Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.311 del 25/10/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cucco e Marchini.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 718 relativo ai tagli ipotizzati dalla Finanziaria 1995 in materia sanitaria (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 22) all'o.d.g., che prevede l'esame dell'ordine del giorno n.
718, è rinviato a causa del congedo dell'Assessore Cucco.


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Esame dell'ordine del giorno n. 715 relativo alla navigazione sul Lago di Viverone (rinvio)


PRESIDENTE

Anche il punto 23) all'o.d.g., che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 715, è rinviato ad altra seduta.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 721 relativo alla crisi economica di Cuba e alla necessità di un intervento del Governo italiano sull'Amministrazione Americana per ottenere la sospensione dell'embargo


PRESIDENTE

Passiamo al punto 24) all'o.d.g. che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 721 relativo alla crisi economica di Cuba ed è firmato dai Consiglieri Chiezzi, Bosio, Calligaro e Maggiorotti.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, colleghe e colleghi, come d'intesa svolgerò una brevissima relazione su un ordine del giorno che affronta una questione relativa alla Repubblica di Cuba, nel merito dell'embargo cui questo Paese è soggetto da circa trent'anni da parte degli Stati Uniti d'America. L'ordine del giorno non vuole in alcun modo uscire da questo ambito ristretto e quindi non tratta opinioni e giudizi sul merito della forma di governo in atto a Cuba o delle possibili prospettive.
Si tratta di un documento che, in questo stesso testo, è già stato approvato a maggioranza dal Consiglio comunale di Torino e che parte, un po' come hanno fatto anche altri organismi - la Comunità Europea, l'ONU, lo stesso Pontefice - dal considerare chiuso ogni riferimento razionale e politicamente necessario relativo al mantenimento di un embargo verso la Repubblica cubana.
Questo embargo è l'ultimo capitolo di una guerra fredda che non c'è più: l'Unione Sovietica, che sosteneva Cuba, non esiste più; Cuba non svolge più alcuna di quelle attività che le venivano contestate dagli Stati Uniti, come il sostegno alla lotta di liberazione in Angola, o ad altri movimenti di liberazione in America Latina.
E' caduto il muro di Berlino, ancora recentemente sono state allontanate le truppe dell'est. Ci pare ormai necessario rimuovere il muro dell'embargo, che oggi colpisce soprattutto e solo il popolo cubano ed impedisce, anche a Cuba, lo sviluppo di condizioni di vita civile e senz'altro anche lo sviluppo e l'approfondimento della democrazia, che in presenza dell'embargo difficilmente può essere ipotizzata. La cessazione di questo embargo, che viene anche definito da persone come il Presidente Mitterrand "un barbaro anacronismo", può essere un atto civile necessario dal punto di vista umanitario e probabilmente l'unico atto passibile di un'evoluzione del popolo cubano e delle sue forme di governo in senso veramente libero, per consegnare al popolo cubano il proprio destino.
L'ordine del giorno invita il Governo italiano a farsi portavoce presso gli Stati Uniti d'America dell'esigenza di rimuovere l'embargo economico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Io penso che il Governo italiano dovrebbe farsi portavoce presso il cosiddetto "leader maximo", raccomandandogli di indire libere elezioni.
Nessuno di noi può sostenere una dittatura. E' inutile predicare l'antifascismo, fondamentale perché si riferisce alle dittature della prima metà del secolo che hanno distrutto l'Europa e hanno messo i germi di una terza guerra mondiale, come si vede dalla guerra universale del Terzo Mondo; è inutile predicare contro la dittatura fascista e poi tollerare non solo che ce ne siano altre, ma che siano favorite.
Tra l'altro, ho letto che l'embargo è più apparente che reale, ma la questione è un'altra. Addirittura questo regime ricorre a ricatti del tipo: "Se non togliete l'embargo, dovrete accogliere gli esuli; chi vorrà uscire dal Paese, potrà farlo, e così arriveranno da voi, in Florida, e vi arrangerete".
Penso che nella storia umana un simile "do-ut-des" non si sia mai verificato. La predica quindi non va fatta tanto agli Stati Uniti che si sono dimostrati "magnanimissimi". Pensiamo che la dittatura di Cuba, che è stata instaurata contro le promesse iniziali dello stesso Castro, era contro il trattato di Yalta. Allora si diceva che Yalta aveva diviso il mondo in due parti; invece contro gli accordi di Yalta, a Cuba si è creata una dittatura ultra-marxista contro le promesse di libertà dello stesso Castro. Lì si sono installati dei missili atomici contro gli Americani statunitensi, i quali, nonostante la presenza di una loro base a Guantanamo, dalla quale avrebbero potuto abbattere la dittatura in qualunque momento, non l'hanno mai fatto.
Noi lasciamo questo compito al popolo cubano affamato, ma condanniamo il regime marxista-stalinista di Cuba.
Se c'è una raccomandazione da fare è quella che si è sempre fatta: le dittature diventino democratiche attraverso libere elezioni.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Credo che in questo ordine del giorno non ci sia una volontà di espressione precisa sul destino di Cuba. A tale proposito, ognuno di noi ha il suo pensiero e non penso che questa sia la sede migliore per imbarcarci in una discussione del genere.
Come autonomista, non credo negli embarghi; non credo che un Paese debba intromettersi nell'economia di un altro, quindi voterò a favore di questo ordine del giorno per questa motivazione. Non credo ci siano Paesi autorizzati ad intromettersi nella politica di altri ed altri Paesi che non lo siano: se questo principio vale, deve valere per tutti, anche per gli Stati Uniti.
Inoltre, ho molti dubbi sulla magnanimità degli Stati Uniti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Su questo documento ci asterremo, perché consideriamo il problema molto più complesso di quanto l'ordine del giorno, che potrebbe anche essere accettato, firmato dal collega Chiezzi ed altri, possa indicare.
Possiamo dire che Cuba è l'ultimo stadio politico della "guerra fredda". E ciò per paradosso, perché mentre il superamento della guerra fredda ha portato ad una pacificazione di tante aree calde del mondo, è purtroppo riuscito ad esasperare una situazione quale quella oggi presente all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale.
C'è sempre molta controversia su questi fatti. Valgono le libertà politiche e la democrazia, oppure vale la ragione umanitaria che ci dovrebbe e che ci può portare a considerare le condizioni di natura economica e sociale di questo popolo? Le due cose dovrebbero essere in parallelo, però c'è sempre un "prius" e un "post" tra cui è difficile trovare il giusto equilibrio.
Saremmo anche d'accordo con l'ordine del giorno del Consigliere Chiezzi, perché non so se la dottrina Monroe oggi abbia ancora una sua validità nell'intero continente americano. Non so se questa dottrina Monroe, con tutti gli avvicendamenti che ci sono stati (quindi anche con tutte le interpretazioni estensive e restrittive che ne sono state date, al di là dei governi democratici e repubblicani che si sono succeduti in questi trent'anni), sia più o meno una mascheratura del colonialismo interpretato secondo la sensibilità di una guerra fredda e non più secondo una sensibilità da guerra coloniale.
Ha ragione anche il Consigliere Bodrero: questa è una delle risultanze della spartizione del mondo in due emisferi.



BODRERO Antonio

Non è rispettata.



PICCHIONI Rolando

Sì, non è rispettata, però Yalta è esistita nella storia post-bellica europea e mondiale ed oggi è superata. D'altra parte, esiste un grossissimo problema di libertà politiche; ci sono i "boat-people" che sono lì a testimoniare giorno per giorno l'emigrazione verso l'America; c'è una pressione dell'opinione pubblica mondiale su questo problema.
Vengono risolti altri problemi come quello dell'Iraq ed anche della Bosnia. Nel momento in cui il muro di Berlino è caduto, sono sorti tanti muri che, al di là delle intolleranze etniche, hanno portato ad una reviviscenza di tutti i problemi che erano rimasti irrisolti o che perlomeno, erano rimasti addormentati sotto la cappa dei due imperi, dei due emisferi.
Il discorso ci porterebbe lontano, ma nei confronti di questo ordine del giorno non vogliamo assumere una posizione negativa; è però una posizione problematica, piena di perplessità.
Non so se l'invito al Governo statunitense a togliere l'embargo potrà produrre quei benefici, non solamente di ordine economico, che si propone questo ordine del giorno; certamente non credo che questo possa portare a quella libertà politica che noi tutti auspicheremmo, a quella affermazione della democrazia che a Cuba è latitante da circa trent'anni e per la quale credo che non sia solamente l'embargo il mezzo, il grimaldello necessario per far superare una situazione estremamente drammatica per il tenore di vita di quelle popolazioni e per le loro libertà civili.
Non credo che sia solamente questo il metodo o il mezzo necessario certamente ci deve essere una sollevazione, una sensibilità da parte di tutta l'opinione pubblica mondiale, perché accanto al problema dell'emergenza economica ci sia anche quello, sempre vivo e mai sottaciuto della libertà politica e delle libertà democratiche di quel Paese.
Per questo motivo, il Gruppo del PPI, pur apprezzando le intenzioni dei sottoscrittori dell'ordine del giorno, si astiene dal votarlo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Dameri.



