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Dettaglio seduta n.301 del 20/09/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI


Argomento: Commercio - Trasporti su gomma

Interpellanza n. 1525 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente il progetto di collegamento viario tra Corso Trieste e il piazzale del Centro intermodale merci di Novara


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1525 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Con l'interpellanza in oggetto i Consiglieri regionali Pino Chiezzi e Piergiorgio Maggiorotti, con riferimento al collegamento viario tra il locale Corso Trieste ed il piazzale del Centro intermodale merci di Novara intendono sapere se siano previsti finanziamenti regionali per le opere viarie citate. Inoltre, mettendo in dubbio l'utilità dell'opera, lamentano la sottrazione di ampie zone alle coltivazioni agricole e chiedono di informare dettagliatamente il Consiglio regionale.
In proposito sono stati interpellati il Settore Viabilità, Trasporti ed Infrastrutture ed il Settore Approvazione Strumenti Urbanistici Area territoriale di Novara, Biella e Vercelli che riferiscono quanto segue.
La Società CIM S.p.A., con nota del 17/11/1992, ha trasmesso all'Assessorato ai trasporti un progetto generale di massima relativo ai programmi di attuazione per il 1993/1994 della struttura interportuale di Novara, nonché il progetto esecutivo inerente la realizzazione dell'asse di collegamento del già realizzato piazzale dell'interporto con Corso Trieste.
E' previsto che l'interporto sia organizzato in due unità con specifiche e differenti funzioni. La parte a nord è destinata prevalentemente ad attività relative allo scambio delle merci tra la modalità stradale e quella ferroviaria, mentre nella parte a sud, verso il Corso Trieste, è previsto l'insediamento di attività di carattere terziario ed integrative a quelle dell'interporto. Per tali due aree sono previsti accessi differenziati ed in particolare per la parte intermodale è previsto l'accesso attraverso il programmato casello-svincolo dell'autostrada Torino Milano mentre la parte sud è collegata con il Corso Trieste. Detto collegamento con il Corso Trieste risulta essere stato progettato, in accordo con il Comune di Novara. La necessità di tale collegamento deriva dalla modificazione della localizzazione del casello autostradale, che viene spostato dal Corso della Vittoria alla connessione con la tangenziale e dall'individuazione da parte del Comune di Novara di un diverso e nuovo assetto viario all'interno dell'ambito urbano interessato.
In merito a questo nuovo accesso dell'interporto, si sottolinea che la realizzazione dell'ingresso a nord (casello-svincolo) non risulta avere tempi certi, mentre il collegamento con Corso Trieste è in grado di consentire una prima operatività del piazzale già esistente.
L'asse di collegamento in esame inoltre, a regime, verrà utilizzato quasi interamente come viabilità interna al CIM come previsto nel progetto ai sensi della legge n. 11/80.
La Giunta regionale con deliberazione n. 103-29301 del 29/10/1993 ha approvato il piano di investimenti relativi ad un secondo lotto di opere per un importo complessivo presunto di circa 15 miliardi da attuarsi in due fasi la cui attuazione era prevista nel biennio 1993/1994.
Tali investimenti vengono a completare ed integrare le opere già realizzate con il finanziamento FIO 1989, ottenendo così un primo insediamento per tutte le principali attività da localizzare (intermodalità, dogana, stoccaggio merci, custodia dei mezzi), oltre ad un nucleo di servizi alla persona ed alla necessaria accessibilità stradale.
In particolare per la prima fase, con una spesa complessiva di L.
10.069.100.000, sono previste le seguenti opere: la sistemazione spondale del torrente Terdoppio la viabilità di raccordo tra il piazzale esistente e Corso Trieste il collegamento ferroviario con lo scalo FS un primo nucleo del terminale intermodale, con un fascio di binari di circa 300 metri, dotato di un vicino piazzale di movimentazione un'area per la sosta degli automezzi, integrata da un piccolo nucleo di servizi per l'igiene personale ed il ristoro un'area destinata allo sdoganamento in linea con le merci.
Per tali opere la Giunta regionale ha deliberato un contributo, secondo quanto previsto dalla L.R. n. 11/80, di 4 miliardi di lire, mentre la restante quota è di autofinanziamento da parte della CIM S.p.A.
Detto contributo dovrà essere restituito in quindici rate annuali con cinque anni di preammortamento o tramutato in quote di partecipazione societaria.
La seconda fase attuativa prevede la realizzazione delle seguenti opere: un secondo fascio di binari di interscambio un ampliamento delle aree a piazzale la rimozione del metanodotto SNAM.
Per completezza di informazione è da precisare che le opere della prima fase risultano già essere state appaltate nel mese di luglio 1994.
Sul piano urbanistico la questione di che trattasi è stata oggetto di una variante al PRG assunta ai sensi della legge n. 1/78 dal Comune di Novara con D.C, n. 7 del 3/2/1992.
Esperite le procedure di pubblicazione la pratica è pervenuta in data 7/1/1993 all'Assessorato regionale all'urbanistica per l'esame e la successiva approvazione.
Il Servizio Istruttoria dell'Assessorato, acquisito il parere favorevole datato 3/5/1993 del Settore Trasporti, con relazione in data 11/5/1993 riteneva di non formulare alcuna osservazione sulla pratica.
Il Settore Approvazione Strumenti Urbanistici esprimeva in data 21/5/1993 il proprio parere favorevole successivamente confermato in data 7/6/1993 dalla Commissione tecnico-urbanistica. La pratica veniva infine definitivamente approvata con DGR n. 90-26617 del 19/7/1993.
Per quanto concerne le problematiche sollevate nell'interpellanza il Settore Approvazione Strumenti Urbanistici e la CTU avevano evidenziato quanto già illustrato precedentemente, vale a dire che si tratta di realizzare una connessione del CIM con la viabilità territoriale extra urbana; che l'interporto sarà organizzato in due unità con specifiche e differenti funzioni; che per la zona nord (dove saranno localizzate attività prevalentemente attinenti allo scambio delle merci tra le diverse modalità di trasporto) il collegamento dovrebbe essere garantito dal nuovo casello-svincolo dell'autostrada Torino-Milano alla connessione con la tangenziale; che il collegamento con Corso Trieste, progettato in accordo con il Comune di Novara, diventa indispensabile per consentire una prima operatività del piazzale già esistente e comunque, come si evince dalla nota dell'Assessore ai trasporti del 3/5/1993, "la strada in progetto verrà, nella seconda fase attuativa, a costituire parte della distribuzione interna al CIM".
Per quanto attiene infine la paventata sottrazione di ampie zone alle coltivazioni agricole, si sottolinea come la Variante al PRG ex legge n.
1/78 adottata dal Comune di Novara riguardava unicamente le aree esterne al perimetro del CIM per un totale di mq 6.500 e che, come si evince anche dalle controdeduzioni espresse dal Consiglio comunale in risposta all'osservazione dei proprietari dell'Azienda agricola interessata dalla strada, la nuova previsione viaria toccava solo marginalmente ed in minima quantità le proprietà dell'azienda e non impediva né la prosecuzione dell'attività né l'eventuale costruzione di strutture agricole necessarie.
Per i motivi sopra esposti pertanto i Servizi dell'Assessorato all'urbanistica e la CTU non hanno ritenuto di sollevare problemi e si sono espressi favorevolmente sulla pratica stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. L'interpellanza è stata presentata esattamente due anni or sono, il 20/10/1992. E' incredibile che la Giunta regionale risponda solo oggi. E' anche incredibile che risponda senza tener conto degli interrogativi che l'interpellanza poneva, senza attualizzare la risposta, ma leggendo a mo' di aiuto notarile una relazione degli uffici.
Nell'interpellanza si evidenziava la preoccupazione per il fatto che un Consiglio di circoscrizione si era opposto alla costruzione di una strada di collegamento tra il centro intermodale e la viabilità esterna. Che fine abbia fatto questo contenzioso l'Assessore non l'ha detto: è stato risolto? Il Consiglio di circoscrizione di Pernate ha accolto le cose qui dette dall'Assessore o no? Il tema è politico.
Quando i Consiglieri regionali interrogano su fatti di questo genere lo fanno perché dietro ci sono dei problemi di carattere politico, di discrezionalità delle scelte. Uno dei problemi lo poneva un organismo istituzionale che non era soddisfatto e riteneva superflua questa strada.
Oggi, dopo due anni, l'Assessore dice che per la Regione va tutto bene.
Questo è del tutto insufficiente rispetto alla risposta all'interpellanza.
Per la Regione va tutto bene, ma il Consiglio di circoscrizione è stato informato? Ha cambiato opinione? Può anche darsi che abbia cambiato opinione, convinto delle ragioni addotte. Ma venire a dire, Assessore Cavallera, che il Comune di Novara, in base alla legge n. 1, ha fatto la variante al Piano regolatore..., questo lo diceva già l'interpellanza! E' proprio per quel motivo che erano nate le opposizioni nella circoscrizione e le preoccupazioni relative alle aree agricole, che, adesso l'Assessore spiega, erano aree destinate ad un'azienda agricola.
L'Assessore dice che le aree erano poche, ma questo lo dice l'Assessore. Questo contenzioso, che forse era alla base dell'opposizione della circoscrizione, come è stato valutato? Che effetti ha avuto? Rilevo un'assoluta carenza di contenuto politico nella risposta ad interpellanze carenza che poi arriva due anni dopo. Posso ancora capire che un Assessore che risponde dopo 15 giorni ad un'interpellanza di questo genere venga in Consiglio a dire che deve informarsi, ma dopo due anni questa vicenda deve essere stata conclusa in qualche modo, con o senza soddisfazione delle parti e di questo, a mio avviso, l'Assessore dovrebbe rendere conto.
Ammesso che parliamo tra soggetti preoccupati delle conseguenze sul territorio di certe decisioni. Se invece l'Assessore si presenta due anni dopo, stancamente, con un pezzo di carta in cui riporta l'iter della pratica, allora a cosa serve il nostro confronto! Forse è proprio questo che si vuole, non fare nessun confronto, vivere tranquilli e al massimo spedire qualche risposta scritta, redatta dagli uffici e semplicemente firmata da un Assessore che nemmeno la legge.



PRESIDENTE

Dovrebbe finire così, se il Consigliere consente una brevissima replica...



CHIEZZI Giuseppe

Sono favorevole a che la Giunta abbia sempre la parola.



PRESIDENTE

Benissimo. Con il conforto di questa disponibilità la parola torna all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Intervengo per dire che respingo con energia le ultime considerazioni del collega Chiezzi, perché la risposta, al di là del tono della voce, non è stata certamente resa nota in modo stanco. Io ho l'abitudine di sindacare l'operato e le risposte fornite dai funzionari dei Settori.
La risposta è completa ed esauriente. Quando si parla di una variante del Piano regolatore generale, si parla di un procedimento che è il più ampio dal punto di vista della garanzia, della partecipazione dei cittadini, con pubblicazioni, coinvolgimenti delle circoscrizioni secondo i vari Statuti che i Comuni si sono dati. A maggior ragione le circoscrizioni esistono nei Comuni capoluogo di provincia.
Quindi si è puntualizzata, passo passo, tutta la situazione proprio per rendere edotti i Consiglieri interpellanti su ogni aspetto della questione.
La risposta non è la lettura di un qualcosa preparato due anni fa, ma è un qualcosa pervenuto alla Presidenza del Consiglio in data 13 settembre proprio su sollecitazione del sottoscritto; avendo letto un'interpellanza di questo tenore ho ritenuto di sollecitare gli uffici a farmi pervenire al più presto la risposta.
Possiamo anche modificare le modalità dei rapporti tra Consiglieri e Giunta; qualcuno ha parlato di question-time o di risposte da rendere in tempi più rapidi e con modalità diverse. Ritengo però che in questo caso si sia data risposta a tutti gli interrogativi posti e, naturalmente, senza assumere un atteggiamento di fastidio, ma un ruolo incisivo di valutazione da parte dell'Assessorato, dell'Assessore che parla come Presidente della CTU e come Assessore all'urbanistica che ha vissuto questa vicenda e che ha tenuto conto di tutte le osservazioni pervenute alla Regione in modo proprio ed improprio parallelamente a tutti i Piani regolatori e alle varianti esaminate.
Quindi è un argomento di cui adesso ho raccolto le valutazioni di tipo trasportistico, ma che conoscevo perfettamente dall'inizio e che ho seguito con la massima diligenza, se mi è consentito, anche al di là delle interpellanze del collega Chiezzi.


Argomento: Protezione civile

Interpellanza n. 2242 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti ed interrogazione n. 2299 della Consigliera Pozzo inerenti l'incidente al pozzo 24 AGIP di Trecate


