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Dettaglio seduta n.314 del 09/11/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallera, Cucco, Foco e Goglio.


Argomento: Calamità naturali

Esame ordini del giorno sull'emergenza alluvione in Piemonte


PRESIDENTE

Comunico che sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti sull'emergenza alluvione nella nostra Regione: 1) ordine del giorno n. 737 presentato in data 7 novembre 1994 dai Consiglieri Calligaro, Bosio, Chiezzi e Maggiorotti 2) ordine del giorno n. 739 presentato in data 8 novembre 1994 dal Consigliere Rabellino 3) ordine del giorno n. 740 presentato in data 8 novembre 1994 dai Consiglieri Chiezzi, Miglio, Adduci e Pozzo 4) ordine del giorno n. 741 presentato in data 9 novembre 1994 dai Consiglieri Pozzo, Adduci, Maggiorotti, Chiezzi, Giuliano, Nerviani Miglio, Peano, Sartoris, Mandrino, Lannes e Rivalta 5) ordine del giorno n. 742 presentato in data 7 novembre 1994 dai Consiglieri Miglio, Giuliano, Adduci, Chiezzi, Maggiorotti, Calligaro e Pozzo 6) ordine del giorno n. 743 presentato in data 9 novembre 1994 dai Consiglieri Marchini, Vaglio, Gallarini, Garino, Masaracchio, Majorino Porcellana, Vetrino, Germanetto, Fiumara, Fulcheri, Cantore e Bodrero 7) ordine del giorno n. 744 presentato in data 9 novembre 1994 dai Consiglieri Picchioni, Dameri, Bara, Mandrino, Marino, Ferrara, Rivalta Mollo, Lannes e Cerchio 8) ordine del giorno n. 745 presentato in data 9 novembre 1994 dal Consigliere Rabellino 9) ordine del giorno n. 747 presentato in data 9 novembre 1994 dai Consiglieri Nerviani, Rivalta, Adduci, Ferrara, Cantore, Leo, Fiumara Giuliano, Pozzo, Peano, Bosio, Majorino, Picchioni, Masaracchio, Chiezzi Vaglio, Gallarini e Mollo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 743. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Presidente, siccome è un documento a firme composite, non ci sarà una vera e propria illustrazione, ma un pronunciamento dei diversi firmatari sulle ragioni che li hanno indotti a sottoscrivere il documento. Se mi concede la parola, continuerei.



PRESIDENTE

Va bene. Prego, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente del Consiglio e colleghi Consiglieri, alla luce della premessa, al sottoscritto e al collega Fulcheri interessa chiarire al Consiglio regionale la ragione specifica del proprio contributo al documento. E' molto semplice. Noi consideriamo un incidente di percorso la presa di posizione del Presidente della Giunta nei confronti di un'iniziativa del Governo, rispetto alla quale - spero verrà apprezzata nel documento non c'è neanche un giudizio, c'è semplicemente una dissociazione, nel senso che non riteniamo che sia un giudizio che viene anche da noi.
A noi sembra infatti che sia sbagliato, o comunque imprudente sostenere il fatto che il Governo abbia - magari con una formulazione discutibile, impropria, da chiarire - ritenuto di impegnare, al massimo livello, se stesso sul campo su queste questioni, usando il termine Commissario, senza che sia chiarito se attiene alle funzioni delle Regioni o se attiene alle funzioni degli altri Ministeri. Giocare su una questione di questo genere nell'interpretarla immediatamente in negativo, sostenendo che non vuol dire che il Ministro Maroni decide anche per il Ministro della Sanità, ma che Maroni decide per l'Assessore alla sanità, mi sembra un'interpretazione capziosa, imprudente e dannosa per l'Istituto regionale.
Ci sembra quindi che debba essere chiaro nelle sedi istituzionali che questa interpretazione del Presidente della Giunta è un'interpretazione che impegna lo stesso Presidente - io mi auguro non l'istituzione regionale dopodiché ognuno di noi su questa questione evidentemente potrà dare i giudizi che crede ed auspicare i processi che ritiene più opportuni.
Per parte nostra (intendo dire per me e per il collega Fulcheri), il fatto che non ci siano dei funzionari che rappresentano il Governo in questa vicenda, ma che il Vicepresidente del Consiglio si incontri con gli Assessori ed il Presidente della Regione, rappresenta un momento di esaltazione forte del ruolo regionale; non è mai avvenuto che il Governo accettasse di sedersi allo stesso tavolo, sul territorio, a parità di condizioni con l'istituzione regionale. Non è come si vuol far credere: è così. Non è certo un provvedimento di questo genere che toglie alla Regione competenze che la stessa ha per legge o per Costituzione. Quindi, il provvedimento nulla toglie alle Regioni, molto toglie allo Stato. Cosa mette in discussione questo commissariamento? La legnosità delle leggi dello Stato che hanno sempre reso impossibile o comunque difficile l'intervento in questa materia.
Diceva prima un collega dall'identico percorso di studi: "Ci sarà qualcuno, seduto al nostro tavolo, dal potere enorme: quello sulla decretazione d'urgenza". Il che significa che su una singola questione, nel giro di quattro ore, il Consiglio dei Ministri può predisporre un decreto legge che può consentire un'iniziativa, un provvedimento, una spesa, che altrimenti rimarrebbero congelati all'interno delle procedure di una legge nazionale che rende impraticabile anche le migliori delle intenzioni.
Sappiamo tutti benissimo che all'interno del sistema regionale i confini delle competenze e il palleggiamento di responsabilità tra i diversi Assessorati ed uffici è probabilmente uno degli impedimenti che legano il nostro lavoro; conosciamo tutti benissimo le difficoltà di rapporti tra gli uffici e le responsabilità tecniche del livello periferico e del livello centrale. Noi diamo questa interpretazione, che può essere giusta o sbagliata: chiediamo che il Governo chiarisca che questo è il senso della sua decisione, che questo non è un atto di oscuramento del ruolo regionale, ma di esaltazione dello stesso. Si apre una questione con il Governo; non esprimiamo giudizi definitivi. La decisione del Presidente della Giunta regionale ha aperto una questione difficilmente riparabile nel momento in cui i nostri amministratori avranno l'impressione che sia nata una querelle tra Governo e Regione sulle competenze, sui ruoli, sulle funzioni, avranno le idee ancora meno chiare di quanto non fossero prima.
Con tutta amicizia, Presidente Brizio, lei non ha reso un buon servizio alla Regione con la sua affermazione, e non l'avrebbe reso anche qualora fosse stata motivata e giustificata; una tale affermazione si sarebbe potuta esporre solo se supportata da elementi di contenuto, non soltanto da questioni di principio.
Personalmente accetterò di riconoscere la dichiarazione del Presidente Brizio - ed in una qualche misura mi scuserò con voi e con il Presidente quando e se apprenderò che anche una sola competenza regionale, in conseguenza di quanto accaduto, verrà ricondotta al di sotto della sua potenzialità. Riterrò invece di dover venire qui in Consiglio a chiedere a chi voterà contro questo documento di ripensare a come ha votato, quando scopriremo che questo sarà un meccanismo con cui il "sistema-Regione" riuscirà ad incidere maggiormente sul "sistema-Stato": questo è il vero problema. I modelli, così come sono, non possono reggere un processo di questo genere; il modello statale, il modello regionale, così come sono nella loro conflittualità oggettiva non reggono un'impresa di questo genere: devono trovare un modello nuovo. Il Governo ha immaginato un modello nuovo; non siamo sicuri che sia quello ottimale, ma non siamo neanche sicuri che sia quello peggiore. Prima di affermare che si è in presenza del modello peggiore, come Presidente di una Giunta regionale occorre essere più attenti.
Presidente Brizio, non esprimo giudizi, mi sono limitato a dissociarmi.
Posso capire che la tensione di questi giorni, che il lavoro da lei svolto e del quale le diamo atto nel nostro documento possono portare in qualche momento ad una difficoltà di atteggiamento su questioni rispetto alle quali la stanchezza, le frustrazioni, l'impegno, possono far gioco alla lucidità signor Presidente della Giunta. Dico però che quelle forze politiche che invece, su questa vicenda intendono riaprire una questione contro il Governo, minacciandolo di non rispettare i patti, di conculcare il ruolo della Regione, fanno una vera battaglia politica. Non così ha fatto il Presidente Brizio.
Non intendo intervenire n' interferire nelle valutazioni che il Presidente Brizio ha messo alla base delle sue motivazioni, ma sono sicuro che in un momento di maggiore tranquillità e minore stress per tutti noi il Presidente Brizio avrebbe forse fatto quello che ci insegnavano gli anziani: "Pensare dieci volte prima di dire una cosa". In questo senso giustifico pienamente il Presidente - lascio a lui le sue opinioni ed io mantengo le mie - ma penso che in questo momento, a freddo, le forze politiche di governo non si rendano conto che il problema è di utilizzare al massimo l'esposizione politica nella quale il Governo si è messo. Il fatto che siano presenti sul territorio, impegnati a rispondere personalmente del risultato dell'operazione, non degli oscuri funzionari o dei "geometri Pautasso", ma il Vicepresidente Maroni e due Ministri costituisce l'occasione per ottenere dallo Stato molto di più di quanto avremmo ottenuto se il Commissario fosse stato il "geometra Pautasso", che sarebbe stato il nostro vero problema - peggio ancora sarebbe stato se si fosse chiamato Brambilla... La questione può essere in un certo senso puramente comportamentale - consentimi, Brizio, in questo senso ti do del "tu" - e quindi il Consiglio avrebbe il dovere di ricondurre a praticabilità politica.



(Interruzione del Consigliere Vaglio)



MARCHINI Sergio

Caro collega Vaglio, farai successivamente le tue valutazioni; a me non interessano i comportamenti delle persone, a me interessa capire e conoscere i processi politici alla base delle vicende che viviamo... Il mio non vuole essere un intervento contro il Presidente Brizio o solo contro di lui - eventualmente lo era il nostro documento ma un intervento nei confronti delle forze di maggioranza che non si rendono conto che portare alle estreme conseguenze il comportamento del Presidente della Giunta regionale significa pregiudicare in modo irreversibile il rapporto Stato Regione. Il prezzo del pregiudizio che noi arrechiamo a tale rapporto lo pagheranno la nostre popolazioni. Su questo non ci piove.
Personalmente avevo suggerito alle forze di governo di recuperare la capacità di ricucire il nostro rapporto con il Governo, messo fortissimamente in crisi dal comportamento del Presidente Brizio. Ma le forze politiche, forse più del Presidente Brizio, sono responsabili dello strappo che stiamo realizzando con lo Stato.
Il collega Vaglio avrà un suo approccio al problema. A me è sembrato di cogliere l'assoluta indisponibilità delle forze di maggioranza a comprendere l'esigenza di realizzare un rapporto ottimale con questa novità procedurale avviata dal Governo nazionale; un dato politico ancora più grave di quello emerso dal comportamento del Presidente Brizio, rispetto al quale, sul piano umano, non posso non esprimere gli elementi che mi rendono comprensibile, seppur non accettabile, un certo tipo di dichiarazioni.
E, per piacere, non si riproponga il tema del regionalismo e delle competenze. Una Regione che non ha mai voluto funzioni gestionali collega Rossa, quante volte ci siamo detti che noi facciamo solo programmazione? che non ha competenze sulla grande viabilità, sulle ferrovie, sulle grandi strutture, sui telefoni, sull'energia, vorrebbe ora gestire - non programmare - 10 mila miliardi? Tutto questo con il regionalismo non c'entra assolutamente niente; vi è invece incapacità di cogliere l'occasione che ci veniva data, a mio modo di vedere, dal Governo nazionale, di esaltare il ruolo della Regione.
Personalmente sono convinto che nonostante tutto, al di là degli incidenti di percorso nel comportamento delle forze politiche, la forza delle cose farà sì che questa vicenda verrà governata "alla grande", in assoluta consonanza tra il nostro Presidente, la rappresentante del Presidente del Consiglio, gli Assessori regionali e i Ministri della Repubblica. Questo l'obiettivo che dobbiamo augurarci si realizzi, al di là delle definizioni e delle parole che possono essere messe intorno alla vicenda.
Il nostro Gruppo si dissocia dalle dichiarazioni del Presidente Brizio sul piano personale dà una sua interpretazione di come un comportamento politico, così pregiudizievole per la Regione, abbia potuto realizzarsi.
Prende atto che gli eventuali spazi di recupero di uno strappo forte che c'è stato con il livello nazionale, non sono stati colti, realizzati in questa sede, quindi la responsabilità, caro Consigliere Vaglio, non è più del Presidente Brizio: è una responsabilità del Presidente Brizio, della Giunta e delle forze politiche che lo appoggiano. Quando parlo delle forze politiche che lo appoggiano mi riferisco a tutti i singoli Consiglieri che a questo punto non avranno più tanto spazio per dire che questa è una Giunta d'emergenza e di necessità e non una Giunta di prospettive di governo politicamente cementata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Signora Presidente e colleghi, devo ringraziare la casualità che ha voluto che questo mio intervento non avvenisse immediatamente dopo le comunicazioni del Presidente, ma dopo uno spazio di quattro ore circa che mi ha permesso di ragionare meglio e stemperare un po' la rabbia seguita ad alcune dichiarazioni.
Ieri, saputo delle dichiarazioni in conferenza stampa del Presidente della Giunta, Brizio, giustamente allarmato, mi sono confrontato con i colleghi del Governo nazionale e con il mio Segretario regionale, onorevole Farassino. Capirete la mia sorpresa quando, questa mattina, ho sentito dal Presidente Brizio versioni completamente contrastanti con quelle fornitemi dai miei colleghi. Capirete la mia sorpresa di fronte ad un'interpretazione pregiudiziale del Presidente Brizio, partito con l'intenzione di entrare in contrasto pesante con il Governo nazionale. Governo che ci ha fatto capire immediatamente che, a fronte di pressioni subìte, non poteva fare altro, se non tornava con un assegno in tasca, che sollevare problemi capziosi.
Credo che la disponibilità del Governo non sia assolutamente da mettere in dubbio, così come credo che il pregiudizio della Giunta sia tangibile fin dalle battute, un po' pesanti, sentite in relazione all'aspetto fisico esteriore dei Ministri che si avvicendavano sulla scena piemontese. Era netta la volontà di entrare in rottura, politicamente giustificabilissima ma nello specifico, a mio avviso, non sopportabile. La cosa che mi ha infastidito, Presidente, è che alla disponibilità della Lega e delle altre forze politiche rappresentate nel Governo nazionale - disponibilità a non polemizzare, disponibilità a collaborare a tutti i livelli, perdurante l'emergenza lei abbia risposto con le dichiarazioni di questa mattina che confermano, d'altra parte, quelle pubblicate su "La Stampa". Ritengo che lo stanziamento iniziale di 3.000 miliardi sia un provvedimento sufficiente ad autorizzarci a pensare che il Governo stia prendendo sul serio la questione. Il fatto che il Governo impegni il Ministro degli Interni Vicepresidente del Consiglio, Maroni, a garantire e a farsi parte attiva dell'intervento nonché coordinatore degli sforzi delle Regioni interessate dagli avvenimenti calamitosi di questi ultimi giorni, ritengo non sia un passare sopra al regionalismo, ma un tentativo di creare quel capitale reticolare che è nelle nostre intenzioni di federalismo, ma che non è mai stato nelle vostre intenzioni di decentramento.
Non posso dimenticare che voi bocciaste la richiesta forte, che avanzammo non più tardi di due anni fa, di superare lo scoglio del Commissario di Governo - competenza che ritenevamo dovesse essere assunta dai Presidenti delle Regioni e di superare lo scoglio dei Prefetti competenza che noi ritenevamo dovesse essere assunta dal governo regionale perché si trattava di istanza federalista e di decentramento funzionale.
Il convincimento tardivo, questa vostra richiesta, ad ogni pie' sospinto di ulteriore autonomia è un tardivo risveglio che può giustificare - l'ho già detto e lo ripeto - la diffidenza da parte di chi a voi dovrebbe decentrare.
Da parte nostra c'è stata grande disponibilità alla collaborazione; da parte vostra, il riconoscimento della volontà del Governo nazionale di garantire un intervento rapido, un intervento serio.
Questo è il motivo per cui noi assolutamente ci dissociamo dalle sue dichiarazioni, Presidente. Se queste sono le tendenze, le intenzioni della Giunta, ci dissociamo anche dalla Giunta. Siamo uomini di parola: quanto da noi garantito, perdurante l'emergenza, sarà mantenuto, ma cessata l'emergenza si aprirà un conflitto che non potrà che avere termine con le elezioni del prossimo giugno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signora Presidente, signor Presidente Brizio, anch'io interverrò a sostegno dell'ordine del giorno che vede come primo firmatario il Consigliere Marchini e che si incentra essenzialmente sulle dichiarazioni fatte alla stampa e ribadite in aula dal Presidente Brizio.
Devo innanzitutto dire che il mio intervento, come quello che presumibilmente farà il collega Masaracchio, non va inteso come difesa d'ufficio del Governo, anche se la nostra forza politica, Alleanza Nazionale, come è noto, appoggia il Governo; parleremo, quindi esclusivamente come Consiglieri regionali. Dichiaro che ci dissociamo pesantemente dalle dichiarazioni e dalle valutazioni del Presidente Brizio intervenute dopo l'incontro con il Governo e la partecipazione al Consiglio dei Ministri.
Mi sia consentita una battuta, forse non solenne, che traduce in parole povere quanto ho già detto in merito alla dissociazione: le dichiarazioni alla stampa e quelle odierne fatte dal Presidente Brizio hanno la struttura di un compito in classe dal titolo: "Alluvioni e disastri in Piemonte. Parlate male del Governo; pensieri al riguardo".
Ritengo che la presa di posizione del Presidente Brizio sia dovuta e prospettata all'insegna - Presidente Brizio, lei ogni tanto fa delle citazioni latine, questa volta ne faccio una io, perché alle volte lapidariamente si rendono meglio le idee del "coactus volvi" o, per meglio dire, del "coactus dixi", data la composizione della Giunta che lei presiede.
La polemica - perché in sostanza di questo si tratta relativa alle competenze della Regione che vengono violate dal Governo, che anche in questa tragica situazione se ne appropria, potrebbe essere giusta, seria ed anche condivisa se svolta nella Conferenza Stato-Regioni nella quale si dibattono questioni talvolta rilevanti, ma comunque sempre di ordinaria amministrazione. Quando però ci si trova di fronte ad una catastrofe nazionale, paragonabile senza retorica al disastro del Polesine, riteniamo seriamente che si debbano mettere da parte le polemiche.
Si doveva evitare di vedere la questione sotto il profilo delle strette competenze: è la Regione Piemonte che deve gestire ed attuare gli interventi necessari, necessarissimi; era utile che il Presidente Brizio tornasse con l'assegno dei 3.000 miliardi occorrenti immediatamente, e successivamente con gli altri indispensabili per poter gestire con gli organi tecnici della Giunta questa immane sventura, ma è da ritenersi, come detto a chiare note nell'ordine del giorno, che qui dovesse valere la regola antica del "viribus unitis", nel senso di prefigurare, come è stato prefigurato ieri dal Consiglio dei Ministri, un micro-organismo, dal quale la Giunta non è comunque stata estromessa.
Ritengo che la parola "d'intesa" non sia una formula di stile notarile: significa essere in posizione paritaria con il Governo, ai fini di uscire da una situazione drammatica che non è, come appare in tutta evidenza, di ordinaria amministrazione. Quindi, tale situazione imprevista ed imprevedibile, la più drammatica dalla nascita della Regione Piemonte dal 1970 in avanti, deve essere gestita in maniera straordinaria, ma non solo attraverso l'erogazione di fondi, che giustamente si chiedono all'unico organo che può erogarli, il Governo nazionale. Questi devono poi essere gestiti nel nostro piccolo, se così vogliamo, visto che le Regioni non hanno sufficienti competenze (e su questo possiamo essere d'accordo anche noi).
Ma, come già diceva il Consigliere Marchini, come si potranno attuare ricostruzioni senza essere inseriti d'intesa e a parità di livello, com'è avvenuto attraverso il decreto richiamato nell'ordine del giorno del Consigliere Picchioni ed altri, di cui non si conoscono i termini esatti? Si è comunque in posizione paritaria. E come si può procedere, sia nell'emergenza immediata sia nei futuri necessari provvedimenti, senza avere all'interno dell'organismo un soggetto forte, ma paritario, che abbia anche il potere della decretazione d'urgenza? Come si può intervenire sui ponti, sulle strade, sui telefoni e via dicendo, senza averne le competenze? Anche se lei, Presidente, fosse tornato con l'assegno in tasca per i pronti interventi e tornasse fra un mese con un altro assegno in seguito alla legge speciale, pur sempre ancora auspicabile, pro Piemonte, ci si sarebbe trovati di nuovo e ancora una volta nel balletto delle competenze senza possibilità di erogare questo o quest'altro finanziamento, di fare questo o quest'altro, per via delle strette competenze.
Mi pare che l'inserimento in quello che ho chiamato micro-organismo paritario con il Governo - e la parola "d'intesa", a mio avviso, non è formula notarile - faccia cadere l'intera impalcatura delle sue pesanti critiche mosse - come dicevo - all'insegna del "costretto dissi" (costretto dalla composizione della sua Giunta, è ovvio, non è il caso di sottolinearlo). Sotto questo profilo, le sue critiche sono destituite di fondamento.
Vediamo di buon occhio e siamo lieti che si sia formato questo micro organismo, che vede la presenza non di un funzionario o di una serie di funzionari delegati dal Ministero dell'Ambiente o dal Governo, ma quella responsabile del Vicepresidente del Consiglio, di alcuni Ministri e, alla pari - quarto o quinto soggetto di questa nomenclatura - del Presidente della Giunta regionale del Piemonte.
Con l'aggiunta e la precisazione di queste nostre considerazioni, non possiamo che condividere in toto l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Devo notare con rincrescimento che in questo Consiglio regionale il clima di ieri si è dissolto come neve a sole.
Avevo creduto per un giorno che quanto aveva scritto Andrea Barbato su "l'Unità" fosse vero. Barbato scriveva, tra l'altro: "Non trasformiamo in politica uno spaventoso dramma umano, ambientale ed economico". E mi ero rallegrato nel vedere con quale afflato ieri il Consiglio regionale aveva approvato un ordine del giorno con il voto favorevole di tutti i Consiglieri presenti.
Alla luce di quello che comincio a vedere oggi, evidentemente mi ero profondamente sbagliato. Non voglio andare oltre il pensiero del Presidente Brizio, in quanto sarebbe anche scorretto, tuttavia devo dire alcune cose che non mi hanno per nulla convinto.
Il Presidente nella sua illustrazione ha fatto una panoramica puntuale ha detto che tutti hanno riconosciuto la gravità della situazione piemontese (io direi bontà loro!) e poi ha avanzato due riserve. E' su questo che dobbiamo discutere, colleghi.
La prima riserva del Presidente Brizio era relativa ai fondi inadeguati. Penso che dire questo sia anche ovvio: tutti chiediamo di più anche se mi sembra che lo stanziamento del Governo sia un primo segnale positivo. I giornali parlano di una disponibilità immediata di 3.000 miliardi, ma non è questo il punto vero delle polemiche innescatesi questa mattina.
La discordanza del ragionamento nasce dalla seconda riserva. Io non credo, signor Presidente, che la soluzione del Governo di creare una Commissione che lavori d'intesa con i Presidenti delle Regioni colpite Commissione presieduta dal Vicepresidente del Consiglio dei Ministri - sia una cosa da liquidare così facilmente, rifugiandosi in un tardivo regionalismo.
Per proseguire il mio ragionamento, faccio riferimento sempre al quotidiano "l'Unità", in particolare ad un articolo di Antonio Cederna, che mi pare sia un'autorità in questo campo. Ebbene, il giornalista Cederna sempre su "l'Unità" di ieri, in sostanza, scriveva che le cause del cronico dissesto idrogeologico italiano sono da sempre le stesse, e le elencava (personalmente le condivido e le sottoscrivo): 1) imprevidenza ed ignavia dei Governi 2) leggi non applicate 3) impreparazione di Regione e Comuni 4) quanto alle leggi, poco o niente hanno fatto le Regioni per attuare quanto previsto dalla normativa per la difesa del suolo.
Questo scrive una fonte autorevole.
Allora, colleghi, prima di attaccare la Commissione, formata nientepopodimeno che dal Vice Presidente del Consiglio dei Ministri (quindi ad altissimo livello), la quale lavorerà d'intesa con i Presidenti delle Regioni, abbiamo fatto una piccola autocritica, una piccola verifica per vedere se le Regioni (non parlo della Regione Piemonte) abbiano veramente fatto tutto quanto dovevano fare per limitare quello che è successo nei giorni scorsi? E' da qui che dobbiamo partire prima di dire che il Governo è il solo ad avere sbagliato. Questo in coscienza non possiamo dirlo colleghi, perché su questo tipo di disastri le responsabilità sono, non dico di tutti perché sarebbe come dire di nessuno, ma ben individuate e coinvolgono, al tempo stesso, lo Stato, le Regioni e i Comuni: questa è la verità! Non è giusto tirarci fuori, dicendo: "Noi non c'eravamo", perch sarebbe scorretto. Ecco perché è errato ingaggiare un braccio di ferro con lo Stato. Bisogna, invece, recuperare lo spirito di ieri, non creare in modo artificioso conflitti (che, alla fine, è il Piemonte a pagare) e ricomporre quell'unità di intenti tanto necessaria.
In questo momento, non so, colleghi, se la Regione Piemonte si sia mossa in tempo o in ritardo, o almeno ancora non voglio dirlo. Non voglio dirlo perché mi sono impegnato a mantenere lo spirito di ieri.
Non so se il TG3 locale del Piemonte, se Telecupole, Videogruppo e le altre televisioni private siano state informate di quello che stava per avvenire: non mi risulta. Le informazioni non doveva fornirle solo il Presidente Berlusconi; anche la Regione ha delle competenze e credo che in questa Giunta ci siano degli Assessori con deleghe specifiche che, se si fossero attivati, in qualche maniera avrebbero certamente limitato i danni.
Anche la salvezza di una sola vita umana avrebbe alleviato il nostro dramma. Ma non si è fatto assolutamente niente.
Tuttavia ribadisco quanto ho detto prima: voglio mantenere l'impegno assunto ieri. Siamo di fronte ad un disastro vero e proprio di vastissima gravità e non è il caso di dividerci così presto su tali questioni, perch per le divisioni c'è sempre tempo. Non voglio infierire, non voglio lanciare nessuna accusa precisa ad eventuali responsabili, anche regionali; mi limito a dire, colleghi: "Non giochiamo allo scaricabarile perché con questo non facciamo gli interessi di nessuno".
Con ciò, concludo, signora Presidente, chiarendo che non voglio difendere i ritardi e l'inefficienza del Governo; il Governo ha i suoi mezzi e i modi per difendersi da solo. Desidero solamente ristabilire un clima di civile convivenza di fronte al rispetto che dobbiamo ai gravi danni e ai lutti che questo disastro ha provocato in Piemonte.



