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Dettaglio seduta n.28 del 11/12/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
La parola al Consigliere Farassino.



FARASSINO Giuseppe

Presidente, elevo una vibrata protesta per il non rispetto dell'orario di convocazione. Anche se la tradizione politica crede di averci abituati a queste usanze, mi sento mortificato. Non ho mai aspettato in vita mia più di dieci minuti anche la più bella delle donne! Probabilmente questa protesta lascia il tempo che trova, però diamoci una regolata: se dobbiamo incontrarci alle ore 10,20, che siano le 10,20.



PRESIDENTE

Consigliere Farassino, la sua protesta non lascia il tempo che trova perché sto cercando di far rispettare la puntualità il più possibile.
Questa, però, è una mattina un po' speciale in quanto esistono oggettive difficoltà di transito e non mi sento di essere severa, come invece avrei potuto essere nelle sedute precedenti. Tutti i Consiglieri, comunque dovrebbero fare lo sforzo di essere più puntuali, altrimenti restano puniti coloro che invece rispettano la puntualità.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto D dell'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 20 e 27 novembre 1990 si intendono approvati.


Argomento: Contratti ed appalti

Interpellanza n. 163 dei Consiglieri Chiezzi, Monticelli e Calligaro inerente il servizio videomatico "Chiavi in Mano" soc. Olivetti


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. : "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 163 presentata dai Consiglieri Chiezzi Monticelli e Calligaro.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'interpellanza ha per oggetto una deliberazione della Giunta regionale con la quale vengono affidati lavori per 3 miliardi e 200 milioni con una procedura che, leggendo la deliberazione, ha suscitato allarme. Si sono affidati questi lavori con una trattativa privata, senza alcun confronto di mercato, quindi attraverso una delle procedure più pericolose che l'Amministrazione pubblica possa attuare: trattative dirette e con una sola ditta, senza confronto con la concorrenza.
Inoltre, nell'interpellanza si fa osservare che U CSI Piemonte (ente strumentale della Regione Piemonte) non è stato coinvolto nella procedura avviata prima di affidare i lavori alla società Olivetti. Un altro elemento di sconcerto deriva dal fatto che l'affidamento dei lavori alla ditta Olivetti è avvenuto senza citare il fatto che l'Olivetti stessa, prima ancora di ricevere l'affidamento del lavori, aveva segnalato di voler cedere il contratto ad un'altra ditta, la Logos Progetti.
Le cessioni dei contratti costituiscono un altro elemento che pu generare oscurità nella prassi amministrativa. Sono senz'altro atti che dovrebbero essere evitati; nel caso in cui, però, questi atti (come nel caso presente) vengano addirittura evidenziati dal soggetto futuro affidatario, sarebbe necessario e corretto, per chiarezza e trasparenza ribadirlo nella deliberazione di affidamento. La deliberazione di affidamento riguarda la società Olivetti, ma questo, in sostanza, non è vero, perché la stessa Olivetti ha scritto che, in caso di affidamento del contratto, chiederà che questo venga ceduto ad un'altra società.
Abbiamo dunque presentato l'interpellanza per la grave preoccupazione rispetto alle procedure adottate: si tratta di una trattativa privata che prevede la cessione del contratto. Inoltre, la deliberazione ricopre una grande importanza perché impegna l'attività e i finanziamenti della Regione per i prossimi tre anni in un settore decisivo e strategico, quello dell'informatizzazione dei dati e delle attività della Giunta regionale.
Chiediamo quindi che la Giunta renda noto il programma di sviluppo delle attività informative e precisi se la deliberazione, oggetto dell'interpellanza, è inserita in tale programma pluriennale. Se non è così, appare gravemente lesivo delle attività di programmazione del Consiglio regionale impegnare con una semplice deliberazione, tre anni di amministrazione del bilancio della Regione.
L'osservazione sulla procedura viene aggravata da questo fatto, perch si impegnano più di 3 miliardi della Regione con una trattativa privata verso una ditta che farà la cessione del contratto e che impegna la Regione, senza altri atti di programmazione, ad utilizzare somme in bilanci '91-'92 ancora da discutere. Di qui, il grave allarme su questa attività della Giunta. Spero che il Presidente Brizio faccia chiarezza su tutte le osservazioni esposte nell'interpellanza.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Devo dire al collega Chiezzi che in linea generale non amiamo la trattativa privata, se non in casi che abbiano urgenza o necessità netta e precisa. Abbiamo anche cercato di fare una serie di appalti in tutti i servizi. L'Assessore al patrimonio. Gallarini, può confermare che il Presidente che deve presiedere alle gare d'appalto, oltre ad aver delegato la Vicepresidente, sta considerando l'ipotesi di delegare anche l'Assessore al patrimonio, perché quasi tutte le mattine si tengono regolari gare d'appalto.
Inoltre, abbiamo cercato di eliminare tutte quelle posizioni che possono avere delle rendite privilegiate. Ci troviamo di fronte ad un'esigenza, l'archivio della Giunta, veramente essenziale e studiata da tempo. Riteniamo di avere scelto una via possibile rispetto ad un programma portato avanti da tempo, il cui riverbero negli anni successivi riguarderà delle quote che certamente hanno il loro peso, ma che rientrano, comunque in un programma di informatizzazione che si sta portando avanti da molto tempo anche a livello di CSI. Infatti, negli ultimi cinque anni è stata più che raddoppiata la quota annuale di servizi che viene pagata al Centro di Calcolo.
In ordine alla richiesta (se sia stato utilizzato il CSI-Piemonte per il progetto di cui è caso), si conferma che non è stato richiesto il progetto al Consorzio, perché: l'art. 4 della L.R. 15/3/1978 n. 13 non ha inteso sostituire tout court, per i compiti di "progettazione" nei settore informatica, il Consorzio agli uffici regionali (nel caso specifico il Settore Informatica). Se diversa fosse stata l'interpretazione da dare al primo comma del citato articolo, ci si chiede come potrebbe legittimamente la Regione spogliarsi definitivamente di una propria competenza funzionale (delegandola a terzi) e a quale titolo avrebbe costituito nell'ambito della propria struttura il Settore Informatica (che ha progettato il sistema File Net): la stessa vigenza della legge n. 13/78 è da alcuno, e non pare senza alcuna ragione, messa in dubbio in quanto tale legge trovava la sua giustificazione nel rapporto tra Regione e suo ente strumentale, quale oggi non è più il CSI Piemonte dopo il varo del nuovo Statuto (che lo ha trasformato in ente pubblico economico, con il riconoscimento da parte di organismi statali): non è risultato che il CSI-Piemonte disponesse di una specifica e peculiare specializzazione in videomatica, tale da rendere essenziale la collaborazione nel caso concreto: infine, in ogni caso, il progetto dell'intervento non è costato spesa alcuna alla Regione in quanto condotto da un proprio Settore in collaborazione con gli esperti della Olivetti I.S.
In ordine al secondo rilievo (perché non si è seguita la procedura CEE per gli appalti), va precisato che tale procedura non è stata ritenuta necessaria ed opportuna, in quanto la fornitura di materiale riguarda apparecchiature per un importo di L. 339 milioni e software per L. 58 milioni: la restante spesa riguarda la fornitura del servizio di riproduzione dell'arretrato (servizio svolto da personale OIS su due turni di lavoro e per la durata di tre anni) nonché di formazione del personale regionale, insieme al materiale di consumo.
Si fa presente che il costo dell'hardware e del software di cui sopra è stato addebitato al 50% del valore di listino al settembre 1990.
Il ricorso alle procedure CEE non è stato ritenuto obbligatorio perch riguardante una fattispecie che ricade, come ampiamente dichiarato in premessa della deliberazione, in una delle esclusioni previste dall'art. 2 comma secondo, lett., b) (in relazione alle particolarità tecniche.., del progetto) e e) (fornitura di oggetti ...a scopo di ricerca, studio sperimentazione).
Inoltre, il progetto è a titolo sperimentale, per cui il ricorso alla trattativa privata con tutti i vincoli di capitolato speciale è ritenuto il più consono ad una iniziativa che andrà certamente calibrata poco a poco e per la quale i pagamenti sono fatti "a reso" (e cioè in base alle pagine video impresse).
In ordine alla terza richiesta (perché non è stata esplicitata in deliberazione la "richiesta" di Olivetti di cessione del contratto alla Logos) si precisa che: intanto, la deliberazione ha come parte integrante gli allegati, fra i quali c'è la lettera-offerta del 12 settembre di OIS.33 che indica la "possibilità" riservatasi di cedere il contratto alla controllata Logos Progetti S.p.A. Il testo deliberato, quindi, va letto nella sua interezza inoltre, questa facoltà è generale nell'ambito dei contratti pubblici e quindi - citata o non citata - essa esiste, subordinata tuttavia a precisi vincoli, quale l'assenso della stazione appaltante infine, non è detto che OIS, che pure si è riservata la facoltà, la eserciti effettivamente.
In ordine al quarto rilievo (programma della Giunta regionale ex art. 3 L.R. n. 13/78 e sua coerenza con l'iniziativa), occorre spiegare che, da un lato, il programma di cui è caso da anni viene formulato dalla Giunta con il piano spesa CSI-Piemonte per il costo di nuovi progetti e per la gestione di vecchi progetti (purtroppo con qualche ritardo rispetto al tempi opportuni: inizio anno) e che, essendo in preparazione quello relativo al 1991, sarà giocoforza includervi l'intervento presente.
Dall'altro, e dalla sperimentazione che ci si propone, si attendono indicazioni per una implementazione del servizio a vari palazzi, sedi regionali, per la gestione del protocollo; il che coinvolgerà l'intera organizzazione del sistema informativo regionale, ivi compresi i rapporti in essere e da completare con il Consorzio, in particolare per quanto attiene alla gestione in remoto (su main-frame ubicato presso il CSI Piemonte) dei dati archiviati.
In ordine alla quinta richiesta (tempo di presentazione del programma 1991), si può assicurare che lo stesso è in preparazione presso il Settore Informatica e la sua precisa definizione è legata alle risorse finanziarie che saranno rese disponibili sul capitolo 2270 del bilancio 1991 (in corso di allestimento).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per la replica.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non sono soddisfatto della risposta fornita dal Presidente Brizio. Il Presidente ha chiarito che, dal punto di vista dei comportamenti generali, è intenzione della Giunta limitare i casi di affidamento dei lavori attraverso trattativa privata. E' una dichiarazione di principio che condivido pienamente.
Mi fa piacere che il Presidente dica esplicitamente che le trattative private sono un metodo di lavoro, di affidamento dei lavori da parte delle pubbliche amministrazioni da utilizzare con la massima cautela. Su questo siamo perfettamente d'accordo. Peccato che questa cautela non sia stata utilizzata in occasione di una spesa rilevantissima (più di 3 miliardi) che impegna tre bilanci, ancora da fare, della Regione Piemonte, una spesa che non ha caratteri di urgenza, perché non c'è alcuna effettiva urgenza di mettere in moto un meccanismo di informatizzazione dell'attività della Giunta regionale senza un confronto sul mercato. E' scritto nella deliberazione che l'urgenza non esiste, perché lo stesso tentativo era stato fatto l'anno precedente e per varie ragioni non era andato in porto.
In seguito deve essere successo qualcosa, perché in due soli giorni lavorativi la Regione Piemonte ha deciso di affidare i lavori alla Olivetti Information Service.
Vi sembra il modo di agire, questo? Questo progetto di informatizzazione è certamente da fare, ma oculatamente e con un confronto di mercato. Infatti, uno degli aspetti della risposta del Presidente Brizio che mi ha lasciato allibito è il fatto che si tratterebbe di un affidamento in via sperimentale. Non scherziamo! Sappiamo benissimo che dopo aver affidato un lavoro che dura tre anni, per 3 miliardi di spesa, ad un imprenditore che ha certe tecnologie e certe procedure, questo esperimento come ha detto il Presidente Brizio - è un esperimento invasivo, nel senso che si ottiene di essere presenti in termini organizzativi all'interno della Regione Piemonte (e nella deliberazione si dice di altri enti). Ci vuol dire creare sul mercato una condizione di privilegio delle proprie tecnologie, delle proprie procedure e sistemi di lavoro. Altro che esperimento! Questo è un modo per eludere il confronto di mercato, per mettere i piedi in un'amministrazione pubblica e starci comodi negli anni a venire. E non può che essere così, perché se non fosse così sarebbe uno spreco di risorse. Dopo tre anni di lavoro, spesi a costruire un certo modo di archiviare i dati, sbaraccate tutto per offrire a chissà chi la possibilità di insediare un altro sistema? Il fatto che si insista nel dire che la trattativa privata era necessaria ed urgente non mi sembra un discorso accettabile, anzi, è un'aggravante perché la Regione Piemonte non è scoperta dal punto di vista delle proprie competenze nel settore informatico, potendo disporre delle competenze del CSI.
La risposta del Presidente Brizio è stata di stampo burocratico: "Non eravamo obbligati". Se lo dice il Presidente, senz'altro sarà scritto da qualche parte che non c'è obbligo per la Regione Piemonte di sentire il CSI. Secondo me, però, c'è un obbligo sostanziale dal punto di vista dell'opportunità amministrativa; la Regione Piemonte non sarà obbligata, ma è bene che, quando affronta un programma triennale nel settore dell'informatica, senta direttamente se il CSI ha o non ha le competenze per gestire un'automatizzazione di questo genere e senta dal CSI quali potrebbero essere sul mercato le ditte interlocutrici.
Non si tratta di essere obbligati ad utilizzare il CSI come esecutore di questa attività, ma di essere amministrativamente obbligati a dire al CSI che esiste l'intenzione della Giunta regionale a discutere e a sentire il suo parere. Voi non avete fatto neppure questo e adesso, in base alla legge del 15/3/1978, siete obbligati ad inserire in quei programmi una decisione relativa alla deliberazione di Giunta che non è stata discussa all'interno dei programmi del Consorzio di Calcolo. E' una deliberazione non giustificata ed è un atto di grave irregolarità dal punto di vista della trasparenza delle procedure.
Signor Presidente, lei dice che la cessione del contratto si può fare certo, si possono fare le cessioni dei contratti, ma questi sono patti tra imprese che non vengono controllati in alcun modo. Pertanto, si tratta di un argomento delicato perché un soggetto può vincere una gara di appalto e poi, a propria discrezione, cedere il contratto a qualcun altro. Il Presidente dice che è scritto in allegato, ma non nella deliberazione costa tanta fatica riprenderlo nella deliberazione? Molte volte, infatti gli allegati non vengono nemmeno letti e sarebbe trasparenza vera inserire queste clausole nelle deliberazioni. Successivamente, il Presidente ha aggiunto che forse la cessione del contratto non verrà fatta. Ma questo mi allarma ancora di più! L'amministrazione pubblica accetta una clausola in base alla quale il soggetto affidatario dei lavori deciderà a propria discrezione (chissà in base a quali valutazioni) di fare esso stesso i lavori o di cederli ad un altro soggetto, senza chiarire se questo avvenga o meno? Lo ritengo un modo di agire pericoloso per la trasparenza e per la correttezza. Rimane, quindi, un giudizio fortemente negativo per questo modo di predisporre le condizioni, perché una ditta, piuttosto che un'altra, abbia una condizione di favore sul mercato.
Questo è il succo della deliberazione. Senza discussioni programmatiche su cosa deve fare la Regione Piemonte in questo settore quindi senza un programma di informatizzazione degli uffici, senza aver deciso di sentire cosa offre il mercato, senza aver sentito l'ente strumentale che deve aiutare la Regione in questo settore, avete preso una deliberazione che stride contro la correttezza e l'attenzione nella gestione degli appalti. Una deliberazione che stride contro l'inserimento della gestione degli appalti in attività di programmazione trasparenti e contro l'intenzione di utilizzare tutte le forze disponibili da parte della Regione Piemonte in questo settore.
Questi sono i motivi di grave insoddisfazione nei confronti della deliberazione che crea brutte condizioni di gestione amministrativa in un settore strategico. Non so come si possa correggere questa vicenda: vorrei tanto che si potesse correggere per fermare una decisione che produrrà danni notevoli all'interno della situazione di mercato del settore informatico.


Argomento: Presidi socio-assistenziali pubblici e privati

Interpellanza n. 159 dei Consiglieri Calligaro, Bortolin, Chiezzi e Dameri inerente i disagi al Convitto Vedove e Nubili di via Principessa Felicita di Savoia - Torino


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 159 presentata dai Consiglieri Calligaro, Bortolin, Chiezzi e Dameri.
La parola al Consigliere Calligaro per l'illustrazione.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, l'interpellanza è nata da un incontro con una decina di convittrici anziane del Convitto di cui si parla. Il facente funzioni di Presidente ha chiuso la stanza studio dove i medici di base facevano le visite mediche, eventualmente necessario alle convittrici.
Si tratta di 140 ospiti che hanno un'età media di...



(Dalla tribuna del pubblico gli inquilini sfrattati dagli stabili di Corso Giulio Cesare, di proprietà della Banca Popolare di Novara, espongono cartelli di protesta)



PRESIDENTE

Consigliere Calligaro, mi consenta di ricordare al pubblico presente che il Regolamento del Consiglio regionale vieta a chiunque di esporre dei cartelli nell'aula consiliare. Prego pertanto il pubblico, dal momento che è stato accolto in aula con grande disponibilità, di evitare questi gesti.
Consigliere Calligaro, prosegua.



