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Dettaglio seduta n.320 del 06/12/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Panella e Rivalta.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto 36) all'o.d.g. si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

- Commissione regionale in materia di commercio su aree pubbliche (legge n. 112/91 e artt. 13, 14, 15 DM n. 248/93) Nomina di un rappresentante della Regione che la presiede.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Attilio Miglio.


Argomento: Nomine

- Commissione regionale in materia di commercio su aree pubbliche (legge n. 112/91 e artt. 13, 14, 15 DM n. 248/93) Nomina di tre esperti effettivi.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Corrado Crepaldi, Graziella Giacomini e Virgilio Virano.


Argomento: Nomine

- Commissioni provinciali in materia di commercio su aree pubbliche Provincia di Alessandria (legge n. 112/91 e artt. 13, 14, 15 DM n. 248/93) - Nomina di due dei tre membri effettivi previsti.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Vito Ziccardi e Carlo Camurati.


Argomento: Nomine

- Commissioni provinciali in materia di commercio su aree pubbliche Provincia di Asti (legge n. 112/91 e artt. 13, 14, 15 DM n. 248/93) Nomina di uno dei tre membri effettivi previsti.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Sina.


Argomento: Nomine

- Commissioni provinciali in materia di commercio su aree pubbliche Provincia di Cuneo (legge n. 112/91 e artt. 13, 14, 15 DM n. 248/93) - Nomina di tre membri effettivi.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Adriana Mellano, Antonio Contato e Anna Maria Bessone.


Argomento: Nomine

Commissioni provinciali in materia di commercio su aree pubbliche Provincia di Novara (legge n. 112/91 e artt. 13, 14, 15 DM n. 248/93) Nomina di due dei tre membri effettivi previsti.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Gianni Bozzini e Aurelio Sponghini.


Argomento: Nomine

- Commissioni provinciali in materia di commercio su aree pubbliche Provincia di Torino (legge n. 112/91 e artt. 13, 14, 15 DM n. 248/93) - Nomina di tre membri effettivi.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Corrado Crepaldi, Graziella Giacomini e Maria Franca Montini.


Argomento: Nomine

- Commissioni provinciali in materia di commercio su aree pubbliche Provincia di Verbania (legge n. 112/91 e artt. 13, 14, 15 DM n. 248/93) Nomina di uno dei tre membri effettivi previsti.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Sergio Mensa.


Argomento: Nomine

- Commissioni provinciali in materia di commercio su aree pubbliche Provincia di Vercelli (legge n. 112/91 e artt. 13, 14, 15 DM n. 248/93) - Nomina di due dei tre membri effettivi previsti.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Gianfranco Michelone e Piera Bor.


Argomento: Nomine

- Comitato Tributario Regionale (art. 8 legge n. 358/91 e art. 45 DPR n. 287/92) - Designazione di quattro membri, tra i quali il Ministero ne nomina due con proprio decreto.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giuseppe Cremona, Massimo Gallace, Carlo Giani e Franca Venturino.


Argomento: Nomine

- Mercato Ingrosso Agro-Alimentare di Cuneo - MIAC S.C.p.A. (L.R. n. 64/87) - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Salvatore Vecchio.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Antonino Cucchiara.



PRESIDENTE

Finpiemonte - Istituto Finanziario Regionale Piemontese (L.R. n.
8/76) - Collegio sindacale. Sostituzione del signor Carmine Nardullo (Sindaco supplente).



PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Edoardo Benedicenti.



PRESIDENTE

Ente di gestione delle aree protette della fascia fluviale del Po alessandrino e del torrente Orba (L.R. n. 28/90) Consiglio direttivo.
Sostituzione del signor Marletta.



PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giovanni Defabiano.


Argomento: Nomine

- Cooperativa Artigiana di Garanzia - ACAI - Provincia di Alessandria, Acqui Terme (art. 12, L.R. n. 17/85) - Consiglio di amministrazione. Sostituzione della signora Massucco.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Gennaro Cesario.


Argomento: Nomine

- Cooperativa Artigiana di Garanzia - ACAI - Provincia di Torino (art. 12, L.R. n. 17/85) - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Sergio Bracco.


PRESIDENTE

stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Stefano Manni.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16,15, riprende alle ore 16,20)


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Esame progetto di legge n. 349: "Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientali in attuazione dell'art. 16 della legge 17/2/1992, n. 179" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nella seduta di Consiglio di questa mattina è stato svolto il dibattito di carattere generale relativamente al progetto di legge n. 349, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Passiamo ora all'esame dell'articolato.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 1 è abrogato.
La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

A nostro avviso, l'art. 1 è assai importante, poiché tra le finalità prevede la razionalizzazione e la riorganizzazione del territorio e delle infrastrutture; inoltre prevede la razionalizzazione degli insediamenti esistenti e della loro espansione, nonché - e questo ci pare estremamente rilevante il raggiungimento di un fine volto al risparmio energetico.
Sono finalità nobili ed importanti, che noi auspichiamo essere presenti in ogni legge che preveda interventi sul territorio, ma che purtroppo non hanno alcun riscontro nella restante parte del testo di legge. Anzi l'articolato della legge, in particolare l'art. 8, prefigura interventi che vanno proprio nel senso opposto alle finalità di cui all'art. 1.
Conseguentemente, ne chiediamo l'abrogazione, poiché nella formulazione complessiva non ha ragione alcuna di essere, di esistere.
Chiediamo alla Giunta ed ai colleghi di essere coerenti: o si fa una legge con finalità ed articolati coerenti all'art. 1, oppure lo si abroga.
Il resto dell'articolato - ripeto - non ha alcuna rispondenza a quelle finalità.
Peraltro, Presidente Brizio, volevo farle notare che la legge va in senso opposto alle istanze di difesa ambientale e di interventi finalizzati alla riqualificazione dell'ambiente. Tutto quello che è accaduto avrebbe dovuto insegnarci qualcosa: in questa legge non c'è alcun segno di resipiscenza (e lei mi capisce, Presidente).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'art. 1, del quale condivido la soppressione, non ha alcuna utilità pratica. La legge nazionale n. 179, prevedeva con chiarezza, se i Comuni lo desideravano, l'adozione dello strumento di Piano urbanistico integrato.
Tale facoltà del Comune rimane intatta a partire dalla legge nazionale, ed è facoltà che diviene operativa nell'ambito della legge n. 56 con l'attuazione del Piano regolatore generale e con tutti gli strumenti urbanistici che lo stesso consente.
Il fatto di ripetere in forma troppo stringata gli stessi concetti che la legge n. 56 richiama in capo ai Piani regolatori generali e a tutti gli strumenti esecutivi di attuazione dei Piani regolatori generali stessi è una cosa che non ha alcun senso. Perché, con un articolo che nulla aggiunge alla legge n. 56 o alla legge n. 179 (nazionale, che vive da sola), volete rimettere in piedi - si fa per dire - le questioni urbanistiche? Vi è poi un altro aspetto: la descrizione di tutte le possibili azioni competenti del Piano integrato. Se leggete le finalità, c'è tutto; quando facciamo un'enumerazione così pletorica, ne risulta con evidenza il fatto che si tratta di un articolo di pure parole, anche un po' curiose.
Il compagno ed amico Adduci sa che su questa integrazione abbiamo avuto opinioni differenti, ma entrambi concordiamo sul fatto che tutto l'articolo vada abrogato.
Si enumera l'universo degli interventi possibili e si richiama: "...nonché al perseguimento del risparmio energetico". Richiami di questo genere potevamo aggiungerne tanti; perché non al disinquinamento da rumore e via dicendo? Questa era una sensibilità anche giusta, introdotta in Commissione su richiesta del compagno Adduci; anch'io, in linea di principio, sono favorevole, ma ho voluto mettere in luce lo squilibrio che nasce tra la descrizione astratta di una riqualificazione urbanistica che già comprende tutto e l'enucleazione ristretta di un interesse specifico che non si capisce perché debba essere esplicitato.
Queste erano le critiche generali a tale articolo. Ho sottoscritto anch'io questo emendamento, in quanto mi sembra utile cancellare l'articolo in questione e successivamente, s'intende, anche tutta la legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Da parte nostra il parere è contrario, anche perché è giusto avere come si diceva nell'intervento prima dell'interruzione un testo di legge che consenta a chi lo esamina di capire di che cosa si tratta; tuttavia penso che si potrà discutere sulla tecnica legislativa.
In Commissione si è discusso molto sull'articolato e credo che non sia il caso di riaprire qui una discussione che è sostanzialmente filosofica.
Nel merito, credo sia utile riportare in questo articolo le finalità previste dalla legge n. 179.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 1 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 27 voti contrari 7 astensioni 6.
L'art. 1 è approvato.
Comunico alla Giunta e al Consiglio che i Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi hanno presentato una serie di emendamenti che abrogano gli articoli dal n. 2 al n. 11, presentati ovviamente in maniera separata.
ART. 2 2) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 2 è abrogato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Insistiamo perché almeno rimanga agli atti del nostro Consiglio il tentativo fatto da alcuni Consiglieri dell'opposizione di cercare di illustrare a parole i motivi per i quali si oppongono all'insieme di questa legge.
Questo articolo illustra le caratteristiche del Programma operativo integrato; dice che l'intervento è un "intervento operativo complesso di interesse generale": frase assolutamente generica, priva di alcuna sostanza. Poi, entrando più nello specifico, recita: "Il Programma integrato è strumento urbanistico per l'attuazione del Piano regolatore generale, ai sensi dell'art. 32". Ma se è strumento esecutivo del Piano regolatore generale, era sufficiente introdurre il Piano urbanistico integrato nella legge urbanistica dopo l'art. 41 bis (se non sbaglio).
In seguito c'è una descrizione, che in effetti era contenuta parzialmente nell'articolo della vecchia legge e sostituita da questa dalla Giunta. Si tratta di una descrizione che io già in Commissione ho avuto modo di discutere con il Consigliere Rivalta, perché se ricordo bene è stata proposta da lui; in quella discussione avevo usato un'immagine un po' grossolana, che aveva suscitato dei momenti di panico da parte di qualche collega, quando avevo detto che descrizioni di questo genere erano un po' come "dare le perle ai porci". Avevo creato un po' di scombussolamento. Si è detto: "Ma i porci chi sono?". Sono i quaranta Piani urbanistici già esistenti e per lo più poco operanti. Qui si tenta di riempire un Piano solo (l'ultimo arrivato, il neonato Piano urbanistico) con una descrizione che ha una validità culturale indubitabile, ma che è sprecata, nel senso che tutta la sua validità si cala in una normativa urbanistica di cui i cittadini non capiscono nulla. Prima di imboccare la strada giusta dal punto di vista urbanistico, individuando lo strumento, ci si addentra in un ginepraio che, non dico il cittadino proprietario che ha interesse ad intervenire, ma i professionisti e gli stessi Uffici tecnici dei Comuni faticano molto a comprendere. Questo motivo sta alla base della nostra opposizione a ripercorrere tale strada.
Nel comma secondo dello stesso articolo vi è un'altra "perla" al contrario: il Piano urbanistico integrato, che è un Piano esecutivo come tutti gli altri ed è solo un po' più grande, un po' più lungo, un po' più largo, un po' più spesso, "può essere proposto indipendentemente dalla preventiva delimitazione del territorio da assoggettare alla formazione di Piani urbanistici esecutivi". Ma i Piani esecutivi si delimitano, poi per si delimita anche questo, che non è altro che un Piano urbanistico esecutivo: dovrà ben essere delimitato, ma al di fuori delle delimitazioni già dedicate ai Piani urbanistici esecutivi.
Quindi, il fatto che si pensi che la "calata" di un nuovo Piano sul territorio sia un elemento di novità fa veramente stupire. Per questo motivo, anche l'art. 2 potrebbe essere abrogato e semplicemente sostituito con un altro che, all'art. 41 bis, dica che, oltre ai Piani esecutivi, ai Piani esecutivi convenzionati, ai Piani di recupero ed ai Piani di insediamenti produttivi, si introducono - se lo si vuole, visto che la legge n. 179 lo prevede - i Piani integrati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Intervengo per dichiarazione di voto.
Voglio solo spiegare perché voto contro gli emendamenti, gli articoli e la legge. Le ragioni sono quelle già riferite questa mattina: purtroppo, in uno strumento così importante manca qualsiasi accenno ai controlli che gli esperti, i geologi hanno deplorato non essere stati previsti - per esperti intendo i geologi ed idrogeologi - nei casi di calamità.
Certi Piani regolatori sarebbero quindi stati fatti senza consultare questi esperti e certe autorizzazioni edilizie comunali concesse per zone a rischio, cioè discutibili.
Se da una legge di questo tipo non vengono previsti dei controlli importantissimi, è chiaro che la stessa perde ogni significato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Su tale emendamento, la Giunta esprime parere contrario per le motivazioni già espresse in precedenza.
Chiedo la votazione per appello nominale, perché non mi sembra ci sia il numero legale.



