Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.279 del 07/06/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", sono stati distribuiti ai Consiglieri durante la scorsa seduta i processi verbali delle adunanze consiliari del 3 maggio 1994.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bodrero; ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Io mi astengo, perché purtroppo noto troppi errori nella redazione di questi verbali. Alle volte proprio frasi, parole cambiate completamente.
Quindi, non posso approvarli.



PRESIDENTE

Lei dovrebbe correggerli.



BODRERO Antonio

Io li correggo, però purtroppo... Intanto poi io vorrei avere anche la copia corretta. Però dico: non è ammissibile che si facciano continuamente certi errori. Io non so, se c'è la registrazione si stia alla registrazione. Questo purtroppo non capita solo qui. Comunque io per ora mi astengo, poi ne parleremo ancora.



PRESIDENTE

Prendiamo atto di queste osservazioni. La invito a prendere contatti con gli uffici competenti, in modo da chiarire meglio i suoi punti di vista. Comunque, Consigliere, le ricordo che qui stiamo parlando dei processi verbali, non del resoconto stenografico.
Per quanto riguarda i processi verbali delle adunanze del 3 maggio 1994, se non vi sono altri interventi, si intendono approvati.
Comunico inoltre che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 17 maggio 1994 e verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Grosso, Porcellana e Sartoris.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 928: "Dimissioni del signor Nereo Croso dalla carica di Consigliere regionale e relativa surrogazione (ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 928.
La parola al Consigliere Majorino che, in qualità di Presidente della Giunta delle Elezioni, riferirà sulla riunione della stessa.



MAJORINO Gaetano

Colleghi Consiglieri, qualche giorno fa è pervenuta la lettera di dimissioni del Consigliere Croso. In base allo Statuto e al Regolamento questa mattina si è riunita la Giunta delle Elezioni, la quale ha preso atto delle dimissioni e, conseguentemente, ha deliberato di proporre al Consiglio la proclamazione a Consigliere regionale, in sostituzione del Consigliere Croso, del signor Giuseppe Mandrino, il quale, nell'elenco di coloro i quali hanno ricevuto voti nella tornata amministrativa del giugno 1990, risultava il primo degli esclusi immediatamente dopo il Consigliere Croso.
In tal senso, la proposta fatta al Consiglio è stata unanime.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Majorino. La lettera del Consigliere Croso pervenuta in data 1 giugno 1994, recita: "Il sottoscritto rassegna le dimissioni da Consigliere regionale".
Pongo in votazione la proposta di prendere atto delle dimissioni del Consigliere Nereo Croso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.



(Il Consigliere dimissionario Nereo Croso non è presente in aula)



PRESIDENTE

Occorre pertanto procedere, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, alla surrogazione del Consigliere dimissionario. Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l'ultimo eletto. La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dagli uffici centrali regionali.
Dal verbale dell'Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Vercelli risulta che all'ultimo eletto nella lista del Partito Socialista Italiano nella circoscrizione di Vercelli segue immediatamente il signor Pier Giuseppe Mandrino, al quale deve essere pertanto attribuito il seggio resosi vacante.
Pongo quindi in votazione la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Nereo Croso subentra, nella circoscrizione di Vercelli, ai sensi dell'art. 16 della citata legge n. 108, il signor Pier Giuseppe Mandrino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Dichiaro la predetta deliberazione (non soggetta a controllo ai sensi del DL n. 40/93) relativa alla surrogazione del Consigliere Nereo Croso con il signor Pier Giuseppe Mandrino immediatamente eseguibile.
Per quanto attiene alla convalida, l'art. 17 della legge n. 108/68 prevede che "al Consiglio regionale è riservata la convalida dell'elezione dei propri componenti, secondo le norme del suo Regolamento interno". A tal fine l'art. 16 del Regolamento stabilisce che l'esame delle condizioni di ciascuno dei Consiglieri eletti sia effettuato dalla Giunta delle Elezioni la quale proporrà successivamente al Consiglio regionale l'adozione dei provvedimenti conseguenti.
Invito pertanto il neo Consigliere, se presente, ad entrare in aula.



(Il neo Consigliere Pier Giuseppe Mandrino prende posto in aula)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto - Elezione del Presidente e della Giunta regionale - Presentazione questione preliminare


PRESIDENTE

Passiamo ora alla seconda parte del punto 8) all'o.d.g. inerente le dimissioni del Presidente della Giunta regionale in base all'art. 35 dello Statuto.
Ho ricevuto la seguente lettera: "Presentazione delle dimissioni della Giunta regionale ai sensi dell'art. 35 dello Statuto.
La presente per informarla, dopo averne dato notizia ai componenti della Giunta, della mia decisione di presentare le dimissioni da Presidente della Giunta regionale medesima.
Rassegno quindi formalmente le mie dimissioni dandogliene comunicazione, ai sensi dell'art. 35 dello Statuto e per gli effetti ivi previsti.
La prego di volere quanto prima fare partecipe il Consiglio regionale per i provvedimenti statutari conseguenti".
L'art. 35 dello Statuto, al primo comma, recita: "Le dimissioni o la decadenza del Presidente o della maggioranza degli Assessori comportano le dimissioni dell'intera Giunta".
Se non vi sono obiezioni, il Consiglio prende atto delle dimissioni del Presidente della Giunta.
Siamo pertanto nella fattispecie dell'applicazione dell'art. 32 dello Statuto che riguarda l'elezione del Presidente e della Giunta e che recita: "Il Presidente e la Giunta sono eletti dal Consiglio nel suo seno con votazione per appello nominale.
L'elezione avviene a seguito di presentazione di un documento sottoscritto da almeno un terzo dei Consiglieri assegnati alla Regione, con il quale si propongono al Consiglio le linee politiche ed amministrative il Presidente e l'intera lista degli Assessori".
Questo è avvenuto, perché il documento è stato presentato alla Presidenza ed è stato trasmesso ai Gruppi consiliari.
L'art. 32 recita altresì: "Sulle linee politiche ed amministrative proposte si svolge un dibattito, al termine del quale il Consiglio procede con votazioni successive all'elezione del Presidente e quindi della Giunta".
Il documento è stato trasmesso; pertanto, ai sensi del terzo comma dell'art. 32 dello Statuto, possiamo procedere alla discussione sulle linee politiche ed amministrative proposte.
La parola al Consigliere Marchini per una questione preliminare.



MARCHINI Sergio

Premesso che solo questa mattina abbiamo preso atto delle dimissioni, e che solo da questa mattina incominciano a decorrere i termini e le possibilità per depositare il documento - e che quindi, in sostanza, si potrebbe non procedere pregherei il Presidente di dare atto alle forze di opposizione di avere dato il loro contributo leale, affinché la crisi di questa Regione si risolvesse nei termini più brevi ed immediati.



VETRINO Bianca

Se è legale, se è legittimo, senz'altro.



PRESIDENTE

Non ci sono assolutamente problemi di legittimità, nel senso che nella Conferenza dei Presidenti ho dato comunicazione della lettera di dimissioni del Presidente della Giunta datata 4 giugno, quindi questa è conosciuta.
Non c'è scritto da nessuna parte che debba esserci una presa d'atto e che successivamente, debba essere presentato il documento programmatico, per cui credo che, dal punto di vista della legittimità, questa discussione possa procedere.



MARCHINI Sergio

Va bene; se si risponde così al "fair play", ci riserviamo anche noi di ritirare il "fair play".



PRESIDENTE

Questa è la risposta del Presidente del Consiglio regionale, altra questione può essere la risposta delle forze politiche nel Consiglio regionale.
Dal punto di vista procedurale, non ci sono obiezioni.



MARCHINI Sergio

Dal punto di vista procedurale, le dimissioni potevano essere respinte.
La Giunta è restata in carica fino a dieci minuti fa. Presidente, io volevo fare un atto distensivo.



PRESIDENTE

Certo, l'ho capito perfettamente.



MARCHINI Sergio

Non è stato apprezzato, mi spiace di averlo introdotto.



PRESIDENTE

Capisco perfettamente le sue osservazioni; dal punto di vista procedurale, io ho dato la risposta che compete al Presidente del Consiglio regionale.
Poiché non vi sono altri tipi di osservazioni da parte dei Gruppi consiliari, siamo nelle condizioni di poter procedere.
La Presidenza del Consiglio regionale ha provveduto a trasmettere il documento ai Gruppi ieri mattina entro mezzogiorno; questo è il termine utile che si è sempre convenuto per la trasmissione del documento ai Gruppi da parte della Presidenza del Consiglio. Il documento, quindi, è conosciuto e - ripeto - non essendoci altre osservazioni da parte dei Gruppi, perch le osservazioni del Consigliere Marchini in parte attengono al rapporto fra i Gruppi nell'aula consiliare, per quello che riguarda la Presidenza si pu procedere.
Vi sono interventi sul dibattito politico? Prego, Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

