doveroso, per tutela della Giunta e, soprattutto, dei cittadini, andare ad alcune modifiche che sbloccassero la situazione. Questo l'obiettivo di fondo della legge che tende ad alleggerire il ruolo delle Conferenze provinciali - in sede di Commissione deve essere intervenuto un equivoco al riguardo. Le Conferenze provinciali non le ha inventate la Regione Piemonte, ma sono indicate nel DPR n. 175, seppure in termini generali. Abbiamo dunque cercato di chiarire che la responsabilità istituzionale di tutto ciò che ha a che fare con la problematica "attività industriale a rischio", ha soggetti precisi: il Sindaco, da una parte, il Prefetto dall'altra. Ma seguendo la procedura prevista al terzo comma dell'art. 7, che prevede un parere della Conferenza provinciale per portare a termine le varie pratiche, si rischiava di confondere il piano delle responsabilità istituzionali con quello che è invece, il lavoro e l'attività di un organismo di supporto in termini informativi, al quale, forse con qualche errore di costruzione legislativa e solo da questo punto di vista, forse, si potrebbero raccogliere alcune osservazioni critiche del Consigliere Marchini abbiamo affidato un ruolo che non poteva avere. Abbiamo dunque riportato tale organismo alla funzione e allo spirito reale che l'originario DPR n. 175 gli conferiva.
Questa è una delle questioni sulla quale mi sembrava doverosa qualche osservazione.
Peraltro, questo ruolo di supporto sul piano informativo non è irrilevante. Si è parlato della presenza di "politici", ma in realtà sono presenze istituzionali: si tratta del Sindaco, di rappresentanti degli imprenditori, di Associazioni ambientaliste nonché di altre figure. La presenza dei Sindaci in queste Conferenze provinciali non è irrilevante, in quanto i Sindaci possono largamente contribuire in termini informativi magari non su questioni strettamente tecniche - siamo pienamente d'accordo ma per esempio su problematiche di tipo urbanistico collegate all'attività dell'azienda a rischio, di certo non trascurabile, rispetto alle quali il ruolo del Sindaco è senz'altro giustificato.
E' comunque difficile entrare nei particolari di ogni osservazione critica mossa dal Consigliere Marchini; vado dunque ad altre osservazioni.
Intanto, il senso di fondo dell'ordine del giorno presentato da alcuni colleghi viene accolto sia dall'Assessore sia, mi par di comprendere, dalla Giunta. Il documento presuppone quanto personalmente ho già posto in sede di Giunta e che è stato peraltro accolto - seppure, al momento, in termini non formali - dall'Assessore cui competono tali questioni, ovvero l'Assessore al personale: l'attività dell'Assessorato all'ambiente non pu essere svolta compiutamente con l'attuale organico. Se qualcuno sostiene che all'interno all'Assessorato all'ambiente vi sia qualcuno che non fa nulla, me lo segnali; da una stima fatta con tutti i responsabili di Settore e di Servizio, il necessario aumento - richiesta formalizzata qualche giorno fa all'Assessore al personale è calcolato invece in 34 persone (rispetto alle 104 che in questo momento fanno parte dell'Assessorato). Ovviamente, fra il personale richiesto vi sono delle priorità; ma la dimensione della problematica è quella illustrata.
Altra problematica, apparentemente simile, ma in realtà assai diversa riguarda l'emendamento a firma dei colleghi Pozzo, Adduci e Rivalta, che richiede che i relativi provvedimenti (i provvedimenti finali del Presidente della Giunta regionale, che riguardano tutte le dichiarazioni) "siano adottati entro il 1995 con decreto del Presidente della Giunta regionale e comunicati al Sindaco e al Prefetto...". In questo momento, al di là delle modifiche legislative parliamo di circa cento-centodieci aziende, e come voi sapete le notifiche, in questo momento, non sono direttamente competenza della Regione.
Si pone una data, cioè un impegno entro il 1995, peraltro si dovrebbe presupporre entro la fine del 1995.
Ritengo che, sul piano sostanziale, l'emendamento così formulato non sia accoglibile: ci sono all'incirca centoventi aziende soggette a dichiarazione; quelle di cui l'iter è stato concluso sono una minoranza comunque tutte sono state affrontate e i funzionari dell'Unità flessibile hanno fatto una selezione di priorità. Per accogliere un emendamento di questo tipo dovremmo ipotizzare lo smaltimento di dieci-dodici pratiche al mese, con il risultato finale di centoventi pratiche all'anno.
Colgo e condivido lo spirito dell'emendamento, ma mi parrebbe più equilibrato, mantenendo comunque un impegno, stabilire come termine "entro il 1996". E' un impegno che, con qualche supporto ulteriore all'Unità flessibile, può essere seriamente mantenuto. Le pratiche si possono anche risolvere molto rapidamente, basta soltanto non entrare nel merito serio dei problemi tecnici molto complessi; in questo modo si può fare anche una pratica al giorno.
Proporrei, sentito anche il Presidente della Giunta e se i presentatori dell'emendamento condividono, di correggere il termine in "entro il 1996".
Mi fermo qui, anche se altre cose si potrebbero dire.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 29 astensioni 8.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 25 astensioni 13.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Rivalta: il comma quarto viene così sostituito: "I relativi provvedimenti sono adottati entro il 1995 con decreto del Presidente della Giunta regionale e comunicati al Sindaco e al Prefetto competenti per territorio ai quali è altresì trasmesso in allegato l'elenco degli ulteriori soggetti istituzionali informati".
La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Mi sembra più realistico spostare il termine al 1996.



