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Dettaglio seduta n.300 del 13/09/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Consigliere regionale Giovanni Falco e del Senatore Giovanni Spadolini


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
E' mancato, quest'estate, l'ex Consigliere regionale Giovanni Falco.
Con Giovanni Falco scompare un personaggio eminente della "Provincia Granda", un gentiluomo d'altri tempi, un amministratore che ha percorso con passione e dedizione tutte le tappe del "governo locale".
In questa sede desidero ricordarlo innanzitutto come amministratore regionale. Giovanni Falco è stato componente di questa assemblea al suo sorgere, nella prima legislatura regionale, dal 1970 al 1975, e nel contempo è stato Assessore nelle prime Giunte regionali dal 1970 al 1973 occupandosi di viabilità ed infrastrutture.
In tutta la "Granda", ed in particolare nella sua Cuneo, Falco è ricordato come "il Presidente", avendo retto le sorti di quell'Amministrazione provinciale per un ventennio, dal 1960 al 1970 e dal 1975 al 1985.
Giovanni Falco è stato per anni anche Consigliere ed Assessore della Città di Cuneo ed amministratore dell'Ospedale S. Croce.
Con Giovanni Falco viene a mancare una delle figure più note e più stimate del mondo politico cuneese.
E' stato esponente di spicco della Democrazia Cristiana fin dal dopoguerra e ha continuato a frequentare la DC fino agli ultimi anni.
Stimato dai colleghi e dagli avversari politici per i quali nutriva un elevato concetto dell'amicizia.
Signore d'altri tempi, metodico ed abitudinario, Giovanni Falco non ha rinunciato, fino all'ultimo, al suo stile personale, al tradizionale passeggio con la consorte sotto i portici di Cuneo ed al caffè in un bar del centro.
Al saluto dei concittadini rispondeva con un leggero inchino togliendosi l'inseparabile "Borsalino" grigio davanti alle signore che si rivolgevano a lui con il "buongiorno, Presidente".
Alla signora Rosanna Bollano ed al figlio Luigi formulo le condoglianze del Consiglio regionale, che lo ha visto appassionato e partecipe protagonista: Giovanni Falco lascia un vuoto significativo nella comunità piemontese ed in particolare in quella cuneese alla quale ha dedicato tanti anni della sua non breve esistenza.
Il Consiglio regionale ricorda ancora oggi, con grande stima e profondo rimpianto, la figura e l'opera di uno dei protagonisti dell'ultimo mezzo secolo della storia italiana, Giovanni Spadolini, scomparso il 4 agosto scorso.
Nato a Firenze il 21 giugno 1925, la sua vita fu la testimonianza operosa di quell'intreccio fra cultura e politica che caratterizzò uomini come Benedetto Croce, Luigi Salvatorelli, Piero Gobetti, Antonio Gramsci Aldo Moro.
Editorialista del "Messaggero" nei primi anni del dopoguerra collaboratore de "Il Mondo" di Mario Pannunzio dal 1949, incaricato nel 1960 e poi ordinario di Storia contemporanea all'Istituto "Cesare Alfieri" di Firenze, direttore del "Resto del Carlino" per tredici anni e infine direttore del "Corriere della Sera", Spadolini non abbandonò mai la ricerca storica e l'impegno politico.
I suoi studi furono supporto prezioso delle analisi che egli offriva ai lettori sulle tormentate vicende della lotta politica in Italia, dagli anni difficili del dopoguerra ai tanti misteri che hanno segnato drammaticamente la più recente storia del nostro Paese. Gli articoli da lui scritti su tutti i grandi giornali italiani (con "La Stampa" la collaborazione più lunga, ventitre anni) e su "La Nuova Antologia" che egli diresse, sono stati migliaia.
Molti, moltissimi i suoi libri (una particolare citazione meritano "Il Papato socialista", "Il mondo di Giolitti", "L'Italia della ragione" "L'Italia dei laici", "La stagione de 'Il Mondo'", "Autunno del Risorgimento", "L'eredità di Gobetti"). Essi furono il risultato di lunghe e faticose ricerche. Spadolini interrogava il passato per far luce sui problemi contemporanei: dalla caduta del fascismo ed il tormentato dopoguerra italiano, con particolare riguardo all'ascesa del movimento cattolico, alla creazione dei grandi partiti di massa, al ruolo delle forze di democrazia laica che furono protagoniste nel Risorgimento.
Preminente fu il suo interesse per gli uomini che negli anni della crisi della democrazia e dell'avvento del fascismo diedero vita all'"Italia della ragione": Giovanni Amendola, Piero Gobetti, Carlo Rosselli, Luigi Salvatorelli, Gaetano Salvemini, Benedetto Croce. Ma questa scelta di campo non significò sottovalutazione della nascita ed evoluzione del movimento cattolico a cui dedicò passione di studioso instancabile.
Ma con lo Spadolini storico e giornalista dell'Italia contemporanea cresceva e si affermava l'uomo politico, che aveva profonde radici nella cultura e nella tradizione liberaldemocratica. Un'ascesa che lo portò a Palazzo Chigi nel 1981.
Come Presidente del Consiglio dei Ministri egli diresse la lotta contro il terrorismo, combattè con vigore la P2, ridiede slancio alla politica atlantica ed europeista dell'Italia, sollecitò la collaborazione delle forze sociali per combattere l'inflazione, richiamò con vigore l'attenzione sul problema delle riforme istituzionali.
Fino alla fine della sua esperienza egli visse la responsabilità di Governo con grande equilibrio e senso della misura, nella consapevolezza che in un Paese lacerato come l'Italia era necessario ricercare la mediazione, colmare le fratture, non stancarsi mai nel preservare il tessuto sociale ed istituzionale della Nazione.
Contro tutto ciò che sia spettacolare, improvvisato, dilettantesco contro tutti i tentativi di fare "salti" in una storia che li rifiuta.
Secondo la convinzione che "solo i piccoli passi consentono di favorire i grandi avanzamenti e le grandi trasformazioni della società".
Queste sue parole sollecitano un'attenta riflessione in un momento di grandi mutamenti negli equilibri politici e sociali del nostro Paese. Sono il testamento spirituale di un uomo che alle vicende dell'Italia, dal Risorgimento a Bava Beccaris, dalla crisi dello Stato liberale alla rinascita democratica, dedicò tanta parte della propria vita nella convinzione che la storia sia sempre "contemporanea a noi stessi - come ebbe a scrivere - ai tanti problemi, alle nostre tensioni, al nostro travaglio". Nella confusione dell'Italia scombinata di oggi, forse è meglio raccogliere questo messaggio che viene da un uomo della Prima Repubblica.
Desidero concludere questo breve ricordo sottolineando che il Consiglio regionale rende omaggio a Giovanni Spadolini anche per il profondo legame che egli ebbe con la nostra terra e la sua cultura. Basterebbe pensare a Giolitti e a Gobetti, che rappresentarono due dei punti di riferimento costante della sua ricerca di studioso e di uomo politico.
Spadolini veniva spesso in Piemonte in occasione di convegni, di manifestazioni culturali, di presentazione di libri, suoi o di altri protagonisti della cultura piemontese, da Bobbio a Galante Garrone. I suoi rapporti con molti maestri della nostra Università, da Alessandro Passarin d'Entreves a Luigi Firpo, erano profondi e frequenti. Il fatto che per oltre vent'anni abbia collaborato a "La Stampa" è un altro dei motivi che lo lega al Piemonte.
Come Presidente del Consiglio dei Ministri e Presidente del Senato ebbe una particolare attenzione alla vita piemontese, e voglio qui ricordare la sua visita ufficiale dell'ottobre 1982, densa di appuntamenti ed incontri significativi.
Forse nessuno ha messo finora in evidenza questo legame fra lo storico e statista fiorentino ed il Piemonte che, a mio parere, va invece ricordato.
Per tutti questi motivi, il Consiglio regionale del Piemonte si associa al lutto che ha colpito l'intero Paese con la scomparsa di uno dei suoi uomini migliori, di un "autentico patriota", come, senza retorica, lo ha definito Leo Valiani, un uomo che ha saputo spendere la sua vita senza egoismi, fedele, senza cedimenti, a grandi, intramontabili ideali, di cui penso oggi abbiamo ancora assolutamente bisogno.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Adduci.


Argomento: Formazione professionale

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Ordinamento della professione di guida alpina"


PRESIDENTE

Come convenuto, passiamo al punto 8) bis all'o.d.g. che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Ordinamento della professione di guida alpina".
Relatore è il Consigliere Marchini, che ha pertanto facoltà di intervenire.



MARCHINI Sergio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la censura del Governo è meramente formale e attiene alla possibilità dei professionisti di altri Paesi di esercitare la professione nel nostro Paese.
Nella nostra legge avevamo meramente introdotto il criterio della reciprocità e il Governo ha rilevato che il titolo rispetto al quale deve comunque esistere la reciprocità deve essere, per certi versi, valutato nella sua validita dal Ministero; questo a seguito degli accordi CEE.
Quindi in tutti i Paesi d'Europa - questo vale non solo per le guide alpine si possono svolgere le professioni in condizioni di reciprocità, ma il titolo alla professione viene verificato dal Ministero competente del Paese nel quale si intende esercitare.
Anche grazie alla cortesia dei funzionari addetti alla Commissione abbiamo predisposto l'emendamento in tempi rapidi e si sollecita al Consiglio l'approvazione di questa legge.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, possiamo passare all'esame dell'articolo su cui erano focalizzate le osservazioni del Commissario del Governo.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 40 astensioni 1.
L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 46 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
La legge è approvata.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Nuove norme per il funzionamento del Comitato regionale di controllo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a :"Nuove norme per il funzionamento del Comitato regionale di controllo".
La parola al relatore, Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico, relatore

I rilievi formulati dal Governo alla legge in oggetto censuravano l'attribuzione di strutture di primo grado a dirigenti di seconda qualifica e l'assegnazione in soprannumero del trattamento economico corrispondente alla posizione di esperto amministrativo di dirigenti di prima qualifica alle stesse strutture.
Le norme colpite da censura, ed in particolare l'art. 36, tendevano a tutelare la posizione degli attuali dirigenti dei Comitati regionali di controllo in attesa della riorganizzazione generale delle strutture previste dal DL n. 29/93.
Le osservazioni del Governo perciò colpiscono esclusivamente una disposizione transitoria relativa al personale, mentre non toccano alcuna disposizione dell'articolato di legge. Gli emendamenti predisposti eliminano quindi le disposizioni riguardanti l'attribuzione di strutture di primo grado a dirigenti di seconda qualifica e l'attribuzione a dette strutture di personale dirigenziale in soprannumero, prevedendo invece, più genericamente, di affidare la responsabilità degli uffici di segreteria a dirigenti regionali.
L'adeguamento da parte regionale ai rilievi governativi è stato effettuato non senza rammarico per non aver potuto tutelare, sia pure a livello transitorio, l'attuale situazione del personale dirigenziale del Co.Re.Co.
come inizialmente si voleva. D'altronde, l'ormai imminente applicazione del DL n. 29/93 consentirà la riduzione al minimo degli inconvenienti derivanti dall'assenza delle prescrizioni transitorie e comunque, in breve tempo, una riorganizzazione dirigenziale complessiva, e quindi anche del nuovo organo di controllo.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame dei due articoli in questione.
ART. 28 Emendamento presentato dalle Consigliere Bergoglio e Vetrino: al punto 1), dopo la parola "dirigente" aggiungere le parole "di seconda qualifica".
La parola alla Consigliera Bergoglio per l'illustrazione dell'emendamento.



BERGOGLIO Emilia

Intervengo, signor Presidente, dopo aver letto la motivazione in base alla quale il Commissario del Governo ha eccepito sulla precedente norma.
Rispetto a tali osservazioni, ho colto alcuni aspetti. Il primo è l'incoerenza tra l'istituzione di posizioni dirigenziali di prima qualifica per i servizi dei Co.Re.Co., mantenendo in norma transitoria il numero e le posizioni dirigenziali attuali di seconda qualifica dirigenziale.
Mi permetto di sottolineare che questa osservazione era già stata svolta nella riunione in cui si discusse per la prima volta di questa legge.
La proposta della Giunta è di ridurre il tutto alla prima qualifica dirigenziale. Il senso del mio emendamento è invece quello di mantenere in questa fase - che era stata considerata a suo tempo provvisoria, anche dallo stesso Assessore l'attuale situazione di seconda qualifica dirigenziale.
La motivazione per cui ho presentato, insieme alla collega Vetrino questi due emendamenti coordinati è che la seconda osservazione del Commissario del Governo fa anche immaginare - ed emerge anche tra le righe del testo che una modifica parziale dell'organico senza aver precedentemente recepito il decreto legislativo n. 29, rischierebbe di creare un'ulteriore ragione di rigetto o di non approvazione della legge.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, si tratta di una materia complessa ed è necessaria un po' di attenzione; se c'è questa agitazione, per cui ognuno fa le proprie riunioni, diventa veramente difficile lavorare. Questo è un Consiglio, non un corridoio di passaggio!



BERGOGLIO Emilia

Ringrazio la Presidente, anche perché sto cercando di illustrare con calma e con pacatezza delle ragioni che, a mio avviso, dovrebbero essere prese in considerazione non per voler sottolineare con insistenza un'osservazione già sollevata, ma perché mi sembra oggettivamente di fornire un contributo affinché questa materia sia, in questa fase, regolata con la migliore possibile soluzione; ciò, stante il fatto che non siamo in presenza di una nuova istituzione di servizi, ma che al proposito abbiamo un pregresso ed una storia in questa Regione che dovrebbe essere tenuta presente.
Se non muoviamo posizioni dirigenziali in questa fase, ma le manteniamo, rimandando successivamente al riordino più complessivo della problematica del personale, abbiamo una maggior probabilità - lo dico con molta schiettezza - che questa legge passi e abbia il visto del Commissario del Governo.
Diversamente, esaurito il primo punto delle osservazioni, cioè prima e seconda qualifica con una delle due soluzioni (una della Giunta e l'altra prevista dall'emendamento presentato), non si risolverebbe comunque la seconda questione, che è al di sotto di questo problema.
Nell'illustrazione dell'emendamento tralascio le motivazioni già evidenziate nell'intervento precedente; ad ogni modo, la funzione del controllo nel tempo è diminuita di numero, ma sicuramente è incrementata la professionalità necessaria, perché solo gli atti complessi vengono sottoposti a controllo.
Pertanto invito la Giunta a riflettere sulle considerazioni che ho voluto svolgere; mi pare che la soluzione proposta possa essere, dal punto di vista complessivo, quella che meglio risolve, in questa fase, il problema in oggetto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Credo sia utile dare alla proposta delle Consigliere Bergoglio e Vetrino, che si articola in maniera coerente sulle tre proposte di emendamento, una risposta complessiva.
Nella legge approvata dal Consiglio regionale rinviata dal Governo avevamo previsto una norma transitoria relativa alla dirigenza attualmente impegnata nell'attività dei nostri Co.Re.Co, che, in buona sostanza congelava la situazione organizzativa fino all'attuazione regionale del decreto legislativo n. 29.
Il Governo ha respinto esattamente questo punto, richiamandoci alla necessità di intervenire prevedendo il generale processo di mobilità derivante dalla riorganizzazione che abbiamo introdotto per l'insieme del personale impegnato. Abbiamo perciò predisposto le correzioni, che sono state apportate in Commissione e oggi vengono all'esame del Consiglio, in modo da adeguarci a ciò che il Governo ci ha richiesto.
Faccio inoltre presente che, come consuetudine, abbiamo chiesto agli uffici governativi l'interpretazione autentica delle osservazioni che ci sono state rivolte e abbiamo preventivamente verificato che gli emendamenti da noi presentati fossero coerenti con le esigenze posteci; ciò in modo che il Consiglio regionale possa approvare la legge, senza che questa subisca ulteriori rinvii od osservazioni.
L'insieme degli emendamenti presentati hanno l'effetto concreto di riprodurre questa vertenza con il Governo, in quanto ristabiliscono una previsione che, appunto, è apparsa contraddittoria con il decreto legislativo n. 29. Tuttavia, faccio osservare che è ormai prevista, in un tempo assai breve, l'attuazione del decreto n. 29 (riorganizzazione della dirigenza della nostra Regione, previsione della figura unica dirigenziale); il problema che viene sollevato ha, di per sè, una soluzione in tempi molto rapidi, naturalmente nell'ambito del nuovo testo di legge che noi andiamo a proporre, quindi delle possibilità che ci sono lasciate dal testo di legge concordato con il Governo. Assicuro comunque che opereremo per raccogliere lo spirito di quanto viene proposto dalle colleghe.
Quindi, per evitare ulteriori ritardi nell'entrata in vigore della legge nonché costi aggiuntivi a quelli già intervenuti a causa della sua mancata approvazione, chiediamo al Consiglio regionale di approvare le correzioni che abbiamo predisposto e che sono già state sottoposte all'esame della I Commissione; chiediamo inoltre di non accogliere gli emendamenti che rischierebbero di non corrispondere all'interpretazione autentica fornita dal Governo e alle osservazioni in base alle quali la legge è già stata rinviata una volta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Vorrei fare una dichiarazione di voto su questo emendamento e fare presente all'Assessore che le osservazioni del Commissario del Governo erano rivolte all'incongruità od incoerenza tra il fatto di istituire il Servizio di primo livello e mantenere temporaneamente in sovrannumero alcune posizioni dirigenziali di seconda qualifica. La scelta della Giunta è stata quella di abolire il mantenimento delle posizioni dirigenziali di seconda qualifica e confermare il primo livello.
L'emendamento che abbiamo presentato propone invece di ridurre, di abolire e di eliminare le incoerenze e le incongruità, non riducendo la professionalità dei funzionari dalla seconda alla prima qualifica, ma livellando, creando lo stato di congruità e di coerenza su una posizione di questo tipo. Mi sembra vada nell'interesse della Regione mantenere dirigenti di elevata professionalità in questa fase transitoria, come ha detto anche l'Assessore, e non penalizzare ingiustamente i funzionari, le cui funzioni relative sono qualificate.
Ho voluto fare questa esplicita dichiarazione di voto, perché la risposta motivava il non accoglimento dell'emendamento con un eventuale ritardo che, a mio avviso, non ci sarebbe, perché in questo modo ci adegueremmo comunque alle osservazioni del Commissario del Governo, il quale non ha detto: "Dovete lasciare la prima qualifica o la seconda", ma ha detto che c'era incoerenza tra i due livelli.
Spero di essermi spiegata; ovviamente, per quanto mi riguarda, mantengo l'emendamento e credo anche di poterlo dire per quanto riguarda la collega Vetrino.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 35 contrari e 4 astensioni.
Emendamento presentato dalle Consigliere Bergoglio e Vetrino: sopprimere il comma secondo ed inserire in sostituzione: "Sono istituiti i Settori - Uffici di segreteria dei Co.Re.Co. -".
L'emendamento non è accolto dalla Giunta. Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 33 contrari e 3 astensioni.
Ha chiesto la parola la Consigliera Bergoglio; ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Non essendo stata accolta la soppressione del comma secondo, credo che automaticamente il terzo emendamento sia in contrasto. Però lascio alla Presidenza valutare se debba essere posto in votazione.