DAMERI Silvana

Il discorso porterebbe lontano, come ha detto il collega Picchioni, ma non mi pare che in questo caso ci sia l'utilità di svolgerlo rispetto a questa proposta di ordine del giorno.
Svolgo solo una breve dichiarazione per dire che noi voteremo a favore di questo ordine del giorno. Indubbiamente la misura dell'embargo si pu discutere, ma non voglio farlo qui; non aiuta - possiamo dirlo l'evoluzione positiva di una situazione politica estremamente complessa che deve essere ovviamente superata attraverso la definizione di una struttura democratica vera in questa realtà così tormentata. Tra l'altro volendomi limitare ad una semplice considerazione sulla proposta di ordine del giorno, mi sembra che il superamento dell'embargo sia ormai una questione vissuta come una necessità, come una cosa utile, non solamente del nostro Paese, non solamente in questa parte del mondo, ma negli stessi Stati Uniti. Esiste infatti una discussione molto aperta ed un orientamento delle parti più avanzate di quel Paese, nonché una valutazione delle autorità statunitensi rispetto a questa misura, che si ritiene vada superata.
In questo senso ci sembra che votare a favore di questo ordine del giorno - anche se ha più il senso di un auspicio, non abbiamo possibilità di entrare direttamente in merito sia cosa utile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto.



BODRERO Antonio

Volevo aggiungere che noi tutti qui e non solo qui - si può dire in tutto il mondo - dobbiamo ringraziare l'esistenza degli Stati Uniti altrimenti oggi saremmo schiavi dei successori dell'alleanza Hitler-Stalin i due più orrendi tiranni di questo orrendo secolo. Pertanto il mio voto a tale ordine del giorno sarà contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 721, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la grave situazione in cui versa l'economia cubana, situazione che ha contribuito a determinare l'attuale crisi preso atto che tale crisi economica è fortemente aggravata dall'embargo attuato dagli Stati Uniti nei confronti di Cuba stessa considerato che una positiva evoluzione democratica della situazione cubana dovrà essere assunta senza interferenze esterne di natura economica che colpiscono innanzitutto le condizioni di vita del popolo cubano ricordate le prese di posizione della CEE, dell'ONU e dello stesso Pontefice Giovanni Paolo II, tutte contrarie all'embargo alla luce dei primi positivi risultati che sono stati determinati dai colloqui in corso fra i Governi cubano e statunitense invita il Governo statunitense a togliere l'embargo nei confronti di Cuba e chiede al Governo italiano di farsi portavoce di questa istanza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 13 voti favorevoli, 1 contrario e 15 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno n. 618, n. 714 e n. 716 relativi alle nuove targhe automobilistiche alfanumeriche