PRESIDENTE

I proponenti sono d'accordo, pongo pertanto in votazione l'emendamento come modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
approvato con 28 voti favorevoli e 7 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 3 come emendato, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 24 astensioni 14.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 24 astensioni 14.
L'art. 4 è approvato.
Non essendovi dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'o.d.g., data l'urgenza, i seguenti provvedimenti: progetto di legge n. 549: "Conferma delle domande di concessione di acqua pubblica presentate anteriormente all'1/4/1972, ai sensi del Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici approvato con Regio Decreto 11/12/1933, n. 1775" progetto di legge n. 565: "Modificazione all'art. 6 della L.R. n. 16/82 Interventi finanziari della Regione nel settore del trasporto pubblico di persone".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Tali documenti sono iscritti all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame ordine del giorno n. 763 inerente al progetto di legge n. 541 relativo ai rischi di incidenti rilevanti connessi a determinate attività industriali


PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 763, presentato dai Consiglieri Giuliano, Miglio e Adduci, relativo al progetto di legge n.
541, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata la necessità di dare piena applicazione al dettato della L.R.
n. 32/92 e s.m, ed i, attuativa del DPR 17/5/1988, n. 175, relativo ai rischi di incidenti rilevanti connessi a determinate attività industriali rilevato che l'attuale organico dell'Assessorato regionale all'ambiente ed in particolare l'esiguità dell'Unità flessibile non consentono di poter fare fronte al lavoro istruttorio per le aziende preesistenti e per i nuovi impianti sottolineati i rischi derivanti per le popolazioni e per l'ambiente a fronte della mancata adozione da parte del Presidente della Giunta regionale dei provvedimenti conclusivi della fase istruttoria impegna la Giunta regionale a tenere in debita considerazione tale situazione, in sede di predisposizione dei provvedimenti inerenti la ridefinizione della composizione-distribuzione del personale funzionariale tra i diversi Assessorati, ampliando l'organico di quello attualmente assegnato all'Assessorato all'ambiente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 46 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Esame progetto di legge n. 565: "Modificazione all'art. 6 della L.R. n. 16/82 - Interventi finanziari della Regione nel settore del trasporto pubblico di persone"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 565, precedentemente iscritto all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Buzio, che dà per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, recita: "La L.R. n. 16/82 prevede l'erogazione, alle aziende esercenti trasporto pubblico in concessione, di contributi di esercizio in rate trimestrali anticipate (art. 6, penultimo comma).
Con questa modifica di legge è consentito erogare alle aziende di trasporto gravemente danneggiate dall'alluvione del novembre 1994 il contributo di competenza stanziato a budget dell'anno 1995 anche in un'unica soluzione.
In tal modo le aziende avrebbero a disposizione già ad inizio anno una quota contributiva della loro competenza annuale. Con tale beneficio non graverebbero la propria situazione economica che altrimenti sarebbe compromessa da una maggior esposizione di interessi passivi.
Si garantisce così un flusso finanziario cospicuo per fare fronte alle prime necessità connesse al ripristino ed al risanamento dei danni subìti a seguito dell'alluvione del novembre 1994".
Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 voti favorevoli 45 astensioni 2.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 voti favorevoli 45 astensioni 2.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 44 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
La legge è approvata.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Pregherei i Capigruppo di volersi brevemente riunire per decidere l'iter dei lavori in ordine alla sanità, di cui discuteremo subito dopo, e dell'altra questione ad essa connessa.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,10, riprende alle ore 17,50)


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Personale del servizio sanitario

Esame progetto di legge n. 531: "Ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Aziende Sanitarie Regionali"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame del progetto di legge n. 531, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio, relatore

