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Dettaglio seduta n.298 del 12/09/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Valutazione impatto ambientale

Interpellanza n. 2093 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente il contributo regionale al Comune di Dormelletto (NO), per la costruzione di infrastrutture portuali


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 2093 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Prendo la parola per sollecitare alla Presidente del Consiglio, che era stata informata in sede di Capigruppo dal collega Maggiorotti, la necessità di discutere in quest'aula l'interpellanza presentata dal sottoscritto relativa alla gestione delle acque del Lago di Viverone.
Avevo chiesto una risposta urgente dell'Assessore sulle responsabilità regionali in questo campo. Anche altri colleghi hanno presentato tale richiesta. Vengo a conoscenza in questo momento che l'Assessore non è disponibile oggi a rispondere a semplicissimi quesiti circa le responsabilità di controllo della Regione Piemonte. L'Assessore chiede di aspettare ancora una settimana.
Considero questo un atto di grave irresponsabilità da parte dell'Assessore, che prende a pretesto il fatto di aver ricevuto altre interpellanze pochissimi giorni fa.
Di fronte a quanto successo a Viverone, la Giunta dovrebbe essere in grado di attivare autonomamente elementi di conoscenza e, dopo 15 giorni non dopo un giorno e mezzo, di sentire il dovere e la sensibilità di rispondere tranquillizzando il Consiglio regionale sull'attività della Regione.
Per quanto riguarda il Comune di Dormelletto, si apprende che il contributo della Regione Piemonte, pari a 120 milioni, contrasterebbe con le norme relative al parco, comprendente il canneto di Dormelletto.
Non è la prima volta che in Consiglio regionale vengono sollevate tali questioni; quindi, spero in una risposta convincente da parte dell'Assessore competente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Non so se sono competente in senso lato, ma una prima competenza vi è.
Colgo l'occasione, signor Presidente, per precisare che sono disponibile già nel corso di questa sessione di Consiglio, domani mattina per esempio, a rispondere alle interpellanze presentate in ordine alle vicende di Viverone.
Ho fatto riferimento prima, parlando con il Consigliere Chiezzi, alla prossima seduta, perché sono sempre state seguite delle modalità di organizzazione dei nostri lavori, che prevedevano anche una calendarizzazione.
Nessuno vuole sottrarsi dal dare delle risposte; le questioni sono note, i dati sono in via di definizione per risposte puntuali e precise non solo per quanto riguarda l'oggetto principale di cui si è parlato in questi giorni, ma anche per essere esaurienti nelle risposte, in quanto i colleghi non si sono limitati a chiedere notizie sui fatti o un giudizio o una valutazione, ma hanno posto una serie di questioni che comportano rilievi anche all'esterno degli uffici regionali. Se il Presidente del Consiglio è d'accordo, nella giornata di domani, posso rendere le risposte in ordine alle interrogazioni relative a Viverone.
Con l'interpellanza in oggetto i Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti riferendosi ad un contributo a favore del Comune di Dormelletto di L. 120 milioni finalizzato alla costruzione di pontili sul Lago Maggiore, chiedono di sapere per quali opere sia stato concesso il contributo, quale istruttoria sia stata seguita per decidere la concessione dello stesso, se le opere ricadono all'interno della Riserva naturale dei Canneti di Dormelletto e quali provvedimenti si intendano assumere a tutela dell'ambiente per evitare opere in contrasto con le normative vigenti.
In merito è da precisare che, nel corso del 1992, il Settore trasporti e pianificazione infrastrutture di questo Assessorato regionale portava a termine i lavori relativi alla predisposizione dello "Studio delle principali realtà lacuali piemontesi, finalizzato al riordino del sistema della navigazione interna, alla determinazione delle localizzazioni infrastrutturali portuali ed alla scelta di governo del territorio".
Nell'ambito dei lavori relativi al riordino dei sistemi di attracco lacuali piemontesi, di cui al succitato studio, venne individuata presso la località "La Rocca", in Comune di Dormelletto (NO), un'area idonea ove installare alcuni punti di attracco (pontili) galleggianti.
Com'è noto, in data 1/6/1993, con L.R. n. 16, è stata istituita la Riserva naturale speciale dei Canneti di Dormelletto, la cui estensione comprende la località oggetto dell'intervento succitato.
La realizzazione dell'intervento su tale area (la stessa era già dotata di un antico porto di pietra del quale si conservano tuttora poche tracce) ben accetta peraltro anche da parte dell'Amministrazione comunale di Dormelletto, consente di risolvere alcuni aspetti di ordine generale quali: l'eliminazione delle boe di ormeggio esistenti sullo specchio d'acqua limitrofo l'eliminazione delle barche lasciate "ormeggiate" sulle rive adiacenti, che costituiscono una pessima immagine del luogo la parziale riutilizzazione di un collettore di troppo pieno esistente e amovibile, costituente un negativo impatto ambientale che, con la realizzazione prevista, verrà parzialmente nascosto.
La realizzazione prevista consente, pertanto, un riordino dell'area una sua fruizione più corretta nonché apporta indubbi vantaggi di ordine turistico alla zona.
Essendo infine, da sempre, consapevoli che, caratteristica di una struttura galleggiante è quella di essere localizzata su zone rappresentanti ecosistemi di transizione di notevole complessità costituenti aree ad elevato "rischio ambientale", si ritiene opportuno precisare che tutti i sottosistemi interrelati - siano essi economici sociali, più in generale, territoriali - debbono cercare con il sistema ambiente un punto di scambio tra gli obiettivi in gioco.
Non si tratta, cioè, a nostro avviso, di riconoscere a priori specifici "diritti di veto", ma di essere consapevoli che ognuno dei possibili utilizzi dell'ambiente, compresa l'alternativa del "non-fare", dovrà essere giustificata sulla base di valutazioni appropriate. E' valida soltanto in questa accezione l'affermazione che il sistema "ambiente" deve "governare" non solo la localizzazione dei nuovi interventi "portuali", ma addirittura la loro forma e dimensione e, in casi estremi, la stessa possibilità che vengano realizzati o meno.
Al di là, quindi, della localizzazione dell'intervento, la realizzazione progettuale dovrà essere necessariamente valutata, tenendo in massima considerazione il delicato equilibrio della componente ambientale nella specifica ottica della salvaguardia e valorizzazione dei lineamenti paesistici, il tutto in sintonia con la pluralità delle competenze regionali in materia di interventi sul territorio e delle norme di tutela sull'area introdotte dalla L.R. n. 16 dell'1/6/1993.
Ed è in quest'ottica che in data 13/4/1994, nel corso di un apposito incontro tenutosi presso gli Uffici del Settore trasporti e pianificazione infrastrutture, è stata raggiunta un'intesa tra i rappresentanti dell'Amministrazione del Comune di Dormelletto, dell'Ente di Gestione dei parchi e riserve naturali del Lago Maggiore e del Settore regionale Parchi naturali. Alla riunione non ha partecipato, seppur invitato, alcun rappresentante del Settore regionale beni ambientali e paesistici che dovrà peraltro esprimersi in quanto l'approvazione del progetto è vincolata alle procedure valutative in materia paesistica previste dalla legge 29/6/1939 n. 1497.
Ritengo di aver fornito tutti i chiarimenti richiesti, in quanto vi sono le premesse per un intervento da un punto di vista trasportistico, di organizzazione degli attracchi.
Richiamando tutte le procedure che sono gestite da più settori regionali per quanto riguarda le autorizzazioni che verranno rilasciate per eseguire opere - compresa un'iniziativa che è stata intrapresa per cercare di coordinare tutti i soggetti interessati a quest'opera e contemperare proprio per la presenza dei soggetti e per la presenza delle competenze dei vari settori, le esigenze che a ciascuno fanno capo - faccio presente ai colleghi che ho trovato moltissime interrogazioni aperte che risalgono ai semestri ed agli anni precedenti che cercherò via via di smaltire.
Ovviamente sono tutte informazioni che corrispondono ad attività ed iniziative che precedono la mia responsabilità, ma delle quali ovviamente mi faccio carico e quindi parto dai presupposti che sono indicati in questa risposta per trarre stimoli ad ulteriori iniziative ed interventi da parte mia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Non vedo presente sui banchi della Giunta l'Assessore Bresso, competente in materia, e ne avrei gradita la presenza perché una delle domande poste nell'interpellanza non ha avuto risposta. Il nocciolo dell'interpellanza chiede "Le norme relative alla tutela dell'area Riserva naturale speciale del Canneto, consentono o no la realizzazione di un'opera pontile per attracco delle imbarcazioni a motore?". La domanda non è peregrina, perché se una Riserva speciale viene inserita all'esterno di uno specchio lacustre, ove esiste un canneto e cioè flora e fauna, si presuppone che flora e fauna vengano disturbate da attività a motore.
Sembra strano che le norme relative alla tutela della Riserva naturale comportino l'accettazione di un'attività a motore all'interno dell'area protetta. Questo è il buon senso che lo dice. Su questo fatto l'Assessore non ha risposto. Vedo arrivare in questo momento l'Assessore Bresso, che potrebbe fornire qualche elemento in più: siamo in presenza di una Riserva speciale a canneto, per la quale si danno contributi per costruirne all'interno un pontile.
L'Assessore Cavallera in sostanza dice che l'Amministrazione comunale di Dormelletto considera questo pontile un'attività "economica" utile per lo sviluppo del Comune, perché l'imbarcazione a motore è "il turismo" che oggi sorregge l'economia locale. Sappiamo che il turismo può essere svolto in molti modi: un turismo legato ai motoscafi all'interno di un'area a canneto non mi sembra compatibile. O togliamo la Riserva speciale dell'area a canneto oppure troviamo uno sviluppo del turismo in quell'area che sia compatibile con la tutela della Riserva naturale. Così non mi pare che sia.
Non è stato detto se è compatibile sulla base delle norme scritte.
L'Assessore ha semplicemente illustrato, in termini generali, che si cercherà di fare queste opere nel modo più "bello" possibile: "C'è una fogna? Non è che la fogna venga eliminata, ma ci mettiamo un po' di erba sopra e così non si vede più. Se il pontile avrà elementi in ferro li dipingeremo di verde o di azzurro, così si mimetizza con la flora o con il riflesso dello specchio d'acqua, in modo che l'economia turistica possa tirare avanti al vecchio modo".
Ritengo questa risposta assolutamente insoddisfacente. Farò presente questa risposta alle Associazioni ambientaliste locali perché mi sembra dalle risposte dell'Assessore - che esista, credo che esista, un contrasto tra le norme previste nella gestione della Riserva naturale e queste attività. Queste vanno contestate in sede politica e anche contrastate in tutte le sedi amministrative possibili.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bresso.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Pur concordando con il collega Chiezzi che certamente avrei dovuto rispondere anch'io, faccio presente che non mi era stata fatta pervenire probabilmente nel cambio di Giunta, l'interpellanza. Se il collega Chiezzi lo ritiene farei la verifica, in particolare su questo accordo di cui si parla, con il Settore regionale Parchi naturali e risponderei in una volta successiva. Per quanto riguarda il Settore beni ambientali ribadisco anch'io che si deve ancora esprimere. Queste autorizzazioni non sono subordinate: se l'impatto non è accettabile si dice di no anche se c'è un finanziamento autorizzato e persino se c'è un accordo dell'Ente Parchi. Mi stupisce un po' questo accordo del Settore Parchi naturali: è possibile che sia appunto dovuto ad una situazione di fatto che tende a peggiorare ulteriormente la situazione. Io però mi riservo - se il Presidente ce lo consente - di dare una risposta in sede successiva su questo punto specifico per quanto riguarda sia il Settore Parchi sia il Settore beni ambientali.



PRESIDENTE

L'interpellanza rimane iscritta perché richiede un ulteriore supplemento istruttorio e di valutazione da parte del Consigliere interpellante.


Argomento: Trattamento economico e normativo del personale

Risposta scritta ad interrogazione n. 2207


PRESIDENTE

L'interrogazione n. 2207 inerente la riduzione della presenza personale nelle stazioni di Trino e Crescentino della linea Chivasso-Alessandria, è stata presentata dal Consigliere Miglio che non è presente in aula.
Chiedo all'Assessore Cavallera se a questa interrogazione può essere data risposta scritta.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Va bene.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Interrogazione n. 2255 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente le gravi difficoltà finanziarie in cui versa l'IPAB "Opera Munifica Istruzione"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 2255 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Risponde l'Assessore Rossa.



ROSSA Angelo, Assessore regionale

L'Assessorato ha appreso dall'interrogazione in esame che l'IPAB "Opera Munifica Istruzione", con sede legale in Torino, Via San Massimo 21 avrebbe alienato una cospicua parte del proprio patrimonio immobiliare per un ricavato di circa 3 miliardi di lire; da una puntuale ricerca effettuata nell'archivio regionale delle II.PP.A.B., nel fascicolo relativo al patrimonio dell'ente in argomento, non figura infatti alcuna istanza relativa ad alienazioni patrimoniali formulate dall'OMI "Opera Munifica Istruzione"...



CHIEZZI Giuseppe

Può ripetere, Assessore?