PRESIDENTE

Si proceda dunque alla votazione dell'emendamento per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 10 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Non essendovi dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione dell'art. 2 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 voti favorevoli 23 voti contrari 14 astensioni 8.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 3) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 3 è abrogato.
La parola alla Consigliera Pozzo per l'illustrazione.



POZZO Carolina

Chiediamo l'abrogazione di questo articolo perché in palese contraddizione con il restante testo della legge, in particolare con l'art.
8. Infatti, al punto a) dell'art. 3 (Caratteristiche) si dice che il Programma integrato è caratterizzato dalla compresenza di interventi destinati a pluralità di funzioni, tra le quali quello della tutela ambientale, naturalistica e paesistica. Questa cosa è perlomeno in malafede.
Al punto b) si dice che il Programma integrato è caratterizzato da una dimensione tale da consentire il perseguimento delle finalità di cui all'art. 1. Ne abbiamo già discusso a lungo: l'art. 1 è in contraddizione con il restante testo, quindi anche in questo caso c'è una gravissima incongruenza.



PRESIDENTE

Mi scusi se la interrompo, Consigliera Pozzo, ma dato che si tratta di una legge importante, chiedo a tutti i Consiglieri di prestare attenzione e di interrompere questo brusìo che prevale su tutto.
Prosegua, Consigliera.



POZZO Carolina

Stavo dicendo che ci sono delle gravissime incongruenze con il restante testo della legge, che di fatto snaturano la programmazione urbanistica.
Al punto c) dell'art. 3 si dice che il Programma integrato è caratterizzato da connessione organica fra interventi di recupero e riqualificazione degli insediamenti esistenti ed interventi di nuova edificazione. Anche in questo caso, c'è una grave incongruenza.
Per questi motivi, chiediamo l'abrogazione di tutto l'art. 3.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

La Giunta è di parere contrario. Queste grandi incongruenze io non le vedo; si può discutere la formulazione che, tuttavia, a me sembra comunque complessivamente organica.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 26 contrari e 11 astensioni.
4) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: all'art. 3, comma primo, lettera d), sostituire le parole "interventi di edilizia sovvenzionata e agevolata" con le parole "interventi di edilizia residenziale pubblica".
La parola al Consigliere Marchini per l'illustrazione.



MARCHINI Sergio

Su questo articolo il nostro Gruppo ha presentato quattro emendamenti che hanno una caratteristica collaborativa, cioè tendono a rendere più chiare delle norme che stanno all'interno della legge stessa. Per questo motivo, nel caso che la Giunta non li accettasse o non li riformulasse, il Gruppo li ritirerebbe, proprio perché non esiste una contrapposizione di contenuto, ma al massimo di linguaggio, rispetto alla quale la lettura degli atti potrebbe dare ad intendere che si tratta di scontro politico o di non accettazione di posizioni politiche, mentre così non è.
Sono anche consapevole, insieme al collega Fulcheri, che le dizioni da noi suggerite sono una, anzi quattro, delle tante che nell'uso della lingua italiana e in ispecie del diritto si possono formulare, quindi qualora la Giunta ritenesse di entrare in attenzione rispetto alle questioni da noi sollevate e di considerarle risolubili con altra formulazione, il nostro emendamento dovrebbe essere considerato ritirato e ci adegueremmo all'eventuale ipotesi della Giunta.
Quindi l'illustrazione di quelli successivi sarà molto più breve, ma in ispecie questo emendamento tende a fare chiarezza sul significato delle ultime quattro parole dell'art. 3: "convenzionata e non convenzionata"; un termine è la negazione dell'altro e non l'indicazione di fattispecie diverse. Il Gruppo ritiene che, invece, il riferimento al concetto di interventi di edilizia residenziale pubblica sia comprensivo di tutte le ipotesi che comunque l'articolo sembra prevedere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Il collega Marchini ha proposto un chiarimento che viene subito accolto, in quanto la formulazione licenziata dalla Commissione potrebbe lasciare adito a dubbi. Proporrei di sostituire il suo emendamento con la formulazione da me presentata nel corso di questa seduta, che a nostro giudizio può raggiungere meglio l'obiettivo.
Come dicevo al collega Marchini, si tratta di opinioni puramente personali; tuttavia raccolgo la sua disponibilità. In sostanza, si intenderebbe scrivere "con integrazioni di interventi di edilizia sovvenzionata, agevolata o sovvenzionata e agevolata". In questo modo, si recuperano tutte le fattispecie, cioè il caso che ci sia la sola agevolata il caso che ci sia la sovvenzionata o il caso che siano presenti entrambe le tipologie.
Con l'occasione, si precisa anche che questa integrazione avviene con interventi di edilizia privata e, proprio per evitare dubbi, si fa riferimento a convenzionata o non convenzionata, nel senso che o è convenzionata o è totalmente libera.
Questa precisazione viene fatta anche perché rimanga agli atti come veniva intesa da parte della Giunta regionale nel momento in cui ha contribuito ai lavori della Commissione per formulare un certo testo.
Quindi, nel raccogliere la disponibilità del collega Marchini, gli propongo di ritirare il suo emendamento e di sostituirlo con quello presentato dalla Giunta.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dal Consigliere Marchini viene dunque ritirato e sostituito dall'emendamento presentato dall'Assessore Cavallera, il cui testo recita: 5) all'art. 3, lettera d), la frase "integrazione di interventi di edilizia sovvenzionata e agevolata" è sostituita con la seguente "integrazione di interventi di edilizia sovvenzionata, agevolata o sovvenzionata e agevolata".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sull'emendamento dell'Assessore Cavallera, a titolo ausiliario, osservo quanto segue. L'Assessore propone di scrivere la seguente frase: "integrazione di interventi di edilizia sovvenzionata, agevolata o sovvenzionata ed agevolata".
A titolo di ausilio, mi chiedo, caro Assessore, se il concetto di denominare gli interventi di edilizia - come diceva il Consigliere Marchini residenziale pubblica in questo modo, comprendendo l'edilizia sovvenzionata oppure l'edilizia agevolata (secondo insieme) oppure (terzo insieme) l'edilizia sovvenzionata ed agevolata, non possa essere riassunto invece che in questa elencazione un po' da capogiro, nella più compatta dizione: "interventi di edilizia sovvenzionata e/o agevolata".
In questo modo, se c'è la "e" c'è l'ultima parte della sua dizione, se c'è l'"o" i due termini sono già disgiunti; quindi noi abbiamo i due insiemi disgiunti dalla "o" e i due termini uniti dalla "e", che è esattamente quello che lei propone, ma forse rimane in termini un po' più chiari. E' del tutto irrilevante.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Sono totalmente d'accordo con il collega Chiezzi, però ci è stato fatto presente che a livello di tecnica, non dico legislativa ma operativa, non possiamo elaborare dati di quel genere; cioè, l'"e/o" per la gestione informatica dei testi di legge nel nostro sistema non esiste. Mi scusi, è una mera comunicazione di servizio, ma gliela faccio; diversamente, la mia proposta sarebbe stata quella.
Quindi proporrei di lasciare, per esigenze di sistema gestionale dei testi legislativi, la formulazione così come da me proposta, anche se concordo con quanto segnalava il Consigliere Chiezzi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Miglio; ne ha facoltà.



MIGLIO Mario

Ritengo inaccettabile una risposta dell'Assessore di questo tipo. Posso condividere il suo rigetto della proposta del collega Chiezzi nel momento in cui sussiste l'impossibilità di giustificare l'introduzione in una legge del suffisso "e/o", perché potrebbe essere rigettata dal Commissario di Governo non avendo dei fondamenti giuridici che possono legittimare questa introduzione; ma se il problema è di tecnica, di sistema informativo, si modifichi il sistema informativo in modo tale che il legislatore possa adempiere ad un suo dovere, proponendo anche integrazioni e modifiche ad un testo legislativo.
Non possiamo limitare l'operato di un Consiglio regionale che propone alcune cose, perché il sistema informativo attuale della Regione non lo consente. Secondo me, è una contraddizione che porta a limitare l'operato di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Scusi, ritengo questa discussione veramente fuori posto, perché nella sostanza io sono d'accordo, e qui, concettualmente, non si tratta di limitare nessun potere.
Dobbiamo rispetto al lavoro dei funzionari che collaborano con noi in Commissione; i testi di legge che produciamo sono il risultato delle nostre pensate, ed anche del riordino successivo che viene fatto dai funzionari.
Abbiate pazienza! Se in Commissione il segretario della Commissione mi fa presente un qualcosa, io ne tengo conto, perché rispetto il mio lavoro di Assessore e di Consigliere ed altresì il lavoro di quelli che collaborano, anche al di là dei limiti del proprio orario.
Per carità, da un punto di vista di principio, sono d'accordo con voi: se vogliamo cambiare in "e/o", possiamo farlo, ma mi dicono che non è possibile. Tenete presente che la gestione informatica è nel nostro interesse, se vogliamo poter ricercare velocemente i testi nelle nostre banche dati.
Facciamo un'istanza all'Ufficio di Presidenza affinché migliorino il software e tutto quel che volete. Io non ho difficoltà, per me una soluzione equivale all'altra: dicono tutte e due la stessa cosa.



PRESIDENTE

Mi hanno comunque riconfermato che la proposta non viene accolta dal punto di vista della costruzione legislativa.
La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto sull'emendamento dell'Assessore Cavallera.



