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Dettaglio seduta n.276 del 03/05/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bortolin, Ferraris, Panella e Sartoris


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazione del Presidente della Giunta Regionale sulla remissione della delega al turismo da parte dell'Assessore Cantore, a seguito del preannunciato avviso di garanzia


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta regionale ha chiesto la parola.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ritengo doveroso informare il Consiglio che, nel corso della seduta di mercoledì 27 Aprile, dopo che l'interessato mi aveva in precedenza informato dei fatti a lui noti e mi aveva dichiarato la sua disponibilità a dimettersi immediatamente dall'incarico assessorile, la Giunta, messa da me al corrente delle nuove circostanze sopravvenute e sentito il dott. Cantore che forniva ulteriori puntualizzazioni, ha valutato la possibilità della remissione della sola delega in materia turistica come ipotesi alternativa condivisa dall'Assessore continuando così l'Assessore ad assicurare la propria disponibilità e collaborazione nell'espletamento delle altre funzioni assessorili.
Ci sono, a sostegno di questo atteggiamento, tre considerazioni.
La prima è costituita dalle effettive modalità di svolgimento dell'istruttoria giudiziaria in corso, tali da non indurre in evidenti responsabilità dell'interessato, nei confronti del quale non viene indicato allo stato alcun addebito: è soltanto un provvedimento che prolunga le indagini in corso che, avendo superato i sei mesi, deve passare alla fase dell'avviso di garanzia.
Secondo: la sufficienza. Ai fini della non interferenza sugli accertamenti necessari e l'effettivo distacco dall'esercizio della delega in materia di turismo, con remissione delle relative responsabilità al Presidente.
Terzo: la funzionalità della Giunta, già ampiamente ridotta di numero presenta l'esigenza di una vasta articolazione delle deleghe funzionali cioè non può essere svolto tutto dal Presidente.
Allo stato, con la remissione della delega, è possibile conciliare la esigenza di imparzialità nella gestione della cosa pubblica con quella di responsabilità verso la comunità piemontese. Questa è la nostra opinione.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Valutazioni sul quadro politico a seguito delle elezioni del 27 e 28 marzo u.s.


PRESIDENTE

Apriamo a questo punto il dibattito sul punto 7) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Picchioni. Ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, il governo Brizio bis è giunto, come si sa, al traguardo previsto. Il suo mandato era rigorosamente a termine e a termine era ed è la sua legittimità politica. Il consuntivo dei suoi 60 giorni è, a mio avviso, ampiamente positivo. Gli obiettivi sono stati raggiunti: dall'approvazione del bilancio al Regolamento CEE, dall'Accordo di Programma allo stanziamento dei fondi per la sanità.
Di tutto ciò bisogna dire grazie a tutte le forze politiche, in particolare anche a quelle dell'opposizione che hanno permesso di superare una situazione di stallo esasperata da un'attesa elettorale.
Oggi questo chiarimento è ovviamente palese: con oltre il 45% dei voti confluiti nelle forze del Polo della Libertà, il 27% nel Polo Progressista e il 10% nel Patto per l'Italia, lo scenario politico della Regione Piemonte è a tutto fuoco, evidenziando in modo anche palmare l'anomalia tra la situazione formale del Consiglio e la situazione reale dell'elettorato.
Così nel bene e nel male siamo tutti in discussione.
Tuttavia è il trend elettorale di oggi, dopo la inversione clamorosa dei risultati amministrativi di dicembre, a rendere cauti ed attenti nel pretendere ultimatum e nell'invocare immediate rese dei conti.
Le prime dichiarazioni del Presidente incaricato Berlusconi infatti fanno pensare a nuove leggi elettorali tendenti a rafforzare il meccanismo maggioritario più che a indulgere ulteriormente sul sistema proporzionale.
Dunque che fare? Attendere la lenta consunzione di questa legislatura vegetando senza vivere? Oppure scommettere ancora sulla capacità di governo della Regione Piemonte? Crediamo che al di là dei traguardi che ci attendono, ad esempio in primis la riforma sanitaria così controversa e così problematica, la stagione riformatrice, che interesserà soprattutto l'istituto regionale non possa trovare una classe politica in disarmo giunta al suo stadio terminale. Nessuno può sapere se stiamo passando, signor Presidente, dalla I alla II Repubblica o dalla prima alla seconda fase di un'unica esperienza repubblicana. Quello che invece è certamente possibile prevedere è che quando la storia di un Paese e delle sue istituzioni riprende a muoversi tutto si muove. Di qui, allora, individuare lo scenario politico più affine ai tempi, alle tendenze emerse dal corpo elettorale, alle esigenze di cambiamento esigite dall'opinione pubblica.
Si confrontano in questo Consiglio approssimativamente due schieramenti, quasi simmetrici, certamente speculari. Non è una novità dell'ultima ora che la polarizzazione delle forze consiliari in cartelli politici alternativi, per via della fine del consociativismo, ha spolverato il tavolo da ipotesi di laboratorio tanto suggestive quanto improbabili.
Resistono pertanto, a nostro avviso, solo due opzioni: la prima, un governo istituzionale da Alleanza Nazionale a Rifondazione senza eccezione alcuna; la seconda, un governo autonomo, autosufficiente, di centro, al quale possono concorrere, secondo noi, tutte quelle forze che hanno organicamente - ripeto: organicamente - concorso ai governi Brizio, primo e secondo.
Penso che la prima ipotesi rappresenti la terra di nessuno e quindi di tutti e perciò sia politicamente omologante le diverse identità politico programmatiche su alcune opzioni ben precise e prioritarie.
La seconda, che lo zoccolo duro di 30 voti rappresenti una autorizzazione ad esplorare il campo per andare avanti. La DC è pronta ad assumersi tutte le sue responsabilità, non per l'esorbitante numero dei suoi Consiglieri, ma perché la funzione innegabile della sua presenza in questi quattro anni di governo ha avuto modo di essere apprezzata valorizzata, recuperata, quando alternative diverse sembravano avere qualche consistenza di successo.
Certo il suo cammino non è stato facile, tra guerre dichiarate, tra incidenti giudiziari, tra accordi garantiti e poi smentiti, tra armistizi generosi e senza passione.
Credo che Brizio abbia preso atto della situazione che in prima persona oggi lo interessa e che anche lui non si senta protagonista di tutte le stagioni, quelle vecchie e vecchissime, quelle nuove e nuovissime per continuare il suo invidiabile assolo.
Certo è che se il quadro di riferimento è coerente con le sue scelte politiche e culturali, con il suo impegno e la storia personale, Brizio pu rinnovare la sua scommessa, può scommettere ancora, a mio avviso, su se stesso.
Credo infatti che egli meriti quella fiducia che il Gruppo DC ha manifestato nel suo ultimo comunicato, quella fiducia che auspichiamo gli venga rinnovata da tutte quelle forze che hanno accompagnato la sua difficile esperienza.
Di fronte al nuovo di alcuni mesi fa c'è una stabilità rappresentata non dalle vecchie frontiere, ma dalla metamorfosi del vecchio equilibrio in un equilibrio nuovo, per cui non si deve essere come un Omero cieco davanti ai tempi che ci aspettano.
Quindi, correttivi, aggiustamenti, integrazioni ed avvicendamenti sono indispensabili se non vogliamo dissolverci per scarsità di passione in un'azione di puro continuismo, e cioè in un sostanziale blocco politico operativo.
La "real politik" ci dice di frenare le illusioni che si rincorrono che si assommano e si alimentano a vicenda. Ci dice di stare attenti agli "Indiana Jones" della politica. Ci dice però anche che il prossimo governo non può morire di autoconsunzione per cui ogni cosa si può discutere tranne che modificarla. Sulla base di questa chiarezza e di questo impegno non credo che ci sia l'abiura di qualche fedele preso da alieni incartamenti.
Ci sarà invece una volontà riaffermata di concorrere, anche con le nostre modeste responsabilità, non ad esaltare questo o quell'interesse forte, ma a far nascere una società meno controversa, meno conflittuale dove i poteri politico, economico, dell'informazione e giudiziario possano trovare uno standard funzionale di coesistenza. Un grande appuntamento istituzionale ci aspetta: quale forma di Stato per la nostra Repubblica, quale forma di governo per le nostre Regioni, quale riforma elettorale per i nostri cittadini? Dobbiamo cogliere gli avvenimenti ultimi e metterci a disposizione, non per subirli, ma per almeno analizzarli criticamente. Quante leggi del contrappasso hanno subìto spietatamente i fautori degli appelli referendari all'opinione pubblica, alla gente e alle masse? Si voleva esaltare la persona, e mai come questa volta sono stati esaltati i raggruppamenti politici. Si volevano promuovere la razionalizzazione e la semplificazione degli schieramenti, ma al di là dell'unità fittizia dei cartelli e dei poli si sono riprodotti i vecchi spezzoni dell'ideologismo e della frammentazione politica italiana.
Ho parlato degli appuntamenti istituzionali che ci attendono per dire che l'attenzione al regionalismo o al federalismo - come è stata richiamata dall'on. Bricarello alla nostra Presidente - deve essere tanto più forte quanto più si esercita nell'indifferenza o nel vuoto dell'opinione pubblica. E bene hanno fatto i Presidenti della Giunta e del Consiglio a ribadire che la coscienza delle diversità delle culture, le differenze che si devono accettare, le tradizioni che occorre difendere non devono portare a banali omologazioni al di là del Ticino.
C'è una cultura delle frontiere che non cessa di creare problemi, c'è una cultura che sogna delle diversità riscoperte - come dice Miglio per portare a delle unità sognate. C'è un'autonomia da recuperare nei suoi valori autentici, nelle sue proposte creative e costruttive, perché la Regione non sia solo la classe morta di uno Stato inappellabile ed arrogante. Su questa autonomia che alcuni vogliono non regionalista, ma federalista noi dobbiamo combattere la nostra battaglia secondo l'accezione che diamo a questi termini apparentemente simili, ma sostanzialmente distanti. Dobbiamo dire se intendiamo il decentramento come subgoverno o come autogoverno.
L'asse della politica, in questi ultimi anni, si è spostato verso ci che sta al centro, anche se il centro è stato sconfitto. Ciò che sta al centro tra l'individuo, lo Stato e il governo intermedio ne rappresenta appunto l'intersezione ideale. Anche per questo noi siamo l'espressione di un centro, siamo il logico riflesso di una situazione che non tocca solo gli assetti istituzionali futuri del nostro Paese, nella valorizzazione per esempio delle comunità intermedie, degli enti locali e dell'Istituto regionale, ma quei corpi intermedi che tra lo Stato e la piazza rappresentano gli ammortizzatori politico-sociali e culturali tra poteri che potrebbero essere ugualmente irrazionali e pertanto pericolosamente totalitari.
Il PDS, per bocca dell'amico Marengo, c'invita a scegliere, ma noi non possiamo scegliere tra alternative prefabbricate, non possiamo essere il karaoke politico su basi altrui. Non possiamo essere gli accessori di un fronte o progressista o conformista, secondo scale di valori ideologicamente orientati.
Voglio ricordare che i nostri 6 milioni di voti ridicolizzati dalla legge elettorale sono ancora l'espressione di un elettorato diffuso popolare, che non ha bisogno di valori assoluti radicali, ma di valori semplicemente civili.
Il centro è forse oggi politicamente opaco ed inerte, mentre non lo è la sinistra; per esempio non lo è stata la sinistra nelle ultime elezioni con le pulsioni demagogiche, con il residuo sentimentale populista di Rifondazione, e non è politicamente opaco il Polo delle Libertà così decisionista, così spettacolare e televisivo. Ma noi non siamo nemmeno quella gioiosa macchina da guerra di Occhetto, non abbiamo avuto schemi di battaglia precisi, non abbiamo schemi di battaglia gioiosi, ludici e scapigliati come lui ha detto una volta in televisione.
Dobbiamo fare invece semplicemente questo, amici del gruppo D.C.: fare convivere l'etica delle convinzioni con l'etica delle responsabilità. Che cosa vogliono dire queste parole? Vuol dire che la prima è orgogliosa dei suoi principi e dei suoi ideali, mentre l'altra è convinta della necessità di governare e di concorrere a governare per un processo di governo che si realizza con il consenso e l'apporto degli altri.
Personalmente non sono per la teoria della sconfitta vincente. Non mi piace la testimonianza inutile e sterile, non mi piace la pura testimonianza. Gerardo Bianco, il nostro ex Presidente del gruppo parlamentare, scrivendo in proposito a Mino Martinazzoli, ha voluto ricordare proprio su questo problema tra identità ed alleanze le parole che un grande poeta moderno, Mario Luzi, pone sulla bocca di Demetrio e di Senesio nello splendido "Libro di Ipazia". Dice Demetrio - e questo pu essere rivolto a tutti i punti cardinali -: "Spesso me lo ripeto: senza un'idea di sè da dare o da difendere non si regna. Si scivola ad intrighi di taverna". Risponde Senesio: "Mi chiedo spesso se la storia non esiga un nuovo cominciamento da uomini impetuosi e rudi come sono questi berberi." forse l'autore della storia usa la loro forza e la nostra debolezza equamente per un nuovo inizio - "Il seme ha germogliato nel giardino sotto il fogliame putrido, è vero, ma il vigore che rigenera sta chiuso in una terra vergine e dobbiamo scoprirla". A me pare che a questa saldatura di diverse polarità, essere se stessi e saper scoprire nuovi spazi che rigenerino ed irrobustiscano, debba applicarsi la nostra migliore attenzione e le nostre iniziative politiche.
Signori Presidenti, "in politica vince chi coglie qualcosa che altri non è riuscito a vedere, spesso per colpa di una fedeltà ad un punto di vista stagionato ed anacronistico"; mentre nella società ed in quella italiana, in particolare, vi sono energie, attese, bisogni, voglia di protagonismo lecito o forse anche illecito "che alle tradizionali organizzazioni politiche sono risultati illeggibili o impercettibili". E questo, per chi ha vinto, non è un bluff di primavera, allorché ha riscoperto il territorio non solo come identità o habitat culturale, ma come nuovo assetto sociale e nuove dislocazioni di ruoli, di funzioni, di distinzioni, di pesi dei cittadini nei confronti delle istituzioni e, dei corpi intermedi, nei confronti dello Stato. Di qui la lettura dei risultati elettorali non può essere solo moralistica o ideologica "la deriva del sinistro luccicchio della scure dei giudici o del gioco disorientante dei riflettori televisivi". A ciò dobbiamo essere attenti, signori Presidenti al limite facendo paradossalmente meno amministrazione e, per converso cercando di capire con le nostre iniziative le novità di quei valori, di quegli interessi, di quelle forze, di quelle aggregazioni che "se forse non fanno oggi ancora cultura, sono cultura, sono società in atto". Il che non vuol dire distoglierci dai lavori in corso, anzi questi devono essere portati ferocemente al loro giusto compimento senza dimissioni avventurose od improvvisi cedimenti di fine mandato. A meno che non si presentino carte di ricambio, alternative certe, irrevocabili, ferme, capaci di produrre nuova politica, nuovi assetti, nuovi equilibri e di avere in questo Consiglio, in questo momento, compiute e costruttive risposte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

La mia impressione è che le elezioni del 27 e 28 marzo siano state abbastanza normali, visto il tenore di certi brogli elettorali già appannaggio di alcune Regioni; se è vero ciò che dicono - vero solo in parte, è chiaro - i giornali, questa volta non ci sarebbero stati brogli. E questo è un buon segno, perché, come ho detto, i brogli sono una tradizione piuttosto confermata in certe Regioni. Ripeto: per me è già un dato altamente positivo che, praticamente da nessuna parte (se non erro, perch non posso leggere tutti i giornali), non si sia parlato di brogli.
Tuttavia queste elezioni hanno suscitato un allarme che ritengo più che altro strumentale, fittizio, in quanto purtroppo noi siamo il ventre molle della democrazia europea; per noi era quindi inaudito che ci fosse l'alternanza, che invece è proprio la natura stessa della democrazia. Dopo 5-10-15 anni si cambia: è una cosa normale. In Italia non è capitato; non è capitato - e mi dispiace dover tornare su certi argomenti, ma bisogna parlarne, perché nessun altro lo fa - perché avevamo un enorme Partito comunista. E' chiaro che ciò non sarebbe accaduto se avessimo avuto un'alternativa di tipo tedesco o di qualunque altro Stato europeo, con una DC moderata, si potrebbe dire quasi destrorsa (con nessuna allusione negativa, sia ben chiaro). Di solito, quando si parla di destra va tutto bene finché si parla di Cavour, che invece ha fatto degli errori macroscopici; non va più bene quando si parla di destra nel nostro secolo perché la si è demonizzata e confusa con il Partito fascista. Sappiamo benissimo che Mussolini faceva parte dell'ala estremista del Partito socialista, che si è scissa in due, formando da una parte il Partito comunista (teatro Adriano, Livorno) e dall'altra il Partito fascista, nei quali si sono imbarcati i più violenti, quelli che predicavano la conquista violenta del potere (che non è certamente un metodo democratico).
Come dicevo, se avessimo avuto la struttura politica delle vecchie democrazie (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, ecc.), il problema non sarebbe esistito: avremmo avuto la classica alternativa, dove i cittadini si permettono addirittura - e questo è un difetto grave di votare con bassi indici, perché si pensa: "Tanto non sono pericolosi, n' i repubblicani n' i democratici n' i laburisti n' i conservatori", quindi si lascia che votino gli altri. Brutto criterio, che però in Italia non è possibile, perché c'è sempre il pericolo. Ecco perché da noi hanno fatto scalpore questi risultati.
Il sistema maggioritario può funzionare; purtroppo funziona all'italiana. Noi abbiamo avuto un sacco di gente che ha detto: "Dal momento che i missini non sono compromessi negli scandali di regime votiamoli"; oppure: "Dato che la maggioranza tradizionale ha puntato sempre sul pallone, facciamo un Partito che abbia come nome un incitamento da stadio, chiamiamolo 'Forza Italia'". Purtroppo il cittadino è a questo livello; non dico tutti, per carità, ma una forte percentuale. Chi ha creato questa percentuale? Da una parte la corruzione e dall'altra il rimbambimento da stadio; non l'ha creata certamente la Lega. L'alternativa democratica della Lega non è purtroppo di tipo U.S.A., dove vi sono due partiti moderati che si alternano. No, qui si tratta di modificare uno Stato che è profondamente centralista, addirittura in modo spasmodico e scandaloso.
Perché? Perché lo Stato italiano è stato fatto con la forza, contro la volontà della grande maggioranza delle popolazioni; chi studiasse la storia del secolo scorso, saprebbe che nel 1857 Cavour perse le elezioni.
All'epoca votavano quattro gatti, eppure hanno pensato: "Costui ha svolto la guerra in Crimea, per carità non lo votiamo più". Ma i risultati elettorali sono stati falsati per poter fare la guerra del '59. Il sud ha fatto 10 anni di guerriglia per non stare nel Regno d'Italia (1860-1970) nel 1866 c'era già la rivolta a Palermo. Quindi questo è uno Stato fatto contro la volontà delle popolazioni. Di qui il centralismo.
All'epoca c'era un esercito enorme per quei tempi: 120 mila uomini, nel sud, per reprimere in modo feroce l'insurrezione meridionale. Pensate che i giornali europei dicevano: "Ci sono due zone d'Europa dove 'pietà l'è morta': la Polonia sotto gli Zar e il sud sotto il Regno d'Italia". Questa è la storia, non certo quella scritta dai partiti, dal potere. Se voi chiedete all'oste se il vino è buono, allora non fate storia.
Centrismo. Chi si sogna il centrismo in Gran Bretagna, in Germania? Ma che centrismo! In Germania, nel secolo scorso, c'era il centro cattolico.
E' giusto e legittimo che vi sia una destra e una sinistra, ma non una sinistra divina o divinizzata ed una destra demonizzata, che viene confusa con un estremismo guerrafondaio com'era il fascismo. Quindi non facciamo confusioni. Il fascismo non è di destra: è un fenomeno dittatoriale come era lo stalinismo in Unione Sovietica, il quale nello Stato italiano era benedetto da un'enorme forza politica, forza molto più piccola in altri Stati europei, perché lì la cultura è a un livello più alto, si legge di più e si legge anche la storia, mentre da noi si legge poco.
L'alternativa è dunque chiarissima; io preferisco un missino che si converte alla democrazia a un marxista che l'autocritica non vuol saperne di farla. Federalismo da una parte come medicina contro l'enorme risultato negativo che abbiamo avuto; liberismo contro statalismo. Lo statalismo era molto comodo: tutto passa allo Stato, poi io ti dò l'incarico di fare il dirigente (poi magari era uno che non ne capiva niente, però i suoi interessi sapeva farseli). Allora, da una parte statalismo (e l'esperienza storica ampiamente negativa è già stata fatta in tutti i Paesi ex marxisti però per l'Italia non basta ancora), dall'altra liberismo e privatismo maggioranza e opposizione.
Non è però il caso di farne una questione del tipo "la democrazia è morta". Ma chi l'ha detto? La democrazia, semplicemente, si è realizzata in un cambiamento, cambiamento che non sappiamo neanche fino a che punto sarà tale, perché ci sono già enormi resistenze. Su questo argomento, io penso che si debba fare in modo che maturino tutti.
E' chiaro che, come ho detto, la corruzione amministrativa è nata soprattutto dallo statalismo. Solzenicyn diceva già, molti anni fa, che in Unione Sovietica c'era una corruzione vastissima. Se tutto era statale, per ottenere qualcosa bisognava agire in maniera quasi sempre abusiva, pagare o in denaro o in natura.
A mio parere la questione non è così tragica per noi; l'essenziale è che lo sconfitto ammetta la sconfitta, ammetta gli errori che hanno causato la sconfitta. Le sconfitte, infatti, non nascono per caso, ma da enormi errori e sono nate, oltre che dallo statalismo, dal permissivismo. Dieci anni fa abbiamo avuto lo scandalo Zampini, ma quanti sono andati in galera? Abbiamo avuto poi la legge Gozzini, il codice Vassalli, sempre più permissivi; adesso si dice già: "Speriamo che restituiscano qualche miliardo, poi lasciamoli pure andare all'estero, così si godono i residui".
E' chiaro che non su queste basi si fonda la democrazia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito che svolgiamo oggi in Consiglio regionale è quel dibattito politico che era stato previsto nel programma e nelle dichiarazioni che fece il Presidente Brizio quando fu eletto per la seconda volta Presidente della Giunta.
Credo che questo dibattito abbia utilità se tutte le forze politiche che sono presenti in questo Consiglio lo utilizzano per affrontare i problemi del governo dell'oggi, ma anche con una profonda riflessione rispetto al futuro, tenendo conto non solo di ciò che è avvenuto con le recenti elezioni, ma anche di ciò che non si è definitivamente fermato che è in movimento nelle forze politiche, nei rapporti tra le forze politiche, nei programmi, nelle enunciazioni, nelle questioni concrete che si portano avanti al di là delle affermazioni demagogiche della campagna elettorale che - sentito adesso Bodrero mi pare continuino anche nell'aula del Consiglio regionale, ma che sono solo demagogie che non portano da altre parti.



