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Dettaglio seduta n.285 del 30/06/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo la Consigliera Dameri.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 421: "Individuazione delle Aziende Sanitarie Regionali" - Presentazione relativo ordine del giorno (seguito)


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con l'esame del progetto di legge n. 421.
E' aperto il dibattito.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signora Presidente, un primo giudizio sul disegno di legge della Giunta è chiaramente positivo, perché vi sono dei punti nei quali mi riconosco pienamente.
Ho sempre sostenuto che i decreti legislativi n. 502 e n. 517 contenessero un carattere controriformatore e ho constatato che molte Regioni hanno cercato di attenuare questo carattere. Mesi addietro, nel settembre dello scorso anno, abbiamo dovuto constatare, al contrario, che la proposta dell'ex Assessore Vetrino aggravava il carattere controriformatore dei decreti legislativi. Quel disegno di legge poneva l'ospedale al centro di tutto; il baricentro era tutto spostato sulla terapia, dimenticando prevenzione e riabilitazione. Quel primo disegno di legge non conteneva il punto decisivo, lo snodo fondamentale: i distretti sanitari di base, che venivano rinviati a successivi provvedimenti.
Il decreto legislativo n. 517 ha obbligato a svolgere contestualmente com'era ovvio e naturale, il dibattito sugli ambiti territoriali delle UU.SS.SS.LL. e sulle loro articolazioni, cioè i distretti sanitari di base.
Mi pare che questo disegno di legge disinneschi due mine particolarmente pericolose: l'estensione delle aziende ospedaliere, che di fatto lacerano il tessuto sanitario, e l'accorpamento degli pseudo-ospedali agli ospedali più grossi, che pregiudica la futura razionalizzazione della rete ospedaliera.
Si procedeva, in sostanza, ad un'arbitraria classificazione degli ospedali in serie A, B, C e D. Di serie A gli ospedali di rilievo nazionale destinati a diventare azienda; di serie B gli ospedali che diventavano azienda regionale del tutto inventata, non contenuta nei decreti legislativi; di serie C gli ospedali corposi, ma destinati a non diventare azienda; di serie D gli ospedalini che chiamiamo ospedali, ma che tali non sono.
L'accorpamento dei piccoli ospedali ai maggiori pregiudicava la possibilità di razionalizzare la rete ospedaliera. Vedo con soddisfazione che queste due mine sono state disinnescate, perché coerentemente abbiamo condotto questa battaglia nell'ultimo anno.
Abbiamo evitato grossi danni, però se si vogliono compiere atti di governo questo non basta. Evitare i grossi danni è importante, ma gli atti di governo richiedono che si prendano misure di razionalizzazione, di qualificazione e di miglioramento dei servizi.
Inoltre l'impostazione iniziale ha suscitato interminabili guerre di confine che continuano ancora oggi in questa sede; ha suscitato campanilismi e localismi.
Per un anno si è discusso a lungo sui confini tra USSL. sui Comuni capoluogo di USSL. sugli ospedali azienda o non azienda. Si è discusso a lungo su tre questioni che con la sanità non hanno nulla a che fare: ottimi pretesti per non affrontare i veri problemi della sanità.
Lo scorporo degli ospedali svuota le UU.SS.SS.LL., annulla il raccordo ospedale-territorio, lacera l'organizzazione sanitaria. Non a caso la Regione Veneto è contraria, mantiene l'unitarietà dei servizi, sottolinea la sua volontà di riaffermare l'importanza del legame tra ospedale e territorio.
Tra l'altro, la Regione Veneto sostiene che è bene approfondire le possibili implicazioni dell'aziendalizzazione degli ospedali, e che allo scorporo si può procedere successivamente, una volta sperimentata l'azienda.
Tra l'altro, non bisogna mai dimenticare che a tutti i presidi ospedalieri è assicurata piena autonomia di gestione ed amministrativa autonomia economico-finanziaria; avranno la contabilità separata all'interno del bilancio dell'USSL. quindi c'è molto da fare. Non basta invocare le aziende e mettere le etichette: vanno costruite e finora nessuno ci ha impedito di costruirle.
Si sono fatti convegni sui centri di costo, contabilità per centri di costo, ma le esperienze sono limitatissime. Qua e là si sono sperimentati gli indicatori di efficacia delle prestazioni e di efficienza dei servizi ma ci si è anche guardati bene dall'estendere questa sperimentazione. Qua e là si fa qualche esperienza di controllo della qualità, ma non ci si allarga.
Chi ha impedito di costruire un'organizzazione sanitaria che mettesse chiaramente in relazione costi e benefici? Poi, all'improvviso, si dice che bisogna aziendalizzare. Tra l'altro, si parla di aziende del tutto particolari, che devono rispondere ad un fabbisogno della società, non che realizzano un prodotto per poi cercare di collocarlo sul mercato.
In sostanza, i decreti nazionali spezzano l'unitarietà, l'unicità e la globalità del servizio di tutela della salute. E' una vera e propria controriforma, spezza almeno in quattro grandi tronconi il Servizio Sanitario Nazionale, con le aziende sanitarie territoriali, con le aziende ospedaliere, con l'Azienda regionale per l'ambiente e con l'attività socio assistenziale, che può essere svolta dai Comuni o da questi delegata alle UU.SS.SS.LL.
Fin dall'inizio ho sostenuto che era bene sperimentare tre aziende: gli ospedali clinicizzati (Molinette, San Luigi e l'Ospedale di Novara), ma penso si possa arrivare anche a sei o a sette. Quindi, sei ospedali di rilievo nazionale, uno clinicizzato e non di rilievo nazionale, il San Luigi.
Tra l'altro, si sono comportate così, anzi si sono tenute più basse di noi, tutte le altre Regioni, che ritengono si debba sperimentare questa strada. Mi pare che qui resti in ombra il problema della razionalizzazione della rete ospedaliera, che può sì essere rinviata, ma di rinvio in rinvio va a finire che non si attuerà mai.
Voglio ricordare la Regione Veneto: contestualmente al riassetto istituzionale ha razionalizzato la rete ospedaliera; ha liberato risorse impiegate in "ospedalini" piccoli e dequalificati ma costosi, qualificando in questo modo la rete dei veri ospedali.
Sono perfettamente consapevole delle difficoltà: un conto è dire, un conto è fare. All'epoca dell'Assessore Maccari si sono attuati cospicui investimenti in piccoli ospedali - il caso di Avigliana è il più eclatante: conclusi i lavori, realizzate le sale operatorie, si è avviato il dibattito su come superare l'ospedale, neppure inaugurato. Le comunità locali non capiscono un tale modo di procedere, e non hanno torto.
L'operazione, qui più che altrove, è assai difficoltosa: i distretti o non esistono o sono un'entità puramente organizzativa, assai debole. Qui più che altrove il soccorso d'urgenza è disorganizzato e non c'è politica di emergenza sanitaria; si tenta di congegnarla: siamo ancora in fase di definizione. Mi pare sia questo un punto debole; punto debole che di certo non poteva essere affrontato pienamente in questo disegno di legge, ma doveva esserci un segnale in direzione di una razionalizzazione e trasformazione degli ospedali. Non possiamo avere la concezione di ospedale del secolo scorso: divisioni, unità operative. Il dipartimento l'hanno realizzato quasi tutti; i servizi di filtro sono diffusissimi nelle organizzazioni sanitarie più efficienti; le proiezioni dei servizi ospedalieri sul territorio rappresentano il futuro della sanità, perch consentono di risparmiare sofferenze umane ed ingenti risorse finanziarie.
Deve mutare la concezione di ospedale; non dico che necessariamente occorresse inserirla nel disegno di legge di cui parliamo, ma permettetemi - visto che è da anni che "abbaiamo alla luna", ci si è stancati di dire sempre le stesse cose e di constatare amaramente che tutti, dal punto di vista culturale, si dichiarano disponibili, ma che poi in effetti, le cose non si fanno. Razionalizzazione della rete ospedaliera quindi, e concezione nuova dell'ospedale.
Analizziamo più da vicino il disegno di legge per la definizione delle aziende regionali.
Ambiti territoriali. Sono convinto che la soluzione trovata per la città di Torino sia la migliore. Ho affermato ieri in Commissione, così come il Sindacato, la Commissione comunale, la Giunta comunale - anche se guardando la dislocazione delle UU.SS.SS.LL. cittadine sulla cartina, si capiva che avrebbero dovuto essere più tre: diversamente qualcuna sarebbe stata assai più grossa di altre che le UU.SS.SS.LL. dovevano essere generalmente, tre, nel senso che si pensava che ciascuna di esse dovesse avere al suo centro - com'è giusto un ospedale generale - e gli ospedali generali sono tre.
I criteri. Uniformità dei servizi sul territorio, uniformità del livello delle prestazioni sanitarie, dimensioni tali da rendere ottimale l'impiego di tutte le risorse: raggiungere quella che si chiama, in economia industriale, economia di scala. Se un investimento per un'apparecchiatura sofisticata è costoso, quell'apparecchiatura sofisticata deve poter lavorare non tre/quattro ore al giorno, ma dieci/quattordici ore.
Questi criteri - diciamo la verità - visti gli ultimi avvenimenti sono divenuti assai labili; in parte sono rispettati e in parte no; le spinte campanilistiche spesso rompono anche i giochi più seri. Un certo mercato si è svolto: per quanto riguarda Cuneo un Assessore dice: "4", l'altro dice: "2", il compromesso è tre. I criteri non c'entrano gran ché.
Nelle consultazioni di base abbiamo detto ai valsusini e ad altri che erano sede di USSL: con un tratto di penna la si è cancellata: è scomparsa.
C'è poi stata la curiosa definizione dell'ambito territoriale dell'USSL di Acqui. In tal senso occorre correggere quanto diceva l'Assessore ieri in Commissione: Acqui non ha la popolazione sufficiente per essere USSL autonoma; giustamente si è quindi rivolta ad una decina di Sindaci dell'Astigiano, che da sempre gravitano su Acqui. E stiano con l'USSL di Acqui: non casca il mondo! Un po' di buon senso! Ma non è stato sufficiente, poiché non si raggiungeva la soglia di popolazione accettabile. D'ufficio, si pensa allora di trasferire tutti i Comuni dell'USSL di Nizza Monferrato, che viene accorpata ad Acqui. In effetti è un uso strumentale, poiché solo i Sindaci dei Comuni che rappresentano una popolazione di circa il 5% dell'USSL di Nizza Monferrato vogliono gravitare su Acqui; gli altri non ne hanno alcuna intenzione.
Veniamo al punto che ritengo più debole: il distretto. Dovremmo convincerci un po' tutti che l'impatto con la sanità il cittadino ce l'ha con il medico di base e con il distretto, e che purtroppo i distretti sono o inesistenti o di primo livello organizzativo assai debole. Dal punto di vista dei finanziamenti sono la "Cenerentola" della sanità. I soldi vanno sempre ai grossi ospedali; qui si bada soprattutto alla terapia - ecco perché è squilibrato il Servizio Sanitario Nazionale - troppo poco alla prevenzione ed anche alla riabilitazione. Ecco allora che abbiamo l'impennata della spesa ospedaliera.
Abbiamo una grande occasione per correggere tale squilibrio: una grande occasione davvero, ma la si coglie appieno solo se si stabiliscono le funzioni e i poteri economici, sia pure nell'ambito, com'è ovvio e naturale, del bilancio della USSL. Diversamente, si tratta di un bel contenitore dalle funzioni minuziosamente descritte. Tra l'altro, ne avete dimenticate moltissime: spiegatemi il motivo per cui il SERT e i servizi psichiatrici non dovrebbero far parte del distretto. Perché? Dopodich però, se non c'è autonomia nell'ambito del bilancio dell'USSL. non c'è distretto che regga. Tra l'altro bisogna precisare meglio le funzioni. Per esempio, il dipartimento è deputato ad assicurare lui solo l'integrazione tra servizi sanitari e servizi socio-assistenziali. Se l'integrazione non avviene in quella sede non avviene più e questo significa moltiplicare i costi e creare non pochi disagi alla popolazione. Allora bisogna attribuire autonomia economico-finanziaria, con contabilità separata, all'interno del bilancio delle UU.SS.SS.LL.; deve essere definito un budget determinato sugli standard delle prestazioni. Come vedete non parlo di dare i soldi senza criteri, ma sulla base degli standard delle prestazioni.
Perché sarebbe rivoluzionaria questa proposta? Chi l'ha detto? Dove sta scritto che sconvolgerebbe il disegno di legge? Quello che sto dicendo sta scritto nel programma che ha consentito l'accordo tra Gruppi diversi e la formazione di questa Giunta! Quello che sto dicendo è stato inserito nella legge dell'Emilia Romagna e di altre Regioni che, proprio nel momento in cui si allargano le UU.SS.SS.LL., pensano di considerare - giustamente - il distretto la cellula fondamentale del Servizio Sanitario Regionale e non una mera articolazione territoriale dell'USSL. E' un po' poco.
Poi si è detto: "Chi deve decidere l'articolazione territoriale?"; io ho osato dire: "Decidano i Sindaci". Pensate, i decreti legislativi hanno tolto ogni funzione agli Enti locali e sta qui il carattere controriformatore. Gli Enti locali non contano più niente. Si è fatta una finta regionalizzazione e si sono tolte tutte le funzioni agli Enti locali.
Nell'ambito dei criteri stabiliti dalla Regione, dal disegno di legge, x abitanti, y abitanti: davvero è rivoluzionario che i Sindaci stabiliscano all'interno di questi due parametri quali devono essere i distretti? Evitiamo di farci ridere dietro, possibilmente! E' il minimo che si possa fare.
Vorrà dire che i Sindaci stabiliscono, nell'ambito dei criteri stabiliti dalla Regione, quali sono i distretti; il direttore generale recepirà questa volontà e presenterà questa volontà per l'approvazione alla Giunta regionale. Davvero è un provvedimento rivoluzionario o non è solo di buon senso, tale da ovviare un carattere nettamente controriformatore da parte dei decreti legislativi? Lo snodo quindi è rappresentato dal distretto. Cerco di spiegarlo rapidamente.
Quando si parla di razionalizzazione della rete ospedaliera spesso ci accorgiamo che gli amministratori locali suscitano i peggiori istinti delle popolazioni interessate. Si mettono alla testa di battaglie sbagliate, di retroguardia, a difesa di strutture che sono indifendibili, che devono essere trasformate per migliorare nel complesso l'organizzazione sanitaria.
Ma badate che c'è anche qualche elemento oggettivo. La popolazione si aggrappa all'ospedalino e non lo molla, perché ha di fronte a sè un distretto che non funziona o che non esiste e non sa come impattare positivamente con il servizio sanitario. A volte difende cose indifendibili; se noi non irrobustiamo i distretti non riusciremo a razionalizzare la rete ospedaliera, noi non sapremo dare una risposta alla proposta di legge di Beltrami o alle richieste che ci vengono da varie Comunità montane, se non irrobustiamo il distretto. Perché non riusciremo? Perché tutti sono esperti ormai in questo Paese, sanno che i contenitori sono buoni, ma i contenuti dentro non ci sono, sono contenuti finti il più delle volte e comunque non garantiscono autonomia economica e se non hai i soldi non organizzi granché. Si può dare una risposta positiva alla proposta di legge Beltrami, dando autonomia economico-finanziaria ai distretti. A quel punto se Beltrami insiste bisogna dire che la sua è una battaglia nominalistica, perché lui vuole semplicemente che il distretto si chiami USSL: ma se i servizi sono sempre gli stessi, che senso ha questa battaglia? E' una battaglia inutile, nominalistica.
Beltrami, sto spiegando qual è la mia posizione verso la tua proposta di legge, che rispetto ma non condivido. E' semplicemente una questione nominalistica: se i servizi sono sempre quelli non cambiano, ma invece di chiamarsi distretto io voglio che si chiamino USSL. Dove sta la sostanza delle cose? Non c'è più. Allora la proposta del distretto deve essere una proposta vera, non un contenitore vuoto, dove non è consentito nemmeno ai Sindaci di dire qual è l'ambito territoriale del distretto stesso. Faccio l'esempio della Val Pellice e della Val Chisone: io li ho incontrati decine di volte e sempre ho cercato di stare fermo sulle mie posizioni per dire che se la Val Pellice e la Val Chisone diventano UU.SS.SS.LL. bisogna consentire a tutti gli altri che hanno più o meno quelle dimensioni di diventare UU.SS.SS.LL. A quel punto non se ne fanno 25 o 26, ma se ne fanno 34 o 35.
Mi sono sentito dire in Commissione che la Tavola Valdese era d'accordo con la proposta. Voglio precisare in questa sede che la Tavola Valdese non si è incontrata con l'Assessore: egli ha incontrato alcuni funzionari, il direttore sanitario e il direttore amministrativo dell'ospedale valdese più un Pastore. La Tavola Valdese è contraria a queste cose e comunque quelli che ha incontrato l'Assessore non hanno dato nessun consenso alla strutturazione del distretto così come è congegnato nel disegno di legge.
La Commissione Istituti Ospedalieri Valdesi non c'entra con la Tavola Valdese. Questo per precisare.
Quindi sul distretto chiediamo sostanzialmente tre cose: che il distretto non sia una mera articolazione territoriale, la nostra concezione è che i distretti sono strutture organizzative delle UU.SS.SS.LL. che assicurano prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione nell'ambito dell'assistenza sanitaria di base specialistica territoriale sia mediante l'erogazione diretta, sia organizzando l'accesso dei cittadini ad altri presidi o strutture. Certo che non deve fare tutto il distretto per carità.
Il secondo punto di fondo è che i distretti svolgono le attività socio assistenziali, eventualmente gestite dalle UU.SS.SS.LL., per conto degli Enti locali, assicurandone l'integrazione con le attività di assistenza sanitaria. Se non si fa l'integrazione in quella sede non c'è integrazione che possa avere luogo. Per questo deve essere attribuita autonomia economico-finanziaria ai distretti, con contabilità separata all'interno del bilancio dell'USSL e disciplinata dalla normativa regionale concernente la gestione economica, finanziaria e patrimoniale delle UU.SS.SS.LL.
Lo hanno fatto altre Regioni, non c'è nulla di rivoluzionario in tutto questo.
Un altro punto che trovo particolarmente debole - per cui abbiamo anche presentato un emendamento - è quello che riguarda la nomina dei Commissari regionali. Si dice che la nomina spetta alla Giunta; no, la nomina spetta al Presidente della Giunta (decreti legislativi n. 502 e n. 517). Questo dovrà avvenire entro 30 giorni dall'approvazione del disegno di legge in discussione e noi comprendiamo che in 30 giorni non è né semplice n facile: ci sono tutte le condizioni per tornare a lottizzare.
Per questo, per non dare deleghe in bianco a nessuno, diciamo che se il Presidente della Giunta produce una documentazione e svolge una discussione nella Commissione consiliare competente forse è meglio, perché voi capite che se si ripete la lottizzazione, viene posta un'ipoteca pesante pesantissima anche sui direttori generali. Basta scegliere uno che stia nell'Albo, fa il commissario per un po' di tempo e poi può fare il direttore generale.
Restiamo dell'idea che per i direttori generali bisogna nominare una Commissione di esperti esterna alla Regione che valuti tutti i candidati che veda soprattutto quelli che hanno provato sul campo ad amministrare le UU.SS.SS.LL., per valutare come si sono comportati, cosa hanno saputo fare e per i candidati che ancora non hanno provato, valutare se hanno i requisiti, la professionalità. Conosciamo tutti quanti la carenza enorme dal punto di vista manageriale; in questo Paese i manager si inventano, in altri Paesi si formano nelle scuole superiori, in Francia nella scuola superiore di sanità.
Chiediamo dunque semplicemente una discussione in Commissione, una documentazione che si possa scegliere a ragion veduta, che non si torni alla più bruta lottizzazione, che tanti danni ha arrecato alla sanità piemontese. Come vedete, non partecipiamo a battaglie e dispute localistiche, campanilistiche, corporative: non ci interessano. Abbiamo presentato unicamente due emendamenti: uno sui distretti e l'altro sui Commissari straordinari. Le altre cose non ci interessano.
Se ci sono madornali errori come nel caso di Nizza Monferrato costretta a stare con Acqui a tutti i costi, quando il 90% della popolazione non è disponibile, correggiamo questo madornale errore, ma non partecipiamo a dispute. Le combinazioni possono essere migliaia: tolgo questa USSL da questo accorpamento, la metto con l'altro: se procedessimo in questo modo, non finiremmo più.
Non partecipiamo a dispute di questo genere, e non spaventatevi dell'emendamento di tre cartelle: siamo pronti a ritirarlo. Ci sono tre paragrafi che contano, ma il compagno Maggiorotti quando si mette a scrivere ha la mania della perfezione e ha fatto una cosa eccellentissima però nessuno di noi si sogna di presentarlo come emendamento. Ci sono tre paragrafi di poche righe che esprimono l'essenza del distretto sanitario di base.
Ieri, in Commissione, siamo stati costretti a votare contro; saremmo felicissimi di cambiare voto in aula, però non possiamo sentirci dire: "La vostra proposta sui distretti sconvolge il disegno di legge". Non è così! "Sarebbe sbagliato entrare nel merito dell'autonomia finanziaria". Ma perché, se ci sono fior di leggi regionali, nell'ambito del bilancio dell'USSL?! Qui si scontrano due logiche: quella del distretto inteso come mera articolazione territoriale e quella che dice: "E' la cellula di base del Servizio Sanitario Regionale". E' un livello importantissimo, per superare quello squilibrio che vede tutto rivolto agli ospedali (risorse e mezzi) per avere un vero e proprio servizio articolato in prevenzione, cura e riabilitazione: senza prevenzione la spesa ospedaliera si impenna e poi qualcuno ci dice che bisogna tagliare, e taglia spesso in modo insensato ed irresponsabile.
Noi consideriamo il distretto la cellula di base del Servizio Sanitario Regionale, a differenza di altri. Non è una proposta rivoluzionaria: sta scritto - ripeto - nell'accordo che ha consentito la formazione di questa maggioranza: andate a rileggervelo. Vi sono altre Regioni che hanno disegni di legge di questo genere, anzi, leggi operanti ormai, perché approvate.
C'è, a nostro parere, questo snodo del distretto: se si modifica questo, si può avere un ottimo strumento di governo, altrimenti è un "documentino" di atti dovuti. Abbiamo evitato grossi danni, certo, ma come sapete, alla popolazione interessa poco che l'impostazione fosse sbagliata che i danni potessero essere rilevanti: si aspetta qualche miglioramento qualche atto di governo! Noi pensiamo che con le nostre proposte questo documento diventi un documento pregnante, di governo, non un documentino di atti dovuti.
Se si scioglie e si affronta lo snodo del distretto, se si avvia un processo di razionalizzazione della rete ospedaliera... Nella parte ospedaliera si può dire che si andrà ad una razionalizzazione, e non ho la pretesa che tutti i 27 ospedalini vengano trasformati. Quelli delle aree montane devono essere opportunamente calibrati: non si devono chiudere o trasformare! Parlo, ad esempio, dell'ospedalino di Rivarolo (40 posti letto), che si considera ospedale, che ci costa mezzo milione al giorno per paziente ricoverato! Questi tagli vanno assolutamente fatti! Quindi, in un documento di governo si affronti il nodo del distretto quello della razionalizzazione della rete ospedaliera, superando così il metodo, dannosissimo per la sanità, della lottizzazione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Marchini, che ha pertanto facoltà di intervenire.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell'immaginare il senso che poteva avere l'intervento del Gruppo liberale in questo dibattito, ci è sembrato di non dover rincorrere il dettaglio di questo provvedimento, che per certi versi è di difficile comprensione, se non si hanno gli elementi quantitativi, territoriali, di tendenza, finanziari che hanno portato ad individuazione di sigle rispetto a sigle precedenti.
Come dicevo, cercando di individuare quale poteva essere il contributo che i liberali potevano dare a questo dibattito, ancora prima che il giudizio da dare sul disegno di legge, ci siamo chiesti la ragione per cui ai liberali continua ad essere affidato il Ministero della Sanità nonostante che due Ministri - è doloroso riconoscerlo - abbiano vissuto esperienze non felici. Proviamo a chiedercelo: perché la sanità viene affidata ai liberali? Perché sono più bravi? Non credo: ci sono al governo (quello attuale ma anche in quelli precedenti) personaggi sicuramente altrettanto capaci, se non più capaci, dei Ministri liberali. Perché da dieci anni a questa parte si cerca di risolvere questo problema affidandosi ai liberali. Probabilmente perché si capisce che i liberali dovrebbero rappresentare, se non rappresentano, l'elemento di novità rispetto al vizio del sistema sanitario nazionale. Qual è il vizio che tutti riconosciamo al sistema sanitario nazionale uscito dalla legge n. 833? Il consociativismo.
Si dice che è stato il prodotto di una somma di culture politiche. Ho l'impressione che questa sia la lettura politologica. Temo che la lettura sia peggiore: è la cultura organica, organicistica, totalizzante e totalitaria, che è l'esatto contrario della cultura liberale, che è la cultura della competizione, del confronto e della dialettica. Quindi questo provvedimento va giudicato se è un provvedimento che si muove nella linea della cultura moderna della dialettica, del confronto e della competizione o se invece va letto secondo la cultura vecchia, non solo politica, ma anche sociologica, del consociativismo inteso come considerare i problemi della società in modo organico e riconducibile ad un unico decisore, mi sembrerebbe quasi di dire in modo poco democratico.
Il nostro intervento si ridurrà a questa questione che poniamo e cerchiamo di risolvere, anche se si pone una preliminare: qui si continua a parlare di controriforma e mai di riforma. Mi chiedo se Lutero era un riformatore o un controriformatore. Dobbiamo metterci d'accordo, perché se Gesù Cristo era un riformatore, Lutero era un controriformatore; se Lutero era un riformatore vuol dire allora che Gesù Cristo era un reazionario.



CALLIGARO Germano

De Lorenzo non era certo un riformatore!



MARCHINI Sergio

Noi qui stiamo vivendo una fase di riforma che è il superamento della legge n. 833! E tutto quello che va contro il superamento della legge n.
833 è controriforma! Quello che invece non è solidale con questo processo caro Calligaro, è di resistenza alla riforma, non controriforma! E io mi limito al valore politico che è in discussione. Il sistema sanitario non funziona perché non esiste al suo interno la competizione, il confronto e la dialettica tra gli interessi in campo, che sono ricondotti ad un unico decisore, ad un unico governatore che non avrà mai l'interesse a mettere in discussione i diversi soggetti, i diversi interessi, l'uno nei confronti degli altri.
Quando si è dato tutto alle UU.SS.SS.LL., l'amministrazione dell'USSL aveva insieme al proprio interno il destino dell'ospedale, il destino dell'utente, il destino del farmaco, il destino della formazione, il destino dell'assistenza e doveva organizzare, gestire e far fruire i servizi al sistema. Dov'è la democrazia o comunque la cultura della competizione e del confronto? Non c'è! Dov'è il mercato, nel senso culturale del termine, non economico? La cultura del mercato vuol dire che ci deve essere un momento in cui una cosa la si fa se interessa, se è utile, non la si fa se non interessa e se non è utile, se non ha una giustificazione. In un sistema organico come quello della legge n. 833 non c'è mai la dimostrazione che una cosa è utile e necessaria, una cosa la si fa perché è organicamente necessaria: se l'ospedale c'è lo si deve tenere se gli ammalati ci sono bisogna dare loro dei medicinali, se i medici ci sono devono avere degli ammalati, se gli ammalati ci sono devono avere dei medici. Questo è un sistema che tende evidentemente a dequalificarsi e ad aumentare i costi perché è un sistema illiberale, nel senso economicistico del termine; è un sistema organico.
Che cosa ha fatto la cultura della riforma, non della controriforma? Ha cercato di ricondurre le UU.SS.SS.LL. a quello che è normale che siano: le gestione degli interessi della collettività rispetto ai problemi sanitari e la separazione, la più accelerata e significativa possibile degli ospedali dalle UU.SS.SS.LL. Ma questo perché? Non perché immaginiamo che i futuri direttori sanitari siano più bravi degli amministratori magari più onesti, non c'entra niente questo, non è una questione di "pruderie": è che nel momento in cui ci sarà da una parte il direttore dell'ospedale e dall'altra l'amministratore dell'USSL ci saranno due soggetti che entreranno in dialettica, in competizione e a confronto, uno dei quali mette a disposizione un servizio, l'altro è portatore di una domanda, e si incontrano solo se c'è la convenienza e la capacità di tutti e due di stare sul mercato in questo senso del termine. Altrimenti l'amministratore dell'USSL ha diritto e dovere di dirottare i propri cittadini ad un'altra azienda ospedaliera. Se non avviene questo e se l'ospedale continua ad essere istituzionalizzato, legato cioè all'USSL.
gode di una rendita, gode di un monopolio che è l'esatto contrario di ci che vuole la moderna cultura del mercato. Questa è la riforma che si voleva introdurre, nient'altro: l'avvio di elementi di minimale competizione e di dialettica tra gli interessi in campo.
Quando approviamo un provvedimento ho l'impressione che noi liberali dobbiamo capire se quello che stiamo facendo è in questo senso o non è in questo senso, e non siamo in grado di capire se è giusto che una certa città stia in un'USSL piuttosto che un'altra. Qui siamo di fronte ad una storia, Presidente Brizio, perché questa non è una diapositiva, quello che stiamo esaminando è un film: questa riforma è cominciata con Maccari, è proseguita con la signora Vetrino, è atterrata con il collega Cucco. Se guardiamo questo film, possiamo notare che si tratta davvero di un'operazione di controriforma grossolana di cui il Presidente Brizio guarda caso, fa il nume tutelare, perché ha sottoscritto il progetto Maccari, che era un progetto coerente rispetto alle esigenze della riforma perché riduceva drasticamente il numero delle UU.SS.SS.LL. e tendeva a un'aziendalizzazione forte degli ospedali! Non c'è altra soluzione! Posso capire il collega Calligaro che ha conservato la speranza di pensare che introducendo degli elementi di tipo tecnico (centri di costo, strumenti di valutazione della qualità) sia possibile recuperare l'efficienza dell'ospedale, ma l'efficienza dell'ospedale non è un valore politico, è un valore manageriale che è lasciato ai manager: io devo sapere come sviluppo il mondo della managerialità. Il mondo della managerialità si crea realizzando la competizione e il confronto!



(Interruzione del Consigliere Calligaro)



MARCHINI Sergio

Se non c'è il confronto e la competizione i manager non nascono! E' come pensare che le trote vivano in mare! Le trote vivono in acqua dolce, i manager vivono nella società della concorrenza, della competizione, del confronto, non nelle società organiche totalitarie! E' questo il problema culturale con il quale ci si deve confrontare e rispetto al quale si devono dare delle risposte da parte di questa Giunta e da parte del sistema!



(Proteste dei Consiglieri Calligaro e Bosio)