PRESIDENTE

Era un emendamento soppressivo e sostitutivo al tempo stesso.
Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 28, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 36 voti contrari 12 astensioni 4.
L'art. 28 è approvato.
ART. 36 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 36 voti contrari 12 astensioni 4.
L'art. 36 è approvato.
La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto sull'intero testo della legge.



BODRERO Antonio

Il mio voto sarà contrario. Ritengo che i Comitati di controllo, per essere effettivi, autentici ed efficaci, dovrebbero essere composti da giudici e soprattutto da giudici apartitici, perché il giudice partitante è una contraddizione nei termini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Germanetto per dichiarazione di voto.



GERMANETTO Michelino

Il mio voto sarà contrario, in quanto non è stato accolto dalla maggioranza alcun emendamento che poteva in parte cambiare questo testo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 36 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Legge rinviata dal Governo relativa a: "Individuazione delle Aziende Sanitarie Regionali" - Presentazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Individuazione delle Aziende Sanitarie Regionali".
Relatore è il Consigliere Peano, che ha facoltà di intervenire.



PEANO Piergiorgio, relatore

I rilievi formulati dal Commissario del Governo pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale il 10 agosto u.s, in merito alla legge regionale "Individuazione delle Aziende Sanitarie Regionali", approvata il 6 luglio, riguardano esclusivamente gli artt. 4 e 9, e recitano: "1) art. 4, comma settimo, ove istituisce Conferenza Sindaci at livello distretti USSL non est in linea con disposto art. 3, comma quattordicesimo, DL n. 502/92 che articola Conferenza Sindaci at livello ambito territoriale intera USSL et in tale ambito attribuisce relative competenze di impostazione programmatica et esame bilanci Azienda 2) art. 9, comma secondo, prevista proroga funzioni assemblea associazioni Comuni est in contrasto legislazione statale cui legge n.
111/91 et decreto legislativo n. 502/92 che habet disposto loro cessazione et sostituzione con amministatori straordinari et successivamente con direttori generali 3) art. 9, ove, nel prevedere nomina commissari per gestione USSL.
omette provvedere contestualmente at conferma collegi revisori o at loro costituzione qualora mancanti, non est in linea con disposizioni cui art.
1, comma quarto, decreto legge n. 401/94".
La IV Commissione nella seduta del 7 settembre ha licenziato il nuovo testo degli artt. 4 e 9, accogliendo in toto i rilievi sopra citati.
Nessun altro emendamento viene apportato al testo di legge.
Le ulteriori questioni attinenti all'organizzazione ed ai compiti dei distretti (nell'ambito delle competenze individuate dal decreto legislativo n. 502/92) saranno affrontate e risolte nell'ambito della discussione sulle nuove leggi regionali di organizzazione delle Unità socio-sanitarie locali in itinere presso il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signora Presidente, il nostro Gruppo voterà a favore dell'emendamento predisposto dalla Giunta; tuttavia, non può non esprimere un disagio ed una preoccupazione. Il disagio è che il Governo ci censuri un'elaborazione molto prudente e dia ad intendere che sia praticabile un'ipotesi. Lo dà ad intendere e comunque lo ha approvato in un'altra Regione.
Questa è ragione sufficiente per immaginare che il Governo si atteggi coerentemente. Mi rivolgo in particolare all'Assessore: istituzionalizzato il distretto, come destinatario di delega - qui nasce evidentemente il contenzioso sull'interpretazione che noi diamo di questo articolo, cioè riconoscere ai Sindaci, come mi sembra giusto e su questo eravamo tutti d'accordo, una funzione di vigilanza e di supporto consultivo e di predisposizione dei lavori dell'assemblea occorre considerare che la delega vuol dire parcellizzazione del territorio e delle funzioni della Conferenza dei Sindaci.
Mi pare che la contromisura che dobbiamo immaginare è che la Giunta predisponga per tempo e in termini rigorosamente funzionali i distretti perché la preoccupazione che esprimo a nome del Gruppo è che ci siano delle pressioni per far nascere sul piano territoriale prima il distretto come istituzione e poi farlo riconoscere in termini funzionali rispetto ai servizi che deve rendere. Nella situazione precedente non c'era alcun interesse politico ad una definizione del distretto, c'era un interesse di natura funzionale, cioè che servisse i cittadini. Questo tipo di formulazione serve, in qualche misura, a riproporre i termini di campanile e di confini geografici.
Di conseguenza, l'approvazione di questo emendamento - ci auguriamo l'approvazione della legge da parte del Governo - a mio modo di vedere comporta, come contromisura, l'immediata presa in esame da parte della Giunta della definizione dei distretti nei termini più razionali e più coerenti possibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Intervengo sull'emendamento proposto dalla Giunta. In realtà il mio intervento è più generale e su come questa vicenda è stata condotta. E' sulla questione dell'autonomia regionale che occorrerebbe riflettere.
Il governo regionale, a nostro parere, non ha saputo opporsi in maniera dignitosa ad un atteggiamento del Governo centrale che ha sospeso questa legge e ne ha impedito l'approvazione, ignorando o facendo finta di ignorare (perché in realtà sono note le difficoltà della sanità regionale) le conseguenze di questa sospensione.
Il problema è che il governo regionale non si è espresso decisamente contro questo atteggiamento. L'Assessore Cucco si è espresso con affermazioni non comprensibili, lasciando ipotizzare che all'interno del Governo, su tali questioni, ci fossero chissà quali divisioni interne, per cui il Presidente del Consiglio non c'entrerebbe nulla, ma c'entrerebbe non si sa bene chi: forse il Ministro alla Sanità, forse qualche altra forza.
Noi sappiamo che operatori sanitari di livello apicale avevano già affermato, giorni prima, che questa legge sarebbe stata sospesa. Ci domandiamo chi siano queste forze non meglio precisate: sarebbe bene che si capisse chi sta loro dietro; probabilmente, corporazioni mediche, che vedevano in questa legge un colpo alla loro autonomia, soprattutto laddove certi interessi (leggasi: "mancata approvazione di aziende ospedaliere") venivano colpiti.
Collegamenti di questo tipo andavano sicuramente denunciati; ciò invece non è stato fatto, non è stata decisa nessuna presa di posizione contro questo ulteriore colpo del Governo all'autonomia regionale, ma anche allo stato dei servizi sanitari. Tale atteggiamento è quindi da disapprovare.
C'è poi da osservare come nel metodo sia da respingere l'atteggiamento del Governo, in relazione al fatto che la legge è stata cassata all'ultimo giorno (perlomeno, la comunicazione è arrivata l'ultimo giorno). Questo sembra evidentemente strano. Così pure nel merito, in quanto le contestazioni, come da più parti è stato affermato, sono o semplicemente formali o prestuose.
A me sembra pretestuoso quanto scritto nel comunicato del Commissario del Governo: "Non è in linea con disposto art. 3, comma quattordicesimo decreto n. 502, che articola Conferenze di Sindaci a livello ambito territoriale intera USSL". Già in Commissione, avevo detto che mi sembrava pretestuoso parlare di "articolazione a livello dell'intera USSL". Quasi che esistesse un'azienda USSL regionale articolata a livello di Unità socio sanitarie locali.
La legge che avevamo approvato, in realtà, prevedeva a livello di distretto un'articolazione funzionale dell'unica Conferenza dei Sindaci a livello di USSL. Quindi - ripeto - questa osservazione del Governo ci sembra proprio pretestuosa: non vorremmo che la toppa sia poi peggiore. In Commissione avevo già osservato come - qualora l'atteggiamento della Giunta fosse quello di far finta che questa pretestuosità non ci sia - la formulazione potesse dare adito ad ulteriori osservazioni, laddove si prevede la costituzione in comitato, a meno che sia stato modificato il testo presentato in Commissione; se tale è, non vorrei che poi il Governo affermasse che questa dizione non è accettabile.
Mi domando se e quali garanzie il governo regionale abbia cercato a livello governativo, perché comunque questo emendamento passi.
In questo senso e per questo motivo dichiaro fin d'ora che il nostro voto sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Non condivido l'impostazione suggerita dalle leggi in questa materia approvate in altre Regioni e dallo stesso Governo. Tutto potrebbe essere credibile nel caso in cui i Comuni investissero dai propri bilanci delle quote per la gestione dei distretti, per cui ci sarebbe una partecipazione diretta anche di responsabilità di natura amministrativa.
Però, nel momento in cui i Sindaci delegano solo perché c'è un'assemblea dei Sindaci, sorge questa perplessità: "A che titolo i Sindaci debbono afferire questa autonomia amministrativa ai distretti"? Sarebbe stato molto più opportuno, ancorquando noi siamo stati contrari a tutto l'impianto della legge, che proprio i distretti avessero l'afferimento di quote di capitale da gestire per responsabilità che a loro vengono attribuite in funzione di ciò che rappresentano, dopo avere eliminato le piccole Unità socio-sanitarie locali Fatta rilevare quest'incongruenza, confermiamo, a maggior ragione, il nostro voto di opposizione a tutto l'impianto della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Il mio voto sarà contrario. In primo luogo, perché l'impostazione non tiene abbastanza conto delle esigenze liberistiche e privatistiche, come dimostrano decine di ospedali incompiuti e abbandonati, nonostante siano costati carissimo. Inoltre per l'antiregionalismo già accennato, cioè violazione dell'autonomia regionale, questo legiferare frenetico del Governo su questioni che sarebbero di pertinenza, come quasi tutte, della Regione e soprattutto perché non si insiste mai, anzi non si accenna mai al considdetto federalismo fiscale o fiscalità federale, cioè alla restituzione finanziaria corrispettiva verso le Regioni più contributive che sono ovviamente quelle del Nord, dilaniate, distrutte sul piano economico da queste enormi ingiustizie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Intervengo non per ripetere le cose che ha detto bene il compagno Maggiorotti, ma per chiarire che sulla questione dell'intervento governativo contro il provvedimento regionale il Gruppo che rappresento non è rimasto soddisfatto, sia del comportamento della Giunta in generale che degli Assessori direttamente interessati. Di fronte ad un Ministro che gioca troppo spesso a fare del protagonismo patinato improntato ad una facile demagogia, a nostro giudizio ci sarebbe voluta una presa di posizione più netta e decisa contro l'invadenza inconcludente del Ministro ed anche contro il comportamento del Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, che è responsabile dei provvedimenti presi dal Consiglio dei Ministri.
Preoccupati da questa vicenda, come Gruppo abbiamo chiesto un incontro con il Presidente Brizio che, gentilmente, non ha ancora risposto, dall'1 settembre, a questa nostra richiesta. I nostri comportamenti in aula nel merito non sono certo collegati alla disattenzione che il Presidente della Giunta regionale ha, anche non essendo presente in questo momento, nei confronti delle posizioni del Gruppo di Rifondazione Comunista.
Tuttavia, credo che un completo disinteresse sulle questioni di merito che noi poniamo in aula, completo disinteresse anche solo ad incontrare il Gruppo Rifondazione Comunista (abbiamo chiesto un incontro, nessuno ci ha risposto), potrà influire anche sulla nostra buona volontà di contribuire a rendere migliori le decisioni della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Enzo, Assessore regionale

L'Assessore interviene solo per richiamare alcuni passaggi degli interventi fatti dai Consiglieri nel merito dell'unica questione sostanziale che il Governo ha sollevato, che è quella sui distretti.
Condivido completamente le cose dette dal Consigliere Marchini, perch quando fu accolto l'emendamento da lui proposto proprio su questo articolo effettivamente, sia il Consiglio che la Giunta ritennero che, così come formulato, quell'articolo era esattamente quello che noi intendevamo per "delega" (poi dirò qualcosa sulla parola "delega") di poteri; ciò sempre nell'ambito dell'indirizzo della verifica, perché quello è un ambito dal quale non ci si può spostare, per il livello distrettuale: delega a livello distrettuale di queste nuove unità operative - non so come definirle - che stanno all'interno dell'Assemblea dei Sindaci. Così com'era formulato ripeto - l'articolo era giusto e andava esattamente nella direzione auspicata.
Anche noi sottolineiamo questa incongruenza, Consigliere Maggiorotti l'incongruenza, però, è del Governo, non della Giunta regionale. Le assicuro che la Giunta regionale ha fatto di tutto, in via formale e in via informale - e il Presidente potrà confermarlo - a tutti i livelli per cercare di capire il perché, da che cosa derivava e per cercare di modificare l'atteggiamento del Governo. Il Governo non ha comunque potuto fare passi indietro ulteriori rispetto a quelli già fatti approvando altre leggi regionali (Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e quant'altro) che contenevano formulazioni che sono della natura e della forma di quella che noi proponiamo oggi.
Tuttavia il problema vero che rimane è quello di cosa c'è dentro questa delega. Tutto il discorso che stiamo facendo è intorno a qual è il contenuto di questa delega, che rimane comunque nell'ambito dei poteri di indirizzo e verifica e non di quelli gestionali. Sempre nell'ambito dei poteri di indirizzo e verifica della gestione dell'USSL. noi avremo modo di entrare nel merito, sicuramente in modo molto approfondito, quando esamineremo la legge sull'ordinamento, che sarà la sede più appropriata per affrontare questo tipo di temi.
Confido che questa legge venga assunta presso il governo regionale perché effettivamente quella sarà la sede opportuna e l'unica sede effettiva dove questa discussione potrà essere imbastita. Dopodiché, anche se avrei preferito l'articolo precedente, questa modifica è comunque a salvaguardia sia del dettato della legge che delle legittime autonomie che vogliamo assegnare ai distretti nell'ambito della nuova sanità.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Intervengo solo per dire al Consigliere Chiezzi che ho valutato la sua lettera. Credevo di incontrarlo alla riunione dei Capigruppo di venerdì scorso per dirgli a voce che avremmo fatto questo incontro. Riceveremo certamente il Gruppo di Rifondazione Comunista.
Voglio però ribadire che sulla questione ci siamo impegnati molto a fondo e, non appena ho saputo, quel sabato mattina, che il Consiglio dei Ministri aveva sospeso la legge, ho cercato di avere tutti i contatti possibili. Abbiamo parlato con la Presidenza del Consiglio; abbiamo parlato con il Ministro Costa ripetutamente, con il Ministro Urbani e abbiamo anche definito un certo rapporto, in modo che gli emendamenti approvati dalla Commissione fossero preventivamente visti.
Oggi possiamo dire che su questo testo c'è una disponibilità ed un accordo del Governo; nei limiti sostanziali, concordo con quanto detto dall'Assessore Cucco, però il Governo aveva già preso delle posizioni su altre Regioni, che ha ritenuto coerentemente di mantenere. Questa è la situazione, ma - ripeto ci siamo occupati a fondo del problema. Abbiamo anche chiesto se era possibile rivedere la decisione, ma poiché era l'ultima seduta del Consiglio dei Ministri (scadevano i venti giorni), la soluzione da noi richiesta non è stata possibile.
Mi pare di poter dire che ci siamo interessati del problema a tutti i livelli, senza portare agli estremi la polemica, perché credo che la polemica non sempre costruisca, e in questo momento abbiamo bisogno di costruire qualcosa di positivo.
Conto sul consenso del Consiglio su questa riapprovazione, che è molto importante, anche perché diversamente andremmo verso dei ritardi gravissimi, ed è invece molto importante che il Consiglio dei Ministri si sia impegnato ad esaminarla il più presto possibile.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame degli articoli modificati.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 35 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 35 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Nonostante le osservazioni del Commissario del Governo, che peraltro ci ha costretto ad allungare i tempi dell'applicazione di una legge così importante e necessaria per la nostra Regione, il nostro Gruppo intende ribadire l'impegno fermo a realizzare e recuperare, attraverso la distrettualizzazione delle Unità socio-sanitarie locali, quell'autonomia che per molte realtà è messa in discussione ed annullata con la legge.
Volevamo ribadire tale punto anche per riconfermare e dare forza a questo principio, che difendiamo e difenderemo nonostante gli attacchi sferrati da più parti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Intervengo per dichiarazione di voto in merito all'odierna riproposizione della legge di riforma sulle Unità socio-sanitarie locali Voteremo contro, non tanto per quanto proposto dagli emendamenti, ma per lo spirito della legge, che continuiamo a combattere. Saremmo stati favorevoli agli emendamenti presentati qualora da parte della Giunta vi fosse stato un atteggiamento diverso. Riteniamo si debba tenere in considerazione quanto puntualmente e quotidianamente segnalato non solo da parte di amministratori locali, Sindaci o soggetti che potremmo facilmente accusare di campanilismo, ma addirittura da parte di tecnici amministratori della sanità pubblica che protestano contro la legge approvata dal Consiglio regionale, sollecitando variazioni importanti, e che addirittura rinunciano all'incarico non fidandosi della possibilità di governo delle nuove Unità socio-sanitarie locali Sottolineiamo la nostra profonda avversità allo spirito che ha pervaso la legge, che non ha consentito, se non in un unico particolare caso, di riconoscere la specificità e la montanità di determinate situazioni piemontesi; per questo motivo e poiché quanto a suo tempo da noi sottolineato non è stato minimamente oggetto di ripensamenti da parte della Giunta, votiamo contro gli emendamenti che potrebbero far sì che il Commissario del Governo dia il via alla designazione di nuovi Commissari in ottobre - e di nuovi dirigenti delle ricostituite Unità socio-sanitarie locali dall'1 gennaio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Anche noi, come Gruppo socialdemocratico, ribadiamo il voto contrario alla legge; questo, ovviamente, non in virtù degli emendamenti discussi ieri mattina in sede di Commissione e sui quali concordiamo. Pur apprezzando lo sforzo compiuto per recepire quanto necessario (seguendo l'esempio delle Regioni che hanno avuto il visto), per far sì - vista la volontà politica espressa in tal senso dal Consiglio - che la legge arrivi in porto il più in fretta possibile, il nostro voto non può che essere contrario per coerenza con le motivazioni che in modo assai diffuso abbiamo avuto modo di esporre a luglio, allorquando il disegno di legge venne per la prima volta in aula.
Cogliamo l'occasione - ne abbiamo parlato alla Presidenza del Consiglio e, per correttezza, all'Assessore Cucco e al Presidente della Commissione collega Peano - per presentare un ordine del giorno, che non so se dal punto di vista formale sia così puntualmente attinente all'argomento in discussione; sicuramente, dal punto di vista sostanziale, ci sembra che l'argomento si presti ad una sottolineatura.
Nel disegno di legge che il Consiglio sta per approvare si parla di aziende ospedaliere e si ribadisce quanto espresso a suo tempo, e cioè che aziende sono gli ospedali di livello nazionale più il San Luigi. Nello stesso tempo, però, non vengono accolti emendamenti che prospettavano la diffusione del concetto di azienda ospedaliera anche in altre Unità socio sanitarie locali che ritengono di averne i titoli. E' ovvio che saranno la Giunta regionale e gli Assessori competenti in particolare a giudicare se tale maturità è concedibile ed attestabile, anche alla luce dei tagli ipotizzati. Di solito, quando si parla di tagli, si utilizzano sempre termini assai vaghi; ma nell'attuale periodo "pre-finanziaria", non siamo assolutamente nel campo del vago, ma in quello, molto ristretto e definito delle certezze. Si parla di inserire una contrazione di spese di 48/50.000 miliardi, di cui 5.650 relativamente alla sanità: mai come in questo momento, cifre anche solo vociferate e ventilate, sono più realistiche di queste. Da qualche parte bisogna pur rientrare, e la sanità è uno dei settori che più deve essere recintato per quanto concerne i fondi da trasferire alle Regioni: 5.650 miliardi sono tanti; per la nostra Regione grosso modo - Assessore e Giunta lo sanno - significa 500 miliardi. A maggior ragione, dei 6.300 che costituiscono il fondo nel 1993, tagliarne 500 si traduce in un grosso taglio: siamo nell'ordine dell'8-9%.
Alla luce di tali cifre e considerazioni, ci sembra dunque proponibile una proposta che impegni la Giunta a favorire nel modo più responsabile, ma diffuso possibile, la nascita di aziende ospedaliere in aggiunta a quelle inserite nel testo di legge, laddove ne esistano i presupposti, e la Regione dispone dei dati, delle tariffe, delle rette di degenza, del carico extra-USSL che grava su ognuna di esse. Ciò anche in funzione del fatto che la nascita di nuove aziende consentirebbe di reperire risorse extra-fondo nazionale; risorse proprie, autonome, reperite dalle Unità socio-sanitarie locali in funzione dei servizi erogati. A fronte di quei 500 miliardi ipotizzati in meno, questo può sicuramente non dico azzerare quella difficoltà, ma attutirne l'effetto e favorire una sperimentazione che vada nel senso di una produttività, di un rendimento, di un concetto privatistico da introdurre anche all'interno delle Unità socio-sanitarie locali L'ordine del giorno è molto breve, quindi mi permetto di leggerlo in modo tale che il Consiglio ne venga a conoscenza: è poi compito della Presidenza stabilire qual è il grado di attinenza e quale deve essere di conseguenza il percorso.
Esso recita: "Il Consiglio regionale, alla luce dei tagli prospettati con la finanziaria del 1995, che ipotizzano per la sanità qualcosa come 5.650 miliardi in meno rispetto al fondo 1994, che per la Regione Piemonte significherà circa 500 miliardi in meno rispetto al fondo relativo all'anno in corso, impegna la Giunta a favorire da subito la nascita di aziende ospedaliere sperimentali al di fuori di quelle indicate nel disegno di legge n. 421, laddove i dati storici, consolidati e le volontà politiche all'interno delle nuove Unità socio-sanitarie locali lo consentono, al fine di reperire risorse aggiuntive autonome tali da impedire la compressione o lo scadimento delle prestazioni e dei servizi con conseguente dispersione del patrimonio sanitario della nostra Regione".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Volevo spendere alcune parole a proposito dell'attinenza di questa materia con il contesto più generale del tema del quale stiamo trattando questa mattina. E' vero che la premessa è estranea alla materia di questa mattina, però il deliberato rientra perfettamente nel dibattito ampio, che abbiamo fatto nel mese di luglio e che facciamo ancora questa mattina, su quello che è uno dei capisaldi della riforma, e cioè l'autonomia aziendale delle aziende ospedaliere. Per carità, se non presentiamo questo ordine del giorno oggi, lo presenteremo tra una settimana, non ha importanza, per credo che nel deliberato ci siamo perfettamente. Pertanto colgo l'occasione per sollecitare l'approvazione di tale documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale si asterrà su questo documento, in quanto non trova nell'articolato attuale ragioni ulteriori e diverse rispetto a quelle che ci avevano indotti ad assumere tale atteggiamento nella precedente votazione.
Riteniamo che su questa materia la Giunta debba essere perdonata perché dobbiamo essere consapevoli che i processi di maturazione di questo fenomeno sono andati avanti male, per non dire che non ci sono stati.
Saremmo tutti qui ad auspicare una diversa zonizzazione, ognuno di noi avrebbe ragione per augurarsene una diversa, però poi si ha qualche problema a riconoscersi nelle motivazioni rispetto alla quale si vorrebbe una zonizzazione diversa. Se poi andiamo a fondo nelle ragioni per cui si vorrebbe una zonizzazione diversa, scopriamo che in termini funzionali ed oggettivi gli approfondimenti, anche per colpa della Regione, non sono stati così pregnanti come dovremmo augurarci.
Il nostro voto di astensione è una chiamata di responsabilità della Giunta e dei due Assessori Cucco e Bonino, perché la scelta di una riduzione drastica delle Unità socio-sanitarie locali comporta necessariamente un lavoro intensissimo in termini di programmazione, di definizione dei ruoli dei singoli ospedali e soprattutto del ruolo sul territorio dei distretti, per rendere poi coerenti i servizi rispetto al disegno.
Adesso abbiamo un disegno, ma questo va riempito, e se per caso abbiamo sbagliato a farlo, sarà nell'organizzazione delle "tessere" che recupereremo un minimo di equilibrio e daremo solidità finale al nostro disegno.
Ci auguriamo quindi che la Giunta lavori con serenità e impegno per rendere più funzionale possibile il disegno che si è ritenuto di dover approvare.
L'ordine del giorno presentato dal collega Gallarini mi trova assolutamente convinto, anche per motivazioni diverse, che sono quelle che avevamo espresso nel dibattito generale. Ritengo grave che questa Regione abbia abbandonato la scelta dell'aziendalizzazione; non solo e non tanto in termini di recupero di risorse, questione rispetto alla quale possiamo anche pensare che qualche dubbio ci possa essere, ma soprattutto da un punto di vista della maturazione del fenomeno politico. La sanità deve cessare di essere un contenitore dentro il quale c'è tutto: la domanda l'offerta, tutto dentro uno scrigno gestito da una sola persona. Mettere in competizione il sistema che presti servizi, cioè l'ospedale, e il sistema che riceve i servizi, cioè l'USSL. la società civile, gli amministratori, è un meccanismo per far partire il bene della società moderna che è la dialettica, il confronto e non più l'organicità e il totalitarismo delle proposte.
Quindi il nostro sarà un voto di astensione, ribadendo la richiesta alla Giunta di rispondere alle aspettative della società, al di là di alcuni comportamenti poco corretti. Il problema non è che cosa pensa questo o quell'amministratore rispetto alle decisioni; adesso la Giunta ha il dovere di essere coerente con se stessa. Ci ha presentato un disegno di legge, il Consiglio lo ha approvato - o almeno, non c'è stata una pregiudiziale ostilità da parte di qualche Gruppo - per cui la Giunta deve dimostrare di avere la capacità di rendere questo disegno coerente rispetto alla domanda esistente sul territorio.
Nutro molta stima verso i due Assessori delegati e confido che, anche con il contributo dei Consiglieri più portati a rappresentare il territorio, si possa fare un buon lavoro in questo scorcio di legislatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