ROSSA Angelo, Assessore regionale

Da una puntuale ricerca effettuata nell'archivio regionale delle II.PP.A.B., nel fascicolo relativo al patrimonio dell'ente in argomento non figura infatti alcuna istanza relativa ad alienazioni patrimoniali formulate dall'OMI "Opera Munifica Istruzione" al fine di ottenere la prescritta preventiva autorizzazione della Giunta regionale di cui all'art.
11 della L.R. n. 44/91.
Posso procedere?



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Prosegua, Assessore Rossa. E' un'interrogazione che deve essere discussa in cinque minuti, quindi cercate di essere concisi. Grazie.



ROSSA Angelo, Assessore regionale

Pertanto, al fine di fornire elementi utili di risposta, nonché di verificare la veridicità delle affermazioni sopracitate si è provveduto a contattare l'ente che ha fornito le seguenti motivazioni.
L'Opera Munifica Istruzioni ha proceduto negli anni 1984 e 1989 alle seguenti alienazioni di fabbricati in proprietà: a) con atto deliberativo in data 19/4/1984, l'OMI ha esplicitato la volontà di procedere all'alienazione dello stabile di proprietà sito in Via Bligny n. 16.
La succitata delibera è stata resa esecutiva dal Co.Re.Co. "per trascorsi termini" e l'ente ha provveduto all'alienazione dalla relativa stipula dell'atto. Prezzo pagato: L. 398.000.000.
La pratica era corredata dal parere dell'UTE trasmesso al Co.Re.Co, in data 7/9/1984.
L'atto è stato stipulato presso lo studio del Notaio Billia e Gamba in data 5/12/1984, registrato il 7/12/1984 al n. 61834.
Per quanto concerne il reimpiego del ricavato la deliberazione succitata stabiliva che: L. 30.000.000 da utilizzarsi per il pagamento dell'INVIM L. 70.000.000 per il pagamento dell'INVIM straordinaria ed imposte arretrate L. 290.000.000 da utilizzarsi per opere di adeguamento dei locali della scuola "Vittorio Amedeo III" alle vigenti norme di sicurezza.
b) In ottemperanza a quanto deliberato con gli atti n. 2 del 24/7/1986, n. 3 dell'8/2/1988 e n. 11 del 25/5/1989, resi esecutivi dal Co.Re.Co, per trascorsi termini, ed aventi per oggetto la volontà di procedere all'alienazione degli stabili siti in Torino, in Via Garibaldi 18 e in Via Bellezia n. 5, l'Opera Munifica Istruzione ha venduto alla Koredil S.p.A., Corso Galileo Ferraris n. 18 - Torino - gli stabili sopracitati per un importo complessivo di L. 2.856.500.000.
L'atto di vendita è stato stipulato presso lo studio del Notaio Gamba in data 28/6/1989, registrato il 17/7/1989.
Nella deliberazione dell'ente n. 2 del 24/7/1986 era esplicitata la volontà circa il reimpiego del ricavato e precisamente: "(omissis) accertato che le attuali disponibilità economiche dell'ente non permettono di effettuare i necessari interventi di recupero edilizio considerata d'altra parte la necessità di provvedere ad ultimare i lavori di adeguamento dei locali scolastici dell'Opera alle vigenti normative di sicurezza preso atto che è indispensabile procedere con sistematicità all'esecuzione di lavori di straordinaria manutenzione sugli immobili che restano a far parte del patrimonio immobiliare dell'ente, cosa questa assai trascurata nel recente passato per mancanza di fondi.., all'unanimità delibera ecc.., omissis".
Si ritiene opportuno fare rilevare che entrambi gli atti sono stati stipulati in data antecedente al 3/9/1991, data in cui è stata promulgata la L.R. n. 44 "Norme transitorie in materia socio-assistenziale", che all'art. 11 riporta norme specifiche destinate alle II.PP.A.B, relative ad autorizzazioni preventive concesse con deliberazione della Giunta regionale.
In precedenza infatti la sentenza della Corte Costituzionale n. 173 del 17/7/1981 con la quale si dichiarava l'illegittimità costituzionale del quinto e sesto comma dell'art. 25 del DPR 24/7/1977 n. 616 nonché di parte del settimo e del nono comma del medesimo articolo, aveva provocato notevole confusione in merito all'applicazione delle disposizioni di cui alla L.R. 10/4/1980 n. 20 contenenti norme specifiche in materia di Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.
Infatti alla luce di quanto esplicitato nella sentenza della Corte Costituzionale si riteneva che avrebbero dovuto considerarsi inapplicabili le sole norme di cui alla L.R. 10/4/1980 n. 20 dirette alla messa in liquidazione e alla soppressione delle II.PP.A.B, ed al trasferimento ai Comuni singoli od associati o alle Comunità montane, fatta salva pertanto l'applicazione dell'art. 7 della succitata legge che esplicitava fermi divieti alle II.PP.A.B, di assumere nuovo personale e di compiere operazioni patrimoniali senza un'espressa autorizzazione della Giunta regionale (Circolare 16/Ass/141 del 1/9/1981 - a firma dell'allora Assessore Ezio Enrietti).
Tale interpretazione fu contestata e la stragrande maggioranza delle istituzioni si ritenne svincolata dall'autorizzazione regionale considerando la L.R. n. 20/80 totalmente inapplicabile.
Rientra in tale casistica anche l'OMI, che ha infatti messo in risalto che gli atti in argomento furono stipulati in data antecedente alla L.R. n.
44/91 e come tale non abbisognavano di ulteriore autorizzazione dopo il prescritto visto di esecutività di competenza del Co.Re.Co.
L'IPAB in esame ha inoltre affermato che negli anni seguenti al 1988 gli elevati costi dovuti alla gestione della scuola e l'ammontare cospicuo delle imposte hanno comportato la nascita di passività onerose che l'ente ha provveduto a ripianare anche utilizzando parte dei fondi derivanti dalle suddette alienazioni.
Risulta a questo Assessorato che le scuole di Via delle Rosine n. 14 e di Via Porporati n. 5 sono chiuse da tempo: in data 29/6/1994 il Presidente dell'ente ha inoltre comunicato che anche la Scuola "Vittorio Amedeo III" ha concluso la propria attività con la fine dell'attuale anno scolastico.
Attualmente il Consiglio di amministrazione dell'Opera sta valutando un nuovo ambito di intervento nell'area sociale rivolta a ragazzi in stato di necessità.
Si ritiene pertanto che non sussistano le condizioni di legge per lo scioglimento dell'ente. Inoltre si specifica che è data facoltà, al Consiglio di amministrazione dello stesso, di richiedere una variazione di Statuto che potrebbe decretare una modifica alle finalità previste dall'attuale situazione.
In attesa, quindi, di verificare il nuovo ambito di intervento nel quale l'ente intende operare, noi seguiremo tutta la vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. La risposta dell'Assessore è una risposta da neonato, nel senso che raccoglie, forse, una lunga documentazione scritta dagli uffici che l'Assessore si limita a leggere in Consiglio. Pregherei di consegnare una copia di questa risposta, perché sono contenuti degli atti precisi. Rimane il problema di cosa questo Assessore, ormai consolidato nella propria funzione, intende fare per rispondere, magari in sede di Commissione, sul fatto che questa IPAB ha impiegato i soldi derivanti dalla vendita di un patrimonio, invece che, come dice la legge, in opere attinenti l'attività di assistenza, per colmare dei problemi di gestione di cassa.
Questo è un elemento sul quale la Regione Piemonte deve intervenire oppure no? La violazione è accertata. Oggi l'Assessore Rossa, di fronte a questa violazione accertata, cosa fa? E' una violazione sulla quale la Regione non può dire nulla? Se è così si dica chiaramente che è una violazione, ma che la Regione Piemonte non aveva e non ha competenza.
Non penso sia così e chiedo all'Assessore una risposta precisa.
Altro punto. L'Opera Munifica aveva 2 miliardi e 800 milioni e non li ha impiegati nelle attività scolastiche: adesso ha chiuso anche l'ultima scuola che costituiva lo scopo istituzionale di questa opera. Come è possibile questo? Cancellare un'attività ed impiegare i soldi in altro modo? L'Assessore regionale non può limitarsi a dire: la situazione è questa! La situazione che hai rappresentato, Assessore Rossa, è preoccupante, e la risposta data non mi sembra che tranquillizzi neppure la tua persona.
Pertanto pregherei l'Assessore, nella Commissione competente mettendosi anche in contatto con il nostro Consigliere che ha firmato questa interpellanza - di proseguire l'esame su questo argomento, perch non vorrei essere costretto ad inventare altri atti e procedure per cercare di fare chiarezza su questa vicenda. Pregherei inoltre l'Assessore di chiarire oggi quali sono i poteri e le responsabilità della Regione Piemonte su questa vicenda, a partire da quando la Regione deve controllare. Oggi, sapendo quanto è successo, che obblighi ha la Regione Piemonte nei confronti di questa Opera Munifica? L'interrogativo posto nell'interpellanza ha ancora senso di esistere di fronte ad una trasformazione? La Regione Piemonte, oggi, ha leggi e procedure che la obbligano invece ad intervenire? A queste domande chiederei una risposta in sede di Commissione.



ROSSA Angelo, Assessore regionale

Mi dichiaro disponibile a dare una risposta in sede di Commissione.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Interpellanza n. 2341 dei Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti e Calligaro inerente l'IPAB Buon Pastore di Torino - Ammissibilità della domanda di privatizzazione dell'ente presentata dal Commissario straordinario


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 2341, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti e Calligaro, alla quale risponde nuovamente l'Assessore Rossa.



ROSSA Angelo, Assessore regionale

La Giunta regionale, con provvedimento n. 197-8405 adottato il 14/10/1986, deliberava, con lo scioglimento del Consiglio di direzione dell'Istituto Buon Pastore di Torino (impossibilitato a garantire il corretto funzionamento dell'ente), la contestuale nomina per un anno alla signora Restellini Negri Giuseppina, quale Commissario per la gestione temporanea del predetto Istituto.
Nel tempo il mandato, attribuito al suddetto Commissario, venne più volte prorogato fino a quando, con deliberazione della Giunta regionale n.
37-30720 in data 1/6/1989, lo stesso fu riproposto e finalizzato alla ricomposizione del Consiglio di direzione dell'Istituto Buon Pastore.
L'art. 17 dello Statuto dell'ente prevede che il Consiglio di direzione dell'Istituto sia costituito da n. 7 membri, dei quali n. 5 (compreso il Presidente) nominati dal Prefetto e n. 2 nominati dal Consiglio Provinciale.
Al fine di ottemperare alla ricostituzione del Consiglio di direzione con atto deliberativo n. 44-22713 del 10/2/1993 (ratificato dal Consiglio regionale in data 4/3/1993 con provvedimento n. 568-3223), la Giunta regionale - riappropriandosi della propria competenza amministrativa (delegata ai Comuni che esercitavano le funzioni tramite le UU.SS.SS.LL. ai sensi della L.R. 20/82, art. 25), si sostituiva all'ente delegato inadempiente e provvedeva a porre in essere le nomine dei cinque membri di competenza (DPR 15/1/1972, n. 9); il Consiglio provinciale perfezionava la ricostituzione del Consiglio di direzione con provvedimento del 23/3/1993 nominando i due membri di propria competenza.
La signora Restellini Negri Giuseppina impugnava gli atti amministrativi succitati presentando ricorso dinnanzi al TAR in data 12/5/1993 e richiedeva, nel contempo, la sospensiva in merito ai suddetti provvedimenti.
Con ordinanza n. 321/93 del 2/6/1993 il TAR si pronunciava a favore dell'istanza accogliendo la sospensiva; l'Amministrazione regionale si costituiva in seconda istanza presso il Consiglio di Stato il quale, con ordinanza n. 1074/93 del 31/8/1993, respingeva l'appello presentato dalla Regione Piemonte per l'annullamento del precitato provvedimento del TAR.
Pertanto la situazione rimaneva immutata.
In considerazione dell'attuale anomala posizione amministrativa, è intendimento dell'Assessorato all'assistenza, al fine di garantire un corretto e regolare funzionamento dell'ente, intraprendere iniziative che consentano di addivenire alla ricomposizione del Consiglio di direzione dell'Istituto Buon Pastore di Torino.
Si specifica, altresì, che non risulta, a tutt'oggi, essere stata presentata allo scrivente Assessorato alcuna istanza atta a porre in essere una procedura di modifica dello Statuto dell'ente; non si è inoltre a conoscenza dell'intenzione del medesimo di richiedere il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato, ai sensi delle LL.RR. nn.
10 e 11 del 19/3/1991. Ciò significa che se non ci sono questi atti noi cercheremo di mettere in atto un meccanismo che ci consenta di risolvere finalmente il problema, dopo due sentenze che non hanno modificato la situazione preesistente. Questo è l'impegno a cui come Assessorato vorremmo far fronte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
La risposta dell'Assessore mi è parsa un po' generica. Chiederei la cortesia di inviarne copia scritta al Consigliere Maggiorotti, in modo da poterla leggere con attenzione; ci riserviamo comunque altre iniziative.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 6) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Adduci.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi non vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Sentenza Corte d'Appello di Torino del 15/7/1994 che dichiara l'ineleggibilità del signor Vincenzo Femia a Consigliere regionale. Provvedimenti conseguenti - Relativa surroga con il signor Giuseppe Bara (ai sensi della legge 17/2/1968, n. 108)


PRESIDENTE

In merito al punto 6 bis) all'o.d.g. comunico che con sentenza della Corte d'Appello di Torino, Sezione I, del 15/7/1994 è stata confermata la sentenza del Tribunale di Torino, Sezione I Civile, del 7/6/1994, che dichiarava l'ineleggibilità del signor Vincenzo Femia a Consigliere regionale.
Comunico altresì che in data 11/8/1994 la Corte d'Appello di Torino Sezione Feriale, ha respinto l'istanza, ex art. 373 del Codice di Procedura Civile, di sospensione della predetta sentenza presentata dal signor Vincenzo Femia.
Essendo esecutiva la sentenza, occorre pertanto procedere, ai sensi dell'art. 16 della legge n. 108/68, alla surrogazione del suddetto Consigliere.
In merito, il Presidente della Giunta delle Elezioni ha comunicato che la Giunta stessa, riunitasi in data 9/9/1994, ha preso atto che il candidato che segue immediatamente il Consigliere Vincenzo Femia nella stessa lista e circoscrizione (PSI - Circoscrizione di Torino) è il signor Giuseppe Bara, come risulta dal verbale dell'Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Torino.
La parola al Consigliere Majorino, Presidente della Giunta delle Elezioni.