In occasione dell'ultima crisi, in quest'aula si è un po' cambiata la procedura e la prassi: in genere non era il Presidente designato che interveniva per primo sul dibattito della presentazione della nuova Giunta.
In allora si è pensato invece di cambiare prassi, anche perché vi erano due candidature contrapposte. Si poteva questa volta tornare alla precedente prassi, ma la maggioranza ha ritenuto che il Presidente incaricato aprisse il dibattito, presentando le grandi linee del documento programmatico e soprattutto motivando l'esigenza, la necessità, la "ratio" che sta alla base dell'iniziativa politica di questa maggioranza.
La lunga crisi politica che ha investito la Regione Piemonte dallo scorso autunno, pur non privandola di operatività, ha impedito di concretizzare una solida strategia di fine legislatura. Peraltro, di fronte alle occasioni positive che nei prossimi e finali dodici mesi è possibile cogliere, è emersa la volontà di ricercare le condizioni per un governo forte ed autorevole che consenta la positiva conclusione della legislatura.
La crisi economica, occupazionale e sociale della nostra Regione l'esigenza del sistema Piemonte e le attese di rinnovamento istituzionale non consentono indugi e richiedono, anzi, atti di responsabilità concreti e con chiaro segno di novità.
Per queste ragioni, prescindendo dalle diverse posizioni politiche generali e convergendo su comuni punti programmatici, i Consiglieri che danno vita a questa maggioranza, appartenenti alle aree di centro e progressista, condividono il dovere di dare alla Regione un governo che affronti con realismo e decisione le importanti questioni che possono risollevare le condizioni del Piemonte e si impegnano a farlo fino al termine della legislatura, anteponendo questo atto di responsabilità alle ragioni politiche di parte che non possono prevalere sull'interesse generale.
D'altro canto, ricordo che mesi or sono, alla seconda elezione in quest'aula rinunciai, perché avevo assunto la determinazione di non presiedere una Giunta minoritaria. Le istituzioni hanno le loro regole e non si può far funzionare efficacemente la Regione senza un governo maggioritario che possa avere consenso e supporto in un lavoro di Commissione e di aula, maggioritario a sua volta. La crisi della V legislatura è cominciata quando è venuta a mancare la maggioranza per la polverizzazione del quadro politico e per le vicende giudiziarie.
Altra regola - e le regole vanno rispettate - è quella della composizione dell'assemblea, che nasce datata e finisce datata. Si può e si deve guardare ai mutamenti esterni della società civile, ai nuovi orientamenti, che specie in fase di ampia trasformazione assumono particolare consistenza e valenza, ma si deve governare con i numeri e con i pesi originari delle forze che l'assemblea ha in se stessa. La teoria delle delegittimazioni esterne è - non lo dico da oggi una teoria pericolosa per il sistema democratico e portatrice di instabilità continua.
In realtà, sin dall'autunno scorso appariva chiaro che senza un incontro tra i due più consistenti Gruppi consiliari, nati come DC e PCI ma capaci di mantenere una sostanziale unità, non si sarebbe potuto creare un governo stabile ed una maggioranza operante.
La crisi dell'autunno vide consumarsi sia l'ipotesi di governo istituzionale sia quella suggestiva e nuova del governo del Presidente ripresa senza successo anche nelle ultime settimane. Lo sblocco della crisi a febbraio avvenne per la disponibilità del PDS e delle opposizioni di sinistra a sostenere con il voto dei Capigruppo una rilegittimazione a termine della Giunta dimissionaria: un passo di avvicinamento che è proseguito anche oltre i risultati elettorali nazionali del 27 e 28 marzo i quali sono entrati in quest'aula con alcuni riconoscimenti istituzionali ma non con la forza di governo che solo il voto diretto potrà alla naturale scadenza, se eventualmente ci sarà, attribuire.
La marcia di avvicinamento fra i due grandi Gruppi maggiori si è concretata con una proposta di Giunta, che oggi prende corpo, che ha alla base il senso di responsabilità e l'esigenza di stabile governabilità, che non è "contro", ma "per": non è contro il Governo nazionale, ma è per i cittadini piemontesi, per il Piemonte e, poiché il Piemonte è una Regione italiana, anche per la nazione.
Si tratta di portare a termine, in modo concretamente positivo e con le migliori possibili prospettive, una legislatura che è stata accompagnata da grandi difficoltà e che ci ha sempre visti tutti impegnati come Consiglieri con grande serietà e volontà; di questo debbo dare atto, per la fase lunga in cui ho presieduto la Giunta, anche a tutti i colleghi che in questi anni trascorsi hanno avuto deleghe di governo.
Nata con la Guerra del Golfo; vissuta nel pieno di una crisi economica mondiale, americana, europea, italiana, di grande pesantezza; colpita nel nostro Paese da una questione morale, istituzionale e politica di forte spessore, la legislatura attraversa tuttora una perdurante fase di incertezza che non può essere semplicemente esorcizzata.
L'Europa stenta a superare la crisi economica; la rigorosa politica di Maastricht, abbinata ad una congiuntura negativa, non può creare condizioni di nuovo sviluppo, né facilitare il ritorno degli investimenti che ne sono la premessa.
La costruzione ad arte di un quadro italiano disastroso come effetto o risultato della Prima Repubblica va oltre il corretto giudizio ed alimenta disfattismo e sfiducia. Finalmente il Governatore della Banca d'Italia ha richiamato le eccezionali capacità di risparmio degli italiani, ma intanto non ha eco la notizia che il nostro prodotto interno lordo pro capite ha superato quello tedesco.
In un'Europa e in un'Italia che cercano di cogliere l'opportunità della preannunciata mutazione congiunturale per un nuovo sviluppo, si colloca il programma che viene oggi presentato: da un lato, mirato su pochi temi importanti e prioritari, compatibili con la vita della legislatura dall'altro, puntato su una prospettiva che va oltre, coerente con una strategia tesa a collocare il Piemonte come Regione forte, come legame vitale della fascia europea.
Il rafforzamento del sistema Piemonte sarà oggetto della prioritaria attenzione della Giunta (come è alla base di questo programma), anche perché i primi segnali di inversione del ciclo economico e le prospettive di ripresa incontrano nell'area torinese, fra le più colpite dalla crisi difficoltà maggiori e richiederanno tempi più lunghi per superare la fase negativa.
L'occupazione è il problema dei problemi e ad essa va riferita l'intera azione di governo.
Il Piemonte può e deve giocare il ruolo che gli compete con giusto orgoglio nel quadro europeo e nazionale, rafforzando ed intensificando la propria iniziativa e i contatti internazionali; ciò non con l'obiettivo velleitario di contare di più, ma con quello di realizzare la propria vocazione, di esaltare la propria specificità, di dare pieno apporto allo sviluppo complessivo.
In tale direzione parteciperemo con impegno al Comitato Europeo delle Regioni, nel quale il Piemonte ha ottenuto la partecipazione effettiva, e si ricercheranno tutti i rapporti bilaterali possibili e consentiti, a cominciare dalle vicine Regioni francesi della Rhone Alpes e della PACA.
Al Governo nazionale chiederemo - se avremo il compito di guidare questa Giunta e se la maggioranza uscirà forte come noi auspichiamo non solo il corretto funzionamento della Conferenza Stato-Regioni ed un confronto serio e costruttivo sulle questioni generali istituzionali finanziarie ed operative che sono sul tavolo, ma anche la ripresa forte di quel rapporto bilaterale che abbiamo avviato sulla "questione Piemonte" e che ha come primo capitolo l'attuazione dell'Accordo di Programma e la sua integrazione nei settori non trattati (Università, Ricerca, Sanità).
Chiederemo l'esame delle vertenze riguardanti la RAI; la presenza delle Partecipazioni Statali; le altre grandi infrastrutture che ancora mancano in Piemonte; il decentramento delle sedi centrali dei servizi pubblici e dei Ministeri; la disponibilità di risorse pubbliche necessarie per l'integrazione dei fondi strutturali CEE; una soluzione definitiva del caso ACNA; l'approvazione esecutiva delle norme per il ripristino dei danni alluvionali; risorse aggiuntive nel settore delle bonifiche ambientali.
Va chiarito, a tale proposito, che opere pubbliche infrastrutturali e tutela del territorio non possono essere in insanabile contraddizione. Non possiamo credere che progresso tecnologico ed ambiente non si possano conciliare e daremo all'ambiente grande interesse. Sotto questo profilo avremo l'opportunità di completare, se lo vorremo, il Parco della Mandria recuperando alla pubblica proprietà il complesso Bonomi Bolchini.
Porremo ogni impegno per concludere positivamente la ricomposizione fondiaria a parco dei 2/3 della proprietà Medici del Vascello, risolvendo anche la questione delle piste FIAT e bloccando funzionalmente trasformazioni industriali in atto o frazionamenti che sono in corso.
All'esigenza emersa da un'interrogazione del collega Rivalta risponderemo puntualmente nel merito.
Occorrerà dare ogni possibile apporto al confronto con il Governo e con il Parlamento sul tema della riforma istituzionale (il capitolo della riforma istituzionale del Programma è ampio e puntuale).
Riforme istituzionali concernenti il nuovo regionalismo. La questione non è nominalistica, ma è di sostanza.
Si tratta di dare alle Regioni un ruolo forte, competenze ampie e definite, risorse finanziarie adeguate, modalità di distribuzione dei mezzi finanziari che, pur perseguendo un giusto riequilibrio fra Regioni ricche e povere, tenga conto adeguatamente delle necessità di un rapporto fra produzione e risorse e disponibilità delle medesime.
L'Europa non potrà non fondarsi su sistemi regionali articolati e competitivi, per cui anche la questione della definizione territoriale non è marginale. L'ipotesi delle tre grandi macro-Regioni sembra, per fortuna non essere più perseguita in modo tassativo. Essa rimane tuttavia sul tappeto e non è solo propedeutica ad una deleteria rottura dell'unità nazionale, ma, per quanto ci riguarda, presenta una Padania centralizzata sulla Lombardia, che renderebbe Milano egemone e rischierebbe di marginalizzare il Piemonte.
Sarebbe invece importante una politica nazionale per le aree forti, che abbiamo più volte richiesto e che avrebbe il significato di sollecitare la collaborazione fra le grandi Regioni del nord.
Il tema delle riforme istituzionali, peraltro, riguarda principalmente il Consiglio, al quale sarà fornito in proposito ogni possibile collaborazione. Più in generale, c'è l'impegno a dare al Consiglio regionale tutte le informazioni necessarie a perseguire un metodo operativo in clima di comune valutazione delle vicende istituzionali con l'Ufficio di Presidenza, a lavorare concretamente con le Commissioni sui provvedimenti legislativi, a prestare ogni attenzione ai Gruppi consiliari ed ai singoli Consiglieri. Ci si ripromette un confronto aperto con i Gruppi consiliari quelli di maggioranza e quelli di opposizione.
Si tratta di una maggioranza nuova nella quale concorrono forze politiche che hanno tradizioni culturali e storie diverse, ma che hanno una lunga esperienza di vita democratica. Raggiungere una sintesi fra queste posizioni sarà possibile; è stato possibile nel documento programmatico sarà possibile sul terreno operativo. Ci sono le condizioni per pervenire ad una forte concretezza d'azione.
Naturalmente ci sarà il confronto con le opposizioni, con le quali si cercherà un rapporto corretto e positivo: chi non è in maggioranza ha un ruolo altrettanto importante di controllo politico e di contributo operativo e può concorrere, pur nella distinzione delle responsabilità alla costruzione del lavoro legislativo. Non si può utilizzare il termine ambiguo di consociativismo per definire il corretto rapporto tra Gruppi parlamentari: è un'altra cosa.
D'altro canto è in noi la consapevolezza che la legittimazione del lavoro dell'esecutivo che sarà eletto è data dal consenso e dal sostegno dell'assemblea, la cui centralità nell'istituzione è elemento indiscutibile, pienamente riconosciuto.
E' necessaria una generale nuova consapevolezza della funzione del pubblico impiego (e qui parliamo anche degli aspetti strutturali, nel programma si tratta anche questo tema) per superare un momento difficile con una piena assunzione di responsabilità e con il recepimento delle necessarie innovazioni. La trasparenza dei comportamenti e degli atti dovrà essere completa ed essere un costume delle istituzioni.
Dovrà essere migliorato il rapporto con gli enti locali. Recuperando possibili ritardi del passato, si ricercherà un rapporto più stretto con gli enti locali, Province e Comuni, avviando, per quel che concerne le prime, quel processo di delega assolutamente necessario e che si è un po' arrestato di fronte al mancato parallelismo della riforma degli enti locali. Il ritardo del nuovo regionalismo non ha facilitato e non facilita questo processo di delega che pure - ripeto - è veramente necessario.
Pensiamo anche ad una grande generale assemblea degli enti locali piemontesi, utile a rilanciare questo rapporto e necessaria anche sul terreno dell'immagine complessiva.
Molte parole si sono dette e si dicono; qualche polemica o intervento dialettico è stato avviato sul rapporto Regione - Città di Torino. La maggioranza presterà ogni consentita attenzione ai problemi della città con aperta collaborazione nei molti problemi che ci accomunano e nei quali una convergenza di valutazione è utile quando possibile e convinta, anche ai fini del risultato da conseguire.
Ma ciò non può significare assolutamente - e deve essere chiaro che la Regione intenda in alcun settore, in alcun campo, abdicare al proprio ruolo o delegare quello che non è delegabile. Si potrà avviare con chiarezza ed utilizzare a fondo il meccanismo degli accordi di programma o di conferenze di servizi per superare difficoltà tecniche o pratiche, e non solo con il Comune di Torino o con la Provincia di Torino, ma con le varie Province e ove necessario, con gli altri Comuni.
In definitiva, Torino è la capitale, ma il Piemonte ha 1.209 Comuni e 8 Province e tutto il territorio piemontese ha diritto al nostro interessamento e alla nostra attenzione, che non mancheranno. Dobbiamo peraltro tener conto che il riequilibrio territoriale è stato, fin dagli anni '70, uno degli obiettivi della programmazione regionale. Il riequilibrio è in gran parte avvenuto, ma purtroppo meno con l'avanzata della periferia che non con la caduta del Centro. E la caduta del Centro non è utile alla periferia, ma rischia di trascinarla.
Occorrerà grande apertura con le istituzioni, ma occorrerà anche grande apertura con la società civile, nelle sue varie articolazioni; sia con i rappresentanti delle forze economiche che con le rappresentanze sindacali il confronto sarà aperto a tutto campo. Coinvolgere e confrontarsi con le forze vive della società civile non ha il significato di riscoprire superati consociativismi, ma quello di ricercare il consenso su decisioni che occorre comunque assumere.
Quello di raccogliere le forze economiche e sociali attorno al grande obiettivo del rilancio economico del rafforzamento del sistema Piemonte è l'obiettivo di fondo. Anche qui confronto e collaborazione, ma non delega.
Non c'è mai stato tanto interesse per noi come in questo periodo, in relazione alla forte disponibilità di risorse ottenute sui fondi strutturali CEE.
Il confronto con la società civile dovrà accompagnare anche gli interventi strutturali nei settori dei servizi assistenziali e sanitari. Ma si dovrà saper decidere, perché questa maggioranza, per il breve tempo che ha di fronte a sè, nasce con l'obiettivo di superare alcuni stop, di superare alcune fermate; e non avrebbe ragion d'essere se i fatti conseguenti non seguissero le aspettative.
"Quod differtur non aufertur": rinviare non vuol dire risolvere. E noi dobbiamo in questo momento risolvere i problemi che abbiamo sul tappeto.
C'è infine l'esigenza forte di rilanciare l'immagine della nostra Regione, che non è conosciuta nei suoi aspetti di grande diversificazione sia territoriale che economica e sociale. Dobbiamo sfuggire ad un'identificazione semplicistica e semplificatrice e valorizzare le tante risorse naturali (i laghi, le Alpi, la Langa e quant'altro), insieme alle risorse del lavoro (l'auto, l'informatica e le telecomunicazioni) ed alla ricchezza di beni culturali e di cultura. Ogni giorno incontriamo persone che vengono a Torino ed in Piemonte; e tutte scoprono un Piemonte bello interessante, che non corrisponde al cliché che ci hanno costruito e che consapevolmente o meno abbiamo subìto ed accettato.
Per accreditare un'immagine del Piemonte più viva, più forte, più intensa, più appetibile, più convincente, ma più vera anche nella società dell'immagine, occorre innanzitutto che ci crediamo, che pur vedendo lucidamente limiti e correzioni necessarie, non dimentichiamo di esprimere con forza le nostre positività e la nostra ricchezza.
Rimangono difficoltà, in questo momento, forti, da superare, ma se ci sarà la volontà e l'impegno saranno superate.
Sono convinto che la nuova Giunta, che potrà nascere dal sostegno di questo Consiglio, sarà animata da un impegno appassionato e saprà compiere pienamente il proprio lavoro. Il programma che è stato presentato è un programma essenziale; si fa riferimento per alcuni punti ad aspetti trattati ed altri sono rinviati a documenti successivi. Il programma è nelle vostre mani; quello che invece volevo evidenziare era la volontà di fondo di superare le difficoltà e la volontà di portare avanti un programma puntuale su alcuni punti essenziali, ma in una prospettiva forte di rilancio della nostra Regione, a tutto campo, una Regione che è forte e che tale continuerà ad essere.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cucco, che ha pertanto facoltà di intervenire.