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 25) all'o.d.g. che prevede l'esame degli ordini del giorno n. 618, presentato dalla Consigliera Sartoris, n. 714 presentato dai Consiglieri Rivalta e Nerviani e n. 716, presentato dalla Consigliera Sartoris, relativi alle nuove targhe automobilistiche alfanumeriche.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Con il collega Nerviani abbiamo presentato un ordine del giorno per impegnare la Giunta regionale a compiere tutte le iniziative necessarie verso il Governo ed i Ministeri competenti affinché venga riveduta la composizione della targa, quella chiamata alfanumerica, entrata in vigore nei mesi scorsi. Ciò in modo da poter integrare ad essa, in una configurazione omogenea per tutto il nostro Paese ed anche ufficiale, i riferimenti territoriali, che sono stati tolti. Nel contempo, con questo ordine del giorno sollecitiamo che, reintroducendo riferimenti territoriali, si dia rilievo primario all'indicazione relativa alla Regione di appartenenza e solo in relazione a questa, caso mai, delle specificazioni interne.
Qual è la ragione di questa nostra sollecitazione? Perché dal pronunciamento popolare che si era espresso criticamente contro l'eliminazione dei riferimenti territoriali (che erano quelli della Provincia di residenza del proprietario dell'automobile) abbiamo colto delle ragioni non solo di nostalgia di un costume con cui veniva presentata la targa della macchina, ma delle ragioni fondate.
Riteniamo che il riferimento territoriale avesse assunto un significato in qualche modo emblematico di appartenenza dei proprietari delle automobili ad una comunità sociale. Questo legame è molto indiretto, ma certo era il segno di un'appartenenza ad una comunità sociale, economica e culturale; in qualche modo costituiva anche un messaggio di riconoscimento e di identificazione delle diverse realtà presenti nel nostro Paese ed un indicatore degli scambi esistenti fra varie parti del nostro territorio nazionale.
Abbiamo ritenuto che questa possibilità di identificazione non solo consentisse qualche diversivo durante i viaggi, qualche gioco di fondamento geografico, ma stimolasse qualche curiosità di conoscenza delle realtà italiane, e non fosse certo simbolo di separatezza all'interno del nostro Paese. Riteniamo che queste identificazioni - ed anche le sollecitazioni che ne provenivano - siano tanto più importanti se riferite alla Regione di appartenenza, e sotto questo profilo la questione assume un significato di valore istituzionale.
Le Regioni sono generalmente disconosciute, non appaiono nel giusto modo nell'informazione interna del nostro Paese; l'informazione rileva i fatti dei Comuni, rileva i fatti del Governo e del Parlamento nazionale più scarsamente l'informazione coglie la presenza di un lavoro, di un ruolo di governo della Regione. La Regione ha bisogno, cioè, di crearsi occasione di richiamo di immagine, di richiamo di tipo emblematico.
Ebbene, noi riteniamo che, di fronte alla presenza ormai quasi venticinquennale della Regione, debba essere recuperata un'immagine; il recupero si ottiene certo attraverso le politiche di sostanza, ma si pu ottenere anche accompagnando le politiche di sostanza, che pur le Regioni fanno, con un'azione di richiamo di immagine emblematico, come quello che le targhe possono consentire.
Sarebbe utile, per delle Regioni dimenticate, disconosciute per molti aspetti, avere la propria immagine collocata su alcune centinaia di automobili; per quanto riguarda la nostra Regione, credo che l'immatricolazione sia dell'ordine di un milione di veicoli. Ritengo che girare con l'emblema della Regione Piemonte possa recuperare quella curiosità e volontà di identificazione territoriale, di appartenenza ad una certa comunità; in qualche modo, sarebbe un marchio della Regione che si comunica e si trasferisce attraverso le automobili.
Non ci sembra un problema così marginale, se si considera quanti tentativi, anche di carattere pubblicitario, le Regioni fanno per la loro immagine. Pensiamo al significato che hanno gli stendardi, le bandiere, gli emblemi regionali: credo che richiamarli sulle targhe sarebbe una cosa giusta e positiva.
Preciso che questa sollecitazione a ritornare a targhe con emblemi territoriali, in particolare regionali, non mette in discussione le ragioni e le procedure amministrative che hanno supportato l'introduzione delle nuove targhe alfanumeriche. Il problema non è cambiare la targa della Motorizzazione, quella che veniva modificata ad ogni cambio di residenza di provincia, ma far inglobare in quell'aspetto amministrativo-burocratico il simbolo della Regione.
La disposizione dovrebbe avere un carattere obbligatorio ed ufficiale di collocazione, a lato della targa alfanumerica, dell'emblema regionale.
L'obbligatorietà di questo inserimento non sarebbe legata ai cambiamenti di voltura e quindi non complicherebbe il cambiamento di residenza al di fuori della regione, che sarebbe rilevato soltanto dai Vigili, i quali, in caso di non corrispondenza fra la targa regionale e la residenza dell'automobilista, potrebbero elevare una contravvenzione. Non si tratta dunque, dell'introduzione di una complicazione che si era eliminata con queste targhe in merito al cambiamento di residenza del proprietario, ma di un obbligo che viene rilevato attraverso l'azione di normale vigilanza della Polizia Stradale e dei Vigili comunali, suscettibile di ammenda.
Sollecitiamo l'impegno della Regione affinché sulle automobili dei residenti nel Piemonte sia presente l'emblema della Regione, con eventuali sottospecificazioni di carattere provinciale o anche di ambiti regionali con qualche caratteristica specifica.
Fra le varie iniziative rispetto alle quali abbiamo chiesto l'impegno della Giunta regionale, aggiungerei anche quella di portare tale questione all'interno della Conferenza dei Presidenti delle Regioni. Se la targa con l'emblema regionale ha il significato di carattere istituzionale per la Regione - come da me richiamato - è una questione che può interessare tutte le Regioni in quanto istituzioni che hanno bisogno di affermarsi anche emblematicamente, oltre che - spero sempre più fondatamente - sulla base della sostanza e del merito delle loro politiche.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Vorrei fare un minimo di cronistoria, perché il mio primo ordine del giorno è molto datato, tant'è che fa riferimento ad un Ministro dei Trasporti che non c'è più.
L'ordine del giorno risale al 30/6/1993, quando avevamo ricevuto una sollecitazione da parte della Motorizzazione relativamente alle nascenti Province di Biella e di Verbania. A queste nuove Province, la Motorizzazione assegnava una targa con nuove iniziali: BI e VB; a questo punto, però, veniva anche detto: "Fra sei-otto mesi ci saranno le targhe alfanumeriche e quindi bisognerà che tutti cambino le targhe".
La sollecitazione era anche venuta da un altro fatto. In quel periodo io abitavo in Valle d'Aosta e avevo notato che sulle targhe della Regione Valle d'Aosta, dove molti mettono lo stemmino della squadra di calcio (per intenderci), subito dopo il nome della provincia, c'era un leoncino che raffigurava la Regione. Ciò veniva ufficializzato esattamente come testè detto dal collega Rivalta: era una cosa ufficiale della Regione, cioè non era una stranezza, una cosa volontaria che si aggiungeva, ma era un'iniziativa della Regione che vige tuttora, perché anche sulle targhe alfanumeriche della Regione Valle d'Aosta c'è lo stemmino collocato in quella posizione.
Visto che esiste un decreto del 1947 che permette alla Valle d'Aosta di fare questo, e tenendo presente che le Regioni hanno dei diritti sulle immatricolazioni, ci sembrava giusto e logico che anche noi, come Regione Piemonte, ci sentissimo sollecitati in prima persona a dare questo momento di sensibilizzazione alle persone che avevano un autoveicolo immatricolato nella Regione Piemonte; ciò sapendo che le targhe delle macchine circolano e che quindi questa immagine della Regione Piemonte, seppure piccola e minima, sarebbe comunque andata in giro per l'Italia.
Il mio ordine del giorno era nato su questo problema. Era rimasto - e me ne rammarico - lettera morta, perché considerato una banalità, una stupidaggine, almeno così era stato catalogato dai giornalisti. Mi pare che su "la Repubblica" se ne fosse parlato come di una cosa bislacca dicendo: "Guardate, in Regione Piemonte ci sono anche dei Consiglieri così bislacchi che propongono queste cose". Nel mese di agosto, quando ho visto che i Consiglieri bislacchi della Regione Piemonte cominciavano a moltiplicarsi e che anche i Consiglieri Rivalta e Nerviani avevano sentito l'esigenza di fare un ordine del giorno simile al mio, mi sono detta: "Meno male che non sono sola e che il problema è stato sollecitato ed è venuto fuori".
In definitiva, chiedo che in questa direzione ci sia un impegno preciso, anche perché - come ho detto - la Regione Piemonte ha degli introiti relativi a queste targhe, per cui mi sembra giusto che promuova tale operazione.
Sono d'accordo con il Consigliere Rivalta quando chiede che la questione venga portata alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni perché credo che anche altre Regioni abbiano in preparazione iniziative di questo tipo, proprio per dare la sensazione di un coinvolgimento generale.
Voglio ora illustrare il secondo ordine del giorno, e rubo soltanto due minuti. Quando abbiamo visto il progetto del Ministero, che è completamente non conforme alle direttive CEE sia come colori che come struttura, abbiamo detto: "Se dobbiamo fare un progetto, facciamolo che ne valga la pena". E visto che nel progetto del Ministero c'erano tutti gli elementi, abbiamo anche detto: "Perché noi, come autonomisti, non proponiamo di scrivere il nome della provincia nel modo in cui si dice in quella provincia?". Visto che la targa è completa (perché credo non potessero aggiungere altro) abbiamo pensato di aggiungere anche questo elemento, pur sapendo che la cosa non può essere recepita, così come non può essere recepito quel tipo di targa, perché andrebbe completamente contro le normative CEE.
Il nostro era un modo per dire: "Manca quell'elemento, aggiungiamolo".
Tutto qui. Per cui, sul secondo ordine del giorno non mi soffermo più di tanto: voleva essere semplicemente non dico una provocazione, ma quasi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Vorrei chiarire come l'argomento appaia, e per molti versi sia, minore ma, così come viene impostato, torna a sollevare questioni anche abbastanza rilevanti, visto che in questi tempi, e capita di frequente, viene proposto e riproposto come questione-emblema. Personalmente, non capisco bene a quale emblema ci si riferisca: se emblema di antichi ricordi, di vecchie cartoline ingiallite, vada; ma se si intende emblema del futuro, tendo a con capire più niente.
Non condivido le richieste contenute in quell'ordine del giorno; non perché sia "alfanumerico", ma perché mi sembra di dover guardare alla sostanza delle cose, le quali rivelano la natura di alcuni emblemi o disvelano la non natura di altri.
Ho presente che in modo o nell'altro, volenti o nolenti, questa società e queste società si muovono dentro un'ipotesi di futuro che vedrà sempre più un'obiettiva mobilità della gente: flessibilità, mobilità spesso intese nel senso sbagliato, secondo me; qualche volta intese nel senso possibile, tutto da costruire. In un quadro di questa natura dal possibile futuro mi diventa difficile vedere rivendicare, attraverso un simbolo sulla targa, appartenenze che possono mutare sempre più frequentemente e che non sanciscono, di per se stesse, alcun elemento culturale, se non nell'individuo portatore, come individuo non come persona, di una storia di conoscenza di una serie di cose.
L'auspicio è che si riesca a semplificare totalmente e in via definitiva il meccanismo stritolante e burocratico che regola quel pezzo di ferraglia che è l'automobile - che nient'altro è - in modo tale che esista una targa alfanumerica molto semplice, legata al proprietario, di modo che non abbia da fare n' trapassi di alcun tipo n' spendere soldi in continuazione da tutte le parti (uno delle migliaia di meccanismi surrettizi con i quali in Italia si rastrellano soldi, che poi sappiamo come continuano ad andare a finire). Fintantoché non ci si pone la questione di semplificare concretamente con quella razionalità che parrebbe, a detta di moltissimi, la caratteristica di questi tempi - che invece non è da quel che vedo allo sradicamento di meccanismi burocratici che pesano, ripesano, soppesano e sovrappesano, a me diventa difficile pensare che un richiamo di tipo simbolico possa servire a chissà cosa.
Ho presente, per converso e non perché lo apprezzi, come avvengono le cose sotto un'altra luce; è noto che moltissime società, compagnie di trasporto, aziende che hanno necessità di trasportare molto scelgono di immatricolare i propri veicoli nella province dove l'assicurazione costa meno. Per cui ci sono zone dove si vedono fiorire targhe stranissime: "Ma guarda che immigrazione c'è stata!".
Troviamo un punto di equilibrio tra la capacità di cogliere, in termini di recupero e rivendicazione, la messa a frutto culturale di una storia e l'esaltazione pura, bieca e cieca di quello che è l'affare seduta stante il meccanismo che sfrutta ai minimi termini la virgola economica di risparmio, di profitto, di guadagno. Abbiamo già discusso come noi, questa società sia regolata in tutto e per tutto dai guadagni o meno che si fanno in corsa; non la maggioranza degli italiani, ma la stragrande maggioranza degli italiani deve poi subire quella febbre o quella temperatura sulla propria pelle.
