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Dettaglio seduta n.293 del 20/07/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cattaneo, Cavallera, Mandrino Marino, Montabone, Pozzo e Rabellino.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetti di legge n. 151: "Legge 8/6/1990, n. 142 'Delimitazione e funzioni dell'area metropolitana'" e n. 155: "Norme relative alla delimitazione dell'ambito territoriale di competenza della città metropolitana di Torino" Esame ordine del giorno n. 711 di non passaggio alla votazione dell'articolato


PRESIDENTE

Esaminiamo i punti 9) e 10) all'o.d.g. riguardanti i progetti di legge n. 151 e n. 155.
E' stato presentato un ordine del giorno di non passaggio ai voti sulla base di una serie di valutazioni molto approfondite.
Il documento, che è attualmente in distribuzione, è stato presentato dai Consiglieri Rivalta, Marchini, Miglio, Spagnuolo, Mollo, Nerviani Chiezzi, Monticelli, Adduci e Picchioni.
Ha chiesto di intervenire per illustrare tale ordine del giorno il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Intervengo per illustrare l'ordine del giorno che ha trovato largo consenso nei membri della Commissione 142 ed anche in questo Consiglio: questo mi consente di contenere l'illustrazione in tempi limitati.
Tuttavia mi pare importante richiamare ai colleghi i contenuti essenziali dell'ordine del giorno, anche perché il Consiglio e i suoi atti possano avere in sè questo momento che ha un peso non irrilevante nel lavoro che la Regione ha intrapreso a seguito della promulgazione della legge n. 142 dell'8/6/1990 in direzione di vari provvedimenti applicativi di questa legge, sollecitati e proposti in genere dalla Giunta regionale e in particolare dal lavoro che ha visto la Commissione operare in direzione dell'applicazione del Capo VI della legge n. 142 e in particolare ancora dell'art. 17 sulle aree metropolitane. La legge n. 142, come tutti i Consiglieri sanno, imponeva a otto Regioni di delimitare, entro un anno dalla promulgazione della legge, quindi entro il giugno 1991, le aree metropolitane.
L'art. 17 dava una definizione che è riportata nel documento.
Definizione che aveva alcuni elementi di orientamento nel lavoro di delimitazione, ma che lasciava anche alla Regione discrezionalità di interpretazione. Su questo problema della delimitazione si è sviluppato un confronto all'interno della Commissione regionale che ha visto le interpretazioni riportarsi a contenuti diversi di ipotetica competenza e impegno dell'area metropolitana. Contenuti diversi che io schematizzo, come abbiamo schematizzato nei lavori di questi anni, in un'area metropolitana ristretta e in un'area metropolitana larga.
Questo primo lavoro di discussione della Commissione ha visto la presenza della Giunta attiva nel definire, attraverso un disegno di legge un'ipotesi. E' stata assunta dalla Giunta regionale l'ipotesi dell'area ristretta, che ha poi trovato all'interno della Commissione una convergenza maggioritaria rispetto ad un'altra proposta di legge, formulata da altri colleghi, di delimitazione larga dell'area metropolitana che ha avuto evidentemente una minoritaria convergenza di attenzione.
Su questi disegni di legge, e ancor prima sull'ipotesi dell'area metropolitana imposta e delineata dalla legge n. 142, si sono svolte consultazioni con i Comuni. Consultazioni che hanno avuto una partecipazione limitata, non compiuta, non completa, e in particolare consultazioni che hanno visto assente del tutto il Comune di Torino.
La Commissione ha comunque portato avanti il dibattito ritenendo di trovare - credo qui di interpretare un'opinione possibile un minimo comune divisore delle posizioni in Commissione. La Commissione ha lavorato considerando che esiste un problema di governo dei Comuni capoluogo e del loro intorno. Non definisco qui quale, proprio perché sono state oggetto di dibattito due diverse ipotesi. Esiste un problema, una specificità di problemi attorno a grandi capoluoghi e dei loro intorni e quindi ha portato avanti questa discussione sino a giungere nel novembre 1992 ad un'espressione di voto nella Commissione che ha trovato una convergenza maggioritaria sul disegno di legge della Giunta e minoritaria sull'altro disegno di legge.
Dal novembre 1992 i lavori della Commissione si sono rallentati, si sono tenute delle riunioni, c'è stato anche un lungo periodo di crisi della Giunta regionale e quindi una stasi dei lavori del Consiglio e delle sue Commissioni e siamo giunti a questi ultimi mesi quando nel maggio 1994 superata la situazione di crisi, superata anche la situazione di rallentamento dei lavori dovuti ad un periodo elettorale di grande rilevanza che ha avuto anche effetti dirompenti nel quadro politico nazionale, ripresa l'attività della Commissione, la Conferenza dei Capigrppo ha deciso, il 20 di maggio, di dare una conclusione formale ad un lavoro incominciato nel 1990, protrattosi certamente troppo a lungo assegnando all'aula il disegno di legge della Giunta regionale e la proposta di legge di altri colleghi, perché il Consiglio regionale li esaminasse e decidesse sul loro destino.
Questa iscrizione e consegna all'aula è avvenuta tenendo conto della votazione avvenuta nel novembre 1992. Quindi è stata una consegna all'aula sulla base ancora di quella decisione, di quella posizione di maggioranza espressa, sottoponendo all'attenzione del Consiglio anche la proposta di legge minoritaria. Successivamente a questa data del 20 maggio 1994, la Commissione ha ritenuto responsabile chiudere il suo lavoro intorno al problema dell'area metropolitana consegnando al Consiglio il lavoro svolto e le risultanze a cui si era addivenuti. La Commissione si è successivamente riunita per consentire uno svolgimento lineare, anche possibilmente contenuto nei tempi, all'attività del Consiglio. Nel corso di queste riunioni la discussione ha fatto riemergere problemi che si erano incontrati sia di tipo procedurale, sia di sostanza, delle consultazioni delle modifiche che intanto sono intervenute anche a livello legislativo nazionale, nuove situazioni che sono emerse all'interno di molti Comuni.
Per esempio, undici Comuni dell'area metropolitana ristretta sono stati chiamati alle urne nel 1993 - e ancora nel corso di questi anni e hanno quindi nuove direzioni amministrative, nuovi Sindaci, nuovi Consigli comunali che non erano presenti al momento delle consultazioni.
La legge nazionale, come dicevo prima, è stata modificata dopo decreti legge governativi che avevano prorogato i termini di un anno dall'approvazione originaria della legge, proroga concessa alle Regioni per la delimitazione dell'area metropolitana. Il Parlamento con una legge del novembre 1993 ha modificato la legge n. 142 e in specifico, per quanto riguarda le aree metropolitane, ha introdotto il principio che le Regioni possono, e non devono, addivenire alla delimitazione dell'area metropolitana e all'avvio di una lunga procedura che poi compete, per decisione eventuale di istituzione dell'area metropolitana, in gran parte agli organi governativi e parlamentari.
Sono avvenute, nel corso di questi anni, una serie di situazioni, come il lungo tempo trascorso dalle consultazioni, una serie di modificazioni legislative nazionali, una serie di situazioni nuove sul piano amministrativo dei Comuni nell'area metropolitana, che hanno indotto a pensare che, prima di esaminare in aula le due proposte di legge, fosse opportuno riprendere una relazione, un confronto con i Comuni interessati per poter aggiornare le consultazioni avvenute nel 1992, arricchirle anche di quanto possa essere emerso sul problema, maturazione critica in tutti i sensi, nel senso di sostenere l'ipotesi dell'area metropolitana, oppure di metterla in discussione. La Commissione stessa ha ritenuto di richiedere al Consiglio regionale una sospensiva dell'esame - non un ritiro dei documenti presentati all'aula dalla Commissione - nel corso della quale il Consiglio regionale è impegnato, come Ufficio di Presidenza e con il contributo della Commissione competente - richiedendo alla Giunta ulteriori contributi di analisi a svolgere delle riunioni.
Una riunione con i trentatre Comuni dell'area metropolitana ristretta cioè trentatre Comuni individuati nel disegno di legge che ha avuto nel novembre 1992 una convergenza di posizioni maggioritarie nella Commissione.
Inoltre di invitare a questa riunione, orientata ai trentatre Comuni, anche tutti gli altri Comuni della provincia di Torino che vogliano partecipare per apportare, anchéessi, dei contributi di idea e di proposta. Inoltre di tenere un'ulteriore riunione con la Provincia di Torino; nell'ordine del giorno noi le abbiamo fissate in due momenti diversi, sarà poi compito dell'Ufficio di Presidenza valutare se riunire in un'unica riunione sia la Provincia che i Comuni.
Questo può essere oggetto di ridefinizione in sede di riunione dell'Ufficio di Presidenza e del lavoro di Commissione.
Ove si esprimesse la volontà di procedere all'istituzione della città metropolitana ciò richiederebbe tempi lunghi, perché non è sufficiente la decisione regionale, la Regione può soltanto avviare la procedura decisionale, poi compete al Governo e al Parlamento procedere a prime forme di coordinamento, di cooperazione dell'area del governo dei vari Comuni dell'area metropolitana e del governo congiunto con la Provincia.
Quindi l'ordine del giorno chiede alla Giunta regionale, che pur su questi problemi si è anche già espressa, di fornire ulteriori contributi per individuare quale applicazione possa essere fatta delle leggi nazionali e delle leggi regionali. Tutto ciò per rendere attiva, in tempi rapidi l'azione di coordinamento e di cooperazione del governo sui problemi metropolitani e per individuare anche su quali interventi attivi di pianificazione, di programmazione, di proposizione settoriale di carattere operativo si possano esercitare iniziative in cui i Comuni applichino anche la forma prevista dalla legge n. 142 sugli accordi di programma.