CHIEZZI Giuseppe

Il Gruppo Rifondazione Comunista voterà contro questo emendamento e nel contempo, non accetta l'implicita divisione del mondo fatta dall'Assessore Cavallera tra chi rispetta il lavoro dei funzionari (cioè l'Assessore Cavallera) e chi non lo rispetta (cioè l'opposizione, che propone cose diverse). Noi rispettiamo al massimo il lavoro dei funzionari tanto quanto lo rispetta l'Assessore Cavallera, non dico di più ma tanto quanto.
Per quanto riguarda l'osservazione che una dizione più compatta della legge cozza contro uno statu quo, se è giusto che il funzionario lo sollevi è giusto - non è assolutamente automatico che l'Assessore, interpellato sulla questione, non dica al funzionario che rispetto allo statu quo è giusto, ma che si ritengono preferibili dizioni legislative più compatte: a quel fine l'Assessore si farà promotore di una modifica del sistema organizzativo dell'accumulo delle informazioni.
Ho voluto anche chiarire quella che mi sembrava un'insinuazione da respingere.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
approvato con 28 voti favorevoli, 6 contrari e 8 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 3, così emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 28 voti contrari 12 astensioni 1.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 6) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 4 è abrogato.
La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signora Presidente e colleghi, la necessità di abrogare "ex abrupto" l'art. 4 "est in re ipsa". Le contraddizioni all'interno di questo articolo sono enormi e sostanzialmente sono di due tipi. Intanto perché, com'è stato già detto durante il dibattito, non trattasi di interventi ammessi, ma di finalità riguardanti eventualmente gli interventi ammessi.
Vi è poi la contraddizione sostanziale riguardante i tipi di intervento. Si dice che questi interventi possono essere ammessi nei centri storici ai fini del loro recupero urbano ed edilizio, della loro valorizzazione e qualificazione ambientale e paesaggistica e della preservazione del tessuto sociale preesistente, il che non è assolutamente rispondente a quanto è poi previsto nell'art. 8.
L'intervento di carattere generale del collega Marchini è stato stimolante sotto molti punti di vista; in particolare, tra gli altri, è da notare anche il richiamo al fatto che non si costruiscono più monumenti. E' vero, i monumenti che abbiamo sono datati, sono monumenti antichi, per usare una parola bella, che a me piace. Oggi non c'è più questa cultura riguardante l'intervento di un certo tipo sul territorio e nella costruzione delle città.
Cosa accade, collega Marchini, con questo tipo di intervento, che è ammesso anche nei centri storici, dove - come abbiamo visto - è possibile alzare i muri addirittura per un metro in più rispetto a quanto previsto dai Piani regolatori, senza per questo seguire il normale iter della legge che va in deroga ai Piani regolatori? Qui succede esattamente il contrario di quanto ipotizzato questa mattina dal collega Marchini: questo muro che si alza di un metro può costituire un impatto visivo rispetto ai monumenti esistenti. Era giusto il richiamo alla Mole Antonelliana; bene, facciamo un intervento di recupero in quel centro storico, alziamo ancora di un metro quegli edifici, vediamo che impatto avrà sulla Mole Antonelliana! Quindi si va verso il degrado ulteriore.
Ecco perché è da abrogare questo articolo; ma il motivo non è solo questo. Dov'è possibile intervenire, oltre che nei centri storici? Nelle aree periferiche e marginali degli abitati. Lasciamo stare quello che viene dopo, per interventi di completamento, ai fini di recuperare l'identità urbana: tralascio, per carità di Patria, di dire qualcosa su questo. Si pu ancora intervenire nelle restanti aree urbane per ristrutturazioni urbanistiche, in particolare ove esistono aree produttive terziarie obsolete o irrazionalmente dislocate o dismesse. In buona sostanza si pu intervenire su tutto il territorio, e non solo sul territorio di un Comune ma addirittura sul territorio compreso tra un Comune e l'altro.
Immaginatevi una squallida periferia che va da Torino fino oltre la città di Venaria, tanto per andare in una direzione che contempli la delimitazione dell'Area metropolitana.
Questa è la realtà pesante di questa legge. Ecco perché è necessario abrogare questo articolo. Invito i colleghi a farlo in tutta tranquillità perché personalmente ritengo che questa legge sia una delle più brutte, se non la più brutta, approvata da questa Regione. Invito, per questa ragione tutti i colleghi a votare per l'abrogazione dell'art. 4.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Non vedo contrasto tra l'art. 4 e l'art. 8. Abbiamo visto che l'art. 8 prevede interventi e possibilità derogatorie molto limitate: questi limiti sono stati rafforzati dall'ulteriore passaggio in Commissione. Per il resto, si può fare qualsiasi ipotesi. Anche la legge più bella - e nel nostro Paese abbiamo tantissime belle leggi - può produrre effetti che a volte sono pessimi, o produrre l'inerzia o solamente l'arricchimento degli scaffali della libreria.
Secondo me questa legge, che potrà non essere perfetta, può determinare una riqualificazione, un miglioramento in quelle squallide periferie cui il collega Adduci faceva riferimento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 24 contrari e 3 astensioni.
7) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: all'art. 4, comma primo, lettere a), b) e c), sostituire con il seguente: "1. I Programmi integrati possono avere ad oggetto: a) centri storici ed aree urbane ai fini di un generale miglioramento della qualità della vita b) aree costituenti tessuti edilizi periferici e marginali di abitati nelle quali si riscontri carenza di strutture e servizi, al cui interno siano rilevabili aree inedificate e degradate c) nuclei di urbanizzazione rada e diffusa, carenti di servizi ed elementi infrastrutturali e privi di una specifica identità urbanistica d) aree a carattere produttivo o terziario o produttivo e terziario dismesse, parzialmente utilizzate o degradate, ma con forte capacità di polarizzazione urbana anche per la realizzazione dei servizi".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Devo dire in primo luogo al collega Adduci che ha ragione: probabilmente questa legge ha la più brutta approvazione (mi pare che il collega abbia detto esattamente così); devo anche dire che ha la più bella opposizione, quindi i conti si pareggiano.
Di questo comma disturba abbastanza il termine "preservazione", non solo perché siamo in periodo Wojtyla imperante e perché non facciamo un bel servizio ai destinatari di questo provvedimento che dovrebbero essere oggetto di preservazione, ma anche per il fatto che si recupera un concetto che in tempo passato ha avuto forte legittimazione e in cui si immaginava che niente potesse essere oggettivamente mutato.
A suo tempo si era, per esempio, sostenuto che nel centro storico anche la natura delle botteghe non potesse essere mutata.
Per parte mia, in competizione con il collega che sosteneva questo da parte delle maggioranze (perché la mia storia è sempre stata da questa parte), avevo sostenuto che, a questo punto, diventava anche poco difendibile l'uso di questo palazzo a Consiglio regionale. E' vero che la politica è una cosa un po' equivoca, però ricordiamo tutti che questo palazzo è nato come sede di un'amica di un Savoia. Allora: niente di nuovo sotto il cielo, però quelli lo facevano con stile e, diciamo pure, anche con qualche risorsa in più che non fosse una "dependence" in periferia.
Ci sembra quindi che il termine "preservazione del tessuto sociale preesistente" tenda a far ritenere che si vada ad un'ipotesi di presepio vivente, di gente che viene fermata così com'è vista in quel momento e che come un processo meccanico, continua a fare lo stesso movimento che ha fatto nei secoli passati.
Il Gruppo era stato in dubbio se presentare come ipotesi di ragionamento, più che di modifica, il testo primitivo che era arrivato in Commissione oppure un emendamento (che qui ho e chiedo scusa alla Presidente per non aver colto subito il suo riferimento), che prevedeva la soppressione delle parole "preservazione dell'istituto sociale preesistente".
Quindi il nostro emendamento è un emendamento problematico.
Confido che la Giunta vorrà dare il suo contributo nel caso ritenga che la nostra preoccupazione non sia del tutto infondata a consentire uno sviluppo dell'articolato che sia insieme rispettoso dell'esigenza del mantenimento della continuità socio-economica e delle presenze artigianali e commerciali che qualificano questi ambienti, senza che questo per comporti un'ingessatura totale che evidentemente non consentirebbe il promuoversi di quei momenti di mobilità economica e sociale che sono il presupposto dello strumento operativo che stiamo approvando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo proprio sulla questione centrale dell'emendamento Marchini quella che lo disturbava di più e che mi disturba di meno oggi; poi secondo me, le cose cambiano.
"Preservazione - parola che, forse, potrebbe anche essere cambiata, ma il concetto rimane - del tessuto sociale preesistente": questo è un punto ancora importante, perché con le trasformazioni che i centri storici delle città grandi, ma anche le altre zone, hanno avuto in questi ultimi anni abbiamo potuto assistere obiettivamente - anche Marchini obiettivamente pu ammetterlo ad un depauperamento di quelle che sino ad oggi noi classifichiamo come "tessuto sociale preesistente", cioè le attività economiche che danno un reddito elevato, legate a conduzioni familiari piccolo-commerciali, quando sono attività artigianali, quando sono attività economiche e legate a famiglie con redditi piccoli, medi, medio-bassi.
In questi ultimi anni questo tessuto è stato espulso in maniera consistente. Vi sono stati anche degli studi in materia: a Torino il 70% di questo tessuto se n'è andato.
A questo stato delle cose, con centri storici in cui il tessuto preesistente (ci capiamo) è ridotto in questa percentuale, forse occorre anche da parte di chi (politici ed imprenditori) in precedenza poteva avere una sensibilità diversa e quindi poteva accogliere benevolmente trasformazioni anche un po' violente di espulsione di tessuti economici e sociali più deboli, al fine di risanare parti estese di città, riflettere se invece non sia ora di stringere ancora di più questa difesa.
Anche perché se continuano così le cose, collega Marchini, i ruoli si invertiranno e quando tutto sarà sostituito, sarà il Consigliere Chiezzi a chiedere: "Non si parli più di tutela del tessuto sociale preesistente", in quanto a quel punto il tessuto sociale preesistente sarà solo più terziario e direzionale. Quando i centri storici li avremo svuotati tutti dalle funzioni che oggi ancora hanno, seppure in minima parte, si arriverà al paradosso che le forze di sinistra, legate di più agli interessi dei ceti meno abbienti, saranno quelle che chiederanno che dalle leggi venga stralciata la "preservazione del tessuto sociale preesistente", in quanto fra qualche anno il tessuto sociale preesistente ad ogni legge sarà quella del terziario, degli uffici, delle banche, delle assicurazioni, dei grandi centri commerciali.
Questo l'ho detto come paradosso per illustrare che forse siamo all'ultima spiaggia su questo tema: o ci decidiamo a salvare quello che ancora c'è (e allora occorrono delle politiche mirate), oppure tutto andrà perduto; a quel punto, il tessuto sociale che esisterà e preesisterà ad ogni successivo intervento, sarà quello ad alto reddito sia per le attività economiche sia per le famiglie eventualmente insediate.
Per questo motivo voto contro l'emendamento presentato dal Consigliere Marchini, perché oggi un tessuto sociale con minore potere di permanere nel luogo in cui è, a motivo della propria debolezza economica, c'è ancora: è una ricchezza per le aree urbane ed i centri storici e quindi va preservato e bisogna scriverlo in una legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Una formulazione come quella proposta dal collega Marchini poteva anche essere ritenuta sufficiente, perché in fin dei conti quando nel centro storico si portano avanti azioni di recupero, dal punto di vista urbanistico, edilizio, della valorizzazione e riqualificazione ambientale e paesaggistica, penso si siano già introdotti elementi che, se veramente fossero contenuti e verificati - mi richiamo alle potestà che competono alle Amministrazioni comunali nella gestione di questi strumenti sarebbero già molto qualificanti. Credo però che non sia sbagliato, come hanno fatto i proponenti e la Commissione che ha formulato il testo adesso in esame, mantenere, laddove necessario, il riferimento al tessuto sociale preesistente, soprattutto per quei processi di mutamento delle nostre realtà urbane ed in particolare dei centri storici.
Questa è la ragione per cui sono contrario all'eliminazione di tale dizione da questa lettera. Di conseguenza, se mi è consentito - per le ragioni che sottendono all'intervento del collega Marchini, ma tenuto conto anche delle valutazioni più ampie che ho esposto nell'intervento di replica alla discussione generale - proporrei di sostituire le parole di cui il collega Marchini chiede l'abrogazione con la seguente dizione: "tenuto conto del tessuto sociale preesistente". Questo, in sostanza, salvaguarda l'elemento "tessuto sociale preesistente", ma nel contempo impedisce una cancellazione, così come proposta dall'emendamento del collega Marchini che forse andrebbe al di là della volontà dello stesso proponente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo prende atto della formulazione dell'emendamento presentato dalla Giunta e ritira il proprio.



