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Dettaglio seduta n.32 del 19/12/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 15) all'o.d.g. esaminiamo la proposta di deliberazione n. 74.
Il Consigliere Chiezzi, che era già intervenuto nella seduta di ieri chiede nuovamente di parlare. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa deliberazione riguarda nuovamente la concessione di proroghe all'esecuzione di opere per l'edilizia sovvenzionata. Le proroghe riguardano gli Istituti Autonomi Case Popolari e sono motivate, in modo generico, da carenze di personale tecnico. Nel caso gravissimo dello IACP di Torino si tratta, sulla base delle informazioni che ho ricevuto da parte dei componenti del Consiglio di amministrazione, di grave imprevidenza da parte dell'Istituto stesso nell'approntare i progetti che avrebbero consentito di spendere i 23 miliardi disponibili per le opere di manutenzione.
La situazione nei quartieri di edilizia economica e popolare gestiti dallo IACP è di grave malessere e di tensione sociale, soprattutto per il cattivo stato manutentivo nel quale vengono tenuti gli stabili, che provocano disagi di ogni genere; le persone che vi abitano non vedono mai la risoluzione dei loro problemi; sono problemi semplici, di gestione, che non vengono risolti per anni e creano i malumori che conosciamo. Quindi mentre nei confronti degli IACP delle altre province la situazione e i ritardi possono essere dovuti a fatti contingenti, la situazione che riguarda lo IACP di Torino è dovuta chiaramente a cattiva gestione. Stiamo discutendo un provvedimento con il quale la Giunta regionale consente una proroga allo IACP di Torino, che ha gestito il patrimonio con una superficialità tale da non predisporre neppure gli atti necessari, per spendere i soldi disponibili. Mi sembra che questo fatto non possa essere semplicemente inserito in una deliberazione e votato.
Ieri l'Assessore Carletto, con alcuni colleghi Consiglieri, ha incontrato gruppi di famiglie, abitanti nei quartieri dello IACP di Torino che hanno segnalato fatti arcinoti, di fronte al quali non si può restare inerti.
Ricordo che il giorno 11 dicembre 1990 il Capogruppo del Partito comunista, il sottoscritto ed altri due Consiglieri hanno inviato al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore Carletto una lettera nella quale, in relazione a questo stato disastroso, chiedevano come primo atto per il risanamento dell'Istituto il commissariamento dello stesso per creare le condizioni per l'avvio del suo risanamento e della sua riforma.
Quanto ho appena richiamato, l'imprevidenza dell'Istituto e di chi lo dirige nell'approntare i progetti, il cattivo rapporto con l'inquilinato la mancata riforma dell'ente che continua ad essere sottoutilizzato mentre si continuano a dare incarichi all'esterno per centinaia di milioni richiedono, come primo atto, il cambio al vertice del personale politico responsabile. Se non si prendono decisioni di questa portata e di questa natura, se non si sancisce, con un atto di commissariamento, una svolta nella gestione dello IACP, si ripropone la gestione amministrativa da parte di personale politico che ha dato cattiva prova di efficienza e di efficacia negli interventi. Chiedo su questo una risposta dell'Assessore.
In ogni caso la lettera con questa richiesta è agli atti e il Gruppo comunista potrebbe anche trasformarla in un ordine del giorno da votare in Consiglio, a seguito della discussione di oggi o in base a quanto ci riferirà l'Assessore.
Inoltre nella deliberazione ci sono due variazioni di programma sulle quali vale la pena soffermarsi. Nei programmi si prevedeva l'utilizzo di fondi per recuperare alcuni fabbricati esistenti; questi fondi vengono Invece trasferiti per interventi di nuova costruzione. Le spese di recupero e di risanamento degli alloggi e le spese di nuova costruzione, dopo lunghe discussioni, erano state suddivise in modo da riconoscere un valore prioritario alle risorse spese per recuperare il patrimonio esistente, che sappiamo essere vasto e poco utilizzato.
Dalle cifre elencate nel piano decennale si può notare come all'inizio le spese di recupero fossero ingenti e superassero il 50%. Poi anche in questo settore c'è stato un cambiamento: ultimamente le spese volte al risanamento e al recuperare degli alloggi o dei fabbricati si stanno assottigliando. Questo è uno di quei casi. Lo segnalo perché ritengo che questo tema debba essere tenuto vivo dal punto di vista delle scelte di priorità politica. Occorre verificare come mai il recupero stenta a mantenere le quote di intervento sin qui avute ed approntare i necessari correttivi. In questo mi riallaccio a quanto ho chiesto nella giornata di ieri in merito alla deliberazione precedente quando ho chiesto di predisporre un esame della situazione per correggerla.
C'è poi la parte che riguarda il mandato alla Giunta. Richiamo le proposte e i commenti che ho svolto in occasione della deliberazione precedente e chiedo all'Assessore risposte su quanto ho chiesto, in particolare sul problema della gestione dello IACP, della struttura del Consiglio di amministrazione e dei suoi vertici, dal quale dipendono secondo il Gruppo comunista, molte cose. Si riconferma il vertice precedente? A noi sembra sia una scelta sbagliata quella di riconfermare per la seconda volta chi ha gestito male un Istituto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Signor Presidente, intervengo allacciandomi a quanto è stato detto ieri sull'Istituto Autonomo Case Popolari. Mi auguro che vi sia una revisione della legge istitutiva, perché l'avere estromesso completamente i Comuni costituisce a mio parere un elemento non positivo.
I Consigli di amministrazione degli Istituti Autonomi Case Popolari vengono nominati su indicazione delle Provincia e delle categorie e associazioni interessate: i Comuni sono estromessi, anzi, vi è addirittura incompatibilità tra la carica di membro di un Consiglio di amministrazione IACP e la carica di Consigliere comunale. Non credo che questo sia un elemento positivo per il miglior collegamento tra i Comuni e gli IACP soprattutto per intervenire nel recupero dell'esistente.
Sul piano delle realizzazioni da parte degli Enti attuatori vorrei per ricordare all'Assessore che i ritardi sono certamente dovuti anche alle responsabilità dei Comuni e del progettisti, ma anche della Regione nell'approvare i Piani di zona. Quello che ha complicato ancor di più le procedure è la doppia approvazione, della Commissione regionale e delle Commissioni decentrate istituite presso gli IACP, il che comporta mesi ed anni di tempo solo per l'approvazione del progetto. Se poi sul progetto vi sono delle osservazioni particolari, allora i tempi si raddoppiano, i E' vero quanto dice l'Assessore a proposito delle aree, ma dobbiamo ricordare che le aree fanno parte dei plani di cui alla legge n. 167 e che i tempi di approvazione dei piani stessi da parte della Regione sono piuttosto lenti.
Mi ha preoccupato l'intervento del Consigliere Marchini allorquando sostiene .che dovremmo valutare l'attività dei Comuni e quasi invoca non dico un potere sostitutivo della Regione, comunque un potere di intervento repressivo. A mio avviso si confondono i ruoli: se gli amministratori comunali sono inetti ci penseranno gli elettori, ma non credo che la Regione debba intervenire. Occorre invece ridurre i tempi di sua competenza, soprattutto per quanto riguarda l'approvazione dei plani della legge n. 167 che sono il presupposto per avere le aree.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'edilizia

Signor Presidente, alla fine della seduta di ieri e all'inizio di quella odierna si è parlato di case, non solo in aula, ma anche in un incontro con gli sfrattati avuto ieri in Consiglio, incontro che è terminato alle ore 19,30. E' stata posta una serie di questioni di carattere generale e altre questioni più puntuali e precise che attengono agli enti gestori. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti all'incontro.
Ho cercato di dare delle risposte al quesiti posti; la riunione si è conclusa con l'impegno di verificare nei prossimi mesi se le scadenze e gli impegni assunti saranno stati rispettati.
Ritengo di dover fare alcune considerazioni in replica ai colleghi che sono intervenuti sulla deliberazione in oggetto. Anche in questo caso chiediamo la proroga come abbiamo chiesto per la deliberazione votata ieri sera relativamente alla edilizia agevolata. Queste proroghe - l'ho già detto ieri, ma voglio riconfermarlo nell'attuale fase della vita regionale in questo settore sono proroghe dovute; l'alternativa sarebbe la revoca dei finanziamenti. In questa Regione non è mai successo che siano stati revocati dei finanziamenti. Poiché mi sono già costruito la fama di essere un decisionista, vorrei tentare di smentire questa fama e quindi non ritengo opportuno intervenire con delle revoche in questa fase. Stiamo invece facendo un'azione nei confronti del soggetti attuatori (consorzi di imprese, cooperative, IACP, Comuni) chiedendo loro un impegno più forte per consentirci di spendere le risorse che abbiamo erogato e per consentire la cantierabilità dei nostri progetti il più rapidamente possibile.
Personalmente con i funzionari dell'Assessorato ho avuto discussioni confronti quotidiani con i destinatari delle risorse per cercare di superare le difficoltà e per trovare il modo di non dover più ricorrere alle proroghe. Alla scadenza delle proroghe verificheremo se il nostro lavoro avrà dato dei risultati. Se poi, collega Squillarlo, troveremo qualche amministrazione comunale che nonostante gli inviti, i sostegni tecnico-giuridici, continua a non voler capire, questa pagherà il prezzo della sua inerzia e quelle risorse verranno impiegate in altre realtà dove magari esiste altrettanta tensione abitativa e dove le amministrazioni comunali sono in grado di spendere i quattrini con rapidità. Sono d'accordo con il collega Squillarlo nel dire che gli amministratori saranno comunque sottoposti al giudizio dell'elettorato, per cui la loro incapacità di governo verrà punita.
Questo atto di proroga lo faccio sapendo che dovremo arrivare ad una fase in cui le proroghe non saranno più necessario e questo vorrà dire che la capacità di spesa della Regione sarà molto più forte e quindi la risposta al problema della casa sarà più puntuale: cercheremo di arrivare tutti insieme a quella stagione che speriamo non troppo lontana. Il collega Chiezzi ha sollevato la questione delle nuove costruzioni e del recupero.
Abbiamo individuato in modo un po' approssimativo che nell'area metropolitana torinese occorrono 10 mila alloggi. Questo dato lo verificheremo. Riteniamo che questi 10 mila alloggi vengano possibilmente individuati nel recupero del patrimonio edilizio e nel recupero dei contenitori ex-industriali obsoleti attraverso del piani di recupero che restituiscano spazio e verde alla città, quindi con l'obiettivo di riqualificare la città di Torino e la prima cintura.
Ricordo che ho assunto l'incarico dell'Assessorato da pochi mesi e che non ho ancora potuto con atti concreti definire una politica. Vorrei per assicurare il Consigliere Chiezzi e riconfermare il nostro impegno rispetto al recupero che noi consideriamo strategico nell'individuazione della futura città; soprattutto questa riqualificazione urbana deve avvenire attraverso il concerto della parte urbanistica del mio Assessorato con la parte edilizia residenziale pubblica, che devono dialogare di più e definiti gli obiettivi, devono portate a dei risultati.
Per quanto riguarda il mandato alla Giunta, credo valga il ragionamento svolto ieri sera.
Ho presentato gli emendamenti e riconfermo che verrò in Commissione a riferire sugli eventuali cambiamenti. Il collega Squillarlo ha ragione quando dice che dobbiamo ridurre i tempi regionali. Prima di chiedere ai Comuni di mettersi a posto, anche se ciò può comportare qualche penalizzazione, dobbiamo essere a posto noi come Regione se vogliamo essere credibili. Questo vale per l'approvazione degli strumenti urbanistici perché non è vero che è sempre colpa della Regione, talvolta è anche colpa del Comuni; noi però non abbiamo il coraggio di dirlo perché abbiamo purtroppo delle responsabilità nostre, quindi anche da questo punto di vista la questione dell'approvazione del progetti è sicuramente un aspetto importante.
All'Interno di questa osservazione puntuale di Squillarlo vorrei fare un ragionamento più ampio. Sto per presentare un disegno di legge di ridefinizione legislativa di tutto il pacchetto casa; all'interno di questo c'è una diversa proposta organizzativa per affrontare i progetti. Oggi ci sono le Commissioni periferiche degli IACP e una Commissione a livello centrale con un doppio passaggio, così come abbiamo sempre avuto un doppio passaggio nell'esame degli strumenti urbanistici, perché l'istruttoria e la relazione al CUR non era altro che un doppio esame sulla stessa pratica.
Nel corso degli anni si sono definite queste storture, cercheremo di modificarle e in quel progetto di legge prevederemo dei meccanismi più semplici che snelliscano i tempi regionali.
L'ultima questione riguarda lo IACP di Torino. E' una questione delicata e addirittura difficile da capire; è una situazione che ha dei riscontri in altri IACP del Piemonte. C'è una grande contraddizione di carattere generale che riguarda lo IACP in Italia. Questo istituto non pu essere chiamato da un lato a svolgere una funzione prettamente economica con tutti i risvolti di un ente economico: i bilanci in pareggio, i canoni da far pagare a tutti fino all'ultima lira, ecc., che è quello che ci viene chiesto da due anni con una insistenza preoccupante da parte di organismi nazionali che vigilano sulla pubblica amministrazione, i quali dicono che le responsabilità degli enti gestori e dell'organo di vigilanza sono precise e definite, e dall'altro lato essere chiamati a gestire una fascia sociale estremamente difficile e delicata.
Quando da un lato si chiede allo IACP di far pagare i canoni fino all'ultima lira e dall'altro lato lo IACP ha a che fare con un inquilinato che non è in grado di pagare l'affitto, la contraddizione è chiara e va risolta a livello nazionale con una legge. Se lo IACP è un ente economico occorre un fondo sociale che intervenga nel momento in cui una parte dell'inquilinato non è in grado di pagare l'affitto e le spese generali.
Questa situazione grave è controllabile negli IACP di Biella, Vercelli Novara, Alessandria, che gestiscono 3.000/4.000 alloggi, diventa per drammatica negli IACP che gestiscono grandi patrimoni edilizi, a Torino Milano, Roma, Napoli. Lo IACP di Torino gestisce 34/35.000 alloggi. E poi ci sono i fatti locali che hanno una storia che cercherò di individuare per ricostruire la storia dello IACP di Torino. I problemi dello IACP di Torino sono incominciati quando intervennero le questioni delle case Fiat e hanno continuato fin quando, all'inizio degli anni '80, per poter avere qualche soldo in più da spendere si sono estinti mutui che erano stati contratti al 5% e se ne sono accesi di nuovi al 12% o al 13%. Qui c'è una responsabilità complessiva di una gestione che è finalizzata al consenso quotidiano e il consenso quotidiano in questo settore è facile raccoglierlo ed è anche facile perderlo, e non ad una strategia di gestione dell'istituto. Se gestiamo uno IACP finalizzando la nostra azione istituzionale al consenso quotidiano, inevitabilmente portiamo l'Istituto in una situazione finanziaria drammatica.
Poi ci sono tutti i problemi della manutenzione fatta male e in ritardo, dell'inquilinato al quale si chiede l'adeguamento ai canoni previsti dalla legge. L'inquilinato pagherebbe se le manutenzioni fossero fatte: le manutenzioni non si fanno perché talvolta mancano i soldi talvolta mancano i progetti.
La vicenda di questo finanziamento. Consigliere Chiezzi, che attiene a quattrini per manutenzione non ancora spesi e che è stata oggetto di un mio durissimo intervento nei confronti dell'Istituto, ha ottenuto la promessa formale che entro la fine di quest'anno o i primi di gennaio ci siano i progetti, quindi dovrebbero partire gli interventi. Questa è la situazione dello IACP di Torino che ha un indebitamento consistente. Abbiamo i conti consuntivi fino al 1976, stiamo aspettando quelli fino al 1989 per capire l'entità dell'indebitamento. In sostanza lo IACP di Torino per la mancanza di un quadro legislativo nazionale chiaro, per errori di gestione commessi nel corso degli anni, per una gestione talvolta troppo riferita al tentativo di ottenere consenso e poco riferita ad un'azione di governo precisa e puntuale, anche se impopolare, vive una situazione assai difficile. E non è vero che la gestione commissariale abbia portato un grandissimo cambiamento. Il geom. Rosso è persona che stimo. Purtroppo ha lasciato la Regione e non ho che da riconfermare la mia stima nei suoi confronti. Anche la gestione commissariale ha avuto delle grandi difficoltà, anche per il fatto che la struttura burocratica dell'Istituto ha delle lacune. Qualcuno se n'è andato, altri sono rimasti, ma non sempre sono i migliori. Ho incontrato il Presidente, il Vicepresidente, il Consiglio di amministrazione e i dirigenti dello IACP almeno 5 o 6 volte in questi tre mesi, ma vi assicuro che talvolta si ha l'impressione che la materia non sia in mano a quelle persone. La prima regola per dar delle risposte è quella di capire i problemi, ma talvolta ho l'impressione che allo IACP i problemi non siano capiti; forse sono snobbati. Questa è Paria che si respira.
Ho già detto al Presidente della Giunta che non sono più d'accordo che si proceda in questo modo. I tempi che viviamo non ci con- sentono di continuare in questo modo. Ho chiesto al rappresentanti del PCI - e penso che abbiano accolto questo mio Invito - di partecipare alle riunioni perch si può partecipare anche dissentendo e contestando. La risposta è stata: "devi commissariare l'Istituto". La richiesta che si sta facendo è questa e le azioni che si stanno facendo portano a questo obiettivo. Una serie di azioni che si stanno facendo sembra vogliano dire "il PCI vuole il commissariamento dello IACP".
Da questo punto di vista due mesi fa ho incaricato l'arch. Corradini e il dott. Pennarola, l'uno dirigente, l'altro consulente, dell'Assessorato nonché Direttore dello IACP di Novara, di sostenere l'azione dell'Istituto su alcuni fronti che mi sembrano deboli. Questi Direttori vanno all'Istituto una volta la settimana, vedono le cose, danno i consigli indirizzano, sulla base dell'esperienza che hanno anche a livello nazionale, e cercano di fare un'azione di aiuto e di sostegno all'Istituto alla burocrazia ed al politici per uscire dalle difficoltà e per preparare quel piano di rientro che abbiamo promesso a noi stessi, al governo e all'Istituto San Paolo.
Abbiamo bloccato l'azione che l'Istituto Bancario San Paolo stava facendo sul debito che l'Istituto ha nei confronti del San Paolo il quale metteva all'asta gli alloggi. Noi vogliamo che il piano pluriennale di rientro sia pronto. Le due persone che ho detto sono andate all'Istituto per sostenerne l'azione. All'inizio dell'anno prossimo dovranno relazionare alla Giunta secondo la lettera che ho loro indirizzato. Mi riservo di leggere la relazione di questi due dirigenti, quindi riferirò alla Giunta e la Giunta valuterà Fazione successiva. Ci auguriamo che la situazione vada normalizzandosi, quindi ho ritenuto non necessario, in questa fase, il commissariamento dell'Istituto. E' un'azione di aiuto e di sostegno quella che stiamo facendo e abbiamo la speranza che riesca; ieri abbiamo incontrato i sindacati per discutere sulla partita dei dipendenti. Ripeto ci auguriamo di ottenere dei risultati.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Carletto della relazione molto ampia. Ho richiesto una relazione sull'incontro di ieri, anche se è collegata al discorso della deliberazione che stiamo approvando. Valuterà il Consiglio se intervenire ancora sulla materia e fame magari oggetto, qualora fosse utile e opportuno, di una comunicazione specifica.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, mi consenta in questa dichiarazione di voto di essere più ampio, rientrando però nel tempi di discussione delle tre delibere. La risposta dell'Assessore è stata utilissima; è una sorta di comunicazione sui vari aspetti del problema casa che è molto sfaccettato.
Penso che queste tre delibere consentano un primo ragionamento che nei tre anni precedenti non ho mal potuto svolgere in questo Consiglio; la risposta non è esauriente, ma consente di scambiarci delle opinioni. Insisterei signora Presidente, sull'interpretazione degli interventi dell'Assessore come una sorta di comunicazione al Consiglio che avvia una fase di lavoro nel senso che nella prossima deliberazione affronteremo altri problemi non affrontati in queste due. Ho presentato con altri colleghi un ordine del giorno che chiederei di discutere e votare successivamente alla deliberazione sugli sfratti proprio perché mi sembra che l'Assessore, che solo da pochi mesi si occupa di questi problemi, li stia affrontando con un impegno che va apprezzato, quindi chiederei che il Consiglio, fattivamente sulla base di quanto emerge dalle delibere e dalla relazione dell'Assessore, possa esprimere pareri e dare indirizzi di comportamento.
Sulla deliberazione. L'Assessore ha fatto un quadro sintetico della situazione disastrosa dell'Istituto Autonomo Case Popolari. Sul fatto che questa situazione disastrosa abbia origini anche lontane non ho difficoltà a presupporlo e ad ammetterlo. Una situazione di questo genere non nasce dall'oggi al domani. Ci sono responsabilità e possiamo andare molto indietro. Io non ho alcuna difficoltà ad ammettere responsabilità di varie forze politiche, forse di tutte a questo punto, tranne le neonate responsabilità di un arco di forze politiche che sono state ora in maggioranza, ora all'opposizione. Anche noi abbiamo combinato i nostri guai e li abbiamo anche pagati, abbiamo anche mandato via della gente.
Adesso però il problema è che l'Istituto è in condizioni disastrose. La Regione è individuata dal Ministero come il soggetto competente a vigilare.
L'Assessore ha detto al Consiglio: "Stiamo attenti perché la Regione, in ultima analisi, è responsabile se non fa qualcosa, per cambiare la situazione".
Se è vero che non tutte le ragioni del disastro gestionale possono essere ricondotte agli ultimi anni e che qualche ragione arriva anche più lontano, rimane indubbio che la gestione degli anni dal 1986 al 1990 è stata una gestione fallimentare: basta verificare l'ordine del giorno che il Consiglio regionale ha approvato nel luglio 1986. Questa non è polemica strumentale. Se è vero che la Regione deve vigilare è anche vero che la Regione Piemonte nel luglio 1986 ha approvato all'unanimità un ordine del giorno nel quale si chiedeva al futuro Consiglio di amministrazione dello IACP precisi impegni. Dopo quattro anni nessuno dei punti contenuti in quell'ordine del giorno è stato realizzato dal Consiglio di amministrazione dello IACP e da chi lo dirigeva. Di fronte a questo fatto. Assessore, non si può far finta di niente, non si può eludere il problema, proprio in base agli argomenti preoccupati che lei ha portato sul potere e sul dovere di vigilanza della Regione. Ma che vigilanza è. Assessore, quella in base alla quale si riconfermano al vertici dell'Istituto i responsabili della inottemperanza a tutti i punti che la Regione Piemonte aveva fissato come imprescindibili nell'ordine del giorno del 1986? Qui, la posizione della Giunta, se questa è la posizione della Giunta o della maggioranza, mi sembra debole ed insostenibile. Non possiamo sostenere di riconfermare la stessa gestione dell'Istituto visti i risultati. Per questo il Gruppo comunista ha chiesto il commissariamento dell'Istituto perché, come dice l'Assessore Carletto, così non si può proprio più andare avanti. Ma Assessore, a chi lo dice che così non si può proprio più andare avanti? Lo dice all'ultima gestione, all'apparato tecnico? Questa affermazione ha un senso politico pratico se alle parole seguono i fatti, cioè se si manda a casa chi ha lavorato male. Perché, se non mandate a casa chi ha lavorato male, queste sono dichiarazioni un po' propagandistiche. Così non si pu più andare avanti, però continuiamo ad andare avanti così con gli stessi responsabili della cattiva gestione. Mi sembra una grossa contraddizione.
L'Assessore ha riferito di questo clima un po' sfuggente alle volte, non solo a livello delle responsabilità amministrative, ma soprattutto a livello delle responsabilità tecniche. Ha riferito di un clima in cui qualche volta non si capisce bene se tutti sanno cosa devono fare.
Perché la struttura dello IACP in questi quattro anni è stata gestita male. L'Istituto ha patito inchieste pesanti da parte della Magistratura che si sono innervate nell'apparato tecnico, non hanno colpito solo gli amministratori. E' successo che queste inchieste per un certo periodo hanno disattivato, per prudenza, alcuni uffici, cioè una parte dell'Istituto, per un certo numero di mesi, è stata disattivata perché c'erano le inchieste in corso da parte della Magistratura.
La critica di cattiva gestione che svolgo è la seguente. I provvedimenti dovevano essere presi in termini temporali ben definiti, nel senso che si può anche lasciare a riposo la struttura tecnica per sei mesi ma non si può lasciarla a riposo per degli anni. La gestione uscente dell'Istituto ha lasciato inattivi larghi rami della struttura tecnica dell'Istituto perché c'erano dei procedimenti in corso. Questa la ritengo una cattiva gestione. A questo punto occorreva assumersi la responsabilità di dire che quella gente doveva andarsene oppure non si poteva tenerla inattiva. Nell'ambito delle competenze dell'Istituto occorre utilizzare il lavoro e la professionalità del personale. E' quello che ho chiesto al Presidente dello IACP.
Non possiamo sprecare una risorsa di quel genere perché c'è un'inchiesta. L'inchiesta vada avanti e chi è soggetto ad un'inchiesta pu benissimo fare un progetto.
L'aria che si respira mi sembra di poterla ricondurre anche a questo aspetto: c'è una struttura tecnica che è stata mortificata, secondo me ingiustamente, da un certo punto in poi. Non si possono tenere inattive le persone per due-tre anni.
Anche per quanto riguarda i problemi finanziari e di gestione ci sono delle sperequazioni all'interno dell'Istituto che non sono state controllate. C'è chi paga l'affitto e si sentono lamentele sul fatto che ci sono invece degli abusi che non vengono nemmeno censiti e controllati.
Questo è un altro elemento di tensione grave, elemento che era specifico nell'ordine del giorno del luglio 1986 e che non è stato realizzato.
Quindi la riforma dello IACP, la riforma dei canoni e aria nuova al vertici dell'Istituto sono i punti fondamentali se - come dice l'Assessore non si può più andare avanti così. Queste sono le osservazioni nel merito della deliberazione.
Invito ancora l'Assessore a rispondere alla nostra richiesta di commissariamento dell'Istituto. Oggi è rimasto sul vago. Mi pare di aver capito che attende una relazione da parte dei consulenti della Regione.
Riproporremo questo tema in Consiglio regionale e in II Commissione. Per quanto riguarda invece la deliberazione di proroga, ci asteniamo per i motivi contenuti nelle già lunghe dichiarazioni che ho fatto su entrambe le deliberazioni. Il mandato alla Giunta in questo caso è meno grave di quello della deliberazione precedente, ma avviene sempre in un quadro non soddisfacente.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consiglieri Chiezzi, Bosio e Buzio, che recita: il punto 6) della deliberazione è annullato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Carletto che recita: dopo il punto 6), viene inserita la seguente frase: "la quale si impegna a darne successiva comunicazione alla Commissione consiliare competente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo infine in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo così modificato verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli e 14 astensioni.



