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Dettaglio seduta n.318 del 29/11/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallera, Chiezzi, Fulcheri Maggiorotti, Mandrino e Sartoris.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 290: "Intervento straordinario sugli oneri per le analisi previste dalle norme di cui ai decreti ministeriali 9/5/1991, n. 184 e n. 185"


PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori con l'esame del progetto di legge n. 290, di cui al punto 16) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Penasso.



PENASSO Alfredo, relatore

Credo che la legge si illustri da sè. E' stata approvata all'unanimità dalla Commissione; il problema è stato dibattuto ed è stata altresì riconosciuta la validità dell'intervento, per cui credo si possa passare alla sua eventuale e da me auspicata approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

La legge parla di analisi, però non fornisce precisazioni. Ho chiesto delucidazioni e gentilmente il collega Penasso mi ha spiegato che si tratta di analisi circa la garanzia della potabilità dell'acqua. Forse è bene fornire dei chiarimenti, anche per il pubblico che ha piacere di capire certe cose, che possono sfuggire. "Intervento straordinario sugli oneri per le analisi previste dalle norme di cui ai decreti ministeriali 9/5/1991, n.
184 e n. 185": possiamo anche essere d'accordo sulle analisi (più se ne parla, meglio è). Purtroppo ciò che è carente in questi casi è la prevenzione. Poiché la legge Merli è parecchio disattesa, l'inquinamento cresce continuamente, quindi queste analisi si fanno sempre più necessarie pur non essendo sufficienti.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto sull'intero testo della legge.



BODRERO Antonio

Io ho votato astenuto all'art. 1, anche perché purtroppo noi siamo sempre all'oscuro dell'applicazione di queste leggi, cioè come, con quali criteri si distribuiscono le sovvenzioni. Ci vorrebbero, diciamo così delle indagini a campione. Ogni tanto controllare in modo da evitare le spiacevoli conseguenze che conosciamo.
C'è un altro fatto importantissimo: è giusto dare dei contributi; sono dei provvedimenti che, in linea di massima, possono andare. Il guaio è che non si tiene conto - e questo l'ho già detto altre volte e per me è un argomento fondamentale e gravissimo - della igienicità, della biologicità o come si voglia chiamare, della qualità del prodotto agricolo. Mentre una volta era praticamente fuori dal costume l'allevamento cosiddetto in batteria sia dei polli sia degli animali che non si muovono mai, legati fino alla morte, fino al momento in cui vengono uccisi. Ora è chiaro che questi prodotti sono malati. Un essere vivente, un animale, che non pu muoversi e che invece sente il profondo bisogno di muoversi non può che essere malato, quindi pregiudizievole alla salute pubblica. Tengano conto di questo anche gli Assessori alla sanità. Purtroppo di questo fatto, ormai diventato costume normale, nessuno se ne meraviglia, nessuno ne parla. E' talmente grave che effettivamente richiede un voto contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 31 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 5 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Artigianato - Commercio

Esame progetto di legge n. 543: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte relativa a 'Provvedimenti a favore delle imprese danneggiate dall'alluvione del novembre 1994'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 17) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 543.
Relatore è il Consigliere Ferrara, che ha facoltà di intervenire.



FERRARA Franco, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, la proposta di legge in esame, che verrà presentata al Parlamento, fonda sulla pressante necessità di agevolare in ogni modo ed a tempi rapidi l'operazione di ripristino, nel settore produttivo, necessaria a seguito degli eventi alluvionali che hanno colpito il Piemonte.
Lo scopo è quello di garantire risorse finanziarie certe a favore delle piccole e medie imprese commerciali, artigianali ed industriali. Si è tuttavia tenuto conto delle esigenze del bilancio dello Stato per il 1995 già oggetto di gravi difficoltà, pertanto il meccanismo individuato dalla legge proposta consente di suddividere l'impegno finanziario dello Stato in un arco di sette anni, per contro le risorse economiche saranno ad immediata disposizione delle imprese danneggiate.
Si prevede infatti che, a fronte della sola presentazione delle fatture di acquisto ad opera dei soggetti interessati, gli Istituti di credito di diritto pubblico di interesse nazionale, il Mediocredito Piemontese e le Casse di Risparmio piemontesi debbano erogare un finanziamento pari all'intero importo delle spese per il ripristino degli impianti delle attrezzature e delle scorte danneggiate.
Gli interessi relativi ai finanziamenti erogati ed una quota percentuale degli stessi, pari al 25%, saranno a carico dello Stato che si impegna a rimborsare gli istituti eroganti entro i cinque anni successivi dopo due anni di preammortamento.
Al fine di evitare eventuali abusi, nell'utilizzo dello strumento di finanziamento proposto, una dichiarazione sottoscritta da un tecnico iscritto al proprio ordine professionale presentata all'atto della richiesta attesterà l'effettivo danno subìto.
La III Commissione ha unanimemente approvato a tempi brevissimi la proposta di legge in esame ed altrettanta rapidità è auspicabile nei lavori assembleari, pena la vanifica dell'obiettivo posto".
Si tratta di una legge estremamente sintetica, chiara e che in Commissione ha avuto voto unanime.
Questa legge prevede di dare un contributo alle piccole e medie imprese commerciali, artigianali ed industriali danneggiate dall'alluvione. Si tratta di un contributo sia a fondo perduto sia in conto interessi.
Voglio far rilevare che, nel momento in cui abbiamo proposto questa legge, abbiamo tenuto conto di quelle che possono essere le esigenze del bilancio dello Stato. Da molte parti sento dire che noi non dobbiamo chiedere dei contributi a fondo perduto e che ce la faremo da soli, senza aiuti. A me pare, invece, che, in una situazione drammatica come quella che vive in questo momento la piccola-media impresa nelle zone alluvionate, un contributo a fondo perduto sia ipotizzabile ed auspicabile.
Dicevo, nel momento in cui abbiamo presentato questa proposta di legge abbiamo tenuto conto di quelle che sono le esigenze del bilancio dello Stato; infatti, se sono vere le stime che valutano in circa 5.000 miliardi il danno subìto dal sistema delle piccole imprese, prevedendo un contributo a fondo perduto pari al 25% e diluendolo in sette anni, la cifra che andrebbe ad incidere sul bilancio dello Stato sarebbe un paio di centinaia di miliardi all'anno, per sette anni: mi pare una somma obiettivamente molto modesta, inserita nel bilancio dello Stato, che però sarebbe di grande aiuto al sistema delle imprese, soprattutto se questa proposta di legge o comunque i principi contenuti in essa venissero adottati dal Governo con una certa urgenza.
Subito avevamo detto che la cosa fondamentale era dare qualche certezza agli imprenditori, far sapere che cosa lo Stato avrebbe fatto o meno. Credo che la proposta che presentiamo sia, in qualche modo, di indirizzo e di indicazione al Governo affinché sollecitamente prenda le determinazioni che devono essere prese in questa materia, sapendo che il contributo a fondo perduto, nella misura del 25%, è oggi un onere facilmente sopportabile dal bilancio dello Stato e che sarebbe di grande aiuto al sistema delle imprese.
Per questo motivo chiedo alla Giunta di sostenere con coerenza questa legge, non lasciandosi ad orgogli piemontardi, dicendo: "Noi non abbiamo bisogno di queste cose", perché gli imprenditori hanno bisogno di queste cose. Tutto ciò non è umiliante, ma è necessario per far partire la ripresa economica del nostro Paese.
Ripeto, non credo sia il caso di illustrarla più di tanto, perché la legge è estremamente chiara. Chiedo soltanto alla Giunta di sostenerla con convinzione nei confronti del Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Sono d'accordo su quello che è stato detto dal relatore, ma c'è un però: bisognerebbe tenere conto anche di due fatti: uno, se questi danneggiamenti non siano un po' anche responsabilità degli interessati qualora questi avessero violato delle leggi, dei Piani regolatori, ecc.
cioè qualora avessero costruito in luoghi evidentemente pericolosi; due bisognerà riflettere dove ricostruire.
Il problema, infatti, non è soltanto quello di ricostruire, ma soprattutto del dove farlo. E siccome il dove si è costruito è già stato condannato dall'alluvione stessa, sarebbe abbastanza logico che si ricostruisse in luoghi più sicuri, cosicché dovremmo imporre, avremo operazioni di espropio varie.
Quindi, finanziare per finanziare, poiché come Regione abbiamo già finanziato per decenni (ovviamente senza volerlo, speriamolo almeno) la mafia e la camorra, non vorremmo che simili finanziamenti a vanvera avvenissero anche in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ci sarà sicuramente il voto favorevole del nostro Gruppo e il sostegno convinto perché l'operazione nel suo mix di interventi, è certamente, sul piano della razionalità, un approccio condivisibile e produttivo.
Raccomando alla Giunta di sostenere tutto questo non con forza, ma con lucidità, evitando di utilizzare questo nostro precedente come un altro argomento sul quale sostenere che noi siamo più bravi, che avevamo ragione.
Il problema non è di avere ragione e di essere più bravi, ma di ottenere il migliore risultato possibile. Quindi questa strada che ci sembra assolutamente condivisibile ed apprezzabile - mi complimento con chi l'ha proposta - deve essere considerata un'ipotesi sulla quale chiedere il confronto e il concorso in termini razionali da parte del Governo, non in termini di forza. Se per caso il Governo non la dovesse seguire non riapriamo una querelle perché il Governo non ha seguito questa strada l'importante è che il Governo intervenga in questo settore in modo significativo, produttivo ed efficace. Se poi, guarda caso, anziché mettere la giacca a pois metterà quella a righe o no, non facciamone un dramma perché ogni giorno che passa, con le incertezze sul quadro di riferimento nazionale e quanto più si avvicina anche il quadro della nostra scadenza elettorale, molte volte l'apparire è più importante dell'essere. Abbiamo dichiarato un patto di non belligeranza - almeno il Gruppo liberale - con la Giunta rispetto a questo, non intendiamo riaprire né sottolineare differenze di atteggiamenti che forse sarebbero stati e sarebbero magari tutt'oggi preferibili; noi solidarizziamo con la Giunta nell'iniziativa di forte tutela che ha preso degli interessi piemontesi, abbiamo a suo tempo sottolineato alcune tattiche, più che strategie, che noi forse avremmo gestito in modo diverso. Ci permettiamo questo contributo; anche questo passo significativo e serio da parte della Regione venga posto al Governo non in termini di primogenitura, ma di contributo razionale su come si pu affrontare una questione di questa natura.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta accetta questa proposta e la vota, proprio perché è una proposta che segue un canale diverso da quello che abbiamo seguito noi finora: la proposta legislativa di legge al Parlamento è una proposta importante e quindi va in questo segno. Non è che noi vogliamo avere ragione su quello che abbiamo detto fin dal 12 novembre; ci interessa che la strada che sceglierà il Governo sia una strada quantitativamente rilevante e sia una strada consistente ed utile alla ripresa dell'attività economica nella nostra Regione. Non facciamo una questione di prestigio il fatto che si scelga la nostra soluzione, anche perché ne abbiamo proposte con questa, tre.
Una, quella proposta dalla Giunta e consegnata al Ministro Maroni quando ha avuto quell'incontro con le banche; un'altra fatta verbalmente dal Presidente della Regione fin dal 12 novembre, che riguardava più i tassi di interesse, mentre questa era specificamente mista a quella che è stata presentata dalla Giunta al Ministro Maroni a Torino; questa è la terza proposta. Sono proposte articolate, tutte valide. Non ci interessa che sia scelta l'una o l'altra; non possiamo continuare ad aspettare che si faccia qualche cosa, perché il 16 dicembre, cioè il giorno in cui si avrà l'inventario complessivo delle denunce alle Camere di Commercio, scopriremo che saranno tante. Bisogna che la risposta sia immediata: non basta fidarsi, come ci siamo fidati, o come si è voluto che ci fidassimo, che la semplice apertura di credito determinasse che l'operatore si recasse alla banca; purtroppo non è così. Abbiamo visto che su 3.000 miliardi di fondi messi a disposizione dal sistema bancario al 7%, gli operatori non si muovono. Bisogna dare una parte in conto capitale o dare il tasso zero trovare una soluzione che metta in movimento il rimborso e sostenga in qualche modo la capacità di ripresa del sistema economico piemontese.
Quindi noi votiamo a favore di questo disegno di legge, volentieri, e continueremo a portare avanti la nostra posizione perché si scelga una strada sia consistente, sia immediata e non rinviata a tempo indeterminato.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 28 astensioni 1.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 28 astensioni 1.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 28 astensioni 1.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 28 astensioni 1.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 28 astensioni 1.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 28 astensioni 1.
L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 37 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
Questa proposta di legge sarà inviata alla Camera dei Deputati.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Esame progetto di legge n. 349: "Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale in attuazione dell'art. 16 della legge 17/2/1992, n. 179" (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 20) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 349 di cui è relatore il Consigliere Buzio; è però assente l'Assessore Cavallera.
Cosa facciamo? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Io ho presentato un emendamento.



