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Dettaglio seduta n.291 del 19/07/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 2257 dei Consiglieri Miglio e Bosio inerente l'USSL n. 51 - Trasferimento di comunità alloggio per handicappati in edificio interno all'ex Ospedale psichiatrico di Novara


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 2257 presentata dai Consiglieri Miglio e Bosio.
Risponde l'Assessore Rossa.



ROSSA Angelo, Assessore regionale

Rispondo all'interrogazione n. 2257 sul trasferimento di comunità alloggio per handicappati in edificio all'interno dell'ex Ospedale psichiatrico di Novara a firma dei Consiglieri Miglio e Bosio.
In esito a questa interrogazione, pur non essendo ancora in grado di fornire gli elementi di risposta definitivi, si ritiene tuttavia opportuno comunicare che questo Assessorato ha avviato le necessarie trattative con l'Amministratore straordinario dell'USSL n. 51, prof. Alessandro Giordano per pervenire ad un'adeguata soluzione del problema oggetto dell'interrogazione. Quindi la procedura è ancora in itinere.
Nell'incontro del 17/5/1994 al fine di superare le difficoltà oggi evidenziate e ritenendo opportuno unificare in un'unica sede le due comunità alloggio presenti nella città di Novara, entrambe sottodimensionate come numero di ospiti rispetto agli attuali standard regionali - sei in una sede e tre nell'altra - sono state richieste all'Amministratore straordinario precise condizioni a garanzia dell'operazione di trasferimento quali: la struttura destinata a soggetti handicappati, pur insistendo all'interno dell'area dell'ex Ospedale psichiatrico di Novara deve essere nettamente distinta dal resto del contesto esistente, sia a livello organizzativo e funzionale, sia per quanto riguarda le aree di pertinenza esterna con idonei elementi di separazione la distribuzione interna delle superfici della struttura residenziale per handicappati deve rispettare la tipologia specifica della deliberazione della Giunta regionale n. 147-23154 del 22/2/1993 e della precedente deliberazione della Giunta regionale n. 38-16335 del 29/6/1992 non è stata ancora espressa nessuna valutazione di carattere tecnico da parte delle strutture.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Da parte dell'Assessore non è venuta una risposta, è venuta un'affermazione di attesa rispetto a valutazioni che devono essere ancora compiute.
Una questione sembra quasi certa, l'Assessore me lo confermerà: l'USSL decide di unificare due comunità terapeutiche per ragazzi handicappati psichici, sulla base di una pura considerazione statistica-economica, senza alcun riferimento alla natura e al merito reale del servizio. Ci tengo a sottolineare questa operazione, perché mi sembra grave, controriformatrice e controtendenziale rispetto a tutte quelle che sono state e dovrebbero continuamente essere, ormai, le attenzioni - prima di tutto di tipo culturale rispetto a queste forme di handicap e di ordine sanitario ed assistenziale.
La prima questione è che si unificano due gruppi di handicappati psichici che hanno caratteristiche e natura di malattia e di assistenza diverse e non conciliabili. Vengono dunque unificati sulla base di un fatto puramente economico.
Secondo: vengono unificati nell'area dell'ex Ospedale psichiatrico. Gli Ospedali psichiatrici, è vero, non esistono più, però esiste la struttura con ancora 180 malati di cui 90 sono malati sul serio ed altri sono anziani che non trovano più collocazione nella società. Si vogliono unificare due comunità dal punto di vista esclusivamente economico, senza che per esistano necessariamente le condizioni perché siano unificate. Si parla di handicap psichici di tipo letteralmente diverso: richiedono educatori ed assistenti diversi, richiedono funzioni, presenze e ruoli diversi, per vengono unificati. L'economia domina tutte le scelte ideali. Lo so che di scelte ideali e culturali se ne parla come fanno i preti: fate quel che dico, ma non fate quel che faccio.



PRESIDENTE

Non tutti.



BOSIO Marco

Non tutti, non tutti.
La risposta che l'Assessore dà è: "studieremo se le condizioni strutturali sono a posto". Ma la natura dell'interrogazione mirava a questo! Avere un giudizio di ordine generale attorno al fatto che due comunità alloggio di handicappati psichici, che erano nella città, in alloggi che magari non disponevano di 1.200 metri di verde, ma erano in mezzo alla gente, in condomini, in villette, siano trasferite nell'ex Ospedale psichiatrico! Potete attrezzarlo come volete, con gigantografie di bellissimi panorami, ma il senso è uno solo! Si unificano due comunità che hanno bisogni terapeutici diversi.
In ultimo, mi sembra che rispetto a tutti i discorsi che si sono fatti e si fanno sulla sanità in generale, ma in particolare sulla questione dell'handicap psichico, specie per giovani e ragazzi (e nemmeno più tanto giovani, perché ormai erano in queste comunità da anni), l'unico dato che viene assunto come parametro da utilizzare siano i costi.
Cosa devo dire? Dico che resto in attesa delle precisazioni, ma l'insoddisfazione è totale e generale.
Devo dedurre che, in questo campo, questa è la nuova politica della Giunta? Bene. Lo dedurremo.



PRESIDENTE

Non avrebbe diritto a replicare, ma in via eccezionale, in attesa che il Consigliere Chiezzi rientri in aula, ha la parola l'Assessore Rossa.
Vorrei che il Consigliere Bosio fosse d'accordo sul fatto che prenda la parola l'Assessore Rossa.



BOSIO Marco

Sono d'accordo.



ROSSA Angelo, Assessore regionale

La ringrazio.
Ho dato al collega Bosio la risposta che, probabilmente, ha finito per essere letta secondo un linguaggio burocratico-amministrativo rispetto a quella che è la mia vera intenzione - credo anche quella della Giunta e cioè di non fermarci assolutamente agli aspetti economici e ai costi.
Chi mi conosce sa che antepongo sempre i problemi di carattere umano e ideale alle questioni di costo che sono sì importanti, ma non possono essere quelle che orientano né la politica mia in questo settore né quella della Giunta.
Saremo molto attenti nel verificare tutti gli aspetti ai quali faceva riferimento il collega Bosio e che mi trovano pienamente d'accordo: non siamo assolutamente né per ghettizzare la gente, né per isolare le comunità.
Quindi, non appena avremo tutti questi elementi verificheremo le scelte da compiere in modo che risultino giuste: che da una parte corrispondano alle aspirazioni ideali ed umane che vibrano in ciascuno di noi e dall'altra tengano presenti gli aspetti di costo, che però non possono essere determinanti ai fini degli obiettivi.
Se è il caso, fermeremo il progetto. Ho visto che segnalate una sottoscrizione di mille persone. La terremo presente, faremo la verifica in tempi stretti e, se necessario, faremo anche un sopralluogo per constatare come stanno le cose.
Ringrazio infine il Presidente per avermi consentito di aggiungere, al linguaggio freddo e burocratico della risposta, una componente di calore e di impegno ideale che oltre ad essere mia personale credo sia anche di questo governo regionale.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Interrogazione n. 2085 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente la dichiarazione di stato di calamità e predisposizione di finanziamenti nonché di un piano di interventi per i Comuni delle Valli di Lanzo particolarmente interessati dalle eccezionali precipitazioni avvenute il 23 e 24 settembre 1993


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 2085 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, alla quale risponde l'Assessore Montabone.



MONTABONE Renato, Assessore regionale

L'alluvione del settembre 1993 che ha colpito larga parte del territorio regionale si è abbattuta con particolare violenza sulla fascia alpina e prealpina compresa tra la Valle di Susa, la Valle Anzasca, nonch sulle Valli dell'Acquese e dell'Ovadese, e in provincia di Alessandria.
Le aree in cui si sono verificate le maggiori devastazioni sono state come è noto, le tre valli dell'Alto Canavese, e in particolare le Valli Stura di Valgrande, Orco e Soana, dove il dissesto idrogeologico è stato tale da sconvolgere il regime idraulico dei corsi d'acqua causando, di conseguenza, gravi danni alle infrastrutture adiacenti ai corsi d'acqua stessi.
La situazione è apparsa subito di gravità eccezionale, non solo in riferimento all'entità del consuntivo dei danni, ma anche per l'evidente vulnerabilità delle aree colpite, in relazione ad eventuali successivi eventi, anche non particolarmente violenti, come peraltro dimostrato dal recentissimo fenomeno del 26 giugno 1994.
A fronte dell'emergenza, si sono avviate procedure usuali in casi analoghi, e cioè: 1) richiesta immediata di soccorso finanziario da parte dello Stato, concretizzatosi in un provvedimento più volte reiterato (DD.LL.
401/93, 504/93, 91/94, 233/94, 328/94), attualmente in via di conversione che ha assegnato L. 75.000.000.000 per le opere più urgenti di competenza regionale, più altri fondi per opere particolari fra cui la ferrovia Torino Ceres, la ferrovia Canavesana e la Domodossola-confine svizzero. Si sottolinea che il provvedimento di conversione in legge già licenziato dalla Camera dei Deputati, ed attualmente all'esame del Senato, ha accolto in gran parte le osservazioni e le proposte di emendamento avanzate a più riprese dall'Amministrazione regionale.
2) Analisi a tappeto delle emergenze, loro valutazioni, nonch censimento in ordine all'urgenza ed importanza e primi interventi a carico del bilancio regionale ai sensi della L.R. n. 38/78, tra i quali L.
1.500.000.000 per l'acquedotto della Comunità montana Valli di Lanzo, e L.
500.000.000 e L. 240.000.000 per opere di difesa indilazionabili rispettivamente nei Comuni di Groscavallo e Chialamberto (due Comuni particolarmente colpiti dall'alluvione del 23 e del 24 settembre).
3) Predisposizione, ad avvenuta acquisizione dell'assegnazione statale, dei programmi di intervento sulla base di criteri di priorità preventivamente approvati; tali programmi sono stati adottati dalla Giunta regionale essenzialmente con le seguenti deliberazioni: DGR n. 4-28979 del 21/10/1993. Finanziamento a favore delle Amministrazioni provinciali per L. 6.355.000.000 di cui L. 3.500.000.000 destinati alla provincia di Torino.
DGR n. 112-29488 dell'8/11/1993. Finanziamenti di somma urgenza agli enti locali per un totale di oltre L. 35.000.000.000 di cui oltre L.
20.000.000.000 per Comuni della provincia di Torino.
DGR n. 147-32087 del 31/1/1994. Finanziamenti di somma urgenza agli enti locali per un totale di L. 3.700.000.000, di cui oltre L.
1.600.000.000 destinati a Comuni della provincia di Torino.
DGR n. 195-32908 del 7/3/1994. Programma di finanziamento per opere di sistemazione idraulica per un totale di oltre L. 14.000.000.000 di cui L. 9.500.000.000 destinati al territorio della provincia di Torino.
4) Approvazione, con DGR n. 150-30997 del 6/12/1993, di procedure semplificate per il trasferimento dei fondi agli enti beneficiari in ossequio allo spirito del dettato legislativo statale; con il medesimo provvedimento è stato altresì istituito un gruppo di lavoro interassessorile per la valutazione congiunta dei progetti di più rilevante importanza dal punto di vista idraulico al fine di poter garantire una realizzazione coordinata del nuovo assetto idrogeologico delle valli colpite.
5) Attuazione dei processi tecnico-amministrativi per l'erogazione dei contributi man mano che gli enti beneficiari trasmettono gli atti necessari.
In aggiunta a questa risposta molto tecnica, va detto che questa Commissione si riunisce tutte le settimane e licenzia tutti i progetti che vengono presentati dai Comuni perché ai Comuni è stata delegata la progettazione (dopo un primo tentativo di delega alla Provincia che poi ha rinunciato perché non aveva sufficiente personale). I Comuni portano i progetti, in settimana vengono licenziati, devo dire che soltanto ora alcuni Comuni stanno presentando i progetti, ci sono delle somme quindi a disposizione che non sono ancora pervenute perché la fase progettuale dovuta ai Comuni, e la presentazione di tali progetti non è ancora stata ultimata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, ovviamente questa interrogazione, alla quale l'Assessore ha testè dato una risposta parzialmente soddisfacente, era stata scritta immediatamente dopo le calamità del 23 e 24 settembre, come segnalazione da parte dell'opposizione questi sono degli strumenti in mano all'opposizione - di una volontà di premere presso il governo regionale mettendo in luce non solo i disastri avvenuti in quell'occasione, ma anche le carenze che in occasioni come queste le azioni di governo avevano spesso dimostrato in frangenti di emergenza.
Pertanto era un'interrogazione che tendeva a mettere la Giunta regionale di fronte alle proprie responsabilità ed auspicava - premendo in questo modo dall'opposizione - che le azioni di governo non ripetessero inefficienze e ritardi - scrivevo nell'interrogazione come era successo in passato.
Dalla relazione, sia pure molto sintetica dell'Assessore, pare di capire che la vicenda è stata seguita con una certa cura da parte della Giunta regionale, anche se, ad un anno di distanza da questi eventi, la Giunta regionale non è riuscita ad impegnare tutti i fondi che lo Stato ha messo a disposizione. Ho sommato le cifre che l'Assessore ci ha fornito sono considerazioni molto veloci fatte sulla base di una relazione orale quindi non è detto che sia perfetta questa critica. A fronte dei 75 miliardi per opere urgenti siete riusciti a deliberarne una quindicina in meno, siete arrivati a circa 60 miliardi. L'Assessore ha spiegato che ci dipende dai ritardi dei progetti; inviterei l'Assessore a fare una verifica puntuale di questi fatti, perché sono elementi che portano, non solo a non risolvere il problema per gli abitanti, ma a consolidare nell'opinione pubblica una visione negativa della capacità degli enti pubblici di far fronte ai loro bisogni.
Ero presente al sopralluogo immediatamente tenuto in quei giorni e ricordo che la protesta, non solo dei Sindaci, dei Presidenti di Comunità montane, era molto elevata.
L'aspettativa era la seguente: bene, è successo un disastro assisteremo nuovamente ai ritardi e alle inefficienze dell'ente pubblico? Questa era l'opinione che si sentiva anche al di là delle dichiarazioni ufficiali.
Non ho più avuto dei rapporti diretti, ma spero che l'azione della Giunta non abbia provocato tutto questo, spero che i ritardi nell'erogazione dei fondi derivino da fatti e da difficoltà obiettive.
Su un punto l'Assessore non ha dato una risposta, vorrei sapere se in merito è stato fatto qualcosa. In quelle valli vi è anche una difficoltà occupazionale, non tipica di quelle valli, ma particolarmente pesante laddove si colpisce un territorio ristretto e un'economia che non è florida. Nell'interrogazione si chiedeva, anche a seguito di richieste specifiche pervenute dalle Comunità montane, di utilizzare per questi lavori urgenti la manodopera locale, manodopera che sapevamo essere disoccupata dagli stabilimenti in cui era impiegata. Su questo tema non è pervenuta alcuna informazione da parte dell'Assessore, mi piacerebbe sapere se questo canale di utilizzo immediato di manodopera, anche in cassa integrazione per lavori immediati, è stato attivato oppure no.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Montabone.



