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Dettaglio seduta n.294 del 20/07/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallera, Mandrino, Marino e Montabone.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

b) Insediamento della Commissione per gli adempimenti istituzionali attuativi della legge n. 142/90 e della Commissione speciale per l'elaborazione dei Testi Unici della legislazione regionale


PRESIDENTE

Comunico inoltre che è stata insediata la Commissione per gli adempimenti istituzionali attuativi della legge n. 142/90. E' stato eletto Presidente il Consigliere Cantore e Vicepresidente il Consigliere Fiumara.
E' stata altresì insediata la Commissione speciale per l'elaborazione dei Testi Unici della legislazione regionale. E' stata eletta Presidente la Consigliera Bergoglio e Vicepresidente il Consigliere Bosio.


Argomento: Artigianato

Esame progetti di legge n. 377: "Interventi per lo sviluppo e la qualificazione del settore artigiano" e n. 413: "Interventi regionali per lo sviluppo e la qualificazione del settore artigiano" (preavviso scritto ai sensi dell'art. 51, comma quarto, del Regolamento) - Esame ordine del giorno di non passaggio all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 377


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei progetti di legge relativi all'artigianato.
Sul progetto di legge n. 377, presentato dal Consigliere Ferrara, di cui al punto 12) dell'o.d.g., la III Commissione consiliare ha espresso parere negativo.
Sul progetto di legge n. 413, iscritto in prenotazione all'o.d.g., vi sono due relazioni, una di maggioranza e una di minoranza.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Cerchio, che ha pertanto la parola.



CERCHIO Giuseppe, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in Piemonte l'incidenza percentuale delle aziende artigiane sul totale delle imprese è di circa il 35,50%, percentuale che pone la nostra Regione al sesto posto di un'ipotetica graduatoria nazionale. La stessa elaborazione assegna al Piemonte un valore assoluto di 119.042 imprese.
Questi dati sono estremamente significativi, soprattutto se si considera l'obiettiva difficile crisi economico-occupazionale in atto.
Crisi che peraltro ha investito in modo diretto o indiretto tutti i settori produttivi, tra questi anche quello artigiano che insieme a pochi altri ha la peculiarità di rappresentare materia trasferita alla Regione.
E' sicuramente l'intendimento di porre correttivi all'evolversi in negativo della situazione in atto che ha condotto la Commissione consiliare ad approvare oggi, su proposta della Giunta regionale, il progetto di legge in esame. Analogo tentativo, forse più circoscritto in quanto più mirato ha ispirato l'altro provvedimento in esame che non ha ottenuto il parere favorevole della Commissione, del quale più diffusamente tratterà il Consigliere firmatario.
Gli interventi previsti dalla legge in discussione, che quasi un anno fa la Giunta presentò, incideranno quindi sul comparto dell'artigianato che è componente fondamentale del tessuto produttivo ed occupazionale del Piemonte. Un settore che se pur negli ultimi mesi ha visto un moderato miglioramento delle previsioni e del fatturato, in lieve aumento in alcuni comparti, registra nel contempo un andamento occupazionale tuttora negativo, ancora in peggioramento, particolarmente in alcuni settori, in specifico in quello dell'edilizia.
Nel primo semestre 1994 - dalle indagini realizzate in questo periodo gli operatori artigiani hanno registrato un aumento della posizione dei cosidetti ottimisti a richiesta di informazione ed anche per quanto riguarda l'acquisizione di nuovi ordini gli ottimisti guadagnano terreno.
Aumenta anche la propensione agli investimenti ma, se pur in questi ultimi mesi ci sono stati momenti di ottimismo e di attenzione, si registra per contro un dato di fatto negativo, cioè un andamento degli incassi in lieve peggioramento nei primi mesi di quest'anno rispetto al periodo precedente.
Inoltre si registrano ritardi in alcuni comparti quali l'edile l'impiantistica, il metalmeccanico e il legno.
Il settore è in attesa di interventi a livello governativo in tema di costo di lavoro, di fisco, di occupazione, di apprendistato, quindi non pu non guardare con attenzione e positività il decollo di questa normativa regionale che, pur con percorsi difficili e in salita, rappresenta una boccata d'ossigeno: si tratta di una ventina di miliardi che certamente non risolveranno i problemi dell'artigianato, ma rappresentano comunque una risposta che non può essere rinviata nella giusta attesa di questo comparto.
Gli interventi regionali per lo sviluppo e la qualificazione del settore in oggetto sono stati sottoposti ad un'articolata serie di consultazioni nel corso delle quali hanno avuto modo di esprimere il proprio parere una serie di soggetti importanti, quali il Coordinamento delle confederazioni artigiane, l'Artigianfidi, la Federpiemonte, l'IRES il BIC-Piemonte ed altre realtà. Si tratta sicuramente di alcuni fra i più significativi soggetti economici coinvolti dal provvedimento che hanno espresso una serie di osservazioni estremamente puntuali che implicitamente costituiscono una sostanziale condivisione delle modalità di approccio alla tematica trattata.
A seguito delle consultazioni e del dibattito che si è sviluppato in Commissione, soprattutto nel tentativo di conciliare i due provvedimenti assegnati, l'articolato ha subìto una serie di modificazioni, in particolare per quanto attiene le modalità istruttorie delle domande presentate.
In buona sostanza, la normativa proposta costituisce un'integrazione delle leggi regionali vigenti e l'istituzione del Fondo rotativo regionale dotato dei fondi assegnati alle Regioni ai sensi della legge n. 399/87, per un importo pari a circa 20 miliardi di lire, rappresenta un prezioso volano per l'economia legata al settore.
Le forme di intervento regionale si attuano attraverso il finanziamento di progetti di investimento in beni e servizi presentati da imprese artigiane o loro consorzi ed il sostegno alle strutture collettive di garanzia operanti nella Regione a favore delle imprese artigiane.
La qualificazione dell'intervento regionale è demandata ad un programma che è aggiornabile annualmente cui spetta: 1) l'individuazione degli ambiti prioritari di intervento territoriali e settoriali 2) la determinazione delle classi e delle tipologie degli interventi all'interno di tali ambiti 3) l'individuazione delle risorse disponibili e i criteri per il loro utilizzo.
E' pertanto chiaro che il programma, la cui approvazione è demandata alla Giunta regionale, costituisce fondamento, vorrei dire presupposto, per l'effettiva attuazione della legge in esame.
L'istruttoria delle domande di finanziamento affidate a Finpiemonte dovrà svolgersi entro un tempo massimo di 30 giorni. Il parere definitivo spetta comunque al Comitato tecnico che, appositamente costituito dalla Giunta regionale, è composto da un funzionario regionale e da quattro esperti in materia (di cui uno individuato da Finpiemonte). Spetta allo stesso Comitato il compito di predisporre annualmente una relazione sull'attività svolta, relazione che dovrà chiarire il numero delle domande presentate e di quelle accolte, la tipologia delle attività coinvolte e la distribuzione territoriale delle stesse.
La relazione costituirà necessariamente fondamento per comporre un quadro sullo stato di attuazione della legge, attività che la Giunta regionale si impegna a portare a termine entro il mese di febbraio di ogni anno e che verrà tradotta in una relazione da presentare alla Commissione competente per materia.
Inoltre spetta alla Giunta regionale un'attività ispettiva di controllo sulla corrispondenza tra l'intervento in atto e quello proposto in sede di richiesta di finanziamento. Eventuali difformità riscontrate comporteranno la restituzione degli importi erogati, rivalutati ai sensi di legge. Si precisa infine che la proposta di legge abroga opportunamente gli artt. 17 e 18 della L.R. n. 17/85. Si tratta degli articoli che fanno riferimento alle caratteristiche dei prestiti di esercizio contratti da imprese artigiane, assistiti da fidejussione presentata da una cooperativa artigiana di garanzia e alla concessione ed erogazione degli stessi contributi.
La Commissione consiliare, riunitasi ancora stamane, ha espresso parere favorevole dei Gruppi DC, PCI, PDS, Gruppo Misto, Lega Nord e si sono astenuti i Gruppi di Rifondazione Comunista e del Partito liberale. Quindi confido nell'attenzione di questa assemblea, soprattutto per l'attesa, nel mondo artigiano, di questa boccata d'ossigeno.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonio, relatore

Grazie, signora Presidente. Ai colleghi Consiglieri voglio dire che intervengo come relatore di minoranza, dopo aver partecipato alle riunioni di Commissione e aver verificato, in quella sede, che in effetti le esigenze del mondo dell'artigianato non sono l'oggetto vero che questa legge dovrebbe affrontare con una razionalità adeguata ai tempi che corrono.
L'artigianato - da quel che è risultato dagli interventi che di volta in volta si sono verificati in sede di Commissione è un settore che rappresenta nell'economia nazionale, e quindi anche in quella piemontese qualcosa come un'attività raffigurata negli stessi termini della media azienda. Lo sviluppo dell'artigianato per la politica di questa Giunta è in funzione di una valenza che non è quella delle problematiche dell'artigianato, che parte da una funzione di servizio per poi tradursi di volta in volta in attività imprenditoriale di indotto tale da configurare una poliedricità di iniziative che meriterebbe, da parte della politica regionale, un intervento molto più differenziato ed articolato, tanto da dare un respiro diverso alle problematiche occupazionali che vi sono connesse. Nella relazione scritta che ho presentato ho voluto anche fornire delle indicazioni sulla valenza delle attività imprenditoriali dell'artigianato sul piano nazionale e in particolare su quello regionale.
Sappiamo benissimo che il fenomeno della politica economica dell'artigianato ha una sua vera e propria valenza nel nord Italia e nel nord Italia ad occidente. Quindi il Piemonte, come regione fortemente collegata con le possibili attività di sviluppo dell'economia europea avrebbe dovuto comunque guardare verso un'attività realisticamente più considerata. A noi è sembrato che l'Assessore abbia voluto - come si è fatto per altri versi per la sanità - con un piglio decisionista lodevolissimo per altri aspetti, risolvere il problema di una situazione che da più di un anno si era tenuta nello stallo, senza che si fosse cioè affrontato il problema di una conciliazione degli orientamenti politici che fra l'altro erano stati tradotti in due disegni di legge: uno del collega Ferrara e l'altro del precedente Assessore, quindi della precedente Giunta. Non si è riusciti a trovare un punto di incontro, di conciliazione tant'è che sono numerosissimi gli emendamenti presentati dal collega Ferrara, fino al punto da liquidare l'altra proposta come se fosse stato del tutto inutile averla presentata e come se il dibattito politico non avesse avuto alcuna incidenza o non potesse avere alcuna credibilità.
Questa impostazione ci ha lasciati piuttosto perplessi, fino al punto di indurci a disertare la seduta di Commissione di questa mattina convocata appunto per il licenziamento definitivo della proposta di legge che andiamo a votare.
Di fronte ad una situazione di questo genere siamo arrivati al convincimento che la Giunta non ha preso in considerazione alcunch oltretutto escludendo dal Comitato tecnico di gestione le rappresentanze dell'artigianato. A mio parere, per non avere interferenze nella politica di gestione dei 20 miliardi da spendere con il criterio del dirigismo economico che ha caratterizzato, come ho detto, fin qui la politica fallimentare dello statalismo contro cui si va dicendo che bisogna innovare. Si tratta in ogni caso di un'impostazione che conduce ad un'inevitabile gestione verticistica dell'affare che la legge norma slegata dalle reali esigenze degli artigiani.
L'Assessore Coppo, e con lui l'intera Giunta, ha certamente compreso l'evoluzione politica che l'economia esige: ma allora perché si minimizza il ruolo dell'artigianato, anche di quello piccolo, anche dell'artigianato di servizio e delle sue legittime rappresentanze, escludendole dall'esame dei progetti di investimento per i contributi regionali che saranno deliberati dalla Giunta, che si avvarrà dell'Assessorato competente in primis e di altri soggetti tecnocratici le cui funzioni e funzionalità sono gestite dalla Finpiemonte? Qui è il punto di tutta l'immagine di questo disegno di legge, cioè la direzione politica attraverso un'arrogante assunzione di potere che scavalca persino l'istituto del Consiglio.
Per noi del Gruppo MSI questi sono gli aspetti macroscopici della "funzionalità", del "rigore" tecnocratico della politica dirigista della Giunta, perché questa Giunta si fa forte, evidentemente, di un voto già acquisito e non teme che in Consiglio si possa verificare trasversalmente un orientamento che diversifichi una ragione così delicata quale è la politica di investimento per un settore produttivo. Ma non mancano taluni altri aspetti che inducono a definire questa legge regionale non accettabile. Ciò che stupisce dopo le tante asserzioni sulle necessarie sinergie per il migliore aiuto allo sviluppo delle imprese è la non cumulabilità delle agevolazioni regionali con altre previste da normative nazionali e comunitarie.
Nello specifico mi piace ribadire che è molto importante, invece, la compatibilità, o meglio, sarebbe stato molto importante accettare la compatibilità fra i titoli di accesso tra i fondi strutturali CEE, per stare alle aspirazioni europeistiche della nostra economia, soprattutto per ciò che è previsto per le aree a declino industriale, e noi non possiamo dire di non avere aree a declino industriale dentro cui l'attività dell'artigianato potrebbe avere momenti risolutivi in positivo. Per ciò che riguarda il programma degli interventi, al fine di ovviare al dirigismo della Giunta o del suo Assessore, manca l'indicazione di un monitoraggio delle situazioni da incoraggiare, da migliorare, da sostenere fuori da ci che può essere determinato dalla cosiddetta competente Commissione del Consiglio regionale e dalla Consulta regionale per l'artigianato. Il Fondo rotativo regionale per lo sviluppo e la qualificazione del settore artigiano dovrebbe essere utilizzato senza limitazione e comunque utilmente nell'ambito dell'investimento complessivo calcolato in funzione del credito bancario ad un tasso non superiore a quello di riferimento per le operazioni di credito artigiano. Nella fattispecie cosa si vuol dire? Se è vero che ci troviamo di fronte ad una liberalizzazione anche del mercato delle banche, non si può non prefigurare che le banche debbano o possano entrare in concorrenza fra di loro per interferire in un'attività legislativa di questo genere. Cioè non basta l'abbattimento del tasso per via degli interventi favorevoli della Regione, sarebbe necessario che si incentivasse una concorrenza fra le banche, come si suol dire, "al migliore offerente", perché il denaro depositato in banca valga anche per l'economia attraverso una categoria benemerita qual è quella dell'artigianato, quindi calcolato in funzione del credito bancario ad un tasso non superiore a quello di riferimento per le operazioni di credito artigiano; detti finanziamenti, inoltre, concessi a valere sul fondo regionale, è assurdo che non abbiano la durata quanto meno di 60 mesi che è il minimo di tempo necessario perché le contribuzioni possano far registrare una positività imprenditoriale; altrimenti diventa soltanto un gioco di prestito di denaro che a 36 mesi deve essere restituito comunque vadano le cose. Sul piano dell'imprenditoria i tempi dovrebbero essere più lunghi e quindi il quinquennio, secondo il nostro giudizio, andrebbe rispettato. Inoltre non è condivisibile l'accantonamento della somma complessiva di 200 milioni di lire per l'elaborazione di programmi, tariffe e relative attività di controllo. A questo proposito ricordo che quando dall'AGIP la Regione ottenne un contributo di 8 miliardi per tutti gli interventi industriali dell'AGIP nel territorio delle province piemontesi, della provincia di Novara in modo particolare, la Regione ricavò 200 milioni per progettazioni e studi finalizzati ad eventuali realizzazioni nell'ambito dei parchi. Mi sembra che la Regione abbia il vizio di andare ad attingere, magari lì per lì, 200 milioni per poi progettare, per poi intervenire con le proprie strutture (comunque inesistenti) nella già pesante attività funzionale della burocrazia regionale. Anche qui 200 milioni per creare l'elaborazione del programma e le relative attività di controllo. Per noi si tratta di una determinazione politica del controllo diretto; ancora una volta lo definiamo tecnocratico assurdo, dati i tempi della liberalizzazione delle politiche regionali nel rispetto del principio della non ingerenza. Sono 200 milioni che nel tempo potrebbero diventare una spesa costante in crescendo, non tanto per gli strumenti strutturali ed operativi, quanto per le strutture funzionali necessarie, cosicché la gestione delle incombenze relative alla predisposizione ed elaborazione del programma previsto dalla legge per noi andrebbe delegata agli enti strutturali della Regione che esistono e che sono attrezzati a questo compito.
Ciò che sarebbe stato meglio esaminare e definire per legge, con un po' di realismo, secondo noi è ben altro che un'ipotesi astratta. La verità è che, come per la sanità, questa Giunta ha solo l'interesse di definire di volta in volta per evitare di essere inadempiente o di apparire inadempiente, per far presto, per realizzare ciò che non si è stati capaci di realizzare prima. E' prevalsa qui - ci si chiede la minaccia di ricorso alla Corte dei Conti da parte del Comitato unitario tra le confederazioni artigiane sul mancato investimento oltre i 20 miliardi dello stanziamento attuale delle quote a noi spettanti dal Fondo nazionale dell'artigianato? Per concludere, una vera politica produttiva, anche se con soli 20 miliardi di lire, è di incoraggiare le imprese con non più di 15 addetti ad effettuare investimenti per delle scelte di razionalizzazione dirette a limitare i costi, al fine di ampliare la loro capacità produttiva, mettere sul mercato nuovi prodotti, ampliare la gamma, o modificare le strategie in modo sostanziale con particolare riferimento alle attese occupazionali.
Concludo brevemente su questo argomento, che meriterebbe una disamina molto più approfondita, ma tutti conosciamo i problemi in campo. Quale relatore di minoranza invito altri colleghi che abbiano avuto delle loro, magari diverse, perplessità su questa legge, a riflettere bene, a non farla passare, perché questo è un momento veramente decisivo per tentare di risolvere il problema politico nel rapporto con le attività economiche, che sono qualcosa di più che il fare politica tanto per stare a gestire il governo della Regione.



PRESIDENTE

Sono state svolte le relazioni inerenti al progetto di legge n. 413.
E' iscritto all'o.d.g. anche il progetto di legge n. 377, che ha come relatore il Consigliere Ferrara.
Possiamo procedere in questo modo: il Consigliere Ferrara farà la sua relazione; il documento è stato esaminato in Commissione e viene in aula con un parere non favorevole. Dopo la relazione del Consigliere Ferrara si potrà aprire il dibattito di carattere generale; a seconda poi delle conclusioni in un senso o nell'altro procederemo o con un eventuale ordine del giorno di non passaggio al voto oppure con la votazione del primo testo di legge iscritto nei lavori del Consiglio e successivamente per il secondo.
La parola al Consigliere Ferrara, relatore del progetto di legge n.
377.