Rivendico un'introduzione minima su un pezzo di ferro che ha dietro un sacco di tecnologia e di cultura della costruzione, ma che resta pur sempre un pezzo di ferro (l'automobile): un'iscrizione semplicissima rivendicabile un'unica volta nel percorso di vita di un individuo, di modo che a quell'individuo non capiti, ogni volta che cambia la propria residenza, di dover cambiare tutto, con tutto quel che sappiamo è capitato e continua capitare; senza contare il fatto che il PRA e gli altri marchingegni simili, dopo aver ricevuto le pratiche, impiegano dieci anni per smaltire il loro lavoro.
Se poi ogni Regione ed ogni Provincia ed ogni Comune intenderanno affibbiare alla propria targhetta il proprio "simbolino", la propria invenzione - tra non molto credo qualche città rivendicherà di mettere anche l'"osanna" alla squadra di calcio - credo che non faranno altro che complicare enormemente e travisare profondamente quello che io intendo essere lo spirito di chi ha avanzato questo ordine del giorno, ma che ritengo sia stato collocato male, sulle targhe automobilistiche.
Voterò contro gli ordini del giorno; lo dico francamente: li considero cinema, e personalmente non accetto più di stare nel cinema, anche se questo Paese è un cinema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Voterò a favore del secondo ordine del giorno, quello della signora Sartoris, perché mi sembra il più completo. Giustamente, parla anche di lingua regionale, nazionale; sappiamo che il Piemonte, la Lombardia, ecc.
le Regioni italiane sono Nazioni. C'è tutta una tradizione scritta su questo argomento, oltreché orale. Mentre lo Stato italiano ha all'incirca un secolo e mezzo, forse nemmeno, di vita, le Nazioni come il Piemonte hanno secoli per non dire millenni.
Lo Stato italiano è stato fatto - l'ho già detto parecchie volte ed è documentato storicamente - contro la volontà della grandissima maggioranza delle popolazioni di allora, compreso il Piemonte, che nel 1857 votò contro Cavour e la sua politica.
Per questo motivo, preferirei una targa regionale. Non voglio entrare nel merito del burocratismo delle targhe; per me la targa potrebbe e dovrebbe essere più un simbolo affettivo che non burocratico. Voterò quindi a favore di questo ordine del giorno e mi asterrò sugli altri, troppo burocratici e limitati all'argomento targa, mentre la questione, a mio parere, è molto più alta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola per una scontata dichiarazione di voto a favore dell'ordine del giorno presentato dal collega Rivalta, in calce al quale ho apposto anche la mia firma ad interpretazione dell'orientamento di tutto il Gruppo.
A me dispiace che il collega Bosio abbia una posizione diametralmente opposta alla nostra, a quella che è stata rappresentata dal collega Rivalta e anche dalla collega Sartoris. Spiace soprattutto il tono quasi sprezzante, spregiativo. Non ho alcuna intenzione di offendere o di polemizzare, ma esprimo soltanto il dispiacere che ci sia questo atteggiamento, perché mi pare che voglia sradicare dal profondo il significato, togliendolo completamente, di questa iniziativa del collega Rivalta e del sottoscritto.
Non credo davvero che si implichino i massimi sistemi dell'organizzazione sociale né quelli minuti e minuscoli delle difficoltà burocratiche che conosciamo tutti i giorni. Il ragionamento è di una semplicità solare: le Regioni esistono, le abbiamo tutte riconosciute come fondamentali, le abbiamo riconosciute non in quanto suddivisione di tipo coloniale del nostro Paese, ma come espressione di una peculiarità culturale che ciascuna di esse possiede.
Ritengo che questa peculiarità culturale vada testimoniata, dimostrata ed anche esemplificata. Credo che vi sia un motto assolutamente naturale quello di andare a ricercare le provenienze dell'interlocutore che si manifesta nel nostro tempo attraverso il mezzo che egli usa. Credo che sia un motto naturale - chiederei a tutti i colleghi se non è così - non dico del nostro animo, ma della nostra curiosità, quello di andare a capire da dove proviene l'automobilista che ci affianca, l'automobilista che incontriamo nel percorrere le strade del nostro Paese. Mi sembra che sia persino bello avere e sapere presumibilmente quale sia la Regione di provenienza. Credo che questo faciliti anche l'approccio di rapporti in termini non sbagliati.
Ritengo anche che, a livello europeo, il fatto che ciascuna Regione abbia il suo distintivo, il suo punto di riferimento, favorisca la conoscenza reciproca fra gli europei; non c'è niente di assoluto, niente di messianico in questa povera cosa, ma mi pare che sia opportuno non perdere anche le piccole occasioni per affermare le proprie identità e per conoscerci reciprocamente.
Non ho mai creduto agli uomini numero, alle case numero, alle macchine soltanto numero. Siamo tutti portati a personalizzarle fortemente. Un modo per personalizzarle, in termini sostenibili, è quello di dare delle targhe leggibili, che diano l'indicazione della provenienza territoriale e in particolare - torno a ripeterlo della provenienza regionale.
Il Consigliere Rivalta ha inoltre sottolineato un altro aspetto di assoluta opportunità, che è quello che la targa debba consentire l'individuazione dell'area di provenienza, perché è utile sul piano tecnico amministrativo, ad esempio (ma non è l'unico) per rilevare i flussi di traffico. Molte volte la normativa all'interno delle città ha fatto riferimento alla provenienza delle autovetture. A Torino c'è stato un momento in cui coloro che provenivano da fuori provincia avevano un permesso di accesso diverso da quelli che provenivano dalla provincia e che avevano l'automobile targata Torino. Non che questo debba essere un mito un fatto assoluto; dico soltanto che in quel momento ha favorito la possibilità di organizzare in un certo modo il traffico all'interno della città di Torino. Credo quindi che l'identificazione, l'individualità, la possibilità di segnalare una provenienza sia un fatto positivo.
Per questo ritengo opportuno l'ordine del giorno; oltretutto, essendo stato stilato dal collega Rivalta e non dal sottoscritto, posso anche dire che è fatto molto bene, molto intelligentemente, molto soppesato, anche laddove richiama - torno a sottolinearlo l'importanza che le Regioni presentino la loro immagine agli altri. In Italia non c'è ancora questa abitudine; c'era soltanto - come ha ricordato la collega Sartoris - per la Valle d'Aosta.
A me sembrava che rilevare i provvedimenti della Valle d'Aosta fosse un modo simpatico di riconoscere la provenienza dell'interlocutore. Per cui se questo è valutato simpaticamente e positivamente non vedo perché non lo si possa diffondere.
In conclusione, ritengo che gli ordini del giorno siano tutti e tre sostenibili; ho delle obiezioni in ordine all'indicazione bilingue presente in un ordine del giorno della collega Sartoris. Su questo, se non vi sarà la votazione per parti separate, penso che sia opportuno che il Gruppo a cui appartengo si astenga; invece, per l'altro ordine del giorno della collega Sartoris e in particolare per quello del collega Rivalta e del sottoscritto, manifesto il voto favorevole mio personale e del Gruppo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Signora Presidente, una brevissima dichiarazione di voto per dire che il mio Gruppo è favorevole a questi ordini del giorno, perch un'identificazione territoriale più forte rispetto a quella che attualmente sta girando nelle nostre città è sicuramente auspicabile e speriamo venga ben organizzata. Auspico anche che i due ordini del giorno diventino uno solo, perché mi sembra che sulla materia, sostanzialmente, con parole ed a volte anche con motivazioni un po' diverse, si possa arrivare alla conclusione univoca dell'identificazione territoriale forte.
Mi pare che l'unico momento di dissenso tra i due ordini del giorno sia il punto 2) del documento firmato dai colleghi Rivalta e Nerviani, dove si dice "venga vietata ogni altra modalità di indicare i riferimenti territoriali sulle parti anteriori e posteriori dei veicoli". Questa è in pratica un'aggiunta, che non c'entra con l'oggetto di cui stiamo discutendo in questo momento.
Mentre si parlava di questi argomenti, ricordavo un fatto. Una maggiore libertà rispetto a questa materia è sicuramente auspicabile: non so se i colleghi sanno che in Norvegia i cittadini possono scegliersi la targa.
Conosco questo particolare, perché alcuni anni fa un giornalista di origini italiane, di origine piemontese per la precisione, venne premiato dall'Ordine dei Cavalieri del tartufo e dei vini di Alba, perché sulla sua macchina aveva apposto la targa "Barolo". Era un modo simpatico per fare propaganda ad un nostro vino. Non auspico iniziative del genere in Italia perché la nostra fantasia è notoriamente fervida e non oso pensare quali potrebbero essere le scelte degli italiani; tuttavia, se questo è un momento di libertà, mi sembra giusto assecondarlo.
Non sarei d'accordo sul terzo ordine del giorno, firmato dalla collega Anna Sartoris, perché non lo ritengo opportuno; spero che la Consigliera che ha indicato essere essenzialmente una provocazione sulla base della sua cultura e delle sue convinzioni, lo ritiri o quanto meno non arrivi alla condizione di votarlo. In questo caso, voterei contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Una brevissima dichiarazione di voto. Voterò a favore di tutti e tre i documenti. I documenti non dicono esattamente la stessa cosa, per cui la proposta della collega Vetrino di fondere i tre ordini del giorno diventa difficile, a meno che non vi sia una maggioranza in questo Consiglio disposta a riconoscere che esiste una lingua, una cultura regionale da tutelare, per cui si decide addirittura di introdurla sulle targhe automobilistiche. Indubbiamente, la vicenda delle targhe automobilistiche ha lasciato sconcertati un po' tutti: mi pare che queste targhe non abbiano raccolto il consenso di nessuno. Da tutte le parti sono state criticate e ritengo opportuno che la Regione prenda una posizione.
Gli ordini del giorno propongono, nelle loro parti, delle idee positive: si tratta di metterle sul tappeto e discuterne con lo Stato. Il Governo le ha spacciate come targhe europee. E' un falso, perché in tutti i Paesi europei, dalla Germania alla Spagna, alla Francia, esiste un indicativo locale: in Francia ci sono i numeri; in Germania e in Spagna ci sono le sigle, come c'erano prima in Italia. Ovunque in Europa c'è un'identificazione locale, ad eccezione dei piccoli Paesi, tipo Belgio od Olanda. Mi pare che l'Italia, così variegata, così dissimile zona per zona, abbia la possibilità e lo Stato abbia il dovere di garantire questa diversità, perché si è sì uniti, ma nella diversità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Colleghe e colleghi, anch'io svolgo una brevissima dichiarazione di voto a favore dell'ordine del giorno proposto dai colleghi Rivalta e Nerviani, anche se sono in particolare perplesso - e chiederei ai colleghi di darmi spiegazioni - sul punto 2) che mi sembra un po' coercitivo soprattutto se si pensa che ci sono delle forti identità linguistiche ed etniche non riconosciute dal punto di vista amministrativo o giuridico.
Penso, ad esempio, alle minoranze Occitane o alle minoranze Valser presenti anche nella nostra regione, che credo dovrebbero almeno avere il diritto di mettere un autoadesivo sulla parte posteriore o anteriore o laterale della loro automobile, che riveli questa loro appartenenza.
Sarei anche favorevole agli ordini del giorno n. 618 e n. 716, ancorch su quest'ultimo non possiamo partecipare al voto, perché ci sono espressioni, come quella del dialetto burocratico dello Stato, che francamente non possiamo condividere. Sottolineiamo comunque che il piemontese è stato riconosciuto come lingua da una Commissione specifica di studio della Comunità europea e mi sembra che la Regione Piemonte dovrebbe cominciare a pensare, senza facili ironie, al patrimonio linguistico della nostra Regione. In effetti, riconosciuto come lingua dalla CEE, il piemontese non trova riconoscimenti o particolari attenzioni da parte di chi questa lingua parla.
Purtroppo, questa espressione sul dialetto burocratico dello Stato ci impedisce di partecipare al voto, a meno che la collega Sartoris non voglia correggere ed emendare questo suo ordine del giorno. Dichiariamo invece il sì all'ordine del giorno dei Consiglieri Rivalta e Nerviani e la non partecipazione al voto per l'ordine del giorno n. 716, nonché il voto favorevole all'ordine del giorno n. 618.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Volevo fare solo un'osservazione sull'ultimo punto dell'ordine del giorno firmato dai colleghi Rivalta e Nerviani. Ritengo che una dicitura di questo genere sia eccessivamente vincolante, anche se è auspicabile che la gente non tappezzi le macchine davanti e dietro di simboli strani; però un divieto assoluto e totale, codificato da una norma, a mio parere rischia di creare delle difficoltà che vanno oltre le intenzioni dei promotori.
Io, per esempio, lo stemmino della Juventus sulla macchina lo voglio poter mettere. Chiederei ai proponenti di sfumare o di modificare la dicitura, oppure, in caso non ci fosse un'intesa, di far votare l'ordine del giorno per parti separate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani per una proposta di integrazione all'ordine del giorno.



