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Dettaglio seduta n.292 del 19/07/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallera e Marengo.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 933: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 3-35427 del 9/6/1994: 'Programma triennale 1994/1996 per la tutela ambientale, deliberazione CIPE 21/12/1993. Approvazione del documento di programma regionale'" (seguito) - Esame ordine del giorno n. 703


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 933, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Prima di dare la parola al Consigliere Lombardi, voglio dire che sono solidale con il collega, per il dispiacere che presumo vi sia da parte sua.
Lo ringrazio per la cortesia di volere intervenire ugualmente, in assenza dei colleghi Assessori.



LOMBARDI Emilio

La presenza solita del Presidente della Giunta garantisce i Consiglieri sull'ascolto dei loro interventi.
Con questo intervento vorrei anche non interrompere la quiete esistente in questo Consiglio.
L'assenza degli Assessori probabilmente aiuta in questa direzione.
Prendo la parola per conto del Gruppo per esprimere voto favorevole e nello stesso tempo l'apprezzamento nei confronti della Giunta dell'Assessore e dei suoi collaboratori per averci portato in tempo utile il documento, che è estremamente importante per la nostra Regione.
Non è facile elaborare documenti di questa complessità, anche se - come giustamente rilevava un collega che mi ha preceduto - questo documento avrebbe bisogno di inserirsi in un quadro complessivo di governo dell'ambiente. Noi manchiamo di un piano ambientale che preveda in maniera completa il governo dell'ambiente nella nostra Regione. E' vero: abbiamo un piano del 1988/1989, certamente superato dai tempi e dalle situazioni nuove; di conseguenza sarebbe molto importante che questi documenti attuativi di una programmazione si inserissero in una programmazione esistente.
Mi rendo però anche conto, per una fugace esperienza nel settore, che non è facile perché i rapporti esistenti fra le Regioni e il livello nazionale sono sempre difficili. Nonostante i proclami di una maggiore attenzione alle Regioni, di una maggiore responsabilità delle Regioni rimane il fatto che il rapporto fra il livello regionale e il livello centrale - a meno che non sia cambiato negli ultimi tempi (ma non mi sembra) - è sempre molto difficile, per cui le Regioni si trovano sempre in difficoltà quando debbono collocare la propria programmazione in un quadro di riferimento nazionale.
Al di là dei problemi sollevati dal collega Gallarini, per quello che riguarda la disponibilità di risorse, concordo pienamente che il problema delle finanze regionali sarà meglio chiarito e soprattutto meglio risolto quando ci sarà una riforma della finanza pubblica che assegni alle Regioni risorse certe nel tempo.
Non sono invece d'accordo su chi dice che questo governo ha privilegiato l'occupazione a danno dell'ambiente, perché a me sembra che questi due aspetti importanti della nostra società debbano riuscire a viaggiare appaiati.
Credo che l'ambiente possa essere fonte di occupazione, soprattutto se le risorse destinate all'ambiente hanno la capacità di operare perché lo sviluppo economico sia possibile. Probabilmente è una visione distorta del governo dell'ambiente che ha fatto sì che ambiente/occupazione e ambiente/economia possano essere in contrasto.
Ritengo che una programmazione valida, efficiente, riesca a mettere insieme questi due obiettivi e raggiungerli entrambi, derivando, appunto una grande opportunità di lavoro dal governo dell'ambiente.
Vi è poi - questa è una necessità ancora più grande - una necessità di coordinamento all'interno dello stesso governo regionale. I provvedimenti che oggi noi andiamo ad approvare riguardano diverse responsabilità diverse deleghe di Giunta e non sempre è facile trovare quelle integrazioni e quel coordinamento necessario perché ogni settore abbia la dovuta attenzione e il giusto peso. Però questa esigenza esiste. Il Presidente della Giunta, in questa direzione, ha fatto e certamente farà degli sforzi ma è certamente un'esigenza fondamentale.
Così come tutte le iniziative che affrontano i problemi dell'ambiente normalmente hanno dei problemi di consenso; è poca la parte di spesa destinata all'ambiente che non debba confrontarsi e scontrarsi con l'opinione pubblica e quindi ottenere il consenso necessario per affrontare determinati argomenti. Bisogna avere il consenso, ma bisogna anche poter decidere; quando manca il consenso normalmente i governi di questo nostro Paese non decidono e quindi i problemi languono ed aumentano, fintantoch poi si prendono dei provvedimenti in fase di urgenza sulla spinta delle difficoltà insuperabili e si trovano soluzioni che non sono adeguate o non sono valide per i problemi stessi.
Quindi è necessario il consenso e per avere il consenso è necessario che le popolazioni vengano informate, soprattutto che i pubblici amministratori vengano informati. E' strano, per esempio, che ogni Sindaco debba tutti i giorni affrontare con difficoltà i problemi della raccolta dei rifiuti ed i problemi collegati e nello stesso tempo ogni Sindaco dica di no alla creazione di una discarica sul territorio del proprio Comune.
Evidentemente - e faccio riferimento alle mie affermazioni iniziali - è necessario che ci sia un programma complessivo che individui responsabilità, livelli di responsabilità e metta in grado - chi si assume le responsabilità di poter decidere. Si dice, infine, che le risorse sono insufficienti; effettivamente se dovessimo affrontare tutte le difficoltà ambientali della nostra Regione le risorse che abbiamo a disposizione risulterebbero infinitivamente limitate. Però è altrettanto vero che abbiamo sentito questa mattina che le risorse che noi oggi destiniamo per questo piano sono risorse che erano già state destinate in anni lontani, in piani precedenti. Qui si collega la difficoltà appunto di avere le risorse e nello stesso tempo di essere messi in condizioni di poterle estendere perché se le risorse del piano triennale precedente le utilizziamo oggi per un programma nuovo, aggiornato, significa che quelle risorse, che erano insufficienti già allora, non siamo riusciti a spenderle.
Mi auguro quindi - condivido le scelte pratiche, precise, che sono inserite in questo piano - che tutte queste scelte abbiano i criteri della cantierabilità; è inutile fare dei lunghi elenchi di obiettivi da raggiungere, ma poi non avere il consenso o non avere neppure le condizioni tecniche per poterle realizzare.
Quindi le risorse sono insufficienti, ma come Consigliere posso ritenermi soddisfatto se tutte le risorse che abbiamo a disposizione, e che sono legate ad obiettivi indicati nel piano, venissero spese per realizzare tutti gli obiettivi che il piano prevede nei prossimi anni.
Un'ultima osservazione sul problema della tutela ambientale nei confronti del settore agricolo. In questo piano ci sono due obiettivi molto importanti che questa mattina non sono stati sufficientemente evidenziati e che toccano il settore dell'allevamento suinicolo. Si è parlato di un intervento che va a dotare le aziende produttrici e gli allevatori di vasche di stoccaggio per la distribuzione dei liquidi nei momenti opportuni; quindi evitando tutta una serie di problemi e soprattutto rendendo possibile una razionale utilizzazione di questi materiali. Così come sono molto importanti i due interventi per la trasformazione del siero di latte. Credo siano due interventi che forniscono un grosso contributo alla soluzione di una parte dei problemi legati alla produzione agricola; certamente i liquami degli allevamenti suinicoli e lo stesso siero di latte rappresentano fonti di possibile inquinamento sul nostro territorio. Con queste due iniziative si potrà trovare una buona ed utile soluzione.
C'è da dire che oggi i produttori agricoli stanno costruendo le vasche di stoccaggio e gli impianti per l'utilizzazione del siero a loro rischio e pericolo, perché i finanziamenti allora destinati sono risorse scritte su dei piani finanziari, che poi non trovano a bilancio la realizzazione necessaria per far fronte al documento programmatico. Pertanto l'auspicio è che queste risorse, che vedono già gli imprenditori e gli allevatori privati a far fronte ai loro impegni, vengano messe velocemente a disposizione perché anche questo è un modo per far maturare la convinzione che lo Stato e la Regione hanno veramente a cuore i problemi ambientali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Non ho avuto la ventura di seguire negli anni passati tutti i processi amministrativi e di intervento politico che riguardano le questioni dell'ambiente, pertanto mi attengo alla lettura di questo "ponderoso malloppo" che evidenzia tutto quanto anche nella Regione Piemonte è un'emergenza.
Il problema dell'ambiente è un'emergenza nazionale, non c'è Regione d'Italia che non lamenti la pochezza degli interventi, la non coordinazione degli stessi, uno scarso potere che le Amministrazioni regionali hanno potuto esercitare direttamente, sempre dipendenti dal Ministero dell'Ambiente. Ministero dell'Ambiente che, fra l'altro, di volta in volta, elargisce delle somme, ma non per dare alle Regioni la possibilità di un intervento risolutivo, ma per cercare di ovviare al problema del completamento delle opere in campo.
Noi in provincia di Novara - non è una questione di campanilismo, ma è perché ciascuno deve parlare delle cose che sa direttamente, che conosce direttamente - abbiamo dei casi eclatanti, il caso della città di Novara con il suo digestore, scandaloso caso, e non ultimo il caso di Mergozzo che, per quanto sia avviato a risoluzione, merita un intervento massiccio di 20 miliardi, dopo i 19 che vi sono stati spesi. Intervento questo a posteriori, con un ritardo di sei anni che ci fa pensare quanto sia giusta l'affermazione del tecnico attuale che afferma che può darsi che il digestore di Mergozzo non sia più tecnicamente adeguato alle nuove esigenze ambientali del territorio della provincia di Novara, fortemente compromesso dalla gestione delle discariche.
Sono tutte cose note che non è il caso di ribadire tanto per fare un mero discorso politico. Per quanto siamo favorevoli ad una risoluzione di questo genere, dobbiamo lamentare il fatto che la Regione non abbia poteri politici ed economici diretti per gestire una propria politica dell'ambiente.
Apprezzo l'affermazione, letta su "La Stampa", dell'Assessore Marino il quale si appella ad un concetto vecchio come il mondo. Avevo immaginato anch'io questo modo di fare, perché di fronte alle difficoltà alla fine si scelgono le risoluzioni che sembrano le più semplicistiche, ma che sono le più razionali. L'Assessore Marino ha detto: "E' arrivato il momento in cui ciascun Comune o ciascun comprensorio di Comuni gestisca nel territorio le proprie discariche", naturalmente attraverso una politica della raccolta molto differenziata ed oculata, per non entrare nell'ambito di quei grossi business che l'industria dei rifiuti oggi rappresenta in Italia. Quante cattive azioni politiche si sono consumate e si consumano ancora attraverso il business delle discariche! Ci sono aziende che sembrano una costellazione, dove le stelle si trovano di qua e di là, ma che in effetti fanno capo a grossi comparti economici che detengono un vero e proprio potere.
Di fronte a queste realtà, l'opinione che può esprimere un cittadino ancor quando sia rappresentante di un gruppo politico, è che una volta per tutte venga in Italia la novità della gestione diretta delle discariche da parte dei Comuni coordinati dalle Province, attraverso forme consortili dell'ambiente con responsabilità primarie per attuare un modo nuovo di fare politica da parte della Regione.
Altra osservazione doverosa riguarda il risanamento acustico ed atmosferico. Ho inviato, infatti, un'interrogazione urgente, alla quale aspetto ancora una risposta scritta, riguardante la questione dell'Alta Velocità. L'aver previsto una spesa per la città di Novara, nei termini e nei modi in cui è stata delineata, è ben poca cosa rispetto a tutto quello che bolle in pentola da parte di tutti i Comuni che si oppongono al progetto dell'Alta Velocità, soprattutto preoccupati per le conseguenze che potrebbero derivare sul loro territorio dall'attraversamento di questi treni in prossimità dei centri abitati.
Quindi, un intervento di questo genere è risibile. Lo prendiamo come se fosse scritto a memoria, ma è certo che la Regione, una volta accettato e realizzato il progetto dell'Alta Velocità, dovrà pure attrezzarsi per un possibile confronto con i Comuni. Infatti non sono pochi i Comuni che in questo momento stanno deliberando un progetto, così come era accaduto per il problema dell'energia atomica in tempi passati, di difesa, di scudo contro tutte le problematiche dell'Alta Velocità collegate con la questione dell'ambiente, che riceve grosso nocumento da parte dei rumori, e non soltanto quelli della viabilità nelle città.
Un'altra osservazione, pur essendo favorevole al programma, è legata all'affermazione che la questione di Trecate, per quanto abbia avuto un riconoscimento ufficiale così oneroso (25 miliardi), è soltanto legata alla questione delle otto aziende ad alto rischio. E' un'inveterata questione finalmente andata in porto per via dell'incidente al pozzo petrolifero 24 che però rimane scollegato dall'impianto industriale di San Martino. A San Martino di Trecate incombe la minaccia costante non soltanto per il territorio di cui fanno parte anche i Comuni di Cerano, Galliate e Romentino, ma addirittura per il territorio stesso di Milano. Basterebbe che una sola di queste aziende di San Martino scoppiasse per avere la mortalità di decine e decine di migliaia di cittadini, compresi quelli che vivono nel territorio della provincia di Milano.
E' vero che i pozzi di Trecate non fanno parte del sistema della produttività chimica che si trova nel territorio di San Martino, ma è anche vero, così come mi pare sia stato rilevato anche nelle zone del Veneto vicino a Venezia, che si tratta di terreni, quelli della Valle del Ticino morenici e, per via di sedimenti fluviali, molto delicati, per cui non è detto che la perforazione del terreno non comporti elementi di alto rischio, in concomitanza con l'altro alto rischio rappresentato dalle industrie di San Martino.
Sono valutazioni che tendono soltanto a far presente che andiamo a risolvere questioni che, comunque, dovevano essere risolte, perché non si può andare avanti a perdere tempo con una gestione sconsiderata del territorio e con interventi che, in definitiva, non sono né produttivi n risanano del tutto il territorio. Nello stesso tempo una politica di questo genere non può soddisfare l'esigenza di rispettare l'ambiente, non soltanto per la salvaguardia della salute pubblica, ma per la salvaguardia dei valori economici che il territorio abitato rappresenta nella collettività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Su questo programma triennale per l'ambiente sarebbe molto semplice sviluppare una serie di critiche semplicemente riprendendo le critiche che a suo tempo, mossero i colleghi Marino e Rivalta in Commissione, quando ancora vestivano la giacca degli oppositori. Si prendono le considerazioni che fecero, a conclusione delle quali l'allora Consigliere Marino, oggi Assessore, richiese il ritiro del piano, e sviluppare pari pari tutti gli argomenti che allora i colleghi proposero.
Oggi Marino ha cambiato giacca, Rivalta ha cambiato giacca, Chiezzi non ha cambiato giacca. Che fare? Marino cambiando giacca ripropone il piano con tutti i difetti che aveva ed inserisce alcune modifiche, e non rinuncia ad iniziare sia in Commissione sia oggi in Consiglio la sua relazione riproponendo la critica che non si tratta di un piano né tanto n poco strategico, ma di un insieme di interventi riportati in un documento chiamato programma triennale, senza respiro strategico.
La critica dell'Assessore non si può che condividere, anche se, a partire da questa critica, le conclusioni sulle decisioni, che ciascuno di noi prende in ordine al piano, divaricano, perché il collega Marino Assessore pro tempore, voterà il piano che egli stesso smantella all'origine, mentre il gruppo di Rifondazione Comunista rimane dell'opinione che un piano siffatto debba essere dichiarato del tutto insufficiente, e come tale non passibile di approvazione.
Una critica fondamentale che rimane è quella del modo in cui il piano è stato costruito.
Il collega Marino ricordò la mancanza di una consultazione appropriata delle comunità locali e di tanti Comuni, ad esempio in ordine alla destinazione e alle priorità delle bonifiche. Allora si protestò tutti insieme; tuttavia, viste le scadenze di Governo, non vi è stato il tempo di dare una decisa correzione a questo fatto. Rimane quindi il giudizio generalmente negativo su questo piano.
L'Assessore Marino e la Giunta hanno poi proposto delle modifiche. Sono modifiche utili, che correggono certe storture, che inseriscono problemi di cui ci si era dimenticati, e questo è un fatto positivo. Vorrei per soffermarmi su uno dei problemi per i quali rilevo invece l'esistenza di una contraddizione non risolta e che penso sia di tutte le forze che si dichiarano progressiste.
Il problema riguarda il tema dello smaltimento dei rifiuti. Molti Consiglieri, forse lo stesso Assessore, concordano nel dire: "Bisogna uscire dall'emergenza". La situazione attuale dello smaltimento dei rifiuti, anche ad un osservatore pochissimo attento, può essere verificata come la rincorsa di problemi che nascono ed esplodono qua e là per il Piemonte, tutti di grandissima emergenza: sembra che in intere aree del Piemonte, una volta al mese, non si sappia cosa fare dei rifiuti che produciamo, e così via. La situazione è perciò difficile e questo documento non l'affronta.
Forse motivo di riflessione potrebbe essere quello che - di fronte ad un problema così aspro e duro e che richiederebbe anche in tempi stretti la proposizione di una politica accanto ad un documento di questo genere - la scelta della formazione di una Giunta così come l'avete portata a termine con l'estraneazione pregiudiziale politica e programmatica di una parte dei Verdi presenti in Consiglio regionale e di Rifondazione Comunista, è stata la strada che non vi ha consentito (pur con i tempi stretti, le emergenze e tutto quanto volete portare a giustificazione di questa insufficienza) di affrontare, sia pure in termini di governo, un problema così spinoso con maggiore efficacia e con qualche chiarezza in più. E la chiarezza in più concerne il solito problema delle soluzioni magiche in campo dello smaltimento dei rifiuti e, in particolar modo, viste le scelte che saranno di qui a poco proposte dalla Giunta, in ordine al sistema di trattamento attraverso gli inceneritori.
Concordo con i colleghi che diffidano della soluzione esauriente essa sola di questo problema; concordo con quanti sostengono che sul problema dei rifiuti bisogna aprire un ventaglio di soluzioni e, prima di questo ventaglio, affrontare il problema dei rifiuti laddove inizia (mi riferisco al problema della produzione e, a valle di questo, al problema della raccolta differenziata, del riciclaggio). Una volta impostata una politica di questo genere, non solo in termini teorici, ma con le risorse necessarie (finanziarie, umane, tecnologiche, scientifiche), a quel punto si potrà suonare tutta la tastiera delle soluzioni tecniche.
Viceversa, in mancanza di questo, talvolta abbiamo assistito alla proposizione di soluzioni più o meno estemporanee: i vermi che mangiano tutto, i topi che mangiano tutto, i funghi che mangiano tutto. In alternativa, esistono delle attività produttive che costruiscono delle macchine, che bruciano tutto e che periodicamente si ripropongono come la soluzione allo smaltimento dei rifiuti.
Concordo con l'opinione che sugli inceneritori non debba essere fatta una guerra ideologica, ma deve essere parimenti respinta la guerra ideologica di chi li propone, in questa situazione, come la soluzione dei problemi.
Occorre respingere questa offensiva ideologica, che nasce da banalissimi problemi economici di ricercare profitti da parte delle aziende che costruiscono questi impianti. Si riporti questo problema all'interno di una politica che individui concretamente nella raccolta differenziata, nel riciclaggio, nella separazione e nella riduzione dei rifiuti le condizioni affinché questo tipo di impianto possa essere costruito ed inserito senza nuocere all'ambiente. Altrimenti succede quel che l'Assessore Marino disse in Commissione, ciò che stante così la situazione, impostare lo smaltimento dei rifiuti con una massiccia introduzione di inceneritori, probabilmente avrebbe significato non riuscire più a cambiare per nulla quantità dei rifiuti prodotti, modalità di raccolta e separazione dei rifiuti prodotti: in sostanza, darsi proprio una martellata sui piedi.
Su questo tema, la Giunta non ha fatto chiarezza. Infatti, l'Assessore Marino in un primo momento ha detto - e spero che lo confermi, nonostante l'intervento del collega Marchini - che nell'area torinese, per ora, si deve parlare di altro e non di inceneritore; la stessa cosa ha detto sul documento approvato in Commissione per l'area di Ovada, aggiungendo subito che su questo problema si poteva discutere. Viceversa, adesso veniamo a sapere che sull'area di Ovada questo tema dell'inceneritore viene risolto in termini positivi ed inserito nel piano.
Qui c'è un problema, a mio avviso. Da quel che capisco, non vi è solo un Consorzio che ha ipotizzato di costruire un inceneritore (che pertanto viene inserito nel piano). Ad esempio, l'idea dell'inceneritore su Torino vive da dieci anni; già nel 1981/1982, quando ero Assessore all'ambiente al Comune di Torino ed avevo rapporti con il Consorzio Torino Sud, questo aveva tra i suoi programmi quello dell'inceneritore. Non si tratta di questo.
A mio modo di vedere, si tratta della pressione lobbistica che i costruttori o il costruttore (non lo so) di un particolare inceneritore è riuscito ad effettuare in una situazione locale, rompendo ogni resistenza e riuscendo ad imporre la realizzazione di questo manufatto, con tutti i rischi non solo ambientali che l'inceneritore propone - e che mi pare non siano dati scientificamente per risolti ma proponendo anche, almeno in quell'area, la risoluzione del problema in un modo tale che probabilmente renderà più difficile affrontare il problema in termini ecologicamente più adeguati ad un rispetto dell'ambiente, ad una tutela delle risorse, a modalità produttive che segnino elementi di novità rispetto all'uso delle risorse. Forse chiarire meglio questa cosa sarebbe stato possibile se la formazione di questa Giunta non avesse tagliato fuori da ogni confronto anche programmatico, un'area della sinistra che qualche idea su questo l'aveva e poteva anche contribuire a trasformare questo gracile programma assemblaggio di vecchie cose, in un programma che assemblava quello che doveva essere assemblato, ma che cominciava in modo deciso e diretto a scegliere certe priorità, ad indicare chiaramente che non c'era alcuna volontà pregiudiziale nei confronti di qualsiasi tecnica, ma una volontà politica netta di mettere sui binari giusti il tema dello smaltimento dei rifiuti, cosa che viceversa non è avvenuta.
Non riprendo quindi i motivi di critica a questo piano. Non so se le osservazioni che sono state fatte a proposito degli inceneritori produrranno nella maggioranza e nella Giunta delle riflessioni; se così non sarà il voto su questo piano non sarà positivo. Se viceversa la maggioranza e la Giunta rifletteranno sulle critiche che sono provenute dai banchi dei Verdi e di Rifondazione Comunista, potremo anche ridiscutere il nostro atteggiamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Signor Presidente, in II Commissione, nella riunione del 25 maggio in cui fu presentata per la prima volta in quella sede l'elaborazione per il piano triennale sull'ambiente, io intervenni duramente a criticare i limiti di quello che veniva chiamato piano. Non sto qui a richiamare il merito di quelle critiche per non portare via tempo, ma quelle critiche portarono ad un atteggiamento negativo del Gruppo PDS (mio personale, ma che esprimeva la posizione del Gruppo). Oggi, rispetto a quella prima stesura, trovo elementi di correzione di alcuni limiti di contenuto e anche di impostazione di quel piano, che denotano la volontà dei nuovi Assessori di eliminare almeno in parte, per quanto possibile, le carenze che quel piano presentava. Non sto ad elencare - l'ho fatto nell'ultima Commissione tutte le voci, non moltissime, ma significative, di modifica o di aggiunta di interventi inseriti nel piano, che mi consentono oggi - pur rimanendo le valutazioni critiche peraltro fatte proprie dagli stessi Assessori per i limiti di impostazione e di metodologia che la realtà impone a loro stessi di cogliere in questi elementi positivi la ragione di un voto favorevole a questo piano.
E' però anche un voto - lo dico con molta amicizia per gli Assessori competenti - di incoraggiamento, in questi pochi mesi che ancora vi sono per l'attività di questa legislatura, a procedere anche per piccoli passi a migliorare e a realizzare la definizione di una politica ambientale della Regione, integrata, globale, per quanto più possibile identificabile nel suo complesso oltre che per singole azioni. Il rischio che si può correre in questi casi, lo dico sulla base di una molteplicità grande di casi sperimentati in cui il rischio è diventato realtà, è quello che dopo che un esecutivo ha approvato un piano, un programma o un qualcosa che pur surrettiziamente si pone come piano e programma (è il caso, per la storia che è stata richiamata più volte anche oggi, di questa politica dell'ambiente) le cose che vengono indicate, anche le più urgenti e più positive, rimangano lettera morta sulla carta nei cassetti della Regione.
Il rischio è, per molte ragioni oggettive, ma anche soggettive - che possono trovarci non attrezzati a seguire l'attuazione di un piano e di un programma - che le cose poi non si realizzino e ancora una volta questi pur limitati interventi di pianificazione e programmazione rimangano lettera morta.
In questo senso, per essere il più rapido possibile, richiamo solo per titoli le attenzioni che secondo me devono essere poste.
La prima è quella di realizzare le condizioni di contesto, di pianificazione e di programmazione, entro le quali si possono collocare e più facilmente realizzare - direi quasi impegnativamente realizzare anche con riferimento alle condizioni di contesto - i singoli interventi che stanno nel piano e nel programma, in questa fattispecie per l'ambiente.
Penso ad esempio - qui mi rivolgo particolarmente all'Assessore Bresso che gli sforzi fatti per migliorare i contenuti di questo programma in direzione dei parchi, in particolare degli interventi che riguardano quella che si può considerare ormai la punta più significativa ed emblematica della politica dei parchi regionali, cioè la tutela dell'asta fluviale del Po, si possano tanto più facilmente e più impegnativamente realizzare nella misura in cui, per esempio, si predispongono come quadro di contesto positivo il piano territoriale dell'asta fluviale del Po ed i piani di area. Non compete a noi, ma ai singoli Consigli dei tre parchi, pur se con riferimento alla responsabilità che è tutta interna alla Regione e in gran parte è anche interna allo stesso organo esecutivo della Regione per quanto riguarda i piani territoriali e i piani territoriali operativi, in questo caso del Po. Sotto questo profilo mi rivolgo espressamente al Presidente Brizio per la sua responsabilità generale di rappresentanza della Regione e poi in specifico all'Assessore Bresso. Per il Parco del Po - questo vale non solo per la politica dei parchi, ma anche per i rifiuti e tante altre cose - diventa essenziale che questa intenzione positiva, anche segnata dal differenziale di contenuti del piano, sia accompagnata rapidamente da strumenti di pianificazione territoriale: i piani territoriali veri e propri, i piani territoriali operativi e i piani urbanistici che devono tenere conto delle decisioni di carattere settoriale. Tanto più sarà facile realizzare queste indicazioni se proprio questa politica territoriale urbanistica ne difende e garantisce la possibilità di realizzazione. Una seconda ragione che spinge ad operare subito è che è necessario che all'interno di questi programmi settoriali si estrapolino le cose che hanno priorità o quelle che si devono realizzare pur non avendo priorità - perch sono finalizzate ai finanziamenti ricevuti - costruendo così programmi di intervento non a medio e lungo termine, ma a breve termine, dove siano precise le indicazioni temporali e le operazioni che devono essere svolte dalla Giunta regionale e da altri enti pubblici o privati che debbono intervenire. In qualche modo occorre delineare le operazioni.
A questa Giunta, Assessori Bresso e Marino, e Presidente Brizio, dico che la programmazione a breve termine con indicazioni di una sorta di programmazione lineare - quella che fanno le industrie che realizzano quasi in tempo reale i prodotti o che fa una qualsiasi impresa di costruzione che realizza i suoi manufatti nel giro di dodici-diciotto mesi - va precisata come impegno da osservare, come strada da seguire: tempi, relazioni e decisioni devono essere prese dai vari soggetti chiamati in causa. E' anche una maniera di delineare il quadro rispetto al quale potrebbe essere necessario, senza abusarne eccessivamente - domani forse ne parleremo discutendo dell'area metropolitana definire degli accordi di programma e magari di costituzione, come istituzioni, di Consorzi che in qualche caso diventano necessari per gestire la realizzazione.
Detto questo, ho alcune osservazioni specifiche da svolgere. Queste erano le mie raccomandazioni dal punto di vista generale. Spero di poter verificare che qualcosa in questo senso si metta in campo, come base informativa da dare al Consiglio rispetto a come ci si muove, come si opera e con chi si opera. Vengo ad alcune questioni particolari. Una questione per esempio, che richiede la formazione di un programma a breve termine anche per la responsabilità a breve termine di questa Giunta: è la questione dell'amianto, che si perde dentro il programma complessivo delle bonifiche. Vi ricorderete che il primo intervento di questa legislatura che io feci qui dentro - fu proprio sul problema ambientale e spero che sia servito fin da allora l'accanimento con cui lo posi per fare andare avanti anche se in un primo momento ci fu disattenzione - le politiche di tutela dall'inquinamento dell'amianto. La questione dell'amianto si perde un po' perché l'aspetto più rilevante ancora attivo è quello della miniera di Balangero. E' fuori per ragioni legislative, di canale di finanziamento, ma la Regione deve mettere in atto l'intenzione di portare avanti un piano per l'amianto che riguarda Casale, Cavagnolo e in generale politiche di recupero della situazione inquinante della diffusione di Eternit e di sostanze pericolose nella nostra Regione. Non può essere che i Consiglieri regionali intervengano con l'interrogazione per stimolare, per far prendere qualche iniziativa o per essere informati: occorre costruire dei nuclei operativi attorno a spezzoni di questo programma per l'ambiente, includendo anche quelle questioni specifiche per materia, e per analogia di materia che sono rimaste fuori perché non rientrano nei canali di finanziamento stabiliti per l'attuazione di questo programma. Questo dell'amianto l'ho preso come esempio, ma vale per molti altri casi.
Seconda questione è quella che riguarda il problema degli inceneritori.
Una delle critiche dure che io feci il 25 maggio riguardava appunto la presenza, quasi fantomatica - perché non erano stati decisi da nessuno, non erano individuati i siti, non si era trovato il consenso con le popolazioni di ipotesi di costruzione e realizzazione di inceneritori che erano carenti di tutti gli elementi fondamentali per poter pensare ad una loro realizzazione.
Oggi l'Assessore Marino ci ha presentato un emendamento in relazione alle esigenze di smaltimento di rifiuti del Consorzio Ovadese che presuppone la realizzazione di un inceneritore. Anche qui credo che si debba avere coscienza, in qualche modo, dell'indicazione di intenzione perché i finanziamenti che sarebbero messi comunque in gioco, che non sono ancora disponibili, sono comunque non sufficienti per la realizzazione di un inceneritore. Ma quello che voglio richiamare, e lo richiamo in tutta coscienza proprio perché non sono sicuro di quello che succede intorno agli inceneritori - di qui una delle mie critiche dure il 25 maggio - è che nel momento in cui si inserisce un'indicazione di finanziamento, che è finalizzato al Consorzio di Ovada, e che ha come sbocco, forse solo ipotetico, la realizzazione di un inceneritore, questa Giunta e l'Assessore competente dovranno assumersene la responsabilità riguardo a tutto il Piemonte. Una responsabilità piena che purtroppo avviene al di fuori di una decisione di piano generale che riguardi la nostra Regione e avviene tirando un filo, invece di affrontare la matassa dello smaltimento dei rifiuti che grava sulla nostra Regione. Se si sceglie, come si sta scegliendo, la politica degli inceneritori, dovrà assumersene la responsabilità piena riguardo a tutto il Piemonte.
Non porto avanti il discorso perché richiederebbe un po' di tempo, ma dico che se si assume questa linea diventa assurdo non pensare all'incenerimento dei rifiuti per l'area torinese. Diventa persino ridicolo pensare che le operazioni si facciano in aree dove la produzione dei rifiuti è relativamente limitata - se è autoctona, se non viene importata da altre parti del territorio - e non pensare di farle su un'area come quella di Torino dove invece il problema è grave.
Se è possibile affrontarlo ad Ovada, allora io dico che la Giunta regionale non può esimersi - assumendo tutti i termini di realtà e di responsabilità - dall'affrontare questa stessa questione (non dico oggi, ma certamente nel prossimo futuro) per l'area torinese.
Dico anche cosa vuol dire "assumersi piena responsabilità". Vuol dire non limitarsi alle autorizzazioni da parte di chi ne facesse richiesta, ma porsi sul piano della pianificazione della soluzione del problema dei rifiuti. Questo come uno degli strumenti che naturalmente diventerà fondamentale con tutti i rischi che Marino stesso ha denunciato e che richiamava Chiezzi.
La questione della raccolta separata dei rifiuti, della loro riduzione della selezione di quelli che devono andare all'inceneritore, deve essere la premessa che da domani vediamo realmente effettuarsi nella nostra Regione. Sia dove già questa politica viene accettata ed autorizzata, come prima o poi avverrà ad Ovada, ma anche là dove questa politica - se quella è la scelta - è di maggiore e più estrema necessità come nell'area torinese. Piena responsabilità vuole anche dire: non stare all'esterno dei processi che portano alla scelta delle tecnologie. Per la delicatezza che queste tecnologie comportano, non può essere una questione che lasciamo ai privati che, di fronte agli alti guadagni che queste attività svolgono vengono ad offrire i propri servigi. La Regione deve mettersi in grado di avere le conoscenze e le capacità per essere il soggetto responsabile delle scelte e delle linee tecnologiche di maggiore qualità; deve anche realizzare le condizioni strumentali proprie delle Province per il controllo della gestione di questi inceneritori, della loro manutenzione delle loro condizioni di esercizio, degli effetti continui ed il monitoraggio di quello che succede.
Con la questione di Ovada c'è un'assunzione di responsabilità più larga che avrebbe dovuto essere riportata in un aggiornamento del piano dei rifiuti; l'apprendiamo oggi, ma sappiamo dalla Giunta e dall'Assessore che deve partire immediatamente un'azione di responsabilità del tipo di quella che ho richiamato.
Ultima questione è quella dell'educazione ambientale, che qui è stata presentata come una delle questioni fondamentali per la politica ambientale del futuro. Aggiungo che, per l'esperienza che questa Regione ha condotto fortunatamente non si parte da zero su questa questione.
L'educazione ambientale richiede che non ci si limiti ad una distribuzione di documentazione, di pubblicazione, richiede che si faccia riferimento centrale, per questa educazione, alle scuole. Come è stato fatto. L'esempio di Prà-Catinat è stato portato avanti su impegno della Regione Piemonte e della Provincia di Torino prima ancora di porlo nelle mani del Ministero al fine di superare quelle assurde decisioni della Falcucci che non consentivano neppure più alle scuole di partecipare agli stage.
Occorre quindi che l'attività di informazione e di educazione diventi un fatto integrato con l'attività didattica delle scuole. In questo senso la collega Sestero, quando era Assessore provinciale, aveva realizzato una struttura di elaborazione didattica per integrarsi con la didattica della scuola. Avevamo agito sui provveditori scolastici perché questa integrazione si mettesse in campo. Credo che la questione vada ripresa di lì: l'integrazione della questione ambientale deve essere portata dentro all'insegnamento delle materie scientifiche, delle materie culturali, non può essere soltanto un qualcosa che si aggiunge in parallelo all'attività didattica istituzionale delle scuole. Deve essere portata dentro all'attività didattica e di sperimentazione delle scuole, nelle materie scientifiche e nelle scienze naturali; deve avvalersi dell'esperienza, come laboratori esterni, della realtà regionale, del Centro didattico di Prà Catinat, di altri centri che sono stati realizzati nei parchi, ma persino delle strutture che riguardano l'opera di recupero e di bonifica ambientale e di quelle di intervento attivo di tutela ambientale. Voglio dire che gli inceneritori stessi e certi impianti di smaltimento devono essere "pezzi" del laboratorio didattico delle scuole; non può essere una materia soltanto teorica e tanto meno a lato delle materie della scuola. Devono rientrare nella nostra realtà, non teoricamente, con riferimento ad una qualsiasi parte del territorio. Sotto questo profilo penso che debba essere ridefinito un progetto con le strutture scolastiche, perché l'attività didattica e a poco a poco i testi scolastici entrino davvero nel processo didattico formativo delle nostre scuole. Altrimenti è una nozione aggiunta una gita scolastica che forse rischia di non dare i frutti che dovrebbe dare come processo formativo.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa.
Chiederei agli Assessori Riba, Bresso e Marino di sviluppare le loro repliche raccomandandone l'essenzialità.
Prego, Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