CALLIGARO Germano

Le ospiti del convitto, dicevo, sono 140 e hanno un'età media superiore agli 80 anni e vivono non solo il disagio della chiusura della stanza dove si facevano le visite mediche, ma sono costrette a pagare un'infermiera privata: sono costrette a pagare le spese delle pulizie e della lavanderia.
Nel corso del turno di notte c'è una sola vigilatrice non qualificata: c'è la mancanza, poi, di qualsiasi attività di animazione, di intrattenimento di queste persone anziane.



PRESIDENTE

Chiedo nuovamente al pubblico presente di rispettare quest'aula e i suoi regolamenti! Prego di concludere questa sceneggiata altrimenti sono costretta a far sgombrare le tribune.



(Commenti dalle tribune)



PRESIDENTE

Questo è un modo di non rispettare le istituzioni!



(Proteste dal pubblico)



PRESIDENTE

Che venga sgomberata l'aula!



CALLIGARO Germano

I disagi non sono pochi quindi al Convitto Vedove e nubili. So che l'Assessore Bergoglio si è interessata direttamente, ha inviato un telegramma al facente funzioni di Presidente, ha chiesto di soprassedere al provvedimento di chiusura dello studio medico. Il facente funzioni ha ignorato il telegramma dell'Assessore regionale. In sostanza, un facente funzioni di Presidente nelle II.PP.A.B, fa ciò che gli pare e questo la dice lunga sulla vigilanza e sul controllo oggi possibile sulle II.PP.A.B e domani probabilmente impossibile sulle II.PPA.B, privatizzate.
Tra l'altro, nell'interpellanza poniamo un altro problema: l'età media è elevatissima, c'è quindi un alto rischio di patologie invalidanti, fino a vari gradi di cronicità, fino alla completa non autosufficienza. Possibile che la USSL non possa attivare un servizio infermieristico e geriatrico in una comunità di 140 persone anziane? Nel Piano socio-sanitario regionale parliamo di servizi geriatrici territoriali, quale migliore occasione di questa per avviare una prima sperimentazione di servizi geriatrici territoriali? Non possiamo lamentarci, alla fine, di avere un elevato numero di persone anziane croniche non autosufficienti. Bisogna provvedere prima, con attività di prevenzione; in questo caso si chiede un'infermiera distaccata dall'USSL per alcune ore al giorno ed un geriatra per alcune ore alla settimana. Questo è il motivo della nostra interpellanza, quindi sentiremo il parere dell'Assessore Bergoglio e poi giudicheremo se dichiararci soddisfatti o meno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Oltre ad avere mandato un telegramma, Consigliere Calligaro, sono anche andata di persona, insieme al rappresentante del Comune di Torino, a rendermi conto della situazione che si era venuta a creare in quella realtà, per parlare direttamente con le ospiti e per verificare una serie di cose. Potremmo chiamarlo un sopralluogo informale, perché i compiti della vigilanza - come è già stato ricordato - sono affidati all'USSL o al Comune. Sono anche in possesso della relazione dell'incaricato della vigilanza del Comune e devo dire che i risultati di queste due verifiche nella sostanza, collimano perfettamente.
In premessa, vorrei fare una considerazione di tipo più generale, se mi è consentito, circa questa struttura che per tanti aspetti è una struttura interessante per la tipologia del servizio che offre. Si tratta di 150 piccoli appartamenti nei quali le ospiti possono portare le proprie cose, i propri mobili, i propri arredi di casa. In questi appartamenti, a scelta delle interessate, possono essere svolte o a carico dell'istituto o da loro stesse le varie pulizie quotidiane allo scopo di riprodurre in questa struttura, in qualche modo protetta, delle condizioni di vita individualizzate e personalizzate. Questo è un fatto importante da sottolineare in una struttura che è sorta - do qualche nota storica - per iniziativa dei Savoia per ospitare le vedove degli ufficiali, le persone legate alla Casa Savoia e le faglie nubili di queste famiglie nobili più o meno decadute. Siamo arrivati ad una struttura che ha saputo trasformarsi ed adeguarsi ad una dimensione più moderna.
Va inoltre sottolineato il fatto che si tratta di una struttura per persone autosufficienti, o comunque con non gravi problemi di autosufficienza, perché non sono previsti interventi sanitari specifici anche se alcuni servizi sono nel tempo mantenuti.
La seconda considerazione è legata al clima che si era creato negli anni in questo Istituto, con un Presidente estremamente disponibile, molto attento, anche lui molto anziano, quindi assai vicino ai problemi ed alla realtà della struttura, dedicando il proprio tempo disponibile al colloquio e ad un rapporto personalizzato e diretto con le ospiti di questa casa.
Una serie di interventi in queste ultime settimane, non forse sufficientemente spiegati, non forse sufficientemente maturati all'interno della struttura, ha comportato un obiettivo disagio, legato anche alla situazione delle ospiti, legate al proprio modo di vivere e ad abitudini consolidatesi nel tempo. Alcuni provvedimenti, quindi, sono stati forse non compresi e non sufficientemente maturati; era questo il senso del telegramma che avevamo inviato, cioè di soprassedere alla ristrutturazione interna del servizio medico, così come si era venuto a delineare. Avevamo cercato di discutere i problemi per capirne la reale portata. Alcuni di questi sono condivisibili. Consigliere Calligaro (ma vale anche per gli altri firmatari), perché il fatto di non pagare più in contanti la quota mensile è legato alle oggettive condizioni di difficoltà che l'Istituto presenta: essendo infatti un po' isolato, si sono verificati nel tempo aggressioni e scippi nel tratto di strada che collega il tratto pubblico alla strada privata che conduce direttamente all'Istituto. Il Presidente facente funzioni ha quindi ritenuto di introdurre un sistema di pagamento attraverso il bonifico bancario, che ovviasse a questi inconvenienti.
Obiettivamente questo ha creato qualche disagio, ma, nella sostanza andava nella direzione di affrontare meglio un problema e di non correre dei rischi, sia da parte delle ospiti sia da parte dei dipendenti dell'Istituto che avrebbero dovuto affrontare un tratto di strada pressoch a rischio. Questo è uno dei problemi che hanno sollevato preoccupazione.
L'altro problema riguarda il servizio medico. Va precisato, ai sensi della L.R n. 20, che questa struttura prevede che l'assistenza sanitaria sia erogata con le stesse modalità che vengono seguite per la restante parte della popolazione, cioè assistenza medica fornita dal medico di base scelto dal singoli soggetti, il quale svolge la propria attività nell'ambulatorio, oppure si reca - se è necessario - al domicilio del paziente. Nella fattispecie si tratta dell'appartamento del singolo ospite del convitto.
Nel tempo si è consolidata la situazione per la quale tre medici, tra i diversi scelti dagli ospiti (non era quindi un servizio fornito dall'Istituto), avendo un certo numero di pazienti all'interno dell'Istituto, hanno utilizzato un locale, inizialmente destinato ad infermeria per le necessità di piccolo e pronto soccorso, come ambulatorio per visite e prescrizioni mediche. In realtà, più che di visite vere e proprie, si trattava di un momento di colloquio, di ripetizione della ricetta, misurazione della pressione e altre forme di questo tipo. Questo metodo rappresentava un privilegio per questi medici curanti rispetto ad altri che potevano seguire le loro pazienti visitandole regolarmente presso i loro appartamenti, oppure secondo la necessità, nell'ambulatorio. Si era creata pertanto questa opportunità di scelta.
Va rilevato - e in questo senso anche l'intervento del Comune condivide la nostra posizione - che le caratteristiche del convitto sono tali da non poter essere dotato di ambulatorio medico ne di avere dei medici stabilmente presenti nella struttura.
Il Presidente facente funzioni ha ritenuto di regolamentare diversamente questa partita, per evitare una situazione di disparità.
Quando, insieme con i funzionari del Comune e dell'Assessorato all'assistenza, abbiamo discusso della questione, dopo la nostra richiesta di sospensione, siamo addivenuti ad una soluzione che riteniamo debba essere applicata e che in allora pareva soddisfacente nell'interesse di tutte le ospiti. Il Presidente aveva convenuto di destinare un locale a tutti i medici che desiderassero recarsi presso il convitto per avere un colloquio, un dialogo con le proprie pazienti e non per le visite che comunque, secondo la convenzione dovrebbero essere svolte nell'appartamento delle ospiti, i locale servirebbe dunque per quelle attività (ripetizione della ricetta, misurazione della pressione, altri piccoli interventi, brevi colloqui) che normalmente, per tutti i cittadini, vengono svolte nell'ambulatorio del medico di base; per gli altri cittadini: quindi per evitare di far correre le persone all'ambulatorio.
Questa soluzione è stata accettata dal Presidente e dalla rappresentanza delle ospiti: sembrava risolvente della questione relativa anche perché, dal punto di vista pratico, un ambulatorio costituito in questo modo non era corretto.



PRESIDENTE

Scusi, Assessore. Faccio un invito al pubblico.
La vostra manifestazione, seppure non autorizzata l'avete fatta, vi rinnovo pertanto l'invito a togliere i cartelli.
Prego, Assessore, prosegua.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Sotto questo profilo, la soluzione trovata e concordata con le rappresentanze delle ospiti, con le rappresentanze del Consiglio di amministrazione dell'Istituto e con la Regione riportava questa situazione utile perle ospiti. Quindi ho lavorato a favore di questa soluzione proprio per mantenere un servizio che servisse ad evitare dei disagi, che fosse a disposizione di tutti i medici per l'attività che svolgono normalmente nel loro ambulatorio.
Per quanto riguarda la situazione più complessiva, il Comune di Torino in particolare l'Assessore alla sanità, ha da tempo sollecitato l'USSL competente per il rinnovo del Consiglio di amministrazione, perché in questo momento i consiglieri sono decaduti e vanno rinnovati.
Inoltre, si è praticato l'istituto della vigilanza che non ha rilevato delle carenze particolari, tenendo anche conto della tipologia edilizia di tipo ottocentesco, che quindi non consente certi tipi di intervento.
Per quanto riguarda, infine, il servizio medico o infermieristico, il problema è stato sollecitato all'USSL di competenza per verificare la possibilità di inviare un'infermiera, per un certo numero di ore nell'arco della giornata, per le cure di vario tipo, che potrebbero essere necessario in una struttura che ha un certo numero di ospiti anziani e non in perfette condizioni di salute. Questo anche perché la scelta dell'Istituto è stata giustamente quella di tenere le persone ospiti anche in un momento in cui le loro condizioni di salute dovessero deteriorarsi, sia pure senza arrivare alla non autosufficienza, perché l'Istituto non sarebbe attrezzato per quel tipo di intervento.
Il servizio, per il momento, non è garantito dall'USSL. perché l'USSL ha risposto di non poter distaccare un'infermiera, ma è comunque garantito dall'Istituto che ha assunto un'infermiera per un certo numero di ore.
Questa è la condizione attuale della struttura.
Devo dire di non condividere le osservazioni del Consigliere Calligaro circa l'assenza e la mancanza di vigilanza o circa la possibilità del Presidente facente funzioni di decidere, a suo piacere, rispetto a cose che per la verità sono di sua competenza e sono previste da norme di legge regionale. La tipologia del servizio sanitario in strutture come queste è regolamentata e la modalità di svolgimento nell'ambito della struttura è corretta. Devo anche dire che c'è un tentativo serio di modificare l'impostazione della gestione della struttura. La gestione precedente, come ho già ricordato all'inizio, era affidata ad un Presidente che lodevolmente, con grande spirito di servizio, era molto disponibile e presente nell'Istituto, svolgendo anche compiti che andavano al di là delle proprie funzioni di Presidente. Queste competenze sono state poi affidate a personale dell'Istituto che ha funzioni di direzione ed animazione all'interno dell'Istituto stesso e che dovrebbe quindi garantire anche l'assistenza e l'intervento personale nei confronti delle ospiti. Questo passaggio, indubbiamente, richiede un momento di attenzione, perché è un passaggio da una fase svolta in un certo modo ad una fase tecnicamente diversa e non sempre è facile introdurre in un ambiente di persone molto anziane, con le loro abitudini, elementi di novità che vanno nella direzione di inserire nell'Istituto forme di animazione e di intervento più personalizzato da parte del personale dipendente. Questo è un momento di passaggio, ma va seguito con molta attenzione sia dall'Amministrazione comunale e dalla vigilanza comunale sia da quella regionale.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11,05, riprende alle ore 11,15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
L'Assessore Bergoglio ha concluso la sua risposta, la parola all'interpellante Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho apprezzato la risposta dell'Assessore Bergoglio. Insisto, però, su un punto: le cose non sono cambiate. La misera stanzetta in cui si svolge il colloquio...



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

E' un salotto dell'800.



CALLIGARO Germano

Persino un salotto! Questo salotto in cui si svolge il colloquio (perché non si svolgono certo le visite mediche tra medico e paziente) chiedo venga riattivato; sarebbe una misura di buon senso. E' evidente che le persone anziane di oltre 80 anni non possono correre dall'Istituto allo studio del medico di base. Questo vale naturalmente per tutti i medici e per tutte le pazienti: non si tratta di fare differenze.
C'è, poi, il problema dell'infermiera privata. L'Istituto, se l'USSL non è nelle condizioni di distaccare un'infermiera professionale! presso il convitto per alcune ore al giorno, assuma un'infermiera professionale. E così per i servizi di vigilanza. Mi pare decisamente poco avere una sola vigilatrice, tra l'altro non qualificata, per un intero turno di notte, su 140 ospiti distribuiti nei vari appartamentini. Penso che un cambiamento possa avvenire con la sostituzione del Presidente. Avevamo un Presidente facente funzioni che magari si è dato da fare, ma il cui modo di darsi da fare non è stato apprezzato dalle convittrici. E questo è quello che conta: il parere di chi vive nel convitto. Quindi, con il nuovo Presidente speriamo di risolvere tutti i problemi.
Due ultime osservazioni. Chiedo se non sia il caso di sperimentare con l'USSL un servizio di geriatria, con scopo prevalentemente preventivo in una comunità di 140 persone anziane, da affiancare ad un servizio infermieristico, per alcune ore al giorno. E' evidente che ci troviamo di fronte a persone che hanno un elevato rischio di patologie invalidanti e sappiamo che le patologie Invalidanti portano anche ad una completa non autosufficienza. A quel punto sarebbero seri problemi per la persona, per la comunità e per i servizi assistenziali e sanitari.
La seconda osservazione riguarda lo stato delle persone anziane ricoverate nell'Istituto. Sono perfettamente consapevole che si tratta di una struttura del tutto particolare, privilegiata rispetto a tutte le altre, però, nonostante questo, quanti disagi ci sono ancora per le persone anziane e quanta tristezza, signor Assessore! Questo dimostra che anche le case di riposo di lusso (chiamiamole così) ahimè, sono ricoveri, sia pure di lusso! Questo dovrebbe indurci a fare più attività all'esterno ed evitare, nella misura del possibile, il ricovero perché abbiamo un esempio molto calzante: una casa di riposo di lusso, persino con gli appartamentini per le singole convittrici, che però, nonostante questo privilegio, vivono situazioni di disagio, di tristezza e solitudine. Questo deve indicarci una diversa strada da percorrere: mantenere la persona anziana il più possibile nel proprio ambiente familiare e, quando ciò non è più possibile, dare vita a piccole comunità a dimensione umana. Occorre, comunque, affrontare i problemi di questo convitto che ha ben 140 ospiti.