PRESIDENTE

Bisognerà attendere. Cosa ne dite voi? Io sento voi.



RIVALTA Luigi

Rinviamolo alla prossima seduta.



PRESIDENTE

Va bene. Grazie, Consigliere Rivalta.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 940: "L.R. n. 9/83 - Svincolo dell'uso sanitario di beni immobili dell'USSL n. 49 di Borgosesia"


PRESIDENTE

Il punto 21) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 940.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Calligaro; ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in Commissione abbiamo espresso parere favorevole; chiediamo però che vi sia una perizia asseverata, soprattutto per quella successiva che riguarda una permuta di beni: cioè che si sappia a quanto ammonta il valore e in questo scambio l'USSL difenda i suoi interessi soprattutto per la permuta dei terreni a Rivoli. Se vi sarà perizia asseverata - è la condizione che poniamo - il nostro parere è favorevole.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, possiamo procedere alla votazione di tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli e 4 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 6) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Province

Esame proposta di deliberazione n. 1020: "Rettifica di confini tra i Comuni di Casal Cermelli e Castellazzo Bormida, ai sensi dell'art. 7 della L.R. 2/12/1992, n. 51"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1020, di cui al punto 24) all'o.d.g.
Se non vi sono interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 2 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 6) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1022: "L.R. n. 9/83 Permuta di aree con privati - USSL n. 25 di Rivoli"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 25) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1022.
La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Faremo perizia asseverata anche su questa deliberazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 7 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 6) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame progetti di legge n. 239, n. 268 e n. 390: "Normative per la ricerca e la raccolta di minerali a scopo collezionistico, didattico e scientifico" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame dei progetti di legge n. 239, n. 268 e n. 390, di cui sono relatori i Consiglieri Buzio e Penasso.
La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Con il testo che viene presentato all'esame del Consiglio regionale si propone di disciplinare la ricerca e la raccolta dei minerali esclusivamente a scopo collezionistico, didattico e scientifico. Tale normativa nasce dall'integrazione del disegno di legge presentato dalla Giunta regionale con due analoghi progetti di iniziativa consiliare.
La necessità di normare questa materia scaturisce dall'esigenza di mettere a punto una disciplina che razionalizzi una pratica, che è andata via via diffondendosi negli ultimi tempi e che rappresenta un segno di maggiore sensibilità per la natura e per l'ambiente che a volte pu rivelarsi un danno, se essa non viene normata con regole precise o limiti ben definiti.
La necessità di varare un provvedimento di tale portata era da molto tempo sentita, infatti, già nella passata terza legislatura (1982), la nostra Regione aveva approvato una legge in tal senso che, purtroppo veniva respinta dal Governo che dichiarava la materia trattata non essere di competenza regionale, ritenendola inclusa nella materia 'miniere' (competenza statale) e non nella materia 'tutela dell'ambiente' (competenza regionale).
Il problema è oggi superato in quanto già altre Regioni hanno imboccato la strada della disciplina e razionalizzazione della ricerca e della raccolta di minerali a scopo collezionistico, in particolare la Regione Lombardia con la legge n. 2 del 10/1/1989 che è stata dichiarata legittima con specifica sentenza della Corte Costituzionale n. 1108.
Tale articolato pertanto scaturisce da queste esperienze maturate e con gli approfondimenti e la specificità del caso applicato alla nostra Regione poiché anche in Piemonte questa normativa è stata sollecitata da più parti e non soltanto dai ricercatori e dagli addetti ai lavori.
Il dilettantismo in questo campo se non è indirizzato infatti pu provocare o arrecare alterazione all'ambiente; il progetto di legge unificato, visto in questa ottica, si prefigge un nuovo approccio alla natura favorendo un contatto più aderente con il mondo e i 'misteri' della terra e nel contempo circoscrive le zone in cui la ricerca deve necessariamente avere limitazioni per conservare integri particolari valori paesaggistici e territoriali.
Il contatto con la natura deve quindi essere indirizzato all'educazione dei ricercatori, al rispetto dell'ambiente ed opportunamente il progetto di legge stabilisce i mezzi consentiti e il quantitativo ammesso, anche per mantenere la ricerca e la raccolta dei minerali nell'ambito del collezionismo e a livello di hobby e tempo libero.
Il presente progetto di legge, messo a punto dalla V Commissione, si muove su queste direttrici e gli articoli sono volti a normare le esigenze di salvaguardia e di sicurezza ambientale e a spingere i ricercatori ad un corretto uso dei mezzi di ricerca.
L'art. 1 delimita gli scopi consentiti della ricerca e della raccolta dei minerali mantenendo fermo il principio della conservazione del patrimonio naturale. La raccolta dei fossili viene esclusa in quanto di competenza statale ed è normata dalla legge 1/6/1939, n. 1089. Sono inoltre dichiarati di interesse mineralogico tutti i campioni di minerali che non sono suscettibili di utilizzazione industriale e che rivestono un esclusivo interesse collezionistico e scientifico.
L'art. 2 consente la ricerca e la raccolta con opportune limitazioni previste agli artt. 5 e 6 e pone come assunto fondamentale la conservazione delle caratteristiche fisiche dei luoghi, della fauna e della flora.
L'art. 3 elenca i mezzi consentiti per la ricerca, escludendo i mezzi meccanici, chimici e l'impiego di esplosivo.
L'art. 4 impone l'obbligo dell'immediato ripristino dei luoghi di ricerca attraverso la ricostituzione delle caratteristiche ambientali.
L'art. 5 non consente rapporti di concessione e fa salvo il consenso del proprietario e del titolare di altro diritto reale dei luoghi di ricerca. Viene altresì normata la ricerca e la raccolta nell'ambito delle aree soggette a concessione mineraria ai sensi del RD n. 1443/27. La ricerca in grotte e cavità naturali, vista la delicatezza e vulnerabilità di questi ambiti naturali particolari, rimane comunque vietata.
L'art. 6 stabilisce le quantità di raccolta giornaliere per persona compatibili con le necessità e le finalità del collezionismo salvaguardando inoltre le competenze del relativo distretto minerario.
L'art. 7 dà facoltà alla Giunta regionale di dettare specifiche norme o divieti in aree di particolare pregio mineralogico e scientifico, segnalate da Dipartimenti ed Istituti universitari, da Musei naturalistici e da Associazioni ed Enti mineralogici e geologici. Sono fatte salve le disposizioni già previste dalle leggi regionali istitutive sulle aree protette. Inoltre il Consiglio regionale con specifica deliberazione pu prescrivere norme o divieti in ordine alla ricerca ed alla raccolta.
All'art. 8 sono previste deroghe che consentono agli Istituti e Dipartimenti universitari e ai Musei Naturalistici di svolgere la ricerca e la raccolta con modalità stabilite di volta in volta ancorché difformi da quanto stabilito nei precedenti articoli e nelle aree protette.
Con l'art. 9 è demandata la vigilanza a personale che istituzionalmente svolge compiti di controllo ambientale sul territorio.
Nell'art. 10 sono previste le sanzioni amministrative a carico dei ricercatori che operano in difformità da quanto previsto dai precedenti articoli. Oltre alle sanzioni è prevista la confisca del materiale raccolto. L'impiego di esplosivo è passibile delle pene previste dalle vigenti norme in merito all'impiego improprio di materiale esplosivo.
L'art. 11 stabilisce infine le procedure per l'applicazione delle sanzioni ed istituisce un apposito capitolo di entrata nel bilancio regionale su cui far confluire le sanzioni previste, definendo inoltre gli introiti a favore dei soggetti operanti nell'ambito regionale aventi natura pubblica.
La Commissione ha esperito le consultazioni con i soggetti interessati che hanno convenuto sulle proposte avanzate ed ha effettuato l'istruttoria dei provvedimenti ritenendo opportuno unificare i testi presentati e pertanto, a conclusione dell'esame, ha approvato un testo a larga maggioranza e ne richiede altresì una sollecita ed unanime approvazione da parte dell'aula".
Questa materia nasce dall'esigenza di mettere a punto una disciplina che razionalizza una pratica che si è andata diffondendo negli ultimi anni e rappresenta un segno di maggior sensibilità, per la natura e per l'ambiente, che a volte può rivelarsi anche un danno se non viene normata con regole precise. La necessità di varare un provvedimento di questo tipo era già maturata in Regione nel 1982, ma la legge venne respinta dal Governo perché la si riteneva non di competenza regionale, ritenendola inclusa nella voce "miniere".
Oggi, invece, questa materia rientra nella voce "tutela ambientale" che è di competenza regionale. Molte Regioni hanno imboccato ormai la strada di una disciplina della raccolta dei minerali; la Regione Lombardia aveva già varato nel 1989 una legge in questo senso.
La sollecitazione a formulare un testo regionale viene da più parti naturalmente dalle Associazioni mineralogiche che hanno presentato delle proposte di legge che sono state assunte anche da alcuni Consiglieri; in passato c'è stata una prima legge presentata dai Consiglieri Majorino e Zacchera, successivamente c'è stato un disegno di legge presentato dalla Giunta e ancora un mio testo di legge, che è nato alla luce anche di un convegno su questa materia che si è svolto a Crodo al Centro Studi Ginocchi, che di questa proposta di legge si è fatto un po' il promotore.
E' evidente che questa proposta di legge naviga ormai da parecchi anni all'interno di varie Commissioni, è approdata in V Commissione, è stata modificata più di una volta e direi che dopo quattro anni merita di essere definitivamente approvata.
Mi sembra che le questioni più rilevanti riguardino le limitazioni alla ricerca, i mezzi consentiti alla ricerca, la necessità di ripristinare i luoghi, il problema dei quantitativi di raccolta. Infatti l'art. 6 stabilisce le quantità di raccolta che si sono determinate: 15 kg come raccolta complessiva, salvo un esemplare singolo che può superare i 15 kg con una tolleranza di 5 kg.
Facciamo presente che la raccolta si è orientata anche recentemente verso i micro esemplari, oltre i grandi esemplari che magari sono oggetto di ricerca da parte degli istituti universitari. Quindi una limitazione di numero non aveva senso da questo punto di vista, proprio per l'indirizzo seguito recentemente dalla ricerca anche verso minerali piccolissimi.
Sono previste delle deroghe anche per quanto riguarda la facoltà della raccolta per gli Istituti, i Dipartimenti, l'Università e i Musei naturalistici. Sono previste sanzioni amministrative a carico dei ricercatori che operano in difformità alla normativa citata; sono sanzioni di un certo peso che possono essere combinate, evidentemente, o elevate dal personale che opera in questi territori e che ha titolo per combinare queste sanzioni.
La Commissione ha esperito le consultazioni con i soggetti interessati per la verità non sono emerse grandi proposte di modifiche. L'unico elemento di differenziazione - l'Assessore è venuto incontro a questa esigenza è che nella proposta di legge che avevo formulato ho previsto alcune norme relative all'autorizzazione, alla raccolta e alla ricerca, che erano frutto di un indirizzo prevalente a livello di Associazioni mineralogiche.
Questa problematica, per la verità, ha sollevato parecchie obiezioni in chi in questo vedeva un ulteriore appesantimento burocratico, specialmente sul tesserino per raccogliere i minerali.
Per la verità lascerei alla Regione la possibilità di normare anche il tipo di raccolta, perché credo che questa materia debba essere disciplinata in dettaglio. L'Assessore comunque presenterà degli emendamenti in questo senso, magari lasciando ad una fase successiva la possibilità - attraverso un regolamento di attuazione - di disciplinare meglio questa possibilità di autorizzazione, lasciando in una fase intermedia la necessità di inventariare i ricercatori attraverso un'iscrizione ad un registro regionale.
A livello di Commissione non sono emerse altre osservazioni, si tratta comunque di una proposta di legge che ha riunito progetti di legge di tipo diverso - ripeto - da quelli iniziali presentati dai Consiglieri Majorino e Zacchera, dal disegno di legge della Giunta alla successiva ripresa da me formulata, dopo aver fatto un approfondimento anche a livello tecnico giuridico, quindi con un supporto di questo tipo.
I tempi per l'approvazione di questo testo sono dunque maturi; credo sia un testo che viene comunque finalizzato ad un discorso di tipo ambientale. Al fine di garantire quanto più possibile che il prelievo dei campioni di interesse mineralogico soddisfi l'esigenza di utilizzo ai fini della ricerca scientifica, impedendone la distruzione o dispersione, il Consiglio regionale può successivamente disciplinare in modo più approfondito questa materia. Comunque - ripeto - gli emendamenti a questo testo saranno formulati puntualmente dall'Assessore che ne ha parlato ai relatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Pur apprezzando lo spirito della legge, sorge un dubbio: all'art. 6 è detto che, oltre i 15 kg di materiale pregiato che può essere raccolto non in un unico pezzo, evidentemente, perché si fa anche cenno alle parti rocciose - nel caso di esemplare singolo è ammessa la tolleranza di 5 kg.
Per la cultura che si ha di queste cose - infatti si portano ad esempio i Musei di Milano, Basilea, Berna, Parigi, Londra, Washington e anche della stessa città di Torino - è possibile che vengano trovati degli esemplari di altissimo pregio che superano il peso di 15-20 kg, per cui non essendoci un controllo diretto può anche accadere che il ricercatore, pur di prelevare il materiale che ha trovato, sia indotto a frantumare il quarzo, la pietra preziosa, per avere dei pezzi che gli consentano di non cadere nell'infrazione.
Per ovviare a questo pericolo e per auspicare che ci siano dei ricercatori anche molto più attenti di ciò che non comporta la pratica di questa passione e che pongano tutta l'attenzione anche a cercare di ricavare dei pezzi di altissimo pregio, stavo preparando un emendamento.
Penso che i colleghi mi consentano di esprimerlo verbalmente, in quanto si tratta di un'aggiunta che non guasta il tono già eccellente della legge: all'art. 6, comma primo, alla fine dello stesso comma, dove è detto "nel caso di esemplare singolo è ammessa la tolleranza di 5 kg", dopo il punto aggiungere: "Oltre a tale limite, è ammessa deroga con deliberazione della Giunta regionale".



