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Dettaglio seduta n.275 del 03/05/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 2285 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente il Centro Commerciale Le Gru - informazioni in ordine alla procedura di rilascio della relativa autorizzazione regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 2285.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.
CHIEZZI Grazie Presidente, colleghe e colleghi.
Nell'illustrare l'interpellanza aggiungerò alcune richieste al Presidente Brizio, poiché dal momento in cui era stata presentata l'interpellanza sono intervenuti fatti nuovi. Preciso immediatamente che nel discutere questi temi, un po' imbarazzanti e per tanti versi anche spinosi, sono sollevato dalla convinzione di potere fare, avendo come interlocutore principe, una persona della cui onestà non dubito: il nostro Presidente, Brizio.
Questo fatto mi consente di dire esattamente cosa penso, i dubbi che nutro, le mie preoccupazioni, sgombrando il campo da ogni strumentalizzazione, da ogni strada laterale di sospetti non esplicitati.
Sollevato quindi da questa situazione, vengo al dunque con chiarezza ed in modo esplicito.
Prima questione. Perché, il 21 settembre 1993, il Consiglio regionale non è stato informato dell'incontro tenutosi con il cav. Berlusconi ed i vertici della Trema e della società Fininvest? Il 21 settembre 1993 si è tenuto un dibattito estremamente accurato, lungo e pignolo, sul tema de "Le Gru"; il verbale dell'incontro conta ben 115 pagine di interventi; di queste, 21 riguardano l'intervento dell'Assessore Cantore, 7 quello del Presidente Brizio ed altre 7 quello dell'Assessore Cavallera. Perch nessuno di questi responsabili ha fatto cenno all'incontro col cav.
Berlusconi? E' ragionevole che un fatto così importante e rilevante l'incontro che il Presidente ci dirà se si sia tenuto in luglio, come hanno scritto i giornali, o in precedenza - per la decisione assunta, che ha sbloccato la situazione - così si dice - sia stato autonomamente dimenticato da tutti e tre i responsabili della vicenda? In particolare Presidente, l'Assessore Cavallera era al corrente dell'incontro? L'Assessore Cantore e il Presidente Brizio lo erano sicuramente; chiedo però se l'Assessore Cavallera, subentrato soltanto ad un certo punto nella compagine amministrativa, fosse al corrente dell'incontro.
L'unica cosa certa è che il Consiglio non è stato informato. A questo punto, si possono avanzare due ipotesi. La prima. Ci sono state due o tre a seconda se l'Assessore Cavallera ne è stato informato o meno dimenticanze parallele, originate autonomamente nella coscienza di ciascuno. E' ragionevole, questo? Non lo so.
Seconda ipotesi. Avete scelto - deciso - di trascurare quell'incontro: altro elemento importante da chiarire.
Altra domanda, Presidente Brizio. Dell'incontro di cui è stato tenuto all'oscuro il Consiglio regionale è stata informata la Giunta? In caso affermativo, la Giunta regionale quando è stata informata? In quale incontro? In quale data? Cosa risulta agli atti dei lavori della Giunta regionale? Se la Giunta regionale non è stata informata, verso la stessa e verso il Consiglio avete tenuto lo stesso atteggiamento, a mio avviso incomprensibile e non condivisibile. Se, viceversa, la Giunta fosse stata informata - il Presidente ci darà, eventualmente, gli estremi dell'informazione ed i contenuti della stessa - perché avete ritenuto di informare la Giunta e non il Consiglio? In quest'ultimo caso, il fatto che tutti e tre vi siate dimenticati di informare la nostra assemblea perde credibilità.
Informare la Giunta e non il Consiglio sarebbe una scelta asimmetrica che confina il Consiglio regionale, nella prassi della Giunta, in un interlocutore marginale.
Se non si sono informati gli organi fonte del vostro potere di governo il Consiglio, o strumento del potere di governare, la Giunta, o uno di questi, può anche significare che l'incontro richiesto fosse di natura riservata: altra ipotesi. Se quest'ultima fosse l'ipotesi che avvalorerete si è trattato di richiesta riservata per esplicita richiesta di chi ha chiesto l'incontro - quindi di colui che ci dirà il Presidente Brizio oppure la scelta trattasi di situazione riservata? E' una scelta autonoma di Brizio, Cantore e Cavallera, che hanno autonomamente ritenuto conveniente tenere su questo fatto, e sulle conseguenze che questo fatto ha determinato, la riservatezza? Successivamente a questo incontro non so se ce n'è stato più di uno, il Presidente ce lo dirà - risulta che siano stati organizzati altri incontri con il Presidente Brizio, oppure altri incontri con gli Assessori o con un Assessore da parte di dirigenti Trema o Fininvest? Ci sono stati incontri con funzionari, cioè a livello degli uffici? Vorrei capire se il Presidente dispone di queste informazioni.
Si legge, nelle notizie di questi giorni, che nell'incontro svolto in marzo, incontro oggetto dell'interpellanza, - non so se la data sia quella giusta - il Presidente Brizio avrebbe affermato "Avevo raccolto delle voci su presunte irregolarità per il Centro Le Gru e in occasione del colloquio chiesi esplicitamente a Berlusconi 'Ma voi, avete mai pagato tangenti?' Berlusconi risponde 'Assolutamente no, glielo giuro sul mio onore'".
Il Presidente Brizio, sentiremo se lo ripeterà in aula - penso di si dice "Avevo raccolto delle voci". Quello che chiedo è, sia pure in ritardo e penso che sarebbe corretto verso il Consiglio regionale di precisare in che cosa consistevano queste voci, quali soggetti erano portatori di queste voci o, se non si vuole parlare di soggetti per vari motivi, quali entità enti o quali funzioni astratte ne erano portatrici, facendo i riferimenti che il Presidente Brizio ritiene di fare, e di quale merito si sostanziavano queste voci.
Presidente Brizio, la invito ad essere preciso ed esplicito, perché non penso che siano state le cosiddette "voci di poco conto" quelle che lei ha sentito, perché queste voci l'hanno indotta ad una prassi eccezionale. La prassi di appartarsi, creando penso qualche imbarazzo tra quelli che rimasero, durante un incontro già molto ristretto con un interlocutore per un incontro riservatissimo, in una sorta di confessionale laico, in quel momento in quella sede.
Presidente Brizio e colleghi, poteva anche accadere che nel confessionale laico Berlusconi rispondesse alla domanda di Brizio "Sì,ho pagato delle tangenti". Allora in quel momento, quando non si conosceva la risposta di Berlusconi, capite che la prassi di appartarsi con un soggetto lasciando nel luogo originario gli altri, non è una prassi di poco conto.
E' imbarazzante, è una prassi che lascia il segno in tutti i presenti ed è una prassi determinata, a mio avviso, non da voci di corridoio di poco conto, ma da preoccupazioni che il Presidente Brizio aveva e fondate. Su queste preoccupazioni, sia pure in ritardo, io riterrei cortese ed opportuno che il Presidente Brizio dicesse apertamente quello che può dire e fornisse il quadro delle "notitiae criminis", se ne ha avute, o delle ipotesi "criminis", o dei "fumus criminis" di cui il Presidente Brizio era stato destinatario, al punto da convincersi a un passo così severo e determinante.
Queste sono le richieste in aggiunta a quelle contenute nell'interpellanza, che viceversa non riprendo perché esiste testo scritto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Io rispondo intanto alle domande scritte. Rispondendo a quelle vedr per quanto possibile, di rispondere anche alle integrazioni che sono state fatte, perché il quadro è del tutto chiaro e non c'è nessun problema a rispondere, salvo il fatto che c'è un'indagine in corso che mi obbliga a non andare oltre il testo scritto e ad un ovvio riserbo.
Prima domanda. Sì, c'è stato un incontro tra una delegazione della Giunta - composta dal Presidente Brizio e dall'Assessore Cantore accompagnati dai funzionari Dr. Clemente e Arch. Vernoni - e una rappresentanza della SpA Euromercato (formata da Silvio Berlusconi, da R.
Flament, Dr. A. Brancher, Avv. L. Medugni e Ing. Latora). Dico subito che questa riunione era ufficiale e che la Giunta ne era informata, faccio questa aggiunta per rispondere al Consigliere Chiezzi.
Punto due. L'incontro è avvenuto in data 27 marzo 1993 presso la sede della Giunta in Torino; quindi nessun incontro a luglio.
Terzo punto. L'incontro ebbe luogo a seguito di richiesta fattami pervenire, tramite il Sig. Brancher, dal Cav. Berlusconi ad inizio marzo.
Quarto punto. L'oggetto dell'incontro era, nella volontà dei richiedenti, quello di sollecitare la Regione a pronunciarsi in ordine all'autorizzazione dell'apertura del Centro di Grugliasco; Berlusconi e Flament lamentarono il ritardo nei tempi decisionali rispetto ad altre nazioni europee ed espressero la necessità e la volontà di aprire a maggio.
Replicammo ovviamente nel merito e, premesso che era aperto un contenzioso con il Comune di Grugliasco e con i costruttori del Centro su aspetti urbanistici e che era intenzione della Giunta richiedere un parere pro veritate a legale esterno in ordine alla materia (Avv. Golinelli) dichiarammo che si sarebbe deciso sul problema dell'autorizzazione commerciale soltanto a parere acquisito (cosa che avvenne nel maggio successivo) ed a iter amministrativo interno perfezionato. Si escluse di poter concludere entro il termine richiesto. Per rispondere a ciò che è stato detto sullo "sbloccato" io non ho mai usato questo termine. Ci fu un sollecito e una continuazione dell'istruttoria in corso.
Quinto punto. Come prima detto erano presenti due funzionari regionali.
Sesto punto. Veniamo alla domanda centrale: come mai non se n'è parlato. Francamente non saprei dirlo. Normalmente non si segnalano nei dibattiti consiliari gli incontri con le parti (si pensi ai dibattiti sulle discariche). Di dover riferire su tutti i contatti delle parti che sono interessate, non ne vedo la sostanza anche perché Berlusconi non era allora candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Non vi è stata comunque - questo deve essere chiaro, collega Chiezzi alcuna intenzione di tacere questo incontro nella sede consiliare, come non lo si tacque sui giornali appena ce ne fu fatta richiesta. Se in aula non se ne è parlato, la ragione probabilmente è da ricercarsi nella convinzione che tale fatto non fosse di interesse particolare né determinante ai fini delle decisioni adottate, né oggetto di alcun atto amministrativo.
Non si è ovviamente discusso nell'incontro di marzo (questo è il punto 7) della soluzione del doppio binario, così individuata da Chiezzi, e adottata solo successivamente. Tuttavia della diversità di interpretazione sul piano urbanistico, rispettivamente da parte della Regione e del binomio Comune di Grugliasco - Euromercato si è fatto cenno, ovviamente con valutazioni contrapposte.
Aggiungo infine - come ho detto agli organi di informazione e poi in ogni sede all'Autorità Giudiziaria che ebbi in quella occasione un breve colloquio riservato con il cav. Berlusconi nel corso del quale, a mia esplicita precisa domanda, lo stesso mi assicurò, sul suo onore, che la Fininvest non aveva pagato tangenti di alcun genere. Non ebbi e non ho alcun motivo per ritenere tali dichiarazioni, che lo stesso ha confermato al Magistrato inquirente, non veritiere. Della mia domanda e della dichiarazione di Berlusconi feci cenno immediatamente al dott. Clemente e poi ai colleghi di Giunta.
Rispondo ora all'altra domanda: "Perché un colloquio riservato?". E' stata una mia iniziativa. Innanzitutto devo dire che non è escluso che quando arrivi per una riunione un'autorevole persona sia ricevuta prima o dopo dal Presidente, perché ci sono anche dei rapporti che devono essere tenuti, ma debbo dire con molta chiarezza che la mia richiesta è stata fatta per quello scopo, per fargli quella domanda, perché eravamo in piena "Tangentopoli" su un'operazione di un certo peso. Le voci non erano certamente così circostanziate da farmi muovere, perché se io fossi stato in possesso di elementi circostanziati avrei fatto denuncia alla Magistratura. Evidentemente non ne avevo: ero a conoscenza di voci di carattere generale, che credo anche Chiezzi conoscesse. Si diceva che su quella operazione dall'inizio c'era un qualcosa di poco chiaro. Però, al di là delle voci che c'erano, poiché eravamo in piena "Tangentopoli", credo che sincerarsi con un rapporto personale della sicurezza di un comportamento fosse importante. Lo considero un atto serio del quale non mi pento e anzi sono molto lieto di averlo compiuto, perché lo ritengo un atto anche utile alla chiarezza della vicenda e alle responsabilità di ciascuno.
Apertasi la questione giudiziaria ho dato di mia iniziativa al Procuratore dott. Scardulla piena disponibilità a riferire al Magistrato.
Sono stato sentito come teste solo nei giorni scorsi, dopo la testimonianza del cav. Berlusconi.
Infatti è in corso sulla vicenda, che ha origine nel 1985, un'indagine giudiziaria che mi impone un ovvio riserbo.
Credo di avere risposto a tutto, anche alle domande aggiuntive sul problema delle voci sul quale, come ho già detto, la Giunta fu anche informata dopo. L'Assessore Cavallera era all'inizio del suo Assessorato, è diventato Assessore il 7 aprile ed è per quel motivo che vi è stato un momento di vacanza tra le dimissioni di Carletto e l'incarico di Cavallera altrimenti all'incontro sarebbe stato presente anche Cavallera.
Non ho altro da aggiungere, perché mi pare che la questione sia di estrema chiarezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per la replica.
CHIEZZI Grazie Presidente. Ringrazio il Presidente Brizio della risposta, anche se sul punto chiave non mi è parsa convincente. I motivi portati a giustificazione del fatto di non aver informato il Consiglio mi sono sembrati decisamente deboli. Ha iniziato con: "Non saprei dire"; ha proseguito dicendo: "Non possiamo riferire tutto". Questo è vero, non potete in occasione di ogni dibattito dire tutte le persone che avete incontrato, ma in occasione di questo dibattito in piena "Tangentopoli" sollecitato da numerosissimi Gruppi consiliari, prima di prendere una decisione - e dopo un incontro di questa natura con un personaggio che lei già allora riteneva importante anche se non era ancora Presidente del Consiglio incaricato; ricordo che disse: "Ho dovuto anche parlare solo con Berlusconi, perché era un personaggio" non convince, Presidente, che non ne abbiate parlato perché avete una pletora di incontri e non potete riferirli tutti. Questo era un incontro molto particolare che io, da quello che capisco, deve averla fatta anche soffrire e preoccupare al punto di volerci vedere chiaro, per quanto lei poteva, trattandosi di grosso affare di investimento con "Tangentopoli" in fieri e via dicendo. Per questo, a mio parere, una tale giustificazione non è convincente. Rimane questa omissione di informazione che resta agli atti e niente più.
Riguardo alla risposta di Berlusconi, come si può andare oltre la dichiarazione di una persona che dice: "Sul mio onore, non l'ho fatto"? Non sto qui a riprendere considerazioni sulla persona, non faccio Scalfari che sul suo giornale pochi giorni fa ha scritto di Berlusconi: "Il suo passato non lo accredita come campione di lealtà e di sincerità". Questo lo dice Scalfari, non lo dico io, ognuno ha un'opinione che vuole delle persone lui ha giurato sul suo onore e tanti saluti.
Mentre sulle voci, lei, Presidente, ha detto che non sapeva nulla che non sapessi anch'io. In sostanza ha detto questo.
Io cosa sapevo però? E cosa sapeva anche lei Presidente? Io sapevo che a "Le Gru" c'erano degli illeciti urbanistici. Abbiate pazienza! Le voci: "Si ruba", "Non si ruba", "C'è tangentopoli", lasciamole da parte. Le cose concrete che sapevo erano che "Le Gru" sono state costruite raddoppiando la volumetria consentita dalle norme urbanistiche. All'inizio dell'interpellanza, Presidente, cosa abbiamo scritto Maggiorotti ed io? Non era mica una frase ad effetto quella! Abbiamo scritto: "Ricordando che le violazioni urbanistiche sono una delle linfe delle tangenti, così come lo sfruttamento speculativo dei terreni è una delle linfe per rapidi e colossali arricchimenti", è di qua che si parte. Io non ho sentito voci al riguardo, ma ero certo che ci trovavamo di fronte ad una colossale speculazione immobiliare che violava le norme urbanistiche, e quando ci sono degli illeciti amministrativi di questo genere, il volume di denaro e di profitto che può essere acquisito da un investimento è talmente grande che ce n'è per tutti. Siccome vigeva il sistema di "Tangentopoli" ce n'era talmente tanto - mi sembrava, raddoppiando il volume consentibile - da presupporre che anche qui avrebbe potuto esserci qualcosa.
E' questo il punto dolente, Presidente: che lei era al corrente non di queste voci, ma di questi fatti, era preoccupato come me, ma che cosa ha fatto la Regione Piemonte? Torno un attimo indietro nel tempo e precisamente al periodo dell'incontro. Dopo questo incontro in cui, alla presenza della Regione Piemonte, i diretti responsabili dell'investimento immobiliare (quindi Flament, Berlusconi e Brancher), non hanno detto nulla, il Presidente della Regione è rimasto tranquillo, perché anche in un colloquio riservato ha avuto delle rassicurazioni. Non mi risulta che gli altri due, Brancher e Flament, abbiano sollevato alcunché; quindi, è stato un incontro limpido e rassicurante da questo punto di vista. Successivamente a quell'incontro uno di quei tre è stato arrestato nell'ambito di un'inchiesta relativamente alla quale avevano chiesto per l'appunto un incontro, l'avevano ottenuto e nel corso dello stesso erano rimasti zitti tutti quanti.
Questo fatto non aiuta a rafforzare l'idea che durante quell'incontro tutti si siano comportati con una leale trasparenza sulle informazioni di cui disponevano e che hanno reso al Presidente Brizio, perché non hanno reso al Presidente alcuna informazione. Penso che qualche fatto Flament l'avrà anche chiarito al Magistrato durante i giorni dell'arresto. Sono stupito che invece, quando si sono presentati da noi, tutto andasse bene.
Ho qualche dubbio sul fatto che forse tutte le informazioni non siano state date.
A questo punto è anche imbarazzante, ad esempio per il cav. Berlusconi presentarsi in quella situazione al Presidente Brizio, assicurando che tutto è a posto, in presenza di un socio d'affari che, dopo qualche mese viene arrestato. Penso che qualche imbarazzo ci sia da parte del cav.
Berlusconi per aver partecipato silenziosamente in compagnia di questi.
Anche in questo caso si possono fare due ipotesi: o il cav. Berlusconi non è stato del tutto sincero e trasparente, e questo può spiegare un determinato comportamento, oppure, il cav. Berlusconi è stato sincero e trasparente. Rimane, se prevale la seconda ipotesi, il fatto che abbia tenuto un comportamento segnato da qualche sprovvedutezza: dal fatto, cioè di essersi accompagnato e fidato - se si va ad un incontro in tre si risponde tutti e tre - di una persona che forse non aveva informato tutti di ciò che sapeva. Emerge quindi una scarsa capacità, da parte del cav.
Berlusconi, di distinguere la validità di rapporti di fiducia e una discutibile scelta delle compagnie (perché le compagnie si scelgono, non si trovano). Quindi, per quanto riguarda le compagnie, si può dire che ognuno ha quelle che si merita. Questa è una riflessione preoccupata.
Rimane anche una contraddizione: mentre sui giornali leggiamo che esisteva una ripartizione di competenze tra la Trema, che si occupava di far svolgere le pratiche al Comune di Grugliasco, e la Fininvest, che si occupava di far svolgere le pratiche alla Regione Piemonte, in realtà questo non è successo, perché in Regione sono venute sia la Trema sia la Fininvest.
Torno alle voci e ai fatti. Il Presidente e la Giunta come si sono comportati di fronte alle voci? Hanno chiesto spiegazioni a Berlusconi, il quale ha risposto che era tutto a posto, ma gli illeciti urbanistici rimangono. Quindi, faccio questa riflessione, Presidente Brizio: cosa succede ad un commerciante proprietario dei muri che vuole svolgere la propria attività commerciale (Berlusconi è un commerciante proprietario di muri, è titolare di una società che ha la maggioranza, quindi il paragone è valido) quando riceve una contestazione per violazioni a leggi e norme urbanistiche e, in conseguenza di questo, si fa ricevere dall'autorità competente? Cosa succede a questo commerciante? Per un commerciante che costruisce un negozio con volumetria doppia rispetto a quella stabilita succede di solito che l'autorità competente, sempre che lo riceva, lo invita a regolarizzare la propria posizione nei confronti della legge e delle norme urbanistiche suggerendogli di rispettare la legge tornando nei suoi ranghi, dopo di che non ci saranno problemi a rilasciare l'autorizzazione. Questo succede nei confronti di chi viola le leggi urbanistiche e ciononostante pretende di utilizzare l'involucro costruito abusivamente per iniziare la propria attività economica.
Tante volte succede che l'interessato non venga nemmeno ricevuto dall'autorità competente, che può facilmente rispondere: "Non mi venga a far perdere del tempo. Lei ha violato norme urbanistiche, si metta a posto e la pratica andrà avanti".
Invece cosa succede in questo caso? Succede che Berlusconi, che è proprietario - qui non apro altri capitoli, ma supponiamo che lo sia, che abbia già pagato tutto - dei muri costruiti abusivamente, si presenta all'autorità, con questo tipo di proprietario, con questo nome e questa capacità economica, le violazioni di norme urbanistiche vengono presentate come degli intoppi burocratici da rimuovere. Pressapoco così ha parlato Berlusconi: sono andato in Regione, perché c'erano degli intoppi burocratici. Dovevo aprire la mia attività economica, l'edificio era finito e non mi fanno iniziare. Sono andato in Regione, perché c'erano degli intoppi.
Presidente, questo è drammatico. Inoltre Berlusconi si è presentato questo lo si capisce, e forse il Presidente Brizio lo può confermare facendo delle pressioni su uno scenario che nulla ha a che vedere con il rispetto delle norme, ed è lo scenario dell'occupazione. Berlusconi ha effettuato pressioni di questo genere? Al Comune di Grugliasco sì, di certo non Berlusconi, ma lo ha fatto la società che interveniva.
In questo incontro il cav. Berlusconi, invece di parlare degli illeciti di cui anchéegli avrebbe dovuto preoccuparsi, ha detto che doveva lavorare perché così dava dei posti di lavoro. Questo è grave. Non dico che si sia sentito odor di ricatto, ma certo che se c'è stata questa pressione incongrua sarebbe stato doveroso rifiutarla, perché non c'entra nulla la violazione delle leggi urbanistiche con la possibilità di dare posti di lavoro. Se fosse così, chiunque nottetempo metta su un edificio, il giorno dopo si potrebbe presentare alla Regione dicendo: "Ho l'edificio, ho i macchinari, è tutto abusivo, perché non ho chiesto la licenza, ma qui ci sono 1000 posti di lavoro!" Questo tipo di pressione è preoccupante. Poi alla fine, cosa è successo? E' successo che dopo questo incontro, dopo quello che vi siete detti avete preso una deliberazione che, senza dilungarmi, definisco solo con due parole: una deliberazione che amministrativamente è un orrore, una deliberazione ipocrita e sbilenca, perché la connessione tra commercio ed urbanistica è inscindibile dall'inizio, e non c'è stata nessuna legge che abbia potuto scindere la responsabilità di un'Amministrazione pubblica dal mantenere il nesso di tutte le competenze.
La Giunta è un organo collegiale in cui c'è l'Assessore al commercio e l'Assessore all'urbanistica; il Presidente della Giunta garantisce la collegialità e la decisione collegiale non può permettere ad un settore di dimenticare quanto ha fatto l'altro.
La conclusione è questa: una vicenda di questo genere convince i più della possibilità di far comunque prevalere i propri interessi nel rispetto delle leggi, se questi interessi sono molto potenti e consolidati e, come dice il cav. Berlusconi, sono interessi "con grande possibilità di comunicazione". Questa è una sconfitta, a mio avviso, della buona amministrazione.