PRESIDENTE

Passiamo quindi ad esaminare la proposta di deliberazione n. 75, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi, con questa deliberazione si affrontano altri problemi e In particolare si affrontano i problemi relativi all'utilizzo delle risorse rese disponibili in base alla sentenza della Corte Costituzionale, con la quale i fondi della Gescal, sottratti dal Ministro Formica con provvedimento incostituzionale dal settore abitazioni, sono stati reintegrati nel settore abitazioni.
La critica di fondo su questo provvedimento è ammessa dallo stesso Assessore. E' un provvedimento che nuovamente concede troppo all'emergenza.
In altre parole, ci troviamo di fronte a un provvedimento che con la programmazione delle risorse e quindi con un uso oculato delle stesse ha poco a che fare.
In particolare, il provvedimento assume come priorità nell'ambito dell'emergenza quella relativa agli sfratti ed è di questo che voglio parlare. Il provvedimento concede al Comune di Torino di comperare degli alloggi o in città o in cintura ed è costruito in modo da giustificare questa scelta, ma che non potrà dare del grandi risultati sul piano della bontà degli investimenti, è una scelta motivata dal fatto che a Torino si renderanno esecutivi migliaia di sfratti (1.500) in pochi mesi; però anche nel Comuni della cintura ci sono dei problemi.
Penso che il problema degli sfratti possa essere affrontato in termini di maggiore programmazione. Le procedure degli sfratti, sia nella legge che nella prassi vengono eseguiti secondo procedure molto lunghe, in base alle quali le istituzioni, e anche la Regione, potrebbero assumere delle determinazioni per tempo.
Uno sfratto non dura meno di 4/5 anni. Chiediamo che la Giunta regionale assuma la volontà di inserire il problema degli sfratti all'interno di procedure di programmazione; per questo chiediamo che la Giunta si attivi, con la Prefettura, con i Comuni, con l'autorità giudiziaria, per riuscire a tessere una rete di dati relativi alle procedure (quantità degli sfratti) che consentano di conoscere in modo continuo quale sarà l'evoluzione di questi problemi nei prossimi anni e consenta per tempo di attrezzare le risorse e le politiche opportune.
Adesso invece ci troviamo di fronte a 1.500 sfratti nella città di Torino che nella città di Torino nel marzo 1991 si rendessero esecutivi 1.500 sfratti era una discussione che si poteva affrontare 4 o 5 anni fa e prevedere le misure conseguenti. Chiedo che oggi si cominci ad impostare un lavoro con l'autorità giudiziaria e le Prefetture che permetta di capire come nei prossimi anni si evolveranno gli sfratti sulla base degli atti che vengono compiuti oggi. Dell'altra questione relativa agli sfratti ne abbiamo parlato anche ieri e, insieme a molti colleghi, ho presentato un ordine del giorno che pregherei, se fosse possibile, di discutere e votare subito dopo l'esame di questa deliberazione assumendo una comunicazione dell'Assessore competente. L'altro problema sono le gravissime tensioni sociali e i veri e propri drammi familiari che conseguono agli sfratti quando l'esecuzione degli stessi avviene nei confronti di famiglie che non dispongono dell'alloggio alternativo. Nell'ordine del giorno, che chiedo di poter discutere e votare, si propone che anche l'esecuzione degli sfratti da parte delle forze dell'ordine, quindi la Prefettura, avvenga tenendo conto di queste situazioni e impedendo che la forza pubblica venga usata prioritariamente nei casi in cui il rilascio di un alloggio interessa famiglie che non dispongono di un alloggio alternativo.
Inoltre ritengo che nella deliberazione c'è uno squilibrio di risorse che penalizza in modo immotivato le province esterne alla provincia di Torino. La provincia di Torino, in questa deliberazione, è già grandemente privilegiata per il fatto che il 20% delle risorse vengono destinate alla sola città di Torino. Non vedo il motivo per il quale la provincia di Vercelli, il circondario di Biella, le province di Novara, Cuneo, Asti Alessandria, sono state penalizzate oltre il dovuto nella ripartizione delle risorse. C'è una tabellina, un po' birichina, nella quale risulterebbe che al Comune di Torino va il 57% dei finanziamenti. In realtà non è così, perché la ripartizione reale prevista da questa deliberazione prevede che al Comune di Torino vadano il 67.5% dei finanziamenti. Questo lo ritengo ingiusto, nel senso che la deliberazione ha già privilegiato Torino con un'assegnazione di 14 miliardi che ha tolto dal conto generale dei finanziamenti. Le altre province vengono penalizzate e faccio degli esempi.
Nella provincia di Alessandria le abitazioni anti-igieniche raggiungono la quota dell'11%; questa quota viene ridotta al 4% dal provvedimento regionale; abbiamo alcune situazioni provinciali che vengono ulteriormente penalizzate da questo provvedimento. Ho fatto questa osservazione in Commissione e mi sono chiesto se fosse stato produttivo e utile presentare degli emendamenti per ripristinare le quote di ripartizione in senso più equo verso le province. Dal punto di vista politico questa è una sorta di presentazione implicita di un emendamento, ma, prima di scriverlo, volevo sentire l'opinione dei colleghi Consiglieri.
L'ultimo elemento è quello relativo al grandi programmi di edilizia citati dall'Assessore; mi riferisco all'affermazione che è possibile fare qualcosa nel settore del recupero delle grandi aree industriali e questo riguarda Torino e le altre città. Condivido che il problema della trasformazione delle aree industriali possa essere affrontato in modo tale da consentire che su una parte di esse vengano edificate abitazioni che concorrano a risolvere il problema della casa. Fatta questa affermazione però bisogna poi passare ai provvedimenti concreti con i quali bisogna compiere delle scelte politiche chiare.
L'Assessore ha detto che il Comune di Torino ha trovato nuove aree su cui edificare. Non so se tra i numeri che citava l'Assessore ci fosse anche l'area della Stura già destinata a parco; è l'area in fondo al corso Giulio Cesare già destinata a verde pubblico. Sono d'accordo con l'Assessore a toccare le aree industriali, anche ai fini dell'edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata e agevolata, ma la direzione che vedo perseguire è di tutt'altra natura. Vedo, ad esempio, che nella città di Torino una sola area industriale è stata messa in moto, senza tener assolutamente conto di questo problema, ed è l'area industriale del Lingotto, dove si intende concentrare ogni possibile sviluppo terziario direzionale, sviluppo di alta qualità e con alta redditività, conservando tutte le strutture esistenti belle e brutte. Si trasforma un'area industriale, ma non si affrontano né i problemi di miglioramento ambientale né i problemi di fabbisogno di edilizia. Le altre aree industriali stanno ferme, non sono toccate da provvedimenti. Inoltre ci sono aree destinate a servizi, primo fra tutti il verde, che vengono trasformate in aree edificabili. E' una tendenza amministrativa preoccupante. Se si vuole contrastare questa tendenza occorre un ruolo forte dell'Amministrazione regionale, che affermi le linee di indirizzo sull'utilizzazione delle aree industriali, assegnando priorità all'ambiente, alla risoluzione del problema della casa e al miglioramento con previsione di servizi di qualità, delle aree periferiche della città e della Regione. Questo sarebbe un programma interessante sul quale tutti potrebbero contribuire. Un programma di questo tipo, se esiste, se ha una forza e una volontà politica, dovrebbe già esistere cominciando dal Lingotto, perché è lì che si stanno giocando tanti destini di Torino destini che oggi vedono privilegiare una sola area e una sola Società. Se gli argomenti dell'Assessore hanno un senso, devono averlo prima che i buoi siano tutti usciti dalla stalla.
Se il Lingotto si trasforma come sinora è previsto, rimarranno pochi spazi per produrre interventi interessanti, dal punto di vista dell'investimento di capitali privati, su altre aree: temo che questi discorsi si inaridiscano, temo che, se la società Fiat porta a casa quanto per anni ha lottato per avere, il massimo rendimento delle proprie aree e dei propri fabbricati, altre aree e altri proprietari rimarranno ad aspettare chissà quanto tempo per poter valorizzare la propria area, e la Città di Torino e la Regione non avranno le potenti leve economiche che possono condurre alla trasformazione delle aree industriali per conseguire due obiettivi: la possibilità di reggere economicamente sul mercato degli investimenti e la possibilità di acquisire all'interesse pubblico alcuni obbiettivi.
Per questi motivi, appiattimento sull'emergenza e assenza di un lavoro serio e di prospettiva sugli sfratti, su questa deliberazione ci asteniamo pur facendo tesoro di quanto detto dall'Assessore in tutti gli interventi finora svolti, che questo è un provvedimento di emergenza e limitato, che la strada che si vuole percorrere è tutta diversa, volta alla programmazione a largo raggio ed al risanamento dello IACP. Ovviamente su questi temi attendiamo l'Assessore alla prova dei fatti.



PRESIDENTE

Sono in corso due riunioni, una pseudoriunione, perché non è stata convocata, della IV Commissione e un incontro dell'Assessore GARINO Marcello con un gruppo di Sindaci e Consiglieri. Informo che scriverò al Presidenti di Commissione invitandoli a non convocare riunioni di Commissione contemporaneamente ai lavori del Consiglio e mi permetterò di sottoporre questo problema al Presidente della Giunta perché queste riunioni possono coinvolgere anche dei Consiglieri che vorrebbero partecipare sia ai lavori del Consiglio sia alle riunioni delle Commissioni. Ci muoviamo in questo modo per far sì che i lavori del Consiglio non vengano svuotati di significato.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, vorrei aggiungere alla censura a questo comportamento di riunire le Commissioni pendente il Consiglio, discorso di vecchia data che lei ha richiamato in altre occasioni all'inizio di questa legislatura, che, quel che è più grave in questo caso concreto, non solo è stata fatta la riunione, ma addirittura non sono stati informati i componenti della Commissione. Quindi è doppia la censura.



PRESIDENTE

Segnalerò anche questo. Prego di richiamare i Consiglieri in aula.
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'edilizia

Questo provvedimento è stato illustrato in Commissione. Credo di non dover dire altro tranne un'osservazione. Il collega Chiezzi cercava abilmente di solleticare gli amici delle altre province dicendo: "l'atteggiamento torino-centrico dell'Assessore Carletto vediamo se smuove la maggioranza". Allora, ho il dovere di dare una risposta ai colleghi delle altre province perché non voglio assolutamente essere un amministratore regionale torinocentrico. Intanto - come ho già detto in Commissione - sono risorse aggiuntive a quelle che non io, ma il mio predecessore, ha erogato alle varie province sulla base di un riparto consolidato nel tempo. Si tratta di quelle risorse aggiuntive derivate dal provvedimento che Chiezzi ha richiamato, sul quale la Regione Piemonte ha fatto ricorso insieme alle altre Regioni; i fondi ex Gescal sono stati ripartiti sulla base del 30% alle Regioni del nord e del 70% alle Regioni del sud. Abbiamo fatto ricorso perché venga utilizzato un parametro diverso; comunque il 30% già ripartito affida al Piemonte 69 miliardi e 229 milioni di risorse aggiuntive. Abbiamo utilizzato queste risorse aggiuntive tenendo conto della situazione che abbiamo sotto gli occhi, che è quella a cui Chiezzi si riferiva nel suo intervento e che è quella che ha fatto presentare da parte di Chiezzi e di altri Consiglieri un ordine del giorno.
A Torino e nella prima cintura c'è l'emergenza sfratti che rappresenta più del 90% degli sfratti di tutta la provincia di Torino. Abbiamo Immaginato di ripartire i 69 miliardi tenendo conto dell'emergenza. Abbiamo offerto alla città di Torino il 20% dei 69 miliardi, con questa deliberazione diamo 14 miliardi alla città di Torino per l'acquisto, entro il mese di maggio di 140/150 alloggi sulla base dei parametri della legge n. 25, quindi non al mercato libero. Questi 140/150 alloggi della città di Torino, insieme a quelli dello IACP, del CIT, agli alloggi liberi, raggiungono la quota di 600 alloggi che necessitano entro i mesi di maggio-giugno per far fronte agli sfratti. Il resto è stato ripartito sulla base dei vecchi parametri.
Credo che questo riparto possa considerarsi sufficientemente corretto e realistico nel senso che non sottraiamo delle risorse alle altre province.
Al colleghi delle altre province è stata spiegata questa esigenza; non hanno contestato nel senso che hanno capito e colto questo problema.
Per quanto riguarda poi i contenitori, è vero. Consigliere Chiezzi, che c'è questa sua indicazione sul Lingotto. E' un'indicazione assunta dalle istituzioni, quindi, può piacere o non può piacere, ma, quando un'istituzione decide una certa cosa, la regola democratica dice che ci si deve adeguare. Quindi c'è un'assunzione di responsabilità rispetto al Lingotto soprattutto da parte del Consiglio comunale e poi del Consiglio regionale. Non è vero che altri comparti ex industriali non siano decollati, perché sta decollando la Venchi Unica per la quale c'è un programma integrato, che peraltro tutti individuiamo come lo strumento del futuro, che comprende edilizia agevolata e sovvenzionata, terziario artigianato, l'albergo della città; insomma è una progettualità integrata che mi sembra positiva e che inizierà all'inizio del prossimo anno. Quindi è già una risposta e altre dovranno essere date e il Piano regolatore di Torino offrirà questa possibilità.
L'ordine del giorno proposto mi sembra condivisibile. Proporrei soltanto due modifiche, la prima al primo capoverso dopo le parole: "nella città di Torino" modificherei con la frase seguente: "e nei Comuni della prima cintura torinese, che rappresenta più del 90% degli sfratti della provincia di Torino". Non sono d'accordo sul "numerosi casi" al secondo capoverso e suggerirei "alcuni casi". Inoltre, viste le gravi tensioni sociali in occasione dell'esecuzione di sfratti a carico di famiglie che non dispongono di alloggi alternativi, dove al punto 1) chiediamo al Prefetto di fare alcune cose, suggerirei di aggiungere: "per gli aventi diritto di accesso alla ERPS", cioè per coloro che sono al di sotto dei 30 milioni di reddito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi, firmatario dell'ordine del giorno.



CHIEZZI Giuseppe

I firmatari sono molti e alcuni non sono presenti, quindi parlo per il Gruppo comunista.
Sono d'accordo sull'osservazione relativa alla prima cintura. Sul secondo emendamento ritengo che sarebbe opportuno conoscere i riferimenti.
Il SUNIA dice che ogni settimana ci sono quattro o cinque situazioni di questo genere. Che i casi siano tanti o pochi, non starei a formalizzarmi su questo. Il problema esiste.



CARLETTO Mario, Assessore all'edilizia

Esiste il problema, ma che una famiglia sia stata messa in mezzo ad una strada non mi risulta.



CHIEZZI Giuseppe

Su questo non mi formalizzo. E' un punto di vista, è una accentuazione.
Mentre, per quanto riguarda l'ultimo punto, l'Assessore propone di limitarlo agli aventi diritto all'edilizia residenziale pubblica.
Sappiamo che tali aventi diritto vengono classificati in base a un limite di reddito che tutti riteniamo ingiusto, compreso l'Assessore. E' un limite troppo basso che esclude famiglie che ne hanno diritto. Allora, fare questo riferimento vuoi dire restringere talmente l'area che probabilmente più pochissimi hanno diritto. In questo senso, di fronte al fatto che i limiti di reddito sono da correggere e che non possiamo farlo noi in questo ordine del giorno perché la legge è nazionale, continuerei a sostenere la necessità di impedire che una famiglia venga messa sulla strada, anche se supera il limite di reddito.
Quindi chiederei che questo punto venga mantenuto.



PRESIDENTE

Propongo di votare la deliberazione. La votazione dell'ordine del giorno la possiamo posticipare perché ha bisogno di qualche valutazione ulteriore.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi Bosio e Buzio il cui testo recita: i punti 2) e 3) della deliberazione sono cancellati.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 25 contrari.
Pongo ora in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Carletto il cui testo recita: dopo i punti 2) e 3) viene inserita la seguente frase: "la quale si impegna a darne successiva comunicazione alla Commissione consiliare competente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione la deliberazione, il cui testo così modificato verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 12 astensioni.
Quindi l'ordine del giorno lo affronteremo, se ci saranno le condizioni per affrontarlo, alla fine del mattino.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Buzio, Coppo e Tapparo.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame progetto di legge n. 61: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio per l'anno finanziario 1991" e votazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 61.
Su questo progetto di legge è stato presentato un ordine del giorno che esamineremo successivamente.
Sul progetto di legge n. 61 è stato nominato relatore il Consigliere Zanoletti; è stata inoltre presentata una relazione di minoranza dal Gruppo MSI-DN.
Ha ora la parola il relatore di maggioranza, Consigliere Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è al nostro esame il provvedimento relativo all'autorizzazione all'esercizio provvisorio per l'anno finanziario 1991 in una situazione di grave difficoltà e di Indeterminatezza della finanza delle Regioni. Tale indeterminatezza era stata anche uno dei motivi per cui la Giunta aveva deciso di presentare al Consiglio il disegno di legge n. 56 relativo al bilancio di previsione per l'anno finanziarlo 1991 come bilancio tecnico, al quale far seguire all'inizio dell'anno, una legge di variazione con cui precisare gli orientamenti dell'esecutivo e su cui attivare la consultazioni con le parti sociali e le forze economiche del Piemonte.
La I Commissione ha iniziato l'esame del disegno di legge n. 56 manifestando in varie forme l'opportunità di avere più tempo a disposizione per una valutazione approfondita del documento. La Giunta presentava quindi il disegno di legge per l'esercizio provvisorio che fa riferimento al documento del bilancio di previsione per l'anno 1991, che è previsto per tre mesi. La Commissione si è impegnata all'unanimità a procedere in modo serrato all'esame del documento e alle consultazioni sul bilancio '91 e ha espresso a maggioranza parere favorevole al disegno di legge di cui si tratta. Auspico pertanto l'approvazione da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera per la relazione di minoranza del Gruppo MSI-DN.