Qui aggiungo una mia opinione personale contenuta anche nell'ordine del giorno, ma forse non condivisa da tutti. Ritengo che questa sia una strada da applicare con immediatezza. In questa direzione è già stata attuata un'azione di coordinamento e di cooperazione di tutte le istituzioni al fine di istituire un governo non basato soltanto su decisioni ed iniziative municipali e spesso municipalistiche, ma che converga verso finalità ed interessi comuni.
Questa azione di governo, se pur necessaria, non può di per sè esaurire il problema dell'autorità di governo generale dell'area metropolitana.
Tuttavia è una questione su cui possiamo applicare gli sforzi della Regione e l'attività della Giunta regionale nell'immediato. Comunque, se si dovesse arrivare all'istituzione della città metropolitana, rispetto a questa nuova istituzione, tale lavoro apparirebbe non solo utile nel contingente, ma anche propedeutico ad esercitare funzioni vere e proprie di autorità.
Ho richiamato le questioni più importanti contenute nell'ordine del giorno frutto dei confronti e della discussione avvenuta fra i membri della Commissione 142. Sulla base di tutte queste considerazioni, come decisione finale, nell'ordine del giorno si chiede al Consiglio la sospensione dell'esame delle due proposte di legge.
L'impegno di svolgere le riunioni è fissato entro il 20 settembre, e chiedo alla Presidente Spagnuolo, all'Ufficio di Presidenza e alla Commissione di rispettare tale impegno, perché la data del 20 settembre ha un significato. Ho già ribadito la necessità di non protrarre ulteriormente la riapertura del confronto, perché svolgere le riunioni entro il 20 settembre consente al Consiglio regionale di avere 60 giorni di tempo per trarre le conclusioni, e, se è necessario, per ottemperare alla scadenza che, nell'ultima variazione della legge n. 142, è stata introdotta a fianco della possibilità della Regione di istituire l'area metropolitana. La scadenza è stata fissata entro il 23 novembre di quest'anno. Quindi la data del 20 settembre, improcrastinabile, consente al Consiglio e alla Commissione di prendere delle decisioni.
Ringrazio i colleghi per i contributi apportati alla stesura dell'ordine del giorno e per il lavoro proficuo che, con i membri della Commissione, è stato portato avanti.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda la questione sospensiva è stato presentato soltanto questo documento, che riassume anche altre prese di posizioni precedenti.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Vi prego di considerare il mio intervento come una semplice dichiarazione di voto, perché mi ritrovo totalmente nella relazione del collega Rivalta, che ringrazio per la disponibilità, per la flessibilità e per l'intelligenza che ha caratterizzato il suo porsi anche in questa situazione.
Dico subito che sottoscrivo il voto al documento, mi riservo comunque di fornire ai soggetti esterni la mia interpretazione del documento o meglio, di indicare all'esterno qual è il risultato al quale si vuole pervenire.
Non credo nella praticabilità dell'ipotesi dell'area metropolitana. Mi sembra giusto che avvenga questo confronto sulle due ipotesi e che il documento istituzionale debba fotografare - come correttamente ha fatto il Consigliere Rivalta - un livello di lavoro e di convinzione per cui, in termini maggioritari, si era orientati a ritenere l'area metropolitana praticabile come area stretta. Questo è stato il lavoro della Commissione.
Termino il mio intervento dicendo che mi ritrovo totalmente nei ragionamenti del collega Rivalta, faremo comunque il dibattito in altra sede. Mi riservo però di avviare un'azione immediata come Gruppo nei confronti dei soggetti interlocutori, per cercare di orientarli rispetto ad una decisione e non rispetto all'altra. La nostra posizione è che l'area metropolitana sia uno strumento superato rispetto al problema. Le esperienze internazionali dimostrano che l'area metropolitana, per sua natura, è un elemento di rigidità, perché è un'istituzione che rappresenta un ulteriore limite rispetto a quelli già presenti sul territorio rappresentati dall'esistenza di altre istituzioni. Noi siamo favorevoli invece ad attuare uno strumento di natura flessibile, tale che si possa adeguare alle diverse problematiche esistenti, senza per questo mettere in discussione la stessa ragione d'essere della Regione. Se si fossero veramente analizzate le otto aree metropolitane sarebbe finita l'epoca del federalismo e del regionalismo, e si sarebbe avviata l'epoca delle aree metropolitane, perché queste, insieme, avrebbero rappresentato almeno trenta milioni di individui e il 90% delle risorse e delle intelligenze impiegate. Quindi, il sistema sarebbe diventato area metropolitana - Stato.
Daremo, comunque, il nostro contributo affinché si evolva, nei termini più stretti possibili, l'ipotesi di costruire un livello non istituzionale di governo e di raccordo della complessa situazione dei trentatre Comuni incluso Torino. Richiamando il documento di contributo al riguardo depositato alla Presidenza del Consiglio, rilevo che il livello di governo immediatamente si deve porre il problema non solo dei trentatre Comuni, ma di essere anche il perno funzionale della Regione che deve giungere ben al di là dei confini della stessa. Una prospezione di programmazione e di organizzazione del territorio e di analisi - mi rivolgo soprattutto agli amici delle Province orientali - non può non avere una scala di flessibilità che consenta di non sovrapporsi all'area milanese e a sua volta accettare la sovrapposizione e quindi la giusta posizione, non più la contrapposizione l'uno contro l'altro, del governo delle aree di confine.
Questo vale anche per le Regioni non italiane.
Tornando al discorso di ieri, la realizzazione del TGV necessita l'avvio di una politica metropolitana Lione-Torino. Non si può giustificare un intervento di questa natura, se non prendendo atto che sostanzialmente l'asse Lione-Torino diventa una metropoli; che poi questa metropoli abbia bisogno di un'ora e mezza di trasferimento per le intelligenze e le risorse è un limite da considerarsi nel futuro fisiologico.
Questa dichiarazione era soltanto in termini di chiarezza nei confronti dei colleghi, rispetto ai quali, insieme al collega Fulcheri, non volevo essere considerato scorretto nel momento in cui concorro a questo tipo di soluzione, che ritengo la migliore alla quale potevamo pervenire considerato da dove siamo partiti.
Rispetto a questo, evidentemente noi manteniamo la nostra posizione di impegno a favore della realizzazione di uno strumento flessibile e del tutto innovativo che veda al centro la Regione, e non una nuova istituzione. Quindi, non ce ne vorranno i colleghi se forniremo agli amministratori locali i nostri elementi di ragionamento e di riflessione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Svolgo un intervento a nome del Gruppo. Esprimo gratitudine a quanti in quattro anni, hanno lavorato intorno a questa questione, al collega Rivalta, che oggi ci presenta questo ordine del giorno composito articolato ed approfondito, e al Consigliere Nerviani, con il quale sono stato in Giunta per alcuni anni e che gestiva questa delega. Tuttavia penso che realisticamente su questa questione occorra fare, purtroppo, una considerazione amara.
La legge n. 142 data 1990. Ricordo i pseudoentusiasmi che esistevano intorno a questo aspetto particolare di area metropolitana della legge n.
142/90; ricordo il convegno che è stato tenuto in Consiglio regionale, in quest'aula, presenti La Ganga e Lega, i massimi esponenti allora del PSI e della DC, per quanto riguarda appunto questa questione (tra l'altro avevano partecipato alla formulazione in Parlamento del testo della legge n.
142/90). In allora, la legge nacque, per questo aspetto, in condizioni storiche di un certo tipo; mi sento di ampliare, senza occupare molto tempo, il concetto espresso dal Consigliere Marchini.
Quest'area metropolitana è nata nel 1990, quando la cultura dei partiti e delle coalizioni dei partiti all'interno degli enti locali era di un certo tipo. Non stiamo ad ampliare il concetto, perché lo conosciamo tutti: tutti abbiamo vissuto questi ultimi quattro anni di storia del Paese; viene persino il sospetto che certe indicazioni e formulazioni fossero finalizzate a governare coordinando una periferia intorno alle grandi città che, dal punto di vista del governo dei partiti, fosse omogenea rispetto alla coalizione del capoluogo con quant'altro potesse venire avanti. Torno a ripetere: la storia di questi quattro anni l'abbiamo vissuta tutti.
Se, a quattro anni di distanza, facciamo un flash sulla situazione politica attuale, dobbiamo riconoscere che dal 1990 ad oggi sono passati "quattro secoli". Lo ricordava prima il Consigliere Rivalta nella propria relazione e poi è stato ricordato anche nell'ordine del giorno come, a livello nazionale, la legge inizialmente diceva: "i Comuni devono"; in seguito la frase è diventata: "i Comuni possono". Direi che già in questo cambio di verbo esiste un salto di tre anni; oggi è passato un anno rispetto a quando, nel 1993, si è detto: "possono".
Anch'io esprimo grosso scetticismo sul fatto che nei Comuni e nelle realtà dove, con l'elezione diretta del Sindaco, si è addirittura esasperato il campanilismo, unito a quanto è avvenuto a livello politico che ha depotenziato il potere dei partiti, il centralismo partitocratico la pretesa di uniformare da Roma, dalle Alpi alla Sicilia, il colore delle Giunte, ecc., tutto questo...



