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Dettaglio seduta n.29 del 11/12/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Opere pubbliche

Esame progetto di legge n. 36: "Proroga dell'entrata in vigore di alcune norme della legge regionale 21 marzo 1984, n. 18, in materia di opere e lavori pubblici"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Esaminiamo il progetto di legge n. 36, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Cavallera.
Ho ricevuto la lettera nella quale si comunica che la II Commissione nella seduta del 22 novembre ha licenziato a maggioranza, nel testo che si allega, il disegno di legge n. 36, relativo a proroga dell'entrata in vigore di alcune norme della legge regionale 21 marzo 1984, n. 18 in materia di opere e lavori pubblici. Si sono espressi a favore i rappresentanti dei Gruppi DC, PSI, PRI e PLI e hanno votato contro i rappresentanti dei Gruppi PCI, Lega Nord, Verdi e Gruppo Misto.
Nella seduta del 4 dicembre u.s. il Consigliere Cavallera aveva già letto la relazione.
Se non vi sono richieste di parola, si proceda alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L.'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 17: "Sottoscrizione dei primo aumento di capitale della Società Consortile per azioni MIAC"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 17, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La I Commissione mi ha comunicato che è stato licenziato con i voti favorevoli dei Gruppi DC e PLI e con i voti contrari del Gruppo PCI.
Relatore è il Consigliere Zanoletti, che ha facoltà di intervenire.
ZANOLETTI, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con il disegno di legge che viene presentato al Consiglio regionale la Giunta ha inteso concorrere per la quota di pertinenza dell'Amministrazione regionale - alla sottoscrizione del primo aumento di capitale della Società Consortile per Azioni MIAC di Cuneo, approvato da quella assemblea straordinaria il 30 luglio u.s.
Come noto, la Società è stata costituita per le finalità indicate dall'art. 11, quindicesimo comma, della legge 28/2/1986 n. 41, che prevede la concessione di agevolazioni finanziarie a favore di società consortili per azioni - a partecipazione azionaria maggioritaria pubblica - che realizzino mercati agro-alimentari all'ingrosso.
L'aumento di cui sopra è stato autorizzato per far fronte alle spese di funzionamento della Società ed agli oneri connessi alla progettazione del Centro agro-alimentare di Cuneo, cui la Società stessa ha dovuto provvedere nei termini previsti dalla deliberazione CIPE del 21/12/1988 per poter presentare la propria istanza di finanziamento al competente Ministero istanza cui la Giunta regionale - sulla base del parere favorevole espresso dalla Commissione consultiva regionale per i mercati all'ingrosso - ha dato parere favorevole con DGR n. 343-39565 del 24 luglio u.s.
A causa della imminente scadenza dell'esercizio finanziario 1990, la norma finanziaria del provvedimento dispone la copertura degli oneri di spesa già a carico dei competenti capitoli del bilancio 1991.
Il testo del disegno di legge è stato approvato a maggioranza dalla I Commissione consiliare con alcune modificazioni di natura esclusivamente formale.
In considerazione dell'esigenza di mantenere invariata la quota di partecipazione della Regione nella Società, contribuendo in tal modo a sostenerne le spese di funzionamento, nonché a far fronte agli oneri di progettazione del Centro agro-alimentare di Cuneo, se ne raccomanda l'approvazione da parte di questo consesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Non facendo parte della I Commissione, vorrei conoscere quali osservazioni hanno impedito l'approvazione all'unanimità.
VETRINO, Assessore al commercio Sono state le osservazioni poste dal Consigliere Chiezzi il quale, più che in riferimento all'intervento specifico nel mercato agro-alimentare di Cuneo, si riferiva al rapporto pubblico-privato nelle società di intervento che si vanno costituendo. Il Consigliere Chiezzi sosteneva - devo dire che gli ho dato ragione in questa sua affermazione - che spesso si fanno delle società miste pubblico-privato, dove però di fatto si espone essenzialmente il pubblico ed i privati intervengono soltanto nella fase in cui c'è la possibilità di incominciare a guadagnare. In quella occasione abbiamo fatto riferimento a SITO e ad altri interventi per i quali abbiamo già esperienza e possibilità di valutazione.
Il Consigliere Chiezzi riscontrava in questo disegno di legge, come peraltro in quello del CAT (Mercato Agro-alimentare di Torino), un vizio nel rapporto pubblico-privato; per questo motivo il Gruppo comunista non ha ritenuto di votare a favore.
Le altre osservazioni erano di carattere generale. Si tratta di un progetto di fattibilità ancora molto embrionale che abbiamo dovuto presentare al Ministero. E' però un progetto che si calerà nel tempo quindi, anche sotto il profilo progettuale, verrà affinandosi e determinandosi in momenti successivi.
Per questi motivi e per l'incertezza sulla composizione del capitale il Consigliere Chiezzi ritenne di votare contro e non di astenersi.
RIBA Ringrazio per l'informazione. A titolo personale dichiaro di votare a favore.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di intervento, si proceda alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 17 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Dibattito sulla comunicazione della Giunta regionale inerente i depositi di scorie radioattive nel Canton Ticino e in Piemonte (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 9) all'o.d.g. che reca: "Dibattito sulla comunicazione della Giunta regionale inerente i depositi di scorte radioattive nel Canton Ticino e in Piemonte".
La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Signor Presidente, chiedo se è possibile rinviare questo punto alla prossima seduta di Consiglio in quanto è assente il Consigliere Buzio che aveva seguito la questione per il nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La richiesta è accolta.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazione della Giunta regionale sui trasporti ferroviari ad Alta Velocità (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g.: "Comunicazione della Giunta regionale sui trasporti ferroviari ad Alta Velocità".
La parola all'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore ai trasporti Già la volta scorsa si era deciso di rinviare questo argomento alla prossima seduta di Consiglio in quanto giovedì prossimo si terrà la riunione del Comitato Alta Velocità nella quale saranno fatte comunicazioni sul progetto di velocizzazione. Rinviando, quindi, la comunicazione alla prossima seduta avremo un quadro complessivo della situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Chiedo all'Assessore di distribuire ai Gruppi consiliari, possibilmente qualche giorno prima del dibattito, la relazione che svolgerà in Consiglio per dar modo di leggerla e di poter svolgere la discussione in aula con cognizione di causa.
PANELLA, Assessore ai trasporti Senz'altro, anzi, l'aggiornerò con gli elementi nuovi.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno n. 53 e n. 64 sugli ostaggi del regime iracheno


PRESIDENTE

Gli ordini del giorno nn. 53 e 64 di cui al punto 11) all'o.d.g., se non vi sono obiezioni, sono superati.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Comunicazione della Giunta regionale sul decreto legge n. 324/90 ed esame ordine del giorno n. 71 presentato dai Consiglieri Cucco, Monticelli Staglianò e Marino, mozione presentata dal Consigliere Maggiorotti


PRESIDENTE

Passiamo alla comunicazione della Giunta regionale sul decreto legge n.
324/90 e all'esame dell'ordine del giorno n. 71, di cui al punto 12) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Avevamo chiesto di rinviare questa comunicazione essendo un tema non facile che stiamo ancora approfondendo. Penso che nei prossimi giorni scioglieremo la nostra riserva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Vorrei che il Consiglio votasse l'ordine del giorno in quanto la discussione in atto alla Camera sul decreto legge n. 324 necessita, a mio avviso, di una presa di posizione da parte del Consiglio regionale. Mi rendo conto della difficoltà della Giunta, però sull'ordine del giorno si può prendere una posizione votandolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Questa mattina un gruppo di cinque Consiglieri regionali ha presentato una mozione sullo stesso tema. Pertanto, chiedo che venga associata alla discussione, qualora si ritenesse di farla.



PRESIDENTE

Poiché la mozione è stata presentata questa mattina, non ha potuto seguire la procedura ordinaria. Se i Gruppi sono d'accordo si potrebbe discutere l'ordine del giorno n. 71 e recuperare anche la mozione Maggiorotti.
Il Presidente della Giunta è d'accordo? BRIZIO, Presidente della Giunta regionale L'ordine del giorno concerne il Consiglio regionale. La Giunta si rimette alla decisione dei Gruppi consiliari che possono assumere una posizione nei confronti della legislazione nazionale.