Argomento: Zootecnia - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazioni nn. 97 e 98 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerenti: la mancanza di strutture pubbliche per la macellazione di suini nella provincia di Cuneo, e le strutture pubbliche per la macellazione di bovini nella provincia di Cuneo


PRESIDENTE

Passiamo all'esame congiunto delle interrogazioni n. 97 e n. 98 presentate dai Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il regolamento per la vigilanza sanitaria delle carni (approvato con R.D. 3298/28), all'art. 5 ha previsto la possibilità di realizzare impianti privati per la macellazione dei suini annessi a laboratori di preparazione delle carni insaccate o comunque preparate.
In virtù di tale norma la macellazione "industriale" dei suini è storicamente e tradizionalmente collegata al circuito di trasformazione delle carni, gestito interamente dai privati e sottoposto a controllo obbligatorio da parte di sanitari pubblici.
Fa eccezione la macellazione dei suini "a domicilio" per l'autoconsumo familiare, ugualmente sottoposta a controllo veterinario, ma scarsamente rilevante sul piano dell'economia regionale. Il patrimonio suinicolo censito nel 1989 è risultato essere di 813.559 capi complessivi, di cui 493.843 (211.453 da ingrasso) in provincia di Cuneo; i suini da macello sono prevalentemente abbattuti in impianti situati nel nord Italia, per scelte di tipo commerciale che, quasi sempre, non dipendono dalla potenzialità o dalla dislocazione dei macelli. I macelli di suini operanti nella nostra Regione sono 132 (la maggior parte annessi a salumifici) e nel 1989 hanno macellato 855.889 suini; più di un terzo di tali macellazioni sono state eseguite in soli due impianti industriali. In provincia di Cuneo i macelli industriali di suini sono 4, uno dei quali ha già richiesto l'abilitazione all'esportazione; la maggior parte dei salumifici si è già da tempo orientata verso l'acquisto delle carni rinunciando alla macellazione. Il permanere della situazione attuale non determinerà (come non ha determinato finora) alcuna penalizzazione economica per gli allevatori in quanto il prezzo di vendita non è assolutamente collegato con la dislocazione dell'impianto in cui gli animali saranno abbattuti.
L'eventuale aggravio di costi per i suinicoltori non dipende quindi dall'assetto della rete di trasformazione, ma piuttosto dalla sanità di base degli allevamenti e dalla capacità di prevenire l'insorgenza di malattie infettive e, se necessario, di limitarne la diffusione.
L'adeguamento degli impianti di macellazione e lavorazione carni agli standard strutturali CEE va visto, in una logica di impresa, come condizione essenziale per l'esercizio dell'attività commerciale e pertanto, i costi ricadono sul titolare dello stabilimento produttivo, sia esso privato o pubblico.
Per quanto attiene all'adeguamento della rete dei macelli pubblici, si fa riferimento alla risposta dell'interrogazione n. 98. In proposito, i macelli pubblici operanti in Piemonte sono 32 ed in essi si abbattono poco più del 15% dei bovini macellati in regione. La rete privata conta 91 macelli artigianali o industriali e circa 1.500 sale di macellazione annesse ai negozi di vendita; nel 1989 sono stati abbattuti 232.047 bovini negli impianti industriali e 107.310 nei locali di macellazione annessi ad esercizi di vendita e 62.896 nel macelli pubblici.
Le ragioni del fallimento del macelli pubblici e dell'irrazionale dispersione dei punti di macellazione sono molteplici e complesse e l'imminente unificazione del mercato comunitario contribuisce soltanto a rendere più evidenti ritardi ed inadeguatezze del settore in esame. Degli 8.258 macelli operanti nella CEE, 3.688 sono in Italia, ma di questi soltanto il 4,1% è in possesso degli standard igienici e strutturali prescritti dalla CEE. Negli Stati del Nord Europa il livello di adeguamento ai requisiti CEE varia dal 50 al 100% dei macelli attivi e l'entità di macellazione/anno si aggira intorno ad una media di 50.000 capi per impianto. Non si tratta pertanto di incrementare la costruzione di nuovi macelli pubblici quanto di razionalizzare il settore elevando gli standard strutturali, igienici e produttivi.
Le difficoltà che si incontrano nella compravendita del bestiame da macello da parte dei piccoli e medi produttori non dipendono tanto dalla distribuzione degli impianti di macellazione quanto da una perdurante e generalizzata crisi della zootecnia che ha radici economiche e sanitarie ben note.
Gran parte dei bovini da macello del Cuneese viene macellata fuori dalla provincia, non per l'assenza di strutture di macellazione locali, ma per scelte commerciali legate alla presenza di una buona domanda, anche extraregionale, di bovini di razza piemontese.
Il ruolo delle Associazioni dei produttori e delle Organizzazioni professionali in tema di compravendita del bestiame da macello appare determinante e decisivo, sia per l'eliminazione dell'intermediazione "parassitaria" sia per la stipula di accordi interprofessionali in grado di stabilizzare il mercato dei bovini da macello.
L'Amministrazione regionale ha dato un contributo qualificato e qualificante per il sostegno della zootecnia piemontese con la legge regionale sulla garanzia di produzione della carne bovina: l'adesione di circa 7.000 aziende conferma la necessità di proseguire sulla strada della qualificazione delle produzioni regionali.
Costituisce preciso impegno dell'Amministrazione regionale predisporre entro il termine del corrente anno, un piano di riordino del settore dei macelli, con particolare riguardo alla rete pubblica.
Il progetto, che sarà posto all'attenzione della Giunta e poi della Commissione, oltre ad affrontare il problema del ruolo e della distribuzione degli impianti pubblici, conterrà altresì alcune indicazioni per la stesura di un successivo programma finanziarlo.
Pure in assenza di un progetto formalizzato, l'Assessorato alla sanità attraverso i Servizi veterinari delle UU.SS.SS.LL., sta dando corso alle indicazioni pervenute dal Ministero della Sanità con circolari nn. 27 e 35 del novembre 1989 inerenti la razionalizzazione e l'adeguamento dei macelli in vista dell'apertura del mercato unico nella CEE.
Le Amministrazioni comunali più sensibili si sono già attivate per l'adeguamento o il recupero degli impianti pubblici esistenti o per la loro rilocalizzazione, si tratta di guidare il processo di riordino complessivo del settore onde evitare interventi disordinati, costosi ed improduttivi fornendo altresì indicazioni per il reperimento dei fondi necessari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Ringrazio l'Assessore Maccari per l'illustrazione dello stato dei macelli in Piemonte. Ciò non toglie che l'allarme, con cui avevamo presentato in settembre queste due interrogazioni, sia rientrato con l'accenno che l'Assessore ha fatto al termine del suo intervento relativamente al piano di riordino del settore macelli. Riteniamo che sia molto preoccupante la non possibilità di adeguamento delle 1.500 sale di macellazione alle normative CEE; riteniamo, quindi, che queste sale di macellazione dovranno essere chiuse e al momento attuale non vediamo soluzione al problema.
La nostra interrogazione mirava ad avere indicazioni sul programmi soprattutto finanziari, che l'Assessorato intende assumere per far fronte alla situazione di estremo disagio dei macellai che gestiscono sale di macellazione.
Per quanto illustrato nell'ultima parte dell'intervento dell'Assessore non penso ad una soluzione a breve scadenza, per cui solleciterei l'Assessore, in collaborazione con l'Assessorato all'agricoltura, a venire in III Commissione ad illustrare in modo più puntuale le indicazioni programmatiche che si intendono adottare per i prossimi due anni.


Argomento: Psichiatria

Interrogazione n. 112 presentata dal Consigliere Cucco inerente un caso di maltrattamento nell'ex Ospedale psichiatrico di Collegno


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 112 presentata dal Consigliere Cucco.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Dalla documentazione che ci è pervenuta sul caso risulta che in data 11/9/1990 il dott. Maurizio Desana. Primario incaricato del reparto 4 dell'ex OP di Collegno, ha comunicato alla Direzione sanitaria, al Coordinatore sanitario prof. Pirella e al Comando dei Carabinieri della Stazione di Collegno di aver visitato il I0/ 9/1990 il sig. G.C, e di aver riscontrato "vistose ecchimosi verosimilmente procurate da corpo contundente" in diverse parti del corpo.
In data 13/9/1990, il Direttore sanitario riferiva con nota al Coordinatore sanitario, al Presidente dell'USSL n. 24 e al Maresciallo Comandante dei Carabinieri di Collegno che, a seguito di accertamenti radiologici, era stata evidenziata a carico del paziente una "frattura falange ungueale, primo dito mano sinistra, con scarsa composizione", per cui la prognosi risultava essere di 20 gg, salvo complicazioni.
In data 14/9/1990, il Direttore sanitario su richiesta del Primario incaricato, dott. M. Desana, disponeva in via cautelativa il trasferimento d'ufficio degli infermieri psichiatrici; M.G, e T.I, dal reparto 4 ad altri reparti. Contestualmente il responsabile del Servizio di assistenza sanitaria integrativa di base, dott. Lambertenghi, in sostituzione del prof. Pirella (temporaneamente assente), avviava il procedimento disciplinare nei confronti dei suddetti infermieri psichiatrici, formulando l'addebito "per avere il giorno 10/9/1990, alle ore 3,05, chiaramente ecceduto nel tentativo di contenere l'ospite G.C, in stato di agitazione provocando nel medesimo lesioni guaribili in 20 giorni".
Successivamente gli stessi infermieri facevano pervenire al Servizio di assistenza sanitaria integrativa di base il testo delle dichiarazioni rese il 20/9/1990 ai Carabinieri di Collegno, nelle quali concordemente respingevano le accuse formulate dal paziente G.C., ammettendo solo una colluttazione per difendersi da aggressioni e ipotizzando tendenza autolesionistica del paziente stesso.
In data 9/10/1990, il Coordinatore sanitario, prof. Pirella, ai sensi degli artt. 103, 104, 105, del DPR 10/1/1957 n. 3, richiamati gli articoli 51 del DPR20/12/1979, n. 761, invitava gli interessati (infermieri psichiatrici M.G, e T.I.) a produrre entro 20 giorni ulteriori giustificazioni. In data 15/10/1990 i due infermieri, assistiti dagli avvocati Dalfiume, richiamavano confermativamente in tutto e per tutto le già fomite spiegazioni. Attualmente il procedimento disciplinare prosegue il suo iter.
Nel frattempo il primario incaricato, dott. Maurizio Desana, con nota 1/10/1990, aveva comunicato alla Direzione sanitaria - la quale a sua volta trasmetteva la stessa nota al Coordinatore sanitario, al Presidente dell'USSL. al Maresciallo Comandante del Carabinieri di Collegno - che il consulente ortopedico, dott. Barberts, in data 28/9/1990, constatava l'avvenuta guarigione, senza postumi, della lesione alla falange ditale del pollice sinistro e contestualmente diagnosticava un rimaneggiamento osseo strutturale della falange prossimale del pollice sinistro, non di natura postraumatica.
In riferimento all'ultimo punto dell'interrogazione, si precisa che il prof. Pirella risulta prestare regolare servizio presso l'USSL n. 24 e che allo stesso sono stati concessi, in conformità alla vigente normativa (art.
38 del DPR 761/79, art. 10 del DPR 348/83, art. 122 del DPR 270/87) congedi straordinari per partecipazione a congressi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

In questa gelida aula (perché fa un freddo incredibile), ringrazio l'Assessore per la risposta, anche se è arrivata con un ritardo catastrofico: avevo presentato l'interrogazione il 21 settembre e siamo a dicembre. Questo ha a che fare con la struttura funzionariale, non parlo solo della struttura funzionariale dell'Assessorato, ma anche di quella delle UU.SS.SS.LL. (mi riferisco in particolare ad un'altra interrogazione sull'USSL di Verbania, caso forse più grave di questo per alcuni risvolti ed alla quale attendo ancora risposta).
La ricostruzione fornita attraverso la risposta dell'Assessore sembra ovviamente mettere a posto tutte le cose; tutto va bene, tutto è normale.
Peccato che l'odore che emerge da questa interrogazione sia un odore terribilmente manicomiale. Forse saranno le coincidenze storione, ma nell'altra legislatura ci è capitato di trattare di psichiatria sentendoci rivolgere contro toni di manicomialisti accesi. Ho l'impressione che per questo caso, per il caso di Verbania e per chissà quali altri ancora, in realtà il manicomialismo sia ancora presente.
Come si possono ipotizzare tendenze autolesioniste in un malato di mente? E' il minimo che possa avere! E' normale, è diffusissimo. Così come queste definizioni del tutto aleatorie: "ecceduto nel tentativo di contenere". I tentativi di contenimento dei malati di mente hanno significato pestaggi belli e buoni che non sono affatto giustificati da motivi terapeutici. Ma la situazione dell'ex Ospedale Psichiatrico di Collegno - l'Assessore la conosce bene - ha a che fare con gli incidenti che accadono, sui quali comunque bisogna fare piena luce, ma soprattutto ha a che fare con una situazione abnorme dal punto di vista strutturale.
Su questo argomento ho presentato un'altra interrogazione. A Collegno ci sono 10 psichiatri per 273 malati. E' una situazione assolutamente inaccettabile sulla quale spero che l'Assessore non voglia più procrastinare il proprio intervento. Si dichiara, inoltre, che ci sono anche non so quanti malati nelle comunità (ho i numeri, ma glieli risparmio).
Un'altra questione che ha a che fare con l'Ospedale di Collegno, e in particolare con il ruolo del dott. Pirella e dei medici che vi sono presenti, è l'assenza del piano per la definitiva chiusura dell'istituzione manicomiale. La L.R. n. 61 prevede dei termini precisi, ma non è arrivato ancora alcun programma. Solleciterei innanzitutto il programma per l'Ospedale di Collegno, perché è la pietra dello scandalo, soprattutto alla luce dei fatti attuali. Bisogna arrivare al più presto alla discussione di questo programma, perché all'interno di tale discussione si possono trovare soluzioni sia al problemi del personale medico sia del personale infermieristico, perché esiste il sovrannumero anche per il personale infermieristico. Su questo, chiedo all'Assessore risposta scritta. Grazie.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione n. 127 dei Consiglieri Rabellino, Vaglio e Farassino inerente la carenza di personale anestesista rianimatore presso l'Ospedale di Cuorgnè


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 127 presentata dai Consiglieri Rabellino, Vaglio e Farassino.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'Ospedale Civile di Cuorgnè è individuato dal Piano socio-sanitario regionale 1990/1992, quale ospedale territoriale, non dotato del Dipartimento di Emergenza ed Accettazione, in collegamento funzionale con l'Ospedale di Ivrea.
Tra le attività previste dal Piano stesso figura il Servizio di Assistenza e Rianimazione che non ha attribuzione di posti letto propri.
L'organico assegnato a tale Servizio è composto da: n. 1 posto di Primario: n. 2 posti di Aiuto corresponsabile ospedaliere n. 2 posti di Assistente medico.
Risultano attualmente coperti sia il posto di Primario che 12 posti di Aiuto corresponsabile ospedaliere (uno in posizione di ruolo ed uno incaricato), ed 1 posto di Assistente medico.
Sul posto vacante di Assistente medico sono in fase avanzata le procedure per il conferimento di una supplenza.
Dalla disamina della suesposta situazione emerge che l'organico del Servizio risulta carente per una sola figura medica.
L'assunzione, prevista a breve termine, di un Assistente medico anestesista dovrebbe consentire al Servizio di superare le difficoltà segnalate nella interrogazione, garantendo inoltre la qualità del servizio stesso.
Occorre comunque sottolineare che del coordinamento organizzativo dei servizi devono farsi carico le singole UU.SS.SS.LL., tant'è che tale attività è stata espressamente individuata dal Piano socio-sanitario regionale, nell'elenco delle attività e dei servizi assegnati a ciascuna USSL. Così come, pare il caso di sottolineare, la legge n. 207/85 ha delegato le singole UU.SS.SS.LL. all'espletamento delle procedure concorsuali per la copertura dei posti vacanti di organico, lasciando in capo alle UU.SS.SS.LL. medesime la discrezionalità circa i posti su cui procedere alla copertura, nonché ovviamente rispetto ai tempi in cui attivarsi per ottenere le necessarie autorizzazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Questa risposta arriva al momento giusto perché proprio ieri su "La Stampa" nella pagina della provincia è apparso l'articolo sulla situazione dell'Ospedale di Cuorgnè, esattamente mezza pagina. Questo articolo sottolineava non solo le carenze segnalate dalla nostra interrogazione, ma ben altre carenze dell'Ospedale, dove pare ci sia poca chiarezza anche nella gestione.
Domani mattina ci sarà un'assemblea aperta degli operatori sanitari con i dirigenti delle UU.SS.SS.LL., alla quale sono state invitate anche le forze politiche locali per cercare di capire quali sono i reali problemi.
Non possiamo limitarci al discorso dell'Ospedale di Cuorgnè, ma dobbiamo riferirci a tutti gli ospedali delle zone montane, perché, bene o male Cuorgnè serve una zona montana che, tra l'altro, ha notevoli problemi di spopolamento. Pertanto, quando diciamo di tutelare le zone montane dobbiamo entrare nell'ottica di mantenere e di potenziare certi servizi. Mi pare che la politica della Regione, tramite le UU.SS.SS.LL., non vada in questo senso.
Abbiamo già discusso delle UU.SS.SS.LL. di Torre Pellice e Pomaretto oggi stiamo discutendo dell'USSL di Cuorgnè per la quale la Giunta intende ridurre il più possibile gli stanziamenti. Indubbiamente sono costi alti non discutiamo sulla cifra, ma riteniamo che, se ci sono degli investimenti da fare, devono essere fatti su queste UU.SS.SS.LL. e non su quelle Torinesi o sulle UU.SS.SS.LL. più importanti, perché è qui che ci sono i problemi più gravi.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 157 del Consigliere Cucco inerente i casi di maltrattamento di animali da parte della ditta RBM di Colleretto Giacosa


PRESIDENTE

Passiamo all'Interrogazione n. 157 presentata dal Consigliere Cucco.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Al sopralluogo effettuato in data 8 ottobre presso la ditta RBM, su incarico della Procura di Ivrea, ha partecipato anche uno dei medici veterinari del Servizio di sanità pubblica veterinaria di questo Assessorato regionale alla sanità. Gli accertamenti svolti hanno riguardato essenzialmente le condizioni di stabulazione degli animali.
Lo stato Igienico si presentava di norma buono, con l'eccezione di un reparto in cui erano ospitati un centinaio di cani in gabbie anguste ed Inadeguate alla stabulazione permanente, in un locale sovraffollato ed insufficientemente ventilato. Per quanto attiene al benessere degli animali, i soggetti, ben governati ed alimentati, dispongono di norma di spazi sufficienti alle più essenziali esigenze di movimento, ma le dimensioni delle gabbie e l'ambiente non soddisfanno ai bisogni fisiologici ed etologici dei soggetti. Soprattutto i primati, provenienti da cattura e non da allevamento, patiscono degli effetti negativi combinati della cattività, dell'isolamento individuale e della mancanza di spazio.
L'attività della ditta RBM, per quanto concerne finalità e modalità di sperimentazione (effettiva necessità dell'esperimento, utilizzazione del minor numero di animali compatibili con gli obiettivi, scelta di specie zoologicamente inferiori, ecc.), è controllata direttamente dal Ministero della Sanità.
La ditta opera attualmente in assenza dell'autorizzazione ministeriale: il Ministero, dietro precisa sollecitazione della Regione e dell'USSL n.
40, ha eseguito il 22 marzo c.a, un sopralluogo del quale è pervenuto l'esito favorevole.
La inadeguatezza della vigente normativa nazionale è evidente, non fosse altro che per la mutata sensibilità e le diverse esigenze rispetto all'epoca di emanazione (1931). Le linee di indirizzo della direttiva n.
86/609/CEE dovevano essere obbligatoriamente recepite entro il 24 novembre 1989, ma tuttora non è stato reso noto nulla al riguardo.
E' intenzione di questo Assessorato sollecitare la CEE ad una verifica anche perché la normativa da recepire fornisce indicazioni precise indispensabili per assicurare orientamenti uniformi, allo scopo di limitare l'utilizzazione di animali a fini sperimentali e di assicurare il miglioramento delle condizioni di stabulazione.
Si precisa infine che il rapporto inerente al rilievi effettuati nel corso del sopralluogo è stato trasmesso da questo Assessorato all'Autorità giudiziaria, all'USSL n. 40 e al Ministero della Sanità per i provvedimenti di competenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