Signori Consiglieri, con il presente disegno di legge, in attuazione di quanto previsto dal DL 30/12/1992, n. 502, così come modificato dal DL 7/12/1993, n. 517, vengono disciplinati l'ordinamento, l'organizzazione ed il funzionamento delle Aziende Sanitarie Regionali individuate con la legge regionale approvata dal Consiglio il 6 luglio scorso.
Come è noto, il decreto legislativo soprarichiamato ha profondamente rinnovato il quadro istituzionale del Servizio Sanitario Nazionale: le UU.SS.SS.LL. da organi strumentali dei Comuni per l'esercizio delle funzioni sanitarie sono diventate aziende con personalità giuridica pubblica, dotate di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale contabile, gestionale e tecnica; analoga configurazione giuridica è stata prevista per i presidi ospedalieri aventi particolari caratteristiche.
Vediamo alcuni aspetti.
1) I principi da porre a base del riordino del SSR.
Prima di analizzare le scelte effettuate nel definire il sistema organizzativo delle Aziende Sanitarie, è opportuno sottolineare i principi riformatori del DL n. 502 che sono posti a base del riordino del Servizio Sanitario Regionale.
Maggiore attenzione alla produttività della spesa sanitaria.
Maggiore attenzione alla qualità dei servizi in rapporto alle risorse utilizzate.
Ciò deve avvenire: a) sviluppando i programmi di verifica e revisione della qualità, da tempo previsti ma non ancora entrati nella prassi gestionale b) ponendo attenzione non solo alla qualità tecnica, ma anche a quella relazionale (accessibilità, rapporti umani, condizioni alberghiere, ecc.) c)prevedendo anche nella sanità l'approccio della qualità totale.
Valutazione della migliore qualità e delle economie gestionali che possono essere conseguite affrontando il problema della dimensione ottimale dei servizi. Tale valutazione, ovviamente, è condizionata dall'esigenza di garantire una buona accessibilità degli utenti; tale vincolo vale essenzialmente per i servizi sanitari, per i quali, peraltro, in talune condizioni, la dimensione ottimale influisce sulla qualità (e sulla sicurezza) delle prestazioni rese. È peraltro evidente che la possibilità di organizzare su basi più ampie delle attuali i servizi amministrativi e di supporto evita inutili duplicazioni di uffici e di procedure e consente interventi organizzativi ed informatici adeguati.
Organizzazione delle UU.SS.SS.LL. e degli ospedali (siano essi autonomi o presidi di UU.SS.SS.LL.) in logica aziendale. Con tale termine si evidenzia l'esigenza di responsabilizzare gli operatori rispetto agli obiettivi posti e all'uso corretto delle risorse, prevedendo conseguentemente, coerenti sistemi gestionali e di controllo.
Rilancio dell'organizzazione distrettuale dei servizi di base.
Sviluppo della prevenzione.
Ciò può avvenire: a) finalizzando risorse per la prevenzione ai Dipartimenti delle UU.SS.SS.LL.
b) riordinando l'intero comparto c) bilanciando la specializzazione degli interventi con il presidio di tutto il territorio.
2) Attuazione del DL n. 502/92 nella Regione Piemonte.
L'attuazione del DL n. 502/92 comportava l'adozione di una serie di adempimenti legislativi ed amministrativi, in parte condizionati da provvedimenti nazionali.
In particolare: l'individuazione delle Aziende Sanitarie Regionali, L.R. n. 39 del 22/9/1994 le norme per il finanziamento delle Aziende Sanitarie Regionali e per la gestione economica, finanziaria e patrimoniale delle Aziende Sanitarie disegno di legge regionale approvato dal Consiglio regionale il 13 dicembre u.s.
le norme sull'organizzazione ed il funzionamento delle Aziende Sanitarie, oggetto del presente disegno di legge regionale.
3) Organizzazione delle Aziende Sanitarie.
La situazione affrontata riguarda la revisione dell'organizzazione delle Aziende Sanitarie. Si può osservare che il passaggio al nuovo assetto organizzativo pone minore attenzione agli organigrammi e maggiore attenzione al processo di produzione dei servizi, con larghi spazi di autonomia alle aziende. Particolare attenzione è posta all'attuazione dei Dipartimenti, al fine di evitare un'attuazione formale, priva di reali contenuti (come è sovente avvenuto, in applicazione della legge n. 833, per le indicazioni relative ai momenti di coordinamento), o, nella peggiore delle ipotesi, una mancata attuazione (come è avvenuto nel passato proprio per il Dipartimento).
4) Il sistema delle aziende.
La legge n. 412/92 ed il DL n. 502 prevedono un SSN articolato in tre sub-sistemi: la prevenzione, svolta dai Dipartimenti di prevenzione delle Aziende UU.SS.SS.LL.
l'assistenza sanitaria ospedaliera, svolta dalle Aziende ospedaliere e dagli ospedali delle UU.SS.SS.LL. e dai presidi convenzionati l'assistenza sanitaria di base, la specialistica non ospedaliera e la cosiddetta "altra assistenza", svolta dalle Aziende UU.SS.SS.LL., in proprio o con operatori ed enti convenzionati.
La scelta di tale articolazione funzionale deriva da considerazioni di tipo organizzativo (di specificità e complessità dei vari presidi e servizi), che non mettono in discussione l'esigenza di un coordinamento di tre sub-sistemi.
d'altronde evidente che l'inserimento in un'unica istituzione l'USSL - di organizzazioni ed operatori con autonomia professionale e con problemi organizzativi e gestionali molto diversi, disposto dalla legge n.
833, non ha prodotto di per s' un coordinamento dei tre momenti del sistema sanitario: la prevenzione, la cura e la riabilitazione.
La legge n. 421/92 e il DL n. 502/92 derivano da una scelta di riforma radicale del SSN, basata sulla distinzione tra la funzione di tutela sanitaria e quella di produzione, al fine di attivare un meccanismo di competizione regolata tra i produttori dei servizi sanitari.
Un chiaro indirizzo in tal senso è fornito dalla relazione al disegno di legge delega: "Ai fini della distinzione e della personalizzazione delle responsabilità, le UU.SS.SS.LL. che organizzano e garantiscono l'assistenza sanitaria vengono tenute distinte dai presidi e dai servizi che forniscono direttamente ai cittadini le prestazioni ... Le UU.SS.SS.LL. .., potranno così acquistare liberamente sul mercato le prestazioni alla più alta qualità possibile e alle condizioni più convenienti nell'interesse dei propri assistiti oppure dare vita a proprie organizzazioni di erogazione contabilmente distinte e tenute ad assicurare il proprio autosostentamento con la vendita delle prestazioni relative ai livelli di assistenza sanitaria ai soggetti pubblici .., incaricati della funzione assistenziale e con l'offerta di servizi opzionali a pagamento.
In ogni USSL. tenendo conto dell'articolazione in presidi e in distretti e delle caratteristiche del territorio servito, saranno definiti i livelli territoriali adeguati di organizzazione dei servizi, in termini flessibili in base alle esigenze".
Discende da tale principio la possibilità di prevedere, se del caso anche più équipe autonome all'interno dell'USSL (specifici centri di costo e di responsabilità), con un coordinamento generale a livello di UU.SS.SS.LL., per omogeneizzare le metodologie, sviluppare progetti di formazione e ricerca comuni, ecc.
5) Organizzazione distrettuale.