BODRERO Antonio

Stalin non è demagogico?



MARENGO Luciano

Mi ricordano molto le urla di Bossi che fino adesso hanno prodotto altre urla, ma a casa non hanno portato niente.



BODRERO Antonio

Cominciate a destalinizzarvi!



PRESIDENTE

Consigliere Bodrero, la prego, lei si è sempre caratterizzato per il fatto che non ha mai interrotto gli altri Consiglieri. Era un esempio per noi.



MARENGO Luciano

Un esempio non per tutti, fortunatamente.



PRESIDENTE

Un esempio del non interrompere. Abbiamo perso anche quello oggi.



MARENGO Luciano

Capisco bene che è una grande perdita.



PRESIDENTE

La delusione è grande. Prosegua Consigliere.



MARENGO Luciano

Stavo parlando delle affermazioni demagogiche, ad esempio quelle sul federalismo, che qui ho sentito ripetere. Nel programma di governo il federalismo non c'è più e la Lega ha rinunciato all'ipotesi federalista.
Oggi mi pare che le uniche urla che Bossi e la Lega fanno siano rispetto a chi avrà il Ministero degli Interni in questo Paese.
Mi pare quindi che non ci sia niente di fermo, anzi che sia tutto in movimento anche in coloro che sembravano i più fermi.
Mi permetterò di fare alcune domande anche a chi è intervenuto prima di me, in particolare al Capogruppo della Democrazia Cristiana, Picchioni proprio perché credo sia utile comunque, al di là del dibattito odierno che si facciano delle riflessioni ripeto - per il governo dell'oggi, ma soprattutto per il futuro.
Dobbiamo partire dall'esito elettorale che ha sancito la sconfitta dell'area progressista a livello nazionale, come in questa Regione: di questo non solo si deve prendere ovviamente atto, ma se ne devono trarre tutte le conseguenze rispetto, tra l'altro, ad un sistema elettorale profondamente mutato. Il sistema elettorale maggioritario muta profondamente il sistema politico, muta profondamente i rapporti politici.
Certo, per la nostra cultura, che credo non sia solo nostra, ma delle grandi forze politiche che hanno formato questa Repubblica e che hanno contribuito a garantirne la democrazia, è difficile prendere atto che sono mutati anche i rapporti politici con il sistema maggioritario, che il consociativismo è davvero finito. Quella dell'alternanza è la logica che presiede ad un sistema elettorale maggioritario e di questo bisogna prendere atto, perché se non si prende atto di questo si rischia di fare dei discorsi densi di parole vuote, anacronistici rispetto alla situazione nella quale si è; si finisce per diventare inevitabilmente conservatori anche se si dice di voler predicare il nuovo e di voler praticare il nuovo.
Questo non significa che prendendo atto di ciò che è avvenuto non ci sia inquietudine in noi, ma credo non solo in noi, per ciò che pu avvenire, per il tipo di governo che si andrà a formare, per la logica che pare esserci a partire dall'incaricato Presidente del Consiglio, l'on.
Silvio Berlusconi, che pensa di candidarsi a parlamentare europeo in cinque circoscrizioni, sapendo che un Presidente del Consiglio è incompatibile con questa designazione, con questo incarico, e che pensa di portare al Governo dei Ministri fascisti! Questa inquietudine fortunatamente non è solo nostra, ma è presente in diversi Paesi europei e ha mosso, dopo il Partito socialista francese, illustri professori ed economisti come Modigliani preoccupati del fatto che ci possano essere dei Ministri fascisti nel prossimo Governo della nostra Repubblica, la cui Costituzione fortunatamente è ancora in vigore e per la difesa dei cui principi costituzionali la nostra e altre grandi forze sono impegnate.
Quando diciamo che prendiamo atto di tutto questo non significa assolutamente che rinunciamo a lottare per introdurre il cambiamento, per costruire una possibilità elettorale che cambi le cose in questo Paese; non significa che non saremo impegnati fino in fondo nella difesa dei diritti dei lavoratori, e quindi impegnati fino in fondo nello scontro sociale, se questo ci sarà in questo Paese, se qualcuno metterà in discussione i diritti fondamentali dei lavoratori, dello Stato sociale, delle conquiste democratiche che in questi anni il movimento sindacale e le forze progressiste hanno contribuito a costruire in questo Paese.
Questa nuova situazione della logica dell'alternanza impone però che ci sia una grande chiarezza nelle scelte politiche e nelle collocazioni. Credo che questo sia possibile anche nel Consiglio regionale del Piemonte sebbene i rapporti di forza corrispondano ancora a quelli definiti con la competizione elettorale del 1990, nel senso che pur tenendo ovviamente conto di questo che è comunque un fatto democratico, un'elezione avvenuta è possibile fare delle scelte chiare che sono assolutamente necessarie.
La prima scelta chiara è innanzitutto nella politica che si vuole praticare, nelle politiche di governo che si vogliono perseguire e nella scelta degli interlocutori che si intende avere per costruire un governo.
Su queste basi credo sia possibile aprire una fase nuova anche in questo Consiglio regionale. Una fase nuova che per essere tale deve essere una fase di confronto aperto ed esplicito sui valori e sui programmi; valori e programmi come lavoro, solidarietà, Stato sociale, diritti democratici principi costituzionali. Abbiamo verificato nel recente dibattito avvenuto in quest'aula sugli ordini del giorno relativi al 25 aprile che ci sono state delle posizioni chiare, precise, che partivano dalla difesa di valori, da una parte e dall'altra, non ideologicamente, ma sulla base della difesa di una Costituzione, anche materiale, di questo Paese.
Abbiamo verificato come sugli ordini del giorno del 25 aprile, proprio a partire da questi valori, ci siano state importanti convergenze tra forze politiche democratiche che hanno dei valori comuni, anche se poi sono collocate politicamente in modo diverso. Ci sono valori e programmi condivisibili che abbiamo potuto verificare non soltanto in quest'aula consiliare ma a livello nazionale, ad esempio nell'elezione dei Presidenti delle Camere e in modo particolare nell'elezione del Presidente del Senato.
Forze politiche che hanno valori comuni, programmi comuni, idee generali comuni da portare avanti, non sottovalutando la convergenza che c'è stata fra le forze dell'area progressista e le forze del Partito popolare e del Patto per l'Italia. Pertanto credo che anche in quest'aula occorra fare chiarezza sulle scelte di alleanza, ma partendo da questi valori e programmi comuni.
Il nuovo si costruisce con la chiarezza delle posizioni politiche.
Voglio tranquillizzare il Consigliere Picchioni relativamente a quanto dichiarato ai giornali: lungi da me, dal mio Gruppo, di volerci intromettere nelle discussioni e nelle decisioni che riguardano altri partiti ed altre forze. Abbiamo tante discussioni all'interno del nostro Gruppo, del nostro Partito, ci accontentiamo di affrontare le nostre discussioni, di prendere le nostre decisioni, di fare le nostre scelte. Noi alcune scelte, anche se dolorose, le abbiamo fatte nella chiarezza e quindi, pur non intromettendoci nelle scelte degli altri, vogliamo capire proprio perché questo dibattito era previsto già dall'ultima elezione del Presidente Brizio, elezione alla quale abbiamo contribuito quali sono le scelte che gli altri Gruppi, e in modo particolare il Gruppo della DC intende fare.
Quindi non vogliamo né intrometterci né vogliamo avanzare la richiesta che all'interno del Gruppo della DC ci sia la conta; non è questo che ci interessa, a noi interessa la chiarezza delle scelte.
Noi abbiamo assunto, abbiamo condiviso degli impegni programmatici per l'elezione della Giunta Brizio, oggi c'è la verifica politica a conclusione di quei punti programmatici che avevamo allora definito e che si sono realizzati; su questo c'è stato l'impegno del Presidente Brizio a porsi appunto in verifica per cercare ulteriori convergenze programmatiche e politiche per poter andare avanti.
Oggi occorre chiarire le posizioni.
Questo dibattito non è esaustivo, occorre una riflessione e poi delle risposte e degli atti concreti. Pertanto, oggi è legittimo chiedere cosa intende fare il Gruppo che esprime il Presidente della Giunta, soprattutto dopo l'intervento del Consigliere Picchioni, perché ci sono e ci saranno movimenti nelle forze politiche: non tutto è definito.
Sicuramente questa competizione elettorale ha indicato come anche movimenti nuovi, come la Lega, possono essere messi in discussione dagli esiti elettorali, così come parzialmente è avvenuto in queste elezioni.
Ulteriori movimenti possono avvenire anche nel rapporto tra altre forze politiche e all'interno delle stesse forze politiche che si accingono a governare questo Paese. Un dato è certo: alla competizione elettorale del 27/28 marzo la DC non c'era, c'era il Centro cristiano democratico e il Partito popolare. Mi pare, quindi, anacronistico che in Regione continui ad esistere il Gruppo della DC, anche se pensa di avere ancora, nonostante il riconoscimento della polarizzazione che si è venuta a creare in questo Paese, una funzione centrale: tant'è che poi la proposta concreta è quella di un governo di centro.
Sottolineo comunque che l'area progressista nelle ultime elezioni ha avuto circa 120.000 voti in meno delle forze che hanno vinto, quindi una manciata di voti. Purtroppo nei sistemi elettorali come questi pochi voti fanno sì che altre forze abbiano la maggioranza assoluta e quindi la polarizzazione.
Di questo bisogna prendere atto Comunque non esiste più la funzione centrale della DC - che ripeto non si è presentata a questa competizione elettorale e ci sarà un motivo c'erano opzioni politiche diverse, c'erano scelte politiche diverse quindi è legittimo domandarci che cosa succederà qui in Consiglio regionale. A maggior ragione ci sentiamo legittimati a chiederlo perch qui c'è una Giunta che è stata eletta con i voti determinanti dei Capigruppo dell'opposizione di sinistra.
Chiediamo pertanto al Gruppo consiliare che esprime il Presidente della Giunta che cosa succederà, quali scelte vere e concrete di governo si intendono fare, tenendo conto della realtà, non delle parole. Qui non esiste una Giunta che abbia una maggioranza certa, e lo abbiamo constatato questa mattina su un provvedimento relativo al settore della sanità. Tra l'altro, Assessore Vetrino, ho dei dubbi che dopo un voto contrario del Consiglio regionale si pensi di portare avanti la delibera come se nulla fosse successo, perché è successo che il Consiglio ha votato contro, quindi una risposta alla democrazia va pure data: se quella delibera non è passata non si può portare avanti. Ritornando alla questione della maggioranza è evidente che non c'è una maggioranza certa, nel senso che su un provvedimento si può passare, su un altro si può non passare. Non c'è un governo che abbia una maggioranza stabile e certa; bisogna prenderne atto: non si può sorvolare la questione in termini dialettici. Seppure in ultimo scorcio di legislatura, occorre arrivare ad un governo che abbia la possibilità di portare avanti, concretamente, provvedimenti, scelte programmi, leggi.
L'attuale Giunta, per scelta di tutti, conta un numero ridotto di Assessori - sette - temo però che possa perderne altri; mi pare, infatti che alcuni Assessori si candideranno alle elezioni per il Parlamento europeo. Questi Assessori, staranno al loro posto? Si dimetteranno? Condurranno la propria campagna elettorale per una certa forza politica magari compresa in poli diversi - mantenendo l'incarico assessorile? Credo sia questione riguardante non solo le forze di opposizione, ma anche quelle che compongono la Giunta; a mio avviso, vi potrebbe essere incompatibilità politica.
C'è poi un problema fin d'ora concreto. Ad inizio di dibattito, il Presidente Brizio ha letto una dichiarazione riguardante l'Assessore Cantore, rispetto al quale voglio porre un problema di responsabilità politica - rispetto a quella giuridica se la vedranno i Magistrati: non è certamente questo il punto da affrontare qui, in Consiglio regionale.
Responsabilità politica che non ha nulla a che vedere con il garantismo del quale ci facciamo portatori e che siamo sempre impegnati a difendere.
Riprendo nuovamente una dichiarazione alla stampa del collega Picchioni fatta in risposta alla mia richiesta di dimissioni dell'Assessore Cantore che richiedo, qui, oggi, e che successivamente motiverò. Il collega ha sostenuto che esistono due diverse linee di garantismo all'interno del PDS prendendo ad esempio la "questione Stefanini" - questione chiaramente di vertice nazionale.
Il compagno Stefanini, tesoriere del PDS, proprio perché coinvolto non rinviato a giudizio, ma coinvolto - in un'inchiesta giudiziaria (anche se rispetto alla vicenda Enimont, è poi emerso che il PDS è assolutamente estraneo: non vi è alcun rappresentante del PDS, neanche Stefanini nell'elenco dei rinviati a giudizio)...



PICCHIONI Rolando

Mai dire mai...



