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Dettaglio seduta n.296 del 26/07/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI


Argomento: Nomine

Interrogazione n. 1674 dei Consiglieri Ferrara e Marchini inerente le procedure di nomina del Presidente della Camera di Commercio di Cuneo


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" comunico che l'interrogazione n. 1674 presentata dai Consiglieri Ferrara e Marchini è stata ritirata dai proponenti.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione n. 1872 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente l'adozione di strumenti urbanistici da parte dei Comuni per attuare il recupero di insediamenti abusivi e per il censimento delle lottizzazioni avvenute in difformità della legge


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 1872 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Con l'interrogazione di cui in oggetto, i Consiglieri regionali Chiezzi e Maggiorotti pongono i seguenti quesiti: quanti Comuni della regione hanno sinora adottato la variante allo strumento urbanistico per attuare il recupero degli insediamenti abusivi come prescrivono la legge n. 47 del 1985 e la L.R. n. 58 del 1985 se l'Assessorato all'urbanistica ha effettuato o intende effettuare il censimento delle lottizzazioni avvenute in contrasto con le disposizioni dell'art. 8 della legge n. 765 del 1967, tenuto conto che diverse potrebbero essere sprovviste di parte delle urbanizzazioni primarie.
In ordine al primo quesito, si riferisce che nessun Comune della Regione si è avvalso della facoltà di adottare varianti agli strumenti urbanistici per il recupero degli insediamenti abusivi, a norma della legge 28/2/1985, n. 47, e della relativa 30/4/1985, n. 58. E ciò nonostante che la predetta legge regionale preveda la tacita approvazione di tali varianti, qualora la Regione non comunichi al Comune le proprie determinazioni entro 120 giorni dal loro ricevimento. Quindi, nessun Comune del Piemonte ha adottato specifiche varianti agli strumenti urbanistici finalizzate al recupero degli insediamenti abusivi.
Tuttavia, non si può certo escludere che siano state adottate - e quindi approvate dalla Regione - prescrizioni urbanistiche, contenute in Piani regolatori e loro varianti, volte alla "sanatoria" di insediamenti abusivi.
Al riguardo, questo Assessorato si è sempre ispirato a criteri di massima trasparenza amministrativa, richiedendo ai Comuni di dichiarare la presenza di eventuali insediamenti abusivi che si intendono "sanare" con l'adozione di Piani regolatori e loro varianti, e di fornire ampie e congrue motivazioni in ordine alle relative scelte di pianificazione.
In ordine al secondo quesito, si riferisce che l'Assessorato all'urbanistica non ha effettuato un "censimento" sistematico delle lottizzazioni avvenute in contrasto con le disposizioni di legge. Tuttavia ogni qualvolta si è avuta notizia di lottizzazioni di fatto, si è provveduto ad avviare procedimenti di vigilanza urbanistica, con le relative contestazioni ai Comuni interessati, soprattutto in ordine alla previsione e alla realizzazione delle opere di urbanizzazione.
Ciò detto, pare opportuno evidenziare che la scelta di demandare ai Comuni l'approvazione degli strumenti urbanistici esecutivi - tra questi anche i piani di lottizzazione - è stata compiuta dal legislatore regionale ancor prima della legge n. 47/85. Infatti, già la L.R. n. 56/77 prevedeva la potestà dei Comuni di approvare i piani esecutivi convenzionati (già piani di lottizzazione) e con L.R. n. 61/84 fu modificato l'art. 40 della legge urbanistica, proprio nel senso di demandare l'approvazione di tutti gli strumenti urbanistici esecutivi ai Comuni.
I piani particolareggiati, i PEEP e i PIP approvati dai Comuni sono trasmessi alla Regione solo per notizia, mentre i piani esecutivi convenzionati ed i piani di recupero non sono neppure comunicati alla Regione.
L'Assessorato all'urbanistica ha comunque intrapreso iniziative volte ad assicurare un più efficace controllo sulla pianificazione urbanistica esecutiva, che deve essere conforme ai Piani regolatori generali e loro varianti, la cui approvazione compete alla Regione. Infatti, con circolare del Presidente della Giunta regionale del 14/7/1993, n. 12/URE, si è richiamata l'attenzione sul fatto che gli strumenti urbanistici esecutivi possono essere approvati dai Comuni solo se rigorosamente conformi alle prescrizioni, generali e di dettaglio, dettate dai Piani regolatori generali e si è avviata una procedura per il controllo sistematico dei piani particolareggiati, dei PEEP e dei PIP che vengono inoltrati alla Regione per conoscenza.
Vorrei fare un'integrazione collegata all'approvazione del decreto legge sulla sanatoria edilizia recentemente emanato dal Governo. Colgo questa occasione per esprimere il giudizio negativo della Giunta regionale in particolare dell'Assessorato all'urbanistica, sul provvedimento del Governo, per diverse ragioni.
Innanzitutto quando fu approvata la legge n. 47 si disse che era giunto il momento di sanare alcune situazioni una volta per tutte, in modo da limitare al massimo gli abusi edilizi. D'altro canto, dobbiamo dare atto che nella nostra regione complessivamente la situazione è ben diversa da quella che viene illustrata come caratteristica tipica di altre zone d'Italia.
Avendo fatto qualche esperienza, anche se molto indiretta, come Assessore all'urbanistica, e sulla base delle carte che esamino nell'arco della giornata, posso dire che in Piemonte ci troviamo molte volte di fronte ad un abusivismo di difformità e non certo alle forme di abusivismo adombrate come caratteristiche di altre zone d'Italia.
L'approvazione della legge urbanistica n. 56, il lavoro più che decennale dell'Assessorato, l'impegno dei Comuni verso il massimo decentramento degli strumenti esecutivi ed una certa difficoltà a redigere i Piani regolatori generali, hanno creato le condizioni per consentire un'accettabile governo del territorio e della pianificazione urbanistica nella nostra regione, anche se è da aggiornare, perché i tempi si evolvono e, di conseguenza, devono evolversi anche le legislazioni regionali.
Quindi, si sono posti degli argini molto rigidi ed invalicabili che uniti alle diverse sensibilità della comunità piemontese, hanno impedito il dilagare di fenomeni come quelli a cui tende porre rimedio il decreto legge recentemente approvato dal Governo, sul quale - ribadisco - viene dato un giudizio negativo.
Anche la legge n. 47, dal punto di vista procedurale, presentava delle procedure molto farraginose. E' una legge che fa piovere sul tavolo della Regione 30-40 mila segnalazioni ogni anno, quando mediamente sono già 10.000 le segnalazioni di vigilanza urbanistica che normalmente arrivano sui nostri tavoli per svariate questioni che sorgono nelle varie realtà locali. Se a tutto questo si aggiunge la massa cartacea che attiene al condono e alle pratiche della legge n. 47, la situazione diventa difficilmente governabile.
Quindi, il nostro auspicio di fronte al decreto legge sulla sanatoria edilizia non è tanto quello di estendere o di ampliare la casistica, quanto piuttosto quello di semplificare le procedure per far sì che i Comuni (le Regioni sono state totalmente estraniate anche da questo ulteriore e recente provvedimento del Governo) siano messi in grado in breve tempo di arrivare ad una riduzione del numero delle segnalazioni e delle denunce e di giungere ad un punto fermo, iniziando così una nuova fase nella gestione urbanistica del territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto della risposta dell'Assessore. Stupisce che per quanto riguarda il recupero degli insediamenti abusivi nessun Comune abbia affrontato il problema in termini ufficiali. Questo è un po' strano, perché permette di occultare una realtà di abusivismo scegliendo la regolarizzazione attraverso atti di normale amministrazione urbanistica, mentre così non è.
La sanatoria degli insediamenti abusivi - per i quali c'è una legge specifica dovrebbe essere affrontata dichiarando ufficialmente l'esistenza degli stessi, e predisponendo gli strumenti opportuni. Questo è una sorta di occultamento di una realtà.
Teniamo presente che, a valle della sanatoria, vi sono i problemi connessi all'esistenza delle opere di urbanizzazione che spesso non vengono effettuate, o quando vengono effettuate sono a totale carico della collettività.
Chiedo all'Assessore che su questa vicenda si invitino i Comuni a controllare e predisporre gli strumenti sugli insediamenti abusivi in modo congruo, cioè denunciando chiaramente questi episodi in modo che la Regione Piemonte possa avere ragione dell'estensione del fenomeno.
A questo fine penso che sarebbe utile che l'Assessorato all'urbanistica facesse un censimento delle lottizzazioni in contrasto con l'art. 8 della legge n. 765. Potrebbe essere un censimento per aree territoriali fatto a campione, in modo da avere una relazione che fornisca dati precisi sul fenomeno dell'abusivismo in Piemonte, che sappiamo non essere esteso, ma esiste.
La Regione Piemonte ha la competenza della vigilanza urbanistica data dalla legge n. 56; mi sembra però che tale competenza non si traduca in una capacità di governo, sia in termini di prevenzione dell'abusivismo sia in termini di perseguimento efficace dello stesso abusivismo.
Ricordo l'ultima delle vicende su cui la Regione è stata impegnata quella de "Le Gru". Non so se il decreto di condono sanerà anche l'abusivismo de "Le Gru", non so se è stato inventato anche per sanare questa cosa, ma certo è che, di fronte ad un chiaro insediamento parzialmente abusivo, la Regione Piemonte non ha fatto nulla per evitare i danni conseguenti alla sua esistenza, tant'è che ha autorizzato la messa in produzione, e quindi valorizzazione di un insediamento abusivo.
Rimane la prassi di vigilanza urbanistica a lato, di cui però ad oggi non conosco quale sia stata l'efficacia, né so quali siano gli intendimenti della Giunta regionale per giungere ad una definizione della materia.
Infatti mi risulta che il Centro commerciale "Le Gru" continui a funzionare tranquillamente: la pratica è ferma in Regione, ma il ripristino della legalità non è ancora avvenuto.
Sul comparto della vigilanza urbanistica e dell'abusivismo penso si debba fare di più sia in termini di prevenzione, facendo un censimento campionario nelle aree in cui questi fenomeni sono avvenuti, sia portando a termine le pratiche di vigilanza urbanistica in termini più seri e più operativi di quanto la Regione stia facendo.
Gradirei inoltre che la Giunta regionale facesse una comunicazione sul tema della vigilanza urbanistica su "Le Gru", che rappresenta una situazione molto delicata dal punto di vista degli abusivismi edilizi andati a buon fine per chi li ha commessi. Non ritengo che questa situazione possa essere trattata in termini di routine, quindi gradirei una comunicazione periodica, in particolare sul rapporto tra l'abusivismo edilizio accertato presso "Le Gru" e le possibilità aperte dal condono ammesso che vada a termine - per sanare gli eventuali abusi. Sarebbe veramente incredibile se fosse così. Spero che non lo sia, però una comunicazione della Giunta sul tema oltre ad essere gradita penso sia anche doverosa.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 2175 dei Consiglieri Rivalta, Bortolin, Buzio e Calligaro inerente i criteri di assegnazione a cooperative edilizie di aree per l'edificazione di alloggi di edilizia economica nel Comune di Giaveno