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 2242 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti e all'interrogazione n. 2299 presentata dalla Consigliera Pozzo.
Risponde l'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rispondo a queste due interrogazioni che coinvolgono oltre il settore dell'ambiente, anche quello dei parchi e dell'agricoltura. Approfitto di questa occasione anche per cercare di attualizzare la problematica che, come voi sapete, ha avuto ancora negli ultimi giorni ulteriori evoluzioni significative. Credo che dell'incidente al pozzo di Trecate si conoscano i dati essenziali, ma ritengo che alcune questioni di fondo debbano essere nuovamente ricordate.
Prima questione: l'incidente che ha provocato la fuoriuscita di idrocarburi e acqua per 35 ore riguardava un pozzo non in attività, ma un pozzo che si stava scavando e si era ormai alla profondità di 5.700 metri.
Incidenti di questo tipo (riguardanti pozzi non in attività, ma avvenuti nella fase di costruzione del pozzo) erano considerati dall'AGIP, e in generale dai soggetti che svolgono queste attività produttive, come incidenti fortemente improbabili, tant'è che l'AGIP non aveva una particolare procedura di intervento per eventuali incidenti in quella fase.
Purtroppo, però, come in altre occasioni, anche un incidente considerato altamente improbabile, è avvenuto.
La seconda riflessione da fare è che per tutti i soggetti coinvolti da questo incidente si è trattato di affrontare una situazione sicuramente nuova rispetto alla quale esistono dei vuoti legislativi consistenti. Anche se la questione è nota, ricordo che questo tipo di attività produttiva, che ha degli elementi di rischio, non è prevista all'interno delle procedure del DPR n. 175 e delle conseguenti attività di controllo da parte degli enti locali e delle Regioni.
Credo che in questo incidente si sia posta una situazione particolare: la capacità intanto di coordinamento della Regione e di competenza rispetto alle problematiche che riguardano i piani di monitoraggio e i piani di bonifica in particolare. Ho cercato di ricostruire le cose che erano avvenute nei tre mesi precedenti al mio impegno in Assessorato e la valutazione che ho dato è che si sono svolte molte attività e molte iniziative da parte dei diversi enti, ma che sostanzialmente un adeguato coordinamento, in particolare da parte della Regione, non c'è stato.
Quindi, lo sforzo in queste settimane è stato quello di ricostruire quelle forme di coordinamento che permettessero di rapportarci con l'AGIP in modo adeguato e in rappresentanza anche delle comunità locali. L'AGIP ha presentato numerosi documenti in questi mesi - in particolare per quanto riguarda il cosiddetto piano di bonifica -, procedura attraverso la quale si andrà a risolvere, nel giro di qualche tempo, probabilmente dai due ai tre anni, un impatto di inquinamento forte in una parte del territorio.
Il primo documento, dove vengono riportate le cosiddette "linee-guida" presentato lo scorso 8 aprile, è stato ritenuto eccessivamente generico da tutti gli enti che lo hanno in qualche modo valutato.
In un secondo documento, presentato il 29 aprile, solo parzialmente si recepivano le prescrizioni generali presentate dalla Regione.
In data 16 maggio è stato presentato un terzo documento, che doveva avere carattere di piano esecutivo di bonifica. Anche a questo documento la Regione ha opposto una serie di prescrizioni che hanno portato ad una svolta della situazione nelle ultime settimane.
L'ultimo documento, formalmente presentato dall'AGIP come documento definitivo di progetto esecutivo di bonifica, è pervenuto in Regione durante il periodo feriale e il 29 agosto. In accordo con il Presidente della Giunta abbiamo convocato quella che è stata definita la "conferenza dei servizi", nella quale i diversi soggetti coinvolti - in particolare la Provincia, le UU.SS.SS.LL., i Comuni, oltre ad altri soggetti che sono stati coinvolti in questi mesi, l'ENEA, l'IPLA, ecc. - hanno convenuto con noi che anche l'ultima versione di quello che è stato presentato come un progetto esecutivo di bonifica era generico e comunque, in quanto tale, non sufficientemente significativo per avviare le attività di bonifica vere e proprie.
Mi riferisco, come tutti sanno, alle attività di bonifica che coinvolgono l'area limitrofa al pozzo, perché nei giorni e nelle settimane successive all'incidente l'AGIP ha, in modo forse eccessivamente rapido promosso una serie di interventi che riguardavano in particolare l'abitato di Trecate. Ovviamente quando parliamo di piano di bonifica ci riferiamo all'area limitrofa al pozzo; si tratta di un'area dove, a diversi gradi di inquinamento, sono presenti idrocarburi nel terreno per circa 1.500 ettari.
Le questioni di fondo che in realtà in questi mesi hanno costantemente opposto i soggetti locali e l'AGIP sono riassumibili a non moltissime questioni.
La prima è una valutazione reale della qualità e della quantità dell'area inquinata.
La seconda questione sono le proposte tecniche e le procedure attraverso le quali l'AGIP riteneva di intervenire per risolvere le problematiche di inquinamento.
La terza questione è che esisteva una posizione fortemente differenziata con l'AGIP rispetto a che cosa si intende per bonifica e per fine dell'intervento di bonifica.
Quindi, la valutazione di che cosa si intende per liberazione delle aree a seguito di una bonifica.
C'era una quarta questione - in qualche modo correlata alle prime tre e cioè una costante difficoltà da parte degli enti locali, in particolare l'USSL e la Provincia di Novara, ad avere in tempo reale i risultati delle "campagne" (così sono state chiamate) di monitoraggio che l'AGIP in questi mesi ha svolto, facendo analizzare i carotaggi a Ginevra. Tali risultati soprattutto nei primi tempi, hanno evidenziato forti divaricazioni sulla qualità e l'interpretazione dei dati che l'AGIP, per conoscenza trasmetteva agli enti di controllo, i quali, in parte, per conto loro svolgevano delle attività di analisi. L'insiene di tali questioni non risolte ha portato ad una situazione tale per cui, a cinque-sei mesi di distanza dall'incidente - che, ricordo, è avvenuto il 28 febbraio la parte significativa degli interventi di bonifica non era ancora iniziata. Questo era il quadro a fine agosto.
A quel punto, dopo esserci ulteriormente confrontati con l'AGIP, e in accordo con il Presidente della Giunta, abbiamo emesso un'ordinanza con la quale si precisano all'AGIP le valutazioni che la Regione dava anche a nome dei diversi soggetti locali che, dal 29 agosto, si sono accodati in senso positivo alle valutazioni regionali. Si è quindi interrotta una pratica andata avanti per mesi, nella quale ogni soggetto aveva la sua sede e il suo metodo di confronto con l'AGIP; dal 29 agosto la Regione ha rappresentato l'insieme degli enti e ha posto all'AGIP delle prescrizioni attraverso un'ordinanza che dava alla stessa 10 giorni di tempo formalmente la risposta dell'AGIP ci sarà entro 2-3 giorni - per rispondere e di conseguenza avviare immediatamente le attività di bonifica sulla base dei contenuti dell'ordinanza.
Non so se devo entrare nel merito di questi contenuti, ma credo valga la pena accennare qualcosa, perché sono i termini sui quali procederà il confronto con l'AGIP nei prossimi due-tre anni, anche se ritengo che le attività di bonifica si risolveranno in tempi più brevi.
Dopo l'incontro del 29 agosto e l'ordinanza, l'AGIP ha cambiato radicalmente la propria posizione ed ha accettato nella sostanza i capisaldi di fondo sui quali si basavano le prescrizioni regionali. In particolare - entro nel merito di alcuni aspetti della questione, perch non li ritengo irrilevanti - ha accolto il principio che la bonifica è da considerarsi conclusa nel momento in cui nel terreno, e conseguentemente anche in falda, le quantità di idrocarburi rientrano nella norma di quelli che sono i valori in un normale terreno in quell'area del Novarese e comunque al di sotto - per capirsi - dei 50 ppm (o mg) per chilogrammo. Per mesi, invece, si è cercato di trovare altri parametri internazionali di riferimento che parlavano di centinaia e forse anche di migliaia in alcuni casi di ppm.
Ha accolto - cosa che fino al 29 agosto non era disponibile a fare il principio che una parte dell'area, la cosiddetta area 3, venisse in parte coinvolta da un'attività di asportazione di 10-15 cm di terreno e di costruire un impianto nella zona di trattamento (l'impianto si chiama Bio Pile), affinché, attraverso particolari trattamenti, la quantità di idrocarburi di questa parte di terreno asportato ritorni entro parametri di normalità. Ciò accogliendo una soluzione di attività di bonifica che non prevede - anche perché ci sarebbero state notevoli difficoltà e peraltro personalmente sarei stato contrario - lo smaltimento in discariche di una parte del terreno asportato.
L'AGIP ha anche accolto il principio che - fissati i parametri di fondo, cioè che cosa si intende per fine bonifica e liberazione dei terreni) durante le attività di questi mesi e il costante monitoraggio della situazione si possano prevedere ulteriori interventi, avendo come parametro di riferimento quello della qualità finale dei terreni. Inoltre ha "modificato" le procedure per cui, più prontamente oggi rispetto al passato, le attività di analisi svolte a Ginevra vengono rapidamente messe a disposizione dell'USSL novarese e quindi, attraverso la stessa USSL. per conoscenza anche dell'Assessorato all'ambiente della Regione e dei diversi soggetti che conseguentemente possono essere interessati.
Formalmente, la risposta alle prescrizioni regionali verrà fatta entro 2-3 giorni, ma in queste ultime tre settimane abbiamo avuto più di un incontro, nei quali l'AGIP, dichiarando di voler anche ricostruire o comunque qualificare la propria immagine anche sul piano tecnico, sembra disponibile ad accogliere i presupposti di fondo che accennavo.
Sono disponibile, se mi si concede il tempo, ad ulteriori approfondimenti, non dimenticando che esistono alcune questioni di fondo poste anche nelle interrogazioni, che sono terreno di discussione quotidiana; la prima riguarda la collocazione di queste attività, che sono di estrazione dei pozzi. Di fatto, la situazione legislativa è tale per cui queste attività non sono, in termini chiari, coinvolte da alcuna procedura definita di VIA. Nel senso che sono fuori dal DPR n. 175, sono fuori dal DM n. 377 che definiva le procedure di VIA per la costruzione di impianti e di attività produttive che hanno un impatto ambientale sul territorio, ed erano soltanto accennate all'interno delle leggi n. 9 e n. 10 del 1991.
In pratica queste attività erano indicate in termini di valutazione di impatto ambientale soltanto all'interno della legge sull'energia, ma non era mai stato emesso il regolamento, da parte del Governo e del Ministro in particolare, sul tipo di procedura di VIA.
Relativamente alle attività dell'AGIP, la Regione ha attuato due anni fa un'iniziativa di controllo esclusivamente per i pozzi all'interno del parco, attraverso una modifica della legge istitutiva del parco stesso.
Modifica che è stata la premessa per stipulare una convenzione con l'AGIP riguardante esclusivamente l'attività petrolifera interna al parco, nella quale la procedura di VIA - che peraltro non ha coinvolto, dalle mie ricostruzioni, l'Assessorato all'ambiente riguardava prevalentemente gli aspetti paesaggistici e non gli aspetti di sicurezza.
Soltanto in questi giorni, esattamente un settimana fa - l'8 settembre conseguentemente all'incidente di Trecate e - se mi consentite alla pressione posta dalla Regione Piemonte e da settori che si sono occupati della vicenda (attraverso il DPR n. 526 del 18/4/1994) si è provveduto a regolamentare questa particolare attività in termini di VIA, definendo la procedura accennata nella legge n. 9.
Non commento la situazione, poiché credo che ogni considerazione sarebbe ovvia.
Oggi si pone una questione essenziale: la costruzione di un coordinamento univoco ed unitario della Regione che permetta di seguire passo passo le attività di bonifica dell'AGIP che dureranno probabilmente almeno due anni. Durante tale fase o c'è un soggetto pubblico in grado di intervenire quotidianamente, dando per scontato che l'AGIP abbia accolto i nostri parametri di fondo o, nel caso in cui tale coordinamento mancasse ci si troverà progressivamente di fronte ad una perdita di conoscenza informativa sull'intervento di bonifica attuato dall'AGIP.
Termino qui il mio intervento per dare la parola agli altri due Assessori, coinvolti, per competenza, nella vicenda.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bresso.



BRESSO Mercedesd, Assessore regionale

Cercherò di essere brevissima, anche perché una serie di considerazioni è già stata svolta dall'Assessore Marino, anche relativamente all'incidente occorso nell'area a parco.
Rilevo innanzitutto che a questo proposito, per fortuna, l'incidente di Trecate del 28 febbraio ha interessato solo marginalmente l'area del Parco naturale della Valle del Ticino, in prossimità della località Torre Mandelli.
Subito dopo l'incidente, in data 2 marzo, dopo l'arresto dell'eruzione incontrollata, si è rilevato, da parte del personale del parco, un leggero strato di petrolio galleggiante sulle pozzanghere e sugli specchi d'acqua dell'area sopra richiamata ricadente nel parco. Strato che, almeno in modo visibile, dopo alcuni giorni non è stato più rilevato; è prevista peraltro, nell'ambito del Piano di monitoraggio, di cui si è parlato e che è stato definito successivamente in data 11 marzo, la verifica dei danni visibili, assai modesti per quanto riguarda l'area del parco, ma anche di quelli non visibili e quindi potenziali, da verificare attraverso il Piano di monitoraggio, che dovrà essere approvato dalla Regione e su cui abbiamo anche emanato delle ordinanze - come diceva l'Assessore Marino.
Verificate tali questioni, e tenuto conto della normativa vigente, si è scoperto che non erano previste tipologie di incidente del tipo di quello verificatosi; anche nello studio di impatto ambientale per l'area parco presentato nel 1992, non era prevista una tipologia di incidente del genere. Abbiamo quindi chiesto di sospendere cautelativamente ogni attività di perforazione interna al parco nonché di modificare lo stesso studio che non prevedeva questa tipologia d'incidente, ma solo di incidenti minori.
Abbiamo anche noi fatto riferimento alla legge n. 10, e il fatto che sia stato approvato finalmente il Regolamento previsto dalla stessa legge dovrebbe consentire di realizzare perlomeno la procedura VIA su tutta l'area estrattiva. Il problema reale, infatti, è che tale procedura, svolta solo sull'area del parco, non garantisce alcunché, perché l'incidente avvenuto all'esterno del parco, com'è stato verificato, può avere ricadute anche all'interno del parco. La valutazione di impatto ambientale dovrebbe essere quindi attuata per tutti i pozzi e non solo per quelli situati all'interno del parco, come previsto sulla base della vecchia valutazione.
Attualmente, le attività interne al parco sono sospese in attesa di queste ulteriori valutazioni.
Gli interroganti, inoltre, chiedevano se nel Parco della Valle del Ticino fossero stati stoccati materiali inquinanti; a noi e all'Ente parco non risulta alcun stoccaggio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Per quanto riguarda la situazione agricola bisogna premettere che l'operazione di recupero si presenta in termini largamente sperimentali poiché non esistono precedenti in zone di tipo analogo, che abbiano influenza su produzioni simili a quelle praticate nell'area.
Il terreno è stato ripartito in due aree territoriali di circa 1.000 ettari ciascuna; per la prima zona è stato vietato qualsiasi tipo di coltivazione - d'altronde non era possibile praticarne alcuna - allo scopo di consentire la nascita di vegetali, essenzialmente solanacee dal carattere infestante, che risulterebbero avere influenza significativa nel metabolizzare il materiale depositatosi nel terreno. Relativamente alla seconda zona, si è invece tentata la coltivazione di produzioni che non utilizzano quantità significative d'acqua. Inoltre, in ogni caso, non si è pensato all'irrigazione per non creare situazioni di percolamento che andrebbero ad infestare le zone basse del terreno.



PRESIDENTE

Chiederei al Consiglio di ricomporsi e di evitare i capannelli: malgrado l'Assessore Riba non abbia proprio un "vocino", non si sente nulla.



