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Dettaglio seduta n.299 del 12/09/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Adduci, Ferrara e Maggiorotti.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

b) Sentenza di illegittimità costituzionale della legge regionale "Norme sul prestito e l'esportazione di beni culturali conservati in Piemonte"


PRESIDENTE

Comunico che la Corte Costituzionale, a norma dell'art. 30, secondo comma, della legge 11/3/1953 n. 87, con sentenza n. 339 del 19/7/1994 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della legge regionale del Piemonte, riapprovata il 12/10/1993, recante "Norme sul prestito e l'esportazione di beni culturali conservati in Piemonte".


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione

Esame progetto di legge n. 401: "Norme in materia di programmazione degli investimenti regionali" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame dell'articolato del progetto di legge n. 401, di cui al punto 8) all'o.d.g.
ART. 8 Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Per quanto riguarda l'art. 8 rivolgo una domanda all'Assessore. Si tratta di un articolo chiaro e che riguarda gli accordi di programma: per quanto riguarda gli accordi Stato-Regione, questi accordi, che pare possano sconvolgere ogni tipo di previsione e di programmazione, come vengono trattati all'interno di questa legge? Vi siete fatti carico di questa opzione accordo Stato-Regione che nella sostanza cancella e rende inutile ogni tipo di programmazione? Ve lo siete posti questo problema e in che modo l'avete risolto? Questi accordi di programma sono degli accordi fra enti territoriali ma della materia Conferenza Stato-Regioni, con tutto quello che ne deriva in ordine alle centinaia di decisioni importanti che vengono prese al di fuori di ogni programmazione, non c'è scritto nulla in questa legge?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Confesso che mi è un po' oscura la domanda. Per quello che riguarda gli accordi di programma noi abbiamo recepito in legge quelle che sono le indicazioni e le prescrizioni della legge n. 142/90. Per quello che riguarda la Conferenza Stato-Regioni confesso che non abbiamo tenuto conto in quanto ne sento parlare oggi per la prima volta come di un possibile strumento di programmazione. Mi pare più un organo di coordinamento delle Regioni con lo Stato e su una serie di indirizzi generali che riguardano tutte le Regioni. Ci siamo tenuti ovviamente disponibili, attraverso lo strumento dell'accordo di programma, a dialogare noi con lo Stato, tanto è vero che, ancora in assenza della legge, il dialogo si è in ogni caso avviato con l'accordo di programma che abbiamo sottoscritto e che stiamo mettendo in pratica progressivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Intervengo per un chiarimento in merito alla questione sollevata dal Consigliere Chiezzi, che non riguarda un articolo specifico, ma riguarda tutta l'impostazione delle norme in materia di programmazione degli investimenti regionali.
Noi siamo stati messi di fronte - chiaramente con una trattativa, con una serie di relazioni tra Regione e Governo - ad una massa di interventi sicuramente spiegabilissimi sotto tutti i profili in termini di definizione di masse di investimento, in termini di definizione di procedure sveltite per la realizzazione di tutta una serie di grandissimi interventi che vanno dall'Alta Velocità al rifacimento o ristrutturazione parziale di scuole in Comuni grandi come in Comuni piccolissimi; il tutto però è avvenuto - in questa fase in modo spiegabile o comunque giustificabile - come ha precedentemente detto il collega Chiezzi.
Occorreva un riferimento preciso all'ipotesi, e in questo senso il collega Chiezzi aveva individuato l'art. 8 in quanto fa riferimento alla possibilità che si torni a ridefinire accordi di programma Regione-Stato.
Può darsi che a me sia sfuggito, non sono neppure riuscito a trovare un riferimento - ammetto di non essere stato un attentissimo lettore nell'introduzione. A tuttora, pur avendolo letto in modo un po' disattento non ho trovato un riferimento preciso ed esplicito a questa questione. Pu essere una questione normalissima nel momento in cui, definito il Piano di sviluppo regionale, la Regione contratta accelerazione di tempi e di investimenti con lo Stato per alcune questioni; ma può anche essere che all'improvviso sorgano una serie di priorità definite, invece che in Regione, nazionalmente, che non si vogliono, o non si possono, perdere, ed avvengono al di là del bene e del male; al di là di quanto noi avremmo qui cercato di definire con queste norme in materia di programmazione. Questo il problema.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Ho ben compreso la domanda.
All'art. 4, secondo comma, dove sono descritti i contenuti del Programma regionale di sviluppo, si recita, al punto a), che il PRS comprende inoltre "le modalità di raccordo degli obiettivi con il sistema dei bilanci, con i criteri di riparto delle risorse destinate agli enti locali e con i criteri di recepimento delle politiche di intervento statale". Quindi, all'interno del Programma regionale di sviluppo, vengono individuati i criteri con i quali si attua la saldatura con il sistema di finanziamento dello Stato, per i progetti in atto.



BOSIO Marco

Ma i criteri di recepimento non sono - come dire? la determinazione politica delle scelte di programma?



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, si proceda alla votazione dell'art. 8 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 31 voti favorevoli 26 voti contrari 1 astensioni 4 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 Chiede di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il nuovo Fondo Investimenti Piemonte è finalizzato all'attuazione del Programma regionale di sviluppo; ora, tale programma si compone di numerosi settori di intervento, ma, in effetti, il Fondo Investimenti Piemonte si occuperà solo di alcuni di tali settori nell'ambito dell'attuazione del Piano regionale di sviluppo - e questo si raccorda con l'articolo successivo.
Dalla lettura dell'art. 9, sembra che tra il Fondo Investimenti Piemonte e il Programma regionale di sviluppo ci sia completa logica di concatenazione: c'è il Piano regionale di sviluppo e il Fondo Investimenti Piemonte lo realizza. Leggendo l'articolo parrebbe così. Ma in effetti così non sarà, perché il Piano regionale di sviluppo conterrà di tutto: investimenti per ogni tipo di intervento, ma di essi solo una percentuale forse anche piccolissima, sarà regolata dal Fondo Investimenti Piemonte. Il fatto che questo fondo sia solo una quota a parte - non so quanto grande lo rileviamo all'articolo successivo, dove si elencano gli investimenti e si dice: "attenzione, i fondi che confluiranno in questo Fondo Investimenti Piemonte sono a), b), c), ecc.". Ne parleremo successivamente.
L'osservazione è quindi che dall'art. 9 sembrerebbe che il Fondo Investimenti attivi l'insieme del Piano regionale di sviluppo, ma mi pare invece che così non sia: è un articolo che non mi convince.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

E' indubbio che il Fondo Investimenti - come dice il termine stesso regoli gli investimenti del Piano. Mi rendo conto che il primo comma dell'art. 9 ha una formulazione un po' ambigua: sembra che il Fondo Investimenti Piemonte sia la realizzazione dell'intero Piano, mentre si tratta della realizzazione di una parte di Piano. Potremmo quindi pensare ad una formulazione diversa, specificando che l'attuazione è limitata agli investimenti del Piano regionale di sviluppo. Si potrebbe dire "istituito il Fondo Investimenti Piemonte quale strumento finanziario direttamente finalizzato all'attuazione degli investimenti previsti dal Programma regionale di sviluppo".