PRESIDENTE

Pertanto l'emendamento presentato dal Consigliere Marchini viene ritirato e sostituito da quello riformulato dalla Giunta, che così recita: 8) all'art. 4, comma primo, lettera a), sostituire le parole "e della preservazione del tessuto sociale preesistente" con le parole " tenuto conto del tessuto sociale preesistente".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'Assessore accede alla sostanza dell'emendamento proposto dal Consigliere Marchini e tenta di mettere una foglia di fico, che però è composta di materiale trasparente e non nasconde alcunché. Il concetto di preservazione del tessuto sociale preesistente indica - mi rivolgo all'Assessore Cavallera, che continua a ridere e non si capisce se delle mie parole (andrebbe benissimo) oppure se del tessuto sociale preesistente (e la cosa mi farebbe molto arrabbiare) - la volontà di difendere le attività economiche, le famiglie, i ceti più deboli.
L'Assessore Cavallera non riveste da un giorno la carica di Assessore in Regione e mi sembra abbia anche avuto un'esperienza di amministratore negli enti locali, per cui suppongo sappia (se non lo sapesse, lo dica) che ogni operazione di sostituzione edilizia, storicamente, ha comportato l'espulsione coatta di famiglie a basso reddito e di attività economiche meno remunerative di quelle che le hanno sostituite.
Di fronte a questo, l'unica arma del legislatore è quella di dichiarare esplicitamente che gli interventi devono preservare questo tessuto. Deve dirlo esplicitamente! Lo dice in modo irruente, a viso aperto, il Consigliere Marchini, presentandosi sulla pubblica piazza e dicendo: "Fuori tutti, andatevene, bisogna risanare le cose!" oppure con la foglia di fico trasparente dell'Assessore Cavallera, che inventa - magia della prima Repubblica - il "tenuto conto".
Tenere conto. Tutti "tengono conto", perché i conti li fanno, tant'è che buttano fuori le famiglie e le attività economiche. Certo che ne tengono conto, tant'è che, tenendo conto del fatto che ci sono e non sono in grado di pagare la remunerazione dei capitali investiti, li buttano fuori.
Nel fare questo discorso, mi rivolgo anche ai compagni del PDS (questa Giunta è nuova, i democristiani c'erano già prima, ma il PDS è presente da poco). Da quanto mi risulta, è la prima volta - non c'è il Consigliere Rivalta che potrebbe annuire a quanto sto dicendo - che su una legge urbanistica della Regione Piemonte, nel settore del risanamento degli edifici, cioè sul problema della casa, una Giunta regionale esce dalla Commissione con un testo nel quale è scritto che questi interventi preservano il tessuto preesistente e, in aula, cambia questo testo eliminando la tutela delle attività economiche più deboli e delle famiglie a più basso reddito.
E' una cosa che lascia allibiti e che in una legge della Regione Piemonte non avrebbe mai dovuto succedere; dai tempi di Astengo ad oggi, a proposito di risanamento dei centri storici, si è sempre parlato di tutela delle fasce a basso reddito. Adesso l'Assessore Cavallera, sull'emendamento del Consigliere Marchini, presenta, di punto in bianco, senza averne discusso in Commissione, una dizione che stravolge l'impianto di questa legge anche dal punto di vista di chi l'ha sostenuta.
Se eliminiamo "la tutela del tessuto sociale preesistente", sappiamo che chi interverrà butterà fuori tutti coloro che non sono in grado di pagare. Su questo non c'è dubbio alcuno. Per questo, mi permetto di sollevare a tutti i colleghi, e in special modo a quelli del PDS, la questione, non con forza polemica, ma semplicemente con preoccupazione, in quanto la nuova formulazione cambia i termini della questione rispetto al testo licenziato dalla Commissione. Mi dispiace che non ci sia il collega Rivalta, che è preso da impegni di carattere personale e mi ha anche detto che si scusava dell'assenza. Questo è un fatto gravissimo che avrà delle conseguenze pratiche dirompenti, perché i Programmi integrati potranno non tenere in nessun conto la difesa, in quanto di tutto si è tenuto conto ad eccezione della difesa del tessuto sociale preesistente.
Quindi chiedo all'Assessore di ritirare l'emendamento oppure di far ritornare il testo in Commissione, perché questo non è un punto marginale della legge: direi che è il pilastro centrale, il giunto cardanico. In questo modo o si va in una direzione o si va in un'altra, ma non si possono sottacere con una parolina le conseguenze di questo atto.
Per correttezza verso colleghi come Rivalta, che sino all'ultimo minuto hanno discusso questa legge anche in termini di critica costruttiva, chiedo che su questo tema o l'Assessore rinunci, procedendo sul testo originario della Commissione (almeno su questo punto) oppure si sospenda, si ritorni in Commissione e si valuti anche con chi da parte del PDS ha seguito la questione se le cose che dico hanno validità o meno. Da questo punto di vista, mi sembra opportuna una certa prudenza; altrimenti, rimanga il testo preesistente.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Evidentemente da parte dell'Assessore c'è la volontà di mettere a nudo il vero volto di questo disegno di legge, che con la riqualificazione urbanistica ed ambientale non ha nulla a che vedere.
Anch'io faccio appello a quell'area di governo che risponde alla sinistra, al PDS, ricordando le lotte degli anni passati per i diritti della gente comune, come il diritto alla casa, ecc.
gravissimo svilire questo punto; non ho seguito tutta la discussione in Commissione, però questo era uno dei punti cardine del disegno di legge stesso.
La presentazione di questo emendamento non fa che smascherare i reali intenti, che sono quelli di concedere il territorio piemontese nelle mani degli speculatori, con gravi conseguenze per la gente che vive in zone d'interesse per gli speculatori e che vedrà il proprio futuro in situazioni sempre più disperate (sfratti e via di seguito).
Mi appello quindi a tutti gli Assessori del PDS per fermare questo emendamento e per lasciare almeno il punto che prevedeva la preservazione del tessuto sociale preesistente, punto che dava una minima garanzia e creava qualche vincolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Rispetto alla proposta di modifica dell'Assessore Cavallera di un passaggio che è fondamentale - ha fatto bene il collega Chiezzi a sottolinearlo - bisogna necessariamente che anche noi, come Gruppo dei Verdi, esprimiamo una posizione.
La storia delle trasformazioni e dello sviluppo urbanistico riporta alla memoria le dinamiche che si sono realizzate sul territorio in modo differenziato. Possiamo ricordare che in un primo momento i centri storici nell'ambito di un tessuto edilizio preesistente che non rispondeva a determinati requisiti, in particolare igienici, ambientali, ecc., non sono stati considerati particolarmente appetibili per gli interventi di recupero; lo sviluppo si è quindi orientato verso un espansionismo esterno a queste aree così come storicamente si erano formate. Solo in un secondo momento (e questo vale soprattutto per il nord Italia) i centri storici sono stati individuati come un luogo appetibile, salvo poi usare gli interventi cosiddetti di recupero, di risanamento e via dicendo - è la storia che lo dice, ci sono innumerevoli esempi che in questo senso confermano quanto sto dicendo - come strumento per recuperare sì edifici degradati, ma determinando un meccanismo economico negativo per i residenti che dimoravano in quegli edifici prima dell'intervento: l'impossibilità di potersi reinserire negli alloggi ristrutturati stante l'elevato costo di acquisto o l'innalzamento degli affitti.
Un meccanismo ha dei principi accettabili e condivisibili solo se questi rispondono all'effettivo recupero delle aree storiche delle nostre città, solo se è in grado di dotarle di quelle strutture che le rendono maggiormente funzionali e rispondenti alle esigenze che si sono via via determinate; in termini sociali, tale meccanismo può anche diventare un criterio di selezione e ridistribuzione sul territorio della popolazione.
Sappiamo che esistono delle fasce di popolazione più indifese a causa dei limiti di accessibilità dovuti al reddito che, proprio per tale ragione, in questi casi non potrebbero più essere reinsediate negli edifici o in quelle parti di città che verrebbero modificate. Il rischio, qualora cadesse questo riferimento così chiaro nel testo originario, è che, anche attraverso i Programmi integrati, si ripercorra quella strada che noi riteniamo non condivisibile e che, conseguentemente al recupero e agli interventi edilizi nei centri storici, ha portato ad una cattiva distribuzione sul territorio.
Invitiamo quindi l'Assessore, ma anche il Consiglio nella sua interezza, a riconfermare l'espressione (che noi riteniamo valida) così come formulata ed approvata dalla Commissione competente nel disegno di legge n. 349.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Porto ad esempio quanto è accaduto diversi anni addietro nel Comune di Novara, quando nell'ambito del Piano regolatore si sarebbe potuto operare tutta una serie di interventi per il recupero del centro storico. Sin da allora ricordo che l'opposizione di sinistra (allora era detta tale, così come stava nel Partito Comunista) verteva proprio sulle argomentazioni che abbiamo test' ascoltato. In quel momento, per salvaguardare l'esistente residenziale, la gente che aveva potuto acquisire un alloggio nelle catapecchie - non certamente valide sul piano storico, perché si trattava di strutture della vecchia Novara spagnola, malsane, inabitabili e non vivibili - avrebbe dovuto continuare a risiedere in quella situazione per evitare la programmazione di tutta una trasformazione della città storica di Novara attraverso l'ipotetico Centro City, interpolo fra Torino e Milano.
Vanificata in quel momento la programmazione che si era tentato di ottenere attraverso il Piano regolatore, attualmente abbiamo avuto nel centro storico di Novara taluni recuperi e, pur mantenendo ciò che si vorrebbe mantenere nel contesto di questo art. 4, non abbiamo avuto la residenzialità per tutta la povera gente che abitava in quegli appartamenti. Che cosa è stato dato loro? La possibilità di abitare in complessi abitativi decorosi e comunque civili verso la zona periferica di Sant'Agabio (anche se Sant'Agabio è un altro centro che andrebbe recuperato in maniera radicale). Lei, Consigliere Miglio, dovrebbe saperlo: a parte Sant'Agabio, tutta la gente che abitava nella Piazzetta Santa Caterina da Siena e nelle vie adiacenti al Corso Italia ha trovato alloggio decoroso decente e civile altrove.
Ma c'è un altro problema. Per poter immaginare che ci siano degli investimenti di recupero di tutti i centri storici che sono non del tutto abitabili, perché fatiscenti in molte situazioni, dovremmo pensare ad investimenti pubblici. Ma mi pare che, per quanto riguarda la situazione di coloro che abitano le case popolari, da parte della Pubblica Amministrazione non ci siano possibilità di investimento tali da consentire a quanti abitano questi appartamenti nei centri storici di continuare a farlo in un ambiente decoroso. Gli investimenti vengono operati da parte del privato, naturalmente con la contribuzione della Pubblica Amministrazione. Il privato va ad investire, perché quota parte rimanga, magari con un monolocale, con annessi servizi, abitabile da parte di coloro i quali hanno bisogno di un'abitazione civile anche come dimensione perimetrica.
Il "tenere conto" è un'espressione che vale molto di più dell'altra perché in ogni caso comporta che la Pubblica Amministrazione non possa eludere il problema dei residenti che in quota parte, ove è possibile possono continuare a risiedere nei quartieri storici che vanno recuperati e in quota parte hanno diritto di avere la possibilità di trovare altra abitazione, senza venir buttati sul lastrico o per la strada.
Ma, ammettendo che si possa continuare ad abitare in quei centri storici, sorge un altro problema: il canone d'affitto. La legge dice che quando ci sono degli investimenti di ristrutturazione, il canone di affitto non può rimanere quello precedente, ma deve essere elevato in percentuale.
Per cui, se si vuole intervenire in termini concreti, bisogna stare al gioco delle parti che investono per il recupero, a meno che non siano la Regione, il Comune, la Provincia o lo Stato a recuperare i centri storici.
Una volta che è l'ente pubblico ad avere la possibilità di recuperare i centri storici per se stesso, si stabilisce a chi assegnarli, da chi farli abitare e come gestirli. Ma se questo non è possibile, come potrà essere salvaguardata sic et simpliciter la permanenza di tutti coloro i quali dovranno comunque lasciare parte di ciò che viene ricostruito per la finalità dei relativi investimenti? Infatti, le ricostruzioni non vengono fatte soltanto in termini abitativi, ma anche in termini di servizi, di altre utilità e quindi per il recupero, nell'ambito dei centri storici, di un'altra economia che sia produttiva per tutti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Non faccio appelli a nessuno; cerco di fare appello solo al mio buon senso e quindi, se sarò insufficiente o inadeguato, chiedo scusa in partenza.
In sostanza, ci troviamo di fronte a Comuni con il Piano regolatore approvato; ci sono situazioni dove esistono precise norme per il centro storico, quindi le finalità del Piano regolatore devono essere quelle a cui prima facevano riferimento i colleghi intervenuti con gli accenti più critici.
Finora, in un'impalcatura legislativa teoricamente perfetta, non tutto ha funzionato bene al cento per cento, perché vi sono sfasature ed incongruenze che anche gli oppositori mettono in risalto e di cui danno atto.
Non credo neanche che questa formulazione sia il Vangelo, ma parte da questi presupposti e tiene conto della scelta della Giunta regionale nell'assegnazione della notevole quantità di fondi Gescal che verranno investiti in un prossimo futuro. Non ci troviamo sempre e solamente di fronte al bieco speculatore privato; qui andiamo a creare tutta una serie di possibilità di intervento che dovrebbero avvenire complessivamente in modo armonico.
Non si vogliono mettere foglie di fico più o meno trasparenti, si vogliono cercare delle formulazioni che abbiano anche il pregio del realismo. Un conto sono le affermazioni di principio, altro sono le possibilità concrete di intervento.
In questo senso, mi sono permesso di riformulare l'emendamento proposto dal collega Marchini ma, per le ragioni che già alcuni colleghi hanno messo in risalto, non sono d'accordo sull'emendamento successivo del collega Marchini, perché potrebbe dare luogo a quelle situazioni che prima venivano evidenziate. In questo caso, ritengo di poter andare su una strada di realismo che crei possibilità operative improntate a qualche criterio diverso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Volevo proporre un subemendamento a quello dell'Assessore; vorrei aggiungere, dopo le parole "tenuto conto", le parole "della tutela".
Quindi, la formulazione finale sarebbe: "tenuto conto della tutela del tessuto sociale preesistente".
Se l'Assessore lo accetta, abbiamo finito la discussione; altrimenti spiego le mie motivazioni.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Vorrei ascoltare le ragioni: lei è sempre interessante.