RIBA Lido, Assessore regionale

Dato che si tratta di interrogazioni - e non solo per questo per parte nostra abbiamo cercato di raccogliere ogni elemento utile al recupero, dal punto di vista produttivo, dei 2.000 ettari di terreno inquinato, nel corso di un periodo che non siamo in grado di predeterminare.
Il danno emergente è di 3 miliardi e mezzo per ogni annata perduta. Pu darsi che il recupero avvenga in due o tre anni o che richieda più tempo.
In ogni caso, il tempo perso sarà significativo per la fascia di tipo A che riguarda 1.000 ettari di terreno, i più adiacenti al pozzo, sui quali esiste un inquinamento significativo per una profondità di 20 centimetri, e sul quale è stata vietata qualsiasi coltivazione e qualsiasi intervento irriguo per evitare che la densità del materiale inquinante sia spinta verso gli strati più profondi del terreno.
Dal punto di vista agricolo, la cosa potrebbe anche rappresentare una scorciatoia per il recupero, ma dal punto di vista ambientale rappresenterebbe un'evoluzione verso l'inquinamento degli strati più profondi del terreno, quindi un danno anche maggiore.
Sulla prima fascia si lasciano crescere le erbe spontanee, perch questi materiali hanno, da un punto di vista agronomico, un effetto di metabolizzazione del terreno, alterandolo gradualmente verso il recupero delle funzioni produttive; però non siamo in grado di sapere se questo accadrà in due o in tre anni.
Nella seconda fascia, che comprende altri 1.000 ettari che sono un po' più distanti rispetto a quelli dell'inquinamento più significativo, si sono tentate, in via sperimentale, delle produzioni che non utilizzassero comunque quantità né significative né interessanti di acque. E' stato pertanto escluso il riso, che peraltro è il cereale prodotto in quella zona, perché richiede una sommersione. L'inquinamento in profondità sarebbe stato quasi automatico, quindi è stato escluso anche il mais, che richiede quantità significative di acqua.
Si è invece provata la coltivazione della soia, che è una graminacea la quale pare riesca a svolgere una funzione interessante nel terreno senza riportare l'inquinamento nel frutto. Naturalmente non possiamo stabilire adesso se il prodotto di quella soia potrà essere o meno utilizzato dipenderà dalle analisi e dai residui che si troveranno.
Relativamente all'inquinamento nella zona della Valle Bormida, sono stati trovati residui di fenoli addirittura nel vino. I fenoli attraverso la zona delle vigne arrivavano per via aerea, e quindi avevano una possibilità di inquinamento minore di quella di Trecate. Però la funzione della soia è essenzialmente disinquinante in questo momento.
In serra si sta sperimentando l'allevamento di piante da frutto alimentari (riso e mais) con l'utilizzazione del terreno prelevato da questa zona inquinata. I risultati sono del tutto parziali; al momento non sembrerebbe che ci sia un trasferimento dei materiali inquinanti nel frutto, ma lo riferisco soltanto per completezza di notizie rispetto a quello che si sta facendo.
Il danno, considerata la produzione, si aggira sui 3 miliardi e mezzo per ogni anno perduto; il recupero della fascia B, quella a minore inquinamento, viene tentato attualmente anche come operazione di fresatura leggera e non di aratura pesante, allo scopo di areare il terreno.
L'altra operazione potrebbe essere quella di portare via tutto il terreno per una profondità di 10-15 cm, ma dal punto di vista produttivo il recupero sarebbe significativamente lungo, perché ci troveremmo di fronte ad un territorio che, dal punto di vista produttivo, deve essere completamente riattivato, trattandosi di strati profondi che non hanno mai avuto i livelli di ossigenazione e di reazione con l'esterno, fondamentali ai fini della produzione.
Per quanto riguarda i canali, lo sversamento è avvenuto in un periodo di asciutta; tuttavia hanno riportato forti presenze di materiale fuoriuscito dal pozzo un canale della portata di 2.000 litri al secondo ed un canale della portata di 200 litri al secondo. Per dare una dimensione a coloro che non utilizzano normalmente questa unità di misura, preciso che un solco d'acqua fa 20 litri al secondo; quindi, 2.000 litri sono una portata significativa, perché sono 100 solchi.
L'inquinamento in quelle sedi ha una minore influenza per quanto riguarda il trasferimento nell'acqua, perché si metabolizza e si differisce, però è il punto che può essere più pericoloso per gli inquinamenti delle fasce profonde, perché l'acqua non si può deviare e la sua presenza in quei canali può determinare un appesantimento del percolato negli strati inferiori.
Questo è quanto gli uffici decentrati dell'Assessorato all'agricoltura assieme alle organizzazioni professionali, agli Uffici d'Igiene e ai laboratori stanno facendo, seguendo la situazione e sperimentando direttamente, in parte in serra, con coltivazioni artificiali, e in parte con osservazione diretta sui terreni.
Constateremo i risultati della procedura di assorbimento naturale e di metabolizzazione dei fattori inquinanti, fino al raggiungimento di limiti che possono essere tollerati, ma si tratta sempre di limiti in relazione al tipo di produzione. Se fossero limiti in relazione alla produzione di piante legnose, il danno, dal punto di vista economico, sarebbe di altra natura. Si tratta di piante che vanno a radicarsi in profondità, quindi non riporterebbero un danno diretto. Tutte le graminacee, le solanacee, le piante e i vegetali da frutto sono sottoposti ad un percorso che non si pu prestabilire quanto sarà lungo nel tempo. Se saranno quattro o cinque anni la cifra si aggirerà sui 10-15 miliardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Grazie anche ai tre Assessori che hanno relazionato per i settori di propria competenza.
La prima osservazione la svolgo sull'interpellanza che scrissi il giorno successivo all'incidente. Il senso dell'interpellanza, che alcuni attuali Assessori avevano sottoscritto quando erano semplici Consiglieri aveva semplicemente l'obiettivo, di fronte ad un disastro di queste dimensioni, di sollecitare la Giunta ad interessarsi della questione.
In sintesi politica, questo è il senso dell'interpellanza fatta in tempo reale, sulla base di notizie giornalistiche, e quindi in essa era presente un'elencazione di problemi aperti da questa vicenda, sulla quale si intendeva sollecitare la Giunta a prestare la massima attenzione tempestività ed intervento. Questo è lo scopo primo di un'interpellanza di questo genere fatta in quei tempi.
Per questa ragione non ripropongo tutti gli elementi dell'interpellanza mettendoli in relazione con le risposte dei tre Assessori, magari segnalando a quale punto hanno risposto bene e a quale punto hanno omesso di rispondere.
Non su tutto è stata data risposta, ma l'interessamento della Giunta regionale, vi è stato. Pertanto il commento che farò verterà in particolare sulla risposta data dall'Assessore, non tanto all'interpellanza presentata.
L'incidente, come ci dissero già i dirigenti dell'AGIP e che ha ripetuto l'Assessore Marino, secondo l'opinione "degli esperti scientifici", non sarebbe potuto accadere. E' un incidente che avrebbe dovuto avere una frequenza - ricordo che lo disse un ingegnere dell'AGIP di dieci alla meno quattro, cioè uno su diecimila, cioè scavati diecimila pozzi uno saltava per aria. Dato che diecimila pozzi non sono stati scavati e invece uno è saltato per aria vuol dire che questi "esperti scientifici" vanno messi tra virgolette e dobbiamo segnalare che invece a Trecate, dopo aver scavato qualche decina di pozzi, uno di essi è saltato per aria.
Questo incidente, sulla base della relazione svolta dagli Assessori, è gravissimo, lo diciamo oggi 20 settembre 1994, non il primo marzo del 1994.
Questo incidente oggi ha un diverso peso, nel senso che è gravissimo per due elementi. Primo elemento. Il momento in cui è accaduto era di una gravità e di un pericolo per la popolazione di carattere eccezionale perché poteva esplodere anche qualcosa e l'atteggiamento in quelle ore dei tecnici, forse anche giustamente, era di dire "lasciateci un po' lavorare perché non sappiamo ancora se questo pozzo ci salta tra le mani o meno" ciò significava che era un incidente che aveva in sè un contenuto di emergenza di carattere eccezionale. La miscela delle prime ore non era esplosiva, ma poteva anche esserlo.
Secondo elemento di eccezionale gravità è che dopo sei mesi siamo ancora fermi dal punto di vista dell'azione di bonifica. Quindi è un danno non solo di gravissima emergenza per persone e cose, ma è anche un danno per quanto riguarda le cose che hanno patito e i danni economici, perch gli Assessori hanno detto che questa vicenda durerà mesi e mesi, forse due anni.
Personalmente voglio segnalare, dal punto di vista politico, che nelle aree della pianura Padana si è provocato un incidente di eccezionale gravità, un incidente per il quale le forze a disposizione, dal punto di vista tecnico-scientifico, si sono trovate assolutamente impreparate. Anche perché, come abbiamo sentito, non esiste al mondo una pianura Padana circondata da pozzi petroliferi, che viceversa sono situati o sul mare o in zone desertiche o quasi.
Pertanto segnalo alla Giunta che ci troviamo a Trecate, non nel Texas.
Questo fatto dovrebbe portare a qualche conclusione, ad esempio che non siamo nella situazione in cui, a mio parere, attività di questo genere debbano essere date per scontate, così come si svolgono oggi.
Un incidente è avvenuto, ma un incidente può nuovamente ripetersi anche se la probabilità è di dieci alla meno sei.
Quindi sono d'accordo che la Regione Piemonte segua, con un comitato di coordinamento, i lavori - e sono d'accordo che ci sia e che sia univoco e che l'AGIP non pensi di fare tutto da sola e che ci sia un momento di governo che tenga sotto controllo anche l'AGIP - ma io vi domando cosa succederà se si verifica un altro incidente. Non vi preoccupate di questo fatto? Le attività dell'AGIP sono in corso, sempre nella stessa pianura Padana, in mezzo alle risaie.
Queste attività in corso di escavazione e di estrazione non devono essere messe a fuoco nei confronti di un possibile incidente? Fintanto che questa messa a fuoco non è stata fatta, è proprio scontato che queste attività debbano procedere? La domanda che vi pongo è la seguente: siete in grado di dire a questo Consiglio che, ove disgraziatamente un incidente del genere avvenisse, le misure che vengono prese a tutela di persone e cose sono le seguenti, e fate l'elenco? Compreso il rischio di un'esplosione che in quelle ore poteva avvenire? Se non è così, e mi pare non sia così, mi domando se sia ancora possibile, razionale e sensato continuare a far finta di niente - cioè a far finta di essere nel Texas oppure se non sia sensato porre al governo nazionale la questione che il petrolio non ce lo porta via nessuno, rimane sotto terra. Sappiamo che è un genere merceologico di alta qualità.
Quindi il bene esiste. Mi domando se sia razionale continuare ad estrarlo, come si sta facendo, in assenza di misure serie, credibili capaci di reagire ad un incidente. Non è meglio fare altre considerazioni economiche che possono prevedere una limitazione, una sospensione, una messa a regola di questa attività economica che estrae un bene così prezioso? Si può fare una verifica e rimandare al domani l'utilizzazione in tutto o in parte di un giacimento che diventa sempre più prezioso. Perch anche di questo noi dobbiamo tenere conto; siccome il petrolio finirà, più si avrà petrolio quando sta per finire, più il bene avrà valore. Quindi non vedo una necessità generale, riferita anche alle future generazioni, che imponga all'Italia oggi di estrarre proprio tutto quello che si può. Perch il beneficio che ne deriva, in termini economici, può essere un beneficio che noi differiamo nel tempo, amplificandolo di molto. Questo ragionamento è quello che propongo alla Giunta affinché mediti e verifichi se non pu essere un fatto da proporre a livello di governo, perché la valutazione di impatto ambientale a che serve? Cosa vuol dire oggi valutazione di impatto ambientale? Non serve a niente, nel Parco del Ticino può servire a dire "fate la montagnola quando togliete il traliccio", ma sono stupidaggini.
Quello che preoccupa è cosa è in atto oggi, organizzativamente, dal punto di vista di una nuova emergenza. Mi sembra che in atto non ci sia nulla carenze di legge e via dicendo - chiedo che, a parte il Comitato di coordinamento, che seguirà l'iter, si rifletta su questo punto.
All'AGIP, e ai suoi interessi economici, allo Stato italiano ed ai suoi interessi economici, noi chiediamo se è proprio questo l'unico modo di gestire una ricchezza che l'Italia ha nel sottosuolo o se viceversa non si possa affrontare in termini economicamente corretti, il problema in un altro modo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Grazie, Presidente. Sono soddisfatta, per la verità, solo in parte. Mi scuso se forse non ho sentito esattamente tutta la prima parte di illustrazione fatta dall'Assessore Marino, ma c'era un po' di rumore.
Non ho sentito risposte relative ad alcuni punti, tra i quali, ad esempio, se l'incidente verificatosi era previsto nello studio di impatto ambientale, se era previsto il coordinamento con le strutture pubbliche e quali sono i pericoli di ordine tossicologico per la sanità pubblica.
Compresa la richiesta fatta alla Giunta affinché siano accertati tutti i possibili strumenti tecnici necessari e finalizzati ad impedire che in futuro si determinino ulteriori pericoli per la sanità pubblica.
Ho letto questo Progetto di sviluppo, denominato "Villa Fortuna", che è lo studio di impatto ambientale. Da una lettura più volte da me fatta anche con l'aiuto di tecnici, non mi è assolutamente riuscito di trovare il tipo di incidente accaduto al pozzo 24 a Trecate, denominato blow-out.
Sembra, comunque, nonostante l'AGIP abbia, nei vari incontri, riferito sull'impossibilità di un incidente di questo genere, che invece sia abbastanza frequente nelle piattaforme marine: ciò nonostante non si hanno assolutamente dati relativi a pozzi terrestri. L'AGIP è una multinazionale sicuramente avrà dei dati relativi a pozzi terrestri. Io non sono riuscita a trovarli in Italia, da nessuna parte, pur chiedendo al Ministero ed altrove.
Come diceva il collega Chiezzi sono incidenti gravissimi, e nel 50% dei casi di blow-out il pozzo esplode. Ho alcuni dati relativi ovviamente a piattaforme marine: su 2.500 pozzi marini perforati, 15 esplodono; questo nel Mare del Nord.
Nel Mare del Nord sono saltati in aria 15 pozzi in 10 anni, il 50% dei quali circa prende fuoco. E' un fatto gravissimo ed è tanto più grave che la Regione, dopo sei mesi, abbia avuto solo pochi giorni fa un incontro con l'AGIP per definire finalmente la bonifica. Vorrei capire se in futuro poiché l'attività estrattiva nella zona di Trecate continua ad avvenire, si pensa di agire diversamente. Se in futuro si pensa ad un coordinamento con le strutture pubbliche.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Mi consente un secondo, Presidente?



PRESIDENTE

Purtroppo non possiamo introdurre questa prassi di rispondere alle risposte, altrimenti non si finisce più. Perdonate se prima l'abbiamo consentito.
La questione oltretutto si può risolvere attraverso colloqui diretti.
Riterrei conclusa la parte relativa alle interrogazioni ed interpellanze.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo la Consigliera Spagnuolo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo al Consiglio l'iscrizione all'o.d.g. dei seguenti provvedimenti licenziati dalle Commissioni: progetto di legge n. 462: "Ulteriori modifiche alla L.R. 10/12/1984 n. 64 come modificata con L.R. 27/2/1986, n. 12, L.R. 28/11/1986, n. 54 e L.R. 24/4/1990, n. 45 in materia di assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica" proposta di deliberazione n. 944: "Programma di edilizia residenziale pubblica 1992/1995: 'Legge 17/2/1992, n. 179. Adeguamento del programma regionale approvato il 12/10/1993 con deliberazione CR 689-15149 alla deliberazione CIPE in data 16/3/1994. L. 824,0661 miliardi in edilizia sovvenzionata (Fondi ex Gescal)'".
Chi è favorevole all'iscrizione del progetto di legge n. 462 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 944 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla navigazione sul Lago di Viverone e documenti connessi