CUCCO Vincenzo

Ho chiesto di parlare subito in questo dibattito per la costituzione di una nuova maggioranza e di un nuovo governo regionale, perché sono solito affrontare i problemi direttamente, senza tralasciare le questioni che, dal mio punto di vista, dal punto di vista che ha a che fare con la mia parte politica, sono al centro di questa vicenda, perché secondo me le questioni devono essere comunque affrontate, soprattutto quelle politiche, prima di parlare di attività di governo.
Devo innanzitutto registrare, all'inizio di questo dibattito, l'assenza di alcune importanti testate giornalistiche, non della carta stampata, ma televisive, quindi la scarsa attenzione dei mezzi d'informazione, così come la scarsa attenzione dell'opinione pubblica, a mio avviso, per questa chiusura della crisi. Ciò deriva anche da una certa tendenza troppo facile da parte di qualcuno, in particolare in questi settori, a considerare il nuovo governo come un governo espressione soltanto, come qualcuno dei colleghi presenti ha già definito, dell'accordo di potere tra i due grossi Gruppi consiliari presenti in quest'aula.
Dico che è impossibile ridurre questa nuova maggioranza solo a questo accordo, semplicemente perché in questo modo si offende ogni presenza al suo interno e la storia politica, che è rappresentata da me personalmente e da altri colleghi che certo non sono stati mai al servizio né di questo n di quel partito, né di questa né di quella maggioranza.
Dico questo, perché gli stessi due grossi partiti, molto più di tanti altri presenti in quest'aula, hanno capito che i vecchi schieramenti e le vecchie omogeneità di maggioranza e di opposizione sono del tutto crollate.
Se esistono, come esistono, differenze profonde che io non nego affatto fra le mie posizioni politiche e quelle di una parte della DC, così come di una parte del PDS, ne sono esistite di profonde tra le forze politiche che hanno costituito la precedente maggioranza.
La prima cosa che chiederei a questo Consiglio regionale e alle forze che al di fuori del Consiglio regionale leggeranno questo governo è di non ridurlo all'accordo fra Democrazia Cristiana e Partito Democratico della Sinistra, perché così non è. Soprattutto se questi attacchi arrivano da certi personaggi della vecchia DC, che tentano di dare lezioni di "nuovismo" o di non-consociativismo quando, in realtà, nel vecchio regime e nelle vecchie maggioranze di tutt'altro tipo non sono certo stati campioni di questo tipo di "nuovismo" di cui oggi fanno parte (né per storia personale né per storia familiare, tra l'altro).
Questa nuova maggioranza, a mio avviso, si qualifica su una serie di punti che sono stranamente, per quanto questa parola possa sembrare vecchia e difficile da usare, esclusivamente programmatici, con una componente politica molto forte che esiste e sulla quale poi mi soffermerò. Avverto innanzitutto la necessità di sottolineare che questo accordo, che io sento molto forte, nasce dopo una storia di crisi di questa Regione e di crisi di queste Giunte regionali che non dobbiamo dimenticare.
Al centro di questa crisi - lo dico con grande rammarico perché faccio parte di questo schieramento politico sta proprio la crisi profondissima delle forze che si riconoscono in tradizioni e in ideali laici riformatori, socialisti, che nell'ultimo anno e mezzo, sicuramente dall'aprile 1993 quando sono cominciate le grosse crisi di questa Giunta e ancora molto duramente nell'ottobre-novembre sempre dello scorso anno, non hanno saputo rappresentare quell'alternativa che avrebbe potuto rendere possibile un governo di un certo peso e soprattutto un governo capace di rappresentare un segno di riforma anche in questo Consiglio.
In realtà, da una parte e dall'altra si è tentato, in fasi diverse, in fasi alterne, di rincorrere o i numeri presenti in questo Consiglio o le maggioranze e i numeri presenti fuori da questo Consiglio, senza mai riuscire a combinare le due realtà che hanno sempre camminato in modo parallelo: o si guardava all'esterno alla forza di Forza Italia e alla sua capacità di attrattiva che è molto forte, proprio per le prossime scadenze elettorali, oppure si guardava esclusivamente alla forza dei numeri presenti in quest'aula e quindi alla necessità di trovare un accordo soltanto numerico per la crisi di questa Giunta. Tant'è vero che nell'esperimento avviato ormai secoli fa, perché i tempi della politica sono velocissimi, con alcuni Consiglieri regionali (Ferrara, Marchini Goglio e Marino) c'era proprio il tentativo di superare quegli steccati e la possibilità intravista da qualcuno di noi di costituire un governo che appunto non tenesse conto degli steccati fra i Gruppi presenti in quest'aula e soprattutto fra Democrazia Cristiana e Partito Democratico della Sinistra.
Il fatto che questo progetto si sia poi realizzato, soprattutto per la volontà di alcuni Consiglieri, di alcuni uomini politici di questo Consiglio, ma soprattutto per l'incapacità degli altri soggetti a resistere a certe tentazioni o a fare un passo indietro di fronte ad alcune necessità per la creazione del nuovo governo, è un dato dal quale non si pu prescindere. Credo che il governo della DC e del PDS sia stato fortemente voluto, anche se in modo totalmente inconsapevole, proprio da quelle forze che oggi grideranno più forte degli altri al consociativismo, all'accordo di potere, all'unità nazionale e a tutte queste cose che, in realtà, loro non hanno mai utilizzato nei tempi giusti in cui bisognava utilizzarle, ma che oggi invece rispolverano per tentare di dare una risposta al proprio e qui mi ci metto anch'io - fallimento, al fallimento delle forze laiche socialiste, libertarie, che hanno perso completamente la propria identità e la propria immagine, in questo Consiglio e fuori da questo Consiglio.
La collega Dameri ha dichiarato sui giornali che questa è una maggioranza che ha un collante politico che deriva dal colloquio e dal rapporto che devono essere avviati tra le forze all'interno di questa maggioranza: io considero che questo sia vero e sacrosanto, ma questo è vero e sacrosanto anche per quelle forze che all'interno di questa maggioranza non ci sono numericamente; per quanto mi riguarda, il dialogo se loro vorranno, continuerà con quei colleghi socialisti, liberali e repubblicani che non riterranno di dover dare il loro apporto a questa maggioranza. Faccio parte di quella storia, non faccio parte né della storia democristiana né del Partito Democratico della Sinistra e, se è possibile, su questa storia voglio continuare a lavorare.
Quindi non una maggioranza omogeneizzata, ma diversificata, perché di questo si tratta. Esattamente come diversificata, ricca di voci diverse sarebbe stata qualsiasi maggioranza costituita in questo Consiglio e nel 1990 (data in cui si costituì questa maggioranza, molto tempo fa in termini politici) non poteva che esserci questo.
Il ricorso alle elezioni anticipate, ancorché privo di qualsiasi pericolo per la mia parte politica e anche per il Consiglio regionale, in realtà sarebbe stata, ed è, la più grossa presa in giro dell'elettorato piemontese. Infatti, in assenza della riforma della legge elettorale e soprattutto in assenza della riforma dell'assetto costituzionale e delle nuove funzioni a queste Regioni, sarebbe come consegnare ad altre forze politiche una scatola vuota, senza la possibilità di costituire il "nuovo" che tanti auspicano.
Questi concetti li dobbiamo ripetere senza paura di essere interpretati: non c'è nessuno che ha paura, in senso generale, delle elezioni. Tutti devono essere consapevoli che oggi le elezioni anticipate sono la cosa peggiore che si può regalare ai piemontesi e a questa Regione.
Mi voglio ancora soffermare su una cosa che diceva il Presidente Brizio, che non so se esplicitamente o implicitamente è stata ripresa da tutta una serie di comunicati stampa che disperatamente in questi giorni ho tentato di fare, proprio per cercare di correggere l'immagine falsa di questa maggioranza. Io sostenevo che questa è una maggioranza che non nasce contro qualcuno, ma è un governo che nasce per governare. Se qualcuno pensa che questa maggioranza nasca contro Berlusconi o contro le destre o contro Rifondazione Comunista e l'estrema sinistra "forcaiola", "retina" si sbaglia di grosso.
Si sbaglia di grosso, sia per motivi istituzionali, perché i governi non nascono contro qualcuno e sarebbe antistorico che nascessero per questo, sia per motivi politici, perché gli Assessori di questo governo regionale, in particolare gli Assessori che si occuperanno di tutto il settore assistenziale e sanitario, non potranno non ripetere le cose che il Ministro Costa ha detto, ovvero che al centro dell'attività di governo c'è necessariamente, per esempio, la riqualificazione del servizio pubblico.
Infatti, il Ministro Costa, come me, ha firmato la proposta di referendum abrogativo di una parte della nostra legge che prevede l'obbligatorietà dell'iscrizione al Servizio sanitario nazionale. Non c'è contraddizione in questo, perché la necessità di riformare il nostro sistema sanitario va oltre le sfumature di carattere esclusivamente ideologico che esistono all'interno del dibattito che oggi si legge sui giornali.
Questo governo e questa maggioranza non possono che assumere tale posizione: non possono consegnare tutta la sanità al servizio privato, così come non possono continuare a pensare che esista solo un servizio pubblico quando in realtà il servizio privato esiste ed è stato fatto crescere in un sistema di "deregulation" completa, di assenza di poteri che, forse qualche regola e qualche norma in più avrebbero fatto nascere con caratteristiche diverse.
Quindi è un governo che non nasce contro qualcuno, ma che nasce per cercare di governare in quest'ultimo anno con la fortissima ambizione anche personale, di modificare - nella direzione che noi riteniamo più giusta per la nostra collettività - le politiche fino ad oggi attuate.
Faccio due esempi, uno problematico e l'altro un po' meno dal punto di vista delle politiche che si possono scegliere.
La Regione Piemonte nell'ultimo anno, nel settore delle tossicodipendenze, è stata completamente assente, in particolare dopo il voto sul referendum e soprattutto molto più gravemente assente in seguito allo svolgimento della conferenza nazionale sulla droga, che ha indicato nuovi sviluppi delle politiche sulle tossicodipendenze nel nostro Paese.
Non so se l'assenza sia da attribuire al disinteresse dell'Assessore - non mi sembra sia così - o perché l'Assessore è stata presa da altri incarichi o da altre attività, comunque io registro che in un settore così delicato dove c'è qualcuno che continua a sostenere che i tossicodipendenti stanno diminuendo, non si riesce a capire in base a quali statistiche - c'è stata un'inattività decisa e ortodossa rispetto alla vecchia legge.
Così come per esempio sulla caccia - argomento sul quale sicuramente si apriranno confronti, anche all'interno di questa maggioranza ritengo si possa trovare una possibile soluzione ai problemi molto gravi e molto importanti che ci sono per l'interpretazione della legge, per l'applicazione della normativa esistente, partendo, per esempio, dalla non accelerazione di alcuni processi, di alcuni iter legislativi già avviati ma lasciando - e lo chiedo esplicitamente - alle forze politiche che fanno parte di questo governo di confrontarsi con le opposizioni presenti in Consiglio, ma soprattutto di trovare una soluzione concreta ai problemi che in questo settore ci sono.
Come avete potuto notare, ho fatto due esempi parziali, delimitati assolutamente di settore, argomenti che ci vedranno impegnati con spirito di autentica riforma, perché anche di questo la Regione Piemonte ha bisogno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Signor Presidente, colleghi, prendo la parola per motivare il mio no convinto alla nascente maggioranza DC-PDS. Per la verità, non dovr faticare molto per motivare il mio voto contrario, poiché gli spunti e gli argomenti me li hanno forniti gli stessi protagonisti in questi ultimi giorni. E' alle loro dichiarazioni che farò innanzitutto riferimento per dimostrare che la maggioranza non esiste; esiste semmai una somma di voti.
Inizio il mio intervento, richiamando il comunicato ANSA del PDS in data 31 marzo 1994: "Il PDS toglierà il suo appoggio tecnico alla Giunta del democristiano Brizio... Dopo il risultato elettorale è necessario evitare ogni confusione tra destra e sinistra. Nella Giunta Brizio non ci sono solo sostenitori del polo di centro, ma anche di quello di destra, ad esempio, il Vicepresidente Fulcheri, che è della stessa corrente di Raffaele Costa, coalizzato con Forza Italia". Tale comunicato terminava con un categorico invito alla DC a trasformarsi in Partito popolare, "perch sia chiaro chi al suo interno sostiene il Polo della Libertà", ed un'accusa: "L'unità mostrata dal Gruppo della DC è solo apparenza".
A questo ukase del PDS il Gruppo democristiano rispondeva con un proprio comunicato, in data 7 aprile 1994, con il quale, sdegnato respingeva il tentativo del PDS di dividere il Gruppo stesso. Il Gruppo democristiano faceva altresì appello a tutte le forze che hanno collaborato nella presente legislatura al governo della Regione, per dare un rinnovato apporto di competenza e di esperienza. Il comunicato democristiano terminava con un'ovvia constatazione e un impegno verso "le forze politiche suffragate da ampio mandato popolare, nei confronti delle cui istanze e programmi il Gruppo democristiano non può che riservare la più dovuta attenzione".
Non so quali siano queste forze che hanno avuto un così confortante risultato elettorale e, nel caso qualcuno non avesse ancora capito che cosa pensassero veramente i colleghi democristiani, il Gruppo DC ritorna con un ulteriore comunicato in data 11 maggio 1994, nel quale, in modo solenne, si afferma: "Il Gruppo DC all'unanimità ha confermato la volontà di rafforzare il quadro politico di centro" ed ancora "Il Gruppo ha altresì riproposto la questione del riequilibrio istituzionale dell'Ufficio di Presidenza e delle Commissioni".
Questi sono gli antefatti politici fortemente discordanti che hanno portato a questa maggioranza. Come si è potuto vedere, il PDS e la DC avevano posizioni inconciliabili sul piano politico, programmatico e strategico. Che cosa è mai intervenuto per far cambiare idea al Gruppo DC non lo sappiamo, non abbiamo più letto i comunicati che leggevamo prima; di certo non ci convincono le argomentazioni sulla rissosità dei partiti laici e socialisti.
Una linea politica, colleghi democristiani, non si abbandona per una delega. Certamente altre sono le motivazioni che hanno portato il Gruppo DC alla folgorazione sulla via di Damasco. Il passaggio da una linea di centro ad una disinvolta alleanza tra DC e PDS è figlia del discorso del Capogruppo Picchioni tenuto nel dibattito consiliare del 3 marzo, e di cui in molti non abbiamo inteso il reale significato politico.
Il collega Chiezzi, per la verità, aveva colto nel segno quando elabor il discorso del "baricentro". Questo sentirsi ancora baricentro da parte della DC è la causa di questa anomala ed incoerente alleanza. L'errata posizione di una forza politica che non c'è più è causa di instabilità e di confusione nell'opinione pubblica. Tutto ciò è ancora più grave, perch non porterà a nulla di positivo nelle azioni del governo regionale.
Il collega Chiezzi, giustamente, ricordava che la DC non c'è più e che quindi stiamo assistendo ad una sorta di mascheratura politica di occultamento di identità; sempre il collega Chiezzi rilevava preoccupato che delle due opzioni avanzate dal collega Picchioni in quell'intervento che in sostanza faceva intravedere due ipotesi, una di governo istituzionale, l'altra di governo di centro - di fatto la prima ipotesi quella di governo istituzionale, era succedanea a quella di governo di centro. In buona sostanza, la DC lavorava per un governo di centro e basta.
Anche il collega Marengo, sempre nella seduta del 3 marzo, si diceva preoccupato per la soluzione di centro che la DC portava avanti con tanta convinzione. Egli concludeva il suo intervento con un'affermazione categorica: "Siamo disponibili a confrontarci con coloro che hanno valori comuni con noi". Tra le forze che compongono l'alleanza che ci viene proposta non scorgiamo identità di valori, a meno che gli ideali comuni non siano le elezioni del tanto egregio e stimato collega Majorino nell'Ufficio di Presidenza, o l'emarginazione del collega Chiezzi e quindi di Rifondazione Comunista e dei colleghi Verdi dal Polo Progressista.
Sono forse questi gli ideali comuni che legano DC e PDS? Qualcuno vot Majorino all'Ufficio di Presidenza e qualcuno discriminò Rifondazione e i Verdi.
Sulle piazze si fa professione di antifascismo, in quest'aula ci si allea con coloro che hanno votato il collega Majorino nell'Ufficio di Presidenza. Colleghi, è forse questa la chiarezza? Sui giornali si parla di alleanza del Polo Progressista con il centro. Mi pare non sia assolutamente vero.
Viene propinato all'opinione pubblica che la maggioranza che sta per nascere è una maggioranza di mezze ali. Per noi è una maggioranza di mezze verità. A chi volete far credere, colleghi, che dovevate liberare la Regione Piemonte dai bolscevichi? Non pensavo che colleghi come il Consigliere Marchini, il Consigliere Goglio, la Consigliera Vetrino fossero degli estremisti dai quali stare lontano.
Il collega Picchioni fa sapere che non si è fatta una Giunta di centro per colpa di alcuni Consiglieri laici e socialisti. Non ho motivo, per la grande stima che nutro verso il collega Picchioni, di dubitare che non dica la verità. Qualche atteggiamento ostruzionistico ci sarà pure stato quello che però non riusciamo a capire, e che non ci convince per niente, è la rapidità con la quale la DC ha cambiato idea, operando un'inversione di 180 gradi. Non convincono molte cose in questo cambiamento repentino di scenario; l'atteggiamento della DC verso gli alleati di sempre ci fa venire in mente la tanto triste frase del Duce: "Abbiamo pazientato vent'anni, ora basta". La storia ci ha insegnato che forse era meglio pazientare di più.
Da questa crisi, colleghi, si poteva uscire con tre soluzioni chiare e trasparenti. Ci poteva essere una maggioranza di centro; ci poteva essere una maggioranza istituzionale (più volte invocata in quest'aula dall'inascoltato collega Rossa); ci poteva essere una maggioranza il cui perno fossero i partiti progressisti. Questo voleva dire fare chiarezza e presentarsi all'opinione pubblica in un quadro di assoluta trasparenza.
Non si è fatto niente di tutto questo, si è voluta invece scegliere la soluzione peggiore, la più ambigua e la più antistorica. Si è voluta creare una maggioranza che va contro il buon senso, cercando di conciliare questa volta l'inconciliabile. Si è voluta inventare una maggioranza fortemente minoritaria nel Paese, frutto dell'accordo di due partiti sconfitti, dimenticando che due debolezze non fanno una forza.
Questa maggioranza, priva di sbocchi nella società, fino ad ora ha avuto il grande merito di dividere i partiti stessi che la compongono e di frantumare vecchie e nuove alleanze, senza formarne delle nuove.
Constatiamo che questa maggioranza, nata per dare una lezione ai laici e ai socialisti, rissosa e inaffidabile, alla fine sta creando più problemi di quanti pensava di risolverne. E' una Giunta che nasce con troppe riserve mentali, cari colleghi, con troppi veleni, con troppe differenze ideali una Giunta così non porterà niente di buono per il Piemonte, caro Presidente Brizio.
Personalmente, non penso che allo scadere della legislatura si possa riscoprire il Piemonte, il programma, le cose da fare. Non penso che in otto mesi si possa realizzare quanto non si è realizzato in quattro anni.
Le dichiarazioni alla stampa della collega Dameri mi stavano facendo cambiare idea; lo dico con convinzione: dovete credermi. Ella affermava: "Questa maggioranza ha prospettive nazionali, poiché dà corpo all'incontro tra forze progressiste e forze del centro politico". Ho pensato che fosse una strada politica molto dignitosa, una strada forse ancora percorribile in Italia, poiché non tutto è scontato.
Quella dichiarazione, quindi, mi aveva fatto molto riflettere ed in tal senso ne avevo parlato anche ad alcuni colleghi. Ma non ho avuto il tempo per molte riflessioni, che già arrivavano le prime smentite: il collega Picchioni si affrettava a dichiarare che l'incontro tra DC e PDS era un esperimento eccezionale, senza risvolti di carattere nazionale. Quella parvenza di dignità politica che la collega Dameri era riuscita a dare ad una formula vuota è caduta nel giro di pochissimi minuti. A chi dobbiamo credere, colleghi? Personalmente, credo a nessuno dei due: ognuno sta cercando di tirare la coperta dalla propria parte, senza accorgersi che è troppo stretta e che, mentre copre l'uno, scopre l'altro.
Ricorderemo questo scorcio di legislatura, con l'accordo fra DC e PDS come il "pasticciaccio brutto" non di Via Merulana, ma di Via Alfieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto ricordare che quando a fine ottobre / inizio novembre ci sono state le dimissioni del primo governo Brizio, la crisi era stata gestita in maniera del tutto diversa ed apprezzabile rispetto a tutte le passate crisi in questa Regione, a partire dal 1970. C'era stato un mutamento di rotta: infatti come venne segnalato non solo dal nostro Gruppo consiliare, ma anche da altri Gruppi di minoranza, la crisi era stata verificata e gestita all'interno delle istituzioni. Il Presidente dimissionario, Brizio, si consultò con tutti i Gruppi prima di arrivare faticosamente - a febbraio alla presentazione di quella Giunta minoritaria che vide contrapposta una Giunta progressista.
Il concetto del gestire le crisi di Giunta in maniera corretta all'interno delle istituzioni - lo vedo ripreso alla pagina 2) dell'attuale programma, laddove, sotto il titolo "Trasparenza ed autonomia delle istituzioni", si dice: "Bisogna liberare le istituzioni da ogni forma di spartizione e di indebita ingerenza di partiti o di gruppi di interesse".
Benissimo: in linea di principio è ovviamente ed ampiamente condivisibile. Ed è quindi con sommo stupore che, aprendo "Repubblica" di domenica scorsa, sotto il titolo "Regione: Picchioni ex DC tira in ballo i poteri economici", ho letto: "Rolando Picchioni, il Capogruppo DC, racconta come uno degli artefici dell'intesa sia Enrico Salza, il Vicepresidente dell'Istituto Bancario San Paolo". Poi, a precisa domanda dell'intervistatore: "Insomma, chi dice che il 'grande vecchio' dell'accordo - del compromesso storico - è stato Salza, ha ragione?".
Risposta: "Sì, ma non è intervenuto solo lui, le forze economiche hanno dato l'ultimo colpo di timone".
Cari colleghi del PDS, prendiamo atto che il Vicepresidente dell'Istituto Bancario San Paolo è lo sponsor, o il "grande vecchio" che dir si voglia, l'istigatore, il determinatore di questa alleanza. Ma c'è di più, attenzione. Il Vicepresidente dell'Istituto Bancario San Paolo istigatore e determinatore di questo compromesso storico, di questa alleanza, gioca su due tavoli: è bene che lo sappiate. Il Vicepresidente predetto - che non nominerò più - sta avvicinando e ha avvicinato, con somma cautela, le forze di destra, prospettando loro...