MONTABONE Renato, Assessore regionale

In merito all'ultima richiesta contenuta nell'interrogazione del Consigliere Chiezzi, noi lasciamo che siano i Comuni a progettare ed appaltare i lavori. Si può anche specificare che si utilizzi manodopera di disoccupati e di cassaintegrati; non credo che la legge permetta di fare questo. Per esempio, per le opere pubbliche si chiede ai Sindaci di indicarci le ditte locali che devono partecipare alle gare di appalto.
Questo però fa parte di un piano generale sul quale le ditte concorrenti concorrono e chi vince la gara fa i lavori.



CHIEZZI Giuseppe

Non è che non si conoscessero queste difficoltà, ma sarebbe stato interessante trovare un canale che permettesse ai lavoratori in mobilità di eseguire dei lavori; questo non risulta sia stato fatto, l'Assessore potrebbe informarsi se siano stati fatti almeno dei tentativi e che ostacoli ha trovato.


Argomento:

Risposta scritta alle interrogazioni n. 2104 e n. 2339


PRESIDENTE

All'interrogazione n. 2104 presentata dal Consigliere Porcellana verrà inviata risposta scritta da parte dell'Assessore Montabone.
Anche all'interrogazione n. 2339 presentata dalla Consigliera Pozzo verrà inviata risposta scritta da parte dell'Assessore Bonino.


Argomento: Problemi energetici - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Richiesta iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno riguardante la centrale elettronucleare Superphenix


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Adduci; ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

Prima della sospensione, la prego di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno che abbiamo presentato il 13 luglio riguardante la centrale elettronucleare Superphenix. Essendo il problema urgentissimo, in quanto questo supereattore dovrebbe già essere stato avviato, credo che sia nostro dovere intervenire e fare in modo che, se il Consiglio approverà l'ordine del giorno, si intervenga presso le autorità italiane e francesi affinch siano prese le necessarie misure cautelative.



PRESIDENTE

Se insiste per la votazione, posso tentare di iscriverlo, ma realisticamente penso che manchino i 40 voti previsti. Quindi, consiglierei di proporne l'iscrizione in un tempo successivo.



ADDUCI Donato

Non appena riprenderà la seduta e si sarà verificata l'agibilità del Consiglio, la prego di provvedere.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno è agli atti e lo proporremo all'esame del Consiglio non appena questo si sarà composto in maniera dignitosa e piena.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10,55, riprende alle ore 11,05)


Argomento: Personale del servizio sanitario

Sollecito risposta all'interrogazione n. 1483


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito all'esame delle interrogazioni ed interpellanze, ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro; ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Sottopongo alla Presidenza il modo di comportarsi del tutto inaccettabile da parte della Giunta: si presentano interpellanze trascorrono anni e le risposte non arrivano mai, e quando arrivano sono assurde, come in questo caso.
Insieme al collega Maggiorotti ho presentato, in data 1/10/1992 un'interrogazione sulla questione molto delicata dello spostamento di un funzionario dell'Assessorato alla sanità.
La risposta ci è pervenuta l'11/7/1994 con una motivazione dell'allora Assessore Maccari datata 9/9/1992, cioè 21 giorni prima di quando noi abbiamo presentato l'interrogazione.
Tutti sappiamo, tra l'altro, che questa risposta anticipata è del tutto pretestuosa. Questo modo di fare induce il Consigliere a non presentare più interrogazioni, perché diventano un non senso, e risposte di questo genere rapprensentano una presa in giro nei confronti dei Consiglieri.
Non si può, per rispondere, prendere una nota dell'allora Assessore redatta 21 giorni prima e sulla base di questa nota dare la risposta ai Consiglieri interpellanti. E' un modo di fare inaccettabile.



PRESIDENTE

Il collega Calligaro ha manifestato la sua insoddisfazione in ordine alla risposta scritta data all'interrogazione n. 1483 da lui presentata insieme al Consigliere Maggiorotti nel 1992. Le ragioni sono state illustrate. Chiedo ai colleghi Cucco e Bonino di tenerne conto e di riprendere la questione, se è loro intenzione farlo, e di rispondere opportunamente in aula al collega Calligaro.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cattaneo, Cavallera, Marengo, Pozzo e Spagnuolo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Richiesta iscrizione all'o.d.g. dei documenti riguardanti il decreto legge sulla carcerazione preventiva


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo sull'o.d.g. per richiedere che venga iscritto l'ordine del giorno, forse non è l'unico, che ho presentato, come Gruppo, sul problema del decreto di riforma sulla carcerazione preventiva approvato dal Governo presieduto dal cav. Berlusconi.
Non so se siano stati presentati altri documenti in proposito, per sollevo la questione in questo momento, per richiedere ai colleghi di inserire il mio ordine del giorno e tutti quelli eventualmente già presentati.
Di fronte a questa richiesta gradirei avere il parere della Presidenza.



PRESIDENTE

Finora sono pervenuti sull'argomento quattro ordini del giorno. Non appena vi saranno le condizioni proporrò l'iscrizione all'o.d.g. Ritengo sia opportuno attendere che l'aula sia più al completo di quanto non sia ora.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 933: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 3-35427 del 9/6/1994: 'Programma triennale 1994/1996 per la tutela ambientale, deliberazione CIPE 21/12/1993. Approvazione del documento di programma regionale'" Presentazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. riguardante la proposta di deliberazione n. 933.
Ricordo che il termine di scadenza è l'8 agosto. Di qui l'urgenza della discussione sull'argomento e dell'approvazione della deliberazione che è una ratifica ai sensi dell'art. 40.
Voglio anche ricordare che a questa deliberazione sono state apportate modifiche da parte della Giunta regionale, già illustrate ed approvate in Commissione. Pertanto la ratifica della deliberazione comprende anche la ratifica delle modifiche apportate dalla Giunta e dalla Commissione.
La parola all'Assessore Marino.