PRESIDENTE

In merito al punto 7) all'o.d.g. ha la parola l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con la presente comunicazione si intende dare innanzitutto riscontro ai quesiti ed alle sollecitazioni presentate da numerosi Consiglieri regionali, nella forma di interpellanze e di ordine del giorno, a seguito della tragedia di domenica 28/8/1994 sul Lago di Viverone e proporre alcune considerazioni e riflessioni sul ruolo della Regione in materia di navigazione e porti.
Prima di entrare nel merito, ritengo doveroso esprimere il più profondo e commosso cordoglio ai familiari delle quattro vittime dell'incidente convinto di interpretare i sentimenti di tutti i colleghi che siedono in questo Consiglio regionale.
Circa la dinamica dell'incidente, come è noto, sono in corso indagini ed accertamenti della Magistratura, volti ad individuare cause e responsabilità del sinistro.
Stando ad una prima ricostruzione dei fatti, risulta che i due natanti coinvolti entravano in collisione a circa 500 metri dalla costa; i due natanti procedevano a breve distanza quando il gommone ha tagliato improvvisamente la rotta al motoscafo.
La prua del motoscafo centrava in pieno il gommone che esplodeva mentre il motoscafo, impennandosi, si ribaltava in acqua. In pochi minuti si è compiuto il dramma.
L'immediatezza dei soccorsi prestati dai Vigili del Fuoco (peraltro presenti quel giorno sul lago), dai Vigili Urbani di Viverone, dalla Guardia Medica nonché da alcuni operatori turistici locali, non è servita ad evitare la morte delle quattro persone.
Per quanto concerne i quesiti posti dalle interpellanze, si specifica che le funzioni relative alla navigazione interna e porti sono state trasferite dallo Stato alle Regioni, ai sensi dei DPR n. 5/72 e DPR n.
616/77, e concernono le attività amministrative in materia.
L'art. 97 del DPR n. 616/77 ribadisce, tra l'altro, che le funzioni amministrative concernono la navigazione lacuale, fluviale, lagunare, sui canali navigabili ed idrovie; i porti lacuali e di navigazione interna ed ogni altra attività riferibile alla navigazione ed ai porti lacuali ed interni.
All'Amministrazione statale sono rimaste le competenze in materia di sicurezza tecnica dei natanti nonché quelle generali inerenti la nautica da diporto (ivi compreso il rilascio delle patenti nautiche).
A tal proposito, si evidenzia che con legge 8/8/1994 n. 498: "Conversione in legge, con modificazioni del DL n. 378/94, recante modifiche alla legge 11/2/1971 n. 50 e successive modificazioni sulla nautica da diporto" è stata radicalmente innovata la normativa relativa alla condotta dei natanti.
Infatti, tale legge pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 12/8/1994 n. 188, introduce, tra l'altro, l'obbligo di conseguire l'abilitazione alla guida per la condotta dei natanti da diporto con caratteristiche di cilindrata del motore superiore a 500 cc, 650 cc, 800 cc e 1.200 cc rispettivamente con carburazione a due tempi, quattro tempi fuori bordo quattro tempi entro bordo e diesel. E' stato comunque stabilito un limite inferiore molto restrittivo. Precedentemente, infatti, esisteva solo il limite di 25 CV o 18,4 kW.
In tal modo, la normativa nazionale ha di fatto esteso notevolmente l'obbligo di conseguire l'abilitazione necessaria per la guida dei natanti.
Gli atti di accertamento, contestazione e notificazione delle violazioni in materia di navigazione interna competono alle Forze dell'Ordine, alla Polizia Municipale e (in presenza di normative regionali disciplinanti la navigazione, come nel caso specifico, successivamente alla L.R. 3/8/1993, n. 39) al personale regionale assegnato alle funzioni in materia di navigazione interna, nei limiti del servizio cui sono destinati e secondo le rispettive attribuzioni, ai sensi degli articoli n. 55 e seguenti del DPR n. 447/88 "Nuovo Codice di procedura Penale".
Relativamente all'istruttoria dei procedimenti sanzionatori per le infrazioni alle norme contenute nella legge n. 50/71 "Norme sulla navigazione da diporto" e successive modificazioni, sono competenti, in base all'art. 17 della legge 24/11/1981, n. 689, gli Uffici provinciali della Motorizzazione (MCTC - Motorizzazione Civile Trasporti in Concessione) con sede nel luogo in cui è stata commessa l'infrazione mentre per le infrazioni alla sicurezza tecnica delle unità di navigazione è competente l'Ufficio provinciale della Motorizzazione di Torino per tutto il territorio regionale.
La vigilanza e l'attività di controllo sulla navigazione sul Lago di Viverone, dal 1992 ad oggi, è stata così articolata: a) Comune di Viverone.
La vigilanza lacuale viene effettuata tramite un'unità di navigazione affittata dall'Amministrazione comunale, utilizzando per tale servizio i due vigili urbani comunali nonché, come aggregato, un vigile del Comune di Roppolo (debitamente autorizzato, con nomina prefettizia, a prestare servizio solo nei giorni festivi).
Il servizio di vigilanza lacuale viene effettuato nei giorni festivi ed, all'occorrenza, nei giorni feriali, compatibilmente sia con la disponibilità del personale che con la situazione del traffico stradale e di ordine pubblico in genere.
Presso i locali di Viale Lido 17/A, di Viverone, è inoltre operante un servizio di Guardia Medica dal 15 giugno al 15 settembre, che effettua i seguenti orari: Ambulatorio: dalle ore 10 alle ore 11; dalle ore 15 alle ore 17 Guardia Medica: reperibilità 24 ore giornaliere (tel. 015/98125).
Risulta che il giorno 28/8/1994, la Polizia Municipale di Viverone abbia prestato servizio di vigilanza lacuale e che il succitato Servizio di Soccorso sia intervenuto tempestivamente sul luogo dell'incidente.
b) Stazione Carabinieri (Cavaglià).
Durante il periodo estivo, l'attività di vigilanza è particolarmente assicurata, attraverso vari servizi giornalieri a terra lungo le sponde del lago.
Il giorno 28/8/1994 risulta siano stati effettuati n. 3 servizi di vigilanza di questo tipo.
c) Regione Piemonte.
Il Settore Trasporti e Pianificazione Infrastrutture-Servizio Navigazione Interna e Porti provvede alla vigilanza sul Lago di Viverone a mezzo motoscafo entrobordo - 1P 4019 - rimessato presso la Ditta Alfredo Garizio di Viverone.
Il personale assegnato al Servizio Navigazione Interna e Porti consta complessivamente, di n. 8 unità.
Cinque prestano servizio presso gli uffici di Torino (di cui un'unità part-time con la ex sede polifunzionale di Novara) e tre presso di uffici di Verbania-Intra.
Nel corrente anno, l'attività di vigilanza lacuale della Regione è stata espletata, per quanto possibile, sia nei giorni festivi che feriali sui vari laghi piemontesi (Viverone, Orta, Mergozzo, Maggiore), ovviamente a rotazione.
L'attività di vigilanza sul Lago di Viverone viene principalmente assicurata dal personale in servizio presso gli uffici di Torino.
Complessivamente il personale del Servizio ha effettuato, nel periodo di apertura della navigazione a motore (dal 1992 ad oggi), n. 76 presenze.
Il giorno 28/8/1994 non sono stati effettuati servizi di vigilanza su tale lago.
Per quanto concerne le contravvenzioni elevate dal 1992 ad oggi, si comunica quanto segue: a) Comune di Viverone.
1993. Elevate n. 4 contravvenzioni. Infrazioni relative all'Ordinanza comunale n. 34/90 (Diritti di varo). Importo L. 100.000 cadauna 1994. Elevate n. 11 contravvenzioni, di cui: n. 10 relative ad infrazioni all'Ordinanza comunale n. 34/90 (Diritti di varo). Importo L. 100.000 cadauna n. 1 relativa all'infrazione ex art. 23, L.R. n. 7/81 (Pesca).
b) Regione Piemonte.
1994. Elevate n. 8 contravvenzioni, di cui: n. 3 relative all'infrazione art. 2, comma sesto, DPGR n.
2685 del 17/6/1992 (Navigazione con motore in moto in prossimità della costa). Importo L. 200.000 ai sensi L.R. n. 39/93 (pagamento in forma ridotta ai sensi art. 16, legge n. 689/81) n. 5 relative all'infrazione art. 2, comma secondo, DPGR n.
2685 del 17/6/1992 (Navigazione a motore in territorio lacuale del Comune di Azeglio - TO). Importo L. 200.000 ai sensi L.R. n. 39/93 (pagamento in forma ridotta, ai sensi art. 16, legge n. 689/81).
Dopo aver riferito quanto risulta agli uffici regionali in merito alla situazione contingente del Lago di Viverone, può essere utile richiamare l'attività svolta dalla Regione negli ultimi anni in materia di navigazione interna e di porti.
Innanzitutto si è cercato sempre più di coniugare la finalità di quelle infrastrutture portuali, un tempo specificatamente destinate ad attività economiche di trasporto e di pesca, con le attuali finalità di diporto superando la contrapposizione tra le strategie di più lungo respiro e le urgenze determinate da interventi specifici.
In questa prospettiva si inquadrano gli interventi settoriali in materia da parte della struttura pubblica, tesi a promuovere un più equilibrato sviluppo del settore, mediante la ricerca di una più moderna e razionale rete di approdi ed avendo come obiettivo il massimo rendimento economico-sociale del sistema.
Per quanto concerne la realtà piemontese, i problemi di più immediata evidenziazione del settore, inquadrati nella realtà socio-economica delle zone interessate, hanno un'importanza che va al di là delle semplici indicazioni precedentemente prospettate. Infatti, sia i problemi generali del territorio che quelli della navigazione possono avere una particolare rilevanza per stimolare sempre di più anche attività economiche indotte. Un impegno che attraversa la società e che sollecita nuovi comportamenti nella pubblica amministrazione, negli operatori tecnici e nelle forze economiche sociali interessate all'uso ed alla tutela del patrimonio costituita dalle risorse disponibili.
La "pressione della domanda" di portualità piemontese, non solo misurata sulle presenze nautiche nei periodi di massima attività turistica è dovuta soprattutto alla presenza di unità da diporto, a motore e non, di piccola e media stazza.
A questa domanda non corrisponde oggi nell'intero territorio piemontese un'adeguata offerta pubblica di strutture portuali.
L'oggetto dell'offerta è considerabile innanzitutto il posto barca corrispondente allo spazio minimo occupato dal natante in ormeggio, ma è anche il pacchetto di servizi ad esso connessi.
Non è certo ipotizzabile un aumento indiscriminato delle attività nautiche da diporto, motorizzate e non, delle strutture ed infrastrutture portuali, senza stabilire le necessarie interconnessioni con l'ambiente e con la tutela e lo sviluppo delle risorse ittico-faunistiche.
Com'è noto, caratteristica di una struttura portuale è quella di essere localizzata su zone rappresentanti ecosistemi di transizione di notevole complessità, costituenti quindi area ad elevato rischio ambientale.
E' nostra opinione ritenere che tutti i sottosistemi interrelati siano essi economici o sociali o, più in generale territoriali, debbano cercare con il sistema-ambiente un punto di scambio tra gli obiettivi in gioco.
Non si tratta cioè, in altri termini, di riconoscere a priori specifici diritti di veto, ma di essere consapevoli che ognuno dei possibili usi dell'ambiente, compresa l'alternativa di "non fare", dovrà essere giustificata sulla base di processi che ne indichino l'alternativa.
Quanto sopra porta il Settore regionale competente a perseguire una serie di obiettivi e criteri guida, ritenuti base indispensabile per la predisposizione di una programmazione delle seguenti infrastrutture portuali: massima considerazione per le esigenze attinenti al recupero delle possibilità portuali esistenti, formulando proposte di interventi adeguati alla loro realizzazione, mediante ammodernamenti e/o ristrutturazioni evitando, se e quando possibile, la progettazione di nuove strutture portuali a "dighe cementificate" dotazione delle strutture nautiche di attrezzature ed impianti di qualità e quantità adeguata alle richieste, creando un ventaglio di offerta diportistica, e cioè una dotazione di attrezzature ed impianti in grado di soddisfare, per qualità e quantità, la richiesta dell'utenza riordino dello stazionamento delle unità da diporto attraverso la sistematica soppressione degli ormeggi-boa, in contrasto con gli obiettivi ambientali e promuovendo nel contempo soluzioni capaci di infrastrutture portuali capaci di sostituirli sperimentazione di soluzioni d'intervento non statiche, privilegiando quindi la scelta progettuale di strutture mobili galleggianti, soprattutto laddove la necessità di minimizzare l'impatto ambientale rappresenta un'esigenza prioritaria applicazione di principi di integrazione e di complementarietà degli interventi, accertando che le possibilità di sviluppo delle aree individuate siano in armonia con la capacità di assorbimento di ulteriore traffico diportistico in acqua con delle infrastrutture e servizi su terraferma definizione di quali strutture portuali e nautiche in generale vadano potenziate e quali semplicemente mantenute nello "status quo" attuale, e quali del tutto abbandonate determinazione degli investimenti necessari alla pianificazione del settore da inquadrarsi nei programmi finanziari regionali.
L'analisi è stata approfondita in particolare per i quattro maggiori laghi piemontesi (Lago Maggiore, Lago d'Orta, Lago di Viverone, Lago di Mergozzo), i quali, sia per le loro caratteristiche dimensionali sia per la loro importanza nazionale, rappresentano scenari tematici settoriali di assoluta rilevanza.
Si è constatato come le strutture pubbliche portuali siano carenti di quei servizi di supporto al diportista (acqua, luce, energia elettrica rifornimento carburante) e si trovino in una condizione d'ordine strutturale spesso precaria, che va migliorata.
Il grado di ricettività di tali strutture è altresì insoddisfacente così come la presenza di unità di navigazione a motore si è dimostrata di gran lunga superiore a quelle delle unità a remi ed a vela.
Il censimento - come ricorderanno i colleghi - effettuato sulle aree lacuali piemontesi nel 1990 ha evidenzato una complessiva capacità di offerta rivierasca pubblica e privata di circa 5.800 unità di navigazione.
In dettaglio.
Lago Maggiore: 4.100 unità Lago d'Orta: circa 459 unità Lago di Viverone: circa 1.000 unità Lago di Mergozzo: l'indagine ha permesso di individuare un'attuale offerta pubblica e privata pari a circa 70 unità di navigazione, di cui il 58% è assorbito dall'offerta privata e il 42% dall'offerta pubblica.
Su tutti gli altri laghi vi è una prevalenza dal 50% al 60 dell'offerta privata rispetto all'offerta pubblica.
La navigazione risulta essere solo una delle varie utilizzazioni del lago, basti pensare alle molteplici funzioni dell'ecosistema considerato.
Intendiamo riferirci, chiaramente, alle varie funzioni sia dello specchio lacuale che delle sponde. Interconnessioni, queste, che generano spesso tra loro rapporti di tipo concorrenziale e conflittuale.
Attraverso la definizione di scelte e l'individuazione di priorità sono stati disciplinati gli aspetti legati alla sicurezza e alla regolarità della navigazione nonché alla balneazione sui Laghi di Mergozzo, Orta e Viverone, in un'ottica di salvaguardia dell'ecosistema lacustre, al fine di promuovere lo sviluppo socio-economico delle comunità locali, favorendone il turismo in forme compatibili con la protezione dell'ambiente.
Una notazione a parte merita l'azione di regolamentazione sulla disciplina della navigazione sul Lago Maggiore, realizzata di comune accordo tra il Consiglio federale svizzero e il Governo italiano, tramite apposita convenzione internazionale. Per quanto ci riguarda come Piemonte ricordo ai colleghi che abbiamo all'o.d.g. della Commissione la discussione della proposta di Regolamento di navigazione sul Lago Maggiore relativamente alla parte piemontese.
Per quanto di competenza regionale, i punti principali di riferimento nel definire le specifiche normative sono stati: la compatibilità tra le attività umane e l'ambiente i benefici economici e sociali l'equilibrio tra utilizzazioni concorrenziali su ogni singolo lago.
Sulla base delle succitate priorità sono state adottate le seguenti disposizioni: Lago di Mergozzo: divieto permanente della navigazione a motore su tutto lo specchio d'acqua, a fini di protezione ambientale Lago di Viverone: divieto della navigazione a motore nello specchio lacuale compreso nel territorio comunale di Azeglio (zona umida, con presenza di reperti archeologici); divieto di navigazione annuale dal 2 novembre al 31 marzo per semina ittica nonché tutto l'anno dalle ore 21 alle ore 7; divieto della navigazione a motore delle unità aventi stazza lorda superiore alle 4 tonnellate o aventi motore con potenza, anche cumulativa, superiore ai 25 cavalli Lago d'Orta: divieto della navigazione alle unità aventi stazza lorda superiore alle 6 tonnellate ed una larghezza superiore ai 5,50 mt.
In tutte le regolamentazioni operanti è previsto il divieto di navigazione con qualsiasi tipo di unità nelle zone a canneto e in quelle di rilevanza naturalistica; l'ammarraggio e il decollo di idrovolanti e di ogni altro tipo di aeromobili, la raccolta a qualsiasi titolo della flora acquatica, il divieto della navigazione a motore nello specchio d'acqua compreso tra la costa e i 100 mt dalla stessa.
Ulteriori limitazioni.
Lago d'Orta: la velocità non può superare il limite massimo di 20 nodi nelle ore diurne e di 4 nodi nelle ore notturne. Lo sci nautico è consentito dalle ore 8 alle ore 20, con tempo favorevole e lago calmo. E' consentita, per questa disciplina, una velocità massima di 25 nodi Lago di Viverone: la velocità non può superare il limite massimo di 10 nodi; lo sci nautico è consentito dalle ore 9 alle ore 20. E' consentita, per questa disciplina, una velocità massima di 25 nodi.
In tutte le regolamentazioni viene prevista la possibilità dell'attraversamento della fascia lacuale di 100 mt vietata alla navigazione a motore perperdicolarmente alla costa ed all'interno di appositi spazi autorizzati dall'autorità competente.
Regole di comportamento.
Anche in questo caso, ad eccezione del Lago di Mergozzo, tutte le discipline prevedono, tra l'altro, oltre ad un'apposita segnalazione degli ambiti lacuali oggetto di regolamentazione, quanto segue: manutenzione e rifornimenti. E' fatto obbligo di mantenere in perfetta efficienza i motori di tutte le unità di navigazione e gli impianti delle stazioni di servizio nonché di effettuare le operazioni di manutenzione e di rifornimento in modo da evitare perdite o spargimenti in acqua di olio, carburanti o altre sostanze inquinanti (liquide, gassose o solide), adottando mezzi od attrezzature idonee. Dal punto di vista dello scarico rifiuti, vige il divieto, su tutti i laghi, sulle sponde, su banchine, moli e pontili, di svuotare e riversare le acque di sentina nonché di lasciare rifiuti solidi o liquidi di qualsiasi genere.
E' altresì vietato scaricare in acqua residui di combustione di olii lubrificanti, acqua di lavaggio ed ogni sostanza pericolosa o inquinante.
I rifiuti solidi o liquidi vanno raccolti esclusivamente in adeguati contenitori da depositare integri nelle apposite strutture predisposte a terra dagli organi competenti ivi comprese le Amministrazioni comunali.
Vige altresì il divieto di provocare, sulle acque dei laghi, rumori molesti.
Con l'entrata in vigore della L.R. 3/8/1993, n. 39 "Determinazione sanzioni amministrative inerenti violazioni in materia di navigazione interna", la non osservanza di una disposizione prevista dalle normative regionali disciplinanti la navigazione sulle acque interne piemontesi comporta una sanzione amministrativa da un minimo di L. 100.000 ad un massimo di L. 1.000.000.
L'autorità competente a ricevere il rapporto, di cui all'art. 17 della legge n. 689/81, e a procedere ai conseguenti adempimenti è il Presidente della Giunta regionale.
