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Dettaglio seduta n.290 del 13/07/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Ferrara, Fiumara e Pozzo.


Argomento:

b) Nuova composizione Commissioni consiliari


PRESIDENTE

Comunico i nominativi dei Presidenti e dei Vicepresidenti delle sei Commissioni permanenti eletti prima dell'inizio della seduta: I Commissione Presidente: Carletto Vicepresidente: Buzio.
II Commissione Presidente: Rivalta Vicepresidente: Femia.
III Commissione Presidente: Vaglio Vicepresidente: Cerchio.
IV Commissione Presidente: Peano Vicepresidente: Bortolin.
V Commissione Presidente: Chiezzi Vicepresidente: Penasso.
VI Commissione Presidente: Foco Vicepresidente: Picchioni.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

c) Nuovo direttivo del Gruppo DC - Partito Popolare


PRESIDENTE

Comunico inoltre che è stato rinnovato il direttivo del Gruppo DC Partito Popolare nel modo seguente: Presidente: Rolando Picchioni Vicepresidente: Giuseppe Cerchio Cons. Segretario: Emilio Lombardi Cons. Segretario: Alfredo Penasso.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Esame progetti di legge n. 396 e n. 398: "Nuove norme per il funzionamento del Co.Re.Co." - Esame ordine del giorno n. 698


PRESIDENTE

Passiamo al punto 13) all'o.d.g. che prevede l'esame dei progetti di legge n. 396 e n. 398.
La parola al relatore, Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico, relatore

Ci accingiamo a discutere quest'oggi un disegno di legge che ha qualche mese di vita e anche qualche sofferenza, vissuta in un periodo non propriamente tranquillo della nostra legislatura.
La disciplina regionale relativa al funzionamento dei Co.Re.Co. - alla luce delle innovazioni introdotte dalla legge n. 142/90 risale, come prima approvazione, al luglio 1991 (L.R. n. 30/91). La legge n. 142 era esplicita al riguardo e richiedeva che le modifiche venissero effettuate entro un anno dall'approvazione della legge n. 142, che risale appunto alla prima metà del 1990.
La legge regionale con cui ci adeguammo alle disposizioni della legge n. 142 ricordava all'art. 34, anche per richiesta unanime del Consiglio che l'articolazione dell'organo di controllo sarebbe stata sottoposta a revisione a seguito della definizione dell'assetto territoriale provinciale e, comunque, entro due anni dalla data di entrata in vigore della legge suddetta.
Ci presentiamo ora, anche per assolvere un obbligo nei confronti del Consiglio regionale che ci aveva imposto di controllare l'efficacia e la correttezza amministrativa di questa normativa di legge.
Nel frattempo, sono intervenute significative innovazioni legislative regionali e nazionali, che hanno comportato conseguenze in ordine all'attività di controllo delle quali dobbiamo tener conto e delle quali ha tenuto conto anche la Giunta regionale nel momento in cui ha presentato e ripresentato questo disegno di legge.
In particolare, è stata approvata la L.R. n. 31/92 che ha sottratto al controllo dei Co.Re.Co, gli atti delle UU.SS.SS.LL. Questo ha inciso fortemente sull'attività dei Comitati regionali di controllo.
Sono state inoltre approvate le LL.RR. n. 36/92 e n. 37/92 con le quali sono stati assegnati ai Co.Re.Co, i controlli sugli atti degli Enti cui è affidata la gestione delle aree protette e delle Assemblee delle Associazioni dei Comuni in materia socio-assistenziale. Questo è un carico di lavoro nuovo, nel senso che carica di qualche onere in più l'attività dei Co.Re.Co.
Si è avuta inoltre l'istituzione in Piemonte di due nuove Province - e conseguentemente, di due nuovi ambiti provinciali.
E' stata approvata la legge nazionale che disciplina le elezioni comunali e provinciali (legge 25/3/1993, n. 81), che raddoppia le indennità degli amministratori, cui sono correlate le indennità previste per i componenti dei Co.Re.Co.
Inoltre, il decreto legge n. 29 è teso a razionalizzare il costo del lavoro pubblico, nonché ad assicurare economicità, speditezza e rispondenza al pubblico interesse dell'azione amministrativa.
Anche questo elemento ha certamente inciso sulla valutazione complessiva dell'organizzazione dei Co.Re.Co.
Si deve inoltre riscontrare, dal 1991 ad oggi, una consistente riduzione dell'attività di controllo. Uno degli elementi importanti di riferimento a cui hanno guardato critici e meno critici, dal momento della prima approvazione sui Co.Re.Co., era proprio la riduzione che andava crescendo giorno dopo giorno nell'attività dei nostri Co.Re.Co.
Per conoscenza di tutti, ricordo che nel 1992, secondo la relazione annuale dell'organo regionale di controllo, gli atti ricevuti sono diminuiti da 285.502 a 152.129 (quindi 133.000 atti in meno): questo l'anno successivo alla prima approvazione della legge.
Le dichiarazioni di inefficacia sono passate da 2.349 a 2.035 (quindi meno 314) e gli annullamenti si sono praticamente dimezzati da 6.634 a 3.076. I chiarimenti richiesti si sono ridotti ad un terzo, ovvero da 31.000 a 12.000.
Nel 1993 si è verificato un ulteriore calo degli atti ricevuti, da 152.129 a 125.436. Partendo quindi dall'anno successivo all'approvazione della legge, si passa da 285.000 a 125.000 atti; sono diminuite le dichiarazioni di inefficacia (179 in meno) e le richieste di chiarimenti (287 in meno); soltanto gli annullamenti, che peraltro - come ho ricordato avevano già subìto una fortissima riduzione (della metà), sono aumentati di poco: 334 unità in più rispetto alle 3.076 dell'anno precedente.
Nel complesso, permane la tendenza alla diminuzione quantitativa dell'attività di controllo, mentre il livello qualitativo dell'attività tende obiettivamente ad aumentare; ne consegue la necessità di personale altamente qualificato, che si ritiene possa più facilmente essere recuperato in caso di accorpamento di uffici.
Le stesse relazioni annuali della Giunta del 1992 e del 1993, infatti nel riscontrare le variazioni intervenute, suggeriscono una riorganizzazione dell'organo di controllo che tenga presente la significativa diminuzione di attività e la necessità di evitare costose ed inutili dispersioni di uffici sul territorio regionale. Nel merito, occorre inoltre tener presente che le disponibilità finanziarie regionali non consentono il mantenimento della spesa prevista per il funzionamento degli attuali organi di controllo che, correlata all'indennità degli amministratori, è stata raddoppiata a seguito della legge n. 81, superando così i 2 miliardi di lire di aumento.
Le finanze regionali consentono invece l'applicazione dell'aumento previsto dalla legge n. 81/93 per i pubblici amministratori, in relazione alla diminuzione del numero di sezioni dell'organo di controllo; anche dal punto di vista sostanziale, ciò troverebbe oggettiva giustificazione nel conseguente aumento degli atti riferentisi ad una stessa sezione.
Da queste considerazioni, che saranno irrobustite da altre che probabilmente verranno svolte anche dal sottoscritto nel dibattito discende la seguente proposta: la previsione di una sezione di Co.Re.Co ogni 250-300 Comuni, assegnando comunque a ciascuna sezione una o più Province per garantire l'uniformità di controllo in uno stesso territorio provinciale. Quindi l'istituzione delle sezioni di: Torino, per la Provincia di Torino (315 Comuni di competenza); Cuneo, per la Provincia di Cuneo (250 Comuni); Alessandria, per le Province di Alessandria ed Asti (310 Comuni); Novara, per le Province di Biella, Vercelli, Novara e Verbano Cusio-Ossola (334 Comuni).
Di fatto l'organizzazione è provinciale e si è riferita a Quintino Sella.., perché si ricostituiscono le Province che Sella aveva davanti a sè nel momento in cui conduceva in modo rigoroso l'economia del nostro Paese.
La strada della riduzione o riorganizzazione degli organi di controllo è già stata seguita da gran parte delle Regioni italiane. L'attività di controllo - è bene ricordarlo - è in prevalenza organizzata a livello di sezioni provinciali. La Lombardia e l'Emilia hanno invece suddiviso la competenza per materia, istituendo tre sezioni nel capoluogo regionale; la Toscana ha accentrato l'attività presso un unico Comitato avente sede sempre nel capoluogo di Regione.
Va ricordato che non si tratta tanto di uffici che svolgono una specifica consulenza ai cittadini o agli amministratori, almeno così non dovrebbe necessariamente essere: si tratta di uffici che devono ragionare ed esprimere pareri in termini sufficientemente asettici, distaccati e il più possibile coerenti; la frammentazione, invece, ha portato spesso a pareri contrastanti, o comunque contrassegnati da qualche incertezza o da qualche obiettiva contraddizione.
Personalmente ho immaginato anche altre soluzioni, ma mi sembra che questa sia la soluzione sulla quale si sono ritrovati in particolare le forze che sorreggono la Giunta; mi pare una proposta possibile per rispondere ad un dovere che ci eravamo assunti al momento della prima approvazione della legge.
Voglio inoltre dire obiettivamente che si tratta di una soluzione mediana: quando si parlava di un Comitato regionale di controllo unico si faceva davvero una forzatura probabilmente non sopportabile. E' una posizione mediana fra i quindici attuali Comitati regionali di controllo e il Co.Re.Co, unico e tematico, che da parte di qualche forza politica e di qualche collega Consigliere era stato immaginato.
Indubbiamente, la proposta può trovare qualche difficoltà di accettazione; qualcuno, infatti, invoca la reazione violenta che ci sarebbe nella pubblica opinione per la riduzione del numero dei Comitati regionali di controllo. Questa reazione, comunque, è più modesta di quanto non sembri: avendo avuto numerosissimi contatti con gli Enti locali interessati, devo dire che le lagnanze manifestate sono state di numero assolutamente ridotto; devo anche confermare che molto spesso sono stati gli stessi amministratori a raccomandare dei Co.Re.Co, più distaccati e più grandi nei quali l'azione poteva essere più omogenea, più coerente, meno contraddittoria e anche, alla fine, più giusta.
In conclusione, credo di poter dire che, attraverso delle innovazioni tecnologiche intelligenti o semplicemente con l'uso di strumenti che attualmente sono a disposizione dei Comuni e dei Comitati regionali di controllo, si possa ulteriormente accentuare l'agilità nell'esame delle pratiche da parte degli organi preposti allo scopo. Sono convinto che, alla fine, la progressiva autonomia concessa agli Enti locali porterà a riflettere finalmente sull'opportunità di mantenere questi strumenti di controllo.
Per intanto la legge, nella quale peraltro ci riconosciamo, ci impone questi doveri: cerchiamo di assolverli nel modo che riteniamo migliore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pier Luigi

