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Dettaglio seduta n.316 del 15/11/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Coppo, Dameri e Foco.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sull'emergenza alluvione in Piemonte ed esame documenti connessi


PRESIDENTE

In attesa che venga ribattuto il testo della deliberazione di cui al punto 5) all'o.d.g., che potremo esaminare nel corso della seduta, il Presidente della Giunta darà un'informativa sulla drammatica questione degli eventi alluvionali.
Riepilogo i documenti presentati in ordine a tale questione; sono rimasti ai lavori del Consiglio i seguenti documenti: ordine del giorno n. 737 presentato dai Consiglieri Calligaro Chiezzi, Bosio e Maggiorotti ordine del giorno n. 740 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio Adduci e Pozzo ordine del giorno n. 741 presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci Maggiorotti, Chiezzi, Giuliano, Nerviani, Miglio, Peano, Sartoris Mandrino, Lannes e Rivalta ordine del giorno n. 742 presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano Adduci, Chiezzi, Maggiorotti, Calligaro e Pozzo ordine del giorno n. 745 presentato dal Consigliere Rabellino ordine del giorno n. 749 presentato dai Consiglieri Ferrara Gallarini, Cerchio, Rivalta, Marchini, Nerviani, Garino, Vaglio, Calligaro Vetrino e Cantore ordine del giorno n. 751, presentato dai Consiglieri Pozzo, Adduci Miglio, Giuliano, Chiezzi, Lannes, Bara, Sartoris, Mandrino, Mollo Bortolin, Rivalta e Calligaro ordine del giorno n. 752 presentato dai Consiglieri Miglio, Rivalta Giuliano, Adduci, Pozzo e Chiezzi ordine del giorno n. 754 presentato dal Consigliere Marchini ordine del giorno n. 753, riguardante l'ACNA, presentato dai Consiglieri Rossa, Bresso, Marino, Spagnuolo, Cavallera, Porcellana ed altri.
Inoltre, è stata presentata una serie di interrogazioni ed interpellanze urgentissime, e precisamente: n. 2488 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Calligaro, Bosio e Maggiorotti n. 2490 presentata dai Consiglieri Porcellana e Germanetto n. 2494 presentata dai Consiglieri Masaracchio e Majorino.
Infine, è stato presentato un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Goglio, Gallarini, Masaracchio, Majorino, Vaglio, Bodrero, Porcellana Fiumara, Germanetto, Cantore, Garino, Vetrino, Marchini e Fulcheri che partendo dalle questioni dei gravissimi eventi alluvionali, fa una richiesta specifica, e cioè che entro pochi giorni vi sia un'apposita seduta consiliare nella quale si trattino le linee fondamentali di intervento del bilancio di previsione del 1995 e di un'ipotesi di bilancio triennale 1995/1997.
Come ho detto ai firmatari, questo documento, che certamente trae lo spunto da tutta la problematica degli eventi calamitosi, ma che ha come richiesta specifica quella di una discussione sulle conseguenze che se ne trarranno, vale a dire sulle scelte di bilancio, scelte che evidentemente dovranno e potranno essere fatte quando un complesso più ampio di conoscenze e di elementi sarà a conoscenza del Consiglio e ritengo anche della Giunta, verrà portato alla Conferenza dei Capigruppo per calendarizzarne la discussione. Pur non facendo parte del pacchetto in discussione (con eventuale votazione) oggi, è certamente materia che scaturisce da un'informativa, da una conoscenza, da scelte che la Giunta prima e il Consiglio poi vorranno fare e che si tradurranno nelle scelte di bilancio.
Prima di dare la parola al Presidente della Giunta regionale, vi leggo per intero il testo di tale ordine del giorno: "Considerata la catastrofe provocata dall'alluvione del 4/7 novembre 1994, che ha drammaticamente colpito la Regione Piemonte, segnatamente le province di Cuneo, Asti, Alessandria, Torino e Vercelli, e solo marginalmente la provincia di Novara nel ricordare le vittime della catastrofe nel ritenere che la eccezionalità dell'evento e la conseguente eccezionale tragicità delle condizioni in cui versano decine di migliaia di cittadini del Piemonte, e l'intera economia del sistema Piemonte nel suo complesso, impegnano la Giunta regionale a discutere in modo preventivo in Consiglio regionale, nell'ambito di un'apposita seduta da tenersi, entro pochi giorni, le linee fondamentali di intervento del bilancio di previsione 1995, e di un'ipotesi di bilancio triennale 1995/1997. Nella convinzione che il momento particolarissimo che il Piemonte sta vivendo esiga collegialità ai massimi livelli nella progettazione e nella ricostruzione del futuro socio-economico e produttivo della nostra Regione".
Dò ora la parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La gravità della tragedia che ha colpito il Piemonte è ormai un dato di fatto che abbiamo potuto vedere in tutti i suoi aspetti in queste drammatiche ore. La situazione si sta lentamente normalizzando, ma - come avevo detto soltanto quando le acque se ne saranno andate (e se ne stanno andando) si potrà misurare l'entità dei danni nella sua interezza e nella sua completezza.
Si tratta di una tragedia enorme che ha colpito famiglie, città intere e che penalizza fortemente la nostra Regione. I documenti iniziali li avete avuti; adesso vi sarà consegnata una cartella con tutti i documenti dell'azione regionale e dei dati che abbiamo potuto via via raccogliere.
Dopo il Consiglio di mercoledì e l'incontro di sabato con alcuni Consiglieri nell'assemblea indetta con gli amministratori locali e con i deputati c'è stato l'insediamento del Comitato dei Ministri previsto dal decreto. L'insediamento, come sapete, è avvenuto ad Asti, presenti i Ministri più il Sottosegretario Fumagalli e tutti i Presidenti delle sei Regioni interessate, c'è stata ampia discussione sul decreto stesso e sui provvedimenti da assumere per questa alluvione.
Nella seduta tenuta ad Asti è emerso chiaro che le osservazioni da me formulate, inerenti al finanziamento dei 1.800 miliardi, erano perfettamente fondate e colte da tutti come essenziali.
E' stato posto anche il problema importante della gestione dell'emergenza, fermo restando che questa fase verrà condotta dal Commissario e dai Prefetti e che la fase di ricostruzione sarà condotta invece, d'intesa con le Amministrazioni regionali.
In quella sede è apparso chiaro che la disponibilità era di 1.200 miliardi, 100 miliardi per l'agricoltura e 1.100 miliardi finanziati con il "fiscal drag".
In quella sede si è convenuto che 100 miliardi sarebbero andati per la fase di emergenza, destinati ai Prefetti da parte del Commissario, e sarebbero stati il primo nucleo della ricostruzione (primo nucleo perch non ci sono ancora elementi chiari sui costi di questa ricostruzione).
Si è differenziata la tipologia degli interventi (troverete i dati nella cartellina): è stato chiarito in quella sede che i danni alle abitazioni civili andranno presentati ai Sindaci, anche con autocertificazione, e da questi trasmessi ai Prefetti; i danni arrecati alle attività economiche andranno presentati alle Camere di Commercio; i danni riguardanti l'agricoltura andranno presentati agli Uffici decentrati dell'Agricoltura; mentre tutto l'elenco dei danni delle Amministrazioni civiche, dei Comuni e delle Province viene passato attraverso la Regione e presentato attraverso la Regione; quelli delle Amministrazioni dello Stato ANAS, Ferrovie dello Stato, ecc., faranno capo alle Prefetture, poi portati nuovamente a livello regionale.
Si sono fissati i tempi molto stretti del decreto. In quella sede inoltre, si è data interpretazione al termine "intesa" (che poi è apparso come avete visto - nel testo definitivo del decreto) e al termine "sentiti" che era stato pubblicato sui giornali. Il Ministro ha detto che veniva costituito un Comitato permanente la cui riunione assembleare è fissata per il 25 novembre ad Alessandria. Questo è molto importante, la permanenza non può essere di 15 giorni di distanza e su questo punto poi dirò qualcosa circa il problema della gestione di questa fase. Si è convenuto anche che noi dessimo l'elenco dei Comuni, ai sensi dell'art. 1 del decreto, entro mezzogiorno di ieri: i tempi erano piuttosto ristretti comunque siamo riusciti a rispettarli.
Sul discorso dei Comuni si sono già anticipate in quella sede - ma poi lo abbiamo fatto più attentamente nella successiva riunione tenutasi domenica ad Alessandria - alcune nostre indicazioni circa la possibilità di scindere i Comuni in due categorie minime, perché ci sono dei Comuni che sono veramente alluvionati, mentre ci sono dei Comuni che sono soltanto danneggiati. Noi saremmo stati anche disponibili a dare indicazioni dei Comuni solo alluvionati, ma non c'era analogo atteggiamento da parte delle altre Regioni. Ho parlato sia con il Presidente della Regione Liguria sia con il Presidente della Regione Emilia Romagna, e si è giunti alla conclusione di segnalare tutti i Comuni che avevano subìto dei danneggiamenti. Siamo partiti da un ampio elenco, ma non potevamo fare diversamente perché la legge è molto chiara e noi non potevamo assumerci la responsabilità, in assenza di una direttiva interpretativa chiara, di agire in altro modo.
Ne nasce certamente un discorso complesso, una fase iniziale non molto credibile dalla quale credo però che potremmo uscirne molto presto se l'emendamento che questa mattina il Sottosegretario Fumagalli - così mi hanno detto - presenterà a nome del Consiglio dei Ministri sarà approvato.
Emendamento che prevede una distinzione fra Comuni alluvionati e danneggiati: se passerà potremo chiarire meglio questa situazione.
Dall'elenco vedrete che i nostri Comuni sono 790, i Comuni delle altre Regioni sono 700, arriviamo a 1.500 Comuni; quindi voi capite che se noi avessimo scelto la via della rinuncia a priori avremmo seguito una linea di grande serietà, ma purtroppo di danno alla nostra posizione.
La riunione si è conclusa con l'istituzione di questo Comitato, con la disponibilità, da parte del Ministero degli Interni, a rafforzare le Unità logistiche ad Alba, ad Alessandria e nei punti nodali - cosa che è avvenuta e a muovere tutte le organizzazioni di volontariato che si sono mosse in modo molto organico e molto forte.
Successivamente, sul piano politico, venerdì 11 u.s, c'è stata la riunione dei Consiglieri alla quale non ho potuto partecipare perché ero impegnato sul territorio, era comunque presente la Presidente Spagnuolo, la quale è stata interprete, con altri Consiglieri e con i rappresentanti della Giunta, dell'approvazione di uno specifico ordine del giorno di sostegno alla posizione che noi abbiamo assunto, di presenza e di partecipazione delle Regioni alla fase della ricostruzione, alla fase di utilizzo delle risorse e alla fase programmatoria, perché noi non abbiamo mai richiesto una presenza di altro tipo.
Sabato abbiamo avuto questa assemblea con gli amministratori e con i deputati, presenti anche i Ministri Costa e Comino.
Credo si sia trattato di un importante momento di confronto e recepimento delle diverse posizioni. In fase di conclusione ho personalmente indicato, in una scaletta che mi pare godesse del consenso di tutti, l'indicazione di possibili proposte di emendamento al decreto.
Tali proposte sono state stese e valutate tenendo conto delle valutazioni complessive e di tutte le riserve; non siamo voluti entrare nel merito del discorso del finanziamento: siamo rimasti agli elementi essenziali per i quali c'era generale convergenza.
Abbiamo però presentato i nostri emendamenti ieri, alla Commissione Senato. Faccio rilevare che in tale occasione la Regione Piemonte era l'unica rappresentata politicamente: la Regione Lombardia era assente - il Presidente Arrigoni mi ha detto di aver ricevuto tardi la segnalazione - la Regione Liguria era presente con un funzionario così come la Regione Emilia. Per la Regione Piemonte erano presenti il Vicepresidente della Giunta regionale Marengo e l'Assessore Montabone, che hanno quindi presentato la nostra posizione, che si traduce in emendamenti incentrati sul rafforzamento del ruolo della Regione e sui punti che vi avevo indicato nella fase finale del mio intervento.
Questa mattina abbiamo avuto la visita improvvisa - e desiderata da parte del Capo dello Stato, atterrato a Caselle alle sette del mattino. Il Presidente della Repubblica ha espresso il desiderio di incontrarsi con i Presidenti della Giunta e del Consiglio regionale.
Al Capo dello Stato abbiamo fatto presente tutta la nostra preoccupazione per la necessità di stanziamenti adeguati ai danni che emergeranno e che stanno emergendo, la necessità di interventi a favore delle aziende produttive che devono essere rimesse in moto a favore del sistema economico complessivo ed a favore delle abitazioni degli sfollati.
A questo proposito vi è stato intervento diretto da parte del Governo, che ha provveduto alla nomina di un Commissario ad hoc per l'operazione "A Natale tutti a casa" - un Prefetto che si è insediato ad Alessandria. La nostra preoccupazione, però, verte sul complesso della gestione e soprattutto sulla necessità che l'istituito Comitato permanente sia effettivamente tale. Permanenza finora garantita dalla presenza del Sottosegretario Fumagalli; lamentiamo però la mancanza di diretti e continui contatti - come desidereremmo con chi presiede tale Comitato e il Ministro degli Interni.
Abbiamo esposto la situazione con molta chiarezza e con altrettanta chiarezza abbiamo ricevuto ogni rassicurazione da parte del Presidente della Repubblica, che si è impegnato a seguire la situazione con particolare attenzione ed a parlarne con il Presidente del Consiglio.
Ho accompagnato il Presidente Scalfaro sino ad Asti; essendo stato in macchina con lui ho avuto modo di parlare a lungo della questione. Credo che il Presidente si sia reso conto della necessità di uno sforzo ulteriore per il nostro Piemonte, certamente la Regione più colpita.
Per quanto riguarda gli interventi di emergenza, ho citato l'insediamento dei due Prefetti con poteri speciali: uno ad Alba - Prefetto Lombardo - che sta lavorando energicamente, l'altro ad Alessandria, con l'obiettivo di predisporre un piano che consenta agli sfollati di Alessandria - oltre 1.000 - di rientrare rapidamente nelle proprie case.
Il complesso dei danni è in corso di rilevazione, soprattutto per quanto riguarda le Amministrazioni pubbliche; per noi sarà un grosso sforzo arrivare entro il 20 - non è un termine di legge, ma è stato concordato nella riunione di Asti - con l'indicazione di tutte le opere comunali e provinciali danneggiate. Per parte nostra, vorremmo arrivare anche con l'indicazione di un importo; infatti, il decreto che rifinanzierà queste opere dovrà anche basarsi sulla consistenza effettiva dei danni che emergeranno.
Questa mattina il Sottosegretario Fumagalli ha indicato, sia pure in via riservata, gli emendamenti al decreto che ritiene di proporre di sua iniziativa, come Dipartimento della Protezione Civile.
Il primo emendamento intende prevedere una distinzione fra Comuni alluvionati e danneggiati; questa è stata una nostra specifica indicazione emersa anche nella riunione di Alessandria di domenica, alla quale il Sottosegretario Fumagalli era presente.
Relativamente alla presenza delle Regioni, problema discusso l'emendamento del Sottosegretario tenderebbe a specificare che l'intesa con i Presidenti delle Regioni interessate di cui all'art. 2 significa coinvolgimento delle Regioni per la programmazione degli interventi di riattivazione. Ma questo non è quanto contenuto nel nostro emendamento, che recita: "Il Comitato istituito per il periodo dell'emergenza è un Comitato composto dal Ministro degli Interni, che lo presiede, dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega per la Protezione Civile, e dai Presidenti delle Giunte regionali delle Regioni interessate". Noi abbiamo chiesto questo: la partecipazione diretta dei Presidenti delle Giunte regionali. "Il Comitato ha funzioni di coordinamento tecnico-operativo ed il compito di ripartire fra le Regioni e le Amministrazioni locali interessate le risorse di cui al comma secondo.
Le Amministrazioni locali dispongono in piena autonomia e responsabilità dell'utilizzazione delle risorse assegnate nell'ambito delle rispettive competenze".
Il nostro emendamento teneva conto del dibattito di sabato e della richiesta di maggiore partecipazione, di coinvolgimento a pieno titolo delle Regioni.
L'emendamento Fumagalli è riduttivo; ho personalmente fatto avere alla stessa i nostri emendamenti, che, come ho già detto, sono stati illustrati ieri al Senato dai colleghi Montabone e Marengo.
Il terzo emendamento riguarda il riferimento alla legge n. 431 relativamente alla quale c'è una richiesta da parte del Sottosegretario Fumagalli di abrogarla per un certo periodo.
A questo proposito ho fatto presente che è invece nostra opinione accelerarne eccezionalmente i termini, senza abrogarla: sarà decisione del Governo.
"Prevedere per il settore privato anche i danni ai beni mobili": altro emendamento, relativo al grosso problema dei beni mobili, mai compresi.
Questa volta, però, gran parte dei danni ha colpito proprio i beni immobili. Occorre la riparazione dei danni anche nei servizi pubblici, di trasporto su gomma: questa è stata una precisa richiesta, che non abbiamo previsto in emendamento specifico, ma che abbiamo formulato domenica nella riunione di Alessandria, riunione alla quale era presente l'Assessore Cavallera. I trasporti pubblici che stanno saltando è stato un tema già toccato in Giunta. Poi c'è una previsione di franchigia di due mesi per il pagamento dei consumi di gas e di energia elettrica a favore dei cittadini residenti nelle zone colpite.
I nostri emendamenti sono ben più ampi, come avete visto e come potrete vedere, comunque mi pare che questo avvio sia una presa di attenzione da parte del Ministero della Protezione Civile nei riguardi dei problemi che ampiamente abbiamo sollevato. La situazione è quella che conoscete, molto dura; mi pare che si stia lavorando intensamente sull'emergenza, ma quello che importa è impostare una rapida ricostruzione e su questa stiamo lavorando con impegno. Non per avere spazi di prestigio o meramente istituzionali, ma spazi che sono connessi all'articolazione dello Stato e che sono vitali ed utili alla risoluzione positiva del problema della ripresa del Piemonte.
Nella cartella che riceverete è segnalata una serie di interventi: ovviamente abbiamo contattato le forze economiche e sociali, abbiamo contattato il sistema bancario, abbiamo contattato tutte le realtà. Abbiamo anche ricevuto grande solidarietà da parte delle forze sociali; voglio ricordare la visita a Torino dei tre Segretari delle Federazioni dei lavoratori, dei Segretari nazionali dell'Artigianato, del Segretario nazionale della Coltivatori Diretti, l'attenzione dimostrataci dagli organi industriali e quindi una generale attenzione e consenso sul lavoro svolto da parte nostra per ottenere attenzione e finanziamenti adeguati.
Abbiamo formulato anche una proposta per quanto riguarda il finanziamento agli operatori economici, cioè andare verso la forma del finanziamento a tasso zero anziché il contributo in conto capitale. E' una formulazione che è possibile e che forse metterebbe in moto il sistema economico assai più di altre formulazioni difficili che richiedono un complesso di risorse che vorremmo fosse disponibile, ma che dall'aria dei contatti che abbiamo avuto sappiamo scarsamente disponibili e scarsamente reperibili da parte del Governo senza provvedimenti eccezionali dei quali non so se il Governo si assumerà la responsabilità. Nella cartella che vi sarà consegnata troverete anche tutti i documenti emessi relativi alle informative, a chi rivolgersi per i danni alluvionali, con indicazioni precise. Vi sono documenti concernenti l'agricoltura, vi sono documenti concernenti i Comuni autorizzati ad assegnare alloggi ai senzatetto attraverso le agevolazioni degli IACP, vi sono documenti che riguardano le prime rilevazioni sui dati delle alluvioni concernenti le attività produttive. Vi sarà anche consegnata la documentazione relativa all'attività svolta dal 118, che è stata un'attività molto forte, oltre all'attività del Servizio di Protezione Civile che ha ricevuto migliaia e migliaia di telefonate indirizzando puntualmente i vari richiedenti verso i servizi che di volta in volta corrispondevano a queste esigenze.
Credo di poter dire che in questi giorni si è fatto un grosso lavoro da parte della Regione Piemonte e nello stesso tempo si sta svolgendo un'azione politica che crea grande interesse. Un'azione politica che non è motivata - lo voglio ripetere - da nessuna prevenzione, da nessuna funzione ideologica, ma è motivata dalla tutela del valore istituzionale della Regione ed è fortemente motivata dalla necessità di avere un sistema delle autonomie che sia veramente equilibrato e con un criterio della sussidiarietà che tenga conto del valore e dell'importanza di tutti i livelli. A questo proposito è probabile che si tenga in settimana a Torino un incontro, una Conferenza dei Presidenti delle Giunte e dei Consigli congiunta: proprio a Torino per significare, da parte delle altre Regioni solidarietà verso le nostre popolazioni, ma anche verso l'istituto regionale, verso la sua funzione, verso questo valore dell'Ente Regione che credo noi più di ogni altro abbiamo il dovere di far emergere - non dico "difendere", sarebbe assurdo - come è doveroso in una fase politica nella quale si parla di federalismo, di autonomia, di trasferimenti di risorse e di competenze e poi nel concreto, invece, si incontrano molte difficoltà.
Mi fermo qui, nella relazione iniziale; la Giunta consegna la cartella e vi assicuro che noi continueremo su questa strada di grande impegno, che ci ha caratterizzato in questo momento, e anche di orgoglio. Credo che la nostra posizione abbia segnato un orgoglio del Piemonte come società civile, come cittadini, come comunità locali, come lavoratori, come imprenditori, ma anche come istituzione che tutto questo rappresenta.
Orgoglio di fronte ad una grave disgrazia ed una grande tragedia, capacità reattiva e volontà di partecipare in prima persona ad una vera e propria ricostruzione che sarà necessaria in molte parti della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, gentile Presidente, colleghe e colleghi. Ringrazio il Presidente della Giunta per la relazione che ha svolto e anche per il materiale che ci consegnerà, che sarà oggetto di attenzione da parte del Gruppo.
Svolgo un breve intervento conciso, non organico, per dare un contributo in questo momento difficile al Presidente Brizio e alla sua Giunta. Un contributo schietto per rappresentare opinioni, critiche ed anche sentimenti, di una parte che il mio Gruppo rappresenta e che forse non giunge alle orecchie del Presidente della Giunta regionale.
Prima osservazione. Il Presidente ha detto: "La situazione si sta lentamente normalizzando". Non mi pare. Non condivido questa affermazione.
L'emergenza è in atto e siamo ben lontani dalla normalità. Da questo punto di vista, per le cose che ho sentito nelle assemblee a cui ho partecipato mi sembra che ci siano situazioni in cui la vita civile non sia neppure vicina al ristabilimento. Nella città di Asti si stanno cercando le stufe per scaldare gli ambienti e nessuno sta andando a censire e a rimettere in pristino le centrali termiche degli edifici.
In termini sempre sintetici e di critica collaborativa, ritengo che, a questo punto, un accettabile rapido ritorno alla normalità non possa che derivare da un intervento serio dell'Esercito.
Questa è una guerra, Presidente. Valuti lei se non sia necessario, al di là dei proclami "maroniani", di utilizzare seriamente questa struttura dello Stato. Abbiamo letto che il Genio Militare ha a disposizione in Italia settentrionale forze e competenze. Valuti - è un suggerimento - se non sia il caso di realizzare interventi tecnici specifici, organizzati secondo una razionale gerarchia che riportino, ad esempio, le case ad avere il riscaldamento. Occorrono uomini e mezzi che agiscano immediatamente in modo organizzato. Poi, Presidente, accerti la questione di come è avvenuta questa alluvione. Più che di alluvione, ho sentito parlare di onde d'urto: ne parlano i giornali; non mi sembra che sia così difficile capire per quale motivo in varie parti del territorio sia avvenuto questo fatto. Si vocifera di apertura di dighe: devo esprimere la mia personale opinione che ho dei dubbi su questo perché una diga la si apre per l'afflusso di una pioggia e non per il di più; ma potrebbero esserci state altre manovre altri errori, oppure possono esserci stati comportamenti a diga dei corsi d'acqua. Forse è la cosa più probabile, però queste voci vanno chiarite perché ricorrenti: da Garessio fino ad Alessandria si dice che non è che si è alzato il fiume, ma che è arrivata un'onda che nel giro di tre, cinque sei minuti ha portato sul suolo sino a tre metri d'acqua. Questa indicazione, che è nella memoria di tutti i cittadini, richiede una risposta. L'ENEL. se non ha aperto le dighe, dica: "Non sono state le dighe". Qualcosa ha fatto da diga qua e là sui corsi d'acqua. Questo venga spiegato.
Altra osservazione, Presidente. La cultura dell'emergenza è la miglior situazione per governare male gli interventi e male la spesa pubblica, lo sappiamo. Purtroppo nell'emergenza ci siamo. Vigilate, organizzate la ricostruzione, ma tenete presente che i profittatori (lo si è visto dal costo di due stivali o di un litro di acqua minerale) esistono prima e soprattutto dentro l'emergenza. Vigilate affinché non dobbiamo assistere dopo la ricostruzione a fatti che endemicamente si sono verificati in queste situazioni.
Da questo punto di vista, la mia parte politica farà quel che potrà come aggregazione dal basso, per avere comitati di cittadini investiti del problema e che possano contribuire alla chiarezza e alla trasparenza di queste spese.
Presidente, il mio Gruppo continua a considerare inaccettabile la scelta del Governo centrale, di centralizzare, con quattro Commissari, la spesa. Siete riusciti ad avere attenuazioni, ma non sono nulla di più di attenuazioni. La Regione Piemonte - questo è quello che chiediamo dovrebbe riconfermare tutta intera la richiesta che lo Stato consegni alle Regioni i finanziamenti necessari. Le Regioni, di concerto con i Comuni delegano a Comuni e Province la ricostruzione. Non abbiamo bisogno di nessuna tutela.
Altro punto, Presidente. Nella ricostruzione non venga trascurato il tema della prevenzione. Non tutto, probabilmente, deve essere ricostruito com'era e dov'era, come si fece per il Campanile di Venezia. Anche nel momento della ricostruzione, noi le chiediamo che su certe opere venga fatta una verifica attenta dell'opportunità e della modalità della loro ricostruzione.
Protestiamo nuovamente, cosa che neppure il documento del Consiglio ha fatto in modo esplicito per i 1.100 miliardi sottratti al "fiscal drag": una nuova tassa indiretta posta a carico dei lavoratori dipendenti.
Chiediamo altre forme di finanziamento. Tra queste, Presidente, c'è anche un ordine del giorno che sarà messo in votazione, in cui noi proponiamo a questa Giunta di rivedere l'accordo di programma con il Governo. E' un accordo di programma che la Giunta attuale ha ricevuto in dono dalla precedente, ma c'è un elemento di continuità costituito dal Presidente. E' un accordo di programma per 14.391 miliardi di lire di cui 3.382 miliardi a carico dell'ANAS. Ci sono opere che noi chiediamo vengano discusse alla luce dei danni e si verifichi la loro priorità, la loro attuabilità considerate la nuove necessità che ha il Piemonte. Anche da queste correzioni noi riteniamo si possano reperire dei finanziamenti che servono non solo per la ricostruzione, ma anche per indurre nuove scelte nello sviluppo economico.
Sull'utilizzo di lavoratori in cassa integrazione per lavori socialmente utili suggeriamo di insistere per la stipula di contratti a termine che consenta l'impiego di migliaia di lavoratori in questo settore.
Presidente, per conto nostro, noi consideriamo indegne le accuse che sono state rivolte alle politiche a difesa dell'ambiente. E' un'indegnità.
Questa è un'autodenuncia per future responsabilità di danni causati da catastrofi. Chi sostiene queste cose, lo riteniamo sin da ora, dal punto di vista politico, responsabile di quanto potrà accadere in conseguenza di eventi di pioggia nel futuro. E' indegno che si accusi la politica dell'ambiente e chi questi temi ha sostenuto storicamente, come i Verdi di tutta Italia, come i responsabili di un aggravamento della catastrofe. La legge n. 431 non va abolita, va gestita bene. E chi chiede di abolirla sono semplicemente coloro che hanno lucrato sull'ambiente e vogliono continuare a farlo. La legge n. 431 è una buona legge, va verificata e va respinto il tentativo di disattivarla.
Un altro elemento, Presidente, è quello da lei sostenuto, e non solo da lei, da tutta la Giunta probabilmente, quello che corrisponde all'adagio: "Teniamoci le nostre imposte". Lo riteniamo gravissimo. E' un principio inutile perché non è attraverso quella strada che si può disporre delle migliaia di miliardi che servono. Inutile e demagogico, di puro egoismo, di disgregazione e destrutturazione della fiscalità di carattere generale.
Aprire questa strada, sulla base di un articolo di giornale scritto da un tecnico, fatto proprio come se fosse arrivato "il verbo" da un Presidente della Giunta regionale e dalla sua Giunta, mi sembra sbagliato. Non abbiamo bisogno di ricette miracolistiche. Apre ad una mentalità egoistica delle persone. Se noi cominciamo a dire, sotto la spinta dell'emergenza, che là dove si genera più ricchezza, può essere trattenuta, corriamo gravi rischi.
Questo cortocircuito è pericolosissimo.
Avevamo poi fatto un'altra proposta, Presidente, di estrema collaborazione, dai banchi dell'opposizione, anche alla fase di gestione di questa ricostruzione. Non è stata presa in considerazione, ma l'ho voluta solo richiamare perché pur da questa parte del tavolo, in cui forse giustamente bisogna rimanere, non viene meno la solidarietà per quanto riguarda le azioni a nostro giudizio positive che intraprendete, ma rimane anche una distinzione dei ruoli e una critica sincera e schietta alle proposizioni vostre da noi non condivise, sempre al fine di avviare questa dialettica tra maggioranza ed opposizione che a questo punto, anche nella gestione di questa crisi, ritengo utile mantenere.
Il Gruppo mantiene - Presidente, la informo - tutti gli ordini del giorno che ha sottoscritto e chiederà che vengano messi in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, con molto rammarico chiederei che i tavoli del Consiglio e della Giunta fossero riservati ai Consiglieri e agli Assessori e che il Presidente facesse valere questo principio.
Presidente Brizio, con rammarico devo esprimere un giudizio pesante sulla sua relazione che è povera e deludente, vestita da supponente. Le opposizioni hanno dimostrato in questa vicenda grande senso della misura hanno evitato presenzialismi, occasioni di dibattito, hanno richiamato il Presidente all'esigenza di una moderazione rispetto ad una questione, ma abbiamo l'impressione che i nostri appelli non abbiano avuto alcun risultato. E lei viene qui, Presidente, a una settimana dal sisma, senza niente dirci su cosa avete fatto per verificare le cause e senza niente dirci su cosa si supporta questa richiesta della Regione di avere un ruolo.
Un ruolo per fare cosa? Per svolgere che cosa? Per comportarsi come? Per utilizzare che cosa? Quali risorse, quali strumenti, quali professionalità? C'è un vuoto totale di idee! Suo, Presidente, non dei suoi colleghi Assessori, che hanno già riempito questo vuoto di idee con il ritaglio di pezzetti di responsabilità. E noi ci auguriamo che quello che il generale sta facendo male e cioè una copertura di artiglieria, i suoi colonnelli sul campo, mi riferisco al suo Vicepresidente e per esempio al collega Montabone, facciano bene invece le cose che competono alla Regione: parlare di cose concrete con le persone interessate per arrivare a proposte e dare contributi, e non semplicemente sollevare questioni di natura velleitaria! Presidente, il ruolo non si rivendica, si conquista, si realizza.
Normalmente si rivendicano le cose che non si sanno fare; le cose che si sanno fare si realizzano sul campo, con un po' di umiltà, Presidente.
Allora lei non ci ha detto come è stata presente la Regione in questa situazione, al di là del ruolo della Protezione Civile, che poi se ho capito bene erano delle telefonate. Perché, Presidente, lei, quale Assessore alla Protezione Civile, non ci dice per esempio perché non c'è un minimo coordinamento della Protezione Civile da parte del suo Assessorato? Ce lo spieghi, Assessore alla Protezione Civile!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non sono l'Assessore alla Protezione Civile.