NERVIANI Enrico

Comprendendo ed apprezzando le indicazioni e le preoccupazioni di alcuni colleghi che sono intervenuti, vorrei spiegare che il punto 2) potrebbe essere integrato in questo modo "venga vietata ogni altra modalità di indicare riferimenti territoriali sulle parti anteriori e posteriori dei veicoli che limitino la facile lettura della targa". Il problema è che spesse volte abbiamo un florilegio di indicazioni che confondono un po' la lettura della targa. Invece, se non comporta un condizionamento negativo penso che questo possa essere concesso, per cui "I love Occitania" lo possiamo lasciare, ma discosto dalla targa.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi riepilogo la situazione dei documenti presentati: ordine del giorno n. 618 presentata dalla Consigliera Sartoris ordine del giorno n. 714 presentato ai Consiglieri Rivalta e Nerviani, con un emendamento aggiuntivo formulato dal Consigliere Nerviani ordine del giorno n. 716 presentato dalla Consigliera Sartoris.
Ci sono dichiarazioni di voto? La Consigliera Bergoglio aveva chiesto la votazione per parti separate.



BERGOGLIO Emilia

Con la modifica proposta va bene; avevo infatti chiesto se era possibile sfumare la dicitura finale.



PRESIDENTE

A me sembra che la sfumatura ci sia stata, perché si dice: "...solo in caso che limitino la facile lettura della targa". In sostanza, sembra che lo stemma della Juventus non la limiti.
Il Consigliere Chiezzi ha chiesto la parola per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Gentile Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, le osservazioni svolte dal compagno Marco Bosio non sono solo personali, ma dell'intero Gruppo. Il nostro Gruppo ha valutato tale questione e ha deciso di assumere una posizione netta, che non è sprezzante, collega Nerviani, è semplicemente netta: una forma di resistenza ultima ad un processo di identificazione delle persone con le merci.
Nella metà dell'Ottocento c'è stato uno studioso che ha messo in relazione i rapporti economici di una società, le merci prodotte da essa e i rapporti delle persone con le merci. Dal dibattito è emerso che a questa merce, l'automobile (che è diventata uno "status-symbol"), aggiungiamo altre caratteristiche che espropriano la persona della propria identità.
Pare quasi che l'identità delle persone ormai dipenda e sia legata strettamente al posteriore metallico di un'automobile e a quanto ivi segnato.
Questo nostro atteggiamento non è sprezzante, è solo di non accettazione dell'enfasi legata al riconoscimento di un'etnia realizzato attraverso una merce, l'automobile. Questo ci sembra profondamente sbagliato e da rifiutare, non solo per i motivi pratici citati dal collega Bosio, ma proprio come forma di non accettazione di una logica che mercifica tutto, che trasferisce nelle merci l'essenza di una persona l'essenza di un'appartenenza. Ci pare quindi che la scatola metallica possa rimanere tale, con un sistema di riconoscimento adatto alla scatola e non alla persona che pro tempore la guida.
Poiché ci sembra che tutti i documenti presentati corrispondano invece alla tendenza di delegare ad oggetti la rappresentazione di culture ed appartenenze etniche, il nostro voto sarà contrario su tutti e tre gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Chiedo innanzitutto la votazione per parti separate del documento Rivalta-Nerviani (n. 714), in quanto, anche se è stato modificato, nella sua genericità diventa difficile stabilire che cosa non permette la leggibilità della targa. Chiedo quindi la votazione per parti separate perché intendo astenermi sulla seconda parte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani per una proposta forse risolutiva.



NERVIANI Enrico

Per quanto riguarda il punto 2) del documento, abbondantemente discusso, i sottoscrittori dell'ordine del giorno ne propongono la cancellazione.