L'attività del Servizio funzionariale responsabile della Regione in questo settore è decisamente superiore a tutti gli altri Assessorati in Italia. In realtà l'interrogazione è stata presentata perché il Consiglio sia informato su questa vicenda e sulla materia più generale del rispetto dei diritti degli animali.
So bene che i funzionari regionali sono molto attenti a questo argomento e sono intervenuti laddove la legge lo permette. Infatti, come è stato anche ricordato dall'Assessore, si tratta di un problema di legislazione gravemente mancante, peraltro contro una sequenza di prese di posizione, anche da parte della Corte di Cassazione, che sono nettamente favorevoli. Recentemente, infatti, in una sentenza della Corte di Cassazione si parla per la prima volta di diritti naturali dell'animale. E' una conquista importante nella direzione della tutela effettiva dei diritti degli animali, anche di tipo normativo, e questo è da segnalare perché in realtà i giuristi sono più avanti di quanto non lo siano i legislatori.
Vorrei sottolineare che vicende come questa necessitano di un intervento della Regione che è nei limiti prescritti dalla legge, ma che potrebbe anche essere - e sicuramente i funzionari regionali sono in grado di poterlo fare - l'emissione di una direttiva regionale sullo specifico problema della stabulazione degli animali, non per quanto riguarda gli animali da allevamento, ma per tutte le altre specie animali. Secondo me questo è un ambito all'interno del quale si può lavorare e la struttura funzionariale della Regione sicuramente può operare in merito.
Su questo argomento vorrei riascoltare l'Assessore.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 192 del Consigliere Cucco inerente l'apertura della scuola per assistenti sociali a Torino


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 192 presentata dal Consigliere Cucco.
Risponde l'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

In sintesi, il DPR n. 14/87 ha istituito le scuole dirette a fini speciali e ha stabilito le modalità di istituzione delle scuole per assistenti sociali nell'ambito universitario. La Regione ha promosso, fin dall'anno scorso, numerosi incontri tra l'Università di Torino e gli enti locali e i gestori delle precedenti scuole.
A tale scopo, l'Università degli Studi di Torino ha deliberato accogliendo questa istanza di gettito formativo della Regione, individuando tre sedi per l'espletamento della scuola e rispettivamente: Torino, Cuneo e Novara.
Si sono stipulate delle convenzioni bilaterali con gli enti gestori per utilizzare le risorse proprie, in particolare biblioteche, aule e altre attrezzature precedentemente gestite dalle vecchie scuole ai fini speciali si sono avute difficoltà di tipo interno nella stipula della convenzione per quanto riguarda l'Università e il Comune di Torino, per cui, nello scorso anno formativo, si sono potute avviare le scuole di Cuneo e di Novara e non ha potuto invece Iniziare la propria attività la scuola di Torino.
Queste difficoltà di tipo formale si sono ora appianate e, anche in seguito all'intervento della Regione con un atto deliberativo di indirizzo per questo anno accademico, anche la sezione di Torino inizierà la propria attività.
L'attività della scuola di Torino era subordinata alla stipula della convenzione tra il Comune di Torino e l'Università, in particolare in relazione al problema dei tirocini!. La ragione del contendere era molto semplice, ma anche di sostanza in quanto l'Assessorato all'assistenza del Comune di Torino richiedeva ci fosse l'intesa tra l'Università ed il Comune stesso per individuare le modalità circa il tirocinio e sono sorti dei problemi perché le due convenzioni, deliberate rispettivamente dagli organi universitari e dagli organi comunali, erano leggermente difformi.
Queste difficoltà di tipo formale e burocratico sono state ora superate dalle nuove procedure attuate; le due convenzioni sono state deliberate dagli organi competenti. Sorgeva però un problema per quanto riguarda il finanziamento regionale, in quanto la Regione Piemonte in questa fase non dava fondi propri ne alla Provincia di Cuneo ne a quella di Novara, quindi diventava anomalo un intervento finanziario per la sola Provincia di Torino, cioè solo per Torino. Pertanto, per l'anno formativo in corso, la Provincia di Torino si è dichiarata disponibile a farsi carico della quota complessiva e nel corso del prossimo anno valuteremo le modalità di finanziamento coinvolgendo gli enti che ho citato, cioè la Regione, le Province e i Comuni interessati. Per quest'anno, comunque, abbiamo privilegiato la fase di avvio del corso rispetto a questi problemi ancora aperti, ma risolvibili, anche perché il finanziamento non è totale, ma è relativo solo ad alcune spese aggiuntive che l'Università richiede vengano assunte in carico dagli enti locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Ringrazio l'Assessore per la risposta all'interrogazione. Anche questa è una di quelle vicende che secondo me devono essere ancora tutte riscritte e spiegate, perché l'Assessore ha fatto la cronistoria non soltanto normativa, ma anche di quanto è accaduto, degli impicci burocratici che hanno impedito l'apertura della scuola. In realtà, nell'interrogazione chiedevo qualcosa in più che l'Assessore non ha voluto dire, qualche valutazione nel merito del contenzioso fra l'Assessorato comunale all'assistenza e tutte le altre parti, anche perché mi risulta che sia la Provincia sia la Regione in tutta questa vicenda abbiano svolto un ruolo Ineccepibile. Già dalla passata legislatura sia la Provincia che la Regione hanno fatto di tutto affinché la scuola potesse effettivamente funzionare.
Se, dunque, l'impiccio c'è stato - e c'è stato - bisognava raccontare i motivi per i quali questo imbroglio non si è sbrogliato, perché per un anno non abbiamo avuto la scuola e perché non sappiamo nemmeno se quest'anno incomincerà, se comincerà in tempo, a gennaio o febbraio. Per gli anni futuri, chiedo all'Assessore (non so se si è fatto nelle scorse legislature, è comunque una richiesta che faccio per quella in corso) di comunicare nella Commissione competente non soltanto se finanziare o meno la scuola, e quindi l'entità del finanziamento, ma di dare anche qualche informativa maggiore sull'attività svolta da questa scuola che, stante l'enorme domanda esistente sul territorio piemontese di assistenti sociali ed operatori qualificati in questo settore, deve assolutamente funzionare.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Avendo affermato nelle mie dichiarazioni che il Comune di Torino giustamente riteneva di dover concordare le modalità di effettuazione del tirocinio, mi pareva di avere dato anche un giudizio nel merito della vicenda.



CUCCO Vincenzo

Purtroppo positivo.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Positivo nel fatto che il Comune di Torino giustamente ritiene di concordare con l'Università le modalità di espletamento del tirocinio per rapportarle alle proprie esigenze di funzionalità e di intervento. Questo non significa intervento nel merito della didattica, significa semplicemente una gestione funzionale dell'iniziativa. Sono due cose diverse; l'autonomia didattica è una cosa ed è di competenza dell'Università, ma l'organizzazione funzionale del tirocinio è un intervento nei servizi comunali e quindi va concordato con i servizi stessi. E' una questione anche di funzionalità.



CUCCO Vincenzo

Non vorrei trasformare questa risposta in un dibattito perché la sede più appropriata è la Commissione, dove aspetterò l'Assessore per discutere dell'argomento. Devo comunque rilevare che l'intervento dell'Assessorato comunale all'assistenza è stato proprio diretto alla didattica e non a quello che l'Assessore Bergoglio dice. Ci si può camuffare con tantissime vesti; quello che ha fatto l'Assessore comunale all'assistenza è stato proprio questo: camuffare il proprio intervento sulla didattica sotto mentite spoglie.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 94 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerente il Consorzio Smaltimento Rifiuti Astigiano - inquinamento falda acquifera Valle Manina


PRESIDENTE

Viene ora esaminata l'Interrogazione n. 94 presentata dai Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio, cui risponde l'Assessore GARINO Marcello.



GARINO Marcello, Assessore alla tutela ambientale

In relazione all'interrogazione in oggetto, si fa presente che la competenza sull'impianto consortile di smaltimento rifiuti solidi e urbani di Valle Manina, presso la città di Asti, è attualmente esercitata dall'Amministrazione provinciale di Asti, che ha adottato al riguardo le seguenti deliberazioni: Giunta provinciale n. 1595 dell'I/I0/1987; rinnovo dell'autorizzazione regionale concessa con DGR n. 28-26608 del 5/7/1983.
Tale autorizzazione è stata prorogata con successiva deliberazione della Giunta provinciale: l'ultima in ordine di tempo è la deliberazione della Giunta provinciale n. 1940 del 25/ 9/1990, che proroga il rinnovo dell'autorizzazione fino al completamento del progetto approvato inizialmente con DGR n. 28-26608.
Poiché, sulla base dell'alt. 7 del DPR 915/82, le Province sono gli enti preposti al controllo dello smaltimento rifiuti, avvalendosi per tale attività dei Servizi di igiene ambientale delle competenti UU.SS.SS.LL., e nulla essendoci stato segnalato da parte di tali enti, ho provveduto a comunicare alla Provincia di Asti e all'USSL n. 68 di Asti le presunte irregolarità nella gestione della discarica in oggetto segnalata dai Consiglieri interroganti. Appena mi perverranno informazioni sarà mia cura comunicarle ai Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Una breve considerazione sull'episodio. Le irregolarità indubbiamente ci sono state, altrimenti la Pretura di Asti non avrebbe condannato il Presidente del Consorzio. Questo è abbastanza scontato.
Comunque, dovremo cercare di trovare dei meccanismi per sollecitare le Province ad esercitare un maggiore controllo, perché non è questo il primo caso in cui per necessità superiori le Province "chiudono un occhio", se non due. Arriviamo, poi, a questi estremi, dove la Magistratura interviene e riconosce le Irregolarità. Secondo me, dovremmo trovare un meccanismo affinché queste segnalazioni non restino parole al vento, ma incidano anche se minimamente. Aspettiamo la risposta della Provincia di Asti, anche se la conosciamo già: "Va bene così, perché l'emergenza rifiuti è tale da non poter valutare altre scelte immediate". Per cui si va avanti con una discarica che presenta evidenti segni di irregolarità, per forze di causa maggiore.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 168 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerente la discarica in località "Baraccone" Comune di Casale Monferrato


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 168 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio.
Se nessun interpellante intende illustrarla, ha facoltà di rispondere l'Assessore GARINO Marcello.



GARINO Marcello, Assessore alla tutela ambientale

L'argomento di questa interpellanza è sostanzialmente lo stesso di quello trattato poc'anzi, pertanto la risposta non può essere altro che simile a quella precedente.
La nuova discarica in allestimento in località "Baraccone" di Casale Monferrato non è stata autorizzata dalla Regione Piemonte, come correttamente rilevato dai Consiglieri interpellanti. Detta discarica è invece stata autorizzata con ordinanza contingibile ed urgente del Sindaco di Casale Monferrato, adottata al sensi dell'art. 12 del DPR n. 915/82, che recita: "Qualora sia richiesto da eccezionali ed urgenti necessità di tutela della salute pubblica o dell'ambiente, il Sindaco può ordinare il ricorso temporaneo a speciali forme di smaltimento di rifiuti, anche in deroga alle disposizioni vigenti, informandone tempestivamente il Ministro della Sanità". Detta ordinanza del Sindaco di Casale Monferrato risulta essere la n. 92 dell'11 luglio 1990.
Sempre il DPR n. 915/82, art. 7, individua nelle Province gli enti preposti al controllo dello smaltimento dei rifiuti, che si avvalgono per tale compito dei Servizi di igiene ambientale delle competenti UU.SS.SS.LL.
Ho quindi provveduto a segnalare alla Provincia di Alessandria le irregolarità riscontrate dal Consiglieri interpellanti nella gestione della vecchia discarica, anch'essa sita in località "Baraccone".
A completamento della precedente risposta, ed anche di questa, e sulla base di ciò che il collega Rabellino diceva prima, è indubbio che occorre fare in modo che il controllo da parte dell'Amministrazione provinciale sia il più corretto possibile. D'altra parte, diventa impossibile per la Regione, che in alcuni casi ha delegato questi poteri alla Provincia o come in questo caso, sono delegati direttamente da una legge dello Stato interferire presso un altro ente locale.
Credo, comunque, che l'avere presentato l'interpellanza in questa sede e l'aver provveduto alla segnalazione di questi due casi da parte dell'Assessore possa essere, non dico il campanello d'allarme, ma una sollecitazione a fare in modo che le Province non soltanto facciano il loro dovere, ma rispondano in qualche modo alla Regione Piemonte. Ringrazio per le eventuali segnalazioni di fatti effettivamente avvenuti e per parte mia laddove io le riceva, mi attiverò affinché le Province facciano il loro dovere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Dalla data della presentazione dell'interpellanza è emerso un fatto nuovo: è stato presentato un esposto alla Magistratura non solo sulla vecchia discarica, ma anche sulla nuova. E questo in base ad una relazione tecnica redatta da tecnici dell'Università di Pavia che riscontravano notevoli irregolarità nell'ampliamento della vecchia discarica della località "Baraccone".
Indubbiamente la Provincia era già stata interessata. La Regione Piemonte, nella figura dell'Assessore GARINO Marcello, aveva già espresso parere contrario su questa specifica discarica. Nonostante tutto il Sindaco giustamente, perché c'è un'esigenza, c'è un'emergenza rifiuti - presenta una deliberazione d'urgenza per cercare una soluzione. Il problema comunque esiste. Prendiamo atto che la Regione non può fare altro che segnalare la situazione, ma dovremmo anche fare in modo che la gente sappia queste cose che non restino chiuse a livello di istituzione.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Buzio, Dameri, Sartoris.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 26 novembre 1990 - in attuazione dell'art. 9 della LR n. 6/68 in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Esame progetto di legge n. 512: "Norme in materia di riconoscimento in via amministrativa della personalità giuridica di diritto privato delle II.PP.A.B." (riesame testo approvato dal Consiglio regionale in data 15/3/1990 - adeguamento osservazioni Commissario del Governo del 13/4/1990 (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) all'o.d.g. che era già iscritto la volta precedente. Come voi sapete avevamo anche esaurito il dibattito e le dichiarazioni di voto, pertanto procediamo alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 1 non è approvato poiché non è stata raggiunta la maggioranza assoluta dei voti favorevoli (cfr. Sentenza Corte Costituzionale n. 79/89) pertanto l'esame del progetto di legge n. 512 è sospeso.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 57: "Abrogazione del secondo comma dell'art. 3 della deliberazione legislativa del Consiglio regionale n. 31 del 20/11/1990" (presentazione pregiudiziali)


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 57, del quale è stato dato preavviso scritto nell'avviso di comunicazione della seduta del Consiglio, ai sensi dell'alt. 51, quarto comma, del Regolamento consiliare.
Sull'iscrizione all'o.d.g., ai sensi del sopraccitato articolo, possono intervenire un Consigliere a favore ed uno contro.
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, non parlo a favore ne contro l'iscrizione all'o.d.g.
di questo provvedimento, ma desidero fare un richiamo al Regolamento che all'alt. 51, recita testualmente: "Dopo la comunicazione dell'o.d.g. da parte del Presidente, se non viene chiesta alcuna modifica, tale o.d.g. si intende approvato".
L'art. 51 prosegue formulando le varie Ipotesi; Inversione di punti all'o.d.g.: iscrizione di nuovi punti all'o.d.g. per i quali sia stato dato preavviso scritto nell'avviso di comunicazione della seduta, la cosiddetta "prenotazione", per la quale occorre la maggioranza assoluta; infine iscrizione di un nuovo punto senza prenotazione. Tutto questo però deve avvenire, se ha un senso il primo comma dell'art. 51, immediatamente dopo la comunicazione dell'o.d.g. della seduta, perché si dice che "se non viene chiesta alcuna modifica, l'o.d.g. si intende approvato".
Quindi, prima che lei, signor Presidente, disponesse di procedere all'esame del disegno di legge n. 512, che ha avuto soltanto 30 voti, in quel momento, chi ne aveva interesse, e precisamente il Presidente della Giunta o il rappresentante di un Gruppo o tre Consiglieri, avrebbe dovuto chiedere l'iscrizione del nuovo punto all'o.d.g. che aveva avuto la prenotazione.
Se si vuole rispettare il Regolamento nella lettera e nello spirito bisogna riconoscere che l'iscrizione di questo punto non era stata chiesta da alcuno perché lei. Presidente, d'ufficio l'ha posta in votazione. A parte questo, anche se avvenisse una richiesta in questo momento, sarebbe tardiva. Si vuole procedere a verificare se si può iscrivere l'argomento oppure no; in tal modo si fa uno strappo al Regolamento e questo - lo devo sottolineare - è inammissibile. Al riguardo, elevo una protesta, questa volta non nei confronti della maggioranza, ma, mi consenta Presidente, con tutto il garbo possibile, nei confronti della Presidenza. Se ci sono dubbi al riguardo, e probabilmente ce ne sono, quanto meno se non si vuole aderire alla mia tesi, signor Presidente, sospenda la seduta e si consulti con la Commissione Regolamento, consultazione prevista dal Regolamento stesso.