PRESIDENTE

Se i Gruppi sono d'accordo, si può procedere alla discussione.
La parola al Consigliere Cucco per l'illustrazione dell'ordine del giorno.
CUCCO L'ordine del giorno è stato distribuito in aula ai Consiglieri che spero lo vogliano leggere prima di procedere alla votazione. Mi auguro che la votazione non sia per schieramenti, ma sulla sostanza dell'ordine del giorno.
Il documento intende sollevare due tipi di problemi: quello legato alla sospensione attraverso il decreto legge n. 324, da poco approvato dal Governo, di una serie di misure alternative previste nell'ordinamento penitenziario dalla legge Gozzini e da altre leggi nei confronti dei detenuti che sono già stati giudicati, e quello legato al tema delle autonomie locali. Le posizioni che sostengono la prima parte di questo ordine del giorno sono state ampiamente diffuse dai giornali. Noi sosteniamo che l'applicazione della cosiddetta legge Gozzini e del nuovo ordinamento penitenziario ha fatto del bene alla giustizia italiana.
Nessuno, neanche coloro che sbandierano cifre a casaccio sulla diffusione della criminalità in Italia, ha mai provato che l'applicazione di quelle norme abbia aumentato la criminalità. Le norme, delle quali il decreto legge prevede la sospensione, sono legate ai detenuti che hanno già una condanna definitiva. Le percentuali distribuite dalla Direzione generale degli Istituti di Prevenzione e Pena sono molto chiare: soltanto l'1% dei casi non ha rispettato le norme previste in ordine ai rientri dai permessi e dai soggiorni per lavoro, percentuale sicuramente molto inferiore rispetto alla media europea, che supera il 3%. Non solo, ma quanti di voi frequentano il carcere per motivi di elezione sanno che l'applicazione del nuovo ordinamento e della normativa cosiddetta Gozzini ha migliorato moltissimo l'atmosfera esistente nel carcere che, prima della riforma carceraria, anziché luogo di pagamento della pena e di reinserimento nella società, era una fucina di delinquenti e di criminali ed un laboratorio per creare e per aumentare il rancore e la rabbia nei confronti della società.
Nessuno ha mai provato che la legge Gozzini abbia fallito. Anzi, nelle posizioni assunte a livello nazionale dalle forze che si sono opposte a questo decreto, anche in Piemonte, abbiamo sempre sostenuto che si pu procedere alla riforma di alcune parti dell'ordinamento, non utilizzando lo strumento dei procedimenti d'urgenza di cui si è abusato in Italia e si continua ad abusare e che stravolge il contenuto di leggi votate a stragrande maggioranza dal Parlamento.
L'altra questione che vorrei brevemente sottolineare riguarda tre articoli di questo decreto legge che, di fatto, colpiscono il nuovo regime delle autonomie locali (che fa acqua da tutte le parti). Mi riferisco alla reintroduzione di poteri specifici nella vita amministrativa delle Amministrazioni locali a carico dei Prefetti. E' un enorme passo indietro nei confronti della maggiore responsabilizzazione degli enti locali. Mi limito a questa illustrazione molto sintetica dell'ordine del giorno perch spero che gli interventi di altri Consiglieri possano arricchire ancora il dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grosso.
GROSSO Intervengo molto rapidamente su questo ordine del giorno che è già stato illustrato molto bene dal Consigliere Cucco. Premetto che ho anche firmato la mozione presentata dal Consigliere Maggiorotti che integra in maniera molto opportuna quanto, per certi versi, è già esposto in questo ordine del giorno.
Mi sembra che abbia assolutamente ragione chi sostiene che sia profondamente sbagliato affrontare i temi della criminalità, e in particolare quelli della criminalità organizzata, con degli strumenti d'urgenza. La criminalità organizzata si fronteggia innanzitutto con delle profonde e valutate riforme di strutture e di organizzazione, più che con misure d'urgenza specificamente ancorate al settore del diritto penale. In quest'ottica, e nell'ambito delle misure assunte dal Governo particolarmente grave mi sembra l'atteggiamento nei confronti della legge Gozzini, legge che non si è riusciti ad applicare correttamente a causa delle carenze di struttura, che risponde comunque ad un principio di civiltà al quale il nostro ordinamento giuridico non può assolutamente rinunciare. Nella nostra Costituzione sta scritto a larghe lettere che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. Non è in primo luogo punizione.
Con la legge Gozzini si è cercato di radicare nel tessuto del nostro ordinamento il principio della prevenzione speciale, della risocializzazione del reo, attraverso la rinuncia ad utilizzare inutili provvedimenti di restrizione della libertà personale, dando fiducia alle misure alternative, aprendo la speranza ai detenuti. Se ci sono stati alcuni fenomeni di devianza, peraltro limitati, non credo sia consentito arguire la necessità di modificare in profondità, come è stato prospettato originariamente dal Governo, il contenuto della legge Gozzini.
E' in questo spirito ed in questa prospettiva che aderiamo senza nessuna esitazione alla proposta dell'ordine del giorno n. 71 e alla mozione che verrà discussa successivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti che illustra la mozione.
MAGGIOROTTI Questo documento è a firma dei Consiglieri Calligaro, Grosso, Peano Leo e Maggiorotti. E' una mozione che impegna il Consiglio regionale, e per esso la Presidenza, a farsi portavoce presso il Governo e il Parlamento dei contenuti che andrò ad illustrare. In essa si chiede anche alla Commissione consiliare competente di svolgere, nei prossimi giorni, un sopralluogo nelle carceri piemontesi per verificare lo stato di salute e di assistenza dei detenuti e di relazionare al Consiglio circa gli effetti eventuali del decreto n. 324 e sulla situazione dei detenuti affetti da AIDS nel carcere delle Vallette i quali, da alcuni giorni, non assumono né cibo né farmaci.
Anche noi con questa mozione sottolineiamo i risultati positivi della legge Gozzini, in relazione alla sicurezza delle carceri e sul piano della prevenzione e della sicurezza sociale. Lo stesso Ministro dell'Interno ha asserito che il 99% di coloro che hanno potuto svolgere, oltre alla normale attività lavorativa orientata al proprio recupero, anche attività di pubblica utilità e solidarietà, ha risposto pienamente alle attese. E' certo che la legge Gozzini può essere migliorata nel rispetto dei principi costituzionali e delle esigenze di sicurezza, ad esempio attraverso l'aumento degli organici della magistratura di sorveglianza e ordinaria e con la definitiva e rapida applicazione della riforma del corpo degli agenti di custodia.
Nella mozione si osserva come il decreto legge n. 324 rischi di vanificare le innovazioni ed i significativi risultati raggiunti dalla legge Gozzini. Sottolineo che modificare semplicemente una disposizione di legge, senza tenere nel dovuto conto tutte le disposizioni collegate a questa, può vanificare lo stesso richiamo al dettame costituzionale che finalizza la pena al recupero sociale complessivo del detenuto.
Con questa mozione si esprime, inoltre, una piena solidarietà alle diverse categorie di operatori penitenziari impegnati da anni nel campo dell'assistenza e del reinserimento sociale e si chiede al Governo di ricercare formule che non vanifichino i positivi effetti della legge Gozzini. Tutto ciò, allo scopo di salvaguardare il diritto all'umanità della pena alla finalità dell'inserimento sociale dei cittadini detenuti.
Questi sono valori da compendiare nel più generale diritto alla sicurezza sociale. Si sostiene che sarebbe opportuno che, dai benefici della normativa vigente, venissero esclusi solamente coloro nei confronti dei quali è dimostrabile che mantengono rapporti con la criminalità organizzata.
Si dà mandato alla Presidenza del Consiglio di farsi portavoce presso il Governo e il Parlamento dei contenuti della mozione in questa fase di dibattito parlamentare.