MARINO Massimo, Assessore regionale

Prima di iniziare l'illustrazione del Piano, volevo solo informare i Consiglieri che, dall'inizio dell'attività della nuova Giunta, non ho fino ad oggi risposto ad interrogazioni. Ne chiedo scusa ai Consiglieri, ma questo non è dovuto ad una qualche forma di indifferenza rispetto alle interrogazioni presentate, ma ad un'oggettiva difficoltà avuta nelle prime settimane a svolgere anche questo compito, che è un dovere di qualunque Assessore.
Mi riservo, nelle prime sedute di settembre, di concentrare, se mi sarà reso possibile, in una qualche seduta di Consiglio la possibilità di rispondere a numerose interrogazioni anche di interesse generale.
Illustro le proposte di Piano triennale dell'ambiente che la Regione Piemonte ha presentato prima con un'approvazione di Giunta, con i poteri del Consiglio, e che oggi propone in aula. Non so quanti Consiglieri abbiano a disposizione il materiale, ma inviterei coloro che sono interessati a seguire nei particolari la discussione a procurarselo, perch la descrizione della proposta di piano non è semplicissima.
Esattamente il 9 giugno, nella prima riunione, credo a due-tre giorni dalla sua elezione, la Giunta ha discusso ed approvato con i poteri del Consiglio una proposta di Piano triennale, poiché esattamente in quel giorno scadevano i termini della presentazione al Ministero. Alle ore 18,30 del 9 giugno non eravamo ancora a conoscenza di iniziative formali da parte del Ministro per ulteriori proroghe; per sicurezza, abbiamo dunque approvato il Piano.
Su mia proposta e richiesta, il Piano è stato approvato sostanzialmente stralciando, almeno in quel momento, tutte le cosiddette tabelle A) riguardanti la problematica dei rifiuti e conseguentemente quella delle bonifiche. Il motivo di questo stralcio era dovuto al fatto che alcuni dei progetti presenti nelle cosiddette tabelle A) del Piano erano, a mio parere, particolarmente delicati e richiedevano una discussione più approfondita in Giunta, in Consiglio ed anche in altri successivi momenti dell'attività della Regione.
Una volta mandato il Piano a Roma, abbiamo avuto - qualche giorno dopo una formale proroga da parte del Ministro, che è stata data fino al 31 luglio e, pochi giorni fa, è stata ulteriormente spostata al 31 agosto.
Credo che i motivi di queste proroghe siano comprensibili da parte di tutti: la maggior parte delle Regioni non aveva presentato il Piano triennale. Infatti, alla data del 10/11 giugno le Regioni che l'avevano presentato erano quattro, fra le quali il Piemonte che credo sia stata la seconda o forse la terza. Su tale questione, che riguarda in particolare le Regioni meridionali, andrebbe fatta una riflessione più generale, ma forse non è questo il momento giusto.
Rispetto al Piano, devo invece fare alcune valutazioni di carattere generale. Formalmente, come voi sapete, questo è il secondo Piano triennale (1994/1996). Il primo fu quello presentato dal Ministro Ruffolo; di fatto coincise con la nascita e le prime iniziative programmatiche del neonato Ministero dell'Ambiente.
Personalmente, ritengo che il primo fosse costruito in un modo più razionale di questo Piano triennale che, di fatto, è da considerare per una gran parte un Piano delle emergenze ambientali. Tali emergenze vengono espresse facendo riferimento ad alcune leggi esistenti: ad esempio la nuova legge nazionale sui parchi e i possibili finanziamenti attribuiti a quella e ad altre leggi; la legge sui rifiuti; la legge n. 441 ed altre, che esistono già da tempo ed hanno possibilità di finanziamento.
A mio parere, non si tratta dunque di un vero e proprio Piano triennale, che dovrebbe essere una programmazione degli interventi non solo di emergenza, ma anche di strategia sull'ambiente. In qualche modo è da pensare che le Regioni possano ideare questo tipo di impostazione strategica dal momento in cui, entro settembre 1995, dovranno presentare i cosiddetti PRA, cioè i Piani regionali dell'ambiente, che, in attesa di chiarimenti da parte del Governo e del Ministro, devono essere considerati probabilmente come la somma di una serie di Piani di settori riferiti all'ambiente: il Piano dei parchi, i Piani regionali di gestione smaltimento rifiuti, ecc.
Ovviamente, nel programma della nuova Giunta c'è l'impegno di affrontare anche questa problematica, che ha un carattere più programmatorio rispetto al territorio e all'ambiente di quanto abbia invece il Piano triennale di cui discutiamo oggi.
Come sapete, il Piano è nettamente diviso in due parti: da una parte quei progetti o interventi che fanno riferimento alle cosiddette tabelle C) e dall'altra quelli che fanno riferimento alle tabelle A).
Tutti i progetti che trovate all'interno del Piano nelle tabelle C) in realtà non sono altro che la riproposizione di progetti che diversi soggetti (Comuni, Consorzi, Regione ed altri) avevano negli anni passati già presentato, che erano già stati finanziati e che, per diversi motivi non erano andati in porto. Per cui le cosiddette tabelle C) non sono altro che la riacquisizione e la riproposizione al Ministro di progetti che qualcuno, nel corso degli ultimi tre-quattro-cinque anni, aveva già presentato. Per essere molto chiari: non si tratta di risorse fresche che vengono messe a disposizione sulla questione ambientale.
Nelle tabelle A) trovate invece altri progetti, proposti da diversi soggetti; questi vengono segnalati al Ministro affinché, nel momento in cui questo Governo e questo Ministro decideranno di mettere a disposizione delle risorse sulle problematiche ambientali, possano essere oggetto di finanziamento.
Vorrei che non venisse frainteso il significato di queste tabelle: le tabelle C) e le tabelle A) sono due cose molto diverse fra loro.
All'interno del Piano - che ho fatto correggere anche dal punto di vista tecnico per renderlo più leggibile troverete nelle tabelle A), in particolare per quanto riguarda rifiuti e bonifiche, una prima parte dell'elenco dei progetti già compresi nelle tabelle C), che quindi dovrebbero, in qualche modo, essere finanziati. La seconda parte delle tabelle A) comprende invece i progetti sui quali si propone un eventuale nuovo finanziamento.
Nella versione originaria del Piano - quella discussa più volte nel mese di maggio in Commissione - la suddivisione non era stata fatta in questo modo, ed era abbastanza difficile comprendere il significato dei singoli progetti, così come erano collocati. Quindi oggi le tabelle A) sono la somma delle tabelle C), che sono la prima parte, e di altri progetti che compongono la seconda parte e le tabelle A).
Rispetto alla proposta di Piano triennale che la nuova Giunta ha ereditato, per la parte che mi compete, ho proposto - non solo io ovviamente, perché come sapete le problematiche riguardano anche la collega Bresso che interverrà subito dopo di me - alcune modifiche, che sono state approvate. In particolare, entrerei nel merito di queste modifiche, perch sono tutte questioni di una qualche delicatezza.
La prima modifica riguarda una problematica che noi già conosciamo quella delle cosiddette aree a rischio di crisi ambientale. Nella proposta originale del Piano era inserita la richiesta, peraltro già accolta almeno a parole, dal Ministero, per l'area industriale di Trecate (che sarebbe meglio chiamare Trecate, Cerano e altri Comuni della zona) dove esistono numerose attività che sono comprese nelle attività produttive per le quali in base al DPR n. 175 è necessario fare le cosiddette dichiarazioni o notifiche. Mi pare che nell'area, fra dichiarazioni o notifiche, esistano sette-otto impianti che cadono all'interno di questa normativa. Dico Trecate, Cerano, ecc., perché non vorrei, com'è successo che si confondesse questa problematica con quella dell'incidente AGIP di Trecate che ovviamente contribuisce a rendere a rischio le attività di quell'area, ma sul piano formale l'attività di estrazione dei pozzi petroliferi non è ad oggi compresa all'interno del DPR n. 175 perché non è considerata attività produttiva di tipo ordinario ed è stata stralciata nel momento in cui si discusse del DPR n. 175 e di fatto lasciato governare separatamente all'interno del Ministero.
Al di là di questa area a rischio, che quindi era già presente nella prima versione del piano, è stata proposta ed accolta dalla Giunta la richiesta di aggiungere o meglio di reiterare, anche all'interno del Piano triennale, la richiesta di dichiarazione di area a rischio per la Valle Bormida, che la Giunta regionale precedente e il Consiglio avevano, ancora pochi mesi fa, riproposto al Governo.
Inoltre, recentemente ho richiesto di aggiungere la dichiarazione di area a rischio per l'area casalese, con riferimento particolare alla città di Casale. Le motivazioni di quest'ultima richiesta credo valga la pena di illustrare. Una decina di giorni dopo l'inizio della mia attività di Assessore ho incontrato le autorità della città di Casale avendo da numerose parti avuto una particolare sensibilizzazione sulla situazione casalese. Dopo aver ulteriormente approfondito l'argomento negli incontri svolti a Casale, per quanto riguarda la problematica "amianto" in particolare, ritengo - vi chiederei molta attenzione su questo punto - la situazione della città di Casale la più grave situazione di ordine ambientale e sanitario, allo stato dei fatti, oggi presente in Piemonte. Le origini di questa emergenza ambientale e sanitaria le conoscete, riguardano le attività legate in particolare alla cosiddetta ex-Eternit, attività che è stata sospesa nel 1986/1987, circa sette-otto anni fa. Esistono nella città tre stabilimenti (quello più grande e noto è quello di Via Oggero) che sono rimasti non dico incustoditi, perché non è la parola giusta, ma sostanzialmente fermati esattamente al momento in cui l'attività è stata sospesa. Lo stabilimento di Via Oggero è uno stabilimento di grandissime dimensioni, riguarda un'area di 36.300 metri quadri per una volumetria complessiva di 220.000 metri cubi, praticamente è un'estensione di 200 metri, forse più, di fabbricati in una certa zona di Casale.
Su questa situazione (su cui volutamente mi soffermo perché credo sarà una questione sulla quale purtroppo nei prossimi anni saremo costretti a discutere ancora più di oggi) così come è stata fotograta nel 1986 esistono due ordini di problemi: il primo riguarda tutta quella parte della popolazione di Casale che ha oggi più di otto anni e che di fatto è stata in qualche modo esposta all'attività produttiva riferita all'amianto e quindi all'eventuale dispersione di fibre che durante questa attività venivano sviluppate nell'aria. Sulle eventuali conseguenze sanitarie su questa parte della popolazione, più che un'attività di tipo ospedaliero sanitario, null'altro si può fare in termini di prevenzione ambientale.
Esiste invece una parte della popolazione, quella dagli otto anni in gi che è eventualmente esposta alle possibilità di diffusione di fibre provocata nella fase successiva alla fermata dell'attività dell'azienda e quindi un intervento di bonifica veloce, radicale e complessivo, sarebbe oggi una garanzia almeno per quella parte della popolazione.
Il gruppo di medici coordinati dal prof. Terracini sta da tempo osservando la situazione sanitaria; le stime che vengono fatte è che ci sono sicuramente alcune decine di morti all'anno dovuti alla diffusione delle fibre negli anni passati e che sicuramente nei prossimi anni questo tipo di stima non diminuirà, ciò vuol dire che o resterà tal quale o aumenterà. Queste stime sono state ribadite anche nel corso dell'incontro che abbiamo svolto a Casale.
Al di là di qualche gioco e strumentalizzazione che su questa questione qualcuno ha fatto, ritengo che ci siano tutte le motivazioni per proporre con forza la dichiarazione a rischio di quest'area, forse ancora di più di tutte le altre di cui in questi anni abbiamo parlato.
Le altre modifiche che io ho proposto rispetto alla versione originaria del Piano riguardano in particolare la problematica rifiuti e le bonifiche.
Sulla problematica rifiuti ho sostanzialmente richiesto lo stralcio rispetto ai progetti originari di un intervento, ossia la richiesta di finanziamento per 100 miliardi per la costruzione del cosiddetto inceneritore dell'area Torino sud-ovest della città di Torino. Debbo sottolineare che nella proposta originaria di piano tutti gli interventi richiesti complessivamente nel settore dei rifiuti ammontavano a 330 miliardi, dei quali 175 circa (un po' più della metà) erano esclusivamente riferiti a finanziamenti su impianti di incenerimento, in particolare sul completamento dei due inceneritori già esistenti di Vercelli e di Mergozzo per alcune decine di miliardi; c'era poi la richiesta di finanziamento, che comunque è parziale, per la costruzione di un inceneritore nell'area cosiddetta Ovadese-Valle Scrivia per 35 miliardi e infine la richiesta di finanziamento per 100 miliardi nell'area Torino sud-ovest. Io ho ritenuto che in particolare quest'ultima fosse stralciata dal piano per due motivi.
Il primo, perché una discussione di questo genere dovrebbe essere fatta nella sede più appropriata. Portare e riaprire la discussione in Commissione, sul nuovo Piano regionale dei rifiuti, dovrebbe essere riproposto all'interno di una discussione generale sulla problematica rifiuti che oggi richiede grandi modifiche della situazione che abbiamo ereditato in questi anni. Credo sia palese a tutti la ingovernabilità, ad oggi, della problematica rifiuti: sottolineo la ingovernabilità ad oggi di questa problematica. Se non si prendono provvedimenti di ordine straordinario è presumibile che in autunno la situazione della gestione smaltimento rifiuti in tutta la Regione si aggraverà, in quanto moltissimi dei soggetti che sono preposti - per quanto gli compete - a risolvere questa questione, sembrerebbero orientati a rimandare qualunque scelta per i prossimi mesi. Mi pare di comprendere, in particolare, l'orientamento a rimandare qualunque scelta a dopo la scadenza delle elezioni amministrative previste per il prossimo anno.
Questo atteggiamento che vede Sindaci, Presidenti di Consorzi di ogni tipo e colore politico, uniti quasi sempre su un atteggiamento di questo genere, è estremamente grave e rende difficile affrontare l'emergenza, e conseguentemente rientrare in quella situazione di normalità che permetterebbe di costruire davvero una nuova programmazione, un nuovo Piano regionale della gestione e dello smaltimento dei rifiuti. Non approfondisco la questione altrimenti facciamo un dibattito sul Piano dei rifiuti, ma sono stato costretto a fare questi accenni per giustificare o per spiegare per quali motivi ero e sono radicalmente contrario all'interno del Piano triennale a porre una questione di così grande impatto come quella, per esempio, dell'inceneritore Torino sud.
Per quanto riguarda l'altra richiesta di finanziamento, per l'inceneritore cosiddetto Ovadese, ho chiarito ancora l'altro giorno in Commissione che prima di proporre questo progetto avrei voluto avere conferma, come mi veniva riferito, che il soggetto principale che ha a che fare con questa problematica, e cioè il Consorzio Ovadese Valle Scrivia fosse disponibile e convinto nel proporre questo progetto. Proprio venerdì c'è stata una riunione del Consorzio, il quale ha votato un ordine del giorno all'unanimità in cui si ribadisce la loro disponibilità, anzi la loro richiesta ad attivare un impianto di termodistruzione in quell'area per governare la questione rifiuti in quell'area. A partire da questo ripropongo in aula il finanziamento sul Consorzio Ovadese Valle Scrivia per l'inceneritore, con un elemento di chiarimento: sembrerebbe scontato che nelle aree in cui si costruiscono impianti di incenerimento i soggetti istituzionali che in qualche modo li gestiscono (Consorzi, Comuni che ne fanno parte) ritengono che non esistano altri problemi riguardanti la problematica rifiuti, se non quello di mandare tutti i rifiuti all'interno dell'inceneritore. Ribadisco una posizione, che peraltro non è mia personale: è una posizione che era già accennata persino nel vecchio Piano del 1988, che l'incenerimento o la discarica è uno degli strumenti possibili per governare e gestire la problematica rifiuti, ma che l'impegno di questa Regione - come peraltro della maggior parte delle altre Regioni perlomeno del nord Italia - negli ultimissimi anni è quello di concentrare la propria iniziativa programmatoria su tutti quegli impianti o quelle forme di iniziativa che tendono a ridurre e recuperare la maggior parte possibile dei rifiuti urbani nelle diverse forme e con i diversi strumenti che tutti voi conoscete, dalle campagne sulle strade alla raccolta porta a porta, alla separazione secco-umido, agli impianti di compostaggio, a tutte le forme possibili - sulle quali qualche ragionamento a settembre dovremo fare, perché non tutte sono uguali e non tutte sono ugualmente efficaci.
Questo è il terreno sul quale negli ultimi anni in particolare tutte le Regioni si stanno concentrando rispetto alla problematica rifiuti. Quindi una discarica che pure oggi è strumento necessario per gestire la questione o un eventuale impianto di incenerimento non è un'alternativa a questo impegno, ma è uno degli strumenti. Devo essere molto chiaro: siccome non ritengo che anche nell'Ovadese la situazione sarà così tranquilla come qualcuno si illude che potrà essere, ribadisco che almeno per quanto mi riguarda l'incenerimento è uno strumento che si affianca, che si pu affiancare a certe condizioni, ad altre forme di intervento sulle quali prevalentemente va concentrato l'impegno della Regione. A proposito di inceneritori devo anche dire, e in qualche modo denunciare, che oggi i soggetti imprenditoriali che si presentano sul mercato dell'incenerimento sono prevalentemente soggetti privi delle competenze e delle tecnologie adeguate per impianti delicati di questo tipo.
Ho espresso queste mie osservazioni critiche e preoccupazioni, non più tardi di tre o quattro giorni fa, incontrandomi con Federpiemonte, il Presidente Pichetto, Maritano ed altri, ai quali ho espresso, al di là delle culture che ognuno di noi può avere acquisito nel corso degli anni questa grande preoccupazione per il fatto che i soggetti che presentano impianti di incenerimento alle Conferenze regionali, fanno ridere. Fanno ridere! Sono soggetti che hanno appena frequentato da pochi giorni l'iscrizione alle Camere di Commercio, con capitale di qualche decina di milioni e cose del genere che tutti conosciamo. Quindi ho posto il problema che se impianti di questo genere vanno fatti, i soggetti devono essere credibili.
Al di là della questione dell'impianto di incenerimento le altre modifiche alla proposta originale di piano hanno riguardato le bonifiche in particolare è stata aggiunta una richiesta di finanziamento di 300 milioni per il monitoraggio e il controllo delle 400.000 tonnellate di rifiuti presenti oggi nella cava di Codana Montiglio nell'Astigiano. Questo finanziamento è stato proposto verificando nel frattempo se le condizioni oggi di controllo e monitoraggio di quella zona sono sotto controllo o no.
In altre parole: ci sono dei soggetti privati che dovrebbero garantire il controllo di quella situazione. Se questi soggetti privati non lo garantiranno ed esiste questa richiesta di finanziamento di 300 milioni naturalmente i soggetti privati, che non svolgono i compiti che devono svolgere, dovranno essere sensibilizzati ed eventualmente perseguiti.
Sempre che oggi ci siano ancora gli strumenti per perseguire qualcuno.
Oltre a questo ho richiesto una modifica delle richieste di finanziamento per le due bonifiche di ex Fidom di Piossasco ed ex Roma di Tortona, con lo spostamento di 1 miliardo dalla ex Fidom di Piossasco alla ex Roma di Tortona, quindi facendo scendere il finanziamento per Piossasco da 8 a 7 miliardi e salire il finanziamento per Tortona da 1 a 2 milardi.
Voglio brevemente accennare alle motivazioni.
Come forse sapete, in questi giorni, ha preso avvio, seppure con grandissima lentezza, un'iniziativa del signor Rossi (che è il responsabile dei 7 milioni di litri di miscela di solvente che ci sono a Piossasco).
Questo signor Rossi ha iniziato molto lentamente il trasporto di questo materiale ad un impianto di trattamento nel Veneto. Verificato che le condizioni in cui si svolge questo trasporto sono il più possibile regolari, esiste la possibilità che quel finanziamento per Piossasco possa essere almeno in parte non più necessario. La ex Roma di Tortona è una sede di deposito serbatoi in condizioni gravissime; è il doppio di volumetria rispetto a quella di Piossasco. E' una situazione decisamente più grave di quella di Piossasco, soltanto meno visibile ai cittadini perché i serbatoi sono all'interno di un magazzino. Quindi nessuno vede la situazione di questi serbatoi.
Dopo un sopralluogo, effettuato prima da noi come Protezione Civile e poi ripetuto insieme ad un responsabile della Commissione Grandi Rischi del Ministero ed alla Prefettura, mentre abbiamo richiesto interventi urgenti ho ritenuto di dover dare un segnale spostando 1 miliardo dal progetto Piossasco sulla ex Roma di Tortona che, a mio parere, si trova in una situazione di maggiore gravità, almeno nell'immediato.
Al di là di questo, altre modifiche rilevanti al Piano originario non ce ne sono.
Chiederei di fare una riflessione ancora di qualche secondo su questa situazione. La richiesta che noi avanziamo, attraverso il Piano triennale per quanto riguarda le tabelle C), è una richiesta di grandissima urgenza in quanto noi stiamo assistendo, in più aspetti di questa problematica, ad una qualche sorta di balletto.
Il caso dell'ACNA è il caso tipico di persone che svolgono ruoli istituzionali anche importanti ed autorevoli e che dicono cose diverse a soggetti diversi. Non voglio entrare più di tanto nel merito di questa questione, ma una cosa deve essere chiara. Nel momento in cui come Regione presentiamo il Piano triennale, dobbiamo richiedere, con quanta più forza possibile, che almeno la parte che riguarda le tabelle C) venga immediatamente finanziata. Se non viene immediatamente finanziata, diventa questione importante per la nostra discussione sulle variazioni di bilancio, di cui la prima credo che sarà discussa in tempi brevi. In altre parole, se qualcuno ha idea che questi finanziamenti ci verranno dati fra sei mesi o un anno, chiedo che si riapra una discussione generale sul bilancio della Regione perché non è una programmazione strategica. Sono interventi di emergenza. Se il finanziamento di questa parte non avviene entro la fine dell'anno, ritengo che la Regione debba ridiscutere alcuni criteri con cui va a definire le variazioni del proprio bilancio 1995.
Ho finito. Sottolineo che la gravità della situazione è il carattere emergente delle richieste che attraverso il Piano noi faremo al Ministro e al Governo. Grazie.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Bresso, colgo l'occasione per ringraziare la collega Vetrino che ha provveduto a spegnere un telefonino che si trovava abbandonato sui banchi della Giunta. Mentre la ringrazio ricordo anche che è inopportuno che si usino i telefoni nell'aula consiliare.
Prego, Assessore Bresso.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Marino ha già lungamente illustrato questo provvedimento. Io volevo cominciare con una notazione sul merito complessivo di provvedimenti di questo genere.
Molti colleghi, che non hanno seguito approfonditamente in Commissione questa questione, credono che noi stiamo discutendo di uno stanziamento nuovo dell'ordine di 320 miliardi (385 con la parte di cofinanziamento) e che quindi la Regione Piemonte avrà a disposizione nuove risorse per questa entità. Non si tratta di questo in realtà. Attraverso le ormai incredibili complicazioni burocratiche, che vengono frapposte nell'assegnazione di fondi sulle diverse leggi, avviene che l'assegnazione venga a volte fatta poi di fatto questi fondi non vengano trasferiti oppure vengano stanziati sulle leggi senza mai essere ripartiti fra le Regioni. E il tempo passa.
Man mano che il tempo passa, periodicamente si riaccorpano questi fondi già stanziati da leggi o addirittura già distribuiti fra le Regioni, e li si ripresenta con un nuovo vestitino. Ma i soldi sono sempre quelli.
In questo provvedimento, in particolare, le risorse apparentemente nuove attribuite alla Regione Piemonte sono rappresentate dai 57 miliardi: in realtà 14 miliardi (che sono la prima tranche destinata ai parchi e alle aree protette) sono fondi che provengono dalla legge n. 394, che erano già stati ripartiti e sono stati riaccorpati al Piano triennale. Con questo meccanismo (per far credere che si tratti di un grosso pacchetto di soldi) di fatto sono stati spostati di un anno, perché ci erano già stati assegnati; probabilmente oggi saremmo già in grado di spenderli. La questione dell'accorpamento nel triennale è già stata sollevata dall'Assessore Marino. Certamente anche noi siamo all'origine di ritardi.
Penso che se discutessimo del comportamento della Regione nei confronti dei Comuni e dei soggetti a cui vengono erogati i finanziamenti, questi sosterrebbero, nei nostri confronti, la stessa cosa. Questo vale per i rapporti con il livello nazionale, con il Governo con il Parlamento, perché questo meccanismo perverso di continuo slittamento delle assegnazioni dei fondi rende impossibile la programmazione degli interventi e la realizzazione concreta degli interventi ritarda all'infinito.
L'impressione che si ha è di uno Stato che sempre promette e mai realizza.
Dico questo perché non dobbiamo illuderci che si tratti di grandi risorse nuove, si tratta di risorse che la Regione, a vario titolo, aveva già attribuite e che sono state rimodulate dentro questo Piano triennale.
In particolare ciò è vero per quanto riguarda i fondi relativi ai miei settori di intervento: il Settore Depurazione Acque - Settore Civile, per il quale ci sono le risorse più consistenti (96 e 4 miliardi). Si tratta di finanziamenti già attribuiti dall'Autorità di bacino che sono stati assegnati alla Regione Piemonte secondo quell'articolazione e che sono stati riaccorpati nel triennale. Quindi si tratta di risorse già assegnate.
La stessa cosa vale per la depurazione acque del Settore Agricolo (23 miliardi); anche in questo caso si tratta di assegnazioni dei fondi dell'Autorità di bacino per i quali, per via di questa rimodulazione, sono stati ulteriomente allungati i termini.
La voce nuova, relativamente al mio settore, è rappresentata dalle opere acquedottistiche, i cui 12 miliardi stanziati sono parte di un finanziamento di cui parlava anche l'Assessore Marino; specificamente ci si riferisce alla revoca al Comune di Alessandria di un finanziamento per un impianto complesso per rifiuti industriali, che è stato ripartito tra interventi sulle bonifiche (di cui si è già parlato) ed interventi sulle opere acquedottistiche, per l'appunto i 12 miliardi qui inseriti.
La prima voce, la depurazione delle acque, ci permette di arrivare molto prossimi al completamento del nostro strumento di programmazione in questa materia e precisamente alla domanda residua di depurazione, residua rispetto al Piano del lontano 1976. Noi oggi siamo nella situazione, con il nuovo provvedimento, di arrivare a completare una percentuale rilevante della domanda residua. Domanda residua che a sua volta è relativamente limitata rispetto alla domanda rilevata nel 1976 e che quindi è stata in questi anni coperta. Precisamente noi arriveremo a coprire, della domanda residua, il 40% per la dimensione dei collettamenti, 67% degli impianti necessari, percentuali un po' inferiori rispetto alla popolazione servibile, data la potenzialità degli impianti. Arriveremo comunque a coprire una quota non irrilevante, piuttosto alta, della domanda residua in Piemonte. Noi in Piemonte nel settore della depurazione cominciamo ad avvicinarci - questo perché la stragrande maggioranza degli impianti funziona abbastanza bene - non al totale soddisfacimento della domanda di depurazione, ma in condizioni non troppo lontane da questo soddisfacimento.
Tuttavia, le esigenze continuano ad aumentare, ci sono problemi di interventi più raffinati; inoltre, ci sono problemi che affronteremo quando parleremo dell'applicazione della legge Galli di miglioramento dell'efficienza gestionale sia dell'efficacia che dell'efficienza, cioè dei costi e della qualità della gestione.
Siamo però, almeno per il compimento dei nostri programmi, abbastanza a buon punto.
Per quanto riguarda la depurazione delle acque del Settore Agricolo se poi sarà necessario interverrà l'Assessore all'agricoltura si tratta anche in questo caso, di un'assegnazione dell'Autorità di bacino, quindi di programmi definiti in quella sede, che in questo momento non rappresentano più una partita modificabile se non attraverso un accordo specifico con l'Autorità stessa. Gran parte delle risorse idriche vengono ripartite con il via dell'Autorità di bacino, quindi noi trattiamo con essa i fondi che ci vengono assegnati, ma alla fine è la stessa che decide la distribuzione delle risorse.
Diversa è la questione per le risorse acquedottistiche. Questo nuovo stanziamento che, come ho detto, proviene dalla revoca del contributo assegnato ad Alessandria, consente di realizzare una serie di interventi urgenti per il miglioramento della qualità delle acque destinate al consumo umano. Interventi che erano stati individuati come esigenza nel piano di emergenza che avevamo approvato nel 1994, che riguardavano i famosi acquedotti in deroga. Se ricordate, vi è una serie di acquedotti in deroga per alcuni parametri di tollerabilità: solventi, clorurati, nitrati solfati, magnesio, ferro e manganese. In particolare, siamo in condizione di estrema urgenza per gli interventi relativi al risanamento delle acque da nitrati e da solventi clorurati, perché stanno per scadere le deroghe quindi a questo punto tutti quegli acquedotti non sarebbero più a norma.
Questi interventi sono quindi essenzialmente finalizzati a questi piccoli acquedotti, per consentire loro di raggiungere il livello di qualità delle acque previsto dalle direttive CEE e dalla legislazione italiana di recepimento.
Quindi si tratta di interventi di piccola dimensione, ma molto importanti per consentire a questi acquedotti di garantire una certa qualità delle acque.
Rilevo anch'io, come il collega Marino, che il ritardo dell'assegnazione di questi fondi evidentemente creerebbe dei problemi gravi, perché questi acquedotti sarebbero fuori norma, anche se non si tratta solo di una questione di norma, ma di qualità dell'acqua che la gente beve. Quindi, in attesa di interventi di ristrutturazione più radicale, questo era un intervento dovuto.
Per quanto riguarda lo stanziamento sulle aree protette, questi 14 miliardi non sono in realtà uno stanziamento 1994/1996, come è l'insieme del Piano, ma uno stanziamento 1991/1993, perché sono fondi riassorbiti dalla legge n. 394 e portati inopinatamente nel triennale; in questo modo sono state semplicemente ritardate le erogazioni effettive.
Noi abbiamo ottenuto una quota molto rilevante dello stanziamento complessivo nazionale, grazie al fatto che abbiamo una quota altissima di aree protette sul totale delle aree protette nazionali: si tratta di 14 miliardi. Questa prima tranche del 1991/1993 è in larga parte destinata all'acquisto di locali e di strutture per le sedi dei parchi e per interventi di infrastrutturazione di centri-visita, di strutture per la didattica, cioè all'acquisto di immobili da destinare a sedi, locali per didattica nei parchi e locali per i centri-visita, quindi ad interventi di tipo strutturale. Tra le eccezioni, la più rilevante è quella della modifica - che peraltro era già stata approvata con i poteri del Consiglio ma di cui il Consiglio non aveva ancora discusso che stanzia 833 milioni a favore del Parco del Po, tratto torinese, per interventi di riqualificazione ambientale e per la fruizione nell'area del Mesino. Questi 833 milioni consentiranno di avviare concretamente - se i finanziamenti arriveranno - interventi urgentissimi in quell'area che, come sappiamo, ha un grande valore naturalistico, ma è anche oggetto, trovandosi dentro al Comune di Torino, di forti aggressioni e di necessità di riqualificazione in quanto ci sono depositi ed orti abusivi. Questo intervento è stato aggiunto ed è il risultato di uno degli emendamenti concordati anche in sede di Commissione.
Per il resto, i 20 miliardi previsti per il 1994/1996 sono un'ipotesi di riparto non ancora avvenuto. Quindi, non si tratta di stanziamenti già assegnati, ma di nostre proposte su una quantità di risorse che, se tutto procederà per il meglio, potremmo avere assegnate. Non sono stanziamenti come per il resto del triennale, perché per la voce dei parchi il riparto 1994/1996 non è ancora stato fatto.
Questi altri 20 miliardi sono riferiti a progetti di altro tipo, più diversificati, che comprendono interventi di tipo naturalistico, non solo più interventi di acquisto di strutture. Sono 20 miliardi che speriamo di poter avere al più presto.
Annoto un'ultima cosa. In questa complessa gestione del Piano triennale ci sono anche delle schede che alleghiamo, come previsto dal Piano stesso come trasmissori. Questo vale per i parchi nazionali che si trovano in Piemonte. Le schede sono predisposte dai parchi, la Regione Piemonte non ha alcun ruolo in questa predisposizione, nel senso che le allega al proprio Piano e le trasmette al Ministero. Ci sono schede del Parco della Val Grande e del Gran Paradiso, che però non fanno parte delle nostre competenze. Peraltro, sono interessanti sul piano conoscitivo per valutare che cosa viene proposto dai due Enti Parco.
Alcuni colleghi che avevano partecipato all'incontro ricorderanno che c'era stato un gruppo di Comuni del Chisola-Sangone, cioè tutti i Comuni rivieraschi di questi due fiumi, che erano venuti in Consiglio a proporci una serie di progetti di riqualificazione di queste due aste fluviali e avevano chiesto che fossero inserite nel Piano triennale. Non trattandosi di aree protette non erano inseribili, perché i fondi sono riservati alle aree protette istituite. In seguito, queste schede sono state allegate al Piano triennale da trasmettere al Ministero, per avere la possibilità che vengano finanziate sulle quote riservate al Ministero, cioè sui fondi che il Ministero riserva a sè. In conclusione sono state allegate, come proposta della Regione Piemonte al Ministero, ai fondi dello stesso, perch non erano finanziabili con fondi attribuiti alle Regioni, che riguardano solo le aree protette.