PRESIDENTE

Pertanto, il punto 2) che era stato precedentemente modificato viene cancellato; resta invece valido il punto aggiuntivo al termine del documento.
Non essendovi altre dichiarazioni di voto, procediamo alla votazione dei tre documenti.
Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno n. 618 presentato dalla Consigliera Sartoris, il cui testo recita: "La modifica del sistema di 'targatura' delle autovetture prevede la scomparsa di ogni riferimento geografico con l'eliminazione delle sigle delle varie Province.
Rispondendo ad un'interrogazione parlamentare (vedi 'La Stampa' giovedì 17 giugno 1993, pagina di Aosta), il Ministro dei Trasporti ha ipotizzato di apporre, nello spazio che nella nuova targa si è riservato per l'applicazione di un contrassegno indicante l'avvenuta revisione, un adesivo raffigurante il Leone, che potrebbe essere distribuito dalla Regione.
Ciò per quanto attiene la Valle d'Aosta, che ha l'emblema regionale sulle targhe, in base ad un decreto del 1947.
Quanto è possibile per la Vall'e può esserlo anche per il Piemonte.
Pertanto si impegna la Giunta regionale a studiare la possibilità di realizzare uno stemmino per le targhe automobilistiche delle Province piemontesi riproducente lo stemma regionale da apporsi in virtù di un decreto ministeriale da sollecitare con un preciso intervento della Giunta.
Il Consiglio regionale impegna la Giunta ad operare in tale direzione relazionando in merito entro 60 giorni dall'approvazione di questo ordine del giorno".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 17 voti favorevoli, 5 contrari e 10 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 714 presentato dai Consiglieri Rivalta e Nerviani, il cui testo definitivo così recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte facendosi interprete delle perplessità e dei malcontenti diffusamente manifestati dalla pubblica opinione per l'adozione nel nostro Paese delle nuove targhe automobilistiche (alfanumeriche), dalle quali è scomparso il riferimento territoriale al luogo di residenza del proprietario del veicolo poiché, al di là delle ragioni burocratiche, giuridiche ed amministrative che, all'inizio del secolo, fin dalla prima entrata in circolazione delle automobili, ne avevano motivato la presenza nella targa tale riferimento territoriale con l'indicazione della sigla del Comune capoluogo delle Province in cui è amministrativamente suddivisa la struttura istituzionale italiana ha assunto il significato emblematico di appartenenza ad una comunità sociale, economica e culturale, e costituito un messaggio di identificazione e di riconoscimento delle diverse realtà presenti nel nostro Paese, nonché un indicatore degli interscambi tra esse esistenti, un richiamo di immagine e una sollecitazione di interessi conoscitivi reciproci considerato come tale messaggio di indentificazione e di riconoscimento delle realtà di riferimento trasmesso attraverso la circolazione veicolare abbia avuto ed ha un riscontro positivo nelle realtà culturali, sociali ed economiche in cui sono organizzate territorialmente le aggregazioni comunitarie di vita e di attività considerato, inoltre, che l'individuazione dell'area di provenienza è variamente utile sul piano tecnico e amministrativo, come ad esempio per rilevare i flussi di traffico (infra e interregionali) e ottenere le informazioni necessarie per la programmazione, l'organizzazione e l'adeguamento della rete viaria e dei servizi connessi ritenuto che sia pertanto opportuno mantenere e anche innovare criteri e contenuti di identificazione territoriale, storico-culturale, sociale ed economica, in particolare introducendo il riferimento alla Regione di appartenenza, tenendo con ciò conto dell'istituzione delle Regioni avvenuta nel 1970 e nella prospettiva che la Repubblica italiana si trasformi in Repubblica federativa delle Regioni constatato che, anche sulla spinta del pronunciamento popolare che rivendica il mantenimento sul veicolo del riferimento territoriale di appartenenza, si è in presenza della possibilità che nei singoli territori si sviluppino iniziative di istituzioni pubbliche locali o di privati, con il rischio che si addivenga ad una configurazione di soluzioni, diverse per criteri emblematici, per materiali usati e per dislocazione sui veicoli, da cui potrebbe derivare un accrescimento della confusione derivante dalla molteplicità dei tipi di targhe già ora presenti sui veicoli italiani (ai tre tipi di targhe ufficiali in vigore - due targhe, nera e bianca, con indicazione della Provincia; la terza alfanumerica - si potrebbero aggiungere le configurazioni varie costituite dalla terza e ultima targa adottata, accompagnata da una variegata e folcloristica tipologia di emblemi indicanti la Provincia e la Regione di appartenenza) impegna la Giunta regionale a prendere tutte le necessarie iniziative verso il Governo e i Ministeri competenti perché venga riveduta la targa (alfanumerica) di recente entrata in vigore, in modo da: integrare ad essa, in una configurazione omogenea e ufficiale per tutto il nostro Paese, i riferimenti territoriali dare rilievo primario, nell'ambito dei riferimenti territoriali all'indicazione relativa alla Regione di appartenenza, in relazione alla quale collocare le specificazioni subregionali impegna inoltre il Presidente della Giunta regionale a sostenere quanto indicato al punto 1) nella Conferenza dei Presidenti delle Giunte regionali per un'azione comune da parte di tutte le Regioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli, 4 contrari e 3 astensioni.
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 716, presentato dalla Consigliera Sartoris, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte venuto a conoscenza delle ipotesi di modifica delle targhe automobilistiche che dovrebbero contenere il nome per esteso delle città capoluogo di Provincia richiamati i principi fondamentali della Carta Costituzionale sull'autonomia locale e sui diritti delle lingue minoritarie chiede che tali nomi di città, nelle Regioni come il Piemonte in cui la parlata locale è una vera e propria lingua regionale, vengano indicati bilingui, sia nel dialetto burocratico dello Stato, sia nella lingua 'nassional' impegna il signor Presidente della Giunta a richiedere inoltre l'apposizione dello stemmino con l'emblema regionale nelle targhe, come già avviene per la Regione Autonoma Valle d'Aosta".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 3 voti favorevoli, 8 contrari e 18 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 725 sulla situazione del Continente africano con particolare riferimento al Rwanda


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 725, presentato dai Consiglieri Adduci, Dameri, Monticelli, Nerviani, Spagnuolo, Marengo, Rossa, Giuliano Bosio, Cerchio, Pozzo, Chiezzi, Foco, Buzio, Miglio, Lannes, Bortolin, Riba e Rivalta sulla situazione del Continente africano, di cui al punto 26) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Adduci; ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