MARCHINI Sergio

Elezione diretta del Presidente della Giunta provinciale.



GALLARINI Pier Luigi

Sì, Consigliere Marchini, il suggerimento è giusto. Tuttavia, mentre per quanto riguarda il Consiglio provinciale ed eventualmente il Consiglio regionale si tratta di un'ipotesi annunciata, per quanto riguarda i Sindaci si tratta di un'ipotesi ormai in larga misura in fase di sperimentazione perché molti Comuni (dal capoluogo Torino a molti altri) sono già retti da Sindaci eletti con il nuovo metodo.
Questo Consiglio regionale deve, quanto meno in modo realistico esprimere amarezza per il fatto che, dopo quattro anni, ci troviamo sostanzialmente a dire: "Ricominciamo da capo". Non lo dico in modo polemico. Sono d'accordo con l'ordine del giorno proposto dal Consigliere Rivalta e l'ho ringraziato per il lavoro che ha fatto per la stesura; ci riconosciamo in quelle conclusioni e le apprezziamo, però dobbiamo ammettere, con un minimo di coraggio, che è il fallimento di quanto si sarebbe voluto fare e ci si prefiggeva di fare quattro anni fa.
Quattro anni dopo, certo per vicissitudini complesse, si arriva a dire: "Ricominciamo da capo"; secondo noi, però, non è un ricominciare da capo molto colpevole, semmai abbiamo aspettato troppo tempo ad arrivare a queste conclusioni: bisognava arrivarvi prima.
Ricordo, in tono molto pacato e non polemico, le lotte che a suo tempo ci furono per la Presidenza della Commissione per gli adempimenti della legge n. 142/90. Si arrivò al fatto che Presidente della Commissione 142 fu eletto il Presidente del Consiglio, dopo laboriosissime riunioni discussioni e trattative. E non fu casuale che la Presidenza del Consiglio arrivò alla Presidenza della Commissione 142: questo dimostrò quanto allora fosse autorevole quella Presidenza, che peso specifico il Consiglio e la maggioranza vi attribuissero.
Oggi, Presidente Spagnuolo, si chiude il ciclo di Presidenza della Commissione 142 da parte della Presidenza del Consiglio, un ciclo che era nato con determinate aspirazioni, con una certa autorevolezza e con cariche di peso specifico enorme, per arrivare ad una Presidenza la cui nomina è rinviata di settimana in settimana; sembra quasi che nessuno più la voglia perché la si offre ad uno e questo dice di no, la si offre all'altro Consigliere e quest'altro dice ancora di no. Questo, secondo me, è emblematico di quale sia stata la discesa politica del concetto di area metropolitana da com'era nel 1990 a così com'è oggi.
Ci sembrava giusto fare queste considerazioni, in quanto il fatto che quattro anni dopo si arrivi ad atterrare praticamente nella posizione iniziale e a dire: "Dobbiamo ricominciare tutto da capo", secondo noi potrebbe anche essere attribuito semplicemente a crisi di Giunta, ad inefficienza del Consiglio, a cambi di maggioranza, ad immaturità - e questa secondo me c'è, mi ci metto in testa - delle Regioni che, come enti istituzionali, rivendicano autonomia, rivendicano fiscalismo fiscale - e io sono fra quelli che lo rivendicano in modo più forte ma che poi, sui problemi politici con la "P" maiuscola, cadono regolarmente e non sanno conquistarsi quella maturità che è premessa per chiedere in modo degno le deleghe di autonomia gestionale che ogni giorno si rivendicano.
Potrebbe essere solo questa la causa, ma non è solo questa. Dal 1990 al 1994 sono passati quattro secoli: la filosofia (senza alludere ad altre vicende) che ispirava il tutto nel 1990 era di un certo tipo, mentre ora siamo agli antipodi.
Sono d'accordo sul fatto di riprendere le consultazioni con i Comuni entro il 20 settembre e su tutto quello che il Consigliere Rivalta espone nel suo ordine del giorno; tuttavia, realisticamente penso proprio che oggi la situazione sia tale per cui non ci siano più le condizioni per imposizioni di quel tipo. Mi permetto di dire che il dopo-Tangentopoli dimostra che non ci sono più neanche gli scopi o alcuni degli scopi che probabilmente qualcuno si prefiggeva quattro anni fa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, colleghe e colleghi, ho sottoscritto l'ordine del giorno al quale ha lavorato - e lo ringrazio - il collega Rivalta, perch l'accordo che esprime concerne la procedura di sospendere l'esame dei due progetti di legge contrapposti, consegnati a questo Consiglio, per effettuare una serie di consultazioni e di riflessioni sull'argomento.
Quindi, su questo, abbiamo raggiunto un accordo. Tale accordo è stato reso possibile dalla variazione della legge nazionale sull'istituzione dell'autorità metropolitana prevista dalla legge n. 142/90.
Segnalo questo, perché le difficoltà di confronto sul tema non sono scomparse. Esistono tutte; il documento che abbiamo sottoscritto permette semplicemente a ciascuna delle forze in campo, dal punto di vista delle opinioni espresse, di non rinunciare alle proprie idee. Ritengo però utile rilevare il fatto che non sono superati i motivi di differenza all'interno dell'aula consiliare. Ripeto: questo accantonamento temporaneo dei disegni di legge è stato permesso da una variazione della legge nazionale che, ove non fosse avvenuta, probabilmente avrebbe visto in queste settimane o subito dopo la pausa estiva, alla ripresa dei lavori, questa contrapposizione cimentarsi e giungere ad una conclusione.
La mia opinione su questo aspetto della legge n. 142/90 non è mutata.
Continuo a pensare e propongo molto brevemente queste considerazioni, così come ha fatto anche il collega Rivalta, per iniziare un dibattito al quale tengo molto. L'idea di risolvere i problemi di gestione dei servizi e di sviluppo di alcune funzioni nelle aree concentrate attorno ad alcuni capoluoghi di Regione è condivisibile - non nego che esista questo tipo di problema - ma continuo ad avere molti dubbi sulla possibilità di risolverli attraverso un'operazione a tavolino di costruzione di un nuovo livello elettivo centralizzato sul capoluogo e che prevede, nella propria costituzione, la disattivazione di alcuni poteri comunali dei Comuni che faranno parte di questo territorio. Nel contempo, prevede inevitabilmente la concentrazione di risorse economiche, di poteri di gestione e anche di programmazione all'interno dell'area ristretta attorno al capoluogo di Regione, disattivando inevitabilmente il ruolo della Regione in materia di programmazione, di pianificazione e di Piano regionale di sviluppo.
La critica che svolgo a questa ipotesi è triplice. Prima: c'è bisogno di una nuova istituzione? Abbiamo proprio bisogno di costruire una nuova istituzione in Italia? Seconda critica: come pensiamo di poter disattivare i poteri comunali (perché questo è uno dei punti in questione)? Riteniamo che sia oggi possibile in Italia disattivare i poteri che sono più riconosciuti e rispettati nella coscienza dei cittadini (che sono quelli dei Comuni, che sono i poteri di più antica data)? Ho dei dubbi su questo; ho dei dubbi che con un atto di autorità si possano gestire i problemi dei cittadini inventando una nuova istituzione che sottragga ai poteri comunali gran parte dei loro poteri. Ho dei dubbi.
La terza critica è quella che la Regione come soggetto di poteri forti (non in senso autoritario, ma forti per la capacità di risolvere i problemi), dall'istituzione di un nocciolo duro istituzionale centrato su Torino e conseguentemente sede di concentrazione di politiche e di risorse vedrebbe il proprio ruolo fortemente depotenziato.
Ribalto il ragionamento: non pensiamo che, viceversa, una Regione che inizi - anche in conseguenza di una riforma, ma potrebbe già farlo ora molto di più di quanto l'ha fatto - a governare secondo i propri poteri (e quindi programmi, faccia il Piano regionale di sviluppo, faccia i Piani territoriali, faccia il Piano di trasporti); non pensiamo che se una Regione assolve i propri compiti - e anche di più, se siamo in grado di strappare riforme - non sia l'elemento che consente ai poteri costituiti (la Provincia e i Comuni) di riuscire a governare i propri problemi anche all'interno di un'area complessa e densa come quella di Torino e dintorni non consenta loro di risolvere i problemi di gestione che sino adesso non sono stati risolti e che vengono, nell'immaginario di tutti noi e nella pratica di tutti i giorni, visti come i problemi dell'area metropolitana? Non può essere questa la strada giusta, nel rispetto dei poteri dei Comuni e dando qualità alla loro azione di governo, per affrontare i problemi anche di queste aree attorno alle città capoluogo? E aggiungo: questa riflessione non è una riflessione che la sinistra dovrebbe fare? E in ogni caso, siamo in grado di svolgere questo dibattito (e io auspico che così sia, perché la strada è questa), anche pensando a cosa siamo in grado di proporre a sinistra e tra i progressisti su questa materia? Non ci sembra che l'invenzione dal nulla di un'autorità, che è centrale e che inevitabilmente avrà rapporti di centralizzazione con lo Stato, che maldigerisce le Regioni e che non ha privilegiato in tutti questi anni i rapporti con le Regioni, comprimendo la finanza regionale, nuocia al regionalismo? Quante volte lo Stato, attraverso le leggi di finanziamento di opere pubbliche - pensiamo alla gestione del FIO, alla gestione delle leggi straordinarie nel settore della casa, e via dicendo ha aggirato le Regioni, le quali hanno patito l'insufficienza del proprio ruolo in conseguenza di questo rapporto diretto città capoluogo-Stato? L'invenzione di un'autorità non va nella stessa identica direzione, quella che invece si vuole contrastare da molte parti? Sul complesso di riflessioni che faremo strada facendo, sono lieto intanto, di poterle fare, che si sia giunti ad un accordo e ad un confronto; sono interessato a verificare su questo tema, che non è marginale, se sia possibile all'interno dell'area progressista uscire con una proposta meditata.
Rinuncio da subito a pregiudizi su ogni idea: continuo ad essere convinto dell'utilità di una strada di questo genere. Auspico che, a livello di gestione di queste assemblee, quindi di preparazione delle stesse, ci sia un incontro tra le forze progressiste su questo tema, perch non è marginale: è il tema di come pensiamo lo Stato, la sua organizzazione, di come vogliamo mettere in rapporto i poteri dei Comuni con quelli delle Regioni, dei Comuni grandi e piccoli, e quindi mi sembra un cimento di alto significato.
C'è bisogno di più Regione nel nostro Stato. Ritengo che la Regione sia un momento decisivo nel governo dell'economia, dell'assetto dell'ambiente dello sviluppo economico. Se così è ragioniamo su quali siano le forme di gestione anche dei problemi metropolitani che consentano alla Regione di diventare un momento forte del governo dello Stato e dei problemi che nello Stato si evidenziano.
Questi sono i motivi per i quali come Gruppo abbiamo firmato questo ordine del giorno, auspicando che il confronto sia quanto mai efficace ed aperto, così come lo consente oggi la legge nazionale, che non costringe più ad alcun vincolo le Regioni, libere ormai di decidere se istituire oppure no l'area metropolitana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto del Gruppo consiliare Lega nord su questo argomento ed inizio unendomi al coro di complimenti e di consensi al lavoro svolto dal collega Rivalta nella redazione di questo ordine del giorno. Ordine del giorno che evidenzia tutta una serie di passaggi e porta alla considerazione della necessità di sospensione dell'esame dei due disegni di legge che dovrebbero portare all'istituzione dell'area metropolitana, seppure su diverse configurazioni geografiche. Su questa serie di passaggi anche noi, che progressisti non siamo, qualche cosa da dire l'avremmo, noi che unitamente ai colleghi del Movimento Sociale e del CCD rappresentiamo in Consiglio regionale l'alleanza che attualmente governa il Paese. Riteniamo questa sospensiva indispensabile, ma soprattutto riteniamo indispensabile un'intera riconsiderazione della materia relativa alla costituzione di un ente area metropolitana.
Sono profondamente d'accordo con i colleghi che mi hanno preceduto: occorre dare un governo alla conurbazione torinese. Questa è una necessità impellente, non la si può nascondere, ma altrettanto non si può dimenticare che in questi ultimi anni, parallelamente al progresso del dibattito sull'area metropolitana noi abbiamo dato luogo ad altre suddivisioni territoriali, ad altre zonizzazioni sul territorio della Provincia di Torino e su tutto il Piemonte, che non hanno tenuto conto né di questo dibattito né di questa necessità. Noi non più tardi di venti giorni fa abbiamo ampiamente dibattuto il problema della delimitazione delle nuove UU.SS.SS.LL. All'interno di questa delimitazione tutti i problemi connessi con la gestione dell'area metropolitana, con la gestione dei problemi inerenti alla conurbazione torinese, non sono stati tenuti in nessun conto e non è l'unico esempio.
Ebbene, questo momento di profonda riconsiderazione e soprattutto di confronto con gli enti locali, con i Sindaci eletti direttamente dalla popolazione, con le forze politiche e sociali presenti sul territorio penso sia indispensabile per riconsiderare l'intera pianificazione che la Regione ha posto in atto in questi quattro anni di legislatura. Non dico che sia tutto da buttare via, che sia tutto da rifare, che quanto è stato fino adesso fatto non tenga conto di esigenze reali, dico semplicemente che sulla base di queste esigenze reali dovremo riconsiderare il fenomeno della conurbazione torinese ed anche la necessità di dare un governo ai fenomeni che all'interno di questa conurbazione nascono, si sviluppano e crescono.
Non sarà sicuramente una strada che noi potremo condividere quella di alienare la Regione da proprie responsabilità e da responsabilità che le sono attribuite costituzionalmente cedendole ad un nuovo ente di cui non vediamo assolutamente né la necessità né la capacità di poter sovraintendere ad una mole talmente ampia di problemi.
Preannuncio comunque il voto favorevole alla sospensiva prevista dall'ordine del giorno; mi riconosco per buona parte nelle motivazioni che danno luogo a questa sospensiva.
Su questo argomento parlo anche a nome del Capogruppo del MSI Consigliere Majorino.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Su questo ordine del giorno vorrei fare due osservazioni e una domanda.
La domanda è la seguente: quando si stabilisce una data come il 20 settembre per sentire i Sindaci, si tiene presente che costoro vengono a parlare per se stessi, dato che non hanno la possibilità, visti i tempi, di sentire il Consiglio comunale? Infatti, pur sveltendo le procedure, vi è comunque di mezzo il mese di agosto ed è difficile che i Sindaci riescano a sentire i Consigli comunali, per cui entro il 20 settembre i Sindaci non potranno che parlare per loro stessi, perché non ci sarà stata discussione in Consiglio comunale. I Sindaci, invece, dovrebbero portarci i pareri dei rispettivi Consigli.
In questo documento non si specificano in modo molto evidente due cose che invece a molti Consiglieri comunali dei vari Comuni servirebbero.
Le due osservazioni che ritengo di dover fare sono le seguenti. La prima è che la legge non è più così impositiva sul fatto di istituire, a tutti i costi, l'area metropolitana, perché c'è quel famoso "può" che non viene evidenziato a sufficienza, cioè viene evidenziato molto bene in aula ma non all'esterno e nel documento. Secondo me ci possono essere molti Consiglieri, magari di opposizione, che non sono superinformati, che non lo hanno notato perché non sufficientemente evidenziato.
La seconda osservazione riguarda la delimitazione dei trentatre Comuni sulla quale in quest'aula si era assunta una certa posizione. Ricordo che c'era un'altra imposizione da parte dello Stato: che se non lo avessimo fatto noi, vi avrebbe comunque provveduto lo Stato. Molti Consiglieri hanno deciso che questo era il male minore e quindi lo hanno accettato. Siccome il male minore adesso non c'è più perché lo Stato non agisce d'imperio nell'obbligarci ad istituire l'area metropolitana, credo che molti Consiglieri, che allora assunsero una certa posizione, magari adesso ne assumerebbero un'altra, tenendo presente che la legge, da questo punto di vista, è molto più permissiva. Quindi, il parere dei trentatre Comuni più gli altri viene richiesto soltanto per obbligo di consultarli. Per esempio la Provincia di Torino, che qui viene citata, sicuramente il 20 settembre non avrà convocato il Consiglio, perché l'ultimo Consiglio lo fa l'1 luglio. Fino a metà settembre il Consiglio non verrà più convocato, quindi il Presidente della Provincia verrà solo per esporci le proprie opinioni sull'area metropolitana, che credo conosciamo già quasi tutti. Magari spostando la data di una decina di giorni si permetterebbe a tutti i Consigli e a tutti i Comuni di riunirsi e potremmo incontrarli dopo aver loro permesso di svolgere un minimo di dibattito a livello comunale in modo che i Sindaci possano realmente rappresentare le esigenze del proprio Comune.
Chiederei quindi di spostare l'incontro dal 20 settembre ai primi di ottobre; non credo che spostando di dieci giorni un incontro succeda la fine del mondo. Una volta che sarà espressa la volontà di andare in una certa direzione credo che non ci sia nulla che osterà questa cosa. Se invece l'impostazione è quella di conoscere soltanto i pareri dei vari Sindaci allora anche il 20 settembre può andare bene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

