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Dettaglio seduta n.287 del 06/07/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerchio, Fiumara, Fulcheri Germanetto e Pozzo.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 421: "Individuazione delle Aziende Sanitarie Regionali" - Esame ordini del giorno n. 691, n. 692 e n. 693 (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dell'articolato del progetto di legge n. 421 relativo alle Aziende Sanitarie Regionali, di cui al punto 8) all'o.d.g.
ART. 8 Emendamento presentato dai Consiglieri Goglio, Gallarini, Masaracchio ed altri: 1) al paragrafo a) aggiungere le parole "in base a parametri e costi standardizzati fissati dalla Regione entro.., giorni dall'entrata in vigore della presente legge".
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Volutamente abbiamo messo i puntini senza indicare il numero di giorni che potrebbe essere 60 o comunque un ordine di grandezza ragionevole.
Ciò semplicemente perché ci sembrava e ci sembra tuttora che in occasione di un disegno di legge del genere - che si può condividere o meno alla luce di quanto sta avvenendo e di quanto è già stato preannunciato dal Ministro Costa a livello nazionale, ma anche indipendentemente da quello, andrebbe colta dal punto di vista politico l'occasione per inserire un discorso di questo tipo nella misura e nella forma che la Giunta, se è disponibile, riterrà più opportune (non siamo assolutamente fossilizzati sulle diciture che abbiamo inserito nell'emendamento). Riteniamo necessario l'inserimento di parametri di riferimento e di costi standard per quanto riguarda le prestazioni, perché senza parametri di valore assoluto a cui accostare i parametri delle varie UU.SS.SS.LL. e di quanto avviene nel territorio piemontese ci sembra che non si possa partire per sperimentare le aziende ospedaliere, laddove ovviamente bisogna stabilire dei rendimenti, delle priorità, dei criteri in base ai quali calibrare le erogazioni, sia per quanto riguarda gli investimenti in attrezzature che per quanto riguarda la spesa corrente.
Ci sembra che l'occasione per inserire un concetto politico di questo tipo con la terminologia e le modalità che la Giunta riterrà più opportune non possa essere persa, quindi non ci fossilizziamo assolutamente sulla nostra impostazione.
Sappiamo che in Piemonte un'operazione di appendicite in una USSL costa lire y e in un'altra costa lire z; pertanto riteniamo che per razionalizzare e per sperimentare all'interno delle aziende ospedaliere si debba necessariamente introdurre dei parametri standardizzati che siano il metro campione rispetto al quale confrontare le cifre delle varie prestazioni.
Questo emendamento è la sottolineatura per parte nostra di un concetto politico che andrebbe inserito quanto meno a livello di presenza - ripeto nelle forme che si riterrà opportune, all'interno di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta condivide lo spirito con il quale è stato presentato questo emendamento, perché se vogliamo andare alla razionalizzazione dei servizi bisogna passare attraverso forme di confronto accettabile fra il livello dei servizi offerti.
Ho però delle perplessità su un concetto troppo strettamente economico per quanto riguarda la valutazione dei livelli e dei servizi stessi, perch come anche i presentatori sanno per alcuni servizi non è possibile quantificare soltanto in modo monetario i servizi stessi.
Dichiaro quindi l'opposizione della Giunta all'accoglimento di questo emendamento, che deriva dal fatto che, in realtà, le forme per organizzare questo controllo le troviamo nella legge sulla contabilità e sull'organizzazione.
Inserire in questo momento tale emendamento sarebbe soltanto una dichiarazione di principio che peraltro non sfugge, perché è già scritto nella legge che i controlli devono essere fatti a livello quali quantitativo. Quindi si tratterebbe soltanto di reiterare un principio già contenuto non soltanto nei decreti legislativi, ma anche nelle intenzioni del Governo in questo testo. Secondo noi è impossibile inserirlo adesso, in questo modo, soprattutto con la quantizzazione dei giorni entro i quali bisogna fare un'operazione che in questo momento non siamo in grado di dire se potremo fare entro 30, 60 o 90 giorni: deve essere comunque fatta e stiamo lavorando per farla.
La Giunta pertanto non può accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Chiedo ai presentatori se intendono mantenere l'emendamento.



GALLARINI Pier Luigi

Va bene, Assessore, non indichiamo i giorni, facciamo pure riferimento alla legge di organizzazione, ma nell'approvare un atto fondamentale per la sanità, e non solo, perché questo disegno di legge sulla sanità è uno degli atti fondamentali che questa legislatura adotterà, ci sembra che non si possa ignorare tale questione senza legarla a parametri precisi. Capisco le valutazioni dell'Assessore, però noi riteniamo molto importante inserire questo concetto politico.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 22 contrari e 4 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Mollo, Bortolin e Peano: 2) la lettera e) è così sostituita: "L'organizzazione dei dipartimenti di prevenzione con specifico riferimento alla legge regionale che disciplina l'Agenzia di protezione ambientale regionale di cui alla legge n. 61/94".
La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta lo accoglie.



PRESIDENTE

Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli e 7 astensioni.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto sull'art. 8 il Consigliere Majorino; ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Svolgo una dichiarazione di voto di dissenso anche su questo articolo e, considerato che il monitoraggio nel suo insieme riguarda l'assetto istituzionale, colgo l'occasione per ricordare come nel corso delle numerose sedute in Commissione, con la Giunta Brizio uno, Brizio due Brizio ter, siano stati sentiti rettamente e correttamente rappresentanti di Organizzazioni sindacali, di Enti locali, di Organizzazioni di categoria, e segnatamente di Organizzazioni relative alla sanità.
In questa maniera è stato attuato, almeno nella forma e di sicuro burocraticamente, l'art. 9 dello Statuto, che per i disegni di legge di maggior rilievo (e tale è ovviamente questo disegno di legge) prevede appunto l'obbligo della consultazione. Si è trattato, però, di un puro adempimento burocratico.
Ricordo che, pochi giorni fa, il Gruppo repubblicano ci ha fatto pervenire un corposo dossier con la copertina rosa in cui, attraverso le rassegne stampa, ha raccolto tutto quanto è emerso, con particolare riguardo alle consultazioni. Abbiamo visto le prese di posizione dei vari soggetti interessati: alcune potevano apparire "iptu oculi" velleitarie altre degne di maggiore considerazione, altre ancora di un certo rilievo.
Tuttavia, nella relazione, sia pure fatta all'insegna della fretta per i noti eventi, non viene spesa neppure una parola, mentre, data l'importanza di questo disegno di legge, la relazione di accompagnamento avrebbe dovuto contenere, sia pure a grandi linee, le ragioni per le quali certi suggerimenti emersi dalla consultazione si accoglievano, perché si accoglievano tutti o in parte, perché venivano disattesi, e questo è stato poi l'evento principale che si è verificato.
Lo stesso vale per la relazione dell'Assessore Cucco alla Giunta.
D'altro canto, mi rendo conto delle circostanze in cui è pervenuta sia la relazione del Consigliere Peano che la presentazione dell'Assessore Cucco e tutti sappiamo che quei noti emendamenti sono stati effettuati al penultimo giorno. La realtà, comunque, è che nei documenti ufficiali, in particolare nella relazione al Consiglio, si tace una valutazione, sia pure sommaria, oserei dire a flash (che peraltro non sarebbe stata sufficiente) delle risultanze delle consultazioni.
Ancora una volta, si verifica l'attuazione di questa considerazione da rivolgersi ai consultati: "Cari consultati, vi abbiamo sentiti, o abbiamo fatto finta di sentirvi; abbiamo accorpato tutte le vostre memorie, per non abbiamo n' da dichiarare qualche cosa al riguardo n' da fare valutazioni positive o negative. La Giunta procede come meglio ritiene".
In occasione di questa normativa, che data la forza dei numeri della maggioranza sta per essere presumibilmente approvata, ho voluto mettere in rilievo il mio pensiero.
L'istituto della consultazione venne discusso durante la fase costituente della Regione; sono andato a rileggere cosa fu detto all'epoca in aula, in maniera talvota molto retorica e ampollosa, ma giusta nella sostanza: "Bisogna consultare le categorie". Ma anche in occasione di questo importante disegno di legge, la consultazione è stata, ancora una volta, ridotta a mera formalità.
Non solo per questo, ma anche per questo, e pure su questo articolo, il voto del nostro Gruppo, e non solo del nostro Gruppo, sarà contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti per dichiarazione di voto.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Intervengo per dichiarare l'astensione del nostro Gruppo su un articolo che, a nostro parere, è troppo generico, nel senso che non indica e non ci consente di capire quali saranno i parametri di riferimento per la verifica dell'impatto del nuovo assetto istituzionale sul servizio sanitario.
Saranno parametri di tipo epidemiologico classico, di tipo socio antropologico? Si cercherà di capire, sulla base dell'andamento della spesa, quale sarà la produttività del servizio? Tutto ciò resta non chiaro e non consente di capire se ci sarà un salto di qualità rispetto al passato, laddove verifiche non sono mai state attuate in maniera tale da poter capire qual era la direzione verso cui si stava andando. In realtà, le verifiche sono sempre state fatte prevalentemente sull'andamento della spesa, ma mai sulla qualità e sull'efficacia dei servizi in relazione al raggiungimento di determinati obiettivi.
Si fa poi riferimento al Piano sanitario 1990/1992, ormai notoriamente scaduto e reiterato. Quanto meno si sarebbe dovuto far riferimento ad altri successivi strumenti di legge che su questo versante dovranno essere approvati; si sa che esiste un Piano sanitario nazionale, si sa che uno stralcio al Piano era stato a suo tempo proposto anche nell'ambito dell'Assessorato alla sanità.
Manca inoltre ogni riferimento al necessario confronto con gli Enti locali, in particolare sulla questione della qualità e dell'immagine del servizio. Quando si fa una valutazione di qualità del servizio non si pu non tenere conto di questi aspetti: è questo il motivo per cui ci asterremo.



PRESIDENTE

Mi permetto di fare un'osservazione. Ho inviato a tutti i colleghi Consiglieri una lettera con la quale chiedevo cortesemente di non utilizzare il telefono in aula, cosa che sottolineo ulteriormente.
Può esserci un'emergenza, ma la regola del ricevere telefonate in aula non mi sembra consona neanche alle urgenze che noi possiamo avere. Fuori dall'aula tutti hanno i loro segretari: si può dare il telefono al segretario o regolarsi in altro modo. Ricordo anche che fuori dall'aula siamo circondati da telefoni.
Vi pregherei di rispettare questo orientamento, che mi sembra sia volontà prevalente dell'assemblea e che comunque è rispettato in tutte le assemblee legislative.
Procediamo dunque alla votazione dell'art. 8 come emendato per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 24 voti contrari 10 astensioni 5.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro, Maggiorotti, Miglio e Giuliano: 3) il comma primo dell'art. 9 viene così sostituito: "1. Con decreto del Presidente della Giunta regionale, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, si procede alla nomina di Commissari regionali, che durano in carica fino alla nomina dei direttori generali. I criteri per la nomina dei Commissari sono quelli previsti dalla vigente normativa. La Giunta regionale sottoporrà all'esame della competente Commissione consiliare l'elenco dei candidati a tale nomina corredato dalla necessaria documentazione, allo scopo di acquisirne il parere obbligatoriamente da esprimersi entro 21 giorni".
La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta non ritiene di accogliere tale emendamento, in quanto il passaggio in Commissione sulla nomina dei commissari non sembra perseguibile. La legge, infatti, dà in modo specifico alla Giunta regionale la competenza di nominare amministratori, dirigenti e quindi anche i commissari straordinari regionali. Non riteniamo di dover accedere a questa ulteriore forma di consultazione di una Commissione che, peraltro, non ha poteri in questo settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

E' inutile sottolineare che si tratta di un punto delicatissimo. Poich la cosa avverrà tra poche settimane, bisogna vedere come si procederà.
Direi che è nelle cose, la lottizzazione. Bisogna, con decreto del Presidente della Regione (attenzione, non della Giunta, mi pare che qui ci sia un errore: non è compito della Giunta, è compito del Presidente della Regione), nominare i commissari regionali, i quali dovranno seguire la fase delicatissima di costruzione degli accorpamenti; mi pare che, se si procede senza chiarezza e senza linearità, la lottizzazione diventi inevitabile.
In seno alla Giunta, ogni Gruppo appartenente alla maggioranza chiederà di avere propri rappresentanti e, in questo modo, verrà penalizzata la professionalità, l'effettiva capacità dimostrata da parte di amministratori straordinari e di commissari straordinari oppure di candidati che abbiano le carte in regola. Procedendo così, d'inerzia inevitabilmente si finirà a nuove lottizzazioni.
Noi sosteniamo che, per lo meno, si documenti alla IV Commissione consiliare sulla base di quali motivazioni vengono nominati i commissari regionali, che hanno un compito delicatissimo, quello dell'accorpamento.
Ricordo che la nomina è particolarmente delicata, perché si potrebbero ipotecare anche le nomine dei futuri direttori generali: si nomina uno adesso fino alla fine dell'anno, il quale avrà molte probabilità di diventare direttore generale.
Noi restiamo sempre della nostra idea: per la nomina dei direttori generali vogliamo una Commissione estranea alla Regione Piemonte che valuti le effettive capacità degli amministratori. Ci pare, questo, l'unico modo per non incorrere in nuove lottizzazioni. Di conseguenza, non firmiamo deleghe in bianco a nessuno, perché ci pare che processi oggettivi portino inevitabilmente ad una lottizzazione.
I tempi sono strettissimi (entro 30 giorni): a quel punto, chi nominiamo? Ciascun Gruppo avanzerà candidature di propri rappresentanti.
Noi diciamo: deve essere compito del Presidente della Regione; bene, questo porti documentazione, motivi alla Commissione e faccia queste nomine garantendo che non si ipotecherà la futura nomina dei direttori generali.
Questo mi sembrerebbe il minimo di una condotta lineare e trasparente.
Attenzione: qui i meccanismi sono automatici, si arriva inevitabilmente ad una nuova lottizzazione, già avvenuta a Roma per l'Albo nazionale, che si ripeterà a Torino.
Noi siamo quindi fermamente contrari a che si proceda come indicato nel disegno di legge; chiediamo semplicemente che il Presidente si faccia garante e motivi perché nomina determinate persone allo svolgimento della funzione di commissario regionale. Tra l'altro, ho visto che successivamente c'è un emendamento che aumenta il numero dei sub-commissari e, anche qui, abbiamo commissari regionali e sub-commissari.



(Commenti dell'Assessore Cucco)



CALLIGARO Germano

E' stato ritirato?



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Non lo aumenta, poi spiego.



CALLIGARO Germano

Comunque ci sono anche i sub-commissari, che naturalmente verranno scelti con lo stesso metodo. In conclusione, chiediamo che il Presidente si faccia garante di questa nomina e che non si proceda con i vecchi metodi che hanno fatto tanto male alla sanità, non solo nella nostra Regione. La malasanità è stato il risultato dell'occupazione di servizi decisivi come quello della sanità da parte dei partiti, a prescindere dalla competenza dalla professionalità e dall'affidabilità di coloro che venivano messi alla direzione delle UU.SS.SS.LL.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Il rischio di lottizzazione ovviamente può esistere, ma voglio dare fiducia alla Giunta, nel momento in cui nel documento di programma esecrando profondamente i metodi del passato, dice di voler innovare e di conseguenza si comporterà nella nomima degli amministratori rispettando i criteri di professionalità, di competenza e non seguendo la bieca lottizzazione che tutti qui denigriamo.
Io ne faccio invece una questione di metodo, di rapporto di Giunta e Consiglio, questo sì, anche perché è sempre avvenuto. Capisco che questa sia una competenza squisitamente della Giunta, perché i commissari verranno nominati a seguito di una deliberazione della Giunta regionale con il decreto del Presidente. Però mi sembra un fatto assolutamente accettabile che i criteri in base ai quali si nominano i commissari, in questo caso regionali, e logicamente l'elenco che ne deriverà a seguito di questi criteri, rientrino in quella norma di dialogo tra Giunta e Consiglio che dovrebbe esistere.
Quindi non penso sia impossibile accettare questo emendamento; se lo si riterrà necessario, si potranno eventualmente apportare alcune correzioni di ordine tecnico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Masaracchio; ne ha facoltà.