MAJORINO Gaetano

Intervengo unicamente ai fini di confermare quanto detto dal Presidente: la Giunta delle Elezioni ha rilevato che al Consigliere Femia il quale come atto dovuto va dichiarato ineleggibile, segue il signor Giuseppe Bara, e ha proposto che sul presupposto della surrogazione venga proclamata l'elezione del signor Giuseppe Bara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Vorrei solo sapere come mai può capitare una cosa del genere, e se, da parte della Regione e della Giunta regionale, non ci fosse stato il dovere di controllare prima, anziché arrivare a queste penose conseguenze.



PRESIDENTE

Non è dovere della Giunta regionale fare questo tipo d'indagine.
Pongo in votazione la proposta che al Consigliere Vincenzo Femia subentri, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, il signor Giuseppe Bara.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Dichiaro immediatamente eseguibile la relativa deliberazione (non soggetta a controllo ai sensi del DL n. 40/93) ed invito il neo Consigliere Bara, qualora presente, a prendere posto in aula.
Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Giuseppe Bara, ricordo che l'art. 17 della legge n. 108/68 prevede che "al Consiglio regionale è riservata la convalida dell'elezione dei propri componenti secondo le norme del Regolamento interno". A tal fine, l'art. 16 del Regolamento stabilisce che l'esame delle condizioni di ciascuno dei Consiglieri eletti sia effettuato dalla Giunta delle Elezioni, la quale proporrà successivamente al Consiglio l'adozione dei provvedimenti conseguenti.
E' pertanto superato il punto 7) all'o.d.g. "Art. 17, legge n. 108/68 Decisioni in ordine al Consigliere Femia".


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. dei seguenti argomenti: legge rinviata dal Governo relativa a: "Individuazione delle Aziende Sanitarie Regionali" legge rinviata dal Governo relativa a: "Nuove norme per il funzionamento del Comitato Regionale di controllo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione

Esame progetto di legge n. 401: "Norme in materia di programmazione degli investimenti regionali" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del progetto di legge n. 401, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Ricordo che gli artt. 0, 1 e 2 sono stati approvati in data 27 luglio u.s.
La parola all'Assessore Ferraris, per un riepilogo dell'esame già svolto dell'articolato.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