In conclusione, si può affermare che l'attività regionale di regolamentazione della navigazione sui laghi piemontesi sia stata espletata, da parte della Regione Piemonte, in un ambito di equilibrio tra la salvaguardia delle caratteristiche ambientali e la moderata fruizione delle acque ai fini diportistici.
Certamente può ulteriormente essere rafforzato il coordinamento delle unità preposte alla vigilanza, potenziando le presenze sui laghi e la strumentazione necessaria per una prevenzione più incisiva sia da parte regionale sia da parte delle forze dell'ordine.
In ogni caso si ritiene che la sicurezza degli utenti del lago possa essere sufficientemente garantita attraverso l'introduzione pressoch generalizzata della patente nautica ed attraverso un'ulteriore attenta analisi tecnica dello strumento di regolamentazione piuttosto che unicamente dalla soppressione della navigazione a motore.
Tale eventuale provvedimento, che dovrebbe comunque essere graduale deve essere valutato considerando elementi più generali che concernono un equilibrato rapporto tra lo sviluppo di attività socio-economiche connesse al turismo lacuale e la valorizzazione e la tutela degli aspetti naturalistici ed ambientali.
Mi avvio alla conclusione facendo subito una proposta. Questo intervento ha due finalità: quello di rispondere fornendo i dati in nostro possesso in ordine alla vigilanza e alla regolamentazione impostata dalla Regione Piemonte, ma soprattutto intende contribuire all'apertura del dibattito sulla navigazione, che è stata anche formulata da un ordine del giorno agli atti del Consiglio.
Abbiamo in Commissione la proposta di regolamentazione della navigazione sul Lago Maggiore. E' il lago più importante della nostra Regione. Possiamo senz'altro affermare che le scelte di regolamentazione per il Lago Maggiore in qualche modo condizioneranno anche quelle che riguardano gli altri laghi. Per cui propongo ai colleghi presentatori dell'ordine del giorno di proseguire la discussione in Commissione trasformando la discussione della regolamentazione del Lago Maggiore in un ragionamento più complessivo che riguardi tutto il problema della navigazione a motore.
A questo fine, chiedo anche al Consiglio di valutare l'opportunità di sospendere la discussione della proposta di legge per quanto riguarda il Lago di Mergozzo, proprio perché la questione di Mergozzo, e anche la questione delle scelte che il Consiglio su proposta della Giunta o anche su proposta propria farà su questa materia, comporterà una valutazione di tipo complessivo. Si potrebbe decidere, in una visione complessiva, di trasferire certe attività in termini di programmazione su un lago o su un altro, avuto riguardo della salvaguardia di particolari valenze ambientali.
Quindi, ritengo sia arrivato il momento, in questa ultima fase della legislatura, di fare una riflessione complessiva consentitaci dalla discussione del regolamento del Lago Maggiore e dall'ordine del giorno che alcuni Consiglieri hanno tempestivamente presentato.
Essendo questa una comunicazione, ascolteremo le osservazioni dei colleghi Consiglieri, di cui si terrà conto anche per quanto riguarda le ulteriori iniziative della Giunta regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Richiamo ai colleghi Consiglieri l'ultima proposta dell'Assessore di esaminare congiuntamente in Commissione l'ordine del giorno su Viverone che fa parte dell'oggetto della discussione aperta in questo momento in Consiglio, la proposta di legge sulla navigazione nel Lago Maggiore e la deliberazione relativa al Lago di Mergozzo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Ad un Assessore che, ad un mese di distanza dalla tragedia svoltasi sul Lago di Viverone, risponde in questo modo, la mia opinione è che non si possa fare altro che chiedere le dimissioni per un motivo di fondo: il manifesto disinteresse alla gestione delle materie delegategli dal Presidente. Non parlo, come spesso succede in politica, di incapacità inadeguatezza, anche perché non voglio in alcun modo immettere dei contenuti che possono anche parere offensivi verso una persona che è anche un avversario politico.
Non parlo di questo, dico che l'Assessore Cavallera deve smettere di occuparsi di queste questioni per manifesto disinteresse a gestirle.
Presidente Brizio - è lei che ha dato le deleghe all'Assessore - domenica 28 agosto accade la tragedia. L'Assessore prende atto, come tutti noi, di quanto è accaduto, si mette a lavorare, a capire, a rileggere il regolamento, ad analizzare le competenze della Regione per vedere fino a che punto siamo responsabili della vigilanza sul lago. Dopodich l'Assessore fa le proprie indagini, sente i funzionari e chiede loro come si svolge il servizio. In questo senso l'Assessore dovrebbe essere preoccupato di sapere, sulla base delle responsabilità che ha la Regione Piemonte in tema di controllo amministrativo della navigazione (che sono complete e assolute) cosa è successo e quali funzioni sono state svolte dalla Regione in relazione all'incidente avvenuto sul Lago di Viverone fornendo ai colleghi Consiglieri i dati di fatto che permettano all'aula di capire come abbiamo svolto questa funzione, se ci sono state delle insufficienze, di che tipo sono state queste insufficienze, come correggerle, con quali investimenti ed interventi, compresa un'analisi critica sul regolamento in atto.
Su tutta questa partita - oggetto che interessa questo Consiglio perché al Consiglio non interessava che l'Assessore rileggesse le leggi esistenti - l'Assessore ha semplicemente risposto che il personale è composto da otto unità, cinque a Torino, tre a Verbania e ha detto che dal 1992 al 1994 la vigilanza è stata espletata, per quanto possibile, sui vari laghi.
Ma se ne vada questo Assessore! Si occupi di qualcos'altro evidentemente non gli interessa il lavoro cui è delegato a svolgere! L'Assessore ha detto che sui laghi dal 1992 ad oggi ci sono state 76 presenze, chissà dove, chissà quando, non lo specifica, perché non gli interessa. Ma, Presidente Brizio, vada a fare altro questo Assessore; a Viverone il servizio non c'era, punto e basta! Queste sono le informazioni che fornisce l'Assessore, speravo - e ho detto questo tempo fa sia al Presidente sia all'Assessore, accettando tranquillamente che mi si rispondesse anche con più calma che la cosa che interessa a noi Consiglieri, ma anche ai cittadini in generale, è capire come sono state utilizzate le otto unità della Regione Piemonte dal punto di vista della vigilanza sul lago, come sono state usate dal 1992 ad oggi come sono state usate nel 1994 e in particolare come sono state usate nell'agosto del 1994. L'Assessore, se ne aveva voglia, veniva qui e diceva: "guardate, questo è il calendario delle utilizzazioni, nei weekend la barca e il personale sono stati impegnati il giorno tale qui, il giorno tale là il motivo per cui sono stati impegnati solo qui o solo là sono i seguenti e li specificava. In agosto, ad esempio del 1994, guardate come è stato utilizzato il personale di vigilanza, guardate cosa ha fatto, in particolare non si è ritenuto il 28 agosto di avere in servizio il nostro personale e non lo si è fatto per questo e per quest'altro motivo". Questo affinché tutti capiscano il perché il personale non c'era, magari quel giorno il personale svolgeva la vigilanza su un altro lago; ma l'Assessore non ci ha detto dov'era il personale. Insomma una comunicazione assolutamente insufficiente! Non è possibile ragionare con un Assessore che si comporta in questo modo; dalla sua risposta un Consigliere regionale e i cittadini non sono in grado di capire un bel niente, né quello che non ha funzionato, né perché non ha funzionato, né se l'Assessore abbia in mente una correzione o un miglioramento o un potenziamento del servizio. Non si capisce niente! Il fatto è successo, noi non c'eravamo e adesso l'Assessore evita la discussione sulle conseguenze della navigazione così incontrollata chiedendo di riunirci da un'altra parte.
Quindi, Presidente Brizio, un enorme rammarico, grandissimo, non perch si voglia imputare all'Assessore delle responsabilità, le responsabilità dell'Assessore sono quelle di oggi: non ha fatto chiarezza su cosa la Regione fa in termini di vigilanza, dov'è, quando ci va, per quali motivi e cosa fa. Cosa fa è pochissimo: otto contravvenzioni e cinque altre contravvenzioni su Azeglio. Da queste pochissime cose si capisce che dal 1992 - Presidente Brizio, se è andato a rileggersi i verbali era già tutto chiaro - non succede nulla, questo lago è assolutamente incontrollato ognuno fa quello che gli pare, tant'è che questa è l'opinione corrente riportata anche dai giornali e da chi sul lago va per turismo o lavora attorno a questo settore.
Quando abbiamo stilato il nuovo regolamento e si parlava delle velocità di 10 nodi, di un motore di 25 cavalli, se andate a rileggervi quegli interventi del sottoscritto e di altri Consiglieri, vi avevamo - mi rivolgo al governo, con la sua continuità amministrativa - già detto tutto dei pericoli, del modo di usare il Lago di Viverone, dei controlli assolutamente insufficienti; poche contravvenzioni già allora. Quindi avevamo messo sull'avviso la Giunta che nasceva un nuovo regolamento, ma che rischiava - andate a leggervi i verbali - di essere puramente cartaceo.
Ora, cartaceo probabilmente è rimasto, nel caso contrario l'Assessore non ha messo in grado i Consiglieri regionali di capire la forma organizzativa tempi e luoghi della nostra attività di vigilanza, dimostrando un completo disinteresse per una funzione che gli è propria. Non ha detto alcunch sulle insufficienze di questo servizio, se ne ha o se va bene così, se bastano i controlli che fa. L'Assessore dovrebbe porsi il problema, dovendo far rispettare il regolamento, in che modo la Regione Piemonte pu controllare la velocità e se la velocità non la può controllare organizzare un sistema di controllo. In questi due anni non ha fatto nulla di tutto questo, non ha detto niente di tutto questo, una strage purtroppo è successa e cosa si chiede ancora ad un Consigliere regionale che dopo un mese non viene messo al corrente di nulla? Si chiede forse di non dire che questo Assessore si occupi di qualcosa che lo interessi di più, questo è il minimo che si possa dire.
Un funzionario della Regione va in televisione ripreso in costume da bagno, viene interpellato dall'intervistatore che gli domanda se quella è la divisa ufficiale della Regione, il funzionario risponde: "aspetto la divisa da due anni".
L'Assessore competente non sente il bisogno, la sensibilità, di fronte ad una notizia che noi tutti abbiamo sentito, di rispondere come è finita se sia stata fatta una delibera per la divisa, se è andata a buon termine oppure che non c'erano i soldi? Niente di tutto questo! Ma come, la Regione Piemonte non è nemmeno in grado di fornire, a chi gestisce il servizio di vigilanza su una barca, gli indumenti che evidentemente il servizio richiede? Su tutto questo non si dice niente. Questa non è, Presidente Brizio, polemica politica, ma quando però un Assessore risponde in questo modo o non risponde del tutto e si vede una tale insensibilità al problema viene da dire, non in sede di polemica politica, ma proprio di uso del tempo, ma perché quell'Assessore non fa qualcos'altro? Ma perché deve venire qui a farci fare delle discussioni sul nulla? Il tempo a mia disposizione è scaduto da un po', ringrazio il Presidente del Consiglio per non avermi richiamato, dichiaro tutta la mia insoddisfazione e preoccupazione per il futuro, perché non sono in grado di capire se un'analisi critica sia stata fatta, se misure si intendono prendere e non sono in grado di capire come il servizio di vigilanza sia stato usato dalle Giunte passate, da questa Giunta e se in definitiva tutto sia andato nel migliore dei modi possibile, perché questo è quello che emerge dalla relazione dell'Assessore. Tutto è andato nel migliore dei modi possibile. Rimane l'uso incongruo del Lago di Viverone, ad alta velocità non controllato, che può provocare incidenti così come è avvenuto.
Assoluta delusione per questa risposta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Devo riconoscere all'Assessore che questa risposta è veramente carente ed insufficiente. Non sono assolutamente soddisfatta da quanto è stato illustrato. E' stata in generale una mera lettura delle leggi dell'ordinamento che regolamenta la navigazione.
In realtà lo spirito delle interpellanze è un altro ed è quello di capire esattamente le ragioni di questa assenza di vigilanza. L'Assessore stesso ha affermato che il 28 agosto non sono stati effettuati i servizi di vigilanza sul lago. Ma perché non sono stati effettuati i servizi di vigilanza in un mese come quello di agosto che vede invece una grossa affluenza sui laghi non solo piemontesi? Non ci ha spiegato cosa è realmente successo il 28 agosto, qual è realmente il ruolo della nostra Regione e come l'unità di vigilanza deve essere utilizzata.
Deve riconoscere, l'Assessore, che il trasporto nautico ha registrato in questi ultimi anni un incremento della pericolosità e non ci si pu assolutamente affidare al buon senso della gente senza intensificare i controlli.
Voglio ancora dire che non è sufficiente disciplinare la sicurezza, la navigazione e la balneazione se è gravemente carente la vigilanza.
Non so se ripresenterò l'interrogazione oppure se ci saranno delle risposte più chiare e precise in Commissione. Vorrei capire questo dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervengo in particolare sulla comunicazione. E' indubbio che c'è stata un'imprudenza gigantesca da parte di chi, il giorno del tragico incidente, era alla guida dei mezzi. L'unica considerazione che faccio in ordine alla comunicazione - con particolare riguardo alla vigilanza in senso lato - è questa: allorquando venne approvato il regolamento, datato 22/4/1992, c'era stato un ben preciso intervento dell'allora Assessore competente, che era l'Assessore Panella, il quale poco prima che si votasse ricordò a tutti che si trattava di un regolamento di passaggio soggiungendo "non è un regolamento definitivo, infatti dura un anno".
Questo ovviamente non è contenuto nel regolamento, era volontà della Giunta dell'epoca presentare e veder approvato un regolamento di passaggio. Ricordava anche, l'allora Assessore, "...un anno durante il quale la Regione Piemonte e gli enti locali metteranno a punto la strategia definitiva del Lago di Viverone", si riferiva in particolare alla fruizione dell'ambiente, in quanto soggiungeva "cioè conversione verso un tipo di turismo diverso e più compatibile con l'ambiente".
Poi ricordava che erano stati posti nuovi limiti di velocità ai 10 nodi, divieto di circolazione delle moto, divieto di stazza superiore alle 4 tonnellate ed altri divieti che sono stati puntualmente ricordati.
Concludendo il suo intervento l'Assessore diceva "rimane il problema reale della vigilanza. E' un problema reale, non abbiamo mezzi. Anzi adesso abbiamo un mezzo, ma non abbiamo il personale. Ci riserviamo di destinare il minimo personale che abbiamo o al Lago d'Orta o al Lago di Vivevore stesso o al Lago Maggiore". Ma questo è un passo che io non posso non interpretare come una volontà politica della Giunta dell'epoca e come una promessa politica alla collettività. Il mio intervento si basa più sulla citazione delle parole dell'Assessore dell'epoca che a proporre ragionamenti. Allora si concluse il discorso con le seguenti parole: "ci riproponiamo, insieme agli enti locali, di mettere a punto un minimo di vigilanza" - quindi si era presa coscienza che la vigilanza fosse importante "affinché il censimento sia reale, perché solo in questo modo saremmo in grado fra un anno (noi e gli enti locali) di predisporre un regolamento definitivo che nel giro di dieci anni arrivi all'abolizione completa della navigazione a motore". Evidentemente si era fatto questo discorso in quanto ci si era fatti carico di considerare il pericolo generico, vero e reale della navigazione a motore sul Lago di Viverone. Io non voglio affrontare la questione se sia necessario il provvedimento drastico di vietare la navigazione, ma intendo mettere in evidenza che questa promessa politica, questo intendimento della Giunta di mettere a punto un minimo di vigilanza, avrebbe dovuto avvenire in sede di regolamento definitivo che si diceva sarebbe stato assunto entro un anno.
Sia il problema riguardante il territorio e la tutela del territorio, sia il problema della vigilanza erano questioni che per la verità, almeno a parole, erano state prese in seria considerazione dalla Giunta regnante il 22/4/1992.
Evidentemente è rimasto un fatto incompiuto e quindi anche l'incidente accaduto il 28 agosto può avere la sua origine remota in una mancata formulazione di un regolamento più rigoroso e soprattutto in una mancata predisposizione di una rete di vigilanza vera, reale ed effettiva. Non che il folle atteggiamento di chi guidava i natanti - pare ai 200 all'ora - sia in qualche maniera attribuibile alla Giunta, ma è indubbio che l'intendimento dell'aprile 1992 non venne portato avanti, non venne mantenuto e per quanto riguarda la vigilanza si è rimasti a quelle poche unità e a quelle poche contravvenzioni che, fra l'altro, come pena edittale, è veramente risibile, perché chi vuole fare il proprio comodo anche sul Lago di Viverone non si spaventa certamente delle 100.000 minimo o 1.000.000 massimo di multa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Dunque, essendo troppo scarsa l'informazione in merito sull'incidente e cose collegate, è difficile dire fino a che punto sono responsabili la Giunta e l'Assessorato. Penso però che una buona parte di responsabilità ce l'abbia anche la maggioranza consiliare che non vuole assolutamente saperne di inserire un dovere di ufficio di vigilanza da parte della Polizia ordinaria che ha già questi compiti istituzionali, solo si tratta di stimolarla e impegnarla oggettivamente a questi controlli. Altrimenti si può dire: "Eh, ma ci pensa la Regione, hanno il loro personale". Così finisce che uno ci pensa poco e l'altro ancora meno. Naturalmente di riflesso anche la Magistratura. E' chiaro che quando vuole mobilitarsi si mobilita, magari non si mobilita abbastanza sui vari Leoncavallo, però su queste cose penso che non abbia poi tante difficoltà. Ho sentito un rappresentante della zona: proporrebbe di razionalizzare gli orari in modo da tutelare l'esigenza dei professionisti dello sport nautico parallelamente al mantenimento del turismo locale, alimentato dalla presenza di appassionati ai suddetti sport. Gli appassionati dilettanti al momento di cimentarsi dovrebbero essere assistiti da un istruttore incaricato, ecc. Quindi, molte cose si possono fare, poi si capisce c'è anche la soluzione forse un pochino più drastica che un ambientalismo severo potrebbe proporre, cioè chiedere che il turismo nautico sia limitato soprattutto nei tempi di punta della villeggiatura, quando c'è affollamento, è chiaro che con l'affollamento nasce il pericolo (questo vale mica solo sui laghi), e anche per evitare, oltre che l'incidente l'inquinamento: perché l'incidente è momentaneo, è grave, è mortale l'inquinamento è mortale alla lunga, quindi io penso che in ogni caso, come ho già sempre detto, ci vuole controllo. Ma il controllo, dato che la Polizia è un organo dello Stato ed è alle dipendenze a cominciare dai Sindaci fino al Presidente della Repubblica, non vedo perché non debba essere alle dipendenze della Giunta e dell'Assessorato.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Miglio devo fare una comunicazione.
La III Commissione è convocata alle ore 14 in Sala A per esaminare una ratifica di una deliberazione che è in scadenza, quindi bisogna assolutamente che sia esaminata dalla Commissione per poterla votare nel Consiglio nella giornata di oggi.
La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