MASARACCHIO Antonino

Il punto più importante di questo emendamento, a mio parere, è che la Giunta dovrà comunque sottoporre all'esame della competente Commissione l'elenco delle persone destinate ad essere nominate, per un controllo anche politico, necessario su questa materia molto delicata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Innanzitutto comincio con il dar atto che le nomine effettuate nell'ultimo anno di questo governo non hanno seguito criteri di lottizzazione, e voglio che questo sia chiaro. Quest'ultimo anno di governo della sanità, cioè quello gestito dall'Assessore Vetrino, è stato un significativo passo in avanti rispetto a quanto accaduto nel passato, molto segnato rispetto al passato. E ne dò atto sia alla Consigliera Vetrino che al governo che c'è stato in precedenza.
Quello di cui stiamo discutendo adesso, però, non è un meccanismo anti lottizzazione, perché io, anche dai banchi dell'opposizione - e voi che mi avete sentito parlare dai banchi dell'opposizione potete testimoniarlo non ho mai detto che la garanzia contro la lottizzazione fosse il metodo iperdemocraticistico, ovverosia quello in cui tutti discutono sempre di tutto, su tutti i nomi e su tutti i passaggi.
L'unica vera garanzia contro la lottizzazione è creare dei meccanismi chiari di chi si assume la responsabilità di nomina ed innescare anche il meccanismo del presentare il conto delle proprie scelte. Noi abbiamo anche la fortuna o la sfortuna che il conto lo pagheremo fra breve, perché alla scadenza naturale della legislatura ci saranno le elezioni, per cui anche da questo punto di vista credo non ci siano problemi. Però questo è il meccanismo.
Dopodiché, così com'è, l'emendamento non può essere accolto, perché non parla di un passaggio in Commissione per far conoscere i criteri adottati bensì di "un esame da parte della Commissione dell'elenco dei nomi". Su questo emendamento la Giunta è contraria. Se si ritiene di inserire una modifica che consenta o che preveda un passaggio in Commissione sui criteri, la Giunta è assolutamente disponibile. Avevamo deciso di farlo comunque, perché è un passaggio che non si può saltare e non è mai stato saltato, ma inserire questo emendamento così è inaccettabile, perché si tratta dell'esame dei nomi, cioè delle proposte specifiche, esame che da parte della Commissione è improprio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Le argomentazioni sviluppate dal Consigliere Calligaro non sono certo prive di fondamento. Però aggiungo subito che in passato, nonostante in Commissione - e in questo senso concordo con le valutazioni dell'Assessore si sia potuto discutere ed esaminare le proposte, le lottizzazzioni che il collega Calligaro denunciava e che tutti conosciamo sono avvenute ugualmente. Per cui di per sè non sarebbe una garanzia.
Però, essendo la scelta dei commissari straordinari prima e quella dei direttori poi una materia particolarmente delicata, ritengo estremamente necessario ed importante per la Giunta e la maggioranza avere un atteggiamento chiaro e trasparente che evidenzi la volontà e la capacità di confrontarsi complessivamente con il Consiglio sui criteri che stanno alla base delle scelte.
Quindi, sarei favorevole a prevedere - se non in legge, almeno come impegno, ma se vogliamo possiamo pure inserirlo, anche se sarebbe un po' stravolgente e macchinoso la discussione in Commissione sui criteri in base ai quali la Giunta nominerà i commissari straordinari. Possiamo arrivare alla conoscenza delle proposte anche nominative una volta adottati i criteri, prima di deliberare. Si può fare questo con la massima tranquillità e trasparenza, proprio perché credo che la Giunta e la maggioranza non abbiano alcuna volontà, anche per i danni che ha provocato e sono stati danni gravissimi - di ripercorrere la strada di qualsiasi tipo di lottizzazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Mi sono già espresso in questa direzione: sarebbe meglio se i Consiglieri ritenessero di rimaneggiare l'emendamento, perché - ripeto così com'è, non posso accettarlo. Tuttavia ritengo sia meglio che passi il criterio da me espresso, che di fatto non dista molto da quello della Consigliera Vetrino (in effetti, non ci sono molte differenze).



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Il Presidente della Giunta ha il potere di decreto, ma conseguirà ovviamente come sempre è avvenuto, ad una deliberazione di Giunta in proposito.
Nel merito è chiaro che non possiamo accettare l'emendamento così com'è, perché inserire in legge il discorso di una nomina che passa in Commissione contrasta con i principi generali della legge stessa.
Invece il discorso di una consultazione della Commissione sui criteri ci trova d'accordo. L'impegno lo possiamo prendere fermamente. Se vi si vuole fare riferimento in un articolo preciso di legge, modifichiamo pure l'emendamento in questo senso, che quindi verrà accettato, come ha detto l'Assessore con il quale concordo pienamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Riteniamo che la Giunta debba assumere le decisioni di sua competenza anche in questa sede legislativa. Tuttavia manteniamo l'emendamento così com'è stato formulato.
I criteri per la nomina sono quelli previsti dalla normativa e ci pare utile, ma non rilevante, il fatto che la Giunta venga in Commissione a ricordarci quello che in fondo già ci è noto. Il problema è che non ci sarà noto l'elenco dei candidati che la Giunta ha prescelto, se non dopo l'adozione di questi criteri. E' questo fatto che riteniamo di dover esaminare preventivamente in Commissione, ed è per questo motivo che riteniamo giusto che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Noi come opposizione, affermiamo di doverci far carico anche di questa competenza. In questo senso, manteniamo l'emendamento così come l'abbiamo presentato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Penso che siamo andati un po' affrettatamente su questo argomento molto delicato. Tra l'altro, avendo previsto la figura intermedia del commissario regionale, perché non siamo in condizioni di determinare i direttori generali, mi chiedo quale sarà la normativa, se non quella nazionale, in base alla quale nominare i direttori generali.
Ho presente le leggi della Lombardia e dell'Emilia Romagna, dove non si parla di elenco, ma si sente sicuramente il parere della Commissione consiliare. Non so in quali termini questo avvenga, ma in qualche caso viene sentita la Commissione consiliare competente.
Un articolo che preveda questo ci deve essere, non tanto per la nomina della Commissione regionale, ma per salvaguardare il controllo che deve esercitare il Consiglio anche sulla nomina dei direttori generali. In ogni caso, mi fido delle dichiarazioni del Presidente della Giunta che dice che si andrà in Commissione e che si esamineranno i criteri. Non ho alcun motivo per dubitare che questo avvenga. Però ritengo che, poiché questa è una legge d'impianto, che mette dei paletti e dei pilastri molto precisi forse è necessario salvaguardare questo aspetto nel modo più "soft" possibile, anche per assicurare l'autonomia della Giunta nella nomina dei direttori generali. I criteri e un minimo di informazione alla Commissione devono essere assolutamente garantiti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Accolgo la proposta della Consigliera Vetrino, perché mi sembra la più semplice: dopo le parole "presente legge", aggiungere le parole "sentita la Commissione consiliare competente". Ciò in modo tale che sia chiaro che si sente la Commissione prima della nomina. In questo modo la procedura è trasparente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

I precedenti sono stati clamorosi e dovrebbero indurre tutti alla massima prudenza. C'è anche un problema di rapporto Giunta-Consiglio.
Voglio ricordare che i criteri sono sempre stati discussi in Commissione.
Questo non ha evitato però quello che è accaduto, perché i criteri sono una cosa, ma i nominativi, se corrispondono a quegli stessi criteri, sono ben altra cosa. Ecco i motivi per cui vi chiediamo di spiegarci i criteri e di documentare perché scegliete determinate persone. Quanto richiesto non tocca minimamente il potere del Presidente della Giunta di procedere alle nomine: intendiamoci su questo! Le altre Regioni scrivono "sentita o informata la Commissione", perché intendono mantenere, su una materia così delicata, un certo rapporto con il Consiglio.
Attenzione: non ci stiamo al giochetto del tipo "Vi illustriamo i criteri..."; in passato abbiamo spesso constatato che i nominativi, poi non rispondevano minimamente ai criteri o rispondevano a criteri che nulla avevano a che fare con il governo della sanità: certi manager erano molto abili nel loro campo, ma non nel dirigere un'USSL.
Vi chiediamo di documentare in Commissione i motivi di determinate scelte oltreché, naturalmente, conoscere i criteri.
Attenzione: questa è materia scottante; un minimo di prudenza ci vuole.
Tenete conto che per questa via si possono anche ipotecare le future nomine dei direttori generali; noi non vorremmo che questo accadesse. Anzi relativamente ai direttori generali insistiamo sulla nostra posizione: assegnare ad esperti esterni alla Regione la valutazione dell'idoneità, dei requisiti dei candidati. Non può essere una scelta interna successivamente, spetterà al Presidente della Giunta regionale procedere alle nomine: su questo punto non vi sono dubbi.
In alcune Regioni, stilata una graduatoria, il Presidente della Giunta regionale ha piena autonomia nel compiere le proprie scelte, ma tra i candidati considerati idonei ed affidabili.
Se non si mettono dei paletti è facilissimo scivolare sul terreno della lottizzazione; direi che è nelle cose, questo pericolo.
Dunque, stabiliamo insieme alcuni paletti entro i quali operare affinché la scelta sia davvero lineare e trasparente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 25 contrari e 5 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento già annunciato dall'Assessore Cucco: 4) dopo le parole "presente legge", aggiungere le parole "sentita la Commissione consiliare competente".
La parola al Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.



MAJORINO Gaetano

Il nostro Gruppo esprime assenso all'emendamento della Giunta, anche se abbiamo espresso voto favorevole all'emendamento presentato dai Consiglieri Maggiorotti ed altri, in quanto ciò che era richiesto era molto articolato.
Peraltro, votiamo l'emendamento proposto dalla Giunta, che ha recepito con la relativa motivazione la proposta della collega Consigliera Vetrino, in quanto riteniamo debba essere interpretato nell'inciso "sentita la competente Commissione" l'intero contenuto dell'emendamento test' bocciato.
Infatti, quando verrà sentita la Commissione, la stessa avrà un certo potere, e ritengo che tale potere non solo possa essere esercitato, ma che la Giunta consenta e debba consentire che lo eserciti per una dettagliata ed ampia dialettica sulla materia, altrimenti il "sentita" non avrebbe alcun significato. Occorre cioè dare contenuto, sotto il profilo interpretativo, all'inciso "sentita", nel senso che di fronte alla Commissione non solo andranno enunciati i criteri, ma la Commissione potrà pretendere che accanto ai criteri, un qualcosa di astratto, ci sia il contenuto degli stessi, cioè a dire nomi, cognomi e quant'altro richiesto nell'emendamento proposto dai Consiglieri Maggiorotti ed altri.
Così interpretando, come riteniamo sia da interpretare perché non si tratti solo di formula di stile l'inciso "sentita la competente Commissione", esprimiamo voto favorevole.



PRESIDENTE

Poiché ci sono dei problemi all'impianto elettrico, sospendiamo brevemente i lavori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11,30, riprende alle ore 11,35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento n. 4), presentato dall'Assessore Cucco.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli e 9 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Femia: 5) il comma secondo è così integrato: "Le Assemblee delle Associazioni dei Comuni attualmente costituite ai sensi della L.R. n. 41/91 sono titolari fino al 31/12/1994 e comunque fino alla revisione della L.R. n. 20/82 delle funzioni socio-assistenziali e le esercitano tramite il Commissario straordinario che si avvale dei Coordinatori socio-assistenziali in carica alla data di entrata in vigore della presente legge".
La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Si tratta di semplice norma di richiamo della componente socio assistenziale in questa fase transitoria, perché sia chiaro che anche nella fase transitoria l'assistenza non si perde per strada, ma viene gestita dalle UU.SS.SS.LL. attraverso gli organismi preesistenti.
L'Assessore Rossa e il Consigliere Femia mi hanno chiesto di inserire l'emendamento per un'ulteriore chiarificazione; da parte mia non c'è nulla in contrario: si tratta di una sottolineatura. Del resto, nella legge di riorganizzazione occorrerà riprendere complessivamente anche la componente assistenziale.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento n. 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 8 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Femia: 6) il comma quarto è così modificato: "I Commissari regionali cui è affidata la gestione di USSL sono affiancati da sub-commissari nominati dalla Giunta regionale in riferimento a quanto fissato dall'art. 9, comma secondo, della presente legge".
La parola all'Assessore Cucco.



PRESIDENTE

CUCCO, Assessore regionale



PRESIDENTE

Chiederei ai sottoscrittori di ritirare l'emendamento, non accoglibile.



FEMIA Vincenzo

Lo ritiro.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 6) è pertanto ritirato.
Emendamento presentato dai Consiglieri Cucco, Bortolin e Bonino: 7) al punto 4), dopo la parola "sub-commissari", sono soppresse le parole "fino ad un massimo di due".
La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Innanzitutto presenterei un ulteriore sub-emendamento in corso d'opera perché la dizione "sub-commissari" potrebbe indurre a considerare che questi commissari dipendano gerarchicamente dai commissari regionali individuati per le nuove UU.SS.SS.LL.
I commissari che intendiamo individuare sono unicamente coloro che dovranno gestire le aziende ospedaliere che insistono nelle UU.SS.SS.LL. Il motivo per cui sopprimeremmo la dizione "fino ad un massimo di due" è che esiste un'USSL torinese che già conta tre aziende ospedaliere.
Nell'articolo è chiaro che tali commissari andranno a gestire le aziende ospedaliere. Propongo quindi di sopprimere la parola "sub" e la frase "fino ad un massimo di due", sapendo che il limite è quello dei commissari necessari a gestire le aziende ospedaliere che insistono nei nuovi ambiti territoriali delle UU.SS.SS.LL. Il termine "sub" farebbe intendere un rapporto gerarchico che non può esistere.
Il punto 4) dell'art. 9 sarebbe dunque così riformulato: "I Commissari regionali a cui è affidata la gestione di UU.SS.SS.LL. nel cui territorio insistono ospedali compresi nell'allegato 2) possono essere affiancati da Commissari per la gestione di detti ospedali nominati dalla Giunta regionale che provvede altresì ad indicarne l'ambito di attività e le competenze".
Di conseguenza, anche al punto 5) dell'articolo viene cancellato il "sub" alla parola "Commissari".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento proposto, la cui formulazione finale è la seguente: al punto 4), sopprimere la parola "sub" e la frase "fino ad un massimo di due". Inoltre, dopo la parola "Commissari", aggiungere le parole "per la gestione di detti ospedali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 5 astensioni.
Pongo dunque in votazione l'art. 9 come emendato per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 23 voti contrari 12 astensioni 4.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 23 voti contrari 12 astensioni 4.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 Emendamento presentato dai Consiglieri Goglio, Gallarini Masaracchio, Vetrino e Cantore: 8) al punto 3) aggiungere le parole "per quanto concerne l'edilizia sanitaria relativa, le pratiche saranno assegnate alla USSL n..., al fine di garantire omogeneità e razionalità di catalogazione".
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Ci è parso opportuno segnalare questo aspetto, visto che esiste il problema della struttura amministrativa 1-23 da assegnare ad una USSL.
Poiché sappiamo - il Presidente Brizio soprattutto lo sa bene dell'esistenza della questione CROP-edilizia amministrativa (praticamente sono progetti degli ultimi nove-dieci anni su cui bisognerebbe in fretta fare qualcosa), riteniamo che poter arrivare al coinvolgimento di quella stessa USSL a cui sarà affidata la struttura dell'1-23 rappresenti un momento di sintesi e di omogeneità nel trattare questo problema che diventa sempre più spinoso. Abbiamo ritenuto che questa fosse l'occasione giusta per sottolineare questo problema.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



PRESIDENTE

CUCCO, Assessore regionale



PRESIDENTE

C'è una cosa che non ho compreso nell'emendamento presentato, perch nella nostra legge non è detto che le pratiche giacenti vengono assegnate ad una sola USSL. ma sono assegnate alle aziende ospedaliero-sanitarie di riferimento per ciascuna materia. Non ci sarà una sola USSL che si accollerà tutto il lavoro che gli arriverà dall'Ufficio Stralcio, ci sarà la suddivisione delle pratiche per la competenza di ciascuna USSL. Questo è il criterio che verrà seguito, per cui non possiamo accogliere l'emendamento, altrimenti si tratterebbe di ricostituire un ufficio unico per quella quota-parte di edilizia, cosa che non riteniamo opportuna.
Questo famoso ufficio dell'1-23 esiste solo per l'USSL di Torino, dove c'è una serie di pratiche di tipo diverso; per razionalizzare noi vogliamo chiudere questo ufficio ed assegnare le pratiche alle aziende ospedaliere o alle aziende sanitarie di riferimento, quindi di competenza propria.