La ringrazio, Presidente. Noi abbiamo ritenuto opportuno intervenire per motivare le ragioni che ci hanno spinto a ritirare la nostra questione sospensiva e aderire a quella che è stata formulata pazientemente, con un lavoro produttivo, dal collega Rivalta.
La nostra proposta sospensiva affrontava la questione della delimitazione e configurazione dell'area metropolitana, sollevando un aspetto importante, quello che per l'appunto - con una modifica legislativa l'obbligo da parte delle Regioni di procedere alla realizzazione dell'area metropolitana non sussiste più. Era ed è necessario quindi riaffrontare la materia e porsi nei confronti degli altri soggetti interessati, in primo luogo la Provincia di Torino e i Comuni appartenenti alla provincia di Torino, proponendo due alternative, due scenari possibili di fronte ai quali riesprimere le proprie posizioni. Le consultazioni informali, effettuate nel 1991, avevano quale obiettivo primario quello di raccogliere i pareri di tutti i soggetti interessati in ordine ad un disegno di legge, proposto dalla Giunta, che definiva una configurazione territoriale dell'area metropolitana in forma ristretta, cioè Torino e la trentina di Comuni della prima e seconda cintura, e ad un'altra proposta di legge, avanzata dal nostro Gruppo con l'adesione di Rifondazione Comunista che identificava nel territorio della Provincia di Torino la configurazione ideale per costituire la nuova area metropolitana. Ora, cadendo quel passaggio normativo della legge n. 142/90, per effetto dell'emanazione di un nuovo provvedimento legislativo, che obbligava la Regione ad istituire comunque un'area metropolitana, è necessario per noi sospendere l'esame dei due provvedimenti all'o.d.g. per riconfrontarci con tutti i soggetti interessati e capire innanzitutto se loro ritengono utile o meno continuare questo percorso o viceversa se è possibile individuare strade alternative mediante le quali riuscire ad affrontare, comunque, i problemi che pure esistono e che noi riconosciamo, senza arrivare all'estrema conseguenza di costituire un nuovo soggetto amministrativo da sovrapporre agli enti Locali e alla stessa Provincia di Torino. Ravvediamo nella questione sospensiva che è stata elaborata dal Consigliere Rivalta l'assunzione, nella sostanza di quanto noi avevamo già sollevato. Non solo, l'ampliamento del testo introdotto con il richiamo a tutto il lavoro svolto in questi tre anni necessario per poter meglio dare delle indicazioni ai soggetti che si ritiene doveroso di nuovo consultare, per poter più proficuamente riaffrontare tutto il dibattito in ordine alla realizzazione o meno dell'area metropolitana, è una scelta intelligente che ci convince. Per quanto ci riguarda, come Gruppo Verdi, abbiamo una posizione differente sull'area metropolitana: riteniamo che l'ordine del giorno ci consenta di riesprimerla quando si effettueranno queste consultazioni e quando si tornerà, nella Commissione competente per gli adeguamenti istituzionali derivanti dalla legge n. 142, a ragionare sull'istituzione o meno dell'area metropolitana. Il nostro punto di vista parte da due sostanziali considerazioni.
Noi, fin dall'inizio, ritenevamo che la scelta di istituire l'area metropolitana non fosse congrua, nel senso che l'esperienza maturata in altri Stati ed anche l'evolversi delle dinamiche territoriali dimostrano, o avrebbero dovuto dimostrare, l'inopportunità di seguire tale strada.
Nonostante questa posizione - credo che tutti i Gruppi ne possano dare atto come Verdi ci siamo confrontati con impegno con tale sollecitazione culturale-legislativa, fino a delineare una proposta di area metropolitana il cui territorio andava a coincidere con quello dell'attuale Provincia di Torino. Nella relazione di presentazione della nostra proposta di legge comunque, ci era parso opportuno sottolineare quelle motivazioni di ordine scientifico (attinenti alle scienze territoriali e alle scienze economico sociali) in base alle quali riteniamo oggi, come abbiamo ritenuto allora di dover richiamare il fatto che le dinamiche reali recenti non renderebbero opportuno il perseguimento di una strada di questo tipo. Che cosa intendiamo evidenziare con questo? Semplicemente che le dinamiche iniziali di urbanizzazione, cioè di accentramento in alcuni poli delle attività principali, non solo degli insediamenti abitativi, si sono esaurite e che a questi processi, sviluppatisi in Italia dagli anni '50/'60 fino agli anni '70, si sono sostituiti, con un passaggio a fasi successive, quelli di disurbanizzazione e contro-urbanizzazione. Allo stesso modo riteniamo si debba cambiare il nostro punto di vista che, così come le scienze territoriali hanno proposto, non può essere ora incentrato su considerazioni che vedono nella struttura gerarchica, nella polarizzazione, il riferimento in base al quale spiegare le dinamiche che si vanno ad esprimere sul territorio. Viceversa, il nostro punto di vista proprio partendo dai fenomeni rilevati di contro-urbanizzazione e prima ancora di disurbanizzazione, deve formarsi a partire da considerazioni diverse che attengono più all'acquisizione dei modelli delle reti. Questo fatto implica quindi una diversa collocazione rispetto alla necessità di perseguire una strada, come quella dell'istituzione dell'area metropolitana, che deriva in gran misura da una lettura fondata su di una superata interpretazione delle dinamiche territoriali ed urbane.
L'altra questione, che vogliamo porre fin da subito all'attenzione del Consiglio e che credo sia fonte di ulteriori confronti, è quella dell'inesistente necessità, per affrontare i problemi pur esistenti di questa area, di questo territorio, di istituire una nuova entità amministrativa, tanto più se questa va a sovrapporsi ai Comuni e alla Provincia di Torino senza la necessaria chiarezza di rapporti sul piano decisionale-amministrativo. Per i Verdi è più opportuno oggi, visto che non sussiste l'obbligo da parte della Regione di dare piena attuazione alla legge n. 142/90, trovare una strada alternativa, da noi identificabile nel recupero degli strumenti già esistenti, nell'attivazione dei percorsi di compartecipazione e di cooperazione fra tutti i livelli amministrativi interessati, mediante i quali davvero poter programmare seriamente il territorio e indicare le possibili soluzioni dei problemi che certo esistono e devono essere affrontati.
In questo senso il ruolo della Regione può e deve essere primario: superare la lunga ed inaccettabile fase di sostanziale incapacità di esprimersi attraverso la redazione e l'approvazione, in questa sede, di strumenti programmatici, diventa imperativo. Se si ha la capacità, in questi mesi, di rafforzare il proprio ruolo propulsivo e di indirizzo nei confronti degli altri enti, quindi dei Comuni e della Provincia di Torino molte delle questioni e dei problemi, oggetto della discussione odierna potranno trovare una soluzione.
Con tale lettura e tensione propositiva, noi riteniamo di dover aderire a questa pregiudiziale intravedendo, nella presentazione che ne viene fatta e nell'impegno che ne consegue, la possibilità di tornare a ragionare con le Amministrazioni interessate per metterle di fronte sostanzialmente a due ipotesi: l'una è quella che sostiene per l'appunto la necessità di dare soluzione a questi problemi istituendo l'area metropolitana, sulla cui configurazione territoriale ci sono proposte diverse; l'altra è quella di ragionare sugli strumenti che già sono disponibili per verificare se superando la conflittualità che per troppo tempo ha reso inattuabili gli atti programmatori, si sono modificate quelle condizioni originarie per cui è pensabile, senza arrivare all'istituzione dell'area metropolitana avviare un percorso deciso, mediante il quale affrontare questi problemi e possibilmente rispondere in termini positivi.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Mi associo, naturalmente, con ciò che è stato detto dal mio Capogruppo e confermo questo fatto non solo per la sospensione del provvedimento. Io sarei per l'assoluta contrarietà ad istituzioni di questo tipo. Come ho già detto altre volte bastano la Regione e il Comune. La Regione è una nazione c'è tutta una storia, siamo stati a lungo, per molti secoli, Piemontesi; il Comune - come ha detto qualcuno giustamente in Consiglio questa mattina - è una delle istituzioni anchéesse più antiche, quindi più valide. Io addirittura, come ho detto altre volte, sarei contro le Province, perlopi artificiali, surrettizie, costosissime, soprattutto in una situazione fallimentare ereditata dai partiti tradizionali della sinistra (perché io considero sinistra anche la ex DC)...