La mia non è una replica, la mia è una dovuta risposta al quesito che in maniera e con un'ottica diversa, si sono posti i colleghi Garino e Lombardi rispetto al problema dei liquami, dell'utilizzazione o distruzione dei reflui degli allevamenti dei suini.
Su questo punto la Regione, in quanto Assessorati, era stata assiduamente impegnata e la scelta poteva oscillare fra due ipotesi di comportamento: la costruzione di alcuni depuratori era stata l'ipotesi sviluppata da Garino come Assessore all'ambiente.
La seconda ipotesi è la tesi dell'Assessore Lombardi, utilizzata dal nostro Assessorato, cioè l'utilizzazione di questi reflui per lo spandimento sui terreni agricoli e quindi la loro utilizzazione come materia prima secondaria per la produzione agricola e agroalimentare.
Al quesito su come sono stati impegnati e destinati i 27 miliardi e 500 milioni previsti per questa destinazione, siamo in grado di rispondere che tutto l'importo è stato impegnato sulla base di 275 domande pervenute alla Regione da parte di allevatori che hanno assunto con la domanda l'onere di impegnare a loro volta il 60% della spesa. Per cui i 27 miliardi e 500 milioni, che sono suddivisi tra somme investite dallo Stato per il 40% e tra somme investite dai privati per il 60%, sono tutti impegnati.
Abbiamo anche autorizzato l'esecuzione delle opere - lo abbiamo fatto fare dagli uffici decentrati della Regione per sburocratizzare la procedura. Non abbiamo ancora il finanziamento statale esigibile e liquidabile, per cui naturalmente gli operatori agricoli provvedono sotto la loro responsabilità; ovviamente deve trattarsi di una responsabilità che risale ad una consuetudine nel campo degli interventi, credo non soltanto agricoli. Infatti gli agricoltori procedono all'esecuzione delle opere e ad operazione avviata riceveranno il 40% da parte della Regione.
Tale sistema è molto innovativo nella metodologia della produzione delle carni suine, perché evita - naturalmente qui sarebbe del tutto fuori luogo esporre un'elaborazione di tipo scientifico quel famoso metodo di produzione che determinava la fuoriuscita di cattivi odori, quindi non inquina l'ambiente dal punto di vista olfattivo e non lo inquina con la produzione di grandi reflui da immettere, previo trattamento con i maxi depuratori, nel sistema fognario.
Si utilizzano i reflui proprio secondo quella impostazione consuetudinaria che reintroduce nella terra l'azoto e le altre sostanze attraverso la procedura naturale. Entro domani sarò in grado di fornire a tutti i colleghi l'elenco delle aziende che hanno presentato la domanda ed i relativi importi, perché l'impostazione della pratica è stata tutta meccanizzata ed automatizzata per cui i colleghi potranno vedere anche la dislocazione di questi interventi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bresso.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Innanzitutto credo occorra fare una premessa; non mi pare che si possa affermare che esista contraddizione fra quanto io stessa e il collega Marino affermammo in veste di oppositori in sede di discussione della prima bozza di programma triennale. Ripeto - non tutti quelli che sono intervenuti avevano sentito l'inizio della discussione il fatto che si chiami programma triennale per l'ambiente non significa che questo sia un programma triennale per l'ambiente. Infatti è una riassegnazione di fondi in larga parte già stanziati su leggi specifiche, settoriali, relative agli acquedotti, leggi relative ai rifiuti, leggi relative ai parchi, ecc.
fondi derivanti da programmi settoriali, altri derivanti invece da leggi non di tipo programmatico, ma da leggi di puro finanziamento.
Il mettere insieme obbligatoriamente quei progetti che devono essere rimessi nel programma impedisce di fare effettivamente un programma, perch non di un programma si tratta, ma di un collage di interventi già definiti in altre sedi. Quindi, con i limiti di questa realtà, possiamo dire di avere operato per cogliere tutte le sollecitazioni possibili, tanto è vero che abbiamo accolto tutte le richieste nei modi in cui era possibile.
Ricordavo questa mattina che per il Parco del Po - trattandosi di parco era possibile spostare dei finanziamenti da una voce all'altra - abbiamo accolto la richiesta di inserimento; non abbiamo potuto farlo per quelli che non rientrando tra le aree protette, non rientravano in quella tipologia, ma li abbiamo inseriti nelle richieste sui fondi nazionali, che potrebbero invece accogliere la richiesta.
Lo stesso discorso vale per la partita rifiuti e bonifiche sulla quale tutti i soggetti che si sono attivati per chiedere l'apporto di modifiche e che avevano a nostro avviso forti ragioni, sono stati ascoltati. Sono stati presentati degli emendamenti sui quali alcuni colleghi sono intervenuti.
Detto ciò il vero piano per l'ambiente è quello che andremo ad elaborare - speriamo prima della fine della legislatura - che deve essere ai sensi della legge, predisposto entro l'ottobre 1995. Noi speriamo di predisporlo con grande anticipo rispetto a quella data, proprio per poterne fare l'atto vero di programmazione in campo ambientale.
Quello sì dovrà essere un vero e proprio piano che definirà le linee di intervento della Regione negli anni futuri e che potrà godere di quei gradi di libertà che questo programma non consentiva per le ragioni che abbiamo detto.
Su alcune questioni specifiche che sono state sollevate nella prima parte dell'intervento del Consigliere Garino, ha già risposto il collega Riba. Invece sulla domanda se esiste il cofinanziamento per l'acquedotto per la Bassa Langa asciutta, la risposta è positiva. Il Consigliere Garino ci ha dato l'occasione di accorgerci di un errore materiale che nella sintesi, non nella scheda dove le cifre sono esatte, era avvenuto. Infatti era stato riportato nella tabella "A", che deve riportare il costo complessivo degli interventi e non il finanziamento sul triennale; solo il finanziamento sul triennale e non il cofinanziamento della Regione e del Consorzio, concessionario del finanziamento, che porta l'intervento complessivo ad 8 miliardi di cui 2.540 milioni sul triennale, 1.500 milioni della Regione e 3.960 milioni del Consorzio intercomunale che realizzerà l'acquedotto.
Quindi il cofinanziamento esiste e solo per un errore materiale non risulta nella tabella "A", mentre negli emendamenti è a pag. 88 "d" e nel testo integrato è a pag. 104.
Lascerò al Consigliere Garino il testo con la correzione, comunque nelle schede la cifra è correttamente riportata.
Il collega Mollo ha sollevato una serie di questioni, ed ha proposto anche un ordine del giorno. Per quanto riguarda la situazione della depurazione degli aquedotti avremo prossimamente l'occasione, parlando dell'applicazione della legge Galli, di fare un discorso più articolato ed approfondito. Mi permetterò di far avere un volume di qualche anno fa - che non ha circolato molto in Regione, tant'è vero che anch'io ne avevo dimenticata l'esistenza - che riporta una serie di dati relativi al funzionamento dei sistemi di depurazione in Piemonte. E' un volume interessante, da cui risulta una situazione che ha delle luci e delle ombre, perché non tutto funziona bene, ma risulta anche - e non solo da quegli studi, ma anche da confronti fatti a livello interregionale - che la Regione Piemonte su questa materia è, senza alcun dubbio, all'avanguardia.
E' vero che il 30% della popolazione non è ancora servito, ma il 70 che è servito, producendo inquinamento concentrato presenta maggiori problemi, perché negli altri casi le diluizioni sono meno difficili. Si tenga anche conto della situazione nazionale. Per esempio, in Lombardia, il Comune di Milano è totalmente senza depuratore.
Tra l'altro con questo intervento, che speriamo non sia solo sulla carta ma si tramuti in fondi reali da spendere, raggiungiamo una buona situazione di depurazione. Mancheranno ancora delle frange, ma l'essenziale sarà stato fatto.
Questo progetto inizia nel 1976; da allora sono cambiate maggioranze Giunte, Assessori, ma per fortuna alcune cose positive sono state fatte dalle tante maggioranze che si sono succedute. Qualcuno le ha fatte meglio qualcuno le ha fatte peggio, qualcuno ha accelerato, qualcuno ha rallentato.
La realizzazione del Consorzio Po-Sangone, finanziata con fondi regionali, è il perno su cui ruota il sistema della depurazione in Piemonte, ed è il risultato operativo di un Consorzio di Comuni, non certo solo della Regione. Quindi, non possiamo vantare meriti che non sono tutti nostri.
Alcuni problemi esistono, specialmente quello della depurazione che è molto complesso. I depuratori molto grandi sono più efficienti e presentano alcuni problemi di concentrazione dello scarico pur depurato. I depuratori piccoli sono di più difficile controllo e di minore efficienza.
Nel complesso, possiamo ritenere di essere nel momento in cui è possibile cominciare a programmare un ulteriore salto di qualità, e ragionare su una situazione a regime relativamente soddisfacente rispetto al resto del Paese, non soddisfacente da alcuni punti di vista. Per esempio, si possono attuare politiche che riducano le quantità di acqua che si manda in depurazione e riutilizzare le acque depurate in modo da poterle sostituire a molti usi di acque potabili. Tutto questo per attuare un risparmio. Si può procedere all'unificazione dei servizi a livello di bacini ottimali, che consentano una maggiore efficienza del sistema. Questo permette di affrontare la questione dell'applicazione della legge Galli.
Ho chiesto al Presidente della V Commissione di inserire all'o.d.g. una comunicazione sui primi elementi di applicazione per la legge Galli, per consentire al Consiglio di avere una relazione sugli intendimenti della Giunta, e successivamente di predisporre il testo definitivo da proporre all'approvazione del Consiglio. Se fosse obbligatorio, potremmo presentare il provvedimento entro il 3 agosto.
E' una partita molto delicata che richiede un confronto ampio con le popolazioni locali, e siccome lo stesso Ministro, ieri al Comitato di bacino, ha affermato che il rinvio verrà concesso perché è necessario un maggiore approfondimento della partita, ne approfitteremo per avviare un procedimento di confronto più vasto con i moltissimi soggetti interessati (Comuni, Consorzi, aziende pubbliche, miste e private).
Quindi, è opportuno che, a partire da un primo ventaglio di ipotesi e sentito il parere della Commissione, si vada alla predisposizione del progetto definitivo affinché il Consiglio possa avviare le consultazioni formali sul provvedimento. Quindi, avremo occasione di parlarne più approfonditamente fra dieci giorni.
Sono del tutto d'accordo con il Consigliere Gallarini - credo anche il collega Marino - sul fatto che le risorse non possano che venire dal triennale, perché le dimensioni stesse delle risorse in campo non renderebbero in nessun modo possibile alla Giunta di sopperire con risorse proprie. Non sarebbe neanche immaginabile.
Abbiamo però alcuni problemi. A causa dello slittamento chiesto da alcune Regioni che non erano riuscite ad attivarsi in tempo, si rischia di non avviare entro quest'anno la prima parte della spesa riguardante le progettazioni esecutive e il conseguente inizio dei lavori. Se il progetto fosse stato presentato nei termini, cioè entro settembre, saremmo potuti partire; non sarà così, perché il Ministero avrà 45 giorni di tempo per approvarlo.
La sollecitazione del collega Marino riguardava una serie di questioni urgenti che non saranno risolte sul triennale, e che quindi forse dovremmo affrontare come Regioni. Si tratta di alcune modeste questioni che riguardano le dimensioni delle risorse che siamo in grado di mettere in campo. Ma questo lo valuteremo quando avremo più chiari i termini.
Sulle cose dette dal collega Chiezzi circa gli aspetti dei rifiuti risponderà in dettaglio l'Assessore Marino, ma concordo con il Consigliere Chiezzi sul fatto che non è un piano. Infatti non è un piano, perché il piano per l'ambiente deve essere approvato entro il 1995. Questo è un programma di spesa che rialloca, e in buona parte sulle stesse voci, spese già destinate alle diverse leggi di settore. I nostri margini di manovra erano tutti all'interno di leggi di settore - e solo su alcune voci - come quella dei parchi, delle bonifiche, per le quali le risorse erano destinabili solo parzialmente.
Per le altre si tratta di progetti che richiederebbero l'avvio di un piano in sede, per esempio, di Autorità di bacino, anche per spostare solo quattro lire. Quindi una procedura di grande complessità e che non consentirebbe di spostare queste somme dai fondi destinati all'Autorità di bacino ad altri, perché non sarebbe comunque in nostro potere. Questo per dire che è proprio solo un programma di spesa, in larghissima parte vincolata. Dentro questi limiti abbiamo modificato parecchie cose.
Il collega Rivalta faceva rilevare che le politiche devono anche essere controllate. Io non posso che essere d'accordo con lui e, per parte mia, mi impegno a seguire questa attuazione, sperando che si possa fare, perché il primo problema sarà quello di riuscire ad avviarla più che a controllarla solamente.
Sulle questioni di contorno e di contesto su cui il collega è intervenuto, dico invece che non solo ho chiara la situazione, ma che sarà indispensabile il ruolo del Consiglio e in particolare della Commissione consiliare di cui lui è Presidente. Come il collega ben sa, i processi di pianificazione territoriale sono molto complessi e hanno dei tempi in parte obbligati, che sono determinati dalla legge (per esempio, quelli durante i quali è possibile fare le osservazioni, e che dobbiamo rispettare); gli unici tempi che possono essere accelerati sono quelli della Giunta e del Consiglio. La Giunta li sta accelerando. Il piano d'area della parte alessandrina del Parco del Po è in adozione per il tratto del Cuneese e con i poteri sostitutivi, entro la fine di questo mese verrà adottata anche la parte del tratto torinese. La stessa cosa avverrà da parte della Giunta con il PTO del Po.
Successivamente, trascorsi i tempi per le osservazioni che ovviamente non sono modificabili, toccherà al Consiglio; ripeto, la Giunta farà rapidissimamente la propria parte, ma poi toccherà al Consiglio. Dipenderà quindi da questo Consiglio se entro questa legislatura disporremo del Progetto Territoriale Operativo del Po, dei piani d'area, del Parco del Po e del Parco della Mandria. Quest'ultima è un'altra delle questioni essenziali, se vogliamo poter firmare la convenzione con la FIAT, che non è firmabile domani, ma lo sarà una volta approvato il piano d'area che consente il mantenimento della pista fino ai termini della scadenza della convenzione.
Da fine settembre queste cose saranno compito del Consiglio; sarà questo Consiglio che potrà decidere su questi strumenti di pianificazione territoriale, che peraltro i colleghi in parte credo conoscano, perché sono frutto di un lungo iter in cui questo Consiglio è già stato coinvolto ampiamente. La stessa cosa varrà per gli strumenti di pianificazione territoriale regionale, su cui, per parte nostra, rispetteremo i tempi spetterà poi al Consiglio decidere cosa fare.
Ultima questione (ce n'è ancora una, almeno per la parte che mi riguarda): la programmazione a breve termine, l'estrapolazione delle priorità. A questo proposito, anche se non riguardava il piano triennale (che è un concentrato di priorità passate, per certi versi, che adddirittura avrebbero necessitato di soluzione in passato; code di fabbisogni ormai incancreniti dal tanto tempo passato da quando i relativi finanziamenti avrebbero dovuto essere stati messi in atto), concordo sul fatto che il documento programmatico per il 1995 dovrà, in un quadro di contesto, individuare però alcuni elementi di priorità a breve termine.
Queste sono in fondo le cose su cui le maggioranze si confrontano e si giudicano, perché quelle a lungo termine non competono mai a loro, ma sempre a qualcun altro.