PRESIDENTE

Se il Consiglio acconsente, darei la parola nell'ordine: al Consigliere Cerchio per l'illustrazione dell'altro documento; al Consigliere Rabellino per l'illustrazione contestuale dei due documenti dallo stesso presentati al Consigliere Nerviani, che ha presentato un suo documento; infine, al Consigliere Bosio per i primi due documenti presentati.
Raccoglierò poi tutte le iscrizioni ad intervenire; questo per avere tutte le posizioni.



GALLARINI Pier Luigi

Per avere tutte le posizioni, dovrei parlare anch'io.



PRESIDENTE

Ha ragione, perché lei è iscritto a parlare subito; tuttavia, proponevo se vi va bene - di svolgere un intervento (voi ne avete già svolti diversi) per ciascun documento e, considerato che ne sono stati presentati nove, ciò consentirebbe di non sentire tutta una serie di argomentazioni che riguardano sempre lo stesso. Se non siete d'accordo, seguiamo pure l'ordine; però la proposta mi sembrava più utile per l'insieme delle argomentazioni.
Per lei va bene, Consigliere Gallarini?



GALLARINI Pier Luigi

Sì.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Signora Presidente e colleghi Consiglieri, i fatti sono purtroppo drammaticamente noti. La drammatica situazione dell'alluvione del 4, 5 e 6 novembre ha visto questo Consiglio regionale votare un ordine del giorno in cui si esprimeva solidarietà ed impegno a percorrere strade adatte ad avviare la ricostruzione, in cui si esprimeva un "grazie" per le parti istituzionali, per i cittadini, per i volontari, per quanti già nelle prime ore si sono impegnati a collaborare, al di là dei livelli istituzionali, ad una fase di pronto intervento e di emergenza.
L'ordine del giorno chiedeva al Governo interventi adeguati ed una legge speciale: sostanzialmente, strumenti diretti al sostegno del reddito interventi di sgravi fiscali, di agevolazioni creditizie; infine, affermava la comprovata dimostrazione di forza di reazione, unita alla capacità e alla competenza istituzionale della Regione, per guidare e gestire la ricostruzione.
Questo è quanto abbiamo approvato all'unanimità ieri in Consiglio regionale, che si è aggiornato ad oggi anche per la conoscenza delle decisioni del Consiglio dei Ministri di ieri, alla luce di eventuali nuove determinazioni (le considero sempre eventuali, ancorché implicite, perch sono solo e sempre comunicate attraverso gli uffici stampa di Palazzo Chigi). Questa mattina abbiamo ascoltato le comunicazioni di chi vi ha partecipato in nome e per conto del Consiglio regionale del Piemonte, su mandato dell'ordine del giorno votato ieri dal Consiglio regionale.
Il Presidente Brizio ha partecipato al Comitato nazionale della Protezione Civile, a latere del Consiglio dei Ministri - se mi si consente con petulante e positiva attenzione - per tentare di far variare all'interno di quell'atteso decreto una frase non insignificante. Infatti relativamente alle decisioni assunte dal "Coordinamento di Ministri Commissari" - chiamiamoli così, per intenderci - nel testo originario c'era scritto: "sentite le Regioni"; su pressione delle Regioni e del Presidente Brizio, la frase è stata cambiata con: "d'intesa con le Regioni", creando condizioni di maggiore partecipazione, anche se non di totale soddisfazione rispetto a quel pronunciamento.
Abbiamo appreso dal Presidente Brizio che, a distanza di 24 ore dalla riunione del Consiglio dei Ministri, non siamo ancora in possesso del testo ufficiale del decreto. Come maggioranza di questo Consiglio regionale non possiamo quindi non rilevare che i primi provvedimenti registrano ancora un'insufficienza di finanziamenti. Qualcuno sostiene che sono solo i primi e che in seguito ne arriveranno altri; è certo, però, che di fronte alla dimensione del dramma sono finanziamenti insufficienti. Nell'ordine del giorno presentato riteniamo vadano ricercate altre e diverse fonti di finanziamento, salvaguardando i fondi già previsti per precedenti danni alluvionali.
Arrivando di prima mattina in aula e trovandovi alcuni Consiglieri che stavano sottoscrivendo un ordine del giorno alternativo a quello che illustrerò, ho avvertito un certo nervosismo, forse per la logica degli schieramenti - dico "forse" - addebitando ed accreditando ciò alle dichiarazioni del Presidente Brizio, che altro non ha fatto che esprimere con una certa positiva petulanza il discorso fatto al Governo e a livello centrale - approvato nell'ordine del giorno di ieri - di attenzione per la drammaticità della situazione del Piemonte.
Nonostante tutto, nonostante certi - magari anche giustificati nervosismi, il nostro invito a questa assemblea è di cercare di premiare il poco che in questo momento ci unisce piuttosto che le tante questioni che in termini strumentali, rischiano di dividerci.
Il Presidente Brizio ha diligentemente espresso al Governo quanto abbiamo richiesto nell'ordine del giorno approvato ieri: interventi adeguati, interventi speciali, interventi celeri. Tuttavia, per quanto ci è dato sapere, i fondi, che certo non è facile recuperare con celerità in questi giorni, paiono esigui.
Si è partiti da un'ipotesi di 400 miliardi, che grazie all'evidenza dei fatti e la sollecitazione delle Regioni sono poi diventati 3.000.
Senz'altro si è raggiunto un risultato migliore, ma 3.000 miliardi sono ancora pochi, inoltre creano problemi di interpretazione circa le fonti di copertura, che sono comunque discutibili: 1.100 miliardi, così come registriamo dal decreto che ancora non abbiamo sottomano, verranno sborsati dai "soliti" lavoratori dipendenti, ai quali non sarà restituito il denaro corrispondente alle quote di imposte pagate in eccedenza; 1.800 miliardi (già esistenti) verrebbero prelevati dall'apposito fondo previsto per i danni alluvionali ed altre calamità. Tutto questo in una realtà, il Piemonte, in cui si erano finalmente attivati i percorsi finalizzati a mutui, nei confronti dei Comuni, per 600 miliardi previsti per l'alluvione del 1993. In sostanza, i 3.000 miliardi sono stati trasferiti da un'ipotesi ad un'altra. Credo che questo tipo di valutazioni siano da fare.
Questo quanto suggerito ieri, a Roma, dal Presidente Brizio, con dichiarazioni che avrebbero fatto scandalo, ma che in qualche misura rappresentano l'attenzione delle Autonomie locali relativamente a fondi rispetto ai quali sono state assunte decisioni che avrebbero già avuto ricadute sulle realtà regionali interessate.
Inoltre, dalle notizie sulla Conferenza stampa di ieri sera si evince il sostanziale mancato riconoscimento della purtroppo grave specificità piemontese, nel rapporto comparato con le altre realtà regionali.
L'indicazione di questo triumvirato di Ministri - chiamiamoli Commissari sarebbe l'espressione autentica di una forte rappresentanza, vista la presenza del Vicepresidente del Consiglio dei Ministri; però, in fase di mappatura e di ricostruzione, mancano i Ministri dell'Industria e del Lavoro: abbiamo commissariato anche questi Ministeri, che in fase di ricostruzione sono fondamentali.
Ciò senza quel paritetico ruolo implicitamente richiesto dallo stesso ordine del giorno votato ieri all'unanimità, nel cui ultimo comma - leggo testualmente - si diceva: "Afferma con forza che la Regione, democratica espressione di una popolazione che sta dimostrando anche in queste ore drammatiche grande compostezza ed ammirevole forza di reazione, ha la capacità e la competenza istituzionale per guidare e gestire l'opera di ricostruzione del Piemonte e pertanto chiede al Governo gli strumenti finanziari per poter concretizzare tale obiettivo".
A qualche ora di distanza, quanto votato all'unanimità, riconoscendo alla Regione titolarità, capacità, forza, professionalità e responsabilità non è più valido: la necessità di avere più fondi, più titolarità e più riconoscimento dell'autonomia regionale, ha fatto cambiare idea a parte del Consiglio regionale.
D'altra parte, per rappresentare in maniera positiva quanto detto dal Consigliere intervenuto prima di me - che ha paventato quasi la responsabilità di alcuni morti, che sarebbero stati meno se qualche Assessore si fosse impegnato di più; perché questo è stato detto! voglio solo comunicare che ieri si è tenuta una Commissione regionale per l'impiego, presieduta per la prima volta nella storia della Repubblica italiana dal Sottosegretario, così come di diritto (magari sarà venuto perché c'è stata l'alluvione, non so se dovremo aspettare una prossima alluvione per riavere la presenza del Sottosegretario, che di diritto la deve presiedere, ma che di fatto non la presiede mai!). In tale Commissione regionale per l'impiego le forze sociali, istituzionali, sindacali, di categoria, imprenditoriali hanno richiesto un'authority regionale che fosse il punto di riferimento della gestione dei fondi al Sottosegretario convenuta e firmata con i rappresentanti regionali, il Vicepresidente Marengo e chi vi parla, insieme alla Federpiemonte, all'API, alle Organizzazioni sindacali, alla Confagricoltura, all'Intersind.
Come noi proponiamo nell'ordine del giorno, credo si debba esprimere solidarietà al Presidente Brizio, non per ragioni politiche o di schieramento, ma per ragioni obiettive; solidarietà a lui, al Vicepresidente e alla Giunta intera che si è fatta interprete attenta delle necessità delle popolazioni, dell'impegno dei cittadini, delle parti sociali, degli imprenditori, degli stessi lavoratori che in queste ore spalano fango alla Ferrero di Alba, ma anche a livelli molto più modesti.
Sono state ripetutamente e giustamente citate le grandi aziende (Miroglio, Ferrero e quant'altre), che per la loro capacità imprenditoriale sono al centro dell'attenzione delle istituzioni per interventi strutturali; occorre però ricordare anche le decine di migliaia di lavoratori, che formano l'elemento debole degli artigiani e i piccoli e medi imprenditori, che non avranno mai l'attenzione generale ed interventi a loro supporto.
Per questo credo che anche la minoranza o l'opposizione in questo Consiglio regionale comprenderà l'opportunità di uno sforzo per ritrovare punti di unione (che ci hanno unito ieri in un ordine del giorno), affinch si creino condizioni di attenzione e si esprima la specificità e la drammaticità del Piemonte.
L'ordine del giorno da noi presentato non ha carattere di schieramento politico; richiede disponibilità di risorse congrue e che le spese vengano attivate con attenzione al principio del federalismo fiscale, dei tributi erarariali riscossi nella nostra Regione. Si richiede anche che venga restituito alla Regione e quindi alle Province, ai Comuni, agli enti locali tutti, il legittimo ruolo istituzionale di programmazione degli interventi che spetta loro. Credo che il tentativo di condividere questa interpretazione stia alla responsabilità di coloro che con il loro atteggiamento rischiano di spaccare l'unità di una Regione, oggi veramente ferita. Io e - credo di poter interpretare - i colleghi firmatari non ci addosseremo questa responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Innanzitutto volevo motivare la mia non partecipazione al voto sul documento presentato ieri; preciso che non ho votato contro unicamente perché non volevo minare l'immagine dell'unità della Regione nei confronti del Governo centrale, ieri estremamente importante.
I due documenti da me presentati (quello di ieri e l'integrazione di oggi riguardante i Prefetti e la Protezione Civile) non sono altro che la presa d'atto delle lamentele di moltissimi Sindaci e di moltissimi rappresentanti istituzionali che il sottoscritto ha incontrato ieri in alcune zone alluvionate. I due documenti non vogliono che dare voce a questi Sindaci che si sono sentiti veramente abbandonati a se stessi.
Nel documento di ieri si ringraziavano le istituzioni; quando nella riunione dei Capigruppo si è discusso su cosa debbono essere le istituzioni, qualcuno ha fatto notare che nella prima bozza presentata dalla Giunta non si ringraziava, per esempio, il livello nazionale. Mi piacerebbe sapere per cosa dovremmo ringraziarlo! Non so quanti Consiglieri si sono recati nelle zone colpite dall'alluvione e se qualcuno ha parlato con chi ha vissuto in prima persona l'emergenza-soccorsi; c'è totale rabbia nei confronti delle istituzioni in generale, a partire dalla Protezione Civile, dalle Prefetture.
Nel secondo documento chiedo che il Consiglio regionale si faccia portavoce della richiesta di sostituire i Prefetti di Asti, di Cuneo e di Alessandria, che si sono comportati in modo vergognoso, dimenticando completamente i piccoli Comuni e occupandosi solo ed esclusivamente dei luoghi dov'era presente la televisione: in molti casi si trattava di una passerella.
Pensiamo ad Alessandria: come è possibile - queste cose devono essere valutate - non far evacuare le zone a rischio quando il Prefetto di Alessandria sapeva benissimo che Asti era sotto metri e metri di acqua? Con quale criterio questo personaggio non è intervenuto? Anzi, è intervenuto dicendo: "Non allarmiamo la cittadinanza". Dobbiamo chiedere la sostituzione immediata di questi personaggi.
Lo stesso discorso vale per il Prefetto di Asti.
Cito il caso del Comune di Santo Stefano Belbo. Ieri ho parlato con il Vicesindaco che era a dir poco adirato; non vi dico cosa ha detto nei confronti del Prefetto di Cuneo. Sabato quando chiedeva soccorsi alla Prefettura gli è stato risposto: "Cercate di arrangiarvi. Abbiamo tre idrovore in provincia di Cuneo: una l'abbiamo data a Ceva perché l'ospedale ha dei problemi, l'altra ad Alba perché l'ospedale ha dei problemi, l'altra la teniamo a disposizione qui vicino". Santo Stefano Belbo non è un Comune della Provincia di Cuneo? Quattromila abitanti: allora arrangiatevi! Alla richiesta di aiuti la Prefettura di Asti ha risposto che non era propria competenza territoriale. A tutto ieri, a parte qualche militare di leva, a Santo Stefano Belbo non c'è stato alcun intervento da parte delle istituzioni. Parlo della Prefettura, della Protezione Civile, della Regione: totalmente latitanti. Ieri si è detto: "Non protraiamo i lavori del Consiglio, perché così possiamo fare qualcosa"; mi piacerebbe sapere cosa ha fatto la Regione tecnicamente in questi giorni, oltre al prendere atto dell'ammontare dei danni. Questa è la realtà. E' reale che la Regione non ha una grossa forza di intervento, però qualcosa di più si poteva sicuramente fare.
Nel primo ordine del giorno ho voluto affrontare un tema che, secondo me, deve essere valutato con maggiore attenzione.
Chi conosce le aree colpite sa bene che dal punto di vista urbanistico vi sono responsabilità enormi. E' vero: c'è un assetto idrogeologico precario; però, miei cari signori, tutti i grossi centri, tutti i centri abitati non sono mai stati costruiti a ridosso del fiume Tanaro per secoli! Signori miei, i nostri vecchi non erano completamente cretini! Scusate il termine. Esperienza di centinaia di anni aveva fato sì che non si costruisse nel letto del fiume, dove nel dopoguerra c'è stata un'esplosione di costruzioni. Pensiamo ad Asti: nella fascia che va dalla ferrovia al fiume (oltre un chilometro) nei primi anni del dopoguerra c'erano pioppeti e prati. I Piani regolatori e l'espansione edilizia di Asti hanno fatto sì che si costruissero case popolari, ville a schiera, centri industriali; la Regione ci ha destinato anche il mercato ortofrutticolo. Andate ad Asti a vedere che cos'è ora il mercato ortofrutticolo. Le responsabilità, signori miei, sono ben precise: responsabilità dei professionisti che hanno elaborato i Piani regolatori e avallato ed elaborato progetti che, nel caso della città di Asti, invece di espandersi verso la collina andavano verso il fiume.
La memoria storica dell'uomo, tra le altre cose - andate in giro a chiedere ai vecchi - ci ricorda che il Tanaro non è un fiume che non è mai debordato: alluvioni ce ne sono già state negli ultimi cinquant'anni, anche se non ai livelli attuali. Un minimo di esperienza e di precauzione in certe operazioni doveva esserci.
Responsabilità, quindi, dei professionisti che hanno elaborato i Piani regolatori e dei costruttori che hanno speculato. I terreni lungo il Tanaro sono stati comprati con quattro soldi; i vecchi, quando glieli hanno venduti, si chiedevano: "Ma che cosa ci fanno lì sopra?", poi si sono resi conto che hanno fatto di tutto, lì sopra.
Ma la grossa responsabilità è della Regione, che avalla questi Piani regolatori.
Miei cari signori, non è soltanto problema del Tanaro, del Belbo, ma anche, ad esempio, di Varallo Sesia, dov'è crollato il Sacromonte, non sul centro storico o sulle vecchie costruzioni di Varallo Sesia, ma su una palazzina di tre piani, costruita sei anni fa. A San Raffaele Cimena e franata la collina: non ha portato via un vecchio cascinale! Ha portato via una villetta costruita da poco. Chi ha permesso costruzioni in zone che il buon senso popolare avava sempre evitato? Tutto questo è stato avallato dalla Regione; a tutt'oggi, ci sono Piani regolatori che avallano queste operazioni.
Il rapporto Stato-Regione, in questo momento, è importante; guardiamo però anche a "casa" nostra. Verifichiamo quanto la Regione non ha fatto e quanto dovrebbe fare; questi discorsi potranno essere approfonditi. Ora si tratta di affrontare l'emergenza: vorrei capire come la Regione intende affrontare l'emergenza. Sarebbe stato interessante che gli Assessori competenti fossero arrivati a fare almeno una dichiarazione d'intenti in questo Consiglio. Oggi si è detto: "Il Governo ci dà poco". Va bene prendiamo atto che il Governo ci dà poco: ma la Regione cosa intende fare? Come intende muoversi? Quali supporti intende dare alle Amministrazioni? Sabato, ad esempio, ci sarà una riunione. Vorrei sapere quali sono i Sindaci che sono stati invitati, perché pare che non tutti i Sindaci siano stati invitati: ieri non tutti i Sindaci sapevano della riunione. Vorrei capire se sono invitati tutti i Sindaci i cui Comuni hanno subìto dei danni per l'alluvione oppure se sono stati convocati soltanto i Sindaci dei grossi centri, che, più belli di altri, saranno seguiti maggiormente. I piccoli centri sono stati abbandonati a se stessi, ignorarli anche nei momenti delle consultazioni, del dialogo sarebbe estremamente scorretto.
Sulle altre istituzioni è meglio stendere un velo pietoso. Le Province si sono dimostrate completamente assenti; ieri pomeriggio ho personalmente chiesto al Presidente della Provincia di Asti come si presentava la situazione dei ponti di collegamento tra le due parti della provincia: in pratica, sapeva che un ponte era ancora aperto, ma sugli altri non sapeva nulla. Questo il Presidente della Provincia; non parliamo poi dei funzionari che non si sapeva dove fossero.
Ringraziare, come si è fatto con il documento di ieri, le istituzioni mi è parso davvero fuori luogo: non diciamolo in giro che abbiamo ringraziato le istituzioni.
Mi riserverò di esprimere una dichiarazione di voto sugli altri documenti, che sicuramente affrontano altri temi, ad esempio, il tema Stato Regioni. Per conto mio, in uno spirito autonomista, è indubbiamente la Regione a dover esprimere in prima persona la ricostruzione. Tra l'altro già abbiamo il problema dei Prefetti, catapultati dall'alto, che non conoscono nemmeno la dislocazione di certi Comuni; non è pensabile dare in gestione la ricostruzione o comunque coinvolgere persone che sanno a malapena dov'è il Piemonte! Indubbiamente, anche se non intendo dar ragione al Presidente Brizio devo prendere atto che c'è un tentativo da parte del Governo di annacquare la situazione piemontese; si tenta di mettere sullo stesso livello la situazione piemontese e quella lombarda: questa è la realtà.
Tutto il Consiglio deve battersi, oggi, affinché si prenda atto che in Piemonte la situazione è eccezionale, mentre non è così in Veneto o in Emilia, dove si stanno attivando, finalmente, tutte le misure necessarie a far sì che non vi siano i danni che hanno offeso il Piemonte nei giorni scorsi.
La Regione deve dunque far presente che il Piemonte è in una situazione speciale, e che quindi deve ricevere una parte congrua dei finanziamenti stanziati.
Quantità dei finanziamenti. Tremila miliardi fanno morire dal ridere rispetto alla situazione: invito i colleghi a farsi un giro nelle zone alluvionate: 3.000 miliardi fanno morir dal ridere! Per altri eventi naturali calamitosi avvenuti in altre aree del Paese - non voglio polemizzare - sono stati dati migliaia di miliardi, e per anni! Miliardi sicuramente non gestiti a livello centrale, ma affidati alle Amministrazioni locali che li hanno sperperati come sappiamo.
In quel caso il discorso era valido; oggi, più che mai, noi dobbiamo batterci affinché quella che arriverà in Piemonte sia una cifra congrua rispetto ai danni subìti; non solo, invito la Giunta, indipendentemente dalle risorse disponibili nell'immediato, a cercare fondi tagliando alcune spese inutili. Vi sono deliberazioni di Giunta che possono tranquillamente essere rinviate di sei mesi al fine di recuperare le cifre relative e devolverle immediatamente alle popolazioni colpite. Il problema è anche dell'immediatezza; siamo già in ritardo: più aspettiamo peggio è.
La Giunta dovrebbe quindi farsi carico di individuare liquidità da inviare soprattutto ai Comuni piccoli; la forza dei media, assai pesante anche in questa occasione, ha infatti fatto sì che si concentrasse l'attenzione sui grossi centri: Asti, Alessandria, Alba. Il resto del territorio alluvionato è stato volutamente ignorato; chi ha seguito le riprese televisive sa bene della passerella cui abbiamo assistito: dai Comandanti dei Vigili del fuoco alla Protezione civile, alle istituzioni.
Forse, in certi momenti, sarebbe stato opportuno tenere presente quanto di drammatico ci fosse oltre. La Regione oggi deve intervenire soprattutto in quelle zone, anche al fine di recuperare credibilità. Miei cari signori recatevi in quelle zone e vi renderete conto che se la Regione già godeva di poca credibilità, dopo gli ultimi eventi ne ha ancora meno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Grazie, Presidente.
Non intervengo nel dibattito più specifico, che si riferisce alla relazione fatta dal Presidente Brizio, questa mattina, se non per esprimergli la mia gratitudine e - non so se sia rilevante - amicizia per l'impegno che sta profondendo in questo momento particolarmente delicato.
Voglio anche aggiungere che, conoscendolo da qualche mese..., credo sia difficile pensare ad un suo atteggiamento strumentale di opposizione al Governo per ragioni politiche; al massimo il Presidente Brizio può essere rimproverato per arrendevolezza istituzionale e non certo per strumentalizzazione di comportamenti, per disturbare i poteri a noi sovraordinati.
Detto questo, voglio entrare specificamente nel merito dell'ordine del giorno che ho presentato, facendo tuttavia ancora due considerazioni, non perfettamente relative allo stesso ordine del giorno.
La prima. Signor Presidente, può darsi che valga la spesa di stabilire un rapporto di solidarietà fra i Comuni del Piemonte. Può darsi che esistano - e in realtà so che esistono - uomini e mezzi nei Comuni del Novarese, per esempio, disponibili a trasferirsi per qualche giorno, per qualche tempo, in Comuni offesi dall'alluvione. L'importante è stabilire esattamente di cosa i singoli Comuni abbiano bisogno e quali altri Comuni che non sono stato toccati dalla calamità, possano mettere a disposizione uomini, risorse e mezzi; il modo di coordinare tali risorse potrebbe essere studiato dal Presidente Brizio: mi sembrerebbe un atto di grande intelligenza e solidarietà. Che i Comuni in provincia di Novara aiutino il Comune di Olmo Gentile, ad esempio, in maniera diretta, tramite lo spostamento di uomini e mezzi, naturalmente senza creare disordine od ulteriori problemi, mi sembrerebbe un bel segno di solidarietà e di positività. Sono sicuro che noi sessanta Consiglieri possiamo animare iniziative di questo tipo, che probabilmente non risolvono i problemi fondamentali, ma possono apportare conforto, aiuto temporaneo ad alcune famiglie che sono state toccate da questo evento particolarmente grave e pesante.
La seconda considerazione riguarda il TG3 e i programmi regionali per il Piemonte.
Signor Presidente, nel 1984 il Consigliere Bosio e il sottoscritto presentarono, insieme a qualche altro collega non più presente in Consiglio, un ordine del giorno che raccomandava alla RAI di arrivare con i programmi regionali nelle zone che attualmente ancora non sono interessate cioè dell'Alessandrino, del Vercellese e del Novarese. Se i programmi regionali fossero stati utilizzati tempestivamente e continuativamente anche in queste zone, probabilmente qualche problema l'avremmo risolto.
Certamente non i fondamentali, ma qualche segnale poteva essere lanciato per tempo e non avere un canale televisivo che trasmetteva soltanto informazioni di cronaca. Avremmo, probabilmente, potuto utilizzare il canale televisivo come strumento di informazione sistematica al fine di evitare le situazioni gravi che i nostri Comuni hanno dovuto affrontare in condizioni disperate.
Detto questo, e sapendo di apparire minimale rispetto alla problematica centrale che quest'oggi viene dibattuta, voglio ricordare a tutti i colleghi che è stata distrutta gran parte della bellezza ambientale delle zone del Cuneese, dell'Astigiano e dell'Alessandrino.
So che queste zone sono state rese grandi dal lavoro della gente, dalla loro capacità produttiva, ma voglio anche ricordare che queste zone sono segnate da testimonianze di civiltà che sono state pure in qualche misura compromesse.
Queste testimonianze di civiltà sono i monumenti, i beni artistici, i beni architettonici, i beni culturali in genere; sono una testimonianza che è anche grande ricchezza potenziale dal punto di vista economico e dal punto di vista turistico.
Mi sembra non sia il caso di imitare il comportamento passato nostro e dello Stato, quando i beni culturali venivano collocati sempre all'ultimo posto.
Nel nostro Paese per i lavori pubblici sono stati investiti migliaia di miliardi, mentre per il recupero dei beni culturali le risorse impiegate sono state modestissime.
Pertanto, nel momento in cui ci accingiamo ad una ricostruzione dovremmo anche pensare di destinare un 1% o 2% delle risorse alla tutela dei beni culturali. Non si tratta di un capriccio: è una destinazione ad una potenzialità economica considerevole. Si corre il rischio obiettivo di apparire stonato rispetto alla grandezza dei problemi che abbiamo di fronte, ma sento il dovere di richiamare tutto il Consiglio regionale anche a queste responsabilità.
Assessore Montabone, Assessore Leo, Assessore Ferraris, signor Presidente, a cominciare dalle risorse destinate dalla Regione a questi Comuni, facciamo in modo che una parte significativa del trasferimento che noi assicuriamo sia destinata ai beni culturali, alla difesa di queste testimonianze della nostra civiltà, soprattutto della civiltà e della grandezza di parti della nostra regione che sono state interessate dall'alluvione; sono sicuro che nessuno di noi si pentirà di avere distolto qualche cosa dagli interventi che pur si ritengono assolutamente più urgenti. Si consideri che un bene culturale perduto non è più sostituibile pertanto rinnovo la richiesta di impegno serio anche in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Signor Presidente, oltre ad illustrare i due ordini del giorno far delle considerazioni in termini di intervento.
Intendo risottolineare, come hanno fatto altri Consiglieri, la dimensione non ancora raccapezzabile del disastro avvenuto nella nostra regione. Al di là delle quantificazioni, è abbastanza evidente già oggi che ci troviamo di fronte non solo ad una tragedia umana, ma ad un vero e proprio disastro sotto l'aspetto del territorio; della distruzione difficilmente quantificabile, ma sicuramente di molto e di molto superiore ai 5.000 miliardi più o meno raffazzonati in questo momento.
Siamo di fronte anche ad una massa di danni - chiamiamoli "immateriali", non mi riferisco solo al colpo morale per centinaia di migliaia di abitanti del Piemonte, mi riferisco anche al fatto - e non possiamo prescindere da questo, anche per capire alcune questioni dell'agire nei confronti del Governo centrale - che questa è una delle quattro/cinque regioni obiettivamente e storicamente "pilastro" portante dell'economia e delle società nazionali: non possiamo ignorarlo. Ci sono state perdite e disastri di tipo immateriale: pensate all'interruzione radicale di una massa incredibile di relazioni sul piano economico produttivo, che, se pure verranno ricostruite, costituiscono in questo momento un colpo mortale.
Questo deve costituire il punto di partenza anche della messa in moto delle scelte della Regione come istituzione. Uno dei due ordini del giorno da noi presentati evidenzia la necessità di riflettere non solo sulla particolarità e l'eccezionalità dell'evento atmosferico, meteorologico. Ci sono ragioni profonde che vanno finalmente "tirate fuori" dal fondo delle nostre coscienze, del nostro sapere e rimesse al centro dell'attenzione dell'istituzione, dell'agire politico e dell'agire di governo. Sono questioni che riguardano il rapporto antropologico dell'uomo con il territorio, con la natura; l'abbandono totale di decenni per scelte che oggi vanno rimesse in discussione, l'equilibrio del rapporto tra sviluppo delle attività umane e spazi decisivi e forti della natura. Questo lo dobbiamo sapere.
Con il nostro ordine del giorno vogliamo richiamare, al di là delle polemiche sul passato, l'esigenza di recuperare alcune ragioni di fondo del bisogno di governo in termini nuovi (parola di cui si abusa).
Non si possono comunque non sottolineare - questa è la mia impressione il mio giudizio - i ritardi verificatisi in questa fase, bene o male, anche da parte della stessa Regione. Tali ritardi sono spiegabili anche per i limitati storici compiti di responsabilità che le sono affidati; è comunque emersa interamente l'inefficienza di alcuni settori pensanti e decisivi della Protezione Civile.
Qualcuno, negli interventi precedenti, chiedeva la testa di alcuni Prefetti; io non so se chiedere o meno la testa di qualche Prefetto, per l'"imbellità" dimostrata dai rappresentanti dello Stato centrale (uso anch'io questo termine) in vicende come queste è impressionante. Questi personaggi hanno cura solo di relazionare pezzi di carta al Ministero, per far risultare che loro erano in servizio. Bisogna levarsi tanto di cappello di fronte ai Vigili del fuoco, al volontariato, ai Sindaci dei Comuni anche di quelli più piccoli, al senso di solidarietà di migliaia di anonimi abitanti del Piemonte, che si sono subito dati da fare. Se aspettavamo le teste pensanti della Protezione Civile, probabilmente anche noi, qui dentro, saremmo finiti annacquati: avremmo tolto di mezzo una ragione del contendere.
Detto questo, consentitemi di dire due cose rapidissime. La prima è relativa alla polemica insorta in questo Consiglio. Nell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza vi sono delle questioni che non vanno; per adesso, una cosa sola (poi il mio Capogruppo dirà meglio le altre) non mi convince, ed è il bisogno di ringraziare e di esprimere piena e calorosa solidarietà al Presidente della Giunta. Perché? Ha fatto il suo dovere! E qual è, se non quello che ha fatto il Presidente Brizio, il dovere di una Regione messa in ginocchio da una disgrazia enorme? Quello di cercare di rivendicare una serie di questioni, ivi compresi il diritto di quelle popolazioni ad escludere i Prefetti e qualsiasi suo mandante o mandatario nonché quello di vedere come gestire programmi, progetti, scelte di ricostruzione, verifiche e così via, come si è fatto in Valtellina o nel Friuli. Ciò, eventualmente, rivendicando anche una legge speciale.
Dovere! Se siamo in un Paese in cui fare il proprio dovere deve essere premiato con una medaglia o due, vuol dire che siamo proprio conciati male! Non è un sofisma, noi non abbiamo bisogno di esprimere calorosi ringraziamenti: credo che il Presidente, nel momento in cui faceva quello che ha fatto, abbia rappresentato anche il sottoscritto. Ha posto questioni vere su tutti i piani, non solo su quello della quantità di denaro occorrente, e così via. Non è il caso di ricorrere a sofismi.
Siamo di fronte ad una situazione in cui c'è un Governo dotato di vizi privati e di retorica pubblica: questo è il punto vero. Vizi privati e retorica pubblica, che diffonde a piene mani. Non si può fare il gioco delle tre carte a fronte di una calamità immensa che colpisce una delle Regioni pilastro dell'economia, della cultura e della società di questo Paese. Come è possibile presentarsi indicando non solo e non tanto le quantità, ma dicendo "che un migliaio di miliardi li tira fuori dagli stanziamenti già previsti per l'alluvione dell'anno scorso, che l'altro migliaio li tira fuori annullando il fiscal drag"? Ma in che cavolo di Paese siamo? Io mi chiedo: come si fa? Siamo di fronte a qualche cosa che peserà enormemente sul futuro dei prossimi due/tre/quattro anni, e non si tratterà solo di ricostruzione fisica di arcate di ponti (il Presidente del Consiglio dice: "E' caduta solo un'arcata, basta ricostruirla, le altre sono in piedi"): assistiamo anche a questa immaginificazione, un po' impressionante che, per la verità colpisce duramente.
Ha fatto bene il Presidente Brizio a porre le questioni che ha posto ha fatto il suo dovere di rappresentante di tutta la comunità della Regione.
Per favore, non prendiamoci in giro. Sono stati nominati tre più uno Commissari: non si tratta delle tanto auspicate relazioni con lo Stato e cose del genere. Non scherziamo su queste cose, per favore non prendiamoci in giro. Ripeto: sono stati nominati tre più uno Commissari, e questo sancisce sul serio un'offesa a tutte le comunità della Regione. Fino a ieri ho sentito, un po' da tutte le parti politiche, l'esaltazione perfino impropria delle capacità linguistiche, nazionali, produttive, economiche e culturali del nostro Piemonte; oggi invece si viene commissariati. A fronte di che? Oggi si tratta di decidere su questioni che riguardano non solo la natura della ricostruzione, ma anche l'indirizzo futuro per comunità colpite economicamente, fisicamente, moralmente, strutturalmente e quel reticolo di relazioni nazionali, interregionali ed internazionali che la calamità ha spezzato. Ciò non è certo possibile con un telegramma.
Occorreranno anni ed anni.
Sui vari ordini del giorno, come ho detto prima, toccherà al Capogruppo precisare puntualmente il pensiero del Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Anche noi intendiamo esprimere qualche valutazione. Prima avevo detto che il Presidente del Consiglio non ci aveva nominati per l'intervento quando eravamo iscritti, ma lo ringrazio per averci dato l'opportunità di intervenire a questo punto, visto che il ventaglio degli interventi è più ampio e ci consente di fare qualche considerazione che non abbiamo la presunzione sia di sintesi, ma che sicuramente ci permette di entrare maggiormente nel merito, avendo davanti un ventaglio più complesso ed articolato.
Innanzitutto devo dire che la nostra forza politica ha sottoscritto l'ordine del giorno che ha illustrato il collega Marchini, così come per la verità potremmo sottoscrivere alcuni passaggi dell'ordine del giorno predisposto dalla maggioranza ed illustrato dal Consigliere Cerchio laddove si parla di federalismo fiscale e si chiede di restituire al Piemonte, in questa occasione ma immagino in generale e lo abbiamo sostenuto in passato una parte consistente delle tasse versate dai piemontesi: su queste cose siamo sempre stati d'accordo. Ci sembra per strumentale e fuori luogo che venga inserito in un ordine del giorno del tipo di quello predisposto; strumentale perché partendo dalle considerazioni che altri prima di me hanno fatto, ad esempio il Consigliere Fiumara, l'ordine del giorno di ieri, che rappresentava una certa unitarietà, è stato sostanzialmente spezzato dagli atteggiamenti di oggi.
Tuttavia, a differenza di Cerchio, ritengo che paradossalmente siano state non i comportamenti, ma le dichiarazioni del Presidente Brizio di questa mattina a rompere l'unitarietà di ieri. Io mi associo e ringrazio il Presidente Brizio (anche se Bosio dice che era dovere); ritengo che abbia fatto molto in questi giorni e lo ringrazio per quanto ha fatto. Non posso però associarmi al ringraziamento per quanto ha detto questa mattina, che mi è parso atteggiamento preconcetto, precostituito e che forse risente eccessivamente di condizioni interne alla Giunta e alla maggioranza, quindi probabilmente l'occhio e l'orecchio erano più tesi ad una questione interna che non invece all'esterno, come l'istituzione e l'Ente avrebbero richiesto.
Collega Nerviani, se stai commentando quel che sto dicendo.