CHIEZZI Giuseppe

Chi, Salza?



MAJORINO Gaetano

Non chiedetemi la prova documentale: non siamo in un Tribunale, e poi la prova documentale non ce l'ho. Vi posso però dire con certezza assoluta e senza tema di essere smentito che con somma cautela sta avvicinando le forze dell'arco di destra, compresa Alleanza Nazionale - ahimè! compresi i post-fascisti - per ricordare loro che sta per scadere la Presidenza dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino e che, poiché le nomine delle grandi banche, compresa la nomina del vertice dell'Istituto Bancario San Paolo, sono di competenza del governo, tutto sommato, potrebbe esserci la candidatura di un uomo probo, capace, competente... Questo è il medesimo personaggio che sponsorizza il compromesso storico e che, su altro tavolo facendo il classico doppio gioco, si avvicina alle forze di governo per interessi indubbiamente personali. E' il vecchio sistema dello stare vicino ai potenti, il vecchio sistema della Prima Repubblica.
Fatta questa premessa, non credo valga la pena di sforzarmi e di sciupare parole per dimostrare che questo è un compromesso storico innaturale e antistorico.
La realtà è questa: con l'elezione di questa Giunta - se verrà eletta se non mancheranno inopinatamente i numeri, peraltro un pochino scarsi il vero vincitore di questa operazione sarà il PCI-PDS, il quale con trionfalismo - e dal suo punto di vista è un trionfalismo legittimo - potrà dire ai piemontesi, a piena voce, che il PCI-PDS, dopo nove anni di assenza voluta e dovuta dalla volontà popolare, ritorna sui banchi del governo regionale. Penso non ci sia voluta nemmeno tanta abilità manovriera dei colleghi Dameri e Marengo per arrivare a tale risultato, perché si sono trovati come alleata una parte del Gruppo della Democrazia Cristiana, la quale, volendo mantenere il potere ed avere un certo margine di consensi in quest'aula, ha scelto il suo alleato.
C'è poi la dichiarazione verso la gente, dichiarazione sempre dell'abile tessitore Picchioni - come lo definisce "La Stampa" di questa mattina - con la quale si dice: "Non è un laboratorio nazionale, state tranquilli". E' un messaggio fin troppo chiaro: "State tranquilli" - si dice al popolo ex democristiano "non è un laboratorio nazionale, però sono le contingenze che oggi ci portano, quasi obtorto collo, a questa alleanza di compromesso storico".
Per altro verso, anche il PCI-PDS deve tranquillizzare i suoi elettori e i suoi seguaci, tant'è che il suo segretario cittadino dice: "E' un progetto per sinistra e centro"; quasi a voler dire: "Badate che non è da escludere che questo progetto possa proseguire anche su scala nazionale quindi, state tranquilli, anche perché in definitiva si tratta del Partito Popolare e non del Centro Cristiano Democratico".
Dopo queste due interpretazioni per spiegare l'operazione, penso che con una formula sintetica, si possa definire questa Giunta, oltre che di compromesso storico, innaturale ed antistorico, come la Giunta degli sconfitti del 27 marzo, con l'aggravante che i meno sconfitti, cioè il PCI PDS, si trovano accanto una razza politica in estinzione qual è il Partito Popolare. Che sia in estinzione lo hanno già proclamato gli elettori il 27 marzo ed emerge pure dall'irrisoria rappresentanza alla Camera e al Senato significativo è anche il fatto che non viene neppure programmato il Congresso nazionale per evitare altre pesanti fughe.
Sarà quindi la Giunta degli sconfitti che presumibilmente traghetterà il Piemonte fino al giugno 1995.



(Interruzioni dai banchi della Democrazia Cristiana)



MAJORINO Gaetano

E' morto in quanto Partito Popolare. Mi permetto di dire una cosa molto ovvia, poi è chiaro che il mondo della ex DC, in qualche maniera, si collocherà.
Come dicevo, sarà una Giunta che traghetterà il Piemonte fino al giugno 1995, quando ci saranno nuove elezioni. A quella data - e la previsione è fin troppo facile - ci sarà un'onorata sepoltura sia per il compromesso storico che per la rappresentanza in quest'aula dell'attuale Partito Popolare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Signor Presidente, come rappresentante del Gruppo Socialdemocratico nel corso del dibattito interverrà anche il Capogruppo Goglio - ritengo di dovere svolgere alcune considerazioni, non brevi. Non so se sarà sufficiente il tempo a disposizione e, se dovessi uscire di qualche minuto dai tempi previsti, chiedo scusa in anticipo. Penso di aver parlato abbastanza poco in questi quattro anni: ho lavorato abbastanza, per quello che mi era possibile, e parlato relativamente poco. L'occasione di oggi una svolta che non può passare inosservata - merita quindi delle considerazioni che, con tutta la buona volontà, non possono essere sintetiche e brevi.
Se una persona capitasse oggi in questa sala, che ha un po' l'aspetto di una gigantesca astronave, senza oblò, e sentisse parlare di un'alleanza tra DC e PCI-PDS, avrebbe la sensazione di essere lontano mille galassie dal pianeta Terra, da Torino e dal Piemonte. Ma se si aprono gli occhi e si salgono pochi gradini, si arriva in Via Alfieri; quindi, siamo proprio a Torino, in Piemonte, nel nostro Paese, nel quale, in questi ultimi anni sono successe molte cose.
Si parla di questa maggioranza DC-PDS. Non mi soffermerò sulla cronistoria di questi ultimi mesi, perché l'hanno già fatto altri colleghi ed altri lo faranno ancora. Ognuno avrà la sua moviola o il suo "moviolone" (c'è chi prenderà a prestito anche il "mostro" di Biscardi per amplificare alcuni particolari e per oscurarne altri), ognuno leggerà le cose a modo proprio. Non spenderò dunque una parola su queste vicende che in fondo, sono passate.
Farò invece alcune considerazioni sul presente e sul futuro, e non parlerò dei rapporti umani. Ho lavorato in tutti questi anni con il Presidente Brizio e ho pensato di dirgli due parole di natura umana in privato. Questa è un'assemblea consiliare politica e quindi mi limiterò a considerazioni politiche.
Quando ci sono state le elezioni politiche, avendo aderito al Patto di Segni, ho appoggiato, fino alla sera del 28 marzo, i candidati espressione del Patto che non erano socialdemocratici: il giorno dopo me li sono ritrovati immediatamente dietro. Mi limito solo a questa considerazione.
La questione di fondo che ci preme, come socialdemocratici, riguarda le preoccupazioni circa la gestione della Regione Piemonte da parte della nuova maggioranza, attraverso l'esecutivo, nei prossimi nove mesi. Le preoccupazioni sono forti e, dal punto di vista politico, condivido pienamente l'intervento del collega Fiumara circa una critica sostanziale a quello che sta nascendo, o che è già nato, e che si concretizzerà oggi.
Queste cose interessano relativamente poco agli abitanti del Piemonte che hanno vissuto questi quattro anni durante i quali ritengo, - e lo dico non perché ho fatto parte dell'esecutivo - fino al febbraio scorso, il giorno dell'arresto dell'Assessore Maccari, la maggioranza aveva spinta politica. La spinta è venuta meno proprio da quel giorno, e la macchina ha pian piano rallentato il suo corso fino a fermarsi.
All'interno di quella maggioranza, finché c'è stata spinta politica alcuni risultati sono stati raggiunti e noi, da socialdemocratici, abbiamo la presunzione di aver contribuito con molta lealtà. Mi limito a due esempi che, secondo me, sono significativi, e non solo dal punto di vista politico.
Primo: abbiamo risanato il bilancio. Come maggioranza uscente, abbiamo ereditato un bilancio che aveva un disavanzo di 150 miliardi, accumulato prima del 1990; con il preventivo 1994, che questo Consiglio ha già votato il disavanzo è stato azzerato attraverso un piano di rientro, partito molto prima che diventasse di moda a livello nazionale parlare di risanamenti di bilancio e di rientri rispetto ai disavanzi. Noi rivendichiamo di aver concorso a questo grosso risultato politico.
Un'altra considerazione: in quattro anni abbiamo alzato la mano sempre con molta lealtà sia sulle deliberazioni che sulle leggi che su problemi di altra natura, quali atti di solidarietà nei confronti di colleghi toccati in modo "extrapolitico". Abbiamo anche la soddisfazione di avere sempre espresso in modo totale la nostra solidarietà, avendo avuto fra l'altro la fortuna di non chiedere mai altrettanta solidarietà.
Per quanto riguarda le questioni più squisitamente politiche e programmatiche, rispetto al prossimo periodo, in particolare circa la maggioranza che sta nascendo, ci si chiede: è possibile? Il Presidente Brizio ha detto: "Così come abbiamo trovato l'accordo nel programma per evincere, evidenziare ed annunciare alcuni punti, lo troveremo anche nel realizzare quei punti". No, io sono in discordanza al cento per cento su affermazioni di questo tipo. Ai piemontesi interessa certo cosa c'è da fare da qui alla fine della legislatura, ma interessa soprattutto come lo si fa quale tipo di risposta si dà ai problemi. Molto probabilmente, se avessimo fatto un mini-referendum fra i 60 Consiglieri regionali, penso che il 99 avrebbe espresso i quattro-cinque punti programmatici del Presidente Brizio: non ci vuole molto. Questo non per sminuire quel che ha detto il Presidente, ma poiché da anni si sta parlando di sanità e altro; si tratta di cose che tutti conosciamo e che sono sul tavolo ormai da tempo.
Ma come è possibile risolvere in nove mesi quella contrapposizione netta e frontale, ideologica, filosofica e di concetto sociale esistente da nove anni fra il PCI-PDS e la DC sulla sanità (c'è chi privilegia l'ospedale, chi il territorio)? Certo con un punto di compromesso. Ma allora la domanda viene spontanea: sarà più dannoso questo punto di compromesso, come ipoteca ad handicap nella prossima legislatura, o l'inerzia e la paralisi, che pure ci sono state e sono state negativissime degli ultimi quindici mesi dal febbraio dell'anno scorso ad oggi? Queste sono le domande.
Inoltre, non c'è solo DC/PCI-PDS, ma c'è anche il Consigliere Cucco ipotizzato alla sanità. Con tutto il rispetto - perché io rispetto il Consigliere Cucco (come rispetto tutti gli altri Consiglieri, ovviamente) e anche la parte politica che rappresenta - dico che ci sono delle discrasie delle posizioni antitetiche sulla sanità che non oso immaginare come potranno essere coniugate, se non attraverso un compromesso deleterio; che poi, Presidente, lo si chiami consociativo o con altro vocabolo, scusate non gliene importa niente a nessuno. Quello che conta è che i provvedimenti saranno compromissori, inefficaci, non incisivi e addirittura dannosi nei confronti della risoluzione dei problemi (poi, un vocabolo in più o in meno non sposta il termine delle questioni).
Sempre per quanto riguarda la sanità, si andrà nella direzione del disegno di legge, presentato certo dall'Assessore Vetrino, ma portato in Commissione e in Consiglio dal Presidente Brizio, come Giunta, o si andrà a stravolgerlo? Io faccio parte della IV Commissione Sanità e ho vissuto la diatriba e la contrapposizione netta esistente fra la DC e il PCI-PDS su questioni di fondo relativamente alla sanità: allora, si terrà in vita quel disegno di legge? Immagino di no. Lo si stravolgerà secondo gli intendimenti e la posizione politica del PDS? Immagino pure di no altrimenti quei numeri che oggi, un po' forzosi, si è riusciti a racimolare, probabilmente verranno meno un'altra volta.
E allora quale sarà la posizione, visto che occorre assolutamente decidere nell'interesse della nostra società piemontese? Sarà un posizione di compromesso. Ma i compromessi - torno a ripetere - quando sono raggiunti sulla carta (e ne abbiamo degli esempi in questi ultimi decenni) finiscono per essere socialmente ben più dannosi di quanto non lo siano decisioni che si possono anche non condividere, ma che sono quanto meno secche, segnate e vanno in una direzione precisa.
Della droga non voglio parlare. Fra antiproibizionisti e altre posizioni non so cosa uscirà. Il problema della droga è un tassello importantissimo della sanità, ma non c'è solo l'AIDS, che pure è un grosso problema ed è in attesa di grossi finanziamenti, per quanto riguarda la nostra Regione. E per quanto riguarda i costi standard all'interno della sanità, verranno introdotti così come vorrebbe una posizione politica della quale ritengo la DC sia espressione, per consolidato storico di cinquant'anni? O si tratterà, invece, semplicemente di assistenza di altro tipo? Oppure, ancora una volta, sarà un compromesso - anche qui - fra l'una e l'altra cosa? La questione del personale, ad esempio. E' di questi ultimi giorni la notizia che la Regione Liguria ha avuto approvata dal Commissario del Governo la nuova ipotesi di ristrutturazione in base al DL n. 29. E possibile? Nei fatti sarà possibile conciliare, dopo nove anni di concezioni opposte, un certo modo di intendere il funzionamento dell'ente pubblico con un altro modo? Io penso sia molto difficile, quasi impossibile. E' possibile conciliarlo con una posizione di compromesso, ma questa posizione di compromesso sarà un'ipoteca pesantissima per la prossima legislatura; probabilmente sarà più pesante di quanto paradossalmente, lo sarebbe stata un'inerzia.
A proposito del personale, senza dilungarsi, avremo modo in questi nove mesi, man mano che verranno avanti i problemi concreti, di schierarci su tali questioni, ma io penso che occorra passare assolutamente a principi di efficienza, di rendimento, di incentivazione che non sia semplicemente legata ai giorni di presenza o di assenza, ma sia legata alla produttività determinata con parametri, legata al prodotto interno lordo della nostra Regione.
Un altro discorso che non appare nel programma e nelle posizioni politiche espresse dai partner della maggioranza in questi ultimi giorni è quello del futuro della Regione. Sul federalismo, che si fa? Ci si appiattisce? Ho colto nell'intervento del Presidente Brizio un passaggio di striscio che non mi è piaciuto; ha detto: "Il decentramento dei Ministeri".
No, Presidente, secondo me non è questa la strada da perseguire; il Piemonte sarà perdente su questa strada, perché se i Ministeri saranno decentrati, le situazioni contingenti sono tali per cui il decentramento avverrà a Milano e non a Torino. Il Piemonte deve avere un suo ruolo e rivendicare una sua autorevolezza di tipo federalista e di tipo regionalista attraverso altre strade che non siano il decentramento, e le altre strade sono quelle di un'autonomia fiscale e di un ruolo regionale all'interno di uno Stato unitario, strada ben diversa da quella alla quale semplicemente di striscio ha accennato il Presidente.
In un altro passaggio del programma si evidenzia - e direi che è giusto farlo, non però a scapito del resto - il Piano regolatore di Torino. La mancanza di quella rivendicazione regionalista di cui parlavo prima e il fatto che si parli e si amplifichi la questione del Piano regolatore di Torino, secondo me, preoccupano, perché vanno nella direzione di sminuire il ruolo istituzionale e l'autorevolezza della Regione Piemonte. A mio parere, sarebbe stato e sarebbe il caso di introdurre nel settore urbanistica (che sarà ancora retto dall'amico Ugo Cavallera, che stimo ed apprezzo, ma questa è una posizione politica) norme che incentivino l'urbanistica in tutto il Piemonte, non solo il Piano regolatore di Torino.
Il "Piemonte 2", il collegio degli altri 3 milioni di abitanti, dove lo lasciamo? Allora questa soggezione - io la interpreto come soggezione e quanto ha detto, forse involontariamente, il Presidente dà corpo ai sussurri che danno questa maggioranza nata anche (un poco o un poco tanto) per supportare il Sindaco Castellani, la cui debolezza appare in modo evidente in quest'ultimo periodo. Sono solo voci, ma certi passaggi danno corpo a queste voci.
Durante gli ultimi tempi della Giunta, a causa delle vicende CAAT (Centro Agro-Alimentare) ed altre, m'è parso di vivere, purtroppo, questo indebolimento, questo affievolirsi dell'autorevolezza della Regione Piemonte nei confronti del Comune di Torino. Bisogna approvare il Piano regolatore di Torino e in tempi rapidissimi. Certo, ci mancherebbe altro! Ma se provvedimenti urbanistici devono essere presi, non si pu ignorare il resto del territorio, non si possono ignorare nelle enunciazioni due Province come Novara ed Alessandria. Alessandria sarà rappresentata da quattro Assessori, quindi, sotto certi aspetti, un certo irrobustimento (che, però, secondo me, è debole rispetto all'irrobustimento programmatico) farà da compensazione, ma per Novara è ancora peggio.
Si tratta di due Province che, per la loro ubicazione, sono in grado come una turbina economica, di catturare economia e indotto dalla Lombardia. Non si può, nel momento in cui si estrapola e si ingigantisce il ruolo dell'approvazione del Piano regolatore di Torino, sminuire e sottacere addirittura l'esigenza di incentivare l'edilizia, soprattutto quella privata, in queste altre realtà, in modo da convogliare all'interno della nostra Regione quattrini ed economia necessari: in un momento in cui sono ormai crollati, o stanno crollando definitivamente, alcuni pilastri storici, economici della nostra Regione, occorrerebbe ricrearne altri in grado di sopperire a questi crolli.
Per quanto riguarda il lavoro, credo si sia tutti d'accordo sul fatto che l'occupazione debba essere fra quei punti sui quali il Consiglio regionale non possa che essere autonomo. Tuttavia, nel Programma non ho sentito parlare di scelte. Occorre scegliere. Come intendiamo il lavoro? Così come è stato inteso molte volte in questi ultimi decenni? Inteso come assistenza? Inteso come iniezioni di quattrini e di investimenti su settori decotti? O invece lo intendiamo, in modo più serio e più incisivo, come il mezzo attraverso il quale si riesce a privilegiare un tipo di lavoro rispetto ad un altro (tipo le cooperative che producono a 15 milioni un posto di lavoro, mentre in altri settori siamo a 40/50 milioni a posto di lavoro)? Occorre fare alcune scelte, perché se, a parità di investimento si creano tre unità anziché una, ovviamente questa è la strada da scegliere.
Secondo me, il lavoro considerato fine a se stesso non può essere disgiunto dalla formazione professionale; formazione professionale intesa oggi, non in senso classico, ma con scelte rigorose ed incisive.
Ho avuto modo di vedere nei giorni scorsi che, a fronte di richieste di 250 miliardi, la possibilità di risposta del Fondo Sociale Europeo è di 40 quindi la possibilità è 1 a 6. Che si fa su questo? La DC e il PCI-PDS come coniugheranno le diverse concezioni su questo problema, per uscire con una risultante che sia incisiva? Queste sono le cose che preoccupano, e i timori che suscita un'alleanza di un certo tipo.
Sempre relativamente al settore nevralgico della formazione professionale, lavoro, occupazione (direi che il settore è tutt'uno, in quanto un elemento non è scindibile dall'altro), qual è il rischio di un'alleanza di questo tipo? Il rischio è che non si privilegino i fattori di produttività, coloro i quali producono a costo x, ma si vada ad assistere coloro che producono a costo y; ciò pur di non tagliare, di non segare, pur di mantenere in piedi determinate soluzioni consolidate.
Questi sono i timori. Ho voluto cogliere alcuni aspetti, ma ve ne sono altri. Per esempio: il risanamento dei bilanci. Anche qui, ritengo che sarà difficile da parte di un'alleanza DC/PCI-PDS privilegiare questioni di rendimento e di produttività laddove esistono situazioni di sfasci di bilancio. Sto parlando degli enti che concorrono, in un modo o nell'altro alla formazione professionale. Ho voluto solo fare alcuni esempi per dire che il timore, purtroppo, è che il polo che sta nascendo intorno a questa maggioranza sia, sotto certi aspetti, un polo di Babele.
Come si concilieranno interessi ideologici e concezioni ideologiche diametralmente opposti della nostra società? Se pensiamo che abbiamo avuto quindici mesi di inattività (le responsabilità di questa inattività sono sotto gli occhi di tutti, quindi non è il caso di andarle ad enucleare) noi corriamo il rischio di avere - torno a ripetere per l'ultima volta nove mesi durante i quali ci sarà un affievolimento progressivo ed inarrestabile dell'istituzione.