ZACCHERA Marco, relatore

Signor Presidente e colleghi: innumerevoli volte, nel pur breve tempo trascorso dall'inizio di questa legislatura, abbiamo ascoltato da parte della Giunta, e segnatamente dall'Assessore al bilancio, sconsolate affermazioni in merito all'andamento della finanza locale, delle facoltà impositive, dei limiti alle possibilità di intervento finanziario da parte della nostra amministrazione regionale.
Quanto sta avvenendo in questi giorni rappresenta però una "escalation" di ritirate strategiche da parte della Giunta che sembra procedere in ordine sparso e senza alcun piano preciso in merito al futuro quadro finanziarlo della Regione.
Ricordiamo le malcalcolate rincorse per l'applicazione degli odiosi balzelli del superbollo per gli autoveicoli, la retromarcia davanti alla minaccia ostruzionistica, la ripresentazione della normativa accogliendo almeno alcune delle osservazioni portate avanti dalla minoranza, la frettolosa ripresentazione di un nuovo aggiustamento legislativo sottostando al "dicktat" governativo che - a nostro avviso con formulazioni legislative del tutto illegittime - ha richiesto l'abrogazione di norme non ancora entrate in vigore.
n bilancio di previsione è stato presentato in questi giorni in modo così sommario da obbligare la Giunta regionale ad un clamoroso voltafaccia che l'ha costretta a ritirare il disegno di legge n. 56 (pur avendo pochi giorni prima escluso questa decisione) ed ora a proporre l'esercizio provvisorio fino al 31 /3/1991. La situazione è tale però che pure il misero disegno di legge in esame presta il fianco a una critica serrata e precisa. L'art. 1 del disegno di legge infatti autorizza la Giunta all'esercizio provvisorio secondo gli stati di previsione dell'entrata e della spesa e le norme contenute nel disegno di legge n. 56 "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1991".
Egregi colleghi, vi prego di porre attenzione a quanto dicono le norme che regolano la materia finanziarla nell'ambito della nostra Regione.
L'art. 36 delle "Norme di contabilità regionale" disciplina infatti l'esercizio provvisorio del bilancio. Il secondo capoverso recita: "La legge relativa all'esercizio provvisorio autorizza l'accertamento e la riscossione delle entrate nonché l'impegno ed il pagamento delle spese sulla base del bilancio presentato al Consiglio regionale".
Non ci risulta che sia stato presentato un bilancio al Consiglio regionale, quindi, secondo noi, non è possibile chiedere l'autorizzazione all'esercizio provvisorio sulla base di dodicesimi di un bilancio che in Consiglio regionale non è ancora stato presentato. Tanto più che abbiamo una soluzione, secondo noi molto più valida, per risolvere questo problema che non è soltanto un cavillo ma una cosa sostanziale.
Inoltre, se andate a leggere - mi stupisce che l'Assessore Gallarini non l'abbia visto - la relazione al disegno di legge n. 56 (quello che sarà il bilancio di previsione per l'anno finanziario 1991) troverete pagine intere che dicono che quel bilancio di previsione non è assolutamente certo. Si legge testualmente in apertura di relazione: "L'impostazione del bilancio per l'anno finanziario 1991 risente della situazione di indeterminatezza che sta pesantemente condizionando la finanza delle Regioni"; più avanti sono elencati ben dieci motivi per cui è ancora pesantemente indeterminato il bilancio preventivo 1991: non si è ancora vista la legge di riforma della finanza regionale; non sono ancora stati approvati i criteri di determinazione per il Fondo del programmi regionali di sviluppo; non è dato di conoscere, con sufficiente approssimazione, cosa avverrà del tributi soppressi della quota dell'ILOR: non si sa circa il finanziamento dei maggiori oneri per il personale; la sanità lascia per il 1991 un disavanzo sul 1990 ancora non quantificato; vi è un rinvio alle risorse regionali per il settore trasporti; non sono ancora noti i criteri che verranno adottati per il riparto dei 1.000 miliardi che il bilancio dello Stato aveva destinato per il Fondo comune 1990; è ancora sospesa l'annosa vicenda degli oneri previdenziali e assistenziali per gli apprendisti artigiani; non sono ancora definiti gli aumenti in materia di tasse di concessione e sulla tassa di circolazione; sul gettito addizionale sono possibili stime di massima.
A pag. 3 la stessa relazione prosegue: "La finanziaria 1991 presenta un quadro di finanza regionale ancora precario ed incerto, caratterizzato da..." ed indica ancora altri sei motivi di censura e confusione finanziaria.
Giungiamo alla determinazione che questo disegno di legge n. 56, con ogni probabilità, subirà delle variazioni in sede di presentazione effettiva al Consiglio regionale e questo non solo sotto la pressione delle opposizioni, ma magari sarà la stessa maggioranza a volerlo.
Allora, se l'esercizio provvisorio non va parametrato a questa normativa, perché non andiamo invece a parametrarlo sul bilancio assestato del 1990, che neppure due mesi fa è stato approvato dal Consiglio regionale? Avremmo una base più precisa ed estremamente più certa, perch sono cifre che il Consiglio regionale ha già esaminato; è il bilancio assestato, è l'ultimo e unico bilancio che, ai sensi dell'ari 36, era stato effettivamente presentato al Consiglio regionale. Il disegno di legge n. 56 non è stato presentato al Consiglio, quindi non può essere la base dell'esercizio provvisorio 1991, perché è pacifico che è ancora fermo in Commissione, e che quindi in Consiglio non è ancora arrivato. Allora, se è un documento che non abbiamo ancora potuto verificare, discutere approfondire, come è possibile determinare l'esercizio provvisorio sulla base di dodicesimi di un documento che ancora non conosciamo? Noi chiediamo che venga applicata la legge, e cioè che la norma di riferimento sia il bilancio assestato per il 1990, ovviamente per tanti dodicesimi quanti saranno necessari all'interno dell'esercizio provvisorio.
Riteniamo che questo sia un modo di procedere corretto e coerente nei riguardi della finanza locale. Concludo la mia relazione ricordando semplicemente, ma senza voler qui farla lunga su questo aspetto, che stiamo andando allo sbando, caro Assessore Gallarini. Ho letto la relazione al bilancio del 1990 in cui diceva: "Noi siamo del parere che sia un, bilancio tecnico. Un'affermazione del genere è comunque triste perché, laddove un ente istituzionale quale la Regione si trovi costretta ad approvare un bilancio tecnico, è quasi la resa delle istituzioni". Ebbene, Assessore questo è il bollettino delle rese di quest'anno: alla fine del 1989 fu presentato un bilancio tecnico perché la scadenza della legislatura imponeva tempi abbreviati; le procedure di assestamento al bilancio sono state presentate come tecniche rimandando al bilancio 1991 la predisposizione di un bilancio politico; il bilancio preventivo per il 1991 è stato presentato come bilancio tecnico rimandando a qualche mese un bilancio assestato di carattere politico; il disegno di legge n. 56 è sub judice, non si capisce se sia stato ritirato, ma in ogni caso è sospeso ora ci viene presentato un disegno di legge nuovamente tecnico per tirare avanti fino al 31 /3/1991. Assessore, se lei era triste l'anno scorso concludo con il collega Majorino - a questo punto dovrebbe essere un lacrimante coccodrillo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente e colleghi, svolgerò un intervento che sarà pochissimo legato alla materia specifica del bilancio, ma legato Invece alle ragioni che hanno portato il nostro Gruppo ad assumere un certo atteggiamento, reso noto non soltanto tramite i mass-media, ma anche nelle sedi ufficiali di Conferenza di Capigruppo e di I Commissione.
L'atteggiamento del nostro Gruppo era di opposizione molto dura a come era stato posto il problema del bilancio in un primo tempo; il mio intervento sarà ora di commento alla decisione della Giunta di proporre l'esercizio provvisorio. Evidentemente, nell'atteggiamento del Gruppo comunista ha contato la vicenda del bilancio in sé, quindi non credo di fare un intervento fuori tema. L'essere costretti, nel giro di pochissimi giorni, a discutere un bilancio che, anche se è qualificato tecnico, bene o male era un documento che prevedeva una manovra su 9.600 miliardi, era una impresa davvero difficile per la Commissione e per il Consiglio, anche perché il carattere tecnico di questo bilancio può essere considerato evidente per una parte di questi 9.600 miliardi, ma non era così immediatamente evidente per l'insieme dei 9.600 miliardi, in quanto la stessa Giunta - nel presentare il documento - aveva introdotto una distinzione che ha un qualche significato fra spese vincolate, quelle derivanti da fondi statali e spese rigide, quelle non derivanti da trasferimenti statali vincolati, ma da rigidità interne alla macchina regionale.
Noi, tuttavia, siamo stati spinti ad assumere una posizione molto dura su questa ipotesi da altre ragioni, essenzialmente.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, sarebbe opportuno che tutti gli Assessori fossero presenti in aula in quanto si trattano problemi di loro competenza.



MONTICELLI Antonio

Ringrazio il Capogruppo Picchioni e mi associo alla sua richiesta, che credo fatta a nome del Consiglio e non di un Gruppo e, come tale, la faccio anche mia.
La questione che abbiamo voluto porre ha a che fare con questo problema, cioè con i rapporti fra la Giunta e il Consiglio. Abbiamo colto nella presentazione del documento di bilancio quella che abbiamo chiamato "la goccia che ha/atto traboccare il vaso". Abbiamo colto, cioè, una misura che si andava colmando, anzi, che abbiamo visto ormai colma in una crisi ormai evidente nei rapporti fra Giunta e Consiglio. Io ho teso in tutte le sedi a chiarire il più possibile - e ci tengo a ribadirlo qui - che noi abbiamo posto la questione, e intendiamo essenzialmente la questione come problema di rapporti fra Giunta e Consiglio: non fra maggioranza e opposizione. Sono due concetti diversi.
Ed è tanto vero che si tratta di una crisi di rapporti fra Giunta e Consiglio, quindi fra istituzioni della Regione e non fra Gruppi politici o fra maggioranza ed opposizione, che abbiamo avuto, nelle settimane scorse alcuni episodi in cui questa crisi di rapporti fra Giunta e Consiglio si è evidenziata in quanto tale. E l'episodio più esplicito, a testimonianza di questo fatto, è che, qualche settimana fa, sulla base di un'opinione largamente concorde del Presidenti di diversi Gruppi politici, non soltanto dell'opposizione, quindi di maggioranza e di opposizione, il Presidente del Consiglio Spagnuolo ha inviato una lettera (che è nota perché è stata correttamente comunicata al Capigruppo i quali, in qualche modo, avevano sollecitato un atto formale di quella natura) al Presidente della Giunta sollecitando, su un atto specifico su cui ritornerò brevemente, un certo comportamento da parte della Giunta regionale. Non è comune il fatto che il Presidente del Consiglio, dopo una riunione dei Capigruppo, ai quali ha partecipato la Giunta, quindi dopo che c'è stata la possibilità di chiarimento, sia costretto a fare una lettera al Presidente della Giunta sollecitando un atto particolarmente impegnativo della Giunta, quale quello del ritiro di una deliberazione. Ma questa questione, in questi termini, di rapporti fra Giunta e Consiglio, è stata discussa in questo spirito anche nella Conferenza dei Capigruppo quando si è trattato del problema del bilancio. E in questo stesso modo è stata vista, appunto, come problema di rapporti fra Giunta e Consiglio.
Come si pongono questi problemi? A mio giudizio questo problema nasce da alcuni fattori e cerco di depurare il più possibile questi fattori da elementi che potremmo chiamare di tipo contingente o anche essenzialmente legati agli orientamenti politici. Qui le cose dominanti, che come tali dobbiamo cercare di vedere, sono questioni di ordine istituzionale e - mi permetto di dire - anche di ordine culturale. Probabilmente, nel maturare di una crisi della Regione che è sintomo di una crisi istituzionale più larga, nel maturare di una situazione che vede la Regione, in quanto ente nella sua complessità, nella sua articolazione di istituti diversi Giunta, Consiglio, Gruppi - in crescente difficoltà di ordine finanziario di ordine operativo, di Immagine, di ruolo reale nella società, mi sembra abbastanza naturale (e non mi scandalizza) che chi è chiamato a funzioni esecutive tenda a vivere questa esperienza in termini di ansia di fare, di ansia di rispondere a esigenze, anche Immediate, il che può portare a volte a non comprendere la complessità dei problemi di governo che, per un ente come la Regione, non possono essere ridotti soltanto al momento esecutivo ma vanno visti nella loro integrità. La Regione non è soltanto "la Giunta regionale", la Regione non è soltanto il momento esecutivo del governo regionale, ma, essendo la Regione un ente essenzialmente di legislazione programmazione e indirizzo, dovremmo dire che la Regione è essenzialmente il Consiglio regionale, perché la Giunta, bene o male, continua ad essere organo esecutivo del Consiglio regionale, e non è un altro ente che si muove su un altro piano. Questo mi pare che tenda a perdersi. Capisco che ci sono ragioni di crisi dell'istituto tali che possono portare la Giunta e i singoli Assessori a perdere questa dimensione, a non cogliere, a non verificare sempre questa questione di governo complessivo e di concezione complessiva.
Cari colleghi della Giunta, dovete rendervi conto che questi atteggiamenti provocano una situazione di crisi gravissima. Possiamo discutere sulle riforme elettorali da fare, possiamo discutere sul fatto che in questo Consiglio ci sono 14 Gruppi consiliari, possiamo discutere sul fatto che in questo Consiglio si perde tempo per questioni anche minute, possiamo discutere sul fatto che in questo Consiglio passiamo ore e ore a discutere ordini del giorno e mozioni e poco tempo a discutere di leggi (anche se finora di grandi leggi proposte dalla maggioranza e dalla Giunta non ne sono pervenute al Consiglio regionale piemontese), possiamo discutere di tutto, però non possiamo discutere sul ruolo del Consiglio. Ci sono argomenti sul quali c'è una competenza consiliare, come il programma per lo smaltimento dei rifiuti industriali, sul quali la Giunta, senza nemmeno consultare il Consiglio regionale nei suoi massimi organi, decide che quello, invece, è un argomento di sua stretta pertinenza e lo esaurisce non con una deliberazione assunta con urgenza secondo quanto stabilisce l'art. 40 dello Statuto, ma con una deliberazione di Giunta (e ancora non ci risulta che sia stato risposto alla lettera del Presidente del Consiglio regionale che sollecitava un ripensamento in proposito). Quando accadono episodi di questo tipo, avvertiamo un campanello di allarme gravissimo.
Quando accade che nello stesso giorno, nella stessa seduta di Giunta, si assume, con i poteri del Consiglio, un'altra deliberazione con una motivazione d'urgenza che dal testo non appare (l'unica urgenza vera colleghi, era la vertenza pendente al Consiglio di Stato, ma di ciò non si fa menzione nella premessa di quella deliberazione), quando accadono queste cose, quando l'atteggiamento costante è che tutto è urgente, su tutto c'è fretta, su tutto c'è poco tempo, su tutto non bisogna discutere, su tutto bisogna solo votare, perché questo è l'atteggiamento medio, normale rispetto all'andamento dei lavori delle Commissioni, e quando poi tutto questo precipita nella presentazione di un bilancio tecnico con quei tempi la misura è colma.
Questa è stata la ragione della nostra decisione di dire: "bisogna introdurre un chiarimento, bisogna cambiare registro". Prendiamo atto che la Giunta, attraverso un dibattito complesso che c'è stato in questi giorni, che ha visto un ruolo attivo non soltanto del Gruppo comunista, ma di altri Gruppi consiliari, anche di Gruppi della maggioranza, ha colto la serietà di questo problema. Voglio interpretare così la decisione della Giunta di proporre l'esercizio provvisorio: è un segnale che si è colta la serietà della questione. Però, colleghi, se vogliamo davvero che questo segnale sia pieno, e c'è bisogno che sia pieno, se vogliamo che l'anno prossimo, a partire da gennaio, incominci con un lavoro produttivo per mettere anche qualche paletto fermo - come si dice nel gergo sindacale nel rapporti fra Giunta e Consiglio, è bene togliere di mezzo una ferita ancora aperta e, a mio giudizio, è una ferita aperta quella deliberazione sui rifiuti industriali assunta dalla Giunta in quel modo. E' bene anche aver presente che c'è un interrogativo enorme che pende sul rapporti Giunta Consiglio, la legge n. 142. Stiamo andando ad una stretta di tempi e di decisioni sulla legge n. 142, ma la cosa è ancora indeterminata, è indeterminato il rapporto Giunta-Consiglio, quindi è un grandissimo interrogativo. Credo che dovremo trovare il modo, a partire da oggi e nei prossimi tempi, di chiarire il più possibile questi interrogativi se vogliamo che la questione si sblocchi e trovi un modo di funzionamento migliore. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anch'io, prendendo spunto dal dibattito sul bilancio, vorrei inserirmi nel dibattito più vasto sul rapporti Giunta-Consiglio dal punto di vista di un Gruppo nuovo in questo Consiglio.
Attualmente la metà dei Consiglieri regionali sono nuovi. Non voglio assolutamente farmi portavoce di tutti i Consiglieri nuovi, quindi parlo a nome del Gruppo Verdi, però credo di estrinsecare un malessere, che è sentito forse m maggior misura dai Gruppi nuovi di questa legislatura.
Nell'ultima Conferenza del Capigruppo, si trattava di iscrivere all'o.d.g. il bilancio e ci siamo trovati di fronte alle difficoltà che già ha ben evidenziato il collega Monticelli; ne è derivata una discussione che ritengo proficua e mi auguro che sia la prima di una serie che possa portare a una chiarificazione di questi rapporti. In quell'occasione avevo notato come si sia evidenziata la sensibilità verso questo tipo di problemi, in particolare da parte del Presidente del Consiglio. La Regione sta vivendo una realtà che è data dal fatto che esistono del Gruppi nuovi e dei Consiglieri nuovi, delle persone che hanno alle spalle un'esperienza diversa e che sono in grado di avvertire subito, quando si registra, il disagio nell'istituzione anche se non lo vivono direttamente.



PICCHIONI Rolando

Noi domandiamo la sospensione del Consiglio, se gli Assessori non vengono in aula. E' inammissibile un comportamento così irrispettoso nel confronti dell'assemblea. Come ha detto Monticelli, la Giunta è espressione del Consiglio.



PRESIDENTE

Questa è l'espressione di quello che viviamo quotidianamente. Continui Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Anch'io, come ha fatto il collega Monticelli, devo ringraziare il Presidente del Gruppo democristiano. Questa mattina ci troviamo infatti in una situazione che registra il massimo delle assenze. Non è possibile nemmeno parlarsi.



PICCHIONI Rolando

Chiedo scusa, ma è un fatto di comportamento, è un fatto di regolamentazione del nostri rapporti reciproci, non è un fatto di merito politico. La Giunta deve essere presente. Non discuto con il Presidente che è presente. So che lui è estremamente sensibile a questo. Se in questo momento non si ha la minima sensibilità di verificare una volta per sempre gli ingranaggi difficili, delicatissimi del rapporto fra Consiglio e Giunta, benissimo, allora me ne vado da questo Consiglio. Non è possibile discutere quando mancano troppi interlocutori.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Chiedo la parola per fare una precisazione e anche un chiarimento.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Debbo dire che i rapporti tra Giunta e Consiglio non sono all'o.d.g.
ma sono maturati nel dibattito. Ho richiamato l'attenzione della Giunta che sarà presente. Il rapporto tra Giunta e Consiglio non può essere un rapporto a senso unico. Molto spesso la Giunta è presente, ma i banchi consiliari sono vuoti. Molto spesso la Giunta qui aspetta i voti della sua stessa maggioranza. Bisogna fare delle valutazioni ed essere attenti nell'assumere prese di posizione da qualunque parte. Mi faccio carico della presenza della Giunta che è tutta presente questa mattina, manca soltanto l'Assessore Cerchio, ma sapete quali sono le sue condizioni fisiche. Gli Assessori non erano in aula anche perché il tema sui rapporti tra Giunta e Consiglio è nato nel corso del dibattito sul bilancio al quale dibattito era presente l'Assessore competente ed era costantemente presente il Presidente della Giunta, che si assume tutte le responsabilità.



PRESIDENTE

Consigliere Segre, prosegua il suo intervento.