PRESIDENTE

La stiamo ascoltando tutti, collega Gallarini; prendiamo atto di un'attenzione particolare verso i commenti di Nerviani.



GALLARINI Pier Luigi

Penso di dire delle cose con molta pacatezza e con molta serenità.
Serenità invece che non ho riscontrato nelle dichiarazioni del Presidente Brizio di questa mattina, perché mi è parso proprio, in modo preconcetto stare da una certa parte. Proviamo ad analizzare il provvedimento che è stato assunto ieri: dopo pochi giorni vengono stanziati 3.000 miliardi.
Certo, la cifra è insufficiente, ma non ho avuto neanche il piacere - e penso proprio che questo non sia stato detto per difficoltà oggettive - di sentire dal Presidente Brizio o dall'Assessore competente quant'è ad oggi l'ammontare dei danni nella Regione Piemonte. Ciò significa che siamo ancora in presenza di una situazione molto vaga, indefinita e indeterminata, quindi solo il prosieguo consentirà di calibrare la misura dei danni e di conseguenza la misura della risposta, ma ci sembra che 3.000 miliardi subito siano una risposta efficace.
Quando poi il Presidente Brizio, parafrasando l'intervento di Scalfari su "La Repubblica" di oggi, dice: "1.100 miliardi li han presi dal fiscal drag - e anche Bosio ha ripreso questa considerazione - e 1.800 dal fondo delle alluvioni", devo dire che in aula siamo tutti addetti ai lavori, non siamo persone che hanno vissuto in un convento fino a questa mattina, e sappiamo che quando in emergenza si assumono dei provvedimenti e bisogna attingere a capitoli di bilancio, si attinge a quei capitoli che sono più facilmente spremibili da questo punto di vista ...



(Vibrate proteste del Consigliere Calligaro ed altri)



GALLARINI Pier Luigi

Con quella serenità di cui parlavo prima devo dire che io non ho mai interrotto il Consigliere Calligaro né altri. Prendo atto comunque delle interruzioni, non mi scaldo più di tanto e non mi innervosisco così come diceva Cerchio.
Allora, stavo dicendo che quando si prendono provvedimenti in emergenza e in trenta secondi bisogna trovare 3.000 miliardi, in presenza di una legge finanziaria che sta seguendo l'iter che tutti conosciamo, con le difficoltà che il Paese sta attraversando, da un punto di vista meramente amministrativo si è attinto da due capitoli che potevano fornire quei miliardi. Non mi sento di dire che è una scelta politica di azzeramento di quei due capitoli perché fra una settimana, fra tre giorni, in un clima più approfondito e più razionale, si potranno dal punto di vista politico ribadire alcune scelte, farne delle altre ed assumere gli atteggiamenti opportuni, così come avviene in tutte le amministrazioni, dal Consiglio dei Ministri alla Giunta o al Consiglio del più piccolo Comune del nostro Paese. Questi sono provvedimenti che devono essere presi in situazione di emergenza e quindi il fatto che venga nominato un triumvirato - come è stato detto - presieduto dal Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, non lo intendo come una diminuzione: Commissario era Malpica quando l'attuale Presidente Scalfaro lo mandò a Torino, ma non Maroni, Vicepresidente del Consiglio e quindi presenza diretta del Governo. Dopodiché, a questo tavolo già domani mattina il Presidente Brizio potrà rappresentare la Regione Piemonte. Se non è un coinvolgimento politico questo, mi chiedo cosa si vuole! Quante volte, Presidente Brizio, lei che è stato Presidente della Giunta, pur con maggioranze diverse nell'ultimo anno, è stato chiamato dall'alluvione 1993 ad oggi a quel tavolo?



PICCHIONI Rolando

Ma la situazione è diversa!



GALLARINI Pier Luigi

Sì, la situazione è diversa, però in allora si parlava di 700/800 miliardi.



(Commenti del Consigliere Picchioni)



GALLARINI Pier Luigi

Lo so che la situazione è diversa, ce ne rendiamo conto tutti: voglio però dire che in allora si trattava di 700/800 miliardi. Voglio chiedere al Presidente quante volte è stato coinvolto. Allora, non dal punto di vista gestionale, perché oggi come oggi di gestionale non c'è nulla, penso che la Regione avrà il tempo, il modo e le capacità, attraverso le proprie strutture, di predisporre nei prossimi giorni ciò che non ha potuto fare fino ad oggi (ed è comprensibile), un piano quindi, una ricognizione di quanto c'è da fare; il Presidente Brizio andrà a quel tavolo a rappresentare queste esigenze.



(Commenti del Presidente della Giunta, Brizio)



GALLARINI Pier Luigi

Penso che sedere ad un tavolo per concertare d'intesa, come ha detto il Presidente questa mattina, significhi questo. Se fra due mesi.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Se non ero là non c'eravamo neanche!



GALLARINI Pier Luigi

Io ho detto che ti ringrazio per quello che hai fatto, ma non condivido assolutamente quanto hai detto questa mattina, perché mi sembrano tuttora affermazioni preconcette, che hanno l'orecchio e l'occhio tesi ad altri problemi rispetto a quelli dell'emergenza e dell'unitarietà del Consiglio in questo momento.



MARCHINI Sergio

Brizio, ti devi dare una regolata!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La regolata te la devi dare tu!



GALLARINI Pier Luigi

Mi riesce difficile mantenere il filo del discorso perché vengo interrotto da tutte le parti; comunque, nonostante tutte queste interruzioni, mi auguro che ci sia l'occasione per entrare nel merito, come Consiglio regionale, delle cose dette da Rabellino, in parte anche da Bosio e da altri, cioè affrontare nel merito alcune delle cause fondamentali che hanno prodotto ed esasperato anche i danni, insomma tutto quanto è successo in questi giorni, ma questa è un'occasione politica che avremo sicuramente in un secondo momento.
Riepilogando, per quanto riguarda la parte propositiva dell'ordine del giorno, cioè quella relativa al ruolo che la Regione vuole giustamente recitare, non per nulla il nostro ordine del giorno dice che il ruolo della Regione può essere esaltato da un tavolo di questo tipo, al quale siede il Presidente della Giunta: se non è coinvolgimento politico questo! Se il Presidente Brizio verrà fra due mesi o anche solo fra un mese a dire: "Sentite", e ripeterà fra un mese le cose che ha detto questa mattina, potrei essere molto più attento e molto più sensibile a quelle parole, cioè se il Presidente verrà a dirci: "Sono stato inascoltato, sono stati ascoltati maggiormente il Presidente della Lombardia solo perch Maroni è lombardo, solo perché l'altro difende gli interessi della Lombardia", allora potrei ascoltare con un certo interesse. Ora considerate le cose dette questa mattina a fronte di un atteggiamento e di un intervento di questo tipo, che è sicuramente efficace dal punto di vista amministrativo (poi vedremo se lo sarà dal punto di vista operativo pratico, ma questo lo potremo dire solo fra qualche tempo), ritengo - mi faccia concludere su quanto diceva Cerchio che la responsabilità della spaccatura del Consiglio non stia dalla parte di chi ha sottoscritto un certo ordine del giorno o altri ordini del giorno, ma che l'unitarietà della posizione del Consiglio di ieri, paradossalmente, sia stata rotta dalle dichiarazioni del Presidente Brizio questa mattina.
Per quanto riguarda la questione relativa all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Nerviani, l'ho firmato anch'io e l'ho firmato volentieri, così come devo dire che ne avrei firmati altri se fossero venuti a farmeli firmare l'Assessore Riba o chi ha fatto prima l'Assessore all'agricoltura, Emilio Lombardi o altri. Ritengo però che in questa occasione, pur essendo d'accordissimo sui beni culturali, più che perdere o comunque spendere del tempo in meandri settoriali, che danno l'impressione di tralasciare gli altri filoni (perché parlare oggi della sensibilità nei confronti dei beni culturali, su cui sono d'accordo, come penso che lo siamo tutti, e non parlare invece della sensibilità sull'agricoltura o su altre cose, sembra quasi di privilegiare per presenze contingenti certi filoni a scapito di altri), si debbano prendere in considerazione tutti i filoni nell'ambito di una visione omogenea e di sintesi.



NERVIANI Enrico

Non è mai considerato.



GALLARINI Pier Luigi

Chiudo dicendo che per quanto riguarda la sintesi, la dissociazione noi l'abbiamo scritta, la ribadiamo e la voteremo nei confronti delle dichiarazioni fatte questa mattina dal Presidente, che ci sembrano del tutto inopportune.
Ci auguriamo di poter venire nei prossimi giorni in Consiglio, magari già la settimana prossima (speriamo che nel frattempo non succeda più nulla e la situazione non si aggravi ulteriormente), ed avere un primo programma che la Giunta regionale avrà steso dopo una ricognizione precisa; programma e mappa di interventi, che certo il Presidente Brizio ha mandato per portare su quel tavolo. Questo è il coinvolgimento politico che riteniamo efficace, con cui viene riconosciuto il ruolo politico e non gestionale.
Non penso che alla Regione interessi tornare con l'assegno in tasca per gestire un miliardo o gestirne dieci, alla Regione interessa avere un riconoscimento di maturità politica, e questa è tutta da conquistare attraverso la presenza del Presidente della Giunta regionale in quel Comitato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Porcellana.