MARCHINI Sergio

No, non ce n'è stato nessuno, Presidente! Il coordinamento della Protezione Civile non c'è stato!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ho detto che non sono Assessore alla Protezione Civile!



MARCHINI Sergio

Abbia pazienza, Presidente, il coordinamento della Protezione Civile vuol dire che i soggetti della Protezione Civile intervengono in modo raccordato sul territorio, a seguito di un indirizzo della Regione alla quale è data la responsabilità! Questo non c'è stato!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ho solo detto che non sono l'Assessore alla Protezione Civile.



MARCHINI Sergio

Questo non c'è stato e allora quando questo non si fa, si incominci a riflettere se c'è stato un ruolo della Protezione Civile: non c'è stato! Allora, ad una settimana dalla vicenda c'è da aspettarsi da parte della Giunta e da tutti noi un momento di riflessione su dove siamo mancati noi e su cosa potremmo fare noi! Detto questo, registrato in che cosa siamo mancati noi e registrato quello che riteniamo di fare noi, possiamo anche dire che cosa non hanno fatto gli altri e cosa temiamo che gli altri non facciano. Questa parte mi sembra assolutamente debole nella sua relazione, tant'è, Presidente, che ritengo che sia a questo punto opportuno formalizzare una raccomandazione che le avevo fatto che sia il Consiglio, visto che la Giunta non intende farlo, a predisporre un libro bianco con una Commissione d'inchiesta che individui non tanto le responsabilità, ma passo per passo cosa è successo in quelle quarantott'ore terribili, passo per passo, mettere insieme almeno tutte le cose, in termini cronologici, territorialmente individuate: le telefonate, i momenti di allarme, i livelli delle acque, i comportamenti delle singole persone e i singoli atti. Perché se qualcosa vorremo fare in futuro lo dovremo fare sulla scorta delle cose avvenute e le cose avvenute tra un mese non si potranno più ricostruire, perché i Sindaci avranno dimenticato, gli ufficiali dei Carabinieri saranno rientrati nel loro livello gerarchico, tra di noi in una qualche misura la tendenza alla tensione politica ci farà essere meno disponibili ad un lavoro serio.
Per il futuro, Presidente, lei rivendica un ruolo formale alla Regione ma per fare che cosa? Con quali strumenti? Con quali risorse? Con quali mezzi? Signor Presidente della Regione, io sono un regionalista convinto, ma la Regione si realizza nei fatti. Sono io, per quello che ho potuto, e la mia forza politica - mi è testimone qui un collega di maggioranza, anche solo sul piano personale - a contrastare la tendenza di qualcuno ad escludere le Regioni da questa vicenda, però una difesa di perché ci devono stare le Regioni c'è all'interno delle cose che lei ritiene di poter fare come Regione, ma non può continuare a dire che ci vogliono le risorse alla Regione ed utilizzarle direttamente!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ma chi ha detto questo? Io non l'ho mai detto!



MARCHINI Sergio

Lei ha presente dov'è Novalesa, Presidente Brizio? Allora, lo cito adesso il fatto! Quattro anni fa a Novalesa è avvenuto un fatto giuridicamente, tecnicamente, esattamente come quello che abbiamo di fronte: lo Stato ha stanziato una cifra per l'intervento su quattro case che sono state dichiarate inabitabili, ebbene, ad oggi lì non è stato fatto ancora niente! Io non dò colpa alla Regione, dico solo che un rapporto difficile qual è un intervento in una materia la cui competenza è tra lo Stato e la Regione deve vedere la Regione e lo Stato a fianco a fianco l'una dell'altro! Senza rivendicare primogeniture: non interessa a nessuno chi comanda, alla gente interessa vedere le istituzioni lavorare insieme! Allora, io mi auguro, Presidente, che lei riesca a portare la nostra Regione ad avere il massimo di ruolo, ma questo non deve essere un'occasione per mettere in discussione lo Stato, deve essere un'occasione per costruire lo Stato, e lo Stato è fatto dal governo centrale, dal governo della Regione e dai signori Sindaci. Altrimenti il gioco ad escludendum, Presidente, può portare a questo risultato che cominciamo a vedere: by-passare la Regione a favore dei Comuni, e allora capisce che by passare le Regioni può essere facile, ma sarà facilissimo se by-passa la Regione attraverso i Comuni.
Io ritengo quindi, Presidente, amichevolmente, che la Regione qui si darà finalmente un corpo e non soltanto un'immagine su come saprà dare un proprio originale contributo. Tale contributo non è rappresentato dalle risorse, Presidente, perché non saranno nostre; non saranno probabilmente le leggi, perché non sono le nostre: sarà una nostra capacità di mettere i nostri funzionari e le nostre risorse a lavorare nel modo migliore, più spedito, più agile, a prescindere dal fatto che i nostri funzionari anziché dipendere dal nostro Assessore, debbano dipendere dal Ministro. Non mi interessa niente! Fossi in lei, per prima cosa metterei a disposizione del Comitato di coordinamento tutta la professionalità regionale, e non mi stupirei se la nostra professionalità fosse direttamente gestita dal Ministro: non mi darebbe nessun fastidio, non mi sentirei scavalcato! Mi rendo però conto che è più facile apparire senza fare che fare senza apparire, ma sarà il caso che si cominci a capire che per fare bisogna apparire poco e per apparire bisogna fare altrettanto poco.
Ultima considerazione, Presidente. Ritengo che la Giunta debba riflettere molto nell'individuare un modello di intervento, prima che lo ipotizzi lo Stato, su come affrontare le procedure. In effetti, il vero problema che abbiamo di fronte non è un problema di risorse (nel senso che le risorse ci saranno o non ci saranno o saranno tali da...: sono solo un dato del problema, che è una cosa diversa), ma è come, da chi, quando e in che misura verranno realizzate ed utilizzate.
Evidentemente, ci si dovrà scontrare con la normativa comunale (che sono i Piani regolatori), con le normative regionali e con quelle nazionali. Per cui sarebbe opportuno che lei, Presidente, fosse in grado di portare alla prossima riunione di questa Conferenza un modello di intervento che riconduca ad un unico tavolo di concertazione, non il superamento, ma il raccordo fra questi tre livelli. Non vorrei che si cominciasse ad immaginare che si può autorizzare, magari in deroga ai Piani regolatori o alle normative regionali: questo non si deve fare.
Tuttavia, per evitare che la Regione venga by-passata, deve essere essa stessa ad offrire un modello metodologico - mi fa piacere che ci sia la collega Bresso - che consenta la tutela (qui sì ci sta la Regione) delle prerogative regionali; ciò nella consapevolezza dell'esigenza di procedure assolutamente straordinarie ed eccezionali che consentano la tutela del bene, cioè dei valori che la Regione ha incentrato in alcune sue leggi con l'esigenza che le stesse vengano realizzate in termini di immediatezza.
Questo mi sembra sia lo sforzo che dobbiamo fare.
Ultima questione: anch'io mi sono scandalizzato - ma il termine forse non è adeguato - sul fatto che lei, Presidente della Regione, abbia sposato la tesi di Deaglio.
Deaglio è un ricercatore e ha simulato un'ipotesi, per cui, in effetti questa poteva essere una significativa occasione per sperimentare il federalismo fiscale, e cioè di come avrebbe utilizzato una Regione le sue risorse, ma ciò qualora le avesse già avute in termini di normalità (non in termini di eccezionalità), cioè di come si sarebbe comportato il Piemonte nel sistema ordinario dei termini. Si dà il caso, Presidente...



(Brusìo in aula)



MARCHINI Sergio

Io pregherei, se è possibile, di cancellare il mio intervento dal verbale. Chiedo formalmente che tutto il mio intervento venga cancellato dal verbale, perché non desidero che resti alla storia un tentativo di fare un intervento, con poca voce, che mi deriva anche dal fatto che io faccio qualcosa in umiltà e non soltanto per apparire, nell'assoluto disinteresse del Presidente.



(Commenti del Presidente della Giunta regionale, Brizio)