Come Gruppo, intendiamo svolgere delle considerazioni su questo disegno di legge, che parte da molto lontano nel tempo, circa due anni fa, quando le condizioni erano di un certo tipo. Infatti, il sottoscritto, all'epoca in cui il disegno di legge Nerviani fu licenziato, era in Giunta, mentre oggi le cose stanno diversamente. Ed è sotto gli occhi di tutti cos'è successo in questi due anni.
Due anni fa, per 17 voti, l'on. Forlani sfiorò la Presidenza della Repubblica e l'on. Craxi fu ad un passo dalla Presidenza del Consiglio: tutti sappiamo come invece stanno le cose oggi. Di conseguenza, penso che il parere lo si possa cambiare anche per il mutare delle situazioni, non solo perché si cambia sedia e dai banchi della Giunta ci si siede - come nel caso mio - sui banchi del Consiglio.
Ritengo che queste considerazioni possano essere relativamente serene e i tre emendamenti presentati dal nostro Gruppo vorrebbero portare un contributo.
Ho ascoltato con attenzione la relazione del collega Nerviani: mi sembra che, in aggiunta a quelle considerazioni, se ne possano fare altre che, dal nostro punto di vista, sono ovviamente svolte da un versante contrapposto rispetto a quello della maggioranza che oggi porta in aula questo disegno di legge.
Innanzitutto, la situazione si è molto modificata. Il Consigliere Nerviani, infatti, ha citato i dati risalenti a molto tempo fa circa il fatto che le pratiche dei Comuni sono oggi pressoché dimezzate o ridotte al 40% rispetto a quelle che erano in allora; ci risulta che in questi ultimi tempi ci sia stata addirittura un'ulteriore compressione, anche se è vero che attualmente finiscono ai Co.Re.Co, le pratiche sul socio-assistenziale mentre per un certo periodo non vi fluivano più. Addirittura, ci risulta ma questo risultava già quando eravamo in Giunta, quindi tre mesi fa - che in alcuni Co.Re.Co, le pratiche si siano ridotte ad un decimo, passando da 120 mila a 12 mila.
Mi sembrano dati stravolgenti, che probabilmente avrebbero potuto indurre ad una soluzione direi drastica, visto che a motivazione di questo disegno di legge esiste anche un fatto di natura economica.
Se si vogliono ridurre i Co.Re.Co, per spendere meno e per far sì che alla Regione questi controlli costino meno, esiste una soluzione, che noi chiamiamo "A", di ridurre i Co.Re.Co, ad un solo Co.Re.Co, a Torino, che ovviamente abbia quelle sezioni di cui parlava il collega Nerviani prima (tipo Lombardia), cioè le sezioni monotematiche. In questo caso, prima di tutto si tolga il Co.Re.Co, a Verbania. Il fatto che gli atti vadano a Novara o vengano a Torino non comporta variazioni n' di spesa n' di disguido: o lo sportello di servizio è ubicato in una certa posizione, o se si deve andare altrove, per la sede di Verbania spostarsi a Novara o a Torino (cito il caso di Verbania, ma ne potrei citare altri, quale quello di Asti e così via) non cambia assolutamente nulla.
Attraverso questa concentrazione, avremmo potuto - ho fatto dei conti a grandi linee - risparmiare dai 6 agli 8 miliardi all'anno. Allora, se si privilegia il costo e quindi il dato economico, direi che la soluzione - e uno dei nostri emendamenti va in questa direzione - è quella di creare un solo Co.Re.Co, a Torino con sezioni monotematiche, che non solo costerebbe meno, ma addirittura garantirebbe una maggiore qualità ed omogeneità di giudizio per quanto riguarda i servizi; una sezione monotematica, infatti consente un grado di approfondimento di gran lunga superiore a quello consentito a chi si deve occupare di tutto il ventaglio delle competenze.
Ci sembra che, anche dal punto di vista della qualità, questo porterebbe ad un risultato migliore.
Mi spiace che in questo momento non sia presente l'Assessore al personale Ferraris; ho comunque letto l'intervista da lui rilasciata a "La Stampa", con la quale si annuncia la giacenza di circa 200 domande di pensionamento da parte del personale regionale su una base 3.400-3.500 unità dipendenti attualmente in servizio. Anche in questo caso, la riduzione ad un Co.Re.Co, avrebbe consentito di non mettere a concorso i 150 o 200 posti per la sostituzione e il turn-over di quanti se ne vanno in pensione, ma avrebbe consentito, se rigore e drasticità vanno applicati in certi momenti storici anche per quanto riguarda la Regione Piemonte, di riutilizzare quel personale con un risparmio di circa 8 miliardi. E 8 miliardi, sui 120 che rappresentano il costo del personale, sono qualcosa come il 6-7%.
Penso che per una Regione come la nostra, che per quattro anni ha fatto grossi sacrifici per impostare un piano di rientro sul bilancio e per risanarlo a colpi di 35 miliardi all'anno, 8 miliardi in spesa corrente in un anno rappresentino, vuoi per la cifra in se stessa che potrebbe essere utilizzata in un certo modo, vuoi per i mutui che si potrebbero eventualmente attivare, un grosso segno di inversione di tendenza rispetto ad una mera sostituzione attraverso il turn-over in un settore come il pubblico. Quest'ultimo, se vogliamo, è una nicchia abbastanza al riparo dalle crisi economiche e dalla crisi che sta vivendo il Paese; infatti mentre nel privato la più grossa preoccupazione di ogni lavoratore è quella di ricevere la lettera di licenziamento con decorrenza immediata, nel pubblico non riusciamo a trovare i meccanismi affinché il dipendente partecipi ai sacrifici generali e concorra ad elevare il rendimento complessivo della nostra società attraverso il quale riuscire a far sì che l'equazione costi/benefici arrivi a risultati più soddisfacenti.
Questa è la soluzione "A": se si sceglie una politica di un certo tipo una politica di rigore, questa avrebbe potuto essere la strada giusta. Se invece, si sceglie un'altra soluzione, più politica, perché siamo un Ente pubblico, siamo la Regione Piemonte, non siamo la FIAT, non dobbiamo produrre un certo numero di Punto in più o in meno nell'arco dell'anno, ma dobbiamo produrre servizi, e servizi di qualità, l'altra soluzione avrebbe potuto essere quella di scegliere otto Co.Re.Co., che sostanzialmente mantenevano i servizi presenti attualmente nelle sei Province, dotando di questo servizio anche Biella e Verbania.
Riferendomi in particolare a Biella e Verbania, visto che nel maggio dell'anno prossimo nasceranno queste due realtà provinciali, il Ministro Maroni sta mandando ispettori per portare i servizi decentrati, quindi l'Ispettorato alla Motorizzazione, il Provveditorato agli Studi, il Catasto e così via. Immagino che a Biella sia la stessa cosa, comunque a Verbania gli ispettori del Ministero dell'Interno stanno girando per cercare sedi in cui installare questi servizi decentrati. Allora, mentre il Ministero va a decentrare e va sostanzialmente a calibrare le scelte locali sulla realtà ormai legislativa della nuova Provincia, noi togliamo i servizi laddove ci sono; se consideriamo che stiamo eliminando i Co.Re.Co., in aggiunta al fatto che la settimana scorsa abbiamo tolto l'autonomia delle UU.SS.SS.LL.
a questo punto non so quale sia il bilancio politico di questi ultimi 60 giorni per quanto riguarda alcune realtà periferiche, Verbania e Biella in modo particolare.
Se andassimo in questa direzione, sicuramente non risparmieremmo quegli 8 miliardi di cui parlavo prima, ma - torno a ripetere qui si tratta di fare una scelta: o si privilegia il risparmio della lira (che in questo caso non è una sola lira, ma sono quei miliardi di cui parlavamo), oppure si privilegia una presenza politica in grado di garantire la qualità dei servizi di un certo tipo. Noi pensiamo che l'istituzione pubblica Regione possa, anzi debba accedere a questa seconda interpretazione.
Se così è, riteniamo che a fronte di quella diminuzione, cioè dell'1:10 in alcuni casi o 1:4 o 1:5 in altri casi, sia possibile ovviare alla compressione degli ultimi anni del numero delle pratiche all'esame dei Co.Re.Co., vista anche la nuova realtà che si sta profilando e che tutti invochiamo, quella cioè di una Regione che possa essere Ente istituzionale più autorevole, non di minuta gestione del quotidiano, ma Ente di programmazione (autorevolezza della legislazione, degli alti profili e degli alti progetti).
A questo punto vale la pena, all'interno di quegli 8 miliardi risparmiarne anche solo la metà, spendendone 4 o 5 per impostare un servizio in corrispondenza delle sedi delle nuove Province; servizio che non sia fine a se stesso, ma che con delle convenzioni fra Regione ed Amministrazioni provinciali sia in grado di utilizzare in pieno quel personale, non solo attraverso un concorso, ovviamente anche nelle spese da parte delle Amministrazioni provinciali, ma anche attraverso un'integrazione e un lavoro all'unisono fra Regione e Provincia. Ciò anche per consentire la preparazione di quel paracadutamento di deleghe che sicuramente ci dovrà essere se la Regione, da ente che in questi vent'anni di prima Regione - se così possiamo dire - ha gestito parecchio in termini di minuteria a pioggia (la minuteria dei contributi, tanto per intenderci) vorrà trasformarsi in seconda Regione e fare un salto di qualità.
Il salto di qualità passerà necessariamente attraverso la delega di molte competenze alle Amministrazioni provinciali ed una collaborazione di questo tipo attraverso convenzioni ad hoc che consentano alla Regione anche di risparmiare dei quattrini. Tutto ciò consentirebbe, dal punto di vista politico, di creare un impatto di tipo nuovo fra l'ente Regione e l'ente periferico Provincia.
Abbiamo esaminato una soluzione A) e una soluzione B), che proporremo con emendamenti che ci sembrava privilegiassero una (la soluzione A) o l'altra direzione, altrettanto valida e legittima (la soluzione B): nulla di tutto questo.
Il Consigliere Nerviani diceva: "E' una soluzione mediana". Certo effettivamente è una soluzione mediana, ma mi sembra che questa soluzione mediana, da un lato, unisca e racchiuda in sè i pesi economici di una soluzione che se avessimo privilegiato avrebbe dato dei vantaggi dall'altro, che renda questa Regione, da un punto di vista politico, sempre più timida nei confronti di atteggiamenti che invece dovrebbero essere, in momenti come questi, coraggiosi. Mi riferisco soprattutto a Verbania e a Biella, alle due realtà provinciali di cui parlavo prima.
Naturalmente, ci riserviamo di illustrare gli emendamenti quando verranno discussi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Presidente, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto ricordare che, sia in Commissione sia in aula in sede di discussione del disegno di legge (che poi è diventata la legge attualmente vigente n. 30 del 1991), mi ero collocato - vox clamantis in deserto per sostenere la tesi dell'opportunità di un'unica sezione di Co.Re.Co, nella capitale Torino (così avevo detto).