FERRARA Franco, relatore

Signor Presidente, per sveltire i lavori del Consiglio, rinuncio a fare una relazione specifica. Si tratta di due provvedimenti separati l'uno dall'altro che hanno avuto due esiti diversi in Commissione.
Ritengo che questi due provvedimenti debbano essere trattati insieme pertanto il mio intervento sarà rivolto a tutte e due le proposte oggi sul tavolo: due proposte che trattano del settore dell'artigianato.
Molte volte noi in quest'aula abbiamo espresso valutazioni significative in ordine all'importanza della piccola impresa nella nostra Regione, affrontando problemi specifici, di supporto rispetto alle attività della piccola impresa. Per quanto riguarda l'aspetto finanziario abbiamo citato più volte la legge n. 56, esprimendo sempre dei giudizi positivi.
Molte altre volte abbiamo parlato dell'artigianato riferendoci ai servizi all'artigianato, alla piccola impresa; si parlò molto dell'Expo 2000, che doveva essere una struttura non soltanto espositiva, ma di aiuto, di supporto al sistema delle piccole imprese per essere presenti sul mercato per essere capaci di affrontare i mercati sempre più complessi, sempre più integrati, sempre più difficili e concorrenziali.
Quindi che ci sia un problema serio, importante della piccola impresa credo sia un dato acquisito da questo Consiglio regionale.
L'artigianato è da sempre considerato da tutti un polmone capace di assorbire occupazione anche nei momenti di crisi, molto elastico, capace di adeguarsi a quella che è la domanda del mercato.
Non possiamo non constatare che oggi siamo in presenza di una prolungata crisi congiunturale del settore produttivo e siamo in presenza di profonde modifiche strutturali che stanno attraversando il settore. Di tutte queste cose il sistema delle piccole imprese, dell'artigianato in particolare, sente più grave il peso e le difficoltà.
In proposito mi era sembrato opportuno cercare di individuare un qualche strumento legislativo che affrontasse il problema dell'artigianato che è materia della Regione, competenza specifica della Regione e che ha come ha scritto il Consigliere Cerchio nella sua relazione - una grande diffusione in tutta la nostra regione e che vede la Regione con un bilancio a risorse estremamente limitate.
Quindi, mi sembrava giusto che questo intervento non fosse un intervento a pioggia, ovvero distribuito a tutti, ma fosse un intervento mirato rispetto alle specifiche necessità del settore, capace di determinare, di incidere nel modo più significativo possibile rispetto alle prospettive di crescita.
Era un ruolo, una funzione della Regione Piemonte, perché la Regione è un ente - lo abbiamo sempre detto tutti anche se poi si cambia idea a seconda se ci sediamo sui tavoli della Giunta o dell'opposizione - di programmazione, non di gestione, un ente che deve individuare le scelte gli obiettivi, creare le condizioni affinché il settore economico della piccola impresa, in particolare, abbia la possibilità di crescere.
Nel progetto di legge che ho presentato ho tenuto conto di queste considerazioni, che peraltro hanno già avuto concretezza in altri provvedimenti di legge; mi riferisco ancora alla legge n. 56 che è molto citata nelle consultazioni che abbiamo fatto.
Quando presentai questo progetto di legge, dopo qualche mese la Giunta presentò un disegno di legge apparentemente omogeneo, quanto meno nel titolo; l'esito dell'uno e dell'altro dimostrano che sono state due scelte politiche diverse, profondamente diverse. Nel progetto di legge presentato venivano individuati i settori, procedure e non stanziamenti, perché li avevo lasciati nel vago, li avrei quantificati dopo, in modo diverso rispetto al disegno di legge presentato dalla Giunta.
Il progetto di legge da me presentato era finalizzato al mondo produttivo, all'impresa artigiana produttiva. Impresa artigiana produttiva non per particolare amicizia rispetto all'artigianato produttivo, rispetto ad altri artigianati, non certamente per questo, ma perché - lo abbiamo sempre detto tutti in quest'aula, l'Assessore Marengo dovrebbe ricordarlo il sistema produttivo doveva essere supportato perché aveva il confronto con il mercato, era quello che si confrontava con le altre regioni ad economia forte, specialmente in un momento di trasformazione profonda nel sistema industriale.
Sono considerazioni fatte non solo da questo Consiglio, ma anche da vari enti che abbiamo consultato, sempreché le consultazioni servano a qualche cosa e non siano solo un rituale. Non cito certamente la Federpiemonte che può sembrare di parte, ma per esempio l'IRES - quando cito l'IRES qualcuno si indispettisce un poco secondo cui bisogna evitare il rischio di interventi a pioggia e, leggo testualmente: "Per quanto riguarda il primo aspetto sarebbe opportuno focalizzare l'attenzione sul comparto dell'artigianato di produzione; per quanto riguarda invece il settore dei campi di intervento si ritiene che i benefici non debbano risolversi in un generico sostegno agli investimenti, ma concentrarsi sulle iniziative più innovative e su quelle orientate ad affrontare alcuni nodi particolarmente critici del percorso di sviluppo dell'impresa".
Proprio tenendo conto di queste considerazioni, e tenendo conto che fu l'IRES a dirci che bisognava finanziare gli investimenti ad alto contenuto tecnologico, noi ponemmo un obiettivo preciso: limitare questo nostro intervento all'artigianato produttivo.
A questa mia osservazione, a questa mia scelta, vennero avanzate delle critiche, perché il vincolo generale era riservato a tutto il settore dell'artigianato e quindi non si poteva fare una scelta soltanto per il comparto dell'artigianato. A me pare questa una valutazione minimalista riduttiva, marginalistica rispetto a quello che è il ruolo della Regione.
Se la Regione, con i pochi poteri che ha, non riesce neppure, nell'ambito dei finanziamenti che riceve, a fare una scelta all'interno del settore per il quale ha ricevuto dei trasferimenti, mi domando a cosa serva affermare che vogliamo più autonomia. Ricordo il Capogruppo dell'allora Partito comunista, Bontempi, che proprio da questi banchi disse che occorreva avere il coraggio di proporre delle leggi trasgressive rispetto alle norme eccessivamente vincolanti dello Stato.
Ma in questo caso non c'era bisogno di fare leggi trasgressive, perch il decreto legge n. 318, per valorizzare lo sviluppo delle produzioni artigiane nelle loro diverse espressioni territoriali, artistiche e tradizionali, ha istituito il Fondo nazionale per l'artigianato; si parla quindi, di produzioni, pertanto, non si andava contro nessuna legge, perch la n. 318 trattava proprio questo fatto. Quindi, c'era una differenza di settore.
Noi abbiamo chiesto che l'intervento fosse mirato. Avevamo posto in essere un Comitato tecnico ristretto che funzionasse con la Regione Piemonte, un funzionario della Finpiemonte, ed abbiamo chiesto anche la presenza di un rappresentante individuato dal Politecnico.
Su questo l'IRES, nelle sue osservazioni, faceva notare che doveva essere un Comitato ristretto, ma fortemente tecnico. Spiegherò come è stato risolto questo problema con il disegno di legge della Giunta.
Nel nostro disegno di legge gli stanziamenti erano stati lasciati in bianco perché ci sembrava un po' difficile per un Consigliere, nel momento in cui si presentava quel progetto di legge, fissare lo stanziamento. Resta il fatto che oggi i fondi trasferiti dal Fondo nazionale per l'artigianato alla Regione sono 20 miliardi, e il disegno di legge della Giunta stanzia 20 miliardi; non una lira del bilancio regionale a questo settore. La scelta politica della Giunta è stata quella di non dedicare una lira del suo bilancio disponibile al settore produttivo della piccola impresa, ma soltanto quanto ci è stato trasferito dal Fondo nazionale per l'artigianato.
Qual è la differenza rispetto al disegno di legge? E' che non si fa alcuna scelta mirata, si parla dell'artigianato rimandando il discorso ad un programma; tutte le affermazioni di programmazione, che significano essenzialmente scegliere ed individuare priorità, vengono completamente disattese.
Nel Comitato tecnico, rispetto alla stesura della precedente Giunta c'è stato un passo avanti, cioè si sono tolti i rappresentanti di categoria. E' una cosa, secondo me, giusta, anche se impopolare, e per questo fatto mi sono creato qualche nemico in queste associazioni. Per credo che i destinatari delle risorse non possano essere coloro che decidono. Era un fatto sul quale eravamo tutti d'accordo, e prendo atto che l'Assessore ha provveduto in merito.
Però c'è una dizione che è ancora più vaga e che, secondo me, è peggiorativa. Questo Comitato individua tre esperti in materie economiche e giuridiche aziendali scelti nell'ambiente universitario, negli istituti di ricerca fra operatori con esperienza in materia di artigianato. Questo non significa nulla, perché si tratta di tre persone scelte dalla Giunta. Non so chi siano gli esperti nell'artigianato, tanto più che devono essere esperti in materia di investimento, non certamente in materia artigianale.
Quindi, non si capisce cosa vuol dire "esperti in materia di artigianato".
Avevo richiesto che per il progetto di legge, così come avviene per la legge n. 56, la designazione del tecnico avvenisse all'interno di un istituto scientifico, per esempio il Politecnico. L'Assessore mi rispose che aveva difficoltà a trovare un professore del Politecnico. Ma questa è la differenza: non doveva essere la Giunta a scegliere, ma doveva individuare un ente che lo designasse, cioè creare un organismo autonomo.
Al riguardo, noi abbiamo fatto una battaglia in IV Commissione, affinch questo Comitato fosse libero ed autonomo rispetto alla Giunta, invece lo si è riportato nell'ambito della Giunta.
Il disegno di legge della Giunta prevede un finanziamento alle strutture collettive di garanzia, mentre quello presentato da me non lo prevedeva, comunque è giusto che ci sia e ne prendiamo atto.
Il disegno di legge della Giunta è un disegno di legge inutile, perch è vago e, senza fare scelte e senza dare priorità, rappresenta un doppione della legge n. 17/85, la quale all'art. 4 prevedeva contributi ai Consorzi dell'artigianato, mentre all'art. 9 finanziava gli ammodernamenti e le riconversioni produttive. E' quello che fa anche questo disegno di legge.
Senza fare alcuna scelta mirata, bastava finanziare allora la legge n.
17, e si sarebbe risolto tutto senza predisporre una legge ad hoc; si vara una legge per qualcosa di nuovo, per una scelta più precisa, più puntuale più mirata, ma questo non è stato fatto.
Sono due progetti diversi, e non c'è stato nessun tentativo di unificarli. La III Commissione ha proposto un tentativo di sintesi, anche se era difficile. Quindi, un tentativo è stato fatto per una sintesi dei due progetti.
L'Assessore Cantore, che era in Commissione quando vennero confrontati e visti i due provvedimenti diversi sui quali bisognava lavorare per trovare una sintesi, dichiarò la sua disponibilità ad un incontro per verificare le possibilità di trovare questo accordo. Poi c'è stato un cambiamento in Giunta, e quella attuale ha ritenuto - non dico doveroso perché sarebbe presuntuoso da parte mia opportuno, utile ed interessante confrontarsi con un disegno di legge che trattava lo stesso argomento. Ha ritenuto di non fare assolutamente nulla, di andare in Commissione e di portare la maggioranza a bocciare completamente quel progetto di legge con scarsissima convinzione dei Commissari presenti. Ecco come cambiano gli atteggiamenti quando si passa dalla maggioranza all'opposizione e dall'opposizione alla maggioranza. C'è stato il rifiuto al confronto e si è demandato tutto ad un programma di interventi, cioè una legge sostanzialmente vuota, senza scelte precise.
Devo dire, ancora una volta, agli amici del PDS che il metodo da seguire non era questo, che non si poteva fare una legge vuota rinviando tutto a scelte di tipo amministrativo che saranno fatte dalla Giunta.
Rifiuto tale metodo; non si fa così, non si fa una legge vuota per andare poi a riempirla con provvedimenti amministrativi. E' sbagliato. Ma quand'anche potessimo accettare questo, sono i contenuti del programma che non sono accettabili. Nella relazione che precede il programma c'è una lunga chiacchierata; si parla dell'opportunità, della necessità e della creazione dei Consorzi, ma la legge non ne parla.
Il mio progetto di legge prevedeva agevolazioni diverse, quando si trattava di Consorzi di imprese. Il disegno di legge non ne parla minimamente, però la relazione al programma ribadisce l'importanza del Consorzio. C'è una contraddizione, e spero che l'Assessore me la spieghi perché non la capisco.
Nel programma si dice: "Premesso che la legge n. 56, tra l'altro prevede benefici a favore dell'impresa artigiana relativamente agli investimenti per analisi di mercato, acquisizioni di brevetti, progetti e studi di fattibilità, nonché formazione di personale", ecc.; si tratta di spese importanti, qualificanti, significative per un progetto serio, ma si dice che tutte queste spese non sono finanziabili con questo disegno di legge. Però questo disegno di legge dice anche che i suoi benefici non sono cumulabili a quelli di altre leggi, il che vuol dire che tutti gli artigiani che devono affrontare queste spese non possono aderire a questa legge o, se vogliono aderirvi, non possono farlo per questo tipo di spese.
Non potendo scegliere le due parti delle leggi, perché solo una può essere adita per ottenere dei finanziamenti, non essendo cumulabili questi due finanziamenti, le imprese artigiane, se vogliono avvalersi di questa legge non potranno farsi finanziare queste spese, che sono invece finanziabili con la legge n. 56, la quale tuttavia non è cumulabile con questa; sono quindi escluse da questi benefici.
A proposito degli ambiti territoriali, l'Assessore mi deve dare una spiegazione. Credevo più giusto definirli in legge; quando si dice che "gli ambiti sono l'80% delle risorse e viene destinato alle aziende artigiane di produzione e di servizio alla produzione", significa che tutte le aziende di servizio alla produzione (le aziende di pulizia, di trasporti, le tintorie per quelle che fanno lavori con l'industria, ecc.) sono finanziabili con quella fetta dell'80%.
Di fatto, pur facendo finta di voler fare una scelta, si mantiene l'80 per la quasi totalità dell'universo artigianale, lasciando fuori soltanto il 20% per i servizi alla persona. Se poi analizziamo bene, questi sono veramente pochi; al di là della pettinatrice citata più volte dal Consigliere Bosio, sono pochissimi, per cui, facendo finta - consentitemi di dirlo di accogliere una richiesta che veniva da tutta la Commissione, ma soprattutto da autorevoli consultati (quali l'IRES, la Federpiemonte, il BIC), si è fatto questo piccolo escamotage.
Voglio dire un'altra cosa a proposito del programma. Prima di tutto non vengono presi in considerazione i progetti a carattere pluriennale. Se qualcuno sa cos'è la certificazione di qualità, sa che si tratta di percorsi difficilissimi, costosi, ma percorsi necessari per chi vuol stare sul mercato, che durano più di un anno. Per finanziamenti di questo genere per spese a carattere pluriennale, ritengo possibile - e l'avevo scritto anche nel mio progetto di legge fare annualmente il punto della situazione ed erogare dei contributi. Questo non si è ritenuto di accoglierlo.
Rilevo un'ultima cosa, che credo sia una delle peggiori, tenuto conto delle cose che dicevo prima. In questa circolare, in questo programma - so che questa mattina avete modificato il testo, dicendo che la durata del finanziamento arriva fino a 60 mesi - si dice che "la scelta della durata e del relativo tasso di interesse verrà operata dal Comitato tecnico in relazione alla validità del progetto ammesso al finanziamento e all'ammontare stesso". Ciò significa che, fuori dalla legge, si delega il Comitato a decidere se fare l'1 o il 2% o se adottare una durata di tre quattro-cinque anni.
Credo che questo sia un modo sbagliato di gestire la cosa pubblica. Non mi piace parlare di vecchio e di nuovo, ma credo sia il modo perverso che molte volte ha guidato il percorso del legislatore e ci ha portato in questa situazione di rigetto e di rifiuto da parte di quella che - non so bene per quale motivo si chiama società civile e che invece, mi pare, in questa sede, noi non vogliamo accettare.
Chiudo, perché interverrò successivamente sui diversi emendamenti che presenterò. Devo però dire che sono amareggiato da questi comportamenti. Al di là di quello che è stato il voto sulla maggioranza, il voto favorevole o contrario, credo sia sulle cose concrete, sui fatti, sui provvedimenti che poi si trovano le intese, le nuove aggregazioni, le nuove prospettive politiche. Questa legge non è certo decisiva, né risolutiva dei problemi del Piemonte: è una legge importante, che ha tanti destinatari.
Ebbene, pensavo che su un provvedimento del genere fosse possibile, in presenza di diverse posizioni, ricercare una sintesi, manifestare una volontà di confronto concreto, di fare qualcosa insieme, di superare i dissensi che ci sono stati. Invece, ci si è mossi in una logica di potere con arroganza assoluta, senza alcun confronto.
Nel momento in cui non votammo questa Giunta, abbiamo comunque dichiarato disponibilità al confronto, spiegando che non c'era un atteggiamento rancoroso, di ostilità preventiva, di pregiudizio rispetto a questa Giunta, ma c'era una volontà concreta di dare un supporto, di partecipare costruttivamente alle scelte che questa Giunta poteva fare; se questo è il metodo con cui questa maggioranza intende andare avanti certamente non si giungerà ad alcuna soluzione o proposta costruttiva.
Noi ieri abbiamo criticato qualcuno perché con arroganza, senza sentire nessuno, aveva presentato un decreto legge, cercando di imporlo e poi ritirandolo. E' stato un atto di buona volontà. Anche questa Giunta Presidente Brizio, potrebbe fare un atto, non dico di buona volontà, ma di attenzione politica, rendendosi conto che il provvedimento che si sta presentando non è utile alla crescita dell'artigianato. Non è questo il provvedimento che serve alla piccola impresa artigianale per affrontare le gravi, gravissime situazioni oggi esistenti sul piano finanziario tecnologico e dei mercati.
Credo che, tardando di qualche giorno l'approvazione di questa legge per arrivare ad una legge che raggiunga questi obiettivi, si potrebbe fare qualcosa di positivo; se invece questa Giunta ritiene di ignorare i contributi e le volontà di collaborazione che esistono, vada pure avanti per la sua strada: noi ne prendiamo atto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Prima di entrare nel merito del disegno di legge n. 413 desidero porre al Consiglio alcune perplessità sul modo di procedere dei lavori di talune Commissioni consiliari. Con questo non voglio censurare l'operato del Presidente attuale, Vaglio, ma credo che sia molto grave che dopo una mobilitazione degli artigiani piemontesi, dopo aver avuto l'assedio per alcuni giorni durante i lavori del Consiglio regionale e dopo che numerose forze politiche presenti in questo Consiglio si erano dichiarate disponibili a trovare una corsia preferenziale per l'iter legislativo del disegno di legge che la Giunta avrebbe presentato e che la Giunta present nel luglio 1993, a distanza di un anno discutiamo questo disegno di legge.
E' molto grave questo ritardo e ritengo che, a fronte di queste urgenze del settore artigianale piemontese come i colleghi hanno ricordato, l'Ente Regione non possa arrivare all'appuntamento con questo ritardo. Bisogna trovare un rimedio a queste disfunzioni.
Il disegno di legge che stiamo discutendo sostanzialmente è rimasto quello predisposto dalla vecchia Giunta nel luglio 1993. E' un disegno di legge atteso da anni dagli artigiani e che ha avuto - voglio ricordarlo ai colleghi - il sostegno del Coordinamento degli artigiani e di tanti altri soggetti interessati. Il collega Ferrara, giustamente, richiamava le consultazioni, ma gli atti delle consultazioni dobbiamo leggerli fino in fondo e da questi risulta che i soggetti più interessati si sono dichiarati favorevoli fin dall'inizio alla filosofia di questo disegno di legge, anche se - dobbiamo riconoscerlo - non crediamo che questo settore possa vedere risolti i propri problemi con questa legge. Tuttavia 20 miliardi investiti in questo settore sono qualcosa di interessante.
Le poche modifiche introdotte al disegno di legge, purtroppo, non migliorano il testo originario, specialmente per quanto riguarda l'art. 6.
Ho sempre mantenuto grosse riserve su questa modifica all'art. 6, in quanto ritengo che non sia corretto né giusto spogliare la struttura assessorile di questa importante competenza. Se la Regione Piemonte deve interessarsi di artigianato è bene che l'Assessore e la struttura siano protagonisti di questa evoluzione e non demandarla ad altri enti, quali la Finpiemonte, un ente strumentale che di fatto ignora il Consiglio regionale e la Giunta.
Bisogna sempre chiedere relazioni a questi enti per essere informati quando invece dovremmo essere noi in prima persona a gestire questa legge.
Sul resto c'è poco da aggiungere perché l'articolato si riduce a pochi articoli e il tutto viene riassunto negli artt. 3 e 5, sufficientemente chiari e puntuali.
Con queste riserve, specialmente sull'art. 6, esprimiamo comunque il voto favorevole al disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Signor Presidente, ringrazio innanzitutto il Consigliere Fiumara per aver ricordato nel suo intervento che un disegno di legge presentato un anno fa, nel bene o nel male, si è riusciti a presentarlo in aula in neanche trenta giorni.
Devo premettere una questione che mi sta particolarmente a cuore. La proposta di legge del Consigliere Ferrara, pur essendo un testo respinto dalla Commissione, non ha solo pregi, ma contiene anche un'indicazione che a mio parere è fondamentale nella definizione dell'indirizzo verso cui devono essere inviati i finanziamenti per l'artigianato. La proposta di legge del Consigliere Ferrara identificava con precisione una necessità che il Mercato Unico pone: le aziende artigianali di produzione che vogliono esportare, che vogliono rimanere all'interno del Mercato Unico, sono soggette ad autocertificazione, a manuali di qualità, a tutta una serie di sistemi la cui messa a punto è estremamente onerosa, sebbene poi il loro funzionamento provochi dei consistenti risparmi. Il Consigliere Ferrara identificava il problema grande del Mercato Unico ed interveniva finalizzando tutte le risorse della sua proposta di legge alla necessità di dare qualità e possibilità di autocertificazione alle aziende artigiane del settore produttivo.
Rilevata questa importante necessità, la Commissione ha dato incarico o perlomeno il Consiglio all'Assessore di prevedere un regolamento attuativo del disegno di legge - qualora fosse approvato - che tenesse in debito conto questa priorità. Devo dire che l'Assessore Coppo piuttosto rapidamente ha presentato una bozza; vorrei specificare che quella che è stata presentata è una bozza, non è un documento formalizzato ed è - credo a disposizione di tutti i Consiglieri per essere affinata e messa a punto.
Solo con queste considerazioni e solo a questi termini credo che il disegno di legge della Giunta, abbondantemente emendato, abbondantemente discusso con un'ampia disponibilità da parte dell'Assessorato a rivedere alcune cose, possa non dico essere la migliore soluzione, ma la risposta all'urgenza del problema che l'artigianato ha in questo periodo: una difficoltà di reperimento di finanziamenti al quale dobbiamo dare urgentemente risposta.
Bene, io ho votato in Commissione a favore della proposta di Ferrara e proprio perché ne ritengo le finalità estremamente importanti ed interessanti voterò ancora, se ci sarà la possibilità di andare al voto, a favore di questa proposta di legge, ma analogamente voterò a favore del disegno di legge presentato dalla Giunta perché, sebbene non sia la panacea universale, è comunque una risposta urgente a problemi pressanti.
Mi riservo, come credo si riserveranno anche gli altri colleghi della Commissione, di collaborare al meglio affinché il regolamento attuativo di questo disegno di legge, qualora approvato, possa andare nel senso indicato da Ferrara, perché ritengo sia effettivamente prioritario. Ritengo che l'80% di risorse, che la bozza prevederebbe all'artigianato di produzione, debba essere limitato all'artigianato di produzione e non ad altre forme surrettizie di attività di supporto a questa attività produttiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Signora Presidente, il disegno di legge che stiamo discutendo ha sicuramente una storia particolare, che tende a minarne l'effettiva credibilità, nonostante in Commissione e nelle altre sedi in cui se ne è discusso ci sia stata da parte di tutti, ivi compreso l'Assessorato un'ampia disponibilità a recepirlo.
Il riferimento è al disegno di legge che oggi discutiamo come disegno di legge della Giunta ed a quello presentato dal Consigliere Ferrara.
Il punto che mina alla base la capacità reale del disegno di legge della Giunta, la capacità di interferire positivamente nell'azienda artigiana, nel suo sviluppo, nella razionalizzazione della crescita dell'azienda artigiana specie di produzione nella nostra Regione, sta esattamente qui: le cose sono nate più per la volontà di "inseguire" che non per quella di intervenire fattivamente nel bisogno di rimettere ordine e ridare slancio e qualità all'intero comparto artigiano di produzione, in particolare, ma non solo.
Il pregio del disegno di legge del Consigliere Ferrara stava esattamente nell'indicazione specifica settoriale, anche se poi non è così preciso perché l'artigianato di produzione è a sua volta qualcosa di molto complesso, ma almeno tendeva a selezionare.
Il disegno di legge della Giunta che stiamo esaminando, nonostante abbia sicuramente subìto per effetto delle discussioni in Commissione notevoli miglioramenti, resta tuttavia un documento che rivela la sua origine di disegno di legge all'inseguimento di un altro e di un disegno di legge che come inseguitore è tendenzialmente generico, al di là di certe specificazioni, e non si pone - cosa di cui c'è bisogno in questa Regione come definizione in termini di nuova legge quadro di intervento nell'artigianato. Avevamo bisogno di definire, sul momento, degli interventi specifici e settoriali. A me pareva che il progetto di legge del Consigliere Ferrara andasse benissimo, al di là dell'esigenza di vederci meglio nel merito, e che poi ci fosse bisogno di un'impostazione o reimpostazione di grande respiro per l'intero comparto artigiano con alcune particolari accentuazioni da parte del Consiglio e in primis proprio da parte della Giunta.
Il governo di una Regione, attraverso la propria legiferazione, deve riuscire a cogliere gli aspetti che devono essere valorizzati, quelli che devono essere abbandonati e quelli che devono essere riprogrammati. Deve riuscire a ridare ordine ad una materia che per la verità presenta, e continua a presentare, dei punti interrogativi. Sarebbe un compito immane e certosino se pensassimo di attribuirlo all'ultima Commissione nata in questo Consiglio, quella dei Testi Unici...