PRESIDENTE

Senza riaprire la discussione generale, il Presidente della Giunta desidera aggiungere qualcosa; ne ha facoltà.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Voglio soltanto dire che la questione urbanistica è del tutto aperta.
Faccio presente che c'è anche un contenzioso tra il Comune e la Regione che non è mai stato risolto, perché sia il Comune, che ha dato la concessione sia l'Amministrazione eletta dal popolo, sia la stessa posizione del Commissario prefettizio sono entrate in dialettica forte con l'interpretazione della Regione. Bisogna leggere il parere dell'Avv.
Golinelli; semmai lo faremo avere al Consigliere Chiezzi perché lo legga e si renda conto della complessità della questione. La Regione però ha agito ha notificato tutti gli atti relativi di contestazione e assumerà delle decisioni in proposito; la Regione può assumere delle decisioni in proposito ed è perfettamente libera di assumerle nei prossimi mesi, quando l'istruttoria sarà finita. Voglio che questo sia un aspetto molto chiaro sulla vicenda urbanistica.
In secondo luogo, l'aspetto occupazionale ha certamente il suo peso credo ce l'abbia oggettivamente, ma nessun ricatto poteva esserci formulato e nessun ricatto abbiamo accettato. Al termine della mia risposta ho detto che si è parlato di apertura ad aprile come di un'esigenza molto pesante che loro ponevano; abbiamo detto immediatamente: "Noi seguiamo il nostro iter normale, quando sarà concluso l'iter, decideremo".


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 12-13-19 aprile 1994 e verranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bortolin, Coppo, Dameri, Ferraris Panella e Sartoris


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Comunico inoltre che nella Conferenza dei Presidenti si è convenuto di sviluppare il dibattito politico a cominciare dal pomeriggio, cioè dalle ore 14, e di svolgere questa mattina il maggior numero di provvedimenti legislativi e deliberativi.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g. (preavviso scritto ai sensi dell'art. 51 comma 4 del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti argomenti: progetto di legge n. 418: "Norme di attuazione della legge 381/91 Disciplina delle cooperative sociali" proposta di deliberazione n. 889 relativa a: "Modificazione del progetto programma di sviluppo delle iniziative consortili adottato, ai sensi della L. n. 317/91, art. 21, con DGR n. 40-31877 del 24/1/94, assunta con i poteri del Consiglio e ratificata con DGR n. 713-2074 del 25/2/94" ordine del giorno n. 682 riguardante la riattivazione della centrale nucleare Superphoenix di Creys-Malville.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è accolta con 35 voti favorevoli.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 891 "Convalida della Consigliera regionale Carolina Pozzo" (art. 17 Legge 17/02/1968, n. 108 e art. 16 del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto 9) all'o.d.g.: Esame deliberazione n. 891 "Convalida della Consigliera regionale Carolina Pozzo".
Invito i Consiglieri Miglio e Cucco, più giovani per età, a esercitare le funzioni di Consigliere Segretario.
Udita la relazione della Giunta delle Elezioni sull'esame condotto al fine della verifica di eventuali cause di ineleggibilità e di incompatibilità della Consigliera regionale Carolina Pozzo, ai sensi dell'art. 17 della L. n. 108/68 e dell'art. 16 del Regolamento consiliare possiamo procedere alla votazione della convalida.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri schede bianche 1 Il Consiglio approva.
Comunico che copia della deliberazione di convalida sarà depositata nella Segreteria del Consiglio per l'immediata pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale, e sarà trascritta nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 890 "Convalida della Consigliera regionale Elisa Mattia Lannes" (art. 17 Legge 17/2/1968, n. 108 e art. 16 del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g.: Esame deliberazione n. 890 "Convalida del Consigliere Elisa Mattia Lannes".
Udita la relazione della Giunta delle Elezioni sull'esame condotto al fine della verifica di eventuali cause di ineleggibilità e di incompatibilità della Consigliera regionale Elisa Mattia Lannes, ai sensi dell'art. 17 della L. n. 108/68 e dell'art. 16 del Regolamento consiliare possiamo procedere alla votazione della convalida.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 40 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere astenuti 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Comunico che copia della deliberazione di convalida sarà depositata nella Segreteria del Consiglio per l'immediata pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale, e sarà trascritta nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 380 "Integrazione della Legge Regionale 28/12/1992, n. 60 'Sottoscrizione del primo aumento di capitale della Società consortile Centro Agro-alimentare di Torino C.A.A.T.-S.C.p.A.'" (rinvio)


PRESIDENTE

Per quanto riguarda il punto 11) all'o.d.g. "Esame progetto di legge n.
380" è rinviato alla prossima seduta.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame progetto di legge n. 445: "Convalida della DGR n. 88-32029 in data 31/1/1994 (Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1994, con prelievo dal fondo di riserva per le spese impreviste)"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 445 di cui al punto 12) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Porcellana, che ha la parola.
PORCELLANA, relatore "Illustre Presidente, signori Consiglieri a norma dell'art. 39 della l.r, n. 55/81 (legge di contabilità regionale) nel bilancio annuale è iscritto, com'è noto, il fondo di riserva per spese impreviste, da cui vengono prelevate somme relative a spese non rientranti nell'elenco delle spese obbligatorie e non prevedibili all'atto dell'approvazione del bilancio o dell'assestamento, comunque necessarie per l'espletamento delle funzioni regionali. Il prelievo di tali somme è autorizzato dalla Giunta regionale mediante deliberazione, che deve essere convalidata con legge regionale.
In seguito ad una pronuncia, sfavorevole all'Amministrazione regionale del Tribunale civile di Torino - sentenza n. 712/92 - l'Amministrazione stessa si è venuta a trovare nella necessità di procedere al pagamento della somma di lire 11.110.828 non prevista nel bilancio 1994.
Si è per conseguenza reso indispensabile il prelievo della somma occorrente dal fondo di riserva per le spese impreviste per incrementare il competente capitolo n. 24020, che non presentava la disponibilità richiesta.
Poiché la deliberazione di impegno assunta a tale scopo dalla Giunta regionale, ai sensi dell'art. 39 della legge di contabilità regionale deve, come si è detto, essere convalidata, con il disegno di legge, di cui si tratta, la Giunta ha appunto provveduto ad operare la convalida anzidetta.
Ricevutane l'assegnazione, la I Commissione consiliare ha esaminato il disegno di legge n. 445 nella seduta del 14/7 scorso e lo ha approvato a maggioranza.
In considerazione di quanto sopra esposto se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa Assemblea".



PRESIDENTE

Ricordo al Consiglio che tale progetto di legge è stato licenziato dalla Commissione competente con i voti favorevoli dei Gruppi DC, MSI, PCI PDS, PLI, PSI e l'astensione di Rifondazione Comunista.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto ne ha facoltà.
BODRERO La mia è una dichiarazione di voto contrario perché non c'è nulla, come al solito, per la difesa della lingua e cultura piemontese, sia nel bilancio che nelle variazioni di bilancio.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri voti favorevoli 27 voti contrari 1 astensioni 5 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri voti favorevoli 27 voti contrari 1 astensioni 5 L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 34 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 850: "Secondo prelievo dal fondo di riserva di cassa, di cui al cap. n. 15970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1994, della somma di L. 39.995.277.854 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 850 di cui al punto 15) all'o.d.g.
Si tratta di una deliberazione approvata in Commissione con un'unica astensione del Gruppo di Rifondazione Comunista.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 30 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 842: "Adozione del Regolamento per la gestione della mobilità degli assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, previsto dall'art. 19 della L.R. 10/12/1984, n. 64"


PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 842, di cui al punto 16) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore regionale Si tratta di un provvedimento che viene adottato dalla Regione Piemonte a seguito dello scioglimento del consorzio regionale fra gli IACP. In precedenza era adottato infatti dal CRIACP. Quindi è un provvedimento che per buona parte recupera il testo precedente, introducendo alcune innovazioni che sono soprattutto dettate dall'esperienza.
Come i colleghi Consiglieri membri della II Commissione sanno, questo regolamento si riferisce ai cambi che sono disposti dall'ente gestore di edilizia residenziale pubblica, ai cambi cosiddetti "consensuali" e ai cambi di alloggio su richiesta degli assegnatari.
Si tende a rendere oggettive queste procedure attraverso la previsione di punteggi per poter redigere delle graduatorie. Il provvedimento è stato approfondito in Commissione, sono state introdotte anche una serie di modifiche su richiesta di alcuni membri della stessa, peraltro accolte dal sottoscritto.
Come tutti i regolamenti anche questo è preciso, puntuale e si riferisce anche a casistiche minuziose. Si possono mettere in risalto alcune particolarità, per esempio l'autocertificazione che è prevista dalla legge, quindi non deve essere legittimata dal regolamento; inoltre le modalità operative a cui devono attenersi gli enti gestori e naturalmente la classificazione delle tre tipologie che prima ho illustrato a livello di titolo, ovviamente con le procedure alle quali ci si deve attenere punto per punto.
Tutto sommato, essendo stato il testo approfonditamente letto e discusso in Commissione, penso possa ritenersi già abbastanza migliorato resto comunque a disposizione per ulteriori chiarimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Intervengo per sollecitare l'Assessore a modificare le norme che riguardano gli assegnatari di alloggio affetti da disturbi di natura motoria. Mi sembra che nel regolamento questa esigenza sia trattata in modo troppo generico: a pagina 4, art. 4, punto 2) vi è scritto: "gli enti gestori favoriscono il cambio di alloggio dei richiedenti affetti da disturbi motori...", questa tipologia è a mio avviso troppo generica e non tutela in alcun modo, con scelte precise, questa esigenza.
Pertanto chiedo che sia trasformato in un regolamento di natura cogente per gli istituti, per le agenzie: "favorire" non vuol dire niente, o scriviamo che predispongono alloggi idonei, e ne consentono ovviamente lo scambio, oppure la norma lascia il tempo che trova.
La stessa cosa dovrebbe essere richiamata a pag. 8, quando si parla di graduatorie; sarebbe utile inserire qualche diritto di priorità nell'assegnazione.
La dicitura, "gli alloggi che si rendono diponibili devono essere offerti ai richiedenti secondo l'ordine in precedenza stabilito dalla graduatoria e tenendo conto di...." potrebbe essere rafforzata dall'introduzione di una decisione: non solo derivanti dal punteggio, ma derivanti da una decisione prioritaria.
Queste sono le due osservazioni che sollevo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Naturalmente questo regolamento, come ha già detto l'Assessore, è di carattere molto tecnico, inoltre è solo una modifica di un regolamento già in vigore.
Noi, nel corso della discussione in Commissione, abbiamo cercato di rendere il regolamento il più semplice possibile per gli utilizzatori, cioè per gli utenti. Le nostre norme sono super complesse, piene di dettagli e di trappole per l'utente; in questo caso trattandosi di larga parte di trasferimenti, di cambi di tipo volontario, ci sembrava opportuno semplificare al massimo le procedure. In particolare, la questione a mio avviso più rilevante, su cui abbiamo proposto degli emendamenti accogliendo anche i suggerimenti dell'ATC di Torino, riguarda il tentativo di rendere aperta e permanente la graduatoria per i cambi di alloggio e non soggetta a continui bandi.
E' già stato accolto un emendamento che consente, ogni anno, tramite domanda, di reinserirsi in graduatoria - in sostanza, di non perdere due anni, ma uno solo. Chiederei all'Assessore se fosse possibile ripensandoci, aggiungere qualche elemento di ulteriore semplificazione.
Faccio riferimento al lunghissimo art. 6 - a pag. 8 della numerazione manuale - al punto 8), laddove si dice: "I richiedenti collocati in graduatoria, qualora non abbiano ottenuto il cambio, sono tenuti a ripresentare la domanda ad ogni rinnovo del bando". Questione che all'interno della discussione fatta sulla possibilità di reinserirsi ogni anno in graduatoria, mi pare ci sia sfuggita. Mi chiedo se non sia possibile semplificare ulteriormente, tenuto conto che l'eventuale domanda per inserirsi nel bando precedente verrebbe presentata meno di un anno prima, mediante una formulazione in cui si dica che è sufficiente confermare la domanda per essere automaticamente reinseriti. Questo per evitare ulteriori pratiche per coloro che fossero interessati.
Non ho preparato un emendamento poiché non pensavo che la discussione arrivasse così presto in aula, ma credo sarebbe opportuna una formulazione del tipo: "I richiedenti, qualora non abbiano ottenuto il cambio, possono chiedere di essere reimmessi automaticamente in graduatoria". Questo per andare in direzione di una semplificazione delle procedure.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore regionale Prendendo atto del lavoro di semplificazione delle procedure svolto in Commissione, per quanto riguarda il punto 8) dell'art. 6, penso si possa introdurre un emendamento del tipo: "I richiedenti collocati in graduatoria, qualora non abbiano ottenuto il cambio, sono tenuti a ripresentare o confermare la domanda ad ogni rinnovo del bando". In questo dando disposizioni agli Enti gestori facendo riferimento all'ultimo articolo della deliberazione, quello che parla dell'autocertificazione.
Io infatti ritengo che l'autocertificazione debba essere maggiormente utilizzata anche nei rapporti fra cittadino assegnatario ed Enti gestori.
Ritengo, con questa proposta, di soddisfare le osservazioni sollevate dal Consigliere Bresso.
BRESSO Perché "ripresentare o confermare"? Non basterebbe "confermare"? CAVALLERA, Assessore regionale Perché potrebbe cambiare completamente la casistica; colui che eventualmente dovesse mettere in risalto tutta una serie di condizioni nuove ha diritto a ripresentare domanda. Diversamente, se nessuna delle condizioni dovesse cambiare, per conferma di situazioni in essere sarà sufficiente una semplice dichiarazione che potrà essere raccolta dai funzionari dell'Ente pubblico gestore, sotto la forma prevista dalla famosa legge dell'autocertificazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Vista l'ulteriore modifica, per non intervenire successivamente, colgo l'occasione per la dichiarazione di voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore regionale Debbo ancora delle risposte al Consigliere Chiezzi.
Innanzitutto, metto in risalto che i problemi da lui affrontati, di notevole spessore, possono essere risolti solamente con interventi anche e soprattutto di tipo strutturale, nel momento in cui dovessero andare a compimento i programmi di abbattimento delle barriere architettoniche per tutti questi edifici. Abbiamo programmi avviati; nel prossimo Piano finanziato con risorse che dovrebbero essere a giorni messe a disposizione con decreti ministeriali, si dovrà dare importanza e priorità alle finalità cui faceva riferimento il Consigliere Chiezzi.
In termini gestionali metto in risalto che al punto 4) di questo regolamento, dove sono inseriti punteggi specifici per gli handicappati ed assai rilevanti - sette punti - si dice: "...inidoneità oggettiva dell'alloggio occupato a garantire normali condizioni di vita e di salute in presenza nel nucleo familiare di componenti portatori di handicap di rilevante entità o di persone comunque affette da gravi disturbi di natura motoria o che possono impedire o gravemente limitare la mobilità delle stesse".
Ritengo che, seppure in maniera non esaustiva - poiché per soddisfare interamente i fabbisogni occorrerebbe intervenire con politiche diverse il regolamento prevede quanto, nei limiti, è consentito dalla gestione del patrimonio esistente.
Vi è poi la norma messa in risalto in precedenza che prevede una possibilità derogatoria per le amministrazioni, laddove si dice: "Al di fuori del bando di cui al primo comma del presente articolo, gli Enti gestori possono, in via eccezionale, disporre la concessione di cambio di alloggio a seguito di domande pervenute in relazione all'insorgenza di gravi malattie debitamente documentate dalle UU.SS.SS.LL. o da altro Organo competente". Qualcuno potrebbe obiettare che si parla solo di "grave malattia": abbiamo dovuto in qualche modo prevedere una tipologia precisa per evitare abusi in termini gestionali. Non è - mi rendo conto - una risposta totalmente esauriente, ma tali norme vanno sicuramente nella direzione precedentemente richiamata dal Consigliere Chiezzi.
Grazie.