La ringrazio, Presidente.
Intendo affrontare la questione della regolamentazione per la navigazione sui laghi partendo dall'incidente accaduto a Viverone per poi spaziare verso temi correlati a questo problema o che comunque attengono al possibile ed auspicabile intervento della Regione Piemonte con una prospettiva di pianificazione e di programmazione ben più vasta rispetto a quella che fino a questo momento è stata portata avanti.
Noi come Verdi abbiamo sempre affrontato questo tema sotto tre aspetti.
Il primo è quello della valorizzazione ulteriore delle caratteristiche naturalistiche, paesistiche e storiche che si andavano ad individuare certo in modo differenziato sia sul Lago di Viverone che su quelli di Mergozzo Orta e Maggiore.
Il secondo aspetto, per noi importante, è quello del risanamento ambientale o comunque del mantenimento delle condizioni ambientali esistenti.
Il terzo aspetto è quello di valutare l'impatto derivante dalla presenza sul lago di imbarcazioni a motore e anche dell'attività dello sci nautico.
I valori naturalistici, paesistici e storici, credo siano sufficientemente noti a tutti i Consiglieri. Anche se un'attenzione forse doveva essere prestata precedentemente quando, attraverso gli strumenti di pianificazione del territorio, non si è riusciti a mitigare quelle iniziative legate ad interessi privati che hanno portato su queste coste una trasformazione significativa delle destinazioni d'uso, una parziale cementificazione, ma soprattutto ad un numero di persone non insediate, ma legate all'attività turistica superiore a quelle che erano le capacità di sopportazione del bacino lacustre, senza dotare quei Comuni delle infrastrutture necessarie, cioè dei depuratori. Risultato: l'inquinamento del Lago di Viverone, che è un altro dei problemi che la Regione sta affrontando. Un breve richiamo - visto che le competenze si intersecano alla necessità (cosa che non è stata fatta dalle Giunte precedenti e neanche nelle precedenti legislature) di affrontare queste questioni anche per quanto attiene la pianificazione. Non c'è solo la questione della presenza sul lago, ma anche della presenza sulla costa di attività umane e di appropriazione del territorio che ledono il diritto della collettività di poter usufruire appieno di questi beni naturali.
Vengo alla questione del risanamento ambientale. Sappiamo - citerò dei documenti che sono dell'Assessorato all'ambiente in quali condizioni versa il Lago di Viverone.
I problemi sono quelli appunto legati all'immissione in queste acque di acque derivanti da insediamenti costieri che hanno portato ad una progressiva eutrofizzazione, quindi ad un'alterazione sostanziale degli equilibri biologici presenti, e che, solo in tempi recenti, cioè dall'anno 1989, anche attraverso un intervento della Regione e grazie alla realizzazione del depuratore, si è riusciti in qualche misura a rallentare a bloccare gli effetti degenerativi e a mettere quanto meno sotto controllo, attraverso un progetto di monitoraggio costante, la qualità delle acque di questo lago.
Resta comunque importante il problema di intervenire più massicciamente, non è necessario solo il controllo per evitare che all'inquinamento preesistente si assommino forme ulteriori di inquinamento.
Alcune indicazioni potevano essere colte nel documento del febbraio 1992, laddove si faceva presente come "l'obiettivo principale del progetto di monitoraggio era quello di conoscere, sotto un punto di vista tecnico e scientifico, le condizioni del Lago di Viverone per adeguare e realizzare un uso corretto e razionale delle risorse idriche". E ancora ci si chiedeva che cosa si doveva intendere per uso corretto e razionale e si diceva che la risposta a questa domanda non era soltanto tecnica, ma anche politica e investiva le scelte che si dovevano fare sul futuro del Lago di Viverone e sul bacino imbrifero. Inoltre si faceva presente che il lago era soggetto ad una serie di usi, spesso in conflitto fra loro, benché tutti esercitati nel rispetto della legislazione vigente. Da qui discendeva la necessità di una valutazione integrale dell'impatto ambientale e di tutti gli usi sulle caratteristiche ambientali del lago.
Noi riteniamo che queste sollecitazioni a prendere in mano il problema con la dovuta forza avrebbero dovuto essere colte nella loro interezza nel lontano 1992, quando in quest'aula si era ridiscusso del regolamento per la navigazione del Lago di Viverone. Il nostro Gruppo allora aveva presentato una serie di emendamenti che andavano in quella direzione, escludevano la navigazione a motore a far data dall'anno 1994 e vietavano da subito l'attività e l'esercizio dello sci nautico, perché lo sappiamo - e ci sono documenti elaborati dal CNR. dall'Istituto Idrobiologico di Pallanza - che i natanti a motori producono degli effetti, delle alterazioni sia sul piano biologico, per l'immissione di sostanze inquinanti nelle acque, sia sul piano fisico, per la movimentazione delle acque con ricadute negative sulla vegetazione lacustre e sulla riproduzione dei pesci.
Quelle sollecitazioni sono state sistematicamente e puntualmente respinte: si è rifiutato di accettare l'introduzione del divieto per l'esercizio dello sci nautico così come il divieto della navigazione a motore. Ma non solo. Sono state respinti - e qui vengo in parte al tema centrale di intervento - anche degli emendamenti che cercavano di precisare meglio a chi erano affidate le competenze in merito alla vigilanza da esercitare sul lago stesso. Sappiamo che il problema principale è quello di chi esercita il controllo affinché il regolamento sia rispettato, ed è la ragione del contenzioso che si è aperto ancora oggi in quest'aula.
Un'altra cosa voglio ricordare all'Assessore, che penso sia spunto ulteriore per il dibattito che seguirà legato all'ordine del giorno presentato dal collega Rivalta. Sempre in una relazione prodotta dall'Assessorato regionale ai trasporti - Settore della navigazione lacustre - si faceva presente come sul Lago di Viverone la presenza di natanti fosse ben superiore al limite stabilito attraverso parametri che lo stesso Assessorato aveva adottato.
Nella sostanza, se non ricordo male, si individuavano in circa 300 natanti il limite massimo ammissibile, secondo un rapporto di superficie legato a distanze di sicurezza; al contempo, si accertava che i natanti presenti sul lago erano 1.200, secondo stime in difetto. C'è dunque da chiedersi come questo sia possibile. Mi si dirà che non tutti i natanti contemporaneamente sono presenti sul lago, ma anche ammettendo che la metà degli stessi possano circolare, si è comunque al di sopra della quota stabilita.
Nonostante questo, a quel che mi risulta, nessuna iniziativa è stata assunta, non dico per introdurre un divieto, un limite numerico effettivo o per ricondurre la situazione ad un livello di accettabilità, ma neanche in rapporto con i cantieri. Sappiamo tutti quali forti interessi economici ci siano dietro a tutto questo; ciò nonostante l'Assessorato regionale non ha portato avanti nessuna iniziativa per aprire un serio confronto con questi soggetti, affinché progressivamente si potessero convertire queste attività in modo da introdurre un divieto per la navigazione a motore a favore dello sviluppo di altre possibili attività sul lago.
Ultima questione: già altri Consiglieri prima di me hanno sottolineato come i dati presentati dall'Assessore non ci permettano di comprendere qual sia il livello di vigilanza che viene effettivamente svolto, perché sono dati aggregati e non disaggregati, per cui non si riesce a comprendere per quanti giorni, con quale continuità effettivamente il Comune di Viverone o la Regione svolgano questa attività di vigilanza. Resta il fatto che, anche attraverso elementi che ho raccolto in questi giorni (ad esempio, le boe che dovevano essere poste sul lago a tutt'oggi pare che non esistano) questo lago è lasciato a se stesso e nessuno svolge un'attività di vigilanza.
Secondo noi, quindi, la responsabilità dell'Assessorato regionale esiste, proprio perché non è stato in grado, da una parte, di far rispettare il regolamento che questo Consiglio aveva promulgato due anni addietro e, dall'altra, perché nessuna sostanziale iniziativa ha assunto affinché si potesse arrivare in tempi brevi all'introduzione, come da noi auspicata, del divieto assoluto di navigazione a motore, nonch dell'esclusione dell'attività dello sci nautico. Certo, ciò in un rapporto che può essere anche conflittuale con tutti quei soggetti che operano sul lago, la cui attività è legata al rimessaggio e alla manutenzione delle imbarcazioni a motore, ma con i quali necessariamente ci si deve confrontare se si vuole portare avanti un progetto che parta dal presupposto e dal riconoscimento che queste attività possono essere esercitate solo nel momento in cui sono compatibili con le risorse che noi abbiamo.
In verità questo limite non è stato mai considerato e da questo sono derivate delle scelte per noi sbagliate. Ho cercato di stare nei tempi e forse un po' confusamente ho illustrato quelle che per noi sono le considerazioni più importanti e gli aspetti attraverso i quali questo problema deve essere affrontato.
Preannuncio fin d'ora che daremo il nostro voto favorevole all'ordine del giorno presentato dal collega Rivalta, perché va nella direzione più volte da noi auspicata, che è quella di introdurre da subito, perché ci sono le condizioni oggettive, il divieto di navigazione sui più piccoli laghi piemontesi (i laghi di Viverone, di Mergozzo, di Avigliana sicuramente) e perché è necessario comunque - altra questione lasciata insoluta dalle Giunte che si sono succedute in questa legislatura - da subito introdurre dei rigidi divieti anche per il Lago Maggiore. Infine - e qui concludo davvero - altra "dimenticanza" dell'Assessoratro competente è stata quella, nonostante le promesse fatte ad inizio legislatura in quest'aula, di redigere un piano complessivo che non sia solo quello della razionalizzazione per le infrastrutture legate ai porti e via dicendo, ma un piano più complessivo per la valorizzazione, la salvaguardia e possibilmente il miglioramento di tutte le fasce costiere; piano più difficile che doveva essere realizzato in rapporto con l'Assessore alla pianificazione territoriale e che però non ha preso mai il via.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo apprezzabile e puntuale, anche rispettosa nei confronti del Consiglio nel suo complesso la comunicazione dell'Assessore, che ha integrato le risposte alle interrogazioni ed interpellanze. Svolgo, a nome del Gruppo, due considerazioni, che si riducono poi ad una sola questione. Il fatto drammatico - mi spiace dirlo alla fine probabilmente ha la sua causa ultima in un elemento abbastanza banale, sul quale si deve riflettere: un momento di agonismo, di euforia da tempo libero. Su questo vorrei riflettere.
Siamo qui a fare un dibattito, abbiamo visto una serie di servizi nei telegiornali, probabilmente se n'è anche occupato il telegiornale europeo.
Domenica scorsa, due giorni fa, a Chiomonte, una Ferrari che correva a 200 chilometri all'ora ha ucciso tre persone e una è morta all'ospedale.
Dobbiamo chiederci il motivo dell'assuefazione all'incidente stradale sicuramente fatto drammatico, mentre non c'è assuefazione all'incidente sul lago, probabilmente la cosa è diversa. Quello che ha turbato le coscienze oltreché l'umanità della gente, è che non sono solo morte quattro persone fatto grave che il collega Assessore ha ritenuto, anche in termini di forte umanità, di sottolineare ma che è stato messo in discussione e violato un altro bene, quello che nell'immaginario collettivo è un lago. Si è abbastanza abituati ad immaginare che su una strada, dovendocisi muovere spesso in fretta, si può anche morire. Su un lago, no: non si deve morire.
Il lago, nell'ancestrale immaginario collettivo, è il posto dal quale siamo nati, nel quale siamo cresciuti e trasformati; il lago è, per eccellenza il momento di serenità della vita, del sistema. Ecco perché le morti drammatiche in questo pezzo di natura hanno così colpito la gente. Il risvolto politico è come sia stato possibile violare il lago.
Mi pongo questo problema: ha senso consentire che il lago perda sempre più quella che era la sua caratteristica nell'immaginario collettivo, da "quel ramo" manzoniano, a quello che abbiamo visto sul "lago dorato" nel famoso film, per essere investito da un fenomeno di progressiva ed accelerata banalizzazione? Questo, secondo me, è quanto rivela il tragico incidente oltre alle conseguenze drammatiche sulle persone: il consumato crimine nei confronti dell'idea del lago insita nell'immaginario collettivo.
A me sembra che la grande attenzione destata dalla vicenda debba riproporre, nei confronti della Regione e quindi di tutti noi, una nuova sensibilità nella politica dell'uso delle acque chiuse, e l'eventualità di praticare, così come in altri Paesi, un qualche sacrificio di natura economica a tutela di un bene di altissimo valore, non tanto estetico, ma ancestrale, nella nostra memoria, nel nostro immaginario.
La vicenda drammatica, ma soprattutto la risonanza che ne è seguita rivela come tutti si aspettino che nel lago ci siano cose diverse da quelle che drammaticamente la nostra società e cultura stanno offrendo.
Di questi tempi chiunque non sia un navigatore, dal lago si sente espulso - e così dal mare. Immediatamente si viene messi a confronto: la nostra vita/quella vita, il nostro modo di concepire la natura/quel modo di concepire la natura. Modello anche poco democratico e culturalmente discutibile.