PRESIDENTE

L'Assessore Ferraris ha quindi presentato un emendamento integrativo: al comma primo, dopo la parola "attuazione", aggiungere le parole "degli investimenti previsti dal".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 9, così emendato, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 28 astensioni 5.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Non ho capito esattamente perché avete scelto queste disponibilità per alimentare il fondo; non ho ancora capito le risorse di questo fondo.
Questa è una scelta discrezionale, è scelta politica: cosa far confluire nel Fondo Investimenti Piemonte? Al punto a) del comma quarto si dice che alimentiamo questo fondo con l'80% del gettito delle addizionali. Il volume di investimenti consentito dalle addizionali oggi non è noto, può variare nel tempo a seconda della legislazione statale e comunque è un punto abbastanza chiaro: le addizionali confluiranno all'80%. Si potrebbe anche discutere perché l'80 e non il 100%.
Un altro punto parla di fondi derivanti dai proventi di alienazioni patrimoniali. Questo è chiaramente un capitolo in cui non penso si possa dire che arriveranno proventi rilevanti o comunque, se arriveranno, saranno una tantum.
Quindi la voce b) sarà piccola e contingente: è irrilevante. Per cui la parte rilevante, per adesso, è l'80% delle addizionali, se si applicano, se sono giuste, e via dicendo.
Il punto b) conta pochissimo e il punto c) parla di fondi derivanti dal recupero di contributi. Questo è molto generico. Non ho capito cosa si intenda per contributi (perché si ferma lì): immagino che siano cose già date. Come dicevo, il punto c) parla di contributi, "compresi quelli erogati utilizzando assegnazioni statali". A questo proposito, mi pare non ci sia nulla di nuovo, nel senso che quel che affluiva - voi dite continua ad affluire. Non c'è dunque una novità: le risorse che c'erano invece di chiamarle in modo generico sui vari capitoli di bilancio, le chiamiamo in un certo modo e confluiscono nel Fondo Investimenti Piemonte però non vedo una risorsa nuova.
Quello che invece non so è a cosa si riferisca il punto d): questo per mia ignoranza, s'intende. Chiedo dunque un chiarimento all'Assessore sulla portata di questo decreto legislativo n. 504 del 30/12/1992 "Riordino della finanza, a norma dell'art. 4, legge 23/10/1992, n. 421". Questo è il punto del quale non so valutare la portata. Chiedo all'Assessore di chiarire quali sono queste risorse, in modo che il quadro si definisca, perché a questo momento direi che solo il punto a) è una novità negli investimenti gli altri sono di portata molto piccola oppure già esistente. Vorrei capire se quella della disponibilità derivante dall'applicazione di quel decreto legislativo n. 504 del 30/12/1992 è una scelta politica nuova ed innovativa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Confesso che questo ultimo punto non lo ricordo nemmeno io, quindi le chiedo scusa: se riusciamo, verificheremo un attimo con i funzionari.
Sugli altri tre punti devo dire, invece, che il punto c) non mi sembra non rilevante; riguarda il recupero dei contributi utilizzando assegnazioni statali, quelle vincolate, che spesso, come è capitato in passato, non vengono utilizzate pienamente. Con questo sistema recuperiamo quelle risorse, rimettendole nel circuito degli investimenti regionali. Non sono somme irrilevanti né dell'ordine di centinaia di milioni: si tratta di alcuni miliardi tutti gli anni.
Per quel che riguarda il punto a), relativo alle somme provenienti dal gettito, noi abbiamo indicato "non meno dell'80%": può quindi essere anche il 100%. L'80% era un vincolo a garanzia inferiore, nel senso che comunque si riteneva utile destinare ad investimenti queste risorse, avendo l'accortezza di non lasciare l'uso per investimenti a fondo perduto così come era stato in passato. Rimane comunque un margine del 20%, perché in alcuni casi è assolutamente indispensabile poter avere risorse di questo genere. Faccio un esempio: se non avessimo avuto risorse di questo genere non avremmo potuto comperare La Mandria, acquisto che non rientra in un fondo di rotazione. Quindi, di fronte a politiche precise, potremo dire se sarà l'80%, l'85%, il 90% o il 95%; in legge c'è lo sbarramento di protezione dell'80% e la discrezionalità sulla base delle scelte programmatiche che verranno individuate.
Consigliere Chiezzi, mi spiace, non sono in grado di dirle cos'è questo punto d).



(Commenti della Consigliera Vetrino)



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Ora ricordo.
E' un fondo destinato dallo Stato agli enti locali, spendibile sulla base dei progetti di programmazione e di sviluppo presentati dagli stessi sui quali la Regione deve esprimere un parere.



CHIEZZI Giuseppe

Quindi sono già investimenti.



CHIEZZI Giuseppe

FERRARIS, Assessore regionale



CHIEZZI Giuseppe

Sono fondi orientati dallo Stato ad investimenti e vengono recuperati in questa quantità di risorse.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 10, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 23 voti contrari 1 astensioni 7.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 Chiede di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

In legge non è scritto entro quanto tempo il Coordinamento debba definire la scheda. Forse si potrebbe inserire una scadenza, visto che se ne parla.
Inoltre, dall'elencazione dei contenuti della scheda, osservo che questi potrebbero anche essere demandati ad una deliberazione e non inseriti in legge. E' materia che potrebbe essere oggetto di una deliberazione, perché la composizione della scheda non rientra in una legge. In una deliberazione, invece, si può entrare nel merito di come è composta la scheda.
La descrizione dei contenuti della scheda soffre di due mali: c'è scritto troppo per demandare ad un successivo regolamento o deliberazione e c'è scritto troppo poco per capire com'è composta.
Questo rientra in quelle osservazioni critiche che faccio senza tradurle, che consegno alla Giunta per una riflessione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Per quanto riguarda la scheda credo valga la pena mantenere l'impostazione attuale. Mi sembra più agile, in quanto non bisogna ricorrere all'individuazione della tipologia con legge, altrimenti ogni volta che la dobbiamo cambiare, cosa facciamo? Cambiamo la legge? Mi sembra un meccanismo molto farraginoso.
Per quanto riguarda i tempi sono quelli non citati costantemente, ma che tutta la legge scandisce. Sono i tempi del bilancio e di aggiornamento del Piano che possono essere introdotti in occasione del bilancio.
Tra l'altro, è previsto in una delle norme finali transitorie che, in sede di prima applicazione, le schede vengano presentate con il bilancio di previsione. Questo per consentire flessibilità ed agilità di gestione condizioni necessarie affinché la programmazione sia uno strumento veramente praticabile. Altrimenti rimane un monumento immutabile, com'è stato negli ultimi diciassette anni.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 11, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 30 voti contrari 2 astensioni 8.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 Chiede di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Gentile Presidente, vedo gesti di insofferenza verso questi miei ripetuti interventi.



PRESIDENTE

Sono solo legati alla previsione del tempo che avevo.



CHIEZZI Giuseppe

Il più insofferente è il sottoscritto, che se continua quasi da solo ad intervenire lo fa unicamente perché ha uno sballato senso del dovere. Solo questo mi muove, perché sinceramente ho a noia sentire la mia voce, ma continuo a farlo, perché siccome ricevo uno stipendio dalla Regione, tento immeritatamente di guadagnarmi la pagnotta. Su questo penso sia difficile convincermi a non farlo, anche se - ripeto - ho a noia quanto sto dicendo.
Sull'art. 12 riguardante le priorità, osservo che c'è un elenco di quattro criteri. Uno di questi, il terzo, "opera interventi diretti finalizzati alla creazione di nuovi posti di lavoro". Il problema esiste ed è bene che sia trattato, ma detto in questi termini, a mio parere, non consente di individuare una priorità tra i vari progetti, perché è troppo generico. Lo consentirebbe se, ad esempio, nelle schede della richiesta di un progetto da finanziare fosse prevista obbligatoriamente nell'illustrazione del progetto, la ricaduta occupazionale del progetto stesso. Se così fosse, chi presenta un progetto deve indicare che il progetto, dopo una verifica, determinerà tanti posti di lavoro. Ma detto così è assolutamente generico.
L'altra critica è questa: nella priorità dei finanziamenti, che sappiamo sarà la parte difficile da gestire di questa legge, non bisognerebbe fare riferimento alle priorità fissate nel Piano regionale di sviluppo? Riterrei di sì.
Viceversa, nel Piano regionale di sviluppo non si è scritto che si indicano delle priorità, perché il Piano è l'insieme delle priorità, ma all'interno di queste dovrebbe esserci anche una graduatoria che varia da legislatura a legislatura o da maggioranza a maggioranza. Può esserci un Piano regionale di sviluppo che indica la strada degli investimenti nel settore ambientale come la strada prescelta.
A questo punto, un riferimento a priorità inserite nel Piano regionale di sviluppo sarebbe utile, mentre qui non è specificato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Per quanto riguarda l'impatto occupazionale, la questione è nei termini posti dal Consigliere Chiezzi. Le schede, nella fissazione dei criteri e quindi del punteggio per il riparto degli investimenti, prevederanno la richiesta dell'individuazione molto rigorosa dell'impatto sull'occupazione.
Per quello che riguarda la seconda osservazione, all'art. 4, dove si parla dei contenuti del Programma regionale di sviluppo, al secondo comma punto e), si dice che il Piano regionale di sviluppo comprende i campi di intervento per il finanziamento dei progetti di investimento da finanziare.



