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Dettaglio seduta n.3 del 10/07/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che il processo verbale dell'adunanza consiliare del 26 giugno 1990 è stato distribuito ai Consiglieri e verrà posto in votazione nella prossima seduta. Sono, invece, da porre in votazione i processi verbali delle adunanze consiliari del 15, 19,20,21 marzo e 11 giugno 1990.
Se non vi sono osservazioni i processi verbali si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Dameri, Gissara e Nerviani.


Argomento:

b) Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

Il progetto di legge presentato sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 12 e 19 giugno 1990 - in attuazione dell'art. 9 della L.R. n.
6/88 in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento:

d) Viaggi a Roma effettuati dai Consiglieri regionali anno 1990


PRESIDENTE

L'elenco dei viaggi a Roma effettuati dai Consiglieri regionali nell'anno 1990 (fine IV legislatura), verranno allegati al processo verbale della seduta odierna.


Argomento:

e) Sentenza della Corte Costituzionale n. 309 del 14 giugno 1990


PRESIDENTE

Comunico inoltre che la Corte Costituzionale ha trasmesso al Consiglio regionale, ai sensi della legge 11/3/1953 n. 87, copia della sentenza n.
309 del 14/6/1990, depositata in Cancelleria in data 22/6/1990. Tale sentenza dichiara la illegittimità costituzionale dell'art. 15 comma terzo della legge della Regione Piemonte 2/5/1986 n. 18: "Prime norme per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti in attuazione del DPR 10/9/1982 n.
915". L'articolo citato, pur prevedendo una forma di autorizzazione per lo stoccaggio provvisorio di rifiuti in azienda, colpisce la mancanza di essa solo con una sanzione amministrativa anziché con una sanzione penale, come prevede invece la legge statale (art. 26, DPR 915/1982). Per tale fatto la norma viola gli artt. 25 e 117 della Costituzione.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

f) Nomina Ufficio di Presidenza della Giunta delle Elezioni


PRESIDENTE

Comunico che, in data odierna, si è riunita la Giunta delle Elezioni che ha provveduto alla nomina del proprio Ufficio di Presidenza. Sono risultati eletti: Presidente: Gaetano Majorino Vicepresidenti: Alberto Buzio e Luigi Squillario Segretario: Luciano Panella.


Argomento:

g) Richiesta elementi informativi sul ventilato trasferimento della Casa Editrice Einaudi a Milano


PRESIDENTE

Comunico che in data odierna ho trasmesso al Presidente Giulio Einaudi presidente della Casa Editrice Einaudi, via Biancamano 2 Torino, la seguente lettera: "Illustre Presidente, leggo sulla cronaca di questi giorni articoli preoccupanti nei quali si prospetta e si smentisce al tempo stesso l'ipotesi di trasferire in parte la Casa Editrice a Milano. Poich l'Einaudi rappresenta una parte rilevante del patrimonio culturale della città di Torino e della nostra regione La pregherei, anche a nome dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, di volere prendere contatti con la Presidenza del Consiglio per potere conoscere e approfondire gli aspetti di questa delicata questione. Sono convinta che Ella comprenderà i sentimenti che ispirano la nostra attenzione verso le vicende di questa gloriosa Casa Editrice e attendo una Sua risposta con cortese urgenza".
Di questa lettera ho dato comunicazione, trasmettendola, all'Assessore Nerviani che oggi è in congedo.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto (Elezione del Presidente della Giunta)


PRESIDENTE

Il punto 3) all'o.d.g. reca: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto (Elezione del Presidente della Giunta)".
Come i Consiglieri sanno, l'art. 32 dello Statuto recita: "il Presidente e la Giunta sono eletti dal Consiglio nel suo seno con votazione per appello nominale.
L'elezione avviene a seguito di presentazione di un documento sottoscritto da almeno un terzo dei Consiglieri assegnati alla Regione, con il quale si propongono al Consiglio le linee politiche e amministrative, il Presidente e l'intera lista degli Assessori.
Sulle linee politiche ed amministrative proposte si svolge un dibattito, al termine del quale il Consiglio procede con votazioni successive all'elezione del Presidente e quindi della Giunta".
Finora non mi è pervenuto alcun documento programmatico sulle linee politiche e amministrative della Regione, né l'indicazione del Presidente e dell'intera lista degli Assessori; pertanto non è possibile procedere agli adempimenti di cui al predetto art. 32. A questo punto, a seguito anche della Conferenza dei Presidenti testè tenuta in ordine a questa comunicazione, i Gruppi possono chiedere la parola per interventi che non superino i dieci minuti.
Devo però dare lettura di una lettera che mi è pervenuta dai Consiglieri Bonino, Corleone, Segre e Staglianò. Il Consigliere Emma Bonino mi aveva pregato di darne lettura.
Il tenore della lettera è il seguente: "Gentile Presidente, come già preannunciato durante l'ultimo Consiglio non parteciperemo alla seduta del l0 luglio. Le manovre per la formazione della maggioranza di governo regionale hanno escluso le sedi istituzionali del confronto, assegnando ai problemi della comunità piemontese un ruolo secondario rispetto alla contrattazione o spartizione tra le forze politiche con il risultato che ai Consiglieri regionali si vuole assegnare il ruolo di comparse, in una commedia che si recita fra le segreterie romane e torinesi di qualche Partito, zelanti nell'informare i giornalisti su ogni minimo cambiamento di umore dei primi attori ed assolutamente insensibili all'obbligo morale, oltre che politico-istituzionale, di assumersi con urgenza la responsabilità di governare e di confrontarsi con le opposizioni.
Con l'assenza dalla seduta del 10/7 vogliamo dimostrare chiaramente la nostra assoluta indisponibilità a svolgere a ruolo di comparse e protestare per la mortificazione inflitta alle istituzioni, prima che ai Consiglieri stessi, convocando un Consiglio che ha come unico scopo quello di rinviare l'elezione del Presidente della Giunta a data da destinarsi".
Ha chiesto la parola il Consigliere Corleone; ne ha facoltà.



CORLEONE Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero fare una breve comunicazione al Consiglio.
La protesta del Gruppo dei Verdi per l'andamento di trattative che si svolgono fuori da quest'aula è forte, anche perché in vacanza della Giunta quindi in gestione ordinaria, sono stati presi provvedimenti gravi per l'ambiente.
Questa situazione non è tollerabile, soprattutto perché si fa dipendere la vita della Regione, che è organo legislativo, dall'esito delle trattative di un altro ente locale, il Comune di Torino. Questa è una sproporzione: viene prima la corposità degli interessi presenti al Comune di Torino, in senso politico e non solo, rispetto alla vicenda di un ente importante dal punto di vista legislativo quale la Regione. Non è accettabile, signor Presidente, che la Regione adotti tempi e modi di una trattativa che si svolge altrove. Noi non possiamo accettare questo andamento e informiamo il Consiglio che ci faremo promotori, a norma dell'art. 32 dello Statuto, di un documento programmatico che sottoporremo alla sottoscrizione di quei Consiglieri regionali che non vogliono attendere i comodi di altre vie e di altri palazzi. Almeno, su questo documento, si svolgerà un dibattito il cui tema centrale sarà l'ambiente perché questa è l'emergenza non solo della nostra Regione, ma dell'intero Paese. Mi auguro che per la prossima seduta il documento da noi predisposto sia stato sottoscritto dal numero necessario di Consiglieri, in modo che non vi sia un dibattito falso, rituale, a cui pertanto non intenderemmo partecipare, ma vi possa essere invece un dibattito di importanza e caratterizzazione ambientalista. Siamo consapevoli che ciò non potrà portare all'elezione, purtroppo, di un Presidente della Regione a caratterizzazione ambientalista, ma quanto meno avremo svolto un dibattito politico e programmatico.
In conclusione, informo il Consiglio che il Gruppo verde, con qualche dispiacere, toglierà il disturbo a questa riunione.