Questo perché? Perché all'epoca ero preoccupato, come lo sono tuttora della regola dell'unitarietà della giurisprudenza. I Co.Re.Co, sono organi paragiurisdizionali che applicano il diritto e, già in allora, correva voce e più che correre voce era noto e notorio - di divergenze di interpretazione sulla legge da applicare e sul come applicarla alle varie deliberazioni dei Comuni e delle Province.
In allora, le mie argomentazioni vennero disattese, nel senso che non si pensò neppure di lavorare o di fare riflessioni su queste mie argomentazioni. E' stato dunque con piacevole stupore che, in sede di Commissione, circa due mesi fa, ho preso atto di quanto disse il Consigliere Montabone (il quale, peraltro precisò che parlava a titolo personale e non del suo Gruppo): "A mio avviso è bene fare ulteriori riflessioni rispetto alla proposta di legge oggi approdata in aula, perch penso meriti di riflettere sull'opportunità di un unico organo di controllo in Torino, sia pure con diverse sezioni".
Ricordo che il collega Monticelli a questa proposta rispose che anche il suo Gruppo avrebbe potuto guardare con attenzione quanto veniva enunciato. Poi non se ne fece più nulla. C'è stata l'ulteriore crisi e si è pervenuti alla decisione di affrettare l'approdo in aula del disegno di legge.
Riprendendo la mia vecchia opinione, condivido quanto detto con molta precisione e puntualità dal collega Gallarini. Un unico organo di controllo decentrato in Torino.
Questo non solo per i risparmi che in concreto si possono avere (risparmi di cui ha parlato il Consigliere Gallarini, che è maestro e donno in materia quale ex Assessore al bilancio, il quale ci ha spiegato nel dettaglio come e in quale maniera si può arrivare a sostanziosi e succosi risparmi), ma anche per quella regola dell'unitarietà della giurisprudenza dell'organo di controllo in Torino. Regola che, fra l'altro, mi è stata richiamata mesi or sono in Commissione, allorquando si discuteva quella mia ormai antica proposta di una seconda sezione decentrata del TAR del Piemonte nel Piemonte sud. Ricordo che il collega, prof. Carlo Federico Grosso, esprimendo opinione contraria ad un decentramento della II sezione del TAR. richiamò appunto la regola dell'unitarietà della giurisprudenza dicendo: "Si potrebbe verificare, date le immani e numerose materie sulle quali giudica il TAR. una divergenza fra le sentenze emanate e le interpretazioni di legge fatte dal TAR di Torino rispetto a quelle dell'ipotetica sezione decentrata nel Piemonte sud".
Ancora a questo proposito, ricordo una notizia comparsa su "Il Sole 24 Ore" di pochi giorni fa, che riguarda un forte richiamo del primo Presidente della Corte di Cassazione. Come è noto, in questo caso l'organo è unico: la Cassazione. Bene, c'è stato un richiamo alle sezioni della Corte di Cassazione in Roma, mettendo in evidenza che c'erano divergenze di interpretazione della legge; per cui una questione controversa, a seconda che finisse nella I, nella II o nella III sezione della Corte di Cassazione, veniva risolta in maniera diametralmente diversa.
Quindi, il problema esistente al livello di TAR e di Corte di Cassazione c'è fatalmente anche a livello di interpretazione della legge sui visti, sulle decisioni di legittimità da parte dei Co.Re.Co.
Quella ventilata in Commissione avrebbe potuto essere una proposta subordinata e degna della massima attenzione: se si dice "no" ad un unico organo di controllo in Torino, va comunque. Questo era lo spirito e la filosofia della proposta del quadrante, cioè dei quattro Co.Re.Co, con competenza su tutto il Piemonte.
La proposta subordinata che era emersa anche in Commissione, forse neppure formalizzata, oggi potrebbe essere di nuovo riproposta. Se si arriva al quadrante, per ogni sezione stabiliamo la regola della competenza per materia, cioè a dire: in una sezione, la materia della viabilità e dei trasporti; in un'altra, la materia degli acquisti; in una terza, le competenze relative ad altri organismi soggetti al controllo, e via dicendo.
In questa maniera si recupererebbe quanto meno l'unità dell'indirizzo perché non potrebbe esserci conflitto fra il quadrante n. 1 e il quadrante n. 2. Entrando nell'ordine di idee del quadrante, questa potrebbe essere una soluzione tecnicamente apprezzabile; se non altro, non si arriverebbe a conflitti, anche se questi conflitti di interpretazione, in maniera non certo soddisfacente, sia la legge vigente che il disegno di legge oggi sui nostri tavoli vorrebbe risolverli attraverso una specie di Conferenza dei Presidenti ed una diffusione delle decisioni; se però non ci è riuscita la Corte di Cassazione, che ha avuto il richiamo di cui ho parlato prima tanto meno potrà riuscirci uno scambio di idee fra i Presidenti o un raffronto delle decisioni.
Pertanto concordo - dopo aver accennato alla nostra presa di posizione principale - sia con quanto sosteneva il collega Gallarini che con gli emendamenti in corso di formalizzazione.
In via principale, la nostra idea è quella di un unico organo in Torino e, in via subordinata, dividere la competenza dei quadranti per materia.
Poiché emendamenti affrettatamente formulati in aula possono magari essere suscettibili di non apprezzamento e di non approfondimento in questo momento, ritengo che le nuove impostazioni (quella sommessamente prospettata dal collega Gallarini prima e da me successivamente) richiedano una pausa di riflessione, senza voler in questo modo rinviare il tutto alle calende greche.
Propongo dunque una pausa di riflessione per analizzare le due questioni: organismo unico o competenza esclusiva di ogni organismo del quadrante. Tengo a precisare che tale richiesta era già stata accolta dalla Commissione, tanto è vero che era stata costituita una Sottocommissione, a cui era stato preposto il collega Buzio; successivamente, gli eventi politici hanno travolto anche questa Sottocommissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Questa legge giunge all'esame del Consiglio con un ritardo considerevole; credo sia opportuno sgombrare il campo sulla questione delle responsabilità di tale ritardo. La "vecchia Giunta", infatti, rispettò i tempi stabiliti dalla legge, votata all'inizio della legislatura, che indicava espressamente una sperimentazione di due anni e nella quale si ipotizzava una modifica dell'assetto dei Co.Re.Co. La Giunta rispettò la scadenza dei due anni, presentò un disegno di legge di modifica, ma a quel punto intervenne la lunga fase della crisi del governo regionale. La conseguenza è che questo disegno di legge giunge all'esame del Consiglio con un anno di ritardo rispetto ai tempi ipotizzati.
Avanzo questa osservazione, colleghi, non perché non abbia un peso anzi: costa alla Regione Piemonte alcuni miliardi all'anno. Ripeto: questo ritardo, dovuto non a cattiva volontà, ma alla situazione di crisi del governo regionale, è costato alla Regione Piemonte alcuni miliardi.
Il problema di ipotizzare ulteriori ripensamenti, ulteriori momenti di riflessione è una questione con la quale dobbiamo misurarci con il massimo di responsabilità, sapendo di avere una struttura che esercita il controllo di legittimità sugli atti degli Enti locali che ci costa più di 10 miliardi all'anno (mi pare che la cifra calcolata a regime nella situazione attuale sia di circa 12 miliardi all'anno). Quindi, l'ipotesi di una ristrutturazione può comportare - se i conti che hanno fatto i funzionari della Giunta sono esatti - un risparmio considerevole: circa la metà di questa cifra. Pertanto, prima di decidere un possibile rinvio dell'argomento, credo che tutti noi dobbiamo misurarci con questo argomento, che non è di poco conto.
La questione è stata esaminata a lungo, non soltanto perché il disegno di legge ha giaciuto per più di un anno in Commissione, ma anche perché in quella sede è stato ampiamente sviscerato. Infatti - come ha ricordato il collega Majorino - la stessa Giunta ha via via ipotizzato modifiche al disegno di legge originario, conseguenti alla consultazione fatta; erano state avanzate delle proposte di modifica di tipo più o meno tecnico successivamente recepite, e che sono contenute nel disegno di legge presentato ora. In Commissione c'è stata una discussione molto approfondita ed erano state avanzate due ipotesi, in parte diverse dal disegno di legge oggi all'esame del Consiglio.
La prima ipotesi è quella che richiamava il collega Majorino (e mi pare anche il collega Gallarini) di formare un solo Co.Re.Co, per tutta la Regione Piemonte. Tale ipotesi rispondeva certamente a due esigenze: ridurre ulteriormente i costi e garantire l'unicità della giurisprudenza prodotta dai Comitati di controllo.
Su questa ipotesi, a suo tempo avanzata dal collega Montabone e ripresa dal sottoscritto e da altri colleghi in Commissione, su richiesta della Commissione è avvenuto un esame di congruità rispetto allo Statuto della nostra Regione. Questo esame è stato fatto in particolare dai funzionari della Giunta regionale, dopodiché la Commissione ha potuto esaminare, nella seduta precedente a quella conclusiva in cui è stato licenziato il testo il parere espresso dai funzionari della Giunta regionale.
Un articolo del nostro Statuto recita che "la Regione esercita il controllo di legittimità sugli atti degli Enti locali in forma decentrata".
L'interpretazione data dai funzionari della Giunta regionale è che quando si parla di forma decentrata non ci si può riferire all'attività istruttoria, cioè alle attività che compiono gli uffici, i funzionari, le strutture che seguono le pratiche, le deliberazioni dei Comuni e degli altri Enti locali, ma si è costretti a fare riferimento agli organi.
Pertanto sono decentrati gli organi e non gli uffici.
Questa è stata l'interpretazione data dagli uffici della Giunta regionale in tempi non sospetti, cioè in tempi precedenti alla formazione dell'attuale Giunta. Pur condividendo l'ipotesi molto suggestiva avanzata dal collega Montabone, sottolineo che i termini usati nello Statuto sembrano molto vincolanti, da questo punto di vista. Ciò ha portato a scartare l'ipotesi di un solo Co.Re.Co.
L'altra ipotesi è quella dei Co.Re.Co, per materia. Tale ipotesi è stata avanzata dal nostro Gruppo in Commissione; avevamo anche formalizzato un gruppo coordinato di emendamenti per trasformare la struttura da decentramento su base territoriale in decentramento nei quattro quadranti ognuno dei quali competente per tutto il territorio regionale su determinate materie.