PRESIDENTE

Concludiamo le repliche con l'Assessore Marino; prego.



(Commenti del Consigliere Rivalta, del Presidente della Giunta Brizio e del Consigliere Marchini)



MARINO Massimo, Assessore regionale

Volevo intervenire, intanto ringraziando quelli che hanno in qualche modo condiviso le proposte fatte e il tentativo di spiegarle. Non ho l'abitudine di lasciar perdere alcune osservazioni critiche alle quali vorrei rispondere con molta tranquillità, ma anche con molta determinazione; alcune di queste critiche non le posso accettare e cercher quindi di difendere le cose che ho detto. Mi riferisco ad alcuni interventi, in particolare quelli dei Consiglieri Chiezzi, Miglio e Masaracchio e, naturalmente, a quello del Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Io voto a favore.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Parlo dei contenuti, poi tutti sono liberi di votare come ritengono.
Parlo dei contenuti, delle critiche e di alcuni aspetti. So benissimo che il Consigliere Marchini ha fatto un certo tipo di dichiarazione di voto che ho apprezzato; spero di non fargli cambiare opinione, però voglio capire perché altri Consiglieri, in base alle critiche che hanno fatto dichiarano comunque di non votare a favore. Ho l'impressione che, se si approfondiscono le questioni, si debba decidere se chi sta all'opposizione di una maggioranza, sostanzialmente per principio, non vota comunque un documento, oppure non lo vota perché ci sono realmente delle cose che non condivide.
Voglio dunque rispiegare e chiedo qualche minuto in più, se me lo si consente, per difendere le cose che ho detto e verificare la nostra eventuale diversa opinione sulle varie questioni. E' una discussione di una certa dimensione, se non altro per l'ordine delle risorse di cui si discute, dei problemi politici ed istituzionali che ci sono. Questa insieme al riordino delle UU.SS.SS.LL., della sanità e ad alcune altre, è una delle questioni che - ci piaccia o no ci coinvolge e ci coinvolgerà in questo ultimo anno di legislatura. Quindi - ripeto - chiederei qualche minuto in più, altrimenti il Presidente mi chiederà di accelerare.
Peraltro, non sono moltissime le cose su cui intervengo: sono sostanzialmente tre. Il primo tipo di critiche sono state fatte, in particolare, dai Consiglieri Miglio, Chiezzi, Masaracchio e in qualche modo (così mi sembra di ricordare) anche dal Consigliere Gallarini.
Essi hanno sostanzialmente posto una questione di questo tipo: c'è una mancanza, nel documento presentato, di sufficiente impostazione programmatoria; c'è stato un qualche elemento di mancanza di consultazioni che peraltro noi stessi avevamo sottolineato, ma su questo ha già risposto la collega Bresso, tant'è che ci sono dei progetti che sono stati inseriti come si suol dire, in "zona Cesarini".
Si è chiesto se è un piano di tipo emergenziale o strategico. Il collega Miglio ha espresso delle critiche al fatto che da qualche parte presumibilmente nella delibera iniziale del piano, non ci fosse una critica al governo attuale, ma forse anche precedente, per la mancanza di nuove risorse. Il Consigliere Gallarini, forse fraintendendo - lo dico molto pacatamente - il mio discorso sulla problematica del bilancio, ha detto che non possiamo pensare di andare a ributtare tutte queste problematiche nell'assestamento del bilancio 1994.
Una buona parte di queste critiche devo dire sinceramente che le respingo per due ordini di motivi. Il primo è che, come abbiamo detto sia io che la collega Bresso fin dall'inizio, questo è il piatto che ci è stato confezionato con il titolo "Piano triennale dell'ambiente", che ha delle precise forme di presentazione da parte delle Regioni. Le tabelle C) e A) non le abbiamo inventate noi; era prescritto alle Regioni di presentare il piano secondo una modalità che io ritengo del tutto discutibile, ma che è questa, non è altra! Era molto più razionale - lo ricordava Garino l'impostazione del primo piano triennale che in qualche modo era un piano triennale. Questo è un insieme di recupero di risorse che ha avuto il titolo "Piano triennale 1994/1996". Da questo punto di vista è evidente che c'è una difficoltà di tipo programmatorio e di impostazione strategica, ma c'è un'altra difficoltà che si dimentica, cioè che questa Giunta è stata votata in quest'aula il 7 giugno e che il 9 giugno scadeva la presentazione dei piani triennali da parte delle Regioni, per cui l'unica alternativa quel giorno (9 giugno), prima riunione della Giunta nella quale io ho dovuto presentare e far approvare un piano, era che la Regione Piemonte non presentasse il piano triennale. Due giorni dopo, l'11 giugno, il Ministro ci ha comunicato la proroga al 31 luglio. Da questo punto di vista devo dire che pur nello schema che ci impone la delibera CIPE del gennaio 1994 che dava 120 giorni di tempo, se avessimo avuto tre mesi di tempo io ritengo che in base ai miei orientamenti di ordine politico, culturale ed istituzionale, si sarebbero fatte delle modifiche che avrebbero permesso una maggiore adesione ad un piano che in qualche modo è contingente con una strategia programmatoria più seria. Ma noi avevamo soltanto qualche ora forse qualche settimana di tempo, e non dei mesi. Ripeto che due giorni dopo la scadenza abbiamo avuto conoscenza dal Ministro che ci sarebbe stata la proroga al 31 luglio e se non ricordo male il decreto di proroga è stato fatto parecchi giorni dopo. Quindi questa parte di critiche personalmente non ritengo di doverle accettare.
Alcune delle cose dette dal collega Miglio sulla mancanza di critiche al Governo sono state in qualche modo riprese nel documento in cui ci sembrava corretto riprenderle, cioè nell'ordine del giorno. Anche qui devo fare un chiarimento: noi non possiamo, magari involontariamente, avallare un discorso che per chi ha occasione di perdere il suo tempo a leggere i comunicati ANSA e le rassegne stampa, ha già sentito in questi giorni. Il Ministro sostanzialmente dice che, poiché le Regioni non presentano il piano triennale, non presentano i piani dell'area ed una serie di altre cose, sono dei soggetti che vanno scavalcati: questo è il succo del discorso.
Anche su questo argomento qualche elemento di chiarezza va dato: prima di tutto al Consigliere Bodrero, che nel suo intervento di stamane ha chiesto un maggiore ruolo delle Regioni anche in termini di riscossione delle finanze. Io sono perfettamente d'accordo con il Consigliere Bodrero ed esprimo la mia solidarietà ad un'eventuale iniziativa dello stesso verso la forza politica a cui appartiene, che governa questo Paese insieme ad altri. Questo discorso del Ministro e dei Ministeri non va sottovalutato perché ci saranno alcune Regioni, soprattutto del sud Italia, che non presenteranno i piani triennali e non lo faranno per un motivo molto semplice: perché si ritiene che le risorse che verrebbero portate nella Regione con il piano triennale, siano meno rilevanti di altre risorse che attraverso altre strade e altri strumenti a queste Regioni arriveranno. E non è affatto detto, come si dice, che ci sarà da questo punto di vista il fondo di rotazione nazionale; non è affatto detto che le Regioni che non hanno presentato i piani verranno messe in frigorifero e le risorse prese e distribuite ad altre Regioni. Questa è una cosa che auspichiamo, ma che per nulla è confermata. Aggiungo di più e faccio un esempio: è notizia recentissima che, per quanto riguarda i 27 miliardi dell'inceneritore di San Michele Vercelli, decaduto come progetto e i cui fondi sono stati ributtati per 17 miliardi sulle bonifiche e per 10 miliardi sugli acquedotti, sembrerebbe che a livello di Ministero non sia assolutamente dato per scontato che quei 10 miliardi andranno alla Regione Piemonte.
Infatti, presso il Ministro, o comunque in ambito di Ministero, c'è chi ritiene che, siccome si trattava della seconda fase di finanziamento di quel progetto, probabilmente quei 10 miliardi resteranno a Roma. Dico questo per mettere tutti i puntini sulle "i" e tutte le carte sul tavolo in modo che siano chiari i termini reali delle questioni, per poi valutare se è più utile una posizione unitaria della Regione Piemonte in questo momento o se è più utile accentuare elementi di differenziazione che comunque è ovvio che ci siano e nessuno vuole cancellarli.
Vado alla seconda questione che è stata la problematica "inceneritori".
Le critiche sono venute da Marchini, da Chiezzi e in qualche modo anche da Rivalta seppure nella forma, che io ho compreso, di responsabilizzazione rispetto all'impostazione che è stata data. Faccio una precisazione di fondo: io non ho proposto un emendamento che aggiunge 35 miliardi per l'inceneritore ovadese, ma ho chiesto lo stralcio di questo finanziamento e l'ho riproposto appositamente in aula per suscitare una discussione su questo argomento, ponendo, per quanto mi riguarda, delle condizioni ben precise che ho già espresso e che riassumo brevemente. In primo luogo, ad oggi non ci sono soggetti credibili per gestire questa problematica, cioè tutti i soggetti, praticamente la grandissima parte, che presentano alle conferenze progetti di incenerimento, non sono a mio parere idonei a costruire ed eventualmente gestire impianti di questo tipo. L'ultimo progetto è stato quello del cosiddetto inceneritore per rifiuti ospedalieri a Favria Canavese dove, a detta dei tecnici dell'Assessorato, il progetto era assolutamente insufficiente per una questione di così grande delicatezza. Questa questione l'ho posta - l'ho già detto a vari soggetti prima di tutto alla Federpiemonte come questione generale, perché oggi c'è una mancanza di soggetti credibili, che abbiano alle spalle esperienze consolidate che permettano di affrontare seriamente una questione di questo genere.
Ma c'è un'altra questione: il Consigliere Marchini, seppure molto correttamente e pacatamente, ha detto: "Ho l'impressione che ci sia ancora, da parte dell'Assessore, una specie di remora di tipo ideologico per la quale quelli che vogliono fare l'inceneritore sono cattivi, quelli che vogliono fare le discariche più o meno anche e quelli che vogliono fare la raccolta differenziata sono dei bravi angioletti". Coglieva alcune contraddizioni, a suo parere, ad esempio, fra la posizione che ho posto di stralcio di inceneritore torinese e in qualche modo di riproposizione a certe condizioni di quello ovadese. Non credo che ci siano remore ideologiche, però c'è una situazione di fatto che non posso ignorare.
E' ovvio che il cosiddetto inceneritore Torino Sud dovrebbe risolvere una parte dei problemi dello smaltimento dei rifiuti nell'area torinese.
Voglio sottolineare che in questo momento, nella più grande tranquillità di tutti, la discarica dell'AMIAT di Torino sta smaltendo da mesi tutti i rifiuti dell'Astigiano, più una gran parte dei rifiuti dei due Consorzi attinenti a Torino Sud e Torino Nord. Ed è prevedibile - stante l'attuale situazione che questo processo di risoluzione dell'emergenza all'interno della discarica dell'AMIAT di Torino diventi una specie di elemento naturale che, per quanto mi riguarda, non sono assolutamente disponibile a ritenere naturale, perché è una delle più folli conseguenze del fallimento del vecchio piano regionale e della mancanza di una programmazione corretta di tutti gli strumenti per attuare la gestione e il governo dei rifiuti. Il fatto che oggi si portino i rifiuti da tutta la provincia astigiana alla discarica dell'AMIAT di Torino è una follia: è prima di tutto una follia sul piano economico per i Sindaci, per i Comuni e per le popolazioni di quelle zone. E' una follia dal punto di vista del trasporto, è una follia dal punto di vista dell'accelerazione dell'emergenza dell'area torinese e in particolare della città di Torino. Mi sorprende che ci siano coloro che come sta già succedendo in questi giorni - cerchino di addebitare a questo Assessore una qualche responsabilità sul fatto che, fermando il finanziamento dell'inceneritore torinese, si impedisca di trovare una soluzione alla crisi possibile - fra alcuni anni - di Torino. Ma nessuno di questi soggetti si degna di spendere una parola per dire che quello che sta avvenendo in questi mesi, cioè la soluzione dell'emergenza all'AMIAT di Torino, è pura follia. Guardate che non è un'emergenza che si chiuderà fra qualche giorno. Stiamo preparando - come sanno i funzionari che ho attorno perché lo fanno loro dopo lunga discussione - le proroghe con delibere, con le ordinanze che poi firma il Presidente della Giunta, per quasi tutti i soggetti che in questi mesi erano in emergenza, perché non sottovalutino anche gli strumenti della raccolta differenziata. Poi entrerò nel merito.
Questi soggetti si presentano agli incontri in Assessorato dicendo che non hanno trovato i siti e quindi chiedono una proroga di tre-sei-nove mesi: per fare cosa? Per continuare a scaricare all'AMIAT.
Oppure, la scappatoia che viene usata è l'inceneritore vercellese, o comunque Alice Castello, sempre Consorzio vercellese, che in questo momento credo sia quello dal quale l'Assessore Marino in particolare meno sia amato, per ragioni di cui mi ritengo del tutto innocente.
Questa è la situazione di oggi ed è una situazione dalla quale si deve uscire con decisione. Ho compreso benissimo quello che diceva Rivalta: decisioni che sono assunzioni di responsabilità pesanti, ma che vanno assunte rapidamente e con chiarezza. Sono pienamente d'accordo con quello che diceva Lombardi (non ero in aula, ma mi è stato riferito il suo intervento): oggi la Regione, in particolare, ha la necessità di fare delle scelte che siano chiare, trasparenti, urgenti e che contengano la massima attenzione possibile per le popolazioni. Tutti gli elementi di una strategia, che è comunque emergenziale, vanno fatti capire alle popolazioni che poi direttamente sono coinvolte. Da questo punto di vista devo denunciare il comportamento che prevale all'interno di moltissimi Consorzi di colori anche diversi: un comportamento di totale irresponsabilità, che rende l'attività di questi Consorzi prevalentemente inutile o dannosa, che gioca a scaricare su altri le responsabilità che in questo momento hanno solo questi Consorzi.
La Regione, almeno alla luce delle attuali norme, può fare un piano regionale, può indicare delle aree, può fare delle stime della produzione dei rifiuti, può indicare dei bacini e dei sottobacini, ma oggi non ha il potere di indicare il sito in cui si costruisce una discarica. Questo oggi, è compito e ruolo dei Consorzi. Se i Consorzi non lo fanno - per le ragioni che ho già accennato questa mattina - si presenta la situazione che abbiamo già affrontato con due Prefetti, sia con quello di Asti, sia con quello di Novara, seppure, devo dire, con sfumature molto diverse. Se nei prossimi mesi questa situazione continua, magari con l'obiettivo di rimandare tutto a dopo giugno del prossimo anno, sarà necessario capire quali strumenti nuovi, in base alla legge n. 142 o in base ad altre norme si possano utilizzare da parte della Regione o da parte dei Prefetti per superare la mancanza di scelte dei Consorzi.
L'altro giorno, nell'incontro con il Consorzio astigiano, il Comune di Asti e il Prefetto di Asti, il Prefetto facendo leva su due passaggi della legge n. 142 diceva che la Regione, in base appunto alla legge n. 142 potrebbe decidere al posto dei Consorzi. Io vi invito a leggere l'art. 14 se non ricordo male, della legge n. 142: è evidente che non è uno strumento idoneo.
L'altra ipotesi che è in mano ai Prefetti è quella di destituire i Sindaci che non svolgono, da questo punto di vista, il loro ruolo di responsabili sanitari nella loro realtà. Questa è la dimensione delle questioni, io ve la pongo: potete condividerla o no, potete ritenerla esagerata o no, ma questa è la mia valutazione della situazione. Non è affatto vero che, soprattutto in questo mese, non si stia concentrando l'attenzione sulla prevalente iniziativa che deve svolgere la Regione almeno in questo anno, su tutti quegli interventi che hanno come obiettivo la raccolta, la riduzione, ecc. Non è una dichiarazione di intenti: la Regione Piemonte è divisa in trenta aree di raccolta. C'è una parte dell'Assessorato all'ambiente forse troppo limitata che va potenziata e che lavora solo su questo e oggi siamo al punto che quando proponiamo al Presidente della Giunta le ordinanze per prorogare lo scarico fuori bacino in emergenza, inseriamo nelle deliberazioni "a condizione che il Consorzio ed i Comuni del Consorzio si uniscano e si attivino per promuovere tutte le iniziative che fanno parte della programmazione regionale sulle aree di raccolta", gli impianti di compostaggio, le forme differenziate in campane ecc. Questa è non solo l'attività prioritaria su cui stiamo progressivamente concentrando l'attenzione, ma addirittura la inseriamo cosa peraltro quasi discutibile - all'interno delle ordinanze che proponiamo di firmare al Presidente della Giunta.
Un'ultima questione riguarda la problematica che ha posto il collega Adduci sulle rivalse.
L'intervento di Adduci è stato breve ma stimolante nel suo insieme e, secondo me, anche molto corretto.
Sulla questione delle rivalse, la questione principale è la seguente.
Ovviamente sono assolutamente d'accordo con lui sulla questione di fondo. A parte l'iniziativa penale che riguarda la Magistratura (quindi è un terreno attraverso cui ovviamente si può anche arrivare a forme di rivalsa economica), per quanto riguarda la Regione o un qualunque soggetto istituzionale è evidente che l'iniziativa di rivalsa è concretamente praticabile nel momento in cui un soggetto istituzionale ha un credito. In altre parole: se la bonifica di un sito non viene fatta dal privato che ha inquinato in un certo modo e non sta disinquinando con sue risorse, ma viene fatta dalla Regione o da un qualunque altro ente, è evidente che nel momento in cui quei soldi sono stati spesi si attua una possibilità di rivalsa nei confronti del privato. Mi dicono - ma voglio approfondire questa cosa che fino a quando non si arriva in quella fase è difficile (se non sul piano della dichiarazione politica) che sul piano strettamente legale la Regione possa prendere un'iniziativa.
L'altra iniziativa che riguarda il cosiddetto danno ambientale spetta allo Stato attraverso un articolo della legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente di alcuni anni fa.
Ho concluso il mio intervento. Vi erano alcune altre cose, ma quelle che ho detto mi sembravano le più rilevanti. Chiederei al Consiglio di esprimersi e in alcuni casi invito i Consiglieri a rivedere la propria iniziale dichiarazione di voto o le valutazioni critiche espresse. Mi auguro che il mio intervento, forse troppo lungo, possa essere servito a cambiare, almeno in parte, l'opinione critica di alcuni Consiglieri.



PRESIDENTE

Grazie sinceramente all'Assessore Marino per l'ampia e documentata replica che ha riservato al Consiglio.
Gli interventi sono conclusi, le repliche pure.
Possiamo procedere all'esame dell'emendamento che è stato presentato non prima tuttavia di avere ricordato che è stata dichiarata una correzione tecnica di errore formale alla pagina 214 delle modifiche apportate in sede di Commissione: Tabella A), al n, d'ordine 36, Codice tipo N, Area programma A Settore Intervento 2, Soggetto competente Regione Piemonte, Titolo intervento "Consorzio Acquedotto Bassa Langa Asciutta (CN) - Interconn acqued, cons, con rete idrico-potabile Comune di Alba", alla voce "Costo milioni 2.540" leggasi "8.000", alla voce Totale "Costo milioni 12.165" leggasi "17.625" nel documento coordinato (All. C) l'errata corrige si trova a pagina 104.
Questa è semplicemente una comunicazione, perché si tratta di errore materiale che in questo modo correggiamo.
Ha chiesto la parola l'Assessore Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Brevissimamente. La scheda riporta già questa cifra: i 2.540 milioni sono la quota stanziata sul triennale; gli altri, a concorrenza degli 8.000, sono invece la quota di autofinanziamento che in questi progetti è prevista per 1.500 milioni per la Regione e per 3.950 per il Consorzio che gestisce e realizza l'opera.
Nella tabella C) vanno riportati solo gli stanziamenti del triennale nella tabella A) invece la totalità dell'intervento; mentre in questo caso nella scheda sono riportati gli 8.000 milioni, nell'elenco sintetico era stata riportata la stessa cifra della tabella C), invece di quella che doveva correttamente essere inserita per l'intero importo che costa l'opera. Questa è la ragione della correzione.



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'emendamento presentato dalla Giunta regionale: emendamento sostitutivo della Tabella "A" (Totale) contenuta nelle modifiche approvate in sede di Commissione - pagina 184 (invariata la legenda) nel documento coordinato (All. C) l'emendamento si trova a pagina 49.



PRESIDENTE

TABELLA



PRESIDENTE

Se non vi sono richieste di parola su tale emendamento, lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli, 6 contrari e 2 astensioni.
La parola al Consigliere Garino per dichiarazione di voto sull'intero testo della deliberazione.