(Scambio di battute tra Consiglieri)



BOSIO Marco

I criteri definiti nazionalmente in modo molto puntuale dall'IRES fatti propri dalla Regione, non sono forse criteri che individuano nei distretti industriali come spina dorsale la piccola, piccolissima impresa ivi compresa, per la caratteristica unica in Europa del nostro Paese l'artigianato di produzione? Dico unica, perché negli altri Paesi l'artigianato è un'altra cosa. La razionalizzazione degli interventi - per ora teorici, perché non credo che i distretti industriali siano finanziati richiederebbe nel comparto artigiano di produzione, e non solo, ma anche di servizio, la ridefinizione di una nuova legge quadro. Questa dovrebbe essere funzione di governo e dunque della Giunta. Quello che ci è presentato non risponde a questo, non ha questo respiro.
E' giusta l'osservazione che qualcuno avanzava che in definitiva la Regione non stanzia niente, si limita a trasferire i fondi che aveva accumulato senza saperlo. Non voglio criticare questo aspetto, dico semplicemente che tale atteggiamento rivela della arretratezza. Occorreva determinare, sulla base di finalità e di selettività per settori e per aree geografiche, una politica di intervento fatta di scelte.
Per questo la proposta di legge della Giunta, nonostante abbia aspetti interessanti ed abbia accolto parte della discussione avvenuta in Commissione, resta pur sempre una proposta di legge non all'altezza della situazione, non adeguata. Probabilmente si provvederà successivamente ad un ridisegno, però agendo in questo modo noi perdiamo sul serio non i treni di uno sviluppo, ma i treni del governo reale dei processi delle cose affidando ad altri - possono essere bravi o cattivi - il compito di fare delle scelte.
Nonostante tutto questa legge è generica. Ci sono genericismi che derivano anche da una inesperienza reale che forse tutti, non parlo solo della Giunta, abbiamo su determinati processi di intervento in determinate situazioni e in determinati processi. Ad esempio, nel documento e nella bozza allegata di piano programmatico, sulla certificazione dei sistemi aziendali di qualità si fa un'estrema semplificazione. La certificazione dei sistemi aziendali - in questo non posso che dare ragione al collega Ferrara è una questione complessa; non è una "macchinetta" da installare in una fabbrica e un operatore si occupa di farla funzionare. La certificazione dei sistemi di qualità è un'operazione complessa che dura a lungo nel tempo perché deve corrispondere ad una serie di fattori di crescita dell'azienda. E' impressionante come, parlando di artigianato di produzione, non si faccia riferimento - posso aver preso degli abbagli a nessuna ipotesi di costruzione nel tempo di Consorzi di imprese artigiane.
La certificazione nei distretti industriali dovrebbe essere realizzata dentro l'intero complesso del distretto industriale, non per singola azienda, perché ci sono sequenze, processi temporali che non sono fattibili a livello di un'impresa di uno o più addetti e così via o comunque diventano molto complessi, molto costosi e molto prolungati nel tempo. Ci sono ancora delle approssimazioni, sicuramente superabili, ma anche delle approssimazioni che io definisco di genericità, che possono anche svuotare il buon impegno che comunque viene manifestato. Per il futuro occorre ricoordinare un po' tutta la materia e tornare a fissare dei nuovi paletti utili, ma non per bloccare l'iniziativa artigiana.
Rilevo che sulla materia emergono delle inesperienze e dell'ingenuità.
Sostengo questo in senso buono d'altra parte faccio osservazioni dopo aver letto ciò che altri hanno scritto - riconoscendo il contributo apportato da chi ha lavorato su questo disegno di legge.
Nella relazione si parla di un miglioramento qualitativo dei prodotti esistenti e va bene; l'innovazione di prodotti è una delle condizioni oltretutto, esistente nel processo di certificazione di qualità.
Sempre nella relazione si parla di un miglioramento dei processi produttivi esistenti, di innovazione di processo. Badate che questo tende a fare a capocciate con l'incremento dell'occupazione: l'innovazione di processo contraddice l'incremento di occupazione.
E' vero che questi sono criteri chiesti alle aziende purché rispondano ad almeno una delle finalità fissate, ma da questo punto di vista dobbiamo dire di provvedere ad una selezione accurata, casualmente non c'è una selezione omogenea in sedi omogenee, in aree omogenee e così via, le contraddizioni vengono risolte dalle aziende artigiane, con il risultato che poi ogni azienda giustamente sceglie ciò che più le consente di stare sul mercato, di acquisire più spazio e così via. Le contraddizioni, se non c'è questa visione quadro, ci sono. Si deve sapere che "innovazione di processo" nella grande industria significa passare da 60.000 a 40.000 dipendenti, nella media industria da 1.500 a 1.000, nella piccola e piccolissima da 15 addetti a 11. L'innovazione di processo, la razionalizzazione estrema del sistema produttivo viene fatta dall'azienda artigiana e nessuno può contestarle la diminuzione di personale se inserisce dei macchinari, un metodo, un processo che gli consente di ottenere più produzione, magari più qualificata con meno personale.
Non nego, ripeto, che sono stati fatti sicuramente sforzi in Commissione e in Assessorato per uscire da una contraddizione maturata prima che gli attuali attori si occupassero di tale materia.
Tuttavia il disegno di legge della Giunta rimane ancora al di sotto delle aspettative, risulta ancora molto generico, contraddittorio, realizza l'obiettivo - ma non era questo l'obiettivo che noi chiedevamo di corrispondere finalmente e rapidamente ad una lunga attesa degli artigiani con quanto disponibile in cassa. Non era questa la funzione che la Regione doveva assumere.
Consideravo più finalizzato il progetto di legge del collega Ferrara dove venivano definiti i settori sui quali intervenire.
Ribadisco, pertanto, che una politica in tema di artigianato, di produzione di servizio, un intervento quadro andava condotto diversamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sarei grato al Presidente del Consiglio se volesse sollecitare la presenza in aula del Presidente della Giunta perché intendo porre alcune questioni che ritengo di grandissimo interesse.
Forse il Presidente del Consiglio non lo avverte, ma stanno andando avanti prassi che io considero politicamente scorrette, rischiose dal punto di vista della legittimità, ma che soprattutto rilevano la ragione per cui esiste questa Giunta e soprattutto perché esiste questo Presidente: la voglia di continuare una realtà, signor Presidente Brizio, dove ogni Assessore è principe nel suo feudo e non risponde a nessuno. Per esempio non è escluso che contro le norme sulle localizzazioni delle UU.SS.SS.LL.
l'approfondimento del disegno di legge della Giunta, pervenuto in Commissione, richiedesse delle consultazioni.
Andiamo con ordine. Quella che approviamo oggi non è una legge, ma è quello che normalmente si chiama "regolamento di attuazione". Una legge, ci insegnavano a scuola, contiene all'interno un comando, in termini politici una volontà, un obiettivo; questa legge non contiene niente, è un regolamento. Dò atto che si tratta di un regolamento ben fatto, che ha visto il concorso di tutti, ed ha sicuramente degli elementi fortemente innovativi. Il sottoscritto in particolare ed altri hanno concorso all'individuazione nell'art. 8 di una novità rivoluzionaria, quella cioè che le singole domande vengono istruite singolarmente e portate all'esame entro un termine certo. Quindi le domande non vengono più confrontate con altre, ma esaminate ognuna per se stessa.
E' questa una novità rivoluzionaria in questa Regione, però non è una legge. Non è una legge perché non è un comando, non è un'indicazione politica, non è un'espressione di volontà, è semplicemente una norma di procedura. E' un regolamento di come si presentano le domande e di come si comporta la Giunta a fronte della presentazione delle domande. Non possiamo venderla come una norma a favore dell'artigianato, perché le risorse non sono nostre, sono risorse vincolate al settore, non c'è nessuna indicazione dell'obiettivo che la Regione intende perseguire attraverso la legge sull'artigianato; regolamento della legge che non c'è. Attenzione, questo non sempre è avvenuto in Commissione e non solo, fin quando non c'è stato il cambiamento di Giunta l'ipotesi Ferrara è rimasta in piedi. L'ipotesi Ferrara, che io condividevo nella sua radicalità, pur prendendo atto che in coerenza con le preoccupazioni dei funzionari e dei colleghi - non era possibile riservare ad un settore dell'artigianato risorse dello Stato destinate al comparto artigiano, non doveva vedere la rinuncia, signor Presidente della Giunta.
Sostanzialmente la proposta Ferrara era di destinare queste risorse ad un settore specifico, per dare il segnale che noi puntiamo su questo, che riteniamo che questo settore dell'artigianato sia quello più di altri in grado di modernizzare il sistema, di creare occupazione: mi sembrava la filosofia del progetto Ferrara.
Questa questione è stata in Commissione due anni e poi è arrivato l'Assessore "rosso", ed è cambiato tutto, si è deciso che non si varava più la legge, perché l'artigianato non lo governa il Consiglio, lo governa la Giunta! L'Assessore Coppo governa l'artigianato! Nel programma di intervento, a chi vengono date le risorse, per quali obiettivi, per quali settori, non è più una scelta del Consiglio come ha chiesto Ferrara e come molti colleghi ritenevano, compresi i democristiani fin quando non hanno fatto questo patto che qui comincia a rilevarsi per quello che è...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non dire queste cose!