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Questo non è detto, lo vedremo nell'attuazione concreta.
L'individuazione delle priorità avviene attraverso l'individuazione dei campi di intervento e quindi si seguirà la logica che lei suggerisce.



PRESIDENTE

Vorrei precisare al Consigliere Chiezzi che la mia attenzione di prima ai suoi interventi non era certamente legata al fatto che il Consigliere e tutti i Consiglieri possano intervenire in qualsiasi punto della legge, ma era legata alla preoccupazione che non sapendo che l'esame di questa legge avrebbe preso tutta questa giornata, alla Conferenza dei Capigruppo ci eravamo presi degli impegni che con ogni probabilità tra oggi e domani non riusciremo a soddisfare. Tutto qua.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Per una dichiarazione di voto personale. Ho votato altri articoli, per su alcuni articoli ho molte perplessità. Una è relativa all'art. 12, su cui mi asterrò perché emblematicamente ripropone il problema dei ruoli e delle funzioni della Regione nei confronti delle altre istituzioni e della comunità.
Questa legge, se sarà operante, lo sarà nella misura in cui riuscirà davvero a svolgere un ruolo nell'indirizzare l'operatività della Regione verso degli obiettivi prefissati. L'art. 12 parla di priorità e le priorità lo diceva Chiezzi prima e condivido anch'io - non sono individuate all'interno di un ruolo istituzionale.
La prima delle priorità sono le opere e gli interventi oggetto di accordi di programma approvati ai sensi della legge n. 142/90. Richiamo qui che questi accordi di programma rendono il Presidente della Giunta un organo che opera monocraticamente, in sostanza, e che può operare al di fuori di definizione di un Piano di sviluppo regionale. La stessa legge n.
142/90 va in quella direzione. Il Presidente della Giunta nella fattispecie non solo lui è soggetto di iniziativa nei confronti della stesura e nell'approvazione di accordi di programma - può operare in direzione delle Province, dei Comuni, dello Stato e di tanti altri soggetti indipendentemente dalla volontà regionale. Questo discorso degli accordi di programma diventa il vero, fondamentale strumento - se viene applicato, se a questa legge si dà il credito di avere un'applicazione di definizione di una politica in itinere di programmazione regionale, molto pragmatica molto concreta, ma certo al di fuori della sostanza e della vita di un'istituzione che dovrebbe - come istituzione nel suo complesso e non solo attraverso uno dei suoi organi - svolgere una funzione di alta amministrazione oltre che di carattere legislativo.
A me sembra che con questo tipo di legge a livello regionale - la n.
142/90 a livello nazionale - in realtà si svuoti il ruolo di un organismo come la Regione, come organo di governo e lo si smembri nell'ambito delle sue relazioni messe in capo al Presidente della Giunta. Se avrà concretezza, si perderà il ruolo di un istituto regionale e bene che vada il Presidente della Giunta, più che essere espressione di un Consiglio regionale, sarà il soggetto di riferimento per varie altre istituzioni.
Sono già avvenute queste cose, anche in questa legislatura. Se questa diventerà la prassi operativa - e d'altra parte penso che lo possa diventare, perché da nessuna parte si dice che il Presidente della Giunta regionale opera per addivenire ad accordi di programma nell'ambito di politiche non genericamente indicate, ma di politiche individuate per esempio in un Piano di sviluppo regionale - il Piano di sviluppo regionale può configurarsi come il luogo in cui si raccolgono decisioni già prese altrove e con altri soggetti ed agli accordi di programma si dà addirittura il carattere di priorità. Gli accordi di programma che la Regione pu stabilire - qualcuno va già in quella direzione - sarebbero in grado di assorbire tutte le risorse disponibili dal bilancio.
A me sembra un modo di procedere che decapita la Regione in quanto istituzione ed organo. In questo senso mi sembrano leggi poco meditate all'interno di una struttura istituzionale statuale che poco ha meditato le sue leggi: ma non a caso è finita nel fosso. Io mi astengo per segnalare ed avvertire, più che sul problema della programmazione, sul problema meramente istituzionale, che attraverso tante cose di questo genere va avanti una riforma strisciante e sotterranea che non coincide assolutamente con l'intenzione di dare alle Regioni un ruolo di organo di governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale conferma le sue anticipazioni al voto di astensione non negativo perché indubbiamente va apprezzato lo sforzo che è stato fatto di essere conseguenti ad un'impostazione che se tale approda su questi tavoli vuol dire che non è stata sufficientemente anticipata o combattuta dai liberali quando erano in maggioranza. Peraltro questo non toglie che si ponga il problema se non fosse il caso che la Regione si astenesse, come fanno i liberali, dal pronunciarsi su queste questioni.
Questo Consiglio regionale è portatore di una cultura, di interessi, di un modo d'essere della politica: o si è coerenti o non si è coerenti.
Rifiutare la vecchia logica...



PRESIDENTE

Consigliere Marchini, non la voglio interrompere. Siamo alla dichiarazione di voto sull'art. 12.



MARCHINI Sergio

Ritiro tutto. Prometto che non ripeterò queste cose in dichiarazione finale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione dell'art. 12 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 22 voti contrari 1 astensioni 12.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 1 astensioni 11.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 1 astensioni 11.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 23 voti contrari 1 astensioni 11.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

L'osservazione riguarda il comma sesto dell'art. 16 che prevede: "Nell'ambito degli obiettivi generali espressi dal Programma regionale di sviluppo possono essere stabiliti nuovi campi di intervento finanziati con il Fondo Investimenti Piemonte. Può anche essere disposta la cancellazione di un campo di intervento che in tal caso non è più oggetto di rifinanziamento. Le variazioni di cui sopra costituiscono aggiornamento del Programma regionale di sviluppo".
E' una procedura di variazione, di smantellamento di tratti di programmazione regionale con una procedura molto sbrigativa. Quindi l'osservazione critica è che si costruisce il Piano regionale di sviluppo con una procedura che è molto complessa, che dovrebbe coinvolgere tutti i soggetti e via dicendo.
Sembra che ci sia una volontà di programmare; poi però, fatto il Piano regionale di sviluppo, lo si può cambiare con molta facilità. Questa è sicuramente una delle ombre che questa legge contiene sull'effettiva volontà di operare e di riflettere su un tema così difficile come quello della programmazione, che viceversa viene trattato in modo un po' contraddittorio fra un articolo e l'altro. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 16, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 24 voti contrari 1 astensioni 10.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 24 voti contrari 1 astensioni 10.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Questo è un articolo delicato, sul quale la critica è più puntuale e decisa. In questo articolo si specifica come è composto il coordinamento per la programmazione. Già può essere discutibile che in una legge si scriva: "una forma organizzativa della Giunta". E' discutibile. Noi - il Presidente Brizio lo ricorda perché è qui da anni - abbiamo più volte detto che si potrebbe anche organizzare con legge l'assetto della Giunta.