Il nostro Gruppo darà un voto contrario, perché sono sorte troppe contestazioni sugli accorpamenti; speravo che oggi si cogliesse l'occasione per modificare in parte il testo di legge. Spero comunque in futuro che la Giunta, in particolare i due Assessori, rivedano la questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Sull'intero testo ho già espresso il giudizio negativo del Gruppo ribadendo la posizione assunta la volta scorsa, quando è stato votato il disegno di legge.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Gallarini, che il nostro Gruppo ha firmato in piena convinzione, faccio notare che l'opportunità e la tempestività dello stesso può rappresentare in questo Consiglio un apporto all'attività amministrativa della Giunta che si troverà di fronte a difficoltà di ordine finanziario per quanto verrà meno dallo stanziamento dello Stato. L'ordine del giorno dovrebbe essere accolto da tutto il Consiglio come sollecitazione riferibile all'art. 7 del testo di legge che la Giunta ha adottato con il voto positivo di quanti la sostengono. L'art. 7, infatti, parla dell'individuazione di ulteriori aziende ospedaliere e, in tal senso l'ordine del giorno rappresenta una sollecitazione per i problemi che la Giunta dovrà affrontare per quei circa 500 miliardi in meno che probabilmente verranno dallo Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Con questa dichiarazione di voto voglio nuovamente precisare, come purtroppo, in questa come in altre leggi, non si tenga conto del fatto che se ci sono questi tagli, queste riforme insoddisfacenti, lo si deve al fatto che lo statalismo e il pubblicismo hanno portato, come dovrebbe già sapersi, a sprechi e corruzione. Purtroppo in queste leggi non si vuole mai tener presente, nonostante si insista (ne parla anche la stampa internazionale) proprio sulla prevenzione contro la corruzione.
Se ci fosse l'assistenza della Magistratura, gli sprechi non ci sarebbero più (forse è pretendere troppo) o sarebbero molto minori e non sarebbero necessarie certe riforme drastiche, alle volte anche non molto razionali. Queste sono soltanto la conseguenza di quell'enorme pubblicismo sconsiderato che ci ha dominato per trent'anni, che ha rovinato la società e al quale si può rimediare solo con un'assistenza permanente da parte della Magistratura e della Polizia. Mancando gli sprechi, l'economia si riassesterebbe, privatizzandosi, ma soprattutto liberalizzandosi.
Questa è una delle tante ragioni del voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Con la mia dichiarazione confermo l'astensione del Gruppo di Rifondazione Comunista. Nel corso del dibattito, a mio parere in maniera non corretta, è stato introdotto un ulteriore elemento che riguarda la proposta di autonomia di altre aziende ospedaliere, oltre a quanto normato dalla legge che stiamo approvando.
Sulla questione mi parrebbe corretto investire la IV Commissione perché se si parla di ulteriori aziende ospedaliere bisognerebbe parlare di piano ospedalierio della Regione e di piano dei DEA. Non si può introdurre in maniera surrettizia una questione di tale portata, se non all'interno di una riflessione più generale sulla programmazione regionale.
Che sia necessario ciò, è dimostrato dal fatto che molte cose, anche ridicole, sono state dette in questi mesi sulla capacità gestionale degli attuali gestori della sanità, dei cosiddetti "manager", quali sembravano dover essere gli amministratori ed anche alcuni Commissari.
Sui giornali sono state pubblicate cifre spropositate, laddove si parlava di degenze prolungate per anni di anziani non autosufficienti. Si è parlato, nel caso di un'anziana ricoverata al Mauriziano, del costo di un miliardo per la sanità.
In realtà, sono cifre assurde, perché si è moltiplicata la cifra di 800 mila lire al giorno per il numero delle giornate di degenza, quando si sa che in lungodegenza il costo del posto letto è nettamente inferiore. A fronte di queste evidenti inesattezze non c'è stato alcun chiarimento da parte dell'Amministrazione regionale.
Non si può assolutamente trascurare il fatto, almeno da parte nostra e questo è il motivo dell'astensione, che in questa fase la sanità si trova in una situazione di non governo.
Riteniamo - l'abbiamo fatto e continueremo su questa strada - di dover portare il nostro contributo costruttivo finalizzato alla costruzione della sanità regionale, ma in questa occasione non possiamo fare altro che astenerci. Comprendiamo che sarebbe deleterio che il progetto di legge non giungesse a compimento, tuttavia la nostra convinzione e il nostro giudizio non può andare oltre l'astensione, che quindi confermiamo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri.
La legge è approvata.
E' stato presentato e già illustrato in più interventi l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Gallarini, Goglio, Vetrino, Vaglio Rabellino, Majorino, Masaracchio e Porcellana. Anche se il documento non discende direttamente dal disegno di legge testè approvato, ha però una sua connessione per la materia ed anche per l'importanza della problematica che pone. Poiché sono necessari degli approfondimenti da parte della Giunta anticipo una riflessione, se il Presidente della Giunta me lo consente - e tale problematica attiene a decisioni che saranno collegate alla finanziaria, con il consenso dell'aula manterrei l'iscrizione del punto all'o.d.g., rimandandone l'esame in Commissione per poi riportare la discussione in aula quanto prima.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 988: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 33-37803 del 5/8/1994: Integrazione al piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella provincia di Asti, approvato con DCR n. 732-2984 del 15/3/1994. Legge 24/12/1993, n. 560"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 988.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Sono pronto a discutere le proposte di deliberazione nn. 988, 990, 991 992 e 993. Per la proposta di deliberazione n. 989, relativa alla provincia di Cuneo, è necessario un approfondimento per un eventuale emendamento potremmo discutere tale deliberazione nella prossima seduta.
Si tratta di integrazioni dovute al perfezionamento delle istruttorie sono inoltre pervenute alcune disposizioni ministeriali interpretative che ci consentono di estendere le deliberazioni anche agli alloggi classificati ex INCIS. Con la riserva sulla provincia di Cuneo, per tutte le altre province le deliberazioni possono essere votate.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 988, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 2 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 1) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 990: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 35-37805 del 5/8/1994: Integrazione al piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella provincia di Novara e del Verbano Cusio Ossola, approvato con DCR n. 729 2981 del 15/3/1994. Legge 24/12/1993, n. 560"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 990.
Se non vi sono interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 1 astensione.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 1) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 991: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 36-37806 del 5/8/1994: Integrazione al piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella provincia di Vercelli e Biella, approvato con DCR n. 727-2979 del 15/3/1994. Legge 24/12/1993, n. 560"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 991.
Se non vi sono interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Esame proposta di deliberazione n. 992: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 37-37807 del 5/8/1994: Integrazione al piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella provincia di Alessandria, approvato con DCR n. 728-2980 del 15/3/1994. Legge 24/12/1993, n. 560"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 992.
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 993: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 38-37808 del 5/8/1994: Integrazione al piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella provincia di Torino, approvato con DCR n. 730-2982 del 15/3/1994. Legge 24/12/1993, n. 560"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 993.
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di deliberazione n. 924: "Recepimento del contratto integrativo regionale di lavoro per gli operai addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria siglato in data 28/4/1994"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 924.
L'Assessore non ritiene di illustrarla, in quanto è già stata esaminata in Commissione.
Se non vi sono interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Colleghi, chiederei la vostra collaborazione per sfrondare un po' l'o.d.g. Si era deciso di proseguire fino alle ore 14. Procederei con i progetti di legge, per i quali era stata chiesta l'iscrizione in aula.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Come contributo alle decisioni che ella vorrà prendere in ordine alla trattazione dei punti all'o.d.g., chiedo che venga rispettato l'ordine numerico; inoltre, chiedo che, in ogni caso, entro la fine dei lavori vengano discussi gli ordini del giorno sul condono edilizio e sull'abrogazione delle leggi relative all'inquinamento delle acque.



PRESIDENTE

Che priorità dà?



CHIEZZI Giuseppe

Dal punto di vista politico, ritengo di trattare il condono edilizio e la legge Merli come assoluta priorità. Dal punto di vista amministrativo delle leggi e delle deliberazioni, chiedo che si segua l'o.d.g.



PRESIDENTE

Ho fatto una piccola verifica: per quello che riguarda i rinvii in Commissione delle leggi scritte, ci sono delle perplessità e delle richieste di ulteriore valutazione dagli stessi colleghi proponenti, per cui su quello soprassediamo.
Potremmo invece procedere alla discussione degli ordini del giorno già iscritti come urgenti alla fine di luglio, e cioè quello relativo alla legge Merli e quello relativo al condono edilizio.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi) - Difesa idrogeologica