PRESIDENTE

Apriamo il dibattito generale sulla deliberazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bodrero; ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Dunque, a titolo personale, pur avendo grande considerazione verso la passione ambientalista degli Assessori competenti, poiché nel programma non viene chiesto che le fonti inquinanti, per esempio del petrolio di Stato dopo le Chernobyl italiane tipo Trecate e Borgofranco d'Ivrea, in seguito a questi fatti, penso sia doverosa la richiesta che queste cosiddette fonti d'energia - chiamiamole come si vuole - passino sotto la competenza della Regione, e precisamente degli Assessorati competenti sia regionali che locali; naturalmente per dovere e diritto di controllo.
I fatti di Casale dimostrano che la Regione ha fatto troppo poco tramite la Magistratura, per impedire lo sviluppo di fenomeni così gravi.
L'Assessore ha detto "Se i soldi arrivano". Avrebbe fatto meglio a dire "Se i nostri soldi ritornano" e non vanno a finire sul pianeta Saturno romanocentrico. Finché non si esigerà duramente ed urgentemente almeno il decentramento, il federalismo fiscale, i nostri lavori urgenti non si faranno mai o si faranno male.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garino.



GARINO Marcello

Signor Presidente, l'Assessore Marino nella sua introduzione ha evidenziato la differenza con il primo Piano triennale che fu firmato dalla Regione Piemonte nel 1991, a febbraio, come prima Regione italiana.
Effettivamente la differenza è enorme ed abissale tra i due.
Allora il Ministro Ruffolo propose, forse perché aveva fatto parte di quella troica - allora si chiamava così - della programmazione governativa un atto di concerto con il quale tutti i provvedimenti sarebbero stati discussi con le singole Regioni, avendo però la certezza dei finanziamenti ai quali si poteva accedere.
Fu così che, nelle dieci direttrici programmatiche, la Regione Piemonte potè sapere in anticipo di quali finanziamenti poteva godere, ed effettuare di conseguenza le proprie scelte prioritarie.
Questo secondo Piano triennale, probabilmente per scarsità di mezzi finanziari in confronto al 1991, ma anche per una diversa impostazione, non permette alle Regioni - e quindi anche alla nostra, per cui non c'è alcuna colpa da parte degli Assessori Marino e Bresso di effettuare un lavoro come fu fatto nel 1991.
Ritengo che l'esperienza del 1991 sia forse la più alta esperienza programmatoria in campo ambientale del nostro Paese e della Regione Piemonte.
C'è di più. Come diceva giustamente la collega Bresso, il Piano triennale ricalcava un pochino la stessa filosofia dell'accordo di programma firmato dal nostro Presidente. Qualcuno si illuse allora che l'accordo di programma comportasse nuove iniziative finanziarie. L'accordo di programma, invece - come il Presidente Brizio sa bene - metteva insieme leggi e finanziamenti già ottenuti, già deliberati non soltanto dalla Regione, ma dai Ministeri e in particolare dall'Autorità di Bacino del Po li raggruppava e, dal punto di vista metodologico, li innovava, perch laddove ci fossero stati finanziamenti per opere che non potevano partire per motivi vari, li si poteva cancellare e restituire alla stessa Regione per altri interventi.
Qui si è fatta un pochino la stessa cosa, per cui i fondi veri e propri mi pare che i tecnici li chiamino fondi freschi - sono assolutamente risibili, se mi è consentito. Sono i 27 miliardi dell'inceneritore di Alessandria (che non è partito) e anche quelli non sono del tutto sicuri...



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Né nuovi.