(Il Gruppo Verde, abbandonando l'aula esibisce dei cartelli recanti slogan di protesta)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, nel corso della conferenza dei Capigruppo tenutasi pochi minuti fa, a richiesta del Presidente del Gruppo comunista,lei aveva posto il quesito se qualche Consigliere facente parte della ipotetica e costituenda maggioranza avrebbe preso la parola per dare spiegazioni sullo stato attuale delle cose. Dal momento che fu risposto di sì, immaginavo che il primo intervento del dibattito dovesse provenire da quella parte, tant'è vero che io avevo chiesto di intervenire immediatamente dopo il primo intervento successivo alle sue comunicazioni. D'accordo che non esiste l'obbligo istituzionale di intervenire in aula, però era stato preso questo accordo; pertanto se non si verifica, chiedo la parola.



(I Consiglieri Segre, Staglianò e Corleone per protesta escono dall'aula)



PRESIDENTE

E' vero che era stata raggiunta questa intesa, tant'è che è iscritto a parlare il Consigliere Cavallera, però l'intervento del Consigliere Corleone verteva sulla lettera della quale ho dato comunicazione, che è di contenuto diverso, ovvero la motivazione per la quale due Gruppi non intendevano partecipare alla seduta. L'ho ritenuta pertanto una questione preliminare al dibattito che andiamo a svolgere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ugo Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, anche il Gruppo DC condivide le preoccupazioni di coloro che rilevano il ritardo nella costituzione del nuovo governo regionale, che anche noi desideriamo sia adeguato alle necessità dei tempi e fondato su una solida base politico-programmatica. In questa direzione hanno operato sia i nostri organi di Partito sia il nostro Gruppo consiliare dal giorno successivo alle elezioni, ricercando la convergenza con quelle forze politiche che con la DC costituivano la Giunta regionale uscente.
E' stata ed è una scelta collegata al responso elettorale poiché gli elettori, nonostante la generale tendenza ad una polverizzazione del consenso, hanno determinato le condizioni politiche per la riproposizione dell'esperienza del pentapartito a livello regionale.
Lo svolgimento delle trattative tra i Partiti, dopo l'incontro di ieri ad un punto tale da ritenere ormai prossima la conclusione dell'accordo politico e programmatico per la Regione, il quale è oggettivamente intrecciato con le vicende legate alle Giunte negli altri enti maggiori dal Comune alla Provincia di Torino.
Il nostro Gruppo consiliare ha cercato di svolgere un ruolo attivo in questa fase, impegnandosi soprattutto nel confronto programmatico e collaborando al chiarimento politico che hanno richiesto le vicende di alcuni Comuni della Regione, caratterizzati da accordi politici locali di segno diverso e contrastante, nel solco di una circolarità nei rapporti tra le forze politiche che riguarda tutto il Paese.
Siamo in una fase importante poiché nei prossimi mesi la Regione dovrà concorrere in modo decisivo all'attuazione del nuovo assetto delle autonomie locali, sia per il ruolo attribuitole dalla recente legge di riforma sia per le possibilità di un ulteriore decentramento di funzioni amministrative, realizzabili mediante le deleghe regionali agli enti locali. Assume quindi importanza ed acquista priorità la riflessione ed il confronto sul ruolo istituzionale e sulle prospettive dell'ente Regione anche in considerazione delle prossime scadenze, previste dagli accordi per il completamento del Mercato unico europeo, che impongono un progressivo e continuo adeguamento della politica regionale.
Crediamo inoltre che sia necessario un cambiamento nel rapporto Stato Regioni allo scopo di dare piena attuazione al dettato costituzionale in materia di autonomia finanziaria e di potestà impositiva regionale. Si tratta di invertire la tendenza collegata alla vigente centralizzazione del prelievo fiscale, che ha affievolito il "ruolo di governo" della Regione trasformandolo in quello di erogatore di trasferimenti statali ed accentuando la rincorsa alle politiche di riparto, piuttosto che a quelle che attengono alle competenze e alle funzioni. Con la recente legge n. 158 del 1990 viene avviato un primo timido riordino dei rapporti finanziari tra lo Stato e le Regioni, demandando alla legge finanziaria annuale l'adeguamento delle risorse destinate al finanziamento dei programmi regionali di sviluppo. Oltre alla ridefinizione della tassa sulle concessioni regionali e della tassa automobilistica regionale, la legge affida al Governo la delega ad emanare decreti legislativi che istituiscano nuovi tributi regionali (addizionale registrazione al Pubblico Registro Automobilistico e addizionale sui consumi del gas metano) oltre alla facoltà di istituire un'imposta regionale sulla benzina. Può essere ritenuto un provvedimento insufficiente, ma è certamente un provvedimento che conferma l'estrema difficoltà in cui si dibatte la finanza regionale.
Ma non è solo delle questioni finanziarie che la nuova Giunta regionale dovrà farsi carico nelle sedi opportune. E' necessaria una vera e propria rifondazione del modello regionale su basi più aderenti al dettato costituzionale. Ciò è reso più urgente proprio dalla nuova legge sulle autonomie locali, che porterà al rafforzamento dei Comuni e delle Province che saranno dotati di strumenti gestionali più efficaci. Si tratta quindi di rifondare le relazioni con lo Stato, d'intesa con le altre Regioni aprendo con il Governo ed il Parlamento un confronto sul ruolo stesso dell'istituto regionale e sul suo futuro affinché la Regione diventi effettivamente l'espressione politico-istituzionale delle rispettive comunità territoriali. Spetta comunque alla Regione modificare il proprio modo di essere, attenuando il ruolo di ente di amministrazione e di controllo formale ed esaltando quello di programmazione e di legislazione.
Mentre siamo nel momento decisivo del confronto politico-programmatico tra le forze che intendono costituire la nuova Giunta abbiamo la consapevolezza della fase di transizione che caratterizza la situazione politica del nostro Paese, con i Partiti impegnati nel confronto sulle riforme istituzionali, e in particolare su quella elettorale, senza che sia emersa finora una proposta in grado di raccogliere adeguati consensi e di non pregiudicare i difficili equilibri di governo. Che cosa fare allora?Il Paese ha problemi sempre più urgenti, sempre più gravi che non possono certo attendere il maturare di nuovi equilibri politici per porvi rimedio.
Se non si interviene tempestivamente andrà irreparabilmente in crisi l'intero sistema dei Partiti che fino ad oggi, pur con molti difetti, ha garantito la proficua mediazione tra gli interessi e tra le diverse realtà geografiche del territorio nazionale. Non è questo il momento di eseguire analisi e confronti tra le varie proposte di riforma, ma dobbiamo comunque ricordare che i cittadini si aspettano dalle istituzioni pubbliche soprattutto efficienza e trasparenza. Qualora non si dovesse registrare la disponibilità delle forze politiche a questo sia pur limitato disegno, si dovrebbe prendere atto che per la difesa delle posizioni acquisite o per l'attesa di condizioni migliori i Partiti tradizionali rischierebbero di costituire essi stessi un ostacolo per l'ulteriore sviluppo del Paese. Con questa consapevolezza si può lavorare, anche in sede regionale, per ristabilire un rapporto di fiducia con i cittadini, se sapremo essere innovativi e propulsivi sul piano della capacità di programmazione e di decentramento, di snellimento burocratico, di legiferazione e anche della tutela e della promozione dei nuovi diritti sociali e di cittadinanza.
Sviluppo e solidarietà possono sintetizzare efficacemente la nostra convinzione che non c'è una moderna politica di sviluppo senza un'aggiornata politica sociale fondata sulla solidarietà. E'anche su questi temi che le delegazioni delle forze di pentapartito stanno lavorando per dare un assetto stabile alla nuova Giunta regionale che, siamo convinti potrà essere eletta nella prossima seduta che verrà convocata dalla Presidenza dopo che nei prossimi giorni sarà stato depositato il programma con la lista degli Assessori, un programma al quale tutti i Gruppi consiliari della costituenda maggioranza stanno dando un rilevante contributo di impegno e di proposta. I fatti saranno la migliore risposta alle fosche previsioni di tutti coloro che hanno criticato la riproposizione della formula di penta partito in Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, riprendendo le ultime parole del collega della Democrazia Cristiana che mi ha preceduto, non è tanto che noi critichiamo la formazione di pentapartito, perché la critica è in re ipsa, ma critichiamo il modo di procedere. Ma perché? Perché a 65 giorni dalle elezioni (dal 6 maggio) siamo al punto di partenza e, più precisamente, si sta ripetendo la storia della legislatura 1985/90. Infatti dopo due fumate nere, dopo diatribe (anche in allora erano per combinazione 65 giorni al giungere della seconda seduta) siamo al punto di partenza.il Consigliere Sartoris direbbe, in piemontese, che Siamo al "pian dei babi" e forse è l'unica espressione intraducibile (perché difficile da tradurre in italiano) per rendere l'idea. L'unica variante rispetto al tempo perso della legislatura 1985/ 90 è stata quella che per la prima volta nel corso della seconda seduta, nella quale dovrebbe essere presentato il programma e la lista degli Assessori, è che c'è stata una spiegazione, o per meglio dire si è tentata un spiegazione, perché non ci è stato detto nulla dello stato delle trattative e del perché di questo ritardo. Allora noi, e come il nostro Gruppo anche altri, che non abbiamo degli infiltrati nelle segreterie dei Partiti del pentapartito dobbiamo stare alle notizie ufficiali che ci vengono fornite dai mass media e dai quotidiani torinesi.
Dal periodo immediatamente successivo all'elezione dell'Ufficio di Presidenza abbiamo avuto notizie ufficiali, non smentite dagli esponenti della costituenda maggioranza di pentapartito, che suonano come una sorta di bollettini di guerra. Infatti il 27 giugno '90 si dice "Ore 5: cercano rinforzi", il 29 giugno: "La Malfa alza il prezzo", il 30 giugno: "Il Partito Socialista sbatte la porta" e, non per niente avevo parlato di bollettini di guerra, si soggiunge: "Un nuovo colpo di fucile nella guerra sotterranea che i Gruppi più forti del pentapartito hanno ingaggiato da settimane".
Questa è la situazione che ci è stata fornita dal collega che mi ha preceduto, non quella apparente per i posteri, per il verbale, per coloro che leggeranno fra anni, se li leggeranno, i verbali di queste sedute. Poi c'è di più; sempre il 30 giugno: "I socialisti contro tutti: 'siete degli incapaci'". Sono espressioni virgolettate non smentite da nessuno, non è la fantasia del quarto potere. "Un governo che fa gola a molti, visto che è il secondo Comune della cintura ma soprattutto al garofano che a Rivoli ha fondato un vero e proprio feudo laganghiano". Questo si collega alla battuta: "Siete degli incapaci". Altro bollettino, sempre di pari data: "A Torino il PSI abbandona le trattative"; mentre il 3 luglio si legge: "Due ore di fuoco, passa la linea dura ci sono i proconsoli". Queste, colleghi Consiglieri, sono le poco serie sintesi dello stato dell'arte e delle trattative di questa formazione politica.
Al 3 luglio: "Zanone propone la staffetta laica", e qui siamo in una nuova edizione del manuale Cencelli, perché la proposta di Zanone non è altro che quella di affidare a un laico, nel 1995, la poltrona di Sindaco di Torino. Mentre prima, almeno, il manuale Cencelli operava sul presente e prevedeva una certa distribuzione di incarichi in una determinata situazione, quale che fosse, qui il bollettino del 3 luglio parla di una staffetta laica per il 1995. Quindi, prima ancora che venga catturato il tradizionale orso se ne vende già la pelle.il 4 luglio il bollettino dice: "Baruffa DC-PSI", e il PCI torna in gioco. Sempre il 4 luglio: "Il PSl detta le condizioni", e finalmente il 5 luglio: "Lunedì si riapre la trattativa". Un altro bollettino dice: "Giunte: i giorni del sì". Poi c'è un comunicato di Supermarina: "Siluro a Torino dai DC di Caselle", e qui arriviamo alla data odierna. Finalmente oggi, 10 luglio, notizie buone: "Pentapartito su tutto il fronte".
Ho voluto leggere a flash questi titoli di notizie dei mass media torinesi, smentite da nessuno, che testimoniano la situazione delle cose.
Ma se in questi giorni la diatriba politica, la rissa politica, la divergenza di vedute (per usare un'espressione più cortese) fosse stata non sulle poltrone ma sui programmi, cioè se noi avessimo letto: "Le trattative sono congelate", oppure: "Si irrita questo o quell'altro partner del pentapartito perché sulla legge urbanistica non c'è l'accordo sulla questione del silenzio-assenso", oppure che sulle discariche si tende a privilegiare il dirigismo della Regione anziché un dialogo con i Comuni interessati, e via dicendo, noi avremmo avuto ugualmente un'obiezione da fare, se non altro sul fatto che le forze coagulate di pentapartito non sono d'accordo su punti rilevanti del programma, ma almeno avremmo dovuto onestamente riconoscere "litigano, ma litigano sul programma". Tutto questo non si verifica, ci è stato promesso che fra quindici giorni il programma ci sarà, lo vedremo. Immaginiamo fin d'ora che saranno lineamenti programmatici che ci faranno dire, non per polemica ad ogni costo, ma si prefigura un programma da volo basso; tuttavia speriamo che fra quindici giorni il programma ci sia. In questo momento noi siamo profondamente disgustati, in senso politico, della situazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marino; ne ha facoltà.