MAJORINO Gaetano

Eravate ancora all'opposizione.



MONTICELLI Antonio

Non abbiamo cambiato opinione in rapporto al cambio di ruolo. Le osservazioni avanzate, in particolare dall'Assessore Bergoglio, che era intervenuta più volte in Commissione su questo argomento, e anche da colleghi della I Commissione, sono state di una certa rilevanza.
L'organizzazione dei Co.Re.Co, per materie presenta indubbiamente dei problemi, perché non è quasi mai così semplice distinguere le materie fra loro; infatti, molte deliberazioni dei Comuni - anche per il fatto che le deliberazioni che arrivano oggi al controllo non sono quelle minute com'era una volta, prima della legge n. 142/90, ma sono deliberazioni di carattere programmatico e a carattere più generale - si prestano con grande difficoltà a una distinzione per materia. Tale distinzione avrebbe dunque comportato problemi non semplici per gli uffici ed anche qualche problema non semplice di possibile contenzioso nella decisione di catalogare gli atti in una certa materia, attribuendoli quindi ad un Co.Re.Co, piuttosto che ad un altro.
Questo ha indotto il nostro Gruppo a ritirare questo gruppo di emendamenti e a muoverci nell'ambito dell'ipotesi originaria (allora era Assessore competente su questo problema il collega Nerviani) dei quattro Co.Re.Co, in tutta la Regione, per quadranti, ognuno competente per tutte le materie su un determinato territorio. La Giunta attuale ha poi recepito alcune osservazioni che non erano solo del nostro Gruppo, ma anche di altri, relativamente alla struttura del personale che è chiamato ad operare presso i Co.Re.Co. Ciò per arrivare ad una coerenza anche con gli indirizzi del decreto n. 29 sul pubblico impiego, creando una struttura il più possibile semplificata, ma garantendo nel contempo i diritti dei lavoratori che attualmente operano presso i Co.Re.Co, e senza produrre difficoltà insuperabili dal punto di vista dei funzionari che operano nei Co.Re.Co attuali. Questo è quanto ci ha portati a condividere il progetto che arriva oggi in aula.
Un'ultima osservazione e poi termino. Il collega Gallarini, nel parlare dei Co.Re.Co., ha usato un termine che mi lascia qualche perplessità; ha parlato di "servizi", cioè ha equiparato, in qualche modo, i Comitati di controllo ad attività di servizio. Io ho un forte dubbio su questo tipo di impostazione, perché non credo che i Co.Re.Co, siano equiparabili a servizi: svolgono un tipo di attività completamente diverso; al limite, i Comuni sarebbero felici se questo "servizio" sparisse.
Storicamente, da parte dei Comuni c'è sempre stato non soltanto un ovvio atteggiamento critico rispetto al controllo, ma anche una rivendicazione, con qualche fondamento, sul fatto se sia proprio necessario il controllo sugli atti degli Enti locali. C'è infatti un principio, che si sta affermando sempre di più e che è molto presente ad esempio nella legge n. 142, che è fondato sulla pienezza dell'autonomia degli Enti locali. Molti colleghi sanno (è ipotizzato nelle proposte che la Bicamerale aveva elaborato per la riforma della Costituzione) che si parla di cambiare completamente il sistema di controllo sugli atti degli Enti locali. Alle Regioni non si attribuirebbe più il controllo di legittimità, che è ormai considerato un approccio, una metodologia piuttosto sorpassata, attribuendolo a sezioni staccate della Corte dei Conti, per un controllo soprattutto di efficacia, degli effetti della spesa e delle decisioni che producono gli Enti locali. Si tratta di un'impostazione radicalmente diversa.
Credo che in termini di rapporto fra Regione ed Enti locali sia molto più corretto e sensato e - se mi permettete - anche molto più positivo un atteggiamento per cui noi riduciamo una sovrastruttura di controllo che comporta grandi costi e che al limite è indotta - uso un termine forse un po' forte - a trovare delle ragioni di esistenza. Puntiamo invece a ridurla al minimo indispensabile, cercando per altre vie, sui servizi sì, ma non su questo che non è un servizio, su altri campi, di trovare dei rapporti positivi, costruttivi e utili, di servizio o di altra natura, con i Comuni.
Per queste ragioni a me sembra che la proposta, nei suoi termini generali e per come alla fine è stata licenziata dalla Commissione, sia pienamente condivisibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Porcellana.



PORCELLANA Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, eccoci ad un altro appuntamento significativo nel Consiglio regionale del Piemonte. Nei giorni scorsi abbiamo punito nella sanità la periferia piemontese ed eccoci oggi a punire i nostri Comuni con la soppressione di moltissimi Co.Re.Co.
premiando la famosa parola "quadrante", il cui significato è quello di privilegiare quattro Province che assorbono le altre piccole o medie.
Ho ascoltato la relazione del Consigliere Nerviani e gli interventi che sono seguiti, dall'amico Gallarini ai colleghi Majorino e Monticelli.
Svilupperò alcune considerazioni raccolte in questi giorni dopo aver discusso animatamente, anche in Commissione, questo disegno di legge regionale che prevede una decisione poco democratica e per nulla rispettosa dei nostri Comuni e della nostra periferia.
Le considerazioni svolte dal collega Nerviani nella sua relazione abbisognano di alcune valutazioni. Se da un lato va registrato un ridimensionamento degli atti conseguenti all'entrata in vigore della legge n. 142/90, dall'altro appare significativamente costante il numero dei provvedimenti di annullamento e di richiesta di chiarimenti. Non si pu fare a meno di osservare che l'abolizione delle sezioni dei Co.Re.Co.
compreso quello della Provincia di Asti, è un innaturale - mi sia permesso dirlo - declassamento della parola Provincia! Torniamo indietro agli anni 1938/1939, con un evidente disagio nei confronti degli Enti controllati soprattutto dei numerosi piccoli Comuni costituenti la mia Provincia (parlo di Asti che conosco, 120 Comuni e 55 II.PP.A.B.); tutto ciò senza che vi sia da parte della Regione un correlativo e notevole risparmio di spesa vanificato comunque dai maggiori oneri a carico degli Enti controllati (trasporti, missioni, spese telefoniche).
E' altrettanto pacifico che il far confluire in un unico Comitato tutti gli atti relativi alle Province di Alessandria e di Asti (la sommatoria ci è stato detto dal collega Nerviani - è di oltre 300 Comuni) non potrà che obbligare la costituzione di un Comitato che operi a tempo pieno, in quanto ben difficilmente potranno essere rispettate le due o tre adunanze previste oggi per esaurire nei termini l'intero compendio degli atti da controllare.
Tra l'altro, la stessa composizione del costituendo Comitato determina la presenza di altri membri provenienti da Asti, che si dovranno recare in Alessandria. La stessa cosa vale per quelli di Biella, di Vercelli e del Verbano Cusio Ossola, che si dovranno accentrare nel famoso centro del quadrante, con costi di trasferte e missioni che si aggiungono ai maggiori oneri dovuti all'aumento delle adunanze. Tutto questo crea notevole disagio al personale che sarà dirottato da una Provincia all'altra. Resta pertanto incontrovertibilmente certo ed ulteriormente provato che il presunto risparmio di costi sarà vanificato dai maggiori costi di trasferte e di missioni ed un maggior numero di adunanze. Questo sarà il risultato finale.
La presenza di un Comitato autonomo - ed è per questo che con l'amico e collega Gallarini abbiamo presentato un emendamento al proposito - richiede che almeno nelle singole Provincie l'esecuzione dei compiti istituzionali sia più concreta e capillare, puntuale e determinante per il rispetto che si deve ai nostri piccoli Comuni della periferia e delle Comunità montane.
Inoltre, la possibilità delle Prefetture, in concreto esercitata, di inviare gli atti deliberativi delle Giunte, soprattutto in tema di contratti, per l'esame da parte del Co.Re.Co., ha bisogno di un organo in grado di recepire immediatamente le istanze.
Non dobbiamo dimenticare che, se il controllo deve essere esercitato questo deve avere le caratteristiche di completezza, celerità ed esaustività, basandosi, anche per l'esatta individuazione degli atti posti in essere dalla Pubblica Amministrazione, sulle conoscenze dirette dei membri in merito alle Amministrazioni controllate, al loro territorio e alle loro istanze.
Questi dati, che possono essere acquisiti unicamente sulla base della collocazione dei singoli membri nell'ambito territoriale ed economico della Provincia, hanno indubbia rilevanza, sempre che si voglia esercitare un controllo capillare, in profondità e per tutti gli atti provenienti dalle Pubbliche Amministrazioni.
Il decentramento in altre Province degli atti dei Comuni estranei al contesto territoriale ed economico della Provincia accentrante non può che riflettersi in un difetto di conoscenza, che limita la possibilità di accedere alla sostanza della deliberazione esaminanda, creando certamente amarezze da parte delle nostre piccole Amministrazioni.
Per ultimo obietto sul fatto che la parola "economia", più volte ricordata per le minori spese nelle sedi e nel personale, sarà limitatissima, creando nel contempo gran disfunzioni e rallentamento della funzionalità dell'organo Co.Re.Co, quadrante. Se il personale verrà mantenuto in altre sedi, si determineranno scompensi e difficoltà agli stessi, e quindi maggiori costi, data la necessità di creare sedi con più ampie superfici e maggior numero di uffici idonei ad accogliere il personale. E' evidente quindi che non ci sarà un minor costo, ma una lievitazione dei costi degli affitti, delle spese accessorie e di quant'altro formi oggetto dell'organizzazione.
Credo che l'emendamento a firma Gallarini ed altri debba essere esaminato con molta attenzione dalla Giunta, dall'Assessore competente dal Presidente della Giunta e dal relatore. Lo stesso relatore Nerviani, in I Commissione, dopo le prime valutazioni del famoso quadrante, ebbe a dire che era fattibile anche la normativa che prevedeva almeno otto Co.Re.Co sul territorio piemontese pari alle otto Province.
Ecco perché reputo molto illogico questo tipo di decisione e per nulla democratica la parola attenzione alla periferia piemontese. Si premiano quattro Province e se ne declassano quattro. Questa è una decisione di poco rispetto, di poca attenzione per i piccoli Comuni abbarbicati sulle colline e sulle montagne della Regione Piemonte.