L'ampliamento territoriale delle UU.SS.SS.LL. presuppone il ripensamento ed il rilancio dell'organizzazione distrettuale, sulla base di criteri quali: i distretti devono rappresentare la sede per la prima rappresentazione di bisogni sanitari locali; a tal fine sono attribuite ai responsabili distrettuali specifiche responsabilità i distretti rappresentano la sede per l'integrazione tra i servizi sanitari e quelli socio-assistenziali distretti rappresentano, altresì, la sede per organizzare il rapporto con i Sindaci, rappresentanti delle comunità locali distretti rappresentano distinti centri di costo, nella logica dei centri di costo - centri di responsabilità.
6) Gli ospedali.
Il DL n. 502/92 prevede due tipologie "istituzionali" di ospedali: gli ospedali azienda gli ospedali presidio di UU.SS.SS.LL.
Tali ospedali si affiancano alle preesistenti tipologie: istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, pubblici e privati; ospedali dipendenti da enti pubblici particolari, quali l'Ordine Mauriziano ospedali dipendenti da enti ecclesiastici, ecc.
La differenza è prevalentemente di carattere istituzionale, atteso che la normativa dettata per le Aziende ospedaliere si applica anche agli ospedali presidio di UU.SS.SS.LL.
Occorre peraltro osservare che le differenze tra le Aziende ospedaliere e gli ospedali presidio di UU.SS.SS.LL. sono contenute, e che riguardano principalmente: la direzione generale e la direzione sanitaria ed amministrativa: nell'ospedale presidio manca uno specifico Direttore generale e i dirigenti sanitario ed amministrativo operano su delega, rispettivamente, del Direttore sanitario e del Direttore generale ed amministrativo il rapporto ospedale-territorio.
Accanto a tali differenze occorre richiamare gli elementi comuni: la funzionalità interna. Non è prevista alcuna differenza tra Azienda ospedaliera ed ospedali presidio di UU.SS.SS.LL.; le eventuali differenze discendono, infatti, non dalla natura istituzionale, ma dalla diversa articolazione funzionale (basti pensare alle diverse modalità di applicazione dell'organizzazione dipartimentale nei vari ospedali) l'accesso degli utenti. Non è prevista alcuna differenza (nei limiti delle specifiche funzioni).
7) Le Aziende ospedaliere.
La scelta di prevedere sette ospedali di rilievo nazionale è derivata dalla valutazione della loro complessità gestionale; sono ospedali che richiedono un'attenzione esclusiva del Direttore generale e dei Direttori sanitario ed amministrativo.
La scelta di non aziendalizzare tutti gli ospedali è derivata non solo dalla lettera e dallo spirito del DL n. 502/92 ma, forse in maggior misura dall'esigenza di procedere al riordino del SSR con gradualità.
In particolare è sembrato opportuno garantire alle UU.SS.SS.LL.
riformate una base di servizi amministrativi e di supporto adeguata collegata di norma alla presenza di un presidio ospedaliero interno.
8) Gli ospedali presidio di UU.SS.SS.LL.
I presidi ospedalieri che vengono mantenuti all'interno delle UU.SS.SS.LL., in base alle indicazioni del DL n. 502/92, saranno organizzati con gli stessi criteri previsti per le Aziende ospedaliere, in quanto compatibili.
In particolare si prevede il perseguimento della loro maggiore autonomia funzionale possibile (anche attraverso una nuova dimensione funzionale), soprattutto per quanto riguarda l'autonomia e la responsabilizzazione della dirigenza sanitaria ed amministrativa ed il ruolo del Consiglio dei sanitari.
9) Contenuti specifici del presente disegno di legge regionale.
Per quanto riguarda gli organi, il DL n. 502/92 stabilisce che organi delle Aziende Sanitarie siano il Direttore generale, con tutti i poteri di gestione, ed il Collegio dei revisori.
Il presente disegno di legge regionale ridefinisce, in conseguenza del riordino introdotto dalla normativa nazionale, l'assetto istituzionale del Servizio Sanitario Regionale delineando i ruoli degli enti ed organismi che intervengono nella programmazione socio-sanitaria e nelle fasi attuative della stessa.
Ancora una volta si sottolinea l'importante ruolo della Regione quale soggetto preposto alla programmazione, indirizzo e coordinamento nei confronti delle Aziende Sanitarie Regionali, nonché al supporto ed al controllo della loro attività.
Per quanto riguarda gli altri soggetti istituzionali, e cioè le Aziende Sanitarie, se ne ribadisce la costituzione entro il 31/12/1994 e l'effettivo avvio con decorrenza 1/1/1995.
Si evidenzia poi il ruolo dell'Università, nonché la necessità di rendere coerente l'attività svolta dalla medesima nel campo della didattica e dell'assistenza con gli obiettivi del Servizio Sanitario Regionale.
Anche i Comuni concorrono all'indirizzo ed al controllo delle UU.SS.SS.LL. locali, attraverso la Conferenza dei Sindaci e, per Torino dei Presidenti delle Circoscrizioni.
Dopo aver accennato al contributo dato dagli altri enti locali e dai vari organismi sociali di rappresentanza, degli operatori e dei cittadini il presente disegno di legge disciplina compiutamente la nomina ed i poteri degli organi delle Aziende Sanitarie, Direttore generale e Collegio dei revisori.
Per quanto attiene l'organizzazione delle costituende Aziende, con la presente proposta si è inteso attribuire ai Direttori generali ampia autonomia nel definire il modello strutturale della propria Azienda, sia pure sulla base delle indicazioni contenute nella legge ed in apposite direttive della Giunta regionale.
La passata esperienza di applicazione della L.R. n. 60/80, che aveva imposto un modello organizzativo rigido, e della successiva L.R. n. 47/90 con la quale era già stata introdotta una certa flessibilità, ha comunque dimostrato che le realtà delle UU.SS.SS.LL. locali non sono omogenee fra loro e richiedono un'articolazione organizzativa coerente con le singole esigenze e con le risorse a disposizione.
Per quanto attiene l'articolazione delle Aziende Sanitarie, viene ribadita per le Aziende ospedaliere la necessità di introdurre il modello dipartimentale allo scopo di rendere ai cittadini un'assistenza migliore e di conseguire contemporaneamente un utilizzo ottimale delle risorse, come è già stato dimostrato nei modelli sperimentali già in atto.
Nell'articolazione delle UU.SS.SS.LL. si è nuovamente sottolineata l'importanza del distretto quale momento di coordinamento delle prestazioni di base erogate ai cittadini e struttura operativa dotata di finanziamenti specifici.
Il Dipartimento di prevenzione ha già una compiuta disciplina nella normativa nazionale, che è stata ripresa nel disegno di legge.
In merito alla vigilanza e al controllo sulle attività delle Aziende Sanitarie, si ribadisce che un'apposita struttura deve essere prevista all'interno delle Aziende stesse, ai sensi di quanto previsto dal DL n.
29/93.
Norme apposite sono poi state previste per il controllo di qualità delle prestazioni erogate e per sottolineare i diritti dei cittadini, così come previsto nel DL n. 502/92.
Anche questa è una legge quadro e tutto il prossimo anno sarà un anno importante; dopo l'assaggio iniziale, dovremo porre atto alla riforma che credo dover puntualizzare, è soprattutto di carattere culturale. Non sarà facile.
Le quattro giornate di consultazione che abbiamo effettuato in quest'aula con i tanti organismi ed organizzazioni della nostra Regione sono state importanti e produttive.
Il testo primitivo presentato dalla Giunta regionale ha subìto numerosi emendamenti in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per una questione procedurale.