GARINO Marcello

Grazie, Presidente.
Io non avrei dovuto intervenire perché la dichiarazione di voto per la verità l'avevo già fatta questa mattina se non fosse che l'Assessore Riba ha fatto una dichiarazione che corrisponde esattamente all'inverso della verità.
L'Assessore Riba, nel pomeriggio, mettendo a confronto la posizione espressa dal sottoscritto e quella del collega Lombardi, ha voluto insinuare, anzi: ha detto esplicitamente che per quanto riguarda l'ex Assessore Garino questi aveva proposto una politica della depurazione dei liquami suini, mentre invece l'Assessore Lombardi aveva una posizione diversa perché ritornava allo spandimento.
Ora, è evidente - e lo dimostrerò - che l'Assessore Riba è assai male informato o comunque poco informato. Sarà bene che questa assemblea sappia che l'unico depuratore che la Giunta del 1990 si trovò ad avere finanziato quello di Fossano, fu revocato su proposta del sottoscritto dalla Giunta di cui anche lei, in questo momento Vicepresidente del Consiglio, faceva parte.
In secondo luogo, sarà bene che l'Assessore Riba sappia che il depuratore della Valle Po, che poteva essere un depuratore civile con la possibilità, se compatibile, di depurazione anche di liquami suini, non fu approvato proprio perché compatibile non era. Non solo, ma esiste un caso clamoroso che è appunto quello del progetto di Fossano di 5 miliardi revocati.
Aggiungo inoltre che non esiste alcun problema tra il collega Lombardi e il sottoscritto, come potrà confermare lui stesso, perché questo piano triennale - che piano triennale sappiano non è alla pagina 84 "b", riporta gli interventi per quanto riguarda il settore agricoltura e depurazione. I sette interventi furono proposti dall'allora Assessore Lombardi, sostenuti successivamente dall'Assessore Fiumara e fu il sottoscritto, come rappresentante della Giunta regionale all'interno dell'Autorità di bacino che esattamente propose questi sette interventi che oggi sono riproposti.
Mi pare questa una scorrettezza che dovevo denunciare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Colleghe e colleghi, abbiamo dunque sentito in quest'aula che il piano triennale, non certo solo per responsabilità della Regione, è un'occasione persa per avviare una seria politica di economia ambientale.
Innanzitutto - ed è già stato sottolineato dagli interventi nel dibattito generale, ivi compresi quelli degli Assessori competenti è difficile considerare dal punto di vista concettuale come "piano" un documento che di fatto nulla programma, non selezionando obiettivi primari in presenze poi di risorse finanziarie limitate.
Siamo di fronte al protrarsi del metodo del finanziamento a pioggia e ci sembra di essere ben lontani da quella programmazione ambientale senza la quale è difficile pensare ad un'efficace politica di corretta gestione del territorio e delle risorse naturali.
Siamo di fatto davanti ad un semplice contenitore di iniziative pregresse assemblate senza la necessaria possibilità di razionalizzarle. Il termine di programma poi perde ogni significato concreto nel momento in cui emerge, nella parte finanziaria, come esso non sia altro che una sommatoria di residui passivi accumulati negli anni precedenti. Di fatto questo documento non aggiunge alcuna risorsa fresca per la politica ambientale fatti salvi i finanziamenti previsti dalla legge n. 394 sulle aree protette. Per il resto si tratta unicamente di ridistribuzione delle risorse da progetti non realizzati o realizzabili. Questo è sicuramente un dato negativo, è un segno del fallimento della programmazione, certo è un segnale negativo nei confronti di una programmazione evidentemente non fatta secondo criteri di razionalità, spesso pensata e realizzata a tavolino senza il reale coinvolgimento dei soggetti interessati a cominciare dagli enti e dalle popolazioni locali e senza tener conto dei reali bisogni del territorio.
Inevitabile conseguenza è che i programmi rimangono sulla carta, come sono rimasti in questi anni, perché difficilmente realizzabili. Non è escluso che così agendo ci si ritrovi fra tre anni con gli stessi disavanzi nella spesa ambientale e con una situazione ancora peggiore dello stato dell'ambiente in Piemonte.
Rischiamo dunque di trovarci unicamente di fronte ad un'operazione di marketing politico, mentre la sostanza potrà essere difficilmente attuabile in tempi ragionevoli e rischia, anzi, di essere ulteriormente penalizzata e messa in crisi dalle recenti decisioni del governo sulla legge Merloni oppure da quelle prevedibili sul condono edilizio.
La stessa relazione dell'Assessore ci è apparsa poco entusiasta di questo piano che oggi la Giunta ci presenta. Ci è parso di capire che le ombre prevalgano sulle luci. Sarebbe dunque quanto meno curioso che fossero proprio i Verdi ad esprimere un giudizio positivo su un piano di cui nemmeno i responsabili di Giunta sono convinti.
Non è forse un caso che proprio l'Assessore anziché spiegarci il piano e le eventuali scelte politiche che lo guidano e lo giustificano abbia preferito soffermarsi sui problemi e sulle possibili soluzioni evidenziando peraltro una situazione grave che finora non è stata governata e che certamente il piano che oggi ci viene sottoposto non contribuisce a governare. Ad essere ottimisti l'unico possibile risultato di questo piano sarà quello di porre rimedio ad emergenze che da troppo tempo risultano essere tali, con gravissime, possibili ripercussioni sulla salute collettiva. Penso ad esempio ai casi dell'ex Fidom, alle questioni legate all'amianto e a tanti altri casi.
Se questo piano ci permettesse di portare a casa almeno la conclusione delle opere di bonifica di aree da tempo al centro dell'emergenza ambientale, sarebbe già un buon risultato. Ma anche qui il gioco dei bussolotti, che sposta miliardi da una bonifica all'altra, non vorremmo che alla fine lasciasse incompiute tutte le opere, non concludendone alcuna.
Vedremo.
Anche l'emendamento testè votato, che fa rientrare dalla finestra ci che era uscito dalla porta, ci lascia molto perplessi.



VETRINO Bianca

Dov'è la Giunta?



ROSSA Angelo, Assessore regionale

La Giunta è qua.



GIULIANO Valter

Questo è il segno dell'attenzione del governo regionale alle minoranze.
Concludo velocemente, anche perché non mi sembra il caso di andare oltre: per il momento il Gruppo Verdi sul provvedimento non riesce ad andare oltre una benevola astensione. Non è certo questo un atteggiamento pregiudiziale per principio perché, Assessore Marino, il discorso fatto sulla divisione dei ruoli tra governo e minoranza, rischia a volte di valere anche all'inverso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Dopo la replica dell'Assessore Marino, non posso che esprimere un voto contrario a questo pseudo piano triennale; premesso che non ho seguito l'iter di questo piano non facendo parte della Commissione. Il nostro voto contrario è motivato innanzitutto dalle incertezze, dai dubbi che lo stesso Assessore ha dimostrato su questo piano. In pratica andiamo ad approvare una deliberazione perché imposta da una direttiva centrale, una direttiva che giunge da Roma; noi ne prendiamo atto. Andiamo ad applicare un piano che tutti i membri della Giunta, che sono intervenuti sia nella presentazione nel dibattito generale, sia nella replica, hanno perfettamente specificato che non è un piano triennale. Pertanto mi piacerebbe sapere perché lo definiamo piano triennale; mi pare più corretto, a questo punto, mettere a fondo un piano reale. Triennale sull'ambiente, che non si può logicamente, per una Giunta nuova, proporre a distanza di 20 giorni dalla sua formazione. Per cui mi pare poco serio, da parte di questa Giunta, arrivare in aula con un piano che non è stato fatto da questa Giunta, ma era già nei cassetti, tanto per raccattare quattro soldini da investire sulle pseudo iniziative locali. Tale atteggiamento mi pare estremamente scorretto nei confronti di una programmazione del settore che si dovrebbe realmente fare.
Un'altra motivazione per un voto negativo è dovuta sicuramente alla questione dell'inceneritore di Torino; non vedo per quale motivo dobbiamo approvare l'inceneritore nell'Ovadese e non a Torino. Tutte le motivazioni fornite dall'Assessore sul fatto che si deve andare a vedere perché la discarica delle Basse di Stura è utilizzata da altri Consorzi, mi paiono assolutamente irrilevanti rispetto alla necessità che la città di Torino deve avere nei tempi più stretti possibili un'alternativa per lo smaltimento dei propri rifiuti, e non soltanto per quelli degli altri Consorzi. Noi ci ritroveremo, fra un paio di anni, con l'emergenza Torino.
Questo significa fare programmazione, perché dobbiamo pensare fin d'ora al problema dei rifiuti della città di Torino. E' quello il grosso problema della Regione Piemonte in materia di rifiuti. Quando andrà ad esaurimento la discarica delle Basse di Stura avremo veramente dei grossi problemi a gestire lo smaltimento dei rifiuti.
Quindi, l'inceneritore a Torino avrebbe rappresentato veramente la presa d'atto di una svolta nella gestione dello smaltimento dei rifiuti a livello regionale, ma soprattutto a livello urbano. Per questi motivi non posso che votare contro a questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ho ascoltato con attenzione le repliche degli Assessori, e per quanto umanamente possibile ho cercato di analizzare la posizione assunta dal Gruppo Rifondazione Comunista e di metterla in rapporto con le sollecitazioni pervenute specialmente da parte dell'Assessore Marino per superare contrapposizioni di fatto, conseguenti alla collocazione in maggioranza e all'opposizione su questo tema.
Il giudizio di Rifondazione Comunista su questo piano rimane non positivo. Teniamo conto non solo delle volontà, ma degli atti concreti che hanno portato ad inserire nel piano dei punti che condividiamo. Pertanto il nostro voto non sarà di carattere negativo, ma non possiamo, al di là delle contrapposizioni, giungere a dare un voto positivo per due motivi.
Uno di carattere generale e politico, ed uno di carattere specifico e concreto. Il motivo di carattere politico è il seguente: c'è modo e modo di presentare un piano di questo genere, sia pure nell'ambito di una contingenza molto stretta ed anche affannosa: la scadenza dell'approvazione, la rincorsa ad inserire quanto non era previsto. Il modo che avete presentato corrisponde, in modo non politicamente ricco, al tran tran di un governo preso da ritmi, tempi, procedure e scadenze che in qualche modo si devono osservare.
Vi era un altro modo di fare questo: era quello di affiancare a questo provvedimento - con tutte le sue angustie, e magari mettendo in evidenza più di quanto avete fatto l'angustia di una vostra azione dovuta alla forza della situazione - un grande progetto di rilancio di questo tema in termini politicamente più maturi e forti, in modo tale che ciò potesse presupporre da qui a otto mesi, di consegnare alla prossima legislatura qualcosa di serio e fondato per la predisposizione, entro il 30 settembre 1995, del programma regionale per l'ambiente. Questo va fatto quando vi è una forza di idee ampia, che non tagli pregiudizialmente fuori parti dello schieramento progressista e che aiuti un governo con i contributi critici delle aree ambientaliste, anche di Rifondazione Comunista, per consentire al documento di vivere in modo ricco la propria limitatezza e contingenza.
Le cose dette dall'Assessore Marino, alcune condivisibili, potevano essere costruite insieme, attraverso un documento che prevedesse non solo volontà politica, ma programmi ed atti concreti che superassero la contingenza.
Questo non è stato fatto e forse è il difetto di origine di questa maggioranza. Questo è il motivo politico.
Vi è poi il motivo pratico, tecnico e specifico ed è la grossa contraddizione che proponete in ordine al privilegio di un sistema di smaltimento attraverso gli inceneritori nella zona dell'Ovadese.
Questa è una palese contraddizione con quanto afferma l'Assessore, e cioè che non ci sia alcun pregiudizio a questo sistema di smaltimento, ma solo dentro una politica innovativa del rifiuto, che parta affrontando in modo radicale il problema, diminuendo la produzione di rifiuti. Questo invece non sta accadendo, perché l'Assessore Marino sa che purtroppo sta crescendo la produzione di rifiuti, per i quali gli inceneritori possono avere un interesse endogeno alla prosecuzione della produzione, anzi all'incremento, quindi rifiuti ad alto contenuto energetico.
Se questo discorso vale, non si capisce perché non debba valere per tutti e non solo per Torino, ma anche per altre ipotesi. Evidentemente ci sono delle pressioni, non c'è solo un Consorzio che pensa che questo sia il bene della propria comunità. Ci sono le pressioni che tutti conosciamo, e con le quali tutti coloro che si sono occupati di questi problemi si sono imbattuti. Le pressioni provengono da gruppi economici che detengono delle tecnologie oltretutto - l'Assessore dice poco affidabili, e premono sulle Pubbliche Amministrazioni per riuscire a piazzare un loro impianto in una qualche zona del Piemonte.
Per quanto riguarda la zona dell'Ovadese, la Giunta regionale ha detto per quanto vale il documento, che è possibile realizzare l'inceneritore.
Nella zona del Torinese, viceversa, no. Di queste contraddizioni vogliamo segnalare la gravità e l'insolubilità nell'ambito della maggioranza. Questo è il motivo tecnico per il quale il gruppo di Rifondazione Comunista si asterrà su questo documento. E' un'astensione che apprezza tutti gli elementi positivi, ma che doverosamente mette in luce, anche nell'ambito di uno schieramento generale progressista di cui facciamo parte, i limiti di questa azione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente della Giunta, le dichiarazioni di voto consentono alcune considerazioni che sono al limite tra l'umorismo e il paradosso; ma poiché questa è una giornata un po' strana, in cui vediamo anche il livello nazionale comportarsi in modo che si dimostrino ancora di più la crisi e la vacanza della politica, magari ce lo possiamo consentire.
L'immagine che ha dato la Giunta oggi è surreale. Noi avevamo puntato intendo dire la Giunta di centro - al dipartimento, in cui qualche Assessore fosse punto di riferimento di aree complesse di governo. Oggi abbiamo avuto l'impressione che invece sia prevalsa la logica dello scompartimento, uno scompartimento della Giunta in cui più Assessori sgomitano per essere protagonisti su qualche questione. E' un segnale, per certi versi, interessante. Dovrebbe quanto meno essere un atteggiamento coerente e quindi gli Assessori presenti, che sgomitano per parlare dovrebbero essere altrettanto presenti a sgomitare per sentire. Ciò non avviene.
Dobbiamo capire, signor Presidente, se stiamo passando dalla Giunta collegiale alla Giunta corale, che è una cosa un po' diversa. La Giunta collegiale è quella in cui tanti lavorano e uno solo parla; quella corale invece, è quella in cui nessuno lavora e tutti parlano. Abbiamo l'impressione che i segnali emersi oggi siano, per certi versi, abbastanza inquietanti.
Sulle dichiarazioni di voto, potremmo poi sostenere che questa Giunta vede gli Assessori del PDS sostitituire in via del tutto temporanea e straordinaria gli Assessori del pentapartito temporaneamente impediti o assenti o in panchina. Lo fanno con zelo, puntualità, senso dell'istituzione, e non possiamo che compiacerci di questo fatto naturalmente auspichiamo che al più presto si ritorni alla normalità. Se si pensasse che questa è l'ordinarietà, avremmo qualche curiosità a capire che senso ha la presenza della sinistra in questa Giunta. Questa ha portato in porto, in modo zelante e puntuale, i provvedimenti predisposti dalle Giunte di pentapartito; aspettiamo che ci siano i segnali della diversità e su questi ci misureremo. Non consentiamo, però, che avvenga, come è avvenuto all'esterno, che le conclusioni del lavoro di pentapartito siano vendute come il prodotto delle grandi maggioranze popolari, perché così non è.
Devo anche dire che ho molto apprezzato l'intervento dell'Assessore che io considero competente, fin quando qualcuno non lo continuerà a considerare a sovranità limitata. Registro che gli Assessori laici in questa maggioranza non sono dei visconti dimezzati, che hanno bisogno del gendarme vicino; quindi un Assessorato, quello alla sanità, è diventato trino, e quello all'ambiente non l'abbiamo capito, da quanto si è proposto.
In sede di insediamento della Giunta abbiamo detto che vedevamo come fatto molto positivo che delle espressioni della cultura ambientalista dovessero misurarsi con i problemi del governo, facendo emergere quello che correttamente ha detto l'Assessore, cioè l'esigenza dell'assunzione di responsabilità e di governo.
Vedi, caro Assessore, se queste cose le avessimo dette in quella sciagurata giornata in cui in questo Consiglio abbiamo approvato una deliberazione firmata da un autorevolissimo rappresentante del Consiglio con cui si revocava una deliberazione di Giunta, in dispregio allo Statuto, al Regolamento e ad ogni norma di comportamento istituzionale forse qualche discarica si sarebbe fatta e non ci saremmo prestati a questa sceneggiata per cui sicuramente qualunque sito è certamente la sede di preesistenze storiche, di grande valore paesaggistico, di falde acquifere: uno di questi tre elementi, in tutto il mondo, si trova! Questo elemento è stato alla base della ripulsa di qualunque autorizzazione a realizzare discariche. Bene, che adesso il mondo ambientalista si renda conto che i problemi vanno risolti, e che quindi bisogna fare il conto che si governa anche in presenza di falde acquifere e di preesistenze archeologiche, di beni ambientali assolutamente irripetibili - perché è così, anche la mia casetta è un bene ambientalmente irripetibile, perché non ce n'è un'altra eguale - noi lo consideriamo un fatto di grande crescita della capacità della democrazia di governare questi processi delicati.
In questo senso, l'argomento che avevo svolto in ordine all'inceneritore torinese, che non considero, come è stato detto da qualcuno... E devo dire di nuovo con linguaggio peloso, caro Chiezzi: è un linguaggio peloso! Tu mi devi dire cosa vuol dire che ci sono le pressioni dietro l'Ovadese: cosa vuol dire? Cosa vuol dire "le pressioni dei Gruppi"? Vuol dire che qualche pubblico amministratore ha deliberato, perché è stato su questo condizionato, invitato, pressato, pagato? Tu devi spiegare cosa vuol dire "le pressioni nell'Ovadese"! Devi dire cosa sono! Basta con questi linguaggi, che ci hanno messi - noi sì - ad essere tutti visconti dimezzati, mentre il vero visconte è un altro, quello che c'è in Via Torquato Tasso! E' ora di finirla con questo! Se nell'Ovadese ci sono state delle pressioni, che hanno indotto gli amministratori e questa Giunta a questo emendamento, lo devi dire! Devi dire cosa significa "le pressioni"! Le pressioni ci sono anche nel tram quando si fa la mano morta o quando si ha la fortuna di essere compagni di viaggio...



(Commenti del Consigliere Chiezzi)



MARCHINI Sergio

No, per favore, caro Chiezzi, ti pregherei, se vuoi fare un altro intervento, di chiarire cosa vuol dire la pressione dei gruppi organizzati, dei gruppi industriali: nei confronti di chi e in che cosa si sono concretizzate! Allora, prendo atto che con l'emendamento proposto e con la precisazione che ci è stata fatta, ci è stato dato atto che nei confronti dell'inceneritore non c'è una pregiudiziale di tipo cultural-ideologica viene considerato, come mi sembra giusto, dato l'impatto tecnologico e territoriale che ha un inceneritore, che questo debba essere visto all'interno di un approccio sistemico al problema dei rifiuti che evidentemente, vede i diversi elementi del problema da affrontarsi in modo organico e complessivo.
Prendo dunque atto che non c'è una pregiudiziale ideologica; questo mi interessava sapere: l'ho ascoltata e questa è ragione di più per dare voto favorevole, come Gruppo, a questo provvedimento.
Colgo l'occasione per richiamare all'attenzione del collega Riba visto che nella sua componente di replica ha richiamato il problema dei reflui agricoli di origine animale, che esiste una leggina che noi abbiamo proposto, o meglio un problema, che suggerisce di sottrarre alla normativa della legge Merli questa materia. Perché questa è una scelta che ha fatto la Regione Piemonte, un'interpretazione autentica che ha fatto la Regione Piemonte; altre Regioni hanno dato un'altra intepretazione. Chiedo all'Assessore se avrà la cortesia di verificare la praticabilità della nostra proposta di legge in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Di fronte alle necessità, e quindi agli atti dovuti, l'opposizione trova sempre facile il gioco della contrapposizione e, francamente - lo ho espresso in altra circostanza - per quel che rappresento nel Movimento Sociale Italiano, il gusto della contrapposizione me lo sento sempre sulla pelle. Però, in effetti, il risultato negativo che dobbiamo amministrare viene così da lontano che qualunque atteggiamento di pervicace contrapposizione mi pare sia soltanto un atteggiamento di politica strumentale.
L'Assessore si chiedeva quale sarebbe stato il voto del Gruppo del MSI date le dichiarazioni che ho fatto; in effetti, io non ho espresso un giudizio negativo sulla sua lettura dei fatti e sulla diligenza di tutta la struttura del suo Assessorato nell'aver evidenziato le emergenze, perché di casi emergenti nel territorio della Regione Piemonte ce ne sono tanti di più: è tutta una situazione che esplode. Ho detto che ho apprezzato le dichiarazioni alla stampa dell'Assessore, non soltanto sul suo giudizio per quanto riguarda l'assunzione di responsabilità da parte dei Comuni e delle Province, ma anche sulla valutazione da lui fatta sulla bomba ecologica decisamente esplosiva nel Piemonte.
La lettura, tradotta in termini di interventi dovuti, ci fa quanto meno sperare che, se gli interventi economico-finanziari saranno rapidi, si potrà incominciare ad avere una programmazione. E per quanto loro siano la maggioranza che si è contrapposta ad un altro tipo di ipotetica maggioranza, devo anche dire che la deliberazione proposta dalla Giunta la n. 933, contiene gli elementi di una visione programmatica (me la sono letta, ho segnato anche le parti più salienti): c'è una volontà programmatica, ma come potrebbe essere diversamente da parte di un rappresentante della politica che si interessa specificamente dei problemi dell'ecologia? Per cui, mi si passi il termine, "tanto di cappello all'Assessore"; staremo a vedere se tutto ciò che quanto meno qui è programmato per porre rimedio alle emergenze sarà attuato con una diligenza diversa e con un intervento diverso da parte della Giunta per avere da tutte le Province del Piemonte quello che è stato fatto dalla Provincia di Novara che si è attrezzata di un piano politico per uscire dall'emergenza dei rifiuti (ho qui con me dei ritagli di giornale che esplicitano questo nuovo modo di concepire la possibilità di uscire dalle emergenze); la Provincia di Novara è una Provincia fortemente colpita.
Ho altre comunicazioni per quanto riguarda Mergozzo. Non mi ripeto, le inadempienze, i ritardi anche di natura burocratica sono gravissimi e ci sono molte cose che mancano e che devono essere attuate. Speriamo che con questi 20 miliardi si possa intervenire a coprire tanto di più di quello che non si è stati capaci di fare con la spesa di 19 miliardi già consumati.
Di nei ce ne sono tanti. Per quanto riguarda la ricerca, la pianificazione, la divulgazione di tecniche agronomiche atte a ridurre l'impatto ambientale dell'agricoltura piemontese, sono citate tutte le Province che hanno un forte impatto con la risicoltura, ma manca Novara come se a Novara non avessimo il problema dell'atrazina nei pozzi; come se in tanti Comuni della Provincia di Novara i livelli dell'atrazina fossero stati, non dico manipolati, ma indicati diversamente, per cui, alla fine quell'acqua risulta potabile, ma solo sulla carta.
Non ne mancano di problemi, ma qui siamo di fronte a un dato di fatto e quindi dobbiamo prendere atto di una situazione per la quale rimane l'attesa, indipendentemente da chi governa, che lo Stato soddisfi queste esigenze, per coprire torti enormi consumati contro il territorio dalle precedenti amministrazioni, altro che registrare in positivo quello che si è programmato nel passato, quanto di sbagliato si è programmato nel passato! Ragion per cui adesso è buon gioco da parte di questa Giunta rabberciata così come si è voluto rabberciare, dire "noi comunque qualche cosa la stiamo realizzando".
Sicché, per onestà di intenti, un voto contrario non mi sento di darlo ma per una questione di principio politico non posso nemmeno dare voto favorevole. Per cui la mia astensione non la si voglia considerare come un voto contrario, ma come un voto favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 933 così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli, 1 contrario e 13 astensioni.
Collegato alla deliberazione testè approvata è stato presentato da parte del Consigliere Mollo l'ordine del giorno n. 703 del quale ho fatto menzione questa mattina ed ancora oggi pomeriggio. Su tale documento la Giunta ha proposto un emendamento aggiuntivo, che è stato già assorbito nella formulazione finale. Ne dò pertanto lettura in modo che tutti i Consiglieri ne abbiano contezza: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato preliminarmente che le risorse finanziarie stanziate in questi anni per l'ambiente sono state del tutto insufficienti e sono in pericolosa diminuzione e che quelle contenute nel programma triennale sono in realtà solo delle riassegnazioni di fondi già attribuiti in precedenza da altre leggi preso atto dell'approvazione nei termini utili del programma triennale per la tutela ambientale rilevato che tutti i progetti di intervento in esso contenuti affrontano e risolvono alcuni gravi problemi ambientali ed avviano progetti di forte rilevanza per il futuro sentite le dichiarazioni del Ministro per l'Ambiente che sottolineavano le complicate procedure attuative sollecita il Ministro per l'Ambiente ad attivarsi affinché nel più breve tempo possibile il Ministero approvi i programmi presentati dalle Regioni e vengano messe subito a disposizione le somme stanziate e richieste per consentire alle Regioni stesse di dar corso a tutti gli interventi programmati e proposti. Tale urgenza infatti consentirebbe alle Regioni una rapida attuazione degli interventi, ma determinerebbe attraverso la spesa e gli investimenti, un buon volano per le imprese e l'occupazione a cui il Governo sembra essere molto sensibile. Il dilazionamento dell'approvazione del documento regionale di programma triennale oltre l'inizio dell'autunno impedirebbe di fatto alla Regione Piemonte e agli enti assegnatari di avviare correttamente i progetti entro l'anno 1994".
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, per quanto mi riguarda chiederei, se fosse possibile, di votare questo ordine del giorno per parti separate. C'è una parte che mi sento di condividere, quella in cui si sollecita il Ministro a fare in fretta ad erogare i finanziamenti. La parte precedente invece è un'illustrazione enfatica di questo documento che, non avendo dato voto favorevole difficilmente può essere condivisa. Se la maggioranza accetta la votazione per parti separate mi asterrò sulla prima parte e voterò a favore della seconda; se non accetta la votazione per parti separate propongo l'astensione del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Mollo è d'accordo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Garino; ne ha facoltà.



