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Dettaglio seduta n.270 del 15/03/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 25 febbraio e 1 marzo 1994 che verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1317 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente i maggiori oneri da pagare ai proprietari dei terreni espropriati dai Comuni


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1317 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, il tema che abbiamo sollevato nell'interpellanza è relativo al pagamento, ai proprietari dei terreni espropriati dai Comuni, di maggiori indennità rispetto a quello provvisoriamente deliberato in occasione dell'esproprio e dell'occupazione d'urgenza. Vi sono stati numerosi casi di onerose valutazioni aggiuntive che hanno messo in gravi difficoltà innanzitutto i Comuni e di conseguenza gli assegnatari degli alloggi che su quei terreni erano stati costruiti. Il fatto è semplice da capire: il maggior onere di costo di acquisizione del terreno viene ripartito fra tutti gli assegnatari che, quindi, sono costretti ad un impegno finanziario non previsto e di un certo rilievo.
Il problema è ancor più grave se si pensa agli oneri che ricadono su quei Comuni che hanno una crisi finanziaria nota e grave da lungo tempo per la quale non si trovano in condizione di pagare questi maggiori oneri.
La situazione inoltre è ulteriormente aggravata dagli interessi che devono essere pagati dagli stessi Comuni e che continuano a lievitare nel tempo.
Ricordo che questo problema aveva avuto un caso, quello del Comune di Nichelino, che non era neppure da considerarsi eccezionale. La Regione Piemonte aveva fatto una valutazione del valore dei terreni espropriati di circa 70.000 lire/mq; in seguito ad un accordo intervenuto tra il Comune di Nichelino e la proprietà, questi terreni vennero ceduti al Comune di Nichelino ad un prezzo vicino alle 30.000 lire/mq.
Non si tratta di una valutazione un po' diversa, si tratta di una valutazione - quella effettuata dalla Regione Piemonte su questi terreni assolutamente sproporzionata; non era il caso in cui il privato aveva particolare bisogno di vendere. Allora, come è possibile che la Regione Piemonte abbia attribuito a quel terreno un valore di 70.000 lire/mq quando l'accordo tra i privati - e quindi il mercato in quel giorno e tra quei soggetti - ha sancito che il suo valore è di 30.000 lire/mq? Voi capite che sono risorse, fiumi di denaro che corrono verso i proprietari dei terreni espropriati ed è denaro che va a remunerare non attività produttive, ma attività parassitarie; sono risorse che vengono utilizzate per premiare la rendita parassitaria sottraendole ad altri impieghi. Quindi, il problema sul rapporto che deve esserci tra profitto e rendite (dibattuto anche in questa contingenza pre-elettorale) è anche di carattere generale. La Regione Piemonte, all'interno di questa materia, si sta da anni distinguendo per il suo agire in modo burocratico senza alcun lume di ragione politica, nonostante molte sollecitazioni fatte dalle opposizioni e dal sottoscritto.
Pertanto considero assolutamente inaccettabile che la Regione Piemonte non si accorga dei danni che questo suo comportamento sta producendo per Comuni e soggetti privati e mi stupisco che non siano state prese iniziative nei confronti dei servizi che attuano queste perizie (Tribunali Corti d'Appello, ecc.), ovvero che la Regione Piemonte continui a stimare terreni in modo spropositato rispetto al mercato. Teniamo presente che altre Regioni, ad esempio la Regione Lombardia, da anni si comportano in altro modo e da anni i prezzi di esproprio definitivi, riconosciuti ai proprietari dei terreni, sono grosso modo quelli di mercato e si attestano sulle 20/30.000 lire/mq.
Questa interpellanza è antica, risale al 13 luglio 1992 e ad essa si risponde solo ora, ma questo fatto non mi stupisce, perché rientra nel lassismo, nella superficialità e nel lasciar vivere e remunerare le rendite oltre ogni limite che, evidentemente, ha contraddistinto l'attività di questa Giunta. Ora, dopo un anno e mezzo giunge la risposta dell'Assessore e sono curioso di sapere se saprà rispondere in modo innovativo a questo problema. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore regionale Prima di dare la risposta, che non ho la presunzione di ritenere innovativa, probabilmente innovativa non sarà (ho in capo questa delega soltanto da alcuni mesi), riferisco al collega Chiezzi e al Consiglio due dati iniziali. Io non so come funzionano le cose in Lombardia perché non ho avuto modo di verificare o comunque di dialogare con quella Regione su questa materia, ma riferisco due dati che mi sembrano significativi. Ho presente la valutazione di un terreno per quanto riguarda il Centro Intermodale delle merci di Novara in cui non la Regione, ma la Commissione provinciale di valutazione per quanto riguarda gli espropri, valutò quel terreno a 38.000 lire il metro quadro. Si tratta di un terreno di 170/180.000 metri quadrati, quindi una superficie notevole, che - ripeto è stato valutato dalla Commissione provinciale 38.000 lire al metro quadro.
La valutazione ultima fornita dai nostri uffici è di 2.700 lire al metro quadro, alla quale si aggiunge una certa cifra per il fatto che i proprietari sono coltivatori diretti.
Questo per dire che io rigetto le accuse del Consigliere Chiezzi nei confronti dei funzionari regionali.
CHIEZZI Mi scusi, Assessore: ha la possibilità di dire le date di queste due valutazioni?



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Sì, ma non subito. La valutazione della Regione è recente (tre o quattro mesi fa), mentre la valutazione della Commissione provinciale di Novara è, grosso modo, di un anno fa.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Probabilmente il regime della destinazione dei terreni era diversa.



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore regionale



PRESIDENTE

No, la destinazione è la stessa, perché nel Piano regolatore quei terreni sono individuati con destinazione.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Agricola.



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore regionale



PRESIDENTE

No, ad attrezzature di uso pubblico.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Quindi a servizi.



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Potrò comunque fornire tutta la documentazione, non però questa mattina, perché non ero preparato su questa vicenda.
Voglio citare solamente dei dati macroscopici di controtendenza rispetto alle osservazioni di fondo del Consigliere Chiezzi.
La Regione Piemonte, così come le altre Regioni, purtroppo, può fare pochissimo in questa materia: l'anno scorso noi abbiamo inserito in bilancio - poi la procedura non è arrivata in porto e la riproponiamo quest'anno - 220 milioni di indennizzo per un signore di Asti (ora mi sfugge il nome) la cui pratica di esproprio è iniziata ventitre anni fa! Penso che questi dati siano abbastanza significativi degli ostacoli che esistono su questa strada: non vengano emanati i regolamenti a livello statale, le delucidazioni non arrivino e le cose si trascinano per decine e decine di anni (l'esempio che ho citato prima lo dimostra).
Rispondo ora alle questioni poste dal Consigliere Chiezzi (comunque fornirò i dati sui casi che ho citato).
I dati relativi all'ammontare delle maggiori indennità di esproprio nel settore dell'edilizia residenziale pubblica, e segnatamente nell'area metropolitana piemontese, non sono conosciuti, atteso che, seppure il Settore Espropri ha attivato nel luglio 1988 un'indagine conoscitiva sullo stato delle procedure espropriative, la maggior parte delle amministrazioni comunali dell'area metropolitana non ha risposto ai quesiti formulati (anche questo è un dato). In particolare non è pervenuta risposta alcuna dai Comuni di Torino, Moncalieri, Beinasco, Borgaro, Chieri, Gassino Grugliasco, Leinì, Nichelino, None, Orbassano, Pianezza, Rivoli, San Mauro Settimo, Trofarello, Vinovo, Volvera, oltre ad altri Comuni di grandi dimensioni quali: Carignano, Carmagnola, Ciriè, La Loggia, Pinerolo Piossasco, Rivarolo, ecc.
Il dato che emerge è che è difficile dialogare con chi non si sente interlocutore né fa nulla per esserlo. Miglior sorte non si è avuta rispetto alle altre Province, tant'è che nei capoluoghi di provincia ha risposto la sola Amministrazione comunale di Cuneo, di tutti i capoluoghi di provincia! Gli altri non hanno risposto.
Nel complesso la risposta ai quesiti formulati è stata fornita dal 59,38% dei Comuni, cioè 718 su 1209.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Hanno risposto allora.



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Sì, questa percentuale ha risposto.
La stragrande quantità delle risposte all'indagine risulta negativa, in quanto fornita da piccoli Comuni che non hanno mai attuato - questo è il dato di discrasia - procedure espropriative e solo il 6% dei Comuni piemontesi ha fornito risposta positiva. E' un dato squallido, ma è un dato.
Occorre altresì evidenziare che il Settore Espropri regionali non possiede dati certi, considerato che la maggior parte dei Comuni con popolazione superiore ai 5.000 abitanti, titolari della delega delle funzioni espropriative, conferita con l'art. 71 della L.R. n. 56/77, non provvedono a comunicare alla Regione i provvedimenti emanati in forza della suddetta delega, come peraltro previsto dalla legge.
Per quanto attiene alla normativa in materia di determinazione di indennità di espropriazione di aree a vocazione edificatoria, il legislatore nazionale, con l'art. 5 bis della legge 8/8/1992, n. 359 (quindi legge successiva alla data dell'interpellanza del Consigliere Chiezzi), ha introdotto nell'ordinamento una nuova normativa che ha fatto riprendere vigore all'art. 14 della legge 15/5/1885 (la cosidetta legge di Napoli) sostituendo ai fitti coacervati dell'ultimo decennio il reddito dominicale rivalutato. La media del valore risultante deve essere decurtata del 40%. Tale decurtazione non viene applicata ove i proprietari espropriandi dichiarano di convenire alla cessione volontaria dell'area.
La legge demanda ad un regolamento (cui facevo riferimento prima), da emanare con decreto del Ministro dei Lavori pubblici, la definizione dei criteri e dei requisiti per l'individuazione delle possibilità legali ed effettive di edificabilità, esistenti al momento dell'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio dell'area. Tale norma che è, ovviamente temporaneamente inapplicabile in assenza del regolamento (non è stato infatti ancora emesso), è già stata oggetto di ordinanze di rimessione alla Corte Costituzionale, ordinanze emesse dalle Corti d'Appello di Torino e di Bologna, che hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale, la cui principale motivazione consiste nel ritenere che l'indennizzo risultante dall'applicazione dei criteri dettati dalla legge scende sotto un livello di ragionevole congruità, tale da essere irrisorio. Inoltre crea disparità di trattamento tra chi ha già subìto l'esproprio, con la conseguenza della perdita del 40%, e chi può ancora concordare l'indennizzo senza la riduzione del predetto 40%; la riduzione del 40%, per chi contesta giudizialmente l'importo offerto, rende onerosa la lite dissuadendo l'espropriato alla tutela legale dei propri interessi.
A giudizio degli esperti in materia, la Corte Costituzionale, che pare si stia attualmente occupando della questione per la quale è presumibile ed aupicabile un sollecito pronunciamento, non potrà non dichiarare costituzionalmente illegittima tale norma, la quale diverrà, in tal caso inefficace prima ancora che sia stata applicata.
Ecco la giungla e il ginepraio da cui non si esce.
La conseguenza sarà, come già avvenuto per le precedenti dichiarazioni di illegittimità costituzionale di norme derogatrici alla legge fondamentale del 1865, che riprenderà pieno vigore il criterio indennizzativo dettato dall'art. 39 della legge n. 2359/1865, commisurato al valore venale conseguente al venir meno della compressione operata dalla suddetta norma derogatrice.
Per quanto riguarda il contenzioso in atto, valgono le stesse considerazioni relative alla mancata risposta all'indagine ed alle omesse comunicazioni degli atti emanati dai Comuni. Occorre inoltre aggiungere che parte dei procedimenti coattivi (occupazione d'urgenza di immobili per la realizzazione di opere pubbliche) sono di competenza dei Comuni, in quanto direttamente attribuita dallo Stato con l'art. 106 del DPR n. 616/77 e per il quale la Regione non è a conoscenza dell'eventuale contenzioso non essendo soggetto legittimato passivo in sede giurisdizionale. Il Servizio Espropri regionale è composto da un funzionario di I qualifica dirigenziale e questo è un lamento nei confronti della pochezza della struttura, ma direi che è ancora la parte meno incidente perché sono altri i lacci e lacciuoli che impediscono di arrivare in porto.
Il Servizio Espropri regionale è composto da un funzionario di I qualifica dirigenziale con responsabilità del Servizio, un funzionario di VIII qualifica con funzioni di responsabile di unità operativa e da una operatrice di IV qualifica addetta alle funzioni di Segreteria e trascrizione. Va precisato che sono in corso le procedure per il potenziamento dell'organico. Vista l'esiguità del personale assegnato al Servizio è per il momento impossibile fornire notizie relativamente alla quantità di valutazioni effettuate negli ultimi cinque anni, ai relativi prezzi unitari determinati, per i quali sarebbe altresì necessario specificare anche tutti i criteri applicati per giungere alle quantificazioni stesse, nonché a quante pratiche debbano essere concluse.
Al fine di attivare un'indagine così articolata occorrerebbe la sospensione di ogni altra attività del Servizio con evidente grave pregiudizio sia per la realizzazione di opere per le quali gli enti esproprianti hanno termine di scadenza relativamente brevi, sia per l'eventuale responsabilità omissiva scaturente dalla mancata emanazione dei provvedimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Gentile Presidente, colleghe e colleghi. E' proprio sconfortante sentire una risposta di questo genere. Ci sarebbe da arrabbiarsi, perch non è possibile continuare a governare in questo modo.
Ci sono dei problemi che non sono regionali, benissimo; i Comuni non rispondono, male; la Regione potrebbe anche meditare su questo comportamento ed insistere presso i Comuni, non limitarsi a mandare una lettera e dire che il Comune dopo due anni non ha risposto. Ma perché non ha risposto? (Interruzione dell'Assessore Gallarini)



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Certo, ma limitarsi a dire questo dopo un anno e mezzo! Forse la Regione Piemonte può, in occasione di un comportamento così grave e irresponsabile da parte dei Comuni, attivare altre procedure. Mettiamo da parte il ginepraio delle leggi che si applicano in materia di esproprio leggi considerate incostituzionali, ritorno a vecchie leggi, nuove iniziative che forse saranno incostituzionali. Su questo però la Regione Piemonte non si è distinta nei confronti del Governo centrale per chiedere di mettere al primo punto dell'attività legislativa la questione della messa a norma dell'uso e del regime dei suoli. L'ho sollecitato tante volte, ma questa Regione non ha fatto nulla di politicamente importante per proporre al Governo che si legiferi su questo.
Adesso andiamo a nuove elezioni, c'è il nuovo sistema maggioritario, ci sarà un governo che inizierà a costruire quella che si dice dover essere la seconda Repubblica, ma io dico che se chi governerà il Paese non metterà al primo punto dei lavori di settore questo tema, rimarremo sempre una prima scalcinata Repubblica e non diventeremo mai la seconda.
Su questi due temi non insisto, concernono un impegno politico che non c'è stato, un impegno politico generale nei confronti dei Comuni e nei confronti dello Stato. Quello che fa arrabbiare è la risposta resa dall'Assessore per quanto riguarda le specifiche competenze della Regione.
Che alla domanda di un Consigliere regionale che chiede solo di conoscere le cifre riconosciute dagli uffici della Regione Piemonte negli ultimi anni, nella valutazione dei terreni, si risponda che non è possibile saperlo, a mio avviso non è accettabile.
Che dopo un anno e mezzo non si sia in grado di stilare una tabellina di cose già fatte, di pezzi di carta già agli atti, di cui prendere solo i totali per fare un elenco, lo considero un comportamento indecente! Non si chiede di fare una ricerca su tutti i Comuni, ma di dire quanti terreni l'ufficio ha esaminato e quale prezzo ha stimato per ciascun terreno. Ma dove pensiamo di andare governando in questo modo, con apparati di questo genere! E' una cosa assolutamente indecente che un Consigliere regionale in Consiglio non possa conoscere l'attività di un ufficio perché l'ufficio è sottodimensionato, con il ricatto che se si deve fare quel centinaio di somme si ferma tutto. Il solito ricatto. Sono assolutamente insoddisfatto di questa cosa, ma c'è di più. L'Assessore ha detto che probabilmente si tornerà a valutare i terreni con il metodo dell'individuazione del valore venale. Anche qui, un'altra perla, perché il valore venale così come è stato calcolato dai nostri uffici, è il valore che a Nichelino ha portato a riconoscere 70.000 lire al mq quando al proprietario ne sono bastate 30/32.000.
Un amministratore, un legislatore che amministra e che verifica questo fatto ha un bel sentire l'ufficio che gli spiega che conti ha fatto per individuare il valore di 70.000 lire al mq; ma quel valore, è stato dimostrato dalla realtà del mercato, è fasullo, è un valore supervalutato e non lo dice qualche regola o qualche norma, lo dice la realtà dei fatti. Il metodo con cui si calcola il valore venale va contestato, anche se gli uffici raccontano che quel metodo è usato dai periti della Corte d'Appello.
Tutte cose vere, ma va contestato il metodo, da chiunque utilizzato, perch questo è un problema di fondo, di trasferimento di ricchezze esagerato in una direzione. Allora, Assessore Gallarini, sa come viene calcolato questo valore venale? C'è un proprietario di un terreno, su questo terreno si possono costruire sulla carta cento stanze, e il conto che fanno è che dato che grosso modo il valore del terreno corrisponde al valore di venti stanze costruite, dato che venti stanze costano tanti milioni, questi milioni sono il valore che va riconosciuto al terreno e fa 70.000 lire al mq. Questo ragionamento che viene applicato dai nostri uffici e dai periti è un ragionamento economicamente contestabile e fasullo, perché non è possibile riconoscere al proprietario di un terreno tutti i guadagni che questo proprietario di terreno potrebbe avere ove su quel terreno venisse redatto un progetto, che costa; si trovasse un'impresa che ha i capitali disponibili per edificare, che questa impresa inizi i lavori, che li termini in modo economicamente corretto e che l'edificio, una volta messo sul mercato, sia tutto venduto.
Io capisco anche che, se c'è un'impresa economica che prende un terreno sul quale teoricamente si può edificare e attraverso una complessa serie di iniziative economiche, organizzative e finanziarie effettua questo investimento immobiliare, alla fine di tutta questa fatica e di questi rischi imprenditoriali ci possa essere un assegno a favore del proprietario del terreno. E', economicamente, una logica di mercato: ma voi siete fuori da questa logica di mercato.
Riconoscere quello che un'operazione economica complessa riconoscerebbe ad un proprietario di terreno semplicemente in base al fatto che su un pezzo di carta di Piano regolatore è indicato un certo indice di cubatura è economicamente sbagliato, perché privilegia l'inerzia di questo proprietario di terreni in modo spropositato rispetto alla realtà. Nella valutazione del valore venale, ci sarebbe persino da sperare di avere dei terreni da espropriare o espropriati, perché, senza rischiare nulla, si incamera tutta la ricchezza che si potrebbe incamerare se, in una situazione di mercato, si mettesse in moto l'edificazione dell'area, si vendessero gli alloggi, e così via.
Su questo tema chiedo dunque, ancora una volta, che la Giunta ragioni non solo con gli uffici che hanno ripetuto: "Mah, si fa così, altrimenti abbiamo altre grane per omissione d'atti d'ufficio" e via dicendo. Bisogna ragionare a tutto campo, anche con le Corti d'Appello, e bisogna ragionare con altre Regioni che, pur in una contingenza identica a quella della Regione Piemonte, comportandosi politicamente in altro modo, sono riuscite a gestire una loro valutazione dei prezzi di esproprio di gran lunga diversa.
Invece noi continuiamo nel burocratese che tanti danni ha prodotto nell'opinione pubblica e nei cittadini che la subiscono: un modo di governare questi problemi assolutamente privo, in questo caso, perfino di un'attinenza alla realtà delle cose. Quindi invito l'Assessore a memorizzare questi fatti e ad assumere, se crede, delle iniziative.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta da parte degli Assessori competenti alle seguenti interrogazioni ed interpellanze:


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

n. 1754 del Consigliere Rabellino inerente le modalità di riscaldamento degli uffici regionali

Argomento: Personale del servizio sanitario

n. 1366 del Consigliere Zacchera inerente i concorsi per primariato presso l'USSL n. 51 di Novara

Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

n. 1744 dei Consiglieri Rabellino e Vaglio inerente intervento di chirurgia ortopedica presso l'Ospedale di Chivasso

Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

n. 1936 dei Consiglieri Cucco e Chiezzi inerente i maltrattamenti di animali, varie aggressioni ad animalisti e conseguenti violazioni di legge

Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

n. 2169 del Consigliere Cucco inerente lo studio redatto dal Centro studi di ragioneria pubblica dell'Università di Torino sulla sanità piemontese

Argomento: Personale del servizio sanitario

n. 2210 del Consigliere Rossa inerente la mancata copertura di un posto di direttore sanitario per l'Ospedale infantile "Cesare Arrigo" di Alessandria

Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

n. 2112 del Consigliere Vaglio inerente all'USSL n. 69, art. 7, comma nono DL 19/9/1992 n. 384.