Voterò a favore dell'ordine del giorno presentato precedentemente e invito i Gruppi ad approvare anche questa mozione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, colleghi, già stamane, a proposito di un altro argomento trattato nel corso dei nostri lavori, ho avuto modo di far cenno incidentalmente e brevemente, alla legge regionale che nel gennaio 1990 quest'aula approvò in applicazione della legge Gozzini, per quanto riguarda le misure alternative al carcere per i detenuti che possono usufruire dei benefici di legge previsti e cioè i detenuti che hanno avuto la condanna definitiva, che hanno scontato la metà più un giorno della pena e tutte le altre fattispecie che sono ben note a tutti noi. Questi benefici di legge come è stato opportunamente sottolineato, non c'entrano con l'allarme motivatissimo, ma un po' troppo enfatizzato, che è stato lanciato dagli organi di informazione a proposito della crescita di pericolosità della criminalità organizzata. Siamo un'assemblea legislativa, dobbiamo cercare di mantenere la calma e di considerare con molta attenzione l'evoluzione che avviene nella società civile, sapendo però discriminare tra l'enfasi giornalistica, i fatti effettivi che capitano e cosa possiamo fare noi per assicurare giustizia ai cittadini detenuti e sicurezza ai cittadini perbene.
Fatta questa premessa, e nel richiamare la discussione fatta già nella precedente legislatura sul problema carcerario e la legge regionale che approvammo in due riprese, a distanza di un anno, avendo la prima volta subito la bocciatura da parte del Commissario di Governo e registrando, in seconda battuta, la convalida molto significativa da parte della Corte Costituzionale in merito al proposito espresso dal Consiglio regionale del Piemonte di fare cose concrete per dare piena attuazione al principio fondamentale della legge Gozzini, quello di non esercitare una funzione vendicativa alla pena nei confronti dei detenuti, ma invece di aiutarli in un'opera di risocializzazione attraverso innanzitutto l'attività lavorativa, non possiamo chiudere gli occhi di fronte a quello che è avvenuto nelle settimane scorse e a quello che rischia di avvenire a partire dalla prossima settimana nelle aule parlamentari romane allorquando verranno in discussione gli emendamenti al decreto predisposti dal Governo. Temiamo che rischino di mettere seriamente in discussione le acquisizioni di civiltà che, per consenso pressoché unanime nella cultura giuridica democratica di questo Paese, la legge Gozzini ha portato con sé.
Quindi, ho sottoscritto, anche a nome degli altri due colleghi del Gruppo Verde, l'ordine del giorno il cui primo firmatario è il collega Enzo Cucco.
Non possiamo che votare a favore delle proposte concrete che lì sono contenute e che abbiamo voluto sottoscrivere. Voteremo anche a favore, per coerenza con il ragionamento di fondo che mi sono sforzato di richiamare l'ordine del giorno presentato dal collega Maggiorotti che ci pare contenga una specificazione opportuna. Non ci vedrei nulla di male, laddove non fosse possibile integrare materialmente i due ordini del giorno, nel procedere per votazioni separate. Nell'uno e nell'altro caso ci sarà l'assenso del Gruppo dei Verdi perché riteniamo di dover assolutamente fare cose concrete che ci competono.
Una cosa concreta è quella di ribadire al Parlamento nazionale un orientamento di fondo che, già nella precedente legislatura abbiamo avuto modo di ribadire per ben due volte nei termini che ho richiamato auspicando, signor Presidente della Giunta, che la legge n. 1/90, che detta norme per l'utilizzo di detenuti in semilibertà per lavori ambientalmente utili e che instaura un rapporto concreto tra la Regione e gli enti locali non resti lettera morta. Ci risulta che dei 200 milioni messi a bilancio per il 1990 non sia stata spesa nemmeno una lira. Pertanto, c'è l'esigenza di valorizzare le norme che abbiamo approvato fornendo ai Comuni tutte le informazioni utili affinché possano utilizzare i benefici della nostra legge che prevede non moltissime risorse; sarebbe però davvero molto brutto se anche quelle poche risorse destinate non venissero minimamente utilizzate per fare quanto si è concordemente deciso in una legge votata all'unanimità dall'assemblea regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.
PEANO Svolgo la dichiarazione di voto a nome del Gruppo DC che approva sia la mozione che l'ordine del giorno presentato dal collega Cucco. Gli organi di informazione hanno riportato in questi giorni l'ampio dibattito in corso sulla possibilità di modifica del decreto, anzi, qualcuno prevede un miglioramento della legge Gozzini. Siamo, pertanto, favorevoli sia su quanto è espresso nella mozione che nell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Sarebbe opportuno che il Consiglio regionale si ponesse nei confronti delle istituzioni con un ordine del giorno. Se il collega Maggiorotti e gli altri Consiglieri che hanno sottoscritto la mozione sono d'accordo aggiungerei alla prosa dell'ordine del giorno il richiamo al capo VIII del decreto sull'ordinamento delle autonomie locali e la parte che inizia con la parola "sollecita", fino al termine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non sarò tra i firmatari di questi documenti. Richiamo qualche minuto di attenzione su questo particolare. Non ci sottraiamo ad un voto favorevole, ma abbiamo qualche dubbio sull'opportunità dell'iniziativa che è stata avviata. La politica è anche prudenza. E' certo che le argomentazioni che sottendono ai documenti che ci sono sottoposti non possono, in termini razionali, che vederci d'accordo; dobbiamo però chiederci se con queste iniziative contribuiamo ad un processo di crescita solidale che deve vedere il Paese e la società coinvolta in modo integrato. Se in un processo si creano steccati e separatezza, significa non farlo procedere, ma minarlo. Sono convinto che sia estremamente pericoloso e controproducente avviare, all'interno di un mondo così delicato come quello carcerario, una qualunque operazione che sappia di ritorno al passato. Questo, nel mondo carcerario non è accettato quindi, anche solo in termini tattici, è da considerarsi imprudente, per non dire di peggio, qualunque tentativo o qualunque iniziativa tendente a riportare indietro una situazione minimamente consolidata. Ci sembra quindi che l'iniziativa del Governo, almeno da questo punto di vista, riveli poca prudenza.
Non possiamo non essere consapevoli del fatto che esiste, su questo, un allarme sociale e l'allarme sociale è uno degli elementi che nella cultura penalistica rappresenta il fondamento, non soltanto della sanzione, ma addirittura della previsione penalistica. Ebbene, l'impressione che il sistema giudiziario italiano e il sistema sanzionatorio, cioè quello carcerario, non siano più in grado di governare il sistema della società civile, è il vero allarme sociale e richiede qualche riflessione. Dobbiamo chiederci, cioè, se non sia il caso di registrare, che in una società civile, la sanzione vera, la pena, non è più la privazione della libertà considerata come lo stare all'interno di alcune mura oppure l'essere privati della libertà nei termini di sua concretizzazione in attività specifiche. La legge Gozzini si era mossa su questa logica: l'essere privati della libertà è anche la privazione di alcune relazioni e non il contenimento fisico.
Devo dire però che in questo Paese, grazie anche ad un sistema sensazionalistico di informazione della pubblica opinione, si continua a sbattere i mostri in prima pagina; grazie a Dio, però, esiste una Magistratura che rifiuta questa logica e che ha portato, ad esempio, alla sentenza di ieri, rispetto alla quale ci sarebbe beffa perché qualcuno non è stato condannato. Non si fanno i processi per condannare, bensì per giudicare; quindi, ogni volta che il Magistrato emette una sentenza che mette in discussione il percorso portato avanti dalla Magistratura, è un momento di rivalutazione della Magistratura stessa che riflette al proprio interno i percorsi seguiti.
Se non siamo capaci di uscire da questo meccanismo, rischiamo che i documenti come quelli di oggi non recuperino l'anello fondamentale di una società evoluta, l'anello della comprensione e del consenso sui processi.
E' probabile che il documento che andiamo ad approvare venga visto dall'opinione pubblica più disinformata, come un elemento che porta allo sfascio del Paese ed alla libertà di delinquenza.