(Interruzioni in aula)



BODRERO Antonio

No! No! Troppa grazia! Voi avete speculato su quello per fare il consociativismo.



(Interruzioni in aula)



BODRERO Antonio

No, no. Non interrompere, io non ti ho mai interrotto!



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Bodrero, prosegua. Sia cortese, proceda.



BODRERO Antonio

Io procedo, se mi lasciano procedere.
Comunque, penso infatti che la Regione abbia senso e valore proprio come difesa di tutto il territorio regionale contro queste polarizzazioni metropolitane. Si sa già che, come il pubblico mangia il privato, lo distrugge, così le metropoli, poco madri nonostante l'etimologia distruggono la Regione, mangiano la Regione. Noi abbiamo già troppa burocrazia così, immaginiamoci fare un ente nuovo, vorrebbe dire altra burocrazia che poi in genere non è sempre così efficiente come qualcuno suppone e c'è perfino il pericolo che questo ente abbia tra le finalità il voto favorevole all'Alta Velocità. Siccome pare che dove essa dovrebbe passare non ne siano troppo contenti, si dice: "Mettiamoci in mezzo questo ente, così un polo è Torino, l'altro è Lione...". Con questo nuovo ennesimo, inutile, dannoso ente, può diventare più facile far passare l'Alta Velocità.
Questo è il motivo per cui non solo sono per la sospensione, ma sono per la contrarietà assoluta a questa ingerenza statale nell'istituire l'ennesima burocrazia, nonostante che proprio una delle cause del fallimento italiano sia la burocratizzazione della società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Anche a nome del Gruppo DC Partito Popolare manifesto la posizione in merito all'ordine del giorno che vede come primo firmatario il collega Rivalta. Si tratta di una posizione favorevole, indicata anche dalla firma che al documento Rivalta ho apposto.
Sono un po' imbarazzato e un po' infastidito a trattare di questo argomento in quest'aula assolutamente distratta, mi rendo perfettamente conto che è questa la storia di tutti i provvedimenti come quelli che organizzano il territorio. Immaginano scenari più grandi dell'usuale! Un mio amico soleva ricordarmi che la gente si appassiona - e anche i Consiglieri regionali per la verità - agli estremi: alla guerra del Vietnam e al bidone della spazzatura vicino a casa; le fasce intermedie della problematica non sono mai di grande interesse e vengono sistematicamente trascurate.
Sono queste, collega Rivalta, battaglie senza gloria. Battaglie, per per gli uomini grandi come te. Nel senso che sono battaglie che impegnano l'intelligenza, che impongono fatica, e che obbligano ad un lavoro costante, indefesso e che non portano risultati concreti, riconoscimenti formali ed ufficiali.
Il ringraziamento che rivolgo a te lo esprimo con molta sincerità e con molta intensità.
Ringraziamento che peraltro mi sento di farlo ugualmente al collega Marchini e a tutti quelli che su questa problematica, assumendo posizioni diverse, hanno intensamente lavorato.
Noi - mi sento di parlare anche come responsabile del settore che ha trattato questo argomento - abbiamo fatto il nostro lavoro. Come piemontesi siamo un po' più ligi degli altri - sei contento, Bodrero? - e abbiamo assolto il nostro dovere puntualmente nei tempi previsti almeno a livello di Giunta. La legge ci diceva che dovevamo definire l'area metropolitana l'abbiamo fatto anche per il timore di essere in qualche modo surrogati sostituiti, temevamo che si attivassero i poteri sostitutivi e credo che questo sia sempre offensivo per un'istituzione dell'importanza, del rilievo della Regione Piemonte. Quando applicammo la legge avevamo molte perplessità, i dubbi, i tormenti li abbiamo avuti tutti su questo tema, ce li siamo anche dichiarati, alcuni erano più convinti sulla nuova istituzione, altri, come il sottoscritto, hanno sofferto molto nell'immaginare che si andava ad imposizioni su tutti gli altri Comuni.
Tale imposizione era per il loro bene, per una qualità della vita migliore per un'organizzazione più efficiente, per una pianificazione più puntuale questo in fondo è l'obiettivo.
Nessuno pensa di fare l'area metropolitana a dispetto di qualcuno, a dispetto dei Comuni, a dispetto della Provincia, insieme si è creduto che l'area metropolitana potesse rispondere positivamente ad esigenze di qualità della vita e di organizzazione dei servizi.
L'area metropolitana è stata però pensata in termini diversi, mentre la si descriveva probabilmente attribuivamo a quest'area metropolitana delle funzioni differenti e comunque ce ne facevamo un'idea diversa l'uno dall'altro.
Abbiamo svolto il nostro lavoro, lo abbiamo presentato in Commissione e di lì è iniziato un lungo dibattito, è stata presentata una legge parallela da parte del collega Chiezzi, del collega Miglio ed altri, anche questa legge intendeva in qualche modo raggiungere gli stessi obiettivi che intendevamo perseguire noi che avevamo disegnato l'area metropolitana.
Adesso tutte le incertezze, i dubbi sono stati manifestati ed esaltati anche perché l'obbligatorietà, ricordata qui spesse volte, si è trasformata in facoltatività e questo, a mio avviso, rende alla fine impossibile raggiungere quell'obiettivo rigido che si era pensato inizialmente e che la legge in qualche modo aveva imposto.
Debbo dire che ha ragione il Consigliere Gallarini quando ricorda che si sono nel frattempo accentuati i localismi, che il desiderio di polverizzazione, di distribuzione è più forte di quello della concentrazione. Dobbiamo anche aggiungere un fatto positivo che sempre fa piacere al Consigliere Bodrero, ovvero le Regioni in qualche modo, malgrado il neocentralismo della Lega, stanno acquistando una maggiore rilevanza indubbiamente il problema del rapporto fra Regioni ed area metropolitana è un problema che si impone: tanto sarà forte l'area metropolitana, tanto più sarà problematica la convivenza e la suddivisione delle competenze e la definizione di rapporti precisi.
Bisogna ricordare che permane radicata la crisi della concezione di area metropolitana: il Consigliere Marchini rappresenta una scuola, il Consigliere Rivalta ne rappresenta un'altra, anche se con intelligenza progressivamente corretta, ma questa crisi di concezione dell'area metropolitana obiettivamente esiste. Sull'area metropolitana è caduto qualche sospetto iniziale dove si pensava che il Comune di Torino volesse assumere potere anche politico segnato in un determinato modo con maggiore forza; sono caduti altri sospetti che erano quelli più meschini dei collegi elettorali; ricordo che per cinque o sei mesi si è elaborata tutta una teoria per la quale l'area metropolitana si faceva per favorire coloro che abitavano in determinate aree del territorio; altri pensavano invece che l'area metropolitana non si dovesse fare, proprio perché questo privilegio non doveva essere concesso a chi pensava di utilizzarla per fini elettoralistici.
E' cambiato indubbiamente il clima, rimane il problema che il Consigliere Chiezzi ha sollevato quest'oggi e che ha ricordato fin dal primo momento con molta lucidità, e cioè la costruzione di un nuovo livello elettivo, di una nuova istituzione che si incastri tra Regione e Comuni con poteri molto più forti di quelli che non hanno attualmente le Province.
Con molta franchezza dico subito che i dubbi sollevati dal Consigliere Chiezzi, forse corretti, li ho avuti anch'io fin dall'inizio e che le sue riflessioni iniziali non mi hanno mai lasciato, soprattutto su questo punto, indifferente.
Pertanto credo che questo problema debba essere analizzato sia nel dibattito in Consiglio sia con i Comuni, come deve essere ripreso il dibattito sulla possibilità che un'area metropolitana, comunque definita comunque costruita, diventi un punto per una concentrazione privilegiata di risorse con la determinazione di uno squilibrio di fatto tra aree esterne e nucleo centrale.
Rimane comunque forte il problema che il Consigliere Rivalta solleva da sempre e che il collega Chiezzi oggi ha ripreso ed ha rilanciato con una raccomandazione di intesa fra le rappresentanze progressiste all'interno del Consiglio regionale. Chiedo perdono al Consigliere Chiezzi se gli rimprovero questa partigianeria nel trattare l'argomento; non credo sia una questione di forze progressiste, ma una questione di Consiglio regionale di vedere fino in fondo, con il dibattito più sereno e più profondo, dove si può approdare per fornire la migliore organizzazione a questa area centrale del nostro Piemonte.
Esiste una conurbazione drammaticamente sofferente per lo scordinamento delle politiche che la interessano, si tratta di gestire questa conurbazione con delle politiche o con una struttura, con un ente, con più enti, con più autorità. Questo è il problema che abbiamo di fronte e che abbiamo iniziato a trattare forse vent'anni fa, poi lo abbiamo scordato, lo abbiamo ripreso con la legge n. 142 e all'ultimo momento l'abbiamo inserito parlo dei livelli romani - come uno dei punti importanti e qualificanti della legge stessa. Adesso, scemato questo entusiasmo legislativo, il problema comunque esiste e credo che il Consigliere Rivalta faccia bene a risottolineare tutte le volte che il problema esiste e che dobbiamo affrontarlo.
Il Consigliere Rivalta è giunto alla conclusione che un'autorità ci debba essere, perché tutto il coordinamento non ha sortito finora risultati convincenti. Se pensiamo alla vicenda del CAAT, ci cascano le braccia anche con tutta la nostra volontà di coordinamento, con tutta la volontà di accordi di programma, con tutto l'impegno della Giunta regionale, del Consiglio regionale. L'obiettivo non è stato ancora raggiunto, potrei moltiplicare questi esempi per mille, per diecimila, quindi probabilmente occorre un momento istituzionale forte che traduca il coordinamento in atti concreti e in decisioni.