CHIEZZI Giuseppe

Le faccio un esempio: questi Piani integrati nascono, a vostro dire come Piani capaci di intervenire in parti ampie e complesse della città sia nei centri storici che nelle periferie. Questo è un elemento di qualità, perché attraverso Piani integrati complessi si possono avere più note da suonare e, quindi, l'intervento può equilibrarsi.
Se non tuteliamo le attività economiche e le famiglie più deboli, cosa succede? Succede che nel Piano integrato noi avremo uno spostamento. Il Piano integrato, infatti, è un investimento: siccome faremo leva sui privati, questi investiranno e, investendo, dovranno ricavare un utile almeno di tipo industriale (in questi interventi è ben più dell'utile industriale). Dato che le parti centrali della città sono quelle che rendono di più, se in queste parti mettiamo gli uffici, i centri direzionali (perché i prezzi che possono pagare queste attività sono altissimi), come minimo succederà che impoveriremo i centri storici, perch nel Piano integrato trasferiremo delle attività dalle zone più ricche dal punto di vista della rendita fondiaria, del mercato, alle zone più povere del Piano integrato.
Quando noi diciamo: "Tuteliamo il tessuto preesistente", è perch vogliamo anche tutelare il panettiere che sta sotto il grattacielo di Piazza Castello, perché è bene che lì rimanga un panettiere, o i dieci inquilini che sono in affitto secondo le leggi dell'equo canone e che intendono continuare ad abitare in quelle case. Per fare questo, per dobbiamo dare all'amministratore pubblico una forza nella contrattazione con il privato, e questa forza non è data da un "tenuto conto", perch quando il privato si siederà con il Sindaco e l'Assessore e avrà dietro di s' una legge che dice: "Tenete anche conto dei ceti sociali preesistenti" l'amministratore dirà: "I conti economici sono questi; io ne ho già tenuto conto, ma devo buttarne fuori l'80%, altrimenti i miei conti non tornano".
Se invece mantenete la preservazione ed aggiungete la tutela, è più forte il Sindaco o l'Assessore di quel Comune che, quando dovrà trattare i contenuti della convenzione del Piano integrato, avrà un'arma in più! Non dico che questa sia la risoluzione - per carità! ma è un'arma per piegare un intervento misto pubblico-privato a finalità sociali: questo è quello che dico! Dicendo "tenuto conto della tutela" si dà un'arma in più per evitare che i centri storici vengano occupati da attività e famiglie ad alto reddito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Signor Presidente, nel dare questa risposta devo anche tenere conto dell'osservazione del Consigliere Marchini, il quale correttamente aveva ritirato l'emendamento, per cui ritengo di avanzare la seguente proposta.
Tornando al testo iniziale del disegno di legge, propongo di sostituire la parola "preservazione" con la parola "tutela". La parola "preservazione" era sembrata contraddittoria con le possibilità di ristrutturazione urbanistica, di riorganizzazione e di riqualificazione, mentre la tutela del tessuto sociale esistente, per quanto mi riguarda, era già introdotta dal "tenuto conto".
Voglio ricordare ai colleghi che queste finalità si raggiungono con il Piano regolatore; qui siamo nel campo degli strumenti esecutivi, per cui se avessimo finito il comma a) laddove diceva: "valorizzazione e qualificazione ambientale e paesaggistica", nessuno avrebbe sollevato alcunché. Proprio perché si è voluto essere più realisti del Re ed introdurre l'elemento "tessuto sociale preesistente", si è scatenata una discussione che è stata interessantissima e ha richiamato un problema importante, ma che secondo me è stata sproporzionata rispetto alle reali intenzioni del proponente.
In questo senso penso di fare una proposta di mediazione che ritengo possa far saltare la parola "preservazione", che veniva ritenuta contrastante con le possibilità e con una certa elasticità connessa allo strumento urbanistico; nel contempo, salvaguarda la tutela che, a mio avviso, era anche già garantita nella precedente formulazione proposta dal sottoscritto.



PRESIDENTE

Poiché il Consigliere Chiezzi concorda, l'emendamento presentato dall'Assessore Cavallera viene ritirato e sostituito dal seguente: 8a) all'art. 4, comma primo, lettera a), la frase "della preservazione del tessuto sociale preesistente" è sostituita con la seguente "della tutela del tessuto sociale preesistente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
approvato con 34 voti favorevoli e 2 astensioni.
9) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: all'art. 4, comma secondo, la lettera a) è sostituita con la seguente: "a) le aree di cui all'art. 25 della L.R. 5/12/1977, n. 56 e successive modifiche ed integrazioni, salvo che le stesse siano già interessate da edificazioni a destinazione non agricola".
La parola al Consigliere Marchini per l'illustrazione.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, l'emendamento da noi proposto pone una questione che ci rendiamo conto non è risolubile con l'emendamento suggerito. Il problema che noi ci poniamo, dalla lettura testuale della lettera a) del comma secondo, è quello che attiene ai contenitori preesistenti nelle aree successivamente individuate come agricole dal Piano regolatore.
La normativa che stiamo approvando prevede la possibilità di considerare, all'interno dei Piani sui quali ragioniamo, delle strutture solo ai fini della loro rivalutazione rispetto alla destinazione. Il problema, però, che si pone è che, se esiste un contenitore a destinazione artigianale o comunque produttiva (che esiste), non è immaginabile che questo si riconverta in funzione agricola e quindi è da immaginare che sia destinato al progressivo degrado in quanto marginale rispetto ad un Piano integrato di intervento.
Sicuramente l'Assessore avrà colto questa contraddizione, perché noi immaginiamo di andare a tangere un'area urbanisticamente definita dal Piano regolatore come agricola: oggettivamente i contenitori artigianali e produttivi vengono mandati da questa norma al degrado, perché non ne viene consentito alcun utilizzo all'interno di un programma organico.
Mi rendo anche conto che immaginare in questa norma di potere modificare la destinazione dell'area, sia pure solo in ordine alla superficie occupata dal contenitore, con il Piano di intervento e con il Piano regolatore non è corretto. Sembrerebbe però sufficiente, a nostro modo di vedere, chiarire negli atti del Consiglio che questa norma così approvata non significa voler congelare questi contenitori, ma che possono essere utilizzati come elementi di Piano integrato qualora, attraverso gli strumenti e le procedure accelerati, di questo si faccia carico il Piano regolatore.
Comunque, vista la complessità della procedura di approvazione di un Programma integrato, non mi scandalizzo ad immaginare che sia chiaro agli eventuali soggetti interessati a produrre questa procedura che, in parallelo al Programma integrato, venga presentata una richiesta di modifica, diciamo pure parcellare, del Piano regolatore.
Se l'Assessore convenisse con questo mio ragionamento e cioè desse atto che questo articolo va interpretato nel senso che il Piano integrato pu prevedere la rivalutazione e la valorizzazione delle strutture a destinazione agricola e delle aree agricole, così come previsto dalla legge, e degli altri contenitori, qualora subentri una variazione del Piano regolatore ad hoc specificatamente finalizzata alla questione sulla quale ragioniamo, tutto questo non sarebbe da considerarsi un elemento coerente rispetto allo strumento di cui ci stiamo dotando.
Sono solo lavori preparatori, sono solo verbali di Consiglio, ma devono dare il senso agli operatori pubblici e privati che, qualora si trovino nella situazione di avere all'interno di un'area interessata un intervento programmato, la presenza di un contenitore non agricolo non deve essere considerata un ostacolo, ma al contrario deve essere considerata un'occasione per portare alla valorizzazione della funzione collocata all'interno di quel contenitore.
quindi evidente che, dopo la dichiarazione dell'Assessore l'emendamento è da considerarsi ritirato, perché se l'Assessore riterrà in qualche misura di convenire sulla nostra interpretazione noi lo ringrazieremo e ritireremo l'emendamento; in ogni caso l'emendamento è da considerarsi ritirato dopo la dichiarazione dell'Assessore, qualunque sia il contenuto. La ripulsa del nostro emendamento sembrerebbe rafforzare la tesi secondo la quale si ritiene che questi contenitori debbano essere congelati lì e quindi non essere oggetto di intervento programmato ed essere destinati ad ulteriore degrado.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Prendo atto della disponibilità del collega Marchini a ritirare l'emendamento, previo un necessario chiarimento della cui occasione, con il suo puntuale e preciso intervento, lo ringrazio. Tale questione era stata discussa in Commissione e, alla fine, ricondotta alla casistica del Piano integrato con connessa variante, nel momento in cui va ad interessare zone che hanno una diversa destinazione e che richiedono appunto la variante.
Giustamente, un lettore attento di questo articolo potrebbe fare dei collegamenti con la prima riga del comma secondo, laddove dice: "I Programmi non possono riguardare...", con un'esclusione assoluta delle zone agricole che viene confermata nel momento in cui queste zone agricole hanno una destinazione consona all'art. 25 della legge n. 56, e possono essere inserite, così come dice il testo, "se non per il solo obiettivo della valorizzazione, del recupero del patrimonio agricolo, ecc.". E'chiaro che la casistica è varia, per cui esistono i casi a cui faceva riferimento il collega Marchini che, secondo me, possono essere tranquillamente affrontati e risolti con il comma secondo del successivo art. 6, laddove è previsto il Piano integrato con contestuale variante, peraltro assistita da una procedura di approvazione accelerata.
Quindi il collega ha posto un problema reale; i testi, per quanto si facciano chiari, danno sempre adito a dubbi; se sorgono i dubbi in coloro che li hanno in qualche modo discussi a lungo, chissà quali e quanti saranno i dubbi in coloro che li dovranno applicare. Comunque, per concludere l'intervento, che spero sia stato il più chiaro possibile prendo atto della disponibilità del collega Marchini a ritirare l'emendamento, fermo restando che il caso da lui posto può, a mio avviso ricadere tranquillamente nel Piano integrato in variante perché, in quel caso, ci sarebbe la fattispecie della modifica della destinazione di zona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Alla luce dei chiarimenti dell'Assessore, confermiamo il ritiro dell'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento è pertanto ritirato.
Si proceda alla votazione dell'art. 4 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 24 voti contrari 7 astensioni 3.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 10) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 5 è abrogato.
La parola alla Consigliera Pozzo per l'illustrazione.



POZZO Carolina

Chiediamo l'abrogazione di questo articolo, anche perché non ci è chiaro come un Consiglio comunale, dopo aver attuato questo schema di convenzione con i soggetti promotori, debba comportarsi con la variante.
Per esempio, in caso di variante rispetto alla convenzione: bisogna rifare la convenzione o no? Ovviamente, il rifare la convenzione in caso di variante implica una mole di lavoro, nonché una perdita di tempo considerevole da parte dei Comuni che dovrebbero occuparsi invece di altre cose (tutela del territorio, ecc.).
Inoltre, in questo articolo non viene detto chiaramente che questo disegno di legge in realtà favorisce e previlegia il settore privato, come si legge qua e là tra le righe della relazione illustrata dal Consigliere Buzio. Infatti, nella relazione si parla più volte di meccanismo, attuato attraverso la legge, per amplificare gli investimenti nel settore stesso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

La risposta è breve. Noi ci siamo sforzati di seguire la traccia degli altri strumenti urbanistici della legge n. 56 per evitare di innovare da un punto di vista procedurale. Mi richiamo a questi, per cui il Consiglio comunale ovviamente approva gli schemi di convenzione, così come avviene nelle varianti e nelle modifiche che si apportano in Consiglio comunale ad ogni qualsiasi altro strumento urbanistico esecutivo che abbia come controparte un proponente privato.



PRESIDENTE

Se non ci sono dichiarazioni di voto, pongo in votazione l'emendamento testé discusso, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
respinto con 9 voti favorevoli, 19 contrari e 7 astensioni.
11) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: dopo il comma terzo, aggiungere il seguente comma: "4. Con le modalità di cui ai commi precedenti possono inoltre presentare Programmi integrati nonché Piani esecutivi formati ai sensi dell'art. 43 della L.R. n. 56/77 e successive modifiche ed integrazioni, i proprietari degli immobili che, in base al reddito imponibile catastale, rappresentino almeno due terzi del valore degli immobili interessati".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Questo emendamento si pone il problema delle condizioni minime affinché possano essere presentati i Programmi integrati. Ai proponenti era sembrato che la condizione minima fosse rappresentata da almeno i due terzi del valore degli immobili interessati. Una lettura più attenta e anche il contributo di funzionari presenti in aula ci fanno ritenere che, in luogo dei "due terzi", debba essere il termine "tre quarti", che trova una più opportuna legittimazione nella legge del 1942. Questo non vuole dire, sia chiaro, l'obbligatorietà del Piano nei confronti dei proprietari non consenzienti; lascia aperta la questione sia che il promotore sia il soggetto pubblico sia che il promotore sia il soggetto privato. Si tratta comunque di capire quando è legittimata una proposta di Programma integrato.
Ci sembra che l'individuazione dell'aggancio formale - nella legge del 1942 - nei tre quarti, consenta l'avvio dell'iniziativa da parte dei soggetti privati, evidentemente lasciando aperta totalmente - ma questo vale anche per il pubblico la praticabilità del Piano.
Direi che, nel caso del privato, possiamo immaginare che probabilmente per la sua possibilità di contrattazione, un soggetto che rappresenti i tre quarti possa farsi carico della soluzione dei problemi dell'altro quarto sia non considerando i soggetti non interessati all'interno del Programma sia costruendo le ipotesi di compensazione che consentono l'avvio del Programma stesso.
Quindi l'emendamento è da considerarsi corretto da "almeno tre quarti del valore degli immobili interessati".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Faccio presente ai colleghi che la legge n. 56, per i Piani di libera iniziativa, prevede una formulazione che fa riferimento ai tre quarti dei proprietari degli immobili compresi in queste iniziative.
L'art. 43 parla proprio di "Piano esecutivo convenzionato e Piano di recupero di libera iniziativa": quindi l'analogia a cui faceva riferimento il collega Marchini vi è tutta.
Penso che in questa ottica si possa accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
approvato con 22 voti favorevoli, 8 contrari e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 5, così emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 24 voti contrari 9 astensioni 5.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 12) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 6 è abrogato.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci per dichiarazione di voto.