MARCHINI Sergio

Stavo ponendo una questione che la riguardava personalmente: immaginare cioè - e mi fa piacere che un avversario di lotte politiche come il Sindaco Novelli sia sulla mia posizione - che noi potremo costruire uno Stato federale, dove il principio di solidarietà - e lo dice un liberale, non un cattolico di sinistra come lei - sarà il cemento di questo Paese, di questo Stato federale! E in questo caso, interviene la solidarietà, non interviene la ricchezza di questa o di quell'altra Regione, interviene la solidarietà: è un bene a cui non possiamo rinunciare, in via assoluta, perché sarà il cemento dello Stato federale. Ciò soprattutto perché, se si sperimentasse in questa occasione, la lettura che ne darebbero le altre Regioni è molto semplice: "Adesso che tocca al Piemonte, ci va bene, perché quelli si aggiustano, ma quando toccherà a noi?". La Lucania farà fuoco con la sua legna? Presidente, ritengo che lei si debba dare una regolata: glielo dico con tutta amicizia! Lei e la sua Giunta ha tutto il conforto di questo Consiglio regionale. Però, con umiltà, cerchiamo di capire come la Regione non nelle piazze, nei cortei e negli incontri di vertice, ma nel quotidiano, utilizzando le sue professionalità - possa far sì che l'intervento finanziario (che noi ci auguriamo sia il più alto possibile) ricada sul territorio nei termini e nei modi più stretti possibile.
Queste sono le cose che dobbiamo fare! Quindi raccogliamo gli elementi diamoci un modello di lavoro, ma piantiamola con questa querelle, per cui tutti i giorni dobbiamo leggere il bollettino: "Vince lo Stato", "Vince la Regione"! Qui devono vincere tutti, Presidente; quello che io auspico è che da questa questione ne escano bene la Regione (sicuramente, perché sono Consigliere regionale), lo Stato (a prescindere da chi sia il suo, e per certi momenti, titolare del potere) e i Comuni (qualunque essi siano).
Presidente Brizio, comincio ad avere un'impressione (faccio una battuta, altrimenti il mio intervento non piace): noi non siamo per il Cavaliere Nero, ma non siamo neanche per il Conte Rosso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Mi associo all'ottimo intervento svolto dal Consigliere Marchini. Sulla base delle dichiarazioni del Magistrato Guariniello - bel nome, elegante sarebbe interessante sapere se ci sarà un'inchiesta giudiziaria sui Piani regolatori dei Comuni alluvionati, se questi piani sono veramente adatti alla situazione idrogeologica oppure piuttosto alla speculazione edilizia o alle opere pubbliche da essa eventualmente condizionate. In secondo luogo se questi Piani regolatori, almeno nelle parti legalmente positive, sono stati osservati e fatti osservare. Se invece leggi, norme, Piani regolatori, sani criteri del buon senso non sono stati fatti osservare bisogna che la Magistratura intervenga e che le leggi punitive - visto che si è parlato di omicidio colposo plurimo - siano applicate severamente.
Per quanto riguarda la ricostruzione, sarà bene impedire che si ricostruisca sui luoghi condannati dall'alluvione, dal buon senso e dalle leggi. Non si deve lasciare costruire sull'area di salvaguardia, come ha fatto l'Amministrazione marxista di Firenze attorno all'Arno, per cui la prossima alluvione causerà danni maggiori di quelli provocati dall'alluvione del 1966.
Penultimo punto, ma non per importanza: ristabilire l'equilibrio demografico ed economico della Regione, la giusta distribuzione della popolazione sul territorio, e quindi il recupero delle campagne e delle montagne.
Ultimo punto: giustizia fiscale, federalismo fiscale, perché non è giusto che la nostra Regione venga sfruttata, rapinata dei frutti del proprio lavoro a vantaggio prevalente delle mafie e camorre ben note e non delle nazioni meridionali.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Abbiamo avuto conferma, dalle comunicazioni del Presidente, che il decreto che domani verrà presentato al Consiglio dei Ministri verrà modificato nel senso di assicurare un maggiore coinvolgimento delle Regioni nell'ambito della fase della ricostruzione. Credo che questo sia un fatto importante, ma non sufficiente a garantire effettivamente alle Regioni quella parte di cui hanno soprattutto diritto per assicurare la ricostruzione nella nostra regione dopo i gravissimi fatti alluvionali.
Nel corso della prima riunione dei Capigruppo nella sala della Giunta presieduta dal Vicepresidente Marengo (il Presidente Brizio era all'epoca a Roma), il giorno 7 novembre, avevo invitato la Giunta ad esaminare la possibilità di predisporre un disegno di legge che doveva essere confezionato ed approvato a tempo record. Tale disegno di legge doveva prevedere la costituzione di un'autorità regionale per la gestione della ricostruzione del Piemonte dopo il disastro alluvionale.
Per la verità, il Vicepresidente Marengo aveva anticipato che la Giunta aveva già previsto la costituzione di due unità di crisi, l'una affidata al Presidente della Giunta e l'altra al Vicepresidente con compiti differenti ma ovviamente integrantesi.
La mia proposta mira, in quanto continuo a sostenere che sia una proposta importante, a garantire una gestione prevalentemente tecnica dei problemi della ricostruzione e di conseguenza una gestione molto duttile e molto efficiente, ma soprattutto rapida, nell'attuazione degli interventi e delle misure per fronteggiare prima l'emergenza e poi la ricostruzione.
Credo che a livello regionale, ma anche a livello nazionale, ci siano tutte le capacità tecnico-professionali che sono prontamente reperibili e che dovrebbero essere appunto alla base di questa authority. Questa authority si dovrebbe configurare come un organismo operativo per l'utilizzo coordinato delle risorse finanziarie che si renderanno disponibili da parte dello Stato, da parte delle Regioni, da parte degli enti locali, tenuto conto degli interventi attivati da altri enti ed organismi anche privati, quali ad esempio gli istituti di credito, le organizzazioni di imprese e i sindacati.
La ricostruzione è talmente immane che bisogna affrontarla con mezzi assolutamente straordinari. Non voglio dire con questo che la Regione debba rinunciare a fornire l'indirizzo politico per tutte queste scelte, per tutte queste misure, l'indirizzo politico per questo funzionamento di questa autorità dovrebbe spettare assolutamente alla Regione. Innanzitutto spetterebbe al Consiglio regionale per quanto riguarda l'indirizzo politico e poi, per tutti gli aspetti più propriamente di direzione funzionale ed operativa, ovviamente alla Giunta e in particolare al suo Presidente e Vicepresidente. A questi stessi soggetti di conseguenza dovrebbe poi spettare l'attività di controllo della gestione, questo ovviamente a consuntivo.
Mi pare di poter affermare che una proposta di tale natura potrebbe riaffermare, molto più opportunamente del fatto stesso di entrare a far parte di un Comitato composto da Ministri, Sottosegretari e da tutte le altre Regioni, non soltanto il valore dell'autonomia regionale, ma anche la capacità del nostro ente di dare risposte pronte, concrete, improntate all'efficienza.
Certo che oggi, a cose fatte, è più difficile recuperare un ruolo regionale così come lo si sarebbe potuto avere fin dal primo momento, ma forse c'è ancora spazio per questo aggiustamento. Il Ministro Maroni ovviamente non verrà più scalciato dalla sua posizione di Commissario e gestirà tutto quello che dovrà gestire, ma una authority regionale potrebbe essere l'interlocutore politico e tecnico che agisce con l'autorevolezza che deriva istituzionalmente da una legge che ha previsto questa autorità.
Pertanto ribadisco alla Giunta, che ha gli strumenti anche funzionariali e tecnici, di avviare velocemente questa legge che, ripeto diventa uno strumento molto importante. E' inutile che facciamo degli ordini del giorno, gli ordini del giorno ovviamente servono ad evidenziare i problemi, a trovare soluzioni, ma se noi abbiamo la capacità, attraverso un disegno di legge, di affrontare questo momento straordinario lo dobbiamo fare.
Vorrei ancora richiamare l'attenzione della Giunta sull'esigenza che nel far fronte all'emergenza si tenga conto, nei modi dovuti, dei problemi di salvaguardia e difesa del territorio. Anch'io non sono assolutamente d'accordo con le critiche che sono state avanzate alla legge n. 431.
Apprezzo oggi la posizione della Giunta, che mi sembra corretta, rispetto alle dichiarazioni del Presidente fatte qualche tempo fa, sulla legge n.
431; credo che tutte queste critiche siano state assolutamente gratuite e sostanzialmente inutili e veramente pericolose.
Della legge n. 431 si può dire che purtroppo è venuta alla luce soltanto nel 1985, è arrivata troppo tardi, se fosse stata operante prima probabilmente molti edifici, costruiti nell'alveo dei fiumi, non sarebbero stati costruiti e noi non saremmo oggi qui a piangere i morti e a contare i danni.
Spero che la posizione assunta dalla Giunta venga considerata.
Posizione che non è quella della Fumagalli, la quale tende ad accantonarla momentaneamente, semmai si devono accelerare effettivamente questi termini per l'esame delle pratiche e ovviamente la Regione ha tutta la facoltà perché la gestione della legge n. 431 è di competenza della Regione e dei Comuni per quella parte di subdelega che hanno avuto.
Concludo il mio intervento, sperando che passi l'emendamento Fumagalli sulla distinzione fra Comuni alluvionati e Comuni danneggiati, perché non si possono mettere sullo stesso piano determinati danni. Il Comune di Torino avrà avuto certamente i suoi danni: 12 miliardi. Ma non mettiamo in relazione i danni di Torino con i danni di Asti o con i danni di Alessandria ed altri! Secondo me è più serio distinguere effettivamente la gravità di queste situazioni da tante altre che, per carità, vanno considerate, ma in un ordine di priorità che è quello che dice che innanzitutto sono i Comuni alluvionati che devono avere le attenzioni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Oggi discutiamo di nuovo dell'argomento della ricostruzione. Abbiamo sentito cosa ci hanno detto i Sindaci sabato scorso. La mia preoccupazione è che, nel momento in cui si imposterà il discorso della ricostruzione, si commetterà nuovamente l'errore, già commesso nella fase dei soccorsi, di concentrare gli sforzi su pochi centri (Asti, Alessandria) e si continuerà a dimenticare che esiste la realtà dei piccoli Comuni che indubbiamente non hanno voce in capitolo; forse proprio questa è la loro grossa difficoltà! Il rischio che corrono i piccoli Comuni è che, nella fase della ricostruzione come in quella dei soccorsi, vengano dimenticati. Soprattutto perché - non per fare polemiche - la Regione è stata completamente assente nella fase dell'emergenza: non c'è stata assolutamente una presenza ed un coordinamento della Regione nella fase dei soccorsi. Ma come la Regione ha la sue colpe, sicuramente colpe ancora maggiori sono da attribuire alla Protezione Civile e ai Prefetti. A tale proposito mantengo l'ordine del giorno, che avevo presentato mercoledì scorso, di richiesta di sostituzione immediata dei Prefetti di Cuneo, Asti ed Alessandria; la Magistratura tra l'altro sta avviando le inchieste ed è giusto che ciò avvenga perch indubbiamente le Prefetture hanno grosse responsabilità su quello che è accaduto a livello di danni, soprattutto di danni in vite umane.
Il discorso che in questo momento può fare la Regione è inserirsi e cercare di tutelare quei piccoli Comuni che rischiano di essere dimenticati.
Il rapporto tra Stato ed istituzioni locali indubbiamente deve essere messo in discussione, perché non è sicuramente una gestione corretta quella che ci ha dimostrato questo Governo nel rapporto con gli enti locali.
Questo Governo si è dimostrato estremamente centralista: sta tentando di gestire in proprio - addirittura da Roma! - la fase della ricostruzione e sappiamo che se passasse un principio di questo genere sarebbe la fine cioè si rischierebbe veramente di vedere sperperati anche quei pochi fondi che vengono destinati al Piemonte. Le cifre che vengono stanziate oggi dal Governo sono estremamente irrisorie rispetto ai danni effettivi che abbiamo subìto.
Una cosa estremamente importante di cui la Regione deve farsi carico è tutelare quei Comuni che sono stati alluvionati lo scorso anno, che non hanno ricevuto nulla e che, in questa fase, rischiano addirittura di essere beffati: si parla appunto di non dare più nulla a quei Comuni e girare quei fondi a favore degli ultimi Comuni alluvionati. Ciò sarebbe estremamente scorretto. Sicuramente la Regione può fare da cassa di risonanza e denunciare questa situazione. Non dimentichiamoci che l'anno scorso nei Comuni alluvionati è arrivato un contributo in grado di coprire circa il 10% dei danni effettivi e il resto era stato promesso. I nostri ministri e parlamentari hanno fatto la passerella in alcune zone, hanno fatto promesse e oggi quei pochi fondi, che erano stati reperiti e destinati alla ricostruzione dei danni causati dall'alluvione dello scorso anno, rischiano di essere dirottati altrove. Questa sarebbe un'altra beffa. Anche in quel caso si tratta di Comuni piccoli che hanno difficoltà a farsi sentire, che non hanno il peso dei grandi Comuni dove vi è la grande industria, che sicuramente è stata danneggiata, ma non dimentichiamo che la grande industria è coperta parzialmente da assicurazioni. Penso che la Regione debba fare tesoro di quello che è accaduto e valutare attentamente nel momento in cui avalla certi Piani regolatori.
Quanto diceva prima la collega Vetrino non è del tutto esatto. Non è che negli ultimi anni non si è più costruito negli alvei dei fiumi, anzi direi che questa situazione è stata addirittura esasperata: pensiamo ad Asti. I danni maggiori alla città di Asti sono stati arrecati alle nuove costruzioni; quando parliamo di nuove costruzioni parliamo addirittura di costruzioni che non erano nemmeno ancora abitate. Per cui immaginatevi con quale oculatezza è stata avviata l'ultima variante al Piano regolatore di Asti che prevede la costruzione a 200/300 metri dal Tanaro! Non è soltanto il discorso di avallare la costruzione negli alvei dei fiumi, ci sono certe situazioni - il Tanaro insegna - dove deve essere considerato alveo del fiume anche lo spazio occupato per circa un chilometro dal greto del fiume stesso. Queste sono cose su cui la Regione, nel momento in cui avalla certi Piani regolatori, dovrebbe meditare, perché la responsabilità di quanto è accaduto in certi casi è anche di coloro che hanno avallato certe operazioni, certe speculazioni edilizie, certe operazioni dove l'interesse privato sicuramente ha prevalso rispetto al buon senso.
Cerchiamo di fare tesoro di quello che è accaduto e riportiamo all'interno della gestione e del controllo quel buon senso che "i nostri vecchi" sicuramente avevano, poiché in quelle zone - come abbiamo potuto vedere dalle immagini che ci ha portato la televisione - raramente troviamo i centri storici disastrati o alluvionati. Ad essere colpite sono state tutte le costruzioni nuove e tutte le aree ad urbanizzazione recente.
Dobbiamo far tesoro di quanto è accaduto e dobbiamo cercare di evitare che questi errori vengano ripetuti in futuro, anche su quei Piani regolatori che oggi sono all'esame della Regione. Non dimentichiamoci che oggi la Regione ha in esame diversi Piani regolatori, per cui deve fare molta attenzione alle scelte che compie e deve valutare attentamente il discorso della sicurezza ambientale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Grazie, Presidente. Mi duole intervenire così presto dall'evento calamitoso per denunciare una serie di problemi che per la verità non faccio volentieri.
Non sapevo di questo dibattito e quindi intervengo con i pochi appunti che sono riuscito a stendere in questi minuti, senza aver avuto il tempo di leggere il voluminoso fascicolo che la Giunta ha distribuito in questo momento. Premetto che credo fino in fondo nella buona fede del Presidente Brizio e nel suo impegno personale. E' un riconoscimento che possiamo dare lealmente. Ma il nostro riconoscimento si ferma a questo punto, quando le responsabilità vanno oltre la sua persona.
Allora cerco di essere più chiaro e più preciso: nel dibattito scorso avevo accennato che anche la Regione aveva delle competenze e credo che in questa Giunta ci siano degli Assessori con delle deleghe specifiche che si fossero attivati in tempo, in qualche maniera, avrebbero certamente limitato i danni. Anche la salvezza di una sola vita umana avrebbe alleviato il nostro dramma.
Avevo detto, con rincrescimento, che poco o nulla era stato fatto dalla Giunta in tal senso. Oggi non posso che ribadire questa mia convinzione confortato anche dalle relazioni che via via vengono fuori dagli stessi uffici regionali.
Incomincio richiamando alla vostra attenzione l'introduzione alla relazione a cura del Settore Opere Pubbliche e Assetto Idrogeologico, che ci avete distribuito nel corso del Consiglio passato. Nell'introduzione c'è scritto: "L'intera evoluzione del fenomeno è stata seguita in tempo reale presso la Sala Situazione Rischi Naturali del Settore Geologico". Vi sembra una cosa da poco, colleghi, scrivere che la situazione è stata seguita in tempo reale e poi verificare quello che è successo? Nella relazione c'è ancora scritto: "Sulla base delle previsioni acquisite sono stati emessi due bollettini di allertamento nella giornata di giovedì 3 e venerdì 4": è la Regione Piemonte che lo dice e io ci credo. Ora, se tutto questo è vero come possiamo continuare a discutere sul fatto che non ci siano responsabilità della Giunta regionale? Ci sono e sono anche documentate.
Colleghi, mentre un Settore scrive queste cose l'altro Settore evidentemente le ignora. Questi due bollettini emessi che fine hanno fatto? Cosa ha fatto, quali iniziative ha intrapreso la Protezione Civile? E' possibile, signor Presidente, sapere quali atti ha prodotto questo Assessorato? O chiedo forse troppo? Non vorrei, colleghi, che prima di noi lo chiedesse qualcun altro, prima ancora dell'istituzione della Commissione d'inchiesta proposta dal collega Marchini e sulla quale siamo perfettamente d'accordo.
Ho avuto appena il tempo, trenta secondi, di sfogliare il voluminoso carteggio contenuto nella cartellina. Bene: mentre il Servizio Assetto del Territorio scrive di avere seguito in tempo reale la situazione e di essersi attivato nei giorni 3 e 4 (i giorni più critici), leggo che la Protezione Civile della Regione Piemonte incomincia la sua attività di soccorso sabato 5 novembre alle ore 12.
E questo, signor Presidente della Giunta, può essere giudicato un lavoro apprezzabile? Secondo me invece è censurabile sotto tutti i punti di vista. Non ci sono scusanti. Veramente, non ci sono scusanti. Si incomincia il 5 alle ore 12, mentre l'altro Settore della Regione Piemonte parla del 3 e del 4, i giorni giusti per predisporre una qualsiasi iniziativa di prevenzione.
In un corretto rapporto maggioranza-opposizione nell'ambito del Consiglio regionale, voglio ricordare anche ai colleghi Consiglieri e ai colleghi della Giunta che ci sono delle leggi ben precise che normano questa materia. La legge sulla Protezione Civile della Regione Piemonte all'art. 10 recita: "Nell'ambito dei Servizi della Presidenza della Giunta è istituito il Servizio regionale per la Protezione Civile con i seguenti compiti:" - ne elenca tanti, io mi fermo al punto c) - "collaborazione con gli organismi centrali e periferici della Protezione Civile per assicurare nelle fasi di previsione e prevenzione il raccordo armonico dei criteri operativi e durante lo stato di calamità la disponibilità necessaria all'opera di soccorso".
Basta solo questo, signor Presidente, per dire che la Giunta dovrebbe dimettersi. Io non voglio rubare il mestiere al collega Chiezzi, però certe omissioni su un fatto drammatico, come è stata l'alluvione che ha colpito il Piemonte in questi giorni, mi preoccupano.
Non sento più, guarda caso, certe litanie. Il Consiglio regionale su un fatto del genere viene tenuto in una situazione soporifera. Eppure su altre vicende - quale ad esempio il gommone che si era scontrato sul Lago di Viverone - abbiamo aperto in Consiglio un dibattito per alcune giornate.
Ora mi chiedo: è mai possibile, signor Presidente, che su questa vicenda possa calare così facilmente il sipario? Io credo proprio di no e penso che dobbiamo andare ancora più a fondo su queste questioni. Le responsabilità che pur ci sono devono venire fuori. Quindi, io rinnovo ancora una volta signor Presidente, l'invito delle dimissioni dell'intera Giunta per palese incompetenza. E non aggiungo altro.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Picchioni, volevo solo segnalare e permettermi di ricordare al Consigliere Fiumara che il Consiglio regionale della volta scorsa è stato dedicato interamente per tutta la giornata a questo argomento e che ancora il giorno prima si era riunito il Consiglio su questo argomento.
Questo è il terzo Consiglio che si è svolto dopo l'alluvione, ed è il primo in cui oltre a questo tema sono stati affrontati nella mattinata anche altri argomenti in poco tempo.
Prego, Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Puntuali si alzano sempre i quesiti, minuscoli o maiuscoli che siano all'indomani di queste tragedie. E non sono dei quesiti improvvisati. Sono dei quesiti che noi ci poniamo, i Consiglieri si pongono o si pone l'opinione pubblica nel suo complesso, li pongono i Comuni che sono stati qui riuniti sabato scorso dal Consiglio regionale.
Per cui è inevitabile che l'onda lunga abbia una risacca di veleni, una risacca di polemiche proprie o improprie e in questa risacca si inarchi anche una collera politica che io non riesco a comprendere. Non riesco a comprendere perché sono debitore sempre di un riconoscimento di onestà intellettuale ai Consiglieri di questo consesso e pertanto mi è difficile scoprire le provocazioni pretestuose, i processi sommari, i quesiti a freddo che vengono a porsi nei confronti del Presidente e nei confronti di altri membri della Giunta, quando i fatti, nella loro drammaticità, nella loro eloquenza, sono qui per dimostrarci non tanto delle certezze, ma tanti dubbi.
Il problema si pone in tre dimensioni, a mio avviso. Il problema si pone nei rapporti fra Governo centrale e Governo periferico, nei rapporti fra Governo e Comuni e nel rapporto fra la Regione con la Regione, dentro la Regione.
Il rapporto centrale Brizio-Governo. Io non vorrei che quanto è stato detto ingenerosamente nei confronti del Presidente sia dovuto al fatto che al Presidente Brizio è stato riconosciuto dall'opinione pubblica italiana uno spazio scenico particolare. Il fatto che questo venga contestato da alcuni esponenti di questo Consiglio, quando alcuni esponenti di questo Consiglio hanno sempre rivendicato al Presidente, più ancora che al Consiglio, i suoi poteri, le sue prerogative istituzionali, nel difendere la Regione, nell'attuare quelle che sono le competenze della Regione: ecco io mi meraviglio come, in un momento di così particolare emergenza e di così assoluta gravità, si facciano dei discorsi - permettetemi da retrobottega perché di fronte all'aulico frontone del regionalismo non c'è nient'altro, amici, che un mercato delle pulci, dove si gioca oggi per domani quella che dovrà essere una futura campagna elettorale. Allora io lo dico agli amici liberaldemocratici, e lo ripeto dopo averlo detto la scorsa settimana: io credo che un rapporto corretto nell'istituzione tra voi e noi non si possa giocare su questo terreno, non ci possa essere un travisamento di compiti, non ci possa essere una dissimulazione di verità, non ci possa essere un condizionamento di quelle che sono le prerogative principali di questo Consiglio perché se questo Consiglio oggi ha una vita, se questo Consiglio oggi ha una dignità, lo si deve proprio perché, in questa emergenza, questo Consiglio non ha ammainato la sua bandiera, e lo dico senza retorica.
Lo dico senza retorica, non solamente per le dimostrazioni palesi che sono state date, con più dichiarazioni, da parte del Presidente; non solamente perché si sono messi i puntini sulle "i" sulle competenze e le prerogative che spettavano a Roma e che spettavano al Piemonte; non solamente perché si è avviato un discorso politico preciso nei confronti di un regionalismo che non deve essere astratto, vuoto, bolso o retorico, ma che deve essere inverato nei fatti quando questi lo richiedono. Non solamente per questo, ma perché credo che gli Assessori, da Marengo e Montabone agli altri, tutti coloro che sono coinvolti in questa emergenza nelle sedi istituzionali proprie e periferico-centrali, abbiano svolto il loro preciso dovere.
Allora su questo esprimo al Presidente Brizio, come al Presidente Spagnuolo, non un ringraziamento formale o retorico da parte del mio Gruppo, ma un ringraziamento supportato da quanto, per esempio, abbiamo sentito sabato, caro Rabellino e caro Fiumara. Decine, centinaia di Sindaci sono qui venuti con una dignità migliore della nostra, non per proporre processi alle intenzioni, non per fare dei processi alla persona, ma per proporre semplicemente, linearmente, direi in maniera quasi didattica i problemi vivi dei loro paesi e delle loro Amministrazioni, che non erano tanto quelli di ricercare subito il colpevole o la forca dove appendere un Assessore qualsiasi. Abbiamo sentito in quell'occasione delle recriminazioni nei confronti della Regione? Abbiamo sentito degli atti di accusa specifici ed espliciti nei confronti del Presidente o di qualche Assessore? No, abbiamo avuto invece, cari amici Consiglieri, una lezione di dignità e di compostezza politica ben precisa.
E' dunque per questo motivo che il discorso deve essere una volta tanto disinnescato da quella che è la nostra onda polemica, perché la nostra onda polemica può certamente provocare sul piano politico e sul piano istituzionale delle conseguenze emotive più forti.
Con il Presidente Spagnuolo, con il Presidente Brizio - lo dico anche al Consigliere Rabellino che prima ha parlato dei piccoli Comuni - con l'Assessore Montabone e ieri con il Consigliere Rivalta sono stato nei piccoli Comuni a verificare (anche con i tecnici che ringrazio anch'io) qual è la realtà, non quella raccontata dai giornali, non quella che ci ammanniamo davanti al caminetto o negli studioli, ma la realtà dei piccoli e dei grandi Comuni, che ci ha certamente amareggiato per le cose che abbiamo visto e pure per le cose che non abbiamo visto, per la latitanza di pubblici poteri, caro amico Fiumara.
Latitanza dei pubblici poteri che potrà essere rivolta alla Protezione Civile regionale (non lo so), ma che deve essere rivolta, come già detto a Clavesana - sapete che io parlo con nome e cognomi - anche nei confronti della Protezione Civile nazionale; ad esempio, nei confronti di un organismo di questa Protezione Civile (e precisamente quello della Lombardia, se non erro), che si è rifiutato di fare un determinato lavoro in quel Comune (che è uno dei più disastrati del Piemonte) e se n'è andato.
Attraverso tante cose, abbiamo visto come la piccola fiamma di speranza è in questa terra, è con questi Assessori, è con questo Consiglio, è con il riferimento non di "destra", "sinistra", "nero" o "bianco", ma con il riferimento complessivo delle istituzioni. Noi crediamo che, al di là di quella che potrebbe essere una presenza più o meno pletorica sul territorio, il fatto che ci sia una testimonianza visibile, non solamente dei Consiglieri che sono stati toccati dalla tragedia, ma anche di coloro che hanno una cognizione "per sentito dire", è già un fatto preciso di testimonianza, ma soprattutto di presenza e di sensibilità.
E allora, che cosa dobbiamo fare nei confronti di questi Comuni? Innanzitutto, Presidente, la ringrazio per aver accolto il nostro suggerimento, di averci dato un cartella che deve essere un po' il "canapino" delle informazioni, i consigli utili all'utente, in modo che anche noi, si possa fare un'opera di raccordo, di tessitura, di informazione presso la gente.
Inoltre, la prego: ché il problema delle procedure sia risolto; ché il problema dell'organizzazione sia risolto; ché il problema delle competenze venga risolto; ché la struttura di una task force venga attuata.
Ha ragione il Consigliere Chiezzi quando dice: "La situazione non si sta normalizzando". La situazione si sta lentamente evolvendo e pertanto non possiamo correre dietro all'emergenza con il bastone della nonna, e pertanto non possiamo non avere mezzi, tecnologie, informazioni adeguate ad un fatto che è di per se stesso straordinario.
Presidente, sa che io tante volte, in questi quattro anni, ho detto delle cose che potevano anche essere ispide, che potevano anche essere un pochino pruriginose, però le dico e le ripeto, perché questa è nient'altro, oltre che la mia natura, la mia assunzione di responsabilità politica.
Ad esempio: le cose che ha detto Fiumara hanno un valore o non ce l'hanno? Hanno una rispondenza o non ce l'hanno? Hanno o non hanno una realtà? Sono interrogativi grossi. Io non li sottovaluto perché li pone il Consigliere Fiumara, ma li ripropongo a lei, perché credo che la Giunta possa dare effettivamente quelle risposte che, per la loro drammaticità meritano. Può darsi che non siano veri, ma sono certamente dei problemi che sono stati offerti a tutti noi.
Il discorso poi diventa nostro; non voglio ripetere le cose che sono già state dette e non voglio assolutamente addentrarmi in quelle che sono le scuole di pensiero su queste cose, perché certezze scientifiche in materia non ce ne sono. Però dico agli amici ambientalisti e agli amici Verdi: abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto, in dibattiti televisivi e nelle perlustrazioni sul campo. Abbiamo anche noi raccolto quella che è la cultura sapienziale, non solamente scientifica della gente; abbiamo anche noi raccolto quelli che sono anche gli abusi, non solamente della cementificazione e dell'urbanizzazione.
Si tratta di un processo globale di cultura generale, di generazioni che si sono susseguite su un problema di questo genere; non è solamente il solito problema dell'assetto idrogeologico, non è solamente la questione della latitanza dei pubblici poteri: è un problema che coinvolge il nostro stesso concetto di vita, il nostro stesso concetto di antropizzazione del territorio, il nostro stesso concetto di urbanizzazione.
Sono moltissimi quesiti che si possono porre qui e altrove in questa circostanze come nelle circostanze future, sapendo peraltro che a questi quesiti, proprio per l'evoluzione del pensiero e proprio per l'evoluzione della stessa ricerca scientifica, non possiamo dare delle assolute certezze.
Però, voglio dire una cosa, Presidente, che mi pare abbia ricordato anche la Consigliera Vetrino. Io non so quali siano gli emendamenti che passeranno al Governo, però voglio portare una pagina scritta sulla legge n. 431; vorrei che il Consiglio la sentisse con la pazienza che tante volte non si dà a quanto i Comuni, specialmente quelli più piccoli - Rabellino ci comunicano. E' il Comune di Bellino: sentite, perché questa è una pagina di documentazione...



GALLARINI Pier Luigi

L'abbiamo letta.



PICCHIONI Rolando

No, la leggiamo qui!



GALLARINI Pier Luigi

Fai bene a leggerla!



PICCHIONI Rolando

La leggiamo qui, perché dobbiamo assumere una coscienza collettiva.