GARINO Marcello

In sostanza, a differenza del primo, questo Piano triennale è una serie di richieste o di desideri che questa Regione può esprimere; e quindi assolutamente non certezze.
Non possiamo certo dire che questo Piano triennale - che io spero sia approvato e avrà il mio voto favorevole - possa domani apparire presso l'opinione pubblica come un Piano che non soltanto innova, ma porta fondi nuovi per le emergenze ambientali.
Detto questo sul piano generale - ma credo che la discussione su questo potrà ancora proseguire - per quanto riguarda la proposta delle aree a rischio, io sono assolutamente d'accordo, anche se ho qualche dubbio che a livello nazionale venga accolta la richiesta, che spero unanime da parte di questo Consiglio regionale. Lo dico sulla base dell'esperienza.
Il Presidente Brizio ricorderà che, nel momento in cui scadevano i cinque anni del decreto che dichiarava la Valle Bormida area a rischio ambientale, la Giunta si fece promotrice di un documento che chiedeva la reiterazione del documento. Io non ho notizie che questa sia stata accolta o che comunque ci sia stato un parere favorevole da parte di qualche organo nazionale, eppure sappiamo quali bisogni vi siano ancora! Per quanto riguarda l'area di Trecate - non certo per l'incidente, ha ragione l'Assessore Marino, perché l'incidente è stato provocato da un privato che oltretutto si è dichiarato disponibile a fare in modo che i danni vengano pagati, e speriamo che non soltanto vengano pagati, ma che la sistemazione definitiva sia ambientalmente compatibile - esiste il vecchio problema del Polo San Martino, con tutto quanto questo comporta; il collega Miglio lo conosce meglio di me e ne abbiamo discusso parecchie volte.
Rispetto all'area casalese, io stesso, due anni fa, proposi un intervento di un miliardo, anzi di più, per un primo intervento proprio nella città di Casale, ben sapendo - ahimè - che purtroppo la legge cosiddetta di "fuoriuscita dall'amianto" non prevedeva le modalità per le bonifiche delle strutture che contenevano questo materiale e che quindi era un problema di difficile soluzione.
Debbo ricordare però all'Assessore che in allora non soltanto si intervenne su Casale, che è stata certamente la zona più colpita - e concordo con lui quando dice che effettivamente il problema è di una gravità eccezionale - ma intervenimmo anche a Cavagnolo, con 200 milioni perché problemi di questo genere, seppure in misura molto ridotta esistevano anche in quel Comune.
Quello delle bonifiche è un problema che questo Consiglio ha discusso credo, almeno quattro volte, spesso in risposta ad interrogazioni presentate dai Consiglieri. Uno dei dibattiti più importanti avvenne in occasione della discussione in questo Consiglio regionale del Piano che sulla base degli studi SNAM, descriveva lo stato di fatto, fotografando una situazione che, se non vado errato - cito a memoria - ci dava, tra quelli di minore e di maggiore gravità, oltre trecento siti contaminati. Quello studio ci diceva che, soltanto per gli interventi di maggior urgenza occorrevano centinaia di miliardi.
Per la verità, credo che, in una situazione in cui era difficile trovare delle risorse, qualcosa sia stato fatto. Ricorderete che in allora la Regione, per la prima volta nella sua storia, stanziò 8 miliardi di fondi propri per le bonifiche: 3,7 furono ottenuti dal Ministero dell'Ambiente per Salmour (che poi, per fortuna, riuscimmo a ridurre di oltre un miliardo); poi ci fu il grande intervento della Protezione Civile in modo del tutto autonomo, per un importo di 65 miliardi, di cui almeno il 90% destinato in Piemonte, quasi tutto per la Provincia di Alessandria e per Settimo Vittone in Provincia di Torino. Ripeto, fu un intervento fatto autonomamente e, per fortuna nostra, tutti gli interventi assegnati dalla Protezione Civile alla Castalia erano compresi nelle priorità regionali una volta tanto, si tenne conto di questo - per un totale, quindi, di 110 miliardi.
Devo dire francamente che, quando presentai questo programma, non speravo arrivassero fondi così cospicui. Mi rendo però conto che le necessità sono enormi; mi rendo anche conto che quando l'Assessore Marino dice: "Facciamo anche qualcosa sull'ex Roma", anchéegli, come me, sa che con quanto si pone all'ex Roma non si bonifica certo l'area. E' un primo intervento che serve a vedere che cosa si può fare per togliere quanto di più grave ci sia, ma non sono certo questi i costi di un'operazione del genere. D'altra parte - ahimè - proprio guardando quel Piano, ci sarebbe soltanto l'imbarazzo della scelta, perché a volte diventa abbastanza difficile distinguere le priorità dell'uno e dell'altro.
Sul problema posto dall'emendamento relativo al sistema integrato di trattamento, preselezione e termodistruzione dei rifiuti dell'area di raccolta dell'Ovadese, dico che questi fondi non esistono (lo ha detto l'Assessore Marino): sono dei desideri. A questo punto, però, rilevo che si può essere d'accordo o meno il Piano che venne approvato nel 1988 dal Consiglio regionale aveva comunque una sua valenza e ancora la conserva, a mio modo di vedere, perché quanto meno fotografava la situazione, forniva i volumi dei rifiuti in Piemonte e dava le possibili soluzioni, compresi gli inceneritori. Certo, quel Piano non diceva affatto di bruciare tutto (ha ragione l'Assessore Marino e su questo credo concordiamo): l'incenerimento deve avvenire soltanto per le parti cosiddette combustibili e prima ci deve essere una preselezione e un pretrattamento. L'incenerimento è uno dei sistemi di smaltimento dei rifiuti e, una volta inceneriti - lo sappiamo bene il 27% deve ancora andare in discarica.
Il problema vero, però, è decidere, Assessore Marino. Io so, perché lo hai affermato tu, che hai avuto e forse ancora conservi dei dubbi sull'incenerimento, come anche alcune Associazioni ambientaliste. Non pu credo, un Assessore rimanere nei dubbi: occorre che si sciolgano.
Personalmente penso, anche sulla base di esperienze fatte all'estero, che ripeto - possa valere in positivo la frase che tu stesso hai citato, e cioè che l'inceneritore è solo uno dei sistemi di smaltimento; tuttavia, in questo momento, credo che nel nostro Paese sia necessario.
E' lo stesso problema dell'incenerimento dei rifiuti tossico-novici.
Per varie ragioni che non sto qui a citare, ad Alessandria, che pure aveva richiesto ed ottenuto i 27 miliardi, l'inceneritore non si fa.
Non abbiamo inceneritori di tossico-nocivi in Piemonte, ma abbiamo le industrie. Mi pare quindi che il buon senso dica che in qualche modo occorra provvedere. Noi abbiamo degli impianti, ma non di incenerimento siamo forse ancora una volta gli unici in Italia, perché altri non ce ne sono, ma questo Paese, questa Regione, non può pensare o dire di promuovere lo sviluppo industriale senza pensare a ciò che lo sviluppo industriale rilascia e quindi occorre avviare delle azioni perché queste cose vengano fatte.
Ahimè, il programma che venne lanciato in allora dal Ministro Ruffolo non ha potuto avere seguito per le ragioni che conosciamo, ma uno dei problemi delle strutture necessarie al Piemonte perché la nostra Regione possa decollare anche su questo livello è certamente quello dello smaltimento dei rifiuti tossico-nocivi altrimenti non ci possiamo lamentare se poi ogni tanto li troviamo in alcuni luoghi che dobbiamo bonificare con fondi pubblici.
Avevo fatto due osservazioni in Commissione e vedo che è stato modificato l'88-D (Bassa Langa-sud Alba) in modo corretto. E' il programma che avevo in allora presentato. Il problema, però, l'Assessore Bresso lo conosce bene, è quello di un'operazione da condurre ovunque sia possibile cioè quella di un cofinanziamento, anche sulla base di ciò che la legge Galli in futuro imporrà, facendo in modo che a fronte di un impegno pubblico finanziario corrisponda un cofinanziamento o del Comune o dei Consorzi. Il problema è che il finanziamento deve andare a chi si rende disponibile per il cofinanziamento, per cui sia Alba sia il Consorzio questo a me non importa, il finanziamento non può essere dato a chi non cofinanzia l'intervento altrimenti si rischia veramente di non aver poi l'opera realizzata.
Rimane l'altro problema invece cui avevo fatto riferimento in Commissione che è quello delle strutture agricole (84/B), vale a dire interventi strutturali in allevamenti suinicoli, per quasi 28 miliardi. Il problema non è quello di cancellare una cosa di questo genere perché fu proposta dallo stesso Assessorato all'agricoltura, votata dall'Autorità di bacino. Il vero problema è che anche qui si tratta di un cofinanziamento a fronte di un intervento pubblico che, se non vado errato, doveva essere del 40% delle vasche di decantazione; i singoli allevatori dovevano impegnarsi all'opera con un contributo proprio, in questo caso del 60%. Era già noto che alcuni di questi pensavano a fondi che fossero esclusivamente pubblici che coprissero tutta l'opera. Entro il 31/12/1993 avremmo dovuto avere da parte delle associazioni e da parte dei singoli le disponibilità dichiarate per l'intervento. Se queste disponibilità non vi sono è chiaro che noi andiamo ad approvare oggi 27 miliardi e 944 milioni, buona parte dei quali potranno essere un residuo, attivo sì, ma sempre residuo e quindi non spendibile.
Quando faccio mente locale a ciò che l'Assessore Marino diceva, cioè che avremmo bisogno di altri fondi, penso all'acqua perché i 10 miliardi sono il programma che in allora avevo preparato con i tecnici, che credo sia un buon programma, non perché l'abbia fatto io in allora, ma perché i dati sono inconfutabili (analisi chimiche delle acque da parte delle UU.SS.SS.LL.). Vi sono però ancora altre situazioni di deroga alle acque e se avessimo fondi disponibili potremmo intervenire, per cui io inviterei l'Assessore all'agricoltura, e questo solo chiedo, che nel più breve tempo possibile, visto che sono trascorsi sei mesi dal 31/12/1993 (spero che nel frattempo sia stato elaborato il programma) mi venga fornita - ma non al sottoscritto perché è interessato particolarmente al problema, bensì a questo Consiglio perché si tratta di ben 28 miliardi la situazione delle disponibilità dei privati ad intervenire in modo tale che si sia certi che questi interventi possano partire. Nell'ipotesi invece che questi non possano partire per la mancata volontà dei privati di cofinanziare le opere, questo finanziamento dovrebbe essere immediatamente portato all'Autorità di bacino per essere cancellato dal programma previsionale e di conseguenza operare nuove scelte per quanto riguarda la distribuzione anche perché non si tratta di poche lire.
Stiamo discutendo molto sui 27 miliardi dell'inceneritore di Alessandria che servono per l'acqua, per le bonifiche e per il resto, qui si tratta di altri 28: se non partissimo perché la situazione potrebbe essere quella che ho descritto, ma non lo so, credo faremmo molto bene ad agire in fretta. D'altra parte, se non vado errato, l'accordo di programma firmato dal Presidente prevedeva che entro 120 giorni dalla firma del programma avrebbe dovuto essere garantita l'esecuzione delle opere (non il termine) oppure la revisione di ciò che era stato programmato. Occorrerebbe rispettare i tempi anche dell'accordo di programma in modo tale che questi fondi non vengano persi anche perché ho un ultimo timore e chiudo (mi scuso di aver oltrepassato i termini, non ho mai parlato così tanto in quest'aula), cioè che non accada più come nel passato che a fronte di finanziamenti che non sono andati a buon fine, questi finanziamenti vengano dati alla stessa Regione: il pericolo è che a fronte magari di una crisi finanziaria il finanziamento venga incamerato e distribuito ad altre Regioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo documento è stato ampiamente discusso in sede di Commissione e gli Assessori hanno fornito tutti i chiarimenti richiesti. Alcune modifiche sono state apportate quindi non credo di dover riprendere tutte le discussioni già svolte in Commissione e le varie osservazioni fatte in questa sede. In effetti il documento mi vede d'accordo e quindi intervengo solo per riprendere alcuni punti che credo siano di notevole importanza. Per esempio c'è il tema dell'educazione ambientale. Il documento di programma dedica una parte a questo argomento e indica degli orientamenti di principio che dovranno trovare poi attuazione con le iniziative ed i progetti finalizzati a questo scopo. Ritengo che l'argomento debba essere seguito con grande attenzione perché a mio parere gli interventi di educazione ambientale dovranno determinare da parte di tutti quella che noi definiamo una formazione di cultura ambientale che consenta a tutti noi di valutare e conoscere i problemi adeguando i propri comportamenti ai problemi ambientali.
Ovviamente in questa attenzione vanno coinvolti in particolare i docenti e attraverso i docenti i ragazzi che, a mio parere, nel tempo saranno quelli che fisicamente andranno a sostituire i cittadini e quindi i nuovi comportamenti necessari e richiesti per una cultura ambientale. I cittadini che andranno a sostituire sono quelli che in effetti hanno una forte diseducazione ambientale. Mi pare che in questa direzione - lo dico solo per fare una piccola riflessione - vada anche quel discorso inserito dall'Assessore Marino rispetto agli impianti di smaltimento; discorso che porta verso una seria politica del recupero e del riciclaggio. Devo dire che spesse volte, rispetto ad impianti e tecnologie, per quanto riguarda lo smaltimento ci soffermiamo su una determinata tecnologia e per alcuni anni potere pubblico ed economico si accapigliano perché intenderebbero adottare delle soluzioni tecnologiche che possono sembrare le migliori in assoluto senza tener conto che in effetti ce ne sono altre. A mio parere, non per diminuire le nostre capacità sia progettuali che di intervento, dovremmo seguire le strade che hanno seguito un po' tutti in America, in Germania e in Francia, dove i vari sistemi di smaltimento sono stati adottati tutti approntando delle tecnologie che venivano adeguate alle esigenze del posto e non solo, ma con questo facevano anche una politica di fornitura di tecnologia a tutti coloro che non ne disponevano. Il soffermarsi, comunque su alcune tecnologie, mi sembra abbastanza riduttivo e condivido perfettamente l'affermazione fatta dall'Assessore Marino circa le imprese che girano intorno a questi problemi delicatissimi che per la maggior parte sono quasi sempre inadeguate e non attrezzate per rispondere a questa domanda.
Infatti, in questo settore, secondo me, si sono improvvisati troppi imprenditori e troppi imprenditori si sono arricchiti su questi problemi non risolvendoli, ma semmai spostando l'inquinamento da un posto all'altro spostando lo smaltimento da un posto all'altro.
L'altra questione che voglio sottolineare è l'urgenza di avviare al più presto possibile gli interventi ed i lavori previsti per risolvere alcune delicate questioni. E' inutile ripetere qui il problema delle bonifiche o il problema della depurazione. Quello della depurazione - dove ovviamente sono previsti degli interventi - ritengo sia un problema esistente in Piemonte, nonostante gli sforzi e nonostante gli impianti costruiti.
Ritengo che il 30% della popolazione del Piemonte non usufruisca del servizio di depurazione. Immaginate quindi quale tipo di inquinamento produca nella Regione; per cui, anche gli interventi a volte dispendiosi che vengono fatti in questa direzione praticamente annullano l'azione di depurazione, l'azione quindi di rendere le acque depurate, perché altri a monte o a valle inquinano. Sarebbe anche interessante andare a verificare quanti dei depuratori che sono stati impiantati in Piemonte di fatto funzionano, perché il problema non è solamente costruire depuratori, ma è farli funzionare. So per certo che alcuni dei depuratori realizzati non funzionano, quindi la possibilità che il 30% della popolazione aumenti è concreta. Per la verità ritengo che ci sia anche una falsa concezione del potere pubblico.
Ho avuto modo di seguire questi problemi e di avviare una sorta di ricerca su questo; non ho trovato mai gli enti pubblici ed i Comuni, in particolare, disponibili a fornire notizie. Capisco che il Sindaco o il Presidente della Provincia o anche il Presidente della Regione possano avere dei problemi rispetto a questioni non risolte. Però è assurdo che in forza di queste difficoltà, a volte pratiche, a volte economiche, a volte politiche ed a volte anche per disattenzione o indolenza, in effetti non si riesca neanche ad avere i dati per quanto riguarda la depurazione nella Regione.
Un'ultima questione. Vorrei sapere, per quanto riguarda il comparto dell'acqua, a che punto è il lavoro riferito alla cosiddetta legge Galli che, come sapete, ha delle scadenze, fissa dei compiti alle Regioni per dare attuazione al dettato della legge. Sarebbe opportuno che anche rispetto a questo problema, rispetto quindi all'adozione di decisioni in applicazione di quella legge, queste decisioni fossero adattate e contemperate rispetto alle decisioni di piano e di programma.
Inoltre un'ultima piccola questione, ma non di poco conto.
Ritengo che sia stata sollevata dall'Assessore Marino un'altra questione: quella relativa ai finanziamenti. Mi pare che a tutti sia chiaro che questo può essere un buono o un cattivo programma; se non ci sono i soldi per realizzarlo, tutto diventa chiacchiera. Quindi, sono d'accordo con lui quando sostiene che rispetto ai finanziamenti bisogna fare delle valutazioni anche rispetto al bilancio qualora certe condizioni non si verificassero. Però io ritengo che la questione in particolare debba essere sollevata nei confronti del Governo. Giorni fa ho ascoltato un'intervista al Ministro dell'Ambiente, il quale sosteneva che una delle questioni fondamentali che ritardava i finanziamenti per la realizzazione delle opere previste erano le procedure, era una complicata procedura che spesse volte impedisce il finanziamento e la realizzazione delle opere in tempo utile degli interventi previsti. A questo punto ritengo che questo Consiglio debba approvare l'ordine del giorno di cui ora darò lettura. E' un ordine del giorno che io ho cercato solamente di impostare, evidentemente gli Assessori e il Presidente lo possono anche modificare, non è un problema: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto dell'approvazione nei termini utili del programma triennale per la tutela ambientale rilevato che tutti i progetti di intervento in esso contenuto affrontano e risolvono alcuni gravi problemi ambientali ed avviano progetti di forte rilevanza per il futuro sentite le dichiarazioni del Ministro dell'Ambiente che sottolineava la complicata procedura attuativa sollecita il Ministro dell'Ambiente ad attivarsi affinché nel più breve tempo possibile il Ministero approvi i programmi presentati dalle Regioni e vengano messe subito a disposizione le somme stanziate e richieste per consentire alle Regioni stesse di dar corso a tutti gli interventi programmati e proposti.
Tale urgenza infatti consentirebbe alle Regioni una rapida attuazione degli interventi, ma determinerebbe attraverso la spesa di investimento un buon volano per le imprese e l'occupazione a cui il Governo sembra essere molto sensibile".
Consegno questo ordine del giorno alla Presidenza, ne faccio copia per gli Assessori, non c'è nessun problema a modificarlo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, collocandosi il Piano triennale per la tutela ambientale a metà strada tra la solidarietà con la natura e la violenza effettuata contro la natura, direi che in larghissima parte raccoglie quelle che sono state le grida provenienti dalle associazioni ambientalistiche all'inizio, ma poi da cittadini sempre più numerosi nei confronti della violazione continua dell'ambiente naturale.
E' chiaro che esso rappresenta una fotografia statica, come tutte le fotografie del resto, di una situazione che invece è in movimento continuo.
Quindi dovremmo, se fosse possibile, ricorrere a mezzi multimediali più sofisticati di una semplice fotografia per raccogliere non solo lo stato di fatto così come noi siamo riusciti a fotografarlo, ma soprattutto il cambiamento continuo e costante che si verifica nelle aree della nostra Regione, e non solo: del mondo intero, direi, quindi del degrado che inesorabilmente avanza, che inesorabilmente ci precede in tutti i tentativi, pur lodevoli, di bonifica che siamo intenzionati a compiere.