PRESIDENTE

Consigliere Majorino, sono sempre molto attenta ai suoi suggerimenti e anzi, talvolta mi sono permessa di consultarla, considerata la sua esperienza. Ritengo, tuttavia, che in questa fattispecie non si ravvisi quanto lei ha richiamato: il punto in oggetto era già stato prenotato all'o.d.g., pertanto c'era già una conoscenza del fatto che si sarebbe iscritto all'o.d.g. nel corso di questa seduta. Ero stata addirittura in dubbio se iscriverlo già nella redazione dei punti all'o.d.g. e, in questo senso, avevo ricevuto la richiesta da parte di un esponente della Commissione, ma non l'ho fatto per rispetto alla decisione convenuta nella Conferenza del Capigruppo di mantenerlo come punto in prenotazione, anche se licenziato e, comunque, c'era l'intesa che questo punto si sarebbe iscritto con la maggioranza dei voti richiesta.
Inoltre, Consigliere Majorino, da quando sono Presidente, c'è già stato un precedente di questo tipo, per cui ritengo che questo punto, senza alcuna convocazione della Commissione Regolamento, possa essere iscritto all'o.d.g. Mi sono consultata a lungo con gli uffici sulla questione dell'iscrizione e del momento dell'iscrizione e mi sono quindi regolata secondo la prassi precedente.
Non l'ho iscritto d'ufficio in quanto l'o.d.g. è stato spedito la settimana scorsa e il punto era stato licenziato dalla Commissione competente il giorno precedente, per cui credo che il punto possa essere posto in votazione senza fare alcuno strappo al Regolamento, come invece lei ha voluto chiamare.



MAJORINO Gaetano

Mi consenta, signor Presidente. Il quarto comma dell'art. 51 del Regolamento dice che l'iscrizione di nuovi punti, per i quali sia stato dato il preavviso e che sono, per così dire, prenotati, va comunque richiesta e proposta dal Presidente del Consiglio o della Giunta, dal rappresentante di un Gruppo o da tre Consiglieri.
Ma non voglio porre la questione della richiesta, che potrebbe avvenire anche adesso, bensì rilevare che il Regolamento è persino troppo chiaro quando dice che si intende approvato l'o.d.g., quindi chi aveva tanta premura e tanto interesse ad iscrivere all'o.d.g. questo disegno di legge avrebbe dovuto stare attento quando lei è passata direttamente al primo punto all'o.d.g. Non voglio soffocare o esperire cavilli più o meno formali o formalistici per impedire l'iscrizione del disegno di legge. Il Regolamento però è chiaro: Immediatamente dopo la comunicazione dell'o.d.g.
da parte del Presidente, si doveva chiedere l'iscrizione con il preavviso che ha già il privilegio di avere bisogno soltanto di 31 voti, anziché 40.
Che nessuno lo chieda, quando il quarto comma dice espressamente che nel caso di iscrizione con preavviso deve comunque esserci qualche soggetto istituzionale che chiede l'iscrizione di cui al preavviso, mi pare addirittura eccessivo.



PRESIDENTE

L'art. 51 dice espressamente che tale iscrizione può essere proposta dal Presidente del Consiglio.
Ribadisco ancora una volta che ho proceduto mantenendo il preavviso dell'iscrizione all'o.d.g. per rispetto alla decisione dei Capigruppo perché altrimenti avrei potuto già iscriverlo all'o.d.g. in quanto licenziato dalla Commissione. Il Consigliere Rossa mi è testimone che ho agito in rispetto della decisione assunta dalla Conferenza dei Capigruppo.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Intervengo a sostegno della tesi del collega Majorino e, anche come parere sulla richiesta, per dire che il nostro Gruppo è contrario al disegno di legge nel merito e per ragioni tali che fanno sì che sia contrario anche all'iscrizione del punto all'o.d.g. Mi permetto, per signor Presidente, di riprendere le argomentazioni del collega Majorino che a mio giudizio sono state se mi è consentito il termine - liquidate in modo troppo rapido, nel senso che il fatto che il punto non potesse essere iscritto all'o.d.g. mi sembra pacifico.
Prendo atto del fatto che lei. Presidente, si sia attenuta scrupolosamente al Regolamento non iscrivendo d'ufficio il punto all'o.d.g., ma devo anche dire, per correttezza e per franchezza, che credo che lei non potesse comportarsi diversamente, perché l'o.d.g. viene deciso dal Presidente del Consiglio sentita la Conferenza dei Capigruppo.
Quando la Conferenza dei Capigruppo è stata sentita, questo disegno di legge non era stato ancora licenziato dalla Commissione, tant'è vero che si è utilizzata la forma del preavviso. Per poterlo iscrivere a tutti gli effetti doveva essere risentita la Conferenza del Capigruppo e non poteva quindi essere fatto d'ufficio dal Presidente del Consiglio. Questa è la mia interpretazione delle norme regolamentari circa la formazione dell'o.d.g.
Per quel che riguarda il punto della seduta in cui le questioni di questo tipo debbono essere trattate, faccio presente che l'art. 51 del Regolamento - più volte richiamato dal collega Majorino - al primo comma, e non è secondario il fatto che si tratti del primo comma, fissa una norma di carattere generale per cui si intende che l'o.d.g., così come è stato reso noto al Consiglieri, è approvato, salvo modifiche introdotte all'inizio della seduta.
A questa norma di carattere generale, l'art. 51 prevede un'unica eccezione, quella contenuta al comma quinto, il quale prevede il caso dell'iscrizione diretta in aula di argomento di cui non si è dato preavviso scritto ai Consiglieri con la lettera di convocazione della seduta del Consiglio.
Quando si è provveduto alla modifica del Regolamento, nella passata legislatura, è stata lasciata una via d'uscita per l'iscrizione diretta in aula di argomenti, proprio perché si era previsto il caso di argomenti sopravvenuti all'ultimo minuto, e quindi, attraverso questo comma, si prevede la possibilità di modifica dell'o.d.g. in corso di seduta, ma non in altri commi dell'art. 51. Per questa ragione credo che le argomentazioni del collega Majorino meritino un'attenzione e una riflessione maggiore e forse la via di una breve consultazione della Commissione Regolamento suggerita dal collega sarebbe stata opportuna.
Mi sono permesso di fare delle osservazioni sulla conduzione dell'assemblea, ma nel merito - ripeto - il Gruppo comunista è contrario all'iscrizione di questo punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Abbiamo sentito una posizione contraria. Qualcuno desidera intervenire a favore? La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Il Gruppo DC è favorevole all'iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge n. 57.



PRESIDENTE

In ordine alla questione posta relativamente al primo comma dell'art.
51 del Regolamento, per non essere tacciata di aver liquidato frettolosamente le osservazioni del Consigliere Majorino, devo dire che non ho dato alcuna comunicazione dell'o.d.g., ne mai assolutamente mal è stata data una lettura complessiva all'atto dell'apertura della seduta. Mi sono quindi comportata. In questa circostanza, come in tutte le precedenti, nel senso che non si è mal proceduto alla lettura complessiva dei punti iscritti all'o.d.g., ma si è sempre data comunicazione punto per punto nel corso dei lavori. Poiché era convenuto che così si facesse, ad un certo punto ho comunicato la richiesta di passare all'esame di un punto prenotato ai sensi dell'art. 51 del Regolamento, da parte del Presidente della Giunta, che aveva espresso questa posizione anche In Conferenza dei Capigruppo.
Ribadisco di non aver mai letto complessivamente tutto l'o.d.g. in apertura di seduta. Se il Consiglio lo chiederà, e sarà la prima volta che succederà in vent'anni di Consiglio regionale, da adesso in avanti applicherò l'art. 47, punto primo, del Regolamento. Comunque valuteremo tale opportunità in sede di Conferenza dei Capigruppo.
Pongo pertanto in votazione l'iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge n. 57.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 31 voti favorevoli e 16 contrari.
Passiamo quindi all'esame del progetto di legge n. 57.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, dalla lettera del Regolamento mi sembra di capire che, una volta avvenuta l'iscrizione di nuovi punti all'o.d.g., in assenza di una richiesta specifica, questi vengono iscritti dopo l'ultimo punto precedentemente iscritto all'o.d.g. sulla base della convocazione del Consiglio regionale. Non si capisce il motivo perché un punto iscritto per ultimo debba essere discusso per primo; va discusso per ultimo!



PRESIDENTE

Non era iscritto per ultimo, era prenotato, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ma la prenotazione è solo un problema di procedura: la prenotazione è prevista dall'art. 51 del Regolamento per permetterne l'iscrizione, ma una volta iscritto deve essere inserito all'ultimo punto dell'o.d.g. Si proponga allora una procedura diversa, non si può darlo semplicemente per iscritto al primo punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Gli uffici dicono che posso procedere in questo modo, ma, poiché vi sono delle posizioni differenziate, se qualcuno chiede l'inversione metter in votazione tale richiesta.



ROSSA Angelo

Chiedo l'inversione dei punti all'o.d.g., al sensi del secondo comma dell'art.. 51 del Regolamento.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la richiesta di inversione dei punti all'o.d.g.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'inversione è approvata con 31 voti favorevoli e 13 contrari (il Consigliere Bresso non ha partecipato alla votazione).
Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 57.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Ferraris che ha quindi la parola.



FERRARIS Paolo, relatore

I motivi e le ragioni che hanno portato alla presentazione di questo disegno di legge sono con chiarezza esplicitati nella relazione della Giunta regionale che accompagna il testo normativo. In essa è infatti evidenziato che le osservazioni del Governo, espresse in occasione della legge di altre Regioni applicative dell'art. 4 della legge n. 158/90, ne hanno resa manifesta l'interpretazione. Secondo tale interpretazione l'aumento della tassa regionale di circolazione deve essere applicata nella stessa misura per tutte le autovetture, configurando la gradualità un tipo di esenzione non disciplinabile con norma regionale.
L'assetto tendenziale della finanza regionale verso forme che prevedono riduzione del trasferimenti dal bilancio statale e la loro sostituzione con il ricorso all'autonomia impositiva regionale e la situazione particolare della finanza della nostra Regione, suggeriscono di apportare, alla legge votata dal Consiglio il giorno 20 dello scorso mese, la modificazione che ne consentirà l'ulteriore corso.
Il presente disegno di legge regionale, sopprimendo la riduzione prevista dal secondo comma dell'alt. 3 per le autovetture sino a 12 cavalli fiscali, elimina la gradualità non consentita e non costringe il Governo a rinviare il provvedimento regionale in materia di tasse di concessione e di circolazione.
La I Commissione ha esaminato il testo che, con l'inserimento di mere modifiche formali, è stato approvato a maggioranza.
La Commissione ne raccomanda quindi un sollecito esame in sede consiliare.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Majorino che illustra la relazione di minoranza.



MAJORINO Gaetano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri illustrerò la relazione di minoranza rilevando innanzitutto un argomento che sarà oggetto di più approfondito esame nel corso dell'esame delle pregiudiziali proposte.
Come relatore di minoranza, dichiaro che si tratta di un disegno di legge totalmente improponibile in quanto è finalizzato ad "abrogare" una disposizione di legge che non è ancora in vigore. A questo problema, che era già stato sollevato in sede di I Commissione dalle opposizioni, non avevamo avuto una risposta soddisfacente, se non il richiamo ad una specie di abnorme contrattazione di legittimità che era stata fatta tra le istituzioni della Regione Piemonte e, pare, i funzionari del Ministero delle Regioni. Ma a parte questa considerazione, per il fatto che il problema era stato sollevato incisivamente in sede di Commissione, io mi aspettavo una corposa relazione di maggioranza, la quale spiegasse non solo la ragione politica di questo abnorme provvedimento di legge (la ragione politica che mi si potrebbe obiettare è piuttosto intuitiva ed emerge fra le righe di questa breve e scheletrica relazione), ma anche e soprattutto le ragioni giuridico-istituzionali in forza delle quali la Regione Piemonte pensa di potere, attraverso una legge, abrogare un'altra legge che non è ancora in vigore, anzi che non esiste in quanto tale. Questa è una carenza notevole della maggioranza, la quale evidentemente pensa solo ai numeri che la compongono e che le consentono di varare provvedimenti anche abnormi.
Passando ora al merito, come relatore di minoranza di questa proposta di legge, devo dire subito che non solo ci si oppone al merito di questo disegno di legge abrogativo per le ragioni che sono comuni alla posizione assunta in aula in sede di discussione del disegno di legge n. 31, ma anche e soprattutto perché non è possibile accettare immediatamente le osservazioni del Governo quando queste non esistono in una fase di abnorme e assurda contrattazione, che però non si è avuta con il Ministro delle Regioni. Se ci si dicesse nel corso del dibattito generale che ragioni di cassa, ragioni di necessità di bilancio, impongono alla Giunta ad ogni costo di salvare questo pur contestatissimo disegno di legge n. 31, talch una contrattazione pur di dubbia legittimità fra il Presidente della Giunta, o per esso eventualmente l'Assessore, e il Ministro delle Regioni c'è stata per ovviare a questo inconveniente, non che da parte nostra si potrebbe dire: "tutto bene", ma quanto meno si prenderebbe atto che la maggioranza, pur di salvare il provvedimento di legge cui tanto tiene (quel provvedimento di legge che, sia pure sotto diverse spoglie, è simile, e va ancora ribadito una volta, alla vecchia tassa sul macinato), ha contrattato con il Ministro delle Regioni. Opinione non condivisibile, ma in linea astratta forse anche accettabile. Nella realtà, invece, c'è stata una trattativa fra i vertici della Regione Piemonte o, meglio ancora, fra pur qualificati e titolati funzionari della Regione, che non sono il Governo e non possono evidentemente rappresentarlo, e altri funzionari - mi pare di ricordare che sia stato detto in I Commissione - del Ministero delle Finanze, i quali avrebbero contrattato questo marchingegno, cioè a dire: "Il Governo non respinge la legge, ma la Regione nel frattempo deve aborrire quella disposizione che non va bene, in modo che la legge possa essere approntata così com'è, compresa la norma che secondo il Governo - il che è ancora tutto da dimostrare non è legittima, ed è già in arrivo l'abrogazione, o la soppressione che dir si voglia, della norma stessa".
Questo è un modo comportamentale non corretto e soprattutto non serio sotto il profilo istituzionale. Ma c'è di più: anche ammesso che tutto il discorso della contrattazione, del marchingegno escogitato possa andare bene, quale avrebbe dovuto essere (superando anche le questioni di cassa e di bilancio, che potevano eventualmente in qualche maniera essere in futuro recuperati) l'atteggiamento serio del governo regionale, al quale le opposizioni avevano, fra l'altro, contestato di non gestire con la dovuta autonomia la propria capacità impositiva? Al Governo, che si accingeva o si accingerebbe a contestare, con motivi fra l'altro di dubbia fondatezza, la riduzione della tassa automobilistica per le autovetture inferiori ai 12 cavalli, non avrebbe dovuto dire: "Signorsì, accettiamo, contrattiamo e ripariamo, ahimè, al nostro errore", ma avrebbe dovuto insorgere e dire: "la nostra autonomia impositiva, di cui (a riduzione per le autovetture al di sotto dei 12 cavalli era un simulacro e un brandello, viene addirittura eliminata del tutto". Avrebbe dovuto assumere una posizione di contrapposizione al Governo. Tanto più che in Commissione è stato detto ecco qui una contraddizione assurda ed incomprensibile - "per intanto abroghiamo, così va tutto a posto, però per l'anno 1992 rivendicheremo la nostra autonomia impositiva e proporremo un disegno di legge identico a quello che è stato votato il 20 novembre 1990 e se il Governo ce lo respingerà ricorreremo alla Corte Costituzionale perché è effettivamente assurdo che nel porre una tassa automobilistica, non si possa fare una differenziazione per le autovetture inferiori ai 12 cavalli". Visto che ormai la legge era stata votata in Consiglio regionale, avremmo anche apprezzato questa presa di posizione, quindi di reiterare, con la maggioranza assoluta del Consiglio, la legge eventualmente respinta per la riduzione della tassa a carico delle autovetture inferiori ai 12 cavalli e quindi la provocazione del ricorso alla Corte Costituzionale. Invece c'è stato solo un "Signorsì, signor Governo. Non ti va bene? Allora escogito il marchingegno".
Quindi, anche sotto questo profilo, il disegno di legge è Inaccettabile, così com'era inaccettabile a suo tempo per motivi diversi magari anche opinabili, l'intero impianto. Quindi il nostro dissenso al disegno di legge n. 31, con la pretesa e abnorme abrogazione di quel tale inciso, si rafforza sempre più.



PRESIDENTE

Comunico che sul disegno di legge n. 57 in esame sono state presentate tre questioni pregiudiziali. Tali questioni possono essere illustrate.
Ha facoltà di intervenire il Consigliere Grosso per l'illustrazione.