La ringrazio, Presidente, e con lei ringrazio i Capigruppo consiliari che mi consentono, con una procedura un po' anomala, di prendere la parola alla ripresa dell'esame del disegno di legge n. 401.
L'interruzione estiva e l'epilogo un po' nervoso e strozzato del dibattito di fine luglio raccomandano, credo giustamente, che si ridia spazio a qualche ragionamento più generale che aiuti a comprendere i contenuti del disegno legislativo che si propone all'approvazione del Consiglio.
Ha già ricordato bene il Consigliere Buzio, nella sua relazione al disegno di legge, i motivi che hanno reso difficile nella nostra Regione il processo di programmazione, a partire dal nodo della legislazione a ci preposta. Mi sembra però utile sottolineare alcuni punti.
La legge n. 43 del 1977 è un esempio - rimasto peraltro non unico basti pensare alla legge n. 18 - di legge totalmente inevasa. Tutti e tre i Piani di sviluppo che questa Regione ha approvato non l'hanno mai utilizzata. Non l'ha adottata il primo Piano (Simonelli) del 1977/1980 varato peraltro un mese prima dell'approvazione della stessa legge n.
43/77. Non l'ha adottata il secondo Piano (Rivalta), approvato nel dicembre 1984, con una revisione della proposta che la Giunta aveva avanzato per il periodo 1982/1985. Non l'ha adottata il terzo Piano (Vetrino), approvato solo nella primavera 1989, completando e sviluppando il documento varato dalla Giunta nel 1986.
E' proprio in tale circostanza, il 26 aprile 1989, che il Consiglio regionale, nella deliberazione di approvazione del Piano, impegnò la Giunta a presentare nuove norme di cambiamento della legge n. 43/77. Era la constatazione finale che tale strumento programmatorio, seppure intelligente, era inadeguato ed incapace di produrre frutti.
E quali ne erano le ragioni? Mi sembra pratico abbandonare per un attimo la polemica politica, affidandoci alle valutazioni più scientifiche che emergono dalle voci degli studiosi impegnati dall'IRES su questo tema in un ciclo di conferenze tenuto alla fine del 1989, proprio per preparare la revisione della legge n. 43/77 che il Consiglio regionale aveva richiesto. E' una lettura che invito a fare a chi ha interesse.
Fra le tante relazioni, mi sembra esemplare e lucidissima l'analisi del prof. Luigi Bobbio, e sono certo che il Consiglio regionale saprà apprezzare alcuni passaggi di quella riflessione, che mi permetto di leggere.
Diceva dunque Bobbio: "Le procedure della legge n. 43 si fondano su due principi molto semplici, ma scarsamente realistici e potenzialmente in contraddizione tra di loro: il principio della decisione razionale omnicomprensiva e il principio della partecipazione.
Il primo principio configura la decisione come un processo razionale scandito da fasi distinte ed ordinate gerarchicamente. La rigidità ed il potenziale carattere tecnocratico autoritario di questa impostazione è temperato dalla presenza del secondo principio, quello della partecipazione.
E' evidente come questo secondo principio sia potenzialmente in contrasto con il primo. Nella misura in cui si riconosce l'esistenza di una pluralità di attori e la necessità di dar loro voce, non si può non ammettere la possibilità che emergano richieste conflittuali e reciprocamente incompatibili, per esempio tra aree geografiche ed interessi diversi. Ci sono molte buone ragioni per ritenere poco realistica questa impalcatura programmatoria.
E' invece ormai esperienza comune che nessun problema sociale pu essere affrontato o risolto senza il concorso di più amministrazioni, che sono portatrici di interessi e razionalità diverse e dotate di qualche forma di autonomia. Le interazioni assumono perciò più l'aspetto di reticoli variabili che di strutture ordinate e gerarchicamente organizzate e si costituiscono per lo più in modo settoriale attorno a specifici problemi. In tale situazione è assai probabile che la modalità prevalente per la risoluzione dei conflitti diventi quella della contrattazione, cioè di un meccanismo capace di assicurare il consenso dei partecipanti.
Questa analisi non vuole infatti proporre una resa ai meccanismi automatici del mercato politico, n' rinunciare all'esigenza del 'governo razionale'. Il punto centrale consiste in una presa d'atto della complessità delle reti pubbliche e private all'interno delle quali si determinano le scelte pubbliche sul territorio".
Infine Bobbio indica tre strade di ricerca: "1) bisognerebbe innanzitutto definire con più precisione ciò che si vuole e si può programmare; quali squilibri si vogliono correggere; quali comportamenti si vogliono coordinare; individiare obiettivi che siano operativi e controllabili. Se la programmazione ha per oggetto 'tutto' è probabile che si riduca a 'niente'.
2) Bisognerebbe abbandonare la finzione della sintesi organica ed operare un'attenta ricognizione delle reti di interazione esistenti.
Programmare non significa tanto fissare dei parametri generali, quanto anticipare le strategie dei soggetti privati e delle istituzioni pubbliche di cui si cerca di indirizzare il comportamento.
3) La normativa sulla programmazione non può presupporre che la Regione goda di una posizione istituzionale di superiorità rispetto agli altri attori. La Regione non è al di sopra: è uno dei tanti soggetti che operano sul territorio".
Ma se ragioni generali e di impostazione culturale, che ho riferito con le parole di Bobbio, non hanno consentito alla legge n. 43/77 di funzionare, ci sono anche ragioni operative che non ne hanno consentito l'attuazione. Esse sono sostanzialmente quattro: 1) tempi e procedure troppo lunghi che possono funzionare in teoria solo se i diversi soggetti istituzionali che ne sono protagonisti operano in totale assenza di conflitti, e ciò non è vero.
2) Ipotesi di programmazione pluriennale fondate sulla certezza di risorse da parte statale e costanza nei tempi di erogazione. Così non è stato.
3) Impraticabilità della programmazione subregionale a suo tempo scarsamente strutturata e che oggi deve essere rivista in funzione del ruolo attribuito alle Province e agli altri enti locali dalla legge n.
142/90.
4) Mancata definizione degli strumenti necessari all'acquisizione ed al controllo dei dati e delle informazioni ai fini del processo di programmazione. E' stato impossibile un collegamento certo e continuativo con il bilancio, con i criteri di attività degli uffici e persino con i Comprensori nel momento di formazione dei Piani comprensoriali. I soggetti coinvolti e le procedure messe in gioco erano troppi ed in continuo movimento.
Di fronte a questo quadro irrimediabilmente critico, se la Regione Piemonte intende fare ancora programmazione non c'è altra strada se non quella di adottare una nuova legislazione. Il fatto che lo facciamo con ritardo, dopo diciassette anni, non venga considerato come un male grave.
Ciò che conta è predisporre una legge moderna, non fondata su equivoci e potenziali motivi di conflitto, su tempi secolari e procedure intricate.
Di alcuni vantaggi sicuramente dovremmo godere: intanto di un più largo spettro di norme. Penso alla legge n. 142, alla n. 241, al DL n. 29, alle direttive del Ministro Cassese, che introducono elementi capaci di dare efficienza e precisione amministrativa; e poi della maturazione di alcune grandi decisioni, dai Regolamenti CEE all'accordo di programma, che inseriscono le Regioni non solo teoricamente, ma in modo concreto, in una rete di relazioni istituzionali di grande respiro.
Sono convinto che il testo proposto sia un buon testo, che tiene conto delle riflessioni a cui ho prima sommariamente fatto cenno e che ora brevemente illustrerò.
Sulla base, quindi, di quelle scelte di fondo, il programma regionale di sviluppo si dipana con grande chiarezza. Sette sono i principi a cui si uniforma: 1) la semplificazione burocratica: sedici erano i documenti della legge n. 43, ridotti a dodici con la legge n. 16. Oggi sono sostanzialmente due: il Piano regionale di sviluppo e il Rapporto sullo stato del Piemonte.
2) La certezza delle date. Con le nuove procedure è fissato il tempo della presentazione dei documenti e della loro modificazione. Così non era nella legge n. 43/77. Oggi è possibile sapere quando si incomincia e quando si finisce.
3) La rapidità dell'elaborazione. In cinque-sei mesi, se il Consiglio accoglierà alcuni degli emendamenti proposti dalla Giunta, è possibile arrivare al primo programma dopo essersi confrontati con la società piemontese. E' un esempio di celerità che deriva non dal superattivismo, ma dalla semplicità e dalla sostanzialità delle procedure.
4) La flessibilità. Ogni mutamento nelle condizioni sociali ed economiche del Piemonte è oggettivamente recepito con il Rapporto sullo stato della Regione e può tradursi annualmente con l'approvazione del bilancio in un adeguamento tempestivo e costante degli indirizzi e degli obiettivi.
5) L'estrema operatività. Il cuore operativo è costituito dal bilancio di previsione, dallo strumento principe che muove tutta l'attività regionale e non da pachidermici piani di attività e spesa non giustificati dai risultati raggiunti. Ed è uno strumento che diventerà ancora più interessante quando ai sensi del DL n. 29 la gestione verrà affidata con precisi capitoli di spesa ai funzionari.
6) La globalità della visione. Non è data dai tanti progetti che possono essere enunciati, pure completi e che coprono ogni possibile settore di attività, ma che poi rimangono senza vita, sulla carta. E' data dalla capacità di coinvolgere, in una visione di insieme operativa, le attività della Regione. All'art. 4, comma secondo, laddove si descrivono i contenuti del PRS si individuano le politiche territoriali, gestionali, di investimento che costituiscono l'azione della Regione, ma soprattutto al primo punto del comma si sancisce che il contenuto principale del PRS comprende "le modalità di raccordo degli obiettivi con il sistema dei bilanci, con i criteri di riparto delle risorse destinate agli enti locali e con i criteri di recepimento delle politiche di interventi statali".
7) La partecipazione. Gli artt. 3 e 15 della legge n. 142/90 sono pienamente attuati. Le Province sono protagoniste attive nella formazione del programma e garantiscono il raccordo con il sistema dei Comuni. Il CREL è il collegamento con la società civile che partecipa costantemente ed attivamente all'elaborazione ed al vaglio critico delle proposte di Programma. L'istituzionalizzazione ed il rilievo operativo di queste forme di partecipazione garantiscono quindi un incidente rapporto con le realtà più vive del Piemonte. L'esaltazione del ruolo dell'accordo di programma espressamente richiamato all'art. 8 è la prova che, accanto alla partecipazione in fase elaborativa e di controllo, esiste la collaborazione tra enti come strumento principe nella fase realizzativa. Accanto al PRS questo disegno di legge introduce in secondo luogo il FIP (Fondo Investimento per il Piemonte). Non mi soffermerò sul già più volte sottolineato meccanismo virtuoso di concessione di finanziamenti, di ritorno e di reinvestimento per evidenziare l'indubbio vantaggio economico della Regione che vede diminuire l'onere del costo dei suoi interventi e la crescita cumulativa delle risorse per finanziare nuovi investimenti.
Mi sembra utile sottolineare il valore di tale modalità di finanziamento, perché costringe i beneficiari a valutare a fondo l'opportunità di un prestito anche se non aggiuntivamente oneroso. Cessa in gran parte il costume discutibile del contributo a fondo perduto che di norma non attiva responsabilità amministrativa e valutazione accorta dell'opportunità dell'investimento.
Mi sembra altresì utile sottolineare che con il FIP diventa concretamente praticabile una procedura agile per la programmazione degli investimenti, cosa che mai il Titolo II della L.R. n. 18 aveva consentito al punto da rendere frustrante il dibattito in Consiglio regionale sulla periodica sospensione dell'efficacia della stessa legge. Ciò che era inevitabile in tale legge, come nella n. 43/77, non era tanto la cattiva volontà politica, quanto l'impossibilità funzionale ad applicare in modo efficiente la stessa.
Con il FIP si torna quindi a programmare la spesa di investimento e con una novità assoluta. Con l'introduzione di criteri oggettivi e predeterminati è possibile giungere ad un riparto razionale e neutrale delle risorse. Qui sta lo stacco rispetto alla prassi del passato e la novità più sostanziale del FIP: si ritira la discrezionalità del politico e si afferma la forza delle regole ed i pari diritti di tutti all'accesso delle risorse.
E' una procedura che in qualche modo dà compimento alle indicazioni della legge n. 241 quando richiede regolamenti predeterminati nell'assegnazione dei contributi, ed è proprio per questo uno scarto fondamentale rispetto a tradizionali comportamenti dei politici, ai quali però oggi viene riassegnato il ruolo nobile di guida e di indirizzo e sottratto il compito della mediazione e della gestione diretta. E' una scelta che preannuncia ora l'applicazione del DL n. 29.
Vorrei, infine, come terza ed ultima sottolineatura, ricordare che oltre ai benefici diretti, questa legge contribuirà ad attivarne in modo indiretto altri, ma non meno rilevanti. Ne cito tre per esempio: 1) sul piano dell'organizzazione interna la logica acquisita del rapporto a rete con le realtà esterne non può non avere riflessi sull'interno. In sede di applicazione del DL n. 29 non si può immaginare che il tradizionale schema organizzativo gerarchico debba essere utilizzato ancora. Occorre pensare ad una più forte integrazione tra i servizi e i settori, a forme di collaborazione tra gli stessi ed all'interno degli stessi. Alla programmazione non servono strutture impermeabili. E' indispensabile perciò un diffuso sistema informativo che non risolva solo segmenti di funzioni interne, ma faccia interagire tutta l'organizzazione portandola al dialogo e alla realizzazione di sinergie.
2) Sul piano della comunicazione esterna, non possiamo vivere solo sulla corrispondenza cartacea legata peraltro ad un precario protocollo.
Con gli enti locali e con gli operatori economici e sociali è indispensabile, attraverso l'uso di reti telematiche già esistenti, aprire un dialogo costante, con scambio di informazioni, di atti ufficiali, con l'esercizio, messo a disposizione dei cittadini, delle occasioni fornite dalla legge n. 241.
3) Sul piano legislativo, la nuova legge è fortemente innovativa.
Intanto occorrerà aggiornare anche solo sul piano lessicale credo almeno duecento leggi operanti. E' una buona occasione per collaudare la neo insediata Commissione per i testi unici. Ma c'è di più. Con l'istituzione dei campi di intervento per gli investimenti, molte leggi, operanti nei settori che verranno individuati per gli investimenti stessi, diventeranno inutili e potranno essere abbandonate con benefici sul piano dei costi organizzativi oltre che della semplificazione del procedimento amministrativo. Ed ancora altre leggi dovranno essere adeguate. Ovviamente la legge n. 18/84 sulle opere pubbliche, la n. 55/81 sulla contabilità, la n. 1/86 sui trasporti e la viabilità e poi ancora e soprattutto lo Statuto.
Una legge importante manca infine per completare il quadro di programmazione, ma è annunciata in arrivo in Consiglio regionale: è quella sulla pianificazione territoriale che auspico possa essere varata rapidamente per poter completare il bagaglio di strumenti di cui ci stiamo dotando.
E mi avvio alla conclusione. Se questo progetto di legge verrà varato si aprirà una nuova sfida, con il tempo e con le difficoltà, per dotare in tempi utili il Piemonte del primo PRS. Non è un lavoro inutile perch avviato a fine legislatura. Intanto sarà lavoro fatto per la prossima legislatura e comunque opererà da questa potendosi accompagnare il PRS con il bilancio 1995.
E' una sfida che questa Giunta accetta in pieno, convinta con ciò di poter contribuire ad una migliore qualità del lavoro politico amministrativo e ad un ulteriore potenziamento dell'attività di rilancio della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Devo dire che se le novità avessero tutte la caratura che abbiamo misurato nell'intervento molto sintetico, ma importante, dell'Assessore non solo andrebbero accettate, ma auspicate. Per la prima volta la Giunta si colloca come soggetto proprio di un momento legislativo, mentre il nostro Regolamento ha la capacità di espellere la Giunta dai processi decisionali in Consiglio come soggetto, anche come propositore: in particolare questo lo raccomando ai documenti finanziari in cui curiosamente c'è la relazione della Commissione e non c'è più la presenza del governo.
Proprio la serietà dell'Assessore mi consente di porre una questione che a me sembra altrettanto seria.
Questo Consiglio regionale, questa maggioranza, è legittimata a questo percorso? E' legittimata politicamente, istituzionalmente e culturalmente? Politicamente per maggioranza, istituzionalmente perché i tempi che abbiamo di fronte in termini di calendario sono quelli che sono, e culturalmente perché si muove nel solco di una cultura regionale che vede la Regione come un ente locale e non - non voglio togliere lo spazio ai colleghi federalisti DOC come concetto federalista. Il Gruppo Liberale dà un contributo critico, ma per quanto possibile costruttivo e sempre leale a questa maggioranza, perché è ben consapevole dei percorsi che hanno portato ad una maggioranza che è una grossa maggioranza, ma manca di elementi decisivi della società e del mondo politico di questo Paese. Manca il centro: il fatto che si sia espulso o non si sia riusciti ad avere il centro vero in questa maggioranza è responsabilità di qualcuno o di tutti ma non può non essere considerato un dato istituzionalmente, culturalmente e politicamente importante. E' la sommatoria di soggetti che fra qualche settimana, se non già adesso, percorrono obiettivi e strade diverse. Quindi se è apprezzabile - non ci sarà un voto contrario del nostro Gruppo - lo sforzo di tipo concettuale per avere una moderna legge sulla programmazione, all'interno però di una cultura vecchia, per esempio quella che continua ad immaginare che il soggetto propositore della politica non sia la Regione ma sia lo Stato, allora il concetto federalista è questo che il soggetto propositore della politica è la Regione e non è più lo Stato. Questo lo decideranno gli elettori con il voto della prossima primavera.
Rassegno questa raccomandazione all'Assessore e alla maggioranza.
Questa legge merita l'attenzione che la stessa Giunta ha voluto ribadire e richiamare in proprio e quindi per parte nostra il nostro Gruppo sarà attento al dibattito consiliare e fa questa raccomandazione: prima di dare attuazione pratica a questa legge facciamo qualche riflessione. Gli enti locali ai quali andiamo a chiedere il concorso per fare il Piano di sviluppo sono legittimati? Rappresentano ancora questa società per il presente e per il futuro? Penso di no. Ingabbiamo di nuovo questa Regione in un documento pluriennale, sia pur flessibile come abbiamo apprezzato, e non così cogente fino al punto di non costringere, non consentire, ma anche di non impedire niente come quello passato? Obbligando chi verrà dopo di noi a presentare una legge di un articolo "la legge n. è abolita e il Piano di sviluppo è abolito"? Vogliamo mettere il Consiglio regionale che ci succederà in questa kafkiana situazione in condizioni di revocare un Piano di sviluppo approvato il giorno prima della presentazione delle liste? Questa è una responsabilità che il Consiglio ha.
Dico il Consiglio, più che la Giunta, perché la Giunta ha il dovere di proporre e di portare avanti il quadro di modernizzazione all'interno dell'esistente, ma il Consiglio regionale, che è l'elaborazione dei fatti storici e non solo dei fatti immanenti sulla nostra giornata politica, non tanto su questa legge, ma sulle eventuali conseguenze operative a cui la Giunta dovesse dare corso, a mio modo di vedere dovrebbe aprire un dibattito ed assolvere l'Assessore e la Giunta da un eventuale peccato di omissione nel non dare corso a questa legge. A nostro modo di vedere dovranno essere gli amministratori che seguiranno a decidere se questa legge deve essere applicata, interpretata e realizzata oppure se deve essere modificata. Muovere la società civile nel lavoro complesso sia pure molto snellito nel momento della partecipazione, amministratori che sono soltanto più l'ombra neanche di se stessi, ma di quello che c'era prima lasciando fuori dalle aule la vera società civile che conta, qualunque essa sia noi immaginiamo che il discorso possa essere diverso da Pistoia. Ma anche se il discorso sarà quello di Pistoia e non quello delle valli del Bergamasco, tutte due le realtà sono radicalmente diverse da quelle che dovranno impostare e gestire questo documento che già per il fatto di essere ereditato dai nostri successori o viene respinto in blocco immediatamente - e questo richiede una capacità e una lucidità politica che noi ci auguriamo i nostri successori abbiano oppure, come è molto più probabile, se i nostri successori prima di capire che la Regione è una serie di scatole cinesi a maglia sempre più stretta (starci dentro forse è anche comodo, ma non consente di fare niente) non metteranno in discussione questo pezzo della gabbia cinese, vuol dire che l'istituzione rischia di perdere di nuovo mezza legislatura intorno alla ripetizione di atti che sia pure più moderni, più avanzati, più propositivi di quelli precedenti probabilmente non sono ancora quelli coerenti rispetto ai nuovi modelli che ci auguriamo e in particolare quelli che rimettano al centro del sistema la Regione. Qui si ribadisce che con questa legge si rispetta la legge n. 142.
Assessore, noi abbiamo il dovere di aprire la questione sulla legge n. 142 soprattutto sul piano della politica territoriale. Accettare che lo Stato decida che la parola ultima in materia di territorio ce l'abbiano le Province è uno svuotamento del ruolo della Regione che noi dobbiamo rifiutare e quindi mi auguro che su questo venga presentato un emendamento al testo approvato. Utilizzo un po' dello spazio per l'altra legge, su questo emendamento ci auguriamo che il governo rinvii la legge, la riadottiamo nello stesso modo e andiamo davanti alla Corte Costituzionale per capire se la parola finale sulla politica territoriale spetta alle Regioni o spetta alle Province. Colleghi federalisti, il federalismo si decide su queste cose, non nel voler essere vicino ai locali - noi siamo tutti dalla parte dei Comuni, delle Regioni e delle Province: ci sono comunque dei momenti in cui si deve capire se sarà la Regione a scegliere e a dare il massimo di ruolo alle Province, ma come scelta propria in conseguenza del dettato costituzionale e non come imposizione dello Stato il che significa svuotare la Regione, ma evidentemente far nascere un rapporto di assoluto sospetto tra la Regione che si sente obbligata a fare una cosa con il sospetto che lo si sia fatto per impedire di ledere il ruolo. Collega Assessore, lei ha provocato un intervento con un intervento improprio che tuttavia il Gruppo liberale ha apprezzato. Ci auguriamo che il Consiglio regionale, ma soprattutto la Giunta abbia questa capacità di saper governare non solo il presente con quello che sta facendo, ma anche il periodo di transizione molto delicato che abbiamo di fronte. Se così non fosse - il nostro Gruppo è piccolo ma compatto - dovrà rivedere il suo atteggiamento di leale collaborazione sia pure dal punto di vista dell'opposizione rispetto a questa Giunta che continua a considerare un'esigenza della nostra istituzione di chiudere nel modo migliore questa legislatura facendo tutte le cose che si devono fare nel modo migliore, ma evitando di fare le cose che non compete più a noi fare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche io approfitto del fatto che si siano riaperti i termini della questione sull'art. 3. Non ho avuto modo di partecipare la volta scorsa in sede di presentazione del disegno di legge: ho ascoltato con molta attenzione la relazione dell'Assessore e amico Paolo Ferraris che stimo e apprezzo, quindi le critiche che farò sono più che altro perplessità che intendo esprimere relativamente ad un disegno di legge che è nato un anno e mezzo fa e che, come altri disegni di legge che sono stati approvati da questo Consiglio in questi ultimi tempi, ha una coerenza e una caratteristica comune di un certo tipo.
Mi sembra che questa maggioranza e questa Giunta abbiano preso ed estratto dai cassetti degli ultimi due anni (durante i quali i numeri non c'erano più per portare avanti dei provvedimenti, soprattutto i numeri mancavano maggiormente tanto più i provvedimenti erano forti, mentre potevano non mancare su provvedimenti relativamente leggeri che comunque sono stati portati avanti) i provvedimenti confezionati dalla maggioranza precedente. Questi provvedimenti vengono integrati ovviamente per la presenza del PDS che è la componente nuova di questa maggioranza in sostituzione di altre componenti che non ci sono più. Quindi sono provvedimenti appesantiti e molte volte contengono anche contraddizioni perché è ovvio che l'integrazione che viene da una forza come il PDS non può quasi mai ripercorrere le stesse lunghezze d'onda del filo conduttore del disegno di legge originario che era concepito in un certo modo dal punto di vista politico.
Mi sembra che questo disegno abbia queste caratteristiche che ritengo siano negative da un punto di vista di sintesi e di univocità di indirizzo politico. In particolare mi sembra che il punto uno sia stato enormemente appesantito rispetto al disegno di legge originario. Tutti respiriamo l'aria di questo Paese, stiamo vivendo periodi nei quali si chiedono - ma è la realtà che lo chiede, è l'esigenza di uscire dalle secche in cui siamo caduti in questi ultimi periodi - alleggerimenti, snellimenti semplificazioni. Quindi ci sembra che questo appesantimento notevole vada in controtendenza rispetto all'esigenza di semplificare, snellire e facilitare. Questa come prima considerazione. Mi limiterò ad alcune considerazioni. Dopodiché in sede di dichiarazione di voto, a seconda anche di come andrà il dibattito e dell'esito che avranno alcuni emendamenti proposti, ovviamente ci collocheremo in modo definitivo. Questo è il primo punto.
Secondo punto. Paolo Ferraris ha la grossa fortuna e la grossa opportunità di essere contemporaneamente Assessore al bilancio e Assessore al personale. Secondo me è una simbiosi che consente di avere un punto di coordinamento e di sintesi nella sua delega che offre dei grossissimi vantaggi. Perché, per quanto ci sia armonia nelle collaborazioni, sappiamo che molte volte esistono situazioni contingenti che impediscono che le cose vadano avanti nel modo più oliato possibile, così come sarebbe il caso invece avvenisse.
Ecco, questa fortuna, secondo me, Assessore Paolo Ferraris, è un po' sprecata proponendo questo provvedimento avulso e stralciato da altri provvedimenti che dovevano accompagnare questo disegno di legge.
Ho ascoltato con molta attenzione la sottolineatura che l'Assessore Ferraris ha fatto di alcuni pregi di questo disegno di legge che finalmente arriva a coordinare, ad impostare, a razionalizzare. Su alcune cose sono d'accordo. Ma su altre, Assessore, pensa veramente, e lo pensa il Consiglio intero, che questo disegno di legge, che si pone alcuni obiettivi, riesca a perseguire quegli obiettivi non portando avanti contemporaneamente in parallelo altri due provvedimenti fondamentali? Uno è quello della ristrutturazione profonda dell'assetto del personale così come è concepito oggi, passando da una orizzontalità di incomprensioni, di camere a tenuta stagna, di vertici che non collaborano, ad una verticalizzazione delle responsabiità che, ad esempio, passa attraverso (la Regione Liguria questo lo ha già fatto) l'introduzione di un direttore generale per quanto riguarda la struttura regionale, l'introduzione di alcuni vicedirettori, di coordinamento, senza dei quali le enunciazioni contenute in questo disegno di legge rimarranno purtroppo enunciazioni molto teoriche e quando le enunciazioni non sono percorribili da un punto di vista pratico finiscono con l'essere ulteriori bardature ed appesantimenti burocratici che, anzich facilitare e sveltire il percorso delle pratiche, finiscono con l'appesantirlo.
Quindi, questo va in controtendenza rispetto all'esigenza attuale di snellire, di semplificare ed alleggerire i disegni di legge, i provvedimenti e le procedure normative perché ulteriormente ha ricevuto integrazioni che molte volte finiscono con il rendere molto più pesante la gestione amministrativa del dettato del disegno di legge.
Secondo punto: l'adeguamento dell'altra normativa che è la normativa di iter procedurali dei progetti e di quanto viene avanti da parte degli enti locali. Mi riferisco alla legge n. 18 e al CROP: è archeologia e penso che l'Assessore Ferraris concordi su questo fatto. Il CROP così come è oggi, la legge n. 18 così come è concepita oggi, sono archeologia. E allora come sarà possibile, con un disegno di legge di questo tipo (che è sfasato di un quarto di secolo rispetto invece a quanto resta in vigore, cioè l'assetto del personale e gli iter burocratici dei progetti degli enti locali) coniugare queste discrasie decennali fra alcune situazioni? Francamente ci riesce impossibile.
Per cui ecco perché torno al primo punto e dico che avremmo preferito un disegno di legge il cui testo fosse più vicino al testo originario con il contributo politico dei nuovi partner di maggioranza, ma che non avesse ampliato, così come è stato ampliato ed appesantito il disegno di legge alla luce di queste considerazioni. Molto probabilmente sarebbe stato meno ambizioso, ma con le ambizioni non è che si faccia molta strada. Certo ognuno di noi deve avere le ambizioni, e le ambizioni politiche sono legittime e sono anche da apprezzare, ma l'ambizione maggiore deve essere quella di essere al passo con la realtà e chi conosce la realtà della nostra Regione sa che i voli pindarici si possono enunciare, ma non sono percorribili se poi le ali sono quelle che non consentono di andare in determinate direzioni e con determinate ambizioni.
Altre considerazioni più specifiche: ci riserviamo di presentare qualche emendamento in questo senso. Secondo noi si dovrebbe cogliere il suggerimento - che poi tradurremo in emendamento laddove si parla di criteri in base ai quali accedere ai fondi di investimento, sui quali concordiamo concettualmente, e questo ci sembra il passo più innovativo e significativo, estrapolato da tutto il disegno di legge. Introdurre elementi che calzino maggiormente con la realtà dei nostri Comuni.
Mi spiego. Noi abbiamo molti Comuni - nel 90% dei casi ci si riferisce alla popolazione, per quanto riguarda i limiti di indebitamento e i limiti di contrazione di mutui relativamente agli enti locali - la cui popolazione è un dato pressoché costante dall'1 gennaio al 31 dicembre e abbiamo invece molti Comuni, a natura turistica, la cui presenza di popolazione ha oscillazioni macroscopiche. Pertanto i servizi, i progetti, le strutture di questi Comuni devono essere dimensionati sulla presenza massima di popolazione, non sulla presenza di domicilio o di residenza. Noi abbiamo Comuni turistici che passano da 5 mila abitanti a 40/50 mila nei periodi estivi. Il fatto che un disegno di legge di questo genere si presti ad introdurre un adeguamento elastico e realistico rispetto a queste realtà ci sembrerebbe opportuno.
Scusate se ho colto l'occasione, alla riapertura dei lavori dopo la pausa estiva, per svolgere alcune considerazioni che noi riteniamo importanti e verso le quali nutriamo alcune perplessità qualora questo disegno di legge venisse approvato così come viene presentato dal Consiglio.
Ci riserviamo poi di entrare maggiormente in dettaglio, in sede di dichiarazione di voto, su alcuni aspetti che adesso ci è sembrato opportuno trascurare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Sono contrario, perché ritengo questo programma di sviluppo ancora troppo conforme o conseguente al centralismo statale tradizionale e non abbastanza al federalismo che è l'anima della libertà e della democrazia come dimostrano le esperienze positive della Svizzera, della Germania e dell'Austria e negative dello Stato italiano. C'è ancora troppo pubblicismo assistenzialismo in questo programma e non abbastanza liberismo privatistico. Vi si privilegia alquanto la distribuzione assessorile e non le necessità inderogabili, urgenti, visto anche lo stato finanziario sia della Regione che dello Stato. Tra l'altro si continua ad ignorare, e questa è pervicacia veramente diabolica, il dovere primario di tutela e promozione della lingua e cultura della Nazione Piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Svolgo un brevissimo commento sulla relazione di apertura dell'Assessore nella ripresa della discussione su questa legge.
L'Assessore era reduce da una sospensione dell'esame di questa legge dovuta non solo ai tempi, ma anche ad alcune posizioni critiche assunte in quest'aula da alcuni componenti del Consiglio, dell'opposizione in particolare. Terminata la pausa estiva, l'Assessore è tornato in quest'aula riconfermando la struttura e l'efficacia di questa legge. Dirò di più, ha presentato anche alcune pezze giustificative di questa sua opinione leggendo alcuni passi di una relazione del prof. Luigi Bobbio.
Procediamo pure nell'esame di questa legge, che a mio parere non contiene in sè né i valori né l'efficacia che l'Assessore ha qui a parole riconfermato. Mi sembra una legge che abbia molto di vecchio, in termini di affastellamento di procedure, organismi e pletoriche volontà, e abbia qualcosa di nuovo, ma quel qualcosa non mi convince per nulla. Nel merito di questi elementi presenterò osservazioni verbali sugli articoli, ma a queste osservazioni e critiche non farò seguire puntualmente degli emendamenti, in quanto non vi è alcuna volontà di ostruzione; vi è però il rammarico della convinzione che si tratti di una brutta ed inutile legge.
Legge non modificabile con emendamenti a iosa, perché è la sua struttura che non convince. Ho presentato, quindi, pochissimi emendamenti su questioni che mi parevano di principio, fondamentali ed irrinunciabili e che, se introdotti nella legge, possono almeno evitare guasti alla struttura istituzionale della Regione per quanto riguarda le competenze della Giunta e le competenze del Consiglio. Mi sono limitato a pochi emendamenti, prendendo atto che se la Giunta e la maggioranza intendono procedere, se hanno i numeri, lo facciano. Noi con la presentazione di emendamenti cercheremo solo di smorzare due o tre punti che ci paiono molto contraddittori e lesivi delle competenze della Giunta e del Consiglio.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo proseguire l'esame dell'articolato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 22 voti contrari 4 astensioni 10.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Dameri e Foco: sostituire le parole "tenendo conto del" con le parole "avendo anche come riferimento".
L'emendamento è accolto dalla Giunta.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Non vedo alcuna differenza fra i due testi; per questo motivo attendevo un'illustrazione da parte dei proponenti.
Non vedo differenza fra le dizioni "tenendo conto del documento programmatico della Giunta" e "avendo anche come riferimento il documento programmatico". Non capisco perché si perda del tempo a proporre modifiche del genere, ma dato che tali modifiche sono state proposte volevo capirne il motivo.
Ripeto. Dato che non vedo differenze tra le due genericissime e tartufesche definizioni, nel caso si volesse dire qualcosa di più preciso e volendo legare questo atto a quello programmatico della Giunta suggerirei, invece di dire "tenendo conto del documento" o "avendo anche come riferimento il documento programmatico", di scrivere "in coerenza con il documento": si comprende così la volontà di legare coerentemente il Piano regionale di sviluppo con il documento programmatico della Giunta.
Diversamente, lasciamo le cose come stanno.
Se la volontà vostra è legare con maggiore chiarezza il Piano regionale di sviluppo al documento programmatico della Giunta si scriva "in coerenza con il documento programmatico della Giunta". Se invece ritenete che il Piano regionale di sviluppo possa essere autonomo dal documento programmatico della Giunta, scrivete pure "tenendo conto", "avendo anche come riferimento": una dizione vale l'altra.
Chiederei ai colleghi di entrare nel merito del motivo del cambiamento di dizione; se lo spirito fosse nella direzione che ho detto potrebbero concordare con me nello scrivere "in coerenza con il documento programmatico". Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Non vorrei che tutti gli interventi fossero sulla falsariga di quello del collega Chiezzi. A me personalmente la differenza fra le dizioni sembrava abbastanza chiara: "tenendo conto del" significa collegarsi al documento programmatico in termini di coerenza. L'altra, forse, non sarà un'espressione brillante, ma "avendo anche come riferimento" significa sì "tener conto del documento programmatico", ma senza rigidità, mantenendo una possibilità discrezionale maggiore; in pratica, si è inserito un elemento di maggiore discrezionalità.
Mi scuso, anche a nome degli altri estensori, della terminologia che non è la più appropriata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Ho capito adesso l'intenzione dei proponenti: andare in direzione opposta a quella che personalmente ritenevo avessero. Il fatto che si dica in una legge - come detto poc'anzi dal Consigliere Buzio - che si può fare un'aggiunta sulla base del documento programmatico e successivamente stendere un Piano di sviluppo in contraddizione con lo stesso, non mi sembra cosa ben fatta.
Sull'emendamento il Gruppo di Rifondazione Comunista voterà quindi contro.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli, 9 contrari e 8 astensioni.
2) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: al comma secondo, sostituire l'intero punto c) con: "gli indirizzi di coordinamento che verranno specificati nei documenti di pianificazione territoriale".
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