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 2175 presentata dai Consiglieri Rivalta Bortolin, Buzio e Calligaro, cui risponde ancora l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Con l'interpellanza in oggetto i Consiglieri regionali firmatari della stessa vogliono conoscere i criteri di assegnazione a cooperative edilizie di aree per l'edificazione di alloggi di edilizia economica e popolare nel Comune di Giaveno. Più in particolare al punto a), citando i casi specifici della Soc. ARCAS S.p.A., della Coop. Giaveno 88, della Coop. Il Faggio e della Coop. Piemontese, vogliono sapere se gli stessi siano stati soggetti di finanziamento regionale o di altra provenienza.
In proposito si riferisce che alle cooperative Giaveno 88, Il Faggio e Piemontese, non è stato assegnato da questa Amministrazione regionale alcun finanziamento per la realizzazione di programmi di edilizia agevolata nel Comune di Giaveno.
All'impresa ARCAS S.p.A, invece sono stati assegnati due finanziamenti per interventi costruttivi nel Comune di Giaveno: un primo finanziamento di 800 milioni è stato assegnato nel 1985 (completamento terzo biennio), a seguito di rilocalizzazione dal Comune di Grugliasco per la realizzazione di un programma che prevedeva la costruzione di n. 16 alloggi finanziati e di n. 7 in autofinanziamento; un secondo finanziamento di 720 milioni è stato assegnato con DGR n. 67-4471 del 4/3/1991 (sesto biennio) per la realizzazione di un programma che prevedeva la costruzione di n. 12 alloggi finanziati e di n. 6 alloggi in autofinanziamento.
Circa i punti b) e c) della stessa interpellanza, vale a dire modalità e criteri per l'assegnazione delle aree, occorre precisare che la predisposizione dei criteri e la responsabilità circa l'ottemperanza degli stessi e della normativa vigente in tale campo, fa capo unicamente alle Amministrazioni comunali. Il fatto che ad un'impresa o ad una cooperativa venga concesso un finanziamento regionale comporta unicamente, per quanto concerne l'assegnazione di aree, il nascere di un diritto di proprietà in capo all'operatore stesso che l'Amministrazione comunale dovrà far rispettare.
L'Assessorato regionale all'edilizia non ha competenza specifica circa l'assegnazione delle aree agli operatori, purtuttavia, comprendendo lo spirito della richiesta contenuta al punto d) dell'interpellanza, vale a dire "quali azioni la Giunta regionale pone in essere per assicurare le aree dei PEEP alla realizzazione dei finanziamenti pubblici ed impedire che assegnazioni preventive vanifichino la programmaizone regionale", è intenzione di questo Assessorato, nella fase di predisposizione dei futuri programmi regionali ed al fine di assicurare, se del caso, le aree occorrenti alla realizzazione dei finanziamenti pubblici, dare comunicazione di tale procedura alle Amministrazioni comunali.
Circa il punto e) con il quale gli interpellanti chiedono di conoscere con riferimento alle cooperative citate, l'elenco dei soci, non si è in grado di fornire una risposta in quanto alle stesse non è stato concesso alcun finanziamento pubblico, né risulta agli atti di questa Amministrazione che abbiano avuto altro finanziamento pubblico.
L'Amministrazione regionale ha il dovere, ai sensi della legge 5/8/1978 n.
457, di esercitare la vigilanza sulle cooperative comunque fruenti di contributi pubblici. In proposito è il caso di segnalare che è intenzione ed è preciso interesse dell'Amministrazione regionale affrontare, anche mediante un confronto con la Commissione consiliare competente, il tema della vigilanza per addivenire ad una nuova legge che consenta di agire in forma attiva avendo precisato ambiti e competenze.
Infine, circa i punti f) e g), ovvero, se la Società ARCAS abbia già in precedenza operato in Giaveno e se gli interventi realizzati siano risultati adeguati dal punto di vista dell'esecuzione, si riferisce che per quanto a conoscenza di questa Amministrazione, l'impresa suddetta non ha avuto, oltre ai già citati, altri finanziamenti pubblici in Giaveno. Per l'intervento finanziato nel 1985 è stato presentato il certificato di fine lavori in data 11/1/1990, unico documento relativo alla chiusura dei lavori richiesto da questa Amministrazione, per quanto di propria competenza.
Per quanto riguarda l'intervento del sesto biennio è stato presentato il progetto alla Regione e i lavori risultano iniziati nell'aprile 1993.
L'impresa citata è stata beneficiaria di due finanziamenti nel Comune di La Loggia, rispettivamente di 200 milioni per la realizzazione di n. 4 alloggi (completamento terzo biennio) e di 1 miliardo per la realizzazione di n. 20 alloggi finanziati e di un numero variabile da 7 a 40 alloggi in autofinanziamento (quinto biennio).
La stessa impresa ha ottenuto dei finanziamenti per la realizzazione di interventi costruttivi nel Comune di Alpignano, rispettivamente di 620 milioni per la costruzione di 21 alloggi (secondo biennio) e di 1.800 milioni per la costruzione di 36 alloggi (primo biennio). Infine con il sesto biennio è stata individuata quale beneficiaria di un finanziamento di 720 milioni per la realizzazione di un programma costruttivo di 12 alloggi finanziati e di 6 in autofinanziamento nel Comune di Rivalta.
E' il caso di segnalare che la verifica sull'esecuzione degli stabili di competenza dell'Amministrazione regionale concerne soprattutto il rispetto delle norme tecniche di cui alla legge n. 457/78, mentre la tipologia costruttiva fa parte di appositi capitolati il cui rispetto è garantito da convenzioni con i Comuni e/o fra le parti in causa. Tuttavia a seguito della nota pervenuta in data 24/9/1987 da parte dell'Amministratore del condominio di Via Pianezza n. 64 di Alpignano, mediante la quale si denunciavano anomalie costruttive dell'impresa ARCAS, questa Amministrazione regionale ha provveduto a prendere contatti con l'impresa costruttrice, dandone comunicazione in data 16/10/1987 al medesimo Amministratore e al Comune. Successivamente nel novembre dello stesso anno l'impresa informava la Regione ed il Comune che i problemi denunciati erano in via di soluzione e che i relativi lavori sarebbero stati completati entro lo stesso mese di novembre. Successivamente a tale comunicazione non sono pervenuti ulteriori reclami e/o segnalazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Non sono soddisfatto della risposta dell'Assessore Cavallera, perché è molto burocratica, sta sulle punte che emergono dai passaggi e dalle formalità burocratiche.
La nostra interpellanza, con molta discrezione, sollecitava la Giunta regionale a svolgere un compito di vigilanza sui fatti che coinvolgono il Comune di Giaveno, il suo Sindaco e la Società ARCAS.
Con la sua risposta l'Assessore, in sostanza, ci fa capire che la Giunta regionale è nell'impossibilità di entrare dentro i fatti, al di sotto delle punte emergenti dell'azione burocratica, e forse non ha né il tempo né la volontà di farlo.
Che ci sia qualcosa di anomalo, lo comprova il fatto che con la nostra interpellanza del 30/11/1993 mettevamo in evidenza gli interventi edilizi e di edilizia agevolata a Giaveno, con i finanziamenti del 1985, da parte della Società ARCAS S.p.A., la cui opera si è rivelata insoddisfacente.
Dopo circa quattro anni dall'ultimazione di quegli alloggi di edilizia agevolata, l'USSL non aveva ancora potuto certificare l'agibilità degli edifici. Quindi, è una situazione assai preoccupante, perché non si tratta di un'operazione fatta da un imprenditore operante con finanziamenti privati. Si tratta di alloggi che godono di un finanziamento di edilizia agevolata concesso nel 1985 e che, ultimati nel 1989, dopo quattro anni non hanno ancora ottenuto l'agibilità per ragioni sanitarie.
Quindi, si tratta di un'anomalia anche pesante, una pervicacia di comportamento, perché se dopo quattro anni dall'ultimazione dei lavori non si è ottemperato agli interventi che l'USSL ritiene necessari, significa che è un'impresa poco affidabile nell'esecuzione delle opere e nei suoi comportamenti successivi. La reticenza a mettersi a norma delle disposizioni sanitarie mi sembra davvero rilevante.
Dalla risposta dell'Assessore Cavallera vengo a sapere che questa situazione non costituisce un fatto isolato per tale impresa, la quale - da quanto ho sentito - è incappata in anomalie costruttive anche a Pianezza denunciate dal Comune.
Quindi, quando si affidano soldi pubblici, si pone davvero un problema di selezione delle imprese, perché la Regione ha il compito di attenersi ad una regola di garanzia sull'efficacia dell'affidamento, e quindi sul buono e tempestivo risultato, cioè l'abitabilità degli edifici costruiti.
Per quanto riguarda l'impresa in questione non posso far altro che constatare i fatti di cui sono venuto a conoscenza in una riunione a Giaveno nell'autunno scorso, ai quali aggiungo quelli riguardanti Pianezza.
Non ho alcuna ragione di andare oltre e di infierire contro quella specifica impresa, anche se reiteratamente si dimostra non in grado di dare garanzie alla Regione che concede i finanziamenti pubblici.
In questo senso, esiste un problema da parte dell'istituto regionale nel formulare i programmi di finanziamento che va certamente recuperato e risolto, nel senso che alle imprese che hanno comportamenti di questo tipo (e questa certamente non sarà l'unica) occorre negare i finanziamenti.
E' necessario quindi selezionare le imprese costruttrici di edilizia agevolata sulla base della loro capacità di realizzazione e della qualità del risultato. Quindi, affido all'Assessore Cavallera - che stimo, per cui nel fare questa sollecitazione non ho motivo di pensare che ci debba essere un altro Assessore - il problema di una vigilanza, un controllo che ci permetta intanto di colpire responsabilità, se vanno colpite, e dall'altra che consenta alla Regione, nella formulazione dei nuovi programmi, di portare avanti scelte oculate di finanziamento.
Vi è però anche un problema che riguarda il Comune. E' davvero singolare che con il comportamento dell'Amministrazione comunale, il Sindaco appaia più come un podestà che come capo di un'amministrazione pubblica. Non credo che si debba ricorrere alle denunce alla Magistratura ma se sarà necessario bisognerà farlo, e chiedo all'Assessore Cavallera di verificare nella sua responsabilità se ci sono gli estremi. Ma non è questo che auspico se non ci sono palesi estremi per farlo.
Auspico invece che la Regione svolga un'azione verso le amministrazioni pubbliche attraverso la relazione interattiva di amministrazione che Regione e Comune su alcuni aspetti (in questo caso di edilizia agevolata) intraprendono. Auspico che svolga una funzione di responsabilizzazione dell'amministrazione pubblica e, ove è il caso, di controllo e di vigilanza.
Infatti è davvero singolare il fatto che il Comune nel 1988 si sia dato dei criteri per l'assegnazione delle aree dell'edilizia economica popolare dei PEP, mentre questi devono essere affidati unicamente a cooperative edilizie per le aree in proprietà. Questa è un'esigenza che la Regione ha sempre manifestato: che le aree dei PEP vengano prioritariamente garantite a soggetti, siano essi cooperative od imprese, ed in questo caso, su precisazione dell'Amministrazione comunale, siano garantite alle cooperative che ottengono il finanziamento da parte della Regione.
Scopro che questo non è avvenuto, che è avvenuto solo per l'impresa.
C'è stata probabilmente una disattenzione da parte della Regione nel non cogliere la disponibilità di aree da assegnare alle cooperative che hanno ottenuto i finanziamenti, mentre cooperative finanziate o anche imprese non hanno aree a disposizione.
Anche in questo senso esiste un problema. La Regione non può essere considerata uno sportello di credito, cui rivolgersi puramente per l'assegnazione dei finanziamenti. Se l'azione della Regione si riducesse a questo, sarebbe meglio che venisse esercitata direttamente dalle banche. Se la Regione vuole ridurre il suo compito di ente promotore dell'attuazione dell'edilizia residenziale pubblica, deve svolgerlo compiutamente, non pu ridursi a diventare uno sportello bancario. Se così dovesse essere, sarebbe bene che le Regioni dicessero al Governo e al Parlamento di dare direttamente i contributi di finanziamento alle banche, le quali sono sicuro che eserciterebbero i controlli di legge con maggiore puntualità ed efficacia di quanto faccia normalmente un'amministrazione pubblica. Le banche eliminerebbero tutta la parte di pura gestione che ora grava sulla Giunta regionale e che sposta l'attenzione da altri compiti che riguardano gli indirizzi della programmazione e la buona efficacia delle politiche di intervento.
Inoltre vorrei far presente un fatto singolare: nello stesso giorno in cui venne pubblicata all'Albo Pretorio la comunicazione che si poteva chiedere l'assegnazione di aree, due cooperative e questa impresa presentarono la domanda. La pubblicizzazione a tutti i cittadini di un'operazione avviata dal Comune, che doveva avvenire solo attraverso la comunicazione all'Albo Pretorio, mostra che tale comunicazione era stata già avviata in direzione di qualche soggetto che, in quel giorno - pur non risiedendo neppure a Giaveno, come risulta dalle sedi di questi tre soggetti - ha avuto la possibilità di accedere ad informazioni precedenti.
Questa è un'anomalia, non so se grave o meno, ma se le Amministrazioni comunali si comportano in questo modo, diventa delicato perfino per la Regione agire di conseguenza.
Vorrei sapere se sono state attuate tutte le verifiche richieste dalla legge circa i requisiti che devono avere i soci di cooperative, non fruenti di finanziamento, di aree PEEP. Mi risulta che non siano state attuate, e su questo chi vigila? Credo che una vigilanza la debba avviare anche la Regione, che approva gli strumenti urbanistici finalizzati alle politiche di edilizia residenziale pubblica. L'utilizzo di queste aree deve avvenire in base alla legge n. 865, con riferimento ai requisiti presenti nei soci.
In ogni caso, le aree possono essere assegnate a cooperative che abbiano almeno il 60% dei soci residenti nel Comune ove l'area è situata.
Per quanto riguarda l'area di Giaveno, tale requisito è stato controllato? Inoltre vorrei sapere se è stata promossa una pubblicizzazione, da parte del Comune e delle stesse cooperative che intendevano operare in questa zona, per verificare se a Giaveno ci fossero dei cittadini intenzionati a partecipare ad un'operazione cooperativa di realizzazione della propria casa. La pubblicizzazione è stata fatta per il problema dell'assegnazione, forse con qualche privilegiato nella celerità dell'informazione, ma credo che i cittadini non siano stati informati sul fatto che le cooperative potevano essere costituite da loro stessi, sempre con il requisito della residenza per il 60% dei soci. Per le cooperative che provenissero dall'esterno doveva essere data la possibilità ai cittadini di Giaveno di partecipare alla composizione del 60% dei membri residenti.
Concludo il mio intervento, esprimendo molto rispetto per il lavoro che l'Assessore Cavallera sta conducendo. Ho voluto porgli alcune problematiche per evitare che le nostre preoccupazioni assumano altre configurazioni, e affinché si ponga al problema un'attenzione di carattere amministrativo al fine di recuperare gli antefatti e far sì che non si ripetano situazioni di questo genere.
In questi giorni ho prestato attenzione alle pubblicità per la vendita degli alloggi comparse sui giornali, cosa che evidentemente va fatta. Non vorrei che si verificassero ulteriori operazioni di scavalco dei diritti dei cittadini di Giaveno a favore di altri, i quali pur avendo titolarità ad avere la casa, forse ce l'hanno con un grado di priorità meno accentuato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio, Cattaneo, Marino e Spagnuolo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Richiesta intervento della Giunta sul problema della vertenza "Radiocorriere"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cerchio; ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Mi riferisco ad un'interrogazione presentata qualche giorno fa che non compare ancora nell'o.d.g.
Intervengo in quanto sono a conoscenza che questa mattina è in corso a Roma, presso la nuova ERI, una riunione delle Organizzazioni sindacali dei poligrafici e della stampa subalpina in ordine a paventate fuoriuscite dal ciclo produttivo di dipendenti del "Radiocorriere", di cui la nuova ERI è proprietaria, con un'ipotesi di cinquanta persone in cassa integrazione.
Tenuto conto di questa emergenza, che in qualche modo coinvolge circa ventidue lavoratori ancora esistenti sul territorio piemontese e numerosi altri che nei mesi passati ancora operavano a Moncalieri, presso la ILTE chiedo alla Giunta e all'Assessore competente se non ritenga opportuno inviare stamane un fax di preoccupazione nei confronti di questa "vertenza" che, in qualche misura, riduce ulteriormente spazi occupazionali.
I dipendenti che un tempo lavoravano alla stampa e alla redazione presso la ILTE di Moncalieri, essendo state chiuse entrambe, si sono ridotti a circa ventidue, e proprio questi potrebbero essere coinvolti nell'ulteriore pacchetto di cinquanta lavoratori per i quali è stata ipotizzata la cassa integrazione.
Pertanto, chiedo alla Giunta di aderire a questa proposta. Giungerà successivamente l'interrogazione che ho presentato alcuni giorni fa, ma essendo in corso questa riunione presso la nuova ERI, credo sia positivo un intervento della Giunta.