(Interruzione del Consigliere Bonino)



GALLARINI Pier Luigi

Sto parlando di responsabilità politiche. Abbiamo vissuto tutti questi quindici mesi. Quindi quando parlo di timori per questa inconciliabilità di posizioni (e l'inconciliabilità di posizioni ovviamente non riesce a produrre azioni efficaci), penso di essere nel vero.
La considerazione politica di fondo è dunque questa: la sensazione nostra è che questa alleanza sia nata, ancora una volta, avendo come obiettivo quello di privilegiare gli schieramenti e non, invece, il concetto nuovo, diametralmente opposto che la nostra società civile sta chiedendo, cioè le aggregazioni intorno ai progetti. Non che chi ha la maglietta verde da una parte e chi ha la maglietta rossa dall'altra si mettano assieme per fare 31 o 35! Ma, avendo individuato dei progetti riuscire ad aggregare in funzione della condivisione di quegli obiettivi e di quei progetti.
Ovviamente, la nostra posizione politica in questi mesi, di fronte a quello che è avvenuto e a quello che sta avvenendo in quest'aula, non pu essere che di contrapposizione. Molti amici fanno parte del nuovo esecutivo e della nuova maggioranza. Dal punto di vista umano nessuno vuole rinnegare assolutamente nulla, ma dal punto di vista politico non condividiamo l'impostazione che c'è stata, quindi ci schiereremo, di volta in volta sugli argomenti.
Dunque no alla nascita di questa nuova Giunta per ragioni di metodo e di merito che non condividiamo e per i timori espressi. E' evidente che all'esame dell'aula verranno provvedimenti che sono stati portati avanti nei mesi scorsi sui quali concordiamo. Ad esempio, signor Presidente, noi saremo, insieme ad altri, fra i più convinti sostenitori della ricomposizione della Mandria e cose di questo genere.
Però, come dicevo, dal punto di vista politico, avendo noi una posizione liberal-democratica che non si concilia con quanto sta nascendo siamo contrari ad un certo modo di intendere le questioni. Con questo termino, e chiedo scusa se ho sforato di qualche minuto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Prima di procedere, vorrei fare il punto della situazione. Al momento ho sei Consiglieri iscritti a parlare. Chiederei di avere le iscrizioni al dibattito.
Si è ora iscritto a parlare il Consigliere Mollo. Non credo sia il solo e questo complica le cose, perché io dovrei decidere, insieme a voi, come procedere nei lavori. Infatti, se ci sono soltanto ancora sette interventi è presumibile che la votazione avvenga intorno alle ore 13,30-14; se invece gli interventi sono più numerosi - si sono ora aggiunti i Consiglieri Rossa e Marino - possiamo prevedere un'interruzione di un'ora anche perché mi pare che la natura del dibattito non sia tale per cui mentre un Consigliere parla, l'altro va a mangiare; mi pare sia un dibattito di carattere diverso, che debba consentire a tutti i Consiglieri che intendono seguirlo, di poterlo fare. Pertanto prevederei un'ora di interruzione dalle ore 13,30 alle ore 14,30; questo se ci sono più interventi.
Ritengo che il PDS farà più di un intervento, anche se per il momento non ho alcuna iscrizione, così come penso che la DC faccia un altro intervento; a questi presumo si aggiungerà qualche altro Consigliere di opposizione, per cui avremo all'incirca quattordici interventi.
Propongo dunque di procedere con il dibattito fino alle ore 13,30; di fare un'ora di interruzione (che mi sembra un tempo congruo a questo tipo di dibattito per potersi ascoltare tutti); di riprendere con assoluta puntualità alle ore 14,30 e di poter quindi prevedere una votazione intorno alle ore 16,30. L'esigenza che scaturisce da questi prevedibili quattordici interventi è che gli interventi stiano nei dieci massimo quattordici minuti; allo scadere dei dieci minuti ve lo segnalerò, poi vedremo come invitare alla conclusione. Non voglio limitarvi, ma se tutti intervengono per venti minuti, finiremo per andare avanti fino alle ore 20. Ad ogni modo, tutti hanno sempre avuto la possibilità di esprimere le proprie opinioni in maniera compiuta.
E' iscritto a parlare il Consigliere Garino; ne ha facoltà.



GARINO Marcello

Presidente, anche per rispettare i termini che lei ha voluto cortesemente porre, ma sarebbe opportuno che i termini fossero posti all'inizio della seduta, non soltanto a metà...



PRESIDENTE

Mi consenta, Consigliere Garino, i termini sono di Regolamento, quindi non è proprio compito del Presidente ricordarli tutte le volte. Prego.



GARINO Marcello

Per i motivi che dicevo prima, non ripeterò alcuni degli interventi che sono stati fatti e che mi trovano assolutamente consenziente; parlo in modo esplicito degli interventi del collega e compagno Fiumara e dell'intervento del Consigliere Gallarini. Lascerò quindi da parte un pezzo del lavoro che avevo preparato, affidandomi invece ad altre considerazioni che ritengo assolutamente importanti.
Non certo perché voglio fare lo storico di questo Consiglio regionale e di questa vicenda, però credo sia opportuno ricordare a me stesso e a tutti voi le difficoltà di costituzione di una maggioranza, che sono nate dai motivi che tutti sappiamo. A fronte di queste difficoltà, noi avevamo due strade percorribili: la prima era una proposta che sostanzialmente diceva "un programma che fosse il naturale compimento di un'efficace azione di governo di quattro anni, spesse volte impedita nel suo dispiegamento, sia da ragioni interne, sia da veri e propri ostruzionismi dell'opposizione" la seconda, una maggioranza che ignorando la composizione dell'attuale Consiglio prendesse a solo punto di riferimento gli schieramenti venutisi provvisoriamente a formare a seguito dell'introduzione del sistema maggioritario, guardando a Roma - in altre parole piuttosto che al Piemonte.
Io fui per la prima. Dallo scontro nacque una Giunta striminzita, con pochi punti, che sono stati puntualmente rispettati. E poi andiamo alle elezioni; e a fronte delle elezioni, che hanno sancito una vittoria del centro-destra in Italia, la Democrazia Cristiana ci propose una netta sterzata a destra, con il coinvolgimento della Lega e del MSI.
Furono i laici a bloccare questa operazione. Dopo aver bloccato questa operazione, fu assunta una decisione unanime di privilegiare la continuità sulla base del programma presentato ad inizio legislatura, ricercando le convergenze tali da assicurare una maggioranza a questo programma. Il tentativo ebbe successo: 31 Consiglieri firmarono la loro adesione concedendo la loro totale fiducia agli Assessori e al Presidente Brizio per la predisposizione dell'articolato che doveva concretare le linee programmatiche e politiche concordate. Gli Assessori - a quanto ne so, e certamente per me fu così, ma anche per altri predisposero la parte di competenza; il Presidente non collazionò mai tali contributi, n' raccord tali indirizzi del disegno politico prospettato da tutti.
Il resto è risaputo, ma non conosciuto pienamente se non per spizzichi e bocconi, voci di corridoio, "radio-scarpa" (direbbe l'alpino Enrico Nerviani), indiscrezioni di stampa, mugugni espressi e a volte mezzi sussurri. Con 31 firme per un governo una trattativa parallela e contemporanea con altre forze fu avviata dalla Democrazia Cristiana: altra maggioranza, altri programmi, stesso Presidente. In altre parole, lo sbandamento politico totale della Democrazia Cristiana.
E ciò mi ha fatto venire in mente la frase di un uomo che io apprezzo moltissimo, Martinazzoli, che alla conclusione di un suo discorso a Roma, a qualcuno che esprimeva facezie sulla sua faccia butterata disse: "Io di faccia ne ho una sola". E' un peccato che alcuni seguaci non lo seguano anche in questo.
Al momento fu difficile comprendere le ragioni; i vari esponenti DC riversavano e riversano la responsabilità - così l'hanno chiamata - di un tale atteggiamento su colleghi e amici di partito: "Io resisto, è quell'altro che lo vuole"; "Io non lo voglio, c'è qualcun altro che spinge perché si faccia". Nessuno lo vuole, ma quasi tutti lo fanno.
E' accaduto alle donne, nei vari secoli, di avere una malattia particolare; oggi è quella dell'emicrania, nel passato era quella del "mal sottile". Nel '700, in Inghilterra, le donne, quando non sapevano cosa fare, per inventare una malattia diplomatica dicevano di avere i "vapours", i vapori. A me pare che oggi ci siano tanti vapori: nessuno sa esattamente cosa siano.
Il Consigliere Picchioni, poi, Capogruppo della DC, autosospesosi e autoimpostosi il silenzio qui in questa sala, ha rotto il patto con se stesso - per fortuna nostra, perché così abbiamo saputo qualcosa! perché ci ha confermato che il nuovo stratega e il facitore di tutto questo è un certo dottor Salza e che la DC, come altri partiti - così ha detto lui e io lo ripeto - "non è insensibile a richiami", e non sappiamo se questi richiami sono stati brutali, imposti da quelli che io preferisco chiamare "i potentati economici", soprattutto torinesi. Rilevo le parole del Consigliere Picchioni, tra virgolette: "E' stato un apporto essenziale, che ha coinvolto i vertici istituzionali e i partiti". Aggiunge che "è sempre avvenuto". Ha ragione.
Cento anni fa, il grande poeta Angelo Brofferio già ne scriveva, ma li chiamava in altro modo: "Con un'aria diplomatica guard' coj del portafeuj con la sausa dla politica a fan 'l balsam dj'ambreuj".
Diversa dizione, probabilmente stessa situazione.