MARINO Massimo, Assessore regionale

Credo ci sia già all'art. 8.



MASARACCHIO Antonino

No, perché (mi sono anche consultato con il collega Buzio) il caso del ritrovamento di un esemplare di grande valore non è previsto. Potrebbe anche trattarsi di un esemplare di 30-40 kg; ne esiste al mondo uno di 100 kg, addirittura, quindi è possibile. Non può capitare spesso, capita una volta ogni quando c'è la fortuna di ritrovare un esemplare del genere, ma se dovesse verificarsi, il ricercatore potrebbe essere indotto a frantumare l'esemplare per farne dei pezzi ridotti al peso unitario di 15 o 20 kg e non incorrere così in infrazione.
Chiedo ai colleghi di approvare questo emendamento che soddisfa una richiesta precisa da parte di istituti competenti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

A me pare che questo progetto di legge sia riuscito, in realtà, a prendere il peggio delle varie proposte di legge. E' una raccolta, è un sunto del peggio delle tre proposte, anche se ora è arrivato questo emendamento dell'Assessore che reintegra parzialmente quanto era contenuto nella legge n. 390, sulla quale comunque erano state fatte diverse osservazioni, che portavano alla richiesta motivata di arrivare ad annotare le aree di ricerca e le specie raccolte su di un tesserino. Quindi mi pare che, rispetto alle osservazione ricevute allora e rispetto alla legge n.
390, che fra le tre era quella meglio impostata, si sia fatto un grosso passo indietro.
Inoltre, permangono tutti i dubbi da me già esposti in Commissione rispetto a vari passaggi di questo nuovo progetto di legge, per esempio rispetto all'art. 2, dove si parla dell'integrità dell'eventuale parte restante del giacimento minerario. Qui bisognerebbe parlare di rispetto complessivo degli affioramenti, anziché usare un'espressione che, indicando l'eventuale parte restante, giustifica degli interventi devastanti, cioè autorizza la completa distruzione di un giacimento purché venga eseguita con modalità tecniche e burocratiche previste dalla legge stessa.
Analogo discorso si può fare per altri punti più avanti, dove si parla di ripristino e rimodellamento. Anche in questo caso, la terminologia è estremamente ambigua: che cosa si va a rimodellare? Si va a rimodellare qualcosa che cambia completamente nelle sue caratteristiche originarie.
Non mi pare nemmeno una legge di tutela dei minerali, che sono patrimonio collettivo di tutta la popolazione, ma una legge che vuole di nuovo, in modo burocratico, regolamentare una raccolta che viene già fatta con modalità particolari. Mi chiedo se i Consiglieri siano a conoscenza di come viene effettuata, per esempio, la raccolta ad oggi. Non avviene ai margini delle strade, per cui il controllo è già di per sé estremamente difficile; avviene in zone difficilmente raggiungibili, in pietraie dove addirittura persone specializzate hanno difficoltà a verificare il passaggio di raccoglitori di minerali. Era dunque ottima l'idea iniziale di passare ad una regolamentazione attraverso l'educazione, attraverso un tesserino, anziché attuare la repressione che mi pare diventi impossibile in ogni caso.
Mi rendo conto che la proposta che farò adesso è difficile da accettare perché c'è stato un lungo lavoro e mi pare che questa proposta di legge sia rimasta ferma per tre anni in Commissione. Però chiedo di ritirarla, ed eventualmente ripassare a consultazioni su quest'ultimo testo che raccoglie le cose peggiori, purtroppo, e non migliori delle tre proposte di legge precedenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Interveniamo nel dibattito per esprimere la posizione del Gruppo Verdi su questo progetto di legge.
Riteniamo valida la proposta di emanare delle norme per quanto attiene la pratica della ricerca e della raccolta dei minerali, a tuttora svolta in assenza di criteri ben definiti. Il perdurare di tale situazione comporta il rischio di non garantire la salvaguardia di un bene collettivo e per questo riteniamo importante il coinvolgimento della Regione Piemonte traducibile in una responsabilità diretta per la conservazione e la valorizzazione di tale patrimonio, a partire dalla promulgazione di una legge specifica.
Ma l'impostazione del progetto di legge in discussione non ci convince per due motivi. In primo luogo, riteniamo che la formulazione del testo non sia chiara e che in taluni casi entri in conflitto con le norme vigenti riguardanti altri settori già regolamentati dalla Regione Piemonte. In secondo luogo - e in questa direzione si colloca l'emendamento proposto dall'Assessore Marino - ci pare difficile pensare che possa essere svolto un controllo, per verificare l'osservanza della norma da parte di coloro i quali svolgeranno queste attività, dato che non si può sapere chi svolge la ricerca e la raccolta dei minerali nonché quando e dove.
Sappiamo che esiste una carenza di personale con mansioni di vigilanza.
Se pensiamo agli ispettori provinciali, ai quali spesso si subdelega il compito di svolgere l'attività di controllo per molti settori che attengono alla salvaguardia dell'ambiente e dei beni culturali, come in questo caso stante l'organico attuale e la conseguente difficoltà di svolgere mansioni già assegnate mediante subdelega a questo ente amministrativo territoriale risulta ancora più difficile credere che sia possibile assicurare le funzioni di controllo nel momento in cui, addirittura, come richiamato non ci si mette nella condizione di conoscere per quale periodo e in quale località saranno svolte attività esplorative di questo tipo.
Fatte queste due precisazioni di ordine generale passiamo a sottolineare alcune delle contraddizioni che si riscontrano all'interno dell'articolato, così come viene proposto oggi all'aula.
All'art. 1, per esempio, per quanto riguarda le finalità e l'ambito si dice che "la Regione al fine di una migliore conservazione del patrimonio naturale..."; mentre sarebbe meglio dire solo "al fine di una conservazione", onde evitare il richiamo a termini il cui valore è soggettivo, come nel caso della parola "migliore".
Al comma secondo dello stesso articolo, si dice che "sono di interesse mineralogico e non minerario tutti i campioni di minerale che compresi e non compresi tra le sostanze..."; ma sarebbe meglio, anche per maggiore chiarezza nella lettura del testo, dire semplicemente che sono di interesse mineralogico tutti i campioni minerali. Il richiamo all'essere compresi o meno tra determinate sostanze risulta inutile per effetto della premessa del citato comma che definisce l'ambito di applicazione del progetto di legge.
La condizione davvero discriminante è quella che non siano suscettibili di un'utilizzazione industriale, condizione essenziale per ricomprendere o meno, nell'ambito di applicazione della proposta di legge, i campioni che dovrebbero essere ricercati ed eventualmente raccolti.
All'art. 1, comma terzo, non si cita la ricerca, assieme alla raccolta di fossili, in riferimento al fatto che sono già regolate dalla legge quadro nazionale n. 1089/39. Ancora si precisa che "la ricerca e la raccolta di minerali sono consentiti a chiunque", e in base a tale norma c'è da chiedersi se la proposta dell'Assessore, cioè l'istituzione di un registro regionale dei raccoglitori, possa essere fondata, mancando una relazione che quanto meno presuppone la verifica preliminare delle conoscenze di coloro che intendono svolgere questo tipo di attività.
Possiamo rilevare inoltre come all'art. 3, comma primo, si precisano gli strumenti che possono essere utilizzati dal ricercatore ovvero che non è consentito l'impiego di attrezzature di tipo manuale consistenti in martelli o mazze. Ma poi si aggiunge "ed altri attrezzi di lunghezza non superiore ad un metro". In questo caso, non è chiaro, essendo aggiunto con il suffisso "ed", se questi attrezzi devono intendersi di tipo manuale perché viceversa sarebbero ricompresi attrezzi di tipo meccanico. E' evidente il mancato rispetto delle stesse finalità di salvaguardia che il progetto di legge si propone di conseguire, nel caso di un'interpretazione estensiva.
Mi limito a citare ancora alcuni esempi che giustificano la proposta avanzata da altri Consiglieri, di riverificare la coerenza di tale articolato e l'esistenza o meno di conflittualità sul piano dell'applicazione normativa, sospendendo l'esame del provvedimento.
Per esempio, all'art. 7 riguardante le aree protette, al comma terzo si dice che "sono fatte salve le disposizioni previste nelle singole leggi regionali istitutive di aree protette". Però sappiamo che, per quanto attiene ai vincoli o agli interventi che possono essere attuati in queste aree, non tutto viene definito dalle leggi regionali istitutive perché ci sono altre leggi regionali - e alcune sono state approvate questa mattina come quelle che riguardano, in dettaglio, ogni singola area protetta, sia essa parco o riserva naturale, sia essa regionale, provinciale o eventualmente della Città Metropolitana, come previsto da una legge approvata alcuni mesi fa dal Consiglio regionale.
Ancora le norme per la fruizione regolamentano gli interventi ammessi o meno, e queste fanno capo alle leggi regionali solitamente definite "Norme per l'utilizzo e la fruizione delle aree protette". In definitiva, il richiamo previsto all'art. 7 non ricomprende tutte quelle norme vigenti che, di fatto, anche in modo più puntuale rispetto alle leggi istitutive definiscono le attività che possono essere svolte all'interno dei parchi e delle riserve naturali.
Altra questione per noi non chiarissima riguarda l'art. 7, comma primo.
In via legislativa si obbligherebbero i Dipartimenti, gli Istituti universitari, i Musei, le Associazioni e gli Enti mineralogici a segnalare alla Giunta regionale aree di particolare rilevanza mineralogica e scientifica. Credo che questo faccia parte dei rapporti di collaborazione fra enti diversi, nel senso che la Regione Piemonte dovrebbe, ma non in via legislativa, aprire un rapporto con questi istituti per acquisire le documentazioni necessarie ad individuare sul territorio della Regione Piemonte, non solo nelle riserve e nei parchi, quelle zone che possono essere assoggettate ad attività di questo tipo, in funzione di un miglior controllo e salvaguardia dei beni mineralogici. La disposizione in via obbligatoria, non relazionata ad una specifica autorizzazione, perché non sono previsti in tale progetto i meccanismi necessari a produrre un iter di questo tipo, ci sembra quanto meno discutibile.
Concludendo, riteniamo di aver dimostrato l'esistenza di una serie di questioni irrisolte, riferite sia ai contenuti dell'articolato sia alla possibilità concreta di poter dare attuazione a questa legge, quindi di affermare i principi condivisibili precisati all'art. 1, denominato "Finalità ed ambito di applicazione di tale proposta di legge".
Per questo, riteniamo che non sia fuori luogo la proposta avanzata di riflettere ancora sul testo, in modo da ricercare una possibile migliore soluzione che dia risposta ad una giusta esigenza: normare il settore della ricerca e della raccolta dei minerali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