Sotto questo aspetto direi che almeno una larga parte delle problematiche emergenti e delle necessità di tutela ambientale sono state recepite dal Piano presentato dalla Giunta.
A mio avviso occorrerebbe compiere - mi rendo conto che ciò non è stato fatto, credo anche data la ristrettezza dei tempi di intervento - un censimento un tantino più diffuso sul territorio, sensibilizzando ancora di più le amministrazioni locali e le associazioni ambientaliste a far presente quanti ed in quale stato sono i territori ancora soggetti a degrado e che nel Piano non sono stati indicati. Credo che comunque la via intrapresa sia quella giusta e la sensibilità degli Assessori Bresso e Marino che si occupano dell'ambiente indubbiamente sortirà anche effetti in questa direzione.
Per quanto riguarda la questione degli inceneritori credo che l'Assessore Marino bene abbia fatto a procedere con cautela, perché è chiaro che l'incenerire e quindi disfarsi facilmente dei rifiuti, che in quantità enorme vengono comunque prodotti, porta in sè l'idea stessa che si possa continuare, impunemente e per sempre, a produrre rifiuti. E' un concetto da abbattere subito, è assolutamente sbagliato, non tiene conto della limitatezza delle risorse con cui noi abbiamo a che fare e quindi anche in questo campo, dove purtroppo viviamo una situazione di continua emergenza, bisogna procedere con cautela, bisogna cioè avere certamente coscienza e conoscenza dello stato di emergenza che peraltro dura ormai da decenni in questo settore, quindi non è un'emergenza nata ieri.
Accanto a questa consapevolezza bisogna avere l'altra consapevolezza: che le stesse leggi dello Stato italiano collocano lo smaltimento dei rifiuti all'ultimo posto del trattamento dei rifiuti stessi: c'è il riciclaggio, c'è il riuso (di cui non si parla affatto o comunque mai abbastanza), c'è la cernita ed infine, ma soltanto in ultima analisi e all'ultimo momento, c'è lo stoccaggio dei rifiuti in discarica mediante l'incenerimento.
Ha quindi fatto bene l'Assessore a stralciare completamente dall'altro Piano l'inceneritore previsto nell'area Torino sud-ovest. Ha fatto benissimo, perché questa proposta aveva suscitato un notevole impatto tra quelle popolazioni: nessuno lo voleva, non era accertata neanche la localizzazione, dunque ha fatto bene a ritirare quella proposta. Peraltro ha fatto bene anche a recepire l'orientamento, proveniente dal Consorzio di smaltimento dei rifiuti solidi dell'Ovadese Valle Scrivia, di inserire nel Piano - raccogliendo così le esigenze che erano emerse anche in Commissione - la possibilità di installare un sistema integrato di trattamento, di preselezione e di termodistruzione dei rifiuti nell'area dell'Ovadese. Qui la situazione, come in tantissime altre zone, è abbastanza preoccupante dal punto di vista dell'emergenza, in quanto le discariche sono in via di esaurimento; ci sarà ancora tempo due o tre anni dopodiché il problema emergerà con l'evidenza che non sempre consente di affrontare queste problematiche nei termini giusti e nei termini ragionevoli.
Esiste comunque una precisa volontà del Consorzio dell'Ovadese di procedere in questa direzione, ci auguriamo che, accanto alla richiesta di avere un inceneritore, siano avviati tutti i sistemi che precedono la necessità di incenerire i rifiuti, a partire dalla raccolta differenziata.
Nell'esprimere il nostro consenso a questo programma vorrei evidenziare il problema delle risorse. Tale problema è stato posto con forza dagli Assessori, ma anche dai numerosi Consiglieri intervenuti: sono carenti scarseggiano e forse non ci saranno. Intanto mi auguro che ci siano, mi auguro che le risorse vengano date alle Regioni e che queste ultime possano utilizzarle secondo i programmi di tutela ambientale stabiliti. Certo l'ambiente in Italia non si trova ancora al primo posto nelle priorità, se non sotto l'aspetto negativo delle emergenze; mi auguro che questa sensibilità crescente tra i cittadini e le istituzioni ai vari livelli investa prima o poi anche il governo centrale e quindi il problema dei fondi venga in qualche modo risolto. Accanto al problema esistente delle risorse vorrei richiamare, con forza, l'attenzione del Presidente della Giunta e degli Assessori innanzitutto sulla necessità di procedere ad una rivalsa nei confronti dei privati che hanno inquinato e distrutto larga parte del territorio della nostra Regione.
Vi è una legge dello Stato, la n. 475 sulle bonifiche, che prescrive la necessità di rivalersi sui privati, pertanto era opportuno che un piano di recupero di fondi (quindi un piano che definisco della rivalsa sui privati sui danni che hanno causato) fosse presentato contestualmente al programma triennale di bonifica. Infatti ci sono moltissime aree, che devono essere bonificate, che sono state inquinate da privati. Facciamo solo qualche esempio, come le lagnanze pervenute negli anni scorsi in Regione: con quanta forza e con quanta veemenza abbiamo evidenziato a suo tempo i problemi di inquinamento relativi alle Basse di Stura? Ci sono responsabilità ben precise, lì qualcuno ha inquinato ed è giusto che paghi.
Poiché la rivalsa è possibile sarebbe bene prevedere anche, con una stima non molto difficile da compiere, quanto la Regione Piemonte è in grado di introitare, fruendo dello strumento della rivalsa, ad esempio sulle Basse di Stura. Ecco che allora il problema delle risorse sarebbe meno drammatico: a fronte di un richiedere avremmo anche un dare. Potremmo continuare nell'elenco, stesso problema si pone per Casale: l'Eternit ha inquinato. Ha inquinato fortemente, ha causato danni molti dei quali non recuperabili e non pagabili, perché si tratta di danni causati a vite umane. Questi danni non possono essere compensati in alcun modo, ma altri tipi di danni sì, quindi è giusto ricorrere alla rivalsa.
La stessa Interchim di Ciriè. Quante volte, durante la passata legislatura, abbiamo posto con forza e con fermezza l'evidenza di questo problema: vi erano dei privati che inquinavano quell'area, che stoccavano dei rifiuti in modo illegale, che inquinavano il torrente Stura. Lo abbiamo detto con forza, purtroppo fummo inascoltati. Ora qualcuno dovrà rifondere i danni causati da quei signori; non è giusto che le risorse pubbliche siano soltanto destinate a disinquinare e quindi in qualche modo a sopperire all'incuria, che definisco fraudolenta, di certi privati.
Pertanto inviterei la Giunta e gli Assessori competenti a predisporre il più presto possibile, un piano complessivo di rivalsa e di reperimento delle risorse da parte di chi ha inquinato e che certamente è responsabile in prima persona del danno causato, anche perché l'inquinamento non avviene in modo neutro: dal punto di vista finanziario chi ha inquinato ne ha tratto vantaggi notevolissimi, ha lucrato abbondantemente ed ora è più che giusto che restituisca alla comunità almeno una parte dei fondi che illecitamente ha intascato.
Ripeto, esprimiamo parere favorevole alla ratifica del programma triennale per il 1994/1996. Ci auguriamo che la Giunta proceda in questa direzione e soprattutto ci auguriamo che i fondi arrivino affinché le aree della nostra Regione possano essere risanate.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico al Consiglio che la Presidenza intenderebbe interrompere i lavori alle ore 13,30; alle 13,25 procederemo all'iscrizione all'o.d.g.
degli ordini del giorno relativi al decreto legge Biondi n. 440, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14/7/1994, del quale tutti abbiamo sentito parlare abbastanza in questi giorni.
Vi è inoltre un'altra richiesta di iscrizione di un ordine del giorno relativo alla riattivazione del Superphenix. E' stato inoltre presentato un ordine del giorno sul Piano triennale. Questo viene naturalmente attratto dalla discussione generale sulla ratifica della deliberazione sul Piano triennale per l'ambiente.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 933: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 3-35427 del 9/6/1994: 'Programma triennale 1994/1996 per la tutela ambientale, deliberazione CIPE 21/12/1993. Approvazione del documento di programma regionale'" - Presentazione relativo ordine del giorno (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito in merito alla proposta di deliberazione n.
933.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Come Gruppo socialdemocratico, vorrei fare alcune considerazioni su questo Piano che, per la verità, avevamo contribuito a costruire da posizioni di maggioranza. Quindi, esprimo il nostro voto favorevole.
Ho apprezzato sotto certi aspetti alcune posizioni di cautela espresse sia dall'Assessore Marino che dall'Assessore Bresso per quanto concerne alcuni argomenti delicati, riguardanti ad esempio l'area Trecate-Cerano Galliate-Romentino, estrapolati dalla questione dell'inceneritore di cui parlava l'Assessore Marino.
Dedicare del tempo alla riflessione intorno a queste questioni, che non sia un tempo semplicemente dilatorio, ma un tempo necessario per approfondire gli argomenti e proporre delle soluzioni incisive, penso sia un atteggiamento di cautela che apprezziamo. Quindi, esprimo il voto favorevole per quanto riguarda l'intera questione.
Per quanto riguarda questioni di merito faccio riferimento all'intervento del collega Garino che ha avuto, per competenze particolari l'opportunità di scendere in alcuni particolari e di esprimere alcune valutazioni su problemi abbastanza specifici rispetto alla complessità del Piano.
Una considerazione di fondo va fatta relativamente ad un auspicio dell'Assessore Marino, il quale diceva: "Mi auguro che la Giunta e la maggioranza e il Consiglio alla fine recepiscano la necessità che, in sede di assestamento di bilancio del 1994, si vadano ad incrementare i fondi destinati all'ambiente". E' comprensibilissimo un auspicio di questo genere, ma se anziché parlare l'Assessore Marino parlasse l'Assessore Cucco o l'Assessore Ferraris, mi sembra, con tutto il rispetto per il lavoro di ognuno, che ogni settore necessiterebbe, alla luce della ristrettezza, di risorse.
Quindi, il discorso secondo me è un altro - che il collega Bodrero quasi come un martello pneumatico, ripete anche in modo brutale ma incisivo cioè quello di una diversa articolazione fiscale fra il centro e la periferia. Penso non ci siano altre strade.
A fronte di questo piano, che è più un piano delle necessità che un piano dei progetti, dei lavori e delle risposte che la Regione Piemonte è in grado di dare, in sede di assestamento, se si vorrà si potranno dirottare i 5-10 miliardi da un settore ad un altro, e magari quest'altro potrà essere l'ambiente. Ma anche così facendo non si darà una risposta incisiva alle enunciazioni, alle aspirazioni ed alle necessità inserite in questo Piano. E' necessaria una radicale riforma, un rapporto e un'articolazione periferica, che se non viene attuata su terreni di questo genere, mi chiedo dove ce li possiamo aspettare.
Dal punto di vista politico, penso si debba esprimere la delusione per questi primi passi del Governo, che pure comprende la Lega che aveva fatto della questione fiscale, del regionalismo, del federalismo fiscale, il suo cavallo di battaglia.
In questi cento giorni non sono arrivate risposte, salvo uniformare la RAI alla voce imperante e ad altre voci ormai consolidate; salvo il decreto che alcuni chiamano "forza ladri o salvaladri", ma le risposte nel senso del federalismo fiscale e di un'autonomia regionale su alcune questioni e comparti tra cui l'ambiente ritengo debbano essere prioritarie.
Condivido quanto diceva il collega Adduci: sicuramente i danni ambientali molte volte vengono causati in loco da soggetti ben identificati. Non si può quindi generalizzare ed accomunare il danno avvenuto in Piemonte, dove la ditta X ha inquinato, a quello avvenuto in Sicilia, dove la ditta Y o altri possono avere inquinato. Molte volte esiste una sproporzione enorme fra quello che avviene nella Regione A e nella Regione B.
Di risposte, purtroppo, in questi primi cento giorni, non ne sono arrivate, in quanto si è data la priorità ad altre questioni. Ritengo invece che questo sia un passaggio fondamentale. Non esistono, secondo noi altre soluzioni che non siano quelle di una diversa articolazione di rapporto fiscale fra il centro e la periferia, che passi attraverso un'autonomia, per quanto ci riguarda come Regione, su competenze che sull'ambiente sono molto più calzanti rispetto alle varie realtà regionali.
Penso che la questione dei fondi possa essere modificata solo attraverso un discorso di fondo che tenga conto della radicale diversità d'impostazione nel rapporto tra lo Stato e la periferia, in questo caso le Regioni.
Un'altra considerazione. Ho apprezzato l'intervento del collega Mollo relativamente alla questione dell'educazione ambientale. Anche noi riteniamo che dare l'avvio ad una educazione ambientale, che abbia carattere di incisività, rappresenti un modo nuovo per sensibilizzare quei famosi ragazzi di cui parlava l'Assessore Marino, dagli otto anni in gi ma anche dagli otto anni in su. E' la scuola la fucina di nuove sensibilizzazioni.
L'ultima considerazione, che sottopongo agli Assessori Marino e Bresso e alla Giunta intera, riguarda il caso del processo di Verbania, che ha portato sulla discarica di Ghemme a dei patteggiamenti, con il versamento di cifre notevoli, qualche miliardo. Molti di quegli imputati hanno patteggiato. Stando alle risultanze del processo, la discarica di Ghemme ha subìto un inquinamento di un certo tipo. Perché non prendere le cifre versate alla Regione in modo simbolico e destinarle ad un'iniziativa di educazione ambientale, che sicuramente non sarà incisiva al 100% e risolutiva nei confronti dei problemi, ma dal punto di vista politico rappresenterebbe un'iniziativa di sensibilità volta ad invertire le questioni per quanto riguarda l'educazione ambientale?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale, che ha concorso nei fatti e nel lavoro, per quello che è stato il suo contributo in sede di Giunta e di Commissione, ad elaborare questo documento, non potrà che esprimere un voto ed un giudizio favorevole.
Colgo l'occasione per riconoscere anche in questo settore al complesso dei funzionari regionali una capacità di governare e di essere presenti su queste questioni, che non venga compromessa.
Due sole considerazioni al collega Assessore: sono convinto anch'io che in particolare la materia dello smaltimento dei rifiuti debba essere affrontata con un approccio articolato e dinamico.
Sono d'accordo anche con il collega Mollo sul fatto di non sposare le mode né gli interessi rispetto alle strategie di attacco a queste problematiche, ma di avere la capacità di gestione a ventaglio dei problemi. Ma se così è, collega Assessore, mi resta difficile capire l'esclusione dal programma dell'inceneritore dell'area torinese. Proprio il fatto che questa sarà materia di esame quest'autunno, giustificava un suo mantenimento nel programma in termini concettuali. Mi sembra che la sua esclusione, invece, sia una contraddizione con questo principio, e che dietro gli inceneritori, guarda caso, ci siano le forze oscure della reazione in agguato; dietro le discariche ci sono gli speculatori e dietro la raccolta differenziata c'è il volontariato buono.
Mi pare un approccio un po' ideologico o che vi sia rimasto qualcosa di ideologico, anche perché devo ricordare al Consiglio che, in precedenti programmi e piani, l'inceneritore di Torino era previsto per una capacità dò un dato per quello che posso ricordare - di tre volte superiore a quello che oggi non mettiamo nel programma. La Giunta regionale ha portato in quest'aula un'ipotesi di inceneritore per l'area torinese con una capacità tre volte superiore a quella che adesso non c'è più nel programma. Da parte di un Consigliere della stessa area politica dell'Assessore, cioè socialista, è stato fatto un emendamento, accolto dall'Assessore in aula con cui si riduceva un inceneritore del 70%, portandolo al 30% della sua capacità iniziale.
E' curioso, perché un inceneritore non è un'area o un sito che si disegna: è una macchina, che ha un costo, una tecnologia, con a monte un sistema che lo deve alimentare. Se si indica una quantità, quella è il risultato di un processo complesso, non è l'indicazione di un'area, un perimetro, una sigla (Provincia di Torino o Napoli). No! Però, in aula, lo stesso Assessore prende atto di avere sbagliato completamente le quote come si dice in buon piemontese e riduce la previsione al 30%. Ma quel 70 che non veniva più incenerito, dove andava a finire? Spariva? Collega Assessore, nei suoi confronti pongo solo una questione concettuale: se è una questione aperta, io la considero aperta e ritengo che non sia in alcun modo pregiudicata dal fatto che sia inserita o meno all'interno di questo programma. Tuttavia ho qualche difficoltà a capire la coerenza tra l'esigenza di tenere aperta una questione che verrà affrontata nel Piano sui rifiuti e la sua esclusione dal programma. Non vorrei che proprio qui a Torino, dove abbiamo realizzato Barricalla... In termini di carcerazione preventiva ci sta tutta questa storia, non per questioni di Mani Pulite, ma semplicemente perché il profumo di Barricalla arriva ai detenuti in attesa di giudizio.
Mi auguro che dietro questa vicenda dell'inceneritore non ci sia soltanto quello che io considero un vizio di approccio concettuale: se una questione c'è, deve essere affrontata e va inserita nel programma.
Soprattutto quando scopriamo - ce lo ha illustrato bene l'Assessore uscente che questo non è tanto un programma, cioè una cosa che si fa prima, ma una sommatoria di decisioni, di ipotesi maturate singolarmente: è un collage. Il fatto che da questo collage venga estrapolato l'inceneritore di Torino, mi crea delle difficoltà di comprensione concettuale che sicuramente l'Assessore mi vorrà chiarire.
La questione si riaprirà in autunno, ma se è proprio vero quello che si dice, cioè che questa materia richiede un'aggressione articolata complessiva, con strategie integrate e non con strategie di tipo ideologico, allora il tema dell'inceneritore di Torino deve essere affrontato senza pregiudiziali di ordine ideologico e deve essere realizzato per quello che sembrerà giusto, opportuno, necessario in termini tecnico-scientifici.
Chiedo all'Assessore, che conosco come persona che non soffre pregiudizi, di considerare che il nostro voto favorevole sta anche all'interno della convinzione che la nostra è solo una preoccupazione di ordine logico e non politico, e che tale questione verrà affrontata nella sua oggettività, senza che l'esclusione dal programma di oggi venga in seguito considerata da qualcuno un elemento contro. Non è un elemento contro: è un elemento improprio.
Ho fatto questa sottolineatura, perché il precedente che ho voluto richiamare, la caduta della capacità dell'inceneritore prevista in aula, mi aveva in qualche misura un po' stupito. Spero che anche i colleghi ai quali ho richiamato questa circostanza convengano con me che sia un po' curioso che una struttura venga ridimensionata nella sua potenzialità del 70%, sia pure a fronte di un emendamento molto ben illustrato (non ci piove su questo); c'è da pensare che la decisione fosse altrettanto motivata, almeno quanto è stato motivato e fondato l'emendamento portato in aula. Passare da una strategia A ad una strategia B con un emendamento in aula su una materia di questo genere è questione sicuramente difficile non avere presente.
Quindi giudizio favorevole e positivo, con conseguente voto favorevole.
Da parte nostra, vi è la prenotazione di una richiesta che la decisione sull'inceneritore di Torino sia di carattere tecnico, scientifico obiettivo e non soffra pregiudiziali n' di carattere ideologico n' di tipo come potrebbe sembrare in questo caso - processuale: "Non c'è nel programma, quindi non lo facciamo più". Non è così: l'inceneritore di Torino si dovrà pensare, programmare, immaginare secondo le esigenze che risulteranno da un approccio globale e complessivo al problema, giusto e necessario. N' tanto di più, n' tanto di meno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