(Interruzione del Consigliere Brizio)



GARINO Marcello

Presidente, la prego di fare il suo dovere e di non lasciarmi interrompere.
Aggiunge ancora il Consigliere Picchioni: "Le forze economiche - cito testualmente hanno dato l'ultimo colpo di timone per indirizzare la Regione verso questo governo". Io, che mi reputo uno che ha una normale fantasia ho cercato di immaginare i gioiosi cortei spontanei dei lavoratori di Mirafiori, di Rivalta, delle fabbriche della mia Verzuolo, perch finalmente le forze economiche dominanti, i loro padroni, avevano imposto il governo a partiti ed istituzioni: non mi è riuscito. Il collega Picchioni usi allora la cortesia di parlare per sè; non ho l'onore di conoscere il dottor Salza né di quali poteri sia dotato; so soltanto, per quanto mi riguarda, che le uniche persone che mi hanno dato consigli sono i lavoratori delle fabbriche possedute da quelle forze economiche citate dal Consigliere Picchioni.
Ma c'è dell'altro: l'accordo si intreccia forse con altre trattative per la Giunta di Torino e chissà quanti altri reconditi motivi (lo scopriremo tra breve tempo). Uno è chiaro: l'occupazione antistatutaria della Presidenza e della Vicepresidenza di questo Consiglio, ma di questo parleremo altrove, nelle sedi più opportune. Alcuni atteggiamenti assunti Presidente Brizio, fanno venire in mente i testi letterari che hanno illustrato atteggiamenti, anche qui non proprio edificanti, del comportamento umano. Basterebbe ricordare per la letteratura italiana Davide Laiolo oppure andare ad un titolo inglese che tutti conoscono e che è diventato proverbiale: "A man of all seasons"; oppure, il collega Foco che studiò con me all'Università, ricorderà un magnifico testo di Giorgio Melchiorri intitolato: "The tightrope walkers" (I funamboli), quelli che fanno di tutto pur di rimanere sulla corda.
Ma anche qui Angelo Brofferio sorregge ancora una volta, il grande piemontese, e lo dico per il nostro amico Bodrero, che sa quanto amore nutriamo per questo uomo. In una poesia chiamata "Il progressista" - ma vale per tutti - diceva: "Son progressista, ben intèis ma progressista d'contrà d'Pò: ancheuj spagneul, doman fransèis second l'odor d?l fricandò".



BOSIO Marco

Per cortesia, la traduzione.



GARINO Marcello

E' un po' difficile, ma è molto efficace: "Sono progressista, ben inteso, un progressista della contrada del Po di Torino, oggi spagnolo domani francese, a seconda del tipo di pietanza che mi viene offerto".
Del programma non parlerò molto, dirò semplicemente due cose.
Presidente Brizio, nel programma che dovemmo insieme affrontare appena pochi mesi fa, sia il 5 gennaio 1994 sia il 7 febbraio 1994, lei scrisse: "Affrontare le emergenze".
L'enfatizzazione dell'attività politica fa ormai definire ogni problema un'emergenza; non è un'ipotesi credibile. In Piemonte ci sono questioni molto gravi ed anche serie, nodi strutturali, ma di emergenze vere, dovute all'acutezza dei fenomeni, al loro rapido manifestarsi e all'esigenza di dare risposte immediate; ne esistono due: l'emergenza occupazione cresciuta sotto l'incalzare di una congiuntura internazionale sfavorevole che si è sommata ad una locale carenza strutturale; la seconda, l'emergenza calamità naturali provocata dal maltempo che, per settimane, si è abbattuta sulla nostra Regione. Due emergenze, Presidente Brizio, che io firmai con lei: peccato che nel documento che lei adesso ha presentato non ci sia neanche una parola sulla seconda emergenza. E' un vero peccato!



PRESIDENTE

Consigliere Garino, facendo il mio dovere, le ricordo i tempi.



GARINO Marcello

Gli altri hanno parlato venti minuti.



PRESIDENTE

Le ricordo semplicemente che sono già trascorsi dieci minuti.



GARINO Marcello

Sul problema del metodo, un'altra considerazione. Vede, Presidente Brizio, tempo addietro, con un guizzo di fantasia ed anche di intelligenza lei ebbe a definire il programma, la maggioranza e la Giunta, "Fort Apache" (se lo ricorderà) e chiedeva aiuti ad altri per venire a difendere questo forte. Che brutta cosa, Presidente Brizio, sapere che alcuni strenui difensori di quel Fort Apache stavano vendendo armi agli indiani! E non è neanche bello conoscere dal Consigliere Picchioni, che dice e conferma nella successiva analisi, che "il tutto ha avuto impulso dai potentati economici", vale a dire - se mi è permesso di restare nella metafora - dai produttori di armi consegnate agli indiani. Questo è ancora più brutto Presidente Brizio.
Un'ultima considerazione, Presidente Brizio. Lei ha tra le sue mani trentuno firme, la mia compresa, per un programma ed una Giunta diversi dagli attuali. Una cosa almeno mi è dovuta: dal momento che quella firma da me data sulla totale fiducia in lei, una vera cambiale in bianco, non è stata utilizzata per i fini previsti, lei mi deve la cortesia di restituirmela.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Presidente, cercherò di restare nel termine concesso e, se lo superer di qualche minuto, mi scusi fin da adesso.
Colleghi Consiglieri, finalmente la Regione ha una nuova Giunta finalmente la Democrazia Cristiana o Partito Popolare, che ha condotto in porto l'operazione dopo averla attivata, ci fa vedere come intende il "nuovo" in politica. Il "nuovo" è l'incontro tra cattolici ed ex-Partito comunista, proprio come accadeva in passato, proprio il contrario di cosa vogliono gli elettori italiani che, a più riprese, e soprattutto con il voto di marzo, hanno inteso cancellare ogni traccia di vecchio, compreso i veleni di un lungo sodalizio, il più delle volte sotterraneo, ben noto con il nome di consociativismo.
Il nuovo non è che la più smaccata, anacronistica riedizione di formule antiche: l'abbraccio tra DC e sinistra, con l'apporto di alcuni Consiglieri disponibili ad atterrare su qualsiasi terreno, assicurerà per i prossimi mesi il governo di questa Regione. A guidarla sarà il Presidente Brizio inamovibile timoniere sia con il vento di provenienza moderata sia con vento di marca più o meno progressista.
Credo di avere ripetutamente sollevato in quest'aula e nelle sedi politiche la necessità di allargare la maggioranza di governo per assicurare stabilità fino alle consultazioni della prossima primavera. Ho più volte rimarcato che non era possibile ignorare quanto stava accadendo nel Paese e indicavo che l'asse di possibili e costruttive alleanze doveva muoversi nella nuova area, come la società italiana aveva privilegiato con un voto inequivocabile: un'area moderata che ha rifiutato di mettere l'Italia nelle mani del cosiddetto polo progressista per il quale tifavano la maggioranza dei giornali, delle reti televisive e ovviamente chi sta dietro le testate che fanno opinione.
La risposta massiccia ed inattesa è stata un netto no a quell'ipotesi: gli italiani hanno detto no ai vecchi partiti, hanno detto no alle vecchie logiche di potere, no al consociativismo, no ai compromessi più o meno storici o di convenienza, no ai rottami dei partiti tradizionali.
Quello che sta accadendo in quest'aula, ossia l'avallo di un governo rafforzato dalla presenza del PDS, ha dell'incredibile; tanto più incredibile dal momento che l'operazione è stata avviata, gestita e conclusa dal Gruppo della DC o dalla maggioranza di esso.
Rivolgendomi alla ex DC, e in particolare al suo Capogruppo, dico che la scelta fatta ha tutte le caratteristiche della contraddizione. Ricordo per inciso, che non molti giorni fa al Senato, un nostro Consigliere popolare ha spostato, contro le direttive del Gruppo, il proprio voto determinante a favore della maggioranza, non riconoscendosi nel ruolo di oppositore affiancato ai progressisti.
In Regione succede l'esatto contrario; una contraddizione che deve far riflettere anche in futuro, sulla disinvoltura di certe forze politiche che ai convincimenti antepongono le convenienze. I popolari, gli ex democristiani, hanno stravolto le indicazioni della maggioranza degli elettori, stravolgendo per due volte le indicazioni del voto. La prima volta quattro anni fa, indirizzandosi verso un governo formato da alleanze di forze moderate; la seconda, ora, puntando la rotta in direzione totalmente diversa dalla volontà popolare.
Voglio evidenziare, inoltre, un elemento che mi auguro non sia veritiero, che auspico frutto di un lapsus giornalistico. Ho letto su un quotidiano alcune dichiarazioni del collega Picchioni, il quale dice di aver avuto in questa operazione di abbraccio con il PDS l'avallo di potentati economici, una grande banca senza dubbio, visto che si nomina Salza. E di chi altri? Della FIAT forse? Sarebbe bene specificare nomi e cognomi.
Voglio pensare che il Consigliere Picchioni non abbia rilasciato quelle dichiarazioni, che si tratti di un equivoco, perché se le ha dette, e se rispondono al vero, sono di una gravità assoluta. Gravi, perch dimostrerebbero che gli accordi politici, per essere conclusi, devono ottenere il nulla osta di chi non fa politica; gravi, perch dimostrerebbero che a fare politica in questa città, in questa Regione, non sono i soggetti preposti a farla, ma i potentati economici o che comunque questi esercitano potere di veto o di avallo; gravi, perché confermerebbero logiche e strategie del pessimo tempo andato, che al contrario di quanto avviene fuori dal Piemonte qui tengono ancora banco.
La prassi corretta vuole che le consultazioni con le parti sociali necessarie, rientranti in un normale rapporto civile e democratico avvengano dopo, non prima della formazione di un'alleanza di governo.
I popolari, o meglio la maggioranza degli ex democristiani, si sono assunti infine un'ultima, altrettanto grave responsabilità, quella di rilanciare una forza politica, il PDS e le frange progressiste che in essa convergono, che è stata penalizzata dall'elettorato e relegata al ruolo di opposizione. Questa sinistra, che gli italiani non hanno voluto al governo nonostante gli auspici e gli ammiccamenti dei potenti e dei potentati viene rilanciata e regalata al governo della Regione Piemonte da un gruppo di potere che, seppur sfaldato dal voto di marzo, continua ad agire come se nulla fosse accaduto.
Non mi rivolgo più ai popolari di questa assemblea, o a chi ha sostenuto un'operazione, che non esito a definire iniqua, ma a questa assemblea che varerà, sotto il peso dei numeri, una maggioranza anacronistica. Mi limiterò a riflettere, come sempre ho fatto, sulle contraddizioni, sui comportamenti, sulle leggi, sulle deliberazioni che il governo regionale presenterà di volta in volta.
Fuori da quest'aula, invece, mi rivolgerò ai cittadini del Piemonte affinché sappiano, in prospettiva del prossimo appuntamento con le urne per il rinnovo del Consiglio regionale, che qui si è consumato il più triste capitolo di una politica vecchia, consunta, decisamente contraria alla volontà e alle attese della società.
A questo punto, concedetemi due considerazioni sulla vecchia Giunta.
Presidente Brizio, io ho letto il suo programma, e non poteva essere diverso da quello che lei ha presentato. Ritengo però doveroso da parte sua presentare, alla maggioranza che l'ha sostenuta in questi anni, ai cittadini piemontesi e agli elettori, una relazione dettagliata su quanto lei e la sua Giunta avete fatto in questi quattro anni. Io non sono mai riuscito ad ottenerla. Mi pare comunque doveroso che lei lo faccia pubblicamente, affinché si sappia cosa è avvenuto in questi quattro anni credo poco, ma aspetto la sua risposta.
La sua Giunta, in passato, si è trovata sovente in difficoltà, ma lei nulla ha fatto per porre rimedio, se non attivare una catena di fraternità con i suoi Assessori, coprendo ogni carenza governativa e gestionale.
E' trascorso ormai un anno, o forse più, da quando in questo Consiglio sostenni, con un documento della federazione PSDI torinese, la necessità di allargare la maggioranza esistente a forze delle opposizioni, al fine di garantire la governabilità dell'ente. Non solo tale proposta venne sdegnosamente rigettata, creando grave scandalo, ma il Presidente Brizio alle mie proteste rispose che il frutto delle proteste del Consigliere Goglio era il desiderio, non realizzato, di andare ad occupare una poltrona di Assessore.
Siamo arrivati a questo punto e, come vede, non è stato quello il motivo della mia proposta di allora. Non è tanto importante, Consigliere Brizio, il cambio del Presidente; infatti, non si cambia in questa assemblea, mentre è indispensabile il cambio dei metodi e dei sistemi che regolano e che guidano la Giunta. Mi auguro che questo avvenga, altrimenti non cambierà nulla, anche se le forze saranno diverse.
Noi lo avevamo votato e avevamo votato lei come Presidente, credendolo "super partes"; ci siamo ritrovati, invece, come nei racconti di Gian Burrasca: lei ha applicato la formula "uno per tutti e tutti per uno", con il risultato che i suoi Assessori sono qui, se non proprio alla gogna, un po' in ridicolo e lei è nuovamente candidato alla Presidenza. Questo è un bel risultato: mi complimento con lei! Desidererei inoltre sapere come si comporteranno e come si muoveranno alcuni Assessori che hanno votato contro il bilancio; infatti fanno parte della nuova Giunta Assessori che non condividevano per niente il bilancio né le voci né i capitoli sui quali sono stati versati dei denari. Questi signori si troveranno ad impegnare dei fondi - e mi sembra una situazione abbastanza comoda - sui quali non hanno responsabilità, in quanto non condividevano il bilancio.
Più volte ho chiesto a lei dei chiarimenti su alcune cose, ma non ho mai avuto risposte; spero questa volta, con la sua cortese e consueta attenzione, di ottenerle.
Alla nuova Giunta, comunque, auguro il mio miglior "buon lavoro".