MARENGO Luciano

Sto solo dicendo che nell'elenco dei rinviati a giudizio sulla vicenda Enimont non compare Stefanini - visto che proprio il collega l'ha tirato in ballo: vistosi coinvolto in un'inchiesta giudiziaria, prima delle elezioni politiche ha inviato una lettera al segretario del PDS, apparsa pubblicamente su "L'Unità", con la quale rinunciava a candidarsi al Parlamento. Dunque, l'esempio portato dal collega Picchioni era decisamente poco calzante.
Al di là di questo inciso nei confronti del collega Picchioni ribadisco che la questione relativa all'Assessore Cantore non è assolutamente di carattere giudiziario né personale; la richiesta all'Assessore è di assumersi le proprie responsabilità politiche.
Voglio però sottolineare che questo punto non riguarda affatto la comunicazione giudiziaria - ricevuta o meno da lui personalmente. Ma il fatto che l'abbiano ricevuta dirigenti del suo Assessorato significa comunque che l'Assessore ne è responsabile politicamente. Ribadisco che non si tratta di responsabilità giudiziaria: anche se l'Assessore non avesse ricevuto alcuna comunicazione, c'è la responsabilità politica di quanto accaduto nel suo Assessorato. E' per questo motivo che chiedo le dimissioni dell'Assessore Cantore, non per le due deleghe per le quali sono state rassegnate, ma complessivamente, in termini di responsabilità politica.
Queste sono, in conclusione, le questioni politiche da affrontare con chiarezza.
Vi sono all'interno del Consiglio forze politiche - come già ricordavo in precedenza - con le quali riteniamo possibile trovare una base comune riteniamo che relativamente ai valori, al programma sui quali ci siamo confrontati anche in altre sedi, evidenziati e portati avanti dal Partito popolare, questa possibilità ci sia.
Ho posto domande precise ad interlocutori chiaramente individuati dalle concrete risposte che perverranno nei prossimi giorni, non ultime le scelte d'incarico istituzionale e su come quest'ultime verranno realizzate e votate in aula, dipenderà il nostro atteggiamento in Consiglio. Siamo disponibili a confrontarci con coloro che hanno valori e basi programmatiche comuni: siamo pronti ad assumerci responsabilità sia di Governo sia di opposizione, dipenderà dalle risposte concrete che verranno in modo particolare, dal Gruppo consiliare della Democrazia cristiana.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Colleghi Consiglieri, ho ascoltato con molto interesse l'intervento introduttivo del collega Picchioni di grosso taglio e spessore culturale e politico; il mio intervento, invece, probabilmente per mia deformazione professionale - che fatalmente e involontariamente si proietta in quest'aula politica - si baserà su dati oggettivi, su concretezze e sulle carte politiche nelle quali si è consacrato il dibattito che ha preceduto l'elezione della Giunta Brizio, appoggiata dai voti determinanti dei progressisti.
Partendo da questa considerazione, devo ricordare che il Presidente Brizio, nel mettere in evidenza che si trattava di Giunta a contenuto prevalentemente tecnico, la quale aveva il compito importante di portare a compimento provvedimenti non dilazionabili, nel corso della presentazione del suo programma disse testualmente: "E' vero che dopo le elezioni l'assemblea sarà la stessa, ma è anche vero che le indicazioni che il corpo elettorale avrà dato non potranno non essere attentamente viste e valutate.
Concetti sostanzialmente identici, sia pure con parole diverse venivano espressi dai presidenti dei Gruppi progressisti, in particolare il collega Chiezzi era deciso nell'esprimersi come appoggio a una Giunta prevalentemente tecnica che sarebbe perdurata sino e soltanto alle elezioni del 27 marzo.
Ma c'è di più: ci sono dichiarazioni oggi molto attenuate o totalmente dimenticate dal capogruppo del PDS che sono state espresse immediatamente dopo il 27 marzo, riportate su "La Repubblica" del 1 aprile 1994. Il titolo era significativo e quanto espressamente detto lo era ancora di più: "Il PDS ritira l'appoggio". Oggi invece c'è stato un discorso più possibilista condizionato a eventi politici futuri. Ma, a parte queste pur rilevanti considerazioni, a lei Presidente Brizio, che in più di una occasione ha usato infarcire - dico infarcire nel senso buono della parola - le sue considerazioni politiche con secche espressioni in lingua latina, adesso sono io seccamente a prospettargliene una e cioè "promissio boni viri est obligatio". Questo era il concetto (da lei espresso) quando si è presentato qui per avere l'investitura il 25 febbraio 1994: "Giunta a termine", e poi: "Ci rivedremo dopo il 27 marzo e non potremo non tenere conto di quanto accadrà". Allora in contrasto con il collega Picchioni laddove ha detto: "Non c'è stato un passaggio secco dalla I alla II Repubblica". "Il passaggio - se ben ho capito il concetto - è ancora in itinere".
Però io ritengo che, per mantenere fede alla promessa politica sulla quale è stata impostata la Giunta che si è installata al governo della Regione Piemonte il 25 febbraio, le dimissioni siano ineluttabili; e questa sarebbe già una ragione di per sè, a nostro avviso, assorbente. Ma c'è un'altra ragione, ed è questa: che lei Presidente Brizio, in definitiva costituisce il simbolo istituzionale della I Repubblica, nella sua proiezione della I Repubblica nella Regione Piemonte. Allora lei fatalmente rappresenta "il vecchio", quindi anche per questa ragione, non certo secondaria, ma che si pone come serietà politica sullo stesso piano dell'altra, è da ritenersi che le dimissioni sue e della sua Giunta siano ineluttabili.
Il collega capogruppo Picchioni ha detto che non si possono pretendere e non sono proponibili ultimatum o rendimento di conti subito e immediati.
Ma nessuno propone ultimatum o chiede rendimento di conti. Però io ritengo che, per uscire da questa situazione e per essere coerenti con quanto era stato detto in sede di programma di questa Giunta sorta il 25 febbraio all'insegna dell'emergenza e della tecnicità - "Giunta tecnica" si era detto - siano ineluttabili le dimissioni. Segnatamente alla luce del quadro politico, giustamente il collega Picchioni ha detto cose ovvie che sono sotto la percezione di tutti: scenario politico cambiato, anomalia fra l'attuale composizione delle forze politiche a Palazzo Lascaris e quella che è la realtà non solo del Paese, ma anche e soprattutto del Piemonte.
E' poi stata prospettata l'ipotesi della Giunta istituzionale, che io ritengo sia proprio impraticabile per un motivo fondamentale. Anche entrando nell'ordine di idee - che aprioristicamente respingiamo che ci sedessimo a uno stesso tavolo io, Chiezzi (per parlare dei due poli estremi), e insieme a noi le altre forze politiche, credo che sarebbe oggettivamente impossibile formulare un programma, anche breve per sua natura, non più di dieci mesi, che ci conduca fino alle elezioni del 1995.
Quindi ritengo che questa idea esista in teoria, certo in teoria politica esiste anche una Giunta istituzionale o, come venne chiamata ai suoi tempi milaziana.
Scartata questa ipotesi ritengo che siano, per i motivi già detti che non intendo ripetere, ineluttabili le dimissioni, dopodiché si vedrà quale soluzione potrà scaturire. E potrà scaturire alla luce di che cosa? Venti giorni fa, senza sapere quanto avrebbe detto il collega Marengo, avevo fatto un articolo che comparirà nei prossimi giorni sulla rivista "Notizie della Regione Piemonte". Avevo ritenuto di esprimermi in questo senso, il titolo era: "Dopo il 27 marzo anche a Palazzo Lascaris ci vuole un chiarimento". Mi esprimevo e mi esprimo con maggior vigore oggi, anche se l'argomento è già stato trattato, sia pure rapidamente, da Marengo. Ritengo necessario un chiarimento in questo senso: senza volere mettere il naso in casa d'altri e senza volere sollecitare questo chiarimento, ritengo che il Gruppo della DC, unito ancora oggi da un sottile cordone ombelicale, sia in buona sostanza una finzione politica in questo momento. Non è che io suggerisca o chieda, mi limito ad auspicare e a segnalare la necessità di chiarezza a tempi brevi, perché oggi dire che esiste il Gruppo della DC, in quanto tale, formalmente e sostanzialmente è una finzione. Si può anche proseguire fino al giugno 1995 con questa finzione. Ma visto che anche oggettivamente la DC, in quanto formazione politica, non esiste più. Esiste la casa madre, che è diventata - se non vado errato - Partito Popolare, ma esistono a latere altri due tronconi che - salvo errore - sono: Patto per l'Italia e Centro Cristiano Democratico. I colleghi della DC dovranno fare le loro scelte. A seconda delle collocazioni, all'insegna della chiarezza si potranno poi sciogliere i nodi della Giunta che in prosieguo dovrà governare. Questo è un discorso analogo che, senza voler fare il predicatore, ritengo doveroso, anche per quelli che furono i partiti minori di pentapartito. Ad esempio socialdemocratici, socialisti e liberali non hanno più un punto di riferimento nazionale riferito al loro partito d'origine, alla formazione politica che li ha portati in quest'aula nel 1990.
Quindi, in conclusione, la nostra presa di posizione in questo primo dibattito sul "dopo 27 marzo" è questa: nell'immediato, dimissioni della Giunta Brizio. In un futuro prossimo, un chiarimento delle forze politiche presenti in Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, colleghi e colleghe. La prima osservazione è riservata alla comunicazione svolta dal Presidente della Giunta, Brizio concernente l'indagine giudiziaria che ha coinvolto - spero di usare una terminologia appropriata - l'Assessore Cantore.
La spiegazione, che ha dato il Presidente Brizio sui motivi che hanno indotto l'Assessore Cantore a prendere la decisione di rimettere una parte delle deleghe ricevute dal Presidente, non mi ha affatto convinto. Non voglio entrare nel merito di questa decisione gesuitica, che spiega in quale modo abbiate deciso di fare ciò. Il personaggio a cui mi rivolgo e a cui occorre rivolgersi in questi frangenti non è il Presidente Brizio, il quale non è coinvolto affatto e il quale può dedurre, da fatti successi ad Assessori, le cose che gli servono, ma che interessano poco. Questa è la mia opinione.
Il personaggio protagonista è l'Assessore Cantore - non è il Presidente Brizio - che, tra l'altro, non ha neppure parlato. Avrei sperato di sentire il personaggio coinvolto e non la decisione presa dalla Giunta. Il personaggio coinvolto, Cantore, aveva, a mio avviso, due strade da scegliere essendo indagato - se questo è il termine giuridicamente esatto: o non si dimetteva, e se l'Assessore Cantore non si fosse dimesso avrebbe assunto, di fronte alla propria coscienza, una decisione che, per quanto mi riguarda, a livello personale è imperscrutabile, e di fronte alla quale non si può, sul piano personale, dire nulla, in quanto avrebbe avuto i suoi motivi per farlo e ne avrebbe risposto politicamente. Oppure poteva dimettersi con decisione altrettanto imperscrutabile, ma con diverso rilievo politico.
A mio avviso, erano due scelte comprensibili all'esterno, discutibili a seconda dei punti di vista, ma comprensibili. Ma dimettersi a metà, come ha fatto l'Assessore Cantore, non solleva da un imbarazzo, anzi, a mio avviso lo evidenzia.
C'è un fatto, Assessore Cantore: le responsabilità penali sono personali. Questa non è una frase buttata lì tanto per ricordare come dice sempre il collega Marchini - cose ovvie. Le responsabilità penali sono personali. Cosa significa questo? Significa che, di fronte a responsabilità penali, è la persona che deve prendere delle decisioni, e non la persona riferita ad una certa funzione. Noi siamo persone, siamo soggetti di responsabilità penale. Quando diventiamo soggetti di questo, lo siamo tutti interi, è la nostra persona intera che è responsabile, e non quella parte della persona che con una mano si occupa di commercio o di alberghi. Il nostro io non è diviso, e l'io dell'Assessore, la persona dell'Assessore è tutta intera di fronte a noi, ed è una persona indagata. Di fronte a questo fatto, la persona Cantore deve decidere cosa fare. Il fatto che l'Assessore Cantore dica: "Rimango Daniele Cantore, e non mi occupo più di alberghi" è del tutto inadeguato, non risponde al merito del problema. In forza di un provvedimento o di un'indagine in corso una persona che è Assessore non pu continuare a dire: "Io continuo a svolgere il mio ruolo di Assessore", o quella persona dice "Sospendo lo svolgimento del mio ruolo". E' una spina che non si può evitare. Non possiamo evitarla, a mio avviso, altrimenti dividiamo il nostro io, facciamo un gioco che diventa assolutamente incomprensibile. Non possiamo settorializzare la nostra persona e dire: "La risolvo in questo modo". La si risolve non dimettendosi oppure dimettendosi. Di questo passo l'Assessore poteva rimettere la delega solo agli alberghi o solo agli alberghi sopra i 700 metri, o solo agli alberghi che non sono oggetto di indagine, ammesso che si possano individuare. Ma che senso ha questo? Non ha alcun senso. L'Assessore Cantore, tutto intero o se ne va o rimane. Quindi, critico fortemente questa decisione, anche perché ho alzato la mano per votare il nome dell'Assessore Cantore sia pure in forma tecnica.
Io che non chiedo - visto che ho perso le elezioni - né rese dei conti né dimissioni di alcunché, ma ho dato una fiducia che finiva già nel momento in cui era stata data, chiedo invece le dimissioni dell'Assessore Cantore, in via principale. In via subordinata, a mio avviso, dovrebbe comunque decidere per una delle due strade sopraesposte. Ma la strada prescelta ha la mia totale contrarietà.
Vengo adesso alla questione della Giunta Brizio. La Giunta Brizio certo è terminata, lo sappiamo tutti; il voto che abbiamo dato è stato concordato in un documento. Ho trovato i discorsi fatti finora interessanti, e nemmeno poco illuminati.
Comincio da quello del collega Picchioni. Nei discorsi, così come nelle figure geometriche o nelle masse, ci sono i baricentri. Il baricentro pu essere messo, rispetto ai vincoli, in una posizione tale che la situazione sia in equilibrio o meno, sia feconda o meno, raggiunga lo scopo o meno.
Però il baricentro esiste anche nei discorsi, e il collega Picchioni ha una frase baricentro, secondo me, che è la seguente: "La D.C. è pronta ad assumersi le proprie responsabilità". Non so se la frase si concludeva con un punto o se proseguiva, ma è irrilevante. Questa frase è bellissima. E' un lapsus? E' una speranza? E' un progetto concreto? Non lo so, ma certo è che è di una chiarezza per adesso fondamentale. Questa è la frase baricentro. A mio avviso, se voi - Gruppo di 18 Consiglieri - ponete questa frase nel dibattito politico, temo che il baricentro venga messo in un luogo che crea degli ostacoli al confronto politico. Ma questa è solo un'opinione che vi esprimo.



PICCHIONI Rolando

Non c'era il punto.



CHIEZZI Giuseppe

Non c'era il punto, continuava, però rimane la validità del discorso.
Detto ciò, io penso che porre il baricentro in questo modo crei dei problemi ad un confronto politico, per il semplice fatto che la Democrazia Cristiana non c'è più, che la Democrazia Cristiana non ha partecipato alle elezioni e di conseguenza n' le ha vinte n' perse. Crea delle difficoltà perché, colleghi della Democrazia Cristiana, voi siete un Gruppo che fa capo ad un partito che non c'è più. Nel momento in cui rappresentavate la Democrazia Cristiana, come tutti noi, eravate in quest'aula portatori di una fisionomia, di un volto politicamente autentico, riconoscibile, con proposte politiche riconoscibili, con livelli nazionali a cui vi raccordavate. Eravate un partito nel quale era stato espresso un gruppo c'era una fisionomia, un'identità riconoscibile, e con questa fisionomia ed identità si riusciva a far politica, ci si confrontava.
Se voi adesso ponete il baricentro ancora lì - "Siamo quelli che eravamo" (com'era, dov'era, come il campanile di Venezia) quella che una volta era una fisionomia, un'identità, la fisionomia, a questo punto ho l'impressione che possa essere letta come una maschera che copre fisionomie che ci sono, che le nasconde, che impedisce loro di agire, che impedisce di riconoscerle e, riconoscendole, impedisce di interagire politicamente con loro e con i riferimenti nazionali che hanno. Quindi una sorta di mascheratura politica, di occultamento di identità, identità che è bene dire "Sappiamo che ci sono". Non sono andato dal notaio, non ho i certificati, ma discutendo nel nostro ambiente politico sappiamo che invece nel Gruppo DC ci sono tentazioni, che ci saranno decisioni, che c'è un fermento: non è il vecchio Gruppo DC, potrebbe essere un nuovo Gruppo diversamente articolato.
Allora, il primo problema, a mio avviso, è proprio questo. Da un lato si può dire: "Cari colleghi, il nostro baricentro è qui, fintanto che lo governiamo in questo modo fate i conti anche con questo", e io sono pronto a fare i conti anche con questo. Certo, almeno per il Gruppo che rappresento, se il discorso avesse avuto altri baricentri, l'interlocuzione politica sarebbe rimasta più interessante. Se dopo le elezioni mi fossi trovato di fronte ad un'esplicitazione di mutamento di collocazione politica nel Gruppo della Democrazia Cristiana (che avesse visto attori nel Partito Popolare, attori nel Centro cristiano democratico e attori in Forza Italia), mi sarei collocato diversamente nei confronti di alcuni di questi attori; avrei ricercato dei rapporti privilegiati nei confronti di questi attori, rapporti tesi a continuare il nostro lavoro - colleghi - e su questo sono d'accordo con il Consigliere Picchioni.
Siamo in prorogatio, non parliamo più di zombi, non usiamo frasi colorite, ma diciamo che siamo in una sorta di prorogatio; prorogatio non vuol dire attesa, perché in prorogatio si goverma come quando si è stati eletti. Dovendo scegliere, dico: "Si governi"; non facciamo attendismo, non vegetiamo". A questo punto, la proposta emersa qui, l'unica da parte di coloro che hanno vinto, perché il Consigliere Bodrero ha parlato, ma non ha fatto proposte...



(Interruzione del Consigliere Vaglio)