PRESIDENTE

Credo di poter interpretare l'atteggiamento del collega Marengo e del Presidente della Giunta, dicendo che questa mattina vi sarà un intervento della Giunta presso la nuova ERI.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 960: "Piano dei corsi per operatori sanitari. Anno scolastico 1994/1995"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 960.
La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Intervengo brevemente per introdurre la discussione e la votazione di questa deliberazione che giunge abbastanza in ritardo rispetto ai tempi necessari per un avvio razionale delle attività di formazione professionale nel settore sanitario in Piemonte.
Le vicende al riguardo sono abbastanza conosciute, soprattutto dai membri della Commissione. Il precedente governo regionale aveva ritenuto di avviare un tipo di deliberazione in parte diverso da quello che si propone oggi all'approvazione del Consiglio. Il motivo di tale scelta è il seguente: nella valutazione del fabbisogno infermieristico e del personale non medico della nostra regione, così come in tutta Italia, siamo obbligati e lo dico con dispiacere e anche con una forte denuncia dei vincoli con i quali la Regione deve operare - a tenere presente, purtroppo, soltanto un unico parametro, che è quello della possibilità concreta, da parte di coloro che si diplomano, di trovare un posto di lavoro, in particolare nel settore pubblico.
Gli unici dati attendibili di cui siamo in possesso sono quelli che derivano dall'applicazione delle leggi di blocco delle assunzioni nel Servizio Sanitario Nazionale, e quindi dalla possibilità di accedere al SSN per queste figure in una certa quantità.
Un approccio razionale e concreto dovrebbe prevedere invece un calcolo del fabbisogno reale del sistema sanitario regionale, che parta da considerazioni non strettamente legate alla possibilità di accesso alle assunzioni attraverso i limiti di legge, ma legate all'effettivo fabbisogno. Il calcolo del fabbisogno ad oggi è reso impossibile da una serie di concomitanti situazioni conosciute, ma che è necessario ricordare.
La prima fondamentale questione, che rende impossibile o del tutto arbitraria una valutazione del fabbisogno reale, è la mancanza della definizione dei profili professionali da parte del Governo e del Parlamento.
I decreti sui profili professionali sono stati bloccati per effetto di un parere del Consiglio di Stato, ed attualmente sono all'esame del Governo e del Ministro che valuteranno se le eccezioni di incostituzionalità siano superabili o meno. Senza la definizione dei profili professionali, quindi è impossibile procedere ad una revisione concreta e seria delle attività delle diverse figure professionali nel nostro SSN.
Quindi, senza la caratterizzazione dei profili professionali l'attività di definizione delle piante organiche e dei carichi di lavoro che sta partendo in tutte le Regioni e anche nella nostra per effetto della nuova legislazione sulla sanità, paga i limiti della non razionalizzazione e della non applicazione dei criteri più moderni nella valutazione delle attività delle figure professionali non mediche.
In assenza di questi strumenti, l'unico criterio al quale si può fare riferimento è quello dello sbocco professionale sicuro, stante la scelta attuata in Piemonte, come del resto in tutte le altre Regioni, di non discutere il blocco del numero chiuso, che si è sempre utilizzato per l'accesso in queste scuole.
In un'altra situazione e con altre scelte politiche di fondo, in questo settore si sarebbe potuto procedere alla liberalizzazione dei profili professionali, e rendere al mercato quello che esso stesso non è in grado di fornirci, cioè il fabbisogno reale.
Non credo che questa scelta sia possibile proprio per responsabilità nei confronti di tutto il sistema sanitario regionale, per cui bisogna contemperare l'esigenza di ridurre il numero delle autorizzazioni all'apertura del primo anno delle scuole per infermieri professionali autorizzate, con l'esigenza di presenza territoriale più conforme al nuovo disegno di accorpamento approvato nelle scorse settimane in Consiglio.
Infatti la proposta presentata al Consiglio, che la Commissione ha votato è diversa rispetto alla proposta del governo precedente, proprio perch tiene conto della diversa distribuzione delle scuole sul territorio.
Abbiamo voluto recuperare alcune realtà che, con l'applicazione del criterio in base al quale "questi saranno i posti che potranno essere ricoperti se le leggi sul personale non vengono modificate", non ci sarebbe stato consentito recuperare.
Vorrei che tutti i Consiglieri avessero ben chiaro che si tratta di autorizzazioni al primo anno, che le scuole continuano a funzionare per il secondo e per il terzo anno, e che nel settore è necessario un intervento complessivo di riforma, al quale siamo obbligati per effetto della normativa sui diplomi universitari.
Esistono numerose interpretazioni della legge che finora non hanno consentito di trovare un accordo utile con l'Università. In questo senso i contatti non sono chiusi, ma continueranno dopo la pausa estiva, spero con la concordia di tutte le parti in causa - nel nostro gruppo di lavoro fanno parte, oltre ai funzionari regionali, anche le rappresentanze degli ordini e dei collegi degli infermieri affinché si possa trovare un accordo che consenta di salvare e di valorizzare il patrimonio culturale che le scuole di formazione professionale per gli infermieri e le altre figure professionali hanno prodotto in questi anni nella Regione, senza passare attraverso le Forche Caudine di scelte da parte dell'Università, troppo rispondenti a logiche di carattere accademico-universitario e non di servizio.
In Commissione sono stati distribuiti alcuni dati, che possono essere fatti conoscere anche al Consiglio, ed una relazione che fornisce ulteriori dati per riflettere sulla materia.
L'impegno da parte del governo regionale è quello di procedere celermente, da settembre in avanti, per arrivare, contemporaneamente alla definizione di un nostro rapporto con l'Università, anche alla ridefinizione complessiva dell'intervento nel settore, tenendo presente che la spada di Damocle degli interventi del Governo in questo settore è comunque presente e condizionante. E' una condizione dalla quale non possiamo prescindere, se non vogliamo assumere decisioni che si ritorceranno contro di noi fra un paio di anni, quando non potendo più assumere, avremo esuberi di personale sanitario non medico che non troverà posto negli enti pubblici.
Rispetto al testo presentato in Commissione, ho presentato un emendamento che riconsidera la situazione dell'Area metropolitana torinese che ha una carenza ed un fabbisogno molto più alto rispetto al resto della Regione. Quindi, chiediamo l'autorizzazione di aggiungere all'elenco il primo anno della scuola di Orbassano, dove ha sede anche la facoltà universitaria, ed il primo anno della scuola dell'Ospedale Gradenigo di Torino. In questo modo riusciamo a riequilibrare ancora di più il fabbisogno sull'Area metropolitana molto sproporzionato rispetto al fabbisogno complessivo della Regione.
Con questa operazione riusciamo a ridurre ad un terzo le iscrizioni al primo anno rispetto alle autorizzazioni rilasciate negli anni scorsi.
Sicuramente non è stata una scelta indolore. Abbiamo cercato comunque di lavorare tenendo presenti i livelli di qualità e di prestazioni fornite dalle scuole in questi anni. E' chiaro che l'intervento più completo e complessivo nel settore non potrà che essere fatto in sede di definizione di accordo con l'Università e degli intendimenti del Governo su questa materia.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro; ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Il problema della formazione delle risorse umane in termini di quantità e di qualità è un problema essenziale al fine dell'efficienza e dell'efficacia del sistema sanitario. Bisogna soddisfare il fabbisogno di operatori sanitari secondo criteri di uniformità dei servizi sul territorio, di uniformità del livello delle prestazioni sanitarie e di umanizzazione dei servizi.
Qual è il fabbisogno? Questa è una domanda non semplice, perch richiede una certa metodologia corretta, richiede di conoscere i profili professionali, i carichi di lavoro, gli standard delle prestazioni ospedaliere e dei servizi territoriali. Inoltre bisogna tenere conto di alcune variabili, quali la previdenza, le misure strutturali che devono essere prese, come la mobilità degli operatori e la razionalizzazione della rete ospedaliera. Quindi si impone una certa metodologia, se si vuole tentare, sia pure per grandi approssimazioni, di dare una risposta a tutti gli interrogativi.
I profili professionali sono stati definiti, ma non ancora riconosciuti; i carichi di lavoro non sono stati definiti. Gli standard delle prestazioni per i servizi ospedalieri sono stati definiti; si dice però, che non sono rispettati, e questo è certo. In Commissione si è detto che non sono rispettabili.
A questo punto, sarebbe inutile parlare di assistenza adeguata e di umanizzazione dei servizi. Gli standard, se si definiscono, vanno rispettati; se non si possono rispettare, bisogna modificarli per renderli attuabili. Gli standard per i servizi territoriali sono inesistenti: altro che potenziamento dei servizi di base e dei servizi territoriali! Dicevo che vi sono anche delle variabili. La previdenza ha già determinato alcuni esodi di operatori sanitari e ne sta provocando un altro; esso è causato dalle misure restrittive dei diritti previdenziali annunciate dal Governo per il mese di settembre. Inoltre, vi sono le misure strutturali, la mobilità tra servizi che hanno organici abbondanti rispetto a quelli che hanno organici carenti. Questo, al fine di impiegare in modo razionale gli operatori.
Fra le misure strutturali va annoverata anche la razionalizzazione della rete ospedaliera. Da questo punto di vista, il Piemonte registra un rilevantissimo ritardo. Con l'Assessore Maccari è stata fatta una feroce politica di contenimento delle esigenze di copertura degli organici, che paghiamo oggi. Tutto ciò, si diceva, "per risparmiare"; diciamo la verità: per sprovvedutezza, perché altre Regioni hanno adeguato gli organici. Se si volesse risparmiare, si potrebbe tagliare a metà il numero del personale sanitario: ma, a quel punto, che servizio sanitario avremmo? Si è agito con sprovvedutezza, anche se poi si è scoperto che si risparmiava sul personale, ma si sperperavano le risorse sulle altre voci del bilancio e si gonfiavano le diseconomie persino con le tangenti.
Il secondo punto che rende particolarmente vulnerabile il nostro servizio sanitario è che la politica di mobilità degli operatori è inesistente. Manca una politica di mobilità degli operatori, in modo tale da trasferire tutti quegli operatori che lavorano in servizi che hanno gli organici più che adeguati verso servizi che hanno gli organici, rispetto a ciò che fanno, del tutto carenti. Questa politica non esiste.
C'è poi il problema della razionalizzazione della rete ospedaliera sempre rinviata, per cui siamo anche attaccati. E allora sarà bene procedere con molta pazienza su un problema così delicato, e bisognerà cominciare a stabilire rapporti con le comunità interessate, valutare obiettivamente i servizi, vedere quali devono essere riconvertiti trasformati.
Se questa opera, che non sarà n' breve n' facile, non si avvia, è evidente che tutte le volte ne parleremo, ma la nostra Regione risulterà per i tre motivi che ho detto, particolarmente vulnerabile. Non vi è dubbio che è difficile definire il fabbisogno reale, ma con un po' di buon senso si potrebbe fare, anche se mancano alcuni dati molto importanti.
Ciò che non è accettabile è che il fabbisogno venga definito in astratto, si commisuri esclusivamente al blocco parziale del normale turn over, alla spesa corrente sempre sottostimata, al fatto che mancano i soldi.
Perché è inaccettabile questa logica? Perché, da una parte, ci si propone di risparmiare 10 nelle assunzioni, e al tempo stesso si spreca 100. Basta leggere i giornali: opere realizzate, servizi e reparti realizzati che restano inutilizzati per mancanza di operatori; attrezzature ed apparecchiature costosissime sottoutilizzate o del tutto inutilizzate per carenza di operatori. Così facendo, si fa anche sprofondare l'efficacia degli investimenti, si viene meno all'elementare criterio dell'efficienza: una volta fatto l'investimento, bisogna pensare agli operatori; se mancano gli operatori è un investimento sprecato.
Questa politica causa disservizi paurosi, incredibili disagi ai pazienti: dove sta, allora, la convenienza, anche solo economica, di una siffatta politica? La politica dei tagli alla spesa per il personale, se insensata ed irresponsabile come quella portata avanti in questi ultimi anni, causa sprechi, diseconomie ed irrazionalità. Tale politica, dunque non solo non affronta il problema del contenimento e della qualificazione della spesa, non solo non risolve il problema, ma neppure lo affronta neppure lo sfiora: anzi lo aggrava.
E' una logica inaccettabile, contro la quale occorre combattere facendovi fronte con le altre Regioni: bisogna forzare il blocco parziale del turn-over e fare la propria parte, perché non si può solo chiedere e rivendicare. Si è forti nelle richieste e nelle rivendicazioni se si fa la propria parte. E la parte che spetta alla Regione è quella di liberare operatori qualificati da funzioni improprie, attuare un'oculata politica di mobilità degli operatori, razionalizzare i servizi, a partire dalla rete ospedaliera.
Non possiamo mai dimenticare che l'alta qualificazione, il buon aggiornamento, la forte motivazione degli operatori è la condizione base per un servizio sanitario efficiente. Da questo punto di vista, la Regione deve anche impegnarsi per rimuovere una serie di ostacoli: il personale della sanità da tre anni è privo di contratto di lavoro; i profili professionali sono stati definiti, però queste definizioni sono state bloccate, non sono state legalizzate.
Sul piano corsi per l'anno scolastico 1994/1995, il taglio drastico degli allievi ammessi al primo anno è di due/terzi; questo è un fatto grave, soprattutto per l'area torinese, dove si concentra maggiormente la carenza di personale infermieristico, di operatori sanitari. E' di questi giorni la notizia di un esodo preoccupante dagli ospedali: "fioccano" le dimissioni degli operatori, in sostanza. Bisogna quindi procedere con molto buon senso; bisogna fare attenzione, perché le variabili operano in corso d'opera, come si dice, e potremmo accorgerci di avere clamorosamente sbagliato le nostre stime.
Sono stati incerti e ballerini i criteri in base ai quali si è voluta razionalizzare la rete delle scuole. Certamente la razionalizzazione si impone, è una buona occasione per qualificare le scuole, per concentrare al massimo le capacità didattiche, ma qui abbiamo visto criteri davvero ballerini. Gli ospedali di Omegna e di Mondovì sono rispuntati in Commissione, dimenticando clamorosamente il San Luigi, ospedale clinicizzato, terzo polo universitario del Piemonte, ospedale azienda, e il Gradenigo.
Ho sentito che l'Assessore con un emendamento propone che queste due scuole siano inserite nell'elenco delle scuole per la formazione di infermieri professionali. La cosa ci fa particolarmente piacere; l'avevamo sostenuta anche noi con un emendamento, che siamo pronti a ritirare immediatamente: ciò che conta, naturalmente, è il risultato.
Aggiungo che, per iniziativa di Consiglieri di diversi Gruppi ripresenteremo la proposta di deliberazione del Consiglio regionale di aumento dell'assegno di studio, in quanto pensiamo che questo debba sempre più configurarsi come una sorta di contratto di formazione e lavoro.
La logica generale ci induce a votare contro, non il provvedimento in sè; una logica inaccettabile che, anche dal punto di vista economico, causa più sprechi e danni che non problemi affrontati e risolti.
Il nostro voto al piano corsi per l'anno scolastico 1994/1995 sarà assolutamente contrario, in quanto pensiamo che le politiche centrali dei governi, non solo di quest'ultimo governo, siano insensate ed irresponsabili, e che sostanzialmente giochino ad aggravare la situazione del Servizio Sanitario Nazionale, perché si pensa ad altro, si pensa agli affari e ad una privatizzazione selvaggia.
Non è che i governi non abbiano avuto una politica e non abbiano avuto logiche, ma sono diametralmente opposte alle nostre. Per questo motivo il nostro voto è contrario.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Vetrino; ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

Sarò breve, signor Presidente, anche perché di questo argomento si è parlato abbastanza ampiamente nell'ambito della Commissione consiliare competente, e quindi non intendo ripetere qui opinioni peraltro già sviscerate in quella sede. Vorrei semplicemente aggiungere qualcosa rispetto alle cose sulle quali non ci siamo ancora confrontati, soprattutto in una prospettiva di politica futura di questa attività.
E' vero: dal calcolo effettivo del fabbisogno reale, è praticamente impossibile fare le cose che ci ha detto l'Assessore, e quindi l'unico riferimento finisce per essere quello dello sbocco reale, della possibilità reale di lavoro, e cioè la cosiddetta domanda. E' un riferimento non sbagliato, se si considera il principio generale. Noi, però, viviamo in regime libero dove, non essendoci pianificazione e non avendo peraltro la programmazione fatto molta strada, diventa molto difficile capire come riuscire effettivamente a contemperare le esigenze, da una parte, e di formare del personale, dall'altra. In questo momento il rischio è proprio quello di determinare un abbassamento del livello della professionalità perché, se non c'è selezione, automaticamente si determina il fatto che tanti ne formiamo e tanti devono essere assolutamente assunti.
Non critico assolutamente la politica fatta a suo tempo per avere del personale, però non v'è dubbio che, avendo promesso, con il corso, il lavoro, oggi ci troviamo nell'esigenza di dover rispondere a questi giovani, che ci dicono: "Ma ci avete invitati a questa professione...".
Bisogna forse creare un'altra mentalità in forza della quale ci si forma e poi si rischia per la professione, come avviene per tutte le altre scuole non è facile, me ne rendo conto. Probabilmente, però - ripeto - ci stiamo attardando su un settore che avrebbe tanto bisogno di qualità; abbiamo veramente l'esigenza di una maggiore qualificazione, quella che si attua attraverso la selezione, che in questo caso praticamente non avviene.
Concordo anch'io che nella definizione del nuovo piano i criteri siano stati un po' ballerini, soprattutto nella scelta "questa scuola sì, questa scuola no", perché questo di fatto è il criterio della nuova zonizzazione.
Può essere stato sicuramente un criterio importante e penso che sia stato abbastanza determinante in questa scelta; tutto il resto è un po' discrezionale.
Mi fa piacere che l'Assessore abbia accolto la nostra richiesta di riequilibrio su Torino; a tale proposito avevo presentato la domanda di riconsiderare la questione del Gradenigo: vedo che è stato fatto e che ci sarà un emendamento. Proprio per questa grande difficoltà a programmare in un settore così delicato, e in un momento così delicato, e per tutte le restrizioni che ci sono, penso ci debba essere un atteggiamento di grande comprensione verso la proposta della Giunta. Per questo motivo, al di là dei criteri un po' discutibili, voterò a favore di questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini, raccomandandogli amichevolmente la massima sintesi.