Penso che le tesi delle autorità diverse sui temi centrali che attengono alla vita dei nostri Comuni, possano anche essere immaginate, ma su questo dobbiamo discutere con molta apertura, con molta intelligenza senza "arrière-pens'e", con la convinzione e la volontà di raggiungere obiettivi che interessano la gente più che le forze politiche, più che le rapprensentanze singole all'interno del Consiglio regionale, o delle forze della società anche politica.
Dico subito al Consigliere Marchini che la libertà che si è preso questa mattina aderendo all'ordine del giorno, la prendo anch'io. Quando si riferisce ad un perno della Regione funzionale, penso faccia cosa che possiamo fare tranquillamente in molti qui, anche lo stesso collega Rivalta che ha proposto l'ordine del giorno.
A me sembra che l'ordine del giorno di sospensiva sia molto aperto e non orientato in termini obbligatori ed obbliganti, anche se c'è una propensione alla costruzione di una nuova istituzione. Mi sembra davvero un ordine del giorno positivo, di quelli sui quali si può ragionare e tentare di costruire qualcosa. Penso che nella mente di tutti i Consiglieri, come nella nostra, ci sia il rifiuto del polo preminente e dominante; mi pare che anche questo sia un concetto da difendere.
Aderiamo sinceramente e con convinzione all'ordine del giorno che non rinvia "sine die" l'argomento, interpretandolo come la volontà di discutere del problema con una visione pulita e chiara.
Come Gruppo DC-PPI non abbiamo uno schema già predefinito; intediamo costruirlo con i Comuni, con la Provincia di Torino e con le forze sociali ed economiche del nostro Piemonte. Invitiamo soprattutto a costruirlo qui fuori dagli schemi di partito, di maggioranza e di minoranza, sapendo che è l'argomento centrale dell'organizzazione del nostro Piemonte, per il quale credo che le suddivisioni precostituite non servano a nessuno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bresso.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Grazie, Presidente. A nome dell'Assessore Coppo e della Giunta che come direbbe Marchini, è corale e collegiale, intervengo per comunicare la disponibilità della Giunta a compiere gli atti contenuti nell'ordine del giorno.
Comunico inoltre alcune iniziative che, come Giunta, intendiamo assumere nei prossimi giorni nella direzione sollecitata dall'ordine del giorno e che, proprio per questo, mi pare opportuno far conoscere anche al Consiglio.
La questione dell'area metropolitana non è tanto e solo una questione di delimitazione dei Comuni che faranno parte della città metropolitana, se decideremo alla fine di questa tornata, di chiederne l'istituzione, ma è anche una questione di pianificazione del territorio e di organizzazione dei servizi e delle funzioni sovracomunali metropolitane. Questo è certamente il punto su cui mi pare tutti quanti abbiano espresso opinione favorevole. Non c'è dubbio che l'area metropolitana, e in particolare l'area metropolitana ristretta, più o meno coincidente con l'elenco dei Comuni individuati dalla legge, sia un problema di coordinamento di funzioni e di servizi e di coordinamento degli strumenti di pianificazione.
L'esperienza di questi anni, in cui sono stati approvati o sono in corso di approvazione la maggior parte dei piani urbanistici dei Comuni dell'area metropolitana nel senso ristretto del termine, dimostra che ci sono questioni che non solo non vengono affrontate dai Piani regolatori comunali, ma che dalla lettura congiunta di questi Piani vengono poste come problema. Si tratta di questioni molto rilevanti. Ne cito solo alcune perché avremo modo di discuterne nel corso degli incontri previsti nell'ordine del giorno. Certamente vi è la questione complessiva del verde in particolare della corona verde che dovrebbe cingere proprio l'area metropolitana e che ha bisogno di essere definita, ma soprattutto disegnata, salvaguardata e protetta.
La questione del nodo torinese dell'Alta Velocità è aperta e deve essere oggetto di impegno definitorio da parte della Regione.
Vi è poi la questione della pianificazione delle strutture commerciali c'è stata un'esplosione di domande di autorizzazione alla grande distribuzione, questione già posta dall'Assessore Coppo, che richiede assolutamente un intervento di tipo ordinatorio, pianificatorio e territoriale della Regione.
Vi è la questione del coordinamento dei trasporti e di una serie di servizi estracomunali.
Aggiungo che c'è una questione, forse di minore apparente rilevanza, ma che considero invece molto importante, che riguarda la maggiore conoscenza e l'avvio di misure di salvaguardia della cultura materiale della Torino in senso ampio, non della Torino città, ma dell'area torinese industriale. I manufatti industriali sono, per loro natura, facili a deperire, ma non è possibile che una delle più importanti ed antiche aree industriali di questo Paese veda sparire, senza che sia avviata una politica di salvaguardia per la conoscenza delle generazioni attuali e future, le principali testimonianze di una cultura industriale.
Ci sono altre questioni, ma ho citato le principali. L'approfondimento delle ragioni di merito dell'esistenza e della possibile istituzione dell'area metropolitana è molto importante, anche per le decisioni di tipo istituzionale che ne conseguono. Ho proposto alla Giunta - la deliberazione è già depositata presso la Giunta e non è ancora stata messa all'o.d.g.
una deliberazione che affida a tempi molto brevi (perché questi sono i tempi in cui operiamo) un incarico per l'approfondimento di queste ed alcune altre questioni che ho citato, non rifacendo degli studi (tutti sappiamo che su questi temi esiste ormai un'ampia messe di elaborazioni di tipo tecnico), ma che si propone di raccoglierle, selezionarle, coordinarle in una proposta che, in tempi brevissimi, nell'arco di un mese, sia disponibile e possa costituire la base tecnica per l'avvio di un confronto non solo con gli enti istituzionali che nell'area metropolitana operano, ma anche con le forze culturali, associative e sociali dell'area stessa.
Alla fine di un periodo di due mesi di confronto, tirare le fila di questo lavoro ed entro l'anno consegnarci uno strumento che dovrebbe essere in grado di cogliere l'iter nel frattempo avviato di approvazione del Piano territoriale, quindi costituire un approfondimento specifico per l'area metropolitana torinese del Piano territoriale.
Ho voluto brevemente richiamare questo argomento in quanto credo sia la testimonianza dell'interesse che, come Giunta, portiamo alla questione di merito della pianificazione dell'area metropolitana, che è compito - lo richiamava prima sia il collega Nerviani sia il collega Rivalta, ma anche gli altri intervenuti precipuo della Regione. La Regione deve assumersi tale compito in prima persona e lo deve fare in tempi politici adeguati. I tempi politici adeguati sono l'iter, che deve comunque concludersi in un modo o nell'altro entro il 26 novembre, sulla base del quale la Regione deve dire se ritiene utile l'istituzione formale della città metropolitana e con quale delimitazione.
Questo perché non sia solo un lavoro che continua ad andare avanti e indietro sull'area ristretta e sull'area allargata in termini solo di discussione, ma sia anche supportato da una serie di valutazioni di tipo tecnico e pianificatorio; ci pare opportuno predisporre in tempi molto veloci questo lavoro e questo approfondimento.
Ritengo giusto effettuare questo ulteriore confronto anche perché molte Amministrazioni sono cambiate, ma ritengo che le conclusioni a cui era giunta la Commissione 142 e il disegno di legge che era stato consegnato all'aula a maggioranza dalla Commissione stessa, sostanzialmente rappresentassero, nel merito delle questioni, cioè nel merito sia della delimitazione individuata con qualche possibile modifica o adeguamento e nel merito delle funzioni individuate per la città metropolitana, una proposta adeguata e condivisibile. Quindi ritengo che noi dovremo operare a partire da quella espressione di volontà, non considerandola qualcosa di non avvenuto, ma considerandola un punto importante nell'iter che ci dovrà portare a prendere una decisione.
C'è stato un lavoro, in sede di Commissione e in sede di Consiglio, che è arrivato ad esprimere un'opzione. E' un'opzione di cui, come Giunta intendiamo tenere conto, disponibili naturalmente a sentire tutto ciò che emergerà da questo supplemento di consultazione. Può darsi che tutti insieme, alla fine, decidiamo che quella proposta non sia politicamente perseguibile; ritengo però che ci dobbiamo muovere come Regione perché la proposta diventi politicamente perseguibile ed abbia un forte fondamento di tipo tecnico.
Molte cose che sono state dette sono certamente vere: non tutti i compiti, le funzioni, i problemi che si irraggiano dall'area metropolitana torinese (visto che di questa stiamo parlando, perché le questioni relative alle città metropolitane sono diverse da area metropolitana ad area metropolitana, come diverse sono state le soluzioni che nel tempo i diversi paesi si sono dati e gli stessi paesi si sono dati in momenti diversi) sono richiudibili nell'area metropolitana ristretta. Tuttavia, credo vada anche riconosciuto che esistono delle funzioni rilevantissime che invece dentro quella delimitazione necessitano di una soluzione, e sono molto spesso le questioni che rendono oggi difficile, complessa la vita e il governo di quest'area, mentre molte delle funzioni, pur rilevanti, che dall'area si irraggiano verso il resto, non solo dell'area allargata nella sua versione massima ma verso tutta la Regione, sono tipiche funzioni da governo regionale, cioè tipiche funzioni che la Regione non solo può, ma deve...