Non ho mai nascosto di non essere d'accordo con questa legge, perch sinceramente non riesco a vedere la filosofia in essa contenuta. Per farmi capire, faccio due esempi.
Quando si accentua o ci si riferisce a motivi di ricerca scientifica o cose del genere, ritengo che già ci siano enti, istituti ed università che operano in questo settore. Per quanto riguarda poi il collezionismo ritengo condivisibile l'hobby di raccogliere francobolli, scatolette di fiammiferi o pacchetti di sigarette: si tratta di un collezionismo che non danneggia, anzi ritira dall'ambiente alcuni pacchetti di carta. Sono invece abbastanza convinto che il collezionismo di minerali sia a scopo di lucro quindi di tipo commerciale, tant'è che esistono varie mostre-mercato di minerali, per cui è evidente che i minerali vengono raccolti per poi essere commerciati.
Non ultimo, vi è il fatto di consentire ai cittadini, seppure con tutte le indicazioni che la legge contiene, di andare, anziché per funghi o per margherite, per rocce: non credo che sia un'ottima cosa.
Quindi, per queste ragioni, non essendo d'accordo su tale legge dichiaro fin d'ora che voterò contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Leggendo attentamente questo disegno di legge e soprattutto visti gli emendamenti presentati dalla Giunta in seguito anche al dibattito, penso che alcune riflessioni debbano essere fatte.
Qui si vuole andare a burocratizzare ulteriormente un settore, e la cosa è estremamente preoccupante. Addirittura noi pensiamo di istituire un registro regionale dei raccoglitori e ricercatori di minerali: immaginiamoci la burocratizzazione di questo settore! È vero, tra i ricercatori ci sono anche coloro che lo fanno a scopo di lucro, però la massa dei raccoglitori di minerali è composta abitualmente da persone che amano andare per le montagne a cercare delle pietre.
Il Piemonte tradizionalmente non è un serbatoio, un bacino di minerali pregiati, per cui in realtà il mercato di cui parlava il Consigliere Mollo è un mercato di minerali che arrivano dall'estero, dal Sud Africa, dal Sud America, non è sicuramente un mercato di minerali locali, e il fatto di andare a regolamentare in modo così restrittivo un settore come questo mi pare veramente una cosa non logica.
Due questioni, però, devono essere poste. La prima è quella di dire che la raccolta di qualsiasi sostanza minerale è vincolata; ciò per un semplice motivo: a questo punto, con questo disegno di legge, se passa in questo modo, il bimbo che in montagna prende una pietra e se la porta a casa (poiché abbiamo detto che sono tutte comprese nei vincoli previsti da questa legge, qualsiasi pietra viene considerata minerale) è passibile di multa in base alle sanzioni previste. Mi sembra veramente una cosa ridicola.
Questa - ripeto - è una legge estremamente restrittiva; se si volesse fare veramente un qualcosa di regolamentativo di questo settore dovrebbe almeno esserci una libertà di vincolo su quantitativi irrisori (ad esempio non essere soggetti a questa legge fino a 1 kg di minerali raccolti).
C'è un'altra realtà: nel momento in cui discutiamo, magari nel disinteresse della maggior parte del Consiglio, non ci rendiamo conto che attivare i meccanismi di controllo previsti da questa legge è praticamente una cosa impossibile. Al di fuori delle aree parco, in cui tra l'altro la raccolta dei minerali è già regolamentata e vincolata in modo a se stante vorrei capire (quando parliamo di montagna normale) chi è che va a controllare realmente nelle altre aree l'applicazione di una legge di questo tipo.
Tra le altre cose, stiamo anche impiegando parecchio tempo per avviare un meccanismo di questo tipo; un meccanismo che come tantissime leggi, non soltanto regionali ma anche e soprattutto a livello centrale, esisterà sulla carta e non servirà assolutamente a nulla, non essendo la struttura dello Stato e degli enti locali in grado di applicarlo. Sarà un'ulteriore burocratizzazione che avanza inesorabilmente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Penasso ne ha facoltà.



PENASSO Alfredo

Signor Presidente, svolgo la dichiarazione di voto, anche se non ero intenzionato a prendere la parola, essendo correlatore e avendo già inserito nella relazione la nostra valutazione sul disegno di legge.
Giustamente, questo disegno di legge va nella direzione indicata dalla politica ambientale portata avanti dalla Regione Piemonte. E' vero probabilmente istituiamo un'altra forma di burocrazia, ma ciò ha una sua finalità, prevista nel dispositivo della legge: quella di un controllo sul territorio per evitare degli abusi eccessivi; certamente non si intende impedire al ragazzino o al cittadino di esercitare il proprio hobby.
Nelle norme previste dalla legge sono indicati i limiti quantitativi di raccolta di minerali, che permettono a chiunque abbia la passione e la voglia di ricercare una pietra preziosa (che poi preziosa non è) di avere questa possibilità, girando nell'ambiente della nostra Regione. Per questo noi siamo favorevoli a questo disegno di legge; credo che non sia nato improvvisato, ha avuto un iter più lungo di altre leggi regionali. Dalla Commissione era approdato all'aula, è rientrato in Commissione; vi sono stati dibattiti e convegni in merito.
Credo che la stesura finale abbia trovato il consenso abbastanza generalizzato dei Consiglieri; si ritiene che questo disegno di legge risponda allo spirito in cui è nato ed auspichiamo che venga approvato. C'è una proposta di tesserino: ci sono delle perplessità a costituire dei vincoli attraverso dei documenti, perché ci preoccupiamo della burocrazia lo vediamo anche per i tesserini dei funghi. Lasciamo alla gestione della legge, eventualmente, le modalità per un controllo più generalizzato per evitare gli abusi di qualche sconsiderato che non tiene conto di come si deve operare sul territorio. Di conseguenza, il nostro voto è favorevole e riteniamo che la legge venga, se possibile, approvata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

In realtà sono abbastanza perplesso su questa legge, però mi rendo conto del fatto che una regolamentazione bisognerà pur introdurla nella raccolta dei minerali, perché è un problema che si pone e che in ogni caso va affrontato. Credo tuttavia che i problemi relativi all'autorizzazione al tesserino - per la verità l'Assessore non parla di tesserino, ma parla semplicemente di un attestato di iscrizione possano costituire un elemento di controllo da parte della Regione per quanto accade sul territorio in questa materia. Però mi pare insufficiente. Direi anche che la Regione oltre ad avere percezione di ciò che accade, deve introdurre delle politiche ambientali che educhino i cittadini anche alla raccolta di minerali. Sarei per introdurre un altro articolo, che potrebbe essere il 7 bis, che potrebbe configurarsi in questo modo: "La Regione, nell'ambito del programma di educazione ambientale promuove la conoscenza, il rispetto e la tutela del patrimonio mineralogico". In questo modo noi avremmo, oltre che un'attività di controllo svolta dalla Regione, anche un'attività di promozione ed educazione mineralogica. Sappiamo benissimo che la Regione ogni anno vara un programma di educazione ambientale; nulla vieta che nell'ambito di questo programma vi sia uno specifico richiamo all'educazione mineralogica. Questo è un punto che credo vada valutato.
Resta il problema del tesserino: si dice che sia troppo restrittivo un procedimento di questo genere, può creare intoppi. Per carità, viviamo in un momento in cui soprattutto le norme di tutela vengono viste come intoppi, come elementi burocratici, come atti da rigettare. Però le regole non v'è dubbio, costituiscono un elemento sostanziale del vivere civile: visto che si deve fare una legge regionale in questa materia, e considerato che è bene fare una legge regionale in questa materia, credo che regolamentare la raccolta dei minerali sia un atto importante da inserire in questo contesto. Pare un po' debole dire che il Presidente della Giunta regionale entro 60 giorni dalla data di ricevimento della richiesta rilascia apposito attestato di iscrizione. E' un po' poco l'attestato di iscrizione. Bisogna introdurre, anche qui con un emendamento, che rilascia un tesserino su cui il raccoglitore annota le aree di ricerca e le specie raccolte. Questo potrebbe già essere un avvio di controllo maggiormente sistematico da portare avanti.
Certo rimane in piedi tutto il meccanismo di come avviene il rilascio del tesserino: è chiaro che un tesserino di questa natura non può essere rilasciato a chiunque, ci dovrebbe essere una Commissione in grado di giudicare l'idoneità del richiedente. Abbiamo visto, proprio questa mattina, quanti requisiti venivano richiesti a chi doveva fare una semplice domanda per guidare un mezzo di trasporto pubblico. Il problema dei requisiti esiste, è un problema reale; anche la concessione del tesserino dovrebbe essere subordinata al giudizio di idoneità da effettuarsi ovviamente da un'apposita Commissione regionale. La necessità di ricorrere ad una Commissione regionale veniva evidenziata nell'ambito della legge n.
390. Mi richiamo espressamente all'art. 3 che parla dell'autorizzazione all'art. 4 che parla della Commissione regionale per l'idoneità, all'art. 5 che elenca i requisiti di idoneità e all'art. 6 che parla delle forme di autorizzazione. In questo modo avremmo un quadro completo, non voglio dire definitivo, perché poi questa legge va sottoposta al rodaggio della pratica, come tutte le leggi. Sarà poi la prassi a dire se ci sono dei miglioramenti da apportare, come sicuramente ce ne saranno. Mi pare che un impianto di questo genere possa costituire un elemento utile.
A questo punto chiederei un ripensamento dell'intera questione.
Recepiamo gli emendamenti che sono stati avanzati, teniamo conto della discussione avvenuta, ripensiamo un momento il tutto, in modo da avere anche il tempo e l'opportunità di coordinare questa legge in base alle esigenze emerse.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Sarà difficile, ovviamente, rispondere a tutte le osservazioni fatte anche perché alcune sinceramente non le ho capite ed altre tendono a sostenere interpretazioni opposte di questa legge, quindi qualcuno sicuramente resterà scontento. Come osservazione generale posso dire che la legge non è nata ovviamente negli ultimi cinque mesi: è il prodotto di una lunghissima discussione durante la quale si sono unificati ben tre testi.
Personalmente credo che ci siano due valutazioni da fare: rispetto ai testi esistenti e alla loro unificazione ritengo che il prodotto che è uscito sia accettabile, condivisibile o no, comunque chiaro.
C'è una domanda di fondo che ci si può fare: è necessario ed è utile normare questa materia? Su questo è ovvio che bisogna essere molto chiari.
Sia riguardo ai tentativi di fare delle deroghe che, a quel punto renderebbero di fatto incontrollabile la norma, sia riguardo alle altre ipotesi (da quella di ritirare la legge e ricominciare da capo o quella sostanzialmente detta fra le righe, di fare una legge che dica: "E' vietata la raccolta di alcunché") personalmente ritengo - spero anche il Consiglio, ma se il Consiglio non lo ritiene voterà contro - che sia utile regolamentare la legge con razionalità e con l'obiettivo di fondo di garantire, per quanto è possibile, anche in questo caso, la tutela dell'ambiente.
Credo superfluo dire che io non ho l'abitudine di raccogliere neanche le pietrine; però di fatto oggi esiste un'attività diffusa che va regolamentata; le ipotesi che tendono a rinviare questa regolamentazione di fatto ci ripropongono di mantenere tutto com'è.
Fatte queste osservazioni generali, che possono essere condivise o no (ma che sono comunque le mie), vado a fare qualche osservazione sugli emendamenti presentati.
Ricordo ai Consiglieri che gli emendamenti dovrebbero essere presentati per iscritto.
Per iscritto ho ricevuto solo quello presentato dal Consigliere Masaracchio.
Vi è un altro emendamento che ritengo particolarmente utile e significativo: è quello presentato dal Consigliere Adduci sull'educazione ambientale; se il Consigliere Adduci lo presenta per iscritto sarà possibile porlo in votazione.
Su questi due emendamenti dico subito quello che penso.
L'emendamento del Consigliere Adduci richiama un impegno a promuovere l'educazione in questa materia nei programmi di educazione ambientale; se lo presenta per iscritto devo dire che sarà da me accolto: non solo formalmente, ma realmente, nel senso che vi è un impegno, insieme all'accoglimento di un emendamento, a promuovere una sensibilizzazione all'interno della rete di educazione ambientale della Regione Piemonte.
Presidente, se lei è d'accordo parlo una volta sola sia sugli emendamenti presentati dagli altri Consiglieri sia sui miei.