GALLARINI Pier Luigi

Ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 8) è pertanto ritirato.
Non essendovi altri emendamenti, si proceda alla votazione dell'art. 11 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 23 voti contrari 9 astensioni 7.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 27 voti contrari 9 astensioni 4.
L'art. 12 è approvato.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto conclusive sull'intero testo della legge.
Ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro; ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non abbiamo partecipato alla sagra dei campanili, dei localismi, delle corporazioni, perché molte richieste erano corporative. Non abbiamo voluto partecipare, perché siamo coerenti con una linea politica sanitaria regionale; abbiamo badato all'interesse generale della comunità piemontese e non ci siamo fatti prendere la mano da localismi. Sottolineo questa differenza rispetto a posizioni rispettabilissime di altri Gruppi di minoranza, ma che non condividiamo.
Su larga parte del disegno di legge siamo d'accordo; il nostro convincimento è fondato e non è dell'ultima ora: sono le stesse posizioni che abbiamo sostenuto fin dall'inizio del dibattito all'indomani dell'approvazione del DL n. 502. Gran parte delle nostre posizioni ha trovato nel disegno di legge un posto adeguato, e questo è motivo di soddisfazione.
Con questi provvedimenti evitiamo guasti profondi che i DD.LL. n. 502 e n. 517 avrebbero potuto arrecare all'organizzazione sanitaria regionale vedo che sono stati evitati anche da altre Regioni. Pur con le modifiche apportate dal DL n. 517, che certamente migliora il testo del DL n. 502 continuiamo a considerarli misure di controriforma, di liquidazione, sia pure non dichiarata, del Servizio Sanitario Nazionale. In effetti l'allora Ministro De Lorenzo dichiarò che era il modo migliore per liquidare il Servizio Sanitario Nazionale, ma fu poi costretto a fare marcia indietro: già il DL n. 502 nacque in un modo diverso da come l'aveva prospettato, e con il DL n. 517 si apportarono ulteriori miglioramenti.
La nostra impressione è questa. La legge di riforma n. 833 si è scontrata fin dall'inizio con potentissimi interessi economico-finanziari con gli interessi delle corporazioni professionali, della burocrazia; il resto l'ha fatto la malasanità che si è via via sviluppata, soprattutto negli ultimi anni. Si trattava di una legge che aveva indubbiamente delle carenze, come ogni strumento legislativo ma, anziché essere corretta almeno in due aspetti (la legge infatti non individuava con precisione la responsabilizzazione degli operatori e mancava di una chiara relazione tra costi e benefici), è stata sabotata, tradita, dimezzata.
In sostanza, con questi ultimi decreti si è tentato di liquidare la riforma; invece di trarre motivo per attuarla pienamente ed apportare tutte le correzioni necessarie, è prevalsa l'idea che era meglio liquidarla.
Tutti i progetti che sono stati presentati, però, non riescono ad innestarsi nella situazione della sanità italiana e a dare risposte soddisfacenti al fabbisogno di tutela della salute dei cittadini. Lo stesso programma di Forza Italia, molto facilone all'inizio, si è dimostrato ampiamente impraticabile. Per questo abbiamo parlato di politica di controriforma. Naturalmente non tutto ciò che è contenuto nei decreti legislativi è negativo: il tentativo di mettere in relazione costi e benefici è un fatto positivo, diversa è l'aziendalizzazione spinta che determina corpi separati all'interno di un organismo che deve essere unitario, unico e globale.
E' questo il principale motivo che ci induce a sostenere che è una linea controriformatrice, perché spezza l'unitarietà, l'unicità, la globalità del servizio sanitario, attuando una finta regionalizzazione.
Voglio farvi presente una contraddizione: i disavanzi determinati da una sistematica sottostima della spesa sanitaria vengono accollati alle Regioni, tuttavia il centro di spesa sta sempre a Roma, perché lì si decide in materia di convenzioni, di contratti collettivi di lavoro e di prezzi controllati, amministrati dei farmaci.
E' una strana regionalizzazione! Il centro di spesa sta a Roma e la Regione si accolla i disavanzi crescenti dovuti non al fatto che si spende moltissimo, ma al fatto che la spesa sanitaria continua ad essere sottostimata. In generale il nostro Paese non spende più di altri Paesi avanzati, semmai spende male, realizza una bassissima produttività sociale dei servizi sanitari: questo è il vero problema! Si tratta quindi di finta regionalizzazione.
Il terzo motivo per cui parliamo di controriforma è che questa legge taglia fuori definitivamente i poteri locali, le comunità locali. A questo indirizzo controriformatore bisogna aggiungere le politiche sanitarie governative approvate in questi ultimi anni, la sottostima sistematica della spesa sanitaria e la disorganizzazione che prospera. Non è vero che non abbiamo servizi efficienti: purtroppo sono pochi; non è vero che non abbiamo medici all'altezza di quelli di altri Paesi: è vero che abbiamo una sanità particolarmente disorganizzata e nessuno ha posto mano a questa disorganizzazione, e quando chi dovrebbe porre mano non lo fa, è perché ci sono altri interessi sotto.
Gli stessi tagli della spesa sanitaria, quando non sono stati definiti da noi insensati, erano persino irresponsabili, persino irresponsabili! Parevano fatti apposta per destabilizzare ulteriormente il Servizio Sanitario Nazionale. Non si sono mai toccati gli sprechi, mai sfiorate le irrazionalità, mai toccati gli interessi economico-finanziari, per esempio delle società farmaceutiche e di un privato che nel nostro Paese è prevalentemente parassitario: è tutto protetto, sta tutto sotto l'ombrello protettivo del Servizio Sanitario Nazionale! Se all'indirizzo controriformatore si aggiungono le politiche sanitarie praticate dai Governi che si sono succeduti è inevitabile che emergano gli squilibri della sanità italiana! Cioè di una sanità mercantile consumistica, ospedalocentrica, che ha come baricentro prevalentemente la cura e poco o niente la prevenzione, poco o niente la riabilitazione; che punta a parole sulle tecnologie avanzate, salvo poi accorgersi che abbiamo un livello di obsolescenza delle tecnologie sanitarie cresciuto in questi ultimi anni in modo preoccupante! Mi fa dunque piacere che l'attuale Ministro della Sanità si accorga che la prevenzione è uno dei punti deboli della sanità. Ha scoperto l'acqua calda, il Ministro! Quando non si fa prevenzione, si fa prevalentemente terapia, e come è noto la terapia costa: costa in termini di crescenti sofferenze umane e di costi economico-finanziari rilevantissimi e crescenti. Mi fa piacere che il Ministro si accorga che la prevenzione, la medicina di base è stata dimenticata e si è andati avanti con le ospedalizzazioni improprie, con i tempi di degenza media troppo elevati e con tante altre irrazionalità.
Mi pare che le Regioni, nel complesso, abbiano reagito con molto buon senso: caute nell'aziendalizzare gli ospedali (caute perché giustamente vogliono sperimentare), hanno evitato grossi danni, cogliendo al tempo stesso le opportunità di razionalizzazione e di riorganizzazione concesse dai decreti legislativi prima citati. In sostanza, prevale la linea di far funzionare il servizio rispetto a quella che dice: "Lasciamo che funzioni sempre peggio, tanto lo vogliamo smantellare".
Con i provvedimenti delle Regioni, compreso il nostro, si sono limitati i danni, e questo è certamente un merito. Ciò però non significa che non si scontrino linee politiche diverse e che ci si metta tutti sotto l'ombrello del buon senso; anzi, esistono posizioni politiche diverse, sicuramente più di due. Non schematizziamo quindi, perché ci sono molte linee politiche diverse, fra le quali ne prevalgono due: quella di chi gioca a liquidare definitivamente il Servizio Sanitario Nazionale, accontentandosi dei resti e quella di chi invece vuol farlo funzionare, lasciando un giusto spazio al privato e realizzando all'interno del pubblico forme di concorrenza e anche di confronto con il privato.
Mi pare che quest'ultima linea aiuti lo stesso privato, insegnandogli che non si può essere solo protetti, che quando si parla di iniziativa bisogna rischiare risorse proprie e misurarsi con i complessi problemi dell'organizzazione sanitaria. Quindi, nulla di male sul fatto che si scontrino culture e politiche diverse. Che poi, di fronte a quei decreti legislativi, sia prevalso il buon senso, mi fa un enorme piacere, perch vuol dire che le Regioni hanno capito che non si può gettare via il bambino con l'acqua sporca e che bisogna anche calare il livello dell'acqua sporca altrimenti il bambino rischia di annegare, se lo si vuol tenere in quella tinozza.
Illustro rapidissimamente i pro e i contro. Sugli ambiti territoriali noi non abbiamo presentato emendamenti, ma abbiamo ritenuto giusto che si correggessero alcuni errori madornali (quali quello dell'USSL Acqui-Nizza Monferrato). Abbiamo invece votato contro "l'emendamento Costa", perché ci pareva e ci pare scandaloso. Io non so se sia stato un omaggio spontaneo al Ministro o se il Ministro sia intervenuto pesantemente a chiedere che Mondovì continui ad essere USSL (naturalmente Mondovì avrà sempre la stessa organizzazione sanitaria, sono tutte battaglie di "prestigio" e nominalistiche, perché l'organizzazione sanitaria a Mondovì non è che per questo migliori): questo noi non lo sappiamo, ma ci interessa poco.
Sta di fatto che abbiamo trovato quell'emendamento scandaloso; tra l'altro, fa il paio con l'insistenza che ha avuto il Ministro Costa quando era Ministro della Sanità nel Governo di Giuliano Amato. Uno dei primi provvedimenti fu quello di trovare 10 miliardi al CIPE per la ristrutturazione dell'ospedale di Mondovì: in fretta e furia fu inviato lo studio di fattibilità al CIPE e quello studio fu finanziato, salvo poi accorgersi che non c'era il progetto esecutivo, che non c'è ancora oggi perché il Comune rifiuta la licenza edilizia. Altro che il CIPE approva i progetti esecutivi immediatamente cantierabili! No, se telefona il Ministro approva tutto, salvo poi accorgersi, a distanza di notevole tempo che quei soldi non sono stati spesi e probabilmente non potranno essere spesi! Ecco cosa produce la politica clientelare! Ecco perché non deve essere fatta! Ecco perché un Ministro della Repubblica dovrebbe avere come ambiti territoriali quelli della Repubblica italiana e non tanto la cinta daziaria del Comune di Mondovì! Tra l'altro, i problemi sono ben pesanti, se si parla della sanità della nostra Repubblica! Siamo quindi nettamente contrari a quel provvedimento. Abbiamo votato contro anche ad un'altra questione, che a noi pare delicatissima, signora Presidente: il rapporto tra la Regione, gli Enti locali e le comunità Locali. Badate, non vi può essere politica di razionalizzazione e di riqualificazione della spesa sanitaria se questa prescinde dai conti che devono essere fatti con le comunità locali, nel bene e nel male.
In quest'aula io ho sostenuto che spesso gli amministratori suscitano i peggiori istinti delle popolazioni, a difesa di obiettivi che sono indifendibili, di servizi dequalificati. Ma perché accade questo? Perch c'è una carenza di rapporto, perché la Regione non determina consenso alle sue politiche, non responsabilizza gli amministratori locali, non li rende consapevoli dell'importanza di avere una visione che vada al di là del campanile del proprio Comune e che guardi agli interessi generali della comunità piemontese.
Abbiamo visto la maggioranza compatta nel respingere un nostro emendamento che era del tutto marginale e che chiedeva che i Sindaci potessero dire la loro sugli ambiti territoriali dei distretti. Attenzione alle illusioni tecnocratiche, tra l'altro false, perché qui non ci sono illusioni tecnocratiche che possano ssere sostenute; attenzione a pensare che la sanità sia tutta una questione di manager (che non abbiamo), di azienda, di concorrenza, perché bisogna fare i conti con le comunità locali. E senza fare i conti con l'autogoverno locale, non si può riformare la sanità italiana, non si può migliorare, non si può razionalizzare.
Questi problemi emergeranno pesantemente quando si parlerà di razionalizzazione della rete ospedaliera, e non sarà di poco conto avere i Sindaci contro, invece di avere dei Sindaci consapevoli del fatto che non si può guardare al campanile e basta, che l'ospedale può essere anche a 10 chilometri di distanza, purché sia efficiente e che presenti dei servizi di elevata qualità. C'è il rischio che si conducano strenue battaglie su posizioni di retroguardia, su obiettivi sbagliati: l'ospedale non si pu fare dappertutto, così come non si può fare dappertutto il distretto.
Bisogna avere qualche idea di politica sanitaria, altrimenti si corre persino il rischio di peggiorare l'attuale situazione.
Gli emendamenti sostanziosi sono stati accettati; cito solo quello sul distretto che, così come congegnato, a me pare dia al distretto una forza di cellula di base del Servizio Sanitario Regionale, mentre prima c'era il rischio di segnalare le funzioni da svolgere senza i relativi strumenti di potere e le relative risorse finanziarie.
Quindi, signora Presidente, noi ci riconosciamo in larga parte nel disegno di legge; sono cose che abbiamo sostenuto per un anno e mezzo ed è per noi motivo di soddisfazione. E' passata una linea del distretto che non è meramente livello organizzativo, ma è cellula di base del Servizio Sanitario Regionale.
Per questi motivi, il nostro Gruppo si asterrà.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la Consigliera Vetrino; ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