(Interruzione del Consigliere Marchini)



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Consigliere Marchini, non c'è niente da fare: non abbiamo la stessa opinione. Io sono convinta che il confronto sia giusto, ma che le opinioni debbano essere espresse, e io la sto esprimendo.



(Ulteriore interruzione del Consigliere Marchini)



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

No, tutti hanno detto e parlato su questa questione. Io ho ascoltato gli interventi: hanno tutti riespresso le opinioni di ogni Gruppo sulla questione.
Ho letto il messaggio nel documento: ognuno l'ha interpretato; credo che tutti si siano accorti che ognuno ha interpretato il documento. Io non sto interpretando il documento, che ci va bene nell'analisi e nel dispositivo: sto esprimendo un'opinione relativa alla pianificazione delle funzioni dell'area metropolitana, che è un'altra questione. Avremo modo di ritornarci.
Resto convinta che esistano due livelli di funzioni: un livello di queste funzioni, secondo me, è proprio della Regione, anche se si irraggiano dall'area metropolitana; altre funzioni possono invece opportunamente essere governate in modo coordinato fra i Comuni di un'area ristretta, la cui definizione naturalmente dovrà essere approfondita. Sarà la città metropolitana? Decideremo che non è la città metropolitana, ma un'altra forma di coordinamento? Certo sarà un coordinamento necessario e che dovrà riguardare, a mio avviso, un numero di Comuni ristretto.
Con questo ordine del giorno è assegnato alla Giunta un altro compito quello di ragionare sulla nuova articolazione provinciale che si determinerebbe nel caso si giungesse all'istituzione della città metropolitana. L'Assessore Coppo, che ha competenza in questa materia assicura (anche per mia bocca) la più ampia collaborazione della Giunta sull'analisi di questa questione e quindi sulla predisposizione delle necessarie elaborazioni tecniche per poter ragionare su questo punto.
Siamo, quindi, disposti a fare la nostra parte e a fornire, sia sul piano della pianificazione che sul piano del ragionamento istituzionale e delle necessarie elaborazioni, tutta la collaborazione alla Commissione che, per esplicita decisione di questo Consiglio, sia in passato che con questo nuovo ordine del giorno, avrà comunque la direzione di queste operazioni.



