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Dettaglio seduta n.288 del 06/07/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerchio, Fiumara, Fulcheri Germanetto e Pozzo.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 941: "Diritto allo studio universitario. Determinazione per l'anno accademico 1994/1995 dei criteri relativi all'erogazione di servizi e provvidenze, avendo riguardo al merito ed al reddito"


PRESIDENTE

Vista l'urgenza, esaminiamo subito il punto 14) all'o.d.g. riguardante la proposta di deliberazione n. 941.
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Mi pare molto scorretto cambiare così i lavori del Consiglio. Si era detto che la seduta pomeridiana sarebbe iniziata con l'esame del provvedimento sulla caccia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore regionale

Le ragioni dell'urgenza sono molto semplici e ringrazio quindi tutti i colleghi della Commissione che hanno colto questo aspetto.
Se non approviamo oggi questo provvedimento, non potremo pagare le borse di studio agli studenti universitari, i quali dovrebbero lasciare i collegi. Abbiamo portato avanti, con l'aiuto dell'Assessore Montabone e del Vicepresidente della Giunta Marengo, un grande lavoro di attenzione, che i colleghi della Commissione conoscono, per garantire agli studenti le condizioni migliori. Se non lo approviamo non riusciamo neanche a dare le borse di studio prima delle vacanze, quindi sarebbe un danno enorme per gli studenti universitari.
Questa è la ragione oggettiva dell'urgenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Al di là dell'urgenza, mi pare che il provvedimento meriti tutta l'attenzione del Consiglio. E' un intervento estremamente positivo, al quale aderisco pienamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Questa deliberazione non la conosco. Vorrei capire cosa facciamo e chi l'ha preparata; perché non l'ha presentata il precedente Assessore?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore regionale

Ripeto che questa deliberazione consente il pagamento delle borse di studio. Il precedente Assessore, che era stato sempre attentissimo su tali vicende, aveva preparato una deliberazione già nel mese di marzo che però è stata bloccata, perché pareva dovesse essere emanato il decreto del Governo. Il DPCM non è ancora stato pubblicato e siamo rimasti sospesi per questo motivo. Successivamente ci siamo resi conto, come coordinamento delle Regioni, che se avessimo applicato immediatamente il DPCM non ancora pubblicato (che è oggetto di grande discussione in tutte le Regioni) avremmo provocato uno sconquasso, nel senso che avremmo cambiato le regole del gioco, appartenente alla cultura liberaldemocratica, durante il corso dell'opera. Gli studenti avrebbero dovuto, da giugno a luglio, dare tre esami e modificare tutto. Questa era una cosa impossibile perché non c'erano neanche gli appelli. Quindi, abbiamo sospeso la deliberazione. Con il Vicepresidente della Giunta, anche su consiglio dell'Assessore Montabone, abbiamo riesaminato la questione. La dott.ssa Felice e i funzionari dell'ente sono stati attentissimi e abbiamo formulato una terza ipotesi di deliberazione che comprende in pectore alcuni principi del DPCM per omogeneizzarli con Università e Politecnico, ma nel contempo riprende il bando degli anni scorsi consolidato, accettato da tutti, sempre discusso ed approvato in Commissione.
Successivamente ho scritto ai Rettori dell'Università e del Politecnico per incontrarci al fine di definire, per il prossimo anno, dei criteri comuni. Per quest'anno abbiamo riprodotto una formulazione che è sostanzialmente quella degli anni scorsi.
Ho esposto più lungamente in Commissione il provvedimento. Appena le Commissioni saranno reinsediate relazionerò su tutta la materia.
Devo dire che su questo l'ex Assessore Fulcheri aveva predisposto relazioni di grande attenzione ed interesse. Purtroppo si è perso del tempo per questi ed altri motivi - il cambio della Giunta, il blocco della Commissione e oggi ci troviamo nella necessità di approvare con urgenza perché siamo già a luglio e se non approvassimo il provvedimento le borse di studio sarebbero drammaticamente in ritardo.
Questa è la motivazione per la quale mi permetto di chiedere la cortesia a tutto il Consiglio - in Commissione è già stata accordata di votare la deliberazione. Ringrazio il collega Marchini che ha fatto in modo che questa deliberazione avesse una spiegazione più compiuta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Chiedo ancora due chiarimenti da parte dell'Assessore.
Ricordo che l'anno scorso, quando avevamo approvato il provvedimento sul diritto allo studio, avanzai alcune riserve sul fatto che non fosse limitato agli studenti residenti in Piemonte, ma fosse aperto a chiunque.
Vorrei sapere se si è mantenuta questa non-clausola. Essendo la Regione Piemonte ad erogare i quattrini, secondo logica - non per discriminazione le borse di studio dovrebbero essere vincolate ai residenti, ovvero ai cittadini del Piemonte.
Secondo chiarimento: vorrei capire, essendo le borse di studio aperte a tutti, come si possano determinare le fasce di reddito sulla base di autodichiarazioni; vorrei sapere se esiste un controllo sulle autodichiarazioni o meno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore regionale

Non possiamo limitare le borse di studio - capisco l'esigenza ai residenti in Piemonte, perché le borse di studio sono rivolte agli studenti iscritti all'Universita e al Politecnico, che provengono da tutta Italia.
Come potremmo rivolgere le borse di studio unicamente ai residenti in Piemonte? Esiste la legge quadro nazionale (n. 390) sul diritto allo studio che la Regione Piemonte ha recepito per prima.
In quanto all'accertamento sul reddito siamo diventati gradualmente molto più rigorosi ed attenti e stiamo introducendo tutta una serie di meccanismi tecnici che consentiranno di esserlo ancora di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Io già avevo espresso parere contrario in Commissione; intanto sono d'accordo con le ragioni - ne abbiamo parlato prima - che ha riportato Rabellino. E dico: se tutti devono essere fruitori, come si usa dire con una brutta parola, allora che siano borse di studio statali, ma visto che sono regionali, dovrebbero essere regionali in tutti i sensi. Tanto più che mi pareva ci fossero tra i fruitori anche degli extracomunitari immaginiamoci: se è già difficile controllare postulanti provenienti da altre Regioni, immaginiamoci gli extracomunitari! A parte che poi extracomunitari possono essere dei cari fondamentalisti islamici poco convinti della bontà della democrazia... Inoltre, l'Assessore Leo aveva detto che questa legge, la struttura attuale, le disposizioni attuali di queste concessioni sono meno meritocratiche. Siccome io le vorrei molto più meritocratiche, di tipo giapponese - e qualcuno mi aveva accusato di essere un imitatore di giapponesi - se là i non meritevoli non promossi si suicidano, noi stiamo suicidando la classe intellettuale, i professionisti con l'eccessivo promuovere. Se pensiamo che abbiamo il più alto numero di medici, per fare un esempio, e gli errori terapeutici ogni tanto si leggono sui giornali, quasi tutti i giorni! Quindi la severità è indispensabile ecco perché penso che dovrò votare contro.
Se si fanno borse di studio per, giustamente, avvantaggiare i migliori ci dovrebbe essere una grande severità per i non migliori. Se entrano tutti, se si laureano tutti, e poi magari per le vie non sempre diritte occupano i posti che non gli spettano, le nostre borse di studio a cosa servono? A sprecare quattrini! La mia opinione è quindi contraria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Intervengo per esprimere il nostro voto favorevole alla deliberazione discussa ampiamente in Commissione - com'è tradizione della IV Commissione e che contiene sicuramente elementi migliorativi rispetto alla deliberazione dell'anno scorso.
Non sarei intervenuto, lo ammetto francamente, perché sia l'introduzione dell'Assessore sia le ulteriori illustrazioni a seguito delle pertinenti domande del Consigliere Marchini avevano già delineato - a mio parere - il quadro della situazione e, se non vogliamo dire dell'urgenza, della - direi - necessità, in questa fase, di caratterizzare la nostra Regione per gli spazi nei quali ancora le è permesso di poter "deliberare" rispetto al DPCM predisposto dal Governo.
La nostra deliberazione - Consigliere Bodrero - non è che non tenga conto degli aspetti meritocratici: basterebbe leggerla per verificare, per esempio, che il livello per il primo anno per quanto riguarda la votazione degli studenti della maturità è aumentata ed è superiore al livello stabilito, tra l'altro, dal DPCM nazionale. L'elemento meritocratico quindi resta, a mio parere però ben mediato con l'aspetto del reddito, uno degli aspetti nodali.
Probabilmente, la dichiarazione dell'Assessore relativa agli aspetti meritocratici è stata fraintesa; tale aspetto rimane, ma ben coniugato con quello del livello del reddito e con quelli sanzionatori ed anche di controllo del reddito stesso.
Questo per chiarezza: non vorrei che discutessimo di provvedimenti che non esistono. Se invece discutiamo del provvedimento che esiste, magari riusciamo a capirci meglio e ad arricchire il dibattito in aula.
In questo senso, chiederei all'Assessore di assumere un atteggiamento un po' più fermo. Il fatto è che la Regione Piemonte non solo è nell'assetto unitario del nostro Paese, ma è collocata anche in Europa, e poi nel mondo (non vorrei andare oltre). Il fatto che alle Università piemontesi possano iscriversi cittadini di altre Regioni del nostro Paese nonché cittadini del mondo - al di là che queste cose vengono riconosciute da leggi nazionali - ritengo sia un aspetto di grande civiltà, che ritroviamo quindi anche nelle deliberazioni. Dato di civiltà e correttezza tanto più che quei cittadini del mondo e di altre Regioni pagano le tasse come i residenti in Piemonte - nelle nostre Università.
Relativamente alla severità o meno degli esami, lascio la questione come dovuto - al comparto universitario, al Collegio dei Docenti cui competono tali situazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Svolgo un brevissimo intervento innanzitutto per confermare la condivisione della deliberazione, dunque il mio voto favorevole alla stessa, ma anche per rimarcare il formidabile ritardo strumentale nella garanzia del diritto allo studio universitario cui continuiamo ad essere di fronte. Basta guardare la piccola cifra dei posti letto, ancora oggi riportata per l'Anno Accademico 1994/1995: è esattamente il numero corrispondente a quello di due anni fa quando si disse che era scandaloso che il complesso universitario di Torino, rispetto a tutti gli altri in Italia, avesse a disposizione solo 420 posti letto. Qui leggo 428, quindi si sono incrementati di 8! In due anni è un risultato che lascia ben sperare per le generazioni del 2525! Volevo solo fare questa constatazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non mi pento, Presidente e colleghi Consiglieri, di avere provocato un minimo di dibattito in aula. Lamento che non riusciamo a dare nei nostri lavori - me ne faccio carico più che altri - lo spazio a questioni che dopo un po' finiscono per essere o sembrare solo delibere attuative con piccole modifiche.
Ogni volta che una collettività - e tale noi siamo - si confronta con questi fenomeni, che sono quelli centrali, dello sviluppo, della stessa vita, delle opzioni che la nostra società costruisce, e sui quali siamo tutti mobilitati, non sono mai occasioni rituali, non sono mai questioni contabili, non sono mai questioni marginali: sono sempre questioni estremamente centrali.
Quindi, io voterò questa deliberazione, non ho la possibilità di valutare appieno quale sia il criterio che più debba essere premiato in una società di meritocratici.
Ho qualche dubbio, da liberale, che la scuola debba essere meritocratica perché la scuola fa parte ancora - visto che c'è chi mi ha regalato il libro relativo di quello che Weaver chiama "le ligatures" di una società, le cose che sono proprie e comuni di tutti i cittadini.
Sarebbe bene che la meritocrazia si rivelasse dopo: nel conflitto fra cittadini nella società; se la meritocrazia si realizza nella scuola probabilmente, significa produrre un Paese più efficiente, ma forse meno liberale, meno civile. Su questo potremmo andare molto lontano. La scuola deve essere quel tanto meritocratica, ma più che meritocratica, deve essere selettiva e seria. E seria vuol dire rispettare il patto che ha avviato quando si è cominciato il corso scolastico con lo studente e con la sua famiglia. Questo patto viene garantito solo dalla serietà nei confronti dei più deboli e dei meno abbienti. Gli studenti più deboli in termini sociali e meno abbienti dal punto di vista economico devono avere la garanzia che il tempo da loro investito e le risorse loro e dei loro familiari alla fine abbiano una giusta remunerazione. In questo senso la scuola deve essere seria, più che meritocratica, nel garantire il rispetto finale dei patti.
Siccome qui si è posta un'altra volta la questione se l'Università debba essere aperta, e magari in qualche misura costare ai cittadini, io ritengo che anche quando costasse questo costo lo si dovrebbe affrontare.
Devo dire però che non credo che ci sia questo costo: ci può essere in termini ragionieristici, non c'è in termini di bilanci consolidati.
Ripeto con il Ministro Martino - che rivela di essere un grande liberale, figlio di un grande liberale - che un immigrato ha una bocca sola e ha due braccia, quindi produce il doppio di quello che consuma. Io dico che uno studente ha una bocca sola, in più ha due orecchie per sentire e ha due occhi per vedere. Quello che può sentire e vedere nella sua esperienza torinese, sicuramente ritornerà nel bilancio consolidato nello sviluppo della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha ora la parola per la replica l'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore regionale

Ringrazio moltissimo i Consiglieri che sono intervenuti: il Consigliere Marchini, il Consigliere Foco per le cose che ha sottolineato, il Consigliere Masaracchio. Vorrei dire al Consigliere Bosio che la sua preoccupazione è sacrosanta, tant'è che questa Regione conta di investire 20 miliardi per l'edilizia universitaria con i quali realizzare altri posti letto.
Su proposta della Commissione, dei Consiglieri Foco, Bortolin ed altri un segnale questo Consiglio lo aveva già dato autorizzando 5 miliardi in più, proprio perché ci rendiamo conto che questi ragionamenti sull'importanza del diritto allo studio, dell'investimento universitario sono fondamentali.
In conclusione informo il Consiglio che ho scritto una lettera ai Rettori dell'Università e del Politecnico, all'Ente del diritto allo studio e all'Assessore competente del Comune di Torino per stabilire un tavolo di collaborazione costante sulle problematiche dell'Università. Lo dico perch non si legga da altre parti che l'ho annunciato prima in Commissione e poi in Consiglio; mi sto muovendo su questa strada come la Commissione aveva più volte pubblicamente auspicato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino per dichiarazione di voto.



RABELLINO Renzo

Innanzitutto devo correggere quanto ha detto il Consigliere Foco perché io non ho mai affermato che non dobbiamo permettere l'iscrizione a studenti provenienti da altre Regioni, cosa giusta e sacrosanta.
Un discorso è l'iscrizione, l'apertura dell'Università a qualsiasi persona proveniente da ogni parte del globo. Altro discorso è l'investimento in borse di studio che, secondo logica, dovrebbe essere rivolto, a mio avviso, ai residenti nella Regione Piemonte, perché i quattrini che la Regione Piemonte tira fuori sotto forma di borse di studio non derivano dalle tasse universitarie: sono altri fondi che vengono stornati dal bilancio della Regione in un momento di estrema difficoltà non soltanto dell'Ente Regione, ma dell'ente pubblico in generale.
Pertanto, se si fanno degli investimenti è giusto e logico, visto che si fanno dei sacrifici per reperire questi fondi, che siano rivolti a coloro che risiedono nella nostra Regione.
Sulla meritocrazia. Si dice che è stato alzato il punteggio, non si dice però che è 46/60, per cui non è che siamo chissà a quali livelli, non mi pare che 46/60 sia un punteggio elevatissimo. Diamo per buono il fatto che si sia aumentato, però mi pare ancora molto basso come criterio meritocratico.
Lo stesso discorso vale non soltanto per il primo anno, ma anche per quelli successivi. Ritengo che si dovrebbe elevare il concetto di meritocrazia a livello scolastico. Non sono d'accordo con il collega Marchini quando dice che bisogna garantire; dobbiamo garantire coloro che hanno delle qualità, delle capacità e che intendono studiare, ma non hanno la possibilità di portare avanti i propri studi. Non possiamo per garantire tutti, soprattutto in una società dove il titolo, cioè la laurea diventa un fattore quasi acquisito, cioè tutti tendono a proseguire gli studi senza avere poi degli sbocchi professionali: abbiamo una marea di laureati che sono in attesa di prima occupazione! Questa è la realtà!



(Commenti del Consigliere Foco)



RABELLINO Renzo

Guarda i dati statistici, collega Foco! Vai fuori e prova a parlare con i nostri giovani che sono alla ricerca del posto di lavoro! Quindi, incentivare lo studio ad ogni costo secondo me è sbagliato. Lo studio deve essere incentivato per coloro che hanno le capacità e le qualità per proseguire gli studi: è in questo senso che si deve operare.
Con una deliberazione di questo tipo la Regione può farsi promotrice di un siffatto intervento; il voler assolutamente garantire a tutti la possibilità di portare avanti gli studi lo ritengo estremamente sbagliato.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione testè discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli e 2 contrari.



LEO Giampiero, Assessore regionale

Per le ragioni di urgenza che ho illustrato in precedenza chiedo venga posta in votazione l'immediata esecutività di questa deliberazione.



PRESIDENTE

D'accordo.
Pongo dunque in votazione l'immediata esecutività della proposta di deliberazione n. 941, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 33 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Caccia

Esame progetto di legge n. 391: "Calendario venatorio regionale 1994/1995" - Presentazione questione pregiudiziale per il non passaggio all'esame dell'articolato


PRESIDENTE

Come convenuto, passiamo ora ad esaminare il progetto di legge n. 391 di cui al punto 12) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Penasso, che ha pertanto la parola.



PENASSO Alfredo, relatore

La legge 11/2/1992, n. 157 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" ha introdotto nell'ordinamento norme di principio e di dettaglio, sancendone concetti fondamentali sul nuovo indirizzo cui deve tendere l'esercizio dell'attività venatoria. Tali norme, da un lato, pongono l'accento sulla fauna quale bene insostituibile legato ad un ambiente che deve essere tutelato e ripristinato nei suoi equilibri naturali al fine del mantenimento degli habitat necessari alla conservazione e riproduzione della fauna selvatica e, dall'altro, evidenziano che l'attività venatoria deve essere esercitata mediante forme di prelievo oculato nei confronti di una risorsa naturale rinnovabile, ma non esauribile.
La nostra Regione sta provvedendo ad adeguarsi, legiferando per i profili di propria competenza, assumendo quali principi fondamentali della propria disciplina quelle stesse esigenze di mantenimento dell'equilibrio ambientale presenti nella legge n. 157/92, individuando le forme e i modi per garantirlo.
Per dare seguito all'attuazione della legge n. 157/92 la Commissione consiliare competente ha attivato uno specifico gruppo di lavoro con il compito di esaminare i quattro progetti di legge presentati in materia venatoria e definire un testo unitario rispettoso dei principi inderogabili introdotti dalla nuova legge quadro e che tenga conto e contemperi nei limiti del possibile i diversi orientamenti sulla politica faunistico venatoria da tempo oggetto di un ampio dibattito.
Il gruppo di lavoro sta procedendo proficuamente nell'esame dei testi ma si ritiene che possa concludere il complesso esame degli articoli non prima della pausa estiva.
Nell'attesa, si ritiene che i fondamenti legislativi del provvedimento di adozione del nuovo calendario venatorio non possano non richiamarsi in via esclusiva alla legge n. 157/92 così profondamente innovativa sotto l'aspetto della qualificazione della stessa attività venatoria, quale attività di prelievo utile al conseguimento di scopi non necessariamente esauribili nella prestazione del puro e semplice abbattimento di esemplari di fauna selvatica, bensì finalizzata al perseguimento di quelle medesime finalità di tutela degli equilibri ambientali che l'ordinamento si prefigge.
Il presente disegno di legge tende dunque a dare attuazione alle disposizioni precettive della legge quadro n. 157/92, in particolare dell'art. 18, modificando di conseguenza la normativa regionale previgente.
Comunque, in relazione alla necessità di assicurare una disciplina transitoria all'esercizio venatorio per l'anno in corso, fatta salva ogni diversa valutazione e determinazioni conseguenti all'adozione di una normativa legislativa regionale complessiva della materia, la Giunta regionale, anche a seguito della diffida della Lega per l'abolizione della caccia dal non rispettare il termine del 15/6/1994 stabilito dall'art. 18 della legge n. 157/92 per la pubblicazione del calendario venatorio 1994/1995, in data 13/6/1994 con provvedimento n. 233-35679 ha approvato il calendario venatorio per la stagione 1994/1995. Tale provvedimento è stato predisposto in esecuzione delle pronunce del Consiglio di Stato sui ricorsi d'appello a suo tempo proposti in ordine ai calendari venatori per le stagioni 1992/1993 e 1993/1994 e si richiama alla legge regionale ora vigente.
L'art. 1, comma primo, del presente disegno di legge sancisce il principio che l'esercizio venatorio per la stagione 1994/1995 deve avvenire nel rispetto delle disposizioni dell'art. 18 della citata legge n. 157/92.
Il comma secondo demanda alla Giunta regionale l'adozione e la pubblicazione del calendario venatorio, sentita la Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia, organo tecnico e consultivo della Regione, istituito dall'art. 15 della L.R. n. 60/79 e successive modificazioni.
Il comma terzo riporta l'elenco delle materie che devono essere disciplinate dal calendario venatorio.
L'art. 2 prevede, nel complesso apparato sanzionatorio dell'art. 31 della legge n. 157/92, una fattispecie sussidiaria per punire la violazione di disposizioni non espressamente richiamate dal medesimo articolo.
Con l'art. 3 sono abrogati alcuni articoli della L.R. 17/10/1979, n.
60, inerenti agli aspetti specifici del calendario venatorio, in quanto superati dalla presente normativa.
La II Commissione dopo ampio dibattito ha approvato a maggioranza il testo presentato dalla Giunta regionale e pertanto lo trasmette all'aula consiliare auspicandone una unanime approvazione.
Sono stato informato che la Giunta ha depositato alla Presidenza del Consiglio un emendamento (con un allegato) al disegno di legge in esame che non prevedeva né le specie cacciabili né il calendario specifico rimandando ad una deliberazione di Giunta. Ha ritenuto invece la Giunta io credo giustamente - di proporre l'inserimento, attraverso un emendamento, del calendario specifico e dell'elenco delle specie cacciabili nel testo complessivo della legge.