"L'inferno dei viventi - scriveva Italo Calvino in 'Le Città invisibili' - non è qualcosa che sarà, se ce n'è uno: è quello che c'è già", ed è in Africa. A proposito dell'ordine del giorno respinto - io dico vergognosamente - da questo Consiglio regionale sull'embargo a Cuba, si è detto: "Qui il mondo è stato spartito in due emisferi"; in Africa il mondo è stato spartito in un solo emisfero, quello occidentale.
I riflettori delle televisioni si sono spenti, eppure il Rwanda continua a morire. E' una denuncia fatta proprio alcuni giorni fa esattamente il 12 ottobre 1994, da Monsignor Pasini, il quale con quella forza e quel vigore che gli sono propri ha denunciato la drammatica situazione che sta vivendo il Rwanda.
Ma quello del Rwanda è soltanto una parte del dramma che da tempo ha colpito il continente africano. La vita di quel continente è caratterizzata da una serie impressionante di conflitti. Se guardiamo la cartina geografica, vediamo che i due terzi del continente africano sono interessati da conflitti interni, internazionali, interetnici, da stati di repressione, da situazioni politiche pre o post conflittuali. E questo si spiega anche. Si spiega perché gli interessi del mondo occidentale si sono concentrati o sembrano essersi particolarmente concentrati proprio su quel continente. Tali interessi, che poi riguardano il futuro del mondo riguardano il distacco sempre più grave e sempre più preoccupante tra il nord ed il sud del mondo e mettono in forse la sopravvivenza di intere popolazioni in un continente che ormai è allo stremo.
La responsabilità dell'occidente rispetto al continente africano è pesante, ma lo è particolarmente quella di alcuni Paesi, in particolare la Francia, il Belgio, gli Stati Uniti e purtroppo dobbiamo aggiungere anche l'Italia. Se mi fosse possibile, emenderei questo ordine del giorno aggiungendo tra i Paesi mercanti d'armi anche l'Italia, come ha denunciato il fondatore di "Emergency", un chirurgo milanese che opera in un ospedale del Rwanda, a proposito del commercio italiano. Si riferisce ai feriti "nuovi", a quelli causati non più dalla guerra, ma dalle mine anti-uomo: "Kigali è assediata dalla mine, spesso di fabbricazione italiana", e questo purtroppo non può farci piacere.
La responsabilità di questi interessi neocoloniali è dunque evidente come è anche evidente la totale dipendenza di quel Paese dall'occidente stesso. E' chiaro che il commercio di armi alimenta e continua ad alimentare in modo esponenziale il debito estero, con la conseguenza immediata e tragica di drenare tutte le risorse disponibili per liberare intere popolazioni dalla miseria e dalla fame. Questa è la responsabilità epocale dell'occidente nei confronti di quel continente.
Cosa possiamo fare noi e perché abbiamo presentato questo ordine del giorno? Sostanzialmente lo spirito con il quale in data 4 ottobre presentammo questo ordine del giorno è lo stesso - ci si consenta il paragone che ha animato le dichiarazione del Cardinale Pasini; è quello di rompere il silenzio agghiacciante ormai a riflettori spenti che è calato su quel continente, mentre le morti continuano, ancorché a luci spente.
Per questa ragione chiediamo due cose. Intanto chiediamo che il Governo italiano si faccia, una volta tanto, parte attiva e diligente nei confronti dell'ONU, affinché avvii una strategia politica che vada oltre i momenti di emergenza e, andando oltre i momenti di emergenza, sia in grado di configurare, di prefigurare e di attuare una nuova armonia in quel continente. Chiediamo inoltre che il Governo italiano, in particolare il Presidente del Consiglio, che pur dispone di numerosi strumenti di informazione, eserciti il Governo, inviti gli strumenti di formazione pubblica ad esercitare un ruolo di chiarificazione propositiva, che vada anche qui al di là della commozione immediata, che pur è un elemento importante quando accadono drammi di questo genere. Però bisogna andare oltre l'emozione, bisogna fare in modo che una consapevolezza generale sia presente nelle coscienze di tutti gli italiani.
Chiediamo infine, per quanto riguarda la nostra Regione, di rompere il velo del silenzio cui accennavamo prima; rompendo il velo del silenzio chiediamo che la Regione si impegni a diffondere, tramite i propri strumenti di informazione, tutte le notizie che il Centro Piemontese di Studi Africani e altre Organizzazioni intendono fornire, affinché noi e loro, insieme, si possa contribuire alla formazione di una vera e propria cultura della pace.
A noi pare che questi elementi siano molto importanti; sicuramente non determinano la risoluzione dei conflitti, però contribuiscono - come dicevo a formare una coscienza di pace.
Voglio concludere il mio intervento ringraziando il Consiglio regionale, se vorrà approvare questo ordine del giorno, nuovamente con le parole del Cardinale Pasini: "Vi ringrazio dell'apporto che potete dare perché questo dramma non muoia".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

E' strano come la sinistra, soprattutto italiana, dia sempre la colpa delle guerre nel Terzo Mondo all'unica parte del mondo, quella occidentale in cui esistono libertà e democrazia, mentre si sa benissimo che questi popoli, purtroppo, non hanno la minima nozione di ciò che sono libertà e democrazia.
Immaginiamo, per esempio, quella grandissima parte del Continente Nero che è fondamentalista islamica e che sta per prendere il sopravvento, ha una mentalità da Guerra Santa; pensiamo che in questi Paesi esiste ancora la schiavitù; pensiamo alla schiavitù femminile e alle usanze ultrabarbariche contro le quali quasi nessuno parla, perché deve essere l'occidente il colpevole, sempre l'occidente. La mentalità del popolo guerriero è ancora presente in certe tribù, non solo africane; un uomo per essere tale deve essere guerriero; se non è guerriero non è uomo, e va già bene se non lo accoppano.
Pensiamo ai tutsi e alla storia del Rwanda. Il Rwanda è uno Stato fatto male, dove, naturalmente per via della decolonizzazione, non si è potuto dare nemmeno un'educazione sui diritti umani, salvo qualche attività sporadica di missionari. L'occidente era l'unica forza politica che avrebbe potuto farlo; in certa parte lo ha fatto: pensiamo all'Algeria, che era molto più libera sotto la Francia che non adesso, dove c'è una dittatura militare che impedisce ai fondamentalisti (che sono ancora peggio) di prendere il potere.
Queste sono cose che dovrebbero sapere tutti, ma si capisce che se si leggono solo e sempre le stesse cose, gli stessi libri, gli stessi giornali, si finisce per non saperle.
In Rwanda c'era una parte della popolazione contadina, da secoli oppressa dalla popolazione guerriera, i tutsi: la guerra era inevitabile.
Le armi. Prima di tutto, chi ha fatto di queste ex colonie tante dittature è stata l'Unione Sovietica, e poiché le tribù avverse si ribellavano, sono cominciate le guerre che continuano tuttora.



(Interruzioni dai banchi della sinistra)



BODRERO Antonio

Ma questo è storico! Nei libri che leggete voi non troverete mai queste cose, ed è per questo che siete crollati nel 1989: perché siete disinformati! L'unica cosa che sapete fare è interrompere, ma ragioni argomenti non ne avete. E queste interruzioni dimostrano la vostra civiltà democratica.
Dicevo, è chiaro che, ad un certo momento, in Rwanda, dove c'erano dei poveri contadini oppressi dai tutsi, la guerra doveva scoppiare.
Mi ricordo quando in Italia si faceva il tifo per i watussi; erano guerrieri e se ne ammirava la bellezza: "Che belli alti". Poi la bellezza è svanita, però secondo i marxisti la colpa non è dei tutsi e neanche dell'Unione Sovietica, che ha disperso bombe atomiche in tutto il mondo (l'Iran compra bombe atomiche da ex generali sovietici). L'oriente islamico, nord-coreano, cinese è il colpevole, le dittature del Terzo Mondo ancora di più, esse giocano alla guerra moderna.
E' vero che ci sono anche delle società private che vendono armi, ma lo fanno contro la volontà degli Stati democratici, contro leggi precise mentre l'Unione Sovietica le forniva ufficialmente. Era lo Stato che forniva le armi, quindi il torto è sempre, non diciamo della sinistra perché la sinistra antimarxista può essere civile (in Europa del Nord ci sono delle sinistre civili), ma dell'estrema sinistra stalinista: questo è il vero torto, è questa la parte che ha il torto.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Questa volta parlo a nome del Gruppo, per illustrare la nostra adesione al documento a suo tempo presentato, rammaricandomi che una serie di circostanze, non imputabili a nessuno, ne rendano poco attuale in questo momento, almeno rispetto ad alcuni passaggi, l'approvazione; tuttavia, una serie di considerazioni e di punti sono ancora del tutto presenti e rendono utile ragionare ancora su questo tema.
Non mi dilungherò su aspetti di storia africana recente o meno, n' su tutta una serie di interpretazioni politiche dei fatti indicati nell'ordine del giorno. Quello che secondo me è importante sottolineare in questo momento è che non si possono passare sotto silenzio delle tragedie di popoli come quello del Rwanda. Sono stati portati nelle nostre case all'attenzione dell'opinione pubblica italiana ed internazionale veri e propri genocidi, senza che vi sia stata alcuna reazione con forza e con violenza, almeno verbale, in contrapposizione.
Mi pare dunque giusto il richiamo a che le Organizzazioni internazionali, in particolare l'ONU, siano più attente e più determinate nell'affrontare questi temi, non soltanto in termini di interventi episodici, laddove è scoppiato un fenomeno più grave. In effetti, passata la fase emotiva di fronte ai morti che vengono quotidianamente presentati e alla situazione che si è creata, si finisce per spegnere veramente ogni interesse e ogni intervento fino alla successiva occasione, magari più drammatica della precedente.
Sappiamo benissimo che la situazione di molti Paesi - possiamo dire di quasi tutti del continente africano è al limite della sopravvivenza, e francamente mi pare poca cosa limitare la questione ad una discussione di pochi minuti nell'ambito di un Consiglio regionale, perché il tema meriterebbe uno spazio più ampio e maggiore preparazione da parte nostra.
Anche volendo fare delle proposte, per i limiti della nostra funzione di Consiglieri regionali, queste non potrebbero andare più in là delle sollecitazioni a chi ha più titolo e più potere in questa materia. Credo però sia importante che il Consiglio richiami l'attenzione su questo argomento.
Per eventuali altre circostanze che dovessero verificarsi, la raccomandazione è quella di essere più tempestivi nel condannare i fatti nel momento in cui avvengono, perché francamente alcuni passaggi di questo documento, in questo momento, sono un po' datati. Ciò nonostante, la testimonianza di solidarietà e la condanna di questi episodi è sicuramente ancora un fatto che ha la sua giusta dimensione istituzionale e politica.
Ovviamente, il voto è favorevole.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rossa.