CHIEZZI Giuseppe

Poiché non ho l'elenco degli interventi, pensavo esaurito l'intervento della Lega Nord: allora aspettiamo cosa dirà la Lega Nord.
Il Movimento Sociale ha chiesto le dimissioni e basta; da questa parte del tavolo ho parlato con il collega Marengo e abbiamo le nostre proposte.
Ma il discorso del collega Picchioni l'ho trovato illuminato. Certo bisogna un po' seguire i fasci di luce, nei discorsi del Consigliere Picchioni, perché non sono proprio lampadine accese con violenza, bisogna un po' immaginare i percorsi. Provo a dire quel che ho capito e che mi è parso illuminante.
Il Consigliere Picchioni ha detto: "Ci sono due opzioni: un governo istituzionale, che va da Alleanza nazionale a Rifondazione comunista oppure un governo autonomo, autosufficiente, di centro". Secondo me, la cosa che ha detto il Consigliere Picchioni è una sola e non due, e la prima opzione serve solo per leggere la seconda. Questo è quello che io ho capito: la prima opzione è succedanea ad una comprensione, ad una digestione della seconda. La prima opzione serve solo per far capire in cosa consiste la seconda opzione. Per l'esperienza che il collega Picchioni ha, non penso che possa averla messa lì come una proposta di lavoro. Noi non ci lavoriamo di certo, ad un governo che ci veda insieme ad Alleanza Nazionale! Il collega Picchioni lo sa e sa che molte forze qui dentro non sono disponibili a questo.
La sua proposta, che secondo me è chiara, va dunque letta alla luce della prima opzione, nella quale, in modo un po' traumatico, dice: "Beh, se volete, tiriamo dentro tutti"; ma questo non è stato un atto di liberalità intellettuale del collega Picchioni: tutt'altro. Questo è stato solo dare il segno del tipo di governo che il Gruppo della Democrazia Cristiana si propone oggi, e che è un governo centrale, in cui la Democrazia Cristiana rimane quella che era e che ha già - così ha detto il Consigliere Picchioni una certa forza; se non ricordo male, ha detto: "Trenta voti non sono pochi". Io non so se ne abbiate 30, 29 o 28, ma poco cambia.
Ha anche detto: "E' un governo che ha già una certa ipotesi fondata ed è una forza attorno alla quale, chi ritiene, può accostarsi con proposte affini, ma non completamente contrastanti. Sostanzialmente, ha riproposto una prosecuzione dell'esperienza Brizio 1, Brizio 2, Brizio 3, con la possibilità - ripeto per chi ritiene, di accostarsi, ma senza turbare questo equilibrio. Così facendo, il collega Picchioni riesce a realizzare sia pure per un anno, quello che il Partito Popolare (diciamo cosi?), il Gruppo dei centrali senza il centro cristiano democratico non è riuscito a fare nel Paese. Lui dice: "Guardate che qui, con i numeri che ci sono, i tempi che abbiamo, l'esperienza acquisita, questa può essere la possibile soluzione"; e per fare questo, ha anche detto: "Brizio può stare, ma pu anche andarsene: lo ringraziamo, come ringraziamo tutti, ma i fatti sono questi".
Questo è quello che ho capito, e avendo capito questo sono anche in grado di dire che, finché il baricentro è messo in questo modo dove "messo in questo modo" significa anche rigidezza e continuità programmatica, o per quanto questo sia o se questo sia - allora i vincoli e la delimitazione del campo di azione sono estremamente ancora fermi al passato: è la prosecuzione di quello che c'era.
Per fare qualcosa a cui il Gruppo di Rifondazione Comunista potrebbe essere interessato, bisogna invece muovere questa situazione; muoverla oltre che sul piano delle alleanze, anche con le indicazioni che verranno nell'elezione di tutti i posti di Presidente di Commissioni, anche determinando un confronto sui programmi, confronto che non è avvenuto. Noi abbiamo accostato dei programmi, ma non abbiamo mai preso i programmi e li abbiamo discussi e fatti interagire.
Se non c'è questo, quella di Picchioni rimane una proposta che per quanto mi riguarda porterà avanti qualcun altro; se invece c'è una possibilità di interlocuzione in questo senso allora siamo pronti a discutere tutto.
L'unica scelta che posso dire che è già definita è che noi non parteciperemo a nessun governo che veda o la presenza o l'appoggio della destra fascista o della destra post-fascista. Noi non ci stiamo: se qualcuno pensa di fare questo vada avanti, noi cercheremo di costruire con le nostre forze dall'opposizione un'ipotesi alternativa, non adesso, ma per le prossime elezioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Signor Presidente, devo fare alcune puntualizzazioni senza alcuna volontà di polemica con il Consigliere Chiezzi: quello del mio collega Bodrero voleva essere un intervento che faceva una cronaca e che poneva un determinato momento all'interno di un tragitto storico. Io invece intendo intervenire proprio per colmare quella lacuna che è rimasta aperta sul da farsi oggi in questo Consiglio.
Solo per dovere di precisione devo dire che il 27 marzo nell'uninominale il Polo della libertà ha conseguito tutti i collegi della Circoscrizione Piemonte 2 e 14 su 19 collegi della Circoscrizione Piemonte 1. Direi che tutto sommato è un risultato che può autorizzare a fare alcune valutazioni e devo ricordare, sempre tra parentesi, che la mia, quella che io rappresento, la Lega Nord, è l'unica forza di questa coalizione ad essere ufficialmente attualmente seduta in Consiglio regionale. Devo per anche dire che quella delle elezioni del 27-28 marzo era una partita di un altro campionato, una partita che può avere dei riflessi emotivi e forse minori effetti politici anche su questa assemblea, ma che non determinano necessariamente delle modifiche, proprio perché di questo polo ampiamente vincente, maggioritario in Piemonte, qui in Consiglio regionale esistono solo due rappresentanti su sessanta.
Detto questo, perché doveroso, vorrei andare oltre, segnalando una situazione di difficile comprensione. Il governo Brizio ter, nato il 25 febbraio, non ho capito se per burla o sul serio è stato messo in minoranza il primo aprile, perché la notizia del ritiro dell'appoggio del PDS, penso casualmente, fu pubblicata proprio il primo aprile. Ebbene, un governo che non gode più dell'appoggio tecnico di chi ne aveva consentito la formazione evidentemente deve fare dei ragionamenti. Questo è il discorso del governo diverso è il discorso delle forze politiche presenti in Consiglio. Ho sentito due ipotesi, non una, di due forze politiche diverse: un'ipotesi esposta da Picchioni per la DC, ed un'ipotesi di percorso proposta da Marengo per il PDS. Mi è parso di recepire in quanto ha detto Marengo la disponibilità ad un percorso di governo per questi ultimi dieci mesi. Mi è parso di intendere quindi che le due forze di maggioranza relativa in Consiglio regionale abbiano preso seriamente in considerazione la possibilità di dare un governo più o meno stabile che lavori su programmi e che ci porti a fine legislatura.
Ritengo anch'io che l'ipotesi di elezioni anticipate diventi oramai estremamente remota, se non addirittura inapplicabile. Ci sono dieci mesi davanti e questi dieci mesi bisogna affrontarli in modo serio. La disponibilità dei colleghi di DC e PDS mi fa ritenere che questa volontà di affrontare in modo serio il governo degli ultimi dieci mesi esista, ma credo che questa volontà debba passare necessariamente sotto una serie di forche caudine.
La II Repubblica, volente o nolente, è una realtà: il Paese ha voluto un Governo che governi, ha votato in base a programmi certi e in base alla volontà espressa dalla maggioranza di governo di non soggiacere ad accordi di sottogoverno, di non soggiacere a tentazioni di consociativismo. Ebbene le forche caudine sotto le quali dovrà passare qualsiasi ipotesi di governo sono esattamente queste tre: un Governo che governi; il taglio netto con i sistemi della I Repubblica; un programma attuabile, convincente.
Sulla base di queste premesse credo che tutti siano disponibili a studiare una forma di garanzia di governabilità e in questo senso vogliono interpretare l'indicazione data da Picchioni di un governo istituzionale che vada da Rifondazione ad Alleanza nazionale, pur comprendendo che una contestualità di queste forze politiche non solo è poco credibile, ma credo che non sarebbe nemmeno seria, nemmeno utile, nemmeno produttiva per la nostra Regione.
C'è solo un ostacolo che si frappone al dare il via a dei tentativi di governo della Regione per i prossimi dieci mesi. Questo ostacolo consiste nella figura dell'attuale Presidente della Giunta. Per carità, con tutto il rispetto per la persona, ritengo che effettivamente Brizio rappresenti una continuità con il vecchio, che non sia giusto richiedergli di essere uomo per tutte le stagioni e che quindi necessariamente debba lasciar posto a qualcuno che meglio rappresenti la volontà di cambiamento che comunque noi in questi dieci mesi di legislatura dovremo rappresentare, volontà che l'elettorato ci ha espresso e che noi dovremo rappresentare.
Penso - parlo ovviamente per conto del mio Gruppo che proprio in ossequio a quanto detto prima da Chiezzi ed anche a quanto espresso da Majorino, la nostra forza politica in questo momento non debba entrare in una formazione di governo; ciò non toglie che anche noi, come ha detto molto bene Chiezzi, siamo disposti a collaborare alla stesura dei programmi, alla formazione di Giunta - ovviamente con il voto - sempre che esista la volontà di allargare, di conoscere le istanze che le nostre rispettive forze politiche rappresentano.
In sostanza il risultato del 27/28 marzo impone questa considerazione e, qualunque siano gli accordi di governo, di questa realtà elettorale occorrerà tenerne conto.
Vorrei concludere il mio intervento con due piccole annotazioni. La prima è relativa al governo istituzionale della Regione, alle Commissioni in fase di rinnovo nelle Presidenze e al completamento dell'Ufficio di Presidenza.
Ritengo che in questa fase le Presidenze e l'Ufficio di Presidenza spettino a chi può rappresentare una determinate parte politica, a chi pu rappresentare determinate istanze; non devono essere oggetto di mercati sotterranei. Se la cosa può creare dei problemi, visto che a noi non interessa assolutamente ricoprire tale carica, siamo disposti, in conferenza dei Capigruppo, a ritirare ogni opzione che ci veda coinvolti.
La seconda annotazione che intendo sottolineare è che troppo spesso in questa Legislatura si è ricorsi, con una certa facilità, a drammatizzare situazioni che vedevano coinvolti da un punto di vista legale membri del governo regionale. In alcuni casi con pieno diritto, in altri casi con meno diritto e più tentativi di strumentalizzazione.
Non penso che in questo momento esistano gli estremi per fare pressione o utilizzare una disavventura fino a quando non sarà dimostrato essere qualcosa di più. Ed è questo il motivo per cui ho ritenuto di non fare nessun riferimento alla vicenda inerente l'Assessore Cantore.
Concludo chiedendo di accelerare i tempi per la costituzione di un nuovo governo, le responsabilità ed i compiti che tipici della nostra istituzione non sono stati risolti dalla Giunta Brizio ter. La Giunta Brizio ter ha portato a termine alcune scadenze inderogabili, ma non ha affrontato i problemi nodali. Questi dieci mesi ci mettono di fronte a problemi forti, pertanto un governo è necessario. Inviterei quindi i colleghi, ovviamente noi con i nostri due voti su sessanta collaboreremo per quanto possibile, a lasciare la melina ed entrare in un gioco che porti a termine questa crisi che si trascina ormai da quasi un anno.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito odierno ha, a mio modo di vedere, tre argomenti, due propri e uno assolutamente improprio che soltanto una consuetudine grossolana di questo Consiglio consente che venga introdotto.
La prima questione riguarda l'Assessore Cantore. Si dice che non si fanno strumentalizzazioni e poi si introduce addirittura il principio di responsabilità politica; siccome non si possono attribuire elementi di responsabilità personale, perché mancano i dati formali, si introduce il principio di responsabilità politica.
Caro collega Brizio - con lei non sono mai stato tenero, proprio perch ho molto rispetto e stima in lei, la politica è contrasto sempre con tutti, perché quando non è più così non è politica dovrei dirle che questo ragionamento andava fatto nei suoi confronti, perché lei, come Presidente della Giunta, aveva a suo tempo la responsabilità politica dei reati commessi dagli Assessori, reati confessati. Questa è una situazione totalmente, assolutamente, incomparabilmente diversa; siamo semplicemente in presenza di un fatto incredibile e cioè alla Magistratura viene detto che può essere avvenuto un reato, rispetto a questo si avvia una fase che possiamo definire di indagine - non di attività giudiziaria che è cosa diversa qualora questa fase continui oltre i tempi previsti dalla legge il cittadino ha diritto di essere sospeso da questa situazione che non è altro che di imbarazzo, e lo si informa che l'indagine continua. Ma attenzione, non siamo di fronte a nessun atto giudiziario: quando questo esiste viene anticipato dall'avviso di garanzia. Quindi non esiste, per quello che attiene al collega Assessore, alcuna indicazione giudiziaria di un fatto che gli viene addebitato dalla Magistratura; la Magistratura non addebita niente ad oggi né a lui né ai suoi collaboratori, quindi non siamo di fronte né a responsabilità propria né a responsabilità politica.
C'è al contrario l'esigenza di rilevare due elementi, uno molto apprezzabile, la presa d'atto da parte del collega Cantore dell'opportunità di mettere a disposizione del titolare, cioè del Presidente, la delega affinché gli eventuali atti successivi, che lo potrebbero riguardare, non contrastino l'attività della Magistratura, perché la Magistratura potrà agire successivamente solo se farà gli atti formali presupposti degli atti istruttori.
Molto apprezzabile, collega Assessore; devo dire però che in un'altra situazione istituzionale, di cultura politica e di autorevolezza della Giunta, mi sarei potuto aspettare che il Presidente della Giunta respingesse questa remissione di delega, perché è assolutamente e totalmente infondata. Quando scatterà il meccanismo che attribuisce, a qualche dipendente o a qualche collega, quel tanto di giustificazione che legittima l'avvio di un'attività questa sì giudiziaria, sempre istruttoria, a quel punto scatteranno le conseguenze di ordine politico, ma soltanto a quel punto.
Siccome so bene che il Presidente Brizio è sensibile a queste cose, il fatto che queste dimissioni, o meglio questa rinuncia alla delega, non sia stata respinta è indice del disagio e della incapacità di governo che abbiamo tutti insieme costruito; ne è la prova il ritardo, per esempio nella riforma sanitaria, ma anche, in piccole cose, la puntualità rispetto alle responsabilità. Sono tecnicamente convinto che l'Assessore Cantore possa continuare a svolgere interamente il suo compito e comprendo le ragioni d'ambiente che hanno fatto sì che il Presidente Brizio non abbia fatto quanto in altri tempi, probabilmente, avrebbe fatto: richiedere all'Assessore Cantore di non insistere sulla sua richiesta.
Si è posta una questione di carattere istituzionale, in ordine alla possibilità e opportunità di giudicare la costituenda maggioranza, anche sulla scorta dei comportamenti che terrà sui necessari assestamenti istituzionali, conseguenti alla vacanza di alcune Presidenze. Da parte nostra, ci sembra impossibile poter negare, o considerare fatto politico che le forze politiche che contano la maggioranza assoluta in Piemonte possano concorrere al Governo istituzionale della Regione - non politico istituzionale - soprattutto quando alcune delle persone che queste forze rappresentano, come il collega Majorino, hanno dimostrato come si possa fare politica da una posizione difficile, dimostrando sempre grande amore e attenzione ai valori delle istituzioni. Non mi scandalizzo, ma auspico che le forze politiche che hanno avuto così forte legittimazione dalla base elettorale assumano responsabilità istituzionali.
Con l'occasione devo anche dire che mi ha un po' infastidito la continua operazione di diminuzione del ruolo della Regione, per cui si arriva a dire che "l'Assessore che si candida al Parlamento europeo si deve dimettere!" Nelle mie ambizioni sai cosa c'era, collega Marengo? Nelle ambizioni che, solo in termini temporali, ho visto frustrate, c'era quella di ricoprire la carica di Presidente della Giunta. Se fossi stato eletto visto che le elezioni non slittano, non ce la farò più: ma non è detto potrebbe sciogliersi il Parlamento.., avrei chiesto al più piccolo Gruppo politico del Paese di candidarmi, come Presidente della Regione Piemonte come capolista! Per segnare fortemente che il Parlamento europeo, la CEE rappresentano le sedi in cui si conciliano le esigenze dell'organizzazione territoriale del sistema-CEE! Gli Stati nazionali sono dei semplici incidenti! Questo tipo di percorso dobbiamo pur segnarlo con un nostro protagonismo ed essere quindi orgogliosi che coloro che ricoprono ruoli importanti siano presenti nella competizione elettorale, augurandoci che vincano, chiunque essi siano! Personalmente ho fatto e faccio il tifo per il collega Bontempi, che ha fatto, e fa, benissimo, in termini istituzionali, il parlamentare europeo.
E non è colpa mia se al Convegno che ha tenuto erano presenti solo due Consiglieri regionali: uno del Gruppo socialista ed uno del Gruppo liberale.
Non è possibile sostenere, in occasione delle elezioni al Parlamento europeo, che gli Assessori non si possono candidare, per cui colui che non riesce a fare l'Assessore può fare il deputato, ma, nel caso in cui riuscisse a fare l'Assessore, si deve dimettere. "Diventerebbe un problema.., parità di condizioni...": tutte storie! La politica è fatta per i protagonisti, per i vincenti: chi ricopre un ruolo lo deve sviluppare al massimo. L'immagine della politica come una serie di regole francescane è stata battuta in modo grossolano, ed il motivo è che dietro quest'immagine francescana c'era ben altro che le noci di fra' Galdino. Se invece si avesse il coraggio di dire, molto "terra terra", che si ambisce a ricoprire la carica di Assessore per poi ricoprire quella di Presidente della Giunta e poi ancora quella di Ministro e, in successione, quella di deputato al Parlamento europeo non occorrerebbero più le noci di fra' Galdino.
Veniamo alla questione centrale di questo dibattito, che personalmente considero del tutto improprio e fuori luogo. Mi spiace non sia presente, in questo momento, la Presidente del Consiglio; il nostro Statuto è chiaro e preciso: della Giunta si discute due volte: sulla mozione di sfiducia e sulla mozione di sfiducia costruttiva. Non sono previste altre occasioni! Che senso ha fare un dibattito politico sulle elezioni? Nessuno.
Personalmente, inoltre, sono titolato a sostenere che non si doveva fare alcun dibattito perché in quello relativo all'insediamento della Giunta Brizio - me ne darà atto, il Presidente - ho sostenuto che la Giunta aveva sì un termine, ma che quest'ultimo era affidato al Consiglio. Era il Consiglio che doveva farsi carico di fissare il tempo - non un termine, non una data: un tempo. Uno spazio di tempo che la Giunta copriva, in attesa che il Consiglio trovasse una soluzione che rendesse superata questa Giunta. Non esiste Giunta che si debba dimettere: la Giunta ha affidato al Consiglio la definizione di una data temporale rispetto alla quale potranno esserci elementi di continuità oppure di alternanza, a seconda degli scenari.
Dico questo non in termini formali; purtroppo, quando non si sa di cosa parlare, si parla a vanvera. E qui si è parlato molto a vanvera, tirando in ballo scenari, ipotesi... E no: noi ci confronteremo quando qualcuno si assumerà la responsabilità di chiedere le dimissioni della Giunta con un documento di censura oppure quando una parte del Consiglio si assumerà la responsabilità di chiedere il superamento della Giunta con una mozione di sfiducia costruttiva. Mozione che, nel caso fosse proposta dalla mia parte politica, dovrebbe essere considerata solo in termini e non nell'aggettivazione "di sfiducia".
Peraltro, dall'intervento del collega Picchioni, è emersa una questione assai significativa, che a mio parere merita un approfondimento, una riflessione. Si è parlato di ipotesi di Giunta di centro; il collega Picchioni non ha più parlato di pentapartito, tripartito, quadripartito: solo in finale di intervento, forse per reminiscenza di militanza, ha reintrodotto un soggetto, la DC.
In effetti, in questo momento, il problema del nostro Paese non è dato dalla storia del partito liberale, della DC, del PDS, di Rifondazione comunista: quanto di inquietante leggiamo in questi giorni sullo scenario nazionale - che pur qualche problema ci pone - nasce dal fatto che non si è risolto il problema che qualunque democrazia matura deve affrontare: la sparizione del centro come soggetto, e di un governo di centro come ala di influenza, di riflessione, di proposta politica. E' la società civile a governare in una società avanzata; le elezioni non sono un giudizio, non sono un tribunale in cui qualcuno vince e qualcuno perde: non è così. Non ci sono proposte sottoposte al giudizio popolare; le elezioni sono l'occasione in cui, tanto per cominciare, si fa - come dire? - una verifica e un censimento sociologico, in cui la società rivela di quale tipo di interessi è portatrice, e di come si colloca nella stratigrafia sociale: le elezioni, in primo luogo sono questo. Il fatto che la sinistra abbia meno voti di altre parti politiche significa che la parte di società che presta attenzione a determinati problemi, che ha certi bisogni e certi interessi è minoritaria. Questo in primo luogo. Chiaramente, poi, questo tipo di rapporto può essere modificato per la capacità di una delle due parti di società di fare proposte politiche che facciano sì che qualcuno, in termini di generosità, esca dal proprio utile particolare e sia disponibile a concorrere ad un progetto generale. Prima, però, c'è l'iscrizione in un censimento: ceto medio, ceto operaio, disoccupato, possidente, ereditiero.
I veri protagonisti della questione che abbiamo di fronte non sono i singoli partiti, spezzoni o rimasugli di partito, anche se ognuno di noi come diceva giustamente il collega Capogruppo del PDS, ha la propria storia, il proprio patrimonio da tutelare, da valorizzare da cercare di far continuare. Il nostro problema è capire, non essendoci più il centro - ma governando il centro, perché chi decide le elezioni in tutti i Paesi evoluti è il centro come ci sia una sinistra che governa con l'appoggio del centro o come ci sia una destra che governa con lo stesso appoggio. Destra e sinistra sono centripete, non centrifughe com'è avvenuto in Italia in questo momento! Devo dire, con tutta franchezza - mi spiace non sia presente in questo momento il collega Chiezzi - che se possono disturbare alcune braccia alzate nelle maggioranze di governo, disturbano altrettanto i ritratti di Che Guevara di una componente dell'altra ipotesi di maggioranza: è questa l'anomalia del nostro sistema! Il centro non è riuscito a condizionare in termini culturali e sociologici proposte politiche in modo tale che queste siano, pur di destra o di sinistra, sostanzialmente determinate dagli interessi consolidati al centro.
Quando il collega Picchioni ci dice che bisogna fare - probabilmente si punta all'unica ipotesi nella quale ci riconosciamo una Giunta di centro vuol dire esattamente questo: che si punta a fare una Giunta che, al di là delle questioni programmatiche sulle quali ci dovremo misurare, abbia l'ambizione di fare almeno in questa Regione quello che non si è fatto nel Paese in un anno di lavoro politico (e non parlo soltanto di governo della Regione, ma di rapporto con la società, con la cultura, con le nuove forze che ci sono, che qui non sono rappresentate), cioè si possa far crescere il sistema e la cultura politica della nostra città e della nostra Regione per far sì che le proposte politiche dell'anno prossimo, e torniamo dinuovo sull'uninominale, siano meno grossolane e divaricanti di quelle presentate in questa competizione elettorale. Ci auguriamo che con il lavoro politico di un anno, chi si fronteggerà alle elezioni prossime non sia più condizionato né dalle braccia alzate di qualcuno, né dai ritratti di Che Guevara.
Questo è il problema, che la classe politica, che era soggetto - i Partiti di centro nel senso più ampio del termine comprese le ipotesi di pentapartito, se su questo vogliamo intenderci nell'immediato, prima di schierarsi, possa ancora cercare di fare sì che le due forze politiche che si contrapporranno siano meno radicali nel senso del braccio alzato da una parte e nel senso del ritratto di Che Guevara dall'altra parte.
Raggiunto questo risultato è probabile che questo centro si collochi rispetto alle due opzioni in posizioni diverse, è un momento storico che stiamo vivendo, più che un momento politico. Dico questo, e mi rivolgo ai colleghi Rossa e Ferrara in particolare, per far comprendere loro che l'insistenza che, anche sul piano personale, io rivolgo a loro - perch siano disponibili operazioni di questo genere - non significa assolutamente non capire che qualcuno di noi, e non dico quanti e non mi escludo, possa immaginare che la seconda parte di questa esperienza politica sia uno schieramento di sinistra o uno schieramento di destra: questo non ha niente a che fare con il presente. Il presente, per quelli che sono arrivati qui come espressione di una certa parte di società, di un certo mondo, di una certa cultura politica, di certe tradizioni, è quello di dare un contributo perché almeno nella Regione Piemonte non si ripeta quanto è successo sul piano nazionale, nell'interesse di tutti: vale a dire che ci sia una sinistra meno radicale e una destra, come dice il mio amico Zanone, meno illiberale.
Quindi il centro vuole dire questo, il centro cerca di governare i processi di quest'anno per fare in modo di non essere più un soggetto necessario. Attenzione: il soggetto necessario è perdente, come è successo nelle ultime elezioni. Quindi a me pare che in contrapposizione allo zoccolo duro dei 30 - ed io non starei più a dire se sono liberali democristiani, riformisti, socialisti, repubblicani, non le capisco più queste etichette - ci sia un mondo che ha chiuso in termini di etichette: se può dare un contributo lo darà alle cose della Regione, nel concreto, ai suoi problemi; ha la possibilità di consentire ai soggetti non presenti di emergere. Lo dico con semplicità, a me farebbe molto piacere confrontarmi alla grande con Forza Italia, non alle elezioni, prima delle elezioni. Mi piacerebbe che la loro selezione avvenisse nei dibattiti che noi provochiamo e non soltanto con le filiere interne. Questo mi sembra anche un modo per fare democrazia e concorrere a costruire una classe dirigente diversa da quella che forse in altro livello si è realizzata.
Ho l'impressione, quindi, che se noi troviamo la capacità di non correre dietro - mi rivolgo a Rossa, Ferrara e Marchini (mi rivolgo anche a me stesso) - a quello che può sembrare l'approdo più immediato, ma cerchiamo di costruire un approdo più coerente alle nostre aspettative. Gli amici a cui mi sono rivolto - mi ci metto anch'io, visto che mi ricordo di essere un gobettiano - possono immaginare che ci sia un approdo, ma sicuramente non un approdo dove si ha nostalgia di Castro, sicuramente no.
Così come ricordo la grande tradizione dell'Ottocento della destra storica: essere un liberale della destra storica non significa sicuramente immaginare di fare politica solidale con forze politiche che sono - e sono rimaste per qualche parte, mi spiace - illiberali.
Sono convinto che tutti insieme, come forze politiche, abbiamo maturato la capacità di gestire un anno politicamente e strategicamente del tutto nuovo, all'interno del quale collocare le questioni di governo. Vorrei introdurre una terza questione: se noi non affrontiamo i problemi del Piemonte in termini strategici, oltre che di continuità e di amministrazione, rischiamo che la Regione vincente alla grande in questo momento, infeudi la nostra Regione in termini culturali, in termini di proposta politica, in termini di capacità di premere sul sistema nazionale.
Capite che noi possiamo fare tutto quello che vogliamo, ma se a un certo punto si decidesse di abbandonare la politica dei trafori, che riguarda il cuneese, e si ritenesse per esempio di privilegiare la navigabilità del Po che sono solo due titoletti sulla programmazione nazionale, significherebbe far diventare Milano ancora più capitale di quanto non sia e rendere il Piemonte ancora più area degradata di quanto non sia. Allora, possiamo noi consentire che questi fenomeni nuovi, che noi riconosciamo nella loro legittimità - mi riferisco a Forza Italia - nel loro consenso e nel fatto che saranno i normali depositari di larga parte del consenso popolare possano arrivare al momento elettorale senza essersi misurati con noi nelle questioni strategiche? Visto che esprimono il Presidente del Consiglio dei Ministri e un bel po' di Ministri? No, no. Vengono qui e si misurano. Noi non gli guarderemo né i denti, né il nodo della cravatta. Ma che cosa pensano del TGV, dei trafori, delle grandi infrastrutture nazionali, della concezione policentrica della città capitale, che deve cessare di essere Roma, ma non deve divenire Milano? Noi dobbiamo porre queste questioni per fare un servizio alla nostra Regione, al di là delle cose che possiamo fare nel concreto. In questo senso sono convinto che senza rinunciare e senza venire meno al nostro naturale, istintivo, personale orientarci verso forze politiche diverse da quelle che probabilmente avranno il carico della maggioranza, sia per qualcuno di noi non solo possibile farlo, caro Rossa e caro Ferrara, ma sia doveroso, perché se il centro in questo senso non ha la capacità di gestire questa fase, possiamo immaginare che l'anno prossimo, tutto questo pezzo di storia, di volontà, di obiettivi, di strategia, scomparirà dallo scenario, non tanto dell'istituzione, ma della società civile. Questo vuoto verrà occupato dalle nuove forze che avranno sicuramente le caratteristiche di essere illiberali da una parte, radicali dall'altra, per quella parte di illiberalità o di radicalità che noi non saremo riusciti a stemperare nel confronto. Questo sicuramente. Non solo ma mancheremo di dare il nostro contributo alla crescita di una classe politica dirigente che deve venire con noi o dopo di noi, noi spereremmo con noi. Anche questo mi sembra che sarebbe venire meno a un debito che abbiamo nei confronti dei cittadini piemontesi. Certo mi rendo conto della voglia di buttare il cuore al di là dell'ostacolo e ricordare a ognuno di noi da dove arriviamo e dire che dobbiamo ritornare alle origini, caro Rossa, ma non è questo l'essenziale. Noi non dobbiamo pensare da dove arriviamo, noi dobbiamo pensare a dove vogliamo andare, e per arrivare a dove vogliamo andare dobbiamo governare il presente, e il presente non è n della destra, né della sinistra, ancora, ma è ancora della capacità del riformismo centrista, che quando avrà sviluppato o storicamente o temporalmente il suo tempo - cioè l'anno prossimo, 5 maggio giorno delle elezioni - avrà il dovere di non candidarsi più, il centro non ci sarà più.
Valerio Zanone che, almeno sul piano della lucidità politica, viene apprezzato di tutto, ha aderito all'ipotesi Segni, ma dando per scontato che era una ipotesi una tantum. In cinque anni la pattuglia dei "Pattisti" sperava di condizionare una delle due componenti del grande confronto politico per farlo essere meno radicale l'uno o meno illiberale l'altro. In cinque anni questo ruolo si sarebbe consumato: quella parte con la quale si sarebbe alleata, sarebbe diventata o meno radicale o meno illiberale.
Abbiamo il dovere di gestire questa fase nell'anno che abbiamo di fronte.
I colleghi che non riterranno di accettare questo nostro invito, di una operazione centrista che non ha niente a che fare con la somma dei Partiti che stanno al centro, ma dei doveri che ha il centro - di lasciare che le componenti di sinistra e di destra governino, dopo però avere verificato la loro capacità di essere meno radicali e meno illiberali - creeranno una situazione dalla quale non potremo uscire. Quindi, io chiedo scusa del tempo che ho messo in questo mio intervento, ma tempo lungo che viene - mi sia consentito - dalla improprietà dell'introduzione di un dibattito senza un documento rispetto al quale ci si dovesse collocare.
Ribadisco quindi che è apprezzabile la sensibilità che ha avuto il collega Daniele Cantore nel rimettere la delega, capisco le ragioni che hanno reso forse non praticabile nell'immediato un rifiuto da parte del Presidente. I liberali daranno il loro contributo alla costruzione di una fase di governo della Regione fondato su questa opzione strategica dicendo anche con fermezza che se non ci fosse la volontà di difendere i nostri valori - che non saranno più nei nostri Partiti, ma nelle due opzioni -, ma soprattutto di difendere il Piemonte nei primi atti di un governo che senza un interlocutore forte rischia di diventare fortemente squilibrato sul piano territoriale, il nostro Gruppo segnarà le proprie differenze, senza per questo far venir meno il suo contributo al bene della governabilità che comunque continua ad essere e resta un bene primario.