GARINO Marcello

A me pare che questo ordine del giorno sia del tutto pleonastico. In sostanza abbiamo approvato dei provvedimenti, abbiamo fatto alcune scelte abbiamo espresso dei desideri e adesso, dopo la votazione, facciamo un ordine del giorno con il quale diciamo "Tenete conto che abbiamo approvato qualcosa e vi chiediamo di attuarlo". Ma avremmo allora approvato un documento senza richiederne l'attuazione? E' assolutamente pleonastico.



(Interruzione dell'Assessore Bresso)



GARINO Marcello

Ma questo lo fa qualsiasi Presidente che si rispetti o Assessore che si rispetti, al Ministero. Non ne vedo la necessità, per cui non parteciperò a questo voto.



PRESIDENTE

La parola il Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

Al di là delle opinioni di ciascuno, in effetti l'ordine del giorno nasce da una considerazione molto semplice. Le premesse erano necessarie per introdurre l'argomento; tale decisione nasce dal fatto che giorni fa il Ministro per l'Ambiente, in dichiarazioni pubbliche, ha sottolineato il fatto che c'era e c'è una resistenza effettiva, fatta anche di procedure che rendono difficile lo stanziamento di fondi e la spesa relativa. Se esiste effettivamente questa volontà da parte dei Ministri di semplificare il tutto, questo ordine del giorno non fa altro che richiamare il Ministro a rendere operanti le sue dichiarazioni, che tendono appunto a sollecitare ogni azione e a favorire la messa a disposizione di fondi.
Diversamente mi rendo conto anch'io che dopo aver approvato un documento non sarebbe necessario riprendere l'approvazione di un ordine del giorno che approvi tale documento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Marcello, Assessore regionale

Non sono d'accordo con il Consigliere Garino, non c'è nulla di pleonastico. Questa mattina, non casualmente, ho citato la questione del bilancio regionale, che poi Gallarini ha ripreso nel suo intervento, per essere chiari sulle responsabilità: se nel giro di pochissimi mesi le richieste che qui sono fatte non vengono immediatamente finanziate, alcune emergenze ambientali che sono oggi - non fra sei mesi - all'ordine del giorno, dovranno essere affrontate attraverso significative modifiche al bilancio attraverso l'assestamento. In altre parole, se il Ministro non finanzia - tanto per essere molto chiari, lo dico soprattutto ai Gruppi che si sono astenuti o hanno votato contro - degli interventi per Piossasco o per la ex Roma di Tortona, o il Presidente Brizio e la Giunta si assumono la responsabilità di tirare fuori parecchi miliardi e affrontare questa situazione, oppure, per quanto mi riguarda, essendo al momento io l'Assessore all'ambiente, segnalerò di chi sono le responsabilità di queste situazioni.
Gli impianti della ex Roma di Tortona sono nella possibilità di collassare da un momento all'altro, allora il Ministro deve avere chiaro che cosa gli stiamo chiedendo e con quali tempi. In questo ordine del giorno non c'è assolutamente nulla di pleonastico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

L'intervento dell'Assessore mi suggerisce di segnalare l'opportunità che a questo punto l'ordine del giorno del collega Mollo, pur lasciandogliene la paternità e quindi per certi versi il merito - noi lo voteremo - diventi un momento più integrato e reso più incisivo con l'indicazione delle questioni che poneva l'Assessore.
L'obiettivo di richiamare l'attenzione del Ministero va bene, per incominciamo anche a segnalare al Ministero che esistono delle questioni così drammatiche, anche perché difficilmente si riproporrà un'occasione del genere. Quindi chiedo al collega proponente e all'Assessore competente se non ritengano opportuno integrare questo ordine del giorno con degli elementi più puntuali e più precisi sui quali richiedere l'attenzione del Governo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Non è possibile, perché mi riproponi la questione inceneritore torinese inceneritore ovadese. Se in questo ordine del giorno noi segnalassimo la particolare emergenza della ex Roma di Tortona, domani ci sarebbero dieci persone che direbbero "E perché Piossasco no?". Noi stiamo facendo una serie di altre azioni per segnalare nelle sedi appropriate le emergenze che ci sono, in modo che ognuno abbia la propria responsabilità.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Vale anche per gli acquedotti. Abbiamo gli acquedotti non a norma, gli elenchi sarebbero molto lunghi.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione per parti separate del testo dell'ordine del giorno, così come è stato richiesto.
Pongo in votazione la prima parte, dall'inizio alla parola "attuative".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La prima parte dell'ordine del giorno è approvata con 29 voti favorevoli e 13 astensioni.
Pongo in votazione la seconda parte, dalla parola "sollecita" alla fine.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seconda parte dell'ordine del giorno è approvata con 30 voti favorevoli e 13 astensioni.
L'ordine del giorno è approvato in tutte due le parti; pertanto, la questione relativa alla deliberazione sul piano triennale per la tutela ambientale è risolta.


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 151: "Legge 8/6/1990, n. 142 'Delimitazione e funzioni dell'area metropolitana'" (rinvio)


PRESIDENTE

Per quanto riguarda il punto 9) all'o.d.g., relativo all'area metropolitana, proporrei di rinviarne l'esame in quanto la relatrice Presidente Spagnuolo, non è presente.


Argomento: Trasporti su ferro

Esame proposta di deliberazione n. 444: "Consultazione popolare, ex art. 64 dello Statuto della Regione Piemonte, sulla realizzazione di una nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità nella Valle di Susa" - Esame ordine del giorno n. 702 Risposta a relative interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 444.
Al riguardo è stato presentato un ordine del giorno firmato dai Consiglieri Picchioni, Penasso, Cerchio, Vetrino, Mollo, Marchini, Rivalta Dameri, Vaglio e Adduci.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei chiarire, solo per l'ordine del dibattito, che si era convenuto che contemporaneamente avremmo risposto alle tre interrogazioni esistenti quindi, fatalmente, la Giunta parlerà a più voci su questo argomento, come mi pare logico e necessario. Non è un elemento di coralità, ma è un elemento di collegialità e di importanza perché su un problema di questo rilievo ci sono aspetti ambientali, aspetti di trasporto, aspetti di risposta ad alcune interrogazioni. Quindi, parleremo io e la collega Bresso quando sarà il momento opportuno.
Bisogna anche ricordare che la deliberazione viene in aula respinta dal voto della Commissione. Questo non è un elemento banale! La deliberazione viene in aula con il voto contrario della Commissione.
Chiedo al Presidente del Consiglio come si procede. Se comincia il Consigliere Chiezzi ad illustrare il suo documento, per me va benissimo. La cosa più breve possibile.



PRESIDENTE

Il Consigliere Chiezzi ha presentato una proposta di deliberazione. A mio avviso, ha diritto di illustrare questa proposta. Ritengo che apra il tema dell'Alta Velocità e, trattando di questo implicitamente o esplicitamente, si risponde anche alle interrogazioni e alle interpellanze che sono state presentate. Quindi ciascuno avrà la possibilità di intervenire specificamente sulla questione.
Ricordo ancora che è stato presentato un ordine del giorno di sintesi sulla posizione firmato da numerosi colleghi. Credo che alla fine tutto questo si trasformi in un dibattito sull'Alta Velocità, però il documento di partenza è la deliberazione proposta dal Consigliere Chiezzi che ha la parola e può illustrare.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Questo è un intervento di illustrazione della proposta di deliberazione firmata da molti Consiglieri per deliberare una consultazione popolare nella Valle di Susa in base all'art. 64 dello Statuto.
Insieme a questo, Presidente - se lei consente potrei illustrare la posizione del Gruppo sull'ordine del giorno proposto da altri colleghi sul quale bisognerà votare. Posso farlo subito o posso farlo successivamente all'illustrazione dell'ordine del giorno - forse è più corretto - ma devo parlare due volte.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, mi permetta di raccomandare di partire dalla proposta di deliberazione e poi svilupperà, come riterrà, il suo argomentare riferendosi anche agli altri documenti che sono depositati; fra questi l'ordine del giorno che è stato presentato dai colleghi Picchioni ed altri.



CHIEZZI Giuseppe

Va bene.
La ragione della proposta di deliberazione di avviare una consultazione popolare in Valle di Susa sul tema dell'Alta Velocità, presentata due anni fa, si fonda sulla riconosciuta necessità di dare la parola direttamente ai residenti nelle due comunità nella Valle di Susa sul tema: "Realizzazione di una nuova linea ad Alta Velocità ferroviaria in Valle di Susa".
Questo è un problema politico che pone la deliberazione.
Questo strumento previsto dallo Statuto della Regione Piemonte non mi risulta sia mai stato attivato.
Vi leggo l'art. 64 dello Statuto: "La Regione può deliberare la consultazione di particolari categorie o settori della popolazione su provvedimenti di loro interesse".
Il primo confronto politico verte proprio sull'opportunità di applicare questa norma statutaria. Il nocciolo fondamentale è questo: su un problema come la costruzione di una nuova linea in Valle di Susa si intende utile al fine delle decisioni regionali, applicare questo strumento? O lo si ritiene inutile, pericoloso, nocivo o preoccupante? La proposta dei proponenti la deliberazione è quella di considerare questo strumento come uno degli strumenti di governo da attivare in questa situazione.
La ragione di questa convinzione risiede anche nel fatto che la popolazione della Valle di Susa, dai Sindaci, quindi da chi li governa, ai cittadini, non è stata direttamente informata sul problema. In questi anni spesso si è letto solo sui giornali notizie circa il Comitato pubblico privato per la linea Torino-Lione. Notizie frammentarie, ma non hanno mai potuto avere con la Regione Piemonte un rapporto serio, di informazione tempestiva, almeno di cosa si era deciso o di cosa era accaduto.
Figuriamoci l'informazione su cosa si intendeva fare! Questo ha creato una situazione che in questi anni, dal momento della presentazione della deliberazione ad oggi, ha dato origine ad un esplicito attrito tra le popolazioni locali e la Regione Piemonte.
E' una situazione di sofferenza della realtà della Valle di Susa, che è diventata in questi anni il canale attraverso il quale far passare delle opere infrastrutturali che, dal punto di vista della valle, non costituiscono altro che una sorta di servitù di passaggio e che poco o nulla hanno dato alla valle stessa. Le nuove infrastrutture sono soprattutto l'autostrada che nulla dà alla valle se non tanto rumore e inquinamento e adesso l'ipotesi, accanto al fiume, le due strade, la ferrovia, l'autostrada, l'elettrodotto, di passare, nell'interesse delle nazioni, con una linea ad Alta Velocità.
Chiedo che il Consiglio si pronunci sull'utilità di avviare forme di governo che portino anche all'applicazione dell'art. 64 dello Statuto di cui non dobbiamo avere alcuna paura né alcun timore di applicazione. Se noi, in una situazione specifica come quella della valle, nella quale si rende obbligatorio il passaggio di un manufatto, sostenendone la necessità nell'interesse superiore della nazione, non riteniamo opportuno avere un aggancio diretto con i cittadini, non solo in termini formali con le loro rappresentanze ufficiali o con quelle che si determinano in seguito all'indizione di un'assemblea; se noi non riteniamo che questo approccio sia necessario per sviluppare una democrazia più matura, per riannodare un rapporto tra popolazioni locali e Regione Piemonte, e per decidere in tal senso l'applicazione dell'art. 64, penso che non si riuscirà ad affrontare correttamente i problemi con la popolazione della valle.
A proposito della deliberazione il Presidente Brizio, che è l'inossidabile responsabile di più Giunte, a volte ha chiesto la sospensione, a volte ha detto che forse si poteva fare. Di fronte a questa posizione del Presidente Brizio, ritengo che finalmente oggi questa deliberazione vada votata, nel senso che, anche di fronte alla posizione che sarà espressa tra poco in merito a questo ordine del giorno, ritengo che il nodo politico sia se si intende o meno consultare la popolazione e se sia importante fare questo.
Ringrazio intanto i colleghi che l'hanno firmata e che spero la votino compreso il collega Marchini.
Se mi consentono i presentatori dell'ordine del giorno, commenterei anche la proposta dell'ordine del giorno, a meno che i colleghi non preferiscano illustrare e poi sentire la mia opinione.
L'ordine del giorno che viene proposto dalla maggioranza più qualche Consigliere di minoranza, è un ordine del giorno che si potrebbe definire "di buon governo"; non è altro che questo. E' un ordine del giorno in cui si dice, a mio parere, quello che un governo democratico e serio dovrebbe fare. Tutte cose che in questi anni le Giunte non hanno fatto.
In sè sono cose lodevoli e direi necessarie, si dovrebbe governare questo problema esattamente in questo modo, ma non propone nulla di più che la classica azione "di buon governo", quella che è mancata.
Questo non è sufficiente; ritengo che in questa situazione l'azione di una Giunta seria, che colloquia con la propria comunità, debba essere il percorso che se realizzato - scrivere è facile deve portare, come conclusione ed effetto di questa azione di "buon governo", anche ad aprire le porte ad una consultazione diretta della popolazione. Consultazione che ricordiamoci, non è un referendum, non ha alcun valore decisionale, non costituisce nessuna presa di posizione cogente le scelte della Regione Piemonte, perché è semplicemente una consultazione.
Credo che partendo anche da questa nuova azione di governo che colloquia, informa, sente le critiche, ma che non può interrompersi a quel punto, sia bene giungere fino alla consultazione diretta con la popolazione. A tale fine, posso illustrare alla Presidenza un eventuale percorso: se la deliberazione viene approvata, va bene, se la deliberazione non venisse approvata propongo, agli estensori dell'ordine del giorno, se sono d'accordo ad inserire in questo loro ordine del giorno un'integrazione che preveda anche la decisione di giungere, alla fine di una serie di atti di governo, ad aprire le urne per sentire direttamente la popolazione su questo tema. Dato che l'ordine del giorno non è emendabile, posso consegnare ai colleghi, che hanno firmato il documento, una proposta di integrazione, se l'accolgono, che segnala sempre l'esigenza che si vuole giungere alla fine del percorso all'applicazione dell'art. 64.
Mi riprometto, Presidente, di intervenire in risposta alle cose che la Giunta dirà sulle interrogazioni che sono state presentate.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta, per l'illustrazione dell'ordine del giorno.



RIVALTA Luigi

Considero motivata l'esigenza di stabilire un rapporto tra la Regione e i suoi organi, Giunta e Consiglio, con le comunità della Valle di Susa istituzionali e sociali al fine di chiarire in quali termini si pone il problema annunciato; uso questo termine nel senso che è stato annunciato di realizzare l'arteria cosiddetta dell'Alta Velocità Torino-Lione.
Considero necessario - perché è giusto che si ponga, ove ancora è possibile, in questo caso è possibile - un rapporto preventivo di informazione, di dibattito, di consultazione e di recepimento anche dei problemi che in valle emergono su questa problematica. Specialmente in un momento in cui la progettazione per la realizzazione del tronco Torino Lione non è ancora stata effettuata, o perlomeno è stata effettuata soltanto come pronunciamento di massima, di grandi indicazioni di tracciato e non ancora nei suoi aspetti realizzativi, che sono, per quello che mi consta, ancora tutti da definire, e a maggior ragione sono ancora da affrontare gli impatti territoriali e quelli ambientali che devono essere valutati sulla base di progettazioni delineate.
La Regione Piemonte ha più volte ribadito in questo Consiglio regionale la priorità - in un sistema di ferrovie efficienti e veloci, nazionali ed internazionali - del tronco che attraversa la Valle di Susa, in assenza del quale risulta persino vanificata la realizzazione degli altri tratti nazionali.
Le posizioni del Consiglio regionale e la prima elaborazione di considerazioni che la Giunta regionale, in un rapporto di sintesi, ha consegnato ai Sindaci, hanno fatto emergere da un lato preoccupazioni e dall'altro hanno aperto discussioni su questa ipotesi di realizzazione del collegamento Torino-Lione.
Mi sembra giusto che tra la Regione Piemonte e le comunità di valle si stabilisca un rapporto sistematico di informazione permanente, che permetta alle comunità di conoscere e di partecipare alla discussione dell'evoluzione che questo avvio produrrà in futuro. Tale avvio è tutto da definire nelle sue caratteristiche funzionali di realizzazione, di rapporto con la Valle di Susa e di tracciato.
Le cose che formalmente possono essere assunte sono quelle affrontate nella Conferenza di Corfù della Comunità europea, che ha discusso più su altri aspetti e messo un po' da parte il problema dei trasporti veloci nell'Europa; ha discusso sulla figura del successore di Delors. A Corfù è stata ribadita l'intenzione della Comunità europea di realizzare un sistema ferroviario di carattere europeo.
La stessa Comunità europea, attraverso la Commissione Christopher, ha inserito il progetto della Torino-Lione tra le undici priorità assolute, e per certi aspetti il collegamento Torino-Lione e il collegamento attraverso il Brennero sono stati indicati dalla stessa Comunità e dal nostro Paese come una delle due grandi priorità.
Sono ancora informazioni e dichiarazioni di grandi indirizzi che stanno nell'intenzione di realizzare un sistema ferroviario europeo, ma ancora non hanno precisato in che modo e in che forma questo sistema debba attuarsi.
Sotto questo profilo, metto in evidenza che la costruzione della galleria di circa 50 chilometri, che dovrebbe attraversare tutta la zona alpina fino alla Bassa Valle di Susa, è ancora da ritenere un'ipotesi sulla quale lavorare.
Alternativamente, credo debba essere esaminato l'utilizzo dell'attuale tracciato, con interventi che lo rendano funzionale e che consentano la sua caratterizzazione come tratto veloce ferroviario. Sotto questo profilo devo dire che siamo ad un livello di scelta di massima, di orientamento di massima delle possibili soluzioni.
In questo senso, riprendendo alcune questioni poste anche in Consiglio ritengo che lo stesso modello francese dell'Alta Velocità sia un modello da valutare anche criticamente rispetto al fatto che possa o meno rispondere all'esigenza di un sistema di trasporti ferroviari veloci nel nostro Paese.
Richiamo inoltre la questione che sul tracciato Torino-Milano ci sia la fermata a Novara. Tale questione è stata posta dal Consiglio, ma se fosse realizzata in futuro, ciò toglierebbe al sistema ferroviario veloce italiano la possibilità di fare riferimento al modello del trasporto veloce francese.
Va considerata anche la questione dell'utilizzo della produzione ferroviaria italiana, ad esempio del Pendolino che, con le sue evoluzioni e i suoi ultimi miglioramenti, sembra che in prospettiva possa essere utilizzato per questo sistema in Italia. Preoccupano, sotto questo profilo le alleanze industriali che la FIAT ha stabilito con la società francese perché potrebbe significare che la FIAT abbandoni la sua produzione caratterizzata da una conformità di esercizio al territorio e alla situazione italiana. Questa questione preoccupa sotto il profilo economico produttivo, e deve preoccupare il Consiglio, stante il fatto che il Piemonte è la sede deputata alla realizzazione dei mezzi ferroviari della FIAT originaria.
Ho richiamato tutte queste questioni per ribadire che il collegamento Torino-Lione, che riteniamo debba essere costruito con priorità, con caratterizzazione di grande efficienza ed elevata velocità, deve essere a nostro parere ancora definito nelle sue caratteristiche funzionali, e persino nel suo tracciato territoriale. Il fatto che non si sia ancora decisa l'ubicazione della fermata a Torino incide su questo sistema.
Se da un lato c'è l'opportunità di prendere l'occasione di una situazione di avvio della definizione progettuale del sistema - che deve interessare la Valle di Susa e che renderebbe possibile un colloquio costruttivo con la comunità della valle che, impostando e sancendo in modo aperto la definizione progettuale, consentirebbe di avere non una parte avversa sul piano puramente ideologico, ma una parte con la quale discutere la soluzione più opportuna - dall'altro, proprio questa situazione che offre grandi opportunità, mi sembra non possa essere chiusa in alcun senso né per un'espressione negativa, né per un'espressione che, saltando tutte le fasi di partecipazione alla definizione progettuale che possono essere invece attivate, risponda immediatamente in modo positivo.
Per questa ragione riteniamo sbagliato al momento attuale un ricorso all'art. 64 dello Statuto; cioè, in sostanza, riteniamo sbagliato indire un referendum che non si basasse sulle indicazioni di qualche precisazione progettuale e non valutare le alternative, ma si esprimerebbe solamente su una generica, seppur manifestata in sedi autorevoli, intenzione di realizzare un collegamento veloce fra Torino e Lione.
Per questo riteniamo che oggi non ci siano le ragioni per accettare la deliberazione presentata dal Consigliere Chiezzi ed indire un referendum.
Mancano gli elementi concreti di riferimento a questo referendum, ma si sente invece la necessità e l'opportunità di avviare un rapporto nuovo con le comunità locali per una fase di definizione che parta dagli elementi di avvio di tutto il processo di decisione e di progettazione. Ci pare più opportuno regolare il rapporto tra la Regione e la comunità di valle perch l'informazione continui e la discussione, nelle varie fasi che si riterranno opportune della definizione di questo progetto, avvenga con sistematicità, formalizzata sotto l'iniziativa regionale che stabilisca un rapporto di offerte e di risposta alla domanda che spontaneamente è venuta dalla valle.
Questa, quindi, è la ragione per cui abbiamo presentato un ordine del giorno che, in questo momento, si presenta come un'alternativa all'ipotesi referendaria. Non escludo, in una fase più avanzata di valutazione e di formulazione della soluzione, che nella Valle di Susa si va delineando, e soprattutto di formulazione di ipotesi alternativa (come sarà giusto esaminare), che si debba arrivare anche ad una consultazione diretta della popolazione della Valle di Susa; oggi, però, sarebbe una procedura vanificata dall'insufficienza di esame e di definizione che, su questo progetto, non è ancora stata avviata nelle sue linee di massima.
Noi sosteniamo questo ordine del giorno, chiedendo al Consigliere Chiezzi di tenere conto di questa situazione; ci sembra più importante anzi sostanziale, avviare un rapporto sistematico di informazione, di valutazione dei problemi con la comunità di valle; ci sembra importante politicamente che la Regione assuma questo ruolo e non sia trascinata a discutere in momenti che finiscono con l'essere quelli ravvicinati dell'emergenza delle decisioni.
Chiederei al Consigliere Chiezzi, tenendo conto di questa situazione e di queste considerazioni, di ritirare la sua deliberazione e la sua intenzione di una consultazione diretta, che potrà essere assunta più avanti, se se ne dimostrassero le ragioni, ove questa potesse essere motivata da un confronto fra soluzioni alternative, anche lontane fra di loro.
Per questo motivo voteremo tale ordine del giorno; decideremo più avanti, anche secondo l'atteggiamento del Consigliere Chiezzi, quale posizione assumere nei confronti della sua deliberazione. Proponendo questo ordine del giorno, che è stato elaborato e firmato da vari Consiglieri, ci sentiamo di assumere quella che era l'intenzione del Consigliere Chiezzi due anni fa: aprire una valutazione su informazioni certe e definite. Sotto questo profilo ci sembra di assumere appieno una responsabilità politica verso la Valle di Susa e la sua comunità, non aprendo oggi il discorso di una consultazione diretta.



PRESIDENTE

Adesso interviene il Presidente della Giunta, Brizio. Come già annunciato in precedenza, l'intervento della Giunta assorbe le interrogazioni e le interpellanze che erano state presentate su questo argomento.