SEGRE Anna

Riprendo il mio intervento sottolineando che probabilmente si intrecciano diversi problemi. Anche lo, come il collega Monticelli che mi ha preceduto, mi sforzavo di far emergere i problemi reali di comunicazione tra Giunta e Consiglio sottolineando che in certi casi non sono dei problemi di relazione tra maggioranza e minoranza, ma problemi che magari si risolvono nel giro di poco tempo; effettivamente i Consiglieri regionali di minoranza, ma penso sia così anche per quelli di maggioranza, si sentono spossessati del loro ruolo e della loro possibilità di interloquire, che deve essere non solo attraverso le interrogazioni e le interpellanze, ma anche in un rapporto costruttivo con la Giunta.
E vengo al problema del bilancio. La Giunta ha ritenuto opportuno ritirare il bilancio tecnico. Se la Giunta non avesse compiuto questo atto il bilancio tecnico avrebbe creato enormi problemi alle minoranze che avrebbero dovuto giocare un gioco di forza con la Giunta e andare all'esercizio provvisorio.
Non avevo presenti tutti i passi precedenti a questo momento di inizio di esercizio provvisorio per il 1991 che il collega Zacchera ha elencato.
Mi auguro veramente che con il 1991 non si avvii un altro periodo in cui si passi in continuazione da situazioni provvisorie ad altre situazioni provvisorie che creerebbero molta incertezza soprattutto ai Consiglieri del nuovi Gruppi che avrebbero una enorme difficoltà a pronunciarsi perché non avrebbero i termini di paragone per valutare le cifre che vengono espresse nel bilancio.
Penso che abbia perfettamente ragione il collega Monticelli di chiamare ferita aperta il problema relativo alla deliberazione urgente in materia di rifiuti industriali. Non si può terminare l'anno senza una risposta da parte della Giunta, anche in merito alla lettera del Presidente del Consiglio.
Penso che si debba fare chiarezza su alcune questioni prima di iniziare il 1991 non solo sull'ondata di una rinnovata buona volontà, ma sforzandosi ancora, facendo ancora qualche dibattito su questo problema. Credo che il dibattito migliore sia venuto nell'ultima Conferenza dei Capigruppo e forse non è stato riportato in aula con sufficiente chiarezza. Certamente, è necessario uscire da questa impasse, diversamente i lavori del Consiglio e della Giunta saranno estremamente difficili anche in futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che debba essere espresso un ringraziamento al collega Monticelli perché ha sollevato una questione che è latente, anche se non sono assolutamente d'accordo con lui.
Signor Presidente, dobbiamo riflettere a lungo sul fatto che la nostra istituzione non ha cultura, non ha professionalità nelle sue strutture. La classe politica, che si rinnova di cinque anni in cinque anni, deve inventare tutto; non abbiamo la capacità di costruire un sistema di professionalità all'interno del sistema stesso. Abbiamo rifiutato l'indicazione di un segretario generale come testimone della continuità delle nostre esperienze. In questa legislatura si fanno dei tentativi di inventare una cultura delle istituzioni e si ripetono luoghi comuni senza avere il coraggio di affrontare le proprie responsabilità. Non c'entrano i piccoli Gruppi, signor Presidente, anzi, devo dare atto che i Gruppi nuovi con grande umiltà e con grande realismo, tengono un comportamento che ci stupisce. Immaginavamo di avere a che fare con Gruppi velleitari, poco disponibili ad accettare i meccanismi, anche grigi, del nostro modo d'essere. Signor Presidente, lo dico immediatamente perché è una questione delicatissima: non è immaginabile che in questo palazzo rimangano i Gruppi da questo palazzo devono uscire perché questo è il palazzo dei funzionali del Consiglio regionale, tutto il resto è anomalo. L'emergenza è l'emergenza, però deve essere governata recuperando la logica della centralità del Consiglio. Se non puntiamo a fare dei valori delle istituzioni un valore anche all'interno delle 4.000 persone che collaborano con noi, non lo possiamo ricostruire in termini di comodo ogni volta che ci troviamo qui. Certo, non si può essere soddisfatti di come vanno i rapporti tra Giunta e Consiglio, tra maggioranza e minoranza, ma incominciamo a prendere la questione che qui è riportata come un fatto emblematico.
Partecipo il meno possibile alla Conferenza dei Capigruppo anche perché non so se sono ancora un Gruppo, perché per me il Gruppo deve avere una certa dimensione. Ebbene, mi sembra anomalo che la Conferenza dei Capigruppo sia diventata un soggetto politico. E' inammissibile che i Capigruppo ritengano di dover dare mandato al Presidente del Consiglio perché richiami la Giunta rispetto a un suo comportamento. La Giunta può sbagliare e può fare bene ma della sua azione risponde al Consiglio in questa sede attraverso gli strumenti che il nostro Regolamento e il nostro Statuto prevedono. Se qualche forza politica, o magari tutte, prevedono che male abbia fatto la Giunta ad assumere la deliberazione in materia di rifiuti industriali presenta una mozione, sulla quale si dibatte e si vota. Se la Giunta avrà ragione, la forza politica che ha posto la questione soccomberà, se la Giunta avrà sbagliato si dimetterà. Il Consiglio, colleghi, è soprattutto una sede, non un soggetto. Stiano attenti i Capigruppo a non diventare dei soggetti, a non diventare dei "Gau-leiter" del Consiglio. Ieri pomeriggio i Capigruppo hanno deciso che cosa deve fare la III Commissione in materia di Promark, mentre la decisione su cosa deve fare la Commissione la deve assumere la Commissione stessa, non i Capigruppo. Ho la netta impressione che i Capigruppo tendano a diventare un microcosmo del Consiglio regionale.
Devo dare atto che queste forze politiche, quindi questa maggioranza e questa Giunta, forse non hanno ancora espresso il senso e il respiro di questa legislatura. I Partiti vengono intervistati per primi, poi viene intervistata la maggioranza, per ultima la Giunta, espressione di questa maggioranza, ultimo terminale di una catena di responsabilità, magari di uno spessore che riteniamo inadeguato dell'argomentare della proposta. Ma è il complesso delle forze politiche che la sottendono che magari non hanno caricato la Giunta di sufficienti questioni e di elementi programmatici: probabilmente le forze politiche si sono preoccupate più della loro organizzazione.
Devo anche dire che da parte del Consiglio si è avviato con grande leggerezza un metodo che ritengo non produttivo dal punto di vista del rapporto tra Giunta e Consiglio. La cultura, caro Monticelli, è che la centralità è del governi rispetto alle assemblee. E' questa la cultura che va avanti. Possiamo essere d'accordo o non essere d'accordo. Sono superati i tempi in cui il parlamento difendeva il popolo dal governo che lo assatanava con le tasse. Oggi i parlamenti sono dei momenti operativi che gestiscono (non rivendicano), quindi la centralità dei parlamenti in questo momento in termini di governo è messa fortemente in discussione. La legge n. 142 dice esattamente questo, le riforme della Presidenza del Consiglio dicono questo, le proposte di modifica del sistema dicono questo, la proposta di elezione diretta del Presidente della Repubblica dice questo.
In questa legislatura abbiamo riscoperto non la centralità del Consiglio, ma la totalità del Consiglio: abbiamo ritenuto di ridurre il numero delle Commissioni, ma contemporaneamente di ampliare le funzioni delle Commissioni, con il risultato che, sulla questione delicatissima che abbiamo affrontato questa mattina in materia di edilizia economico popolare, soltanto la cortesia e la correttezza del collega Chiezzi ha consentito che questo lavoro arrivasse in aula in modo accettabile. Oggi ci sono state delle interessantissime audizioni per due terzi della seduta e si è cominciato a parlare degli argomenti all'o.d.g. alle cinque e mezza di sera. Allora, abbiamo uno spazio di quindici giorni sui cui avviare una riflessione, ognuno nelle proprie sedi. Diamoci un appuntamento nelle prossime sedute per Immaginare che la Giunta, attraverso atti forti, dia il senso di che cosa è questa maggioranza in primo luogo, che forze politiche come soggetti ultimi del nostro essere, come riconosciuto anche dalla Corte Costituzionale, siano in grado di proporre per la nostra società e per la nostra istituzione, e che la Giunta sappia come è in grado di articolare questi messaggi. Non dimentichiamo che - e questo l'ho già detto in tutte le sedi e il fatto di averlo detto e di doverlo ripetere è una dimostrazione di debolezza perché avrei dovuto essere sentito - le fughe in avanti del Consiglio e di una Commissione arriveranno (decisione di ieri del Capigruppo) a convocare i Sindaci di una società pendente l'assemblea.
Questo mi pare significativo.
Cari amici, ha ragione il Presidente della Giunta quando dice: "noi siamo qui ad aspettare". E' chiaro che, a questo punto, se la III Commissione convoca gli amministratori e i Sindaci, c'è da pensare che ci sia un rallentamento nell'assunzione di responsabilità della Giunta. La collega Vetrino e la Giunta sulla vicenda Promark, da oggi al giorno della prima assemblea e dalla prima alla seconda assemblea, devono assumere tutte le responsabilità e tutte le iniziative che devono ritenere di dovere assumere e non ritenere di essere sollevati da ogni responsabilità perch poi se ne parlerà in Commissione. In Commissione se ne parlerà quando la Commissione dovrà pronunciarsi rispetto a un provvedimento, non nella fase della quale è responsabile unicamente e solamente la Giunta; in Commissione se ne parlerà nella misura in cui il Consiglio si dovrà pronunciare, non perché il Consiglio vuole conoscere, indagare, fare dei dibattiti per informarsi e poi si vedrà.
La collega Segre mi dà giustizia del fondamento del mio ragionamento.
Ritiene riduttivo rapportarsi con la Giunta soltanto attraverso le mozioni le interrogazioni e le interpellanze e dice che Giunta e Consiglio dovrebbero rapportarsi. No. Il rapporto dialettico tra Consiglio e Giunta nel sistema istituzionale non è il rapportarsi perché non è un rapporto dialettico, ma dialogico perché è al proprio interno e presuppone una fortissima capacità di proposta e di lievitazione delle questioni da parte della Giunta e una forte capacità di verifica, di controllo e di sprone da parte del Consiglio.
Sono problemi dialogici, non sono problemi organici. Di fronte al fatto che il Presidente del Consiglio, su mandato dei Capigruppo, abbia richiamato la Giunta, supponendo che la Giunta dovesse revocare la propria deliberazione, che cosa verrebbe detto nella premessa? Che l'ha detto il Presidente del Consiglio o che l'hanno detto i Capigruppo? Certamente no.
Allora o lo argomenta per ragioni proprie, dopo un ripensamento di ordine tecnico-giuridico, oppure riporta il contenuto di un atto ufficiale in Consiglio; viene presentata una mozione con cui si rimprovera la Giunta.
Gli inviti si fanno per andare a cena, ma se la Giunta ha sbagliato, ha sbagliato su una questione importante e grave e deve assumere le responsabilità politiche che in una moderna democrazia...



PRESIDENTE

Consigliere Marchini, se lei preferisce facciamo una mozione.



MARCHINI Sergio

Presidente, non mi risulta che il Presidente della Camera o il Presidente del Senato invitino il Governo a comportamenti di questo genere.
La preoccupazione che la Giunta abbia fatto un atto illegittimo, guarda caso, è condivisa da tutta la maggioranza. Allora, se tutta la maggioranza ritiene che la Giunta abbia, sbagliato, la Giunta deve prendere una posizione. Ma è paradossale che la maggioranza, anziché usare i propri strumenti di dibattito permettere in ginocchio la Giunta perché ha sbagliato, chieda al Presidente del Consiglio di rimproverare la Giunta.
Sono portato a fare il difensore d'ufficio anche perché clienti veri non ne ho più; il difensore d'ufficio normalmente prende le difese del più debole a parte il fatto che è onere e onore della professione la difesa d'ufficio in questo momento, sicuramente il più debole del due è la Giunta (quindi vorrete cogliere le cose che ho detto soprattutto in una funzione che ritengo di aver dovuto assumere). Ma ne sono convinto, cari amici.
In vent'anni vissuti qui sono cambiati i tempi, ma, guarda caso, non sono cambiate le cose: sono rimaste le consulte, le sedi, gli organismi, i comitati. Ricordiamoci però che qui siamo un'istituzione, rimettiamo l'istituzione al centro delle nostre questioni (l'elenco delle nomine che dobbiamo fare ci dice che siamo impegnati in tantissime situazioni rispetto alle quali l'istituzione conta abbastanza poco!), allora, incominciamo a riportare le istituzioni al centro delle nostre preoccupazioni ricominciamo a mettere alla "frusta'' le forze politiche che non supportano adeguatamente di autorevolezza, di proposte e di supporti il livello regionale. Questo è il vero problema. I partiti rispetto a questo nostro dibattito allargheranno le braccia e i segretari diranno: 'In effetti Brizio è bravo, però...". Lo sappiamo che è così, ma io rifiuto questo.
Questa Giunta, nel bene o nel male, è l'espressione di quello che sa produrre il sistema del partiti di maggioranza e la maggioranza io la difendo fin quando è espressione delle forze politiche che riconosco come riconosco la maggioranza di cui sono parte, perché non mi sembra giusto perché sono Consigliere regionale, fare delle questioni alla Giunta di metodo.
Devo però dire che quando in Commissione si cerca il confronto vero e reale sui temi, sulle strategie, l'opposizione lo rifiuta. Faccio un esempio: poiché ero stato il proponente della legge sul centro fieristico e poiché la legge tornava in Commissione con una relazione molto schematica di natura giuridica, ho ritenuto mio preciso dovere illustrare la storia di quella vicenda alla Commissione, e i Commissari comunisti si sono chiesti se c'erano due Assessori. Questa è la voglia di capire! Non si sono approfondite le strategie rispetto a Promark, rispetto all'ente pubblico che dovrà gestire questa materia, rispetto al rapporto tra pubblico e privato, ma ci si è trincerati dietro una questione formale e ci si è scandalizzati del fatto che il Consigliere Marchini ritenesse normale fare un intervento di un quarto d'ora per leggere la storia di una legge per i nuovi Consiglieri, che, sicuramente, non potevano leggere quella legge alla lettera della relazione che era di ordine tecnico.
Quindi non è vero che c'è una gioventù avida di conoscere e di capire.
C'è un'opposizione molto abile nel prendere atto delle difficoltà di avvio del ruolo regionale e a giocare sulla frustrazione di molti Consiglieri perché il lavoro del Consigliere è faticoso, è fatto anche sull'auto propria, magari pagando le multe. E' interessante scoprire che i parcheggi della Regione sono per le auto blu, mentre i Consiglieri prendono le multe.
Per carità, tutto giusto, però fa parte di una concezione dell'istituzione che mi vede sempre più alieno (se questo è un termine che può dare il senso del mio stato d'animo).



PRESIDENTE

MI riservo di rispondere perché il Consigliere Marchini nel suo intervento, a cui ho lasciato tutto lo spazio che era giusto, ha posto dei problemi che riguardano anche la lettera da me inviata. Anticipo che sono in dissenso rispetto alle opinioni del Consigliere Marchini per quel tipo di Iniziativa assunta su mandato dei Capigruppo; quella iniziativa era nello spirito di sminuire il problema, contenerlo se possibile e non esasperarlo. Le iniziative di carattere formale possono essere altre. Se l'invito è questo le assumeremo.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, il dibattito sulla relazione relativa all'esercizio provvisorio è andato spostandosi sui problemi del rapporto tra Giunta e Consiglio. Sarebbe bene Invece ritornare al tema principale, anche se una discussione successiva su questo sarebbe importante.
In merito ai rapporti tra Giunta e Consiglio non mi pare che possa destare sorpresa o scandalo il fatto che i Capigruppo, che non sono dei "Gau-leiter", cerchino di ordinare i lavori dell'aula. Hanno dato mandato al Presidente del Consiglio di intervenire su alcune questioni che, a dir la verità, ci sono. Si tratta di vedere come le sistemeremo, senza nulla togliere al lavoro che è stato fatto, perché questa Giunta e questa maggioranza del lavoro ne hanno fatto molto. Pensate che ieri a Genova il Presidente della Giunta ligure Fiumara ci diceva che la Giunta l'hanno fatta due mesi fa e ancora stanno cercando di capire che cosa devono fare.
Io dico che del lavoro ne è stato fatto e nulla ci impedisce di affrontare in termini nuovi i problemi. Il Presidente Spagnuolo e il Presidente Brizio osservano che la società cambia sotto i nostri occhi e cammina veloce anche qui, non solo in Unione Sovietica, e starle dietro è molto difficile. Anche per questo motivo noi socialisti abbiamo lanciato la proposta del referendum prepositivo sulla quale aspettiamo dalla DC e dal PCI una risposta precisa. C'è poco da fare: non si possono far solo delle chiacchiere sul regionalismo, mentre gli altri lavorano, magari facendo la finanziaria Pontida, per raccogliere i mezzi e per lanciare la grande offensiva. Siccome noi sulla breccia ci siamo da parecchio tempo, cerchiamo di capire il significato e la portata delle offensive che ci vengono lanciate, però non possiamo restare fermi, dobbiamo dare delle risposte.
Certo, esiste il problema dei rapporti. Da una parte c'è la necessità di governare superando i tempi lunghi, perché la gente chiede delle risposte veloci, non solo al governo regionale, ma le chiede alle UU.SS.SS.LL., le chiede ai Comuni e alle Province. Per i Comuni e per le Province è intervenuta dopo decenni la legge n. 142. Se fosse intervenuta nel momento in cui sono nate le Regioni, forse potevamo ragionare meglio. A questo punto, visto che è corsa la lepre, cerchiamo di far correre anche il cane altrimenti rischiamo che la Regione non riesca a stare dietro al tempi. Per questo bisogna realizzare, nel giro di pochi mesi, una grande riforma che cambi l'assetto e i rapporti, che cambi la situazione. C'è bisogno di un esecutivo che sappia governare, che abbia la velocità dei tempi di risposta perché le attese di un mese, di due, di tre mesi, sono passivi enormi che si ripercuotono sulla società, sulle imprese, sulle aziende, sulle opere pubbliche e su quelle private. Nello stesso tempo occorre restare rigorosamente ancorati alle forme della democrazia. Ecco allora che attraverso un dibattito, si dovrà andare a vedere che cosa compete alla Giunta e che cosa compete al Consiglio.
Credo che, se ragioniamo con serenità, alcune cose le possiamo risolvere. Ieri si è posto un problema e l'Assessore Carletto l'ha risolto in modo positivo per tutti trovando una formulazione che ha da una parte dato via libera alle scelte che debbono essere realizzate e governate da chi ha la responsabilità di governarle, senza escludere dall'altra quello che compete al Consiglio. Ho detto ieri che qui non possiamo immaginare di essere in una campana di vetro; siamo parte di quella società che, quando un Assessore fa una modifica, attraverso una serie di canali paralleli arriva all'obiettivo prima di noi; e arriva anche prima di qualcuno di noi che abita lì dove sono state fatte le modifiche, e questo si viene a conoscere il giorno dopo rispetto a quelli che invece lo sapevano il giorno prima, che non c'entrano con il Consiglio regionale. Allora, dobbiamo essere franchi e concreti. Sostengo, e l'ho sostenuto anche nell'altra legislatura, che quando parliamo della programmazione e dei rapporti tra Giunta e Consiglio non ci dobbiamo far prendere la mano dalla tentazione di essere quelli che stanno al piano superiore. Dobbiamo invece essere dentro la realtà nella quale viviamo. L'ho detto quando si discusse sull'assemblea dei sindaci; proposi un emendamento, ma venne bocciato. Signori, noi non facciamo la politica estera, non siamo sulle prime pagine del giornali allora stiamo attenti che se non realizziamo dei rapporti che ci facciano giocare il nostro ruolo, noi non saremo ne con quelli che fanno la politica estera, ne con quelli che fanno la politica locale. Noi non esisteremo.



(Interruzione del Consigliere Marchini)