PRESIDENTE

Va benissimo.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Io ho presentato tre emendamenti, uno è stato presentato dal Consigliere Masaracchio e poi ve ne è uno del Consigliere Adduci, che per non ho ancora visto.



PRESIDENTE

L'emendamento del Consigliere Adduci è stato consegnato in questo momento.



MARINO Massimo, Assessore regionale

In merito all'emendamento del Consigliere Masaracchio devo dire che così com'è presentato non è accoglibile. Il Consigliere Masaracchio sostanzialmente dice che può esservi il caso di chi andando in giro trova un grande minerale particolarmente significativo e prezioso, di dimensione stimabile molto al di sopra dei 15 kg. Allora il Consigliere sostiene questo: per evitare che si sia presi comunque dalla foga di averne un pezzo, facciamo una deroga che permetta in questi casi.., ecc. Ora, messo così, non credo che si possa accogliere l'emendamento, nel senso che l'art.
8 della legge prevede una deroga che però è riferita a Dipartimenti ed Istituti Universitari di specifica competenza, i quali, su deroga del Presidente della Giunta, in casi molto significativi, derogano appunto alle norme, per esempio a quella dei limiti di peso.
Nel caso del singolo collezionista credo che questo emendamento non sia accoglibile, intanto perché a quel punto diventa difficile valutare che cosa è di grande interesse e di fatto si fa cadere il senso dei limiti: il singolo collezionista valuta che quell'esemplare è particolarmente significativo e demolisce 200 kg di roccia. Quindi ritengo che, così come è stato espresso, lo si debba respingere formalmente e sostanzialmente additare a quello che è il contenuto dell'art. 8.
Vi è poi un'altra osservazione fatta dal Consigliere Miglio, che non ha formalizzato in emendamento, ma che comunque io ritengo di aggiungere all'art. 3. All'art. 3 (che credo sia stato riscritto dieci volte) è chiarissimo che si parla sempre di attrezzi manuali; nella seconda parte della frase dove c'è scritto: "altri attrezzi di lunghezza non superiore a metri 1,60", sebbene mi sembri chiaro, propongo di aggiungere le seguenti parole: "ed altri attrezzi di tipo manuale di lunghezza non superiore a metri 1,60".
Quindi, presento io queste parole di aggiunta dato che il Consigliere Miglio non ha formalizzato l'emendamento.
Un'altra osservazione che faceva sempre il Consigliere Miglio - che non ho capito sinceramente - riguardava il problema dell'obbligo dei Dipartimenti ed Istituti Universitari. La legge non obbliga nessuno, per esprime una valutazione di ordine istituzionale; in particolare in riferimento alle aree protette si dice: "I Dipartimenti, gli Istituti Universitari di specifica competenza, i Musei naturalistici, le Associazioni e gli Enti mineralogici e geologici, segnalano alla Giunta regionale aree di particolare rilevanza mineralogica e scientifica". Non so se è un obbligo: si invitano queste istituzioni a segnalare alla Giunta, in modo che ci sia una possibilità di iniziativa, di protezione o comunque di regolamentazione di queste particolari aree di rilevanza mineralogica.
Illustro anche i tre emendamenti che ho presentato e che, secondo me rispondono con equilibrio ad osservazioni - peraltro da più membri portate in Commissione - che io condividevo: ossia, comprendere all'interno della legge uno strumento in grado di capire la dimensione di questo problema senza costruire ed inventare delle procedure particolarmente burocratiche che, come tutte le procedure burocratiche, alla fine producono il risultato che la legge non si rispetta. La proposta è di aggiungere l'art. 1 bis che dice semplicemente: "La Regione istituisce un registro regionale di raccoglitori e ricercatori di minerali", e al comma secondo "chiunque intenda svolgere tale attività nell'ambito della presente legge è tenuto a darne comunicazione scritta al Presidente della Giunta regionale che, entro 60 giorni dalla data di ricevimento, rilascia apposito attestato di iscrizione".
Qui non c'è scritto "tesserino", però è evidente che si tratta di un attestato di iscrizione. Il secondo emendamento inserisce nel comma relativo alle sanzioni - alla lettera e), se non sbaglio - norme per chi non fa, di fatto, questa registrazione. Tra l'altro non è da sottovalutare questo tipo di emendamento: da una parte è relativamente poco burocratico dall'altra fa una scrematura forte, perché chiede, a coloro che per collezione o per altri motivi vogliano svolgere tale attività, di avere un attestato dalla Regione. Quindi, è un elemento che, come dire, in qualche modo seleziona la casualità di coloro che si mettono a raccogliere. Inoltre è anche lo strumento con il quale ci si dovrebbe augurare di avere, entro un anno, un quadro abbastanza reale, per quanto possibile, della situazione: se dopo un anno verificheremo che ci sono dieci richieste di autorizzazione, che non ci sono sanzioni, vorrà dire che si tratta di un'attività da nessuno praticata o da pochissimi praticata, oppure che la legge, così come è normata, comunque non garantisce una regolamentazione di questa questione.
La norma transitoria, inserita dopo l'art. 11, quindi come art. 12 recita: "Entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale relaziona al Consiglio sullo stato di attuazione della stessa ed entro i successivi sei mesi il Consiglio può emanare ulteriori norme attuative".
Mi sembra che l'insieme di questi tre emendamenti ci permetta da una parte di governare la questione e di svolgere un ruolo di governo rispetto alla tutela ambientale e non di denuncia priva di conseguenze concrete, non essendo nessuno di noi in grado di controllare il territorio regionale per sapere chi e cosa si raccoglie; dall'altra parte lascia questo anno di tempo per verificare la situazione e capire - per esempio fra coloro che qui hanno espresso opinioni opposte in che direzione eventualmente la norma va modificata.
Quindi, riassumendo, oltre i tre emendamenti presentati dalla Giunta regionale, viene accolto l'emendamento presentato all'art. 3 dai Consiglieri Adduci, Pozzo e Rivalta e non formalizzato.
Un'ultima osservazione riguarda la questione della vigilanza. All'art.
9 sono definiti gli organi di vigilanza sia all'interno dei parchi che all'esterno, inserendo anche soggetti volontari come le guardie ecologiche il corpo forestale, ecc. E' ovvio che il fatto di inserire una norma di vigilanza dentro una legge di per sè non garantisce che la vigilanza venga svolta; però è una norma rispetto alla quale si presuppone che i soggetti che in questo caso debbano svolgere la vigilanza la svolgano e si presume che i cittadini rispettino la norma di legge. E' singolare l'obiezione di chi dice: "Ma tanto poi non viene rispettata", può anche darsi che sia vero, però in termini di critica o comunque di osservazione ad una legge, è un'obiezione un po' singolare.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci e Miglio: sostituire le parole "attestato di iscrizione" con le parole "tesserino su cui il raccoglitore annota le aree di ricerca, le specie raccolte e i quantitativi. La concessione del tesserino è subordinata al giudizio di idoneità da effettuarsi dall'apposita Commissione regionale, di cui ai successivi articoli".
La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Ritengo che questo emendamento non sia accoglibile in questo momento perché è uno degli elementi da valutare dopo il primo anno di sperimentazione di questa legge.



PRESIDENTE

I presentatori mantengono ugualmente l'emendamento, pertanto lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
respinto con 8 voti favorevoli, 16 contrari e 6 astensioni.
Emendamento presentato dall'Assessore Marino: dopo l'art. 1 è inserito il seguente articolo: "Art. 1 bis - Registro regionale dei raccoglitori.
1. La Regione istituisce un registro regionale dei raccoglitori e ricercatori di minerali.
2. Chiunque intenda svolgere tale attività, nell'ambito della presente legge, è tenuto a darne comunicazione scritta al Presidente della Giunta regionale, che entro 60 giorni dalla data di ricevimento rilascia apposito attestato di iscrizione".
La parola al Consigliere Marchini per dichiarazione di voto.