Il voto del Gruppo repubblicano a questo disegno di legge sarà negativo. Il nostro Gruppo non doveva necessariamente esprimere un voto negativo perché in questo momento si trova all'opposizione di questa Giunta; non c'era e non c'è pregiudizio e quindi, aprioristicamente, noi non volevamo collocarci, di fronte a questo disegno di legge, di fronte a questa materia in particolare, in modo negativo. Parlo di questa materia perché questa è, per certo verso, una materia istituzionale. Noi stiamo emanando norme che riguardano l'intero assetto delle UU.SS.SS.LL., quindi l'intero territorio regionale. E' un po' come se parlassimo di Area metropolitana; di conseguenza mi sono sempre posta nei confronti di questa legge proprio con l'animus di fare un provvedimento che avesse la capacità di suscitare l'interesse e il consenso non soltanto di una certa maggioranza, ma che avesse un respiro più ampio, proprio perché andiamo ad incidere sul tessuto di tutta la Regione.
Sarebbe anche auspicabile che questo provvedimento, che diventa uno dei provvedimenti basilari della nostra Regione, fra otto mesi non venisse modificato. E' dunque necessario fare un provvedimento abbastanza mediano e che consideri l'intera realtà, per fare in modo che non venga respinto immediatamente da chi, dopo di noi, siederà su questi banchi, a partire dal maggio o dal giugno 1995 (come ha detto il Ministro ieri).
Credo addirittura che per questa materia ci dovrebbe essere una richiesta di voto diversa, una percentuale di voto in più rispetto a questi argomenti: non dovrebbe bastare la maggioranza semplice. Noi abbiamo votato dei provvedimenti importanti con 23 voti, e credo che questo sia da rilevare. Tutti noi dobbiamo considerare che ci troviamo di fronte ad una materia importante, rispetto alla quale giustamente si è sviluppato un dibattito molto intenso da parte del Consiglio regionale.
Peccato che in questa sede non si sia potuto tenere conto di quelle consultazioni che pure - le assicuro, Presidente del Consiglio in quest'aula, con grande senso di responsabilità, si sono svolte. Qui ci fu una sintesi, ma già da un anno la comunità regionale discuteva giustamente, attorno a questo provvedimento, seppure con tutte le contraddizioni di cui parlava anche il Consigliere Calligaro; è comunque giusto che la comunità regionale ne abbia discusso.
Peccato - ripeto - che il Consiglio regionale non abbia potuto tener conto di queste consultazioni e che addirittura ai Consiglieri regionali non siano nemmeno pervenuti i relativi atti. Qualcuno mi può dire: "Sono nella Commissione consiliare competente"; d'accordo, però questi atti dovevano essere sul nostro tavolo oggi, mentre discutevamo di questa legge oppure prima, se fosse stato possibile.
Ecco perché a me dispiace molto di non potermi collocare rispetto a questo provvedimento in una dimensione diversa, di grande consapevolezza.
Sono la prima a sostenere che la legge ci vuole: la legge ci vuole, perch dobbiamo dare delle norme, e siamo già molto in ritardo.
Nel corso del dibattito di questi ultimi giorni ci sono poi stati due momenti nei quali ho pensato che il Gruppo repubblicano potesse anche cambiare questa eventuale posizione pregiudiziale di voto negativo.
Il primo è stato quando l'Assessore Cucco nella Commissione consiliare competente ha illustrato il contenuto del nuovo provvedimento. Dalla sua esposizione, al di là dell'aspetto dell'aziendalizzazione di cui parler dopo, per quanto riguarda la zonizzazione, il provvedimento arrivava quasi a convincermi, nel senso che per certi aspetti recuperava alcune indicazioni contenute nel primo provvedimento, quello che la Giunta non aveva approvato, considerandolo comunque un documento di lavoro.
Andando però a considerare bene la zonizzazione, mi rendevo conto che l'Assessore Cucco spiegava bene, individuava bene i criteri e i concetti ma che nella fase dell'allegato questi criteri cadevano immediatamente. Mi rendevo conto, e di più ce ne siamo resi conto in quest'aula, che alla zonizzazione si è guardato con due pesi e due misure, cioè l'USSL unica per provincia è servita soltanto per determinate realtà.
Io non escludo che l'Assessore Cucco sia andato in Giunta e abbia, per esempio, proposto un'USSL sola per Alessandria, non lo escludo; se il suo principio era questo, può anche darsi che l'abbia fatto. Sta di fatto però, che le UU.SS.SS.LL. su Alessandria sono tre, e forse non è casuale che nella Giunta ci siano tre Assessori che hanno difeso Alessandria a spada tratta. Biella e Vercelli, invece, non avevano nessun difensore, di conseguenza sono rimaste con la loro USSL.
Non so che cosa possa pensare il Ministro Costa rispetto a come è stata servita la provincia di Cuneo. Ricordo soltanto che in un dibattito il Ministro Costa aveva detto che "se si dovesse interpretare la legge, a Cuneo ci sarebbe stata un'USSL sola e quattro aziende": il risultato è che noi istituiamo quattro UU.SS.SS.LL. e una sola azienda. Addirittura ritengo che con la trasformazione, ancora in questa sede consiliare (io non c'ero) della prima USSL in appunto quattro unità (quindi scindendo Mondovì-Ceva) non si sia fatto sicuramente un piacere al Ministro, tanto meno alla sanità del Cuneese.
La Provincia, con un proprio provvedimento, considerato tra l'altro tra i più di buon senso, prevedeva due UU.SS.SS.LL. e due aziende. In effetti in provincia di Cuneo non soltanto l'ospedale di Cuneo, ma anche quello di Savigliano, meriterebbe la possibilità di agire in un contesto diverso con tutte le regole dell'aziendalizzazione. Credo che, se il Ministro vorrà dare un giudizio equo rispetto alla zonizzazione prevista in questo provvedimento, ci rinvierà il disegno di legge, perché quello che appare attraverso questi due pesi e queste due misure, è una disarticolazione assoluta ed una assoluta diseguaglianza.
Il principio di equità non è stato assolutamente rispettato; i criteri ci sono, ma sono di ordine generale e, ad un esame più approfondito, si riscontra che sono stati applicati un po' "a capocchia". Quindi la zonizzazione è ristretta; questo per fortuna, perché 23 UU.SS.SS.LL.
rispetto alle 63 precedenti sono poche. Io credo che dobbiamo essere contenti del coraggio che abbiamo nell'introdurre questa riduzione, anche se non v'è dubbio che è stata fatta - ripeto - un po' a capocchia, senza tenere conto di quei criteri che avrebbero invece dovuto guidare l'intero disegno di legge, l'intera zonizzazione.
Sull'aziendalizzazione mi colloco in una posizione assolutamente solitaria rispetto a quella che è stata chiamata "l'aziendalizzazione spinta". Questa non è assolutamente un'aziendalizzazione spinta soprattutto se l'intento è sperimentale; forse sarebbe stato meglio cominciare a sperimentare con qualche ospedale di provincia - che funziona già benissimo, come molti di quelli che comparivano - che non sperimentare con un ospedale come le Molinette o altri di questo genere, anche perché i problemi delle Molinette sono molto esasperati.
A questo proposito, devo dire che il problema delle Molinette non va isolato. Il problema delle Molinette non è il problema delle Molinette: è il problema della sanità del Piemonte. Sulle Molinette si ripercuotono tutte le disfunzioni della sanità del Piemonte: essendo l'unico ospedale regionale a rilevanza nazionale, ovviamente non può essere che così.
E' stato detto: "Mah, facciamo così, perché le altre Regioni fanno così anche loro; non ce ne è nessuna che faccia gli ospedali regionali, perch vogliamo fare i primi della classe?", ecc. Io questo problema non me lo pongo assolutamente. La nostra funzione di legislatori regionali è proprio questa: interpretare le norme dello Stato e adattarle alla nostra realtà rispettando la nostra realtà e la nostra cultura.
Quando abbiamo approvato, primi in Italia, la legge urbanistica, che nonostante tutti gli emendamenti continua ad essere un riferimento per tutte le Regioni, non ci siamo certo preoccupati di sapere se la legge era già stata applicata da qualche altra Regione. No, quella era la nostra cultura. Anche se sono stati presentati molti emendamenti, era una legge che, nei principi fondamentali, finalmente regolava il territorio, ed ora tutti i nostri Comuni hanno il Piano regolatore approvato.
Quando abbiamo presentato, primi in Italia, la legge di difesa per l'asse fluviale del Po, non ci siamo preoccupati di sapere se le altre Regioni si stavano comportando in egual modo. Noi l'abbiamo varata allora e le altre Regioni, guarda caso, oggi l'hanno riproposta.
Probabilmente l'aziendalizzazione in Piemonte ha anche un senso, perch è vero che è una sfida ed è un rischio come molti dicono, ma se non prova una Regione come il Piemonte, con la sua cultura industriale e manageriale ad aziendalizzare le UU.SS.SS.LL., qual è la Regione che deve provare a farlo? E' noto che l'industrializzazione è più marcata qui che nella Regione Campania.
In questo senso, sono molto preoccupata per la possibilità delle Regioni di nominarsi i Consiglieri regionali. Rigorosamente noi, da piemontesi, faremo la nostra bella legge in proposito, ma non so che cosa succederà nelle altre Regioni. Quindi, qualche criterio in più di questo governo, anche rispetto al numero dei Consiglieri regionali, sarebbe proprio necessario.
Per quanto riguarda l'aziendalizzazione, dovevamo avere il coraggio, in questa fase, di fare da pionieri, se veramente crediamo nell'aziendalizzazione. Non si può credere nell'aziendalizzazione degli ospedali nazionali senza pensare di regolare diversamente il comportamento l'atteggiamento e la gestione anche dei piccoli ospedali. Non si risolvono i problemi dell'Ospedale Maria Vittoria tenendolo ancorato all'USSL. I vincoli li conosciamo tutti. Sono quindi molto perplessa per come questa legge si conclude, perché ho l'impressione che sostanzialmente finirà per non cambiare nulla. Questa legge gioca a liquidare il Servizio Sanitario pubblico e, in sostanza, non cambia assolutamente nulla.
In questo senso, ribadisco tutta la mia perplessità e il mio profondo rammarico per non poter partecipare ad un voto che determini delle condizioni diverse. Forse la Regione, oggi, perde una grande opportunità e mi dispiace che a portare avanti questo disegno di legge sia un Assessore, una persona con la quale probabilmente sarebbe stato anche facile intendersi sul terreno della dialettica politica.
Mi rendo conto di come sia difficile rappresentare un gruppo di minoranza all'interno di una coalizione così politicamente robusta, anche per la dimensione culturale e strutturale dell'ex DC. Però ci sono tre modi per un esponente di minoranza di stare in una Giunta. Uno è quello di resistere a tutte le tentazioni incredibili delle conventicole, delle parrocchie, anche quelle di tipo culturale più forte; in questo modo si ha la possibilità di portare avanti un provvedimento come quello che la Giunta aveva portato il 20 settembre che, rispettoso di consultazioni ampie recuperava alcuni errori commessi nella prima fase. La Giunta aveva presentato un provvedimento dignitoso che non dava l'impressione di aver slabrato troppo e abbiamo avuto anche la fortuna di presentare una deliberazione di programma per individuare i criteri per la destinazione dei 200 miliardi. Se si resiste, questi sono i risultati.
Diversamente, uno se ne va. La terza possibilità è quella di cedere e "sbracarsi" com'è successo in questo momento.
Lei, Assessore Cucco, ha ancora delle opportunità per redimersi, e penso ce ne siano almeno due importanti su questa materia: la prima è la nomina dei commissari; la seconda è la rete ospedaliera.
A questo punto, vedremo se effettivamente lei avrà vinto e se quei concetti di liberaldemocrazia, che non vincono in questo disegno di legge potranno vincere negli atti successivi della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, è arrivato a termine un atto di governo di non poco significato, un atto che, senza alcuna esorbitanza di linguaggio, è di alta amministrazione per la natura dell'oggetto, per il coinvolgimento degli interessi, per il coraggio che ogni operazione di tale genere comporta. E' un'operazione di razionalizzazione e riqualificazione, com'è stato più volte ricordato, essendo questi termini eufemisticamente neutri per dissimulare invece il recupero di un ordine che si era andato via via perdendo.
Non ho detto "buona amministrazione": i fatti lo dovranno dimostrare.
Troppe volte le poste del gioco si sono rivelate fallaci rispetto alle attese ed alle speranze. E' stato un lungo processo, scandito a latere da fatti extrapolitici, da avvicendamenti improvvisi ma necessari.
Il pianeta sanità, nel bene e nel male, è stato un po' la filigrana della complessità del governo, della difficoltà del governo in questa legislatura e della capacità di pervenire a soluzioni finali e definitive.
Con l'attuale provvedimento non crediamo di avere concluso un processo ma solo di avere iniziato un'azione di riordino e di normalizzazione attraverso norme che tendono non più soltanto ad azioni estemporanee.
L'Assessore Cucco ha precisato che vorrà scegliere dei direttori generali che sappiano non solo essere bravi manager, tecnici competenti nello spirito di correttezza amministrativa come qui è stato ricordato da più parti, ma che sappiano anche far emergere e valorizzare risorse potenzialità, idee e coraggio. Persone che abbiano, cioè, una capacità maieutica nel far emergere quella creatività che, anche in materie così ostiche e tecniche, hanno modo di esprimersi e di essere. Ma per fare ci non bastano i colpi di teatro di qualche Ministro, vuoi sui vagoni ferroviari, vuoi nelle sale di qualche Pronto Soccorso; non bastano i produttori instancabili di nebbie insaccate. No, ci vuole ben altro, anche se i pifferi della rivoluzione forzitaliana sono pronti ad accordare gli strumenti per annunciare che è nato il nuovo sole del presente e dell'avvenire.
Noi non vorremmo vedere Ministri con il karma della sofferenza, che da pulpiti compiacenti e gratificanti si esercitano a colpire, dato che è facile, i gironi subalterni del potere.
Ma è mai possibile che, per lo stato di grazia del proprio mandato, si possano improvvisare sentenze, additare responsabilità, promuovere processi collettivi, senza avere la necessaria umiltà di capire che coinvolgimenti si registrano comunque a tutti i livelli e che nessuno può affidarsi alla clemenza della Corte? Noi riteniamo che ai provvedimenti che si votano oggi si richiederanno dopo una prima naturale e necessaria sperimentazione, le necessarie e dovute verifiche di eventuali smagliature, di eventuali difficoltà che si registreranno sul territorio, proprio per evitare che le lacerazioni che oggi si prospettano possano diventare ancora più drammatiche.
L'accorpamento delle UU.SS.SS.LL. non è tutto. Occorrerà, come dice il mio amico Peano, ridisegnare la rete ospedaliera nell'ottica di definire e completare la rete degli ospedali sede di DEA, di affiancare le strutture di lunga degenza RSA per anziani e per non autosufficienti, di affrontare le strutture di una riabilitazione effettivamente tale.
Nel ridisegnare la rete ospedaliera bisognerà avere il coraggio di trasformare quei presidi o quei reparti che non garantiscono più una risposta efficiente e bisognerà avere il coraggio di scommettere sui poliambulatori specialistici, sui Day Hospital, sull'assistenza domiciliare integrata. Ci saranno reazioni, e non solo fisiologiche, a tutto ciò ed i principi tante volte conclamati ancora una volta saranno smentiti dai fatti e viceversa. Ma la grande scommessa sarà sui distretti, come è stato ricordato con accenti anche appassionati in questa sede, in queste ultime battute delle dichiarazioni di voto, che dovranno rappresentare l'ambito di elezione di tutti i servizi a favore della comunità. Il distretto sarà il luogo della risposta vera ai bisogni della gente e del territorio; nel distretto dovrà realizzarsi l'integrazione con i servizi socio assistenziali in tutte le azioni programmate e per tutti i progetti obiettivi.
La proposta normativa che oggi approviamo è oltremodo completa, anche se, ripeto, i distretti saranno la nuova formula - non magica, per carità in cui dovremo impegnare la nostra volontà, le nostre convinzioni e tutte le nostre risorse. Occorre però renderli non troppo vincolati, non troppo burocratici, stabilendo parametri e criteri perché essi non siano un ennesimo muro del suono da superare e da perforare. Inoltre, un ospedale moderno, modulare, dove le degenze scendano al minimo indispensabile, e che abbia la struttura necessaria, dovrà integrarsi nel territorio attraverso i servizi distrettuali.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità chiede che le risposte siano univoche tra gli aspetti della prevenzione, della cura e della riabilitazione. Il distretto dovrà far molto per rendere univoche queste risposte, dovrà anche essere luogo di formazione della cultura del bisogno della cultura della risposta.
Si faccia in modo che in questo tempo di riforma la gente non si accorga solo che verranno cambiate le targhe a questa o a quella USSL. su edifici, su auto e su carta stampata, ma si accorga invece che tutto questo racchiude il significato di una nuova sensibilità nell'approccio dei servizi. Uno degli aspetti più importanti sarà quello di dedicare le risorse necessarie al controllo di gestione - è stato detto molto efficacemente dal collega Calligaro - di una grande azienda che costa 6.800 miliardi, cosa che noi fino ad oggi non siamo stati in grado di fare.
Nessuna azienda può essere riorganizzata se non si parte dalla conoscenza dei suoi costi, se non si mettono in atto tutti gli interventi di controllo dei costi di gestione, degli acquisti e degli appalti, se non si stabiliscono indici e parametri per il vaglio dell'efficacia e dell'efficienza della qualità dei servizi, della conoscenza del rapporto costi-benefici.
Dovremmo forse aprire qui una lunga parentesi, ma non vorrei dilungarmi. Voglio solamente ricordare che l'Assessore Maccari, in occasione del primo Decreto De Lorenzo, volle disegnare un'altra geografia delle nostre UU.SS.SS.LL. Saremmo arrivati a quindici aziende sanitarie regionali, avremmo trasformato le attuali UU.SS.SS.LL. in distretti e creato UU.SS.SS.LL. provinciali. Da quel disegno emergeva la cultura del confronto e della dialettica che il collega Marchini accennava nel suo intervento. Non si tendeva a rompere il rapporto organico attuale tra USSL ed ospedale, ma si tendeva a recuperare il rischio che si potesse riproporre la situazione preesistente alla riforma della legge n. 833. Quel progetto prospettava l'ipotesi di strutturare l'Assessorato regionale in due settori: gestione e programmazione con due successivi passaggi l'unificazione della programmazione tra i due attuali Assessorati, la sanità e i servizi sociali, con lo scopo in particolare di superare la marginalità e la residualità che il settore socio-assistenziale deve a volte affrontare e per garantire una migliore organizzazione di quei progetti obiettivi che, per particolare specificità, sottintendono una collaborazione ed un'integrazione tra società ed assistenza. Così come dalla tutela della famiglia alla tutela materno-infantile, alla prevenzione e cura dell'handicap, alla tutela della salute mentale, alla tutela della salute degli anziani. Così come le azioni programmate per la prevenzione e la cura della tossicodipendenza, per la prevenzione, la cura e l'assistenza ai malati di AIDS, per l'assistenza ai nefropatici cronici, alla prevenzione e cura delle malattie cardiovascolari ed oncologiche.
L'affiancamento di un'azienda regionale che avrebbe gestito su indicazione delle quindici aziende sanitarie tutte le procedure di servizi le forniture e gli appalti con obiettivi di economicità e trasparenza oltreché di controllo.
L'unificazione degli Assessorati, che oggi sono tre, in un unico responsabile alla programmazione dovrà essere uno dei punti terminali di questo processo. Prima di terminare vorrei solamente ricordare agli Assessori - prima che lo faccia ancora il Ministro - l'urgenza di destinare i fondi in conto capitale già deliberati, anche contro una certa deformazione interessata, o disinteressata della stampa, nelle percentuali di rimpasto e di dare corso con urgenza ai finanziamenti degli 8 miliardi per il Centro Terapia Psichiatrica.
Infine vorrei ricordare in particolare all'Assessore Cucco che questo nostro Stato sociale deve affrontare nei prossimi mesi i rischi dei referendum, proposte di privatizzazione che si articoleranno in forme diverse e che forse saranno innovative per il mercato italiano. Le categorie organizzate, fette di società che sono più tutelate, si sentiranno attratte da queste proposte.
Chiederei che la nostra Regione, nella Conferenza Stato-Regioni, sappia avviare quei dibattiti necessari per delineare i confini oppure le novità oppure gli aggiornamenti dello Stato sociale, e verificare la risposta che si potrà ancora dare. Il livello di assistenza, di garanzia e di tutela della salute, la risposta ai bisogni dei più svantaggiati, hanno necessità di essere definiti sempre per garantire le risorse necessarie. Pubblico e privato possono convivere in una programmazione corretta dei servizi livelli, standard definiti in un clima di competizione anche necessaria, ma lo Stato sociale non può essere svenduto perché inefficiente o perch troppo carente nel passato.
Bisogna allora che il dibattito ed il confronto tra le forze sociali e politiche culturali del Paese sia sempre aperto e non diventi preda di richiami tanto suggestivi quanto penalizzanti per chi non si trova interlocutore privilegiato nel mercato e del mercato, delle sue logiche e nelle sue logiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Siamo alla fine del dibattito vasto ed articolato che ha impegnato sostanzialmente tre sedute del Consiglio regionale. Non poteva essere diversamente.
Questo disegno di legge è uno dei pilastri portanti dell'azione politica di questa legislatura. Indipendentemente dai gestori in esecutivo che si sono succeduti è un pilastro portante ed è la legge che avrà il maggiore impatto all'esterno del Consiglio regionale e dei Palazzi in cui si gestisce il potere in Regione Piemonte. Vuoi per questioni di natura diretta, vuoi per questioni di natura indotta.
La natura diretta ha un impatto immediato a breve scadenza, per le ragioni che illustrava prima la collega Vetrino: siamo vicini alla fine di questa legislatura e non è improbabile, così come sta avvenendo a livello centrale, che se si dovessero riproporre determinate condizioni nel maggio 1995 certe impostazioni politiche di fondo potrebbero essere rivedute.
Quindi non è questo che ci preoccupa.
Ci preoccupa invece l'impatto indotto. Una delle ragioni fondamentali per le quali anche noi, come Gruppo, esprimeremo parere negativo rispetto a questo disegno di legge, sta nel fatto che rappresenta - e lo abbiamo già sottolineato - un passo indietro rispetto al disegno di legge Vetrino per quanto concerne la negazione di sperimentazione per le aziende ospedaliere soprattutto in periferia, laddove per periferia intendiamo realtà come Borgomanero e Savigliano. Cito due nomi sulla bocca di tutti e che rappresentano delle punte di USSL e di ospedale che molte volte hanno indotto l'utente a dire che sembrano cliniche svizzere. Ci sono altre realtà che invece, solo per questioni di ubicazione, di dimensione e per il verificarsi di particolari contingenze, vengono penalizzate.
In un momento in cui si sta passando da una contribuzione dal livello centrale alla Regione e dalla Regione alle varie UU.SS.SS.LL., di natura "a pie' di lista", di natura assistenziale, di natura parametrica legata esclusivamente al numero degli abitanti, ai chilometri quadrati ed ai posti letto - indici che non hanno nulla di anima produttiva e di anima di rendimento costi-benefici rispetto ai quattrini investiti ad altri concetti che sono quelli di iniettare senso privatistico inteso come carico di equazione costi-benefici, inteso nel senso di elevare a parità e a lira investita il rendimento, con tutte le difficoltà di cui parlava l'Assessore Cucco, è difficile misurare su un quadrante il rendimento sanità, laddove questo rendimento dovrebbe contenere sensibilità, calore umano, anima dell'intervento.
Pur con queste difficoltà, noi riteniamo che sia stato fatto un passo indietro che porta ad un appiattimento dell'aziendalizzazione degli ospedali su scala nazionale. Noi avremmo inteso un'aziendalizzazione, una sperimentazione, una concessione di fiducia verso quelle realtà periferiche che questa fiducia non se la devono conquistare, ma l'hanno già conquistata in questi anni. Dal confronto dei risultati emerge che le rette di degenza di alcune realtà periferiche sono al 50%-60% rispetto ad altre realtà che oggi vengono privilegiate attraverso la concessione della sperimentazione aziendalistica; questo dimostra che sono stati usati due pesi e due misure sistema che non ci sentiamo di condividere.
Questa è una questione di fondo, non campanilistica come quelle accennate dal collega Calligaro; molte volte, quando si sostengono alcune realtà, è per discrasia ed irrazionalità nell'ascoltare certe voci e non altre, ma non voglio più dilungarmi su tale questione. Abbiamo sostenuto il Verbano Cusio Ossola non certo perché la Giunta ha accolto l'emendamento relativo a Mondovì-Ceva; anche a noi è difficile non vedere in quell'accoglimento la volontà di ingraziarsi, o peggio ancora, il Ministro Costa.
Apro una parentesi: abbiamo presentato un'interrogazione rispetto al blitz fatto alle Molinette. Non condividiamo certi modi di operare: ci sembra che fare irruzione in un ospedale un minuto dopo il fischio di inizio di Italia-Eire non sia stata una scelta felice; vorremmo anche che la Giunta ci dicesse se e in che misura era stata avvertita di quel sopralluogo e se le risultanze che sono apparse sui giornali corrispondono al vero.
Noi, che eravamo contrari alla creazione di due Assessorati alla sanità, abbiamo quasi la sensazione che ora ci siano due Assessorati e un commissario extra-Assessorato, che non perde occasione per cercare di dare bacchettate in una direzione piuttosto che in un'altra.
La prima motivazione di fondo per la quale esprimeremo parere negativo è quella dell'aziendalizzazione estremamente compressa. Compressa, fra l'altro, in una certa direzione. Fosse stata compressa e le aziende ospedaliere fossero state sette-otto, ma scelte in Piemonte con determinate caratteristiche, al limite si sarebbe anche potuto concordare, ma scelte con questi criteri, comprimendo la possibilità a realtà che hanno dimostrato capacità sul campo, è difficile capire le motivazioni per le quali si nega a coloro che hanno dimostrato di saper produrre a parità di intervento e a parità di investimento di diventare autonome attraverso la sperimentazione di un'aziendalizzazione che tende a mettere a frutto nel modo migliore l'investimento fatto.
Questa è la prima questione di fondo.
La seconda è quella dello spostamento, che noi riteniamo eccessivo, del baricentro dall'ospedale al distretto. Collega Calligaro, non intendiamo dire che vogliamo privilegiare l'ospedale, ma noi riteniamo che il filtro a monte dell'ospedalizzazione non sia il distretto, ma debba essere la medicina di base. E' la figura del medico di base che va cambiata. Noi abbiamo la sensazione che potenziando il distretto, così come avviene in questo disegno di legge e quindi dando autonomia non solo organizzativa non solo gestionale, ma addirittura al limite di un'autonomia di mini USSL scorporata e comunque estranea e non più gerarchicamente collegata all'USSL madre, ci sia il rischio che oggi si verifica nei Pronto Soccorso degli ospedali. Il rischio è che il cittadino con un guaio di natura diversa rispetto alle competenze del Pronto Soccorso intese in senso stretto vada al Pronto Soccorso dell'ospedale e non passi più attraverso il medico di base. Questa del medico di base, secondo noi, è la figura filtro che deve essere rivalorizzata e modificata radicalmente, se vogliamo ridurre le ospedalizzazioni con quel che ne consegue relativamente alle rette di degenza. Il distretto potrebbe piuttosto avere una funzione di educazione sanitaria e socio-assistenziale rispetto all'età scolare e alle altre fasce d'età dei cittadini che devono essere educati in un certo modo per quanto riguarda la questione sanitaria.
La terza questione di fondo è quella relativa al mancato inserimento di standard, costi e parametri di riferimento. Ho ascoltato la pacata motivazione attraverso la quale l'Assessore Cucco ha detto sostanzialmente che in questa legge, da qui a quando approveremo la legge sull'organizzazione, implicitamente queste cose già ci sono. No, noi riteniamo che in questo momento politico andasse inserito in legge uno stimolo, perché quei parametri sarebbero stati e sarebbero un grosso stimolo per le varie realtà periferiche a fronte anche, non dico di minacce, ma sicuramente di atteggiamenti coercitivi nei confronti di chi disperde o spreca parte piccola o grossa di quei 6.800 miliardi che ogni anno la Regione Piemonte destina alla sanità e che citava prima il collega Picchioni. Sarebbe stato un elemento, dal punto di vista politico concettuale, fondamentale per stimolare, educare, affinare e sensibilizzare le UU.SS.SS.LL. e tutto il mondo della sanità che opera all'interno delle stesse.
Per quanto riguarda la questione del territorio, svolgo due brevi considerazioni. Non sto a ripetere tutte le motivazioni che già in corso di dibattito abbiamo enunciato per cercare di mettere in evidenza le discrasie, le dissonanze, i comportamenti non comprensibili per cui si ascolta la voce A e non si ascolta la voce B. Ritenevamo e riteniamo che le voci A e B avessero la stessa dignità di ascolto, perché le condizioni di chi le esprimeva dal punto di vista dei dati oggettivi, dei parametri e dell'inquadratura sono esattamente le stesse; tant'è - l'ho detto ieri a proposito dell'USSL di Mondovì-Ceva - che pur se la maggioranza ha e ha avuto una grossa compattezza di numeri all'interno di questa questione, non ha avuto altrettanta compattezza politica.
Il fatto che il Vicepresidente della Giunta o il Vicepresidente del Consiglio, Monticelli, a proposito di un'altra questione, si siano dissociati su votazioni abbastanza fondamentali - che non sono importanti tanto per il tassello che enucleano in quel momento, quanto perché quel tassello fa crollare tutti i birilli impostati in un certo modo con filosofie di partenza che poi vengono smentite da alcuni tasselli estrapolati - ci fa dire che sicuramente la maggioranza ha espresso ed esprime una compattezza dal punto di vista numerico, ma non dal punto di vista politico, anche se il baricentro è stato spostato in una certa direzione rispetto al disegno di legge Vetrino. E' una direzione che noi non condividiamo, per cui le nostre critiche muovono da un'angolazione che si colloca politicamente da quella parte e quindi in modo antitetico rispetto allo spostamento che c'è stato del baricentro verso il PDS (ex PCI); ciò vale pure per Rifondazione Comunista, perché così abbiamo colto dall'astensione, ed anche lo stesso Calligaro ha detto che sostanzialmente questa, a grandi linee, è stata la loro impostazione dell'ultimo anno e mezzo.
Alla luce di questa motivazione, ribadiamo quanto detto prima.