MARINO Massimo

Signor Presidente, voglio aggiungere la mia perplessità, come rappresentante in questo Consiglio dei Verdi-Sole che ride, alle perplessità già espresse sul modo di non formarsi di una maggioranza in questo Consiglio regionale. Insieme a questo esprimo la mia solidarietà con chi ha espresso il proprio dissenso in forme di rottura rispetto al dibattito in quest'aula. Devo però aggiungere alcuni elementi di differenziazione rispetto alle cose sentite fino a questo momento. Non credo che oggi ci troviamo soltanto davanti al tradizionale dibattito interno che ha come obiettivo la spartizione di assessorati e di presidenze. E' evidente che esiste anche questo aspetto; tra l'altro questo è il modo, purtroppo, in cui nel corso degli ultimi decenni si sono costruite le maggioranze, e non solo in questo Consiglio regionale. Sono elementi gravi che dobbiamo tenere presente, ma ho l'impressione che ci siano anche altre cose. Se nei Consigli comunali dove, almeno sulla carta esistono i numeri per fare facilmente delle maggioranze - parlo in particolare delle maggioranze di pentapartito a 65 giorni dalle elezioni non si riesce a trovare delle soluzioni sugli assessorati, sui programmi (questo è difficile dirlo) credo sia dovuto al fatto che oggi esistono delle situazioni nuove, diverse rispetto a quelle del passato. Credo che esista in tutte le forze politiche, in particolare in quelle che si ripropongono la costruzione di un pentapartito, una difficoltà a riproporre formule vecchie che non tengono conto della realtà sociale nuova che c'è nel Paese, e del risultato che sul piano elettorale questa nuova realtà ha espresso. Credo che non si possa ridurre tutto a una tradizionale difficoltà di spartizione di assessorati o di presidenze; credo che tutti anche le maggioranze che si formeranno, si rendano conto della propria debolezza, si rendano conto del fatto che non è pensabile ricostruire al Comune di Torino, in Provincia, in Regione maggioranze come quella degli ultimi dieci anni e proporre programmi come quelli degli ultimi dieci anni quando la realtà sociale del Paese sta profondamente cambiando. Devo dire sinceramente che non sono scandalizzato per quello che sta avvenendo dentro questo Consiglio regionale, sono più scandalizzato di quello che sta avvenendo fuori. Ripropongo alcune cose dette da Corleone prima di abbandonare l'aula. Sono preoccupato del modo in cui, in una situazione di questo genere, si gestiscono le riunioni della Giunta che dovrebbe prendere provvedimenti solo di ordinaria amministrazione. Cito l'esempio del Comune di Chivasso e della quadruplicazione della discarica di Chivasso: quando esiste una situazione di questo tipo, dove un Consiglio comunale all'unanimità delibera la propria difficoltà ad accettare la proposta di quadruplicare la discarica di Chivasso (che va ad influire inevitabilmente sulla vivibilità ordinaria, normale, quotidiana della popolazione di questa città) non è pensabile che una Giunta in scadenza consideri ordinaria amministrazione la deliberazione di quel progetto e privi sia il Consiglio comunale sia questo nuovo Consiglio regionale della possibilità di esprimersi. Sinceramente sarebbe preferibile perdere altri venti giorni per formare una Giunta che tenga conto della nuova realtà sociale ed abbia essa stessa una sensibilità nuova che imponga di non considerare ordinaria amministrazione cose come quelle di cui parlavo prima. Concludo invitando non solo le forze sensibili alle questioni dell'ambiente e dell'autonomia ma anche le forze della probabile maggioranza, a riconsiderare in modo diverso i rapporti fra le forze presenti, i rapporti fra le maggioranze e l'opposizione e soprattutto a riconsiderare il proprio modo di rapportarsi rispetto alla società che vive fuori da questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo ancora alle dispute sugli incarichi: l'unico nodo della questione che trapela dai giornali dalle reticenze e dall'incapacità a pronunciarsi in questa sede da parte dei Partiti che vogliono formare la maggioranza. Tutto ciò nel vuoto dei contenuti: per chi si governa? sulla base di quali interessi? con quali orientamenti e per quali obiettivi? con quali prioritarie attenzioni e assunzioni di problemi? Quindi perché le alleanze? Di tutto ciò non si parla in Consiglio regionale, sono questioni, per che riguardano tutti. Ma voi che con questo vostro comportamento le state privatizzando all'interno dei Partiti, o addirittura lasciandole prerogative di altre sedi, non istituzionali esterne alla stessa vita democratica dei Partiti, offendendo i Partiti stessi (si veda la questione del Comune di Torino), riducete le istituzioni,luogo deputato al confronto ad una mera sede di ratifica. Noi non ci stiamo a questo atteggiamento vogliamo porre anche in questa sede, in questa situazione, il confronto come metodo anche per formare una Giunta. Non riusciamo a capire perché, se voi doveste avere delle difficoltà di merito nel formare la Giunta, non dovete sentire anche i consigli che vi possono provenire da chi è stato eletto in questa sede come Consigliere.
Molti sono i problemi che attendono, alcuni richiedono interventi urgenti, tutti richiedono la presenza di una Giunta ed il lavoro di un Consiglio, se si vogliono rispettare le regole democratiche, a partire dal momento della formazione della Giunta.
Quali sono i problemi? Fra questi noi poniamo in primo luogo il lavoro perché è un problema che riguarda la stragrande maggioranza dei cittadini tutta la popolazione attiva intanto, ed è il futuro delle popolazioni giovani. Siamo convinti che dal lavoro dipende fortemente la posizione nella società di ciascun individuo, le sue possibilità di affermazione, la costruzione stessa del senso dell'esistenza, anche se in ciò non concorrono soltanto le condizioni e le esperienze lavorative. Siamo per il lavoro perché per molti il lavoro è poco pagato. Abbiamo sentito dire oggi, da coloro che autorevolmente si pongono come i detentori delle possibilità di lavoro, che la classe operaia è mal pagata, i lavoratori sono mal pagati.
Siamo per il lavoro perché il lavoro oggi ci sollecita scelte di fondo siamo in una fase di lotta sociale su problemi rilevanti, c'è stato il rinvio (solo il rinvio) della decisione sulla scala mobile e l'avvio delle trattative contrattuali nel settore industriale. Si è riaperta una fase di difficoltà economico-produttiva che determina una ripresa del ricorso alla cassa integrazione. Le difficoltà economico-produttive si segnalano in vari settori, in molti territori; ad esempio nel settore della matura nel biellese, dove la Strobino e la Beltran sono in situazioni di difficoltà e 1500 lavoratori. nel complesso, hanno l'incertezza davanti a loro.