La Giunta valuterà gli emendamenti presentati e, se le cose dovessero essere negative, se le nostre proposte e gli emendamenti non dovessero essere accettati, trascorrerò la mia vacanza estiva visitando i 120 Comuni della mia Provincia. Nei mesi di luglio, agosto e settembre andrò ad informare di quanta attenzione questa Giunta regionale abbia nei confronti dei Comuni della periferia piemontese. Informerò i Comuni, anche perch ogni giorno continuo a ricevere telegrammi, fax, lettere indirizzate non solo a me, ma anche al Presidente della Giunta, all'Assessore regionale agli Enti locali, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Commissione Enti locali.
Si legge una serie di amarezze attraverso questi documenti, e lo si legge soprattutto negli ordini del giorno votati dalle Amministrazioni comunali. Il mio impegno sarà quindi quello di informare la base su come si comporterà oggi la Giunta in merito agli emendamenti che presenteremo nel pomeriggio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Esiste un'ipotesi valutata e discussa anche nel lavoro di Commissione e su cui si è fatto un certo approfondimento, come hanno ricordato i colleghi Majorino e Gallarini. L'ipotesi è già stata praticata in altre Regioni, ed è quella di istituire un unico organo di controllo accentrato sul capoluogo regionale.
Per quanto riguarda il problema sollevato dal Consigliere Monticelli l'art. 69 del nostro Statuto non può essere aggirato, perché prevede che l'attività di controllo e la funzione degli organi di controllo debbano essere esercitate in forma decentrata.
Personalmente, ritengo che nel quadro di una modifica statutaria più generale questo problema dovrà essere tenuto presente, perch effettivamente, una volta che il nostro Statuto lo consentirà, è probabile che la soluzione organica migliore sia quella di un unico Co.Re.Co.
Un unico Co.Re.Co., tra l'altro, è l'unica forma, l'unica struttura che consenta veramente la specializzazione di carattere tematico dell'attività del Co.Re.Co. Pensare di abbinare la specializzazione tematica con la forma decentrata del controllo espone a difficoltà organizzative che hanno fatto recedere anche i Consiglieri che in Commissione avevano sollecitato di praticare questa ipotesi.
Pertanto, dovendo e sapendo molto bene che invocare una modifica statutaria vuol dire rinviare di alcuni anni la soluzione del problema credo che a questo punto si debba intervenire ed evitare quella che, troppo eufemisticamente, il collega Majorino ha chiamato "una pausa di riflessione". Abbiamo sperimentato per due anni, abbiamo riflettuto per un anno: se oggi non decidiamo è a tutti evidente che non ci prendiamo una pausa di riflessione, ma decidiamo di non intervenire sulla materia per questa legislatura.
E' possibile farlo responsabilmente? Dall'analisi dei costi che è stata fatta, dico che non sarebbe possibile. Sulla base dei dati 1993 e tenendo conto del solo costo del personale addetto e del costo dei Comitati quindi non avendo dati, non potendo valutare le spese generali delle sedi dei Co.Re.Co. (pulizia, luce, telefono, riscaldamento, attrezzature, spese di affitto, a volte dell'immobile, spese di manutenzione degli immobili) abbiamo avuto un costo, su base annua, di 8 miliardi e mezzo. Fino al 1992 il costo dei Comitati, per indennità, rimborsi, ecc., era di 2 miliardi.
Come sapete, la nostra legge ha agganciato le indennità dei membri dei Co.Re.Co, alla legge n. 816. Con la nuova normativa, intervenuta nel 1993 con la legge n. 81, le indennità dei Sindaci e degli Assessori sono raddoppiate, per cui sono anche raddoppiati i costi dei nostri Comitati: da 2 a 4 miliardi. A regime, se non interveniamo, il costo complessivo dell'attività di controllo sugli Enti locali si aggira intorno ai 12 miliardi, senza contare le spese generali.
Nel frattempo, collega Nerviani - come ricordava la relazione i carichi di lavoro si sono abbattuti in maniera radicale; ha ragione il Consigliere Gallarini quando segnala che, in realtà, il calo degli atti sottoposti al controllo dei nostri Co.Re.Co, sta ancora continuando.
Con l'assetto proposto dal disegno di legge, che si avvicina al carico di lavoro effettivo a cui ormai siamo di fronte (ci sono sezioni di Co.Re.Co, che fanno fatica ad esaminare un paio di delibere a settimana: questa è la verità!), il risparmio a regime e su base annua - calcoliamo sempre e solo il costo del personale e dei Comitati, sia pure rivalutando e quindi tentando una qualificazione dell'attività del controllo, le indennità è di circa 7 miliardi. Naturalmente, questa cifra non tiene conto del risparmio derivante dalla diminuzione delle spese generali per il fatto che si concentra su quattro sezioni un'attività dispersa precedentemente su quindici.
Credo che, nelle attuali difficoltà finanziarie della Regione mantenere un apparato di controllo sui Comuni del tutto sproporzionato ai carichi di lavoro effettivo sia contraddittorio. Se è possibile, dobbiamo liberare risorse dal controllo sui nostri Comuni, eventualmente impegnando queste risorse per sostenere l'attività di servizio ai cittadini.
D'altra parte, la legge n. 142 ha fatto un primo passo, superando il controllo di merito, superando il controllo sugli atti di governo dei Comuni e quindi limitandosi a sottoporre al controllo le delibere dei Consigli, superando la composizione politica dei Comitati stessi; in effetti, l'attività dei Co.Re.Co., nel corso della nostra esperienza ultradecennale, spesso metteva sotto tutela gli organi elettivi e democratici delle nostre comunità, tendendo a sconfinare nella discrezionalità della valutazione di merito sulle volontà dei governi locali.
E' stato ricordato che la legge n. 142 fa un primo passo per cercare di sostituire, a controlli esterni ai Comuni, controlli interni e controlli volti a valutare non solo la pura coerenza formale degli atti, ma la loro efficacia ed efficienza.
In una prima fase di attuazione della legge n. 142, vi è stato un effetto di trascinamento. Ecco perché non è crollato subito il numero degli atti esaminati; se però non interveniamo, è chiaro che, per la logica delle cose, mantenere una struttura sovradimensionata rispetto alla funzione rischia di sollecitare spinte in direzioni improprie. Per esempio: spingere a richiamare atti al controllo che non sono più obbligatori; per esempio: spingere a reintrodurre, in qualche forma, il controllo di merito sugli atti dei nostri Comuni; oppure spingere verso attività di consulenza impropria da parte di un organo di controllo e di deresponsabilizzazione della dirigenza interna ai nostri Comuni e dei segretari comunali, che su ogni atto deliberativo hanno il preciso compito di garantire la legittimità dell'atto, insieme al resto della dirigenza che deve garantire la regolarità tecnica e contabile.
Ritengo che mantenere per inerzia un apparato sovradimensionato non valga a premiare la professionalità del personale che vi è attualmente impegnato, perché, con un carico di lavoro non adeguato all'esperienza posseduta, la professionalità viene frustrata. Riorganizzare e concentrare l'attività dei nostri Co.Re.Co, può invece valere ad una riqualificazione complessiva dell'attività di controllo.
Non essendo praticabile, per incompabilità statutaria, la via di un unico Co.Re.Co., credo che accedere ad una nuova ipotesi di moltiplicazione rischi di farci fallire l'obiettivo che ci siamo posti. Se prevedessimo di passare da quattro ad otto sezioni, naturalmente si osserverebbe subito che avremmo una sezione di Co.Re.Co, che ha da controllare gli atti di 120 Comuni e un'altra che ha da controllare atti di 315 Comuni. Immediatamente per le aree provinciali con un maggior numero di Comuni, si porrebbe il problema di una moltiplicazione di Co.Re.Co, e rapidamente, se andassimo avanti su questo terreno, ci ritroveremmo con i quindici Co.Re.Co, da cui partiamo.
Questi sono i motivi per cui la proposta del Gruppo socialdemocratico e di altri di andare ad un aumento delle previsioni delle sezioni di Co.Re.Co, non può essere accolta.
Colgo l'occasione per illustrare gli emendamenti che abbiamo predisposto anche nel tentativo di utilizzare il lavoro di aula per un miglioramento complessivo del testo, essenzialmente su due punti.
Gli emendamenti predisposti, come i colleghi potranno vedere, sono i seguenti. Uno: è intervenuta la legge n. 183 del 7/6/1993, che detta norme in materia di utilizzazione dei mezzi di telecomunicazione per la trasmissione degli atti. Ciò ci ha indotto a prevedere, in legge, la possibilità di trasmissione, da parte dei Comuni, degli atti via fax, cosa che ridurrebbe ulteriormente eventuali difficoltà di comunicazione tra i Comuni e le sezioni dei Co.Re.Co.
Inoltre - come il collega Porcellana sa benissimo - in qualsiasi struttura il costo del personale è di gran lunga il costo fisso percentualmente più rilevante rispetto a cui i rimborsi per missione o di cancelleria non hanno paragone, anche se ipotizziamo di poter riconoscere un'indennità leggermente più elevata ai componenti dei Co.Re.Co., in modo che le quattro sezioni non corrano il pericolo, per un insufficiente rimborso dell'attività ai membri dei Co.Re.Co., di una dequalificazione. La proposta è dunque quella che abbiamo sintetizzato negli emendamenti.
Tuttavia, con un provvedimento del genere si pone un problema più generale. Come sappiamo, la presenza della Regione sul territorio ha attraversato diverse fasi: la fase dei Comprensori (che si è conclusa); la fase dei Co.Re.Co. (articolati sulle previsioni dei circordari del Comprensorio, che si sta concludendo). Pertanto, a questo punto, a noi pare che vi sia la necessità di un progetto complessivo di riorganizzazione della presenza decentrata del territorio, in modo da renderla più funzionale ed evitare sprechi di risorse e di personale, rafforzando in modo funzionale il raccordo fra Enti locali e Regione.
Per questo motivo, abbiamo ritenuto necessario presentare una proposta di ordine del giorno che impegni la Giunta, nei tempi dell'attuazione del decreto legislativo n. 29, a presentare appunto un progetto di riorganizzazione dei nostri uffici periferici. In questo modo, facciamo fronte alla responsabilità di prendere atto della nuova situazione verificatasi nel settore del controllo e produciamo un rilevante risparmio di risorse e di impegno della Regione, garantendo ai Comuni un'attività di controllo essenziale e fortemente limitata ai compiti che la legge n. 142 ha lasciato ai nostri Co.Re.Co.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 23 voti contrari 10 astensioni 6.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 1) Emendamento presentato dal Consigliere Goglio, Porcellana Gallarini, Germanetto e Majorino: sostituire alle parole "di quadrante geografico di Alessandria, Cuneo Novara e Torino", le parole "Torino con sezioni monotematiche".
La parola al Consigliere Gallarini per l'illustrazione.