GALLARINI Pier Luigi

Sarò sicuramente sintetico e non occuperò molti minuti. Come Gruppo volevamo considerare questa proposta e fare alcune osservazioni. Non penso sia il caso di svolgere delle considerazioni sulle questioni generali, in quanto abbiamo già avuto modo, in corrispondenza della legge sulla riorganizzazione delle UU.SS.SS.LL., di parlare della questione sanitaria nei suoi aspetti di carattere generale, mentre due o tre osservazioni ci lasciano abbastanza perplessi relativamente alle proposte della Giunta.
Una è quella relativa ai tecnici di riabilitazione. Purtroppo non ho potuto partecipare all'illustrazione in Commissione sanità perch ufficialmente non facevo ancora parte della stessa, ma vorrei sapere rispetto al numero inserito in proposta di deliberazione, per quanto riguarda i tecnici di riabilitazione (una tecnica che si sta diffondendo sempre più e che sta sostituendo altre tecniche tradizionali, che secondo noi andrebbe rafforzata proprio come indirizzo nuovo nei confronti di un modo nuovo di affrontare la cura), se esistono dei vincoli o se invece è possibile privilegiare e spostare il baricentro verso questa direzione anziché verso altre. Non so se sia possibile, ma mi affido alla risposta che sicuramente ci sarà, da parte dell'Assessore.
La seconda questione è, ancora una volta, un fatto abbastanza locale.
Nella zona del Novarese e a Verbania la zonizzazione non ha mutato nulla.
Il tutto si è trasformato in un'unica USSL; sono rimasti tre ospedali nessuno dei quali azienda ospedaliera. Quindi, sostanzialmente la situazione locale riproduce quella esistente in generale.
Personalmente mi riesce difficile capire perché, a fronte delle tre realtà di Domodossola, Omegna e Verbania, si sia mantenuta Omegna anzich Verbania (per quanto riguarda Domodossola sono d'accordo). Non chiedo di sopprimere Omegna, ma a fronte dei risultati (e ho visto i dati delle frequenze degli ultimi anni: Omegna aveva frequenza notevolmente più bassa circa un terzo di quella di Verbania) perché si privilegia Omegna cancellando Verbania? Per la poca esperienza che ho in materia, mi sento di dire che il fatto che Omegna avesse presenze pari ad un terzo rispetto a quelle di Verbania non è casuale, ma ci sono delle ragioni di natura tecnica, medica tecnologica. Infatti, l'ospedale di Verbania è molto più corposo e tecnologicamente avanzato rispetto a quello di Omegna e, poiché i corsi di infermiere professionale prevedono corsi teorici e anche pratici, è comprensibile che gli allievi preferiscano ottenere il diploma a Verbania anziché ad Omegna, perché quel diploma è più ricco di contenuti e li qualifica maggiormente.
Inoltre, siccome il Verbano Cusio Ossola è a diretto contatto con la Svizzera, molti di questi diplomati - e qui si potrebbe fare un discorso a parte sull'aumento dell'assegno di studio proposto dal Consigliere Calligaro - che non trovano collocazione nel settore pubblico vanno addirittura a lavorare in Svizzera a 4-5 milioni al mese, e quanto meno si risolvono dei problemi occupazionali.
Non penso che queste questioni vadano affrontate a compartimenti stagni. Non si deve cancellare Verbania, che sicuramente dal punto di vista tecnologico offre contenuti qualitativi maggiori rispetto ad Omegna (questo lo sanno tutti, oltre che comparire nei dati). Quindi, mi riservo di presentare un emendamento per far sì non che Verbania sostituisca Omegna ma che venga mantenuta anche la scuola di Verbania, sia per le ragioni suesposte che per ragioni complessive di economia della nuova Provincia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

L'intervento che svolgo è molto breve, ma nasce penalizzato dall'assenza del Presidente, perché avrei voluto chiedergli conto in pubblico di quanto riportato da "La Stampa" di questa mattina laddove usa questa frase: "E poi basta vedere l'interesse del Ministro Costa per la sanità piemontese". E' un linguaggio non da Presidente della Regione; che cos'è? E' un futuro, "poi aspetteremo", o "poi basta" è un giudizio? Desidero che resti nei verbali del Consiglio che chiediamo al Presidente di chiarire se è un giudizio sull'attività del Ministro Costa o se è un'aspettativa nei confronti del Ministro stesso. E se ha qualcosa da rimproverare al Ministro Costa lo dica in modo chiaro.
Vorrei anche ricordare al Presidente, se fosse presente, che quando lamenta giustamente che ci sono Regioni del nord - vale a dire il Veneto che hanno 300.000 lire pro capite in assegnazione, non è né merito n responsabilità del Ministro Costa, ma è merito e responsabilità della vestale della politica italiana, della "madre dei Gracchi", Tina Anselmi! E che poi il Presidente Brizio (che ha firmato il progetto Vetrino, il progetto Maccari e il progetto Cucco, tre cose tra loro assolutamente in contraddizione) si metta a disquisire in materia di sanità, mi lascia abbastanza perplesso.
Inoltre vorrei che il Presidente ci spiegasse in che misura il Governo non ci aiuta, e anche la strana ragione per cui il sistema elettorale maggioritario delle Regioni, signor Presidente Brizio, renderebbe le stesse meno libere.
Visto che il Presidente Brizio è rientrato riassumo brevemente. Ho posto una serie di questioni: mi ha disturbato molto - visto che lei è presente la metto in questi termini - il modo in cui è emersa su un giornale una sua valutazione sulla politica del Ministro Costa: "E poi basta vedere l'interesse del Ministro Costa per la sanità piemontese". Per cortesia, chiarisca se la sua considerazione è una critica, è un apprezzamento o se è una speranza. Detta così è un atteggiamento tipico della cultura gesuitica, per cui ognuno può pensare che è un apprezzamento nei confronti del Ministro Costa che fa i blitz alle Molinette, così come si può pensare che è una messa in discussione del ruolo del Ministro Costa quando pensa per l'ennesima volta di accorpare i piccoli ospedali.
Collega Calligaro, non spaventiamoci, le grida sui piccoli ospedali noi due le ascoltiamo da quindici anni; hanno avuto lo stesso effetto delle "grida manzoniane", abbiamo difeso le farmacie del Cuneese, difenderemo anche gli ospedali della Provincia di Torino, non è questo il problema.
Sulla deliberazione anche noi, come la collega Vetrino, abbiamo alcune riserve in ordine ad alcuni criteri usati, perché su questa materia, a nostro modo di vedere, la corrispondenza precisa tra il mercato e la formazione è sicuramente un elemento accettabile ed apprezzabile in termini di risorse. Probabilmente, qualche presa d'atto che il mercato pu utilizzare personale di questa natura anche al di fuori del servizio andrebbe considerata. Mi rendo però conto che questa forbice purtroppo con le risorse tende a chiudersi e a non allargarsi, quindi non ci lagnamo più di tanto ed esprimeremo voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco per la replica.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Sul problema della forbice del mercato siamo talmente consapevoli della giustezza delle cose che hanno detto i colleghi Vetrino e Marchini che abbiamo aumentato il numero di autorizzazioni al primo anno rispetto alla precedente proposta. Effettivamente esiste il problema di una sottostima possibile, perché se avessimo dovuto seguire i criteri dell'ipotesi di legge, bisognava rimanere alla proposta dei 270/290 allievi...



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, Assessore, ma desidero davvero che il Consiglio senta quanto lei sta dicendo. Quindi, invito i colleghi a prendere posto e a non interferire nella replica dell'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Ripeto che abbiamo tenuto conto di questo criterio, tant'è vero che abbiamo aumentato e non ulteriormente ristretto l'autorizzazione ai primi anni.
Faccio ancora un breve accenno ad una questione che non ho ricordato nella premessa, ma che ha richiamato in parte la collega Vetrino. La manovra che riduce di due/terzi le autorizzazioni al primo anno ci consentirà di risparmiare una cifra attorno ai 4,5 miliardi, che potranno essere utilmente spesi per l'aggiornamento professionale degli infermieri.
Non si possono fare tante cose con 4 miliardi e mezzo, ma ci consentono di attuare alcuni interventi di qualificazione del personale in alcuni settori di primaria importanza.
Per quanto riguarda i terapisti della riabilitazione, Consigliere Gallarini, esistono gli stessi vincoli di possibilità di assunzione per tutto il resto del personale, per cui già la nostra previsione manda in esubero almeno un'ottantina di diplomandi.
Per quanto riguarda il problema di Verbania, ho un parere diverso dal suo. Lei dovrebbe sapere che su Verbania sono state effettuate numerose ispezioni da parte dei servizi regionali; c'è stato anche un interessamento della Procura della Repubblica su alcune vicende legate all'assunzione del personale. Non credo che si possa dire che il funzionamento della scuola di Verbania sia a livelli altissimi, ed è per questo che abbiamo considerato di non autorizzare il primo anno, ma non si tratta della chiusura della scuola.
Chiedo pertanto al collega Gallarini di ritirare l'emendamento altrimenti sarei costretto a dichiararmi contrario rispetto ad un'esigenza di riequilibrio del territorio che non esiste, perché abbiamo già autorizzato il primo anno per due scuole che coprono ampiamente addirittura lo superano, il fabbisogno di quella USSL così come di quelle vicine. Effettivamente la scelta è stata fatta anche sulla base della storia pregressa di questa scuola che può essere migliorata; è un'ottima struttura ospedaliera, ma questo è in prospettiva rispetto al rapporto con l'Università.
In questo momento ritengo che non si possa ulteriormente derogare rispetto a situazioni già derogate in corso d'opera in Commissione e in aula.



PRESIDENTE

Poiché non vedo presente il Consigliere Marchini che aveva avanzato delle richieste di chiarimento al Presidente Brizio, ritengo superata per il momento la questione, a meno che il Consigliere Marchini non rientri immediatamente.
Dichiaro pertanto chiusa la discussione generale.
Passiamo dunque all'esame dei vari emendamenti presentati.
1) Emendamento presentato dall'Assessore Cucco: aggiungere all'allegato A): Orbassano - San Luigi - n, allievi 20 Torino - Ospedale Gradenigo - n, allievi 20.
Il totale generale della pagina 3 passa a 630.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro, Adduci Chiezzi e Miglio: all'allegato A), all'elenco degli Enti e n, allievi aggiungere: Gradenigo 20 Orbassano - USSL 34 - San Luigi 20 con la conseguente variazione del totale generale.
L'emendamento n. 2) prevede esattamente le stesse cose del primo emendamento. Ritengo, quindi, di poter chiedere ai proponenti di ritirare il secondo emendamento.



CALLIGARO Germano

Ritiriamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Cucco.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 35 voti favorevoli e 1 astensione.
3) Emendamento presentato dal Consigliere Gallarini: inserire "Scuola a Verbania - primo anno - con 20 posti".
La Giunta ha già espresso parere negativo.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Sulla prima parte della risposta dell'Assessore mi ritengo soddisfatto e ho capito esattamente come stanno le cose.
Sulla questione di Verbania non mi sento di ritirare l'emendamento perché se avessimo dovuto badare alle indagini e alle risultanze della Procura di Verbania, Assessore Cucco, che per la verità riguardano tutto il Verbano Cusio Ossola, Novara e quindi il sud della provincia, probabilmente non avremmo dovuto istituire alcun posto al primo anno. Ovviamente quasi tutti gli ospedali (Borgomanero, Domodossola e Verbania) sono sotto inchiesta, quindi non mi sembra questa una ragione valida. Resto fermo nella convinzione, senza sminuire la struttura di Omegna, che la qualità tecnologica sanitaria che l'ospedale di Verbania è in grado di fornire agli allievi del primo, del secondo e del terzo anno è di gran lunga superiore a quella di Omegna, non per demerito di quest'ultima, ma per merito della struttura di Verbania. Quindi mi risulta incomprensibile non tanto mantenere Omegna quanto sopprimere Verbania. Per questo mantengo l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 18 contrari e 10 astensioni.
La parola al Consigliere Maggiorotti per dichiarazione di voto sull'intero testo della deliberazione.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Intervengo per dichiarazione di voto. L'Assessore Cucco nella sua relazione non ha fornito dati abbastanza descrittivi di una situazione che a mio parere, è, e sarà, estremamente problematica.
Ci sarebbero serviti, e credo che l'Assessore ne sia a conoscenza, i dati dei diplomati di quest'anno per avere un riferimento ad un trend di "produzione" delle scuole infermieri descrittivo dell'offerta di mercato per il prossimo anno. Inoltre l'Assessore avrebbe dovuto citare i dati relativi agli iscritti al secondo anno che frequenteranno il terzo e così via. Questo per fornirci elementi di conoscenza sull'offerta che, nel mercato pubblico e privato, le scuole pubbliche della nostra Regione metteranno a disposizione.
Assessore Cucco, è una questione che si riferisce ad un discorso di quantità e non di qualità e dovrebbe essere questo l'aspetto (quello della qualità) più significativo. Ma di questo non si è in grado di parlare.
Rispetto alla quantità sappiamo che quest'anno si sono diplomati, o potrebbero diplomarsi, 390 allievi, che verranno immessi sul mercato rispettivamente nei mesi di giugno o dopo a seconda di quando effettivamente si diplomeranno. Mediamente si tratta di 400 diplomati ogni anno che si ridurranno nel 1997 a circa 150, tenendo conto del fatto che circa un quarto degli allievi infermieri subisce una riduzione in relazione a motivazioni diverse che andrebbero anche approfondite e capite.
Mediamente nel 1997 sul mercato ci saranno 150 infermieri.
A questi va aggiunta l'offerta, che sul nostro mercato si renderà concreta attraverso la partecipazione degli allievi e dei diplomati provenienti da scuole di altre Regioni. Di questo non siamo a conoscenza quindi occorrerebbe avere qualche dato in più per capire qual è effettivamente l'offerta.
A fronte di questa offerta c'è un fabbisogno che non è stato descritto nel dettaglio. Il fabbisogno è descritto in parte dalla pianta organica ancorché prevalentemente provvisoria, delle UU.SS.SS.LL. torinesi in questo caso, perché mi riferisco a dati cittadini. Occorrerebbe fare un discorso più ampio riferito a tutta la Regione per conoscere la tendenza di uscita dal sistema che è condizionata da tanti fattori: nel caso specifico di quest'anno dalle minacce di peggioramento nelle prestazioni previdenziali.
Il problema è che non ci sono standard di riferimento.
Se c'è una responsabilità nel non far rispettare gli standard esistenti che sono, per quanto riguarda il personale ospedaliero, il decreto ministeriale del 13/9/1988 - decreto Donat-Cattin e per quanto riguarda altro personale, la deliberazione CIPE del 1985, per quanto riguarda la nostra Regione non abbiamo standard di riferimento. L'unico standard per gli infermieri, se di questo vogliamo parlare, è l'enunciato dell'allegato 6) del Piano socio-sanitario 1982/1984 che fissa un determinato standard riferito alle figure professionali mediche di Medicina generale e di Pediatria di base.
L'assenza di uno standard non ci consente di descrivere un fabbisogno teorico. Il fabbisogno che viene previsto dalla deliberazione è quello definito dalla normativa attuale, che nel giro degli anni potrebbe evolversi. Ci auguriamo che questo accada in senso positivo, nel senso cioè di aprire la possibilità di assunzione anche se segnali in questo senso non ci sono.
Devo dire, quindi, che il nostro voto negativo è determinato dall'assenza di elementi di valutazione che non ci consentono assolutamente di essere favorevoli ad un'impostazione riduttiva e che - consentitemi di dire - sostiene la logica delle corporazioni. Di fatto diventa più preziosa sul mercato una figura professionale che è in numero tale da aumentarne il valore anche economico. In questo senso capisco, anche se non approvo l'atteggiamento del Collegio infermieri che non mi è sembrato negativo rispetto all'impostazione generale della deliberazione. Mi è sembrato un atteggiamento sostanzialmente ambiguo perché, pur condividendo certe posizioni, non si è battuto affinché i limiti e i vincoli posti dall'atto deliberativo fossero superati.
Questo per motivare ulteriormente il nostro giudizio negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Una rapida dichiarazione di voto. Inizialmente il mio Gruppo aveva assunto un atteggiamento decisamente contrario nei confronti della prima ripartizione dei posti per scuola. Successivamente l'emendamento approvato e quello non approvato, con i quali si ridistribuiscono i pesi all'interno delle UU.SS.SS.LL., hanno contribuito a creare all'interno del nostro Gruppo un atteggiamento se non favorevole, almeno di astensione.
La ripartizione originaria non teneva conto di alcune nuove realtà che discendono dall'approvazione delle nuove UU.SS.SS.LL. Faccio riferimento al fatto che le UU.SS.SS.LL. di Torino ancora oggi assorbirebbero il 30% dei posti per gli allievi a fronte di una popolazione che non è il 30%.
L'U.S.S.L. V, a fronte di 350.000 utenti, quindi l'8% della popolazione piemontese, rappresentava solo il 3% con i 20 posti di Rivoli. La presenza se pure un po' decentrata rispetto alla USSL. di nuovi 20 posti all'Ospedale San Luigi di Orbassano porta la percentuale di allievi nell'U.S.S.L. V al 6-6,5%, percentuale già accettabile. Invito comunque a tenere conto nei prossimi anni di una realtà che probabilmente non ha avuto il giusto peso nella programmazione di quest'anno. Sarà importante cercare di reidentificare sedi per queste scuole più vicine alle aree depresse alle aree montane. Qui si risparmiano 4 miliardi e mezzo, che rappresentano l'intero valore del fondo approvato ieri per la montagna. Quindi, non è poca cosa.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione n.
960, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli, 4 contrari e 8 astensioni.