PRESIDENTE

Ai sensi dell'art. 63 del Regolamento del Consiglio regionale, è stata presentata una questione pregiudiziale per il non passaggio all'esame dell'articolato del progetto di legge relativo al calendario venatorio regionale, da parte dei Consiglieri Miglio e Giuliano, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale visto il disegno di legge n. 391 'Calendario venatorio regionale 1994/1995', licenziato dalla competente Commissione consiliare il 23/6/1994 considerato quanto segue: da alcune settimane, come sottolineato anche dalla relazione di accompagnamento al disegno di legge n. 391, la competente Commissione consiliare è impegnata in un lavoro di definizione del nuovo ed organico testo di legge regionale quadro in materia di tutela della fauna selvatica e disciplina dell'attività venatoria, onde dare applicazione alla legge n.
157/92, anche per la parte attinente al calendario venatorio il disegno di legge n. 391, non inserendosi nel testo regionale vigente integrandolo o modificandolo, assume l'aspetto di una legge stralcio che anticipa i tempi della discussione nella competente Commissione (la quale non si è ancora espressa su tale delicata questione) e non tiene in conto la necessità di inserire le norme riguardanti il calendario venatorio nel più complesso articolato della nuova legge quadro regionale in materia in modo da non creare incongruenze di principio od applicative il disegno di legge n. 391 condiziona i lavori della competente Commissione in quanto, predeterminando i contenuti di alcuni fondamentali articoli, ipoteca i risultati finali svilendo il ruolo dei Commissari ed il significato del confronto tra le parti in relazione ad una complessiva ipotesi di governo della materia il disegno di legge n. 391, come si comprende dalla lettura della relazione di accompagnamento, per il fatto che si propone di creare le condizioni per il decadimento della deliberazione n. 233-35679 della Giunta regionale, datata 13/6/1994, di approvazione del calendario venatorio per la stagione 1994/1995, e la sua sostituzione con altro provvedimento in modo da evitare che possano essere presentati ricorsi al TAR ed al Consiglio di Stato, stante la conflittualità di contenuti tra il testo deliberato e la vigente L.R. n. 60/79, non tiene in conto che i termini per la pubblicazione del calendario venatorio sono già scaduti non si ravvedono motivazioni di urgenza stante il fatto che la Giunta regionale ha provveduto, con la citata deliberazione del 13/6/1994, ad adempiere agli obblighi di presentazione del calendario venatorio 1994/1995, entro i termini previsti stabiliti dall'art. 18 della legge n.
157/92 il disegno di legge n. 391 non è stato fatto oggetto di consultazioni al fine di acquisire il parere dei soggetti interessati come previsto dallo Statuto (art. 20) e dal Regolamento (art. 38) della Regione Piemonte il disegno di legge n. 391, nel mentre propone l'abrogazione degli artt. 38, 40, 41 e 42 della L.R. n. 60/79, non definisce nuove norme che precisano, in analogia alla situazione odierna, ovvero secondo la specificità territoriale-ambientale della Regione Piemonte e la posizione politico-culturale del Consiglio in rapporto alle linee generali dettate dalla legge n. 157/92, le specie cacciabili, i periodi di caccia, le giornate e l'orario di caccia, il carniere giornaliero e stagionale il problema della conflittualità tra le norme nazionali e regionali che hanno determinato il ricorso al TAR ed al Consiglio di Stato avverso alle deliberazioni di Giunta regionale approvanti il calendario venatorio delle due passate stagioni, potrebbe riproporsi nel caso in cui, con l'auspicata approvazione della nuova legge regionale quadro in materia venissero apportate ulteriori modifiche alle norme in questione con grave danno per l'istituzione regionale che denuncerebbe la sua incapacità di governo decide di non procedere all'esame del disegno di legge n. 391".
La parola al Consigliere Miglio per l'illustrazione.



MIGLIO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi abbiamo ritenuto doveroso presentare questa questione pregiudiziale chiedendo all'aula di non passare all'esame del disegno di legge n. 391 inerente il calendario venatorio regionale 1994/1995 e la congiunta soppressione di alcuni articoli della legge quadro regionale tuttora vigente in materia di disciplina dell'attività venatoria.
Le considerazioni che noi facciamo sono le seguenti.
Da alcune settimane, come gran parte dei Consiglieri sanno e come peraltro è stato sottolineato anche nella relazione di accompagnamento al disegno di legge n. 391, la competente Commissione consiliare, la II, è impegnata in un lavoro di definizione del nuovo ed organico testo di legge regionale quadro in materia di tutela della fauna selvatica e di disciplina dell'attività venatoria. Il fine di questo lavoro è ovviamente quello di dare applicazione alla legge n. 157/92 anche per la parte che attiene al calendario venatorio.
Le diverse posizioni sono state espresse con la presentazione di quattro proposte di legge. Il Gruppo Verdi, insieme ad altri Consiglieri, è stato promotore di uno specifico provvedimento, un'articolata proposta di legge, a dimostrare che non sussiste alcuna intenzione, da parte nostra, di vietare alla Regione Piemonte di adeguarsi a quelli che sono adempimenti dovuti, derivanti dall'emanazione e promulgazione della legge quadro nazionale in materia di caccia.
Il disegno di legge n. 391, presentato oggi all'esame del Consiglio regionale, invece, non inserendosi nel testo regionale vigente integrandolo o modificandolo, e non costituendo una nuova legge quadro regionale che risolverebbe in modo corretto il problema esistente, assume l'aspetto di una legge stralcio anticipante, in modo prematuro, i tempi della discussione che si sta effettuando, per l'appunto, nella competente Commissione. Quest'ultima, bisogna ricordarlo, non si è ancora espressa su una delicata questione, qual è quella dell'elenco delle specie cacciabili e del periodo di caccia. Con il disegno di legge n. 391, quindi, non si tiene in conto la necessità di inserire, in una legge quadro regionale, norme precise riguardanti il calendario venatorio, adempiendo al dovere primo che è quello di definire, in forma definitiva, all'interno di un testo unico in materia, anche le questioni attinenti alle modalità di svolgimento dell'esercizio venatorio, in modo da non creare incongruenze di principio od applicative.
A nostro avviso, il disegno di legge n. 391, qualora venisse discusso ed eventualmente approvato in questa sede, finirebbe con il condizionare i lavori della competente Commissione, in quanto, predeterminando i contenuti di alcuni fondamentali articoli, pone un'ipoteca sui possibili risultati finali, svilendo il ruolo dei Commissari ed il significato del confronto tra le parti.
Inoltre, il disegno di legge n. 391, come si comprende dalla lettura della relazione di accompagnamento, propone di creare le condizioni per far decadere la deliberazione, adottata entro i termini previsti dalla legge quadro nazionale, di approvazione del calendario venatorio per la stagione 1994/1995, e per assumere, come Giunta regionale, un nuovo provvedimento una nuova deliberazione.
Riteniamo che tale disegno di legge, nel suo tentativo di aggirare una serie di ostacoli normativi per non incappare in nuovi provvedimenti abrogativi di deliberazioni già approvate - mi riferisco in particolare a quanto accaduto a seguito del ricorso al TAR e poi al Consiglio di Stato che ha dato ragione ad alcune Associazioni ambientaliste che sollevavano la questione dell'illegittimità di assumere provvedimenti in violazione di principi e di norme vigenti riferite alla legge quadro regionale sulla tutela della fauna - non tiene in conto che i termini per la pubblicazione del calendario venatorio sono già scaduti e che questo adempimento è già stato assolto con l'approvazione della deliberazione di Giunta regionale in data 13/6/1994.
Non si ravvedono quindi le necessarie motivazioni d'urgenza, stante il fatto che la Giunta regionale ha già provveduto, con la deliberazione che ho richiamato precedentemente, ad adempiere agli obblighi di presentazione del calendario venatorio per la stagione 1994/1995, entro i termini previsti e stabiliti dall'art. 18 della legge quadro, la n. 157 del 1992.
Ricordiamo ancora che il disegno di legge n. 391 non è stato fatto oggetto di consultazioni, al fine di acquisire il parere dei soggetti interessati, come è previsto dallo Statuto, all'art. 20, e dal Regolamento (art. 38) della Regione Piemonte.
Il disegno di legge n. 391, inoltre, si propone di abrogare articoli fondamentali che sono quelli che fissano le specie cacciabili e i periodi di caccia, ovvero gli artt. 38, 40, 41 e 42 della L.R. n. 60/79, ma non definisce nuove norme che precisano, in analogia alla situazione odierna ovvero secondo la specificità territoriale-ambientale della Regione Piemonte e la posizione politica culturale del Consiglio, in rapporto alle linee generali dettate dalla legge n. 157/92, le specie cacciabili, i periodi di caccia, le giornate e l'orario di caccia, il carniere giornaliero e stagionale.
Riteniamo che si potrebbe riaprire il problema della conflittualità tra le norme nazionali e regionali, che hanno precedentemente determinato il ricorso al TAR e al Consiglio di Stato, nel momento in cui, con l'approvazione della nuova legge quadro regionale, si introducessero ulteriori modifiche in contrasto con il disegno di legge n. 391 oggi all'esame del Consiglio.
Altri Consiglieri hanno sollevato la questione dell'illegittimità di tale procedura, sottolineando come, con la deliberazione di adozione del provvedimento sul calendario venatorio e le specie cacciabili per l'anno 1994/1995, la Giunta ha esaurito i compiti attribuiti alla Regione e che proprio in virtù del fatto che si è dato adempimento attraverso un'attività istruttoria, non ci sono ragioni fondative di urgenza per cui si debba passare ad una nuova approvazione di specifico provvedimento, in variazione della precedente deliberazione, al fine di ampliare il numero di specie cacciabili e anche i periodi di caccia.
Noi non intendiamo ripercorrere tale strada rivolgendoci direttamente ed anticipatamente all'autorità giudiziaria per chiederle di verificare la legittimità degli atti.
Noi riteniamo che tale questione debba essere affrontata o quanto meno sollevata in quest'aula, affinché tutti i Consiglieri, prima di decidere si pongano l'interrogativo sulla legittimità e la coerenza delle procedure adottate o che presumibilmente intenderà adottare la Giunta regionale.
Detto tutto questo, poiché riteniamo non sia volontà di alcun componente di questa assemblea creare delle condizioni per cui la Regione Piemonte non si doti di una propria legge quadro, in risposta agli adempimenti dovuti dopo l'emanazione della legge quadro nazionale invitiamo il Consiglio regionale a non procedere all'esame del disegno di legge n. 391, sottolineando il fatto che, proprio perché la stessa Giunta regionale ha già approvato la deliberazione riferita al calendario venatorio e alle specie cacciabili, non ci sono motivi d'urgenza.
La caccia può essere svolta ancora nella Regione Piemonte. Non si rimette in discussione tale privilegio ad oggi, ma riteniamo che, solo a seguito di una corretta chiusura dell'iter previsto da questa Regione per l'emanazione di provvedimenti legislativi, sarà possibile creare le condizioni, attraverso il confronto fra tutte le parti, per definire organicamente una nuova legge quadro in materia di caccia che riconsideri le modalità di svolgimento dell'attività venatoria.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marino, che interviene in qualità di Consigliere.



MARINO Massimo

Chiedo di intervenire perché credo sia doveroso esprimere la mia opinione su questa delicata questione. Peraltro, la mia è anche l'opinione di un altro membro della Giunta, l'Assessore Cucco, che mi ha delegato l'espressione di questa posizione che è comune e che sostanzialmente pu essere riassunta in pochi minuti.
Noi condividiamo le opinioni e le interpretazioni di vari ambientalisti che dicono che la Regione Piemonte, nel momento in cui ha predisposto il calendario venatorio attraverso deliberazioni il 13 giugno, non era necessariamente costretta a stralciare una legge della quale, con tempi più lunghi, si discuterà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Quindi la scelta dell'Assessore Riba - rispetto alla quale non entro nel merito anche se andrebbero chiariti i termini della questione - diventa una scelta della Giunta, che viene fatta sulla base di una valutazione politico istituzionale che non necessariamente è da condividere, e che personalmente non condivido. Questo riguarda prevalentemente la questione di metodo.
Sulla questione del merito, devo precisare che in Giunta non abbiamo mai discusso in nessun momento il numero di specie cacciabili o di domeniche. Non è stato argomento di discussione in Giunta e quindi da questo punto di vista si presenta una situazione molto delicata, nel senso che il Consiglio, dopo una votazione in Commissione che, a maggioranza, ha delegato all'interno della Giunta un certo iter di modifica della vecchia legge regionale n. 60/79, si trova in una situazione di indeterminatezza rispetto alle ipotesi proposte - io le ho viste adesso - in particolare per quanto riguarda l'elenco di specie cacciabili che nella vecchia legge regionale n. 60/79 erano 22, mentre nella legge nazionale possono arrivare fino a 57. All'interno di questo ambito resta una fascia di discrezionalità che sostanzialmente è affidata alla posizione dell'Assessore.
Credo che tutto ciò non sia un percorso così scontato ed inevitabile.
Mi rendo conto che, al di là delle culture e delle opinioni personali - e la mia credo sia nota in quanto essendo un ambientalista sono contro la caccia come ipotesi di impegno sportivo esistono delle leggi, delle normative regionali e nazionali con le quali si devono fare i conti. Non voglio riproporre - anche se una qualche riflessione andrebbe fatta - un percorso di tipo culturale sulla logica di fondo di queste cose, perch quello che valuteremo oggi è a quante specie di animali si potrà sparare.
Possiamo condirla di tutte le nostre diversissime culture ed opinioni, ma la sostanza è questa, detta proprio brutalmente.
Io non pretendo che tutti facciano propria la cultura che una parte di noi ha. Non lo pretendo affatto, chiedo soltanto che a questa cultura venga comunque attribuita la sua dignità, che deve tenere conto delle leggi nazionali e regionali, ma che ha anche un problema di ordine filosofico e culturale generale dal quale nessuno di noi può prescindere.
E' vero che la Regione Piemonte da questo punto di vista aveva ed avrà una posizione particolarmente restrittiva rispetto ad altre Regioni. Questo è molto probabile, ma la Regione Piemonte ha una legge regionale, la n. 60 del 1979...



(Proteste da parte del pubblico presente nelle tribune)



PRESIDENTE

Il nostro pubblico è sempre graditissimo, però il Regolamento prevede che possa ascoltare senza intervenire e commentare in alcun modo gli interventi. Quindi, vi ringrazio molto fin da adesso se vorrete osservare questa regola.
Prosegua, collega Marino.



MARINO Massimo

La Regione Piemonte ha la L.R. n. 60/79 modificata nel 1988 costruita evidentemente su un compromesso di culture diverse, e che è servita ad impedire che il Piemonte andasse ad esprimersi su queste opinioni con un referendum regionale. Così come non possiamo dimenticare che il referendum nazionale sulla caccia non ha avuto alcun percorso sul piano nazionale perché non si è raggiunto il 51% di votanti, ma in questa Regione ha ottenuto una percentuale di votanti al di sopra del 50% di cui circa il 97 di contrari all'ipotesi percorsa dalle Associazioni venatorie.
Sostanzialmente i piemontesi, seppure in una forma particolare un'espressione di voto sulla questione l'hanno manifestata con chiarezza.
Ovviamente non posso dire che questa sia oggi la posizione della maggioranza dei cittadini piemontesi, ma gli elementi che ho ricordato non possono essere dimenticati.
Da questo punto di vista non c'è nulla di particolarmente sorprendente se il Piemonte ha o avrà eventualmente un calendario e una logica più restrittiva rispetto a questo problema, e sarebbe sorprendente che qualcuno facesse finta di dimenticare la reale situazione piemontese.
Invito quindi l'Assessore competente, per quanto riguarda la sua responsabilità, e questo Consiglio in generale a tenere conto fino in fondo delle cose che ho detto. L'Assessore Riba è sicuramente sensibile a queste questioni, ma il percorso che abbiamo vissuto in queste ultime settimane per arrivare alla giornata di oggi, non è stato così facilmente comprensibile.
Concludo dicendo che faccio parte di una Giunta e di una maggioranza, e ho anche qualche problema di coerenza e di disciplina di maggioranza, ma su una questione come questa non parteciperò al voto, non ritenendo comunque che, su argomenti come questi, la logica e la disciplina di maggioranza e di Giunta sia l'unica logica dalla quale partire per esprimere le proprie opinioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera, che interviene in qualità di Consigliere.



CAVALLERA Ugo

Intervengo per esprimere parere negativo in ordine alla pregiudiziale.
Colgo anche l'occasione per dare atto all'Assessore del suo atteggiamento e comportamento lineare e trasparente in questa vicenda.
Vi sono questioni ferme da tempo e a cui bisogna trovare delle soluzioni e dare delle risposte. Il lavoro in Commissione va avanti, ma con grande difficoltà, e i provvedimenti su queste materie stanno fermi per parecchio tempo, senza colpa di alcuno (conosciamo tutti le vicende che hanno interessato il nostro Consiglio).
Relativamente alle consultazioni, ho chiesto ai funzionari se si sono svolte, visto che si tratta di un disegno di legge che, nella versione originaria, ha subìto - come l'intera materia relativa alla caccia - le necessarie, statutarie e previste consultazioni. Nel momento in cui vi sono ragioni di opportunità ognuno è libero di farle presenti all'assemblea; in fin dei conti, però, non dobbiamo decidere se consentire o meno l'esercizio venatorio nella nostra Regione, peraltro garantito da leggi nazionali, a fronte di una legge quadro nazionale e di una situazione di emergenza stratificatasi nel tempo - forse senza colpe di alcuno - quanto piuttosto di dare risposte calibrate rispetto alle necessità del momento. E' anche compito di un governo proporre all'assemblea certe determinazioni, senza ovviamente avere la presunzione di dire l'ultima parola.
Il fatto cui faceva riferimento il collega in precedenza, quando sosteneva che rischiamo di cadere in contraddizione con qualche disposto della legge che andiamo a votare, consideriamolo un momento di rimeditazione finale - se così vogliamo dire - anche sulla base dell'esperienza particolare che stiamo vivendo.
Termino il mio intervento dicendo che occorre rivendicare piena e totale sovranità di questa assemblea che deve essere messa in condizione pur nella diversità delle opinioni, di decidere come meglio ritiene. Tutto l'insieme di tali argomentazioni, a mio avviso, può senz'altro tranquillizzare i colleghi e consentire quindi alla maggioranza di respingere la pregiudiziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signora Presidente, personalmente non vedo alcuna condizione di emergenza, se non per i poveri animali che corrono il rischio di essere massacrati in base al nuovo calendario venatorio e con l'approvazione dello stesso da parte della Regione. Non c'è alcuna condizione di urgenza; la Regione Piemonte dispone già di un calendario venatorio regolarmente approvato - a quanto mi risulta - che consente a chi ama questo sport di esercitarsi nel modo che ritiene più congeniale: andare ad ammazzare altri animali.
Purtroppo il calendario è vigente, dunque non c'è alcuna urgenza. Credo che le urgenze e le emergenze nell'ambito della Regione Piemonte siano in ben altri luoghi e in ben altre situazioni.
Non vedo assolutamente la necessità di assicurare una disciplina transitoria all'esercizio venatorio, perché essa è necessità inesistente; è un provvedimento che va a sostituirne un altro, peggiorandolo notevolmente in contrasto peraltro con la stessa legge regionale approvata da questo Consiglio regionale.
Credo che le pregiudiziali poste siano validissime; invito pertanto i Consiglieri a farle proprie, a fare in modo che esse vengano accolte e che non si passi all'esame del disegno di legge sul calendario venatorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Ovviamente sono d'accordo con la posizione che abbiamo assunto. Quanto ha detto il collega che mi ha preceduto è sacrosanto: la nostra Regione ha una legge in vigore sulla caccia; ha un calendario venatorio deliberato qualche settimana fa; i tempi di adeguamento alla legge n. 157 - come sappiamo sono stati prorogati, pertanto non vi è alcuna urgenza o necessità di andare a votare questo provvedimento.
L'Assessore sa bene che si sta lavorando con serietà e con equilibrio per una nuova legge regionale. Questi comportamenti inficiano quell'equilibrio e ci fanno tornare sulle barricate, cosa che ritengo inopportuna sia per la fauna selvatica del Piemonte sia per chi pratica l'attività venatoria.
Vorrei sottolineare inoltre la gravità delle parole pronunciate dall'Assessore Marino; politicamente sono un segnale di grosse difficoltà di questa Giunta. Mi auguro che l'Assessore e i colleghi ambientalisti presenti in Giunta, gli Assessori Cucco e Bresso, non si rassegnino a subire un provvedimento che da quanto emerso in aula non è stato nemmeno discusso in Giunta.
Credo che tale atteggiamento sia assolutamente grave. Chiederei pertanto all'Assessore di voler soprassedere, alla Giunta di ripensare un attimo al provvedimento poiché francamente non abbiamo capito, a questo punto, se si tratta di un provvedimento personale dell'Assessore - visto che non è stato discusso in Giunta - o di chi altro.
Abbiamo letto nelle settimane scorse che l'Assessore ha fatto le sue promesse alla lobby dei cacciatori - presente in aula, tra il pubblico, a fargli probabilmente da claque e che ha deliberato qualche settimana fa un provvedimento-burla, poiché ora lo corregge senza che sia stato introdotto nel dibattito alcun elemento di novità.
Vorrei anche dire al collega Marino che la non partecipazione al voto mi sembra posizione assai debole da parte sua, ovvero un cedimento ai ricatti della Giunta, se non altro per disciplina - una volta di partito ora di Giunta - e tale atto rischia di diventare un comodo alibi delle contraddizioni che si vivono all'interno della Giunta stessa.
Contraddizioni che già nei giorni scorsi si sono verificate per altre questioni, quali l'Alta Velocità, ed oggi sulla corretta gestione del patrimonio faunistico di questa Regione, bene collettivo e non privato.
Credo necessaria una seria riflessione anche da parte dell'Assessore Marino, al fine di far pesare maggiormente la propria presenza e l'appoggio alla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Intervengo per esprimere la ragione del mio voto che sarà diverso da quello del mio Gruppo e che deriva dalla profonda convinzione negativa verso l'esercizio di un'attività ludica che ha come fine quello di uccidere esseri viventi.
E' una convinzione profonda che mi ha sempre fatto schierare contro la caccia.
Mi ero illuso che la Regione Piemonte, con la legge varata alcuni anni fa, avesse compiuto un atto di civiltà, nobile, mediando la richiesta di alcune decine di migliaia di persone che nel nostro Paese intendono ancora esercitare la caccia. Sul piano della mediazione, quella legge sottolineava la volontà e la tendenza della Regione Piemonte a comprimere e possibilmente in futuro (i giovani tutto sommato ci danno ragione in questo senso, stante la loro scarsissima partecipazione alla caccia) eliminare l'esercizio della caccia come attività di divertimento, come attività ludica.
Per questa mia convinzione, di fronte al fatto che consideravo quella legge una mediazione accettabile, anche se difficile da accettare per parte mia, di fronte alla volontà di modificare le disposizioni di quella legge e di ampliare il numero delle specie cacciabili (spiegherò poi in interventi successivi la ragione dell'accettazione di quella mediazione), io voter insieme ai colleghi e agli amici ambientalisti, a favore della pregiudiziale da loro presentata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non avevo intenzione di intervenire, ma non si può non vedere quello che sta avvenendo. Il collega Adduci diceva prima che non c'è alcuna emergenza. A me sembra invece che una emergenza stia emergendo - scusate il gioco di parole - cioè quella di una maggioranza e di una Giunta che mentre questa mattina sulla questione sanitaria quanto meno sui numeri c'era (non sta a noi ovviamente fare conteggi), oggi pomeriggio sulla caccia non sapremo cosa avverrà.
Per quanto ci riguarda come Gruppo - il Capogruppo Beppe Goglio interverrà in seguito sull'argomento siamo favorevoli ad una regolamentazione seria e razionale della caccia. Lo siamo sempre stati, non siamo ambientalisti spinti, siamo ambientalisti razionali, che cercano di coniugare le varie questioni. Quindi non è una questione di imbarazzo da parte nostra: noi sappiamo cosa fare, lo abbiamo fatto anche in altre occasioni. Quando però si sente un Assessore come Marino dire dall'interno della Giunta: "Non ne abbiamo parlato"; "Non abbiamo sviscerato la questione"; "Non abbiamo preparato l'impatto della giornata di oggi sull'argomento" è un imbarazzo che quanto meno rileviamo. Non è nostro l'imbarazzo, ma lo rileviamo per sottolineare che ad un certo punto si potrebbe dire: "Ma se le cose vanno in questo modo, cosa ve ne frega?" (scusate l'espressione brutale). A noi interessa perché essendo favorevoli ad una certa soluzione non vogliamo, con la nostra posizione, lanciare ciambelle di salvataggio a chi sta andando in una direzione che è diversa da quella di una maggioranza in grado di proporre, di sostenere, di portare in porto determinati argomenti. Quindi l'intervento serve ad esprimere la nostra posizione, ma soprattutto a far sì che questa posizione non venga contrabbandata con azioni volte a colmare carenze che sono in seno ad altre situazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Svolgerò un intervento estremamente veloce, come da impegni che il mio Gruppo si è assunto rispetto a questa materia.
Ritengo che la pregiudiziale in questo caso sia indice di pregiudizio.
Siamo costretti a seguire la strada della leggina sul calendario venatorio perché è in atto una tecnica dilatoria in Commissione che non ci consente di andare avanti sulla legge di adozione della legge quadro nazionale (n.
157/92). Questo è quanto tutti dovrebbero ammettere apertamente.
La democrazia mette tutti in condizione di disporre di determinati strumenti, io ho un grande rispetto per i colleghi ambientalisti che li utilizzano, ma debbono essere utilizzati nella misura in cui è lecito.
Pertanto, mentre annuncio il voto contrario della Lega Nord a questa pregiudiziale, invito i colleghi ad un serio ripensamento su una tattica ulteriormente dilatoria che non farebbe che aggravare e rendere antipatico il prosieguo di questa discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, un calendario venatorio esiste. C'è una Commissione che sta lavorando con le difficoltà che affronta giorno per giorno sui vari articoli. Peraltro, io che ne faccio parte, non ho notato atteggiamenti ostruzionistici per non riuscire a produrre un testo di legge accettabile. Credo che il lavoro della Commissione debba proseguire per arrivare poi ad un'ipotesi di legge equilibrata. Creare questo problema con una proposta di legge, quale quella presentata oggi in Consiglio, significa aumentare le difficoltà e le tensioni.
Inizialmente ero perplesso nel dare un giudizio alla pregiudiziale che è stata presentata, ma in effetti mi rendo conto che il lavoro in Commissione possa produrre una buona legge, per cui la pregiudiziale va in questa direzione. Ritengo che si debba continuare a lavorare su quella ipotesi che stiamo faticosamente portando avanti e quindi non è il caso di presentare una proposta di legge che certamente è uno stralcio di legge che andrà ad incidere sulle tensioni che per ragioni varie esistono già nella Commissione nella quale si rileva una grande disponibilità ad affrontare il problema serenamente. Quindi, io voterò a favore di questa pregiudiziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Non vi è dubbio che sul piano dell'etica il problema della caccia tocca tutti, diventa anche un problema antropico. Un problema che alla fine fa dire con molta facilità che andare a caccia significa andare ad ammazzare per cui già l'espressione implica che si va ad assassinare.
Ancorquando la civiltà ci porta ad essere sempre più lontani dalla realtà del territorio, perché si vive nella città, molte volte in casa si vive con gli animali, si arriva a pensare che gli animali siano delle persone. E' vero che la vita fa parte del Creato e come tale va salvaguardata, ma è anche vero che l'uomo è cacciatore, così come è cacciatore l'animale. Ci sono animali che cacciano con la dovuta ferocia e che creano fra l'altro un equilibrio in natura. Non bastano però gli animali a creare l'equilibrio in natura, questo è anche comprovato dall'attività della caccia, razionalizzata attraverso le leggi, tanto che lo stesso uomo diventa strumento ed artefice dell'equilibrio della natura.
Se così non fosse, noi non avremmo gli agricoltori sempre in opposizione a determinate situazioni, ragion per cui la legge interviene anche per disciplinare la partecipazione dei cacciatori perché ci siano zone di ripopolamento e zone di caccia.
A fianco di queste considerazioni, va fatta un'altra riflessione.
Quanti sono gli animali che migrando non rappresentano tutto ciò che si teme per loro, nel senso che possono essere attentati dalla presenza del cacciatore? Ci sono periodi di caccia che vanno fuori dall'ordine temporale delle migrazioni, quindi il discorso sulla caccia è un discorso molto serio, non solamente perché esiste l'attività ludica dei cacciatori che va pure normata.
La Regione Piemonte, che non è stata capace fino ad oggi di produrre una legge che sostituisse la precedente, è impegnata attraverso l'attività di Commissione a che si raggiunga una risoluzione adeguata. Non essendo stati capaci di venirne fuori tempisticamente, allora abbiamo avuto un calendario venatorio che dà il minimo delle disponibilità. Nel caso in cui i cacciatori volessero effettivamente fare forza contro questa inadempienza della Regione, ci si troverebbe di fronte alla possibilità di cacciare come prevede la legge nazionale, per cui tutte le specie sarebbero cacciabili.
Quindi, il numero ridotto delle specie che sono consentite dalla proposta dell'Assessore, sconfessato da gran parte della sua stessa maggioranza rappresenta il minimo che si possa fare. Addirittura si riscontrano tra le specie cacciabili alcune che non sono state inserite, forse per accontentare una qualche zona della lobby dei cosiddetti "ecologisti" perché non c'è soltanto la lobby dei cacciatori, c'è anche la lobby di coloro i quali pensano a salvaguardare una loro presenza politica attraverso la corrente della salvaguardia della natura.
Queste considerazioni saranno riprese anche in occasione del voto al disegno di legge dell'Assessorato, ma in ogni caso per significare che c'è una ragione particolare per cui il Gruppo MSI è contrario alla risoluzione presentata dai colleghi Miglio e Giuliano.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Non volevo intervenire perché credevo fosse una cosa scontata, quasi un atto dovuto quello che dovevamo assumere oggi; quindi se per un atto dovuto è venuto fuori tutto questo "putiferio" immaginiamoci quando dovremo discutere la legge che cosa accadrà. Quindi non credo che questa discussione si stia avviando al traguardo, ma penso piuttosto che ne siamo ancora lontani. Per carità, io sono favorevole a che questo provvedimento vada avanti, perché lo ritengo - come ho detto - un atto dovuto. Mi spiace però - dico la verità - in questo frangente di dover essere sostitutiva di qualcuno che quando si tratta di essere in maggioranza e di goderne i benefici sta in maggioranza, poi quando deve fare delle scelte spiacevoli che non gli garbano più di tanto... Comunque credo che questo sia un atto che la democrazia prevede e quindi io sono favorevole. Spero solo, lo auguro per me soprattutto, ma anche per altri, che non vengano fuori discussioni di lana caprina, perché in fin dei conti non se lo merita nessuno. Penso che questo provvedimento non sia la fine del mondo, è semplicemente un provvedimento a cui si deve arrivare nel modo meno doloroso possibile. Non credevo che questo fosse causa di spaccature così evidenti nella maggioranza, perché in fin dei conti non penso che questo provvedimento possa causare disastri sul territorio. E' semplicemente un provvedimento dovuto, perciò non vedo tutto questo allarmismo.
Probabilmente ci si sta preparando per quello che verrà dopo e la lobby degli ambientalisti comincia a fare le sue grandi manovre per giungere ad una legge, magari fra sei mesi, dieci mesi o addirittura la prossima legislatura, che sarà sicuramente svuotata di quelli che possono essere gli interessi per i cacciatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, annuncio innanzitutto il nostro voto contrario a questa pregiudiziale.
Noi riteniamo che il disegno di legge n. 391 debba essere approvato nella giornata di oggi. In realtà - penso che questo l'Assessore Riba lo possa confermare - si tratta del proseguimento di un lavoro che già la precedente Giunta aveva iniziato. C'è anche la responsabilità di colmare il ritardo che, purtroppo, in Regione Piemonte si è accumulato nei confronti di questa vicenda. Già lo hanno detto altri colleghi intervenuti: questo ritardo purtroppo dobbiamo ascriverlo alle ripetute crisi di Giunta e alla vacatio di un governo regionale che non ha permesso di affrontare questo problema, come altri, e quindi penso sia doveroso oggi mettere fine alla vicenda del calendario venatorio che io non trovo affatto scandaloso e che comunque pone il Piemonte tra le Regioni più restrittive in fatto di attività venatoria.
Intendo anche affermare che parallelamente all'approvazione odierna di questo disegno di legge c'è comunque il lavoro della Commissione che, anche se è un lavoro lento, sono convinto che entro breve tempo porterà alla Regione Piemonte la legge sulla caccia.
Ritengo che quello di oggi - lo diceva anche la collega Sartoris - sia quasi un atto dovuto, che non stravolge nulla; è accettabile, sapendo che siamo in un anno di transizione e che il grande sforzo e le grandi battaglie di pensiero, ma anche di etica personale, di approccio a questo problema, le potremo fare quando affronteremo la legge regionale.
Voglio dire un'altra cosa, caro Presidente Brizio. Io penso che lei si trovi in questo momento in estrema difficoltà.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