(Interruzioni)



CHIEZZI Giuseppe

Ma non lo avete ancora fatto in modo organico! Qui invece, all'interno dell'attività della Giunta, mettete in legge che esiste un coordinamento per la programmazione. E' del tutto discrezionale e potrebbe essere anche del tutto superfluo farlo, perché uno può pensare che l'attività della Giunta è l'attività di coordinamento per principio e che in questo modo lavorino gli Assessorati. Si legge, a questo proposito, che questo coordinamento per la programmazione è composto dall'Assessore - d'accordo, fa l'Assessore, sarà ben chiamato a dirigere la programmazione - e dai dirigenti apicali; e di chi si serve l'Assessore per svolgere le proprie funzioni e far viaggiare i progetti? Si serve delle strutture apicali degli Assessorati. Volete chiamare questa struttura "Coordinamento per la programmazione", ma in realtà è la Regione stessa sono le strutture apicali della Regione.
E poi aggiungete: "Uno o più economisti di provata competenza". Tutto questo marchingegno voi lo costruite solo per dare degli incarichi, per null'altro. Tra l'altro, gli incarichi professionali potreste darli anche senza questa legge perché è nelle facoltà della Giunta dare incarichi professionali ove se ne presenti la necessità. Non c'è mai nessuno che ha sindacato sugli incarichi professionali. Bisogna motivarli, bisogna specificarli; non mi risulta che la Giunta e l'Assessore alla programmazione siano impediti nel chiedere la consulenza di un luminare dell'economia su un progetto di Piano regionale di sviluppo. Lo facciano! Ma perché volete costringere, in una legge, che su questa materia ci siano necessariamente uno o più (quanti: 10/12/15) economisti? Lo fate, forse perché ad un certo punto è detto (qui è un po' ermetico, non ho a mente la legge): "poiché le professionalità richieste ai collaboratori esterni", qui non si dice che professionalità siano, "non rientrano tra quelle previste per il personale in servizio" - tra il personale in servizio in senso lato ci saranno anche gli enti strumentali "le nomine possono essere predisposte in deroga alle procedure in materia di collaborazioni esterne".
Non è bello tutto ciò. La deroga si può sempre chiedere motivatamente volta per volta, caso per caso. Ma fare una legge per inventare una struttura che non esiste (o meglio, esiste già perché è la vostra struttura di Assessorato) e una struttura di coordinamento (che anch'essa esiste già perché c'è il Presidente della Giunta e c'è l'Assessore) per poter dare incarichi di consulenza in deroga alle procedure della legge regionale in materia di collaborazioni esterne, mi sembra un po' stonato ed azzardato come mi suggerisce il compagno Bosio.
Non ho presentato un emendamento, ma sarebbe stato di cancellazione di questo articolo, che non serve a nulla se non a dare incarichi professionali senza alcun controllo. Non so proprio come questo possa essere spacciato come un articolo che ha un contenuto positivo di novità politica in generale e di novità politica in questa nuova Giunta. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Chiezzi ha anticipato l'intervento che mi ero proposto di fare proprio sull'art. 18.
Riferendomi alle cose che avevo detto questa mattina, mi sembra che il direttore ministeriale della programmazione regionale intenda crearsi le condizioni di legge per potersi fare il proprio comitato di coordinamento.
Lo trovo un articolo inammissibile.
La Regione Piemonte gode, anche se qualcuno non lo sa qui dentro, di strutture di lavoro che si è data già da molti anni e poi in particolare di una struttura di lavoro scientifico, di analisi, di indagine che ha ereditato da una decisione presa sul finire degli anni '50 dal coordinamento delle Province, l'IRES.
Considero queste strutture di grande valore; se qualcuno qui in Consiglio regionale la pensa diversamente ha il dovere di intervenire per qualificarle. C'è però il fatto che queste strutture operano ormai da parecchi anni, l'IRES dalla fine degli anni '50, le altre hanno, dal CSI all'IPLA, una vita più che quindicennale. Se non funzionano - dicevo prima ditelo, ma il lavoro che queste strutture svolgono, ancorché sia rimasto nei cassetti, è lavoro fondamentale per realizzare Piani di sviluppo, per fare scelte di priorità, per consentire di fornire collaborazione e consulenze in un campo vastissimo di discipline, tutte quelle che sono essenziali per la politica di programmazione. E' sorprendente che una Giunta, che pur impiega qualche decina di miliardi per tenere in vita queste intelligenze, di cui si è dotata, quando deve individuare i supporti per la politica di programmazione, si limiti ad indicare l'Assessore - come si può pensare che l'Assessore non sia chiamato in causa? - e i dirigenti di settore. Ma la Giunta può pensare di non usare i propri dipendenti? Quelli addirittura di livello più alto e quindi quelli che dovrebbero - credo che almeno in parte lo siano - essere dotati di grande capacità per questo ruolo. Evidentemente la Giunta li ritiene insufficienti, come certamente lo saranno, stante anche le limitatezze delle risorse regionali qualificate e pensa di farsi supportare da qualche consulente. Consulente certamente anche degno, ma sappiamo benissimo quali sono le funzioni di consulente: i consulenti fanno quello di mestiere hanno, insieme a quella regionale, tante altre collaborazioni e consulenze spesso la loro attività si esplica nel partecipare a riunioni e non a lavorare per poter fornire un contributo concreto. Ci si dimentica in questo art. 18 di avere qualche decina di esperti in varie materie dall'economia, alla sociologia, ai problemi ambientali e territoriali, che operano, a tempo pieno, in funzione della Regione. Se non è stata una volontà è stata una dimenticanza ben strana il non fare riferimento ad essi per partecipare alla politica di sviluppo ed inserirli in un coordinamento per la programmazione.
Certo che diventeranno enti strumentali sempre più staccati dalla politica della Regione se non li si chiama ad essere parte attiva in quella che dovrebbe essere la politica di base della Regione a cui far riportare per il coordinamento, le varie politiche settoriali e l'attività stessa dei settori, dei servizi regionali che hanno compiti di approfondimento e di operatività concreta. Mi sembra uno di quegli articoli davvero emblematici sui limiti di questa legge. Su questo articolo nuovamente mi asterrò.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Trovo l'osservazione del Consigliere Rivalta molto puntuale; suggerirei di recuperare invece quell'articolo della legge n. 43 che prevedeva, come norma, che per la predisposizione del Piano di sviluppo "la Regione si avvale della collaborazione degli enti strumentali in particolare dell'IRES, della Finpiemonte e del CSI".
Credo debba essere recuperato assolutamente questo comma in quanto è fondamentale, non è pensabile predisporre un Piano di sviluppo non tenendo conto del patrimonio di conoscenza, di informazione, di documentazione che questi enti hanno e che noi annualmente finanziamo in modo anche robusto.
Probabilmente questa è solo una dimenticanza, non voglio pensare che sia qualcosa di diverso. Pertanto proporrei di aggiungere al punto d) "un rappresentante per ente degli enti strumentali della Regione, in particolare dell'IRES, della Finpiemonte e del CSI".