ROSSA Angelo, Assessore regionale

Signori Presidenti del Consiglio e della Giunta e colleghi, non ho ancora incominciato a parlare che già mi si invita ad essere breve (tra l'altro è da un po' di tempo che non parlo più).
Comincio così, con una battuta, anche se siamo di fronte ad una grande tragedia. Sono pienamente d'accordo con il contenuto dell'ordine del giorno, che ho sottoscritto insieme ad altri colleghi e che mi auguro possa raccogliere l'unanimità del consenso. Tale documento vuol essere un forte richiamo ad un grande impegno, che deve essere sviluppato a livello nazionale e nelle sedi internazionali.
Siamo presenti nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU: sarebbe opportuno che il Governo italiano desse mandato al nostro rappresentante per esercitare un'azione più pressante e più forte, ma anche di coordinamento nei confronti di una grande tragedia che, in questo caso, è di fronte a noi per la tragicità della situazione che ogni giorno, anche se i mezzi televisivi non ne parlano più con impegno ed insistenza, continua, così come altre grandi tragedie.
Purtroppo, stiamo attraversando un momento in cui il mondo, alle soglie del Duemila, deve ricostruire un nuovo modo di essere; in questo senso credo sia molto importante il ruolo che dovrà svolgere non solo l'ONU, ma anche l'Europa, la Comunità Economica Europea e lo stesso Governo italiano nella lotta ai commerci illeciti di armi indirizzate a quelle popolazioni che, purtroppo, non sono riuscite a trovare un minimo di intesa tra loro.
Da questo punto di vista, le responsabilità del mondo civile nel suo insieme sono grandi e pesanti; dobbiamo cominciare a guardare più in là delle cose quotidiane; saremmo un grande Paese, se fossimo davvero in grado di promuovere iniziative di grande risposta a livello internazionale, ll tempo speso a parlare di problemi che vanno più in là della nostra Regione non è mai perso.
Cosa ha fatto la Giunta regionale? Uno stanziamento di 200 milioni non è molto rispetto alla vastità della tragedia, ma l'abbiamo fatto non appena è stato possibile, in seguito alla variazione di bilancio: abbiamo stanziato 50 milioni per la ex Jugoslavia, 150 milioni per il Rwanda e 100 milioni sono stati destinati all'UNICEF. Inoltre, abbiamo instaurato dei rapporti con i Padri Comboniani che lavorano ai confini tra lo Zaire e il Rwanda e fra i quali abbiamo delle amicizie; essi svolgono un proprio ruolo in una situazione di enorme difficoltà, dove manca persino la possibilità di comunicazione.
Questo l'impegno della Giunta regionale, cogliendo le istanze emerse e portate nel Comitato di solidarietà, che si riunirà ancora venerdì prossimo. Non è molto, me ne rendo conto, ma è un segnale, un gesto di solidarietà, un qualcosa che, come Regione, ci deve indurre ad esercitare una pressione politica a livello nazionale e ad impegnarci per contribuire al superamento di questi tragici momenti che stanno vivendo alcune zone del mondo.
Auspichiamo - sebbene ciò avverrà in tempi purtroppo molto lenti un equilibrio nuovo, vero, fondato sulla pace e sulla coesistenza delle popolazioni, delle etnie, nel rispetto delle nazionalità di un mondo che voglia essere unito.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno n. 725, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la vita dell'intero continente africano è caratterizzata da una serie impressionante di conflitti internazionali, interni ed interetnici, da stati di repressione e da instabili situazioni post o pre conflittuali evidenziato che l'intreccio di interessi politici, spesso giustificati con ragioni etniche e religiose, mette in forse la sopravvivenza di intere popolazioni in un continente ormai allo stremo ricordato che all'esplosione demografica si aggiunge una condizione di stagnazione economica, tanto che la possibilità di dar vita ad un equilibrio in grado di porre fine alle stragi cui, ormai quotidianamente assistiamo assuefatti e rassegnati, appare sempre più lontana richiamata la pesante responsabilità di alcuni Paesi occidentali, in particolare Francia, Belgio e Stati Uniti, in difesa di interessi neocoloniali che accentuano ancora di più la pressoché totale dipendenza di quel continente dall'Occidente stesso considerato che il traffico di armi, in modo particolare dal Sudafrica dalla Francia e dall'Egitto, alimentando fortemente il debito estero, drena tutte le risorse disponibili per liberare intere popolazioni dalla miseria e dalla fame rilevato che in molti Paesi, tra i quali la Somalia, il Sudan, la Nigeria, il Niger, l'Algeria, lo Zaire sono in corso conflitti interni caratterizzati da gravissimi fenomeni di repressione consapevole del fatto che i problemi del Rwanda, dove ancora permangono forti pericoli di una guerra civile, come i problemi di tutti i Paesi africani, sintomi di un malessere ben più profondo, testimoniano la crisi di un rapporto tra il Nord e il Sud del mondo che non può non vederci parte in causa invita il Governo italiano ad operare affinché: a) gli strumenti di informazione pubblica esercitino un ruolo di chiarificazione propositiva che, oltre a suscitare una pur inevitabile commozione, evidenzi le radici reali del conflitto onde consentire una generalizzata consapevolezza delle stesse b) l'ONU avvii una strategia politica che, al di là dei momenti di emergenza, sia in grado di prefigurare e di attuare, evitando il ripetersi dei drammi di quelle povere popolazioni, una nuova armonia nei rapporti nazionali ed internazionali.
Invita la Giunta regionale ad accogliere rapidamente le richieste del Comitato di solidarietà concernenti l'erogazione di un contributo all'UNICEF nell'ambito dell'attuazione del progetto 'Piano d'azione per l'emergenza in Rwanda' che prevede, tra l'altro, la ricostruzione di condotte idriche e fognarie. Si impegna a diffondere, tramite i propri strumenti di informazione, tutte le notizie che il Centro piemontese di Studi africani ed altre organizzazioni intendono fornire alla formazione di una cultura di solidarietà e di pace".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 726 sulla prospettata cessione allo CSELT del Centro Ricerche RAI di Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 726, presentato dai Consiglieri Vaglio, Chiezzi, Nerviani, Mollo, Marchini, Gallarini, Giuliano, Dameri Picchioni, Spagnuolo, Monticelli e Rivalta, di cui al punto 27) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte in relazione alle notizie di stampa secondo le quali, a detta delle Organizzazioni sindacali e dell'Associazione Stampa Subalpina, nel nuovo piano di ristrutturazione RAI sarebbe prevista la cessione del Centro Ricerche di Corso Giambone a Torino allo CSELT, e che a tale proposito sarebbero già stati raggiunti accordi rilevato che tali notizie non sono state smentite dalla Direzione RAI e nonostante ciò non è previsto, fino ad ora, il rispetto della prassi che prevede la consultazione delle Organizzazioni dei lavoratori RAI preoccupato del fatto che tale informazione diviene di pubblico dominio prima che sia avvenuta, in seno alla Commissione di vigilanza RAI, la discussione e l'approvazione dei nuovi piani industriale ed editoriale ritenendo che, qualora la notizia venisse confermata, il provvedimento rappresenterebbe un notevole indebolimento dell'azienda RAI con particolare riferimento agli insediamenti torinesi impegna la Giunta regionale - a prendere tutte le necessarie iniziative verso il Parlamento e la Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI affinché ogni decisione ed ogni procedura vengano congelate fino ad un più preciso chiarimento ad ottenere dalla Direzione RAI tutte le informazioni utili a definire le intenzioni dell'azienda suddetta per quanto riguarda la sua complessiva presenza nella nostra Regione ad attivarsi affinché tale presenza in Piemonte non venga ridotta".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,15)



< torna indietro