MARCHINI Sergio

Presidente, io racconto cosa è avvenuto in Commissione di cui lei non è a conoscenza, ci sarà anche qualche cosa che la riguarda sulla quale le chiederò di rispondere.
Questa Giunta incomincia a rilevarsi per quello che è in senso politico, non un accordo di fine legislatura per portare a compimento, in una situazione di emergenza, la legislatura, ma la riproposizione di modelli politici che noi speravamo fossero chiusi per sempre; la gestione "uti singuli" di settori dati a forze politiche, perché questa è la novità! Questo è un regolamento che definisce come la Giunta gestisce le proprie decisioni, perché il piano è della Giunta e non c'è nessuna indicazione di indirizzo del Consiglio; si sono rifiutati, all'interno della legge, degli elementi di indirizzo su come doveva essere fatto il piano della Giunta. Il meccanismo sul quale ci siamo confrontati, anche in questi giorni sulla vicenda Di Pietro, significa che il legislativo, dal punto di vista politico, dà gli indirizzi e la Giunta attua gli indirizzi.
Qui gli indirizzi non si sono voluti; con questa nuova maggioranza si è rotto il confronto con le forze che ritenevano che la legge dovesse contenere gli indirizzi e non sono soltanto quelli della plutocrazia; mi pare che anche gli assimilati dei progressisti, perché tali non vogliono essere considerati dal PDS, quelli di Rifondazione, siano su questa posizione.
Questa maggioranza rifiuta al Consiglio la legittimità di indicare obiettivi, linee, scenari, cornici all'interno delle quali si deve muovere la Giunta nella politica dell'artigianato; prego, coloro che questo ascoltano, di porre l'attenzione dovuta a questi fatti, perché queste non sono invenzioni. L'ipotesi Ferrara, ripeto, radicale, rispetto alla quale bisognava trovare gli aggiustamenti, ma non rinunciare a fare una nostra scelta di Consiglio, se vogliamo fare una legge e non un regolamento, con la quale si diceva che noi riteniamo che quanto meno, per il primo anno norma transitoria, norma minimale suggerita da alcune forze politiche - gli obiettivi sono..., i settori sono..., le intenzioni sono..., si è rifiutata anche la norma transitoria, perché il programma lo fa la Giunta, e il Consiglio in questo non mette lingua. Allora cosa facciamo una legge a fare! Facciamo un regolamento che norma come la Giunta gestisce le risorse che ha stabilito politicamente, caro Presidente Brizio, questo è scritto nella legge, lo hanno detto i colleghi, non me lo sono inventato io.
Quindi noi non voteremo a favore di questa legge, abbiamo qualche riflessione a votare contro, perché sappiano anche che uso si fa nei corridoi dei voti contro. Se era per l'opposizione questa legge non ci sarebbe e queste risorse non potrebbero essere date, quindi abbiamo messo i capelli bianchi su questo, andremo cauti prima di votare contro per non cadere in questa trappola.
Certamente è un fatto significativo. Caro Presidente Brizio, allora incomincio a capire perché alcuni Assessori della passata legislatura ritenevano che un certo costume e cioè che i documenti della Giunta venissero tali propagati all'esterno prima che la Giunta li conoscesse perché era un costume che agli Assessori faceva comodo e fa comodo! E qui arriviamo alla questione che interessa al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio che è inquietante.
Io su questo devo in primo luogo delle scuse all'Assessore, perch questa mattina mi sono trovato in Commissione di fronte ad una circostanza un avvenimento che non so come qualificare, che ho rimproverato all'Assessore. Poi scopro che è stata la Commissione a chiedere all'Assessore di predisporre una bozza del piano, e questa legge dice che deve essere fatto dalla Giunta sentita la Commissione e la Consulta.
Quindi, abbiamo una bozza di piano che i colleghi della Commissione hanno chiesto alla Giunta come premessa alla discussione della legge. Questo documento, che doveva arrivare su questi tavoli, signor Presidente del Consiglio, e andare dai cittadini - perché questo andrà dai cittadini dopo che è passato all'esame preliminare della collegialità della Giunta, arriva ai cittadini come prodotto dell'Assessore Coppo. Quindi, il piano c'è, non è il piano del Consiglio, ma è il piano dell'Assessore Coppo.
Ci sono alcuni Consiglieri - non voglio con questo offendere nessuno che dovrebbero pensare che qui non siamo in un Consiglio comunale dove dobbiamo capire il merito delle cose a grandi linee. Prima di tutto vi deve essere correttezza, perché questa è una sede legislativa, formalmente e processualmente, correttezza delle procedure non in termini formali, signor Presidente della Giunta, ma in termini sostanziali.
Mi chiedo se questo atto, che non è segreto, viene propagato; il Presidente Brizio lo conosce? Se ne assume la responsabilità? Lo difende? I Consiglieri che voteranno a favore, votano perché pensano che verrà realizzato questo? Il collega Bosio giustamente si è confrontato sul documento e ha detto che cosa ne pensa: è un pezzo di documento che, a mio modo di vedere, la Commissione ha fatto male a richiedere e che la Giunta ha fatto male a trasmettere.
Avevo attribuito questa responsabilità all'Assessore. Mi scuso pubblicamente, e faccio carico al legislativo di riflettere su questo.
Sarebbe necessario fare una Conferenza dei Presidenti di Commissioni perch questo incidente ha una certa gravità, anche se non ha rilievo giuridico.
Quando invece un incidente simile è avvenuto sul tema della zonizzazione sanitaria - e cioè che è stato presentato un documento come disegno di legge, ricevuto in Commissione non per il tramite della Presidenza - si sarebbe potuta verificare la messa in discussione della legittimità della legge che abbiamo approvato. Su queste cose non si pu scherzare.
Presidente Brizio, il Consiglio non deve occuparsi di programmi, per deve approvare la legge solo se è d'accordo sul programma. Quindi, qualche collega si è salvato l'anima dicendo: "L'Assessore ci dica che cosa vuole fare. Noi approviamo la legge se le cose che lui farà sono le cose che piacciono a noi". Quindi, la Giunta è condizionata nelle sue deliberazioni collegiali da questo pezzo di carta - mi scusi l'Assessore con tutto il rispetto dovuto perché lo considero persona capace e corretta.
Mi sembra una questione che, avendo per oggetto 20 miliardi di lire dello Stato destinati ad una categoria, non possa non far sorgere qualche perplessità. Noi rileviamo, come elemento assolutamente negativo ed inquietante, il rifiuto della Giunta - perché è stato messo in termini di Giunta non di gruppo consiliare di questo o quel partito - di introdurre in questa legge degli elementi di finalizzazione, di cornice e di orientamento.
Ancora questa mattina ho suggerito all'Assessore di estrapolare dal suo documento quelli che lui riteneva fossero gli elementi portanti. Ero disponibile senza leggerli, per una lealtà reciproca, ad introdurli nella legge come linee portanti del primo piano. Si è rifiutato anche questo perché si vuole segnare il governo singolare, non collegiale dell'Assessorato al commercio e all'artigianato.
Ricordo anche che questo Assessorato, in ordine alla collegialità delle decisioni che lo riguardavano, e in ordine al pluralismo delle culture, non ha una bella storia, perché è sempre stato considerato il feudo di una parte politica.
Quindi, ci atteggeremo alla fine della discussione. In questa vicenda non è rimediabile nulla, perché si è fatta non una legge, ma una serie di procedure che, in termini molto puntuali, è assolutamente condivisibile e che innova, in termini di immediatezza e di trasparenza, le procedure di finanziamento del sistema artigiano. Manca però dell'elemento politico, che è la ragion d'essere di una legge. Tutto questo diventa inquietante e politicamente inaccettabile quando l'orientamento politico della Giunta viene presentato, a noi e all'esterno, in modo surrettizio, e non attraverso la legge. Questo ci sembra un percorso non condivisibile e pericoloso.
Ho richiamato a responsabilità il Presidente della Giunta, perch riteniamo, nell'interesse di tutti, che il principio della collegialità vada rispettato, che gli atti della Giunta siano tali quando sono atti della Giunta, e non quando sono pezzi di carta. Perché se poi vengono presentati in Commissione, Assessore Coppo, e non si tratta del suo caso, e vengono approvati come abbiamo fatto sulla materia sanitaria, si tratta di un nuovo disegno di legge o di emendamenti? Che cosa è arrivato alla Commissione nel settore sanitario? Sono arrivati emendamenti? E' arrivato il disegno di legge? Noi, in Commissione, abbiamo cercato un'interpretazione di comodo, ma se gli amici della Val Sesia fanno ricorso e chiedono gli atti, la Giunta che cosa ha deliberato al proprio interno nella sua seduta? Un nuovo disegno di legge o degli emendamenti? Cerchiamo di essere attenti a queste cose per un'esigenza di ordine politico, cioè garantire l'oggettiva funzione della Giunta in termini di soggetto collegiale, anche agli effetti della credibilità dell'istituzione e soprattutto della sua legittimità. Ci riserviamo di esprimere la nostra dichiarazione di voto.
Non mi scuso perché ritengo mio preciso dovere dire le cose che ritengo di dover dire nell'interesse dell'istituzione. Sono certo che la Giunta e i Gruppi di maggioranza, e lo stesso Presidente della Giunta, avranno colto il senso costruttivo di tutto questo.
L'unica giustificazione che posso dare - e probabilmente è l'ultima volta, perché ci saranno le vacanze estive e dopo comincerà il confronto duro maggioranza-opposizione - è che in questa fase di transizione probabilmente l'Assessore ha pensato più alle cose che doveva fare che a come farle.
Quindi, in termini di rispetto reciproco, mantengo il dubbio che la preoccupazione delle cose da fare in qualche misura l'abbia interessato ed impegnato maggiormente rispetto al come attuarle. Questa è la giustificazione che ho dato anche all'Assessore Cucco sulla procedura di ordine sanitario. Però la disponibilità alla comprensione da parte dei colleghi di maggioranza non può andare oltre un certo limite, anche perch questo comporta dei rischi gravissimi dal punto di vista istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Signora Presidente e signori Consiglieri, anch'io svolgerò alcune considerazioni, che immagino condivida anche il collega Goglio, con il quale oggi non ho parlato. N' io n' lui abbiamo avuto modo di vivere le discussioni avvenute all'interno della III Commissione, perché non ne facciamo parte. Innanzitutto registro il seguente dato: il disegno di legge sul Co.Re.Co, giaceva in Commissione da un anno e mezzo e il testo definitivo ci è stato consegnato, come Consiglieri che non partecipano alla Commissione, mezz'ora prima che iniziasse la discussione in aula; oggi si è praticamente ripetuta la stessa cosa.
I Gruppi piccoli (e noi siamo in due, poverini) non hanno la possibilità di partecipare a molte Commissioni : o si partecipa ad una o si partecipa all'altra (il massimo è due). Anche in questo caso, il disegno di legge giace da un anno e noi siamo in grado di avere il testo definitivo licenziato dalla Commissione solo mezz'ora, al massimo un'ora prima dell'inizio della discussione in aula. E' chiaro che non abbiamo una voce grossa tale da poter essere ascoltata, non abbiamo i numeri per poter essere ascoltati, però ritengo che anche una voce singola o di un piccolo Gruppo abbia dignità su tali questioni.
Avendo in passato vissuto esperienze in Commissione e in Consiglio ricordo che i testi dei disegni di legge venivano consegnati uno o due giorni prima della discussione in aula. La forza dei Gruppi numericamente consistenti era tale da farsi ascoltare e dire: "Ma come, ce l'avete consegnato l'altro ieri?". Noi oggi, con l'umiltà e il filo di voce che solo abbiamo, diciamo: "Ce l'avete consegnato mezz'ora prima dell'inizio del Consiglio?". E' un rilievo che faccio con pacatezza e con serenità quindi non in tono polemico, ma è un rilievo su dati di fatto che penso non possano essere contestati.
Questo disegno di legge è stato presentato un anno fa, e un anno fa esistevano determinate condizioni; ritenevamo - e lo riteniamo ancora oggi ad un anno di distanza - che dovesse essere un disegno di legge ambizioso ed avere la presunzione di affrontare politicamente il problema dell'artigianato. Ciò per dare degli indirizzi, condivisibili o meno, ma in grado di andare incontro e di incentivare un settore che può - e in parte ha già dimostrato di poterlo fare - sopperire a quella caduta di imprenditoria industriale e di produzione industriale che la caratteristica peculiare della nostra Regione, fondata su due pilastri (o un pilastro e mezzo e poco più), è andata soffrendo in questi ultimi tempi.
Così non è. Anch'io, assieme al Consigliere Marchini, non dal punto di vista della questione istituzionale che comunque in grossa misura condivido, ma dal punto di vista della natura del provvedimento, ritengo che esistevano due o forse tre modi per affrontare il problema. In primo luogo, attraverso un disegno di legge di natura politica che affrontasse la questione, e il disegno di legge Ferrara (condivisibile o meno anche questo) aveva questa presunzione, questa ambizione e questo taglio; aveva ed ha, perché è tuttora in Consiglio.
Esisteva invece un altro modo, e - scusate se il vocabolo non si attaglia esattamente - io dico che questo provvedimento è una deliberazione in sanatoria, non una legge, di spartizione e di assegnazione dei 20 miliardi.
I 20 miliardi - e l'abbiamo vissuto all'interno della Giunta precedente giacciono da un anno e mezzo-due nelle casse della Regione senza essere utilizzati; ovviamente le responsabilità di questa non utilizzazione stanno scritte nella storia di questa Regione. Questa Regione ha avuto degli esecutivi, dei Presidenti, degli Assessori, delle deleghe e quindi è semplice andare a vedere perché i 17 miliardi prima e i 20 miliardi oggi sono fermi nel cassetto della Regione: tutti i 60 Consiglieri sono in grado di andare ad individuare le responsabilità di queste inerzie.
Tuttavia, arrivati al punto di voler - finalmente, dico spendere questi 20 miliardi, il provvedimento che viene in aula oggi è semplicemente, anche se in termini impropri, una deliberazione in sanatoria che assegna quei 20 miliardi e che quindi - condivido anch'io questa osservazione - non pu essere contrabbandata come legge sull'artigianato. Una legge votata da un organismo istituzionale e politico, tipo questa assemblea, deve avere l'obiettivo di indicare, di sorreggere politicamente e di dare al settore dell'artigianato dei mezzi, degli obiettivi, delle assistenze tali da consentire uno sviluppo di un certo tipo.
Fatta questa premessa, se in Commissione si fosse voluto - e mi spiace di non avervi partecipato, me ne rammarico, ma questa è la realtà forse si sarebbe potuto dare a questo provvedimento un taglio molto più autorevole e di alto profilo. Il taglio avrebbe potuto essere quello - il Consigliere Ferrara ha detto che sul suo disegno di legge non si è ragionato e non si è discussa una virgola, ma io non sono stato in Commissione, quindi il Presidente Vaglio potrà precisare se le cose corrispondono al vero oppure no - di dare un'impostazione scorporata in due atteggiamenti.
Un atteggiamento era quello di affrontare la questione dei 20 miliardi e finalmente di destinarli e spenderli (su questo concordo), per cui si provvedeva a questo con - io la chiamo deliberazione in sanatoria nella sostanza, ma per la forma deve essere una legge - una leggina (quella di oggi), che però aveva ambizioni limitate all'assegnazione di quei 20 miliardi. Parallelamente e contestualmente a questo provvedimento occorreva però impostare un disegno di legge che poteva recepire dal disegno di legge Ferrara quanto si riteneva politicamente recepibile iniettando nel disegno di legge Ferrara altre idee, altre iniziative, altri contenuti politici, in grado di dare un respiro ed un profilo ad un provvedimento legislativo - questo sì - del quale il settore artigianato nella nostra Regione aveva, avrebbe ed ha ancora oggi estremissimamente bisogno.
Questa risposta non viene. Anche noi (io e il collega Goglio) del Gruppo socialdemocratico osserveremo nel corso della discussione, poiché il collega Ferrara ha presentato molti emendamenti, alcuni dei quali non superficiali, come si comporteranno la Giunta, la maggioranza e l'Assessorato nel recepire eventualmente uno o più di quegli emendamenti avremo dunque modo di esprimerci in sede di dichiarazione di voto, per quanto riguarda l'atteggiamento finale.
Scusate la battuta, ma ho visto e ho colto come ci sia in atto da parte di questa maggioranza, anche attraverso le Presidenze e le Vicepresidenze delle Commissioni, il tentativo di coprirsi, vuoi all'ala estrema sinistra vuoi all'ala estrema destra, con tentativi di ammorbidimento che mi sembra si traducano anche in atteggiamenti concreti (molte volte il voto da contrario può passare all'astensione). Noi siamo rispettosi delle libertà e degli atteggiamenti politici di tutti i Gruppi, ma abbiamo constatato questo; lo dico perché viviamo all'interno di quest'aula e non in un convento: siamo tutti maggiorenni e quindi in grado di vedere quel che avviene intorno a noi.
Ho ascoltato quanto ha detto il Consigliere Marchini: "Mah, finiremo con l'astenerci perché il voto contrario poi viene usato nei corridoi".
Immagino che sia stata un'affermazione che gli è sfuggita; in ogni caso, se anche fosse così, come Gruppo, esprimeremo l'atteggiamento finale in perfetta libertà e serenità. Se il nostro atteggiamento sarà contrario voteremo contro; se riterremo di astenerci, ci asterremo, ma sicuramente non per timore di quanto si può sussurrare nei corridoi.
Pertanto - vedo di sintetizzare per stringere i tempi questa è sì una legge dal punto di vista istituzionale, ma è una deliberazione e quindi sostanzialmente un atto molto più minuto e non può essere contrabbandato come una legge che avrebbe dovuto avere tutt'altro respiro, tipo quello del Consigliere Ferrara, magari addirittura amplificato con il contributo di altre iniezioni di proposte politiche.
Secondo noi andava sdoppiata l'impostazione, cioè l'impostazione minuta relativamente all'assegnazione dei 20 miliardi che finalmente dovevano essere assegnati, e l'impostazione alta, sì, di fine legislatura; molte volte ci si appiattisce nel dire che questi sono provvedimenti di fine legislatura, certo, ma dopo la fine di una legislatura viene l'inizio di una nuova e le leggi servono ad impostare programmi e progetti per il futuro, non solo per i mesi che mancano alla fine di una legislatura.
Ultima considerazione: condivido quanto ha detto il Consigliere Fiumara relativamente alla delega a Finpiemonte, delega parziale nella gestione delle questioni. Per esperienza diretta - penso che sia il Presidente Brizio sia molti altri Assessori e Consiglieri possano condividere - molte volte in passato, su questioni politicamente rilevantissime l'interlocutore nei confronti dell'utenza Piemonte è stata Finpiemonte e non la Regione Piemonte! Quindi Finpiemonte, ente strumentale della Regione, finisce con il diventare soggetto politico, quasi come l'aggettivo kafkiano che espelle il sostantivo che ha portato all'aggettivo; succede la stessa cosa fra la Regione Piemonte e Finpiemonte, lo abbiamo visto nella selezione dei progetti delle residenze sanitarie per anziani e in molti altri settori della sanità, soprattutto l'edilizia sanitaria.
Molte volte purtroppo la Regione sminuisce il proprio ruolo ed appare non con il profilo tale da consentire la rivendicazione di quell'autonomia fiscale, di quel regionalismo e di quant'altro andiamo indicando in quella direzione, per una crescita istituzionale ed autonoma della Regione Piemonte, mentre l'ente strumentale che è l'ente finanziato, creato per essere un braccio operativo della Regione, finisce con l'essere il soggetto nei confronti del quale purtroppo molte volte la Regione Piemonte è in soggezione! Viste queste esperienze, e ce ne sono a iosa (non le cito per questioni di buon gusto, ma ne potrei citare anche di personali in questo senso) penso che occasioni di questo genere non andrebbero sprecate dando ulteriormente ruoli di questo tipo che finiscono fra l'altro con lo sminuire il ruolo anche solo funzionariale e gestionale, al di là di quello politico, del nostro Ente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anch'io non vorrei rifare la storia dei due provvedimenti di legge, nel senso che non vorrei mancare per certi aspetti di rispetto all'intelligenza e all'attenzione dei Consiglieri, perché il dibattito che si è svolto fino a questo momento ha chiarito sufficientemente sia l'iter dei due provvedimenti, sia il dibattito - anche per coloro che non sono stati presenti ai lavori che c'è stato all'interno della Commissione.
Mi preme solo ricordare, perché non vorrei fosse sfuggito ad alcuni Consiglieri, i tempi dei due provvedimenti: nel mese di maggio 1993 fu presentata la proposta di legge del Consigliere Ferrara; la Giunta - se mi è consentito esprimermi così - nel luglio 1993 rispose con un suo provvedimento che è quello che stiamo discutendo oggi. Forse è un po' troppo rozzo il mio discorso, però siamo partiti da questo punto, avendo tutti presente, in modo particolare i Consiglieri che nella III Commissione avevano lavorato anche negli anni precedenti, gli aspetti di grandissima urgenza che aveva l'intervento nei confronti del mondo dell'artigianato. Un anno dopo, nel giugno 1994, abbiamo ripreso in esame questi due provvedimenti e ultimato l'iter in breve tempo.
Non mi scandalizzo tanto per il fatto che in queste ultime settimane la nuova maggioranza ha portato in discussione in Consiglio tutti i provvedimenti che erano nati precedentemente, non può che essere così! Così è stato per quello che prevede l'accorpamento delle UU.SS.SS.LL., così è stato per il calendario venatorio. Quello che a me interessa sottolineare è il modo e anche la capacità con la quale si è arrivati alla soluzione di problemi annosi! Ad esempio, questo! Io non definisco questo modo e questo metodo arroganza; lo definisco un modo diverso di impostare i lavori nel rispetto del ruolo e delle funzioni delle Commissioni, delle loro Presidenze e anche di un tipo di rapporto - non si scandalizzi Marchini diverso che viene ad intercorrere tra le Commissioni, le Presidenze delle Commissioni e gli Assessori, per cercare di arrivare ad una soluzione, per portare il Consiglio finalmente - il Consiglio e non le sedi fuori dal Consiglio! a discutere i provvedimenti ed arrivare alla votazione.
Ritengo che questo sia un nodo sul quale dobbiamo cercare di ragionare nei limiti del possibile con serenità, acquisendo tutta la ricchezza dialettica che la discussione ci consente. La serie di elementi apportati durante la discussione in Commissione hanno migliorato, a mio parere, il disegno di legge della Giunta che è ora alla nostra attenzione. Qualcuno ha detto che è rimasto tutto fermo, qualcun altro ha detto che è stato stravolto in peggio, qualcun altro ancora in meglio: è il risultato del lavoro di Commissione, di tutti gli apporti anche critici che ci sono stati.
La Commissione nella sua penultima seduta - ci dispiace per coloro che erano assenti ai lavori - ha individuato nel "Programma degli interventi" il nodo centrale per cercare di sciogliere - se così è possibile dire il dilemma "proposta di legge Ferrara - disegno di legge della Giunta". Non dico che sia stato risolto nel modo migliore, però torno a ripetere che il nodo era la possibilità di spesa, da subito, di quei 20 miliardi e vedere in che termini sarebbero emersi degli indirizzi, comunque nell'intento complessivo di dare una boccata d'ossigeno a tutto l'artigianato della nostra Regione - ovviamente non mi soffermo sul ruolo, sulla funzione, il peso, le possibilità e le potenzialità che potrebbe avere questo settore e contemporaneamente legando l'erogazione ad un programma degli interventi che è stabilito con deliberazione. In tal modo gli indirizzi non vengono fissati per sempre - ecco l'aspetto della fase transitoria - ma ogni anno ed è questo l'impegno; la Commissione e la Giunta possono, a seguito di una discussione, modificarli o correggerli. Dopo anni di non governo di questa realtà, di non spesa delle risorse che erano destinate a questo settore non potevamo rinunciare a svolgere questo intervento nei tempi più brevi possibili.
Questa è stata la condizione che ha formato attorno a questa proposta di legge una maggioranza consistente, che è andata anche al di là, se non si vogliono porre problemi pregiudiziali, di quella che è la maggioranza che regge l'attuale Giunta. Anche qui potremmo disquisire sull'80%, ma a me pare che comunque sia un buon avvio.
Un'ultima riflessione. E' un buon avvio, non è la legge quadro di interventi sull'artigianato. Abbiamo bisogno quanto prima, in sede di Commissione e poi probabilmente in sede di Consiglio, di raccordare una serie di interventi che generalmente arrivano in modo sporadico, saltuario sovente occasionale, alla Commissione - e di conseguenza al Consiglio - per poter effettivamente svolgere il ruolo che compete alla Regione riguardo alla competenza specifica dell'artigianato.
Mi pare che l'art. 2 della legge tocchi degli aspetti di finalizzazione. Il discorso degli interventi, nei confronti delle cooperative e dei consorzi, non è by-passato da questa legge: l'art. 2 mentre nella lettera a) parla di "sostegno di progetti di investimenti in beni e servizi presentati da imprese artigiane", al punto b) parla di "sostegno alle strutture collettive di garanzia". Quindi direi che abbiamo bisogno di chiudere bene questa prima fase, cercando di dare le risposte possibili e a mio parere anche adeguate. A chi ha parlato di seconda fase proporrei a settembre, ad esempio, di ascoltare in sede di Commissione gli Assessori che vengono a proporre un loro minimo programma di intervento.
Sappiamo che le parole sono una cosa, ma la legge o la deliberazione sono il momento attuativo della fase successiva, quindi rinvierei ad una discussione più complessiva questa seconda fase, avendo tutti la consapevolezza che sicuramente i tempi sono brevi per poter lavorare e per poter concludere bene prima della fine di questa legislatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signora Presidente, la vicenda delle politiche nazionali e regionali per l'artigianato è una vicenda che ha dell'incredibile. Nel 1985 il Parlamento nazionale approvò la legge quadro sull'artigianato. Con questa legge assegnò tutti i compiti e tutte le competenze alle Regioni. Dal 1985 ad oggi la legge quadro nazionale non è mai stata finanziata. Ha funzionato un Fondo nazionale per l'artigianato che distribuisce anno dopo anno pochi miliardi di lire all'anno per ciascuna Regione (2/3 miliardi).
La Regione Piemonte ha avuto persino la capacità di non utilizzare, per ben quattro anni, questi fondi: li ha accumulati all'insaputa degli Assessori che si sono succeduti in questi anni e solo dopo le proteste delle Associazioni artigiane ha scoperto che aveva accumulato circa 20 miliardi di lire.
Qualche Consigliere disse persino che è una cifra consistente.
Sì, in effetti è una bella cifra: se non distribuiamo i miliardi agli artigiani per i prossimi quattro-cinque anni (nemmeno quei pochi miliardi all'anno) probabilmente arriviamo a 30/35 miliardi, ma a quel punto dovremo registrare che da dieci anni non eroghiamo una lira all'artigianato (almeno proveniente dal Fondo nazionale per l'artigianato).
Qui c'è un nodo della politica economica dei governi che si sono succeduti, che va affrontato. Alla grande impresa tutto è dovuto, i trasferimenti complessivi sono dell'ordine di decine e decine di migliaia di miliardi di lire all'anno. Per la grande impresa provvede lo Stato provvede per la formazione e l'aggiornamento professionale, per le trasformazioni e le ristrutturazioni, per la ricerca e l'innovazione, per l'integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, per la mobilità, per i prepensionamenti, per le politiche sociali che si rendono necessarie, per i programmi straordinari per il Mezzogiorno, per i fondi di dotazione alle aziende pubbliche e a partecipazione statale. In sostanza, lo Stato finanzia le ristrutturazioni, le sospensioni dal lavoro, la disoccupazione e non finanzia invece il lavoro. Sostiene, come se tutto fosse dovuto, la grande impresa.
Per la piccola e media impresa, per le micro-aziende, per le aziende artigiane, nulla. Queste sono costrette ad arrangiarsi. Parte di qui la politica sbagliata nei confronti dell'impresa minore: lo Stato dimentica semplicemente l'impresa minore. Se tutte le risorse vanno alle grandi imprese è evidente che non ne restano per le piccole aziende, per l'artigianato. E' bene non dimenticare che in passato lo Stato ha concesso qualcosa all'impresa minore, una sorta di franchigia fiscale. Alla grande impresa tutto è dovuto, alla piccola impresa nulla è dovuto, però voi piccole imprese arrangiatevi e noi poteri pubblici chiuderemo un occhio sul fisco. Ma questa franchigia non è più concessa. Non sto a spiegare in questa sede il perché: è noto a tutti. Quindi ci si trova di fronte ad imprese minori che sono davvero costrette ad arrangiarsi. Il patto perverso non può più funzionare, queste sono sostanzialmente delle aziende subalterne che oggi insieme alle loro categorie invocano e rivendicano la pari dignità, non vogliono assistenza, non vogliono misure di sostegno, vogliono misure per l'innovazione e per la qualificazione per diventare imprese a tutti gli effetti.
Fra l'altro il Paese avrebbe un grande interesse a promuovere innovazione e qualificazione di queste imprese perché queste imprese hanno dimostrato di essere un potente strumento di creazione di posti di lavoro.
Nel momento in cui le grandi imprese non riescono più a creare posti di lavoro noi ci accorgiamo che anche nei momenti difficili sono le micro imprese che riescono a dare una qualche risposta, sia pure parziale, al problema dell'aumento dei posti di lavoro. Le imprese sono state quindi lasciate a se stesse mentre imperversavano sconvolgimenti economico finanziari e imperversano sconvolgimenti economico-finanziari a livello internazionale. Ho ascoltato con piacere le critiche rivolte alle politiche, si fa per dire, nei confronti dell'artigianato della Regione Piemonte perché alcuni Consiglieri dimenticano di essere stati parte delle maggioranze precedenti a questa. Dimenticano di dire, per esempio, che la Regione Piemonte nelle ultime due legislature è la Regione italiana che spende meno per l'artigianato.
Come vedete non tutti i mali nascono oggi. Chi faceva parte delle passate maggioranze dovrebbe saperlo. Chi fa parte della nuova maggioranza ma aveva responsabilità di governo anche in passato, non può dimenticarlo.
Su alcuni punti, Presidente Brizio, siamo tutti d'accordo: l'importanza del settore è enorme. La capacità di sopravvivere delle imprese minori anche nei tempi di crisi è una capacità certa dimostrata, la vitalità di queste aziende è proverbiale, ma fatte queste considerazioni, quando si tratta di definire politiche e stanziare risorse ci accorgiamo che casca l'asino. Le politiche non esistono, non esiste una politica per l'artigianato degna di questo nome e le lire sono quattro lire. Quattro lire! Discutiamo di un disegno di legge per finanziare il quale la Regione Piemonte non tira fuori neanche una lira. Sono soldi vergognosamente accumulati, messi in disparte non utilizzati, che hanno perso perlomeno in termini di potere d'acquisto il tasso di inflazione annuale. Allora non dimentichiamo questa situazione! E non usiamo toni apocalittici a proposito del disegno di legge che non merita toni apocalittici come hanno fatto alcuni Consiglieri.
La bozza di programma serve a capire le finalità del disegno di legge.
Siccome è di norme, bisogna capire dove stanno i contenuti. Si potevano inserire nella legge, collega Ferrara? Non lo so. A me pare che è bene non irrigidire le leggi, soprattutto le leggi che produrranno effetti nel tempo e che con il tempo e le trasformazioni economico-finanziarie dovranno misurarsi.
Allora forse è meglio parlare di programma. Non si ha fiducia nella Giunta. Allora chiediamo che sia il Consiglio ad approvare il programma.
Chiediamo che sia il Consiglio a discutere e ad approvare il programma di interventi. Questo mi pare che possa essere un emendamento.
Noi al disegno di legge abbiamo dato il nostro contributo e siamo disponibili ad apportare ulteriori miglioramenti. Alcuni miglioramenti potrebbero essere quelli contenuti negli emendamenti presentati dal Consigliere Ferrara.
Oggi però dobbiamo mettere anche a fuoco i problemi che non sono solo quelli del "sostegno" al settore, a quelli della promozione e della qualificazione del settore e quelli delle politiche attive del lavoro perché non bisogna mai dimenticare che promozione e qualificazione dell'impresa minore significa fare concretamente politica attiva del lavoro, non è una cosa separata, non è un'altra cosa la politica attiva del lavoro. Le politiche regionali per l'artigianato nelle ultime due legislature sono state marginali, gli strumenti legge sono tutti quelli delle Giunte di sinistra, sono invecchiati, sono scoordinati, vanno rivisti, si vive di rendita in sostanza.
Il disegno di legge: fondo di rotazione, moltiplica le risorse Comitato tecnico: vogliamo che siano esaminati obiettivamente i progetti congrui e quelli incongrui, che dei tecnici ci dicano se un progetto sta in piedi, merita di essere finanziato o se non sta in piedi perché non ha basi. In questo Comitato le corporazioni non devono intervenire, perché le corporazioni non hanno la serenità necessaria e il rigore necessario per valutare i progetti di impresa, i progetti delle imprese artigiane.
Questo è stato fatto anche per la legge sulla cooperazione. Nel Comitato tecnico le associazioni cooperative non ci sono ed è giusto che non ci siano, altrimenti l'esame non è rigoroso. Io chiudo un occhio per una cooperativa tua, e tu chiudi un occhio per una cooperativa mia; questo non è un esame rigoroso dei progetti. Noi non dimentichiamo che la prima stesura del disegno di legge della Giunta, non questa, assegnava all'Assessorato la funzione di gestione della legge, ma noi eravamo terrorizzati, perché sappiamo che non è questo il compito di un Assessorato, è quello di fare le politiche, definire atti programmatori e non di entrare nel merito dei progetti delle imprese perché lì inevitabilmente ci scappa la politica clientelare, si voglia o non si voglia. Mi pare che il disegno di legge contenga elementi di celerità, di snellezza delle procedure, sulle finalità sarei anche io per non usare termini che possono essere ambivalenti. Parliamo di aziende artigiane di produzione, il servizio alla produzione è perlomeno ambivalente. Ferrara ha ricordato alcune attività che sono di servizio alla produzione e con l'artigianato di produzione non hanno nulla a che fare. Ha perlomeno un carattere ambiguo, se non ambivalente; forse è meglio allora riferire rigorosamente alle aziende artigiane di produzione precisando i settori nella bozza di programma e anche le aree geografiche perché, dirò dopo, ci sono diversi strumenti ormai che inevitabilmente si intrecciano, a volte si accavallano, alcuni dei quali, tipo i regolamenti comunitari, fanno riferimento a specifiche aree geografiche, quindi quando io intervengo per fare una politica nei confronti delle aziende artigiane devo cercare di modulare l'intervento in modo tale da sapere che i regolamenti comunitari agiscono per aree e se voglio che il trattamento riservato alle aziende artigiane sia uniforme su tutto il territorio regionale ho proprio bisogno di tenere presente questa questione.
Naturalmente la nomina del Comitato tecnico compete alla Giunta, ma il Consigliere Ferrara dice che gli esperti possono essere designati dagli ambienti dai quali provengono. Su questo non sono in disaccordo, non scenderei però ad un solo rappresentante di questi ambienti; siccome si tratta di Politecnico, Università, Centri di ricerca, manterrei fermo il numero di tre. Scendere ad un solo rappresentante mi pare pericoloso, uno non è rappresentativo di diversi ambienti.
Siccome si considera giustamente il programma, il cuore del disegno di legge - anche se non sta nel disegno di legge, ma non ci sta per non irrigidire lo strumento normativo, per non dover cambiare la legge tutti gli anni, impiegando il tempo che ben sappiamo chiediamo che sia approvato dal Consiglio, non ci pare di ritardare minimamente in questo modo il funzionamento della legge.
Ultime considerazioni sulle finalità. Occorre puntare alle iniziative più innovative, ai nodi critici del percorso di sviluppo di un'impresa evitando sovrapposizioni con le finalità della legge n. 56; è facilissimo sovrapporre le finalità dell'una e dell'altra che sta per diventare legge.
Quindi bisogna riuscire a distinguere nettamente le finalità, onde evitare una grossa confusione. La legge n. 56 funziona, sarebbe sbagliato sovrapporre le finalità, ripeto, perché le provvidenze non possono essere sovrapposte, questo è ampiamente noto. Bisogna puntare sull'innovazione di processo e di prodotto per ottenere un miglioramento nel campo dell'innovazione da parte delle aziende artigiane, riducendo l'impatto ambientale delle produzioni, favorendo i sistemi aziendali di qualità, le certificazioni e così via; questo contributo va riconosciuto al Consigliere Ferrara e vorrei che fosse pienamente recepito nel programma.
La Regione Piemonte continua a riservare quattro soldi alle attività artigianali, le briciole, si continua ad andare avanti con strumenti legislativi vecchi, obsoleti, superati; non dimentico di aver letto una lettera di un Assessore delle precedenti maggioranze che prometteva 50 miliardi di lire alle associazioni artigianali. In Commissione si è discusso per un anno per portare in Consiglio la legge contro l'abusivismo.
L'abusivismo è un problema vero, va combattuto, ma non si può pensare che il cassaintegrato FIAT, che va a dare il bianco, rovini le imprese artigiane, quando queste sono alle prese con problemi serissimi che riguardano le politiche regionali e nazionali! Si è discusso per un anno in Commissione, non dimentico una parte dei democristiani che su questa questione erano scatenati. Bene, è tempo di bilanci: quanti abusivi sono stati trovati? Neanche uno! Uno strumento quindi inutile, un pretesto per parlare d'altro, per non parlare dei veri problemi delle organizzazioni artigiane e delle aziende artigiane. Le organizzazioni artigiane ripetutamente hanno sottoposto questi problemi hanno avuto parole di fuoco nei confronti delle politiche regionali o delle pseudo politiche regionali, dei frammenti di politica regionale. Il problema è se la Regione Piemonte - a parte i toni apocalittici di qualcuno sul disegno di legge che sono fuori luogo - accetta che le imprese artigiane abbiano pari dignità rispetto alle altre imprese.
Questo è il vero problema, il vero quesito! E' disposta a definire una politica organica? E' disposta ad aggiungere risorse a quelle che spende e che ha speso finora, poche pochissime? E' capace di trovare - quando si discuterà dell'assestamento di bilancio - 5-6 7 miliardi, non parlo dei 50 miliardi, promessi alle associazioni artigiane? Saprà aggiungere alle risorse che abbiamo accumulato (20 miliardi), 6-7 miliardi per le attività dell'artigianato? C'è poi il problema del coordinamento con la legge n. 56, con i Regolamenti comunitari n. 2052, adesso n. 2081, con la legge sulla piccola e media impresa, la legge n. 317, con le vecchie leggi e i vecchi strumenti che dovrebbero essere rivisti perché sono obsoleti, non funzionano più.
Quindi il quesito è: risorse più consistenti, siete disponibili a trovarle? A semplificare gli strumenti legislativi, ad avere magari un testo unico per l'artigianato, ad istituire l'osservatorio economico sull'artigianato? Siamo disponibili a rinnovare gli organi di autogoverno che da circa vent'anni non vengono rinnovati? A dare le deleghe alle Province e alle Comunità montane? Su queste questioni si svolge la sfida, non tanto sul disegno di legge.
Siamo giunti all'ultimo scorcio di legislatura, pertanto noi chiediamo alla nuova maggioranza se ha la volontà politica di avviare la definizione di una politica organica, di trovare più risorse, di rivedere gli strumenti di promozione, di qualificazione delle attività artigianali. E' su queste questioni che si svolge la sfida del nostro Gruppo nei confronti della maggioranza, non tanto sul disegno di legge che comunque deve essere trasformato in legge con i possibili miglioramenti, ma la sfida è un'altra: se si chiude con il passato, si inverte la tendenza che era quella di frammenti di politiche, non di una politica per l'artigianato; frammenti di politiche sostenute da briciole, in termini di risorse economiche. Bisogna trovare maggiori risorse economiche per un settore che noi consideriamo vitale per l'economia piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Mi associo al mio Capogruppo a favore del progetto. Anzi, inviterei tutte le forze politiche, adesso e per l'avvenire, a tagliare il nodo gordiano principale che è proprio questo: la legge statale sull'apprendistato. Moltissimi artigiani, e non solo artigiani, sono d'accordo che questa legge è infelicissima ed è stata dannosa per l'occupazione con tutto quello che ne consegue. Ebbene, se le forze politiche...