PORCELLANA Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non sono venuto certamente a recitare o a difendere la mia situazione personale di disastrato o di azzerato, ma sono venuto qui a rappresentare gli interessi di questo Piemonte disastrato, dei Comuni e delle Province che sono finite in un dramma unico nella storia.
Certamente la mia non è una polemica nei confronti di alcuno e di nessuno. Cercherò di ricostruire, in attesa di avere qualche dato in più che il Presidente della Giunta e gli Assessori vorranno fornire a me e a coloro che sono presenti nella realtà del Piemonte alluvionato, la situazione del Piemonte finito in una ecatombe.
Certamente la critica non paga, la polemica non paga e il documento che ho firmato è di sprono alla Giunta perché le cose che sono successe possano trovare delle risposte nei cittadini colpiti e nei cittadini disastrati.
Mi pare che gli interventi di chi mi ha preceduto siano interventi molto equilibrati: dall'intervento di Bosio a quello di Rabellino a quello di Gallarini e ad altri.
Quindi nulla di polemico perché la polemica assolutamente non ci porterà fuori, ma caso mai ci porterà a non risolvere i problemi della nostra gente, dei nostri abitanti. Quindi, l'unità di intenti tra Governo centrale e Regione, tra Regione, Province e Comuni deve essere una solidarietà stretta, una solidarietà forte, con delle indicazioni.
Il Consigliere regionale Porcellana è stato al telefono sei ore nella giornata di lunedì, con un telefono di emergenza, per capire dalle istituzioni che cosa si doveva fare nel dramma di migliaia di cittadini della mia Provincia; io non avevo né luce né telefono, non avevo televisione, non avevo acqua, non avevo riscaldamento, ma non parlo per me parlo per le altre migliaia nelle mie condizioni! Io sono un fortunato che poteva avere un telefono di emergenza e parlare con le istituzioni presenti nella mia città. Io aspetto ancora una risposta adesso dalle 111 telefonate su che cosa si doveva fare in un momento di calamità per cercare un trattore, una pompa per svuotare le cantine che facevano saltare i pavimenti, i magazzini che andavano distrutti, le vetrine che scoppiavano con l'acqua dentro. Era una cosa di un'atrocità immane e non comune! Amico Presidente della Giunta e Presidente del Consiglio, gradirei che una delegazione del Consiglio regionale iniziasse le visite (anche se ci saranno non applausi, ma ci saranno probabilmente alcuni sputi - mi sia scusata la parola - o dissensi) nelle tre province disastrate, da Cuneo ad Alessandria ad Asti, per rendersi conto che non è stata solo un'alluvione ma è stata una guerra durata poche ore che ha distrutto un patrimonio incommensurabile, dai beni culturali ai quali si riferiva Nerviani, ad un mare di beni che sono legati al commercio, all'agricoltura all'artigianato, alla piccola e media industria, quindi si tratta di un danno che sarà difficile valutare in poche ore e in pochi giorni.
Questa sera dovremmo uscire con un documento che dica alla gente che cosa deve fare. Il disastrato; colui che non ha più la casa; colui che non ha più il magazzino; che non ha più il negozio; che non ha più nulla l'artigiano che ha perso le macchine: che cosa deve fare costui? Ad oggi non si sa che cosa deve fare! L'alluvione ha colpito Alba tra le 11 di sera e la mezzanotte del 5 e 6 novembre. Alle 6 del mattino l'acqua sfondava il Tanaro, e i ponti di Tanaro e del Borbore venivano travolti dalle acque che arrivavano dal Cuneese.
Da mezzanotte alle 6, ad Asti, nessuno ha saputo del dramma. L'acqua ha invaso Asti, ha raggiunto Alessandria, ma quest'ultima non sapeva del dramma di Alba o di Asti. Non imputo la colpa a nessuno; certamente, se alle 3 di notte la Protezione Civile, la Prefettura, le istituzioni o chi per loro avessero segnalato l'arrivo del dramma, avessero allertato la popolazione, certamente si sarebbero contati danni minori al patrimonio zootecnico, commerciale, artigianale, industriale nonché, naturalmente alle persone, e mille macchine non sarebbero state sommerse dall'acqua, ad esempio, ad Asti: la gente del Piemonte è in ginocchio in queste realtà.
Occorre un comunicato della Giunta regionale, degli Assessorati al commercio e all'industria che dica a queste persone cosa devono fare. I macchinari sono sommersi dal fango, i prodotti sono distrutti: miliardi e miliardi di danni.
Attività commerciali, artigianali, piccole e medie industrie, uffici aziende agricole: senza un minimo di coordinamento e di aiuto le nostre zone non potranno risollevarsi.
Un cittadino intervistato dalla televisione TAI9 di Asti rilevava che gli anni scorsi, per commercio, agricoltura, artigianato e industria sono stati assai difficili: non ci sono risorse per far fronte a calamità di così rilevante importanza. Se non ci saranno aiuti immediati, tra qualche mese non ci sarà che un negozio su cinque, un'attività su dieci che potrà riprendere; la gente non è in grado di avviare nuove attività, di ripristinare quanto è andato disperso e distrutto: non ne ha la possibilità. E se si finisce "in mano" alle banche, con tassi d'interesse del 13-14-15% non ci si potrà salvare. Se ci saranno gli aiuti promessi dal Governo centrale, se saranno tempestivi e distribuiti con capacità e solerzia dagli Assessorati regionali, se le banche accenderanno mutui a tasso agevolato o a tasso zero, ci potrà essere un minimo di ripresa diversamente, le città, i Comuni colpiti (anche i piccoli Comuni: ha fatto bene il collega Rabellino a riferirsi anche ai piccoli Comuni) diventeranno città morte, città deserte come i templi di Ranchipur.
La mia non vuole essere n' polemica n' acrimonia nei confronti di alcuno; se però non incoraggiamo la ripresa delle attività produttive ci avvieremo verso un Piemonte che certamente non sarà più una Regione n' industriale n', a livello commerciale, tra le prime del Paese Italia, ma una delle ultime del grande Paese Europa.
Dopo aver sottolineato le disfunzioni di quanto successo nella notte tra sabato e domenica, faccio presente che fino a lunedì, nel quartiere della città di Asti dove vivo, non si poteva uscire di casa. I primi passi fuori casa, con mia moglie, li ho fatti ieri sera; mi sono reso conto della drammaticità della situazione. Invito Giunta e Consiglio a fare una "peregrinatio": senza vedere di persona, effettivamente, non ci si pu rendere conto. La gente è là, nel fango, come le mie venti/trenta persone che ho da lunedì, che stanno ripulendo magazzini, negozi ed attività nella mia proprietà e così vale, moltiplicando per mille/duemila/tremila altre aziende. Se alle 2 di notte, quando sono stati chiusi i due ponti del Borbore e il ponte del Tanaro, ci fosse stato un minimo di segnalazione alla città i danni sarebbero stati dimezzati, o perlomeno ridotti di almeno 1/3, al contrario di quanto è successo. Naturalmente, non intendo dire che i 3/4 metri di acqua che hanno invaso la mia città, Asti, meritino un riguardo particolare; l'attenzione va rivolta a tutto il Piemonte alluvionato.
Comune, Provincia, Camera di Commercio, Vigili urbani, Vigili del fuoco, Ufficio Imposte, Ufficio IVA, Intendenza di Finanza, si palleggiano le responsabilità: "Bisogna sentire Tizio...", "Non è di mia competenza...": il cittadino come può credere nelle istituzioni? Cosa pu pensare dell'ente, dell'istituzione, del Governo centrale, del Governo regionale, se non ha un punto di riferimento su come deve muoversi in un frangente come questo? Quando non ha la possibilità di telefonare, di avere luce in casa e non sa cosa deve fare? La gente riprenderà le proprie attività se ci saranno risposte concrete in tempi brevissimi; le parole non servono: non risolveremo nulla, anche dopo la visita di solidarietà - che ritengo importante - se non diremo come istituzione, "siamo pronti a risolvere parzialmente, in collaborazione con voi disastrati, i problemi della gente".
Domani ci sarà il fatidico incontro alle ore 11 ad Asti - non so se sarò invitato, ad oggi nessuno mi ha cercato e probabilmente non sar cercato neanche domani - cui parteciperà il Presidente della Giunta che ci rappresenterà tutti, insieme ai suoi tecnici. Personalmente mi auguro venga esposto, al Ministro e ai Sottosegretari, quanto viene detto da coloro che il Presidente Brizio ha ascoltato, attraverso le relazioni esposte in Consiglio e quelle che i signori Assessori competenti gli avranno riservato in queste ore, sulle prime calamità e sulle informazioni raccolte dalla periferia.
Il disastro è ecologico - non sono un esperto di problemi ecologici sono un modesto esperto dei problemi cui ho accennato prima; la mia azienda è nata duecento anni fa: conosco la storia della mia azienda - abbiamo i pozzi pieni di gasolio. Personalmente, ho un pozzo che assomiglia ad un pozzo di petrolio davanti a casa mia; le piante sono nel gasolio. Non oso pensare ai danni per coloro che dovranno riprendere le attività agricole coloro che tra sei mesi, un anno, risemineranno, coltiveranno: sono centinaia le aziende agricole ed orticole nelle zone del Tanaro dell'Albese, dell'Alessandrino.
Termino sicuro che l'impegno della Giunta, l'impegno del Governo centrale è di collaborazione con la gente e non di parole alla gente. Se ci sarà collaborazione significherà risolvere e far rivivere le nostre città far rivivere le nostre attività commerciali, artigianali, agricole e della piccola e media industria. Nel caso contrario, se i tempi non saranno brevi, Presidente Brizio e colleghi Consiglieri, credo che quando andremo a fare un sopralluogo tra sei mesi, un anno - non voglio essere un uccello di malaugurio - certamente coloro che hanno ripreso o che riprenderanno la loro attività commerciale saranno il 10% o il 20%, l'80% rimarranno negozi ed attività chiuse, perché nessuno ha la forza di riprendere. Ieri sera girando per Asti mi sono reso conto della drammaticità, avevo visto solo la mia drammaticità perché non potevo uscire di casa; recandomi nella zona commerciale di Via Cavour, di Piazza del Mercato, di Corso Matteotti, di Corso Gramsci, mi sono reso conto che era una follia quello che era successo. Moltiplicando i tanti Santo Stefano Belbo, i Canelli, i Rocchetta Tanaro, Cerro Tanaro che sono alluvionati - tutta la piana dell'Albese e dell'Alessandrino, ha detto bene il collega Bosio ci troviamo di fronte ad un danno non commentabile, un danno non comparabile con nessuno altro momento drammatico della storia del Piemonte.
Signor Presidente, mi scuso per i minuti che ho rubato ai diversi interventi, spero di sentirci quanto prima su questi argomenti e di avere delle risposte concrete per la popolazione disastrata. Se non ci saranno delle risposte credo che saranno giorni molto tristi per il nostro Piemonte e per il nostro domani.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Bodrero, esprimo tutta la solidarietà mia personale e del Consiglio regionale al Consigliere Porcellana, alla sua famiglia e a tutte le persone che lavorano con lui accanto al danno economico che questa grande tragedia ha determinato esiste poi la preoccupazione, la paura.
Non avete visto in questi giorni i Consiglieri Foco e Goglio, in quanto hanno subìto gravissimi danni; sono mancati parenti strettissimi di nostri dipendenti regionali. Esprimo le condoglianze a questi dipendenti regionali che hanno avuto in famiglia lutti estremamente gravi.
Ieri mattina, aprendo i lavori del Consiglio, ho ricordato tutte le vittime di questa nostra tragedia piemontese; l'intervento del Consigliere Porcellana mi fa richiamare alcune situazioni particolari che ci sono assolutamente vicine.
La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Sono pienamente d'accordo con il mio Capogruppo e con l'ordine del giorno n. 743. Ribadisco la necessità, e il dovere, dell'unione fra tutti i piemontesi di qualunque parte politica essi siano in occasioni come questa come previsto dall'ordine del giorno votato ieri all'unanimità.
Purtroppo la posizione assunta dal Presidente della Giunta va contro questo spirito e ritorna alla speculazione - che non oso neppure chiamare politica, perché per me la politica è qualcosa di meglio - contro il Governo. Speculazione propria delle parti responsabili del grande fallimento, contro il curatore fallimentare. Il Governo attuale non è responsabile di queste cose. Quindi chi ha parlato di autocritica finalmente ha toccato il tasto giusto, l'argomento fondamentale, non dimentichiamolo mai. E' troppo facile criticare il Governo per errori perché no? Certamente non colpe gravissime come quelle del trentennio infame.
Le responsabilità della dirigenza consociativa tripartita, sapete cosa vuol dire tripartita, del trentennio infame non sono soltanto relative allo scandaloso illegale permissivismo in fatto di licenze edilizie, ma direi e lo dicevamo in pochi ma lo dicevamo soprattutto alla industrializzazione selvaggia, concertata tra il grande capitale e l'estrema sinistra totalitaria e marxista.



(Brusìo in aula)



BODRERO Antonio

Ecco, bravi, interrompete, questa è la prova vera che siete veramente dei veri marxisti. Complicità che ha comportato - adesso vi spiego dov'è la complicità e vedrete se fa tanto ridere - lo svuotamento delle montagne e delle campagne e il conseguente abbandono dei corsi d'acqua all'incuria e al disastro ecologico alluvionale. Tutto questo danno poteva essere impedito se fossero state ascoltate le nostre istanze autonomiste ed ecologiste di tanti anni fa che consigliavano, chiedevano il part-time alternando fabbrica ed agricoltura e protezione ambientale. Invece no, ecco l'industrializzazione selvaggia, naturalmente il grande capitale era d'accordo perché tra l'altro era contrario all'azionariato operaio come l'estrema sinistra marxista, sia ben chiaro anche questo.
Naturalmente essa diceva: "Venghino, venghino gli operai nella città così voteranno per noi", questa è la grande intelligenza marxista, che pubblica a volte libri anche a spese della Regione.
Naturale quindi il disastro, perché si sono lasciate sguarnite le frontiere della natura, il disastro naturalistico è stato garantito. Troppi piccoli proprietari contadini probabilmente davano fastidio ai marxisti perché il naturale buon senso dei contadini proprietari li faceva naturali avversari del marxismo. Stalin, come ha risolto il problema? Ha fatto massacrare a milioni i piccoli proprietari. In Italia, forse purtroppo per i marxisti, non si poteva fare altrettanto (essi dicevano infatti: "Ha da venì Baffone"). Questa era la grande minaccia. Poi c'è chi si scandalizza per il Gladio! Se fossero veramente cambiati non si agiterebbero tanto quando cito Stalin e l'URSS. Se si agitano è perché non sono cambiati: questa è la prova del nove. Allora, come hanno fatto a svuotare le campagne? D'accordo con il capitale: "Venite, anche se non ci sono le case qualcuno pagherà per farle".
Questa è stata la logica e adesso gli operai non sono azionisti; il grande capitale chiude: "Aggiustatevi"; cassa integrazione, ecco la grande invenzione marxista.
Infine farei notare che, data la nostra povertà e miseria, tutte le spese voluttuarie per teatri Regi e stabili stadi, impianti sportivi (basta vedere gli elenchi delle spese che fa la Regione), dovrebbero essere abolite. C'è infatti una ripetizione ciclica nelle calamità naturali. Senza il ritorno alla distribuzione equilibrata della popolazione sul territorio disastri ben peggiori verranno; e non ho paura di fare l'uccello del malaugurio.



MAJORINO GAETANO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

Presidente, colleghi Consiglieri, rilevata la posizione precisa da parte del Presidente della Giunta, nonché il coraggio e la testardaggine con cui ha seguito sia l'iter precedente - il Consiglio dei Ministri sia le successive decisioni, ho annotato una posizione normalmente non riconoscibile al Presidente Brizio.
Lo consideravamo una persona di equilibrio, di trattativa, di moderazione: il coraggio dimostrato sembrava sottolineare una rappresentanza forte, di richiesta al Governo di attenzione precisa al dramma del Piemonte e strumenti precisi ed agevoli per poter risolvere l'immane disastro determinatosi a seguito dell'alluvione. Pensavo che tutto ciò potesse essere non tanto espresso in un ordine del giorno, ma rilevato come fatto comune del Consiglio regionale. Ma nel momento in cui mi è stato presentato l'ordine del giorno, ho dovuto rilevare che quell'affermazione quel riconoscimento, diventava non solo dovuto, ma addirittura un modo per sottolineare l'attività da lui svolta in queste ore.
Sinceramente sono rimasto sorpreso da due cose. La prima è la polemica scaturita dalle sue dichiarazioni a difesa della situazione che si era determinata; l'altra - e questo mi è ancora più incomprensibile - è il fatto che, il giorno prima che tutto ciò avvenisse, o meglio nel momento in cui tutto ciò stava per avvenire, il Consiglio regionale approvava un ordine del giorno - all'unanimità - in cui si chiedeva che la Regione attraverso le sue rappresentanze, rivendicasse esattamente quanto rivendicato dal Presidente Brizio.
Evidentemente, rilevato che quanto da noi auspicato all'unanimità in questo Consiglio non si era verificato, il Presidente Brizio ha espresso il suo malcontento e rivendicato precise garanzie sulla quantità, sulle modalità e le finalità degli stanziamenti.
Ripeto, sono rimasto sorpreso dalla polemica apertasi questa mattina.
Mi pare sia un po' come la favola del lupo e dell'agnello: un pretesto politico per una speculazione politica su un fatto drammatico che colpisce il Piemonte.
Se questa vuole essere una speculazione politica, dobbiamo essere risoluti nell'impedirla e, eventualmente la speculazione si innestasse su malintesi, è bene che questi vengano chiariti e che si ritrovi l'unità di intenti espressa ieri nell'ordine del giorno.
Dubito però che si tratti solamente di disattenzione o di mancata comprensione dei problemi. In effetti, le decisioni del Governo disattendono totalmente le richieste espresse all'unanimità da questo Consiglio. Il modo con cui il Governo sta intervenendo, sia nella misura sia nel reperimento dei fondi sia nell'indicazione della loro gestione indica chiaramente che in occasione dell'alluvione del 1994, in Piemonte è iniziata una sorta di campagna elettorale per il 1995.
Non ripeto le considerazioni del Consigliere Cerchio nell'illustrare l'ordine del giorno n' altre svolte dal Consigliere Bosio sulla natura dei fondi reperiti. Ho invece annotato che, arrampicandosi sugli specchi, il collega Gallarini, per una sorta di lapsus, ha definito "spremitura" i soldi ricavati per finanziare i primi interventi in Piemonte. Non credo sia un lapsus freudiano... D'altra parte, anche nel definire la gestione dell'emergenza, cosa si è inventato? Il triumvirato (più uno, perché in effetti non c'era il CCD), del quale si è dovuto tener conto, al di là della giustificazione di competenza. Con questo voglio dire che anche nella gestione di un fatto drammatico qual è l'alluvione che stiamo subendo, e che alcuni colleghi hanno descritto in modo drammatico per averlo vissuto in prima persona, si è determinata la più bieca spartizione del consenso elettorale.
E' questo il senso della politica; è difficile non sottolinearlo rispetto ad un ordine del giorno votato all'unanimità e ad un altro, che riprende e riafferma gli stessi concetti nei confronti delle decisioni assunte dal Governo.
Non mi dilungo su alcuni degli esami illustrati da altri colleghi in merito alle ragioni, alle difficoltà e ai problemi esistenti n' sul come quegli interventi dovranno essere attuati. Mi pare comunque condivisibile e doverosa una delle richieste avanzate: l'allontanamento di quei Prefetti che non hanno dimostrato n' competenza n' presenza n' attività n' decisione nell'evolversi dei problemi. Il disastro non può essere limitato al fatto che, all'improvviso, le dighe si sono rotte; c'erano tempi e modi per poter intervenire ed avvertire, e, seppure i danni materiali non potevano essere evitati, potevano almeno essere limitati, e, forse, si sarebbero potute salvare delle vite umane.
Ho annotato anche l'intervento del collega Majorino, in particolare nella parte in cui citava i "viribus unitis". In effetti, se "viribus unitis" deve essere inteso come un "vogliamoci bene, tutti insieme, in sede nazionale, Governo, opposizioni, maggioranze qui, opposizioni lì", ecc.
non mi pare un richiamo realistico; se invece questo è un richiamo ad un "viribus unitis" del Consiglio regionale con tutte le istituzioni della Regione, sono perfettamente d'accordo; ma non mi pareva esattamente questo lo spirito... Questa polemica - che ahimè si prevedeva e temeva, e che immancabilmente si è espressa in questo Consiglio regionale - ritengo sia voluta; d'altra parte, gli interventi dal Consigliere Marchini in poi hanno dimostrato con quali sofismi si possano sostenere alcune tesi: quelle della favola del lupo e dell'agnello.
Concludo: forse, noi Consiglieri regionali, non abbiamo ancora (probabilmente non c'è stato tempo) la percezione di cosa concretamente come Regione, da oggi in poi vogliamo fare nei confronti delle popolazioni colpite. Quando dico "che cosa vogliamo fare" non intendo solamente ci che deve o dovrà essere fatto, ma nel concreto di giorni "che cosa vogliamo fare".
Ho suggerito uno sforzo per individuare interventi di assoluta emergenza; per gli altri credo si attiveranno i nostri Commissari nel gestire la questione.
Un'ultima cosa per chi, forse, non ha capito o non vuole intendere cosa significa: "sentito il Presidente della Giunta della Regione Piemonte" o "sentita la Regione Piemonte". Significa proprio: "sentito". In effetti, i Commissari, i triumvirati, i quadriumvirati, non decidono "insieme" al Presidente della Giunta regionale, ma "sentito" il Presidente della Giunta.
Se mi consentite, questo non è preservare quell'autonomia che alcuni Partiti rivendicano in altri momenti, se in momenti come quello attuale l'autonomia viene sacrificata completamente agli interessi della maggioranza di governo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito ormai si sta allungando molto: si corre il rischio di perdere quella tensione che, a mio giudizio, il problema che abbiamo di fronte deve avere.
In questa situazione non è accettabile alcuna strumentalizzazione da parte di nessuno ed apprezzo che ce ne siano state di particolari, in quest'aula, almeno fino a questo momento. Credo si parlerà più avanti di ritardi, di come è stata resa l'informazione; devo dire però che il comportamento tenuto dalla Regione Piemonte non mi pare sia stato strumentalizzante.
Ho ascoltato con attenzione la relazione del Presidente. Altre volte mi è capitato di manifestare in modo aperto e palese il dissenso rispetto a quanto egli diceva; questa volta, invece, devo esprimergli tutta la mia solidarietà, tutto il mio apprezzamento, in quanto ha fatto e nel tipo di comportamento; ha esattamente interpretato i sentimenti perlomeno miei: ha difeso la dignità e gli interessi della Regione Piemonte.
Non capisco le polemiche che si sono accese in quest'aula, a queste cose sì, a mio giudizio, polemiche strumentali, tendenti a calare in quest'aula il quadro politico generale nazionale. Ma credo sia giusto che ci sia polemica quando ci sono motivi ed argomenti. Come si fa a non essere polemici rispetto ad un Governo che in una situazione così grave non dà alla Regione Piemonte un ruolo particolare? Non conosco ancora le percentuali - credo che nessuno, al momento, le conosca - ma, da quanto visto in televisione, credo che l'80% dei danni siano nella nostra regione; le cose drammatiche che abbiamo visto sono in gran parte avvenute in questa regione. Possibile che il Piemonte non abbia e non riesca ad avere un ruolo fondamentale nell'azione di risanamento e di ricostruzione che abbiamo di fronte? Credo che il Governo abbia voluto esaltare il federalismo o il decentramento, come qualcuno ha detto. Prima di tutto per come si è stilata la deliberazione. Prima c'era: "sentite le Regioni", poi "d'intesa". Il "sentite" (lo sappiamo bene, noi, che a volte lo inseriamo nelle nostre leggi) è un fatto puramente formale. Dopo c'è stata la modifica, per la quale dobbiamo esprimere apprezzamento al nostro Presidente: "d'intesa". In qualche modo si è cercato di recuperare un ruolo, anche se marginale rispetto a quanto ci sarà da fare. Qualcuno ha cercato delle ragioni, delle motivazioni. Credo che non esistano motivazioni. Qualcuno sostiene che la Regione Piemonte non ha Assessorati ed Assessori adeguati al problema. Non so se questo Governo sia in grado di dare voti; non so se il Sottosegretario Fumagalli Carulli abbia titoli in più per affrontare il problema meglio di quanto possano fare gli Assessori di questa Regione. Qualcuno dice che si è voluto dare autorevolezza attraverso la presenza del Vicepresidente del Consiglio. Ma signori, questa Commissione non è cosa che si riunisce oggi e mai più, dovrà occuparsi del problema quotidianamente. Non credo che il Vicepresidente del Consiglio e i Ministri tutti i giorni se ne occuperanno: ci sono altri problemi, meno drammatici, ma altrettanto forti e altrettanto importanti. Quindi, in realtà, si è messo un cappello su un qualche cosa, dopodiché si è detto: "Dal centro controlliamo tutto e, man mano, daremo noi le deleghe". E' stata una forte umiliazione del ruolo della Regione e stupisce che lo faccia un Governo - stupisce fino a un certo punto, insomma! - che parla di federalismo come momento centrale della sua azione.
Non voglio continuare su queste cose, so solo che, molto candidamente il Vicepresidente del Consiglio Maroni ha detto: "Uno degli argomenti che dovremo chiarire è il conflitto di competenza esistente fra la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell'Interno: ci sono infatti conflitti di competenza: non si capisce bene quali siano i ruoli: anche questo può avere determinato certi ritardi". Questo ha detto il Vicepresidente del Consiglio! Credo occorra invitare il Presidente della Giunta regionale a svolgere il proprio ruolo affinché la Regione Piemonte riesca ad esprimere più e meglio il proprio ruolo definito.
C'è un problema del "quantum" che lascia perplessi: i 3.000 miliardi.
Qualcuno dice che sono tanti, altri dicono che sono pochi: certamente sono un numero molto consistente. Vi sono due considerazioni che non possono non essere fatte; i 1.100 miliardi recuperati dalla sospensione del fiscal drag sono fatto inaudito in questo momento. Il collega Gallarini sostiene che nel momento del bisogno si recupera dove si può; santo cielo! Non si pu bussare sempre alla solita porta! Il fiscal drag era già stato modificato nella legge finanziaria, e si era escluso il recupero fiscale dell'inflazione per i redditi più alti, e lo si era lasciato solo per i redditi più bassi. Oggi, recuperiamo 1.100 miliardi di fiscal drag sui redditi più bassi: questa la realtà. La realtà, collega Gallarini, è che il fiscal drag che si è andato a recuperare in questa situazione è lo stesso che 15 giorni fa il Governo aveva voluto tutelare, perché si trattava di redditi troppo bassi. Credo sia veramente difficile accettare questo.
Una seconda considerazione sull'altro recupero, che come amministratori del Piemonte possiamo accettare ancora meno: si è detto che 1.800 miliardi già destinati alle Regioni si sono dati alle stesse Regioni per farne un uso diverso. Ma i 1.800 miliardi rimangono sempre 1.800: vuol dire che non si è dato nulla o che si è tolto a qualcosa d'altro: dovrebbe trattarsi di un finanziamento aggiuntivo. Non c'è stato nulla se non un mero trasferimento di denaro. Bene ha fatto - a mio giudizio - il Presidente della Giunta ad assumere un ruolo importante, a far sentire la voce del Piemonte, che esiste e ha qualcosa da esprimere.
Delle iniziative della Regione sulle urgenze si è parlato all'incontro dei Capigruppo con la Giunta; credo che gli Assessori si siano impegnati seriamente; non accetto polemiche senza fondamento preciso. Credo - ripeto che si siano impegnati seriamente e che abbiano fatto tutto quanto possibile. Naturalmente, vi sono responsabilità da imputare alle Giunte precedenti, nonché all'attuale; responsabilità storiche, di tutti. Nessuno può sostenere, tranquillamente, di essere in grado di giudicare: anche l'attuale governo regionale, che naturalmente non ha responsabilità storiche, essendo nato sei mesi fa, nella legge finanziaria presentata 15 giorni fa ha rinviato di un anno l'investimento per l'assetto idrogeologico del nostro Paese; cosa che non hanno fatto i precedenti governi regionali che magari non spendevano quanto previsto, ma che almeno nella legge finanziaria lo inserivano. Nel caso attuale, invece, l'investimento per l'assetto idrogeologico è stato addirittura tolto, rimosso: rinviato di un anno.
Penso dunque che da parte di molti ci sia stata disattenzione; ora dobbiamo guardare avanti, cercare di capire quanto può accadere: la situazione è drammatica, credo che nemmeno noi si sia consapevoli pienamente di quanto è accaduto.
Come tutti quanti noi - credo - ho ricevuto alcune segnalazioni, alcune circostanze: la situazione è tremenda. Per quanto mi riguarda parler dell'aspetto che meglio conosco, e che credo assai importante, relativo al sistema produttivo della nostra Regione, di cui ho già avuto modo di parlare nell'incontro tra Giunta e Capigruppo. Sistema produttivo incentrato su una rete diffusissima di piccole e medie imprese, che oggi sono distrutte. Ho sentito dire che la Ferrero ha contato prima 30, poi 100 miliardi di danni; situazione che naturalmente ritengo assai grave per la Ferrero, così come per la ditta Miroglio - spero di non ricevere "Nutelle" avvelenate per quanto sto dicendo ma la Ferrero ha proprie capacità per affrontare l'evento degli ultimi giorni. E' sicuramente una perdita grave ma la Ferrero e la grande industria hanno capacità interne per superare lo stato di cose contingente. La piccola e media impresa non ce l'ha.
Il collega Porcellana in precedenza ci raccontava delle storie vissute.
Ho anch'io avuto un piccolo esempio di vita vissuta; un imprenditore possedeva dei macchinari, degli impianti ad Alessandria: l'acqua, arrivata fino al secondo piano gli ha distrutto tutto. Mi diceva questa mattina: "Ho 59 anni; pensavo di dover chiudere, senonché oggi, parlandone con i dipendenti, mi sono sentito rispondere 'ripartiamo tutti insieme'". C'è questa volontà sia da parte dell'imprenditoria sia da parte dei lavoratori della nostra Regione.
La mia non vuole essere demagogia: è la verità: malgrado tutto c'è voglia di ricominciare. Occorre creare le condizioni perché questa voglia di ricominciare si possa concretizzare.
Vanno bene i coordinamenti, gli osservatori, per capire come stanno le cose...; meno bene, a mio parere, i viaggi per andare a vedere i disastri.
Credo sia addirittura negativo che vi siano autorità - anche modeste come la nostra - in visita, che attraggono e distolgono l'attenzione rispetto a situazioni certamente più importanti. Se l'Assessore competente in una certa materia vuole rendersi conto di persona della situazione, a mio parere fa bene, perché dovrà dare le direttive successive, ma è mia opinione che i pellegrinaggi non sia opportuno farli.
Al di là di tale considerazione, certamente non la più importante credo occorra fare qualcosa nel giro di pochi giorni; la grande impresa si può permettere il lusso di stare ferma 15 giorni, uno/due mesi perché ha altri stabilimenti che producono; la piccola impresa, il piccolo artigiano se sta fermo due mesi esce dal mercato, non ha più niente da dare.
Personalmente, mi sono dunque permesso di presentare, oggi, un progetto di legge al fine di creare delle condizioni finanziarie nuove per il sistema delle impese, senza gravare sulla finanziaria più di tanto. Questo anche perché credo che in questo caso probabilmente avremmo delle risposte negative; entro certi limiti, un Governo che ha un suo disegno non pu mandarlo tutto per aria soltanto perché si presenta una nuova proposta.
Comunque, una proposta di legge che non va ad alterare in modo consistente i dati contenuti nella legge finanziaria, ma che consente alla piccola e media impresa commerciale, artigianale, industriale, di disporre immediatamente di risorse finanziarie, con un meccanismo che ieri sforzandomi un attimo, ho cercato di individuare e che credo una soluzione che consente di coniugare rigore e compressione del bilancio 1995 e possibilità per le imprese, per il 1994, di avere certezze di risorse finanziarie spendibili per la ricostruzione.
Si tratta di un testo per molti versi grezzo; dovrà essere "pulito" in Commissione, con il contributo di tutti, ma credo sia urgente.
Chiedo al Presidente di mandarlo subito in Commissione e chiederei al Presidente della Commissione di esaminarlo con urgenza, apportando qualsivoglia modifica o contributi nuovi. Mi pare infatti che fino ad oggi questi problemi non siano ancora stati ragionevolmente affrontati. Ma essendo noi più vicini, avendo sentito di più e meglio quali siano le esigenze del sistema della piccola e media impresa, siamo certamente in grado di dare un contributo. Il progetto di legge che ho presentato è rivolto al Parlamento nazionale: le nostre competenze, e soprattutto le nostre risorse, sono assolutamente nulle. Con un progetto di legge al Parlamento nazionale credo sia possibile dare un contributo costruttivo e concreto per una proposta che può essere in qualche modo di aiuto rispetto ai grossi problemi che oggi ha di fronte il nostro sistema industriale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Siccome so che poi interverranno ragioni di tempo, credo sia opportuno fin da adesso dire di non debordare, perché poi quando interverrò io.