MARCHINI Sergio

E il fatto che le Regioni tendano a sfuggire a questo appuntamento che la cultura della società ci ha posto di fronte non è un titolo di merito per le Regioni, perché fin quando un ospedale avrà la stessa responsabilità politica, decisionale, gestionale, in altri termini l'offerta, avrà esattamente lo stesso decisore, lo stesso organizzatore che ha la domanda non siamo in regime di mercato, siamo peggio che nel regime di monopolio siamo alla pre-economia! Per carità, il progetto Maccari, come tutti i progetti radicali probabilmente aveva l'esigenza di affinamenti, di riconduzioni ad accettabilità di alcune esasperazioni, ma era esattamente l'accettazione della sfida e la proposizione di un modello che era la conseguenza di una sfida che ci si è chiesto di fare. Quando si dice che Rivoli, Avigliana e Susa devono diventare un ospedale solo, si riporta esattamente quello che dicono i nostri amministratori e che dicono i nostri medici, cioè che Avigliana, Susa e Rivoli devono andare d'accordo. Ma che cos'è che li fa andare d'accordo? L'esigenza di produrre un prodotto che sia accettato dall'utilizzatore, cioè dall'utente. Non è un problema che sta al proprio interno, perché altrimenti al proprio interno ognuno di questi pezzi tenderà evidentemente a produrre il proprio bene, sapendo che questo bene che venga comprato o che non venga comprato, viene pagato comunque, e poi viene buttato nel cestino! Allora, Presidente Brizio, la riforma della collega Vetrino era già un passo indietro rispetto a questo, non bisogna dimenticarlo. E' per questo che il nostro Gruppo voterà probabilmente contro (prenderemo una decisione insieme) questo disegno di legge, anche se si rende conto che non può il Gruppo liberale non sapere che al risultato odierno concorre responsabilmente: per non aver fatto per tempo e nel momento dovuto il tipo di discorso che fa oggi. L'aziendalizzazione non c'è più, se non quella obbligatoria; gli ospedali restano quello che sono, oggettivamente è così poi ci auguriamo che la legge di organizzazione modifichi le cose, ma se la modifica è dal punto di vista tecnico-manageriale non capisco perché questo debba essere affidato ad un Assessore.
La riorganizzazione tecnico-manageriale è la conseguenza della cultura della burocrazia. Non è la cultura politica che produce questi beni. La cultura politica deve individuare gli elementi di natura politica che devono essere affrontati per concorrere alla soluzione del problema.
La riduzione dell'aziendalizzazione, a mio modo di vedere, tende a riproporre e a ritardare la messa in discussione del sistema ospedale rispetto al sistema territorio e rispetto ai cittadini.
Avete sentito un solo Sindaco mettere in discussione uno degli elementi del problema? Vi invito a trovare una sola dichiarazione di un qualche amministratore locale che metta in discussione un elemento dell'USSL. Non sono elementi contrapposti e dialettici l'un l'altro.
L'USSL nel suo complesso deve essere difesa, deve essere tutelata ed allargata, oppure ristretta a seconda dei casi; ma non è questo il problema. Si tratta di capire come devono rapportarsi, l'uno nei confronti dell'altro, i diversi componenti del pianeta sanità.
Si chiudono gli ospedali piccoli non perché è stato stabilito con qualche legge o per un fatto numerario, ma perché non sono in grado di offrire un servizio adeguato. Anche se un ospedale ha 170 letti, ma offre un servizio poco efficiente, è giusto che i cittadini si rivolgano all'ospedale più grande, che magari ha 555 letti, che presta un servizio migliore.
La storia del mercato nella sanità si riduce a questo. Il Ministro Costa, che è persona di buon senso, ha ricondotto ad oggettività le questioni poste in campagna elettorale, dicendo che dobbiamo rilanciare il sistema degli ospedali pubblici. Ma solo quando saremo in grado, noi ospedali, di essere prestatori di servizi a cittadini, sarà giusto consentire a qualcun altro di entrare in campo, dicendo: "Noi ci siamo attrezzati, se qualcuno è più bravo di noi, forse ha diritto di stare sul mercato". Questo può avvenire solo quando gli ospedali saranno diventati dei fornitori di servizi. Per sapere se un ospedale è in grado di fornire i servizi deve essere messo in competizione con il sistema, quindi deve essere un'azienda. Se è un'istituzione non si arriverà mai alla verifica di questo, se non attraverso strumenti di tipo manageriale che non si metteranno mai in campo, perché la messa in discussione di uno degli elementi dell'USSL non viene chiesta da nessuno.
C'è qualcuno che ha chiesto la verifica della funzionalità di un ospedale? Gli amministratori di Rivarolo hanno mai messo in dubbio l'efficienza del loro ospedale? Gli abitanti di Avigliana hanno mai messo in dubbio l'efficienza del loro ospedale? Gli abitanti di Susa hanno mai messo in dubbio l'efficienza del loro ospedale? No. I medici e i primari sono mai stati messi in discussione? No. Questi sono miti costruiti per avere il consenso.
Tutti abbiamo portato avanti la campagna elettorale nei piccoli centri e chi cercavamo come primo candidato da mettere in lista? Un medico perché, come gli sciamani, questo mondo è l'unico che ha ancora la capacità di vivere all'interno di un contenitore di cristallo trasparente, ma intoccabile.
Non ho mai sentito in quest'aula mettere in discussione un primario, un ospedale o un'USSL. Ho sentito soltanto mettere in discussione gli amministratori, i politici e la dimensione e il perimetro dell'USSL; queste sono le questioni sulle quali si discute in termini politici.
Collega Cucco, l'arretramento sul piano dell'aziendalizzazione significa, a mio modo di vedere e in base ad un ragionamento più filosofico che politico, che non si fa lo sforzo necessario per avviare, anche nel mondo della produzione del bene sanità, gli elementi di competizione e di confronto tipici di una società avanzata.
Questa è una questione aperta, e mi auguro che la legge sull'organizzazione recuperi questi obiettivi ed esigenze; ma, giudicando questo provvedimento, devo prendere atto che, rispetto all'ipotesi dell'ex Assessore Vetrino, è un arretramento, e rispetto all'ipotesi dell'ex Assessore Maccari è un duplice arretramento.
Per quanto riguarda le UU.SS.SS.LL. devo dire che la vicenda di Torino è veramente curiosa. La prima crisi nelle Giunte di sinistra a Torino è nata su uno scontro con un personaggio discusso e, per certi versi discutibile, ma di grandissima intelligenza politica, che è il signor Alessio, il quale, a proposito di questo modo di vedere i problemi da parte della sinistra, disse che a Torino la sinistra ha paura di camminare sotto i grattacieli. Questa frase significa che la classe di governo torinese ha l'incapacità di governare una metropoli.
Cosa vuol dire che bisogna fare una USSL intorno ad un ospedale principale di Torino? Cosa vuol dire? Ma cosa importa al cittadino di Via Artom sapere se la sua autorità è conseguenza del fatto che c'è un ospedale a tre chilometri e quindi è quella la sua centrale di potere, mentre c'è un ospedale che è fuori dal perimetro e non lo riguarda? Cosa vuol dire questo? Un cittadino di Torino, attraverso il 118, ha diritto di utilizzare il servizio in quel momento più efficiente e più disponibile presente sull'area torinese. Cosa significa questo in una città dove in un quarto d'ora di taxi si va in qualunque presidio sanitario? Che senso ha una pluralità di USSL? Qualcuno me lo faccia capire. E' la paura di misurarsi con i grandi numeri e con le grandi realtà e di ritirarsi intorno alle conventicole.
Questi sono i due elementi di carattere storico-politico che il provvedimento evidenzia: in generale, una non adeguata capacità di stare all'interno delle linee. Non conosco i numeri. Il collega che mi ha preceduto conosce le sigle, i numeri, distingue i disegni di legge dai decreti legge e dai decreti delegati. Io tutte queste cose non le so. Ma so che è stata fatta un'operazione di consociativismo culturale-politico con la 833 e si cerca di uscire da questo. Si esce con che cosa? Recuperando la capacità aziendalistica, direi quasi imprenditoriale degli ospedali, e la capacità di governo degli amministratori locali, ma non sul controllo dell'ospedale: non comporta agli amministratori locali controllare un ospedale, perché non ne sono in grado. E' inutile che continuiamo a costruire questo alibi per il mondo ospedaliero, mettendo degli eletti, per quanto qualificati, a giudicare realtà che non sono in grado di giudicare ma che soltanto il mercato è in grado di giudicare. Perché nessun direttore sarà mai in grado di valutare il lavoro del proprio primario. Lo metteremo in discussione soltanto se ci sarà un clima in cui un primario viene messo in discussione anche dalla pubblica opinione e dai propri utenti, e non soltanto qualche volta dalla Procura della Repubblica, come avviene nel nostro Paese.
A noi sembra, collega Cucco, che il disegno di legge non vada sufficientemente avanti rispetto agli obiettivi che si chiede ai liberali di perseguire. Chiedendo ai liberali di assumere il Ministero della Sanità che cosa si chiede loro probabilmente? Che cerchino di superare gli elementi negativi di una cultura non liberale che è alla base della legge n. 833.
Quindi, il nostro intervento ha cercato di individuare, all'interno del provvedimento, i ritardi nel recupero di una cultura della competizione della concorrenza e della modernizzazione nel pianeta sanità contro il perdurare del burocrativismo e del consociativismo sociologico, se non di tipo politico.
Non ce ne vorrà il collega Cucco se il nostro giudizio è di ordine politico e prescinde dallo specifico dei contenuti. Siamo anche certi che l'Assessore e la Giunta abbiano apprezzato il nostro comportamento in aula e in Commissione, che è stato anche e soprattutto un atto di apprezzamento per la serietà con cui la Giunta ha deciso di affrontare al tempo debito un problema e risolverlo.
La politica si fa anche come l'amore, rispettando gli appuntamenti perché si può essere grandi amatori, ma se si arriva il giorno dopo, quando la signora è andata con un altro... Ci possono anche essere solo dei Dongiovanni di periferia, però se si arriva al momento giusto con i fiori... Quindi, questa Giunta che arriva agli appuntamenti puntuale ed attrezzata merita rispetto e il Gruppo liberale l'ha trattata con rispetto le ha consentito di consumare il suo appuntamento in quest'aula e quindi di portare a casa il risultato: pagare il prezzo politico e avere il premio politico che le deriva da un atto di onestà e di coraggio politico intellettuale.
Non abbiamo rincorso, come Gruppo, più di tanto le esigenze di rappresentanza locale delle questioni. Un emendamento l'ha presentato il collega Fulcheri, io ne ho presentati due e ho concorso alla stesura di altri emendamenti. Questo per informazione, in modo che l'Assessore nella replica possa fare qualche ragionamento. Sono emendamenti che appaiono di tipo localistico, ma sono di carattere generale. Ce n'è uno che ho firmato con il collega Vaglio, con cui si richiama l'esigenza che, per quanto possibile, le Comunità montane vengano considerate coincidenti con i distretti.
Altri due, uno firmato con il collega Vaglio e uno firmato in proprio ripropongono il problema della Valle di Susa, non tanto sulla lettera dell'emendamento, ma per il fatto che si riconosca nella nostra valle non una valle alpina. E' un'area del tutto particolare, con tre valichi, un tunnel, 150 mila pendolari alla domenica, alti rischi ambientali, il TGV.
Tutto sommato il disastro, anche di ordine culturale esistenziale, è determinato dal pendolarismo che è nei nostri cittadini e quindi appesantisce e rende difficile anche la qualità della vita. Questa specificità della Valle di Susa deve avere un'attenzione particolare, per cui abbiamo immaginato solo come scenario, come provocazione di ragionamento, che Susa possa giustificare una USSL che chiamiamo sperimentale, considerando - me lo consenta, Assessore che noi siamo più che una valle alpina, una valle di confine. Mi sembrerebbe abbastanza giusto sperare ed immaginare che la Valle di Susa sia il terminale di aggancio al sistema francese, non viceversa, perché esistono dei documenti degli amici francesi del Brianzonese che riconoscono Torino come la loro città di riferimento naturale. Non certamente Marsiglia, che è lontana tre volte in più rispetto a Torino; quindi tutta la zona del Delfinato, tutta la prima Provenza e le Deux Alpes sono aree interessate, quando maturerà la vera Europa, ad utilizzare il servizio sanitario torinese. Non utilizzare noi quello francese, che non c'è! Una filiera che vede nella nostra valle un attestamento di forte qualità, di forte riconoscibilità, probabilmente produce questo tipo di risultato.
Esiste un altro emendamento che è un contributo che l'Assessore vorrà apprezzare, almeno in termini di riflessione: evitiamo che il distretto venga istituzionalizzato. Non ho conoscenze e competenze sufficienti per sapere quali funzioni devono essere date al distretto, mi sembra molto risicato immaginare che si differenzino anche formalmente le Assemblee dei Sindaci dalla Conferenza dei Sindaci. Il che fa immaginare che nel distretto i Sindaci si trovano, votano proposte che poi loro stessi devono andare a difendere e rivotare nell'altra sede. Ho suggerito un emendamento che riconduce l'ipotesi della Giunta non ad un'altra cosa, ma ad un'articolazione della stessa cosa sul territorio con sole funzioni potremmo dire qui, per capirci meglio - di istruttoria delle questioni e non di formulazione di proposte. Altrimenti sappiamo benissimo che arriveremmo ad avere l'USSL con all'interno una pluralità di distretti come ci auguriamo tutti che sia - sostanzialmente con dei partiti che si sono precostituiti prima dell'Assemblea dei Sindaci, in cui ogni gruppo di Sindaci arriva con un mandato preciso, radicato anche qui su consenso popolare, sulle marce, sulla gente che si mette sulle rotaie per difendere le cose indifendibili (perché gliele facciamo credere indifendibili): questo è il nostro contributo, il nostro ragionamento. Ripeto all'Assessore e alla Giunta che c'è apprezzamento, almeno per la volontà di rispettare gli appuntamenti. Ci sembra, però, proprio da liberali, più che da rappresentanti del Gruppo liberale in questa sede, che se ai Ministri liberali si chiede di essere, ormai da dodici anni, le sentinelle che devono garantire che il percorso vada in questo senso, difficilmente si possa pensare che ci sia un voto favorevole a un provvedimento che sicuramente tutto può pensare di essere, ma che comunque non va nel senso della riforma vera. Riforma, ripeto, che non consideri Lutero un controriformatore.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Poiché il collega Marchini ha concluso il suo intervento complimentandosi con la Giunta che rispetta i termini, io parlerò invece del ritardo con cui questa Regione conclude questo iter straordinario che è stato quello della nostra legge di riforma. Noi siamo, se non l'ultima, la penultima Regione che arriva a normare per la legge di riordino.
Credo che, in un momento come questo, bisogna capirne il perché, visto che per contro la nostra Regione era stata tra le prime ad avere, come Giunta, un provvedimento votato. Provvedimento che in qualche caso è servito anche come indirizzo ad altre Regioni, che ne hanno fatto oggetto della loro documentazione per poter orientare i loro disegni di legge. Devo ancora una volta ricordare che di fronte ad un iter legislativo in corso ci fu una riunione dei Capigruppo nella quale, su richiesta del PDS, si interruppero le consultazioni, introducendo una novità istituzionale anche questa assoluta - profondamente mortificatrice delle autonomie locali e dei diritti delle autonomie locali. Tra l'altro anche discriminando rispetto alle autonomie locali, perché all'epoca, si ricorda, alcune Province avevano svolto le loro consultazioni, mentre altre non poterono svolgerle nei tempi fissati. Questo perché la Conferenza dei Capigruppo su indicazione del PDS, ma anche grazie ad una difesa molto debole, se vogliamo, della DC - che pure nella coalizione che governava all'epoca era il partito di maggioranza relativa - e ad un consenso della Presidenza del Consiglio, che avrebbe dovuto essere veramente tutrice in quel momento delle autonomie locali, ha invece consentito la discriminazione e la mortificazione.
Questo è il motivo di fondo per cui noi oggi siamo sostanzialmente molto in ritardo. Se si fossero all'epoca definite le consultazioni ci sarebbero state poi le condizioni anche per momenti straordinari del Consiglio regionale, pur in presenza di una crisi. Quando si è voluto lo si è fatto: pur in presenza di una crisi si sono a volte approvati provvedimenti importanti, perché erano provvedimenti che riguardavano gli interessi generali della comunità, come appunto il provvedimento che abbiamo di fronte. Ormai è inutile piangere sul latte versato, tant'è che noi ci auguriamo che appena possibile un provvedimento non di legge ci sia e le UU.SS.SS.LL. sappiano finalmente qual è il loro destino e quale sarà la loro gestione successiva.
Un altro aspetto sul quale mi voglio soffermare un attimo, per dare immediatamente una valutazione di tipo politico al documento che abbiamo di fronte, peraltro ripetendo delle considerazioni che ho già fatto anche in occasione della formazione della Giunta, è questo: il provvedimento che abbiamo di fronte è forse il primo e sicuramente non ultimo conto che il PDS ha cominciato a presentare a questa maggioranza. Attraverso questo provvedimento noi non facciamo altro che trasferire in un provvedimento di legge una parte del programma che segnava profondamente la valutazione rispetto alla sanità del Piemonte, del PDS, che ha imposto - a questo punto si può dire - la sua linea e la sua politica sanitaria in Piemonte per i prossimi anni. Penso non sia sprecato, anche se cercherò di essere brevissima, come di solito riesco ad essere, se noi facciamo una piccola panoramica per poter comprendere meglio il momento che stiamo vivendo.
Sicuramente oggi la sanità in Italia attraversa una fase molto delicata. Le Regioni si sono trovate di fronte all'esigenza di fare delle scelte veramente strategiche per quanto riguarda la ridefinizione e l'assetto del sistema sanitario, alla luce di questi nuovi, diversi principi di indirizzo, che fra l'altro mirano - com'è già stato ripetuto prima dai miei colleghi ad introdurre dei criteri di natura aziendalistica nella gestione delle strutture e dei presidi.
Queste innovazioni sono notevoli. Tutto sommato, mi spiace che il Ministro De Lorenzo venga ricordato dalla storia come un Ministro ladro perché verrà ricordato soltanto per questo; dico questo in quanto, pur con tutti i correttivi che il DL n. 517 ha introdotto sul DL n. 502 e con tutti i correttivi che il nostro disegno di legge introduce sia sul DL n. 502 che sul DL n. 517 per renderli più coerenti alla nostra cultura, non v'è dubbio che la riforma presentata dal Ministro De Lorenzo sia una riforma sostanziale, di quelle che segnano un'epoca, che segnano un momento di capovolgimento di una pagina.
Infatti, cos'era successo in questo Paese? Eravamo passati da un'impostazione che poneva al proprio centro l'organizzazione ospedaliera chi si occupa di sanità sa cos'è la legge Mariotti - come fulcro dell'attività socio-sanitaria ed assistenziale ad un'organizzazione che si fondava invece sulla prevenzione, sulla medicina di base e naturalmente anche sulla medicina ospedaliera. Questa era la legge n. 833 del 1978 alla quale oggi noi intendiamo (con il DL n. 502, il DL n. 517 e il nostro provvedimento) dare un'attuazione equilibrata, mantenendone naturalmente tutti gli aspetti positivi. Personalmente non ho mai disconosciuto il grande valore della legge n. 833, e ne parlerò ancora successivamente.
Oggi si intende innovare profondamente il sistema con la creazione delle aziende e, quando parliamo di aziende, ci riferiamo sia alle aziende UU.SS.SS.LL. che alle aziende ospedaliere. D'altra parte, bisogna anche tener conto del fatto che dal tempo della legge n. 833 sono cambiate alcune cose. Per esempio, proprio per effetto della legge n. 833, la domanda di salute è aumentata, si è molto sviluppata e questo ha determinato dei maggiori costi che anche il cittadino oggi è chiamato a sostenere (di questo dobbiamo tenere conto). Di conseguenza, questa riforma deve tendere e tenderà sicuramente ad orientarsi alla ricerca di prestazioni e servizi i più qualificati possibile.
Questo è lo stadio dal quale siamo partiti per affrontare i problemi odierni della sanità. Il mondo che orbita attorno a questo pianeta, che come si sa è costituito dagli operatori della sanità e dai pazienti desidera essenzialmente due cose: una maggior efficienza delle prestazioni sanitarie ed una lotta più incisiva contro gli sprechi (perché la legge n.
833 ci aveva portato a degli sprechi). A nostro avviso, tale obiettivo non può essere raggiunto difendendo ad oltranza il sistema su cui si basava la legge n. 833 con l'introduzione del Sistema Sanitario Nazionale.
Ripeto, riconosco tutti i meriti storici di questa legge, che sono fondamentalmente quelli di aver introdotto il concetto dell'universalità, e cioè di aver voluto accompagnare il cittadino dalla culla alla tomba in tutti i suoi momenti di disagio sanitario, assistenziale; tuttavia, si è trattato di una pretesa probabilmente eccessiva, tant'è che questo sistema è andato in tilt. Questa legge, purtroppo - come diceva il Consigliere Marchini avendo dato tutto da gestire alle UU.SS.SS.LL., ha consentito e anzi ha incentivato, attraverso la nomina partitica degli amministratori la conseguente lottizzazione delle strutture, ma anche della dirigenza che negli ospedali e nelle strutture sanitarie lavorava. Tutto questo attraverso un enorme spreco di risorse, senza ottenere un corrispondente beneficio nei livelli delle prestazioni sanitarie.
Eppure, nonostante queste palesi evidenze, l'attuale maggioranza che governa la Regione Piemonte (il PDS e il PPI) sta per varare un programma sanitario che prevede la riforma delle UU.SS.SS.LL., che è la negazione dello spirito della legge stessa e che rappresenta, nella migliore delle ipotesi, il mantenimento di fatto dello status quo.
Io penso che potremmo addirittura non farla questa riforma. Il programma sanitario, preso di pari passo da quello del PDS, prevede semplicemente la riduzione del numero delle UU.SS.SS.LL. con una maggiore autonomia, peraltro già esistente di fatto negli ospedali clinicizzati. A Torino, ad esempio, si trasformeranno in aziende i grandi ospedali universitari (le Molinette, il CTO), con gli accorpamenti che non sto a ripetere, mentre l'intero territorio verrà diviso fra tre ospedali (il Martini Nuovo, il Maria Vittoria e il San Giovanni Bosco): in tal modo si realizzerà una commistione incredibile tra vecchio e nuovo, tra ospedali e territorio, senza aver fatto una minima analisi dei fabbisogni sanitari della popolazione.
D'altra parte, lo stesso territorio è suddiviso più o meno casualmente: prima si diceva in tre, poi in quattro UU.SS.SS.LL. (per fortuna, perch quattro UU.SS.SS.LL. è comunque un numero più razionale rispetto alle tre proposte dal Comune di Torino). Tutto questo, però, non potrà essere gestito in modo unitario, condizione invece indispensabile per poter esplicare una politica territoriale e quindi un'assistenza primaria ed una prevenzione efficace.
Molto meno conservatrice (perché qui siamo di fronte ad un disegno di legge che è conservatore, non nel senso thatcheriano del termine, ma nel senso politico) e nettamente più coraggiosa era invece la scelta fatta dalla Giunta Brizio del 1993, il cui piano consentiva l'effettiva autonomia dei grandi ospedali territoriali attraverso la costituzione di alcune aziende regionali e l'istituzione nel bacino torinese di un'unica USSL. In tal modo si rendevano più omogenee e quindi più consone allo spirito della riforma le strutture ospedaliere di territorio.
Poiché molte volte è stata considerata una follia pensare di aver introdotto nel nostro disegno di legge la costituzione di una sola USSL.
vorrei ripetere quali sono i motivi per i quali sostanzialmente una sola USSL poteva rivelarsi più facilmente gestibile per quanto riguarda i servizi territoriali (evidentemente si parla di una sola USSL che avesse scorporato interamente gli ospedali).
Una sola USSL avrebbe consentito un'organizzazione amministrativa dei servizi di base (convenzioni, assistenza e farmaceutica) assai facilitata dalla dimensione comunale; in caso contrario, al fine di responsabilizzare finanziariamente le singole UU.SS.SS.LL. subcomunali, occorrerà attivare complessi sistemi di rilevazione della mobilità (basti pensare alla concentrazione delle farmacie comunali nella zona centrale). Una USSL sola avrebbe consentito una migliore organizzazione delle funzioni igienistiche che richiedono una direzione unitaria per il territorio cittadino.
Questa mattina ho parlato con l'ex Assessore Olivieri: egli è arrivato addirittura a dire che, persino in presenza dell'USSL 1/23, si erano determinate rispetto a questo tipo di funzioni delle condizioni di eccellenza relativamente alla loro gestione (ricordo che l'1/23 era l'USSL di Torino con all'interno tutti gli ospedali, mentre noi stiamo parlando di una USSL con lo scorporo di tutti gli ospedali).
Una USSL sola avrebbe come riferimento unico il Sindaco; questo riferimento al Sindaco quale autorità di indirizzo dell'attività dell'USSL sarebbe certamente facilitata dalla previsione di una sola USSL.
Nell'attuale situazione il Comune ha sovente lamentato la difficoltà di coordinare le dieci UU.SS.SS.LL.: è sufficiente pensare alla creazione di una relazione sulla salute della città di Torino. Parlo - per fare un esempio - della difficoltà ad organizzare il CUP, il centro delle prenotazioni, perché il CSI si è rifiutato di dover intessere rapporti con dieci UU.SS.SS.LL., ha detto: "o intesso rapporti con la Regione o rinuncio a farlo". E' vero che adesso si passa da dieci a quattro, ma gli interlocutori continuano ad essere molteplici.
La previsione di una sola USSL con servizi decentrati mediante il distretto urbano dovrebbe facilitare l'integrazione con i servizi sociali.
Oggi tale integrazione è difficile anche perché la gestione unitaria dei servizi sociali si confronta con dieci interlocutori, per fortuna arriveremo a quattro, ma ovviamente non è questo l'obiettivo che si poneva la rivisitazione con l'individuazione di una sola USSL.
Bisogna anche dire che ci si è attaccati - lo diceva Marchini a questo carattere dell'ospedale che deve essere assolutamente incorporato territoriale, ma non c'è nessun ospedale di Torino che abbia un reale radicamento nel territorio. Il supporto degli ospedali alle attività distrettuali può essere organizzato in modo flessibile, tenendo conto della localizzazione dei singoli ospedali: escludendo le aziende ospedaliere di rilievo nazionale, a Torino sarebbero rimasti tre ospedali di media grandezza, di difficile riferimento ad un'area territoriale, e quattro ospedali monospecialistici, che non ha senso mantenere nell'USSL atteso il bacino di utenza comunque vasto.
Ho voluto riferire queste motivazioni per cui nel disegno di legge precedente si era pensato ad un'unica USSL anche perché le motivazioni che sono state date per far comprendere la scelta delle quattro UU.SS.SS.LL.
francamente non sono venute e io non le ho sentite né dalla relazione dell'Assessore né tanto meno da quella scarsa del relatore.
Quello che rimane poi molto oscuro in questo contesto sono gli intendimenti dell'ex Democrazia Cristiana che in passato era sempre stata una tenacissima assertrice delle aziende ospedaliere. Devo dire che all'inizio del mio mandato proprio questo entusiasmo propugnato dai rappresentanti della DC per l'istituzione delle aziende ospedaliere mi aveva anche destato qualche sospetto, per un desiderio, forse, che questa scelta fosse unicamente dettata da istinti molto più terreni, ispirati da precisi interessi locali e clientelari. E' stato ricordato che l'Assessore Maccari aveva lasciato un disegno di legge che prevedeva trenta aziende ospedaliere e la DC era all'epoca un'assertrice della possibilità che sul territorio regionale si facessero trenta aziende ospedaliere. Una rivisitazione attenta di questo documento portò il gruppo di lavoro, che aveva elaborato la proposta, ad individuare in quindici aziende la via mediana. Non è vero, collega Marchini, che si è fatto un passo indietro rispetto all'impostazione che discende dal decreto De Lorenzo semplicemente noi abbiamo cercato di individuare dei criteri sui quali si sono determinate quindici aziende che avrebbero potuto essere sedici o diciassette, tant'è vero che la richiesta conclamata di Alba di voler assolutamente avere l'ospedale per Alba-Bra non venne accolta perché quel presidio non rispondeva ai criteri che erano stati individuati nella nostra proposta.
Per quanto riguarda il PDS devo dire che ancora una volta c'è da dolersi perché questo partito non riesca effettivamente a scrollarsi di dosso il peso ideologico che impedisce a tutta la sinistra italiana di diventare in modo irreversibile una moderna democrazia europea. Anche le attuali scelte regionali del PDS in campo sanitario soffrono di questo pregiudizio di tipo ideologico. La difesa ad oltranza della legge n. 833 nasconde il timore del Partito Democratico della Sinistra che l'attuale maggioranza di governo romana voglia, in nome di un liberismo esasperato distruggere l'attuale sistema sanitario pubblico sostituendolo gradatamente con un sistema privato sul tipo di quello americano, cosa che sarà assolutamente impossibile in Italia perché non abbiamo la storia americana abbiamo un'altra storia di democrazia, più consolidata probabilmente nonostante la nostra giovane età.
La legge Garavaglia, come del resto recentemente asserito dallo stesso Ministro della Sanità, on. Costa, vuole invece semplicemente introdurre nel sistema sanitario italiano alcuni elementi di privato che renderebbero più agile la struttura e più efficiente il sistema di gestione. Anzi, il sistema pubblico acquisterebbe una maggiore competitività con il sistema privato senza peraltro rinunciare all'ideale che aveva ispirato la legge n.
833: l'uguaglianza di tutti i cittadini rispetto ai bisogni sanitari.
Il nodo del problema di una maggiore efficienza delle UU.SS.SS.LL. è fondamentalmente di tipo strutturale e passa attraverso una profonda modifica degli assetti giuridici-istituzionali come quella che si avrebbe attraverso la realizzazione di aziende ospedaliere. La privatizzazione delle aziende UU.SS.SS.LL. è basata fondamentalmente nell'acquisizione di alcuni concetti del tutto normali nelle aziende private: una maggiore autonomia gestionale, una maggiore responsabilizzazione e capacità decisionale da parte della dirigenza sanitaria di ogni ordine e grado.
Nell'attuale sistema nessuno è responsabile di quello che succede negli ospedali, nemmeno l'amministratore straordinario. Le decisioni che vengono prese sono semplicemente la sommatoria di quanto viene richiesto dai vari poteri, o servitù come le chiamerebbe Sergio Romano: i sindacati confederali ed autonomi, i primari, la dirigenza e via via fino all'ultimo portantino. Le conseguenze sono: l'inamovibilità del personale, la burocratizzazione delle procedure, le carriere per titoli ed anzianità che consentono l'emergenza di una dirigenza gerontocratica. Si è mai visto in una USSL fare degli acquisti di apparecchiature in meno di una settimana? Assumere del personale attraverso un semplice colloquio da parte di esperti? Mettere a capo di un importante ufficio un trentacinquenne? E chi avrà la possibilità di riconvertire gli ospedali, i cosiddetti ospedalini se non un direttore generale che in presenza di un bacino di utenza idoneo possa selezionare le attività e definire le integrazioni? E' stata svolta una ricerca, commissionata dal Ministero della Sanità da parte dell'Università Cattolica nella quale si fa questa affermazione: "Oggi nessun ospedale può permettersi il lusso di non avere una guardia medica e chirurgica attiva 24 ore su 24; non è possibile non avere la TAC e lo specialista radiologo che la sappia leggere, quindi questi piccoli ospedali potrebbero essere utilizzati sia come centri diagnostici territoriali per il supporto ai medici di famiglia, sia per strutture residenziali per anziani non autosufficienti".
Bisogna arrivare a questo punto, ma per farlo occorre avere il coraggio e le condizioni organizzative per potervi arrivare, altrimenti l'ospedale di Giaveno e quello di Avigliana non li riconvertirà nessuno. E le donne che vanno all'ospedale di Giaveno continueranno a partorire con il parto cesareo! Perché in quell'ospedale - questo è un dato da fornire - c'è il maggior numero di donne che partoriscono con il taglio cesareo, più del 50%! E sapete perché? Perché partoriscono non quando devono partorire, ma quando fa comodo al primario, quando fa comodo al cardiologo, quando fa comodo all'anestesista! Queste sono le cose che bisogna considerare, per io non credo che da Torino, da Piazza Castello o da Corso Regina Margherita, si possa intervenire fino a questo livello, perché ci vuole ovviamente un momento interlocutorio di gestione che è quello che deve fare il direttore generale.
Quando ho saputo questo dato relativo all'ospedale di Giaveno ho posto le premesse perché questa situazione venga a modificarsi, e da settembre è una richiesta che faccio all'Assessore bisogna assolutamente intervenire perché in qualche modo si correggano queste situazioni. C'è un accordo tra Orbassano e Giaveno: non so se si potrà considerare ancora quell'accordo se Giaveno non possa addirittura collegarsi con Rivoli, non sono cose che si possono definire così, bisogna considerarle con i dati di attività alla mano.
Tutte queste innovazioni non è possibile trovarle nel vecchio sistema della legge n. 833 né nella riforma delle UU.SS.SS.LL. così com'è propugnata dalla Giunta.
Vorrei riprendere brevemente in chiusura il discorso del Consigliere Marchini. Credo che, oggi, la Regione perda una grande opportunità per una sfida culturale molto forte, che potevamo raccogliere, proponendo un disegno di legge diverso da quello che ci apprestiamo a votare.
Oggi, devo ammetterlo, l'area liberaldemocratica subisce una sconfitta profonda in questo Consiglio regionale. Il Presidente Brizio si appresta con il suo carisma e con la sua personalità, a consentire che questo avvenga. Lo scontro che avviene oggi in Consiglio - e che è avvenuto nella comunità e nella Commissione, e che dovrà continuare è uno scontro proprio di tipo culturale.
So che l'Assessore Cucco non condivide la mia affermazione, perché egli dice che questa è una proposta pragmatica, e non si tratta di cultura.
Ritengo difficile, per la poca esperienza che ho in politica, che una proposta attraverso la quale si decide sulla testa della gente sia pragmatica. E' sempre una proposta politica, e tale va considerata, per l'importanza e per i riflessi che determina nella società.
Con questo disegno di legge si stanno assumendo delle grossissime responsabilità, perché a mio avviso non si determinano le condizioni per il cambiamento. Siccome questa legge è fatta per il cambiamento, noi oggi non raggiungiamo l'obiettivo che ci siamo preposti.
Devo anche dire che, per quanto sia sostanzialmente soddisfatta che tutto questo lavoro vada in porto, oggi il Consiglio ha subìto una mortificazione, e la comunità piemontese ha subìto una mortificazione perché non è stata sufficientemente rispettata. Io sono poco d'accordo con tutte le istanze e le cose che le comunità hanno richiesto, ma certamente una loro considerazione andava fatta e andava anche motivato il diniego.
La nostra Regione, quando ha presentato la legge sull'urbanistica, l'ha avanzata in modo così democratico che si è arrivati persino a motivare le osservazioni e a spiegare perché non si potesse costruire.
Nella mia esperienza di Sindaco, mi sono trovata nell'esigenza di motivare a qualcuno perché il suo terreno non fosse fabbricabile. La nostra legge urbanistica, che è profondamente democratica, consente questo.
Oggi in questa stessa Regione si approva una legge che non spiega ai cittadini di Asti, di Acqui o di Giaveno perché le loro richieste non sono state accolte. Questo bisognava farlo: bisognava motivare il mancato accoglimento delle istanze. Questo non significa accogliere le istanze perché, ripeto, su moltissime io non sono affatto d'accordo - e lo si vedrà dal mio atteggiamento sugli emendamenti.
Detto questo, con amarezza, si accingiamo ad esaminare una questione che deve essere valutata, perché è giusto, in ogni caso, che la Regione abbia una sua legge di riordino.
Le leggi, però, non sono dei monumenti e si possono sradicare; pu darsi che, in futuro, maggioranze diverse da questa riescano a dare alla Regione Piemonte una legge più degna della sua storia e della sua tradizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Presidente, colleghi, l'aziendalizzazione degli ospedali di importanza nazionale, così come previsto dalla relativa legge, comporta inevitabilmente l'adozione di una serie di interventi equilibratori dell'attuale sistema sanitario, quale ad esempio l'accorpamento territoriale di UU.SS.SS.LL., rimaste prive della struttura ospedaliera inesistente sul proprio territorio, con altre limitrofe aventi pari caratteristiche o altre dotate di ospedali al momento non in possesso dei requisiti necessari per diventare aziende.
A questo punto, a nostro modo di vedere, emerge la necessità di lasciare aperto uno spiraglio allo spiraglio minore: "di acquisire nel tempo i titoli richiesti per essere inserito nel novero delle aziende ospedaliere". Tutto ciò anche per non disincentivare l'attività sanitaria del medesimo, che sentendosi abbandonato potrebbe cedere al torpore e all'indifferenza a tutto discapito dell'ammalato, ma perché si adoperi a garantire e mantenere un livello del servizio sempre altamente qualificato ed aggiornato alla domanda.
Altra questione che merita una particolare attenzione è l'approfondimento per quello che riguarda il territorio o, per meglio precisare, l'organizzazione del territorio. Dopo la negativa esperienza maturata negli anni trascorsi, derivante dalla mancata istituzione di una rete capillare dei distretti socio-sanitari - che avrebbero dovuto sostituire le sezioni mutualistiche tendenti a svolgere il delicato compito di indirizzare gli utenti in modo corretto e puntuale alla struttura competente, che avrebbero dovuto svolgere al contempo la funzione di filtro all'indiscriminato ricorso alla struttura ospedaliera è giunto il momento di affrontare il problema una volta per tutte, destinando le risorse umane ed economiche necessarie alla riorganizzazione del territorio, tramite i famigerati quanto fantasmagorici distretti.
In ultima analisi, così come ci viene richiesto da più parti, riteniamo di dover rimarcare la necessità di regolamentare, in modo rigido e in via del tutto straordinaria, l'utilizzo dell'istituto dello scavalco principalmente per quel che riguarda oggi la figura del commissario e dell'amministratore straordinario. Tale istituto dovrà essere utilizzato solo in casi estremi e per limiti di tempo molto brevi.
Inoltre, qualora si debba addivenire ad una proroga anche di breve durata degli attuali amministratori, ciò non dovrà avvenire per gli incarichi a scavalco.
Per concludere, pare degno di nota riportare e segnalare le manifestazioni di protesta che si svolgono in Piemonte da parte dei cittadini, allarmati per le ventilate proposte di chiusura di ospedali ritenuti in sovrannumero di posti letto per effetto dell'accorpamento delle UU.SS.SS.LL. Proponiamo di risolvere il problema, laddove emerga l'estrema necessità, mediante la trasformazione di dette strutture in luoghi di lunga degenza, poliambulatori specialistici nella maggior parte dei casi, poich questo è un settore carente, del quale si sente maggiormente la mancanza.
Volevo fare ancora due considerazioni sul documento che andiamo a votare in quest'aula. Confrontando la proposta di legge presentata dall'ex Assessore Vetrino con quella attuale, vediamo che Torino era stata preventivata in una USSL. e questo può andare bene, ma con sorpresa rileviamo che, nella precedente proposta, la Valle di Susa era stata decretata come USSL autonoma, mentre ora, la si vuole inglobare in un'altra USSL. Non ne capiamo la ragione, perché nulla è cambiato, il numero degli abitanti è lo stesso, gli ospedali sono gli stessi. Quindi, se l'Assessore vuole fornirmi alcune delucidazioni in proposito mi fa una cortesia.
Le altre questioni sono piuttosto irrazionali. Due UU.SS.SS.LL.
rispettivamente quella di Vercelli e Santhià e quella di Borgosesia e Gattinara, sono state accorpate in una. Vorrei sapere con quale criterio si è proceduto, anche perché lo stesso discorso vale per Novara e Borgomanero e per Cuneo e Ceva. Ritengo che da Cuneo a Ceva il percorso sia parecchio distante. Poi salta all'occhio che Asti, stranamente, è di nuovo ritornata sola come lo era Susa prima. Non ne vedo il motivo, perché vedo che Nizza Monferrato e Acqui Terme sono state accorpate. Mi sembra che Asti sia un centro importante al quale Nizza Monferrato poteva benissimo fare riferimento.
Mi stupisce - e sarei grato al Presidente se me ne desse una spiegazione - che il Presidente ci abbia presentato tre progetti di legge: uno di Maccari, uno dell'Assessore Vetrino e uno di Cucco. Sono completamente diversi. Dirò subito che questo è il peggiore di tutti. Il peggiore di tutti perché ci fa ritornare indietro di parecchi anni, ci fa ritornare ai tempi passati, ci fa ritornare ai vecchi sistemi di gestione delle UU.SS.SS.LL. che abbiamo tanto deprecato negli anni passati. Di questi tre progetti di legge penso che quello di Maccari fosse quello che si avvicinasse di più alla legge nazionale; questo progetto di legge invece, pur essendo il Presidente stesso firmatario, è di indirizzo completamente diverso. Se il Presidente mi volesse dare dei lumi gliene sarei grato, anche perché le aziende che noi stiamo creando sono comunque aziende che creano a loro volta servizi per la salute pubblica che è un diritto ed un bene primario di tutti i cittadini. Mi sembra che sia la cosa più delicata che stiamo trattando in questa legislatura. Direi che è la legge più delicata e sensibile che andiamo ad approvare. Ci riserviamo di sentire il prosieguo del dibattito e soprattutto quello che ci dirà il Presidente e cosa ci dirà l'Assessore Cucco, anche perché l'Assessore Cucco lo vedo meno responsabile del Presidente.
L'Assessore Cucco era all'opposizione, non ha votato il bilancio, non ha condiviso i programmi precedenti, quindi lo vedo abbastanza svincolato da quella che poteva essere una strada maestra. Ma così non è per il Presidente, che era qui, faceva già il Presidente e gli altri due progetti sono stati firmati da lui. Vi ringrazio se mi darete una risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Brevemente. Noi naturalmente siamo per l'ammodernamento, ci siamo sempre professati liberisti e privatisti. Io personalmente penso che ci sia del vero e del giusto in quella posizione o proposta liberistica o privatistica - mi permetto di chiamarla così - del Consigliere Marchini.
Qualcosa che, veramente, è una specie di incantamento per l'animazione che ci mette e soprattutto una bellissima mimica - lo dico senza ironia la offre il Consigliere Calligaro. A parte questo, penso che qualcosa di vero ci possa essere in ciò che dice. Si tratta di cose vissute; in Commissione sovente citava dei fatti.
Modestamente, non sono un esperto, per carità: la prima, la posizione classica, quella di cui ho parlato, quella di Marchini, potrebbe valere soprattutto per la parte benestante che oggi forse rappresenta - non ho statistiche - almeno i due terzi della popolazione, sempre in modo relativo. L'altra posizione, quella assistenziale, potrebbe essere necessaria per le cosiddette fasce sociali più deboli, integrando eventualmente questa proposta con il volontariato. Sappiamo che l'assistenza, prima di essere pubblica e statale, è stata privata, ma fondata in gran parte sul volontariato. Pensiamo agli ospedali fondati sulle offerte volontarie, pensiamo al Cottolengo: Torino è classica in questo campo. Per uscire dall'astrazione penso che una soluzione relativamente positiva potrebbe essere affidare l'Assessorato della sanità a Marchini e Calligaro. La media potrebbe essere il realismo e il buon senso e la ragion pratica, perché sul piano della ragione ci sono buoni punti da una parte e dall'altra. Poi naturalmente bisogna confrontarli con la pratica. Del resto, l'hanno scoperto già molto prima di me dei filosofi.
Questo non vuole togliere prestigio alle capacità del collega Cucco dell'Assessore, anzi. Ma penso che dalla dialettica serrata fra la tesi liberistica e privatistica di Marchini e l'antitesi pubblicistica di Calligaro potrebbe scaturire una sintesi apprezzabile. Naturalmente l'errore sta, invece, in questa soluzione che è stata chiamata arretrata certamente è una soluzione burocratica che non potrà dare grandi frutti e quindi noi siamo contrari.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Credo che come Gruppo del PDS ci prema sottolineare almeno due aspetti che riguardano il disegno di legge che stiamo discutendo. Prima di entrare nel merito delle poche considerazioni che volevo fare, mi preme sottolineare soprattutto al collega Marchini, che ha parlato di un disegno di legge che presenta una controriforma grossolana, che caso mai abbiamo vissuto una stagione di proposte, di tentativi di far passare a livello di Parlamento nazionale controriforme grossolane varate dall'allora Ministro De Lorenzo e dai successivi Ministri e il disegno di legge regionale sul quale discutiamo oggi parte appunto da ciò che il Parlamento nazionale ha approvato e varato e contiene alcune parti, ancora, di questa controriforma grossolana. Il disegno di legge della Regione Piemonte ha un punto di partenza che è quello della riorganizzazione e della ridefinizione degli ambiti territoriali delle UU.SS.SS.LL. Noi lo riteniamo un punto di partenza anche perché direi che impegna da subito non soltanto la Giunta non soltanto la maggioranza, ma credo il Consiglio regionale tutto ad essere poi consequenziale ad assumere tutti gli altri provvedimenti che dalla riorganizzazione devono essere assunti per poter dare un segno di cambiamento, di gestione diversa della sanità in Piemonte, di tentativo di costruire quella nuova azienda USSL che deve stare alla base della gestione dei servizi sanitari nel nostro Paese e anche nella nostra Regione.
La difficoltà che abbiamo incontrato, il punto più dolente che abbiamo discusso (non soltanto in questi ultimi incontri, ma in tutta la fase di consultazione con le Amministrazioni comunali, con gli operatori, con i cittadini) riguarda appunto la necessità, in attuazione del DL n. 502 modificato dal DL n. 517, di procedere ad accorpamenti degli ambiti territoriali delle UU.SS.SS.LL., possibilmente, come dice la legge nazionale, per provincia. Quindi, UU.SS.SS.LL. di dimensioni provinciali cioè un'articolazione di gestione della sanità per grossi ambiti, salvo le eccezioni che possono riguardare alcune zone montane e le grosse realtà metropolitane.
Dicevo che è stato il punto più dolente - e lo è credo anche nella discussione odierna - perché ha imposto ed imporrà oggi nell'approvazione del disegno di legge scelte di accorpamenti che sono stati difficili da compiere e che saranno altrettanto difficili da gestire. Infatti non sempre la Provincia nella nostra Regione rispecchia per storia, cultura e anche per affinità religiose un'omogeneità. Anche le precedenti UU.SS.SS.LL. dividevano in modo cospicuo, corposo il territorio della Regione; ciò perché l'ampiezza del territorio della Regione Piemonte, che conta ben 1.209 Comuni e che è per lo più un territorio montano, è difficilmente assimilabile, accorpabile e quindi, appunto, presenta, anche a livello di provincia, delle disomogeneità evidenti, corpose macroscopiche.
Forse quello che ha attirato ed attira di più è proprio questo passaggio del disegno di legge: l'accorpamento, il mettere insieme realtà che abbiamo tentato in passato di far vivere separatamente, il dare dignità di Unità Socio-Sanitarie. Si tratta di realtà sulle quali più volte ci siamo trovati a discutere, perché per l'esiguità della popolazione e delle risorse presentavano delle grosse difficoltà di gestione, delle grosse lacune di erogazione di servizi per quanto riguarda l'efficienza, la qualità e la quantità di servizi da erogare e mettere a disposizione della popolazione.
L'attenzione - dicevo è stata ed è presa soprattutto da questa parte.
Ad alcuni colleghi Consiglieri voglio ricordare che tutti noi siamo qui a rappresentare porzioni di territorio. Qualcuno questa mattina ha detto: "Io difendo un disegno, una proposta diversa, perché voglio rappresentare il territorio". Questo può essere giusto e vero, ma abbiamo anche il dovere e il compito di valutare qual è il senso che vogliamo dare a questa legge in rapporto al complesso del territorio regionale e alla necessità di non dare vita, di non approvare una legge che sia una parvenza di riorganizzazione ma che di fatto lasci, almeno in molte parti delle nostre province, la situazione preesistente.
A questo proposito, voglio sottolineare brevemente che tante UU.SS.SS.LL. decentrate non hanno garantito alla nostra Regione una buona gestione dei servizi sanitari. Lo voglio sottolineare con una certa forza perché, dopo esserci lamentati della mancanza e della carenza di servizi non possiamo oggi - ci siamo lamentati e ci lamentiamo sovente - pensare che solo mantenendo una parte di questo decentramento si superino di fatto queste difficoltà.
Le lamentele giuste e sacrosante, i drammi che i cittadini bisognosi di cure hanno lamentato e denunciato in questi anni e in questi mesi non vengono assolutamente cancellati da un accorpamento più o meno grande di un territorio della nostra Regione o di alcune Province. Invece, la necessità dell'erogazione di buoni servizi, oltre che dalla dimensione del territorio e dalle motivazioni storico-culturali che dobbiamo certamente rispettare il più possibile, dipende soprattutto da buone leggi, da chiari e precisi obiettivi politici e gestionali che noi ci prefiggiamo, nonché dalla certezza e dalla chiarezza delle leggi nazionali, anche di finanziamento della sanità, e dalla capacità e dall'onestà di chi amministra.
Stamane sentivo qualcuno dire: "Questa legge ripropone novità così grosse che sarebbe meglio lasciare ancora per un periodo le UU.SS.SS.LL.
governate alla vecchia maniera". Credo che questo sia davvero ciò che non possiamo pensare e volere, perché la vecchia maniera ha significato malgoverno, malasanità, sprechi e quant'altro vogliamo aggiungere. Credo invece che i buoni servizi dipendano da tutto quanto ricordato e anche dalla capacità della nostra Regione di formare, di contribuire a mantenere una buona professionalità del nostro personale, nonché dalla capacità e volontà di operare all'altezza delle necessità del nostro territorio per quanto riguarda l'erogazione dei servizi sanitari.
Scelte e volontà politica, quindi, che io credo questo Consiglio e questa maggioranza vogliano assumere con serietà, operando affinché si affermino nel giro di questi mesi che ancora la legislazione ha a disposizione. Il problema che stiamo discutendo è certamente forte ed importante. Credo che altrettanto forte sia la volontà che nessuna realtà territoriale (Comunità montana o Comune, anche se penalizzato per quanto riguarda in parte l'autonomia e quindi costretto ad un accorpamento con altre realtà comunali) debba essere penalizzata dalle modifiche degli ambiti territoriali nella quantità e nella qualità di servizi che deve erogare. Su questo punto penso che torneremo anche con proposte ed atti del Consiglio regionale.
Noi siamo stati attenti - mi pare un elemento estremamente importante a far sì che, una volta tanto, in questo disegno di legge venga affermato ciò che dal punto di vista programmatico e politico abbiamo più volte detto, anche se poi non siamo stati conseguenti. Mi riferisco alla costruzione dei distretti socio-sanitari, di cui da anni parliamo, da anni promettiamo ai nostri cittadini di organizzare e di saper gestire, per essere il più vicino possibile alle loro necessità, per fare cura ma anche prevenzione, per erogare tutti quei servizi che sappiamo necessari e indispensabili, ma che abbiamo lasciato sulla carta.
Credo che, nell'affrontare i problemi della riorganizzazione delle UU.SS.SS.LL., sia stato e sia ancora importante - lo voglio sottolineare chiudendo questo intervento - affrontare i problemi della sanità, ma anche dell'assistenza, guardando alle esigenze della popolazione, facendo venir meno ciò che fino ad ora è prevalso molte volte: l'ospedale-centrismo, i problemi di categoria, di parte, di una parte del personale, di una parte di interessi che nulla avevano e hanno avuto a che fare con i bisogni della gente e con la necessità di erogare correttamente servizi di prevenzione e di cura sul nostro territorio.
Certamente avremo di fronte molti ostacoli e molte difficoltà da affrontare, ma su tutto potrà prevalere la fermezza nell'andare avanti sui propositi che con questo disegno di legge cominciamo ad affermare e che le altre leggi o provvedimenti che seguiranno dovranno consequenzialmente confermare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Porcellana.