ADDUCI Donato

No, nessuna dichiarazione di voto. Semplicemente voglio pregare il Consiglio regionale di accettare la nostra proposta di abrogazione, per una logica conseguenza aristotelica: partendo da una premessa sbagliata, tutte le altre proposizioni sono - ovviamente da un nostro punto di vista sbagliate.
Trattasi di un articolo che riguarda le procedure. In s' le procedure sono corrette, non possiamo inventarle noi; tuttavia, vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio regionale su due punti dell'art. 6: il punto 3), che recita: "Qualora il termine per l'assunzione della deliberazione comunale decorra inutilmente, le modifiche sono introdottte d'ufficio dalla Giunta regionale nel Programma integrato". Faccio presente che il termine che si dà ai Consigli comunali per procedere all'accettazione o reiezione delle osservazioni eventuali, presentate al Programma di intervento, è di soli 30 giorni. Poiché conosciamo le condizioni oggettive in cui operano i Comuni nella nostra Regione, e non solo, questo termine appare estremamente esiguo; d'altra parte, si introduce questo principio di silenzio-assenso su un termine di soli 30 giorni. L'Assessore rifletta e quanto meno metta in condizioni di operare i Consigli comunali che ne hanno volontà, ma non sempre i mezzi il punto 7), che recita: "L'approvazione della Giunta regionale comprende tutte le autorizzazioni di competenza regionale in tema di vincoli ambientali idrogeologici, forestali e di pianificazione sovracomunale la cui gestione competa alla Regione". Il senso di questo articolo mi è un po' oscuro: non capisco bene se quel "comprende" significa che acquisisce le autorizzazioni oppure se prescinde persino dall'acquisirle. Vorrei un chiarimento su questo.
Stante la struttura della legge, chiedo che l'articolo venga abrogato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 22 contrari e 6 astensioni.
13) Emendamento presentato dall'Assessore Cavallera: all'art. 6, comma settimo, è eliminata la parola "ambientali" ed è aggiunta la seguente frase "nonché contestualmente il parere ai sensi della legge n. 1497/39 e legge n. 431/85".
Se non vi sono interventi, pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
approvato con 23 voti favorevoli, 1 contrario e 13 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 6, così emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 22 voti contrari 9 astensioni 6.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 14) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 7 è abrogato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Questo articolo è quello che meglio fa comprendere come, nell'ambito della volontà di una legiferazione a valle della legge n.
179, bene avrebbe fatto la Giunta a modificare la legge n. 56: la lunga procedura qui descritta è una procedura che in parte è già prevista per analoghi strumenti urbanistici dalla legge n. 56.
Al comma terzo ho un dubbio sul fatto che si dice che "le autorizzazioni di competenza regionale non devono essere reiterate ai fini del rilascio della concessione edilizia". Non vorrei che da questo ne derivasse che, in occasione di nuovi provvedimenti urbanistici di carattere cautelare, la concessione edilizia venisse comunque poi rilasciata, anche se sono intervenuti nuovi strumenti o provvedimenti di carattere regionale.
Penso non sia così; suggerisco all'Assessore di fare una verifica in questo senso.
Nel comma quarto si vede che dovete riferirvi ad articoli già esistenti delle LL.RR. n. 52 e n. 63, quindi continuate a ripetere in un'altra legge quanto era già previsto nella legge radice. In questo modo vi è un'aggiunta di confusione; viceversa, avreste potuto, almeno su questo articolo, fare semplici integrazioni all'interno della legge n. 56.
Per questo motivo, chiediamo l'abrogazione dell'art. 7.



PRESIDENTE

La Giunta?



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

La Giunta non è favorevole a questo emendamento.



PRESIDENTE

Se non vi sono dichiarazioni di voto, pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
respinto con 9 voti favorevoli, 22 contrari e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 7 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 23 voti contrari 9 astensioni 5.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 15) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 8 è abrogato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Adduci; ne ha facoltà.



(Interruzione del Presidente della Giunta, Brizio)



ADDUCI Donato

Spero tanto che la resipiscenza cada sulla Giunta e si emendi.
Effettivamente l'art. 8 è, a mio avviso, l'articolo chiave di questa legge. Chiave sotto l'aspetto più negativo possibile: principalmente perch mette in seria difficoltà i Comuni che attuano questo strumento urbanistico. Perché? Per una ragione molto semplice.
Non bisogna essere Prometeo per capire che cosa accadrà; peraltro non serve a molto essere Epitemeo quando le cose sono già accadute; quindi, è bene pensarci un attimo adesso.
Cosa accadrà? Accadrà che saranno presentati i Programmi di intervento che vanno in una certa direzione, quindi compatibilissimi con il Piano regolatore, si apriranno i cantieri, si inizieranno i lavori e subito dopo o decorso qualche mese, si chiederanno tutte le modifiche previste dall'art. 8. Si tratta di modifiche che vanno in deroga al Piano regolatore, che possono anche essere effettuate in contrasto con il Piano regolatore stesso, all'unica condizione che il Consiglio le approvi.
Colleghi Consiglieri, interrogatevi su quali pressioni un Consiglio comunale può essere sottoposto a seguito di questo Programma! Ripeto: nella migliore delle ipotesi, e non volendo pensar male, il Consiglio, sotto moltissimi aspetti, vede su di s' esercitarsi una pressione quanto meno indebita rispetto all'oggetto della legge che sarà talmente forte per cui obbligherà il Consiglio comunale ad approvare queste variazioni in deroga allo stesso Piano regolatore.
Mi chiedo se noi possiamo approvare una cosa del genere! E' veramente inaudito.
Non voglio esagerare, Assessore, ma mi pare di essere un po' nel Regno di Semiramide. Ci troviamo in situazioni al limite della compatibilità con i Piani regolatori e dobbiamo, per forza, premere affinché queste compatibilità saltino, e per farlo legalizziamo il tutto! Lo diciamo in una legge! In sostanza, forniamo uno strumento legislativo a coloro i quali, in modo preterintenzionale e a ragion veduta, vogliono produrre e presentare sul territorio della nostra Regione dei programmi che snaturano le caratteristiche ambientali previste e tutelate dagli stessi Piani regolatori. E' veramente il massimo! Questo riguarda il volume, riguarda la dislocazione degli edifici, riguarda l'altezza degli edifici, riguarda persino il cambiamento di destinazione d'uso.
Occorrerebbe riflettere sulla portata dirompente che avrà l'art. 8 sul territorio regionale. Sono ammessi interventi di qualsiasi tipo, di qualsiasi natura; le norme di tutela, pur previste, "saltano": con l'approvazione di questa legge, favoriamo la deregolazione totale, l'uso di pressioni indebite e forti sui Consigli comunali. Di certo, non si tratterebbe di politica democratica, di consenso acquisito, volontario motivato e condiviso dagli operatori e dall'ente pubblico, ma di consenso coatto, in qualche modo estorto, per cause e natura esterne alla volontà del Consiglio comunale. Questo - ripeto - nella migliore delle ipotesi.
Lascio a tutti voi immaginare l'ipotesi peggiore: ognuno può ipotizzare e ragionare su quanto può accadere a Consiglieri comunali, sottoposti a forti pressioni, nel caso in cui di un'opera, iniziata e portata avanti, si chiede il cambiamento di destinazione. Sono considerazioni che devono farci riflettere.
Chiedo dunque ai colleghi di votare l'abrogazione dell'articolo, punto strutturale di tutta la legge. Caduto tale articolo, cadrebbe la legge stessa, cosa che mi auguro avvenga in questa sede e, se non dovesse avvenire qui, in sede di Commissariato di Governo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Giunti all'art. 8, punto nodale del testo di legge, invito nuovamente la Giunta a ritirare il disegno di legge. Tale articolo porterà allo scempio ed allo scandalo, una volta attuato il disegno di legge.
Mi auguro non ci sia malafede in tutto ciò; proprio per questa convinzione, continuo ad appellarmi a chi governa la Regione affinch rifletta su ciò che può concernere e significare l'approvazione di questo articolo e dell'intero testo di legge.
Una manovra come quella prevista creerebbe difficoltà enormi nei Comuni; ricordo gli eventi succedutisi nel Comune di Grugliasco, dove ero Consigliera comunale: rabbrividisco al pensiero di un disegno di legge come questo, con alle spalle una storia quale quella del centro commerciale "Le Gru".
E' gravissimo dare la possibilità di modificare la destinazione d'uso delle aree, degli edifici: può innescare speculazioni enormi sul territorio e pressioni indebite sui Consigli comunali stessi.
Leggo oggi su "La Repubblica" (pagina della cronaca) dell'allarme relativo a "Cosa Nostra", che punterebbe ai cantieri edili piemontesi, per i quali, in seguito all'alluvione, è prevista una ripresa di attività: attenzione a non legittimare, con un disegno di legge come questo, il potere di intervenire con opere speculative.
Concordo con il collega Adduci: è difficile urlare ai sordi; mi auguro che in seconda battuta sia il Commissario di Governo a bloccare la legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Ritengo necessario fare alcune puntualizzazioni nel merito dell'articolo.
Ricordo ai colleghi che sono presenti in Commissione ed a tutti i colleghi del Consiglio che il testo che stiamo discutendo è diverso rispetto a quello presentato inizialmente. Durante le discussioni che si sono svolte in Commissione, sono state sollevate osservazioni e tutti i colleghi hanno espresso la volontà di far andare avanti il provvedimento tant'è che, per esempio, al comma a) vi sono delle limitazioni molto precise. Parliamo di quei piccoli adeguamenti che l'esperienza fa in qualche modo ipotizzare che possano essere introdotti durante la gestione di questo Piano integrato, in modo chiaro e trasparente.
La realtà va guardata in faccia, va normata e bisogna approntare gli strumenti per rispondere ad eventuali esigenze che l'esperienza fa concludere che possano esistere. Naturalmente a fronte di questo, proprio per evitare malintesi in tutte le direzioni, sono state poste delle precise e drastiche limitazioni da un punto di vista quantitativo (andate a leggere i vari commi, che sono molto chiari).
Per quanto riguarda la paventata pressione sui Consiglieri comunali desidero in questa sede, come Assessore regionale all'urbanistica difendere l'attività dei Consiglieri comunali della nostra Regione in materia urbanistica. Nulla, ovviamente, si può escludere in linea di principio. Qualche collega ha qui richiamato un macroscopico caso particolare che mi auguro si possa ritenere isolato.
Se ci troviamo in queste condizioni, cosa facciamo? Aboliamo, azzeriamo il ruolo in materia urbanistica dei Consiglieri comunali? Ma che differenza c'è? Chissà quali pressioni, se dovessimo dare per scontato un certo ragionamento, si registrano quando il Consiglio comunale deve approvare complessivamente il Piano regolatore? E' giusto pensare quali possano essere le condizioni operative anche dei destinari delle nostre norme? E' giusto discutere e mi rendo anche conto che taluni provvedimenti hanno una certa incidenza sulla realtà e comportano discussioni di una certa durata, però in fin dei conti non possiamo in questa sede fare il processo alle intenzioni.
Voglio sperare - ma ne sono anche convinto - che nella stragrande maggioranza dei nostri 1.200 Comuni, l'unica bussola che regola l'attività e l'azione dei Consiglieri comunali è l'interesse pubblico, è l'interesse del Comune, è l'interesse generale. Mi riferisco alle centinaia di Comuni di cui molte volte mi parla anche il collega Germanetto, quando fa riferimento proprio all'impegno dei Consiglieri comunali e dei Sindaci nelle varie realtà piemontesi.
Per carità, si può ipotizzare qualsiasi cosa, ma in questa casistica si sono posti dei limiti ben precisi proprio per evitare che le ipotetiche pressioni, date e non concesse, possano snaturare le finalità di questi provvedimenti. E' una casistica che deriva dall'osservazione della realtà e con pragmatismo si approntano gli strumenti per fronteggiare le varie situazioni che possono presentarsi.
Prego i colleghi di vedere l'articolo in quest'ottica; non vi è nulla di stravolgente: vi è solamente la fornitura ai Comuni di metodi trasparenti per affrontare situazioni che sono ipotizzabili. E' chiaro che qualunque norma scritta può essere aggirata, ma queste sono solo ipotesi e comunque - per fortuna - il senso di responsabilità, il senso dello Stato che vi è nella nostra Regione, soprattutto nel mondo degli amministratori locali, personalmente mi fa stare abbastanza tranquillo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mandrino.