CHIEZZI Giuseppe

Pongo una questione procedurale.
Il relatore ha svolto la sua relazione in una situazione, penso per tutti, a cominciare dal relatore stesso, estremamente imbarazzante, in quanto si è svolta alla presenza di una decina di Consiglieri regionali.
Dato che sappiamo - i presenti lo sanno di certo che si tratta di una legge strutturale, fondante il futuro della Regione Piemonte nel tema della sanità, a me pare che continuare il dibattito in questo modo sia nocivo per tutti, anche forse per la stessa Amministrazione regionale che da un dibattito e un confronto su questa legge penso intenda apportare modifiche dare suggerimenti, un confronto comunque utile.
Quindi, per questo motivo prettamente politico, chiedo la verifica del numero legale e sollecito la presenza dei colleghi Consiglieri perché il nostro Gruppo pensa che intervenire in questa situazione non sia utile a nessuno. Ribadisco quindi la richiesta della verifica del numero legale a termini di Regolamento.



PRESIDENTE

Innanzitutto invito i Consiglieri che sono all'esterno a rientrare in aula.
Del resto, mi darà atto il Consigliere Chiezzi che si è appena conclusa una Conferenza dei Capigruppo nel corso della quale è stato definito l'iter dei lavori e si è stabilito che questa sera si sarebbe svolta la discussione di carattere generale su questo testo di legge che è certamente importante.
Il numero legale c'è, si tratta semplicemente di sollecitare i Consiglieri - cosa che sto facendo - a rientrare e soprattutto a restare in aula. Vedo rientrare il Presidente Brizio e l'Assessore Montabone, ai quali ribadisco l'invito di restare in aula.
Avevo già verificato il numero legale per cui non credo sia necessario fare un'ulteriore verifica a termini di Regolamento.
Comunico ai Consiglieri che sono rientrati adesso che il Consigliere Chiezzi ha posto una questione procedurale, cioè che una legge così importante non sia discussa in un Consiglio vuoto.
Ha quindi la parola, per il dibattito di carattere generale, il Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signora Presidente, nella scorsa seduta di Consiglio abbiamo discusso il disegno di legge, poi diventato legge, sul finanziamento della contabilità delle Aziende Sanitarie.
In quella occasione dissi che se abbiamo evitato, almeno in parte, con la legge regionale di costituzione delle Aziende Sanitarie grossi guasti il rischio è che grossi guasti vengano introdotti con queste leggi che sono integrative della legge sulle Aziende Sanitarie.
Spiegherò successivamente il perché si corre questo rischio ed inizierei invece questo mio intervento con un apprezzamento.
Dalla prima bozza del disegno di legge è scomparsa l'agenzia: è un bel salto della quaglia, però è una saggia decisione. Il controllo di gestione indubbiamente è importante, ma un'agenzia esterna alla struttura assessorile era una vecchia idea dell'ex Assessore Maccari, sempre respinta da maggioranza ed opposizione. E' stata ripresentata nella bozza del mese di settembre e per fortuna - saggia decisione - è stata tolta dal disegno di legge che stiamo discutendo.
Per quale motivo noi eravamo e siamo contrari ad un'agenzia esterna? Per un motivo molto semplice: se la programmazione viene fatta all'esterno se il controllo di gestione viene effettuato da un'agenzia esterna, tanto vale appaltare la sanità pubblica al privato. Invece la strada che noi indichiamo, che è certamente più lunga e difficile, ma più sicura, è quella di adeguare e valorizzare la macchina dell'Assessorato. Anche solo la proposta di un'agenzia esterna è stata tutt'altro che incoraggiante per l'attuale struttura, per molti versi umiliante, perché si dà per scontato che la struttura assessorile non sia in grado di svolgere la propria funzione, non ci si propone di adeguarla e di valorizzarla com'è necessario, ma semplicemente di metterla in disparte, di emarginarla ulteriormente.
Analizzerò ora i difetti, i guasti che possono determinarsi.
Innanzitutto la Giunta si presenta più autoritaria che autorevole considerato il modo di fare. Nella scorsa seduta abbiamo discusso a lungo e per fortuna è stato accettato un nostro emendamento riguardante il fondo sanitario in conto capitale. L'emendamento è stato accolto, peccato che la stessa maggioranza abbia respinto un altro emendamento che riguardava il fondo sanitario di spesa corrente. Provate a fare il paragone: fondo sanitario in conto capitale, anno 1994, 24 miliardi di lire; anno 1995 ancora meno!; fondo sanitario di spesa corrente: 6.500 miliardi. Sul riparto decide la Giunta! Quindi noi abbiamo trovato davvero strano che la maggioranza accogliesse il nostro emendamento sulla spesa in conto capitale e non accogliesse invece lo stesso emendamento che affidava al Consiglio il riparto della spesa corrente: 6.500 miliardi di lire! Fate le debite proporzioni.
Eppure lo Statuto della Regione Piemonte all'art. 16: "Attribuzioni del Consiglio regionale", punto m), recita: "Il Consiglio approva i piani settoriali concernenti interventi economici e finanziari nelle materie di competenza della Regione, i piani generali concernenti l'esecuzione di opere pubbliche determinandone i contenuti, l'organizzazione di servizi pubblici di interesse regionale, deliberando i finanziamenti relativi". E' ineccepibile: qualsiasi intervento economico e finanziario nelle materie di competenza della Regione passano in Consiglio regionale, debbono passare in Consiglio regionale! Sfido chiunque a sostenere che la sanità riguarda una materia non di competenza della Regione! Noi insistiamo perché il Consiglio regionale abbia almeno i seguenti compiti: il Piano socio-sanitario regionale; i criteri di finanziamento e di riparto delle risorse in conto capitale; i criteri di finanziamento della spesa corrente; i protocolli d'intesa con l'Università, per la loro delicatezza; la nomina dei Direttori generali.
Analizzerò ora il testo del progetto di legge.
Comuni e Comunità montane; i Comuni hanno un ruolo inesistente; le Comunità montane non sono neppure menzionate. Insieme alla maggioranza noi abbiamo ritenuto che fosse giusto respingere le UU.SS.SS.LL. corrispondenti alle Comunità montane, ma riteniamo che sia necessaria un minimo di accortezza politica per recuperare il loro ruolo perlomeno consultivo.
Ospedali e Dipartimenti: finalmente ci muoviamo in direzione dei Dipartimenti, saggia cosa questa, però senza la razionalizzazione della rete ospedaliera. Le leggi di accompagnamento della legge finanziaria segnano il compito di tenere aperti o di trasferire i piccoli ospedalini alle Regioni. So che è un processo complesso che deve essere avviato per tempo, ricercando il consenso delle comunità interessate. Se noi procediamo con il finanziamento all'80% per i presidi ospedalieri e poi attuiamo i Dipartimenti ci muoviamo in una direzione opposta a quella di una rigorosa selezione di ciò che è ospedale e di ciò che non è ospedale.
Pertanto noi chiediamo che vi sia una verifica dei posti letto, della specializzazione, della qualità, della distribuzione territoriale dei posti letto e dei carichi di lavoro; sulla base di questo si valuti che cosa deve essere razionalizzato, che cosa deve restare della rete ospedaliera, che cosa deve essere fatto per qualificare la rete ospedaliera. Mi pare che stiamo assumendo due provvedimenti che renderanno più difficile la razionalizzazione della rete ospedaliera.