PRESIDENTE

Con i chiarimenti esposti dall'Assessore Cavallera e con l'acquisizione da parte della Presidenza della modifica proposta dallo stesso Assessore accogliendo le osservazioni del Consigliere Bresso, pongo in votazione l'emendamento che recita: all'art. 6, comma 8, il testo s'intende integrato con: dopo la parola "ripresentare" si aggiungano le parole "o confermare".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 30 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione la deliberazione, il cui testo così emendato verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 879 "Accordo fra l'Italia e la Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine. Legge 26/7/75, n. 386. Conferma dei pareri espressi dalle autorità competenti"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 17) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n.
879". Se non vi sono interventi possiamo procedere alla votazione.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 883 "Individuazione dei criteri in base ai quali procedere alle autorizzazioni ad assumere per l'anno 1994, ex art. 8, commi 1 e 2, della legge 24/12/1993, n. 537"


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto 18) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n.
883".
In Commissione su tale deliberazione si sono astenuti PCI-PDS e Verdi.
La parola all'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore regionale In Commissione c'era stata una buona discussione su questo problema, ma per la verità alcuni Consiglieri si erano riservati il pronunciamento in aula, particolarmente il Consigliere Cucco.
La deliberazione può apparire burocratica, nel senso che norma dei comportamenti dell'Assessorato rispetto al problema dell'assunzione del personale nel 1994. Non è di poco conto perché, a dire il vero, è un problema della Regione, della gestione del personale, di conseguenza noi abbiamo già ritenuto, come peraltro il Consiglio regionale aveva fatto non l'anno scorso ma nel '91/'92, di determinare una serie di criteri in forza dei quali indirizzare l'azione della Giunta proprio nella difficile gestione di questo personale, viste le restrizioni drastiche che sono state portate dalla legge finanziaria del '94 che peraltro rendono anche più drastiche le indicazioni che già portava la legge finanziaria 1993.
Da parte dell'Assessorato alla sanità non c'è nessuna remora nei confronti di questa limitazione alla discrezionalità, anzi c'è proprio il desiderio di avere dei binari molto stretti, molto precisi, molto verificabili e molto controllabili per poter gestire al meglio questa difficilissima partita.
Partiamo dal presupposto che per l'anno 1994 le UU.SS.SS.LL. non possano procedere a delle assunzioni per posti resisi vacanti, se non nel limite massimo del 50% dei posti stessi. Mi sembra comprensibile, quindi in questo sta effettivamente la difficoltà della gestione. La disposizione attribuisce alle Regioni, quindi alla nostra, il potere di autorizzare assunzioni in deroga nel limite ricomprendente tutti i ruoli del 50% e delle cessazioni del servizio comunque verificatisi nel '93 e '94 e noi abbiamo ritenuto di definire i criteri in base ai quali procedere a tale autorizzazione. I criteri sono sei e tendono a rendere anche più facile la gestione, ma soprattutto a porre la Regione, che ha la facoltà di essere essa stessa con discrezionalità certamente colei che autorizza o non autorizza, nella possibilità di definire dei binari. Tra i criteri più significativi possiamo individuare la conferma che le autorizzazioni già concesse dall'amministrazione regionale nel corso del '93, e non terminate entro tale anno, non rientrano nel limite quantitativo posto dall'art. 8 e che pertanto le UU.SS.SS.LL. possono portare a conclusione, qualora non vi abbiano già provveduto, le relative procedure assuntive. Questo perché noi abbiamo autorizzato soprattutto l'anno scorso, essenzialmente nella seconda parte dell'anno; di conseguenza è probabile che le autorizzazioni date nella seconda parte dell'anno, ma soprattutto quelle date nel mese di dicembre, non abbiano potuto determinare le cosiddette procedure concorsuali. La Regione aveva già espresso questa sua volontà autorizzativa, quindi noi diciamo che quando andiamo a verificare il 50 questo non si applica per le autorizzazioni già date nel 1993. Forse questa può essere un'interpretazione estensiva, se vogliamo, della norma ministeriale, ma a noi è parso corretto indicarla come uno dei criteri da applicare per la gestione del 50%.
Un altro aspetto importante è che tale potere discrezionale alla concessione di deroghe da parte dell'amministrazione regionale dovrà tenere conto della copertura di posti afferenti settori prioritari, come le alte specialità, i DEA, la Rianimazione, la Nefrologia, la Dialisi; degli indirizzi formulati dal Consiglio regionale in materia di investimenti in conto capitale, recentemente approvati dal Consiglio, nonché per l'attivazione di quelle strutture e funzioni in via di completamento, in ottemperanza a quanto previsto per gli ospedali di rilievo nazionale e di alte specializzazioni da costituire in aziende.
Un altro criterio è che la copertura di quei posti istituiti con contestuale specifico finanziamento a destinazione vincolata, non soggiaccia alle limitazioni di cui all'art. 8, per cui la relativa copertura avverrà in maniera totale e quando parlo di questi finanziamenti a destinazione vincolata mi riferisco ai finanziamenti che a livello nazionale sono stati destinati al SERT, all'AIDS, all'ADI nonché a quelli istituiti con apposite deliberazioni del Consiglio regionale.
Altro criterio è che le procedure di mobilità per trasferimento endoregionale ed interregionale nell'ambito del comparto sanità non comportano richiesta preventiva di autorizzazione regionale e come tale la relativa copertura avviene, anche questa, senza il vincolo del 50%.
Viceversa abbiamo ritenuto di far soggiacere alla preventiva autorizzazione regionale la mobilità tra comparti diversi e quelle mobilità relative alle figure apicali del ruolo medico, questo soprattutto in relazione ai provvedimenti di ridefinizione dell'assetto territoriale delle UU.SS.SS.LL.
piemontesi e dell'individuazione delle aziende ospedaliere. Questo discorso potrà essere eventualmente rivisto con il disegno di legge approvato e avendo la Commissione deciso di riavviare le consultazioni, speriamo possa essere approvato entro il mese di giugno.
Un'ultima precisazione: le assunzioni obbligatorie per le categorie protette non rientrano nei limiti previsti dalla legge finanziaria in quanto disciplinate da norme specifiche non espressamente abrogate.
Questa è la sintesi che io ho ritenuto di portare al Consiglio come avevo già fatto nella Commissione consiliare competente in quanto, come anche lei signor Presidente si potrà rendere conto, la deliberazione è molto corposa, ma essendo una deliberazione di tipo burocratico non poteva essere fatta diversamente.
Spero che questa sintesi sia stata sufficientemente chiara, tuttavia sono a disposizione del Consiglio per quelle precisazioni che i colleghi ritenessero di richiedere. Cosa che farò in occasione della eventuale replica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