PRESIDENTE

Considerato il fatto che ci sono numerose interrogazioni molto vecchie invito gli Assessori a fare una valutazione di quelle alle quali può essere data risposta scritta, eventualmente sentendo gli interroganti, in modo da presentare in aula quelle più rilevanti o quelle più attuali o di ordine generale, come quella testè trattata dal Consigliere Chiezzi e dall'Assessore Gallarini.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Croso, Pozzo, Sartoris e Zanoletti.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Sentenza di illegittimità costituzionale del secondo comma dell'art. 13 della legge regionale "Ricerca, uso e tutela delle acque sotteranee"


PRESIDENTE

Comunico che in data 1/3/1994 mi è stata trasmessa dalla Corte Costituzionale copia della sentenza n. 61 del 10/2/1994, nella quale viene dichiarata l'illegittimità costituzionale del secondo comma dell'art. 13 della legge regionale della Regione Piemonte riapprovata il 6/7/1993 recante "Ricerca, uso e tutela delle acque sotterranee".
Ne abbiamo parlato anche nella Conferenza dei Capigruppo e, dopo ulteriore riflessione con il Presidente della Giunta e con i nostri dirigenti responsabili dei Settori interessati, ho ricevuto dal Presidente della Giunta la seguente lettera, di cui dò lettura al Consiglio: "Ho riferito alla Giunta, nella seduta di oggi, 14 c.m., la situazione conseguente alla sentenza di illegittimità costituzionale del secondo comma dell'art. 13 delle legge approvata dal Consiglio regionale il 6/7/1993 relativa a 'Ricerca, uso e tutela delle acque sotterranee'.
La Giunta regionale ha rilevato" - così come era già emerso anche nella Conferenza dei Capigruppo, peraltro su indicazione della nostra dirigente "che il Regolamento del Consiglio, all'art. 86, prevede esplicitamente una procedura ad hoc per casi come quello in questione. A tale normativa sembra opportuno fare riferimento, al fine di definire un corretto iter procedurale della legge per il futuro.
Le sarei quindi grato se volesse dar corso a quanto previsto dal Regolamento consiliare (art. 86)" - cosa a cui noi procediamo -.
L'art. 86 del nostro Regolamento sull'illegittimità o annullamento di leggi regionali recita: "1. Nel caso che la Corte Costituzionale dichiari l'illegittimità anche parziale, di una legge regionale, o nel caso di annullamento della legge da parte del Parlamento, il Presidente ne informa il Consiglio nella prima seduta - che è quella attuale e la questione relativa ai provvedimenti consequenziali è iscritta all'o.d.g. della prima seduta successiva del Consiglio".
La questione tornerà quindi in aula, a norma di Regolamento, per cui anche le preoccupazioni di merito emerse nella Conferenza dei Capigruppo potranno essere affrontate nella sede opportuna.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 448: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1994".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Varie

Saluto della Presidente del Consiglio regionale agli allievi della scuola "Adorazione"