L'assuefazione ai quattro morti di Chiomonte ci deve preoccupare: è dare inesorabilmente per scontato che la mobilità sul territorio possa produrre drammi. Il fatto che la gente non accetti che si possa morire su un lago, probabilmente conferisce alla Regione quel consenso che le permetterebbe una politica di recupero di qualità del lago - non tanto di sicurezza poiché tempo fa si moriva sotto le carrozze: mio nonno è morto sotto un carro trainato da cavalli... Il destino e l'imprudenza giocano questi scherzi a tutti i livelli tecnologici; la gente non ha iniziato a morire sotto le Ferrari, ma sotto le carrozze, sotto i cavalli. Non è tanto questo il punto! In ogni caso, l'attenzione nei confronti del bene-lago forse consente alla Regione di cogliere l'occasione per ripensare un po' alla politica sulle acque interne, al di là di cosa dicono gli studiosi, da Bologna in poi, sul pesce, sull'alga, ecc. Credo che il lago debba essere riportato alla genuinità di momento di equilibrio e di tranquillità della specie umana e non di giochi per bambini troppo cresciuti - per dirla proprio tutta.
Altra considerazione. Mi sembra "leggero" che in questa sede, da parte di alcuni colleghi, si insista nel denunciare insufficienze di vigilanza tali insufficienze, in questo caso, non sono elementi di colore, ma responsabilità gravi che potrebbero anche essere trasferite in altra sede.
Mi auguro di poter dare, insieme al collega, un contributo in sede di Commissione; frattanto, fin d'ora, mi sembra di poter suggerire che la materia della vigilanza non può essere e non deve essere materia regionale la vigilanza della Regione sta nel verificare che il processo che si mette in piedi con il regolamento del lago vada a buon termine, sia adeguato o non lo sia. La sorveglianza la si fa per capire se il regolamento attuato è quello giusto o se bisogna modificarlo. Si deve far funzionare il regolamento, non la barca... Dunque: la vigilanza deve far funzionare il regolamento, nel frattempo è di monitoraggio rispetto al sistema e deve darci gli elementi per verificare se questo regolamento non vada cambiato.
Identificare la Regione con il vigile che deve dare la multa al natante, mi sembra passo assai pericoloso, che rischierebbe di essere un grosso precedente. Spero che l'Assessore abbia apprezzato questo mio contributo che approfondiremo in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Ho presentato, insieme ad altri colleghi di Gruppo, un ordine del giorno - non un'interpellanza non immediatamente dopo il tragico incidente di Viverone per una sorta di pudore e pietà che insorge quando si è di fronte a dei morti, ma alcuni giorni dopo.
In tale ordine del giorno, argomento il problema del Lago di Viverone e di altri laghi piemontesi, si chiedevano risposte diverse da quelle che questa mattina, con una comunicazione che intendeva rispondere alle interpellanze e interrogazioni - forse non all'ordine del giorno, che non decade con oggi - ha fatto l'Assessore Cavallera. Egli ci ha dato una minuta e pedissequa lettura delle norme regolamentari, del modo in cui opera l'attività di vigilanza sui laghi piemontesi, non affrontando il nodo della questione, e forse - i colleghi si sono espressi - non corrispondendo nemmeno alle attese ed alle aspettative di risposta da parte degli interpellanti ed interroganti.
Personalmente, sono d'accordo al ritorno in Commissione, al fatto che si riapra il discorso sui laghi dove viene praticata la navigazione a motore, e che non si receda dai casi in cui tale navigazione è già stata vietata - caso di Mergozzo - ma si parta da un ragionamento che tenga conto di cosa rappresentano questi laghi.
Mi permetto di leggere un passo di un mio intervento del 1992, in cui dicevo che, nonostante gli interventi compiuti anche dall'Assessore Panella anzi rafforzato dalle cose non sbagliate e non prive d'interesse dette dall'allora Assessore Panella - ero sempre più convinto della necessità di istituire il Parco del Lago di Viverone; solo delle jacquerie e degli interessi locali virulenti, con legami all'interno del Consiglio di allora ci hanno impedito di arrivare all'approvazione della legge istitutiva del parco.
Il punto da cui partire è quello che il Consigliere Marchini ha richiamato in una parte del suo intervento. I laghi piemontesi sono tutti a parte il Lago Maggiore, di piccola dimensione.
Il Lago di Viverone ha una superficie di 5,6 chilometri quadrati; il raggio, se fosse una circonferenza, sarebbe di un chilometro e 300 metri circa. Quindi, vuol dire che, in qualche punto, le sponde sono vicine meno di un chilometro. Il Lago di Mergozzo è il più piccolo, mentre il Lago d'Orta è ancora più grosso del Lago di Viverone. In ogni caso, sono tutti laghi che esprimono, nella realtà della loro forma e del loro inserimento nell'ambiente, una certa concezione culturale nelle persone quando pensano ai laghi.
La letteratura, che ha un senso nell'educazione delle persone che leggono, quando parla di ambiente lacuale dice: "luoghi ameni ispirati più al silenzio che ai grandi movimenti di massa" e soprattutto non ispirati ai rumori che i natanti a motore determinano.
Credo sia questo il punto da cui partire: la Regione Piemonte ha alcuni piccoli bei laghi - di grande dimensione ha solo il Lago Maggiore diviso con la Lombardia - e quindi è un'opera di civiltà e di cultura vietarvi la navigazione a motore.
L'ordine del giorno non ha assolutamente affrontato il problema. Forse l'Assessore Cavallera, che non da molto è Assessore ai trasporti, alla navigazione, e che ha molti altri impegni - forse persino troppi per un Assessore solo - che vanno dai trasporti, all'urbanistica, all'edilizia non ha avuto il tempo di leggere l'ordine del giorno, nel quale si scrive: "nel contempo seppure il terribile evento abbia avuto come cause specifiche e determinanti il comportamento dei piloti dei motonatanti, non può non considerare che l'accaduto si è verificato - il soggetto è il Consiglio regionale - in un bacino lacustre di limitate dimensioni, il che genera oggettive condizioni d'insicurezza nell'esercizio della navigazione a motore, con rischi crescenti all'aumentare del numero dei natanti e della velocità dei natanti in movimento".
Queste sono le ragioni di fondo per vietare la navigazione, a partire soprattutto dal fatto che i laghi sono luoghi che nell'immaginario culturale, persino letterario, sono indicati come luoghi ameni e del silenzio. Possiamo anche discuterne in Commissione, ma partendo dal significato e dal valore dei nostri laghi.
Dal punto di vista turistico i laghi, utilizzati nel modo attuale, sono la distruzione di un turismo qualificato, che invece potrebbe cogliere molte spinte per uno sviluppo.
Sotto questo profilo, ragioniamo e discutiamo. Possiamo metterci a ragionare sulla sicurezza. Certo, bisogna farlo dopo quello che è successo e voglio dire al collega Marchini che sono d'accordo con lui quando dice che l'Assessore non può essere il vigile. Però voglio anche ricordare che mi riferisco al 1992 - discutendo gli emendamenti su una questione sollevata da vari colleghi, si diceva che "la vigilanza era compito degli organi competenti", abbiamo chiesto che venisse precisato chi fossero. Chi predispone un regolamento non può fermarsi a ordini competenti senza neanche sapere chi sono. Certo, i Carabinieri devono fare attuare le leggi dello Stato e della Regione, così lo devono fare i Vigili Urbani, i Forestali e chiunque abbia un incarico pubblico, però non è sufficiente un'indicazione di questo genere, com'è inserita in questa legge. Io infatti chiedevo non la responsabilità della Regione ad andare a vigilare, ma chiedevo la responsabilità della Regione in modo che essa svolgesse un'azione continua sugli altri organismi, quelli non definiti, fissando addirittura dei calendari e verificando che non ci fossero dei vuoti di vigilanza. Questo è il compito della Regione e di chi fa il regolamento non può essere di altri.
Sotto questo profilo possiamo discutere della vigilanza, se si vuole fare continuare la navigazione sui laghi - io non sono di questo parere ma si sappia che delle responsabilità si devono assumere, perché chi redige un regolamento ha il compito di assicurarsi che il regolamento venga applicato.
Lo stesso Assessore Panella aveva definito quel regolamento come "un regolamento transitorio"; aveva tratteggiato la situazione del Lago di Viverone come la più caotica e squalificata dei laghi piemontesi, e alla fine del suo intervento adombrò con chiarezza che quel regolamento era pure insufficiente - spiegò che il Lago di Viverone aveva tre volte tanto i natanti del Lago d'Orta, e questo significa tutto.
Chiediamo di eliminare la navigazione sul Lago d'Orta, e ci viene risposto che il Lago di Viverone ha tre volte i natanti del Lago d'Orta! Questo sta a significare che la situazione è oggettivamente quella che ha reso più facile l'incidente. L'Assessore Panella diceva: "Dico, per arrivare ad una posizione definitiva e strategica, perché ritengo che qualunque linea di modifica radicale della navigazione sul Lago di Viverone venga intrapresa, che questa non può che avvenire in un lasso di tempo sufficientemente lungo" - purtroppo quel "lungo" significa che oggi ne stiamo ancora parlando - "per consentire una conversione in loco dei tipi di attività che oggi sono legati prevalentemente alla navigazione a motore". Quest'ultima frase è stata l'intenzione della Giunta di allora attraverso il suo Assessore, di procedere ad una conversione delle attività economiche sul Lago di Viverone e all'eliminazione della navigazione a motore.
Termino il mio intervento sottolineando che la discussione sulla vigilanza può diventare vana, infatti nell'ordine del giorno, che verrà preso in esame dal Consiglio prossimamente, c'è scritto: "preso atto che i fatti dimostrano come i regolamenti sono di difficile applicazione (in situazioni di questo tipo) a causa dell'atteggiamento diffuso di inosservanza da parte dei fruitori delle aree lacuali e dell'incerta attribuzione di responsabilità, dell'insufficienza operativa dell'azione di vigilanza...". Pertanto le ragioni di bellezza, cultura con cui dobbiamo guardare questi laghi - lo richiamava il Consigliere Marchini nel suo intervento - non devono incentrare i nostri discorsi sul come attuare una vigilanza che sarà comunque sempre incerta. Che sia incerta lo dimostra il fatto che quella domenica, come è stato detto dall'Assessore, erano presenti ufficiali pubblici dell'Amministrazione, ma nessuno è intervenuto ad interrompere quello che sul lago era un carosello.
La navigazione di quel lago è un'attività economica, ci sono interessi di produttori di motori; sono loro i veri interlocutori, quelli forti, sono loro che hanno ostacolato l'istituzione del parco. Quindi è difficile realizzare una vigilanza rigorosa e corretta quando si pensa in una maniera così deformata.
Pertanto tralasciamo le discussioni su come si applica la vigilanza e parliamo invece del divieto della navigazione nei piccoli laghi piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Manifesto anch'io apprezzamento per la risposta che l'Assessore Cavallera ha dato. Dichiaro di ritenere ingenerosa la domanda avanzata dal Consigliere Chiezzi, addirittura di dimissioni per l'insufficienza presunta della risposta data dall'Assessore Cavallera. Mi si consenta, avendo la parola, di manifestare invece grande considerazione per un collega che è certamente esempio rilevante di laboriosità e di serietà.
Debbo dire, Assessore Cavallera, che la risposta è da me apprezzata per la sua completezza, per la ricchezza di informazioni fornite sulla materia.
Forse avrebbe potuto anche intervenire più dettagliatamente sul caso specifico, con un'informazione più puntuale. Mi è sembrato però che ci fosse l'intenzione, da parte dell'Assessore, di superare il fatto specifico e di rilanciare il discorso al problema generale che invece esiste e che è difficile da affrontare, ma che proprio la risposta dell'Assessore Cavallera dimostra che si vuole affrontare con serietà. Pertanto associandomi ai Consiglieri Chiezzi, Pozzo, Miglio, Rivalta e Marchini dico all'Assessore che è opportuno che gli scandali vengano. L'importante è saper cogliere questi segni del caso, della provvidenza, a seconda dell'angolazione da cui si guardano le cose, e tradurre la provocazione in scelte responsabili e, se è possibile, anche aderenti alle necessità obiettive della gente e aderenti alle condizioni migliori che noi vogliamo costruire per il nostro Piemonte.
Il Consigliere Marchini, che è sempre molto acuto e che soprattutto ha la capacità di esemplificare, ha ricordato l'incidente provocato dalla Ferrari, fatto altrettanto grave, di cui si è parlato assai meno di quello che è avvenuto, in via assolutamente eccezionale per la sua dimensione, nel Lago di Viverone. Credo che, anche pensando all'esempio richiamato dal Consigliere Marchini, l'evento tragico successo nel mese di agosto sul Lago di Viverone, vada attribuito alla fatalità, all'incoscienza che sono sempre presenti.
Per il fatto specifico torno a proporre dunque un ridimensionamento dei toni clamorosi, ma anche una somma attenzione perché il segnale è stato lanciato.
Voglio ricordare che la questione "navigazione sui laghi" venne da me proposta nel 1990. Ancora non era insediata la nuova Giunta. Era stato ucciso da un motoscafo sul Lago d'Orta un turista. Segnalai l'accaduto e da quella volta si attivò un'iniziativa per modificare, in senso positivo, la situazione. Si è normata la navigazione sul Lago d'Orta, sul Lago di Mergozzo, sul Lago di Viverone; non si è normata sul Lago Maggiore, perch lo si è ritenuto un "grande lago" e quindi meritevole di maggiore tolleranza. I regolamenti, obiettivamente, collega Assessore Cavallera, non sono rispettati come dovrebbero esserlo, le norme che ci siamo dati sono obiettivamente inefficaci. Debbo aggiungere che addirittura i natanti pubblici nel Lago d'Orta offendono queste norme o per una velocità eccessiva o per accostamenti che non rispettano l'ambiente, a cui dobbiamo riservare, invece, moltissima attenzione.
Quindi, il secondo dato, oltre che a perfezionare il regolamento esistente per gli altri laghi, è che dobbiamo anche applicare rigorosamente almeno le norme che ci sono perché nei due mesi in cui si può andare con la barca a motore sui laghi si possa vivere, da parte di chi non ha le barche a motore, una condizione possibile e sostenibile. Al riguardo riprendo le argomentazioni del Consigliere Rivalta con molta considerazione.