MANDRINO Piergiuseppe

Non intendevo intervenire in questo dibattito, anche se ormai è palese il mio voto contrario a questo disegno di legge; tuttavia, la risposta attuale dell'Assessore mi induce a rispondere.
Vorrei sapere com'è concepibile un serio discorso se non interessa tutti i cittadini piemontesi. All'art. 8, punto c), viene consentito l'aumento dell'altezza di metri 1 del fabbricato: quale cittadino piemontese può alzare di un metro il proprio fabbricato se non lo prevede il Piano regolatore? Questo è un palese servizio fatto ai grandi imprenditori, alle cooperative, ai grandi consorzi per utilizzare finanziamenti pubblici, in barba alle normative vigenti. Che questo sia legittimo perché previsto da una legge nazionale, mi sta bene; non potete però, pretendere che aderisca ad un'iniziativa che favorisce non dico quelli che hanno messo le mani sulla città, ma quasi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Dicevo prima sottovoce ai colleghi a fianco a me che è la prima volta che mi trovo d'accordo con il Consigliere Mandrino, tant'è che avevo preparato un emendamento, che presento se la Presidente acconsente relativo al punto c).
Vorrei fare tre esempi precisi relativamente alle osservazioni fatte dal collega Mandrino, perché le conseguenze del metro in più sono grandi Assessore. A parte quello che ha evidenziato il Consigliere Mandrino questo metro in più è rilevantissimo sul piano della struttura urbana.
Assessore, pensi all'allineamento dei cornicioni. Ci possono essere strade o luoghi compresi nei Piani integrati in cui l'allineamento è fondamentale.
Il fatto che, per un interesse speculativo, si consenta l'aumento di un metro senza tornare a verificare il Piano integrato, vuol dire rompere l'allineamento. Viceversa, ci possono essere casi in cui il non allineamento è altrettanto importante, perché fa parte della storia da cent'anni: una casa era bassa, una era alta, alta così, con questa distanza tra i due cornicioni e via dicendo; cambiare quel non allineamento in un'altra cosa non si può fare senza turbare un equilibrio architettonico.
Assessore Bonino, l'allineamento può essere un dato caratteristico importante. Con questa norma si dice che si può variare così: è questo il punto. Se si deve variare, noi diciamo che deve essere fatto con la stessa procedura del Piano, perché è un fatto importante.
Altro esempio, Assessore Bonino: la visuale. Gli edifici tolgono visuale o non la tolgono; un metro in più di altezza di un edificio pu togliere, da un certo punto di vista, una visuale importante. Non è che secondo noi non si possono fare varianti; noi diciamo che non possono essere fatte grossolanamente in questo modo e chiediamo di stralciare il punto c) - l'emendamento riguarda solo questo punto, a parte l'art. 8 - in quanto il problema dell'altezza nasconde problemi giganteschi che andrebbero trattati non come la variantina fatta in concessione, ma come una variante importante.
Potremmo ledere veramente delle forme urbane belle e una ricchezza che abbiamo: la punta di una collina, potrebbe non vedersi più. Sono fatti che bisogna vengano esaminati in una variante precisa e non dati come per scontati.
Il punto c) è diverso dalle altre lettere che vanno dalla a) alla e) proprio per questo fatto del metro. Se poi si aggiunge quanto diceva il Consigliere Mandrino, è vero che per i Programmi integrati possiamo non osservare le altezze (storicamente è uno dei pochi casi, perché le destinazioni d'uso e i ceti preesistenti sono stati tutti maciullati), ma quello dell'altezza - lo sa chi ha operato è un vincolo che anche a Torino è stato sempre rispettato, meno che nella fase della ricostruzione del dopoguerra (come il grattacielo di Piazza Solferino, ma gli esempi si contano sulle dita di una mano).
L'altezza è proprio un termine di riferimento intoccabile, a meno di cambiare regolamenti edilizi, Piani regolatori e Piani particolareggiati.
Suggerisco quindi all'Assessore Cavallera di mantenere questo elemento di tutela dell'altezza anche all'interno dei Piani integrati, stralciando il punto c).
Se la Presidente acconsente, consegno questo emendamento per iscritto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento abrogativo dell'art. 8.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 18 contrari e 5 astensioni.
16) Emendamento presentato dal Consigliere Rivalta: la lettera b) del comma primo dell'art. 8 è sostituita dalla seguente: "b) per variare il volume o la superficie del Programma integrato, quando le variazioni riguardino il recupero di edifici esistenti e non siano superiori al 5% del volume o della loro superficie, purché alla variazione corrisponda l'adeguamento degli standard previsti dalle leggi vigenti e il conseguente adeguamento della convenzione".
La Giunta accoglie l'emendamento. Lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli e 5 astensioni.
17) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: la lettera c) dell'art. 8 è soppressa.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Non sono favorevole ad accogliere questo emendamento, e la ragione è semplice. E' il solito discorso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Qui siamo sempre daccapo: l'atto è del Consiglio comunale, quindi non di un organo monocratico. L'ipotesi l'ha fatta il collega Marchini questa mattina: e se l'edificio fosse più basso e il metro in più servisse per allineare il cornicione? E' chiaro che in Commissione abbiamo adottato la cautela di impedire la modifica del numero dei piani; richiamo anche il lungo ed approfondito dibattito che abbiamo già fatto e che è giusto riprodurre anche in questa sede, perché la sede propria è quella del Consiglio regionale, per crediamo con questa limitazione e nell'ottica precedentemente enunciata di dare una facoltà al Consiglio comunale... Qui tutto viene presentato come un vantaggio, come se fosse automatico, come se il proponente dicesse: "Voglio alzare di un metro". No, a fronte di proposte di questo genere, ci saranno istruttorie urbanistiche e conseguentemente una decisione del Consiglio comunale.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
respinto con 7 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 8, come emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 21 voti contrari 7 astensioni 6.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 18) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 9 è abrogato.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il motivo per cui proponiamo di abrogare questo articolo è il seguente.
L'articolo non dice nulla che non possa essere fatto con gli strumenti già a disposizione. C'è una sola parola che getta un'ombra su questo articolo.
La parola è "comunque", perché si dice che "su espressa richiesta, i Programmi integrati possono usufruire di finanziamenti su fondi pubblici": questo va bene (si fa una richiesta), però si aggiunge "comunque stanziati". Sul tema dei finanziamenti si dice che sono arrivati i Programmi integrati e che, su espressa richiesta, possono usufruire di finanziamenti a valere su fondi pubblici comunque stanziati per gli interventi di edilizia residenziale pubblica. Sembra proprio di raschiare il barile: arrivano le grandi burocrazie, le grandi finanziarie con la loro corte di tecnici, si presentano sul mercato e vanno dai Sindaci e dagli Assessori per raschiare via tutto. Da qui nasce la paura di uno squilibrio per questo arrivo in massa di operatori talmente forti da riuscire ad usufruire anche di fondi fermi, e l'edilizia rischia di andare tutta nelle mani di queste persone.
Nel secondo comma, si dice "che questi interventi edilizi possono essere attuati anche attraverso società a capitale misto". Ma chi ha mai impedito a chicchessia di formare società a capitale misto per gestire i Piani regolatori o i Piani particolareggiati? Quindi, anche questo è inutile scriverlo o, se è utile, è fatto con una logica che non condividiamo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Credo che i timori espressi dal collega Chiezzi non sussistano. Se è vero, com'è vero, che alla Cassa Depositi e Prestiti sono depositati 20.000 miliardi di fondi pubblici che non riescono ad essere spesi proprio per difficoltà...