PRESIDENTE

La ringrazio molto, volevo dirlo anch'io. Cerchiamo di intervenire rimanendo nei dieci minuti.
La parola al Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Signor Presidente del Consiglio, mi permetterò di rivolgermi a lei e ai colleghi Assessori Bonino e Marino affinché si facciano interpreti nei confronti del Presidente e del Vicepresidente della Giunta che non vedo in aula.
Signora Presidente del Consiglio, mi pare che il Consiglio di ieri fosse iniziato bene; forse grazie, anzi, naturalmente, grazie a lei e all'Ufficio di Presidenza del Consiglio, abbiamo approvato all'unanimità un documento molto importante. Abbiamo evitato gli interventi dei singoli Consiglieri e dato il segnale all'esterno del fatto che la Regione, di fronte ad una calamità umana gravissima - anche per tutte le conseguenze ecologiche, economiche, industriali - ha dimostrato di essere presente.
Ieri, con atto di grande buon senso, abbiamo dato anche voce - ne parlava prima il collega Bosio - ai milleduecento ignoti di questa regione che con il loro volontariato hanno fatto sì che la tragedia fosse meno grave di quello che poteva essere. Penso che il Consiglio regionale nella sua completezza abbia dimostrato buon senso: non c'è stata alcuna posizione di minoranza (e in questi casi è sempre facile avere delle remore nei confronti dell'operato della maggioranza e della Giunta). Il collega Ferrara ha detto che gli Assessori hanno lavorato bene; voglio credere al collega Ferrara - mi permetterò di usare il condizionale ancora per qualche giorno: verificheremo nei giorni a venire. Riconosciamo il buon lavoro dell'Amministrazione regionale del Piemonte, della Giunta regionale e della maggioranza, ma dobbiamo riconoscere anche alla minoranza del Consiglio l'ottimo comportamento tenuto; nessuno ha voluto fare del Consiglio di ieri un Consiglio di facile speculazione politica. Basta sentire i Sindaci o i cittadini del Piemonte per poter mirare a qualsiasi livello istituzionale compreso il nostro: non è stato fatto. Penso che questo sia un punto a vantaggio non solo di questa istituzione, ma anche dell'intervento nei confronti della grave calamità.
Signora Presidente del Consiglio - mi rivolgerò poi anche al Presidente della Giunta - mi pare che lo sforzo di ieri sia stato oggi vanificato; è tutto il giorno che discutiamo sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta regionale - a parte alcune eccezioni che hanno riguardato interventi nel merito o situazioni geografiche - analizzando se quanto ha detto sia giusto o meno, se è stato un intervento negativo e quindi non sottoscrivibile.
Ho firmato il documento n. 743 secondo il quale le affermazioni del Presidente Brizio non aiutano la risoluzione della crisi e il rapporto con il Governo; in questa occasione assumerò un atteggiamento laico sottoscrivendo, non per affinità politica, ma perché condivido quanto scritto nel documento, alcune parti dell'ordine del giorno a firma del collega Bosio ed altri.
Il Presidente Brizio ha svolto il proprio dovere su mandato del Consiglio regionale: ieri è stato infatti approvato all'unanimità il documento. Il Presidente Brizio non deve patire mancanze di affetto: gli vogliamo tutti bene, è stato Presidente di varie Giunte in questo Consiglio regionale, quindi tutti abbiamo nei suoi confronti un afflato di affetto in alcuni più recondito, in altri più palese. Non si tratta di essere solidali con il Presidente Brizio, ma di capire se oggi sia opportuno aprire un contenzioso con il Governo o se occorra invece lavorare affinch Governo, Regione ed istituzione possano superare al più presto l'emergenza e passare alla fase della ricostruzione.
Questo, purtroppo, non è stato affrontato, perché un Governo - non è mia intenzione né politicamente né nel merito difendere l'operato del Governo - che stanzia 3.000 miliardi, che mette in campo il Vicepresidente del Consiglio e dei Commissari, è un Governo da apprezzare. A questo punto vorrei fare una distinzione: se avessero nominato Cantore Commissario per il Piemonte, come è avvenuto per i Mondiali di sci del 1997, dove si sono scelti due professionisti ed è stata esautorata la Giunta regionale in questo caso la Regione avrebbe potuto risentirsi. Il Governo ha messo in campo il Vicepresidente del Consiglio; penso si debba mettere alla prova questa intenzione del Governo. Presidente Brizio, è troppo presto per dire solo perché il TG1 e il TG2 non hanno riportato le sue dichiarazioni, non è polemica, ma riprendo quanto lei ha riportato questa mattina - che il Governo ha esautorato le funzioni e il ruolo della Regione quando non conosciamo ancora il testo del provvedimento. Lei domani avrà un incontro con il Vicepresidente del Consiglio e domani potrà così verificare sul campo se c'è esautorazione da parte del Governo o se invece, come noi pensiamo, il Governo intenda intervenire con serietà in questo frangente.
Non facciamone un caso politico, come ha iniziato lei, questa mattina Presidente, non lo prenda come un attacco personale; le ripeto, le vogliamo tutti bene, ma lei ha aperto oggi un contenzioso non nei confronti del Governo Berlusconi o del Ministro Maroni, ma nei confronti di un Governo che secondo il Gruppo Laburista ha dimostrato di essere sensibile alle importanti problematiche di fronte a noi. Ritengo che, avendo lei di fronte un atteggiamento di serietà del Consiglio regionale, possa tenere lo stesso atteggiamento nei confronti del Governo.
Abbiamo bisogno, in queste ore, di lavorare - come diceva la Presidente Spagnuolo - sul territorio tutti insieme, perché l'emergenza è gravissima.
Lei, alla televisione, accompagnato dal funzionario regionale Coccolo, ha detto, forse a ragione, che abbiamo il servizio geologico migliore d'Italia (e io dico meno male). Se, anziché da Torino, avessi sentito questa notizia da Alessandria, magari con il primo piano allagato, il mio stato d'animo sarebbe stato certamente diverso.
Presidente Brizio, in questa occasione la vedo abbastanza solo: al suo fianco mancano degli Assessori che penso siano assenti dai banchi della Giunta (assenza in altri casi e in altre Giunte spesso rimarcata) per essere direttamente sul campo a lavorare. Se è così, se la Regione ha queste potenzialità e la Giunta regionale ha questa voglia di lavorare, che preoccupazione esiste sul fatto che il Governo abbia incaricato il Vicepresidente del Consiglio a coordinare l'attività di emergenza e di recupero delle zone disastrate? Penso allora che questa discussione potrebbe chiudersi, signor Presidente della Giunta, con un suo sforzo - a differenza di questa mattina per cercare di unificare documenti, che in realtà non sono poi lontanissimi l'uno dall'altro. Anche noi siamo d'accordo sul fatto che i finanziamenti, seppur cospicui, non saranno sufficienti; che forse è opportuno rimarcare una specificità piemontese e capire bene da dove saranno presi i finanziamenti. Auspico che anche oggi il Consiglio regionale del Piemonte sia unanime non solo nei confronti dei piemontesi o del Governo, ma anche del disastro umano ed ambientale che ci è capitato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Non ritengo di dover manifestare mozioni di affetto nei confronti del Presidente Brizio: ci conosciamo da decenni e certamente sarebbero fuori luogo. Voglio però precisare che se sul piano politico ho criticato più di una volta il Presidente Brizio come capo della Giunta regionale - l'ho fatto in precedenza, quando eravamo all'opposizione, ma anche negli ultimi mesi, pur essendo in maggioranza - sono invece pienamente d'accordo e dò il pieno sostegno (se anche fosse, sorreggerei la sua solitudine, ma so che così non è) alle sue iniziative e al modo con cui si è comportato in questi giorni, rappresentando le ragioni istituzionali di una Regione.
In questo senso, nei dibattiti politici non uso mai la parola "gratitudine", proprio perché mi sembra fuori luogo; tuttavia, oggi voglio ringraziare il Presidente della Giunta per l'impegno, certamente faticoso e difficile, che in questi giorni ha dovuto sopportare.
Poiché il Consigliere Cantore ne ha fatto cenno or ora, devo dire che mi dispiace che i media abbiano operato una vera e propria censura nei confronti degli atteggiamenti del Presidente Brizio. Lo dico per rispondere molto amichevolmente al Consigliere Cantore: mi dispiace che i media abbiano operato una censura su queste giornate del Presidente Brizio.
Vengo ai fatti politici, a cui credo di dover dare - per me e anche per il mio Gruppo - qualche risposta. Nell'approvare e nell'aver partecipato alla stesura dell'ordine del giorno che sostiene l'operato del Presidente Brizio e che pone una serie di questioni, qui criticate, c'è un qualche significato politico di azione strumentale verso questo Governo? Credo proprio che non si possa dire una cosa del genere, e chi la dice in qualche modo rileva una preoccupazione che, più che essere nel suo animo, è una messa in avanti di azioni strumentali verso la Giunta.
Non v'è significato politico e non ne ricerco alcuno; cerco di stare ai fatti della mia memoria, recenti e lontani, che giustificano la difesa di un ruolo istituzionale regionale di grande forza e di grande livello in ogni occasione, questa in particolare.
Questa difesa non la faccio oggi; l'ho fatta tutte le volte che da parte di chicchessia è stato messo in discussione il ruolo delle Regioni e tutte le volte in cui qualsiasi Governo ha inteso intaccare e ridurre il significato della presenza delle Regioni.
Nella fattispecie dei problemi che trattiamo, sono stato critico verso il Governo (non ricordo chi fosse il Presidente allora) quando fu istituita l'Autorità di bacino, la cui massima espressione - lo richiamo a tutti i colleghi è il Presidente del Consiglio. Sottolineo: questa Autorità non è stata riferita alle competenze o al concorso delle Regioni interessate nella Pianura Padana, ma al Presidente del Consiglio. Il fatto che questa Autorità di bacino non abbia svolto politiche per il Po, indipendentemente dalla volontà dei funzionari e del suo segretario, mi sembra un esempio calzante, in questo momento, per indicare come non abbia alcun significato il livello di ruolo che viene assunto come riferimento per affidare dei compiti negli ambiti territoriali periferici, affinché questi compiti vengano svolti con efficacia e puntualità.
L'Autorità di bacino non ha potuto essere efficace n' ha potuto svolgere con puntualità alcuna azione, nemmeno quella di programmazione e di definizione di alcune linee di prevenzione. Per quello che mi consta, in questi anni ha dovuto ripartire da zero; si è limitata ad affidare degli incarichi professionali per dei primi schemi del vastissimo bacino della Pianura Padana; il fatto è che a tutt'oggi non abbiamo indicazioni di alcun tipo, n' sull'asta principale (quella del Po) n' sui suoi rami secondari.
Credo che questo sia un esempio di come l'assunzione di responsabilità a livello nazionale, al di là di quanto è necessario e compete, che sta già negli incarichi ministeriali, non può non significare nulla.
Voglio inoltre richiamare in termini generali che le competenze sui problemi fluviali di gestione, di regimazione, di sicurezza, sono attribuite allo Stato dalle leggi nazionali e riconfermate nelle varie fasi, anche con quest'ultima legge istitutiva (legge n. 186) dell'Autorità di bacino; alle Regioni sono state lasciate competenze residuali rispetto alle prime tre categorie di classificazione delle aste fluviali.
Ebbene, oggi ci troviamo in una situazione in cui, nonostante una storia lunghissima di alluvioni (dal Polesine nel 1951, dalla legge che seguì la relazione Marche a quella che fu emanata dopo l'alluvione di Firenze, a quella nostra piemontese e del Biellese nell'ultima parte degli anni '60, a quella del 1977 nell'Alessandrino e nel 1978 nel Sesia e nella Valle Ossola, per restare ancora in regione Piemonte), nessuna delle competenze che lo Stato si è trattenuto e che ha ultimamente, appunto cinque anni fa, riconfermato alla propria autorità, nessuna di quelle competenze è stata esercitata secondo le esigenze della situazione di dissesto idrogeologico andata aggravandosi in tutto il territorio nazionale nonché nel territorio regionale.
Caso mai, se volessi richiamare elementi positivi in questo senso parlerei dell'impegno che la nostra Regione ha assunto per studiare e promuovere Piani di bacino. La Regione Piemonte ne aveva promossi quattro: della Dora Riparia, dello Scrivia Curone, del Sesia e del Toce. Ebbene, i Piani di bacino non solo non hanno ricevuto finanziamenti dall'autorità dello Stato attraverso il Magistrato del Po, ma sono stati avocati all'autorità di quest'ultimo verso la metà degli anni '80 ed infine riportati all'Autorità di bacino che, come dicevo prima, è ripartita da zero. C'è quindi una ragione certamente non strumentale né politica, ma di funzionalità, di ruoli: lo studio dei Piani di bacino deve essere riportato alle Regioni con coordinamenti interregionali; tenendo conto della nostra esperienza, non credo che si possa programmare, progettare ed attuare la politica di ricostruzione della nostra Regione, attribuendo i compiti a dei Commissari. Cosa diversa è il coordinamento dei ruoli e delle competenze dello Stato rispetto a competenze regionali, ma che dovunque dovrebbero essere riportare al massimo impegno di programmazione e anche attuativo della Regione e dei vari enti locali.
Facendo parte della maggioranza bisogna tenere conto dei tempi; quindi tralascio una serie di altre considerazioni che sarebbe bene fare e che spero di avere ancora occasione di fare.
Consideriamo del tutto inadeguata l'indicazione che il Consiglio dei Ministri ha voluto dare circa il ruolo dello Stato nella nostra Regione; e se le cose stanno nei termini diffusi dall'ANSA, si tratta della costituzione di quattro Commissari. Riteniamo che non si tenga conto dei limiti dello Stato (richiamati da tutti: Prefetture, Pronto intervento e così via) e del fatto invece che la Regione Piemonte, tutto sommato, ha proprie possibilità di intervento. Richiamo per tutti quanto la nostra Regione, appena istituita, con pochi strumenti che si era già data e che oggi si sono evoluti, ha saputo fare nella ricostruzione della Valle Sesia e della Valle Ossola seguita all'alluvione. Chi era presente in II Commissione l'altra settimana è stato testimone di una dichiarazione in questo senso da parte di un Presidente di Comunità montana che pur attaccava in generale la Regione; c'è stato il riconoscimento delle capacità, politiche ed anche strumentali e tecniche, che questa Regione ha saputo mettere in campo a quella data.
Pertanto mi sembra giusta la dizione, indiscreta nell'ordine del giorno, che richiama l'assenza - figuratevi! di un rapporto paritetico.
Certo, c'è "d'intesa", ma è difficile l'intesa, quando quattro Commissari decidono e propongono le loro decisioni per avere un'intesa. Si sa che ogni volta che verrà ricercata "l'intesa" ci saranno in ballo i finanziamenti.
Non facciamo politica strumentale, non è proprio il momento! Avremo una lunga campagna elettorale più avanti; riserviamoci per allora le azioni politiche di contrasto; oggi mi sembra assolutamente insignificante questa accusa che ci viene rivolta.
Dichiaro subito che anch'io avrei voluto che nell'ordine del giorno ci fosse un chiaro richiamo all'opportunità di ricorrere al fiscal drag. Ne ho parlato con il collega Ferrara: condivido quanto ha detto. Noi avremmo voluto una chiara dizione contro il ricorso al fiscal drag e l'individuazione delle risorse disponibili secondo una visione programmata dell'uso delle risorse nazionali. Riteniamo assai importante che a partire da questo momento la nostra Regione ponga la questione dell'incertezza delle fonti di finanziamento per l'emergenza e per la ricostruzione: 3.000 miliardi non sono pochi, ma si deve richiedere quale politica programmata verrà seguita. Qualche indicazione in questo senso il Governo l'avrebbe dovuta dare; per parte nostra proponiamo che si apra un canale di finanziamento fondato sui tributi erariali che la Regione Piemonte devolve alle finanze nazionali. Ci sembra questa la strada giusta; ci troviamo di fronte ad una spesa di 10.000 miliardi. Credo sarebbe importante e significativo che il Governo ponesse una riserva sui tributi piemontesi per finanziare questo programma ed assumesse, in questo senso, una visione programmata degli impegni finanziari da svolgere: quelli di ricostruzione nonché - lo spiegherò in altro momento quelli per recuperare il grande ritardo dell'assetto idrogeologico della nostra Regione, che da un rapido conto fatto e riferito alla Giunta l'altro giorno sono stimabili in 60/70.000 miliardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, voglio anzitutto riferire una vicenda drammatica e paradossale, quella vissuta dagli abitanti di Montalto Dora, tra i quali il sottoscritto. Ho quindi potuto constatare che a parte l'evento straordinario, molte responsabilità sono dovute all'incuria all'inettitudine delle autorità preposte alla tutela dell'ambiente e del territorio. Una vicenda drammatica e paradossale: a Montalto c'è un lago artificiale privato (superficie 15 ettari) che si affaccia ad un'altezza di 40/50 metri sull'abitato e a poche centinaia di metri in linea d'aria dalle abitazioni. L'abitato è protetto da un terrapieno che è più alto del livello normale del lago di un paio di metri. Le grandi piogge e i torrenti affluenti innalzano il livello dell'acqua al di sopra del terrapieno; il flusso di piena supera il coronamento dell'opera di 40/50/60 centimetri. Si rovescia così sull'abitato una quantità d'acqua tale da determinare fenomeni di allagamento, se non di vera e propria inondazione, con il pericolo, sempre presente, che il fragile terrapieno venga spazzato via: in tale caso precipiterebbe sull'abitato una massa di circa 150.000 metri cubi d'acqua e detriti, con effetti rovinosi per gli abitanti, per i beni e servizi pubblici e privati.
La situazione si trascina almeno da ventidue anni. Nel 1972, quando furono evacuate 1.500 persone, si contarono rilevanti danni alle abitazioni e alle infrastrutture. Allagamenti si ebbero durante i fenomeni alluvionali dell'autunno 1992, della primavera e autunno 1993. Sempre più frequenti da quando si è realizzata l'opera stradale Biella - Mongrando - Nomaglio che ha alterato l'assetto idrogeologico della serra morenica. Il lago artificiale è diventato una sorta di catino. Ripetutamente è stata sfiorata la tragedia. Non possiamo attendere che si verifichi la tragedia. Abbiamo il dovere di garantire l'incolumità della popolazione: in questi giorni vari interlocutori mi hanno chiesto quanto costerebbe uno sbarramento degno di questo nome, capace di garantire l'incolumità dei cittadini. I costi sono tutt'altro che proibitivi, molto meno delle spese fin qui sostenute per le ripetute evacuazioni della popolazione. Un modesto sbarramento, non si tratterebbe neppure di diga, in cemento armato, secondo un progetto del 1985 sarebbe costato 125 milioni di lire; a prezzi correnti forse con mezzo miliardo lo si realizzerebbe, compresa la sistemazione del canale di deflusso. L'opera però sarebbe di competenza nazionale. Da almeno un decennio il Comune attende invano l'autorizzazione; a pochi chilometri da Montalto Dora, a Borgofranco d'Ivrea, in pochissimi chilometri quadrati si concentrano numerose infrastrutture tecniche: l'oleodotto, noto a tutti per l'incidente verificatosi a marzo di quest'anno, ed a poche decine di metri il gasdotto, il metanodotto, l'elettrodotto, l'autostrada, il solco della valle percorsa dal fiume Dora Baltea: i versanti presentano diffuse gravi situazioni di instabilità. Incombe sull'abitato di Baio Dora, 450 abitanti una paurosa frana. Sul versante morenico i torrenti tracimano e inondano diverse volte all'anno le frazioni di Borgofranco d'Ivrea ed il centro storico, causando ingenti danni; così il fenomeno si è nuovamente verificato in questi giorni in modo più grave e sconvolgente, per puro caso senza vittime. In un'area ristrettissima si concentrano troppi impianti e fenomeni naturali che comportano rischi permanenti che possono, tra l'altro, generare incidenti interagenti tra di loro.
Sulla questione più generale occorre onestà intellettuale: bisogna saper individuare le cause, le responsabilità, correggere profondamente politiche sbagliate che hanno consentito che il territorio, l'ambiente fossero in questi giorni saccheggiati e sconvolti. E' sbagliato dimenticare le cause: solo una parte delle cause sono imputabili all'evento naturale straordinario. Non si possono tralasciare dure ma costruttive critiche agli organi preposti alla protezione civile, quali la sottovalutazione, la disorganizzazione, lo scoordinamento, la mancanza di mezzi essenziali di intervento. Le critiche costruttive d'altronde sono decisive affinché il Paese si adegui alle vitali esigenze di protezione civile e di tutela anzitutto dell'incolumità dei cittadini. Tra le cause, quindi, la politica dissennata di saccheggio del territorio e dell'ambiente, ma anche l'incuria e l'inettitudine dei responsabili delle politiche territoriali. Poc'anzi il Consigliere Rivalta ha ricordato che tali competenze sono quasi sempre delle autorità centrali. Ebbene, bisogna parlarne e non agire in modo tutto schiacciato sull'emergenza, senza andare alle cause e senza individuare linee di fuoriuscita da una situazione sempre più insostenibile. Tra l'altro, le politiche del Governo non sono cose indifferenti, nella Finanziaria si stabilisce di rinviare di un anno intero i provvedimenti in difesa dell'ambiente e del territorio: una siffatta politica prepara il peggio rispetto alla situazione già oggi largamente insostenibile.
Veniamo ai provvedimenti governativi. Lo stanziamento non si pu definire insufficiente; se i danni, solo per il Piemonte, ammontano a 7/8.000 miliardi (forse più), come si fa a sostenere che i 1.200 miliardi effettivamente stanziati per sei Regioni italiane rappresentano un buon inizio di intervento? Sappiamo bene che non si tratta di 1.800 miliardi perché già destinati per precedenti calamità naturali, alluvionali, già impegnati, già ripartiti. Quindi i miliardi sono 1.200. C'è da criticare inoltre, il meccanismo di prelevamento, assolutamente iniquo. E' il famoso drenaggio fiscale in base al quale i cittadini più poveri di anno in anno pagano aliquote crescenti di tassa. Non è che si sia stabilito che pagano il 10%, ma l'11-12-13%, di anno in anno aumenta l'aliquota e pagano sempre i soliti noti, i lavoratori dipendenti, i pubblici dipendenti, i pensionati. Questo meccanismo iniquo era stato corretto con il famoso rimborso del drenaggio fiscale, delle crescenti aliquote che colpivano i redditi fissi: ora non si trova di meglio che annullare il rimborso del drenaggio fiscale.
Sulla gestione c'è poco da dire, si tratta di neocentralismo sfrenato altro che di federalismo! Si tratta di neocentralismo sfrenato rigorosamente lottizzato, tra l'altro. La gestione dei Commissari si fa a Roma e in questo modo il ruolo della Regione viene mortificato. Questo è contrario alle leggi precedenti che, tra l'altro, se stanziavano poche risorse non mortificavano l'istituto regionale, gli enti locali. Avremo una gestione centralistica di tutti i poteri, di tutte le competenze. Bisogna davvero giungere alla conclusione che si deve parlare espressamente delle responsabilità delle autorità di Governo centrale per l'irrisorietà delle risorse stanziate. Non sono solo insufficienti, sono irrisorie rispetto a quanto è accaduto: è un metodo inaccettabile in quanto mortifica il ruolo della Regione e l'autogoverno locale.
In questi giorni abbiamo imparato una cosa - non tutti evidentemente molti certamente già lo sapevano: che l'autogoverno locale è l'unico elemento di efficienza vera in questo Paese: il volontariato. I cittadini che si rimboccano le maniche sono gli unici che hanno saputo fronteggiare all'altezza di un compito così difficile, l'evento di questi giorni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Molti si sono chiesti in questi giorni se l'alluvione fosse un evento naturale imprevedibile e ingovernabile. Alla luce dei fatti, delle conoscenze che abbiamo, riteniamo che così non è, quanto meno per l'aspetto della prevenzione e limitazione dei danni che si sono consumati in quei giorni.
Non si è trattato di un evento imprevedibile perché i servizi esistenti, che si occupano del rilevamento meteorologico, con i bollettini emessi dalla Regione Piemonte si attestavano sulle probabili esondazioni di alcuni fiumi e sul generarsi anche di fenomeni franosi. Questi bollettini come sappiamo, sono stati emessi con alcun giorni di anticipo e quindi le autorità competenti avrebbero potuto assumere, quanto meno, dei provvedimenti cautelativi, quali quelli di evacuazione delle zone rientranti nelle aree di probabile esondazione dei fiumi.
Eventi non ingovernabili perché potrebbero essere affrontati in termini programmatori, eliminando le cause originarie che hanno prodotto questo dissesto generalizzato del nostro territorio; ci sono ragioni storiche che attengono per l'appunto al malgoverno e ad una concezione errata dello sviluppo.
Come Verdi abbiamo più volte sollevato la questione, rivendicando la necessità di adeguare gli strumenti programmatici e anche le indicazioni che vengono date sull'utilizzo delle risorse economiche disponibili, per avviare un percorso diverso, da noi definito con il termine di sviluppo ambientale sostenibile, in modo da evitare sia lo sperpero di risorse finanziarie sia lo sfruttamento inadeguato delle risorse naturali che, alla fine, come si dimostra in questa occasione, non producono ricchezze, ma semmai, ulteriori problemi e danni economici, sociali ed ambientali.
Se si vanno ad individuare quelle che possono essere considerate le cause, ancora una volta riemerge la validità di tutte quelle considerazioni che come Verdi ed ambientalisti, ma anche gli Ordini professionali, in primis quello nazionale dei geologi, da tempo svolgono proponendo un'azione tesa a rimuovere le stesse per non ricadere, ormai periodicamente, ad ogni anno, nelle condizioni drammatiche odierne.
Sappiamo che nessuna, o scarsa, è la prevenzione affinché fenomeni naturali non si trasformino in catastrofi naturali; sappiamo che la difesa del suolo non è presa, e non è stata presa, in considerazione dai precedenti Governi che si sono succeduti, e tanto meno dall'attuale Governo. Un Governo che nei confronti delle materie attinenti alla politica per l'ambiente ha operato più per destrutturare il quadro legislativo esistente che non per ampliarlo, e non solo in termini normativi, ma anche in termini di risorse finanziarie devolute a tale scopo.
Sappiamo che all'origine di queste alluvioni, così come della maggior parte degli altri eventi naturali che si traducono in catastrofi, vi è la cementificazione dei corsi d'acqua; la speculazione edilizia; la mancanza di regolamentazione nonché di manutenzione dei sistemi idrici; l'incapacità di avviare progetti seri per la riforestazione; l'incapacità di assicurare attraverso un servizio idrografico - quello dello Stato è stato smobilitato una presenza costante sul territorio; l'incapacità o l'inefficienza dell'Autorità di bacino e del Magistrato del Po; l'inesistenza di una pianificazione seria, che abbia quale suo fondamento quella dell'entità territoriale di bacino o quella paesistica o idrogeologica, solo per citarne alcune.
In questa diffusa inapplicazione di pianificazione possiamo richiamare il fatto - e questa è una nota di merito - che il Piemonte, attraverso il PTO del Po, che speriamo possa essere presto approvato, potrebbe segnare prima tra le Regioni in Italia, l'avvio di un percorso significativo in questa direzione.
Ricordiamo ancora che fin dal 1966 la Commissione De Marchi individuava in circa 10.000 miliardi l'entità delle risorse che era necessario utilizzare per recuperare il territorio.
Ebbene, da quella data fino ad ora, non sono state investite per poter affrontare questo importante problema. Anzi, è avvenuto esattamente il contrario: i finanziamenti per il riassetto idrogeologico sono progressivamente diminuiti.
L'attuale Governo, così come dimostrano i fatti, persegue una linea di disinteresse alle tematiche che attengono all'ambiente e più precisamente a quelle dell'assetto idrogeologico. Vi sono esempi significativi, in primis quello della posticipazione dell'utilizzo delle risorse già destinate alla difesa del suolo, ma, ancora, quello della sanatoria dell'abusivismo edilizio, della deregolamentazione del controllo per gli scarichi nei corpi idrici e, ancora, il ricorso, in modo autoritario, alle approvazioni in sede del Consiglio dei Ministri, di alcune grandi opere pubbliche. In particolare, voglio ricordare il collegamento autostradale Asti-Cuneo, sul quale, peraltro, il Ministero per l'Ambiente si era espresso con parere negativo, che dovrebbe essere realizzato come viadotto all'interno dell'alveo della Stura di Demonte.
Tutti questi fatti dimostrano le responsabilità anche a carico di questo Governo, da una parte per avere sottovalutato le questioni attinenti alla difesa dell'ambiente, e dell'altra - ritorno al tema della discussione per avere sottovalutato i possibili effetti derivanti dalla prevista esondazione, come nel caso del Tanaro, almeno in relazione a quanto fatto dai Prefetti, rappresentanti sul territorio dal Ministero dell'Interno.
Le responsabilità, a nostro avviso, possono essere ricondotte in misura certo diversa, ma ugualmente significativa, da una parte alla Protezione Civile, non in grado di intervenire per mancanza di uomini e di mezzi dall'altra parte ai Prefetti, che, anche quando erano nelle condizioni di farlo, non hanno assunto provvedimenti per prevenire i danni, quanto meno evacuando le zone a rischio di esondazione, e al Magistrato del Po, che poco o nulla ha fatto per affrontare diversamente dal passato il problema di ridare un assetto idrogeologico stabile al territorio (ricordo che il Magistrato del Po è organo decentrato del Ministro dei Lavori Pubblici).
Ancora, all'Autorità di bacino (alla cui Presidenza vi è il Presidente del Consiglio dei Ministri) che pur avendo definito condivisibili linee guida ancora non ne dà piena attuazione.
In occasione di tali catastrofi riflettiamo sulla necessità di avviare una politica davvero diversa ed alternativa, ma successivamente ristabilita la cosiddetta normale attività amministrativa, vengono immediatamente accantonate le proposte avanzate per continuare a perseguire, secondo noi sbagliando, uno sviluppo forsennato negativamente incidente sugli equilibri ambientali, anche idrogeologici.
Venendo alla questione essenziale, che si interseca con gli ordini del giorno presentati in data odierna, non ci si può sottrarre ad alcune valutazioni sulle proposte del Governo, sulle ipotesi avanzate dal Consiglio dei Ministri.
Una prima valutazione attiene ai fondi necessari per potere avviare i lavori di ricostruzione. Il recupero previsto dal Governo di circa 3.000 miliardi tramite il fiscal drag o facendo riferimento a fondi di solidarietà del Ministero per il coordinamento delle politiche agrarie, ed ancora, cosa più drammatica, ai fondi già destinati per i lavori di ricostruzione nei territori colpiti da precedenti alluvioni, ivi compresa quella che ha toccato il Piemonte nel 1993, non ci può trovare d'accordo.
Riteniamo che sia possibile, nell'ambito dei fondi del bilancio dello Stato, recuperare in altra sede le risorse necessarie per poter attuare interventi di questa natura. Modestamente, con un nostro ordine del giorno abbiamo voluto portare un esempio facendo presente come esistono dei fondi assegnati al Ministero della Difesa, tuttora non utilizzati, che potrebbero e secondo noi ragionevolmente, proprio in una prospettiva diversa dell'attuazione della difesa - essere utilizzati a copertura degli oneri derivanti dalla ricostruzione.
La seconda questione riguarda il rapporto - sempre nell'ambito dell'ipotesi del Consiglio dei Ministri tra lo Stato e le Regioni per la gestioni di questi fondi. A nostro modo di vedere è inaccettabile che i Commissari possano gestire direttamente tali finanziamenti, non è mai accaduto. Tutte le volte che si è dovuto affrontare il problema della ricostruzione, a seguito di calamità naturali di questo tipo, gli stanziamenti da parte statale sono sempre stati consegnati alle Regioni le quali poi hanno deciso, con un coinvolgimento, con una partecipazione degli enti locali interessati, l'utilizzo che se ne doveva fare.
Stupisce che altri Consiglieri abbiano assunto in quest'aula una posizione ora diversa. Ricordo che quando si è discusso dei finanziamenti della Valtellina ter, anche i Consiglieri che ora condannano questo percorso sono stati - allora sedevano nei banchi della Giunta regionale fautori di quelle scelte. Con la Valtellina ter, che ricordiamo faceva riferimento ad una legge, non ad un decreto d'urgenza, i fondi erano stati assegnati alle Regioni e queste, con loro provvedimenti, li avevano ridistribuiti a livello locale, coinvolgendo le Amministrazioni comunali affinché potessero portare avanti i progetti necessari per dare risposta ai problemi che si erano venuti a determinare con precedenti alluvioni.
Per concludere, come Gruppo, noi riteniamo di poter condividere totalmente gli ordini del giorno presentati dai colleghi del Gruppo di Rifondazione Comunista; esprimiamo forti perplessità sui contenuti dell'ordine del giorno il cui primo firmatario è il collega Picchioni perché in alcune parti ravvediamo delle insufficienze che potrebbero determinare diverse interpretazioni.
Auspichiamo che questo ordine del giorno possa essere modificato, in modo da poter ottenere la più larga convergenza possibile all'interno di quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonio