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri che devono ancora intervenire di restare nel limite previsto dal Regolamento di dieci minuti.
La parola al Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

Signor Presidente, farò una breve dichiarazione di voto, senza sottrarre più del tempo necessario.
Ritengo importante che la Regione Piemonte si sia dotata di questa legge. Dopo i lunghi tempi di discussione, inconcludenti, ecco finalmente la legge che riordina e razionalizza le aziende sanitarie, definendone gli ambiti e le aziende ospedaliere.
Con questa legge si adempie con celerità ad uno dei punti qualificanti del programma di maggioranza. Abbiamo però, a mio parere, licenziato per il momento un importante contenitore. Ci sarà da lavorare molto perché questo strumento produca poi quei risultati di efficienza che i cittadini piemontesi aspettano e per avere una sanità senza sprechi, con servizi razionali ed efficienti, valorizzando l'enorme patrimonio umano e di mezzi che sono presenti. Può essere fatta un'analogia scherzosa: la nazionale italiana di calcio ha saputo giocare meglio con dieci uomini che con undici, nonostante l'arbitro Brizio, quindi, molto probabilmente utilizzando meglio uomini e mezzi si otterrà anche di più.
Spero pure che si pervenga il più presto possibile ad una sana distinzione tra pubblico e privato. Il pieno impiego del personale sanitario nelle strutture pubbliche eliminerà o potrà eliminare le attuali commistioni, cause non indifferenti dei disservizi. Spero che il privato si organizzi con propri capitali, con propri mezzi, con proprie professionalità e con proprio personale per una sana competizione con il pubblico. Finora il privato ha fatto il privato con i mezzi pubblici, con le professionalità pubbliche, creando disservizio nel pubblico.
Devo dire che qualche delusione l'ho avuta per quanto riguarda la zonizzazione. Ad una proposta della Giunta, studiata e ponderata anche sulla base di contributi raccolti, ha fatto seguito la disponibilità ad accettare modificazioni sulla base di pretese del tutto localistiche. A questo proposito, richiamo la battuta che ha fatto la collega Vetrino secondo la quale non si è tenuto conto di una consultazione che c'era stata; risulta invece che quella consultazione si sia espressa nettamente contro le ipotesi che l'ex Assessore Vetrino aveva presentato. Anzi, c'era stato addirittura un sommovimento! Non mi pare perciò di poter richiamare in questa sede i risultati di quella consultazione.
Purtroppo le battaglie di principio fatte anche "a muso duro" con le opposizioni, in questo, salvo eccezioni, hanno praticamente raggiunto il massimo del campanilismo; si è acceduto però alla fine a richieste di modifica che non mi hanno convinto. Così l'unica modifica richiesta con convinzione, quella relativa alle valli valdesi, è stata respinta con alte motivazioni. L'opposizione purtroppo non ha portato grandi contributi, se non quelli che poi hanno determinato posizioni del tutto favorevoli verso il provvedimento e certamente non per motivi esclusivamente ideologici, ma per motivi di conoscenza del servizio pubblico. Spesse volte questa opposizione ha presentato delle proposte che erano legate più al fatto di darsi un credito nelle zone elettorali di provenienza che non a dare effettivamente un contributo alla discussione e al progetto di legge in esame.
Altre proposte, purtroppo, anche per ragioni non certamente nobili hanno poi trovato la disponibilità ad essere accolte attraverso compromessi politici.
Sono inoltre convinto che la strada dei distretti sia quella giusta per organizzare i servizi sul territorio; spero solo che non diventino, in modo surrettizio, un disservizio, scimmiottando un po' le vecchie UU.SS.SS.LL., camuffate per mantenere situazioni di inefficienza e di sprechi, di interessi di operatori sanitari e di clientele politiche. E' chiaro che, così come non si fanno le nozze con i fichi secchi, senza risorse necessarie e razionalmente spese non si otterranno i risultati ipotizzati, previsti, auspicati e promessi.
Sono fiducioso che gli Assessori competenti e la maggioranza nel suo insieme realizzeranno questa grossa operazione di razionalizzare, tagliare rendere efficiente ed efficaci i servizi sul territorio.
Quindi il mio voto è favorevole a questa legge; tuttavia sarò molto attento agli sviluppi e ai risultati che noi auspichiamo e che sono insiti in questa legge, che dovranno trovare concreta applicazione sul territorio per i cittadini.