MARCHINI Sergio

Mi pare di capire che questo emendamento rinvii alla norma sanzionatoria, qui però non si capisce bene; suggerisco - lascio alla Giunta la libertà di valutare l'opportunità di questo ragionamento - che la prima contravvenzione sia sanzionata in modo minimo, di pura notizia mentre sia sanzionata fortemente la seconda contravvenzione.
Capisco che viviamo in un Paese in cui sperano tutti che tornino le guardie rosse, ma bisogna girare con la carta per viaggiare sull'autostrada, per comprare il pane, per guardare i narcisi, per fare la corte alle donne ed essere iscritti in appositi elenchi altrimenti non ci si può più muovere; mi sembra un approccio alla vita un po' da caserma. Poi non ci si deve stupire se l'evoluzione politica di questo Paese tende al casermaggio.
A me sembra giusta l'indicazione che tende a provocare un processo in cui della gente, che intende fare queste cose, comunichi all'ente pubblico in termini conoscitivi, che questo fenomeno ha una certa dimensione ed è collocato in certe aree: quindi agli effetti mi pare di capire sia un fenomeno sostanzialmente di monitoraggio.
Ma il fatto che un'attività, che per parte sua può essere lecita od illecita, comunque sanzionata in modo autonomo, sia connessa con l'iscrizione o meno è un fatto di rilevanza estremamente minima. Quindi suggerisco alla Giunta - alla quale lascio la valutazione finale l'opportunità di graduare la sanzione in modo tale che la prima volta che qualcuno scopre che per fare una certa attività bisogna essere iscritti al registro - e probabilmente non lo sa qualora il fatto non costituisca altro reato comunque contravvenuto, si veda comminare una sanzione meramente esemplificativa, niente di più; la seconda contravvenzione evidentemente significa un voler insistere in un certo comportamento, rispetto al quale qualche elemento di maggiore prudenza ci vuole.
Spero di essere stato compreso: la prima contravvenzione deve avere una sanzione meramente simbolica; quelle successive devono essere più significative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Intervengo per esprimere il voto contrario a questo emendamento. Il discorso di istituire un registro per i raccoglitori è veramente una cosa assurda. Con questo registro - visto che l'Assessore tra l'altro non ha risposto all'obiezione che avevo posto arriviamo al caso in cui il ragazzino che va in giro e prende una pietra è sanzionabile perché non si è iscritto al registro. Arriviamo a questo assurdo. Questo è il risultato.
Allora, se deve esserci regolamentazione, ben venga, ma il registro non ha senso, perché con questa operazione andiamo a stroncare tutta la voglia, la volontà dei ragazzini di andare in giro per minerali.
Chi ha presenziato alla fiera dei minerali che si svolge a Torino in ottobre sa che sono i ragazzini quelli che esercitano questa pratica portarli a raccogliere minerali è anche un modo per portarli fuori. In queste condizioni, con questo registro stronchiamo tutto questo, che non è un mercato, ma un'attività che ritengo estremamente positiva.
Dichiarandomi fermamente contrario al registro, suggerisco di valutare attentamente la possibilità di lasciare una certa liberalizzazione della raccolta per quanto riguarda quantitativi minimi, cioè di non vincolare la raccolta fino ai livelli di mezzo kg/1 kg. Tra le altre cose, visto che nella legge abbiamo, anzi avete scritto che tutto fa parte di campioni di valore, ciò significa veramente che chi raccoglie la pietra colorata perch è bella rischia di essere sanzionato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Intervengo per esprimere una seria preoccupazione. E' oramai diventata un'abitudine in questa Regione creare dei registri che hanno l'aria di lista di proscrizione, che sembrano più fatti per sottoporre al pubblico ludibrio chi sbaglia piuttosto che per controllare, verificare e sorvegliare dei fenomeni.
Infatti, in questo caso il fenomeno non esiste, di reati non ce ne sono, e credo sia ora di smetterla di cercare di creare una categoria di residenti, di cittadini che si macchiano di reati inesistenti. Raccogliere la pietra non è un reato: parliamoci chiaro. Quindi non si fanno registri non si fanno liste di proscrizione, non si fanno indici, non si fanno queste cose.
Ha ragione il collega Marchini: se vogliamo dare un segnale, diamolo diciamo: "Hai commesso un qualcosa che forse si potrebbe anche interpretare come reato, ma che in effetti non lo è"; se vogliamo comminare una piccolissima sanzione simbolica lo possiamo anche fare, perché potrebbe essere una forma educativa, ma al di là di questo non si va. In Piemonte non dimentichiamolo - questa raccolta è configurata come un hobby, un hobby di poveri fra l'altro, perché nella nostra Regione di minerali significativi, salvo casi specifici, non ce ne sono.
Per cui a questa, come ad ogni altra modalità tendente a creare elenchi di presunti rei, io non ci sto più.
Voterò contro questo emendamento, come voterò contro i tentativi che stanno emergendo in molte altre leggi, tra le quali quella sulla caccia, di creare liste di proscrizione che non stanno n' in cielo n' in terra. Ci sono le leggi, i reati sono quelli prefigurati dalle leggi: al di fuori di questi, non ce ne sono altri.



PRESIDENTE

Propongo una breve sospensione.



(La seduta, sospesa alle ore 17,10, riprende alle ore 17,15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Sono d'accordo con coloro che hanno proposto di sospendere la discussione e di riportare la questione in Commissione. Ritengo che alcune osservazioni (quella del collega Marchini sulla questione sanzione, quella del Consigliere Rabellino sui limiti inferiori ed altre che sono venute) richiedano una riflessione, per non fare delle leggi su cui poi si scatenano inutili discussioni.
Resta la questione di fondo: che non si rinuncia, ovviamente, ad avere in tempi brevi una regolamentazione di questa materia.



PRESIDENTE

Dalle perplessità che ho colto, mi sembra che l'esigenza espressa di un approfondimento in Commissione sia da accettare, con la sottolineatura che sarà cura della stessa Presidenza fare in modo che, con le opportune sollecitazioni, il provvedimento ritorni in aula per la definizione della materia.


Argomento: Corsi e scuole musicali

Esame progetto di legge n. 469: "Modifiche alla L.R. 3/9/1991, n. 49 'Norme per il sostegno delle attività formative nel settore bandistico corale, strumentale, delle Associazioni, Scuole ed Istituti Musicali nella Regione Piemonte'" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Consigliere Foco, mentre prendiamo atto del ritorno in Commissione del provvedimento di cui ai progetti di legge n. 239, n. 268 e n. 390, relativo alle normative per la ricerca e la raccolta di minerali a scopo collezionistico, didattico e scientifico, prendo altresì atto di quanto da lei sottolineato, vale a dire dell'esigenza che il provvedimento sulle bande musicali (progetto di legge n. 469) ritorni alla VI Commissione.
Prego, Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Ci impegniamo ad esaminarlo in Commissione domani pomeriggio e a riportarlo in aula alla prossima seduta.



PRESIDENTE

I Capigruppo nel fare l'o.d.g. terranno conto della sua richiesta e seguiranno, di volta in volta, l'iter della normativa relativa ai minerali.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1018: "L.R. n. 9/80. Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale. Aggiornamento annuale del programma pluriennale ed approvazione del relativo programma di attuazione"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la deliberazione n. 1018, di cui al punto 23) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

In questi anni vi sono stati sconvolgimenti ed epocali trasformazioni.
Noi continuiamo ad operare con uno strumento del 1980 e direi che continuiamo stancamente ad usarlo alla cieca, senza una bussola, senza un piano socio-economico regionale.
Capisco che si possa andare a conclusione delle precedenti deliberazioni, perché vi sono programmi in corso da ultimare, ma uno strumento del genere proprio non è più utilizzabile.
Propongo di concludere i programmi in corso e di dotarsi di un Piano socio-economico regionale per utilizzare uno strumento nuovo per il riequilibrio.
Non possiamo procedere senza tenere conto che il Piemonte è stato sconvolto in questi quattordici anni, e soprattutto in questi ultimi anni in modo clamoroso. Non possiamo non prendere atto di tali sconvolgimenti e non possiamo non adeguare gli strumenti alla situazione nuova che si è determinata, che, tra l'altro, è in continuo movimento.
A proposito delle aree, non possiamo continuare a parlare di aree attrezzate. Sentendo la Finpiemonte in Commissione è emerso che le aree attrezzate non vanno più; si parla ormai di aree miste, di aree dove si insediano artigiani, piccole e medie imprese e dove vi sono anche i servizi. Se le aree non sono miste - dice Finpiemonte - non sono più appetibili.
Noi sosteniamo che si debba proseguire nella realizzazione delle opere in corso, ma che si debba anche chiudere una partita dotandoci di una bussola che preveda chiari indirizzi di intervento per il riequilibrio del Piemonte, così com'è venuto a determinarsi dal punto di vista economico e produttivo dopo gli sconvolgimenti noti. Bisogna adeguare lo strumento.
Questo è il motivo per cui esprimiamo un voto negativo, il che non vuol dire che siamo perché tutto si interrompa. Vogliamo che si chiudano le deliberazioni e l'operazione sulle deliberazioni del passato e si vadano a definire orientamenti e strumenti nuovi per il riequilibrio industriale del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Avevo già parlato in passato di industrializzazione selvaggia. Quindi intenderei per riequilibrio un vecchio progetto di esperti urbanisti studiosi dell'ambiente e sociologi: il progetto del part-time. Vale a dire: non è opportuno, anzi si dimostra alla lunga dannoso il sistema generalmente praticato di spostare masse enormi di contadini, di industrializzarli e poi se l'industria, com'è normale nel ciclo industriale, va in crisi, si mettono in cassa integrazione. Il part-time è una vecchia proposta di studiosi di questi argomenti: nell'azienda, in fabbrica, nell'industria questa gente, queste persone impieghino solo una parte del loro tempo. Part-time vuol dire parte tempo, tre-quattro giorni alternati alla settimana, negli altri giorni si continui la propria attività agricola, perché il ceto agricolo è un ceto non ricostruibile.
Mentre le altre classi hanno una certa mobilità interna, una certa intercambiabilità, il ceto agricolo se muore non si rifà più. Allora sia per salvaguardare l'ambiente, impedire questi cataclismi e questi disastri naturalistici, sia per premunirsi contro possibili crisi industriali, il part-time nel riequilibrio industriale è fondamentale per la società e solo l'imprevidenza solita, diciamo l'egoismo di chi vuole avere e guadagnare molto, tutto e subito, porta a trascurare queste previsioni con le conseguenze che abbiamo visto e che vedremo sempre di più.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Concordo con le osservazioni del collega Calligaro rispetto al fatto che siamo in presenza di uno strumento che non corrisponde più ai tempi che attraversiamo e all'evoluzione della quale abbiamo bisogno nel sistema industriale.
Siamo però a dati programmatici che concludono una fase deliberativa che se non attuassimo adesso sarebbe interrotta.
E' certo che dal 1980 ad oggi molte cose sono cambiate. Peraltro nel 1980 la politica industriale della Regione era piccola cosa. Oggi con le politiche e gli strumenti comunitari sicuramente gli interventi che si sviluppano nel sistema industriale si sono molto ampliati, sono di gran lunga maggiori; occorrerà una legislazione che sia in grado di affrontare i problemi della qualità.
E' certo che le aree attrezzate industriali in quanto tali non sono più appetibili, tant'è che per quanto riguarda gli strumenti comunitari - ad esempio il Regolamento n. 2081 del quale porteremo in approvazione la deliberazione - parliamo di poli integrati di sviluppo, proprio perch rispondono ad un'altra logica.
Quindi, è evidente che, a conclusione di questo programma, avremo bisogno di nuovi strumenti legislativi in grado di rispondere ai problemi prima richiamati.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli, 3 contrari e 10 astensioni.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Ristrutturazione industriale