L'argomento all'o.d.g. è sicuramente complesso, perché tocca settori di intervento diversi tra loro che necessiterebbero di approfondimenti non fattibili nella ristrettezza dei tempi concessi agli interventi in aula.
Vorrei quindi soffermare l'attenzione solo su alcuni nodi che noi riteniamo essere importanti, per dare una lettura complessiva al provvedimento.
Innanzitutto ci preme sottolineare come questo nuovo programma triennale per l'ambiente abbia una base di partenza che già inficia la sua possibilità di essere realmente un piano di intervento. Dico questo perch non ci sono risorse nuove, cioè risorse aggiuntive con un finanziamento ad hoc da parte del Governo (oserei dire quasi dei due Governi che si sono succeduti in questi ultimi mesi). Ciò è avvenuto per una scelta precisa perché a livello nazionale si è ritenuto non importante dedicare una particolare attenzione alle questioni ambientali, secondarie rispetto ai problemi occupazionali che hanno assunto un aspetto emergenziale. Le risorse recuperabili anche all'interno di possibili movimenti sui diversi capitoli del bilancio dello Stato o sulla riaffermazione di stanziamenti previsti da leggi quadro, da leggi di settore, erano dunque tali per cui niente di nuovo, niente di aggiuntivo poteva essere devoluto per aumentare la potenzialità di intervento in questi settori.
Questa, per noi, è una decisione sicuramente non condivisibile; in parte ci stupisce il fatto che, forse non con la dovuta fermezza all'interno della parte introduttiva che spiega la risoluzione ultima per l'approvazione del programma, non si sottolinei questo aspetto. Nella scelta espositiva, così come è stata impostata dalla Giunta regionale, non riusciamo a scorgere una precisa presa di posizione che richiami questa "irresponsabilità" da parte del Governo che ritiene secondari i problemi inerenti le questioni ambientali per cui, se la situazione economica e sociale complessiva lo consente, qualche cosa può essere devoluto anche a questi settori di intervento; mentre invece se la situazione cambia, ecco che le risorse disponibili tendono a diminuire oppure ad essere riconfermate secondo quelle che erano le previsioni iniziali.
Fatta questa precisazione, è ovvio che poi le decisioni che devono essere assunte a livello regionale sono già incanalate nella ristrettezza che si delinea all'origine stessa. Questo si riesce a capire ancora di più in alcuni settori di intervento, nel senso che sappiamo che l'articolazione del Piano triennale è tale per cui tocca sia il settore dei rifiuti e delle bonifiche, sia il settore degli acquedotti, sia il settore delle aree naturali protette e via dicendo, quindi bisogna necessariamente fare dei distinguo. In altri termini, se noi ci riferiamo al settore delle aree naturali protette, ecco che il riferimento diventa quello della legge quadro nazionale recentemente approvata, per cui in quel caso si pu parlare di nuove risorse date alla Regione secondo una ripartizione fatta sulla base di alcuni riferimenti a livello nazionale. In altri casi per per esempio quello della programmazione e della gestione dei rifiuti sul quale ho visto che più o meno tutti gli interventi convergevano, risorse aggiuntive in verità non ce ne sono. Si tratta semplicemente di un recupero di fondi già stanziati per interventi che sulla base di diversi provvedimenti non sono stati riavviati e che oggi vengono riproposti per la loro esecuzione o in altri casi di recupero di fondi comunque già stanziati (mi riferisco all'inceneritore di Alessandria) che vengono di nuovo recuperati e risuddivisi per coprire interventi sia nel settore della gestione dei rifiuti sia nel settore delle bonifiche. Ma se si va a fare un'analisi complessiva, quanto meno per quanto attiene a questi due settori di intervento, si scopre che in verità risorse nuove non ce ne sono e che è sostanzialmente una riconferma di quanto già era stato assegnato attraverso una serie di leggi nazionali che interessavano questo settore.
Altra questione per noi importante, perché da qui discende la capacità di questo Piano di avere delle ricadute effettive in termini di programmazione e di risoluzione dei problemi, è quella di affrontare il ragionamento su due scenari possibili: ritenere che attraverso i Piani triennali si possa davvero incidere in termini programmatori, quindi dando una soluzione ai problemi di ordine generale, o viceversa se questo Piano deve semplicemente tentare di dare soluzione a questioni emergenziali.
Ci pare che forse non riesca a scaturirne una scelta precisa, nel senso che non è chiaro quale sia l'orientamento strategico che la Giunta intende portare avanti. Questo perché da una parte viene riproposta tutta una serie di interventi sui quali è necessario capire quale sarà il loro livello di effettiva fattibilità, considerando altresì che la continua posticipazione della realizzazione di tali progetti va comunque ad inficiare la capacità di poter gestire in termini di normalità la questione che attiene allo smaltimento e al recupero dei rifiuti. Abbiamo un Piano regionale che affronta in termini complessivi questa questione, che risale ormai al 1988 (il Piano redatto dall'Assessore Cernetti), che di fatto è superato perch le condizioni reali si sono modificate e perché i progetti allora previsti non sono stati realizzati nei tempi preventivati. Oggi ci ritroviamo nella sostanza in una situazione analoga dove progetti previsti dal precedente Piano triennale non sono stati realizzati, certo non tutti per cause che ricadono sulla possibilità della Giunta di portare a termine il Piano approvato dal Consiglio regionale precedentemente; ci sono anche cause esterne, però comunque ci troviamo in una situazione in cui è difficile gestire la materia quando non si riesce a comprendere quali sono le reali possibilità - una volta che si sono indicati i progetti e gli stanziamenti relativi - per riuscire davvero a realizzare questi progetti nei tempi previsti per soddisfare l'esigenza primaria di dare una risposta complessiva alla capacità di recuperare in diverso modo i rifiuti, dalla raccolta differenziata agli impianti di stoccaggio definitivi e agli impianti di incenerimento, con una riflessione che dovrà essere necessariamente fatta.
Ci sembra che per sommi capi questi limiti siano essenziali per poter dire che questo Piano rischia di non essere un documento programmatico, ma semplicemente la riaffermazione di progetti già indicati precedentemente che non sono stati portati a termine e che quindi rischiano di non poter dare soluzione ai problemi esistenti. Soprattutto si rischia di non decidere se noi vogliamo utilizzare i fondi dei Piani triennali per affrontare, secondo un'ottica di largo respiro, di lunga durata, questi problemi, o viceversa se vogliamo puntare a risolvere i problemi emergenziali.
In particolare vorrei ricordare agli Assessori - questo ci sembra davvero strano - che nell'elenco riconfermato anche con l'emendamento presentato in Commissione e dai progetti che vengono riproposti per il finanziamento, se ne ritrovano alcuni che erano stati contestati precedentemente dallo stesso Assessore. Mi riferisco, per esempio, al sistema integrato di smaltimento per i rifiuti solidi urbani, lo stoccaggio dei RUP e il trattamento delle batterie, così come anche i sistemi integrati riferiti alla nuova discarica e alla stazione di trasferimento per RSU nella zona delle Basse di Stura. Ci riferiamo anche ad altri interventi, seppure inseriti non nella tabella C), bensì nella tabella A) quindi come indicazioni di progetti realizzabili solo nel caso in cui si rendano disponibili ulteriori finanziamenti: si tratta di una serie di impianti per la termodistruzione sui quali io ritengo si sarebbe dovuta fare una riflessione più accurata, non inserendoli già - seppure come indicazione di massima - all'interno del Piano triennale, ma recuperandoli caso mai solo dopo aver definito un nuovo Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti, quindi come scelta organica che si inserisce in una nuova progettualità per poter affrontare a livello complessivo questa tematica.
Un'ultima nota: voglio sottolineare - se si guarda la ripartizione dei finanziamenti - il peso maggiore che hanno gli interventi della tabella A) dal n. 31 al n. 40 che nel loro insieme prevederebbero uno stanziamento pari a 100 miliardi, che è più della metà di quello che è complessivamente previsto come stanziamento. Allora si capisce come anche il peso economico di interventi che hanno come loro centro la realizzazione di impianti di termodistruzione non è cosa secondaria, a fronte invece degli investimenti che tendono a confermare la validità di scelte che si orientano verso la raccolta differenziata.
Queste critiche ci portano a non poter accogliere positivamente la deliberazione che viene proposta dalla Giunta regionale per l'approvazione del Piano triennale. Ci riserviamo di verificare quale atteggiamento terrà il Consiglio a fronte degli emendamenti presentati che tenderebbero ad aggiungere un nuovo impianto per l'incenerimento nella tabella dei progetti eventualmente finanziabili, per esprimere poi la posizione finale del nostro Gruppo sul provvedimento.