(Commenti del Consigliere Gallarini)



PICCHIONI Rolando

La lettera dice: "E' pervenuta da parte dell'Assessorato regionale alla pianificazione territoriale e ai beni ambientali la comunicazione prot, n. 3997 del 6/10/1994 con la quale, per il rilascio del nulla osta di cui alla legge n.
431/85 (legge Galasso), viene richiesto al Comune di riconsiderare e ripresentare il progetto del nuovo cimitero di Celle, nel quale era prevista la realizzazione della camera mortuaria, imposta dalla Procura della Repubblica di Saluzzo con nota prot, n. 383 dell'1/8/1987.
E non può che far sorridere, amaramente, il fatto che a questa decisione l'Assessorato regionale è pervenuto esattamente dopo ben quattordici mesi dalla domanda avanzata e dopo una richiesta regionale interlocutoria di ampia documentazione fotografica di un nudo e vuoto terreno per verificare il contesto ambientale nel quale il nuovo cimitero di Celle sarebbe venuto ad inserirsi.
A questo punto, come amministratori di un Comune montano, non possiamo che esternare vergogna, non per la decisione dell'Assessorato che a carico delle Amministrazioni comunali più deboli, com'è quella di Bellino, allunga sconsideratamente i tempi di intervento o aggiunge altra povertà dove c'è miseria nel bilancio comunale, ma per noi stessi, amministratori montani condannati a vivere e, in questo caso specifico, addirittura a non poter neanche morire (!), schiavi di un falso culto (regionale) per l'ambiente il contesto naturale, la tradizione locale funeraria, dei quali non essendo fissati parametri di riferimento, in assoluto, da una qualche legge vengono gestiti con libero arbitrio e, spesso, con personali convinzioni deformate.
Vergogna per noi amministratori di montagna che, senza fondi propri di bilancio, per realizzare questo nuovo cimitero di Celle, abbiamo dovuto elemosinare, dalla Regione, sin dal 1983 (ben undici anni!) un finanziamento di 46 milioni.
Vergogna per noi amministratori di montagna che, dovendo far rientrare il nuovo cimitero e la camera mortuaria nell'esiguo finanziamento ricevuto abbiamo approvato un progetto che, poi, è stato appaltato con aumento di asta.
Vergogna per noi amministratori di montagna che, per coprire la maggiore spesa, abbiamo ancora dovuto elemosinare dalla Regione un altro finanziamento di 6 milioni e rotti.
Ancora vergogna per noi amministratori di montagna che, per avere dalla Cassa Depositi e Prestiti il mutuo di 6 milioni e rotti, abbiamo dovuto aspettare altri tre anni! Infine vergogna per noi amministratori di montagna che, ora che questo lungo calvario stava per arrivare alla fine, l'Assessorato regionale ai beni ambientali ci fa ricominciare daccapo, senza più soldi per pagare un nuovo progetto e con chissà quali revisioni di prezzi, per un appalto che aspetta di essere eseguito da ben sei anni! In questa vergogna generale che investe noi, amministratori di montagna, riteniamo che altri debbano associarsi al 'mea culpa'.
Frattanto, per non poter disporre del nuovo cimitero e della camera mortuaria, siamo dell'intenzione di mandare le 'bare' dei nostri defunti all'Assessorato regionale ai beni ambientali di Via XX Settembre a Torino mentre alla Procura della Repubblica trasmettiamo le comunicazioni regionali che ci impediscono di realizzare il nuovo cimitero di Celle e contestualmente la camera mortuaria".
Ho voluto leggere questa lettera, spedita il 9 novembre 1994, perch credo sia un documento agghiacciante.
Signori, prima di fare battaglie contro lo Stato, guardiamoci dentro guardiamoci dentro, ma con il coraggio di guardarci.
Auspico che l'intelligenza, la cultura e il buonseno dell'Assessore Mercedes Bresso possano in breve termine porre fine a questo scandaloso andazzo di cose, perché come il Comune di Bellino c'è un'enorme quantità di altri Comuni che vedono la Regione - questa volta certamente come una matrigna inappellabile.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Preciso che quando ho interrotto il collega Picchioni dicendogli: "L'abbiamo letta, ma fai bene a leggerla", l'ho fatto come sprone affinch lui la leggesse. Non avevo programmato di leggerla se lui non l'avesse fatto, ma ha fatto molto bene a leggerla.
Mi riallaccio a quanto abbiamo detto come Gruppo nell'ultima seduta consiliare, prima dell'incontro al quale abbiamo assistito sabato peraltro, condivido le considerazioni del Consigliere Picchioni relativamente a quell'incontro. La volta scorsa avevamo sottolineato la questione relativa ad una spaccatura che ci fu in questo Consiglio a fronte dell'unitarietà del giorno precedente, quando il Consiglio si espresse su determinate posizioni. Addebitammo la responsabilità di quella spaccatura alle dichiarazioni (alla stampa prima, in Consiglio poi) del Presidente Brizio.
Oggi, a otto giorni di distanza, abbiamo ascoltato i Consiglieri Marchini, Fiumara, Vetrino e quindi abbiamo un ventaglio di considerazioni io ne voglio fare alcune sintetiche, senza ripetere cose già dette.
Probabilmente, a otto giorni di distanza, si può fare questa considerazione: si è speso troppo tempo a rivendicare in modo vuoto ed astratto e poco tempo a proporre in modo concreto e significativo.
Non faccio processi alla Giunta e ai tecnici; ho avuto modo di stare in Giunta quattro anni, per cui so quanto i tecnici lavorino ed apprezzo il loro lavoro.
Come Gruppo, la volta scorsa, abbiamo dato atto al Presidente Brizio di aver fatto molto in questa Regione a titolo di presenza, di vigilanza durante questa fase. Tuttavia ritengo che aver recitato, come Presidente e quindi come rappresentante della Regione Piemonte, sin dall'inizio il ruolo che il "Corriere della Sera" sulla terza pagina nazionale ha definito "anti Maroni" non abbia giovato alla Regione Piemonte n' all'Ente Regione all'istituzione Regione e all'autorevolezza con la quale ci si presenta al tavolo romano e centralista per rivendicare maturità ed autonomia delle Regioni ventidue anni dopo la loro nascita.
Ricordo l'intervento che il Presidente Scalfaro - oggi in visita nella nostra Regione - fece alcuni mesi fa in quest'aula consiliare; disse: "Certo, si parla molto di federalismo - da allora è passato circa un anno ed oggi se ne parla ancora di più ma le Regioni non sono ancora mature". La maturità la si conquista, non la regala nessuno. Ritengo quindi che l'aver speso troppo tempo a rivendicare e poco tempo a proporre abbia impedito alla Regione di recitare quel ruolo che, dal punto di vista politico istituzionale, ci avrebbe aiutato ad essere Attori (con la a maiuscola) ovviamente non attori in esibizionismo e pavoneggiamenti, ma attori per quanto riguarda l'emergenza e la ricostruzione della nostra Regione.
Anch'io trovo la relazione del Presidente piuttosto povera. Il Consigliere Marchini ha già fatto alcune sottolineature; io ritengo che, a dieci giorni di distanza, quel ruolo che si rivendica, vada rivendicato con un supporto di contenuti e di concretezza, per cui oggi il Presidente della Giunta avrebbe dovuto proporre qualcosa di concreto: un progetto Regione Piemonte per dare rilievo e fondatezza alla rivendicazione del ruolo politico. Se su un piatto della bilancia si rivendica il ruolo politico sull'altro si deve dimostrare di essere all'altezza di quel ruolo politico.
Voglio quindi dire almeno due cose (ne dico solo due, perché non ho la presunzione di dire cose da Vangelo, n' di dire tutto quanto serve dire).
Questa mattina abbiamo presentato un ordine del giorno relativamente ad un'occasione che deve essere creata in questo Consiglio (ma subito, a giorni) per discutere delle linee fondamentali del bilancio 1995.
Il bilancio 1995 non sarà un bilancio qualunque, non sarà uno dei ventidue bilanci che la Regione ha approvato da quando è nata ad oggi, ma dovrà essere il bilancio che viene steso 8-15 giorni dopo l'alluvione che ha devastato la nostra Regione, non potrà prescindere da questo. E allora oso immaginare che non ci sia un rifiuto da parte della maggioranza e dell'esecutivo che andrebbe a supportare quell'impressione di parzialità e di parte che un po' si è data in questi giorni con alcuni atteggiamenti che si sono assunti.
Inoltre: vogliamo dedicare una seduta del Consiglio per sviscerare e raccogliere proposte che facciano parte di un progetto di ricostruzione del Piemonte? Progetto che può, a questo punto, supportare la rivendicazione del ruolo? Prima dell'incontro che si terrà il 25 novembre con il Ministro Maroni, il Presidente Brizio dovrebbe illustrarci un progetto con il quale presentarci a quel tavolo; allora sì che daremmo senso alle nostre rivendicazioni, ma le rivendicazioni astratte - come ha già detto il Consigliere Marchini - non aiutano sicuramente.
La seconda questione è quella che è già stata affrontata dal Consigliere Picchioni ed io concordo con lui quando dice che il Comune di Bellino non è l'eccezione. E' vero: spesso i grossi Comuni hanno più voce per essere ascoltati, molte volte ci sono delle sintonie che li portano sulle corsie preferenziali; ma non tutti i Piani regolatori hanno corsie preferenziali: su 1.209 Comuni il percorso di 1.000 Piani regolatori è una corsia ordinaria, e ci sono 1.000 Comuni come Bellino sul Piano regolatore e sui cimiteri! E così via. Allora perché non cogliamo questa occasione oltre a quella iniziativa secondo cui il bilancio 1995 dovrà essere un bilancio personalizzato a quello che è il Piemonte il giorno dopo l'alluvione - per fare il punto sull'intera normativa di assetto idrogeologico della Regione?



(Interruzione dell'Assessore Bresso)



GALLARINI Pier Luigi

Mi scusi, Assessore Bresso: per "normativa" non intendo la normativa nazionale, certo, possiamo chiedere che si modifichi quella nazionale, ma la nostra competenza è regionale, quindi io mi riferisco a quella regionale.
Perché, ad esempio, non riprendere il discorso che faceva la Consigliera Vetrino sulla necessità di un disegno di legge onnicomprensivo che calzi con questa emergenza e che consenta quindi di introdurre snellezza, efficacia e funzionalità al ruolo della Regione? Ruolo che non dovrà essere appesantito e vanificato dalle mille pastoie che, il più delle volte, molte normative (anche nostre) hanno introdotto portando a gabbie di questo tipo dando origine a guai come quelli che purtroppo abbiamo sotto ai nostri occhi.
Occorrono quindi almeno tre proposte: una discussione generale su interventi specialissimi di bilancio finalizzati alla personalizzazione del bilancio 1995 sul "Piemonte il giorno dopo alluvione"; una revisione della normativa e l'introduzione - se è il caso attraverso un disegno di legge Vetrino - di una normativa che consenta di sveltire, di snellire, di assecondare le rivendicazioni di cui è portatore il Presidente Brizio nei confronti del Governo centrale; un approfondimento circa la ricostruzione.
In merito a quest'ultimo punto riprendo un concetto che è già stato espresso sia dal Consigliere Chiezzi sia dal Consigliere Bodrero: non si può dire che da domani mattina si ricostruirà purché sia. No, bisogna distinguere. Penso che la Regione abbia i mezzi tecnici per fare una mappa delle zone sulle quali è possibile e doveroso ricostruire da subito e delle altre zone sulle quali si è costruito e dove, a causa del degrado che si è accumulato in questi ultimi decenni, deve essere vietato costruire da domani mattina in poi.
Concludo con una richiesta e non penso proprio di chiedere la luna se pensiamo che, mentre noi siamo qui seduti in tranquillità a discutere altra gente è là sul posto che sta usando il badile con gli stivali: chiedo che vengano messe a punto almeno le tre proposte che ho citato prima, per esprimere come Regione le potenzialità che abbiamo per essere all'altezza di tale ruolo. Ruolo che finora il Presidente Brizio ha rivendicato, ma dedicando troppo tempo alla rivendicazione vuota e astratta e pochissimo tempo a supportare quella rivendicazione con concretezza e contenuti di proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito che si sta svolgendo in quest'aula è in parte un doppione aggiornato di quello che abbiamo fatto una settimana fa, anche se, essendo trascorsa una settimana qualche elemento nuovo c'è.
Avrei voluto fare un intervento diverso teso ad illustrare l'ordine del giorno che ho presentato e che poi ha raccolto la firma di tutto il Consiglio regionale, però il dibattito che si è svolto oggi mi fa dire qualche cosa in più oltre alle considerazioni che pensavo di fare su tale ordine del giorno.
Ho ascoltato gli interventi dei Consiglieri che mi hanno preceduto. Ci sono alcune cose che evidentemente devono essere fatte, innanzitutto ritengo giusto distinguere i Comuni alluvionati da quelli danneggiati. La mancanza di tale distinzione credo sia proprio ciò che determina la circostanza attualissima che porta il Ministro Maroni a rigettare quell'elenco dicendo che "questa è un'altra Irpinia". Per un certo verso ha anche ragione. L'errore però sta a monte, bisognava spiegare che c'è una diversa gradazione. Che il Comune di Torino si consideri un Comune danneggiato e alluvionato, onestamente devo dire che è una cosa poco seria.
In televisione abbiamo visto quello che è successo in certi Comuni. Il fatto che i Murazzi del Po o la Madonna del Pilone siano stati allagati, è una cosa che capita tutti gli anni. Si pulisce un poco! Mandiamo qualcuno a spazzare per terra e abbiamo risolto il problema. Occorre presentare alcuni emendamenti, ma non è questo il problema.
Il problema è più complessivo e generale.
Devo dire che il Presidente Brizio corre il rischio di entrare nel "guinnes dei primati" come il Presidente al quale più volte si sono chieste le dimissioni; è ricorrente che ogni tanto chiediamo le dimissioni del Presidente Brizio. Ho avuto ed ho tanti motivi per entrare in polemica con il Presidente Brizio; questo è successo sia quando stavamo insieme in maggioranza e succede ancora oggi che sono in una situazione un pochino curiosa. In questo caso però mi pare che le critiche così pesanti che gli sono state rivolte siano obiettivamente eccessive. Si dice che si è perso troppo tempo a rivendicare e poco a proporre. Come non mi sono permesso la volta scorsa di criticare i ritardi del Governo dicendo apertamente che non ne ero a conoscenza, così oggi non voglio criticare i ritardi della Regione fino a quando non ci sarà una Commissione che ci fornirà dei dati così quando ci saranno quelle cose di cui ci parlava prima il collega Fiumara, valuteremo in modo tranquillo e sereno. Certamente queste cose devono essere fatte e vediamo se sono state fatte; però, prima di dover esprimere appieno il ruolo che la Regione può svolgere in questa vicenda credo sia bene individuare in modo puntuale il ruolo che la Regione viene ad avere in questa vicenda; altrimenti è difficile stabilire qual è il progetto che può fare veramente la Regione.
Le polemiche che ci sono state sono immotivate anche perché la Regione Piemonte per la prima volta - almeno da quando sono in questo Consiglio ha fatto sentire in modo autorevole il suo ruolo, il peso dell'istituzione Regione nelle sedi governative. Siamo in un Paese in cui si parla molto di regionalismo, di federalismo, di autonomia. Abbiamo avuto un caso concreto: per la prima volta si è presentata la possibilità di andare a materializzare queste affermazioni. Questa volta qualcuno lo ha fatto.
Credo di dover rinnovare il ringraziamento a Brizio per quello che ha fatto in questa vicenda.
Credo che le polemiche nei confronti di Brizio siano in parte strumentali. Ritengo che tutto ciò rientri nel discorso della maggioranza e dell'opposizione, fa parte del gioco democratico, mi pare giusto che ci sia, quindi non bisogna drammatizzare più di tanto, allo stesso tempo per le polemiche non devono essere coltivate più di tanto.
Non so se vincerà lo Stato oppure la Regione. Io credo che la Regione non debba perdere. Abbiamo cercato di rivendicare un ruolo della Regione non di gestione della ricostruzione, cosa che non è mai stata detta da Brizio, almeno da quanto ho capito io. Non abbiamo mai rivendicato un ruolo di gestione quanto di coordinamento, di programmazione dell'attività di ricostruzione che deve essere svolta dai Comuni, non da altri.



MARCHINI Sergio

Spiegami cosa vuol dire "programmazione" in questo caso.



FERRARA Franco

Credo che Brizio te lo spiegherà meglio, comunque posso dire che in questi casi c'è una capacità di distribuzione di risorse.



MARCHINI Sergio

Quando si incomincia a distribuire i soldi bisogna capire se questi soldi sono utilizzabili o no.



FERRARA Franco

Consigliere Marchini, se me lo consenti, cercherò di spiegare quello che altri hanno detto sabato in quest'aula. Qualcuno ha detto quale pu essere il ruolo della Regione: di coordinamento, di aiuto e di supporto ai Comuni più piccoli che non hanno le risorse per farlo. E' il ruolo tipico della Regione, che molte volte non ha svolto e che oggi ha l'occasione di svolgere rispetto ad un evento particolarmente importante e significativo.
Prima di illustrare brevemente l'ordine del giorno che ho presentato credo che meriti un'osservazione anche la richiesta fatta dal Consigliere Gallarini in ordine al bilancio 1995.
La mia opinione è che, proprio in una situazione come questa, sia opportuno attendere quel tanto che basta per capire quali saranno le risorse che entreranno nei bilanci della Regione Piemonte nei prossimi mesi, quale sarà il pacchetto complessivo della Regione. Non credo sia oggi opportuno d'urgenza andare a precostituire ipotesi di bilancio quando ancora non si conoscono le risorse di cui si dispone per far fronte a questi eventi straordinari, mi pare che sia un accelerare troppo un qualche cosa che poi ha pochissimi contenuti concreti.
Non vorrei dilungarmi eccessivamente su questi discorsi di carattere puramente polemico e in parte accademico che hanno poca sostanza.
Presidente, vorrei illustrare, molto brevemente, quell'ordine del giorno che peraltro è molto chiaro ed è stato firmato da tutti.
Tengo a precisare che si tratta di un ordine del giorno che si è fatto carico di non essere né demagogico né velleitario. Scrivendo questo ordine del giorno ci siamo fatti carico del fatto che il Paese è di fronte ad una Finanziaria e che il bilancio 1995 dello Stato non è in grado di affrontare, con le sue risorse normali o anche straordinarie già nel 1995 gli eventi ed i fabbisogni finanziari di cui ci sarà certamente bisogno.
Quindi si è cercato di diluire nell'arco di sei-sette anni, avvalendosi degli strumenti che possono essere messi a disposizione dal sistema bancario italiano e piemontese in particolare, dando così la possibilità allo Stato di creare quelle condizioni di rilancio del sistema economico della piccola e media impresa, senza il quale questa Regione corre il rischio di morire.
Di questo problema drammatico che abbiamo di fronte tutti ne parliamo ma credo che se ne parli ancora con poca attenzione. Vista la drammaticità del problema dobbiamo essere certi che nel giro di quindici-venti giorni il mondo della piccola e media impresa sappia se lo Stato dà qualcosa, cosa dà e in quanto tempo lo dà, oppure se non dà niente. Questo deve essere un dato certo. Quand'anche fosse che lo Stato non partecipa, bisogna sapere che lo Stato non partecipa. Continuare nell'incertezza per una settimana quindici giorni o un mese sarebbe un fatto disastroso che porterebbe alla scomparsa o comunque all'eliminazione di gran parte del sistema delle piccole imprese che certamente rappresenta il nerbo vitale del nostro sistema economico.
Se la Regione approverà questo ordine del giorno, chiedo al Presidente che la trasmissione di questo documento non sia una mera trasmissione burocratica, ma si cerchi invece di affrontare, con il Ministero e con il Governo, questi problemi in modo concreto.
Ho letto sul giornale che alcune iniziative concrete sono state prese dalla Regione rispetto al sistema bancario piemontese per mutui agevolati per gli artigiani e penso per il sistema delle piccole imprese nel suo insieme. Ne sono contento. Ciò è quanto può fare la Regione con le sue risorse. Ma non è sufficiente. E' necessario che, con altrettanta sollecitudine, il Governo ci spieghi, e lo spieghi soprattutto agli operatori, che cosa intende fare per affrontare questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

L'ordine dei problemi che si presentano in questa discussione, che continua di fatto a quella che già abbiamo avuto, pone questioni diverse.
Mi soffermerò su una in particolare ed elencherò le altre per cercare di marcare la specificità di una scelta. Voglio anche ribadire che prescindo in questo ragionamento, da qualsiasi vocazione a farne una ragione di sottile o grossolana battaglia politica.
Una delle questioni è la natura della gestione della fase d'emergenza e della ripresa più in generale. La Regione deve avere un ruolo obiettivo l'esigenza e la necessità di affermare questo ruolo obiettivo molto alto ed importante a condizione che questo ruolo venga rivendicato e definito sulla base di una solida - non dettagliata capacità di definizione di precisi intenti di azione e anche di precisi progetti di coordinamento di ordine generale. Ciò deve essere chiaro e forte, altrimenti tutto rischia di essere solo nominalistico, in funzione del ruolo generico e mai specificato della Regione, in funzione della caratura generica e mai specificata della Regione.
E' tempo di compiere un salto di qualità e di affermare ruoli e carature della Regione attraverso gli intenti, i progetti e le proposte.
E' tempo di affermare anche la definizione della strumentazione che la Regione è in grado di mettere in campo in rapporto con i Comuni, e tutti i Comuni e le aree interessate in rapporto con i vari Commissari e il Governo centrale. Quello che però mi preme dire è che la Regione si trova a dover far fronte a due problemi. Per far fronte al primo problema i tempi saranno quelli che lo stesso richiederà: si tratta di fare un lavoro vero, privo di inflessioni di ordine politico, almeno al momento, per individuare le cause lontane, o quanto meno le concause, di un accadimento che ha travolto territori, persone, pezzi interi di organizzazione sociale della nostra Regione.
So che ci vorrà del tempo, ma sono convintissimo della necessità di questo lavoro, che ci permetterà di affinare non solo le armi morali, ma anche gli strumenti concreti nella tutela del territorio. Infatti è solo da un lavoro di questo genere che potranno emergere non tanto le responsabilità politiche, quanto le scelte corrette o le scelte sbagliate praticate nel passato. Credo che da questo lavoro verrà fuori come erano state giuste intuizioni alcune proposte pratiche per il governo del territorio, laddove e quando, insieme a tante compagne e compagni, siamo stati chiamati ad esercitarlo. Però quanto ho appena osservato ha un'inflessione politica ma, come ho già detto, non voglio segnare un'inflessione di ordine politico.
Il secondo è un problema immediato e lo dico in modo molto semplice probabilmente rischiando di fare anche la figura dell'incompetente o del dilettante.
In termini operativi, credo che una delle prime cose che la Regione deve fare sia cercare di capire cosa non è successo nei meccanismi tipici di allertamento in una situazione che si preannunciava - e poi lo è diventata - catastrofica.
Dico questo per due ragioni. Anzitutto perché la nostra Regione, come tante altre nel nostro Paese, è sottoposta, si può dire con ricorrenza annuale, verso l'autunno inoltrato o a primavera, a disastri di ampiezza più o meno rilevante. E' vero che quest'ultimo evento supera i precedenti ma non possiamo ignorare che una delle ragioni del contendere con il Governo centrale era e rimane il fatto che, nel recupero di risorse, il Governo ne indicasse anche nelle somme stanziate per l'alluvione del 1993 il che ci rinvia all'anno scorso e ad un fatto dell'anno scorso. Ma se risalissimo ancora indietro nel tempo avremmo il caso della Valtellina ter bis, quello dell'Ossola, del Canavese e così via. Non passa anno, equinozio di primavera o d'autunno, che non comporti l'erogazione di una somma per più o meno grandi disastri. Questo evento - il più grave - segnala il non funzionamento delle strutture istituzionali. Ha sicuramente funzionato bene il Servizio geologico regionale. Benissimo. Ha fatto dei comunicati a qualcuno prevedendo e dando le informazioni esatte. E' chiaro che da qualche parte queste informazioni non sono servite. Ho sentito in televisione formidabili critiche, secondo me giustissime, ai Prefetti che detengono una grossa responsabilità per quanto attiene al funzionamento pratico non della prevenzione, ma dell'intervento della Protezione Civile.
Ho sentito Prefetture che dicevano: "Il fax l'abbiamo mandato al Comune" e Sindaci, come quello di Alessandria, che dicono: "Bella roba, l'avete mandato la domenica mattina alle 6,30 quando in Comune non c'è nessuno!". I meccanismi si ripetono in questo senso. Non so se cogliete l'ironia di tutto questo. L'ironia è anche, con estrema e palmare evidenza, il fatto che, a fronte di una segnalazione del Servizio geologico regionale, che prevede copiosità di piogge, franamenti e smottamenti, in un Paese in cui questo è abbastanza ricorrente, immediatamente c'è un qualche organismo che si riunisce. Penso io: un organismo che decide di esaminare meglio come potrà finire il fine settimana dal punto di vista non della prevenzione dei fenomeni di pioggia, perché quelli avvengono, ma a costo di lavorare a vuoto molte domeniche o giovedì o cinque giorni all'anno prima che piova per produrre una riunione di responsabili.
Segnalazioni tipo quelle che conosciamo le richiamo solo ai fini del ragionamento: Asti viene investita dalle acque del Tanaro dodici ore dopo che c'era già stata una serie di alluvioni sull'Alto Tanaro; ma sono trascorse dodici ore in cui nessuno interviene a coordinare o a segnalare questa situazione, se non il tradizionale, ma involontario, cinico buon senso della gente che dice: "Guarda il Tanaro! Qui esce!". Ma la gente non fa parte, come cittadini, di un organismo. Tutto questo per sottolineare che manca formidabilmente una struttura vera, una struttura che non potrebbe consentire - lo dico in santa tranquillità - a nessun Sindaco di dire: "Il fax è arrivato la domenica mattina alle sei e mezza" perch dovrebbe esserci qualcuno anche la domenica mattina alle sei e mezza. Se ci fosse una struttura non conterebbero, da questo punto di vista, le domeniche come non conterebbe il giorno di festa in quanto conterebbe soltanto se c'è o meno una persona fisica che a turno, costituendo un organismo unitario a livello della Regione, è adibita a questo.
A questo proposito non attribuisco la responsabilità di questa mancanza alla Regione: alla Regione viene assegnato il compito di Protezione Civile per fini assolutamente differenti da quelli che intendiamo noi oggi e che competono invece ai Prefetti, cioè quelli dell'intervento o per ordine pubblico o per altre questioni. La cosiddetta Protezione Civile della Regione è di tipo preventivo e da questo punto di vista chiedo che il suo ruolo venga ridefinito in termini di poteri nuovi che la Regione non ha.
Almeno così mi sembra, e non dico questo per sminuire le sue responsabilità. Questo è ciò che più mi ha sorpreso e continua a colpirmi.
Non è possibile che ci sia una concatenazione di giustificazioni banali e di risposte altrettanto banali. E' necessario che il governo regionale intervenga immediatamente per ridefinire un impianto dotato di responsabilità affinché la domenica mattina ci sia un servizio dislocato in tutta la Regione e stia attento se fa bello o se fa brutto.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Porcellana, mi permetto di chiedere ai Consiglieri che devono ancora intervenire di stare strettamente nei tempi previsti dal Regolamento, perché vi sono ancora molti iscritti a parlare ed anche perché ieri alcuni Consiglieri mi avevano preannunciato che si sarebbero dovuti allontanare dall'aula più presto, per cui cerchiamo di arrivare ad un punto della discussione che ci consenta di concludere, se non con qualche votazione, almeno con le repliche della Giunta.
Prego, Consigliere Porcellana.