No.



CANTORE Daniele

Questo mi fa piacere e conferma sempre di più la sua capacità di governo della Giunta, ma non ho voluto fare una battuta. Ho voluto dire che in questa occasione - questo mi dispiace per il Presidente Brizio, ma anche per la sua Giunta - due Assessori hanno detto che non parteciperanno al voto, un Assessore se n'è andato e allora ad un mese dall'insediamento di questa Giunta, questo provvedimento con ogni probabilità passerà con i voti dell'opposizione.



MASARACCHIO Antonino

Anche altri.



CANTORE Daniele

Anche altri, ma in questo caso devo sottolineare il fatto, mai avvenuto in passato, che alcuni membri della Giunta si sono dichiarati non favorevoli. Sarà una Giunta ultrademocratica, però questo non era mai capitato in passato e penso che sia da ricordare in questa sede. Il Presidente della Giunta regionale dovrebbe spiegare come mai questa Giunta ai suoi primi passi è già così divisa, quando in passato... Non parlo di disciplina di Giunta: quello è un termine usato dal collega Marino che non mi piace, penso che neanche il Partito comunista degli anni '40 o '50 abbia mai usato il termine "disciplina di Giunta", è una novità che peggiora...



RIVALTA Luigi

Fortunatamente è una Giunta che ha altri cementi!



CANTORE Daniele

Lasciami finire, per cortesia. Gli altri cementi li abbiamo visti sulla sanità! Ci abbiamo impiegato tre giorni, con molti membri della maggioranza che si sono astenuti!



FOCO Andrea

Però ha retto il cemento!



PRESIDENTE

Consigliere Foco, per cortesia, sulla caccia le posizioni sono molto differenziate; siate più sereni.



CANTORE Daniele

Siamo sereni, però mi pare che questa Giunta dimostri ai suoi primi atti uno sfaldamento che non c'era nel passato. Se questo fa piacere a questa maggioranza, benissimo, non ne voglio fare un dramma.



RIVALTA Luigi

Sei tu che te lo immagini!



CANTORE Daniele

Io penso che ognuno possa esprimere la propria posizione.
C'è uno sfaldamento tale per cui si deve ricorrere ai voti dell'opposizione e della minoranza! In questo caso lo facciamo volentieri perché riteniamo che questo sia un atto che deve essere portato avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Anche da parte nostra non ci sarà il voto favorevole alla pregiudiziale, perché immaginiamo che le questioni che attengono alla natura, che di per sè ha tempi lunghi, biblici e difficilmente passa per salti, sia di segno negativo che positivo, non si possano costringere in una pregiudiziale.
Mi auguro quindi che tale questione trovi la sua sede di delibazione definitiva nella legge ordinaria e non in questa vicenda, che è un atto dovuto.
Dobbiamo oggettivamente registrare che questa legge modifica in peggio un primato che - poteva piacere o no - la Regione Piemonte aveva; questo non si può disconoscere. Peraltro, non sono neanche convinto che quel primato fosse meritorio, in quanto veniva pagato accettando i cinghiali, i porcastri, i cervi, i caprioli, gli stambecchi. Gli stessi stambecchi sono nobili animali se si lasciano vivere dove la natura ha scelto che vivessero; diventano delle capracce puzzolenti, con un brutto mantello, se vengono messi ad abitare in quello che non è il loro habitat! Allora questi re della montagna, che mangiano gli escrementi e gli avanzi intorno ai rifugi alpini, sono una cosa vergognosa! Ho l'impressione che in questa nostra continua dipendenza sui problemi dell'ambiente rispetto alle lobby (una volta dei cacciatori, una volta degli ambientalisti), la politica abbia cessato il suo ruolo di mediazione di governo di questi fenomeni. Qualcuno non sarà d'accordo, ma sicuramente questa pregiudiziale non verrà approvata: qualcuno della maggioranza non voterà, salverà quindi la faccia; qualcuno dell'opposizione voterà a favore, non farà il suo dovere in termini istituzionali, ma conserverà i voti delle persone presenti (e io sono tra questi, non mi vergogno a dirlo). Questo non è un modo serio di affrontare un problema complesso come quello dell'ambiente.
Tutto sta diventando una caricatura: sembra che la vita del mondo animale, della natura, si giochi attorno ad una specie o meno cacciabile e che la vita delle nostre montagne sia condizionata dal fatto che in un parco si possa andare o meno a spasso con il cane (perché nei nostri regolamenti vietiamo che si possa andare accompagnati dal cane nei parchi dove si tutela il leccio). Io non ho un cane dotato - neanche lui poverino, come il padrone di organi in grado di compromettere con il prodotto del suo organo seminale, nella specie urinario, i lecci, eppure non si può andare a spasso con il cane in un parco dove si protegge il leccio! Ho l'impressione che su questo si debba avere meno radicalismo, più senso politico e conciliare gli interessi in campo - che sono culture in campo, sono esperienze in campo - tutti legittimi, che la politica ha il dovere di conciliare e rispettare.
Ma nel caso in ispecie, colleghi, nasce un problema politico grave perché quello che viene messo in discussione - lo diceva il collega Cantore non è tanto la compattezza della Giunta, quanto la qualità della Giunta.
E' la stessa ragion d'essere della Giunta! Mi rivolgo soprattutto agli amici della Democrazia Cristiana: il nostro Gruppo ha tenuto e terrà ancora per qualche settimana un atteggiamento molto disponibile e tutto sommato fiducioso, per non dire speranzoso, sulla capacità di questa Giunta di rappresentare un'esperienza rispetto alla quale ci si potrà confrontare, ma un'esperienza che abbia una sua valenza. La specificità di questa Giunta non era il fatto che ci fossero la DC e il PDS insieme, perché questa è una cosa che hanno sempre fatto dicendo di non fare, o non hanno mai fatto dicendo di fare, come succede oggi. Questa non è una Giunta PDS-DC: è cosa un po' diversa, ma comunque non vogliamo, con questo, polemizzare oltremisura.
La novità di questa Giunta - ed è agli atti del Consiglio, non l'ho inventato adesso - stava nella capacità dei movimenti verdi ed ambientalisti di diventare classe di governo. E diventare classe di governo amici verdi ed ambientalisti significa pagare i prezzi del compromesso politico che è la ragione del governo. I governi si fanno per conciliare gli interessi dei cittadini, non per far prevalere gli interessi di alcuni cittadini o quelli dell'Assessore, n' tanto meno gli interessi dei propri partiti.
Ora, il fatto che di fronte alla prima occasione in cui si deve pagare il prezzo politico dell'assunzione di responsabilità di governo, le forze ambientaliste si ritirino nel loro ghetto o nel loro privilegio di tutela di interessi di settore e non condividano le responsabilità di maggioranza, mi fa pensare che non sia ancora maturato quello che io davo per scontato nella mia dichiarazione di voto: che era bello, buono per la democrazia, che le forze ambientaliste, che sono state le protagoniste meritorie del processo di denuncia e di sensibilizzazione, adesso diventassero - ed io lo consideravo un fatto positivo - forze di governo di questi processi.
Un ambientalista che fa parte di una Giunta deve però portare sui tavoli del Consiglio un provvedimento della Giunta che sia la conciliazione delle esigenze dell'ambiente e degli altri valori in campo. Non può fare il doppio gioco e far venire sui nostri tavoli un provvedimento - lo diciamo per semplicità - favorevole ai cacciatori, votando contro e mantenendo il proprio orticello. Eh no! Questo non è più consentito dalla moderna cultura politica. Qui non si tratta tanto del fatto che si dissoci questo o quel Consigliere, qui viene meno una Giunta che si caratterizzava con una forte solidarietà dei partiti di tradizione popolare e l'innesto di due componenti del mondo del liberalismo radicale, come il collega Cucco, e del mondo ambientalista, come il collega Marino.
La legge sanitaria ha cominciato a dimostrarci quanto sia difficile essere un liberale libero in Giunta; qui ci rendiamo conto di come qualcuno non abbia nessuna voglia - cioè il collega Marino - di pagare i prezzi, che significa esser parte di una maggioranza di governo, sapendo che tanto non succede niente, perché tanto la crisi non avviene e questa deliberazione passa, perché l'opposizione vota comunque a favore di un documento che condivide.
Questo è un bruttissimo segnale, una caduta forte di qualità di questa Giunta, sulla quale io, non tutto, ma un po', investivo il mio patrimonio politico, di fiducia e di aspettativa. Come politico, ho tutto l'interesse a confrontarmi con una proposta seria, alla quale cercherò di contrapporre una proposta più seria; ma se ciò che ho di fronte comincia a manifestarsi ogni giorno di più come un balletto, diventa difficile contrapporvi una proposta politica.
Quindi mi auguro che le forze politiche che incautamente hanno cominciato a fare esperienze di governo senza avere acquisito la cultura del governo, che è la cultura del compromesso e dei pagamenti dei prezzi non delle difese dei valori in assoluto, che è invece la cultura della testimonianza, altrettanto rispettabile, ma che è cosa diversa, diventino forza di governo. Quando si rinuncia ad essere testimonianza per diventare forza di governo, se ne devono pagare i prezzi, altrimenti si deve ritornare ad essere quello che si era prima, forza della testimonianza.
Noi voteremo contro la pregiudiziale e ci auguriamo che questo provvedimento possa giungere a compimento nei tempi più stretti, quindi non prenderò più la parola n' per dichiarazione di voto n' per gli emendamenti n' per altro.
Ci auguriamo che nella legge ordinaria questa materia venga definita in modo che la Regione Piemonte mantenga comunque una sua capacità di essere su questo, anticipatrice, come lo è sui parchi. Auguriamoci inoltre che finalmente arrivi il momento in cui si possa non più fare un dramma del fatto che una specie in più è cacciabile, ma che non si faccia neanche un dramma del fatto che il mio cane va a spasso sotto i lecci. E soprattutto che non si cominci a criminalizzare l'ipotesi, che va avanti a livello nazionale, che nei parchi si possa cacciare. Perché quando mi avranno detto quale tipo di bene si tutela in un parco e mi sarà spiegato che quel bene è compromesso dalla caccia, o da una certa modalità della caccia, io devo essere disponibile ad immaginare che in un parco fatto per tutelare il leccio, per esempio, sia possibile sparare e fare la caccia.
Io non sono cacciatore, ma cerco di cacciare e di inseguire almeno il buon senso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rossa, che interviene in qualità di Consigliere.



ROSSA Angelo

Intervengo per esprimere il voto contrario del Gruppo socialista alla pregiudiziale. Ci sembra un modo burocratico ed amministrativo di bloccare un provvedimento estremamente importante che consente l'ufficializzazione del calendario venatorio. Tale provvedimento risponde, per il numero di specie cacciabili e per le competenze che in parte delega anche alle Province - per le specie che le Province riterranno non cacciabili - ad una linea molto responsabile e, in un certo senso, severa.
L'approvazione del disegno di legge presentato dall'Assessore Riba è la prosecuzione dell'indirizzo contenuto nella legge n. 60, che qualche anno fa ha avuto delle sbavature che devono essere recuperate. Il disegno di legge può essere anticipatore del lavoro che la Commissione sta portando avanti per realizzare, in linea con la legge nazionale n. 157, un assetto della caccia che risponda ai criteri che abbiamo sempre seguito.
I problemi della caccia coinvolgono anche aspetti di coscienza. Forse i primi a saperlo sono gli stessi cacciatori. Non mi sorprende che ci siano posizioni differenziate. Forse su alcune questioni di coscienza bisogna anche avere la consapevolezza del rispetto di alcuni atteggiamenti e posizioni che coinvolgono colleghi della maggioranza oppure colleghi che appartengono all'opposizione.
Si tratta di vedere più in là dell'aspetto amministrativo, per trovare un equilibrio con il quale difendere da una parte l'ambiente e dall'altra l'esercizio di tutte le attività turistiche e sportive che hanno accompagnato la vita di ciascuno di noi. Quindi, se ben regolamentata, la caccia deve avere il titolo per poter essere esercitata. Se adeguassimo la nostra legge regionale alla legge n. 157 faremmo un'opera di equilibrio e di salvaguardia dell'ambiente.
Anche i cacciatori sono operatori dell'ambiente, perché lo conoscono a fondo, anche se in questi anni c'è stata la tendenza a demonizzarli e a criminalizzarli.
Vorrei che si avviasse la discussione con una visione laica e realistica, con la visione del diritto di tutti, dell'ambientalista e del cacciatore, ad esercitare la propria attività, perché da essi ciascuno pu trarre qualcosa di positivo. Entriamo nel merito, cercando di vedere gli aspetti svincolati e liberi, recuperando, in una società sviluppatasi in modo convulso, tutte le componenti che in passato sono state travolte dal punto di vista della sana interpretazione che deve essere data all'attività venatoria. Riconduciamo tali componenti al loro giusto equilibrio, per consentire, a chi vuole lavorare per un assetto nuovo della caccia, di realizzare in questo ambito anche la salvaguardia dell'ambiente.
Queste sono le ragioni per le quali, signor Presidente, ho ritenuto di prendere la parola, perché ne sono convinto senza rifarmi ad un comportamento che in passato si è scontrato con altre posizioni, anzi superando e cercando di interpretare le due posizioni fuori da aspetti ideologici di contrapposizione.
Da quando abbiamo discusso nel 1988 la legge n. 22, di modifica della L.R. 60/79, sono passati alcuni anni, sono caduti molti muri. Cerchiamo di fare in modo che cadano anche i muri della contrapposizione e si consenta al Piemonte di continuare a svolgere quell'opera di equilibrio dell'ambiente come ha saputo fare finora.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Devo prendere la parola anche perché si è parlato della Giunta e delle decisioni assunte. Abbiamo assunto la deliberazione del 13 giugno per evitare il ripetersi ogni anno di un lungo contenzioso, e per accedere anche alle richieste degli ambientalisti. Lo abbiamo fatto sul presupposto di cercare una modifica diversa. Questo l'abbiamo detto fin dall'inizio.
Prendo atto di quanto l'Assessore Marino dice circa la sua posizione.
Per la verità, in Giunta, con molta chiarezza, si è sempre dichiarato in disaccordo, ma l'unica cosa certa è che non si può dire che non si sia discusso, perché questo tema è stato discusso e ridiscusso. Proprio in Giunta sono emerse le differenziazioni di posizione, ma siamo andati verso l'ipotesi dell'approvazione della legge sul solo calendario come ipotesi percorribile di fronte alla difficoltà manifestata dal Consiglio di approvare un nuovo provvedimento di legge conforme alla legge nazionale. La legge si è imbattuta nella difficoltà di passare in Commissione per dissensi, per carenze di maggioranza, per un complesso di valutazioni.
L'argomento della caccia è difficile. Aldo Viglione in questa stessa aula, a proposito di caccia, citava sempre Giolitti che diceva: "Sulle leggi della caccia non tiene nessuna compattezza. C'è una libertà di atteggiamenti che finisce fatalmente per prevalere".
Noi auspichiamo che ci sia una tenuta anche della maggioranza, pur accettando tutti i voti positivi su un provvedimento necessario. Mantenere in piedi la deliberazione del 13 giugno è come mantenere una deliberazione restrittiva rispetto al lavoro svolto negli anni precedenti, vigendo la legge della caccia.
Abbiamo un dovere da assumere, e lo assumiamo con una posizione di sostanziale equilibrio. Il collega Cantore sa benissimo che negli anni scorsi abbiamo avuto un lungo contenzioso non soltanto amministrativo sulla deliberazione.
Il collega Giuliano sa che, parlando di ricatti, bisogna stare molto attenti, perché ci sono in un senso e nell'altro. C'è anche una pesantezza di azione nei confronti di chi deve legiferare assolutamente inaccettabile sotto il profilo della correttezza dei comportamenti.
Siamo sereni nei confronti della proposta che presentiamo, in quanto la riteniamo seria, corretta ed agibile, l'unica che possa risolvere il problema che è sul tappeto.
Naturalmente chiediamo il voto positivo, e c'è disponibilità, da parte nostra, verso gli emendamenti. Non voglio cogliere tutte le polemiche dell'uno o dell'altro sulla tenuta della maggioranza o meno, che non si misura certo su questo provvedimento importante.
Dobbiamo considerare, tra l'altro, che la legge approvata questa mattina, tanto vituperatamente citata, è comunque lo sblocco molto importante di una situazione ferma da mesi e mesi, proprio perché non si riusciva ad arrivare ad un provvedimento di governo.
Non aggiungo altro; voglio solo chiarire che si tratta di un provvedimento di governo necessario. Sono convinto che il Consiglio non solo respingerà la pregiudiziale, ma porrà l'impegno necessario ad approvare un provvedimento che nel complesso è utile ed è anche un punto di equilibrio serio tra esigenze contrapposte: quelle ambientaliste - che riconosco vitali ed importanti - e quelle di chi pratica un'attività di svago non solo secolare, ma già normata in Piemonte con molta severità ed attenzione.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione la questione pregiudiziale presentata dai Consiglieri Miglio e Giuliano, di cui ho dato lettura in precedenza.
Si proceda alla votazione per appello nominale, come richiesto dai Consiglieri Sartoris, Rabellino e Vaglio.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 votanti 48 hanno risposto SI 9 Consiglieri hanno risposto NO 37 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
La questione pregiudiziale è respinta.
Passiamo pertanto al dibattito generale sul progetto di legge n. 391.
E' iscritto a parlare il Consigliere Goglio; ne ha facoltà.