PRESIDENTE

Ha premuto il bottone del microfono?



BODRERO Antonio

Sì, ho premuto. Non interrompa, signor Presidente.



PRESIDENTE

Non si sentiva bene la sua voce. C'erano delle interferenze.



BODRERO Antonio

Io penso di avere una voce almeno udibile. Comunque non importa. In ogni caso, eventualmente se mancano le parole dò il testo.



PRESIDENTE

Gli stenografi non sentono. Poi non si deve lamentare che gli stenografi non riportano esattamente le sue parole.



BODRERO Antonio

A meno che ci sia qualcuno che ogni tanto toglie la voce. Eh, io penso di sì che capiti. Comunque, mi ripeterò, tanto l'intervento è breve.
Dicevo che tutte le forze politiche dovrebbero farsi parte diligente perché sia cambiata in modo veramente radicale e rivoluzionario la struttura dello Stato dando alle Regioni-Nazioni quello che è loro. Quindi se c'è una legge come quella dell'apprendistato, infelicissima, fatta in quel modo per motivi demagogici e completamente fuori dalle realtà e quindi dannosa all'artigianato stesso, è chiaro che le Regioni la modificherebbero. Già da un pezzo c'è questa legge, però il Parlamento chissà quando, forse mai, la modificherà. Ecco perché le forze politiche devono farsi parte diligente a favore del federalismo fiscale. E' ridicolo che i nostri denari devono fare questo circolo vizioso, giro e raggiro a Roma, poi alle Regioni. Quello che deve restare alle Regioni si deve sapere, e non ci si deve costringere a chiedere l'elemosina a Roma, perch l'elemosina semmai siamo noi che la facciamo a Roma, non Roma che deve far finta di farla a noi. Tanto per precisare le cose.
Con questo sistema, molti nostri problemi sarebbero risolti, altrimenti noi continuiamo a fare giuste obiezioni, bellissimi interventi - ho apprezzato in gran parte quello del Consigliere Calligaro - però con i risultati noti: che abbiamo addirittura paura di spendere i soldi risultato che naturalmente non ha molto senso. Questo è quello che voglio dire e spero che a forza di battere sul chiodo magari entra.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Ho una certa difficoltà a collocarmi sui disegni di legge in materia di artigianato e su questo momento elaborativo del Consiglio, per due motivi.
Il primo è che, non facendo parte della Commissione consiliare competente, e non essendomi più occupata di questa materia da oltre un anno, mi sembra quasi scorretto inserirmi per dire qualcosa tanto per dirla, e dato che la materia è importante occorre pure avere un'idea, come Gruppo repubblicano, rispetto a ciò.
Il secondo motivo riguarda il fatto che è sempre molto difficile trovare una posizione coerente su provvedimenti cosiddetti ereditati perché qui siamo di fronte ad un provvedimento ereditato.
Credo che l'Assessore non abbia alcuna difficoltà ad ammettere quello che sto dicendo. Chi ha presentato in anteprima questo provvedimento essendo oggi seduto nei banchi dell'opposizione, è quasi costretto per dovere di posizione ad assumere una posizione critica. Chi invece all'epoca stava all'opposizione e criticava il provvedimento perché era frutto di un'altra maggioranza, oggi si trova a dover difendere un provvedimento ereditato.
Vale sempre ciò che diceva il Presidente Viglione: "che normalmente sedere fa rima con parere".
Per cui credo che sia necessaria una certa lucidità di fronte a questo provvedimento, perché il problema dell'artigianato esiste. Esiste innanzitutto il problema della disponibilità dei 20 miliardi. E' vero che questi 20 miliardi si sono accumulati nei quattro anni ricordati, ma una disponibilità reale, al punto di poterli effettivamente impiegare nel bilancio, si è determinata soltanto nel luglio 1993, quando l'Assessore Fiumara ereditò un disegno di legge in preparazione. Escludo che questo sia stato un disegno di legge che intendeva contrapporsi al disegno di legge Ferrara, perché hanno avuto due percorsi estremamente diversi.
Questo disegno di legge nasce per l'esigenza di dover impiegare i 20 miliardi che finalmente si sono resi disponibili. A quel punto, a seguito di elaborazioni e di confronti con le associazioni di categoria, si è giunti all'ipotesi di disegno di legge. Perché se le associazioni di categoria, Consigliere Calligaro, avessero saputo che i soldi erano disponibili nel 1988, nel 1989, nel 1990 e nel 1991, lei crede che ci avrebbero consentito di non spenderli, e che non avrebbero gridato ai quattro venti che questi non erano stati spesi? Lo sapevano anch'essi che non c'era un modo per spenderli.
Oggi abbiamo un disegno di legge che consente di fare questo. Non so come faremo, da oggi alla fine dell'anno, ad impiegare 20 miliardi. Questo lo dico all'Assessore, perché probabilmente si troverà con un gruzzolo consistente, e magari qualcuno gli chiederà perché non ha speso i 20 miliardi messi a disposizione.
Tuttavia il problema dell'artigianato esiste. Il modo per uscire da questo empasse - per il quale le posizioni evidenziate sono tutte incoerenti era quello di considerare con maggiore attenzione il disegno di legge Ferrara, che è rimasto integro, non ha subìto rimaneggiamenti, non subisce effetti di cambiamenti per posizione; quindi, è rimasto quello che era.
A me sembra che oggi confrontandolo con il disegno della Giunta - che è un disegno ereditato, quindi dovrei per certi versi difenderlo, ma lo vedo con una lucidità diversa - probabilmente recupera delle situazioni ed un'apertura al problema diversa rispetto a quello della Giunta, che è un semplice disegno di legge di gestione che organizza delle risorse e dà strumenti per poterle svincolare.
Il disegno di legge Ferrara risente della volontà di una politica per l'artigianato, e attraverso i due articoli centrali, cioè l'art. 3 sui progetti innovativi e l'art. 4 sui sistemi aziendali di qualità, qualifica un intervento regionale rispetto a questa materia.
Dal Consiglio fu espressa la volontà di porre attenzione all'artigianato in questa dimensione. Quindi, fu fatto l'aggiornamento della legge n. 56, attraverso la deliberazione, nel 1990, quando avvertimmo l'esigenza delle aziende artigiane di avere strumenti specifici per introdurre nuovi prodotti, nuovi processi produttivi, per migliorare i progetti, i prodotti e i processi già esistenti anche in rapporto con l'ambiente, e per introdurre sistemi di qualità.
Allora, non avendo un disegno di legge ad hoc come il disegno di legge Ferrara, aggiornammo la deliberazione ed estendemmo il campo di applicazione della legge n. 56 anche alle imprese artigiane. Oggi l'applicazione della legge n. 56 sul sistema di qualità è molto seguita dagli artigiani, e se si considerano le relazioni degli anni dal 1990 in avanti, si può vedere come ci sia stato un cambiamento netto, com'è cambiato il campo di applicazione. Prima, la legge n. 56 era esclusivamente riservata alla grande impresa, che aveva maggiori possibilità perché molto più lesta nel presentare i progetti, non avendo peraltro previsto nelle deliberazioni quelle possibilità che poi prevedemmo nella deliberazione attuativa del 1991/1992. Viceversa, nelle relazioni degli anni a venire si vede come l'applicazione sia effettivamente rivolta soprattutto al campo della piccola e media impresa e anche di quella artigiana.
Se questo disegno di legge tende effettivamente a risolvere i problemi dell'introduzione di processi innovativi e dell'introduzione di sistemi di qualità a favore dell'artigianato è veramente una legge di politica industriale. In questo senso, ritengo che il disegno di legge della Giunta potrebbe essere facilmente integrato chiarendo meglio il suo campo di applicazione e dando al Consiglio quella titolarità, che deve avere, nel definire i campi di applicazione di un disegno di legge tra l'altro abbastanza sostanziale: sono 20 miliardi, non si tratta di una cosa indifferente.
Non so quale sarà l'atteggiamento dell'Assessore, in particolare nei confronti della legge Ferrara; comunque, sarebbe veramente un delitto se questo Consiglio non la mettesse in discussione e soprattutto non la votasse. Ci vorrebbe una mediazione autentica, quella stessa mediazione che portò alla legge n. 56; infatti, anche quella legge partiva da provvedimenti interni al Consiglio e alla Giunta. E, ripeto, ritengo che la legge n. 56, di cui il Consigliere Ferrara fu relatore, sia uno dei provvedimenti legislativi più importanti in questi anni di Regione.
Termino il mio intervento con una sollecitazione al nuovo Assessore. Al di là di questi provvedimenti importanti e significativi, ci sono altri provvedimenti (che ricordava anche il collega Calligaro); oltre a quello sull'abusivismo, esiste anche un provvedimento che riguarda l'artigianato artistico e che praticamente dà attuazione a quanto previsto da un articolo particolare della legge nazionale: l'istituzione delle botteghe scuola. Non so a quale punto del procedimento elaborativo si trovi; mi sento, comunque di sollecitare all'Assessore Coppo questo disegno di legge presentato dall'Assessore Cantore. Questo, anche se rappresenta sicuramente un corollario di dimensioni ridotte, è comunque un aspetto importante del campo generale dell'artigianato. Ringrazio l'Assessore se, nei giorni futuri, vorrà occuparsi anche di questo provvedimento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Credo che il dibattito abbia aiutato a ricostruire una vicenda molto complessa; quindi, cercando di comportarmi in modo pratico, mi limiter alle risposte effettivamente utili per una valutazione finale del Consiglio.
Noi dobbiamo recuperare il ritardo complessivo nella disponibilità effettiva di utilizzo di risorse finalizzate che si sono accumulate ritardo che si è cominciato a colmare l'anno scorso e che però, per una serie di circostanze che non richiamo ma che sono sotto l'evidenza di tutti, ha comportato un lungo anno di discussione, di lavoro istruttorio in Commissione, una lunga e larga consultazione di tutti i soggetti interessati.
Avendo questo problema annoso, fonte di tensione con l'insieme delle categorie, e avendo alle spalle un lungo lavoro istruttorio, non ci siamo preoccupati - credo responsabilmente - di ripartire da zero, ma il nostro compito è stato quello di tentare di tenere conto del lavoro svolto per portarlo a sintesi, mettendo in grado il Consiglio regionale di assumere finalmente una decisione, evitando di accumulare ulteriori ritardi.
Da questo punto di vista, voglio ringraziare anche il Presidente della III Commissione, il quale ha seguito con impegno questo lavoro, che penso consenta al Consiglio regionale di assumere delle decisioni in questa seduta. Naturalmente confermo al collega Vaglio la piena disponibilità come abbiamo già cominciato a fare in queste settimane, ad un lavoro al di là delle forme, di sostanziale confronto ed impegno comune con la Commissione consiliare competente.
Detto questo, quali interventi abbiamo cercato di prospettare per tenere conto della consultazione, della discussione della Commissione e anche del contributo sul tappeto che veniva dal Consigliere Ferrara? Punto primo: come utilizzare nella maniera più efficace le risorse finalizzate che potevamo impegnare, risorse limitate ma che nello stesso tempo alimentano questa legge con una dotazione iniziale pari, se non già leggermente superiore, a quella che ha alimentato negli ultimi sei anni la legge n. 56? Dico questo per dare la dimensione del fatto che, appunto, si tratta di risorse limitate; la limitatezza va sempre paragonata con altre leggi regionali, con altri interventi regionali, non rispetto alle esigenze, perché rispetto a queste è del tutto evidente che non saremmo all'altezza.
La proposta è di utilizzare queste risorse finalizzate per l'istituzione di un fondo rotativo che abbia un effetto moltiplicatore sulla mobilitazione di risorse effettive per l'investimento del settore e che, nello stesso tempo, abbia un meccanismo di ricostituzione tale da non produrre un'operazione legislativa di devoluzione di una risorsa che si è accumulata, quindi di un intervento puramente puntuale, ma tale da mettere in moto un meccanismo di sostegno agli investimenti che abbia una permanenza nel tempo. Questa, tra l'altro, è la segnalazione che, durante la consultazione, ha fatto la Federpiemonte, sottolineando positivamente questo aspetto rispetto alle altre proposte in campo, che non prevedevano l'istituzione del fondo rotativo.
Quindi, il contenuto vero della legge è l'istituzione di un fondo rotativo: ci pare la maniera più efficace di utilizzazione delle risorse disponibili.
Il secondo intervento che abbiamo suggerito, per vedere se si poteva arrivare ad una sintesi, è stato quello di definire, sulla base dell'istituzione di un fondo rotativo, dei meccanismi chiari di indirizzo e di controllo, fissando finalità, criteri e strumenti di controllo per l'attuazione della legge. Sulla base della nostra esperienza di Consiglieri e del Consiglio regionale, siamo giunti alla considerazione che i meccanismi di legge che realizziamo hanno una fortissima rigidità. Infatti quando andiamo troppo nel dettaglio, rischiamo di dover intervenire perch le leggi non riescono a funzionare; ciò succede, ad esempio, perché abbiamo previsto meccanismi di formazione delle Commissioni dentro le diverse leggi che poi non possono funzionare, e sappiamo che intervenire su una legge richiede di ripetere l'insieme del lungo percorso legislativo. Dunque assegnando ai nostri strumenti di lavoro e di intervento una certa rigidità, questa ci impedisce di seguire la realtà nel suo movimento.
E allora cosa abbiamo tentato di proporre? Differenziamo gli strumenti definiamo in legge l'impianto generale e affidiamo ad uno strumento non normativo, ma ad un atto deliberativo e dunque con una flessibilità molto più rilevante, la definizione specifica delle priorità d'intervento nelle diverse fasi temporali, dei criteri, dei meccanismi operativi che si devono seguire.
Abbiamo detto questo perché, avendo come obiettivo l'istituzione di un fondo rotativo, noi non dobbiamo pensare al prossimo anno, ma ad un meccanismo che deve durare negli anni; la congiuntura può richiedere oggi un intervento prioritario verso un certo settore del comparto dell'artigianato, tra un anno richiedere una modifica, un mutamento di priorità. Se noi abbiamo un impianto legislativo quadro e un programma che può essere aggiornato con atti deliberativi, riusciremo effettivamente ad utilizzare le risorse e non a dichiararle soltanto in termini propagandistici.
Naturalmente il programma degli interventi deve avvenire attraverso un confronto tra il governo regionale, il Consiglio regionale e la Consulta regionale dell'artigianato che raccoglie le forze del comparto. E' una considerazione che il Consigliere Marchini ha molto sottolineato e che è una preoccupazione che non abbiamo nessuna difficoltà ad accogliere. La soluzione può essere che la deliberazione del programma degli interventi venga portata dalla Giunta all'approvazione del Consiglio, in modo che il confronto con il Consiglio regionale non sia puramente consultivo, ma abbia la forza dell'atto deliberativo e dunque possiamo ridare piena centralità al Consiglio anche in questa forma.
Abbiamo previsto meccanismi di monitoraggio nel corso di gestione della legge, la possibilità di un'attività di controllo della gestione della legge.
Ci siamo messi in condizione di affrontare il terzo punto che nel corso della consultazione è stato quello più discusso, cioè la necessità di una distinzione netta tra compiti di indirizzo, di programmazione e di controllo, che spettano al governo regionale, e compiti di gestione che al governo regionale non spettano. Dunque, vi è un'imprecisione nella relazione di minoranza dei colleghi del MSI quando dicono che la Giunta delibererà i contributi regionali ai progetti di investimento, perch l'intervento che abbiamo fatto sul disegno di legge vale proprio ad escludere radicalmente l'intervento della Giunta regionale nella gestione.
Le pratiche sono istruite da Finpiemonte, i contributi sono deliberati ed erogati da Finpiemonte; nessun intervento della Giunta è previsto nel corso della gestione del fondo. Naturalmente però prevediamo che l'ente strumentale abbia come riferimento, per l'esame e la valutazione dei progetti, un Comitato tecnico con una forte connotazione di indipendenza rispetto ai beneficiari e rispetto alla parte politica, in modo che abbiamo un meccanismo di gestione del fondo rotativo che obbedisce a criteri di indirizzo generale e di programmazione del governo della Regione Piemonte e abbiamo poi un meccanismo di gestione, agile, professionale, gestito da Finpiemonte che ha il sostegno e il supporto di un Comitato tecnico fortemente qualificato.
Questo è l'intervento che abbiamo suggerito alla Commissione e che abbiamo verificato nella Consulta regionale dell'artigianato. Tale intervento consente anche, dove si voglia andare alla sostanza del problema e non all'affermazione sia pure legittima di un contributo più specifico di risolvere la seconda questione che ha creato molta discussione. La valutazione che noi abbiamo dato è emersa, nella consultazione, come posizione unitaria delle Confederazioni artigiane che sono parte rilevante del settore (il Consiglio regionale conosce l'artigianato, ma forse lo conoscono anche coloro che organizzano alcune decine di migliaia di imprese, per cui il confronto è necessario). Il punto di accordo qual è stato? Che questi fondi finalizzati dovessero alimentare un impianto di legge che si rivolgesse al comparto dell'artigianato nella sua generalità.
Nello stesso tempo, prevedendo la possibilità di deliberare un programma di attuazione della legge, noi possiamo - certo non in via esclusiva come nella proposta del Consigliere Ferrara, ma in via di priorità effettivamente differenziare l'intervento all'interno del comparto artigiano. Possiamo intervenire come abbiamo detto più volte, tenendo certamente conto che la crisi ha pesato soprattutto sull'artigianato produttivo, sull'indotto artigiano della grande e media impresa. Ritengo quindi che ci siano le condizioni di garanzia per poter arrivare ad una decisione.
Sono stati presentati vari emendamenti che credo verranno illustrati molti di questi sono di miglioramento del disegno di legge e penso che potranno essere accolti anche con il consenso della Giunta. Ho già detto che mi pare utile accogliere un punto di sostanza politica che rassicura rispetto ad alcune preoccupazioni: il programma d'intervento non è più deliberato dalla Giunta sentita la Commissione regionale, ma è un programma di interventi approvato dal Consiglio regionale su proposta della Giunta regionale. Ritengo sia un primo passo. Il Consigliere Ferrara ricordava giustamente che in questo Consiglio si è molto parlato di artigianato credo che tutti noi abbiamo il problema di riaprire un canale di comunicazione con gli artigiani e forse la maniera migliore è cominciare da un atto - limitato, ma concreto - che restituisca un canale di credibile confronto che si è ormai spezzato, un recupero di credibilità della nostra Regione. Dobbiamo partire dalla decisione di impegnare risorse sia pure limitate, ma rilevanti, a sostegno degli investimenti delle nostre imprese artigiane.
Dobbiamo fare questo con la modestia, naturalmente noi per primi, di fare solo un primo, limitato passo, che le difficoltà della nostra Regione forse non avrebbero reso necessario, nel senso che se si fosse provveduto prima non sarebbe stato questo governo regionale a dover proporre un simile provvedimento. E' un primo passo, ci sono i problemi di prospettiva che hanno indicato molti Consiglieri. Credo personalmente che dovendo affrontare una fase di fine legislatura dobbiamo commisurare fortemente l'esigenza di prospettiva alla capacità concreta di giungere a decisioni sulle questioni che affrontiamo. Alcune delle questioni che sono state sollevate oggi credo abbiano questa natura e posso assicurare l'impegno operativo, concreto, del governo regionale per consentire al Consiglio regionale di avere proposte sulle quali decidere nei tempi più rapidi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Devo aggiungere, alle considerazioni del collega Coppo, alcune considerazioni in qualità di Presidente della Giunta, anche perché sono stato esplicitamente chiamato in causa dal collega Marchini e mi pare che sia giusto precisare con forza qual è l'atteggiamento della Giunta.
Non c'è nessun atteggiamento parcellizzato, ma c'è assolutamente una visione collegiale dei problemi sulla quale operiamo con molta puntualità.
Abbiamo dovuto operare su leggi esistenti, su proposte di leggi esistenti perché eravamo fermi. Bisogna partire dal presupposto che molti provvedimenti erano fermi per mancanza di una maggioranza in grado di portarli avanti e questa è stata una realtà ben precisa, che non si pu assolutamente sottacere. Gli emendamenti della nuova Giunta sono stati esaminati in Giunta; per quanto riguarda la sanità sono stati emendamenti alla proposta di legge presentata dalla Giunta precedente.
Per quello che riguarda i Co.re.Co, ci sono stati emendamenti preparati al disegno di legge della Giunta precedente e discussi in Commissione, come risulta a verbale, cosa che potrebbe anche essere evitata, perché quando c'è un disegno in itinere non è che tutti gli emendamenti devono essere riesaminati dalla Giunta; ma la Giunta li ha esaminati proprio per la particolarità del problema, per farli propri, per studiare con attenzione i problemi che esistevano. Quindi assicuro il Consigliere Marchini che ci muoviamo con grande rispetto anche sugli aspetti formali. Ci sono anche stati aspetti meramente tecnici, di preparazione di documenti, che possono aver creato ambiguità, ma sono stati chiariti.
Per quello che riguarda lo specifico di questo provvedimento nessuno lo enfatizza più di tanto. E' un provvedimento legislativo necessario, già in itinere, come ha ricordato bene il Consigliere Foco. Perché un provvedimento legislativo su fondi vincolati? Non è l'unico, abbiamo assunto altre volte provvedimenti legislativi per l'utilizzo di fondi vincolati, laddove è necessario, ma c'è un'altra motivazione importante che giustifica il passaggio da un regolamento alla legge; non si può attuare un fondo rotativo per regolamento. E' una forma di utilizzazione nuova finanziariamente nuova di fondi vincolati e quindi è un elemento che richiede un provvedimento legislativo, come d'altra parte si è fatto in altre occasioni.