Dipartimento di prevenzione. Articolazione delle UU.SS.SS.LL. Bisogna evitare che le risorse destinate alla prevenzione, già ridotte al lumicino siano ulteriormente ridotte. Questo è uno dei difetti della nostra sanità che non bada mai alla prevenzione, interviene solo successivamente quando i guasti sono seri e si impiegano inevitabilmente molte risorse per intervenire. Sul distretto socio-sanitario noi insistiamo perché abbiamo l'impressione che corra il rischio di essere schiacciato soprattutto se lo si considera in modo burocratico e meramente organizzativo. Per noi il distretto socio-sanitario è certamente una struttura organizzativa dell'Unità Sanitaria Locale che assicura, però, prestazioni di prevenzione diagnosi, cura e riabilitazione nell'ambito dell'assistenza sanitaria di base e specialistica territoriale, sia mediante l'erogazione diretta sia organizzando l'accesso dei cittadini agli altri presidi o strutture.
Sull'assistenza psichiatrica mi pare poco dire che fino alla revisione dell'organizzazione dei servizi psichiatrici trova applicazione la legge n.
61. La legge n. 61 non ha trovato applicazione, è stata una sorta di legge truffa con la quale si sono tacitati soprattutto i familiari, quelli che sono colpiti più direttamente insieme ai pazienti. Non una sola lira è stata spesa, non un posto letto realizzato. Residui manicomiali che si ingrossano, come a Novara e a Vercelli con attività improprie.
Si dovevano presentare in quest'aula i progetti di superamento degli ospedali psichiatrici a pochi mesi dall'approvazione della legge (ottobre 1989): non un solo progetto è stato presentato in quest'aula. In modo surrettizio si è cercato di superare gli ospedali psichiatrici, ma ultimamente vengono nuovamente utilizzati, è il caso di Novara, è il caso di Vercelli, ma non solo.
Per quanto riguarda le nomine dei Direttori generali, fin dall'inizio abbiamo detto che nutrivamo alcune riserve sul metodo. Non mi sembra il caso di esplicitarle, se sarà necessario lo faremo. Abbiamo detto che contava, però, il risultato finale, la serietà con la quale ci si sarebbe mossi e la limpidezza dell'operazione.
Il quotidiano "La Repubbblica" ha fornito sabato alcune anticipazioni: sono pura invenzione? Se sono pura invenzione dovevano essere immediatamente smentite! "Repubblica" ci torna su oggi, "Repubblica" non è stata smentita. La valutazione sarebbe stata data con voti espressi in ventesimi, eppure la convenzione parla esplicitamente di non fare graduatorie. In nessun caso i gruppi devono corrispondere ad una graduatoria di candidati e successivamente vi sarebbe stata la deliberazione sui criteri in base ai quali si effettueranno le nomine.
Esiste o non esiste questa graduatoria? Se esiste noi Consiglieri la vogliamo consultare e vogliamo il materiale relativo, vogliamo essere documentati. E' una graduatoria ad uso esclusivo della Giunta? Dovete risponderci voi, come mai circolano nominativi e graduatorie? Poco importa la discussione in IV Commissione o in Commissione Nomine. Noi chiediamo che i Direttori generali vengano approvati da parte del Consiglio regionale sono nomine decisive per il futuro della sanità piemontese.
Veniamo al perché deve essere il Consiglio regionale a nominare i Direttori. Nell'agosto di quest'anno vi fu un decreto governativo che stabiliva che le nomine avvenissero mediante decreto del Presidente della Regione; il Presidente della Repubblica respinse quel decreto e chiese una modifica. In fase di conversione fu modificato e si parlò esplicitamente di Regione e Province autonome di Trento e Bolzano. Il nostro Statuto è chiarissimo; sempre all'art. 16 "Attribuzioni del Consiglio regionale", il punto p) recita che "Il Consiglio adotta ogni altra deliberazione per la quale la legge richieda l'approvazione del Consiglio o stabilisca la generica attribuzione alla Regione". Se fate come avete fatto per il fondo sanitario di parte corrente prendete lo Statuto e lo mettete sotto i piedi.
Noi a questo gioco non ci stiamo. Si parla espressamente di Regione, il nostro Statuto è chiarissimo, tutte le nomine tra l'altro vengono effettuate dal Consiglio regionale: questa dei Direttori generali è molto più importante di tutte le altre. Si tratta dei dirigenti delle Aziende Sanitarie che nel complesso in un anno spendono 6.500 miliardi di lire. C'è o non c'è la graduatoria? Noi vogliamo sapere a che cosa sono serviti i 500 milioni spesi dalla Regione Piemonte, che tipo di pre-selezione è stata fatta? Vogliamo saperlo! Altrimenti cosa andiamo a fare in Commissione Nomine o in IV Commissione? Abbiamo bisogno di documentazione! E non sui criteri nel momento in cui circolano i nomi. Ci attardiamo a discutere dei criteri! E' evidente che i criteri li deve presentare la Giunta, perch devono essere posti alla base della scelta, ma non potete pensare di convocare il Consiglio giovedì per discutere i criteri quando circolano gli elenchi dei nomi. Ci prendete in giro in questo modo! Noi avevamo detto, mi pare con saggezza, che forse le graduatorie dovevano essere evitate; la pre selezione doveva servire ad individuare, sia pure in modo inevitabilmente approssimativo, una rosa di 50/60 nomi senza fare graduatorie, quindi con molta delicatezza nei confronti di tutti i candidati, per cui non c'è il numero 1 o il numero 432 o 429 che sia.
Noi avremmo lasciato ampia discrezionalità alla Giunta in quel caso: pescare i 29 nomi nella rosa di 50/60, lasciando certamente uno spazio di discrezionalità di cui doveva assumersi pienamente la sua responsabilità la Giunta perché questo è compito suo. Invece risulta che c'è una graduatoria! Le strade da percorrere sono semplicemente due: o si piglia la graduatoria e la si rispetta pienamente, o si apportano dei correttivi.
Noi dobbiamo dirvi che, per le riserve che nutrivamo sul metodo, non siamo per dare un peso assoluto alla graduatoria eventuale, pensiamo anche noi che si possano apportare dei correttivi.
Quello che è decisivo, essendosi impasticciata la cosa non poco, è che questi correttivi si discutano in quest'aula! Desideriamo che in quest'aula arrivi la Giunta regionale e ci spieghi il perché dei correttivi! Altrimenti non sfuggirete alla preoccupazione di tutti, che si torni alla più bieca lottizzazione.
Venite in quest'aula, diteci dei criteri e diteci perché arrivate ad avere 29 nomi da nominare, spiegate il perché ed assumetevi le responsabilità.
Solo in questo modo si possono apportare correttivi, cioè alla luce del sole, discutendo in quest'aula, non calpestando, per l'ennesima volta, lo Statuto della Regione Piemonte.
Vogliamo la documentazione! Nel Consiglio di giovedì non ci limiteremo a discutere i criteri: in via preliminare di certo discuteremo i criteri, altrimenti come si fa a decidere? Non accettiamo il metodo secondo cui alcuni sarebbero rimasti penalizzati e vanno ripescati. In nome di che cosa? Della professionalità.
E allora stabiliamo che i criteri indicano come prioritaria la professionalità.
Non siamo contrari ai correttivi, purché avvengano alla luce del sole ovvero in quest'aula.
Avevamo indicato una rosa di nomi dalla quale si potevano pescare i 29 candidati da nominare, dicendo il perché, dicendolo in Consiglio.
In passato accadeva pure in questo modo, qualcuno diceva: "Hanno già deciso le segreterie dei Partiti, questi sono i 63 amministratori straordinari, me ne assumo le responsabilità". E avete visto che una ventina di questi hanno avuto a che fare con la giustizia, lo stesso Assessore tra l'altro. Quindi, chi ha sbagliato ha pagato.
Noi vi chiediamo di non calpestare lo Statuto della Regione Piemonte di non impasticciare ulteriormente una cosa che sta già impasticciandosi troppo, di non perdere questa occasione di rompere con i metodi del passato e fare tutto il possibile perché la sanità piemontese, le Aziende Sanitarie abbiano i migliori Direttori generali.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Calligaro.
Mi pare che abbiamo avuto un'anticipazione del dibattito di giovedì prossimo.