GOGLIO Giuseppe

Presidente e colleghi, quando abbiamo scelto di passare sui banchi dell'opposizione ho dichiarato che di volta in volta avremmo valutato la nostra posizione a seconda di quanto proponeva la Giunta.
Sono molto stupito di aver sentito che componenti della maggioranza e della Giunta, per loro convinzione personale, si rifiutano di riconoscere i diritti regolati da leggi nazionali di una categoria di cittadini. Mi sembra una cosa veramente fuori dal mondo, ma tutto può succedere. La Regione Piemonte, con la legge n. 60, ha sempre penalizzato la categoria dei cacciatori piemontesi nei confronti dei cacciatori delle zone limitrofe di Lombardia e Liguria.
Credo che questa categoria di cittadini non chieda nulla di particolare se non di avere gli stessi diritti e gli stessi doveri dei cittadini di altre regioni.
Siamo nel 1994: vogliamo essere europei ma creiamo discriminazioni fra abitanti di territori di zone limitrofe. Dieci chilometri in più o in meno possono portare a godere di diritti diversi, come se il Campari soda si potesse bere solo a Vercelli e non a Biella per cui bisogna prendere la macchina per recarsi a Vercelli. Succede la stessa cosa con i cacciatori.
Quando sento l'Assessore Marino che si chiede a quante specie di animali si possa sparare, visto che non l'hanno dibattuto in Giunta personalmente trasalgo: si chiede di poter cacciare le stesse specie di animali delle zone limitrofe alle nostre, tenuto conto che la legge nazionale prevede 57 specie, da noi ridotte a 33.
Non riesco davvero a capire il motivo per cui in Piemonte si debba fare i primi della classe; capisco che abbiamo culture diverse, capisco tante cose, ma non il motivo per cui si debbano imporre convinzioni personali su una categoria di cittadini la cui attività è approvata da una legge nazionale e da leggi europee.
Desidero ringraziare l'Assessore Riba che ha anteposto gli interessi della collettività agli interessi della maggioranza ed a quelli personali.
A mio parere oggi in aula sono emersi interessi personali e di casta a danno degli interessi della collettività. La ringrazio, Assessore: cercheremo di darle il nostro appoggio. Personalmente le chiedo che il calendario venatorio del progetto di legge che lei ci propone di far passare, non contenga alcunché di diverso da quello ligure o lombardo ferme restando le 33 specie - senza tagliarne altre - e che si abbia la possibilità di cacciare la domenica; insomma le chiedo che le disposizioni siano affini alle altre zone. Non vogliamo niente di fuori del normale.
Se i riferimenti della legge dello Stato non sono sufficienti, si prendano pure in riferimento le leggi della Lombardia e della Liguria, ma mi sembra che la legge dello Stato sia più che sufficiente come punto di riferimento. Mi auguro poi che entro i prossimi mesi possa essere approvata la legge quadro regionale che regoli, una volta per tutte, l'attività della caccia in Piemonte.
Ho sentito qui tacciare i cacciatori come se fossero degli extraterrestri. Io voglio sottolineare che i cacciatori sono delle persone con i pregi e i difetti di tutti i comuni mortali, non è gente che gira con il fucile per andare ad ammazzare indiscriminatamente, è gente che ama la natura, però vuole proseguire un'attività che da sempre è stata svolta. Se poi la vogliamo regolamentare o controllare, facciamolo pure, anzi è giusto che sia fatto.
Il nostro Gruppo voterà a favore della sua legge, Assessore, con la consapevolezza di essere determinanti, per dare a questa categoria di cittadini i diritti che chiedono e che a loro competono, e che forse la maggioranza non vuole concedere.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Voglio solo spiegare la mia posizione astensionista.
Naturalmente è chiaro che i cacciatori sono persone serie, quindi cittadini impregiudicati ed incensurati.
Appunto per questo, invece di cercare lo scontro ad ogni costo (purtroppo scontri ne dobbiamo già avere su argomenti gravi, quindi non è il caso di crearne altri), penso che, data appunto questa serietà che presumiamo, e non c'è nulla in contrario a presumerla, la società, lo Stato, le Regioni, la televisione, sperando che migliori, possano fare in modo che i cacciatori diventino guardie ambientaliste, guardie ecologiche dopo aver frequentato un corso preparatorio, come si fa per i raccoglitori di funghi affinché non si avvelenino e non avvelenino altri. Così non sarà più il piacere di uccidere a muoverli, ma il compito che ha il guardiacaccia di diminuire il numero di animali appartenenti a specie in eccesso o nocive. In questo senso una legge sulla caccia avrebbe un ben altro merito.
Io sono convinto che effettivamente la vita è un valore, però quando noi abbiamo già disturbato profondamente questo equilibrio tra le varie specie e dobbiamo ristabilirlo, ecco il valore delle guardie ambientaliste.
I cacciatori coscienti potrebbero fare addirittura le guardie ambientaliste senza compenso: due piccioni con una fava. Essi prenderebbero coscienza di questo loro dovere ambientalistico. Ecco perché dico che bisogna evitare ad ogni costo lo scontro. Purtroppo le leggi attuali sono di una materialità desolante e non prevedono queste possibilità che invece sono le cose più ovvie. Abbiamo visto dei casi molto più clamorosi di questo. Questa è la ragione per cui mi sento in dovere di astenermi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, ho sentito alcune riflessioni fatte dai colleghi in sede di pregiudiziale e devo dire che gli stimoli sarebbero tanti. Mi trattengo dal far perdere troppo tempo, perch non è nostra intenzione fare ostruzionismo su questo provvedimento che pure non condividiamo, anche perché obiettivamente saremmo talmente pochi! Il Presidente Brizio è intervenuto ricordando le vicende degli ultimi anni grazie alle quali in questa regione si è cacciato. Vorrei ricordare al Presidente Brizio che in questa regione si è cacciato perché per due anni consecutivi, come il Consiglio di Stato ha dimostrato, la stessa Regione ha palesemente violato la sua stessa legge. Il Consiglio di Stato ha bocciato per due volte i calendari venatori che andavano contro la legge n. 60, che pure la Regione per prima doveva rispettare e non ha rispettato: con questo voi siete responsabili di un danno grave al patrimonio indisponibile dello Stato, alla fauna selvatica, che vorrei ricordarvi non è un bene dei cacciatori, ma è un bene di tutta la collettività! Vedi, collega Rossa, tu difendi il tuo diritto di cacciare. Io difendo il diritto non mio, ma dell'intera collettività piemontese, quindi anche tuo, di godere di un bene, quello ambientale che è di tutti e che noi tutti abbiamo il dovere di trasmettere il più possibile integro nei suoi equilibri alle generazioni future.
Mi spiace che a qualche collega sia sfuggito il dato fondamentale che la pregiudiziale poneva e cioè che questo che state per deliberare non è un atto dovuto, ma è una palese forzatura. Noi siamo rimasti davvero stupefatti di fronte all'atteggiamento di questa nuova Giunta e all'insistenza con cui l'Assessore regionale - io presumo su forti pressioni del mondo venatorio - ha voluto portare questo provvedimento all'approvazione del Consiglio regionale.
Allibiti ed amareggiati lo siamo per un comportamento politico che mette a dura prova anche quel rapporto tra le diverse parti che si è impostato nelle scorse settimane e che mi sembra abbia trovato un ambiente di correttezza e di collaborazione, come dicevo prima, in sede di gruppo di lavoro che da qualche tempo sta discutendo sulla nuova legge per l'esercizio venatorio nella nostra regione.
Ora l'atteggiamento dell'Assessore e la forzatura con cui ha voluto bruciare le tappe, di fatto promuovendo una nuova legge sulla caccia per la nostra Regione - perché così è, e poi mi soffermerò su questo - rende di fatto del tutto marginale il lavoro del gruppo. Non solo, ma suona offensivo nei confronti di chi in queste settimane - e non parlo tanto per noi perché siamo qui per lavorare su queste cose, ma soprattutto per i consulenti dei Gruppi consiliari - ha lavorato con spirito di servizio per dare al Piemonte una legislazione venatoria adeguata alla consistenza faunistica del territorio regionale.
Questi atteggiamenti rischiano di costruire, caro Rossa, di nuovo quel muro che tutti auspicavamo e continuiamo, nonostante tutto, ad auspicare che sia abbattuto.
Per quanto ci riguarda, ci riserviamo nei prossimi giorni di valutare l'opportunità di partecipare ancora, come Gruppo Verdi, ai lavori di quel gruppo di studio e quindi di dare la nostra disponibilità a proseguire il lavoro in Commissione. Perché ci sembra che il colpo di mano cui abbiamo assistito e stiamo assistendo oggi renda del tutto nulla quella funzione che invece ritenevamo fosse importante non soltanto per la nuova legge, ma anche per conciliare esigenze che sappiamo da sempre diverse. Certamente abbiamo tenuto sin qui un atteggiamento che fa valere i propri principi, ma altrettanto certamente non è stato un atteggiamento khomeinista estremista, radicale; ha dato la massima disponibilità a discutere nel concreto, entrando nel merito dei problemi.
Oggi invece siamo di fronte a questo colpo di mano, incomprensibile ingiustificato, che arriva a meno di venti giorni dalla deliberazione con cui la Giunta ha già approvato il calendario venatorio per la stagione 1994/1995 in sintonia con una legge regionale vigente.
Certo, una ventina di giorni fa la Giunta ha deciso di deliberare un calendario venatorio adeguato alla vecchia legge, ma perché ciò avvenisse voi sapete bene come abbiamo dovuto evidenziare che per l'ennesima volta avremmo fatto ricorso contro un atto palesemente violatore della legge cosa che era già accaduta negli anni scorsi. Con quella decisione la Giunta ha segnato una piccola differenza rispetto al recente passato; soprattutto di forma, visto che poi nella sostanza oggi ci ritroviamo di fronte ad un provvedimento che è uguale a quello degli anni passati, ma usa l'astuzia della legge per fare in modo che non ci possano essere ricorsi. Io credo che con le astuzie non andremo molto lontano, soprattutto nel dialogo su questioni delicate come questa.
Devo anche ricordare, perché forse a qualcuno è sfuggito, che la legge di cui il Piemonte si è dotato qualche anno fa, era già nata con un'astuzia perché in quella maniera, nel 1988, si impedì lo svolgimento di un referendum regionale per il quale le Associazioni ambientaliste avevano raccolto le firme tra la cittadinanza. Un referendum che appariva dall'esito scontato, visti poi i risultati del successivo referendum nazionale che - vorrei ricordare - in Piemonte raggiunse, nonostante il boicottaggio, il quorum sufficiente e che vide oltre il 90% dei piemontesi che andarono a votare, la stragrande maggioranza, decisi ad approvare un provvedimento di abolizione della caccia.
Non comprendiamo l'atteggiamento di questa Giunta: l'ampliamento del calendario venatorio prima dell'approvazione della nuova legge è per noi un fatto del tutto inaccettabile ed ingiustificato. Cosa è cambiato in questi venti giorni? Quali dati sono entrati in possesso della Giunta per motivare una variazione del calendario venatorio? Lo spirito della nuova legge nazionale - vi ricordo - prevede che simili decisioni vadano assunte in base a dati e verifiche precise della consistenza faunistica delle Regioni, ma questo - ahimè - è un dato estremamente preoccupante perché anche quella parte più illuminata dei cacciatori che continua a confermare e a dichiarare la volontà di svolgere la sua attività in maniera scientifica, di fatto poi sa benissimo che di fronte ai dati scientifici dovrebbe arrendersi e sicuramente cacciare molte specie in meno di quelle che l'Assessore sta oggi proponendo. E forse non è un caso che giace nei cassetti di questa Regione, che ha speso denaro pubblico per questo progetto, una carta delle vocazioni faunistiche che dimostra in maniera scientifica la consistenza faunistica delle specie della fauna selvatica in questa Regione: se - come si dovrebbe ci si attenesse a quel documento, in questa regione si andrebbe a caccia sicuramente molto meno di quanto si vada ancora oggi.
Ho fatto prima delle domande, ma so benissimo che sono domande pleonastiche; non ci sembra che l'Assessore sia entrato in questi giorni in possesso di nuovi dati che giustificano e giustificherebbero un cambiamento rispetto al 13 giugno. Sono domande pleonastiche che trovano risposta nel fatto che nonostante, appunto, si continui a dichiarare pubblicamente la necessità di applicare all'attività venatoria criteri scientifici, in realtà in questo Paese e in questa Regione si continua a sparacchiare senza alcun criterio rischiando così di mettere in ginocchio e dilapidare un patrimonio ambientale che è della collettività.
Dunque, con questa leggina di fatto, contraddicendo i principi della legge nazionale, confermiamo una maniera di gestire il patrimonio faunistico che è del tutto slegata da qualsiasi criterio di razionalità e di scientificità. Non solo, ma si introduce anche surrettiziamente un'altra variazione fondamentale che riguarda la possibilità di esercitare l'attività venatoria anche la domenica. L'Assessore sa bene che insieme all'elenco delle specie cacciabili è questo uno dei nodi reali e fondamentali della legge sulla caccia che stiamo faticosamente definendo o cercando di definire in sede di gruppo di lavoro della II Commissione.
Definire queste due questioni con un colpo di mano ci sembra francamente un vero e proprio affronto nei confronti del Consiglio regionale e della Commissione e sicuramente - come ho detto prima inficia gran parte del lavoro per giungere in maniera migliore per tutti alla redazione di un testo equilibrato in materia di attività venatoria.
Non vorremmo che essendo nel frattempo intervenuto un provvedimento che di fatto fa slittare i termini per l'adeguamento alla legge n. 157/92 di un anno, ci fosse qualcuno che voglia rimettere nel cassetto il provvedimento regionale superando i problemi con questo automatico adeguamento al testo nazionale per le parti che sappiamo forse di maggiore interesse per il mondo venatorio.
Io credo che questa sarebbe sì, veramente, una reale manovra dilatoria caro collega Vaglio, e non è questo un processo alle intenzioni visto che circola un emendamento che mi sembra vada proprio in questa direzione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, effettivamente questa situazione mi sembra un po' paradossale e strana, mi richiama alla mente "Alice nel paese delle meraviglie", quando ad un certo punto si sentì il re esclamare: "Prima la sentenza, poi le prove!". Uno strano modo di procedere, fu osservato occorrerebbe avere prima le prove e poi, caso mai, pronunciare la sentenza ma tant'è, Presidente.
Abbiamo - è stato già detto - una Commissione consiliare che ha attivato uno specifico gruppo di lavoro al quale è stato assegnato un compito preciso: esaminare i progetti di legge presentati in materia venatoria e definire un testo rispettoso dei principi inderogabili introdotti dalla nuova legge quadro, che tenga conto e contemperi, nei limiti del possibile, i diversi orientamenti della politica faunistico venatoria che, com'è noto, da tempo è oggetto di dibattito. Ciò nonostante viene presentato qui il disegno di legge n. 391 che in effetti anticipa di gran lunga quello che potrebbe essere l'esito, qualsiasi esito, del gruppo di lavoro. Conseguentemente tale procedura appare inaccettabile e mi preoccupa moltissimo che non sia stata recepita nel modo dovuto dai colleghi Consiglieri. Si è parlato - credo con estrema leggerezza di atto dovuto, può darsi, ma atto dovuto a chi? Questo mi chiedo.
Si è parlato di lobby ambientalista: certo, è la forza dei nomi, la virtù della forza dei nomi. Vorrei proprio sapere chi è che finanzia la "lobby ambientalista", contrariamente ai noti finanziatori delle lobby dei cacciatori, ma nessuno lo dice. D'altra parte mi rendo conto di appartenere ad una minoranza esigua; il collega Rivalta mi faceva notare che saremo al massimo il 25%, siamo già tanti.
Nonostante ciò intenderei richiamare al rispetto dei nomi che sono importanti: "Rosa pristina stat nomine"; si conclude così "Il nome della rosa" di Umberto Eco. E allora penso subito ad una grave, gravissima forma di inquinamento mentale quando leggo, nell'introduzione al disegno di legge n. 391, che tali norme, quelle della legge n. 157/92, pongono l'accento sulla fauna quale bene insostituibile legato ad un ambiente che deve essere tutelato, ma via! E come lo tuteliamo? A fucilate? Mi pare proprio assurdo! Si abbia il coraggio di chiamare le cose con i loro nomi e si dica che la caccia è parte integrante di quella distruzione ambientale alla quale siamo purtroppo abituati e, devo dire, siamo in larga misura ormai assuefatti.
Questa è la pura realtà che ci troviamo di fronte. Non ci potrà essere mai nessun intervento dell'uomo, tanto più cruento, che possa riequilibrare un ambiente che l'uomo stesso ha contribuito a ridurre in questo stato, come è sotto gli occhi di tutti.
Si chiamino dunque le cose con il loro nome e si eviti di dire che i cacciatori sono ambientalisti, perché è un'offesa non agli ambientalisti che potrebbe, come tante offese, essere accettata benissimo, ma un'offesa a quello che veniva definito il buon senso con cui il collega Marchini ha concluso il suo intervento su questa materia. Il buon senso, lo sappiamo tutti, è qualcosa che rassomiglia alla ragione, però non è la ragione, e la ragione dice ben altre cose su questo: la fauna si tutela proteggendola lasciandola vivere e non consentendone l'abbattimento.
Entrando nel merito del provvedimento, noto alcune discrepanze che occorre evidenziare. Intanto non sono assolutamente d'accordo sul fatto che l'intera materia della proposizione del calendario venatorio venga demandata alla Giunta; deve essere un compito del Consiglio, sul quale occorrerà discutere sempre, di volta in volta. Delegare questa materia alla Giunta significa sottrarla alle competenze consiliari e questo certamente a mio avviso, non è un procedimento accettabile.
Abbiamo poi visto, perché ci è stato dato poco prima del dibattito l'emendamento proposto dall'Assessore. Le specie cacciabili saranno (posso aver sbagliato nel contare) all'incirca 34-35; è sicuramente una giornata nera, non solo per l'ambientalismo in generale, non solo per l'ambiente (più che altro), ma anche per questo Consiglio che, tutto sommato, aveva approvato a suo tempo una legge in materia. Tale legge non era la migliore possibile, ma certamente tutelava una fauna che pur veniva ampiamente colpita.
Il calendario proposto dall'Assessore peggiora quella legge.
Per quanto riguarda le specie, vorrei soltanto far notare, visto che si deve andare ad una mattanza, che almeno lo si faccia senza violare, nel modo più assoluto, le direttive CEE. Tra quelle cacciabili dalla terza domenica di settembre al 30 gennaio ci sono alcune specie quali la cornacchia nera, la cornacchia grigia e la gazza; peraltro, io non ho mai visto un cacciatore andare a caccia di cornacchie: mi chiedo che senso abbia.



MASARACCHIO Antonino

Perché infestano!



ADDUCI Donato

E' un'altra questione. Non è un problema di caccia, questo. E' un problema che va considerato, perché esiste, è reale, ma va scorporato dalla caccia; come pure quello dei cinghiali o dei porcastri. Sono problemi realmente esistenti, ma nulla hanno a che fare con la caccia, anzi vengono utilizzati dai cacciatori, perché attraverso tali problemi reali surrettiziamente, si introduce la caccia a tutte le altre specie.



(Commenti del Consigliere Marchini)