MARCHINI Sergio

Il Consigliere Rivalta ha illustrato l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rivalta ha illustrato l'ordine del giorno; il Presidente della Giunta interviene per chiarire l'atteggiamento della Giunta su entrambe le ipotesi, quella della deliberazione e dell'ordine del giorno ed anche in risposta ad una serie di interrogazioni ed interpellanze presentate sull'argomento. Poi, ovviamente, si aprirà la discussione.
Prego, Presidente Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Il collegamento ad Alta Velocità Torino-Lione è stato previsto nella programmazione a livello comunitario; questo dato è stato citato chiaramente dal Consigliere Rivalta e ne abbiamo fatto cenno anche in quest'aula nel corso dell'approvazione del documento, che ha dato ricordiamoci bene - la priorità alla Torino-Milano rispetto alla Milano Genova (passando da Alessandria), tema che allora appariva come ipotesi alternativa.
A livello comunitario, questa linea ferroviaria è inserita nello schema direttore della rete europea ad Alta Velocità ed è individuata come uno degli anelli di collegamento fondamentali per consentire la funzionalità dell'intera rete. Anche nelle risultanze emerse nel recente summit europeo di Corfù, la realizzazione della relazione ferroviaria Torino-Lione viene ribadita quale prioritaria; teniamo conto che il 28 del mese scorso il Primo Ministro Balladur, inaugurando la stazione di Satolas a Lione (in una giornata in cui era stato invitato anche il Presidente della Regione Piemonte, che però non ha potuto andare) ha posto con forza, proprio alla vigilia della Conferenza di Corfù, questa importante ipotesi.
Nella programmazione strategica complessiva questa scelta è motivata e giustificata da considerazioni di carattere politico, socio-economico oltreché trasportistico. In questo contesto - e richiamo un altro elemento che il Consigliere Rivalta ha citato nel suo intervento - la Regione ha promosso lo studio per l'inserimento nel territorio della Valle di Susa del collegamento ferroviario ad Alta Velocità Torino-Lione, soprattutto quale contributo per la valutazione delle ripercussioni dell'intervento sull'assetto del territorio interessato.
Lo studio - e qui rispondo contestualmente ad un'interrogazione è stato commissionato alla STEF per un costo di 1,4 miliardi ed è stato oggetto di una deliberazione con la quale la Giunta regionale ha concorso al suo pagamento soltanto nella misura di 300 milioni. Questo studio è stato considerato estremamente importante ed interessante, tant'è che è stato acquisito sia dall'ATAV sia dalle Ferrovie francesi che dal Comité de Pilotage italo-francese, a suo tempo costituito.
Per quanto riguarda l'informazione e la pubblicizzazione, può darsi che la Regione Piemonte abbia fatto poco; accetto le critiche del passato e sono ben d'accordo sull'ordine del giorno del Consigliere Rivalta, ma alcuni dati vanno precisati. La Regione Piemonte, per informare e pubblicizzare correttamente tutte le comunità locali interessate, al fine di rendere note le conclusioni emerse dallo studio promosso, ha inviato nel giugno 1993 copia del rapporto di sintesi dello studio medesimo ai trenta Comuni direttamente coinvolti. Attualmente sono in corso approfondimenti studi e progetti da parte delle Ferrovie italiane e francesi, cioè siamo ancora in quella fase di studio cui faceva cenno il Consigliere Rivalta.
Infine, in sede di Comunità europea, la Commissione Cristopher ha inserito il progetto Torino-Lione fra le undici priorità assolute (anzi, è la seconda priorità assoluta). E' in corso la verifica di compatibilità finanziaria, da concludersi entro l'anno, mentre entro due anni il progetto medesimo potrà essere cantierabile, se andranno avanti queste ipotesi rilevato che a tutt'oggi manca un interlocutore istituzionale direttamente interessato sia per quanto riguarda la tratta nazionale che quella internazionale, cioè siamo ancora ad un livello di studio della soluzione.
La Regione Piemonte ha partecipato a questi incontri, che sono necessari, ed ha partecipato all'attività del Comité de Pilotage italo francese; di questo ho dato puntuale notizia al Consiglio in più di un'occasione. Il Comité de Pilotage era costituito dai due Ministeri, dalle due Ferrovie, con la presenza a livello governativo anche del Prefetto di Lione, del Presidente della Regione Piemonte e del Presidente della Regione Rhone-Alpes.
Questo Comité de Pilotage ha preso atto anche del nostro studio e ha continuato in questo lavoro che è sostanzialmente un lavoro di pre istruttoria sulla possibilità di realizzare questa ipotesi.
Del Comité de Pilotage ha fatto parte anche il Prefetto di Torino, e qui rispondo ad un'altra interrogazione. In un'interrogazione era stato esplicitamente chiesto perché il Prefetto aveva chiesto delle informative circa il dibattito svolto in Consiglio. Il Prefetto lo aveva fatto perch il Governo italiano aveva ritenuto per omogeneità con il Governo francese di inserire nel Comitato di pilotaggio il Prefetto di Torino dato che i francesi avevano inserito il Prefetto di Lione: per questo motivo ha chiesto un'informativa sul dibattito.
In definitiva siamo ancora in una fase ampiamente istruttoria anche per quanto riguarda la soluzione tecnica da adottare, come ha già detto Rivalta, il tunnel o non il tunnel. L'ipotesi del tunnel pare la più interessante perché consentirebbe anche il trasporto merci che è di grande interesse. Io ritengo che questo collegamento, se non prevede il trasporto merci, ha ben poco interesse per il Piemonte, perché oltretutto con il trasporto merci si toglie, anche dal punto di vista ambientale, un grande carico sull'autostrada; carico che, secondo gli studi che sono stati fatti comporterebbe entro il Duemila la completa saturazione dell'autostrada che è stata appena costruita. Comunque siamo in una fase ancora interlocutoria in una fase in cui è opportuno avviare con i Comuni e con le comunità locali un più stretto dialogo e quindi i quattro punti dell'ordine del giorno ci trovano pienamente consenzienti e su questi c'è la possibilità della Giunta di assumere un impegno preciso.
Non credo che sia perseguibile l'ipotesi, al momento, di un referendum.
Tra l'altro bisogna valutare se un referendum di questo genere debba essere limitato soltanto alla vallata o riguardare un'area più vasta, perché non si tratta...



CHIEZZI Giuseppe

Presidente Brizio, continuate a usare la parola "referendum", ma non di referendum si tratta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Di consultazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questo è importante, perché non si può parlare di una cosa con il nome di un'altra per poi dire che non va bene! Io non ho chiesto il referendum ho chiesto una consultazione che ha altre procedure. Vi prego quindi di usare la parola esatta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La consultazione in effetti avviene già con le modalità previste dall'ordine del giorno.
Su questo aspetto l'Assessore Bresso, già Presidente della II Commissione, potrà aggiungere qualcosa; ora intendo proseguire nella mia relazione.
Voglio ancora rispondere ad un'altra interrogazione che riguardava una riunione tenutasi a Parigi alla presenza del Ministro francese Bianco. Gli interroganti, Chiezzi e Maggiorotti, chiedevano come mai c'era stato un incontro a Parigi e se riguardava la Torino-Lione. Credo di aver già detto a suo tempo a voce che la presenza del Sindaco di Cuneo era da riferirsi alla questione Ciriegia-Mercantour, cioè il collegamento con la PACA (Provence-Alpes-Cote d'Azur), la Francia meridionale, che è stato un altro dei problemi portati avanti a livello bilaterale da parte dei due Ministeri e del quale abbiamo ampiamente discusso. Elemento questo che è stato anche inserito nel programma della Giunta come ipotesi molto importante di collegamento con la Francia meridionale, da vent'anni sul tappeto.
Un'altra domanda che mi era stata posta riguardava la mia posizione nel Comitato Alta Velocità. Questa posizione si è chiaramente risolta secondo quanto avevo assicurato a suo tempo e cioè che al momento in cui si sarebbe presentato il progetto e quindi saremmo andati su scelte operative io avrei rinunciato alla Presidenza.