Esame proposta di deliberazione n. 1047: "Regolamento CEE n. 2081/93 Obiettivo 2 - DUP (Documento Unico di Programmazione) Triennio 1994/1996"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1047, di cui al punto 26) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, vi sono precedenti di Regolamenti comunitari utilizzati nella nostra Regione per la reindustrializzazione nelle aree particolarmente colpite da deindustrializzazione. Abbiamo sperimentato il fuori quota tessile; abbiamo sperimentato una parte del Regolamento n. 2052 della Comunità Europea: per il 2052 della CEE verranno impiegati complessivamente circa 1.000 miliardi di lire, quindi un primo bilancio sia pure parziale, può e deve essere fatto dal Consiglio regionale.
Le ricadute in termini occupazionali di qualificazione e di innovazione dei processi e dei prodotti, in termini di maggiore competitività delle imprese, in termini di bonifiche e valorizzazione ambientale, in termini di servizi, di progetti integrati per lo sviluppo turistico sono state assai modeste.
Dicendo questo non disprezzo il consolidamento dell'esistente, la sua qualificazione: so che nuove attività spesso nascono dall'evoluzione dell'esistente. Non penso nemmeno a ricadute miracolistiche; spesso non c'è incremento occupazionale, eppure l'azienda si qualifica, si innova, è più competitiva e pone in questo modo le condizioni per successive ricadute occupazionali. Quindi, nessuna attesa miracolistica dell'impiego di queste risorse previste dai Regolamenti comunitari.
Quello che è certo è che le ricadute sono state troppo modeste. La prima fase del Regolamento n. 2052 ha visto una partenza, da parte dei soggetti che facevano domanda, priva di qualsiasi griglia di selezione dei progetti; solo in seguito è stata definita una griglia approssimativa. E' emersa una scarsa capacità progettuale, una dispersione delle risorse e, a proposito del turismo, l'unico criterio che ha operato è stata una distribuzione elettorale clientelare delle risorse comunitarie.
Noi siamo qui oggi ad approvare il programma del Regolamento n. 2081 e chiediamo con vigore che venga definita con precisione una griglia stretta che consenta di valutare la congruità dei progetti che verranno presentati un nucleo di valutazione esperto e capace di cogliere il grado di congruità dei progetti stessi e una graduatoria che non sia ingessata (cosa che, tra l'altro, è già stata fatta per il 2052).
Troppi progetti sono generici, non garantiscono ricadute né in termini occupazionali né in termini di qualificazione e di innovazione di processo e di prodotto delle imprese né in termini commerciali, di competitività effettiva sul mercato internazionale. Non sto a dire - sarebbe troppo schematico - che il Regolamento n. 2081 riguarderà 40.000 posti di lavoro non nuovi, ma 40.000 posti effettivamente esistenti, e si stima che genererà a malapena 3.000 nuove assunzioni. Capisco che non tutto si calcola in termini di nuove assunzioni, di nuovi posti di lavoro; certo che se si facesse questo rapporto, il quadro sarebbe per lo meno preoccupante: quasi 3.000 miliardi investiti per meno di 3.000 posti attesi, tutt'altro che certi.
Signor Presidente, il nostro voto dipenderà dunque dalla griglia di selezione dei progetti, dal rigore che verrà adottato dal nucleo di valutazione dei progetti stessi, perché più risorse certamente richiameranno più domanda e il rischio di distribuire a pioggia, senza o con scarsa efficacia, le risorse comunitarie è maggiore rispetto al Regolamento n. 2052 e rispetto anche al Regolamento che riguardava il fuori quota tessile.
Noi vogliamo assicurazioni a proposito di una griglia stretta rigorosa; assicurazioni dal punto di vista del nucleo, della sua rigorosità nel selezionare l'effettiva congruità dei progetti e la possibilità - ma questa mi pare che esista - di travasare risorse che eventualmente non siano utilizzate per certe azioni, ad altre azioni, così come ad una classificazione delle imprese, dei progetti, dei soggetti presentatori di domanda che sia scorrevole: se uno non si avvale delle risorse messe a sua disposizione e non realizza il progetto che ha presentato, possano altri, con progetti ugualmente congrui, beneficiare delle risorse comunitarie. Questa è per noi una questione di fondo.
Dalle assicurazioni che avremo dipenderà il nostro atteggiamento, il nostro voto. Non si tratta di fare politica industriale, come si diceva in Commissione, confondendo le politiche industriali con il Regolamento comunitario, che è un'altra cosa; in questo caso la politica industriale non c'entra niente, anche se noi dovremmo utilizzare questa leva per prefigurare interventi che possibilmente abbiano capo e coda. In III Commissione si è "scomodata" la concertazione, ma in questo caso non c'entra proprio niente. Vi sono soggetti pubblici e privati che presentano le domande; evidentemente le risorse sono comunitarie, nazionali e regionali e questa distinzione esiste anche da parte di coloro che presentano le domande (com'è giusto) e pure in una misura consistente. N' si tratta di ragionare in termini "prendiamo i soldi e non perdiamo questa occasione", perché, se così fosse, avremmo davvero una ricaduta talmente modesta e del tutto inadeguata rispetto allo sforzo economico finanziario che verrà compiuto: verranno impiegati quasi 3.000 miliardi di lire.
Le precedenti esperienze - ripetiamo - sono state negative, esistono tutte le condizioni perché anche in questo caso la ricaduta sia limitata.
Allora il nostro voto contrario potrà trasformarsi in astensione; ma solo se avremo netta e precisa garanzia in questa sede che la griglia verrà stabilita e sarà strettissima e che il nucleo di valutazione sarà competente e capace di selezionare con molto rigore i progetti che verranno presentati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Fatte salve le considerazioni del collega Calligaro, che condivido e che avevano fatto parte della discussione abbastanza lunga avuta in Commissione, volevo richiamare alcuni altri motivi di perplessità, non tanto sulla necessità e sull'esigenza di accedere ai fondi strutturali della CEE e non tanto sulla necessità di vedere attraverso questi la messa in moto di altri fondi nazionali, regionali e privati circa gli obiettivi individuati e concordati a livello della Comunità europea, quanto sull'esigenza di uscire dalla logica che mi sembra continui a permeare l'impostazione della Regione attorno al 2081, che è la logica di non perdere comunque dei fondi a disposizione, di non fare più come nel passato, dove la Regione Piemonte tra le ultime riusciva ad utilizzare fondi comunitari e così via. E' una logica abbastanza perdente, che porta ad avere il suo unico dato positivo nell'utilizzare dei fondi. Certamente non risponde e non corrisponde agli obiettivi per i quali quei fondi in altre sedi sono stati stanziati. Lo richiamo e lo desumo anche dalla lettura del documento - che è un documento per molti aspetti circostanziato che fornisce molte indicazioni, obiettivamente ben fatto, ma al quale sfugge - perché credo manchi esattamente l'input politico programmatico cioè l'intelligenza generale - la dimensione di area entro la quale si è nel passato intervenuti e nel futuro si intende intervenire: non è correlazionato a nessun elemento di verifica del passato nell'area. Questi sono fondi dedicati ad aree di declino industriale e così via, non c'è nessun elemento che lavora su questa dimensione dell'area. C'è una serie di dimensioni di buona volontà che è difficile credere possano corrispondere alla realtà effettiva quando le verificheremo tra qualche anno. Lo dico perché la documentazione stessa attorno ad una serie di voci - sviluppo e rafforzamento del tessuto di piccole e medie imprese, aiuti all'investimento di piccole e medie imprese industriali, aiuti all'investimento dell'artigianato, aiuti all'inserimento di tecnologie - a proposito del bilancio di attuazione della fase 1 e così via, realizza dei dati di totale incertezza settoriale. E non può che essere così: le imprese aiutate nel 1991, ovverosia quelle, tra chi ha fatto domanda, che sono state finanziate. Occupazione interessata: stima 1987 posti di lavoro, che sono tendenzialmente quelli preesistenti. Non è definita nessuna verifica esplicita di nuovi posti di lavoro, se non in qualche caso dettagliato. E' difficile, per la verità, quantificare in termini di settore specifico il numero di occupati che può crescere nel corso di una serie di investimenti particolarmente nel momento in cui questo corso del tempo è tranciato da una crisi formidabile come quella che ha tranciato la nostra Regione e il nostro Paese. Ma non c'è solo questo dato, non occasionale, non casuale c'è il fatto che gli obiettivi per i quali la Comunità europea, la Regione i privati, lo Stato stanziano somme sono obiettivi per aree e andrebbero verificati nell'area complessivamente, per vedere se l'area è cresciuta, si è tolta dalla situazione di degrado industriale, si è tolta dalla situazione di arretratezza nella piccola e media impresa rispetto alle innovazioni tecnologiche, si è tolta dall'arretratezza rispetto all'esigenza di formare quadri tecnici specie della piccola-media impresa e dell'artigianato rispetto alle nuove esigenze di relazione del mercato della qualità di prodotto. Queste questioni vengono verificate a posteriori nell'intera area, così pure per il turismo. Questo non c'è e al tempo stesso per il bilancio specifico settoriale ci sono dei dati di stima generici: questo per il bilancio conclusivo della prima fase. Per il bilancio pre-operativo le previsioni danno dei dati obiettivamente tassativi, ma con dei riferimenti non credibili, quelli che diceva, per esempio, il collega Calligaro. Si è stabilito che ad un miliardo corrisponde un posto di lavoro, per cui sempre nello stesso obiettivo nello stesso titolo: investimenti attuati 589,5 milioni di ECU, occupazione aggiuntiva 589, occupazione mantenuta 11.200 in riferimento tendenziale alle aziende che verranno coinvolte. La verifica fatta sulla prima fase non dice questo, dice che questi parametri non vengono mantenuti. Per la seconda fase vengono quantificate delle questioni che francamente tendono a non essere credibili. Sfugge complessivamente l'esigenza di individuare le aree come si è fatto, di allargarle laddove il momento di crisi drammatica strutturale quale quello che ha colpito anche la nostra Regione invita ad allargarle, a concordare con Comunità europea e Governo nazionale il perfezionamento e il dettaglio dei programmi, ma invita essenzialmente ad avere, con profonda cognizione di causa, conoscenza della situazione delle aree interessate ed invita a verificare alla chiusura del ciclo di investimenti, all'interno dell'intera area cosa è successo e cosa non è successo. Diversamente si perde esattamente lo spirito e la sostanza di questi investimenti, che sono per recuperare complessivamente aree che sono rimaste per tante ragioni o in arretrato o in decadenza. Non sono mai stati immaginati, questi fondi e questi interventi, per fornire a singole aziende un finanziamento, perché così, invece, è stato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Abbiamo fatto una lunga discussione in Commissione; gli interlocutori che si confrontano adesso sono gli stessi che erano presenti in Commissione. Mi pare che, al di là degli interlocutori, l'attenzione del resto del Consiglio sia piuttosto scarsa.



(Interruzioni)