PRESIDENTE

E' giunto alla Presidenza un emendamento dell'Assessore Ferraris, di cancellazione del secondo comma dell'articolo.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, questa questione, in apparenza marginale, anche se in termini di rispetto per altri soggetti importante, rivela un approccio scolastico a questo problema. E' un approccio scolastico senza respiro. Si capovolge una filosofia semplicemente perché è un'argomentazione di un Consigliere sostenuta da argomenti significativi, in termini anche affascinanti. Qui non si tratta di essere convinti o non convinti, si tratta di sapere che quando si è scritta una cosa si aveva in mente qualcosa di preciso.
Ho l'impressione che il nostro Assessore abbia elaborato del materiale nel quale ci si rendeva conto che ci fosse bisogno, per un'operazione di questa natura, dell'apporto di intelligenze e di professionalità non presenti all'interno della struttura regionale. Qualora ciò fosse quanto riteneva la Giunta, si poteva procedere in deroga.
Qui c'è una constatazione che ritengo vada posta in termini problematici, non possiamo dare ciò per scontato, collega Vetrino, non enfatizziamo il ruolo e la capacità di succhiaruote che nell'irresponsabilità funzionariale o di soggetti di enti strumentali mantenuti in tutti i sensi dalla Regione - e qualche collega sa cosa significa questo non portano alcun contributo che non la propria presenza fisica, qualche volta neanche piacevole. E' ora di finirla di ritenere di potersi sottrarre alle nostre responsabilità nei confronti della collettività piemontese, affidando a questo o a quell'ente strumentale indagini, ricerche, proposte e quant'altro, al fine di dissimulare il nostro vuoto di idee e la loro incapacità di governare i settori di competenza. Se un certo ente strumentale compisse il proprio dovere così come previsto nelle leggi istitutive, sarebbe esso stesso a suggerire alla Giunta, rispetto ad un determinato problema esistente sul territorio un'ipotesi di intervento, di ragionamento. No: "non muovere...", "non assumiamoci responsabilità: stiamo lì...". Sappiamo che il Palazzo comunale brucia, ma stiamo zitti; se poi ci nominano pompieri scopriamo che c'è il fuoco e diciamo: "C'è il fuoco!". E' così. Un giorno o l'altro spero di avere un ruolo che mi consenta di aprire la questione - in termini non "post", ma "pre" elettorali. Facciamo la sommatoria dei contributi di queste sedi per fotocopiatrici, anzi - oggi - per terminali di fax. Quale apporto è venuto sui nostri tavoli? Cos'è rimasto nella nostra testa, nei nostri atti decisionali? Siamo in grado di misurarli, Presidente Brizio soprattutto io e lei che abbiamo in comune la nota, non positiva, di non essere giovanissimi? Non enfatizziamo questi ruoli, ma soprattutto non rinunciamo all'ambizione che può avere la Giunta regionale per conto della Regione - mi auguro ce l'abbia - di provare ad uscire dal seminato e a pensare, magari, di rincorrere il Premio Einaudi per il miglior documento di programmazione (ottenuto dalla Giunta di sinistra nei lontani anni '70).
Ma per fare questo occorre qualcosa di più di quanto pone la struttura regionale. Non mi risulta che il prof. Prodi sia un dipendente regionale, e personalmente non mi sentirei sminuito nel mio ruolo di Consigliere regionale - né lo sarei se fossi funzionario regionale dalla sua presenza anzi, mi riterrei onorato di concorrere, con la mia professionalità o con il mio modo di interpretare le questioni politiche, all'interno di un gruppo di lavoro in cui qualcuno per esperienza, capacità, ruolo ricoperto potesse aiutarci a produrre un risultato più significativo. Non bisogna dare per scontata la mancanza di professionalità, ma è altrettanto sbagliato rinunciare ad avvalersi di professionalità diverse da quelle esistenti nella struttura regionale.
Suggerirei quindi che venga modificato il testo in discussione, non che venga cancellato. Qualora le professionalità che la Giunta ritiene di dover utilizzare non ci fossero - e di questo fatto ci si dovrebbe assumere la responsabilità prima di immaginare tali figure professionali e di dichiarare che non esistono - ci si avvalga di professionisti esterni. Mi si consenta, allora: la richiesta al prof. Prodi di concorrere alla stesura dei nostri documenti programmatici non può essere innescata nei percorsi diabolici della nostra legge sulle consulenze. Non è assolutamente possibile. Non tarpiamoci le ali! Personalmente ritengo che anche un avversario com'è l'attuale Giunta debba sempre pensare di puntare in alto; perlomeno, gli strumenti regolamentari devono dare lo spazio alla Regione per puntare più in alto possibile. Auguriamoci, poi, che la struttura politica sia pari all'obiettivo che si pone.
Suggerisco quindi all'Assessore di riflettere sulla sua proposta di cancellazione del secondo comma e di modificarlo con un "qualora" aggiungiamo pure "con provvedimento motivato della Giunta, si fa ricorso a professionalità esterne": si motivi, si rischi la censura sulla deliberazione, ma assumendosene la responsabilità giuridico-politica; non si rinunci ad uscire all'esterno, nell'illusione che i personaggi che vediamo girare qui, responsabili dei più incredibili progetti e dei più diversi enti a seconda dei loro trasferimenti che abbiamo difficoltà a seguire, ci condizionino in una cultura da "bla bla"; cultura che, dopo l'Assessore Simonelli, in questa materia non ho più avuto modo di sentire.
Mi riservo di essere più preciso in sede di dichiarazione finale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Sono stati presentati alcuni emendamenti.
1) Emendamento presentato dalla Consigliera Vetrino: il punto c) deve essere abrogato.
2) Emendamento presentato dalla Consigliera Vetrino: dopo il punto b) aggiungere il seguente punto c): "c) un rappresentante per ente degli enti strumentali della Regione in particolare dell'IRES, della Finpiemonte e del CSI.
E' facoltà della Giunta regionale avvalersi altresì della collaborazione di uno o più economisti di provata competenza ai quali pu essere conferito incarico di collaborazione ai sensi dell'art. 7, comma sesto, del decreto legislativo 3/2/1993 n. 29".
3) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: il comma secondo dell'art. 18 è abrogato.
4) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: il comma terzo è così riformulato: "Il Coordinamento si avvale del supporto tecnico e scientifico degli enti strumentali, nonché in particolare del supporto tecnico ed organizzativo del Settore Programmazione e Statistica, ivi comprese le attività ecc.".
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Ringrazio il Consigliere Marchini che ha espresso, in modo molto felice, l'intenzione della Giunta e dell'Assessore. Nessuno ha intenzione di mortificare le professionalità dei dipendenti o degli enti strumentali professionalità che credo siano sempre state rispettate e che saranno altrettanto valorizzate; preciseremo meglio questo punto con l'emendamento presentato.
Ribadisco con fermezza che ritengo indispensabile l'esistenza di queste strutture come momento di supporto, utilissimo, per l'Assessore e per chi ha responsabilità, per la Giunta e il Consiglio, al fine dell'elaborazione del Programma regionale di sviluppo; non intendo rinunciare all'esistenza di queste strutture operative, ma nemmeno intendo rinunciare alla struttura proposta.
Credo - se questo può essere considerato un gesto di disponibilità verso il Consiglio - di poter rinunciare, e in questo senso è stato presentato l'emendamento soppressivo del secondo comma, alla deroga delle procedure previste dalla legge n. 36/91. Nessuno intende compiere atti di particolare furbizia; sembra, nello spirito di una legge con la quale si tenta di operare con rapidità, che questo possa essere un ulteriore strumento di agilità, soprattutto considerando che il lungo soggiorno del provvedimento in Commissione ha comportato la riduzione delle possibilità di approvazione del Programma regionale di sviluppo.
Circa l'utilizzo degli enti strumentali propongo un emendamento al terzo comma che suona in questo modo: "Nell'espletamento delle proprie funzioni il coordinamento si avvale del supporto tecnico-scientifico degli enti strumentali, nonché del supporto tecnico ed organizzativo del Settore Programmazione e Statistica, ivi comprese le attività istruttorie di segreteria".
Credo che l'emendamento chiarisca ancor più la volontà della Giunta di avvalersi - non vedo perché non avrebbe dovuto farlo, essendo un'occasione importante per la Giunta - del contributo delle potenzialità degli enti strumentali.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