PRESIDENTE

Desidero salutare per conto del Consiglio gli allievi della scuola "Adorazione", che sono presenti fra il pubblico, pregandoli di seguire possibilmente in silenzio.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 811: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della DGR n. 3-31760 del 17/1/1994 'Fusione tra la Società a partecipazione regionale Expo 2000 S.p.A, e la Società Torino Esposizioni S.p.A.'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 17) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 811.
La parola al Consigliere Chiezzi.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Gentile Presidente, l'Assessore aveva promesso di rispondere a numerosi quesiti posti in Commissione, che concernevano diversi aspetti della questione: costi degli spazi concessi dalla società Lingotto ad Expo 2000 per proprie attività; conti economici di ciascuna manifestazione di Expo 2000 per verificare attività e passività; illustrazione della situazione finanziaria di Expo 2000.
Passare immediatamente alla votazione, senza che l'Assessore, motu proprio, soddisfi le richieste e mantenga le promesse fatte in Commissione mi sembra svilente della nostra attività consiliare. Anche questo mio intervento non sarebbe dovuto: la logica delle cose avrebbe richiesto un'autonoma assunzione di responsabilità da parte dell'Assessore, di ottemperare agli impegni assunti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore.
CANTORE, Assessore regionale Ricordo perfettamente le eccezioni mosse dal collega Chiezzi, che peraltro non avevo visto in aula.
Approfitto per ricordare ai colleghi la vicenda di Expo 2000 e la fusione con la società Torino Esposizioni; fusione che avrebbe dovuto avvenire già alla costituzione della società - che in allora non avvenne ma che è stata invece indotta dalla S.p.A. Expo 2000 l'anno scorso nel mese di novembre, per razionalizzare una situazione che non poteva più continuare: due distinte società per l'organizzazione di mostre e fiere nella regione Piemonte e, nello specifico, della città di Torino.
C'è stata quindi una proposta di fusione; tramite una perizia svolta da un perito del Tribunale, il valore di Torino Esposizioni è stato stimato in 4 miliardi di lire, quello di Expo 2000 in 2 miliardi e 15 milioni; il cambio per la fusione è stato invece stimato in quattro nuove azioni di Expo 2000 S.p.A., per ogni azione di Torino Esposizioni.
La fusione, che da una parte ha razionalizzato la presenza fieristica all'interno della Regione, ha avuto come effetto negativo - se così lo vogliamo definire un abbattimento di capitale della Regione Piemonte. Come Regione Piemonte eravamo presenti all'interno di Expo 2000 con una quota del 30,8%; la fusione con Torino Esposizioni ci ha portato al 10,31%.
Ricorderete che a novembre - la Giunta regionale era già in crisi la competente Commissione si riunì più volte per valutare la fusione tra le due società, nonché la necessità di deliberare, pur non essendo possibile da parte del Consiglio regionale. Si decise allora l'11 novembre, dopo una riunione di Commissione alla quale partecipò il Presidente della Giunta regionale in quanto tenutario della delega sulle partecipate, di stendere una deliberazione della Giunta regionale che prevedeva la fusione di Torino Esposizioni e di Expo 2000, e quindi la costituzione della nuova Società Expo 2000, e che prendeva atto dell'abbattimento di capitale della Regione dal 30% al 10%, pur aggiungendo una clausola secondo la quale l'abbattimento di capitale non avrebbe dovuto comportare minor ruolo della Regione all'interno di Expo 2000, essendo la Regione l'unico ente istituzionale. Infatti nel deliberato si diceva che si autorizzava la fusione, con la riserva di modificare lo Statuto della società, per garantire all'azionista Regione le prerogative, pure in premessa richiamate, di un voto decisivo. Infatti lo Statuto di Expo 2000 prevede che per decisioni importanti sia necessario il 75% degli azionisti, voi potete comprendere come il 30% antecedente della Regione fosse determinante e il 10% non lo fosse più. Quindi questa clausola era a garanzia di una presenza determinante della Regione Piemonte. Dopo questa assemblea, che ha previsto la fusione e nella quale l'Amministratore di Expo 2000 si è impegnato alla modifica dello Statuto, Expo 2000 ha convocato un Consiglio di amministrazione, dove ha previsto la modifica dello Statuto, e ci ha fatto pervenire una proposta di formulazione di azioni di serie A) all'interno della società, azioni che potrebbero essere definite (anche se il termine non è corretto) "privilegiate": privilegiate nel senso che sono determinanti per gli orientamenti, le scelte e la vita della società.
La proposta che ci è pervenuta è appunto quella di prevedere per la Regione Piemonte delle azioni di serie A) che, comunque e sempre con il concorso del loro voto favorevole, possano determinare la vita della società.
Questa proposta marcia in parallelo con l'ipotesi che ha la Società Expo 2000 di giungere ad un ulteriore aumento di capitale di un miliardo e mezzo. Questo perché vuole inglobare nella società alcuni marchi; faccio l'esempio del Salone dell'Automobile, piuttosto che quello di Automotor che il Salone dei ricambi. Quindi la proposta alla Regione Piemonte di avere queste azioni di serie A) si inserisce anche in questo aumento di capitale. Pertanto, se il Consiglio è d'accordo, noi oggi dobbiamo non solo ratificare questa deliberazione di fusione, ma anche determinare quale sarà la posizione della Regione Piemonte all'interno di Expo 2000, tenendo conto che due strade possono essere percorse: la prima è quella di partecipare anche noi come Regione Piemonte a questo ulteriore aumento di capitale, optando per le azioni di serie A) e in realtà basterebbe prenderne una per essere titolari di questo diritto di controllare e verificare la conduzione della società, o invece lasciar fare l'aumento di capitale ad altri soggetti già presenti in Expo 2000 (potrei fare un esempio: la Camera di Commercio) e fare uno scambio di azioni. Voglio spiegarmi meglio: nella prima ipotesi con un'assemblea della società si istituirebbero le azioni di serie A), queste potrebbero essere acquistate dalla Regione Piemonte ad un prezzo simbolico che potrebbe essere sui 20 milioni e la Regione Piemonte sarebbe titolare oltre del 10%, quindi 620 milioni presenti all'interno delle azioni ordinarie, anche di azioni di serie A) che danno la possibilità, previa modifica dello Statuto, di essere determinanti per la vita della società. Altra strada che può essere percorsa è che questo aumento di capitale a un miliardo e mezzo, venga assorbito dai soggetti che sono già all'interno della società e poi potrebbe esserci uno scambio: anche qui voglio fare un esempio: potrebbe essere l'aumento di capitale coperto dalla Camera di Commercio e poi la Regione potrebbe scambiare i suoi 620 milioni di azioni, che valgono il 10%, con 620 milioni di azioni di serie A) e quindi avere questa presenza qualificante per la determinazione della vita della società.
L'art. 8 dello Statuto verrebbe modificato e formulato nel seguente modo: "L'assemblea straordinaria in prima e in seconda convocazione delibera, con voto favorevole di tanti soci, che rappresentino almeno il 75% del capitale sociale, comunque e sempre con il concorso del voto favorevole delle azioni di categoria A)" - azioni che riguardano la Regione Piemonte.
Mi pare che in relazione alla fusione e alle garanzie date alla Regione se questa sceglie una delle due strade, riacquista questo potere determinante all'interno della società.
Nel corso della comunicazione che ho fatto in Commissione, il collega Chiezzi mi ha chiesto alcune informazioni riguardo ai conti economici delle singole manifestazioni e anche della convenzione fra Torino Esposizioni e il Comune di Torino.
Ho preparato, con i dati che mi hanno dato a Expo 2000, una nota sui conti economici del 1993 che riguardano tutte le manifestazioni del 1993.
Potrei citare due manifestazioni una delle quali, Expocasa, ha chiuso in attivo, mentre l'altra, Expovacanze, ha chiuso in passivo. Ma devo dire che il passivo e l'attivo delle manifestazioni è abbastanza bilanciato e soprattutto viene presentato - come avevo già detto in Commissione - un calendario fieristico per il 1994 che soddisfa due esigenze: la prima quella del continuo ampliamento dell'attività di Expo 2000; la seconda, che era stata richiamata anche in Commissione, di riempire sia lo spazio Lingotto, sia lo spazio Torino Esposizioni. Per il 1994 è prevista una serie di manifestazioni che coprono al 50% lo spazio Lingotto e l'altro 50 lo spazio di Torino Esposizioni. Vi presento l'elenco delle manifestazioni: VI Convegno dentale regionale "Città di Torino" (Torino Esposizioni) Fiera dei Vini (Torino Esposizioni) Mostra del disco (Torino Esposizioni) Expocasa '94 (Torino Esposizioni) Expocucina '94 (Torino Esposizioni) Automotor (Lingotto Fiere) Expovacanze '94 (Torino Esposizioni) Naturalia '94 (Torino Esposizioni) Flor '94 - Vivere nel verde (Torino Esposizioni) 65 Salone internazionale dell'automobile - Prima rassegna mondiale dello stile (Lingotto Fiere) Mondo Cucciolo (Torino Esposizioni) XV Congresso AISLLI (Lingotto Congressi) VII Salone del libro (Lingotto Fiere) III Simposio internazionale sul diritto d'autore (Lingotto Congressi) Radioamatori (Torino Esposizioni) Automotoretrò (Torino Esposizioni) Exacta (Lingotto Fiere) XIII Imeko World Congress (Lingotto Congressi) XX Caravan Europa - Tendeuropa (Lingotto Fiere) XXIII SIMFER (Lingotto Congressi) Minerali '94 (Torino Esposizioni) Energia ed ambiente (Lingotto Fiere) Expocasadue (Torino Esposizioni) Piemonte DOC (Torino Esposizioni) La Torino dei collezionisti (Torino Esposizioni) Expomontagna '94 (Torino Esposizioni) III Salone della banca - Assicura '94 (Lingotto Fiere) XIII Mostra concorso ornitologia (Torino Esposizioni) 50 Expo internazionale Felina (Torino Esposizioni) Nuove Tecnologie '94 (Torino Esposizioni) Progetto riuso '94 (Torino Esposizioni) Ufficio 2000 (Torino Esposizioni) Mondodicarta (Lingotto Fiere) Intelcom (Lingotto Fiere) Elogio all'orologio (Torino Esposizioni) Preziosa '94 (Torino Esposizioni) SITEV (Lingotto Fiere) I Mostra nazionale del Turismo Verde, della Salute, del Vino e dei Prodotti Agresti (Torino Esposizioni) Natale in Giostra (Torino Esposizioni) Restructura (Lingotto Fiere).
Come si potrà vedere - posso anche consegnare il calendario sono abbastanza suddivise tra una struttura e l'altra.
Per quanto riguarda invece le manifestazioni del 1993, che sono un terzo rispetto a quelle previste per il 1994, "Arte Antica" al Lingotto ha chiuso con una perdita di esercizio di 310 milioni. "Automotor" ha chiuso in pareggio. "Expocasa" ha chiuso con un utile di esercizio di 964 milioni "Expovacanze" ha avuto una perdita di esercizio di 170 milioni; "Salone del libro" ha avuto un utile di esercizio di 112 milioni; il "Salone dei Veicoli Industriali e Commerciali" ha chiuso in pareggio e così pure il "Salone dell'Autobus"; "Caravan Europa e Tenda Europa" - che però è stata trasformata quest'anno - ha avuto una perdita di esercizio di 85 milioni "Expocasadue" ha chiuso con un utile di esercizio di 412 milioni; "Flor Vivere nel verde" a Torino Esposizioni ha avuto una perdita di esercizio di 310 milioni; "Tecnomont &Expomontagna" ha avuto una perdita di 5 milioni e 500 mila; "Nuove Tecnologie - Salone Internazionale delle Tecnologie e dell'Innovazione" ha avuto una perdita di esercizio di 379 milioni; infine "Restructura - Recupero e Manutenzione Edilizia" ha chiuso con una perdita di esercizio di 179 milioni.
CHIEZZI E il Salone delle banche? CANTORE, Assessore regionale Quello delle banche non mi è pervenuto.
Inoltre qui c'è una nota, che vi produrrò, che è di Expo 2000 anche rispetto alle altre domande che erano state poste.
Il costo di vendita 1994, per quanto riguarda lo spazio non allestito va da 100.000 lire/mq a 200.000 lire/mq per medie manifestazioni. Per manifestazioni di particolare interesse (Arte Antica, Intelcom) lo spazio allestito costa 500.000 lire/mq. Tali costi sono comunque inferiori a quelli praticati da altri centri fieristici, in particolare quelli di Milano e Bologna, con impegno a far pervenire i rispettivi riscontri.
Mi sono poi informato anche sull'eccezione che era stata posta, che ritengo importante, dal collega Chiezzi rispetto a manifestazioni che sarebbero state rifiutate da Expo 2000. Mi è stato risposto che sono state rifiutate solo due manifestazioni a Torino Esposizioni, perché non erano state ritenute consone all'immagine del centro espositivo. Si tratta di "Eros" e "Misteria".
Oltre questi dati che mi pare dimostrino quanto avevo già detto in Commissione, e cioè che la società fino alla fusione non era certamente una società florida, ma che ha di fronte a sè un pacchetto e un portafoglio interessante di innovazione anche nel modo di fare le fiere e le mostre devo anche dire che dovrà esserci l'impegno, da parte dell'Amministrazione regionale, non solo se questa fusione verrà accettata e se praticheremo questa ipotesi di sottoscrizione di azioni di serie A). Penso ci debba essere un impegno anche a determinare meglio, se la Regione deve rimanere come io ritengo all'interno di questa struttura, il marchio di Expo 2000.
Questo è emerso anche all'interno della Commissione, sollevato oltre che dal collega Chiezzi, anche dal collega Marchini. Purtroppo in questi anni io ne ho già parlato con il Presidente e con i nostri rappresentanti di Expo 2000, ma penso che sia doveroso anche un atto formale - i due marchi Expo 2000 e Lingotto si sono spesso confusi, ingenerando confusione anche negli interlocutori economici e nei cittadini, non ricordando che Lingotto è il contenitore come lo era un tempo Torino Esposizioni. La Società Lingotto ha come suo statuto quello di recuperare lo spazio del Lingotto mentre la Società Expo 2000, quello di organizzare a Torino, e non solo, le fiere e le mostre nazionali ed internazionali.
Per quanto riguarda il rapporto fra Torino Esposizioni e il Comune di Torino, confermo quanto detto in Commissione. E' arrivata una lettera del Vicesindaco Brosio, non è stata ancora confermata la convenzione che era in atto fra Torino Esposizioni e il Comune di Torino, anche se quest'ultimo si dice favorevole a sottoscrivere nuovamente la convenzione con Torino Esposizioni, e quindi a mettere a disposizione oggi di Torino Esposizioni ma in realtà di Expo 2000, il manufatto che si trova al Valentino.
Ritengo che riguardo all'uso del manufatto del Valentino sia importante una politica di indirizzo della Regione per evitare, come nel passato, che ci siano due centri fieristici che si fanno concorrenza, ma soprattutto che un manufatto non rimanga vuoto, a tutto vantaggio del manufatto del Lingotto.
Devo anche dire che è previsto nello Statuto di Expo 2000 che la Giunta regionale approvi il piano triennale della Società Expo 2000. Questo è stato fatto regolarmente nell'ottobre dello scorso anno. Mi pare che ci siano tutte le condizioni per dare un definitivo impulso a questa società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Gentile Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri. La prima osservazione la faccio sullo strumento amministrativo che viene proposto per decidere la fusione tra Expo 2000 e Torino Esposizioni. E' una fusione che comporta una riduzione netta della presenza della Regione Piemonte all'interno del capitale azionario. La presenza passa da 30% a 10%. Questa diminuzione corrisponde, in via teorica, ad una diminuita capacità di condizionare scelte importanti perché ad oggi, così stando le cose, la Regione Piemonte non dispone più di quel 30% delle azioni che la mettono in condizione di esercitare dei diritti che erano, nello stato societario precedente, inalienabili. E' una fusione che comporta una diminuzione delle capacità di partecipazione nostra all'interno di Expo 2000! Per affrontare una decisione di questo genere, ritengo che lo strumento congruo debba essere la legge e non la deliberazione, in quanto si decide una partecipazione di natura e sostanza diversa rispetto alla precedente. Lo strumento idoneo a fare ciò dovrebbe essere lo stesso strumento con il quale si è decisa l'originaria partecipazione all'Expo 2000.
Ritengo che la deliberazione originaria, da questo punto di vista, sia viziata da incrongruenza, da nullità dell'efficacia amministrativa dell'atto. Per questa ragione credo che non debba essere ratificata dal Consiglio. Queste osservazioni le feci già in Commissione, quando il Presidente venne ad illustrare questa ipotesi, le ho riproposte in Commissione e le ripropongo ora: non mi sembra atto congruo. Se poi ci saranno interessi a fare dei ricorsi - non so se esistano - sarà certamente un rischio.
Il secondo punto è relativo alla valutazione della Società Torino Esposizioni, alla quale è stato dato un valore doppio rispetto a quello di Expo 2000; è questa una valutazione sulla quale non posso esprimere giudizi analitici in quanto non è stata resa nota la perizia del perito, ma l'osservazione che faccio, sulla base di quello che conosco, è la seguente: ammesso che Torino Esposizioni abbia un valore di 4 miliardi di lire rispetto ai 2 miliardi di Expo 2000, questo valore è soprattutto legato alle cose che fa, che è in grado di fare più che alle cose che ha, quindi è legato all'attività svolta; perciò, penso sia un valore che esiste nel tempo se e solo le attività di Torino Esposizioni sono svolte all'interno dell'attuale sede presso il Parco del Valentino.
Ritengo che la commisurazione di questo valore sia stata effettuata sulla base dell'attività svolta da Torino Esposizioni in quel luogo, ma se mutassero queste condizioni, se i marchi e le attività svolte da Torino Esposizioni fossero non più svolte in quel luogo, ma in altro - ad esempio al Lingotto - penso che la valutazione del valore di Torino Esposizioni debba subire un mutamento. Perché non è affatto sicuro che l'abbandono della sede storica di questa attività non significhi una perdita di mercato e di capacità di attrazione del pubblico. Ne deriva la necessità di essere certi che i marchi che facevano capo a Torino Esposizioni possano essere marchi ed attività che continuano nel tempo ad essere svolti nel luogo originario; per questo avevo chiesto che destino si prevedeva per i fabbricati di Torino Esposizioni.
Ad oggi l'Assessore ci riferisce che per quanto riguarda questi fabbricati c'è una lettera di un amministratore della Città di Torino: è un po' poco considerato che, con la nuova legge, gli amministratori vanno e vengono, non sono nemmeno eletti, è gente che si può stufare dal mattino alla sera di avere questo incarico e tornare al proprio mestiere.
GALLARINI, Assessore regionale Perché, per gli altri non è così? CHIEZZI Oggi non c'è un'elezione di mezzo, per cui è una responsabilità di tipo diverso. L'amministratore oggi ha una responsabilità legata alla persona del Sindaco e non ad un risultato elettorale, di conseguenza c'è una certa differenza nel bene e nel male; proprio per questo penso che una lettera nella quale - se è quella che avevo visto tempo fa - si dice che l'Assessore pro tempore del Comune di Torino è d'accordo a consentire lo sviluppo di questa attività, mi sembra poco per giustificare la deliberazione che prendete oggi. Avevo chiesto che ci fosse un impegno amministrativo cogente, una decisione del Consiglio comunale di Torino e non semplicemente la lettera dell'Assessore.
Sono anche un po' preoccupato, dato che la lettera è dell'anno scorso che il Comune di Torino, probabilmente sollecitato da queste nostre osservazioni che, spero, gli Assessori e il Presidente della Giunta abbiano riferito ai colleghi di Torino, non abbia prodotto alcunché; questa è per me fonte di preoccupazione, perché sappiamo che su Torino Esposizioni sono anche state avanzate proposte di carattere giornalistico, promozionale, di trasformazione di quell'area, con attività alberghiere e via dicendo. Il Consigliere Mollo mi fa notare che c'è anche un progetto; quindi, vedete che su quest'area ci sono ambizioni di vario tipo? Allora, chiedevo che nel momento in cui avessimo accettato il valore di 4 miliardi, avessimo la garanzia che nei prossimi quindici-vent'anni (cioè la durata di una concessione), vengano collocate a Torino Esposizioni quelle attività che storicamente erano ivi collocate. Così non è, quindi è un ulteriore elemento di dubbio.
Quando si partecipa ad una società i conti economici vanno controllati a meno che non vogliamo fare un'altra Promark! Questa società l'abbiamo fatta e disfatta; una società che nell'immaginazione, finalità e volontà politica pura della Regione Piemonte era soprattutto una società a carattere promozionale, un servizio alle imprese, alle attività produttive ma non controllando i conti, abbiamo visto la fine che ha fatto. Non vorrei che adesso con la Società Expo 2000, presi da mirabolanti velleità politiche, chiudessimo di nuovo uno o entrambi gli occhi. I conti si fanno poi si decide quando si vuole lasciar perdere, ma i conti si fanno e vanno conosciuti e se non si riescono a conoscere nella sede più ristretta della Commissione, occorre, prima di decidere, avere la pazienza di sentirli almeno a voce, enumerare in quest'aula. I conti non sono entusiasmanti anzi da quello che ho potuto vedere, i conti migliori li ha ancora Torino Esposizioni nella vecchia sede, mentre i conti di Expo 2000 sono conti che affaticano molto la presenza di un capitale all'interno della società.
Non è stato fornito il conto sul Salone delle banche, che temo abbia cifre negative di tutta rilevanza. Questa è una questione che va sollevata perché se si vuol fare un'attività unicamente promozionale, allora si decide in sede politica quale ruolo deve avere la Regione Piemonte su questa attività promozionale. Io non penso che la Regione Piemonte debba chiusa la questione Promark, rimettersi su questa strada. La Regione deve chiedere che Expo 2000 sia economicamente autosufficiente e non fonte di disavanzi da ricapitalizzare continuamente, e deve porre condizioni precise. Una delle condizioni che a mio avviso deve porre la Regione Piemonte è quella di richiedere che non ci sia, nei confronti delle attività che vengono proposte, alcun pregiudizio di carattere ideologico: una mostra, un'attività espositiva, ha o non ha una base di mercato e se ce l'ha ben vengano attività espositive che promuovano in questa nostra Regione, in questa nostra città, delle attività economiche che generano ricchezza, richiamano flussi di gente e via dicendo. Quindi io sono stupito che due attività siano state respinte da Expo 2000 con una motivazione stupefacente: "non consone al luogo", come se il luogo fosse consacrato a qualcosa! Un capannone espositivo è consacrato a null'altro che ospitare delle fiere! Invece qui si è detto di no in due casi e io prego l'Assessore di verificare le ragioni ideologiche che hanno spinto a rifiutare queste due iniziative.
Per questi motivi esprimo a nome del Gruppo un parere sfavorevole di duplice natura: di natura tecnica sull'atto che mi sembra incongruo e di natura politica sul modo in cui la Regione Piemonte sta partecipando a questa società di Expo 2000 che mi sembra non comportare alcun rilievo politico da parte della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ribadisco in via formale le riserve che ho prima espresso in termini di interruzione rispetto all'andamento di questo dibattito, per rispetto dei colleghi e del Consiglio. Non si possono introdurre questioni di questa natura in questo modo, perché significa riservare queste questioni agli addetti ai lavori o a quelli che per qualche ragione di natura diversa sono più attenti a questo problema. Le questioni in un Consiglio regionale - non in un Consiglio comunale come si sta trasformando questa assemblea! - devono pervenire con documenti, con atti, con dibattiti, con informazioni uguali per tutti e in tempi congrui, non con una comunicazione dell'Assessore in Consiglio. Anche se deve essere apprezzato l'impegno che il collega Chiezzi dimostra alle questioni che vengono al Consiglio, certamente non solo questa. Mi permetta però, Consigliere Chiezzi, di ritenere questa una considerazione che non la riguarda personalmente, ma riguarda il nostro metodo, lei ha diritto di porre queste questioni; ha diritto però che queste questioni vengano poste e riassunte in atti propri, nei momenti giusti, istituzionalmente corretti e non in quelli impropri. I colleghi Consiglieri soprattutto devono essere messi a conoscenza degli elementi dei problemi e del fatto che dei problemi si pongono, a prescindere da quello che è avvenuto in Commissione. Altrimenti si rischia di evidenziare e far diventare dei problemi l'elemento portante quello che qualche collega ha la cortesia e il merito di sottoporre in modo particolare all'attenzione del Consiglio. E chi l'ha detto che il problema di Expo 2000 è l'aumento di capitale? E chi l'ha detto che il problema di Expo 2000 è il problema di Torino Esposizioni? Ma chi l'ha detto? Lo diciamo perché Chiezzi ha sollevato giustamente una questione? Se io domani mattina sollevo un'altra questione su Expo 2000 quella è la questione Expo 2000? Eh no! O si parla di un argomento specifico, Expo 2000, e allora viene illustrato in questa sede nella complessità dei suoi problemi. E chi lo illustra, quindi la Giunta, ha il dovere e risponde anche politicamente di come sa collocarsi rispetto a tutta la complessa problematica.
Allora, io ricordo soltanto che noi siamo qui a seguito dell'adempimento di un onere che era stato posto dalla I Commissione alla Giunta, la quale aveva subordinato un suo parere ad una verifica che quanto avveniva non avrebbe messo in discussione il ruolo istituzionale della Regione all'interno di Expo 2000: questo c'è scritto nel verbale della I Commissione. A me pare che prima di tutto di questo si debba parlare.
Ritengo quindi che le spiegazioni che sono state date dall'Assessore siano del tutto soddisfacenti, perché ricordo per l'ennesima volta, anche se mi rendo conto che a qualcuno questo non interessa, che Expo 2000 ha all'interno uno Statuto che prevede che il ruolo politico di programmazione, che è quello che interessa la Regione, si attua con l'approvazione del piano triennale. Il piano triennale ha una procedura che vede il parere della Regione decisivo e determinante; questa procedura pu essere modificata soltanto con atto di straordinaria amministrazione; la garanzia che le azioni di serie A) possono bloccare.
PICCHIONI Conosci il piano triennale? MARCHINI No, infatti vengo al dunque, al problema politico! Il problema di Expo 2000 non si riduce a queste questioncine che vengono poste, perché sono questioncine, caro Chiezzi! Lo Statuto di Expo 2000 prevede che non si approva il piano triennale, che è l'atto di governo, di programmazione che compete a questa istituzione, se non con il parere determinante della Regione. La modifica di Statuto che andiamo ad approvare con questa deliberazione comporta il mantenimento di questa caratteristica del piano triennale e garantisce che essendo questo un atto di straordinaria amministrazione non può essere modificato lo Statuto senza l'adesione della Regione. In buona sostanza non è cambiato assolutamente niente! La partecipazione finanziaria all'interno di Expo 2000 è assolutamente indifferente: si è deciso di mettere un miliardo perché avevamo un miliardo, se avessimo avuto 500 milioni avremmo messo 500 milioni, e non cambiava assolutamente niente! Chi si è occupato di questo problema, i due Assessori e le due Giunte che si sono susseguite, si è preoccupato di garantire il ruolo della Regione che è quello della programmazione; tutto il resto alla Regione non interessa quale istituzione, può interessare quale socio.
A tre anni dalla nomina dei nostri amministratori dobbiamo porre a noi stessi e alla Giunta degli interrogativi in ordine a che cosa è diventato e che cosa è Expo 2000, ma non in relazione al peso societario della Regione in relazione ai partner esterni, ma come hanno risposto alle nostre aspettative. Questa questione va analizzata a tutto campo con una comunicazione presentata per tempo, dopodiché diremo le cose per quello che sono.
La deliberazione però, a mio modo di vedere, va approvata perché è rispettosa di quanto in I Commissione si era ritenuto, ma soprattutto sta nella oggettività della questione.
Il Consigliere Chiezzi, che pone curiosamente questioni di carattere formale, probabilmente non ha letto la legge istitutiva di Expo 2000 che già prevede la possibilità che questa società sia la conseguenza di fusioni con altri enti che svolgono già questa attività. Pertanto è abbastanza formale che l'atto che noi facciamo oggi sia un atto di carattere amministrativo e di governo e non di carattere legislativo, soprattutto se di competenza del Consiglio; è importante giudicare il senso politico della partecipazione di Expo 2000, non le questioni di natura economica che ci sfuggono abbastanza. La legge come scelta si pone l'interrogativo se è giusto ed opportuno che Torino Esposizioni entri in Expo 2000. Questa questione ce la siamo posta a monte della costituzione e l'abbiamo inserita nell'art. 1 della legge Expo 2000 perché l'abbiamo risolta non solo in senso affermativo, ma in senso vincolante: non si doveva fare Expo 2000 e non ha ragione d'essere Expo 2000 se non c'è Torino Esposizioni. E' improprio introdurre tali questioni su una delibera di carattere societario, perché obbliga gli intervenuti, per non stare al gioco di qualcuno che vuole ridurre la questione di Expo 2000 a questioni di piccolo killeraggio, a limitarsi alla sua congruità.
Dov'è l'esigenza della presenza di Torino Esposizioni nella società? Come si giustifica? Dove sta il suo valore? Cerchiamo di dare una spiegazione. Torino Esposizioni non viene assorbita in Expo 2000, almeno dal mio punto di vista, cioè dal punto di vista di uno che ha contribuito all'elaborazione della stessa, perché una società deve chiudere, se ne vogliamo una sola. Questa è una delle ragioni, ma la ragione vera - la ripeto per correttezza di dibattito - è che Torino Esposizioni è l'unico ente che abbia organizzato delle manifestazioni di carattere internazionale e pertanto conferisce alla nuova società il suo pregresso, elemento portante della filosofia di Expo 2000 che tende ad essere un ente fieristico di carattere internazionale, che è l'obiettivo che ci siamo posti e che non abbiamo ancora raggiunto.
Siamo in itinere; allora o le questioni vengono considerate nella loro completezza o rischiamo di non fare proprio niente. Ho l'impressione che noi stiamo facendo veramente poco. Invece di preoccuparci tanto di conti che non ci competono, le valutazioni lasciamole fare al perito del Tribunale; l'Assessore deve predisporre, prima della nomina dei nuovi amministratori, un confronto, chiedendo il concorso della Commissione competente nella presentazione delle questioni, non soltanto nell'audizione dell'Assessore.
Suggerisco che l'Assessore venga in Commissione e apra con la Commissione un confronto, che gli consenta anche di raccogliere le questioni sulle quali i Commissari ritengono di dover avere degli approfondimenti, perché gli approfondimenti vanno fatti in base al programma triennale. In primo luogo, Assessore, perché sono contrario a che l'aumento di capitale venga sottoscritto dalla Camera di Commercio? Prego il Consigliere Mollo di seguire questo dettaglio. Noi abbiamo interesse ed esigenza che la Camera di Commercio non solo resti in Expo, ma torni ad essere quella che noi abbiamo individuato nella legge e che cos'è? Andate a leggere cosa c'è scritto nella legge sulla partecipazione della Camera di Commercio: intendiamo i compiti istituzionali in primo luogo come rappresentanza delle categorie produttive che non hanno presenza all'interno di Expo 2000, il che vuol dire, per dirla proprio fuori dai denti, che all'interno di Expo 2000 non si manda in rappresentanza della Camera di Commercio un pur efficientissimo funzionario, ma qualcuno che rappresenta gli interessi di cui la Camera di Commercio è stata chiamata a farsi carico dalla legge, perché nella caratura societaria ci siamo preoccupati di garantire la presenza dei segmenti produttivi e quindi a me sembra - non uso neanche il noi perché non voglio compromettere nessuno che la Camera di Commercio debba mandare in Expo 2000 ogni due anni un rappresentante delle categorie che non hanno presenze in Expo 2000. Questa è la ragione della presenza della Camera di Commercio, non di dare un contributo di tipo tecnico professionale. Insomma consentiamo l'aumento di capitale con riduzione di contestuale ruolo della Regione e diamo l'impressione di riconoscere alla Camera di Commercio una presenza propria.
Invece io ritengo che la Camera di Commercio debba continuare ad avere il suo ruolo di garanzia, con la presenza dei segmenti produttivi, non una presenza propria di tipo istituzionale. Prego l'Assessore di considerare che sono più favorevole a quelle soluzioni che vedano una presenza diretta della Regione per la quota di capitale che occorrerà sottoscrivere, proprio per evitare che si snaturi completamente la ragion d'essere di Expo 2000.