PORCELLANA Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, riprendo il discorso fatto mercoledì scorso in questa sala del Consiglio regionale quando si dedic l'intera giornata ai temi tristi della calamità dei giorni 5, 6 e 7 novembre nel territorio del nostro Piemonte.
Nessun tipo di veleno, signor Presidente, nessun tipo di collera nessun tipo di polemica, ma alcune precisazioni ed alcune considerazioni su alcune cose raccolte e sofferte con la gente della mia zona, del nostro Piemonte, del vostro Piemonte.
Comincio con il porre un primo quesito. Di dighe si è sentito parlare poco: si dice che le dighe sono state aperte tutte negli stessi momenti. Si sa che a Garessio c'è stata l'alluvione nel primo pomeriggio del 5 novembre; si sa che Alba è invasa nella notte del 5 novembre; si sa che a Costigliole l'alluvione arriva dopo mezzanotte, all'una o alle due, e ad Asti, al Consigliere regionale Porcellana, che sta girando con la sua famiglia da un ponte all'altro (probabilmente faccio ridere, ma stavo girando per capire che cosa succedeva sui due ponti del Borbore e sul ponte del Tanaro, che erano già chiusi, e si dice che quello sul Tanaro fosse minato dal primo pomeriggio) si dice, dopo che i ponti sono chiusi, da coloro che erano al servizio, di stare tranquillo, di andare a casa, alle due del mattino di domenica 6 novembre 1994. Alle 6 e 26, con il cedimento in Corso Savona, in Corso Venezia, salta il muro di recinzione delle Ferrovie dello Stato, che era un muro gigantesco, abnorme, e Asti viene invasa al 50%! Nessuno, da monte Garessio fino ad Alessandria - nessuno! sa di questa alluvione! Nessuno è allertato, nessuno è avvisato! Io non voglio fare - non è nel mio carattere - la caccia alle streghe andare a caccia di x o di y, certamente il Piemonte è finito in un dramma unico dopo tantissimi anni (solo nel 1948 si erano avuti danni quasi similari).
La relazione del Presidente Brizio di mercoledì scorso e quella di oggi sicuramente possono trovare una giustificazione, ma vorrei che questo Consiglio, che questa Giunta, che il Presidente, oltre alle informative sui rapporti tra Stato, Governo, Ministeri e governo regionale, dessero anche qualcosa in più. Io non sono e non credo di essere esaurito a tal punto da non capire che c'è poca informazione nei confronti di coloro (i 20.000 di Asti) che sono alluvionati ad Asti città né nei confronti degli altri alluvionati nei 700 e più Comuni. Intanto dico al Presidente della Giunta che 700 e più Comuni nel Piemonte mi pare che sia una leggera esagerazione perché c'è il Comune a 600-700 metri di altitudine che può aver avuto dei danni da smottamento, può aver subìto dei danni di piccoli rii, e poi ci sono i paesi attorno al Tanaro e al Borbore che sono stati travolti distrutti.
C'è bisogno di un'informativa precisa alla gente, ai nostri Comuni perché la gente che ti incontra per strada, ti chiede che cosa devono fare per le loro attività produttive che erano il nerbo portante della Regione Piemonte. Che cosa devono fare gli artigiani? Che cosa devono fare i commercianti, gli agricoltori, i titolari della piccola e media industria che garantiscono posti occupazionali in questa Regione? Io credo che la gente che incontriamo - che avete incontrato voi e che incontro io nella mia piccola realtà - chieda poche discussioni, pochi documenti, ma decisioni forti. La gente chiede che la Regione attivi un servizio di grande comunicazione e di informazione nei confronti di queste famiglie, di questi responsabili dei diversi settori dell'economia; hanno bisogno di capire una relazione chiara perché gli uffici della periferia continuano a dare delle informative disomogenee, delle informative differenziate con tanti "non so, ci risentiamo, lasci il numero di telefono e poi le diremo qualcosa". E' ancora capitato ieri: "Le diremo qualcosa tra qualche giorno"! Allora questo Paese che si chiama Regione Piemonte con quattro milioni e mezzo di cittadini non può permettersi di essere allo sbando! C'è un governo regionale autorevole; c'è un Governo che deve ovviamente assumersi le sue responsabilità; bisogna che coloro che hanno rapporti con Governo ed istituzioni nella periferia piemontese abbiano le idee chiare su che cosa si deve fare e quali sono i compiti che ognuno deve affrontare.
Io non sono un amatore della polemica, non sono un amatore di coloro che cercano la grana o la piccola questione nel pagliaio, ma certamente credo che la questione "disinformazione" sia un tema che non deve essere sottovalutato da questo Consiglio, dalla Giunta e dal suo Presidente.
La Protezione Civile ha fatto qualcosa; certamente, se oggi i paesi cominciano ad avere il 10-20% di ripulitura generale, nelle nostre vie nelle cantine, nei magazzini, nei negozi, lo devono in gran parte al volontariato proveniente da ogni parte della Regione, dall'Italia e dall'estero, con mezzi che forse il nostro Paese e la nostra Regione non sapevano neanche che esistessero. Dalla Germania Federale, dalla Francia dal Portogallo sono giunti mezzi per aiutare una Regione tra le più industrializzate d'Italia. Pensate: il Portogallo, la Regione del Baden Württemberg, la Regione Rhône-Alpes sono venute ad aiutare l'industrializzata Regione Piemonte, ad aiutare coloro che sono impegnati nella Protezione Civile.
A questo volontariato dell'Italia e dei Paesi esteri va il ringraziamento per aver risolto in parte i problemi di questi piccoli e grandi Comuni.
La Regione deve dire velocemente ai Comuni, agli enti periferici, alle Comunità montane, alle Comunità di valle che cosa devono fare coloro che oggi sono disastrati, perché questa è una guerra legata al tema alluvione.
Cito un fatto verificatosi nella giornata di domenica 6 novembre.
L'Elisoccorso dispone di sei-sette-otto elicotteri presso la Cantina Sociale Asti-Barbera di Asti; è inconcepibile che, a titolari di elicotteri sul territorio di Asti, nel Comune di San Marzanotto, che davano la propria disponibilità, la Protezione Civile abbia risposto: "Non abbiamo bisogno di elicotteri, siamo autosufficienti", mentre gli elicotteri dovevano ancora partire da chissà quali basi. Ripeto, questo è capitato domenica 6 novembre 1994 e ne hanno parlato i giornali: bisogna leggere la rassegna stampa! Queste disfunzioni vanno corrette per il domani, per i prossimi mesi per i prossimi anni, nel caso dovesse succedere qualcosa di similare, cosa che io non auguro neanche ai cani.
Interventi immediati, Presidente della Giunta, colleghi e amici del Consiglio e amici della Giunta, interventi immediati! Da parte delle banche sono stati avviati aiuti, con tassi agevolati tuttavia, moltissimi non sono in grado di reggere questi interessi al 5-6-7 10%, per cui bisogna che ci sia un aiuto nel pagamento degli interessi per i 10, i 50, i 100 o i 200 milioni che le aziende commerciali, artigianali agricole, la piccola e media industria andranno a contrarre con l'ente banca.
Una particolare attenzione va a coloro che hanno perso gli alloggi. In Via Torchio, in Via Fleming ho trovato famiglie con figli, con familiari handicappati, che hanno perso i letti, le cucine, gli elettrodomestici; la scorsa settimana (giovedì) ho portato a casa a tarda notte due genitori con figli handicappati e sono andato a visitare quelle zone nella melma più profonda. Questa gente diceva: "Qual è il nostro destino, oltre che essere in un alloggio alluvionato, se non trovare la soluzione di un altro alloggio?". Mi auguro che gli impegni assunti affinché entro Natale venga assegnato l'alloggio a coloro che l'hanno perso vengano mantenuti.
Infine chiudo, senza amarezza e senza polemica nei confronti di nessuno. Sono passati dieci giorni da questo triste evento; in Piemonte nella mia provincia, sono passati onorevoli Ministri, onorevoli Sottosegretari, uomini del potere ad ogni livello. Ad Asti c'è un povero Consigliere regionale che, lo so bene, pesa pochissimo, rappresenta solo un sessantesimo; devo però dire che non ho avuto il piacere di essere invitato ad una sola riunione, in dieci giorni, né in Prefettura né in Comune né in Provincia n' in alcun altro luogo. Ho lanciato centoundici appelli per poter dire la mia in queste assemblee; ebbene, io devo ancora essere invitato dalle istituzioni che rappresentano i 210.000 abitanti della provincia di Asti.
Ripeto, non è polemica e non è amarezza. Io sono fatto un po' di gomma e quindi con la gomma cerco di reagire: mi si butta per terra e mi rialzo.
Tuttavia, mi pare che - non parlo di convocare 60 Consiglieri ad ogni assemblea, ma il Consigliere di Cuneo, il Consigliere di Asti o il Consigliere di Alessandria - il disastrato poteva anche essere ricordato nelle preghiere di coloro che dirigono, hanno affrontato e devono affrontare la calamità "alluvione novembre 1994".
Con questo credo proprio, signor Presidente e colleghi, che al termine di questo lungo dibattito, quando approveremo gli ordini del giorno, ecc.
debba esserci un punto fermo: tempi brevi e soluzioni veloci per la gente.
In caso contrario, non so quanti di quelli che ho citato (artigiani commercianti, agricoltori, piccoli e medi imprenditori) avranno la forza ed il coraggio di riprendere; la gente è talmente demoralizzata, talmente azzerata che non so quanti avranno la forza fisica, morale, finanziaria ed economica per riprendere il domani verso gli anni 2000: dipenderà molto da noi e da quanto sapremo dire alla nostra periferia, ai nostri alluvionati.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

L'emergenza - l'abbiamo sentito - purtroppo non è ancora finita, anche se fortunatamente la situazione si va, sia pure lentamente, normalizzando.
Certamente si è aperto il capitolo delle responsabilità, degli accertamenti su ciò che è stato o non è stato fatto o che poteva essere fatto. Non si tratta, come ha detto il collega Porcellana, di avere la predisposizione alla polemica, alla ricerca della grana; si tratta di volere chiarezza e trasparenza. Credo allora che sia nostro compito chiederci prima di tutto se la Regione ha fatto tutto ciò che poteva essere fatto, se il Servizio di Protezione Civile della Regione ha svolto il ruolo che da esso si attendeva quando, con la legge del 1986, lo si è messo in piedi.
Dalla guerra dei fax, che tutti i giornali hanno ripreso in questi giorni e che indica l'efficienza del Servizio Difesa del Suolo, si sa che l'allerta era stata data in tempo utile; spediti i fax che indicavano il tempo dell'urgenza e dell'emergenza, è poi mancato evidentemente chi li leggesse, oppure chi, leggendoli, desse seguito nei fatti concreti all'allerta. Doveva o poteva svolgere questo ruolo il Servizio Protezione Civile della Regione? Non lo so, ma credo che la domanda debba interessare ognuno di noi, senza voler aprire inutili cacce alle streghe, ma anche senza omertà ed omissioni di informazione a questo Consiglio.
E' giusto fare, come fa lei, signor Presidente - peraltro assente in questo momento - una sacrosanta battaglia per rivendicare un ruolo alla Regione, ma bisogna anche essere sicuri che la Regione abbia svolto appieno il suo ruolo, e non soltanto in questa fase di emergenza e di tragedia.
Credo sia riconosciuto da tutti che se non si fa politica di prevenzione poi non resta che stimare i danni e - purtroppo - contare le vittime.
Se la L.R. n. 56 "Tutela e uso del suolo" fosse stata applicata e non progressivamente smantellata a semplice uso del suolo, e non più di tutela gli eventi di cui oggi parliamo sarebbero stati altrettanto tragici? Se il patrimonio di conoscenze ambientali e territoriali, di cui questa Regione dispone e che ha organizzato e prodotto a partire dalla seconda metà degli anni '70, fosse stato utilizzato nel programmare gli interventi sul territorio e nel fare pianificazione ci sarebbero stati i danni che oggi lamentiamo? Se gli amministratori locali avessero applicato quella legge e quelle conoscenze nel gestire i territori loro affidati con strumenti urbanistici correttamente redatti ci sarebbero state le esondazioni, i crolli, gli allagamenti? Lo abbiamo ricordato nei giorni scorsi. La zona industriale di Saluggia con i depositi di rifiuti radioattivi e le sostanze virali e radioattive di impiego farmaceutico, sarebbe andata a mollo con tutti i potenziali pericoli ambientali e sanitari? La tanto compianta Ferrero di Alba, avrebbe subìto i disastrosi danni che oggi lamenta? Sono questi solo due degli esempi di insediamenti in aree golenali ed esondabili che si sapeva erano alluvionabili. Quanti altri ve ne sono in Piemonte? Davanti a questa situazione, come si può accettare l'ignoranza intollerabile di un Ministro della Repubblica che spara contro gli ambientalisti, contro i Verdi, ma anche contro la Regione, per leggi che non sono conosciute e che semmai hanno il coraggio di affrontare finalmente la pianificazione del territorio in termini corretti? Altro che accantonare la legge n. 431! Su questo, caro Presidente Brizio, dobbiamo fare insieme battaglia, non rassegnarsi alla messa in disparte di efficaci strumenti legislativi che dovrebbero invece essere prontamente attuati. Occorre dare applicazione alle altre leggi territoriali, dalla recente legge Cutrera alla n. 183 del 1989 per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo.
Bisogna dare attuazione all'Autorità di bacino perché solo in questo modo e lo hanno confermato le più alte autorità internazionali - è possibile governare il territorio, evitando catastrofi come quella avvenuta.
Negli ultimi dieci anni sono stati spesi 20.000 miliardi per ripristini e risarcimenti, peraltro parziali ed insufficienti, a seguito di catastrofi. In questa maniera, se noi guardassimo alla prevenzione e non intervenissimo soltanto per risarcire i danni, ma avessimo il coraggio di investire nella prevenzione e negli interventi preventivi di gestione e di pianificazione del territorio, non dimentichiamolo avremmo anche attivato un'occupazione aggiuntiva tutt'altro che trascurabile.
Il Presidente americano Roosevelt rispose alla grande crisi economica degli anni '30 con uno straordinario piano di interventi per il riassetto idrogeologico ed ambientale. Il nostro Paese non ha mai saputo farlo nonostante fin dall'inizio degli anni '70 la Commissione interministeriale De Marchi, che operò tra il '67 e il '70, avesse fornito precise indicazioni e fatto stime precise sugli investimenti necessari. Oggi, più che mai, è indispensabile porvi mano invertendo una rotta che invece continua a dare risposte alle emergenze economiche ed occupazionali - e oggi c'è il rischio, anche con l'emergenza per l'evento calamitoso che ha colpito il Piemonte - con le grandi opere pubbliche che continuano a spalmare cemento ed asfalto sul nostro suolo e che lo impermeabilizzano a ritmi progressivamente crescenti opponendosi non solo al naturale deflusso delle acque, ma aumentandone la pericolosità e la velocità.
Torno ancora alle questioni di prevenzione e concludo.
A seguito dell'alluvione che colpì la nostra regione, soltanto nel settembre dello scorso anno l'Autorità di bacino del Po ha steso un rapporto che indicava la precisa individuazione delle aree a rischio nelle zone colpite all'inizio di novembre. Un elenco di misure immediate per prevenire e ridurre i danni in caso di precipitazioni straordinarie e un elenco di interventi a medio e lungo termine. Indicazioni in gran parte coincidenti con le richieste che i Verdi hanno avanzato in Parlamento e nelle specifiche Commissioni della Camera.
Tra le cause di quell'evento alluvionale e dell'attuale, non essendo intervenute modifiche sostanziali, vengono indicati - e cito testualmente "la canalizzazione degli alvei, la riduzione delle aree di espansione delle piene, la riduzione delle sezioni libere di deflusso, l'aumento dei deflussi sulla rete idrica". Fra i problemi principali, il rapporto sottolinea "assenza di collegamento funzionale tra sviluppo territoriale ed urbanistico e difesa del suolo, assenza di pianificazione e programmazione di settore, opere inutili o in molti casi dannose realizzate per rispondere ad esigenze locali di contenimento dell'alveo, manutenzione ordinaria e straordinaria insufficiente o assente".
Cosa se ne è fatto di queste indicazioni? Quali misure sono state attuate? Anche queste sono domande come quelle che ponevo all'inizio del mio intervento che attendono risposte convincenti. "Il Po è onesto e fa il suo lavoro", ha commentato uno dei tanti abitanti del Polesine al telegiornale qualche giorno fa. Possiamo dire altrettanto per gli uomini?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Egregi colleghi, mi verrebbe voglia di dire: dieci minuti mi toccano e io me li prendo. Di fronte al ripetersi di una ritualità politica che sarà magari necessaria alla presenza, in un consesso come questo, mi chiedo dove sia andata a finire la razionalità. Gli argomenti li conosciamo tutti e quindi li sfiorerò appena: non voglio fare né il primo della classe n l'ultimo, visto che sono uno degli ultimi che prende la parola.
Adesso mi viene in mente, con la stanchezza di tutta la giornata, il processo a Socrate dove si discuteva, dove si chiacchierava, dove si parlava (dissertazioni filosofiche) per giungere alla fine all'ineluttabile accadimento: Socrate beve la cicuta. Comunque la Grecia è andata avanti con i suoi sofismi, con le sue teorie, con le sue filosofie, con le correnti di pensiero, proprio come in questa occasione stiamo facendo noi.
Il tutto era stato detto già nell'altra seduta del Consiglio regionale quindi il fatto che ci ribadiamo le proposte nel deserto, nella giungla nella savana della politica, approfittando per ribadire le proprie posizioni, ci mette di fronte ad un fatto eclatante, ovvero che qui la Giunta non è sostenuta dalla maggioranza. Persino il Consigliere Picchioni leggendo il documento del Comune di Bellino, con uno stratagemma sofistico è arrivato a dimostrare (attraverso questo documento che è contro la politica fallimentare che fin qui si è consumata, di tutti, compreso tutto) che il cataclisma piombato nella Regione Piemonte, è proprio l'argomento utile per dimostrare "la valenza". Ma la valenza di chi? E il torto di chi? Le responsabilità di chi? Persino sulle dighe che si formano e quelle che esplodono, quelle naturali e quelle che si sono create, sono argomenti di contrapposizione politica: è vero ci sono profonde responsabilità da parte di tutto e di tutti ed è anche vero che nello sfascio totale dello Stato nessuna istituzione è adeguata, compresa la Regione, le Province, i Comuni e le Prefetture. Per cui il cataclisma è stato ineluttabile, ve lo dice un oppositore, che potrebbe mestare nel torbido e puntare il dito sull'Assessore all'ambiente, sull'Assessore alla protezione civile, sul Presidente della Giunta, sui Capigruppo della maggioranza e sull'Assessore all'agricoltura, tutti responsabili di fronte ad un cataclisma ineluttabile. Anziché perdere tempo a raccontarci le cose che sappiamo facendo palestra politica, diciamoci quali sono gli interventi che la Regione vuole promuovere indipendentemente dalle responsabilità altrui. Lo Stato sarà capace di intervenire adeguatamente? Abbiamo espresso questo concetto già l'altra volta, bene, verifichiamolo alla prova dei fatti.
Peggio per chi non sarà capace di sanare la situazione con gli interventi che noi avviamo pensando al bene della nostra popolazione, e meglio per quanti sapranno esserne capaci. D'altro canto, siamo in un clima - tranne che non si sfasci tutto - di maggioritario; anche in questo Consiglio con l'unione fra PDS e DC o PPI, come si chiama da oggi, c'è un maggioritario che regge. Quindi cosa ci raccontiamo a fare queste cose, quando la Giunta è forte fino al punto che può permettersi di non avere tutta la maggioranza pronta a difenderla? Persino Picchioni ha trovato il modo critico di entrare nel vivo delle polemiche! Molto astutamente, senza indirizzare polemiche contro nessuno, giacché alla fine le responsabilità sono di tutti.
La dialettica è una gran bella cosa in politica e se volessimo esercitarla tutti i giorni, saremmo tutti capaci di esercitarla. Fra le tante carte ci provengono fax da vari Comuni, compreso quello di Bannio Anzino che non è stato disastrato da questa alluvione, ma ha avuto danni nell'altra alluvione: "Per carità, in Regione fate in modo che i 500 milioni previsti, e che dovrebbero essere stati stanziati, vengano subito perché l'Anza potrebbe dirompere un'altra volta con gravi danni". Quindi altro che i cimiteri, che comunque dovrebbero essere all'attenzione anche della politica regionale, giustamente. Ci sono problemi di ogni sorta.
Oggi mi ha telefonato il Sindaco del Comune di Trecate per chiedermi se tutto ciò che si era programmato da luglio in poi fino ad ottobre (il convenzionamento nel territorio fra Cerano, Romentino e anche Novara per una risoluzione del Pronto intervento in virtù di quanto è accaduto con la pioggia di petrolio), ora viene cassato. Negli uffici competenti mi è stato risposto: "Speriamo entro gennaio di poter fare qualcosa, perché ormai incombe ben altro". Dunque il problema vero dove sta? Sta nel fatto di smetterla di fare assumere responsabilità politiche di eccellenza al Presidente della Giunta: se le è assunte, nel torto o nella ragione, e adesso gli Assessori vengano fuori. Ci vengano a dire come stanno attivando i loro uffici, perché questa attivazione delle funzioni della Regione possa sortire in positivo per le competenze stesse della Regione. Si vanno cercando nuove competenze, trascurando quelle che la Regione ha: bene, le metta in atto. Oltretutto non è vero che manchino suggerimenti collaterali da parte degli enti strumentali o di coloro i quali sono chiamati a dire la loro.
Leggo dai documenti forniti oggi, non ieri, purtroppo, che la Commissione regionale per l'impiego del Piemonte dà soluzioni concrete.
Allora l'Assessore Marengo, anziché aspettare dulcis in fundo...