Siamo di fronte ad ambiti generalmente ristretti, eccezionali, non diffusi. Di boschi in Piemonte ce ne sono molti; di aree umide ce ne sono meno, ma sempre molte; i laghi sono quattro o cinque in Piemonte e debbono essere considerati preziosità per la nostra società. Preziosità che vanno difese più di altre cose. Scusate questo discorso generale, ma è un invito a riflettere ancora in Commissione questi argomenti. Vorrei che rimanessero agli atti queste considerazioni, perché non le abbiamo mai approfondite abbastanza in quest'aula.
I laghi, di solito, sono realtà collocate in dimensioni naturali ed ambientali eccezionali, tant'è vero che nella stragrande maggioranza sono protetti dalle leggi statali e anche dalle nostre leggi regionali. Il Consigliere Rivalta ha ricordato che per loro vocazione sono luoghi di quiete e di pace; non sono luoghi di fragori, né sono luoghi di velocità né luoghi in cui si sperimenti l'ardimento della gente. Sono luoghi che la letteratura ha destinato, ancora prima di noi, ad una dimensione di pace e tranquillità. Quella dei laghisti è addirittura una corrente letteraria nella letteratura inglese: c'è questa tradizione di rispetto assoluto dei laghi, soprattutto in paesi diversi dall'Italia.
Se andiamo in Germania, in Austria ed in Inghilterra i laghi sono rispettati in modo totale. Da noi questo rispetto è mancato, abbiamo cominciato a lanciare questo segnale, ma dobbiamo svolgere più decisamente questo nostro impegno.
Voglio ancora fare una considerazione di filosofia generale, per gli aspetti di particolare valore. Tutta la natura ha valore, ma ci sono cose più rilevanti, più apprezzabili sotto ogni punto di vista.
Noi dobbiamo constatare che si combattono battaglie assurde a favore di interessi modestissimi a fronte di interessi diffusi che vengono calpestati: ha ragione il collega Rivalta quando richiama i pochi motoristi a fronte delle migliaia di bagnanti o delle migliaia di turisti che possono fruire dei nostri laghi! Io aggiungo che la mia battaglia contro i campi da golf, che si stanno diffondendo in modo improprio, non è una battaglia contro lo sport del golf, ma è una battaglia che si motiva per l'ulteriore reclusione di porzioni del nostro territorio all'uso diffuso e all'uso comune. Chi è stato in Scozia, a St. Andrews per esempio, avrà scoperto che ci sono 35 campi da golf: è la patria del golf, ma in nessun campo da golf è impedito ad un cittadino di entrare. C'è soltanto l'indicazione che si sta svolgendo una partita di golf e ciascuno si deve proteggere opportunamente. Qui, quando si gioca a golf, invece, tutto è recintato e nessuno ci può passare. Ma la stessa cosa va ormai di moda per quanto riguarda le grandi proprietà agrarie; anche qui la recinzione diventa un elemento fondamentale e nessuno può più godere del patrimonio naturale, di cui tutti i cittadini debbono godere. La città è già destinata a migliaia di vincoli, lasciamo che almeno la natura sia accessibile in termini opportunamente rispettosi.
I laghi pongono la stessa questione. Non è immaginabile che centomila persone siano turbate da trecento proprietari di motori che molto spesso non rispettano le minime norme di comportamento ispirate al principio della considerazione degli altri. Trascuro la maledizione che dobbiamo lanciare ai motoscooter acquatici e che mettono a repentaglio la sicurezza di tutti i bagnanti in ogni ora del giorno. Sono queste osservazioni non marginali al contrario, a mio avviso, sono osservazioni sostanziali; è una corretta filosofia del comportamento nei confronti di beni preziosi che ci deve animare nel momento in cui noi facciamo la legge. Sempre più siamo pragmatisti e sempre meno abbiamo riferimento a valori e linee di indirizzo che abbiano qualche rilevanza e fondamento profondo e diffuso nelle nostre coscienze.
Non so se sia opportuno, oggi, votare l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Rivalta.
Raccomanderei di non farlo, anche perché un periodo di riconversione ci dovrà essere, inevitabilmente. Non è che si possano smontare in un anno decine o centinaia di cantieri che ci sono sui Laghi Maggiore, d'Orta e di Viverone. Però penso che la provocazione dell'ordine del giorno del Consigliere Rivalta vada riconsiderata con molto impegno e con molta determinazione, senza rinviare sine die la discussione su questi argomenti.
Concludo osservando che la relazione dell'Assessore Cavallera è stata positiva e propositiva. Mi spiace che il Consigliere Chiezzi non sia stato soddisfatto per intero per la mancanza dei dettagli richiesti, ma voglio ugualmente ringraziare l'Assessore, e soprattutto lo ringrazierò fra qualche mese se i temi posti dalla sua relazione saranno stati trattati e avranno almeno determinato una proposta di educazione diversa per l'utilizzo dei beni preziosi che ancora esistono e che dobbiamo difendere con eccezionale determinazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per la replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Grazie, Presidente. Desidero fare una premessa. Mi è sembrato di cogliere nell'intervento del collega Rivalta, primo firmatario dell'ordine del giorno, la disponibilità a rinviare in Commissione - lui è anche Presidente della Commissione l'approfondimento sui problemi posti dall'ordine del giorno, che ovviamente non potevano, per la loro complessità, trovare completa rispondenza in una comunicazione come quella di questa mattina. Per cui nella replica farò solamente qualche puntualizzazione, soprattutto sulle interpellanze e sulle interrogazioni.
Desidero ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti e quelli che hanno portato un consenso costruttivo stimolando la Giunta regionale ad intraprendere sempre migliori iniziative e anche quei colleghi, come il collega Chiezzi, che in modo, che io giudico strumentale, si è atteggiato negativamente.
Faccio presente però che sulla vigilanza, immediatamente dopo l'incidente, ma non solamente dopo, era già in atto nel corso del mese di agosto, noi ci siamo rapportati, e intendiamo rapportarci sempre di più.
Sono d'accordo con tutti i colleghi che sono intervenuti: le questioni e i nodi da sciogliere sono ben altri, ma dobbiamo anche rispondere in questa sede in ordine alla vigilanza. Ci siamo rapportati e ci rapporteremo sempre di più, fintanto che sarà consentita la navigazione (e comunque sempre perché i problemi di ordine pubblico di rispetto delle leggi e dei regolamenti comunque siano le norme permarrà su questi laghi) con coloro che sono preposti al pari di noi - lasciamo stare se viene prima lo Stato o la Regione - alla tutela dell'ordine pubblico e alla vigilanza sui rispetti delle leggi e dei regolamenti con ben altre divise. Per carità l'Assessorato al patrimonio dovrà pure fornire adeguata divisa, direi vestiario se mi è consentito, perché noi non abbiamo mai deliberato di istituire un Corpo di vigilanza sul territorio, ma semmai dobbiamo fornire adeguato vestiario a norma di contratto di lavoro ai nostri dipendenti che fanno la vigilanza sui laghi e magari anche sugli impianti a fune e così via. Se poi vogliamo istituire il Corpo della vigilanza regionale è un altro discorso. Però credo che il collega Marchini abbia centrato perfettamente la questione nel senso che noi svolgiamo delle vigilanze di monitoraggio soprattutto allo scopo di poter adeguare nel tempo quelle che sono le nostre normative, comprendere i fenomeni e rilevare illeciti di qualsiasi natura e riferire alle autorità competenti.
Sarebbe stato facile per il sottoscritto dire che fino ad oggi si è fatto poco o collocarsi in maniera comoda per svicolare di fronte ai problemi. Questa è una strada che non è stata intrapresa dal sottoscritto.
Mi sono fatto carico ovviamente anche delle insufficienze e dei ritardi che vi sono stati, sottolineati in qualche modo in altre occasioni. Abbiamo passato un anno in cui oggettivamente era difficile anche fare approvare una serie di provvedimenti. Vi è il regolamento sulla navigazione del Lago Maggiore che da tempo è fermo in Commissione. Affrontiamo il discorso.
Attribuisco molta importanza a questa discussione sul regolamento del Lago Maggiore e concordo anch'io con tutti i colleghi che sono intervenuti di riaffrontare da un punto di vista etico, morale, politico, amministrativo economico e sociale il problema della navigazione, e di quella a motore in particolare. Recuperiamo tutti i valori che devono essere recuperati teniamo conto degli interessi diffusi, collega Nerviani, e valutiamoli con quelle attività limitate, ma che comunque concorrono a mantenere ad un certo livello il nostro tessuto economico-produttivo e anche l'offerta dei servizi turistici, economici e ricettivi in genere. Atteggiamoci correttamente di fronte a questi problemi e su questo avremo modo di confrontarci in Commissione e su questo l'Assessorato si attrezzerà, magari mi auguro - forse in modo anche diverso da come è stato fatto in passato.
Chiudo sul discorso della vigilanza.
Su certi laghi vi è la presenza di vigilanze più articolate. Sappiamo che sul Lago Maggiore, essendoci un confine internazionale, vi sono addirittura le motovedette e le stazioni della Guardia di Finanza; su altri laghi, come quello d'Orta, vi è la presenza di una pilotina dell'Arma dei Carabinieri. Certamente il Presidente della Giunta e l'Assessore, prima dopo, in questi giorni, faranno quanto è di loro competenza in modo da rendere più efficace il coordinamento con tutte le Forze dell'Ordine nella prossima stagione turistica, qualunque sia il regolamento.
Poi, insomma, siamo anche obiettivi! E' stato accertato che il giorno dell'incidente sul Lago di Viverone era presente la barca del Comune, e guarda caso, da quanto mi hanno riferito, vi era il vigile urbano e anche il Sindaco: forse erano ad un chilometro di distanza, non so le dislocazioni. Però, al di là dei metri (che non sono ovviamente riferibili), quello che conta, Consigliere Rivalta, visto che il lago è piccolo, è il fatto che fossero presenti, non so se osservavano una direzione o l'altra, però vi erano e a recuperare la persona che è morta nell'impatto, con delle conseguenze negative proprio sul cadavere, è stato proprio il vigile urbano con la barca dove vi era addirittura il Sindaco.
Così mi hanno riferito. Questo per dire che, in termini di coordinamento di fatto, era in essere, nei giorni festivi - come ho detto nell'intervento la vigilanza da parte del Comune.
Sul discorso della vigilanza vi sono delle autorità che sono al vertice dei comitati dell'Ordine della Sicurezza Pubblica, alle quali noi abbiamo adito nuovamente. Siamo competenti per quanto riguarda il regolamento amministrativo sui vari laghi, mentre le normative sui motori e le leggi in generale devono essere fatte rispettare dagli organi dello Stato. Ma noi abbiamo intenzione, qualunque sia il regolamento che ci sarà l'anno prossimo, di migliorare anche sotto questo profilo il coordinamento delle Forze dell'Ordine. Credo che i problemi posti da questo incidente non siano né valutazioni probabilistiche in ordine al verificarsi all'incidente ovvero ogni quanto succede, né al limite lavarsi la coscienza di fronte all'avere constatato che comunque una vigilanza in qualche modo è stata prestata, e io dico comunque sufficiente in rapporto al regolamento che è attualmente vigente. Dico però che probabilmente è insufficiente la risposta che noi abbiamo dato alle questioni della navigazione sui laghi alle questioni della conservazione di un patrimonio naturalistico ed ambientale nei termini che non sto qui a ripetere, ma che molti colleghi che sono intervenuti hanno richiamato, dall'amenità dei luoghi ad altre soluzioni che al limite si possono approvare. In questi anni sul territorio si sono formati parecchi laghi artificiali causati dall'estrazione di ghiaia, poiché questi laghi artificiali a qualche cosa devono servire potrebbe esserci l'opportunità di indirizzare qualche attività su di essi anche ai fini della conservazione. Questo potrebbe consentire, per esempio di porre delle limitazioni drastiche alla navigazione sui laghi a cui prima facevamo riferimento, magari prevedendo di spostare da altre parti attività sportive che interferiscono in modo pesante soprattutto sui laghi più piccoli. Sono tutti punti interrogativi, sono tutte possibilità, sono tutte proposte, sono tutte questioni che vanno discusse; io sono estremamente interessato - e non disinteressato, collega Chiezzi a tutte queste questioni e, quando in Commissione se ne vorrà parlare, sarò senz'altro presente e puntuale su tali argomenti.



PRESIDENTE

L'Assessore ha richiamato la proposta fatta con la comunicazione di non procedere adesso alla votazione dell'ordine del giorno relativo al Lago di Viverone, ma di riesaminare anche tale questione, congiuntamente a tutto il tema della navigazione sui laghi, in Commissione.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno, in particolare al collega Rivalta, che è primo il firmatario, se è d'accordo a non mettere in votazione l'ordine del giorno adesso.



RIVALTA Luigi

L'ho già detto nell'intervento.



PRESIDENTE

Non procediamo dunque alla votazione su questo documento; con la comunicazione si considerano discusse anche le interrogazioni e le interpellanze presentate sull'argomento.


Argomento:

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno inerente le misure fiscali che colpiscono in via prioritaria le cooperative


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno in merito alle ipotizzate misure fiscali sulla cooperazione.
Il documento è presentato da numerosi Consiglieri, fra i quali Pozzo Dameri, Peano, Gallarini, Rivalta, Chiezzi, ecc. La discussione avverrà nella seduta pomeridiana.
Pongo pertanto in votazione l'iscrizione all'o.d.g. di tale ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il documento è iscritto con 48 voti favorevoli e 2 astensioni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,40)



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