Egregi Consiglieri, sarò molto stringato per indicare le numerosissime cose che nell'ambito di questo dibattito sarebbe opportuno pronunciare in sede di Consiglio; mi limiterò a fare delle affermazioni senza ragionamenti prolissi.
Innanzitutto un vivissimo apprezzamento per l'equilibrio dimostrato dalla Presidente Spagnuolo nella giornata di ieri, nella Conferenza dei Capigruppo, di conseguenza un riconoscimento ai colleghi Capigruppo che in quella sede si erano espressi in maniera radicalmente diversa da quanto invece non sia accaduto nel dibattito di oggi.
Si capisce che la politica è anche ragione delle opportunità, non vorrei che quell'atteggiamento della Presidente del Consiglio fosse stata una ragione di opportunità, visto che al rientro del Presidente della Giunta ci siamo trovati di fronte ad altre ragioni di altre opportunità.
L'ordine del giorno presentato dal Consigliere Marchini, e sottoscritto da numerosi altri colleghi, compreso me, è un documento - dico questo sinceramente - molto serio, molto equilibrato che fra l'altro riconosce alla Giunta regionale la validità del suo intervento a livello di conferenza con la Presidenza del Consiglio. Attraverso questo riconoscimento, si vuole raggiungere la vera identità politica che un Consiglio regionale deve rappresentare fuori dall'occasione o dall'opportunità di inscenare tutto un dibattito sulle qualità del Governo Berlusconi. Governo che deve tenere conto anche delle prerogative che una Regione ha, e non delle prerogative che una Regione dovrà avere in termini di federalismo fiscale o amministrativo, quale si va programmando da più parti.
Oggi abbiamo una Regione con le proprie competenze e il Governo con le sue, dopodiché un Governo che tradisce le proprie competenze sarebbe stato certamente addebitato come un Governo che licenzia, di fronte ad un fatto così enorme, le proprie responsabilità addossandole sulle spalle degli altri.
Così come del resto sarebbe giusto fare nei confronti dei Prefetti, ed è stato fatto - per molti versi con giustificazioni assai credibili - nei confronti dello stesso Assessorato alla protezione del territorio regionale e dei bollettini meteorologici che sono stati emessi nei confronti di tutti quegli enti locali che, vivaddio, grandi o piccoli che siano, hanno un progetto di pronto intervento per la Protezione Civile.
Naturalmente sappiamo che un'elencazione di nominativi debba stare a disposizione per il pronto intervento, ma per quanto riguarda le calamità è certo che tutti devono intervenire. Mi sorprendo nel verificare che i bollettini meteorologici della Regione non abbiano avuto l'effetto dovuto.
Quanto meno per indicare subito quelle responsabilità che il Consigliere Bosio ha evidenziato con molta tenacia politica. Chi non si è recato a Trecate durante la pioggia di petrolio non sa che cosa fa un Prefetto oggi per evitare che il panico faccia insorgere questioni politiche contro le istituzioni, a partire dal Comune. E' anche vero che si è saputo che gli allertamenti ci sono stati, ma alla fine non hanno avuto alcun esito perch le piogge non hanno cagionato ciò che è accaduto ora. Dopodiché la gente ecco il giusto riferimento alle favole di Fedro - grida "al lupo al lupo" e alla fine il lupo è venuto, quindi oggi ci troviamo nella condizione di poter ripetere quello che si diceva fin dall'epoca del Medioevo: "piove Governo ladro". Dunque, ci sono delle responsabilità e anzitutto le responsabilità del Governo centrale che avrebbe dovuto allertare le forze armate e non lo ha fatto, procurare i badili, che non si sono trovati, gli stivaloni che ieri chiedevo anch'io quando, d'accordo con l'Assessore Marino, ponevo questa prospettiva: "Partiam, partiam, partiam" (non come nell'opera lirica, dove si è tutti lì sul palcoscenico), ma per andare dove? Con quale responsabilità? Con quali prerogative di interferenza? A chi andiamo a dare i nostri imperativi categorici e a chi andiamo a suggerire ciò che poi, quali Consiglieri regionali, dobbiamo registrare per l'intervento della Regione che non è in condizione di poter intervenire? Dentro questo grande problema naturalmente si inserisce la questione dei fondi e quindi tutta la capziosità della valutazione degli articoli di bilancio.
Non dobbiamo dimenticare che nella Conferenza dei Capigruppo di ieri da sprovveduti o da molto astuti politicamente, alcuni colleghi chiedevano addirittura che si reperissero i fondi già nella Finanziaria (tutta la Finanziaria per questo intervento, o gran parte di essa?). Alla fine, dopo che si è sorriso sul suggerimento di escamotage (per adesso, vedremo in seguito quali saranno gli effetti realistici di una legge speciale), è stato deciso di fare appello ad una legge speciale che possa veramente sopperire a ciò che incombe nella Regione Piemonte dopo il disastro del diluvio.
E' da pensare veramente che questo "Governo dei padroni" (non tanto perché ci siano degli industriali a governare, ma nel senso che è il Governo-padrone come il padre-padrone), di fronte a quello che è accaduto non fosse altro che per se stesso e per la propria dignità, non intervenga a risolvere i problemi? Ma stiamo scherzando? Davvero si può pensare che la politica sia fatta soltanto da lupi mannari molto furbi nel Consiglio regionale e da beoti, cretini, imbecilli che stanno al Governo e che, dopo cinquant'anni di attività politica (perché non c'è soltanto il Presidente Berlusconi, che è un neofita, a far politica), non siano preparati a risolvere questo grande problema? Problema che riguarda solo quanto è accaduto nella nostra Regione in quanto tale (quello che vi è stato stravolto, comprese le vite umane), ma anche quale regione-ponte, quale territorio di collegamento con l'Europa? Solo perché abbiamo tanti altri discorsi da fare, vogliamo dimenticare che, ad esempio, c'è in ballo tutta la questione dell'Alta Velocità? Si pu pensare che una Regione Piemonte, debilitata del tutto e non risanata nella sua economia, possa affrontare questo enorme problema? Possiamo anche pensare che i problemi si possano risolvere contando i 3.000 miliardi già stanziati d'acchito, trovati con l'escamotage dei titoli di bilancio, che consentono di fare un'operazione immediata, ai quali vanno aggiunti 500 miliardi dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino, 100 miliardi della Banca Popolare di Novara ed altri miliardi che verranno dalla solidarietà e dalla collaborazione dei Comuni d'Italia (ragion per cui abbiamo anche aperto un conto corrente). Ci rendiamo però conto che, al di là del risanamento, le risorse che serviranno per la produttività del futuro di una Regione come questa del Piemonte, non possono essere soltanto quelle che il padre-padrone o il Governo centrale potrà elargire attingendo a destra e a manca dai propri bilanci o dalle proprie partite.
C'è dunque da rivedere tutta l'impostazione del bilancio del 1995 egregi Assessori. Potremo stilare il bilancio del 1995 senza tenere conto di quello che è capitato nella nostra Regione? Fra l'altro, le contraddizioni sono tantissime. Ad esempio, stamane, nel suo intervento, il Consigliere Cerchio ha detto che la presenza del Governo, ad esempio presso l'Agenzia governativa per l'impiego, ha determinato un rapporto utile, e ciò in contraddizione con quanto si è detto circa la non valorizzazione della Regione.
L'Assessore al lavoro dovrà pur dirci se si è in condizioni di poter attivare l'Obiettivo 2 del Regolamento CEE, in modo da poter disporre di quote-parti dei fondi previsti: almeno un 30% può essere messo a disposizione della Regione per poter individuate le zone alluvionate procedere francamente, così come si conviene ad Amministrazioni serie.
Mi ero riproposto di fare altre affermazioni, ma dieci minuti sono molto pochi. Chiedo scusa a coloro i quali difendono il dialetto piemontese come lingua nazionale, ma diciamocelo, perché le sventure all'italiana hanno anche un'origine culturale di tipo meridionalistico, e il Consigliere Mollo può insegnarci qualche cosa in tal senso: "Ca' nisciuno è fesso".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Presidente, sarò davvero molto breve, anche perché ieri il Consiglio regionale ha trovato unanimità e solidarietà per esprimere in poche parole quello che pensava nei confronti del nostro Piemonte, così duramente colpito. Unanimità, solidarietà e capacità di rapporti all'interno di questo Consiglio che oggi fanno più fatica ad esprimersi, come abbiamo sentito dai vari interventi.
Vorrei ricordare in particolare l'intervento del collega Porcellana che ci ha calato tutti in una realtà vissuta, e che in molti interventi oggi è sembrata un po' fuori da questo Consiglio regionale. Proprio per questo motivo, vorrei rivolgere un appello affinché, tutti insieme, si compia uno sforzo di unanimità e di solidarietà per recuperare quel minimo comune denominatore presente nei vari ordini del giorno. In tutti i documenti vi sono espressioni più o meno forti, vengono più o meno sottolineati aspetti che sembrano importanti, ma la sostanza delle varie dichiarazioni non cambia.
Ho l'impressione che, se i cittadini disastrati, che hanno visto crollare le loro case, che piangono i loro morti e che si interrogano sul loro futuro, dovessero dare un giudizio sulla nostra capacità di interpretarli e di rappresentarli, forse ci sentirebbero lontani da loro con i nostri riti che, in questo momento, personalmente vivo con un certo senso di inutilità della nostra funzione.
Per cui, senza voler fare accuse ad alcuno e senza voler polemizzare con nessuno, chiedo che i firmatari dell'ordine del giorno, almeno quelli più significativi e più globali, cerchino un punto di incontro affinch questa sera, dopo i tanti interventi in cui sono state sottolineate le posizioni politiche di ciascuno, si esca da questo Consiglio regionale con una posizione univoca ed unitaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Cari colleghi, ieri il Consiglio regionale era unito, oggi è diviso: di chi è la responsabilità? Alcuni colleghi non esitano ad imputare al Presidente Brizio la responsabilità di questa divisione. Questa è bella! Il Presidente Brizio cos'ha fatto? E' andato a Roma ed è stato messo a conoscenza di alcune decisioni del Consiglio dei Ministri.
Adesso, cari colleghi che attaccate il Presidente Brizio come il responsabile della rottura di un patto solidale al quale tenevamo tutti provate a rispondere a questa semplicissima domanda: nella riunione del Consiglio dei Ministri di ieri era possibile che Berlusconi proponesse che la cifra da lui decisa di 3.000 miliardi fosse consegnata alla Regione Piemonte chiedendo ad essa di gestirla al meglio o no? Questo rientrava nelle cose fattibili in termini di rapporti costituzionali, di ruolo della Regione, di ruolo del Presidente del Consiglio o no? Poteva o non poteva essere fatto? Dato che questo poteva essere fatto e non è stato fatto, il discrimine politico era molto chiaro e la nomina di un Ministro più due Ministri in funzione di vice, più una segretaria, di una Commissione di questo genere alla quale affidare il compito di ricostruire la Regione Piemonte, è una scelta politica discrezionale e discriminante. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questo fatto e dire: "Meno male che il Commissario è il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e non un burocrate qualunque" perché al peggio non c'è limite; certo, meglio così che un burocrate. Ma rientrava nelle possibilità - almeno fino a ieri - e nelle attese di tutti noi, soprattutto dei federalisti della prima ora, quello di dare quasi per scontato che il Governo avrebbe assegnato e rispettato le competenze delle Regioni. Posso interpretare malamente, ma la reazione che ha avuto Brizio io penso, in buona fede, di averla concepita come la reazione del Consiglio regionale. Non so se mi spingo troppo in là, ma non mi stupirei di questo: come Presidente della Giunta regionale di una Regione in cui le voci a difesa del ruolo della Regione da anni si sollevano sempre più alte, di fronte ad una scelta discrezionale di Berlusconi, che invece di consegnare come poteva, i 3.000 miliardi alla Regione Piemonte e aiutare la Regione a gestirli, li consegna ad un Ministro più altri due più una segretaria, il Presidente Brizio ha reagito in quel modo.
Allora, chi ha rotto una solidarietà e chi ha avuto dei pregiudizi? Non certo Brizio, che pregiudizi non ne aveva e si è trovato viceversa di fronte ad un pregiudizio - questo sì - di Berlusconi, perché non è altro che un pregiudizio quello che può portare il Presidente del Consiglio dei Ministri a non consegnare alla Regione quello che alle Regioni la Costituzione italiana prevede venga consegnato, perché rientra nei loro poteri. Quindi, se vogliamo parlare di pregiudizi, Brizio ha subìto un pregiudizio e in nome della Regione ha reagito. Evidentemente ha reagito in modo che da parte di taluni componenti di questo Consiglio regionale è stato considerato come un gesto che non doveva essere compiuto; forse ha leso la maestà di qualcuno, ma in termini concreti di difesa del ruolo della Regione ha fatto semplicemente il suo dovere.
Dopodiché c'è il merito dei 3.000 miliardi. Su questo è indubitabile che una parte dei 3.000 miliardi viene sottratta ad altre opere dello stesso genere, quindi si tratta di una vera e propria presa in giro. Per altro aspetto, di fronte al prelievo di un capitolo non qualunque, bensì quello relativo al rimborso del fiscal drag, il collega Gallarini, che ha governato, sa molto bene che anche in fase di emergenza, anzi soprattutto in quelle fasi, nei tavoli in cui si discute l'uso delle risorse, la scelta è sempre politica, perché quando si tratta di sottrarre risorse dai capitoli (in Regione Piemonte gli Assessori e al Consiglio dei Ministri i Ministri) sono tutti presenti e attenti a difendere le loro postazioni e chiunque abbia governato sa che quella discussione non è tecnica, è squisitamente politica e, dove cade il prelievo, lì c'è un punto di scelta politica preciso! Ogni Ministro difende con le unghie e con i denti quanto ha e il Presidente di turno - di Giunta o di Consiglio - fatica a scegliere e quella è una fatica politica che va segnalata.
Penso che il Presidente Brizio si sia comportato bene; condivido anch'io che meglio uno si comporta meno ha bisogno di elogi o autoelogi perché la limpidezza del suo comportamento emergerebbe ancora di più, a fronte di un ordine del giorno che ingiustamente gli addebita delle responsabilità, dalla asciuttezza di un ordine del giorno che sostenga l'operato del Presidente Brizio, che non è assolutamente responsabile di una rottura, avvenuta perché per alcuni non si può contraddire quanto il Presidente del Consiglio dei Ministri decide.
Per quanto riguarda poi il fatto, il cataclisma, rilevo che la Giunta regionale ha deciso di gestire l'emergenza con quelle due unità operative noi avevamo fatto un'altra proposta in un'interpellanza che spero Presidente Brizio, lei abbia letto e abbia valutato. Evidentemente le proposte ivi contenute sono state ritenute non accoglibili e non utili al fine di gestire l'emergenza. Tengo che questo vada a verbale. Auspico che la strada scelta dalla Giunta regionale sia quella giusta. Chiedo solo che nell'opera di ricostruzione che verrà dopo i soccorsi sia inserito, già in questi momenti, il terzo elemento, quello della prevenzione. Va ricostruito tutto e subito quello che deve essere ricostruito com'era e dov'era, ma stiamo attenti, ci possono essere situazioni che subito devono essere valutate in termini di prevenzione. Quindi nelle vostre unità operative e negli ordini che darete sul territorio auspico che introduciate questo elemento subito e non aspettiate di rifare le cose magari come erano state malfatte, nello stesso modo e nello stesso luogo perché se dobbiamo cambiare il rapporto con l'ambiente, questa è un un'occasione.
Vi è poi un altro punto che è contenuto in un nostro ordine del giorno sul quale mi piacerebbe sentire qualche parola dai colleghi perché è un ordine del giorno che può anche non essere messo in votazione subito, e riguarda discorsi più generali, sui quali so che c'è dibattito e sui quali auspicherei la possibilità di un confronto. E' un ordine del giorno che guardando un po' più in là negli anni, invita a riflettere sul tipo di sviluppo della nostra Regione ed invita a riflettere in ragione dell'accordo di programma firmato tempo fa dalla Regione Piemonte con lo Stato.
Si chiede in questo ordine del giorno di rivederlo come parti politiche (lo abbiamo infatti preparato con altri Gruppi); come parti politiche abbiamo certo l'obiettivo di una revisione dei giganteschi investimenti elencati in quell'accordo di programma, ma chiederemmo un'attenzione, se possibile, all'ordine del giorno come possibilità di discutere comunque di questi fatti alla luce degli investimenti necessari.
Sull'ordine del giorno della maggioranza la dichiarazione di voto forse per altri motivi, la potranno fare i miei compagni, ma io sintetizzo che si tratta di un ordine del giorno che per certi versi giudichiamo debole, non richiama il fiscal drag; è un ordine del giorno che risente anche dei problemi di una maggioranza composita; è un ordine del giorno che a mio avviso poi contiene, anche se in modo troppo superficiale e un po' alla moda, il riferimento al federalismo fiscale e a principi che dello stesso non sono mai stati scritti da nessuno, se non dai Leghisti della prima ora in termini di puro egoismo.
Introdurre questo elemento in un ordine del giorno non lo condividiamo di certo, ma riteniamo che, di fronte ad un cataclisma e di fronte a due Italie che anche qui si stanno confrontando (quella del regionalismo serio dei poteri regionali, della trasparenza e della responsabilità delle comunità locali e quella degli egoismi) ci si debba schierare, e ritenendo che questa Giunta ha sinora agito negli interessi del Piemonte noi, con tutte le critiche che svolgiamo per la debolezza di questo ordine del giorno, voteremo a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