In questo senso, forse, sono riuscito a far cogliere, a chi ha voluto seguire il mio intervento, il motivo per il quale il Gruppo liberale non firma il documento. Sono argomenti liberali, ma la prudenza di governo liberale ci farebbe riflettere sull'opportunità di avviare, a livello regionale, un contenzioso con il Governo in ordine ad una manovra di emergenza come quella del ritorno al passato sulla legge Gozzini. Forse per prudenza politica, questa vicenda non era da affrontare in questo momento. In effetti, continuiamo a ripetere luoghi comuni senza andare al centro della questione. Si ripropone il problema della criminalità organizzata; i giornali sono pieni di articoli sui Magistrati, Sindaci Prefetti e Questori che si lamentano che lo Stato li lascia soli dimenticando che loro sono lo Stato. Quando pensiamo allo Stato, dovremmo chiederci a chi pensiamo. Pensiamo al nostro Sindaco, al nostro Questore al nostro Prefetto, al nostro Pretore, al nostro Tribunale, alla nostra Corte d'Appello, alla nostra Corte d'Assise, al nostro Consiglio regionale? Questo è lo Stato! Quando ci chiediamo se la nostra società progredisce o non progredisce, lo facciamo soprattutto in termini localistici, prima di sapere qual è stato il rapporto dello Stato con il nostro Comune, la nostra Regione, la nostra Provincia, il nostro Questore, il nostro Prefetto, il nostro Tribunale, il nostro Pretore, ci chiediamo come funzionino i nostri livelli e incredibilmente aderiamo tutti a questa sceneggiata nella quale un terzo del Paese si sta staccando da un sistema europeo avanzato, civile e moderno. La responsabilità è unicamente di uno Stato che lascia solo qualcuno che, guarda caso, invece non è solo perché ha risorse finalizzate al superamento dei problemi, più di quante non ce ne siano nel resto del Paese, ha più Magistrati, più Carabinieri, più Sindaci, più Consiglieri regionali. Mi rendo conto che sono questioni che non si possono costringere all'interno dello spazio che ci siamo autodeterminati. Mi pare peraltro politicamente imprudente affrontare, a livello regionale, questioni di questa natura che rischiano di far sembrare che questa istituzione stia da una parte del problema: noi, invece, stiamo sul problema stesso e non prendiamo posizioni a favore di qualcuno dei contraenti sulla vicenda.
Diversamente, bisognerebbe andare a fondo nella questione per capire il perché delle scarcerazioni; non è la legge Gozzini che fa uscire la gente dalla galera, e magari se lo diciamo rischiamo qualche oltraggio. Se un detenuto esce dal carcere non è la legge Gozzini che lo fa uscire; la legge Gozzini registra qualcosa che è avvenuto. Non si ritiene mai di dover imputare alla responsabilità di qualcuno il fatto che si siano verificati episodi che giustificano l'intervento della legge Gozzini, altrimenti scatterebbero alcune ipotesi di reato e io non voglio correre questi rischi, soprattutto facendo l'avvocato.
Da parte liberale, almeno personalmente, ci sarà un voto di sostegno a questo ordine del giorno. C'è comunque una riflessione sull'opportunità di aver avviato, in termini così marginali, una questione drammatica. Come Partito e come persone, siamo vicini ai destinatari di questo provvedimento. Ci rendiamo conto che il problema è affrontato con superficialità, senza un adeguato sostegno delle artiglierie (che in un Paese moderno sono i mass media che, a loro volta, in questo Paese, non sono il gioco delle artiglierie, ma sono il gioco delle mine). Questo sistema politico è minato dal sistema di informazione, che dovrebbe essere il veicolo che lo rende credibile o non credibile o discutibile presso la pubblica opinione. In mancanza di questo, tale atto, che culturalmente ed umanamente è del tutto condivisibile, rischia di diventare politicamente un altro mattone che aggiungiamo a quel processo culturale che tende a descrivere un sistema dell'istituzione non in grado di cogliere la vera domanda della società civile, una domanda di ordine e di sistema più organizzato e più evoluto.
Mi rammarico, quindi, di non poter sottoscrivere, per ragioni di prudenza, un documento che invece, negli elementi, ci vede sostanzialmente condividenti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cucco ha proposto di unificare i due testi. Il Consiglio e i proponenti debbono esprimersi sul tale proposta.
Mi è giunto in questo momento il nuovo testo integrato che unifica le due posizioni precedenti, che vengono ritirate.
Pongo in votazione il documento unificato sottoscritto dai Consiglieri Cucco, Maggiorotti, Calligaro, Peano, Staglianò, Rossa, Miglio, Leo, Segre Marengo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Nella convinzione che la Legge Gozzini rappresenti un significativo passo avanti nell'applicazione dei principi costituzionali dell'umanizzazione della pena e della sua finalità risocializzanti la Legge Gozzini abbia fornito notevoli risultati circa la sicurezza delle carceri ma anche sul piano della prevenzione e della sicurezza sociale. Ciò stando alle dichiarazioni del Ministro dell'Interno che ha asserito che '.., il 99% di coloro che hanno potuto svolgere, oltre alla normale attività lavorativa orientata al proprio recupero ed alla reintegrazione sociale, attività di pubblica utilità e di solidarietà, nel tentativo di dare concretezza alla speranza di reinserimento sociale hanno pienamente risposto alle attese...' la Legge Gozzini può senz'altro essere migliorata nel rispetto dei principi costituzionali e delle esigenze di sicurezza, attraverso la sua completa attuazione, che prevede, tra l'altro, l'aumento degli organici della Magistratura di Sorveglianza ed Ordinaria del personale penitenziario e con la definitiva e rapida approvazione della Riforma del Corpo degli Agenti di Custodia. Tale modifica deve essere orientata ad elimina-re gli abusi avvenuti in sede attuativa e che, accompagnati alle carenze organizzative dell'apparato giudiziario, hanno dato adito ad episodi che hanno sfavorevolmente colpito la pubblica opinione considerato che il Decreto Legge n. 324 del 13 novembre 1990, recante modifiche all'ordinamento penitenziario in materia di permessi, lavoro esterno semilibertà ed affidamento in prova al servizio sociale, rischia di vanificare le importanti innovazioni ed i significativi risultati resi possibili dalia Legge citata modificare una singola disposizione di legge senza tenere conto di tutte le disposizioni ad essa collegate da un'impalcatura coerente ed ordinata, può vanificare lo stesso richiamo al disegno costituzionale con l'introduzione di criteri di retroattività in materia penale specie in un sistema giudiziario caratterizzato da ritardi cronici nella definizione dei procedimenti, non solo si ledono aspettative maturate ed acquisite ma si possono produrre ingiuste disparità di trattamento, spesso collegate a mera casualità rilevato che le norme previste dal cap. VIII dello stesso decreto, in particolare agli articoli 18, 19 e 20, appaiono confuse, incomplete e soprattutto lesive dei principi di autonomia recentemente definiti e riaffermati dalla legge 8 giugno 1990, n. 142 Ordinamento delle autonomie locali, così come rilevato anche dall'ANCI Esprime la propria solidarietà alle diverse categorie di operatori impegnate da anni nel campo dell'assistenza e del reinserimento sociale dei detenuti chiede che il Governo ricerchi formule che non vanifichino i positivi effetti della Legge Gozzini Cioè la salvaguardia del diritto all'umanità della pena, al trattamento ed al reinserimento sociale dei cittadini detenuti, valori da compendiare nel più generale diritto alla sicurezza sociale (sarebbe opportuno che dai "benefici" della vigente normativa fossero esclusi solamente coloro che mantengono rapporti con la criminalità organizzata - essendo questo lo scopo dichiarato) sollecita il Parlamento ed il Governo: ad approvare urgentemente il disegno di legge di riforma del personale penitenziario attualmente all'esame del Senato a coprire i posti vuoti in organico delle equipes carcerarie per quanto riguarda medici, psicologi, educatori, assistenti sociali, ecc.
a creare ed istituzionalizzare sedi e modi di confronto preventivo con le Regioni su tutti gli aspetti dell'applicazione della riforma penitenziaria, con particolare riferimento ai temi della territorializzazione della pena, ai programmi di edilizia penitenziaria alla creazione di strutture a carcerazione attenuata, alla formazione ed all'aggiornamento degli operatori Dà mandato al Presidente del Consiglio regionale di farsi portavoce di quanto contenuto nella presente mozione presso il Governo ed il Parlamento alla competente Commissione Consiliare di svolgere nei prossimi giorni un sopralluogo nelle carceri piemontesi per verificare lo stato di salute e di assistenza ai detenuti, nonché di relazionare al Consiglio circa gli effetti eventuali del decreto n. 324/90 e sulla situazione dei detenuti affetti da AIDS - che non assumono da alcuni giorni né cibi n farmaci".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 4 astensioni.