PRESIDENTE

Voglio solo dire che, rispetto all'osservazione sull'improprietà di questo punto all'o.d.g., si tratta di una decisione assunta dalla Conferenza dei Capigruppo, alla quale forse lei, Consigliere Marchini, non era presente.



MARCHINI Sergio

Io non partecipo alla Conferenza dei Capigruppo, perché la Conferenza dei Capigruppo non è la Conferenza dei Capigruppo: è la conferenza tra due protagonisti.



PRESIDENTE

Questa è una sua valutazione e lei è libero di esprimerla, ma per regolamento l'o.d.g. si definisce sempre in sede di Conferenza di Capigruppo, com'è accaduto anche in questa occasione.
La parola al Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

Signor Presidente, cari Consiglieri, per non riprendere la materia trattata da molti interventi, farò una battuta ironica: se dovessimo valutare o misurare il tasso di coerenza tra le cose affermate oggi rispetto alle cose affermate ieri, dovremmo dare l'incarico a qualche docente dell'Università di Scienze Politiche.
Questo dibattito, in effetti, non nasce da iniziativa di qualche parte politica, cioè non c'è alcuna parte politica che, in qualche modo, avvia il dibattito; è un dibattito previsto, e quindi non solo era giusto farlo, ma anche doveroso. E' un confronto che si fa oggi, perché è stato rinviato qualche mese fa.
C'è una fase elettorale che ha dato i suoi risultati, quindi mi pare assolutamente normale che chi ha vinto governi e che chi ha perduto siederà sui banchi dell'opposizione. Ma, come si diceva alcuni giorni fa, in occasione della celebrazione del 25 aprile, il fatto nuovo relativo alla possibilità di avere nel Governo Ministri neofascisti pone qualche problema. Quindi, non è tanto un'opposizione a chi ha vinto, è un'opposizione di merito e sui valori che potranno essere espressi.
Personalmente sono stato molto impressionato dai telegiornali portoghesi, in questi giorni. Come sapete, il Portogallo è l'ultimo Paese entrato a far parte della CEE. Ebbene, in questo Paese i vari telegiornali esprimevano preoccupazione e davano come segno di riferimento della nuova fase politica italiana l'ingresso di neofascisti nel governo, e rappresentavano Berlusconi con il suo impero economico. Non sono state fatte altre valutazioni: questi erano i due soli aspetti fondamentali che riprendevano.
Quindi, la preoccupazione non è quella di non accettare il responso delle ultime elezioni, come è chiaro che questi risultati politici non sono meccanicamente riportabili nel nostro Consiglio. E' un Consiglio eletto nel 1990, che si porta dietro la logica elettorale di quell'epoca. Tuttavia la sua legittimazione di allora rimane, perché sarebbe assurdo, ad ogni stormir di fronde, cambiare i Consigli comunali, provinciali e regionali al massimo, si possono cambiare le maggioranze. Quindi, bisogna tessere con il filo che si ha a disposizione; si parla ancora del "vecchio" che rimane, sentiamo parlare del gruppo della D.C., e non di gruppi che si sono espressi diversamente in campagna elettorale. Questo non l'ha inventato nessuno di noi, noi registriamo i fatti avvenuti, ma non registriamo le conseguenze di questi comportamenti. Quindi, operiamo con questo equivoco.
Al di là del bel discorso, che personalmente ho capito poco, non ho capito esattamente che cosa volesse proporre il collega Picchioni.
Probabilmente il dibattito ha dato qualche chiarimento, nel senso che si è inventata la nuova categoria del neocentrismo come fatto politico che risolverebbe tutti i problemi politici del nostro Paese e della Regione in particolare. Mi pongo questa domanda legittima che si porrebbero tutti, e a cui bisognerebbe dare una risposta: quale governo si vuole dare alla Regione? Ci sono delle ipotesi che possono essere formulate solo come fatto dialettico, come supposizione, come tesi rispetto a delle antitesi, ma la vera questione è se la vecchia maggioranza intende partire da se stessa e cercarsi ulteriori consensi a destra con la Lega e il MSI. In tal senso questa propensione si può cogliere, si può captare già da qualche segnale che circola anche nei corridoi di questo Consiglio, ma non si vuole dichiararla effettivamente. Però se questa ipotesi di maggioranza dovesse consolidarsi occorrerebbero alcune risposte.
Per esempio, i candidati alle prossime elezioni europee si dimetteranno per impegnarsi nella campagna elettorale oppure no? Ci sono le tesi del collega Marchini - che non voglio richiamarle per non creare polemiche di fatto, se uno è Presidente del Consiglio regionale o della Giunta regionale si candida in quanto tale per essere eletto, non si candida in quanto rappresenta la Regione, si candida in quanto dispone di una forza ha un elemento di forza che lo fa eleggere.
Vi è ancora un'altra questione: è possibile che qualcuno nelle elezioni europee faccia il progressista come candidato e poi l'Assessore o il Consigliere in una maggioranza di centrodestra? Anche questa è una domanda che può essere posta e la cui risposta deve essere data.
Personalmente non sono affatto convinto che un candidato alle elezioni europee debba usare o, comunque, ricoprire più ruoli. L'anno scorso abbiamo avuto l'elenco di tutti coloro che sono stati eletti parlamentari europei e che rivestivano determinati incarichi. Ebbene, nell'arco della legislatura sono andati una o due volte, percependo regolarmente uno stipendio. Quindi sarei addirittura contrario al fatto che anche i segretari dei partiti si candidassero alle elezioni europee, perché non è possibile essere candidato e non lavorare come parlamentare europeo, sapendo sin dall'inizio che non andrà mai al Parlamento Europeo. Oppure è possibile che un Assessore di questa maggioranza - il quale, si possono fare anche molti sofismi, ma ha certamente responsabilità politiche nelle vicende che si sono determinate in questi giorni - si inventi una soluzione più ingegneristica creando praticamente, una situazione di sdoppiamento tra una parte assessorile e l'altra? Certo, sarebbe stato più logico - se non si vuole accettare il concetto della responsabilità politica - che il Presidente della Giunta non avesse accettato le dimissioni; sarebbe stato un atto più coerente, altrimenti non si capisce lo sdoppiamento. Credo che sia un altro caso da laboratorio, da esaminare attentamente nelle cose politiche. Per non parlare degli ulteriori trasformismi che potrebbero presentarsi. Il linguaggio un po' criptico del Consigliere Picchioni non agevola quindi la comprensione, a meno che non ci sia questa nuova categoria di neocentrismo che probabilmente, avrà esaminato o vorrà proporre come elemento di dialettica politica anche per il futuro.
Per capire, occorre dire se si vuole perseguire una maggioranza di centro-destra oppure se si vuole cercare una maggioranza, anche la più ampia possibile, che si ritrovi sui programmi, sulle cose da fare e - come giustamente è stato detto che abbia una convergenza su alcuni valori comuni. Come abbiamo visto ed è stato sottolineato, si sono avuti dei momenti in cui questi valori emergono nella discussione e nei comportamenti. Quindi, se non è trasferibile in questo Consiglio un risultato elettorale, sarà bene che una soluzione saggia e ragionata si trovi, proprio perché abbiamo appreso la lezione. Una lezione che deve farci approcciare diversamente ad una soluzione, prendendo in considerazione anche qualche impedimento bloccante del passato.
Se non si dice chiaramente che si vuole una maggioranza di centro destra - escludendo lo spauracchio istituzionale a 360 gradi, da destra a sinistra, su cui si aprirebbe un altro sterile confronto - si deve avere disponibilità ad altri ragionamenti, che abbiano come presupposto di partenza un governo regionale impegnato fino alla fine della legislatura. E se il dado è tratto, non si può continuare la vecchia politica degli scacchi, dove si può rimanere in fase di riflessione per molto tempo.
Ricordo uno storico confronto fra due scacchisti, uno americano e l'altro sovietico, che impegnarono giorni per definire la loro partita. Non vorrei che noi impiegassimo mesi per definire la nostra partita a tempo scaduto.
Acceleriamo dunque questa riflessione, procediamo celermente, non procuriamo altri danni, la cerchiamo di trovare una soluzione in fretta al più presto possibile.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Ha ragione l'amico Beltrami, signor Presidente, quando suggerisce di non intervenire, perché tanto non serve a niente.



(Commenti in aula)



MASARACCHIO Antonino

Serve per il piacere di dire delle cose, per cui alla fine ciascuno di noi può confermare di partecipare politicamente ad un consesso come questo.
Dico ad un consesso come questo, perché, di volta in volta, mi sono permesso di fare la conta dei presenti, e non c'è mai il numero legale in aula. Per cui, se questo deve indicare che l'argomento non appassiona più di tanto, ha ragione il collega Beltrami: varrebbe proprio la pena di non intervenire o comunque di fare delle affermazioni di principio: tanto ci conosciamo.
Ribadisco quello che ho detto a proposito della commemorazione del 25 aprile: i fascisti (o i neo-fascisti) sono qua; dall'altra parte non si capisce bene che cosa ci sia, perché i comunisti, in ogni caso, non ci sono: ci sono i progressisti che, qualche volta, sono quelli del PDS. Lo stesso discorso vale per Rifondazione comunista, perché nel contesto dei posti assegnati, attraverso gli interventi, non si capisce bene se sia ancora Rifondazione comunista o se PDS o se progressismo, tranne in qualche battuta acida nei confronti di qualche collega.
Non sappiamo quale funzione repubblicana abbiano i repubblicani in questo Consiglio; i socialisti ci devono ancora dire quale sarà l'avventura del loro partito attraverso la rappresentatività in Consiglio regionale per i liberali, abbiamo sentito il Consigliere Marchini, che dà lezione di liberalismo, dimenticando che la storia va letta così come è stata scritta non come possiamo ipotizzarla di volta in volta, magari attualizzandola strumentalmente. Il liberalismo, dopo che si è consumata la storia, è un principio politico, tant'è che anche i progressisti parlano di liberalismo e quindi di una funzione nuova delle sinistre che, attraverso il liberalismo, magari a ritroso, ripercorrono le strade di quella sinistra prodotta dai liberali durante il Risorgimento e che poi è diventata, fuori dai confini dell'Italia, tutt'altra cosa attraverso il Marxismo.
Le confusioni sono dunque enormi; non che io voglia dare lezioni a nessuno, per l'amor di Dio, ma dico questo anche per cercare di capire che cosa voglia significare l'oscenità di un giudizio dato sul fascismo lanciando la monetina, come se si giocasse "alla fossa". Quando si era bambini, con le monete oppure con le noccioline, si giocava alla fossa; si tiravano le cose verso una fossetta, per vedere chi era più capace di farne entrare di più.
Quindi, per carità di patria politica, cerchiamo di lasciar perdere tutti questi discorsi sulle rivisitazioni storiche e sugli appellativi: stiamo ai fatti della democrazia, così come ce l'avete insegnata. Perché in 40 anni di attività politica, vivaddio, nel confronto con gli avversari abbiamo capito qual è il vero valore della democrazia che, se fosse stato inteso bene (non dico dal fascismo durante il regime, ma da quel mondo, in quel tempo), qualcuno, così come si va facendo anche in questo Consiglio regionale, la patria del potere l'avrebbe anche conservata.
Il potere come si perde? O, come dice Hobbes, "attraverso il fio delle proprie responsabilità, attraverso le dimissioni, andandosene a casa" oppure con una sconfitta che può essere di piazza o storica. Ma nell'attualità delle problematiche di oggi c'è o non c'è la registrazione di una sconfitta? E chi deve registrarla? Esiste qualcuno che sia stato sconfitto veramente? A sentire ciò che è stato affermato dal PDS, i 120.000 voti in meno degli altri, in effetti - e può darsi che abbiano anche ragione sotto questo aspetto - non possono rappresentare la sconfitta di un mondo.
La sconfitta non sta nella quantificazione dei voti e non è neanche il caso di andare a scomodare il sistema maggioritario, che è stato voluto da coloro i quali in gran parte sono stati sconfitti. Forza Italia, infatti non esisteva nel momento in cui si andava a votare per il maggioritario esistevano gli altri partiti che hanno voluto il sistema maggioritario in contrapposizione al Movimento Sociale italiano, ai fascisti del Movimento Sociale Italiano, ai neo-fascisti del Movimento Sociale Italiano, che sin da allora proponevano, per evitare queste confusioni e queste dialettiche strumentali, di votare col proporzionale per contarci e quindi evitare poi nel tempo tutte queste storie su chi ha vinto e su chi ha perduto.
Ma se vogliamo stare anche ai fatti del proporzionale, la sconfitta non è tanto determinata dai valori che il maggioritario ha afferito attraverso il premio che qualunque tipo di maggioritario afferisce, quanto dalla liquidazione di tutte quelle compagini che si stavano aggregando perch presupponevano una loro vittoria. Nel polo dei progressisti l'aggregazione oggi non è vincente, perché non rappresenta una unità tale da poter contrapporre un'alternativa a coloro che governano.
Nel polo invece del cosiddetto centro, nei diversi poli o poletti del centro, la sconfitta è eclatante, perché possono essere considerati del tutto scomparsi dalla scena politica non soltanto per il numero risibile dei rappresentanti in Parlamento, quanto perché le loro proposte non hanno una dignità politica. La dignità politica è nelle mani di coloro i quali stanno formando il governo, perché se così non fosse, io che so quanto la politica può diventare passionale - ed è anche trapelato in un breve passaggio del Capogruppo del PDS ("siamo in attesa di potere rappresentare con forza le rivendicazioni del popolo, della base, qualora lo Stato sociale non venisse attuato oppure venisse del tutto eliminato") se non ci fosse dignità politica nel fatto democratico elettorale e dell'affidamento dell'incarico da parte del Capo dello Stato all'onorevole Berlusconi saremmo di fronte a un'altra sconfitta, che è quella delle forze cosiddette popolari che non hanno la forza di rappresentare non dico in piazza, ma in alternativa e in contrapposizione, una proposta politica vincente. E' democrazia questa incapacità di rappresentare con forza una rivendicazione? Oppure è la debolezza di un apparato ideologico che non regge più al confronto, fosse anche quello amministrativo? Il discorso potrebbe essere appassionante e portarci davvero ad intervenire per accademia, così come si sta facendo in quest'aula da qualche ora, ma stiamo ai fatti del Consiglio regionale. Il collega Majorino, con assoluta, stringata serietà politica, è partito dall'esame delle affermazioni che hanno preceduto il fatto elettorale da parte del Presidente della Giunta, Brizio, e anche delle considerazioni espresse da coloro i quali, il PDS a quel tempo, ebbero ad offrire l'appoggio a questo tipo di Giunta. Allora ci si chiede: a quali fini quell'appoggio fu dato e perché quelle affermazioni da parte di Brizio sono state profferite? Forse perché si pensava che il dato elettorale sarebbe stato radicalmente diverso, si sentivano vincenti e come tali in quel momento chetavano la situazione assicurando che in ogni caso dopo le elezioni sarebbe stato rispettato il dato elettorale? Il dato elettorale è venuto, ma il rispetto non c'è, perché non si sa quale potrebbe essere la maggioranza di questo Consiglio. Allora il problema è dei "parvenus" politici nei confronti di coloro i quali rappresentano ancora il potere, cioè a dire i nuovi arrivati, quelli di Alleanza nazionale, del Movimento Sociale Italiano che fuori dalla scena politica non avrebbero mai potuto sognarsi di essere forza politica determinante? O è il problema di coloro i quali qui in Consiglio non hanno ancora avuto l'animo, la dignità, la correttezza politica di dichiarare a quale Gruppo politico appartengono? La Democrazia Cristiana non è più la Democrazia Cristiana nei fatti dell'organizzazione ufficiale politica; sappiamo che è un Partito che comunque ha una sua configurazione ideologica, tant'è che nell'ambito di questo movimento politico ci sono anche delle cause giudiziarie in ballo: c'è chi contesta alla Democrazia Cristiana il diritto di appellarsi erede di Sturzo.
Gli altri che rappresentavano il cosiddetto centro poliedrico non hanno ancora dichiarato, tranne qualche rappresentante, come l'ex PSDI Gallarini mio comprovinciale, che prima delle elezioni dichiarò ufficialmente di appartenere ad un Gruppo politico fuori dal PSDI, ma altri questo non lo hanno fatto e allora il problema è all'interno del Consiglio. E' da verificare se il malessere è nella Giunta o se è nell'ambito del Partito che era maggioritario in Consiglio con 18 rappresentanti, o se invece il malessere è nella nuova possibilità che ci sia una aggregazione al potere così come viene definita, da parte del MSI che essendo erede del fascismo non ha dignità politica di governo.



PRESIDENTE

Consigliere Masaracchio, lei mi aveva fatto una promessa.



MASARACCHIO Antonino

Sono dodici minuti, Presidente, non ventiquattro.



PRESIDENTE

Gli interventi devono stare entro i dieci minuti; ho voluto ricordarglielo.



MASARACCHIO Antonino

Le ripeto che sono dodici e non ventiquattro...



PRESIDENTE

Non perderei altro tempo su questa disquisizione. Prego, Consigliere.