GROSSO Carlo Federico

Signor Presidente, signori Consiglieri, illustro brevemente la pregiudiziale presentata dal Gruppo comunista ai sensi dell'art. 63 del Regolamento. Riteniamo che l'operato della Giunta nel presentare il disegno di legge n. 57 non sia corretto da un punto di vista formale, in quanto in questo disegno di legge si propone l'abrogazione di un articolo precedente e precisamente dell'alt. 3, comma secondo, della legge regionale - si legge nel testo del nuovo provvedimento - "Provvedimenti in materia di tasse sulle concessioni regionali" approvata dal Consiglio regionale in data 20 novembre 1990".
Riteniamo che, in base al principi generali dell'ordinamento giuridico in particolare la teoria dell'abrogazione, non sia consentito, dal punto di vista formale, proporre l'abrogazione di un testo normativo che non è ancora legge regionale. Al riguardo ci permettiamo di fare rilevare che la Giunta regionale deve aver avuto qualche perplessità nel presentare questa disposizione, in quanto nel primo testo licenziato dalla Giunta stessa nella seduta del 4 dicembre 1990, la rubrica suonava significativamente in maniera diversa: "Abrogazione secondo comma art. 3 della deliberazione legislativa del Consiglio regionale n. 31".
Il termine "deliberazione legislativa" non appartiene alle categorie giuridiche che conosciamo, esiste o una deliberazione amministrativa o una legge. Nel caso di specie avevamo semplicemente un disegno di legge approvato dal Consiglio regionale. Evidentemente, il punto deve essere suonato curioso anche alla maggioranza del Consiglieri regionali che facevano parte della Commissione che ha esaminato il testo originarlo della Giunta perché, nel testo licenziato, l'espressione "deliberazione legislativa" è stata sostituita con l'espressione "legge regionale". Da un'espressione Inesistente si è passati ad un'espressione che non trova riscontro nella realtà perché - ripeto - l'art. 3, terzo comma, non è legge regionale. Per questi motivi, riteniamo che la proposta della Giunta sia illegittima.
Passiamo a rilevare, come ultima considerazione, che nel caso di specie, al di là del dato formale, c'è anche un dato sostanziale di peso.
Ci saranno dei precedenti, ma anche la forma conta. Non si può sottacere che la norma di cui si propone impropriamente l'abrogazione nel disegno di legge n. 57 è norma che ha costituito oggetto di grossa trattativa di merito in questo Consiglio regionale. Non crediamo sia corretto, dal punto di vista sostanziale, sul piano di una trattativa con il Commissario del Governo, prima che a Roma si assumano la responsabilità di respingere una legge democraticamente votata da un Consiglio regionale, limitarsi a proporre la sua modificazione in itinere.
Ragioni formali, quindi, ma anche ragioni politiche sostanziali ci inducono ad insistere sulla nostra pregiudiziale ed a chiedere, in conseguenza, a norma dell'ari. 63 del Regola mento, che il Consiglio regionale non passi all'esame del disegno di legge n. 57 iscritto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vaglio. Ne ha facoltà.



VAGLIO Roberto

Illustro la pregiudiziale presentata dal Gruppo Lega Nord senza riprendere l'argomento già ampiamente trattato dai Consiglieri Grosso e Majorino in merito alla legittimità di questo provvedimento. Desidero rilevare i motivi politici e pratici per i quali non si dovrebbe passare all'esame del disegno di legge che abroga l'art. 3, approvato dal Consiglio regionale in data 20/11/1990.
In fase dibattimentale del progetto di legge n. 31 avevamo annunciato di non ritenere l'attuazione della legge n. 158/90 una dimostrazione di autonomia impositiva, in quanto applicazione di sovrattassa imposta dal potere centrale; oggi riteniamo ancora meno tale in quanto quel timido tentativo che avevamo fatto di imporre la ragione di autonomia, e quindi di graduare il provvedimento sulla tassa di circolazione automobilistica, ci viene impedito.
In I Commissione ho sentito l'Assessore Gallarini asserire di essere completamente d'accordo con noi sotto questo punto di vista, tanto che ci sarebbe l'intenzione da parte della Giunta di ripresentare a gennaio il progetto di legge n.31 tale e quale, con la graduazione delle tasse automobilistiche perché viene ritenuta un'espressione di autonomia impositiva di questa Regione o perlomeno della volontà di questo Consiglio.
Se la ragione viene recepita fin d'ora, occorre assumere un atto di coraggio.
L'Assessore Gallarini ricordava che quei 55 miliardi equivalgono più o meno allo 0,7% di quanto andrà a bilancio nel 1991. E' vero che siamo miserabili, che non abbiamo fondi liberi da impegnare per il prossimo anno, però credo che su una questione di principio così importante sia fondamentale affermare l'autonomia del nostro Consiglio e dell'Ente Regione in generale. Per questo motivo chiediamo che non si passi all'esame dell'articolato del disegno di legge n. 57.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, a sostegno della pregiudiziale che ho proposto non ho che da richiamare le approfondite argomentazioni del collega Grosso che hanno dimostrato in maniera evidente, seppure ce ne fosse bisogno, che si tratta di un disegno di legge non proponibile perché, in base ai principi generalissimi del diritto (noti anche ad uno studente in legge di media o mediocre preparazione), è noto che l'abrogazione espressa di una legge non può che avere per oggetto un'altra legge la quale, affinché possa assumere il nome di legge, dev'essere in vigore. Qui, come è noto e arcinoto eravamo fermi alla mera approvazione del disegno di legge cui non erano, e non sono in questo momento, ancora seguite le formalità essenziali del visto del Commissario del Governo, della promulgazione come atto dovuto da parte del Presidente della Giunta, della pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte e della sua conseguente entrata in vigore.
Queste ragioni elementarissime e queste argomentazioni (le mie, quelle del collega Grosso e di chi le condivide) evidentissime, a sostegno della tesi della non proponibilità se non strappando ancora una volta in quest'aula i principi generali che disciplinano la procedura legislativa dovrebbero suggerire alla maggioranza di ritirare il disegno di legge.
Comunque, fino a questo momento non ho ancora sentito (ma spero di poterle sentire fra poco) argomentazioni serie; non solo quelle della forza del numeri che richiede l'approvazione di questo disegno di legge, ma argomentazioni contrarie a tutto quanto venne esposto prima in Commissione e in questo momento in aula a sostegno di questa fondatissima pregiudiziale.



PRESIDENTE

Sulle questioni pregiudiziali può parlare, ai sensi del Regolamento, un oratore per Gruppo.
La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Non voglio intervenire nel merito delle pregiudiziali poste, bensì richiedere un intervento preliminare della Giunta per spiegare, nel merito le argomentazioni che hanno portato a questa scelta. Mi sembra tutto talmente fuori dall'ordinaria concezione della legge che, prima che venga avviato il dibattito, vorrei ascoltare da parte della Giunta quali sono le motivazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Mi associo completamente alla richiesta avanzata dal collega Cucco, ma intendo anche chiedere un chiarimento personalmente a lei, signor Presidente del Consiglio, su come intende procedere all'esame della questione. Sono state poste delle pregiudiziali, quindi suppongo che una volta discusse si pervenga ad una votazione sulle stesse, prima di procedere all'esame del provvedimento.



PRESIDENTE

Certo, mi domando come avrei potuto evitarlo.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi associo alla richiesta avanzata dal collega Cucco; ritengo davvero essenziale sentire la valutazione della Giunta perché, nel merito delle pregiudiziali, i colleghi Grosso, Vaglio e Majorino hanno detto cose assolutamente condivisibili, anche nella forma, dal nostro Gruppo.
Nella precedente legislatura, a mia memoria (non ho fatto un controllo formale) ricordo che non si è mai registrato un caso del genere dal punto di vista procedurale. Da un punto di vista sostanziale, invece, si tratta davvero di capire come mal la Giunta, prima ancora che il Governo rinvii un provvedimento che la Giunta stessa ha proposto e che l'aula ha approvato con il nostro voto contrario, lo emendi solo perché a Roma qualcuno si è pronunciato discorde rispetto all'atto di sovranità che per una volta abbiamo esercitato come assemblea regionale senza fare esclusivamente i passa carte, come invece a Roma si pretende che siano le nostre assemblee.
Vedo che il Presidente Brizio è già in piedi, quindi mi fermo qui.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Intervengo semplicemente sulle pregiudiziali e non per aprire un altro dibattito sulle nostre dichiarazioni. E' opportuno, prima di tutto, cercare di inquadrare il discorso: abbiamo presentato un disegno di legge, che è stato discusso in Commissione, e lo abbiamo fatto avvalendoci di una prassi ampia e costante. Già nelle passate legislature, per cinque volte, è stata adottata questa prassi: in occasione delle leggi regionali nn. 23/32 del 1975 (piano acque); nn. 77/78 del 1980 (legge Consiglieri); nn. 28/29 del 1985 (pianta organica parchi); nn. 61/62 del 1985 (urbanistica): nn. 12/13 del 1988 (servizi socio-assistenziali), più i contratti del personale. E' una serie di precedenti enormi per quello che riguarda la Regione, ci sono anche moltissimi precedenti, ma a livello nazionale.
Non è vero che non si sia parlato con il Ministro; si è parlato esplicitamente su questo tema in occasione della sua venuta a Torino giovedì scorso. La posizione del Ministero delle Finanze è chiara: egli ritiene che non sia legittima la possibilità delle Regioni di discriminare il pagamento della tassa di circolazione e quindi di applicarla in base alle fasce sociali. Pertanto, il disegno di legge regionale verrebbe respinto.
Già altre Regioni si sono adeguate a questa linea in itinere, per cui non si tratta affatto di una novità, ma, viceversa, di una situazione avvenuta infinite volte.
Per quello che riguarda l'aspetto giuridico, siamo sereni e tranquilli.
Per quanto attiene, invece, al merito, la questione è diversa. Il merito aveva un significato, lo riconosciamo anche noi ed è per questo che ci adeguiamo non potendo fame a meno. Riproporremo però nell'anno successivo la legge tale e quale perché vogliamo andare a fondo nella dialettica interpretativa, anche ricorrendo alla Corte Costituzionale.
Dovremo farlo però a mente fredda, all'inizio dell'esercizio, senza correre il rischio di avere una legge bocciata o ritardata, con gravi danni soprattutto per i cittadini; infatti, pensare di far pagare a rate il bollo auto nel 1991 due o tre volte, o far pagare le concessioni in due momenti significherebbe davvero unire al danno, che possono avere i cittadini nel dover pagare, anche la beffa di farlo pagare in due o tre rate.
Riteniamo quindi che ci sia davvero uno stato di necessità. E' un disegno di legge presentato in stato di necessità perché il provvedimento rischia, in caso contrario, di non essere approvato. Alla Regione Piemonte così come ad altre Regioni, è stata suggerita questa via di uscita; via percorsa più volte a livello nazionale e seguita anche in quest'aula ripetutamente e che proponiamo come la sola possibile. Comprenderete benissimo che non ci entusiasma proporre questo provvedimento, però è la sola soluzione possibile.
Quindi, con tutto il rispetto per le pregiudiziali che sono state formulate, in linea dottrinale probabilmente anche sostenibili, devo dire che c'è una serie di precedenti tali che ci rassicura sulla legittimità del provvedimento che, come ho già detto, è nella sostanza un provvedimento forzato.
Ribadiamo l'opinione di attivare in futuro le procedure per adire alla Corte Costituzionale, non abbiamo alcuna difficoltà; lo abbiamo fatto a proposito della legge sulle autonomie nella passata legislatura, abbiamo avviato due ricorsi alla Corte Costituzionale a proposito della legge sulla sanità, quindi non temiamo certo di prendere delle posizioni dialettiche nei confronti del Governo. Quando, però, ci sono delle vie che devono essere comunque percorse, non possiamo non prenderne atto. In questo momento sarebbe più grave non accettare quanto dobbiamo fare per avere il provvedimento approvato entro il 31 dicembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con questo intervento intendo pronunciarmi sul merito delle pregiudiziali, ma - se mi è consentito anche allargare il discorso, perché il nostro Gruppo non intende in alcun modo proseguire con la propria presenza il dibattito su un oggetto che ritiene non adatto alla discussione in questo Consiglio, in quanto formalmente non corretto. Intendo, quindi, presentare un discorso complessivo sulla vicenda.
Il collega Grosso ha già detto nel proprio intervento come noi consideriamo la procedura seguita dalla Giunta, presentando un disegno di legge che abroga un comma di un articolo di una legge che non è in vigore una procedura assolutamente non corretta dal punto di vista giuridico.
Il Presidente Brizio ha richiamato ora dei precedenti. Se mi è consentito, voglio misurarmi sulla questione dei precedenti, a partire da alcuni problemi. Un primo problema riguarda il contenuto e il significato della modifica che si introduce con questo disegno di legge di abrogazione.
Non si abroga un errore tecnico o materiale, contenuto eventualmente nella precedente legge votata dal Consiglio, non si abroga una svista di qualche numero sbagliato, di qualche parola non pienamente corretta, si abroga una modifica introdotta nel precedente disegno di legge dopo una lunghissima difficile e sofferta discussione in quest'aula. Modifica introdotta, ad un certo punto di quell'iter, su proposta della maggioranza e della Giunta che fu approvata da voi medesimi della Giunta e della maggioranza in quest'aula! Si fa questa modifica perché risulta che un certo funzionario del Ministero delle Finanze ha dato un preavviso di probabile bocciatura della legge da parte del Governo. Mi chiedo dunque: come si possono invocare dei precedenti (che fra l'altro non ci è stato concesso di conoscere nel merito), nella sostanza delle modifiche che allora erano state introdotte, quando è chiara la questione che sta di fronte a noi? Qui è stata lesa l'autonomia della Regione su una questione per la quale l'autonomia della Regione era già fortemente in discussione, per cui se vogliamo - l'autonomia della Regione è stata lesa due volte: la prima volta, imponendo in qualche modo alle Regioni di usare come unica via praticabile, per finanziare qualcosa da fare nei prossimi anni, la cosiddetta legge sull'autonomia impositiva (legge n. 158/90) di cui conosciamo tutti molto bene, perché se n'è discusso a lungo in questo Consiglio, i limiti organici ed intrinseci dal punto di vista dell'autonomia regionale. La seconda volta, perché - con un preavviso ministeriale non formale, non corretto dal punto di vista dei rapporti fra istituzioni - si è preavvisata la Giunta regionale che quella legge sarebbe stata probabilmente bocciata.
Allora, colleghi della Giunta e del Consiglio, qui si può fare di tutto per sopravvivere! Questi soldi certamente sono molto utili all'attività della Regione nel senso che la Regione è talmente priva di risorse che anche qualche miliardo in più fa gola, però non si può ridurre la Regione Piemonte e le Regioni italiane a questi livelli. Non si può! C'è un problema di dignità dell'istituzione regionale di cui tutti dovrebbero farsi carico in quest'aula, indipendentemente da dove ci si siede, se si è seduti al banchi della Giunta o se si è seduti a sinistra, al centro o alla destra dell'emiciclo riservato ai Consiglieri! Dovrebbe essere una questione che interessa tutti e, invece, l'unico problema che ci si pone è cosa poter fare per non avere troppe grane all'inizio dell'anno prossimo, per quel che riguarda il pagamento della tassa automobilistica. E come misura possibile prevista dalla Giunta, di recupero di dignità, si dice: "Ma noi l'anno prossimo, molto presto, magari già a gennaio, presenteremo al Consiglio il disegno di legge sulle tasse per il 1992, uguale a quello approvato il 20/11/1990 e su quello faremo la questione in Corte Costituzionale". Questo sarebbe il modo di difendere la dignità della Regione, Presidente Brizio? Di fronte ad un atto di questo tipo, la Regione aveva solo due vie dignitose. Presidente Brizio. La prima, l'avevamo indicata noi nella discussione del precedente disegno di legge: rifiutarsi di applicare la legge n. 158; era l'unico modo serio di discutere fra istituzioni, non fra Assessori e anonimi funzionari dei Ministeri, sul ruolo delle Regioni! Era l'unico modo dignitoso e l'unico modo politico che avrebbe aperto una grande questione istituzionale nel nostro Paese! Ma anche adesso avreste avuto questa opportunità: aspettare la formale bocciatura della legge per poi decidere una via dignitosa per la Regione Piemonte: o quella della non riapprovazione del disegno di legge, per protesta contro la lesione dell'autonomia regionale, oppure quella della riapprovazione della legge negli stessi termini e aprire quindi la questione in Corte Costituzionale.
Invece, cosa avete inventato? Avete inventato un marchingegno furbesco un marchingegno che non sta in piedi dal punto di vista giuridico! In I Commissione ci hanno riferito. Presidente Brizio - e io vorrei che queste cose, essendo state verbalizzate, venissero messe a conoscenza del Commissario del Governo e delle autorità del Governo nazionale che dovrà bene o male, pronunciarsi sulla legittimità di queste norme - che è stato pattuito che, se il Consiglio regionale del Piemonte approverà - come si presume - questa modifica, il Governo, che non avrebbe approvato la legge in quei termini, il 14 p.v. l'approverà comunque sapendo che ne è già stata approvata la modifica. Queste non sono procedure da Paese civile, sono procedure che non riesco nemmeno a definire! Da una parte, si dice che questa legge non è legittima e che sta per essere bocciata, ma, dall'altra sita sapere che se viene cambiata, cioè se viene cambiata una legge che non è ancora in vigore, verrà comunque approvata perché, di lì a qualche giorno, ne verrà approvata la modifica. E' questa la procedura ipotizzata in questi rapporti con gli anonimi funzionari del Ministero delle Finanze? Vorremmo capire a cosa ci si sta apprestando in questo Consiglio.
Vorremmo, inoltre, capire come la Regione pensi di garantire nel prossimo futuro una minima dignità dell'istituzione Regione Piemonte, se poi si comporta in questo modo su questioni che non sono piccole. Se ci si comporta così in questo caso, con quale autorità ci muoveremo nell'applicazione della legge n. 142? Con quale autorità ci muoveremo tutte le volte che la Regione Piemonte avrà una qualche forma di contenzioso con altri livelli istituzionali di tipo locale o di tipo nazionale? Siamo di fronte ad una lesione gravissima della dignità stessa dell'Ente Regione.
E' per questo, signor Presidente, che noi appoggiamo le pregiudiziali che sono state presentate e dichiariamo sin d'ora che, se queste pregiudiziali non saranno accolte responsabilmente dal Consiglio, noi non parteciperemo con la nostra presenza alla discussione di un oggetto la cui stessa esistenza come argomento all'o.d.g. in questo Consiglio è di per s una lesione della dignità e dell'autonomia del Consiglio regionale del Piemonte. Abbandoneremo quindi l'aula nel momento stesso in cui si avvierà la discussione di merito su questo disegno di legge.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, sono costretto a chiedere ulteriori chiarimenti alla Giunta in quanto non ero presente alla seduta della I Commissione nella quale si è parlato di questo argomento e perché ritengo che le affermazioni fatte ora dal Consigliere Monticelli siano di una gravita eccezionale. Come si fa a dire che si è pattuita l'approvazione di una legge se ne viene approvata la modifica attraverso un'altra legge? Questa situazione mi sembra di una gravita senza precedenti, per cui, prima di intervenire chiedo che la Giunta rettifichi o chiarisca queste argomentazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Rinuncio a parlare in attesa dei chiarimenti sollecitati or ora dal collega Cucco. Ritengo anch'io di aver sentito delle cose molto gravi. Nel merito, tornerò dopo; cedo volentieri la parola al Presidente Brizio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, forse non tocca a me dare dei suggerimenti, per suggerisco alla Giunta di non rispondere. Provo ad argomentare un altro dei paradossi che pare siano diventati, nella strana cultura istituzionale che ci sta caratterizzando, l'unico argomento per dire cose comprensibili.
Queste non sono mai questioni che investono la Giunta e il Governo, ma sono questioni che attengono ad una prassi consolidata, che ha visto partecipi e responsabili le Giunte di tutti i colori.
In questo senso, suggerisco alla Giunta di non rispondere, perché non si può soggettivizzare in capo alla Giunta qualsiasi tipo di ipotesi, cosi come non è possibile soggettivizzare in capo al Governo l'altro aspetto del problema.