PORCELLANA Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che dire la verità sia importante e non debba offendere nessuno. Pertanto, con molta amarezza, mi accingo a fare alcune dichiarazioni dopo aver partecipato questa mattina alla I Commissione presieduta dal Consigliere Carletto, apprendendo questa mattina! le novità sull'assetto istituzionale del Servizio Sanitario Regionale, proposte ieri dalla Giunta alla Commissione Sanità. Attraverso il documento consegnatomi dal Consigliere Goglio che lo aveva recepito ieri, io - uno dei 60 Consiglieri della Regione Piemonte - sono venuto a conoscenza questa mattina delle novità che erano scaturite dalla Giunta e dal nuovo modo di governare.
All'appunto che ho fatto questa mattina all'amico, Assessore Cucco, su una cosa che era illeggibile, cioè la novità forte di accorpare Nizza Monferrato, Canelli, Valle Bormida, Valle Belbo e Valle Tiglione ad Acqui mi è stata data una risposta forte e ferma, dicendo che dovevo stare tranquillo su questa proposta e non mi dovevo agitare. Poi apprendo nel pomeriggio di oggi che la novità è che per quanto riguarda l'USSL n. 69 attraverso un emendamento della Giunta, viene proposto l'accorpamento con l'USSL n. 68 di Asti (Asti nord).



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

E' per questo che dovevi stare tranquillo.



PORCELLANA Francesco

Stare tranquilli vuol dire altre cose, cari amici. Vuol dire rispetto della periferia, vuol dire che la riorganizzazione così com'è non è per nulla soddisfacente, caso mai è penalizzante per la periferia piemontese.
Le amarezze esternate da alcuni colleghi lungo la giornata di oggi mi pare siano un campanello da tenere bene in ascolto da parte degli amici presenti in Giunta.
Per quanto riguarda la mia provincia non sono soddisfatto. Non sono soddisfatto perché innanzitutto penalizziamo una USSL. la n. 69, che ha come componente una Comunità montana molto importante e difficilmente raggiungibile. Queste cose sono state commentate stamane dal collega Beltrami e da altri colleghi, non ultimo il Capogruppo del Partito liberale, Consigliere Marchini. Far vivere la democrazia vuol dire sentire anche le nostre Amministrazioni comunali, vuol dire sentire coloro che sono presenti sul territorio. Io non ho avuto il piacere di essere sentito, di essere audito, tanto meno i Sindaci dei 48 Comuni del sud della provincia di Asti! Quindi come si può parlare di un governo democratico quando si decide tutto a bacchetta e tutti devono stare sull'attenti e dire che tutto va bene? Dove è scritto questo? E' scritto da nessuna parte! Qui si penalizza e si creano dei problemi alla nostra gente! La zona di Nizza, Canelli, Costigliole e Castagnole Lanze, ha trovato nei due ospedali di Nizza e di Canelli una grande capacità di assistenza e di aiuto a coloro che erano là ricoverati o venivano ricoverati. Ben tremila persone lavorano nel settore dello spumante, dei vini, quindi parliamo di vetro: si tratta pertanto di persone che per cinque giorni alla settimana, per venti giorni al mese, sono a contatto del vetro, quindi con delle preoccupazioni notevoli per quanto riguarda gli infortuni. Si è dimenticato questo grosso problema.
Non aver recepito la proposta a firma Beltrami e in seconda firma del Consigliere Porcellana vuol dire aver messo nel dimenticatoio questa proposta e anche se oggi è stata sollevata fortemente da Beltrami, è comunque caduta nel silenzio e quindi probabilmente non sarà mai discussa.
Non voglio fare polemica, ma certamente andrò a spiegare com'è nata la novità di ieri, l'accorpamento voluto da alcuni Consiglieri presenti in Giunta perché l'USSL n. 69 venisse accorpata alla n. 75 di Acqui, perch oggi la si accorpa con la n. 68 senza tenere in considerazione le istanze che erano state presentate dal Commissario straordinario, da molti Sindaci attraverso documenti, è sufficiente leggere le relazioni della stampa locale, gli interrogativi dei Sindaci di quelle realtà del sud della provincia, la Valle Bormida, la Valle Belbo, la Valle Tiglione. Ecco perch avevamo presentato con il collega Beltrami una proposta di legge, la n.
424, che prevedeva una cosa molto saggia: dove esisteva una Comunità montana doveva vivere l'USSL. Ciò non è stato recepito né tanto meno discusso.
Ricordo una visita molto interessante, cari colleghi, effettuata il 15 maggio 1993, ai due ospedali di Nizza e Canelli, dalla collega, Assessore in quel momento, dottoressa Vetrino, che incontrando una rappresentanza dei 500 dipendenti di quella USSL aveva lodato, ma non tanto per lodare e imbrodare, con il meglio del suo intervento quanto avevano fatto coloro che gestivano la sanità nel sud della provincia di Asti, le diverse persone impegnate, dai medici, ai primari, agli infermieri, al personale amministrativo, perché avevano precorso i tempi in fatto di organizzazione all'interno dell'USSL n. 69 e quindi per la buona conduzione della stessa.
Il discorso oggi è messo nel dimenticatoio con questo progetto di legge della Giunta (n. 421) che abbiamo sentito commentare parzialmente questa mattina nella I Commissione che doveva esprimere un parere. Credo che non si possa pensare che il povero Consigliere della periferia piemontese, sia di Vercelli sia del Verbano Cusio Ossola sia dell'Astigiano, debba sempre dire di sì! Poche ore fa, per l'esattezza martedì, la I Commissione ha deciso di annullare il Co.Re.Co, di Asti; poche ore dopo, ieri, si è deciso, ma oggi si è corretto, di annullare l'USSL n. 69: con questi colpi di mano non mi stupirei che arrivasse una proposta della Giunta che ci notificasse che c'è una proposta di legge al Governo nazionale di soppressione delle province di Asti, Vercelli, Biella e del Verbano Cusio Ossola! Non mi stupirei, perché questo è il modo di governare alla ricerca della novità per i 4 milioni e più di cittadini della Regione Piemonte.
Allora è pacifico che la gente si ribella vedendo che si è puniti, che non si è sentiti, che si è messi nel dimenticatoio. E' pacifico che la gente fa quello che può in base alle chiavi che ha. Certamente Asti non ha quattro Assessori in Giunta e quindi è pacifico che non è né udita n ascoltata, ma caso mai dimenticata.
A me va bene così, io sono minoranza e quindi prendo atto di questa volontà di non ascolto e faccio tesoro delle cose che ho imparato e sto imparando in questi anni di presenza in Consiglio regionale.
Le proposte che venivano fatte dagli amministratori dei Comuni presenti nell'USSL n. 69 erano ampiamente motivate; ed era ampiamente motivato quando dicevamo che l'USSL doveva vivere in quanto c'era un problema legato alla morfologia del territorio. La distribuzione della popolazione (un terzo della quale è di età superiore ai 60 anni) vive in nuclei di piccole unità su un ampio disagevole territorio: Serole Asti, Roccaverano Asti Vesime Asti, Mombaldone Asti, San Giorgio Scarampi (Asti), Olmo Gentile (Asti). In questi Comuni si impiega dall'ora e mezza all'ora e quarantacinque per raggiungere l'USSL di Asti.
Questi sono i dati: non ci sono né autostrade, né ci sono superstrade né ci sono grandi strade; ci sono delle strade ferme e certamente non è colpa né mia né degli amministratori di questi Comuni se le strade sono ferme dagli inizi del 1950/1955.
Quindi, presenza della Comunità montana Langa Astigiana - Valle Bormida, scarse vie di comunicazione - già commentate - e carenza di adeguati servizi pubblici. Ecco perché chiedevamo il riconoscimento di un unico ospedale articolato sui due plessi di Nizza e Canelli, l'istituzione del DEA di base presso il presidio di Nizza Monferrato in modo tale da garantire un'adeguata assistenza sanitaria di emergenza all'utenza di questa USSL. l'attivazione di un modulo di 24 posti letto. C'era questo tipo di impegno da parte dell'Assessore di ieri, la dottoressa Vetrino, di assegnare al Servizio di recupero e rieducazione funzionale dell'ospedale di Canelli al fine di istituire un polo riabilitativo in grado di soddisfare le richieste dell'utenza e limitare così il ricorso a strutture private.
Questi saranno giudicati dalla Giunta dei piagnistei, saranno giudicate delle cose non serie, può darsi. Io vivo in quella realtà da 50 e più anni conosco la gente, so della serietà della periferia piemontese, non solo certamente della provincia di Asti, ma della periferia in generale, so che "bisogna portare rispetto per avere rispetto", come dicevano i nostri vecchi. Mi auguro che le risposte che l'Assessore Cucco e il Presidente Brizio vorranno dare tengano conto di alcuni appelli forti che vengono dati attraverso gli interventi di chi mi ha preceduto e dal mio modesto intervento.
Ho detto che intervenivo per dire la verità e per commentare la verità che non deve offendere nessuno. In questo senso mi sono comportato e così mi comporterò da oggi in avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signori Presidenti, egregio Assessore, devo confessare che questo intervento deve essere considerato non l'intervento di un rappresentante di un Gruppo politico, ma quello di un cittadino qualunque, in quanto non mi sento un competente, tranne che per ciò che si vive nella vita quotidiana come utenti e per tutto quello che di volta in volta si è avuto la ventura di ascoltare. Molte cose le ho ascoltate durante le audizioni. Mi ero precipitato da Novara - per non perdere una battuta - e mi era sembrato, in questa stessa aula consiliare, che quelle audizioni avessero potuto determinare una lettura nell'ambito di ciò che la legge impone di fare per ovviare ai guasti enormi che la legge n. 833 ha causato, una lettura delle esigenze del territorio attraverso la cosiddetta organizzazione del Servizio Sanitario Locale, come dice l'art. 1 del nuovo testo.
In effetti alla fine ci siamo trovati di fronte all'urgenza di dovere comunque votare una legge che accorpasse le UU.SS.SS.LL., che determinasse la valenza di alcune aziende ospedaliere, nell'ambito di ciò che la legge prescrive: non tanto di più, tranne che per quel che riguarda Torino che avrebbe dovuto essere una sola USSL e che invece, così come determinato dall'input politico che ne è venuto, è stata accorpata in quattro UU.SS.SS.LL., tradendo così la lezione di quello che in Emilia Romagna si è sperimentato positivamente. In Emilia Romagna sono già sul piano del superamento dei distretti. Ma ciò che più conta è che in quella Regione si è creata veramente l'USSL come la grande azienda sostitutiva del potere politico. La proposta di questa Giunta invece rappresenta soltanto la continuità di una gestione del potere politico, per non perdere quel controllo che è necessario a tutta la funzionalità del clientelismo partitocratico che qui non è morto. E viene da pensare che in fondo tutte le affermazioni che vorrebbero farci considerare nel bel mezzo di una capacità innovativa non sono altro che demagogia: è demagogia quella della collega Bortolin quando dice che questa legge è veramente innovativa. Senza offendere nessuno, dico che tutto questo fa ridere. Ho qui il testo della legge votata dalla Regione Lombardia e una considerazione va fatta: che cosa è stato fatto dalla Giunta regionale in atto e dalla precedente? Se letteralmente, parola per parola, tranne qualche articolo o qualche paragrafo, questa legge che è presentata alla votazione di questo Consiglio è la fotocopia della legge della Lombardia, quindi, quale attività nell'ambito dell'Assessorato competente? Quale incisiva iniziativa nell'ambito delle maggioranze che si sono avvicendate, per avere una lettura esatta delle esigenze del territorio. Nel contesto di una legge innovativa capace di rispettare l'attesa politica della cancellazione dei guasti della legge n. 833? Ho anche il testo della legge votata dalla Regione siciliana: sono circa 60 articoli, se non sbaglio, che rappresentano la capacità di legiferare nell'ambito di un momento magico della politica italiana, quello di innovare, dopo aver registrato il fallimento attraverso le UU.SS.SS.LL.
dell'economia nazionale.
Certo, la Sicilia è a Statuto autonomo: i siciliani avranno delle capacità politiche superiori alle normali Regioni italiane. Ci sarà magari, in quel Consiglio regionale, un maggior numero di medici e di professionisti. Passerò all'Assessore competente questa legge della Regione siciliana, in modo che possa riscontrarvi la motivazione politica per dare alle UU.SS.SS.LL., alla sanità, al territorio, qualcosa di veramente innovativo.
Detto questo, non entro nel merito della polemica relativa al clientelismo. Anche se da incompetente, però, una scorsa velocissima al testo di legge mi urge doverla dare, anche per giustificare l'intervento politicamente, altrimenti sembra che uno venga solo perché ha il diritto dovere di prender parola e per non far venire meno la propria partecipazione al dibattito.
Riordino vuol dire che il Servizio Sanitario Regionale era stato sconquassato da una gestione disordinata, per colpa non certo dei marziani ma per colpa della politica che non ha saputo intervenire opportunamente nei tempi e nei modi giusti onde evitare che il disordine diventasse la debacle completa dentro cui vi si ravvisa la necessità di tutte le urgenze.
Si dice anche che la sede legale di ciascuna USSL sarà determinata entro tre mesi, con deliberazione della Giunta, e questo è scritto anche nei testi di legge di altre Regioni. L'importante è avere subito lo strumento che dia giustificazione operativa, poi la Giunta stabilirà, attraverso le nuove conflittualità che si determineranno, quali dovranno essere le sedi centrali delle UU.SS.SS.LL. Ciò significa che non si sa nemmeno come configurare le sedi opportune; naturalmente nelle consultazioni si pu trovare la giusta quadra anche per questa scelta. Intanto ritornerà il problema degli accorpamenti tra le UU.SS.SS.LL., dato che potrebbero essere riveduti attraverso la lettura delle contestazioni. Le consultazioni sono state fatte per niente, in quanto già si sapeva, così come è stato scritto nelle altre leggi regionali, che il tutto si sarebbe dovuto verificare dopo. Sarebbe stato molto più corretto, molto più onesto politicamente molto più serio non fare le consultazioni, perché quelle consultazioni sono state soltanto una presa in giro per coloro che sono venuti a Torino per farsi ascoltare.
Si dice che si rivedranno anche gli scorpori dei Comuni delle UU.SS.SS.LL., cioè a dire, tutto quello che magari verrà bocciato in questa sede, perché la maggioranza respingerà gli emendamenti, sarà riveduto dopo.
Per cui una volta creati gli accorpamenti che leggiamo nella legge, ci saranno anche gli scorpori di taluni Comuni che potranno essere aggregati ad altre UU.SS.SS.LL. Ma le consultazioni dovevano avere un risultato positivo nei termini di queste determinazioni, perché rimandarle queste determinazioni? Soltanto perché la legge è copiata da un'altra legge e non si avevano né indirizzi né idee chiare e quindi non si aveva una politica in questi termini? Si è detto anche che l'autonomia organizzativa dei distretti dovrà comunque essere stabilita per legge, ma noi ravvisiamo in questa autonomia organizzativa la fotocopia delle piccole UU.SS.SS.LL. che si sono avute fin qui. Non solo siamo contrari a questa impostazione, ma affermiamo anche che tale impostazione contrasta con la determinazione del valore politico delle cosiddette aziende UU.SS.SS.LL. Se le UU.SS.SS.LL. sono delle aziende, le aziende devono anche amministrare i distretti, perché i distretti in autonomia amministrativa si metteranno in contrasto con l'azienda e nasceranno dei conflitti di interesse locale, così come si sono verificati nel passato. Ragion per cui le consultazioni sono state indirizzate proprio in termini di campanilismo.
Altra osservazione, ancora sui distretti. Il distretto, secondo noi non può essere determinato dalla consistenza della popolazione, così come è scritto nella legge regionale della Lombardia e in altre leggi regionali perché qualcuno avrà dettato che così devono essere le cose. Secondo noi i distretti dovrebbero essere individuati attraverso altri parametri di valutazione, tant'è che per la montagna si cerca di ovviare con il riferimento alle precedenti esistenze operative nel territorio delle UU.SS.SS.LL. In questa sede non si è voluta prendere in considerazione la proposta di legge del Consigliere Beltrami, con l'alibi che nel futuro si potrà poi ovviare, attraverso una gestione politica "oculata" della Giunta (come dire: attraverso gli interessi della Giunta), che così avrà modo di pilotare gli interessi locali e di tradurli in termini di utilità politica.
Non si può condividere la chiamata dei Sindaci in assemblea, la cosiddetta Conferenza dei Sindaci. Chi vive nell'attività dei Consigli comunali, in rapporto ai Sindaci dopo la loro elezione maggioritaria, sa che molti non sono all'altezza del loro compito, non per incapacità personale, ma perché sono tante le loro incombenze, tante le responsabilità che diventerà veramente impossibile che loro possano, fuori dal collegamento degli interessi locali, decidere autonomamente al di sopra delle parti. Per cui, questa Conferenza dei Sindaci a noi sembra del tutto inopportuna e diventa ridicolo il potere del Sindaco nei distretti che coincidono con un solo Comune. Dopodiché avremo una sola persona che dovrà decidere del destino, in quel territorio, di tutto quello che incombe nell'ambito della gestione della sanità, che non è fatta soltanto di cittadini o di politici che devono amministrarla, ma anche di operatori oltre che di interessi diversi, anche di tipo associazionistico. Di contro dopo tanta demagogia nell'attribuzione di poteri consultivo-decisionali ai Sindaci, si attribuisce al direttore generale di ciascuna USSL il titolo di predisporre l'articolazione territoriale in distretti. Così i Sindaci avranno soltanto una partecipazione di tipo consultivo, come è accaduto con le consultazioni in sede di Consiglio regionale, perché chi stabilirà l'esatta valenza delle cose che dovranno essere gestite, sarà il cosiddetto direttore.
L'aziendalizzazione prevista è insoddisfacente, perché, a nostro avviso, tutte le realtà dei cosiddetti "ospedalini", quelli che vengono considerati come inutili e superati e da non tenere nel dovuto conto, sono realtà che vengono da lontano. Molti di questi ospedalini sono dei lasciti e talvolta sono addirittura collegati con la cultura del territorio.
Infatti, il collega Calligaro, che qui ha detto tutto e il contrario di tutto per giustificare magari una possibile astensione o un voto favorevole alla legge, in Commissione disse che "gli ospedali devono soddisfare i bisogni che si manifestano al loro esterno", ma all'esterno c'è la gente che si serve di quegli ospedali. Magari per quei piccoli ospedali, nel tempo, si sarebbe potuto promuovere un potenziamento se i grossi centri ospedalieri avessero trasferito degenti anche in quelli piccoli.
Qualche anno addietro mi sono trovato nelle condizioni di dovermi fare operare. Se avessi dovuto ascoltare i consigli dei miei familiari avrei dovuto raggiungere un ospedale molto importante, magari andare a Parigi o a New York, perché si trattava di un intervento molto importante cioè con pregiudizio della vita. Pervicacemente ho insistito: sono voluto andare all'ospedale di Galliate, dove sono stato assistito egregiamente dal dottor Lombardi, che non è un "luminare" della scienza chirurgica, ma che mi ha salvato, restituendomi alla vita. Mi è sembrato che a Galliate fosse una comunità felice, come se fossi andato, non dico in albergo, ma in una pensione molto decorosa.
Quindi, non riesco a capire perché l'ospedale di Galliate non debba far parte di una USSL che, pure accorpata a quella di Novara, rappresenti un collegamento diretto di gestione della realtà del territorio. L'ospedale di Galliate non può diventare un gerontocomio, o peggio il poliambulatorio per Trecate, per Romentino e per la stessa Galliate.



PRESIDENTE

Consigliere Masaracchio, posso ricordarle il tempo?



MASARACCHIO Antonino

E' il mio destino: mentre gli altri parlano, magari per 32 minuti di eloquio...



PRESIDENTE

Magari ha seguito quella materia in Commissione per due anni. A volte c'è un complesso di...



MASARACCHIO Antonino

Io deciderò di presentare memoria scritta, la prossima volta, e limitarmi così ad una dichiarazione di due minuti...



PRESIDENTE

Io non sono polemica con lei, Consigliere Masaracchio. E' solo perch sono le ore 19.



MASARACCHIO Antonino

Sarà che lei non vuole essere polemica, ma si verifica che tutte le volte che io intervengo...



PRESIDENTE

Probabilmente sarà per il fatto che interviene un po' verso la fine quando i tempi cominciano a farsi sentire per tutti. Ma io non l'ho interrotta, le ho solo ricordato il tempo.



MASARACCHIO Antonino

Tanto voterò contro questa legge. Avrei dovuto dire altre cose interessanti, ma ne faccio a meno.