MAJORINO GAETANO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, prendo atto che con il collega Mollo si è innovato il nostro Regolamento, perché abbiamo avuto una dichiarazione di voto non solo sulla legge, ma anche sull'opposizione. Basta solo che ci adeguiamo: il Regolamento lo prevede.



(Commenti del Consigliere Mollo)



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa: è una battuta. Ne faccio anche altre, perché cerco di svolgere queste conclusioni con un minimo di spirito estivo. Però, se si introducono dei giudizi di ordine politico sui soggetti di questa assemblea e non sull'oggetto, non si sta all'interno dei tempi di una dichiarazione di voto, ma si fa un dibattito. E allora facciamo anche un dibattito sulla maggioranza e su come si è comportata in quest'aula. Non è questo il tema ma è una battuta scherzosa per introdurne altre di uguale natura.
Il Gruppo liberale, non solo il sottoscritto - desidero testimoniarlo d'intesa con il collega Fulcheri, si asterrà sul provvedimento; tra l'altro, per rimanere in cose piacevoli, informo l'assemblea che il collega Fulcheri è assente, perché oggi celebra il suo cinquantenario di matrimonio. Pregherei il Presidente di fare una telefonata di rallegramenti al collega, cosa sicuramente più significativa, in armonia di sentimenti e di salute, che non pervenire al risultato di votare e far passare un emendamento. Quindi - ripeto - l'astensione sarà del nostro Gruppo e non della mia modestissima persona.
Motivazione molto breve: se la dichiarazione di voto fosse solo ed esclusivamente su questa legge, dovrebbe essere un no secco, totale radicale. Gli argomenti sono stati reintrodotti, ancora una volta, con apprezzabile onestà intellettuale dal mio interlocutore vero presente in quest'aula, che è il collega, già del PDS, attualmente di Rifondazione Comunista, il quale continua a ripetere che noi dobbiamo recuperare l'efficienza e la competizione all'interno del sistema pubblico.
Io dico che l'efficienza non è un bene politico, ma un bene che è a disposizione; è un elemento di professionalità, è un elemento tecnico a disposizione del soggetto. La politica deve introdurre elementi politici: l'efficienza non ' un elemento politico. Ripeto: l'efficienza di un sistema non è un valore politico; qualche volta, un sistema che non introduca gli strumenti politici, attraverso l'efficienza, sembra dare risultati, ma sono risultati che non durano nel tempo.
Ci ricordiamo tutti che è stato lo Sputnik a violare il cielo per primo, non un prodotto della tecnologia del capitalismo; ci ricordiamo tutti che a trasformare la luna di Leopardi in un bersaglio da baraccone è stata una targhetta con sopra scritto CCPP e non Stati Uniti d'America.
Però quel sistema è crollato, anche se era riuscito ad ottenere risultati di efficienza, perché non c'erano all'interno di quel sistema gli elementi che sono a monte dell'efficienza.
L'efficienza del nostro sistema è la conseguenza di una scelta culturale di civiltà, di modo d'essere filosofico dei rapporti tra i soggetti, che sono quelli della competizione e dell'individualismo e dell'accentuazione delle diversità. Dal confronto tra le diversità nasce il bene comune, non dall'utilizzo di qualche scienziato rapito nei campi di concentramento o di qualche americano pagato.
Quindi non si può ottenere l'efficienza del sistema pubblico senza innescare nel sistema pubblico - non sto dicendo nel privato - elementi di competizione, di dialettica e di contrapposizione. E non sono riferimenti a quadranti astratti e a concetti, perché così non è.
La competizione - lo dice un liberale - non dovrà essere tra il sistema privato e il sistema pubblico; gli elementi della competizione devono essere introdotti nel sistema pubblico. Questa legge, da questo punto di vista, fa un fortissimo arretramento, perché la scommessa richiamata dal collega avrebbe determinato guasti profondi. L'aziendalizzazione tendeva a portare questi elementi di competizione e di dialettica tra l'istituzione e la struttura che doveva produrre il servizio.
Sotto tale profilo, questa legge è sicuramente un forte arretramento anche dal punto di vista della riduzione dei ruoli e della burocrazia e della sua capacità di vivere per dimostrare di esistere e di essere indispensabile.
A proposito delle tre UU.SS.SS.LL. di Torino - mi consenta, Assessore io non crederò mai che non è possibile gestire in modo unitario la sanità a Torino. Non ci crederò mai, perché sono convinto che i problemi che nascono dalla divisione in tre, e quindi per esempio capire se uno da questa parte della strada è in un'USSL o nell'altra, probabilmente alla fine compenseranno i vantaggi della riconduzione a tre soggetti diversi.
Io non ci credo. Devo dire molto chiaramente che se non credo che ci siano i cavalli ad abbeverarsi nella nostra fontanella al piano di sopra (anche perché non c'è l'acqua), sono però sicuro che le guardie rosse hanno ormai presidiato le anticamere di questa Giunta, e si vede anche da piccoli dettagli che vengono in questa sede. Quindi il giudizio su questa legge è totalmente e fortemente negativo.
Devo però dire che il voto su questa legge è anche un atteggiamento politico, è anche un comportamento politico. Il comportamento politico di un Gruppo, che cerca di essere per quanto possibile responsabile, non pu prescindere dal prima e dal dopo; a mio modo di vedere, un Gruppo che cerca di ostentarsi in termini politici, e quindi non solo contingenti, con qualche respiro politico, non può non considerare il prima e non considerare il dopo.
Allora, sicuramente il Gruppo liberale è responsabile - ed è giusto che sia all'opposizione - di non avere consentito che la proposta aperta della collega Vetrino - dico aperta, proprio per dire che non è condivisa nella sua totalità - si sviluppasse in un quadro politico sereno, fortemente solidale, tale da permettere alla stessa Vetrino di sviluppare le sue potenzialità ed arrivare ad un risultato.
Quindi noi abbiamo lasciato all'attuale Giunta delle macerie, caro Brizio, ma c'eri anche tu. Noi abbiamo lasciato su questa materia delle macerie, e questa Giunta ha dovuto fare cattedrali con macerie. Con le macerie non si fanno delle cattedrali, al massimo si fanno dei bunker per la prima ospitalità degli sfrattati. Mi pare quindi che debba essere segno di responsabilità prendere atto di questo.
Questo vale per il passato; c'è qualche argomento che vale per il futuro. Questa legge non è il momento terminale della vicenda, ma si pone all'interno di un percorso rispetto al quale ci sembra giusto dichiarare il nostro atto di disponibilità e di fiducia nei confronti dell'Assessore e della Giunta, anche perché i Gruppi consiliari non possono chiamarsi fuori da quello che da ora in avanti dovrà fare la Regione, non solo la Giunta rispetto ai problemi esistenti. Non possono chiamarsi fuori, non è possibile.
Quindi, se il Consiglio ritiene di continuare ad avere un ruolo propositivo di controllo, per certi versi deve anche prendere atto che deve porsi rispetto alla Giunta in un atteggiamento, se non di disponibilità quanto meno di apertura al dialogo. Questo, sostanzialmente, è il senso del nostro voto di astensione.
Devo anche dire che durante il Consiglio è avvenuta una cosa che mi è piaciuta molto e che è una tra le ragioni che ci hanno indotto a dare questo voto di disponibilità verso la maggioranza. Si tratta della vicenda del comportamento della maggioranza sull'emendamento relativo alle valli valdesi: mi è sembrato un episodio significativo, importante e serio; mi auguro che altri episodi di questa natura si ripetano.
Infine, vorrei concludere con due battute sul Ministro Costa. Vedi Consigliere Gallarini, proprio tu dovresti sapere che chi di Nicolazzi ferisce, di Costa perisce. Vorrei inoltre chiedere al collega di Rifondazione Comunista se con i suoi interventi non teme di commettere il reato di campagna elettorale istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Dovrei dire tante cose carine per l'assunzione della Presidenza da parte del collega Majorino, ma ci sorrido.



PRESIDENTE

Per dare il buon esempio, rimani nei limiti di tempo o debordali di poco.