VETRINO Bianca

Con la legge n. 56, per esempio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Con la legge n. 56, esattamente. E' una linea che si porta avanti e che sarà alla base anche della legge di programmazione che è già in itinere e che sarà anche questa arricchita dalle esperienze della nuova Giunta, ma chiaramente in un indirizzo di assoluta correttezza e di assoluta chiarezza.
Avere più soldi per fondi propri sarebbe certamente auspicabile e possibile: questo è un problema che naturalmente riguarda tutta la finanza regionale. Siamo in una fase di tale difficoltà per cui tutti i problemi dovranno essere visti con tanta attenzione e con molta puntualità. Voglio anche dire che non c'è nessuna volontà di centralismo, di conduzione, da parte della Giunta, di compiti non propri. C'è l'esigenza di rispondere a quello che è stato lo scopo stesso della Giunta, cioè la governabilità, la possibilità di far passare le leggi, portarle avanti concretamente nell'interesse dell'economia piemontese, nell'interesse dei cittadini piemontesi. Sotto questo aspetto c'è la massima disponibilità ed apertura sul problema deliberativo. Il Consigliere Coppo vi ha dato già una risposta che vale per la Giunta. Si vuole portare a livello di Consiglio l'atto deliberativo, non abbiamo difficoltà a farlo, purché si svolga in tempi rapidi, perché i ritardi sono già stati troppi. Esiste la consapevolezza che le proposte devono avere dal Consiglio una risposta positiva. Non dubito che il Consiglio la darà, in quanto è consapevole che stiamo compiendo uno sforzo di governabilità e di risposta agli interessi del Piemonte: è uno sforzo positivo, impegnato, concreto, che va ad ampio raggio, come si dimostra con i provvedimenti che in questo mese sono venuti all'esame di quest'aula.



PRESIDENTE

In merito al progetto di legge n. 377, è stato presentato un ordine del giorno dai Consiglieri Coppo, Picchioni, Cerchio e Rossa, di richiesta di non passaggio all'esame degli articoli.
Le motivazioni sono state ampiamente illustrate dal dibattito.
Vi sono degli interventi? La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signora Presidente, sono contrario anche se so benissimo che passerà l'ordine del giorno, in quanto giocano i numeri. Sono contrario in via di principio, perché mi sto rendendo conto che siamo di fronte ad un balletto.
Allora chiedo, a chi ha firmato questo ordine del giorno, di avere il coraggio di dichiarare apertamente che questa legge la vuole bocciare.
Visto che io ho sentito dire da quasi tutti, anzi, direi tutti quelli che sono qui dentro, che la mia legge è di gran lunga migliore rispetto a quella della Giunta - l'hanno detto anche quelli che poi non voteranno la mia legge e voteranno quella della Giunta - chiedo a lei, Presidente, ed a chi ha presentato questo ordine del giorno, di consentire a tutti quanti di esprimersi. Penso che sia molto breve la cosa, perché una volta votato "no" all'art. 1 vale la stessa votazione per gli altri articoli: il tutto durerebbe due minuti e mezzo. Però chiederei di consentire a tutti di esprimere il loro giudizio in modo palese.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Sarebbe bene che coloro che hanno firmato questo ordine del giorno di non passaggio ai voti motivassero il perché. Non mi sembra che nelle osservazioni dell'Assessore Coppo ci fossero sufficienti motivazioni per autorizzare questo atto incredibile di non passaggio ai voti ad un'iniziativa legislativa che in ogni caso andrebbe rispettata. Mi rivolgo anche a lei, signora Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Posso dirle, collega Vetrino, che semmai l'incredibile è nel fatto che vengano presentati in aula contestualmente un provvedimento della maggioranza e un provvedimento non della maggioranza. Questo costituisce un fatto nuovo perché in genere quando erano bocciati in Commissione venivano tranquillamente ritirati. Adesso non usa più ritirarli, li si porta in aula e quindi in aula si deve passare a questa fase di non passaggio agli articoli. Questa procedura nella mia esperienza quindicinale è nuova; non in quella di esprimerci negativamente sul secondo disegno di legge non potendosi esaminare contestualmente negli articolati due disegni di legge quindi direi che questa è una scelta obbligata per poter procedere all'esame del disegno di legge della Giunta e in quella sede accettare anche quegli emendamenti che sono accettabili e che magari corrispondono allo spirito dell'altro disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Il Presidente ha già detto l'essenziale. Mi è estranea qualsiasi considerazione di carattere personalistico del tipo: "disegno di legge più bello". E' del tutto evidente che il Consiglio sta lavorando sul disegno di legge e non sulla proposta di legge, così evidente che il Consigliere Ferrara stesso ha sostanzialmente lavorato sul disegno di legge che deve essere esaminato, tanto da presentarlo con il congruo anticipo, e di ciò lo ringrazio perché ha consentito anche a noi di esaminare emendamenti al disegno di legge approvato dalla Commissione. Quindi, a me pareva più rispettoso lavorare tutti senza dover passare dal diniego, articolo per articolo, di un progetto di legge che non ha avuto l'approvazione della Commissione. Il Consiglio regionale in realtà è chiamato a deliberare sull'altro provvedimento, l'altro disegno di legge. Non vi è nessun intento di altro tipo che quello di utilizzare la procedura più celere e anche quello di lavorare come Consiglio regionale in positivo a migliorare il provvedimento licenziato dalla Commissione come il provvedimento all'esame del Consiglio regionale. Nel proporre questo ai colleghi avevo l'intendimento esattamente contrario a quello che mi attribuisce il Consigliere Ferrara. Aggiungo che, essendo a me completamente estranea ogni considerazione di carattere personalistico, sono del tutto disponibile a riconoscere il punto essenziale che mi pare interessi al Consigliere Ferrara, quello di valutare qual è il disegno di legge più bello. Questo è un punto su cui sono assolutamente disponibile, prima ancora di discutere a cedere al Consigliere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Sulla richiesta avanzata dal Consigliere Ferrara e sulla risposta breve che ha dato il Presidente Brizio devo contestare l'affermazione del Presidente secondo la quale ha dell'incredibile il fatto che il disegno di legge Ferrara è venuto in aula. Che questo non avvenga tutti i giorni o abitualmente possiamo anche essere d'accordo, ma era un diritto politico preciso del Consigliere Ferrara coltivare in Commissione il suo disegno di legge e di caldeggiarne l'approvazione. E' stato battuto dai numeri in Commissione e certo in quel momento avrebbe potuto esercitare il diritto politico di rinunziare; ha invece preferito far valere il diritto politico di illustrare in aula la propria proposta, svolgerne la relazione al fine di tentare di convincere il Consiglio ad approvare il proprio disegno di legge e non quello della Giunta; anche se, visti gli schieramenti era un tentativo potremmo dire impossibile. Adesso quando chiede che non venga ghigliottinato seccamente con un non passaggio all'articolato (anche se il Consigliere Ferrara immagina, purtroppo per lui e anche per noi che ne avevamo mostrato apprezzamento, quale sarà la fine), una presumibile reiezione nel merito dell'articolato penso che sia anche una questione di stile che appagherebbe di più anche il Consigliere Ferrara e la lotta che ha fatto in quest'aula per vederselo approvato. Quindi, noi concordiamo su questa richiesta. Certo non possiamo bloccare la pregiudiziale, per sarebbe molto più simpatico politicamente votare nel merito il disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

L'avvocato Majorino in questo caso ha svolto la funzione di legale di fiducia del collega Ferrara, una causa molto civile, d'altra parte mi pare che l'avvocato Majorino sia un avvocato civile.
Essendo io uno dei firmatari di quell'ordine del giorno ed essendo peraltro relatore del disegno di legge che qui è stato in primis presentato, mi sia consentito dire telegraficamente che la Commissione si è impegnata - in una pluralità di riunioni, di confronti e di discussioni peraltro qui riconosciute e che hanno visto anche la partecipazione del collega firmatario Ferrara attraverso la sua proposta di legge per ottenere una sintesi che fosse già quella unitaria attraverso il disegno di legge di cui sono stato relatore. Uno sforzo unitario che ha cercato di dare quella soluzione urgente ad un problema che era comunque da affrontare per utilizzare la disponibilità di questi 20 miliardi.
Peraltro, ripetendo alcune considerazioni avanzate, su una serie di emendamenti sia presentati dal collega Ferrara, sia presentati successivamente da altri Consiglieri, evidenzio che c'è l'ampia disponibilità a valutarli e anche ad accoglierli; quindi a priori chiederei che questo aspetto lo si dovrebbe dire dopo ad accoglimento o meno degli emendamenti presentati. Con queste motivazioni credo si possa procedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La politica ci rivela una bella cosa, un gioco interessante. La questione da me presentata è sostanzialmente la ragione per cui si deve andare al voto sugli articoli perché, se così non avviene, il Consiglio non risponde alla questione politica posta da Ferrara: queste risorse vanno utilizzate in un certo modo con questi obiettivi, con queste priorità? Mi rendo conto - e dò atto al Presidente Brizio che così stanno le cose che c'è una logica un po' anomala, ma perché il percorso che abbiamo seguito non ha consentito a che si facesse chiarezza in Consiglio sul fatto che questo tipo di risultato si vuole o non si vuole ottenere. Il testo della Giunta questo problema non se lo pone, il Consiglier Ferrara ha, a mio modo di vedere, tutto il diritto affinché il Consiglio si pronunci in ordine a quelle che sono le specificità della sua legge; visto che il testo della Giunta è del tutto elusivo ed evasivo rispetto a questo.
Colgo anche l'occasione per dire che non ho chiesto che il piano sia una deliberazione del Consiglio, lo ritengo sbagliato; ritengo che la legge debba fornire degli indirizzi e all'interno degli stessi la Giunta debba predisporre il piano e gestire lo stesso.
Portare in Consiglio il piano significa, Assessore, mettere in discussione tutti i percorsi che ci siamo dati, di relazione annuale, di modifiche in itinere. Questo, in tutta lealtà e trasparenza, era sembrato lo scenario. Devo anche dire che non sarei per alterarlo, non indichiamo gli indirizzi del primo piano sanitario e legge, proseguiamo comunque con la gestione delle risorse affidate ad un atto amministrativo e di governo tipico, come è il piano che deve essere di competenza e di responsabilità della Giunta, non portiamo in Consiglio una questione così complessa altrimenti dobbiamo riportare in Consiglio e alla competenza del Consiglio è un paradosso - la relazione annuale.
La relazione sull'attuazione della deliberazione chi la fa? La Giunta? No, la fa il Consiglio. I suggerimenti di modifica in itinere che sono previsti, da chi sono proposti? Dal titolare della delibera, che è il Consiglio, dobbiamo modificare tutto l'articolato.
Quindi suggerisco all'Assessore di voler considerare da parte mia che non c'è una richiesta perché vada in Consiglio il piano. Resta però chiaro che l'incidente rispetto al quale ci troviamo è in qualche misura un esempio solare di come bisogna pronunciarci di fronte a questioni politiche, e se i meccanismi non lo hanno consentito si arriva in aula, mi pare legittimamente come ha fatto il collega Ferrara, affinché ci si pronunci sulla questione che lui ha posto: l'uso finalizzato delle risorse per settori specifici, e per obiettivi specifici, a fronte di un'ipotesi che è invece quella della Giunta di rinviare al piano l'utilizzo delle risorse. Quindi sono per respingere l'ordine del giorno di non passaggio all'articolo perché ritengo che su questa questione, che è una discriminante significativa, il Consiglio si debba pronunciare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghe e colleghi, il Gruppo di Rifondazione Comunista è contrario a non esaminare il progetto di legge presentato dal Consigliere Ferrara, per motivi di principio. Il collega Ferrara si assume questa responsabilità sulla quale non entro nel merito se sia o meno contraddittoria con altre posizioni assunte, ma il collega Ferrara, Consigliere di minoranza ritiene di discutere nel merito una propria proposta di legge. Non entro nel merito se questo sia politicamente opportuno, intelligente, coerente, non mi interessa. Sono di fronte al fatto che un collega di minoranza chiede a questo Consiglio, esperita tutta una serie di procedure, di discutere della propria proposta di legge, sapendo probabilmente che si tratta di una proposta di legge che era di minoranza e rimane di minoranza. Ma il collega Ferrara chiede a questo Consiglio un pronunciamento sul merito delle proposte.
Quindi per garantire ad un collega di minoranza un esame di merito delle proprie proposte, spero che il Consiglio regionale risponda di norma di sì, se non ci sono altre ragioni del tipo: presentate disegni di legge solo per fare ostruzionismo ecc. Pertanto, al di là del giudizio politico positivo o negativo, ritengo di norma che il Consiglio regionale e la maggioranza che vi è pro tempore in Consiglio regionale, debba affrontare il cimento di rispondere a questo Consigliere che chiede di discutere la sua proposta di legge. Viceversa respingere pregiudizialmente questa legge vuol dire trovarsi di fronte ad una maggioranza che ignora l'esistenza di una minoranza e delle idee di cui la minoranza è portatrice in quest'aula.
Pertanto direi che una maggioranza pro tempore dovrebbe affrontare sempre questo cimento reale come mi sembra sia.



(Voci dall'aula: "E per paralizzare i lavori")



CHIEZZI Giuseppe

Se fosse per paralizzare i lavori allora è un altro discorso, ma ci troviamo di fronte alla volontà di un Consigliere che dice di discutere il problema. Sono dell'idea che un rapporto corretto di merito tra maggioranza ed opposizione debba riconoscere alla minoranza questo diritto.
In questo quadro di una proposta di legge alternativa, il Consiglio deve consentire alle minoranze di giungere in aula e non di non esistere perché la maggioranza lo decide non passando all'esame della legge.



MAJORINO Gaetano

La proposta sulla consultazione in Valle di Susa era di minoranza.