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc. - Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 435: "Ordinamento della professione di guida alpina"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 435, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo opportuno mantenere la relazione alla sua illustrazione per i fatti più significativi ed emblematici.
L'attuale legge infatti sostanzialmente è l'attuazione della legge nazionale quadro in materia. Materia sulla quale peraltro la Regione non arriva ultima, tant'è che l'innovazione più significativa di questa legge rispetto alla quale la nostra Regione aveva presentato ricorso alla Corte Costituzionale con esito positivo per rivendicare la propria autonomia cioè la realizzazione del Collegio delle guide alpine, nella nostra Regione ha già avuto corso precedentemente alla presente legge. Non solo: il Piemonte è la prima Regione che ha riconosciuto la funzione delle guide alpine con una specifica legge di finanziamento a questo organismo.
Questa legge quindi è sostanzialmente una legge di rilocalizzazione nella legislazione regionale piemontese della legge nazionale, anche se non mancano significativi elementi di novità e di specificità, in particolare l'esigenza di raccordare l'attività delle guide con le altre professioni montane.
Nell'occasione ricordo ai Consiglieri, ma soprattutto ai membri della Commissione, che si è ipotizzato insieme all'Assessorato che, al rientro dalla pausa estiva, si organizzi un seminario di lavoro per cercare di rendere più efficace l'opera sul territorio montano, nei confronti soprattutto delle giovani generazioni, degli operatori sul territorio: guide alpine, maestri di sci ed operatori del tempo libero.
L'argomento, che viene trascurato e poco ascoltato, è di grandissima importanza, perché se qualcuno avrà la cortesia di leggere la relazione scoprirà che l'attività delle guide alpine non è un fenomeno marginale rispetto all'economia turistica delle nostre vallate, ma è un elemento centrale, fondante. L'attività delle guide alpine nasce in Piemonte a Chamonix, quando faceva ancora parte del nostro Stato, con le prime salite al Monte Bianco. Immediatamente dopo, che cosa è avvenuto? Che mentre Chamonix è rimasta un borgo di pastori per un secolo, Courmayeur è diventata immediatamente un centro di turismo internazionale di primaria importanza con migliaia di presenze turistiche all'anno.
Se scorrete la nostra relazione avrete modo di vedere come i più significativi centri di sviluppo turistico non siano proprio quelli dove si è sviluppata per prima l'attività della guida alpina. Nel nostro tempo la guida alpina ha un forte ruolo in termini di conoscenza, approfondimento e messa a disposizione del territorio montano. Ma - dico io - in tempi di villaggio globale, le guide alpine sono anche gli unici operatori del territorio montano che hanno una cultura cosmopolita, nel senso che girano tutto il mondo, salgono in Patagonia, vanno in Africa, scalano le montagne di tutto il mondo. Sicuramente rappresentano la categoria che più di altre è in grado di garantire sul proprio territorio un impianto culturale da affezione, perché dove è nato il turismo fondato sulle guide, voi ci ritrovate la non banalizzazione. Balme, Crissolo e Ceresole Reale - posti anche paradossalmente modesti - hanno nell'impianto urbano ed estetico una punta di qualità, oserei dire di signorilità, che deriva dal fatto che attraverso le guide alpine c'è stata una commistione di culture e non la sovrapposizione della cultura della città rispetto alla cultura della montagna. Tale sovrapposizione è avvenuta, per esempio, per l'incapacità di finalizzare alcune professioni, come i maestri di sci, ad essere il veicolo della commistione delle due culture, quella della pianura e quella della montagna.
Aveva ragione il Consigliere Chiezzi, quando disse che apprezzava questa legge perché portava dei soldi in montagna. Caro Chiezzi, i soldi sono importanti, ma bisogna vedere chi li usa e come li usa.
Ho la convinzione, se non la preoccupazione, che alla nostra montagna manchino dei supporti di tipo culturale, più ancora che risorse. Le nostre leggi sulle guide alpine tendono a riconoscere l'opportunità e i meriti di una categoria professionale molto attenta ad un turismo qualificato, non banalizzato, con conoscenze del territorio montano non solo localistiche ma cosmopolite. Quando parliamo del tempo andato, cui ci rifacciamo tutti probabilmente le persone più adatte sono le nostre guide alpine, che ancora oggi sono gli unici operatori che percorrono le montagne anche di altri continenti e sono quelli che noi eravamo; quindi, sono in grado di leggerci le cartoline ingiallite, non solo in termini di memoria, ma in termini di esperienza.
I colleghi noteranno che sono stati presentati alcuni emendamenti che non contraddicono in alcun modo il fatto che il disegno di legge è stato approvato all'unanimità. Questi emendamenti sono da ascrivere all'apporto puntuale e molto professionale dei funzionari della Commissione e della Giunta che ringrazio, i quali hanno voluto fino all'ultimo cercare l'ottimo anche nelle questioni di tipo formale e di raccordo rispetto alle altre leggi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Intervengo molto brevemente per esprimere un apprezzamento al lavoro svolto. Mi pare che il disegno di legge sia anche conseguente ad una precedente legge varata in Consiglio che finanziava dei corsi. Quindi questa è la conclusione di un intervento globale su una tematica che mi pare particolarmente interessante.
Volevo chiedere al relatore, dato che si fa riferimento ai corsi tenuti dall'AGAI e dal Formont, se vi sono stati dei collegamenti per quanto riguarda la professione di guida alpina. Vorrei sapere se si hanno elementi conoscitivi per quanto riguarda la formazione; ovvero in che misura avvengono questi corsi di formazione professionale da parte dell'AGAI e del Formont. Dato che il Formont ha una sua matrice regionale e che nei suoi corsi sono già previste tali attività, vorrei venisse privilegiato questo tipo di ente.
Mi sembra comunque positivo che il disegno di legge venga approvato.
Anche se alcuni non lo valutano nella sua positività, mi sembra comunque giusto valorizzare il lavoro svolto da parte di alcuni Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Montabone.



MONTABONE Renato, Assessore regionale

Innanzitutto ringrazio il relatore, Consigliere Marchini, per l'ampia e precisa relazione presentata.
Questa proposta di legge, che è passata in Commissione all'unanimità ha avuto poi un momento di raccordo, così come deciso in Commissione, sulla proposta di emendamenti che hanno in qualche caso aggiustato la forma della legge stessa.
Alle domande poste dal Consigliere Buzio, estremamente interessanti rispondo che innanzitutto l'AGAI è socio fondatore del Formont, quindi agisce in stretta collaborazione. L'AGAI prepara dei corsi propedeutici ai corsi che si tengono a livello nazionale - quindi c'è, anche in questo caso, una netta collaborazione - e prepara anche con il Formont dei corsi di aggiornamento alle guide alpine. Pertanto non sono degli organismi staccati, ma complementari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Rispetto alle questioni poste dal collega Buzio, è puntuale l'osservazione dell'Assessore anche se vorrei provare a cogliere il motivo di questo intervento che nasce dal fatto che da quando si è costituito, il Formont non ha avuto sufficiente sviluppo. Il collega - che ha passione per la montagna come noi - si domandava il motivo per cui in una delle località alpine cui lui è vicino, di grande immagine internazionale, non si siano localizzate delle iniziative che abbiano dato il segno della nostra presenza su questa materia.
Quindi invito l'Assessore - visto che la grande tradizione delle guide alpine è piemontese a far sì che nelle località più importanti, nella specie Alagna e Macugnaga, ci siano occasioni in cui il nostro investimento sulla formazione di queste categorie emerga, diciamo pure anche in termini di manifestazione. Questo è un modo anche per legare questo fenomeno al turismo, alla qualità del turismo e alla solidarietà globale.
Faccio presente al collega che l'emendamento all'art. 9 fa giustizia di un ultimo dubbio: la Regione non solo si fa carico della formazione professionale, ma viene anche assicurato un contributo all'aggiornamento professionale. Di volta in volta la Giunta valuterà in che misura concorrere, ma è assicurato, e non è più eventuale, il concorso della Giunta all'aggiornamento professionale.
Spero di avere colto il senso dell'intervento del collega. Chi come noi ha amore per le nostre montagne, ma soprattutto per la loro gente, si aspetta che queste cose si traducano in fatti, rispetto ai quali l'istituzione che si interessa sia riconoscibile. Quindi, in questo senso il fatto che l'attività del Formont non si identifichi sempre con una località turistica, è una questione che avevamo posto nella legge istitutiva del Formont stesso, e che sarebbe auspicabile si realizzasse in termini itineranti.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 1) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: al comma terzo, la parola "attualmente" è soppressa.
L'emendamento è stato accolto dalla Giunta.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 4 come emendato a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 Ha chiesto la parola il Consigliere Bosio; ne ha facoltà.



BOSIO Marco

Continuo a pormi una questione da quattro anni, ed ora mi sono deciso di farlo pubblicamente. Cosa ci fa l'Assessore regionale al turismo o suo delegato in una Commissione che deve esaminare l'attività delle guide alpine? E' un elemento che ritrovo in decine di leggi, in cui c'è l'Assessore regionale al turismo o suo delegato che esamina cose di cui non sa assolutamente nulla, e magari va anche a fare le prove di esame ad una guida alpina. Ma non possiamo togliere questa cosa? Continuo a chiedermi cosa ci fa questo delegato dell'Assessore. Non potremmo cominciare a rendere un po' più agevoli le leggi?



PRESIDENTE

Deve decidere se tradurre questa considerazione in emendamento soppressivo del punto, oppure se rimane come una raccomandazione a futura memoria.



BOSIO Marco

E' una raccomandazione a futura memoria.



PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame dell'art. 7.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: al comma settimo, sostituire le lettere a), b), c), d), e), f) con le seguenti: "a) l'Assessore regionale al turismo, o suo delegato, che la presiede b) il Presidente del Collegio regionale delle guide alpine c) tre guide alpine - maestri di alpinismo, che abbiano la qualifica di istruttore nazionale, designate dal Collegio regionale delle guide alpine d) due guide alpine - maestri di alpinismo particolarmente esperte nella tecnica e didattica della professione, designate dal Collegio regionale delle guide alpine e) un esperto in soccorso alpino designato dalla delegazione piemontese del Corpo nazionale del Soccorso Alpino f) um medico esperto in pronto soccorso, rianimazione, ambientamento ed alimentazione in montagna g) due esperti nelle materie culturali e professionali inerenti l'attività di guida alpina h) un funzionario della Regione con compiti di segreteria della Commissione".
3) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: al comma ottavo, sostituire le lettere "a), b), c), f)," con le lettere "a), c), e), h)".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Volevo solo rassicurare il collega Bosio che questa Commissione è prevista nel caso in cui lo scenario nazionale, che affida al Club Alpino questi esami, venga superato da un'ipotesi regionalistica in senso stretto.
A quel punto scatterebbe la Commissione.
Ci auguriamo che l'antica tradizione del Club Alpino e dell'associazione delle guide continui senza passare attraverso questi modelli un po' retrò.
Abbiamo abolito la presenza dei Consiglieri regionali in alcune Commissioni d'esame per i dipendenti. Facendo questo abbiamo dato spazio a soggetti meno obiettivi e meno seri dei Consiglieri regionali. Il mondo dei dipendenti auspica che tornino i Consiglieri regionali, perché sembra che fossero ancora quelli meno partigiani.
Volevo solo rassicurare il collega che tale ipotesi scatterà qualora venga meno l'attuale modello che affida questo compito al Club Alpino e alle Commissioni nazionali.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 7 come emendato a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 4) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: al comma quinto, le parole "l'eventuale quota" sono sostituite dalle parole "la quota".
L'emendamento è accolto dalla Giunta.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 9 come emendato a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 5) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: al comma primo, sono soppresse le parole "con dignità e correttezza".
L'emendamento è accolto dalla Giunta.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 11 come emendato, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 6) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: il comma primo è così sostituito: "1. Il Collegio regionale delle guide alpine - maestri di alpinismo e degli aspiranti guida è organismo di autodisciplina e di autogoverno della professione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
7) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: al comma undicesimo, dopo le parole "un terzo dei membri", aggiungere le parole "e comunque in numero non inferiore a tre".
La parola all'Assessore Montabone.