CHIEZZI Giuseppe

Allora il progetto c'è.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

No, della Torino-Milano e non della Torino-Lione, non facciamo confusione: quando sarebbe stato presentato il primo progetto operativo.
Quando si presentò quello della Torino-Milano io uscii da questa Presidenza, quindi ho tenuto fede ad una linea coerente e precisa. Devo dire che altri hanno ritenuto che ciò non fosse necessario tanto che oggi questo Comitato è presieduto dal Sindaco di Torino, copresidente con Pininfarina. Vedete quindi che ci sono valutazioni diverse; io ho ritenuto per i compiti di programmazione che noi abbiamo, di uscire da questa Presidenza.
C'è ancora un altro aspetto, l'ultimo, delle interrogazioni che chiede il nostro atteggiamento di fronte alla convocazione della Conferenza dei servizi da parte del Ministro Costa (questa è del marzo di quest'anno).
Devo dire che in data 9 marzo il Presidente della Giunta con nota esplicita al Ministro Costa ha sottolineato l'intempestività della convocazione stante la necessità dell'ultimazione delle procedure che allora non c'erano. Quindi abbiamo formulato le nostre riserve su questa metodologia non pienamente ortodossa di avvio della Conferenza dei servizi, per bisogna dire che, pur non essendo formalmente ortodosso, può dare dei risultati concreti perché avvia un confronto che si sta portando avanti.
A livello nazionale - dò un'ultima informazione che mi pare non inutile il nuovo Governo ha presentato un decreto del Ministro Fiori che tendeva a by-passare le Conferenze dei servizi regionali con una Conferenza dei servizi di carattere nazionale di fronte a possibili dissensi. Questo decreto, peraltro, non ha superato al Senato la costituzionalità ed è stato perciò respinto, quindi non è in questo momento operante. Di conseguenza le procedure che si seguono sono quelle delle leggi precedenti salvo ripresentazione del decreto o altra norma. Pertanto i nostri uffici - vi potrà poi dire l'Assessore Bresso che si occupa della valutazione di impatto ambientale - stanno procedendo anche se in una fase un po' incerta perché è stata avviata - come ho detto - dal Ministro Costa questa Conferenza in modo anticipato e manca ancora la valutazione di impatto ambientale del Ministero.
Per quanto riguarda i vari nodi non entro nel merito, altrimenti ci avvieremmo in una discussione fuori luogo, ho voluto però dare delle risposte, come avevo promesso, alle quattro interrogazioni.
Per riprendere il tema principale, lasciando poi la parola all'Assessore Bresso per le integrazioni che riterrà opportuno fare, la Giunta è concorde con l'ordine del giorno, mentre ritiene che la deliberazione Chiezzi, che d'altra parte non ha avuto il voto della Commissione, sia possibilmente dal medesimo Chiezzi ritirata e rivista, se opportuno, in una fase successiva perché nella sostanza le consultazioni della popolazione o comunque dei Sindaci avvengono attraverso le modalità e attraverso le indicazioni dell'ordine del giorno.
Devo anche dire che ho affrontato questo tema direttamente con una parte della popolazione della valle in occasione dell'inaugurazione - che ho fatto in omaggio ad una legge che questo Consiglio regionale aveva predisposto - del monumento alla civiltà alpina che ho fatto a Mocchie non più di un mese e mezzo fa.
In quella occasione credo di avere risposto con molta chiarezza alle critiche indicando qual è il problema reale e qual è anche la nostra disponibilità, che oggi riconfermo al confronto con le popolazioni e con i Comuni perché ci rendiamo perfettamente conto che un'opera di questo rilievo deve essere valutata ottenendo su di essa un consenso che è necessario e che credo non mancherà perché ci si renderà conto dell'importanza dell'opera anche se le modalità di attuazione sono tutte aperte, tutte da studiare, tutte da verificare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Premetto che ho sostenuto in Commissione e continuo a sostenere che la deliberazione del Consigliere Chiezzi è stata per due anni l'unico documento sul quale abbiamo cercato di avere un confronto con le popolazioni della valle e la Regione.
Dico l'unico documento, proprio perché era l'unico strumento di cui disponevamo per avere un minimo di chiarezza. Oggi ho sottoscritto l'ordine del giorno proposto da Rivalta perché ritengo che la deliberazione Chiezzi possa essere utilmente ricompresa all'interno dell'iter previsto dall'ordine del giorno Rivalta.
Mi spiego. L'ordine del giorno Rivalta può essere propedeutico alla consultazione ai termini del nostro Statuto. Perché? Perché l'ordine del giorno Rivalta potrà servire a fare finalmente chiarezza. Quella chiarezza di cui abbiamo bisogno per poter consultare le popolazioni.
Il problema dei problemi in questo caso è che nessuno sa, nessuno conosce la progettualità dell'attraversamento tramite l'Alta Velocità della Valle di Susa, perché di definitivo non c'è nulla.
Comprendo quindi la perplessità del Presidente della Giunta che dice: "Come facciamo a consultare la gente su un progetto che non c'è?". Bene.
Tiriamo fuori questo benedetto progetto e finalmente cerchiamo di capire quale sarà la sorte che dovrà subire la Valle di Susa per l'attraversamento da parte dell'Alta Velocità. Sarà un quadruplicamento? Passerà un pendolino? Passerà un TGV? Viaggeranno ai 350 all'ora? Dove ci saranno questi benedetti buchi e dove questa iattura transiterà in superficie? L'atteggiamento attuale, odierno, della popolazione della Valle di Susa è estremamente preoccupante. Da sondaggi giornalistici risulta che la gente è talmente sfiduciata nei confronti dei propri amministratori da dichiarare apertamente: "Non ci piace, non siamo contenti, ma tanto ci passerà sulla testa lo stesso!". Questo è estremamente grave. Ritengo che i passaggi debbano essere conseguenti. Quindi, le assemblee aperte stanno estremamente bene, le riunioni tecnico-informative stanno estremamente bene, la Conferenza permanente dei Sindaci è utile, ma successivamente a questo stabilito quale sarà il transito attraverso la valle e quale tipo di Alta Velocità verrà scelto, la consultazione diventerà inevitabile. E anche se il nostro Statuto non prevede che il parere espresso sia vincolante, noi dovremo comportarci come se quel parere fosse il più vincolante di tutti.
In primis, perché dobbiamo recuperare questa caduta verticale della credibilità del nostro ente, questa sfiducia che la gente ha nei confronti dell'istituzione Regione. C'ero anche io, Presidente Brizio, quel giorno a Mocchie e lei ha perfettamente ragione a dire che se l'è cavata più che egregiamente. D'altra parte un politico in gamba e navigato come è lei, che è riuscito dal giugno 1990 fino ad oggi a restare a galla, nonostante tutto e nonostante tutti, mi avrebbe veramente stupito se non ce l'avesse fatta.
Ma sottolineo tre volte che il Presidente di Comunità montana ha espresso non perplessità, ma contrarietà. I Sindaci presenti della valle, tutti e qualcheduno anche in maniera piuttosto rumorosa, hanno espresso la loro profonda contrarietà e soprattutto il loro dispetto per non essere informati di cosa dovrà capitare alle comunità della valle quando l'Alta Velocità transiterà per la valle stessa. Quindi, per carità, è stato un suo successo personale, si è barcamenato estremamente bene, ma la gente, gli amministratori, erano contrari e contrari rimangono. Come erano contrari quindici giorni prima all'assemblea che si è tenuta in sede di Comunità montana a Bussoleno a cui era presente l'appena nominato Assessore Marino così attualmente sono ancora contrari.
Quindi, io sollecito i colleghi presentatori e sottoscrittori dell'ordine del giorno Rivalta a prendere in esame e ad accogliere la proposta di Chiezzi di ricomprendere all'interno dell'ordine del giorno anche il riferimento alla consultazione popolare, perché successivamente ai primi tre passaggi la consultazione popolare ci sta tutta, è doverosa e non possiamo fare a meno di trovare finalmente gli strumenti di una democrazia più diretta, della quale, come pare, troppi di noi continuano ad avere un timore infondato, un timore ingiustificato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signora Presidente del Consiglio, colleghi Consiglieri, ritengo in primo luogo che si debba ringraziare il collega Chiezzi e gli altri colleghi per avere posto questa questione.
Devo dire che a suo tempo ritenevo di avere sottoscritto questo documento: non è un problema, probabilmente ho sottoscritto una copia di lavoro, non c'entra niente; avevo anche detto, in tutta onestà al collega Chiezzi, che io condividevo il senso di questa iniziativa, cioè di andarci a confrontare con la gente. Quindi, il fatto che si persegua questo obiettivo attraverso la consultazione formalizzata, attraverso la realizzazione dell'ordine del giorno, testè sottoposto all'esame del Consiglio a firma anche del sottoscritto, non mi pare una questione che ci debba dividere oltre misura.
Devo però dire, signor Presidente, che a me pare che la consultazione debba partire da un presupposto chiaro, che nella sua esposizione non emerge. Se mi consente, è anche un modo di avvicinarsi ai problemi in termini un po' fatalistici e passivi. Mentre questa è una questione che deve vederci protagonisti attivi! Il traforo del Frejus del ventesimo secolo non è una cosa che noi cerchiamo di far capire alla gente non avendola capita, che non possiamo non far volere alla gente se noi non la vogliamo.
Allora dobbiamo dire se l'abbiamo capita e se la vogliamo. E se l'abbiamo capita e se la vogliamo, spieghiamo alla gente le ragioni per cui l'abbiamo capita e per cui la vogliamo e, ovviamente, le condizioni all'interno delle quali questa nostra consapevolezza e questa nostra realtà si deve realizzare, quella cioè dell'assoluta compatibilità ambientale.
Un'operazione di questo genere - il traforo del Moncenisio del ventesimo secolo - non può essere considerata una cosa che il governo della Regione segue o dalla quale si fa trascinare, perché ci sono delle intese internazionali! Perché c'è stato Balladur a Lione! No! Deve porsi una questione. L'integrazione del sistema ferroviario della Padania e dell'Italia in genere deve collegarsi con il sistema europeo. Dove deve collegarsi? Le diverse ipotesi cosa significano per il Piemonte? Il Piemonte deve sperare e volere - non prendere atto che il collegamento del sistema ferroviario italiano e della Padania con il sistema europeo avvenga attraverso Torino o avvenga attraverso Milano o avvenga attraverso Vipiteno. Perché queste sono le alternative. Allora la Regione deve porsi questo problema e battersi perché prevalga la soluzione che ritiene preferibile, cioè quella che i traffici della modernità passino attraverso Torino e che Torino non venga emarginata dalla soluzione Milano o che Milano e Torino vengano tutte e due emarginate per certa parte dalla soluzione Vipiteno. Lo dico in termini paradossali. Ma con l'entrata dell'Austria nella Comunità europea la questione è meno paradossale di quanto possa sembrare.
Allora, Presidente Brizio, noi su questa vicenda dobbiamo fare chiarezza. Non so se ci sarà il TGV, nessuno di noi sa se ci sarà il tunnel di Venalzio, di Susa, di Castelpietra. Nessuno di noi sa se magari si sceglierà la soluzione dell'allargamento dell'attuale sede, ma queste sono questioni tecniche. La questione della programmazione ad area vasta e il fatto che consideriamo Torino-Lione un elemento fondamentale dello sviluppo del nostro Paese e della nostra Regione, in particolare dell'area torinese Presidente Brizio, noi dobbiamo metterla a cappello del nostro documento perché noi dobbiamo andare con la gente a confrontare una nostra posizione politica in termini di programmazione e una nostra posizione dal punto di vista ambientale. Dal punto di vista ambientale diciamo semplicemente che quest'opera noi la riteniamo utile, necessaria, da realizzarsi, peraltro solo all'interno di avanzati livelli di garanzia, di compatibilità ambientale.
Se questi due elementi vengono messi in discussione e scopriamo, per esempio, che il Torino-Lione, nello scenario finale, è soltanto una metropolitana e non è quello che noi pensavamo di avere capito, togliamo il necessario utile e non se ne fa più nulla.
Così come se prendessimo atto che il livello di accettabilità ambientale è al di sotto del limite che noi consideriamo debba essere assoluto, quest'opera la combatteremmo, perché sarebbe fuori dalle condizioni che noi abbiamo fissato. Però, se le condizioni le condividiamo non possiamo non andare dai nostri cittadini a dire che noi siamo per difendere nel modo più assoluto l'ambiente, la sopravvivenza, la qualità dell'aria e quindi quest'opera la Regione, per quanto di sua compentenza la consentirà solo a livelli assoluti di accettabilità ambientale! Ma attenzione, si deve anche dire che quest'opera la Regione la vuole! Questo per essere credibili. Perché se non si ha il coraggio di dire che si vuole una cosa, non si è neppure credibili quando si dice che si difendono gli altri. Come può un cittadino della Valle di Susa essere garantito nella tutela dei suoi diritti, quando la Regione non assume la propria responsabilità di soggetto protagonista, cioè che vuole quest'opera e ovviamente si attiva di conseguenza.
Ho l'impressione che la classe politica piemontese, per molti versi e in troppe occasioni, abbia in qualche misura subìto i grandi fenomeni anche di natura territoriale che abbiamo visto nella nostra generazione, in qualche misura considerandosi un soggetto di secondo livello. Le cose non stanno così. Noi possiamo uscire da questa vicenda, non assumerci responsabilità, dichiarare che ci consideriamo contrari, estranei e che non ci interessa; se però - come ci sembra di capire da parte di tutti noi, da parte dei firmatari della deliberazione, da parte dei firmatari dell'ordine del giorno - c'è una volontà di assumere una responsabilità, di andare a confronto con le popolazioni interessate, questo confronto deve partire dal presupposto che noi siamo convinti della necessità e dell'utilità del collegamento del nostro sistema attraverso il Piemonte, quindi attraverso Torino, con il sistema franco-europeo. Formulerò un emendamento in questo senso.
Ovviamente non ci presentiamo sulla soluzione tecnica, ma diciamo che qualunque sia la soluzione tecnica di questa esigenza che noi avvertiamo sarà considerata accettata dalla Regione solo all'interno di livelli di tutela ambientale altissimi.
Ma un documento come quello che anch'io ho sottoscritto non può essere solo metodologico, ma deve anche contenere una puntualizzazione della posizione della Regione su queste questioni minimali e porre la modernizzazione del sistema Torino-Lione come questione irrinunciabile perché se non si riesce a realizzare una sezione che consenta il trasferimento dei TIR o comunque dei rimorchi dei TIR sul mezzo ferroviario, noi non usciamo da quell'emergenza viaria che, nel nostro Paese, per ragioni orografiche, esisterà sempre rispetto al resto d'Europa.
La differenza orografica fra l'Italia e la Francia è evidente, il sistema di trasporto su ferro in Francia sarà sempre più diffuso, proprio perché l'impianto risulta meno costoso di quanto non lo sia in Italia.
La differenza tra il sistema medio francese, europeo e il sistema medio italiano - che speriamo cresca sempre - è una forbice che rimarrà sempre.
Questa forbice sostanzialmente viene occupata dal sistema autostradale, la strettoia fra il sistema autostradale italiano è in qualche misura la compensazione del non adeguato sistema ferroviario italiano che, se anche lo potenziamo, non raggiungerà mai quello francese, perché è evidente che a Dio piacendo, le pianure francesi non le abbiamo noi in Italia e, a Dio spiacendo, gli Appennini non li hanno loro.
Quindi questo anello è in qualche misura la chiusa in cui si compensano le due situazioni italiane e francesi. Non possiamo non dire queste cose ovvero che noi puntiamo alla modernizzazione la più avanzata possibile del sistema Torino-Lione. La soluzione tecnica può lasciarci indifferenti, ma ognuno di noi può essere partigiano di questa o di quella soluzione, perch è stato affascinato da questo o quel progetto o da questo o quel progettista.
Secondo aspetto che dobbiamo evidenziare è che noi siamo impegnati in quest'opera di diffusione che, per quanto di competenza della Regione, si realizza soltanto all'interno di livelli di assoluta accettabilità ambientale.
Proprio per evitare che le esplicitazioni fatte dal Presidente della Giunta in un'occasione un po' estemporanea possano non essere lette, a me sembra che debba essere introdotto un documento che, in rapporto con la comunità della Valle di Susa, coinvolga il Consiglio regionale e non la persona fisica del Presidente della Giunta o degli Assessori competenti o il Presidente di una qualche Commissione. Sulla questione minimale che la Regione ritiene utile e necessaria la modernizzazione del sistema Torino Lione e che ritiene che, qualunque sia la scelta tecnica, questa non sarà realizzabile se non all'interno di un livello assoluto di accettabilità ambientale, occorre anche tener conto che su questa premessa certamente noi assumiamo delle responsabilità, perché c'è qualche Sindaco della Valle di Susa che ha scritto al primo Ministro dicendo che il treno dell'Alta Velocità in Valle di Susa non passerà.
Ho l'impressione che, di fronte a questo Sindaco, si debba dire che la Regione Piemonte è perché si realizzi la modernizzazione del sistema Torino Lione; non si può tergiversare dicendo che dopo il progetto ci pronunceremo; no, la nostra generazione dovrà produrre la modernizzazione del sistema Torino-Lione.
Quindi mi permetterò di sottoporre alla Presidenza, e quindi ai colleghi sottoscrittori, un'integrazione dell'ordine del giorno evidentemente di tipo propositivo e non definitivo - che su questa vicenda faccia chiarezza. Quando si arriverà al dunque la questione tecnica sostanzialmente verrà bruciata sul fatto che non si saprà da che parte sta la Regione: è a favore o è contro il TGV? Perché questa diventerà poi la vicenda.
Quando ci siamo scontrati con le popolazioni sul Bormida, sulle questioni di ordine tecnico, sulle tabelle, la gente ad un certo punto ci ha chiesto da che parte stavamo: dalla parte della popolazione del Bormida o dalla parte dell'ACNA? Io ho dovuto ricredermi rispetto alle mie convinzioni di ordine tecnico che mi facevano essere dalla parte dell'ACNA: in termini politici di solidarietà o di doveri di rappresentanza mi sono trovato dalla parte della gente. Ma la gente non si accontenterà di sentirsi dire da noi che presentiamo loro i progetti più avanzati, loro vogliono sapere qual è la posizione politica della Regione, ovvero: la Regione è o non è per la modernizzazione del sistema Torino-Lione? Questa è la questione sulla quale noi dobbiamo pronunciarci prima di andare ad affrontare una consultazione con i cittadini, perché la consultazione con i cittadini è tanto più facile, tanto più produttiva quanto più i soggetti, e nella specie la Regione, si presentano in termini credibili. Non dividiamoci sul territorio nell'immaginare che ognuno di noi rincorra l'altro nel sostenere che è contro una certa cosa; è molto bello essere deputato di maggioranza di questi tempi e sostenere, essendo nella Commissione dell'ambiente, che ci si batterà contro qualcosa che non passerà. Ci si dimentica, però, che a Corfù il Presidente Berlusconi - io ne sono lieto - ha presentato due progetti: il traforo del Moncenisio e la Malpensa. Quindi se anche il Consiglio disegna una cornice all'interno della quale ognuno di noi assumerà la propria posizione e sostiene che è meglio allargare la ferrovia del Frejus, tenendo conto che allargare la ferrovia del Frejus non è che non comporti dei problemi di ordine ambientale (perché allargare 40 chilometri di ferrovia in doppio senso dal punto di vista dei reliquati qualche problema lo porrà pure) qualunque soluzione comporterà dei problemi ambientali, maggiori gli uni, minori gli altri; ognuno di noi potrà schierarsi, dal punto di vista tecnico, per la soluzione tecnica che riterrà più utile e meno dispendiosa dal punto di vista dell'ambiente. Il quadro di riferimento delle istituzioni su questo elemento è che non si può rinunciare a puntare e a volere, non ad accettare, signor Presidente della Giunta, la modernizzazione del Torino Lione, ma bisogna proporla e volerla. Se mi consente, questo elemento va fatto pesare anche nei confronti del Comune di Torino.
Non sono in grado di giudicare se il TGV si debba attestare a Porta Nuova o fuori dalla cintura torinese, o paradossalmente si debba attestare al centro del Piemonte. Queste questioni, a mio modo di vedere, devono essere tutte valutate; non devono essere considerate un'ennesima opera pubblica del Comune di Torino. Questo è il collegamento del sistema Italia Europa, Francia-Europa, attraverso il Piemonte e la dorsale del Moncenisio dobbiamo riconoscerne l'utilità e la necessità per i piemontesi e, rispetto a questo, aprire nel PRG di Torino un confronto dal quale emerga se l'ipotesi di allocazione del TGV a Porta Nuova sia la più razionale, e non la faccia diventare il terminale di una metropolitana Torino-Lione.
Certamente non è questo che abbiamo in mente.
Scriverò un documento che dia un contributo, e non lo metterò in votazione se non troverà il consenso di coloro i quali hanno firmato con me l'ordine del giorno sottoposto all'esame del Consiglio.
Devo però rilevare - e prego il Presidente della Giunta di fare qualche riflessione - che, senza un'assunzione di responsabilità e di giudizio da parte della Regione, è assolutamente improduttivo aprire un confronto con i cittadini, che immediatamente coglierebbero l'elemento strumentale e dilatorio della nostra iniziativa.
La gente - lo diceva prima il collega Vaglio - è stufa di farsi prendere in giro, e se non sa di avere di fronte un interlocutore preferisce non presentarsi al confronto. Cercherà l'interlocutore, che potrà essere il Ministro Berlusconi o qualcun altro che decide. La gente vuole confrontarsi con chi decide, non solo con chi è a conoscenza dei problemi della carta.
Noi non abbiamo grandi capacità decisionali, ma per la parte che possiamo, dobbiamo decidere ed esprimere opinioni, sostenendo come Consiglio la posizione che la Giunta ha assunto in tutte le situazioni, ma senza dare ad intendere che siccome la Comunità europea ha deciso, siccome Balladur è d'accordo e siccome Berlusconi ci deve mettere le telecamere, la Regione Piemonte prende atto.
Quando Cavour ha fatto costruire il primo traforo del Frejus non ha preso atto di nulla; ha voluto fare il traforo del Frejus. Noi dobbiamo fare altrettanto, altrimenti tutti gli atti di governo successivi a questa decisione saranno viziati dal fatto che subiamo una situazione. Noi invece dobbiamo volerla ed esserne protagonisti. Se siamo favorevoli a subirla, e quindi non ne siamo convinti, tanto vale allora schierarci dalla parte della gente, che dice: "Noi questa cosa non la vogliamo, perché non ci interessa. Se qualcuno la vuole fare, ci dimostri" e dimostri alle popolazioni interessate "che questa opera è necessaria, è utile e soprattutto ambientalmente accettabile". Lo faccia qualcun altro, noi ci tiriamo fuori. Se vogliamo avere un ruolo su questo, dobbiamo evidentemente assumere qualche responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Presidente, colleghi Consiglieri, nella procedura apertasi per l'ipotesi dell'Alta Velocità attraverso la Valle di Susa, ritengo a ragion veduta che ci sia spazio per la consultazione popolare.
Si tratta di un istituto di democrazia diretta previsto dallo Statuto che - come ha ricordato il Consigliere Chiezzi non è mai stato attuato.
La consultazione non ha carattere vincolante per le decisioni finali del soggetto competente al provvedimento finale, ed è legittima nell'alveo dell'art. 64 dello Statuto, laddove si prevede la possibilità che vengano consultate le popolazioni su problemi di loro interesse. E' fuori di dubbio che questo sia un problema d'interesse per le popolazioni della Valle di Susa.
Le obiezioni che vengono mosse alla percorribilità della deliberazione proposta, che ha avuto il parere negativo della competente Commissione sono queste: obiezione del Presidente, il quale ci dice: "perché consultare visto che non c'è ancora il progetto?"; obiezione del collega Rivalta: "perché consultare visto che non c'è una sostanziale informativa per le popolazioni?". Quindi, proseguendo il filo logico del ragionamento del collega Rivalta: "prima informiamo attraverso le varie forme che sono additate e indicate nell'ordine del giorno, e poi vedremo se è il caso di attuare anche la consultazione".
Ritengo che queste due obiezioni, pur avendo un peso, non siano tali di per sè sole, e anche separatamente considerate, da impedire oggi una deliberazione che preveda la consultazione.
Tenendo conto del contenuto delle due obiezioni, la deliberazione dovrebbe, a mio avviso, avere un correttivo. Si prevede che la formulazione precisa e tecnica del quesito oggetto della consultazione diretta alle popolazioni della Valle di Susa venga formulata come si propone nella proposta di deliberazione, cioè entro 60 giorni; a mio avviso questo punto andrebbe corretto e prevedere 180 giorni, entro i quali il quesito viene demandato ad una formulazione successiva. Quindi, oggi si potrebbe decidere, e sarebbe giusto, la consultazione delle popolazioni della Valle di Susa, demandando la formulazione del quesito entro 180 giorni. Questo non per guadagnare tempo, ma perché entro 180 giorni possono maturare le condizioni previste nell'ordine del giorno del Consigliere Rivalta, e ragionevolmente si può presumere che maturi l'altra condizione della formulazione del progetto e dell'avvio della procedura di VIA.
Sono d'accordo che si proceda già oggi a prevedere la consultazione mentre l'inserimento della possibilità di consultazione nell'ordine del giorno mi pare più debole, perché non ha la forza di un'effettiva formalizzazione.
Naturalmente la richiesta di aderire alla proposta di deliberazione avente per oggetto la consultazione, prescinde dalla scelta finale e definitiva, peraltro molto seria ed importante, sul quesito di fondo da proporre alle popolazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi.
Prendiamo atto che un velo di semiclandestinità continua a circondare il progetto di Alta Velocità in Valle di Susa. La vicenda si ripete ormai da tempo. Prima di informare il Consiglio e gli amministratori locali, la Giunta con l'allora Presidente Brizio, che era anche Presidente del Comitato per l'Alta Velocità, ritenne di presentare un progetto di massima al Lions Club di Susa per ottenere la benedizione delle forze economiche ed imprenditoriali.
Successivamente il Presidente Brizio ricevette un'informazione di garanzia prima di fornire la documentazione disponibile agli ambientalisti i quali ne avevano fatto richiesta secondo le procedure della legge sulla trasparezza degli atti della Pubblica Amministrazione.
In particolare, si richiedeva copia dello studio per l'inserimento, nel territorio dell'Alta Valle di Susa, del collegamento ad Alta Velocità Torino-Lione, per realizzare il quale - l'ha ricordato prima il Presidente Brizio - erano stati impegnati un miliardo e 200 milioni a carico della SITAF e 300 milioni a carico della Regione.
Oggi, nonostante il grande agitarsi del Presidente Brizio che vola a Parigi - ricordo che era il 9 novembre 1992 - e più recentemente a Chambery, e che ha un'attività intensa che svolge da anni sempre affermando l'importanza fondamentale della Torino-Lione come anello di congiunzione fondamentale per il trasporto all'interno del continente europeo, siamo venuti a conoscenza, dall'ordine del giorno che ci si sottopone, che ci troviamo ancora a livello di progetti di massima, e non esiste alcuno studio di compatibilità ambientale.
Come fa in questa situazione il Presidente Brizio a prendere impegni, a firmare protocolli d'intesa, accordi internazionali? Lo fa sul piano strettamente ideologico, fideistico: la linea ad Altà Velocità Torino-Lione sembra l'assunto, ha da farsi - come si vedrà - purché si faccia; nessun dubbio che non si possa o non si debba fare, perché non motivata n' dalla domanda n' dalle possibilità tecniche n' dalla compatibilità ambientale.
Questi dubbi sembrano non affiorare nella mente del Presidente Brizio.
Davanti a tanto agitarsi del Presidente che parla a nome della Giunta e fa quasi l'agente pubblicitario dell'Alta Velocità, la gente chiede da tempo di saperne di più, di conoscere in base a quali dati ed informazioni da tempo ci sia questa estenuante azione di promozione.
Se non c'è materia per una consultazione popolare, è possibile che vi sia materia per fare delle promesse, prendere impegni a carattere internazionale, per inserire il progetto tra le grandi priorità europee? Non sarebbe stato e non sarebbe più cauto prevedere inserimenti in reti internazionali dopo aver verificato se è possibile che la linea ad Alta Velocità passi di lì? Oppure vuol dire che si passerà su tutto: sulle difficoltà tecniche, sulla volontà popolare (la Comunità montana ha recentemente detto un no chiaro e netto), sulla compatibilità ambientale? Si farà perché si deve fare, perché qualcuno vuole sia fatto? Vorremmo sapere chi ha deciso tutto questo e perché noi dobbiamo subirlo. E gli atti che il Presidente sta sottoscrivendo non saranno poi sbattuti in faccia come impegni internazionali assunti, fatti compiuti cui non è possibile sottrarsi? Oggi, dopo avere per anni sostenuto l'Alta Velocità soprattutto passeggeri, ci parlate di sistema misto passeggeri/merci. Questo perché la scelta dell'Alta Velocità, come abbiamo più volte detto anche in quest'aula, ha senso economico soltanto quando i collegamenti avvengono tra grossi centri urbani molto distanti tra di loro e quando l'effettiva utenza di queste tratte raggiunge almeno i 40 mila passeggeri al giorno. Sono condizioni che da noi non si sono mai verificate n' si verificheranno quindi i costi e gli impegni per le nuove linee potranno essere compensati soltanto se si convoglierà su queste linee un traffico imponente di merci.
Si parla dunque di linee miste, il che, tra l'altro, impone delle scelte tecniche tipo quella del tunnel di base del Moncenisio; vorrei infatti ricordare al Consigliere Marchini che quella è una scelta obbligata: non ci sarà la possibilità di scegliere tra la vecchia linea e quella nuova perché di fatto occorrerà, dal punto di vista tecnico, mantenere basse le pendenze dei tracciati, altrimenti i lunghi e pesanti treni merci non potranno transitare.
Oggi i volumi di traffico previsti per l'utilizzo completo di queste grandi opere e la loro conseguente giustificazione sono assolutamente concordanti sotto il profilo economico: da 300 a 350 treni al giorno nei due sensi di marcia, quindi un passaggio di treni merci ogni 4-5 minuti ovviamente concentrati di più nelle ore notturne. Poiché non è pensabile che sullo stesso tracciato scorrano i velocissimi ETR 500 e i lenti treni merci, è evidente che la velocità di questi ultimi dovrà essere notevolmente innalzata rispetto ai valori attuali. E un dato di confronto è che l'attuale media della rete nazionale è di 40 km/h per le merci e di 60 km/h per le persone.
Il dato preoccupante è proprio questo enorme volume di merci che dovrà essere convogliato sulle nuove direttrici; dal punto di vista politico, ci chiediamo come si interverrà, visto che lo si dovrà, giocoforza, sottrarre ad altri canali di spostamento: non ci sembra che l'Italia abbia seguito la Svizzera su questa strada ed abbia subordinato la costruzione delle nuove linee al trasferimento del traffico merci pesanti dall'autostrada alla strada ferrata. In Italia un simile impegno, dicevo, non ci sembra sia stato preso. Il nuovo traffico merci, quindi, molto probabilmente si sommerà a quello stradale e questo stretto budello della Valle di Susa si trasformerà in un canale invivibile di scorrimento di merci di dimensioni continentali. Come voi ben sapete - non sto qui a ripetervi cose che abbiamo già detto in quest'aula rispetto al problema forse maggiore che le linee ad Alta Velocità comportano, vale a dire quello dell'inquinamento acustico - questo tipo di inquinamento sarà esasperato in maniera da rendere invivibile l'abitabilità di queste zone, proprio come nel caso delle vallate alpine.
L'altro grosso problema è quello del traforo di base del Moncenisio, un traforo di 54 km con delle difficoltà tecnologiche non indifferenti, in un massiccio che, dai primi sondaggi, pare abbia al suo interno temperature molto elevate. Tale problema non sembra tecnologicamente essere ancora stato affrontato in maniera adeguata, eppure ci troviamo di fronte ad un chilometraggio raffrontabile con quello dell'eurotunnel della Manica, cui va comparato per tutti gli altri problemi, primo fra tutti quello legato al materiale di risulta.
Tornando all'argomento principale, riteniamo assolutamente indispensabile che si tolga finalmente questo velo di clandestinità su tali questioni; che la gente sia in grado di conoscere tutto ciò di cui si discute, tutti i dati e i documenti che evidentemente esistono, altrimenti non si capisce sulla base di cosa ci siano i contatti e i contratti internazionali.
Chiediamo dunque che la nostra deliberazione possa andare avanti.
Peraltro, in questa proposta chiediamo venga definita la data, che pu essere benissimo spostata nel tempo. Non diciamo che deve essere tra 15 giorni, tra un mese, tra due mesi; diciamo soltanto che entro 60 giorni (ma va bene anche la proposta del collega Majorino di allungare questo termine) venga comunque predisposto un atto deliberativo con il quale si definisca il quesito e si fissi la data della consultazione popolare.
Sentiamo periodicamente annunciare date imminenti, addirittura di cantierabilità delle opere, e ci sono momenti di grande propaganda in cui sembra che la linea ad Alta Velocità debba partire da un momento all'altro.
Dunque supponiamo che esistano dei documenti progettuali in fase di definizione, che sono alla stretta finale; se così fosse, non sarebbe impossibile prevedere i tempi per una consultazione della popolazione, e non solo degli amministratori.
La storia della sola consultazione degli amministratori in Valle di Susa ha già lasciato un po' di terra bruciata: si è riusciti sì a fare un'autostrada con mille promesse, ma poi queste non sono state mantenute.
Anche in questo caso, peraltro, veniva invocato come argomento principe quello dell'isolamento del Piemonte, quello della necessità di un collegamento internazionale; erano invocati accordi con la Francia.
Tuttavia, se percorrete l'autostrada, vi accorgerete che, al di là del traforo del Frejus, non esiste autostrada da parte francese.
Devo poi dire che sono rimasto alquanto esterrefatto davanti all'ordine del giorno illustrato dal collega Rivalta, primo firmatario il collega Picchioni. Con stupore ho visto che sull'argomento esistono solo dei progetti di massima (quindi non si sa proprio molto di più di quello che sappiamo tutti noi) e sulla base di questi progetti di massima si fanno accordi così importanti, da Corfù in poi: mi sembra veramente molto strano! Credo che l'ordine del giorno illustrato dal Consigliere Rivalta necessiti di integrazioni che lo rendano più puntuale, che impegnino comunque la Regione a svolgere le consultazioni popolari.
Chiederei, in particolare, di cambiare il punto 4), laddove con un "se" si mette in dubbio la presentazione dello studio di compatibilità ambientale. Il punto 4) prevede di dar corso ad un secondo ciclo di assemblee sullo studio di compatibilità ambientale "se e quando presentato". Io voglio leggerlo nell'accezione più favorevole alla mia parte politica, vale a dire di una possibile interruzione dell'iter per il progetto di Alta Velocità in Valle di Susa.
Sulla base di questi progetti di massima si decide che l'autostrada non può passare in Valle di Susa. Però, deciderlo sulla base di progetti di massima mi sembra abbastanza improbabile, per cui, poiché mi rimane il dubbio, se i firmatari sono d'accordo, chiederei di sgombrare il campo da ogni possibile equivoco e di togliere quel "se", in modo che lo studio di compatibilità ambientale venga sottoposto alla consultazione popolare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, io non sarei intervenuto in questo dibattito sull'Alta Velocità se non avessi ravvisato nelle parole del Presidente Brizio una sorta di rassegnato fatalismo in virtù del quale si potrebbe concludere che, siccome alcuni atti vanno in una certa direzione, noi - a rimorchio di quegli atti - dobbiamo continuare ad andare in quella direzione. Mi auguro che non sia così: non vorrei, Presidente Brizio, che il Comité de Pilotage di cui ci parlava ci conducesse, pilotando pilotando verso Samarcanda o addirittura a Samarcanda, e lei sa chi c'è a Samarcanda sulla base di una nota e popolare canzone di Vecchioni.
Quello dell'Alta Velocità è un problema complesso che deve comunque tenerci lontani da mode, da assonanze, da facili concezioni di modernismo.
Credo che il sistema dei trasporti ferroviari in Italia abbia un forte bisogno di essere ammodernato, ma certamente non sarà l'Alta Velocità che ne consentirà l'ammodernamento; anzi l'Alta Velocità sottrae risorse per ammodernare un sistema che ha bisogno di ben altri interventi e corre lungo ben altre dorsali come quella tirrenica, quella adriatica e addirittura quelle del Mezzogiorno. Uno potrebbe domandarsi che senso ha prevedere dei tratti di Alta Velocità a 300 chilometri all'ora di percorrenza, mentre per penetrare nella città di Torino si impiegano ore ed ore. Sono delle contraddizioni evidenti su cui bisogna comunque riflettere.
Peraltro, Presidente, io non sono neanche tanto persuaso che l'Alta Velocità vada poi perfettamente d'accordo con il trasporto merci, anzi mi pare che vi siano delle contraddizioni e dei problemi tecnici che comunque devono essere risolti prima di mettere insieme questi due elementi. Non mi pare comunque questa la sede per un dibattito approfondito sulle tematiche dell'Alta Velocità.
Mi pare tuttavia di dover rilevare che l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Rivalta e firmato da altri Consiglieri, me compreso, non possa non essere integrato necessariamente dalla proposta di deliberazione presentata dai Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti, Miglio, Giuliano e Segre.
Questi due elementi sono coessenziali, fanno parte di un unico percorso, il quale prevede il coinvolgimento massimo con tutti i dati di fatto a disposizione e bisogna che questi dati ci siano, siano chiari, siano portati alla luce: ecco il coinvolgimento di tutti gli enti che devono concorrere a definire una posizione nostra su questo argomento.
Io non sono d'accordo a che la posizione della Regione sia prioritariamente e pregiudizialmente favorevole all'Alta Velocità (personalmente sono pregiudizialmente sfavorevole all'Alta Velocità) tuttavia è un giudizio personale che necessita di confronto e perciò sono favorevole a che si ipotizzi un percorso che tenga conto delle assemblee elettive, quindi del parere dei Sindaci, i quali devono essere investiti in pieno di questa problematica. Necessita delle riunioni, anche tecniche, da effettuare a tutti i livelli e in tutte le sedi; ma questo percorso deve necessariamente concludersi con una forma di consultazione delle popolazioni interessate. Che questa consultazione sia fatta ai sensi dell'art. 64 dello Statuto della Regione, o che vi siano altre forme di consultazione decise dalle comunità locali, è cosa che secondo me va tenuta in considerazione; per cui l'importante è che le popolazioni vengano chiamate ad esprimere il loro parere, la loro opinione a ragion veduta direi molto veduta - su questo importante problema. Opinione che peraltro vorrei fosse vincolante anche per i nostri atti successivi in ordine alle tematiche dell'Alta Velocità.
Ci sono le Conferenze dei servizi, ci possono essere dei provvedimenti impositivi dall'alto, però è chiaro che si tratta comunque di provvedimenti lesivi dell'autonomia dei vari enti e delle istituzioni, quella regionale compresa. Sono quindi provvedimenti che devono essere rigettati e respinti in anticipo, perché contrastanti - se e dove contrastanti - con la volontà popolare.
Chiederei pertanto che l'ordine del giorno presentato dal collega Rivalta subisse un'integrazione diretta a recepire le istanze che la deliberazione di Chiezzi ed altri propone. Sentivo Rivalta dire che accettava molto volentieri l'osservazione su quel "se e quando presentato" in rapporto allo studio di compatibilità ambientale, ma lo stesso Rivalta mi pare che intendesse dire che si potrebbe anche non arrivare a quel punto, quindi credo che non ci siano problemi nell'eliminare il "se e quando". Io vorrei che non fosse proprio presentato, nel senso che ad un certo punto il percorso si interrompe e basta, però sono cose di cui dobbiamo tener conto e che dobbiamo avere ben presenti.
Allora, risolto questo problema del "se e quando", io chiedo che vi sia una formula integrativa che tenga conto delle istanze poste dalla deliberazione di Chiezzi che, se fosse posta in votazione, direi che mi metterebbe in serio imbarazzo nel senso che io non vorrei votare contro quella deliberazione, però non potrei neanche votare a favore, perch prescinde da una serie di passaggi che secondo me necessariamente devono essere effettuati. Se fosse posta in votazione mi asterrei con riserva di votare a favore ove si ponesse la necessità di ripresentarla. Mi auguro però che l'ordine del giorno venga integrato e quelle istanze vengano recepite in modo che un percorso giusto, approfondito e corretto, risponda alle esigenze che tutti in Consiglio regionale sentiamo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Mi associo con quanto ha detto il mio Capogruppo. Volevo solo fare qualche modesta considerazione. Uno Stato come il nostro, con un deficit di due milioni di miliardi, se non di più, non si sa bene, di meno non di sicuro, è già fuori dall'Europa da un bel pezzo. Quindi questa storia che per integrarsi in Europa bisogna attuare "l'Alta Velocità" non ha senso.
Per integrarsi in Europa bisogna cambiare testa, bisogna cambiare troppe cose che non hanno niente a che fare con "l'Alta Velocità"! Per il suo fallimento morale, economico, legato allo statalismo corruttore - lo si è visto in Unione Sovietica e dappertutto e le leggi permissive ne sono la conseguenza, ivi compresa l'infame legge del soggiorno obbligato che in Europa non c'è (questo sì sarebbe un modo per collegarci all'Europa: abolire questa legge); i nostri processi sono lentissimi mentre altrove si fanno molto più in fretta. Ben altro deve essere il modo di europeizzarci.
Le amnistie, gli indulti, i condoni, le prescrizioni? Peggio ancora.
Facciamo funzionare la bassa velocità; di Alta Velocità ce n'è già troppa con gli aerei che rompono le scatole, inquinano l'aria, danneggiano l'ozono, e chi più ne ha più ne metta.
L'opera sarà intanto di costo altissimo, di lunga esecuzione o costruzione, come quasi tutte le opere pubbliche. So che qui a Torino si doveva canalizzare non so quale acqua calda, e pare che per farlo si siano rotte tre volte le strade! Con questi ritmi non so che Alta Velocità si possa fare.
L'impatto ambientale è negativo come tutti i grossi exploit della tecnologia. Se avete studiato qualcosa di ecologia vi accorgerete che ogni scoperta tecnologica nuova, che sembra agli ingenui chissà quale cielo con il dito, fa fare un passo avanti e due indietro, in molti campi se non quasi in tutti.
E' scandaloso poi che la consultazione popolare non sia vincolante.
Allora non so io che cosa deve essere vincolante se addirittura quando parla il popolo si autorizza il potere a fare quello che gli pare, con la scusa: "Sono stato eletto, posso fare anche il contrario di quello che vuole il popolo". Andiamo bene! Che altri Stati ben amministrati e ricchi ritengano di realizzare opere consimili si può capire, ma non uno Stato come ho già detto, fallimentare come il nostro. Senza tenere conto che, con l'alto livello di criminalità italiano, la mafia potentissima, padrona o quasi di intere Regioni, l'infiltrazione mafiosa, il terrorismo mafioso o altro che ha già distrutto incalcolabili opere d'arte, c'è il pericolo di attentati. Immaginatevi un attentato ad un treno di questo tipo, le perdite di vite umane. Infine chi paga? I ceti produttivi sono al lumicino dilaniati da tasse inevitabilmente crescenti, per far fronte agli sprechi ormai quasi invincibili data l'enormità delle clientele parassitarie.
Quindi voterò a favore della consultazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Tenuto conto di quello che è stato detto vorrei apportare alcune precisazioni e alcune modificazioni all'ordine del giorno.
La discussione è andata ben al di là dei termini precisi con cui era nato questo punto all'o.d.g., che era quello della consultazione a cui noi abbiamo proposto, in via alternativa, un ordine del giorno.
Mi è parso che la consultazione, pur rapidamente e sinteticamente abbia ripreso una serie di questioni, varie volte dibattute in questo Consiglio regionale, e riproposto atteggiamenti di principio nei confronti di questo problema.
Sentita questa discussione io vi leggo questo ordine del giorno per cercare di tessere ancora una possibilità di comunicazione e spero di chiarezza; su questo profilo spero di giungere ad una votazione, perché non credo che possiamo continuare a dibattere su ragioni di principio.
Le modifiche che io propongo ve le richiamo vocalmente, man mano che giungo ad esse.
"Il Consiglio regionale del Piemonte constatata la generale domanda di informazione presente in Valle di Susa sui progetti di collegamento ferroviario veloce" - ho qui tolto la dizione "Alta Velocità" nel senso che anche io ritengo che in questa fase sia ancora possibile discutere sulle tipologie e sulle tecnologie - "nella tratta Torino-Lione"; - adesso, però, c'è un'aggiunta che tende a chiarire le posizioni dei proponenti l'ordine del giorno e se non sono condivise da altri Consiglieri regionali spero che questo sia comunque un motivo di chiarezza. Poi le posizioni possono essere su questo diverse, del tutto legittime. Leggo l'aggiunta: "collegamento ferroviario nella tratta Torino Lione" - collegamento è il riferimento al soggetto "considerato necessario al fine di realizzare efficienti e rapide comunicazioni tra le due Regioni e i due Paesi interessati nel quadro della realizzazione di una moderna rete ferroviaria estesa a tutta l'Europa".
Un termine di dibattito da cui molti di noi sono partiti è la necessità di questo collegamento e di questa rete europea. Discutibile la tipologia la soluzione di tracciato, ma non la necessità di questo sistema europeo ferroviario. Vi ho ricordato questo perché è un'aggiunta che tende a chiarire le posizioni all'interno di questo Consiglio regionale.
Il secondo punto all'ordine del giorno recita: "Rilevato come a tutt'oggi esistano sull'argomento solo delle indicazioni di massima e non siano mai stati formulati progetti alternativi per tecnologie, tipologie e tracciato, né tanto meno sono mai stati affrontati problemi di compatibilità ambientale, condizione ritenuta inderogabile dalla Regione ritenuto necessario rispondere alla domanda di informazione e di partecipazione che proviene dalle comunità interessate, attraverso una chiara ed obiettiva esposizione delle ipotesi nel loro attuale stato di elaborazione dà mandato alla Giunta regionale in collaborazione con le Commissioni consiliari competenti" - invece che con la Commissione consiliare competente "1) di organizzare un ciclo di assemblee aperte nelle principali località della Valle di Susa, nelle quali la Regione esporrà la situazione in atto dei progetti e gli sviluppi prevedibili e recepirà indicazioni e proposte di approfondimento 2) di effettuare successivamente delle riunioni tecnico-informative periodiche con rappresentanze dei Comuni o enti, sia per tenerli aggiornati sull'evoluzione dei progetti, sia per ricevere suggerimenti, proposte critiche in ordine al lavoro fatto 3) di istituire una Conferenza permanente dei Sindaci di tutte le località toccate dal percorso della linea e dei Presidenti delle Comunità montane della valle, per la partecipazione alle riunioni di cui al punto precedente e per la definizione dei tempi e modi delle consultazioni che si dovessero ritenere necessari;" - congiuntamente con i Sindaci evidentemente, non come decisione regionale "4) di dar corso ad un secondo ciclo di assemblee sullo studio comunque di compatibilità ambientale".
Il punto 3) ha quell'aggiunta che dà all'assemblea dei Sindaci, con la Regione, la definizione dei tempi e dei modi delle consultazioni che si dovessero ritenere necessarie. In questo senso acquisendo la sollecitazione che veniva dal Consigliere Adduci di ritenere le consultazioni definibili ben al di là della ristretta tipologia delle consultazioni indicata dall'art. 64 dello Statuto.
L'art. 64 dello Statuto esclude proprio il referendum, ci sono altri articoli che regolano la forma di referendum dello Statuto, quindi l'art.
64 prescinde da una formula referendaria consultiva.
L'art. 64 infatti recita: "La Regione può deliberare la consultazione di particolari categorie o settori della popolazione su provvedimenti di loro interesse. La consultazione può essere indetta anche per categorie di giovani non ancora elettori, purché abbiano compiuto i sedici anni".
Quindi per certi aspetti il richiamo alle norme all'art. 64, rispetto all'intenzione da più parte espressa della possibilità anche di una consultazione generalizzata della comunità, è restrittivo. Noi nelle varie forme possibili di consultazione aggiungiamo che l'assemblea dei Sindaci e la Regione decidono i tempi e i modi di consultazione che si ritenessero necessari, senza nemmeno i limiti dell'art. 64.
Sollecito tutti di prendere atto di questo ordine del giorno che mi sembra, sotto il profilo metodologico, assai più ricco che un semplice richiamo all'art. 64. Certamente questo documento pone un problema di chiarezza che ho voluto inserire riprendendo uno stimolo fornitami da Marchini, che è quello del ritenere necessaria la costruzione di una rete europea di cui il tratto Torino-Lione è determinante per noi, per le relazioni fra le due Regioni e i due Paesi.
Questo elemento di chiarezza non vuole essere una chiusura a chi ha sollecitato correzioni nell'ordine del giorno, ma vuole essere un elemento di chiarezza, perché se dietro gli elementi di discordia verso questo ordine del giorno si dovesse mascherare questa ragione di necessità, dico che è meglio che oggi si esprima.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bresso.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Non intervengo più nel merito, perché è intervenuto il Presidente e poi perché la discussione è stata esaustiva. Le modifiche proposte dal Consigliere Rivalta ci trovano d'accordo anche perché chiariscono alcune questioni che certamente sarebbero rimaste aperte. Quando si discusse in I Commissione della proposta del Consigliere Chiezzi fui incaricata, insieme al funzionario dottor Pastore, di cercare di capire le modalità con cui si poteva applicare l'art. 64 dello Statuto, che in effetti non parla di una consultazione di tipo referendario, ma non è chiaro nelle modalità. Uno dei problemi è proprio quello che è molto difficile definire che cosa sono le consultazioni, a meno che non si tratti di una consultazione di categorie particolari, come dice l'art. 64.
Invece se diventa la consultazione di un'intera area territoriale di fatto coincide con una consultazione referendaria, che in questo caso si verificherebbe su parere che compete alla Regione Piemonte, e non su un oggetto che è il suo potere decisionale. Per cui succederebbe il caso molto strano di una consultazione su un oggetto su cui la Regione stessa ha come competenza un parere; si creerebbero alcuni problemi sul senso di una consultazione di questo genere. Invece, la proposta di indire una serie di riunioni, nonché di istituire una conferenza permanente, valutando successivamente sulla base dei progetti concreti, nonché degli studi di compatibilità ambientale, se indire anche delle consultazioni da definire con precisione (perché l'art. 64 non lo definisce con precisione ed è tutt'altro che semplice realizzare concretamente un regolamento per la consultazione) ci pare essere una buona soluzione. Non era, anche se di fatto lo è diventata, una discussione generale sulla questione dell'Alta Velocità o della velocità elevata. E' comunque importante l'aggiunta che è stata fatta, che precisa una posizione che riteniamo fondamentale, che è quella che sceglie il potenziamento della linea ferroviaria con una linea a velocità elevata o ad Alta Velocità - a seconda di come nel prosieguo dei progetti sarà possibile definirla. Nessuno di noi pensa che in Valle di Susa potrà passare un treno a 300 km orari. Infatti non sarà così, ma tutta questa partita potrà essere discussa sulla base dei progetti concreti che verranno presentati.
Siccome oggi decidiamo su questi due ordini del giorno, potremo decidere di procedere ad un ulteriore dibattito sull'Alta Velocità, ma non entrando nel merito della questione specifica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi in particolare quello del compagno Rivalta che ha elaborato l'ordine del giorno, sul quale avevo espresso immediatamente giudizio positivo come ordine del giorno di buon governo, addirittura pleonastico, perch bisognerebbe governare in questo modo. Quindi, nulla in contrario in via di principio.
Rimane il fatto che tutta la discussione non nasce sui problemi del buon governo, ma nasce sulla proposta di consultare la popolazione in forma diretta e prevista dallo Statuto. Questo è l'elemento che si discute dopodiché si può dire: "propongo altre cento cose che sono tutte più belle e più intelligenti di questa". Può darsi, ma sono altre cose.
Il problema politico posto dalla deliberazione è il quesito se sia opportuno, necessario ed utile avviare una consultazione che preveda, in forma ufficiale organizzata, che a ogni testa corrisponda un'opinione. Su questo tema si può essere d'accordo o in disaccordo, ma è una squisita discriminante politica. C'è chi pensa che sia utile; c'è chi pensa che sia inutile, ma non si può depotenziare la proposta dicendo che se ne propone un'altra, che va benissimo, ma non è questa.
Quindi, a questo proposito, sono disponibile a ritirare la deliberazione. Non sono sicuramente affezionato ad una deliberazione, anche se giace da due anni, anche se l'Assessore Bresso un anno fa a quest'epoca aveva chiesto di rinviare tutto a settembre. Mettiamo una pietra su queste cose. Non sono affezionato alla deliberazione, ma ritengo politicamente ed amministrativamente utile che in Valle di Susa si chieda alla popolazione: "ogni testa un'opinione", con la consultazione diretta.
Ritiro la deliberazione se, nell'ordine del giorno illustrato dal compagno Rivalta, si aggiunge, dopo il punto 3), il seguente punto, che sia concesso anche a me di illustrare a voce e di leggere: "Punto 3.1 di deliberare" - e la delega alla Giunta - "la consultazione popolare ex art. 64 dello Statuto della Regione Piemonte, delle popolazioni residenti nelle Comunità montane della Valle di Susa sui progetti di massima della nuova linea ad Alta Velocità sulla base delle risultanze delle iniziative di informazione e confronto raccolte nelle attività di cui ai punti precedenti".
Quindi, si inserisce sin d'ora come conclusione delle attività di buon governo di cui ai punti precedenti. Questo è l'unico punto politico che abbiamo proposto: sin d'ora la volontà di portare avanti una consultazione popolare. Se questo viene accettato ritiro immediatamente la deliberazione.
Se questo non viene accettato mantengo la deliberazione.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno, essendo sicuro dell'approvazione dello stesso e della volontà della Giunta di impegnarsi in questo senso, ritengo di grande interesse poter finalmente discutere questo problema nella Valle di Susa, ma anche altrove, sulla base delle opinioni espresse in quest'aula.
Finalmente spero che su questo tema si giunga a fare chiarezza di posizioni. Devo subito dire - se non ho capito male che la posizione illustrata dal compagno Rivalta è diversa dalla posizione riassunta dal Presidente Brizio. A me è sembrato così, nel senso che i ragionamenti che proponeva il compagno Rivalta sono quelli di un sistema ferroviario moderno che in Valle di Susa può anche non presupporre la costruzione di una seconda linea ferroviaria, ma la modernizzazione di quello che c'è.
Il Presidente Brizio invece rimane sulla strada percorsa fino a ieri che è quella di aderire alla decisione di costruire un'altra linea ferroviaria integralmente nuova con tanto di tunnel di base. Quindi costruirla nella Valle di Susa, perché così vuole la modernità di cui Brizio si fa portavoce, così vogliono i Governi nazionali ed europei, così vogliono i vertici.
A me è sembrato invece di cogliere una diversità di approccio al problema, e forse anche di conclusione, da parte del collega Rivalta. Ma non mi interessa divaricare alcunché; mi interessa, e sono felice per questo, che in base anche ad un piccolo sforzo fatto da alcuni Consiglieri (Miglio, Segre, Giuliano e Maggiorotti) riusciremo a discutere del tema dell'Alta Velocità in Valle di Susa.
Non c'è alcuna strumentalità nella nostra posizione, ma c'è la convinzione che è bene consultare formalmente e non dire: "farò tutte le consultazioni necessarie". Va bene dire questo, ma non è come affermare sin d'ora la necessità politica di una consultazione che riteniamo necessaria.
Dico subito che, a parte gli elementi iniziali di ambiguità che mi pare di vedere e che saranno illustrati in dettaglio dal collega Giuliano, non sono contrario a votare il resto dell'ordine del giorno. Non c'è alcuna contrarietà su questo, perché non c'è volontà di strumentalizzare, di cavalcare alcunché. Si è espressa un'esigenza politica che non viene accettata. Noi continuiamo a sostenerla, ma se proponete un ordine del giorno in cui ci pare, al di là di quella scelta che non condividiamo, di avviare un metodo di lavoro che consenta di discutere più di prima, perch non dichiararsi d'accordo? Quindi, vediamo come avverrà questa votazione ma su tutta la parte propositiva il parere lo esprimeremo anche positivamente dopo aver visto le modalità di votazione dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, occorre procedere alla votazione della deliberazione, che viene mantenuta, e successivamente alla votazione dell'ordine del giorno, come emendato nell'ultimo intervento del Consigliere Rivalta, il cui testo è stato consegnato alla Presidenza.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giuliano; ne ha facoltà.