CHIEZZI Giuseppe

Era di minoranza, è giunta in aula è stata bocciata. Ricordiamo colleghi, che su un altro tema, l'area metropolitana, siamo nella stessa situazione: ci sono due proposte di legge, la proposta che ho sottoscritto è di minoranza è già stata bocciata in Commissione, probabilmente giungendo anche in quel caso a due proposte di legge in aula, a quel punto spero di poter discutere la proposta di legge di minoranza.
Quindi faccio una questione di principio. Non si tratta di manovra ostruzionistica. Motivo il voto contrario a questa sospensiva per consentire ad una minoranza di cimentarsi nel merito delle proprie proposte, sia pure perdendo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno di non passaggio alla votazione dell'articolato del progetto di legge n.
377 Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 13 contrari.
Sul progetto di legge n. 413, ampiamente discusso, perché si era unificata la discussione, sono stati presentati alcuni emendamenti.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Bosio, Chiezzi e Calligaro: all'art. 1, comma primo, sono soppresse le parole "al sostegno dell'occupazione" e sostituire con le parole "e occupazionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 1 astensione.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: al termine del comma terzo vengono aggiunte le parole "e comportano la restituzione del finanziamento erogato rivalutato ai sensi di legge così come disposto al secondo comma dell'art. 7".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrara; ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Io ho presentato un emendamento anche al titolo, ma lo ritiro in quanto il titolo è già stato cambiato.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 1 così emendato a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 34 voti contrari 1 astensioni 2.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 34 voti contrari 1 astensioni 2.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 3) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Calligaro e Bosio: sostituire il comma primo con la seguente dizione: "L'intervento di cui all'art. 2, comma primo, punto a), si attua attraverso un Programma di interventi approvato dal Consiglio regionale su proposta della Giunta regionale, sentita la Consulta regionale per l'artigianato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 3 così emendato a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 36 voti contrari 2 astensioni 3.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 4) Emendamento presentato dai Consiglieri Bosio, Chiezzi e Calligaro: al comma primo, lettera a), sono soppresse le parole "Fondo rotativo denominato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
5) Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: al punto 3, dopo le parole "60 mesi" vengono aggiunte le parole "a decorrere dal tredicesimo mese successivo all'erogazione degli istituti di credito".
La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Forse il Consigliere Ferrara può considerare superata l'esigenza da cui era nato questo suo emendamento, nel senso che avevamo previsto una durata massima dei piani di rientro dell'impresa a 36 mesi.
Lavorando in Commissione l'abbiamo portata a 60 mesi, e credo che prevedere una decorrenza dal tredicesimo mese successivo significhi un allungamento dei tempi eccessivo. Per questa ragione di merito la Giunta lo considera non accoglibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



PRESIDENTE

FERRARA franco



PRESIDENTE

Vorrei spiegare le ragioni. Quando si fanno finanziamenti a medio termine non si ha la possibilità del rimborso dal mese successivo a quello in cui lo si riscuote. Non ha alcun senso fare un finanziamento di 60 mesi e chiedere che si cominci il rimborso dal mese successivo. Nessuna norma prevede questo. Quando un finanziamento è a medio termine, c'è un periodo di preammortamento, nel corso del quale non si rimborsa il capitale, ma soltanto gli interessi. Credo sia soltanto una norma tecnica corretta e giusta e sia più opportuno, anziché 60 mesi, mettere 48 mesi con 12 mesi di preammortamento.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

L'ammortamento avviene nei mutui del medio credito, ma nelle forme di fondo rotativo può anche non avvenire.
Non mi risulta che nella legge n. 56 sia previsto il preammortamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 27 contrari e 7 astensioni.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Bosio e Calligaro: al comma quarto, la parola "verrà" è sostituita con la parola "è".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 40 voti favorevoli e 1 astensione.
7) Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: dopo le parole "al tasso", si cancellano le parole "fino al termine del comma secondo" che si sostituiscono con le parole "di riferimento per le operazioni di credito artigiano stabilito bimestralmente con decreto del Ministro del Tesoro".
La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Anche qui vi è stata una modificazione in una seduta di Commissione alla quale il Consigliere Ferrara non ha potuto partecipare. Abbiamo collegato l'allungamento dei termini dei piani di rientro delle imprese da 36 a 60 mesi, rimandando al programma degli interventi la definizione del tasso, in modo da incentivare piani di rientro più brevi; così facendo, il fondo rotativo si può costituire più rapidamente, consentendo alle imprese di rientrare anche in 60 mesi, seppure con un costo superiore. Direi che con la nuova formulazione, l'emendamento del collega Ferrara non è accoglibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



PRESIDENTE

FERRARA franco



PRESIDENTE

Essendo modificato il testo di legge - e l'avrei detto prima ancora che intervenisse l'Assessore - il mio emendamento non ha più nessun significato, perché è sbagliato. Quindi ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 7) è pertanto ritirato.
Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 4 così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 30 voti contrari 2 astensioni 6.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 8) Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: al comma terzo, punto c), le parole "del Consiglio di amministrazione" vengono sostituite con le parole "sulla gestione".
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Nel nuovo Codice Civile, la "relazione del Consiglio di amministrazione" non esiste più, essendo stata sostituita dalla "relazione sulla gestione". Il motivo dell'emendamento è dunque soltanto per adeguare il testo di questa legge al nuovo testo del Codice Civile.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 8).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 5 così emendato a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 30 voti contrari 2 astensioni 8.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 9) Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: dopo la lettera b) del comma primo il testo viene sostituito dal seguente: "c) un rappresentante del Politecnico di Torino.
2. Per il regolare funzionamento del Comitato, gli Enti interessati provvedono, contestualmente alla designazione dei membri effettivi, anche a quella dei membri supplenti che sostituiscono i primi in caso di impedimento.
3. Il Comitato delibera a maggioranza dei componenti, e deve esprimere il proprio parere entro 30 giorni dal ricevimento delle domande.
Ai fini della valutazione dei progetti il Comitato può consultare esperti esterni individuati prioritariamente tra quelli indicati dal CNR dell'Università e dal Politecnico di Torino.
4. Le funzioni di segreteria del Comitato sono espletate da un funzionario dell'Assessorato regionale competente".
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Questo è un corposo emendamento, che non è soltanto di stile, ma è di sostanza. L'Assessore ha spiegato che il Comitato ha una totale indipendenza dalla parte politica. Così com'è articolato oggi, il testo di legge prevede la presenza di un rappresentante della Giunta, un rappresentante della Finpiemonte e tre esperti. Poiché qualcuno ha richiamato la legge n. 56, faccio osservare che questa prevedeva un rappresentante designato dal Politecnico. Qualcuno, nella relazione, ha chiesto la seguente modifica: anziché prevedere un rappresentante del Politecnico, mantenere i tre, indicando un rappresentante del Politecnico un rappresentante designato dall'Università e un rappresentante designato dalle organizzazioni di ricerca (mi pare fosse questa la dizione suggerita dal Consigliere Calligaro). Se verrà accolta la proposta del Consigliere Calligaro, sono disponibile a ritirare il mio emendamento.
Tuttavia, nella seconda parte del mio emendamento si dice anche che il Comitato - e questo è previsto nella legge n. 56 - deve esprimere il proprio parere entro 30 giorni, cioè entro questo termine la Regione deve istruire la pratica e mandarla al Comitato, il quale entro 30 giorni deve dare una risposta. A questo proposito abbiamo spesso parlato delle varie realtà esistenti, di cosa succede in Francia, a ridosso delle Alpi, dove in un mese e mezzo ci consegnano gli stabilimenti già fatti, ecc.
Credo sia possibile ottenere, entro 30 giorni, un parere su questi investimenti di poche decine di milioni; quindi raccomanderei alla Giunta di tenerne conto, dando come termine ultimo per l'approvazione del progetto da parte del Comitato quello dei 30 giorni. Queste sono le modifiche.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Abbiamo già discusso ampiamente in merito, ma il Consigliere Ferrara giustamente e del tutto legittimamente, di qui in avanti ripropone sotto forma di emendamenti l'impianto della sua proposta di legge. Ho già motivato, a nome della Giunta, l'opinione diversa che abbiamo, tant'è che il disegno di legge che sosteniamo è diverso: ecco perché considero non accoglibile l'insieme di questi emendamenti.
Per quanto riguarda invece il termine dei 30 giorni, ritengo che inserirlo in legge sia una delle cose che dobbiamo evitare. Questo potrà essere oggetto di un regolamento, di una convenzione con la Finpiemonte, ma inserire i dettagli nella legge significa non darsi degli strumenti di lavoro, ma crearci delle gabbie in cui poi noi ci dibattiamo inutilmente.
Così come irrigidire troppo i Comitati tecnici: tutti sappiamo quanti Comitati non riusciamo a formare per mancanza della designazione di uno dei mille enti che noi chiamiamo in causa, le leggi non funzionano perché i Comitati non sono operanti e poi dobbiamo cambiare le leggi per poterle far funzionare.
Per queste considerazioni la Giunta non ritiene accoglibile l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Vorrei far rilevare che la legge n. 56 ha rappresentanti che vengono designati da Università, Politecnico e Istituti di ricerca.



FERRARA Franco

E ha un termine di 30 giorni! E va bene!



CALLIGARO Germano

Qualora non dessero risposta si capisce che la Giunta è autorizzata.
Dicendo questo...



COPPO Ettore, Assessore regionale

La legge n. 28 sulla cooperazione funziona ed è come questa!



CALLIGARO Germano

Dicendo questo però voglio solo ricordare che sarebbe importante assegnare il compito della designazione dei rappresentanti dell'Università fatto salvo il diritto della Giunta di fare le nomine (questo è chiaro) all'Università stessa.
Per la legge n. 56 è stato così; per la legge sulla cooperazione non è così, ma questa legge è venuta dopo, la legge n. 56 mi pare la più innovativa non solo perché tratta l'innovazione, ma perché è una delle ultime nate ed è una delle poche che funziona bene.



PRESIDENTE

La Giunta non accoglie l'emendamento; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 6, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 24 voti contrari 11.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 10) Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: il comma secondo viene sostituito dal seguente: "2. La Giunta regionale, anche avvalendosi della Finpiemonte S.p.A.
può disporre costanti controlli per verificare la corrispondenza tra l'intervento in atto, a seguito dell'erogazione del finanziamento e quanto dichiarato sugli appositi moduli all'atto della presentazione della domanda. L'esito negativo di tali controlli comporta la restituzione immediata degli importi erogati rivalutati ai sensi di legge".
La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Lo abbiamo già cambiato in Commissione.



FERRARA Franco

Lo ritiro.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 10) è pertanto ritirato.
Si proceda alla votazione dell'art. 7 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 30 voti contrari 2 astensioni 8.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 30 voti contrari 2 astensioni 8.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 30 voti contrari 2 astensioni 8.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 30 voti contrari 2 astensioni 8.
L'art. 10 è approvato.
11) Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: dopo l'art. 10 viene aggiunto un nuovo articolo 10 bis che recita: "Art. 10 bis - Norma transitoria.
1. Il piano degli interventi di cui all'art. 3 predisposto in sede di prima applicazione della legge, valido sino al mese di febbraio 1996 è finalizzato a promuovere gli investimenti delle imprese artigiane di produzione di cui alla legge 8/8/1985, n. 443, al fine di favorirne lo sviluppo e migliorarne la competitività, con un incremento dei livelli produttivi ed occupazionali ed opera in base alle modalità di seguito specificate.
2. Per poter usufruire dell'intervento regionale gli investimenti di cui al precedente comma primo, devono avere per oggetto: a) la realizzazione di progetti innovativi b) la realizzazione e la certificazione di sistemi aziendali di qualità, di prodotti e di processi.
3. Per progetti innovativi si intendono i progetti finalizzati a: a) introdurre nuovi prodotti od avviare nuovi processi produttivi b) migliorare i prodotti o i processi già esistenti c) ridurre l'impatto ambientale dei processi produttivi.
4. Sono considerate ammissibili al finanziamento agevolato le opere da sostenersi in data posteriore a quella di presentazione delle domande e di importo complessivo non inferiore a 30 milioni, per gli interventi e gli acquisti di seguito specificati: a) macchinari ed attrezzature b) programmi per elaboratori, nel limite del 30% delle spese di cui alla precedente lettera a) c) formazione del personale necessaria per l'utilizzazione dei macchinari, delle attrezzature e dei programmi di cui alle precedenti lettere a) e b), nel limite del 25% della spesa complessiva ritenuta ammissibile d) licenze e brevetti e) consulenze esterne nel limite del 30% della spesa complessiva ritenuta ammissibile f) costi del personale, nel limite del 15% della spesa complessiva ritenuta ammissibile, documentabile tramite autocertificazione ai sensi della legge 7/8/1990, n. 241 g) scorte di materie prime e semilavorati, nel limite del 10% della spesa complessiva ritenuta ammissibile.
5. Per progetti volti all'adozione di sistemi aziendali di qualità si intendono quei progetti di investimento finalizzati a migliorare e garantire la qualità dei processi produttivi e dei prodotti, in coerenza con la normativa nazionale e comunitaria in materia di qualità e affidabilità delle produzioni, di certificazione dei prodotti e sicurezza dei consumatori.
6. Sono considerate ammissibili al finanziamento agevolato le spese per gli interventi di seguito specificati: a) beni strumentali per prove e controllo b) programmi per elaboratore elettronico c) consulenze esterne d) attivazione di forme di collaborazione e partnerariato con imprese di Stati membri della Comunità Europea nell'ambito della qualità e) interventi di laboratori esterni od organismi di certificazione accreditati dal sistema nazionale e da strutture equivalenti in ambito europeo con le quali sia intervenuto un mutuo riconoscimento per il rilascio della certificazione di qualità f) formazione interna ed organizzazione del personale adibito alla funzione qualità del personale, nel limite del 25% della spesa complessiva ritenuta ammissibile g) costi del personale, nel limite del 15% della spesa complessiva ritenuta ammissibile, documentabile tramite autocertificazione ai sensi della legge 7/8/1990, n. 241.
7. Le spese per gli interventi di cui al comma precedente devono essere sostenute dopo la presentazione delle domande. Costituiscono deroga a tale disposizione le spese relative alla realizzazione degli studi preliminari di valutazione delle opportunità, dei costi e dei benefici dell'introduzione di un sistema aziendale di qualità. Tali spese sono ammesse a contributo anche se attuate fino a 120 giorni prima della data di presentazione delle domande, per un importo non superiore ai 10 milioni e solo a condizione che abbiano esito positivo circa la prosecuzione del progetto".
La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

Poiché il Consigliere Ferrara lo mantiene, lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
ART. 11 12) Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: ai commi primo-terzo, le parole "20 miliardi" sono sostituite con le parole "30 miliardi".
Lo mantiene?



FERRARA Franco

Eccome! Certo che lo mantengo!



CALLIGARO Germano

Io propongo 50 miliardi!



CHIEZZI Giuseppe

Io 100!



PRESIDENTE

Consiglieri, per cortesia! La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Illustro brevemente l'emendamento, anche se mi pare non sia quasi illustrabile, perché uno può proporre le cifre che crede, non voglio fare ostruzionismo e paralizzare i lavori, è una cultura che non mi appartiene la lascio ad altri e a chi lo dice.
La precedente Giunta si era impegnata per uno stanziamento di 50 miliardi su questa legge sull'artigianato. Questa Giunta, stanziando 20 miliardi, stanzia esattamente - lo abbiamo già detto nel dibattito, ma è bene riconfermarlo, perché ne siano tutti perfettamente a conoscenza - il riparto del Fondo nazionale per l'artigianato. La Giunta stanzia quello che deve per legge stanziare e come scelta politica decide di non stanziare nemmeno una lira! Mentre la Giunta precedente aveva detto una cosa che probabilmente non avrebbe fatto (questo non lo so), però aveva fatto un annuncio: "stanzieremo 50 miliardi". Questa Giunta invece spiega che stanzia niente del suo bilancio a favore dell'artigianato! Ognuno si assume le sue responsabilità; qui è facile dire 20, 30, 50 o 100, la proposta da me formulata non era affatto stravolgente: destinare risorse al settore della piccola impresa in un momento in cui la ripresa vera sta partendo e quindi è necessario supportarla con adeguati strumenti finanziari. Se la Giunta ritiene di non spendere nemmeno una lira ne prendo atto, non si tratta di giocare a chi tira più alto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Non partecipiamo al voto perché a questo gioco tutti possono giocare ma non mi pare serio. Perché? Perché questo strumento di legge con 20 miliardi può funzionare bene, ma davvero bene! Il problema è invece che in fase di assestamento del bilancio bisogna rimpinguare gli altri strumenti di legge, quelli che funzionano, a partire dal credito.
Noi non intendiamo partecipare al gioco del "+10", vogliamo per insistere anche in sede di dichiarazione di voto che aspettiamo la Giunta al varco dell'assestamento di bilancio. Vi sono strumenti di legge che funzionano bene e si dimostrano sottodotati di risorse; quelle risorse vanno rimpinguate adeguatamente. La battaglia "+10" non mi pare opportuna in questo caso, perché vedrete che probabilmente non riusciremo a spendere nei primi due o tre anni, nemmeno i 20 miliardi stanziati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garino.



GARINO Marcello

Confermo quanto detto dal Consigliere Ferrara, in quanto all'epoca ero Assessore (la collega Vetrino era con me). Il problema fu discusso in Giunta, come ben sa il Presidente Brizio, dopo gli incontri avvenuti con le associazioni artigiane di tutto il Piemonte, nell'ambito dei quali si disse che esisteva questo problema, come d'altra parte esisteva anche per l'agricoltura. Nella riunione tenuta in questa stessa sede si assunse l'impegno di stanziare 50 miliardi, quindi, Consigliere Calligaro, non si tratta di giocare al rialzo o al ribasso. E' una cifra che era stata proposta, se non vado errato, dall'allora Assessore Fiumara e che era stata considerata equa dalla Giunta. E' vero che lo stanziamento deve avvenire in termini finanziari nell'assestamento di bilancio, ma è altresì chiaro che se la volontà del Consiglio viene espressa, in questo momento, con questa legge, per 50 miliardi, e in modo automatico l'assestamento di bilancio dovrà comprenderli. Non vedo perché oggi viene a mancare questo impegno che era stato assunto dalla Giunta e anche dal Presidente Brizio.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ferrara non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 25 voti contrari e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 11, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 28 voti contrari 8 astensioni 1.
L'art. 11 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, farò una breve dichiarazione di voto. Non sarà evidentemente un voto a favore di questo disegno di legge, ma lo dico molto serenamente. Ero più preoccupato all'inizio della discussione.
Arrivato alla fine esprimo il mio voto non favorevole avendo colto nel discorso e nel dibattito, nei confronti e nelle chiacchierate, la valutazione che si fa di questo strumento legislativo. E' triste, rende amareggiati. Si è fatto uno strumento per spendere 20 miliardi, perch bisogna spendere 20 miliardi. E' uno strumento che andrà a pioggia, non finalizzato, fatto perché questi soldi si devono spendere.
L'intesa era che avremmo dovuto spendere tutto quello che si poteva spendere. Se queste sono le valutazioni, devo dire che non si può che restare straordinariamente amareggiati rispetto a questo primo atto di questa Giunta. Non credo sia questo il modo migliore di affrontare le elezioni. Agendo in questo modo si fa un provvedimento che piace all'associazione degli artigiani - e loro hanno ragione perché difendono una categoria - ma la Giunta regionale, la Regione Piemonte, non dovrebbe difendere una categoria, dovrebbe fare una politica. Se invece questa maggioranza e questa Giunta ritengono di affrontare le elezioni distribuendo soldi non finalizzati, pur di distribuirne, credo che tutti gli anni passati abbiano dimostrato che queste scelte politiche non premiano, ma fanno pagare pesantemente a chi governa in questo modo. Non voterò questa legge, mi asterrò perché ho obiettiva difficoltà, nel momento in cui ci sono delle risorse per il mondo dell'artigianato, ad esprimere un voto contrario. Credo che la cattiva scelta della Giunta non debba essere in qualche modo riversata ai destinatari e agli artigiani, che per l'inefficienza molte volte delle Giunte non sono stati in grado di avere queste risorse. Quindi io mi asterrò, ma il giudizio sulla legge è un giudizio ben più severo dell'astensione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Voterò contro questo disegno di legge, non tanto per il contenuto perché questo disegno di legge ha una genesi nell'ambito dell'altra Giunta (probabilmente in parte vi ho provveduto anch'io a mandarlo avanti), ma voglio votare contro per battermi contro l'atteggiamento della Giunta e della maggioranza sull'intera questione dell'artigianato. La discussione che c'è stata non ha consentito, per esempio al Consigliere Ferrara, di avere quella dignità politica che gli sarebbe spettata, per certi versi banalizzando un provvedimento che invece tutti hanno detto essere un provvedimento dignitoso e che forse meglio di quello presentato dalla Giunta avrebbe avuto la possibilità di rispondere alle esigenze di politica dell'artigianato.
E' soprattutto su questo aspetto, signora Presidente, della dignità politica dell'iniziativa istituzionale, dell'iniziativa legislativa del Consigliere regionale, che mi voglio un attimo soffermare. E' lei che ci deve difendere: tra l'altro lei siede lì perché ha avuto i voti anche di molti di quelli che siedono all'opposizione, per esempio io l'ho votata quindi da lei mi aspetto effettivamente una difesa della mia dignità come Consigliere regionale. In questo momento la dignità dell'iniziativa politica del Consigliere Ferrara, di una forza politica quindi, non è stata rispettata. Il Consigliere Ferrara chiedeva semplicemente di avere un pronunciamento chiaro, coerente, rispetto ad una sua iniziativa politica.
Credo che queste cose si dovrebbero anche considerare, qui non stiamo parlando di una leggina, stiamo parlando di un provvedimento che è significativo, importante e che è stato diverso tempo a languire nell'ambito della Commissione consiliare competente.
Il Consigliere Ferrara rivendicava giustamente questa dignità, perché è un po' un testone, anche: i repubblicani sono di solito dei testoni in ci che riguarda aspetti così istituzionali di dignità e di rispetto delle istituzioni e degli eletti dalla comunità. Quando si portò avanti il disegno di legge n. 142, che poi fu quella legge che rivoluzionò in assoluto la materia istituzionale, i repubblicani avevano da sempre osteggiato l'istituzione delle Province, come loro ben sanno. Ebbene, prima di iniziare il dibattito sulla legge n. 142 i repubblicani - che poi votarono a favore della legge n. 142 - chiesero che in aula venisse presentato il loro disegno di legge che prevedeva l'abolizione delle Province. La Camera votò contro quel provvedimento, i repubblicani di fronte a quel voto contrario capirono qual era l'orientamento - erano praticamente isolati - e discussero il disegno di legge n. 142 che poi venne votato anche da loro. Il collega Ferrara chiedeva semplicemente questo, che ci fosse quella chiarezza e quella trasparenza istituzionale che è mancata. Mi dispiace molto di questo atteggiamento della Giunta e vorrei ancora dire una cosa a conclusione. Intendevo rivolgermi soprattutto alla Presidente del Consiglio, perché al di là della materia sulla quale poi ci si può dividere, sulle procedure e sul rispetto delle procedure e della dignità dei Consiglieri è la nostra Presidente che si deve esprimere.
Non so, Presidente della Giunta, se sia "incredibile" - come io ho prima definito l'atteggiamento della Giunta di fronte a questo provvedimento.
Devo dire che alle 7 di sera in quest'aula intervengono anche termini molto strani: "incredibile", "allucinante"; così ci dividiamo un pochino anche su questi aspetti.
Mi dispiace molto. Ricordo che la legge n. 56 era stata definita non da questo Consiglio, ma dalla Comunità Europea, una legge di taglio europeo.
La definì così quando la esaminò perché prima ci aveva osteggiati e ci diceva addirittura che era una legge di concorrenza sleale, poi quando la esaminò nel contesto ci disse che quella era una legge di taglio europeo.
Mi sembra però che stiamo ritornando indietro, signor Presidente della Giunta. Stiamo attuando dei provvedimenti che, anziché porsi nell'area nuova della cultura europea, fanno un po' i conti con un modo molto vecchio di fare la politica. In questo senso sono contraria perché sono contro questo atteggiamento e mi dispiace che questa Giunta che si colloca nell'area progressista, quindi dovrebbe essere forse più disponibile di altri al confronto, faccia invece questo provvedimento e mortifichi in modo sostanziale il disegno di legge Ferrara che, ripeto, è un disegno di legge che avrebbe meritato ben più attenzione, non dal Consiglio che gliel'ha riservata, ma dalla maggioranza. Bastava forse fare questa mediazione, come io le avevo chiesto, Assessore Coppo. Una mediazione sarebbe stata forse possibile. Comunque, come ho detto, per il disegno di legge sulla sanità non c'è niente di mummificato, di stratificato in assoluto, il disegno di legge è sempre modificabile. Spero che nei mesi a venire, negli anni a venire, quando probabilmente la sua gestione definirà anche quali sono le difficoltà, si possano determinare degli emendamenti che migliorino questo provvedimento, che oggi è necessario perché bisogna spendere i 20 miliardi ma attraverso un'altra via e quella che proponeva il collega Ferrara mi sembrava la via più dignitosa e più nobile. Accontentiamoci di questa, ma io non posso evidentemente condividere questa impostazione ed è anche per questo motivo che voto contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Intervengo telegraficamente per dire che vorrei invitare i colleghi a dare a questa legge il valore che effettivamente ha, senza caricarla di significati particolari o di ruoli eccessivi.
Non credo che la necessità di dare un'accelerazione massima all'utilizzo di questi 20 miliardi si debba caricare di significati ulteriori di aspetti quadro e di programmazione, anche se evidentemente legittimi. Si tratta di accelerare un ritardo e rispondere ad un'aspettativa che da tempo il mondo produttivo artigiano attende.
Così credo non siano fattibili - sto intervenendo anche in termini di dichiarazione di voto in battuta accelerata - ipotesi di accumulare, per il mondo artigiano, per lo stesso intervento; possibilità che possono essere oggetto di leggi nazionali, di leggi regionali o di ricadute di regolamenti comunitari, non solo quelli richiamati (ad esempio, il n. 2052 il n. 2081), ma anche regolamenti settoriali che pure incidono nel mondo artigiano a partire da Retex per il settore tessile ed altri regolamenti.
Tra l'altro devo dire che proprio l'applicazione di alcuni regolamenti comunitari (a partire da quello sulle aree a declino industriale, il n.
2052) ha visto questa Regione attivare, negli anni scorsi, la possibilità che anche al mondo artigiano potesse essere agganciata l'opportunità di queste fonti di finanziamento. Quindi credo che per interventi diversi e non insistenti sulla stessa operazione questo avvenga e quindi debba essere in qualche modo coltivato.
In termini realistici, incassare questo primo passaggio in attesa di un riferimento più generale su un aspetto quadro del mondo dell'artigianato è un fatto positivo. Non nego che alcune osservazioni avanzate dai colleghi Marchini e Gallarini assumano anche per me alcuni significati che, nella celerità di andare ad incassare intanto questa ricaduta operativa della legge, dovranno essere presi in considerazione. Su alcune osservazioni del collega Gallarini io commentavo, in maniera non cattiva ma curiosa, che molte volte capita che non solo gli enti strumentali non sono enti strumentali alla Regione, ma qualche volta la Regione diventa ente strumentale della Finpiemonte. Lo dico senza polemica. Quindi, colgo alcune osservazioni che certamente, non in termini negativi, sono state avanzate e di cui dovremo tenere conto.
Infine, anche qui con molta serenità devo dire che non so se la Presidente del Consiglio regionale si sia comportata in misura di non tutela delle legittime aspettative e delle titolarità dei Consiglieri, ma credo che si sia comportata bene non per dargli il voto, né per fare...