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

I "se" e i "ma" sono i punti di partenza. Noi tentiamo di dare delle risposte con la legislazione nazionale vigente. Se poi la seconda Repubblica ora nascente riuscirà a legiferare sui suoli e su altri argomenti in modo più efficace della prima, certamente potremo iscriverci anche ad altre scuole di pensiero.
Ora è necessario dare alle parole il loro giusto significato. Si dice: "Ci sono i fondi dell'edilizia sovvenzionata, ci sono i fondi dell'edilizia agevolata e ci sono i fondi gestiti direttamente dal CER con i programmi speciali". Si vuole solamente dire questo e nient'altro.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
respinto con 7 voti favorevoli, 23 contrari e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 9 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 23 voti contrari 7 astensioni 3.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 19) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 10 è abrogato.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Non sono favorevole a questo emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento abrogativo dell'art. 10.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
respinto con 7 voti favorevoli, 23 contrari e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 10 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 23 voti contrari 7 astensioni 3.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 20) Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Chiezzi: l'art. 11 è abrogato.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Non sono favorevole a questo emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento abrogativo dell'art. 11.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
respinto con 7 voti favorevoli, 23 contrari e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 11 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 23 voti contrari 7 astensioni 3.
L'art. 11 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, abbiamo parlato a lungo di questo provvedimento di legge e personalmente ho portato gli argomenti del Gruppo a sostegno della nostra opposizione. Non mi dilungo oltre, se non per aggiungere un solo elemento che non ho dichiarato esplicitamente in tutti gli interventi, ma che a questo punto mi interessa esplicitare ed isolare dagli altri perché siamo anche giunti in un momento in cui bisogna cercare di sintetizzare, di avere elementi di sintesi estrema sui motivi di opposizione ad un provvedimento come questo.
Il Gruppo Rifondazione Comunista voterà contro in quanto teme che con questa legge possano essere consentite delle gigantesche speculazioni edilizie: questo è il motivo ultimo di preoccupazione da parte nostra.
Speriamo che non sia così, ma temiamo che ciò accada.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Vorrei far notare all'Assessore che le nostre osservazioni non partivano dal punto di vista che lui ha voluto esasperare rispetto agli Amministratori comunali della Regione. Il nostro operato non era assolutamente un intervento che volesse in qualche modo mettere in dubbio la capacità degli Amministratori della Regione Piemonte! La capacità degli Amministratori comunali è fuori discussione, come del resto era fuori discussione il dire che negli Amministratori vi è un deficit di cultura urbanistica.
Mi spiace Assessore, non è vero, noi non abbiamo mai detto cose di questo genere! E siamo convinti che il senso di responsabilità degli Amministratori sarà un elemento, forse l'unico, che potrà attutire gli effetti dirompenti di questa legge.
Quindi, la prego di prendere atto di questo e di tenere presente che lei ha frainteso volutamente le nostre obiezioni in merito.
Peraltro, vorrei far notare che qui non è questione del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: no, Assessore; questo, che è "ancora" un disegno di legge, è un bicchiere rotto e tanti potrebbero tagliarsi le mani! Non è n' pieno n' vuoto: è semplicemente rotto.
Se questo disegno di legge diventerà legge - e mi richiamo nuovamente a quanto dicevo sulla responsabilità degli Amministratori dei Comuni della Regione Piemonte - che cosa succederà? Che gli strumenti di tutela dei cittadini, dell'ambiente e degli stessi Amministratori, in particolare del Sindaco, verranno trasformati in una clava! Una clava che verrà data in mano - è tutto scritto qui - agli approfittatori, agli speculatori ed ai corruttori di ogni genere! Per questa ragione, io voterò convintamente in maniera contraria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo voterà a favore di questa legge. Prende atto, e chiede che anche i colleghi lo facciano, che questo testo è ben diverso da quello originario. Bisogna dunque dare atto alla Giunta di avere governato l'obiettivo di rendere più gestibili in termini pratici alcuni disegni e di averlo realizzato passando attraverso situazioni diverse in Consiglio e rispettando delle condizioni che da alcune parti politiche sono state poste; contestualmente, in particolare l'Assessore, ha conservato la libertà di valutazione specifica sulle singole questioni e quindi bisogna dargli atto di essersi misurato con il Consiglio in termini di disponibilità, anche nel rispetto di un nuovo rapporto politico che nel testo della legge c'è ed è significativo.
Non capisco alcune grosse incongruenze emerse negli interventi di alcuni oppositori. Cosa significa tutela degli Amministratori? Vuol dire che noi, Regione, dobbiamo sancire delle norme sotto le quali gli Amministratori possono essere irresponsabilizzati, quindi stare sotto una specie di parapioggia che li tiene lontani dai rischi dell'assunzione di responsabilità? Vuol quindi dire che le decisioni sul nostro territorio competono alla Regione? Non facciamo dei ragionamenti politici, perché su questo potremmo tutti dire la nostra; facciamo dei discorsi culturali. Uso questo termine, che non riguarda la mia valutazione, ma il maestro in questo campo: il prof.
Astengo. Astengo ci ha lasciato scritto che la caratteristica del nostro Piemonte è quella di non avere una caratteristica: il paesaggio urbano, e comunque il paesaggio piemontese, non è riconducibile ad omogeneità, ad un modello. Egli faceva l'esempio della Toscana, dicendo che, se dovessimo immaginare questa Regione, la immagineremmo come un insieme di quadri che si ripropongono più o meno significativi, ma in una linea di continuità in tutto il territorio.
Il nostro Piemonte invece, che sicuramente è una delle Regioni più diverse e quindi più belle per la sua varietà, non solo d'Italia, ma probabilmente d'Europa, presenta forti connotazioni di diversità sul suo territorio. Diversità che sono affidate all'interpretazione dei Comuni e che non possono essere richiamate ad una centralità regionale di un modello culturale o politico.
Noi dobbiamo mettere in cantiere gli strumenti di governo dei processi ma non possiamo essere gli interpreti esclusivi, soprattutto quando si tratta - come in questo caso - di capire se deve essere il Consiglio comunale arbitro nel valutare se modificare l'altezza di un metro di un edificio possa alterare o meno la scenografia mirabile, come dicevano nel '700, di un certo ambiente.
L'Italia è il Paese delle cento torri e delle cento città, e non di un impero; in particolare il Piemonte è la Regione dei mille e più campanili (cioè il numero dei Comuni). C'è da augurarsi che, all'interno di un disegno comune di rispetto dell'ambiente e di innalzamento della qualità della vita, gli Amministratori sappiano coltivare ed esaltare le loro specificità e le loro caratteristiche, non riconducendole ad un modello omogeneo, che non esiste e non è mai esistito. Questo, sì, sarebbe un falso storico: introdurre degli elementi omogeneizzanti rispetto ad una realtà fortemente diversificata.
Mi rendo conto che fare l'opposizione qualche volta porta ad esasperare taluni concetti. Occorre peraltro prendere atto che dobbiamo cercare di costruire le condizioni affinché la Regione possa perseguire obiettivi di alta gestione del territorio e delle linee anche culturali dell'urbanistica, riconoscendo comunque ai Comuni l'ultima parola nell'interpretazione reale delle norme (interpretazione nel senso urbanistico, non giuridico).
Se così non è, cari colleghi, faciliteremo e renderemo sempre più pregnante l'opera di banalizzazione dei falsi profeti o dei solisti veneti che coniugano un messaggio nella metropoli torinese, per cui questo diventa quello che si deve fare anche nel più piccolo Comune. Ricordiamo soltanto la vicenda "giallo Piemonte": abbiamo scoperto che a Torino c'era il "giallo Piemonte", che non è mai esistito, e tutte le nostre città sono state impestate dal "giallo Torino" che doveva diventare il colore di tutti i centri storici! Ogni città ha il diritto-dovere di riconoscere qual era il suo modello e su questo interpretare o, meglio, applicare la legge regionale, non in un delirio libertario ed individualistico, ma con quegli elementi di specificità e di caratterizzazione, nel rispetto della nostra storia che, come ci diceva Astengo, è una storia di diversità che ne fanno la caratteristica d'essere dell'ambiente della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Gli interventi del Consigliere Marchini sollecitano i miei. Il Consigliere Marchini ha appena affermato che bisogna mettere in cantiere strumenti per il governo del territorio; in realtà, questa legge apre i cantieri, non mette in cantiere degli strumenti. Mi pare che la questione sia completamente diversa e non riesco a capire il suo intervento, che va in una direzione opposta rispetto al disegno di legge in discussione mentre poi dichiara di votare favorevolmente.
Mi pare che con questo disegno di legge si metta in atto una grossa contraddizione oppure una verità, cioè mi pare che, di fatto, la Giunta non creda alla programmazione, perché la programmazione si fa attraverso i Piani regolatori. Se è vero che un Comune deve in qualche modo caratterizzare il suo territorio diversificando, ciò è possibile con il Piano regolatore, avendo a disposizione tutti gli strumenti di programmazione e di controllo sul territorio; il disegno di legge in questione, invece, ancora una volta scardina uno strumento importantissimo di tutela del territorio.
Voterò quindi contro. Peccato non serva a nulla chiedere, ogni volta delle cose che abbiano un qualche buon senso e si debba tornare a ridiscuterle quando si verificano i disastri. Ovviamente, non c'è bisogno di attendere la storia per capire cosa accadrà con questo disegno di legge.
E' sufficiente attendere la cronaca dei prossimi mesi: entro un anno avremo già gli effetti, ritengo disastrosi, di questo disegno di legge.
Peccato che oggetti di tutela siano stati trasformati, in modo per me incomprensibile, in strumenti che invece danno delle opportunità ed aprono le porte agli speculatori. E' davvero un gran peccato, soprattutto dopo le cose dette e fatte a seguito del recente evento alluvionale; dopo le cose dette e fatte nei confronti del Governo romano (per intenderci) e della polemica sorta tra Regione Piemonte e Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Intervengo semplicemente in una battuta per ribadire il voto contrario del Gruppo dei Verdi, nella sostanza fondato sulla valutazione che, con l'approvazione di questo disegno di legge regionale, si apre un'ulteriore ferita in quel quadro normativo così positivo introdotto dalla L.R. n. 56 del 1977, che aveva avuto quale suo ispiratore il più volte richiamato in quest'aula, prof. Astengo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Commercio

Esame progetto di legge n. 497: "Disciplina delle funzioni attribuite alle Regioni dalla legge 28/3/1991, n. 112 in materia di commercio su aree pubbliche. Modifica della L.R. 7/9/1987, n. 47"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 497, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Relatori sono i Consiglieri Foco e Mollo.
La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, con il disegno di legge in esame viene data attuazione a quanto previsto dalla legge 28/3/1991, n. 112 e dal decreto ministeriale 4/4/1993, n. 248 in ordine alle funzioni amministrative relative al commercio su aree pubbliche.
La legge n. 112 ha infatti attribuito alle Regioni nuove competenze per la gestione delle istanze relative al commercio su aree pubbliche fatta eccezione per il commercio continuativo sul medesimo posteggio e sul medesimo mercato, competenza questa rimasta alle Amministrazioni comunali.
Il disegno di legge in esame afferma il ruolo programmatico regionale ed individua una prima fase di attività, che si conclude con un nulla osta del Presidente della Giunta regionale dopo che, in ossequio ai principi di organizzazione fissati con il citato DM n. 248/93, siano stati individuati i possibili soggetti cui assegnare le autorizzazioni al commercio su aree pubbliche. Dopo tale fase è affidato ai Comuni, sotto forma di delega, il compimento della fase successiva e conclusiva che porterà al rilascio del titolo autorizzativo.
Alla Regione Piemonte sono affidate, come ribadisce l'art. 2, funzioni di indirizzo attraverso l'emanazione di criteri ed inoltre disposizioni di dettaglio per la presentazione delle domande. Presupposto di base per l'attività della Regione nel procedimento, delineato in due fasi, è comunque la collaborazione con le Amministrazioni comunali che forniranno notizie in merito alle disponibilità di posteggi ed alle quali è affidato il rilascio dei titoli autorizzativi. Nel periodo di transizione, fino all'approvazione degli indirizzi citati, non è ammessa alcuna delibera istitutiva di nuove aree mercatali in quanto tali aree dovranno avere caratteristiche di assoluta conformità con i criteri adottati dal Consiglio regionale.
Procedendo nella lettura organica della legge proposta si evidenzia che sulla base dei riferimenti normativi già citati il Consiglio regionale sarà chiamato ad emanare i criteri programmatici e la modalità di presentazione delle domande entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge.
Sulla base di tali criteri, che potranno essere oggetto di aggiornamenti annuali, e di dettagliate disposizioni inerenti sia alla tempistica che alle modalità già contenute nell'articolato in esame, i Consigli comunali potranno adottare deliberazioni istitutive o di ampliamento di aree mercatali ed in forza della subdelega concessa potranno procedere alla conversione delle autorizzazioni già rilasciate; al rilascio, previo nulla osta regionale, di nuove autorizzazioni; alla volturazione in caso di trasferimento in proprietà o gestione; alla sospensione ed alle revoche; all'estensione merceologica; all'accoglimento delle rinunce ed al trasferimento. Gli stessi Comuni avranno comunque l'obbligo di inviare alla Regione la segnalazione delle disponibilità di aree residue e le relative variazioni. Gli elenchi delle aree disponibili verranno pubblicati annualmente sul Bollettino della Regione e costituiranno fondamento per aprire la fase istruttoria del rilascio del nulla osta regionale.
Il Presidente della Giunta regionale procederà inoltre alla nomina delle Commissioni di esperti, con ruolo consociativo, a livello regionale e provinciale.
Ma la proposta di legge in esame propone altresì una modificazione alla legge regionale in materia di fiere e mercati, la n. 74/84, modificazione che si rende necessaria stante il fatto che la più recente legge nazionale prevede una sostanziale coincidenza tra le fiere periodiche, le sagre ed i mercati. Si tratta di una modificazione decisa in Commissione a seguito del dibattito e, in particolar modo, a seguito della consultazione che svoltasi in ottobre, hanno visto la partecipazione delle Associazioni economiche di categoria. Le principali osservazioni mosse in tale occasione vertono sulla gestione del periodo transitorio e di riconversione delle autorizzazioni e sull'opportunità di porre il veto a manifestazioni fieristiche nei giorni domenicali e festivi. Osservazione, quest'ultima pienamente accolta nell'articolato, fatta la dovuta eccezione per fiere mercato, sagre e mercati domenicali istituiti in data precedente l'emanazione della legge nazionale n. 112 del 1991.
In sintesi, si può affermare come la normativa in materia di fiere mercato e sagre venga trattata in modo esaustivo dall'articolato in esame mentre tutto quanto attiene a manifestazioni fieristiche e centri fieristici continua ad essere regolato dalla L.R. n. 47/84.
Ci si è inoltre preoccupati di apportare al testo della previgente legge in materia di fiere tutte quelle modificazioni di coordinamento che si sono rese necessarie stante l'abrogazione del titolo afferente le fiere periodiche. E' comunque evidente che occorrerà quanto prima porre mano ad un riordino complessivo della materia alla luce delle più recenti disposizioni emanate a livello nazionale.
In termini finanziari le entrate derivanti dalla concessioni regionali sono previste per il 1995 in un miliardo di lire. Il 60% di tale importo verrà trasferito annualmente dalla Giunta regionale ai Comuni per l'esercizio della subdelega conferita. Il restante 40% verrà utilizzato per finanziamenti e contributi in conto capitale agli enti locali per investimenti relativi allo sviluppo di strutture di sviluppo della rete distributiva del commercio nella nostra Regione.
La legge proposta si configura pertanto come uno strumento chiaro che al di là degli obblighi sanciti dalla legge nazionale, tende ad introdurre elementi di decentramento delle decisioni e di trasparenza nell'attività istruttoria di supporto alle decisioni".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Emendamento presentato dai Consiglieri Coppo, Vaglio, Mollo e Foco: 1) il comma terzo dell'articolo viene così sostituito: "3. Qualora non siano pervenute le designazioni nei termini fissati al precedente comma, il Presidente della Giunta regionale, avvalendosi del potere di surroga, provvede comunque nel termine di 30 giorni alla nomina delle Commissioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
approvato con 31 voti favorevoli e 1 astensione.
Si proceda alla votazione dell'art. 3, così emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 20 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
La legge è approvata.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,20)



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