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, egregi colleghi, per uno strano destino delle cose visto che in Piemonte tutto procede diversamente - non ho avuto fino ad ora il piacere di sentire un dibattito incentrato sui valori, quelli della Resistenza, che pur ci sono in ogni caso, ma non voglio dileggiare, e quelli dell'antifascismo, perché non si è consumato il ludibrio politico di aprire verso ciò che la realtà rappresenta oggi anche nella politica del Piemonte.
Un intervento mirabile, tanto per non rubare alcun minuto all'ordine dei lavori, sarebbe quello di stare in piedi davanti al microfono, fruire dei propri dieci-dodici minuti in perfetto silenzio, scandalizzando senza alcuna motivazione, perché le motivazioni non possono che essere strumentali, anche da parte di chi sostiene questa ipotetica "maggioranza di maggioritario"; così si è espresso il Presidente uscente della Giunta Brizio, pur appellandosi ad un consociativismo che dovrebbe essere realizzato in sede consiliare, come per appellarsi alla benevolenza di tutti.
In silenzio, così come si converrebbe stare di fronte allo squallore della miseria e della nobiltà: la nobiltà da parte di ciascuno di loro, che rappresentano nel vissuto politico tutto ciò che rappresentano, nobilmente la miseria nello squallore di una vicenda politica che rappresenta soltanto la pervicace volontà di non perdere la poltrona del potere. Quello che è accaduto alla Regione Piemonte, evidentemente, ha una storia ed è la storia degli scandali che hanno stravolto la Giunta rappresentata dall'uscente Presidente Brizio. Ciò induce a talune considerazioni.
Nelle responsabilità degli Assessori che sono stati individuati come responsabili di atti politici non leciti, non ci sono soltanto i motivi di uno scadimento politico; anche da parte di chi rappresentava quella Giunta ci sono delle responsabilità, perché chi rappresenta in primis è sempre responsabile in tutto e per tutti. Quindi un'assunzione di responsabilità da parte del Presidente Brizio ci sarebbe stata nel caso in cui non ci fosse stata la necessità di tenere il posto per possibili avventure future.
Mi si può obiettare, e io questo lo capisco e lo condivido, che in effetti a rappresentare il potere politico e la dignità del Presidente della Giunta ci sono stati fior di galantuomini, la schiuma di una qualità politica su cui nulla si sarebbe potuto dire. Dopodiché, la vicenda elettoralistica ha determinato quel fermento che abbiamo vissuto nei patteggiamenti, nei contatti, nelle informazioni, nessuno escluso.
Tant'è che, con la scusa di un incarico di tipo istituzionale finalmente, si è riconosciuta anche al Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale la dignità e il ruolo, come minoranza e come opposizione, di stare nell'Ufficio di Presidenza. Non era soltanto un fatto dovuto, era qualcosa che doveva rappresentare una novità nell'ambito di ciò che in politica costituisce la prerogativa della credibilità da parte di chi vuol continuare a governare pur non avendo i numeri. I conti sono fatti: se le cose dovessero andare così come si sono dimostrate nell'ultima campagna elettorale, qui avremmo una presenza superiore a trenta rappresentanti non più di centro-sinistra, ma di centro-destra; rappresentanti qualificati indiscutibili, capaci di gestire il potere.
A questo punto ci si ricorda, non per cose che sono state ascoltate direttamente negli incontri, ma per tutto quello che si è avuto, la possibilità di ascoltare negli ambulacri ciò che si andava dicendo: "Bisogna non perdere il controllo"; "Noi formeremo una specie di agenzia politica capace di supportare la maggioranza, perché conosciamo i problemi"; "Cerchiamo di evitare di fare dei pasticci politici con una nuova capacità rappresentativa dell'opinione pubblica attraverso i rappresentanti in atto del Consiglio regionale". Alla fine, abbiamo avuto il risultato di questa proposta. Una proposta che non è suffragata da un piano programmatico, che il Presidente Brizio non avrebbe potuto mai fare in quanto non si può dichiarare di essere stati inefficienti ed incapaci nel passato con una proposta completamente diversa da quella del passato.
Quindi nessun suffragio di natura politica, né di natura programmatica ma un suffragio non dichiarato, qui, in questo Consiglio, non attraverso i giornali: i giornalisti possono dire sempre quello che vogliono interpretando bene o male che sia le cose. La rissa c'è stata all'interno dei cosiddetti laici, che non hanno consentito alla Democrazia Cristiana al PPI, come oggi si chiama, di realizzare una nuova proposta governativa.
Mi chiedo dunque per quali motivi sia esplosa questa conflittualità dopo avere registrato tanta probità di Giunta, dopo gli scandali che hanno dato significato alla probità di questa Giunta. Per motivi programmatici? Non credo, perché da quello che abbiamo ascoltato si protende ad affermare che in ogni caso i problemi erano stati avviati. Semmai il pericolo è che altri possano imprimere un nuovo indirizzo politico, creando l'impasse amministrativa, anche per via del poco tempo che intercorre. Allora perch si è avuta questa conflittualità? Miseria e nobiltà? Nobiltà e miseria? Squallore? Rianimazione? Camera mortuaria? Chi è morto nel nuovo modo di far politica in Consiglio regionale? E' morta la dignità di rappresentare con chiarezza la propria posizione. Non è stata una conflittualità, forse, per un intercambio di poltrone fra gli Assessori? Se dobbiamo attenerci a ciò che abbiamo ascoltato dal collega Gallarini, che pur rappresentando un quadro ridotto ha dato un significato profondo alla partecipazione che egli stesso ha avuto come Assessore al bilancio, dobbiamo dire che era una Giunta di tutta dignità.
L'Assessore Vetrino, in un altro dibattito, aveva dichiarato: "Non siederei mai accanto ad un Assessore di Alleanza Nazionale o missina o neo fascista". Penso l'abbia detto per ingraziarsi, nei patteggiamenti, tutto quanto bolliva in pentola; diversamente, adesso, dovrà pure dirci che destino ha avuto la sua rispettabilissima impostazione politica nell'ambito di una compagine che ha governato nel tempo un'evoluzione così è stato sempre dichiarato della politica delle Giunte di sinistra che da gran tempo non c'erano più in Consiglio regionale.
Al di là di queste affermazioni di carattere polemico - lo riconosco quale sarà l'impostazione per quanto riguarda la sanità, tanto contestata dal PCI-PDS? E' pur vero che l'Assessore alla sanità sarà il Consigliere Cucco - sempre che ciò risponda alla realtà delle cose - ma è anche vero che coloro che rappresentano il PCI-PDS, tranne i due che non hanno firmato questo accordo, dovranno pur mantenere una linea politica di opposizione a tutto ciò cui si sono opposti durante i dibattiti nelle varie Commissioni.
Un esempio: sulla questione dell'Elisoccorso, cosa sarà fatto? Parlare di programmi sull'occupazione, sulla crisi economica internazionale che ci coinvolge, su tutte quelle cose che sappiamo far parte del manuale della politica, è facile. Ma questa nuova Giunta come risolverà questi due-tre grandi problemi? Il patto di programma con il Governo che cerca di realizzare ciò che nel tempo non si è potuto o saputo realizzare senza alcunché di veramente innovativo, affinché subito si ponesse freno al fenomeno della disoccupazione - adesso, se tutto andrà bene, dovremo aspettare la fine del 1996 per avere degli investimenti e delle opere che in ogni caso erano programmate da "illo tempore" queste cose come saranno risolte? Con i pannicelli caldi della politica assistenziale? E il collega Fulcheri, che pare rientri a fare l'Assessore, sconfessato dal Ministro Costa, come potrà impostare la sua politica culturale con presenze così diverse all'interno della Giunta? Qualcuno potrà anche dirmi che, poiché i funzionari di quel settore sono tutti eccellentissimi, il PCI PDS non cambierà nulla, perché sono loro ad impostarne la politica, come hanno fatto nel passato.



CHIEZZI Giuseppe

Ma il Consigliere Fulcheri sarà Assessore?



MASARACCHIO Antonino

Forse mi sono sbagliato?



PRESIDENTE

Spiegatevi dopo. Personalmente, nell'elenco non l'avevo visto.



MASARACCHIO Antonino

Mi sono sbagliato. Non fa niente: pensavo ad un'altra persona. Fra l'altro non sono veterano delle vostre questioni interne, per cui possono anche sfuggirmi dei nomi.
Al di là di questo svarione - ero perfettamente convinto che il collega Fulcheri fosse riproposto come Assessore di questa Giunta - il discorso non cambia. In realtà, ci troviamo di fronte ad uno squallido modo di concepire la politica, senza il coraggio civile e politico di sapersi assumere le responsabilità politiche che competono a partiti che pur hanno una tradizione ed una cultura.



CHIEZZI Giuseppe

Squallido modo?



MASARACCHIO Antonino

Perché, le dispiace? E' il mio pensiero, lei è per antonomasia democratico! Sì, questo è uno squallido modo di fare politica; se non fosse uno squallido modo di fare politica, non ci sarebbe stata la riproposizione di persone dalle responsabilità già consumate nel passato sul piano politico, le quali, come se nulla fosse accaduto, si ripresentano supportati da una maggioranza diversa da quella che precedentemente rappresentavano nella vita politica della Regione.
In ogni caso, Consigliere Chiezzi, devo precisare che le opinioni sono sacrosante se si vuole seguire la strada della democrazia: giusto?



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, per cortesia: poi interverrà.
Ci vuole una bella sgridata per il Consigliere Chiezzi: ritenga di averla avuta.
La parola alla Consigliera Vetrino.



VETRINO Bianca

Signora Presidente, metto l'accento sul "signora", perché mi hanno detto che lei ha avuto delle espressioni di simpatia per la Presidente Pivetti; poiché non nutro questa stessa simpatia....



PRESIDENTE

Le hanno riferito non bene: ma non è questa la sede per risponderle.



VETRINO Bianca

Era una battuta.



ROSSA Angelo

Ci sono polemiche con la signora Pivetti...



VETRINO Bianca

Sì, ci sono delle polemiche con la signora Pivetti.



PRESIDENTE

In questo abbiamo una comunanza di vedute: ma sempre non da questi banchi.