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Tremila miliardi per la reindustrializzazione non importano a nessuno o importano a pochi; mentre altre cose..., comunque non voglio dare un giudizio su altre proposte di legge e discussioni del Consiglio regionale anche perché credo che la questione diventerebbe molto più lunga che non una discussione sul Regolamento n. 2081.
Rispondo brevemente in quanto sugli argomenti che hanno portato sia il Consigliere Calligaro sia il Consigliere Bosio abbiamo avuto modo di discutere in Commissione. Peraltro condivido alcune raccomandazioni che sono state fatte, le ho già fatte mie anche nel corso della discussione in Commissione.
Voglio solo rispondere su un punto, ovviamente importante, che poneva il collega Bosio: la questione dell'occupazione e della verifica occupazionale.
Questi fondi sono circoscritti a quelle aree che sono definite, sulla base dei criteri possibili di intervento da parte del Regolamento n. 2081 (precisamente: Valle Scrivia; Verbano; provincia di Torino; circa il 44 della città di Torino è toccata da questi interventi). Nonostante questo e nonostante che la finalità prioritaria sia quindi la reindustrializzazione in queste aree a declino industriale, credo che la qualità degli interventi debba rispondere prioritariamente ad una delle finalità che pure è compresa negli indirizzi definiti dall'Unione Europea, e cioè la diffusione di innovazione, in modo particolare alla piccola e media impresa.
Se gli interventi prioritari (penso, ad esempio, ai poli tecnologici intesi come parchi e come poli integrati di sviluppo) devono innanzitutto fornire innovazione alla piccola e media impresa, è evidente che non si pu misurare su questa base oggi una stima delle ricadute occupazionali.
Ricaduta occupazionale che dipende dal tipo di innovazione che si riesce ad immettere nell'insieme del tessuto produttivo della piccola e media impresa tale da rendere qualitativamente più alta la produzione della stessa e, da questo punto di vista, quindi più competitiva ed anche possibile di sbocchi occupazionali. Cosa che - ripeto oggi sarebbe difficile, stante che la priorità deve essere questa e quindi di difficile verifica.
L'altro punto sul quale voglio invece rassicurare il Consigliere Calligaro è rispetto alla griglia, rispetto alla selezione dei progetti. Il programma non è ancora stato approvato, credo che verrà approvato nei prossimi giorni, ha già avuto due letture nella Commissione dell'Unione Europea, quindi penso che entro il mese verrà approvato, dopodiché si faranno i bandi, che ovviamente dovranno corrispondere a criteri molto rigorosi anche perché abbiamo bisogno di interventi che siano concreti e selezionati; quindi è interesse innanzitutto nostro che ci siano dei criteri molto rigorosi nei bandi. Abbiamo già definito rispetto ad una prima selezione di proposte di parchi tecnologici (erano ventuno, sono stati ridimensionati drasticamente sulla base di alcune valutazioni tecniche) che, una volta definiti i bandi con quella rigorosità di criteri che dicevo prima, al momento al quale ci saranno le domande, le proposte quindi la risposta ai bandi e ai criteri che saranno definiti, ci vorrà una valutazione anche di ordine tecnico e quindi con esperti che siano in grado di intervenire anche nel merito dei singoli progetti in modo che davvero corrispondano a quell'obiettivo che ricordavo prima.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Marchini ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in Commissione avevo anticipato la mia intenzione di predisporre un ordine del giorno; non ho provveduto perché un ordine del giorno che ha come destinatario il livello CEE avrebbe, per qualche verso e in una qualche misura, portato in quest'aula il dibattito in ordine all'ipotesi del Ministro Comino di rimettere in discussione le aree individuate, soprattutto i progetti che come mi pare di capire, sono quelli di cui ci occupiamo oggi. Quindi per evitare che questa questione venisse aperta ometto di presentare un ordine del giorno.
Ciò nonostante esprimo la convinzione che debba essere fatta a breve una riflessione tendente a richiamare l'attenzione della CEE sulla inadeguatezza di un approccio assolutamente generico e non specifico rispetto a queste problematiche: le aree a declino industriale possono essere tali per ragioni, per causa, per sistemi e per aree completamente diverse. Quindi non si possono utilizzare filosofie eguali per tutta Europa nell'individuare la validità delle linee che si perseguono e la validità dei progetti.
In particolare, ritengo improprio dire che nella nostra Regione esistono aree a maggiore declino industriale di altre; esiste il nostro Piemonte che è investito da un processo di declino industriale complessivo di carattere epocale, quindi non legato alla struttura dell'azienda, non legato alla congiuntura, ma è un'evoluzione epocale che porta a registrare in aree specifiche un forte processo di degrado produttivo che è la conseguenza di una messa in crisi in termini epocali del sistema Piemonte.
Tutto questo per dire che mi auguro che ci siano le occasioni per presentare un ragionamento di questo genere al Consiglio per chiedere alla CEE che - registrata con questi indicatori l'esistenza di aree degradate in una qualche misura misurate le risorse che sono necessarie per rimediare a questo tipo di processo la conseguenza sia che le aree non vengano destinate, ma vengano lasciate alla libera valutazione della Regione che deve essere libera di investire le risorse nei processi che portano al miglioramento del sistema produttivo che poi produce in quelle aree probabilmente il rimedio rispetto al degrado che si sta registrando. Non è assolutamente detto che il problema che si è verificato nel Comune di Verbania lo si risolva affrontandolo a Verbania; probabilmente il problema di Verbania è il terminale ed è il momento finale di un processo di degrado del sistema che ha magari le sue origini nel sistema di ricerca e nel sistema di formazione universitaria, magari nell'energia o nel sistema dei trasporti.
Quindi, a mio modo di vedere, bisognerebbe cominciare a chiedere alla CEE una maggiore attenzione e rispetto delle autonomie delle Regioni rispetto al problema individuato e alle risorse disponibili e all'obiettivo che ci si prefigge, per lasciarle libere di gestire le risorse nelle strutture e nelle aree secondo progetti di natura strategica, che ci libererebbero dalla querelle che da sempre caratterizza questi dibattiti ormai è una lamentazione senza neanche più grande fascino - ovvero la possibilità che un intervento in un certo posto non rischi di essere altro che un'opera di ristrutturazione industriale che porterà, nella migliore delle ipotesi, ad una riduzione dell'occupazione e non ad un aumento perché da che mondo è mondo ogni processo di modernizzazione porta naturalmente alla riduzione del costo maggiore, rappresentato dalla mano d'opera.
Quindi è un intervento a futura memoria. Peraltro se l'Assessore, che ringrazio per l'attenzione che ha voluto dedicare al mio intervento ritenesse di avviare in proprio come Giunta questa riflessione, non chiederò assolutamente l'esclusiva di questa questione.
Rispetto alla deliberazione richiamo l'attenzione della Giunta a pagina 121, dove sono previsti i beneficiari dei contributi per interventi sul turismo minore. E' prevista una serie di soggetti; mi riferisco quindi al CAI, alle Comunità montane, ai Comuni, ai loro Consorzi e società e questo è giusto. Poi c'è scritto "gli Enti parchi, le sezioni del Club Alpino Italiano, Associazioni turistiche Pro Loco, associazioni sportive culturali e naturalistiche senza fine di lucro"; la dizione "e i loro consorzi o associazioni" dovrebbe essere prevista anche per questi soggetti.
E' difficile che una sezione del Club Alpino possa formulare un progetto che produca occupazione, può darsi che l'Associazione piemontese delle sezioni del Club Alpino presenti un progetto di turismo sull'ambiente alpino che produca un risultato; questo vale sicuramente anche per le Pro Loco. Mi sembra improbabile che una Pro Loco possa presentare un progetto l'Associazione delle Pro Loco, magari del Pinerolese, forse è in grado di presentare un progetto.
Suggerisco semplicemente che la dizione "loro consorzi e società" sia riportata anche in fondo al numero 5), ovviamente in luogo di società, loro consorzio o associazione perché, essendo enti senza fine di lucro, non possono essere società.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Sulle ricadute occupazionali dobbiamo intenderci: sono stimate, erano stimate per il fuori quota tessile, erano stimate per il Regolamento n.
2052, sono stimate anche per il Regolamento n. 2081. Siamo tutti adulti per capire che l'innovazione, se è innovazione di processo, risparmia forza lavoro, e quindi riduce occupazione: ciò nonostante siamo perché si faccia perché in questo modo si consolida un'azienda, la si rende più competitiva sul mercato internazionale e si determinano le condizioni, magari in futuro, per avere ricadute occupazionali. Su questo siamo perfettamente d'accordo, c'è anche però un'innovazione di prodotto, non solo di processo generalmente l'innovazione di prodotto aumenta occupazione, è quella di processo che risparmia quasi sempre, in prima battuta, occupazione.
Vi sono pertanto vari tipi di innovazione e bisogna giocare appunto su quella di processo, ma anche su quella di prodotto e quella che riguarda possibilmente i nuovi materiali, che mi pare quella decisiva. Stabilito che non possiamo attenderci clamorose ricadute occupazionali, anzi con l'innovazione di processo, purtroppo, avremo una contrazione occupazionale ciò nonostante va fatta per irrobustire, qualificare le imprese in modo tale che siano più competitive e in futuro possano occupare un maggior numero di lavoratori; sono queste le politiche da perseguire.
Andiamo però a vedere il tipo di innovazione che si fa, se davvero si insiste sull'innovazione di prodotto, sul miglioramento, sulla maggiore affidabilità e qualità dei prodotti che è un elemento decisivo della capacità competitiva del nostro Paese. Non possiamo pensare di svalutare la lira ogni tre o quattro mesi e drogare l'esportazione. Noi sul mercato internazionale siamo deboli, siamo deboli perché la qualità, l'innovazione incorporata nei nostri prodotti è debole rispetto alla concorrenza internazionale, quindi siamo costretti a ricorrere alla droga della svalutazione. Ma fino a quando protremo usare questa droga? Evidentemente non ha prospettive questa strada, bisogna intervenire sulla qualità, sul valore aggiunto incorporato dai prodotti, sulla loro qualità, sulla loro affidabilità, sulla loro effettiva competitività; se così è la Regione può agire in modo tale da realizzare maggiori ricadute per esempio deve essere dato chiarissimo il segnale che non si distribuirà a pioggia, scoraggiare i soggetti che hanno finalità poco serie, che danno l'assalto alla diligenza; indurre ad un serio sforzo progettuale tutti i soggetti, pubblici e privati, dipende da come si imposta il programma. Se si imposta facendo apparire che la griglia sarà a maglie larghe e che un po' tutte le domande verranno accolte e che i progetti verranno valutati genericamente, si inducono naturalmente i vari soggetti a presentare anche domande, a presentare progetti che non produrrano ricadute consistenti come è giusto attenderci.
Pertanto insistiamo su un fatto: la coerenza con gli indirizzi e le azioni, una griglia di congruità stretta, una valutazione competente rigorosa della validità e dell'affidabilità dei progetti, oltreché una graduatoria non ingessata e un trasferimento di risorse da azione ad azione, qualora determinate azioni non esauriscano i fondi che sono stati loro assegnati. Questa preoccupazione dobbiamo averla tutti, abbiamo tutti in mente che cosa hanno significato i progetti straordinari per il Mezzogiorno, quando FIAT e Olivetti hanno preso dallo Stato italiano centinaia di miliardi, la FIAT 1.800 miliardi per interventi in Campania che hanno poi prodotto qualche centinaio di posti di lavoro momentaneamente, dopodiché il ricorso alla cassa integrazione e così via.
Tra l'altro alcuni passi non corretti sono già stati fatti, non ci si può presentare in sede comunitaria con la richiesta di ventuno parchi tecnologici; è un po' ridicolo, i parchi tecnologici sono qualcosa di complesso. Una Regione come la nostra ha certamente vocazione all'innovazione tecnologica e può proporsi di attuare quattro, cinque parchi, ma non ventuno, non un parco tecnologico sotto ogni campanile! E' evidente che se ci si presenta in questo modo alla Comunità europea la stessa non può non dire che non sappiamo cosa siano i parchi tecnologici e scegliamo le aree a vocazione tecnologica e lì pensiamo di costituire i parchi tecnologici, ma sono quattro o cinque, non ventuno le aree che possono realizzare i parchi tecnologici in Piemonte.
La nostra preoccupazione semplicemente è questa: noi viviamo un declino industriale che pare inarrestabile, dobbiamo reagire a questo declino probabilmente con una nuova industrializzazione, in una situazione che veda il nostro Paese privo di qualsiasi politica industriale, la stessa Comunità priva di qualsiasi politica industriale, perché credo che giunti a questo punto non abbia senso parlare di politica industriale nazionale, ma abbia senso parlare di politica industriale a livello comunitario.
In assenza di cornici, come quelle riguardanti le politiche industriali, è evidente che si corre il rischio di sperperare ingenti risorse. Tra l'altro, la stessa Regione è priva di un qualsiasi straccio di Piano socio-economico regionale, non c'è una bussola, non vi sono indirizzi per i nostri interventi e in questa occasione noi impieghiamo risorse per quasi 3.000 miliardi, cioè un'occasione unica per una nuova industrializzazione della nostra Regione. Non vorremmo che fosse, come è accaduto in passato, un'altra occasione persa: è accaduto così per il fuori quota tessile, è accaduto così per il Regolamento n. 2052.
Detto questo, noi non possiamo dare un voto favorevole, ma un'astensione benevola nella speranza che davvero la Regione sia rigorosa nel valutare i progetti perché dipende se la griglia ha maglie larghe e se tutti presentano domanda; se non si valutano rigorosamente i progetti tutti finiscono per avere il finanziamento, anche quelli che non hanno progetti seri.
Noi vorremmo che le risorse fossero strettamente mirate a progetti seri, perché a quel punto avremmo una ricaduta sia innovativa sia, se non nell'immediato in prospettiva, occupazionale; così facendo, avremo dato un buon contributo alla nuova industrializzazione della nostra Regione e al contenimento della caduta del processo di deindustrializzazione.
Siamo in attesa di vedere, appunto, griglia di congruità per le domande e rigorosità nella valutazione dei progetti. Per il momento restiamo in una posizione di non fiducia, però di vigile attenzione, perché questa è un'occasione unica: forse la nostra Regione nei prossimi dieci anni non avrà più l'occasione di poter impiegare 3.000 miliardi di lire, una risorsa cospicua, per tentare di frenare il processo di deindustrializzazione ed introdurre germi di nuova industrializzazione del Piemonte.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli, 2 contrari e 9 astensioni.


Argomento: Problemi energetici

Esame ordine del giorno n. 746 in merito all'elettrodotto Dogliani Serravalle Langhe


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rabellino; ne ha facoltà.



RABELLINO Renzo

Chiedo che venga messo in votazione l'ordine del giorno sull'elettrodotto Dogliani-Serravalle Langhe, anche perché i termini scadono all'inizio di dicembre, per cui non avrebbe più senso rinviarlo di una settimana.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno è stato iscritto all'o.d.g. questa mattina l'Assessore sembrava essere favorevole e ne avevamo già accennato nel dibattito sulle problematiche dell'alluvione, per cui ritengo si possa procedere.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto del progetto dell'elettrodotto da 125.000 Volt tra Dogliani Serravalle Langhe presentato dall'ENEL nei mesi scorsi ai Comuni interessati e alla Regione Piemonte constata la dubbia utilità di un elettrodotto di tali dimensioni in un'area che non vede zone industriali ed artigianali di rilievo; rilevato l'elevato impatto ambientale e le preoccupazioni della popolazione locale e del Comitato contro l'elettrodotto invita l'ENEL ad un incontro con la Regione e i Comuni interessati per spiegare l'utilità e le reali finalità di questo progetto esprime pertanto la netta contrarietà alla realizzazione dell'opera in assenza di parere favorevole dei Comuni interessati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 31 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,10)



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