Esame ordini del giorno n. 712 e n. 720 relativi alla legge Merli


PRESIDENTE

Procediamo all'esame dell'ordine del giorno n. 712, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio, Adduci, Monticelli, Dameri, Rivalta, Spagnuolo e Giuliano.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Una breve illustrazione, perché l'argomento è noto a tutti i colleghi in quanto gli organi di stampa ne hanno trattato in modo molto approfondito.
Siamo di fronte alla disattivazione di alcune norme repressive per chi inquina, attraverso scarichi in acque.
La disattivazione di quanto previsto in sede repressiva dalla legge Merli ha generato una gravissima preoccupazione in tutti coloro che ritengono che i problemi relativi alla tutela dell'ambiente debbano costituire una condizione per lo sviluppo economico e non quindi una semplice opzione nell'ambito delle attività economiche.
L'ordine del giorno chiede che il Governo nazionale ritiri questo decreto legge.
E' un fatto gravissimo. Anche esperti ed operatori nel settore compresa la Magistratura, hanno sollevato molte preoccupazioni.
Un'ulteriore preoccupazione si è aggiunta in questi ultimi giorni relativamente alla tecnica legislativa con la quale si perpetrano danni così gravi all'ambiente, e cioè la tecnica del decreto legge. E' una tecnica che, per alcuni settori, va avanti da molti anni, con la reiterazione continua di questi decreti.
In aggiunta a questo, stamane ho presentato un altro ordine del giorno (se i colleghi vogliono discutere anche questo oggi va bene, altrimenti possiamo dare tempo a tutti di leggerlo), che critica la reiterazione prolungata di decreti legge in una materia così delicata come quella della tutela dell'ambiente. Tale documento chiede di non procedere più ad alcuna reiterazione sui tre decreti che eliminavano sia i vincoli, sia le sanzioni penali della legge Merli, sia i controlli di buona parte dei residui industriali. Su questo ordine del giorno vi è la convergenza di molti Gruppi consiliari in forma scritta e spero che l'intero Consiglio regionale voglia considerare con voto positivo questa presa di posizione molto importante che chiedo, qualora venisse approvata, di inviare al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro competente in materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, quale premessa di questo ordine del giorno (che, a nostro avviso, così com'è formulato non è condivisibile) sarebbe stato bene dire tutta la verità e ricordare le origini del principio della depenalizzazione di certi gravi reati che peraltro, erano puniti con la modestissima contravvenzione. La contravvenzione, come è noto, costituisce il cosiddetto delitto nano, e fra contravvenzione e sanzione amministrativa la differenza è sottile.
Come dicevo, sarebbe bene ricordare che il primo colpo di piccone alla tutela penale di alcune norme in materia di ambiente era stato dato con un primo decreto legge che risale al 15/11/1993, quando c'era il Governo Ciampi; in tale decreto legge, più volte reiterato (il 14 gennaio, il 17 marzo e il 16 maggio, sempre in questo medesimo testo), si statuiva che fatte salve le disposizioni penali previste per inosservanza degli obblighi connessi al rilascio delle autorizzazioni degli scarichi degli insediamenti civili, l'inosservanza dei limiti di accettabilità fissati per tali scarichi dalle Regioni veniva punita con la sanzione amministrativa.
Quindi, non si comprende perché il decreto legge del 15/7/1994, oggi preso in considerazione da questi ordini del giorno, debba costituire un grosso scandalo legislativo o di volontà politica, quando la volontà di depenalizzare risale ad altro decreto legge, reiterato ben tre volte.
Sulla questione della decretazione d'urgenza, condivido in linea di principio quanto detto nell'ordine del giorno e accennato oggi dal collega Chiezzi. Infatti, quando venne emanato il decreto legge Biondi (che suscit quell'allarme sociale noto a tutti), fui io, insieme al collega Masaracchio, ad avere una specie di primogenitura nel fare una protesta una levata di scudi contro questo modo di procedere.
La decretazione d'urgenza è stata effettivamente un malvezzo; mi spiace farlo proprio oggi - è storia - ma furono proprio i Governi Spadolini ad usare ed abusare sovente della decretazione d'urgenza. E' stato un malvezzo dei Governi di questi ultimi anni, e riconosco che quando non ci sia veramente la necessità e l'urgenza di provvedere in una certa materia buona politica di qualsiasi Governo, prescindendo dal suo colore, sarebbe quella di non usare ed abusare di tale sistema.
Quindi - dicevo questa levata di scudi contro questo decreto legge che viene contestato con l'ordine del giorno del 15/7/1994, mi pare un po' eccessiva per le ragioni che ho detto ed anche perché, in certi casi, non per tutti o per quelli gravi, è stata appunto riaffermata la regola della depenalizzazione.
D'altro canto, non dimentichiamo che, pur con la forma del decreto legge, si arriverà alla discussione in aula. Auspichiamo che non venga reiterato ancora una volta o che magari venga trasformato in un normale disegno di legge ordinario; poiché è datato 15 luglio, penso proprio che il Governo sarà di nuovo nell'alternativa o di reiterarlo puramente e semplicemente oppure - io dico più saggiamente - di ripresentarlo sotto forma di disegno di legge. Comunque, anche se rimanesse la forma del decreto legge, le aule di Palazzo Madama e della Camera ben potranno apportare tutte le modifiche del caso.
Non dobbiamo dimenticare che questo decreto legge oggi contestato si trova a disciplinare un caos normativo; chi si occupa della materia indipendentemente dai politici, i politologi e gli esperti del ramo sono tutti concordi nell'affermare e nel prendere atto di una realtà e verità oggettiva, cioè che esiste un ingente numero di normative in materia ambientale, sovente scoordinate fra di loro e che si accavallano l'una con l'altra. Basterebbe sfogliare il codice dell'ambiente che, nelle grandi linee, tutti conosciamo: questo ponderoso codice dell'ambiente è un coacervo di norme che dal 1976, quindi da quasi vent'anni, si accavallano in maniera scoordinata l'una con l'altra.
Per quanto riguarda le sanzioni, soprattutto a livello di sanzioni penali modeste come lo sono le sanzioni penali aventi contenuto di contravvenzione, queste sono - come è stato recentemente scritto, ma basterebbe aver pazienza di sfogliare il Codice dell'ambiente circa 300.
Moltissime sono state censurate, annullate dalla Corte Costituzionale altre sono state disapplicate dai giudici in quanto in contrasto con la normativa CEE.
Inoltre, anche la questione di entrare, per i casi meno gravi nell'ordine di idee della depenalizzazione può essere di gran lunga più deterrente e più afflittiva per il responsabile che non un procedimento penale che, con le note lentezze della Magistratura, si snoda per diversi mesi e finisce con una modesta contravvenzione, alla quale può essere applicata alternativamente - le trecento leggi o leggine sono tutte in questo senso - la pena dell'arresto o dell'ammenda; in materia di patteggiamento e simili istituti garantisti (non immergiamoci in questa discussione) previsti dal nuovo Codice di procedura penale, provvedimenti del genere costituiscono una sanzione penale sulla carta, ma nella sostanza quasi nulla. Meglio sarebbe, invece, che gli organi statuali o regionali effettivamente applicassero le sanzioni amministrative, purché siano congrue. Ritengo siano indubbiamente da elevare quelle proposte con il decreto legge, e soprattutto quelle che erano additate dal precedente decreto legge.
Basti ricordare che il decreto legge del Governo Ciampi prevedeva una sanzione pecunaria da L. 1.000.000 a L. 8.000.000, cifre sicuramente minori di quelle che le grosse, piccole o medie aziende esperte in scarichi e soggetti di inquinamento stanziano per la pubblicità o per i primi ai dipendenti. L'inosservanza dei limiti di accettabilità viene appunto punita con una sanzione da L. 1.000.000 a L. 8.000.000; se la sanzione fosse invece da 50 a 500 milioni, sarebbe molto più deterrente per i responsabili, per quei soggetti che inquinano e ai quali va rigorosamente applicata: chi inquina, deve pagare.
La nostra posizione su questo ordine del giorno è di dissenso, per cui il nostro voto sarà sicuramente negativo, e poggia su queste principali considerazioni, che derivano da quanto ho sinora esposto: facoltà indubbia del Parlamento di modificare il decreto legge, auspicando che ci si orienti nei congrui casi in cui ci si limita alle sanzioni amministrative nella selva di cui ho riferito di questa legislazione - ad aumentare i minimi e i massimi della sanzione.
Concludendo, sempre per rimanere in argomento, devo ricordare che a fine luglio 1994 è stato presentato dal Governo non un decreto legge, ma un disegno di legge, di soli tre articoli, che tende al riordino integrale di tutta la materia dell'ambiente, quindi al riordino di questo coacervo, di questo enorme numero di leggi e regolamenti nella materia ambientale. Nel disegno di legge di fine luglio - questo sì semmai meriterebbe un ordine del giorno della Regione di rapida approvazione, e non è escluso che lo presenteremo - si prevede la formazione di Testi Unici allo scopo di fornire una concreta chiarezza operativa nella materia ambientale; inoltre si prevede - ed anche questo è un problema che in molti casi ha impedito l'applicazione delle sanzioni penali - un adeguamento, attraverso questi Testi Unici, alla normativa CEE.
Questi sono i veri problemi da affrontare: la necessità di un Testo Unico che raggruppi tutta la materia dell'ambiente e soprattutto che ci si adegui alle normative CEE. Quello dell'ordine del giorno è strumentale e muove da questa filosofia, da questa premessa di vedere in quest'aula di Palazzo Lascaris una pronuncia antigovernativa. I problemi non si dovrebbero affrontare attraverso questo mezzo strumentale di porsi pro o contro il Governo su un determinato problema, ma gli organi locali dovrebbero esaminare il modo migliore per disciplinare una certa problematica, nella specie quella ambientale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garino.



GARINO Marcello

Al collega Chiezzi, che mi aveva chiesto se intendevo sottoscrivere l'ordine del giorno, ho già avuto occasione di esprimere tutte le mie perplessità. Ciò non perché io sia d'accordo con il decreto legge "sic et simpliciter", ma perché sarebbe assai opportuno che una materia così delicata, come diceva il collega Majorino, fosse attentamente valutata dal Parlamento attraverso un disegno di legge.
Non dovrebbe sfuggire ad alcuno, in questo Consiglio, che il decreto legge assegna compiti e funzioni alla Regione che la legge Merli assolutamente non contemplava. Si pensi, per esempio, alla diatriba che la Regione Piemonte ha avuto con la Magistratura in tempi non molto lontani allorquando le sentenze di Cassazione prevedevano che alcuni depuratori di insediamenti che non erano considerati n' privati n' industriali dovessero essere costruiti. Il che significava costruire depuratori per tutti gli ospedali piemontesi oppure, poiché ciò non era possibile, chiudere gli ospedali. Diatriba che non ha ancora avuto termine.
Un decreto di questo genere non è perfetto, ma affronta alcune questioni importanti: la prima - ripeto - quella di assegnare compiti specifici alle Regioni, che non erano assolutamente di competenza regionale. Infatti, l'art. 1, comma secondo, stabilisce che alla disciplina degli scarichi delle pubbliche fognature, servite o meno da impianti pubblici di depurazione, si possa derogare da parte della Regione anche in senso meno restrittivo. E ciò è quanto la Regione ha fatto con la legge n.
13 e altre Regioni - l'Emilia Romagna - hanno fatto con provvedimenti che vanno molto al di là. Anzi, a proposito dell'Emilia Romagna, sarà bene che i Consiglieri sappiano che questa Regione, con una legge in allora approvata, modificava le sanzioni previste all'art. 21, punto c), secondo comma, con sanzioni amministrative. Fu una Regione a cambiare ciò che oggi cambia il Governo.
Ma c'è di più. Lo stesso decreto dice, in modo molto chiaro al punto 3) che "le disposizioni del presente decreto si applicano in attesa dell'attuazione della direttiva CEE n. 271". Cosa stabilisce, tra l'altro questa normativa, alla quale il nostro governo non ha ancora dato il suo assenso, attraverso un provvedimento? Stabilisce, per esempio, una cosa dettata dal buonsenso, e cioè che non è sufficiente che si "sfori" - come usa dire - dello 0,1 la tabella a) o c) della legge Merli per essere sottoposto a processo penale, ma che si deve valutare tipo e potenzialità dell'impianto e quante volte la normativa non è stata rispettata in un arco di tempo considerato quasi sempre un anno.
Vorrei che i Consiglieri ragionassero un momento non tanto in termini di inquinamento da parte di industrie - è indubbia l'opportunità della distinzione netta tra grandi e "piccoli" inquinatori ma pensassero, ad esempio, a tutti i Sindaci piemontesi andati sotto processo in questi mesi pur avendo affidato la depurazione ad una società privata. Molti Sindaci il Sindaco di Busca è uno, ma posso citare centinaia di esempi - sono stati processati (in qualche caso assolti, in altri condannati) semplicemente perché l'impianto, in quella determinata ora, in quel momento particolare non rispettava la legge Merli (ma ognuno di noi sa benissimo che un impianto può anche non funzionare, perché dieci minuti prima un Marcello Garino qualsiasi ha versato, a monte dell'impianto di depurazione, un qualcosa affatto compatibile con la legge).
Dire, semplicemente, che così com'è il decreto deve essere abrogato, è considerazione che non mi pare di poter condividere. Capisco l'iniziativa del Consigliere Chiezzi se riferita ai grandi inquinatori, ai grandi industriali che hanno fatto nel passato quanto conosciamo; non comprendo però la stessa iniziativa nel momento in cui si vuole depenalizzare un reato, minimo, riguardante gli amministratori, spesso e volentieri assolutamente incolpevoli. Ciò soprattutto quando la stessa CEE ci dice che la nostra legge Merli - se non sbaglio la n. 319 del 1976 è assolutamente invecchiata e che il nostro Governo ha un certo tempo - sono passati tre anni dal 1991 - per rivederla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Mi associo a quanto detto dai Consiglieri Majorino e Garino.
Naturalmente deploro la sfacciata strumentalizzazione, perché certe lamentele hanno un senso se sono fatte tutte le volte che devono essere fatte, e non solo quando fa comodo alla parte politica; diversamente diventa chiara la tendenziosità e la speculazione sull'argomento.
Certo, c'è stata, per esempio, la Thatcher, in Gran Bretagna, che ha fatto ridiventare limpido il Tamigi: quasi un miracolo. Invece abbiamo avuto un'Unione Sovietica che ha inquinato al massimo quasi un terzo del pianeta; pensiamo alle molte Chernobyl: ecco lo statalismo all'opera! Pensiamo alla Germania orientale, ultrainquinata. Ho avuto occasione di parlarne personalmente con professori universitari della zona orientale che poi sono passati allo Stato unitario della Germania, che dicevano: "Il Paese più inquinato della terra è la Germania orientale". Bastava produrre poi che si inquinasse, che tutto andasse a ramengo, non importava. Questo solo per dire che bisogna stare attenti a fare la predica da certi pulpiti perché è facile che ci scappi qualcosa che ai più passa inosservato.
Io, che sono antistatalista, privatista, liberista, proporrei che i grandi inquinamenti, tutti questi scarichi industriali fossero a spese dello Stato. Perché il grosso industriale, di cui ha parlato giustamente il Consigliere Garino, è proprio quello che ti butta di notte gli scarichi nei fiumi; allora, come si fa a depurare tutto quello? E' facile fare il danno, ma non è facile ripararlo. Quindi, se lo Stato dicesse: "Lascia stare, ci penso io", invece di sprecare quattrini negli stadi, impianti sportivi e altre "cretinate" del genere; in questa maniera i fiumi diventerebbero come il Tamigi della Thatcher. Poi, naturalmente, le industrie verranno tassate e pagheranno indirettamente.
Suppongo però che, con il bassissimo livello civico che abbiamo indotto e accresciuto con lo statalismo e con il pubblicismo, purtroppo non abbiamo altra via che questa. Naturalmente, posso sbagliare e accetto ben volentieri i consigli; ma, come dico sempre, è necessaria l'assistenza della Magistratura: non c'è niente di meglio, come giustamente ha detto il Consigliere Garino, della maxi-multa che faccia da deterrente per quelli che non vogliono capire, per i sordi che non vogliono sentire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Intervengo brevemente, per esprimere la posizione del nostro Gruppo ed affrontare la questione anche in termini di prospettiva.
Il Consigliere Majorino ha sottolineato la necessità, a fronte di un quadro normativo relativo alle questioni ambientali così vasto e complicato, di ordinare la materia.
Anche noi riteniamo sia doveroso preoccuparsi di affrontare l'intera tematica che attiene alla salvaguardia e alla tutela ambientale, in modo tale da cercare di produrre dei Testi Unici che favoriscano la comprensione delle normative e l'applicazione delle stesse. Altra cosa, invece, è proporre strumenti legislativi che si pongono come primo risultato da raggiungere quello di introdurre ulteriori deroghe, anche in forma di depenalizzazione dei reati.
Se guardiamo alla storia dell'applicazione della legge Merli e, più in generale, agli interventi previsti in sede legislativa e poi in sede applicativa dalle diverse Amministrazioni per la salvaguardia e la tutela delle acque, sia quelle per utilizzo pubblico sia, più in generale, di tutte le acque presenti nel suolo e sottosuolo, l'esperienza non è particolarmente positiva, quanto meno per l'Italia. E' un'esperienza di larghe inapplicazioni, di deroghe successive riferite ai limiti e quindi ai requisiti che devono avere queste acque per poter essere utilizzate nei diversi campi delle attività produttive, con applicazioni e deroghe tali che hanno portato spesse volte la corte dell'Aja a sentenziare contro l'Italia, richiamando quelli che erano i doveri di adeguamento alle direttive che la CEE si era data.
Quindi non tutto il lavoro svolto è positivo, sul versante della capacità del nostro Parlamento, e più in generale delle amministrazioni, di rispondere in forma adeguata alle sollecitazioni che venivano dalla CEE e ai problemi esistenti.
Il decreto legge proposto da questo Governo, invece, affronta la materia non tanto verso un adeguamento alle direttive CEE, pensando ad un Testo Unico, bensì depenalizzando il reato e riducendolo quindi ad un reato puramente amministrativo, prevedendo una sanzione di un'entità tale che teoricamente rende conveniente, soprattutto per i soggetti privati, il non adeguare i propri impianti investendo per la realizzazione dei depuratori.
Ciò perché, qualora colti sul fatto, l'entità della sanzione non è di misura tale da essere confrontabile con l'entità di un investimento quale quello richiesto per l'adeguamento degli impianti produttivi.
Questo fatto creerebbe già una sostanziale disparità fra coloro che si sono adeguati, che hanno dato applicazione alla legge Merli, dotandosi di depuratori, e coloro i quali ne sono attualmente sprovvisti, oppure hanno dei depuratori che non riescono a soddisfare i requisiti, quindi i limiti posti, e che stante la particolare situazione che si potrebbe determinare potrebbero continuare tranquillamente la loro produzione senza provvedere ad adeguare i propri sistemi produttivi con impianti maggiormente rispondenti alle nuove acquisizioni tecnico-scientifiche.
A seguito dell'eventuale promulgazione di questo decreto legge, con la sua conversione in sede parlamentare, si potrebbe determinare un'altra disparità tra i soggetti, riferita appunto alla facoltà sostanzialmente data alle Regioni di definire limiti diversi. Noi riteniamo che non sia possibile prevedere una situazione di questo tipo, in quanto riteniamo che quando si tratta di questioni che attengono alla salute umana non possa essere discrezionale la fissazione di valori limiti, al di sopra dei quali o al di sotto dei quali vi è un danno per la salute. Che sia un danno per la salute è scientificamente accertabile in riferimento alla percentuale alla quantità di sostanze chimiche che vengono introdotte, in questo caso in un corpo d'acqua; non può essere quindi una questione variabile lasciata alla facoltà decisionale delle Regioni. Semmai, il discorso che si potrebbe fare è quello che le Regioni potrebbero introdurre limiti ulteriormente restrittivi rispetto a quelli fissati in via generale da una legge nazionale, laddove per la presenza di un assommarsi di impianti produttivi o per la qualità precostituita delle acque, si rendesse necessaria, proprio in funzione del recupero delle qualità ambientali che sono andate perdute precedentemente, una differenziazione dei limiti; ma ciò non verso una deroga, bensì verso un ulteriore restringimento.
Per questi motivi riteniamo che l'ordine del giorno, che ha come primo firmatario il collega Chiezzi, debba essere approvato in quest'aula, dando un chiaro segnale che non si può impostare una materia così difficile con provvedimenti che non mettono ordine, ma semmai introducono ulteriori forme di depenalizzazione, di deregolamentazione che sono appunto quelle strade magari tacitamente imboccate precedentemente, che hanno portato ad una progressiva inapplicazione o ad una non efficace applicazione della legge Merli. Questo favorendo coloro i quali pensavano che era meglio inquinare probabilmente ritenendo di potersi sottrarre alla giustizia che non affrontare questi temi per tentare di introdurre e di migliorare progressivamente quelle tecniche che vertono appunto alla salvaguardia delle risorse ambientali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzo.