Spero di aver bene evidenziato questo passo, perché non è bene che la Camera di Commercio abbia un ruolo istituzionale proprio, ma un ruolo istituzionale rappresentativo. Mi spiego meglio: noi dobbiamo rispondere agli artigiani, alla piccola e media impresa di come essi sono presenti all'interno di Expo 2000 e avevamo ritenuto di risolvere questo problema dicendo che la Camera di Commercio si faceva carico della loro rappresentazione, non di portare all'interno di Expo 2000 una pur apprezzabile professionalità. Chiarito che Torino Esposizioni, collega Chiezzi, sta all'interno di Expo 2000 per ragioni di natura istituzionale e non per ragioni di contenuto oggettivo, ho qualche difficoltà - lo dico con molta fermezza alla Giunta a capire il senso di una battaglia a favore di Torino Esposizioni edificio. Ho difficoltà a capirlo perché non conosco gli elementi di fatto che debbano essere schierati a garantire la continuità di una funzione di questo tipo a quell'area o a quel contenitore, perch qualcuno mi dovrebbe dire, visto che non ci dobbiamo occupare del Lingotto perché ci dobbiamo occupare di Torino Esposizioni contenitore. Se siamo indifferenti rispetto al contenitore, se lo siamo nei confronti del Lingotto, lo siamo anche nei confronti di Torino Esposizioni. Mi resta difficile capire perché noi dobbiamo garantire la continuità di Torino Esposizioni come contenitore per manifestazioni, quando continuiamo a dire che Expo 2000 deve essere neutra rispetto al contenitore.
Questo qualcuno me lo deve spiegare, perché se tu dici così, allora mi devi dire che sei coinvolto e intendi coinvolgere questo Consiglio in una decisione sul contenitore, e ti contraddici quando affermi che Expo 2000 deve essere estraneo rispetto al problema del contenitore. Tant'è che chiediamo giustamente una forte differenziazione, anche in termini di immagine, tra Expo 2000 e Lingotto. Chiedo scusa, Presidente, se continuo ancora un minuto.
Le questioni vere, signor Presidente e colleghi Consiglieri, sono altre. In tre anni Expo 2000 non ha dimostrato se erano minimamente fondate le scommesse di natura regionale per le quali noi ci siamo impegnati in Expo 2000, che sono quelle della promozione, non quelle delle manifestazioni. Noi abbiamo individuato Expo 2000 come uno strumento per la promozione, non come un contenitore che organizza al proprio interno manifestazioni, ma che è a disposizione del sistema produttivo, soprattutto dei segmenti meno organizzati, per garantire una loro promozionalità di altissimo livello all'interno e all'esterno. Si è provato a perseguire questo obiettivo? E' fallito? Non lo si intende seguire? Queste risposte entro questa legislatura vanno date, perché se noi scopriamo che Expo 2000 non ha questa potenzialità, che ci siamo sbagliati a fare la legge, la modifichiamo, ma non possiamo continuare a non sapere se la politica promozionale della Regione a favore dei segmenti meno attrezzati dell'imprenditoria ottiene dei benefici dall'esistenza di Expo 2000 o no.
Questo è il primo vero problema: le categorie interessate, il mondo produttivo hanno un beneficio o no dall'esistenza di Expo 2000 come strumento che ne consenta la promozione soprattutto internazionale? Seconda questione che ci siamo posti: la nostra legge sulle fiere prevede che in Regione Piemonte si realizzino sei centri fieristici più sei sottocentri fieristici. Allora noi dobbiamo sapere queste cose entro la legislatura, Assessore, queste sono le questioni che spero possiamo approfondire insieme prima della nomina dei nuovi amministratori. Con questa legge noi abbiamo immaginato di costruire un modello che rendeva non necessaria la realizzazione degli altri cinque poli fieristici. Noi dobbiamo sapere se Expo 2000 è attrezzata in termini organizzativi e di strumenti in modo da rispondere a questa esigenza o no. Faccio un esempio: Expo ha comprato una tensiostruttura che garantisca in tutti i nostri capoluoghi e nei centri di un qualche interesse l'organizzazione di mostre qualitativamente significative, ha organizzato dei gruppi di lavoro, dei pacchetti che possono essere venduti alle Province, affittati in periferia? Ha fatto questo? Se lo ha fatto, bene; se non lo ha fatto, chiediamole se vuol farlo o meno, altrimenti prendiamo atto che stiamo in una società che non risponde, non ad esigenze del Consigliere Marchini o di questo Consiglio, ma ad esigenze di legge.
Noi abbiamo ritenuto di attuare la nostra legge sulle fiere attraverso Expo 2000: se questo nostro tentativo comincia a sortire dei risultati continuiamo su questa strada; se prendiamo atto che questo tipo di strada non porta i risultati che ci aspettavamo, allora attuiamo la legge sulle fiere. Non possiamo disconoscere queste vicende! Chiedo scusa al signor Presidente e ai colleghi del Consiglio: una questione come questa, così complessa, così delicata e politicamente così significativa, merita attenzione.
Quindi - non me ne voglia il collega Chiezzi - a me sarebbe sembrato più opportuno mantenere la nostra attenzione agli elementi stretti della deliberazione; visto che abbiamo aperto altre questioni (e ringrazio il collega Chiezzi che ci ha consentito di fare questo), mi auguro che l'Assessore voglia, prima della nomina dei nuovi amministratori, avviare una sessione di lavoro su Expo 2000, che parta dalle questioni che i Consiglieri e la Giunta pongono. La Giunta predisponga rispetto a questo un documento di ragionamento e di informazione, in modo da chiarirci soprattutto due questioni. Prima: se sul piano della promozione a favore dei segmenti meno organizzati dell'imprenditoria Expo 2000 svolga o non svolga il suo ruolo; seconda: se rispetto al resto del territorio piemontese, Expo 2000 svolga o non svolga il ruolo che noi volevamo darle.
Secondo me, i problemi politici sono questi; certo, poi a valle ci sono dei problemi di altra natura come quello accennato, una chiara identificabilità e riconoscibilità di Expo 2000 rispetto al contenitore ma, soprattutto, vi è la necessità di non ripetere esperienze come quelle fatte con la Promark. A tale proposito, devo dire che qui ci scandalizziamo tutti, ma non c'è da scandalizzarsi poi tanto! Su questo, chiedo a qualche Consigliere di essere attento: ci scandalizziamo che Torino Esposizioni chieda il riconoscimento del valore delle proprie manifestazioni all'interno della società alla quale conferisce le manifestazioni, mentre la Regione ha fatto la scelta di vendere i marchi Promark.
Questa è una questione di cui non dobbiamo dare la colpa ad Expo 2000 o a Torino Esposizioni: è una scelta nostra! La Regione ha deciso, tramite Promark, di vendere i marchi che avevano un qualche interesse economico altrimenti li avremmo nel capitale sociale e non avremmo bisogno di questo aumento. Tra l'altro, visto che qualcuno mi dice che questi marchi non sarebbero ancora stati pagati, chiedo all'Assessore di valutare l'opportunità di risolvere i contratti e di trasferire i marchi ad Expo 2000, considerandoli elemento dell'aumento di capitale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mollo; ne ha facoltà.
MOLLO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, se la ratifica di questa deliberazione fosse solamente un mero atto societario, probabilmente tanti problemi non ci sarebbero, perché è noto che un aumento di capitale riduce le quote sociali di un socio per una conseguenza assolutamente normale. Ma in questo caso il socio che porta le sue quote dal 30% al 10% è la Regione Piemonte, che - penso - nel momento in cui ha costituito questa società ha pensato ad una seria politica in questo settore. Anzi, fra le cose che diciamo spesso, questo settore doveva essere uno dei solidi settori di sviluppo della nostra Regione. Dai chiarimenti avuti in Commissione e poi in Consiglio dall'Assessore, non si ha la sensazione che questo settore di sviluppo venga preso in seria considerazione.
A me pare sia stata fatta una sommatoria o un elenco di piccole piccolissime, insignificanti cose, oltre a qualche iniziativa di un certo rilievo, che non determina e costituisce quel ruolo politico emerso nella discussione per l'approvazione del programma fieristico. Probabilmente siamo stati contagiati dal pensiero debole, perché questo programma è assolutamente minimalistico, cioè non esiste, è una somma di cose, come se fossimo - non voglio andare oltre in un negozio di cose varie che si affastellano e dove ciascuno cerca eventualmente quello che gli serve.
Quindi, se questo è il ruolo della Regione, un ruolo su un programma, su un settore di sviluppo, mi pare che questo sia venuto meno.
Ricordo che nel momento in cui si discuteva del Lingotto, quando ero in Consiglio comunale, sono stato uno di quelli che ha chiesto che si costituisse un ente fieristico a parte, separato; infatti, originariamente il Presidente che era allora Assessore al Comune di Torino lo ricorderà non c'era neanche questo nella costituzione della società, oppure, le attività all'interno della società del Lingotto prevedevano, fra le altre anche le attività di tipo espositivo. In allora, nella mia opposizione al Lingotto (che a mio parere doveva essere imploso, perché così avremmo potuto dare un'area di grande respiro rispetto a tutto ciò che sta avvenendo attorno al Lingotto), pretesi che almeno si costituisse un ente fieristico. E devo dire che, se rispetto a quelle mie richieste la cosa fu fatta, guardando i risultati che oggi discutiamo, devo pentirmi di aver richiesto questo ente a parte, a meno che non si inneschi una marcia diversa e questo ente fieristico abbia quell'importanza che noi auspichiamo, che lo sviluppo del Piemonte auspica, che le categorie produttive auspicano, che il lavoro auspica.
Detto questo, analizzando meglio la questione, secondo me è ora di pensare seriamente - è già stato riportato in Consiglio ed anche in Commissione - di far cessare definitivamente questa commistione Lingotto Expo 2000: è una confusione enorme, deleteria per la Regione e per lo stesso ente fieristico. Tale commistione deve cessare immediatamente: il Lingotto è una cosa, l'ente fieristico un'altra; ripeto: questa commistione non ha ragione di esistere e danneggia esclusivamente l'ente fieristico. Se non possiamo fare altro, almeno proponiamo che in futuro si possa chiamare "Euro Expo Piemonte", in modo che il Piemonte rimanga elemento di riferimento e se si faranno esposizioni internazionali, che circoli almeno il nome del Piemonte! In effetti, se oggi volessimo vendere la nostra partecipazione del 10 per le condizioni in cui versa la società, probabilmente non ricaveremmo nemmeno il capitale investito, per il quale, al di là della rilevante decisione di carattere politico, ci verrà richiesto un aumento.
In realtà, si tratta di attività che dovrebbero rendere; dall'elenco che abbiamo sentito, invece, il più delle volte le mostre allestite hanno fatto registrare delle perdite, a volte anche notevoli. E, guarda caso, il pareggio o l'attivo si è registrato solamente nei casi di grossi finanziamenti/contributi pubblici, quando sono state sborsate, da parte della Regione ed altri enti pubblici, parecchie centinaia di milioni.
Mi sorgono dei dubbi sul carattere di queste attività: di tipo privatistico, di tipo pubblico, di tipo assistenziale? Se facciamo divenire assistito anche un ente fieristico che dovrebbe essere grande riferimento di sviluppo, non ha più alcun senso ciò che sosteniamo sulle privatizzazioni in questi ultimi tempi.
La fusione è avvenuta sulla base di una valutazione di 4 miliardi. E' già stato rilevato che nella fusione non sono stati trasferiti mezzi strutture: nient'altro che beni immateriali, marchi, la cui valutazione è del tutto opinabile. Al di là dei periti che l'hanno svolta, resta il fatto che il trasferimento, unicamente di beni immateriali, è stato valutato 4 miliardi, il che ha determinato, automaticamente, quanto andavo dicendo prima.
Ritengo, concordando con alcuni colleghi, che occorra un'attenta riflessione; da anni sosteniamo siano queste le cose che producono sviluppo, attività, lavoro, che danno del Piemonte un'immagine seria, di Regione produttiva, di Regione che sa fare delle cose, che sa venderle, che sa produrle. Questioni che non riguardano la deliberazione; è quindi giusto che avvenga un dibattito, visto che non è stato fatto, se non, per quanto mi risulta, in alcune riunioni di Commissione. E' questione tutta aperta.
Personalmente, di là del mio parere, che sarà contrario, ritengo anche per quanto detto dal collega Chiezzi, che non so se fondato o meno che, proprio per l'importanza che assume, la ratifica debba essere sospesa.
Sospesa innanzitutto per verificare la questione di cui parlava il collega Chiezzi ed anche per dibattere sul destino di queste partecipazioni.
Altrimenti, nei termini e nei tempi in cui viene proposta la ratifica ratifica dal punto di vista amministrativo, ma presa d'atto di una decisione da altri assunta - il mio parere sarà nettamente contrario. Mi auguro che nell'immediato futuro della questione si discuta seriamente: sono fatti che innescano un enorme processo sia dal punto di vista occupazionale sia di immagine sia produttivo. Problemi che credo di poter lasciare all'intelligenza dei colleghi, vistane l'evidente importanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'aspetto relativo alla legittimità del provvedimento è già stata sollevata da altri Consiglieri per parte nostra ci associamo alle richieste già presentate in aula su questo aspetto. Non portiamo, quindi, ulteriori argomenti al riguardo.
Vorremmo però sottolineare un fatto, il quale fa sì che il metodo si tramuti in sostanza. Stupisce infatti che la Giunta tenda a far passare in Consiglio una deliberazione di tale rilevanza ed importanza come semplice presa d'atto, come atto di normale amministrazione. A questo punto sarà bene ricordare ai Consiglieri, che eventualmente l'avessero dimenticato, i numerosi dibattiti tenutisi in quest'aula relativamente alla creazione di Expo 2000, e il conseguente significato e peso che la nostra assemblea ha voluto e saputo dare a quel provvedimento, con un lungo dibattito in aula ma anche con l'impegno delle Commissioni consiliari.
Spiace che un'occasione, che potrebbe e dovrebbe essere importante, a tre anni di distanza da quella discussione, come ricordava anche il Consigliere Marchini, rischi di bypassare l'aula o di vederla impegnata in una discussione parziale e settoriale. Personalmente, non sottovaluto tale aspetto, però, se ben ricordo, l'argomentazione sostenuta dalla maggioranza a sostegno dell'operazione Expo 2000 - e contro, tra l'altro, la nostra opposizione per come era stata impostata l'operazione era relativa al peso ed alla rilevanza che, al di là dei numeri, avrebbe avuto la Regione e il Consiglio regionale per ogni atto conseguente.
Francamente, mi sento in difficoltà a ragionare e a discutere nonché ad approvare questa deliberazione, perché non riesco a coglierne complessivamente la direzione - anche se potrei presumerla - perché manca la discussione sull'aspetto fondamentale: qual è il ruolo e il peso della Regione? Vorrei ancora ricordarvi che eravamo stati facili profeti nel dire che "il nostro peso di ente pubblico all'interno di Expo 2000 era irrilevante, poco consistente, che la Regione non avrebbe più governato niente, che l'operazione Lingotto sarebbe andata avanti con quel marchio e con quello della FIAT, e che di Expo 2000 si sarebbero dimenticati tutti".
A queste considerazioni è sempre stato risposto "No: abbiamo un punto forte: il piano triennale". Abbiamo un punto di riferimento che porterà sempre il Consiglio regionale e la Regione al centro della discussione.
Oggi affrontiamo un atto che non è piccola cosa: la Regione passa dal 30 al 10% all'interno di una S.p.A. Lo so che in questo periodo stiamo ragionando di zoccoli duri, di partecipazione diffusa, ecc., ma siamo solo noi che riteniamo che sia cosa di secondaria importanza questa enorme diversità di peso, di un peso che per noi era già poco rilevante. Ma, torno a ripetere, l'aspetto politico consistente è che non si è portato questo provvedimento all'attenzione reale e vera del Consiglio, quindi si è cercato di farlo passare quasi come un atto dovuto. Avevamo discusso allora del ruolo, del peso e della dote che avrebbe potuto portare Torino Esposizioni alla nuova S.p.A, in quanto unica sede a Torino delle manifestazioni fieristiche internazionali. Altro aspetto riduttivo della discussione del provvedimento è stato quello di averlo limitato alla I Commissione, dimenticando che la Commissione che ha sempre lavorato nel merito dei problemi fieristici ed, in particolare, di Expo 2000, è stata la III Commissione. Sono stati infatti i Consiglieri di questa Commissione che giustamente hanno voluto una discussione ed un'informazione preventiva prima del dibattito in aula. Va dato atto all'Assessore di avere accettato immediatamente la proposta, ma permettetemi di sottolineare il fatto che si rischiava di bypassare la III Commissione che è la Commissione di sostanza.
Richiamo un altro aspetto che era uno dei punti fermi della discussione fatta in quest'aula: il ruolo e la funzione che doveva avere Expo 2000 per quanto riguardava tutto il territorio regionale. Non operazione semplicemente di Torino, ma che per una legislazione regionale precedente che prevedeva tante piccole realtà fieristiche sparse sul territorio, queste avrebbero avuto senso e significato solo se erano all'interno di un coordinamento, di un disegno più complessivo. Che cosa resta di questo disegno, di questo progetto? Io chiedo che si dedichi certo non oggi - una Commissione per discutere questo piano triennale, per poter verificare (al di là degli aspetti di bilancio che non devono certo essere trascurati) il ruolo e la funzione di controllo che la Regione ha di questo organismo. Contemporaneamente però mi chiedo che fine abbia fatto tutto questo discorso di coordinamento e di rilancio del sistema fieristico piemontese, perché se Expo 2000 era solo la punta dell'iceberg voleva dire che sotto c'era tutto questo collegamento che aveva un senso, un peso, un ruolo, una funzione; senza quello è una boa che, a seconda di come si muove il vento, può dondolare od oscillare.
Termino con la nostra dichiarazione di voto contrario nel caso in cui si volesse votare su questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.
PICCHIONI Forse ho già avuto delle risposte da parte di coloro che mi hanno preceduto o forse le stesse domande che avrei voluto porre sono già state fatte da alcuni. Ecco, io domando solamente al Presidente della Giunta e all'Assessore delegato alcune delucidazioni sul piano triennale. Lo so che questo può essere un fatto improprio rispetto alla deliberazione che stiamo approvando, però i mezzi, i momenti e la dinamica della comunicazione fra Giunta e Consiglio continuano ad essere occlusi. Non esistono dei momenti di confronto, se non quelli che ci vengono dati dalla votazione delle deliberazioni per cui tutte le raccomandazioni che noi abbiamo fatto nel passato continuano ad essere inutili, senza che minimamente si possa porre in essere qualche elemento di diversificazione rispetto alla comunicazione che nel passato tante volte abbiamo denunciato come assolutamente carente o eccessivamente burocratica. Quando il Consigliere Chiezzi ha voluto sollevare il problema del Salone della banca l'ha voluto fare simbolicamente; ha voluto cioè richiamare non tanto il conto economico di un'iniziativa che poteva essere positiva o meno, quanto ha voluto sollevare il problema su un'iniziativa che ancora una volta, almeno per quanto mi concerne ed avendolo già denunciato nel passato, non aveva le caratteristiche della ideazione e della promozione da parte dell'ente Expo 2000. Per cui, al di là del conto economico di questa iniziativa, vale la richiesta che è stata fatta proprio per poter individuare una politica complessiva, la filosofia complessiva di questo Expo 2000. Se noi ci soffermiamo un momento sull'elenco fatto dall'Assessore in merito all'iniziativa di Expo 2000 per il 1993 e per il 1994 troviamo un'elencazione di iniziative perlomeno deludenti. Tutte quelle ipotesi che i legislatori avevano messo in campo nell'individuare nel ruolo di Expo 2000 un'alternativa possibile anche alla situazione del Piemonte, come storicamente si è realizzata in questi ultimi tempi, cercando nella terziarizzazione, nella commercializzazione, nella promozione delle sue iniziative, una valvola di sfogo, anche per quanto concerne la crisi in atto, mi pare che non venga assolutamente recepita dalla società di gestione di questa Expo 2000. Dobbiamo dire che sono state assorbite le cose più corrive di Torino Esposizioni. Ecco, quello che mi preoccupa nel non sapere (e forse può essere una mia colpa e una mia omissione nel non sapere, nel non conoscere le linee portanti del piano triennale) è di non individuare ancora quella capacità di ideazione, di promozione e di valorizzazione di questo ente per il quale la Regione Piemonte ha dato non solamente la capacità delle sue idee e il contributo delle sue riflessioni ma per il quale la Regione Piemonte ha una oggettiva e soggettiva corresponsabilità. Se infatti il Piano triennale non viene approvato dalla Regione, questo piano triennale non ha nessuna possibilità di essere.
Pertanto credo che, prendendo spunto dalle riflessioni fatte qui dai miei colleghi, si possa effettivamente individuare un momento di confronto reale, sostanziale con la politica che Expo 2000 vuole fare nel Piemonte nei prossimi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Poiché ritengo che la Regione non debba partecipare a società private per condizionarle, perché ciò porta alla solita confusione statalista tra pubblico e privato, ma che debba invece essere giudice al di sopra delle parti e controllare continuamente in corso d'opera ciò che avviene in Regione e ciò che è rilevante, ciò che è doveroso controllare, poich queste ragioni sono ben diverse da quelle delle altre opposizioni che votano contro perché vogliono mantenere in modo diverso questa partecipazione, ritengo di dovermi astenere nel voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Un breve intervento che ha valore anche come dichiarazione di voto.
Dico subito che il voto del nostro Gruppo sarà contrario alla deliberazione per motivi preliminari. Uno è quello di legittimità, sul quale non voglio insistere più di tanto, ma voglio e devo ricordare che, in base allo Statuto (art. 72), la Regione partecipa, con previo provvedimento legislativo, alle Società per Azioni. Questa proposta relativa alla fusione è indubbiamente un modo diverso di partecipare a Expo 2000, anche se tra le righe dell'art. 1, come è stato ricordato, si prevedeva la fusione, ma soprattutto è un modo diverso per quanto riguarda la partecipazione azionaria, perché nonostante tutti i ragionamenti fatti, peraltro apprezzabili e, in linea assoluta, non destituiti di qualche fondamento c'è una realtà incontestabile. Infatti la Regione Piemonte, attraverso e in seguito alla fusione, immuta e diminuisce, allo stato degli atti e delle cose, nel momento in cui si dovrebbe approvare la ratifica relativa alla fusione, la propria partecipazione azionaria dal 30% al 10%. Ritengo che questo sia un motivo di legittimità non formalistico e sicuramente non superabile che può portare all'infortunio legislativo.
Tuttavia, a mio avviso, c'è un'altra ragione preliminare al di là di tutte quelle di merito che effettivamente meriteranno di essere affrontate in apposito dibattito consiliare, allorquando la Giunta regionale dovrà esprimere il proprio parere sui piani triennali. C'è questa considerazione pur essa preliminare che si aggiunge all'altra: la legge istitutiva di Expo 2000, nella sostanza, prevedeva espressamente - e non era lo Statuto, ma la legge regionale - che l'assemblea straordinaria delibera in prima, in seconda e in terza convocazione con la maggioranza del 75% del capitale sociale. Ora, non c'è dubbio che, nel momento in cui si ratifichi questa deliberazione, la Regione Piemonte, la quale attraverso questa legge tendeva a mantenere una posizione prioritaria e di sostanziale dominio, il cosiddetto diritto di veto, nel caso fossero provvedimenti non utili ed opportuni, viene a perdere la sua posizione preminente.
Siamo d'accordo che sia in Commissione che in aula l'Assessore ci ha detto i percorsi alternativi che potranno verificarsi, però con questi due percorsi - se non vado errato sono quelli delle azioni privilegiate e dell'acquisizione di altre azioni dalla Camera di Commercio - siamo ancora a livello d'intenti; non sono fatti certi realizzati. Presumibilmente si verificheranno e presumibilmente consentiranno la posizione preminente della Regione, ma siamo ancora nel campo del presumibilmente.
Innanzitutto le azioni di serie A) o privilegiate dovrebbero comunque lasciare immutata ed invariata la questione della deliberazione delle assemblee straordinarie con il 75%. Siamo a livello d'intenti, perché forse non è recente, ci sarà stata qualche cosa di più sotto il profilo della promessa, ma con la lettera del 20/10/1993, che sicuramente è agli atti perché era diretta al Presidente Brizio, l'Amministratore delegato informava che sarebbe stata presa in considerazione l'istanza della Regione di mantenere il voto determinante, attraverso questa dichiarazione d'intenti secondo la quale FIAT, Unione Industriale e Camera di Commercio avrebbero operato in modo da introdurre clausole statutarie che potessero soddisfare la Regione Piemonte. Però, nel momento in cui deliberiamo, tutti questi eventi non si sono ancora verificati. Questo non è da escludere in linea assoluta, pur avendo a che fare con soggetti che si dovrebbero presumere responsabili e si dovrebbe presumere che mantengano le loro promesse societarie. Tuttavia nel momento in cui il Consiglio regionale deliberasse la fusione, la Regione perderebbe la sua posizione di preminenza. Mi pare sia un argomento sufficientemente serio per esprimere un'opinione negativa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore.
CANTORE, Assessore regionale Ringrazio il Consiglio per il contributo. Sono molto contento che in questo Consiglio ci siano testimonianze che ci portano ad una memoria storica molto lontana, ed anche finalmente un'attenzione ai problemi del terziario e della promozione dell'immagine del Piemonte diversa rispetto al passato.
Vorrei però ricordare ai colleghi che esiste anche una memoria storica più recente che data "11 novembre", quando, prima di assumere questa deliberazione, venne convocata due volte la I Commissione, perché per la Società Expo 2000, oltre al problema della fusione, come i colleghi certamente sapranno meglio di me, avendo verificato la loro informazione c'era anche un problema di sopravvivenza della società stessa. Si assunse questa deliberazione con i poteri del Consiglio, per permettere di fare quei ragionamenti che oggi stiamo facendo, perché se non fosse stata assunta quella deliberazione, oggi questi ragionamenti non potevano essere svolti in questa sede e probabilmente la società sarebbe fallita.
Colleghi, ritengo si debba discutere sulla ratifica di questa deliberazione; ho apprezzato la finezza del collega Majorino, ma lui sa che non solo c'è un impegno, ma c'è un deliberato del Consiglio di amministrazione; ora tocca a noi, Giunta regionale e Regione, scegliere il percorso che tuteli la Regione Piemonte per quanto riguarda il suo ruolo all'interno della società.
Vorrei anche ricordare che, in questo anno, abbiamo cercato di far riempire questi contenitori, forse non sempre trovando l'eccellenza, ma indubbiamente guidando i nostri rappresentanti presenti all'interno di Expo 2000. Certamente si può migliorare la nostra azione. Peraltro il piano previsto per il 1994/1996 ha tre capitoli di sviluppo (Tecnologie ambientali, Sviluppo dei nuovi sistemi di comunicazione, Sviluppo delle tecnologie di automazione e di misura) in aggiunta alle altre manifestazioni già svolte o al Lingotto o a Torino Esposizioni.
Devo poi anche ricordare che, se è vero che ci sono state manifestazioni che hanno avuto dei deficit, quelle che hanno avuto l'attivo hanno compensato in grande misura le manifestazioni che non sono riuscite bene.
Devo anche dire, a coloro che ricordano sempre i regolamenti o i rapporti istituzionali che devono esserci al nostro interno, che ho chiesto alla III Commissione di relazionare sulla vicenda di Expo 2000. Mi è stato poi detto - l'ha ricordato il collega Foco - che era stata convocata la I Commissione. Ero disponibile a relazionare alla I e alla III Commissione insieme, poi mi sono trovato di fronte alla sola I Commissione. In quella relazione, che certamente non era completa, perché relativa alla ratifica di questa deliberazione e non sostitutiva di una discussione sulla questione Expo 2000, mi sono state poste delle domande dal collega Chiezzi alle quali ho ritenuto dover rispondere questa mattina, tenendo conto che esse sono state poste nel corso della giornata di giovedì scorso; io ho avuto questo materiale ieri sera, quindi, oggi l'ho presentato in aula, in quanto non avevo nessun'altra sede per dare queste risposte al collega.
Voglio anche dire che il Comune di Torino, oltre la lettera del Vicesindaco nell'espressione del suo Sindaco (anche se non ancora con atto deliberativo), si è detto favorevole a continuare questa collaborazione con Torino Esposizioni e noi siamo d'accordo che questo contenitore non rimanga vuoto o, comunque, sia oggetto di speculazioni in futuro. Sulla possibilità di acquisizioni delle azioni di serie A), è da scegliere se far svolgere questo ruolo alla Camera di Commercio o invece, come ho detto prima, fare noi un aumento di capitale simbolico; naturalmente con l'acquisizione di azioni di serie A), il ruolo della Regione è tutelato ed io sono d'accordo che si possa prevedere un Consiglio regionale o una Commissione - decidano i colleghi dove si possa ragionare del Piano triennale di Expo 2000 e del futuro di questa società.
Siamo tutti consapevoli che questa società in questi anni dovrà produrre non solo immagine e attività a Torino, ma dovrà produrre utili su tutto il territorio piemontese; se questo non avvenisse, il nostro sarà un intervento pressoché inutile.
A questo punto mi pare che la sfida debba cominciare da questa fusione ed io per primo ho posto il problema: ancora oggi Expo 2000 scrive con carta intestata "Lingotto". L'ho già detto personalmente al Presidente più volte e se non basterà lo scriveremo: non ci deve essere "commistione" scusatemi questo brutto termine - tra la società Lingotto, che deve occuparsi della ristrutturazione del manufatto, e la Società Expo 2000 questo, penso, sia un preciso intendimento della Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Voglio aggiungere, con un richiamo alla responsabilità, che noi abbiamo assunto questa deliberazione quando la Giunta era dimissionaria prospettando alla Commissione la necessità di partecipare a questa operazione di trasformazione societaria oppure di affrontare una proposta di scioglimento della società, che non era in grado di proseguire nella sua attività. Sono state indette due riunioni di Commissione, nelle quali abbiamo prospettato che avremmo presentato questa deliberazione e l'avremmo attuata, perché c'era l'assemblea straordinaria, alla quale si doveva partecipare.
La prima riunione di Commissione non fu sufficientemente chiara almeno nei dati forniti e, infatti, il Consigliere Ferrara, in particolare, chiese maggiori dettagli; demmo questi dettagli nella successiva riunione di Commissione e si giunse alla determinazione di dare, nella sostanza, con il parere della Commissione, il via alla deliberazione di fusione e che questa venisse pertanto attuata. In questo senso è certamente un atto di coerenza da parte di questo Consiglio rispetto agli atteggiamenti precedentemente assunti, indipentemente dagli altri problemi, giustamente sollevati sull'attività di Expo 2000 e sulla sua capacità di muoversi che dipende molto dalla capacità che avranno la Giunta e il Consiglio di far parte più viva e più forte nella gestione di questa società.
Perciò, se domani questa deliberazione non passasse, andremmo ad inficiare atti già compiuti mettendo la suddetta Società Expo 2000 in condizioni peggiori rispetto a quelle in cui si trovava; quindi, compiamo un atto di demolizione della società.
Vi invito, quindi, a valutare con molta chiarezza quello che si sta compiendo: la ratifica di una decisione già assunta nelle due Commissioni che precedettero l'assunzione della deliberazione da parte della Giunta in un momento in cui la Giunta deliberava, perché il Consiglio non poteva deliberare in quanto eravamo dimissionari.
Quindi ho il dovere di porre nei termini esatti la questione, affinch sia vista nella sua chiarezza nel momento in cui si esprimerà il voto.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli, 17 contrari e 4 astensioni.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame proposta di deliberazione n. 834: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della DGR n. 1-32245 del 10/2/1994 'Determinazione - in via transitoria - del responsabile del procedimento di revisione e di valutazione di congruità, di cui all'art. 6 della legge 24/12/1993 n. 537 riferita ad interventi correttivi di finanza pubblica'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 18) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 834.
Assessore Bergoglio, questa proposta di ratifica viene trattata da lei o dall'Assessore Gallarini? La proposta di deliberazione è relativa all'individuazione del responsabile del procedimento di revisione e di valutazione di congruità.
BERGOGLIO, Assessore regionale L'abbiamo fatta come organizzazione.