MONTABONE Renato, Assessore regionale

La Giunta lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 7).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 13 come emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 8) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: il comma quarto è sostituito dal seguente: "4. Le richieste di riconoscimento di scuola di alpinismo e di scuola di sci-alpinismo sono presentate alla Giunta regionale dagli interessati tramite il Collegio regionale delle guide che formula il proprio parere in merito".
La parola all'Assessore Montabone.



MONTABONE Renato, Assessore regionale

La Giunta lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 8).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 17 come emendato, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 20 è approvato.
Non essendovi richieste di intervento, si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 392: "Valorizzazione e promozione del volontariato", ripetutamente raccomandato per l'iscrizione e recentemente licenziato dalle Commissioni VI e I.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il documento è iscritto all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI


Argomento: Formazione professionale

Esame proposte di deliberazione n. 945 e n. 966: "Programma annuale dei corsi di formazione professionale normali, speciali e per invalidi civili Anno formativo 1994/1995. Modifica della convenzione tipo Regione - Enti di cui alla deliberazione del Consiglio regionale n. 671-12349 del 29/7/1993"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora le proposte di deliberazione n. 945 e n. 966, di cui al punto 13) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Marengo.



MARENGO Luciano, Assessore regionale

Intervengo brevemente, perché credo sia utile fare un'illustrazione rispetto al programma dei corsi stabilito per il 1994/1995, in quanto nella struttura del programma sono stati introdotti alcuni elementi di novità abbastanza importanti.
Sostanzialmente tali novità consistono nel fatto che la struttura è stata modellata rispetto alle indicazioni che provengono dal Fondo Sociale Europeo, in particolare per ciò che riguarda gli obiettivi 3) e 4).
L'obiettivo 3) si riferisce a disoccupati di lunga durata e all'inserimento nel mercato del lavoro di giovani e fasce deboli.
L'obiettivo 4) si riferisce invece alla formazione per lavoratrici e lavoratori per adeguarli ai mutamenti che avvengono nell'organizzazione produttiva industriale e nell'organizzazione del lavoro e conseguentemente, dell'apparato produttivo. Ci sono poi alcuni interventi che invece rispondono ad indicazioni precedenti, che sono inseriti nella programmazione regionale e che quindi non hanno riferimenti nella normativa comunitaria. Questo già era presente nel piano corsi 1993/1994.
Tale struttura è stata modellata nei termini in cui dicevo prima per due esigenze principali. La prima è quella di agevolare l'accesso ai fondi comunitari rispetto all'attività di formazione che si svolge a livello regionale; la seconda è per poter avere, attraverso archivi comuni rispetto ai diversi moduli di corsi, un'integrazione nella programmazione dell'insieme dell'attività.
Come dicevo prima, nel programma ci sono alcune convenzioni specifiche che erano già presenti nel piano corsi 1993/1994, con alcune sperimentazioni riconfermate. Uno degli elementi di novità abbastanza rilevante è l'unificazione del reddito degli allievi tra i diversi corsi per rispondere al modello di struttura di cui parlavo prima.
I principali interventi previsti nel piano corsi riguardano vari obiettivi.
Con l'obiettivo 3), asse 1), si portano avanti corsi per disoccupati giovani e adulti senza titolo di studio, o cosiddetti a titolo di studio debole, che si riferiscono a coloro che stanno dentro la dispersione scolastica.
Sappiamo bene che non è con la formazione professionale che si risolve questo problema di carattere più complessivo, che riguarda la riforma della scuola secondaria, ma riteniamo comunque opportuno un intervento in questa direzione, anche se sicuramente non è esaustivo di tutti i problemi presenti rispetto alla dispersione scolastica.
Gli altri soggetti che stanno dentro l'obiettivo 3), asse 1), sono i lavoratori in mobilità e lavoratori in cassa integrazione. Rispetto a questo c'è stato un forte incremento per corrispondere anche alle direttive comunitarie, oltre che ad una situazione di fatto che si è determinata in seguito ai processi di ristrutturazione e alla crisi produttiva nella nostra regione.
Obiettivo 3), asse 2): si tratta di corsi per raggiungere standard minimi di dotazione e di competenze professionali adeguate per lavoratrici e lavoratori che debbono accedere al mercato del lavoro; i partecipanti infatti, sono giovani dell'obbligo, neo qualificati ed allievi del quarto e quinto anno degli istituti professionali. In questo caso siamo di fronte ad una riduzione dell'attività, per corrispondere alle indicazioni comunitarie.
Obiettivo 3), asse 3): si riferisce ad immigrati e/o nomadi, a portatori di handicap, a detenuti e a tossicodipendenti. Qui c'è un incremento abbastanza notevole soprattutto di portatori di handicap e di immigrati extracomunitari.
Obiettivo 3), asse 4): sono corsi rivolti alle donne disoccupate oppure in possesso di diploma o laurea per creazione di soggetti di imprese ed operatori socio-economici; ci sono anche corsi specifici per le donne che intendono accedere a profili professionali che nel passato erano prevalentemente maschili e che possono diventare di interesse e di partecipazione delle donne.
Obiettivo 4), asse 2): si riferisce allo sviluppo delle competenze di lavoratori e, insieme, di responsabili di piccole e medie imprese. Questa è una novità dovuta all'indicazione del Fondo Sociale Europeo, per cui non c'è raffronto con gli anni precedenti, nel senso che è il primo anno che si fa questo tipo di corsi che vede insieme la partecipazione di lavoratori dipendenti e responsabili di piccole e medie imprese.
Infine ci sono gli obiettivi contemplati nella convenzione regionale di cui parlavo prima, che si riferiscono a convenzioni specifiche già previste nel programma corsi del 1993/1994.
Rispetto agli aspetti finanziari complessivi, non è possibile, proprio per gli elementi di novità, un raffronto automatico con le indicazioni del piano 1993/1994. L'aumento della cassa integrazione, della disoccupazione di lavoratrici e lavoratori in liste di mobilità, ha fatto aumentare la spesa, proprio perché abbiamo dovuto incrementare i corsi sia per rispondere alle indicazioni comunitarie sia per rispondere alla disoccupazione e ai problemi di cassa integrazione e liste di mobilità ai quali facevo riferimento prima. Queste, in sintesi, sono le caratteristiche del programma dei corsi di formazione professione per il 1994/1995.
Intendo ribadire in Consiglio un impegno che ho già assunto ieri in sede di Commissione e che, rispetto alla formazione professionale, ritengo sia non il più importante, ma sicuramente un segmento notevole del mercato del lavoro. Soprattutto in una fase di profonda ristrutturazione dei processi che riguardano la modifica dell'apparato produttivo, la sua riconversione e diversificazione, la formazione professionale diventa un elemento indispensabile per accompagnare questi processi, ma anche per riuscire ad avere un accesso e un rapporto tra domanda ed offerta di lavoro che riguarda i giovani e le fasce deboli, che nella nostra Regione hanno comunque un peso molto importante.
Proprio perché la formazione professionale rappresenta un elemento importante del mercato del lavoro, a settembre in Commissione e in Consiglio aprirò un confronto rispetto ad un progetto complessivo che riguardi l'insieme del sistema di formazione. Ciò anche perché a livello nazionale è stata avviata una discussione in proposito, e venerdì ci sarà un primo incontro degli Assessori regionali alla formazione professionale con il Ministero nazionale per verificare le modifiche della legge n. 845 siamo quindi di fronte ad interventi notevolmente importanti rispetto al sistema complessivo.
Credo che a settembre, questo è l'impegno, in Commissione e in Consiglio, occorra realizzare un progetto in grado di rapportare la formazione con i problemi dell'occupazione e della riorganizzazione produttiva; di definire il rapporto, dentro la modifica complessiva del sistema, tra formazione diretta e formazione convenzionata, anche al fine di verificare la questione delle risorse e delle loro finalità in un rapporto con un'efficienza ed un'efficacia della formazione che veda importanti momenti di sperimentazione più corrispondenti agli accordi intervenuti tra le parti sociali (mi riferisco in modo particolare, ad esempio, all'accordo del 31 luglio dell'anno scorso) che sul terreno della formazione portano forti elementi di innovazione.
A settembre, quindi, credo sia importante avere un momento di confronto e di discussione, in modo da permettere una programmazione futura più confacente alle nuove indicazioni e ai nuovi interventi da portare avanti in termini concreti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cerchio; ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, per chi ha sperimentato, seppur pro tempore per alcuni anni, la responsabilità di Assessore regionale alla formazione professionale, è stimolante entrare nel merito di un dibattito ormai pluriennale sul ruolo della formazione professionale e sulle sue colleganze funzionali in una società in rapida trasformazione ed evoluzione.
In una realtà regionale che, in questi ultimi anni (al di là di una brevissima parentesi), ha reso funzionale il collegamento fra le deleghe del lavoro, dell'industria e della formazione professionale, è stimolante entrare nel merito di alcuni problemi aperti, sui quali l'Assessore Marengo ha testè annunciato disponibilità ad una verifica approfondita ed articolata alla ripresa dell'attività dopo il periodo estivo.
Al di là dei tentativi e delle tentazioni, in un momento di grande difficoltà e di ricerca di una ricaduta il più possibile positiva dello strumento della formazione professionale, è necessario introdurre alcuni elementi di ragionamento, soprattutto alla luce di alcune riforme attese e mai decollate, non solo nel campo scolastico e formativo.
Non si possono non rilevare le conseguenze sulla formazione professionale causate dalla ormai pluriennale attesa della riforma della legge n. 845, non solo da più semestri, ma da anni annunciata, magari in zona Cesarini, nelle battute degli ultimi Ministri del lavoro e della formazione professionale. Ma tutti questi argomenti verranno rinviati ad un confronto e ad un dibattito annunciato, del quale ringraziamo l'Assessore Marengo. Evidentemente, con tutto questo si dibatterà su un problema di disponibilità di fondi, anche se in questi ultimi anni la Regione Piemonte in tema di formazione professionale, in un rapporto comparato con le altre realtà regionali, pur con tutti i limiti e le difficoltà, si è sempre presentata positivamente. Non è che questa assemblea debba autolodarsi, ma certamente a livello comunitario e ministeriale, evidentemente il rapporto comparato con alcune realtà territoriali, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, che hanno fatto ripetutamente della formazione professionale un aspetto più assistenziale che non di collegamento funzionale con il mercato del lavoro, mi pare debba essere riconosciuto, soprattutto per gli aspetti di novità, di sperimentazione, cui ha fatto riferimento anche l'Assessore Marengo e che in questi anni in qualche modo hanno rappresentato la novità in una situazione molto consolidata.
Mi limiterò in specifico a dire che con l'approvazione del piano corsi 1994/1995 la Regione Piemonte, oltre a realizzare l'avvio delle attività formative, ha provveduto in sostanza ad adeguare consistenti quantità di formazione nei confronti delle categorie più deboli attualmente esistenti all'interno del mercato del lavoro.
Credo di poter dire positivamente che il programma annuale di formazione, sulla base anche dei nuovi regolamenti comunitari, oltre a rivolgere le proprie scelte alle tradizionali utenze (giovani in uscita dalla scuola dell'obbligo e dalla scuola secondaria superiore) porrà particolare attenzione alle utenze da tempo espulse dal mercato del lavoro attualmente iscritte alle liste di mobilità o in stato di cassa integrazione strutturale, proseguendo la sperimentazione e le novità introdotte negli ultimi anni. Si tratta di un'importante innovazione che per poter raggiungere il successo auspicato, dovrà vedere una partecipazione attiva oltre che del sistema formativo regionale anche delle amministrazioni locali e delle parti sociali.
Richiamo particolarmente questo aspetto che mi auguro sia tenuto in stretto collegamento, perché un conto è l'attivazione precisa ed attenta del sistema formativo regionale, ma se non c'è un collegamento funzionale con le Amministrazioni comunali e con le parti sociali, è un elemento che rischia di diventare debole.
Approfitto dell'intervento per fare una dichiarazione di voto. Ritengo che solo con il tipo di coinvolgimento cui ho fatto riferimento, l'attività formativa 1994/1995 potrà fornire un contributo importante per il superamento del difficile momento che stiamo vivendo in termini occupazionali nella nostra Regione. In questo senso e con questa indicazione esprimo il voto favorevole del mio Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Vorrei chiarire che sull'approvazione del piano dei corsi di formazione professionale non è in discussione il costante lavoro di merito che l'Assessorato fa ogni anno scolastico.
Voglio anche aggiungere che è positivo che l'Assessore si sia impegnato ieri in Commissione e oggi in aula a formulare alla ripresa dei lavori un'ipotesi o comunque lo studio di una riforma profonda della formazione professionale. Questo non toglie niente al fatto che, al di là della novità della corrispondenza metodologica del piano corsi alla normativa metodologica dei fondi CEE, l'essenza, la struttura e la quota aggiunta di cultura della formazione professionale siano quelle ormai tradizionali, da lungo tempo in atto ed anche criticate. Non si critica il lavoro che costantemente va fatto, ma si critica il crescente scostarsi dai bisogni immaginati e da quelli già in corso d'opera dell'intera società, giovanile in particolare, nel momento in cui si richiamano attraverso la formazione professionale le questioni della scuola.
Possiamo modellare i termini metodologici e di modulistica, adeguandoci alle norme europee, ma tutto questo non assolve e non soddisfa le questioni vere di intuizione, di predisposizione e di capacità di cogliere i processi, gli orientamenti, i bisogni in corso nella struttura produttiva economica e sociale, regionale in questo caso.
In questo senso, il nostro è un giudizio negativo, in attesa di un lavoro comune a cui non ci sottrarremo sicuramente, per affrontare seriamente (l'ho detto in Commissione, lo ripeto qui), nel quadro di una vera riforma del sistema scolastico, anche la riforma della struttura della formazione professionale.
Avevo già fatto presenti in Commissione, quindi le richiamo solo più per titoli in aula, alcune questioni: non fa che costantemente rigenerarsi la concezione della "rincorsa" della formazione professionale, cioè rincorriamo quelli che abbiamo chiamato i "drop-out" e che definirei oggi i "chi-li-ha-visti?" della scuola dell'obbligo, quelli che sono spariti nelle pieghe. Non è colpa della formazione professionale ovviamente, ma è una rincorsa che non corrisponde alla stessa, se non ad un concetto vago di assistenzialismo. Rincorriamo le lauree e i diplomi cosiddetti deboli, in verità fuori gioco, e dunque rincorriamo un dato formidabilmente negativo di orientamento, di struttura dell'intero sistema scolastico, dalle superiori all'Università. La formazione professionale rincorre questo.
Affermiamo che la formazione professionale diventerà sempre più decisiva in un futuro che dovrebbe vedere una grande mobilità del lavoro e dei lavoratori, una precarizzazione del lavoro specifico. Dunque vi è il bisogno di ricorrere ad una capacità di intervento non solo molto elastica ma anche molto forte dal punto di vista formativo di nuove capacità lavorative, di nuove possibilità di intervento nei processi produttivi che si determinano con crescente rapidità in termini del tutto nuovi e che richiedono mobilità, flessibilità e novità.
Però tutto questo non c'è nella formazione professionale, così come strutturalmente la riconfermiamo ogni anno attraverso le deliberazioni che approviamo. Non c'è la rispondenza al valore puramente ideologico che continua a restare, cioè quello della precarietà. Probabilmente il punto nasce dal fatto che sempre di più, e in modo quasi esclusivo, la formazione professionale, anche per la sua natura originaria, tende a fotografare esattamente la situazione in corso, legata ad una visione di professionalizzazione puramente ed esclusivamente di mercato.
Occorre immaginare la formazione professionale in termini molto diversi; occorre immaginare la scuola.
Questa è una società che cresce in civiltà, ma cresce anche in inciviltà di comportamenti, che derivano dalla nevrosi collettiva di cui tutti soffrono, da una formidabile caduta dell'autonomia culturale individuale. La scuola e la formazione professionale o sono pilastri di un tentativo di recupero della situazione, oppure non fonderemo niente. Nella formazione professionale non può intervenire ciò che è già assodato essere un formidabile tallone d'Achille della scuola pubblica, cioè quello dell'educazione culturale alla vita sociale, al lavoro, alla costruzione di un'autonomia individuale dei giovani che devono entrare nel mondo del lavoro. Mi chiedo se non sia il caso di cominciare a far diventare la scuola e la stessa formazione professionale un processo in grado di dare qualche idea diversa di lavoro, di impiego, di opportunità e di inserimento nella struttura sociale produttiva. In questo senso, forse, in Commissione non ero stato chiaro quando avevo notato una formidabile carenza, tra le altre, di corsi di formazione legati a questioni di pubblica utilità. Non mi riferivo a formazioni legate al pubblico impiego o alla sanità, che so avere proprie particolarità e propri percorsi. Mi riferivo all'esigenza che nel futuro sicuramente verrà fuori - di una società che si organizza per vedere in termini del tutto nuovi la concezione del lavoro: il lavoro di cura, di riproduzione, specialmente ambientale, della natura. Ho visto che c'è un corso - è l'unica cosa interessante - sull'arredo urbano. E' interessante, ma ce n'è uno! Se non è inteso nel suo senso di stilista alla Giugiaro, ma inteso nel senso del come si può pensare in futuro di riorganizzare aspetti di vita della città, la formazione non può diventare anche una leva. Può agire in concorso con i Comuni.
Queste erano e sono un po' le ragioni che ci fanno esprimere un voto contrario. Non mettiamo in discussione il fatto che sia un lavoro serio, ma non corrisponde a ciò a cui pensiamo. Pensiamo sia già da tempo arrivato il momento di porre mano in termini di immagine ad un'altra concezione della scuola e della formazione professionale.
Se a settembre saremo messi nella condizione di ricrederci totalmente lo faremo, non avendo pregiudizi di sorta. In questo momento però il voto è contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Grazie, signor Presidente. Le perplessità sull'attività di qualificazione o riqualificazione professionale vengono da lontano, e si inquadrano nel sistema del tutto inaffidabile della scuola italiana.
Ricordiamo quando, attraverso le Regioni, sono stati istituiti questi organismi che avrebbero dovuto supplire alla carenza, nell'ambito dell'istruzione pubblica, di elementi di qualificazione a livello professionale. C'è da ricordare addirittura l'abolizione della scuola di avviamento professionale, con l'unificazione della scuola media di base per l'inserimento di un'enorme quantità di giovani nelle scuole superiori, per affollare le Università e, oggi, per affollare conseguenzialmente il mercato del lavoro in termini negativi.
La disoccupazione giovanile è diventato un fenomeno gravissimo; sono sempre di più i giovani che pur avendo una qualificazione non hanno lavoro e sono tantissimi i giovani e le giovani che non possono aspirare addirittura ad occupare un posto di lavoro.
Nel frattempo abbiamo assistito al potenziamento di quelle scuole private, a livello di qualificazione professionale, che hanno superato addirittura gli stessi livelli degli istituti regionali.
Di fronte alle risoluzioni governative, che sono tutte da verificare per quanto riguarda il mercato del lavoro, per la crisi occupazionale e per la crisi della produzione, ovviamente le considerazioni fatte in sede di Commissione, testè ribadite dal collega Bosio, sono considerazioni di tutto rispetto, e penso che anche da parte dell'Assessore ci sia abbastanza attenzione.
Abbiamo detto in Commissione che riconosciamo nell'attività dell'Assessorato tutto ciò che vale per avere approntato questo pacchetto di proposte, non soltanto per stare alla lettera e all'impegno del Fondo Sociale Europeo, ma anche per coinvolgere le attività dei corsi di formazione professionale con il tentativo di inserire talune occasioni nell'attività delle piccole e delle medie imprese. Il problema sta proprio qui: nella necessità di trovare una soluzione che coinvolga l'attività imprenditoriale o datoriale tanto da giustificare un'attività della Regione che impegna, ancorquando questi siano fondi sociali europei, una somma di circa 100 miliardi. Non si tratta di una cosa da nulla.
Per cui, abbiamo avuto l'assicurazione che nel prossimo settembre ci saranno delle consultazioni o delle conferenze con tutti coloro i quali operano sul piano del mercato del lavoro.
Penso che tanto tempo si è perso su questo argomento, e che si sarebbe dovuto operare in tal senso nel passato per poter avere un confronto già registrato per un esame concreto di tutta la casistica dei corsi che ancora una volta, sono qui proposti, così come è avvenuto per il passato quando si pensava che il corso per l'informatica fosse la panacea per la risoluzione dei problemi della ricerca del posto di lavoro. Quindi, ci troviamo a riconfermare ciò che nel passato ha dato elementi utili e positivi, ma in ogni caso è una gabbia dalla quale si riesce ad uscire molto difficilmente.
Fatte queste considerazioni, si rimane nell'attesa che ci sia un rapporto con l'Agenzia per l'impiego, che è uno strumento di livello governativo operante in Piemonte, con l'Ufficio regionale del lavoro per conoscere i programmi che si possono sviluppare in comune e per instaurare procedure di collaborazione continuativa, ma coinvolgendo anche la parte imprenditoriale o datoriale. I datori di lavoro, per altri versi, affermano che in fondo, sul problema dell'istruzione, è necessario che ci sia una correlazione di attività tra ciò che viene promosso a livello di Confindustria (il buon Lombardi della Confindustria è diventato maestro in merito e donno) e ciò che si può promuovere a livello di enti locali, di strutture dello Stato, decentrate, come quelle della Regione. Rimaniamo in attesa. Sappiamo che giovedì c'è un primo incontro e siamo certi che sarà utile.