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Quelle proposte alla Commissione per l'impiego le ha fatte l'Assessore.



MASARACCHIO Antonino

Meglio ancora, Assessore. La Commissione regionale per l'impiego c'è ed è uno strumento a cui l'Assessore deve rivolgersi.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

L'Assessore la presiede.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

MASARACCHIO



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Io non sto parlando contro, sto dicendo che questa relazione ci dà gli strumenti...



PRESIDENTE

stata una precisazione importante.



MASARACCHIO Antonino

Sì, sembrava che l'Assessore non avesse fatto niente. E' molto importante che venga detto che l'Assessore ha fatto tutto. Giustissimo, fa parte delle sue prerogative, delle sue competenze e della sua diligenza. Ci propone un intervento immediato, bisogna attivare subito gli incontri necessari perché gli istituti finanziari, le banche, promuovano quello che è necessario per le fidejussioni, perché il discorso del tasso del 6-4-5 tasso di inflazione programmata, è molto utile, però deve essere fatto d'accordo con gli istituti finanziari, visto che, oltretutto, abbiamo appreso ieri che la Finpiemonte ha soltanto 4 miliardi a disposizione ed è un ente che non ha mai potuto né impinguare la sua cassa né avere dei canali di finanziamento adeguati per le promozioni che è necessario che la Regione vada a patrocinare.
Di fronte a queste prese di posizione avrei gradito che tutto il dibattito del Consiglio regionale si fosse svolto alla rovescia. Insediato il Consiglio regionale per la seduta del pomeriggio, anziché ascoltare gli interventi di tutti i Consiglieri dopo la relazione del Presidente della Giunta, che è pari pari quella che ha fatto l'altra volta, gli Assessori avrebbero fatto bene a dare le loro relazioni cui avremmo dovuto attenerci.
Invece abbiamo avuto un'altra "buona" occasione per fare mestiere politico e ribadire i nostri presupposti ideologici o di posizione contraria a questa Giunta che, a sua volta, si contrappone al Governo centrale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Masaracchio.
La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Grazie, Presidente, grazie, colleghi.



RIVALTA Luigi

Ringrazia nominalmente i colleghi.



POZZO Carolina

Sì, ringrazio i pochi colleghi rimasti.
La giornata di ieri è stata aperta con la cronaca di una giornata infernale: mi riferisco a Napoli, dove le forze dell'ordine hanno travolto la manifestazione degli studenti e la giornata parlamentare è iniziata con la fiducia posta dal Governo sul condono edilizio.
Condono edilizio, che è uno dei provvedimenti più indecenti allegati alla manovra finanziaria. La fiducia ha fatto decadere la possibilità di discutere gli emendamenti che erano stati presentati, che escludevano dal condono almeno alcune parti, come gli abusi commessi nelle zone protette dalla Galasso e le imprese sospette di legami con l'attività mafiosa. E' altamente simbolico quanto è avvenuto ieri, in quanto la posizione presa dal Presidente del Consiglio, il signor Berlusconi, di chiedere la fiducia proprio sul condono a pochi giorni dall'alluvione, evento catastrofico che ha colpito la nostra Regione, sottolinea l'estrema gravità politica e morale delle scelte della maggioranza.
E' un dato di fatto che il Governo sia stato colto impreparato nel fornire il necessario soccorso nelle indicazioni da dare alla popolazione soprattutto prima che l'irreparabile si compisse. Impreparato nell'informare preventivamente e nel mobilitare i soccorsi. Eppure era una catastrofe annunciata e prevedibile. E se l'attuale Governo non può essere considerato direttamente responsabile dell'accaduto esso si è posto però in perversa continuità con la politica economica in materia di ambiente e dei precedenti Governi. Berlusconi, Matteoli e l'intero Consiglio dei Ministri è invece responsabile: basti pensare ai tagli dei fondi sulla 183, alla sospensione della legge Merloni e ancora: al condono edilizio, che è stato uno dei primi atti di questo Governo. I geologi parlano di disastro annunciato. Il dissesto idrogeologico coinvolge ormai in Italia 57 Comuni su 100. Il territorio italiano risulta impermeabile per più del 20%. Causa questa del disastro, del drastico cambiamento e delle infiltrazioni sotterranee degli scarichi superficiali. Anche l'Osservatorio Meteorologico del Duomo aveva messo in guardia fin dal 2 novembre. Inoltre il 25 ottobre l'Autorità di bacino del Po aveva annunciato la possibile tragedia scrivendo che l'andamento statistico dei fenomeni meteorologici e di piovosità fa ritenere altamente probabile il ripetersi di eventi di piena di gravosità eccezionale.
Le dichiarazioni rilasciate domenica 6 novembre dal Presidente della Giunta e dal Sindaco Castellani (dichiarazioni rilasciate ai telegiornali i quali condividevano le preoccupazioni del Sindaco di Genova) non sono però sufficienti a rassicurare quando proprio questi amministratori sostengono sia il nuovo Piano regolatore di Torino che l'Alta Velocità. La nazione ha saccheggiato il suo patrimonio naturale per decenni. Il terreno è stato degradato con interventi edilizi ed opere pubbliche che si possono perlomeno definire spregiudicate. Ora bisogna intervenire cambiando rotta: Stato, Regioni e Comuni devono ora incominciare ad investire nel restauro dell'ambiente naturale. La salvaguardia idrogeologica non si fa con il cemento o con la scellerata autorizzazione a cavare nei fiumi, ma rinaturalizzando i corsi idrici. Invece quarant'anni di sprechi, di cementificazione, di condoni edilizi e di criminale gestione del territorio, con fiumi ridotti ad autostrade, hanno portato ora alla catastrofe. Ora piangiamo i morti e contiamo i danni. E' un disastro ecologico ed economico per la nostra Regione. Per rispetto alle vittime di questa catastrofe il nostro Ministro Previti dovrebbe perlomeno avere il buon gusto di tacere anziché trincerarsi dietro fantascientifiche accuse ai Verdi, agli ambientalisti e ora anche alla Regione Piemonte. Così dovrebbero fare anche i suoi emuli, come il Segretario del Club di Forza Italia Pedrale, e avere almeno l'umiltà e la decenza di chiedere qual è la differenza tra dragare e cavare.
Il Governo dichiara di non essere responsabile, ma sta solo dimostrando di essere un Governo irresponsabile. Nel dire questo penso per esempio all'art. 4 del DL n. 624 che non è altro che una scandalosa ed indecente autorizzazione a cavare. Le bugie di Previti e le intimidazioni dei deputati locali di Forza Italia, che incalzano ora contro gli ambientalisti, dimostrano che dopo la caccia ai Comunisti è ora la volta dei Verdi. Questo evidentemente è il nuovo Maccartismo. Mi spiace che non ci sia il Presidente della Giunta perché non potevo che condividere le parole dette da Chiezzi rispetto alla vigilanza. Nel dire ciò vi faccio presente un documento del 25 ottobre dell'Autorità di bacino del Po con il quale si indicava che i fenomeni di dissesto ai danni che si sono verificati sono in larga parte - si dice nel documento - da ricondurre ad un'insufficiente ed inadeguata gestione del territorio. Ancora più avanti dicono: "Le indagini e le analisi effettuate hanno posto in evidenza che, a fronte di fenomeni idrologici, il territorio mostra una vulnerabilità sensibilmente più elevata rispetto al passato e dà quindi luogo a danni particolarmente ingenti. Gli effetti disastrosi dell'evento sono correlabili all'inadeguatezza del complesso delle misure di prevenzione".
E più avanti ancora dicono: "La degenerazione del sistema, che ha portato all'attuale situazione di elevata vulnerabilità del territorio in rapporto ai fenomeni di dissesto idrogeologico, nasce dalla sistematica prevaricazione degli interventi straordinari attuati a seguito dei periodici eventi alluvionali con specifiche leggi di spesa rispetto alla normale procedura dell'intervento ordinario definito sulla base di una programmazione ancorata alla valutazione della domanda di sicurezza del bacino".
E ancora dicono: "E' noto che la logica dell'intervento straordinario risponde alle esigenze prevalenti di ripristino dei danni e di urgenza; non destinano normalmente impegno e risorse reali ad interventi di carattere preventivo".
La conseguenza è che una parte consistente delle risorse finanziarie viene impiegata a ristabilire l'assetto antecedente all'evento calamitoso senza una reale azione di prevenzione.
Volevo chiedere al Presidente e alla Giunta di vigilare sull'intervento di ricostruzione dopo l'emergenza e di vigilare anche in questa fase perch io stessa ho visto a Rocchetta Tanaro come i rifiuti raccolti, le melme, i fanghi, ecc., venissero non stoccati, come stabilito dall'ordinanza del Presidente della Giunta, ma gettati nel fiume Tanaro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta per presentare una mozione d'ordine; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Mi rivolgo alla Presidente del Consiglio, e ai pochi colleghi che sono rimasti, per verificare se è opportuno continuare la discussione questa sera. Io sono fra gli iscritti a parlare, ma non ne faccio una questione personale, bensì è una questione di razionalità e di significato di questo dibattito che si è ormai ristretto a pochissime persone.
Certo ci sono molte questioni, anche vive e importanti di discussione che pongono il problema di dialogare con i colleghi che, in modo più o meno sereno, hanno posto queste problematiche. Mi sembra che questa sera sia proprio inopportuno.
D'altra parte se si concludesse la riunione, la Giunta a quel punto cosa dovrebbe fare? Replicare in un Consiglio pressoché deserto? Forse qualcuno ha degli impegni per cui se ne andrà. Vedo che ricevo assensi dai colleghi, per cui mi riesce più facile avanzare la richiesta che la seduta venga sospesa. Pur desiderando intervenire, penso che avremo occasione futura, forse anche prossima, per farlo. Pertanto, chiedo che la seduta venga sospesa.



PRESIDENTE

Prendo atto di quanto ha detto il Consigliere Rivalta: ciò che egli ha detto è un po' sotto gli occhi di tutti. Volevo sentire l'orientamento del Presidente della Giunta in ordine alla richiesta che mi aveva fatto prima di una qualche precisazione specifica. Tale richiesta viene mantenuta?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Una precisazione dobbiamo farla.



PRESIDENTE

Va bene, Presidente. Questo era solo un problema di metodo.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Siccome ci sono state delle dichiarazioni molto pesanti, io non intendo andare via dall'aula senza avere replicato.



PRESIDENTE

Va bene. Allora se i colleghi sono d'accordo, diamo la parola al Consigliere Nerviani per una precisazione e poi al Presidente della Giunta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ferrara; ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Io chiederei che almeno gli ordini del giorno che sono all'unanimità possano essere votati comunque questa sera, quelli che hanno carattere di urgenza.



PRESIDENTE

Certo, quelli che hanno un carattere di immediatezza.
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Mi spiace sottrarre tempo e parlare nelle condizioni che tutti constatano dell'aula. Sarebbe molto più facile non intervenire anche perch l'argomento non riguarda direttamente e specificamente i problemi che sono stati dibattuti oggi in questa sede. Tuttavia, anche tenendo conto del tono dimesso dell'aula che fa perdere ogni senso di ribellione e di provocazione all'intervento, mi pare giusto fare delle precisazioni ed una puntualizzazione in relazione alla lunga requisitoria fatta dal collega Capogruppo Picchioni in ordine ad una questione aperta nel Comune di Bellino che io non conosco; neppure ne conosco la collocazione. A me è sembrato davvero un po' fuori luogo che venisse portato questo esempio in un dibattito così delicato che riguarda l'alluvione e la conseguente ricostruzione. Mi è sembrato inopportuno anche per un'altra ragione fondamentale: perché vicino ad elementi di valutazione corretti ve ne sono altri che si fondano su informazioni e presunzioni che sono errate e che possono indurre in errore. Soprattutto è risuonata nell'aula la parola "vergogna" che poi gli amministratori di Bellino sembrano riferire a loro stessi e che sinceramente per chi ha avuto anche responsabilità nel settore dei beni ambientali è difficilmente accettabile.
Prima di tutto la verità: nel Comune di Bellino - a quanto mi hanno detto anche alcuni colleghi qualche minuto fa si era aperta una vertenza per il luogo ove collocare il cimitero nel territorio comunale. La storia comincia addirittura - lo dice la lettera - nel 1983; nel 1987 c'è una sollecitazione della Procura della Repubblica. Successivamente vi è un appalto con aumento d'asta che mi fa presumere che ci sia stato un appalto senza autorizzazione ambientale, che viene richiesta però nel 1993, quindi cinque-sei-sette anni dopo la partenza della pratica; anche questo quanto meno incuriosisce e dovrebbe suggerire delle valutazioni prudenti da parte nostra. Poi mi sono rivisto la pratica, che peraltro è allegata, e si scopre che è vero che sono passati quattordici mesi, ma che è altrettanto vero che c'è stata una richiesta (la cosa non riguarda neanche più me bensì i colleghi che si sono succeduti dopo) di integrazione di documentazione; c'è stato quindi un sopralluogo e dopo il sopralluogo i funzionari hanno ritenuto di invitare il Comune a rivedere il progetto trattandosi di un'area particolarmente delicata e che meritava un'attenzione, raccomandando anche una tipologia che fosse più coerente con la tipologia architettonica propria del paese. Allora, io ritengo che i tempi siano diversi da quelli denunciati e continuo a sostenere che i tempi dell'autorizzazione molto spesso vengono confusi con i tempi tecnici che sono necessari per espletare pratiche complesse e discusse. Non è detto che chi richiede l'autorizzazione debba necessariamente averla; se chiede l'autorizzazione è perché si può averla o si può non averla. E l'autorizzazione viene data se il progetto è coerente con il disegno che è nella mente dei tecnici competenti dell'esame ai quali possiamo sostituirci con molta difficoltà e io direi che forse non è proprio il caso di sostituirci a loro.
Pertanto chiedo alla collega Bresso, per la verità, di verificare l'iter di questa pratica perché può diventare esemplare; chiedo a tutti i colleghi, una volta tanto, di impegnarsi fino in fondo a sciogliere queste annotazioni critiche che molto spesso vengono fuori e che si riferiscono ad un settore indubbiamente sovraccaricato di pratiche e di problemi. Sono 12.000 pratiche, e tutti gli anni aumentano, che gravano sulle spalle di cinque o sei funzionari, i quali credono di fare il loro mestiere essendo particolarmente puntigliosi e precisi: qualche volta eccedono in presunzione di capacità di giudizio e di assolutezza di definizioni; per non mi pare che questo, se risponde ad un atteggiamento intellettuale positivo, sia un elemento improprio o negativo. Ma non voglio mettere alcuna annotazione critica nell'intervento e allora chiedo alla collega Bresso di fare, lei che può, in una condizione politica anche più compatta, più serena, di operare perché all'aumento di paura e di coscienza che c'è nei Comuni, all'aumento quindi delle pratiche che si è verificato corrisponda un aumento di personale, un aumento dei mezzi di informatizzazione, una sistemazione - finalmente - degli archivi che sono in condizioni difficili, un rapporto con i piccoli Comuni diverso da quello che c'è stato fino ad ora.
La lettera del Comune di Bellino, più che una lettera che contesta le leggi ambientali, è una lettera che invoca assistenza tecnica e invoca finanziamento per le piccole realtà di montagna. Non si può svendere la legge Galasso soltanto per mancanza di risorse: bisogna dare le risorse e consentire che la legge Galasso venga rispettata, altrimenti si contesti la legge Galasso e se ne faccia una questione di fondo, di filosofia ambientale e la si stravolga, ma lo si faccia una volta tanto con un atteggiamento intellettuale che non lasci spazi a dubbi! Vogliamo difendere le bellezze naturali e il territorio; vogliamo avere i mezzi per poterlo fare; vogliamo dare ai piccoli Comuni le risorse per farlo bene e, se esercitiamo controllo, indicazione, assistenza tecnica vogliamo che un settore che non è mai stato privilegiato di personale e di attenzione abbia finalmente gli strumenti necessari perché anche sotto l'aspetto ambientale estetico, oltre che sotto quello idrogeologico e territoriale, venga opportunamente difeso. Però non confondiamo i problemi perché faremmo un torto al territorio che qui dentro tutti insieme oggi abbiamo dichiarato di voler appassionatamente difendere e la cui mancata difesa - molti sostengono - è stata una delle concause della tragedia che abbiamo vissuto.



PRESIDENTE

Come convenuto, il Presidente della Giunta farà...



GARINO Marcello

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Consigliere Garino, si era convenuto - però se lei chiede di intervenire non ho nulla in contrario - di fermare gli interventi e che soltanto il Presidente della Giunta avrebbe fatto una precisazione.
Comunque io le dò la parola perché lei avrà una richiesta da fare.



GARINO Marcello

Sì, non certamente per il mio intervento per il quale mi sono ovviamente prenotato, ma perché mi pare ci sia una questione di procedura che ha sollevato il Consigliere Rivalta, il quale ha chiesto di sospendere la seduta ed aggiornarla a martedì prossimo, se ho capito bene. La cosa naturalmente mi convince, perché la situazione che vediamo adesso in quest'aula consiglia di andare a martedì prossimo, ma se ogni Consigliere Presidente compreso - aggiunge interpretazioni e precisazioni non vedo perché si debba sospendere. Allora, per cortesia, Presidente della Giunta lei potrà fare tutte le precisazioni che crede alla fine del dibattito di martedì prossimo con una sua replica. Quindi io propongo che la proposta di Rivalta venga accolta, ma immediatamente e che quindi nessuno parli più.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Intanto il Regolamento dice che la Giunta può sempre intervenire e quindi la richiesta sarebbe del tutto legittima. Io sono anche d'accordo a finire un'altra volta più dignitosamente, però c'è una dichiarazione che non corrisponde al vero per cui chiederei che l'Assessore Marino la precisasse. Non possiamo stare una settimana sull'equivoco di una dichiarazione non esatta. Se questo va bene possiamo proseguire con tutta tranquillità.



POZZO Carolina

Si faccia Consiglio domani.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Collega Pozzo, non possiamo fare Consiglio domani perché ci chiamate a delle responsabilità e noi abbiamo delle responsabilità enormi. Oggi non siamo andati sul territorio dove avremmo dovuto andare perché abbiamo sentito il dovere di essere in Consiglio, ma non è che possiamo ripetere costantemente questo argomento, è la terza volta che ne discutiamo, poi ci sarà la quarta e via di seguito; mi domando se questo sia costruttivo ed utile.
Certamente, una replica complessiva, soprattutto all'intervento di Marchini, io desidero darla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Io ritengo che non sia assolutamente corretto sospendere e rinviare di una settimana. La settimana scorsa avevamo accettato di rinviare la votazione sugli ordini del giorno di una settimana, però non possiamo rinviarla di 15 giorni perché certi ordini del giorno non hanno più assolutamente significato, per cui io chiedo che si vada alla fine della discussione.



PRESIDENTE

Farei una proposta: in questo momento siamo 29 Consiglieri, se i Consiglieri che sono presenti si fermano, possiamo concludere rapidamente tutto questa sera, altrimenti la prossima settimana facciamo un altro pezzetto di dibattito che rischia di diventare di nuovo una mattina di dibattito quando in realtà, avendo ascoltato molto bene gli interventi, noi possiamo utilizzare anche le Commissioni per delle informative perché il Consiglio deve essere un momento di sintesi, mentre invece se la Giunta continua nell'operatività forte su questi temi le Commissioni possono intervenire ed essere informate.
Allora, se i Consiglieri che sono presenti si impegnano a fermarsi possiamo concludere il dibattito dando dapprima la parola ai Consiglieri che l'avevano chiesta, Rivalta e Garino, e successivamente alla Giunta per la replica. Dopodiché votiamo gli ordini del giorno, perché, come diceva il Consigliere Ferrara, alcuni di essi hanno un senso se votati oggi, mentre se vengono votati fra otto giorni o magari quindici, leggendone il contenuto probabilmente non ha più il senso di quel mandato che invece si vorrebbe dare. Se procedessimo in questo modo nell'arco di mezz'ora potremmo concludere.



(Commenti dell'Assessore Bresso)



PRESIDENTE

Va bene, il tempo necessario.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Io mi rifiuto di non rispondere alle cose che ha detto il Consigliere Picchioni.



PRESIDENTE

Va bene, ma si possono dire molte cose in cinque minuti.
La seduta pertanto prosegue.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Rinuncio a parlare, non è la prima volta che lo faccio.



PRESIDENTE

Consigliere Garino, lei desidera intervenire?



GARINO Marcello

Sì.



PRESIDENTE

Allora intervenga, adesso tocca a lei.