ROSSA Angelo

Proponiamo la verifica delle cose. Certo, la legge n. 142 è da verificare, si dovrà andare a vedere come si farà l'area metropolitana, si dovrà andare a vedere quanti Comuni riusciremo ad unificare, visto che non seguiamo la strada "manu militare". Sono grossi problemi, sono problemi sul quali abbiamo già avuto occasione di riflettere. Si tratta di vedere se saremo capaci di fare quelle riforme. Il Parlamento intanto l'indicazione ce l'ha data, noi potremo non esserne soddisfatti. Abbiamo anche detto al Ministro Maccanico che il" suo disegno di legge deve essere aggiornato e bisogna sollecitarlo, altrimenti resta sulla linea delle ambulanze e le Regioni non possono farsi trasportare dalle navi ospedaliere.
Definite queste cose, diamo alla Giunta il merito e l'onestà degli intenti. Quando siamo di fronte allo stralcio del piano decennale della viabilità, che è urgente, quando siamo di fronte al piano delle discariche che è urgente, ciascuno faccia fuoco con la legna che ha; c'è un discorso da aprire a livello governativo, perché non ponga le questioni in termini di scadenze invalicabili, però, piuttosto di perdere centinaia di miliardi cerchiamo di macinare delle cose. Però questo non è sufficiente perché, di questo passo, nel macinare delle cose significa che ci autosospendiamo e siccome non abbiamo nessuna intenzione di autosospenderci, dobbiamo cominciare a ragionare in questi quindici-venti giorni, dobbiamo cercare di fare le cose che da una parte ci consentano di rispettare i valori e le forme della democrazia e dall'altra ci consentano di governare senza trovarci di fronte a misure tranchant Si è posto giustamente il problema della presenza degli Assessori. Ciascuno di noi ha dei rapporti con la società, quindi deve cercare di combinarli.
Questa mattina ha creato qualche tensione il fatto che erano presenti alcuni Sindaci per un incontro che non so se era concordato o meno su un problema sul quale è ancora da verificare se abbiamo fatto bene fino in fondo la nostra parte oppure no. Come potevamo dire: "Non siete venuti nella giornata giusta!'? Ieri sono venuti gli inquilini della Falchera.
Potevamo non incontrarli? Ci sono dei problemi che bisogna affrontare realisticamente cercando di fare in modo che non danneggino il nostro lavoro, ma è doveroso recuperare questi rapporti con la società: la gente sa che quando è in corso il Consiglio è più facile avvicinarsi all'istituzione, quindi siamo concreti e realisti. E' importante mettere in moto del canali sulle questioni che consentano di lavorare, di produrre in modo che la democrazia non venga meno.
Mi ha fatto piacere sentire il collega Monticelli dire: "L'esercizio provvisorio non rappresenta per noi dell'opposizione motivo di vittoria sulla maggioranza". Rilevo positivamente questo dato e gliene do atto. Così come credo si debba riconoscere alla maggioranza e alla Giunta di avere ragionato sulla portata e sull'importanza della proposta del bilancio tecnico, sui suoi limiti e sull'agibilità di un percorso, seppure sottile ma tuttavia in grado di consentirci un gesto di distensione. E' un gesto che dimostra che questa maggioranza e questa Giunta sono sensibili ai rapporti tra Giunta e Consiglio e tra maggioranza ed opposizione, rapporti che ci richiamano ad un impegno maggiore in modo che il clima di tensione cambi lasciando ad ognuno la piena autonomia di fare le proprie battaglie anche aspre se necessarie, sempre però nel rispetto delle regole di un'assemblea attenta e consapevole dei problemi del Piemonte.
Da parte del Gruppo socialista c'è la disponibilità a modificare, se è necessario, il Regolamento ed eventualmente anche lo Statuto perché, visto che si parla di modifiche di tante cose, che non si debba andare a modificare anche lo Statuto e il Regolamento. Auspico che in questo rapporto reciproco venga trovata quella comune volontà che ci consenta di risolvere nell'interesse di tutti i problemi della nostra comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, mi dispiace questa mattina di avere contribuito con il mio richiamo recidivo ad aumentare la tensione in un dibattito che forse teso non era. Siccome però la chiarezza deve essere alla base di ogni nostro proponimento e di ogni nostro comportamento, ho ritenuto opportuno sensibilizzare due volte la Presidenza affinché gli Assessori fossero in aula, di modo che, quello che si viene a discutere e proporre potesse essere fatto proprio dalla coscienza e dalla sensibilità di ciascuno di noi e di ciascuno di loro. Non c'era assolutamente nessuna volontà di mortificare gli assenti, ma semplicemente l'esigenza che noi tutti ci facessimo carico di un malessere, più o meno oscuro, più o meno palese, più o meno serpeggiante fra di noi, per porre gli opportuni rimedi.
Detto questo, sono d'accordo con quanto ha detto l'amico Rossa. Noi non siamo dei "Gau-leiter". Siamo espressione nel bene e nel male di questa assemblea, siamo espressione del governo e del non governo di questa assemblea. Esistono degli Statuti e dei Regolamenti scritti, ma esistono anche degli statuti e del regolamenti materiali, fatti dal comportamenti di ogni giorno, fatti dalle prassi ereditate, fatti dalle prassi inverate fatti anche dalle prassi innovate; noi ci dobbiamo rapportare, come giustamente ha detto il Consigliere Marchini (anche se nelle conclusioni non sono tanto d'accordo), alla cultura delle istituzioni. Se andiamo a leggere il corso storico del rapporto, ad esempio fra la corte e il parlamento inglese, vedremmo che questa tensione c'è sempre stata. Ma, al di là e al di qua della storia, il problema oggi si pone non tanto per quanto concerne la legge n. 142, amico Marchini, sulla quale, certamente si può ravvedere e ravvisare un'impronta di marcato centralismo delle istituzioni rispetto alle assemblee. Nella legge n. 142 si può anche ravvisare un superamento o puramente un cambio di tono, un cambio di rotta rispetto agli ultimi colpi di coda del sessantottismo e dell'assemblearismo dilagante, della partecipazione, direi anche in maniera sbracata, delle istituzioni. Ma quando si pone, come abbiamo detto timidamente nell'ultima Conferenza dei Capigruppo, il rapporto delicato, certamente ancora tutto da costruire, certamente da inventare, fra l'istituzione Regione, a volte così arroccata, e la società civile, società civile che trova forse negli interstizi di questo Consiglio metodi, metri, analisi, proposizioni sensibilità diverse rispetto a quelle che sono le materie codificate dalla Giunta o quelle che sono le sensibilità raffermate della Giunta o quelle che sono la difesa delle proprie competenze e delle proprie pertinenze.
Tale rapporto deve essere dato dalla sensibilità e dalla cultura di ognuno.
Il Consiglio non vuole prevaricare l'istituzione Giunta, non si tratta di fare dei sorpassi in seconda o in terza corsia, non si tratta di formalizzarci sulle lettere che vengono mandate al Presidente e che forse vengono anche incautamente propagate sui giornali. Qui si tratta di trovare un metodo che è dato dalla nostra concezione di governo e dalla nostra concezione di convivenza civile fra i partiti.
L'unico tono un po' fuori luogo è stata l'analisi del Consigliere Zacchera sul provvedimento del bilancio, quando ha parlato di ritirate strategiche, di retromarce vergognose, quando ha parlato di malessere della Giunta, di metodi sommari con cui si rappresenta il Bilancio. Non si tratta adesso di andare a verificare queste cose, che possono comunque essere nella valutazione di ciascuno. Si tratta piuttosto di vedere in che punti la Giunta è caduta o in che punti la Giunta invece ha sostenuto la sua forza di governo, la sua decisione, la sua volontà di governare comunque.
Ci sono stati certamente degli scarti sul metodo e sulla forma che non coinvolgono solamente il Consiglio e non coinvolgono solamente il rapporto fra Giunta e Consiglio, ma coinvolgono, per esempio, certe disfunzioni che si sono registrate nelle Commissioni.
Nell'ordine del giorno che noi presentiamo (e mi pare che sia stato suggerito dall'Assessore Gallarini) ci si fa carico degli impedimenti per la presentazione di documenti finanziari in tempi utili, in tempi corretti in tempi che siano politicamente certi. Questo significa che ci sono delle ossificazioni di carattere istituzionale che vengono dal centro, ma che vengono anche da rigidità dei nostri Regolamenti e del nostro Statuto regionale.
Le analisi sono tutte molto facili e potremmo anche trovarci uniti. Il problema è anche di rapportare tutti quelli che sono i nostri strumenti regolamentari a fatti che significano una maggiore funzionalità del Consiglio, una maggiore funzionalità delle Commissioni e, da parte della Giunta, una diversa disponibilità alla comunicazione. Ho detto più volte che la decisione politica non può essere condivisa se prima non viene conosciuta trami- tè comunicazione ai Gruppi consiliari, solo in questo modo tutti, sia maggioranza che minoranza, indipendentemente dal ruoli, si sentiranno coinvolti in un disegno preciso, in un disegno praticabile.
Il discorso non va assolutamente drammatizzato. Non voglio fare, come ha fatto Monticelli, l'excursus sulle occasioni mancate. Voglio invece prendere dal dibattito di questa mattina un elemento estremamente positivo.
Qual è stato questo elemento positivo? Quando il Gruppo comunista ha riconosciuto che non c'è stata nessuna andata a Canossa, collega Zacchera che non c'è stato nessun arretramento. C'è stata una convergenza dei Gruppi politici su un metodo, su alcune tempistiche di lavoro che vogliamo attuare con l'esercizio provvisorio.
Su queste cose crediamo di poter trovare il naturale consenso di tutti.
E, proprio perché convinti, proprio perché abbiamo questo retroterra politico più vasto di quella che è la nostra semplice espressione di maggioranza, possiamo portare alla Giunta un consenso che nel movimentismo non tanto di questa istituzione, quanto della società civile, certamente sarà ancora più prezioso di quanto sia stato nel passato.
Certo, ci sono degli sbagli da parte nostra, ci sono degli sbagli anche da parte vostra, ma gli onori, come dice qualcuno, sono come gli abiti: si adattano solo con l'uso. Pertanto tutti noi dobbiamo rapportarci, dopo quattro o cinque mesi di questo governo, che non è un governo assembleare a quello che è il miglior metodo di governare.
Il collega Marchini ha fatto alcuni esempi che possono essere anche probanti di alcune disfunzioni. I Capigruppo non sono un soggetto politico ma sono un vaglio della tensione, della sensibilità, di alcuni fatti che emergono, anche al di fuori delle nostre istituzioni, i Capigruppo devono essere anche un filtro della società rispetto all'istituzione Giunta.
Pertanto se ce ne facciamo carico, non facciamo un discorso di miopia politica o di prevaricazione nei confronti della Giunta: ci facciamo carico certamente di sensibilità che forse nella gestione quotidiana tante volte sfuggono e tante volte non vengono considerate nella giusta valenza e nel loro giusto valore.
Vorrei ancora dire qualcosa sull'ordine del giorno, ritenendolo così illustrato, signor Presidente.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno che porta l'unanimità di questo Consiglio e questo ordine del giorno sarà anche impegnativo per la parte finale dove, per la prima volta, si innova un fatto determinante. La Giunta regionale dovrà presentare nel secondo trimestre del 1991 il rendiconto del 1990, l'assestamento del 1991 in modo da verificare i reali andamenti di spesa per le aree di attività e di intervento, per i programmi e i piani di settore in un'unica sessione dei lavori del Consiglio dedicata alle questioni finanziarie, al fine anche di consentire la presentazione della proposta di bilancio di previsione per il 1992 nei termini previsti dalla legge. Non so se questo sarà possibile. L'Assessore ha osservato che questa non è un'ambizione fuori luogo. Certamente, se riusciremo a far sì che il bilancio del 1992 non sia basato su cifre opinabili o su parametri precari, come ha detto Zacchera, certamente, sulla base di quanto è stato verificato nel primo semestre per aree di attività di intervento, per programmi e per piani di settore, il bilancio di previsione per il 1992 avrà una attendibilità diversa; e potrà anche venire incontro a quanto ha detto Zacchera. Sono lieto di poter dire che questo ordine del giorno è stato presentato da tutte le forze presentì in questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Goglio. Ne ha facoltà.



GOGLIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di attenermi il più possibile all'ordine del giorno anche per formulare il parere favorevole del nostro Gruppo al voto.
Credo che sia stata opportuna la scelta di rinviare la discussione del bilancio e di fare ricorso all'esercizio provvisorio. Mi auguro soltanto che questa sospensiva sia breve. L'esercizio provvisorio Infatti risolve ben poco. Come sappiamo blocca soltanto qualsiasi manovra anche minima. Se è corretto sottoporre il documento di bilancio ad un'ampia consultazione non dimentichiamo che, conoscendo in partenza le scarse disponibilità della Regione (un centinaio di miliardi), pare urgente attivare quegli interventi che possono in qualche modo ricordare alla società piemontese che questa Regione esiste e non è un fantasma. Non ho molta esperienza, ma ogni giorno mi sto rendendo conto di quanto sia difficile spiegare a chi mi è vicino cosa facciamo in quest'aula, quali problemi reali si affrontano qui, quali leggi hanno efficacia concreta, quali mezzi disponiamo per governare un territorio in bilico fra crisi e prospettive frustrate. E' difficile spiegare che la Regione ha le mani legate, ha obiettive difficoltà di governare perché in sede nazionale non si provvede ad attuare un autentico decentramento di poteri decisionali ed economici. Se la Regione continua quasi esclusivamente a svolgere le funzioni di mediatore tra Stato e servizi, a passare di mano quattrini già vincolati, a doversi accollare anche oneri suppletivi di cui non è competente, dobbiamo davvero interrogarci sulle prospettive del nostro ruolo e su quello della Regione.
Non vorrei apparire troppo pessimista. So infatti che tutti, forze di governo e anche di opposizione, sono convinti che la Regione pu rivendicare un ruolo di grande protagonismo giocando le sue carte specialmente nei confronti del Governo centrale chiedendo che al Piemonte non vengano riservati i privilegi, ma sia dato semplicemente ciò che gli spetta di diritto in quanto questa Regione concorre a formare il reddito nazionale. Questo è il risultato a cui dobbiamo tendere, ma ciò richiede trasparenza, chiarezza, unità di intenti, collaborazione fattiva tra le componenti delle forze di governo. Non dobbiamo Infatti dimenticare che in quest'aula prendono forma le decisioni, questa non è un'assemblea chiamata ad esprimere soltanto un consenso formale. Il Consigliere Monticelli cogliendo una certa atmosfera di disagio, ha parlato di difficoltà di rapporti tra Giunta e Consiglio; dissipare queste ombre, se ci sono, è un impegno doveroso. Siamo praticamente agli inizi della legislatura e conviene trovare un metodo di lavoro e di informazione che sgombri subito il campo dalle polemiche interne ed esterne. Soltanto in un clima di chiarezza e di reciproca fiducia è possibile formulare i pro grammi di attività, redigere quei documenti che indicano le scelte strategiche pluriennali, necessarie per stabilire un reale rapporto di fiducia con la società piemontese.