L'emendamento dell'Assessore raccoglie, nella sostanza, il dibattito che c'è stato, però, rispetto a quello da me presentato, è esattamente speculare. Infatti, nel mio emendamento si richiede la soppressione del punto c), però i rappresentanti che farebbero parte di questo Comitato della programmazione vengono da me recuperati in un successivo emendamento aggiuntivo in quanto consulenti che, di volta in volta, su facoltà della Giunta, possono essere chiamati per offrire un contributo per la predisposizione del Piano.
Mi sembra importante che i membri rappresentanti degli enti strumentali in particolare anche soltanto di questi tre siano effettivamente dei rappresentanti del Coordinamento della programmazione, perché di fatto (e ne siamo tutti a conoscenza) il Piano di sviluppo avviene con la loro presenza. Collega Marchini, può anche essere che qualche ente strumentale ma qui non stiamo facendo il dibattito sugli enti strumentali - abbia questa immagine di non facente o non pensante, però, in particolare i tre che sono funzionali alla programmazione regionale devono essere assolutamente recuperati.
In subordine, mi va benissimo la proposta dell'Assessore che, in qualche modo, recupera sicuramente l'esigenza di avvalersi delle prestazioni di questi enti strumentali; tuttavia, nel momento in cui si predispone un Coordinamento della programmazione, mi sembra francamente impossibile non prevedere la presenza di questi enti. Il mio emendamento prevede questo e, secondariamente, la facoltà della Giunta di avvalersi, in qualunque momento (lo può fare o non fare), anche della professionalità di economisti e specialisti di questa materia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Ho già espresso prima il parere contrario della Giunta all'emendamento abrogativo del punto c) presentato dalla Consigliera Vetrino e, di conseguenza, confermo parere contrario al successivo emendamento aggiuntivo.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'emendamento n. 1) presentato dalla Consigliera Vetrino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 24 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2) presentato dalla Consigliera Vetrino, anche questo non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 24 contrari e 6 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3) presentato dall'Assessore Ferraris.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 10 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 4) presentato dall'Assessore Ferraris.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 8 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 18, così emendato, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 5 astensioni 5.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Con questo articolo ed i successivi due affrontiamo un problema abbastanza impervio dal punto di vista del confronto politico perché si tratta di discutere l'istituzione del Consiglio Regionale dell'Economia e del Lavoro, che viene inserito all'interno di una legge di programmazione, ma che, ad avviso del mio Gruppo, richiede anche qualche osservazione di merito sul fatto che esista un organismo di questo genere quale significato abbia e quale giudizio darne.
Partiamo da ciò che il CREL si propone di fare e di essere, poi svolgerò, magari seguito da altri compagni del Gruppo che si occupano della questione meglio di me e da più tempo, le osservazioni di carattere generale che sono molto concatenate le une alle altre. Direi che la critica da svolgere all'organismo, vista a valle di un esame di ciò che è chiamato a svolgere, potrebbe, se saremo in grado, essere particolarmente pungente.
Partiamo dalla legge e a questo proposito, Presidente, se mi si consente, per brevità di tempo, svolgerei le mie posizioni sull'insieme degli articoli.
Voi proponete che, sul tema della programmazione, si pronunci un organismo, chiamato CREL. composto in questo modo da tutte le istituzioni.
Le istituzioni, cioè i loro governi, penso, si incontrano in un luogo. La Regione, i Comuni, le Provincie, gli enti strumentali e i consulenti di cui si servono si riuniscono in un luogo per lavorare e decidere su un tema decisivo come la programmazione. In questo luogo, voi dite "facciamo convergere, oltre a tutte le istituzioni, anche tutti i soggetti che nella società sono interessati al tema", ed individuate questi soggetti. Non so se ci siano tutti, ma sono talmente tanti che non ne chiedo certo in aggiunta alcuno. Mi interessa invece elencarli. Voi all'interno di questa stanza chiamate a far parte: Camera di Commercio del Piemonte, istituzioni universitarie, associazioni imprenditoriali, associazioni sindacali. Poi addirittura dite "altri enti operanti nel campo delle politiche del lavoro enti operanti nel campo del credito, enti operanti nel campo dei sistemi di reti infrastrutturali".
Un organismo di questo genere comprende i soggetti interessati al tema della programmazione e i soggetti portatori di punti di vista, interessi e finalità istituzionali assolutamente autonomi l'uno dall'altro, spesse volte confliggenti uno rispetto all'altro in termini di finalità, obiettivi e non solo di scelte "cosiddette" politiche.
Di questo organismo fanno parte i gruppi di potere che gestiscono la finanza, i gruppi di potere che gestiscono le Associazioni degli imprenditori, le Organizzazioni sindacali. Voi ritenete che possa esistere un luogo in cui riunire questi soggetti, i quali, unitamente alle forze elettive che i cittadini hanno eletto nei vari livelli dell'Amministrazione pubblica, debbono analizzare i problemi dell'occupazione e dell'economia in Piemonte, e non solo confrontare i vari punti di vista, ma valutarli e formulare il parere sulla proposta di Programma regionale di sviluppo esprimere pareri anche su altre questioni ed elaborare anche proposte di intervento innovativo.
Ma scusate, pensate proprio che esista la pace in Terra e che i conflitti sociali non abbiano alcun rilievo ai fini di una buona azione di governo? Voi pensate che il conflitto sociale non esista più, e che quindi sia una società pacificata in cui, grosso modo, non esistono interessi contrastanti, ma solo punti di vista o culture astratte, e che quindi, nel momento in cui si decide se costruire o meno un'infrastruttura piuttosto che un'altra, se investire o meno in un settore piuttosto che in un altro basti far sedere attorno ad un tavolo tutta la rappresentanza della nostra società, farla votare - perché è questo che fate fare al CREL - su una determinata questione e prendere questo come un atto serio di democrazia? Ho dei fierissimi dubbi che questo possa accadere. Prendendo in esame la questione dalla coda, mi sembra anche strano pensare a come può votare un organismo di questo genere, introducendo un criterio di democrazia all'interno del voto. Come vota un organismo di questo genere? Vota per peso? E quale peso? O vota per persona? Ma entrambe le due soluzioni mi lasciano del tutto allibito. Allibito, se si vota per persona. Che si possa considerare serio un voto di un Consiglio così composto, in cui il voto di una persona che rappresenta un milione di persone vale come il voto di una persona che rappresenta una ventina di persone! Ma che senso ha? Oppure pensate che si voti per componente, per peso delle componenti? Come fate ad organizzare una cosa di questo genere! La critica a questo Consiglio dell'Economia e del Lavoro è una critica che si rivolge agli aspetti concreti previsti in questa legge: il contributo che il CREL può dare ad atti di programmazione. Ma la critica di carattere generale - qui è un problema di carattere politico che pongo ai Gruppi presenti in Consiglio, al mondo della politica e in particolare alla sinistra - è se un luogo di questo genere serva a qualcosa. E se questo qualcosa a cui serve sia qualcosa che serve alla difesa degli interessi del mondo del lavoro o se non sia invece qualcosa che serva ad evitare gli inevitabili conflitti che sono il sale di un'economia oltre che di una democrazia. O serve a considerarli un disturbo e, velleitariamente, a mio parere, si vuole inventare la camera buona nella quale tutti i soggetti confliggenti diventano per voglia o per forza sensati e reciprocamente compatibili e trovano un modus vivendi ai difficili problemi economici e sociali che abbiamo sul tappeto? Ritengo che un'operazione di questo genere abbia soltanto questo significato, quello di inventare una stanza nella quale riunire tutti e fare in modo che si mettano d'accordo.
Non penso che l'attuale situazione economica e non penso che la democrazia in una società si costruisca con strumenti di questo genere.
Ritengo - non solo leggendo la Costituzione della Repubblica, ma anche lo Statuto della Regione Piemonte che una società abbia in sè forze ed interessi anche diametralmente opposti e che non si tratti di esorcizzare questi interessi o di comporli all'interno di una stanza di compensazione.
Una struttura di questo genere mi fa pensare ad un neo corporativismo questa è una camera delle corporazioni, fra un po' raggiungiamo quel lido! Il fascismo cosa ha fatto? La Camera delle corporazioni. C'era uno stato dittatoriale - oggi noi non abbiamo questo che ha riunito delle corporazioni in una stanza e ha cercato di metterle d'accordo: è corporativismo questo. Nel CREL si incomincia a vedere una formula di democrazia neo corporativa. Ritengo, soprattutto pensando ai problemi che esistono, che almeno per la sinistra pensare che questi siano strumenti di crescita della difesa degli interessi del mondo del lavoro sia del tutto illusorio e che sia una forma di corporazione conciliare che dovrebbe mettere a tacere ogni tipo di conflitto. Sono preoccupato, spero che altri compagni del Gruppo intervengano su questo tema anche correggendo questa mia impressione: su questa vicenda ho una grave preoccupazione, intanto che ne nasca alcunché, che da un'assemblea di questo genere possa nascere un parere. Perché su tante questioni sarebbe ben strano che il parere delle organizzazioni sindacali sia identico a quello degli imprenditori soprattutto in tema di programmazione. Può coincidere qualche volta, ma le volte che non coincide, e sarebbe ben strana una società in cui tutti la pensassero nello stesso modo, cosa ve ne fate di un parere...