POZZO Carolina

Questo decreto è un palese attacco all'ambiente senza precedenti. Non solo. I reati considerati penali dalla legge Merli vengono derubricati a reati amministrativi; in particolare, il decreto interessa specificatamente l'inquinamento da tossici, da biocomulabili, che sono tra i peggiori inquinanti a partire dallo storico DDT, all'atrazina, ai metalli pesanti ecc.
La via da seguire è quella indicata dalla direttiva CEE n. 271; la strada scelta dal governo è invece quella classica dei furbi, che premia le aziende che non hanno mai fatto nulla. Lo stesso Pretore Guariniello ha lanciato un grido di allarme comparso sulla stampa più volte. Guariniello dichiara che i procedimenti di inquinamento e scarichi non autorizzati, che rischiano di saltare nel Torinese per colpa della depenalizzazione della legge Merli, sono moltissimi: 199 riguardano processi non ancora giunti in aula, 82 concernono indagini ancora in corso e 117 attengono ad inchieste conclusesi con un rinvio a giudizio, non ancora sfociati in un pubblico dibattimento. Inoltre, il numero dei procedimenti a rischio cresce se si considerano anche i dibattimenti già aperti e le condanne di primo grado che attendono il giudizio d'appello.
Negli ultimi quattro anni - spiega Guariniello - i nostri uffici hanno aperto 1.259 fascicoli per violazione alla legge Merli, ma con le norme appena varate, di tutti questi procedimenti ben 937, cioè più del 74%, non sarebbero stati neppure cominciati.
Detto questo, dichiaro il mio voto a favore dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bresso.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Sono favorevole all'approvazione di quest'ordine del giorno, anche se ritengo opportuno fare alcune precisazioni. Come Giunta abbiamo inviato prima Giunta che si è insediata dopo il decreto - un documento più articolato che affrontava alcune delle questioni sollevate nella discussione, in particolare il fatto che questo decreto è il classico decreto omnibus in cui, nel corso del tempo, sono state aggiunte molte cose.
Il limite di fondo - come anche evidenziato nella discussione dai Consiglieri Garino, Pozzo e Miglio - è che non recepisce, cosa che dovrebbe fare, la direttiva CEE n. 271, che è quella dentro la quale alcuni dei problemi a cui si cerca di dare malamente risposta potrebbero essere risolti. In particolare, vi è il fatto che anche chi ha un impianto di depurazione può, per occasioni di manutenzione o di rotture, trovarsi a "sforare" i limiti. Come può essere gestita la questione? Lo dice la direttiva CEE, stabilendo che il numero di volte in cui si può essere trovati fuori limite dipende dal numero di controlli che si accettano all'anno. Se si concorda un controllo continuo per 365 giorni su 365, si ha diritto di essere colto in fallo un certo numero di volte; per un impianto di questo genere è sempre a norma, in quanto controllato continuamente. Se invece si hanno controlli più occasionali, il numero di volte non può superare quello stabilito da un parametro ben preciso indicato nella direttiva.
Quindi, il modo giusto di procedere è non fare i decreti, perché su questa materia i decreti che cambiano continuamente creano sconquasso legislativo; occorre invece recepire la direttiva CEE con un provvedimento legislativo, eventualmente su delega del Parlamento, come spesso avviene.
Ha ragione il collega Garino quando dice che dentro questo provvedimento c'è un aspetto che la Regione Piemonte ha varie volte sollecitato, e sul quale il collega Miglio ha detto una cosa sbagliata. Qui non si tratta di consentire un superamento dei limiti nel corso d'acqua, ma di permettere che gli enti gestori degli impianti di depurazione consentano l'immissione nello scarico in fognatura con parametri diversi dalla legge Merli. E' una questione molto discussa, a proposito della quale le opinioni sono divergenti, ma che comunque non riguarda in alcun modo l'uscita dal depuratore, che deve sempre essere conforme alla tabella A) della legge Merli.
La questione è che gli impianti nelle pubbliche fognature devono seguire i parametri previsti nella tabella C) della legge Merli.
L'impianto di depurazione, quando esistente, può anche - se ritiene di essere in grado di trattarli - accettare scarichi a livelli diversi.
D'altra parte, può essere considerata adeguata la ragione principale per la quale alcuni ritengono che ciò non sia possibile; si teme, infatti, che i piccoli impianti di depurazione possano essere soggetti a pressioni forti e non siano in grado di assicurare il rispetto della tabella A). Questa è una questione del tutto diversa dal dire che nel contesto della legge regionale piemontese verrebbe consentito di scaricare seguendo parametri diversi da quelli della legge Merli, cosa che assolutamente non è.
Da questo punto di vista, la Regione Piemonte, che ritiene di essere in grado di garantire in uscita la qualità degli scarichi dei propri depuratori, ha sempre ritenuto di poter interpretare la legge Merli in quel senso.
La questione è quindi articolata e complessa. Esiste certamente il problema che ciò che viene consentito alle Regioni che hanno impianti di depurazione efficienti, talvolta viene concesso anche a situazioni meno efficienti, per cui di fatto si deroga anche nello scarico finale, e ci avviene in palese violazione della legge. Da questo punto di vista qualunque impianto di depurazione che non rispetti la tabella A) della legge Merli è in violazione della legge, comunque entrino gli scarichi nella fognatura.
Il Consigliere Majorino sostiene che questo decreto è un prodotto della passata legislatura. Su questo non discuto, nel senso che non facevo parte della maggioranza nella passata legislatura; in ogni caso, anche nella versione finale della passata legislatura era certamente criticabile. E' stato ulteriormente peggiorato per un aspetto molto rilevante relativo alla depenalizzazione degli scarichi persistenti, bioaccumulabili e tossici.
Questo è l'aspetto più grave ed è il motivo principale per cui deve essere chiesto il ritiro del decreto e il recepimento della direttiva CEE.
Non c'è alcuna ragione di urgenza, perché la legge Merli esiste ed è in vigore. E' un errore decretare d'urgenza questioni che invece devono essere attentamente meditate e portate avanti attraverso un provvedimento di legge di recepimento della direttiva CEE. Fu un errore nella passata legislatura e continua ad esserlo con questo peggioramento non irrilevante, perch attraverso la depenalizzazione si consente di scaricare, superando i limiti, sostanze cancerogene e tossiche, come ad esempio i metalli pesanti che sono bioaccumulabili (cioè si accumulano nei tessuti degli organismi viventi e attraverso la catena alimentare arrivano all'uomo). Questa è una cosa non accettabile di fronte al reale problema di rendere più duttili i controlli, eventualmente introducendo degli elementi di depenalizzazione per i reati minori, ma non per quelli maggiori. Ciò è possibile se si recepisce la direttiva CEE.
Il collega Majorino fa parte dell'attuale maggioranza parlamentare quindi, lo invito ad agire, richiamando le modalità corrette d'intervento sulla legislazione ambientale e mettendo ordine all'insieme delle normative, magari predisponendo dei Testi Unici che accorpino l'infinita congerie delle norme ambientali, come qualcuno aveva già proposto.
Concordo sul fatto che nella scorsa legislatura sono state fatte troppe norme; non troppe come regolamentazione, ma non accorpate tra di loro e spesso contraddittorie e di difficile gestione. Andiamo a mettere ordine ma non peggioriamo la situazione.
Ricordo che come Regione abbiamo una delle situazioni migliori in Italia; infatti, il Consorzio Po Sangone, con un lavoro certosino di persuasione, ha convinto le imprese a collegarsi al depuratore, pagando anche i costi. Ha istituito addirittura un premio per le imprese che, nei controlli che il depuratore fa in entrata, sono sempre a norma di ciò che viene concordato. Quindi, sono state premiate come imprese leader nella depurazione delle acque.
A fronte di un lavoro duro - si tratta di decine di migliaia di imprese che hanno problemi di scarichi, ed è un lavoro che richiede del tempo, che impegna risorse umane e finanziarie importanti - ci ritroviamo un decreto neanche una norma quadro che depenalizza anche i reati più gravi. E' una cosa non accettabile, perché il lavoro complesso portato avanti da alcune Regioni ha consentito notevoli miglioramenti nella qualità delle acque rispetto agli anni più bui del disastro ambientale.
Questo modesto miglioramento potrebbe essere completamente messo in gioco da norme di questo genere, perché le imprese, di fronte all'alternativa di un nuovo impianto di depurazione per portarsi a norma come richiesto dal Consorzio Po Sangone o pagare ogni tanto una multa se colti sul fatto, possono essere tentate da quest'ultima ipotesi, che le farebbe tornare nel circolo vizioso che peggiora anche la loro qualità ambientale.
Oggi esistono delle logiche europee, per cui almeno le imprese migliori sono costrette ad avere una buona qualità ambientale, perché se vogliono essere competitive in Europa, devono avere la certificazione di imprese di qualità. Da questo punto di vista è molto grave incitare le imprese, che magari non sanno qual è la direzione in cui va il mondo, ad attenersi ai più bassi livelli, a livelli da paesi poveri che non hanno la possibilità di intervenire sui propri scarichi inquinanti.
Credo che, anche se dentro l'ordine non c'è l'articolazione - che noi peraltro abbiamo espresso come Giunta, rilevando che c'erano alcuni aspetti del decreto che starebbero benissimo in una legge che precisi e riordini la normativa sull'inquinamento delle acque - si possa e si debba approvare questo documento, sancendo che non è questo il modo e non sono queste le cose che devono stare dentro il decreto. Siamo ben disposti nei confronti di una legge che riordini la materia e recepisca la direttiva CEE n. 271 siamo disponibili a discutere ed anche a sostenere, ad esempio in contraddittorio con il collega Miglio, che invece si può benissimo immaginare che, per quanto riguarda il depuratore, un'impresa possa seguire un parametro diverso, purché concordato con l'ente di gestione dell'impianto che garantisca la qualità finale.
Questa è materia di discussione tecnica su cui ovviamente tecnici diversi possono avere opinioni diverse, ma non ha niente a che vedere con un provvedimento di questo tipo che, collega Majorino, tu hai sempre sostenuto quando facevi parte dell'opposizione: rappresenta una barbarie giuridica. Che ci siano corresponsabilità che passano nel tempo non significa nulla; in campo ambientale (e non solo), nel corso del tempo è invalsa la prassi di cambiare continuamente i decreti, reiterandoli. Prassi terribile, perché sono tutte norme che vanno immediatamente in vigore e che cambiano di continuo, per cui i cittadini e le imprese non sanno più che cosa fare e a che cosa si devono attenere.
Queste cose devono cambiare e bisogna dirlo. Io l'ho sempre sostenuto nei confronti dei governi precedenti, che hanno fatto delle cose fatte bene, ma ne hanno anche fatte altre fatte male. Ciò va detto anche in questo caso e credo lo possa dire anche una forza che qui è di opposizione e magari è in maggioranza a livello nazionale.
Il secondo ordine del giorno riguarda l'insieme dei decreti, questione sulla quale sono d'accordo. Io ho parlato della legge Merli; sulla questione più generale, interverrà il Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' un procedimento che può valere su questioni ambientali, ma non per la reiterazione di tutti i decreti. L'ordine del giorno parla in generale di decreti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio per dichiarazione di voto.



VAGLIO Roberto

Intervengo solo sull'ordine del giorno di cui la collega Bresso ha illustrato la posizione della Giunta. Ritengo che quanto detto dall'Assessore abbia un senso fondato ed io e il collega Majorino in parte ci riconosciamo in quanto detto.
Proprio rilevando la bruttura di questo sistema di passare al di sopra delle competenze parlamentari con la decretazione d'urgenza, crediamo di poter aderire a questo ordine del giorno, qualora tenga conto della realtà.
La realtà è che questo decreto legge risale, come paternità, al Governo Ciampi. Se i colleghi ritenessero di aggiungere: "...e ricordando la paternità che deve essere fatta risalire alle passate legislature e alle corresponsabilità del Governo Ciampi", la Lega Nord ed il MSI potrebbero votare a favore del documento.
In caso contrario, rilevando la strumentalità di questo ordine del giorno, non vi potremo aderire.



PRESIDENTE

Vi è stata una dichiarazione di voto condizionata ad un'ipotesi di emendamento che dovrebbe essere accolto dai firmatari dell'ordine del giorno.
Chiedo se i firmatari ritengono di poter accogliere questa proposta. La risposta è no.
La parola al Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.



MAJORINO Gaetano

Come ha già detto il collega Vaglio, da parte nostra ci sarebbe stata la disponibilità a firmare l'ordine del giorno qualora si fosse richiamato questo concetto, cioè che l'orientamento alla depenalizzazione nasce con il primo decreto legge del 15/11/1993 del precedente Governo.
Riducendo la questione alla vera sostanza, lo scopo di questo ordine del giorno è quello di censurare un'iniziativa legislativa dell'attuale Governo segnatamente perché segue la strada della depenalizzazione. Per facciamo la cronistoria di chi per primo ha posto legislativamente la questione di orientarsi in questa selva intricata di oltre trecento leggi e leggine in materia ambientale e contenenti sanzioni penali da depenalizzare. Poiché questa condizione non si verifica, il nostro voto data la strumentalità dell'ordine del giorno, non potrà che essere negativo come avevo detto.
La collega Bresso ha lealmente riconosciuto che questo principio era già sorto in precedenza. Se dobbiamo insorgere contro la regola della depenalizzazione, va però ricordato che sarebbe meglio una non totale, ma almeno parziale depenalizzazione nel senso indicato dal decreto legge anche immutando questo tipo di depenalizzazione. Ritengo infatti che una pesante depenalizzazione con minimi e massimi che servano da deterrente nei confronti di chi inquina sia meglio della sanzione penale.
Questo per un ragionamento molto pratico ed operativo. Innanzitutto nessuno è mai finito alle Vallette o a Porto Azzurro per una contravvenzione, anche perché le contravvenzioni si prescrivono in cinque anni. Quindi l'inquinatore che viene trascinato davanti al Pretore - a Torino è noto il Pretore Guariniello che ha preso posizione in merito presenta ricorso in secondo grado alla Cassazione e nel frattempo il reato si prescrive. In ogni caso, non andrà mai nelle patrie galere, mentre in tutti i congrui casi potrebbero essere applicate pesanti sanzioni amministrative.
Questo sarebbe auspicabile anche con un'Amministrazione regionale che avesse un servizio efficiente del reparto sanzioni, che voli addosso all'inquinatore con una sanzione non inferiore ai 25/50 milioni come minimo: in questo caso, l'ingiunzione dei Presidenti delle Giunte regionali sarebbe immediatamente esecutiva e gli inquinatori dovrebbero sborsare.
Potranno fare opposizione davanti al Pretore, ma a Torino incorreranno nelle maglie del Pretore Guariniello, che applica rigorosamente la legge.
Ritengo che colpire pesantemente l'inquinatore nella tasca a tutela dell'ambiente sia di gran lunga meglio. Realizzare questa sanzione è possibile, purché vi sia un'adeguata organizzazione degli uffici anche qualora gli uffici siano bene organizzati: per le sanzioni amministrative centrali i competenti uffici ministeriali, ma per le numerose sanzioni amministrative di competenza regionale l'ufficio competente della Presidenza della Giunta. Ritengo sia di gran lunga migliore di un procedimento penale del quale, poiché la contravvenzione è un reato nano l'inquinatore se ne infischia altamente.
Per il resto, ho già detto che il nostro voto è negativo, visto che non è stata accolta la condizione chiaramente enunciata dal collega Vaglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

Voterò a favore dell'ordine del giorno presentato così com'è e non voterei un documento emendato nel senso auspicato dalla Lega e da Alleanza Nazionale. Devo aggiungere che il volere richiamare la responsabilità di altri non mi sembra che giustifichi la responsabilità di chi invece ha fatto il provvedimento: noi stiamo discutendo di questo provvedimento e non della storia dei decreti legge.
Stiamo qui svolgendo, con molta serietà e dignità, una discussione su un provvedimento che ritengo gravissimo. Mentre da tutte le parti si tenta di intervenire seriamente in questioni di questa natura, che riguardano noi e il nostro futuro, mi sembra veramente incredibile che, sebbene si tratti di uno strumento di semplice sensibilità politica, il nostro ordine del giorno rimanga nel chiuso di quest'aula.
A mio parere si dovrebbe fare molto di più, creare una situazione tale anche coinvolgendo i parlamentari piemontesi, affinché queste cose non avvengano. Si blocchino queste iniziative che, secondo me, vanno nella direzione dello sviluppo a tutti i costi, pur di salvare la faccia politica, avviando processi di uno sviluppo che già in passato ha prodotto enormi danni, a cui oggi siamo chiamati a porre rimedio.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 712, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto il decreto legge 15/7/1994, n. 499 'Modifiche alla disciplina degli scarichi delle pubbliche fognature e degli insediamenti civili che non recapitano in pubbliche fognature, nonché riorganizzazione degli organi collegiali del Ministero dell'Ambiente considerato che tale decreto legge stravolge i contenuti della legge Merli modificando radicalmente l'impianto delle sanzioni, che era stato concepito per punire i veri inquinatori in base a tabelle che fissavano i limiti di tollerabilità rilevato che, secondo la nuova normativa, superare i 'limiti di accettabilità', che in precedenza comportava sempre la pena detentiva, non è più reato e l'inquinatore rischia tuttalpiù una sanzione amministrativa considerate le dure prese di posizione espresse dal procuratore Raffaele Guariniello, magistrato impegnato da anni nella tutela della salute e dell'ambiente, il quale, con dichiarazioni rilasciate agli organi di informazione, sostiene: 'E' un fatto gravissimo che si traduce nella libertà di inquinare. Non si può più arrestare né sequestrare impianti e si cancellano centinaia di processi all'anno nella nostra sola giurisdizione l'unico deterrente per gli inquinatori. E' una depenalizzazione, cui si aggiunge una vera e propria sanatoria' ritenuto grave che, di fronte alla necessità di una riconversione ecologica delle attività produttive come condizione per rilanciare l'occupazione nel rispetto di fondamentali equilibri tra attività produttive ed ambiente, si consenta un allentamento della tutela dell'ambiente rendendo più permissive le norme anti-inquinamento il Consiglio regionale del Piemonte preoccupato per questa scelta legislativa del Governo, che propone un modello di sviluppo insensibile alla tutela dell'ambiente invita il Governo nazionale a ritirare il citato decreto legge invita il Parlamento a non approvare, ove proposta, la sua conversione in legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli, 6 contrari e 2 astensioni.
Esaminiamo ora il documento presentato (di cui si è già parlato nell'ambito del dibattito) dal Consigliere Chiezzi; nel dispositivo, tale ordine del giorno invita il Governo secondo l'indicazione che voi vedete.
Il Consigliere Chiezzi si è dichiarato disponibile ad accogliere, d'intesa con il Presidente della Giunta, alcune modificazioni.
Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno n. 720, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte al numero ingiustificato di reiterazioni di decreti legge in materia di salvaguardia dell'ambiente decisi dal Consiglio dei Ministri ricordato in particolare che in base a notizie stampa il Governo intenderebbe reiterare: a) il decreto del 9/11/1993 che elimina vincoli, prescrizioni e controlli di buona parte dei residui industriali b) il decreto del 15/11/1993 che di fatto elimina i principali vincoli e le sanzioni penali previsti dalla legge Merli contro l'inquinamento delle acque c) il decreto del 10/1/1994 che riapre i termini sugli obblighi previsti dalla cosiddetta 'Direttiva Seveso' ritenuta inaccettabile una reiterazione così prolungata di decreti legge in una materia come la tutela dell'ambiente per la quale andrebbe particolarmente osservato il limite costituzionale previsto dall'art. 77 della Costituzione in materia di provvedimenti provvisori quali sono i decreti legge invita il Governo a non reiterare i tre decreti legge succitati provvedendo in materia, con la presentazione di disegni di legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 26 voti favorevoli, 6 contrari e 4 astensioni.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 684 sulla guerra nella ex Jugoslavia