PRESIDENTE

CALLIGARO



PRESIDENTE

Signora Presidente, anzitutto noi contestiamo la logica generale di questo provvedimento, che è la logica del taglio della spesa attraverso la sottostima della spesa stessa, che fa mancare risorse nei gangli vitali del Servizio Sanitario Nazionale. Invece di colpire gli sprechi, invece di elevare la produttività sociale, invece di far funzionare il Servizio Sanitario Nazionale, con la tecnica della sottostima della spesa corrente e dei tagli drastici alla spesa in conto capitale si porta avanti una politica di vera e propria controriforma.
Nel 1993, nonostante provvedimenti analoghi a quello in discussione oggi, c'è stata la sostanziale copertura del turn-over del personale; ma quest'anno non sarà più così, perché sarà possibile coprire il turn-over solo nella misura del 50%.
C'è poi un problema di gestione regionale delle deroghe al blocco delle assunzioni: di media regionale.
Noi possiamo documentare che nel corso del 1993 il potere discrezionale della Regione è stato eccessivo. Per certi servizi è stato consentito il rinnovo completo del turn-over, per altri non sono state concesse deroghe di sorta. Auspichiamo che questo non accada più nel 1994, ma temiamo i poteri troppo centralizzati e gli eccessi di discrezionalità. Non vorremmo che se ne facesse un uso clientelare come è accaduto l'anno scorso. Si parla molto del fattore produttivo personale sanitario, del capitale umano che è preziosissimo e decisivo ai fini del buon funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale e regionale, da cui deriva, se opportunamente valorizzato, un'alta produttività sociale dei servizi.
C'è il rischio che realizzando qualche risparmio nell'assunzione di nuovo personale si provochino clamorosi sprechi: leggiamo tutti i giorni notizie di divisioni e servizi nuovi che non possono aprire perché manca il personale; di divisioni e servizi che funzionano al 50% della loro possibilità perché manca il personale; di attrezzature e apparecchiature sofisticate e costose che vengono utilizzate al 20/30% delle loro effettive potenzialità. Quindi bisogna stare davvero molto attenti. Sarebbe un pessimo affare se pensassimo di risparmiare in materia di spesa per il personale e al tempo stesso sprecassimo servizi e apparecchiature possibilità di fornire maggiori e migliori prestazioni; se arrivassimo a concludere che qualche marginale economia provoca considerevoli diseconomie generali.
C'è il problema di cui abbiamo discusso in Commissione: la distribuzione degli operatori è tutt'altro che uniforme. Se noi avessimo a disposizione i dati (che io ho solo parzialmente) sul numero di dipendenti per 1000 abitanti, ci accorgeremmo che in alcune UU.SS.SS.LL. vi è sovrabbondanza di personale sanitario, mentre in altre vi è estrema carenza. Questa mancanza di uniformità è uno spreco: esubero da una parte e carenza cronica dall'altra. Credo che, a questo proposito, si debba fare una seria riflessione proprio nel momento in cui si determina il riassetto istituzionale del Servizio Sanitario Regionale. Inoltre, credo che non si possa riferire la possibilità di deroga nell'assunzione del personale soltanto alle alte specialità, agli ospedali con sede di DEA. E ai servizi di base quand'è che ci pensiamo? Ai "filtri" che sono decisivi per evitare un'impennata della spesa sanitaria e ridurre le sofferenze umane? Quand'è che li facciamo funzionare pienamente? Che cosa facciamo oggi per adeguare gli organici di questi "filtri"? Niente. Facciamo il riassetto istituzionale, valutando l'uniformità della distribuzione degli operatori nei vari servizi sul territorio e non riferiamo la possibilità di deroga esclusivamente alle alte specialità, ai DEA, ma anche ai Servizi di base alla prevenzione. Tra l'altro, gli investimenti per apparecchiature attrezzature, nuovi reparti, nuovi servizi (il programma della spesa in conto capitale che abbiamo approvato nella precedente seduta del Consiglio regionale), se tutto andrà bene avranno una ricaduta negli anni successivi.
Comunque, contestiamo il criterio che nel concedere le deroghe si badi soltanto alle alte specialità che sono costosissime e nelle quali sovente siamo costretti a curare persino le patologie comuni, perché i servizi di base, gli ospedali generali, non funzionano anche per carenza di personale.
C'è, inoltre, l'antico problema di razionalizzare la rete ospedaliera affrontando il quale metteremmo in mobilità una quantità di personale molto consistente: continuiamo invece ad avere strutture che chiamiamo ospedali e non sono tali, e così non attuiamo le misure di mobilità necessarie per distribuire il personale della sanità in modo uniforme nei servizi territoriali.
Un'ultima questione riguarda i carichi di lavoro. Bisogna applicare i carichi di lavoro, bisogna, insieme alle organizzazioni sindacali stabilire i carichi di lavoro. Diversamente è difficile capire se c'è un'eccedenza, un esubero di personale o se c'è una carenza di personale; e bisogna introdurre la contabilità per centri di costo, verificare quanto e come funzionano tutti i servizi per poter metterli a confronto tra di loro.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda gli infermieri professionali: si è sovente discusso in quest'aula di questo problema. Tutti i giorni siamo informati che un nuovo reparto non apre perché mancano gli infermieri professionali, che fatto il grande sforzo di raddoppiare le sale di cardiochirurgia alle Molinette, queste cominciano a funzionare solo parzialmente in quanto manca il personale infermieristico.
Noi abbiamo sempre detto che la carenza principale di infermieri professionali era riferita all'area metropolitana torinese, e questa carenza continua ad esistere. Si dice che già oggi avremmo diplomati in sovrannumero, diplomati destinati a non essere assunti né dai servizi pubblici né da quelli privati. L'Assessorato ci dice che, da calcoli fatti anche applicando gli standard previsti dal decreto Donat Cattin (120 minuti di assistenza ospedaliera media al giorno per ciascun paziente), avremmo un esubero di personale infermieristico professionale. E' indispensabile un serio approfondimento e una verifica dei calcoli, perché non si pu dimenticare che è diffusissimo, e si sta ulteriormente allargando, il fenomeno del personale privato che fa assistenza nelle corsie, nelle unità operative, nelle divisioni ospedaliere. E' un fenomeno diffusissimo soprattutto quando si tratta di malati scarsamente autosufficienti o non autosufficienti. Si tratta di personale privato non sempre qualificato, che presta la sua attività a pagamento, perché gli organici degli infermieri e del personale di assistenza sono del tutto carenti. E' un fenomeno il cui giro d'affari ammonta ormai a decine e decine di miliardi di lire.
Quindi, bisogna fare sempre molta attenzione quando si dice che avremmo un esubero di infermieri professionali anche nell'area metropolitana torinese. E' un'affermazione che assolutamente non corrisponde al vero.
Bisogna sempre partire dalle misure di riassetto generale del Servizio Sanitario Regionale, di mobilità del personale per distribuirlo in modo uniforme nei servizi territoriali, e applicare pienamente gli standard di assistenza previsti dal decreto Donat Cattin, e non dimenticare, appunto il fenomeno diffusissimo dell'assistenza privata all'interno delle strutture pubbliche. Ho riassunto i motivi per cui il Gruppo contesta la deliberazione e contro la quale dichiara di votare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Questa deliberazione, complessa ed articolata in una lunga premessa che fa riferimento a norme non da tutti conosciute definite dalla legge finanziaria del 1993, è di fondamentale importanza, a mio parere, perch definisce il futuro dei servizi pubblici sanitari nella nostra Regione. Gli effetti di questa deliberazione non potranno non ricadere sull'efficienza ed efficacia di tutti i servizi sanitari delle attuali UU.SS.SS.LL. e delle future aziende in cui sarà riarticolato il Servizio Sanitario Regionale.
Il problema che si coglie subito è che ci si muove secondo un'ottica assolutamente strabica. Da una parte, si fanno affermazioni anche pubbliche sull'esigenza di sviluppare i servizi secondo criteri di produttività e soprattutto di efficacia ed efficienza, e dall'altra, si amministra secondo una logica che continua ad essere prevalentemente di tipo ragionieristico: si chiudono i cordoni della borsa secondo criteri prevalentemente condizionati dall'esigenza di contenere la spesa e non tanto da quella d'individuare quei settori della sanità che si ritiene debbano essere sviluppati secondo una logica di efficacia degli interventi sanitari.
Il problema è che, come già si è detto più volte, manca il Piano Sanitario Regionale. Innanzitutto non si sa quali siano stati i risultati della non applicazione del precedente Piano Sanitario; non è stata ancora consegnata alcuna relazione aggiornata sullo stato di attuazione del Piano Socio-Sanitario Regionale '90/92, come le norme regionali prevedevano.
Questa esigenza è fondamentale per avere elementi di giudizio e di valutazione sull'opportunità di fare passare una deliberazione quale quella odierna. Da quei dati, infatti, avremmo modo di desumere alcuni ragionamenti.
Se il criterio prioritario è quello dell'efficacia, ci si dovrebbe domandare innanzitutto se sono state attivate le iniziative di valutazione e di revisione della qualità che sia il contratto della sanità, ormai scaduto, sia lo stesso Piano regionale prevedevano presso tutte le UU.SS.SS.LL. della Regione. Mi risultano ben poche le UU.SS.SS.LL. che hanno assunto questa iniziativa. E' a partire da quelle iniziative dal basso che si possono definire percorsi partecipati dagli operatori per individuare quali sono le sacche d'inefficienza e di minore produttività, e dare attendibili indicazioni anche all'amministratore regionale su ciò che va sviluppato e su ciò che invece va dismesso nell'ambito dei servizi sanitari.
Continua a mancare un sistema informativo che dia dati necessari per darci strumenti per capire quali siano i servizi che vanno sviluppati essendo riconosciuto che quell'intervento sanitario è realmente efficace, a fronte di altri interventi sulla cui produttività ed efficacia, sono stati sollevati seri dubbi.
Credo che nessuno abbia modo di contestare l'affermazione - anche se in termini di valutazione dell'efficacia e dell'efficienza dei servizi nessuno ha mai osato affermarlo - che bisogna partire dai servizi territoriali piuttosto che muoversi sulla solita strada, quella della dilatazione della spesa che inevitabilmente deriva sviluppando i servizi di alta specialità.
Con questa deliberazione regionale si continua a perseguire una strada assolutamente irrazionale che comporterà, da una parte, l'acquisto di grandi attrezzature e una nebulosa diffusione - nebulosa perché non nota di strumentazioni presto obsolete che presumibilmente, come è già avvenuto nel passato, saranno sottoutilizzate.
Si dice poi: "Assumiamo personale, perché dobbiamo far funzionare quelle attrezzature". Ma noi sappiamo quali sono i tempi di espletamento dei concorsi, mediamente di 8 mesi ma a volte ben di più; sappiamo che non si può mandare il giovane infermiere appena diplomato ad utilizzare attrezzature di costo elevato; sappiamo che nei centri di elevata specialità non si può mandare il primo arrivato. E chi non lo dice evidentemente, ha qualcosa da nascondere; diversamente non si capisce bene perché non si dica, non si ammetta e non si sottolinei come attendibile questa mia affermazione. L'addestramento del personale da adibire a queste iniziative non può che essere prolungato nell'arco degli anni; parlo dei centri di cardiochirurgia, delle unità spinali, delle attività di neurochirurgia.
Che razza di affermazioni sono dunque queste, per cui si sottolinea il fatto che si pone come priorità quella legata all'esigenza di utilizzare al meglio quelle attrezzature? Altro è il discorso che va fatto, ed è un discorso di ridefinizione dell'organizzazione del lavoro all'interno delle attività di alta specialità, all'interno delle UU.SS.SS.LL., disponendo di criteri che tengano conto di quanto si sa, di quanto è stato definito come attendibile rispetto all'efficacia e all'efficienza di specifici servizi rispetto ad altri.
Il risultato di questa deliberazione, se non verrà profondamente modificata - e non credo, perché l'intenzione è di farla andare avanti così sarà quello di usare criteri definiti centralmente, cioè dagli uffici dell'Assessorato, per indicare dove, in quale USSL queste assunzioni andranno fatte. Ma, ripeto, i criteri sono quelli qui individuati prevalentemente: le alte specialità. Le briciole a chi verranno elargite? Mi domando se siano noti all'Amministrazione regionale i dati relativi allo stato dei servizi territoriali, ad esempio nella città di Torino.
Sembrerebbe di no, altrimenti non si riuscirebbe a fare certe osservazioni con tanta leggerezza. Nell'USSL 1, a fronte di 520 nati nel '92, sono 4 dico 4 gli assistenti sanitari che debbono occuparsi delle attività di presa in carico domiciliare: questa è un'attività riconosciuta come efficace rispetto alla prevenzione ed alla diagnosi precoce; ripeto, 4 sono le assistenti sanitarie deputate alle visite domiciliari.
Occorre tener conto che la visita domiciliare non è un atto formale, ma è un atto che comporta l'aggancio con determinati problemi, comporta l'aggancio di famiglie di fasce sociali non privilegiate ai servizi sanitari, anche di persone non iscritte, perché non iscrivibili, al Servizio sanitario pubblico. Mi riferisco in particolare ai nati da coppie di stranieri, e qui ribadisco un dato già evidenziato in altra sede, nel senso che domando se è noto che su 5.600 nati a Torino nel '92, 560 sono i nati da coppie di stranieri, dei quali alcuni (troppi) non hanno ancora attualmente diritto all'assistenza pubblica, all'iscrizione al Servizio sanitario nazionale. Quindi soltanto attività di tipo preventivo, quali quelle dei consultori pediatrici, sono di libero accesso, rappresentando l'unica risposta possibile a problemi di prevenzione.
Mi domando inoltre se sono noti all'Assessorato i dati relativi alla presenza di personale sanitario nei consultori familiari; le grosse difficoltà che si hanno nel mantenere aperti questi servizi; le liste di attesa a cui debbono sottomettersi le donne che fanno domanda di visita a questi servizi; il fatto che l'esistenza di liste di attesa determina, come conseguenza, l'impossibilità di assumere iniziative di informazione ed educazione sanitaria nell'ambito dello stesso servizio, ma anche fuori del servizio, presso scuole, ad esempio. E tutto ciò perché gli operatori sottodimensionati come numero, sono costretti a correre dietro alla sola domanda di tipo specificamente sanitario che viene posta (ed è domanda di interruzione di gravidanza ma non solo, anche di monitoraggio delle gravidanze, di informazione alla contraccezione che, in quelle sedi debbono essere attuate). Il fatto è che adesso stiamo pagando lo scotto della deliberazione regionale del marzo 1992, che di fatto ha comportato il blocco del turn-over dei servizi territoriali; è ben chiaro che quei posti non coperti in organico resteranno tali, posto che, per l'appunto, non sono derogabili, essendo posti scoperti nel '92.
Di tutto ciò occorreva tenere conto, ma proprio di queste considerazioni o fatti non si vuole testardamente tener conto, così come non si tiene conto del fatto che non soltanto di ADI occorre parlare, ma di normale assistenza domiciliare. E' pur vero che qui si dice: "Ci sono finanziamenti specifici per l'ADI"; bene, sono finanziamenti speciali, ma quando questi termineranno, i servizi a quali risorse potranno fare appello, posto che le UU.SS.SS.LL. stanno utilizzando i finanziamenti vincolati per convenzioni e non per l'assunzione di personale a copertura di posti vacanti in pianta organica? Il problema, in realtà, doveva essere impostato diversamente; si doveva capire dove andavano sviluppati i servizi e quindi dove dovessero essere date le autorizzazioni per l'ampliamento delle piante organiche, non tanto per una generica copertura di posti. Ripeto: dopo che saranno finiti i fondi per l'ADI, come potrà essere garantita continuità a quei servizi, se non si autorizzeranno posti per ora coperti con i fondi vincolati, ma poi non più copribili perché non più disponibili? Cesserà l'esperienza dell'ADI così come già di fatto avviene per l'attività di assistenza domiciliare, inesistente in molte UU.SS.SS.LL.
per carenza di operatori, ora trasferiti per buona parte ad attività di ADI. Non parlo qui dell'assistenza domiciliare legata ai criteri a volte fin troppo rigidi dell'ADI, ma dell'assistenza alla persona da garantire a persone anziane ed a persone disabili non autosufficienti, escluse dall'assistenza domiciliare. E non essendo previsto che questi ultimi siano possibili fruitori delle attività di ADI.
Questi sono esempi di tutto ciò che manca nei servizi territoriali.
Si parla di tossicodipendenze, e va bene; si dice che, in effetti, i posti derivanti dall'attuazione del decreto ministeriale n. 444 vanno coperti. Io ricordo che nella discussione di un anno e mezzo fa in questa sede si era assunta la decisione che entro sei mesi si rivedesse la deliberazione regionale, cioè si andassero a rivedere le piante organiche dei SERT, individuando dove c'erano le carenze e dove gli esuberi. Tutto questo non è stato fatto.
Ora, è ben chiaro che alcuni di quei posti non sono stati coperti soprattutto per determinate professionalità non facilmente reperibili sul mercato del lavoro; spesso, comunque, quei posti non sono ambiti: uno si fa assumere per il SERT e poi chiede immediamente il trasferimento ad un altro servizio. Questo è un dato di fatto diffusissimo, che immagino dovrebbe esservi noto.
I SERT sono sotto organico, soprattutto quelli non riconosciuti dalla deliberazione regionale di un anno e mezzo fa come SERT di alta utenza: 5 su 10 dei SERT di Torino erano ad alta utenza e tali non erano stati riconosciuti dalla deliberazione regionale del '92, deliberazione che ripeto - doveva essere verificata; non è stata verificata. Probabilmente ci sono dei SERT con personale in esubero: anche questo va verificato.
Quindi, il problema non è che si debba autorizzare semplicemente la copertura dei posti, ma va fatta anche in quell'ambito una politica del personale. A noi sembra che una politica del personale legata alla programmazione sanitaria non ci sia e che si vada giù a colpi di falce cioè di tagli non sufficientemente ragionati - e qui arrivo all'ultimo punto - e non sufficientemente confrontati con gli Enti locali.
Dico questo perché l'art. 3 del decreto legislativo n. 517 prevede che rispetto a tutto ciò che rientra nel campo della programmazione sanitaria debbano obbligatoriamente essere sentiti gli Enti locali. Ciò non è avvenuto rispetto a questo atto deliberativo che, per quanto sui generis, è un atto deliberativo avente rilevanza nel campo della programmazione e nello sviluppo dei servizi, e non solo dei servizi dell'oggi ma anche di quelli del futuro. In sostanza, dall'oggi al domani gli Enti locali saranno nella condizione di trovarsi di fronte a servizi rispetto ai quali non hanno potuto esprimere un parere comunque dovuto.
Deve essere detto ad alta voce: i Comuni sono stati tagliati fuori dal confronto sullo sviluppo di servizi, sui quali, comunque, la legge dice che debbono essere obbligatoriamente sentiti. Questa è una deliberazione che mi risulta - si sottrae a quest'obbligo; pertanto, a mio parere, anche per questo motivo non potrebbe essere assunta in questa sede oggi.
Mi rendo perfettamente conto che quanto dico lascerà il tempo che trova, nel senso che poi in realtà ben poco o nulla verrà modificato di questa deliberazione e poco o nulla verrà modificato nelle procedure normalmente seguite dall'Assessorato nella definizione della politica della spesa e nella definizione della politica del personale, quindi dell'utilizzo e della valorizzazione di questa grossa risorsa che è il personale sanitario. Comunque, non volevo perdere quest'occasione per fare queste affermazioni, perché vengano regitrate e restino nella storia di questo Consiglio, il quale, secondo me, si lascia passare sotto il naso senza neanche entrare troppo nel merito e con poco interesse, una deliberazione che ha una straordinaria rilevanza rispetto al futuro della sanità nella nostra regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore regionale Rassicuro il collega Maggiorotti che quanto ha detto non è passato al vento; certo, io non risponderò puntualmente ai numerosi problemi che egli ha posto in questa occasione, così come li ha posti altrettanto puntualmente il collega Calligaro, ma non v'è dubbio che le segnalazioni fatte verranno quanto meno esaminate; ovviamente, non a tutte si potrà dare soluzione nel senso auspicato dai colleghi, ma sicuramente i problemi verranno affrontati.
Come membro di questa assemblea e al di là della mia collocazione temporanea come Assessore alla sanità, mi rammarico, se mi consentite, che un provvedimento per certo verso quasi non dovuto al Consiglio - e che la Giunta ha invece ritenuto di portare all'attenzione del Consiglio proprio per controllare la discrezionalità che per effetto della legge ci viene nella gestione di questo turn-over al 50% - non venga apprezzato. Si tratta di un provvedimento per certo verso tecnico, io mi sono addirittura scusata dello stile burocratese nel quale questo provvedimento è stato esplicitato nello stesso tempo, però, mi sarebbe piaciuto che almeno quella ambizione di trasparenza che rivela questo provvedimento venisse messa in evidenza e le venisse quindi riservata un po' di attenzione. Mi spiace che questo non sia intervenuto; pazienza. Questo rivela anche un clima consiliare che certo, non è molto buono e di conseguenza probabilmente.
CALLIGARO Non scandalizzerà che l'opposizione faccia l'opposizione! VETRINO, Assessore regionale Ma no, io volevo dire che.



PRESIDENTE

Consigliere Calligaro, le sue opinioni sono già state espresse bene prima. Prego, Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore regionale E' ovvio che nello specifico, su alcune cose di cui ha parlato il collega Calligaro, io e tutta la Giunta siamo solidali e perfettamente aderenti. Per quanto riguarda la sottostima della spesa sanitaria l'abbiamo tutti ampiamente illustrata; nella Conferenza Stato-Regioni, il Presidente della Giunta ha segnatamente più volte, addirittura come portavoce degli altri Presidenti, portato avanti questa posizione delle Regioni. Naturalmente si parlava della sottostima per avere i bilanci in deficit approvati; per certi versi noi facevamo delle cosiddette donazioni di sangue, nel senso che difendevamo anche bilanci di altre Regioni che erano in deficit mentre i nostri bilanci negli ultimi anni, come voi sapete, sono stati in pareggio. Ma su questi aspetti si può essere ovviamente d'accordo.
Vorrei brevemente trattenermi sui due criteri che probabilmente non sono stati sufficientemente compresi o, quanto meno, è probabile che la deliberazione nella sua esplicitazione, pur puntuale, non abbia fatto comprendere l'intendimento della Giunta nell'individuazione di questi criteri. Il Consigliere Calligaro contesta il criterio prioritario afferente alle alte specialità, ai DEA, alla rianimazione e alla radiologia. Abbiamo detto che in questo momento queste sono le priorità per la cura della sanità; non è detto in assoluto che ciò avverrà, ma occorrerà comunque tener conto della copertura dei posti afferenti a settori prioritari. Questo mi sembra il dato programmatorio più importante, perch per la prima volta forse abbiamo la possibilità di legare questa copertura a un conto degli investimenti che è stato fatto, che è stato sofferto, che è stato discusso, ma che è stato approvato da questo Consiglio, anche in questo caso non con la completa disponibilità da parte di tutte le forze politiche, ma con la maggioranza necessaria per farlo approvare.
E le preoccupazioni che ci sono e che sono anche del Consigliere Maggiorotti in ordine alla possibilità che ci siano dei servizi, i cosiddetti servizi territoriali, che vengono penalizzati proprio per effetto di una gestione molto rigida di questo criterio che ricondurrebbe essenzialmente le coperture alle alte specialità, mi sembra siano coperte dal secondo criterio attraverso il quale individuiamo nei servizi, anche questi prioritari rispetto ad altri perché hanno avuto dei finanziamenti speciali - punto 3) - la possibilità di tenere conto viceversa di queste esigenze che pure i servizi più in generale hanno, riconducendoli però a queste priorità che sono quelle dei SERT sui quali - sono d'accordo con il collega Maggiorotti, non ricordavo l'impegno che era stato dato dal Consiglio - ritengo sia invece il caso di riconsiderare l'intera materia per le questioni, nel bene e nel male, che egli elencava.
Ritengo che questa deliberazione tutto sommato, non foss'altro per questa ambizione di trasparenza che si propone, potrebbe e dovrebbe avere una maggiore attenzione da parte del Consiglio e soprattutto da parte di quei Consiglieri che essendo molto addentro alla materia forse più di altri possono comprenderne la dimensione, l'importanza e anche la prospettiva.
E' ovvio, per concludere, che per quanto riguarda la politica del personale (l'ho già detto in Commissione, ma lo ripeto) non potremo parlare di una politica del personale se non in presenza di un diverso riordino della nostra sanità. Nella situazione attuale la gestione del personale è estremamente difficile, come ben sa chi si occupa in particolare della sanità e che fa parte della Commissione; soltanto in presenza - lo ripeto di un ridisegno completo e totale della sanità noi saremo nella condizione di poter portare al campo completo del personale quei correttivi che sono fondamentali e importanti. Abbiamo già alcuni strumenti di valutazione rispetto ai quali ci siamo comportati con una certa efficacia, ad esempio per quanto riguarda la gestione degli infermieri.
In proposito raccolgo il suggerimento del Consigliere Calligaro rispetto a un fenomeno che probabilmente è vissuto diversamente a Torino rispetto alla provincia: in provincia ci sono sicuramente degli esuberi mentre è probabile che questo non avvenga nell'area metropolitana che ha sempre più problemi rispetto alle altre aree. Tuttavia devo dire che l'obiettivo che ci dobbiamo porre, anche nell'ottica del risparmio (infatti questa deliberazione, come voi sapete, parte dalla considerazione essenziale che bisogna arrivare a risparmiare), è soprattutto quello del miglioramento, dell'efficienza delle prestazioni: credo che di tutte queste cose si potrà parlare - ripeto - in presenza del disegno di riordino.
In proposito devo dire che ieri pomeriggio la Giunta ha avuto da parte mia la presentazione del disegno di legge di emendamento al disegno di legge regionale: emendamenti che si rendono necessari per adeguare il nostro disegno di legge al nuovo Decreto Ministeriale n. 517 soprattutto nel tema della distrettualizzazione che è stato l'argomento sul quale è stata focalizzata l'attenzione dei Consiglieri durante l'ultima riunione della Commissione.
Ho già mandato alla Commissione in via informale questo provvedimento che verrà poi inviato alla Presidenza del Consiglio attraverso la procedura formale e quindi spero che le consultazioni già convocate possano a questo punto prendere in esame un disegno di legge aggiornato, così come è stato richiesto da parte dei commissari della Commissione consiliare competente.