PRESIDENTE

Allora, la vedo con lei.
Il Consigliere Chiezzi ha presentato il seguente emendamento: alla pagina 3, dopo la parola "delibera", sono soppresse le parole "in via transitoria".
La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore regionale Se questo vuol dire voto favorevole del Consigliere alla deliberazione sono disposta a togliere le parole "in via transitoria", anche perch obiettivamente, mi pare che qualsiasi provvedimento possa essere modificato da un provvedimento successivo; è una questione di interpretazione. Se non ci sono difficoltà, lo mettiamo nella parte introduttiva e lo togliamo dalla parte deliberativa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 37 voti favorevoli e 4 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 38 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione n. 835: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della DGR n. 170-32415 del 15/2/1994 'Primo prelievo dal fondo di riserva di cassa, capitolo 15970 dello stato di previsione della spesa per l'esercizio 1994, della somma di L. 32.880.821.261 per consentire i pagamenti relativi alla gestione dei residui'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 835, di cui al punto 19) all'o.d.g.
Si tratta di una ulteriore ratifica; è un provvedimento meramente tecnico. In Commissione sono stati tutti favorevoli, fatta eccezione per l'astensione di Rifondazione Comunista.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 39 voti favorevoli e 7 astensioni.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Esame progetto di legge n. 428: "Contributo per la ristrutturazione e la manutenzione di Villa Gualino"