MASARACCHIO Antonino

D'accordo, concludo.
Siccome noi rappresentiamo tanta dignità politica (almeno noi ci crediamo e gli altri lo sanno che la rappresentiamo, per cui hanno timore di una nostra partecipazione che potrebbe dare prova concreta della dignità politica che rappresentiamo) tranquillizziamo tutti quanti: noi fregole di potere non ne abbiamo, lo abbiamo dimostrato a livello nazionale attraverso le trattative che si stanno conducendo per formare il Governo e siamo pronti a dimostrarlo anche in questa sede: non abbiamo alcuna fregola, ma abbiamo l'urgente necessità di poter, una volta per tutte, anche noi puntare il dito sul petto degli altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa. Rammento anche a lei di stare nei tempi previsti.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, cercherò di svolgere un intervento il più possibile sintetico, quindi forse finirò con l'essere anche schematico, però cercher di stare nei tempi anche per la cortesia che mi fa il collega Picchioni di ascoltare questo intervento sapendo che poi ha un altro impegno.
Anzitutto desidero rinnovare la mia solidarietà personale all'amico e collega Cantore, che non so bene se è stato raggiunto da un avviso di garanzia o se comunque in qualche modo è stato interessato perché altri l'hanno ricevuto. Gli voglio dare atto della sensibilità per la quale ha ritenuto di rinunciare alle deleghe di quella competenza. Ritengo sia stata una scelta, quella poi espressa dal Presidente Brizio, che si connatura alla valutazione politica che è stata data. Ritengo altresì che questa premura sia un tentativo di dare una risposta alla Magistratura per dire che si sta indagando su alcune cose. Su questo punto devo confessarvi che ho molte perplessità, sono sempre del parere che se gli individui hanno la coscienza a posto abbiano il diritto di difendersi, ma in tante occasioni ciò non è avvenuto; ci sono dei fatti che devono ancora essere accertati quindi, la Magistratura provveda. Diversamente sarebbe possibile che chiunque affermi di indagare su un certo fatto possa coinvolgere chi crede.
Spero che tutti quanti possano trarre una lezione politica dalle espressioni, dalle posizioni elettorali, dal voto espresso il 27/28 marzo e che queste siano l'occasione di una maggiore riflessione affinché si agisca nel migliore dei modi e non si continui a fare di tutte le erbe un fascio.
L'altra questione che intendo evidenziare è che con ogni probabilità, a conclusione del dibattito, verrà a mancare l'"appoggio tecnico" mio e di altri colleghi dell'opposizione, dato al Presidente Brizio affinché la Giunta potesse superare l'impasse dovuta all'impossibilità di una piena legittimazione di investitura. Di qui l'idea di richiamare in servizio una "Giunta Brizio-due" perché si era constatato che nessuno dei due schieramenti venutisi a formare era riuscito ad indicare una soluzione.
Appoggio tecnico che ritengo corretto, vista l'impossibilità di altre soluzioni. La soluzione che noi socialisti indicavamo, e indichiamo tuttora, è di un governo di larga intesa, che coinvolga le aree portanti popolari di questo Paese che hanno fatto grandi cose. Non è stato possibile realizzare ciò in quanto abbiamo dimostrato molti limiti; scarsa autonomia di giudizio e di capacità di volare alto ci hanno in qualche modo legati, perché ciascuno guardava a quello che poteva apparire dal termostato, dal barometro dell'andamento elettorale e tutti hanno sollevato preoccupazioni, nutrito paure. Poi si è dimostrato che gli elettori hanno saputo volare più alto di noi e hanno fatto scelte in quel momento per noi imperscrutabili - come direbbe il Consigliere Chiezzi perché nessuno prevedeva la direzione del cambiamento.
Non voglio recriminare sul latte versato, ma non c'è stata la capacità di uno schieramento più allargato, per il quale il Presidente Brizio aveva rassegnato le dimissioni; sono poi seguiti bizantinismi tali da obbligarci a ripiegare su quell'appoggio tecnico che ci ha consentito di superare la questione.
Oggi siamo di fronte al pronunciamento politico degli elettori; di fronte a noi c'è uno schieramento che due mesi fa non era ragionevolmente prevedibile; c'è la formazione di un governo, sono stati nominati due Presidenti con il voto decisivo di Alleanza Nazionale che, bene o male, è erede di una storia sconfitta cinquant'anni fa. Risultati che hanno risvegliato inquietudini e preoccupazioni e che hanno portato gli sconfitti del 27 marzo alla riscoperta del 25 aprile. Risveglio chiaro. Solo gli stolti non si sarebbero preoccupati: non possiamo dimenticare la storia Mussolini ha fatto la marcia su Roma in "wagon-lits" e Hitler venne eletto cancelliere con 14 milioni di voti dati liberamente dall'elettorato tedesco. Tuttavia, in dieci anni cambiò non soltanto la Germania. Quindi le inquietudini ci sono.
Siamo di fronte ad una situazione di grande difficoltà; le forze che noi pensavamo dovessero svolgere un ruolo importante che nel frattempo hanno assunto la denominazione di progressisti, socialisti, partito popolare, laici - sono state tutte quante sconfitte; questo è il dramma.
Sui motivi della sconfitta si scriveranno fiumi di inchiostro, forse non ne verremo mai a capo; quelle forze politiche che hanno governato la Nazione e che qualche risultato pur lo hanno ottenuto sono state sconfitte: la gente ha visto solo l'aspetto che tanto spazio ha avuto sulla stampa.
Sono convinto della necessità di ripartire da quelle stesse forze politiche; rivalorizzare, collega Picchioni, il ruolo del centro non so se significhi l'ambizione di ritornare a svolgere la funzione che il centro ha ricoperto in passato, oppure se l'intenzione sia quella di farsi fagocitare per poter, in qualche modo, far sì che le forze che ci fagocitano riportino nuovamente il discorso al centro. Può darsi che prevalga una tesi, che prevalga l'altra. La verità è che la connotazione politica che la DC ha rappresentato in questi anni, non ha più alcuna rilevanza, non potrà più avere alcuna incidenza. Io sono stato tra coloro che sono stati cancellati ma non illudetevi, signori, - anche se ci sarà una tendenza al ritorno al centro - di tornare in Consiglio regionale con 18 Consiglieri come siete oggi: non illudetevi.
Per superare la crisi della Giunta abbiamo sostenuto tesi che non è stato possibile realizzare; al momento delle dimissioni del Presidente Brizio, a sinistra vi sono nati bizantinismi tali da impedire soluzioni all'insegna di una visione riformista, con la conquista di ruoli simbolicamente importanti.
Anch'io, come tanti altri, ho dovuto prendere atto che la politica è più impenetrabile dei sassi; molte volte si tratta solo di parole, talmente impenetrabili che rendono impossibile qualsiasi ipotesi.
Che cosa possiamo fare oggi? Io mi sento un uomo di sinistra, un uomo collocato a sinistra con i progressisti; come ho detto altre volte, con i progressisti non si sta come su un letto di petali di rose, anzi sono tanto più convinto di stare a sinistra quanto più mi sento autonomo nel confrontarmi con le forze che della sinistra fanno parte: PDS Rifondazione, Ambientalisti. Persone con cui ho fatto delle scelte per realizzare un discorso riformista che nel tempo - ne sono sicuro porterà la sinistra ad accreditarsi come forza politica capace di governare. Certo bisognerà depurare la sinistra di tanti estremismi, di tante faziosità; ne ho sopportate anche personalmente. Tuttavia non mi turba il fatto di aver subito, a volte, degli scontri diretti, da sinistra; anzi, questo mi rafforza nella convinzione di essere su una linea giusta; ma non è sufficiente.
Mi rivolgo a voi, che mi proponete di tenere unito il centro: ma voi non pagate mai niente? Avete 18 Consiglieri, li conservate tutti: siamo la DC, siamo tutti uniti: ma cos'è che vi unisce? Il potere! Va beh, se vi unisce il potere, state pure tutti lì...



(Interruzione dai banchi del PDS: ci hai messo vent'anni a scoprirlo?!)



ROSSA Angelo

Guarda che l'ho scoperto prima di te! In questo, subendo le alterne vicende che si sono susseguite: ci fosse stata un po' più di oscillazione anche da parte vostra forse avremmo fatto qualche passo in avanti in più.
Si tratta di un respiro politico ideale? Bene. Faccio appello a voi: un chiarimento è sempre utile, anche se darà sicuramente risultanze contrastanti. Le forze politiche che hanno finora svolto un ruolo importante nel nostro Paese possono ancora essere determinanti; definiti finalmente i termini politici, ritengo persistano le condizioni per realizzare una Giunta di larga intesa.
Auspico quindi una Giunta aperta alle forze della sinistra, capace di chiudere una fase politica che ci ha messo tutti in minoranza e non già perché in qualche modo vogliamo continuare a tenere le mani sulle leve del potere, ma per lanciare un messaggio politico unitario che veda la sinistra, le forze del Partito popolare e i riformisti veri, cattolici e democratici, uniti nella diversità, facendo quanto è stato fatto sull'altro fronte al fine di vincere qualche collegio.
Non illudetevi, amici della Lega, che avete iniziato a sentire sul collo il fiato caldo di Berlusconi, che vi sta portando via degli elettori: non illudetevi di risolvere i vostri problemi con la riforma elettorale per gli Enti locali. Sarebbe bello; però è anche possibile che si arrivi ad una legge elettorale uninominale secca: beati voi, progressisti di Torino, che avete ancora la possibilità di vincere qualcosa: fuori le cose andranno diversamente.
Innanzitutto, quindi, una sinistra unita: volevamo fare questo sforzo ieri, perché non possiamo raggiungere oggi quest'intesa? Cosa ce lo impedisce? In secondo luogo, arriverei a dire che per evitare il rischio di uno slittamento a destra in politica, anche quando si sta sul baricentro si può sempre scivolare da una parte o dall'altra - occorre un rapporto che unisca le forze di centro e di sinistra. Prima di scivolare a destra personalmente sono pronto a dare un appoggio esterno, in tal caso politico e non tecnico, ad una Giunta che, sulla base dello spirito del documento firmato dal Consiglio redatto in occasione del 25 aprile e sulla base di alcuni punti programmatici, garantisca al Piemonte di essere governato in una certa direzione.
In poche parole, sono per sbarrare in ogni modo la strada alla destra sapendo, con onestà intellettuale, che non rappresentiamo più - già oggi l'espressione elettorale maggioritaria piemontese, ma anche coscienti, con altrettanta intellettuale onestà, di essere in grado di rinverdire o far riscoprire valori che abbiamo ritenuto importanti.
Signori, dipende da voi. Concludiamo questo dibattito, vediamo cosa fare: dipende da voi tenere aperto questo discorso. Se invece non verrà alcuna apertura, vi caricherete di una pesante responsabilità. Non si tratta soltanto, collega Majorino, del tuo ingresso nell'Ufficio di Presidenza; in altri tempi non avrebbe avuto alcuna rilevanza. Oggi, sulla base delle cose che ho detto, pur con la simpatia che ci unisce da molti anni di lavoro in quest'aula, tale incarico assumerebbe significato di carattere politico. Non nascondiamoci dietro l'aspetto istituzionale; ieri poteva avere una certa valenza, vista la situazione molto tranquilla, oggi sarebbe altra cosa.
Facciamo in modo ci sia davvero questa chiarezza d'intenti, amici della DC ed amici laici, laburisti. In alternativa, pur non avendone la volontà le strade, anche quelle più ben lastricate, rischiano di portare da un'altra parte, dove personalmente spero non si finisca.
Vorrei si lanciasse un preciso messaggio; nutro ancora fiducia: penso di non far parte di forze politiche alle quali si possa imputare di aver provocato la terza guerra mondiale; abbiamo operato cercando di agire bene: lo dico sia per coloro che erano al Governo sia per coloro che stavano all'opposizione in questi anni.
Credo che abbiamo ancora molto da esprimere, per far emergere quel personale-politico che in democrazia deve essere sempre sotto verifica e che oggi, invece, ci fa trovare di fronte un personale-politico conosciuto in pochi e rari casi, forse perché stiamo vivendo una situazione eccezionale, ma non può essere questa a fondare il criterio con cui si governa la democrazia. Il criterio deve essere quello di un processo che rafforzi il nostro sistema democratico; abbiamo ancora dieci mesi di lavoro: se lavoriamo bene, se facciamo cadere quei pregiudizi e bizantinismi che ci hanno fatto velo sino a ieri, guardando finalmente alla realtà, potremo ancora prestare un ottimo servizio a questo Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Grazie Presidente. Farò il possibile per raccogliere il suo invito a rispettare i tempi e cercherò di essere anche più breve dei dieci minuti previsti.
La prima questione importante, che anche noi riteniamo doveroso affrontare, riguarda direttamente l'Assessore Cantore. Noi ci chiediamo quale risposta poteva essere data di fronte al coinvolgimento dell'Assessore Cantore in indagini che al momento attuale sono finalizzate ad accertare le eventuali responsabilità dirette dello stesso Assessore e anche di quelle di dipendenti funzionari dell'Assessorato al turismo.
Di fronte a questo stato di cose ci chiediamo quali decisioni potevano essere assunte dall'Assessore Cantore, ma anche dalla Giunta nel suo insieme.
Non vuole essere questo un atto di accusa diretto nei confronti dell'Assessore Cantore, perché ci preme ricordare come molti altri Consiglieri sono stati toccati in diversa misura da vicende analoghe che li hanno visti appunto coinvolti come indagati in questioni che riguardavano il ruolo svolto in Amministrazioni di cui hanno fatto parte precedentemente o più direttamente per il ruolo svolto all'interno di questo Consiglio. Ci preme anche ricordare come in molti casi non siamo pervenuti ad una soluzione né perché il Consiglio ha avuto la forza di potersi imporre cercando di consigliare o orientare le decisioni del singolo Consigliere, o in altri casi di ex Assessori - mi riferisco per esempio al caso dell'Assessore Panella e a quello del Consigliere Croso - perché i meccanismi sono tali per cui soluzioni in verità non se ne riescono a trovare. Addirittura si rischia di ricadere in alternative imposte in taluni casi per legge, la cui risoluzione si è rivelata peggiore dello stesso male che si voleva curare.
Detto questo, quindi sottolineato che le incongruenze esistono in questo Consiglio e non riguardano unicamente l'Assessore Cantore, ma sono più diffuse, una sottolineatura deve essere fatta per quanto attiene al ruolo che, in qualità di Assessore, Cantore può continuare a svolgere, e quindi il peso specifico che scelte diverse comportano, a seconda che tocchino un Consigliere o un Assessore che siede al banco della Giunta.
Come potersi atteggiare di fronte a una situazione di questo tipo? Semplificando, noi abbiamo tentato di immaginare due modi diversi per affrontare questo problema.
Il primo poteva essere quello di basarsi sul principio, che credo sia condiviso da tutti, che una persona è da ritenersi innocente fino a quando non si passa alla formulazione precisa delle accuse, ma ancor più allo svolgimento del processo fino ad arrivare alla sentenza.
In questo caso la situazione è ancora diversa, nel senso che non siamo arrivati ancora alla formulazione precisa di imputazioni e quindi le responsabilità precise da attribuire all'Assessore Cantore sono sicuramente minori rispetto ad altri casi. Quindi bisognerebbe, secondo questo approccio, rifiutare la celebrazione, al di fuori di aule giudiziarie, di processi sommari e cercare invece di riportare le questioni a una diversa responsabilità.
Cosa vogliamo dire con tutto questo? Che l'Assessore, così come ha fatto, si dichiara sostanzialmente estraneo a questi fatti e la Giunta probabilmente, così come ci è dato di capire, ritiene che non sussistano delle responsabilità. Se tutto questo è vero, perché non difendere la figura e l'operato dell'Assessore nella sua totalità rigettando quindi la richiesta avanzata dallo stesso Assessore di rimettere le deleghe nella loro interezza, tutte le deleghe precedentemente date, adottando così un unico metro di valutazione? Questo perché? Perché una scelta come quella adottata dalla Giunta regionale e dal Presidente Brizio potrebbe ingenerare, sempre ovviamente a nostro avviso, una forte contraddizione: è come se da una parte si dicesse che viene meno la fiducia dell'operato dell'Assessore, ma solo per quanto attiene al settore del turismo, mentre nulla viene rimesso in discussione per quanto riguarda il ruolo che questo Assessore può continuare a svolgere nei confronti delle altre deleghe a lui comunque rimaste in mano. Quindi, a nostro avviso, la fiducia o esiste, ed è totale, oppure viene meno, ma non può essere certo una fiducia di tipo parziale. Se così non fosse diverrebbe legittimo porsi l'interrogativo sulla capacità dell'Assessore di svolgere correttamente la sua funzione amministrativa nei rimanenti settori a lui affidati.
Esiste una seconda strada che parte da presupposti diversi: quella di ritenere che, alla luce di quanto successo fino a questo momento, ed alla luce dell'esperienza maturata fino ad ora in quest'aula, per episodi che si sono consumati precedentemente, si doveva mantenere forse una maggiore coerenza ponendo al centro del rapporto tra le istituzioni e la comunità piemontese (che di fronte a questi accadimenti guarda sempre con maggiore diffidenza l'attività che svolgono assemblee come la nostra) lo stesso metro e le stesse considerazioni. Una opzione poteva essere quella di risolvere il problema riaccogliendo nelle mani del Presidente della Giunta tutte le deleghe a suo tempo affidate all'Assessore Cantore. E' una opzione sicuramente difficile, forse perché non risolveva interamente il problema ma avrebbe posto una maggiore chiarezza per tutti e soprattutto per i cittadini piemontesi e perché forse in questo modo qualche passo in più ci avrebbe portato a riavvicinarci ai cittadini che con maggiore difficoltà ammesso che sia rimasto un loro interesse - seguono le vicende di questo Consiglio regionale.
Speriamo che queste considerazioni possano ingenerare un'ulteriore riflessione da parte dell'Assessore Cantore e da parte del Presidente Brizio. Detto questo, veniamo alla seconda questione.
La Giunta Brizio, come è stato più volte ricordato anche in questo dibattito, nasce, come composizione attuale, per un accordo istituzionale (che ha visto coinvolgere anche il nostro Gruppo e a cui avevamo aderito con convinzione alcuni mesi fa) il cui fine era quello di dare alla Regione un esecutivo che doveva svolgere un compito preciso entro un limite temporale fissato allora nelle elezioni politiche.
Una scelta che ritenevamo essere responsabile, proprio perché alcuni mesi addietro si era arrivati ad una quasi reciproca impossibilità di trovare soluzioni possibili per dare una maggioranza a questo Consiglio: l'unica strada possibile era appunto quella di rieleggere una Giunta Brizio, seppur leggermente modificata, per tenere conto della presentazione alle elezioni politiche di alcuni Assessori. Era una scelta che consentiva comunque alla Regione, e ancor più ai piemontesi, di veder proseguire l'attività amministrativa del Consiglio per arrivare all'approvazione di alcuni atti programmatici fondamentali, a fronte dell'impossibilità di trovare soluzioni alternative perseguibili in tempi relativamente brevi che avrebbero potuto ovviare un problema di impasse che si era creato.
Il duplice fondamento che sosteneva la seconda Giunta Brizio ad oggi è venuto meno, perché i tempi sono, di fatto, scaduti, e perché non esistono più gli estremi, avendo adempiuto ad alcuni atti fondamentali, per cui la Giunta possa continuare a svolgere il suo lavoro.
Ma vi è una seconda questione ancora più importante: la Giunta era stata eletta anche con il consenso delle opposizioni, sulla base di un programma ristrettissimo. Quindi, oggi, ci chiediamo quale sarà il nuovo programma di governo della Giunta Brizio nei mesi che ci separano dallo scioglimento di questa assemblea.
Questa questione non è stata mai affrontata, probabilmente perché nelle intenzioni della maggioranza c'è l'idea di proseguire il programma già allora delineato; questo, ovviamente, non ci può trovare concordi, così come non condividiamo le scelte strategiche portate avanti in questi tre anni e mezzo. Non vediamo come possiamo condividere le scelte che probabilmente saranno perseguite e compiute dalla Giunta regionale, come continuazione del programma allora individuato.
La questione importante per noi è quella che il Presidente dovrebbe esplicitare, in questo momento, le sue intenzioni intese come nodi programmatici, le cose che intende fare in questi ultimi otto mesi, di modo che tutti i Gruppi siano in grado, coerentemente con le loro posizioni, di assumere una posizione favorevole o contraria rispetto agli intendimenti del Presidente Brizio. Questa è un'altra questione importante, viste le proposte avanzate; mi riferisco, in particolare, a quelle avanzate dal gruppo D.C. Riteniamo improponibile ipotizzare nuovamente due possibili percorsi che vertono, l'uno, alla riesumazione dell'ipotesi di un allargamento istituzionale dell'attuale Giunta con il coinvolgimento di altri Gruppi, l'altro, mancando la possibilità di portare a termine questa ipotesi, al mantenimento in carica dell'attuale Giunta fino alla fine della legislatura.
Non riteniamo perseguibile la prima ipotesi, soprattutto nel momento in cui la D.C, in primo luogo, ma l'insieme delle forze che costituiscono l'attuale maggioranza, pongono insistentemente al centro del loro operato quelle linee programmatiche che da sempre ci vedono contrari. Non è possibile aprire un rapporto con i Verdi se non si pone, quale primo elemento significativo, la critica del modello di sviluppo finora adottato quale punto di riferimento, perché se non si fa questo, sicuramente tutte le scelte conseguenti sono analoghe a quelle assunte e portate avanti precedentemente in questi tre anni e mezzo, e quindi è impensabile trovare il punto di convergenza fra questo schieramento e il Gruppo dei Verdi.
Ciononostante, com'è stato nel passato ed è ancora oggi, confermiamo la nostra disponibilità a confrontarci sulle soluzioni, mettendo al centro, da una parte, i programmi e, dall'altra, le eventuali possibili composizioni di una nuova maggioranza. Tutto questo ci vede sensibili e disponibili.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Devo dire, signor Presidente, che con il collega Ferrara ci si interrogava su che senso abbia prendere la parola in un'aula praticamente deserta, dove molti Consiglieri hanno già preso la loro valigia e altri giustamente, hanno un treno in partenza. Intervengo ugualmente, anche se devo dire che il grado di saturazione e di stanchezza degli altri Consiglieri è pari al mio. Francamente, anch'io sarei disponibile ad andarmene.
Sarò brevissima e farò alcune brevissime considerazioni sui punti all'oggetto del dibattito odierno.
Il primo è sulla cosiddetta vicenda Cantore, al quale riconfermo innanzitutto, tutta la mia simpatia. Non ho nessuna difficoltà a dire oggi, quello che ho detto in Giunta, e il Presidente Brizio può confermare.
Ho considerato assolutamente eccessiva la preoccupazione politica e deontologica dell'Assessore Cantore.
Ricordate la mia posizione di fronte alla vicenda Panella: oggi prenderei la stessa identica posizione, di fronte alla vicenda Panella.
Però considero eccessiva la posizione assunta dall'Assessore Cantore perché il Presidente della Giunta questa mattina ci ha spiegato che il provvedimento di garanzia che ha interessato l'Assessore Cantore va ricondotto a delle modalità di svolgimento dell'istruttoria giudiziaria anche se non sottovaluto la materia che ha coinvolto anche due nostri dipendenti. Nelle indagini c'è una graduatoria di responsabilità: l'Assessore Cantore è il terzo in questa graduatoria; se ci fosse stato un elenco alfabetico, sarebbe stato il primo.
Quindi, evidentemente, in questo momento, siamo di fronte a nessun addebito - come ha spiegato molto bene il collega Marchini che ha usato i termini corretti sotto il profilo del lessico giudiziario. Quindi, allo stato attuale, ritengo che chi sta all'opposizione abbia tutti i diritti di rivendicare chiarezza, prese di posizioni e mi sembra più che giusto che di questa cosa si parli nell'ambito del Consiglio regionale. Però mi sembra che siamo sulla scia dell'esasperazione, rispetto alla quale, come assemblea, dovremmo riflettere. Ed è quello che ho fatto quando ho saputo ciò che era successo al collega Cantore.
Vi dico una cosa: se fossi stata nella condizione del collega Cantore non mi sarei dimessa, perché mi sembrava che, in questo caso, non ci fossero le condizioni per arrivare a questo atto estremo. E sono quasi convinta che persino i giudici che stanno istruendo la pratica si siano per certo verso, quasi stupiti di questa esasperazione.
Mi ricordo sempre le parole del Presidente Viglione che si vantava delle comunicazioni giudiziarie che aveva. Io sono stata eletta nel Consiglio comunale di Pino Torinese nel 1975; un mese dopo, come Vicesindaco, avevo una comunicazione giudiziaria. Ho sentito tante volte il Presidente Viglione vantarsi delle comunicazioni giudiziarie che aveva, nel senso che diceva che chi opera si trova nella condizione di doverle subire.
Raccontava sempre i 20 mila atti che faceva, e diceva che quando un amministratore è costretto a fare 20 mila atti, nella propria vita qualche comunicazione giudiziaria deve per forza capitargli.
Apprezzo il gesto dell'Assessore Cantore, perché, anche per il rispetto al proseguimento degli eventuali atti della vicenda, è giusto che abbia rimesso la delega, però continuo a ritenere la cosa eccessiva.
Voglio anche dire questo: siamo in un Paese nel quale un Presidente del Consiglio incaricato, il signor Berlusconi, ha fatto il giro delle Procure d'Italia per dimostrare che non ha pagato delle tangenti. Ora, questa persona, che non ha pagato delle tangenti - io spero proprio che non abbia pagato delle tangenti, soprattutto a "Le Gru" è stata incaricata e nessuno ha trovato questo fatto scandaloso. L'on. Occhetto, 5 minuti dopo l'esito delle elezioni politiche di qualche tempo fa, diceva chiaramente: "Trovo giusto che Berlusconi sia il Presidente incaricato"; eppure all'epoca si sapeva che Berlusconi era in commistioni varie per i suoi affari, che aveva le reti televisive, che era tutto quel personaggio di cui si dice.
Allora cerchiamo di ragionare in termini un po' più attuali! Mentre un Assessore regionale si deve dimettere addirittura ancora prima di aver ricevuto una comunicazione giudiziaria, siamo di fronte ad un Presidente del Consiglio di cui tutti riconoscono la legittimità affinché venga incaricato e diventi Presidente del Consiglio! Personalmente non sono particolarmente felice di questa soluzione di incarico, però devo dire che a questo punto, assumiamo come normale il fatto che il signor Berlusconi abbia fatto questo giro e abbia dovuto dimostrare al mondo intero che non è interessato a questioni di tangenti. Credo che la mia posizione sia chiara ho voluto rilevarla, come sono solita fare, con molta serenità e anche con molta convinzione.
Il secondo argomento riguarda l'attuale situazione del governo regionale. Certamente la Giunta Brizio non esiste più; la Giunta Brizio non esiste più, perché sono venuti meno i presupposti tecnico-politici che l'avevano determinata, ma soprattutto è meno venuto il compito della Giunta Brizio. Il programma prevedeva quattro punti, e li abbiamo svolti. Io, come Assessore alla sanità, rispetto alle linee individuate in quel documento ho finito il mio compito. D'altra parte, questa mattina si è dimostrato che, di fronte ad un provvedimento tecnico-politico di una semplicità estrema, non ci sono state le condizioni d'aula per l'approvazione.
Caro Marengo, domani mattina, nella mia qualità di Assessore alla sanità, dovrò prendere delle decisioni, cioè se dovrò rilasciare o meno una deroga all'USSL VIII o all'USSL VI. Lo dovrò fare e lo farò sulla base di quei criteri che il Consiglio non ha approvato, che tuttavia ritengo validi.
Per questo motivo ho preso la parola, per dire che nella mia qualità di Assessore, sarò costretta ad assumere dei provvedimenti; si sappia, per che quei provvedimenti verranno assunti alla luce di quel documento indipendentemente dal fatto che questo sia stato approvato o meno dal Consiglio. Per come è la situazione oggi, io potrei anche non tener conto di quel documento, perché ho dalla mia parte le norme dello Stato, le norme della legge finanziaria.