PRESIDENTE

La discussione è chiusa.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Masaracchio; ne ha facoltà.
MASARACCHIO Noi accogliamo le perplessità e l'invito da parte dell'Assessore; lo avevamo già fatto in sede di Commissione quando avevamo consentito con la non partecipazione al voto che il provvedimento venisse in aula.
Tuttavia dobbiamo esprimere a mo' di dichiarazione di voto talune perplessità. Nell'ambito di tutto ciò che è in fieri per quanto riguarda la sanità, il provvedimento rappresenta o configura la necessità da parte dell'Assessorato di andare a coprire determinate situazioni che qui non sono del tutto esplicitate, ma sono indicate in via prioritaria.
Per questo motivo, pur essendo fondamentalmente contrari a questo modo di gestire la partita, cioè a dire attraverso dei correttivi che vadano a sanare talune situazioni anziché altre, siccome ravvisiamo nella necessità locale di talune situazioni la opportunità che le richieste, almeno al 50 vengano soddisfatte, nell'ambito di considerazioni generali che sono già state espresse egregiamente da parte del Gruppo comunista, non potendo votar contro, in ogni caso ci asteniamo dalla votazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto pongo in votazione la deliberazione testè discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è respinta con 20 voti favorevoli, 16 contrari e 7 astensioni.
Ha chiesto la parola l'Assessore Vetrino; ne ha facoltà.
VETRINO, Assessore regionale Desidero osservare che ovviamente sono molto dispiaciuta di questo fatto, però si trattava - come ho detto di un atto non dovuto, di conseguenza io applicherò questi criteri nella gestione del personale.
Ovviamente la nostra attività non è impedita per l'esito sfavorevole di questa deliberazione.
CALLIGARO Uno schiaffone al Consiglio! Non importa come vota il Consiglio!


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Cooperazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 418: "Norme di attuazione della Legge 381/91 Disciplina delle cooperative sociali"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 418 relativo alle cooperative sociali.
Dai contatti che ho personalmente avuto non ci dovrebbero essere interventi su questo provvedimento. La Commissione si è riunita ancora questa mattina.
Relatori sono i Consiglieri Foco e Peano.
La parola al Consigliere Peano.
PEANO, relatore Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Con la Legge n. 381 dell'8 novembre 1991 "Disciplina delle cooperative sociali" entra a far parte, a pieno titolo, nell'ordinamento giuridico del nostro Paese, una nuova figura di cooperativa, la cui finalità consiste nel "perseguire l'interesse generale della comunità alla promozione umana e all'integrazione sociale dei cittadini attraverso: a) le gestione di servizi socio-sanitari ed educativi b) lo svolgimento di attività diverse - agricole, industriali commerciali o di servizi - finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate" (art. 1).
Ai tradizionali caratteri di democraticità e mutualità si aggiunge dunque, il principio di solidarietà come segno distintivo della cooperazione sociale, alla quale si riconosce un ruolo attivo nell'attuazione di forme di collaborazione con il sistema pubblico di protezione sociale. Inoltre, pur concorrendo, a fianco di altre organizzazioni pubbliche e private senza fini di lucro, alla realizzazione di finalità di interesse generale, la cooperativa sociale mantiene la forma giuridica di impresa, con un approccio ai problemi relativi alla produzione, organizzazione e gestione orientato secondo criteri di efficienza.
La legge n. 381/91 demanda alle Regioni l'adozione di norme attuative per: a) l'istituzione dell'Albo regionale delle Cooperative sociali b) determinare le modalità di raccordo con l'attività dei servizi socio sanitari ed educativi c) fissare i criteri cui debbono uniformarsi le convenzioni fra le cooperative sociali i loro consorzi e gli enti pubblici nonché l'adozione di convenzioni-tipo d) la promozione di interventi a sostegno e sviluppo della cooperazione sociale.
Il presente disegno di legge, se obbligatorio, in quanto attuativo della normativa nazionale, è frutto anche del patrimonio culturale e gestionale della LR n. 48/89 che la Regione emanò al fine di valorizzare ed ordinare questo importante settore, da anni presente nella realtà piemontese.
In particolare, l'esperienza maturata a seguito dell'entrata in vigore della LR 48/89 ha confermato la validità dell'ipotesi iniziale di superamento, attraverso il lavoro, di una situazione puramente assistenziale per le persone svantaggiate per ricondurle in un reale e concreto circuito sociale e produttivo.
Inoltre, l'aver potuto disporre di un registro delle cooperative sociali, per l'iscrizione al quale sono previsti, tra l'altro, precisi requisiti di dimostrata professionalità degli operatori, ha consentito agli enti locali piemontesi una selezione delle cooperative, con cui convenzionarsi per la gestione dei servizi sociali, in base a criteri qualitativi.
Il disegno di legge, qui presentato, ha tenuto conto delle indicazioni fornite dai rappresentanti delle associazioni cooperative, con le quali è stato avviato anche un confronto sulle forme di sostegno, che privilegiano i servizi reali e i finanziamenti a tasso agevolato, pur mantenendo, con lievi aggiustamenti, il sostegno a progetti di sviluppo, finalizzati all'occupazione di persone svantaggiate.
Per la definizione dei requisiti per l'iscrizione all'Albo si è preferito rimandare ad un provvedimento di Giunta, che si presenta contestualmente alla legge per evitare ritardi. Tale opzione è motivata dalla necessità di definire, il più dettagliatamente possibile, detti requisiti e non irrigidire uno strumento che potrebbe richiedere una messa a punto successiva, dovendo far fronte ad esigenze varie e per certi versi non ancora acclarate, come l'utilizzo del cosiddetto "bilancio sociale" quale strumento innovativo di valutazione e analisi dell'attività delle cooperative.
L'art. 1 enuncia le finalità della legge.
Con gli artt. 2 e 3 si istituisce l'Albo regionale delle cooperative sociali e dei loro consorzi e si definiscono le modalità per l'iscrizione.
Gli artt. 4, 5 e 6 stabiliscono gli adempimenti successivi all'iscrizione all'Albo nonché le modalità di revisione dello stesso prevedendo le condizioni per la revoca dell'iscrizione.
Gli artt. 7, 8 e 9 determinano le modalità di raccordo con le attività sociali, assistenziali, sanitarie, educative, di formazione professionale e con le politiche attive del lavoro.
Gli articoli dal 10 al 13 concernono i rapporti convenzionali tra enti pubblici e cooperative sociali e loro consorzi, in particolare: l'art. 10 prevede che con successivo atto amministrativo siano adottati schemi di convenzione-tipo in ottemperanza a quanto disposto al comma II della legge n. 381/91. Per quanto concerne l'identificazione dei servizi sociali, oggetto delle convenzioni, il cui quadro di riferimento è costituito dalla normativa nazionale e regionale vigente, si hanno le seguenti tipologie.
a) Servizi socio-sanitari. Si tratta di quelle prestazioni che comportano integrazione gestionale fra attività sanitarie e socio assistenziali, quali ad es, l'ADI (assistenza domiciliare integrata) attività a ciclo diurno e/o residenziale rivolte a persone non auto sufficienti (handicappati, anziani, malati di mente) o necessitanti di interventi a valenza riabilitante (tossico-dipendenti).
b) Servizi socio-assistenziali. I servizi socio-assistenziali, così come definiti dalla LR n. 20/82 "Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali della Regione Piemonte", art. 27, si articolano in: attività di sostegno al nucleo familiare (assistenza domiciliare educativa territoriale); interventi sostitutivi del nucleo familiare: attività residenziale e/o semi-residenziale dirette a minori, anziani handicappati e categorie a rischio di emarginazione (nomadi, dimessi dal carcere, extracomunitari, senza fissa dimora).
c) Servizi educativi. L'educazione è il processo di realizzazione massimale della persona, cioè delle sue disposizioni, capacità e competenze. La materia di spettanza regionale è l'assistenza scolastica e non la pubblica istruzione che è competenza statale. Rientrano nell'assistenza scolastica tutte le attività e i servizi destinati a facilitare l'assolvimento dell'obbligo scolastico, ad esempio trasporti gratuiti o agevolati, servizi di mensa, di pensionato e pernottamento attività di pre-doposcuola. Oltre ai servizi destinati alla prima infanzia quali asili nido e le scuole materne a carattere comunale, sono da considerarsi educative tutte le attività ricreative, culturali e di tempo libero quali i centri vacanza per minori, i soggiorni vacanza per adulti e anziani, i centri socio-culturali, i centri di incontro nonché le attività di carattere laboratoriale (teatro, musica, danza, cinema). Infine rientra in detta funzione anche l'attività di prevenzione e di promozione educativa e culturale, di cui all'art. 49 del DPR n. 616/77.
L'art. 11 indica le linee generali cui le convenzioni devono ispirarsi per garantire la massima trasparenza nei contratti che regolano i rapporti tra le cooperative e le Amministrazioni pubbliche.
L'art. 12 definisce i criteri per l'aggiudicazione dei servizi sociali considerata la natura particolare delle prestazioni.
L'art. 13 prevede che le bozze di convenzioni relative all'inserimento di persone svantaggiate consentano la verifica delle finalità lavorative previste dalla legge nazionale e detta criteri di priorità per la scelta della cooperativa.
Il titolo IV concerne gli interventi a sostegno e la parte promozionale e di sviluppo. Si tratta degli articoli dal 14 al 22. Sono previsti tre ordini di interventi: contributi per la realizzazione di progetti di sviluppo art. 14 costituzione di un apposito fondo di garanzia art. 15 finanziamenti a tasso agevolato per la realizzazione di programmi di investimento cui è possibile collegare sia le spese di avviamento sia servizi di assistenza artt. 16, 17 e 18.
All'art. 19 sono previsti interventi per l'inserimento e la continuità lavorativa delle persone svantaggiate e dei lavoratori considerati svantaggiati ai sensi della LR 48/89.
L'art. 20 definisce le incompatibilità.
L'art. 21 prevede l'adozione di una deliberazione di Giunta regionale per l'esame delle domande e la concessione dei contributi.
L'art. 22 istituisce la Conferenza regionale della cooperazione sociale quale strumento di partecipazione e confronto sulle problematiche relative al settore.
L'art. 24 detta norme transitorie.
L'art. 25, che costituisce la norma finanziaria, rinvia all'approvazione della variazione del bilancio 1994 l'istituzione e la determinazione della dotazione dei capitoli specifici per gli interventi previsti dalla legge. Si tenga peraltro presente che per l'attuazione della LR n. 48/89 vi erano due capitoli di bilancio finanziati fino all'anno 1993 e che le corrispondenti dotazioni in termini di competenza e cassa saranno imputate sui detti istituendi capitoli.
L'art. 26 contiene le norme abrogative.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 37 astensioni 3 L'art. 26 è approvato.
La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore regionale La ratio che ha indotto i colleghi Consiglieri e la sottoscritta a non procedere all'illustrazione in aula della legge che stiamo approvando, è dovuta, oltre ad esigenze di tempi ristretti, anche al fatto che su tale legge si è lavorato moltissimo.
Pur tuttavia mi sembra giusto - anche a nome dei Consiglieri che hanno lavorato su tale documento sottolineare l'importanza del provvedimento che stiamo approvando, che è il recepimento della legge nazionale n. 381 sulla cooperazione sociale che ci consente di aggiornare la nostra normativa già esitente e di mettere a disposizione della comunità regionale piemontese uno strumento che insieme ad altri potrà essere un utile supporto - in un momento di crisi e di difficoltà occupazionale ed economica - per rilanciare forme nuove di lavoro e di occupazione, forme utili di gestione dei servizi nell'ambito sociale, assistenziale, educativo e sanitario.
Educativo anche nel senso di formativo nei confronti di soggetti portatori di handicap.
Per cui non credo di sottrarre tempo prezioso al Consiglio se questa dichiarazione viene fatta pubblicamente, perché le caratteristiche di questa legge vanno nella direzione di far fare un salto di qualità anche alla stessa cooperazione sociale, affinché diventi veramente impresa sotto tutti i punti di vista.
Anche gli enti pubblici devono essere incentivati ad utilizzare queste forme di cooperazione per assegnare loro una serie di servizi con alcuni elementi che consentono la priorità dell'utilizzo di questa forma di assegnazione rispetto ad altre; ovviamente nel rispetto di altre norme esistenti in materia di assegnazione di pubblici servizi.
Concludendo, desidero anche ringraziare sia i Consiglieri che hanno lavorato su questa legge sia gli esponenti della cooperazione sociale con i quali abbiamo potuto, nei mesi scorsi, avviare un utile e proficuo confronto.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 44 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 451: "Modifiche alla legge regionale 26 luglio 1984, n. 33 come modificata dalle leggi regionali 27 febbraio 1986, n. 12 e 23 aprile 1990, n. 45, in materia di determinazione dei canoni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 451, di cui al punto 13) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Penasso.
PENASSO, relatore Illustre Presidente, egregi Consiglieri, il disegno di legge di modifica della legge regionale 26 luglio 1984, n. 33, sottoposto all'esame del Consiglio si è reso necessario per consentire all'Amministrazione regionale di adempiere al disposto dell'art. 66, secondo comma, della legge 29 ottobre 1993, n. 427, il quale stabilisce che entro il 31 dicembre 1993 le Regioni provvedono ad adeguare i canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, con decorrenza 1 gennaio 1994, in modo da rispettare i vincoli di cui al paragrafo 11) della deliberazione CIPE 19 novembre 1981.
Non è stato possibile rispettare i termini ivi fissati, in parte per problemi di operatività del Consiglio a cavallo di fine anno, in parte nell'attesa, rivelatasi vana, che un provvedimento degli Organi centrali dello Stato ne consentisse una gestione transitoria. Peraltro, nessuna Regione ha potuto rispettare tali termini.
La deliberazione CIPE '81, fissando le norme-quadro per la legislazione regionale in materia di canoni ed assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, stabiliva che le Regioni dovevano assicurare, nel determinare i canoni da applicare, oltre alla copertura delle spese riconosciute agli Enti gestori, il rientro in Cassa Depositi e Prestiti di una quota, aggiornata annualmente, per ogni vano gestito.
L'imposizione anche al patrimonio degli IACP, ora ATC, dell'Imposta Comunale sugli Immobili, ha determinato un incremento delle spese di amministrazione, cui gli oneri fiscali fanno capo, molto rilevante, non compatibile con il gettito da canoni assicurato dalla normativa attualmente vigente della legge regionale n. 33/84.
Si tratta quindi di aumentare i canoni almeno nella misura strettamente necessaria ad assicurare la copertura delle spese ed i rientri prescritti.
Invece di procedere ad un intervento sull'intera normativa disciplinante la determinazione dei canoni, si è ritenuto opportuno stante la prossima complessiva revisione che sarà resa necessaria dalla nuova deliberazione-quadro già avanzata dalla proposta CER al CIPE prevedere un adeguamento "tampone" in misura percentuale unica. Tale soluzione mantenendo inalterati la misura degli abbattiment ed i rapporti tra le fasce in relazione al reddito fruito dagli inquilini, realizza l'obiettivo dell'incremento di gettito, salvaguardando integralmente l'impianto che alla legge regionale era stato dato.
In particolare, poi, si è ritenuto di demandare alla Giunta regionale il compito di fissare la misura degli incrementi strettamente necessari ad assicurare il rispetto del disposto legislativo, trattandosi di un'operazione di calibratura che può richiedere anche più successivi interventi di messa a punto in relazione all'entità effettiva dell'onere fiscale da coprire e dal gettito dei canoni, a sua volta collegato all'andamento dei redditi dell'utenza.
Peraltro tali incrementi potrebbero anche essere differenziati nelle varie aree territoriali, in relazione alle esigenze di copertura finanziaria segnalata dai singoli Enti, introducendo in tal modo una misura di incentivazione ad un'oculata gestione amministrativa volta al massimo contenimento dei costi di gestione.
In termini generali occorre segnalare che si è ben consapevoli delle implicazioni di carattere sociale che ha un intervento sui canoni dell'edilizia pubblica in una fase come l'attuale.
Ciò, in primo luogo, in quanto la modifica opera solo un incremento di canoni senza intervenire sui nodi cruciali che rendono precaria l'attuale gestione dell'ERP. La gran parte dei rilievi avanzati in sede di consultazione delle parti sociali e degli operatori lo ha rilevato. Ma l'abbiamo richiamato sopra, si tratta di un provvedimento tampone cui siamo costretti da una disposizione perentoria, in attesa di una revisione complessiva che l'adozione della nuova deliberazione CIPE, a cui questa amministrazione molto ha lavorato negli ultimi mesi d'intesa con il Ministero dei lavori pubblici, renda possibile l'accoglimento della gran parte delle richieste avanzate dalle parti sociali, su cui concordiamo.
L'attuale deliberazione CIPE '81, purtroppo molto analitica e di dettaglio, non consente margini consistenti di autodeterminazione regionale. Lo schema della nuova deliberazione è molto innovativo proprio su questo piano, delegando alle Regioni la gran parte della disciplina, con vincoli di carattere generale che finalmente la riportano ad essere soltanto "norma-quadro".
In secondo luogo, le obiezioni sono motivate dal fatto che l'incremento è finalizzato non a migliorare o estendere il servizio, ma a coprire la maggiore fiscalità. Fiscalità peraltro del tutto incongrua nel caso in questione.
L'edilizia residenziale pubblica, infatti, non produce reddito in capo agli Enti proprietari, ma soltanto il rimborso delle spese vive di gestione, dovendo versare allo Stato tutta l'eccedenza di gettito.
Sottoporla a tassazione ICI, da cui è esclusa la parte di proprietà comunale, significa solo aggravarne le condizioni di gestione.
Tutti i tentativi compiuti dalle Regioni, anche mediante ricorsi di incostituzionalità, per vedere riconosciuta tale incongruenza, sono per risultati infruttuosi.
D'altra parte, al di là dei molti limiti all'agire in una situazione per molti versi incongruente, è unanimemente riconosciuto che un intervento sui canoni pubblici è certamente necessario, per ragioni di equità.
Purtroppo, infatti, soltanto una piccola parte della domanda debole è assegnataria di alloggi pubblici e le famiglie che ne sono escluse stanno pagando pesantemente la liberalizzazione del mercato della locazione, pur essendo in possesso di tutti i requisiti per l'accesso, compreso il reddito molto modesto.
Occorrerà quindi cercare di ripartire più equamente gli interventi pubblici a favore delle famiglie meno abbienti nel settore della casa e ci non potrà non significare anche ridurre il grado di protezione in favore di coloro che già ne fruiscono.
Proponiamo quindi, nella piena consapevolezza del fatto che si tratta di un provvedimento tampone e necessitato, l'approvazione delle modifiche che illustriamo analiticamente.
Con l'art. 1, per ragioni di coordinamento normativo, viene abrogata una disposizione contenuta nell'art. 14 della legge regionale 33/1984, come modificata dalle successive leggi regionali n.12/1986 e n. 45/1990, che prevede, come limite superiore all'ammontare del canone di locazione determinato nella misura minima nel comma immediatamente precedente, il canone soggettivo di cui al primo comma dell'art. 14 citato.
Se tale disposizione fosse mantenuta vi sarebbe contrasto con quanto previsto dal nuovo decimo comma che l'art. 2 del presente disegno di legge sostituisce al precedente.
Infatti tale art. 2 contiene la disposizione-chiave che consente alla Giunta regionale, per assicurare il rispetto dei vincoli delle norme-quadro nazionali, di disporre maggiorazioni in misura percentuale fissa ai canoni come determinati ai sensi delle norme che precedono.
L'art. 3 del disegno di legge, infine, si conforma a quanto prescritto dalla stessa legge n. 472/93, che prevede come data di decorrenza dei provvedimenti di competenza regionale il 1 gennaio 1994.
La II Commissione ha esaminato il disegno di legge, licenziandolo a maggioranza nella seduta del 21 aprile 1994. Ne raccomando ora l'approvazione da parte dell'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