CUCCO Vincenzo

Se sbagliano tutti vuoi dire che tutti hanno ragione!



MARCHINI Sergio

Collega Cucco, esiste la prassi. La prassi significa che gli uffici che istruiscono le pratiche devono far presente agli uffici dal quali sono pervenute le pratiche stesse (nella specie le leggi), problemi che stanno nascendo, ma queste situazioni non vengono formalizzate, quindi avvengono solo a livello burocratico e di prassi. Le cose che avvengono a livello burocratico e di prassi, non possono evidentemente essere soggettivizzate alla Giunta ne essere attribuite al Governo.
In questo senso, ritengo che chiunque possa immaginare cosa siano queste telefonate, questi elementi di comunicazione e di partecipazione costruttiva che avvengono fra i due livelli. Mi pare di aver sentito un'affermazione non precisa da parte del Capogruppo comunista; non è che si approverà la legge, perché altrimenti la legge entrerebbe in vigore, ma esiste la curiosa prassi di una legge approvata con i "conche" (ed anche questa sta nella storia). Non dobbiamo, quindi, scandalizzarci su una vicenda che rientra nella prassi consolidata. Sicuramente in questo senso il collega Grosso avrà detto moltissime cose e mi spiace non averlo ascoltato. E' evidente che non si può approvare una legge con i "conche" perché una volta che una legge è legge, è legge e basta. Quindi, i "conche" rendono non praticabile quella legge per la parte che è colpita dai "conche".
Sono questioni sulle quali potremmo ragionare e mi pare, peraltro, che la Giunta non possa prendersi la responsabilità di dare una qualunque interpretazione rispetto a quello che il rapporto di prassi ha portato avanti.
Lo scenario è questo: si approva la legge con i "conche", immaginando che a seguito di questa legge ci saranno delle deliberazioni attuative della tariffa ed atti successivi; non si esaurisce nella legge l'attribuzione della Regione in ordine alla tariffa, perché dovrà essere pubblicata con decreto del Presidente della Giunta una tariffa che fisserà le nuove tasse automobilistiche. Penso che ci sarà un atto finale: la Giunta non si spoglia di questa vicenda con la legge, ma con un atto finale. Quindi, sostanzialmente, la prassi prevede che nell'atto finale si considerino i "conche" e si applichi solo parzialmente, in modo difforme la legge.
Il mio intervento è semplicemente un suggerimento alla Giunta, se intende rispondere, di precisare questo, altrimenti rischiamo di mettere la Regione in una situazione di grande delicatezza nei suoi rapporti con gli uffici centrali. Dobbiamo mantenere un minimo di rapporto, se mi permettete, di prassi consolidata, che secondo me non è sufficientemente approfondito. A suo tempo avevo suggerito che nascesse un ufficio pubblico trasparente dei rapporti con la burocrazia romana, in cui ci fosse un rappresentante del Consiglio, o il Presidente del Consiglio, e un rappresentante del Presidente della Giunta, o il Presidente della Giunta con l'onere di seguire i progetti ed i disegni di legge presso il rappresentante del Governo, al fine di fare di questa prassi un qualcosa che diventi minimamente istituzionalizzato.
Rispetto alle questioni di sostanza che sono state poste, devo dire che sono tutte rigettabili, perché la verità è che abbiamo sbagliato a leggere una legge. E' così! Non è pensabile che l'autonomia impositiva delle Regioni significhi lo stravolgimento del sistema fiscale. Faccio un esempio: si è detto che dovremmo chiedere la compartecipazione IVA: mi pare che sia stato scritto in qualche documento. La compartecipazione IVA significherà un abbattimento di quanto va allo Stato della percentuale destinata alle Regioni, ma questo non significa che noi potremmo mettere in discussione le diverse percentuali IVA. Non possiamo immaginare di colpire di più i gioielli e di meno la farina per fare la polenta, vorrà dire che noi prenderemo il 2% o 1110% dell'IVA, ma sicuramente lo Stato non ci darà il potere di entrare nella tariffazione IVA, perché questa fa parte della politica finanziaria dello Stato nel suo complesso. Quindi, in questo senso abbiamo interpretato male la legge, pur in un intento politico che ritengo condivisibile.
Penso che l'esempio dell'IVA sia più comprensibile. Anche l'opposizione ha chiesto che l'autonomia impositiva significhi una quota IVA, ma questo non comporta la possibilità di intervenire nelle tariffe IVA per modificarne eventualmente le aliquote, solo perché a livello locale si ritiene che debbano essere maggiormente perseguiti certi beni rispetto ad altri, fino poi alla loro omogeneizzazione a livello CEE.
Su questa vicenda possiamo sicuramente fare molte parole, ma ritengo che ci sia stata l'interpretazione sbagliata, da parte del Consiglio regionale, di un errore, voluto o non voluto, che è stato finalizzato a costruire qualcosa. Non ci siamo riusciti; registriamolo con serenità senza drammi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ho già detto all'Inizio come stanno le cose. Esistono delle procedure: i Ministeri esaminano le leggi, presentano le loro osservazioni al Ministro delle Regioni, il quale, poi, porta il provvedimento di approvazione o di reiezione al Consiglio dei Ministri. Nelle more, come è sempre avvenuto su tutti i disegni di legge, ci sono dei contatti tecnici tra gli uffici ed è chiaro che, sapendo che c'è il parere negativo di un Ministero che pu bocciare la legge, ci attiviamo e ci consultiamo reciprocamente. Non c'è nulla di particolare. Nella fattispecie, essendo a fine dell'esercizio essendoci un provvedimento che deve essere approvato salvo le difficoltà attinenti alla predisposizione del bilancio, come la prassi conferma, si sono fatte delle modifiche nel corso dell'esame del procedimento da parte del Ministero. Non è stato pattuito nulla; il 14 dicembre p.v. scadrà il termine per il pronunciamento da parte del Governo, quindi il Consiglio dei Ministri si pronuncerà: se ci sarà un altro provvedimento, si pronuncerà nella sua autonomia, sul complesso dei provvedimenti che sono stati assunti. Mi pare non ci sia nulla di particolare su cui arzigogolare: sono cose ben note e molto chiare.
A proposito della battaglia sulla legge n. 158, devo dire al Consigliere Monticelli che anche le Regioni comuniste Toscana ed Emilia nell'ambito della Conferenza delle Regioni, hanno ritenuto di non farla su questo terreno. Io mi assumo le mie responsabilità; il Piemonte e la Lombardia sono state le uniche Regioni che hanno ricorso contro l'art. 3 relativo al deficit sanitario e sono, dunque, le uniche due Regioni che si muovono per ricorrere anche contro l'addebito del deficit relativo ai trasporti.
Non abbiamo quindi alcuna difficoltà a fare delle battaglie, ma a farle quando servono. A nostro avviso, quella di non applicare la legge n. 158 è una battaglia che non serve ne al bilancio della Regione Piemonte ne all'interesse dei cittadini. E' una battaglia che non riteniamo di fare ed è stata una decisione unanime di tutte le Regioni. Le Regioni hanno votato contro il documento di programmazione del Governo come se fossero una forza di opposizione, quindi non possiamo accettare l'accusa di assumere una posizione di adeguamento passivo al Governo. Anzi, al contrario, su ogni provvedimento agiamo con assoluta autonomia. Quando vengono sollevate delle questioni di legittimità, che hanno un fondamento, quindi possono creare delle difficoltà nell'approvazione del provvedimento, abbiamo il dovere come forza di governo, di predisporre i documenti necessari affinché il provvedimento possa procedere nel suo iter legislativo.
Riteniamo di aver agito in questo senso e ce ne assumiamo tutta la responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio il Presidente Brizio perché ha voluto rispondere ad alcune obiezioni. Mi pare che questi dialoghi non siano inutili, visto che ci possono aiutare a mettere a fuoco le differenze che, in questo caso, sono molto serie.
Nella foga del suo intervento, il Presidente della Giunta ad un certo punto ha detto che la nostra battaglia sarebbe, fra le altre cose, inutile per i cittadini. Su tutto il resto sospendo le mie osservazioni, ma il fatto che sia inutile far risparmiare ai cittadini piemontesi 100 miliardi di tassazione aggiuntiva, forse è un po' osé. Mi fermo qui e sto alla sostanza politica della questione, cioè al rapporto che lo Stato centrale intende istituire con la Regione Piemonte. Che altre Regioni abbiano fatto meno del Piemonte non penso debba essere ascritto a particolare merito nostro; certamente abbiamo fatto, anche con ruoli diversi, quello che la coscienza e forse una certa sensibilità politica ci ha suggerito.
Ribadisco che la legge che la Giunta vuole emendare non è stata votata dal Gruppo del Verdi. Abbiamo votato contro quel provvedimento perché siamo contrari alla manovra fiscale complessiva ed a come è stata concepita.
Non ripeto concetti già ampiamente espressi in altre circostanze. Se facciamo delle cose buone, non dobbiamo vergognarcene. Il Presidente della Giunta ha detto che verrà aperto un contenzioso con la Corte Costituzionale; questa è l'occasione giusta. Presidente Brizio! Nella precedente legislatura ho avuto modo di seguire con attenzione almeno un paio di esempi di contenzioso con la Corte Costituzionale, che la determinazione politica istituzionale di questa assemblea ci ha consentito di portare positivamente in porto. Mi riferisco alla legge regionale per l'inserimento dei detenuti che usufruiscono della legge Gozzini per lavori ambientalmente utili; una battaglia nella quale devo dare atto della sensibilità manifestata da un'ampia maggioranza di questa assemblea e sulla quale c'era stata grande sensibilità anche da parte della Giunta regionale.
Ebbene, per quella legge il Commissario del Governo ci disse che eravamo andati oltre i nostri confini. Noi prendemmo atto di quel giudizio e riapprovammo, ai sensi del Regolamento e dello Statuto, con maggioranza qualificata, il provvedimento ed avviammo il contenzioso con la Corte Costituzionale. La Corte Costituzionale emanò una sentenza esemplare sotto il profilo istituzionale della dialettica fra i poteri dello Stato e i vari livelli parlamentari del Paese; quel contenzioso fu quindi vinto.
Un secondo contenzioso riguardò la legge regionale sull'informazione locale: anche in quel caso il Governo ci disse che eravamo andati oltre i nostri confini. Noi ne prendemmo atto, riapprovammo la legge e vincemmo anche questo secondo contenzioso.
Allora, la Giunta in particolare non deve far finta di mostrare i muscoli al Ministro Maccanico, quando partecipa a qualche nostro convegno e poi, quando qualche funzionario del Ministero ci fa "bau" mettere la coda fra le gambe e tornare indietro. No, non possiamo continuare così! Al di là del merito del provvedimento, sulla questione pregiudiziale insistiamo nel dire che ci sono precedenti dei quali non possiamo che prendere atto; se qualche volta si è sbagliato, non vorremmo continuare a sbagliare, pur avendo coscienza - collega Marchini - del peso della prassi nel funzionamento istituzionale.
Nel merito politico istituzionale, se la Regione vuole fare la propria parte nel delicatissimo contesto che riguarda l'applicazione della legge n.
142, il ridisegno istituzionale della nostra Repubblica, e così via, si comporti nel seguente modo: aspetti che il Commissario del Governo bocci la legge approvata dal Consiglio regionale 1120/11/1990, la riapprovi tale e quale e avvii poi il contenzioso con la Corte Costituzionale. In questo modo avremo fatto una cosa utilissima: evitare che i cittadini piemontesi paghino 100 miliardi in più di tasse, il che non è poco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Ritengo che dovremmo scendere con i piedi per terra ed esaminare realisticamente l'oggetto della discussione. Le questioni "fini" di legittimità o di illegittimità sono molto apprezzabili; vorrei però che le facessimo anche quando discutiamo il fondamento delle leggi stesse. Forse se avessimo usato lo stesso acume che usiamo questa mattina, ci saremmo accorti che, in base alla legge n. 158, la differenziazione che abbiamo ipotizzato...



MONTICELLI Antonio

L'avete votata voi!



SQUILLARIO Luigi

Diciamo pure che l'abbiamo votata noi, ma è anche vero che ha salvato l'anima di qualcuno con quella formulazione.
Avevo fatto presente che la modifica era chiaramente illegittima perché non ritenevo possibile fare quel tipo di distinzione, come giustamente ci è stato fatto osservare. Vi fu ampia discussione se imporre o meno le sovraimposte; alla fine la maggioranza ritenne di doverle applicare e, attraverso quel piccolo escamotage, non approvato dal Gruppo comunista, è stato possibile portare a conclusione quel provvedimento.
Ora, è stata fatta un'osservazione che va accolta; i 2 miliardi e mezzo in meno, cui avevamo rinunciato, non meritano tanto accanimento. La Giunta ritiene che i 50 miliardi, e non 12 miliardi e mezzo, siano necessari per sanare il nostro bilancio e chiede l'approvazione della legge, cosa che non possiamo rifiutare.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

In realtà si tratta poi di 55 miliardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Intervengo per fare un rilievo e una richiesta.
Il rilievo sta in quanto è accaduto nella prassi dei rapporti fra Commissario del Governo e Regione. Non entro nel merito di quello che è accaduto in passato, perché non ero presente, però devo dire che, se ci sono delle situazioni precedenti che giustificano questo fatto, non significa il fatto in sé sia positivo. Anche perché non so se ve ne siete accorti - in realtà l'iniziativa legislativa l'ha anche il Commissario del Governo, quindi il Governo in questo caso, sulle nostre leggi. Tanto vale allora, istituire il controllo preventivo del Commissario del Governo sulle nostre leggi, almeno prima di approvarle in Consiglio sappiamo quello che pensa.
Mi sembrano questioni di una tale semplicità e linearità che arrampicarsi sulle argomentazioni fatte significa davvero screditare la forma della democrazia, che è anche sostanza, non è mal soltanto forma.
La mia richiesta - e mi associo a chi l'ha già fatta - è che tutto il resoconto di questo dibattito venga inviato al Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Dichiaro che mi associo alla richiesta del Gruppo comunista affinch non si passi alla votazione dell'articolato. Chiedo, inoltre, che vengano resi pubblici i verbali della seduta della I Commissione, nei quali da quello che ho capito (non ne sono a conoscenza in maniera dettagliata perché non faccio parte di quella Commissione) è stato descritto nell'esatto procedere dei fatti, come si è arrivati a questo disegno di legge.
Credo sia assolutamente importante che si faccia chiarezza, altrimenti resterà il sospetto, che sospetto non è, perché le decisioni ci portano a questa conclusione, che l'organo legislativo nulla conti a fronte di opinioni di funzionari ministeriali. E' fondamentale, pertanto - sottolineo la richiesta - che prima di procedere nei lavori, quindi rinviando la discussione, siano messi a disposizione questi verbali.
Se ciò non avverrà, mi associo alla decisione di non partecipare alla votazione sull'articolato.



PRESIDENTE

Scusi Consigliere, quali verbali e quando chiede di averli?