ADDUCI Donato

No, fareste meglio, collega Marchini, a preoccuparvi della chiusura degli allevamenti dei cinghiali, che in Piemonte sono circa 300: questo problema non è mai stato affrontato, e seriamente lo si affronterà chiudendo gli allevamenti, molti dei quali clandestini (quelli autorizzati sono controllati?), se vogliamo realmente, come sarebbe auspicabile e come noi per primi auspichiamo, eliminare i danni prodotti da questi animali.
Mi riferisco ai porcastri, perché di cinghiali non è neanche il caso di parlare, essi appartengono a specie quasi scomparse.
Come dicevo, gli animali prima citati, cacciabili dalla terza domenica di settembre al 30 gennaio, sono protetti da una direttiva CEE, la n. 409 è giusto che la direttiva venga rispettata. D'altra parte, manca un censimento generale delle specie; è un fatto grave che in mancanza di un'esatta e specifica consapevolezza della loro consistenza sul territorio si arrivi a definire quali tra esse debbano e/o possano essere cacciate.
Abbiamo sui nostri tavoli un'osservazione della Provincia di Alessandria, la quale ci fa notare che la starna e la pernice rossa sono in estinzione su quel territorio. Allora mi chiedo: perché la starna si trova in questo elenco? Almeno si tenga conto delle indicazioni che arrivano da chi vive una realtà territoriale e costituisce un indicatore positivo pur nella negatività complessiva del provvedimento.
A me spiace moltissimo aver dovuto cominciare la mia prima giornata di Consiglio regionale in questo modo, che mi vede in totale dissenso con il provvedimento sulla caccia presentato dall'Assessore Riba, che peraltro è un ambientalista. C'è però quell'equivoco di fondo sulla "difesa" dell'ambiente che andrebbe dissipato, quindi come ultima speranza chiedo all'Assessore di ripensare tutto e ritirare il provvedimento. Una volta espletati i lavori della Commissione predisposta da voi e preposta a produrre una nuova legge, questa materia, che noi siamo disponibili ad affrontare, potrà essere inserita in un contesto più ampio, che dia garanzie a tutti, che sia meditato, che tenga conto delle realtà territoriali e soprattutto dell'effettiva consistenza delle specie presenti sul territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Signor Presidente, sarò molto breve per dire che in Piemonte il numero dei cacciatori negli ultimi anni si è ridotto alla metà e che in Piemonte i cacciatori, per esercitare la caccia, pagano come tasse cifre notevolmente superiori a quelle di altre Regioni a noi confinanti. Probabilmente analizzando la legislazione che abbiamo voluto in questi anni, ci rendiamo conto del perché di questa specificità del Piemonte: una legislazione più restrittiva e costi superiori hanno determinato un abbassamento del numero dei cacciatori, che non ha riscontro in altre Regioni italiane.
Tutto questo dovrebbe già di per sè rendere soddisfatti gli ambientalisti piemontesi, perché potrebbero evidenziare che sono riusciti secondo il loro modo di vedere e di intendere il problema, ad ottenere dei risultati mentre evidentemente i loro colleghi di altre Regioni non sono riusciti a fare altrettanto. Ma coloro che, in realtà, più che favorevoli all'ambiente sono contrari alla caccia - perché non pongono tutti i problemi che la caccia ha in riferimento all'ambiente, ma ne pongono come al solito sempre solo alcuni - vogliono stravincere e creare le condizioni affinché in questa Regione, a differenza di altre, non ci siano più cacciatori.
Un non cacciatore come me, in questo caso, sente quasi il dovere di difendere le minoranze, perché se anche fosse vero che la maggioranza della popolazione intende vietare la caccia, mi porrei il problema, vista la storia che sta dietro a questo esercizio, se l'obiettivo sia condivisibile e non sia invece necessario tutelare un gruppo di cittadini italiani o piemontesi che diventano una minoranza, ma che non per questo debbono per forza sottostare ai voleri della maggioranza.
La maggioranza fino ad oggi ha ritenuto che la caccia in Piemonte possa essere esercitata con le caratteristiche che dicevo prima. Non è un'astuzia, l'astuzia eventualmente sta dall'altra parte.
Vorrei ricordare che già l'anno scorso la Giunta regionale propose al Consiglio l'approvazione del calendario attraverso lo strumento di legge.
E' agli atti del Consiglio un disegno di legge sostanzialmente uguale a quello presentato quest'anno, in quanto la deliberazione raccoglieva le opposizioni e i vari gradi di ricorso, che in Piemonte sono particolarmente efficaci. Già l'anno scorso c'era l'intenzione di approvare una legge, ma c'era una maggioranza diversa, un regolamento di Commissione diverso, e quella legge rimase bloccata nella Commissione competente. Pregherei i colleghi che da maggioranza sono diventati opposizione e che da opposizione sono diventati maggioranza di prendere atto del fatto che, come diceva qualche nostro predecessore, "cambiato posto a sedere, cambiato parere".
Invece c'è qualcuno che l'opinione la mantiene nel tempo, perché ritiene che faccia parte di un modo corretto di affrontare il problema. Quindi quella legge non andò all'attenzione della Commissione, non fu approvata e questo diede la possibilità a coloro che erano contrari alla caccia di fare i ricorsi, che ogni anno determinarono situazioni di particolare incertezza per i cacciatori piemontesi. Quindi, la Giunta e l'Assessore hanno operato bene usando questo strumento di legge, che non è un colpo di mano.
Sinceramente non capisco questi termini così pesanti. Quando democraticamente una Giunta o un Consigliere fa una proposta al Consiglio per affrontare un problema che ritiene di risolvere in un determinato modo non mi sentirei di chiamarlo colpo di mano o arroganza. Si tratta di risolvere democraticamente il problema, e bisogna prendere atto che i numeri stabiliscono dove stanno la maggioranza e la minoranza. Si tratta di risolvere il problema in un determinato modo, che mi sembra quello corretto, per dare ai cacciatori piemontesi, fintanto che lo avranno, il diritto di esercitare la caccia, pur regolamentata e pur tenendo conto fino in fondo della situazione venatoria della nostra Regione.
C'è un altro aspetto: i cacciatori pagano una tassa consistente. Questa tassa, forse i colleghi non lo sanno, serve a pagare i danni che certe specie animali presenti sul territorio della nostra Regione procurano all'agricoltura. Se i cacciatori non pagassero la tassa, dove potremmo reperire i fondi necessari a pagare i danni, che tra l'altro aumenterebbero qualora la caccia non fosse più esercitata? In definitiva, ritengo che la proposta della Giunta sia saggia e confermi la particolare vocazione ambientalista della nostra Regione perché nonostante l'aumento delle specie cacciabili siamo ancora ad un numero notevolmente inferiore a quello di altre Regioni. Mi sembra un compromesso accettabile sia da parte di chi è a favore sia di chi è contro la caccia. Mi sembra una proposta degna di attenzione.
Un ultimo riferimento alle direttive CEE. Le direttive CEE vanno richiamate sempre, tenendo conto della loro complessità e di tutto quanto prevedono. Le specie qui richiamate sono altamente nocive. Coloro che difendono l'ambiente debbono sapere che la cornacchia grigia arreca danno non solo all'agricoltura, ma anche alle altre specie, perché quando questa si moltiplica crea un disequilibrio complessivo.
Lo stesso discorso vale per l'allevamento dei cinghiali. Forse i colleghi non sanno che le nostre montagne sono state abbandonate, che nei nostri castagneti non si raccolgono più le castagne; quindi c'è un'abbondanza di cibo che, al di là degli allevamenti, sviluppa la presenza di questi animali. Per cui i cacciatori svolgono una funzione che potrà essere sviluppata in altro modo, come qualche collega ha evidenziato, ma che per oggi è utile alle popolazioni residenti in quelle zone. Se andassimo a fare un referendum nei paesi di montagna, non nelle città, ma nei luoghi che sopportano i danni provocati da queste specie all'agricoltura, i risultati del referendum sarebbero certamente diversi.
In quel caso avremmo raggiunto quello spirito autonomistico tanto caro ad alcuni nostri colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Proverò ad esprimere la posizione del Gruppo di Rifondazione Comunista su questa vicenda. Come Gruppo, riteniamo che le questioni di carattere filosofico, di atteggiamento culturale verso la pratica della caccia debbano far parte della vita di ciascuno di noi, ma che non debbano presiedere alla collocazione che, come Consiglieri regionali, abbiamo in quest'aula quando discutiamo di leggi.
Quindi, sulla caccia ognuno di noi tiene le proprie opinioni, che derivano da atteggiamenti culturali, storia personale e scelta di coscienza. La specie umana, una parte di essa, soprattutto negli ultimi tempi, continua a dedicarsi alla caccia. Altri, come il sottoscritto, non l'hanno mai fatto né lo farebbero, ma questo retroterra deve rimanere, a nostro avviso, un fatto di coscienza. Come Consiglieri regionali, invece riteniamo che la nostra attenzione debba essere dedicata alle leggi che regolano questa attività; e da questo punto di vista il Gruppo non ha alcun atteggiamento di pregiudizio ostruzionistico, anzi è un Gruppo che vuole regolare con leggi la caccia.
Dopo questa premessa vengo subito al tema concreto. La critica che svolgo a nome del Gruppo sulla proposta di questa Giunta di ampliare con una leggina il calendario venatorio e il numero di specie cacciabili è la seguente: questo non è un atto dovuto, è una scelta politica.
Questa scelta politica - possiamo fare il processo alle intenzioni - è forse dovuta alla spinta della lobby più forte in questa materia, quella dell'Associazione dei cacciatori? Forse sì, forse no, lasciamola alla polemica politica, anche se io ritengo di sì, ma non intendo soffermarmi molto su questo.
Assessore Riba, come può essere giudicata questa scelta politica? E' forse una scelta innovativa? Il proporre in tutta fretta, in presenza di una legge e di un calendario vigenti, un ampliamento di calendario e di numero di specie, così stando le cose, e cioè con l'attuale grado di conoscenza della consistenza faunistica, del suo rapporto con l'ambiente che sappiamo essere molto deficitaria - è una scelta, caro Assessore Riba che ci fa tornare al vecchio modo di agire, ovvero non è cambiato nulla.
Voi vi rendete conto, come noi, che occorrerebbe una legge sulla caccia che predisponga strumenti, risorse capaci di esaminare lo stato attuale del rapporto tra la fauna e l'ambiente, tra l'ambiente naturale e la caccia tra l'ambiente antropico e la caccia, tutti dati che forse esistono, ma sono sparsi e non fanno parte di un'intelligenza collettiva.
La novità, per una Giunta che si dichiara innovativa, poteva essere proprio quella di regolare la caccia secondo criteri di intellingenza collettiva, che oggi non ci sono, e subordinare con dati concreti di esame dello stato dell'ambiente una legge congrua per mantenere l'attività della caccia, per chi lo crede, entro dati di conoscenza scientifica capaci di fissare calendari e specie. Viceversa l'Assessore Riba fa esattamente quello che avrebbe fatto l'Assessore Lombardi un anno e mezzo fa, fa esattamente quello che non è ruscita a fare la Giunta tempo fa. La critica che il Gruppo di Rifondazione Comunista - non l'ex Assessore Lombardi che viceversa è felicissimo che finalmente questa Giunta riesca a fare quello che lui non è mai riuscito a fare - rivolge (ma non è una critica ideologica, dettata da nessun tipo di scelta pregiudiziale) è una critica politica, ovvero che questa vostra proposta è quanto di più vecchio esista e che conserva al proprio interno tutte le contraddizioni che sono state qui sollevate da quanti si oppongono a questa legge.
Pertanto mi dispiace che si ritorni al vecchio da parte di una Giunta che si è proclamata nuova. Il Gruppo di Rifondazione Comunista continua a dire che vi aspetta al varco, problema per problema, ma su questo problema non c'è nulla di nuovo sotto il sole: consentite di ampliare la caccia senza un'intelligenza. Intelligenza che viene lasciata alla casualità viene consegnata ai singoli cacciatori che saranno molto colti, poco colti poco attenti, molto attenti, ci sarà di tutto anche lì; ma viene lasciata all'interno di scelte di carattere individuale. Praticamente manca il quadro di riferimento sul quale si possa discutere se ampliare o ridurre e per quali ragioni si amplia o si riduce.
Viceversa la vostra scelta, semplicemente improvvisa, torna ad un ampliamento sul quale si potrà discutere una vita. Soltanto dei dati scientifici, finalmente organizzati in modo serio con tutti gli operatori che si occupano di questa materia (sia coloro che praticano la caccia sia coloro che sono contrari), consentirebbero un discorso più serio. Nel caso contrario questa risulta una leggina che varate evidentemente per far piacere alla lobby più potente che si occupa di questo problema, che è quella dei cacciatori; avrete fatto i vostri conti, evidentemente vi conviene agire in questo modo.
Il Gruppo di Rifondazione Comunista svolge questa critica e non voterà la legge così come è stata presentata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Confesso, Presidente, che non volevo intervenire in questa fase, ma di fronte al discorso, che reputo corretto, del Consigliere Chiezzi sul ruolo e sulla funzione dei Consiglieri regionali e sul ruolo e sulla funzione della nuova maggioranza, intendo precisare certe posizioni.
Al di là delle scelte personali all'interno del nostro Gruppo, nel mese precedente, in una fase in cui non c'era davanti a noi ancora la possibilità di fare parte della maggioranza, il PDS ha assunto una posizione chiarissima che ha visto la stragrande maggioranza dei suoi Consiglieri impegnati e tra questi l'allora Consigliere Riba. Me ne scuserà l'Assessore Riba se io sintetizzo in due minuti quello che è stato oggetto di serate di discussione, di confronto accalorato sia con gli ambientalisti sia con l'associazionismo dei cacciatori. La nostra posizione era la seguente: c'era un ritardo gravissimo da parte della Regione per quanto riguardava l'applicazione di una legge nazionale, la n. 157/92. L'impegno che noi assumevamo, come Consiglieri regionali, era quello di fare in modo che anche nel territorio della Regione Piemonte si potesse applicare una normativa nazionale, che ritenevamo abbastanza equilibrata, in grado di tener conto sia degli aspetti ambientalistici sia del diritto di poter esercitare un'attività sportiva. Il rischio era che la Regione Piemonte fosse un'eccezione nel territorio nazionale, per cui una parte dei cittadini di questa Regione venisse privata di un diritto che esisteva invece in altre realtà del territorio nazionale.
Io sono tra i firmatari, con altri membri del Gruppo PDS, di una proposta di legge, fatta anche a tempo debito. Ci siamo impegnati in sede di Commissione per far sì che questa legge venisse approvata e giungesse all'attenzione dell'aula. Anche noi siamo consapevoli che quello era il terreno vero di confronto e quindi la possibilità di avere una legge complessiva e non uno stralcio. La cosa non è stata possibile per le ragioni che sono già state accennate; l'impegno che come parte politica abbiamo portato all'interno di questa maggioranza è stato di essere conseguenti ad un discorso che avevamo confrontato con gli abitanti di questa Regione. Quindi non abbiamo fatto nessuna cosa di strano o di diverso: abbiamo cercato di arrivare alla formulazione della legge nel suo complesso e, visto che i tempi non lo consentivano, a questa parziale che stiamo discutendo. L'Assessore Riba è stato conseguente alle affermazioni che faceva nel momento in cui era all'opposizione e quindi ha tenuto fede agli impegni che ha assunto precedentemente nel momento in cui ha fatto parte di una maggioranza: garantire un diritto e la possibilità di esercitarlo. Il tutto nel rispetto della legge nazionale, ma anche - questo va sottolineato - cercando di applicare addirittura una forma grandemente restrittiva per quanto riguarda le specie cacciabili previste dalla legge n. 157.
Quindi, mi sembrava doveroso lasciare questa testimonianza al dibattito del Consiglio, in risposta anche al Consigliere Chiezzi. Non vorrei che il nostro silenzio come Gruppo, delegando la nostra posizione all'Assessore Riba, volesse significare una sua solitudine al governo e quindi una nostra difficoltà a ritrovarci sulle sue posizioni: al contrario non solo ci riconosciamo, ma ne riscontriamo la consequenzialità e quindi una capacità operativa conseguente.
Chiezzi, noi riteniamo che sia anche questo il segno di una novità. Tra l'altro se oggi riuscissimo a concludere anche questa legge, come PDS saremmo stati conseguenti su due aspetti legislativi importanti nella giornata di oggi: mi riferisco all'accorpamento delle UU.SS.SS.LL. e ovviamente a questa legge. Siamo conseguenti alle cose che diciamo quando siamo all'opposizione e cerchiamo di esserlo anche quando facciamo parte rispettosamente di una maggioranza e quindi accettandone le conseguenze nel bene e nel male. Nei due casi che ho citato siamo stati conseguenti ad una nostra posizione e l'essere in maggioranza ci ha permesso di concretizzare la nostra posizione.
Sì, collega Sartoris, è così! E non è così così! E' proprio così perché addirittura mentre sto parlando so che ho degli ascoltatori tra il pubblico che mi potrebbero smentire se io dicessi cose diverse o se lo stesso Riba dicesse cose diverse da quelle che abbiamo detto in decine di assemblee in questa Regione!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Avevo assicurato il Consiglio, visto lo spazio che avevo occupato nella dichiarazione sulla questione pregiudiziale, di avere sufficientemente esposto il mio pensiero, il che mi avrebbe consentito di non togliere altro tempo al dibattito. L'intervento del collega del PDS ha però posto una questione di nuovo politica. Si è rivendicata la volontà, oggi, di portare a casa un altro trofeo. L'Assessore non è solo, ha con sè una maggioranza.
Questa maggioranza porta a casa un trofeo, perché se si accosta questo disegno di legge alla legge sanitaria, evidentemente si può parlare di trofeo. Questo mi fa ritenere, quindi, che il trofeo lo portino a casa i cacciatori se hanno sufficienti proiettili e sufficiente capacità.
Chiederei anche ai colleghi dell'opposizione, per convenienza, nel senso che convengono, non che hanno un utile, di riflettere su questo fatto. Qui c'è stata la riaffermazione che il passaggio di questa legge significa il rispetto degli accordi di programma, un impegno di coerenza un impegno ed una vittoria sul campo della maggioranza PDS, DC, Verdi Antiproibizionisti.
Quindi, riflettiamo molto sul fatto che si specula sulla nostra disponibilità ad ascoltare più la gente che gli interessi di partito, come avviene in questo momento, perché l'interesse di partito è votare no mentre quello della gente è votare sì, però veniamo chiusi come tonni nella tonnara e ci si dice: "salvate la maggioranza perché qui non è la legge sulla caccia". Il collega Foco ha detto che oggi si portano a casa due trofei: quello della legge sanitaria posso anche riconoscerlo, ma quello della legge sulla caccia se lo portino a casa con i loro voti, con la loro maggioranza! Andiamoci cauti colleghi dell'opposizione, prima di fare il nostro dovere nei confronti dei cittadini, se per caso lo riteniamo, e di non farlo nei confronti della collettività consentendo ad una maggioranza di vendere come risultato politico una cosa che non ha il coraggio né i numeri di difendere in aula.
Questo è un atteggiamento - consentimi, Foco di una improntitudine inaccettabile! Questa questione viene trattata allo stesso modo in cui si continua a parlare di Giolitti. Ricordiamo che Giolitti è stato l'ultimo vero Presidente del Consiglio dell'Italia liberale. Dopo di lui è arrivato il fascismo con le sue facilità di approccio ai problemi, per cui i sigari e i cavalierati si davano a tutti; la spregiudicatezza di Giolitti è stata un'arma a doppio taglio che ha consentito allo stesso di governare, ma non ha consentito il ricambio della classe dirigente dell'Italia liberale con i risultati che quando è arrivata l'arteriosclerosi è arrivato anche Mussolini. Quindi, andiamoci cauti a citare Giolitti.
Questa legge deve essere vista come una legge che mette in discussione due beni e che deve essere lasciata alla responsabilità dei singoli Consiglieri senza rivendicare coerenze od incoerenze, altrimenti, caro collega Foco, dobbiamo andare alla radice del problema. Per onestà intellettuale bisogna riconoscere al collega Giuliano la fondatezza di un argomento. Noi in Regione Piemonte siamo debitori in termini di coerenza verso il mondo ambientalista perché abbiamo "barattato", sostanzialmente una legge particolarmente garantista del bene ambientale a fronte della questione del referendum. Questo è il dato storico da cui si deve partire.
Lo devono sapere anche i cacciatori che la diversità della Regione Piemonte, dal punto di vista della tutela delle specie animali, è la conseguenza della vittoria ottenuta sul campo dagli ambientalisti sul piano dei referendum, che avrebbero potuto ottenere la cancellazione della caccia sul territorio piemontese. Quindi, non è stata una scelta di valori, bensì una scelta di opportunità politica: piuttosto che correre questo rischio (che non era un rischio, amici cacciatori, c'era la certezza che la caccia sarebbe stata cancellata) si è ritenuto di arrivare ad una legge che probabilmente era pregiudizievole per i cacciatori piemontesi più di quanto non fosse per i cacciatori di altre Regioni, ma a fronte del rischio vero reale, a portata di mano, che in Piemonte non si cacciasse più. Per essere coerenti bisogna cominciare dall'inizio! Quindi io insisto nel dire che sono orientato ad immaginare che questo atto, che poi troverà la sua definitiva conclusione nella legge a regime che stiamo affrontando, debba andare avanti. Se però il resto del dibattito continuerà ad essere così curioso, schizofrenico, per cui da una parte si rivendicano le libertà dei Consiglieri quando fanno comodo e dall'altra le coerenze e la graniticità delle maggioranze quando fanno comodo, salvo poi disconoscerle quando non è così, per quello che può valere il nostro voto io mi riservo in conclusione di modificare l'atteggiamento che fin qui ho ritenuto di assumere.