PRESIDENTE

La ringrazio per la sua comprensione, che richiamo anche per gli interventi successivi, perché sono le 19 e ci sono dei problemi di tempo che evidentemente si sentono meno urgenti quando nessuno si è ancora iscritto a parlare.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Non essendo mia volontà fare dell'ostruzionismo, cercherò di essere il più breve possibile pur con qualche considerazione integrativa rispetto a quanto detto questa mattina.
Rispetto a questo disegno di legge abbiamo presentato otto emendamenti che mi auguro la Giunta voglia esaminare con grande attenzione, e ci riserviamo di illustrarli e di comportarci, anche come voto finale, a seconda del grado di recepimento delle nostre indicazioni, che ci sembrano oggettive.
Alcune sono di carattere di fondo, e quindi generale, altre riguardano la realtà territoriale che meno conosciamo rispetto ad altre. In sintesi cercherò di evidenziare alcune lacune, secondo noi, esistenti.
La prima riguarda la definizione dei confini. Nelle consultazioni sono emerse indicazioni nette da parte di alcuni Comuni.
Per quanto riguarda Bellinzago, legata all'USSL n. 53 di Arona, oppure San Maurizio d'Opaglio e Comuni limitrofi per la USSL n. 55 di Omegna, ci pareva opportuno che queste indicazioni fossero recepite in questa sede mentre nel corso del mese di luglio sarà portata avanti la legge di contabilità e la legge generale sull'organizzazione. Questa ci sembrava la sede idonea per definire delle unità territoriali omogenee che tenessero conto di alcune discrasie e le andassero ad eliminare.
Per quanto riguarda la questione delle aziende ospedaliere, su cui si è discusso a lungo anche questa mattina in occasione delle pregiudiziali, a noi pare che si sia persa un'occasione e si sia fatto un grosso passo indietro.
Non siamo contrari ai distretti, ma non siamo favorevoli al fatto che i distretti arrivino ad essere delle piccole UU.SS.SS.LL. dotate di autonomia organizzativa. Addirittura ci troviamo di fronte un disegno di legge rispetto al quale vengono proposti due insiemi di emendamenti: un insieme proviene da un'area liberaldemocratica e tende a collocarsi rispetto al testo di legge in senso critico, moderno, odierno, produttivo per andare alla ricerca di rendimenti, di produttività e di efficienza. L'altro insieme di emendamenti proviene da sinistra, cioè da Rifondazione Comunista.
Tra l'altro, l'impressione è che alcuni di questi emendamenti, che spostano ancora il baricentro in direzione opposta a quella nella quale stiamo lavorando, possano anche essere accolti.
In quest'aula ognuno fa le proprie considerazioni politiche, ma vorrei ribadire che ci collochiamo dalla parte opposta. Mi ricollego agli interventi dei Consiglieri Marchini e Vetrino, perché approvo la lunghezza d'onda che sta vibrando nel nostro Paese non tanto in chi è stato eletto quanto negli elettori, che hanno inteso andare in una certa direzione e suonare determinati campanelli d'allarme su certe questioni relativamente a ripiani a pie' di lista, a consolidati storici su cui non avevano mai avuto il coraggio di intervenire, e relativamente al fatto che rispetto a queste questioni occorre cambiare registro.
Inserire dei distretti dotati di piena autonomia esistenziale organizzativa e, come chiede Calligaro con il proprio emendamento, di un budget finanziario da gestire in perfetta autonomia, ci sembra una miniaturizzazione e una polverizzazione della gestione sul territorio, che per esperienza anche diretta vissuta all'interno di una USSL - che non ritengo l'ultima del Piemonte, cioè la USSL n. 54 di Borgomanero sicuramente ha dato in quell'occasione, e li dà ancora, risultati di un certo tipo.
Per quanto riguarda poi la qualità - visto che è stata richiamata più volte in questa discussione - del servizio è necessario capire che cos'è la qualità, e come la si definisce se non si introducono - e noi abbiamo presentato un emendamento in questo senso - dei costi di riferimento e dei parametri standard. Se non c'è un valore assoluto cui riferirsi, vorrei capire come si può stendere una graduatoria di priorità nei confronti dei rendimenti più o meno elevati delle UU.SS.SS.LL. in base ai quali calibrare le erogazioni finanziarie che non siano riferite a parametri fissi, così com'è avvenuto finora per una legislazione di carattere nazionale. Mancando un'indicazione assoluta o, quanto meno, un'indicazione pilota dei parametri rispetto ai quale fare riferimento, vorrei capire con quale criterio si vanno a stabilire queste relatività.
La questione dell'Assemblea dei Sindaci e della determinazione dei distretti era già stata esaminata in Commissione, nella quale era presente anche l'Assessore, la cui risposta è stata insoddisfacente. Non ho capito se, come diceva Monticelli, la legge non prevede che siano i Sindaci a definire gli ambiti territoriali, essendo, secondo me, un compito squisitamente politico che non deve essere demandato ad un funzionario tecnico, seppure manager dell'USSL. o se invece questo è possibile ed è a discrezione, nel caso in cui ci sia la volontà politica. Quindi sarei grato all'Assessore se volesse precisare se legalmente è possibile un cambio di questo tipo (e in questo senso abbiamo presentato un emendamento) o se invece, dal punto di vista legale (lo confesso, ignoro la questione), non si possa fare che così e di conseguenza sia obbligata la strada che è stata indicata sul disegno di legge.
Per quanto riguarda questi emendamenti, ve ne sono alcuni di carattere di fondo (su otto, mi sembra che cinque siano di carattere generale), i quali si collocano in quell'area liberaldemocratica che osserva questo disegno di legge, alla luce delle considerazioni che già altri colleghi qui hanno fatto (Marchini, Vetrino ed altri ancora); dopodiché, esistono invece tre emendamenti relativi a situazioni specifiche, e cioè che si riferiscono alle UU.SS.SS.LL. di Borgomanero ed Arona, per quanto riguarda la provincia di Novara.
Non si capisce perché e quali siano le motivazioni per cui non si possano estrapolare Borgomanero e Arona in quella realtà, mentre si estrapolano, ad esempio, Casale, Valenza ed altre realtà territorialmente analoghe. Se il limite di popolazione, territoriale, di peso d'utenza ha determinate influenze in una certa zona, immagino debba avere la stessa influenza anche in altre zone; quindi vorrei sapere dall'Assessore per quale motivo non è stato possibile prevedere questo scorporo, come invece era previsto nel disegno di legge Vetrino.
Per quanto concerne l'USSL del Verbano Cusio Ossola, aggiungo un'unica considerazione finale a quanto già detto questa mattina, ma non voglio essere ripetitivo. Il Verbano Cusio Ossola sta per nascere come nuova provincia, e nascerà nel maggio dell'anno prossimo; fra l'altro, questo Consiglio ha votato ed ha espresso la propria volontà affinché diventasse provincia, al di là della volontà dei singoli Consiglieri (tipo il collega Beltrami) che si sono differenziati.
Il Verbano Cusio Ossola nasce come provincia molto, molto povera. Si dice che, dallo scorporo del bilancio dell'attuale provincia di Novara saranno 13 i miliardi di cui la provincia del Verbano Cusio Ossola potrà godere per amministrare il bilancio ordinario: una miseria. Per la particolare ubicazione del Verbano Cusio Ossola, per il fatto di essere provincia turistica (ci sono: il Lago Maggiore, il Lago d'Orta, il Parco del Veglia, il Mottarone, ecc.), ritengo che qualificare la presenza sanitaria dei tre ospedali, che assieme superano i 1.000 posti letto attraverso un'azienda ospedaliera che consenta loro di competere sul mercato, come diceva il Consigliere Marchini, per proporsi in base alla qualità, possa permettere al Verbano Cusio Ossola di non raggiungere il risultato esclusivamente nel campo sanitario; questa capacità di qualità sanitaria può consentire al Verbano Cusio Ossola di avere sul territorio un indotto di presenze che fanno da corollario rispetto alle presenze ospedaliere e di cura, tali da costituire un grosso propellente per il rilancio turistico e di presenza di poli esterni.
Questa è una motivazione fondamentale che ritengo politicamente seria una considerazione di questo tipo non è acqua fresca, anche se la si pu condividere o meno. Certamente, fra le tante strade che possono supportare un Verbano Cusio Ossola che nasce povero e che invece aspira ovviamente, al di là di gestirsi con volontà propria così come la classe politica locale ha manifestato in questi ultimi anni, a crescere dal punto di vista socio economico, un'argomentazione di questo tipo, così come per altre realtà, è importante.
Queste cose non valgano un certo coefficiente per l'ospedale di livello nazionale ed un coefficiente zero per altri livelli; vorrei sapere quali sono le considerazioni non meramente formali, ma sostanziali, in base alle quali si privilegiano certe indicazioni o quanto meno si danno o non si mortificano certe potenzialità di natura socio-economica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Intendo svolgere un breve intervento per richiamare quanto meno una memoria storica. Il 23 dicembre 1978 è stata approvata la legge di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale; questa nasceva dopo un dibattito lungo decenni, in attuazione dell'art. 32 della Costituzione, ed era finalizzata a garantire l'universalità della prestazione sanitaria.
Attraverso questo atto, si dava risposta ai bisogni di salute; il diritto alla salute e la tutela della salute veniva di fatto reso praticabile per tutti i cittadini.
Questo atto del 1978 non è tanto la "famigerata legge n. 833", come ora è divenuto di moda affermare, ma l'atto conclusivo di un percorso passato attraverso le attribuzioni di competenze alle Regioni e attraverso il DPR n. 616, il quale attribuiva ai Comuni singoli ed associati funzioni in materia di tutela della salute, in materia socio-assistenziale ed altre.
Quello era il percorso conclusivo, e direi poi iniziale, di un lungo periodo in cui si sono confrontati personaggi non certo di poco conto, che hanno lavorato ed operato per dare risposte accettabili in termini di efficacia e di efficienza alla domanda della salute delle popolazioni italiane che allora erano, per così dire, garantite da enti ospedalieri ed enti mutualistici vergognosamente e clamorosamente falliti anche sul piano economico negli anni '70.
Credo sia questa la memoria storica da non dimenticare. C'è quasi il rischio di ripensare a quelle esperienze, se da parte del Governo vi sarà un intervento legislativo atto a dare risposta agli interrogativi posti con il referendum relativo alla facoltà di non versare i contributi sanitari che ormai ha già raccolto le firme necessarie. Con questo referendum comunque andrà a compimento, si giungerà allo smantellamento del servizio sanitario pubblico, e allora i giochi saranno fatti: avranno vinto sostanzialmente le assicurazioni, le quali, ben si sa, non sono degli enti di beneficienza, ma sono enti che mirano al profitto.
Bisogna dire le cose come stanno. Dietro al disegno di legge De Lorenzo stava questo disegno che, come prospettiva, non è stato messo a tacere; in realtà, resta ancora la possibilità per questo Governo di introdurre elementi di questo tipo nella legislazione sanitaria nazionale. Ciò, a nostro parere, è preoccupante, e rispetto a questo occorre fare il massimo di attenzione.
Il DL n. 502 ed anche - io credo - il DL n. 517 sono figli di questa logica, che in questo Consiglio viene ribadita da una parte dell'opposizione di destra: la logica della competitività. Sembra quasi che sia la competitività, e non la capacità, l'elemento fondamentale a cui bisognerebbe mirare. Io credo che la competitività, se così la si vuol definire, sia un'opzione individuale, sia uno stile di vita, ma certo non può essere pensata come l'elemento di riferimento nella gestione e valutazione di efficacia/efficienza di un servizio pubblico, n' può essere messa come elemento motore del servizio stesso.
La competitività si riferisce ad incentivi che vengono dati affinché la stessa si esprima. Quali sono i possibili incentivi che vengono messi davanti al naso dei cavalli che si dispongono sul filo di partenza? Vorrei capire questo perché qui si parla in termini astratti, ma non si descrive con chiarezza quello che segue alle enunciazioni di queste terminologie.
Così pure per quanto riguarda l'enunciazione della terminologia "azienda". Il termine "azienda" è stato introdotto nell'attuale legislazione sanitaria, quindi ce la teniamo, ma che razza di azienda è questa USSL. azienda monocratica, che azienda tale non è in effetti? Un'azienda in cui non c'è un Consiglio di amministrazione è un'azienda con a capo un monocrate che è il direttore generale, non controllabile se non attraverso atti già assunti ed eventualmente rigettati dalla Giunta regionale. Quindi, è un'azienda ben strana, azienda senza Consiglio di amministrazione, in cui c'è un direttore generale che può scegliersi il direttore amministrativo, il direttore sanitario e nominare i primari, ma quando questo signor direttore generale sparirà che cosa succederà in questa azienda? Quando arriverà un altro questo si porterà altro direttore sanitario, altro direttore amministrativo, cambierà i primari: queste sono le cose che bisognerebbe dire anche quando si afferma che dall'azienda deriva l'efficienza. Da questa azienda, a mio parere, non deriverà efficienza: voglio capire quale sarà l'organizzazione dell'azienda sanitaria, quale l'attuale normativa nazionale ci impone di adottare come regola.
Voglio ancora dire qualcosa sulla questione della competitività. La competitività non sarà solo tra coloro che vogliono correre al posto o difendere attraverso iniziative di prestigio il loro posto, eventualmente escludendo i meno paganti sul piano dell'immagine del servizio che dalla qualità di questi paganti può derivare? E tutti gli altri, tutti quelli che non sono paganti dove troveranno accoglienza? Sarà una competizione tra uguali, cosa che non credo, od invece ci sarà anche competizione fra utenti di fatto non eguali e comunque come sempre vinceranno quelli con più potere economico? Queste a mio parere sono le distorsioni e le perversioni di questo concetto che si vuole introdurre come motivo di battaglia teorico filosofica tra chi vuole la riforma e chi invece si erge a difensore della vituperata legge n. 833.
Questo per dire di alcune questioni generali che ritenevo fosse importante affrontare perché certe affermazioni a mio parere troppo generiche mi sembrava non potessero essere controbattute.
Voglio ora affrontare molto brevemente (mi resta poco dei dieci minuti concessi) la questione del distretto. L'Assessore ha detto che non vuole fare dei distretti di fatto delle mini UU.SS.SS.LL., in realtà il rischio è che le attuali UU.SS.SS.LL. diventino dei distretti non funzionanti.
Voglio dire con questo che il non fare un distretto con potere anche di gestione di risorse non insignificanti all'interno del budget complessivo dell'USSL. fa sì che all'interno dell'USSL non si renda possibile un'autonoma gestione, un autonomo e più efficace potenziamento dei servizi filtro al ricovero ospedaliero. Non credo sia possibile gestire da parte del responsabile del distretto i servizi senza avere una chiarezza sulla disponibilità finanziaria. Gli attuali bilanci delle UU.SS.SS.LL. non consentono di capire quale disponibilità di fatto ci sia per la gestione dei servizi territoriali. Il bilancio non consente questa lettura essendo frammentato, essendo mascherato all'interno del più complessivo calderone del bilancio dell'USSL. E' importante che il responsabile del distretto possa gestire, e io mi auguro che possa imparare anche a gestire, con i necessari supporti anche di tipo amministrativo, un budget che gli consenta di capire ad un certo punto dell'anno a quale livello di spesa è arrivato e quali possibilità ha poi di fatto nel garantire la continuità dei servizi nel prevedere un eventuale loro potenziamento.



PRESIDENTE

Consigliere Maggiorotti, non si risenta, ma sono invitato dai colleghi a ricordarle che sono passati dodici minuti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Va bene. E' uno strumento, questo del budget autonomo di distretto indispensabile per far sì che la spesa possa essere conosciuta ed essere sotto controllo. Altrimenti avviene che il responsabile di distretto, come gli attuali responsabili di servizio, non avendo conoscenza di quelle che sono le reali disponibilità nel momento "x" non sono in grado di decidere su atti deliberativi, non sono in grado di fare alcun tipo di programmazione o aggiustamento della programmazione. Questo, a mio parere è un dato fondamentale: occorre creare anche sul territorio una mentalità di tipo manageriale. Si pensa che questa mentalità debba essere riservata ai dirigenti ospedalieri? Il distretto quale noi prevediamo deve gestire risorse per rispondere ai bisogni di salute della popolazione come minimo di quarantamila persone: non pensate si tratti di risorse consistenti che devono essere gestite con cognizione ed oculatezza? Per questo motivo, non per altro, abbiamo ritenuto fondamentale che al territorio, al distretto fosse data la competenza anche nella gestione autonoma di un budget. Mi rendo conto che questa strada è complicata soprattutto a fronte del fatto che probabilmente mancano competenze in questo campo, ma sarebbe importante comunque darsi questo indirizzo, questa possibilità. Altrimenti succede quello che è già successo: in quindici anni i distretti si sono fatti solo nominalmente, solo sulla carta, di fatto sono una semplice territorializzazione di servizi centrali, privi di qualsiasi autonomia, non sono altro che servizi che possono causare spesa ma non possono essere soggetto di spesa. Credo che il salto qualitativo se salto qualitativo deve essere fatto - deve essere reso possibile attraverso questa scelta che, a nostro parere, è certamente strategica ed è proprio su questa scelta strategica che noi valuteremo la nostra posizione.
Voglio concludere per dire che è anche strategico il fatto di assegnare ai Comuni, ai Sindaci o alle Comunità montane la facoltà della definizione dei confini del distretto. Sono le Comunità montane, sono i Comuni singoli o associati che conoscono i problemi della gente che vive in quel territorio: non si può pensare che un direttore generale, che viene individuato dalla Regione, ma che può provenire anche da altre realtà nazionali, piovuto in un territorio, possa essere messo in grado di decidere.
Questa è un'altra scelta che noi riteniamo fondamentale, se di distretto si vuole veramente parlare e non semplicemente riempirsi la bocca d'aria. Ed è anche su questa possibile scelta che noi valuteremo la nostra posizione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Il problema che presenta la legge che andiamo ad esaminare si pu distinguere in due punti essenziali.
Le grosse proteste che arrivano dalla gente non sono tanto dovute agli accorpamenti delle UU.SS.SS.LL.: è un problema territoriale nel momento in cui questo disegno di legge lascia intravvedere in modo molto esplicito la soppressione di alcuni presidi ospedalieri localizzati sul territorio. E allora, ecco che la gente, gli amministratori locali, si rivoltano contro questo provvedimento.
Il concetto è come affrontare realmente e seriamente il problema della protesta della gente. Se noi andiamo a chiedere ai cittadini (quelli che vivono in periferia, lasciamo perdere la questione Torino città) cosa ne pensano del fatto che ci siano due, tre, cinque o dieci UU.SS.SS.LL. penso che non lo considerino un grosso problema. La realtà della provincia è la realtà delle difficoltà che già esistono oggi nei vari Comuni del nostro Piemonte per raggiungere il più vicino presidio ospedaliero.
Il concetto è che o noi diamo al distretto la funzione primaria di pronto intervento, di pronto soccorso in pratica (che è quella che preoccupa fondamentalmente il cittadino) oppure in caso contrario si scatena tutta una serie di preoccupazioni che sfociano poi nelle manifestazioni di piazza, nella protesta e nelle pressioni che hanno gli amministratori locali da parte dei cittadini, dei comitati e degli utenti che si scatenano nel momento in cui si sentono minacciati proprio come pronto soccorso. Se noi riusciamo a dire: "Accorpiamo pure le UU.SS.SS.LL.
facciamone anche solo dieci in tutto il Piemonte, però lasciamo in piedi le strutture ospedaliere locali che funzionano", è chiaro che hanno dei costi nessuno intende discutere sui costi dei piccoli e medi ospedali, però noi non possiamo pretendere che i piccoli ospedali siano una fonte di guadagno o siano in attivo, perché noi comunque paghiamo le tasse (la tassa sulla salute, i contributi sanitari INPS che servono per avere quella struttura sanitaria). Allora non ci interessa il fatto che ci sia un ospedale che sia passivo, deve essere passivo, perché è un servizio che il cittadino paga con le tasse. Perché se non è così, se vogliamo fare un discorso di liberismo esasperato e lasciare in piedi soltanto quegli enti ospedalieri che riescono ad essere attivi o comunque che chiudono certi bilanci in un modo perfetto, possiamo anche accettarlo, ma a questo punto non paghiamo più la tassa sulla salute e sopprimiamo i contributi INPS sulla salute. La scelta non è molto difficile e comunque non ci sono molte scelte in questo senso. Nel momento in cui questo disegno di legge non recepisce queste esigenze della cittadinanza ecco che immediatamente dobbiamo scendere a livello territoriale, verificare e creare meno difficoltà possibili e creare meno danni possibili sulla struttura sanitaria locale, sulla localizzazione soprattutto dei presidi ospedalieri. Nella tabella presentata dall'Assessorato e dalla Giunta ci sono delle incongruenze e degli atti che riteniamo estremamente gravi, di vero e proprio attentato al servizio e al tessuto sociale del nostro Piemonte, perché nel momento in cui noi andiamo a smantellare quella struttura capillare che già ha ricevuto dei colpi in tempi e in epoche passate, proprio in quel momento noi andiamo ad attentare il tessuto sociale del nostro Piemonte.
Vorrei fare qualche esempio. Alcuni colleghi che mi hanno preceduto hanno già fatto degli esempi particolari che poi sono stati seguiti da emendamenti. Il sottoscritto ha presentato una serie di emendamenti per zone che altri non hanno affrontato, che però risentono anche di questi problemi. Pensiamo al Canavese: un'USSL che comprende le UU.SS.SS.LL. di Ivrea, Caluso, Rivarolo e Cuorgné, mi pare veramente eccessiva. Anche perché noi a Cuorgné abbiamo un ospedale che sicuramente non è attivo, per è un ospedale che funziona ed ha un servizio in un'area montana. Non dimentichiamo che oggi stiamo ancora vivendo una fase di spopolamento della montagna che ha due motivazioni base: la prima è quella della mancanza del lavoro, la seconda è quella della mancanza dei servizi. Se noi andiamo a smantellare ulteriormente i servizi nelle zone montane, ci ritroveremo ancora con dei cali demografici e con dei problemi ulteriori di mantenimento di un territorio proprio nelle zone montane. Sul Canavese riflettiamo un attimo su quello che stiamo facendo.
Altra questione che per ora è stata affrontata marginalmente è quella delle valli valdesi. Le valli valdesi hanno già un'autonomia che si sono conquistata con gli anni e che deve essere mantenuta, per cui se dobbiamo parlare di accorpamento non possiamo accorpare le due UU.SS.SS.LL. delle valli valdesi su Pinerolo, ma dobbiamo necessariamente tenere ben suddiviso Pinerolo e la piana pinerolese e le due valli valdesi. Per cui va bene un accorpamento delle due UU.SS.SS.LL. della Val Chisone e della Val Pellice tenendo poi presente che proprio questa USSL è una USSL che incide in modo molto marginale sull'organizzazione sanitaria. Pensiamo alla provincia di Vercelli: nella provincia di Vercelli è impensabile creare un'USSL gigantesca. Immaginatevi di andare da Alagna a Vercelli: 140 chilometri, di zona montana, tra le altre cose, non di superstrada; ecco, immaginiamo quali sono i tempi per raggiungere l'USSL e per raggiungere la struttura ospedaliera vercellese. Certo che dovremmo potenziare l'Elisoccorso con ulteriori costi e verificare a bocce ferme quali sono i risparmi per la Regione Piemonte e per la struttura sanitaria regionale. Pensiamo all'accorpamento di Cuneo e di Mondovì. Ci sono degli emendamenti che il buon senso del Consiglio dovrebbe approvare. Immaginiamoci le difficoltà della zona di Garessio, Ormea, dell'Alta Valle Tanaro a raggiungere Cuneo.
Teniamo presente che proprio queste vallate hanno già subìto dei gravi disagi con la soppressione o comunque con la trasformazione degli ospedaletti che comunque davano un servizio al cittadino: disagi che rimarchiamo ulteriormente soprattutto in una zona, proprio il Cebano, dove è stato inaugurato da pochi anni il nuovo ospedale. Che cosa ne facciamo di quella struttura? Si trasformerà in una bellissima casa di riposo? Perfetto. Però la Regione ha fatto degli investimenti, ha costruito degli ospedali nuovi. Pensiamo ad Avigliana. Che senso aveva allora costruire l'ospedale nuovo ad Avigliana se noi oggi conglobiamo tutto su Rivoli o su Orbassano? Dell'ospedale di Avigliana cosa faremo? E' vero che nell'immediato non sarà soppresso, però non prendiamoci in giro, perch sappiamo perfettamente che sopprimere i Pronto Soccorsi è il primo passo verso la soppressione di un presidio ospedaliero.
Per quanto riguarda la zona di Chieri e Moncalieri, ci troviamo di fronte ad un ospedale, quello di Moncalieri, situato in una zona infame con difficoltà di parcheggi. Se all'ospedale di Moncalieri accorpiamo tutta la zona del Chierese, si creano ulteriori problemi nell'immediato.
Questo succede non soltanto per Moncalieri, perché diversi ospedali sono fatiscenti. Ci sono già i progetti per il nuovo megaospedale situato a metà strada tra Alba e Bra; in questo caso, scontentiamo sia la popolazione di Alba sia quella di Bra, così tutti si possono lamentare. Però dobbiamo costruire un ospedale nuovo, perché l'ospedale di Alba sicuramente non è in grado di affrontare le esigenze di un compartimento così grosso.
I risparmi che oggi la Giunta ci decanta li verificheremo nel momento in cui ci sarà l'avallo di progetti di costruzione di nuove megastrutture ospedaliere.
Un'altra questione (ne hanno già parlato altri colleghi) riguarda la zona del Novarese. Dopo tutte le consultazioni fatte, nessuna delle indicazioni portate qui dagli amministratori locali e dalla gente è stata recepita, e si è deciso autonomamente; per cui, d'imperio, la Giunta presenta l'accorpamento di Arona e Borgomanero sull'USSL di Novara.
Per quanto riguarda il Verbano Cusio Ossola e la nuova provincia di Verbania è necessaria una decisione, perché non si può concentrare tutta l'attività sanitaria su Verbania. Questo penso sia chiaro a coloro che conoscono minimamente la zona. Si rende necessario o lo scorporo in almeno due UU.SS.SS.LL., oppure una tripolarizzazione ospedaliera della struttura sanitaria, ma non è pensabile andare avanti su questa strada.
L'ultima questione, che è quasi una farsa, riguarda Nizza Monferrato.
Vorrei capire per quale motivo dobbiamo scontentare tutti, accorpando d'imperio, l'USSL di Nizza Monferrato a quella di Acqui o di Asti. C'è una serie di Comuni, quelli della Valle Bormida astigiana, che vorrebbero per questioni logistiche far parte dell'USSL di Acqui. Chi ci impedisce di dividere questa USSL e far sì che una serie di Comuni siano accorpati all'USSL di Acqui? Questa cosa andrebbe attuata ora, senza aspettare le consultazioni, che sono sempre questioni burocratiche che si trascinano nel tempo. Accontentiamo un po' tutti, lasciamo che questi Comuni si accorpino e abbiano un servizio efficiente su Acqui. I restanti Comuni, se proprio non vogliamo mantenere quell'autonomia per Nizza Monferrato e Canelli, li accorperemo all'USSL di Asti.
Ricordo che due anni fa c'è stata una grossa protesta della gente di Canelli nel momento della chiusura dell'ospedale di Canelli a favore di Nizza Monferrato. Oggi non si vuole nemmeno più Nizza, e ogni due anni siamo qui a discutere di trasformazioni e di spostamenti di Comuni su un presidio ospedalierio piuttosto che su un altro.
Anche altri colleghi hanno accennato a queste problematiche che, nel dettaglio, saranno discusse con l'esame degli emendamenti presentati; per possiamo evitare tutta la discussione della zonizzazione, nel momento in cui diamo al distretto, visto che è previsto dalla legge, una funzione facoltativa del Pronto Intervento. Diamo la facoltà ad ogni distretto di avere il proprio Pronto Soccorso nel momento in cui sarà in grado. Molti di questi distretti hanno già una struttura ospedaliera funzionale - pensiamo ad Avigliana, a Ceva o a Borgosesia; sono strutture che hanno già la capacità di Pronto Soccorso, che è quello che alla gente interessa. Se si devono subire delle grosse operazioni, è il cittadino stesso che va a cercare la struttura ospedaliera che gli dà maggiori garanzie di funzionalità, ma il Pronto Soccorso è l'esigenza principale e fondamentale che preoccupa il cittadino e gli amministratori locali.
Se, con un po' di oculatezza, riusciamo ad inserire - ho presentato al proposito un emendamento - fra i vari compiti dei distretti anche quello del Pronto Intervento e di Pronto Soccorso, risolviamo tutti i problemi di zonizzazione; quindi, non si presenta più il problema del Comune che deve essere spostato da una parte o dall'altra.
Su queste argomentazioni vorrei anche affrontare la questione dei manager, perché dopo tutta la discussione si arriverà alla nomina politica dei Commissari. In quel momento cadrà nuovamente tutto il discorso fatto, e ci ritroveremo con dei "baracconi" ancora più grossi.
Anche se ci sono meno posti da lottizzare, e questo potrebbe essere un vantaggio per cui si può anche arrivare prima ad un accordo, andando ad accorpare si arriva nuovamente a dei grandi "carrozzoni" con nomina politica. Quindi, ci troveremmo con una struttura sanitaria difficile da gestire e con grossissime difficoltà da parte dell'utente di capire il motivo per cui la struttura sanitaria non funziona.
Andando avanti su questa strada il distacco tra cittadini ed istituzioni è sicuramente maggiore. Questo è il primo risultato; inoltre non ci si può poi lamentare se il cittadino, al momento del voto, non dà un voto ragionato, ma un voto di protesta nei confronti dell'imposizione e dell'arroganza delle istituzioni. L'istituzione Regione invita gli amministratori locali e chiede un parere sulle UU.SS.SS.LL., e di fronte all'unanimità di posizioni contrarie, completamente disinteressata di quello che è stato detto nelle audizioni, va avanti sulla sua strada e procede agli accorpamenti come ritiene più opportuno.
Questo non è sicuramente il modo migliore di collaborare e di interloquire tra istituzioni e cittadini.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Femia.



FEMIA Vincenzo

Ritengo non sia più il caso di approfondire il disegno di legge nel suo insieme, perché è stato sviluppato ampiamente da parte di tutti.
Anche se voterò a favore mi siano consentite alcune considerazioni, che ritengo doverose per me stesso, ma soprattutto per coloro i quali si sono occupati della sanità in questi ultimi anni.
L'Assessore alla programmazione sanitaria, facendo fede alla proposta di legge n. 421 del precedente Assessore alla sanità, ha provveduto ad apportare degli emendamenti, a seguito delle consultazioni delle parti politiche e sociali.
In particolare, sono state apportate modifiche per quanto riguarda l'assetto territoriale di Torino, prevedendo quattro importanti e significative UU.SS.SS.LL. strutturate sul solo territorio urbano.
Sarebbe stato preferibile, caro Assessore, che si fosse tenuto conto del fatto che la città di Torino è strettamente collegata, nell'esame del territorio, alla prima cintura, in ossequio alla legge n. 142.
Ho voluto fare una premessa perché, anche se voterò a favore, alcune considerazioni sono doverose. E naturalmente avremmo dovuto comprendere Collegno, Grugliasco, Venaria, Settimo, San Mauro, Nichelino e Beinasco località quasi tutte prive di autonome strutture sanitarie, le cui popolazioni gravitano quotidianamente verso Torino e non verso la periferia. Si sarebbero potute costruire cinque UU.SS.SS.LL. metropolitane per una popolazione di oltre un milione e duecentomila abitanti: sarebbe opportuno che il Consiglio meditasse su questa ipotesi in prospettiva.
Ipotesi che avrei potuto formalizzare se l'Assessore, ovviamente, avesse consentito a dar luogo a regolari consultazioni senza affanno di giungere all'approvazione della legge così rapidamente. Considerazioni ancora più significative vanno fatte per alcune UU.SS.SS.LL. della provincia di Torino, le cui abnormi dimensioni territoriali e di popolazione balzano immediatamente agli occhi se le si confronta con la soluzione adottata per le altre province del Piemonte.
In particolare non è affatto condivisibile l'ipotesi formulata circa la costituenda USSL n. 5, che sarebbe la più grande di tutto il Piemonte, sia per popolazione, sia per territorio. Mi riferisco all'USSL n. 5 Collegno Rivoli, Orbassano e Susa. Essa raggruppa territori assolutamente disomogenei, separati tra loro con oltre 100 km di distanza, attraversati da strade spesso impercorribili per densità di traffico e difficoltà di circolazione. Si pensa alle impervie strade di montagna della Valle di Susa e alle intricatissime vie della periferia ovest di Torino. Nella USSL n. 5 si va dal confine francese a Piazza Massaua, costringendo il povero cittadino a gimkane. Appare incongruo abbinare realtà pressoché urbane quali Collegno e Rivoli con la Valle di Susa e con Giaveno. Avendo le rispettive popolazioni problematiche ed esigenze totalmente diverse, si propone ufficialmente che l'USSL di Susa abbia, come previsto nel progetto Vetrino, una sua autonomia.
Non bisogna dimenticare che le popolazioni dell'Alta Valle di Susa rivendicano quotidianamente di poter accedere ai servizi sanitari francesi.
Queste richieste diventerebbero sempre più pressanti ora che è saltata l'ipotesi di finanziamento dell'art. 20 della legge finanziaria del 1988 e la ristrutturazione dell'ospedale di Susa. Quelle popolazioni diventerebbero sempre più emarginate se inserite ai limiti territoriali ed in termini di angosciosa sudditanza rispetto ai territori forti della stessa USSL situata nella zona ovest della periferia di Torino.
Basti pensare che questa USSL n. 5 ha una distanza chilometrica da un capo all'altro di oltre 100 km. Se ciò non dovesse essere condivisibile allora in subordine, qualora l'USSL di Susa non potesse rimanere struttura autonoma, ad essa si abbini l'USSL n. 35 di Giaveno, anch'esso territorio montano e in stretto collegamento con l'ospedale di Avigliana. A tale proposito si suggerisce di riconvertire i presidi ospedalieri di Avigliana e di Giaveno, integrandoli tra di loro, accentuando le caratteristiche di ospedale oncologico che già oggi in particolare l'ospedale di Avigliana possiede in maniera marcata. E' una proposta in linea con i tempi poiché la cura, la prevenzione e la riabilitazione delle problematiche sanitarie in materia oncologia costituiscono un'emergenza ed un'urgente necessità di incremento. Questo lo dico con cognizione di causa, poiché sono stato amministratore straordinario per alcuni anni a Susa e ne conosco ampiamente le problematiche.
La proposta che ho appena formulato presenta caratteristiche, per esigenze territoriali e connotati di popolazione, assolutamente assimilabili all'ipotesi che la Giunta si propone per la costituenda USSL n. 18, che ha una popolazione non certo superiore.
Un ulteriore problema si pone per quanto riguarda la Comunità montana della Val Pellice, che pur avendo una popolazione di soli 22.000 abitanti presenta problematiche assolutamente preoccupanti a causa dei disagi ambientali, sociali ed economici che quelle popolazioni devono quotidianamente affrontare.
La Comunità montana assomma valori che debbono essere salvaguardati e rispettati. La gente di montagna soffre di mille problemi che adeguate soluzioni sanitarie possono in parte attenuare. Vanno salvaguardati i secolari valori storici e religiosi che le popolazioni valdesi intendono far rispettare e tutelare. Non bisogna dimenticare che tutta la Val Pellice è costituita da montagne impervie ed ingrate: le popolazioni possono trovare sollievo nel sapere che verranno salvaguardati quei servizi sanitari e di natura socio-assistenziale che negli anni con grande cura ed attenzione la Val Pellice è riuscita a creare. Per questo propongo che si tenga conto della eccezionalità del caso delle attuali UU.SS.SS.LL. nn. 42 43 e 44 ed auspico che il Consiglio voglia approvare il progetto di emendamento che conserva un'autonomia di quelle UU.SS.SS.LL.
I tre emendamenti che ho preannunciato li ho già presentati.
Ne propongo un altro all'art. 9 dove si parla dei Commissari regionali.
Il comma secondo va integrato in questo modo: "Le assemblee delle associazioni dei Comuni attualmente costituite ai sensi della L.R. n. 41/91 sono titolari fino al 31/12/1994 e comunque fino alla revisione della legge n. 20/82 delle funzioni socio-assistenziali e le esercitano tramite il Commissario straordinario che si avvale dei coordinatori socio assistenziali e in carica alla data di entrata in vigore della presente legge". Questa è un'integrazione che credo non muti la sostanza del comma secondo.
Invece l'emendamento all'art. 9, comma quarto, dove si dice sostanzialmente: "I Commissari regionali cui è affidata la gestione di UU.SS.SS.LL nel cui territorio insistono ospedali compresi nell'allegato 2) possono essere affiancati da subcommissari nominati dalla Giunta regionale che provvede altresì", va sostituito con "I commissari regionali, cui è affidata la gestione di UU.SS.SS.LL., sono affiancati da subcommissari nominati dalla Giunta regionale in riferimento a quanto fissato dall'art.
9, comma secondo, della presente legge". Questi ultimi due emendamenti li presento alla Presidenza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Grazie, Presidente. Sarò breve per quanto me lo consenta una replica che abbia la necessità, da parte di questo governo, di spiegare alcune cose e puntualizzarne altre.
Ho trovato alcune difficoltà nel seguire questo dibattito, che peraltro è stato alto - come si suol dire nel linguaggio notarile delle nostre sedute - e quando dico alto, intendo alto in tutti i sensi, sia per le cadute che per le altezze che il dibattito stesso ha raggiunto. La particolarità di questo dibattito è che effettivamente rappresenta tutto quello che noi abbiamo oggi come patrimonio culturale, personale e storico sui problemi della sanità.
Ho sentito fare affermazioni al limite della non conoscenza del nostro Statuto regionale e della Costituzione per quanto riguarda, per esempio, la rappresentanza dei Consiglieri regionali e il loro mandato su tutto il territorio regionale. E questo mi preoccupa, non per il fatto che uno o più Consiglieri regionali intendano difendere legittimamente i diritti delle zone dalle quali provengono o nelle quali sono eletti, ma perché mi pare che questo interesse di carattere locale sia prevalente rispetto ad un disegno e ad un interesse complessivo che è di tutto il sistema sanitario regionale, non soltanto degli interessi locali che si possono perseguire.
Altrettanta fatica ho fatto a comprendere come si possa appiccicare anche questa volta - non mi riferisco all'intervento del collega Marchini alle scelte sulla sanità l'etichetta liberaldemocratica o meno rispetto alle scelte attuate. Mi dispiace molto - ripeto, non mi riferisco all'intervento del collega Marchini che invece ha usato il termine in modo a mio avviso, corretto all'interno di un disegno completamente diverso perché effettivamente chi liberaldemocratico è e lo è stato prima del divenire di moda di questa etichetta non può che essere imbarazzato nel sentire affermazioni di liberaldemocrazia. A maggior ragione, quando poi gli stessi liberaldemocratici richiamano il potere dell'Assemblea dei Sindaci di decidere i distretti nei loro confini, alla faccia del direttore generale, cioè del manager che sarà colui che, effettivamente, da un punto di vista - questo sì - liberaldemocratico o forse direi meglio moderno dovrebbe avere il potere di gestire l'USSL.
Che cos'ha di liberaldemocratico questa scelta? E cos'ha di liberaldemocratico la scelta di andare comunque in controtendenza rispetto alle scelte che tutte le Regioni hanno fatto? Non credo che le Regioni siano tutte colte da morbo di Alzheimer precoce; esse non hanno ritenuto di allargare, così come era previsto nella proposta Maccari-Vetrino, il riconoscimento di azienda autonoma a tutto l'elenco degli ospedali che, di volta in volta, il precedente governo ha sottoposto all'esame di questo Consiglio. Ciò non per non voler riconoscere che questo potrebbe essere un passo in avanti, ma semplicemente per senso della realtà, che rende impossibile questa scelta.
Voglio richiamare un elemento: trasformare in aziende gli attuali ospedali e quindi applicare criteri economici alla loro gestione consentirebbe una gestione di un ospedale come le Molinette (ma anche di qualsiasi altro) per la durata massima di due o tre settimane, se dovessimo affidare le entrate di questi ospedali alle tariffe per le prestazioni che offrono. Ma di quale azienda stiamo parlando? Di quale tipo di tentativo di modernizzazione possiamo parlare concretamente se si fa così brutalmente astrazione dalla realtà? Nel sentire parlare alcuni colleghi, mi è ritornato in mente il titolo di un romanzo, che poi è stato anche trasformato in film; per carità, non voglio fare paragoni con i personaggi del romanzo o del film con coloro che hanno parlato, ma mi è venuto in mente "She's been away" (è stata via). Ascoltandovi, non vi ho più riconosciuti come partecipanti di questo Consiglio regionale o conoscitori del nostro sistema sanitario regionale.
Non mi rendo conto di come certe proposte o certe affermazioni possano essere state fatte in quest'aula senza quel minimo di conoscenza del nostro sistema sanitario regionale, che consentirebbe, anzi a mio avviso richiederebbe, una linea di assoluta pragmaticità nell'intervento della riforma del nostro sistema sanitario regionale, cosa che ho già anticipato in Commissione.
Non ricordo più se lo diceva Vertone o Panebianco, ma diceva una cosa bellissima: "Il nostro Paese ha dovuto subire soltanto delle controriforme non ha mai visto una riforma". Adesso, però, dovete spiegarmi per quale motivo noi dovremmo considerare questo - che invece è un intervento di vera riforma, perché le vere riforme sono quelle che si possono concretamente attuare, non quelle che dettano dei principi assoluti che si scrivono sulla carta e che poi nessuno applica una controriforma. Tale provvedimento infatti, media fra i principi - così come negli stessi decreti legislativi è previsto - che stanno alla base della riforma e della realtà attuale che viviamo.
Se volete un esempio di riforma inattuata, perché inattuabile, potete far riferimento proprio alla legge n. 833 e magari anche alla legge n. 180 che contenevano principi assolutamente condivisibili, assolutamente da condividere, ma che per una serie di considerazioni di carattere non soltanto storico-culturale ma anche politico e di assenza di interventi concreti, perché concretamente non si conosceva la realtà, sono state riforme mancate, al nord per troppa aderenza ai principi - sto parlando della legge n. 180 - al sud per totale lontananza dei principi che stavano alla base della legge n. 180.
Se è di queste riforme che intendiamo dotare il nostro sistema e la nostra Regione, francamente il nostro sistema e la nostra Regione ne possono fare assolutamente a meno. E mi dispiace che la contrapposizione sia posta in questi termini, perché è una contrapposizione falsa. E' falso dire che in questo momento si stanno contrapponendo due culture, perché non esistono due culture contrapponibili: esistono due tendenze che fanno continuamente a pugni con la realtà esistente, che deve tener conto della realtà attuale, che è assolutamente antieconomica, ma che non può non far tesoro di quei principi senza i quali il nostro sistema sanitario regionale non potrà trovare applicazione.
"She's been away" si applica anche a coloro che sono di sesso maschile.
Io conosco un po' le leggi regionali approvate dai vari Consigli: è chiaro che sono quasi tutte simili, perché derivano dalla stessa legge di riforma nazionale e ne contengono principi e procedure.
La legge della Sicilia, che è molto articolata e molto interessante da un certo punto di vista, prevede però - guarda caso - una sola USSL su tutta le Regione e 63 Commissari che gestiscono le 63 ex UU.SS.SS.LL. del territorio regionale. Questa è riforma, secondo voi? Secondo me non lo è affatto, è semplicemente un tentativo di by-passare la riforma effettiva che c'è; per carità, libera la Sicilia di scegliere esattamente quello che vuole, non intendo sindacare su questo, ma in realtà noi abbiamo di fronte questo tipo di tentativo di applicazione della riforma, cioè di non applicazione della stessa.
Allora, la scelta di questo governo, la scelta di questo Assessore, di questi due Assessori che stanno gestendo la sanità in Piemonte è una scelta non culturale, che non si richiama ad ideali astratti, ma a concreti principi pragmatici di quello che è possibile fare e di quello che è necessario fare nello stato attuale delle cose. I dibattiti soltanto culturali, le leggi di principio non servono a nulla e a nessuno, e così è stato fino ad ora nel nostro sistema.
Sulla rete ospedaliera annuncio che è quasi in fase di ultimazione un importante grosso lavoro che la Regione Piemonte aveva affidato un po' di tempo fa al CRESA. Si tratta di uno studio di conoscenza del nostro sistema sanitario regionale e delle sue strutture, senza il quale non possiamo andare avanti nella razionalizzazione, cioè capire che cosa può essere modificato, cosa può essere chiuso o trasformato, cosa può essere aperto.
Dunque, chiedere oggi a questo governo e alla Regione Piemonte di procedere contemporaneamente a tutti i provvedimenti di riforma necessari per modificare il nostro sistema sanitario regionale è - consentitemi - una richiesta che non può che essere rinviata al mittente per mancanza di strumenti. E chi lavora in questo Consiglio dovrebbe saperlo: mancanza di quegli strumenti che nel corso degli anni questa Regione non si è data e che sta cercando faticosamente di darsi nel corso degli ultimi anni. Se però aspettiamo di essere perfetti, con tutti gli strumenti adatti a disposizione per incominciare la riforma possibile, quello che concretamente è possibile, non incominceremo mai nulla.
E allora si comincia, per effetto della normativa nazionale ed anche per effetto della nostra volontà e della necessità che sta nelle cose, a riformare quello che è possibile riformare, rinviando ai motivi successivi di programmazione, che certo ci saranno, un intervento più specifico sulla rete ospedaliera, e quindi su tutto il complesso delle strutture sanitarie della nostra Regione.
Un'altra cosa è stata più volte affermata da molti Consiglieri e mi lascia molto perplesso; mi riferisco ad argomenti quali quello del decidere sulla testa della gente, della Regione Piemonte che se ne infischia delle autonomie locali, degli enti locali, e così via. Se fossi stato sui banchi dell'opposizione avrei fatto un intervento sicuramente molto più duro su questo nei confronti di coloro che hanno usato queste parole, perché sono spesso le stesse persone che in altra situazione (da un certo punto di vista giustamente e io ne ho dato atto agli ex amministratori di questa Regione) hanno dovuto in più occasioni fare delle scelte anche contrarie agli interessi soltanto localistici delle Amministrazioni locali, ma oggi rinfacciano a questo governo quelle decisioni che in realtà anche loro avrebbero dovuto affrontare e adottare se fossero stati al governo oggi. Mi sembra abbastanza curioso questo meccanismo, per cui o l'assunzione di responsabilità è, collettivamente, del Consiglio, perché la legge passa attraverso il Consiglio, oppure c'è il tentativo dello scaricabarile classico, tradizionale, un po' trasformistico se mi consentite, di poter vendere la propria posizione presso una comunità locale piuttosto che presso un giornale o una televisione privata non rispetto ai principi di questa riforma e alle esigenze della modifica del nostro sistema, ma rispetto ad interessi che non hanno nulla a che fare con il sistema sanitario regionale.
E qui, consentitemi, è assolutamente falso affermare che la modifica delle UU.SS.SS.LL. oggi comporta immediatamente, automaticamente una diminuzione o una modificazione dei servizi sanitari. Vi prego di fare attenzione quando dite queste cose perché vi state assumendo una responsabilità grave nei confronti della popolazione che poi da domani comincerà a tempestare voi, oltre che il nostro Assessorato, per chiederci dove andare a fare le code per modificare i propri documenti o certificati quando questo in realtà non è! In queste cose si verificano anche il livello di responsabilità e di tenuta del ceto politico. E' falso dire una cosa del genere! Perché se ristrutturazione di servizi ci sarà, e dovrà esserci perché non ha senso la situazione attuale per alcuni aspetti, sarà certamente lontano da domani perché devono esserci tutte le strutture istituzionali organizzative e tutta l'attività e la competenza programmatoria della Regione deve essere esperita perché le scelte che saranno compiute potranno effettivamente essere compiute con cognizione di causa, non sulla pelle dei cittadini, ma per migliorare i servizi ai cittadini! Dire per esempio, collega Rabellino, che tutti i distretti devono avere un'emergenza, cioè un Pronto Soccorso, è dire una cosa che non esiste, che non esiste! Chi conosce i Pronti Soccorso e le esigenze di un effettivo sistema di emergenza sul territorio non può dimenticare che ci vogliono ospedali strutturati per offrire a coloro che arrivano nelle emergenze e nei Pronti Soccorso delle risposte effettive, altrimenti i malati muoiono nelle strutture dove arrivano! Non sono curati! Affermare queste cose vuol dire fare demagogia! Quindi, non smantelliamo nessun servizio! Questo governo non smantella nessun servizio! Bisogna riformare i servizi. Cito un esempio che ho fatto l'altro giorno in Commissione, di nuovo sulla psichiatria perché è un esempio che mi fa piacere ricordare, mentre stavo discutendo con uno psichiatra che è stato storicamente uno dei miei avversari nelle diatribe che ci sono state sui servizi psichiatrici: in Torino ci sono due ambulatori di psichiatria che sono a meno di un chilometro distanti uno dall'altro. Cosa volete? Fotografare la realtà e lasciarla inalterata? Sapendo che in realtà uno dei due può assolutamente assommare le funzioni dell'altro, magari utilizzando meglio i funzionari? E di queste situazioni ce ne sono moltissime nel territorio. Sono queste le cose che bisogna affrontare, non la chiusura dei servizi! Chiusura dei servizi consentitemi, che non è stata voluta da questo Assessore! Chiusura dei servizi che è stata voluta nella nostra Regione da una - questa sì cattiva cultura della riforma sanitaria che considerava i servizi di base i servizi territoriali, come lo scarto del nostro sistema sanitario regionale e che ha privilegiato gli ospedali, imbottendoli, rendendoli inagibili rispetto alle loro effettive funzioni. Quando chi come me dice che i servizi territoriali devono essere potenziati non fa una lotta di retroguardia rispetto ad una sinistra che ancora pensa alla territorialità: chi dice queste cose non conosce assolutamente il dibattito culturale che c'è oggi su questi servizi. Chi afferma che oggi i servizi territoriali devono essere potenziati lo afferma per salvare gli ospedali, per riqualificarli, perché alle Molinette oggi ci sono persone che sono ricoverate da tre anni e forse più, che non trovano strutture di lungodegenza che possono accoglierle! E alle Molinette oggi ci sono degenze che durano 10-15 giorni che potrebbero durare tre o due! Perché non ci sono quei servizi fuori dall'ospedale che consentano di arrivare in ospedale soltanto per l'operazione, o meglio ancora non c'è quell'organizzazione dell'ospedale che consenta al malato di andare in day-hospital a fare gli esami e poi fermarsi soltanto il tempo necessario per fare gli interventi.
Questo vuol dire essere di Rifondazione Comunista e di sinistra? A me non fa paura avere una colorazione piuttosto che un'altra, perché questa è la cosa che vi diranno e che vi dicono non i primari-baroni, quelli che sono fermi sul loro cadreghino di questo ospedale piuttosto che dell'altro, ma coloro che si occupano di sanità che siano di destra, di centro o di sinistra, perché questa è la direzione nella quale si deve lavorare.
Così come, consentitemi, questa trasformazione dei distretti in piccole UU.SS.SS.LL. come ho detto io: collega Calligaro, noi possiamo anche girare intorno al problema rifacendo entrare dalla finestra quello che abbiamo fatto uscire dalla porta per quanto riguarda i distretti, ma se questi distretti hanno esattamente le stesse funzioni, le stesse potenzialità magari aggravate da un'Assemblea di Sindaci che esautora dai poteri o dalle competenze il direttore generale, allora abbiamo fatto...