È già stato detto un momento fa che rispetto a ieri, in cui il Consiglio aveva trovato una sua unanimità sull'ordine del giorno, si registra una distanza lunare. Una distanza lunare perché stamane - se non erro, se le mie informazioni sono esatte - era già stato predisposto un ordine del giorno sulla base delle dichiarazioni fatte dal Presidente Brizio ieri sera in sede di presentazione di questo decreto da parte del Consiglio dei Ministri. Se questo è vero, cade la motivazione (del resto abbastanza peregrina e abbastanza pretestuosa) per cui sarebbero state le dichiarazioni del Presidente Brizio a radicalizzare una posizione consiliare tra maggioranza e minoranza quale si è verificata attraverso i diversi discorsi sin qui sentiti.
A me pare di vivere in una situazione surreale. Non so se è cominciata già la campagna elettorale. Capisco la capacità politica di Marchini di gestire gli avvenimenti e le prese di posizione che si susseguono in questa particolare situazione secondo il punto di vista di ciascuno. Però pongo all'intelligenza, alla cultura e soprattutto alla correttezza intellettuale dell'amico Marchini una domanda: se il Presidente Brizio si fosse comportato in modo totalmente diverso, quale sarebbe stata la posizione del Consigliere Marchini? Quale sarebbe stata la posizione dei Consiglieri dei Gruppi di minoranza? Se il Presidente Brizio avesse fatto un intervento opposto e speculare a quello che ha fatto ieri sera, quale sarebbe stato il pronunciamento di questo Consiglio? Credo che il Presidente Brizio, non per una questione di bandiera, debba avere tutta la nostra solidarietà. La solidarietà la si spende anche in maniera generosa, perché non sono solamente i peccati volitivi - vorrei rispondere a Bosio - ma sono anche le omissioni che possono determinare la positività e la negatività di una linea politica. Credo che il Presidente Brizio, una volta tanto, rispetto alla mortificazione dell'istituto regionale, quale si è sentita ieri attraverso le parole - diciamolo così - anche un po' distratte del Presidente del Consiglio, abbia alzato la schiena e non abbia chinato la fronte. Questo Presidente del Consiglio che ha il dono dell'"understatement" e il dono di banalizzare anche le cose più gravi anche le emergenze più disastrose, credo che ci preoccupi, perché un conto è che si rimangino i provvedimenti che sono stati presi, un conto è che si diventi contraddittori rispetto a ciò che è stato deciso un momento fa o un momento prima, un conto è che si visualizzi una situazione secondo delle particolari ottiche ottimistiche come lui ci ha insegnato da moltissimi mesi. Non mi si venga a dire, in un modo fra il goliardico e lo stizzito che le risposte dello Stato all'emergenza sono state tempestive e che il resto è frutto di una speculazione e di una strumentalizzazione di parte che lui ha preso atto della caduta di un'arcata di un ponte, ecc. In questo modo può essere ridotto ad una frase estremamente banalizzante di una situazione, secondo una determinata visione berlusconiana della storia della società e del rapporto fra gli uomini.
Credo che il discorso che ha fatto il Presidente Brizio sia un discorso assolutamente da condividere, ieri ed oggi. Un discorso da condividere perché non c'è tanto la questione di una bandiera che si alza o si abbassa è la questione di una mortificazione dell'istituto regionale.
Caro Marchini, non stiamo discutendo nei Rotary, nei convegni, ecc.
sull'istituto di sussidiarietà, su che cosa deve fare lo Stato quando certe competenze non le può assumere l'ente locale, perché quando certe competenze l'ente locale non può svolgerle in maniera ottimale scatta l'istituto di sussidiarietà, cioè il rovesciamento completo delle competenze.
Queste considerazioni mi portano all'altro ieri, a quanto detto in questa sala dal Ministro Maroni: lo spettacolo è stato uno spettacolo squallido, le dichiarazioni di Maroni sono state delle dichiarazioni sciatte, praticamente improntate alla cancellazione dell'istituto regionale per una realtà statuale che partiva dai Comuni e che arrivava direttamente allo Stato, salvo poi inventarsi la capitale reticolare. Allora, se noi vogliamo mettere e se vogliamo puntualizzare la situazione anche dell'emergenza nella visione complessiva che questo Governo ha dell'istituto regionale, noi ci dobbiamo preoccupare, Marchini. Ci dobbiamo preoccupare perché il decreto Speroni non è ancora venuto fuori, perché il decreto Speroni è stato nient'altro che una dichiarazione di intenti e non è ancora stato normato in tutti i suoi articoli, per cui non possiamo sapere ancora oggi, dopo circa 15 giorni dal mio annuncio, quale sarà il cammino della prossima legge regionale. Questo pertanto rientra tutto in un contesto preoccupante di come lo Stato, di come questo Governo considerano l'istituto regionale.
Vorrei dire ancora alcune cose. La Regione ha un'occasione politica per esistere in modo formidabile. La Regione vive in "corpore viri", vive in trincea, vive in prima linea di questi fatti, non vive nei dibattiti più o meno accademici che facciamo noi o che si possono fare fuori di essa. Se la Regione trova l'occasione per proporre non solamente se stessa, ma per proporre un grande contenzioso nei confronti dello Stato centrale, deve coglierla. Rabellino ha voluto ricordare qui quando noi abbiamo, per esempio, nei confronti dell'ACNA, intavolato delle trattative dialetticamente anche molto feroci, molto acute; però, al di là di queste cose, se noi in questa occasione non vogliamo, non riusciamo a mettere a fuoco quelle che sono le nostre esigenze, soprattutto le nostre competenze quale occasione migliore ci potrebbe essere? Scusate, le istituzioni hanno funzionato? La Protezione Civile? Ieri sera abbiamo sentito il Commissario della Protezione Civile dire che ogni famiglia dovrebbe avere una candela in casa per potersi difendere dall'oscurità, ecc. Abbiamo sentito che un esercito è stato mandato in un posto con otto alpini con i badili prestati dal Comune. Abbiamo sentito che i Prefetti non hanno assolutamente utilizzato le informazioni meteorologiche e scientifiche date il 24/25 ottobre. E' su queste cose che dobbiamo riflettere, non sui riti della maggioranza e della minoranza. E quando sappiamo che il nostro Paese vive con il 70% del suo territorio a rischio, dobbiamo fare tutto il possibile affinché laddove questo rischio esiste, ci siano non solamente interventi scoordinati, ma la massima unitarietà possibile degli stessi.
Pongo dunque un problema non di maggioranza o minoranza, ed in questo senso desidero informare i Consiglieri. Innanzitutto, la proporzionalizzazione del Polo della Libertà sui commissariamenti istituiti. E' pervenuto da pochi minuti un comunicato in cui gli amici della Lega del Piemonte - mi spiace che il collega Vaglio non sia presente in aula in questo momento presentano un'interrogazione al Ministro dell'Ambiente Matteoli, in cui si dice: "Flavio Caselli, Paolo Tagini Paolo Franzini, Valerio Malvezia hanno sottolineato la responsabilità nella mancata prevenzione e limitazione dei danni causati dall'alluvione...". Per quanto riguarda la prevenzione, i Deputati hanno mostrato l'interrogazione presentata al Ministro dell'Ambiente Matteoli fin dal mese di luglio mettendo in guardia per lo stato degli alvei dei fiumi e dei torrenti dell'intero arco alpino in Piemonte.
A questa interrogazione - ha detto il Commissario Caselli - l'on.
Matteoli non ha mai risposto; Malvezia ha detto che nei Comuni della Valle Bormida sono giunte informazioni preoccupanti sullo stabilimento dell'ACNA di Cengio.
Questi tre Commissari, questi tre Angeli dell'Apocalisse sono già divisi fra loro. Su questo bisogna dunque fare non tanto una difesa di bandiera, e non certo perché noi si voglia essere il quarto Commissario, ma mi pare, caro Brizio, che tu sia una sorte di Convitato di pietra: in questo stesso momento il Ministro dell'Interno Maroni ha in corso una prima riunione della Commissione straordinaria, cui partecipano, fra gli altri il Sottosegretario al Dipartimento della Protezione Civile, i Ministri dei Lavori Pubblici, Roberto Radice, e dell'Ambiente; della Regione non si parla assolutamente.
Proprio perché rivendichiamo il fatto che le nostre preoccupazioni non erano così campate in aria - lo dico a tutti gli amici della minoranza, ma anche a tutto il Consiglio - informo che giunge notizia, attraverso un onorevole Deputato del Parlamento, che all'art. 1 del "famoso" decreto non sarebbe più prevista "l'intesa" con le Regioni, ma si tratterebbe soltanto di un "sentiti i Presidenti delle Giunte". E poi, all'art. 2, "il Comitato provvede sentiti i Presidenti delle Regioni interessate". Se questa è la situazione, credo che il Presidente Brizio sia confortato in quanto ha sostenuto e fatto. Ringrazio anche la Consigliera Bergoglio, che ci ha suggerito una posizione unitaria, che vorrei venisse individuata. Ma sui punti fermi, sui punti cardinali dell'intervento del Presidente e della posizione della Regione Piemonte - lascio perdere quanto ha detto questa mattina il Consigliere Cerchio: osservazioni assolutamente condivisibili anche relativamente al cosiddetto federalismo fiscale vista la disinvoltura del Presidente del Consiglio dei Ministri - disinvoltura caratteriale, per chi lo conosce, per chi legge i suoi atti, i suoi testi - credo che la Regione Piemonte abbia una ragione in più per far sentire altissima e in maniera assai polemica la presa di posizione del Presidente Brizio.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Intervengo per una comunicazione interlocutoria, poiché ne sto aspettando la conferma.
Dal testo pervenuto informalmente in questo momento rilevo che all'art.
2 si prevede che "il Comitato che viene istituito opera sentiti i Presidenti delle Regioni"; il testo e la dichiarazione fatta dal Presidente del Consiglio alla conferenza stampa, dopo avere con me interloquito diceva invece "d'intesa con i Presidenti delle Regioni".
Considero questo fatto - se è vero - assai grave. Voglio prima procedere ad una verifica; attendo il testo definitivo, che risulta essere già stato steso e firmato dal Presidente della Repubblica, ma la cui esistenza è ancora negata dagli Uffici della Presidenza del Consiglio al Presidente della Regione Piemonte che lo ha richiesto per tutto il giorno.
Il testo è invece già arrivato in Quirinale, dov'è stato firmato: il testo quindi c'è e va avanti.
Personalmente, vorrei solo che venisse rilevato un atteggiamento che mi lascia perplesso e mi fa più che mai convinto dell'atteggiamento da me assunto nella giornata di ieri, molto preciso e puntuale.
Voglio anche dire che questa mattina non sono stato animato da alcun disegno preconcetto. Non ho mai questi disegni; ho rivestito per quattro anni il ruolo di Presidente della Giunta regionale, e ho dato pareri su quattro leggi finanziarie, collega Marchini. E ho dato sempre parere negativo anche se il Governo era democratico-cristiano: ho sempre portato avanti, in questa sede, il senso dell'istituzione che rappresento e anche della dialettica interna che deve sempre esserci fra le istituzioni. Mi rendo conto che il momento è difficile, che occorre unità d'intenti, di spirito. Domani andrò tranquillamente all'incontro ad Asti, per essere sentito; oggi il Ministro Maroni sta facendo il Commissario e sta girando per il Piemonte, mentre noi siamo qui a discutere. Questa la realtà. Sarà pure Vicepresidente del Consiglio, ma è nella veste di Commissario che sta operando sul territorio del Piemonte: questa la situazione. Se questa non è una sottovalutazione del ruolo delle Regioni, se non c'è una posizione istituzionale da assumere, non so che cosa stiamo a fare in quest'aula. Per parte mia, chiedo che si assuma una posizione chiara, secondo l'ordine del giorno iniziale, al quale dovrebbero aderire, a questo punto, tutti i Consiglieri. Questo chiedo come Presidente della Giunta: verificati i fatti aderiscano tutti all'ordine del giorno predisposto dalla maggioranza ordine del giorno minimale in una situazione come quella nella quale ci troviamo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Devo manifestare il mio disappunto, oggi già espresso più volte, per l'utilizzo scelto della giornata odierna, nonché - se mi permettete - per l'ingenuità con la quale, oggi e in questi giorni, abbiamo intrattenuto i nostri rapporti con altri soggetti istituzionali di più alto livello della Regione Piemonte.
Sorridevo questa mattina, quando qualcuno accusava il Presidente Brizio di eccessivo atteggiamento polemico, perché in questi pochi mesi di mia esperienza da Assessore ho verificato, su più questioni, anche importanti qual è l'incompetenza e qual è, anche, l'atteggiamento a volte quasi provocatorio che si istaura con soggetti istituzionali locali su questioni importanti.
Non è noto - lo voglio comunicare - che per esempio il Piano triennale dell'ambiente dovrà ritornare in quest'aula: è stato fatto progressivamente a pezzi e a pezzetti da funzionari ministeriali, alcuni nuovi ed incompetenti, altri vecchi e riciclati che hanno ridotto le risorse, alcune delle quali non andavano neppure messe in discussione e che ci costringeranno a riportare in Consiglio regionale il Piano triennale dell'ambiente. Questa è notizia che noi, come Assessorato, abbiamo da più di una settimana, immaginate come verrà affrontata alla luce dei fatti avvenuti.
Devo dire che ne ho sentite un po' di tutti i colori in questi giorni in particolare, voglio precisare da un osservatorio purtroppo privilegiato quali sono stati i problemi reali. Non vorrei, infatti, che si confondesse l'insieme delle critiche avanzate con quelle di coloro che hanno iniziato la campagna elettorale un po' prima e un po' fuori dal tempo. Quella piccolissima cosa che si chiama "Servizio protezione civile della Regione" che io auspicherei non si confondesse con la Protezione Civile, ha ricevuto tra la sera di venerdì e la sera di ieri, all'incirca, seimila telefonate da parte di cittadini, di Comuni, di enti locali, di Comunità montane naturalmente di quelli che riuscivano a telefonare e immagino che altri settori, in particolare il 118, la tutela del suolo, ne abbiano ricevute più o meno altrettante che chiedevano le più svariate cose, che potrete immaginare, alle quali evidentemente nessun altro riusciva per ore e ore per giorni, a dare risposte. Voi sapete bene che la Protezione civile regionale non ha alcuna capacità, né possibilità operativa, peraltro non è nei suoi compiti, prevalentemente di prevenzione. Ricordo che nel maggio di quest'anno - io non ero neanche Assessore, quindi non è questione di vanto personale - la Protezione civile regionale aveva organizzato un convegno sul problema della comunicazione nell'emergenza; naturalmente, non ha avuto alcuna particolare conseguenza se non sulla nostra limitata e contenuta attrezzatura interna.
Ebbene, per due giorni e mezzo all'incirca tali soggetti - che nell'emergenza hanno titolo, non cito la legge n. 225, ma è noto hanno titolo a garantire i collegamenti, le comunicazioni, le prime iniziative nell'emergenza - sono stati fra i primi ad andare in tilt. Alcune Prefetture - sarebbe utile un'indagine su come erano attrezzate - sono andate in tilt prima di molte delle abitazioni civili dei Comuni di cui facevano parte.
Nelle situazioni di grande emergenza si è creato un meccanismo per cui il soggetto principale, che è titolato ad agire, è immobile, è paralizzato non è raggiungibile. Non parlo poi della competenza e dell'incompetenza non voglio fare nomi, ma per esempio il Prefetto di Novara nella situazione "incidente AGIP" ha rivelato, forse l'unico, grande serietà, capacità competenza nel rapportare e nello svolgere quel ruolo di coordinamento fra i diversi enti, fra i diversi soggetti. Ha, in pratica, svolto quel ruolo che il Prefetto doveva svolgere nel caso in cui avveniva un incidente come quello AGIP.
Nella situazione in esame, pur senza generalizzare, tale ruolo non è stato svolto, con le conseguenze che conosciamo.
Anche sulle previsioni del tempo ci sarebbero dei chiarimenti da dare impossibili in pochi minuti. C'è un'autorità che ha il primo livello di elaborazione dei dati meteo, c'è poi un secondo livello, quello regionale che è conseguente; ma questo è argomento che eventualmente si pu affrontare in un altro momento.
Per circa 72 ore, una parte significativa dei collegamenti del coordinamento e delle comunicazioni fra il centro e fra i vari punti delle tre o quattro province progressivamente entrate in tilt, sono avvenuti attraverso strumenti artigianali. Per esempio, un ruolo importantissimo hanno avuto i radioamatori - da sabato sera, se non sbaglio, ne abbiamo aperta una sede anche presso la Protezione civile regionale e una serie di altri soggetti che sicuramente non erano quelli che principalmente dovevano svolgere quei compiti in quel momento.
Esiste un problema di valutazione di queste questioni. La questione dei Commissari. Certo è anche questione strettamente politica di rapporto fra Governo e Regioni, ma sei si trattasse solo di questo potremmo anche nell'emergenza, accogliere. Il problema di fondo della logica del commissariamento, vissuta già in episodi precedenti, attiene alla capacità di conoscenza dei problemi del territorio delle emergenze, che permettono ad un Commissario di conoscere e di rispondere rapidamente alle questioni.
Non so se sia nota a tutti la questione della diga di Pralormo, fra di noi ne abbiamo parlato più volte, ma credo che al di fuori di noi non sia notissima. Ebbene, se si fosse guardato alle competenze in termini ristretti, in termini burocratici, la diga di Pralormo probabilmente non sarebbe più in piedi. Era una diga di proprietà privata, di responsabilità non regionale e se si è evitata una situazione catastrofica è perch qualche funzionario della Tutela del suolo alle 2 di notte di venerdì dopo aver passato alcune ore a cercare di capire chi era il responsabile della diga, il quale non si è fatto vedere per tre giorni, intendo il Provveditorato Opere pubbliche si è recato là dove già alcuni contadini avevano cercato faticosamente di intervenire e, pur non essendo di propria competenza, ha promosso alcune iniziative riguardanti in particolare un canale di gronda che contribuiva ad alimentare la diga ed evitato una situazione particolarmente catastrofica.
Non voglio dilungarmi perché i tempi e l'ora sono quelli che conosciamo, dò qualche altra informazione che ritengo utile. La prima è che sta montando rapidamente un'emergenza rifiuti in circa duecento duecentocinquanta Comuni. Per rifiuti si intende non quelli solidi urbani che tendenzialmente sono in misura scarsissima perché in alcuni posti ci sono difficoltà di alimentazione, ma sono quella massa enorme di rifiuti di supermercati e negozi di vario tipo (alimentari, mobili e via dicendo) accumulati in grandi montagne in una parte dei duecento Comuni. Ebbene, per quanto riguarda questo problema abbiamo emesso questa mattina un'ordinanza che dà poteri al Sindaco, con alcune forme di regolamentazione, di risolvere nell'emergenza questa questione.
Così come sta emergendo rapidamente il problema della disponibilità di ghiaia e materiale simile per interventi urgentissimi relativi ad opere quali ponti e strade. Per quanto riguarda tale situazione, delicatissima ed urgentissima, si dovrà nella giornata di domani capire come intervenire.
Sono state contattate, in gran parte telefonicamente, fra lunedì e oggi pomeriggio all'incirca un centinaio di quelle cosiddette duecento aziende a rischio: la situazione in generale non risulta preoccupante.
Concludo il mio intervento chiedendo sostanzialmente questo: ho fatto una piccola proposta di modifica, la questione "sentito" o "d'intesa" è determinante per la gestione dell'emergenza nei prossimi due o tre anni.
Devo dire che anche la parola "d'intesa" di per sé non vuol dire nulla: vuol dire essere quinto ospite ad un tavolo dove ci sono altri quattro soggetti che ti sottopongono un documento e ti chiedono se sei d'accordo o meno. Il problema reale è il coordinamento con i soggetti locali: la Regione prima di tutto, anche con le strutture che bene o male ha e che in questi giorni ha impiegato positivamente, ma anche tutta quella serie di soggetti locali che insieme alla Regione garantiscono forme di conoscenza e di collaborazione. Non è stata cosa banale, per esempio, reperire in alcune ore centinaia o migliaia di numeri di telefono con cui collegarsi, e questa è questione che riguarda anche il futuro. Pertanto, sulla questione "d'intesa" o "sentito" il problema di fondo, oltre a respingere quella parte del decreto, è richiedere con forza che il tavolo di lavoro dell'iniziativa abbia una specificità per la Regione Piemonte; è un tavolo che riunisce sei Presidenti di Regione, non è un tavolo operativo. I tavoli operativi sono quelli ai quali il Ministro, dopo aver fatto tre giri ritorna a Roma, lasciando sul posto dei Commissari, quasi tutti probabilmente provenienti da Roma, come quello che sabato pomeriggio alla Prefettura di Torino, mentre si poneva il problema di questa diga e su cosa fare, proponeva di reperire un dischetto con un modello matematico per prevederne l'evoluzione. A mio avviso, non si deve sottovalutare per nulla la costituzione di un tavolo regionale che riguardi la Regione Piemonte che probabilmente ad oggi è stata investita dal 90 o il 95% della calamità.
Non sono sei Regioni, non è vero! Ci sono questioni rilevanti solo in Liguria e qualche problema in Lombardia. Devo dire che fino a questa mattina non ho avuto conoscenza di cose significative in altre Regioni, che giustifichino la presenza, per esempio, di sei Presidenti di Regione: non lo capisco. Il problema è rivendicare la costituzione di un tavolo regionale, per il quale - non so se lo si possa chiamare così - il Presidente della Giunta regionale sia Commissario delegato per gestire la problematica emergenza della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Dameri.



DAMERI Silvana

Vorrei confermare tutte le ragioni della nostra solidarietà, del nostro accordo, del nostro apprezzamento per le posizioni che ieri il Presidente della Giunta regionale ha espresso subito rispetto alle decisioni e gli orientamenti del Consiglio dei Ministri.
Lo riteniamo un fatto che - come è già stato citato dallo stesso Presidente questa mattina - attiene alla dignità istituzionale della nostra Regione, una dignità politica e anche morale se mi consentite - che è tanto più importante in momenti come questi. Se noi viviamo - lo dico molto rapidamente, ma vorrei dirlo con una certa forza - davvero una situazione grave nella quale la metà della nostra Regione è stata distrutta, se davvero ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale il termine "ricostruzione" deve essere inteso nella sua propria radice etimologica cioè è necessario ricostruire una realtà molto significativa ed importante l'impronta di una Regione, credo che l'aspetto della dignità politica culturale, istituzionale, non sia un qualche cosa di più, è un ingrediente essenziale per poter procedere a questa ricostruzione. Anche perché per procedere ad una ricostruzione di così ampia portata e forza, dobbiamo fondarla su una volontà di rinascita delle popolazioni piemontesi e per questo credo giusto che nell'ordine del giorno si richiami come la scelta confermata a quanto pare, anzi peggiorata rispetto all'ipotesi su cui si ragionava questa mattina, da parte del Governo per quanto riguarda l'istituzione della Commissione dei vari Ministri per gestire l'intervento straordinario, mortifichi non solamente la Regione come istituzione, ma sia anche un elemento negativo, di mortificazione delle attese delle popolazioni della nostra Regione.
E' possibile innescare una volontà di rinascita, quella volontà di cui parlava il Consigliere Ferrara nel suo intervento, che esiste, che è reale che riguarda diversi soggetti sociali della nostra Regione e certamente la realtà istituzionale, se è fondata su questa dignità e su questa affermazione, quindi, di ruolo e di responsabilità.
Dobbiamo essere consapevoli, colleghi, che porre questa questione - la questione che è stata posta dal Presidente della Giunta - è un'assunzione di responsabilità, non è una rivendicazione pura e semplice nei confronti del Governo; è una rivendicazione di ruolo, ma è contemporaneamente un'assunzione di responsabilità.
In questo senso credo che sia necessario - è già stato detto ieri dal Vicepresidente Marengo nella comunicazione che ha svolto in quest'aula, ma lo voglio rimarcare - chiedere che si vada anche a fondo rispetto alle responsabilità che ci sono state nell'immediato dell'emergenza da parte della Protezione Civile e dei Prefetti, perché è evidente che sono questioni sulle quali è necessario il massimo della serietà e il massimo della chiarezza. Va ricostruito un quadro preciso di come si sono svolti i fatti e vanno evidenziate le responsabilità, di chiunque esse siano, perch si tratta di questioni troppo serie.
E non ci possiamo accontentare - ho sottomano gli atti parlamentari della ricostruzione banalizzante e tranquillizzante che è stata fatta dal Sottosegretario Fumagalli Carulli nel dibattito parlamentare da questo punto di vista, dove tutto ha funzionato a meraviglia. Non è una questione di ammettere generiche situazioni, bisogna andare a fondo perché - come è stato detto anche dal Consigliere Porcellana - un ritardo nel mettere in allerta le comunità, i Sindaci, i Comuni, può essere stato la causa non solamente di danni, ma anche di vittime che potevano essere evitate ebbene, credo che questa sia una questione sulla quale davvero non si pu scherzare.
Così come io chiedo che si faccia un'azione di chiarezza, di verità perché è l'unica condizione per dare uno slancio a questo spirito di rinascita che c'è, relativamente anche alla questione delle risorse. Deve essere chiaro quali sono le risorse reali, non quelle finte, che si mettono a disposizione. Allora, i 1.800 miliardi che si erano già stanziati non sono una realtà nuova; credo che sia assolutamente necessario corrispondere con serietà, perché c'è bisogno di serietà nei confronti dei cittadini e di noi stessi.
Per quanto riguarda l'impegno finanziario - mi riferisco all'intervento del Consigliere Vaglio, che non vedo in aula - ci vuole una bella fantasia ad immaginare che questo coordinamento dei Ministri, con un ruolo delle Regioni che adesso verifichiamo ulteriormente indebolito, sia frutto di una volontà di partecipazione e non di centralismo, che invece viene riproposto dallo Stato. Oggi il Ministro Maroni risulta essere in Piemonte; credo che nessuno di noi - a cominciare dal Presidente della Giunta e dalla Giunta fosse informato di questa visita, e questo è un primo esempio di comportamenti concreti.
Consentitemi ancora due parole. Sempre nella relazione svolta dal Sottosegretario nel corso del dibattito alla Camera - guarda caso - si dice che il finanziamento per il primo intervento sarà previsto sulla base delle richieste avanzate dalle singole Prefetture; per quanto riguarda la prima valutazione dei danni, si dice che non si è ancora potuto procedere e che tale compito spetta, peraltro, alle Prefetture, ancora grandemente impegnate nei soccorsi. E' chiaro che il Governo ha un riferimento preciso: i Prefetti.
In questo dibattito parlamentare vengono citate anche le Regioni; gli unici a citare la Regione Piemonte sono stati gli onorevoli Rosso, Vietti ecc., ma solo per dire falsità, a cui giustamente ieri si è data una risposta relativamente al dragaggio e alla pulizia del Po. A tale proposito, l'Assessore ha già risposto ieri e sappiamo bene quali sono le questioni.
Di fronte ad espressioni del Governo che chiaramente dicono quali sono i referenti istituzionali e attaccano, per mera polemica politica, la Regione Piemonte, non possiamo che compostamente replicare. Vorrei cogliere l'occasione per sottolineare, oltre che la giustezza, anche il modo composto con cui il Presidente ieri ha fatto presente le sue osservazioni interpretando (com'è già stato detto) la volontà del Consiglio.
Dobbiamo sapere che questa è una questione di carattere istituzionale politico e anche - se mi consentite - di merito. Non credo e non crediamo che siano possibili degli interventi efficaci, efficienti e programmati a prescindere da un rapporto con la Regione e con la realtà delle autonomie locali. C'è il rischio che ci sia una ricostruzione che riproduca nuovi orrori, oppure nessuna ricostruzione.
Un'ultima osservazione. Penso abbia ragione il Consigliere Picchioni quando dice che questa può essere un'occasione ambiziosa ed anche necessaria per confrontarci e metterci tutti alla prova. Credo che questo sia un impegno serio; a partire dall'incontro di sabato, programmato dal Consiglio e dalla Giunta regionale, con le realtà istituzionali della nostra Regione, dovremo cominciare a lavorare mantenendo questa rotta, che mi pare non solo convincente ed efficace, ma dignitosa per il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garino.