CALLIGARO Germano

Non era fuori tema.



PRESIDENTE

Infatti non ho detto che lei era andato fuori tema, ma certamente c'è stata un'anticipazione molto mirata.
La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Interverrò in sede di presentazione degli emendamenti e di dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Non vi sono più Consiglieri iscritti a parlare, ha pertanto la parola l'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Bisogna fare buon viso, non dico a cattiva sorte, perché non ritengo di avere cattiva sorte e neanche questo Consiglio ha cattiva sorte; quindi bisogna fare buon viso alla sorte che noi abbiamo e quindi pagare il prezzo delle tensioni, delle polemiche e delle situazioni politiche che si vivono in generale, anche legate, ovviamente, ad alcune scelte, che sono sicuramente importanti, da fare.
Mi riferisco alla strozzatura che, nello scorso Consiglio regionale, ha avuto la discussione sulla legge sulla contabilità in generale e anche sull'andamento della discussione.
Non ne faccio una valutazione su questo Consiglio regionale o sugli interventi. Per carità, Dio me ne scampi! Ogni Consigliere è libero di esprimere le proprie posizioni. Onore al Consigliere Calligaro che peraltro, fa il suo mestiere ed entra sempre nel merito delle vicende.
Devo dire però che, nel bene e nel male su questi due provvedimenti, un approfondimento maggiore di analisi dovrebbe esserci.
Spero - ne sono convinto - che questo approfondimento ci sarà in sede di esame degli emendamenti e di discussione sugli stessi, anche perch valutando come è andata la discussione nell'altro Consiglio, sicuramente tutti gli emendamenti daranno la possibilità di ritornare sulle materie esposte.
Il concetto che mi preme richiamare è che la necessità che deriva dall'applicazione delle leggi di riforma - l'ho detto tante volte in quest'aula, ma secondo me è bene ripeterlo - e quindi di procedere all'approvazione di questi provvedimenti di legge, non è meramente una necessità attuativa di una norma di Stato.
Se così fosse noi svuoteremmo del significato principale e specifico queste riforme che sono effettivamente importanti e necessarie sul piano della riorganizzazione dei servizi sanitari.
Molti attuali Commissari straordinari, per esempio, hanno lamentato e si lamentano in questo periodo della non approvazione, prima di questa data, della legge di ordinamento e della legge di contabilità, perch un'approvazione in tempi precedenti a questi avrebbe consentito una maggiore diffusione dello stesso provvedimento ed un'applicazione un pochino più morbida e mirata rispetto alle cose complesse e delicate che noi dobbiamo affrontare dall'1/1/1995.
Ritengo però di dover mettere a frutto al meglio possibile tutto il tempo che noi abbiamo dedicato alla discussione, in quanto questo è servito all'approfondimento delle questioni.
Mi sembra che le due grandi questioni (a parte alcune questioni - non di contorno, ma non centrali rispetto alla legge portante - che ha sottolineato il Consigliere Calligaro, unico intervenuto in questa fase iniziale di dibattito) siano sostanzialmente la mancanza di un Piano socio sanitario di riferimento e lo svuotamento dei poteri del Consiglio.
Questi di fatto sono gli argomenti forti sull'impianto complessivo, poi ci sono tutte le questioni particolari che approfondiremo.
Ho già detto in altra sede sul perché noi non siamo giunti in Consiglio regionale con un nuovo Piano socio-sanitario. Si possono dire molte cose l'unica cosa che non mi sento di dire è quella di scaricare la responsabilità sulle altre Giunte regionali, la responsabilità è sicuramente da attribuire ad un meccanismo della gestione della sanità che in questi anni non ha favorito le funzioni di programmazione del Sistema Sanitario Regionale.
La nostra struttura ha scarsa conoscenza dei dati di funzionamento dei servizi sanitari, in quanto il sistema informativo regionale della sanità laddove esiste, non è stato utilizzato. I dati che noi raccogliamo sono vuoti di significato, vuoti di interpretazione.
Come Assessore ho cercato di ridare forza alla programmazione: senza i dati non si programma nulla, senza la conoscenza non si può procedere.
Inoltre c'è anche la questione della valorizzazione piena delle professionalità, in questo processo è coinvolto a pieno titolo anche l'Assessorato all'assistenza, retto dall'Assessore Rossa.
Valorizzazione piena che significa partire, per esempio, con il nuovo Piano socio-sanitario regionale, dalle indicazioni fornite dalla struttura e non partendo dalle indicazioni fornite da esperti esterni per quanto importanti e necessari possano essere nel percorso dell'individuazione degli obiettivi del piano. Un piano che sarà - lo posso anticipare perch ci stiamo già lavorando sostanzialmente e strutturalmente diverso dai piani passati, perché la legge impone ciò, perché la sanità è completamente cambiata, perché non si ragiona più per schede individuali, ospedale per ospedale, ma bisognerà lavorare in termini di obiettivi regionali obiettivi specifici, raggiungimento degli stessi, metodologie di lavoro e via di questo passo.
L'altra questione sollevata dal collega Calligaro - che non condivido pienamente - è sullo svuotamento delle funzioni di questo Consiglio regionale. Innanzitutto sottolineo che l'interpretazione dell'articolo che il Consigliere ha letto non è così stringente. Non ritengo che la funzione principale, prioritaria del Consiglio sia quella di sostituirsi al Governo e all'esercizio del Governo, ma quella di controllare il Governo.
Controllare le scelte che il Governo fa su un disegno che è più simile alla funzione parlamentare originaria di stampa anglosassone che non quella delle funzioni parlamentari che hanno avuto i nostri Parlamenti, i nostri Consigli regionali in questi anni.
Probabilmente inserisco argomentazioni che non hanno strettamente a che fare con questa legge, ma è all'interno di questa cornice che noi ci siamo mossi. Mi sono mosso per elaborare questo provvedimento che non sottrae ma che divide e che assegna le competenze ai soggetti istituzionalmente responsabilizzati delle scelte che si devono compiere. Poi si potrebbero usare altri argomenti, sulle lentezze, sui passaggi che non ritengo di dover fare perché ogni passaggio di carattere legislativo è comunque un passaggio previsto dalla legge, per cui non si tratta di allungare niente.
Si tratta invece di dividere le competenze; io a questo ci credo molto e non credo che questo sia svuotamento, ma anzi amplificazione delle differenze, quindi amplificazione delle rispettive competenze. Sui problemi specifici il Consigliere Calligaro ha richiamato la psichiatria, ma ve ne possono essere tanti altri, tutta la parte, per esempio, sulla prevenzione che nel nuovo Piano socio-sanitario avrà sicuramente una grossa importanza perché questa Giunta e questi Assessori vogliono che l'abbia e stiamo proprio lavorando in questa direzione (poi entreremo nello specifico quando si discuteranno gli emendamenti).
Sulla materia Direttori generali non intervengo in quanto sarà oggetto di dibattito del prossimo Consiglio regionale. Su questa materia sono molto sereno, non ho proprio niente da nascondere, avremo il modo, il luogo e il tempo necessario per spiegare tutti i percorsi seguiti. L'unica cosa che mi preme ricordare è che nessuno ha voluto mai stilare graduatorie, tanto meno graduatorie per i candidati a Direttore generale, visto che la legge nazionale lo vieta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rossa.