L'emendamento intende soddisfare l'esigenza di un coordinamento migliore con il testo della legge n. 103.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Vorrei osservare che il Piano regionale di sviluppo potrà anche contenere indicazioni che si correlino con gli atti di pianificazione territoriale, ma la correlazione sarà con tutti gli atti di pianificazione territoriale, sia quelli che saranno stesi successivamente - e questo Piano dovrà indicarne i contenuti di correlazione - sia, anche, con gli atti di pianificazione esistenti al momento della predisposizione ed approvazione del Piano regionale di sviluppo. La prima formulazione, in cui si dice "si correla nei documenti di pianificazione" comprende tutti i documenti di pianificazione, sia quelli che devono essere fatti dopo, sia quelli che devono essere fatti prima.
L'emendamento, quindi, non mi convince.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli e 17 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 4, come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 22 voti contrari 5 astensioni 12.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Desidero svolgere alcune brevi osservazioni sulla struttura dell'articolo che, a mio parere, contiene degli elementi di pletoricità delle procedure. In questo modo è illusione l'uscire dalle difficoltà della precedente legge. Infatti, se leggete questo articolo, potrete rilevare che vi è un combinato disposto di molte cose da fare, di pochissimo tempo in cui si pensa di realizzarle, con la prevedibilissima conclusione che si tratti del solito articolo cartaceo, che non produrrà alcun effetto.
Dovete spiegare in base a quali convinzioni ritenete che la Giunta regionale predisponga quello che chiamate "schema di Piano regionale di sviluppo"; essa deve fare questo "sentiti i rappresentanti dell'ANCI dell'URPP e dell'UNCEM" e deve farlo servendosi di questa nuova struttura che avete inventato, il "Coordinamento per la programmazione", struttura all'interno della quale infilate incarichi professionali per esperti economisti (fatto, questo, che si ritrova in altri organismi di vario carattere).
Già il fatto che ci sia la previsione, prima di predisporre lo schema del Piano regionale di sviluppo, di sentire l'ANCI, l'URPP e l'UNCEM è indecifrabile. Non capisco proprio perché questi organismi siano sentiti prima, ma questa è la vostra scelta.
Dopodiché, prevedete che questo schema di Piano regionale di sviluppo venga mandato in due rami diversi: da una parte alle Province e dall'altra al CREL. nuovo organismo su cui tornerò successivamente. Le Province ricevono lo schema di Piano regionale di sviluppo ed entro 60 giorni consultano Comuni e Comunità montane; dopo averli consultati, provvedono a coordinare le proposte, le osservazioni, ad elaborare una propria proposta e ad inviarla alla Giunta regionale.
Se le cose stanno in questi termini, non è assolutamente credibile che le Province, in 60 giorni (che adesso diventano 50), ricevano il documento lo diano agli uffici e sia esaminato dagli Assessori delle Province prendano i documenti, li duplichino, li mandino ai Comuni e che questi vengano sentiti. E poi, sentiti come? Sentito il Sindaco? Sentita la Giunta? Sentito il Consiglio comunale? In che forma li sentite? Devono deliberare? Una volta che i Comuni deliberano e arrivano centinaia di documenti e di osservazioni, la Giunta dovrebbe riunire i propri uffici elaborare, sentire queste osservazioni ed entro 60 giorni restituire tutto alla Regione.
Ma a chi la date a bere? E' di nuovo un'illusione! Scriviamo le leggi secondo le nostre volontà di strafare, ma se è così, se ho capito bene questa è assolutamente una cosa priva di alcun senso. Fatevi belli, dite pure che adesso la programmazione si fa, ma non si farà un bel niente perché in 60 o 50 giorni non si riesce a fare alcunché di serio: si pu riuscire a far viaggiare lungo i canali delle poste interne, o di quelle esterne, o dei fax, dei documenti che nessuno vedrà e su cui nessuno potrà dire niente.
E poi, cosa succede? Si introduce, proprio alla metà dell'articolo, un altro elemento che non si capisce in che rapporto stia con quanto viene prima e quanto viene dopo. Infatti, all'interno di tutto questo, si parla attenzione di valutazioni e proposte delle Province. Quali? Quelle che la Regione deve ancora ricevere? Quelle hanno già una procedura. Non è spiegato di cosa si parli.
Inoltre, si dice che tali valutazioni e proposte vengono illustrate nel corso della Conferenza di programmazione, indetta dalla Giunta regionale ai sensi dell'art. 23.
Come si incardina questo altro elemento (la Conferenza di programmazione indetta dalla Giunta regionale)? La indìce prima di fare lo schema del Piano regionale di sviluppo? Non è detto. La indìce prima che le Province rispondano? Ma allora, se deve anche fare una Conferenza, a maggior ragione 60 giorni non saranno sufficienti! Cos'è questo elemento che inserite all'interno di questo art. 5? E' un di più? E' una cosa che la Giunta può fare o non fare? Non è certo una struttura logica e razionale che sveltisce le cose! In questo articolo si dice anche che la Giunta, sempre nei 60 giorni "provvede altresì ad avere il parere del CREL". A me questo non pare un modo nuovo e realistico di affrontare il difficile tema della programmazione.
La Giunta regionale, poi, adotta il Piano regionale di sviluppo (non più lo schema) e lo presenta al Consiglio regionale per l'approvazione con deliberazione.
In sostanza, la Giunta sente l'ANCI, l'URPP e l'UNCEM, sente il CREL e poi, nel comma nono - questo è un elemento nuovo che non mi convince e mi preoccupa si dice che "il concorso degli enti locali e l'apporto degli organismi economici e sociali di cui all'art. 75 dello Statuto si applica attraverso le consultazioni di cui ai commi quarto, quinto e sesto".
Non sono convinto. L'art. 75 dello Statuto (con i soggetti ivi previsti) venga applicato all'interno di questo articolo. L'art. 75 dello Statuto enfatizza un rapporto che questa legge trascura di mettere in particolare rilievo.
L'art. 75, infatti, dice che "nella formazione del Piano regionale di sviluppo va assicurato il concorso degli enti locali", e questo concorso degli enti locali la legge che proponete lo organizza chiaramente.
Inoltre dice: "Assicura l'autonomo apporto dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni di categoria, degli organismi economici e delle altre forze sociali".
Allora, la struttura dello Statuto della Regione Piemonte individua delle forze autonome - sottolineo autonome, e autonomia significa capacità di proposta in sede autonoma e riconosciuta come tale quali le organizzazioni sindacali e le altre associazioni di categoria, che nella procedura di formazione del Piano regionale di sviluppo non sono citate e non sono nemmeno autonomamente organizzate come dice lo Statuto.
Qui inventate un Consiglio che non corrisponde ad un autonomo apporto è una vostra invenzione. Il fatto che oggi proponiate un'attenuazione dell'importanza di un autonomo apporto delle categorie economiche e sociali interessate al Piano di sviluppo è un fatto grave dal punto di vista della democrazia che il CREL. a mio parere, non consente in alcun modo ai sensi dello Statuto. Quindi, vi è anche una contraddizione con lo spirito dello Statuto. Se la mia osservazione fosse giusta, sarebbe un fatto molto grave.
Poi cosa succede? Un altro fatto nuovo. La Giunta predispone il Piano regionale di sviluppo e lo trasmette al Consiglio. A quel punto scrivete che "il Consiglio regionale, valutato il Piano regionale di sviluppo esaminati gli atti, apportate eventuali integrazioni al Piano stesso, lo approva". Cosa vuol dire questo? Quando la Giunta consegna al Consiglio regionale un qualsiasi documento, e tanto più un Piano regionale di Sviluppo - che è l'atto principe per il quale la Regione è chiamata ad operare - è proprio necessario scrivere in legge "il Consiglio regionale apportate eventuali integrazioni"? Il Consiglio regionale approva o meno approva cambiandolo in toto o cambiandolo in parte. Questo modo di scrivere un articolo tende a sminuire e a non mettere in rilievo il fatto che istituzionalmente è il Consiglio regionale che approva il Piano regionale di sviluppo presentato dalla Giunta, modificato in piccole parti o in grandi parti. La competenza del Consiglio è piena, in quanto può decidere come meglio crede su un Piano regionale di sviluppo.
Questa legge sembra scritta da una maggioranza del Consiglio regionale quindi, sarebbe meglio non scrivere nulla. Il Consiglio regionale sarà libero, lo approverà, deciderà sull'approvazione, cambierà quello che il Consiglio stesso in quella data situazione determinerà. Mi sembra sbagliato scrivere "eventuali", quasi fosse un dato di fatto che il Piano regionale proposto dalla Giunta debba essere approvato dal Consiglio, semmai con "eventuali integrazioni".
Su queste osservazioni non ho voluto presentare alcun emendamento. Ho solo voluto spiegare a voce, senza cercare di mettere ostruzioni varie, gli elementi critici su questo articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Così come ci siamo astenuti sull'articolo precedente siamo nettamente contrari a questo articolo, e anche all'emendamento che riduce da 60 a 50 i giorni. Questo, secondo me, denota le finalità secondo le quali è stato scritto l'articolo.
L'emendamento che riduce da 60 a 50 i giorni per il fatto che siamo a settembre - nel mese di luglio il disegno di legge non è potuto passare e quindi, seguendo una certa logica, l'emendamento è comprensibile - rafforza maggiormente la convinzione che questo articolo in particolare sia finalizzato alla gestione di quei 200 miliardi di investimenti che ci saranno da qui alle elezioni della prossima primavera.
Inserire in legge una normativa ingabbiata e costretta nei binari di tale obiettivo ci sembra francamente molto limitativo, e uso solo questo aggettivo.
Sarebbe stato meglio - i numeri l'avrebbero consentito - predisporre una finanziaria ad hoc che assegnasse a chi di competenza i 200 miliardi.
Ci sembra un'anomalia molto grossa inserire una normativa che varrà anche dopo le elezioni amministrative con i 60 giorni ridotti addirittura a 50 quando le nuove Amministrazioni e il nuovo Consiglio regionale avranno bisogno di un respiro di 500 giorni per entrare nel merito del futuro della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