GALLARINI Pier Luigi

Ho ascoltato, come tutti, con molta attenzione le argomentazioni dell'Assessore Coppo, che in larga parte sono state anche pacate e molto ragionevoli. Nonostante questo, manteniamo il nostro emendamento.
E' vero, come hanno detto il collega Monticelli e l'Assessore, che l'interpretazione tecnica dei funzionari della Giunta è stata che "stante questo Statuto, non è possibile, ecc."; sappiamo, però, che una forzatura si sarebbe anche potuta tentare: ne sarebbe valsa la pena. A fronte di un salto di qualità di quel tipo probabilmente, come in altre occasioni l'esperienza anche solo di questa legislatura, ma non solo di questa dimostra che con argomentazioni coraggiose e ardite, molte volte, si è riusciti a compiere un salto di qualità: riteniamo che si sarebbe dovuta tentare questa strada.
Pertanto manteniamo, nonostante le argomentazioni dell'Assessore, il nostro emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Ho firmato e condivido l'emendamento, in quanto la preclusione nascente dallo Statuto, meritava un miglior approfondimento.
Indubbiamente, il parere tecnico espresso dalle funzionarie della Giunta ha una sua autorevolezza; tuttavia, senza entrare nei dettagli, affermo che anche nell'interpretazione di una certa norma statutaria, che sarebbe preclusiva, possano ben esserci due opinioni che si contendono il campo compresa l'opinione a favore di quella che il collega Gallarini ha chiamato "forzatura".
Prendo comunque atto della decisione della Giunta di aver voluto sposare la tesi della preclusione anche se, ripeto, un miglior approfondimento sarebbe stato utile. Esiste il dubbio oggettivo circa la sussistenza o meno di una preclusione a varare un unico organismo nella "capitale Torino" - soluzione peraltro ritenuta, da parte del collega Monticelli e dell'Assessore, ottima in teoria e sul piano operativo - che oggi non ci consente, a giudizio della Giunta e della maggioranza, di pervenire a questo risultato.
A fronte di questo, preannuncio fin d'ora che il nostro Gruppo si farà promotore di una proposta di modifica dello Statuto sul punto, o per meglio dire, di una proposta di interpretazione autentica dello Statuto. Apprendo oggi con piacere (piacere politico) che tale interpretazione è condivisa dalla Giunta, per cui viste le dichiarazioni rese ritengo che a questa incisiva modifica (che come tutti sappiamo è materia di approvazione con legge del Parlamento) si potrà provvedere prima della fine della legislatura.
In questo momento, il nostro Gruppo sorregge l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Annuncio il voto favorevole a questo emendamento per due motivazioni.
La prima è quella del risparmio: visto che per le UU.SS.SS.LL. valeva un certo discorso, sistematicamente sono stati rifiutati tutti gli emendamenti che tendevano a mantenere delle strutture sul territorio; adesso, nel caso dei Co.Re.Co., mi pare corretto da parte della Giunta proseguire su questa strada, cioè andare verso la concentrazione, perché è giusto che un organismo di controllo sia unico su tutto il territorio piemontese.
In alternativa a questo si dovrà riconoscere un Co.Re.Co, per ogni Provincia per una motivazione molto semplice: non possiamo andare a spiegare alle Amministrazioni locali, cioè al territorio, che vengono privilegiate certe Province a scapito di altre, secondo criteri che non sono chiari. Questo quadrante è infatti una cosa abbastanza nebulosa. Il discorso di un Co.Re.Co, unico, centralizzato, a parte la garanzia dell'univocità di giudizio, dà anche una maggiore accettazione da parte delle Amministrazioni locali, nel senso che se c'è un solo Comitato di controllo non ci sono privilegi di qualche struttura rispetto ad altre.
Per queste due motivazioni il discorso dell'accentramento potrebbe essere accettato, con un impegno però: quello di attivarsi per far sì che venga modificato lo Statuto, supponendo che lo Statuto realmente impedisca un accentramento di questo tipo. In altre Regioni questa strada è stata seguita ed è andata in porto; se per altri è risultata valida, mi pare possa esserlo anche per la Regione Piemonte.
Chiedo, infine, che si proceda alla votazione per appello nominale di questo emendamento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione tale emendamento, non accolto dalla Giunta, per appello nominale, come richiesto dai Consiglieri Rabellino, Majorino e Masaracchio.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 27 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
2) Emendamento presentato, in subordine, dai Consiglieri Goglio Porcellana, Gallarini e Germanetto: sostituire alle parole "di quadrante geografico di Alessandria, Cuneo Novara e Torino" le parole "Torino, Novara, Vercelli, Cuneo, Asti Alessandria, Verbania e Biella".
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Se fosse stato approvato il precedente, avremmo ritirato questo emendamento, ma a questo punto lo manteniamo. L'ordine del giorno presentato dalla Giunta va un po' in questa direzione, ma si sa che gli ordini del giorno di solito lasciano tracce molto superficiali nei comportamenti concreti, e lo dico con un certo eufemismo.
Quando è nata questa Giunta, io immaginavo che al dato numerico si aggiungesse anche un certo dato di coraggio nell'affrontare situazioni nuove e anche un po' ardite. Una strada del genere avrebbe potuto permettere di superare la situazione specifica dei Co.Re.Co., ma soprattutto avrebbe consentito di instaurare, non solo attraverso l'enunciazione che appare in un ordine del giorno, ma attraverso una sperimentazione concreta con le Amministrazioni provinciali, una forma nuova operante da subito che, da qui a fine legislatura, avrebbe potuto costituire la premessa per sviluppi nella prossima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Devo fare rilevare, signor Presidente ed egregi colleghi, delle incongruenze, naturalmente per chiarire la mia posizione favorevole a questo emendamento.
Premetto che, per quanto riguarda l'art. 69 dello Statuto, a quel tempo il legislatore concepì il decentramento proprio per dare alle Province e al territorio, allora gestito anche dai Comuni attraverso le interferenze amministrative delle Province, un'autonomia e comunque una certa rappresentatività. Per cui, seguendo questo concetto, l'art. 69 dello Statuto imporrebbe addirittura di prefigurare per le nuove Province le sezioni staccate del Co.Re.Co. Quindi altro che ovviare con il problema della concentrazione in quattro Co.Re.Co. (tanto per non eludere del tutto il problema del decentramento)! E' un modo molto strano di concepire la politica attraverso la necessità del risparmio, perché questo può essere effettuato razionalizzando l'attività di coloro comandati nel Co.Re.Co, a fare il loro dovere. E' stato addirittura lamentato che, a volte, bastano soltanto due sedute a determinare talune pratiche, quindi un maggior controllo in tal senso ci darebbe anche una maggiore possibilità di risparmio.
L'Assessore ha inoltre evidenziato che con un'attivazione di tipo telematico attraverso i fax si potrebbe ovviare ad una miriade di problemi che comunque incombono sul territorio per i trasferimenti delle pratiche (perché le difficoltà stanno anche in questo). Se è vero che un certo regionalismo fu considerato valido per decentrare il potere dello Stato qui siamo di fronte alla concezione della regione come strumento di accentramento per esautorare del tutto la partecipazione diretta del territorio.
Quindi le innovazioni legislative che possono essere accampate per le due nuove Province non reggono assolutamente. Il decreto legislativo n. 29 parla di razionalizzazione del costo del lavoro pubblico, ma l'intendimento di questo decreto legislativo non è soltanto o esclusivamente la razionalizzazione della spesa del pubblico lavoro, bensì quello della razionalizzazione del lavoro attraverso gli organi decentrati. L'intera problematica andava dunque risolta con una diversa impostazione, attraverso una diversa concezione del lavoro nei Co.Re.Co.
Sono dunque assolutamente contrario all'impostazione di questa proposta e sono favorevole all'emendamento.
Aggiungo che, poiché le Province di Biella e di Vercelli sono ancora da venire, si potrebbe configurare - tanto per non far tanto scandalo l'ipotesi di lasciare i Co.Re.Co, dove stanno, quindi il tutto sarebbe ridotto a mantenere il Co.Re.Co, di Asti e quello di Vercelli.
Non penso che a determinare la spesa di miliardi portata qui in Consiglio siano i Co.Re.Co, di Vercelli e di Asti, nella maniera più assoluta. Semmai, si poteva prefigurare, in attesa della realizzazione delle Province di Biella e di Vercelli, di far rimanere il territorio di Biella nell'ambito della Provincia di Vercelli e il territorio del Verbano Cusio Ossola nell'ambito della Provincia di Novara.
Non sarebbe cambiato nulla, ma avremmo avuto, attraverso la nuova legge, una nuova impostazione di intervento per razionalizzare il lavoro e quindi determinare le condizioni per il risparmio da realizzare con una razionalità politica ed una intelligenza diversa nel rispetto delle autonomie locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Tale questione, posta opportunamente dal collega Gallarini, ci consente di motivare, per certi versi, la nostra non adesione a questo disegno di legge. Questa furberia di utilizzare il termine "decentrato" senza una sua interpretazione è veramente curiosa. A scuola ci insegnavano che i criteri interpretativi sono di varia natura. Sono quelli letterali, e allora decentrato vuol dire solo che deve stare fuori Torino; poi ce n'è uno che potrebbe essere teleologico: con quale scopo? Perché si decentra? Poi c'è quello sistematico, di capire come si colloca quel termine nel sistema.
Poiché siamo in termini evidentemente istituzionali, il termine di riferimento sistematico del decentramento non può che essere il livello provinciale. E da un punto di vista sistemico, non si può pensare ad altro se non che la volontà dello Statuto immaginasse che ogni Provincia dovesse avere il Co.Re.Co.
Ma venendo al dunque, la parte liberale è quella che sempre è stata tra le più critiche rispetto alle velleità delle nuove Province. Tuttavia, le stesse forze politiche che erano favorevoli alle nuove Province (comprese quelle del Canavese, di Ivrea e la Provincia Alpina) si rendono poi conto che queste Province non hanno una dimensione tale da giustificare gli investimenti che le istituzioni stesse comportano. Quindi il nostro voto favorevole alla proposta del collega deve essere letto in questo senso.
Quando si prende atto, come farà la maggioranza, e quindi l'istituzione (non questa o un'altra maggioranza), che la Provincia non si giustifica al di sotto di una certa soglia, questo dovrà essere un principio che dovrà essere rispettato, in futuro, anche per altre ragioni. Allora, o il Verbano Cusio Ossola ha un carico che giustifica anche il ruolo del decentramento provinciale oppure mi chiedo che senso ha aver fatto la Provincia. Questo vale per tutte le altre realtà.
Inoltre, immaginando che il vero decentramento, quello di cui parliamo sempre, per i cittadini deve essere un decentramento fisico, mi auguro di vivere quel tanto da poter immaginare che nella Provincia (che chiameremo in un modo diverso) ci saranno tutte le cose che il cittadino ritiene di avere da tutti i livelli dello Stato (dallo Stato alla Regione, fino alla stessa Provincia), per cui in un certo grattacielo o ad un terminale del computer si troverà tutto. Dovrà essere così, e non che il cittadino non sappia più di che Comune è, di quale Provincia, fra un po' neanche di quale Regione (perché cambieranno anche le Regioni); nel frattempo gli hanno cambiato l'USSL. quindi non capisce più bene, e magari dal DNA scopre che gli cambiano anche la paternità.
A me sembra che il cittadino debba sapere che, andando in un palazzo trova le istituzioni: al piano terra, il Comune; al piano sopra, la Provincia; all'ultimo, le sue relazioni con i livelli alti. Quindi questo voto - è l'unico intervento che facciamo in questa legge - ha il significato di considerare il livello provinciale un livello che deve essere difeso e tutelato nella misura in cui, però, ha una dimensione e una funzionalità che giustifica anche l'uso di risorse che, divise per abitante, magari per pratica non si giustificano poi tutte.
Mentre ho la parola, devo anche dire che questa è una materia alla quale noi non ci appassioniamo molto, perché tutto quello che si dice signor Assessore - è esattamente il contrario di quello che si dice.
Prendiamo ad esempio i colleghi bravi, quelli da un milione a lettera tanto per intenderci. Eh sì: esistono i colleghi avvocati da un milione a lettera; ci sono quelli da un milione di lettere, come il sottoscritto, che scrive a tutti, e poi ci sono quelli dal milione a lettera che invece scrivono una lettera sola e si fanno dare un milione, piccola differenza che si vede dal taglio del vestito. Questi colleghi fanno presente che, se noi chiediamo loro di andare più di un pomeriggio alla settimana per meno di due milioni al mese, preferiscono stare a casa e scrivere due lettere.
Quindi tutto è vero e il contrario di tutto. Far andare tanto la gente non vuol dire far andare i migliori, vuol dire far andare la gente che ha meno da fare, quindi pensionati, riciclati, "piduisti". Tutto vale il contrario di tutto, quindi non se ne dolgano tanto quelli che sostengono questa legge del nostro voto contrario, così come non se ne rallegrino troppo quelli che sono contrari, perché è materia rispetto alla quale tutti gli approcci sono apprezzabili e tutti discutibili.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Come richiesto dai Consiglieri Rabellino, Majorino e Masaracchio, pongo in votazione per appello nominale l'emendamento testè discusso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 12 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Si proceda ora alla votazione per alzata di mano dell'art. 2, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 25 voti contrari 5.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 25 voti contrari 5.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 25 voti contrari 5.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 25 voti contrari 5.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 25 voti contrari 5.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 Emendamenti presentati dalla Giunta regionale: 1) il comma primo dell'art. 7 è sostituito dal seguente: "L'indennità di carica spettante ai componenti del Comitato regionale di controllo è calcolata a decorrere dalla data di insediamento delle sezioni, costituite ai sensi della legge n. 142/90 e della presente legge regionale, con riferimento al 90% dell'indennità massima prevista dalla legge per gli Assessori di Comuni con popolazione compresa nello scaglione da 100.001 a 250.000 abitanti" 2) il comma secondo dell'art. 7 è sostituito dal seguente: "Per i Presidenti dei consessi l'indennità di carica è invece calcolata con riferimento al 90% dell'indennità massima prevista dalla legge per i Sindaci di Comuni con popolazione compresa nello scaglione da 100.001 a 250.000 abitanti" 3) il comma quarto dell'art. 7 è sostituito dal seguente: "L'indennità viene quantificata nel 90% delle percentuali di cui ai commi primo e secondo, in caso di partecipazione a undici sedute al mese con riduzione di un undicesimo di tale valore per seduta in caso di partecipazioni inferiori. Per ogni seduta eccedente le undici mensili l'indennità è incrementata di una ulteriore percentuale pari al 2,5 dell'ammontare di cui ai commi primo e secondo, con un massimo complessivo di incremento del 10%. Uguale percentuale di incremento del 2,5% spetta per ogni seduta al componente che svolge le funzioni di Presidente".
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Ritengo che la retribuzione di questi membri debba essere la più alta possibile in forza dell'aumentato carico e della delicatezza del compito.
Sarà difficile portare la retribuzione ad un milione per lettera, come vorrebbe il Consigliere Marchini; tuttavia ritengo che portare la percentuale dal 70 al 90% sia possibile. Evidentemente non è una posizione assoluta ed intransigente: è una raccomandazione che, tra l'altro, ho già fatto in termini informali prima e che voglio formalizzare ora.
Ritengo che possiamo sopportare questo peso e che ne potremmo trarre dei vantaggi sul piano della qualità delle persone che desiderano partecipare ai lavori dei Comitati regionali quali membri degli stessi. Non è una posizione preclusiva: è una raccomandazione forte.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie gli emendamenti che pongo pertanto in votazione con la variazione testè proposta dal Consigliere Nerviani.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Gli emendamenti sono approvati con 28 voti favorevoli e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 7 così emendato ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 29 astensioni 3.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 Emendamento presentato dalla Giunta regionale: il comma quarto dell'art. 18 è sostituito dal seguente: "La trasmissione degli atti si intende avvenuta nella data del timbro dell'ufficio postale di partenza, ovvero nella data del timbro della Sezione di controllo competente, nel caso di consegna a mano. La trasmissione degli atti può avvenire anche via fax, redatto nelle forme di legge, ed in tal caso la trasmissione dell'atto si intende avvenuta nella data di trasmissione del fax stesso. Alla copia dell'atto trasmessa per fax dovrà far seguito copia autenticata dell'atto secondo le modalità previste dalla legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 18 così emendato, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 27 astensioni 6.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 27 astensioni 6.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 27 astensioni 6.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 27 astensioni 6.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 27 astensioni 6.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Goglio, Germanetto e Porcellana: all'art. 23 viene aggiunto il seguente comma primo bis: "Le decisioni adottate dai consessi sono portate a conoscenza anche delle Amministrazioni provinciali nelle quali sono ubicati i Comuni ai quali gli atti si riferiscono".
Ha chiesto la parola il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pier Luigi