MARENGO Luciano

Allora perché l'abbiamo votato, scusa?



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Abbi pazienza! In Commissione ho cercato di spiegare i motivi per cui di fronte ad un provvedimento che lasciava alla Giunta una grande discrezionalità, in un momento difficile per la sanità e per i ruoli sanitari, mi sembrava giusto avere il conforto del Consiglio regionale.



MARENGO Luciano

Che non c'è.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Lo so. Ma se non c'è, a questo punto, ne farò, anzi, ne faremo a meno: prenderemo un provvedimento di Giunta. Ripeto, possiamo soddisfare tutte le esigenze, perché siamo in condizioni di farlo, in maniera indipendente.
Però, in un clima dove la maggioranza c'è e non c'è, dove il governo della sanità è difficile, come già avvenuto per altre cose, a noi sembrava giusto sentire il Consiglio; per la verità, il Consiglio è stato sentito e ha detto alcune cose, tra le quali anche no.
Questo è ininfluente agli effetti del governo, perché l'ordinaria amministrazione - questo è uno dei punti che vorrei toccare - va in ogni caso considerata, e non si può lasciare una Giunta precaria a gestire l'ho detto tante volte durante la crisi nemmeno un'ordinaria amministrazione. Prima di tutto perché il confine tra ordinaria e straordinaria amministrazione è sempre difficilissimo da stabilire; infatti sono tante le volte in cui il dott. Clemente ci dice: "Qui non si capisce più bene dove comincia la straordinaria amministrazione", per cui occorre arrivare ad un chiarimento.
Abbiamo un ultimo anno da gestire, che è l'ultimo della legislatura abbiamo un bilancio tecnico. Noi dimentichiamo che anche se ci vantiamo di avere uno strumento di bilancio, questo è un bilancio tecnico! Le scelte politiche sono tutte da fare e sono estremamente importanti nell'ultimo anno della legislatura, perché sono quelle che concludono l'attività svolta da questo Consiglio.



RIVALTA Luigi

Io avevo capito che oggi si sarebbe discusso di scelte politiche, non di condizioni che non ci sono!



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Ci sono alcuni atti fondamentali da compiere, e non parlo delle UU.SS.SS.LL., perché rappresentano solo uno dei tanti aspetti. La nostra Regione è stata elencata tra le 12 Regioni ritardatarie, benché la Giunta del Piemonte fosse stata la prima ad approvare il documento di riordino.
Poi si è creata la situazione che tutti conosciamo e della quale siamo tutti corresponsabili; è ovvio che non ci sono responsabilità da una parte sola: ci sono delle responsabilità generali attorno a questa assemblea alle sue maggioranze non venute fuori o alle maggioranze via via abortite.
Da quanto ho sentito nei vari interventi, le ipotesi oggi prospettate non sono solo una o due, ma molteplici. Come voi sapete, io appartengo ad un partito che nell'ultima consultazione si è collocato nell'area di centro; per quanto mi riguarda, mi ritrovo in questa collocazione, anche se, nel constatare quello che in questo momento è il centro nell'ambito della nostra Regione, devo obiettivamente dire che ci sono delle difficoltà, prima di tutto di carattere numerico ad individuare questo centro. La dimostrazione l'abbiamo avuta questa mattina (l'altro giorno con l'Assessore Bergoglio), ma chissà quante altre volte ciò si verificherà ancora, perché al momento attuale non ci sono i numeri per poter valorizzare questo centro.
Il primo problema, allora, è quello di verificare se effettivamente questo centro esiste o meno. Se il centro non esiste, oggi, in un momento di esasperazione ho detto: "Purché si facciano le cose, venga fuori una maggioranza, qualunque maggioranza!". Certamente è un po' difficile sentendo le cose che sono state dette, e per dirla come Leo Valiani, che "dove siede un repubblicano segga anche un esponente del Movimento Sociale o della Destra Nazionale". Questo è molto chiaro: nella storia repubblicana non si è mai verificato e, per quanto mi riguarda, non si verificherà mai.
Occorrono i numeri, bisogna andare avanti e bisogna cogliere alcune proposizioni, di grande interesse e di grande apertura, emerse in quest'aula oggi pomeriggio. Va verificata la disponibilità, che mi sembra sia venuta da tutti. Io non mi scandalizzo nemmeno del governo istituzionale; va composto in un certo modo, è ovvio, ma forse questa è anche una soluzione alla quale pervenire per vivere con dignità quest'ultima fase della legislatura.
C'è ancora un aspetto del quale voglio parlare brevemente, signor Presidente - e poi ho finito - rispetto al quale so che lei è molto sensibile. C'è un futuro istituzionale delle Regioni, che va seguito, che va governato, che va ricondotto ad elaborazione, a discussione anche nell'ambito delle assemblee regionali. In questi giorni ci è stato consegnato un documento, che è ancora di larghi principi. Ritengo necessario un ruolo incisivo delle Regioni; noi non possiamo accettare qualunque legge elettorale ci venga propinata. Dobbiamo avere un ruolo nella predisposizione di questa legge elettorale, facendo anche tesoro delle difficoltà e delle carenze della legge elettorale che abbiamo visto sia in tema di elezione di Sindaci, sia in tema di maggioritario per le elezioni politiche, per portare il nostro contributo di proposta nell'ambito delle assemblee. So che i nostri Presidenti, sia nell'ambito della conferenza tra Stato e Regioni, ma anche la Presidente Spagnuolo nell'ambito dei Presidenti dei Consigli sapranno difendere il ruolo di guida che in materie istituzionali il Piemonte ha sempre avuto e che deve avere soprattutto in questo momento molto difficile e molto precario per il futuro delle Regioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare che questo dibattito si sia un po' sfilacciato, forse prossimamente si parlerà ancora di contenuti programmatici, di rilancio e forse sarà quella la sede più opportuna per approfondire gli aspetti politici.
Per quanto riguarda la situazione dell'Assessore Cantore, credo che in tutte le vicende che hanno caratterizzato questo Consiglio regionale, in relazione a fatti di questo genere, la posizione che il Gruppo repubblicano ha tenuto sia sempre stata assolutamente rigorosa e non certamente indulgente verso le persone che in qualche modo erano coinvolte in vicende di questo genere. Mi pare di aver capito, dalle parole del Presidente Brizio, del Consigliere Marchini e da quello che informalmente un altro Consigliere esperto mi ha riferito, che siamo in presenza di una fattispecie obiettivamente diversa rispetto a quelle precedenti. Mi pare si tratti di un qualcosa di burocratico, quindi non mi sembra il caso di approfondire, di fare polemica, di strumentalizzare ancora questo fatto in quanto mi pare che tale evento, anche sul piano giudiziario, non abbia un rilievo come qualche Consigliere aveva fatto notare.
Per quanto riguarda gli aspetti del dibattito odierno si è parlato molto dei risultati elettorali, oggi però noi dobbiamo guardare tali risultati nell'ottica del Consiglio regionale, e in questa sede dobbiamo trovare delle soluzioni per giungere a fine legislatura, che avverrà tra un anno. Non mi nascondo il fatto che ci sia tutta una serie di movimenti palesi, meno palesi, tendenti in qualche modo ad aggregarsi a quello che pare essere un'incontenibile vincente.
E' successo molte volte, per esempio quando la vittoria era avvenuta completamente dalla parte opposta, e proprio in questo Consiglio regionale abbiamo visto che c'erano delle persona che si spostavano: il vincente ha fascino. Quindi visto che ha fascino attira le persone; io non partecipo a questo gioco, non sento questo fascino, non sono interessato a queste vicende.
Avevo spiegato che in un'ipotesi bipolare la mia collocazione è naturalmente verso un'aggregazione a sinistra, non voglio dilungarmi nello spiegare le radici, ma è fuori dubbio - per chi ha militato nel Partito di Ugo La Malfa - collocarsi in questa posizione. Quindi credo di non doverla rinnegare oggi. Se il nuovo che emerge fosse quello giusto dovrei elegantemente assentarmi, togliermi di mezzo, dire che ho sbagliato.
Adeguarsi a questa nuova situazione non è coerente per come intendo il mio impegno politico.
Occorre essere se stessi - lo aveva detto il Consigliere Picchioni nel suo intervento - e io credo di essere me stesso indipendentemente da quello che succede intorno a noi.
Un Consigliere regionale, un paio di settimane fa, mi aveva spiegato che io, per i comportamenti tenuti in Consiglio, ero un classico esemplare di Forza Italia. Io ho considerato tale frase quasi un'offesa, anche se è stato detto in modo simpatico e affettuoso. Credo di non essere un classico esemplare di Forza Italia, credo ci sia una visione errata della sinistra e della destra; quasi tutti voi avranno letto il libro sulla destra e sulla sinistra di Bobbio. Non credo che l'essere di sinistra si qualifichi dal non rigore, dalla faciloneria, dalla spendaccioneria e l'essere di destra si qualifichi dall'essere rigorosi e coerenti. Non credo che il mercato il profitto, il lavoro siano culture di destra e che invece l'inefficienza lo statalismo, il grigiore siano culture di sinistra. Inoltre il profitto il mercato, l'efficienza, il rigore sono valori in sè della destra e della sinistra, quelle serie, perché poi evidentemente ci sono le frange della sinistra e della destra che non considerano questi dei valori, perché li hanno in comune. Non è al momento della formazione della propria ricchezza intellettuale che si determina la discriminazione rispetto all'una o all'altra posizione, ma nel momento in cui si considerano tali valori come fini a se stessi, valori in sè e basta, invece di considerarli quali premesse necessarie alla creazione di condizioni in cui la solidarietà e tutta una determinata serie di situazioni che caratterizzano la collocazione di sinistra possano avere una loro esplicazione oggettiva.
Pensare che certe scelte - la "politica del bilancio", ecc. - siano di destra significa lasciarsi coinvolgere in giudizi facili e semplicistici.
Personalmente ho condotto molte battaglie, per lo più solitarie, in quest'aula; in occasione della discussione sulla meritocrazia, quando abbiamo parlato della riforma dell'organizzazione della macchina regionale ricordo che il collega Carletto mi spiegava perché secondo lui era sbagliato farsi portatori di un discorso meritocratico in un Ente pubblico.
Ma potrei citare molti altri casi: in occasione di discussioni di leggi sul lavoro, ricordo di aver sostenuto che il lavoro si crea dando efficienza al sistema e non distribuendo soldi a dritta e a manca.
Il Presidente Brizio, sabato scorso, mi ha invitato ad un convegno il Presidente sbaglia sempre ad invitarmi, poiché lo colgo sempre in fallo in cui si parlava della mancanza di lavoro, dove uno studioso di problemi di lavoro e di occupazione, dott. Frei, sosteneva argomentazioni che - mi consenta, Presidente - in buona parte, anche se in modo assai meno nobile sostenevo anch'io. Tant'è che durante un breve intervallo il Presidente Brizio mi ha detto: "Effettivamente si stanno sostenendo le cose che dicevi tu! Che strana 'sta cosa qui!".
Al di là di questo breve inciso, molte volte mi sono trovato a sostenere posizioni, che potevano sembrare di destra o di sinistra a seconda dei punti di vista, ma che a mio giudizio, erano solo posizioni di corretta amministrazione di una Regione e di un Ente.
Mi sono lasciato un po' trascinare da tutte queste considerazioni, ma l'ho fatto perché mi pare che occorra essere coerenti rispetto a quanto andremo a fare nei prossimi giorni, nelle prossime settimane.
Obiettivamente, oggi, non vi è una maggioranza e non ci sono le condizioni per arrivarvi. Nell'autunno scorso, invece, esistevano certamente le condizioni per avanzare una qualche proposta politica più articolata: si sono commessi molti errori: presunzioni, egoismi, miopie politiche hanno determinato l'impossibilità di soluzioni capaci di dare un governo alla Regione coerente e sufficientemente efficace, da allora sino alla fine della legislatura. Oggi, dobbiamo prendere atto che non esistono soluzioni alternative: l'ha detto molto chiaramente il Capogruppo della DC Picchioni; altre soluzioni, a parte quella ha ragione il collega Chiezzi essenzialmente provocatoria, di fare un governo di tutti, soluzione chiaramente senza contenuti reali, non mi pare ci siano.
Dice il Consigliere Picchioni: "Visto che siamo in trenta, andiamo avanti con questo Governo." A mio parere, in questi termini il problema non si pone proprio; come ho già detto anche in altre circostanze, non è possibile sostenere: "Esiste un pacco, già confezionato, da trenta posti già occupati: se qualcuno vuol venire, venga". Mi pare questo il modo ideale per non creare le condizioni affinché qualcuno possa aderirvi.
Più problematico il discorso del Consigliere Marchini, che ho ascoltato con grande attenzione; discorso dai termini più ampi di quelli proposti dal Consigliere Picchioni, anche se a mio parere è ancora possibile un segnale preciso per poter sostenere un governo di centro; segnale che non pu però, individuare le soluzioni che, così come sono state poste, mi pare si vogliano prefigurare. Il centro può avere un ruolo, questa Giunta o un'altra maggioranza composta da queste forze politiche può avere un ruolo se riesce ad aggregare a sè rappresentanti di aree culturali presenti in questo Consiglio regionale, aree coerenti con l'immagine che vuol darci il Presidente, con quella che è la sua cultura, che diano il segnale di voler collaborare con quelle forze con le quali ci si è confrontati in quest'aula, con le quali si sono cercate anche soluzioni di prospettiva rispetto alle elezioni e al dopo-elezioni. E' difficile pensare di rimuovere l'attuale fase se il maggior Gruppo dichiara: "Io non mi pronuncio; qualcuno si aggreghi: chi lo farà potrà creare le condizioni per eventualmente modificare".
Mi pare un forzare la situazione, una posizione di chi non vuol decidere e che rinvia e scarica tutto ad altri. Se vogliamo davvero dare un segnale di prospettiva rispetto a quanto si deve fare - e personalmente credo sia opportuno il centro, composto da "quei trenta" deve dare indicazioni in una certa direzione, o chiarire in quale direzione intende collocarsi.
Bianca Vetrino l'ha detto in modo palese: in quanto repubblicana, ha dei "paletti": non giochiamo in un deserto a tutto campo, esistono dei paletti. Anch'io ho dei paletti, così come credo abbiano altri.
Se questa maggioranza che sostenete esistere - ed io credo esista: trenta persone - intende fare un reale discorso di prospettive politiche che creino le condizioni per governare di qui alle prossime elezioni occorre che la maggioranza lanci segnali che non siano soltanto su basi numeriche o di ricomposizione del vecchio pentapartito. Nella visione proposta, al di là di tutte le considerazioni possibili, verrebbe ad individuarsi, per gestire i mesi di legislatura che ancora rimangono unicamente la ricompattazione del vecchio sistema. Mi sembra più corretto che la maggioranza che dite esserci, di trenta persone, si faccia carico di dare qualche indicazione politica.
Per quanto mi riguarda - parlo per me, non me ne importa nulla - non mi considero vincolato, in questo momento, ad alcuna maggioranza, ad alcuna posizione pregiudiziale.
Deve essere però chiaro che la posizione che ho assunto in questi ultimi mesi, che ritengo coerente con le posizioni da me assunte in un percorso più ampio, non potrà essere - non dico, tradita: mi sembra troppo forte - smentita da comportamenti contraddittori da assumere nei prossimi mesi o settimane.
Non ci sono, dunque, atteggiamenti di chiusura, di opposizione pregiudiziale; sappiamo tutti che esistono condizioni improrogabili: il governo della Regione è un valore in sè, che deve essere perseguito. Se il polo di centro riuscirà a cogliere le indicazioni, le segnalazioni, gli stimoli emersi oggi in Consiglio, certamente seguirà la disponibilità mia personale a parteciparvi; se questo non dovesse esserci, se il discorso dei "trenta", come mi è parso dall'intervento del Consigliere Picchioni, è che ci sono due soluzioni: una che comprenderebbe tutti, sapendo che non ci starebbe nessuno, l'altra è questa. Un modo alternativo un pochino troppo strumentale: "Ne dico due per dirne solo una". Beh se è solo questo, per quanto riguarda la mia posizione, in coerenza con quello che ho fatto continuo a mantenere la posizione che ho tenuto in questi ultimi mesi, cioè i provvedimenti che saranno a mio giudizio considerati giusti e coerenti rispetto ai fabbisogni del Piemonte avranno il mio voto, mentre non mi sentirò vincolato a nulla in presenza di provvedimenti che non dovessero essere da me giudicati coerenti rispetto a questa prospettiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Grazie Presidente. Sono molto lieto di intervenire dopo il collega Ferrara, perché effettivamente non è stato inutile aspettare fino alla fine e sentire tutti gli interventi. Anzi, è stato molto utile e arricchente anche dal punto di vista proprio delle ultimissime cose che il collega Ferrara ha detto. La mia non vuole essere una battuta, ma proprio una riflessione ad alta voce che cerco di sviluppare non oltre i cinque minuti (metto sul banco il mio orologio, vediamo se ce la faccio!). In realtà una cosa che ho detto prima come una battuta, con qualche Consigliere, forse dovrebbe essere pensata molto meglio.
Noi sentiamo il bisogno di un Gruppo nuovo politico che si chiami Rifondazione Progressista perché continuo a pensare - ed anche le cose che sono state dette in quest'aula in realtà ne sono la prova - che, se non si apre una fase di profonda riflessione all'interno delle forze che si sono considerate progressiste, il discorso che Franco Ferrara faceva è impossibile: perché o noi siamo obbligati (in questo noi mi ci metto anch'io) a parlare contro uno schieramento che è ancora tutto intatto oppure deve avviarsi una riflessione, così come all'interno di questa parte del fronte - chiamiamola così - la riflessione c'è ed è molto profonda e gli scontri sono in atto. Chi legge attentamente i giornali, e non legge soltanto i menù dei pranzi a casa di Berlusconi, probabilmente si accorge anche di questo.