(Interruzione dell'Assessore Marengo)



CHIEZZI Giuseppe

Questo fa parte della dialettica. Vi pongo il problema di un ragionamento concreto e non astratto. Cosa se ne fa un'istituzione di un voto di un organismo così composto? Sarà un voto che inevitabilmente consegnerà - se la discussione è stata seria e non conciliare - i punti di vista arcinoti di ogni organizzazione settoriale che è chiamata ad un tavolo impropriamente a pronunciarsi, mentre i tavoli propri di queste associazioni, ritengo, sono quelli dei conflitti che possono nascere e devono essere composti tra i vari soggetti e sono quelli del rapporto con la Giunta regionale (che è il governo della Regione): allora sì che il governo della Regione sente le Organizzazioni sindacali. Ci mancherebbe altro! E' quanto voi non scrivete in questa legge in modo esplicito contravvenendo all'art. 75 dello Statuto che dice "ruolo autonomo delle Organizzazioni sindacali"; voi questo non lo scrivete in questa legge mentre scrivete che sentirete tutte insieme le varie associazioni.
Parlo per convinzione personale, non sono il verbo di alcunché. Faccio delle osservazioni e ben vengano le critiche e la dimostrazione che sto sbagliando, ma far votare un organismo di questo genere non vedo a cosa serva. Vedo invece la necessità che la Giunta regionale abbia rapporti bilaterali con gli interessi in campo tra loro confliggenti e che scelga autonomamente come forza di governo la compensazione e la modulazione di questi interessi. Ma la scappatoia di riunire in questo organismo tutti quanti, di tutte le tendenze economiche e di tutti gli interessi economici penso che non serva assolutamente a niente. Questa è la mia opinione. Prego ancora i compagni del Gruppo, se hanno intenzione, di vivificare questa mia riflessione che è apertissima e senza rete. Aperta anche, si intende, a chi non la pensa come me e che, come l'Assessore Marengo, da anni si occupa di questi problemi e dal quale un contributo di confronto critico, almeno per me, sarebbe particolarmente interessante. Questo è l'insieme dei dubbi che ci porteranno a non votare questi articoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signora Presidente e colleghi Consiglieri, questo è uno degli aspetti della legge che meno trovavano il consenso del Gruppo liberale. La sua lettura e gli argomenti svolti dal collega Chiezzi ci portano a dover ribadire nella specie questo giudizio sul complesso della legge.
Leggo una frase all'art. 19, comma primo: "La Regione Piemonte ai fini di rendere i propri interventi in campo economico e sociale corrispondenti alle esigenze e alle aspettative della comunità piemontese...": questo è quello che non deve dire una classe di governo! Nixon, uno dei più grandi Presidenti di questo secolo, ha mandato un biglietto a Clinton. C'era scritto: "Un leader non chiede alla gente dove vuole andare, dice alla gente dove bisogna andare". Attenzione! Una classe dirigente politica interpreta e conosce i bisogni della gente con strumenti propri, non cerca di appiattirsi, come si fa con questa iniziativa dove si dice che dobbiamo fare un'azione corrispondente. Chi l'ha detto che noi dobbiamo fare un'attività corrispondente agli interessi di questi soggetti? Può darsi che la nostra collettività abbia bisogno di indirizzi e programmazione che non sono assolutamente coerenti con le aspettative di questa organizzazione.
Si dice che Torino non è solo FIAT. Già il modo di esprimersi! Quasi che essere la città dell'automobile sia una cosa da tutti! Tutti al mondo sono città dell'automobile! Quindi, è una cosa ovvia. Si dice: "Non è solo la città dell'automobile". Quasi che essere diventati e rimanere la città dell'automobile non richieda (richiederà sempre di più) capacità professionali, intelligenza, management, quindi un attestarsi su livelli di eccellenza. Attenzione. Voi immaginate che alcuni soggetti qui indicati mettano, per esempio, questo problema sul tappeto? Questa è una dimostrazione ulteriore di dove sta il limite di questa legge. Questo è un regolamento, non è una legge. E' un regolamento che regola delle cose che avvengono dopo. E' il prima che manca. E come si dovrebbe disegnare il prima, rispetto al quale il regolamento di attuazione si potrebbe assettare? Ci riserviamo di dirlo nella dichiarazione di voto finale. Però emerge, specificatamente in questo articolo, la voglia di essere uno tra gli altri, un soggetto con gli altri. Non è così! La politica o riacquista una propria dignità, un proprio ruolo, una propria funzione, oppure dobbiamo andare a casa. Ho l'impressione, ma proveremo a dirlo nelle dichiarazioni finali, che forse dobbiamo intenderci su cosa vuol dire programmare. Forse il seguente esempio ci aiuta a capire: io non so il francese bene, quindi chiedo scusa, sbaglierò sicuramente il termine ma calcolatore in francese si dice ordinatore. Non è un cervello per i francesi, non lo chiamano cervello, lo chiamano ordinatore, cioè mette solo in ordine delle cose. Allora la programmazione o è affidata ad un ordinatore o è affidata ad un cervello. La differenza sta tutta qua. Noi abbiamo l'impressione che questo articolo stia ad indicare che per programmazione si intenda il calcolatore elettronico alla francese, cioè mettere in armonia le cose. Sicuramente non è tradotto nel termine italiano di cervello elettronico, ma su questo ragioneremo dopo.
Vorrei anche tranquillizzare il collega Chiezzi dicendo che qui non c'è da parte di nessuno la voglia di fare una specie di tavolo di interessi forti, o interessi dei pochi, perché per quanto ne so io - ma basta andare a leggere i documenti che ci sono al Consiglio regionale - alcuni di questi interessi non sono assolutamente "interessati" e questo tavolo di incontro lo hanno combattuto in tutte le sedi e in tutte le forme.
Questo mi pare che voglia di nuovo essere uno di quei tentativi di fare le cose che fanno altri, che non avendo funzionato da altre parti (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro) non si capisce proprio perché dovrebbe funzionare qui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Riprendo brevemente gli argomenti che già il mio Capogruppo aveva sottolineato.
Devo dire che, quando si incominciò a discuterne, non ero rimasto molto convinto dell'istituzione del CREL. Sono tuttora senza convinzione. Un eventuale strumento collettivo di interessi diversificati e tendenzialmente contrapposti di consultazione, per quanto riguarda alcuni aspetti della vita complessiva della Regione, potrebbe anche andare. Quello che mi colpisce - qui arriviamo al nodo complessivo di tutta la materia che stiamo discutendo - è che in definitiva l'intero concetto di programmazione, di ipotesi dello sviluppo della società e della realtà piemontese, ovverossia una pluralità estremamente complessa di vita sociale ed individuale dei 4 milioni e mezzo di cittadini del Piemonte, di impostazione e definizione di tutte le correlazioni possibili dal punto di vista politico, istituzionale culturale e così via - gli articoli riguardanti il CREL lo dicono con chiarezza viene sempre di più ricondotta quasi esclusivamente ad alcuni valori del mercato, chiamiamoli della produttività semplice. Produttività complessa è molto più complicata.