Non avendo accolto l'emendamento precedente, riferito agli otto Co.Re.Co. (uno per provincia), ci sembra paradossale il fatto che alcune Amministrazioni provinciali (tipo Vercelli, Asti e le future Province di Biella e Verbania) non abbiano assolutamente alcun modo ufficiale per venire a conoscenza dei provvedimenti adottati dai Comuni ubicati sul loro territorio. Ci sembra paradossale e assurdo. Dal momento che prima abbiamo approvato un emendamento sulla trasmissione dei fax, ci sembra doveroso far sì che dai Co.Re.Co, parta un fax affinché le Amministrazioni provinciali vengano a conoscenza - in modo automatico, e direi anche, dal punto di vista burocratico-amministrativo, in modo molto semplice, senza bardature burocratiche di natura particolare di deliberazioni di particolare rilevanza. Non mi riferisco certo alle deliberazioni per l'acquisto di un portabiciclette, ma a quelle rilevanti, di indirizzo, che possono anche coinvolgere, dal punto di vista politico, le Amministrazioni provinciali per quanto riguarda Piani di sviluppo, assetti urbanistici, ecc.
L'emendamento ha semplicemente questo scopo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Le Province non hanno alcuna competenza nel controllo sugli Enti locali. I nostri Comuni sono già controllati dalla Regione e dal Ministero degli Interni. Non aggiungiamo bardature alla loro attività! Le Province non hanno mai avuto conoscenza né trasmissione delle deliberazioni dei Co.Re.Co.: continuiamo così. Hanno già il loro da fare.



PRESIDENTE

Ha chiesto ancora la parola il Consigliere Gallarini. Ne ha facoltà.



GALLARINI Pier Luigi

La mia è una dichiarazione di voto, ma anche una precisazione su quanto ha detto l'Assessore. Ovviamente tutti sappiamo che le Province hanno già le loro competenze: non si stravolga, per favore, quello che ho detto prima! Io non ho detto che gli atti devono essere trasmessi per un parere delle Amministrazioni provinciali: ho parlato di un'informazione politica.
Sottolineo il carattere politico: un'informazione che, dal punto di vista politico, ritengo dovuta da parte dei Co.Re.Co, alle Amministrazioni provinciali, affinché siano a conoscenza di quanto avviene sul territorio a proposito di provvedimenti amministrativi, impegni programmatici e progettuali; parlo sempre dal punto di vista politico: non leguleio istituzionale. Assolutamente no.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta per dichiarazione di voto.



RIVALTA Luigi

Voto contro un emendamento di questo genere, perché mi pare un esercizio di trasmissione di carta. Se ci fosse la ragione di un'informazione da parte delle Province delle decisioni dei Consigli comunali, allora dovrebbe essere visto, caso mai, in un rapporto diretto tra i Consigli comunali e le Province, e non tramite gli organi di controllo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 23, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 27 voti contrari 1 astensioni 2.
L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 27 astensioni 2.
L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 28 astensioni 2.
L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 28 astensioni 2.
L'art. 26 è approvato.
ART. 27 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 28 astensioni 2.
L'art. 27 è approvato.
ART. 28 Ha chiesto la parola la Consigliera Bergoglio; ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Sulla questione degli uffici di segreteria - questo discorso vale anche per le altre questioni legate al problema del personale - avevo già fatto presente, in altra sede, che l'impostazione di definire questa struttura come unità organizzativa complessiva di primo grado, cioè l'equivalenza di un servizio, non poteva essere accettata in presenza della situazione di complessità reale che la funzione di controllo è venuta ad assumere. Se è vero - e concordo sul fatto che i Co.Re.Co, si riducano a quattro - che il numero degli atti complessivi e il numero delle strutture erano sovradimensionate rispetto alla quantità del lavoro che si era venuto a creare dopo la riduzione di tutta una serie di funzioni di controllo, è altrettanto vero che gli atti ancora soggetti al controllo sono molto più complessi e più impegnativi dal punto di vista giuridico e tecnico. Per cui non si giustifica la riduzione della professionalità del segretario e dell'ufficio di direzione della segreteria, con un declassamento della funzione dalla seconda qualifica dirigenziale attuale alla prima.
Si era detto - e in questo senso avevo avuto delle assicurazioni che sarebbe stato presentato un emendamento. In realtà questo non è avvenuto ma si è inserita nelle norme transitorie la dicitura che, fino al momento del recepimento del decreto legislativo n. 29 sul personale, si sarebbero mantenute queste posizioni in sovrannumero. Ciò, dal punto di vista del personale, comporta dei rischi molto gravi, perché si rischia di essere messi in mobilità forzata e obbligatoria: infatti se il Ministro della Funzione Pubblica dovesse definirlo con un proprio decreto, tutto il personale in sovrannumero verrebbe automaticamente messo in mobilità.
Inoltre, tra le altre cose, c'è anche il problema che, pur essendo in prospettiva una sola la qualifica dirigenziale, è però sovraordinata rispetto alle strutture esistenti.
L'emendamento sugli uffici di segreteria non è stato presentato ed io ritengo che la complessità della funzione non possa essere affidata ad un funzionario di prima qualifica. Con quattordici Co.Re.Co. (come avevamo ultimamente) o con quindici Co.Re.Co. (come avevamo precedentemente) avevamo affidato questa funzione ad una II qualifica dirigenziale, con responsabilità di servizio; mi pare dunque non giustificato il declassamento della funzione dirigenziale ad un livello inferiore per un compito che, come ho cercato di spiegare, è più complesso.
Per questa ragione e per tutti gli altri articoli che riguardano il personale, ritengo che l'impostazione non sia giusta, anche perché si inventano delle figure. Per esempio, la figura di Viceresponsabile di struttura, sulla base della legge attuale, non esiste, quindi si va ad individuare una funzione inesistente. Per quanto riguarda poi le modalità circa gli organici, si dice che vengono definiti con deliberazione di Giunta, ma gli organici, in base alle norme del contratto, devono essere definiti con legge regionale, non possono essere definiti con deliberazione di Giunta.
Un'altra questione riguarda le norme transitorie, che lasciano parte del personale di II qualifica dirigenziale in posizione provvisoria, mentre le funzioni successive vengono definite in sovrannumero. Oltre al rischio che ho già accennato di essere posti in mobilità forzata, c'è anche il rischio di una sentenza del Consiglio di Stato che farebbe perdere la qualifica a questo personale, perché se dovesse essere individuata la struttura come elemento significativo, rischieremmo di avere anche questo ulteriore intoppo dal punto di vista funzionale.
Per tutte queste ragioni, che ho cercato di sintetizzare perché il tempo a disposizione è poco, avevo chiesto che questa parte venisse riesaminata in Commissione o, in subordine, che venisse presentato un emendamento dalla Giunta. Non è avvenuta né l'una né l'altra cosa, sono quindi costretta a farlo presente in aula.
Non presento degli emendamenti specifici, perché la questione è piuttosto complessa; ci sono delle violazioni di leggi attualmente esistenti sul personale, ci sono delle anomalie e non basta dire che tale questione verrà definita nel recepimento del decreto n. 29, perché si è già scritto come dovrà comunque essere definita: quando si dice che la responsabilità è affidata ad un funzionario di I qualifica dirigenziale, la normativa è già definita. Quindi, o si rimandava tutto alla normativa successiva oppure si doveva scrivere qualcosa di diverso, altrimenti la questione non è risolta.
Per queste ragioni esprimo voto negativo su questi articoli e conseguentemente, voterò contro anche alla legge, non perché non condivida la parte relativa alla riduzione a quattro Co.Re.Co. (su quella parte sono d'accordo), ma mi stupisco che sulle parti della normativa del personale la mia sia l'unica voce che si eleva. Non si tratta di un declassamento di personale in presenza di funzioni che diventano più complesse, per cui mi pare che si dovrebbe fare esattamente il contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, procediamo alla votazione.



MARCHINI Sergio

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Registro che la Giunta non ha ritenuto di rispondere ai rilievi sollevati dalla collega Bergoglio! Mi sembra una questione incredibile Presidente Brizio! Lei viene accusato di presentare una legge che viola la legge e dequalifica questa funzione, ma che soprattutto prefigura l'assetto della struttura che dovremmo realizzare con legge successiva! Che una Giunta non senta il dovere di contestare circostanze di questa natura e di adeguarsi nella misura in cui le ritenga fondate o di contestarle nella misura in cui le consideri infondate, mi sembra incredibile. Qui si sta parlando di violazioni di legge, non di legge penale, ma di una violazione da parte della Giunta ad una legge al Consiglio regionale, e ciò è fatto presente da qualcuno che questa questione l'ha seguita a lungo!