MASARACCHIO Antonino

Mi era sembrato che la tua Presidenza potesse ovviare alle mie lungaggini, comunque non ho molto da dire. Ho soltanto da confermare l'opposizione del nostro Gruppo a questo disegno di legge; penso di poter intrepretare anche il pensiero dei colleghi del Gruppo della Lega Nord e di quanti naturalmente si oppongono a questo disegno, ribadendo taluni concetti.
Anzitutto, se andiamo a leggere il dispositivo legislativo della Repubblica italiana, leggiamo che "la risoluzione delle UU.SS.SS.LL.
prevedendo per ciascuna un ambito territoriale coincidente di norma con quello della provincia, in relazione naturalmente a condizioni territoriali particolari, in specie alle aree montane e alla densità e distribuzione della popolazione, affida alle Regioni la dirigenza della struttura di tutto il comparto sanitario". E' strano che, dopo aver tanto lamentato l'impossibilità da parte delle Regioni di esprimere autonomamente una gestione diversa da quella soggetta al diktat delle leggi cornice dello Stato, alla Regione Piemonte non si sia voluto dare alcuna soddisfazione alle consultazioni che ci avrebbero portato, niente di meno, allo "scandalo" di avere non 22, ma 24-25, al massimo 27 aziende sanitarie locali. Di conseguenza, questa presa di posizione da parte della Giunta e della maggioranza nel dire "no" a quasi tutto (perché non è stato detto no a tutto) ci sembra debba essere affidata al progetto di definire e ridefinire il tutto dopo. Tant'è vero che nel corso dell'articolato, per mille versi e per mille problemi, è detto: "Si vedrà, si strutturerà, si accorperanno le realtà che dovranno essere accorpate, si scorporeranno".
Allora abbiamo perso del tempo; bastava dire, con molta semplicità, che in fondo si era di fronte alla necessità di varare una legge, di determinare la possibilità di essere a posto con i tempi che vengono imposti dal Governo, e tutto sarebbe stato più credibile. Invece si è fatta tanta poesia, si è data la stura a diversificate affermazioni di tipo culturale ed ideologico e, alla fine, ci troviamo di fronte all'inizio di una nuova guerra, perché evidentemente i tre ospedali che insistono, per esempio, nella zona del Verbano Cusio Ossola, torneranno alla carica ed anche Arona e Borgomanero avranno tutto il titolo per tornare alla carica.
Visto che si è parlato tanto di localismi - ma per me non si tratta di localismi, giacché si tratta di prese di posizione per soddisfare le esigenze del territorio - mi rendo interprete del territorio in cui vivo conoscendone le reali esigenze. Anzi, dirò di più: se avessimo voluto veramente essere ligi ed attenti, pur rinviando, avremmo dovuto non disattendere l'altro dispositivo della precedente legge che dice che "occorre completare il riordinamento del Servizio Sanitario Nazionale attribuendo alle Regioni e alle Province autonome la competenza in materia di programmazione e organizzazione dell'assistenza sanitaria", riservando allo Stato tutto il resto. Ciò non è molto diverso da quanto viene detto alla lettera e), cioè è vero che "bisogna ridurre il numero delle UU.SS.SS.LL. attraverso un aumento della loro estensione territoriale tenendo conto della specificità delle aree montane", ma è detto anche "di quelle strutture infraregionali", le quali non sono state per nulla prese in considerazione.
Per esempio, la situazione dell'ospedalino (chiamiamolo così) di Galliate in collegamento con Novara non ha mai avuto alcuna fortuna speriamo possa averla nel tempo. Dico speriamo perché, in fondo, non siamo di fronte ad un'aggregazione dell'ospedalino di Galliate all'azienda ospedale di Novara: siamo alla determinazione di un sito sanitario di cui dovremo ancora stabilire quali potranno essere le competenze, ma poich tutte le persone di quel territorio che hanno a cuore la propria salute anziché andare a Novara, ricorrono all'ospedale di Magenta - e questo è un caso che può essere preso in considerazione in conformità a tanti altri che esistono nella Regione Piemonte e anche nella Regione Lombardia, ai confini con il Piemonte - io dico che questa è un'altra materia che non si è presa in cosiderazione.
Quante cose non si sono prese in considerazione! Inoltre, si licenzia il tutto dicendo, per esempio, che "la legge varata dalla Regione Sicilia in ogni caso è un'utopia dei sogni e non sarà mai realizzata". Allora siamo di fronte a due principi: quello dell'utopia dei sogni, parlando di quanto hanno saputo fare in Sicilia, e quello dell'utopia delle immagini della nuova contrattazione, parlando della nostra legge che dovrà aprire le consultazioni per tutti quegli accorpamenti e quegli scorpori che dovranno essere fatti per i vari Comuni che non vogliono essere collegati con le UU.SS.SS.LL., oltretutto già definite per legge (alcune definite per legge mentre altre saranno definite con una deliberazione del Consiglio regionale, come è detto al punto 3) dell'art. 2).
Di fronte a queste perplessità, la certezza è una sola: si è persa l'occasione di far grande questa maggioranza attraverso una legge che potesse quanto meno, per un argomento così importante, dimostrare alla pubblica opinione che la Regione Piemonte - come dicono a Novara per altre cose - ha saputo o poteva saper fare da sè. Invece non ha saputo far da sè.
Si è attenuta ai dettati governativi, tanto per risparmiare qualche liretta sconcertando quelle poche realtà, non tante, che avrebbero dovuto avere ragione in questo Consiglio regionale, attraverso l'accettazione dei numerosi emendamenti che sono stati presentati, non per soggiacere a principi di localismo, ma per la giustizia che la popolazione del territorio della Regione si attendeva e non ha avuto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Credo che nella discussione che abbiamo condotto nel corso di tre giornate per quanto riguarda questo disegno di legge sia stato davvero fatto un lavoro minuzioso di ricerca e di attribuzione di meriti (pochissimi per la verità) e di demeriti (tantissimi), soprattutto da parte dei Gruppi che hanno dichiarato voto contrario, ma anche di coloro che hanno dichiarato la loro astensione.
Anche alcuni atteggiamenti del mio Gruppo sono stati tacciati di difesa ad oltranza di un disegno di legge, di arroccamento su posizioni indifendibili.
Nel fare la dichiarazione di voto da parte del Gruppo PCI-PDS dico che questa proposta di legge è stata da noi sentita come una necessaria e possibile sintesi di un problema scottante (quello del riaccorpamento delle UU.SS.SS.LL. del nostro Piemonte) che giaceva da lunga data. Credo che la Consigliera Vetrino non dimentichi i dibattiti e gli incontri, oltreché le consultazioni che ha fatto come Assessore. E' un disegno di legge che giaceva da lunga data ed era, come è tuttora, il tentativo non di accogliere esigenze di campanili, ma di normare una materia molto delicata e difficile, mettendo insieme porzioni del territorio della nostra Regione che, per storia, per interesse, per sensibilità, sono non sempre assimilabili ed uguali.
Si è trattato di un esercizio e una ricerca difficili, sfociati in questa proposta - corretta anche strada facendo con la disponibilità che qui è stata dimostrata, però con la fermezza - almeno da parte del mio Gruppo - di non stravolgere quei pochi obiettivi che vogliono essere chiari, che vogliono peraltro essere realizzati: obiettivi che il disegno di legge cercava e cerca di perseguire e di affermare. Quindi una ricerca seria per rivedere, anche attraverso la riorganizzazione del territorio ciò che non funziona, per porvi rimedio, per mettere insieme anche situazioni che, diversamente parcellizzate, sono poco gestibili.
Il primo obiettivo che ci siamo posti è di vedere quali e quanti servizi siamo in grado di garantire alla popolazione e come questi siano gestibili nel modo migliore. Credo che sia un obiettivo non da poco in un momento in cui, per quanto riguarda la sanità, è in atto un rivolgimento notevolissimo che alcuni hanno definito "grave", ma che secondo me è "un rivolgimento molto forte, che non sappiamo dove porterà la sanità pubblica nel nostro Paese".
A questo proposito, però, mi pare di poter anche dire che molte volte la materia sanitaria e alcuni argomenti che hanno riguardato la sanità hanno trovato in questo Consiglio regionale indifferenza quasi totale. La partecipazione dei Consiglieri a questo dibattito, a mio parere, è un atto importante, anche se molte volte ha rappresentato interessi di partito o di territorio, sollecitando di conseguenza il dibattito, il confronto e la polemica da parte nostra.
Nel votare favorevolmente questa legge, che abbiamo sostenuto con lealtà, siamo consapevoli di introdurre nella nostra Regione anche punti di sofferenza. Infatti, nell'accorpamento del territorio così come previsto dal disegno di legge rimangono punti di sofferenza; rimangono richieste non accolte che io considero non tutte pretestuose. Molte esprimono complessivamente la necessità di attuare un rapporto diverso tra Regione e territorio, perché partono dalla sfiducia e dal pessimismo nei confronti della Regione Piemonte: non si ritiene che il Consiglio regionale, la maggioranza e la Giunta siano capaci di essere conseguenti nelle promesse che sono fatte in legge o nel corso della discussione che noi abbiamo svolto con questo territorio. Sono richieste che partono da amministratori e da cittadini che non hanno potuto riconoscere come interlocutore attento questa Regione nel corso degli anni; che non hanno potuto riconoscere o non hanno visto riconosciute istanze vere, reali, sostenibili nei confronti del territorio. Il Consiglio regionale, e la maggioranza che ha gestito questa Regione, non ha mai voluto riconoscere queste esigenze, anzi, molte volte le ha penalizzate attraverso un non confronto, attraverso tempi lunghissimi per risolvere i problemi, con risposte non accettabili e veri e propri atteggiamenti che hanno rasentato la vessazione nei confronti di alcune parti della popolazione della nostra Regione.
Credo che in questo dibattito sia anche emersa una denuncia in parte vera, sincera, accettabile, quella che hanno sostenuto alcuni Consiglieri dicendo che più il territorio è lontano da Torino, più le richieste vengono da luoghi decentrati, dalla nostra montagna o da territori lontani dal centro della nostra Regione, meno questa voce giunge, meno questa voce è ascoltata.
Credo che queste affermazioni esprimano in parte una verità e in parte la necessità di atteggiarci nei confronti di queste popolazioni e di questa parte del territorio regionale con più attenzione, con più serietà, con più volontà di affrontare e risolvere i problemi, in particolare quelli delle zone montane.
Tuttavia, non credo che questo problema si affronti e si risolva attraverso il riconoscimento o meno di un'USSL; penso, invece, che la maggioranza e la Giunta debbano portare avanti una politica complessiva che possa garantire queste popolazioni e che possa dare davvero corpo ai contenuti che comunque la legge ha e alle richieste che sono venute avanti anche nel corso di queste lunghissime giornate di gestione del dibattito all'interno e all'esterno del Consiglio regionale.
Come Gruppo PCI-PDS non diamo una delega in bianco ad alcuno, non siamo per dare una fiducia passiva a nessuno: noi approviamo questo disegno di legge. Affermiamo che alcune situazioni saranno affrontate in modo serio e responsabile, come abbiamo detto anche nel corso del dibattito, perch crediamo al nostro impegno, alla nostra forza, alla nostra presenza all'interno della maggioranza, capaci davvero di imporre, insieme alle altre forze che la compongono, scelte coerenti e responsabili; ciò al fine di ricostruire un rapporto con il territorio che oggi vediamo in parte penalizzato, un rapporto forte, chiaro e che veda premiati quei servizi che hanno dimostrato di essere efficienti e rispondenti alle esigenze della popolazione, e che nessuno credo voglia penalizzare o ridurre.
E' evidente che con questo disegno di legge non vengono assolutamente risolti tutti i problemi che abbiamo di fronte. Abbiamo qui ricordato - per esigenze di tempo non riprendo la discussione - la questione dei distretti.
La sfida che noi lanciamo con questa legge, per dare finalmente attuazione ad una politica da anni inattuata, è quella di dare corpo ai distretti socio-sanitari nella nostra Regione.
Accettiamo questa sfida in un momento molto delicato di gestione della sanità. Come è stato ricordato, adesso attuiamo la riorganizzazione, ma abbiamo di fronte il problema della nomina di coloro che dovranno dirigere e gestire le UU.SS.SS.LL.; vi è la necessità di fare una seria ricognizione dei nostri ospedali, di individuare le eventuali aziende ospedaliere regionali, ma anche di individuare quegli ospedali che, come tali, non possono più esistere. Si tratta di produrre degli atti e degli effetti significativi anche per quanto riguarda il momento di cura nel nostro territorio (mi riferisco ai presidi ospedalieri).
Noi accettiamo questa sfida in un momento delicato, che presenta gravi problemi per quanto riguarda il personale e scelte di governo che vengono continuamente ventilate e che vanno nella direzione di tagli drastici della spesa del personale.
Pertanto credo che l'approvazione di questa legge rappresenti solo l'inizio di un difficile percorso che è ancora tutto in salita, e non caricherei più di tanto il significato della legge che stiamo approvando.
E' un punto di partenza che ci impone di riscrivere, e anche velocemente mi rivolgo all'Assessore e alla Giunta il Piano socio-sanitario regionale definendo davvero la politica che si intende perseguire nella nostra Regione per raggiungere l'obiettivo non dico ottimale, ma minimo necessario per la prevenzione, la cura e la tutela della salute della nostra popolazione.
Questo è il terreno sul quale misurarci, per una vera integrazione tra sanità ed assistenza e per affrontare una serie di questioni e di situazioni che questa legge non può affrontare, che lascia in sospeso, ma che sono urgenti, necessarie, indispensabili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Come ho già sottolineato durante la discussione degli articoli e degli emendamenti, voterò contro questo disegno di legge, contro questo progetto di accorpamento che non garantisce chiarezza nella gestione sanitaria per i prossimi anni.
Anche se oggi possiamo fidarci di quello che dice questa Giunta sicuramente un anno di lavoro è troppo poco per poter realizzare la riforma che si mette in cantiere, in quanto i tempi previsti per realizzarla nel modo più completo cadranno inevitabilmente nella legislatura successiva. In merito sono stati presentati alcuni emendamenti; penso che la Giunta avrebbe potuto proporne altri, mettendo nero su bianco i punti fondamentali relativi al non smantellamento dei servizi sul territorio.
Questa legge non cita nulla di tutto ciò, per cui dobbiamo affidarci alle promesse di questa Giunta, ma purtroppo non possiamo fidarci delle promesse, che non ci sono, di chissà quale governo verrà a gestire la Regione Piemonte.
Il non accoglimento dell'emendamento che chiedeva dei tempi precisi sulla possibilità di individuare altre aziende ospedaliere o comunque sull'individuazione delle aziende regionali è la dimostrazione che la stessa Giunta è perfettamente cosciente della difficoltà a realizzare questa riforma in tempi accessibili o comunque in chiusura di legislatura.
Per quanto riguarda la zonizzazione, il voto non può che essere contrario. Il fatto di non aver riconosciuto nel modo più totale le UU.SS.SS.LL. in alcune Comunità montane rilevanti e non aver riconosciuto la coincidenza dei distretti per ogni Comunità montana è un'indicazione di disinteresse da parte della Giunta. Questo non è soltanto un problema di servizi sanitari: è un problema generale. Ci sono delle comunità che devono essere particolarmente tutelate in quanto hanno delle grosse difficoltà a mantenere certi servizi, soprattutto se si va verso un'ottica di privatizzazione come la tendenza generale ci indica. Queste zone saranno particolarmente penalizzate dal privato e, se la Regione non si farà garante di queste aree e dei servizi erogati, la situazione diventerà veramente difficile.
Come ho detto ieri, dal punto di vista elettorale le Comunità montane non hanno un peso o comunque hanno un peso molto limitato; tuttavia essendo il Piemonte una regione prevalentemente montana, dobbiamo cercare di riconoscere i diritti di certe aree.
Per cui voto contrario sulla questione delle Comunità montane, ma voto contrario anche per tutte le richieste avanzate dai Comuni, dai cittadini dalla gente, che sono state regolarmente ignorate da parte dell'Assessorato. A questo punto c'è da chiedersi a che cosa servano le consultazioni. La Giunta voleva forse che i Sindaci venissero qui in Regione a dire che tutto andava bene? Tale atteggiamento non rafforza sicuramente un rapporto tra Ente Regione, cittadini e territorio, anzi c'è un distacco sempre maggiore da parte del cittadino rispetto alla Regione.
Questa poteva essere un'occasione per avvicinare nuovamente il cittadino all'amministratore, soprattutto in un momento in cui si parla di amministratori eletti con il nuovo sistema, quindi eletti in modo diretto dalla gente.
Sulla zonizzazione il voto è nettamente contrario; sulla realizzazione del progetto staremo a vedere quello che questa Giunta riuscirà a fare in questi pochi mesi.
Ritengo necessaria una richiesta di intervento del Commissario del Governo su questo disegno di legge, in quanto il riconoscimento di certe aziende da parte della legge e il riconoscimento di altre, non sotto forma di legge regionale ma sotto forma di decreto del Consiglio, rappresenta sicuramente una riserva ulteriore per un voto di fiducia nei confronti di questa legge.
Pertanto voto contrario sia per l'accorpamento sia per i tempi, che non sono sicuramente garantistici, soprattutto per la zonizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Dichiarazione di voto contraria sia per il sacrificio delle zone più disagiate, le Comunità montane, sia perché la buona amministrazione finanziaria della sanità non dipende tanto, o addirittura non, dagli accorpamenti, ma dall'assistenza permanente da parte della Magistratura.
Potremmo aggiungere anche da un ritorno alle mutue, perché le riforme sbagliate esigono la controriforma.
In linea di massima il liberismo-privatismo, di cui parla giustamente il Consigliere Marchini, è la soluzione migliore anche per la sanità, salvo che per le fasce sociali più deboli, che hanno diritto all'assistenza.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Il mio voto sarà sicuramente contrario, anche se in certi momenti c'è stato il desiderio di accettare almeno l'accettabile, giusto per salvarci la faccia.
Credo che questa legge si possa riassumere in queste parole: "Torino Torino e il resto". La Regione Piemonte - e lo vedremo quando parleremo di Area metropolitana - si riduce a Torino e alla sua cintura. Tutto il resto il cuore di questa Regione, i cittadini che hanno gli stessi diritti degli altri, si devono accontentare di essere degli optional. Loro fanno quota solamente quando si deve raggiungere un certo numero di Consiglieri regionali, diversamente non interessano.
La dimostrazione è data dal tipo di zonizzazione effettuata. Qualcuno ha ricordato che ci sono state le consultazioni; la legge era partita, per esempio, con l'idea che ogni provincia dovesse avere un'USSL unica. Nella seconda stesura, quella alla quale poi si è fatto riferimento, sembrava che alcune cose fossero state recepite.
Invece, a Vercelli non solo sono state accorpate tre-quattro UU.SS.SS.LL., ma l'azienda ospedaliera è stata portata a 170 chilometri di distanza da Borgosesia, tant'è che gli abitanti di quella zona si devono appoggiare su Novara o Alessandria, perché né Biella né Vercelli né Asti sono state considerate aziende. A me pare, però, che ne avessero le caratteristiche, per cui si poteva fare lo sforzo di ascoltare le istanze di queste zone.
Chiaramente, quando si parte come dei diretti, pensando di non delegare e di essere intransigenti su qualsiasi principio, ci si aspetta che questo avvenga per tutti. Invece - combinazione! i cittadini di Mondovì e Ceva hanno ottenuto dei privilegi che altri non hanno avuto. Per esempio, quelli che abitano nella provincia di Alessandria hanno un territorio di più difficile gestione e quindi hanno ottenuto tre UU.SS.SS.LL. E' vero che dando una USSL in più ad un territorio non lo si tutela, ma allora io dico: "Se non si tutela Vercelli, non si tutela neanche Alessandria". Perché ad Alessandria sì ed a Vercelli e Novara no? Questi sono i figli della serva? Penso abbiano gli stessi diritti degli altri.
A questo proposito ci eravamo già un po' preoccupati; poi, nel corso del dibattito di ieri e di questa mattina, abbiamo notato che viene adottata una certa discrezionalità. Quando nelle leggi si creano le eccezioni, si creano contemporaneamente situazioni a doppio taglio, in modo che in fase di attuazione, se gli amministratori locali fanno i buoni forse potranno ottenere qualcosa, perché comunque la legge lo permette.
Però questa possibilità non la si dà a tutti, la si dà solo a qualcuno.
Si scatena così la famosa guerra fra poveri, per cui si finisce per scannarsi tra un'Amministrazione e l'altra, tra un paese e l'altro, tra un Sindaco e l'altro, perché ognuno pensa alle conquiste, disinteressandosi del resto. Sono proprio questi atteggiamenti da parte del Governo che ci fanno credere che si avvereranno queste situazioni.
Altro problema è quello della prospettiva. In Commissione abbiamo ascoltato persone che hanno parlato per ore, sostenendo questioni che in questa sede, proprio questa mattina, hanno negato. Quando dovremo discutere dei famosi criteri per gli amministratori, di cui parlava l'Assessore prima, capiteranno le stesse cose? Quei famosi elenchi dei "cattivi" adesso, perché si è diventati maggioranza, diventeranno dei "bravi"? In questa Regione è successo questo! Se votava una certa maggioranza, erano inquisiti, banditi, disgraziati; quando è cambiata la maggioranza, sono diventati tutti bravi, nessuno più aveva procedimenti a carico, ma tutti erano meravigliosamente eccellenti! Questo è quello che è successo e che ci preoccupa di questa Amministrazione: il fatto della solita doppia verità! Se una cosa serve, è buona; se non serve, è il male! Speriamo che l'Assessore Cucco abbia almeno la forza, quando si dovranno discutere questi elenchi, di scegliere se non altro il meno peggio. Sicuramente questo sarà un altro momento delicato dell'iter di questa legge.
Noi votiamo contro perché crediamo, pur facendo gli auguri all'Assessore Cucco, che la maggioranza non abbia la forza di essere intransigente su certi principi: è intransigente, ma con delega. Su qualche caso particolare si può sempre e comunque delegare: questo credo sia il principio delle Tangentopoli, degli scannamenti, della guerra tra poveri che speravamo di poter evitare.
In realtà, questa legge lascerà tutto come prima, al massimo caricherà qualche appetito e qualche rabbia in più da parte della gente nei confronti di questa Amministrazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Egregio Assessore, la Regione Piemonte, come peraltro richiamato anche nella relazione di presentazione al disegno di legge n. 421, era tenuta a dare applicazione ai decreti legislativi che ridefinivano la materia socio sanitaria. Era chiamata quindi, nella sostanza, a disciplinare le modalità organizzative e di funzionamento delle UU.SS.SS.LL. e doveva più precisamente reindividuare i confini territoriali delle nuove UU.SS.SS.LL.
da formarsi per accorpamento delle esistenti; doveva ridefinire l'articolazione all'interno delle nuove UU.SS.SS.LL. dei distretti socio sanitari; doveva infine individuare le aziende ospedaliere di rilievo nazionale.
Certo, rispetto all'originario disegno di legge, quello presentato dalla precedente Giunta regionale, si sono introdotte ampie e per certi versi significative modifiche. Un disegno di legge, quello originario, che nel corso delle consultazioni effettuate a più riprese raccoglieva innumerevoli dissensi incentrati soprattutto, da una parte, sulla scelta proposta di ridurre e riaccorpare le UU.SS.SS.LL. e, dall'altra, sulla mancata puntuale precisazione di quello che sarebbero stati i distretti, un punto per noi essenziale perché non venisse meno un'esperienza diffusa e già avviata da molte UU.SS.SS.LL. e perché la presenza sul territorio dei servizi sanitari non venisse meno.
Se il disegno originario è stato trasformato, difficilmente potevano essere rimossi i limiti originati dall'impostazione riformista voluta dall'allora Ministro alla Sanità. Non riteniamo che i contenuti proposti dalla legislazione nazionale in materia possano essere sufficienti a dare una risposta alle giuste esigenze di rinnovare il sistema socio-sanitario regionale, al fine di diminuire i costi, ma mantenendo al contempo la garanzia di fornire a tutta la collettività i necessari livelli elevati di prestazioni socio-sanitarie, dalla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione.
Alla luce dell'esperienza negativa fino ad ora maturata, non possiamo essere d'accordo con quelle impostazioni che introducono elementi di concorrenzialità e parametri legati quasi esclusivamente a metri di valutazione economica così ben sintetizzati nella nuova dizione adottata di azienda ospedaliera. Sottolineiamo come non si può credere che i problemi che attengono alla sanità possano essere risolti solo inventando nuove definizioni, ma viceversa si può dare una risposta significativa solo mutando radicalmente quella prassi che ha visto coltivare interessi personali usufruendo del ruolo assunto in posizioni dirigenziali all'interno delle strutture socio-sanitarie: una questione che ha toccato direttamente anche la Regione Piemonte.
Detto tutto questo, vogliamo soffermarci su due questioni che hanno interessato particolarmente i Consiglieri e da cui è scaturito un acceso dibattito: quella dei confini e quella dei distretti sanitari. Per quanto riguarda la questione dei confini, non abbiamo voluto partecipare direttamente a questo confronto ritenendo, fin dal primo momento, che la questione dell'accorpamento avrebbe dovuto seguire un criterio oggettivo basato su una serie di parametri e non invece sulle pretese, spesso localistiche, di dover ridefinire i confini territoriali prescindendo dalla questione, per noi essenziale, di ridefinire le UU.SS.SS.LL. accettando la riduzione delle stesse, ma mantenendo fermo il livello dei servizi.
Questo vincolo poteva essere osservato se si giungeva ad una più precisa definizione del ruolo dei nuovi distretti sanitari all'interno delle nuove macro-UU.SS.SS.LL. che si formavano. Per noi è inaccettabile la ricerca di soluzioni create per soddisfare interessi ed aspettative di alcuni amministratori a cui non necessariamente corrispondono quelli della popolazione.
Ci ha sorpreso in questo senso l'atteggiamento tenuto dall'Assessore Cucco il quale, dopo aver affermato la volontà di mantenere fede ad una linea adottata fin dall'inizio nel momento in cui aveva ridefinito i contenuti di questo disegno di legge, finisce con il cedere accogliendo la proposta di emendamento riguardante la provincia di Cuneo, ridefinendo il numero e la configurazione territoriale di queste UU.SS.SS.LL., al fine di reintrodurre quella di Fossano-Mondovì. Diverso atteggiamento invece teneva poco prima sulla questione che riguardava le valli valdesi. Noi diciamo questo non perché riteniamo che automaticamente si debbano creare delle UU.SS.SS.LL. in riferimento alla particolarità di una minoranza come sono i valdesi, ma viceversa perché intravvediamo nell'esperienza valdese un punto significativo proprio per la capacità di questa comunità di avere realizzato un sistema socio-sanitario dando delle valide risposte, in certa misura alternative, alle esigenze esistenti. L'elemento di differenziazione rispetto agli altri casi per noi era questo, non tanto la questione della specificità montana o della loro differenza storico-religiosa, elemento che non poteva essere facilmente riassorbito dando una risposta attraverso il distretto socio-sanitario. Questo era il punto di distinzione per cui si riteneva giusto fare un'eccezione.
Per i Verdi non era quindi prioritaria questa ricerca ostinata di mantenere il più possibile la vecchia territorializzazione. Per i Verdi era decisiva la definizione del ruolo dei distretti, un ruolo che doveva garantire, pur nella creazione delle nuove UU.SS.SS.LL., la fornitura di servizi essenziali alla popolazione. Distretti che dovevano attivare nell'ambito del decentramento organizzativo e funzionale dei servizi quelle strutture minimali perché si potessero dare delle risposte effettive alla popolazione. Questo significava per noi ridefinire puntualmente i servizi ed attuare, entro ciascun distretto, gli stessi, in modo da tenere in conto la necessità di una loro equa distribuzione sul territorio. Allo stesso tempo, significava determinare gli spazi di autonomia finanziaria e gestionale, ma anche il ruolo delle Amministrazioni locali nella costruzione degli stessi distretti, a partire dalla questione della configurazione territoriale che questi dovevano assumere.
Sottolineiamo ancora la non compiuta risoluzione del problema di cui all'art. 9, ovvero la parte attinente alle procedure da adottare per nominare i commissari regionali in via transitoria, fino alla nomina dei direttori generali.
Per sommi capi, rispettando il tempo concesso per fare le dichiarazioni di voto sul testo finale della legge, se da una parte abbiamo sottolineato tutte queste questioni non risolte, questi difetti sulla linea di condotta tenuta dall'Assessore regionale, ma anche dalla Giunta e dalla maggioranza nel suo insieme, riteniamo che al pari sia giusto riconoscere all'Assessore la diversa disponibilità, il diverso ascolto rispetto al passato e l'assunzione in via diretta, come modifica introdotta al testo originario o in via indiretta, mediante le proposte qui formulate, di farsi carico nella gestione futura e nell'applicazione di tale legge, di quei problemi che noi, insieme ai Consiglieri del Gruppo di Rifondazione Comunista avevamo sollevato con gli emendamenti.
Alla luce di tutto questo, rimanendo in attesa di vedere i documenti definenti le linee strategiche del nuovo Piano socio-sanitario regionale e certo verificando, di volta in volta, quali saranno i risultati conseguiti nell'attuazione della politica anche dopo l'emanazione di questa legge regionale, il Gruppo dei Verdi ritiene di doversi astenere nella votazione conclusiva sull'intero testo di legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Sarò sintetico, anche perché non competono all'Assessore le repliche alla fine di discussioni di questo tipo. Volevo soltanto ricordare, come hanno fatto molti altri colleghi, che questo è effettivamente il primo passo, il primo atto di una riforma molto più complessa e molto più accidentata di quello che oggi non ci sia dato di vedere. Infatti, la situazione che abbiamo di fronte, domani (domani proprio fisicamente) potrebbe essere completamente variata rispetto alle attuali posizioni del Governo, stante la posizione che il Ministro Costa ha più volte espresso ovvero di procedere già domani con un intervento decisivo cosiddetto di "mini-stangata" nel settore della sanità.
Penso, ad esempio, alla competenza dell'Assessore Bonino relativamente al personale: non è che mi faccia stare più allegro, perché l'intenzione del Governo non è certo di andare ad una razionale applicazione della riduzione del numero del personale oggi esistente o di utilizzo ed assunzione, ma di drastica riduzione per una percentuale che va dal 25 allo 0% del turn-over attuale; così pure vi è l'intenzione manifestata da parte del Governo di procedere immediatamente alla chiusura dei reparti ospedalieri che sono al di sotto dello standard. E immediatamente significa immediatamente, non significa che il tutto avverrà con una razionalizzazione della rete, cosa che noi vorremmo fare.
Personalmente ho una deformazione per cui, quando una cosa è finita sto già pensando e lavorando per le cose che seguono e che purtroppo dovremo affrontare; purtroppo, ma nello stesso tempo meno male, perché in realtà alcune cose sono necessarie. Per esempio, se nella sanità finalmente dovessimo tagliare a livello degli ospedali e non più a livello della medicina territoriale e della medicina di base, io sarei felice, perch fino ad oggi siamo riusciti a tagliare soltanto in quei settori e non nei settori della medicina ospedaliera.
Purtroppo si usano termini di questo tipo: tagliare, e non razionalizzare. Comunque, questo è un atto che io ritengo molto importante non perché l'abbia condotto personalmente con altri colleghi, ma perch effettivamente la Regione aveva bisogno di incominciare ad applicare la riforma, e questo è l'inizio.
Una sola battuta - consentitemela - sui compromessi. Molti Consiglieri l'hanno rilevato - ma è semplice da rilevare, basta prendersi gli atti basta prendersi le diverse proposte che sono state approvate e non approvate dalla Giunta, presentate in Commissione, discusse nelle varie situazioni, nelle consultazioni: se accusa di essere scesa a compromessi deve essere fatta a questa Giunta e a me personalmente, sicuramente la stessa accusa può essere benissimo rivolta ai precedenti Assessori e alle precedenti maggioranze di governo, perché compromessi e scelte non prettamente discendenti dai principi sacri dei nostri libri le hanno fatte tutte le maggioranze che sono passate attraverso quest'aula. Tutte, nessuna esclusa.
Quindi, è forse perlomeno immeritata l'accusa che mi è stata fatta di essere stato troppo rigido su alcuni settori e troppo poco rigido per altri, perché sicuramente questo passaggio non poteva non essere frutto di un accordo ampio e dunque anche di compromessi su alcune situazioni, e non mi riferisco alla provincia di Cuneo che, così com'è è stata individuata nell'ultima proposta Vetrino...