GARINO Marcello

Ho seguito attentamente per tutta la giornata il dibattito e fin da questa mattina mi ero posto un problema. Sostanzialmente mi dicevo che stavamo discutendo al buio, perché non avevamo in mano il decreto ministeriale; infatti il Presidente ci comunicava questa mattina che il decreto ministeriale, pur richiesto più volte, non era ancora giunto. Il dibattito è ruotato per tutto il giorno - ahimè - su queste volontà del Governo o di altri personaggi, in particolare per ricostruire il centralismo, per delegittimare le Regioni e cose di questo genere.
Stamane, leggendo i giornali ma soprattutto sentendo il Presidente Brizio, mi chiedevo che cosa non si era capito ieri a Roma. Le dichiarazioni del Presidente Brizio le abbiamo sentite. Ad esempio, "La Stampa" riportava che, allorquando il Presidente Brizio - giustamente secondo me - diceva: "Non si possono prendere 1.800 miliardi dalla legge n.
471, che per quanto ci riguarda sono già impegnati", il Presidente Berlusconi lo invitava a calmarsi, spiegandogli che aveva capito male. Sia chiaro: io intendo dare molto più affidamento al Presidente della Giunta regionale che non ad un giornalista, che non è un esperto e potrebbe anche aver capito male; sta di fatto, però, che questa diatriba tra il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta regionale, almeno per la stampa rimane in piedi.
Sempre su "La Stampa", leggevo che i compiti di questo famigerato Comitato di Commissari sarebbero quelli di fare un inventario completo dei danni e valutare l'entità degli aiuti complessivi da distribuire in una seconda fase. "La Repubblica", sempre sui compiti, dice: "A fare i conti definitivi ci penserà una Commissione apposita, presieduta dal Ministro Maroni, della quale faranno parte..." chi sappiamo. Mi chiedevo se gli articoli che ho appena letto potessero in qualche modo collimare con il dibattito che per tutto il giorno è ruotato su: "Spetta alla Regione decidere, programmare e gestire, oppure spetta ad altri?". Mi domandavo se valesse la pena continuare il dibattito, almeno per questa parte, perch per il resto, sono state dette cose interessantissime dai Consiglieri Chiezzi, Miglio ed anche dal Consigliere Rivalta, sulle quali bisognerà pure cercare di fare chiarezza.
Ho in mano (non so se questo è il testo definitivo reale, se è la verità) due articoli del decreto inviati dal Gruppo misto del Senato e gentilmente fornitimi dal Presidente della Giunta. Nel primo articolo si dice: "Viene decretato lo stato di emergenza in base all'art. 5 della legge 24/2/1992, n. 225, come richiesto dalla Regione Piemonte all'unanimità.
Entro 5 giorni, sentiti i Presidenti delle Giunte interessate, sono individuate le aree...". Tale individuazione spetta al Governo, non alla Regione, ovviamente; il Governo la fa (purtroppo per me, perché io non sono...) attraverso.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Se leggi...



GARINO Marcello

Scusami, lasciami finire, Brizio, per cortesia.
Ovviamente, a tal fine saranno i Prefetti delle Province interessate a comunicare al Governo quali sono, secondo i dati in loro possesso, le aree interessate. Comunque, si sentono i Presidenti.
L'art. 2, sempreché questo sia il testo ufficiale, dice: "È istituito un Comitato di Ministri - così si chiama, e non di Commissari - con il compito di ripartire tra le Regioni e le Amministrazioni interessate le risorse di cui al comma secondo, sulla base delle esigenze rilevate, con riferimento alle specifiche finalità di cui all'art. 3 - che non ho -. Per queste finalità, sono a disposizione 1.100 miliardi", cioè i primi 1.100.
Mi chiedo se, e dico sempre se, perché purtroppo anch'io parlo un pochino al buio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Se tu leggessi il comunicato stampa del Ministro Maroni, vedresti che i 1.100 miliardi vanno alla Prefettura.



GARINO Marcello

Per favore, lasciatemi finire.
Voi sapete che non sono fra quelli che ama in particolare questo Governo nazionale, però, poiché in questo decreto è scritto che "si ripartiscono le risorse alle Regioni", mi chiedo se ciò significhi che saranno le Regioni...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

"E agli altri enti".



GARINO Marcello

Certo, perché potrebbero essere le Ferrovie delle Stato o la Telecom ecc. (almeno, così penso io). Se così è, tutto il dibattito oggi ruotato intorno a "programmazione sì o no da parte della Regione", non avrebbe più alcun senso; dico se così è, perché bisognerà leggere l'intero decreto.
Ciò che volevo dire però, Presidente, al di là del fatto che sono d'accordo con quanto dichiarato dal collega Cantore questa mattina, è questo: a mio modo di vedere, visto che lei domani incontrerà il Ministro Maroni, dovrebbe porre una questione. La questione è: l'esatta individuazione dei tempi di intervento e dei tipi di intervento.
Tanto per intenderci: c'è un primo intervento, quello che avrebbe già dovuto essere stato fatto, chiamiamoli interventi di emergenza per assistenza agli individui o interventi per l'immediata ripresa delle attività economiche; un secondo intervento, invece, immediatamente successivo è quello che potremmo chiamare "pronto intervento di ripristino delle strutture primarie" (vedi, per esempio, le opere igienico-sanitarie) un terzo intervento, invece, di ricostruzione e, ha ragione chi ha detto insieme, prevenzione.
Sul primo la Regione non ha molto da fare, perché la Regione non ha dei compiti operativi e non ha le strutture per farlo.
Sul secondo (sul pronto intervento sulle opere infrastrutturali) è la Regione che deve pretendere di farlo.
Sul terzo, la ricostruzione e la prevenzione, è la Regione che deve pretendere di poter programmare.
Questa è la nostra idea.
Chiedere invece, come mi è parso di capire, a qualcuno che la prima di queste cose venga anche fatta dalla Regione non ha alcun senso: perch onestamente, Presidente, se anche lei fosse giunto ieri sera con l'aereo e una borsa con 100 miliardi destinati, per esempio, agli aiuti immediati in agricoltura, nel commercio, nell'artigianato, lei si troverebbe nell'impossibilità di spenderli perché la Regione non ha una legge di pronto intervento per le attività economiche.
Allora, divisi i tre compiti e detto in modo molto chiaro, almeno per me, che il secondo e il terzo non possono che appartenere alla Regione, non tanto per la gestione, la cosa essenziale è quella di mantenere un fronte unito degli enti locali: Comuni, Province e Regione; qui sì che la Regione ha un suo ruolo da svolgere, perché mi pare che quasi tutti in questa sede sono d'accordo che sia la Regione a programmare, ma non a gestire, e la gestione non potrà essere che fatta dalle Amministrazioni provinciali, dai Comuni e dalle Comunità montane.
C'è un problema ulteriore: quello dello snellimento delle procedure.
Presidente, lei ricorderà - e ricorderò ai colleghi che forse non conoscono questo piccolo problema - che poco più di un anno fa il Governo Ciampi emanò un decreto urgente per l'occupazione e all'art. 3 poneva dei fondi a disposizione della Regione per la manutenzione idraulica.
Questa Regione fece il programma; il programma fu approvato dall'Autorità di bacino; i Comuni si sono messi al lavoro per produrre i progetti; a distanza di due anni e mezzo noi non siamo ancora riusciti a spendere una lira proprio per i programmi di manutenzione idraulica i cui fondi provengono, ripeto, da una legge che titolava: "Provvedimenti urgenti per l'occupazione".
Allora c'è un problema di snellimento delle procedure, così come c'è un problema - l'ho annotato questa mattina - di una legge regionale di pronto intervento per le attività economiche danneggiate in questo modo.
Mi fa piacere che il collega Ferrara sia andato molto più in la dell'idea che ho avuto io, cioè abbia lavorato a stendere una proposta di legge, che peraltro non conosco. Questo è indispensabile. Ne parlavamo questa mattina con il collega Lombardi, che ha avuto una lunga esperienza come Assessore all'agricoltura, il quale mi diceva che, se anche oggi l'Assessore all'agricoltura avesse in mano 100 miliardi, li spenderebbe a favore di quei contadini probabilmente tra due anni e non oggi. Allora l'idea di una legge di pronto intervento per le attività economiche è essenziale.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta regionale intende intervenire? Prego.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Volevo solo dire al Consigliere Garino che per quanto riguarda la distribuzione dei soldi alle Amministrazioni, se il Ministro Maroni fa quello che ha detto a Cuneo, cioè che il Comitato dei Ministri dà 1.100 miliardi alle Prefetture, il discorso è automatizzato. Se non c'è l'intesa... Se tu leggi cosa ha detto oggi dà 1.100 miliardi alle Prefetture.



FERRARA Franco

Può leggerlo, Presidente Brizio?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Volentieri.



FERRARA Franco

Grazie.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

"Procedure molto snelle per far giungere gli aiuti necessari al Piemonte". Questo ha promesso il Ministro dell'Interno Maroni nel corso di una riunione che si è svolta nel pomeriggio alla Prefettura di Cuneo. "Sin da domani - ha detto - le Prefetture avranno a disposizione 1.100 miliardi per i lavori più urgenti". Quindi i soldi vanno alle Prefetture. "La certificazione dei danni ai privati" e via dicendo.
Se leggiamo, questa è la dimostrazione che chi decide dove mandare i soldi è il Comitato.
Non a caso l'intesa è molto importante e mi auguro ancora che nel testo definitivo possa rispuntare.



PRESIDENTE

Passiamo dunque alla votazione degli ordini del giorno n. 739, n. 743 n. 744 e n. 747, mentre i n. 737, n. 740, n. 741, n. 742 e n. 745 vengono momentaneamente sospesi.
Sono aperte le richieste per le dichiarazioni di voto.
La prima richiesta è del Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Grazie, Presidente. Il nostro Gruppo voterà a favore del documento che ho sottoscritto e si asterrà su tutti gli altri documenti perché rispetta le posizioni altrui e, pur non condividendo questi documenti, non può non ritenere che alla base degli stessi ci sia la volontà di dare un contributo a questi problemi. Questo anche per dare il senso del dibattito di oggi.
Insistiamo a votare il documento che abbiamo sottoscritto perché è emerso chiarissimamente che dobbiamo fare un monumento al Presidente Brizio perché ha difeso l'istituzione regionale. Abbiamo però la preoccupazione che pagheremo dei forti prezzi per non avere avuto la capacità, sul piano del risultato concreto, di raggiungere un raccordo operativo con il Governo. Questo è il problema. Noi immaginiamo che, posto che il Governo aveva immaginato un'ipotesi, si dovesse lavorare ad ottimizzare quella ipotesi: non a combattere quella ipotesi, di questo si tratta, a mio modo di vedere, e si riduce in queste due parole.
Devo anche dire che qui ho sentito tanti argomenti per sostenere che bisognava tutelare il ruolo della Regione, pochi per dimostrare come il ruolo regionale sarebbe stato più efficace di un ruolo come quello immaginato dal Governo. L'intervento del collega Garino, non per niente Assessore competente per oltre due anni, ci ha chiarito le questioni.
Si è voluto fare anche delle questioni per le biografie.
Collega Picchioni, riconosco di avere una forte passione politica e di volere fare le battaglie che mi sembra giusto fare. Però sarebbe un'offesa alla mia intelligenza immaginare che io faccia delle battaglie per sradicarmi da quello che è il mio mondo nella solidarietà liberale e cattolica, non liberaldemocratica, perché la liberaldemocrazia è un metodo non è una realtà; esistono i valori liberali, esistono i valori cattolici e sarebbe un suicidio non solo politico, ma esistenziale, che per qualche ambizione senile tagliassi i miei rapporti con il mondo del quale mi sono considerato espressione. Non è quindi questo il punto.
Il nostro documento, in termini di volontà politica, è nato dopo l'esposizione del Presidente ed è proprio per questa ragione che ho chiesto che il Presidente non intervenisse in sede di Conferenza dei Capigruppo per evitare che in quella sede si avviassero le questioni che invece dovevano essere, nella separatezza della valutazione, fatte da un'altra parte.
Esiste poi un altro argomento: quello della rottura della solidarietà.
Per piacere, non accentuiamo più di tanto la questione, ma diciamo anche le cose per quelle che sono.
Presidente Brizio, lei sa bene che non riguarda il sottoscritto che ne ha fatto una questione magari sbagliata, ma suffragata da un punto di vista personale, ma lei non può non sapere che in questo Consiglio regionale esistono forze politiche che si rifanno puntualmente a partiti che hanno responsabilità di Governo nazionale.
Quindi, prima di prendere una posizione così dirompente nei confronti del Governo nazionale, un minimo di confronto con le forze politiche che le avevano assicurato solidarietà, ma che avrebbero dovuto in qualche misura in termini di coerenza politica, risponderle, forse lo si doveva fare.
La responsabilità sulla rottura, che non c'è stata, di solidarietà probabilmente possiamo dividercela tutti insieme, in modo eguale.
Presidente Brizio, la solidarietà che noi abbiamo affermato e che continuiamo ad affermare - che anche il collega Vaglio ha confermato oggi non è questa, ma un'altra cosa. E' dire alla Giunta che fin quando non riterrà, lei, con una propria comunicazione di portare in aula quanto avvenuto in questa fase, non ci sarà nessuna interrogazione da parte del mio e dei Gruppi che pensano di interpretare la solidarietà in questo modo e sicuramente, Presidente Brizio, non ci saranno interrogazioni in cui si chieda di andare a controllare, per esempio, il numero dei chilometri fatti, delle telefonate fatte, dei telefonini acquistati, come avveniva dall'opposizione di sinistra nei suoi confronti. Solidarietà significa lasciare lavorare la Giunta, sapendo che non esistono killeraggi, che non ci sono insidie nei passaggi stretti del suo lavoro, e che si aspetta evidentemente, un confronto politico quando la Giunta riterrà che questo debba essere fatto. Ciò in assoluta serenità, non ci sarà alcuna speculazione; non andremo a vedere se la moglie dell'Assessore è salita sull'auto blu, come si faceva nei confronti della Giunta Brizio: questa è solidarietà, non killeraggio e criminalizzazione quali sono avvenuti puntualmente, sull'attività della Giunta che lei ha presieduto con grande capacità per quattro anni. Ricordiamo come si comportava una certa opposizione nei confronti dei suoi Assessori, da parte di qualcuno che magari adesso è Assessore.
Questo non avverrà da parte del Gruppo liberale; noi ci aspettiamo di giudicare quanto la Giunta ha fatto, non andando sul territorio a ricercare questo o quel pettegolezzo, ma aspettando di giudicare il consuntivo politico che voi porterete sui nostri banchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

La mia dichiarazione di voto è che voterò l'ordine del giorno n. 743 voterò anche quello di Nerviani, perché mi sembra neutro: la questione poi, dei beni culturali, specialmente della lingua piemontese, anche se non è per fortuna alluvionabile, è importante.
Comunque, non voto gli altri per ovvie ragioni; quando si vede che chi dovrebbe fare un'autocritica profonda per veramente meritare la solidarietà è solo capace di dare la colpa a chi non ha colpa, al Governo meno responsabile degli ultimi trentun'anni e rotti, è chiaro che diventa quasi impossibile la solidarietà. La si può concedere, caso per caso, per le situazioni di emergenza, ma "inter nos ed vos chaos magnum firmatum est".



PRESIDENTE

Vorrei fare una precisazione: sono le 19,25, se procediamo a tutte le dichiarazioni di voto diventa tardissimo. Non potremmo votare? La parola al Consigliere Germanetto, per il suo sorriso, per l'ultima dichiarazione di voto...



GERMANETTO Michelino

Oggi non sono tanto sorridente... Ho firmato l'ordine del giorno n. 743 con molta convinzione. Forse il Governo, diversamente da altre volte è stato più sollecito nel prendere i primi provvedimenti del caso in questo tragico momento.
Se ci sono stati dei ritardi penso che fossero dovuti alla mancanza di attivazione della Protezione Civile. In tanti centri sarebbe stato opportuno attivarla; nel mio Comune ho cercato di attivarla, ma in altre città non si è attivata. Mancava perfino un telefono satellite, in modo da poter comunicare con Torino; mancavano radio... Non è solo colpa del Sottosegretario Carulli... Prendiamoci le colpe in tanti! In questo momento, poi, sono contrario alle polemiche, allo sfruttamento di eventuali scontenti per delle strumentalizzazioni.
Per me, in questo momento, non è opportuna una disputa sul fatto se sia meglio la Regione o il Governo nazionale: l'importante è portare un aiuto concreto ai nostri cittadini disastrati. Ciò è possibile se c'è uno sforzo congiunto fra i vari enti. Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione degli ordini del giorno.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 739, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte constatati i gravi danni causati dalle piogge torrenziali e dallo straripamento di molti corsi d'acqua nella nostra Regione preso atto che il sistema di preallarme, che avrebbe dovuto essere predisposto dalla Protezione Civile, da attivarsi sin dalla giornata di sabato, ha dimostrato la sua totale inefficacia, con la conseguente grave perdita di vite umane e di danni pesantissimi che i soccorsi sono stati attivati con ritardi inaccettabili e soprattutto con mezzi assolutamente inadeguati che molti Sindaci sono stati lasciati completamente in balìa del maltempo, senza informazioni e senza aiuti, soprattutto per quanto riguarda i piccoli Comuni che i danni alle cose e alle persone si sono verificati per la quasi totalità in aree urbanizzate negli ultimi cinquant'anni, spesso oggetto di speculazioni edilizie organizzate dal sistema, figlio dello Stato centralista considerato che le alluvioni, le quali, negli ultimi anni, hanno pesantemente colpito il Piemonte (in particolare le vallate alpine) a tutt'oggi i fondi destinati dallo Stato e dalla Regione per la ricostruzione si possono definire ridicoli, non avendo nemmeno raggiunto il 10% dei danni effettivi, e difficilmente queste cifre saranno nei prossimi anni incrementate, a conferma del fatto che in Italia vi sono le Regioni di serie A) (vedi Sud) che hanno usufruito e usufruiscono ancora oggi di ingenti risorse per la ricostruzione a seguito di qualsiasi tipo di calamità naturale (terremoti, alluvioni, incendi, ecc.) ed altre Regioni come il Piemonte, che hanno solo il dovere di pagare censura l'organizzazione strutturale della Protezione Civile in Piemonte deplorando la scelta di intervenire quasi esclusivamente nei grossi centri ignorando le difficoltà in cui versavano frazioni e paesi interi l'operato di molti Sindaci, in particolare dei grossi centri, che hanno gestito il territorio dei propri Comuni in modo dissennato consentendo, tramite i Piani regolatori, costruzioni sino in riva a correnti d'acqua considerate dai nostri 'vecchi' a rischio invita lo Stato centralista a rivedere il rapporto tra Stato e Regioni affinché sul territorio del nostro Piemonte siano ridistribuite le risorse derivanti dall'enorme gettito fiscale a trasformare l'esercito di leva in struttura di Protezione Civile la Giunta regionale a rivedere i criteri di approvazione dei Piani regolatori che continuano a seguire regole di urbanizzazione e di gestione del territorio sviluppatesi nel dopoguerra, regole che hanno ignorato il buon senso e l'esperienza di millenni di persistenza sul territorio delle generazioni che ci hanno preceduto, privilegiando speculazioni edilizie nel nome del progresso, dello sviluppo industriale e commerciale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 2 voti favorevoli e 42 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 743, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto delle determinazioni assunte dal Consiglio dei Ministri nella sua seduta del giorno 8/11/1994 e delle dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa in pari data, così come emergono dalle notizie di stampa prende atto ed apprezza che il Governo abbia colto anche per il contributo della Giunta regionale l'entità della catastrofe che ha colpito la gente e la terra piemontese con un primo intervento finanziario e con la prospettiva di una legge di solidarietà che il Governo si sia impegnato ai massimi livelli nella complessa operazione di ripristino e di ricostruzione, di concerto con le Regioni avviando un procedimento del tutto nuovo, ma che appare indispensabile al fine di non ricadere nel circolo vizioso dei conflitti di competenza e del rimpallo delle responsabilità, che anche nella presente fase rendono difficile la risposta all'urgenza e all'emergenza confida che il Governo della Repubblica sappia dimostrare con determinazioni sollecite che non si tratta di una operazione di oscuramento del ruolo delle Regioni, ma al contrario di una fase di collaborazione nuova da sperimentarsi sul campo, che, esaltando il ruolo regionale, sappia mobilitare in stretto raccordo le competenze tecniche ed operative degli uffici di tutti i livelli e realizzare uno stretto raccordo tra i livelli di governo nazionale e regionale, nell'interesse della collettività piemontese, garantendo altresì la realizzazione dei programmi della legge n. 471/93 si dissocia dai giudizi espressi e ribaditi in aula sulle decisioni del Consiglio dei Ministri dal Presidente della Giunta regionale Giampaolo Brizio che, al di là del merito, minano all'origine quello che deve essere e certo sarà un rapporto di collaborazione stretta e solidale tra i diversi livelli di governo nazionale e regionale quale quello che l'opposizione ha tenuto nei confronti della Giunta regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 10 voti favorevoli, 17 contrari e 10 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 744, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte ad una situazione che si rivela, di giorno in giorno, sempre più grave e drammatica, sia per le vittime, che per i danni ambientali ed infrastrutturali, nonché per i danni all'economia con la previsione di decine di migliaia di disoccupati prendendo atto dei primi provvedimenti del Governo, di cui, peraltro, non si conosce il testo ufficiale, ritiene: 1) che sia insufficiente la consistenza dei finanziamenti 2) che vadano ricercate altre e diverse fonti di finanziamento da quelle indicate, salvaguardando comunque i fondi già previsti per i precedenti danni alluvionali denuncia il mancato riconoscimento della specificità della situazione piemontese che è oggettivamente la più disastrata e che tale è stata riconosciuta anche dalle altre Regioni danneggiate ritiene che la scelta di Ministri Commissari per gestire l'intervento straordinario, riducendo la Regione ad un ruolo non paritetico, sia mortificante per il Piemonte non solo per le sue istituzioni, ma anche per le popolazioni che hanno fronteggiato l'emergenza e si sono impegnate con grande abnegazione esprime piena e calorosa solidarietà al Presidente della Giunta, Giampaolo Brizio, che si è fatto sensibile interprete delle necessità delle popolazioni colpite, come espresso nell'ordine del giorno approvato all'unanimità del Consiglio regionale e che ha manifestato al Governo e pubblicamente le sue riserve in merito ai provvedimenti assunti richiede 1) la disponibilità di risorse congrue ed adeguate alla situazione come si è a tutt'oggi manifestata e che le stesse vengano attinte, con l'attuazione dei principi del federalismo fiscale, dai tributi erariali riscossi in Piemonte 2) che venga restituito alla Regione, alle Province ed ai Comuni il ruolo istituzionale di programmazione ed attuazione degli interventi previsto dalla Costituzione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli, 3 contrari e 7 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 747, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che la tragica alluvione che ha sconvolto il Piemonte, oltre ad avere segnato drammaticamente la vita economica e produttiva del Piemonte ed aver sfigurato molta parte del territorio regionale, ha colpito in maniera significativa il patrimonio di beni culturali del Piemonte considerato che da sempre gli interventi di recupero dei nostri beni culturali vengono ritenuti i meno urgenti, e pertanto spesso neppure meritevoli di destinazione di risorsa alcuna impegna la Giunta regionale ad una immediata specifica rilevazione dei danni subìti dal nostro patrimonio architettonico, artistico, monumentale e a destinare fin dalla prima ripartizione una quota parte significativa delle disponibilità finanziarie ad azioni di tutela e di recupero che salvaguardino una ricchezza insostituibile, anche per le potenzialità economiche che può assicurare alla nostra Regione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 38 voti favorevoli e 3 astensioni.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' pervenuto adesso un fax, ci sono delle notizie interessanti: "Le Regioni sono espropriate, il Magistrato del Po sarà responsabile delle rimozioni dei detriti".
Domani il Ministro degli Interni sarà ad Asti. Il Presidente della Lombardia - che non è certo del mio partito - si recherà domani ad Asti.
"Ma fin d'ora" - ha detto il Presidente della Giunta regionale lombarda nella sua relazione di oggi al Consiglio regionale "voglio affermare che non accetteremo mai che le nostre funzioni vengano di fatto riconsegnate al Governo".
Sembra che noi abbiamo rotto il fronte delle Regioni.



PRESIDENTE

Ricordo a tutti che sabato mattina, alle ore 10, vi sarà un incontro dei Capigruppo, dei Consiglieri regionali che intendono partecipare con i parlamentari piemontesi, i Presidenti delle Province e i Sindaci delle zone colpite dall'alluvione in sala Consiglio.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,50)



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