PRESIDENTE

Dato che non ci sono altri interventi, ritengo di dover fare alcune precisazioni su una delle questioni poste, riferita anche ad una posizione assunta dal Presidente del Consiglio. Ritengo quindi di illustrare la vicenda.
E' una vicenda che è nata in una Conferenza dei Capigruppo alla quale non era presente il Capogruppo Marchini. In quella riunione venne posto al Presidente del Consiglio, in quanto tale, una questione di carattere procedurale attinente la programmazione dei lavori. Quindi, in base agli artt. 5 e 12 del Regolamento interno, e avendo sentito la relazione della Giunta in quella seduta, nella quale l'Assessore presente per la Giunta diede atto che c'era stato un dubbio procedurale in ordine alla assunzione di quel provvedimento da parte della Giunta o da parte del Consiglio l'Assessore Gallarini qui presente me ne da atto - e su questa questione di carattere procedurale venne dato mandato al Presidente del Consiglio, in una logica di composizione dei rapporti fra Giunta e Consiglio, non di esasperazione, ed in materia attinente la programmazione dei lavori, in quanto quell'argomento era stato anche discusso nella Commissione competente, e già nella Commissione competente, mi si era riferito, era nato il problema se la questione era di competenza di Giunta o di competenza di Consiglio. E su una questione di carattere procedurale attinente la programmazione dei lavori, materia che è di competenza della Conferenza dei Capigruppo e di competenza del Presidente del Consiglio che fa parte integrante della Conferenza si diede mandato al Presidente del Consiglio, in una logica di composizione dei rapporti, di scrivere alla Giunta ponendo, così come è scritto nella lettera, una questione di carattere procedurale, e dicendo in termini di principio: che qualora ci fossero state questioni ulteriori di carattere procedurale nell'assunzione dei provvedimenti, sembrava opportuno che queste questioni venissero fatte conoscere al Consiglio regionale ed all'Ufficio di Presidenza, in modo che su queste materie di sua competenza venisse espresso un parere.
Dopodiché, nella logica, ripeto, di migliore composizione e di ottimale rasserenamento del rapporti fra Giunta e Consiglio, mi si chiese anche di invitare la Giunta, qualora si convenisse (come già anche gli uffici avevano studiato) che quel provvedimento era di competenza del Consiglio, a volerlo ritirare e, considerato il fatto che ci sono delle scadenze (noi sappiamo che il Governo ha delle scadenze), si invitava ad assumere il provvedimento con i poteri eventuali del Consiglio.
E che il problema esista - se mi è permesso - è dimostrato dal fatto che lo stesso Commissario di Governo ha chiesto chiarimenti alla Giunta su questa deliberazione. Pertanto abbiamo posto una questione in quella lettera che non ci siamo inventata e che non era di carattere politico.
Altra questione, se mi è permesso - e lo voglio dire perché la Conferenza dei Capigruppo ne ha parlato più volte, così come i Presidenti di Commissione - è l'esigenza che i lavori del Consiglio si sviluppino alla presenza possibilmente di tutti i Consiglieri, che ci sia un flusso di informazione sulle questioni importanti fra Giunta e Consiglio, valido rapido, immediato, importante. Perché questo? Non perché noi ce lo inventiamo, non perché noi vogliamo fare - di questo desidero, per quel che mi riguarda, rassicurare ampiamente i componenti della Giunta - ma perch la società civile ci incalza. Non a caso il Presidente del Consiglio e i Capigruppo si fermarono su un argomento di grandissima importanza. Non ci fermammo sulla questione delle auto blu, che può essere rivista in qualsiasi momento, o dei parcheggi che possono essere riorganizzati in qualsiasi momento, queste sono questioni importanti ma piccole. Ci fermammo su quell'argomento perché la questione della ecologia, dei rifiuti industriali, dell'ambiente complessivamente, è materia che vede una straordinaria attenzione della comunità regionale. Ed oggi il Consiglio regionale ha dimostrato questo, perché nel momento in cui la delegazione di Sindaci è stata sentita, c'era proprio un'attenzione dei Consiglieri regionali a voler essere presenti perché la materia è materia importante.
Per cui si è trattato di una questione procedurale posta, che evidentemente poi i Gruppi interpretano nella maniera che ritengono meglio.
Il Presidente del Consiglio, all'interno delle sue competenze, all'interno della competenza della Presidenza della Conferenza del Capigruppo, ha posto il problema, e trattandosi di questione procedurale, ed essendo stata fatta in una logica di miglioramento, per quello che è possibile, dei rapporti Giunta-Consiglio, la lettera è stata inviata; non ne è stata data comunicazione alla stampa da parte del Presidente del Consiglio, che non da mai comunicazioni alla stampa di atti che sono assolutamente interni, ed è stata mandata doverosamente per conoscenza ai Capigruppo.
Questo, credo che sia, su questa materia - ed è un invito che il Presidente del Consiglio fa - ed in particolare sulle materie di grande rilevanza economica e sociale, là dove le competenze richiedono un coinvolgimento del Consiglio, debba essere assunto perché questo è estremamente importante soprattutto in relazione alla materia. Dopodiché è evidente che i Gruppi hanno la loro autonomia, che si esprimono con strumenti a loro disposizione: gli ordini del giorno, le mozioni, le interrogazioni, le interpellanze, il dibattito in aula. Io ho posto all'interno delle mie competenze, una questione procedurale, una questione rappresentata nella Conferenza dei Capigruppo.
Sulla materia specifica, se mi è permessa una riflessione alla sensibilità e alla grande esperienza del Presidente della Giunta, e una riflessione alla sensibilità e all'esperienza politica dell'Assessore per quel punto, ritengo che quella materia per la sua importanza anche sociale e poiché da un esame degli atti del Consiglio risulterebbe essere di competenza del Consiglio stesso, venga affrontata attraverso questa strada.
Dopodiché io ho rappresentato un problema, se verrà data una risposta la valuteremo, altrimenti è evidente che gli strumenti da adottare sono quelli a disposizione del Consiglio: il Regolamento, lo Statuto, la lealtà politica e la buona fede personale che deve essere alla base dei nostri rapporti, e che per quello che mi riguarda, e per quello che io ho a conoscenza della Conferenza dei Capigruppo, questo dibattito è stato fatto con queste due premesse fondamentali ed è stato fatto nella logica di migliorare non solo i rapporti Giunta e Consiglio, perché questo potrebbe essere un problema anche non così importante, ma per migliorare l'immagine l'impegno della Regione sui grandi problemi che riguardano il Piemonte che devono trovare una solidarietà profonda in quest'aula, prima istituzionale ma soprattutto personale e, se mi permettete, politica e morale.
Ha chiesto la parola l'Assessore Gallarini. Ne ha facoltà.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Alla fine di questo dibattito, che per la verità è partito dal bilancio, tornare al bilancio sembra quasi di doversi distrarre. Concordo sul fatto che questo dibattito dovesse essere fatto perché sicuramente rappresenta l'inizio di un momento che deve portare a una risultante d'uscita rispetto a contrapposizioni, a dissapori e a incomprensioni che ci sono stati. Se qualcuno, prima che iniziasse il dibattito, non fosse convinto completamente che la situazione era questa, direi che a questo punto, dopo un'ora e mezza di dibattito, anche chi era incredulo e pessimista sicuramente si è convinto che difficoltà di rapporto esistevano.
Immaginiamo anche noi che l'inizio di questo dibattito possa avere un seguito in grado di permettere a Giunta e Consiglio nel loro complesso e alla istituzione nel suo complesso di uscire con una risultante che vada nel segno dell'ultima affermazione del Presidente del Consiglio che è poi il segno di operatività, di efficacia, di efficienza per quanto riguarda il nostro Ente nei confronti della regione che siamo chiamati ad amministrare e nei confronti della quale siamo chiamati a legiferare.
Penso sia comunque opportuno tornare a parlare di bilancio, anche solo attraverso qualche flash, per dire quali sono state le motivazioni attraverso le quali si è arrivati come Giunta a proporre inizialmente quella soluzione.
A nome della Giunta credo si debbano ringraziare tutta la parte di funzionali e di personale della Regione che in tempi brevissimi ha prodotto le condizioni tecniche perché fossimo in condizioni di evitare l'esercizio provvisorio. Lo abbiamo capito tutti ed è stato riconosciuto da tutti: si va in esercizio provvisorio per questioni politiche di fondo relativamente alle quali il bilancio non è stato altro che una goccia che ha permesso di fare un punto fermo, che ha costretto sostanzialmente a fermare il tutto per riflettere e per trovare delle soluzioni di uscita che vadano nel segno di una funzionalità complessiva dell'Ente.
Il Consigliere Monticelli nel suo intervento parlava dell'ansia della Giunta; direi che questo è un fatto positivo. La Giunta è un esecutivo: l'ansia di arrivare in tempo sui provvedimenti è sicuramente un fatto positivo che va ovviamente contemperato con l'esigenza politica e istituzionale di quelle correlazioni. Il fatto che questa Giunta si sia messa ad operare ai primi di settembre e che per la parte anche tecnica e di personale sia stata in grado di produrre in tempi brevissimi tutta la documentazione e tutti i dati che servivano dal punto di vista tecnico ad evitare l'esercizio provvisorio, è sicuramente un fatto che noi registriamo come fatto positivo. Così come riteniamo che questa occasione di pretesto nei confronti del bilancio non vada intesa come la intendeva il Consigliere Zacchera, che fra l'altro mi sembra abbia anche male interpretato la normativa in materia. Mi diceva prima il funzionario, dott. Moratto, che l'esempio citato da Zacchera andava nella direzione di una deroga rispetto alla normativa vigente: questo bilancio è stato presentato al Consiglio (esistono i documenti di presentazione al Consiglio di questo bilancio) quindi il bilancio di esercizio provvisorio che ci apprestiamo ad approvare è sostanzialmente il provvisorio su quel bilancio tecnico che la Giunta aveva adottato in un disegno di legge e che è stato presentato al Consiglio. Direi però che in un dibattito di questo tipo la questione formale è sì importante, ma finisce con l'essere marginale rispetto ai contenuti del dibattito che è stato affrontato dal Consiglio questa mattina.
Dicevo che noi intendevamo andare in una certa direzione, abbiamo colto, e questa è una sensibilità che ci va riconosciuta, l'esigenza di affrontare a fondo questa questione. Questo è stato possibile perché siamo all'inizio di un ciclo legislativo: probabilmente se fossimo stati nel marzo '95 non sarebbe stato assolutamente il caso di accedere ad interpretazioni di un certo tipo, ma essendo a pochi mesi dall'insediamento di un nuovo Consiglio, di una nuova maggioranza, di una nuova Giunta, ci sembra importante trovare dei binari di marcia che possano essere condivisibili e soprattutto possano essere gestiti con tempestività e con funzionalità amministrativa. Ci sembra che il raggiungimento di questo obiettivo sia tale da poter sacrificare sul proprio altare tre mesi, e non saranno di più, di una certa sofferenza amministrativa che indubbiamente il bilancio provvisorio comporta.
Nell'articolato di legge abbiamo previsto come scadenza il 31 marzo, ma esiste un orientamento (e mi permetto di dire anche un impegno comune) che è emerso nella I Commissione ieri mattina ed è quello di andare ad approvare il bilancio nella sua completezza, quindi parte tecnica e parte politica che nel frattempo sarà rimpinguata. Quei 101 miliardi di cui abbiamo parlato fino ad oggi saranno rimpinguati degli altri 48 o 50 come proventi delle due nuove voci della cosiddetta autonomia impositiva, cioè le dieci lire al metro cubo per quanto riguarda il gas metano (attestandoci su quelle posizioni politiche espresse nell'ordine del giorno votato dal Consiglio qualche settimana addietro) e sul 20% che è pure la parte minima prevista dalla legge per quanto riguarda l'aumento sul Pubblico Registro Automobilistico. Come dicevo, questi 48 miliardi vanno ad aggiungersi e vanno a portare la parte di discrezionalità di intervento politico della Giunta a 150 miliardi. Saremo in grado di affrontare le consultazioni a gennaio. Ovviamente nel frattempo la Giunta predisporrà ed opererà le scelte anche all'interno di quel 150 miliardi. L'orientamento emerso in Commissione e del quale avevamo parlato in Giunta il giorno prima è di andare entro gennaio a chiudere quelle consultazioni e realisticamente entro il 28 febbraio approvare in Consiglio lo strumento del bilancio 1991.
Sarà inevitabile che questo modo di procedere comporti delle sofferenze di natura amministrativa. Ma ovviamente riteniamo che un momento di questo tipo vada colto essendo all'inizio di legislatura perché quei miglioramenti auspicati, che vanno conquistati anche attraverso confronti serrati ed aspri come alcuni momenti del dibattito hanno messo in evidenza, sono indispensabili e sono politicamente e amministrativamente produttivi perch potranno tracciare la strada su cui muoverci per quanto riguarda la questione economica generale della regione nei prossimi anni.
L'ordine del giorno che abbiamo condiviso, e che è stato firmato da tutte le forze presenti in Consiglio, è un ordine del giorno ambizioso, ma riteniamo che non ci si debba appiattire su posizioni di retroguardia, ma occorra, e la Giunta lo è sotto questi aspetti, avere l'ambizione di perseguire degli obiettivi che siano migliorativi di quanto può essere il consolidato, molte volte costrittivo, di questi ultimi esercizi.
In questa luce penso che l'avere acceduto ad una interpretazione l'essere sostanzialmente arrivati ad una proposizione di questo tipo, come ha detto Monticelli, non rappresenti assolutamente una ritirata degli uni o una vitto ria degli altri, ma rappresenti sostanzialmente l'avere colto con la sensibilità di tutti un momento particolare e soprattutto significhi avere la coscienza che questo momento vada colto per uscirne in modo migliore e in modo più produttivo per quanto riguarda l'ente nella sua completezza. Riteniamo che si possa procedere all'approvazione dell'esercizio provvisorio con questo impegno: che il 1991 sia sostanzialmente Fanno nel quale si mettono le fondamenta per quanto riguarda la gestione dell'intera legislatura sotto l'aspetto del bilancio e della programmazione economica dell'Ente Regione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Desidero prendere brevemente la parola sia sul tema del bilancio sia sul tema, non meno importante, che nella discussione del bilancio si è nella concretezza connesso, dei rapporti Giunta e Consiglio. Cercherò di essere molto breve, ma credo che alcune cose debbano essere dette.
Per quello che riguarda il bilancio due osservazioni soltanto.
La prima: è vero che abbiamo aderito ad una proposta che è venuta avanti di trasformare l'approvazione del bilancio tecnico in un'approvazione di bilancio di esercizio provvisorio sulla proposta di bilancio tecnico e con i vincoli fissati dall'articolato, che sono vincoli che evidentemente non toccano l'uso dei dodicesimi (come è già previsto dalla norma dei precedenti di legge) e quindi danno quella minima agilità che consente un'approvazione dell'esercizio provvisorio secondo precedenti già assodati con uno spazio di azione nelle mani della Giunta che mi pare corretto e puntuale. E' un punto di incontro tra due posizioni. La posizione della Giunta è quella di avere preparato il bilancio tecnico, ci sono precedenti in proposito: nel 1986 è stato approvato il bilancio tecnico. Si è andati su una strada di tipo diverso perché si è raggiunto un accordo fra posizioni differenziate. Noi ci rendiamo conto soprattutto che il ritardo con cui il documento è giunto, per ragioni che sono ben presenti, non ha consentito al Consiglio quell'esame del documento necessario, anche tenuto conto che il bilancio tecnico tocca una cifra molto ampia delle risorse della Regione e la parte di scelta è limitata.
Quindi, qual è la differenza fra i due provvedimenti? Se avessimo passato il bilancio tecnico, il nuovo provvedimento di variazione avrebbe portato il dibattito soltanto sulla parte di scelte limitate, le scelte di competenza e le risorse disponibili, dando per scontato tutto il resto. Ci si dice: "tutto il resto deve essere discusso con attenzione". Il documento che passa oggi sarà rivisto nella sua interezza. Quindi sotto questo aspetto è la differenza sostanziale fra i due provvedimenti, quello proposto dalla Giunta e quello che viene oggi approvato.
Seconda osservazione: questa accettazione da parte nostra è un segnale e io rispondo chiaramente a Monticelli dicendo che è un segnale di disponibilità nei confronti di quanto il Consiglio ha evidenziato soprattutto in ordine alla difficoltà e ai tempi di approfondire il documento che è stato presentato. In questo senso, senza dubbio, questa disponibilità c'è stata e l'abbiamo manifestata. Questo gesto ci è parso ancor più necessario e ancor più significativo nel clima che si è venuto a creare di una certa conflittualità nei rapporti fra Giunta e Consiglio, che credo non abbia ragione di esistere. Devo dire che per quanto attiene alla volontà politica della Giunta questa conflittualità non ha assolutamente ragione di esistere. Questo tema dei rapporti Giunta e Consiglio l'ho trattato anche nel mio discorso introduttivo, è trattato nelle dichiarazioni programmatiche della maggioranza, ma è stato specificatamente ripreso da me nelle dichiarazioni fatte in quest'aula ed è stato ripreso in questo senso: nella differenziazione del ruoli ci deve essere la massima collaborazione, il massimo rispetto da parte della Giunta e il massimo coinvolgimento del Consiglio consentito. Anzi, siccome sita riferimento costante alla legge n. 142, nella mia dichiarazione si fa riferimento alla 142, ma non per dire che dobbiamo estendere questo criterio alla Regione ma per dire l'opposto: che la Regione ha già normato statutariamente, ha già normato regolamentarmente e ha normato soprattutto nella prassi, come dirò dopo, questi rapporti Giunta e Consiglio, per cui il problema semmai si porrà nella nuova legislazione di revisione dell'istituto regionale e non si poneva nel presente, perché mi pareva un rapporto tutto sommato consolidato. L'avvio della legislatura, proprio per la complessità, per la novità della composizione dei Gruppi, per la diversa articolazione, per le esperienze diverse, ha posto un complesso di problemi del quali dobbiamo tutti insieme farci carico e noi per la nostra parte siamo certamente disponibili a farcene carico. Voglio ricordare che la Regione Piemonte non ha normato per legge i rapporti Giunta e Consiglio come hanno fatto altre Regioni. Ci sono leggi in Veneto, ci sono leggi altrove che normano questi rapporti. La Regione Piemonte ha scelto in questi venti anni di vita la strada di normare questi rapporti con la consuetudine e con la prassi salvo i riferimenti alla norma statutaria e i riferimenti, per quanto ci sono, alla norma regolamentare. E' stata una scelta che oggi può dimostrare i suoi limiti, come può dimostrare la sua flessibilità in senso positivo.
E' chiaro che la prassi che si è consolidata è una prassi che non è a senso unico, è una prassi articolata, e l'argomento non è nuovo. Io sono in quest'aula da dieci anni e voglio citare due episodi diversi che non si connettono a quelli di oggi. Voglio citare quanto avvenne nell'applicazione della legge n. 675 dove il riferimento alla Regione dava, secondo l'interpretazione che si è sempre data, la competenza al Consiglio dei pareri sulla 675 del piani di ristrutturazione. Furono fatti tutti dalla Giunta senza neanche portarli all'esame della Commissione. Si arrivò al caso eclatante della Fiat. Pensate, il piano di ristrutturazione Fiat con le conseguenze occupazionali che aveva! Quando sollevammo in aula il problema se ne discusse, se ne parlò, ma non se ne uscì con una posizione chiara e definita proprio perché era un problema sul quale si era già consolidata una prassi. Io ne ho parlato ieri, ho ricordato ieri al Consigliere Majorino, che adesso non c'è, che ci fu anche la replica di Sanlorenzo in senso di richiamare alla competenza della Giunta, malgrado l'esplicito riferimento della parola Regione nel testo specifico. Questo è un episodio, in cui il Consiglio rivendicava un ruolo.
C'è poi l'altra ipotesi: l'ipotesi in cui il Consiglio si è autodimensionato il ruolo ed è nella legislatura successiva, perché io per Consiglio - mi consenta il Consigliere Zacchera considero il Consiglio e quindi le Commissioni sono il Consiglio. Quindi, quando un documento è presentato alla Commissione è presentato al Consiglio. Le Commissioni si sono autolimitate sul pareri. Abbiamo fatto togliere da fior di leggi e nella prassi abbiamo abolito tutti i pareri di Commissione perché non si voleva il coinvolgimento con l'esecutivo. Ricordiamo il dibattito e le dichiarazioni di Guasso su questo tema molto appassionate. Per cui siamo passati da una fase di autolimitazione nella prassi del Consiglio che ha voluto esprimere soltanto "essere informato" e non "esprimere parere" e c'è tutto un precedente. Quindi, questo è per dimostrare che questi venti anni di vita, su questi rapporti di Giunta e Consiglio, hanno avuto anche dei momenti oscillatori, ondulatori e hanno avuto dei momenti di approfondimento andando verso una prassi che non definisce con chiarezza di questo mi rendo conto - le competenze sotto l'aspetto procedurale e legislativo da un lato e comportamentale e politico dall'altro. Ci sono infatti due aspetti. Uno è procedurale-legislativo: questo provvedimento è di competenza della Giunta o è di competenza del Consiglio? Se la impostiamo sotto il profilo procedurale-legislativo la questione diventa complessa perché c'è prassi, legge e norma che deve essere interpretata. Ed è per questo motivo che, impostata sull'aspetto procedurale-legislativo, io non ho ancora risposto come Giunta alla lettera del Presidente del Consiglio, perché è questione che va vista bene e il fatto che ci sia la "ferita aperta" (rimango all'aspetto ferita aperta) va vista bene, e il fatto che il Commissario del Governo abbia chiesto dei chiarimenti, li ha chiesti semplicemente perché ha ricevuto da un Gruppo politico una problematica che è stata posta in proposito, problematica tra l'altro accompagnata non ne faccio scandalo, ma lo devo dire - a sostegno della lettera del Presidente del Consiglio. E' chiaro che in questo momento la nostra risposta la dobbiamo valutare con grande attenzione, perché se c'è da parte del Consiglio come è stato detto dal Presidente - la volontà di affrontare il problema in termini collaborativi, c'è anche da parte nostra.
Prima di dare una risposta netta di chiusura o netta di apertura vogliamo verificarla a fondo se la si pone sul piano procedurale.
Se la richiesta è politica e riguarda un discorso di tipo diverso la si può affrontare con attenzione, la si può valutare anche su un altro piano: l'importanza del tema la si può vedere nei rapporti e in un discorso comportamentale, avendo però presente che anche la legge e la procedura hanno la loro valenza. Inoltre, portando degli atti che sono di competenza di un organo all'esame dell'altro organo, sul piano giuridico si pu correre il rischio di una nullità del provvedimento stesso. Non è un tema semplicistico che si risolve con poche parole, altrimenti sarebbe già stato risolto. E' importante evidenziare la disponibilità da parte della Giunta a dare la massima informativa possibile al Consiglio, a coinvolgere il Consiglio sugli atti deliberativi di programmazione, ad affrontare questo problema nelle modalità che possiamo seguire. Queste modalità sono solo due: o ci mettiamo, dopo vent'anni, ad affrontarlo in modo chiaro sul piano legislativo (è un'ipotesi, probabilmente non è il momento mentre vi è ancora la proposta di legge del Governo di riforma delle Regioni giacente al Parlamento che potrebbe anche modificare certi rapporti) oppure approfondiamo questo tema che oggi ha una valenza politica importante in una sede che può anche essere quella di un incontro Giunta - Conferenza dei Capigruppo per vedere quali sono i terreni di comportamento, altrimenti non rimangono che gli atti deliberativi del Consiglio e gli atti politici. Non ci sono alternative.
Do la disponibilità sulla seconda ipotesi: troviamoci all'inizio dell'anno e vediamo insieme quali sono i temi importanti sui quali è aperta questa discussione e approfondiamola perché non c'è da parte nostra alcuna volontà (lo dimostra l'atteggiamento sul bilancio, lo dimostra ogni altra forma di atteggiamento che abbiamo avuto) di prevaricare il Consiglio.
Certo, c'è l'esigenza di governare - la ribadisco con forza - perché è vero che il governo della Regione è espressione dell'assemblea, ma ha il suo ruolo, i suoi compiti, la sua responsabilità, e anche statutariamente ha delle responsabilità molto forti, non esclusa quella totale della rappresentanza dell'Ente Regione che gli va completamente attribuita. Non abbiamo alcuna volontà di prevaricare il Consiglio. Ma ci rendiamo anche conto del ruolo che abbiamo: abbiamo responsabilità di governo ottenute con il consenso dell'assemblea. L'assemblea è sovrana e come ci ha delegati a compiere questo compito ce lo può revocare con tutta tranquillità. Ma fintanto che avremo questa responsabilità abbiamo il dovere di esplicarla tutta. Non abbiamo il dovere di scaricarla sugli altri. Siamo animati dalla volontà di confrontarci completamente con le opposizioni e con l'intero Consiglio su questi temi e ribadisco che non c'è volontà di prevaricazione lo ripeto per la terza volta - né di assorbimento. Occorre fare chiarezza, facciamola con tutta tranquillità, sapendo che le vie sono queste. Innovare la prassi è anche possibile, ma per innovare la prassi dopo vent'anni di vita bisogna valutare le cose insieme. Non è che ci sia una verità su questi temi, non essendoci una legge. C'è un'esperienza articolata sulla quale possiamo inserire delle valutazioni comportamentali che sono le più diverse. Vorrei che il clima si rasserenasse sotto questo aspetto perché credo ci siano già gli elementi di rasserenamento, non ci sono ragioni perché il clima rimanga quello di un tentativo di prevaricazione. Certo, molte volte i tempi sono stretti, il lavoro delle Commissioni talvolta non riesce a dare quella corsia preferenziale che il governo richiede. Non è vero che non ci siano leggi importanti. C'è la modifica dell'art. 22 della legge sulla programmazione che è importante e ci serve per corrispondere alla presentazione dell'aggiornamento del Piano di sviluppo che ho portato in I Commissione raccogliendo il consenso di tutti. Ci sono delle leggi che noi presentiamo che hanno il loro peso e la loro importanza e che hanno bisogno di passare prima delle mozioni. Teniamo presente che sempre - ed è prassi consolidata - in Conferenza dei Capigruppo la stesura dell'o.d.g. ha sempre dato la precedenza al provvedimenti predisposti dalla Giunta ed approvati dalla Commissione e lo stesso è avvenuto nelle Commissioni. Anche questa è prassi e anche questa non si cancella perché credo che le regole vadano comunque rispettate.
Non aggiungo altro, chiedo il voto sul bilancio con questo spirito ed assicuro tutti i Gruppi, in particolare i Gruppi che si sono fatti carico in questa fase dell'esigenza di un rapporto migliore, che la Giunta è intenzionata a perseguirlo con ogni disponibilità possibile.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto ha chiesto di parlare il relatore di minoranza. Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Colleghi, ovviamente non entro nel merito delle ultime cose dette dal Presidente della Giunta perché non hanno nulla a che vedere con la relazione di minoranza e mi attengo strettamente al disegno di legge che dobbiamo approvare oggi.
La breve relazione dell'Assessore Gallarini ha confermato quello che sto dicendo e che sottopongo nuovamente alla vostra attenzione non per uno sfrenato sfizio di contraddizione, ma perché secondo me stiamo facendo un errore dal punto di vista procedurale. L'Assessore ha detto che ad un certo punto la Giunta era pronta per questo bilancio, sia pure tecnico, ma che "per motivi politici di fondo si è decisa a fermarlo e di partire con l'esercizio provvisorio" evidentemente perché - come ha detto lo stesso Assessore Gallarini - "nel bilancio di previsione del 1991 avremo 150 miliardi nuovi che vanno a rimpinguare le possibilità di spesa discrezionale della Regione". Ma oggi non lo sappiamo ancora, oggi non è ancora deciso questo bilancio. Allora l'esercizio provvisorio che voi andate ad approvare sulla base di un qualcosa che ancora oggi non esiste non può essere una forma corretta. E' in mio possesso la rivista "Bilanci pubblici" che a pag. 335 dice: "Nel silenzio normativo circa il bilancio da gestire nel periodo dell'esercizio provvisorio, vale a dire il progetto di bilancio in corso (1991) di applicazione pertinente all'esercizio o il bilancio relativo all'esercizio precedente ormai chiuso in un regime di quasi prorogano degli effetti, per quale si deve optare? Le ragioni deità scelta risiedono in considerazioni di carattere politico, soprattutto legate alla prevedibile minore diversità tra previsioni di entrata e di spesa tra i due bilanci". E' una questione tecnica importante. Qual è oggi il bilancio che la Regione ha più preciso della realtà? E' quello attuale che ha assestato due mesi fa o quello futuro, che lo stesso Assessore Gallarini ha detto che dovremo sostanzialmente cambiare rispetto agli stessi documenti del disegno di legge n. 56? E' intuitivo che sia quello assestato il mese scorso. Quindi, l'esercizio provvisorio (che sarà solo per due mesi e non per tre) è il bilancio al quale va fatto riferimento nel disegno di legge, non l'altro. Non sono certo io, e non mi permetterei neppure di dirlo, un leguleio e neanche un avvocato, ma se anche possiamo intendere che il bilancio sia già stato formalmente "presentato" perch andato in Commissione, non lo è però nella sostanza, cioè il Consiglio regionale ancora non l'ha visto, sminuzzato, cambiato, aggiustato o perlomeno interpretato. Sicuramente è stato Invece presentato al Consiglio regionale con tutti i crismi il bilancio dell'esercizio precedente e i relativi assestamenti. Quindi - ripeto senza voler fame una questione politica, nel senso di minoranza contro maggioranza - secondo me si va ad un errore tecnico approvando un esercizio provvisorio sulla base di un bilancio che ancora il Consiglio non ha analizzato, pur dato per scontato che possa essere stato presentato formalmente all'Ufficio di Presidenza. E' un aspetto che non può essere dimenticato. Su questa interpretazione, che non è di lana caprina, noi insisteremo, nel limite delle nostre forze anche in futuro ed è per questo che ho presentato un emendamento in cui appunto si fa riferimento a questo. Tutto sommato sono alcuni miliardi di diversità e secondo me non si può sottacere questo aspetto. Le parole dell'Assessore non fanno d'altronde che riprendere e confermare quello che ho cercato molto modestamente di dire io. E' una questione di serietà.
Concludo con una constatazione. Nel passato l'esercizio provvisorio ha sempre fatto riferimento al bilanci in corso in quel momento e non a bilanci preventivi che ancora non erano terminati e faccio presente che ad oggi, 19 dicembre, siamo nell'esercizio 1990 anche se è in discussione il bilancio 1991. Quindi, l'esercizio "in corso" oggi è ancora quello del 1990. Sono piccolezze in confronto al problemi sollevati dal Presidente della Giunta che ci porterebbero ad allargare il discorso, ma siamo all'aspetto tecnico che secondo me va risolto in questo modo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Vorrei fare una precisazione al Consigliere Zacchera dal punto di vista tecnico. L'art. 36 del Regolamento della contabilità generale della Regione Piemonte recita: "La, legge relativa, all'esercizio provvisorio autorizza l'accertamento e la riscossione delle entrate nonché l'impegno e il pagamento delle spese sulla base del bilancio presentato al Consiglio regionale". Mi pare che siamo in queste condizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, sarò telegrafico. Il voto del Gruppo comunista naturalmente, sarà un voto negativo sull'esercizio provvisorio, in quanto si tratta di una concessione di esercizio provvisorio su un documento che per definizione, non si è avuto modo di esaminare, tanto meno di emendare ma soprattutto è emanazione di una maggioranza e della Giunta che è espressa da quella maggioranza. E' un momento tipico dell'opposizione il voto negativo sul bilancio. Quindi, credo che non si possa fare eccezione anche se si tratta di un esercizio provvisorio in qualche modo chiesto da noi stessi. Ma, questo va detto, su un piano di confronto istituzionale e non certo su un piano di trattativa e di contrattazione nel merito delle scelte di quel bilancio.
Voglio solo dire due parole sulla parte di discussione che ha viaggiato in parallelo, più o meno intrecciata con la discussione sul bilancio, cioè quella sui rapporti Giunta-Consiglio. Dico semplicemente questo, avendo ascoltato con grande attenzione le parole del Presidente Brizio. Credo che noi dobbiamo provare, a partire dall'anno nuovo, a trovare una sede di confronto per esaminare bene i problemi dei rapporti Giunta-Consiglio.
Sinceramente, credo che il modo giusto per provarci sia quello di partire dal fatti, perché la materia è talmente complessa, come giustamente ha segnalato il Presidente, ed è talmente in fase di trasformazione da escludere, come diceva secondo me correttamente il Presidente, almeno in prima battuta, l'ipotesi - ad esempio - di una legge sui rapporti Giunta Consiglio. Ma è talmente complessa che, se noi ci limitiamo alle parole non ne veniamo a capo. Allora, mi ero permesso di indicare quella che avevo chiamato una "ferita aperta", quello secondo me è un fatto, e mi ero permesso di indicare quello che ho chiamato un grande punto interrogativo aperto, cioè la 142. Credo che il modo migliore, il modo più produttivo per incominciare a discutere davvero sul rapporti Giunta-Consiglio nell'anno nuovo sia quello di incominciare sanando quella ferita aperta e sia quello di incominciare misurandoci sulla 142. Come stabiliamo dei rapporti corretti Giunta-Consiglio per l'applicazione della 142? Credo che così si possano trovare le vie. Poi ci sono le prassi, ecc. Però, oggi, io guarderei alle cose che abbiamo di fronte, alla luce anche di una considerazione che, correttamente e molto acutamente, aveva fatto il Presidente Spagnuolo nell'ultima riunione dei Capigruppo: le prassi devono anche cambiare quando cambiano i tempi, quando cambiano i contesti politici e, quindi, quando devono cambiare le culture politiche. Forse, oggi, la spinta nuova che abbiamo alle spalle è una spinta in parte già diversa come diceva il Presidente Spagnuolo, da quella che aveva portato ad alcuni aspetti della 142: infatti, nei rapporti fra esecutivi e Consigli siamo in una fase in parte successiva. Ma queste sono discussioni che rischiano di essere interminabili, quindi io inviterei, a partire dal fatti, a misurare questo confronto su questioni concrete e su questo c'è la piena disponibilità del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di parola passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Emendamento presentato dai Consiglieri Zacchera e Majorino: la parte finale del primo capoverso dell'art. 1 viene variata come segue: ".., secondo gli importi di entrata e spesa emergenti dal bilancio preventivo 1990, debitamente riassestato dal Consiglio regionale nel testo di cui alla relativa legge".
Prima di dare la parola al Consigliere Majorino per illustrare tale emendamento, desidero informare il Consiglio di una questione procedurale.
Dobbiamo ancora procedere alla votazione di due articoli e dell'intero testo di legge. Proporrei quindi di continuare la seduta per votare l'ordine del giorno sulla questione della casa, se è stata trovata una intesa, ed effettuare poi due nomine. Credo che lavorando bene potremmo chiudere i nostri lavori intorno alle ore 14,45.
Ha facoltà di intervenire il Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, l'emendamento in concreto è già stato illustrato nel corso della replica, quale relatore di minoranza, del collega Zacchera laddove ha censurato il modo di procedere, cioè di avere ancorato l'esercizio provvisorio al bilancio tecnico, a sua volta censurabile sotto diversi profili in quanto tale. Io devo ricordare i precedenti della legislatura 1985/1990 la quale era retta, come è noto, da una Giunta di pentapartito. Ebbene, nelle due occasioni nelle quali è stato richiesto l'esercizio provvisorio, l'aggancio dell'esercizio provvisorio era o al precedente bilancio preventivo o al suo assestamento. Il che appariva più coerente sul piano della concretezza perché si faceva riferimento a un documento che era già divenuto legge della Regione. Qui invece ci si aggancia a un documento per sua natura censurabile sotto il profilo politico, non formale. Censurabile perché il bilancio tecnico è stata, non so se di altre Regioni ma sicuramente della Regione Piemonte, un'invenzione venuta fuori dal cappello per la prima volta nel dicembre 1989 quando si disse: "Siamo nella necessità di predisporre e chiedere l'approvazione di un bilancio tecnico in quanto nel marzo 1990 ci sono le elezioni e quindi non possiamo fare l'esercizio provvisorio, ma dobbiamo approvare, in stato di necessità, il bilancio tecnico perché qualora facessimo l'esercizio provvisorio e si andasse poi - tali erano definite dal Presidente della I Commissione Santoni - nelle convulse giornate del marzo 1990 alla discussione sul bilancio preventivo 1990 dopo l'esercizio provvisorio si potrebbe correre il rischio eventuale di una reiezione - come può accadere per tutte le leggi, così anche per quelle di bilancio - del disegno di legge di bilancio per cui la Regione correrebbe il grosso rischio di rimanere scoperta del proprio bilancio per il 1990".
Ecco la ragione per cui intanto il bilancio tecnico era un'invenzione anomala, definita tale anche dal rappresentante della maggioranza del Gruppo della DC, Consigliere Martinetti, il quale disse: "E' accettabile il bilancio tecnico, una tantum, in via eccezionale perché si tratta di un fatto anomalo". Ecco perché ho ricordato la anomalia e la inammissibilità sotto il profilo politico, del bilancio tecnico. Perché qui ci si è evoluti nell'alveo e nell'ambito del pentimento operoso, operato dalla Giunta che è tornata sul suoi passi in seguito alle sollecitazioni principalmente delle forze di minoranza. Va ricordato che fin dal primo momento in cui l'Assessore Gallarini non presentò, ma preannunziò in Commissione la futura presentazione del bilancio, e lo definì bilancio tecnico, ci fu una immediata presa di posizione di tutte le opposizioni che ricordarono quanto ho ora detto, cioè l'anomalia di siffatto tipo di bilancio. Quindi dopo il pentimento operoso tanto valeva che il pentimento operoso di abbandonare la strada del bilancio tecnico fosse stato completo, cioè si fosse arrivati a dire: "Ebbene, fatta questa scelta, ritorniamo sui nostri passi: è necessario l'esercizio provvisorio", sul quale non c'erano dubbi saremmo anche stati pronti ad iscriverlo con i 40 voti, "però andiamo fino in fondo e facciamo l'aggancio logico e naturale, istituzionalmente carretto, o al precedente bilancio preventivo o meglio ancora al bilancio preventivo assestato". Mi pare che l'assestamento sia di ottobre o novembre scorso.
Quindi noi insistiamo, e motivatamente penso di essere riuscito a spiegarmi sull'aggancio, al politicamente più corretto, all'ultimo assestamento che non a questo bilancio ancora al di là da venire e censurabile sotto moltissimi aspetti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Zacchera e Majorino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 favorevoli, 24 contrari, 10 astensioni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 41 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 41 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 votanti 41 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