PRESIDENTE

Mi è stato chiesto di procedere immediatamente all'esame del progetto di legge n. 428 relativo a Villa Gualino, di cui al punto 13) dell'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Porcellana, che ha facoltà di intervenire.
PORCELLANA, relatore Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, la Regione Piemonte ha da anni investito risorse nella realizzazione del progetto Villa Gualino, al fine di mettere a disposizione di Torino e del Piemonte un centro da destinarsi a sede per istituti scientifici e di ricerca, ad ospitalità di attività di interscambio scientifico e di formazione nonché ad iniziative seminariali e congressuali.
Sono ormai completamente recuperate e funzionanti la porzione alta del compendio, di proprietà regionale, denominato Villa Gualino, sito in Torino, Viale Settimio Severo n. 65, ed una parte dell'area esterna e del parco. Operano ormai a pieno regime presso la struttura gli istituti di ricerca, di interscambio e di promozione nonché iniziative congressuali e seminariali.
Al fine di rendere operativamente efficiente e professionale la gestione ricettiva della struttura e di consentire, con altrettanta efficacia, la realizzazione degli interventi di recupero e ristrutturazione del corpo basso del compendio e di tutta l'area esterna, parco compreso l'immobile è stato dato in concessione, per dieci anni, al Consorzio Villa Gualino s.c, a r.l., società costituita da Finpiemonte, SO.P.R.IN., Camera di Commercio di Torino.
Alla società sono stati affidati, e regolamentati con convenzioni specifiche, i lavori di realizzazione e di ristrutturazione, attualmente in corso d'opera, relativi al settore ovest del corpo basso del compendio e la gestione dei servizi ricettivi della porzione già recuperata, nonché gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di tutto il complesso in particolare previsti dall'art. 9 della convenzione rep, n. 1167 del 19/12/1991.
In data 5/11/1992 la Compagnia di San Paolo di Torino, esprimendo vivo apprezzamento per il progetto regionale Villa Gualino, tanto per gli aspetti di recupero architettonico della struttura quanto per il significato culturale ed economico che l'operazione riveste per il sostegno della ricerca scientifica e tecnologica, della formazione e dell'interscambio scientifico in ambito regionale ed internazionale, ha comunicato di aver approvato l'assegnazione alla Regione Piemonte di un'erogazione liberale in denaro di L. 1.000.000.000, da destinarsi ad interventi di ristrutturazione del complesso di Villa Gualino.
La Giunta regionale ha ritenuto di assegnare tale importo quale contributo alla Società concessionaria per la realizzazione degli interventi di ristrutturazione e di manutenzione straordinaria dell'immobile ed ha, di conseguenza, proposto il disegno di legge n. 428 al fine di procedere, da un lato, all'accettazione del contributo deliberato dalla Compagnia di San Paolo di Torino e, dall'altro, alla successiva erogazione della somma al Consorzio Villa Gualino s.c, a r.l., per la ristrutturazione, manutenzione e gestione dell'intero complesso.
La I Commissione ha preso in esame il disegno di legge di cui si tratta e, condividendone scopi e motivazioni, lo ha licenziato a larga maggioranza nella seduta del 10 marzo scorso.
Per le ragioni sopra esposte se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 32 astensioni 4 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 32 astensioni 4 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 32 astensioni 4 L'art. 3 è approvato.
Non essendovi dichiarazioni di voto si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 37 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 448: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1994"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 448 precedentemente iscritto all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Goglio, che ha facoltà di intervenire.
GOGLIO, relatore Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, la proposta di bilancio di previsione 1994, presentata dalla Giunta regionale con il disegno di legge n. 448, prende le mosse dal bilancio di previsione 1993 'a base zero'. In essa sono, pertanto, finanziate le spese di funzionamento e quelle derivanti da impegni già assunti quali: annualità passive, oneri per mutui regionali e reimpostazione delle economie dei fondi statali.
Vi sono altresì inserite le autorizzazioni di spesa per il 1994 contenute nella L.R. n. 46/93 'Prima variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1993, nonché disposizioni finanziarie per l'anno finanziario 1994'.
Con il bilancio di previsione 1994 viene inoltre completata l'operazione di rientro del disavanzo derivante dalla mancata reimpostazione di economie di fondi statali, inizialmente (assestamento 1990) pari a 153 miliardi, riassorbiti negli anni 1991, 1992, 1993 e completata appunto per 43 miliardi nel 1994.
Le residue disponibilità, pari a complessivi 150 miliardi, sono state accantonate nei fondi globali (50 miliardi per spesa corrente e 100 miliardi per spese di investimento) onde essere utilizzate per dare copertura finanziaria agli interventi per l'occupazione, per l'alluvione dell'anno scorso, per il Fondo investimenti (FIP) e per il Fondo per lo sviluppo della montagna.
I dati relativi ai residui attivi e passivi e alle reimpostazioni delle economie dei fondi statali sono quelli desunti dal consuntivo 1993 e sono quindi, definitivi.
Per quanto riguarda il contesto finanziario va rilevato che la mancata applicazione dell'addizionale sulla benzina, il venir meno del gettito ILOR e la drastica riduzione del consumo del gas metano, solo in parte compensate dal gettito della soprattassa Diesel e GPL. hanno costretto a ridurre di circa 150 miliardi le previsioni della disponibilità di risorse per il corrente anno, tenuto anche conto del maggior mutuo attivabile.
Appare altresì indispensabile segnalare quanto segue: l'Istituto Bancario San Paolo, che si era dichiarato disponibile a rinegoziare i mutui stipulati negli anni decorsi a tassi elevati, ha precisato meglio la dimensione dei mutui rinegoziabili, che consentirà un risparmio, in termini di rata di ammortamento, di circa 17 miliardi. Essi possono tradursi in nuovi mutui autorizzabili, alle condizioni di tasso di tempo attualmente praticati, per circa 120 miliardi. Di tale importo, anche in via prudenziale, si tiene conto per 70 miliardi tra le spese sono più significative le seguenti: 5 miliardi per l'assegno di studio agli studenti universitari; 15 miliardi, in aggiunta ai 58 già iscritti, per il Fondo per l'assistenza sociale; 4 miliardi per il cofinanziamento del progetto per il risparmio ambientale; 2 miliardi per la tutela delle risorse ambientali; 2 miliardi per il Fondo sociale per l'edilizia residenziale pubblica; 2 miliardi per il superamento delle barriere architettoniche nelle abitazioni; 5 miliardi per le sistemazioni idrogeologiche; 5 miliardi per gli acquedotti e le fognature; 4,5 miliardi per la convenzione ANAS; 550 milioni per i luoghi della Resistenza; 4 miliardi, in aggiunta ai 3 già iscritti, per i piani di sviluppo delle cooperative.
Sul Fondo globale per spese di investimento, sono stanziati complessivamente 128.890.000.000 destinati alla copertura dei disegni di legge concernenti: Fondo investimenti L. 105.018.000.000 CIM di Novara L. 4.000.000.000 Cofinanziamento Regolam, n. 2081 L. 14.000.000.000 Sottoscrizione aumento di capitale della MIAC L. 1.372.000.000 Fondo per la montagna L. 4.500.000.000.
Ricevutane l'assegnazione in data 8 marzo scorso, la I Commissione ha immediatamente dato inizio all'esame del disegno di legge n. 448 e dei documenti allegati e collegati.
Acquisita e discussa la prima nota di variazione, presentata dalla Giunta il 10 marzo, la I Commissione ha proceduto al licenziamento del disegno di legge in data 15/3/1994, dopo aver pure acquisito il parere espresso dalle Commissioni consiliari permanenti II, III e IV, ai sensi dell'art. 33 del Regolamento consiliare.
Al testo inizialmente presentato dalla Giunta sono state apportate le necessarie modificazioni conseguenti alla prima nota di variazione, nonch quelle di carattere eminentemente formale, volte ad adeguarlo alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica degli atti legislativi.
Per quanto sopra esposto se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Grazie, Presidente, vorrei rassicurare i colleghi sul carattere dell'intervento. Non voglio fare un intervento di carattere tecnico, tanto meno riproporre, come fu invece in altre occasioni da parte del nostro Gruppo, e anche personalmente, emendamenti o altri argomenti di questa natura. Vorrei limitarmi semplicemente a una o due considerazioni di carattere politico, anche a giustificazione del voto che il Gruppo PDS darà sull'argomento del bilancio. I colleghi conoscono tutti la storia: siamo riusciti ad approvare un po' in extremis come Consiglio l'esercizio provvisorio, adesso andiamo all'esame e prevedibilmente all'approvazione di un bilancio che si configura largamente, come si dice da alcuni anni a questa parte ormai, come un bilancio tecnico.
Un bilancio che è incentrato essenzialmente sulla fissazione delle poste di spesa per quel che riguarda i cosiddetti capitoli a spesa obbligatoria o comunque legati al funzionamento della macchina dell'Ente regionale e ad alcuni limitati filoni di spesa. Questo fatto, di per sè potrebbe al limite giustificare un atteggiamento di voto più svincolato da ragioni politiche e da valutazioni di ordine politico, però credo che anche in questa occasione, pur tenendo conto che siamo in un periodo davvero eccezionale (lo si vede anche dal funzionamento del nostro Consiglio in queste ultime sedute, non soltanto perché ci sono le elezioni ormai vicine ma anche per come si è formata la Giunta Brizio che attualmente regge le sorti del governo regionale), noi non abbiamo a che fare con un bilancio solo tecnico, ma con un bilancio che è comunque figlio di una politica e dei limiti di una politica che dura da anni.
Questo non è il bilancio della Giunta Brizio attuale, è il bilancio della Giunta Brizio precedente. E' figlio di quella Giunta, di quella storia di visione e di gestione dei problemi del bilancio. E in cosa si vede questo rapporto di parentela con la vecchia Giunta e con tutto quello che ha fatto o non ha fatto la vecchia Giunta? Lo si vede, certamente, nel fatto che questo bilancio ha costrizioni e vincoli dovuti a politiche portate avanti per anni, ad esigenze di coerenza di spesa rispetto ad impostazioni che risalgono a tempi addietro, e questo è anche in gran parte scontato. Ma voglio soffermarmi, essenzialmente, su un punto, che è quello dell'assoluta mancanza di una politica di programmazione, in particolare di programmazione della spesa, di come questo bilancio evidenzi la carenza totale di una programmazione della spesa.
Da cosa si vede questo, in particolare? Lo si vede da un fatto. Si dice, ed è vero, che questo bilancio è in gran parte tecnico, con due eccezioni. Un'eccezione è legata al fatto che lo scorso anno a luglio - in quell'occasione i colleghi si ricorderanno che il nostro Gruppo con tutti gli altri Gruppi di opposizione abbandonò l'aula per protesta, c'era la questione dell'introduzione dell'addizionale sul metano e sulla benzina fu votata una cosiddetta legge finanziaria che impegnava il Consiglio a riportare sul bilancio 1994, quando sarebbe stato presentato, tutta una serie di impegni di spesa. Noi ritroviamo in questo bilancio quella legge quei capitoli, quegli impegni di spesa; ma quella legge, votata nel luglio dello scorso anno, non era figlia di una qualche forma di programmazione della spesa, non era figlia di un ragionamento e di un procedimento di programmazione della spesa, era figlia di altri meccanismi. Meccanismi condivisibili e in parte anche condivisi dal nostro Gruppo, di contenimento della spesa, certamente in gran parte oggettivi, ma, al di là di forme di contenimento, al di là di uno sforzo in qualche modo costretto, obbligato a rivedere capitolo per capitolo, voce per voce dove si poteva tagliare qualcosa, non c'era però un qualche tentativo più serio, più approfondito di sfrondamento della spesa regionale, di alleggerimento della spesa regionale di carattere strutturale, cioè di verifica dell'insieme della spesa, di verifica quindi contestuale dell'insieme della legislazione regionale. La cosa che noi abbiamo sempre rimproverato alla Giunta, negli anni scorsi, è stata la mancanza di questa opera. Noi abbiamo un bilancio molto difficile da capire, anche per i Consiglieri, anche per il sottoscritto che è abbastanza attento a questi problemi, perché li ho sempre seguiti da quando sono in Consiglio; noi abbiamo una legislazione ormai complicatissima da leggere e da interpretare, da comprendere nei suoi effetti sulla spesa, e questo lavoro di verifica globale della legislazione regionale e dei suoi effetti sulla spesa è un lavoro che la vecchia Giunta non ha impostato e portato avanti in modo organico e serio. E' questo uno dei primi elementi che risalta anche in questa occasione.
La seconda questione che emerge è che, oltre ai capitoli finanziati perché indicati nella legge finanziaria dello scorso anno, nella presentazione di questo bilancio la Giunta ha aggiunto un'altra serie di capitoli con relativi finanziamenti. Non voglio discutere il merito dei singoli capitoli, se sia stato giusto o sbagliato inserirli e se le cifre indicate siano congrue, però evidenzio, ancora una volta, un limite di programmazione. La selezione di questi capitoli non è discesa da un confronto e da un'impostazione che avesse un minimo di rigore; ho l'impressione che sia discesa essenzialmente dalla somma delle segnalazioni di urgenze, di esigenze, di problemi che la macchina, la struttura assessorile o anche magari un qualche settore della società evidenziava.
Non c'è stato un lavoro di selezione per verificare se la scelta di quei capitoli corrispondeva ad un qualche criterio, ad un qualche progetto o ad un qualche programma della Giunta.
Mi limito a rilevare come la stessa natura tecnica del bilancio evidenzi, a maggior ragione, questo tipo di limiti; limiti storici della Giunta e del governo regionale, quindi non ascrivibili all'immediatezza della contingenza politica (e quindi a questo "Brizio bis" che governa la Regione), ma limiti ascrivibili molto di più al "primo Brizio" e - se vogliamo agli anni precedenti, al fatto, cioè, che nella nostra Regione manca da anni un lavoro serio di programmazione.
In particolare, manca una programmazione vera, cioè calata nel bilancio e non astratta, non libresca; inoltre è mancata completamente quell'opera di sfrondamento della spesa regionale che, se si vuol fare un'opera seria e strutturale, può discendere soltanto da una verifica rigorosa dell'insieme della legislazione regionale, che ormai è una foresta non più comprensibile, oscura per gran parte di noi. Per queste ragioni, annuncio il voto negativo del Gruppo PCI-PDS.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Colleghe e colleghi, dovremmo trovarci di fronte ad un bilancio tecnico e, in larga misura, lo è; questo fatto, però, non dovrebbe esimere chi presenta un bilancio di tale natura dal tentare di renderlo comprensibile per le scelte, poche, che però tecniche non sono, contenute nel bilancio.
Viceversa, colleghi, questo tentativo non è stato fatto, e in questo l'elemento di continuità con il modo in cui la Giunta ha presentato i bilanci fin qui è assolutamente evidente.
Avete scelto poco. Si poteva pensare che quel poco che sceglievate potevate avere modo di illustrarlo in termini comprensibili; così non è stato. Le scelte che avete compiuto in un bilancio per grande parte tecnico sono rimaste - caro Brizio indecifrabili agli occhi e alla comprensione di chi non è a conoscenza delle segrete cose della Giunta regionale.
Senz'altro le scelte da voi compiute, di investire subito in certi settori derivano dalla composizione di forze diverse delle quali avete poi trovato le risultanti; però, sul nostro tavolo di lavoro di Consiglieri regionali di opposizione non sono segnati i punti di applicazione della forza, il modulo della forza stessa, la direzione, niente, per cui vediamo solo il vettore finale, ma come si sia giunti a quello non è dato di saperlo.
Quindi, il bilancio per la parte politica è indecifrabile. Il bilancio è paradossale da un certo punto di vista, perché il Presidente Brizio, che con accanimento nel luglio scorso, insieme all'Assessore Gallarini e tutta la Giunta e tutta la maggioranza hanno provocato una rottura in questo Consiglio sull'applicazione delle tasse sulla benzina, a distanza di otto mesi si presentano con un bilancio che di quelle entrate non prevede una sola lira, così come le opposizioni nel luglio dell'anno scorso avevano predetto. Questo bilancio è paradossale perché non una sola entrata in più è derivata da quella sciagurata decisione. Questo fatto dovrebbe - almeno così spero - portare un po' di meditazione a chi con tanta cocciutaggine volle insistere nel predisporre ed approvare un disegno di legge assolutamente inutile.
C'è anche un'altra considerazione da fare, Presidente Brizio: questo modo di agire, imporre nuove tasse e non esigerle, è il peggiore dei modi possibili, dal punto di vista del rapporto tra amministratore ed amministrato. Nulla di peggio che decidere una tassa, che noi abbiamo giudicato inutile ed iniqua, e poi non esigerla: si è colpevoli due volte e si crea un danno nel rapporto tra cittadini ed istituzione gravissimo più grande del danno che può essere indotto da una decisione sbagliata della Pubblica Amministrazione; più grave, perché il senso del governo viene meno agli occhi della gente.
Non è un modo di governare: è far finta di governare e quindi ci si infila nella strada che adesso, sotto le elezioni, molti cavalcano, quella della negazione di una funzione valida dello Stato. Lo Stato, quando decide, esegue; certo, deve decidere con oculatezza, e la maggioranza di allora non seguì le critiche non strumentali delle opposizioni, che dicevano: "E' inutile una legge che subordina il prelievo delle entrate ad un regolamento che non c'è e non si sa quando verrà fatto". Vi dicemmo: "Se proprio volete mettere nuove tasse ai cittadini piemontesi, presentate una legge in grado di camminare subito".
C'è ancora un altro aspetto: perché questo regolamento non viene fatto? Se ci si assume la responsabilità di imporre nuove tasse, bisogna agitarsi presso i livelli istituzionali competenti, chiedere, imporre e facilitare questa operazione; se non lo si fa, è perché avete ripensato a questa decisione? Se ci avete ripensato come decisione non provvida, assumetevi questa responsabilità e venite in Consiglio dicendo: "Attenzione, noi, che pure avevamo approvato quella legge, poi abbiamo fatto di tutto perché il regolamento non venisse attuato". E' un po' il gioco delle iprocrisie dello scaricabarile; Presidente Brizio: è un modo di governare da evitare.
Se si vogliono prendere dei provvedimenti, lo si deve fare alla luce del sole e li si deve sostenere anche se sono impopolari, ma fare così è proprio il peggio del peggio.
Altro motivo di critica di questo bilancio è il seguente (questa è una piccola cosa, ma anche dalle piccole cose bisogna trarre elementi di giudizio): tra le spese obbligatorie, ne avete inserite alcune che concernono attività molto discrezionali e assolutamente non necessarie. I colleghi sanno che inserire una spesa tra le spese obbligatorie pu consentire di variare le cifre a disposizione senza dover variare la legge di bilancio, quindi di fare degli storni.
Ora, è criticabile che in un bilancio di questo genere vengano inserite tra le spese obbligatorie - e quindi che possono disporre di maggiore denaro di quanto iscritto a bilancio, oggi - le spese che riguardano spese di rappresentanza di Giunta e Consiglio, spese per convegni. Avete determinato che al capitolo 5330 vi siano 599 milioni da spendere per spese di rappresentanza? Benissimo: rimangano i 599 milioni. Perché rendere possibile alla Giunta o ad un Assessore di rimpinguare tale cifra a proprio piacimento, senza l'approvazione del Consiglio regionale? Un'operazione del genere è sempre discutibile, ma, Presidente Brizio, in occasione di bilancio-tecnico, di Giunta tecnica a termine, mi sembra vogliate proprio esagerare! Piuttosto cancellate i capitoli n. 10020 e n. 10330 dalle spese obbligatorie! Se ritenete eccessivamente esangui quei capitoli, decidete qui, in Consiglio, di elevare le due cifre, ma evitate, ad una Giunta che sappiamo qual è, la delega di gestire come crede questi capitoli di bilancio.
Non mi bastano, Presidente Brizio, promesse del tipo "non lo faremo": accogliete i due emendamenti. Non mi bastano nemmeno degli ordini del giorno, che lasciano il tempo che trovano: occorre un minimo di correttezza.
Per questi motivi, al di là dell'accoglimento dello spostamento dei due capitoli dalle spese cosiddette obbligatorie, annuncio il voto contrario del Gruppo Rifondazione Comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signora Presidente, in questo mio intervento, a nome del Gruppo rilevo che l'unico dato che considero positivo di questo bilancio a contenuto prevalentemente tecnico, è la doverosa assenza nella previsione di entrata degli svariati miliardi che si sarebbero potuti ricavare dalla tassa sulla benzina - tassa istituita con la legge del 31/8/1993 - nei confronti della quale il nostro Gruppo attuò un'appassionata e convinta opposizione nel luglio scorso.
Vorrei sperare che la non esazione di questa tassa, dovuta alla non proposizione di un disegno di legge regionale che si facesse carico di indicare modalità di accertamento, riscossione e versamento dell'imposta sia dovuta ad una folgorozione e ad un ripensamento da parte della Giunta.
Questo perché quella stessa legge, che abbiamo contestato arrivando persino all'ostruzionismo, prevedeva espressamente, per poter entrare in vigore non un Regolamento di Giunta o di Consiglio, ma una legge regionale la quale prevedesse tutte le modalita sovraesposte. Tale legge regionale non è neppure stata presentata, anche se la legge-madre - quella istitutiva dell'imposta - era entata in vigore l'1/9/1993; i motivi della non presentazione non sono quindi stati conseguenti alla crisi di Giunta, di data successiva.
Una cosa è certa: la legge istitutiva del balzello sulla benzina, che avrebbe dovuto entrare in vigore l'1/1/1994, non potrà più entrare in vigore perché le è mancata la condizione essenziale della previa legge regionale che prevedesse le modalità di accertamento e di acquisizione.
Di fronte a questo dato positivo, confidiamo che la Giunta voglia arrivare a mettere su questo iniquo balzello una pietra tombale, attraverso l'abrogazione della legge.
Al riguardo c'è una nostra proposta di legge, la quale, prendendo atto che è venuta a mancare la condizione sospensiva di entrata in vigore della legge, la abroghi anche formalmente.
Ciò premesso e doverosamente sottolineato, preciso che il nostro voto sarà negativo in quanto, sia pure a contenuto prevalentemente tecnico, il disegno di legge sul bilancio è pur sempre filiazione di una Giunta pentapartitica.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Volevo soltanto dire al Consigliere Chiezzi, per quanto riguarda il discorso delle tassazioni, che ricordo perfettamente - ho anche chiesto di recuperarne il testo - che votammo un ordine del giorno nel quale si disse che l'applicazione delle tasse sarebbe stata collegata alla redazione della legge finanziaria e all'accettazione da parte della legge finanziaria di una facilitazione per le Regioni che, a diversità delle altre, applicavano il tributo. Anche questo è un elemento di correttezza rispetto al dibattito avvenuto in aula. Oggi c'è la legge di applicazione della benzina, non c'è la legge del regolamento, la futura Giunta o chi dovrà governare, se crederà, potrà, con la sola approvazione del regolamento, dare corso all'applicazione della legge. Non è che il discorso fosse completamente inutile, feci questa precisa ed esplicita riserva al momento dell'approvazione; lo voglio solo ricordare perché questo è un atto importante che chiarifica molto il discorso.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: i capitoli 10020 e 10330 sono tolti dall'elenco n. 1.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 7 per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 27 voti contrari 8 astensioni 3 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 26 è approvato.
ART. 27 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 27 è approvato.
ART. 28 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 28 è approvato.
ART. 29 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 29 è approvato.
ART. 30 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 30 è approvato.
ART. 31 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 31 è approvato.
ART. 32 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 32 è approvato.
ART. 33 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 33 è approvato.
ART. 34 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 28 voti contrari 9 astensioni 1 L'art. 34 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrara; ne ha facoltà.
FERRARA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il bilancio di previsione per il 1994 si presenta nuovamente a base zero, così come per quello del 1993.
Lo stesso Assessore, l'anno scorso, guardando il bilancio dichiarato a base zero, riconobbe che in realtà non si trattava di un bilancio a base zero ma che erano sfuggite delle spese discrezionali che probabilmente qualcuno aveva inserito in quel bilancio. Ho analizzato questo bilancio, pu sembrare curioso e strano, ma ho sfogliato tutti quei libroni grossi e ho cercato di capire quello che c'era dentro e credo che sia un bilancio meno zero del non bilancio zero dell'anno scorso. Oggi siamo in presenza di un bilancio che, è vero, contiene le spese di funzionamento, come dice la relazione di Goglio, ma non contiene solo quelle spese. Credo che in una situazione come quella che sta vivendo questa Regione, cioè molto precaria dove tutti quanti sanno che tra quindici giorni, forse meno, potremmo essere in presenza di una situazione nuova e diversa, forse si sarebbe dovuto, più ancora dell'anno scorso, fare veramente un bilancio per dire: "Viviamo questi quindici giorni e poi vediamo come va a finire". Invece non siamo ancora in presenza di un bilancio che - ha ragione il Consigliere Monticelli - è figlio del "Brizio uno", ma è anche figlio di tanto passato: continuano ad essere finanziate tutte quelle leggi che non sono state approvate solo nel corso di questa legislatura, ma sono leggi vecchie e quanto più diciamo che devono essere superate e tanto più regolarmente tutti quanti continuiamo a finanziare. Mi pare che sia una situazione che se è vero che ha accantonato alcune scelte di politica generale importanti è altrettanto vero che tutte le scelte di politica da quattro soldi sono tutte regolarmente contenute in questo bilancio. Ho letto con attenzione il contributo del Presidente al programma di una Giunta di cinquecento giorni.
Non si pretendeva evidentemente che il bilancio in questa situazione fosse coerente rispetto a quel programma, però si pretendeva di avere un bilancio che non pregiudicasse quelle scelte, quanto meno un bilancio che tenesse ferme alcune situazioni. Questo non c'è stato. Le scelte fatte non sono coerenti con questo contributo, anzi in qualche misura, a nostro giudizio pregiudicano quello stesso contributo che si può dare. Non voglio ripetere perché ormai sono tanti anni che il Presidente mi guarda con lo sguardo critico, e sono tanti anni ormai che dico queste cose e regolarmente sono di assoluta inutilità e vengono regolarmente ripercorse. Ancora c'è tutta una serie di spese, di impostazioni di capitoli di spesa che sono sempre state criticate e che certamente non sono discrezionali. Non voglio citarle tutte, perché sono tantissime, ma ce ne sono alcune per le quali qualcuno dovrà pur spiegarmi la indispensabilità della spesa. Per esempio, quei capitoli che hanno un residuo passivo totale rispetto a quello stanziato l'anno prima e che viene nuovamente stanziato per un importo pari al residuo passivo del 1993. Quindi, non mi pare che questa sia una spesa di necessità urgente. C'è ancora da spendere tutto quello che si era stanziato nel 1993; ma questo è soltanto uno degli aspetti.
Ci sono le solite spese per convegni, manifestazioni e mostre per alcune centinaia di milioni. Non le cito tutte, perché sono veramente tante, ma ce ne sono alcune che sono importanti. Qualcuno deve spiegarmi se la valorizzazione della conoscenza del patrimonio linguistico del Piemonte è una spesa fondamentale in questo momento, prioritaria, obbligatoria oppure se è una scelta.
La stessa cosa vale per i corsi di formazione per le bande musicali, le piste ciclabili che piacciono al Consigliere Chiezzi, sia nella parte corrente che nella parte d'investimento. Si tratta di miliardi che si sono spesi ed impostati a fronte di un nulla, tanto per consentire - e siamo in campagna elettorale di poter svolgere, anche in questa campagna un'attività di tipo clientelare.
Per esempio - così faccio contento l'Assessore Nerviani che ne è stato il proponente - i contributi alle società di mutuo soccorso non mi pare siano una spesa decisiva e strategica né obbligatoria. Mi suggerisce l'Assessore Nerviani il contributo alle chiese, agli edifici del culto, che pure sono inserite in bilancio, non sono obbligatorie.
Quindi, la mia opinione è che si tratti, ancora una volta, di una scelta di bilancio che accantona le scelte importanti, rinviandole ad un momento successivo, mentre le scelte clientelari molte volte vengono puntualmente ripetute.
Ora devo dire che, in una situazione di questo genere, il mio voto non può essere che quello che era stato la volta scorsa rispetto ad un bilancio esattamente uguale a questo. Non c'è nessuna differenza, io ho espresso molte volte apprezzamento per il fatto che si è fatta una seria politica di rientro del deficit e lo considero importante. Non è che non capisco queste cose, le considero un fatto importante, siamo in un momento di transizione difficile di questa Regione. Ebbene, forse questa era l'occasione per fare veramente un bilancio tecnico solo sulle spese obbligatorie, prima di tutto perché era l'elemento propedeutico; partendo da quel bilancio a base zero si poteva cominciare a fare quell'operazione di pulizia delle leggi regionali che sono - ha ragione il collega Monticelli - una selva impercorribile, in cui non si riesce più a capire nulla per giungere poi ad individuare le spese veramente necessarie al funzionamento, scegliendo così con saggezza quelle che sono le scelte successive.
Siamo in presenza, ancora una volta, di un bilancio che non fa scelte importanti rinviandole, ma fa tutte le sue scelte non importanti. Allora a questo punto, il mio voto su questo bilancio non può che essere negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.
FERRARIS Confesso di avere qualche difficoltà a comprendere le ragioni dei voti negativi annunciati, alcuni dei quali anche con arrampicate mirabili. Mi pare anche inutile richiedere l'esame del DNA per accertare la paternità del documento finanziario presentato, anche perché questo bilancio credo abbia dato onestamente ciò che gli era stato chiesto dal Consiglio: essere uno strumento per garantire l'attività amministrativa essenziale e per consentire la transizione alla fase finale della V legislatura, superando i vincoli temporali fissati dalla legge. Ma i tempi sono questi, e quindi si fa come si può.
L'Assessore e la Giunta hanno presentato il disegno di legge con tempestività, stretti da una morsa temporale che non ha consentito eccessive elaborazioni. Con la necessaria prudenza hanno proposto, accanto alle decisioni relative alla gestione ordinaria, di finanziare i capitoli dell'assistenza e degli interventi per le zone alluvionate. E' una scelta responsabile, che condividiamo per il rilievo sociale che hanno gli uni e per la grave situazione di emergenza alla quale tentano di rimediare gli altri.
L'accantonamento dei fondi residui in un fondo specifico costituisce un atto di correttezza della Giunta verso il mandato concessole dal Consiglio e consentirà alla maggioranza che nascerà dopo le elezioni di fissare gli obiettivi necessari per una conclusione utile della Legislatura.
Non nascondo che sarà necessario, in quella fase, procedere ad una nuova rilettura completa del bilancio, che oggi approviamo, per ridurre alcuni margini di inefficienza rimasti, come ha ricordato il Consigliere Monticelli, e per rivedere alcune politiche che, come ha ricordato il Consigliere Ferrara, paiono incompatibili con un efficiente perseguimento degli obiettivi generali che ci si dovrà proporre.
Apprezzabile è stata la decisione di soprassedere all'applicazione dell'addizionale sulla benzina. E' una decisione pesante, che dovrà essere commisurata a scelte strategiche. Seria è la decisione di proseguire, anzi quasi di concludere la politica di risanamento del bilancio avviata nel 1990; ma tutto ciò sarà rivisto ancora meglio al momento opportuno.
Il Gruppo DC non ha quindi rilievi da muovere e nemmeno proposte da avanzare; sarebbe incoerente con quanto appena detto e con quanto abbiamo concorso ad indicare, qualche settimana fa, accettando i limiti dell'attività di questa Giunta. Il nostro voto al bilancio di previsione è quindi favorevole, perché gli impegni assunti dalla Giunta sono stati mantenuti, perché l'approvazione consente di garantire dignitosamente il funzionamento della Regione per i mesi necessari e perché contribuisce ad avviare, quando saranno assolti gli altri due impegni assunti - sanità e Regolamento CEE n. 2081 una nuova fase politica aperta, anche se oggi è ancora di ardua determinazione.
Questa fase non potrà prescindere dal contributo di progettazione e di indirizzo che è stato finora elaborato e dalle esperienze maturate, ma tutto ciò non sarà sufficiente. Occorre un salto innanzi.
Le trasformazioni che il Paese sta per conoscere non potranno essere ignorate, non tanto per una rassegnata e meccanica trasposizione di voti che verranno espressi per altri livelli di governo e per altre esigenze, ed ancor meno per convalidare un nuovo che lascia perplessi per la superficialità e per le linee avventurose che esprime.
E' la revisione della politica, che si annuncia con fatica, che impone un forte adeguamento del metodo, delle istituzioni e dei contenuti, se non vorremo che il nuovo si arresti con una banale riverniciatura di vecchi e tradizionali equilibri di potere.
Il nuovo quadro politico che ci prepariamo quindi a costruire dovrà affrontare in tempi ristretti questioni rilevanti per il futuro del Piemonte, quali le politiche per rovesciare il declino economico ed occupazionale e le politiche di riorganizzazione dei servizi sociali, ma tutto ciò non sarà possibile se non saremo in grado di affrontare le questioni essenziali che abbiamo di fronte: riconciliare, anche con l'azione della nostra assemblea, i cittadini con le istituzioni e ridurre la drammatica estremizzazione che sta rovinando la politica, e che corre il rischio di privare il Paese di una svolta positiva ed equilibrata.
La partita che abbiamo di fronte, quindi, è decisiva per il Paese e anche per la nostra Regione. L'augurio è che non se ne perda l'opportunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Anche da parte del Gruppo liberale c'è il voto convinto e, per certi versi di gratitudine, alla proposta di bilancio che è un atto di correttezza che la Giunta dimostra nei confronti del Consiglio in relazione al mandato e all'onere che le è stato affidato. Non deve essere lasciato cadere nel vuoto, come molte volte succede sulle questioni significative quanto detto dal collega Ferraris. Noi dobbiamo, a mio modo di vedere renderci consapevoli che la fase politica che si aprirà dall'1 aprile in poi, in particolare sugli strumenti finanziari, è una fase politica che non si misura nei mesi, ma si misura nell'intervallo storico che si andrà a governare: una Regione con istituzioni di un certo tipo, una società con istituzioni di altro tipo, rapporti politici in questa situazione di un certo tipo e rapporti politici nella società probabilmente di un altro tipo ancora.
Si deve però avere la capacità di costruire le realtà all'interno delle quali le novità di ordine politico ed istituzionale (che per noi si realizzeranno in due tempi, il 27 marzo e il 5 maggio 1994) trovino immediata realizzabilità.
Dobbiamo sapere che quello che avvieremo nei mesi della tarda primavera condizionerà tutto il 1994 e tutto il 1995, perché prima che i nuovi meccanismi di avvio di qualche novità, di qualche ripensamento, di qualche riflessione, di qualche finalizzazione del vostro lavoro o parte di esso in questo nostro ultimo anno di legislatura non potrà che avviarsi nel 1996 per la logica dell'apprensione dei problemi e dell'individuazione dei progetti.
Non dobbiamo pensare di fare adesso quello che dovranno fare gli altri ma occorre sapere che bisogna innescare immediatamente forti elementi di novità che io definirei più di natura istituzionale che politica; dico questo, perché se riflettiamo su quello che ci diceva il collega Ferraris capiamo che non sono i problemi di ordine politico quelli che ci dividono ma quelli di natura istituzionale. Il problema posto dal Consigliere Ferraris - se ho capito bene è di riportare le risorse e l'azione della Regione in primo luogo all'interno di settori di forte efficia e di forte riconoscibilità, fatto questo un risultato è già acquisito, si potrà magari non essere d'accordo sul risultato di questa riconoscibilità e di questa efficacia ed è a questo punto che si arriva ad un confronto politico, ma quello che noi dobbiamo cercare di risolvere in questa fase finale di legislatura, e per certi versi anche fase finale di un pezzo di storia della Regione, è che questo è un aspetto istituzionale.
Individuare quindi quali sono i veri settori all'interno dei quali la Regione può essere riconoscibile ed efficace.
Riconoscibile nel senso che viene riconosciuto il suo ruolo quale istituzione ed efficace nel senso che la sua azione determina dei risultati; dopodiché, definiti questi oggetti, si riaprirà, probabilmente lo scontro fra una maggioranza e un'opposizione rispetto a degli obiettivi ma all'interno di un ripensamento della macchina regionale che non deve essere una macchina che - dobbiamo dirlo soprattutto noi che ne siamo responsabili per gli ultimi dieci anni si autoalimenta e che è pura sopravvivenza in termini finanziari e soprattutto di consenso: vive del consenso di un rapporto continuo per cui l'elargizione finanziaria viene considerata la condizione del consenso senza aver capito se le risorse che producono il consenso producono anche un'efficacia e cioè un beneficio diretto per i cittadini.
Io non ritengo che le istituzioni possano venir fuori dal consenso però ho difficoltà a capire se il consenso è conseguente all'efficacia del nostro lavoro o è semplicemente la conseguenza del rapporto del nostro lavoro, cosa sostanzialmente diversa. Pertanto, ribadisco il voto convinto alla Giunta ed un ringraziamento - ovviamente non di tipo personale, ma politico - per i tempi con i quali il documento è stato presentato e soprattutto per il rispetto che si è avuto nei confronti della delicatissima contingenza politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Faccio una dichiarazione di voto contrario per le mille e una ragione che ci sono, ma, soprattutto, per quella che ritengo la più importante e cioè l'assoluta assenza di un'azione raccomandata a livello europeo - e quindi tipicamente europea ed europeistica - a favore della lingua e cultura Piemontese e della Bandiera Piemontese che, nonostante questa sia una Regione, un Consiglio regionale e una Giunta regionale, non viene esposta almeno alla pari con la bandiera statale.
Quindi la mia protesta: questa è una Regione contro se stessa, in piena schizofrenia politica.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione per appello nominale l'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Iscrizione alla CPDEL e INADEL del personale dell'Ente per il diritto allo studio universitario ai fini del trattamento di quiescenza e di previdenza"