CALLIGARO Germano

Allora non hai letto né il DL n. 502 né il DL n. 517!



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Li ho letti, Calligaro.



CALLIGARO Germano

I Sindaci non hanno più nessun potere!



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Appunto, ma voi glieli volete assegnare di nuovo, attraverso provvedimenti...



CALLIGARO Germano

Sull'articolazione dei distretti!



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Proprio sull'articolazione dei distretti, perché questo è uno dei provvedimenti più importanti che ha a che fare con la managerialità di coloro che gestiranno questa sanità.



CALLIGARO Germano

Ma non facciamo ridere!



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Evidentemente abbiamo pareri completamente diversi su questo, ma non solo su questo, mi sembra.
E' chiaro che la riforma che noi stiamo gestendo e che vogliamo gestire ha delle forti difficoltà. Io speravo e spero che le difficoltà che arriveranno dal territorio siano di contenuto, di quello che è difficile modificare, e non di demagogia da parte di quella o quell'altra Amministrazione comunale. Non faccio polemiche nei confronti di niente e di nessuno sulle sollecitazioni enormi che anche da molti Consiglieri regionali - legittimamente, per carità - sono arrivate per salvare questa USSL piuttosto che quell'altra, ma devo dire che ho trovato pochissimi Consiglieri attenti alle esigenze di tutta la Regione piuttosto che della propria USSL e magari come è stato fatto, per esempio, con Susa da parte di un Assessore e del Consigliere Marchini, indicando anche quelle funzioni che senza la garanzia di una USSL. cioè senza la garanzia di un altro direttore generale, di un'altra segreteria generale, di un'altra superburocrazia che parcellizza di nuovo il Fondo Sanitario Nazionale offrirà a Susa - e questa è una delle cose che questa Regione dovrà trovare il modo di fare - una possibilità per riqualificare le proprie strutture sanitarie. E' in questo modo, attraverso un distretto funzionante, non oppressivo nei confronti dell'USSL intera, è attraverso una politica di programmazione e quindi di decisione su come vengono usati i soldi e per quali poli questi soldi devono essere usati, che si fa poi effettivamente salvaguardia delle realtà locali, non abolendo una USSL piuttosto che un'altra.
Ho l'impressione che non sia stato ben compreso un altro passaggio della riforma che abbiamo di fronte, che è quello che ha a che fare con gli accorpamenti. Qualche Consigliere diceva che non si capiscono i criteri. I criteri sono definiti innanzitutto nei decreti legge, e se vogliamo che non diventino una spada nei confronti delle realtà locali, questi criteri devono essere applicati, cercando di contemperare le realtà locali quando sono legittime, gli interessi locali quando sono legittimi e non soltanto di parte e le esigenze di organizzare aziende che abbiano una dimensione economica e, dal punto di vista della popolazione, accettabile.
Ciascuna delle UU.SS.SS.LL. della città di Torino ha almeno 200.000 abitanti. Come si fa a dire che una USSL con 200.000 abitanti è una USSL troppo piccola rispetto alla città di Torino? Abbiamo avuto l'esperienza dell'USSL unica, della 1/23, che è stata fallimentare. Mica solo perch hanno rubato o perché ci sono stati dei processi! E' stata fallimentare perché era impossibile da gestire, assolutamente impossibile da gestire.
Anche senza gli ospedali è impossibile da gestire perché la complessità dei servizi che questa città offre ai torinesi è tale per cui quattro UU.SS.SS.LL. sono la misura giusta per la città. Anche in questo caso questa Giunta si prenderà l'etichetta di Rifondazione Comunista piuttosto che non so di quale sinistra perché abbiamo accettato questa posizione.
Rinvio agli emendamenti, perché sono tanti e anche per contenere le mie considerazioni sul perché questo governo ritiene di accettare o non accettare certi emendamenti.
Vorrei soltanto richiamare una questione che ha a che fare con l'assistenza e con la necessità di considerare tutto il settore assistenziale all'interno della riorganizzazione (del resto i decreti legge lo prevedono): considerazione che verrà presa nel debito conto quando discuteremo la legge di organizzazione.
Vorrei richiamare soltanto una questione: è stato fatto un accenno all'ospedale di Giaveno. L'affermazione, così come è stata esposta potrebbe anche essere discussa da parte dei responsabili, perché è un'affermazione molto grave anche dal punto di vista della responsabilità penale che potrebbe assumere. E' chiaro che l'Amministrazione di questa Regione ed io personalmente verificheremo questa cosa e verificheremo anche gli addebiti eventuali che si possono individuare.
Ritengo che accusare qualcuno di una cosa di questo tipo, potrebbe essere (puntini)



(Interruzione della Consigliera Vetrino)



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Un conto sono i dati di attività. Dire che questa cosa accade per colpa di quello che fa una cosa invece di farne un'altra è un po' difficile da stabilire dal momento che esiste nel nostro Paese il principio della libertà dei medici, per cui dovremmo entrare nel merito e chiedere a questo medico o a tutti i medici perché scelgono il cesareo. Dopodiché sul principio sono assolutamente d'accordo perché è vero che accadono queste cose. Quando si fanno queste affermazioni, a mio avviso, bisognerebbe un po' ponderare; comunque ho recepito e adesso verificheremo anche sulla base delle informazioni che l'Assessorato aveva assunto prima e vedremo il da farsi anche nei confronti di questo primario.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cucco.
Penso che nella nostra economia anche mentale dieci minuti di intervallo possano farci bene. Grazie.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 20,10, riprende alle ore 20,35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprende l'esame del progetto di legge n. 421 con la votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale, come richiesto dai Consiglieri Rabellino, Vaglio ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 34 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Emendamento presentato dai Consiglieri Germanetto, Cantore Porcellana, Masaracchio, Gallarini, Fiumara, Sartoris e Vaglio: 1) allegato 1) - USSL n. 7: si propone scorporo USSL n. 29 Gassino Torinese e suo inserimento nell'USSL n. 4 (TO IV - TO VII).
La parola al Consigliere Germanetto.



GERMANETTO Michelino

Le motivazioni che ci hanno spinti a presentare l'emendamento sono diverse. Tra le più importanti vorrei evidenziare che non esistono mezzi di trasporto tra San Mauro e Chivasso.
Il Comune di San Mauro è sempre stato considerato Area metropolitana strettamente legata alla città di Torino. Infatti, è stato il primo Comune della cintura allacciato all'acquedotto torinese, ha ospitato il depuratore, ha ospitato l'insediamento della legge n. 25 e 300 alloggi per gli sfrattati di Torino; di conseguenza, non può essere associato alla periferia.
Sarebbe opportuno mantenere una certa continuità con la linea finora seguita.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento, perché in questa fase non è possibile prendere in considerazione l'Area metropolitana, in quanto non è istituita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Questa mi pare una motivazione assurda. Solo perché non c'è l'Area metropolitana queste esigenze non si devono accogliere? E' veramente fuori da ogni logica! Nel mio intervento di carattere generale avevo evidenziato la necessità di andare a spezzare le vecchie UU.SS.SS.LL. Per quale motivo dobbiamo ragionare obbligatoriamente come USSL n. 29 in questo caso? C'è un'esigenza del Comune di San Mauro, quindi trasformiamo l'USSL se la Giunta lo ritiene opportuno. La si può anche trasformare, facendola far parte dell'USSL n. 7, mentre quelle di Gassino e Castiglione resteranno nell'ambito di Chivasso.
Dobbiamo cercare di arrivare a comporre queste esigenze, perché non si può dire: "No, perché non c'è l'Area metropolitana". Non importa che ci sia o meno l'Area metropolitana; c'è un'esigenza dei cittadini e degli amministratori del Comune di San Mauro; c'è un'esigenza logica per qualsiasi persona che conosca minimamente quell'area. Quindi, prendiamone atto. Se non vogliamo metterla in votazione così, cerchiamo di modificarla scorporando il Comune di San Mauro. Se non c'è questa volontà vuol dire che si vuole veramente fare un'operazione burocratica, che non farà altro che scontentare tutti e creare dei grossi disagi. Immaginiamo la gente che abita a San Mauro, a due passi dall'Ospedale San Giovanni Bosco, che deve però recarsi a Chivasso dove c'è l'USSL. Questo crea gravi e notevoli difficoltà.
La maggioranza e la Giunta devono minimamente ragionare su questi emendamenti che non sono stati messi giù tanto per scriverli, ma hanno motivazioni ben precise.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Credevo che fosse conosciuto un altro argomento che non ho utilizzato perché mi sembrava scontato, in quanto affrontato tante volte.
Innanzitutto non è affatto vero che una persona che abita a San Mauro non possa continuare ad andare all'ospedale più vicino. Questo l'ho già detto nel mio intervento e vi prego di non ripetere questo argomento perché è inesistente.
Inoltre in questa fase la Giunta, in accordo con tutto quello che è accaduto nelle altre Regioni, non ritiene possibile andare ad analizzare situazioni specifiche assolutamente fondate. Così come San Mauro ci sono i Comuni di Collegno, Grugliasco, Moncalieri e tutte le altre Province che hanno accavallamenti di Comuni.
In questo momento non è possibile procedere a questo ridisegno. Leggete le norme transitorie, le quali consentono ai Comuni, che legittimamente decideranno di farne richiesta alla Giunta, di modificare la propria appartenenza ad un'USSL piuttosto che ad un'altra. Potranno farlo ed entro un arco di tempo stabilito la Giunta deciderà sul nuovo ridisegno. In questo momento accorpiamo UU.SS.SS.LL. tutte intere insieme.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Io sono uno dei firmatari di questa proposta, perché sono convinto che nei centri abitati che non hanno alcuna soluzione di continuità con Torino tutto ciò che accade orbita verso la città. Se l'USSL di Torino è stata divisa in quattro zone, non vedo la ragione per la quale i Comuni che comunque fanno parte della città di Torino, ancorquando abbiano un'autonoma amministrazione, debbano essere parte di tutto ciò che Torino gestisce indipendentemente dalle valutazioni delle difficoltà che i cittadini di San Mauro Torinese hanno nel raggiungere tutte le strutture sanitarie di cui hanno fruito fino ad ora.
Tant'è che il Comune di San Mauro, contrariamente a quanto non hanno fatto altri Comuni, addirittura si è espresso con una propria deliberazione. Quindi non si può disattendere anche questa richiesta specifica di un Comune, che è parte del territorio della città di Torino con cui è collegato senza soluzione di continuità. Io ho in mano la deliberazione del Comune di San Mauro, che penso la Giunta abbia ricevuto a suo tempo e quindi ha avuto modo di meditarla. La risposta che ha dato l'Assessore non è convincente, perché l'argomento non riguarda la struttura, così come configurata nel disegno delle suddivisioni che sono state tracciate sulla carta, tenendo conto soltanto delle realtà che si sono immaginate utili per la salvaguardia degli impegni della struttura sanitaria del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Intervengo per dire che il nostro Gruppo è contrario a questo emendamento. Innanzitutto non sembra che l'USSL n. 29 nel suo complesso e il Comune di Gassino in prima fila abbiano chiesto questo scorporo, ma ci risulta sia stato il Vicesindaco del Comune di San Mauro, presente in questa sede nella giornata di oggi.
D'altra parte l'emendamento parla di scorporo dell'USSL n. 29 e non del Comune di San Mauro. A questo punto non capisco come si possa approvare lo scorporo di un Comune alla faccia di tutti gli altri Comuni che non vengono scorporati o che non l'hanno chiesto. Quanto meno questa cosa deve essere corretta e modificata. Così com'è a nostro parere non è modificabile, al di là di tutte le considerazioni che ritengo condivisibili sulle possibilità dei cittadini di San Mauro di accedere ai servizi, come stanno facendo e continueranno a fare, della USSL attuale di TO VI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

E' una dichiarazione di voto che vale per tutta una serie di emendamenti.
Il nostro Gruppo voterà le proposte di modifica di ordine territoriale poste dai Gruppi di opposizione, perché dobbiamo essere tutti consapevoli che su questo si è aperto un confronto politico e non si è ritenuto di introdurre l'adeguato fair play. Il fatto che si sia chiesto all'inizio della seduta il voto personale su queste cose, sta ad indicare che uso si vuole fare del voto che qui si va ad esprimere. Quindi vogliamo dire che il nostro voto prescinde dalle motivazioni, ma è un'esigenza che abbiamo come gruppo funzionale di essere riconosciuto come Gruppo di opposizione e non come Gruppo che qualche volta tende a collocarsi secondo l'oggettività delle questioni e che in qualche misura tiene una posizione non chiara nei rapporti maggioranza-opposizione.



PRESIDENTE

Vi sono altri interventi? Consigliere Rabellino, lei è già intervenuto.



RABELLINO Renzo

Voglio chiedere l'appello nominale su questo emendamento e su tutti gli altri che riguardano la zonizzazione.



PRESIDENTE

Occorre la richiesta di tre Consiglieri. Si aggiungono i Consiglieri Masaracchio e Gallarini.
Si proceda pertanto alla votazione dell'emendamento n. 1) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 38 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dai Consiglieri Femia e Cantore: 2) allegato 1), in linea prioritaria si propone di scorporare la medesima USSL 5 nei seguenti termini: USSL 5: ex USSL 24 + ex USSL 25 + ex USSL 34 + ex USSL 35 USSL 6: ex USSL 36 con conseguente incremento di un numero per tutte le UU.SS.SS.LL.
successive che divengono n. 24 totali.
Vi è un emendamento analogo che è stato presentato dai Consiglieri Marchini, Vaglio e Cantore.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non vorrei che ci fosse un equivoco.
C'è un emendamento a firma dei Consiglieri Marchini e Vaglio, che non è riconducibile a quelli precedenti.



PRESIDENTE

Lei dice di no?



MARCHINI Sergio

No, perché ha una sua natura specifica; tant'è che io ho firmato anche un emendamento di questo tipo che tende a riaccorpare e disaggregare.
Questo è un emendamento specifico, sul quale chiederei un'illustrazione specifica.



PRESIDENTE

Quindi un'illustrazione separata. Noi l'abbiamo letto nello stesso modo, però rispettiamo lo spirito di chi l'ha presentato.
Stiamo esaminando l'emendamento presentato dai Consiglieri Femia e Cantore, che ha in subordine un altro emendamento.
La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta non accoglie, perché la dimensione della popolazione dell'USSL di Susa non consente l'individuazione di una sola USSL. Con questo, però, la Giunta conosce perfettamente la realtà e non vuole dimenticare la necessaria specificità del territorio, che verrà valorizzata attraverso altri strumenti che non sono quelli dell'USSL unica: c'è il distretto, ci sarà la possibilità di intervenire per valorizzare alcune funzioni che su Susa possono essere collocate. Non riteniamo tuttavia di dover accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

La Giunta non accoglie l'emendamento.
Si proceda dunque alla votazione dell'emendamento n. 2) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 36 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo solo per evidenziare un'esigenza di un aderente al Gruppo di Rifondazione Comunista, esigenza forse non solo sua.
Se i lavori di questa sera si protrarranno oltre le ore 22,30, chiedo alla Presidenza di mettere a disposizione un'auto, ad esempio per il Consigliere Bosio che deve rientrare a Novara.



PRESIDENTE

Ci faccia riflettere un attimo.



CHIEZZI Giuseppe

L'ho detto con largo anticipo, proprio perché il Consigliere Bosio dovrebbe prendere l'ultimo treno alle ore 22,30; se si continua fino a tarda notte, vi chiedo di mettere a disposizione delle automobili.



PRESIDENTE

Il problema Bosio sarà risolto.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie. Mi dicono ci sia anche il problema Miglio.



PRESIDENTE

Ci riflettiamo un attimo, adesso procediamo con i lavori.
I Consiglieri Femia e Cantore presentano in subordine all'emendamento n. 2) il seguente emendamento: sub 2) si propone quindi di scorporare la medesima USSL 5 nei seguenti termini: USSL 5: ex USSL 24 + ex USSL 25 + ex USSL 34 USSL 6: ex USSL 35 + ex USSL 36.
Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio, Cantore, Bodrero Marchini e Goglio: 3) all'allegato 1), il punto 5) è sostituito dai seguenti: 5) USSL 24 Collegno USSL 25 Rivoli USSL 34 Orbassano 5 bis) USSL 35 Giaveno USSL 36 Susa.
Quindi ci sono due emendamenti che, in questo caso, hanno la stessa caratteristica.
Il Consigliere Vaglio chiede la parola per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VAGLIO Roberto

Per non abusare della cortesia dei Consiglio, in un unico intervento motiverò tutti gli emendamenti di mia iniziativa. Mi rivolgo, se mi permettete, direttamente all'Assessore.
Tutta questa serie di emendamenti è fortemente e seriamente motivata da un'incongruenza che noi abbiamo rilevato nella costituzione di queste nuove maxi UU.SS.SS.LL. Mi spiego meglio: nell'art. 1 che il Consiglio ha testè approvato si dice che le UU.SS.SS.LL. sono aziende regionali dotate di personalità giuridica pubblica, autonomia organizzativa, amministrativa patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica.
Io ho verificato che in queste maxi UU.SS.SS.LL. che noi chiediamo di emendare vi è una contestualità di zone eminentemente di pianura, a forte urbanizzazione, con contesti sociali ed economici tipici dell'hinterland torinese o comunque tipici di realtà assolutamente diverse da quelle di montagna, e zone invece che sono tipicamente di montagna. In questo caso specifico del primo emendamento c'è l'USSL n. 36 costituita da due UU.SS.SS.LL. e la n. 35 costituita da una USSL che si dovrebbero aggregare con la n. 24, con i problemi dell'ospedale psichiatrico, con i problemi dell'hinterland torinese e via discorrendo. Noi riteniamo che proprio dalla dizione di cosa si ritiene debba diventare l'USSL. rimandare ogni ulteriore decisione, ogni ulteriore definizione al distretto sia una visione estremamente riduttiva. Le UU.SS.SS.LL. coincidenti con Comunità montane sono congrue e robuste (nel vecchio disegno di legge n. 421 l'USSL n. 36 era già prevista come USSL a parte), pertanto abbiamo ritenuto doveroso da parte nostra segnalarlo e altrettanto doveroso da parte della Giunta rilevare l'incongruità della soluzione proposta e dare una risposta che non sia quella che abbiamo sentito prima: il distretto non ha le capacità di programmazione, le capacità di gestione, le capacità finanziarie, per poter rispondere alle esigenze estremamente specifiche della gente di montagna.
Limito l'intervento a questo primo emendamento, ma voglio fare riferimento anche alla situazione anomala di Ceva e Mondovì, a quella di Borgosesia e via discorrendo. Sarei veramente grato che mi si spiegasse la ratio che non è univoca perché in questo caso è una ratio che dà luogo ad un'integrazione di interessi divergenti che sono quelli dell'Area metropolitana e quelli di area fortemente montana, che mette insieme 350.000 persone, mentre in provincia di Alessandria, mi duole doverlo segnalare, questo non accade! In provincia di Alessandria, a fronte di una popolazione di 400.000 abitanti si dà luogo a ben quattro UU.SS.SS.LL. Ora se la ratio è unica io vi prego di tenerne conto e di rispondere a questo Consiglio, ma soprattutto alla gente che dobbiamo amministrare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non voglio ripetere quanto detto dai colleghi, ma mi pare che questo emendamento che mette insieme le UU.SS.SS.LL. n. 35 e n. 36 sia un ulteriore sforzo di razionalità e vada nella direzione anche dell'emendamento presentato dal collega Marchini che aveva la sua "sfiziosità", come ha detto lo stesso Marchini, nel fatto che c'era il termine "sperimentale" e quindi proponeva una gestione di UU.SS.SS.LL. su due Comunità montane, quella dall'alta valle e quella della bassa valle, in termini sperimentali.
In questo emendamento c'è la proposta che una terza Comunità montana si aggiunga, che è quella della Val Sangone, e quindi le UU.SS.SS.LL. di Giaveno e di Susa insieme possano essere gestite. Vorrei aggiungere che questo emendamento consentirebbe anche di mettere la parola fine ad un contenzioso che ormai va avanti da anni tra l'ospedale di Giaveno e quello di Avigliana. Noi lì ci troviamo in una situazione montana, quindi ad economia montana con tutte le conseguenze che ci sono in una zona montana anche per quanto riguarda la viabilità, i trasporti ed altre esigenze, e abbiamo avuto sempre in questa zona tre ospedali che in realtà sono stati concorrenziali l'uno rispetto agli altri: nell'USSL n. 36 Avigliana e Susa ma in termini maggiori la concorrenza tra Avigliana e Giaveno. Il termine "sperimentale" potrebbe essere la chiave per uscire da questa situazione e proporre che queste tre Comunità montane possano sperimentare una loro gestione in termini sanitari.
Non sto qui a ripetere perché, lo ha già detto il collega Vaglio, ma ritengo che questa specificità potrebbe essere accolta dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Vorrei capire se c'è la volontà da parte della Giunta di recepire questo suggerimento che viene dalla base. Sono addirittura tre gli emendamenti su quest'area, particolarmente calda, che ha fatto delle richieste ben precise, sia tramite la popolazione sia tramite gli amministratori locali. Fino a quando non è apparso questo nuovo disegno di legge, l'USSL di Susa era considerata una USSL autonoma, per conto suo. In questo periodo alle Amministrazioni locali è stata lasciata intendere una certa situazione, oggi all'ultimo momento la si cambia. Sicuramente questo creerà dei grossi problemi in quest'area. Non vado a ripetere ciò che hanno già detto i Consiglieri che mi hanno preceduto, ma ritengo davvero che abbinare l'area di Collegno, Grugliasco e Rivoli, che è una realtà completamente a se stante, cioè tipicamente urbana, ad aree montane come l'Alta Valle di Susa, è una cosa veramente assurda! Questa è una USSL che non ha un senso logico! In questo caso è stata davvero immaginata soltanto a tavolino questa USSL. sono stati tracciati dei confini sulla carta! Tutti questi emendamenti invece seguono un filo logico.
Vorrei capire dall'Assessore se una volta create queste mega UU.SS.SS.LL., nel momento in cui si verificherà che queste UU.SS.SS.LL. non possono stare insieme, si potranno suddividere ulteriormente? Non mi pare che sia previsto questo; sono previsti eventuali ulteriori accorpamenti, ma non degli scorpori successivi, se non dei passaggi tra una USSL e l'altra.
Qui si tratterebbe di costituire una USSL nuova, cioè passare da 22 a 23 non è uno spostamento da una USSL ad un'altra. Valutiamo quindi attentamente questo problema perché poi non potremo creare una USSL nuova nel momento in cui si verificherà una certa situazione. Se poi scopriremo che queste UU.SS.SS.LL. troppo piccole non sono funzionali, ci sarà sempre il tempo di riaccorparle, come previsto peraltro dalla legge nazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta è contraria a questi emendamenti.
Inviterei i Consiglieri a leggere il terzo comma dell'art. 2 di questa legge che consente modificazioni anche sostanziali e consistenti all'assetto che noi stiamo per varare, previa ovviamente una valutazione ragionata dell'esistente.
Ripeto però che sono assolutamente in disaccordo con quanto ha detto il Consigliere Vaglio perché io penso esattamente l'opposto sulla questione dei distretti. E ripeto che il recupero di specificità e la salvaguardia delle specificità nelle realtà locali non si fa attraverso la salvaguardia delle strutture burocratico-gestionali dell'USSL. ma la si fa attraverso altri strumenti che sono la programmazione, che sono magari anche la sperimentazione che si fa a livello governativo, Consigliere Cantore; non si fa a livello regionale perché se lei legge con attenzione i decreti legislativi troverà che sono possibili sperimentazioni su riconoscimento del Ministero. Se lei vorrà procedere verso questa direzione su una sperimentazione specifica si può fare perché è un'ipotesi, ma non è la Regione che può in proprio avviare questa cosa. Presentate alla Regione un'ipotesi effettiva, concreta di sperimentazione di una USSL di tipo montano, che può essere su Susa, e poi procederemo alle procedure che la legge prevede e anche al contatto con il Ministero.
In questo momento questa Giunta non può accogliere questi emendamenti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione i due emendamenti non accolti dalla Giunta.
Si proceda alla votazione dell'emendamento sub 2) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 3) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dai Consiglieri Marchini, Vaglio e Cantore: 4) all'allegato 1), al numero 5) è soppressa la parola "Susa". Di seguito al n. 22 è aggiunto il n. 23 e le parole "USSL Susa (C.M.A.V.S, e C.M.B.V.S.V.C, sperimentale)".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, su questa materia della Valle di Susa devo dire che c'è l'attenzione totale del collega Montabone che, per ragioni di buon gusto, non è firmatario di emendamenti, ma questo non significa che non ponga attenzione a questa questione. I colleghi Consiglieri e il sottoscritto hanno posto tutto uno scenario di ragionamenti rispetto ad un'ipotesi predisposta dalla Giunta, che se avrà una giustificazione dovrà essere una forte capacità di organizzare un sistema ospedaliero: Rivoli Susa passando attraverso Avigliana e Giaveno.
Se così è, e ci sembra di non dover dubitare dell'onestà intellettuale del governo regionale, questo emendamento si giustifica in via formale posto così come l'esigenza di rappresentare alla Giunta la specificità all'interno dell'area che andiamo ad istituire nella Valle di Susa nel senso stretto proprio del termine, quella cioè che fa riferimento all'ospedale di Susa, perché questa è un'area cruciale che, come abbiamo detto nell'introduzione, presenta caratteristiche uniche in Europa: tre valichi alpini, uno ferroviario, uno stradale, quanto prima un TGV. Ci sono anche altri valichi. Non solo: gli utilizzatori del servizio sanitario non sono quelli indicati dalle statistiche, ma sono più di 100.000 dal venerdì alla domenica sera e sono fruitori di un servizio del tutto particolare specifico, rispetto alle patologie, e molto esigente, non perché sia particolarmente significativo rispetto al tipo di prestazione che deve avere.
Questo significa che l'area della Valle di Susa, in un progetto che secondo me sicuramente sottende alla scelta di area vasta Rivoli-Sestriere giustifica un progetto speciale della Giunta regionale.
In questo senso questo emendamento probabilmente, anziché sperimentale doveva essere chiamato progettuale.
Sono convinto che la Giunta abbia colto questa esigenza che, se non immaginiamo di ritorno all'USSL originaria, se non immaginiamo neppure di fare la USSL sperimentale sulle tre Comunità montane, comunque è certo che a questo punto l'area coperta dalle due Comunità montane, Bassa Valle di Susa e Alta Valle di Susa e l'area afferente dal punto di vista del servizio all'ospedale di Susa, ma soprattutto al servizio dei distretti non può che essere oggetto di un progetto speciale e che consideri tra l'altro - cosa che se non si guarda bene la carta geografica molte volte non si coglie - che la Valle di Susa è il punto più occidentale d'Italia il che comporta tutta una serie di conseguenze rispetto alla tutela del territorio montano che può partire dalla Valle di Susa, anche dal punto di vista sanitario.
Siccome considero che alla base di un confronto politico ci voglia fiducia reciproca, sono convinto che questo tipo di esigenza sia stata colta dalla Giunta regionale. Mi affido quindi alla elaborazione della Giunta regionale e chiederei ai colleghi, che con me l'hanno firmato, di ritirare questo emendamento, poiché il suo permanere e la conseguente formale ripulsa da parte della Giunta, evidenzierebbe il fatto che quest'ultima non apprezza le ragioni che ci hanno portato a sottoporre con particolare puntualità queste problematiche.
Per inciso, la realizzazione dei campionati del mondo di calcio avrebbe dovuto consentire alle autostrade di essere realizzate in tre mesi e ad obbligare gli italiani ad assistere alle partite al coperto, in campi di baseball - quello di Torino non è un campo di calcio, perché, dal punto di vista dell'impostazione, è un campo di baseball. Poi scopriamo in questi giorni dalla televisione che i campi di baseball americani non sono coperti.
I campionati del mondo non sono né la panacea né un'occasione senza ritorno; è certo però che un'area turistica che pretende in quell'occasione di collocarsi nei confronti del mondo internazionale, non si colloca per l'aspetto sportivo, ma per il complesso e il livello dei servizi che nell'occasione deve essere eccellente, perché immagine dell'intero Paese.
Questa argomentazione dovrebbe essere tenuta presente dalla Giunta relativamente all'area del Verbano Cusio Ossola. Un'area come il Lago Maggiore deve vedere i servizi misurati anche in funzione di un obiettivo diverso da quello strettamente sanitario, ma deve fornire al territorio gli strumenti necessari per renderlo appetibile ed interessante anche dal punto di vista turistico e della fruizione internazionale. Non possiamo non considerare che ci sono anche esigenze di questa natura.
Guardando i palazzi, gli alberghi e le ville costruite sul Lago Maggiore ci rendiamo conto che chi ha scelto quel tipo di turismo lo ha fatto in tempi passati con un'opzione un po' d"lite. Il turismo di lago per sua natura, è un turismo d"lite, magari non nel senso economico del termine, ma culturale, in quanto la gente va lì per pensare, per riflettere, per colloquiare, e non soltanto per contare il numero delle file di sdraio.
Queste aree torneranno ad essere appetibili per una clientela disponibile ad utilizzare quei contenitori di quel pregio, se torneranno ad avere un'elevata qualità dei servizi. Secondo il fruitore moderno l'appetibilità non è più rappresentata dal colore dell'acqua che disgraziatamente, oggi si può raggiungere con tre ore di aereo, ma dalla qualità dei servizi. Le aree turistiche hanno bisogno di attenzione dal punto di vista della tutela del territorio, dell'assistenza sanitaria, che sia anche un elemento della politica turistica in approccio organico ed integrato ai problemi.
Quindi, affido al rispetto reciproco la certezza, o ragionevole aspettativa, che la Giunta si porrà il problema dell'individuazione di una specifica funzione dell'ospedale di Susa in un contesto più generale, e dell'esigenza di una particolare attrezzatura della nostra valle.
Ricordo anche ai colleghi il problema dell'Elisoccorso per quello che può valere. Su questo non impegno la Giunta e su tale presupposto ritengo opportuno ed utile ritirare l'emendamento. Chiederei quindi ai colleghi cofirmatari se sono disponibili a ritirarlo.
Quindi, l'emendamento è da considerarsi ritirato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE NERVIANI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Ringrazio non tanto per il ritiro dell'emendamento, ma per la dimostrazione di fiducia nei confronti del governo, che ha recepito, per conoscenza e per colloquio anche precedente, le richieste assolutamente fondate che riguardano Susa.
Questo ci consente di operare attraverso la programmazione della rete degli ospedali e dei servizi territoriali in modo da consentire la realizzazione del progetto.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 4) è pertanto ritirato dal proponente.
Emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino, Majorino e Masaracchio: 5) all'allegato 1), alle parole: "8) UU.SS.SS.LL.: 30 Chieri, 31 Carmagnola, 32 Moncalieri, 33 Nichelino", si sostituiscono le parole "8) 30 Chieri; 8 bis) 31 Carmagnola, 32 Moncalieri, 33 Nichelino".
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