PRESIDENTE

A questo punto dobbiamo interrompere la discussione generale, che continuerà oggi pomeriggio.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Dovremmo passare all'iscrizione all'o.d.g. delle proposte di ordine del giorno su tre argomenti: il primo è relativo al decreto legge n. 440 sulla carcerazione preventiva, il secondo è relativo all'attività dell'impianto nucleare di Superphenix, il terzo si riferisce al drammatico evento verificatosi ieri in Argentina ai danni della comunità ebraica. I tre ordini del giorno, per poter essere iscritti, debbono ottenere almeno 40 voti. Quindi invito tutti i colleghi a prendere posto in aula.
Comunico intanto che è pervenuto un disegno di legge relativo alla variazione di bilancio. Propongo che tale disegno di legge sia assegnato alla I Commissione perché lo possa esaminare nei tempi più brevi.
Possiamo procedere all'iscrizione dell'ordine del giorno riguardante il decreto Biondi? Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.



MARCHINI Sergio

Si parla a favore, si parla contro?



PRESIDENTE

Chi vuole parlare a favore può farlo.



(Interruzione del Consigliere Marchini)



PRESIDENTE

Il collega Marchini perdoni questa inesperienza che non mi ha consentito di ricordare la possibilità - che peraltro non è mai ricordata di parlare a favore o contro la proposta di iscrizione. Faccio formalmente l'invito a chi vuol parlare a favore e a chi vuol parlare contro, a prendere la parola ora.
Non vi sono richieste in questo senso.
Chi è favorevole all'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno sulla carcerazione preventiva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è icritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Passiamo all'ordine del giorno relativo al Superphenix. Chi desidera intervenire a favore o contro può farlo.
Chi è favorevole all'iscrizione di tale ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Passiamo all'ordine del giorno relativo al drammatico evento verificatosi ieri in Argentina. Chi desidera intervenire a favore o contro può farlo.
Chi è favorevole all'iscrizione di tale ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Terminano qui i lavori della seduta antimeridiana e riprenderanno oggi pomeriggio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,40)



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