Argomento: Resistenza

Esame ordine del giorno n. 21 sulla Resistenza


PRESIDENTE

Il punto 13) all'o.d.g. prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 21 sulla Resistenza.
Questo documento era stato presentato dal Consigliere Ferrara e il Consiglio aveva dato mandato alla Presidenza di inviarlo al Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione. L'ordine del giorno è stato emendato da una Commissione che ha approfondito l'esame della questione ed è stato poi votato all'unanimità dal Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione.
La discussione è già avvenuta all'interno del Comitato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.
CUCCO Ho letto con attenzione l'ordine del giorno predisposto dal Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza. Speravo che l'ordine del giorno fosse un passo avanti rispetto a quello, che non condividevo presentato dal Consigliere Ferrara.
Mi sono reso conto, invece, che l'ordine del giorno predisposto dal Comitato non è né un passo avanti né un passo indietro, ma è tutta un'altra cosa. Ci si mette, cioè, di fronte ad un ordine del giorno in generale sulla Resistenza quando, in realtà, le polemiche che sono apparse alcune settimane fa sui giornali non avevano a che fare con il significato generale della Resistenza e di quello che ha significato nella storia italiana, ma avevano a che fare con alcune cose che sono capitate dopo la Resistenza e con alcune strumentalizzazioni che qualche Partito ha voluto fare di notizie che non erano uscite.
Ora, se per la vicenda Gladio tutto deve essere chiaro, lucido ed esplicito, anche quello che c'è dietro Gladio, tutti hanno il diritto di sapere cosa è accaduto dopo la fine ufficiale di quell'importante periodo della nostra storia che è la Resistenza.
Dal mio punto di vista non è nemmeno in discussione la validità dei valori della Resistenza e degli uomini che hanno combattuto in quel momento storico. Quello che si mette in discussione è la censura che è stata organizzata per anni su quanto è accaduto dopo la Resistenza.
Non entro nel merito delle vicende, che si conoscono e che non si conoscono. L'ordine del giorno dice che ormai di quei fatti si conosce tutto; non credo affatto che si conosca tutto di quei fatti, così come non si conoscono molte cose di quello che è accaduto, o perlomeno la popolazione non è a conoscenza di molte cose che sono accadute in quegli anni.
Per questi motivi molto sinteticamente esposti, non parteciperò alla votazione di questo ordine del giorno, perché lo ritengo non sbagliato, ma totalmente fuori luogo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Ci si trova a dover prendere una posizione un po' improvvisata su questioni di grande portata. Personalmente mi asterrò. Non so che giudizio riterrà di dare il collega; sono valutazioni che si improvvisano.
Questo ordine del giorno non merita un voto perché ripete alcune banalità, quindi non mi pare il caso che un Consiglio regionale voti su delle banalità, come quella, per esempio, di dire che "ha significato per l'Italia il riscatto dagli anni più bui del fascismo". La Resistenza la conosco dal giorno dopo in cui il fascismo ha cessato di esistere in questo Paese, perché l'8 settembre è venuto dopo il 25 aprile. Se parliamo di quello che c'è stato prima del 25 aprile, parliamo di cose ben diverse da quelle che hanno sollevato le polemiche. Un Consiglio regionale deve riflettere anche sul fatto che una cosa è la Resistenza fino al 25 aprile altra cosa è la Resistenza dall'8 settembre in poi. Certo, qualcuno ha interesse che questo non si sappia, perché il peso che hanno avuto nella Resistenza ideale alcuni gruppi politici, prima del 25 aprile, è diverso dal peso che alcuni partiti hanno avuto nella Resistenza, dopo l'8 settembre. E' in questa sfasatura che sono nate le vicende, perché la Resistenza, dopo il 25 aprile, non è quel mito di cui si parla, è una cosa ben diversa, sulla quale gli storici faranno giustizia, ma rispetto alla quale non è legittimo che il Consiglio regionale metta un altro velo di indifferenza.
Possiamo immaginare che, dopo il 25 aprile, sia sorto improvvisamente un fenomeno, come quello che tutti abbiamo visto, come quello dei vari triangoli? Si sono costruiti i fucili in casa? I fucili in casa si facevano prendendo i tubi dei tralicci delle tende militari. Ebbene, quei tubi delle tende militari ospitavano perfettamente la pallottola del 91, con il risultato che bastava infilare la pallottola del 91 nella parte più stretta del tubo, porre questo sopra un pezzo di legno con una molla che azionava un percussore, che era poi un chiodo da carpentiere, e si costruiva il fucile.
La verità, però, è diversa. La Resistenza è un periodo della nostra storia che ci ha visti uniti contro il fascismo e contro il nazismo, ma fortemente divisi rispetto al nostro futuro. Questa è una realtà storica che dovrà emergere per giustificare anche altri fenomeni (è stato accennato il Gladio). Nella Resistenza c'era una Resistenza europeista, atlantista e garantista; non è un caso che i lanci dagli alleati privilegiassero alcune formazioni partigiane e ne penalizzassero altre. Questa è la storia della Resistenza! E' anche la storia di formazioni partigiane in conflitto tra di loro, perché nella Resistenza c'erano, dopo l'8 settembre, alcuni disegni politici. Non è storicamente accettabile immaginare che le cose avvenute dopo fossero faide personali. Sono state la conseguenza ed il seguito aberrante di alcune questioni che storicamente andranno approfondite ed accertate. Si resisteva tutti contro qualcosa, ma si aveva, del futuro del nostro Paese, un'idea diametralmente opposta.
Cinquant'anni dopo, disegnare la Resistenza come qualcosa di diverso che non avesse al suo interno anche la costruzione di società in contrapposizione l'una all'altra, mi sembra ingenuo; è come dire che improvvisamente, i fatti brutti che sono avvenuti il giorno dopo sono nati non si sa come. Sono - ripeto - una conseguenza aberrante, politicamente non ascrivibile ad alcuna forza in campo. Sulle vicende della storia,o si interviene con autorevolezza storica o non si interviene.
Se questo Paese non è riuscito a superare la criminalità organizzata nel sud e vede mettere in discussione il senso dello Stato nel nord, ci sarà pure qualche ragione. Non il sottoscritto, ma De Ruggero ed altri hanno ascritto al forcipe comunista della storia di questo Paese la deligittimazione dello Stato. Quando si è voluto far credere che questo Paese è nato il 25 aprile, in una festa paesana, e si è dimenticato che prima di allora c'era uno stato liberale, c'erano le tensioni del solidarismo cattolico e socialista, probabilmente si è minato lo Stato in quello che era riuscito a costruire. Questo Stato va ricostruito, ma bisogna che qualcuno si prenda le proprie responsabilità. Si è continuato a dire che questo Stato è nato dalla Resistenza negando evidentemente tutto quanto c'era stato prima. Perché si è voluto negare da parte di qualcuno che non ci fosse? E l'enfatizzazione della Resistenza è stata anche una fortunata occasione, per qualche forza nella sinistra, fortemente minoritaria, per diventare una presenza, non ancora maggioritaria, ma sicuramente forte nella sinistra di questo Paese. Forse qualcuno si risentirà, ma avrà tutto il tempo per replicare. Queste questioni lasciamole trattare a chi di dovere, non certo al povero Marchini che della Resistenza, ricorda il particolare dei tubi (che magari può avervi interessato) e non certo i nostri ufficiali che al Moncenisio, dopo avere lucrato stipendi, gradi e carriere, dicevano: "Ma non vorranno mica resistere?". E' un piccolo episodio che mi ha raccontato mio padre; al Moncenisio i tedeschi sono stati fermi una settimana perché un ufficiale che non aveva capito che non si doveva resistere, ha sparato un colpo, quel colpo ha centrato un carro armato e i tedeschi si sono spaventati.
Di questo pezzo della nostra storia, se ne devono occupare gli storici con serietà e con scrupolo scientifico. Le convinzioni di parte non portano che a ripetere dei luoghi comuni e i luoghi comuni non hanno consentito alla legge Gozzini di andare avanti: i luoghi comuni non consentiranno a questo Paese di riconoscere e di costruire le proprie origini e le proprie radici. Abbiamo sentito dire in quest'aula che l'italiano è il dialetto di Firenze. Cari amici, qui qualcuno dice che l'"Infinito" di Leopardi è un'operetta dialettale, scritta da uno che parla in dialetto toscano? BOSIO Certo non per colpa della Resistenza! MARCHINI Collega, se ragionamenti di questo genere trovano, nella società civile, un credito tale da portarlo nelle aule parlamentari, significa che noi non siamo in grado, come sistema, come Stato, come cultura di questa nazione, di contrapporre, a questi altri argomenti. Allora, dobbiamo chiederci perché non abbiamo questi argomenti. Chi ha distrutto questi argomenti?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avevamo già espresso un vivo apprezzamento per l'ordine del giorno nella sede in cui era stato presentato. Avevamo anche auspicato che in quella stessa sede fosse approvato, perché ne sarebbero emersi con più evidenza i valori dell'immediatezza, della tempestività e della risposta istituzionale alla crisi che si stava cercando di innestare attorno ai valori della Resistenza, che aveva colpito duramente la nostra comunità piemontese oltre ai danni che si stava tentando di provocare, sul piano nazionale all'immagine della Resistenza stessa.
Quindi, pur sollevando qualche perplessità per il tempo che abbiamo impiegato ad arrivare a questa conclusione, ritengo che l'ordine del giorno sia perfettamente congruente con lo spirito e le motivazioni che avevano portato alla sua stesura da parte del collega Consigliere Ferrara. Esprimo dunque apprezzamento e l'intenzione del voto favorevole.