PRESIDENTE

Passiamo al punto 19) all'o.d.g. che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 684 presentato dai Consiglieri Pozzo, Marino, Chiezzi, Miglio Giuliano, Vaglio, Rivalta, Leo, Nerviani, Peano, Mollo, Bresso, Rossa Cucco e Maggiorotti sulla guerra nella ex Jugoslavia.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bodrero; ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sull'ex Jugoslavia avrei voluto già esporre in passato, ma adesso per fortuna c'è l'occasione.
La responsabilità degli avvenimenti jugoslavi ricade in gran parte sui vecchi governi trentennali, in quanto, addirittura tramite Ministri degli Esteri ed Ambasciatori, i Governi italiano e francese hanno dato ragione alla dittatura comunista jugoslava camuffata da socialista in Milosevich tanto per non fare nomi, ma solo cognomi. Naturalmente, sentendosi spalleggiati da due governi centralisti (soprattutto il nostro è il più centralista di tutti) come quello italiano e francese, Milosevich ha fatto il carro armato, ha distrutto, ha inquinato; a tale proposito, c'è un bellissimo articolo sull'ultima copia di Pro Natura.
Invece, gli Stati federali come la Germania e l'Austria hanno dato giustamente ragione alla Croazia e alla Slovenia, le quali, soprattutto la Croazia, hanno sofferto di questo fatto. Quindi, il centralismo italiano è in gran parte responsabile della tragedia jugoslava, perché se noi fossimo stati federalisti, non avremmo potuto fare altro che dare ragione immediatamente alla Croazia e Slovenia e all'intervento europeo per impedire la solita repressione bestiale del marxismo-leninismo-stalinismo serbo e non avremmo avuto la tragedia cosiddetta jugoslava. In gran parte la responsabilità ricade dunque sui Partiti politici tradizionali italiani centralisti per malvagia tradizione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Sono ormai troppi i morti, le milizie, gli eserciti che hanno insanguinato la terra della ex Jugoslavia. Troppe le tregue infrante, gli sforzi della diplomazia internazionale, e l'ipocrisia dei Paesi occidentali nella gestione di questa guerra.
Guerra che ha visto i bambini protagonisti, vittime innocenti della barbarie.
La cultura del dialogo è stata affossata da una minoranza senza scrupoli che ha incendiato un pezzo d'Europa con la scusa della differenza etnica.
Molti giovani slavi si sono opposti a questo folle disegno di distruzione a decine di migliaia hanno disertato in Serbia, Croazia, Bosnia, rifiutando la loro collaborazione al massacro, e rallentando l'afflusso della manovalanza utile a sopprimere vite innocenti e a calpestare i diritti di ogni persona.
Gli Stati europei hanno condannato le guerre nazionaliste, ma ancora troppo poco hanno fatto per accogliere questi giovani che in mome della giustizia hanno sottratto forza alla follia, e per riconoscere loro uno status internazionale che ne garantisca i diritti umani.
Di fronte a tutto ci il Consiglio regionale del Piemonte sollecita la CEE, l'ONU, il Governo Italiano, i diversi Governi Europei affinché: definiscano le norme di protezione per i disertori e i renitenti che rifiutano di partecipare alle guerre nazionaliste già condannate senza equivoci prendano le misure appropriate per l'accoglimento dei disertori venga riconosciuto ai disertori uno status legale sviluppino programmi e progetti di formazione per il loro perfezionamento professionale esercitino le pressioni necessarie verso tutti i governi dell'ex Jugoslavia al fine di ottenere un'amnistia generale per tutti i disertori e renitenti.
Rivolge inoltre ai governi della Serbia, Bosnia e Croazia un appello alla ragionevolezza e chiede la predisposizione di un'amnistia generale nei confronti dei cittadini disertori e renitenti alla leva".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 34 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 687 relativo all'accordo fra Israele e OLP e necessità di una sollecita attivazione di atti di solidarietà e cooperazione al fine di consolidarne gli effetti


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 687, presentato dai Consiglieri Mollo, Leo, Pozzo, Goglio, Rossa, Marino, Marengo, Giuliano e Chiezzi, di cui al punto 20) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bodrero; ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Sulla questione Israele e Arabi - questo per precisione, perché l'OLP è un fantasma, non è stata votata da nessuno - è il caso di dire che nei Paesi maomettani e arabi non esiste democrazia. Da parte nostra, così come da parte di Alleanza Nazionale (ex Movimento Sociale) abbiamo sempre appoggiato la democrazia israeliana, mentre abbiamo sempre avversato il fascismo-fondamentalismo-fanatismo maomettano-arabo. Al contrario, gli ultrareazionari stalinisti appoggiavano gli arabi.
Israele: unica democrazia del Medio Oriente, un fazzoletto di terra gli arabi hanno migliaia di ettari che hanno desertificato. Infatti, li chiamano i figli e i padri del deserto: figli ma anche padri perché lo hanno creato loro, il deserto, quando hanno invaso tutte quelle terre una volta fiorentissime (prima del loro arrivo). Lo vediamo dal fondamentalismo: in Algeria vengono assassinati i turisti, perché portano ricchezza.
La sinistra italiana ha sempre spalleggiato questi figuri reazionari e antidemocratici, quindi penso che non abbia molto da dire sull'argomento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco che interviene in qualità di Consigliere.



CUCCO Enzo

Questo è l'effetto del fatto di avere tante cose da fare e di non avere il tempo di occuparsi di tutto in questo Consiglio regionale. Per evidentemente, bisogna rispondere.
Io voto contro questo ordine del giorno con molto rammarico, perché i Consiglieri regionali di quest'aula sanno o almeno immaginano qual è la mia posizione in materia e non hanno ritenuto di coinvolgermi o comunque farmi sapere di questa iniziativa. Questa sarebbe stata molto più equilibrata e molto più serena nell'ispirazione e nei risultati se si fosse tenuto conto di tutto quello che in Israele e con Israele si può fare per il processo di pacificazione in atto in quel territorio. Si è invece voluta forzare la mano in questa direzione.
Sono convinto che all'interno del popolo arabo in generale e del popolo palestinese ci siano molte persone che parlano di pace in modo autentico ma che ce ne siano tante altre, troppe, che parlano di pace in modo non autentico, semplicemente a fini economico-finanziari (obiettivo al quale stanno puntando).
Voterò quindi contro questo ordine del giorno, e state tranquilli che mi darò da fare per far esplicitare una posizione di questo Consiglio in merito ai rapporti possibili con Israele, magari sottoponendola all'esame degli altri Consiglieri che hanno sottoscritto questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

L'intervento del Consigliere Bodrero è fuori da considerazioni di ordine generale, in quanto a mio parere si tratta di pregiudizi che, tra l'altro, sarebbe meglio superare con una maggiore attenzione per una pacificazione che sta a cuore a tutti.
Mi è dispiaciuto molto ascoltare la posizione espressa dal collega Cucco, in quanto, in primo luogo, non c'è stata assolutamente alcuna volontà di escludere nessuno. Cucco, lei sa beniSsimo che in aula, quando si presentano gli ordini del giorno, non sempre si è tutti presenti. Ad esempio, quello di prima io l'avrei sottoscritto volentieri, ma non sono stato interpellato perché probabilmente in quel momento non c'ero.
Comunque voglio assicurarla che non c'è nessuna preclusione nei confronti di nessuno e non c'è stata alcuna volontà di escludere dei Consiglieri che potevano essere d'accordo su questo documento. Se è questa la motivazione, spero che le mie rassicurazioni possano farle cambiare idea.
Invece, sul lavoro comune, su quello che c'è da fare, lo spirito dell'ordine del giorno sta proprio in questo: approfittiamo di questa grande occasione, di questo dialogo in corso, di questa situazione nuova che non riguarda solamente lo Stato di Israele e i Palestinesi in sè, ma riguarda tutta l'area interessata, per dare tutto quanto possibile affinché questo grande processo di riappacificazione vada avanti. Quindi collega Cucco, se non è una questione di merito, ma è solo una questione formale, la prego di accettare - se così si può dire - le mie scuse per la disattenzione, che assicuro non esprimeva alcuna volontà di escludere nessuno e in particolare lei.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Sarò rapidissimo, esprimendo anche la dichiarazione di voto. Ho letto l'ordine del giorno presentato dai colleghi, condivisibilissimo. Lamento il fatto che, probabilmente per l'urgenza con cui è stato presentato, noi, che apparteniamo a formazioni politiche attualmente al Governo del Paese, non siamo stati coinvolti, ma penso sia stata una banale dimenticanza.
Sottolineo che condivido in pieno tutto quanto detto, soprattutto plaudo a quelle forze politiche che fino ad ieri erano decisamente avverse allo Stato di Israele, mentre oggi lo vedono sulle stesse posizioni, allo stesso livello, con gli stessi diritti di intervento e di salvaguardia della propira identità del popolo arabo-palestinese. Evidentemente ci sono delle maturazioni politiche da parte di tutti, questo è un momento di grande maturazione da parte di tutte le forze, per cui si riconosce che l'atto intrapreso da Israele e dall'OLP può essere - e le notizie di oggi lo confermerebbero - un momento di pacificazione dell'intera area.
Oggi ho letto da più parti che iniziano i confronti tra Siria e Israele per arrivare rapidamente ad una pace; pare che Israele addirittura rinunci alla posizione strategica delle Alture del Golan. Ritengo dunque che lo spirito del documento sia effettivamente giusto, lo condivido e a nome del mio Gruppo lo sottoscrivo idealmente, non potendolo fare materialmente: voteremo a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Anche da parte liberale non mancherà il voto convinto rispetto a questo ordine del giorno. Devo però dire che ad un lettore attento della storia come io tento di essere per quel poco che mi è consentito solo ai titoli dei libri - niente di più, per carità - non sfugge che quello che sta avvenendo non è un arrivo, ma è il momento di un percorso, per certi versi anche inquietante.
La caduta di tensione nel Medio Oriente - evidentemente cosa che apprezziamo e che deve farci essere tutti molto lieti non nasconde che la diatriba su Gerusalemme e quindi sui valori è problema del tutto aperto.
Personalmente cerco di essere attento, per quanto possibile, al problema dei valori delle religioni monoteistiche, che dovranno trovare un "ubi consistam" su Gerusalemme, perché questo diventerà il problema. Così come non possiamo non considerare tra le ragioni che hanno fatto cadere la tensione in quest'angolo di mondo, non tanto e non solo la consapevolezza che andava superato un momento di tensione, ma perché quel mondo - il mondo islamico - ha probabilmente la necessità di superare le proprie divisioni interne per un altro periodo della Storia che ci auguriamo di non vedere perché non ci sarà, ma che temiamo di vedere, perché ci sarà: la tensione fra il nostro mondo e il mondo islamico.
La pace fra gli arabi non è la pace con Israele. Così come la guerra con Israele è stata soprattutto una guerra tra arabi che avevano come oggetto Israele e non Israele come avversario. Mi pare che su questo pezzo di mondo sia bene non lasciar cadere veli di disattenzione, come succede purtroppo, per altre storie del mondo; succede un po' come quando guardiamo la rubrica "Andiamo al cinema" alla televisione: ci fanno vedere la scena di un film in programmazione e poi un'altra ancora, ma poi il film lo dimentichiamo. Purtroppo, nel villaggio globale, i fatti è come se avvenissero in locali di periferia: guardiamo i cartelloni, entriamo, non guardiamo tutto il tempo perché ci interessa vedere anche il resto e poi ci dimentichiamo di quello che succede.
Le tensioni che la storia dell'evoluzione della civiltà e del pensiero dell'uomo ha radicalizzato in quel pezzo di mondo, non provengono da un atto, sia pure di grande coraggio e di grande intelligenza politica come quello che abbiamo avuto modo di apprezzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

Voteremo a favore, convinti dell'importanza della pace in Medio Oriente; il cammino sarà certamente ancora lungo, ma si è finalmente cambiata rotta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto.



BODRERO Antonio

Intervengo per dichiarazione di voto: mi astengo.
Capisco benissimo le posizioni del mio Capogruppo, anzi, posso anche apprezzarle, però, purtroppo, non condivido dove si dice che l'OLP rappresenta il popolo palestinese: nessuno lo ha eletto. Se poi teniamo presente che tutto il mondo islamico sta precipitando nel fondamentalismo e solo i ciechi possono non vedere queste cose non mi sento di approvare un ordine del giorno che, camuffato da agnello pacifista, mi sembra invece un lupo strumentale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto il testo d'accordo fra Israele e OLP che rappresenta il popolo palestinese in cui si conferma la loro aspirazione di vivere in pacifica coesistenza e riconoscono i rispettivi diritti legali e politici rilevato che finalmente si è avviato un irrevocabile processo di pace non solo fra i popoli palestinese ed israeliano, ma fra i popoli e i Paesi dell'intera area geografica convinto che tale processo avrà reali e concrete garanzie di attuarsi e definirsi in tempi rapidi non solo per la disponibilità di tutti i Paesi ma anche e principalmente se la popolazione palestinese sarà messa in grado di autogovernarsi e risolvere gli enormi problemi legati ai servizi e ad un ragionevole sviluppo sicuro che il processo di riappacificazione sia per motivi interni sia per motivi collegati alle lunghe e sanguinose lotte passate richiederà un grande sforzo per ristabilire normali condizioni di vita civile e sociale ritenuto che questo sforzo dovrà essere aiutato da atti concreti di solidarietà e di cooperazione valutato che la Regione Piemonte aderente alla FMCU di cui condivide i principi e le azioni dirette a tale scopo riaffermate e rafforzate nel documento conclusivo del Congresso di Lisbona dà mandato all'Ufficio di Presidenza, d'intesa con il Comitato di cooperazione, di individuare progetti di cooperazione coordinando eventualmente la disponibilità di tutti i Comuni della Regione che intendono aderire all'iniziativa impegna la Giunta regionale a dare attuazione alle iniziative che saranno individuate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 31 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astensione.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 719 in merito al recente decreto legge di condono edilizio per tutte le opere abusive


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei documenti sul decreto legge di condono edilizio di tutte le opere abusive, di cui al punto 22) all'o.d.g.
Riepilogando la situazione, esiste un ordine del giorno abbastanza "vecchio" - è stato presentato alla fine di luglio e che reca le firme dei Consiglieri Rivalta, Chiezzi e Bresso; nei giorni scorsi è inoltre stato presentato un altro documento sulla stessa materia, pervenuto in questo momento alla Presidenza, sottoscritto dai Consiglieri Pozzo, Marino e Mollo. So che la Giunta ha valutato un altro documento presentato da un vasto numero di Consiglieri e che ha una sua posizione da esprimere e probabilmente, potrebbe raccogliere il consenso dei colleghi Consiglieri firmatari degli altri documenti.
Per brevità ed "economicità" della discussione, darei intanto la parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Informo il Consiglio che, come Giunta, abbiamo compiuto una riscrittura dell'ordine del giorno che ha come primo firmatario il Consigliere Rivalta.
Ovviamente, una riscrittura non dal punto di vista politico, poich condividiamo pienamente tutti i punti del dispositivo, ma dal punto di vista tecnico, svolta quindi con la collaborazione dei tecnici; nello scorso mese di agosto, infatti, il Settore regionale Studi e Vigilanza ha lavorato alla predisposizione delle basi per il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto legge in discussione.
Stante dunque il lavoro svolto dai collaboratori della Giunta regionale, l'ultimo capoverso della nostra proposta - che viene quindi consegnata a tutte le parti politiche presenti in Consiglio e che, ripeto non vuole minimamente sostituirsi agli ordini del giorno precisi e puntuali presentati, ma intende solamente coordinare la presa di posizione della Regione Piemonte - contiene l'impegno per la Giunta regionale al ricorso alla Corte Costituzionale. Tale ricorso è già stato deliberato e demandato al nostro Ufficio legale per costituirsi secondo le forme di rito, al fine di impugnare il decreto legge nelle sedi opportune - ovviamente presso la Corte Costituzionale - così come richiesto, peraltro, dall'ultimo ordine del giorno presentato all'Ufficio di Presidenza; raccomanderei al Consiglio la sostituzione, dal punto di vista formale, del testo presentato dai colleghi con il nuovo testo predisposto dalla Giunta.
I punti enucleati nei vari ordini del giorno vengono tutti condivisi.
Infatti, a parte l'inopportunità e l'assurdità di un provvedimento governativo del genere, che viene emanato solamente per tamponare qualche falla nel bilancio dello Stato, si invadono precisi compiti delle Regioni e precisi articoli della Costituzione.
Vista anche la sollecitazione alla brevità che veniva dalla Presidenza non sto qui ad aprire una discussione puntuale; mi sono permesso di discutere questo fatto con il primo firmatario della proposta. Ovviamente non vogliamo sovrapporci ad iniziative che competono al Consiglio; abbiamo solamente inteso, in qualche modo, contribuire tecnicamente all'elaborazione di una posizione politica già espressa dai colleghi i cui contenuti e presupposti - ribadisco sono totalmente condivisi dalla Giunta regionale, anche e soprattutto laddove vengono individuate singolari forme di silenzio-assenso e laddove si teme vengano creati presupposti anche pericolosi per quanto riguarda i cittadini, i quali mandano avanti pratiche di sanatoria, che, non potendo poi avere luogo dal punto di vista formale (magari perché ci sono zone vincolate o vincoli di altra natura) possono costituire delle vere e proprie autodenunce con conseguenze pericolose.
Al di là del tanto sbandierato abusivismo di necessità, si tratta quindi di un provvedimento governativo assai pericoloso, soprattutto per una Regione come la nostra, dotata di strumentazioni di pianificazione urbanistica che hanno seguito il proprio iter e che sono pressoché a regime.
Rispondo al Consigliere Majorino dicendo che la parte dispositiva non cambia, rimane la stessa: viene unicamente aggiunto il punto relativo al ricorso alla Corte Costituzionale, assorbendo praticamente le sollecitazioni sollevate da alcuni Consiglieri; come detto prima, come Giunta, abbiamo già predisposto la relativa deliberazione in data 5 settembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Intervengo per un chiarimento che devo ai colleghi che hanno firmato com me l'ordine del giorno. L'Assessore Cavallera mi ha parlato dell'ordine del giorno della Giunta, io l'ho condiviso, ma non mi sono preso alcun impegno per nessun altro Consigliere, dicendolo chiaramente.
Ripeto, la situazione è la seguente: io non ho aderito all'ordine del giorno dell'Assessore Cavallera a nome di tutti, anzi ho detto chiaramente che c'erano altre firme e che avrei votato quello della Giunta, ma a titolo personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non voterò questo ordine del giorno, anche per una ragione politica sulla quale va fatta chiarezza. Bisognerebbe incominciare a cercare di non far passare sempre, come si fa nei confronti dell'attuale governo, l'erede con il testatore: ci sono cose che ha fatto il testatore e ce ne sono altre che ha fatto l'erede.
Innanzitutto è curioso che un ente come la Regione ponga in una questione come naturale interlocutore non se stessa e lo Stato, ma eventualmente i Comuni e lo Stato. Inoltre, se esistono opere abusive non è colpa di questo decreto. Se qualcuno costruisce una casa abusiva è forse perché è cattivo? E' perché gli piace costruire case abusive? No, è perch probabilmente esiste un sistema di normative che non consente di costruire non parlo del Piemonte, parliamo di un problema nazionale - coerentemente ad una domanda.
Immaginiamo, per esempio, che qualcuno voglia costruirsi una casa: dal momento in cui pensa di costruirla a quando finalmente inizierà a costruirla, quanti anni passeranno? Quanti tredici alla schedina dovrà fare? Dovrà fare dei tredici, non per avere i soldi, ma per indovinare il percorso dell'oca giusto. Se non salterà nessuna casella, potrà costruire la casa, ma se è cosi sfortunato da riuscire a superarne solo tre (approvazione Piano regolatore approvato, acquisto del terreno ed approvazione del progetto), prima dell'inizio dei lavori sicuramente il Piano regolatore sarà cambiato.
Con questo voglio dire che l'abusivismo è sicuramente un fenomeno da combattere, però ha delle cause, e queste non sono sicuramente nella voglia della gente di fare dell'abusivismo, ma nel fatto che non è consentito, o reso trasparente, il percorso con cui si può o non si può costruire. E' così: nessuno investe i propri soldi in una casa che rischia di essere demolita.
Inoltre se vengono costruite delle case abusive, ciò succede perché si condonano le opere abusive esistenti, non quelle demolite; se le opere abusive non esistessero più, perché sono state demolite dai Comuni competenti, il condono non dovrebbe dare fastidio a nessuno. Pertanto, la responsabilità degli obbrobri abusivi sono di chi non ha consentito un piano immobiliare, con cui gli investimenti immobiliari si realizzano se e come consentito nei luoghi giusti. Se sbaglio questo ragionamento, da tempo avrebbe dovuto intervenire il processo sanzionatorio e le ruspe dovrebbero lavorare a tempo pieno; invece, in Italia, se si demolisce una costruzione abusiva la notizia viene pubblicizzata dalla stampa e dal telegiornale, e questo significa che è un fatto unico.
Abbiamo un sistema che non fa la sua parte; parlo di quello degli enti locali che non fa i controlli e che sulla politica urbanistica considera normale impiegare sei anni a decidere se un terreno è fabbricabile o meno due anni per prendere in esame un progetto ed otto anni per sapere se si può costruire. Questa è la verità! Pertanto ho qualche dubbio che questo sistema abbia il diritto di scatenarsi nei confronti di un Governo che fa quello che hanno fatto sempre in passato gli altri governi che però, essendo radicati nelle assemblee locali, non hanno mai visto le stesse scatenarsi contro i condoni.
Quando questo attiene, Presidente della Giunta, alle forze politiche è una questione accettabile; quando però la Regione Piemonte, quindi la Giunta, si presta ad un gioco politico utilizzando lo strumento istituzionale, è una cosa grave.
Questa guerra nei confronti del decreto è una guerra politica nei confronti del governo Berlusconi. Se non è così, suggerite un altro decreto legge che preveda lo stanziamento di X miliardi; la mobilitazione del Genio ferrovieri per la demolizione delle opere abusive; facciamo il pool "mattone pulito"; avviamo le inchieste sull'abusivismo; facciamo qualcosa sull'abusivismo. Sull'abusivismo non si fa niente! Andate nei paesi di provincia a vedere cosa fanno i vigili: i vigili danno le multe per divieti di sosta e basta, tutto il resto non interessa a nessuno; i duecento fusti inquinanti, se non li trova il pescatore, nessun vigile li trova. Della casa abusiva, se non è il vicino che fa l'esposto nessuno se ne occupa.
Sottolineo che il fenomeno dell'abusivismo ha delle ragioni politiche che sicuramente non lo giustificano. La demolizione è una sanzione; se la sanzione non viene applicata, e non viene applicata in termini così generali e così diffusi, è evidente che alla fine, non applicando la sanzione, arriva un provvedimento che deve considerare queste cose sostanzialmente consolidate.
Non è certamente una festa per nessuno prendere atto che si fa un decreto per la normalizzazione di queste cose: è una sconfitta della legalità, una sconfitta delle istituzioni. Un'istituzione, che non ha fatto la sua parte (e cioè il complesso degli enti locali), non può fare un'operazione politica di discredito nei confronti di un Governo che non poteva fare niente di diverso. Sono convinto che se avesse fatto il contrario e avesse fatto un decreto legge con cui militarizzava il Genio ferrovieri e li mandava a demolire, immediatamente ci sarebbe stata la ribellione di qualcuno che avrebbe fatto presente che queste opere sono state costruite con i risparmi, le liquidazioni di tanti anni (nonché i proventi del contrabbando napoletano che, come sapete, è un fatto legale tant'è vero che quando arriva la finanza fanno sciopero).
Chiedo scusa dell'approccio non serio al problema, perché è veramente un problema serio. Ribadisco, Presidente Brizio, che le Regioni impugnano un decreto di questa natura per ragioni "squisitamente politiche", per dire che l'erede ha le responsabilità che invece competono al testatore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco che interviene in qualità di Consigliere.