PRESIDENTE

Io applico il Regolamento, poi su questo dirò qualcosa. Il Consigliere Ferrara sa che peraltro sono anche intervenuta nel merito.



CERCHIO Giuseppe

Cerchiamo intanto noi Consiglieri regionali e quindi l'assemblea, di tutelare le varie parti sociali e non dare, come nella fattispecie nel mondo dell'artigianato si è fatto negli anni passati, alcune prenotazioni o alcune illusioni finanziarie. Questo è un fatto che ha dei grandi punti interrogativi, quindi ci fa attraversare momenti di difficoltà anche quando discutiamo questa legge. Colgo gli aspetti positivi e quindi a nome del Gruppo consiliare DC Partito Popolare, pur con tutti i limiti e con la necessità di "incassare" l'operatività massima - perché ormai pensiamo già di essere in autunno e quindi i tempi per l'utilizzo di questi 20 miliardi non sono certamente eccessivi riteniamo debba essere dato il massimo di accelerazione affinché la ricaduta sia effettivamente positiva per il mondo dell'artigianato.



PRESIDENTE

Devo applicare comunque le norme che sono previste nel Regolamento. Il Consigliere Ferrara peraltro sa che io l'ho chiamato, abbiamo parlato di questa questione e della stessa questione ho parlato proprio con l'Assessore Coppo. Per cui un'opera, seppure non ufficiale, di mediazione credo di averla svolta. Dopodiché esistono gli strumenti del Regolamento e anche i Consiglieri che hanno ritenuto di presentare l'ordine del giorno di non passaggio al voto hanno il diritto che questo strumento regolamentare venga accolto e venga discusso dal Consiglio. Credo di essermi comportata non solo con assoluta correttezza su questa questione, ma di essere andata al di là anche dei compiti meramente formali e spero che il Consigliere Ferrara me ne voglia dare atto.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Intervengo per annunciare che il Gruppo socialdemocratico si astiene su questo disegno di legge.
Abbiamo condiviso l'accettazione di alcuni emendamenti, non abbiamo condiviso la non accettazione di altri. Ma la questione di fondo è questa.
Paradossalmente, prima, ho definito questo disegno di legge "delibera in sanatoria"; nella sostanza lo era e lo è, ma nella forma no. Il fatto che la si sia portata monca e non supportata in modo collaterale da un disegno di legge di natura politica presentato da questa Giunta che ha i numeri quante volte in passato abbiamo sofferto noi come Gruppo per la mancanza di numeri - è paradossale in quanto si sarebbero volute portare avanti alcune iniziative però purtroppo mancava il carburante. Ora che il carburante c'è sembra manchi quasi fantasia, coraggio e volontà di lasciare un'impronta e ci sembra che in un settore come quello dell'artigianato un'impronta politica bisognava lasciarla in questa occasione; ci sembra quindi un'occasione persa.
Quindi il nostro voto favorevole è sul fatto che è un provvedimento che finalmente assegna e colloca questi 20 miliardi ed è temperato dal voto negativo su quello che manca su quello che non c'è; complessivamente quindi ci asteniamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Solo il Presidente Brizio ha visto in questo disegno di legge una certa continuità con il disegno di legge originario; si rilegga il disegno di legge originario, questo è profondamente diverso. Il Consigliere Ferrara ha fornito un contributo di cui direi di tenere conto - in parte lo si è gia fatto - nella formulazione del programma di interventi. La differenza tra noi e lui è che lui voleva introdurre nella legge una serie di meccanismi complessi, di percentuali che se fossero state variate, come è probabile che debbano essere variate, richiedevano una modifica alla legge approvata.
Noi teniamo conto del contributo dato, per questo insisto nel dire che una parte di criteri riguardanti i settori, i tipi di progetto che devono essere presentati, devono entrare assolutamente nel programma di interventi.
Noi abbiamo cercato di dare il nostro contributo, sono d'accordo con il Consigliere Cerchio, quando dice, stiamo con i piedi per terra, di cosa si tratta? Si tratta di risorse accumulate negli ultimi cinque anni, risorse accumulate, sta a significare che gli artigiani non hanno avuto una sola lira dal Fondo nazionale per l'artigianato. Quindi facciamo, con notevole ritardo, il nostro dovere e cerchiamo di distribuirli rapidamente.
Ripeto, la sfida si svolge sulla definizione, nella misura del possibile di una politica organica per l'artigianato dotata di risorse adeguate. Quando parlo di risorse adeguate non penso ai 50 miliardi che ripetutamente sono stati promessi alle associazioni artigiane, mi riferisco ai 5-7-8 miliardi di lire che, se impiegati nel campo del credito, ne attivano 25-30-40. Perché se mi si dice che la Regione Piemonte non riesce a trovare risorse aggiuntive, rispetto all'anno scorso, di 5-7 miliardi di lire, mi chiedo che cosa ci stiamo a fare qui.
Il nostro Gruppo, comunque, si asterrà. Sottolineo il fatto che questa è una parziale apertura di credito, quindi astensione benevola, però vi aspettiamo all'assestamento di bilancio, non vorremmo davvero sentirci dire che non c'è una lira, c'è l'assalto alla diligenza e quelle poche risorse che si trovano sopra la diligenza finiscono magari in mille rivoli, come spesso è accaduto, e non al settore produttivo, ad un mondo produttivo che è di enorme importanza per l'economia piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale si asterrà su questo disegno di legge, convenendo sul fatto che abbiamo sostanzialmente elaborato insieme un'apprezzabile legge di spesa. Dobbiamo chiederci se questi interventi sono per l'abbattimento dei costi in generale, senza nessuna linea politica, mi resta difficile capire perché lo Stato deve dare alle Regioni e la Regione deve fare delle leggi, troviamo un meccanismo.., le pagine gialle, molto più semplice, non appesantiamo la categoria di costi alla burocrazia, ai politici, all'acqua minerale che abbiamo consumato. Questi costi che l'istituzione ha sono per massimizzare l'interesse e il risultato generale che deve venire alla collettività nel suo complesso, dall'intervento a favore della categoria. Pertanto dovere della legge, quindi del Consiglio dire rispetto a che obiettivi, a quale strategia, utilizzare le risorse che gli ha dato lo Stato. In una Regione come la nostra non si può parlare dell'universo dell'artigianato, dobbiamo sostenere l'artigianato, ma anche pilotare il fenomeno dell'artigianato rispetto ad un disegno di programmazione, di governo generale; questo in questa legge manca.
Questo è un elemento che manca nella legge, e ci riguarda tutti, vuol dire che noi non abbiamo fatto la nostra parte, il nostro dovere. Su questo non ci piove, domandiamoci allora perché ciò è avvenuto. E' avvenuto per una ragione molto semplice: se in Commissione ci fosse stato l'orientamento di fare una legge di spesa, avremmo detto a Ferrara di non rompere, avremmo fatto una leggina di questo tipo, perché di leggina si tratta, e l'avremmo licenziata due anni fa. Noi abbiamo fatto perdere tutti insieme alle categorie due anni perché eravamo convinti di fare un atto di governo e non semplicemente di organizzazione della spesa.
Mi dispiace dover dire queste cose, la verità emersa in tutti i dibattiti è che questa maggioranza è una zattera, non ha timone, non ha poppa, non ha prua, è una zattera che gira su se stessa e la corrente innescata dalle forze delle cose trascina questa zattera sempre e sembra che la zattera si muova! E' una cosa un po' diversa. Questa zattera, caro Presidente Brizio, guarda questa maggioranza...



(Voci in aula)



MARCHINI Sergio

Per piacere, chiedo di non essere intimorito.
Io mi pongo il problema di capire e di riflettere sul fenomeno curioso che dopo due anni e mezzo di dibattito politico su una legge che implicava un confronto politico, non procedurale, perché la cosa che approviamo è procedurale, non si è prodotto niente, perché di politico non ha prodotto niente.
L'impressione mia è molto semplice: questa maggioranza, che ha perso le componenti più arrabbiate, dico arrabbiate, una è la mia, l'altra e del collega Calligaro, probabilmente ha perso degli elementi... Voi vi siete vantati di aver perso le ali, qui potrei entrare nello scurrile, allora parlo di aerei, però un aereo senza ali, non vola, cosa fa, può, trascinato dalla corrente, andare avanti e dare l'illusione di andarci per forza propria e non per forza delle cose.
Mi rammarico anche che non solo ci sia questo elemento di carattere politico, ma anche di carattere culturale, non ci si capisce più, e su questo sono un po' amareggiato, io ho posto una questione sostenendo uno scenario, mi sembrava abbastanza comprensibile rispetto al quale mi aspettavo, non solo dalla maggioranza, ma anche dall'opposizione, una risposta coerente. A me sembrava che tutto fosse molto semplice, sono procedure che la Giunta deve seguire, sono degli indirizzi all'interno dei quali la Giunta svolge, nella sua autonomia di esecutivo, le scelte di dettaglio. Dall'altra parte delle opposizioni viene rivendicato in termini retrò, caro Chiezzi, un ruolo del Consiglio a posteriori perch l'approvazione del programma con deliberazione del Consiglio è semplicemente un'approvazione a posteriori. Nella migliore delle ipotesi è una ratifica, nella peggiore delle ipotesi invece è un patteggiamento sottobanco con i soggetti che ci vengono a "tirare per le giacche", e a me questa cosa non interessa.
Mi dispiace che l'aver introdotto la questione del ruolo del Consiglio abbia portato alla conseguenza, che non avrei voluto, che la deliberazione sia una deliberazione di Consiglio, perché questa è una tipica deliberazione di Giunta e tale doveva rimanere. Quindi, anche dal punto di vista dell'opposizione, non ci comprendiamo più molto.
Preoccupa poi scoprire che giustamente si chiedono risorse aggiuntive e non soltanto il mero trasferimento all'interno di una legge come questa che è ancora una legge non politica, ma una semplice regolamentazione della spesa. Quindi, è evidente che, soprattutto da questo punto di vista l'opposizione starà molto attenta.
Il Consiglio, e sicuramente la mia forza politica, non può essere ostile verso questa legge, perché è una buona legge che sicuramente darà dei risultati positivi in termini di tempi, di speditezza, di trasparenza e di efficienza dell'intervento regionale. E' una buona legge anche se è una cosa diversa da quello che noi auspicavamo.
Un giudizio favorevole lascia evidentemente in trasparenza la questione politica; un voto negativo sembrerebbe far intendere che non condividiamo la legge. Quindi, ne consegue necessariamente un voto di astensione.
Il Presidente ha chiesto al Consiglio - e io non mi sottraggo - un giudizio sul suo operato. Indubbiamente in aula non mi pare che il Presidente potesse fare altro che dare corso al Regolamento. Mi permetto di chiedere al Presidente che, con norma regolamentare, venga definito una volta per tutte il "cimitero degli elefanti delle leggi", cioè che cosa succede in Commissione delle leggi che non vengono approvate.
E' un problema regolamentare che va visto. Ci sono degli armadi pieni di cose che non si sa più che cosa siano. Sono disegni? Sono proposte in itinere? Sono abbandonate o sono respinte? Probabilmente il limite del Consiglio rispetto a questa questione è quello di non aver fatto chiarezza su cosa significa in Commissione l'approvazione di una legge rispetto ad un'altra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Confesso che non ci sarebbe bisogno di pronunciare alcuna giustificazione al voto contrario, ma comunque è d'obbligo quanto meno ribadire un concetto all'Assessore.
Vorrei che l'Assessore ascoltasse il mio intervento, che giustifica il motivo dell'opposizione. Non ci sono leggi del tutto sbagliate e, quindi da cassare in toto. Nella gestione della politica ci sono prese di posizione che alla fine configurano una positività anziché un'altra.
Si è parlato delle corporazioni, che poi sono il consociativismo che per via delle spinte e delle pressioni, ha determinato, forse senza responsabilità di chi ha gestito la politica finora, l'assistenzialismo.
Ora io non capisco se questo Assessorato abbia paura di essere assamato è un termine che non si usa tanto, ma è ciò che accade quando le vespe aggrediscono le persone - dalle richieste di un popolo di assistiti nel passato, e quindi diventa necessario rinunciare...



(Interruzioni)



MASARACCHIO Antonino

Ho detto assamato. E' un barbarismo. Ho già spiegato che è il termine che intende far capire quando si è aggrediti da uno sciame di api.



(Voci in aula)



MASARACCHIO Antonino

Avete fatto sorridere tanto con le argomentazioni politiche. Forse è l'ora di sorridere anche sulle espressioni dialettali.
Non capisco, Assessore, se ci sia la necessità in questo momento di non subire ulteriori aggressioni per via dell'affare dei 20 miliardi, o se, in effetti, siamo di fronte ad una svolta politica anche da parte della Giunta che giustifica quello che, nell'ambito della politica governativa di questo momento, può diventare - io non ne sono né contento né convinto - il nuovo modo di gestire gli interessi pubblici, cioè quello di affidare alla tecnocrazia il tutto, affinché non si abbiano ulteriori responsabilità.
La contrarietà al progetto di legge della Giunta da parte del MSI deriva soprattutto dal fatto che tutto è affidato ai tecnocrati.
Ufficialmente non esiste più alcun potere politico che possa controllare la gestione di questa partita. Tant'è vero che coloro i quali dovrebbero essere sentiti, ora vengono soltanto informati. Negli articoli sono stati anche cambiati i termini "informato questo, informato quell'altro"; non più "sentito questo, sentito quell'altro".
Questa forte inversione di marcia, se non ha le ruote che stridono più di tanto, va a finire nell'ambito di una politica che nello statalismo che lei conosce benissimo sul piano ideologico - ha determinato il dirigismo, cioè il controllo da parte di chi gestisce il potere attraverso la tecnocrazia. Per cui cosa stiamo a fare qui in Consiglio? Cosa ci stanno a fare le Commissioni? Cosa ci stanno a fare le categorie? Come potrebbero essere rieducate le categorie ad esercitare il proprio ruolo di partecipazione per lo sviluppo di quello che ci si attende attraverso la distribuzione dei 20 miliardi? Ribadisco il concetto che il dirigismo è parte non integrante, ma preponderante di questo disegno di legge. Staremo a vedere come i tecnocrati saranno capaci di soddisfare le esigenze dell'artigianato così tanto ricco nella sua poliedricità sul territorio del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garino.



GARINO Marcello

Farò riferimento alla mia precedente dichiarazione sull'emendamento del Consigliere Ferrara per ripercorrere semplicemente la storia.
Ci fu la consultazione con gli artigiani, i quali esposero i gravi problemi della categoria. A seguito di questa consultazione, l'Assessore allora incaricato portò in Giunta il problema che fu discusso e ci fu l'impegno della Giunta regionale di un intervento specifico con fondi regionali, nel quadro di una politica di entrata e di spesa. Quindi, non una politica soltanto di promesse.
In tutti i documenti delle formazioni delle Giunte che si sono susseguite in questo, c'era l'impegno, nel capitolo "Emergenza occupazionale", al sostegno dei settori produttivi piemontesi. Questa poteva essere l'occasione per fare in modo che la Regione desse concretezza ai propri impegni anche con fondi propri.
Non userò termini tipo "incredibile o allucinante". Rilevo molto semplicemente con Monsieur De Lapalisse come questo sia un atteggiamento totalmente incoerente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

La dichiarazione di voto a questa legge è favorevole. Il nostro è un voto convinto, proprio per gli aspetti che abbiamo precedentemente illustrato nell'intervento. Con questa legge inizialmente veniva posto un problema, a nostro parere ormai risolto, anche se bisognerà poi vedere come la stessa funzionerà.
In questa Regione c'era comunque un nodo che andava sciolto: l'intervento nei confronti dell'artigianato. Erano anni che non venivano spese le risorse a disposizione; con questa legge, istituiendo tra l'altro un fondo di rotazione, si è riusciti, finalmente, a farlo. Ciò è stato possibile attraverso un lavoro di Commissione che è stato di discussione e di confronto tra le varie posizioni che non va sottovalutato.
Ritengo che nessuno esca "sconfitto" oppure sia stato impedito nel dibattito, nella discussione complessiva; anzi, mi pare che vi sia stata una valorizzazione complessiva degli apporti venuti dalle varie forze politiche. Il nodo è stato comunque sciolto e ci auguriamo che questo sia il primo avvio di un intervento più ampio.
Per quanto riguarda tutti gli altri aspetti di politica complessiva noi siamo i primi a dire che con l'avvio del lavoro a settembre cercheremo me lo auguro, come Gruppo - sia in sede di Commissione che in sede di Consiglio, di andare in questa direzione. L'inquadramento complessivo degli interventi, per quanto riguarda i problemi dell'occupazione e dello sviluppo, dovrà essere affrontato tenendo conto anche di questo comparto.
Confermo il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

Questo disegno di legge, pur non essendo perfetto, ci permette di venire incontro a questa categoria, in questo momento bastonata dal fiscalismo. Tuttavia, la Giunta avrebbe potuto accettare una maggiore collaborazione, anche da parte della minoranza, specialmente dal collega Ferrara.
Il mio voto sarà comunque favorevole, con l'auspicio - ripeto di una maggiore collaborazione. A questo proposito, vorrò poi far notare un episodio, quello di ieri a Roma, sul problema dell'ACNA di Cengio. Adesso è tardi, non voglio riferire, ma anche in quella sede vi è stato un sintomo di non collaborazione con questa Giunta.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,10)



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