(Commenti in aula)



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Così com'è stata presentata in Consiglio, c'era la proposta di quattro UU.SS.SS.LL. sulla provincia di Cuneo, non tre.
Concludo l'intervento semplicemente ringraziando i funzionari che con la loro competenza e con la loro pazienza hanno accompagnato l'Assessore in questa prima prova, e devo dire che prima prova non poteva esserci peggiore per incominciare questa attività. Devo altrettanto ringraziare il mio collega Bonino e i Consiglieri Bortolin e Peano, i quali mi hanno dato una mano importantissima, soprattutto per contenere alcune irruenze temperamentali e decisionismi forse troppo spinti che il mio carattere mi porta ad avere.
Infine, nel dispiacermi per non averlo fatto precedentemente in sede privata - ma il combinato disposto di alcune situazioni anche personali non soltanto politiche, non me l'ha consentito voglio qui riconoscere pubblicamente, perché glielo si deve, tutta la competenza, l'attenzione l'impegno e anche il coraggio, in certe situazioni, da parte dell'Assessore che mi ha preceduto, cioè dell'Assessore Vetrino, per aver operato in quest'anno nel nostro Assessorato alla sanità.
L'Assessore Vetrino ha ereditato una situazione che inviterei molti Consiglieri ad esaminare con attenzione, perché l'eredità Maccari non è stata soltanto un'eredità di Tangentopoli, ma è stata anche un'eredità pesante dal punto di vista del rapporto con l'Assessorato e con molti dei funzionari competenti che ci sono e del rapporto con gli Enti locali e con le UU.SS.SS.LL. stesse, che è andato un po' per volta distruggendosi. In quella direzione l'Assessore Vetrino ha operato con grande capacità: glielo devo e glielo voglio riconoscere pubblicamente.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 votanti 48 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
La legge è approvata.
Ringrazio tutto il Consiglio per il lavoro svolto.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 692, presentato dai Consiglieri Cucco, Marino, Bortolin e Peano, relativo alla contabilità del disegno di legge n. 421, in particolare alla necessità di garantire budget finanziari adeguati ai distretti.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale esaminato il disegno di legge n. 421 rilevato che nello stesso si danno prime indicazioni sull'articolazione territoriale e funzionale delle Unità Sanitarie Locali in distretti ritenuto sia necessario dare particolare rilievo ai distretti stessi mediante flussi finanziari predeterminati (budget) che garantiscano il mantenimento dei livelli assistenziali esistenti impegna la Giunta regionale a tener conto di tali indicazioni nella stesura delle leggi di organizzazione e contabilità delle aziende sanitarie di cui al disegno di legge n. 421".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 30 voti favorevoli e 2 astensioni.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 691, presentato dai Consiglieri Cucco, Foco, Bonino, Marchini, Cattaneo, Spagnuolo, Picchioni Bresso, Carletto, Maggiorotti ed altri, relativo al progetto di riaccorpamento UU.SS.SS.LL. - Necessità di garantire autonomia ed identità storica alla Comunità valdese.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte ascoltati i rappresentanti del Sinodo Valdese e delle strutture sanitarie delle valli valdesi sul progetto di riaccorpamento delle UU.SS.SS.LL. e di riforma del sistema sanitario regionale condivise le esigenze di autonomia e garanzia dell'identità storica culturale, religiosa oltre che organizzative delle strutture di assistenza sanitaria che la Comunità valdese ha in questi anni esemplarmente gestito impegna la Giunta regionale a dar corpo alle esigenze su indicate attraverso una particolare attenzione alla realtà valdese e all'articolazione distrettuale delle UU.SS.SS.LL.
a sottoscrivere in tempi brevissimi, e comunque entro il mese di luglio, la convenzione che oggi è all'esame della Giunta, secondo gli accordi già sottoscritti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 35 voti favorevoli e 1 astensione.
Passiamo infine all'esame dell'ordine del giorno n. 693 presentato dai Consiglieri Beltrami, Buzio e Bosio, relativo alla necessità di prevedere l'insediamento di una struttura ospedaliera "tripolare" nell'area del Verbano Cusio Ossola.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale in ordine al Titolo III, art. 7, del disegno di legge n. 421 relativo all'individuazione di ulteriori aziende ospedaliere preso atto che la Giunta regionale ha espresso la scelta di non costituire per ora altre aziende ospedaliere, al di fuori di quelle aventi requisiti nazionali e di sede universitaria invita la stessa Giunta regionale, in sede di individuazione degli ospedali regionali, a valutare la positiva costituzione di un ospedale 'tripolare' nell'area del Verbano Cusio Ossola con la confluenza degli attuali presidi di Domodossola, Omegna, Verbania, aventi livelli di alta preparazione e professionalità, dotati di posti letto e/o superiori agli ospedali già resi autonomi e insistenti su area territoriale di enorme dimensione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,25)



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