Non abbiamo alcun motivo per dubitare che l'estrazione ideologica dell'Assessore non possa nel miglior modo possibile risolvere tutti questi problemi, ma preavvisiamo che su questo piano il Movimento Sociale Italiano è molto attento ed è pronto a dare la massima collaborazione per il migliore sviluppo, anche perché la disoccupazione diventa un fenomeno sociale di forte e grave peso. Non è tanto per far demagogia di parole, ma quello che leggiamo sui giornali della nuova attività dei giovani che imparano a lanciare sassi dai cavalcavia delle autostrade, o di quelli che la notte sperimentano come potersi suicidare scimmiottando i film americani degli anni '50, è tutto frutto di un disagio sociale pesantissimo, di cui la società è responsabile, la società politica in primis, non meno della società dell'economia nazionale che guarda molto spesso all'utilità delle risoluzioni economico-monetarie e non agli altri aspetti della crescita politica, morale, di una nazione, come ha espresso il collega Bosio con compiutezza di analisi.
Di fronte a queste problematiche, pur essendo convinto che il piano in ogni caso è un buon piano, anche se rimangono circa 5 miliardi e 400 milioni da assegnare per programmi non del tutto sviluppati confacentemente, come rappresentante del Gruppo del Movimento Sociale Italiano dichiaro sin da adesso il voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Ritengo abbia fatto bene l'Assessore ad assumere non solo in sede di Commissione, ma anche di fronte al Consiglio l'impegno che alla ripresa dell'attività politica, quindi a settembre, non solo la Commissione, ma anche il Consiglio dovrà ridiscutere sui problemi della formazione professionale. Perché? Qual è stato, sempre a nostro parere, il nodo e un po' il vizio della formazione professionale? Oggi stiamo discutendo il piano corsi frutto di una circolare che viene normalmente emanata mesi e mesi prima. Ma la circolare è frutto dell'esecutivo, dell'Assessorato. Per carità! Raccoglie, mi auguro e l'abbiamo visto ogni anno, il dibattito che c'è stato l'anno precedente in aula. Però, per non continuare a rincorrerci, il nodo della discussione è la circolare di impostazione dei corsi. Quello è un fatto politico, mentre invece è sempre stato un fatto burocratico, quindi non potevamo che ragionare sulle risultanze di quella circolare. Bene questo impegno, perché assume una rilevanza politica. E' anche, a mio parere - mi si permetta di dirlo - un mutamento. Avevamo sempre chiesto che la discussione avvenisse prima della stesura della circolare. Quest'anno la circolare, che è stata emanata a febbraio proseguendo su certe linee di indirizzo degli anni precedenti, ha capovolto completamente alcune priorità, e lo vediamo nei risultati della predisposizione dei corsi. Allora, torno a ripetere: sarebbe bene che questo potesse avvenire con il sostegno del Consiglio proprio per gli aspetti che ha e che deve avere la formazione professionale di stretto collegamento con la realtà economica del nostro territorio. Quindi, è un fatto di rilevante importanza, non è solo un contentino - se così mi è permesso dire - per approvare in fretta questi corsi e poi rinviare la discussione a settembre. Anche perché per dare al Consiglio la possibilità di approvare i corsi la circolare dovrà essere emanata molto prima sicuramente entro novembre, se non prima. Quindi quello sarà l'appuntamento per discutere.
Certamente il nodo centrale per la formazione professionale resta quello di come sarà riformato il sistema scolastico generale. La formazione professionale nel nostro Paese ha sempre finito con lo svolgere un ruolo una funzione che invece doveva svolgere la scuola di base, quindi la scuola dell'obbligo.
Invece i meccanismi sono stati studiati per far sì che la formazione professionale svolgesse un ruolo di supplenza, quindi non suo, perch doveva completare quello che non faceva la scuola pubblica. Il nodo centrale, che non sarà sicuramente possibile risolvere a settembre, è l'elevamento dell'obbligo scolastico. Se non viene fatta questa riforma, la formazione professionale continuerà, a mio parere, addirittura obbligatoriamente a svolgere il ruolo non suo di recupero sociale o di completamento dell'alfabetizzazione che spetta ad altri.
Volevo ancora richiamare due elementi.
Innanzitutto il problema del ruolo e della funzione che devono avere i centri di formazione professionale in generale, ma in modo particolare quelli a gestione diretta della Regione. A me pare che questa funzione non appaia ancora trainante nei confronti del resto della formazione professionale. Su questo vorrei richiamare l'attenzione del nostro Assessore, perché la gestione diretta ha senso e significato se effettivamente serve da traino sia per modalità, sia per gestione, sia per capacità, sia per ruolo complessivo.
L'altro aspetto è quello che investe il personale, cioè il ruolo dei formatori attuali e di chi forma i formatori di fronte ad un'impostazione o ad un'accelerazione diversa della formazione professionale.
Inoltre vi è il discorso sul personale in mobilità, che non può più essere affrontato burocraticamente o come puro collocamento. Ritengo che anche all'interno di questo personale ci siano potenzialità che vanno utilizzate al meglio e non come elemento residuale o di peso.
Un'ultima cosa, sottolineata in sede di Commissione da parte della Consigliera Bortolin, riguarda il momento ispettivo.
Conosciamo la delicatezza di questo comparto, quindi invitiamo l'Assessore ad un'estrema attenzione, perché sappiamo che cosa è avvenuto in altre Regioni e non vorremmo che lo stesso accadesse nella nostra.
Sul piano corsi il voto del nostro Gruppo è favorevole.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Sarò estremamente breve, perché non voglio ripetere anche quest'anno le solite cose. Le cose dette rimangono dette, il settore è da riconsiderare completamente. Rilevo che sulla situazione della formazione professionale nel 1994/1995 è cambiato molto poco. Si tratta di una situazione paradossale, che ci porta ad interpretare la formazione professionale come un parcheggio a due livelli: il livello allievi e il livello discenti parcheggiati perché la società, o comunque il mercato, è incapace di dare una rapida risposta occupazionale. E' un parcheggio anche per i docenti, il cui livello professionale non è assolutamente adeguato alle richieste del mercato e dell'industria.
Se vi prendete il piacere, così come ho fatto io, di dare uno sguardo anche quest'anno alla situazione dei piani corsi dei singoli istituti noterete che all'80% siamo ancora a macchine utensili a controllo numerico corsi per favorire l'ingresso nell'industria meccanica, corsi per attrezzisti, corsi per aggiustatori, corsi per riparatori di radio e di televisori. Poi si scende di livello e si arriva a questioni che assolutamente con la formazione, in una società economicamente evoluta come la nostra, hanno ben poco a che fare.
C'è sicuramente un "carrozzone" da tenere in piedi, lo capisco, ma anno per anno bisognerebbe ridurlo di entità per portarlo verso una società moderna.
Non ci sono qualificazioni previste da normative internazionali, non ci sono qualificazioni previste da normative UNI. I nostri ragazzi, anche i saldatori, escono senza il riconoscimento dell'unificazione, perché siamo nell'incapacità di fornire un servizio importantissimo, quello della formazione professionale, a livelli qualitativamente accettabili.
Al di là di ogni valutazione di carattere politico, non faccio ovviamente alla nuova Giunta delle osservazioni specifiche, perché essendo appena subentrata non è sicuramente stata in grado di intervenire più di tanto. Ma quello che voglio semplicemente segnalare è che, in quattro anni di permanenza su questi banchi, non ho visto migliorare la situazione, non l'ho vista andare verso un sistema di qualità. La situazione è rimasta quella pregressa, fatta di clientelismi, di parcheggi per docenti che non hanno niente da insegnare.
Invito pertanto, a chi toccherà, non so a chi rivolgere l'invito visto che l'anno che verrà sarà duro per tutti, a fare un minimo esame di coscienza. Probabilmente un colpo di spugna sulla situazione dell'attuale formazione professionale in Piemonte è doveroso, se vogliamo darle la giusta importanza nella qualificazione delle maestranze.
Proprio in base a queste considerazioni, il nostro Gruppo si asterrà.
Non possiamo ovviamente esprimere un voto completamente sfavorevole, perch qualche cosa, soprattutto nei confronti delle classi più svantaggiate degli handicappati e dei detenuti, si farà. Penso che la buona volontà ci sia, ma probabilmente, come troppo sovente accade, manchiamo di cultura e di professionalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, mi rendo conto, quando lei ci richiama soprattutto al rispetto dei tempi, che "omnia ferunt ultima necat".
Volevo semplicemente dire questo: non è assolutamente mia intenzione fare carico all'Assessore Marengo che ha proposto il programma annuale dei corsi di formazione per l'anno 1994/1995, perché il breve tempo a disposizione certamente non gli ha consentito di operare alcuni cambiamenti estremamente necessari.
E' anche vero, d'altra parte, che un piano di formazione professionale nella sua globalità non può non tenere conto della vischiosità della realtà, così come essa è sedimentata, ed esserne uno specchio. Pero è necessario che ne sia specchio in qualche modo, ma solo in qualche modo.
Un programma annuale di corsi di formazione che si appiattisca completamente su una realtà esistente, peraltro in via di trasformazione continua, a mio avviso, non costituisce un buon volano per uno sviluppo futuro possibile e compatibile con le risorse della natura. E' un piano estremamente "hard", molto pesante, che tiene conto di una società industrializzata al massimo e fa fronte, se farà fronte, alle esigenze di questa società, senza introdurre gli elementi di cambiamento necessari per avviarci verso una società migliore, che sappia tenere conto di nuove, più ampie e più giuste esigenze di vita, che sappia introdurre elementi che prefigurino un modo di vivere ed una qualità della vita diversa.
E' stato detto che a settembre riparleremo di questo problema. Questo mi sta bene, ma invito l'Assessore a tenere presenti queste osservazioni, e fare in modo che i corsi di formazione diventino uno strumento incentivante nei confronti di tutti gli operatori, pubblici e privati, per cambiare il modo di affrontare la formazione professionale.
E' necessario privilegiare le nuove professioni, soprattutto quelle che si collocano in modo nuovo rispetto alle tematiche ambientali, alle problematiche della pace, affinché l'azione della Regione in questo campo diventi un punto di riferimento per tutti.
Non ho approfondito molto questo piano, ma da quel poco che ho visto la mia impressione è che sia un piano sostanzialmente "hard", che ripete i programmi di formazione presentati negli anni passati, verso i quali mi ero sfavorevolmente espresso.
Ora non posso votare a favore, ma neanche contro, perché bisogna dare fiducia all'Assessore che ha operato in questo campo. Quindi, il mio voto di astensione vuole essere un voto sicuramente di fiducia nei confronti dell'Assessore, ma anche uno stimolo affinché il programma annuale di formazione si configuri come elemento di cambiamento e di novità nei confronti di una società che non può continuare ad essere così com'è ora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, le cose dette dal collega Adduci sono state molto brevi, ma pesanti come le pietre, ed assolutamente non condivisibili.
Il collega Fulcheri ha seguito in Commissione tutto il lavoro e abbiamo ragionato insieme sui limiti oggettivi che si hanno a governare questa materia. Il collega Fulcheri mi faceva rilevare due dati di partenza: 103 miliardi e un numero di persone addette equivalente all'organico regionale.
A questo punto si pongono le questioni di fondo. Perché è avvenuto questo? Che senso ha? Quale prodotto abbiamo? Voteremo a favore proprio perché siamo consapevoli delle difficoltà di incidere su questa materia. Però proprio il prendere atto che non si tratta più di un dato politico, ma che è un volano che continua per forza propria e sul quale non si può incidere, pone l'esigenza di chiedersi dove sta la questione politica; a mio modo di vedere non sta dove sostiene il collega Adduci.
Potremmo immaginare di vivere nella "città di Dio" dove esistono già risorse, e proprio per questo presupporre che il nostro Paese avrà per il futuro risorse da investire in attività che non producono ricchezza in termini numerari; producono beni altrettanto significativi, quali la solidarietà verso gli altri, l'assistenza ai meno abbienti nel senso della qualità della vita, ma non producono risorse economiche. Questi sono tutti atteggiamenti sicuramente condivisibili, ma devono partire dal presupposto che sia garantita, sul piano delle intelligenze, la capacità di costruire la ricchezza vera, quella che si misura nei conti in banca, e che per lo Stato rappresenta il monte imposte e tasse, dalle quali derivano le risorse per pagare le nuove professioni.
La questione è quindi inquietante, perché il sistema Italia è sicuramente il più arretrato tra i sistemi dei cosiddetti 7 più 2, ma sappiamo anche che il pool di eccellenza dei Paesi maggiormente industrializzati è formato da soggetti che hanno problemi gravissimi da questo punto di vista, e che paradossalmente sono quelli che registrano il fenomeno della disoccupazione più accentuato. Quindi, anche dal punto di vista delle tensioni sociali, il problema dell'occupazione nei nostri Paesi è di gran lunga più grave di altri che hanno il fenomeno della non occupazione, ma non hanno il problema della disoccupazione. Per un Paese in via di sviluppo l'aver acquisito un posto lavoro per famiglia - e per famiglia intendo dire la famiglia del padre e della madre e magari anche dei figli che vivono separati - è un risultato; per noi è una sconfitta.
Quindi, siamo certi che il sistema Italia, in termini di capacità e di qualifiche professionali, sia sulla strada giusta per garantirsi un futuro? Chiediamoci anche, Assessore (e su questo la pregherei di provare a fare un confronto radicale), se abbia senso che la formazione professionale sia stata delegata alle Regioni. E' un paradosso. Delegare alle Regioni la formazione professionale significa, per esempio, rinunciare definitivamente a fare quello che hanno fatto i francesi, cioè la scuola superiore di amministrazione. Manca una professionalità burocratica; nei nostri uffici ci sono tanti laureati bravi, ma tutti a bassa professionalità.
La formazione professionale, che non è un modo per non cercare un lavoro, ma è un modo per qualificare il sistema, dovrà rendere più facile l'accesso nel mondo del lavoro, quando il posto di lavoro è reso disponibile da un sistema più efficiente e più avanzato, che è tale nella misura in cui è più professionalizzato.
Chi si occupa della professionalizzazione delle fasce alte del sistema? Le Università? No, perché rilasciano dei pezzi di carta per larga parte dequalificati. La selezione? No. L'immediata selezione dopo - lo sappiamo tutti - non avviene più con il voto di scambio, ma ci sono sempre gli zii i capi ufficio, gli eredi, i cugini che decidono la selezione post scolastica.
Allora, chi si preoccupa di garantire l'efficienza del sistema delle intelligenze Italia? Lo Stato? No, assolutamente. La Regione? No assolutamente. Ogni Regione, a mio modo di vedere, ha interpretato la formazione professionale come un sistema con il quale cercare di rendere più immediato l'accesso al lavoro. E quindi si può capire che ogni Regione copi dei modelli. Le cifre giustamente evidenziate dal collega sono significative, perché attengono ad un'area monoculturale come la nostra, ma sono soggette a crisi cicliche, non una tantum, che come tali creano problemi di occupazione di numero alto (80/100 mila).
Quando si apre il problema in questi settori, non è come aprire un centro di ricerca in Andalusia; quando si apre il problema occupazionale in un sistema monoculturale, vengono messi in discussione e in circolo centinaia di migliaia di posti di lavoro. Si può dunque capire il motivo per cui abbiamo un sistema così pesante di formazione professionale che, in Italia, è il più costoso: siamo quelli più soggetti all'esigenza di consentire a qualcuno di ritornare nei tempi più brevi possibili a lavorare oppure di andare a lavorare.
Questo è sicuramente un pezzo della catena dal quale non possiamo prescindere, così come non possiamo non sperare - e ha ragione il Consigliere Adduci - che ci sia anche un altro anello, che sarà l'invenzione delle professioni nuove, più qualificate, più significative alle quali avviare le nuove generazioni.
Avverto, però, l'assoluta inadeguatezza della nostra capacità professionale ai livelli alti, che assolutamente non è competitiva con il management degli altri Paesi. E allora, chi si fa carico di questo, collega Assessore? Una volta si facevano gli esami di Stato che in definitiva erano una messa in carico direttamente ai singoli cittadini della formazione professionale. Infatti si diceva: "Tu, caro ingegnere, laureato, dottore sei andato presso la facoltà X; però, guarda, che per entrare nella professione - l'esame di Stato significava questo - devi garantirti quel tanto di formazione che è il livello, il modello che lo Stato si è dato" (non che la Regione si è data).
Visto che stiamo per consegnare la Regione impacchettata, dopo venti venticinque anni, a qualcun altro (storicamente, poi magari le persone non cambieranno), ritengo opportuno ripensare al ruolo della formazione professionale, e in primo luogo alla costruzione dell'intellighenzia del nostro Paese. Questa non può essere lasciata solo ai settori economici, ma deve incidere soprattutto sui soggetti del sistema e non può essere di ritorno, rincorrendo le difficoltà del sistema, ma bisogna anticiparne lo sviluppo. E' una questione che una Regione come la nostra, che ha fatto la sua parte, che paga dei costi colossali, che su questo si è impegnata al punto tale da aver messo in moto una massa ciclica non più modificabile deve porsi. E' vero, non siamo soddisfatti; però ci si chiede: "Chiudiamo un corso, licenziamo della gente?". Nessuno è disposto a fare questo dobbiamo ammetterlo con franchezza e con onestà intellettuale.
Anche per questo, il collega ed io voteremo a favore di un piano che non ci convince. Ritengo, però, che una Regione come la nostra, che avverte sulla propria pelle l'inadeguatezza del sistema alto delle professionalità (non di quello minimo) di competere con il sistema Europa, si debba porre il problema di un progetto di portata nazionale, in cui il nuovo management venga fuori da qualche parte.
Qualcuno dice - e non mi sembra una brutta idea - che bisognerebbe istituire un corso per amministratori di UU.SS.SS.LL. Bellissima idea; ma questa è una funzione che deve assolvere questa Regione e non l'altra? Che cosa risolviamo? Facciamo un corso per venticinque persone ogni cinque anni? E' incredibile che non esista una scuola superiore di gestione sanitaria a livello nazionale! Allora, se non vogliamo far ritornare le competenze allo Stato, costituiamo un consorzio tra Regioni. Però le Regioni, nel loro complesso, singolarmente o con lo Stato, devono porsi il problema di costruire il management pubblico ad altissimo livello.
Con questo, insieme alla ricerca si recupera l'efficienza del sistema a valle del quale sono giustificate risorse impiegate per l'accesso, il più immediato possibile, al lavoro, così com'è in questo piano.
Sono d'accordo con il Consigliere Adduci: si può anche scommettere sul fatto che il sistema possa produrre quel tanto di ricchezza in termini monetari che consenta di realizzare altrettanta ricchezza in termini di qualità della vita e di rapporti.
L'Europa, nella mappa del mondo, è stata per un secolo l'area della libertà; piaccia o meno è così. Si tratta di capire se, nel tempo che verrà, ci sarà l'area dell'intelligenza. Non abbiamo i pozzi di petrolio le miniere, le mandrie di bovini; non possiamo confrontarci con altre aree su queste basi e non abbiamo neanche 5 miliardi di persone disposte a lavorare sottopagate. La nostra è un'area che ha un solo simbolo: aveva la libertà fino ad oggi, da oggi in avanti dovrà avere quella dell'intelligenza impegnata.
Apprezzo che l'Assessore abbia seguito il mio intervento. Auspicherei che l'Assessorato si facesse carico, prima della fine della legislatura, di organizzare un convegno delle Regioni, in modo che si rendano conto che, in una qualche misura, devono supplire ad una deficienza dello Stato. La costruzione del grande management in termini di formazione professionale potrebbe essere un contributo non marginale che potremo avere alla realizzazione del federalismo vero, che è fatto di queste cose, non di etichette.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cerchio per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Credo di trovare la soddisfazione di tutti liquidando il mio intervento in breve tempo. Mi pare giusto fare alcune considerazioni sulle cose dette.
I Consiglieri Vaglio e Adduci hanno osservato che l'Assessore Marengo e quindi questa Giunta, essendo appena entrata in carica, non è stata in grado di incidere sulla formazione professionale; questa sarebbe espressione di clientelismo e di parcheggio a partire dai formatori, per cui sarebbe opportuno dare un colpo di spugna.
Il collega Foco, per semplificare, ha detto (seppure con una forzatura) che prima tutto ciò che era formazione professionale si riduceva ad atti burocratici, mentre oggi, nonostante la brevità dell'incidenza, sono state fatte scelte politiche da parte del nuovo Assessore.
Credo che la dichiarazione di voto del Gruppo DC-Partito Popolare stia nella contraddizione di queste due versioni, cioè tra chi dice che l'Assessore non ha potuto incidere e tra chi, viceversa, dice che ha talmente inciso da creare un salto da una scelta prevalentemente burocratica ad una vera scelta politica. La ragione del sì sta quindi in questa contraddizione.
La società si trasforma e cambia sempre più velocemente e dovrebbe offrire all'utenza nuove qualifiche e nuove professionalità, peraltro al momento non immaginabilmente possibili e tali da sconvolgere la situazione della formazione professionale che, con tutti i limiti che avete richiesto è per molti versi appesantita. Credo che in questo stia la ragione di un sì convinto del mio Gruppo consiliare; la positività espressa si aggancia alla sperimentazione e alle novità tanto auspicate in questi ultimi anni.
Sulla formazione professionale alcune persone parlano giustamente a proposito; per esempio, le cose testè dette dal Consigliere Marchini condivisibili o meno, sono estremamente intelligenti ed attente. Tuttavia credo che molte persone parlino ed abbiano parlato ancora oggi di formazione professionale, in questa stessa sala, senza sapere di preciso di cosa si trattasse, parlandone molte volte a sproposito e solo per routine.
Questo non è un buon servizio alla formazione professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto.