PRESIDENTE

Ha ora la parola per la replica l'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, penso che questo disegno di legge, di impostazione leggera per i suoi soli tre articoli, non è tuttavia privo, almeno spero, di un consistente contenuto che è figlio di diverse condizioni. In modo particolare del fatto che esistono e hanno concorso a formare il dato di partenza, l'impostazione su cui si è lavorato, parecchi elementi che sono a conoscenza di tutti, la conoscenza in modo comune, cioè l'esistenza di una lontana legge regionale (la n. 60 del 1979) e di una recente legge nazionale (la n. 157 del 1992). E' altresì figlio di una consistente cultura ambientalista che in questa Regione si è formata attraverso tante elaborazioni e tanti dibattiti, ed è anche figlio dell'accrescimento del tono di informazione e di conoscenza su questa materia, che si è determinato attraverso il lungo dibattito che ha preceduto la presentazione di questi che potrebbero sembrare rispetto al dibattito tre miseri articoli di legge.
E' da tempo avviato sulla stampa un dibattito su questa materia; è tuttora in corso una discussione, che è iniziata due mesi fa, in maniera costante, in un gruppo di lavoro che racchiude tutte le persone interessate alla materia, facenti e non facenti parte del Consiglio regionale (naturalmente parlo dei livelli apicali). Si tratta di una proposta di legge che non si allinea a nessun'altra di quelle esistenti, ma ha una sua fisionomia, una sua individualità nel numero delle specie che propone e nelle condizioni attraverso le quali si è arrivati a questa proposta, ma ha anche una sua individualità perché rappresenta niente di più e niente di meno che il pezzo di un'operazione che è partita da lontano e che dovrà durare ancora molto per arrivare alla definizione complessiva.
Noi partiamo dal fatto che la selvaggina è considerata patrimonio indisponibile, demanio dello Stato, che quindi il primo compito che lo Stato richiede in relazione a questo suo bene, che è della comunità (Stato vuol dire in questo caso essenzialmente comunità), è di assumere atteggiamenti, che devono essere individuati e studiati, affinché questo bene possa vivere, svilupparsi ed essere, come è sua naturale funzione, un elemento di arricchimento, di ricchezza ambientale e di ricchezza tout court, per la nostra comunità complessivamente intesa. E' la legge che prevede queste operazioni - e credetemi sono molte - che devono essere compiute perché rispetto a questo tipo di patrimonio si arrivi ad una vera operazione di grande tutela.
Per esempio, i tecnici mi hanno segnalato che l'eliminazione dell'Italia dalle rotte dei grandi migratori che ormai transitano per la penisola iberica e i Balcani, è dovuta al fatto che qui sono state prosciugate le paludi, non esistono più gli ambienti naturali adatti. Si tratta dunque di una problematica che non deve essere ricondotta al solo conflitto, ma ad un fatto rispetto al quale si deve agire affinché gli elementi di miglioramento delle condizioni della vita dell'uomo non siano elementi di impoverimento delle specie animali.
Altrettanto si potrebbe dire per le modalità di coltivazione della terra; quindi i tre soggetti che la legge n. 157/92 indica come "naturalmente costitutivi del progetto unico per la fauna", i coltivatori gli ambientalisti, i cacciatori, pur se stentano ancora a coagire tra loro per ragioni anche storiche, per l'immediatezza degli interessi o forse per taluni conflitti che hanno assunto toni più drammatici di quello che è necessario, tuttavia sono destinati a lavorare insieme.
Oggi, il Sindaco di un paesino delle Langhe mi ha posto il problema documentato, di un'azienda nella quale 10 quintali di nocciole sono state mangiate dagli scoiattoli. Questo lo dico per segnalare con una battuta l'ampiezza del problema. Bisogna mettere l'agricoltura in condizione di poter produrre consentendo lo sviluppo degli elementi naturali, tra cui la fauna, ma poi bisogna realizzare tutta una serie di condizioni perché possa essere riconosciuto un indennizzo.
L'elaborazione di questa legge, che si limita ad ordinare l'attività venatoria relativamente all'attuale periodo, deve essere considerata un elemento necessario, direi un elemento di serietà affinché si consenta lo svolgimento di alcuni punti. In primo luogo la continuazione del dibattito in quel gruppo di lavoro - allora eravamo all'opposizione - che era stato sollecitato da noi, dal mio Gruppo, come ricordava il collega Andrea Foco un gruppo di lavoro nel quale potessero misurarsi tutti i soggetti interessati (ambientalisti, esponenti non particolarmente legati ad una politica da questo punto di vista, ma tutti quanti richiamati ad adottare la legge nazionale n. 157/92, e tecnici). Vorrei sottolineare in proposito che io non ho mai rilevato che in quel gruppo di lavoro si lavora al ritmo dell'esame di un articolo o mezzo articolo ogni 4-5 ore. Se tutti convergiamo sul fatto che quella è una ricchezza (non forma magari un comune sentire, ma costituisce un terreno comune di lavoro, rappresenta un momento di formazione di una cultura che interessa tutti), questo è un atto prezioso sul quale poi si impianteranno le soluzioni di spessore definitivo che riguarderanno non soltanto le specie cacciabili, ma anche gli ambiti territoriali, la ricostituzione di ambienti naturali, la conclusione del nomadismo venatorio e tutte le altre questioni che conoscete.
La legge che proponiamo oggi in qualche maniera è anche - lo dicevo prima - figlia di questa cultura ricca, di questa cultura poliforme che noi abbiamo rispetto a questi problemi. In Piemonte esiste un dato di cultura ambientalista rispetto alla quale non credo si debbano attribuire delle patenti; per quanto mi riguarda, non solo a livello di aspirazione, bensì anche per la linea che ho sempre tenuto in questo Consiglio regionale, è una cultura alla quale ritengo di appartenere anch'io. Il fatto che oggi io debba proporre un provvedimento "dovuto" per la Regione, non significa che mi sposti rispetto alla collocazione culturale che mi appartiene su questi problemi. E ritengo che il fatto di indicare un elenco di specie cacciabili (poi dirò in dettaglio il numero esatto) che sono altamente al di sotto delle 57 previste dalla legge nazionale, e che sono quelle automaticamente riprodotte dalle otto Regioni circostanti che hanno già approvato la legge rappresenti un dato di innegabile particolarità per il Piemonte. Ho anche parlato con i colleghi Assessori delle altre Regioni per capire come e perché avessero assunto il riferimento nazionale.
Devo anche dire che questo non è un elemento che tendo ad ascrivermi perché voglio dare atto ai colleghi Cantore e Lombardi, che in momenti diversi avevano lavorato su questi temi, di avere predisposto correttamente l'impostazione di questa legge alla quale poi si è trattato di dare conclusione in questo periodo, ma grosso modo era già stata predisposta. Naturalmente, per superare i problemi di una posizione difficile occorreva accelerare il momento delle decisioni e delle discussioni.
Aggiungo però un elemento rispetto al come, al quanto e al dove si potrà cacciare in futuro. Se accettiamo il principio della caccia programmata, cioè il principio, in qualche maniera, della difesa e della tutela di alcune specie, che poi si muovono liberamente e valorizzano il loro "darwinismo" naturale nei confronti di altre specie, avremo un'alterazione gravissima dello stato dell'ambiente naturale e della fauna, tant'è che già oggi abbiamo una serie di specie (le gazze, i falchi gli storni, persino i passeri per certi versi) che hanno assunto dimensioni di nocività.
In questa legge abbiamo indicato 28 specie che riteniamo possano essere cacciabili; riteniamo "come"? Nell'unico modo che abbiamo a disposizione.
La legge nazionale n. 157, all'art. 7 stabilisce che l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica ha il compito di censire il patrimonio ambientale costituito dalla fauna selvatica, di studiarne lo stato e l'evoluzione. Le 28 specie che proponiamo, più tante altre che non proponiamo, sono considerate cacciabili dall'Istituto Nazionale della Fauna Selvatica con sede in Bologna, alla quale diligentemente gli uffici si erano rivolti.
Devo riconoscere loro un grande lavoro e un contributo che va ben al di là dell'impegno dovuto in quanto responsabili dei loro settori, anche nel cercare di costruire cultura, allargando le conoscenze e raccogliendo dati.
Gli uffici avevano già chiesto il parere dell'Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, quindi se dovessimo basarci su elementi di appoggio scientifico, potremmo rendere cacciabili ben altre specie (e lo dico per chi aveva già sollevato, anche in me, un elemento di disagio); volendo si potrebbero inserire anche le allodole, perché in termini quantitativi, di ripopolamento, ci sono. L'allodola ha anche un valore emblematico, ma questo non significa che altre specie non debbano essere ugualmente tutelate.
Abbiamo tolto, da un elenco che era circolato una settimana fa ulteriori tre specie. Toglierne altre significherebbe togliere a casaccio senza pezze di appoggio, senza documenti scientifici. Abbiamo inoltre inserito due specie che sono oggetto di discussione (esattamente la starna e la pernice rossa, ma non vorrei entrare nelle indicazioni dei nomi perché poi andremmo per le lunghe); le abbiamo delegate alle competenze delle Province e saranno quindi loro a decidere.
Quando si dice che arriviamo a 35 specie, lo si dice perché abbiamo definito un elenco di animali, di specie faunistiche protette dalla Comunità Europea e che se noi non indichiamo in una legge come abbattibili non possiamo abbattere con piani specifici. Ciò detto, queste specie non sono mai state e non saranno abbattute, perché non rivestono alcun interesse venatorio, come le gazze, i corvi e gli storni.
Questo elenco si potrebbe collocare separatamente come un'esigenza dell'agricoltura, quindi della Regione, di mantenere un certo equilibrio tra le specie; come è noto, gazze e cornacchie stanno distruggendo tutti gli animali più piccoli, quindi è un elenco di specie rispetto al quale dovremo in qualche modo provvedere attraverso accordi con le Province.
Poiché è nelle nostre intenzioni abbattere una parte di cinghiali (che non sono più cinghiali, per cui bisognerà ritornare ad una specie più rustica, come ha anche considerato il Consigliere Adduci), proponiamo di prorogarne la caccia fino al 31 gennaio in zona Alpi, cosa che sarebbe opportuna: la legge non lo consente, per cui cercheremo di intervenire su questo aspetto, eventualmente aumentando il numero di capi abbattibili.
Ultima considerazione. Nella prima stesura avevamo teso a rendere più amministrativa, più banale - se così si può dire - l'operazione necessaria per l'anno in corso, non introducendo nella legge l'elenco delle specie cacciabili e il calendario venatorio; in questo modo si poteva variare di anno in anno. L'introduzione delle specie cacciabili ci è però stato richiesto come atto di affidabilità da parte della Giunta, per cui questo non può che costituire il punto di riferimento sul quale ci indirizzeremo fin quando non sarà approvata la legge generale che deriva dall'applicazione della legge n. 157/92.
L'impegno che prendo a nome della Giunta è quello di arrivare entro l'anno, o comunque con una minima dilazione, all'approvazione di questa legge generale, che sarà la sede nella quale intervenire rispetto a tutti i fattori che coagiscono.
Ringrazio sinceramente quanti hanno espresso disponibilità in un quadro che supera un'appartenenza o una condizione di maggioranza o di opposizione; questa materia effettivamente da un lato può unire, ma dall'altro dividere per situazioni di sensibilità individuale che comprendo benissimo. Tuttavia ritengo sia nostro compito oggi definire questa materia in una condizione di certezza affinché non ci siano più elementi di conflitto, di bagarre, di speculazioni o comunque di condizioni e atteggiamenti drammatici. Auspico che la proposta di legge così com'è stata presentata possa essere approvata.
Ringrazio i colleghi del Gruppo Verde che hanno collaborato a ritirare in un quadro di atteggiamenti che, seppur duri, sono schietti una certa quantità di emendamenti per sostituirli con altri più snelli, che segnaleranno comunque la loro posizione e quella di altri contrari alla legge.
Per quel che concerne i censimenti faremo di più e quant'altro possibile. Prima dell'approvazione del provvedimento, come atto amministrativo della Giunta, oltre all'Istituto della Fauna Selvatica (che è già stato sentito), sentiremo ancora la Consulta regionale, nella quale sono presenti sia i soggetti del fronte ambientale che della caccia, nonch le Amministrazioni locali.
Credo che tutte le condizioni perché la discussione si svolga nel modo più corretto possibile si siano realizzate. Questa legge non dovrà essere considerata una vittoria dell'una o dell'altra lobby (chiamiamole così, nel senso americano, non c'è niente di offensivo), ma potrà essere realizzata nel miglior modo possibile, nel modo più onesto e saggio oggi possibile nell'interesse di tutta la Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino e Vaglio: 1) il titolo è emendato nelle parole "1994/1995" che sono soppresse al comma primo, dopo le parole "Esercizio venatorio", sono eliminate le parole "per la stagione 1994/1995" e sostituite dalle parole "fino all'entrata in vigore della legge regionale di recepimento della legge n.
157/92".
La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Questo emendamento aveva lo scopo di salvaguardare i lavori di Commissione, allo scopo di renderli più agevoli senza dover rispettare delle scadenze, anche in considerazione del fatto che a marzo del prossimo anno questo Consiglio non sarà più in grado di operare.
A seguito delle dichiarazioni dell'Assessore Riba, dopo essermi consultato con lui e aver verificato la sua intenzione di andare comunque all'approvazione di una legge di applicazione della legge n. 157/92 entro l'anno - e fermo restando che qualora questo non si dovesse verificare all'approssimarsi delle scadenze, l'emendamento verrebbe riproposto sotto forma di legge - ho deciso di ritirare l'emendamento, augurandomi di trovare la stessa disponibilità a dar corso alla legge n. 157 da parte di tutti i colleghi.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 1) è pertanto ritirato.
Chiede di parlare il Consigliere Miglio; ne ha facoltà.



MIGLIO Mario

I subemendamenti al nostro emendamento all'art. 1 riguardante le specie non cacciabili sono ritirati.



PRESIDENTE

Il testo di tali emendamenti rimane comunque archiviato nel fascicolo del progetto di legge in questione.
Emendamenti presentati dai Consiglieri Miglio e Giuliano: 2) all'elenco di cui all'emendamento presentato dall'Assessore Riba di modifica dell'art. 1, comma primo, del disegno di legge n. 391, è soppressa la parola "starna (Perdix perdix)" 3) all'elenco di cui all'emendamento presentato dall'Assessore Riba di modifica dell'art. 1, comma primo, del disegno di legge n. 391, è soppressa la parola "pavoncella (Vanellus vanellus)" 4) all'elenco di cui all'emendamento presentato dall'Assessore Riba di modifica dell'art. 1, comma primo, del disegno di legge n. 391, è soppressa la parola "folaga (Fulica atra)" 5) all'elenco di cui all'emendamento presentato dall'Assessore Riba di modifica dell'art. 1, comma primo, del disegno di legge n. 391, è soppressa la parola "alzavola (Anas crecca)" 6) all'elenco di cui all'emendamento presentato dall'Assessore Riba di modifica dell'art. 1, comma primo, del disegno di legge n. 391, è soppressa la parola "pernice rossa (Alectoris rufa)".
La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Ho detto prima che l'elenco delle specie cacciabili è stato ridotto al minimo. Per queste specie - starna, pavoncella, folaga, alzavola e pernice rossa - possiamo avere degli atteggiamenti di sentimento, che comprendo.
Però anche nel libro del dottor Mussa, che ho consultato nello sforzo di documentarmi il più possibile su una materia non così ricorrente, non ricaviamo che siano delle specie particolarmente minacciate. Rappresentano un interesse venatorio e l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica di Bologna ha dato il suo assenso all'inseribilità. Il parere dell'Istituto era già stato richiesto precedentemente al fine di poter avere l'unica documentazione possibile da parte dell'unico Istituto a ciò autorizzato.
Spero che i colleghi capiscano che questi emendamenti non si possono accogliere, perché abbiamo già eliminato specie come la moretta, il moriglione e l'allodola, mentre per quanto riguarda la starna questa è demandata alle Province che potranno decidere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

L'Assessore Riba non ha citato parole sue, ma quelle di un esperto.
Farò altrettanto, richiamando considerazioni che potranno essere utili, al di là delle decisioni assunte in quest'aula, per il prosieguo del dibattito che mi auguro continuerà in Commissione, per produrre un testo di legge il più organico e razionale possibile.
Da altre fonti si apprende come: "la starna in Italia è limitata ad alcune zone della Valle Padana e del Centro. I ceppi autoctoni sono oggi quasi tutti sostituiti da popolazioni importate e forse appartenenti a sottospecie diverse. La popolazione italiana più numerosa e autoriproducentesi è localizzata nella bonifica del mezzano, biotipo di origine del tutto artificiale".
Si pone quindi il problema di salvaguardare una particolare specie della starna, che è quella autoctona. Questo in base non a valutazioni nostre, ritenute di parte, non dei Verdi, non degli ambientalisti, come spesso si è voluto sottolineare in quest'aula per rimarcare la nostra prevenzione rispetto a questa tematica. Così non è! Ancora si fa presente come "il nucleo più interessante è localizzato tra le Langhe e l'Astigiano dove sono presenti sei ceppi autoctoni, ma inevitabilmente inquinati". Allo stesso modo, si sottolinea che "l'Alessandrino è fortemente impoverito di starne anche se i territori idonei dell'Acquese, del Novese e del Tortonese, un tempo molto ricchi presentano ancora rare popolazioni autoriproducenti. La nidificazione avviene soprattutto nei campi di erba medica e nelle sponde di siepi rade che li dividono. La specie occupa zone coltivate. Sull'arco alpino la specie è segnalata in due sole località: l'Alta Valle di Susa e il Chisone aree relitte di una distribuzione un tempo assai più ampia. La starna abitava infatti, fino a circa due decenni or sono, tutte le vallate alpine occidentali con popolazioni localmente anche numerose, in particolare nelle Valli di Susa, Chisone, Maira e Stura".
Queste affermazioni, ribadisco, non sono fatte da noi, ma da studiosi all'interno di una pubblicazione del Museo Regionale di Scienze Naturali.
Ancora vorrei sottolineare all'Assessore, poiché il riferimento è lo stesso, cioè quello del prof. Pierpaolo Mussa, che in un suo breve pezzo riguardante la starna, pubblicato dalla Regione Piemonte, si sottolinea come "le starne, a causa delle profonde trasformazioni cui sono state soggette le culture agricole, sono praticamente scomparse da quasi tutte le zone che un tempo le ospitavano. La caccia intensa cui sono state oggetto ha accelerato la loro diminuzione. Attualmente le troviamo principalmente in alcune zone dell'Astigiano e dell'Alessandrino".
Per concludere, rispetto alla starna, una corretta gestione venatoria non ci risulta, in questo momento, poter essere attuabile, tanto meno dato che il disegno di legge non fa riferimento ai principi fondamentali della legge quadro imperniati sulla tutela e l'equilibrio naturalistico. Solo con una riconsiderazione complessiva che, in questo caso, non ravvediamo, potrà essere possibile difendere la starna e permettere una sua riproduzione e diffusione su tutto il territorio della Regione Piemonte. Per questo con l'emendamento si propone di non rendere cacciabile questa specie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Non è stato però detto che le starne si allevano e si riproducono in allevamento, quindi se ne può disporre. Anch'io sto leggendo il libro del prof. Mussa.
Rispondo una volta per tutte: se dovessimo fare grossolanamente un dibattito scientifico, offenderemmo sicuramente i competenti e non daremmo un bello spettacolo.
Si discuterà del problema nell'ambito della Consulta regionale della caccia, la quale è composta da persone competenti, ed io naturalmente non avrò che da ascoltare. Al momento, abbiamo il parere dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.
Consentitemi di non intervenire nel dibattito scientifico, perché posso solo fare riferimento alle autorizzazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Intanto l'Assessore Riba dovrebbe cominciare a nominare la Consulta regionale sulla caccia, e questo sarebbe un primo passo che accoglieremmo in modo favorevole.
In secondo luogo, mi sembra che sentire la Consulta, dopo che la legge è stata fatta e quindi le specie sono state inserite nel calendario, sia poco efficace dal punto di vista della gestione faunistica.
La starna - è vero, Assessore - rappresenta emblematicamente il modo di come l'attività venatoria non dovrebbe essere condotta in contrasto con la legge nazionale, perché la starna viene allevata, immessa ed impallinata.
Questo è il modo scientifico con cui gli amici cacciatori pensano di avere grandi meriti nella gestione del nostro ambiente naturale. A me non sembra così; n' questo mi sembra lo spirito della legge.
In quella pubblicazione che ho prima citato - che è la carta delle vocazioni faunistiche che le varie Giunte che si sono susseguite hanno gelosamente tenuto nascoste nei loro cassetti riguardo la gestione della starna si dice che ha rappresentato in passato la specie di maggiore importanza per la caccia vagante con cane da ferma, particolarmente nei settori collinari e pedemontani della Regione. Attualmente lo stato della popolazione che si autoriproduce in natura non consente, in pratica, alcun prelievo venatorio, che viene esercitato quasi esclusivamente su soggetti da ripopolamento. Gli unici interventi generalizzati e di gestione della starna nel territorio sono i ripopolamenti effettuati sia da parte delle pubbliche amministrazioni sia dalle aziende faunistico-venatorie, nonch qua e là dalle Associazioni dei cacciatori. Nel complesso essi hanno sortito quasi sempre risultati assai deludenti: vengono immessi sia soggetti giovani in estate, sia, più di frequente, coppie in primavera. Di norma i migliori risultati si ottengono nel primo caso.
E' da rilevare comunque che la pratica, normalmente seguita, di consentire l'esercizio venatorio nelle zone dove sono state effettuate le immissioni, non permette la ricostituzione di popolamenti stabili. Inoltre in generale, le piccole dimensioni delle aree protette rendono precaria la sopravvivenza nel tempo di eventuali nuclei iniziali, originati dalle immissioni. Mi sembra questo il modo peggiore di pensare alla gestione della fauna della nostra regione. Per cui invito l'Assessore a togliere questa specie dall'elenco e fare in modo che i cacciatori comincino ad entrare nell'ottica che la loro attività deve prelevare soltanto i frutti del capitale e non deve essere invece un'immissione di specie allevate per poi essere impallinate. Questo non mi sembra che sia peraltro nemmeno nello spirito cosiddetto sportivo, cui le Associazioni venatorie spesso si richiamano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Ribadisco la mia posizione astensionista. Penso però che una legge sulla caccia ben fatta troverebbe d'accordo - immagino, sono quasi sicuro spero la Regione e le Associazioni dei cacciatori. Occorre fare di queste due forze la punta di ariete o di diamante, se preferite, contro l'inquinamento dell'ambiente che è la vera causa distruttiva; e la massima responsabile di questo fatto è la chimica di Stato.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 28 contrari e 4 astensioni.
La parola al Consigliere Giuliano per l'illustrazione dell'emendamento n. 3) di cui ho dato lettura in precedenza.



GIULIANO Valter

In precedenza abbiamo detto che il nostro intendimento non è quello, in questa sede, di metterci a fare ostruzionismo. Crediamo di avere in qualche modo spiegato le nostre ragioni. Potremmo fare su ogni specie per le quali abbiamo presentato degli emendamenti, non soltanto gli interventi che abbiamo fatto per la starna, ma vi potrei leggere anziché le sintesi significative della Carta delle vocazioni faunistiche, tutta la situazione specie per specie. In questo caso sarebbe facile fare dell'ostruzionismo. A questo atteggiamento rinunciamo. L'Assessore Riba si appresta a far passare in questo Consiglio una legge per la quale ha palesemente dichiarato che in realtà stiamo facendo un calendario venatorio che si basa sul nulla. Perch di nulla abbiamo dei dati precisi. Dunque lo invitiamo a tenere almeno in considerazione, per quanto riguarda le altre specie sulle quali noi abbiamo presentato degli emendamenti, la memoria che l'Università di Torino Dipartimento di Biologia animale, nelle persone del direttore, prof. Emilio Valletto, e del prof. Antonio Rolando, ci ha consegnato non più tardi di qualche mese fa, in data 7 aprile. I dati forniti dal Dipartimento di Biologia animale sono agli atti della Commissione, ve ne riassumo solo alcuni: "Porcilione e pittima reale: giustamente indicate come specie particolarmente protette nella proposta 447, sono specie assai rare e di certo risultano rare anche l'allodola, la pernice rossa, la canapiglia, il codone, il mistolone, la moretta, il frullino, il combattente e il francolino di monte. Uno status solo leggermente migliore viene presentato dal beccaccino e dalla taccola che a nostro avviso non dovrebbero essere cacciabili. La passera oltremontana, inoltre, è presente nel territorio piemontese solo in prossimità dei confini regionali e sarebbe quindi anch'essa da proteggere".
Credo che questo parere di autorevoli esponenti del mondo accademico torinese e piemontese non sia frutto della loro pazzia nel momento in cui hanno dovuto stendere una memoria per la Commissione, pertanto farei notare all'Assessore che tra le specie da lui ancora lasciate nel suo calendario venatorio, ci sono la pernice rossa, sicuramente, e il beccaccino sul quale gli chiederei di riflettere prima di andare avanti in questa discussione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 28 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 28 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 28 contrari e 4 astensioni.
In merito all'emendamento n. 6) ha chiesto la parola il Consigliere Giuliano; ne ha facoltà.



GIULIANO Valter

Vorrei solo sapere se l'Assessore accoglie oppure no questo emendamento. Gradirei conoscere la posizione dell'Assessore.



PRESIDENTE

Prego, Assessore.



RIBA Lido, Assessore regionale

Credevo di avere espresso tutti gli elementi che sono in nostro possesso. Di queste specie ce ne siamo occupati a fondo. Per quanto riguarda la pernice rossa, così come per la starna, abbiamo già stabilito che la decisione viene demandata alle Province, le quali dove non c'è non la inseriranno e dove c'è la inseriranno. Bisogna però tenere conto che questo è un animale di allevamento.
Quella letteratura è parziale; se ci affidiamo alla letteratura parziale tra molto tempo saremo ancora qui a consultare. Doverosamente ho cercato di informarmi, ma non sono un tecnico. So però che le starne, le pernici, i fagiani, le lepri si possono riprodurre in cattività ed è ci che avviene.
Quindi, dopo aver aggiunto che per queste specie la competenza a decidere è demandata alle Province e sapendo che gli allevamenti per il ripopolamento sono stati fatti, non posso accogliere adesso questo emendamento. Questo vale anche per le proposte successive.
Naturalmente prima di emanare il calendario venatorio ci sarà ancora un esame da parte della scientifica - così spero Commissione per la caccia regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Voterò l'emendamento proposto dai colleghi del Gruppo Verdi in ordine a queste due specie per due ragioni, una delle quali di carattere politico.
Mi sembra poco comprensibile una rigidità della Giunta su una questione opinabile perché se ci sono degli elenchi che non si riescono a tagliare con un filo che separi bene quello che si può fare da quello che non si pu fare, resta difficile capire perché, considerata anche la disponibilità procedurale dei colleghi, su queste due specie ci sia questa rigidità.
Devo però dire che mi ripugna, in termini intellettuali, il concetto che qui è stato espresso dall'Assessore e cioè che le specie in quanto riproducibili sono cacciabili.



RIBA Lido, Assessore regionale

Ma non ho detto questo! Sono allevate.



MARCHINI Sergio

Quello su cui ragiono non sono le tue parole. Non sono un ambientalista radicale, non sono un cacciatore, ma ho qualche difficoltà a capire se abbia qualche senso allevare delle specie per liberarle e poi sparare loro! Questa è mattanza! E' crudeltà pura! Questa giustificazione che viene data al fatto che si caccia un animale, se questo può essere reimmesso nell'ambiente attraverso un sistema di vita artificiale, mi pare una questione patologica nel concetto di caccia che io invece riconosco accettabile e giustificabile: quello della fruizione dell'ambiente mediante la caccia, ma non la costruzione di una specie di presepio in cui immettiamo i fagiani che non sono fagiani, ma che sono galline vestite da fagiani e poi andiamo a sparare loro! Mi pare che con la caccia intesa da ambientalista ci sia un po' di differenza.
Ho detto questo perché ritengo di dover lasciare agli atti del Consiglio una qualche riserva sull'argomento che la specie è riproducibile quindi è cacciabile: in termini di equilibrio ambientale va bene, ma in termini di valore, cioè di comportamento dell'uomo sull'animale mi sembra un atteggiamento da macellai, non da cacciatori!



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento n. 6).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 24 contrari e 5 astensioni.
Emendamenti presentati dai Consiglieri Miglio e Giuliano: 7) alle lettere a), b), c), d), h), di cui all'emendamento presentato dall'Assessore Riba di modifica all'art. 1, comma primo, del disegno di legge n. 391, le parole "terza domenica" sono sostituite con le parole "dal 19 settembre" 8) alla lettera d) dell'emendamento presentato dall'Assessore Riba di modifica all'art. 1, comma primo, del disegno di legge n. 391, le parole "30 gennaio" sono sostituite con le parole "31 dicembre".
La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Non lo possiamo accogliere, perché il fatto di non rendere omogenea la data di apertura della caccia è gravemente lesivo degli interessi della situazione piemontese nel senso che i cacciatori che cacciano da altre parti, poi arrivano sul nostro territorio e quindi cacciano due volte fanno l'apertura dall'altra parte e poi vengono a farla da noi.



(Proteste del Consigliere Chiezzi)



RIBA Lido, Assessore regionale

Questo è un lavoro serio che ci sta impegnando molto e sicuramente rispetto al quale ognuno ha i suoi problemi sia di valutazione sia anche di sensibilità. Ritengo che sia opportuno omogeneizzare le date sia di apertura che di chiusura della caccia a quelle che esistono nelle altre Regioni perché in questa maniera, se così si può dire, realizziamo il danno minore, altrimenti la transumanza dei cacciatori fa sì che questi aprano la caccia due volte! Colgo l'occasione per rispondere anche sull'emendamento successivo dato che la ratio è la medesima.
La chiusura al 31 dicembre è prevista per molte specie rispetto alle quali ci sono eventuali problemi di danno; ma il 30 gennaio è una data che deve essere mantenuta per molte situazioni che da un punto di vista venatorio si manifestano in gennaio ed anche per quanto riguarda i cinghiali in pianura.
Poiché questo problema riguarda soprattutto i migratori, aggiungo che negli altri Stati europei dove arrivano i migratori la caccia è aperta fino al 28 febbraio. Noi non possiamo creare una situazione diversa. Credo tra l'altro di non dover spiegare che i migratori non sono degli animali che arrivano qui, si fermano e vengono ammazzati; sono degli animali che passano a 500-1.000 metri, si spostano attraverso l'Europa e alcuni cacciatori stanno fermi una settimana ad aspettare il passo. Ho valutato a fondo anche questa situazione, ma non sarebbe di nessuna opportunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano per dichiarazione di voto.