In ordine alle osservazioni del Consigliere Chiezzi, alle quali il Consiglio è sempre molto attento, devo dire che, anche se può disturbare dal punto di vista dell'immagine, il fatto che il Consiglio "può", a mio modo di vedere, è giusto che sia inserito.
Siamo di fronte ad una procedura complessa a cui partecipano diversi soggetti; questo non sta ad indicare un riconoscimento di ruolo del Consiglio nei confronti della Giunta e del documento, ma nei confronti della procedura, e cioè che un'eventuale modifica nostra non debba tornare ad essere oggetto delle valutazioni dei passaggi precedenti.
Questo è un rafforzativo del ruolo del Consiglio, perché si evita che possa sorgere l'obiezione, magari del Commissario del Governo, che una significativa modifica che non abbia avuto l'iter istruttorio sia del tutto nuova e, per certi versi, legittima.
Ho suggerito all'Assessore qualche riflessione in ordine al comma quarto dello stesso articolo. Ciò attiene all'antica mia difficoltà a capire l'amore spassionato per le Province, che io ho, ma deve essere un amore prima di tutto ricambiato - altrimenti diventa una frustrazione e patetico - e anche rispettoso. A me sembra che l'art. 4 debba essere modificato, chiarendo che le Province hanno un duplice ruolo, non riconducibile ad un unico documento, che è quello di raccogliere, su nostra delega, le consultazioni e le osservazioni, ordinarle ed inviarcele.
A lato di questo, deve essere chiesto alla Provincia un esplicito formale documento a livello di Consiglio provinciale, in cui la Provincia stessa fa la propria valutazione.
Se poi la Provincia riterrà di porre alla base del suo documento gli elementi raccolti dagli enti locali è legittimo, ma questo meccanismo, se accolto, non deve interrompere il rapporto diretto che la Regione deve comunque avere con i diversi soggetti consultati.
Il documento della Giunta non può essere considerato riassuntivo delle diverse questioni discusse in sede di consultazione ed incorporate all'interno del documento della Provincia. Per esempio, le osservazioni del Comune di Torino devono essere trasmesse alla Regione dalla Provincia se necessario anche con elementi di ragionamento, ma devono pervenire come atto autonomo del Consiglio comunale di Torino, sia pure attraverso la Provincia. Così come la Provincia ha diritto e dovere di fare un proprio documento che può e deve, se crede, prescindere totalmente dalla materia della consultazione.
Lascio all'Assessore la valutazione sull'opportunità o meno di accogliere l'emendamento. Non l'ho presentato formalmente, perché un sì o un no su questo può essere letto anche all'esterno, ma siccome si tratta di rapporti con gli enti locali è necessaria una certa delicatezza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