PRESIDENTE

RIVALTA



PRESIDENTE

Ci troviamo un'ulteriore volta a discutere di un problema difficile ed irrisolto, che è quello dell'edilizia residenziale pubblica. Credo che questo sia uno dei problemi che, simbolicamente sul piano dell'immagine per il modo davvero confuso con cui questo settore si presenta nella sua gestione e per l'inefficacia degli effetti di una politica pubblica della casa, possa essere preso come riferimento della crisi della nostra I Repubblica.
Già in un intervento passato avevamo messo in evidenza ormai l'inconsistenza della politica della casa in generale. Il provvedimento che abbiamo discusso ultimamente è stato quello della autorizzazione alla vendita dei 30.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica. II Repubblica o non II Repubblica, da questa situazione di crisi politica e sociale si esce se temi come questi, certo non solo questi, vengono rivisti dalle basi e reimpostati in forme da un lato più attuali dal punto di vista gestionale, più corrispondenti al significato sociale che deve avere l'edilizia residenziale pubblica e più efficienti sotto il profilo dell'attività e della spesa di un ente pubblico. Ma siamo ben lontani da una situazione in cui si possa intravvedere l'avvio di una rifondazione della politica di questo settore. Non mi dilungo su questa questione del settore; già in altri interventi ho espresso tutta la mia valutazione critica sulla situazione.
Mi attengo, però, al significato che c'è in questo provvedimento della revisione dei canoni. La relazione di Penasso sotto questo profilo non ha lasciato veli, è esplicita, si tratta di un provvedimento tampone. In questa situazione di criticità, che richiederebbe una capacità nuova e non settoriale, capace di esprimere un orientamento globale nuovo, siamo ancora ai provvedimenti tampone. Già di per sè è insopportabile che in un settore come quello dell'edilizia residenziale pubblica si prendano provvedimenti tampone.
La relazione dice tutto sotto questo profilo.
Stranamente chiude raccomandandosi all'aula per l'approvazione del provvedimento, ma la relazione dice tutto criticamente e se si dovessero trarre delle conclusioni logiche dalla stessa relazione bisognerebbe raccomandare di non votare questo provvedimento. In primo luogo, dice la relazione: "in quanto la modifica opera solo un incremento di canoni senza intervenire sui nodi cruciali che rendono precaria l'attuale gestione dell'edilizia residenziale pubblica". La gran parte dei rilievi avanzati in sede di consultazione delle parti sociali e degli operatori lo ha rilevato.
Più avanti è di nuovo molto esplicita la relazione stessa, è un'autocritica aver detto che "Tutti i tentativi compiuti dalle Regioni anche mediante ricorsi di incostituzionalità, per vedere riconosciuta tale incongruenza, sono però risultati infruttuosi. Al di là dei molti limiti dell'agire in una situazione che per molti versi incongruente, è unanimemente riconosciuto che un intervento sui canoni pubblici è certamente necessario per ragioni di equità". Purtroppo soltanto una piccola parte della domanda debole è assegnataria di alloggi pubblici e le famiglie che ne sono escluse stanno pagando pesantemente la liberalizzazione del mercato della locazione. Ma qui c'è già un elemento della politica sbagliata che passo per passo si sta facendo, mentre tutta l'edilizia residenziale pubblica ha un senso e un significato nella misura in cui riesce a svolgere una funzione calmierizzante nel mercato della casa. La relazione qui ha significato il senso del ribaltamento completo del concetto di edilizia residenziale pubblica, perché l'edilizia residenziale pubblica anziché una funzione calmierizzante è a rimorchio trascinata dal mercato libero. Infatti in questa società il mercato libero della casa è in una situazione di controllo, di gestione del mercato, che impone un trascinamento in alto dei prezzi fino al punto di trascinare in questa crescita dei prezzi anche il mercato dell'edilizia residenziale pubblica. Quindi è venuta completamente meno la funzione calmierizzante dell'edilizia residenziale pubblica. Molti di coloro che hanno bisogno della casa sono esclusi dall'edilizia residenziale pubblica pur essendo in possesso di tutti i requisiti per l'accesso, compreso il reddito modesto.
Tutte queste cose mettono in evidenza la situazione di grande malessere che in certe categorie sociali esiste attorno al problema della casa ed ai provvedimenti che si fanno a livello governativo, ma anche a livello regionale: in questo caso la responsabilità certo maggiore sta a livello governativo, alle regioni sta l'incapacità di non essere propositive verso il livello governativo. Vanno nella direzione di non risolvere i problemi di non orientarli sulla strada giusta, al punto che si arriva attorno al problema dei canoni ad un provvedimento tampone che aumenta percentualmente i canoni, senza entrare nel merito della questione e quindi colpendo quelle categorie sociali che hanno anche minor reddito e che godono dell'edilizia residenziale pubblica. Non mi tranquillizza affatto il dire che molti altri che hanno basso reddito non riescono neppur ad inserirsi nell'edilizia residenziale pubblica. Non mi tranquillizza affatto questo discorso. Vorrei che si desse all'edilizia residenziale pubblica un'impostazione nuova in cui tutti i pezzi vengono affrontati non così casualmente. C'è quindi una carenza di fondo in questo provvedimento che è proprio il fatto di adagiarsi, pur spinti dalle legislazioni nazionali, a compiere degli interventi particolari e non a cercare di gestire, su orientamenti nuovi di cui abbiamo detto in altri interventi, una visione nuova dell'edilizia residenziale pubblica.
Si dice anche nella relazione che è necessario ridurre il grado di protezione in favore di coloro che già fruiscono dell'edilizia residenziale pubblica e detto così può anche essere un orientamento che può risultare in concreto necessario, ma se non si affronta l'intero problema io non accetto un orientamento che non mette le radici in una nuova politica e che non mi indica che cosa significa. La relazione non fa nessun richiamo agli effetti di questo aumento percentuale dei canoni e non fa nessun richiamo a quelli che potranno essere introdotti in futuro attraverso un adattamento dell'aumento dei canoni più aderente alle varie realtà sociali. Bisogna entrare nel merito delle questioni, non si possono fare soltanto tagli d'accetta in una situazione di questo genere. Questo provvedimento - quello vero, non quello tampone - doveva essere preso entro il 31 dicembre 1993.
Lo imponeva la legge dell'ottobre 1993. Non è stato fatto, c'è stata la crisi della Giunta: evidentemente alla resa dei conti la maggioranza che è andata in crisi ha la responsabilità di questo non rispetto dei tempi.
Credo che la Giunta regionale avrebbe dovuto rispettare i tempi con un discorso convincente; non avendolo fatto si rende tutto difficile, compreso un aumento dei canoni, per ora provvedimento tampone: aumento percentuale uguale per tutti e poi affinamento di questo aumento a seconda delle varie realtà sociali. Non avendolo fatto, questo provvedimento ha l'intenzione il fondamento giuridico, forse, non lo so - di un aumento comunque dei canoni a partire dal primo gennaio 1994. Anche questa, secondo me, è una questione non accettabile, in una situazione socialmente difficile, in una situazione in cui i rapporti fra chi gestisce l'edilizia residenziale pubblica e chi ne fruisce i benefici locativi è per moltissime ragioni ardua, compresa l'incapacità di una gestione che consenta una vivibilità in questi alloggi, in questi quartieri. In molti casi è davvero spericolato introdurre un aumento dei canoni con effetto retroattivo.
Anche questo mi sembra non accettabile: non si affronta una nuova politica della casa, si prendono provvedimenti di aumento del canone con effetti retroattivi, non si svolge quell'azione che deve essere di messa in evidenza di una fase nuova che possa essere convincente anche per gli utenti. Certo che se non lo è sul piano giuridico, mi sembra che questo aumento con richiamo retroattivo non sia nemmeno accettabile sul piano dei rapporti sociali e politici. Considero questo modo di procedere assolutamente non accettabile. Abbiamo preso poco tempo fa la decisione di autorizzare la vendita di 30.000 alloggi, non avevamo nessuna valutazione di mercato, anche se si trattava di un mercato circoscritto ai possibili compratori che sono gli utenti degli IACP. C'è il forte rischio che gli obiettivi che ci si poneva con la vendita di quegli alloggi non raggiungano gli effetti pensati. Non sappiamo neppure se e in quale misura le disponibilità economiche degli utenti possano accedere a quell'offerta aumentiamo i canoni in una maniera così rozza con un provvedimento tampone.
Mi sembra che ci stiamo muovendo con incapacità a ricondurre ad una visione nuova il problema della casa e quindi considero questo modo di procedere e questi provvedimenti - che risultano più come dei gridi d'allarme o dei tentativi di avere un po' di ossigeno incapaci di far compiere un passo avanti alla credibilità dell'ente pubblico. Non fanno migliorare le ragioni del suo impegno in un settore di questo genere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.
MASARACCHIO Le valutazioni sul problema della casa per coloro i quali non sono in condizione di poterne acquistare una dal libero mercato, non possono non essere che quelle testè udite dal rappresentante del Gruppo PDS. E' un problema annoso le cui responsabilità sono squisitamente politiche. Del resto noi sappiamo che i lavoratori dipendenti subiscono delle trattenute per la soluzione del problema casa. L'intervento dell'ente pubblico è miserevole sotto l'aspetto sociale, risibile sotto l'aspetto economico ridicolo sotto l'aspetto politico. Su questo tema naturalmente dovrà confrontarsi la nuova società, quella società che inneggia al liberismo e che dovrebbe risolvere anche questi problemi non attraverso la imprenditoria privata, ma attraverso le interconnessioni con il potere politico che deve salvaguardare il diritto all'abitazione.
Partendo da questo presupposto, chi non può acquistare l'appartamento né sostenere un affitto, dovrebbe avere la casa a titolo gratuito, fuori da qualunque concezione della condizione di povertà che va assistita così come si conviene da parte di un sistema statuale pietistico. Quindi, quando nel provvedimento preannunciato dall'Assessore, attraverso questo disegno di legge, si fa cenno anche al canone di 46.000 lire al mese, io dico: "Va abolito il canone delle 46.000 lire al mese". Perché se questo è il canone che deve essere pagato da chi non ha alcun reddito, o alcuna possibilità di pagare un affitto, allora si deve garantire il diritto all'alloggio gratuito.
Per quanto riguarda l'inabitabilità di certe abitazioni, ci troviamo di fronte a un problema che risucchia se stesso: i canoni non sono tali da poter consentire interventi sulle abitazioni, per cui manteniamo il canone basso. Quindi, quello che è stato testè detto sull'argomento ha una propria logica politica di opposizione, ma diventa illogico per l'amministratore consentire che ci siano dei fruitori a titolo di beneficio quando il problema è gravemente sentito da larghissime fasce di lavoratori. Allora come venirne fuori? Attraverso l'atto dovuto, che avrebbe dovuto avere una risoluzione già dalla fine dell'anno 1993; inadempiente la Giunta, quindi.
Di fronte all'inadempienza della Giunta, anche chi si oppone non pu sostenere non dico un provvedimento di tamponamento con un voto negativo perché anche quello sarebbe un provvedimento di tamponamento, ma addirittura una panacea che non risolve alcun problema.
Allora, di fronte all'atto dovuto, da parte del Consiglio, è necessario ribadire che la Giunta ha fatto male a non correggere i canoni d'affitto attraverso un esame attento di tutte le fasce; è anche opportuno che la Giunta, dopo aver espletato ciò che è dovuto, si ripresenti al Consiglio per chiarire i termini che ha adottato nel correggere ciò che comunque in ogni caso va corretto, anche sotto il profilo delle responsabilità economiche che si configurano nella situazione. Ecco perché noi abbiamo presentato un emendamento, che testualmente dice: "Dopo il primo comma aggiungere il seguente testo: ';.., del provvedimento di Giunta va data comunicazione al Consiglio nella seduta immediatamente successiva all'emanazione'". Questo perché è in questa sede che deve svilupparsi un dibattito adeguato. Il Consiglio regionale sia chiamato da lì a poco magari dopo l'esame in Commissione, a rivedere tutta quanta la partita, per stabilire se l'edilizia residenziale pubblica debba avere una funzione e una continuità oppure no.
Se si stabilisce che i tamponamenti avvengono anche attraverso questo tipo di provvedimento, allora liberalizziamo il tutto e diamo ai lavoratori la possibilità di acquistare una adeguata abitazione con opportuni interventi di natura economica.



PRESIDENTE

L'emendamento proposto è già a nostre mani ed è accettato dall'Assessore Cavallera.
Il Consigliere Chiezzi chiede la parola; ne ha facoltà.
CHIEZZI Svolgerò un intervento molto sintetico, perché condivido le osservazioni che ha fatto in merito il compagno Rivalta. Aggiungo solo poche cose.
La prima è che questa legge, per come viene presentata, rimane incomprensibile ai più; questo fatto può essere considerato più o meno marginale, ma leggendo il disegno di legge non si capisce assolutamente nulla di quello che accadrà. Propongo questa riflessione al legislatore.
La seconda osservazione è che la conseguenza pratica di questo disegno di legge è molto esplicita nei suoi effetti concreti, al di là di come l'articolato rimane incomprensibile, e cioè chi sta male, all'interno dell'edilizia residenziale pubblica, dopo questo provvedimento starà peggio. Questa è la sostanza delle cose.
E sta peggio, a mio avviso, anche per responsabilità precise della Regione Piemonte in ordine alla retroattività della decisione. Si tratta di una responsabilità politica gravissima che deriva da una scelta della Regione Piemonte: non si va fuori termine, perché così ha voluto il fato se c'è un provvedimento che deve essere assunto entro una certa data bisogna assumerlo entro quella data.
Procrastinare la decisione e quindi omettere atti legislativi dovuti da parte della Regione Piemonte e, quando ci si sveglia, tardi e male, far ricadere sugli utenti l'effetto di un ritardo della decisione di cui si era competenti è un atto, a mio parere, politicamente inaccettabile; non so giuridicamente, certo non è un esempio di corretta pubblica amministrazione.
Di fronte ad atti di questo genere, penso che l'inquilinato reagirà e spero che trovi i canali per far valere le proprie ragioni, perché proprio non si capisce questa decisione che impone una nuova difficoltà economica e non solo, ma anche l'accumulo di un debito pregresso, accumulo di cui è responsabile la Regione Piemonte.
Questo è un modo di governare ricco di insufficienze, di pressappochismo; non si rispettano le leggi, quando si fa qualcosa che assomiglia a delle leggi lo si fa in ritardo, lo si fa sotto forma non di legge organica ma di tampone, lo si fa, Assessore Cavallera, tanto per cambiare, cercando di riportare tutte le competenze successive alla Giunta con deleghe che la Giunta chiede sempre più spesso al Consiglio regionale (lasciatemi governare), deleghe su cui noi siamo in disaccordo anche adesso.
Dovrebbe essere il Consiglio a capire gli ulteriori, perniciosi effetti soprattutto sulle fasce più deboli di questa vostra decisione, considerando anche che tante volte la stessa Giunta, dopo avere richiesto queste deleghe insistentemente e forse anche con qualche arroganza, dopo qualche mese o qualche anno magari, rifiuta di gestire i problemi, come è accaduto recentemente in occasione della delega sulla gestione dei programmi integrati; infatti, dopo averla richiesta con insistenza, adesso la Giunta tende a disfarsene chiedendo al Consiglio di fare ciò che essa dovrebbe fare.
Non vorrei che anche questo tipo di delega, dopo averla inserita qui rientrasse in un potere che fra qualche tempo verrà rimesso al Consiglio.
Considero, quindi, il provvedimento sbagliato e in ritardo; penso che aggraverà i problemi degli inquilini e che susciterà molta agitazione perché gli inquilini che da anni chiedono un politica della casa che soddisfi le esigenze di abitazione (manutenzioni e case in numero sufficiente per chi ne ha bisogno) si trovano di fronte a un'assenza della politica della casa, a una vendita degli alloggi pubblici della quale si capisce poco, fatta senza criteri, e a un aumento dei canoni. Ce n'è a sufficienza per esprimere preoccupazione e contrarietà a questo provvedimento.