CUCCO Enzo

Il collega Marchini ha anticipato degli argomenti che sono alla base della mia astensione su questo ordine del giorno, che è effettivamente "strabico".
Mi sarei aspettato - mi sto organizzando anche per richiamare i Sindaci a questa responsabilità - da parte dei Sindaci delle grandi città italiane che sono scesi immediatamente su Roma per protestare, che gli stessi avanzassero proposte immediate per risolvere questi problemi. Immagino che il Sindaco Rutelli sappia che nella sua città ci sono 150 mila persone che abitano in vani abusivi; voglio capire cosa succederebbe se si applicasse la legge per l'abbattimento di quelle case o comunque per un intervento deciso così com'è stato chiesto contro l'abusivismo.
Deve esserci posizione ferma, assoluta contro il dilettantismo di alcune forze politiche che fanno parte del Governo nazionale, ma deve esserci altrettanta assunzione di responsabilità delle Amministrazioni locali, e per quota parte anche delle Regioni che, sulla materia del controllo e dell'intervento, non hanno brillato per presenzialismo.
In secondo luogo, mi permetto di sollecitare, e lo farò anche in sede di Governo, il Presidente della Giunta per assumere iniziative anche in questa direzione. Non sono contrario al fatto che la Giunta presenti ricorso in sede di Corte Costituzionale, perché giuridicamente gli elementi per un ricorso ci sono. Il problema, però, è di merito, ed è un problema sul quale il Presidente della Giunta non può tacere, nel senso che devono essere assunte iniziative anche in quella direzione, se si vuole essere coerenti fino in fondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Io penso che prima di tutto si dovrebbe fare una larghissima investigazione sulle cause e le responsabilità di questo abusivismo. Allora si vedrebbe, come diceva giustamente il collega, che la colpa è dei testatori, e quindi per il 90% dei partiti tradizionali che hanno sempre transatto e che diventano severi solo quando si tratta di punire un altro e non se stessi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Le considerazioni che avrei voluto fare da questi banchi per dire no all'ordine del giorno di cui erano primi firmatari i colleghi Chiezzi e Rivalta, poi ripreso nelle conclusioni dall'ordine del giorno illustrato dall'Assessore Cavallera, sono già state per buona parte, e le condivido pressoché totalmente, esposte dai colleghi Marchini e Cucco.
Intendo solo ribadire che sul primo punto dell'ordine del giorno, e ho già detto le stesse cose quando parlavamo del decreto legge sull'ambiente il provvedere con la decretazione d'urgenza è un malvezzo che non dovrebbe persistere, e sono stato il primo ad insorgere in merito.
Riassunte le questioni in pochissime parole, il discorso va prospettato in questi termini; la proposta di legge, sia pure attraverso il decreto, è sicuramente stato un atto politico suggerito da uno stato di necessità perché sono innumerevoli - mi pare il collega Marchini o Cucco hanno parlato di 150 mila entità immobiliari abusive solo in quel di Roma - gli abusivismi commessi dal Piemonte alla Sicilia. Quindi, anche per incamerare del danaro al fine di tappare i buchi e nel quadro della finanziaria, era necessario provvedere a questo ennesimo condono (l'ultimo è del 1985) per sanare l'abusivismo.
Ma se paradossalmente si accogliesse l'ordine del giorno che chiede al Parlamento di non prendere in considerazione la conversione di legge e di rigettarlo nel merito e nella sostanza, immediatamente dopo dovremmo chiedere al governo regionale, e segnatamente all'Assessore Cavallera, di innestare tutte le procedure previste dalla legge regionale piemontese in materia edilizia per arrivare alla demolizione di tutte le opere abusive.
Cosa che non ci si sente di fare, anche se sarebbe un atto dovuto, perch in Piemonte verrebbe colpito sia il palazzinaro sia la modestissima persona che si è costruito un piccolo box nel quale magari andare ad abitare.
Eravamo in stato necessità, il Governo era in stato di necessità per impedire che ci si attivasse alle demolizioni e quindi a colpire chi era andato fuorilegge. Per cui, fermo restando che questa proposta di legge fatta con la forma del decreto andrà comunque meditata e migliorata, avrà anche ripulito la proposta di quelle parti con le quali si invadono le competenze della Regione.
Effettivamente, anche attraverso una lettura sommaria di alcuni punti e segnatamente laddove si propone il condono e si richiede al Parlamento una delega per varare entro sei mesi un sistema di riforma di tutte le leggi riguardanti il territorio, il regime dei suoli, le infrastrutture, le acque, i porti, il patrimonio culturale ed ambientale - si evidenzia che il governo proponente ha ritenuto di cogliere l'occasione per fare questa ulteriore proposta, seppure opinabile sotto il profilo costituzionale, e sotto questo aspetto bene può aver fatto la Regione ad impugnarla.
Non formulo un'ipotesi giuridica. Il Presidente ci ha detto che gli uffici legislativi hanno lavorato molto in questi mesi per impostare il ricorso. Quindi, a parte la considerazione relativa all'impugnazione davanti alla Corte Costituzionale, per il resto la nostra collocazione non può che essere negativa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

Non ritengo che il decreto legge sia così scandaloso, in quanto non si condona tutto, ma solo quello che rientra in determinati casi. Alcune forze politiche oggi contrarie, in altri tempi erano favorevoli a provvedimenti similari. Sul merito dell'abusivismo occorrono comunque tutti i controlli possibili, perché non avvengano situazioni come quelle lamentate oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Una brevissima dichiarazione di voto. Il mio Gruppo voterà contro queste proposte di ordine del giorno per un motivo concreto, e penso che l'Assessore Cavallera abbia già in mente quale può essere tale motivazione.
Proprio questa mattina, mi è capitato sotto gli occhi un articolo che si rifà all'annosa questione del Piano di attuazione del Comune di Rivoli che è rimasto fermo, non è stato approvato per oltre un anno, e che ha "dato la stura" ad una serie di questioni tra cui una mia interrogazione in cui chiedevo alla Giunta di assumersi le proprie responsabilità e di provvedere al commissariamento, come previsto dalla legge n. 56.
Fortunatamente la cosa è andata in porto, ma nel frattempo abbiamo costretto i cittadini di Rivoli a trasformarsi in abusivi per demerito per responsabilità o per una serie di omissioni nostre. Leggo le dichiarazioni del Capo dei Vigili Urbani della Città di Rivoli: "Poiché il Piano regolatore aveva sollevato questo vespaio, abbiamo potenziato i controlli e scoperto che c'era chi stava costruendo anche senza permessi ed in alcuni casi si trattava di costruzioni piuttosto grandi". Non credo che si possa caricare questo Governo delle omissioni che da parte nostra, come ente, sono state sistematiche, e alle quali esso cerca di porre un freno risolvendo questioni che noi non siamo stati in grado o non abbiamo voluto risolvere. L'abusivismo è una responsabilità oggettiva delle passate amministrazioni. Una volta per tutte bisogna azzerare il quadro e ripartire su basi diverse, più nuove, che mettano il cittadino in condizioni di vedere riconosciuti i propri diritti o comunque sapere in quale quadro di certezza deve muoversi.
Questa è la motivazione principale per cui non ritengo che un'amministrazione, che si è resa più volte colpevole di omissione o comunque di interpretazioni omissive delle leggi che si era data, possa rimproverare qualcun altro di ricorrere alla decretazione d'urgenza per risolvere una situazione ormai insostenibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Ho scritto l'ordine del giorno presentato il 27 luglio e che ha trovato il consenso di molti Consiglieri allora presenti in aula: Picchioni Miglio, Bianca Vetrino, Giuliano, Adduci, Gallarini, Chiezzi, Garino e Mercedes Bresso. Probabilmente molti altri l'avrebbero sottoscritto, se avessi fatto una sistematica raccolta di firme.
Ho ascoltato gli interventi del Consigliere Marchini e di quello che si è configurato come un vero e proprio schieramento politico (mi riferisco ai Consiglieri Majorino, Vaglio e Germanetto): tutti hanno accusato la formulazione degli ordini del giorno. Parlo di ordini del giorno perch anche se si riferivano a quello della Giunta, il documento della Giunta assorbe ampiamente, per non dire quasi totalmente, quello che io avevo scritto. Sono rimasto molto sorpreso della denuncia fatta in termini generali, secondo la quale questi ordini del giorno sarebbero stati formulati per una strumentalizzazione politica nei confronti del Governo nazionale.
Questa mattina, nell'attesa della discussione di questi ordini del giorno, in particolare di quello sulla legge sul condono, mi sono dimenticato di chi governa. Se non ci fosse stato l'intervento del Consigliere Marchini - forse sarà l'età - devo dire che ero così concentrato sul problema del condono edilizio che non mi tornava assolutamente in testa chi stesse governando. Se leggete l'ordine del giorno che ho scritto, potrete rilevare che si tratta di un documento in cui si ragiona attorno ad un atto compiuto dal Consiglio dei Ministri: potevamo ragionare attorno ad un atto che non aveva un soggetto formulatore? No.
Ma al di là del Consiglio dei Ministri, cari colleghi, rileggetevi l'ordine del giorno. Quello della Giunta ha lo stesso tono. Non c'è nessuna strumentalizzazione di carattere politico: si ragiona attorno al merito e alle conseguenze di un provvedimento che è stato preso.
Se questo atteggiamento viene definito "strumentalizzazione politica" e in quanto tale si adombra che sia quindi da rifiutare e non possa entrare a far parte dei ragionamenti, delle valutazioni e dei provvedimenti che le istituzioni prendono (in questo caso il Consiglio dei Ministri, la più alta istituzione esecutiva del nostro Paese), dico che viene messa davvero in gioco la base elementare di un confronto, di una discussione attorno a problemi, tra l'altro, di carattere settoriale.
Per cui chiedo ai colleghi, per il rispetto reciproco che abbiamo, di togliere di mezzo una pregiudiziale di questo tipo, come posta dal collega Marchini. Non mi sembra siano questi i termini su cui possiamo discutere perché se i termini sono posti in questo modo, possiamo rinunciare a qualsiasi discussione e giocare a colpi di maggioranza o minoranza.
C'è uno schieramento che non accetta la discussione se coinvolge nel suo complesso l'istituzione nazionale, perché il Governo è espresso da una maggioranza, ma governa per tutto il Paese; se si stigmatizza in questo modo ogni iniziativa che entra nel merito delle questioni che si determinano nel nostro Paese, allora diciamo che non discutiamo più, che vi rinunciamo. Qualcuno chiede di non ragionare e discutere. Possiamo dunque fare dei pronunciamenti sulla base di una maggioranza e di una minoranza, ma questo atteggiamento è molto rischioso, perché porterebbe a dire che le istituzioni possono vivere soltanto di maggioranze, senza opposizioni.
Io voglio che le opposizioni vivano. Sono stato per quasi tutta la vita all'opposizione e voglio che le opposizioni ci siano e siano rispettate accettando il termine per cui un'assemblea vive, che è quello di ragionare e di discutere. Sotto questo profilo, entro adesso nel merito, poi le posizioni potranno essere diverse.
Il primo merito che richiamo è quello che le motivazioni che hanno promosso questo decreto non sono state le stesse che i colleghi qui hanno sollevato. Esiste una situazione di abusivismo diventata ingestibile, per cui occorre intervenire.
La motivazione di fondo che è stata data è che, per risanare la finanza italiana, è necessario promuovere degli introiti, e questi introiti potrebbero derivare da un intervento di condono edilizio. Sotto questo profilo è stata persino giustificata - non lo dico al collega Majorino che ha posto il problema della costituzionalità, ma al collega Marchini - la competenza di intervento del Governo, dicendo che non è un provvedimento di natura urbanistica, ma di natura finanziaria. Questa incomincia ad essere un'argomentazione un po' difficile da accettare e ne deriva la ragione dei primi punti messi in evidenza nell'ordine del giorno.
Detto questo, esiste un problema diventato insostenibile di abusivismo non perseguibile? Forse in qualche parte d'Italia esiste. Io, però, mi permetto di criticare le debolezze della Regione Piemonte nel fare le politiche urbanistiche e territoriali; ma le mie critiche sono fatte nel senso di saper valutare le giuste dimensioni.
In Piemonte ci sarà certamente dell'abusivismo, ma non siamo nella situazione in cui questo abusivismo sia diventato così dilagante da soffocare la capacità di poter governare lo sviluppo di questa Regione e non poter persino più intervenire sugli abusivismi che ci sono. Ci possono essere lentezze, difficoltà, insufficienza di vigilanza, per cui può anche essere che ci siano degli abusivismi non conosciuti, ma non ritengo che la situazione nella nostra Regione sia insostenibile.
Dico questo non per difesa di questa nostra Regione, che non è stata governata da me, ma per un certo periodo è stata governata con la mia presenza negli esecutivi, in una fase di formazione di strumenti di governo urbanistico; non ne sto facendo una questione di parte (sapete bene che di fronte all'esistenza dei problemi non assumo mai ragioni di parte): parto dai problemi. Mi sembra che in Piemonte questo problema così impellente, di dimensioni così gravi, socialmente così forte da dover richiedere un condono, non esista.
Sono un cattivo conoscitore del nostro Paese in generale (non della nostra Regione); il mio turismo è fatto di visite a monumenti o musei quindi forse non lo conosco a sufficienza. Posso però permettermi di dire che, se ci sono situazioni di abusivismo tipo quelle tinteggiate dal collega Marchini e da altri colleghi prima intervenuti, queste sono da altre parti.
Ma allora i provvedimenti devono essere speciali, non possono riguardare la generalità del territorio nazionale, anche perché si toccano delle competenze attribuite a pieno titolo alle Regioni dall'art. 117, non competenze delegate sulle quali il Governo centrale può intervenire.
Quindi, caso mai, una prima questione era quella di porre in capo la Regione come indirizzo, considerando la realtà delle varie situazioni ed eventualmente promuovendo situazioni che rispondessero ai problemi di carattere sociale.
Si è fatto invece un provvedimento di carattere generale che è una vera e propria modifica delle leggi urbanistiche regionali, e non si fa riferimento alle situazioni richiamate dal Consigliere Marchini o da altri (cito sempre il collega Marchini, perché è il primo che è intervenuto). Un volume di 750 metri cubi consente di costruire una casa di sette, otto vani, e questa può essere un'aspirazione legittima da parte di molti. Ci non può però giustificare il condono di situazioni come quelle che, ad esempio, riguardano la città di Roma.



(Interruzione del Consigliere Masaracchio)



RIVALTA Luigi

Probabilmente le case di Gela non sono di 750 metri cubi, ma certamente non lo sono quelle di Roma. Per cui questo comprova quello che dico io. Se è vero quello che tu dici - ed è vero per Roma, dove ci sono i grandi condomini, ma poi ci sono anche le casette - magari a Gela sarà così (non la conosco e non voglio discuterne), ma quello che tu sollevi dà ragione a me.
Allora occorreva un altro provvedimento. Il provvedimento non è stato preso nell'intenzione che avete esposto, cioè quella di affrontare una situazione sociale tesa e non più governabile. Questo provvedimento riguarda le casette; ci sono delle zone (magari anche a Roma), dove le casette di 750 metri cubi si sono diffuse, ma non sempre è così. Nella situazione romana ci sono un po' di casette di 750 metri cubi, e poi ci sono i condomini di migliaia di metri cubi.