Non ho capito l'intervento del Consigliere Marchini, che non vorrei riprendere perché mi sembra agiti elementi di ricostruzione di una fase storica. Mi limito a dire che questa è la Repubblica nata dalla Resistenza e le ragioni storiche per le quali questo Stato oggi esiste sono da ricondurre agli anni della lotta di Liberazione, ai valori, alle spese, al tributo di sangue.
Certo, prima ci sono state generazioni e culture di tipo democratico e liberale, ma non siamo qui né per ridiscutere né per esonerare le classi che avevano governato l'Italia prefascista dalla loro responsabilità per aver comunque permesso che l'Italia cadesse nelle mani del fascismo e vi restasse per oltre vent'anni. Proprio perché questo sarebbe un dibattito di altro ordine, non ritengo debba essere ulteriormente approfondito. Esprimo anche a nome del Gruppo comunista, l'approvazione per questo documento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, sull'ordine del giorno che ho presentato tempo fa c'era già stato un bel dibattito, quindi non mi pare sia il caso di tornare a discuterne.
Avevo presentato questo ordine del giorno - e l'avevo detto nel mio intervento - perché consideravo inaccettabile che un momento importante sia pure con molte zone scure, della vita politica del nostro Paese fosse usato strumentalmente da parte di qualcuno, a volte per fini interni ai partiti, per delegittimare lo Stato repubblicano. Noi crediamo che la Resistenza, pur con le manchevolezze che ha dimostrato (ma quasi tutte si sono manifestate nel periodo successivo alla Liberazione), pur con tutti i limiti che ha avuto, sia stato comunque un momento fondamentale per le scelte politiche che hanno caratterizzato il nostro Stato negli anni successivi; ci è sembrato giusto, quindi, riaffermare questi valori in un momento in cui venivano strumentalmente posti in discussione. Il discorso è molto più ampio e sarà la Storia a dare delle sentenze definitive, nessuno ha la pretesa di darle ora. Una cosa è certa: noi, fin da oggi, senza aspettare gli storici, possiamo riaffermare quei valori, possiamo riconoscerci in quei valori e possiamo contrapporci a chi, su quei valori cerca di gettare fango. Riteniamo che una presa di posizione istituzionale per riaffermare la validità di questi valori, per cercare di portare ai giovani l'immagine più corretta possibile della Resistenza, sia un dovere alto che questo Consiglio regionale può e deve assumersi.
Questo era lo spirito con il quale abbiamo presentato il nostro ordine del giorno che, se devo essere sincero, ma in questo sono un pochino parziale, mi piaceva di più rispetto a questo. Credo, comunque, che s'inquadri in questo spirito, quindi il Partito repubblicano voterà a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Esprimo, a nome del Gruppo socialista, il voto favorevole all'ordine del giorno che forse avrebbe dovuto essere più preciso, non tanto sulle parole, sulle quali potremmo chiedere maggiore precisazione, quanto su alcune affermazioni che contano e sullo spirito con il quale è stato predisposto.
Lo spirito e le parole sono dirette a mettere un punto fermo su una questione che è stata messa in discussione attraverso fatti esplosi dopo quarantacinque anni, che traggono la loro origine dal "triangolo della morte", quindi estranei alla Resistenza e al suo spirito. Comunque, sono dell'avviso che verranno effettuate delle indagini. Ciò che non è in discussione, invece, sono i valori che hanno dato vigore, che rappresentano la nostra stella polare che ci ha consentito di superare tanti momenti di grande difficoltà.
La volta scorsa ho parlato del tentativo di mettere in discussione la Resistenza, che noi abbiamo inteso come il secondo Risorgimento, e nel dibattito, nella ricerca di cose che riguardano la Storia, c'è stata anche la messa in discussione dei valori del Risorgimento. Partendo dall'affermazione netta della intangibilità degli ideali e dei valori della Resistenza, mi sembra doveroso dare una risposta altrettanto ferma sulla intangibilità di alcuni valori che riguardano il Risorgimento. E' una risposta doverosa che questo Consiglio regionale, seppure in ritardo rispetto alle polemiche, deve dare, ma è anche un rinnovato impegno su una particolare attenzione rispetto ad un dibattito fatto non di polemiche, ma di proposte che sono tra di loro anche preoccupanti. Perché se è vero, cari colleghi, che la Costituzione e questo Stato sono nati dalla Resistenza, è anche vero che in questi giorni è stato istituito un Comitato per rielaborare una costituzione ipotetica che dovrebbe sostituire l'attuale.
Avrete letto, sui giornali di questa mattina, che la Lega Nord sta menando vanto per aver messo in piedi un Comitato che si appresterebbe a rielaborare alcune cose fondamentali scritte nella Costituzione, che guarda caso, riguardano proprio il ruolo delle Regioni. Ho l'impressione che questo stia diventando un fatto politico con il quale il Paese dovrà misurarsi. La Lega Nord si appresta ad affrontare a tutto campo la discussione politica nel Paese; si parla di immaginare una Costituzione con tre grandi regioni e questo corrisponderebbe naturalmente ad un profondo smembramento dello Stato unitario che i padri del Risorgimento hanno messo in piedi con grande fatica e sacrifici e corrisponderebbe ad uno stravolgimento del quadro previsto dalla Costituzione, nata dalla Resistenza.
Noi socialisti diciamo che è importante dare una risposta alle polemiche che sono esplose quasi inopinatamente, ma che è altrettanto importante cercare di capire il segno politico, che non si è fermato alle polemiche che hanno interessato alcune zone del nostro Paese e sulle quali abbiamo già fatto chiarezza, sia per quanto riguarda la Resistenza sia per quanto riguarda il Risorgimento. C'è un altro fatto politico importante con il quale dobbiamo misurarci e verso il quale dobbiamo essere molto attenti perché si introduce, nella vita del Paese, come elemento di profonda modifica del dato costituzionale che abbiamo messo in piedi con la lotta di Liberazione e con la costituzione della Repubblica.
Nel momento in cui diciamo sì a questo ordine del giorno, diciamo anche che c'è un nuovo impegno, quello di difendere nei fatti i valori della Resistenza, aggiornando le nostre istituzioni perché siano sempre più vicine alla gente, operando in modo che la domanda della gente di voler contare non sia vanificata. Ci proponiamo questo come socialisti, perch riteniamo che questi valori si debbano difendere dando loro sostanza e realizzando qualche cosa che, nel corso di cinquant'anni, si è un po' sbiadito. C'è bisogno di ammodernare, di aggiustare, senza che altre forze irrompano sconvolgendo un quadro politico che ha ancora vigore e che trae origine dalla Resistenza. Questa è la nostra proposta: nuovo impegno affinché si dia risposta politica al dibattito entrato in una realtà i cui obiettivi sono sicuramente uno sconvolgimento preoccupante.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri che interviene in qualità di Consigliere.
FULCHERI Siccome hanno parlato i Capigruppo, desidero soltanto dire che non sono completamente d'accordo con il Capogruppo Marchini. In sede di Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza ho approvato l'ordine del giorno e lo approvo anche oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Peano.
Ne ha facoltà.
PEANO Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto a nome del nostro Gruppo. Per rispetto al Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza che ha preparato questo ordine del giorno, riteniamo debba essere votato favorevolmente. Non penso che questo documento arrivi in ritardo: credo che ognuno di noi sappia quanto, nei giorni scorsi, la Resistenza sia stata attaccata da parte di personaggi che hanno cercato di rivendicare il ruolo storico di quel periodo. Alcuni mesi fa abbiamo parlato in quest'aula del problema del "triangolo rosso" che era venuto in evidenza e che aveva cercato di cancellare i valori veri della Resistenza ma che apparteneva ad un periodo successivo e non era momento forte del periodo storico della Resistenza che ha avuto un vero valore di secondo Risorgimento. Credo quindi doveroso riaffermare quanto è stato detto nei mesi scorsi e dire quanto sia ancora importante, forte ed attuale il valore storico della Resistenza. Diamo dunque parere favorevole a questo ordine del giorno, sia per rispetto a coloro che lo hanno presentato sia per rispetto al valore storico della Resistenza.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte offeso dall'attacco alla Resistenza seguito alle polemiche per fatti avvenuti dopo l'insurrezione nazionale che ha concluso la guerra di liberazione sottolinea che in realtà nulla di nuovo si afferma circa la legittimità di tali fatti ritiene che debbano essere tenute ben distinte le valutazioni di un periodo della Storia Nazionale che ha significato per l'Italia il riscatto dagli anni più bui del fascismo e della sua guerra dalle azioni delittuose che a tale periodo hanno fatto seguito contravvenendo agli ordini del Comitato di Liberazione Nazionale denuncia il tentativo di strumentalizzazione messo in atto da una campagna tesa a delegittimare la Resistenza, per fini certamente non riconducibili alla volontà di ricerca della verità storica afferma che nessun dibattito di opinioni sulla Resistenza può essere affrontato senza la comprensione dei motivi storici che l'hanno generata e alimentata e ribadisce che la Resistenza ha rappresentato il moto liberatorio con il quale l'Europa ha risposto alla minaccia del nazismo e del fascismo, che avrebbero sicuramente distrutto la sua civiltà recidendone le radici ideali riconferma nei valori della Resistenza, comune patrimonio da trasmettere alle nuove generazioni, quegli ideali per i quali antifascisti e resistenti fecero quanto dettato dalla loro coscienza di uomini liberi.
Il prezzo di questa scelta fu alto in caduti, torturati, deportati internati civili e militari, combattenti del Corpo Italiano di liberazione.
In questi sacrifici si fonda l'Italia democratica e la sua Costituzione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 1 contrario (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Gruppi consiliari