ROSSA Angelo, Assessore regionale

La mia non sarà una replica in quanto non intendo né sostituirmi n invadere un campo specifico dell'Assessore alla sanità. Tuttavia prendo la parola per confermare il riferimento del collega Cucco sulle questioni oggi in discussione che riguardano la sanità come lo erano ieri per quanto riguardava la legge della contabilità. Colgo l'occasione per evidenziare un'osservazione di carattere metodologico. Nei prossimi giorni, appena dopo le vacanze natalizie, seguirà il terzo disegno di legge. Terzo disegno di legge sulle funzioni socio-assistenziali, che completerà il quadro degli altri due disegni di legge (il primo è già stato approvato, il secondo è in discussione).
Mi sembra sia questa la procedura, sarebbe stato auspicabile poterli avere tutti e tre in contemporanea, ma è chiaro che tali documenti seguono un ordine per cui ho ritenuto che per l'importanza e anche per le scadenze fosse utile, opportuno che ci fosse questa procedura che dava la precedenza ai due disegni di legge della sanità. E' necessario, comunque, che subito dopo segua il disegno di legge sull'assistenza.
In fondo anche questo disegno di legge, insieme con quelli della sanità, è andato in consultazione, è stato oggetto di arricchimento, di contributi, di interventi, quindi siamo in grado di poter dare delle risposte.
Mi rivolgo anche ai colleghi della IV Commissione, al collega Peano e alla collega Bortolin affinché la questione possa andare avanti e quindi si possano dare risposte ai grossi problemi della sanità. Siamo di fronte a grossi cambiamenti che non riguardano soltanto la sanità, ma riguardano anche l'assistenza. Certamente bisogna ridefinire o andare a redigere un altro Piano socio-assistenziale sanitario ed è un grosso problema; mi auguro che questa Giunta, ma anche questo Consiglio, abbia il tempo, non appena approvati i tre disegni di legge, di redigere il Piano socio sanitario che tra l'altro è scaduto da un po' di tempo.
Mi auguro che non venga a mancarci altro tempo, in ogni caso dopo aver fatto queste tre leggi sarà impegno prioritario di questa Giunta e di questo Consiglio redigere il Piano Socio-sanitario, anche perché vi è un nuovo assetto e vi è una grossa attesa intorno alla futura struttura.
Struttura alla quale abbiamo ritenuto fosse necessario dare una connotazione molto precisa dal punto di vista socio-assistenziale soprattutto perché dall'1/1/1995 le UU.SS.SS.LL. cessano di avere due "S" e diventano USL. quindi Unità Sanitarie. Diventano aziendalizzate, siano esse ospedali o aziende territoriali. Siamo interessati alla parte sociale alla parte importante della prevenzione, dell'intervento e della risposta al bisogno per far sì che tutto non si riconduca all'ospedalizzazione o all'istituzionalizzazione. A me questi aspetti stanno a cuore, e quindi ho ritenuto, per varie ragioni, di procedere con il secondo disegno di legge riguardante la sanità, soprattutto per l'immediato riflesso sui cittadini e sul Piemonte. Vorrei però rimarcare la necessità di mettere in discussione subito dopo il disegno di legge presentato e discusso in consultazione dall'Assessorato all'assistenza.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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