I Consiglieri Picchioni, Monticelli, Rossa, Goglio, Vaglio, Farassino Marchini, Cucco, Majorino e Segre hanno presentato un ordine del giorno relativo al bilancio. Se la discussione al bilancio può essere intesa come illustrazione dell'ordine del giorno ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'approvazione del bilancio di previsione deve essere un momento di reale partecipazione del Consiglio, attraverso le Commissioni consiliari, al dibattito sulle scelte strategiche che la Giunta intende compiere, previa consultazione delle forze economiche e sociali, degli enti e delle comunità locali: rilevato che in ordine al più importanti documenti finanziari permane una situazione che non consente un più ampio e articolato dibattito e si registra invece la costante difficoltà a rispettare i tempi di legge accumulando ritardi apparentemente incomprensibili: impegna la I Commissione a verificare, in accordo con la Giunta regionale, i motivi del perdurare dei ritardi nella presentazione dei disegni di legge di bilancio e a proporre le misure necessario per eliminarli: impegna la Giunta regionale a presentare quanto prima il nuovo Piano di Sviluppo all'interno del quale collocare le previsioni annuali di bilancio) impegna la Giunta regionale a presentare, nel secondo trimestre del 1991 rendiconto 1990 e assestamento 1991 in modo da verificare i reali andamenti, di spesa per aree d'attività, di intervento, per programmi e piani di settore in un'unica sessione dei lavori del Consiglio dedicata alle questioni finanziarie ed al fine di consentire la presentazione della proposta di bilancio di previsione per il 1992 nei termini previsti dalla legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità del 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame ordine del giorno n. 80 in merito all'alto numero di sfratti esecutivi in Torino e nei Comuni della prima cintura


PRESIDENTE

I Consiglieri Chiezzi, Marengo, Maggiorotti, Miglio, Farassino e Majorino hanno presentato l'ordine del giorno n. 80 in merito all'alto numero di sfratti esecutivi in Torino e nei Comuni della prima cintura, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la drammatica situazione sociale determinata dall'alto numero di sfratti, esecutivi nella Città di Torino e nei Comuni della prima cintura torinese rilevato che in alcuni casi l'esecuzione avviene senza che le famiglie sfrattate abbiano trovato la disponibilità di un idoneo alloggio alternativo; ritenuto che il problema degli sfratti debba essere affrontato da tutte le Istituzioni competenti in termini di maggior tempestività coordinamento e qualità delle informazioni al fine di affrontare il problema secondo una realistica procedura di programmazione invita il Presidente della Giunta regionale 1) a richiedere al Prefetto, viste le gravi tensioni sociali che insorgono in occasione della esecuzione di sfratti a carico di famiglie che non dispongono di alloggi alternativi, di garantire, con priorità alle situazioni più disagiate, attraverso una regolazione e programmazione dell'uso della forza pubblica, che l'esecuzione forzosa degli sfratti abbia come presupposto la disponibilità di un alloggio alternativo: 2) di coordinare una raccolta di informazioni da parte delle istituzioni competenti. Prefettura, Autorità Giudiziaria, Comuni, C.I.T che permetta una qualificata attività di programmazione degli interventi volti a consentire il passaggio da casa a casa in caso di sfratto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 41 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Il punto 20) all'o.d.g. reca: "Nomine".
Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

- Comitato per l'Edilizia Residenziale - CER (art. 2, legge 22 ottobre 1971, n. 865) - Nomina di 1 rappresentante in sostituzione del signor Parise Giulio.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mario Carletto.


Argomento: Nomine

- Comitato regionale INPS per il Piemonte (art. 42, legge 9 marzo 1989, n. 88) - Nomina di 1 rappresentante regionale.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Aurelio Catalano.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 82 in merito alla localizzazione dell'impianto Re-Sol all'interno dello stabilimento ACNA


PRESIDENTE

In merito alla localizzazione dell'impianto Re-Sol all'interno dello stabilimento ACNA ha chiesto di intervenire il Consigliere Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Ho chiesto di intervenire per formulare una proposta al Consiglio. Se il Consiglio deciderà diversamente non la formalizzerò.
Come tutti quelli che si occupano della questione sanno, in questa stessa giornata il Consiglio regionale della Liguria sta decidendo la localizzazione nel Comune di Cengio e all'interno dello stabilimento ACNA dell'impianto Re-Sol. In palese violazione - violazione che peraltro ha anche una matrice in una decisione del Governo - di un ordine del giorno approvato dal Parlamento nell'estate scorsa in cui vi era una precisa richiesta e un preciso impegno a localizzare l'impianto Re-Sol al di fuori della Valle Bormida.
A me risulta che questo Consiglio regionale sia rimasto alla posizione unanimemente assunta per la localizzazione fuori dalla Valle Bormida stessa. Venerdì ci sarà una consultazione con le popolazioni della Valle.
Io chiederei al Consiglio regionale di votare un ordine del giorno che ribadisca questa nostra posizione e chiarisca qual è la posizione del Consiglio stesso.
Ho messo giù due righe che ribadiscono questa cosa. Sono per dell'opinione, insieme ad altri Consiglieri del mio Gruppo e anche insieme ai Consiglieri del Gruppo Verde, di presentarlo solo se c'è un accordo delle altre forze politiche o almeno di una maggioranza. Si rischierebbe infatti di peggiorare l'attuale posizione del Consiglio regionale se si votasse un documento non all'unanimità, mentre la volta scorsa il voto è stato unanime. Quindi avanzo formalmente la proposta e chiedo all'Assessore e ai Capigruppo se sono disponibili a votare un testo anche molto breve, in questo caso due o tre persone potrebbero prepararlo cosicché potrebbe essere votato rapidamente.
Mi spiace di aver posto tale questione a quest'ora e per di più nell'ultima riunione. D'altronde il Consiglio regionale della Liguria decide oggi e se questo documento non lo prepariamo in quest'ultima riunione di Consiglio non avremo più occasione di farlo. Credo che venerdì gli abitanti della Valle Bormida ci rimprovererebbero aspramente una nostra assenza di presa di posizione.



PRESIDENTE

Come ha detto correttamente il Consigliere Bresso la questione non è all'o.d.g. di questo Consiglio. Esistono tuttavia delle consultazioni aperte della II Commissione che sta affrontando in loco il problema. Quindi direi che anche questo è un elemento di grande sensibilità rispetto all'esterno. Ringrazio il Presidente della Commissione che ha sviluppato questa iniziativa molto importante. Il Consigliere Bresso ha chiesto la valutazione del Consiglio.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Rabellino. Ne ha facoltà.



RABELLINO Renzo

Noi ci associamo alla proposta del Consigliere Bresso. Propongo che i Consiglieri interessati si incontrino in modo da stilare insieme il documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso

E' una proposta che merita di essere attentamente considerata.



PRESIDENTE

Mi pare di cogliere che anche il Consigliere Segre si volesse esprimere nello stesso senso.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Riteniamo si tratti di una proposta inopportuna perché intanto si parla di una decisione che verrà presa a Genova e noi non sappiamo di che tenore sarà. Non abbiamo ancora gli elementi per valutare qual è la decisione che è stata o verrà presa dal Consiglio regionale della Liguria. E' presumibile che abbiano deciso di prenderla in un certo modo. Noi abbiamo in corso una consultazione che si svolgerà venerdì. Siamo stati con i Presidenti delle Commissioni omologhe del Piemonte e della Liguria a Genova: abbiamo cercato di aprire un dibattito costruttivo e ci sono delle ragioni che non possono essere tagliate con il coltello, a meno che non si voglia far perdurare uno stato di tensione che è assolutamente dannoso per le due Regioni. E' quindi opportuno che si approfondisca il problema, perché qualcuno da Genova ha sostenuto questa tesi che tra l'altro non è infondata. Si dice: "se dobbiamo smaltire 30 milioni di tonnellate di sostanze tossiche e nocive non possiamo portare 30 milioni di tonnellate in qualunque altra parte d'Italia".



BRESSO Mercedes

Intende forse metterle tutte nell'inceneritore?



ROSSA Angelo

La Liguria ha sostenuto questa tesi: noi dobbiamo avere la certezza che qui si faccia un impianto che non produca Inquinamento di alcun genere, ma l'impianto - purtroppo - non possiamo costruirlo da un'altra parte, perch significa prendere centinaia di migliaia di automezzi per trasportare 30 milioni di tonnellate. E' una ragione sulla quale possiamo essere d'accordo o in disaccordo, però non è una ragione da ignorare.
E' per questo motivo che sostengo l'inopportunità di una presa di posizione perché vorrei che noi potessimo avere tutti gli elementi valutare tutti gli aspetti e cercare di tirare delle conclusioni che in qualche modo ci consentano di individuare una soluzione che mi auguro sia comune.
Queste sono le ragioni che portò a sostegno della tesi della non opportunità della proposta avanzata dalla collega Bresso a nome del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rossa non è pertanto favorevole a che il Consiglio valuti la questione ACNA e quindi l'eventuale ordine del giorno.
Siamo in fase procedurale: il Consigliere Bresso ha chiesto una breve interruzione dei lavori per permettere ai Gruppi di elaborare il testo di un ordine del giorno su questo argomento, ma non essendo iscritto ai lavori del Consiglio ho chiesto al Gruppi una valutazione su questa proposta.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiedo al Consigliere Rossa di rivedere la sua posizione perché a mio modo di vedere è di nuovo la questione che aveva indotto il Gruppo liberale a votare a favore di un documento che nel contenuto non riconosceva valido.
C'è sostanzialmente questa notizia, che uscirà, che si è decisa la localizzazione dell'impianto Re-Sol a Cengio e non c'è una posizione della nostra Regione: questo è il punto fondamentale. A me sembra quindi opportuno un documento che non sia lontano da questa decisione se, come dice Rossa, problematico ed aperto. Non sono per i documenti di condanna ne di censura, ma sono per un documento che constata un fatto e rispetto a questo pone questioni e pone problemi. La non contestualità di una nostra presenza su questa vicenda nel momento in cui un'altra istituzione si pronuncia e in via apparentemente definitiva mi sembra poco opportuno nel confronti della società civile e della pubblica opinione che si aspetta come in un qualunque gioco politico, che all'azione corrisponda la reazione immediata. Noi abbiamo bisogno di una posizione immediata. Ritengo che debba essere la più problematica e la più aperta possibile rispetto alle esigenze della consorella ligure.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Ritengo che il Capogruppo socialista abbia ragione laddove dice che si deve pervenire, se possibile, ad una decisione che sia comune. Per giungere a decisioni comuni, però, occorre che anche l'altra parte sappia qual è la nostra posizione. E se la proposta della collega Bresso va in questo senso a me è parso di interpretarla così - credo che si possa immediatamente fare una riunione alla quale, se i Capigruppo lo vorranno, ben volentieri parteciperò.



PRESIDENTE

Mi sembra di cogliere, Consigliere Rossa, che l'orientamento prevalente del Consiglio sia quello di fare questo tipo di riunione. Potremmo prevedere una interruzione di mezz'ora, di modo che i Consiglieri possono valutare come procedere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, solo per chiedere che la seduta non venga sospesa nel senso che si sottoscrive, si presenta, si vota l'iscrizione all'o.d.g.
di questa proposta perché quando si procederà alla votazione qualcuno potrebbe anche fare il furbo con il numero legale.



PRESIDENTE

Non credo che ci sia questa opportunità.



CUCCO Vincenzo

Va bene, non succederà. Così almeno avremo anche la possibilità di esprimere pubblicamente, in modo formale, le eventuali posizioni contrarie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Ritengo che si debba sospendere la seduta per dieci-quindici minuti, ci si trovi e si veda il da farsi. Noi abbiamo parlato di Inopportunità nella presentazione di questa proposta. Il collega Marchini ha posto un aspetto di problematicità. C'è bisogno di capire. Anche perché non vorrei che ci lanciassimo in posizioni rigide e contrapposte che non risolvono alcun problema.



PRESIDENTE

Dal momento che la Presidenza non ha documenti in materia e dal momento che sono state poste delle perplessità, non delle opposizioni, si ritiene opportuna una breve sospensione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14.45, riprende alle ore 15,25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che è stato presentato un ordine del giorno sulla questione della localizzazione dell'impianto Re-Sol nello stabilimento ACNA firmato da tutti i Gruppi, tranne il Gruppo PSI. Inoltre ho ricevuto anche altri due ordini del giorno che faremo distribuire.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 83


PRESIDENTE

Prima di procedere sulla questione ACNA, sulla quale c'è una richiesta di discussione in Consiglio, comunico che è pervenuta alla Presidenza una lettera da parte della IV Commissione con la quale si informa che la Commissione, in data odierna, ha licenziato la proposta di deliberazione n.
83. Su questa deliberazione vi è la richiesta di iscrizione all'o.d.g.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, questa mattina c'è stata una vivace discussione sulla correttezza dei lavori istituzionali. Ieri in aula è stata annunciata la riunione della IV Commissione che si sarebbe svolta questa mattina. Si è svolto un pezzo di riunione, poi si è dovuto interrompere perché bisognava tornare in aula, dopodiché non si è più saputo nulla. Torniamo in aula e apprendiamo per caso, perché il collega Rabellino l'ha portato dal suo Gruppo, della convocazione alle ore 14,30 della IV Commissione, che ha addirittura proceduto all'approvazione di questo atto, che non è di secondarla Importanza, senza comunicarlo a tutti i Consiglieri che fanno parte della stessa.



SARTORIS Anna

C'era la lettera sul banco.



CUCCO Vincenzo

Non sul mio banco. Sono stato preso per il braccio dal Consigliere Peano quando stava incominciando la riunione. Non voglio ricominciare a fare questioni, ma trovo estremamente grave che si conducano le discussioni, soprattutto su queste materie, in questo modo, peraltro sapendo che tutta questa vicenda era già urgente e ricordando che la legge n. 142 è stata approvata nel giugno 1990, Assessore Bergoglio. Arrivare all'ultima seduta di Consiglio con un provvedimento di così grande importanza ed approvarlo in questo modo è veramente inqualificabile. Se si chiede la votazione all'o.d.g. di questa seduta io darò voto contrario e non parteciperò al voto di una deliberazione che ritengo, dal punto di vista procedurale, inqualificabile.



PRESIDENTE

La Presidenza del Consiglio proceduralmente ha due argomenti. Su un argomento attendiamo un attimo per conoscere se arrivano altri ordini del giorno e mi è stato preannunciato che arriverà un altro documento...



CUCCO Vincenzo

Ci sono Consiglieri di serie A e di serie B. Noi siamo Consiglieri di serie B.



PRESIDENTE

Consigliere Cucco, non abbiamo ancora deciso nulla. Non mi pare che esista il problema da lei sollevato, almeno per quello che riguarda l'Ufficio di Presidenza. Sto semplicemente riassumendo i termini della questione a conoscenza dell'Ufficio di Presidenza. Su un argomento attendiamo un attimo per capire se arriverà un altro documento, altrimenti verrà messo in discussione quanto abbiamo adesso. Questo è l'orientamento deciso dal Capigruppo precedentemente.
Desidero fare una breve riepilogazione. Questa mattina, su richiesta di alcuni Consiglieri, ho comunicato che scriverò una lettera al Presidenti delle Commissione chiedendo che di regola - non vengano convocate Commissioni durante le sedute di Consiglio, perché comunque sono delle convocazioni che prestano il fianco a che non tutti i Consiglieri ne siano informati e possono prestare il fianco a queste sperequazioni. Questo è quanto ho preannunciato e che farò: i Presidenti di Commissione non convochino Commissioni durante le sedute di Consiglio, tranne casi di eccezionalità come scadenze urgenti, ecc. La IV Commissione era convocata e la riunione si è svolta. Ho ricevuto una lettera nella quale si diceva che la deliberazione era stata licenziata e pertanto di porla all'iscrizione dell'o.d.g. E' evidente che per iscrivere questa deliberazione all'o.d.g.
il Consiglio si deve esprimere con 40 voti e pertanto se la richiesta viene reiterata la metteremo in votazione.
Chiede di parlare il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Intervengo per dichiarazione di voto. Il Gruppo comunista dà il voto favorevole solo per ragioni di necessità, altrimenti il meccanismo è perverso.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 83.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è respinta con 35 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione, in quanto per iscrivere il provvedimento senza prenotazione servono i due terzi dei voti del Consiglio (art. 51 del Regolamento interno).
Chiede di parlare il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, non vorrei che si facesse "finta": questa norma è nota al Consiglieri da qualche mese. Se siamo arrivati alla situazione per cui non siamo riusciti ad iscrivere questo provvedimento all'o.d.g. la colpa se mi è consentito - è della maggioranza e della Giunta, le quali avrebbero dovuto segnalare questa urgenza, far prenotare questo argomento sull'o.d.g. e pertanto sarebbero bastati 31 voti. Se siamo arrivati a questa situazione la colpa è soltanto della maggioranza e della Giunta. A questo punto, a nome del Gruppo comunista, chiedo, avendo dato per necessità il nostro voto di iscrizione all'o.d.g., che la Giunta adotti il provvedimento con i poteri del Consiglio. Lo chiedo come Capogruppo del PCI, però sia chiaro che la responsabilità è della maggioranza e della Giunta, non è del Consiglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Consigliere Monticelli, confesso la mia non conoscenza di questa norma.
Me ne scuso, non succederà più.