GIULIANO Valter

Chiedo la votazione per parti separate dell'ordine del giorno. Ho molto apprezzato lo sforzo fatto dal collega Rivalta per cercare di raggiungere una mediazione su questo argomento, che ci vede separati sulla sostanza.
Non ho dubbi sulla sua onestà intellettuale; tuttavia, mi sembra che nella formulazione ultima dell'ordine del giorno permangano degli elementi di ambiguità che, non sciolti, non ci permetterebbero di dare il nostro assenso. In particolare, l'ambiguità sta nei termini: "collegamento veloce" (che non sappiamo cosa vuol dire): "l'opzione svizzera, tedesca inglese" oppure "l'Alta Velocità"? Chiedo dunque la votazione per parti separate, escludendo i primi tre capoversi, sui quali ci asterremmo, mentre dalla frase "dà mandato alla Giunta"...



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Adduci; ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

Voglio semplicemente capire se adesso viene posta in votazione la deliberazione oppure l'ordine del giorno, perché se venisse posta in votazione la deliberazione, farei una dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

La parola alla Giunta, per sapere che posizione assume in via definitiva.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta ritiene che l'ordine del giorno, nella sua stesura definitiva, abbia cercato di cogliere tutto lo spirito del dibattito e delle varie posizioni. Quindi, se c'è il ritiro della deliberazione da parte di chi l'ha firmata, si può votare per parti separate; se si richiede la votazione sulla deliberazione, il testo rimane integro, come è giusto che sia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Io avevo fatto una proposta, alla quale non ho ricevuto una risposta.
Avevo detto che avremmo ritirato la deliberazione se nell'ordine del giorno, dopo il punto 3), si fosse inserito il testo da noi proposto.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La risposta è no.



CHIEZZI Giuseppe

Se la risposta è no, la deliberazione vive, perché c'è una precisa volontà politica.
Sull'ordine del giorno sono un po' stupito da questo nesso, che è assolutamente sghembo, nel senso che in una deliberazione si parla di una consultazione popolare, in un ordine del giorno si dicono molte cose. Non ho memoria di un rifiuto di votare degli ordini del giorno, di cui senz'altro la parte importante è quella su cui noi voteremmo a favore (cioè quella che parla di "un processo di governo, un rapporto di informazione e di confronto con le popolazioni"), mentre la parte preliminare è più di carattere generale.



(Commenti del Presidente della Giunta, Brizio)



CHIEZZI Giuseppe

Va bene, ma mi stupisce il nesso. "Se ritiri la deliberazione, ti permetto di votare per parti separate": cosa c'entra, questo? Non c'entra assolutamente niente, perché la deliberazione propone di fare una cosa sulla quale non siete d'accordo. Benissimo: non siete d'accordo.
Poi arriva un ordine del giorno, su cui noi diciamo: "Su tutte le cose da fare siamo d'accordo, invece sull'illustrazione precedente, come spesso accade, abbiamo dei problemi, quindi ci asterremo". Non si capisce proprio questo "do ut des", perché è assolutamente sghembo, è una sorta di ricatto.
Non lo capisco. Non capisco perché non si giunga a votare insieme le cose da fare in Valle di Susa, quelle che voi ritenete debbano essere fatte e che non sono tutte quelle che noi proponevamo. Ne manca una: pazienza.
Facciamo insieme tutte le altre. No, lì volete che ci dividiamo: siete voi che volete la divisione, non noi.



PRESIDENTE

A questo punto credo che sia stato detto tutto; il Consigliere Chiezzi ci dice che la deliberazione viene mantenuta, pertanto procediamo alle votazioni.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Adduci ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

A me spiace che non si sia raggiunto un accordo sulle procedure complessive, perché effettivamente l'ordine del giorno che è stato presentato, così come si configura una volta modificato, recepisce in pieno la ricchezza del dibattito, ne tiene conto e soprattutto offre elementi di riflessione aggiuntivi a quanto già si era più volte detto. Credo che alla fine possa essere proficuamente discusso e preso in considerazione ovviamente anche nelle sedi locali dove è necessario entrare nel vivo delle tematiche.
Per quanto riguarda la deliberazione che, purtroppo, viene mantenuta noi - lo avevo già annunciato - siamo costretti, come Gruppo, ad astenerci ciò non perché - sia ben chiaro non vogliamo il ricorso alla volontà popolare (che, anzi, auspichiamo e recepiamo successivamente nell'ordine del giorno), ma perché riteniamo che, così come si è posta la questione sia riduttiva rispetto alle problematiche presentate.
In ogni caso, è evidente a tutti che il più recepito nell'ordine del giorno, nella parte in cui si dice "e per la definizione dei tempi e dei modi delle consultazioni che si dovessero ritenere necessarie", contiene sicuramente il meno a sua volta contenuto nella deliberazione.
Quindi ci asteniamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Chiedo che la votazione della deliberazione avvenga per appello nominale.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rabellino ed altri Consiglieri che si associano chiedono la votazione per appello nominale.
Non essendovi altri interventi, si proceda dunque alla votazione per appello nominale di tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 10 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
La deliberazione è respinta.
Passiamo ora alla votazione dell'ordine del giorno n. 702, collegato alla deliberazione.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Giuliano ne ha facoltà.



GIULIANO Valter

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, prendiamo atto con profondo rammarico dell'atteggiamento incomprensibile del Presidente della Giunta e di una volontà che ci è parsa ricattatoria, che ci stupisce, che ci preclude di partecipare alla votazione di un ordine del giorno che ci avrebbe trovati favorevoli nella parte di dispositivo.
Riteniamo questo un atto politicamente molto grave, che una volta di più conferma l'atteggiamento discriminante nei nostri confronti e, siccome il nostro voto è indesiderato, ovviamente non parteciperemo al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Per le stesse motivazioni portate dal Consigliere Giuliano, il Gruppo Rifondazione Comunista non parteciperà a questa votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Il Gruppo Lega Nord invece parteciperà al voto. Sono rincresciuto per il fatto che non sia stata recepita la deliberazione su cui abbiamo votato poc'anzi, ma ciò nonostante mi auguro che le intenzioni espresse in questo ordine del giorno vengano puntualmente mantenute.
Voteremo a favore di questo ordine del giorno proprio per porci, non a garanzia, ma all'interno di quello schieramento che dovrà rispondere alla lettera e allo spirito di questo documento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto pongo in votazione l'ordine del giorno, così come modificato dal Consigliere Rivalta, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte constatata la generale domanda di informazioni presente in Valle di Susa sui progetti di collegamento ferroviario veloce nella tratta Torino e Lione, considerato necessario al fine di realizzare efficienti e rapide comunicazioni tra le due Regioni e i due Paesi interessati, nel quadro della realizzazione di una moderna rete ferroviaria estesa a tutta l'Europa rilevato come a tutt'oggi esistano sull'argomento solo delle indicazioni di massima e non siano mai stati formulati progetti alternativi per tecnologie, tipologia e tracciato, né tanto meno non sono mai stati affrontati i problemi di compatibilità ambientale, condizione ritenuta inderogabile dalla Regione ritenuto necessario rispondere alla domanda di informazione e di partecipazione che proviene dalle comunità interessate, attraverso una chiara ed obiettiva esposizione delle ipotesi nel loro attuale stato di elaborazione dà mandato alla Giunta regionale in collaborazione con le Commissioni consiliari competenti: 1) di organizzare un ciclo di assemblee aperte nelle principali località della Valle di Susa, nelle quali la Regione esporrà la situazione in atto dei progetti e gli sviluppi prevedibili e recepirà indicazioni e proposte di approfondimento 2) di effettuare successivamente delle riunioni tecnico-informative periodiche con rappresentanze dei Comuni o Enti, sia per tenerli aggiornati sull'evoluzione dei progetti, sia per ricevere suggerimenti, proposte critiche in ordine al lavoro fatto 3) di istituire una Conferenza permanente dei Sindaci di tutte le località toccate dal percorso della linea e dei Presidenti delle Comunità montane della valle, per la partecipazione alle riunioni di cui al punto precedente e per la definizione dei tempi e modi delle consultazioni che si dovessero ritenere necessarie 4) di dar corso ad un secondo ciclo di assemblee sullo studio comunque di compatibilità ambientale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri).


Argomento: Problemi energetici

Esame ordine del giorno n. 697 in merito alla ripresa dell'attività della centrale elettronucleare francese di Superphenix


PRESIDENTE

Propongo di votare ancora l'ordine del giorno n. 697, presentato dai Consiglieri Adduci, Giuliano, Miglio, Majorino, Spagnuolo, Rivalta ed altri che è stato iscritto all'o.d.g. al termine della seduta di stamane.
Non essendovi obiezioni, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appreso, con viva preoccupazione, che con decreto ministeriale del 12 luglio 1994 la centrale elettronucleare francese Superphenix è stata autorizzata a rimettersi in attività, sia pure a fini di ricerca per la filiera a neutroni veloci rilevato che il decreto consente di dare il via alle procedure tecniche per la riattivazione vera e propria della centrale con conseguente produzione di energia nucleare, come del resto ha precisato la stessa NERSA, società che ha costruito e che gestisce il reattore richiamato il proprio ordine del giorno (n. 682 del 3 maggio 1994) con il quale si chiedeva, tra l'altro, al Governo della Repubblica italiana di intervenire presso il Governo francese affinché fosse avviato 'un serio confronto sulla questione Superphenix' considerato che, ad oggi, nessuna comunicazione in merito è pervenuta da parte del Governo francese che, viceversa, ha consentito l'avvio delle procedure per la riattivazione della centrale di Creys-Malville certo di interpretare le preoccupazioni dei cittadini del Piemonte fortemente interessati da ulteriori eventuali incidenti chiede al Governo italiano di operare con urgenza affinché il Governo francese sospenda l'efficacia del decreto di attivazione della centrale Superphoenix, in attesa che le richieste e gli interrogativi di cui al proprio ordine del giorno del 3 maggio 1994, richiamato, trovino adeguate risposte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo al punto 24) all'o.d.g.: "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Commissione regionale per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna (art. 3, L.R. n. 46/86) Sostituzione della signora Enrica Belli.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Monica Dellavalle.
Consiglio nazionale per l'ambiente (art. 12, legge n. 349/86) Sostituzione del signor Emilio Lombardi.



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Massimo Marino.


Argomento: Nomine

Consulta regionale per l'artigianato (art. 3, L.R. n. 17/85) Sostituzione del signor Marco Zacchera.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Antonino Masaracchio.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20)



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