Nell'area torinese le incertezze ritornano all'Indesit, anche dopo la nuova gestione Merloni, e lunedì ci sarà una manifestazione che investirà anche la Regione. o i problemi che riemergono nel settore dell'auto: il calo generale delle vendite di questo prodotto ha un carattere strutturale non congiunturale, pone alla Regione (in una Regione dove l'auto ha una funzione occupazionale rilevante) dei problemi di non poco rilievo e fra questi anche il problema di riuscire ad indirizzare su forme alternative di trasporto, stante il fatto che la Crisi è strutturale della mobilità l'indirizzo produttivo di alcune aziende. Questi sono problemi che non possono non riguardare la Regione, per la natura politica dell'istituzione e per le competenze che ha, dagli interventi di merito a quelli della formazione professionale.
Il problema dell'ambiente. L'ambiente presenta una crisi idrica gravissima, acuita certo dalla siccità, ma che deriva da inquinamenti industriali ed agricoli, dal non controllo degli scarichi, dal non controllo dell'apertura e della gestione dei pozzi. Ciò deriva da un cattivo uso di una risorsa fondamentale limitata, che determina problemi irrigui all'agricoltura, di quantità disponibile e di qualità. Si veda la decisione dei Sindaci della Val Bormida che su sollecitazione delle UU.SS.SS.LL. hanno emanato un'ordinanza di divieto di uso delle acque per l'irrigazione, in quanto i micro inquinanti accumulandosi determinano possibilità di rischio cancerogeno attraverso gli alimenti.
Il caso dell'ACNA. E' ancora un problema aperto che deve vedere nuovamente la Regione immediatamente schierata per risolverlo (per arrivare alla chiusura dell'ACNA).
Il caos nello smaltimento dei rifiuti mette in evidenza da un lato la mancanza di governo che la Regione ha accumulato in questi anni, e dall'altro lato le decisioni su singoli casi di autorizzazioni non affidabili. Ne sono state richiamate alcune. Ho il caso di un paesaggio continuamente distrutto, degradato: si salga la Sagra di San Michele e si guardi la Valle di Susa che cosa è diventata. Che cosa è diventata l'applicazione della legge Galasso, il rispetto del fiume Dora. Ci sono problemi istituzionali derivanti dalla legge di riforma delle autonomie locali, che toccano intrinsecamente la natura della Regione perché non è stata fatta una riforma regionalista: è stata fatta una riforma delle autonomie locali, ma non quella della Regione. Riforma che comunque pone impegni alla Regione: entro un anno delimitare l'area metropolitana, entro 18 mesi il riordino di circoscrizioni territoriali dei Comuni interni all'area metropolitana. L'impegno per la creazione delle nuove Province: in Piemonte ci sono Biella e Verbania, ma ci sono anche le nuove province che deriveranno dall'esigenza di riorganizzare e ristrutturare, l'effetto destrutturante che si determinerà con la costituzione dell'autorità metropolitana. Ed infine, i compiti che derivano dall'obbligo di riorganizzare l'esercizio della funzione amministrativa, a livello locale attraverso i Comuni e le Province, per cui dovranno conformarsi le leggi regionali. Noi chiediamo quale impegno, fin da subito, deve essere messo in atto, perché questo Consiglio e non solo la Giunta per la natura istituzionale di questi problemi viene impegnato ed investito a rispettare queste scadenze e l'impegno di rifondazione delle leggi regionali che è assai grande.il tempo non mi consente di richiamare altri problemi, se non per titolo, per indicare che la prossima volta noi vogliamo che si parli comunque di questa questione, Giunta o non Giunta presentata. Vogliamo che si discuta del problema della casa, che vede da un lato una Regione in arretrato nell'attuazione dei programmi edilizi (era la Regione più avanzata nell'attuazione dei programmi, oggi ha dopo di sé solo la Calabria), che vede situazioni di disagio delle famiglie più deboli per gli alti affitti pagati, che sono diventati tutti affitti al di fuori dell'equo canone, affitti che decurtano i salari familiari più deboli.
Il problema della sanità. E' un problema della qualità del servizio. E' un problema strutturale, dovuto a carenze di personale paramedico, poco e mal pagato, che mette in evidenza l'inadeguatezza dei casi di formazione professionale. E' la qualità complessiva del servizio Sanitario che ha riproposto il problema dei diritti del malato con grande forza, proprio perché non c'è stata una risposta di Governo a questi problemi. Problemi che colpiscono i più deboli, gli anziani in primo luogo, i malati gravi dai casi di tumore in fase finale a quelli di AIDS. Mancanza di una politica di prevenzione: politica che non è venuta avanti, anzi è stata lasciata andare indietro. In questo quadro si determinano gli sprechi finanziari e, gravissimo, il congelamento della spesa in conto capitale del 1988/1989 che questa Regione ha determinato.
Ecco qui una serie di ragioni che vogliamo dibattere, non per ratificare una Giunta, ma per concorrere alla formazione di una Giunta. Con grande trasparenza, verso tutto il Consiglio e verso l'esterno, determinare le ragioni di merito dei programmi e le ragioni di alleanze: sotto questo profilo la nostra è una sollecitazione al PSI, che consideriamo un Partito fratello, e alleato nella prospettiva a non accettare di essere ridotto a un Partito che discute per la ripartizione dei posti senza dire per quali ragioni vuole governare, per chi vuole governare e, quindi, con chi vuole governare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come chi mi ha preceduto penso anche la gran parte di voi direbbe oggi delle cose serissime. Ma io mi chiedo: secondo voi, questo momento è serio? Porrei sul piatto della bilancia anche altre considerazioni: la Giunta va avanti in prorogatio con tre Assessori che non sono più nemmeno Consiglieri regionali (mi piacerebbe anche sapere se prendono lo stipendio). Si chiede un confronto, ma un confronto con chi se non c'è nessuno con cui confrontare? Attenzione collega Rivalta a parlare di Partiti-fratelli perché, dopo aver visto cosa è successo nell'Europa dell'Est, costa una rogna tremenda. Stiamo facendo il solito gioco delle parti, allora bisogna dare un contributo, magari anche sul piano dell'ironia, un po' più concreto. Per cui ho pensato di fare un omaggio ai colleghi del penta partito e alla cortese Presidente perché qual è il fondo del problema? E' la spartizione della torta. Bisogna spartire la torta perché bisogna soddisfare tutti, ma soprattutto bisogna vedere quante fette ha questa torta e come sono gli strati della torta perché c'e la Regione, la Provincia, gli Enti, le municipalizzate, i consorzi. Ma perché non si va avanti, posto, come abbiamo sentito, che i problemi sono tutti programmatici? (chi ci crede è perduto). Direi perch manca un riferimento concreto; manca un modulo operativo, manca uno studio di fattibilità. Colleghi, manca la torta! E io vi ho portato la torta e la offriremo al Presidente e ai colleghi del Consiglio, perché a questo punto c'è da chiedersi se in questa maniera, magari un po' ironica, non si potrà anche portare avanti il dibattito.