PRESIDENTE

Non avendo altri iscritti a parlare, do la parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore regionale Un provvedimento di questo genere certamente non fa piacere n' all'Assessore che lo presenta e neanche - penso - alla Giunta regionale.
Credo anche, però, che sia giusto collocare questo provvedimento nel contesto nel quale ci troviamo per quanto riguarda il settore dell'edilizia residenziale pubblica. Discorsi di questo genere ne abbiamo già fatti recentemente in Consiglio, come ricordava il collega Rivalta, in occasione di precedenti provvedimenti e li stiamo facendo quasi settimanalmente in Commissione, tant'è che adesso il collega Chiezzi ricordava un altro provvedimento sul quale ci siamo confrontati proprio la scorsa settimana.
Tuttavia credo sia necessario fare chiarezza, perché noi, in questa materia, abbiamo in atto anche una consultazione, un confronto che dura nel tempo pure con le Organizzazioni degli assegnatari che, ovviamente chiedono - come chiedono più legittimamente e a maggior ragione i Consiglieri - interventi organici che, una volta per tutte, risolvano la situazione. Interventi organici per i quali, come Regione Piemonte, ci siamo attrezzati; ci siamo attrezzati anche come Regioni nel proprio complesso, visto che le Regioni hanno un ruolo importante all'interno del CER. il Comitato dell'edilizia residenziale pubblica che opera internamente al Ministero dei Lavori Pubblici.
Posso dunque dire che oggi abbiamo una maggiore tranquillità a proporre un provvedimento di questo genere, proprio perché tra Regioni, Ministero e Associazioni degli Istituti Autonomi Case Popolari abbiamo definito un testo di riforma della deliberazione CIPE più volte ricordata nella relazione al provvedimento, testo che dovrebbe, dal prossimo Governo essere tradotto in ulteriore deliberazione CIPE di indirizzo alle Regioni.
Questo provvedimento rappresenterà un elemento di modernizzazione prima di tutto delegando quasi totalmente alle Regioni la normativa in questo settore, mentre la vecchia deliberazione CIPE era una gabbia all'interno della quale non era possibile andare a definire delle normative strettamente riferite alle realtà sociali di ciascuna Regione; noi richiamiamo la particolare realtà sociale della nostra Regione, soprattutto dell'Area metropolitana torinese. Inoltre, vi è una serie di concetti che prima non erano acquisiti, come il reddito pro-capite o il reddito familiare; i limiti di decadenza legati alle realtà sociali ed economiche di ciascuna Regione; vi sono delle prospettive che ci vedranno impegnati Consigliere Masaracchio - nei prossimi mesi, proprio per discutere una modifica radicale della legge regionale n. 33, che è quella che tratta dei canoni.
Colgo l'occasione per informare il Consiglio che la Giunta regionale ha predisposto - e penso sia già pervenuta in Consiglio - la modifica della legge regionale n. 64, relativa alle assegnazioni e decadenze. Nei prossimi mesi avremo quindi la possibilità di riesaminare organicamente, per quanto ci compete - tralascio un attimo le questioni di quadro nazionale sulle quali tornerò in conclusione tutta la materia; questo per tranquillità dei colleghi che, in posizione favorevole o anche critica, si apprestano a dare il proprio voto su questo provvedimento.
E' chiaro che la relazione - di cui ringrazio il Consigliere Penasso è veramente frutto dei lavori di Commissione per cui è molto trasparente qui non si tratta di infiorare nulla, bensì di fotografare la situazione così com'è. A volte, bisogna avere il coraggio della verità, anche se ci potrebbe implicare l'assunzione di responsabilità negative a carico di coloro che hanno operato, come prima veniva ricordato, e quindi della Giunta. Noi crediamo di avere, senza alcun riferimento ad altri consessi parecchie attenuanti, proprio legate alla situazione di rapporto Giunta Consiglio della nostra Regione e soprattutto al quadro nazionale e alla legislazione "a getto continuo" (possiamo definirla così) che ha caratterizzato le ultime fasi della legislatura.
Attendevamo una correzione della legge n. 427, che è quella che ci porta qui a discutere questo provvedimento. Alcuni colleghi si sono domandati: "Ma come mai adesso andiamo a delegare la Giunta in ordine a queste materie?". Non si tratta di questo, ma della modifica del quadro normativo con un provvedimento - questo sì - tampone, in modo che vi sia la possibilità, con uno strumento amministrativo, di fronteggiare eventi di questo genere, perché finché dobbiamo intervenire con strumento legislativo, i tempi sono oggettivamente lunghi. Così facendo, recuperiamo dunque una norma già presente nelle discipline regionali dei canoni di altre Regioni, che consente alla Giunta regionale non di modificare i criteri, i rapporti, i redditi, i limiti, ecc., ecc., che competono per legge al Consiglio, ma di poter intervenire per garantire quei pareggi finanziari, quei rientri che sono i vincoli che la legislazione nazionale mette alla gestione del settore.
Come Giunta regionale e come Assessorato alla casa possiamo assicurare che faremo uso di questa delega, di questa facoltà che viene data con questa leggina (che leggina non è, perché avrà degli effetti senz'altro significativi dei quali noi ci preoccupiamo); inoltre ci preoccuperemo della formulazione dei provvedimenti amministrativi che conseguiranno a questa legge.
In questo momento non posso anticipare il testo dettagliato della deliberazione regionale che si discuterà, ma posso riferire ai colleghi alcuni dati in termini medi; ovviamente non posso che portare dei dati complessivi e fare dei discorsi statistici, ma si tenga presente, con tutte le riserve del caso quando si parla di dati statistici, che si potrebbe richiamare l'antico riferimento al "pollo del Trilussa", per cui do già per scontato questo fatto. Comunque, su un campione di circa 30.000 case dello IACP di Torino, il canone medio - che come sapete adesso è articolato su sei fasce nell'ambito della Regione Piemonte - si aggira sulle 103.000 lire al mese, andando da un minimo della prima fascia di 16.517 lire ad un massimo della sesta fascia (che sono quelli oltre il limite della decadenza) di 235.664 lire.
Questa è la realtà sulla quale provvederemo a deliberare un minimo possibile del 20% - per dire una cifra - che tuttavia non risolve i problemi di fondo che i colleghi hanno posto e che dovranno essere risolti con una revisione della legislazione regionale, che sarà attuata solo dopo che il CIPE avrà dato le nuove direttive, che semplificheranno molto. Tali direttive, se andranno in porto così come nel testo varato a livello di Ministero dei Lavori pubblici e che ha avuto anche il consenso quasi generalizzato degli enti gestori, prevederanno sostanzialmente tre fasce: una fascia di protezione sociale, una fascia normale e una fascia superiore al reddito di decadenza, per la quale bisognerà prevedere degli strumenti per far uscire dall'ERP questi assegnatari; comunque, finché restano, per questa superfascia è prevista l'applicazione dei patti in deroga, quindi la possibilità di uscire dalle assegnazioni ERP ed entrare nel mercato di tipo privatistico.
In conclusione, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che prende atto soprattutto che, in questo settore, è importante sviluppare le virtualità di protezione sociale già insite nel fatto che ad alcuni cittadini venga assegnata una casa pubblica. Quindi, hanno la tranquillità di permanere in questa assegnazione fintantoche il loro reddito non superi certi limiti, che sono, tra l'altro, abbastanza alti.
Dopo di che non bisogna togliere l'ulteriore protezione graduata sul reddito. Se si è sotto un certo limite sociale, che potremmo individuare probabilmente nella nuova deliberazione CIPE e nella nuova legge regionale nel doppio delle pensioni sociali, a questi possiamo graduare il canone in funzione di una percentuale del reddito già basso che hanno.
Negli altri casi dobbiamo far sì che il patrimonio pubblico, in qualche modo, possa determinare dei proventi e un reddito tale da pagare le spese di gestione e di manutenzione, ed un minimo di solidarietà all'interno del settore. E' un settore che va verso una gestione più di tipo economico e più autosufficiente, perché ci sono degli orientamenti di politica nazionale dei quali bisogna tenere conto, anche in termini di prospettiva evolutiva.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Vi richiamo il programma. Dopo aver votato questo provvedimento passeremo alla deliberazione riguardante gli incendi boschivi e successivamente all'ordine del giorno inerente il Superphoenix.
I lavori della seduta termineranno all'incirca verso le ore 14,30 anche d'intesa con il Presidente della Giunta che deve assentarsi, e riprenderanno verso le 15,30.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 451 (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 451.
Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 voti favorevoli 30 Consiglieri voti contrari 16 Consiglieri astensioni 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Emendamento presentato dai Consiglieri Majorino e Masaracchio: al 1 comma dell'art. 2, aggiungere alla fine "del provvedimento di Giunta va data comunicazione al Consiglio nella seduta immediatamente successiva all'adozione".
La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore regionale La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 30 voti favorevoli e 16 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto, dell'art. 2 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 voti favorevoli 30 Consiglieri voti contrari 16 Consiglieri astensioni 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 voti favorevoli 30 Consiglieri voti contrari 16 Consiglieri astensioni 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
La parola al Consigliere Rivalta per dichiarazione di voto.
RIVALTA Le dichiarazioni dell'Assessore Cavallera hanno argomentato sulla complessità della materia e, per certi versi, hanno indicato quante questioni devono essere affrontate per quanto riguarda il problema dei canoni della utenza dell'ERP e, in generale, sulla politica.
La dichiarazione dell'Assessore Cavallera è stata trasparente, così come la relazione del collega Penasso, ma non metto in dubbio che fosse una trasparenza non solo vera, ma anche strumentale. E' la trasparenza della verità delle cose, verità che non si può certamente nascondere. Sono conscio che i due colleghi facciano una scelta di trasparenza e non cerchino di nascondere delle verità, la cui trasparenza si disvela anche dagli interventi qui fatti.
Votiamo contro questo provvedimento non perché le relazioni erano trasparenti; ben vengano le relazioni e le comunicazioni trasparenti.
Votiamo contro, perché la situazione, che anche i colleghi di maggioranza hanno succintamente messo in evidenza, non consente di accondiscendere a provvedimenti tampone come questi.
Non rientro nel merito delle ragioni e sarò succinto, perché qualche aspetto implicito del problema dell'ERP è già stato di recente affrontato in Consiglio in alcuni interventi.
Aggiungo però una questione che mette in evidenza la ragione del voto contrario: da un lato le responsabilità di governo a livello nazionale e locale costringono ad essere trasparenti sull'inefficacia e sull'insufficienza dei provvedimenti che si vogliono introdurre per modificare la situazione.
Dall'altro lato votiamo contro, perché questo è un provvedimento tampone e ci porrà problemi di ricambio dal punto di vista dei rapporti con l'utenza, che vive molte tensioni alcune comprensibili, altre da contrastare.
Questo provvedimento renderà difficile e poco credibile la gestione che di credibilità non ne ha già più - ma questo stesso provvedimento ci avverte che prossimamente ci sarà una complessiva revisione, attorno a questa materia dei canoni, che sarà resa necessaria dalla nuova delibera quadro già avanzata quale proposta del CER al CIPE e di cui l'Assessore Cavallera ci ha parlato dicendo che le Regioni sono partecipi a questo discorso.
Noi diciamo anche no perché non si può porre l'utenza di fronte a un provvedimento-tampone e alla previsione che fra qualche mese, a meno che questa prospettiva futura sia addirittura di anni, quindi al di fuori delle ragioni della gestione della cosa pubblica (ma se è così diciamo che davvero tutto viene segnato senza un minimo di responsabilità, anche temporale, delle necessità dell'azione di governo), la stessa utenza sarà sottoposta ad un ulteriore provvedimento e anche quel provvedimento sarà aggiungo - fatto partire dal 1 gennaio 1944. Voi pensate di aggiustarla col provvedimento-tampone alla scadenza che voi volete far applicare, 1 gennaio 1944: mi sembra una situazione davvero molto confusa. La confusione sta nelle cose che voi stessi dite: il fatto che ci sarà un provvedimento generale di revisione da parte del CIPE; ma allora tutto va rimandato a quella scadenza e va rimandato a quella scadenza anche il momento dell'applicazione dei nuovi canoni. Una gestione che voglia acquisire credibilità e serietà lo fa anche in questo modo: dando dei precisi momenti di revisione, sostenendoli nei contenuti in una visione complessiva e non parziale, non da tamponamento, e facendo partire i provvedimenti da quel momento, dopo averli discussi e confrontati sul piano delle relazioni sociali che ci devono essere fra chi gestisce la cosa pubblica e chi ne fruisce, dopo una nuova decisione regionale in cui sia possibile capire gli orientamenti complessivi e quindi decidere più fondatamente gli atteggiamenti da assumere.
Tutte queste cose inducono a confermare, anche dopo le dichiarazioni dell'Assessore Cavallera, il nostro voto contrario su questo provvedimento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto procediamo alla votazione per appello nominale dell'intero testo di legge.
Comunico l'esito della votazione: presenti 44 votanti 42 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Esame proposta di deliberazione n. 889: "Modificazione del progetto programma di sviluppo delle iniziative consortili adottato ai sensi della L. n. 317/91, art. 21, con DGR n. 40-31877 del 24/1/94, assunta con i poteri del Consiglio e ratificata con DCR n. 713-2074 del 25/2/94"


PRESIDENTE

Propongo ora di procedere all'esame della deliberazione n. 889 che è stata iscritta stamane all'o.d.g.
Il testo è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 38 voti favorevoli e 6 astensioni.


Argomento: Problemi energetici

Esame ordine del giorno n. 682 relativo alla riattivazione della centrale nucleare francese Superphoenix di Creys-Malville


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 682 inerente la centrale nucleare "Superphoenix", presentato dai Consiglieri Pozzo, Marino Giuliano, Miglio, Cucco, Bortolin, Rivalta, Bresso, Leo, Chiezzi Spagnuolo, Rabellino, Mollo, Majorino.
La parola alla Consigliera Pozzo per l'illustrazione.
POZZO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, di questa centrale nucleare non si parlava più da alcuni anni in quanto sembrava definitivamente chiusa a causa dell'ultimo, gravissimo incidente avvenuto nel 1991. Tale centrale come tutti sapranno, dista a poche decine di chilometri da Torino ed è l'unico surgeneratore prototipo costruito nel mondo di dimensioni industriali; tale surgeneratore contiene oltre 7 tonnellate di plutonio e 5.000 tonnellate di sodio (a titolo informativo il sodio si incendia a contatto con l'aria ed esplode a contatto con l'acqua).
Pertanto c'è da considerare la forte densità di popolazione nel raggio di 100 chilometri dalla centrale che si aggira sui 5 milioni - quindi la presenza del Superphoenix con la sua grossa quantità di plutonio all'interno, comporta dei rischi enormi; rischi che superano i limiti di quanto è socialmente e umanamente accettabile.
Sottolineo che alla fine del 1991 l'EDF (l'Enel francese) in un rapporto interno aveva dichiarato la possibilità di un incidente grave nei prossimi dieci anni, incidente grave al parco nucleare francese, in particolare a questa centrale.
La centrale ha rivelato errori di progettazione sin dal 1987, quando subì un arresto di circa due anni dopo una gravissima fuoriuscita di sodio.
Un incidente simile a quello di Cernobyl (quest'anno sono passati otto anni da quel terribile incidente) metterebbe a repentaglio la vita di milioni di persone; di conseguenza si presenterebbe la necessità di evacuare una parte importantissima del territorio d'Europa: Francia, Italia, Svizzera e Belgio. Come saprete, per dimezzare la radioattività del plutonio sono necessari 24.000 anni ed è sufficiente un milionesimo di grammo per provocare il cancro nell'uomo.
Questa centrale, per le sue potenzialità, è la più pericolosa del mondo, in caso di grave incidente sarebbero necessarie misure di evacuazione, di protezione talmente enormi che comunque sarebbero illusorie.
Nel 1991, il Ministro della Protezione Civile, interpellato dalla Regione Piemonte dopo l'ultimo incidente al Superphoenix, aveva affermato di non conoscere l'esistenza di piani di emergenza nelle regioni nord occidentali italiane e di non possedere nemmeno gli elementi di informazione sulla situazione di sicurezza del Superphoenix.
Ora il governo francese si è impegnato per la rimessa in moto di questa centrale, anche perché è estremamente preoccupato dalla possibilità di dover restituire la quota di partecipazione alla società Nersa - società che raggruppa i vari Paesi che hanno costruito la centrale, tra i quali l'Italia, con una partecipazione del 33% - dato che nel contratto è prevista la restituzione in alcuni casi - come di incidenti - di spese al di sopra di quanto preventivato ed è prevista la restituzione delle somme già investite; pertanto il governo francese si è impegnato a riattivare tale centrale.
Si sottolinea che dal 1987 la centrale ha subito gravi incidenti classificabili tra il primo e il secondo grado della scala di gravità degli incidenti nucleari, e che il funzionamento nei sei anni è stato di circa sei mesi a pieno regime della centrale stessa. Questa nuova riapertura della centrale prevede una riconverversione da surgeneratore a ipogeneratore. Questa scelta pare per molti scienziati, per molti ricercatori, azzardata poiché tutte le sperimentazioni finora effettuate hanno evidenziato la grossa possibilità di incidenti, un grosso potenziale di insicurezza, inoltre per poter convertire un generatore nucleare da surgeneratore a ipogeneratore sono necessari circa dieci anni. Considerando che il Superphoenix dovrebbe essere dismesso nel 2001 questo ovviamente non sarebbe più possibile riconvertendola e quindi anche la struttura della centrale stessa creerebbe grossi problemi di insicurezza poich risulterebbe vecchia.
Gli esperimenti già effettuati sul Phoenix (sorella minore del Superphoenix) come ipogeneratore hanno riguardato delle quantità irrisorie di plutonio (1 grammo) a fronte delle tonnellate di cui dispone il Superphoenix, inoltre questi esperimenti hanno evidenziato importanti problemi di sicurezza.
Questo ordine del giorno chiede al governo francese di riflettere sulla scelta da operare, visto il coivolgimento di vaste popolazioni.
Chiede inoltre al governo italiano: di intervenire presso il governo francese affinché venga avviato un confronto sulla questione Superphoenix di fare formale richiesta alle autorità francesi di un rapporto dettagliato sulle condizioni di sicurezza e di piani d'intervento e di evacuazione in caso di emergenza, per quanto riguarda il Superphoenix e più in generale il complesso di impianti di produzione elettronucleare e di ritrattamento delle scorie nella Valle del Rodano: quali sono i costi sostenuti dall'ENEL per la partecipazione al Consorzio Superphoenix quanto abbia inciso la partecipazione dell'ENEL al Consorzio Nersa sul consumatore italiano quali sono le ragioni che motivano ancora la presenza dell'ENEL all'interno di un'operazione giudicata ormai fallimentare dal punto di vista energetico, nonché troppo rischiosa sia per la tutela dell'ambiente che per la salute dell'uomo; e infine se non ritenga opportuno assumere idonee iniziative affinché l'ENEL abbandoni questa partecipazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.
MASARACCHIO Confesso che ho letto il testo dell'ordine del giorno in questo momento; ritengo fondate tutte le perplessità espresse, per ragioni che vanno al di là di considerazioni meramente politiche.
Assumere una posizione di questo genere nei confronti del Governo, che deve pur sapere qual è la propria politica sul piano della produzione energetica - di cui siamo altamente deficitari anche perché nel passato abbiamo rifiutato le installazioni di produzione atomica - ritengo sia condivisibile al 100%, tranne che per quanto riguarda l'ultimo capoverso dell'ordine del giorno: dove si dice: "se non ritenga opportuno assumere idonee iniziative affinché l'ENEL abbandoni tale partecipazione".
Se non siamo a conoscenza di quanto si chiede di sapere, non mi pare coerente la considerazione di richiesta all'ENEL di abbandonare la partecipazione.
Noi saremmo per una proposta di questo genere: "se non ritenga opportuno assumere idonee iniziative affinché l'ENEL chiarisca le proprie responsabilità partecipative".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.
BONINO Ovviamente parlo a titolo personale. Come il collega Masaracchio ritengo anch'io di poter condividere tutto quanto scritto nell'ordine del giorno, ritenendo valide anche le affermazioni fatte a braccio e quindi tutti i dati sui quali, però, non ho elementi per poter giudicare. Mi chiedo però come sia possibile chiedere - negli ultimi due capoversi - le ragioni che motivano ancora la presenza dell'ENEL nel Consorzio e parallelamente, che l'ENEL rinunci alla propria partecipazione.
Ma se non se ne conoscono ancora le ragioni com'è possibile fare una tale richiesta! Bisognerebbe forse capire cosa succede nel mondo, visto che in Italia di questi argomenti non se ne può parlare; per quanto mi riguarda personalmente, voto tutto l'ordine del giorno, tranne l'ultimo capoverso.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Si potrebbe, con due correzioni agli ultimi due capoversi, arrivare ad una stesura unitaria. Nella frase "...un'operazione giudicata ormai fallimentare dal punto di vista energetico" sostituirei alla parola "fallimentare" la parola "discutibile".
Nel penultimo capoverso, toglierei unicamente la parola "troppo".
Nell'ultimo capoverso si potrebbe dire: "...se non ritenga opportuno assumere idonee iniziative affinché l'ENEL valuti nuovamente tale partecipazione." Questa stesura mi pare coerente con il discorso precedente, e potrebbe raccogliere il consenso generale, nonché quello della Giunta.