La proposta letta così effettivamente non è molto chiara. Si tratta di suddividere una USSL. enorme anche a livello di popolazione, che comprende Moncalieri, Nichelino, Chieri, Carmagnola e centri limitrofi. E' una zona che supera nettamente i 200.000 abitanti che corrispondono alla grandezza delle UU.SS.SS.LL. cittadine di Torino. Per cui si tratta di suddividerle in due: da una parte Chieri e zone limitrofe, dall'altra Moncalieri Nichelino e Carmagnola.
E' un'esigenza di snellimento che ritengo sacrosanta, perché non è pensabile una struttura di questo tipo. Penso sia la più corposa a livello di popolazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 5) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 4 Consiglieri hanno risposto NO 36 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino, Majorino e Masaracchio: 6) all'allegato 1), alle parole: "9) UU.SS.SS.LL.: 38 Cuorgné, 40 Ivrea, 41 Caluso", si sostituiscono le parole "9) 38 Cuorgné; 9 bis) 40 Ivrea, 41 Caluso".
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Stiamo parlando del Canavese. Io l'avevo già accennato nell'intervento di carattere generale: c'è un problema logistico e anche un problema di efficienza di ospedali. L'ospedale di Cuorgné non può considerarsi sorpassato, nonostante le vicissitudini passate: anzi è un ospedale che pu essere potenziato, può essere un punto di riferimento ben preciso per una parte del Canavese, soprattutto per la parte montana del Canavese, le Valli Orco e Soana.
Dall'altro lato abbiamo l'ospedale di Ivrea. Noi riteniamo che sia impossibile accorpare una USSL di tali dimensioni, sia a livello di popolazione, sia a livello territoriale. Per cui la proposta è quella di mantenere una USSL su Cuorgné con eventuali successivi accorpamenti di Comuni limitrofi, tipo Castellamonte, e mantenere l'USSL sull'asse della Dora, Ivrea, Caluso e Strambino.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta è contraria all'emendamento, non solo, ma pensa che proprio questa conformazione di USSL potrà dare di nuovo maggiore vita e maggiore ruolo ad entrambi gli ospedali, che insieme possono rappresentare un'ipotesi di soluzione e quindi di potenziamento di servizi nella zona non separatamente.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 6) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 6 Consiglieri hanno risposto NO 36 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dai Consiglieri Spagnuolo, Mollo, Femia Monticelli, Cantore e Gallarini: 7) all'allegato 1), si propone quindi di emendare la proposta di legge relativa alla costituenda USSL 10 nei seguenti termini: USSL 10: ex USSL 42 + ex USSL 43 USSL 11: ex USSL 44.
Emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino, Majorino e Masaracchio 8) all'allegato 1), alle parole "10) UU.SS.SS.LL.: 42 Villar Perosa, 43 Torre Pellice, 44 Pinerolo", si sostituiscono le parole "10) 42 Villar Perosa, 43 Torre Pellice; 10 bis) 44 Pinerolo".
La parola al Consigliere Monticelli per l'illustrazione dell'emendamento n. 7).



MONTICELLI Antonio

Data l'ora, intervengo molto brevemente. La motivazione di questo emendamento - vorrei che questo punto fosse molto chiaro e mi sforzerò di chiarirlo il più possibile - non riguarda la caratteristica delle aree di cui qui si parla, cioè la Valle Pellice e la Valle Chisone, in quanto aree montane con certi tratti orografici, sociali, economici che, da questo punto di vista, in quanto aree montane, sono certamente Comuni con tutto l'arco alpino della nostra Regione. Non è questo il punto. Desidero sottolineare che la motivazione non riguarda la "montanità" delle due valli in questione, bensì un altro problema.
Riguarda il fatto che queste due valli sono la sede storica di un insediamento di una minoranza religiosa che ha informato della propria cultura, nel corso dei secoli, le intere comunità locali, facendo sì che crescesse un atteggiamento, una pratica, diciamo pure una cultura della solidarietà con caratteristiche del tutto particolari. La motivazione religiosa che sta dietro questa esperienza storica è molto forte ed ha portato ad una rete di servizi, ad un diffuso volontariato, ad una cultura nella gestione dei servizi del tutto particolari nel panorama della nostra Regione. Questa è la realtà dalla quale partiamo.
So benissimo che la Giunta si è posta il problema di come affrontare questa realtà; so che la Giunta ha avuto anche dei rapporti con le comunità, con esponenti della Tavola Valdese di quest'area; so che la Giunta ritiene - almeno fino a stamane, da quanto mi ha spiegato l'Assessore Cucco - di poter risolvere il problema di questa realtà, di questa esperienza, all'interno di una particolare attenzione nell'ambito dell'impostazione dei distretti.
Da questo punto di vista, apprezzo l'atteggiamento aperto della Giunta faccio però presente che questo tipo di soluzione, cioè pensare di risolvere il problema attraverso i distretti, non è risolutivo del problema. E faccio presente soprattutto un punto, colleghi: nonostante tutti i tentativi di colloquiare, sia con le due Comunità montane, sia con la Tavola Valdese, continuiamo ad avere una posizione molto netta e precisa, in particolare della Tavola Valdese. Ancora oggi, è arrivata alla Presidente del Consiglio una nuova dichiarazione della Tavola Valdese, del Vice moderatore Giovanna Scicolone da Roma, che richiede ulteriormente l'individuazione di una USSL per le due valli.
Credo che questo problema, colleghi, ce lo dobbiamo porre, perché qui si pone un problema delicatissimo che riguarda una minoranza religiosa. Ed è un problema che pone a tutti noi una questione anche, se volete, in termini di coscienza. C'è una sensibilità, una preoccupazione che si ritiene non sufficientemente garantita, non sufficientemente risolta all'interno della soluzione pur propositiva e concreta che avanza la Giunta. Viene ribadita una richiesta di autonomia e di specificità.
Questa è la motivazione dell'emendamento che pongo all'attenzione dei colleghi Consiglieri, chiedendo loro di valutarlo e se possibile approvarlo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Su questa vicenda vorrei essere molto chiaro, Consigliere Monticelli e colleghi tutti.
Io sono assolutamente convinto, non per piaggeria o per necessità di corrispondere ad attese, ma perché conosco la realtà molto da vicino, molto bene, che quello che io ho sempre definito il "sistema sanitario valdese" perché è effettivamente un'isola dal punto di vista della qualificazione debba essere assolutamente salvaguardato e dobbiamo fare in modo - a mio avviso ci riusciremo - all'interno di questo disegno di riorganizzazione dei servizi, non soltanto di garantire autonomia, ma anche di potenziare questa realtà. La cosa dalla quale però io non posso derogare, Consigliere Monticelli, non per una non-comprensione della specificità valdese, ma proprio per la mia coscienza, è che da una valutazione che non posso che sottolineare, dall'attenzione che si deve alla comunità valdese ne derivi un atteggiamento di preferenzialità rispetto ad altre comunità che esistono sul territorio, perché in questo modo sarebbe letto dalla nostra Regione e dalle altre comunità. Lo dico proprio perché sono consapevole fino in fondo che si deve alla comunità valdese tutta l'attenzione ed il rispetto che si deve, ai sensi della nostra Costituzione e ai sensi della nostra coscienza anche a tutte le altre comunità, minoranze o maggioranze che siano presenti sul territorio.
In più c'è l'argomento che voglio risottolineare per essere preciso fino in fondo: io credo veramente che attraverso i distretti, se sono organizzati bene, questa realtà si possa salvaguardare. Lo potremo fare attraverso una distrettualizzazione delle UU.SS.SS.LL. fatta intelligentemente, attraverso una politica di programmazione che consenta a questo sistema di ulteriormente decollare, per esempio attraverso la firma di un atto che la Giunta precedente aveva quasi definito, che è la convenzione che consente agli ospedali valdesi (tutti e tre, non soltanto quelli delle valli valdesi, ma anche quello di Torino, che è un altro importante segmento del nostro sistema) di funzionare.
A questo punto voglio chiarire un'affermazione fatta dal collega Calligaro. Io non ho detto che la Tavola Valdese è d'accordo con me su questo progetto di legge e sulla distrettualizzazione come sostituzione della loro richiesta dell'USSL: no, i valdesi continuano a chiedere l'USSL.
ma di fronte alle mie argomentazioni, la delegazione che mi ha incontrato ha detto che non condividono la decisione del governo, ma la comprendono però è chiaro che preferiscono una dichiarazione il più chiara possibile che garantisca questa autonomia e questa specificità.
Allora chiedo ai Consiglieri che hanno presentato questi emendamenti di ritirarli e di sottoscrivere un ordine del giorno che ho predisposto e che se la Presidente mi consente vorrei leggere: "Il Consiglio regionale del Piemonte ascoltati" - mi permetto di scrivere questa parola perché so che la Presidenza del Consiglio ha ascoltato ufficialmente i rappresentanti del Sinodo Valdese - "i rappresentanti del Sinodo Valdese e delle strutture sanitarie delle valli valdesi sul progetto di riaccorpamento delle UU.SS.SS.LL. e di riforma del Sistema Sanitario Regionale condivise le esigenze di autonomia e garanzia dell'identità storica culturale e religiosa, oltre che organizzativa, delle strutture di assistenza sanitaria che le comunità valdesi hanno in questi anni esemplarmente gestito impegna la Giunta regionale 1) a dare corpo alle esigenze suindicate attraverso l'articolazione distrettuale delle UU.SS.SS.LL.
2) a sottoscrivere in tempi brevissimi e comunque entro il mese di luglio la convenzione oggi all'esame della Giunta secondo gli accordi già concordati fra le parti".
Questo documento ritengo accolga lo spirito dell'emendamento presentato senza derogare con una cosa che a mio avviso, alla mia coscienza oltre che alla mia funzione di Assessore alla sanità, striderebbe troppo con il disegno di legge.
Ribadisco quindi che la Giunta regionale non accoglie l'emendamento anzi chiede ai sottoscrittori di ritirarlo e di consentirci di esprimerci positivamente su questa questione, non con un voto negativo perché questa sì sarebbe una costrizione abbastanza forte, devo dire, dalla quale peraltro io non mi sottrarrò perché se i sottoscrittori riterranno di porre ai voti l'emendamento io personalmente voterò contro e chiedo ai Consiglieri di votare contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Ho apprezzato buona parte della replica dell'Assessore per lo spirito e anche per la proposta dell'ordine del giorno, io però non mi sento di ritirare questo emendamento. Non ne faccio una questione politica, ho già detto prima che qui si pone una questione di altra natura, in qualche modo.
L'Assessore ha detto: "Non mi sento, in coscienza, di fare un atto di preferenzialità sulla questione posta dai valdesi". Io credo invece, in coscienza, che in questo caso si possa fare davvero un atto preferenziale perché si pone un problema che è uno di quelli complicati, delicati, quello delle minoranze religiose. In un caso come questo credo davvero che si possa fare un'eccezione; credo che nessuno si debba scandalizzare per un'eccezione su un caso come questo. Ripeto, non è una questione di ordine politico, può essere una questione di sensibilità diverse; rispetto moltissimo la decisione dell'Assessore di votare contro l'emendamento visto che sarà riproposto ed invito i colleghi a valutare liberamente, in coscienza (non c'è un problema di maggioranza o di minoranza su una questione di questa natura). Se poi l'emendamento, eventualmente, non fosse approvato, dichiaro il mio voto favorevole all'ordine del giorno che immagino l'Assessore manterrà comunque, anche in presenza dell'emendamento perché è una risposta concreta anche quella, però non mi pare risolva un problema che ha natura di principio qual è quello che ci è posto dall'atteggiamento della comunità religiosa valdese.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Voterò a favore di questo emendamento perché credo sia il principio di un discorso autonomista, perché effettivamente poi, come diceva l'Assessore Cucco, sarà difficile dire ad altri di no, perché andremo magari in Val Sesia o nelle Valli dell'Ossola a dire che è sufficiente cambiare religione o la tessera che si ha in tasca per avere dei privilegi, e questo è giusto perché ciascuna minoranza deve essere tutelata.



CHIEZZI Giuseppe

Anche gli zingari?



SARTORIS Anna

Certo. Quando rispettano le leggi sì, quando non le rispettano no! E' un discorso che presuppone il fatto della legalità; ognuno di noi deve perseguire la legalità, perché uno può anche avere una religione diversa se però si trova nelle stesse condizioni sul territorio io sono d'accordo mi fa piacere e sicuramente le vallate valdesi hanno questo diritto, ma allora ce l'hanno molti altri. Se accettate questo principio cominceremo a chiedere che altre minoranze, non solo religiose, abbiano le stesse tutele perché uno sì e l'altro no? Perché hanno la tessera magari di un certo partito? Perché hanno certe simpatie? Perché hanno una certa religione? In questo modo si adegueranno anche gli altri, così dovrete a tutti i costi, piaccia o non piaccia, rispondere a queste richieste. Tutto qui! Dal punto di vista centralista della Regione, credo che l'Assessore sia tutelato perché questo discorso sicuramente dal suo punto di vista apre una falla; dal nostro punto di vista apre una falla al contrario, quindi noi siamo ben contenti che questa minoranza religiosa venga tutelata, cosicch cominceremo a far tutelare anche le altre minoranze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Intervengo più che altro per ringraziare Enzo Cucco perché mi ha ridato un attimo di serenità. Infatti dopo l'intervento del collega Monticelli ero intenzionato a telefonare immediatamente al Vescovo di Susa e ad inveirlo per non avere mandato rapidamente un telegramma o un fax di protesta ai colleghi della DC in quanto certe necessità sono le stesse sia che la gente abiti a Cesana sia che abiti a Sestriere.
Mi rendo conto che il mio è stato semplicemente un momento d'ira che il collega Cucco mi ha concesso di superare. Cucco si sta comportando con onestà intellettuale.
Questo emendamento proposto da parte di alcuni Consiglieri di maggioranza mi mette in grande difficoltà per l'espressione del voto. Come ho già detto, per me la gente di montagna, le persone che vivono in realtà socio-economiche ed ambientalmente difficili, hanno tutte lo stesso diritto indipendentemente dalla religione che professano.
Sono completamente d'accordo e sottoscrivo lo spirito con cui il collega Rabellino ha stilato l'emendamento. Sono profondamente contrario allo spirito con cui i colleghi della maggioranza hanno stilato il proprio documento. Ed è per questo motivo che, pur condividendo le richieste, le necessità e il giusto diritto degli amici della Val Chisone, della Val Pellice e della Val Germanasca, non mi sento di definire in altro modo che non sia quello dei riferimenti geografici e topografici precisi la gente che vive in Piemonte.
Quindi, mi sento molto vicino e condivido le necessità e le aspirazioni della gente della Val Chisone, della Val Germanasca e della Val Pellice, ma mi rifiuto di partecipare a questo voto che diventa discriminante e pur condividendo, come dicevo, le motivazioni e lo spirito con cui il Consigliere Rabellino ha steso il proprio emendamento, non parteciperò al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Penso che ci voglia un po' di coerenza: se noi abbiamo dato un voto per la Valle di Susa, lo stesso voto deve essere dato anche per le valli valdesi, perché le esigenze effettivamente sono uguali. Non vedo questa differenza. Se poi una parte della maggioranza, per altre motivazioni intende votare a favore, ben venga questo. Con questo non ho detto che siccome "mal comune è mezzo gaudio" non si debba cercare di salvare il salvabile: in questo disastro di accorpamenti delle UU.SS.SS.LL. se possiamo salvare qualcosa cerchiamo di salvarlo! Il principio, secondo me dovrebbe essere questo.
Indubbiamente l'emendamento steso dal sottoscritto e da altri Consiglieri intendeva tutelare tutta una serie di zone che hanno espresso non tanto politicamente quanto a livello di esigenze ben precise, alcune richieste. Pertanto, ritengo che queste richieste debbano essere accolte con una serie di emendamenti. Non è un emendamento messo così casualmente, bensì fa parte di una serie di emendamenti, altri sono stati largamente respinti; è indubbio che una riflessione deve essere fatta.
Quando si respinge un emendamento che va a suddividere la zona da Chieri, a Moncalieri e Nichelino per questione di abitanti, sicuramente non possiamo fare ragionamenti diversi quando affrontiamo altre zone. Però la strada che ha intrapreso la Giunta, ed anche quella parte di maggioranza che a questo punto vorrebbe far passare questo emendamento, è di completa chiusura ad ogni accettazione di proposte che vengono dalle Amministrazioni locali e dai cittadini. E' chiaro che diventa difficile poi far capire alla gente scelte come questa che non sono del tutto oculate. Resta comunque il fatto che io mantengo l'emendamento perché lo spirito dell'emendamento non è politico: ci sono zone di montagna nelle valli valdesi che hanno certe difficoltà e, per questioni logistiche, non possono essere accorpate a Pinerolo.
Le motivazioni sono queste, se poi qualcuno vuole andare a cercare motivazioni politiche può anche andarle a cercare. L'obiettivo comunque è quello di dare alle valli valdesi una USSL autonoma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Non ho firmato questo emendamento solo perché non ero presente nel momento in cui è stato presentato; l'ho discusso e in qualche modo ho sollecitato alcuni Consiglieri ed anche alcuni Assessori, con i quali in questi giorni ho avuto modo di parlare, perché ci fosse la dovuta attenzione al problema delle valli valdesi. In questa sede intervengo per una dichiarazione di voto. Io voterò questo emendamento. Considero positivo che alcuni Consiglieri lo abbiano formulato. Ritengo che le valli valdesi presentino caratteristiche di specificità storica e culturale. Nate attorno ad un problema di religione; richiamo a tutti i colleghi la storia della comunità valdese: perseguitata, schiacciata, sottoposta ad esodi e a difficili ritorni; con quella piemontese è entrata a far parte della storia di affermazione di uno Stato; la comunità valdese è accettata soltanto poco più di un secolo fa come entità comunitaria con una sua propria dignità di esistenza. Quindi la questione religiosa, che è stata qui richiamata, non dipende dall'adesione a una religione piuttosto che ad un'altra, ma al fatto che attorno a questa entità religiosa si è costruita una storia che ha segnato, anche pesantemente e lungamente, i rapporti fra la comunità valdese e il Piemonte. Una storia che è diventata storia positiva, di crescita di quella comunità: in senso civile, sociale, amministrativo e se volete - anche politico, con tutto il rispetto dell'autonomia che tutti questi problemi richiamano verso la comunità valdese.
Mi permetto di dire che ci sono tante minoranze nella nostra Regione certo sono individuabili tante minoranze. Vi sono situazioni che esprimono marginalità rispetto alla comunità piemontese, che hanno subìto marginalità, ma se una minoranza può essere colta con nettezza nella nostra Regione è proprio quella della comunità valdese. Credo che nessun'altra situazione di minorità possa essere paragonata a quella delle comunità valdesi: non solo per le questioni di sanità e di assistenza alle persone ma anche per molte altre ragioni (di cultura, di storia, di livello espressivo ed evolutivo della propria posizione) è fortemente minoritaria in Piemonte, e anche fortemente minoritaria in Italia. Anche per il problema della sanità e dell'assistenza credo che le debba essere riconosciuto il diritto di amministrare queste proprie capacità.
Vi richiamo soltanto un'esperienza personale, oltre alle riconosciute capacità a gestire i problemi sanitari e di assistenza alle persone, che sono state qui espresse da molti colleghi e che non fanno che provare che in quella comunità c'è un'eccezione di qualità. Richiamo alla mia memoria un'esperienza vissuta. Ormai per il troppo tempo passato ho nel sacco memorie ed esperienze. Una mia prozia, zia di mia madre (mia madre ormai è morta con oltre 80 anni), quindi persona anziana allora, subito dopo la guerra è stata ricoverata per ragioni di salute e di impossibilità a gestirsi. E' stata ricoverata a Luserna San Giovanni ed io ricordo quando dopo la guerra, andavamo a trovarla ed eravamo ammirati, e in qualche misura anche gratificati ed alleggeriti, di aver collocato questa persona cara in una struttura di assistenza a Luserna, proprio per la civiltà tutta valdese che esprimevano. Civiltà e qualità dell'assistenza e dell'attenzione morale e psicologica alla persona, che già allora veniva esercitata e che esprimeva una lunga cultura, una lunga esperienza in questo campo: cultura ed esperienza propria di una comunità minoritaria che, vivendo in proprio persecuzioni e difficoltà, ha dovuto conquistarsi i diritti con molta fatica - se li è visti riconosciuti e dopo il riconoscimento ancora calpestati - e ha saputo portare ed accrescere dentro di sè questa cultura di rapporti con i propri membri e non solo con i propri membri, perché la mia prozia non era valdese. Proprio per questa esperienza, oltre che per i richiami storici che ciascuno di noi può fare della storia valdese, sento una ragione per sostenere questa specificità che, secondo me, dovrebbe essere colta dalla Regione.
Auspico che la stessa maggioranza la colga e non se ne abbiano le altre situazioni di minoranza, di entità di identificazione comunitaria che si possono ritrovare nella nostra montagna soprattutto, ma non solo in quella.
L'identità della comunità valdese emerge rispetto a tutte le altre con maggiori caratteristiche e con maggiori valori, che pure il Piemonte ha in qualche misura riconosciuto. Con questo voglio anche dire che dobbiamo stare attenti a questi problemi.
Nel nostro Paese si sono realizzate - credo non tutte a torto province che hanno meno abitanti che una delle valli valdesi. Penso, per esempio alla provincia di Isernia e siccome sono stato ad Isernia mi sono ricreduto del pensiero negativo che avevo espresso quando è stata costituita quella provincia.
Isernia rappresenta un'altra entità, non minoritaria, con caratteristiche specifiche, ma Isernia è giusto che sia provincia. Penso alla Valle d'Aosta che è stata riconosciuta come Regione autonoma e che non ha molti più abitanti delle due valli valdesi messe assieme. Davvero mi stupisco che di fronte alle esperienze ormai accettate da tutti, anche da chi le aveva criticate e riconosciute come fatti che non hanno reversibilità storica almeno nei nostri tempi, noi su una questione come questa, delicata, importante, di fronte alla qualità del problema che ci pone la comunità valdese tendiamo a disconoscerne il significato.
Mi rivolgo all'Assessore Cucco, che ho conosciuto come persona molto libera, certo di formazione radicale, quindi probabilmente anche ancorato all'esigenza di una coerenza, ma l'ho riconosciuto molto libero tanto da vincere spesso gli elementi formali di coerenza per appoggiare le situazioni anche discordanti che emergevano l'una dall'altra e ho ammirato la libertà di pensiero di Cucco. Nelle cose che ci ha detto questa sera io non ritrovo quell'elemento di qualità per cui soprattutto, e non solo per quello, ho stimato Cucco in questi anni. Chiederei anche a Cucco di fare appello a quello che a me è parso persino un insegnamento, per uno come me assai più vecchio di lui, più rigido nel pensare, ma insegnamento che lui mi ha fornito proprio per saper uscire dalle coerenze formali e logiche ed abbracciare le cause così come si presentano di per se stesse. Ho ammirato la forza di questo laicismo e la qualità di questo laicismo. Faccio appello a Cucco in questo senso, perché la maggioranza e l'Assessore rivedano, se possibile, la loro posizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signora Presidente, la pregherei di consentire a questo dibattito - non al mio intervento - la serenità, il tempo e l'equilibrio di cui ha bisogno perché abbiamo messo in campo con molta leggerezza valori alti e posto questioni politiche drammatiche, dalle quali non usciamo facilmente se non con un atto di onestà globale. Vedi, Rivalta, qualcuno di noi sa anche cosa sono le Pasque Valdesi, il sottoscritto ha visitato per esempio gli chemitiès des Vaudois ad Ailefroide nel massiccio del Delfinato; ha il suo salotto un po' gozzaniano come molti di noi con le stampe del Barbet che ricordano la grande rentrèe con Arnaud. Abbiamo presente il passaggio a Bonneval, il passagio del Piccolo Moncenisio? Dovete guardare queste stampe. Presidente, in queste stanze mettessimo queste cose, che fanno proprio pensare! Questa gente che si fermava l'un l'altro ad aiutare uno che era in difficoltà e che cacciava il camoscio sul Lago de Savine, che vinceva la battaglia di Salbertrand, che attraverso i colli del Grand Puy passava nelle Valli del Pinerolese. Queste cose le abbiamo tutti presenti ma attenzione, il valore che qui viene messo in discussione è ben altro, e aver posto questo problema significa aprire una questione che va chiusa facendo uno sforzo di laicità.
La laicità non vuol dire riconoscere le minoranze e accettare che stiano all'interno di una situazione che noi riteniamo - a ragione o a torto - inadeguata rispetto a quello che potrebbe essere. L'Assessore su questa vicenda è stato laico appieno e ha detto che non si fa condizionare rispetto alla convinzione che ha e cioè che quei cittadini lì, di orientamento valdese, avranno un servizio migliore attraverso un'organizzazione. Questo è un modo laico.
Il modo, invece, confessionale sarebbe stato quello di dire: "Lascio loro la loro differenza, mi disinteresso". Il laicismo non è stare fuori dalle questioni, è rispettare gli altri, ma non ignorarli.
Quindi a me pare che l'ordine del giorno che l'Assessore ritiene che qualche Consigliere dovrebbe sottoscrivere sia una via d'uscita più che onorevole da tale questione; se così non fosse, se si volesse arrivare a delle votazioni su questo, io non lo considererei un fatto istituzionalmente brutto, perché un po' in termini affrettati abbiamo messo la Regione, la nostra storia, questo palazzo all'interno di storie, come ha detto giustamente il collega Rivalta, drammatiche e centenarie; tali questioni non si evocano così, su un provvedimento di ordine poco più che amministrativo, senza saperlo governare.
Devo però dire con grande franchezza che mi sento molto vicino al collega Cucco, ma mi aspetto da lui un atto, con il quale sia convinto insieme alla sua maggioranza, di fare gli interessi dei cittadini valdesi.
Il problema è tutto qui: ognuno può avere la propria vicinanza rispetto a questi processi, ma il problema che ha posto l'Assessore Cucco è molto semplice; ha detto: "Io ritengo che questa realtà possa essere valorizzata incrementata e sviluppata attraverso questa mia scelta". Allora, o si dice che è un incapace, perché si dice che non si fa così per valorizzare, o si ritiene che sia in malafede.
Questa vicenda non può essere - ripeto - chiusa come se non fosse successo niente. Noi siamo disponibili a seguire l'Assessore su una posizione ancora più morbida; qualunque soluzione che trovi il Consiglio regionale unanime in un atteggiamento rispetto alla comunità valdese trova il collega Fulcheri e il sottoscritto disponibili, qualunque essa sia.
Ma se si ritenesse di dover dividere il Consiglio regionale piemontese che è poi il successore di quell'autorità che aveva realizzato le Pasque Valdesi e soltanto due secoli dopo con Carlo Alberto ha rimediato, per quanto ha potuto, perché oggi di questo ci stiamo occupando - se qualche forza politica non si rendesse conto che bisogna contenere la propria legittima convinzione di un interesse generale come questo, ho l'impressione che il rilievo politico di questo fatto, non tanto l'opposizione ma il rispetto tra di noi, dovrebbe farlo emergere in tutta la sua delicatezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

L'affermazione dell'Assessore per cui acccorpando le Valli Chisone e Pellice all'USSL n. 44 si migliorerà la qualità dei servizi socio-sanitari delle due valli è un'affermazione a mio parere non difendibile, in quanto la qualità dei servizi delle UU.SS.SS.LL. n. 43 e n. 42 rispetto a quella dell'USSL n. 44, come mi è noto e come può essere noto anche ad altri, è nettamente superiore. L'USSL n. 44 avrebbe certamente modo di giovarsi dall'accorpamento, ma determinando come conseguenza una rischiosa (non necessariamente inevitabile) diminuzione di qualità dei servizi in una situazione, quella delle Valli Chisone e Pellice, dove i principi della legge n. 833 sono stati attuati.
Se qualcuno vuole andare a vedere come potrebbe funzionare bene la legge di riforma sanitaria nella sua applicazione completa, dove non c'è sovrapposizione tra politico e tecnico, dove c'è rispetto dei ruoli, se ancora non lo conosce, può farlo avvicinandosi a quelle due valli. Quindi nell'adottare il principio delle regole uguali per tutti, bisogna tuttavia contemperare questo principio, a mio parere, con il rispetto delle diversità culturali, ma anche delle esperienze che nel campo specifico sono state attuate e che andrebbero sicuramente perse.
D'altra parte, l'assicurazione dell'Assessore, secondo cui facendo i distretti nel territorio delle UU.SS.SS.LL. n. 42 e n. 43, la qualità dei servizi migliorerebbe, io non la accoglierei. Infatti, non mi è ben chiaro se verrà accolto quanto noi abbiamo richiesto attraverso degli emendamenti che ponevano con forza il problema dell'autonomia distrettuale anche sul piano economico e finanziario. In mancanza di una risposta, di una chiarezza su questo e di un quadro descrittivo di una reale autonomia dell'esperienza distrettuale, in mancanza di informazione e di certezze in questo senso, non ce la sentiamo di giocare su questa ambiguità, su questa che io affermo essere ancora ambiguità.
Pertanto, all'interno del nostro Gruppo, credo che ci sarà e ci potrà essere diversità di opinioni, ma per quanto mi riguarda, per quanto riguarda anche un altro Consigliere, sicuramente il voto sarà favorevole.
Il nodo è certo il rispetto della specificità culturale, ma sta soprattutto nel fatto che, non approvando questo emendamento, si toglie a quelle comunità il governo dei servizi. Il governo infatti non sarà più in mano a quelle comunità, ma sarà in mano alla maggioranza nuova che si determinerà anche in senso culturale, nella nuova realtà organizzativa che sarà determinata.
Non credo che questo possa essere accettabile ed è per questo che almeno per quanto mi riguarda, e forse anche altri compagni del nostro Gruppo, voterò a favore di questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garino.