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, ci siamo dati l'orientamento di tenere il livello di questo Consiglio regionale al di fuori di queste cose. La invito a interrompere.



ZACCHERA Marco

Interrompo soltanto dicendo che le offro la torta ed insieme le do anche lo strumento operativo, che è il coltello. Noterà che ha la punta arrotondata ad evitare di avere una arma impropria... ed avere anche qualche collega del pentapartito.



PRESIDENTE

La prego di concludere in fretta l'intervento.



ZACCHERA Marco

Concludo dicendo che la torta che le porto come offerta ha la lettera "P", che vuol dire potere, perché questa è la torta del potere; "P" che vuol dire Partiti, perché sono i Partiti che mangiano la torta; "P" come pazienza, per la pazienza dei cittadini ad aspettare che risolviate i problemi e "P" come Piemonte, perché è il Piemonte che vi mangiate.



PRESIDENTE

Invito il Consiglio regionale a chiudere con questo tipo di iniziative che non fanno bene a nessuno, da qualsiasi parte esse provengano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Garino. Ne ha facoltà.



GARINO Marcello

Signor Presidente,la ringrazio del richiamo fatto al Consiglio regionale perché il dibattito conservi il tono di civiltà che ha sempre avuto. Per quanto mi riguarda, signor Presidente, non per fare ironia, ma perché non mangio molti dolci, devo rifiutare l'invito che mi è stato rivolto.



(Interruzione del Consigliere Zacchera)



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Zacchera, adesso lasci parlare!