PRESIDENTE

Mi è stato chiesto di procedere all'esame del punto 14) all'o.d.g.
Si tratta di una legge rinviata dal Governo, tuttavia ci sono delle urgenze. Tale legge riguarda il personale dell'Ente per il diritto allo studio universitario ai fini del trattamento di quiescenza e di previdenza.
Ricordo che sono necessari 31 voti per la sua approvazione. La materia è conosciuta; le modificazioni apportate sono conseguenti alle richieste del Governo.
Relatore è il Consigliere Porcellana, che ha facoltà di intervenire.
PORCELLANA, relatore Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, la L.R. 18/3/1993, n. 16 istitutiva dell'Ente per il diritto allo studio universitario, all'art. 36 stabilisce che il personale dell'Ente è equiparato, per quanto concerne lo stato giuridico ed il trattamento economico, al personale della Regione.
Il Ministero del Tesoro, in sede di iscrizione alla CPDEL dei dipendenti provenienti dalla disciolta opera dell'ISEF, ha osservato che l'equiparazione al personale regionale, sancita all'art. 36 della L.R. n.
16/92, 'concerne solo i rapporti intercorrenti in attività di servizio e nulla, invece, statuisce espressamente in ordine al regime previdenziale ed al trattamento di quiescenza che costituiscono un ambito autonomo, distinto o separato rispetto ai predetti rapporti'.
Nella stessa nota il Ministero osserva che un'apposita norma di legge regionale dovrà disporre esplicitamente l'iscrizione obbligatoria alla CPDEL con indicazione anche della decorrenza.
L'attività dell'Ente per il diritto allo studio universitario ha preso avvio dall'1/1/1993, mentre l'opera dell'ISEF ha avuto scioglimento alla data del 31/12/1992.
In relazione a ciò e alla conseguente necessità di procedere sollecitamente all'iscrizione all'INPDAP - Gestioni autonome CPDEL e INADEL in adempimento di quanto suggerito dal Ministero del Tesoro, la Giunta regionale aveva predisposto il disegno di legge n. 386, approvato dal Consiglio regionale in data 13/7/1993.
Il disegno di legge anzidetto non ha però ottenuto il visto del Governo, che l'ha rinviato a nuovo esame del Consiglio regionale, rilevando quanto segue: 'formulazione adottata art. 1, comma terzo, legge in esame prevedendo at carico ente onere ricongiunzione periodi assicurativi personale disciolta opera ISEF, non est conforme at normativa cui art. 6 legge 7/2/1979 n. 29 et interferisce con competenza statale in materia previdenziale'.
In sede di riesame del provvedimento rinviato la I Commissione ha deliberato, su proposta della Giunta, di apportare al testo dell'articolato le modificazioni occorrenti a superare il rilievo governativo adeguatamente riformulandone la stesura testuale.
Stante la necessità di procedere al più presto alla regolarizzazione della situazione del personale dell'Ente per il diritto allo studio universitario, la I Commissione ha altresì proposto di chiedere la procedura d'urgenza.
Per quanto sopra esposto si raccomanda l'approvazione da parte di questa assemblea della deliberazione legislativa, di cui si tratta, con le modificazioni apportate per tenere conto dei rilievi in proposito formulati dal Governo".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bodrero; ne ha facoltà.
BODRERO Ritengo che il Governo con queste intromissioni distrugga quella minima autonomia regionale che ci dovrebbe essere e che in pratica non c'è.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 34 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 34 L'art. 2 è approvato.
Non essendovi dichiarazioni di voto si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame testo unificato dei progetti di legge n. 432 e n. 446: "Modifiche alla L.R. 26/4/1993, n. 11 recante 'Nuovo ordinamento degli enti operanti nel settore dell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del testo unificato dei progetti di legge n. 432 e n. 446, di cui al punto 15) all'o.d.g.
La questione è stata discussa dapprima in I Commissione e successivamente in II Commissione.
Relatore è il Consigliere Penasso, che ha facoltà di intervenire.
PENASSO, relatore Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, la L.R. 26/4/1993, n. 11 relativa al 'Nuovo ordinamento degli enti operanti nel settore dell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata', disciplina all'art. 6 comma terzo, la composizione dei Consigli di amministrazione delle ATC prevedendo in particolare, alla lettera b), che quattro membri siano nominati dalla Provincia su designazione delle rappresentanze delle categorie sociali ed economiche.
In concreto si sta verificando che dette rappresentanze dispongono di un implicito potere di veto sullo stesso insediamento dei nuovi Consigli di amministrazione che, a sua volta, costituisce condizione preliminare all'applicazione piena dei disposti della legge regionale. Infatti, se anche una soltanto delle designazioni previste non viene effettuata l'insediamento dell'intero Consiglio di amministrazione risulta impossibile.
Per ovviare a tutto ciò si ritiene opportuno, pertanto, consentire l'insediamento dei rinnovati Consigli di amministrazione delle ATC anche in presenza di soli cinque dei sette membri.
La stessa legge, agli artt. 7 e 8, prevede lo scioglimento e la liquidazione del Consorzio regionale fra gli IACP, mentre all'art. 9 stabilisce il trasferimento alla Regione del personale di ruolo del Consorzio con inquadramento anche in sovrannumero e salvaguardia delle posizioni giuridiche ed economiche acquisite.
Essendo stato attribuito il Livello Economico Differenziato ad alcuni dipendenti del Consorzio, è necessario sterilizzare per l'anno 1993 la verifica del rispetto dei contingenti massimi, previsti dalla normativa vigente, dagli effetti dei nuovi ingressi.
A tal fine è proposta l'aggiunta di una specifica disposizione al citato art. 9.
La L.R. n. 11/93, inoltre, stabilisce all'art. 3 che gli Istituti Autonomi per le Case Popolari (IACP) assumano la denominazione di Agenzie Territoriali per la Casa (ATC) esercitando le funzioni attribuite agli Istituti Autonomi Case Popolari dalla vigente legislazione.
L'art. 13, comma secondo, prevede che al personale delle ATC si applichino gli istituti attinenti lo stato giuridico ed economico, nonch previdenziale, dei dipendenti regionali.
Il Ministero del Tesoro ha osservato che, essendo le Agenzie Territoriali per la Casa nuovi soggetti giuridici, le stesse non rientrerebbero tra gli enti iscrivibili in base all'ordinamento della Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali e pertanto il personale dipendente andrebbe obbligatoriamente iscritto all'INPS. L'obbligo di iscrizione alla CPDEL potrebbe aversi soltanto qualora venisse espressamente sancito da un'apposita norma di legge che ovviamente dovrà anche indicarne la decorrenza.
Necessita, inoltre, stabilire, in relazione al trattamento di fine rapporto, una disciplina che assicuri al personale in servizio alla data di entrata in vigore della L.R. 26/4/1993, n. 11, il mantenimento del trattamento così come previsto dalla precedente normativa concernente gli Istituti Autonomi Case Popolari, mentre per il personale assunto successivamente alla data di entrata in vigore della L.R. n. 11/93 prevede l'iscrizione all'INADEL o all'Ente di Previdenza che in forza di normativa nazionale subentri a questo.
In particolare, si ricorda che i dipendenti dello IACP di Torino assunti dopo il 6/2/1964 dovevano essere iscritti obbligatoriamente alla CPDEL entro il termine perentorio di cinque anni, ovvero entro il 5/2/1969.
Ciò a seguito dell'approvazione da parte del Ministero dei Lavori Pubblici di apposita deliberazione del Consiglio di amministrazione dello IACP di Torino dell'11/6/1963, che recepiva i disposti della legge 11/4/1955, n.
379, art. 39. Poiché non tutti i dipendenti in servizio hanno optato per l'iscrizione alla CPDEL e pertanto sono ancora attualmente iscritti all'INPS, si ritiene opportuno inserire un disposto che salvaguardi tale pregresso.
In relazione a quanto sopra è necessario provvedere all'adozione della normativa così come suggerito dal Ministero e specificare per il personale le modalità di trattamento di fine rapporto.
La normativa viene quindi integrata con un nuovo art. 13 bis e viene cancellato il riferimento del comma secondo dell'art. 13 (le parole 'nonch previdenziale') relativo all'applicazione dell'istituto attinente lo stato previdenziale dei dipendenti regionali al personale delle ATC in quanto superato dallo stesso nuovo art. 13 bis.
Inoltre, all'art. 19, secondo comma, la stessa legge prevede che le ATC, alle quali è affidata la gestione del fondo sociale di cui al primo comma dello stesso articolo, sottopongano all'approvazione della Giunta regionale la rendicontazione delle erogazioni effettuate dai Comuni nell'anno precedente 'entro il 30 giugno di ciascun anno'.
Poiché il regolamento del fondo sociale, approvato dalla Giunta regionale, prevede che le ATC deliberino la rendicontazione delle somme erogate sulla base dei dati forniti dai Comuni, si rileva, anche in seguito ad osservazioni delle stesse ATC, come il termine del 30 giugno per la delibera della rendicontazione relativa alle erogazioni effettuate dai Comuni nell'anno precedente non sia sufficiente a consentire il corretto espletamento della fase istruttoria.
Si propone, pertanto, di dilazionare il termine ultimo consentito dalla legge alle ATC per la delibera succitata al 31 agosto di ciascun anno.
Infine, all'art. 22, quarto comma, la legge stabilisce che le nomine dei collaudatori degli interventi di Edilizia Sovvenzionata vengano effettuate 'in conformità alla normativa regionale in materia, su proposta dell'Assessore regionale competente'.
Alla luce di manifestate difficoltà interpretative, si è ritenuto di riformulare il comma in questione specificando che le nomine vengono effettuate dagli Enti gestori, dietro indicazione dell'Assessore competente.
Poiché questo disegno di legge introduce un nuovo articolo nel testo della 'legge radice', laddove vi siano rimandi alla 'presente legge' questi devono essere riferiti alla 'legge radice'".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.
BRESSO Devo far osservare che questo è un provvedimento di carattere molto tecnico; la parte discussa fra le due Commissioni riguarda sostanzialmente l'iscrizione del personale agli enti previdenziali. E' un aspetto tecnico sul quale non possiamo che esprimere un voto di astensione.
L'altra questione che giustifica la nostra astensione riguarda invece il testo coordinato. La norma ha riguardato solo la II Commissione: la nomina dei collaudatori viene sostanzialmente effettuata dagli Enti gestori, sia pure su indicazione dell'Assessore regionale competente. Si tratta di meccanismi molto delicati, per cui come opposizione ci pare opportuno astenerci. Sulla partita dei collaudatori varrebbe la pena, e noi ci riserveremo in futuro di farlo, di intervenire globalmente. E' un aspetto che noi ci riserviamo di affrontare in altra sede, ma non ci sentiamo di approvare questa norma perché riteniamo che il meccanismo dei collaudi non sia oggi soddisfacente nella nostra Regione. Si tratta di un'astensione benevola sulla questione che riguarda il personale, su cui non abbiamo problemi particolari, mentre per quanto riguarda la partita dei collaudi è un'astensione più motivata.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi possiamo procedere all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 25 astensioni 9 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 25 astensioni 9 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 25 astensioni 9 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 25 astensioni 9 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 25 astensioni 9 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 25 astensioni 9 L'art. 6 è approvato.
Se non vi sono dichiarazioni di voto si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposte di deliberazione n. 844, n. 845, n. 846, n. 847, n. 848 e n. 849 relative al piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nelle province del Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo all'esame congiunto delle proposte di deliberazione n. 844, n.
845, n. 846, n. 847, n. 848 e n. 849, di cui ai punti 31), 32), 33), 34) 35) e 36) all'o.d.g., relative al piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nelle Province del Piemonte.
La parola all'Assessore Cavallera.