GARINO Marcello

Presidente e colleghi, noi voteremo a favore di questo emendamento però, come spesso accade, le motivazioni che presuppongono un voto favorevole possono essere diverse, e vorrei chiarire che per quanto ci riguarda non possono essere le motivazioni che il collega Monticelli ha prima espresso all'assemblea.
Io non ritengo affatto che sia un problema delicato, purché la questione venga affrontata in modo laico e non laicista. Non si pu assumere come parametro e come criterio per la programmazione sanitaria l'appartenenza ad una fede religiosa, per quanto questo gruppo possa essere grande o piccolo.
Il problema è di una specificità delle valli; quindi, per le stesse motivazioni per le quali abbiamo votato sì alla Valle di Susa, votiamo a favore di questo emendamento che interessa non una comunità particolare, ma le Valli Germanasca, Chisone e Pellice.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Sono pienamente solidale con la posizione assunta dall'Assessore Cucco e, se fosse possibile, vorrei sottoscrivere tutte le parole che egli ha detto in questa occasione. Sono ovviamente sensibile, come tutti, alle specificità della presenza valdese, in particolare della presenza sanitaria ed assistenziale della comunità valdese in quelle zone, anche se non è il caso di enfatizzare più di tanto questo problema.
Siamo alle soglie del 2000, andiamo verso una società multietnica multireligiosa, multirazziale e quindi il nostro compito, proprio di chi ha più responsabilità degli altri, è quello non di rincorrere le specificità e le differenze, di esaltarle, ma semmai di comporle. Questa è la funzione della politica.
Io quindi non parteciperò a questa votazione. Ritengo giusto l'ordine del giorno e vorrei ancora dire che se vogliamo davvero dimostrare, come stiamo facendo in questo momento, coralmente alla comunità valdese tutta la nostra stima, forse abbiamo una possibilità che è proprio quella di accelerare le iniziative che l'Assessore Cucco ha citato nell'ordine del giorno, cioè accelerare la firma della convenzione e garantire i finanziamenti per la ristrutturazione e l'ammodernamento delle strutture.
Questi sono gli atti concreti rispetto ai quali questa assemblea si pu qualificare, perché sulla stima che noi abbiamo rispetto alla presenza valdese nella nostra Regione credo non si possa più spendere una parola perché l'abbiamo tutti dimostrato.
Un'altra cosa è la coerenza rispetto ad un disegno di legge, quindi in questo senso sono solidale in assoluto con l'Assessore.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Annuncio il voto contrario mio e dei colleghi Foco e Buzio all'emendamento presentato. Spiego il perché di questo voto contrario. Sia da parte mia che da parte dei miei colleghi che voteranno contro, vi è il massimo rispetto e la massima considerazione per questa minoranza, per ci che ha fatto in quel territorio, per i servizi che ha messo in opera e anche per l'esempio che è riuscita a dare, per il lavoro di coordinamento che sta facendo anche a livello di servizi assistenziali oltre che sanitari per tutto il territorio della Regione.
Devo però dire, e lo dico con dispiacere, che in una situazione diversa, in una situazione di possibilità di organizzare il territorio anche sulla base di una legislazione nazionale che non ci imponesse un accorpamento quale quello che stiamo discutendo questa sera e magari consentisse a noi la più ampia libertà di scelta, io stessa sarei stata per valorizzare ed enfatizzare questa esperienza e mantenere l'autonomia. Devo però dire che oltre alle necessità di riconoscimento di minoranze religiose che rispetto e che - lo sottolineo - davvero stimo e considero, ho il dovere di rispettare anche altre particolarità ed altre minoranze: specificità di valli che, cari colleghi - qui nessuno lo ha ricordato stiamo sacrificando con il dovere, a livello di Consiglieri, di difesa di un disegno globale, complessivo, di riorganizzazione della sanità della nostra Regione. Io ho sacrificato la specificità della Val Sesia, mi riferisco in particolare all'Alta Val Sesia, cari colleghi, che arriva fino al Monte Rosa, che mettiamo con Vercelli che ha le risaie! Altri hanno sacrificato la specificità dell'Alta Valle Ossola che qualche realtà storica la potrebbe anche portare. Tutto questo per contribuire davvero a disegnare nel modo più unitario e compatto possibile questa nuova organizzazione della sanità, ma con l'impegno - ho fiducia e stima nell'Assessore, ma non esprimo cieca fiducia - da parte del Consiglio regionale, mio e dei colleghi Consiglieri, di fare ciò che abbiamo detto e scritto perché altrimenti l'impressione che io ne ricavo è che non abbiamo voglia per le altre realtà di essere coerenti e che ci impegniamo ad esserlo solo per le valli valdesi.
Ma, cari colleghi, via di qui noi dobbiamo andarci a confrontare con il territorio: con quale spirito, con quale coerenza, con quale atto di giustizia? Questa parte minoritaria è storicamente importante e ha quelle particolarità che sono state citate, ma non mi sento di compiere ingiustizia grave nei confronti di altri che hanno minore storia, minore realtà e specificità da difendere, ma eguali diritti e doveri di fronte alla nostra Regione e noi abbiamo eguali diritti e doveri.
Stiamo parlando di servizio sanitario: non credo che unificando le UU.SS.SS.LL. togliamo specificità, storia, rispetto e anche doveri che noi abbiamo nei confronti della comunità valdese. Dico tutto questo con dispiacere perché francamente avendo anch'io dialogato e incontrato gli amministratori della Val Pellice mi sarebbe piaciuto tanto, come hanno fatto altri colleghi, dire: "Va bene, accogliamo la vostra richiesta".
Coerentemente però avremmo dovuto accogliere altre e parecchie richieste di questo genere. Pertanto, con altrettanta coerenza, con difficoltà, anche con sofferenza, io dico che non posso approvare questo emendamento.
Voto invece l'ordine del giorno e affermo qui l'impegno mio e dei miei colleghi a portare avanti nei tempi più brevi possibili ciò che quell'ordine del giorno afferma non solo per le comunità valdesi, ma per tutta la comunità regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Noi abbiamo firmato la richiesta di Rabellino nella coerenza di ciò che è stato espresso nei riguardi di tutto l'impianto della legge. Se avessimo minimamente pensato che sotto sotto potevano esserci le ragioni che qui sono state dichiarate, certamente avremmo potuto anche mantenere questa posizione, ma in ogni caso l'avremmo espressa in sede di dichiarazione di voto senza apporvi la firma, non perché siamo contro i valdesi o contro la loro specificità, ma perché ci rifiutiamo che loro, con la "necessità" della gestione diretta, possano rappresentare una differenziazione da tutti coloro i quali sono cittadini alla loro pari: italiani di Pinerolo. Trovo disdicevole, per non usare un termine che altra volta ha fatto rizzare gli orecchi a qualcuno in questo Consiglio, che nell'ambito della Giunta non si sia posto caso alla questione. Non è giusto sciorinare problemi di questo genere occasionalmente, cioè lì per lì in Consiglio. Penso che fior di colleghi del PDS avranno avuto modo di confrontarsi in Giunta, per cui se questo è accaduto ciò che propone l'Assessore Cucco è quanto meno un modo per tergiversare e comunque per differenziare la sua posizione attraverso questo problema della specificità dei valdesi nei confronti di tante altre situazioni. Nella Valle Cannobina, per esempio, sono ancora molto presenti tracce di una cultura che non è certamente italiana e quindi avremmo potuto far caso, per quanto riguarda quel contesto a nord di Verbania, di tutti questi problemi che sarebbe meglio tener fuori dalla questione della sanità.
Confermo quindi che il Gruppo MSI si riconosce nelle dichiarazioni del Consigliere Rabellino; faremo onore alla firma perché non è il caso di sottrarsi ad un impegno politico di questa natura, però dichiariamo che siamo sconcertati dal modo come si affronta una questione politica di questo peso da parte di tutti coloro i quali hanno dimostrato che ci sono degli interessi particolari che forse, per non dire certamente, vanno oltre la questione della specificità dei valdesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

A nome del Gruppo DC voglio anch'io esprimere la posizione specifica riguardo la questione che è stata sollevata dal collega Monticelli e che ha trovato adesioni diverse in questo Consiglio. Credo che siamo un po' tutti toccati dalla positiva riscoperta della cultura delle minoranze, da una rilettura e da una revisione della storia che si è imposta in questo ultimo tempo; e siamo anche obiettivamente spesso sovrastati da un fatto che in politica è importante, ma che non può mai essere il preminente, e che è costituito dalle nostre personali emozioni.
A me sembra che ci si trovi di fronte ad una situazione contraddittoria, ad una sorta di nemesi alla rovescia: i valdesi furono discriminati dallo Stato in forza della loro religione. I valdesi chiedono di essere privilegiati e di fatto discriminati in forza della loro religione. A me sembra davvero che sia una "vendetta" che i valdesi non meritano; e credo che, spiegata la posizione aperta del Consiglio regionale, non possano che onestamente accettarla.
La collega Bortolin ha fatto dei riferimenti anche sottilmente polemici, ma onesti ed appassionati, e io li raccolgo interamente, li sottoscrivo e li presento come miei personali e anche a nome del Gruppo della DC. C'è la massima considerazione, l'hanno detto tutti: figurarsi se in queste circostanze qualcuno non lo dice! Abbiamo la massima considerazione per la comunità valdese. Abbiamo considerazione per la comunità valdese e per i valori civili che rappresenta, abbiamo considerazione per l'impegno nel sociale che manifesta. Ma proprio in forza di questo impegno, nel sociale e nel civile, riteniamo che debbano essere considerati, nel momento in cui si riorganizza la sanità nel territorio alla stregua di tutti gli altri cittadini.
Nell'organizzazione successiva - collega e amico Assessore Cucco, a cui tanti hanno dato il riconoscimento pieno di onestà intellettuale - non potremo non tenere conto della specificità civile di un gruppo di cittadini, di una presenza storicamente significativa attraverso quello che mi pare sia già stato accennato e cioè attraverso le convenzioni e attraverso il riconoscimento peculiare, specifico dei presidi sanitari segnati dalla loro presenza. In quel momento mi pare che la specificità valdese, la loro storia, la loro passione, la loro civiltà e la loro cultura possano essere opportunamente considerate.
Per cui a malincuore, noi diciamo a Monticelli "no" per quanto riguarda l'emendamento; diciamo invece "sì" alla posizione che è stata espressa dalla Giunta attraverso il collega Assessore Cucco. Lo sollecitiamo a rispettare al massimo questa comunità nella sua specificità, ma senza farle torto nel momento in cui si riorganizza il territorio amministrativo dello Stato, sostanzialmente facendo in questo caso un torto che essi non meritano.
Perdonate se, uno accusato frequentemente di filoclericalismo, parla invece con forte senso dello Stato che deve valere per tutti: per i cattolici, ma anche per i valdesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Sarò rapidissimo, signora Presidente.
Stiamo parlando di politica sanitaria: con tutto il rispetto per la specificità, per la peculiarità, per l'autonomia, per la valorizzazione dell'identità storica, culturale, religiosa dei valdesi.
Premesso questo, parliamo di politica sanitaria.
Se io stessi e fossi coerente con la mia impostazione di politica sanitaria direi che le dimensioni sono troppo piccole. Però non posso dimenticare che esiste una specificità sanitaria: anche con la loro cultura le due valli sono riuscite a dimostrare come potesse funzionare la riforma che altrove è stata sabotata o non ha avuto un supporto culturale sufficiente per essere attuata. Si è scontrata evidentemente anche con potenti interessi economico-finanziari.
Se è così a questa specificità sanitaria non si risponde con l'ordine del giorno (che è acqua fresca, con tutto il rispetto per l'ordine del giorno, che si può anche firmare), non si risponde con la convenzione (le convenzioni si sono sempre fatte: quando scade una convenzione si rinnova e siccome gli ospedali valdesi fanno parte della rete ospedaliera pubblica bisogna rinnovare la convenzione) e non si risponde nemmeno che c'è il distretto.
Torna lo snodo del distretto. Questo distretto ha effettivamente autonomia finanziaria? Se è così non ho dubbi che difenderanno la loro specificità sanitaria le due valli. Se non è così, è diverso. Il mio voto dipenderà dalla risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

E' stato presentato un emendamento per inserire all'interno del disegno di legge il concetto chiarissimo dell'autonomia economico-gestionale dei distretti, che è un criterio al quale io non ho mai rinunciato e che avrei inserito nella legge di organizzazione perché è lì che deve essere inserito, non qui; ma siccome avete voluto, per ulteriore sicurezza, che in questa legge si specificasse tutto sui distretti e niente sulle aziende ospedaliere, inseriamo anche questo emendamento per dimostrarvi, fino in fondo, quanto le volontà di questo governo e di questa maggioranza sono chiare anche da questo punto di vista.
L'emendamento che è stato presentato sull'autonomia economico gestionale e finanziaria dei distretti sarà approvato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Ho fatto una sollecitazione a lei e al signor Presidente della Giunta.
Una questione di questo genere non è una discussione su una USSL delle questioni rispetto alla quale è stata caricata. Quindi, io suggerisco a chi ci rappresenta di fare un'opera di mediazione perché questa non esca con un voto che, per il fatto che dovrà essere giustificato - quello in positivo e quello in negativo - dai destinatari di questo voto, verrà letto in un certo modo rispetto ad una parte della collettività piemontese. Non penso che la collettività piemontese sia divisa nei suoi rapporti con la comunità valdese. Non vedo perché noi dobbiamo far credere che c'è una divisione fra i piemontesi nei confronti dei valdesi. C'è una divisione di approccio di alcuni di noi rispetto a questo problema. Mi sembra che bisogna avere la capacità di non far diventare una questione, che è di una valutazione legittima di alcune persone, un pezzo della società piemontese, un pezzo della comunità, un pezzo della storia, un pezzo della cultura, perché, a prescindere dagli orientamenti, così verrà letto. Mi permetto di chiedere al Presidente della Giunta e alla Presidente del Consiglio un'attività di mediazione che consenta su questa materia di uscire con una posizione unanime.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta si riconosce nella posizione dell'Assessore e fa un invito proprio perché comprende pienamente il significato dell'intervento del Consigliere Marchini.
Ritengo sia veramente grave andare a dividersi sulla questione dei valdesi, verso i quali il riconoscimento - l'ha detto anche la collega Vetrino - c'è stato e ci sarà. I valdesi meritano questo atteggiamento, in quanto svolgono effettivamente un lavoro di grande valore sotto il profilo sociale e sanitario.
Avevo invitato i colleghi a ritirare l'emendamento. Oltre a questo non posso fare nulla, perché il Consiglio ha la sua autonomia di valutazione.
Ribadisco che se c'è il ritiro dell'emendamento, c'è il sostegno all'ordine del giorno e ci sarà l'impegno della Giunta a portare avanti questo discorso. Se non si accetta tale invito, non posso condizionare nessuno, e sarebbe disdicevole ad altri atteggiamenti successivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Sinceramente non capisco l'eccessiva drammatizzazione che il Consigliere Marchini ha in qualche modo evocato. Ho la massima fiducia nell'atteggiamento dell'Assessore sull'approccio a questo problema. Ho già detto che voterò l'ordine del giorno, e ho preso atto con soddisfazione anche dell'anticipazione sui distretti connessa alla questione.
Qui c'è un margine di orientamenti e di sensibilità che non vedo in che cosa possa essere drammatizzato. La questione di atteggiamento laico posta dal collega Nerviani è condivisa, specialmente dalla forza dalla quale provengo, tradizionalmente anche fin troppo laicista sotto tanti piani.
Quindi, sono sensibile ad un atteggiamento di questo tipo. Però qui c'è una peculiarità e c'è il problema di come si ritiene di affrontare al meglio la questione, tenuto conto che viene mantenuta la richiesta da parte dalla Tavola Valdese.
Non è un dramma tra noi Consiglieri, non è un dramma nei rapporti tra maggioranza e minoranza, tant'è vero che c'è un'articolazione di posizioni molto ampia. I colleghi del mio Gruppo voteranno in sette modi diversi, se è possibile, e atteggiamenti variegati li ho colti da tutti i banchi del Consiglio.
Credo che non ci sarà alcuna strumentalizzazione da parte dei cittadini delle due valli di cui stiamo parlando. C'è semplicemente un problema di valutazioni diverse sulle migliori modalità per affrontare la questione.
Da questo punto di vista, mi permetto di mantenere l'emendamento e di chiedere ai colleghi il voto più libero possibile, senza possibilità di strumentalizzazioni e di retropensieri su una questione di questo tipo, che non ha dietro alcun interesse particolare se non quello delle sensibilità personali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Qui è stata posta la questione di due UU.SS.SS.LL. come se fosse una questione di Stato. Prima di tutto devo ricordare che nelle valli valdesi non ci sono solo i valdesi. C'è la popolazione valdese, la popolazione cattolica e di qualsiasi religione che ha l'esigenza che le proprie UU.SS.SS.LL. non vengano accorpate a quella di Pinerolo. Questo è il ragionamento principale.
Dopodiché se c'è anche la stessa richiesta da parte della Tavola Valdese ben venga e ci fa piacere. Lo spirito con cui ho presentato l'emendamento è quello di tutelare, come si intende tutelare la Valle di Susa, anche le vallate che hanno esigenze peculiari espresse dagli amministratori locali e dalla gente.
Non capisco per quale motivo si debba fare una questione politica e religiosa. Mi auguro che il voto sia sereno sulle esigenze e sulle richieste della popolazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rossa che interviene in qualità di Consigliere.



ROSSA Angelo

La ringrazio, signora Presidente. Una brevissima dichiarazione di voto perché dopo la dichiarazione del Presidente Brizio ho due problemi di coscienza, per i quali vi chiedo libertà di espressione anche dal punto di vista di un componente della Giunta.
La prima questione di coscienza è relativa al fatto che ho accolto e ho sostenuto la tesi che occorresse riconoscere la specificità dei valdesi.
L'ho sostenuta e ho accolto anche l'orientamento generale fattosi strada in questi giorni, e sembrava possibile essere d'accordo nel riconoscere questa specificità.
Attenzione, non si tratta di una discriminazione al rovescio, ma è un segnale, è un'attenzione particolare che una società altamente libera come la nostra deve esprimere per la storia, ma anche per le cose fatte.
Non mi sorprende che lì ci sia una USSL più piccola, perché c'è una specificità ed una particolarità alla quale bisogna guardare con una visione laica, e non vorrei che contrapponessimo un laicismo di tipo religioso dall'altra parte. Quindi, sono favorevole ad aprire un discorso che tenga conto di tale particolarità.
Il secondo problema di coscienza è sorto in me dopo la dichiarazione del Presidente Brizio. Io non sono affatto insensibile; tuttavia, signor Presidente, pur apprezzando la sua dichiarazione ritengo, se si va alla votazione, di mantenere ferma la mia convinzione.
Quindi, è fuori luogo la drammatizzazione di questa situazione, ma qualora ci fosse significherebbe che c'è un problema di scelta di coscienza che ciascuno deve mettere in evidenza e dare priorità rispetto a tutte le altre questioni.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 7) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 votanti 46 hanno risposto SI 17 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 8) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 votanti 46 hanno risposto SI 17 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
La parola all'Assessore Cucco.



PRESIDENTE

CUCCO, Assessore regionale



PRESIDENTE

Presidente, volevo solo annunciare che presento adesso l'ordine del giorno e chiedo ai Consiglieri se lo vogliono sottoscrivere.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Chiaramente la discussione non attiene alle vicende di carattere religioso, ma agli aspetti di organizzazione.
Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio, Bodrero, Sartoris Masaracchio, Goglio, Majorino e Gallarini: 9) all'allegato 1), il punto 11) è sostituito dai seguenti: 11) USSL 45 46 11 bis) USSL 49 50.
La parola all'Assessore Cucco.



PRESIDENTE

CUCCO, Assessore regionale



PRESIDENTE

La Giunta è contraria.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

A questo punto verrebbe facile la battuta: "Anche in Val Sesia ci sono delle comunità di tipo valdese". Credo che dovremmo cominciare a preoccuparci anche di questo.
Sarei stata contenta se fosse stato accettato l'emendamento precedente perché avrei sicuramente detto che se la comunità valdese aveva questo diritto, a maggior ragione ce l'aveva la Val Sesia, che ricordo era stata accorpata nel primo provvedimento, poi dalla legge Vetrino era stata scorporata in due Unità Sanitarie, proprio perché si cercava, da chi aveva conoscenza del territorio, di evidenziare il fatto che non si pu pretendere che gente che abita a 140 km di distanza dal capoluogo di provincia consideri serio ed accettabile questo tipo di accorpamento. Se non si voleva sforare sul numero delle UU.SS.SS.LL., se non si volevano superare le 22 Unità, perché per dare spazio alla città di Torino si è dovuto sacrificare il territorio? Cosa che in questa Regione capita molto sovente e i cittadini di questa Regione si sono abituati a questi atteggiamenti! L'affermazione che ha fatto prima la Consigliera Bortolin mi ha preoccupata molto quando diceva che ha sacrificato l'Alta Val Sesia.
Sembrava quasi che i cittadini dell'Alta Val Sesia o i cittadini del Verbano Cusio Ossola fossero una sua proprietà. Lei non ha sacrificato nulla! Semmai è questa legge che li ha sacrificati! Non è il PDS o la collega Bortolin che magari sarà in difficoltà a spiegare ad alcuni cittadini dell'Alta Val Sesia come mai i loro interessi non sono stati tutelati.
Qui sì, dico la verità, diventa difficile dare una spiegazione, perch secondo il ragionamento dell'Assessore Cucco è comunque possibile un accorpamento alle UU.SS.SS.LL. locali vicine. Quelle della Val Sesia con chi si possono accorpare? Possono scegliere di andare con quelli del Biellese? Possono scegliere di andare con quelli di Novara, che sono più lontani ancora? Possono solo rimanere lì. Quindi ciò significa che questa opzione nei confronti di comunità che sono, ad esempio, della cintura torinese è permessa, mentre non lo è affatto per comunità che sono in una realtà montana.
Per esempio, quelli del Verbano Cusio Ossola cosa fanno? Si accorpano con Varese, vanno addirittura dall'altra parte? Credo che con questo sistema così rigido, così stretto sia concessa solo ad alcuni la possibilità di accorpamento, mentre si mette gli altri in condizioni di dover rimanere dove sono e di fare - come si suol dire - buon viso a cattivo gioco.
Chiedo all'Assessore di rivedere queste posizioni, perché la Val Sesia veniva già penalizzata nel momento in cui veniva accorpata con una situazione tipo Gattinara, cioè di tipo bassa valle; figuriamoci, a questo punto, quando viene accorpata addirittura su una realtà molto difficile e in dissesto come quella vercellese.
Visto che non si è potuto procedere ulteriormente alle consultazioni per motivi vari (però alcune sono state fatte e veniva chiesta espressamente la divisione di questo territorio; la provincia di Vercelli scorporata la provincia di Biella, è un budello lunghissimo, per cui diventerà difficile gestire questo territorio), chiedo all'Assessore di ripensare a questa situazione, tenendo presente le gravità di tipo organizzativo che emergeranno dall'accorpamento di quattro UU.SS.SS.LL.
Queste sicuramente non si sono coalizzate precedentemente; si tratta quindi di un rapporto ex novo che deve nascere, di conseguenza sarà molto difficile sia gestire che offrire un servizio, il migliore possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Mi auguro che, a questo punto, coloro che hanno votato a favore dell'USSL delle valli valdesi riflettano sul significato del voto dato prima, perché qui stiamo parlando di una situazione analoga, anzi sotto il profilo del disagio nettamente superiore. Invito soprattutto l'Assessore a guardare la cartina dell'USSL che andiamo a creare: una cosa che fa quasi ridere. Fa ridere la provincia di Vercelli così come è rimasta con lo scorporo di Biella, però se pensiamo di ricalcare pedestremente le UU.SS.SS.LL. con le province, non facciamo un bel servizio.
Abbiamo una vallata con alcune difficoltà, alla quale ritengo si debba riconoscere un minimo di autonomia anche sotto il profilo dei servizi sanitari. Per questo motivo, è opportuno riflettere, anche in questo caso sul significato di quanto stiamo facendo. Penso che, anche nel prosieguo della discussione, a questa Giunta si possa chiedere un minimo di elasticità su questo provvedimento, perché ad essere così rigidi, si ricalca esattamente l'atteggiamento tenuto dalla Giunta precedente negli ultimi tre-quattro anni di gestione: rigidità, si arriva in Consiglio (tanto i numeri ci sono) e facciamo quello che vogliamo. Penso che un minimo di elasticità lo si possa chiedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Solo per ricordare che, oltre tutto, in quella zona si perde l'Elisoccorso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Il Consiglio forse non è informato, ma l'Elisoccorso non verrà perso da Borgosesia. Ciò non perché io ritenga che le scelte adottate dagli uffici siano sbagliate (perché in sè quella base non è più agibile, tant'è vero che stiamo cercando un'altra base per risolvere il problema), ma perché il problema dell'Elisoccorso verrà rivisto complessivamente. Così com'è non è adeguato alle esigenze, per cui il governo vuole riformare complessivamente l'intervento. Ripeto: Borgosesia non perde l'Elisoccorso.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 9) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 12 Consiglieri hanno risposto NO 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio, Bodrero, Majorino Masaracchio, Goglio e Gallarini: 10) all'allegato 1), il punto 13) è sostituito dai seguenti: 13) USSL 51 52 13 bis) USSL 53 54.
Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Panella Masaracchio, Goglio e Cantore: 11) all'allegato 1), per la USSL n. 13 si propone di scorporare: 13) USSL 51 Novara USSL 52 Galliate 13 bis) USSL 53 Arona USSL 54 Borgomanero.
La parola all'Assessore Cucco.



PRESIDENTE

CUCCO, Assessore regionale



PRESIDENTE

La Giunta non accoglie questi emendamenti.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 10) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 33 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 11) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 33 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino, Majorino e Masaracchio: 12) all'allegato 1), alle parole: 14) USSL 55 Verbania 56 Domodossola 57 Omegna si sostituiscono le parole: 14) USSL 55 Verbania 57 Omegna 14 bis) USSL 56 Domodossola.
Emendamento presentato dai Consiglieri Goglio, Gallarini Masaracchio, Cantore e Vetrino: 13) all'allegato 1), per la USSL n. 14 si propone di sopprimere la USSL n. 14 e di costituire la USSL n. 14 bis Verbania, 14 ter Domodossola e 14 quater Omegna.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Si tratta di scorporare l'USSL n. 14 in tre (Verbania, Domodossola e Omegna) visto che è stato ritirato il disegno di legge Beltrami sulle Comunità montane (praticamente non se ne discuterà più), e di costituire una sola azienda ospedaliera, tripolare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Intendo riferirmi ai vari emendamenti proposti dal Consigliere Gallarini ed altri sulle due province di Novara e del Verbano Cusio Ossola.
La questione in esame è il mantenimento delle tre UU.SS.SS.LL. oppure la previsione di due UU.SS.SS.LL. nel Verbano Cusio Ossola al contrario dell'una proposta dalla Giunta, e la questione dell'azienda USSL Verbano Cusio Ossola. Il discorso che faccio relativamente a questa zona vale in generale dappertutto.
La logica che ha presieduto al disegno di legge è quella di ipotizzare degli ambiti territoriali medi di 200.000 abitanti, che vanno da un minimo di 130.000 nell'Alessandrino a oltre 200.000 nelle province di Novara Vercelli, Biella e Verbano Cusio Ossola. Questa è una logica che si pu discutere, che può anche non sembrare ottimale per certi versi, comunque è una logica che rientra nei canoni generali previsti nelle leggi e quindi si realizza prevalentemente su una dimensione provinciale dove è possibile mentre laddove non è possibile si articola comunque in distretti di livello provinciale. Io ho sostenuto e sostengo questa ipotesi nel senso che ha una sua razionalità, anche se per altre soluzioni non sarei stato sfavorevole comprese quelle ipotizzate dal Consigliere Beltrami nella sua proposta di legge tesa a valorizzare i territori montani che avrebbe portato a 32 il numero delle UU.SS.SS.LL. Tuttavia, dato che bisognava scegliere tra queste due soluzioni, la Giunta ha fatto la sua scelta, che io condivido anche se non è un'accettazione ideologica. Non avrei visto male quindi un'attenzione ai territori montani; comunque - ripeto - dato che era necessario arrivare ad una conclusione mi sembra importante far passare l'impostazione della Giunta che non può però avere eccezioni, come prima abbiamo evidenziato nemmeno per la mia zona che tra l'altro ha degli ambiti territoriali molto vasti.
Relativamente all'USSL del Verbano Cusio Ossola il discorso dell'azienda non può essere condiviso se la logica è quella di tenere le aziende ospedaliere di livello nazionale tranne una, prevista a livello regionale, comunque in una logica che stava già nel documento programmatico con cui la Giunta si è presentata al Consiglio. Anche per quanto riguarda le tre UU.SS.SS.LL. del Verbano Cusio Ossola credo sia importante la distrettualizzazione. Non c'è bisogno di lavoro di fantasia perché le tre zone sono già ben definite sul piano socio-economico e su quello della zonizzazione generale. Quindi, come ha voluto sottolineare l'Assessore, mi pare sia importante il riferimento ai distretti.
Sono convinto che la riduzione delle UU.SS.SS.LL. sia un passo di razionalizzazione, un passo per evitare sprechi di risorse, un passo verso l'economicità, l'efficienza, l'efficacia dell'intervento. Tuttavia non è certamente risolutivo di tutti i problemi. Credo sia un punto di partenza di una politica di programmazione (che in passato è stata carente) e di controllo della spesa perché gli interventi siano sempre più validi sotto il profilo della qualità e sempre più efficaci anche sotto il profilo della spesa. Quindi: minor costo e maggior livello di servizio.
Ultima considerazione. Raccomando all'Assessore il massimo di attenzione alle piccole realtà che, in una logica strettamente numerica sono quelle più penalizzate in un discorso che deve vedere soprattutto un'inversione di tendenza all'accettazione della spesa storica così come è stata supinamente accettata nel passato. Quindi, se si vuole invertire una tendenza e far valere la logica della programmazione, non si deve certamente accettare quello che nel passato è stato spesso l'unico riferimento e cioè l'accettazione della spesa storica determinata che ha favorito le grosse UU.SS.SS.LL. a svantaggio delle più piccole. C'è stata una tenue inversione di tendenza nazionale in questo senso, ma auspico che si faccia sempre di più perché lo standard dei servizi su tutto il territorio sia il più omogeneo possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, una brevissima dichiarazione di voto che dico subito contrario alla proposta di emendamento avanzata da alcuni colleghi Consiglieri e fra questi primo l'amico collega Gallarini.
Aggiungo anche che non mi sarei potuto aspettare - con tutto il riconoscimento della propensione all'onestà intellettuale - da parte di Gallarini altro che non la presentazione di un emendamento siffatto e l'assunzione della posizione che ha manifestato con l'emendamento e con l'intervento.
Perché dico questo? Perché il Verbano Cusio Ossola è certamente, in tutto il territorio piemontese, la parte più tipica e più contrassegnata da problemi di ogni genere. Esso è fortemente contraddistinto da problematiche di gestione montana del territorio che sono sì presenti anche altrove, ma che qui hanno anche la forte specificità della coscienza della combattività e della volontà decisa un po' autonomistica degli abitanti della zona.
Avere un territorio tripartito in questo modo che viene proposto di unificazione è fare operazione indubbiamente ardita. E se è del tutto comprensibile la posizione del collega Gallarini, non può non essere sottolineato come un atto di autentico coraggio e di una disponibilità alla sperimentazione l'assenso esplicito del collega Buzio e tacito del collega Beltrami, che peraltro si era già prodotto nella presentazione di una legge sulle aree montane che non ha dimenticato e che intende opportunamente ripresentare nelle caratteristiche originarie e pur tuttavia con un atteggiamento realistico.
Voglio anche fare lo stesso ragionamento per quanto riguarda l'area sud di cui si è parlato prima e ricordare, come ho fatto con alcuni colleghi questa mattina, che il rapporto di riduzione nella provincia di Novara e del Verbano Cusio Ossola è il rapporto più alto in assoluto di tutto il Piemonte. Siamo a 3.5 - rapporto che è doppio rispetto a quasi tutti i territori delle altre province.
A me novarese costa relativamente poco assumere una posizione di questo tipo, anche se i riflessi inevitabilmente si ripercuoteranno anche sul sottoscritto, ma ho preso la parola per dire che l'Assessore Cucco dovrà se è consentito questo invito, cogliere il vercellese e il novarese nell'accezione più antica dei termini, come aree sperimentali assolutamente atipiche o fortemente tipiche rispetto alla legge: nel senso che qui abbiamo la coincidenza delle UU.SS.SS.LL. con la provincia, abbiamo territori che dovranno essere necessariamente contraddistinti da distretti "forti"; abbiamo in sostanza un buon campo di sperimentazione sul quale si mostrerà la bontà o il fallimento della proposta che viene questa sera avanzata.
Mentre approvo la proposta Cucco con tutte le conseguenze e i rischi che in termini di schieramento finirò per avere nel mio territorio, al tempo stesso raccomando alla Giunta e al collega Cucco - in particolare insieme al collega Bonino che dovrà curare la gestione - di vedere questi territori così tipici e così atipici - come ho detto - in una luce sperimentale molto forte ed impiegare per essi le risorse che in forza di questa sperimentalità credo si meritino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Volevo semplicemente chiarire che i due emendamenti non sono assolutamente simili: infatti, mentre in uno si prospetta una tripolarizzazione della USSL. nell'emendamento presentato dal sottoscritto si prevede lo scorporo delle due UU.SS.SS.LL., cioè da una parte Verbania e Omegna, e dall'altra l'Ossola con Domodossola. Le esigenze sono chiare.
Stiamo parlando di una USSL che è veramente la più grossa e la più estesa territorialmente tra quelle proposte dalla Giunta.
Le motivazioni della richiesta di questo scorporo sono abbastanza simili a quelle dello scorporo della Val Sesia o comunque di quelle che verranno subito dopo della bassa Cuneese. Le motivazioni sono grosso modo le stesse. Qui ci sono anche dei problemi di funzionalità delle attuali aziende ospedaliere. Mi pare che sia Domodossola sia Verbania siano abbastanza funzionali, per cui andare ad accentrare l'USSL su uno di questi tre centri mi pare sia estremamente negativo.
Voterò naturalmente a favore del documento da me presentato, ma anche a quello che prevede la tripolarizzazione perché ritengo che la stessa possa essere un passo avanti verso un riconoscimento di un'autonomia che, come ha detto Nerviani, è molto sentita soprattutto nell'Ossola. Per cui ritengo che concedere all'Ossola un minimo di autonomia non sia negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Questo è un problema che si riproporrà. Prendiamo atto che la maggioranza certamente non si sconfesserà, quindi l'emendamento certamente non sarà accolto. Comunque è un problema che si ripresenterà, perché chi conosce quella realtà sa che c'è tutto il problema della creazione della provincia di Verbania, non del Verbano Cusio Ossola. Per cui se l'accorpamento significherà assegnare a Domodossola la sede dell'USSL per cercare di controbilanciare le questioni dei rapporti con Verbania, tutto sommato si sarà messa una pezza. In ogni caso, se ricordiamo ciò che è stato detto nell'ambito delle consultazioni da parte dei rappresentanti di ciascuna realtà (Omegna, Verbania e Domodossola), già vi preannuncio quale sarà la pressione per cui si arriverà certamente allo scorporo e quindi alle tre UU.SS.SS.LL.
Mi fa ricordare il collega Nerviani, che qui è il caso di citare la Repubblica partigiana dell'Ossola, ma è certo che Domodossola ha una storia di dipartimento e per questo ha sempre vantato una sua leadership nei confronti di Verbania. Ci sono anche problemi di natura, non dico etnica ma culturale che differenziano radicalmente il popolo dell'Ossola dalla gente di Verbania, a parte poi le considerazioni che riguardano i collegamenti non soltanto a valle, ma anche nel percorso delle valli.
Addirittura durante le consultazioni si è fatta richiesta che ci fosse una sede di Elisoccorso di montagna per ovviare non ai problemi della montagna per quanto riguarda le escursioni e per tutte le attività che vi si connettono, ma per ovviare ai problemi di collegamento tra i centri ospedalieri e le città di valle.
Fate come volete. Dal canto mio, di fronte alle vostre coerenze bocciando anche questi emendamenti, in ogni caso, io sarò soddisfatto nel momento in cui vedrò scorporare queste realtà, perché voi sarete in seguito costretti a fare questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Ho sentito gli interventi precedenti. Mi dispiace che la Giunta non abbia accolto le indicazioni manifestate attraverso l'emendamento. Non so se si arriverà alle conclusioni del collega Masaracchio, ma sicuramente il Verbano Cusio Ossola vive momenti di grandissima tensione legati alla creazione della provincia e al fatto che probabilmente la provincia avrà sede solo a Verbania. Le caratteristiche morfologiche e storiche fanno sì che la tripolarità sia una realtà che non può, amico Nerviani, essere buttata in pasto ad una sperimentazione, che resiste sulla carta, ma che sul posto non si può miscelare a ciò che non è miscelabile.
Non avrei proposto questo emendamento se avessi visto un rigore di impostazione in tutta la Regione. Questo rigore non c'è stato, perché nella provincia di Alessandria, che ha la popolazione equivalente a quella di Novara, sono state fatte quattro UU.SS.SS.LL. Quali sono le motivazioni? In una situazione di tensione di quel tipo andare ad argomentare una tale tesi fa sì che la popolazione del Verbano Cusio Ossola e della futura provincia di Verbania abbia la sensazione di essere presa in giro.
Riprendo anche la questione di Arona e Borgomanero, la cui realtà è conosciuta. Credo che, all'interno del Piemonte, l'USSL di Borgomanero sia la prima o la seconda per la qualità dei servizi. Ieri il collega Calligaro, in Commissione, ha fatto un confronto fra rette, ed è nata la discussione sulle rette dei grandi centri e delle periferie. Borgomanero aveva nel 1993 una retta giornaliera inferiore alle 600 mila lire, quando la media delle UU.SS.SS.LL. di Torino era di 900 mila lire e oltre; quindi è il 33% in meno. Non si può secondo me passare con il carro armato di uno pseudorigore che, tra l'altro, non è identico in tutte le zone del Piemonte per motivazioni che ognuno è in grado di cogliere. Non si può fare, perch sicuramente, dal punto di vista politico, le zone del medio novarese Borgomanero-Arona e del Verbano Cusio Ossola sono sufficientemente mature per farsi ascoltare in modo civile, ma anche molto incisivo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Credo che a certi discorsi si tornerebbe sicuramente parlando della Valle dell'Ossola come di una valle che praticamente è quasi Svizzera come mentalità, e questo lo ricordava anche l'ex Assessore Nerviani. Mi spiace che l'emendamento sulla questione valdese non sia stato approvato, perch sicuramente anche la realtà ossolana ha una specificità particolare. Se si hanno presenti le vallate ossolane, sperse nelle varie gole, non si pu pensare di organizzare un servizio sanitario in maniera tale che questa popolazione debba essere stravolta, accentrata e colonizzata sul suo territorio. Se prima abbiamo pensato alle valli valdesi in modo positivo dovremmo farlo anche per le valli ossolane, perché queste popolazioni meritano la massima attenzione. Credo che ci vorrebbe molta attenzione per queste persone, perché non è possibile sopravvivere e resistere in certe realtà.
Vedremo se questo principio regge fino alla fine della serata, perch se altre zone del Piemonte ottengono qualcosa, sicuramente ci faremo avanti. Se un principio vale per la provincia di Cuneo, deve valere anche per la Val Sesia, per la Valle Ossola, deve valere per tutti. Se il principio è quello che tutti i cittadini che abitano in Piemonte hanno gli stessi diritti, è giusto che a tutti venga tutelato tale diritto.
Quindi, non è solo difficile transitare in alcune zone del Piemonte: è difficile transitare in tutte le zone, anche in quelle che non esprimono un Ministro. Quindi, non esprimendo un Ministro non hanno attenzioni.
Cominciamo ad essere seccati dal fatto che certi territori sono particolarmente tutelati mentre altri no, perché non hanno i padrini che li tutelano.
Quindi, speriamo che ci sia, con tutti questi emendamenti ai quali votiamo a favore, un territorio sul quale si cominci a debordare, perch questo sarebbe, per noi autonomisti, l'inizio per poter fare richieste anche per altri territori.
Siamo convinti che queste macro UU.SS.SS.LL., sicuramente non capite dalla gente, daranno dei servizi pessimi alla gente. Capisco l'imbarazzo di chi è costretto ad accettare un provvedimento di questo tipo e poi deve spiegarlo alla gente. Questo creerà sicuramente imbarazzo e difficoltà e la gente non lo capirà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo solo in quanto si tratta di un'area sulla quale io vivo e certamente non posso ritornare a casa - non che Gallarini si metterà a suonare la grancassa perché è una persona estremamente corretta - e sentirmi dire: "Come? Gli altri ti propongono una soluzione liberatoria per il tuo territorio e invece tu ti assoggetti ad una posizione di colonialismo?". Mi pare sia stato usato questo termine.