GARINO Marcello

Signor Presidente, credo che gli interventi svolti fino ad ora rispondano in sostanza alle esigenze di liturgia, compreso il mio ovviamente.
C'è un ritardo che è fisiologico, ne avevo accennato la volta scorsa e mi pare che non sia imputabile a nessuno e c'è un ritardo invece che va al di là della fisiologia, ed è certamente quello di oggi. Quindi sono anch'io d'accordo con i colleghi che si rammaricano che oggi non ci sia un documento, non ci sia una Giunta.
Non la farò lunga e non parlerò di spartizione di potere per la semplice ragione che, per quanto a mia conoscenza come Presidente del Gruppo socialista, non c'è stata spartizione di potere. E' in atto un approfondimento politico-programmatico che si è arrestato e che riprenderà.
Non c'è stata alcuna spartizione o, se i colleghi dell'opposizione preferiscono, non c'è stata ancora una spartizione.
I problemi che sono stati evidenziati da varie parti (parlo dei problemi veri di questa Regione) sono all'attenzione, per quanto ci riguarda, delle proposte socialiste fatte prima della campagna elettorale durante e dopo. Ed è proprio nella sede di questo approfondimento programmatico che le portiamo.
Certamente non sfuggiremo al dibattito se si perverrà, e lo spero, ad una proposta di Giunta - con un accordo programmatico e non avremo mai la superbia di considerare le cose che scriveremo come la verità in tasca, che qualcuno ha.
Il confronto, per quanto ci riguarda, sarà sempre aperto con le altre forze che vorranno partecipare all'indicazione dei problemi da risolvere.
Ricercheremo - e spero sia possibile farlo in fretta - un quadro politico di stabilità che garantisca incisività all'azione della futura Giunta.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi auguro - e noi opereremo per questo - che presto si giunga ad un esecutivo forte, efficiente, che dia effettivamente risposte ai problemi cui prima i colleghi accennavano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho qualche difficoltà ad intervenire perché avrei preferito non riprendere questo problema in aula ma sono costretta a farlo perché la volta scorsa fu il collega Zacchera a sollevare il problema del Notiziario della Regione Piemonte, in quanto avevamo consegnato alla redazione della rivista un testo, da inserire nella rubrica dedicata ai Gruppi, scritto in lingua piemontese. A seguito dell'intervento personale del Presidente del Consiglio regionale - come mi è stato riferito - il pezzo del nostro Gruppo, scritto in lingua piemontese, è stato tagliato di un terzo ed è stata obbligatoriamente aggiunta la traduzione in italiano.
Desidero rilevare la gravità di questo fatto: forse il Consiglio dimentica che questa è la Regione Piemonte e che di recente è stata approvata una legge a tutela del patrimonio linguistico della Regione Piemonte. All'art. 7 di questa legge si parla ...



PRESIDENTE

Consigliere Sartoris, mi consenta. Non voglio assolutamente interrompere il suo intervento, ma precisare che stiamo discutendo il punto 3) all'o.d.g. che riguarda l'elezione della Giunta. La informo pertanto che quando in futuro vorrà discutere altra materia dovrà chiedere la parola o a seguito delle comunicazioni del Presidente o nell'ambito delle varie.



SARTORIS Anna

Mi avvio alla conclusione dicendo che questo episodio ci fa temere per le procedure che verranno adottate in seguito. E' grave non essere tutelati neanche nell'ambito delle leggi della Regione Piemonte, e invito il collega Zacchera a leggere bene questa legge della Regione Piemonte.



ZACCHERA Marco

E' scritta in italiano però.



SARTORIS Anna

Sì, è scritta in italiano, però parla della tutela del patrimonio linguistico della Regione Piemonte e io non vorrei che, dal momento che molte leggi vengono disattese, siano disattese anche quelle che per alcuni sono molto poco folcloristiche e di contenuto. Talvolta le leggi vengono fatte quindici giorni prima delle votazioni per dare i contentini ricordate però che ci avete messo dieci anni per varare la legge sulla tutela del patrimonio linguistico piemontese, che è stata tra l'altro votata all'unanimità (noi oltretutto non c'eravamo, quindi ringraziamo chi lo ha fatto). E adesso, dal momento che tutto quello che è stato detto e che è scritto non ce lo siamo inventati noi, noi vorremmo che questa legge fosse attuata e rispettata perché è una legge della Regione Piemonte e come tale dovrà essere rispettata almeno fino a quando non avrete la forza di cambiarla o di sopprimerla. L'andazzo della Giunta che si formerà, per sembra essere quello di dire una cosa in sede di Capigruppo e di farne un'altra in aula. Qualcuno, poi, arriva da Roma e ci insegna a fare i pagliacci, quasi che in Piemonte non ce ne fossero: ne abbiamo talmente tanti che non abbiamo bisogno che vengano da Roma per esibire dei cartelli! Tra l'altro questo lo fanno solo per farsi notare perché sappiamo benissimo che stanno trafficando a più non posso anche loro per mettersi d'accordo sulle Giunte, esattamente come fanno tutti gli altri Partiti. I comunisti fanno i vergini e dicono che a loro certe cose non capitano, ma nei posti dove i comunisti stanno lavorando per formare delle Giunte, fanno esattamente le stesse cose. Semplicemente succede che i socialisti anzich scegliere loro, in questo caso hanno scelto i democristiani e quindi le cose le fanno con i democristiani anziché con loro; ma è tutto lì, quindi certe cose non dovrebbero scandalizzare più di tanto, non venite a fare certe parti, lasciatele fare a noi che come movimenti siamo al di fuori di queste cose.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, il dibattito di oggi è un po' sconcertante, se posso usare questo termine, perché ci è stato presentato, da parte degli unici due Gruppi di maggioranza che sono intervenuti finora, un quadro di grande povertà il collega Cavallera del Gruppo DC ha fatto al termine del suo intervento - mi scuso per il termine che sto per usare - una sorta di perorazione sul fatto che bisognerebbe ristabilire un rapporto positivo con i cittadini e che bisognerebbe dare una dimostrazione da parte dei Partiti tradizionali (lui si è autodefinito così) di capacità innovativa e propulsiva. Ma la dimostrazione non mi pare sia venuta né dall'intervento del collega Cavallera e neppure da quello del collega Garino che, se non altro, ha avuto la capacità autocritica di riconoscere che c'è qualcosa che non funziona; non solo ha usato esplicitamente il termine "rammarico", ma anche il tempo breve che ha usato nel suo intervento è la dimostrazione che qualcosa non gira per il verso giusto.
Non voglio qui riprendere discorsi che avevo avuto modo di fare la scorsa seduta né gli spunti polemici che sono emersi poco fa in quest'aula.
Non voglio riprendere le indicazioni precise e puntuali delle grandi priorità per il governo della Regione Piemonte che ha ricordato prima per il Gruppo comunista il collega Rivalta. Mi voglio limitare soltanto ad un aspetto, che personalmente ritengo il più importante e delicato di questa legislatura e che riguarda il ruolo stesso della Regione e in particolare di questo Consiglio.
Colleghi, noi siamo di fronte ad una legislatura che, per forza di cose, lo vogliamo o non lo vogliamo,lo sappiamo fare o non lo sappiamo fare, sarà una legislatura di tipo costituente. Per forza di cose. Ma i risultati di questa legislatura costituente dipendono in gran parte da noi non sono scritti; l'esito può addirittura essere quello di sanzionare la morte delle Regioni. Non sembri un'espressione troppo forte, colleghi.
Quello che può capitare al termine dei prossimi cinque anni è in qualche modo una dichiarazione di morte delle Regioni, perlomeno di morte di attese, speranze, ipotesi che sulle Regioni sono state fatte (presenti fra l'altro nella Carta costituzionale del nostro Paese) in anni anche più recenti di quando sono sorte le Regioni o sono state rifatte in tempi più ravvicinati.
Perché vedo questo rischio? Vedo questo rischio - ripeto il termine forte - di morte delle Regioni, perché se le Regioni partono con il piede sbagliato in tempi troppo lunghi e in un'ottica non corretta ad affrontare la grande questione posta dalla legge di riforma delle autonomie, non conquisteranno alcuno spazio nuovo nel rapporto con lo Stato centrale e perderanno grandi spazi nel rapporto con gli enti locali: con le Province e con i Comuni. Con il risultato di non perdere soltanto attività e funzioni amministrative (il che in sé è un fatto positivo, almeno io ritengo questo), ma anche in gran parte quei ruoli di programmazione e di legislazione che a parole tutti noi riteniamo che le Regioni propriamente dovrebbero avere. La legge di riforma delle autonomie locali affida in particolare alle Province una parte consistente dei ruoli di programmazione che oggi fanno capo alle Regioni, ma se le Regioni non sapranno elevarsi al di sopra effettivamente della dimensione strettamente locale amministrativa; se non sapranno qualificare il proprio ruolo di programmazione e di legislazione ben oltre quello che è stato fatto in anni recenti; è chiaro che il risultato della legge di riforma delle autonomie locali sarà puramente e semplicemente una diminuzione di peso reale effettivo delle Regioni e rispetto alla comunità regionale e rispetto allo Stato centrale. Per questo parlo di una fase costituente dal risultato non scritto, non certo. Dipende da noi, ma se la partenza è questa, colleghi se la partenza è questo tipo di ritardo nel formare una maggioranza e una Giunta, se la partenza è questa reticenza, questo imbarazzo, questa incapacità a confrontarsi sui contenuti e sui problemi della gente e sui problemi del Piemonte, se i rapporti che si delineano fra i Partiti a cominciare da quelli che formeranno la maggioranza sono questi, vedo grandi rischi che questa fase costituente non abbia un esito positivo, che la Regione non abbia la forza e la capacità di porsi all'altezza delle questioni che si pongono.
Ho voluto sottolineare con forza questo tema per richiamare tutti noi a un maggiore senso di impegno e di responsabilità e all'esigenza di fare uscire il confronto politico da uno stato assolutamente non condivisibile.
Se i giornali scrivono le cose che il Consigliere Majorino ha ricordato nel suo intervento la colpa non è solo dei giornalisti, cari colleghi, bensì di chi ha offerto quelle notizie, quei dati, quei fatti. E i dati e i fatti della vita politica che si sta svolgendo in questa fase sono tali da produrre quei titoli e quegli articoli sui giornali. Ma con quei dati e con quei fatti non si fa alcuna fase costituente, non si fa alcuna grande riforma, non si fa alcuna riforma regionalista dello Stato italiano; non si produce un salto di qualità nel regionalismo e neppure nella funzione legislativa e di programmazione della Regione.
Io ripropongo quindi un interrogativo, in particolare ai compagni del PSI: non basta rammaricarsi, perché col rammarico non si fanno grandi passi in avanti, col rammarico si può sfuggire momentaneamente all'asprezza di una polemica politica, ma non si costruiscono dei fatti nuovi. Credo invece ci sia bisogno di fatti nuovi a cominciare da un metodo diverso di confronto tra le forze politiche e forse questo Consiglio potrebbe essere la sede di sperimentazione per instaurare un rapporto nuovo tra le forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, svolgerò un breve intervento per non sfuggire a un dibattito che - è vero - presenta toni quasi rituali ma che comunque viene ad assumere una qualche rilevanza politica ed al quale è giusto dare alcune risposte. Il Consiglio regionale è un luogo di dibattito, di confronto, spero quindi che in questi termini resti nei prossimi 5 anni.
Alcune considerazioni devono essere fatte. Non vorrei che il gioco delle parti ci portasse a situazioni eccessivamente esasperate, cosa che peraltro non è avvenuta oggi, anzi tutto si è svolto in modo piuttosto sereno. Non credo vi siano situazioni scandalizzanti; poiché si sta formando una nuova maggioranza a diversi livelli ciò crea naturalmente dei problemi che devono essere risolti. Si tratta di una maggioranza che a giudizio del PRI è per certi versi partita male per come qualcuno aveva cercato di impostarla e che ha dovuto essere ricondotta su binari più accettabili da parte di tutti e così è stato, riconoscendo non delle situazioni di privilegio, ma una pari dignità di tutti i Partiti e quindi il riconoscimento di un ruolo uguale di tutti i Partiti.
Superato questo, io credo che i ritardi non siano dovuti soltanto al perverso egoismo dei Partiti che vogliono dei posti e che parlano solo di questo. E' troppo semplice fare questi discorsi leggendo gli articoli sui giornali. E' vero che i giornali pubblicano determinati articoli, ma è anche vero che i giornali non avrebbero alcun interesse a dire ad esempio che il PRI ha posto un problema e ha fatto giungere una memoria sulla formazione professionale.