VETRINO Bianca

Signora Presidente e colleghi Consiglieri, siamo quasi al termine di una mattinata molto impegnativa e già si intravede un po' di stanchezza.
Poiché il Consiglio non si riunisce da qualche tempo, ho soltanto oggi la possibilità di esprimere al Consigliere collega Carletto il mio rammarico per la vicenda che lo ha recentemente riguardato. Rammarico reso maggiore dal fatto che quell'episodio è praticamente coinciso con la sua nomina a Presidente della I Commissione consiliare; per usare un termine berlusconiano: "Non c'è più rosa senza spine".
Ciò non dimeno, devo anche dire che come avevo molto apprezzato il suo rassegnare le dimissioni dalla carica di Assessore all'urbanistica, ho apprezzato allo stesso modo il fatto che egli non abbia inteso dimettersi da Presidente della Commissione consiliare. Avevo avuto modo di dichiarare al tempo della vicenda Cantore, che bisognava cominciare a discernere tra avviso di garanzia e avviso di garanzia e bisognerebbe che la stampa "in primis" cominciasse ad avere questo tipo di discernimento rispetto a quanto accade in questo Consiglio regionale. Il collega Carletto ha poi dichiarato che terrà una posizione "speciale" rispetto alla nascente Giunta e vorrò capire i motivi alla base di questa speciale posizione.
Proprio la vicenda Carletto mi aveva fatto molto riflettere - e ne avevo parlato anche con la Presidente del Consiglio sull'esigenza che una maggioranza di governo del Consiglio non potesse più essere una maggioranza stretta, soprattutto se al suo interno si fossero annoverate persone che personalmente, auspico totalmente e sicuramente innocenti, ma che avrebbero potuto rappresentare un rischio permanente di indebolimento della maggioranza nel momento in cui i procedimenti giudiziari fossero proseguiti.
Rappresentai queste difficoltà con molta lealtà e con molta disinvoltura, come sono solita fare, al Consigliere Picchioni, che era incaricato, appunto, della conduzione in porto della Giunta dei "31 di centro". Fu allora che il collega Picchioni mi disse: "A questo punto, non ci resta che fare un accordo con il PDS, così non abbiamo più bisogno di nessuno".
Ecco, cara collega Dameri, la genesi dell'esperimento inedito al quale dai tanta enfasi e tanto significato politico: sei solo tu a pensare questo. Bisogna riconoscere che, finora, di adesioni a questo tuo esperimento politico inedito ne abbiamo sentite pochissime. Se hai quell'intento, nobilissimo, forse hai sbagliato compagnia.
Cara Dameri, in questo schieramento certamente non ci sto: io sono repubblicana, sono la sola repubblicana rimasta nel Gruppo consiliare della Regione Piemonte, e mi spiace che il collega Ferrara sia andato in altri lidi. La mia è un'area liberaldemocratica, della quale con tanta capacità di linguaggio e di giudizio ha parlato il collega Cucco. Sono stata allevata in quest'area e resto in quest'area, sperando che abbia, negli anni futuri, maggiore fortuna di quella avuta in questo periodo. Ha ragione il Consigliere Cucco quando dice che non siamo riusciti a trovare un amalgama all'interno di quest'area presente in Consiglio.
Questa è comunque una maggioranza rispetto alla quale ognuno dei Gruppi che ne fa parte attribuisce un significato diverso. E' sufficiente leggere le dichiarazioni dei diversi esponenti per rendersi conto del divario che esiste fra coloro che hanno sottoscritto il documento e le cose che dicono alla stampa (non nei corridoi, perché nei corridoi si dicono delle cose incredibili).
Ai solchi incredibili, che inevitabilmente risulteranno in questi brevi mesi di governo, all'apprendistato dei nuovi Assessori, si aggiungeranno le difficoltà di accordo programmatico. La maggioranza però c'è (qualcuno lo ha già detto); la maggioranza esiste. Sarà una maggioranza numerica, ma tutti abbiamo cercato la maggioranza numerica in questi mesi, contando ripetutamente e cercando di fare tutto il possibile per arrivare a 31 voti.
Su queste ricerche i Consiglieri Brizio, Marengo e Marchini hanno bruciato via via la loro possibilità e la loro aspirazione di governo.
Oggi invece ci sono molti voti. La stampa parlava addirittura di quaranta voti, la maggioranza dei quali però sono voti di pentiti, di coloro che oggi chiedono scusa al Presidente Brizio per tutte le cattiverie, le ignominie, le accuse e le illazioni di cui l'hanno fatto oggetto negli anni e soprattutto nei mesi passati. Oggi è certamente il più bel giorno per il Presidente Brizio. Nel giro di otto mesi è riuscito ad avere il maggior numero di no ed il maggior numero di sì, da destra e da sinistra, riuscendo persino, in questa diavoleria, a superare il genio mai sufficientemente rimpianto che era Viglione, il quale era riuscito ad essere contemporaneamente Presidente della Giunta e Presidente del Consiglio, avendo avuto i voti della maggioranza e i voti di tutto il Consiglio. Ad ogni modo, mi fa piacere ricordare in questo momento un Presidente di cui ho avuto molta fiducia e stima e che rimpiango costantemente.
Però insisto: una maggioranza c'è; sarà costruita come ai vecchi tempi quando nelle segreterie dei partiti si spartivano i posti di governo, di sottogoverno ed anche le tangenti. Una volta l'occhio era rivolto a Corso Marconi e a Via Fanti, adesso ci si è spostati un po' più verso il centro verso Piazza San Carlo.
C'è un punto del programma molto interessante, che riguarda la sanità ma è una questione di ordine generale, non di ordine sanitario. "Non si pu non tener conto che il mondo della sanità è stato il terreno privilegiato della spartizione partitocratica che, negli anni recenti, ha mortificato professionalità, dilapidato risorse economiche ed umane e consentito le storture del sistema regionale". Ma chi erano i partiti della spartizione partitocratica? La Democrazia Cristiana, il Partito socialista. Chi dava i bigliettini al Presidente Brizio? L'ha detto lui, da Presidente, di avere avuto dei bigliettini da parte del PDS per nominare gli amministratori straordinari. Io bigliettini al Presidente Brizio non ne ho mai dati. Forse gli ho dato dei bigliettini d'amore per dirgli che era il miglior Presidente e che poteva essere Presidente per sempre, ma in certe condizioni politiche.
D'altra parte, bisogna riconoscere che, nonostante tutte le nomine tecniche degli ultimi quindici mesi nel campo della sanità (la collega Bortolin ne sa qualcosa), molti degli attuali amministratori hanno tuttora un padrino politico. Occorre riconoscere, però, che leggendo quello che hanno scritto, i partiti si sono pentiti dei loro peccati ed intendono rimediare. Come? Lo vedremo.
E veniamo alla base programmatica, al collante fondamentale per una Giunta che vorrebbe anche essere una Giunta tecnica, secondo l'ingenua interpretazione che alcuni di coloro che l'hanno sottoscritta hanno dato anche alla stampa. E' un programma di principi, che sono gli stessi che animavano il programma di legislatura 1990/1995.
Faccio un inciso: in questo programma il capitolo della pianificazione territoriale è veramente una novità che sottoscrivo in tutta la sua dimensione politica e programmatica. Con questo capitolo si recuperano delle situazioni in relazione alle pianificazioni territoriali, dal Po ai Parchi, che in questi anni erano state un po' sonnecchianti.
Sono contenta del fatto che sarà la collega Bresso a gestire questa materia, perché sono sicura che quell'azione politica svolta prima dal collega Rivalta e successivamente dalla sottoscritta in tema di pianificazione territoriale, tra l'altro realizzando un voto pressoch unanime del Consiglio, verrà continuata dalla collega Bresso. Questo è un programma di principi, però gli aspetti della pianificazione territoriale sono dei punti molto specifici che, se si vorranno realizzare, avranno sicuramente il mio voto.
Parlerò ovviamente anche della sanità e, al riguardo, devo dire che il programma è chiarissimo. Qualcuno si chiedeva che cosa si farà per la sanità. Si sa benissimo quello che si farà. Il programma della Giunta Brizio ter è il programma del PDS e dell'Assessore Migliasso: l'unica cosa di cui siamo certi è questa. Questa è la resa più assoluta al volere del PDS. Dispiace che a gestire questa parte della sanità non sia proprio il Consigliere che più di altri ha difeso questa linea programmatica, cioè il Consigliere Calligaro, che alla sua esperienza di Assessore ombra, in tanti anni di grande impegno, di encomiabile presenza e solerzia, avrebbe potuto aggiungere quella di Assessore reale, certamente con le sue idee sulle quali molte volte ci siamo ampiamente e focosamente confrontati, ma con grande consapevolezza.
Spiace che l'interpretazione della legge di riforma non vada propriamente nel recupero di efficacia e di efficienza del servizio sanitario, perché tutti i buoni principi elencati dal punto 3.3 al punto 3.11 non potranno essere sviluppati, se a monte non ci sarà un assetto delle aziende UU.SS.SS.LL. e delle aziende ospedaliere capace di consentire tale recupero.
Non mi dilungherò in questa sede sullo specifico, perché avremo nei prossimi giorni tante occasioni di confronto, ma non posso non rilevare che questa impostazione obbligherà a ripensare l'intera questione del riordino portando avanti nel tempo la soluzione di tanti problemi strettamente legata al nuovo assetto.
La proposta in consultazione partiva dalla considerazione di una realtà molto diversificata e complessa della sanità piemontese, che presentava livelli piuttosto differenziati di prestazioni sotto il profilo organizzativo, sotto il profilo della qualità dei servizi e dei costi sostenuti. Essa teneva conto anche del fatto che i problemi più rilevanti si pongono nell'Area metropolitana torinese, nella quale si concentra il 40% della popolazione, della quale oltre il 15% è di età superiore ai 65 anni; il 60-65% dell'industria piemontese, nella quale converge il maggior tasso di immigrazione con i problemi connessi al sistema sanitario; dove le esigenze dell'invecchiamento della popolazione sono più intense per carenza di strutture e servizi; dove le aree di marginalità e di disagio (tossicodipendenza, AIDS) rappresentano emergenze permanenti per il sistema sanitario.
Contemporaneamente, Torino accoglie il primo e più importante centro ospedaliero della Regione, dove sono presenti le più alte specialità mediche e scientifiche di cura e di ricerca, che devono essere costantemente sviluppate.
Sono almeno venticinque anni che in questa città e in questa Regione non si fanno interventi decisivi sulle strutture sanitarie. Oggi esiste un Piano degli investimenti (in totale si tratta di 800/900 miliardi) pronto tra l'altro, per quanto riguarda i criteri relativi ai 200 miliardi approvati dal Consiglio qualche giorno fa, ho ormai la specifica nelle mie mani e la consegnerò al nuovo Assessore o ai nuovi Assessori che potranno presentarlo alla Giunta prima di averne parlato nella Commissione consiliare competente. Questo era stato il mio impegno e chiederò appunto che gli Assessori lo rappresentino.
Poiché tra le novità succose di questo accordo c'è anche la divisione dei poteri assessorili, vorrei portare a chi dovrà poi fare questa scelta il mio modesto avviso. Non voglio qui riportare cose che tutti abbiamo ripetuto all'infinito, ma ricordo che uno dei cardini fondamentali per l'amministrazione della cosa pubblica è costituito dalla programmazione nel breve periodo trascorso alla sanità, questa mia convinzione si è, se possibile, rafforzata. La programmazione in un settore tanto complesso e delicato quale la sanità è una scelta obbligata, ma la programmazione degli interventi e la pianificazione delle risorse non possono essere un corpo a parte dall'altra materia sanitaria. Altra cosa sarebbe una riforma dell'Assessorato alla luce dei decreti n. 502 e n. 517. Oggi, con il riordino in itinere, pensare di scindere le attività senza riformare i servizi è semplicemente pazzesco e si dimostra di non conoscere nulla della sanità o di come la stessa è organizzata.
Mi fermo qui, sperando in un ripensamento, in un ravvedimento altrimenti, così come sono state messe le cose, oggi non esiste l'Assessore alla sanità, esisterebbero due luogotenenti, due sottosegretari della sanità: uno fa la pianificazione e l'altro fa la gestione. Ma il momento di sintesi politica autentica dove si riconduce? A chi si riconducono le UU.SS.SS.LL.? Il settore del personale a chi si riconduce? Il settore Affari istituzionali a chi si riconduce? Credo che questa sia una parte della confusione nella quale un pochino tutti ci troviamo, per cui persone anche apparentemente razionali finiscono per fare delle dichiarazioni che di razionale non hanno nulla. Credo che questo dipenda anche dalla situazione più generale di confusione.
Le Regioni sono allo sbando. Negli ultimi otto giorni sono cambiate le Giunte di tre fra le più importanti Regioni italiane (Lombardia, Veneto e Piemonte) e si sono totalmente rinnovate con le formule più inedite (per usare un termine della collega Dameri). Ieri, tra l'altro, parlando con il collega della Toscana, al quale ho rivolto i miei complimenti per l'avvenuto riordino della sanità della Toscana (le UU.SS.SS.LL. sono passate da 41 a 11, quindi pensate che stupendo successo), rilevava come anch'egli abbia vissuto tutte le difficoltà e le stanchezze di un clima sempre più pesante.
Vecchio e nuovo sono in competizione e le elezioni regionali sono praticamente alle porte; anzi, a dire il vero, per quanto ci riguarda possiamo dire che la V legislatura regionale finisce oggi. Ecco perché per i problemi del Piemonte serviva una maggioranza non di potere, ma di lavoro duro e sganciato dalle scelte clientelari e dalle rappresentanze assessorili localisticamente concorrenziali! Questo Consiglio, però, non ha saputo n' voluto proporre altro, anche se a qualche cosa questa involuzione ha portato. Da questa situazione ognuno ha ottenuto qualche cosa contro l'altro: la DC la soddisfazione di vedersi riconosciuto dal PDS il suo ruolo di guida; il PDS di aver spaccato la DC; la DC e il PDS contro il governo delle destre (affermazione anche questa di Silvana Dameri); i gregari e i laici di cogliere l'unica e forse ultima occasione di diventare Assessori o di mantenere posizioni acquisite in altri contesti e in altre storie politiche.
Che cosa ha ottenuto il Piemonte? Lo vedremo fra qualche mese, quando su questo Consiglio calerà il sipario e si concluderà finalmente una brutta pagina della sua storia ed i suoi moribondi attori non si saranno nemmeno resi conto che, mentre loro si contendevano le ultime scene, la società civile le aveva già cambiate per una nuova commedia.
Mi viene quasi voglia di dire: forza Piemonte!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Credo che il mio sarà l'intervento conclusivo prima di pranzo; me lo auguro se non altro per rispetto dei tempi. E' un intervento su cui avevo preparato diversi fogli dopo aver esaminato il documento programmatico consegnatoci ieri, ma che, alla luce di quanto sta avvenendo, ritengo non verterà su problemi di programma.
Credo che il nostro sia un atteggiamento obbligato nei confronti di una Giunta di cui non condividiamo n' i presupposti politici n' le intenzioni programmatiche. Avrei preferito intervenire successivamente ai colleghi del PDS, dei quali ho conosciuto solo le intenzioni, le volontà attraverso la stampa; altro conto è stato invece l'atteggiamento tenuto dai colleghi della DC, atteggiamento direi molto particolare che in alcuni passaggi ha preoccupato per la leggerezza, direi addirittura per la disinvoltura, con cui le soluzioni prospettate cambiavano di momento in momento.
Comunque, cosa fatta si dice che capo abbia, per cui credo che in serata chi lo riterrà andrà ad approvare questa nuova Giunta di cui si è detto un po' di tutto: Giunta degli sconfitti, Giunta anacronistica, ecc.
io direi: Giunta degli incompresi o, perlomeno, di coloro che non si comprendono.
E' oggi sui giornali la doppia interpretazione data dai colleghi del PDS e dalla DC, doppia interpretazione che ancora in questa sede il Presidente Brizio avvalorava nel suo intervento. Il Presidente Brizio ha minimizzato il senso di questa Giunta; ha parlato di una scelta obbligata dai numeri e di una scelta voluta per governare con un'ampia maggioranza.
Strano, perché io credo che questa maggioranza abbia n' più n' meno i numeri che avrebbe potuto avere una qualsiasi altra maggioranza istituzionale o di centro-destra; ma questo è quanto ha deciso il Presidente Brizio e noi non vogliamo assolutamente entrare nel merito di scelte politiche di un Gruppo di maggioranza relativa.
Quello che ci ha, non sorpresi perché non è più di sorpresa che si deve parlare in questo Consiglio dove capita di tutto, ma che ci ha maggiormente allarmati è la dichiarazione del Presidente Brizio quando, in un passaggio dice: "A questa soluzione ci stavo pensando dall'autunno passato". Per carità, ciò è legittimo; legittimo, fermo restando che dall'autunno passato ad oggi qualcosina è cambiata (non molto): ci sono state le elezioni amministrative che hanno visto Sindaci della Lega Nord affermarsi a Vercelli, Novara ed Alessandria; ci sono state elezioni politiche a marzo che hanno decretato una pesantissima sconfitta del Partito Popolare ed uno stop notevole dei Progressisti che limitano la loro presenza all'hinterland torinese.
Credo comunque che quanto affermato dal PDS sia invece alla base della realtà. Questa è una scelta strategica ed è la dichiarazione della volontà di far sopravvivere un vecchio metodo di governo in aperta contrapposizione con la maggioranza parlamentare.
Ma dirò di più, e penso di poter dire questa cosa perché i rapporti con il collega Cucco sono più che amichevoli e d'altra parte il collega non mi ha richiesto di non farne menzione. La settimana scorsa il collega Cucco presenti anche altri colleghi, mi diceva: "E' un grande errore per voi della Lega non entrare nella composizione di questa maggioranza, perch questo è un governo anti-Berlusconi". Questo è effettivamente il senso di questa nuova maggioranza, di questa nuova contrapposizione.
Ritengo che quanto detto dagli altri colleghi, che fino a poco tempo fa facevano parte della vecchia maggioranza, sia sufficientemente vero. Sarà estremamente difficile optare per scelte diverse da quelle tracciate dalle Giunte Brizio nei passati quattro anni. Sarà estremamente complicato uscire da questa situazione, sarà estremamente complicata una soluzione di continuità. Ciò solo ed esclusivamente perche il Presidente Brizio è la continuità. Indipendente dalle maggioranze che lo appoggeranno indipendente dai governi che andranno a crearsi, il Presidente Brizio è la continuità con il sistema. Proprio contro questo scoglio credo siano naufragati i tentativi di dare vita a maggioranze diverse, perch maggioranze diverse avevano come premessa la soluzione di continuità con il vecchio e quindi la rimozione del Consigliere Brizio dalla Presidenza della Giunta.
Qualcuno ha detto che questa maggioranza è una mera operazione di potere: in parte lo condivido e lo comprendo bene da parte del PDS. Il PDS ha segnato un punto pesante, perché ha costretto la DC a mettere a nudo le proprie contraddizioni interne. Questo è, secondo me, un grosso vantaggio che il PDS accumula preparandosi alle amministrative dell'anno prossimo.
Non comprendo invece l'operazione da parte della DC, l'operazione di un Gruppo consiliare che non ha ancora scelto cosa fare "da grande", non ha ancora scelto se si chiuderà in uno splendido isolamento, se confluirà in un Polo Progressista o propenderà per il Polo della Libertà. Ma ancora di più non comprendo le dichiarazioni che compaiono oggi su "La Stampa". Mi riferisco alle dichiarazioni del collega Picchioni, che sta lanciando questo nuovo governo regionale in aperta polemica con il Governo nazionale perlomeno nelle intenzioni di chi ne fa parte; dall'altra parte - sempre da dichiarazioni di oggi su "La Stampa" vanta l'avallo di Forza Italia, con la quale pare abbia convenuto che in Consiglio regionale non esistevano altre possibilità.
E' chiaro che, di fronte a questa sommatoria di incomprensioni e di dichiarazioni contrastanti, la preoccupazione che questo governo, che dovrà gestire la nostra Regione per i prossimi dieci mesi, non sia in grado di operare è grande.
Sul Programma voglio solo fare una considerazione conclusiva. Sono molto preoccupato quando sento il Presidente Brizio dichiarare di guardare a Roma con una timida richiesta di decentramento regionalista per paura di non essere capace di competere con Milano. La proposta di una Torino perdente in un Piemonte pauroso non mi piace, non mi ci riconosco e non voglio riconoscermi. E' una ragione in più per non essere d'accordo con l'impostazione che il Presidente vuole dare a questa nuova maggioranza. La storia è piena di piccole nazioni che hanno invocato grandi potenze per difendersi dalla concorrenza del vicino, ma questo ha dato origine a centinaia di anni di colonialismo e di imperialismo.



PRESIDENTE

Concludiamo la seduta del mattino. I lavori riprenderanno alle ore 14,30. Prego tutti di essere puntuali.
Nell'ordine sono iscritti a parlare i Consiglieri Mollo, Ferrara e Dameri; quelli successivi ve li dirò via via.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



< torna indietro