(Interruzione di un Consigliere)



BELTRAMI Vittorio

Anzi. Io devo ringraziare anche te per avere ricordato l'Ossola, il tempo del '44, la Repubblica, celebreremo il cinquantesimo fra pochi mesi.
Su questo non c'è dubbio: se Domine Iddio ci terrà in piedi.
Non entro nell'argomento e la mia vale come dichiarazione di voto.
Certamente avrei titoli e conoscenza dei luoghi per richiamare la geomorfologia del territorio, le difficoltà, le alluvioni che hanno toccato l'area, l'isolamento, ecc., l'estrema punta buttata all'interno della Svizzera per la Valle dell'Ossola.
Sono spiritualmente schierato con Gallarini e con i colleghi firmatari di questo emendamento. Ringrazio quanti sono intervenuti. Ricordo ancora alla Sartoris che noi lì abbiamo solo un Sottosegretario alla Difesa, non abbiamo ancora un Ministro. Mi auguro che il prossimo risultato elettorale non dia neppur più quelle rappresentanze lì, ma per il momento ci sono e le dobbiamo tenere. Però non vado più in là perché l'ora è tarda. Il Presidente della Repubblica è accorpato nell'USSL Borgomanero/Novara.
Certo che questa proposta dovrebbe, per la legge dei numeri, dare luogo ad un relativo insuccesso che non riesca a passare. Questa mattina ho assunto una posizione estremamente chiara, non ho ritirato la proposta di legge sulle UU.SS.SS.LL. montane, i cui principi ispiratori - sottolineo a tutte lettere e l'Assessore penso vorrà confermartele - ci è stato assicurato che troveranno riassunzione di progettualità sul piano della più prossima programmazione regionale.
Sono allineato - ed è questa la dichiarazione di voto nella congenialità, nella coerenza di un corretto e leale gioco di squadre, alla maggioranza, anche e allorquando costa caro e magari può creare, come in questo caso, delle impopolarità.
Questa mattina però ho ricordato Orwell e la fattoria degli animali sulla possibilità della maggiore uguaglianza di taluni rispetto agli altri e vorrei richiamare semplicemente che l'impopolarità è un guasto e talvolta può essere un bene che deve essere equamente distribuito anche all'interno delle forze che esprimono la maggioranza. Costerà caro qualche volta il dovere dire di no o astenersi, che ha un significato abbastanza accostato e vorrei ricordare con estrema serenità, a me stesso e anche agli altri che questa impopolarità talvolta è necessaria e mi costringe, in questo momento facendo violenza su me stesso, a votare contro me stesso. Per cui io non accetterò, non darò il voto favorevole agli emendamenti.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 12) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 13) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 13 Consiglieri hanno risposto NO 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio, Bodrero, Masaracchio Germanetto, Goglio, Gallarini e Garino: 14) all'allegato 1), il punto 15) è sostituito dai seguenti: 15) USSL 58 59 60 15 bis) USSL 66 67.
Emendamento presentato dai Consiglieri Lombardi, Peano e Picchioni: 15) all'allegato 1), il punto 15) è così modificato: 15) USSL 58 59 60 15 bis) USSL 66 67.
Emendamento presentato dal Consigliere Fulcheri: 16) all'allegato 1), al n. 15) sono soppresse le parole "Mondovì e Ceva". Di seguito al n. 22 va aggiunto il n. 23 e le parole "USSL Mondovì e Ceva".
La parola al Consigliere Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe

L'allegato 1) Aziende regionali UU.SS.SS.LL. al numero 15) prevede l'accorpamento di cinque UU.SS.SS.LL.: 58 Cuneo; 59 Dronero; 60 Borgo San Dalmazzo; 66 Mondovì; 67 Ceva.
Con riferimento alla distribuzione dei servizi e delle prestazioni faccio presente che sin dal 30 aprile 1975 il Consiglio regionale aveva istituito per la provincia di Cuneo quattro DEA, che avevano trovato organico inquadramento con la definizione del territorio di competenza: 1) Cuneo 2) Saluzzo, Savigliano e Fossano 3) Alba e Bra 4) Mondovì e Ceva.
Il territorio servito è vastissimo ed è molto accidentato; i collegamenti tra la serie delle valli monregalesi, che convergono sul centro principale di Mondovì, sono difficoltosi per carenza di strutture viarie, mentre esiste la lunga Valle Tanaro che, sboccando su Ceva, si inserisce nel territorio monregalese alla confluenza della valle con la pianura.
Vi è poi una zona montana alto-collinare, che gravita naturalmente su Mondovì-Ceva, e con queste due città forma una realtà economico-sociale omogenea complementare integrata, che già presenta al suo interno collegamenti non facili. Per cui, ipotizzare aggregazioni più ampie comporterebbe aggravare ulteriormente i disagi e le difficoltà della popolazione, il cui tasso di densità è il più basso delle zone del Cuneese a fronte di un territorio esteso.
Esiste una tabella che dice che l'area montana a sud del Cuneese ha 53 Comuni ed una densità di 61 abitanti per chilometro quadrato; l'area montana nord-ovest del Saluzzese ha 58 Comuni e 86 abitanti per chilometro quadrato; l'area montana sud-est, quella monregalese, ha 64 Comuni e 58 abitanti per chilometro quadrato; l'area collinare nord-est, l'Albese e Braidese, ha 75 Comuni e 137 abitanti per chilometro quadrato. Faccio presente che la media dei 250 Comuni ha 79 abitanti per chilometro quadrato: questa è la provincia di Cuneo nel suo complesso; nel Monregalese abbiamo 58 abitanti per chilometro quadrato.
L'area USSL che vorremmo creare (Mondovì-Ceva) è dotata di due presidi ospedalieri, ove sono previsti nel Piano socio-sanitario regionale rispettivamente 266 e 126 posti letto. Mondovì è inoltre sede di un centro di riferimento dei servizi di emergenza ed accettazione.
Entrambi i presidi coprono una vasta area turistica sia estiva che invernale, perché esistono ben sette stazioni invernali e due stazioni termali a rilevanza nazionale, con problemi di organizzazione di servizi sanitari non indifferenti. I due presidi, secondo i recenti parametri dettati dai decreti n. 502 e n. 517, dovrebbero essere dotati di 470 posti letto, di cui 80 circa riservati alla lungodegenza. Esistono poi sul territorio della futura USSL. che noi auspichiamo, ben 8 residenze per non autosufficienti, gestite in attività integrate sanità/assistenza, alcune delle quali vengono trasformate in RSA, per un totale di circa 300 posti.
Tali considerazioni, collegate al fatto che il tasso di anzianità della popolazione è il più elevato in ambito provinciale e uno dei più elevati in campo regionale, devono indurre a considerare l'obbligo dell'individuazione dell'azienda USSL Mondovì-Ceva, se (come previsto dai DL n. 502 e n. 517, nonché dal disegno di legge regionale) si intende veramente razionalizzare, omogeneizzare, anche nell'ottica del risparmio economico, la distribuzione dei servizi sanitari, soprattutto nel territorio della periferia provinciale. Le stesse considerazioni sono state oggetto di apposita deliberazione adottata dalla Conferenza dei Sindaci dell'USSL n. 66 di Mondovì il 25 giugno 1993.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Avere il Ministro di Mondovì è sicuramente un vantaggio. Io voterò a favore di questo emendamento, anche se devo fare alcune considerazioni. Ci sono due pesi e due misure, e in questo caso si usa un altro peso e un'altra misura rispetto ad altre zone.
Accettiamo il principio delle problematiche esistenti in quella zona principio giusto perché effettivamente ci sono, ma sono le stesse della Val Sesia; cioè, l'Alta Val Tanaro dista da Cuneo esattamente come l'Alta Val Sesia da Vercelli, per cui le esigenze che chiedevano lo scorporo della Val Sesia dal Vercellese sono le stesse che chiedono lo scorporo dell'Alta Val Tanaro e del Monregalese da Cuneo. Però c'è di mezzo un Ministro, che bisogna accontentare, per cui si accettano tali proposte.
Prendiamo atto di questo; coerentemente voterò a favore, perché è giusto che ci sia questa USSL. anche se lo faccio con rammarico rispetto alle altre proposte fatte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Signor Presidente, noi siamo presentatori di un emendamento che intende scollegare le UU.SS.SS.LL. di Mondovì e Ceva da Cuneo. Le motivazioni portate dal collega Fulcheri sono da noi sottoscritte; non possiamo per accettare alcune valutazioni fatte in merito alla presenza dell'abitazione di un Ministro di questa Repubblica sul territorio di una di queste UU.SS.SS.LL.
Noi non facciamo parte di quella maggioranza: abbiamo sottoscritto l'emendamento perché riteniamo di essere razionali con l'impostazione complessiva di questa riforma. Non vorrei che qualcuno pensasse che quando un Ministro risiede in una determinata località ci debbano essere valutazioni diverse sul piano della razionalità, per cui invece di portare beneficio, questa presenza debba diventare di danno.
Noi ragioniamo non tenendo conto del fatto che il Ministro della Sanità risiede sul territorio di una di queste UU.SS.SS.LL. Le motivazioni portate dal collega Fulcheri sono sufficienti a dimostrare il motivo del nostro emendamento; vorrei aggiungerne un'altra, se mi è possibile. Mentre alcune province, con dimensioni inferiori a quella di Cuneo, hanno ritenuto opportuno creare due province, la provincia di Cuneo è rimasta una provincia unica.



(Commenti in aula)



LOMBARDI Emilio

Ma non ne facciamo quattro; la provincia rimane sempre una, per teniamo conto della specificità esistente in provincia di Cuneo, per cui la proposta non tiene conto di fatti estranei alla riforma sanitaria. In questa USSL funzionano due ospedali; l'USSL disegnata e proposta dalla Giunta ha un territorio che sarebbe certamente il più vasto e il più disagiato (i numeri non si possono contestare) di questa Regione. Riteniamo dunque che la nostra proposta non abbia alcun riferimento alla presenza di questo o quel personaggio, ma sia perfettamente inserita all'interno della proposta complessiva di riforma sanitaria e di definizione territoriale per quanto riguarda la provincia di Cuneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Solo per prendere atto che una qualche ragione di razionalità esiste purché questo non voglia dire che le altre ragioni siano state irrazionali.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Verrebbe facile, rispondendo al Consigliere Lombardi, dire che le altre province hanno una sola USSL. mentre la provincia di Cuneo ne ha due quindi questa sarebbe la terza. Da questo punto di vista ci si incamminerebbe in una guerra tra poveri; non credo sia il caso di cominciare a vedere qual è il territorio più disastrato del Piemonte perch sicuramente c'è da piangere dato che uno dei grandi problemi di tutte le province della Regione Piemonte è proprio quello delle questioni territoriali, delle strade e via dicendo. Il discorso principale portato avanti dalle varie Amministrazioni provinciali riguarda proprio la sistemazione del territorio perché credo che nessuno possa dire: "Qui è tutto bello e va tutto bene", quindi ritengo che sarebbe sciocco incamminarci in questa direzione.
Prima abbiamo votato a favore perché crediamo nell'autonomia, nelle piccole comunità, nelle piccole UU.SS.SS.LL. L'Assessore non ci crede e quindi probabilmente risponderà di no. Come gli ho detto personalmente io spero che invece in questa occasione dica di sì in modo tale da darci un appiglio perché si possano far valere le ragioni anche degli altri territori. Se questo poi avvantaggerà le situazioni di qualcuno ci fa tanto piacere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garino.



GARINO Marcello

Faccio mia, se mi è permesso, la relazione puntuale e precisa, come sempre, dell'ing. Fulcheri che mi pare abbia fornito buone ragioni per questa scelta che in tanti abbiamo operato firmando gli emendamenti.
Valutavo prima insieme al collega Lombardi che l'attuale configurazione di questa USSL. se non vado errato, va da Acceglio a Caprauna, cioè dal confine francese fino alla Liguria, il che significa, se mi si passa la licenza, in termini ciclistici, che basterebbe questo tragitto per una splendida tappa di montagna del Giro d'Italia (una tappa di montagna di quelle buone, lunghissime).
Non è assolutamente pensabile che i servizi possano essere organizzati su un territorio così vasto attraverso una sola USSL. di qui la necessità che abbiamo espresso attraverso l'emendamento.
Convengo poi con Rabellino che non è questa una situazione particolare è una situazione che noi conosciamo particolarmente bene perché la viviamo ogni giorno, ma che si verifica in altre parti del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta ritiene di accogliere questi emendamenti.



(Commenti dai banchi del Consiglio)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia!



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta ritiene di accogliere questi emendamenti perché le motivazioni addotte sull'ampiezza di questa provincia sono tali per cui ci portano a riconsiderare l'atteggiamento nostro (che era comunque di una riduzione anche sulla provincia di Cuneo) e riprendere in considerazione le quattro UU.SS.SS.LL. che corrispondono anche storicamente ad una disposizione delle UU.SS.SS.LL. di tipo diverso.



PRESIDENTE

La parola per dichiarazione di voto al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Nell'intervento che ho svolto oggi pomeriggio ho ricordato la vicenda delle UU.SS.SS.LL. cuneesi: 4, 2, mediazione, mercato delle vacche: 3.
Adesso 4 solo perché lì sta il Ministro Costa! C'è un precedente: quando ha fatto il Ministro tempo addietro ricordo che delle risorse ex art. 20 (legge finanziaria 1988) al Piemonte, come sapete, non è arrivato niente! Nel corso di quelle settimane in cui ha fatto il Ministro l'on. Costa (forse un mese e mezzo, due al massimo) ha trovato modo, nonostante non esistesse il progetto esecutivo, di far finanziare l'ospedale di Mondovì con 10 miliardi di lire! Dovete sapere che non sono stati ancora spesi perché non c'è il progetto esecutivo! Questo è un modo scandaloso di fare! Amico di Costa! Dovresti vergognarti dopo aver respinto tutti quegli emendamenti!



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Prima ero a sinistra, adesso sono a destra: decidetevi un po'!



CALLIGARO Germano

No, sei sbandato!



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Veramente lo sbandato sei tu!



CALLIGARO Germano

Dieci miliardi giacciono là perché non c'è il progetto esecutivo! Politiche clientelari!



PRESIDENTE

La prego, Consigliere Calligaro, ha già espresso il suo pensiero.
La parola al Consigliere Marino per dichiarazione di voto.



MARINO Massimo

E' una brevissima dichiarazione di astensione.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 14) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 41 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
L'emendamento è approvato.
Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 15) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 41 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
L'emendamento è approvato.
Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 16) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 41 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
L'emendamento è approvato.
Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Mandrino e Mollo: 17) all'allegato 1), all'Azienda regionale USSL 18, dopo la USSL 68 Asti, è aggiunta la USSL 69 Nizza Monferrato. L'Azienda regionale USSL 19 è abrogata. All'Azienda regionale USSL 22, dopo le USSL 73 Novi Ligure e 74 Ovada, è aggiunta la USSL 75 Acqui Terme. Di conseguenza cambia la numerazione delle Aziende regionali USSL.
Emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino, Masaracchio e Majorino: 18) all'allegato 1), dalle parole "18) USSL 68 Asti" alle parole "74 Ovada", si sostituiscono con le parole: 18) USSL 68 Asti 69 Nizza Monferrato 19) USSL 75 Acqui Terme 74 Ovada 20) USSL 70 Alessandria 71 Valenza 21) USSL 72 Tortona 73 Novi Ligure 22) USSL 76 Casale Monferrato.
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

La questione sollevata con questo emendamento riguarda le province di Asti ed Alessandria.
Dopo una serie di passaggi da una parte all'altra di Nizza (che prima voleva stare da una parte e poi vuole stare dall'altra) la realtà dell'USSL n. 69 di Nizza Monferrato presenta due esigenze: quella della Valle Bormida astigiana per la quale, all'unanimità, i Sindaci hanno chiesto di farla gravitare sulla USSL di Acqui; dall'altra parte l'esigenza della Valle Belbo che chiede di restare o comunque di andare ad aggregarsi sulla USSL di Asti.
A questo punto la proposta che ho fatto è quella di rivedere tutte le UU.SS.SS.LL. Perché perdere una USSL sull'area? Perché andarla a sopprimere di sana pianta? Ritengo più ragionevole ricomporre gli accorpamenti secondo una logica territoriale: Acqui-Ovada è un'area omogenea. Tenendo poi presente che una parte dei Comuni dell'Astigiano inevitabilmente chiederanno di aggregarsi sulla USSL di Acqui.
Valenza-Alessandria, per esempio, è un accorpamento logico. E' illogico invece l'accorpamento di Valenza su Casale per una questione chilometrica: tra Valenza ed Alessandria ci sono 10 chilometri; tra Valenza e Casale ci sono 30 chilometri. Si tratta anche di gestire in modo corretto il territorio.
E' chiaro che a questo punto Tortona resterebbe con Novi.
E' una scelta che, secondo me, deve essere fatta: in primo luogo, per non perdere una USSL; in secondo luogo, la proposta della Giunta che prevede l'accorpamento di Valenza su Casale scontenta comunque l'area di Valenza. Una parte della popolazione non sarebbe sicuramente soddisfatta di un'aggregazione su Casale; scelta che scontenterebbe largamente Acqui e l'Acquese, addirittura rimettendo in discussione la possibilità di accorpamento della Valle Bormida astigiana su Acqui. Tant'è che non sarebbe un accorpamento su Acqui, bensì su Novi Ligure. Perché, per tanto che qui la si racconti, la sede probabile dell'USSL Novi-Ovada-Acqui sarà sicuramente Novi! Questo per un calcolo delle probabilità e per una questione di logica.
Per questo motivo ho formulato la proposta di rivedere queste UU.SS.SS.LL. per non perderne una. Non ci sarebbe un incremento di UU.SS.SS.LL. perché numericamente le UU.SS.SS.LL. sono sempre quelle.
Si tratta in questo caso di buona volontà da parte dell'Assessore di seguire una logica e non delle clientele. Supponendo che ci siano delle clientele. Sì, a questo punto viene il dubbio che ci siano delle clientele da salvaguardare! La logica non dà sicuramente l'accorpamento che è stato proposto dall'Assessore: per questioni chilometriche, per questioni logistiche, per questioni di aree omogenee.
Con l'altra proposta invece si va verso aree omogenee tenendo poi presente che ci saranno inevitabilmente passaggi di pochi Comuni (comunque si parla di una ventina di Comuni) da una parte all'altra, che secondo me la Giunta deve già mettere in cantiere e già prevedere. Sono presenti alcuni Sindaci della zona. Mi auguro che l'Assessorato voglia accogliere questa proposta. In questa zona non c'è il Ministro, per cui non bisogna rendere conto a nessuno, però penso che il buon senso, come è prevalso per il caso di Mondovì, debba prevalere anche qui.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Vorrei dire al collega Rabellino che oggi, a proposito di clientele e a proposito di cose di questo genere, si sono sentite parecchie argomentazioni a difesa anche da parte sua. Quindi, caro collega Rabellino lasciamo questo aspetto da parte perché alcune cose che sono state dette gridano un pochino di chiarezza e anche di vendetta.
Per quanto riguarda questo emendamento si tratta semplicemente di ricomporre una situazione ed un rispetto a livello di provincia, quindi tornare al disegno iniziale che la Giunta precedente aveva presentato e peraltro parecchio anche discusso con le Amministrazioni e con le comunità locali per congiungere Nizza Monferrato con Asti e prevedere che la USSL nella provincia di Alessandria ricomponga Novi Ligure, Ovada ed Acqui Terme. Esistono indubbiamente alcuni problemi che hanno portato la Giunta a scorporare Nizza da Asti dividendo la provincia ed inserendo questi Comuni dell'Astigiano con le UU.SS.SS.LL. di Alessandria. Verificata la situazione, vagliate anche le argomentazioni delle varie comunità, i presentatori dell'ordine del giorno hanno ritenuto di accogliere le istanze dei Comuni del Monferrato, di Nizza e di altri ancora, di ricongiungere e ricomporre la provincia dell'Astigiano dando dignità ad una USSL che diversamente diventava anche non facilmente gestibile per un'entità ridotta della popolazione e per difficoltà a livello di gestione provinciale ponendo il problema di verificare poi l'eventuale collocazione di comunità che hanno particolari necessità di essere collocate in ambiti territoriali diversi. Credo che questo problema dei confini delle UU.SS.SS.LL. non valga solo per la Valle Bormida o per località di questa provincia, ma per tutta la regione. Credo che questo impegno lo possiamo chiedere alla Giunta e all'Assessore, è scritto in legge, e anche qui coerenza vuole che nel giro di breve tempo questa verifica venga fatta. E' con questo spirito che l'emendamento è stato presentato, assolutamente al di fuori di clientele o di argomenti di altro genere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

La Giunta ritiene di accogliere l'emendamento presentato dalla collega Bortolin perché ne condivide le motivazioni e anche gli impegni richiesti dalla stessa collega alla Giunta. Per cui verificheremo ulteriori scorpori di Comuni da questa USSL per ricollocarli negli alvei naturali. Se ne accolgo uno non posso accogliere l'altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

E' una questione controversa, perché ci siamo trovati di fronte ad informazioni contraddittorie. In sede di Commissione l'Assessore ci aveva assicurato che la decisione di non accorpare l'USSL n. 68 all'USSL n. 69 ma di accorparla all'USSL n. 75 di Acqui, derivava da una richiesta maggioritaria dei Sindaci dei Comuni appartenenti all'USSL n. 69.
Il giorno stesso sono giunte, anche agli altri Consiglieri del Gruppo più telefonate da responsabili anche sindacali di quel territorio che ci domandavano quale fosse la nostra posizione. La nostra posizione, che è stata detta loro ed è quella che coerentemente avevamo seguito anche in altre situazioni, è quella di dare ascolto alla voce dei Sindaci e delle comunità.
L'informazione che avevamo era quella giuntaci dall'Assessore, che ci informava che i Sindaci sarebbero stati d'accordo.
Dopodiché, con un telegramma, il Sindaco di Nizza Monferrato ci informava di non essere d'accordo. Abbiamo quindi cercato di capire, e abbiamo scoperto che, in realtà, solo dieci Sindaci di quel territorio erano favorevoli all'accorpamento all'USSL n. 75.
Abbiamo registrato questa scorrettezza dell'Assessore, e una contraddizione tra le informazioni avute. Pertanto se l'informazione corretta è quella per cui la maggioranza dei Sindaci del Comune dell'USSL n. 69 opta per accorparsi all'USSL di Asti, evidentemente approviamo l'emendamento. Ci sembrerebbe logico far sì che i Comuni che non sono d'accordo siano facilitati ad aggregarsi all'altro territorio. Su questo chiederemo un impegno dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Per onestà, devo dire che la ricostruzione del collega Maggiorotti è esattamente quella accaduta all'Assessorato, e quando la Consigliera Bortolin si riferiva all'assenza di pregiudiziali, rispetto ad una o all'altra, si riferiva esattamente a questo.
C'è anche un altro argomento che abbiamo maggiormente valutato: lo spaccamento in due della provincia di Asti. Dal punto di vista istituzionale questo avrebbe provocato un grosso guasto insanabile. Quindi siamo tornati alla posizione iniziale del governo che divideva la provincia di Asti in tre fasce.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Caro Enzo, ubi maior. Sinceramente ho qualche problema di comprensione il primo è che un governo, in linea di massima, non dovrebbe cambiare parere al cambiare di maggioranze o di Giunte che sollevano problemi capziosi.
Acqui, già sulla ripartizione elettorale al Senato, gravita su Asti quindi comunque non si sarebbero causati grossi guai. Il fatto di trovarci in provincia di Alessandria con una situazione del tutto anomala rispetto al resto del Piemonte non è situazione proposta da noi, né caldeggiata, ma buon senso vorrebbe che se è stata fatta una scelta in una determinata area per determinate esigenze quella scelta dovrebbe rimanere. Una variazione di rotta a questo punto della legge è più dannosa della versione proposta ieri in Commissione, che già era poco bella; ora, emendata all'ultimo momento, è pessima.
Ritengo che la Giunta farebbe bene a valutare se guadagna in credibilità restando sulle posizioni annunciate ieri, e soprattutto se guadagna in credibilità quando sostiene che non ha alcuna importanza che Cesana Torinese stia con Grugliasco, perché tanto i distretti avranno ampia autonomia anche finanziaria. Ragione di più quando ci sono situazioni molto particolari di cui la Giunta tenne conto fino a ieri, e non vuol più tenere conto da oggi in avanti.
Se effettivamente è vero quello che ci avete garantito - cioè che i distretti avranno ampia autonomia, e quindi le UU.SS.SS.LL. saranno solamente un contenitore all'interno del quale ci sta di tutto non accettate emendamenti di nessun tipo. Ne guadagna la vostra credibilità e l'assetto di questa legge, che comincia già a traballare in modo preoccupante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

L'intervento del collega Maggiorotti mi lascia veramente perplesso.
Improvvisamente scopriamo che il parere dei Sindaci, anzi di un Sindaco, è importante. Fino adesso siamo passati sopra alla gente, ai Sindaci, alle Amministrazioni locali; siamo passati sopra a tutto, perché si dovevano fare gli accorpamenti. Adesso improvvisamente diventa determinante il fax di un Sindaco che dice: "Nizza non può andare sicuramente su Acqui, ma deve andare su Asti". Il problema, a questo punto, diventa politico. Se per la questione dell'USSL delle vallate valdesi ne abbiamo fatto un problema politico, procediamo allo stesso modo anche per l'USSL di Acqui.
Andiamo a fare un'operazione che non fa altro che creare disguidi. Non solo: le cose dette dal Consigliere Vaglio sono la sacrosanta verità.
Finora tutti i dinieghi della Giunta si sono nascosti dietro la scusa che tanto ci saranno i distretti che funzionano. In questo caso non vi va bene.
E' cambiato tutto? E' già cambiata l'idea dell'Assessore? Quali sono le motivazioni per le quali dobbiamo fare questo spostamento? Vorrei capire quali sono le motivazioni politiche, anche se, per la verità, le possiamo intravedere. Non è che c'entra qualcosa il fatto che ad Asti abbiano vinto i Progressisti? E' una domanda che mi lascia senza risposta. E' speculare a Costa, potrebbe essere speculare a Costa.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Sono tornato ad essere comunista. Prima ero di Rifondazione Comunista poi sono passato a Costa, adesso sono diventato...



RABELLINO Renzo

Il problema non si chiama Enzo Cucco, il problema è una maggioranza che deve rendere comunque conto.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

A chi?



RABELLINO Renzo

Deve comunque rendere conto all'esterno, deve rendere conto alle clientele.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Ma quali clientele?



RABELLINO Renzo

Alle clientele: non sicuramente le tue, ma ci sono delle clientele sul territorio.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Ma come si vota ad Acqui? Come si vota ad Asti? Come si vota ad Alessandria?



RABELLINO Renzo

E' una maggioranza formata da Gruppi politici che devono rendere conto a delle clientele. Prendiamo atto di questo. Prendiamo atto della volontà di questa Giunta di adottare due pesi e due misure e in questo caso abbiamo capito che comunque le opinioni, i pareri dei Sindaci non servono, ma quando servono si possono anche sbandierare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Prendiamo anche atto, collega Rabellino, che quando c'è il pubblico ti interessi dei problemi della sanità; quando non c'è o sei assente o non ti interessano.
Nel presentare l'emendamento ci siamo posti il problema e abbiamo richiesto alla Giunta di essere rispettosi di una norma di legge, che ti invito a leggere, contenuta nel DL n. 517, che chiede alle Regioni, art. 4 punto a), di prevedere gli ambiti territoriali rispettando le province; da questo punto di vista, se un errore era stato compiuto pensando di risolvere dei problemi, altro errore veniva compiuto e mantenuto creandone di nuovi e gestendo in questo caso la riorganizzazione con complicazioni che venivano indubbiamente caricate sulla provincia di Asti, spezzata e ridotta in modo tale da creare problemi di gestione. Ci sono problemi di una piccola parte della popolazione che chiedeva di far parte della provincia di Alessandria. Ribadisco qui che non è con questo emendamento che non vengono riconosciuti questi problemi, che, come per le altre comunità e quindi in coerenza e non senza coerenza, viene presentato e si richiede l'accoglimento di questo emendamento, rinviando come per le altre comunità e quindi senza nessuna differenza la soluzione di questi problemi territoriali in altra sede e in altre occasioni, prendendo l'impegno di affrontarli al più presto.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

L'unico vero grande rammarico di questa sera è che l'ordine degli emendamenti è andato in controtendenza alle istanze di alcune zone. Credo che se avessimo votato prima Cuneo e Mondovì, forse sarebbe stato un pochino più difficile giustificare come mai per le valli valdesi va bene così, come mai per la provincia di Vercelli va bene così. Queste zone hanno problemi che sono solo problemini! Tanto questi comunque possono accorpare, possono chiedere, possono spostarsi da una USSL all'altra, magari in Svizzera, possono fare quello che vogliono se sono in certe zone; se sono in altre no, perché se sono in altre non c'è nessuna possibilità. Mi dispiace per il collega Cucco - e non lo chiamo Assessore - perché credo che effettivamente questa mattina alcune posizioni, come quelle di ieri, fossero veramente posizioni ferme. Non credo che nel giro di dieci minuti si sia spostato da Rifondazione o ad altre cose. Il fatto è che gestire la sanità in Piemonte non è una cosa semplice e dopo quattro anni anche una sprovveduta come me si rende conto che dietro ad alcune scelte non ci sono le motivazioni della gente, ma altri interessi: il primo in assoluto è quello del partito. Abbiamo visto alcuni colleghi che hanno privilegiato prima l'appartenenza di partito e poi conseguentemente hanno fatto le loro scelte.
Quindi, a questo punto io posso anche smetterla, perché quando si dicono le cose che fanno male allora bisogna smettere, perché sicuramente alcune cose danno fastidio e fanno male. Va benissimo così. Chi è coerente chi non è coerente, chi pensa che comunque deve essere prima coerente con il proprio partito fa bene ad esserlo, però a questo punto non vada a dire alla gente che è per i suoi interessi, che li sta curando e che si sta preoccupando di loro, perché farebbe meglio a dire che si preoccupa del potere per il potere. La Giunta arriva a questo punto. Noi ne prendiamo atto. Lo sappiamo. Comunque sia, noi non abbiamo nulla da spiegare se non la nostra coerenza. Qualcun altro dovrà spiegare qualcos'altro. Perch alcuni "no" che abbiamo sentito questa sera ad alcuni emendamenti non sono giustificati con le posizioni dei "sì" di dieci minuti dopo ad altri emendamenti. Queste cose dovranno poi spiegarle, non a noi, ma alla gente che li ha votati. Semplicemente questo. Mi dispiaccio che gli emendamenti precedenti che riguardavano alcune altre zone siano venuti prima, perch sicuramente se fossero venuti dopo sarebbe risultato difficile per alcune persone, soprattutto per l'Assessore, dire di no perché con la coerenza e la decisione così spiccata che aveva all'inizio della serata ora gli risulterebbe certo più difficile difendere quello che non era difendibile che era magari un pochino più difendibile all'inizio e che non lo è sicuramente adesso. Noi a questo ci appiglieremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Non si sarebbe verificato che noi siamo nella condizione di fare queste denunce pesanti sul sistema di compromesso che vige nella Giunta, se l'Assessore nel momento della relazione avesse esplicitato il possibilismo che adesso si sta verificando nel momento delle votazioni.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 17) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 34 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri.
L'emendamento è approvato.
Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 18) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 10 Consiglieri hanno risposto NO 31 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Peano, Femia e Mandrino: 19) al punto 2), dopo la parola "definitiva", è soppressa la frase "entro 180 giorni dall'emanazione del decreto del Presidente della Giunta regionale di cui all'art. 3 della presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli, 4 contrari e 6 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 2 così emendato per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 voti favorevoli 32 voti contrari 11 astensioni 3.
L'art. 2 è approvato.
Informo il Consiglio che la Giunta intenderebbe proseguire. La Presidenza del Consiglio non ha difficoltà. Chiedo al Consiglio cosa intende fare.



CALLIGARO Germano

Si era detto che si sarebbero interrotti qui i lavori.



PRESIDENTE

In un'ora possiamo farcela. C'è una richiesta della Giunta in questo senso.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' solo una richiesta.



PRESIDENTE

Proporrei di votare quanto meno l'art. 3 che non ha emendamenti.



CALLIGARO Germano

Presidente, le ricordo ancora una volta che si era detto che si sarebbero interrotti qui i lavori.



PRESIDENTE

Io ho fatto un'ipotesi di lavoro che però non ho confrontato con il Consiglio e che non avevo confrontato neanche con la Giunta. Era una mia idea lassista della quale chiedo scusa: essendo molto presto ed essendoci questa richiesta della Giunta proporrei di continuare. Signori Consiglieri abbiamo fatto l'80% del lavoro in quanto adesso non vi sono più richieste di votazione per appello nominale.
Presidente Brizio, cosa intende fare la Giunta?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Dipende dal Consiglio, io proporrei di fare ancora qualche articolo, ma non voglio forzare il Consiglio. La Giunta propone di andare avanti, per il Consiglio è sovrano.



PRESIDENTE

Dunque, vi è una proposta della Giunta di continuare, vedo però che il numero di Consiglieri che intendono andare via è tale da indurci a chiudere la seduta.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Vorrei soltanto sottolineare che noi abbiamo aderito a tutte le richieste dell'opposizione.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Facciamo una verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Non è però una cosa da niente, colleghi, che alla fine si può votare contro tutti. Fate ancora una riflessione.
La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Da un lato vorrei capire quali motivi adduce la Giunta per andare avanti all'una di notte rispetto a questa discussione. Dall'altro lato, non essendo intervenuti finora, noi intendiamo, almeno in fase di dichiarazione di voto, svolgere la dichiarazione di voto sull'intero testo della legge.
Quindi prevedo che i tempi non siano così ristretti come si suppone.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta intendeva andare avanti perché si era fatto un buon lavoro.
Abbiamo molte leggi da esaminare e la prossima settimana il Consiglio è convocato per martedì e mercoledì.
E' chiaro che noi non vogliamo forzare nella maniera più assoluta il Consiglio che è sovrano.
Se non c'è il numero legale o non si vuole rimanere si va a dormire.



PRESIDENTE

Va bene.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 1 dell'1 luglio 1994)



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