BRESSO Mercedes

Siamo qui per sentire, non ci dite niente!



FERRARA Franco

C'è un confronto all'interno della maggioranza, ma non si vuole con questo svilire il dibattito che si svolge nel Consiglio regionale. lo credo molto al metodo del confronto, non si tratta di una finzione. Soltanto da un confronto serio con tutti i componenti del Consiglio regionale pu qualificarsi il ruolo dell'ente Regione per avere 5 anni diversi, più costruttivi, più efficaci, più incisivi rispetto a quelli appena trascorsi.
Dobbiamo muoverci in questa direzione cercando di non ripetere passate esperienze. Oggi bisogna cambiare: è un momento difficile, anzi più che difficile per l'ente Regione. Forse fra 5 anni qualcuno potrebbe fare una dichiarazione di morte - è vero collega Monticelli possono però essere assunti comportamenti che lo evitino. Occorre quindi partire bene, ma partire bene non vuoI dire partire una settimana o due prima; certo questo ritardo è grave, ma se ciò è tale da consentire un elemento di chiarezza rispetto alle prospettive che ci vogliamo dare, noi crediamo che questo non sia un aspetto negativo.il ritardo non può comunque continuare, ma alla prossima seduta del Consiglio regionale, se esistono una Giunta e una maggioranza devono farsi sentire e dire cosa intendono fare. Non credo per sia giusto, anche se è comprensibile nel gioco delle parti, esasperare più di tanto questa situazione. Non sono uno storico e quindi non so che cosa sia successo in passato, però nella mia ignoranza ho l'ardire di dire che in passato probabilmente si è sempre parlato di ritardi nella formazione della Giunta, di qualsivoglia colore, e nel presentare il programma e la lista degli Assessori.
In ogni caso, questo ritardo non condiziona le prospettive dell'ente Regione. Ci auguriamo che questa settimana in più serva non tanto a individuare gli Assessori, perché non è solo questo che divide le forze politiche del pentapartito, ma a definire i programmi, i contenuti, i metodi di governo. Noi ci stiamo muovendo seriamente in questa direzione e siamo convinti che da un confronto serio con le altre forze politiche presenti in Consiglio regionale sarà possibile creare le condizioni perch non vi sia dichiarazione di morte fra 5 anni, ma che la Regione Piemonte sappia esprimere le capacità che è in grado di esprimere in quelle reali situazioni di grandi difficoltà citate dal Consigliere Rivalta e che pertanto devono essere oggetto di un'attenta valutazione e di serie risposte da parte della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ribadisco a nome del Gruppo la convinzione che in sede di Ufficio di Presidenza e in sede di Commissione Regolamento e Statuto si dovrà prevedere un'interpretazione rigorosa dello Statuto laddove prevede che il dibattito sulle ipotesi di Giunta si facciano su una proposta e non sulla mancanza di proposta. Questa è la verità. E' del tutto fuori luogo convocare il Consiglio se non esiste tale documento, è del tutto assurdo aprire un dibattito sull'assenza di un documento. Questa è esattamente l'antitesi della dialettica del confronto politico; è un metodo con cui si dà corpo a fantasmi e si fanno rivivere cadaveri.
Il dibattito odierno ha fatto emergere alcune questioni di segno positivo estremamente confortanti. Mi riferisco in particolare al collega Marino, il quale ha dato atto alla classe politica in genere e in particolare a quella parte della classe politica che dovrà farsi carico del governo e delle responsabilità che rispetto ai problemi tradizionali il 1990 è sicuramente un anno straordinario. Anno a valle di grandi trasformazioni a livello internazionale e, sul piano elettorale e politico a livello locale: le prime, quelle dell'est europeo sulla crisi del comunismo si sono viste in televisione; le altre le abbiamo viste alle elezioni di maggio con l'arrivo di tanti simpatici colleghi di formazioni politiche qualche volta indecifrabili. Quindi i problemi obiettivamente esistono.
Il Consigliere Rivalta ci ha riportati all'esigenza di un confronto anticipo qui una considerazione ai colleghi della maggioranza.il primo modo per rispondere costruttivamente alla dichiarazione di disponibilità del Gruppo comunista a fare di questa sede una sede di confronto e non di aprioristica contrapposizione, potrebbe essere quello di ridurre il documento di presentazione della Giunta a un documento asciutto, molto forte dal punto di vista dell'intuizione, ma ridotto all'indicazione degli obiettivi di grande scenario. Questo per dare al Consiglio un'altra opportunità nel tempo (ad esempio 6 o 9 mesi) per misurarsi più in concreto e nello specifico sulle questioni che la Giunta pone (non più la maggioranza soltanto, ma anche la Giunta, il che è diverso) a fronte del suo progetto di governo di qui a 5 anni. Questo mi pare un modo per dare un senso costruttivo a quegli elementi di disponibilità ad un lavoro serio sicuramente presenti all'interno del Consiglio.
Vede, signor Presidente, sono intervenute intemperanze anche gustose!