Come dire? Gli articoli attorno al CREL rivelano esattamente questo: una riduzione della concezione generale della crescita di una società, più o meno omogenea o comunque articolata, ma racchiusa in determinati confini ai fini dei poteri istituzionali della Regione. E' impressionante, perch salta tutto, salta un'idea di governo del territorio che non sia strettamente finalizzata in termini produttivistici, salta un disegno di cultura che non è finalizzato a questioni produttivistiche, salta una qualsiasi ipotesi di programmazione della scuola, della ricerca pura, di tutta una serie di altre cose. Saltano, se non nella misura in cui ricondotte ad una pura e semplice - ahimè! terribilmente di moda, fa persino parte di una specie di nuovo e sbagliato patriottismo - questione di mercati, di produttività, di economia stretta, di finanze e così via. E' un patriottismo per la verità molto nuovo e decisamente incomprensibile rispetto ai vecchi e, da me, non condivisi.
Cosa ci fa nel CREL l'Università? Se non esclusivamente ai fini dell'individuazione di alcune questioni che riguardano l'economia, il lavoro, la produzione; ma l'Università non nasce per questo; che adesso sia diventato questo lo constato, ma l'Università non è questo! Lo sanno talmente bene gli altri Paesi che possono considerarci di serie B. Perché la scuola, l'Università non sono organismi direttamente correlati con un fattore di sviluppo produttivo, sono correlati con un fattore di crescita della società, sotto tutti gli aspetti, ivi compreso quello del lavoro e dell'economia.
Il dato che più mi impressiona è che a questo punto l'intero concetto di programmazione diventa esclusivamente economico-produttivistico. Capisco che tale situazione abbia bisogno, da questo punto di vista, del CREL.
anche per ritrovare lì le sedi di composizione fittizia - perché non si compongono lì - di conflitti latenti e non latenti, molto più pesanti e laceranti nella società, e non solo di ordine economico. Ma vi rientrano anche questioni che riguardano il diritto, la dignità del lavoro, le questioni dell'alienazione, della cultura, dell'orario, del tempo di non lavoro o di altro lavoro. Il CREL così collocato è la riconduzione ad un problema importantissimo, ma non vitale per una società, non è solo la vita di una società, di un popolo, di una regione, di un dato più o meno omogeneo, non è solo produttività.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Il Consigliere Chiezzi ha presentato uno dei più interessanti esempi di logica sofista che abbia mai sentito in questo Consiglio regionale; il Consigliere Chiezzi ha costruito una serie di argomenti, non contenuti nella legge, ha affidato ad altri valutazioni che non hanno mai compiuto e alla fine, edificato con grazia il mostro, a colpi di sciabolata ha cercato di distruggerlo.
Chi ha mai detto che bisogna portare ad unità gli interessi confliggenti nella società e che in qualche modo si ritrovano nel CREL? Ci sono interessi che non possono che essere conflittuali, ma non è logica del CREL portare ad unità questi interessi. E' interesse del CREL ascoltare quali sono le voci divergenti della società. Il compito del CREL non è quello di arrivare ad un voto, obbligare ad un voto per esprimere comunque un parere, ma è quello di raccogliere i pareri, le opinioni, le voci che ci sono, quindi consentire alla Regione poi di fare le scelte in relazione alle opinioni che sono state espresse: il CREL è un organo consultivo, non è un organo deliberativo. I pareri sono la raccolta delle opinioni che sono espresse in quell'organismo: non si tratta di una deliberazione, ma di un parere e la cosa mi pare sia sostanzialmente diversa.
Il Consigliere Marchini ha posto una questione sulla quale non so se riusciremo a dare una risposta completa; mi pare però che con l'emendamento presentato si possa contribuire comunque ad alleggerire la formulazione dell'articolo ed eliminare alcuni elementi di ambiguità che nell'articolo potevano esserci. Certo che le cose dette sono valutazioni con un respiro superiore a ciò che probabilmente riusciamo a cambiare in termini di formulazione dell'articolato.
Ho pertanto presentato un emendamento al primo comma dell'art. 19 che sopprime le prime tre righe.
Il comma emendato diventa: "la Regione Piemonte, a fronte di una realtà complessa in costante trasformazione, attiva momenti di confronto".
Per quanto riguarda l'intervento del Consigliere Bosio lo registro come un'opinione: è interessante, ma rimane diversa dalla mia. Credo di aver fornito, nella parte iniziale del dibattito, un contributo su come si debba interpretare il ruolo della Regione e credo che sia un'opinione largamente condivisa: ma con la valutazione di Bosio non c'è possibilità di conciliazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Per mantenere nei fatti il carattere per cui è pensato questo CREL. che è di raccogliere i pareri, a questo punto, si potrebbero modificare le prime righe dell'art. 21, scrivendo che la Giunta regionale raccoglie i pareri e le proposte che nell'ambito del CREL si esprimono, dando il carattere anche di una pluralità di espressione. Se giriamo la frase mi pare si colga meglio l'intenzione dell'Assessore Ferraris. Pertanto si potrebbe scrivere: "la Giunta regionale raccoglie i pareri e le proposte che nell'ambito del CREL si esprimono" dando così l'idea che è una raccolta di pareri, e non dando a questo comitato il carattere di un qualcosa che deve unitariamente o a maggioranza esprimere un parere.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non escludiamo anche possibili convergenze.



RIVALTA Luigi

Se poi ve ne è uno solo si accordano.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame degli emendamenti.
1) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: al comma primo, viene abrogato il testo da "al fine di" ad "aspettative della comunità piemontese".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 10 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 19, così emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 28 voti contrari 10 astensioni 3.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 28 voti contrari 10 astensioni 3.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 1) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: il comma primo è così sostituito: "La Giunta regionale raccoglie i pareri che, nell'ambito del CREL. si esprimono sulle problematiche economiche ed occupazionali interessanti il Piemonte".
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Consigliere Rivalta, il punto b) è un punto molto specifico riguardante il Piano regionale di sviluppo. Con l'affermazione del primo comma il CREL può assumere una funzione molto più vasta, perché al di là del Programma regionale di sviluppo, può comunque esprimere pareri ed opinioni sulle questioni economiche del Piemonte. Mi pare una scelta assai più ampia.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 7 astensioni.
2) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: al secondo comma, sostituire "In particolare" con "Inoltre il CREL" alla lettera b), sostituire "il parere" con "pareri".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli, 4 contrari e 7 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 21, così emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 24 voti contrari 8 astensioni 7.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 24 voti contrari 8 astensioni 7.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 11.
L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 11.
L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 11.
L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 11.
L'art. 26 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,15)



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