GIULIANO Valter

Noi abbiamo presentato questo emendamento non tanto per la questione del giorno (19 piuttosto che 18), ma in quanto è evidente che in questo modo la Regione Piemonte apre la caccia alla domenica, quindi cambiano totalmente le regole del gioco che ci sono state fino ad oggi e che non mi sembra abbiano causato quei grandi disastri che l'Assessore ha segnalato.
Noi siamo fermamente convinti che almeno questo caposaldo della nostra legislazione debba rimanere, per questo voteremo favorevolmente a questo e agli altri emendamenti similari che seguiranno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Sono stato convinto - spero di non sbagliare - dalle dichiarazioni dell'Assessore sull'invasione di cacciatori da Regioni meno civili. Questo mi conferma nell'opinione di fare dei nostri cacciatori guardie ecologiche o venatorie, perché effettivamente c'è una grande differenza fra i nostri cacciatori e quelli di altre regioni. Sono favorevole all'allevamento perché è chiaro che il cacciatore che uccide solo gli animali che alleva, a parte il legittimo interesse, non distrugge le specie protette.
In questo caso, voterò contro l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Questo emendamento secondo me andrebbe accolto, in quanto il suo non accoglimento rappresenterebbe un vero atto di barbarie. Perché? Perch effettivamente è stata una conquista da parte della Regione Piemonte quella di impedire la caccia almeno nelle prime domeniche di settembre. Quindi ritornare indietro sarebbe un atto grave.
Chiedo pertanto che almeno questo emendamento proposto dai due Consiglieri del Gruppo Verdi venga accolto. Ciò non significa recedere su un'impostazione che pure l'Assessore ha dato alla materia, per testimonierebbe una volontà che in qualche modo potrebbe conciliarsi con quella di altri nell'ambito della stesura di una legge complessiva.
Respingere questo emendamento vuol dire arretrare su tutta la linea e non ci sarà possibilità di trovare accordo alcuno. Era una conquista di civiltà di cui la Regione Piemonte poteva essere fiera ed orgogliosa, mi auguro che così continui ad essere. Perciò invito i colleghi a votare per l'accoglimento dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Io dissento da questo giudizio, che in qualche modo qualifica questa decisione. Noi sappiamo che questa decisione è stata a suo tempo la conclusione di una mediazione, un punto di equilibrio, come prima è stato ricordato; però è una misura che è vana nel momento in cui le Regioni confinanti non praticano normative di questo genere.
Posso anche capire le proposte di qualche collega che vorrebbe riservare la domenica per certe attività, ma questo non lo si può fare solamente con riferimento all'attività venatoria; semmai vi è tutto un discorso che riguarda il tempo libero e il rapporto complessivo dell'uomo con l'ambiente. Così mantenuto è soltanto una pura e semplice penalizzazione che non dà alcun vantaggio sotto il profilo venatorio, per cui è una normativa che va eventualmente vista in un ambito molto più vasto che non la semplice Regione.
Credo quindi che riportare il calendario venatorio in modo uguale o comunque nel solco di quella che è la normativa quadro nazionale non sia assolutamente un passo indietro dal punto di vista della civiltà, ma solamente un prendere atto che vi è una cornice nazionale generale entro la quale noi torniamo ad operare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Signor Presidente, a me pare che aver superato il divieto nelle prime tre domeniche di caccia sia un passo in avanti di fronte ad una norma che io ritengo una grande stupidaggine, perché o si vieta la caccia su tutto il territorio italiano, compreso il Piemonte, o non si capisce perché i cacciatori debbano essere dei cittadini di serie B e quindi debba essere impedito loro l'esercizio di questa attività la domenica. Non mi pare che questa decisione vada incontro ai problemi di tutela ambientale, che non ci metta al passo con le altre Regioni italiane, soprattutto con l'Europa. Chi conosce questi problemi sa che avendo tolto le domeniche in quegli anni la pressione venatoria si è spostata sul sabato e quindi non si è fatto nessun servizio, anzi non essendoci la possibilità di esercitare l'attività venatoria la domenica, sul sabato c'è stata una pressione venatoria eccessiva.
Quindi ritengo che questo emendamento non debba essere accolto; anzi l'aver tolto il divieto delle domeniche è stato un passo in avanti nei confronti della legislazione nazionale.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento n. 7).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 26 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 8).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 26 contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio e Giuliano: 9) alla lettera f) dell'emendamento presentato dall'Assessore Riba al comma primo dell'art. 1 del disegno di legge n. 391, dopo la parola "novembre", aggiungere la seguente frase "in base ai piani di prelievo numerici e selettivi basati su censimenti qualitativi e quantitativi accertanti la densità e composizione delle popolazioni".
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta.
Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli, 2 contrari e 3 astensioni.
Passiamo ora all'esame dell'emendamento presentato dalla Giunta (che è stato modificato da quest'ultimo dei Consiglieri Miglio e Giuliano): 10) all'art. 1, comma primo, dopo le parole "Legge 11/2/1992, n. 157" vengono inserite le seguenti parole ", limitatamente alle seguenti specie e relativi periodi.
Periodi di caccia e specie cacciabili: a) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre all'11 dicembre: lepre comune (Lepus europaeus) coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) minilepre (Silvilagus floridamus) b) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre al 31 dicembre: quaglia (Coturnix coturnix) tortora (Streptopeia turtur) beccaccia (Scolopax rusticola) beccaccino (Gallinago gallinago) c) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre al 31 dicembre in base a piani numerici di prelievo predisposti e approvati dalle Amministrazioni provinciali, salvo quanto disposto dall'art. 72 della L.R.
17/10/1979, n. 60 e successive modificazioni: starna (Perdix perdix) pernice rossa (Alectoris rufa) d) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre al 30 gennaio: fagiano (Phasianus colchicus) tordo bottaccio (Turdus philomelos) tordo sassello (Turdus iliacus) germano reale (Anas platyrhyncohos) gallinella d'acqua (Gallinula chloropus) alzavola (Anas crecca) colombaccio (Columba palumbus) cesena (Turdus pilaris) folaga (Fulica atra) pavoncella (Vanellus vanellus) volpe (Vulpes vulpes) e) specie cacciabili dall'1 ottobre al 30 novembre: pernice bianca (Lagopus mutus) fagiano di monte (Tetrao tetrix) coturnice (Alectoris graeca) lepre bianca (lepus timidus) f) specie cacciabili dall'1 ottobre al 30 novembre in base ai piani di prelievo numerici e selettivi basati su censimenti qualitativi e quantitativi accertanti la densità e composizione delle popolazioni: camoscio (Rupicapra rupicapra) capriolo (Capreolus capreolus) cervo (Cervus elaphus) daino (Dama dama) muflone (Ovis musimon) g) specie cacciabili dall'1 ottobre al 31 dicembre nella zona faunistica delle Alpi e dal 2 novembre al 30 gennaio nella zona faunistica di pianura: cinghiale (Sus scrofa) h) specie cacciabili in regime di deroga previsto dall'art. 9 delle direttiva 79/409/CEE: dalla terza domenica di settembre al 30 gennaio 1995: storno (Sturnus vulgaris) cornacchia nera (Corvus corone) cornacchia grigia (Corvus corone cornix) gazza (Pica pica) dalla terza domenica di settembre al 31 dicembre 1994: colino della Virginia (Colinus virginianus)".
Ha chiesto la parola il Consigliere Giuliano; ne ha facoltà.



GIULIANO Valter

Chiediamo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Si proceda quindi alla votazione per appello nominale dell'emendamento n. 10) presentato dalla Giunta.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'emendamento è approvato.
Emendamento presentato dai Consiglieri Giuliano e Miglio: 11) al comma secondo dell'art. 1 sostituire la parola "sentita" con le parole "previo parere favorevole".
La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

La legge prevede degli organismi che devono decidere: il Consiglio regionale per le decisioni di sua competenza, la Giunta regionale per gli atti amministrativi. E' previsto di sentire la Consulta: è un parere che potevamo non reintrodurre, perché la legge nazionale non lo prevede più, ma poiché è un organo ad elevato regime di competenza, l'abbiamo inserito come elemento di garanzia per tutti. Se però questo dovesse diventare parere vincolante ed obbligatorio, allora sostituirebbe tutto il lavoro di merito che fanno gli altri organismi. Quindi l'emendamento, purtroppo, non pu essere accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 11).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 26 contrari e 3 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Giuliano e Miglio: 12) al comma secondo dell'art. 1, dopo la parola "modificazioni" aggiungere le parole "e l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica".
La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Possiamo accogliere questo emendamento.



PRESIDENTE

Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 35 voti favorevoli e 2 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Giuliano e Miglio: 13) al comma terzo dell'art. 1, dopo la parola "venatorio", aggiungere la seguente frase ", da redigere sulla base dei dati più recenti acquisiti durante l'effettuazione dei censimenti e di altre eventuali ricerche scientifiche a carattere faunistico".
La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Questo emendamento non può essere accolto, perché gli elementi già acquisiti sono in possesso dell'Istituto Nazionale della Fauna Selvatica e con il parere di tale Istituto abbiamo anche gli elementi di congruità rispetto all'Ente che, per legge nazionale, è l'autorità che deve gestire e conoscere i censimenti. Se in seguito potremo fare dei censimenti regionali, questo sarebbe sicuramente opportuno, ma naturalmente è un'operazione che potrà essere programmata in successive fasi e con la legge generale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Assessore, poiché, come tutti sappiamo, quella degli ungulati è una caccia particolare che, secondo la stessa legge quadro nazionale, deve essere effettuata sulla base di piani di abbattimento selettivi approvati dalla Regione, riteniamo opportuno introdurre nel corpo legislativo ulteriori elementi rafforzativi di tale principio, proprio per il carattere scientifico che dovrebbe avere questo particolare prelievo venatorio.
L'introduzione di una frase di questo tipo, quella proposta con il nostro emendamento, che si rifà alla necessità, da parte della Regione, di acquisire i dati più recenti esistenti in materia, inerenti alle stime che si possono fare sulla base di analisi, anche a campione, della presenza e della composizione sul territorio di questa particolare fauna, degli ungulati, ci pare prassi dovuta per chi sostiene la possibilità di effettuare abbattimenti secondo criteri scientifici.
Non ritengo giustificabili le osservazioni dell'Assessore proprio perché, se questi censimenti e documenti sono già stati presentati dall'Istituto Nazionale, è ovvio che possono essere acquisiti come prevede questo tipo di comma, a meno che non risultino privi della necessaria scientificità. In ogni caso, l'approvazione dell'emendamento rafforzerebbe quello che l'Assessore ha tentato di sostenere, cioè che questa legge, pur essendo uno stralcio (come si ravvede anche nella relazione di presentazione del disegno di legge), si rifà ai principi fondativi della legge quadro nazionale, laddove per l'appunto, con il primo comma, si precisa che l'esercizio dell'attività venatoria è consentito purché non contrasti con l'esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole.
Se si vuole dare adempimento a questo principio sicuramente pregnante della conservazione della fauna selvatica, perché non introdurre, nel corpo di questa legge stralcio, tale precisazione che, seppure non dovuta, segna l'impegno positivo della Regione Piemonte? Tale scelta non ha niente a che vedere con l'accettazione di posizioni pregiudiziali ed intransigenti dei Verdi, bensì attiene alla necessità di dare una scientificità maggiore nel momento in cui si vanno a definire i piani per l'abbattimento selezionato degli ungulati.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 13).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 23 contrari e 3 astensioni.
Non essendovi altri emendamenti, si proceda alla votazione dell'art. 1 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 26 voti contrari 7 astensioni 3.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 26 voti contrari 7 astensioni 3.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Emendamento presentato dai Consiglieri Giuliano e Miglio: 14) al punto 1) dell'art. 3 le parole "sono abrogati" sono sostituite con le parole "al solo fine di stabilire i criteri dell'esercizio venatorio per la stagione 1994/1995 l'applicazione degli" e prima del punto sono aggiunte le parole ", è derogata".
La parola all'Assessore Riba.



RIBA Lido, Assessore regionale

Questo emendamento non può essere accolto, e ne spiego il motivo. La legge è stata limitata all'anno 1994/1995; c'era un emendamento del collega Vaglio che, grosso modo, precisava: "La legge resta in vigore fin tanto che non sarà approvata quella complessiva regionale". Era un elemento di notevole garanzia per l'attività venatoria. Il collega Vaglio ha ritirato quell'emendamento in relazione all'affermazione di volontà politica espressa dalla Giunta di definire, sicuramente molto prima della prossima stagione venatoria, la legge organica generale.
Non credo che ci saranno delle particolari ostazioni o degli ostruzionismi, quindi in presenza di quell'impegno viene meno anche la necessità di questo emendamento. Pregherei i colleghi che l'hanno presentato di riferirsi anche loro all'impegno politico e di ritirarlo.
Comunque, se l'emendamento non fosse ritirato, l'atteggiamento della Giunta sarebbe negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Abbiamo presentato questo emendamento, proprio perché il disegno di legge regionale ha un carattere transitorio. Il problema essenziale, così come lo vede la Giunta, è quello di non creare una conflittualità sul piano normativo fra le disposizioni della legge nazionale e quelle della legge regionale, entrambe attualmente vigenti. Nella sostanza, impedire il ricorso al TAR e al Consiglio di Stato (com'è stato fatto negli anni precedenti), fondato sull'esistenza di una conflittualità che scaturiva a seguito dell'approvazione, da parte della Giunta regionale, delle deliberazioni attinenti al calendario venatorio.
Dato il carattere transitorio del disegno di legge, il problema è quello di chiarificare che gli effetti normativi degli artt. 38, 40, 41 e 42 della legge regionale vigente non si applicano solo ed unicamente per l'approvazione e quindi per l'effettiva entrata in vigore del calendario relativo all'anno 1994/1995. In caso contrario, ci troveremmo in una condizione particolare per cui ci priveremmo di riferimenti legislativi regionali per accettare una transitorietà che non sappiamo se potrà - e noi ovviamente ci auguriamo di sì - essere risolta con l'approvazione di una nuova legge quadro da parte del Consiglio regionale del Piemonte.
Ripeto, se così non fosse, ci troveremmo nella situazione particolare in cui questo Consiglio avrebbe soppresso degli articoli a nostro avviso fondamentali, per demandare tutta la materia solo ed unicamente a quanto disposto dalla legge quadro nazionale, rinunciando così al suo diritto dovere di poter legiferare, certo in riferimento a quanto stabilito dalla legge quadro, in modo magari diverso, più restrittivo, secondo le particolari riflessioni scaturibili dal confronto di questa assemblea.
Ritengo che non ci sia una forte contraddizione fra la volontà dell'Assessore e della Giunta regionale e la proposta che da noi viene fatta di precisare ulteriormente che questi articoli non decadono, ma la loro applicazione è transitoriamente sospesa, derogata. Gli articoli saranno certamente sostituiti nell'ambito della nuova legge quadro che si sta andando a definire ed allora ci chiediamo perché non si possa precisare, a scanso di equivoci, che è transitoriamente resa efficace, solo ed unicamente al fine di permettere l'approvazione, con nuova deliberazione della Giunta regionale, del calendario venatorio per la sola stagione 1994/1995.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento n. 14).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 27 contrari e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 3 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 32 voti contrari 6 astensioni 3.
L'art. 3 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge, passiamo alle eventuali dichiarazioni di voto conclusive.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Personalmente voterò contro questa legge, perché la considero un passo indietro della Regione Piemonte; spero non ne faccia altri su altre materie, ma cerchi di portare avanti un discorso che abbia - nel rispetto di tante sollecitazioni, interessi culturali e sociali - un fondamento per migliorare la base culturale e la civiltà della nostra comunità.
Sotto questo profilo, respingo i discorsi che sostengono che dobbiamo essere trattati come gli altri. Vi sono rivendicazioni da diverse parti, in particolare le manifestano con grande intensità e anche veemenza, in questi ultimi anni, quelle forze sociali prima, e poi politiche, che si sono riconosciute dietro ai simboli della Lega, di Giussano o di altri. Ebbene credo che la difesa delle potenzialità e delle evoluzioni culturali locali sia la ricchezza del mondo e sia la spinta che trascina non solo ambiti culturali ristretti, come può essere il Piemonte, ma l'intero mondo a migliorarsi.
Ho quindi trovato di scarso livello, anche culturale, ed insignificanti le discussioni che sostengono che in Liguria o in Lombardia c'è un attegiamento diverso nei confronti di questo argomento.
C'è un'identità piemontese - forse non coinvolge tutto il Piemonte, non coinvolge le zone marginali - che risente di altre identità e caratteristiche regionali, che è diversa da quella ligure o da quella lombarda.
Ritengo che dove ci sono dei fondamenti positivi e buoni, tali identità vadano difese.
La legge sulla caccia piemontese risale al 1979, quindici anni fa certo, avrebbe bisogno di modifiche e di miglioramenti, ma il percorso di quella legge è un percorso di evoluzione positiva e di miglioramenti.
Sulla base dell'esperienza della sua applicazione, sulla base della rispondenza, anche sociale e collettiva e non solo dei gruppi di parte come possono essere i cacciatori, e sulla base di un'esperienza sociale e collettiva c'è stato un continuo miglioramento; credo che i miglioramenti che sono stati apportati nell'ultima fase di modifica di questa legge, che mi pare risalgano al 1988, siano molto significativi.
In particolare, mi rivolgo a coloro che oggi hanno votato così massicciamente per fare passi indietro, mentre nel 1988 il loro atteggiamento era diverso; non capisco perché si siano ricreduti, se non per una serie di opportunità di carattere elettorale. Nel 1988, da parte di molti voi Consiglieri, sono stati introdotti in questa legge gli elementi più qualitativi: dalla riduzione delle specie cacciabili a 16 al divieto di caccia nelle prime tre domeniche del mese di settembre.
Ho considerato queste prime tre domeniche una scelta di civiltà, un fatto positivo nell'isteria della vita domenicale. Credo che si debba pensare positivamente a quelle sollecitazioni che, da tante parti e in tanti settori, dovrebbero avvenire per recuperare il significato originale della domenica, che è giornata di riposo e di ricreazione.



(Commenti in aula)



RIVALTA Luigi

Chi ci crede, fa bene ad andare a messa; io non ci credo e non ci vado mai, con tutto il rispetto per chi a messa ci va.
Sottolineo che la domenica è una giornata di riposo e di ricreazione e in qualche misura dovrebbe anche essere la giornata per la meditazione.
Ciascuno di noi medita, anche senza andare a messa. Io ho molto rispetto della religione ebraica, dove vi è un sabato che viene rispettato nella sua essenza religiosa; forse io non ne sarei capace, come non sono stato capace di seguire le cerimonie, le organizzazioni e la vita religiosa.
Indipendentemente dalla religione, la domenica è diventata per tutti la giornata di riposo, ovvero la giornata in cui la collettività, nella sua generalità, va per la campagna, si muove. In particolare per i cittadini la domenica diventa appunto la giornata in cui si vive il momento del rapporto con l'ambiente e con la natura, che è una grande modalità di vita.
Pertanto, la tranquillità in questo senso dovrebbe essere ricercata, ma è difficile da trovare, specialmente nelle domeniche di settembre, quando ci si reca nelle case in campagna e si sentono i rumori degli spari. C'è quindi anche una ragione concreta che richiama una filosofia più generale del significato e del rispetto della domenica.
Avevo accettato quella legge, anche perché le specie cacciabili erano 16; purtuttavia non ero d'accordo su tutte le specie cacciabili già inserite allora. Mi pareva però una mediazione giusta, corretta, che rispettasse la tensione venatoria di una parte - fortunatamente una grande minoranza! - della popolazione piemontese, nonché la grande e diffusa volontà della popolazione che è quella di non uccidere gli animali. Una diffusa opinione della popolazione, che è quella di non uccidere gratuitamente gli animali, che certo non corrisponde al voto che è emerso in questo Consiglio regionale.
Considero un'anomalia il voto di questo Consiglio regionale. Lo considero, anche sul piano elettorale, un errore grande, perché ci sono tanti segni che indicano che la popolazione che nella nostra Regione non vuole la caccia non si limita al 25%.
Avevo pensato che fosse una giusta mediazione, una mediazione possibile che peraltro consentiva ai cacciatori di cacciare le specie che veramente ha senso cacciare. Credo che ce lo possiamo dire francamente, come molti cacciatori ci dicono: la caccia è poi limitata a pochissime specie, in Piemonte a 3-4 specie.
Questa legge invece fa passi indietro: non solo ripristina le tre domeniche di settembre, quelle che sono le più utilizzate per una ricreazione, un riposo, un incontro anche sociale oltre che parentale nella campagna piemontese, ma porta le specie cacciabili da 16 a 34. E' più di un raddoppio! Ed io non posso considerare positiva una posizione di questo genere.
Se mi consentite, vi spiegherò anche le ragioni mie personali per cui non la posso considerare positiva. Intanto perché ho grande rispetto attenzione e paura per la sofferenza in generale: per la sofferenza di ciascuno di noi, degli uomini, ma per la sofferenza in qualsiasi forma si manifesti. Allora mi permetto di dire qui che gli animali soffrono. Se qualcuno mi dice che gli animali non soffrono dice una bugia, oppure è assolutamente incapace di capire gli animali, di vedere come vivono, ed è assolutamente lontana da lui l'idea di leggere quello che i documenti scientifici e le osservazioni scientifiche riportano sulla vita degli animali.
Già per questa ragione sono contrario alla caccia; sono disponibile a capire linee di mediazione sopportabili, ma il principio della sofferenza è un principio che mi trattiene, anzi, che mi impone di essere contro la caccia.
Gli animali soffrono. Questo Consiglio regionale, un anno fa, ha approvato una legge sugli animali sinantropi; una legge dove è stato regolato ogni aspetto degli animali che vivono con l'uomo, persino quello delle attenzioni sotto il profilo psicologico, perché la legge aveva la finalità di non generare sofferenze psicologiche negli animali. Siamo arrivati a regolare, come per le concessioni edilizie delle abitazioni l'altezza dei piedini, la dimensione della cuccia del cane e del gatto! E così via. Siamo arrivati ad introdurre norme e criteri per l'alimentazione di questi animali domestici. Qualche collega ricorderà che io ho criticato quella legge, perché eravamo andati oltre una normazione del rapporto che gli uomini devono avere con gli animali, perché sento la differenza.
Eravamo andati oltre quella normazione: andate a rileggere quella legge.
Ebbene, io chiedo alla coscienza di chi ha votato quella legge con grande entusiasmo, quale ragione li porta ad essere così attenti a tali animali. Gli animali, dal cane al gatto a tutti gli altri, sono molto più simili fra di loro che non rispetto a noi. E noi abbiamo misurato la nostra attenzione sugli animali che ci portano un qualche contributo di affetto surrettizio, di compensazione di frustrazione all'interno della vita domestica. Gli altri animali, però, hanno lo stesso tipo di sofferenza, ma su questo non mi dilungo. Hanno una stessa formazione del cervello (dico del cervello per non dire della fisiologia degli esseri viventi, che invece è molto simile a noi); basta dire che abbiamo uno stesso DNA.
Quindi, perché tanta disattenzione per gli altri animali? C'è qualcosa che sta nella non-sensibilità nostra, nella non-conoscenza degli animali altrimenti dovremmo usare uno stesso criterio e metodo di comportamento nei confronti di tutti gli animali. Gli animali soffrono! Nella fuga di alcuni di questi animali, di alcuni di questi uccelli (i cacciatori lo sanno quando vanno al salto a cacciarli) c'è l'immagine di un volo diverso da quando si alzano naturalmente: c'è l'immagine di un volo che è drammatico che indica la paura e il terrore, e d'altra parte quegli animali scappano per paura. Hanno un cervello che non ha solo le funzioni del nodo primario di tutti i cervelli (si dice spesso: "Hanno solo il nodo primario della funzione cerebrale"); no, quello fa vivere, mette in moto le funzioni che sono vitali, ma hanno un cervello che è intellettivo, che ha elementi della seconda fascia di cervello che hanno gli uomini. Quando poi si arriva alle relazioni affettive, un cane muore per essere stato abbandonato o perch gli è morto il padrone. Questo è quanto intendo dire, ma la mia è una dichiarazione scientifica che dimostra l'esistenza di elementi della terza corteccia del cervello, quella che per noi è la corteccia primaria.
A me impressiona generare sofferenza e mi impressiona anche quando la sofferenza ha caratteristiche più limitate, meno complesse della nostra, ma certamente c'è. Sotto questo profilo considero la caccia davvero un atto gratuito, un divertimento malvagio, perché genera sofferenza. Non intendo richiamarmi a fondamenti religiosi per valutare queste cose, che pur ci sono anche nella nostra cultura.
Si dice: "C'è un atavico istinto alla caccia", ma fortunatamente ridotto ad una percentuale assai bassa della popolazione, circa il 10 nella nostra Regione. E quando gli istinti hanno degli elementi che sono negativi, si cerca culturalmente di superarli. Pensate: quanti istinti ha l'uomo? Quante sono le ragioni che poi diventano degenerazioni colpevoli nell'uomo sul piano degli istinti? Prestiamo più attenzione all'azione culturale per contenere gli istinti.
L'atavico istinto della caccia è dovuto all'esigenza di alimentarsi, e questa è l'unica giustificazione che, in qualche modo, si potrebbe ancora dare a tale attività; anche se ciò non è più così essenziale nella nostra società, tuttavia si può comprendere, in una forma tutta edonistica e ludica, che abbia ancora un senso cacciare quegli animali che ti danno una risposta alimentare: in questo senso lo si può riportare ad un istinto atavico che esisteva e quindi giustificarlo. Certo, il piacere culinario di mangiare la lepre è pienamente rispettabile; sotto questo profilo allora capisco che certe specie possano ancora essere cacciate. In questo senso si muoveva la legge di prima, ma quando uno caccia l'allodola che cosa mangia?