PRESIDENTE

Questa mattina avevamo detto che era bene non convocare le Commissioni durante le sedute di Consiglio, comunque abbiamo tentato di recuperare un provvedimento all'aula. Con la sospensione ho cercato di favorire l'iscrizione perché c'era una scadenza. Abbiamo tentato in tutti i modi però il Regolamento richiede 40 voti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 82 in merito alla localizzazione dell'impianto Re-Sol all'interno dello stabilimento ACNA (seguito) e sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

In merito alla vicenda ACNA esistono altri documenti? Ha chiesto di parlare il Consigliere Maggiorotti. Ne ha facoltà.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Avevo solo da dire questo: rispetto agli ordini del giorno presentati tra Ieri e oggi c'è anche quello presentato da cinque Consiglieri che concerneva il problema della proroga dell'assistenza sanitaria agli extracomunitari che potrebbero perderla il 31/12/1990 se non viene rinnovato con urgenza dal Governo un decreto legge che ristabilisca questo diritto alle persone residenti o comunque con permesso di soggiorno che però non hanno attività lavorativa stabile riconosciuta. Pertanto chiedo che anche questo ordine del giorno venga inserito all'o.d.g., venga discusso ed eventualmente approvato.



PRESIDENTE

Consigliere Maggiorotti, lei parla di un altro ordine del giorno, che non riguarda l'ACNA.
Io ho ricevuto, prima della ripresa della seduta, questo documento sull'ACNA, dopodiché il Presidente del Consiglio ha anche un minimo di possibilità di valutazione. Gli altri argomenti, che sono pure argomenti importanti, non possono essere presentati all'ultimo momento in una seduta nella quale i Consiglieri hanno già la cartella in mano. Per cui sull'ACNA c'è già una posizione che può essere a favore o contro, ma sulla quale il Consiglio si è espresso. Documenti su Gladio o su altre questioni importantissime richiedono un momento di riflessione.
Come punto all'o.d.g. siamo sulla questione ACNA. Io ho ricevuto in questo momento un altro documento, a firma dei Consiglieri GARINO Marcello ed altri, che chiedo agli interessati di leggere.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Ho appreso, non più di trenta minuti fa, dalla cortesia del Consigliere Cavallera (che si era messo in contatto con la Regione Liguria per sapere che cosa stava succedendo il giorno 19; pregherei quindi il Consigliere Cavallera di non fare parlare me, ma di intervenire lui), di una decisione che il Consiglio regionale della Liguria avrebbe assunto. Ed è per questo che mi sono permesso di mettere giù qualche altra riga che tenga conto di questo fatto nuovo, ma soprattutto della volontà del Consiglio già espressa anche nell'ordine del giorno precedentemente presentato dalla collega Bresso. Se la Presidente lo consente, credo che la cosa migliore sia quella di illustrare questa iniziativa della Regione Liguria, dopodiché ha senso leggere quello che ho scritto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera. Ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Intervengo su sollecitazione dell'Assessore GARINO Marcello. Come i colleghi sanno lunedì c'è stato un incontro in sede di Consiglio regionale della Liguria tra la Commissione Ambiente del Consiglio regionale del Piemonte e la corrispondente Commissione del Consiglio regionale della Liguria. In quella sede abbiamo cercato in ogni modo di spiegare le nostre ragioni e di motivare le decisioni che erano state assunte in questa sede e anche di dare articolazione e sostanza alle motivazioni che, come si suoi dire, stanno dietro alla risoluzione parlamentare che chiedeva la collocazione dell'impianto Re-Sol al di fuori della Valle Bormida. In quella sede i colleghi Commissari della Commissione ligure non si sono molto sbilanciati e quindi noi siamo ritornati da quell'incontro con molto pessimismo. Adesso abbiamo appreso il testo della deliberazione ligure. E' opportuno precisare che si tratta di un ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale che da l'indirizzo alla Giunta regionale che poi dovrà adottare gli atti formali. Comunque occorre ricordare che questo ordine del giorno è stato approvato a maggioranza. Sono stati presentati al Consiglio regionale della Liguria tre ordini del giorno: uno da parte della Sinistra indipendente, dei Verdi e degli Antiproibizionisti; uno da parte del Partito comunista; uno da parte della maggioranza di esapartito (in quella sede c'è anche il Partito dei pensionati). Mi dicono che questo ordine del giorno è stato votato anche dal Consigliere rappresentante della Lega Nord Liguria e anche dal rappresentante del Movimento Sociale. Al di là di chi ha votato o meno, quello che conta è l'esito della votazione di questi ordini del giorno: ovviamente è passato quello della maggioranza. Tralascio tutte le premesse che fanno riferimento all'iter procedurale precedente cioè al fatto che il Parlamento avesse adottato a gennaio quella risoluzione che chiedeva al Ministero dell'Ambiente e quindi alla Regione Liguria di localizzare il Re-Sol al di fuori della Valle Bormida; tralascio le premesse agli studi che sono stati compiuti e al pareri tecnici che sono arrivati alla Giunta regionale della Liguria che sconsiglierebbero - uso il condizionale perché bisogna leggere ovviamente più a fondo le carte una Installazione al di fuori del sito ACNA, mentre leggo la parte dispositiva che è breve ed è opportuno che ciascun Consigliere se ne possa rendere conto. Giustamente il Consigliere Zanoletti mi dice di leggere l'ultimo capoverso delle premesse prima di leggere la parte dispositiva. Accolgo il suo suggerimento: "Il Consiglio regionale .., appare condivisibile il parere emerso dalla Commissione di esperti che ha relazionato al Ministro dell'Ambiente il 26/7/1990; fatto proprio dal Ministro dell'Ambiente nella sua relazione alla Camera, del 3/10/1990; e di approvare conseguentemente l'ubicazione dell'impianto nell'attuale sito dell'ACNA di Cengio; per quanto sopra considerato impegna la Giunta a promuovere, d'intesa con la IV Commissione consiliare al fine di favorire il consenso e la collaborazione necessaria tra le due Regioni, un incontro tra le amministrazioni interessate e una audizione dell'ACNA e dell'Enimont volta a garantire le più rigorose procedure di controllo pubblico procedere sul rilascio degli atti amministrativi richiesti in base alla vigente normativa per la realizzazione dell'impianto alla luce del parere anzidetto verificandone puntualmente le condizioni e stabilendo i necessari controlli di istituto tramite le competenti strutture dell'Amministrazione provinciale di Savona e delle UU.SS.SS.LL. VI e VII - che sono quelle della Valle Bormida ligure - in fattiva collaborazione con le analoghe strutture piemontesi, i due Atenei di Genova e Torino ed ogni altro ulteriore possibile elemento di controllo di rappresentare al Ministro dell'Ambiente l'orientamento emerso e l'esigenza di una rapida e concreta attuazione del piano di disinquinamento e di sviluppo della Valle Bormida dando per superata la soluzione dello scarico a mare dei reflui a medio tenore salino dell'ACNA in ragione degli impegni assunti sull'adozione del ciclo integrale di utilizzo delle acque all'interno dello stabilimento"'.
Pur non condividendo, ovviamente, la decisione del Consiglio regionale della Liguria che praticamente da via libera, dal punto di vista politico alla Giunta per rilasciare l'autorizzazione al funzionamento del Re-Sol nel sito dell'ACNA, mi sembra però significativo il comma che precede il dispositivo, che è la parte più rilevante in termini di modifica rispetto a un ipotetico deliberato che in qualche modo ci era stato illustrato quella mattina a Genova. C'è comunque un chiodo a cui attaccare - come si suoi dire - il rampino e quindi è consigliabile, a mio avviso, che venga coltivato questo rapporto tra la Regione Piemonte e la Regione Liguria in tempi brevi e quindi è possibile cercare di sollecitare un incontro, visto che il Consiglio prevede un incontro tra le due Amministrazioni piemontese e ligure. Poi ovviamente la parola passerà alla Giunta regionale in termini di impegni. Personalmente ritengo utile un incontro in tempi brevi tra le Giunte regionali del Piemonte e della Liguria per verificare se quello che è stato scritto è una concessione dopo il pellegrinaggio di alcuni a Genova o se è l'inizio di una volontà di discutere. Se si vuole essere pessimisti potrebbe essere una decisione in senso favorevole al Re-Sol nel sito di Cengio con un po' di abbellimento della decisione. Sotto un altro punto di vista potrebbe anche essere intesa come una volontà, tutta da costruire, di riesaminare l'argomento.



(Interruzione del Consigliere Zanoletti)



CAVALLERA Ugo

Si dice "promuovere tra le due Giunte un incontro e un'audizione volti a garantire le più rigorose procedure di controllo". Consigliere Zanoletti forse lei non era presente all'incontro di Genova, ma noi ci siamo stati e abbiamo avuto la sensazione di trovarci di fronte ad un muro. Al termine di tale incontro ho avuto l'impressione di essere riusciti in qualche modo a fare breccia perlomeno da un punto di vista di principio per quanto riguarda le nostre motivazioni, tant'è che l'unica motivazione che veniva data nel corso degli interventi dei colleghi liguri era quella di sottolineare una certa situazione occupazionale e quindi quasi una volontà di uscita morbida da questo problema, dal punto di vista occupazionale. Il testo chiaramente si commenta da solo. Però, conoscendo la rigidità della parte ligure per precedenti esperienze, ho visto in questo ordine del giorno qualche affermazione di apertura (non voglio paragonare la situazione come se ci fosse una contesa in senso bellico oppure di situazioni di conflitto radicale; abbiamo opinioni diverse su un problema che ha la storia che ha). Mi sembra comunque che ci sia la possibilità e l'opportunità di chiedere come Piemonte un Incontro con la Giunta regionale della Liguria anche per andare a setacciare queste parole e quindi vedere il loro esatto significato. Mi sono espresso in quel modo perché questo era il commento degli altri Commissari presenti all'incontro, nel senso di esplorare tutte le possibilità prima di dare per persa, perlomeno sotto il profilo della decisione ligure, la partita, non perché ci sia la volontà di derogare minimamente da una linea che ribadiamo chiaramente in questa sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Ribadisco che è bene che sia meno rigida la posizione della Regione Liguria di quanto ci era parso. La nostra peraltro mi pare sia del tutto tranquilla: una riaffermazione della posizione della Regione Piemonte per è importante perché domani i giornali usciranno dicendo che la Liguria da il via all'impianto Re-Sol. E' quindi importante che la Regione Piemonte continui ad opporsi al Re-Sol a Cengio, dopodiché si andrà a trattare, per avendo chiarito ognuno la posizione di partenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Ho rilevato il dato portato In aula dal collega Cavallera rispetto a quello di partenza che era ancora frammentario della collega Bresso. Mi sembra che in ogni caso da parte della Regione Piemonte non si possa lasciar cadere, qualunque sia, anche un piccolo spiraglio per perseguire un rapporto di incontro e di collaborazione nel quale dibattere le questioni.
Ribadiamo le posizioni che abbiamo già espresso al Parlamento. A mio giudizio la questione va vista realisticamente perché alla fine le posizioni rigide non giovano al Piemonte quanto giovano agli altri. Lunedì scorso abbiamo fatto una serie di proposte, alcune delle quali sono state approvate e hanno trovato una disponibilità, naturalmente non dobbiamo lasciarle cadere.
Nel documento della Liguria si parla delle due Università; c'è il problema di una nostra proposta di incontrare i vertici dell'ENI, che è stata accolta: la collaborazione tra le due Commissioni omologie: a questo punto c'è un messaggio che ci viene dalla Liguria per un incontro tra le due Giunte. Dobbiamo cercare di sfruttare tutte queste cose, ribadendo la nostra posizione, come del resto la ribadiscono loro, cercando di farci capire, ma di capire anche gli altri, perché - attenzione - noi a Genova abbiamo parlato, ed erano presenti molti Consiglieri piemontesi, anche loro ci hanno esposto delle ragioni che non sono facilmente eludibili, ma serie.
Sono serie le nostre, sono serie le loro, cerchiamo di lavorare in modo che si possa addivenire ad una soluzione, perché una soluzione politica c'è sempre, altrimenti c'è l'incomunicabilità: non c'è la guerra, per carità noi siamo contrari. Però siamo contrari anche all'incomunicabilità. Rivolgo un appello affinché non ci si lasci prendere la mano perché i problemi sono ancora di lunga lena e allora bisogna cercare di guadagnare palmo per palmo il terreno che dobbiamo riconquistare.
Collega Squillario, siamo in salita! Sono cento anni che la gente è in salita, non possiamo dimenticare queste cose e non possiamo continuare a restare sempre in salita, bisogna cercare di guadagnare delle posizioni per arrivare alla pari! Per me c'è questa strada: ecco la ragione per cui non voglio assolutamente pregiudicare quei rapporti offrendo degli alibi a gente che magari non li ha e li possiamo offrire anche noi, perché se facciamo la lotta delle pregiudiziali questo problema non lo risolviamo. E siccome noi abbiamo a cuore il problema del risanamento della Valle Bormida e di far funzionare le cose, se ci garantiscono che possono funzionare chiediamo di lavorare con molta attenzione e prudenza per raggiungere gli obiettivi che sono quelli del riportare a pari dignità la Regione Piemonte con quella ligure.



PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, ormai vi siete espressi, quindi dobbiamo procedere all'Iscrizione di questo documento all'o.d.g. Se ci saranno altre posizioni le affronteremo.
Si proceda con l'appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
Il punto è iscritto all'o.d.g.
La parola all'Assessore GARINO Marcello per l'illustrazione del documento.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, avrei abbastanza da dire sull'ordine del giorno votato dal Consiglio della Regione Liguria. Ma vista anche l'ora tarda cito soltanto e molto brevemente alcuni aspetti.
Il primo: non mi pare del tutto corretto far discendere le decisioni che sono state assunte dal parere emerso dalla Commissione di esperti. Mi pare che un Consiglio regionale possa prendere in visione un parere espresso, ma far discendere le proprie scelte da un parere emerso da una Commissione di esperti, che peraltro non ha autorizzato in Cengio la localizzazione dell'impianto (conosco a memoria quel parere!) e andare ancora a dire che Ruffolo avrebbe fatto suo il parere di questa relazione non mi pare del tutto corretto. Se si vogliono assumere alcune decisioni che si assumano, assumendosene pero la piena responsabilità e non adducendo ad altri le cose che il Consiglio ha fatto. Questa è la prima questione.
Il secondo è quello degli scarichi salini, sui quali ha già Ironizzato credo giustamente, il collega Cavallera.
Il terzo: mi pare che tutto sommato si apra alla discussione con la Regione Piemonte, ma sembra quasi di poter intravedere che la nostra collaborazione viene richiesta alla fine di un paragrafo in cui si dice "bisogna controllare tutti insieme perché l'impianto sia costruito bene", o qualcosa di questo genere. Ma su questo avremo tempo di discutere.
E' importante Invece ciò che i Capigruppo avevano evidenziato nel loro ordine del giorno, che io avrei ripreso in questo, in cui non si cambia molto da quello, se non il problema che al posto di dire "si sta delineando una decisione", si dica: "assodato che la decisione c'è, ci sono alcune conseguenze da trarre". Mi pare che alcuni colleghi che ho consultato siano d'accordo, per cui se l'accordo ci fosse tutte le firme che sono su quel documento potrebbero essere trasferite su questo.
Il documento reciterebbe quindi: "Il Consiglio regionale del Piemonte appreso che il Consiglio regionale della Liguria ha approvato un ordine del giorno teso ad indicare la localizzazione dell'impianto Re-Sol in Cengio rilevata la totale incongruenza di tale decisione con la risoluzione del Parlamento del 30 /1/1990: ricordate le ragioni espresse dalla Regione Piemonte nell'ordine del giorno n. 19 del 2/10/1990, favorevoli ad una localizzazione del Re-Sol al di fuori della Valle Bormida: chiede al Parlamento di ribadire la posizione già assunta e al Governo nazionale di farsi garante del rispetto della risoluzione parlamentare ribadisce la propria volontà di dialogo con la Regione Liguria per giungere a decisioni che siano nell'interesse delle popolazioni".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per me va bene anche l'ordine del giorno alternativo. Aggiungerei solo alla fine che il Consiglio ribadisce la propria volontà manifestata nel precedente ordine del giorno.
Vanno bene i tre punti finali del dispositivo, ma mi pare importante ribadire la nostra volontà.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

C'è, collega Majorino.



MAJORINO Gaetano

A me sembrava diretto al Parlamento, se fra le righe c'è, va bene lo stesso.



PRESIDENTE

Il primo ordine del giorno è ritirato dai proponenti? La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Semplicemente per sottolineare che l'ordine del giorno che stiamo per votare con l'adesione di tutti i Gruppi rappresenta un momento alto di dignità della Regione Piemonte. Non era possibile che la Regione Piemonte potesse continuare un colloquio con un'altra Regione senza l'affermazione di una posizione come questa, che tende non solo ad entrare nel merito della questione del "Re-Sol; no a Cengio", ma che vuole anche ribadire che una linea di politica ambientale che faccia pagare alle zone che già sono state degradate e che sono inquinate le ulteriori aggiunte che in questo sistema produttivo si rendono necessarie, è una linea sbagliata.
L'affermazione del Re-Sol a Cengio invece va proprio nella direzione che chi già ha tanto patito e chi già ha tanto pagato, deve continuare a pagare anche per il futuro. E' una politica sbagliata. Sotto questo profilo sono molto in dissenso con il collega Rossa quando diceva che dobbiamo portare a pari dignità il Piemonte e la Liguria. Ebbene, per portare a pari dignità il Piemonte e la Liguria, c'è il problema di merito di eliminare le sorgenti di inquinamento che gravano sulla Valle Bormida. E non è andando a rimettere un ulteriore impianto che provoca inquinamento su quella stessa valle che si raggiunge la pari dignità. Sotto questo profilo dissento dalle cose che ha detto Rossa e mi sembra proprio che questo ordine del giorno sottolinei il punto forse più alto, di questa legislatura, di dignità della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Signor Presidente, semplicemente per aderire a questo ordine del giorno. Va benissimo trasferire la firma del nostro Gruppo su questo ordine del giorno. Colgo l'occasione per fare una dichiarazione di voto che sarà ovviamente a favore. Ci fa piacere sapere che ci sarà unanimità, anzi, ci auguriamo che ci sia unanimità anche perché dopo rincontro di Genova il nostro Gruppo ha avuto delle grosse perplessità sull'atteggiamento di alcuni Gruppi del Consiglio regionale piemontese, in particolare del Gruppo socialista perché ci era parso che il Gruppo socialista cambiasse la sua posizione e comunque fosse disposto anche ad accettare il Re-Sol a Cengio.
Potranno poi installarlo, ne hanno la facoltà, però è indubbio che la Regione Piemonte e tutti i Gruppi devono riconfermare la netta opposizione a questo atteggiamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Intervengo per dichiarazione di voto e per adesione del nostro Gruppo all'ordine del giorno proposto. Era doveroso seguire, per coerenza, le linee che la Regione Piemonte si sta impegnando a fare. Non dimentichiamo l'incontro di lunedì della delegazione dell'Ufficio di Presidenza con la Presidenza della Camera. La Regione Piemonte sta andando in una certa direzione. Io mi auguravo che non ci fosse bisogno di ribadire sempre delle posizioni che si danno per acquisite. Nella riunione di lunedì in Liguria anch'io avevo avuto la sensazione che qualche slittamento ci poteva essere.
Per questo ho aderito tra i primi oggi a presentare questo ordine del giorno che deve essere senz'altro votato e portato avanti anche per far sapere, già dalla riunione di venerdì che spetta alla II Commissione, qual è la ferma posizione della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

A me sembra che quello al quale siamo pervenuti sia un risultato molto valido e molto buono. La riunione che è stata richiamata da Cavallera pu essere oggetto di interpretazione certamente univoca riguardo all'esito magari dissimile riguardo al percorso. Certamente un risultato lo aveva ottenuto ed era stato quello di aprire le condizioni perché da parte della Regione Liguria si discutesse in termini più articolati. Il punto centrale collega Cavallera, mi pare fosse quello dell'occupazione di 500 persone che deve essere salvaguardata, rappresenta il punto di una ricerca, ed è la questione sulla quale si intrattiene un rapporto tra le due Regioni. E' il punto sostanziale, naturalmente in alternativa - ed è stato ribadito da noi tutti in quella sede - rispetto al mantenimento dell'ACNA e alla costruzione del relativo Re-Sol.
Del collega Rossa condivido la preoccupazione di non rompere un rapporto che ha dato dei risultati positivi ed è un elemento importante per portare avanti una prospettiva di risultato sulle posizioni che abbiamo assunto noi. Servirebbe a poco il risultato sulle posizioni che erano altre, diverse da quelle del Consiglio regionale.
Concludo dicendo che il fatto che la Regione Piemonte abbia ribadito argomentato, sia stata dalla parte della gente, abbia alla fine colto un risultato che pian piano sta conquistando dei settori della Regione Liguria, ha creato - questo sì - le condizioni per andare avanti su una prospettiva che adesso ci sembra non soltanto utile politicamente, ma utile anche alla fine di un percorso verso i risultati.
In questo senso l'ordine del giorno è rispettoso e secondo me molto opportunamente ribadisce le nostre volontà, ed è questo un elemento che pu consentire all'ordine del giorno votato dalla Liguria, ed è la posizione di sostanziale rinvio, di muoversi su una linea giusta e non soltanto su una linea di attesa e magari di modificare veramente la traiettoria delle intenzioni da parte della Regione Liguria.
Chiedo scusa per i due minuti utilizzati, ma mi sembra che inteso così e questo Consiglio lo ribadisce così, si sottolinea meglio l'utilità del lavoro che abbiamo fatto sia lunedì sia oggi.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione, essendo stato ritirato il primo ordine del giorno presentato dai Consiglieri Bresso ed altri, l'ordine del giorno n. 82, nel testo letto dall'Assessore GARINO Marcello, su cui sono confluite le firme.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sartoris. Ne ha facoltà.



SARTORIS Anna

Volevo chiedere questo: siccome non è andato in votazione, vorrei che fosse rettificato che il voto di Piemont per la questione dell'IPAB (deliberazione n. 83) non era favorevole, era un voto di astensione eravamo solo d'accordo che venisse votato.



PRESIDENTE

Lo comunicherò al Presidente della Commissione in modo che rettifichi la lettera.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
In chiusura dei nostri lavori, colgo l'occasione per formulare molti auguri a tutti e alle rispettive famiglie.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16.25)



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