PRESIDENTE

La questione sospensiva è stata discussa; pertanto, non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la legge 8/6/1990, n. 142, di 'Ordinamento delle Autonomie Locali', all'art. 17: individua otto aree metropolitane, fra cui una nella nostra Regione relativa al Comune di Torino definisce 'aree metropolitane' le zone comprendenti, oltre ai Comuni capoluoghi, quegli 'altri Comuni i cui insediamenti abbiano con essi rapporti di stretta integrazione in ordine alle attività economiche, ai servizi essenziali alla vita sociale, nonché alle relazioni culturali e alle caratteristiche territoriali' attribuisce alle Regioni il compito di 'procedere alla delimitazione territoriale di ciascuna area metropolitana, sentiti i Comuni interessati e le Province interessate', fissando i termini di adempimento di questa incombenza 'entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge n.
142' considerato che: la Regione Piemonte, per l'attuazione di quanto disposto dalla legge n. 142, ha istituito un'apposita Commissione consiliare, la quale relativamente all'applicazione dell'art. 17, ha scelto di procedere alla delimitazione territoriale dell'area metropolitana di Torino con propria legge, con quale contestualmente, nel rispetto delle disposizioni e dei criteri contenuti nell'art. 19 della legge n. 142, procedere anche ad una prima ed essenziale ripartizione fra i Comuni e la città metropolitana delle funzioni amministrative, rimandando l'ulteriore loro definizione a successivi provvedimenti legislativi, da promuovere sulla base sia di una prima e propedeutica fase di attivazione delle politiche metropolitane immediatamente attivabili attraverso il coordinamento dei piani, dei programmi e delle politiche dei Comuni, della Provincia e della Regione (per questo costituendo appositi organismi di partecipazione come l'Assemblea dei Sindaci e utilizzando l'istituto dell'accordo di programma) sia delle esperienze acquisibili nel corso del periodo costituente e di prima attività conseguente all'istituzione della 'autorità metropolitana' la Giunta regionale, sulla base anche delle analisi condotte dagli uffici e dagli Enti strumentali regionali, dei vari apporti culturali ricevuti, nonché del dibattito svoltosi nella Commissione consiliare e delle convergenze in essa espressasi, ha formulato e presentato, in data 13/6/1991, al Consiglio regionale un proprio disegno di Legge di delimitazione dell'area metropolitana di Torino, comprendente trentatre Comuni, e di primo riparto delle funzioni amministrative, rispetto al quale si è realizzata una convergenza maggioritaria nella Commissione in data 25/6/1991 un gruppo di Consiglieri regionali (Gruppo Verdi e Rifondazione Comunista) ha presentato una proposta di legge con una delimitazione dell'area metropolitana, alternativa a quella del disegno di legge della Giunta, estesa all'intero territorio amministrativo dell'attuale Provincia di Torino, comprendente trecentoquindici Comuni tenuto conto che: con riferimento al Capo VI della legge n. 142, inerente alle aree metropolitane, la Commissione consiliare per l'attuazione della legge n.
142 ha effettuato le consultazioni con i vari soggetti interessati secondo il seguente calendario: 22/5/1991, con i Comuni delle aree programma nn. 6 - 7 29/5/1991, con i Comuni delle aree programma nn. 8 - 9 - 10 5/6/1991, con le Circoscrizioni del Comune di Torino 18/10/1991, con le Organizzazioni economiche di categoria 23/10/1991, con gli Atenei e con le Associazioni ambientaliste ed ancora che, successivamente all'invio a tutti i Sindaci della provincia di Torino ed al Presidente di quest'ultima delle proposte legislative presentate, si sono svolte le seguenti consultazioni: 4/12/1991, con i Comuni delle aree programma n. 8 - 9 - 10 5/12/1991, con i Comuni delle aree programma nn. 5 - 6 - 7 tenuto altresì conto che: successivamente alle consultazioni, la Commissione per l'attuazione della legge n. 142, dopo approfondito dibattito si è formalmente espressa a favore dell'ipotesi dell'area metropolitana di trentatre Comuni (voto favorevole dei Gruppi DC - PSI - PDS - PLI - PSDI PRI; voto contrario MSI non hanno partecipato Verdi - Misto Verdi Piemont) la maggioranza ha espresso invece parere negativo sulla proposta di legge che prevedeva l'area metropolitana di trecentoquindici Comuni (voto favorevole dei Gruppi Verdi - Misto Verdi - Piemont MSI; voto contrario dei Gruppi PDS - PSI - PSDI - DC - PRI; non ha partecipato il Gruppo PLI) considerato che: le consultazioni condotte hanno costituito un'importante occasione di evidenziazione dei limiti oggettivi di azione dell'attività amministrativa dei singoli Comuni rispetto all'entità dei problemi sovracomunali e territoriali ed un'importante espressione di pareri e problemi inerenti la prospettiva di istituzione di un'autorità metropolitana considerato d'altra parte che: la partecipazione dei Comuni alle consultazioni non è risultata completa e, in particolare, è venuto a mancare l'apporto del Comune di Torino nel frattempo, il Governo, con successivi decreti ha differito i termini assegnati alle Regioni per adempiere al compito di delimitazione territoriale di ciascuna area metropolitana il Parlamento, infine, con la legge 2/11/1993, n. 436 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 262 dell'8/11/1993 ed entrata in vigore il 23/11/1993), ha stabilito: 'Il termine di un anno di cui al comma secondo dell'art. 17 della legge 8/6/1990, n. 142, è differito di un ulteriore anno a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge'. Nel comma secondo dell'art. 17 della stessa legge n. 142 del 1990 la parola 'procede' è sostituita dalle seguenti: 'può procedere'; con ciò, pertanto è attribuita alle Regioni la facoltà di decidere se individuare o no l'area metropolitana ed avviare la procedura per la sua istituzione' vari Comuni, in particolare ben undici (Torino, Moncalieri Grugliasco, Caselle, Trofarello, Volpiano, Leinì, Rivalta, Rosta, Pianezza La Loggia) dei trentatre dell'area metropolitana prevista nel disegno di legge della Giunta, in questo ultimo anno (e quindi dopo le consultazioni condotte nel 1991) sono stati chiamati ad eleggere, sulla base delle nuove norme elettorali, il loro nuovo Sindaco e la loro nuova Amministrazione considerate le iniziative volte a promuovere un'azione di governo dell'area metropolitana recentemente assunte dal Comune di Torino e dalla Provincia di Torino il Consiglio regionale del Piemonte considerato che l'area metropolitana e in particolare la sua parte conurbata (ove, su un ristretto territorio, sono concentrati circa 2 milioni di abitanti e centri di servizio e attività economiche, finanziarie e culturali fra le più rilevanti della nostra Regione, del Paese e di portata internazionale) presenta gravi carenze qualitative di vita e di funzionalità che limitano fortemente il pieno manifestarsi delle sue potenzialità, con il rischio anzi del loro annullarsi, ed impediscono fortemente l'espletarsi del ruolo che essa deve assumere di promozione ed integrazione rispetto al resto della Regione (rendendo anzi conflittuale questo rapporto), nonché l'affermarsi suo e dell'intero sistema regionale di vita e attività nel contesto europeo considerato che questa situazione specifica di carenze e di inadeguatezza dell'area torinese è fortemente dipendente anche dalla mancanza di governo coordinato e tanto più unitario di quei processi di sviluppo che hanno determinato una relazione di forte interdipendenza dalla città centrale del territorio circostante e, per i Comuni ad essa più vicini, di congiunzione fisica e conurbazione rilevato come a questo vuoto di governo hanno certamente contribuito sia il fallimento del tentativo avviato sul finire degli anni '50 di elaborare ed approvare il Piano urbanistico intercomunale dell'area (comprendente Torino e ventitre Comuni limitrofi) sia la liquidazione dell'esperienza condotta dalla Regione nel decennio 1975-1985 di governo comprensoriale della comunità regionale, entro la quale si collocava l'attività dell'organismo comprensoriale di Torino (comprendente duecentosei Comuni) e il lavoro di formazione del suo Piano socio-economico e del suo Piano territoriale ritenuto che sia necessario, in generale, impedire il protrarsi di una tale situazione e che occorra realizzare forme di governo coordinato e possibilmente anche unitario dei processi di sviluppo di aree territoriali vaste, ove sono compresi molti Comuni interrelati o interdipendenti tra di loro, superando il limite delle azioni scoordinate e a volte municipalisticamente concorrenziali, e ritenuto che ciò sia tanto più urgente per un'area come quella torinese richiamato che, con il Capo VI della legge n. 142, per la prima volta è stata posta legislativamente in rilievo l'esistenza di una specificità delle aree metropolitane e l'esigenza di attuare per esse forme di governo dei processi che le investono; poiché questa specificità ed esigenza è mostrata dalla storia di formazione e dalla realtà della situazione attuale dell'area torinese, motivata sul piano del merito, oltre che su quello della dovuta ottemperanza alle leggi dello Stato, è stata assunta l'ipotesi dalle iniziative legislative regionali di istituire un'autorità metropolitana a cui attribuire 'oltre alle funzioni di competenza provinciali, le funzioni normalmente affidate ai Comuni quando hanno precipuo carattere sovracomunale o debbono, per ragioni di economicità ed efficienza, essere svolte in forma coordinata nell'area metropolitana nell'ambito delle seguenti materie ribadita la volontà della Regione di innovare il suo rapporto con il sistema delle Autonomie Locali nel senso di: attribuire ai Comuni e alle Province una sempre più compiuta autonomia, mantenendo il proprio ruolo nei compiti precipui di indirizzo e di governo dei processi sociali, economici, culturali, territoriali ed ambientali di carattere e di portata generale operare attraverso il metodo della programmazione e della pianificazione, assunto come il metodo più adeguato per consentire il concorso e la partecipazione delle istituzioni e delle comunità, e per dare ai processi decisionali organicità, efficacia economica ed operativa a questi fini procedendo alla più opportuna azione di riordino delle autonomie e all'applicazione delle possibilità offerte dall'applicazione della legge n. 142 preso atto del parere di massima favorevole per la delimitazione dell'area metropolitana di Torino costituita dai trentatre Comuni elencati nel disegno di legge n. 151/91 a maggioranza espressa dalla Commissione e della minorità di consensi espressi relativamente al progetto di legge n. 155/91 ritenendo tuttavia opportuno, prima di esaminare in Consiglio regionale le succitate proposte legislative, riprendere il confronto con i Comuni al fine di valutare contestualmente sia la loro disponibilità ad avviare comunque ed in tempi rapidi prime forme di coordinamento e di cooperazione metropolitana attraverso l'applicazione delle leggi regionali sulle aree programma e sull'Assemblea dei Sindaci e l'uso degli accordi di programma e degli altri strumenti previsti dalla legge n. 142 che, se pur non possono essere considerati sostitutivi, possono essere considerati propedeutici all'attuazione di un governo metropolitano decide - di convocare, su iniziativa della Presidenza del Consiglio, una riunione dei Sindaci dei trentatre Comuni elencati nel disegno di legge n.
151/91 da svolgersi entro il 20 settembre prossimo, nel corso della quale con la necessaria disponibilità di tempo possa svilupparsi un fattivo e dialettico confronto sul tema dell'area metropolitana, sull'applicazione del Capo VI della legge n. 142, sulle forme concrete immediatamente attivabili per dar vita a prime azioni di coordinamento delle attività comunali di trasmettere a tutti gli altri Comuni della provincia di Torino l'ordine del giorno del Consiglio regionale dichiarando aperta la riunione a chi intendesse parteciparvi e portarvi contributi di idee e proposte di sentire la Provincia di Torino di dare mandato alla Commissione per la legge n. 142 di svolgere le attività ritenute necessarie per preparare le due riunioni predette di chiedere alla Giunta regionale di fornire alle riunioni i possibili ed utili contributi di informazione e di proposte in merito: alle applicazioni legislative, agli interventi programmatori pianificatori ed operativi regionali che potrebbero essere messi in atto per il coordinamento e la cooperazione metropolitana alla nuova articolazione provinciale che si determinerebbe nel caso che si giungesse all'istituzione della città metropolitana di sospendere, temporaneamente, sino all'avvenuto svolgimento delle riunioni di cui sopra, l'esame del disegno di legge n. 151/91 e del progetto di legge n. 155/91 iscritti all'o.d.g. dell'odierno Consiglio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 35 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 708 relativo all'attentato antisemita a Buenos Aires


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 708, presentato dai Consiglieri Spagnuolo, Chiezzi, Nerviani, Monticelli ed altri, relativo al gravissimo attentato antisemita a Buenos Aires, iscritto ieri all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte profondamente scosso per l'attentato antisemita di Buenos Aires esprime al Governo ed al popolo dell'Argentina il più vivo cordoglio per le vittime della strage è particolarmente vicino all'Associzione dei mutua assistenza israelo argentina, violentemente colpita, così come alle amiche Associzioni dei piemontesi in Argentina, da sempre impegnate in azioni di solidarietà per un'armoniosa integrazione dei popoli denuncia con rabbia e sdegno le mani criminali antisemite, artefici di un episodio diabolico di terrorismo, che ha richiamato le efferate violenze di un passato che si sperava abbandonato per un mondo dove finalmente la convivenza pacifica sia il suo fondamentale presupposto dà mandato alla Presidenza del Consiglio di farsi interprete di questi sentimenti nei confronti del Governo dell'Argentina e dell'Associzione di mutua assistenza israelo-argentina".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Esame ordine del giorno n. 710 relativo alla carcerazione preventiva


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dei vari documenti iscritti all'o.d.g. sul tema del decreto legge Biondi.
I documenti presentati sono i seguenti: ordine del giorno a firma dei Consiglieri Majorino e Masaracchio ordine del giorno a firma dei Consiglieri Chiezzi, Bosio, Maggiorotti e Calligaro ordine del giorno a firma dei Consiglieri Vaglio e Bodrero ordine del giorno a firma del Consigliere Mollo ordine del giorno a firma dei Consiglieri Dameri, Monticelli, Rivalta e Buzio ordine del giorno a firma dei Consiglieri Picchioni, Marchini Nerviani e Penasso ordine del giorno a firma dei Consiglieri Rossa e Fiumara.
Considerata l'evoluzione dei fatti, che sono ancora in corso, facendo rimanere agli atti del Consiglio questi documenti, è stato presentato oggi un altro ordine del giorno (n. 710), a firma dei Consiglieri Dameri Majorino, Gallarini, Lannes, Vaglio, Picchioni, Chiezzi, Rivalta ed altri (al quale chi lo desidera può aggiungere la propria firma), il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte prende atto con soddisfazione della decisione di rinunciare al decreto legge e di affrontare i temi della giustizia e della carcerazione preventiva con un disegno di legge che dovrà essere esaminato in modo approfondito ed approvato tempestivamente dal Parlamento auspica che in tal modo si possa contemperare le garanzie dei diritti individuali dei cittadini con l'esigenza della difesa sociale contro la delinquenza organizzata e la corruzione invita il Governo ed il Parlamento a predisporre misure di potenziamento delle strutture, delle risorse finanziarie, del personale della giustizia al fine di consentire l'espletamento rapido delle indagini giudiziarie e dei processi".
Questo documento tende a superare i documenti precedenti.
In relazione al fatto che è un momento estremamente importante, nella Conferenza dei Capigruppo abbiamo ritenuto di procedere in questa seduta alla votazione di quest'ultimo ordine del giorno, così come è stato presentato, prescindendo da un dibattito, perché tutte le cose che si intendevano dire possono ritenersi riassunte in questo documento.
Gli altri documenti restano comunque validi e verranno pubblicati in un supplemento di "Notizie" (nell'attuale non c'era più spazio), con il corredo della rassegna stampa più rilevante su questo argomento degli ultimi tempi.
Informo che un quarto d'ora fa abbiamo avuto notizia che il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Maroni, ha annullato la sua visita di domani, proprio perché vi è la seduta del Consiglio dei Ministri.
Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno testè letto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Ricordo che alle ore 14,30 vi sarà l'insediamento delle Commissioni non ancora insediate, quelle relative ai Testi Unici e agli adempimenti per la legge n. 142/90.
Al termine della seduta pomeridiana, potremmo fare una breve riunione dei Capigruppo per definire il calendario dei prossimi Consigli.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,25)



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