(Commenti del Presidente della Giunta regionale)



MARCHINI Sergio

A questo punto, signor Presidente, incominciamo a capire perché su un noto quotidiano torinese, "Il fogliaccio", siano emersi immediatamente così come sulla stampa quotidiana, dei giudizi più favorevoli al nuovo Assessore al personale, che è molto più morbido e con il quale quindi si tratta molto meglio! Questo abbiamo letto sul giornale "La Stampa" di Torino.
Un Assessore al personale, e in assenza dello stesso il Presidente della Giunta, non può non prendere atto che un Consigliere non ha presentato emendamenti per richiamare alla responsabilità della Giunta la gestione di questo problema. La Giunta ha il dovere verso il Consiglio di dire se ritiene infondati questi rilievi oppure se li considera fondati e quindi cosa intende fare per rimediare.
A me pare che il sistema dialettico proponga che, se qualcuno non dice proprio delle bestialità, gli si debba rispondere e, se dice proprio delle bestialità, glielo si deve dire.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Anch'io intendevo rilevare il fatto che, di fronte ad affermazioni così importanti come quelle fatte dalla collega Bergoglio, non ci fosse un pronunciamento della Giunta. Qualcuno mi può fare osservare che siamo in dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

No, no. Non la voglio interrompere, ma in questo momento stiamo discutendo l'art. 28, siamo quindi in sede di discussione ordinaria su un articolo di legge. E' vero che la collega Bergoglio ha anticipato la sua dichiarazione di voto, ma come conclusione del suo intervento sull'art. 28 e non come conclusione del dibattito sullo stesso articolo.



VETRINO Bianca

Questo vuol dire che ci sarà un pronunciamento della Giunta su questa osservazione?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Certamente.



VETRINO Bianca

Va bene, allora non ho altro da aggiungere.



(Consultazione tra il Presidente Brizio e l'Assessore Coppo)



MARCHINI Sergio

Chiedo che si proceda, perché non può la Giunta fare questi giochetti! Deve essere messo a verbale che la Giunta non ha replicato e non ha risposto all'intervento di un Consigliere! Deve rimanere nella storia che non ha preso posizione!



PRESIDENTE

Consigliere Marchini, la Giunta vuole prendere posizione.
La parola all'Assessore Coppo.



COPPO Ettore, Assessore regionale

Il ragionamento che abbiamo svolto è stato il seguente: il decreto legislativo n. 29 prevede l'unicità di direzione per ogni funzione che viene individuata. Sia dal punto di vista statutario sia dal punto di vista delle norme su cui stavamo intervenendo, la funzione del controllo sugli atti degli Enti locali è di carattere unitario. Non abbiamo visto n' l'opportunità né la necessità di articolare in più settori questa attività per cui abbiamo previsto un unico settore, com'è attualmente, articolato in servizi.
Abbiamo naturalmente tenuto conto dello stato di fatto e quindi previsto una norma transitoria che garantisca all'insieme della dirigenza impegnata attualmente in questa attività la transizione fino all'attuazione regionale del DL n. 29.



MARCHINI Sergio

Perché? Per fare una cortesia al personale o perché è opportuno?



COPPO Ettore, Assessore regionale

Consigliere Marchini, è del tutto evidente che se prevedo un unico settore, prevedo un unico Caposettore; se ne prevedo quattro, prevedo quattro Capisettore: non capisco come posso aver fatto un favore, come lei dice, limitando le possibilità di direzione di settore in questo campo.
Il ragionamento è stato semplice e lineare, anche perché non essendo modificata la materia del controllo, non capisco come si possa dire che concentrando l'attività in quattro sezioni invece che in quattordici aumenti la complessità qualitativa dell'attività di controllo. Un Co.Re.Co prima esaminava pochi bilanci, oggi ne esamina di più, ma continua ad esaminare bilanci; nel momento in cui esamina un Piano finanziario approvato da un Consiglio comunale, continua ad esaminare un Piano finanziario. La complessità qualitativa, dunque, rimane del tutto immutata: non modifichiamo i compiti del Co.Re.Co.; semplicemente il Co.Re.Co, di Alessandria-Asti controllerà un numero più rilevante di Comuni rispetto al Co.Re.Co, prima di Alessandria e poi di Asti separatamente.
Quindi - ripeto - concentriamo semplicemente l'attività, che rimane identica perché le norme sono uguali, su quattro Co.Re.Co, anziché su quattordici.



PRESIDENTE

La Giunta ha risposto.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto la Consigliera Bergoglio; ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Faccio presente che la funzione precedente, quando c'erano tutti gli atti da esaminare, era svolta da un funzionario di II qualifica dirigenziale. Sono d'accordo sul fatto di ridurre i Co.Re.Co, da quattordici a quattro, essendo diminuito il numero degli atti. In effetti tutta una serie di atti non va più al controllo, essendo peraltro degli atti semplici ed elementari: sono rimasti soltano gli atti complessi quali i bilanci, le deliberazioni programmatiche, che richiedono di per sè una maggiore professionalità. Ciò è giusto, ma non è giusto ridurre la professionalità a quella di un dirigente di grado inferiore.
Precedentemente, lo sappiamo tutti, c'era un unico settore presso la segreteria della Giunta. Sulla questione che si è spostato il settore sotto la competenza degli Enti locali non ho sollevato questioni, perché è una questione che, tutto sommato, ha dei pro e dei contro; era però stato deciso che al servizio fosse assegnata una figura di secondo grado, con la qualifica di esperto.
La normativa presentata all'attenzione del Consiglio regionale prevede la riduzione della qualifica dirigenziale dalla II alla I/dir, lasciando in transitorio, fino all'attuazione del decreto n. 29, le attuali I e II qualifiche, con la clausola pericolosa dell'attuale normativa nazionale del personale in sovrannumero stabilito in una legge regionale. In questo modo è automaticamente individuato il fatto che quelle persone siano in sovrannumero, non salvaguardando la professionalità rispetto alla II qualifica dirigenziale, che attualmente è già prevista.
Io non ho detto che sono modificate le condizioni rispetto alla responsabilità del controllo degli atti: erano ridotti come numero, ma la qualità degli atti è, nel tempo, di maggior dimensione. Avevo chiesto e l'avevo fatto presente in sede opportuna, che la dicitura venisse modificata e si mantenesse questa qualifica. Le mie proposte erano due: la prima - ripeto di ritornare in Commissione, perché gli emendamenti erano un po' complessi; in subordine avevo chiesto che fosse la Giunta a presentare gli emendamenti collegati. Prendo atto del fatto che di queste osservazioni alle quali peraltro mi si era risposto che erano pertinenti e fondate non si è tenuto conto.
Non posso dunque considerare positivamente questa parte del provvedimento; ripeto, non mi riferisco alla riduzione a quattro dei Co.Re.Co., perché su questo sono d'accordo. D'altra parte, questo documento era stato presentato così, e considerare le mie osservazioni inopportune mi sembra quanto meno discutibile.
Confermo il mio voto contrario.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' allucinante! Voglio che resti a verbale che è allucinante!



BERGOGLIO Emilia

Non è allucinante: questo provvedimento l'avevi approvato anche tu, in Giunta, Brizio!



(Battibecco tra la Consigliera Bergoglio e il Presidente Brizio)



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 28, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 28 è approvato.
ART. 29 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 29 è approvato.
ART. 30 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 30 è approvato.
ART. 31 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 31 è approvato.
ART. 32 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 32 è approvato.
ART. 33 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 33 è approvato.
ART. 34 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 34 è approvato.
ART. 35 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 35 è approvato.
ART. 36 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 36 è approvato.
ART. 37 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 37 è approvato.
ART. 38 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 24 voti contrari 5 astensioni 1.
L'art. 38 è approvato.
Non essendovi dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
La legge è approvata.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 698 collegato alla legge testè approvata.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Sollevo qualche problema di comprensione del testo dell'ordine del giorno per quanto riguarda l'impegno della Giunta, perché scritto in questo modo non riesco a capire quale volontà si esprima. L'impegno della Giunta è di "predisporre una riorganizzazione degli uffici periferici che copra in modo omogeneo il territorio". La riorganizzazione non è una coperta che "copre in modo omogeneo" o tante coperte a pelle di leopardo: non si capisce cosa sia "una riorganizzazione che copre il territorio".
Proporrei una dizione più congrua, nel senso di "una riorganizzazione degli uffici periferici dislocati in modo omogeneo". Inoltre - e questo è un rilievo più importante - l'ordine del giorno dice "che consenta di disporre in sede di uno sportello". Cosa si intende per "in sede"? Dov'è questa sede?



FERRARIS Paolo, Assessore regionale

E' saltata una parola: "in sede locale".



CHIEZZI Giuseppe

Allora aggiungetela, prima di mettere il documento in votazione altrimenti è incomprensibile. Poiché si riferisce agli uffici decentrati esistenti, chiaritelo: scritto così, avevo qualche difficoltà.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 698, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata l'abrogazione dei Comitati comprensoriali avvenuta con L.R.
30/4/1985, n. 57 verificata la necessità di una riorganizzazione degli organi ed uffici preposti all'attività di controllo in relazione sia alla diminuzione degli atti soggetti a controllo, a seguito dell'entrata in vigore della legge n.
142/90, sia alle difficoltà di bilancio regionale che impongono una consistente riduzione delle spese necessarie per il funzionamento di tali organi, a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 81/93 considerate le rilevanti variazioni territoriali intervenute negli ultimi anni in Piemonte, con l'istituzione di due nuove Province, la modificazione delle Comunità montane, la variazione degli ambiti territoriali delle UU.SS.SS.LL.
reputando necessario garantire comunque agli Enti locali piemontesi una presenza regionale su territorio a supporto delle problematiche esistenti ed al fine di rendere più semplice e più celere il rapporto fra le Amministrazioni e la Regione impegna la Giunta a predisporre ed attuare in tempi brevi contestualmente alla riorganizzazione dell'attività regionale prevista dal DL 3/2/1993, n. 29, una riorganizzazione degli uffici periferici che siano dislocati in modo omogeneo sul territorio e che consenta agli enti e alle comunità locali di disporre in sede locale di uno sportello addetto al rilascio delle informazioni necessarie ed utilizzabile come raccordo tra le Amministrazioni locali e gli uffici centrali regionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo al punto 34) all'o.d.g.: "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

Centro Piemontese di Studi sul Medio ed Estremo Oriente - CESMEO (Statuto relativo) - Consiglio di amministrazione. Nomina di due rappresentanti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Antonino Villa e Giuliana Oberto Tarena.


Argomento: Nomine

Centro Piemontese di Studi sul Medio ed Estremo Oriente - CESMEO (Statuto relativo) - Collegio dei Revisori. Nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Luigi Vico.


Argomento: Nomine

Cooperativa Artigiana di Garanzia - Vercelli Unione (art. 12, L.R. n. 17/85) - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Baragioli.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Cooperativa Artigiana di Garanzia Casa di Alessandria (art. 12, L.R. n. 17/85) - Consiglio di amministrazione. Sostituzione della signora Franca Roso.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Cooperativa Artigiana di Garanzia Cofinart di Novara (art. 12, L.R. n. 17/85) - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Amleto Norzi.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Ente di Gestione dei Parchi e delle Riserve naturali cuneesi (L.R. n. 32/93) - Consiglio direttivo - Nomina di un rappresentante (integrazione).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Dario Dalmasso (designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R.
n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento).


Argomento: Nomine

Centro Studi e Ricerche Storiche sull'Architettura Militare del Piemonte con sede nel Forte di Exilles (art. 4, L.R. n. 48/92). Nomina del Presidente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Guido Amoretti.


Argomento: Nomine

Consiglio Regionale di Sanità ed Assistenza - Co.Re.S.A. (art. 3, L.R. n. 30/84, mod, dall'art. 1 della L.R. n. 20/85). Sostituzione del signor Taramasso.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Bruno Barberis.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,35)



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