Esame progetto di legge n. 16: "Modificazioni ed integrazioni alle LL.RR. 10/11/1972 n. 12 e 8/6/1981 n. 20 e successive modificazioni ed integrazioni, in materia di funzionamento e di personale dei Gruppi consiliari"


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 16.
Il testo è stato approvato dalla I Commissione all'unanimità dei Consiglieri presenti nella seduta del 29/11/1990.
Relatore è il Consigliere Porcellana che dà per letta la relazione.
Se non vi sono interventi, procediamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 36 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 36 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 36 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dai Consiglieri Marino e Segre: al punto b) sostituire "da 3 a 5 Consiglieri" con "3 Consiglieri" e aggiungere punto b2): "quattro unità per ogni Gruppo consiliare, costituito a norma di Regolamento e a cui siano iscritti da 4 a 5 Consiglieri, delle quali 1 di qualifica non superiore alla VI, 2 di qualifica non superiore alla VIII, 1 di qualifica funzionale non superire alla I dirigenziale".
Emendamento presentato dal Consigliere Cucco: aggiungere il seguente capoverso: "Il personale assegnato ai Gruppi consiliari deve possedere i titoli necessari per la copertura dei posti con le qualifiche funzionali previste dal presente articolo, ovvero devono aver ricoperto la stessa qualifica funzionale od equivalente per un periodo precedente di almeno 10 anni".
La parola al Consigliere Marino per l'illustrazione del primo emendamento.
MARINO La discussione in I Commissione è stata molto interessante. Essa riguarda, da una parte, l'uso di risorse della Regione Piemonte e dall'altra, il ruolo dei Gruppi consiliari. Non entro nel merito del progetto di legge, ma voglio fare un breve accenno alle potenzialità di lavoro. Per la Regione Piemonte, la possibilità di svolgere compiutamente il ruolo istituzionale è particolarmente penalizzato rispetto alle realtà di altre Regioni e sarebbe utile, a questo proposito, raccogliere i dati delle risorse dei Gruppi consiliari delle altre Regioni. Per esempio, nella Regione Lazio ci sono cinque o sei funzionari per un Gruppo consiliare formato da una persona: lo stesso dicasi per la Regione Emilia Romagna dove ce ne sono quattro. L'emendamento che proponiamo tende ad aumentare di una unità i funzionari dei Gruppi consiliari formati da quattro Consiglieri e, quindi, conseguentemente modifica progressivamente il numero dei funzionari dei Gruppi più numerosi.
Questo tipo di proposta ha delle giustificazioni che sicuramente molti dei presenti comprendono, quindi sono difficilmente strumentalizzabili.
Conseguentemente a questa proposta, ritengo, personalmente (ma su questo non ho avuto modo di confrontarmi con gli altri firmatari dell'emendamento), più utile il potenziamento del lavoro dei Gruppi consiliari attraverso l'aumento dei funzionari, piuttosto che l'aumento di risorse che i Gruppi e i funzionari hanno. Credo che la proposta sia chiara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Signor Presidente, siccome sono stati presentati alcuni emendamenti qualcuno con un margine di anticipo e qualche altro all'istante, e siccome si tratta di materia che richiede una verifica da parte di tutti i Gruppi consiliari e le proposte di modifica sono nuove rispetto alla discussione in Commissione, suggerisco l'opportunità di una breve sospensione per verificare l'insieme degli emendamenti.