GARINO Marcello

Mi spiace passare per antipatico per il solo fatto che ho chiesto di parlare e mi si concede la parola.
Intendo toccare cinque punti, signor Presidente.
Il primo: credo che occorra assolutamente dare risposta a ciò che il collega Fiumara chiedeva: che cosa ha fatto la Protezione Civile, non tanto con la relazione che peraltro cortesemente mi è stata consegnata per la seconda volta, ma sulla base della legge regionale. Devo dire al collega Bosio che non è vero che esistano soltanto compiti di prevenzione: la legge nazionale, all'art. 12, stabilisce che "le Regioni partecipano all'organizzazione e all'attuazione delle attività di protezione civile indicate nell'art. 3". E nell'art. 3 è compreso "il soccorso alle popolazioni sinistrate ed ogni altra attività necessaria e indifferibile diretta a superare l'emergenza connessa agli eventi di cui all'art. 2".
L'art. 10 della legge regionale indica come compito della Regione non soltanto la collaborazione con gli organismi centrali e periferici della Protezione Civile per assicurare nelle fasi di previsione e prevenzione il raccordo armonico, ma anche durante lo stato di calamità la disponibilità necessaria all'opera di soccorso e aggiunge: "l'organizzazione ed impiego del parco regionale dei mezzi e strumenti per la Protezione Civile, e coordinamento per l'uso dei parchi analoghi appartenenti ad enti locali e convenzionati". Questo è quanto spetta alla Regione. Di qui la necessità di conoscere non tanto le telefonate che sono avvenute tra le Prefetture e il Servizio di Protezione Civile della Regione, ma di sapere se quanto espresso dalla legge è stato fatto. E se non è stato fatto occorre sapere ovviamente perché e probabilmente si scoprirà anche il perché, che è conosciuto da chi ha fatto parte di qualsiasi Giunta, e cioè che il Servizio di Protezione Civile regionale non ha quei mezzi che la legge impone. Probabilmente si saprà che esiste una sola linea telefonica un'unica uscita, e probabilmente si conoscerà che non esiste neanche la ricezione dei comunicati ANSA o cose di questo genere. Allora, nessuna cattiveria credo ci sia nell'intervento di Fiumara o nelle richieste analoghe che sono state avanzate da Walter Giuliano: sapere qual è la realtà per potenziarla se non è a posto e perché non avvenga più in futuro ciò che è avvenuto nel passato.
Secondo punto: la legge n. 431.
Non sono certo io quello che contesta la legge n. 431, anzi! Credo che un corretto assetto del territorio possa soltanto avvenire attraverso una legge così o comunque di questo genere, ma la lettera di Bellino la dice lunga. Sono quattordici mesi che questo Comune ha atteso che gli si dicesse di sì o no; sono stato io stesso a fornire al collega Nerviani l'informazione che in quel Comune ci sono due posizioni opposte sulla questione "cimitero": c'è chi lo vuole in una frazione e c'è chi lo vuole in un'altra. Per chi non conoscesse Bellino, Bellino non esiste come Comune, è una serie di frazioni che si chiamano Bellino, lo sa bene il Consigliere Bodrero che, come me, appartiene a quella valle.
La verità però, collega Nerviani, è che le lentezze della legge n. 431 sono enormi, più di quanto è possibile immaginare o più di quanto sia stato detto in passato; in proposito avevo avuto occasione di riferirne all'allora Assessore Nerviani, in tempi non sospetti.
Le lentezze esasperanti fanno sì che qualcuno pensi che la legge n. 431 vada cancellata, ma è proprio ciò che non vogliono né i Consiglieri Miglio Giuliano, Pozzo né il sottoscritto.
Il problema va affrontato alla radice perché è una delle mine che si pongono tra Regione e Comuni o fra Regione e cittadini privati.
Inoltre esiste un ordine del giorno, che io ho firmato, affinché questo Consiglio, insieme alla Giunta, veda il bilancio 1995 possibilmente come parte di un bilancio pluriennale. Occorre anche, probabilmente, come diceva il Consigliere Chiezzi, una rivisitazione dell'accordo di programma: tutte le opere che sono all'interno di quell'accordo di programma sono necessarie, credo che neppure una non sia necessaria, probabilmente qualcuna di queste non è indispensabile. Quindi anche in questo caso la Regione farebbe bene a valutare in casa propria quali possono essere le risorse da mettere a disposizione, salvo poi chiedere, ovviamente ai livelli superiori, quanto è dovuto.
Così come sono d'accordo con chi ha sostenuto, mi pare in particolare il Consigliere Giuliano, che la ricostruzione può essere soltanto basata su linee di indirizzo che tengano conto degli studi per un corretto assetto idrogeologico e non si dimentichi che la legge n. 56 ci dà dei poteri che già l'anno scorso attivammo e, se non vado errato - chiedo aiuto al Consigliere Rivalta che in queste cose ha più memoria di me - l'art. 9 bis prevede la messa in mora di zone che sono considerabili a rischio dopo un attento studio. Ho visto che la Giunta ha immediatamente approvato un finanziamento, mi pare di 600 milioni, per l'aerofotogrammetria nelle zone che sono state colpite da questa calamità e credo sia la base essenziale o studio per arrivare a linee programmatiche di questo genere. Sappiamo ci che è avvenuto, io concordo con l'intervento del collega Giuliano che non basterà ricostruire là dove sono state fatte le cose nel passato, ma secondo linee che vengano indicate attraverso studi molto corretti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Premetto che non ho seguito completamente il dibattito di oggi pomeriggio in quanto mi sono dovuto assentare.
Intervengo per rispondere ad alcune questioni sulle quali è bene fare chiarezza. Dovrò contenere le mie risposte perché mi riesce difficile, in questo momento, esprimere quanto vorrei dal momento che sono in corso delle iniziative della Magistratura che riguardano vari enti, non questo in particolare, ma altri che con questo hanno dei rapporti. Quindi alcuni elementi polemici, che ho espresso pubblicamente nei primi giorni, ho smesso di esprimerli; sono pertanto disponibile, in tutte le sedi idonee, a riaffrontare e riproporre talune di quelle polemiche.
Non potrò entrare nei particolari, ma a qualche osservazione risponderò.
La prima è banale: il Consigliere Fiumara - è noto che dentro l'aula c'è la libertà per i Consiglieri di dire qualunque cosa perché non ne rispondono - ha confuso dei documenti, citando la parte iniziale della relazione preliminare del 118 come un documento della Protezione Civile la quale, seppure non avesse molto tempo in questi giorni e in queste notti per proporre documenti, né patinati né meno patinati, un piccolo rapporto lo ha steso tre notti fa, dopo parecchie notti nelle quali dalla mattina di venerdì...



(Voci in aula)



MARINO Massimo, Assessore regionale

Fiumara, hai la libertà di dire quello che hai detto perché sei dentro quest'aula, puoi anche avere la libertà di continuare perché sei dentro quest'aula.
La Protezione Civile comunque ha elaborato, durante una di queste notti, un piccolissimo rapporto in mezzo alle tante cose che aveva da fare.
I dati essenziali delle iniziative della Protezione Civile regionale sono pubbliche, perché sono state pubblicate sui giornali che ne hanno parlato e riparlato, hanno pubblicato i fax e l'ordine di come si sono svolte le cose. Adesso sono in corso delle iniziative della Magistratura che mi auguro facciano chiarezza e non abbiano limiti rispetto ai soggetti coinvolti.
Quindi sulle cose dette dal Consigliere Fiumara non posso dire altro che quello che ho detto: esiste un documento, peraltro già distribuito.
Credevo fosse stato distribuito a tutti i Consiglieri, probabilmente il Consigliere Fiumara non c'era, quindi non ne era a conoscenza, comunque è stato pubblicato sui giornali ed è tutto noto.
Sicuramente alcune questioni devono essere ribadite. La prima è che se ci fosse qualche dubbio - magari anche di qualche Consigliere della maggioranza che probabilmente non ha avuto tempo in questi giorni per approfondire nei particolari gli avvenimenti - sottolineo che i diversi servizi di questa Regione, che in qualche modo erano direttamente coinvolti dagli eventi, in particolare la Tutela del suolo, la Protezione Civile, il 118, oltre ovviamente l'apparato del Presidente della Giunta dove arrivano le comunicazioni oltreché i servizi (alcuni dei quali operativi, per quanto è possibile, altri che hanno ruoli più di informazione, di coordinamento di prevenzione dei fenomeni, ecc.) hanno svolto non solo i loro compiti, ma anche altri che forse non erano tenuti a svolgere. Tutto questo sulla base di una risposta, che io ritengo da sottolineare, molto positiva delle singole persone, al di là delle procedure, degli apparati, della burocrazia e dei compiti che sono normati da due leggi: una, la vecchia legge della Regione del 1986, ma soprattutto la legge n. 225. La legge n. 225 è quella che il 24/2/1992 ha istituito il Servizio nazionale della Protezione Civile che doveva entro sei mesi stilare il regolamento di attuazione della Protezione Civile nazionale, cioè entro il 24/8/1992, ma soltanto il giorno 5 novembre ciò è avvenuto. Per chi avesse voglia di cercarlo troverà sul bollettino delle leggi nazionali il regolamento di attuazione della Protezione Civile nazionale che, come è noto, è l'organo che riceve in primis tutte le comunicazioni dai diversi soggetti, in particolare dalle strutture dell'Aeronautica che hanno rapporti con il satellite, ecc., che riceve tutte le informazioni e che attraverso i suoi gangli periferici, che sappiamo quali sono, ha particolari compiti istituzionali da svolgere.
La Protezione Civile ha un responsabile sul piano organizzativo, ha un responsabile politico che è il Sottosegretario; sono tutte cose note, ma di cui pochissimo si parla.
Ho sentito che questa mattina anche il Presidente del Consiglio Berlusconi, ha espresso la sua interpretazione dei fatti che rende difficile, ovviamente, dialogare, ma i termini delle questioni sono questi.
Pertanto sollecito, se qualcuno avesse qualche remora, a sostenere il ruolo che i diversi Servizi della Regione hanno svolto. In alcuni casi superando decisamente i compiti e le responsabilità che di questi Servizi erano: io non voglio citarli, alcuni sono (almeno al nostro interno) molto noti; se qualche funzionario della Tutela del suolo, la notte di sabato alle ore 2, portato dal fuoristrada - l'unico che abbiamo - della Protezione Civile regionale, non fosse partito per andare a guardare una certa diga, la cui competenza non era di questa Regione, e non avesse trasceso ai suoi compiti, ma si fosse appellato strettamente alle norme burocratiche, ebbene, probabilmente oggi avremmo qualche problema in più rispetto agli avvenimenti, alle vite umane e ai disastri che ci sono stati.
Di questi esempi se ne potrebbero fare parecchi, ma io non voglio entrare nei particolari. Posso solo dire che, in assenza o per la difficoltà di funzionamento di altri soggetti istituzionali, questi tre organismi: il Servizio di Protezione Civile regionale, il Settore Tutela del suolo, il 118, hanno svolto compiti di grandissima rilevanza. Io non sono in grado di valutare nel particolare quello degli altri, ma ho passato i giorni e le notti a dialogare con il 118, con quelli della Tutela del suolo, ecc. Ebbene solo la Protezione Civile (che non è uscita dall'emergenza, che ininterrottamente da venerdì della scorsa settimana è aperta giorno e notte, e continua a svolgere un ruolo fondamentale rispetto al quale ci sarebbe da discutere se è il ruolo che questo Servizio deve svolgere) fino ad oggi ha ricevuto orientativamente diecimila telefonate. Diecimila telefonate.
C'è stato un fenomeno su cui poi anche in termini di analisi si dovrà riflettere, cioè il fenomeno per cui, quando i primi eventi alluvionali avvenivano, un grandissimo numero di cittadini (o perché aveva dei parenti o perché aveva la casa da altre parti) è sceso da casa propria, è salito sulla macchina per andare in certi altri posti, cercando i soggetti che gli dessero delle informazioni per capire se eventualmente ci fossero delle vie di comunicazione non percorribili. Ebbene, la Protezione Civile regionale costruendo faticosamente - vi garantisco faticosamente - un quadro della viabilità e aggiornandolo, ha impedito a centinaia di persone di avviarsi in situazioni dove, probabilmente, avrebbero corso grandissimo rischio.
Questo in una situazione nella quale diversi soggetti - che io non voglio citare nei particolari, anche se sono comprensibili - non svolgevano i compiti che dovevano svolgere, non chiudevano le strade che dovevano chiudere. Posso citare un caso, senza andare nei particolari. Nei dintorni di Baio Dora c'è una statale, la n. 419, che non è mai stata chiusa, fino a martedì di questa settimana! Che non è mai stata chiusa! Quando c'erano frane in corso che, fra l'altro, potevano provocare anche il crollo di una galleria, cosa che peraltro era già avvenuta alcuni anni fa. Io non voglio addentrarmi oltre, anche se devo dire che c'è un limite anche agli avvoltoi. C'è un limite anche agli avvoltoi. E non è detto che non si debba forse assumere, rispetto alle carenze di altri organi, qualche posizione istituzionalmente più chiara, più definita, perché, come dire, c'è un limite a tutto. C'è un limite a tutto.
Abbiamo fatto molte cose in questi giorni, faticosamente. Probabilmente io questo lo devo riconoscere - più per il grande spirito di volontà e di collaborazione di moltissimi funzionari della Regione, al di là delle procedure, dei compiti e delle responsabilità. Dato che eravamo preoccupati, abbiamo prodotto rapidamente, già mercoledì mattina (questo l'ho già citato in altre sedi) un rapporto al Ministro sulla situazione delle duecento aziende a rischio piemontesi, che ci preoccupava moltissimo.
Ebbene, il responsabile di uno dei Dipartimenti del Ministero, che aveva peraltro (da sempre, ma ora in particolare) istituzionalmente assunto da poco tempo anche formalmente la responsabilità per quanto riguarda le aziende a rischio, faceva qualche giorno fa una dichiarazione sui giornali dicendo che noi (noi non si sa chi) non abbiamo la mappa delle aziende a rischio. Io ho replicato (potete trovare la replica su "La Voce" del 12 novembre) che può darsi che qualche soggetto non avesse la mappa delle aziende a rischio, ma che la Regione Piemonte (al di là dei ruoli personali, perché io - è noto - faccio l'Assessore da quattro mesi), per fortuna, la mappa e la situazione delle aziende a rischio, con nome cognome, prodotti, numeri di telefono e di fax, le aveva e nella giornata di mercoledì mattina avevamo mandato un primo rapporto al Ministro che diceva qual era la situazione delle duecento aziende a rischio in Piemonte o contattando direttamente le ditte, o chiedendo alle UU.SS.SS.LL.
interventi urgenti e sopralluoghi.
Ebbene, abbiamo informato il responsabile ministeriale delle aziende a rischio che il suo Ministro aveva già ricevuto un primo rapporto, il secondo e più articolato è stato mandato nella giornata di oggi.
Allora io mi fermo qui, perché non credo che si debba dire molto di più. Devo dire che ho apprezzato in alcuni Consiglieri di opposizione, che fanno riferimento a soggetti che governano questo Paese, l'equilibrio.
Alcuni li posso citare: dal Consigliere Masaracchio ad altri. Su queste questioni una chiarezza di fondo, prima o poi, andrà fatta. Scusate, non c'è una responsabilità di tutti! Io non sono d'accordo su questo. Io voglio che le responsabilità vengano accertate, di tutti i soggetti. Scusate, io non mi faccio carico di una parte di queste responsabilità! Nè ritengo che se ne debbano fare carico i funzionari (che fino a poco fa erano lì e poi se ne sono andati via, devo dire con qualche elemento di sconcerto) che fuori dalla loro responsabilità sono intervenuti in situazioni gravissime.
E allora le responsabilità qualcuno, prima o poi, le dovrà accertare fino in fondo e io spero che si accertino fino in fondo! Mi fermo, perché non so se è il caso di andare avanti in questa piccola replica. Sono disponibile, avendo il tempo, in qualunque momento per documentare in modo più articolato al Consiglio gli eventi, gli interventi le azioni svolte dai diversi soggetti, in particolare da quelli che, in qualche modo, da me dipendono, ma ritengo che questa discussione in una qualche sede pubblica vada fatta fino in fondo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bresso.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Cerca di essere sintetica.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Beh, insomma. Non è neanche che si possa dire tutto e il contrario di tutto, senza poi consentire di replicare.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Pochi minuti, altrimenti i Consiglieri se ne vanno.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Va beh, voteremo un'altra volta! Il Consiglio, pur ridotto, ha il diritto di sentire direttamente - in ogni caso resteranno agli atti i verbali della seduta che cosa penso di inaudite campagne di aggressione contro le normative ambientali e nazionali e contro - non le leggi perché chi parla non sa neanche di cosa parla parla sempre per sentito dire! - gli strumenti di pianificazione territoriale della Regione Piemonte.
Comincio dalla vicenda dell'attacco selvaggio, che in questi giorni si sta facendo, alla legge Galasso da parte di una classe politica che - non si sa per quale ragione l'abbia approvata - non l'ha mai capita dal punto di vista culturale e nemmeno l'ha mai voluta realmente applicare.
Il collega Nerviani ha già detto molte cose, quindi intervengo brevissimamente. La legge Galasso è stata il momento più alto (arrivato troppo tardi, con decenni di ritardo!) di una cultura di tutela del paesaggio; cultura che, prima della legge Galasso, si era limitata alle aule universitarie e ai libri, e non si era mai tradotta in una cultura del Paese. La legge Galasso ha tentato di imporre questa cultura al Paese: è stato un tentativo importante, ma non troppo chiaro dal punto di vista culturale in quanto, prima di divenire legge, la legge Galasso è stata decreto. Vi è stata quindi la conversione in legge di un decreto che, in quanto decreto, si è agganciato alla legge n. 1497 e come tale ha utilizzato le categorie della pianificazione paesaggistica previste dalla legge n. 1497 e le ha applicate ad una serie di oggetti di carattere squisitamente ambientale e naturalistico. Si è creata quindi una complessa situazione che in pratica ha imposto, nella struttura paesistica, il meccanismo autorizzativo tipico dei beni culturali su oggetti che invece sono tipicamente naturalistici, come le sponde dei fiumi, i boschi, le parti alte delle montagne (oltre 1.600-1.800 metri a seconda dei casi) e gli usi civici. In questo modo si è trasferito su parti importantissime del territorio un vincolo che, se mantenuto su porzioni ridotte del territorio sarebbe stato di gestione relativamente semplice. Vincolo che ha imposto di verificare anche la forma della casa, la forma tetto, la copertura del tetto, i materiali, le finestre e via dicendo.
Perché questa legge - che ha rappresentato un'importante sfida potesse diventare, oltre che uno strumento autorizzativo, anche uno strumento di miglioramento della qualità del territorio, occorreva fare tutto quello che la legge chiedeva ed imponeva di fare, cioè l'integrazione paesistica - di cui parleremo quando porteremo all'attenzione del Consiglio gli strumenti paesistici nei Piani regolatori (in modo da accorpare l'autorizzazione sui Comuni, dando la concessione edilizia e l'autorizzazione ai sensi della legge Galasso sulla base di criteri chiari) e in tutti gli strumenti corrispondenti ai diversi livelli.
Non vado avanti, mi limito a dire che solo questo è il modo in cui la legge Galasso può funzionare; il più delle volte è stata gestita come una procedura che serviva essenzialmente a fare andare in ginocchio cittadini e amministratori - a chiedere alla Pubblica Amministrazione, la quale graziosamente accelerava la pratica quando si trattava di amici, la ritardava quando si trattava di persona non grata. Troppo spesso è stata usata così e non solo fuori da questa Regione. Troppo spesso è stato interpretato così anche l'interesse che i Consiglieri hanno avuto per questa legge: invece di chiedere di avviare le procedure di pianificazione si è sempre chiesto di accelerare i tempi di risposta.
Il punto è che dovremmo eliminare la maggioranza delle pratiche giacenti in Regione: l'unico modo per poter fare ciò è quello di dotarci degli strumenti necessari per riportare le pratiche nel loro luogo appropriato che è riconducibile al momento nel quale il cittadino chiede la concessione edilizia o altre autorizzazioni. In Regione dovrebbero rimanere solo le autorizzazioni connesse a pratiche che riguardano la Regione, come per esempio una pratica riguardante una derivazione idrica: in tal caso è sensato perché si accorpa nella Regione attraverso lo strumento delle Conferenze dei servizi. Se si vuole, sono disposta a parlare a lungo di questo in Commissione. Ciò che deve cambiare è la cultura su questa legge perché la legge di per sè è di fondamentale importanza e ritengo che cancellarla, anche solo parzialmente, dall'ordinamento giuridico, sulla spinta di un fenomeno grave come è quello che è avvenuto in questi giorni in Piemonte, sarebbe profondamente sbagliato. Noi abbiamo già assunto una delibera, che ho fatto distribuire, che provvede a definire, con circolare del Presidente della Giunta, tempi rapidissimi per rispondere e anche per esentare, quando si tratti di mera ricostruzione naturalmente al di fuori delle aree golenali, i cittadini che hanno semplicemente da rimettere in piedi una staccionata, un muretto di cinta, un sentiero o una serie di operazioni minori conseguenti all'alluvione.
Il problema però è ben più grosso e su questo dobbiamo andare avanti.
Ma la questione vera che è venuta fuori (su cui artatamente si è utilizzata la polemica sulla legge Galasso in maniera del tutto impropria e ciò dimostra solo ignoranza ed incultura) è quella relativa alle escavazioni in alveo. Le escavazioni in alveo sono vietate - se non per ragioni idrauliche - dall'Autorità di bacino dal 1991: la Regione, allora come oggi, non ha mai avuto competenza in questa materia, ha solo competenza per quanto riguarda aspetti minori come, per esempio, la sistemazione spondale. Per questi aspetti esiste una Conferenza dei servizi e vi è un'accelerazione delle pratiche.
Se le pratiche vanno avanti lentamente è per altre ragioni: non fosse altro che i finanziamenti non arrivano e quindi non vengono firmati i decreti di finanziamento! Il collega Montabone sa che tutte le pratiche per cui sono state richieste delle autorizzazioni relative ai beni ambientali riguardano parti di territorio che non hanno niente a che vedere con le escavazioni in alveo. A queste pratiche è stato risposto in tempi velocissimi (addirittura nell'arco di tempo che intercorre fra una seduta di Giunta e l'altra, quindi nella prima seduta disponibile si è risposto) e a tutte le autorizzazioni richieste con carattere di urgenza si è risposto che, con carattere di urgenza, l'Autorità di bacino può in ogni caso intervenire mandando comunicazione a posteriori. Quindi il problema non esiste, ma non esiste nella realtà. Consegnerò alla stampa i dati in nostro possesso (devo solo preparare una pagina di interpretazione perché lo capiscano, perché l'Autorità di bacino non li ha più rilevati dal 1969) delle sezioni di deflusso del Po lungo tutta l'asta piemontese nonché delle profondità del Po (quindi del punto massimo di profondità e delle sezioni di deflusso) che dimostrano che il Po, non i torrenti montani, ha aumentato la propria capacità di deflusso dal 1969 ad oggi e malgrado l'impedimento che è stato portato (per evitare le escavazioni in alveo che avevano prodotto una serie di dissesti idraulici incredibili) le sezioni di deflusso oggi sono maggiori rispetto a quanto lo erano nel 1969. Immagino che nessuno pensi che si possa andare in Adriatico salendo degli scalini se si continua ad approfondire il Po. Questa non poteva essere la politica.
Purtuttavia devo dire che, in questa alluvione disastrosa per il Piemonte il Po ha sostanzialmente tenuto: il Po è debordato essenzialmente alla confluenza con la Dora. Ed è ancora tutto da vedere (analisi che è possibile fare con riprese aerofotogrammetriche) che cosa è successo: le regimazioni della Dora Baltea, che sono state costruite in Valle d'Aosta per l'autostrada e per tutte le necessità ben note, probabilmente accelerando il deflusso forte delle acque, hanno creato poi alla confluenza del Po una velocità dell'acqua che ha fatto debordare. In ogni caso, lo stesso Magistrato del Po ha dichiarato che il Po ha sostanzialmente tenuto lungo tutto l'alveo, quindi a dimostrazione a fortiori che non ci sono stati sostanziali problemi idraulici del Po; ci sono stati certamente negli altri corsi d'acqua e l'analisi che potremo fare ci dirà anche quali sono le ragioni. Molte delle ragioni sono state citate; ci sono certamente ragioni legate alle regimazioni eccessive, alle cementificazioni, ma ci sono anche delle ragioni storiche che tutti noi conosciamo. Tutta l'industrializzazione italiana è nata ai piedi delle Alpi, è nata nelle basse valli, utilizzando l'acqua come fonte di energia e quindi collocandosi sui fiumi.
Questa è la storia della nostra Regione. E' inutile dire che ci sono le fabbriche nelle basse valli: ci sono da sempre, ci sono dall'800. E' evidente che in quelle condizioni le nostre popolazioni spesso abbiano anche fatto degli errori idraulici, che però erano giustificati da esigenze economiche.
Ritornare indietro - lo dice l'Autorità di bacino rispetto a politiche in parte erronee e in parte inevitabili in passato, richiederà molto tempo c'è voluto un secolo per arrivare a questa situazione, ci vorrà probabilmente un secolo per tornare indietro.
Come Regione Piemonte, abbiamo tutte le carte in regola. Abbiamo avviato tutte le pianificazioni e tutti i modelli di gestione idrica dei fiumi; abbiamo adottato il Progetto Territoriale Operativo del Po che affronta in maniera radicale e culturalmente alta il problema del Po stesso, comprese le analisi di regimazione idraulica, fatte in accordo e su finanziamento dell'Autorità di bacino, che dimostrano come le condizioni del Po debbano essere affrontate, non tanto quelle dell'alveo, quanto quelle del contorno, delle escavazioni al contorno. Se mai gentilmente Berlusconi o Radice, che sono i Presidenti dell'Autorità di bacino firmeranno i decreti per i finanziamenti, noi i piani li abbiamo tutti, sia per la definizione delle fasce di pertinenza dei fiumi per poterle poi vincolare dal punto di vista territoriale, sia i modelli di gestione idrica ed idraulica dei fiumi.
Non abbiamo nulla da rimproverarci. Addirittura, l'attacco indiretto alla Regione Piemonte (diretto in realtà all'Autorità di bacino, che rappresenta il punto d'arrivo di una battaglia infinita per una gestione integrata e culturalmente intelligente dei fiumi), oggi emerso dal dibattito, era già stato previsto. Tant'è vero che la serie di stupidaggini dette in questi giorni era già stata preannunciata da una nota dell'Autorità di bacino al Ministro Radice, in cui si diceva che la maggior parte dei piani di regimazione idraulica sono, in realtà, firmati da ditte di escavazione. In questa nota si evidenziava come tali piani non fossero giustificati sul piano idraulico, ma solo da ragioni imprenditoriali questo è quanto diceva l'Autorità di bacino prima dell'alluvione.
Queste sono cose che, almeno a verbale, io pretendo e voglio che vengano messe, perché su questa partita il confronto fra noi e coloro che continuano a sostenere cose ignobili non demorderà. Non accetteremo che si dicano cose di questo genere n' della Regione Piemonte n' dell'unica istituzione che è deputata culturalmente a dire cosa si deve fare sul Po cioè l'Autorità di bacino del Po.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