Gli emendamenti vengono mantenuti; però è stata introdotta una novità dal Consigliere Marchini. Credo che siano valutazioni apprezzabili, quindi se il Consigliere formalizza i propri emendamenti la Giunta li accoglie.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, procediamo con l'esame degli emendamenti all'art. 5.
1) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: al comma quarto, sostituire il termine "entro 60 giorni" con il termine "entro 50 giorni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli, 5 contrari e 5 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
Ricordo ai Consiglieri che vengono computati per il voto coloro che alzano la mano, perché chi raccoglie i voti non può interpretare il fatto che non si voti come una non partecipazione al voto. Lo ricordo perch parecchi Consiglieri sovente non votano, non alzano la mano, quindi si incorre poi in qualche rischio.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: al comma quarto, la parola "coordinandone" è sostituita dalla parola "raccogliendone".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 10 astensioni.
3) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: al termine del comma quarto, che termina con la parola "osservazioni", è inserito un nuovo comma quarto bis che recita: "4 bis) La Provincia, con delibera consiliare, formula e trasmette alla Giunta regionale una propria valutazione e proposta".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 10 astensioni.
4) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: al comma decimo, sostituire il termine "entro 60 giorni" con il termine "entro 30 giorni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli, 4 contrari e 6 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 5, così emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 24 voti contrari 11 astenuti 3.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 1) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: il primo comma è soppresso e così sostituito: "Il PRS stabilisce il complesso degli indirizzi, delle direttive e delle prescrizioni che il Consiglio regionale assume nella attività legislativa e per l'esercizio di quella amministrativa".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La prima considerazione, che si è tradotta in due emendamenti, riguarda i primi due commi dell'art. 6 del Piano regionale di sviluppo.
A mio parere vi è un'inversione di pesi nella formulazione di questi due commi. Vi è una prevalenza dell'attività della Giunta regionale e una subordinazione del Consiglio all'attività della Giunta: mi sembra invece che dovrebbe essere tutto il contrario. Il Piano regionale di sviluppo lo fa il Consiglio regionale. La Giunta regionale, osservando il Piano regionale di sviluppo, eseguirà quanto dovrà eseguire, ma la sede del Consiglio regionale è la sede propria del Piano regionale di sviluppo.
Invece qui dite che il Piano regionale stabilisce le prescrizioni che la Giunta - semplifico - assume nella promozione dell'attività legislativa, ma l'attività legislativa non è promossa solo dalla Giunta, è promossa anche dai Consiglieri regionali, è promossa dai Comuni. Voi iniziate questo articolo dicendo che il "Piano regionale di sviluppo stabilisce quanto la Giunta assume nel promuovere leggi e nell'esercizio dell'attività amministrativa"; è esattamente il contrario. Con la presentazione dell'emendamento propongo di scrivere: "il Piano regionale di sviluppo stabilisce il complesso degli indirizzi" - uso le vostre stesse parole anche se non tutte mi piacciono "delle direttive, delle prescrizioni che il Consiglio regionale assume nell'attività legislativa e per l'esercizio" - a chi tocca - "di quella amministrativa".
Viceversa, il secondo comma in cui voi dite il "Piano regionale di sviluppo costituisce altresì un riferimento per l'attività del Consiglio regionale" è tutto il contrario, "il Piano regionale di sviluppo costituisce altresì un riferimento dell'attività della Giunta regionale in sede di predisposizione delle proposte di bilancio e di quant'altro".
Noto che vi è un totale capovolgimento: qui la Giunta è al centro del Piano regionale di sviluppo e il Consiglio si adegua a quanto predisposto è esattamente il contrario. Il Consiglio predispone ed approva il Piano regionale di sviluppo con una procedura che vede la proposta della Giunta ma è il Consiglio che predispone il Piano regionale di sviluppo ed è la Giunta che adegua le proprie proposte legislative a queste, la Giunta e quanti altri.
Queste sono due osservazioni che ho presentato in emendamento seguendo la logica di cui ho detto all'inizio del mio intervento. Mi sembra un ribaltamento di responsabilità e di pesi politici da rigettare.
Anche sul comma quarto ho un'altra osservazione da fare, che però non traduco in un emendamento.
Innanzitutto vorrei sapere quanto rimane in vigore il Piano regionale di sviluppo. Si potrebbe specificare che è collegato alla legislatura oppure è collegato ad una maggioranza di Giunta, oppure vale finché non c'è una maggioranza del Consiglio che lo cancella; in questo caso si dice che la durata del Piano regionale di sviluppo coincide con la validità degli obiettivi politici posti a suo fondamento.
Questo è un dedalo di parole che toglie ogni forma e contenuto al Piano regionale di sviluppo, non si capisce più cosa sia, non si capisce quanto duri, "dura fino a quando gli obiettivi politici posti a suo fondamento...", ma poi a fondamento del Piano regionale di sviluppo non ci sono obiettivi politici, c'è una pletora di indagini, di osservazioni, di proposte, c'è di tutto; inoltre si dice di stare attenti perché dura fino a quando gli obiettivi politici sono validi. Chi decide che sono validi? Trovo questa cosa, Assessore Ferraris, priva di senso e da correggere. Dite che è legata alla Giunta che lo ha presentato, dite che vale una legislatura, dite che vale fintanto che qualcuno non lo contesta, ma non ha nessun senso scrivere quanto proponete.
L'altra osservazione è che questo Piano regionale di sviluppo dovrebbe essere l'atto fondamentale, obbligatorio di una Regione: fondamentale obbligatorio almeno all'inizio della legislatura. Ogni volta che si ricomincia a governare sulla base delle elezioni bisogna dire che cosa si vuol fare in quei cinque anni (dovremmo averlo già detto in fase elettorale agli elettori nei programmi). Dovrebbe essere un atto obbligatorio, la Giunta si presenta, presenta un programma e lo traduce in leggi, in atti amministrativi e negli investimenti coerenti con questo programma. Questo dovrebbe essere fatto, una legge dovrebbe dirlo. Salvo poi che la Giunta che concretamente si insedia dica di aver trovato il vecchio Piano di sviluppo, lo faccia suo e il Consiglio lo riapprovi con questa e quell'altra correzione, ma questa è una prassi amministrativa di una Giunta, non è una legge.
Invece in questo caso si dice: "Attenzione - viva il federalismo, ruolo centrale della Regione, faremo tutto noi - all'inizio di ciascuna legislatura la Giunta valuta l'opportunità di rielaborare, modificare..." trovo che sia un modo che sminuisce la forza di governo che deve avere un Consiglio regionale. Dopodiché all'ultimo comma c'è proprio lo smantellamento del ruolo del Consiglio, perché dopo aver detto tutto questo, all'ultimo comma si dice che questo Piano regionale di sviluppo che è stato elaborato con quella procedura illustrata precedentemente, di punto in bianco può essere cambiato dalla Giunta regionale senza rendere conto ad alcuno. Infatti dice: "le modifiche che non incidono sugli obiettivi programmatici...". Sapete bene quali sono gli obiettivi programmatici e quali sono le modifiche che non incidono: chi dice che non incidono sugli obiettivi programmatici, forse la Giunta? Con quale confronto con il Consiglio? Nessuno.
Questo art. 6 stravolge i pesi del Consiglio e della Giunta, scrive alcune cose di una genericità assolutamente pericolosa, attenua la centralità della programmazione regionale, assegna alla Giunta compiti una volta all'anno in proprio, non si capisce perché vengano scritti in questo modo. Pertanto su questo articolo nutriamo moltissime perplessità: le due più grandi le abbiamo trasformate in due emendamenti. Sulle altre, se siete proprio convinti di procedere, procedete.



PRESIDENTE

La Giunta dichiara di non accogliere l'emendamento.
Il Consigliere Chiezzi chiede la votazione per appello nominale.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento n. 1) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 27 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
2) Emendamento presentato dall'Assessore Ferraris: sostituire l'intero comma secondo con: "Il PRS costituisce altresì il riferimento fondamentale per l'attività del Consiglio regionale in sede di approvazione dei bilanci. Esso costituisce altresì riferimento, ai fini del coordinamento tra i diversi strumenti - che però mantengono la loro specifica ed autonoma operatività per l'approvazione dei piani territoriali e dei piani settoriali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli, 5 contrari e 8 astensioni.
3) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: il comma secondo è soppresso e così sostituito: "Il PRS costituisce altresì un riferimento fondamentale per l'attività della Giunta regionale in sede di approvazione delle proposte dei documenti di bilancio, di pianificazione territoriale e di programmazione settoriale o di area".
La Giunta non accoglie tale emendamento.
Il Consigliere Chiezzi chiede la votazione per appello nominale.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento n. 3) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 10 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
4) Emendamento presentato dal Consigliere Buzio: al comma secondo, sopprimere la parola "fondamentale".
L'emendamento viene ritirato dal Consigliere proponente per coordinamento del testo.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Dameri e Foco: al comma sesto, dopo la parola "deliberazione", sostituire le parole finali con le parole "di Consiglio su proposta della Giunta contestualmente all'approvazione della legge di bilancio".
L'emendamento è accolto dalla Giunta.