PRESIDENTE

Facciamo prevalere ragioni di unità? La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Come uno dei firmatari dell'ordine del giorno posso accettare, in ragione dell'unità di espressione, le modificazioni proposte. Ma vorrei anche che i colleghi fossero convinti e coscienti dei rischi che centrali di questa natura - oltre a quelle nucleari in genere - possono comportare.
Il problema della ricerca della parola più calzante mi sembra problema poco consistente; accetto un'espressione unitaria, nella misura in cui vi sia la coscienza dei rischi.
Le centrali cosiddette veloci non sono sicure; la comunità scientifica ha riconosciuto pressoché all'unanimità i rischi che queste centrali possono far correre.
E' questa la coscienza che ci deve muovere, non un'esigenza di unità di espressione, non il gioco strumentale di apparire più diplomatici. Chiedo a tutti di riflettere, così come faccio io, sulla sensazione che si prova ogni volta che si assiste a qualche relazione sulla situazione dell'Ucraina e della Bielorussia in conseguenza del disastro di Cernobyl.
Di fronte a quei fatti bisogna essere molto chiari; non si può giocare alla diplomazia atteggiamento sempre possibile e utile - si deve guardare alla sostanza della questione.
Ritengo che il caso della centrale francese al plutonio sia problema di sostanza; in questo senso, nella coscienza che il problema di sostanza sia di tutti, accetto di modificare l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno, così emendato dal Presidente Brizio, il cui testo recita: "Vista la volontà espressa dal Governo francese di riattivare la centrale nucleare Superpho'nix di Creys-Malville considerato: 1) che il Superpho'nix, attivato come prototipo nel 1985, ha funzionato a pieno regime solamente per sei mesi, a causa di continui ostacoli tecnici 2) che la centrale, definita "ad alta sicurezza" è incorsa in gravi incidenti svariate volte, con grossi rischi per le popolazioni 3) che a causa dell'inattività dell'impianto protrattasi per oltre due anni, e in seguito all'accertata inaffidabilità ne è stata disposta la chiusura: a) dall'8 marzo 1987, in seguito ad una avaria non scoperta a tempo al serbatoio di stoccaggio del combustibile nucleare (classificata al secondo grado della scala di gravità degli incidenti nucleari), la centrale non dispone di alcun mezzo normale per l'evacuazione e il controllo degli assemblaggi nucleari (7 tonnellate di plutonio) caricati nel 1985.
b) La centrale è, da questa data, un cantiere all'interno dell'edificio del reattore stesso. Il serbatoio di stoccaggio incidentato deve essere rimpiazzato da un nuovo sistema, costruito per la circostanza e mai sperimentato.
c) Dal 20 giugno 1990, le tremila tonnellate di sodio primario che servono da fluido di raffreddamento sono state ossidate da un ingresso anormale d'aria nel circuito primario del nocciolo. Questa avaria non rilevata in tempo (classificata al secondo grado della scala di gravità degli incidenti nucleari) ha portato, solo il 3 luglio 1990, all'arresto della centrale poiché non erano più garantite le norme di sicurezza.
d) Dal 13 dicembre 1990, il tetto della sala macchina è crollato sotto il peso della neve, causando gravi danni all'insieme della struttura della sala macchine, alle alimentazioni dell'acqua, dell'elettricità e ai turbo alternatori.
Questo incidente (classificato al primo livello della scala di gravità degli incidenti nucleari) ha comportato la perdita dell'alimentazione elettrica del reattore e il ricorso per una settimana all'alimentazione di soccorso fornita dai gruppi diesel del sistema di sicurezza.
e) La cappa speciale di scarico che è alloggiata nella sala macchina e che dovrebbe essere per regolamento in grado di funzionare è, dal marzo 1991, danneggiata dalle macerie del tetto crollato.
f) Dal 6 agosto 1989, la centrale Phenix di Marcule (sorella minore di Superpho'nix) è oggetto di anomalie gravi e ripetute dovute a sbalzi nell'attività nucleare del nocciolo (classificata al secondo livello della scala di gravità degli incidenti nucleari).
g) Studi radiologici effettuati dal CRII-RAD (commissione di ricerca e di informazione indipendente sulla radioattività) hanno dimostrato le carenze gravi nei controlli fatti dall'Ente gestore e dallo SCPRI (servizio centrale di protezione contro le radiazioni ionizzanti) e la presenza anomala di plutonio nel Rodano a valle della centrale.
4) Che nel 1991, il Ministro della Protezione civile, interpellato dalla Regione Piemonte dopo l'ultimo incidente al Superpho'nix, aveva affermato di non conoscere l'esistenza di piani di emergenza nelle regioni nord-occidentali italiane nell'ipotesi di un incidente nucleare in Francia e di non possedere elementi di informazioni sulla situazione di sicurezza nel Superpho'nix 5) che il testo dell'accordo che a suo tempo diede vita alla NERSA, la società che gestisce il Superpho'nix, consente comunque in qualunque momento il recesso di uno dei contraenti, qualora si verifichino costi aggiuntivi (come è appunto il caso delle riparazioni seguite agli incidenti al reattore, o si modifichino le condizioni relative alla sicurezza, o qualora comunque risulti non più conveniente la partecipazione, ed impone in questi casi anche la restituzione delle somme già investite 6)che i lunghi periodi di inattività conseguenti ad incidenti hanno reso assolutamente antieconomico il funzionamento della centrale 7) che il generatore è stato progettato come surgeneratore in grado di produrre un'eccedenza di plutonio, mentre oggi lo si vuole utilizzare per le ragioni opposte, cioè come ipogeneratore 8) che tale scelta appare azzardata vista la mancanza di serie analisi dal punto di vista economico e della sicurezza, e che realisticamente i tempi di conversione del reattore sono stimati in oltre 10 anni 9) che secondo il Raggruppamento degli scienziati per l'informazione per l'energia nucleare (GSIEN), gli studi ad oggi prodotti lasciano aperti grossi interrogativi 10) che gli esperimenti ad oggi condotti sul Phenix come ipogeneratore hanno riguardato quantità irrisorie di plutonio (un grammo) a fronte delle tonnellate di cui dispone il Superpho'nix, e che questi esperimenti hanno rilevato importanti problemi di sicurezza 11) che il Superpho'nix è stato progettato per essere utilizzato fino al 2001 e che i tempi necessari alla sua utilizzazione come ipogeneratore portano ad interrogativi riguardanti l'invecchiamento della struttura 12) che il Superpho'nix è una centrale che grazie al surplus di plutonio, induce grossi rischi di proliferazione nucleare 13) che uno studio del 1992 dell'EDF (Enel francese) considera possibile un incidente nucleare grave nei prossimi dieci anni il Consiglio regionale del Piemonte, interessato da un punto di vista geografico da eventuali (ma evidentemente non remoti) incidenti, e sulla base di quanto è avvenuto in passato e di quanto ha dimostrato la ricerca chiede: al Governo francese di riflettere attentamente sulla scelta da operare chiede al Governo della Repubblica: di intervenire presso il Governo francese affinché venga avviato un serio confronto sulla questione Superpho'nix di fare formale richiesta alle autorità francesi di un rapporto dettagliato sulle condizioni di sicurezza ed i piani di intervento ed evacuazione in caso di emergenza, per quanto riguarda il Superpho'nix e più in generale il complesso di impianti di produzione elettronucleare e di ritrattamento delle scorie nella valle del Rodano quali sono i costi sostenuti dall'Enel per la partecipazione al Consorzio Superpho'nix quanto abbia inciso la partecipazione dell'Enel al Corsorzio NERSA sul consumatore italiano quali sono le ragioni che motivano ancora la presenza dell'Enel all'interno di un'operazione giudicata discutibile dal punto di vista energetico nonché rischiosa sia per la tutela dell'ambiente che per la salute dell'uomo se non ritenga opportuno assumere idonee iniziative affinché l'Enel valuti nuovamente tale partecipazione." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli.


Argomento: Boschi e foreste

Esame progetto di legge n. 385: "Interventi per la protezione dei boschi dagli incendi"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 14) all'o.d.g.: Esame progetto di legge n. 385.
Relatore è il Consigliere Penasso, che ha facoltà di intervenire.
PENASSO, relatore Illustre Presidente, egregi Consiglieri.
La proposta di legge regionale in esame si colloca temporalmente due mesi dopo l'approvazione, da parte del Consiglio regionale, del Piano antincendi boschivi. Piano che richiede, per rendere applicabili correttamente le numerose novità gestionali introdotte, di rivedere l'intero Servizio antincendi. Il Servizio, è bene ricordarlo, venne posto in essere a seguito del DPR n. 616 che, nel 1977, sancì il trasferimento alle Regioni delle funzioni della legge n. 47/75 ed impose la creazione del Servizio citato. La stessa legge n. 47/75 stabilì inoltre come le azioni di difesa e la conservazione del patrimonio boschivo dagli incendi debbano essere previste all'interno di un apposito Piano. Il primo Piano antincendi adottato dalla Regione risale al maggio 1977.
D'altra parte l'approvazione, nel 1991, della legge quadro sul volontariato, la n. 266, introduce profonde novità che consentono di risolvere molti dei problemi connessi all'impiego dei volontari antincendio presenti nell'ordinamento speciale sia nazionale che regionale; in particolare per quanto attiene l'omogeneità dell'inquadramento e della gestione, la possibilità di estendere la copertura assicurativa anche alle fasi di prevenzione, avvistamento e ripristino.
Si tratta pertanto di operare un complessivo aggiornamento ed adeguamento di una normativa che, in Regione, opera da venti anni. Risale infatti al 6 maggio '74 l'approvazione della legge n. 13 relativa a interventi per la prevenzione ed estinzione degli incendi forestali. Legge che rappresentò un notevole impegno del legislatore che tentò di affrontare il problema degli incendi boschivi in modo globale. Vennero infatti puntualmente considerate: la prevenzione, la lotta e la ricostruzione boschiva.
Altrettanto impegno viene oggi posto per dare corpo ai cambiamenti che si rendono necessari per una compiuta attuazione del nuovo Piano e delle disposizioni legislative nazionali. La legge proposta considera infatti il problema degli incendi boschivi in tutti i suoi aspetti a partire dall'educazione ambientale per giungere alla ricostituzione dei beni danneggiati.
Elemento cardine della proposta di legge è la programmazione che utilizza quale principale strumento il Piano regionale antincendi sottoposto a periodica revisione ed attuato attraverso programmi annuali d'intervento.
Vengono individuate categorie di opere ed azioni fondamentali per dare concretezza alla politica di tutela ambientale della Regione. Risultano snellite le precedenti procedure. Viene connotato in modo preciso il ruolo della Regione e quello degli Enti locali. E, come già detto, si tende a valorizzare ed a riconoscere il valore dell'impegno sociale del volontariato in applicazione della legge n. 266/91. La stipula di convenzioni con le organizzazioni di volontariato costituisce infatti uno dei presupposti per la realizzazione degli obiettivi posti in legge.
Trova spazio in legge il concetto di uso del fuoco come strumento di lavoro per l'effettuazione di operazioni di manutenzione; viene in tal senso ridotto da 100 a 50 metri il limite di distanza dalle zone boscate per l'accensione dei fuochi. Nel contempo è posto divieto assoluto all'abbruciamento incontrollato dei pascoli montani e si applicano ulteriori divieti per i boschi distrutti o danneggiati dal fuoco. Si intende infatti scoraggiare l'uso del fuoco come possibile elemento determinante una modificazione della destinazione d'uso dell'area interessata o, peggio, per l'eliminazione dei vincoli propri delle zone boscate.
Significativa in tal senso è la possibilità di effettuare il blocco dell'attività venatoria per un tempo utile alla ricostituzione dell'habitat faunistico originario, tempo che, comunque, non potrà essere inferiore ai cinque anni.
Vengono enucleati i motivi, di ordine scientifico od economico, che possono condurre ad un uso del fuoco controllato. Le modalità tecniche di tale applicazione devono essere strettamente riconducibili al più volte citato Piano regionale. La determinazione degli obiettivi gestionali è stata a lungo discussa in Commissione. Si è ad esempio precisato che la riduzione della biomassa bruciabile deve riguardare unicamente le formazioni erbacee o basso arbustive limitrofe alle formazioni forestali; è stato introdotto il divieto di applicazione del fuoco controllato nelle formazioni forestali naturali e negli ambienti in cui il novellame di specie forestali tenda a diffondersi naturalmente. E' precisato come l'Assessorato regionale competente per materia debba autorizzare l'applicazione del fuoco controllato. Autorizzazione che verrà comunicata al Corpo forestale dello Stato cui spetta la proposta per l'attuazione del fuoco controllato in determinati periodi e località.
Va ricordato che per effetto di apposita convenzione tra la Regione Piemonte ed il Ministero dell'agricoltura e foreste spetta comunque al Corpo forestale dello Stato la direzione ed il coordinamento delle operazioni di prevenzione ed estinzione incendi.
Sempre in Commissione sono stati introdotti termini per la ricostituzione boschiva a seguito di incendio, termini stabiliti in un anno solare per i boschi cedui ed in tre anni per le fustaie. Lo stesso articolo estende la possibilità di beneficiare del contributo per la ricostituzione dei beni silvopastorali danneggiati o distrutti anche agli Enti pubblici in applicazione della legge regionale n. 63/78.
La spesa complessiva presunta per l'applicazione della legge è quantificabile, a partire dal 1975, in 3000 milioni per ciascun esercizio finanziario. Stanziamento utile per far fronte ad attività, opere ed attrezzature.
Le sanzioni comminabili per le violazioni e l'inosservanza degli obblighi previsti dalla proposta di legge nei territori boscati e cespugliati, anche se non ricompresi nel Piano regionale, sono accorpate in un unico articolo. Tali sanzioni vengono focalizzate su sette diverse fasce che attengono i vari tipi di violazione. La normativa nazionale di riferimento è costituita dalla legge n. 47/75 e dal regio decreto 3267/23.
Ricordo infine che la legge proposta si configura quale testo unico in materia di incendi boschivi; si è infatti resa necessaria l'abrogazione della legge regionale n. 13/74 e relative modifiche e di alcuni articoli della legge n. 32/82. Viene inoltre prevista la sospensione dell'applicazione di alcuni articoli delle Prescrizioni di massima e di Polizia forestale delle Giunte Camerali. Prescrizioni che fondano sul dispositivo di cui al già citato regio decreto 3267/23.
Invito quindi a voler senz'altro procedere all'approvazione della proposta di legge esaminata dalla Commissione III, nel corso di più sedute anche sulla base delle risultanze emerse dalle consultazioni effettuate con le parti sociali interessate che, con una presenza piuttosto rilevante e significativa, hanno avuto modo di esprimere il proprio articolato parere.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, comunico che il Consigliere Vaglio ha ritirato gli emendamenti a tutti gli articoli, meno che all'art. 7.
Non essendovi richieste di intervento di carattere generale, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 Emendamento presentato dal Consigliere Vaglio: Il comma 4 è così modificato: "Le procedure per l'individuazione, la realizzazione e l'autorizzazione delle opere di cui al punto a) ed i criteri per la richiesta ed il rilascio delle autorizzazioni di cui al punto b) saranno definiti con apposita circolare applicativa del Presidente della Giunta regionale, da diramarsi entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge".
La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore regionale La Giunta accetta l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento testè accettato dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 28 voti favorevoli e 7 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 7 così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 17 è approvato.
Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
Informo i Consiglieri che l'Accordo di Programma è stato distribuito presso i Gruppi consiliari.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,30)



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