(Proteste e commenti in aula)



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non so se l'opposizione sia presente, ma certamente lo è la Giunta.
Se mi consentite, voglio dire qualche parola conclusiva, anche solo per rispondere a due interventi che ho trovato veramente singolari: quello dell'amico Gallarini, che non vedo più in aula, e quello del Consigliere Marchini, che merita sempre attenzione, anche quando causticamente personalizza l'attacco. Mi spiace che non sia più in aula il Consigliere Gallarini, perché avrei voluto spiegargli bene qual è stato l'attacco: non ce n'è stato solo uno, ma diversi, che però non hanno centrato il lavoro e la funzione del Presidente in questo momento.
Per quanto riguarda la nostra attività, le risposte sono già state date ampiamente dagli Assessori Marino e Bresso e potrebbero ancora essere integrate dagli Assessori Marengo e Montabone. Non intendo portare la discussione all'estremo, ma voglio fare una conclusione che riguardi soprattutto quella che è stata la posizione del Presidente in questa vicenda, a nome dell'intera Giunta.
Al Consigliere Gallarini devo dire che mi aspettavo l'attacco di Vertone; avevo infatti avuto la sfortuna (o la fortuna) di scambiare alcune battute con lui all'aeroporto. Aspettavo il giorno in cui mi avrebbe attaccato: che abbia scelto questa giornata ed un modo così basso mi ha molto stupito, come ho anche detto a Mieli, il quale, nel convenire con me mi ha suggerito di fare, due giorni dopo, un'intervista nella quale ho puntualmente risposto a tutte queste critiche.
Ho scelto l'intervista e non la lettera per evitare di portare ulteriormente avanti la polemica che, a mio avviso, non sarebbe stata cosa utile. La polemica io non l'ho cercata, Consigliere Marchini. Per anni sono stato accusato di avere tenuto una Presidenza senza trionfalismi senza protagonismi, di tono basso; in questa vicenda, non sono stato io ad aver alzato, di mia volontà, il tono: ho dovuto alzarlo perché le vicende erano di una gravità eccezionale.
Quando, di fronte ad un evento come questo, non si vuole riconoscere la specificità della situazione piemontese; quando, di fronte ad un evento come questo, il Presidente della Giunta regionale, che viene invitato e rimane a Palazzo Chigi tutto il pomeriggio, viene alla fine disatteso nelle sue indicazioni (indicazioni utili, come ad esempio quella dei tassi a zero lire, che adesso viene considerata accolta ed importante); quando non si ascolta l'indicazione di chi conosce le cose e dice: "Questi 1.800 miliardi non ci sono"; quando si vogliono stanziare soltanto 1.000 miliardi; quando non si vuole inserire la Regione Piemonte nel quadro degli enti che operano dovutamente nella fattispecie, si vuole veramente disconoscere il ruolo della Regione.
Tale questione parte da lontano: se c'è una solidarietà di tutte le Regioni è anche perché c'è la sensazione che, in questa fase, si faccia del federalismo solo a parole e non nei fatti, ed è una sensazione vissuta nei fatti concreti. Siamo in un momento in cui, a mio avviso, era necessario prendere posizione per il Piemonte e per le Regioni stesse. Non abbiamo assolutamente rotto il fronte delle Regioni, come si è detto la prima volta, ma lo abbiamo consolidato; nello stesso tempo, abbiamo però fatto in modo che la voce del Piemonte fosse riconosciuta come una voce forte autorevole.
Non si tratta di volersi dare autorevolezza: l'autorevolezza è nei fatti delle posizioni; oggi la nostra posizione è autorevolmente sostenuta ed è autorevolmente valutata a molti livelli, anche nel Governo: non è una posizione isolata o che non ha seguito. Con molta tranquillità, dico al Consigliere Marchini che credo che la personalizzazione non sia utile; gli assicuro che in me non c'è assolutamente la ricerca di protagonismo.
C'è, certo, questa volontà forte di far sentire la voce del Piemonte in una fase difficile e complessa, e credo che alla fine ciò finirà per avere un risultato positivo. Ne sono profondamente convinto, al di là di quelle che possono essere vicende e momenti difficili. Devo ammettere che il discorso con il Governo ha dei momenti di difficoltà, ma li ha su questioni di fondo, quali il ruolo delle Regioni e la specificità della vicenda piemontese, che non è stata assolutamente riconosciuta.
Non aggiungo altro, non voglio portare la polemica al di là di queste poche battute; voglio soltanto assicurare che la Giunta tutta è fortemente impegnata in questa fase, tutti gli Assessori sono impegnati, la Giunta è fortemente impegnata, lavora al massimo in un momento di grande difficoltà.
Dicevo questo anche questa mattina al Presidente Scalfaro in un lungo colloquio che ho avuto in macchina con lui; oggi dobbiamo pensare a trovare le vie per far uscire il Piemonte da questa situazione difficile, farlo uscire bene, in modo forte e adeguato.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli ordini del giorno.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 737.
Ha chiesto la parola il Consigliere Garino; ne ha facoltà.



GARINO Marcello

Non so se sia del tutto corretto mettere in votazione un ordine del giorno firmato da Consiglieri che non sono presenti.



PRESIDENTE

C'è il Consigliere Bosio che rappresenta il suo Gruppo.
Il Capogruppo non mi aveva chiesto di non porlo in votazione. Se un Capogruppo non vuole che un suo documento venga posto in votazione normalmente lo chiede.
Pertanto pongo in votazione l'ordine del giorno n. 737, il cui testo recita: "l Consiglio regionale del Piemonte esprime profondo cordoglio ai familiari delle vittime del maltempo che ha colpito la Regione in questi giorni rileva come ancora una volta l'Autorità centrale abbia sottovalutato la gravità e l'intensità del fenomeno atmosferico e sia mancato, per parecchie ore, il necessario coordinamento degli interventi denuncia il grave stato di dissesto idrogeologico esistente nella maggior parte del territorio regionale causato dalla totale assenza di una programmata politica di difesa ambientale e del totale disinteresse dimostrato dall'Autorità e dalla Pubblica Amministrazione verso le più elementari norme di manutenzione idraulica del territorio impegna la Giunta regionale ad elaborare, e sottoporre al Consiglio, un piano straordinario di interventi finalizzati alla difesa dell'ambiente alla prevenzione e alla lotta contro ogni forma di violenza al territorio utilizzando e richiedendo finanziamenti per lavori socialmente utili utilizzando lavoratori per la ricostruzione ambientale denuncia come irresponsabile ogni forma di disimpegno, così come previsto dalla Finanziaria in discussione al Parlamento, che rinvia di un anno i finanziamenti previsti per la difesa ambientale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 10 voti favorevoli e 18 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 740, il cui testo recita: "l Consiglio regionale del Piemonte di fronte ai gravissimi danni all'ambiente ed all'economia subìti dal territorio piemontese a seguito del cataclisma del 4, 5 e 6 novembre 1994 ritenuto necessario un intervento finanziario straordinario che provveda alla ricostruzione dell'attività produttiva e dei beni distrutti al ripristino dell'ambiente naturale con adeguati interventi di riassetto idrogeologico ritenuto necessario individuare per il futuro del Piemonte uno sviluppo economico coerente con l'ambiente e prioritariamente generatore di nuova occupazione impegna la Giunta regionale a rivedere l'Accordo di programma firmato con il Governo nazionale attraverso un'attenta verifica, condotta in ogni Commissione permanente, degli interventi previsti, della loro compatibilità con l'ambiente, della loro utilità sociale, della loro realizzabilità e priorità rispetto alle attuali e future esigenze di sviluppo economico ed occupazionale del Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 7 voti favorevoli e 21 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Passiamo all'ordine del giorno n. 741.
La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Abbiamo sospeso subito la caccia per una settimana su tutto il territorio regionale, adesso stiamo raccogliendo gli elementi per valutare la possibilità di sospensioni su aree limitate dove si è manifestata la catastrofe. Devo dire che sull'inventario dei danni subìti, nel conteggio degli animali perduti non risulta segnalata la selvaggina, tuttavia ritengo che una parte della selvaggina sia stata coinvolta e quindi vi siano delle conseguenze rispetto alla praticabilità di alcuni territori. La proposta che avanzo a tutti è di consentire una valutazione per esaminare lo stato di eccezionalità di un'ipotesi. Una sospensione generalizzata mi sembrerebbe addirittura pretestuosa, quasi incompatibile con la serietà e la gravità della situazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Evidentemente l'Assessore non ha letto l'ordine del giorno, in quanto questo documento dà delle indicazioni precise e fa riferimento anche all'art. 19 della legge n. 157 che prevede la possibilità, da parte delle Regioni, di sospendere il calendario venatorio in caso di sopravvenute e particolari condizioni ambientali.
Era sospeso fino a lunedì, fino al 14, non è "già" sospeso! Ci nonostante domenica cacciavano.



PENASSO Alfredo

C'è anche il divieto di rubare, eppure rubano!



POZZO Carolina

Va bene, allora chiedo vigilanza. Penasso, vuol dire che dobbiamo giustificare il furto? Non sono di certo io a giustificare ciò. Mi pare anche palese che il territorio interessato dall'evento alluvionale è molto vasto, abbiamo prima ricevuto la documentazione dalla Giunta dove c'è una cartina, la zona colpita risulta i 3/4 del territorio.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 741, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte all'evento alluvionale che in questi giorni ha sconvolto l'intera regione devastandola impegna la Giunta, nell'ambito di tutte le altre iniziative intraprese a: sospendere il calendario venatorio sino al rientro delle acque di straripamento e alla conseguente quantificazione del danno subìto dalla fauna eventualmente riaprire l'attività venatoria solo dopo la necessaria verifica e sulla base dei nuovi dati acquisiti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 15 voti favorevoli, 2 contrari e 10 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Passiamo all'ordine del giorno n. 742, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appreso che è intenzione del Consiglio dei Ministri recuperare, al fine di avviare interventi nelle Regioni colpite dall'alluvione del 4, 5 e 6 novembre, 3.000 miliardi dal fondo destinato al fiscal drag, dal fondo di solidarietà del Ministero del Coordinamento delle Politiche Agrarie e dal fondo già stanziato per coprire gli oneri derivanti dalla ricostruzione nei territori colpiti dalle precedenti alluvioni del 1993 considerato che è possibile recuperare i fondi necessari ricorrendo ad altri spostamenti tra i vari capitoli del bilancio dello Stato in modo tale che gli oneri non gravino direttamente sulla collettività né tanto meno sulle popolazioni colpite da analoghe catastrofi naturali sottolineato, a titolo di esempio, che 4.000 miliardi potrebbero essere ottenuti ricorrendo ai residui passivi del bilancio del Ministero della Difesa; ai fondi previsti per l'attuazione del programma 'Tornado' 'Sommergibili nuova generazione' ed 'Elicotteri medi'; ai fondi delle commesse per gli 'Aereomobili Harrier', ai 'Caccia EFA' ed ai 'Missili FSAF e NM-90' valutato, alla luce della drammatica situazione in cui si trovano le popolazioni ed i territori delle zone colpite dall'alluvione, che è necessario investire maggiori risorse finanziarie per dotare la Protezione Civile del personale e dei mezzi utili a poter realmente operare nonché che è necessario affermare una nuova cultura della 'difesa' dando corso all'istituzione del 'Dipartimento del Servizio Civile Nazionale' chiede al Presidente ed al Consiglio dei Ministri di riconsiderare l'intenzione espressa e di recuperare i fondi necessari ad avviare la fase di ricostruzione ricorrendo ad altri capitoli di bilancio o ad altri strumenti legislativi, a partire dai fondi citati assegnati al Ministero della Difesa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 20 voti favorevoli, 8 contrari e 1 astensione.
Sull'ordine del giorno n. 745 presentato dal Consigliere Rabellino, ha chiesto la parola il Consigliere Bodrero. Ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Io voto a favore, soprattutto perché ritengo assolutamente ingiusto che siano i Prefetti a decidere, tanto più che la Regione Valle d'Aosta vede il Presidente della Provincia esercitare le funzioni del Prefetto. Quindi non vedo l'utilità di questo doppione che, tra l'altro, implica uno spreco enorme. Quindi, i Presidenti delle Province facciano i Prefetti, senza chiamarli Prefetti che poi è un nome che assomiglia a perfetto e perfetti non sono, purtroppo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 745, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto delle inadempienze, dei ritardi e in alcuni casi dell'irresponsabilità degli interventi della Protezione Civile e delle Prefetture in occasione dell'alluvione dei giorni scorsi rilevato che il grido di allarme di moltissimi Sindaci nelle ore di massima difficoltà è rimasto inascoltato invita il Ministro degli Interni a sollevare immediatamente dall'incarico i Prefetti di Cuneo, Asti ed Alessandria invita inoltre il Governo nella scelta dei Prefetti ad utilizzare criteri di selezione privilegiando coloro che realmente conoscono il territorio provinciale e le problematiche che ivi persistono".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 5 voti favorevoli, 11 contrari e 12 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Esaminiamo ora gli ordini del giorno che sono stati presentati oggi.
Il primo è il n. 749 presentato dai Consiglieri Ferrara, Gallarini Cerchio, Rivalta, Marchini, Nerviani, Garino, Vaglio, Calligaro, Vetrino e Cantore, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte pur rinviando ad un successivo e più puntuale accertamento dei danni subìti dal sistema imprenditoriale del Piemonte in conseguenza dell'alluvione del 4, 5 e 6 novembre u.s., ritiene assolutamente necessaria un'azione immediata a favore delle piccole-medie imprese commerciali, artigianali e industriali.
Infatti i danni subìti dalle piccole imprese possono determinare l'uscita definitiva di queste dal mercato, se non vi saranno immediati provvedimenti legislativi per finanziare la sostituzione o il recupero degli impianti e scorte danneggiati, distrutti o persi in conseguenza dell'alluvione.
Per questi motivi sollecita al Governo un decreto legge che fissi i seguenti punti: 1) obbligo per gli Istituti di Credito di Diritto Pubblico, di Interesse Nazionale, il Mediocredito Piemontese, l'Istituto Mobiliare Italiano, le Casse di Risparmio del Piemonte, di finanziare a medio termine, con un congruo preammortamento, il 100% dei danni subìti dalle imprese 2) accollo del 25% del rimborso del finanziamento a carico dello Stato 3) accollo degli interessi a carico dello Stato 4) individuazione di procedure rapide e chiare per l'ottenimento del finanziamento avvalendosi anche dell'autocertificazione soggetta a successivi controlli o certificazione asseverata da professionisti iscritti negli appositi Albi professionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 24 voti favorevoli e 5 astensioni.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 751 presentato dai Consiglieri Pozzo Adduci, Miglio, Giuliano, Chiezzi, Lannes, Bara, Sartoris, Mandrino, Mollo Bortolin, Rivalta e Calligaro, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte con riferimento all'evento alluvionale, che in questi giorni ha sconvolto l'intera regione, devastandola incarica la II e la V Commissione di definire, in collaborazione con la Giunta, modalità ed impegni che devono essere assunti al fine di avviare indagini conoscitive e di verifica sui Piani regolatori dei Comuni colpiti e devastati dalle violente precipitazioni del 4, 5 e6 novembre impegna la Giunta a 1) sottoporre al Consiglio, in tempi brevi, un rapporto che contenga la mappatura delle aree colpite, le cause che hanno provocato il disastro e l'eventuale rapporto con 'Opere di consolidamento idrogeologico' individuabili come concause 2) presentare al più presto piani di manutenzione e risanamento idrogeologico, compresa la riforestazione e la manutenzione del patrimonio forestale, la rinaturalizzazione degli alvei e delle aree golenali 3) coordinare tali piani con proposte per l'incremento dell'occupazione allo scopo di avviare una vera difesa del suolo, prevenendo in tal modo nuovi disastri e contro il deposito e la cementificazione del territorio con particolare riferimento alle aree montane 4) valutare l'attuale situazione della Protezione Civile della Regione allo scopo di potenziare la sua capacità di intervento e vigilanza, in particolare dei Servizi di prevenzione ed informazione alla popolazione e i Servizi di coordinamento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli e 2 contrari.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 752 presentato dai Consiglieri Miglio, Rivalta, Giuliano, Adduci, Pozzo e Chiezzi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visti i contenuti dell'art. 4 del DL 9/11/1994, n. 624 premesso che sussiste una sostanziale differenza tra le attività di escavazione in alveo e gli interventi di manutenzione finalizzati ad asportare i detriti e i rifiuti depositati nello stesso alveo dei fiumi sottolineato che la serie concatenata di processi involutivi essenzialmente di natura artificiale, tra cui l'abbassamento degli alvei che minaccia la stabilità delle sponde, dei ponti e di altre infrastrutture; l'aumento della velocità di corrivazione, che accentua gli effetti delle ondate di piena; la progressiva restrizione e rettificazione degli alvei ordinari; la riduzione delle sacche golenali e delle aree di laminazione; delineano un quadro di alterazione dell'equilibrio idrogeologico dei sistemi pluviali valutato che l'abbassamento degli alvei ha la sua causa prima, come denunciato dal gruppo di studio costituito dal Magistrato del Po già in epoca antecedente al 1989, nell'eccessiva attività di estrazione in alveo e che le opere di difesa spondale e gli interventi di sistemazione idraulica attuati al di fuori di programmi organici, orientati spesso più alla difesa delle proprietà private ed insediamenti realizzati a seguito di discutibili scelte urbanistiche, riducono drasticamente la libertà di divagazione del fiume aumentando conseguentemente l'impatto delle acque ricordato che il gruppo di studio del Magistrato del Po nel 1980 raccomandava di attuare una politica per le attività estrattive nelle fasce fluviali tale da ridurre le richieste dirottandole su aree esterne meno rischiose e da favorire un uso più appropriato e selettivo dei materiali estratti ritenendo che deve essere fatta una distinzione fra le estrazioni in alveo e fuori alveo e che le prime comportano l'assunzione di provvedimenti eccezionali da subordinare al rigoroso accertamento delle necessità idrauliche ed alla preventiva verifica dell'influenza degli svasi sull'equilibrio generale dell'asta fluviale conseguente ad un'attenta analisi idromorfologica estesa all'intero corso d'acqua richiamati i contenuti dei documenti redatti dall'Autorità di bacino del fiume Po in data 14/10/1993 'Evento alluvionale del settembre 1993 nel bacino del Po - Analisi del fenomeno e conseguenti proposte' e in data 25/10/1994 'Iniziative urgenti di intervento per la difesa del suolo e l'assetto idrogeologico nel bacino del Po' chiede al Parlamento in sede di conversione in legge del citato decreto legge, di modificare i contenuti dell'art. 4 tenendo conto: della diversità delle tipologie di intervento in premessa richiamate; e delle linee di intervento definite dall'Autorità di bacino del Po, tese a riportare totalmente le procedure di programmazione, progettazione ed attuazione di opere per la difesa del suolo nell'ambito dell'intervento ordinario; della necessità di sottoporre preventivamente all'Autorità di bacino gli interventi urgenti che saranno attivati dal Presidente del Magistrato del Po".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 9 voti favorevoli e 18 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Passiamo all'ordine del giorno n. 754 presentato dal Consigliere Marchini il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la proposta di delibera di Giunta regionale 14/11/1994 impegna la Giunta regionale ad integrare la stessa delibera con il seguente punto 4): 'di dare mandato ai competenti Assessori di predisporre un disegno di legge che consenta di superare termini, tempi, modalità e condizioni che possano rappresentare elementi di ritardo nel processo di ricostruzione e di richiedere analoga iniziativa al Governo nazionale' si impegna ad esaminare il disegno di legge qualora presentato avviando una corsia preferenziale in tempi strettissimi ed in termini solidali e costruttivi".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, ho chiesto di illustrare l'ordine del giorno perch desidero veramente che venga considerato un elemento di contributo. Qualora la Giunta lo ritenesse inopportuno e non lo condividesse lo ritiro.
Questo ordine del giorno tende ad integrare la deliberazione proposta dalla collega Bresso, la quale individua un gruppo di lavoro, una task force per affrontare le procedure. Chiedo se non sia anche il caso di chiedere ai signori Assessori di verificare se, nelle rispettive materie non sia opportuna e necessaria una legislazione d'emergenza e tale richiederla allo Stato, perché è probabile che ci siano delle questioni rispetto al tempo nel quale non sia sufficiente una maggiore operatività ma probabilmente anche rimuovere delle questioni di ordine formale.
Se la Giunta lo condivide io lo mantengo; se la Giunta lo ritiene politicamente improprio io lo ritiro.
Nell'occasione devo dire brevissimamente alcune cose.
Presidente Brizio, devo dire, per chiudere la querelle, tre cose. Circa la questione sul suo ruolo nei confronti dello Stato: evidentemente non siamo riusciti a far comprendere ai colleghi Consiglieri che è un problema di sensibilità e ognuno ha quello che la Natura gli ha dato. Quindi, per evitare che questa querelle vada oltre il limite, io mi impegno con lei signor Presidente, e con i colleghi del Consiglio a non porre mai più questa questione né a spendere una parola di più su questa vertenza.
Devo anche dire al collega Marino che quando io ho sollevato delle riserve sulla Protezione Civile non l'ho sollevata nei confronti dell'operatività della Protezione Civile, ma di come questa Regione (e io mi metto tra quelli) non abbiano compreso che la Protezione Civile ai livelli a cui attendiamo noi la risposta non funzionerà mai a livello nazionale e che quindi avremmo dovuto fare un nostro originale sforzo per mettere a disposizione della Protezione Civile meccanismi e servizi che avrebbero consentito ai diversi soggetti della Protezione Civile di operare meglio.
Con questo spero di avere chiarito il senso del mio intervento.
Ringrazio.



PRESIDENTE

Mi permetto di dire che questo ordine del giorno può essere accolto come raccomandazione e magari si riporta la problematica ai Capigruppo e alla Commissione.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Io mi sono permessa di dire questo proprio perché un Consigliere è uscito prima, per cui questo non lo possiamo più votare, quindi non lo votiamo, ma lo accogliamo come raccomandazione.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Si può accogliere come raccomandazione anche quello sull'ACNA?



PRESIDENTE

Sì, anche l'ordine del giorno riguardante l'ACNA, che reca le firme dei Consiglieri Rossa, Bresso, Marino, Spagnuolo, Cavallera, Porcellana ed altri, può essere accolto come raccomandazione.
Vi leggo il testo di tale ordine del giorno, che reca il n. 753: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la relazione del Comitato interministeriale sulla questione dell'impianto di eliminazione dei reflui ACNA considera inaccettabile la liquidazione della posizione del Piemonte che ha chiesto un concorso internazionale aperto alle più qualificate competenze internazionali al fine di individuare la soluzione più adeguata per lo smaltimento dei reflui dei lagoons, liquidazione basata solo e sempre sulle argomentazioni fornite dalla stessa ACNA, il cui interesse nel difendere il Re-Sol è evidente e non su valutazioni indipendenti.
Invita il Consiglio dei Ministri e la Commissione VIA a non offendere una popolazione, che ha unanimemente respinto questo progetto e che si trova ad affrontare ora una difficile operazione di ricostruzione dei danni dell'alluvione, con una decisione in favore del Re-Sol che comprometterebbe in modo pesantissimo la rinascita della Valle Bormida".
Accogliamo quindi questo ordine del giorno come raccomandazione alla Giunta, con l'intesa che porteremo questa problematica all'esame dei Capigruppo.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20)



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