BODRERO Antonio

In Commissione avevo detto che avrei votato contro; tuttavia, per disciplina di Gruppo, mi asterrò. Il motivo, che si può considerare aggiuntivo a quello riferito dal Capogruppo, per cui avrei votato contro è che, essendo stati riconosciuti come minoranza linguistica dal Consiglio d'Europa, avremmo il diritto-dovere di ottenere l'insegnamento della lingua (dialetti e cultura) della Nazione Piemontese nelle scuole di ogni ordine e grado. Purtroppo, data la natura reazionaria dello Stato italiano, questo non è possibile, non solo in Piemonte ma neanche in Friuli e in Sardegna perché lo Stato fa di tutto per violare la Costituzione (almeno quelli che fino ad oggi l'hanno rappresentato).
Quindi - ripeto - il mio voto sarà di astensione per disciplina di Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La mia mozione d'ordine è scherzosa, ma solo fino ad un certo punto.
Vorrei pregare la Presidenza del Consiglio, alla ripresa dei lavori, di distribuire gli atti del Consiglio e i documenti da approvare su carta colorata con un colore che rappresenti il lavoro fatto dalla passata Giunta ed un altro che rappresenti il lavoro fatto dalla nuova. Ciò consentirà ai colleghi, e ovviamente al sottoscritto, di evitare degli incidenti di percorso alquanto imbarazzanti.



PRESIDENTE

Provvederemo per quanto possibile.
Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli, 4 contrari e 5 astensioni.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 816: "Indennità di carica ai componenti il Consiglio di amministrazione e il Collegio dei Revisori dei Conti dell'Ente per il diritto allo studio universitario"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 816, di cui al punto 14) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Mi piace far presente che in Commissione si era deciso che questo problema sarebbe stato differito per un esame più approfondito, con tutte le comparazioni necessarie, nel prossimo settembre.



FOCO Andrea

No, è rinviata la discussione sull'Ente.



MASARACCHIO Antonino

Allora avevo capito male io. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 943: "Centro Piemontese di Studi sul Medio ed Estremo Oriente (CESMEO). Approvazione nuova denominazione e nuovo Statuto"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 943, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 972: "Individuazione, ai sensi dell'art. 4 della L.R. 18/2/1985 n. 10, delle Associazioni di cui all'art. 4 della L.R. n. 64/89 - Consulta regionale per i problemi dei lavoratori extracomunitari"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 17) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 972.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli e 2 contrari.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 939: "L.R. 21/3/1984, n. 18 Criteri di attuazione dei programmi annuali e delle iniziative di intervento per la realizzazione delle opere di edilizia scolastica, validi per il triennio 1994/1996"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine la proposta di deliberazione n. 939, di cui al punto 15) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14)



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