(Commenti in aula)



RIVALTA Luigi

Quando sento dire che "le responsabilità sono degli eredi", posso capire che lo dica il Consigliere Majorino che non ha mai governato, se non in qualche piccolo Comune, per quello che mi risulta; posso capire che lo dica l'on. Bossi, perché si è fatto questo abito di verginità, come se anche lui non avesse un passato (magari lontano, io non lo conosco); non capisco che lo dicano altri, che al governo del Paese ci sono stati sempre e ci sono ancora adesso, e magari a Roma hanno sempre governato (proprio a Roma, per citare una città, e così altre).
Allora lasciamo da parte le questioni di carattere politico, il rinfacciarsi le responsabilità. In questo Paese, nella situazione a cui siamo arrivati, le responsabilità, di peso diverso nella misura in cui si sono avute in mano le leve di governo, le abbiamo tutti; se volete, le ha anche il grande elettorato, che fino a ieri ha dato i consensi e che oggi dimentica di averli dati a quelli che adesso vengono accusati.
Detto questo, considero inaccettabile una disposizione di questo genere, che consente che vengano sanate determinate situazioni, sempre nei limiti dei 750 metri cubi. Se non l'avete letta, ve la leggo io: la discussione, a questo punto, lo richiede. Si possono fare grandi lottizzazioni estesissime, dove possono abitare anche migliaia di abitanti con casette di 750 metri cubi - di per sè il sistema lo consente - ma non certo i condomini.
Comunque, si sanano costruzioni costruite senza licenza o concessione edilizia o autorizzazione a costruire prescritte da norme di legge e di regolamento. Quindi non si sana un'inadempienza generale delle Amministrazioni, perché il primo punto dice: "Ci sono le leggi, le disposizioni urbanistiche e le cose sono state fatte al contrario, quindi le si sana". Prima cosa si dovrebbe dire, magari ai Comuni che hanno quelle situazioni: "Come mai non siete intervenuti"? Bisogna incominciare a dire quello! Qui si sana sia chi ha costruito sia gli amministratori, proprio quello che voi non vorreste che avvenisse.
Allora dovreste chiedere che gli amministratori vengano chiamati in causa insieme. Nel dare la sanatoria, si dovrebbero chiamare in causa i responsabili che non hanno svolto la vigilanza e non sono intervenuti chiamandoli in causa magari anche sotto il profilo contabile. La Corte dei Conti potrebbe intervenire per un risarcimento di danno intervenuto verso la funzione pubblica e nell'uso del suolo.
Ragioniamo attorno a tali questioni! Io voglio vedere quanti amici degli amici sarebbero chiamati in causa responsabilmente a pagare, perch non hanno svolto la vigilanza. Io non chiedo questo, ma dico di muoverci con maggiore cautela.
Si sanano costruzioni fatte in base a licenza o concessione edilizia o autorizzazione annullate, decadute o comunque divenute inefficaci. Quindi non solo ci sono i Piani regolatori e le leggi vigenti, ma è anche intervenuta l'Amministrazione comunale per impedire la costruzione. Si sanano anche queste cose, e poi si sa bene che nel nostro Paese, quando uno ha bloccato una costruzione, farla demolire è difficile. Si cominci dunque a ragionare, a vedere come mai e perché succedono queste cose.
E' noto che, quando ad esempio un Sindaco ha chiamato - ed è capitato più volte - i Carabinieri per abbattere un edificio abusivo, questi, in qualche misura, hanno offerto anche loro una qualche cautela, resistenza? Le situazioni hanno poi questi risvolti. Il meccanismo di applicazione di queste norme, là anche dove si è tentato di applicarlo, non è così semplice. La casistica è di questo tipo.



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta, la invito a concludere.



RIVALTA Luigi

Chiudo, ma voglio replicare, altrimenti ci illustriamo gli ordini del giorno, semplicemente ripetendo tutti le stesse cose; alle volte all'unanimità, parliamo in quattordici prima di votare una cosa che è condivisa e ciascuno ripete le stesse cose. Qui c'è un caso in cui invece il dibattito è reale ed è stato posto politicamente nel merito e in termini reali. Mi sento dunque il dovere di replicare, anche come primo firmatario ed estensore di un ordine del giorno.
In questo senso voglio dire che si fa un'operazione che è di destrutturazione dello Stato, cose che a me preoccupano sempre, chiunque sia la parte che governa, perché la destrutturazione dello Stato, del suo corpo legislativo, delle sue prassi normative, delle sue regole normative è una cosa preoccupante.
Finisco dicendo che tale questione pone a tutti noi Consiglieri regionali, soggetti di attività legislativa nel campo dell'urbanistica, che cosa dovremmo fare dopo l'applicazione di questo decreto, perché chi si sentirà ancora di negare a qualcuno di costruire in un'area parco, se è stato condonato un edifico nell'area parco?



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Non glielo condoniamo.



RIVALTA Luigi

Intanto a Superga stanno costruendo. Lì la Giunta potrebbe dimostrare che, cercando di intervenire, non è riuscita a bloccare l'edificio per una serie di vincoli posti dalle nostre legislazioni, dai diritti e così via.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Costruiscono legalmente.



RIVALTA Luigi

Sì, perché alla fine, contrariamente all'interpretazione che dà il legislatore, c'è qualcuno che gli dà ragione contraria. Qualcuno ha costruito dove il Piano regolatore non ha individuato area residenziale lontano dagli abitati, senza urbanizzazioni pubbliche. Come si farà a dire di no ad altri che hanno il campo lì vicino, che dicono: "Io voglio costruirmela lì, la casa: gliel'avete condonata or ora a quel signore lì".
Gli si lascia finire le costruzioni, con le strutture, perché tra l'altro punto che non vi ho letto - si condonano gli edifici che sono ancora rustici, che l'Amministrazione ha bloccato: adesso, però, gliele si deve lasciare terminare.
Diventa una situazione di ingovernabilità, diventa persino un problema di coscienza dei Sindaci, degli amministratori, dei legislatori regionali perché diventerà difficile dire che "quello che è stato, è stato".
Fortunatamente, io credo che in Piemonte siano più gli edifici fantasma bloccati dai Comuni che adesso, con questa sanzione, vanno avanti che non le costruzioni finite ed utilizzate abusive.
Mi chiedo come si farà a continuare a svolgere un'azione di governo poi, se il governo è fatto male è un'altra questione, ma se il governo è fatto in maniera giusta e corretta, diventerà difficile anche per un buon amministratore resistere alla modfica del Piano regolatore, perché il condono intanto ha lasciato sanare quell'edificio, allora attorno allarghiamo la rosa, ecc. Questa è la distruzione di una disciplina urbanistica. La disciplina urbanistica - dicevano il collega Cucco ed altri si può rinnovare, si può impostare diversamente, ma in termini costruttivi e, caso mai, nell'impostare nuovi orientamenti di disciplina politica, si può sanare il passato. In questo modo, è la distruzione di un principio di governo del territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giuliano. Invocherei la comprensione dei Consiglieri nei confronti dei colleghi che devono intervenire, perché siamo abbondantemente oltre i termini che ci eravamo dati.
Prego, Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Presidente, colleghi e colleghe, sarò velocissimo, come mi capita abbastanza spesso, anche se sia le giustificazioni che ho sentito prima rispetto al decreto sulla legge Merli sia quelle che ho sentito sull'argomento che stiamo discutendo, meriterebbero un approfondimento di orientamento, di prospettiva, di contenuto politico, di programma di governo che credo delineerebbe delle visioni di modello di sviluppo e del tipo di società che vogliamo ben diverse. Tralascio comunque questo approfondimento per fare soltanto una breve dichiarazione di voto, che ovviamente è a favore dell'ordine del giorno che ci vede come firmatari.
Tuttavia, qualche riflessione, sia pure molto veloce, la voglio fare perché certe giustificazioni, come quella che ho sentito in precedenza: "Lo aveva fatto Ciampi e nessuno ha detto niente, perché ora che lo fanno altri si scatena la polemica", mi sembrano veramente risibili. Così come mi sembra risibile quando si chiede cosa bisogna fare per sanare una situazione di allargata illegittimità in questo Paese.
Io credo che il modo per sanare questa situazione sarebbe quello di smetterla di continuare a premiare chi viola la legge e chi sa che prima o poi può comunque, in qualche modo, sanare la sua situazione. Non credo che si possano porre dei freni a queste situazioni che il nostro Paese ha visto già più volte, continuando a premiare chi si pone fuori dalla legge. Il decreto non è un intervento urbanistico - lo si è detto, e su questo credo proprio non ci sia alcun dubbio - ma finanziario.
Anche qui, il discorso economico non regge. L'esperienza, i conti fatti dagli esperti sull'ultimo condono edilizio (che non è di molti anni fa) dimostrano che, alla fine, gli introiti sono stati non solo di molto inferiori rispetto alle aspettative dei rispettivi bilanci finanziari, ma anche rispetto alle spese sostenute per sanare questa situazione. Non dimentichiamo che una volta sanati gli abusivismi, questi richiedono da parte dell'Amministrazione pubblica di intervenire con fior di miliardi per dotare tutte queste zone di abusivismo risanato delle necessarie opere di urbanizzazione. Anche questo è un conto che non torna, quindi quello economico è un motivo che non può reggere a giustificazione di questo decreto.
Inoltre, vorrei dire ad alcuni colleghi di finirla con la giustificazione dell'abusivismo di necessità. Intanto è dimostrato che non esiste più, se non per dei casi molto limitati e di ridotte dimensioni, e certo non è quello il motivo per cui si fanno i condoni. I condoni si fanno per le grandi speculazioni, per le colate di cemento che, come sappiamo hanno invaso la penisola da anni, che hanno massacrato degli ambienti importantissimi come, ad esempio, le coste della nostra Sardegna, magari attraverso il sistema dei villaggi vacanze.
Credo che alla fine di tutta questa storia, sarà curioso capire chi avrà guadagnato da questa ulteriore triste vicenda che lascia il nostro Paese veramente ai livelli delle bidonville del Terzo Mondo. Capiremo allora - io credo che coloro che avranno guadagnato non saranno tanto quelli che fanno riferimento agli ormai ridottissimi casi di abusivismo di necessità; a tale proposito, credo che sia importante riflettere e spero vi siate annotati i numeri delle cubature che sono condonabili: credo proprio che non possano essere paragonati ai box in cui si va ad abitare. Questi casi saranno ben poca cosa. Sarà invece interessante e forse salterà fuori come è successo per gli antichi decreti Mammì oppure per i più recenti tentativi di decretazione, ad esempio in materia di diritti d'autore, che ci sono dei riferimenti molto precisi. Sono quei riferimenti che cercano di rendere legittimi comportamenti molto simili a quegli intrecci affari politica che Mani Pulite ha messo in luce e che oggi - ripeto si vorrebbero rendere di fatto legittimi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi, che ha promesso di essere brevissimo.



CHIEZZI Giuseppe

Sarò veramente breve, perché la cosa che mi interessa dire, a questo punto, è soprattutto questa: questo ordine del giorno vuole contrastare un decreto legge che punisce i cittadini onesti. Questo è il senso profondo dell'avversione a questo decreto, che distrugge il territorio, viola le leggi, induce a comportamenti amministrativi scorretti.
In sostanza, è un decreto che punisce economicamente, socialmente culturalmente chi si è comportato bene e che vede il vicino, che viceversa si è comportato male, premiato, da tutti i punti di vista: è più intelligente, perché è più furbo; ci guadagna, perché non ha pagato gli oneri di urbanizzazione. Questo è un decreto che dice ai cittadini onesti: aprite gli occhi, fatevi furbi anche voi e cercate di non dar troppo da conto alle leggi, non osservatele, perché alla fine sarete premiati.
Questa situazione colpisce veramente al cuore la democrazia e la convivenza civile: premia i furbi, i prepotenti, alla fine premia i criminali, perché ci saranno anche associazioni criminali a grandissima scala che fanno conto su questo. Si tratta dunque di un decreto legge che va sanzionato. E' questo il motivo profondo per cui votiamo con convinzione l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Per una proposta di mediazione fra i due ordini del giorno presentati la parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

La raccolta delle firme sul nuovo testo è già stata compiuta e la versione definitiva è stata consegnata alla Presidenza.
Mi permetto una brevissima replica. Vorrei ricordare a coloro che sostengono questo condono edilizio che le argomentazioni avanzate oggi a sostegno della loro tesi erano già state addotte in occasione del condono edilizio del 1985. Si diceva che dopo dieci-quindici anni dall'avvento delle Regioni, dopo una serie di determinati fatti - boom economico ed altre questioni si doveva porre un limite a certe situazioni, condonando quanto avvenuto in passato, e che dal 1985 in poi tutto sarebbe andato a regime. Se dopo dieci anni riproponiamo gli stessi discorsi, significa che qualcosa non funziona.
Il provvedimento governativo è improntato solamente ad esigenze di cassa, che vanno a sconvolgere le competenze, i compiti e i ruoli delle Regioni. E' indispensabile opporvisi e, soprattutto, farsi partecipi della discussione in atto, come Consiglieri regionali, per questioni di coscienza e morali.
Nel merito, confermo che la vigilanza urbanistica e la vigilanza in senso lato della Regione nei vari comparti che riguardano il territorio è in atto; anzi, a volte si lamentano eccessivi e pesanti interventi. Vi è la linea, ormai consolidata, che deriva anche dal dettato della legge n.
142 e che si concretizza nel riservare la gestione del Piano regolatore alla competenza del Comune. Il decreto legge abolisce il PPA, ma la discussione non si è per nulla aperta ed incentrata soltanto su tale abolizione: non saremmo certo insorti per quell'unica ragione.
Al Consigliere Vaglio faccio presente una singolarità: da un lato, si sostiene favorevolmente l'abolizione del PPA, motivo per cui nel Comune di Rivoli possono essere autorizzate le concessioni; dall'altro, guarda caso ad Alessandria - come può testimoniare anche la collega Dameri - l'altra sera la Giunta comunale a maggioranza leghista ha proposto l'approvazione di un PPA, nonostante che lo stesso sia stato abolito dal decreto legge governativo.
Vi è dunque qualche contraddizione; probabilmente, ciascuno dovrebbe mettere ordine a casa propria.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno presentato dall'Assessore Cavallera fa sintesi dei due ordini del giorno sui quali si è sviluppata la discussione.
Il nuovo testo dell'ordine del giorno presentato dall'Assessore Cavallera è stato sottoscritto dai Consiglieri Rossa, Rivalta, Bresso Miglio, Vetrino, Pozzo, Giuliano, Gallarini e Mollo.
Fatte queste precisazioni, ed intendendo assorbiti e superati gli altri due documenti presentati sulla stessa materia, pongo dunque in votazione l'ordine del giorno n. 719, così come presentato nella sintesi proposta dall'Assessore Cavallera, il cui testo recita: "Premesso che: in data 26/7/1994 il Presidente della Repubblica su proposta del Consiglio dei Ministri ha emanato un decreto legge che consente la regolarizzazione di violazioni edilizie ed introduce nuove norme in materia di controllo dell'attività urbanistico-edilizia vengono condonate le opere abusive realizzate fino al 31/12/1993 che non superino i 750 metri cubi, se si tratta di nuove costruzioni o che non superino del 30% la volumetria originaria se si tratta di ampliamenti sono fissate le misure sia dell'oblazione sia dell'anticipo degli oneri di concessione da corrispondere per l'ottenimento della concessione in sanatoria, demandando ai Comuni l'individuazione delle zone maggiormente interessate dall'abusivismo ed al Ministero dei Lavori Pubblici la determinazione dei criteri di formazione e dei contenuti dei 'Programmi di intervento' nonché le modalità di concessione dei finanziamenti è soppressa la programmazione urbanistica comunale è massiccia l'introduzione di disposizioni che sanciscono il ricorso in modo semplicistico, disorganico ed indiscriminato all'istituto del silenzio-assenso, senza tener conto del rapporto con altri eventuali provvedimenti autorizzativi necessari per l'esecuzione degli interventi edilizi, ad esempio nelle zone vincolate ed inoltre sottrae le pratiche istruttorie alle garanzie ed alle responsabilità degli organi burocratici prescritte dalla legge n. 241/90 rilevato che nel contempo il Governo richiede al Parlamento una delega per attuare il riordino della legislazione sul regime dei suoli, sulle infrastrutture e sull'ambiente constatato che: la motivazione finanziaria che ha mosso il Governo non solo non pu convalidare un'azione di sopraffazione delle competenze regionali, ma non trova neppure realistiche possibilità di dare i risultati sbandierati, come dimostra l'esperienza del condono 1985, risultato sotto questo profilo un autentico fallimento (contro un'aspettativa di incassare 10.000 miliardi ne sono stati incassati 5.800 e, a fronte di questo introito, i Comuni hanno speso il doppio per realizzare, peraltro in modo insoddisfacente, i servizi primari nelle zone condonate), e come dimostrano altresì i risultati di tutti gli altri condoni in materia fiscale, previdenziale ed assicurativa attuati in questi ultimi vent'anni le precedenti esperienze in materia evidenziano dunque introiti di molto inferiori alle attese, senza che alcun stimolo sia derivato ai Comuni per il riordino di complessi totalmente o parzialmente abusivi considerato che la reiterata applicazione di misure che dovrebbero avere la finalità di chiudere situazioni anomale e di fondare una nuova cultura della gestione del territorio finisce per risultare premiante nei confronti di chi ha compromesso l'ambiente e la razionale programmazione urbanistica procrastinando un regime di illegalità ormai 'storico' ritenuto, in particolare, che tale modo di procedere vanifichi l'attività di controllo e vigilanza promossa dalla Regione e contribuisca allo sgretolamento della credibilità dei soggetti istituzionali in evidente conflitto di intenti ravvisato che a monte degli argomenti elencati in premessa sussistono evidenti elementi di illegittimità costituzionale per violazione dell'art.
117 laddove esso riconosce, in materia urbanistica, alla legge dello Stato la potestà di dettare norme solo 'nei limiti dei principi fondamentali' riscontrato che nella fattispecie non sussistono nemmeno i requisiti per procedere a decretazione d'urgenza, previsti dall'art. 77 della Costituzione il Consiglio regionale del Piemonte chiede al Governo di recedere dall'azione intrapresa con il decreto legge concernente il condono in materia di abusi edilizi chiede al Parlamento: di non procedere alla conversione in legge del decreto in argomento qualora esso non venga revocato di non concedere la delega al Governo per la riforma delle leggi riguardanti il territorio e l'ambiente, invitandolo, semmai, ad esercitare la potestà legislativa per stabilire norme di principio secondo le quali ciascuna Regione potrà adottare i provvedimenti più opportuni in materia di pianificazione e gestione del territorio, risolvendo anche le specifiche situazioni anomale venutesi a determinare impegna la Giunta regionale, secondo le decisioni già assunte, a promuovere questione di legittimità costituzionale contro il decreto legge 26/7/1994 n. 468 per violazione delle competenze legislative in materia urbanistica assegnate alle Regioni dall'art. 117 della Costituzione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 22 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astensioni.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,45)



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