CHIEZZI Giuseppe

Noi ci asteniamo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli, 2 contrari e 14 astensioni.
6) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: il comma sesto è soppresso.
La Giunta non lo accoglie.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 24 contrari e 7 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 6, così emendato, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 voti favorevoli 28 voti contrari 12 astensioni 5.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo, anche se la sordità dell'Assessore è assolutamente dissuasiva; tuttavia, non mi faccio dissuadere dai silenzi che l'Assessore mi regala. Evidentemente dico delle cose prive di alcun interesse ed alcun senso, ma poiché ne sono convinto, procedo nel fare osservazioni: la speranza è l'ultima a morire.
All'art. 7 si dice: "Costruiamo un nuovo documento, il rapporto sullo stato del Piemonte"; si dice che è un documento di analisi della situazione economica e sociale; si dice che il documento è presentato dalla Giunta al Consiglio. Fin qui tutto bene. Ma poi - ed è qui il punto interrogativo questo documento cos'è? A cosa serve? Dove finisce? Si dice che il documento è a supporto della discussione del bilancio preventivo. Dato che questo rapporto sullo stato del Piemonte è elefantiaco, enciclopedico, superprogrammatorio (mi ricorda la stesura quinquennale dello stato dell'Unione Sovietica); dato che si tratta di un documento di quella mole - e lo si capisce anche leggendo tutte le cose che dovrebbero essere contenute - sarà votato dal Consiglio o no? Nella legge questo non è scritto. Se l'intenzione della Giunta è proporre un monumento socio-economico del Piemonte, fatto all'ora x, si dica con chiarezza se questo monumento viene approvato o meno dal Consiglio. Che senso ha dire che questo è un documento a supporto della discussione del bilancio? A cosa serve questo documento? Risposta: è a supporto! Lo trovo squilibrato, nel senso che è un documento che non viene votato, non serve a nulla. Se invece ha quella valenza, si dica che fine fa questo documento. Sembrerebbe una pubblicazione della Regione Piemonte: ogni tanto la Regione Piemonte pubblica un libro, poi ognuno ne fa quello che crede.
Se questa è l'intenzione, mi sembra ci sia uno squilibrio tra la mole e l'importanza che voi assegnate al rapporto sullo stato del Piemonte e poi l'inefficacia di quello del documento, che è inefficace a tutti i livelli perché non è approvato in nessuna forma. Non si dice neppure se sia approvato dalla Giunta, si può ipotizzare, ma lo delibererete il documento sullo stato del Piemonte? Lo delibera la Giunta e al Consiglio lo fa solo vedere? Non lo delibera nemmeno la Giunta? Inoltre si dice che per predisporre il Rapporto sullo stato del Piemonte si utilizzano anche specifiche elaborazioni dell'Istituto Regionale di Ricerca. E gli altri enti strumentali non li utilizziamo? Lungo il percorso di questa legge, si richiedono sempre consulenze di esperti economici, e le forze di cui disponiamo non vengono citate? Sulla elefantiasi di questo documento, altro che le critiche di Bobbio sulla troppa organicità di cui pativano le leggi precedenti! Questo è un monumento di organicità presunta, con il quale sistemate ogni formica che cammina sul Piemonte. Ma cosa c'entri Bobbio con questo proprio non lo capisco.
Il comma quarto mi sembra un po' equivoco, nel senso che si dice che la Giunta regionale può sottoporre al CREL il Rapporto sullo stato del Piemonte. Cosa voglia dire sottoporre non si capisce! Lo mette sul tavolo del CREL? E poi il CREL cosa fa? Potrebbe, sulla base di questo comma farne un bel niente.
Poi si dice: "può altresì consultare gli enti locali". La Giunta regionale può fare quello che crede, e non è il caso che una legge elenchi passo passo le possibilità della Giunta. Le possibilità della Giunta sono le più ampie: la Giunta governa, consulta, predispone e fa tutto quello che crede. Se lo si mette in legge ritengo che dovrebbe essere precisa dicendo: "può affinché", "può in questi tempi", "deve" e l'organismo che riceve "fa o non fa" certe cose. Scriverlo così mi sembra inutile, nel senso che è scontato che la Giunta può fare sempre quello che crede, ma se lo vogliamo inserire in una legge, sia almeno chiaro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Suggerisco al Presidente di istituire qualche meccanismo che impedisca al collega Chiezzi di stare in Consiglio, perché le questioni che lui pone anche se condivisibili, sono sempre fondate, e quindi è difficile per uno che non sia a sua volta stato oggetto di qualche provvedimento di prescrizione non intervenire.
Sono abbastanza interessato alla questione posta dal Consigliere Chiezzi in ordine allo stato della programmazione. Ho scritto qualche anno fa una cosa del genere.
Quando noi liberali abbiamo affossato i Comprensori, abbiamo immediatamente colto l'esigenza di costruire un rapporto con gli enti locali, e avevamo ipotizzato, nel disegno di legge presentato, che ci fosse una Conferenza della programmazione, cioè dei momenti in cui a viva voce ci si confronta e ci si informa sullo stato della programmazione, a prescindere dai documenti.
Quello che dice il collega Chiezzi ha un senso, ma non è un problema da risolvere qui. In ogni caso, se l'Assessore ha qualche momento per riflettere, nulla vieta che, con un provvedimento a parte, si possa inserire.
Il fatto che vada registrato comunque lo stato d'essere, che abbia qualche approdo politico-operativo, probabilmente potrebbe diventare l'oggetto per una Conferenza sullo stato d'essere del Piemonte, ma non sulla realtà del Piemonte in termini di sviluppo della programmazione.
Quindi, potrebbe essere utile riprendere la consultazione come un momento centrale del Consiglio, non nel senso di sentire, ma nei termini di un seminario.
Noi, nel nostro disegno di legge, consideravamo la Conferenza sulla programmazione come un'occasione di confronto, alla base della quale ci fosse anche un ufficio che seguisse nel tempo i rapporti con gli enti locali, con le organizzazioni di categoria e, in generale, con i cittadini per fare da snodo e modo di conoscenza vivo, visibile e confrontabile.
Alla Conferenza sulla programmazione, annuale o biennale, o diamo una valenza istituzionale, oppure diventa un momento processuale che aiuta a prepararne altri. Siccome non l'abbiamo individuata in funzione di un momento preciso, potrebbe essere recuperato il nostro ragionamento di molti anni fa in base al quale, annualmente o biennalmente, in Consiglio regionale ci sia un seminario sulla programmazione, nel quale, sulla scorta del Rapporto steso dalla Giunta, ci si confronti con la società civile e con le istituzioni. E' un seminario che non deve produrre altro che ordini del giorno o deliberazioni di tipo orientativo. Dovrebbe essere un modo per trovarci tutti vis-à-vis senza intermediari - cosa a cui tengo molto - ma soprattutto per cercare di dare sostanza alla Conferenza sulla programmazione da me ipotizzata, e dare sede e sviluppi al Rapporto sullo stato d'essere del Piemonte che apprezzo.
Ovviamente non possiamo concretizzare un ragionamento di questo genere nell'immediato, ma sono intervenuto ugualmente per sostenere che quando un oggetto ha effettivamente una giustificazione, bisogna solo fare lo sforzo e abbiamo tutto il tempo necessario di trovare il modo per utilizzarlo.
Lascio alla riflessione della Giunta e dei colleghi questa ipotesi sulla quale lavorare in futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Avevo già espresso nel mese di luglio - non ricordo se in aula oppure in colloqui e ragionamenti all'esterno - all'Assessore Ferraris le mie perplessità sul fatto che questa legge mancasse di vari elementi, tra i tanti quello fondamentale di un procedimento e di strumenti di verifica dell'attuazione di una programmazione, qualunque sia la definizione di programmazione.
In quest'aula ci sono posizioni diverse sul significato delle modalità che il processo di programmazione dovrebbe assumere. Comunque quali che siano le modalità più dirigistiche, più libere, più evocatrici delle forze sociali ed economiche che si sviluppano nella società, quello che diventa importante per una funzione di governo, se si vuole fare la programmazione è avere una verifica continua dei processi di attuazione, della validità e della convalida delle linee di programmazione.
Se non c'è questo, rimangono documenti che stanno in un cassetto o nelle mani di qualche funzionario, mentre le cose procedono in una direzione che può assolutamente non coincidere. Ma se questo succede, o succedesse, significa che l'attività di programmazione che un istituto come la Regione tende a svolgere è assolutamente vana, ininfluente o addirittura controproducente. La questione della verifica è la vera linea di qualificazione delle attività istituzionali ed amministrative e direttamente anche dell'attività legislativa. Il nostro Paese - forse mi ripeto - è viziato dall'origine della costruzione del sistema amministrativo legislativo, che è un sistema che non si pone il problema che delle verifiche formali. Non si pone il problema delle verifiche di sostanza; se uno vuol fare della programmazione la prima questione che si deve porre è quella delle verifiche di merito, perché una programmazione non sarà valida per anni. Qualsiasi testo, per quanto elastico, non pu ritenersi valido per anni; non possiamo avere la presunzione di avere la capacità di definire una linea di intervento che rimanga valida per anni.
La complessità delle cose che avvengono in qualsiasi comunità, piccola e grande, ci dice come sia continua la variabilità delle spinte, da quelle monetarie a quelle economiche più generali, con influenze che provengono da lontano, magari in questo Piemonte attraverso l'economia italiana da decisioni che si prendono sul piano dei processi dei Ministeri delle Difese o di quelli economici di paesi lontani. C'è il problema di fare come fanno i topi, che quando cercano il buco ove passare battono con il naso dentro e se non c'è il buco si spostano.
Questo processo di verifica deve configurarsi proprio nell'immagine che io ho detto: non battere alla cieca, la programmazione è il tentativo di avere occhi ed intelligenza, ma senza presunzione e una volta che si tocca e si verifica che non va bene, modificare. Queste questioni allora diventano fondamentali e in questo testo di legge non c'è l'indicazione di un modo di procedere a queste verifiche e non c'è un'indicazione ed un'assunzione di queste verifiche come la vera leva di comando della programmazione o il vero timone per essere dentro al governo dei processi economici, al di là delle spinte dei vari flussi. Mi sembra più un testo che avrebbe bisogno, così come è, dell'indicazione finale nell'ultimo articolo di chi è il direttore del Ministero della Programmazione: è molto ministeriale la struttura di questa legge di programmazione e sembrerebbe solo più da completare sotto questo profilo con la nomina del Direttore della Programmazione ministeriale.
Intervengo sull'art. 7, perché ho dovuto assentarmi sugli altri.
Intervengo perché è un articolo che attiene molto alla questione della verifica più che al rapporto sullo stato del Piemonte: rapporto per cui noi diamo un contributo annuale all'IRES e quindi in questa valutazione di carattere generale, come può essere la valutazione dello stato del Piemonte, credo che dovrebbe rispondere il lavoro che tutti gli anni fa l'IRES, caso mai chiedendo che lo si caratterizzi secondo le esigenze di informazione che hanno il Consiglio e la comunità. Sembrerebbe opportuno che questo art. 7 parlasse invece di verifica dell'attuazione. Il rapporto dello stato del Piemonte può servire per la formulazione del Piano di sviluppo, dopodiché c'è bisogno tutti gli anni di avere la verifica della realtà dello sviluppo in Piemonte. Verificare se quello che diciamo non così concretamente in un Piano di sviluppo corrisponde e se i progetti che abbiamo indicato sono proprio quelli congruenti a quel processo di sviluppo. Mi sembra un articolo che dovrebbe essere formulato un po' diversamente. Mi rendo conto che non si può fare tutti gli anni il rapporto sullo stato del Piemonte, ma aggiornare tutti gli anni come sta andando il Piemonte mi sembra giusto e in questo senso avere una verifica annuale di come si sta attuando la programmazione. Le questioni dovrebbero essere modificate.
Sono d'accordo con le posizioni espresse dal Consigliere Chiezzi perché mi sembrano molto motivate. E' necessario quindi che questo lavoro dell'IRES sia il rapporto dello stato del Piemonte, che l'IRES ci faccia annualmente una verifica dell'attuazione dei processi economici piemontesi e della loro corrispondenza con le politiche di programmazione. Ci sono altre questioni di lettura ambientale, territoriale, che esprimono fattori di carattere economico, non sono solo fattori di decisione fisica e non economica. Mi sembra che al comma quarto, dove si dice "può sottoporre al Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro (CREL)" si potrebbe prevedere che si sottopongano delle verifiche annuali: al Consiglio regionale prima dell'approvazione del bilancio e al Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro, che è un altro organismo, un organismo di rapporto fra Giunta e comunità, ma che se non ha un riscontro anche nel Consiglio diventa davvero una struttura ministeriale. I Ministeri non sono costruiti con tanti Consigli su cui opera un direttore di Ministero e così via, ma abbiamo sempre considerato che non corrispondessero alle esigenze di governo e di partecipazione delle istituzioni. Non bisogna dire "può" "deve" sottoporre al Consiglio regionale prima dell'approvazione del bilancio e al Consiglio dell'Economia e del Lavoro, le verifiche annuali di attuazione dei processi di programmazione. Mi sembrerebbe un elemento qualificante, capace in qualche modo di recuperare questa legge a dei modi d'essere più propri della programmazione di un istituto come la Regione che non proprio di una struttura ministeriale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Brevissimamente. Volevo solo dire, perché si stava appunto parlando di una proporzionalità doverosa degli interventi, che tra i motivi che ho dimenticato del voto contrario c'è anche questo: che io insisto sempre affinché tutte le leggi e le delibere che facciamo dovrebbero avere, e dovrebbe essere chiesto nel testo, l'assistenza della Magistratura e della Polizia per l'applicabilità e l'esecutività, senza che poi dopo qualche anno arrivi lo scandalo e ormai il male è fatto. Quindi prevenire e non reprimere, mi pare una cosa molto logica ed elementare che però non è ancora entrata nella mentalità passatista di chi deve decidere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

La logica di questo articolo, quindi l'indicazione del rapporto sullo stato del Piemonte, è quella di costruire una serie di analisi sulla situazione socio-economica della Regione che consenta, in sede di approvazione del bilancio, di avere un quadro di riferimento rispetto al quale potere decidere in modo più consapevole.
Questo è l'accoglimento di una delle richieste che mi pare sia stata fatta più volte, in Consiglio regionale.
Questo documento rimane, nella sostanza, un documento di analisi.
Quindi, Consigliere Chiezzi, è difficile votare un documento di questo genere. Ciò che viene votato in Consiglio è il bilancio che trae anche da queste analisi le ragioni dei propri indirizzi. Il bilancio è lo strumento operativo. Quindi quello è lo strumento che dobbiamo approvare in Consiglio regionale. Ho difficoltà a capire l'osservazione che viene fatta, se non nel fatto che, probabilmente, si riteneva o si pensava di dare al rapporto sullo stato del Piemonte un significato superiore a quello che proponiamo.
In quel senso il documento sarebbe un ritorno al passato e diventerebbe qualcosa di elefantiaco, di ingombrante e di difficilmente percorribile.
C'è una seconda valutazione che ha fatto il Consigliere Marchini sulla Conferenza di programmazione. Credo che sia uno spunto interessante e credo che se ne possa tenere conto nell'organizzazione dei lavori che stiamo preparando.
Per quello che riguarda l'osservazione del Consigliere Rivalta a me sembra uno spunto anche questo interessante perché riguarda l'esigenza di verificare comunque lo stato di attuazione e di cammino del Programma regionale di sviluppo.
Credo che anche in questo caso ci siano degli strumenti previsti in legge che consentano di verificare questo cammino. Quello fondamentale, che poi in fondo è sempre il rinvio operativo di questa legge, non è già il bilancio di previsione, ma il conto consuntivo, cioè lo strumento che esattamente anno per anno in modo molto netto dice, rispetto alle cose proposte, le cose che sono state fatte.
Anche nell'articolo successivo, per quel che riguarda il funzionamento del FIP, quindi la politica di investimenti della Regione, c'è un articolo (l'art. 17) che addirittura istituzionalizza un sistema di monitoraggio e di valutazione dello svolgimento degli investimenti. Quindi credo che strumenti di verifica ci siano. Se però vengono ulteriori proposte c'è la totale disponibilità della Giunta a valutare se possono essere aggiunti altri strumenti di verifica. Se il Consigliere Rivalta riterrà di presentarle, credo si possa valutare l'opportunità di introdurre qualche modificazione.
Una strada potrebbe essere quella di non modificare il testo attuale e invece considerare, all'interno dei quattro documenti che fanno parte del rapporto sullo stato del Piemonte, se esiste la possibilità di inserire ovviamente assumendo qui un impegno formale, le cose che sono state richieste. Siamo quindi aperti a valutare se sia possibile (in fase realizzativa, o anche subito se si vuole formalizzare un emendamento) prevedere quanto è stato richiesto.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di parola e se nessuno intende presentare emendamenti, si proceda alla votazione dell'art. 7, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione e il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 26 voti contrari 4 astenuti 9.
L'art. 7 è approvato.
Dobbiamo organizzare i nostri lavori.
L'esame della legge è ancora lungo. Non vi sono più emendamenti. Si prevedono interventi sugli altri articoli, numerosi, e le relative dichiarazioni di voto.
Teniamo conto che alle ore 17 dobbiamo chiudere, i Consiglieri lo sanno.
Sentiti alcuni commenti dei Consiglieri, interrompiamo la seduta antimeridiana. Vi prego di essere puntuali per le ore 14,15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,35)



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