PRESIDENTE

Credo che il Consigliere Monticelli abbia ragione perché la materia è molto specifica e complessa. Gli emendamenti hanno richiesto una riflessione giuridica circa la possibilità di applicazione concreta. Credo che a questo punto la Conferenza dei Capigruppo possa riunirsi insieme al Consigliere relatore.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.55 riprende alle ore 18.35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I due emendamenti all'art. 4, sono ritirati dai proponenti in quanto è stato presentato dai Consiglieri Picchioni, Cavallera, Monticelli il seguente emendamento soppressivo all'art. 4: "l'art. 4 è soppresso".
Pongo pertanto in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 2 astensioni.
ART. 5 - I Consiglieri Picchioni Cavallera e Monticelli presentano il seguente emendamento: "la lett. c) comma l., dell'art. 5 è soppresso." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 33 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Il Consigliere Cucco presenta il seguente emendamento aggiuntivo: "Articolo 6 il comma 4, dell'art. 4 della legge regionale 10 novembre 1972, n. 12 e successive modificazioni ed integrazioni è così sostituito: "Entro il 31 gennaio di ogni anno i Presidenti dei Gruppi consiliari presentano all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale un conto consuntivo delle entrate e delle uscite dei Gruppi stessi, sulla base di una bozza predisposta dall'Ufficio di Presidenza.
Al conto consuntivo deve essere allegata, da parte dei Presidenti dei Gruppi, una relazione sottoscritta da un revisore dei conti iscritto all'Albo.
I conti consuntivi sono pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
L'Ufficio di Presidenza allega tali conti consuntivi alla rendicontazione prevista dall'art. 5 della Legge 6 dicembre 1973, n. 853".
La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Sottolineo come da parte mia fino ad ora, ma credo anche da parte di tutti i Gruppi, ci sia stata l'esigenza di intervenire in modo non demagogico su una questione che potrebbe dar adito a polemiche tutt'altro che lontane dalla demagogia. Mi spiego. Come facente parte del Partito Radicale, che ha sempre tenuto molto presente le spese degli eletti, mi richiamo essenzialmente a due principi: quello dei mezzi e delle strutture al posto degli stipendi e quello della trasparenza delle spese. Questo emendamento va nella direzione del secondo principio che ho enunciato, cioè della trasparenza dell'attività, anche di tipo economico, dei Gruppi consiliari. Ho già detto che questo non deriva da posizioni populiste o demagogiche, ma semplicemente da quella tendenza che è propria del nostro Partito (ma credo sia propria di tutta la gente comune), di capire come gli eletti, i politici, spendono i soldi che sono del pubblico.
Allora, non mi sembra una grande rivoluzione stabilire nell'emendamento che, anziché - come era scritto nella legge 12 - presentare alla fine dell'anno una nota riepilogativa firmata dai Presidenti che sottoscrivono anche una dichiarazione che quelle spese sono state sostenute sulla base dei principi regionali, si presenti un vero e proprio consuntivo. Il conto consuntivo deve essere sottoscritto anche da un revisore dei conti, perch i controlli sono tali quando sono fatti da una struttura o da una persona diversa da chi spende i soldi. Questo è un principio generale che deve valere anche in questo caso. La seconda parte dell'emendamento riguarda il conto consuntivo che deve essere pubblicato, in quanto tale, sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Senza demagogia - lo voglio sottolineare per l'ennesima volta - questa è una proposta che va nella maggiore trasparenza di come i Gruppi consiliari spendono il denaro pubblico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera. Ne ha facoltà.
CAVALLERA Signor Presidente, la proposta di emendamento presentata dal Consigliere Cucco era stata presentata insieme ad altre richieste di modifica di altri articoli, che sono cadute a seguito di emendamenti soppressivi. Noi ritenevamo di rimandare il tutto a momenti di approfondimento successivi, poiché colleghiamo questo problema alle questioni del personale. Di conseguenza, avendo esaminato a fondo la legislazione vigente che si impernia sull'autogoverno del Consiglio considerato che le note riepilogative dei Gruppi vengono esaminate dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio, approvate ed allegate al riepilogo complessivo dell'assemblea stessa, riteniamo che, per il momento vada mantenuto il sistema in atto. Questa è un'assemblea legislativa, non è la Giunta o altro organismo significativo della Regione preposto ad attività gestionali aventi rilevanza esterna. Ci sono, da un lato, esigenze di trasparenza, ma ci sono anche delicati meccanismi di funzionamento dei Gruppi che devono sì rendere conto delle spese, trattandosi di pubblico denaro, ma dall'altro hanno anche diritto ad avere certe metodologie di spesa nel rispetto delle regole complessive del Consiglio stesso.
Quindi, soppesando la proposta soprattutto alla luce della prassi e della normativa in atto, riteniamo che questo emendamento debba essere respinto anche perché fino ad oggi il sistema adottato per il funzionamento dei Gruppi non ha dato luogo a rilievi particolari e quindi non riteniamo in questa sede di dover procedere al cambiamento proposto dal Consigliere Cucco. Per questa ragione, ci esprimiamo in senso negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, non voglio coinvolgere con il mio intervento il Gruppo socialista, quindi esprimo un'opinione personale. Invito il collega Cucco a togliere dalla sua proposta di emendamento, che quindi potrei anche votare favorevolmente, la parte relativa alla certificazione esterna perché lo ritengo un elemento di forzatura.
Sono convinto che questa sia una casa di vetro, quindi le forze politiche hanno i loro giudici negli elettori. Non mi preoccupa il fatto che si debba rendere pubblico il bilancio e dare conto di quella che è l'attività di un Gruppo, visto che siamo stati mandati qui dalla gente quindi è giusto che la gente sappia come spendiamo il denaro pubblico, fino all'ultimo centesimo. Quello che facciamo qui, lo facciamo in coscienza sia per quanto riguarda i contributi e i finanziamenti sia per quanto riguarda le spese di funzionamento e per il personale. Sono estremamente sereno perché quello che dico qui devo poterlo dire in piazza della Libertà della mia città oppure in piazza San Carlo a Torino.
Queste sono le ragioni per cui chiedo al Consigliere Cucco di togliere la parte relativa all'aspetto esterno.
CUCCO E' una contraddizione.
ROSSA Se non viene eliminata quella parte, il mio voto sarà di astensione.
Qui non c'è nessuno, caro collega Cucco, che possa vantare la primogenitura sulla convinzione che le forze politiche e i Gruppi devono operare in una casa di vetro. A questo comportamento mi sono sempre ispirato, per cui non ho alcun motivo di essere contrario. Naturalmente, ho qualche obiezione di carattere etico, se venisse qualcuno dall'esterno a dire che cosa ho fatto di bene oppure di non bene. Questo - lo dico tranquillamente - non mi sta bene. Per il resto, sono pronto a dimostrare tutto quello che ho fatto alla gente affinché giudichi il mio operato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Signor Presidente, se i Gruppi consiliari sono delle case di vetro, non vedo la necessità di mettere nero su bianco e pubblicare i bilanci dei Gruppi.
ROSSA Non c'è problema.
RABELLINO Se non c'è problema, votiamo pure l'emendamento.
ROSSA Questo non lo posso accettare, per autonomia, sia come Gruppo sia come forza politica. Non voglio comunque respingere in toto, perché le motivazioni mi trovano d'accordo.
RABELLINO Il mio intervento vuole essere una dichiarazione di voto. Voteremo a favore dell'emendamento presentato dal Consigliere Cucco perché riteniamo che nel discorso di trasparenza, che le forze politiche negli ultimi tempi hanno avanzato, questo significhi mettere nero su bianco. Non vedo la necessità del revisore.
Se tutto è regolare, se tutto deve essere trasparente, seguiamo fino all'ultimo la prassi. In Parlamento questo accade già per il finanziamento pubblico. Potrebbe essere una proposta innovativa che arriva dalla Regione Piemonte, quella di portare all'esterno e di pubblicizzare quanto e come spendono i Gruppi consiliari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare siano in contrasto due principi e bisognerebbe che gli assertori di uno dei due arrivassero fino alle conseguenze del loro argomentare. O si accetta il principio della responsabilità e dell'autogestione, che non significa non rispondere ad alcuno, perché il rendiconto annuale c'è, ma è un rendiconto in termini politici sull'opportunità degli interventi da parte del Gruppo nei singoli settori (questa è la strada che si è seguita fino adesso) oppure se si vuole scegliere il metodo fiscale, si arrivi alle estreme conseguenze. Se si ritiene, cioè che debba esservi un controllo a valle, ci deve essere una dettagliata e definitiva presunzione a monte di come debbono essere utilizzati i soldi che vanno ai Gruppi, perché il sistema del controllo è un meccanismo con il quale qualcuno verifica che l'uso sia coerente e compatibile con la previsione a monte.
Al collega che ha presentato questo emendamento, suggerisco di farsi carico di questo problema perché vorrei sapere in relazione a cosa, un revisore può fare la verifica dei conti. Non si tratta di verificare che a fronte di una spesa di 10.000 lire di francobolli ci sia la fattura dei francobolli, ma si tratta di capire se l'uso delle risorse è congruo e finalizzato ad obiettivi di natura istituzionale e non di altra natura.
Allora, o andiamo ad una definizione più puntuale della finalizzazione delle risorse ai Gruppi, e questo è un discorso che deve vederci soprattutto convinti, e allora si giustifica il controllo fiscale esterno a valle, altrimenti si ritiene che questa sia l'autonomia all'interno dei Gruppi, che non vuol dire licenza, ma responsabilità di ordine politico perché il resoconto che facciamo agli elettori a fine anno è un resoconto politico e gli elettori ci devono giudicare nei termini in cui politicamente utilizziamo le risorse. Se esiste o no la fattura dei francobolli, questo è un elemento secondario rispetto al fatto che l'elettore ci deve giudicare in ragione del numero di lettere inviate. Io posso essere giudicato rispetto al numero di lettere che invio, e qualcuno lo può considerare o scandaloso o insufficiente, però non è un problema di trasparenza, è un problema di coerenza rispetto ai ragionamenti. Un controllo analitico, soprattutto affidato ad un revisore dei conti significa l'avvio di questo meccanismo. Voglio far riflettere il collega proponente e gli altri colleghi del Consiglio sul fatto che, per arrivare alla responsabilità contabile - perché di questo si tratta - bisognerebbe per esempio, definire una volta per tutte la natura giuridica dei Gruppi e del Presidente di Gruppo. Definita tale natura, posso immaginare che esista anche questo tipo di incombente, ma fin quando i Gruppi sono delle espressioni del Consiglio regionale e la proiezione nelle istituzioni del consenso che hanno avuto le forze politiche (così dice la Corte Costituzionale) resta difficile immaginare quale possa essere la responsabilità fiscale e contabile di qualcuno che svolge un ruolo politico e cosa sia un Gruppo politico consiliare.
Queste sono materie che vanno esplorate prima e a monte della proposta dell'introduzione di un sistema di verifica e di certificazione attraverso il revisore dei conti. Non si tratta di essere favorevole o contrario, ma di essere coerenti. Un meccanismo del genere prevede un'organizzazione di altro tipo che attualmente non è in essere e non sembra essere all'interno della valutazione complessiva dei colleghi del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Signor Presidente, in linea di principio sono favorevole all'emendamento proposto dal Consigliere Cucco. Non mi è ben chiaro, per (e per questo mi asterrò), se gli strumenti proposti sono quelli più correttamente prevedibili. L'ha già evidenziato il collega Marchini. In effetti, qual è la natura giuridica dei Gruppi consiliari? Sono un'emanazione del Consiglio o sono una realtà di diritto privato? Qual è la responsabilità dei Presidenti dei Gruppi? Vorrei che si approfondisse la riflessione. Sono consapevole che il problema è reale. Mi domando, per esempio, se non si debba pensare alla pubblicazione dei bilanci dei Partiti a livello regionale, così come viene fatto a livello nazionale. Mi domando, ma questo riguarda il mio Gruppo quale aggravio in termini organizzativi questo potrebbe comportare per i Gruppi composti di un solo Consigliere.
In questo senso, sono d'accordo in termini generali: non posso per associarmi, approvando l'emendamento, per i problemi che ho sollevato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che la proposta fatta dal collega Cucco, della quale credo di aver capito lo spirito, tocchi un punto molto delicato: quello dell'autonomia del Consiglio e dell'autonomia dei Gruppi consiliari, a cui, nell'attuale sistema, fa giustamente da contrappeso un principio di responsabilità. C'è una responsabilità dei Presidenti dei Gruppi nell'autocertificazione delle spese sostenute, così come c'è una responsabilità dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio che ha il compito di controllare la regolarità dei rendiconti dei Gruppi. Credo che i due principi di autonomia e di responsabilità vadano salvaguardati.
Se si introducono altri meccanismi, si pongono problemi di natura diversa, si vengono a configurare i Gruppi consiliari come corpi estranei diversi dall'articolazione del Consiglio, quasi come se fossero una proiezione nel Consiglio di partiti politici o di gruppi di altra natura, i quali, se sovvenzionati, dovrebbero dare dei rendiconti correttamente certificati. Se questa non è la natura dei Gruppi consiliari, se i Gruppi consiliari sono un'articolazione del Consiglio e non soggetti estranei al Consiglio, credo che il meccanismo attuale, che può essere sempre perfezionato (si potrebbe dare ai rendiconti che attualmente i Gruppi rendono all'Ufficio di Presidenza un maggior grado di conoscenza e di pubblicità), salvaguardi i due principi essenziali di autonomia e di responsabilità. Per questo, anche se con dispiacere, il Gruppo comunista voterà contro l'emendamento proposto dal collega Cucco.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Ricordo che la questione dell'autonomia, in una logica di "interna corporis", fu uno dei dibattiti più approfonditi della I e II Legislatura.
Personalmente, ritengo che la trasparenza sia un'esigenza importante alla quale deve essere richiamato ogni comportamento del Consiglio. Questo è un principio che attiene all'autonomia e ad una modalità di funzionamento dei Gruppi consiliari e dell'Ufficio di Presidenza e, come principio, deve poter essere mantenuto. In questo senso, credo non venga respinto lo spirito dell'emendamento proposto dal Consigliere Cucco, ma venga ricompreso all'interno di un principio generale che deve essere salvaguardato.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Cucco.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 favorevoli, 22 contrari e 5 astensioni.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge, ricordo al Consiglio che l'Ufficio di Presidenza si impegna a presentare alla Commissione consiliare, entro il 15 gennaio, una proposta di legge attinente all'organizzazione del personale dei Gruppi consiliari e alle sue caratteristiche di funzionalità. Chiede ancora la parola il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.
CUCCO Il meccanismo Ufficio di Presidenza - I Commissione taglia fuori alcuni Gruppi che non fanno parte né dell'uno né dell'altra.



PRESIDENTE

Teniamo presente questa legittima raccomandazione. Invieremo la proposta di legge ai Gruppi e, quando ritornerà alla Presidenza del Consiglio, la manderemo alla I Commissione consiliare. Invito fin d'ora il Consiglio e la Commissione competente a volerla esaminare con un canale preferenziale, perché sono molti anni, come ricordava il Consigliere Rossa, che questo provvedimento è atteso.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.10)



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