PRESIDENTE

"Nelle abitazioni", direi più propriamente.



CUCCO Vincenzo

Sì, esattamente.



(Interruzione del Consigliere Masaracchio)



PRESIDENTE

Non parlo mai collega Masaracchio, dirò una parola ogni tanto consentitemi che, dopo le 19,30, ogni tanto ricordi qualcosa anch'io.



CUCCO Vincenzo

E' gradito, Presidente.



PRESIDENTE

"Nelle abitazioni"; non ho detto "ville".
Prego, Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Stavo dicendo che se si considera con attenzione (ma non ci vuole neanche tanta attenzione, è esplicito nei giornali) cosa sta accadendo nella politica nazionale e anche nella politica locale, questo fatto secondo me è, innanzitutto, di una gravissima maleducazione politica, oltre che sbagliato nei contenuti di Alleanza Nazionale e di Forza Italia: chiudere immediatamente l'accordo elettorale per le amministrative prossime venture senza nemmeno consultare gli altri eventuali alleati o coloro che si sono ritenuti tali, tanto per dirne una, per non lasciare niente non detto! Queste cose sono cose che si segnalano, la politica non è mica fatta di accordi che si sottoscrivono una volta e poi si rinvia a dieci anni dopo la verifica di quello che sta accadendo.
Se all'interno di questo Polo esiste questa riflessione, esiste la necessità di costituire dentro questo Polo una forza che abbia le sue radici in quella tradizione socialista, libertaria, laica, che non è morta in questo Paese e i compagni socialisti dell'ex Partito socialista ben lo sanno, o i colleghi o gli amici, usate il termine che voi volete. Anche dall'altra parte deve esserci questa riflessione, collega Ferrara, perch altrimenti io non riesco a capire quale deve essere il gesto che arriva da questi fantomatici 30 (poi bisognerebbe vedere se sono 30, 29 o 31) nei confronti delle sinistre. Ma qual è il gesto? Evitare che Majorino vada all'Ufficio di Presidenza di questo Consiglio regionale? Mi sembra una condizione - se di condizione si può parlare - della più sciocca banalità quotidiana dell'antifascismo d'accatto che in questi giorni si è fatto!



(Interruzione da parte di un Consigliere)



CUCCO Vincenzo

Lo dico perché tu hai puntato la cosa, poi hai detto: "Aspettiamo il gesto". Se il gesto però è questo (che è quello che mi sembrava di capire ma spero di essermi sbagliato, sicuramente mi sono sbagliato, perché ho sentito solo un pezzo dell'intervento del collega Rossa quando ero fuori.
Allora non è questo, non può essere questo!) non è in questi termini che ci si colloca in quest'aula e nei rapporti con i Partiti.
Dicevo "Rifondazione Progressista" perché di certe cose se ne è persa completamente la memoria. Collega Miglio, sono stupefatto del tuo intervento, sono stupefatto! Tu hai detto che la legge che si è applicata nel caso del collega Panella è una legge sbagliata e che tu sei stupito e non hai trovato un modo per evitare che a Panella succedesse quello che è successo. Noi abbiamo fatto la battaglia in Parlamento sulla legge Gozzini purtroppo dovremo ancora continuare a farla perché dava delle aperture di credito nei confronti di condannati con condanna passata in giudicato. E tu hai detto che le soluzioni trovate per il collega Panella sono soluzioni discutibili. Se non ho capito, ti faccio subito le mie scuse e mi andrò a rileggere il tuo intervento, ma il senso dell'intervento era quello.
Collega Cantore - apro e chiudo la parentesi - la mia arrabbiatura, che poi è stata ripresa dai giornali nel modo esattamente opposto, era proprio in questa direzione: era sul tuo gesto che non serviva a niente e che dimostrava la tua debolezza nei confronti proprio della politica in generale. Non dovevi dare le dimissioni, perché non ce n'erano le ragioni! Perché se ci fossero state le ragioni per dare le dimissioni, allora - sì ha ragione Chiezzi - si danno le dimissioni da tutto, come si fa nei sistemi anglosassoni dove quando la responsabilità individuale è chiamata in causa si dà le dimissioni da tutto per difendersi meglio. Ma siccome non è così, non dovevi proprio dirla quella cosa! Perché purtroppo è segno della tua debolezza e anche della debolezza del Presidente Brizio, non della tua forza. In questo senso la mia dichiarazione ai giornali doveva essere presa.
Poi l'ultima battuta: i liberaldemocratici, oppure i liberali, vengono usati esattamente come ci serve. Adesso c'è questa storia di Modigliani che fa le accuse contro il fascismo. Vi prego di comprare il "Mondo Economico" di questa settimana nelle edicole e di leggere l'intervista che ha rilasciato Modigliani al "Mondo Economico". Questa cosa sul fascismo è veramente ridicola, ridicola perché gliel'hanno estorta, perché fra la scuola di Modigliani e la scuola di Martino esiste un astio profondissimo ma lasciamo perdere questo. Ma a parte ciò, Modigliani dice delle cose sulla necessità di intervenire sull'economia italiana, che, altro che Alleanza Nazionale! Dice due cose specifiche: "Non si può tagliare nelle tasse, non si può tagliare negli investimenti produttivi, bisogna tagliare e privatizzare nel settore delle pensioni e della sanità". Alla faccia dello Stato sociale che si vuole salvare! Stato sociale peraltro mai esistito nel nostro Paese. Io lo ricordo sempre: non è mai esistito lo Stato sociale nel nostro Paese; c'è qualcuno che ha pensato di volerlo fare, ma in realtà poi ha realizzato uno Stato assistenziale, non uno Stato sociale. Ecco perché c'è bisogno di Rifondazione Progressista, perch bisogna riflettere sulle cose dette in campagna elettorale, prima della campagna elettorale, collega Chiezzi: i cartelli "Votiamo subito, votiamo subito", che adesso nessuno ricorda più, sarebbe ora di tirarli fuori adesso, adesso sarebbe il momento per votare.
Sarebbe veramente il momento per votare, da un certo punto di vista perché quello che chiedeva il collega Ferrara è possibile se dall'altra parte c'è la possibilità di un dialogo effettivo che ci consenta di non essere monolitici ognuno nelle proprie posizioni. Non si chiede l'epurazione di nessuno, si chiede di ragionare sulle ipotesi politiche che ci sono. Tutto qui. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, intanto voglio ringraziare i colleghi che hanno usato nei miei confronti termini di fiducia e di solidarietà. Voglio con altrettanta chiarezza e serenità dire ai colleghi del Consiglio, come ho detto ai colleghi della Giunta regionale, che avendo verificato di essere indagato per una vicenda che risale all'ottobre dell'anno scorso - o meglio, le indagini risalgono all'ottobre dell'anno scorso - ed essendo giunta una notifica a uno dei miei collaboratori per la proroga di queste indagini, ho sentito il dovere-diritto di informare di questo il Presidente e i colleghi della Giunta.
Devo altresì dire che per lo stato d'animo del momento, forse influenzato dalle vicende del passato, ho dato ai colleghi della Giunta la disponibilità a rimettere il mio mandato di Assessore e le deleghe che il Presidente mi aveva dato.
Dopo una discussione in Giunta, con il mio parere favorevole, si è pensato che rimettessi le deleghe al turismo, ma per scelta politica e, per mia coscienza, per rispetto nei confronti delle istituzioni e delle indagini della Magistratura. Vi assicuro che questa decisione è stata presa senza alcuna arroganza, senza la furbizia di sciogliere o dividere il proprio io in più parti a seconda della comodità, ma perché ritenevo che essendoci in questo procedimento, peraltro ancora generico, due funzionari dell'Assessorato e anche il sottoscritto, fosse doveroso fare un passo indietro, perché con tranquillità la Giunta potesse proseguire i suoi lavori con le deleghe al Presidente, e dall'altra parte la Magistratura potesse fare il suo dovere, cioè quello di indagare sul procedimento che è stato aperto.
Nei giorni successivi mi sono chiesto se avevo fatto bene a rimettere la delega al turismo: non volevo certamente dare l'impressione di debolezza, ma di correttezza nei confronti della Giunta e del Consiglio regionale e in questo sono stato confortato anche dai pareri dei colleghi della Giunta.
Ad oggi c'è un procedimento aperto, nel quale è inserito anche il sottoscritto, ma non ci sono ancora addebiti precisi; è in corso un'indagine.
Ringrazio anche i colleghi che hanno voluto contrapporsi alla mia scelta, in alcuni casi non solo chiedendo le mie dimissioni da Assessore ma penso anche sottointendendo a questa richiesta un consiglio di comportamento. Devo dire che, con serenità e con chiarezza, penso di avere fatto un gesto che non è una furberia - fatto prima di ricevere questo atto di notifica - proprio perché ritenevo non fosse opportuno girare attorno ai problemi, ma fosse giusto che, venuto a conoscenza dell'indagine lasciassi la delega, in modo che si potesse svolgere l'indagine, ma che anche la Giunta potesse lavorare con piena serenità.
Quello che vi posso assicurare è che anch'io ogni mattina mi guardo davanti allo specchio, e mi pongo anch'io i problemi della dignità mia personale, della dignità di queste istituzioni, della dignità complessiva di una classe politica che sta lavorando, bene o male, per il Piemonte.
Quindi, se nel corso delle indagini questa genericità diventasse più precisa, e dovessi ritenere che la mia posizione si contrapporrebbe alla mia dignità e alla mia serenità, io rassegnerei certamente le dimissioni da Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi, credo che alla fine di questa giornata sia doveroso e utile un intervento del Presidente della Giunta, anche se la Giunta ha finito la sua missione, da quanto abbiamo sentito. Agli amici di Alleanza Nazionale voglio dire che l'obbligazione viene mantenuta. Il Presidente è disponibile a dare le dimissioni in qualunque momento, purch ci sia una soluzione alternativa. Ho vissuto 4 mesi di ordinaria Amministrazione su dimissioni date in quest'aula per la prima volta in modo aperto, istituzionale, corretto e non con voci di corridoio, alla ricerca di una soluzione che pensavo si potesse trovare. Devo ammettere di avere sbagliato, perché pensavo si potesse trovare e non si è trovata.
Ho vissuto quei 4 mesi in modo molto difficile, nei quali avevo tutte le responsabilità con i colleghi di Giunta, ma non avevo la possibilità di fare quella straordinaria Amministrazione che sarebbe stata necessaria. Non voglio rivivere questa posizione difficile, non tanto per una questione personale che si potrebbe sempre risolvere - a meno che fossi un irresponsabile e il giorno dopo delle dimissioni andassi al mare o sparissi ma perché, date le dimissioni, o c'è una soluzione o si ricade in una situazione difficile e non utile alla nostra Regione.
Per questo sono grato a coloro i quali nella maggioranza mi hanno sostenuto fin dall'inizio, e a quelle forze di opposizione che si sono fatte carico, al 25 febbraio, di rilegittimare pieni poteri alla mia Giunta. Questo ha consentito di svolgere la funzione mia e quella dei miei colleghi in un'atmosfera più serrata, più convinta di quanto non fosse in precedenza, e di raggiungere alcuni risultati già citati nel dibattito, che sono sotto gli occhi di tutti e che non possono essere sottaciuti od omessi: la spesa sanitaria, la deliberazione per i fondi CEE di grande respiro e di grande importanza, l'accordo di programma che è nelle vostre mani, un rilancio complessivo ed una presenza di azione che considero molto forte, al di là di ogni valutazione.
Consentitemi di dire che il Piemonte è presente nel dibattito sulle Regioni e nel rapporto con il Governo molto forte e molto serrato. Se abbiamo votato contro la legge finanziaria nella Conferenza Stato-Regioni non è stato per una scelta strumentale, ma per una scelta convinta. Se ci siamo impegnati nella politica europea con forza - e questo va riconosciuto il Piemonte è riuscito ad andare al Comitato delle Regioni europee costituito dopo Maastricht a fianco della Lombardia, pur essendoci soltanto 12 posti per le Regioni e tutte le Regioni a Statuto speciale inserite. Non è stata una battaglia facile poter avere il posto effettivo del Piemonte nel Comitato. E' una presenza forte, importante, che dimostra che non siamo mai stati sottotono, ma siamo stati sempre ben schierati e ci siamo mossi con energia sui grossi problemi di fondo della nostra Regione.
Abbiamo percepito immediatamente la pericolosità del disegno delle macroregioni e la pericolosità di un accentramento su Milano che avrebbe creato grandi difficoltà alla nostra Regione. Non a caso ho proposto ad un dibattito a Milano, sul tema delle Regioni forti d'Europa con forza anche la necessità di una politica bilaterale fra le due Regioni, Piemonte e Lombardia, che togliesse alcune ambiguità di concorrenzialità che erano in atto. Non a caso posi allora con forza la pericolosità del disegno della macroregione, che va contro ragioni storiche e culturali, che vengono obliterate e omesse da chi non ha cultura. Si è arrivati persino al punto di contestare il fatto che il Risorgimento sia partito dal Piemonte; si è arrivati al punto di definire il grande contributo del Piemonte, alla struttura statuale d'Italia, mediocre e negativo.
Questa battaglia per il Piemonte è partita a tono alto; io l'ho lanciata quando c'è stata la questione della RAI, l'ho lanciata, credo con forza, sul tema recente dell'annessione. E quella che è sembrata una battuta, è stata invece un elemento che ha ridato forza al movimento e all'esigenza di un Piemonte forte, risorsa nazionale, ma capace anche di essere se stesso e di aprirsi a livello europeo.
Sono risultati di questi anni, che non possiamo sottacere: la ripresa della politica sul Traforo Mercantour è enorme, è un ripensamento della Francia rispetto ad una politica per anni abbandonata; il discorso dell'alta velocità (so di toccare un tema complesso e difficile) è decisivo e vitale per il Piemonte (e su questo terreno credo che la Regione abbia giocato un ruolo enorme, importante e definitivo a tutti i livelli).
So di toccare un tema che crea reazioni. L'ho detto anche domenica durante la manifestazione "Stella al merito": io mi rifiuto di credere che in questo secolo non si possa trovare un punto di incontro fra l'esigenza ambientale e la realizzazione delle grandi opere. Devono cadere le pregiudiziali: si deve andare avanti verso soluzioni importanti, perch Torino e il Piemonte non possono continuare a rinviare, alla ricerca di soluzioni perfette. Se abbiamo perso alcuni punti è perché ci siamo giostrati intorno alla ricerca di soluzioni perfette e al ripensamento costante delle soluzioni. Non è su questa strada che si può rilanciare il Piemonte.
Tengo a dire che ci siamo mossi con grande impegno e determinazione; se in questi giorni ci sarà da svolgere ancora un compito, noi lo faremo a titolo pieno e con grande determinazione, continuando a lavorare affrontando i problemi man mano che si formano, avendo presente questo disegno, che è anche un disegno di ottimismo. Devo riconoscere al cav.
Berlusconi, malgrado abbia tanti difetti e tanti torti, di aver saputo giocare una carta puntuale e precisa, Consigliere Chiezzi: la carta dell'ottimismo, troncando con la cultura della rassegnazione e della crisi dando una speranza e una spinta di ottimismo. Credo che questo sia stato utile ai fini del risultato elettorale; bisognerà vedere come poi si calerà nella realtà.
Il problema della realtà sarà complesso, difficile: è su quel terreno che andremo a misurarci. Come Conferenza dei Presidenti delle Giunte regionali abbiamo già chiesto di essere ricevuti immediatamente dal Presidente del Consiglio; il Piemonte, se sarà necessario, ha tutta la forza - in questo concordo con il Consigliere Marchini - per porsi nei confronti del Governo nazionale come un interlocutore a se stante. Dobbiamo giocare queste carte, e io credo che lo possiamo fare.
Con quale governo andiamo alla fine della legislatura? Non compete a me trovare una soluzione; io ho già proposto una soluzione nell'autunno scorso, che però non ha avuto risultati. E' stato detto che si è persa un'occasione. Non so se si sia persa un'occasione: certo, ad una soluzione non si è giunti. Abbiamo di fronte a noi 11 mesi, perché l'ipotesi di votare in autunno pare tramontata; pare anche che la nuova maggioranza che sembrava volesse bruciare i tempi e fare subito la legge elettorale ripensi un momento alla questione e sia intenzionata a spostare i tempi.
Se abbiamo di fronte a noi questi mesi, bisogna governare con forza con una presenza del Piemonte autorevole, realizzando un programma forte che peraltro non può discostarsi più di tanto dalle linee sin qui portate avanti, cioè quelle del rafforzamento del sistema Piemonte, della centralità del Piemonte nel quadro europeo, delle connessioni internazionali. Questa è la politica che il Piemonte può portare avanti in questo periodo con più o meno grinta, con più o meno determinazione, con più o meno forza, avendo cura di prestare grande attenzione, soprattutto in questo momento, anche al funzionamento dei servizi sociali.
Io non so, Consigliere Cucco, se ci sia lo Stato assistenziale o lo Stato sociale; queste semplificazioni, forse, sono eccessive.
Personalmente credo che nel nostro Paese ci sia una presenza di servizi che noi dobbiamo portare avanti con forza ed energia.
La soluzione per questi ultimi mesi è nelle mani delle forze politiche di questo Consiglio: non tocca a me proporla. Tuttavia non si può lasciare un vuoto n' si possono approvare o portare avanti soluzioni che siano contro la storia o contro la realtà che abbiamo di fronte a noi oggi.
Certo, c'è un risultato elettorale che dà delle indicazioni, lo capisco, ma c'è anche una realtà di vita di questa legislatura che va portata a termine. Non credo, malgrado tutto, che non si debba tener conto del fatto che siamo figli del 1990; deve finire il costante adeguamento delle cose ad ogni elezione. Qui abbiamo il risultato dell'elezione di un'assemblea che ha 5 anni di vita: cerchiamo di completare questo ciclo.
Forse dobbiamo un po' ripensare e rivalutare questa mania di rincorrere l'ultimo risultato elettorale, anche se non possiamo essere insensibili a quello che dice l'elettorato, e io non sono certo insensibile.
Personalmente, lo dico al Consigliere Vaglio che non c'è più, non costituisco affatto un ostacolo, a niente, e sono pronto adesso - così come lo ero sei mesi fa ad uscire; non costituisco n' intendo costituire un ostacolo ad alcuna soluzione. Certamente non mi si può chiedere di non tener conto dei miei pensieri, di obliterare i miei pensieri o di cancellare una storia politica che ho vissuto, nella quale credo e nella quale sono ancora pienamente inserito. Quindi, faccia il Consiglio.
Finché avremo questo incarico, noi continueremo a lavorare con grande impegno. Indubbiamente la Giunta ha bisogno di forze di rilievo e il numero limitato di Assessori pesa. Badate, la scelta di sette Assessori è stata una scelta che ha dei limiti, quindi anche questa deve essere tenuta presente; in questa direzione noi abbiamo lavorato e continueremo a lavorare con molta determinazione.
Se non fossi convinto che il rivestire questa carica con i miei colleghi di Giunta, in questo momento e in attesa che nascano altre ipotesi, sia profondamente utile al Piemonte e sia un servizio che si compie per ottenere anche dei risultati, me ne sarei già andato volentieri.
Alla base del mio impegno c'è una passione civile che non tramonta anche in questo momento difficile; passione civile sulla quale fondo il mio lavoro e la mia disponibilità nei confronti di questo Consiglio.
Il caso dell'Assessore Cantore non merita a questo punto parole particolari. Sono convinto anch'io che potevamo respingere le dimissioni abbiamo valutato anche questa ipotesi, però una cosa è la responsabilità individuale che è unica, Consigliere Cucco, altra cosa è come comportarsi di fronte ad un'indagine che sembra colpire un ufficio. Pertanto colpendo un ufficio in tutta la sua verticalità, abbiamo pensato che fosse utile accettare le dimissioni dell'Assessore Cantore soltanto per una questione di garanzia e di chiarezza che non toglie la questione personale dell'uomo ma ne fa una questione di funzionalità dell'ufficio.
Interpretando questo nostro atteggiamento sotto questo aspetto noterete che le dimissioni da questo Assessorato hanno un significato e un valore.



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Caro Chiezzi quello che preferirei è nel mio pensiero, nel mio cuore e nel mio cervello. Io desidero soprattutto che ci sia un governo in grado di svolgere il proprio dovere, che ci sia un Consiglio che possa lavorare che si varino le leggi; abbiamo delle leggi che giacciono in Commissione da parecchio tempo, che devono seguire il loro iter, pertanto occorre un confronto politico a tutto campo e la capacità del Consiglio di operare e di muoversi.
Cari colleghi, il mio intervento è terminato, non tocca a me trovare una soluzione, io sono disponibile a lavorare come sempre, coerentemente finché si possano ottenere dei risultati positivi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,05)



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