RIBA Lido, Assessore regionale

Non c'è l'allodola.



RIVALTA Luigi

Sì, l'hai tolta, però in Commissione non l'hai voluta togliere su mia richiesta, l'hai tolta adesso e ti dico che hai fatto bene, ma hai tolto solo quello! Un animaletto, un uccello che sta nel pugno di una mano quando lo raccogli! Animaletto ingenuo, perché basta pensare come veniva cacciato: veniva cacciato nei tempi d'amore sul richiamo fatto dai maschi, con gli specchietti. E perché andarlo a uccidere se ciò non ha neanche una ragione alimentare? La stessa cosa si può dire a proposito del beccaccino, che da noi quasi non nidifica, deve essere tutto immesso; è un altro uccello che una mano grande riesce a stringere: gli esce solo più il becco nero, a lutto in quel caso! Ecco allora che la caccia ha degli aspetti che non sono accettabili. Ha aspetti che possono renderla ancora giustificabile, ma con una regolamentazione che fissi dei criteri, che cerchi, non a caso e non solo sul piano della quantità degli animali che si possono immettere, di delimitare l'esercizio della caccia. Quindi sotto questo profilo mi sembra che questa legge faccia dei passi sbagliati.
Ci sono dei grandi valori poetici nella presenza di questi esseri viventi. Credo che chiunque li veda provi - spero - delle emozioni poetiche o comunque di stupore per le cose che questi animali fanno e rappresentano.
Penso quindi che la caccia sia un problema che debba essere sottoposto ad un'evoluzione di costume, di cultura e penso anche che la cultura la si acquisisce promuovendo cultura, attraverso le scuole, attraverso azioni educative, formative, soprattutto di conoscenza della realtà e di conoscenza dei problemi della caccia. Mi sembra proprio di poter dire che a tutte queste questioni si atteneva di più la legge originaria del 1979 con la sua evoluzione e modifiche fino all'ultima modifica positiva del 1988 in questo senso, quindi, il mio giudizio è negativo.
Altrettanto negativo è il mio atteggiamento su queste leggi che si ripetono, ambigue ed ipocrite, perché tutte hanno come titolo la tutela della fauna, mentre sono leggi per l'attività venatoria! Ma spiegatemi cosa c'è di sensato? Già in questo schema, "tutela della fauna" e poi "regolamentazione dell'attività venatoria", c'è un elemento deformante le menti: la logica con cui si percepiscono le cose e poi magari la stessa logica deformata la si utilizza per pensare e proiettare al di là del proprio cervello idee sulla realtà. Quindi mi sembra davvero una questione che dovrebbe essere osservata con maggiore attenzione, e io dico non per negare la caccia, ma per fare passi positivi, com'erano quelli compiuti fino al 1988! Qualcuno ha anche detto che l'Assessore Riba ha resistito agli interessi e alle lobby, ma a quali interessi e lobby? Chi pone problemi di limitazione, di gestione diversa della caccia non ha interessi materiali non costituisce una lobby, perché si è visto nei fatti che tipo di lobby si costituisce. Non sono stati neanche invitati degli amici ambientalisti, si è lasciato che la discussione si svolgesse con tutta libertà e quindi sotto questo profilo chiederei maggiore rispetto a tutti. Non ricordo più chi l'ha detto nel dibattito, ma soprattutto quando si parla di persone che sono disposte ad impegnare il loro tempo, le loro disponibilità a dei fini che sono positivi (poi possono essere più accentuati o meno, ma sono certamente positivi) sarebbe opportuno dire meno menzogne, perché gli interessi possono anche essere legittimi, ma dall'altra parte ci sono dei produttori e venditori di armi e dei cacciatori che hanno questo tipo di interesse ricreativo. Anche questa questione delle armi è un "problemino": in un Paese dove ci si uccide con armi sofisticatissime è un problemino però si avrebbe anche piacere che le armi stessero zitte e che un atteggiamento nei confronti di queste cose diventasse davvero un atteggiamento creativo nella nostra società; ci sono molti altri modi per ricrearsi e divertirsi, per vivere nella natura che non quello di ucciderla.
Poiché ho richiamato il valore poetico, voglio concludere il mio intervento con quattro versi di un libro, che è uscito in questi giorni, di Toti Scialoja, che con questo libro si rivela un sensibile poeta. V'è una poesia in cui egli esprime lo smarrimento dolente (quella sofferenza cui mi rifacevo all'inizio), ponendosi delle interrogazioni di fronte al destino al fato così come si presenta. Questa poesia, che richiamo per tre versi, è relativa alla caccia e all'uccisione degli animali, e dice: "Perché gridasti al fagiano" il cacciatore sa che si grida al fagiano per farlo muovere, per farlo alzare, per poterlo cacciare "lui si intrufolò nell'erica volava radente, come un soffice sofà dorato divenne bersaglio facile".



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Mai visto volare un fagiano radente!



RIVALTA Luigi

Credevo, Presidente Brizio, che lei avesse più attenzione per le espressioni letterarie! Potrebbe fare gli stessi rozzi commenti per dei versi di Dante o per dei brani di Shakespeare, perché l'espressione letteraria ha l'intenzione di sollecitazione emotiva, che va ben al di là delle parole che usa! Non pensavo di dovermi trovare di fronte ad una reazione così rozza! Se mi permette, finisco i tre versi. Voglio terminare questo intervento con i versi, perché ritengo la poesia uno degli elementi fondamentali della vita della società e della comunità.
La poesia dice ancora: "Non si grida a fagiani n' a rondini, nemmeno a rospi.
Di fronte allo strazio ignaro" perché questo è lo strazio degli animali uccisi "non occorre aprire bocca".
Noi invece abbiamo perso il pomeriggio per regolamentare una maggiore possibilità di uccisione.



PRESIDENTE

Grazie al Consigliere Rivalta, il quale aveva preannunciato che avrebbe parlato più a lungo in quanto non ha preso parola sugli emendamenti, cosa che avrebbe potuto fare.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 695 inerente la necessità di accertare la tossicità conseguente ai processi di lavorazione ancora attivi all'ACNA di Cengio (ai sensi dell'art. 51, comma quinto, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Se mi permettete, colleghi, vi è l'esigenza di procedere alla votazione per l'iscrizione all'o.d.g. dei lavori di questa seduta di un documento presentato sulla problematica dell'ACNA.
Chi è favorevole all'iscrizione dell'ordine del giorno n. 695 è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Caccia

Esame progetto di legge n. 391: "Calendario venatorio regionale 1994/1995" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 391 con le dichiarazioni di voto conclusive.
E' iscritto a parlare il Consigliere Bodrero; ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Confermo l'astensione, perché - come ho già detto - la legge non associa i cacciatori al compito ambientalista e riequilibratore (quindi non uccidere per uccidere, ma per riequilibrare), quello appunto di guardie venatorie, anche per impedire l'invasione di cacciatori provenienti da Regioni meno civili; ciò anche perché ritengo sia altrettanto grave il non accenno alla lotta comune Regione-cacciatori contro l'inquinamento causato dalla complicità o inerzia degli organi statali e pubblici.
Apprezzo il riconoscimento del collega Rivalta della maggior civiltà piemontese nel modo di cacciare e penso sarebbe bene tenerne conto anche per altri fatti (borse di studio ed assistenze varie extraregionali).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Visto che non sono intervenuto sugli emendamenti, potrei anch'io intrattenervi per una mezz'oretta, ma ci metterò molto meno. Non sarei intervenuto, ma sentendo l'intervento del collega Rivalta alcune riflessioni sulla caccia, a questo punto, devono essere fatte.
Innanzitutto, dalla votazione in aula di tutti gli emendamenti tendenti a restringere o comunque a limitare il discorso della caccia, salvo il collega Miglio, ho notato che tutti gli altri sono colleghi "cittadini" perché molto probabilmente non conoscono la realtà di chi vive in campagna di chi vive all'esterno. Oggi, caro Rivalta, viviamo una realtà: la caccia.
Oggi, 1994, stiamo discutendo di un problema che si sta estinguendo, perch l'età media dei cacciatori va via via avanzando, non tanto per un discorso di ideologia, ma proprio perché i giovani sono abituati ad una vita più comoda, più sedentaria per cui non optano per sport o comunque per atteggiamenti che li portano ad andare verso l'esterno.
I danni in agricoltura di alcune specie che oggi avalliamo sono indiscutibili, per cui non facciamo delle campagne perdenti in partenza. E non è vero che l'Assessorato all'agricoltura paga questi danni, perch l'Assessorato all'agricoltura paga i danni a chi fa l'agricoltore di professione, mentre sul territorio piemontese esistono migliaia di persone pensionati o con una propria attività, che hanno un pezzo di terreno: questi terreni vengono regolarmente devastati, in particolare dagli ungulati.
Di conseguenza, ben venga la caccia. Anzi, fra qualche anno ci troveremo nella necessità di dover sborsare dei quattrini per gli abbattimenti selettivi, perché con la continua diminuzione del numero dei cacciatori, ci ritroveremo in queste condizioni. Ma di questo ne ridiscuteremo fra qualche anno.
Di abbattimenti selettivi stiamo parlando già adesso, e comunque non parliamo di sofferenze (povere bestie, ecc.): quando le abbattiamo selettivamente, non è una sofferenza per queste bestie? E' la stessa identica cosa, soltanto che paghiamo per fare queste operazioni.
Non solo. Se vogliamo parlare delle sofferenze degli animali, secondo me la sofferenza è sicuramente maggiore, per esempio, nel caso degli stambecchi presenti nel Parco del Gran Paradiso; questi sono in esubero e grazie a questa sovrappopolazione contraggono malattie che li fanno soffrire molto di più.



(Commenti in aula)



RABELLINO Renzo

Ce n'è in sovrannumero come in tantissimi altri Parchi.
Restiamo qui in città, guardiamo Torino: vi è un'elevata quantità di colombi mezzi morti, cadaveri viaggianti. Pensiamo a queste cose, e poi parliamo di sofferenza degli animali!



RIVALTA Luigi

Gli abbattimenti selettivi li ho introdotti io anni fa!



RABELLINO Renzo

Benissimo, complimenti! Quindi paghiamo per fare queste operazioni! La caccia è una cosa che io ritengo sacrosanta se regolamentata ed affrontata con logica, perché se da un lato non si deve andare a sparare al passero (povera bestia) e lo posso capire (ma non c'è nessun cacciatore che va a sparare ad un passero, perché non è quella la funzione), dall'altro ben vengano - ripeto - i cacciatori che fanno gli abbattimenti, soprattutto ben vengano quei cacciatori che in un certo senso sono i custodi del territorio.
La realtà è poi questa: la maggior parte dei cacciatori fa un lavoro di custodia del territorio, perché la maggior parte di loro è agricoltore o contadino e, se non lo è, comunque vive in una realtà di campagna. Vi assicuro che le persone che vivono in campagna non andranno mai fuori da certe norme che noi possiamo scrivere, perché sono già presenti nella tradizione della nostra gente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Vi tratterrò ancora un attimo per questa dichiarazione di voto finale.
L'ho già detto prima: personalmente non appartengo alla categoria degli abolizionisti, e credo che ci possa anche essere spazio in questo periodo storico per la caccia. Periodo storico che tuttavia mi auguro possa essere di transizione, il più veloce possibile, verso un tipo di cultura che siamo sicuri, caro Rivalta, cancellerà il massacro che ogni anno si riproduce sul nostro territorio e saprà - io credo dare maggiore spazio alla poesia. Una cultura che oggi è ancora lontana, ma credo meno distante di quella che ancora oggi è rappresentata in quest'aula, soprattutto tra il pubblico alle mie spalle.
Noi riteniamo che l'attività venatoria possa essere esercitata se ci si attiene ad alcuni concetti scientifici basilari: un corretto prelievo venatorio deve essere limitato al surplus annuale della popolazione, di conseguenza deve tendere a sostituirsi in parte alla mortalità naturale. La caccia dovrebbe avere come oggetto una frazione della popolazione che, in ogni caso, verrebbe eliminata dalla selezione naturale. Come è facile verificare, se noi consentiamo la caccia prolungando il prelievo venatorio fino alla fine di gennaio, ad esempio, per le specie migratorie - come avviene con la leggina che oggi stiamo per approvare sicuramente andiamo ad incidere su popolazioni che hanno già superato la selezione naturale e quindi il danno che produciamo è doppio.
Si tratta, per contro, di sottolineare come questi animali dovrebbero avere la priorità nelle politiche di tutela. E' un principio fondamentale che è stato scientificamente assodato e su cui vi è concordia di opinioni anche dalle parti più diverse e contrastanti. Ebbene, poiché spesso sentiamo dire, anche dai cacciatori più sensibili, che si intende operare con scientificità, avremmo dovuto ad esempio variare la data di chiusura della caccia ai migratori a fine dicembre. Ci sono stati degli incontri tecnici internazionali di organismi, sia di conservazione che venatori, che hanno portato alla conclusione che sia opportuno che il prelievo venatorio venga giustamente dimensionato all'entità e alla dinamica della popolazione per evitare le ripercussioni negative sul loro status rischiando di ridurne il potenziale riproduttivo e mettendone in crisi la sopravvivenza.
Con la caccia che noi pratichiamo oggi nessuno di questi concetti viene applicato. Sono concetti, invece, che speravamo venissero considerati in una Giunta che si proclama nuova, diversa - che si autocandida ad essere il futuro governo di questa Regione e di questo Paese, l'orizzonte della politica nazionale, l'esperimento locale di una politica che si dovrà fare in futuro e che dovrà salvarci dalle destre - ma se il buon inizio si vede dal mattino, francamente oggi siamo oltremodo delusi.
Qualche giorno fa abbiamo assistito alle dichiarazioni del Presidente Brizio sull'Alta Velocità, oggi c'è l'approvazione di una legge che ci fa tornare indietro nella gestione della fauna piemontese di anni, domani si varerà il Piano regolatore di Torino con le prerogative che ha, dopodomani chissà... Ci spiace dover registrare, peraltro, il comportamento "ponziopilatesco" dei colleghi ambientalisti che siedono in Giunta: hanno rinunciato a svolgere qualsiasi ruolo per impedire che la legislazione piemontese tornasse indietro di sei anni. Ciò che le Giunte precedenti non erano riuscite a fare lo ha fatto questa Giunta, nella quale siedono colleghi con i quali si è anche aperto un ragionamento politico più generale. Un ragionamento che registra, oggi, una battuta d'arresto, con un PDS che dimostra di essere lontano dalle tematiche nuove che gli ambientalisti cercano di far irrompere nella cultura politica italiana.
Non ci sembra, questo, un provvedimento che va nella direzione di quella società che tante volte ho sentito invocare, dentro e fuori di quest'aula, ad esempio, dalla collega Mercedes Bresso, che oggi si è sottratta alla sua responsabilità su una materia che come ambientalisti riteniamo tutt'altro che irrilevante. Questa legge, infatti, va in direzione totalmente opposta alle enunciazioni che pure si leggono nella stessa relazione introduttiva, che, come qualcuno ha già rilevato, pur facendo grandi enunciazioni sulla necessità di tutelare l'ambiente, in realtà, alla fine, sta a cappello di un provvedimento che non fa nulla per proteggere le risorse di questa Regione. Non dimentichiamo che anche la fauna selvatica è una risorsa sì rinnovabile, ma certamente non inesauribile. Di queste cose mi sembra che questa Giunta, questo Assessore e questa legge non tengano sufficientemente conto.
Noi abbiamo fatto la nostra battaglia con le nostre povere forze in quest'aula: il nostro voto finale non potrà che essere fortemente negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Vorrei esprimere il parere del nostro Gruppo su questo disegno di legge, presentato dalla Giunta regionale, che esprime un'anticipazione di quello che sarà il dibattito - che si preannuncia ricco - nel momento in cui si adeguerà la legge regionale a quella nazionale. Di questo si tratta.
Noi stiamo recuperando un ritardo di questa Regione rispetto ad altre per quanto riguarda l'attuazione della legge n. 157. Può darsi che gli elementi introdotti da questa anticipazione - che sono restrittivi rispetto alla legislazione nazionale pur discostandosi in parte, siano correttivi in senso estensivo.
Ritengo anche che questa proposta debba essere valutata per quello che è, per le possibilità che lascia aperte per il futuro e anche perch definisce chiaramente alcune certezze su cui non si può transigere. Credo che il dibattito che si è preannunciato sia anche frutto della nostra iniziativa. Abbiamo fatto una proposta di legge, ci siamo attivati a livello delle Province, abbiamo raccolto anche delle testimonianze, che seppure hanno privilegiato gli aspetti positivi di quella legge, ne hanno denunciato anche l'estrema rigidità. Bisogna cogliere gli aspetti positivi e anche quelli negativi di una legislazione passata che per certi versi è stata molto aperta, ma che per altri ha espresso delle contraddittorietà.
Questo disegno di legge è certamente anticipatore di un disegno di legge più generale che andrà realizzato a breve. Credo che questa materia vada disciplinata, che questo ritardo vada colmato. Occorre saper coniugare l'esigenza dell'attività venatoria con l'esigenza della tutela ambientale occorrerà anche dare certezza del diritto a chi opera: ai cacciatori certamente, ma anche ai proprietari di fondi ed a tutti coloro che sono interessati a questa materia. Non vedo in senso negativo le articolazioni che si sono espresse in questo dibattito all'interno del nostro Gruppo all'interno della maggioranza. Non le vedo in senso così negativo, anche perché non voglio dare dei giudizi ideologici.
Ho il massimo rispetto per coloro che esprimono il dissenso a questa proposta, che io ritengo comunque misurata, articolata e con delle possibilità migliorative in futuro. Tuttavia, pur capendo ed apprezzando queste sensibilità ed espressioni diverse, che per certi aspetti faccio mie perché anch'io ho un approccio problematico con questa realtà, ritengo che la Giunta abbia fatto bene a prendere una posizione su un argomento che chiedeva chiarezza da tempo e abbia fatto bene anche a preannunciare un impegno legislativo per il futuro.
Mi sembra un approccio giusto e serio a queste problematiche. Ci naturalmente accettando anche i rilievi critici che possono venire da più parti. Questo è un primo passo verso la redazione della legge regionale attuativa della legge n. 157. L'Assessore si è preso l'impegno di realizzarla entro dicembre. Credo che questo impegno bisogna assumerlo fino in fondo, senza sacrificare il dibattito con tutte le sue articolazioni che ha fatto dire a qualche Consigliere che è stato fatto un passo indietro senza averne recepito l'esatto significato.
Credo ci sia lo spazio per fare in modo che questo dibattito possa arricchire ulteriormente e migliorare la stessa legge regionale che esamineremo a dicembre. Quindi, il dibattito non deve essere mortificato anche se le esigenze di rapidità e di determinare nel tempo la deliberazione hanno impedito un miglioramento ed un approfondimento più positivi. Però credo ci sia tutto lo spazio, pur nell'impegno e nella determinazione che penso debbano assumere la maggioranza e la Giunta, di varare la legge in tempi certi, accogliendo anche tutte le spinte migliorative verso una tutela rigorosa dell'ambiente, nella certezza di dare spazio a questa attività.
In questo senso, il nostro Gruppo si esprime favorevolmente affinch questo disegno di legge venga approvato.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 38 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 695 inerente la necessità di accertare la tossicità conseguente ai processi di lavorazione ancora attivi all'ACNA di Cengio


PRESIDENTE

Prima di sciogliere la seduta passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 695 relativo all'ACNA di Cengio, firmato dai Consiglieri Spagnuolo Majorino, Porcellana ed altri, precedentemente iscritto all'o.d.g.
E' stato richiesto da parte dei Consiglieri Miglio e Giuliano di aggiungere un punto maggiormente esplicativo, inserendo nell'ultimo comma dopo le parole "invita il Governo" la frase "a far cessare immediatamente tutte le produzioni ancora attive nell'insediamento ACNA".
Tale emendamento viene accolto dai proponenti.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno così integrato, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte venuto a conoscenza dei documenti riservati interni all'ACNA-Enichem resi pubblici dal WWF i quali segnalano la possibilità di accertare ufficialmente la presenza di diossina nel ciclo di produzione di ftalociamine (tuttora attivo) e nei rifiuti presenti e diffusi nel sottosuolo dell'area ACNA ribadita la necessità di arrivare alla definitiva sospensione delle produzioni dell'ACNA che aggravano l'inquinamento del territorio limitrofo visto l'annuncio del deposito dello studio di valutazione di compatibilità ambientale da parte dell'ACNA riafferma con assoluta determinazione che non è accettabile la riproposizione di un progetto gravemente dannoso per l'ambiente della valle e di tutte le Langhe, ciò in particolare mentre in Regione Piemonte si stanno esplorando soluzioni tecniche alternative per lo smaltimento dei rifiuti depositati nei Lagoons, attraverso qualificate consulenze che esporranno proposte tecniche nei prossimi giorni ricorda inoltre che la Regione Piemonte ha più volte chiesto al Governo di bandire un concorso internazionale per disporre di tutte le possibili soluzioni alternative ritiene quindi una provocazione da parte ACNA la riproposizione per l'ennesima volta di un progetto su cui la Regione stessa e tutte le comunità locali piemontesi hanno espresso un definitivo giudizio contrario invita il Governo a far cessare immediatamente tutte le produzioni ancora attive nell'insediamento ACNA e a non persistere in una posizione avversata radicalmente da un'intera Regione ed a cercare una soluzione che dia le più ampie garanzie dell'abbandono del progetto Re-Sol e dell'avvio del risanamento della Valle Bormida".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,35)



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