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Questa legge è stata discussa in I Commissione, ai cui lavori non ho partecipato. Chiedo pertanto che i verbali di quella discussione siano messi a disposizione di tutti i 60 Consiglieri di cui si compone il Consiglio regionale del Piemonte. Questo, al fine di capire come è stata giustificata - in quest'aula non lo è stata a sufficienza - l'assunzione del disegno di legge. Desidero capire quali procedure la Giunta ritiene formalmente corrette per l'assunzione di un disegno di legge; a me non risulta chiaro dalla discussione avvenuta quest'oggi. Voglio capire se queste saranno le stesse procedure che si seguiranno, nei casi analoghi nei prossimi anni.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo alla votazione delle tre questioni pregiudiziali presentate.
Pongo in votazione la pregiudiziale presentata dai Consiglieri del Gruppo Lega Nord.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 19 voti favorevoli e 30 contrari.
Pongo in votazione la pregiudiziale presentata dal Consiglieri del Gruppo MSI-DN.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 19 voti favorevoli e 30 contrari.
Pongo infine in votazione la pregiudiziale presentata dai Consiglieri del Gruppo PCI.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 19 voti favorevoli e 30 contrari.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, il Gruppo comunista abbandona l'aula per tutto il corso dell'esame dell'articolato di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Il Consiglio ne prende atto.



(Il Gruppo comunista abbandona l'aula)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, vorrei che prendesse atto anche dell'uscita dall'aula del Gruppo dei Verdi, e non per andare a mangiare in anticipo.
Chiedo che si registri la volontà politica dei Verdi di non avallare in alcun modo l'esame e l'approvazione eventuale di questo disegno di legge riservandoci naturalmente di fare le nostre osservazioni formali in qualche altra sede.



PRESIDENTE

Il Consiglio prende atto di questa dichiarazione.



(Il Gruppo Verdi e DP abbandonano l'aula)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Dichiarazione di voto che vale per l'intero disegno di legge: non partecipo al voto e lascio l'aula in quanto, per le ragioni già dette e che non sto ovviamente a ripetere, si tratta di un disegno di legge improponibile sotto il profilo formale e inammissibile per il supino adagiarsi del proponenti della Giunta di questo disegno di legge ad osservazioni, peraltro non ancora formalizzate, del Governo; fatti entrambi gravi sotto il profilo politico.



PRESIDENTE

Il Consiglio ne prende atto.



(Il Gruppo MSI-DN abbandona l'aula)



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato del progetto di legge n. 57.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 30 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino e Vaglio: dopo l'art. 1 aggiungere il seguente nuovo art. 2: "Nell'art. 3 della legge regionale: Provvedimenti in materia di tasse sulle concessioni regionali, approvata dal Consiglio regionale in data 20 novembre 1990, si sostituisce la parola .110%' con la parola '105%'".
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

L'emendamento va a sanare la differenza che la Regione verrebbe ad incamerare con la soppressione della differenziazione dei due tipi di autovetture. E' una questione di principio, non vorremmo che la messa in scena del Governo, che non si sa bene se respingerà o meno questa legge regionale, non sia altro che un meccanismo per arrivare nuovamente alla proposta di legge iniziale, grazie alla quale la Regione incamera una certa cifra.
Proponiamo quindi l'emendamento per ripristinare la situazione stabilita con la legge approvata il 20 novembre.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Vetrino in qualità di Consigliere. Ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

Ho chiesto la parola per far rilevare al Consiglio che in questo momento, con l'intervento del Consigliere Rabellino, abbiamo toccato uno stato di forte degrado dell'istituzione perché non era mai successo, almeno da quando io siedo in quest'aula e ho conoscenza dei Regolamenti, delle procedure, degli atteggiamenti e dei comportamenti dei Gruppi, che un Consigliere si assentasse in occasione della discussione e della votazione di un disegno di legge e poi venisse in aula a difendere il proprio emendamento. Questo è pazzesco! E viene proprio da quel Gruppi che vorrebbero portare nella cosa pubblica una maggiore moralità, un maggior ordine, una maggiore organizzazione e una maggiore efficienza.
Questo andava rilevato, mi scusi Presidente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Abbiamo già illustrato in precedenza le motivazioni per le quali la Giunta non può accogliere l'emendamento. Non si tratta di una messa in scena; infatti, la Regione Basilicata aveva proposto un disegno di legge identico al nostro e il Governo l'ha rinviato. E' un dato di fatto al quale ci stiamo adeguando, a parere della Giunta si tratta quindi di motivazioni serie e responsabili, che possono essere condivise o meno, ma non è assolutamente una messa in scena.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino e Vaglio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 28 contrari.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel dibattito che si è svolto...



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, è presumibile che il Consigliere Tapparo esprima una posizione diversa da quella del proprio Gruppo. Preliminarmente, però, il Capogruppo socialista dovrebbe svolgere la dichiarazione di voto a nome del Gruppo, rispetto alla quale un Consigliere dello stesso Gruppo pu dissociarsi.



PRESIDENTE

Do pertanto la parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Rinnovo il sostegno del Gruppo socialista alla legge rispetto alla quale è stata registrata un'osservazione del Governo. Riteniamo che la procedura seguita sia corretta. Nel momento in cui si accoglie l'osservazione del Governo, il Partito socialista da il proprio contributo affinché si riesca a dimostrare la validità della proposta che abbiamo fatto allorquando, il 20 novembre scorso approvammo la legge. Abbiamo colto questa osservazione perché riteniamo molto importante assumere provvedimenti che possano entrare in vigore dall'1 gennaio 1991.
Mentre chiediamo agli utenti di automobili al di sotto dei 12 cavalli fiscali un contributo pari a tutti gli altri utenti, come Gruppo socialista riteniamo che le finalizzazioni dei due miliardi e mezzo in più che verranno incamerati - lo facciamo con grande serenità d'animo - siano destinati ad aiutare le fasce più deboli.
Da questo punto di vista forse non abbiamo fatto abbastanza; vorrei che potessimo affrontare i problemi complessivi - l'ho già detto nell'altra riunione, lo ripeto qui - della manovra fiscale rispetto alla quale poter chiedere ai cittadini piemontesi il loro contributo, in base a quanto previsto dalla Costituzione, per poter disporre dei mezzi necessari per affrontare i problemi della gente più povera, di coloro che hanno più bisogno. La finalizzazione dei due miliardi e mezzo che ricaveremo dal contributo maggiore che chiediamo ad una categoria di utenti di automobili deve andare nella direzione dei portatori di handicap e delle persone non autosufficienti: la comunità piemontese che vive nel 2000, da una parte, ha grandi mezzi e grandi disponibilità tecnologiche e scientifiche, ma dall'altra, ha ancora aree di grandi sofferenze. E per andare incontro a queste esigenze noi non faremo mai abbastanza! Il Gruppo socialista non ha queste remore, non ha questi problemi: ritiene di poter richiedere, sulla base dell'obiezione che ci ha fatto il Governo, un contributo uguale per tutti. Riteniamo altresì che le scelte fatte 15 giorni fa fossero giuste e vorrei che la Giunta potesse impostare un confronto a livello di Corte Costituzionale per dimostrarne la validità.
In fondo, quello che conta sono le finalizzazioni per le quali dovremo fare grossi sforzi e passi in avanti. La nostra azione nei confronti del Governo sarà tanto più forte quanto più siamo nel giusto, nel momento in cui chiediamo al cittadini piemontesi il contributo necessario per far fronte a grossi problemi che sono prima di tutto di carattere umano. In questo senso ci sentiamo nell'animo sereni di fare la nostra parte e di chiedere a ciascuno di fare la propria, per poter affrontare i grossi problemi che abbiamo di fronte, che sono prima di tutto di coscienza, poi sociali e civili, e vanno affrontati e risolti con la solidarietà di tutto il popolo piemontese. Tale solidarietà si può realizzare anche attraverso questa manovra fiscale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ho chiesto la parola prima semplicemente perché nessuno l'aveva chiesta.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quindici giorni fa quando abbiamo affrontato questo problema è emersa da quest'aula una posizione di prospettiva riguardo l'atteso decreto del Governo per la tassazione sull'iscrizione al PRA e per la tassazione aggiuntiva al metano e alla benzina. Addirittura, in quel caso, proprio per rassicurare la capacità di manovra e di sensibilità di questa assemblea elettiva nella politica fiscale, si era detto che in caso di un eventuale intervento nell'area impositiva per il metano si sarebbe cercata una differenziazione per fasce sociali. Dinnanzi alla bocciatura che emerge per quanto riguarda l'articolazione nella tassazione sul bollo auto, di riflesso viene anche reso impraticabile questo tipo di politica fiscale che la Regione Piemonte voleva applicare riguardo un'eventuale tassazione aggiuntiva sul metano.
Questo è dunque un elemento che umilia e riduce ulteriormente, pur in una fiscalità aggiuntiva, anche quel minimo margine di articolazione al suo interno che dovrebbe poter avere la Regione. Ma ciò che mi preoccupa è che per salvare questo comportamento, si dica: "comunque a gennaio proporremo un testo che ripercorrerà quello che è stato sostanzialmente bocciato, sul quale andremo a misurarci con il Governo e ricorreremo alla Corte Costituzionale". Certo è che se la Corte Costituzionale darà un giudizio negativo rispetto alla nostra istanza, sarà posta una pietra tombale, per un certo periodo di tempo, sulla capacità di manovra delle Regioni all'interno dell'azione fiscale.
Ritengo che questa potesse essere una grande opportunità per far valere la nostra tesi nei confronti di un Parlamento sordo rispetto alla necessità di affrontare contestualmente la riforma delle autonomie locali insieme a quella delle Regioni. Il Ministro Maccanico, pochi giorni addietro, ha detto che non è stato possibile attuare quel tipo di operazione che sarebbe stata logica, proprio perché all'interno del Parlamento esiste un blocco antiregionalista che si è saldato a quella grossa componente rappresentata dall'ANCI e che, evidentemente, ha marginalizzato la necessità di coniugare la riforma delle autonomie locali contestualmente alla riforma delle Regioni.
Noi perdiamo un'opportunità. Non vorrei parafrasare un vecchio film western, il primo film western all'italiana "Per qualche dollaro in, più" dicendo: "Per qualche miliardo in più". E' ingiusto, ma certamente con qualche miliardo in più esauriremmo l'opportunità per questo consesso di far valere, rispetto al Parlamento, rispetto al Governo centrale, e non tanto ricorrendo alla Corte Costituzionale, la ragione di una fiscalità che sia posta in termini diversi da quelli in cui oggi è sancita e che probabilmente diventerà la base della fiscalità futura delle Regioni.
E' per questa ragione che mi astengo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ovviamente il Gruppo liberale voterà a favore della legge proposta.
Peraltro ritengo di dover distinguere la posizione del nostro Gruppo rispetto a taluni discorsi che sono stati fatti e che sono stati interpretati non puntualmente dal collega Tapparo, perché il ricorso alla Corte Costituzionale non lo fa la Regione, bensì il Governo. Questo è fondamentale.
Signor Presidente, andiamo cauti nel dire che nel prossimo mese di gennaio adotteremo una legge identica a quella precedente e che, se verrà bocciata, resisteremo, quindi il Governo la impugnerà. E' così: è il Governo che impugna la legge regionale e non la Regione che impugna il mancato visto del Governo. Questo è un passaggio fondamentale rispetto alla preoccupazione che ha il collega Tapparo e che io condivido in pieno, ma che ritengo debba essere considerato in termini di prudenza e non di aggressione.
In altri termini, se provochiamo una sentenza della Corte Costituzionale, dobbiamo immaginare di avere un alto margine di vittoria della causa. Prima di avviarci in questa procedura, signor Presidente della Giunta, dobbiamo verificare che questo margine sia alto (direi al 100%) per andare ad una riforma del sistema fiscale nel suo complesso che riconosca un ruolo impositivo della Regione, altrimenti vi saranno via via meccanismi che, senza formalizzare l'intervento della Regione nel sistema fiscale, di fatto lo legittimano, sia pure settorialmente. Questo è il percorso che possiamo augurarci si verifichi, cioè che si passi attraverso leggi che il Parlamento vota, che nessuna impugna e che danno gradualmente un ruolo impositivo reale alle Regioni. Auguriamoci che questo avvenga con un Parlamento che ci è stato detto essere ostile alla Regione. Questa è la verità: i Partiti sono ostili alla Regione: i nostri candidati alla Camera e i nostri Sindaci ce l'hanno con noi! Questo lo diciamo da anni e finalmente viene registrato dal Ministro.
Allora, Presidente, cosa succede in questo scenario in cui noi - se mi consente in termini un po' donchisciotteschi - brandiamo la lancia contro il mulino, che però non è un mulino a vento, bensì un gigante, un drago vero, quello romano? Succede che la Corte Costituzionale ci da torto, il che vuoi dire che il Governo non potrà più emanare una legge che riconosca un minimo di reale autonomia impositiva alle Regioni fin quando non ci sarà una modifica della Costituzione. Non soltanto, quindi, il Parlamento sarà frenato, peraltro in qualche improbabile disponibilità, ma soprattutto metteremmo gli altri draghi, quelli piccoli (per esempio i Comuni), nelle condizioni di ricorrere alla Corte Costituzionale contro una legge del Governo che riconosce un'autonomia impositiva alla Regione, rispetto alla quale la Corte Costituzionale si sarebbe pronunciata a seguito dell'avvio della nostra legge di gennaio presso il Governo stesso.
Signor Presidente, queste sono cose interessanti, ma ritengo che prima che una Regione si prenda la responsabilità di affossare un percorso quello della gradualità, per richiedere la modifica costituzionale (perch di questo si tratta), prudenza vuole che debba essere una questione sulla quale si può dichiarare una volontà politica con la riserva di una verifica di tipo formale e tecnico, quindi di natura costituzionale, estremamente approfondita.
Diciamo subito che il nostro Gruppo non seguirà un'operazione che non abbia a monte una verifica tecnica e scientifica di grandissimo livello affidata - se mi consente, signor Presidente - chissà perché a qualche luminare che, anziché fare il saggio su Gladio, magari lo faccia su queste cose.
Su una vicenda di questo genere non dovremmo accontentarci dei soli pareri degli illuminati studiosi piemontesi, dovranno essere coinvolti in questa verifica insieme ai luminari di carattere nazionale, perché è una questione nazionale quella che andiamo ad aprire.
Chiedo scusa per il tempo che ho utilizzato, ma le stesse ragioni avanzate dal Consigliere Tapparo, conche non puntualizzate da parte mia potevano far pensare che la maggioranza si riconoscesse in questa occasione perduta. Io, invece, dico che è bene averla perduta, perché non era un'occasione positiva, bensì la pietra tombale sull'autorità impositiva della Regione.
Mi scuso ancora con il Consiglio e con il Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Svolgo una breve dichiarazione a nome del Gruppo della Democrazia Cristiana.
Facciamo nostre le valutazioni proposte dal Presidente, che erano obiettive e anche molto determinate. Non ho potuto ascoltare quelle dell'Assessore per cui me ne scuso.
Certo, c'è un rammarico, perché un'opera di cesello, come avevamo fatto la scorsa volta cercando di contemperare le diverse posizioni politiche, è venuta ad infrangersi nelle osservazioni del Governo. E' proprio su questo che mi meraviglio dell'atteggiamento del Partito comunista, perché non ci può essere una legittima suspicione in un provvedimento che riguarda una somma di due miliardi e mezzo. Non possiamo credere, non tanto per la lealtà di noi tutti, ma almeno per un tributo alla nostra reciproca furbizia, che provvedimenti usciti dalla porta possano rientrare dalla finestra! Pertanto, mi sembra che la presa di posizione del PCI sia completamente avulsa da una ragionevole pacatezza con cui avremo potuto discutere, e anche approfondire questo argomento, e che si sia fatta prendere da strumentalizzazioni propagandistiche, oppure da semplificazioni un po' troppo brutali. E l'atteggiamento assunto dal Gruppo comunista, cioè quello di abbandonare il Consiglio, mi riporta, purtroppo, a considerazioni negative, pessimistiche, su certe vecchie abitudini e su certi riflessi condizionati di logiche di altri tempi.
Non so se potremo percorrere tutti i cammini che sono stati individuati, però voglio riportare un'osservazione che ho fatto la scorsa volta: se quando abbiamo un'autonomia impositiva al nostro servizio, alla nostra discrezione o al nostro potere, non la adoperiamo con una capacità liberatoria di quelle che sono le vecchie pastoie centralistiche, ma la immiseriamo proprio nel piccolo cabotaggio di ogni giorno, sono sicuro che quando ci sarà l'autonomia impositiva della Regione, cadremo nelle bagne della tassa di famiglia.
Inoltre, il fatto di ricorrere sempre al vicino, all'interlocutore diverso o all'interlocutore lontano, non ci esime dal pericolo di non sapere, un domani, far frutto di questo strumento. Ha ragione il Consigliere Marchini quando dice che i parlamentari ed i Sindaci sono ostili alle Regioni, ma, nel momento in cui sarà a regime la legge n. 142 dovremo certamente affrontare anche questo aspetto, perché altrimenti le Regioni finiranno proprio per morire di inedia. Dicendo questo, voglio solamente sottolineare il rammarico della DC per questa prova di forza, che poi, secondo me, è una prova di debolezza.
Su un provvedimento di questo genere, non vale una guerra di religione.
E' una cosa che dobbiamo fare pesche la legge ce lo impone; certo, c'è qualche cosa di pirandelliano, ancora una volta "Il fu Mattia Pascal" rientra nel gioco, quello di prevedere una morte che non c'è ancora stata.
E così ad una legge che non è ancora stata approvata, e di cui prevediamo la morte, apportiamo dei correttivi. Ma tutto questo fa parte della logica farraginosa della legislazione del nostro Paese.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,25)



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