PRESIDENTE

Mi consenta non le ritengo affatto gustose!



MARCHINI Sergio

Io le ritengo gustose, magari non così l'episodio; in altri tempi si sono registrati in quest'aula episodi di questa natura, ma con argomenti molto meno gustosi, c'è stato quindi un salto di qualità: il gusto è rimasto quello che era, ma l'oggetto è diventato più gustoso.



PRESIDENTE

Mi consenta di dire che anche dopo la sua spiegazione io non sono d'accordo.



MARCHINI Sergio

Per carità! Voglio dire però che mentre emergono degli elementi a mio modo di vedere, da uomo delle iStituzioni prima ancora che di partito, di carattere positivo, sento ripetere con grande stanchezza argomenti dei quali non si misura la gravità. Per esempio, si dice quasi con soddisfazione che lo Stato con la riforma delle autonomie locali ha battuto alcuni chiodi sulla barra della Regione. Questo è un argomento che si sottolinea con soddisfazione, caro Monticelli, dopodiché ci si chiede cosa deve fare la Regione. Premesso che la programmazione non è più competenza della Regione, ma delle Province (questo sta scritto), si dice che le Regioni devono fare programmazione e provvedere alla delega agli enti locali, il che vuoI dire nominare dei liquidatori per le Regioni.
Bisognerebbe allora capire che senso abbia ancora, nel 1990,la parola "programmazione" che non sta scritta in alcuna legge di fondazione regionale neanche nella Costituzione, ma che è stata inventata dalla cultura degli anni '70 (D,P.R. 616 e seguenti). Bisogna capire e ragionare su che cosa si intende per programmazione; capire che gli interventi per settori dello Stato (oggi sull'emergenza, domani sull'ambiente), sono forse la risposta a una società molto mobile che non può più aspettare i tempi lunghi della programmazione organizzata. Noi dobbiamo costruire dei nuovi spazi, ma in una qualche misura facendo il consuntivo a 0, cari amici della sinistra: la programmazione non esiste più, c'è il governo programmato, c'è la programmazione per progetti!



CALLIGARO Germano

Chiedilo a Romiti se non esiste più!



MARCHINI Sergio

Vedi, caro collega, Alpino - morto non giovanissimo 25 anni fa - diceva che gli egiziani facevano la programmazione con la storia delle mucche (che, come voi tutti mi insegnate, non si chiamano più vacche perché è offensivo) grasse e delle mucche magre e in questo modo si organizzavano rispetto al futuro. La capacità di organizzarsi rispetto al futuro è una cosa, l'attività politica ridotta alla programmazione ignorando completamente quanto accade di fronte ai nostri occhi è un'altra. C'è un recupero di efficienza dello Stato attraverso interventi per settori che criticabili o no, sono l'espressione di un modello diverso di governo portato avanti dalla società nel suo insieme, rispetto al quale dobbiamo aggiornare le nostre metodologie. Certo che la programmazione è un metodo ma attiene a tutto: la programmazione la fa sia la massaia sia Romiti interpelliamo allora anche le massaie e non solo Romiti. Nel 1990 non si può più ribadire che il nostro è un ruolo di programmazione e non di governo - che è cosa ben diversa! - di legislazione e, perché no, magari di gestione di grandi settori. Non è più presente il collega comuniSta che avrebbe probabilmente rivendicato in questa sede il trasferimento alla Regione della responsabilità gestionale delle ferrovie di secondo livello.
Se vogliamo reinventarci un ruolo non dobbiamo rimanere chiusi nella gabbia che lo Stato ci ha costruito: dobbiamo prendere atto, cari amici che se continuiamo a dire che questa gabbia è una cosa magnifica di qui non ci muoveremo mai.
Concludo, signor Presidente, e spero che avrà apprezzato la mia disponibilità, così come quella dei colleghi, a ridurre i tempi.
Alla fine di questa vicenda, vediamo di fare chiarezza sulla necessità di doverci vedere ogni 15 giorni come innamorati che non hanno voglia di vedersi. Ci si vedrà quando ci sarà l'intuitus relativo, altrimenti rischiamo di far diventare argomento di valore politico quello che invece è semplicemente un dovere di presenza in questa sede, il sistema dialettico prevede che ci si incontri quando ci sono le occasioni, i temi e le proposte, altrimenti siamo tutti costretti a cercare un po' di spazio alcuni con interventi di gusto ed altri, forse, con comportamenti di dubbio gusto.



PRESIDENTE

Devo rilevare che già altre volte il Consigliere Marchini ha posto tale questione. La Conferenza dei Capigruppo saranno la sede, non appena verrà eletta la Giunta, per affrontare nel merito questo tipo di valutazioni: ci sarà un pronunciamento in proposito e si deciderà se portarle avanti o meno.
Non essendovi altre richieste di parola considero chiuso il punto 3) all'o.d.g.
Non è possibile affrontare i successivi punti all'o.d.g. inerenti le ratifiche in assenza della Giunta.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 27: "Richiesta di referendum ai sensi dell'art. 75 della Costituzione per l'abrogazione dell'art. 3 del Decreto Legge 30 maggio 88, n.173, convertito, con modificazioni, in Legge 26luglio 1988, n. 291 e dell'art. 6 bis del Decreto legge 25 gennaio 1990, n. 8 relativi all'accertamento sanitario dell'invalidità civile"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 23) all'o.d.g.: "Esame della proposta di deliberazione n. 27". La Conferenza dei Capigruppo è stata da me informata che invieremo ai Presidenti dei Consigli delle Regioni italiane il seguente testo di telegramma: "Comunico che è stata presentata a firma dei vari Gruppi consiliari una proposta di referendum abrogativo normativa statale in materia di accertamento dell'invalidità. Ai sensi dello Statuto regionale non è al momento possibile procedere all'approvazione della relativa delibera non essendo ancora stata nominata la Giunta regionale, però è intenzione del nostro Consiglio di procedere a tale adempimento non appena possibile. Siamo in attesa di conoscere lo stato delle analoghe proposte presentate da altri Consigli per il coordinamento dell'iniziativa ai fini dei termini della presentazione".
Comunicherò alla prossima riunione dei Capigruppo l'esito di questo telegramma.
Il Consiglio verrà convocato a domicilio.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.10)



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