PRESIDENTE

CAVALLERA, Assessore regionale



PRESIDENTE

Preciso che sono stati presentati alcuni emendamenti integrativi che sono a disposizione dei Consiglieri e che tengono conto di quello che si era preannunciato in Commissione, cioè che vi era qualche ente che aveva difficoltà a rispettare i termini. Sono pervenuti nei giorni intercorrenti tra la data della Commissione e oggi, quindi abbiamo la possibilità di arricchire le deliberazioni con le proposte mancanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Mi sento politicamente, oltre che moralmente, impegnato ad intervenire su una questione come questa, perché le deliberazioni che oggi sono qui in approvazione determineranno la messa in vendita di ben 27.113 alloggi nella nostra Regione. Pertanto non si tratta di una deliberazione per cui si pu mettere la testa nella sabbia come gli struzzi e come venditori essere contenti di quanto decidiamo solo perché alieniamo dei patrimoni. So che sono stati presentati degli emendamenti; immagino siano aggiunte di alloggi in vendita.
CAVALLERA, Assessore regionale Non molti.
RIVALTA Non molti, ma non cambierà l'ordine di grandezza che è sui 30.000 alloggi. Cifra rilevantissima: 30.000 alloggi corrispondono a circa tre abitanti per alloggio, dato medio fornito dagli uffici regionali con un'egregia relazione sullo stato dell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. Sulla base di quell'indice, il provvedimento che assumiamo può riguardare circa 90.000 persone (nel senso che mettere in vendita non vuol dire immediatamente trovare l'acquirente e dopo spiegherò perch esiste questo problema). Quindi è uno dei provvedimenti più rilevanti che la Regione in questa legislatura abbia assunto; è davvero impressionante che questo avvenga in un'atmosfera di sollecitazione a fare in fretta e nell'assenza completa di attenzione.
Permettetemi di chiedermi cosa mai sia diventata la politica, se in un'assemblea elettiva come la Regione Piemonte questioni di questa rilevanza, che comportano un movimento di cifre di circa 1.500 miliardi vengono affrontate in questa maniera. Sarebbe bene che oggi tutti i 60 Consiglieri sapessero, uscendo di qui, di aver assunto un provvedimento di questa portata.
Per quanto riguarda la vendita, esprimo subito il mio parere, per poi introdurre invece degli elementi di critica su come avvengano le vendite.
Considero giusto porre in vendita il patrimonio edilizio di quelli che si chiamavano gli Istituti Autonomi Case Popolari, o comunque di altri enti dei Comuni o enti dello Stato (le Ferrovie e così via). Questi alloggi sono stati costruiti a totale carico dello Stato, in particolare negli ultimi trent'anni, da quando è stata approvata la legge Gescal, sulla base dei contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro in un'azione di mutuo soccorso per la casa tra le forze produttive (dico lavoratori ed imprenditori). Credo che porre in vendita gli alloggi oggi sia una cosa giusta, anche per il fatto che nel corso di questi decenni è profondamente modificata la struttura di fruizione della casa.
Nel censimento del 1951 coloro che abitavano in una casa di loro proprietà erano all'incirca il 30%; la nostra società in quel momento era una società ancora fortemente agricola, quindi molti di questi acquirenti erano contadini. Questo dato è andato via via modificandosi, fino a raggiungere - non si conoscono ancora i dati esatti del censimento del 1991 una percentuale del 70%, o forse superiore.
Ho richiamato questo dato, perché la vendita delle case, per chi desidera diventare proprietario, non è solo un'esigenza di sicurezza.
Soprattutto emigrando in una città, acquisire la casa dava il senso della cittadinanza, di essere ancorato in una città: l'acquisizione della casa dava un'immediata sicurezza a chi poteva acquisirla, mentre l'integrazione sociale e culturale avviene in tempi lunghi e con molte più difficoltà. Al di là del problema della sicurezza, l'acquisto della casa oggi è diventato un modello culturale e sociale, per cui vendere il patrimonio pubblico oggi significa corrispondere alla realizzazione più compiuta di un modello di abitazione, di rapporto con l'abitazione che si è instaurato nel nostro Paese; mentre negli altri Paesi europei gli alloggi in proprietà sono la stragrande minoranza rispetto agli alloggi in locazione.
Sotto questo profilo, sono convinto - ma non da oggi, sin dal censimento del 1981, quando ancora mi occupavo di questi problemi amministrativamente - che sia giusto procedere ad una politica di acquisizione della proprietà della casa da parte dell'inquilinato dell'edilizia sovvenzionata. Da questo punto di vista, penso che il mio Gruppo abbia le stesse mie posizioni, sono posizioni largamente espresse dal PDS anche in sede nazionale. Richiamo questo nostro atteggiamento affinché, visto che in seguito interverrò criticamente, nessuno pensi che le ragioni critiche del mio intervento su questi provvedimenti possano esprimere una contrarietà al passaggio in proprietà delle case.
Vengo invece alle considerazioni critiche, che fanno sì che la nostra non sarà una posizione di voto positivo a questi provvedimenti. Gli aspetti critici nascono dal fatto che dal dopoguerra ad oggi si sono varate una molteplicità di leggi sulla casa. Molti di voi ricorderanno nomi anche politicamente illustri: la legge Aldisio, la legge Tupini, la legge Fanfani. Si sono costruiti enti diversi per il finanziamento: la Gescal l'Incis, poi tutti gli enti del Ministero, ciascuno dei quali prevedeva meccanismi finanziari diversi per l'acquisizione della casa. Si è creata una situazione di grande disparità di trattamento fra i cittadini. Ci sono cittadini che hanno avuto la casa a prezzi bassissimi, "stracciati" si direbbe sul mercato; altri che hanno ottenuto la casa sulla base di interessi a pagamenti di mutui rilevanti, pur essendo finanziati pubblicamente.
C'è una selva inestricata di situazioni che richiederebbe maggiore attenzione. Per venire al tema in oggetto, metto in evidenza che ci sono previste delle leggi dello Stato, acquisizioni in proprietà di case attraverso l'edilizia agevolata, quella della cooperazione o quella di case vendute da imprenditori immobiliari, per cui si pagano mutui più bassi di affitti rispetto alle case dello IACP.
La situazione è di questo tipo: ratei di mutuo, per la proprietà della casa in edilizia agevolata, più bassi degli affitti pagati in situazioni evidentemente, di reddito non basso dell'inquilinato, all'interno degli IACP.
E' così, Consigliere Cattaneo; ci sono cooperative Gescal che hanno costruito la casa senza apportare una lira di capitale. La Gescal è così solo ultimamente è stata modificata; i mutui sono per trentatre anni dal momento dell'avvio: il rateo di mutuo è bassissimo. Probabilmente anche qualcuno di noi abita in case di questo genere; non ne sto facendo una questione di tipo morale, ma di realtà concreta. Ci sono cooperative che utilizzando i fondi Gescal pagano ratei di mutuo di 60/70 mila lire l'Assessore può andarli ad accertare - e ci sono affitti, per alloggi di quelle che si chiamavano case dello IACP, che raggiungono alcune centinaia di migliaia di lire al mese.
Questi sono elementi di una selva inestricabile.
Quello che a me pare assai rozzo è il modo con cui si definisce questo rapporto di vendita e di acquisto delle case per chi abita nell'edilizia sovvenzionata.
Nel 1993 sono entrate in vigore numerose normative sulla casa, di cui tre assai rilevanti. Una è quella per cui si fa carico sugli immobili - ed anche su quelli di edilizia sovvenzionata dell'imposta comunale. Altra norma è quella che aumenta i canoni, e alcuni canoni di alloggi ad edilizia sovvenzionata sono già alti - e poi si introduce la legge per la rendita del patrimonio. Tutto questo non corrisponde ad una visione complessiva nessuno dei provvedimenti è correlato in una politica, sta insieme con l'altro all'interno di una politica. Comunque, i tre provvedimenti non rinnovano la politica della casa nel nostro Paese.
Dunque, i prezzi di vendita di queste case, calcolati sulla base di indici catastali, non colgono la realtà delle differenziazioni di valore indici catastali che portano, in zone periferiche, a prezzi che si aggirano sui 200 milioni per alloggio. Disparità dei prezzi di vendita sulla base degli indici catastali con quelli dell'UTE: in qualche caso i prezzi dell'UTE sono meno della metà di quelli che risultano dagli estimi catastali - in altri casi l'UTE fa prezzi più alti. Siamo nel caos più completo.
Si propone agli utenti degli IACP di acquistare gli alloggi e sul mercato se ne immettono circa 30 mila. Cosa potrà succedere? Gli abitanti degli IACP della nostra Regione sono ripartiti in categorie di reddito.
Quasi il 10% delle famiglie non percepisce alcun reddito; circa un terzo percepisce un reddito dai 2 ai 15 milioni annui - solo queste due categorie ci portano a quasi la metà delle famiglie abitanti negli IACP (oltre il 40%); un altro terzo si colloca fra un reddito di 15/25 milioni annui - e andiamo a due terzi degli abitanti degli IACP. E noi mettiamo in vendita, a prezzi che personalmente considero almeno in parte elevati, i due terzi del patrimonio dello IACP. Anzi, per i soli alloggi IACP la percentuale è maggiore: gli IACP in Piemonte gestiscono 35 mila alloggi, noi ne mettiamo in vendita esattamente 22.400 (circa i due terzi).
La cosa che può succedere è che questa messa in vendita di alloggi costituisca una lotteria: evidentemente, le famiglie a minor reddito o reddito quasi nullo difficilmente possono acquistare l'alloggio in cui abitano; è difficile che possano farlo anche quelle che hanno un reddito medio, ma che abitano in case il cui prezzo di vendita è circa 200 milioni.
L'esito possibile di questo provvedimento è di avere scarsa applicazione.
Se questo sarà il significato positivo della messa in vendita, almeno in parte, del patrimonio pubblico - la legge dice tra il 50% e il 75% del patrimonio vendibile - questo provvedimento rischia di essere vanificato.
Non risponde, quindi, all'obiettivo che personalmente considero positivo: di qui la ragione di fondo della critica. Per conseguire quell'obiettivo le Regioni avrebbero dovuto essere - non so se hanno intentato qualche azione affinché questo avvenisse, con sufficiente determinazione rese responsabili di questo cambiamento di stato dell'inquilinato dell'Istituto Autonomo Case Popolari e messe in condizioni di essere responsabili - lo dico brutalmente di costituirsi come agenti di vendita che quindi considerano il rapporto di vendita e acquisto come un rapporto che si definisce sulla base delle effettive possibilità del mercato. E' inutile proporre la vendita di alloggi a prezzi alti a categorie che non possono comprarli. Certo la legge prevede poi dei passaggi successivi: se l'inquilino che c'è dentro non lo può comprare, lo si può vendere ad altri, ma i problemi sociali che nascono, come la ricollocazione di questi inquilini che devono lasciare la casa, non vengono presi assolutamente in esame e non viene proposta una politica della casa che possa risolvere l'insieme di queste questioni. Di qui la ragione di fondo della nostra posizione non positiva verso questo meccanismo di vendita. C'è il rischio di illudere molte famiglie di poter diventare proprietarie della casa, mentre invece molte famiglie oggettivamente, non potranno diventarlo. A meno che si inneschino degli acquisti con degli sponsor alle spalle, degli sponsor che dopo cinque anni diventano i veri proprietari delle case e che quindi ripropongono poi gli stessi problemi che si cercava di risolvere con la vendita della casa.
Ho voluto richiamare queste questioni intanto perché sentivo il bisogno di esprimere una considerazione su questo modo di fare la politica della casa del nostro Paese: arruffata, contorta, complicata, che continua a complicarsi dopo cinquant'anni. Quindi, sotto questo profilo, non pu nascere una seconda Repubblica senza andare a districare la matassa che sta dentro a queste questioni. Una maniera di far nascere la seconda Repubblica era - già con questi provvedimenti - di cercare non di dipanare tutta la matassa, ma di mettere sulla giusta via questo tipo di iniziativa.
Si aggiunga poi - come punto secondario - che, come Regione e quindi come Consiglieri regionali, abbiamo un altro problema: il deficit dell'Azienda Territoriale per la Casa di Torino, dello IACP di Torino. In Piemonte è l'unico IACP che ha un forte debito, In Italia non tutti gli ex IACP hanno debiti, ma gli IACP delle grandi città hanno dei forti debiti.
Questa legge prevede che il 20% del ricavato, che non sarà un miliardo e mezzo, venga utilizzato per ripianare il deficit degli Istituti Autonomi.
Il 20% non corrisponderà alla cifra che si può pensare, se non si vende tutto non avremo il 20%. Con questi meccanismi e con questa legge non ripianeremo il debito degli Istituti Autonomi Case Popolari, che continuerà a crescere di un centinaio di milioni al giorno per effetto dei recuperi finanziari e degli interessi passivi che si devono pagare. Quindi neanche questo altro aspetto verrà risolto, è un meccanismo che ci mette nella situazione di fare promesse, sapendo che non tutte saranno mantenute.
Domani questa notizia verrà pubblicizzata e si creeranno delle aspettative; ma dopo le elezioni - non dico che ci sia una ragione elettorale in quanto la scadenza è posta per legge nazionale con il passare del tempo ci si accorgerà che questo meccanismo non è utile a far diventare gli utenti proprietari della casa se non solo in parte e non è utile neanche alla Regione e alla politica della casa italiana per risanare i debiti di Istituti Autonomi come lo IACP di Torino.
Ci sarebbero molte altre cose da aggiungere, certo meno rilevanti rispetto a quelle che ho appena detto. Mi auguro che il Consiglio regionale voglia prendere seriamente in considerazione il problema della casa nel nostro Paese, che si fa sempre più grave se i provvedimenti introdotti non sono ispirati ad una riforma complessiva della politica della casa, privata e pubblica, che definisca anche le permeabilità dell'essere inquilino in una casa privata e dell'essere inquilino in una casa pubblica. E' una situazione che si farà sempre più difficile. Chiedo alla Presidenza del Consiglio e alla Giunta di destinare, appena possibile ma non troppo in là nel tempo, una giornata di discussione su questa questione, oppure che si dia vita all'organizzazione di un convegno ove l'intero problema della casa (non solo gli spezzoni amministrativi) possa essere preso in considerazione, e, nonostante che in Italia vi siano due stanze per cittadino, si possa affrontare il problema di una parte consistente di cittadini che vivono in case disagiate o che addirittura la casa ancora non ce l'hanno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Queste proposte di deliberazione sono la prova dell'enorme falsità dello statalismo. La legge fu fatta perché si credeva che Babbo Stato sarebbe stata una specie di Babbo Natale, poi fu confermata la verità del proverbio piemontese: "Roba dl'?stat, roba da mat". Vennero infine le abominevoli sanatorie; gli abusivi fecero quello che vollero, specialmente nell'era del centro-sinistra, e anche recentemente a Milano le case popolari sono state assegnate ad immigrati più o meno clandestini, che probabilmente non avevano pagato contribuiti. Da una parte la vendita delle "case popolari" è la vittoria del privatismo ed è la sconfitta dello statalismo, dall'altra è la violazione dello spirito della legge che sarebbe stata giusta in sè, ma la cui non applicazione dimostra l'incapacità degli statalisti di governare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mollo.
MOLLO Ho ascoltato attentamente le considerazioni del collega Rivalta.
Un'analoga discussione era avvenuta in Commissione e devo dire che è molto difficile non condividere queste sue considerazioni, anzi dirò che in linea di massima le condivido. Tuttavia sono favorevole a questo provvedimento perché in effetti dopo molto tempo e con molti ritardi si arriva ad una decisione concreta per dismettere parte del patrimonio pubblico e per consentire, spero a moltissimi se non a tutti, di acquistare la casa di abitazione. Da sempre ho sostenuto con varie considerazioni questa ipotesi sia perché probabilmente era più facile arrivare ad una manutenzione di questi alloggi da parte degli inquilini, sia perché creava quella sicurezza, di cui parlava il collega, e creava una maggiore responsabilità dei proprietari rispetto all'abitazione e a tutto l'ambiente in cui questi edifici sono collocati. Probabilmente si sarebbe potuta richiedere una maggiore considerazione per l'arredo urbano e per le migliori condizioni di vivibilità, in molti quartieri di Torino.
Inoltre si può sperare che da questa vendita si ricavino tutte le risorse necessarie per fare la manutenzione e la ristrutturazione di altri edifici e per costruirne altri.
Devo dire pure che purtroppo questo provvedimento e questa legge, e questo non dipende dalla Regione, arriva in un momento in cui le difficoltà economiche sono maggiori. Nel periodo in cui le possibilità di acquisto da parte degli inquilini erano superiori non c'è stato il provvedimento. Nel momento in cui le difficoltà economiche, per ragioni che conosciamo, sono più difficili si pone invece questa possibilità. Ed è un peccato. Tuttavia io inclino all'ottimismo per il successo che avrà questa decisione. Dico pure che, a mio parere, al di là di tutte le altre considerazioni, la Regione e gli uffici della Regione devono fare tutti gli sforzi possibili perché tutto ciò diventi più facilmente possibile, perché se alle considerazioni di prima aggiungiamo le difficoltà burocratiche e di altro tipo, quelle dovute e quelle non dovute, aumenteranno i condizionamenti e potremmo trovarci, a distanza di alcuni anni, a verificare che rispetto alla massa di alloggi disponibili alcuni o molti non avranno avuto quella conclusione che noi speravamo.
Fra le agevolazioni da inventare ritengo che bisogna predisporre delle facilitazioni di vario tipo. Per esempio, l'ipoteca è un problema serio. In ogni contratto di compravendita di un immobile il proprietario che vuole garantirsi iscrive un'ipoteca, ma sappiamo tutti che l'ipoteca è un costo aggiuntivo e a volte non indifferente, per cui bisognerebbe vedere se c'è qualche espediente per superare il problema.
Ritengo che si debba fare tutto il possibile affinché questo provvedimento abbia il successo a cui sono legate le politiche successive oltre ad avere quella tensione che qui veniva richiamata per il problema casa nel suo complesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, gentile Presidente, colleghe e colleghi. Non appartengo alla schiera di chi ritiene, per ragioni di principio ideologiche, che le case pubbliche debbano essere vendute, e non appartengo alla schiera di chi, per simmetriche considerazioni di principio ideologiche, pensa che le case pubbliche non debbano essere vendute. Appartengo invece al campo di coloro che ritengono che la vendita delle case pubbliche possa essere parte di una seria politica per la casa: la politica dello Stato che costruisce case, le dà in affitto e poi le può anche vendere all'assegnatario, all'interno di una politica dello Stato.
La situazione in cui ci troviamo non è questa, perché non vi è una politica dello Stato nei confronti dell'edilizia pubblica, e perché questo atto si cala nel vuoto di questa politica. Difatti è un atto che viene venduto alla pubblica opinione sulla base di un'illusione e di una bugia, o una bugia consapevole, oppure la rimozione di una verità che non si vuole dire. La bugia, e l'errore di questa legge dello Stato, è quello di dire che lo Stato vende le case, perché così ne costruisce altre. Questa è una bugia grossolana.
Evidentemente è una forma di difesa ipocrita che lo Stato fa agli occhi dei cittadini, perché è illusorio ed è falso che un provvedimento di questo genere serva a costruire delle case; questa è una bugia. Non è così innanzitutto perché le risorse saranno piccole, e perché le risorse non avranno tempi certi d'introito da parte dello Stato, perché queste vendite produrranno degli introiti, ma il ritmo temporale in cui lo Stato incasserà queste risorse non permetterà di predisporre alcunché sotto forma di un piano di costruzione.
Poi c'è l'altro elemento: ogni cinque case al massimo se ne costruirà una. Questa è una storiella che uno Stato che non ha una politica per la casa ha venduto a tutti e che secondo me va denunciata. Non è così, manca una seria politica della casa all'interno della quale un provvedimento di questo genere sarebbe stato coerente. Ad esempio, insieme ad con una politica che preveda una vendita di questo genere, lo Stato doveva predisporre un nuovo piano decennale adeguatamente finanziato, ma non finanziato con i milioncini che i cittadini adesso ratealmente cominceranno a versare in un lasso di tempo lungo. La cosa seria era dire che si mettevano in vendita 30 mila alloggi e queste risorse serviranno ad opere di manutenzione ordinaria e straordinaria anche a nuove costruzioni, ma accanto a questa smobilitazione del patrimonio pubblico c'è uno Stato che ha deciso di fare un piano decennale con tante centinaia di miliardi ogni anno per costruire le case.
Questo non c'è e, quindi, non siamo in grado di inserire questa vendita in una politica della casa. A questo punto cosa dire su questo provvedimento? La Regione deve attuare questa legge. Il modo in cui la Regione propone il piano di vendita è, nella sostanza del merito delle scelte, assolutamente incomprensibile. C'è da augurarsi che tutto sia stato fatto per il meglio, ma in questa sede non è compito nostro augurarsi alcunché; compito nostro è leggere gli atti e decidere se van bene o van male. Non sono in grado di dire se le proposte tagliano fuori un quartiere o un complesso di caseggiati o, viceversa, se mettono in vendita cose che sarebbe stato meglio non vendere. Nei provvedimenti che sono stati sottoposti non si capisce nulla di tutto questo. Allora, non essendo deputato a gestire in prima persona e quindi a conoscere alla fonte i motivi dei sì e dei no e non essendo stato possibile, per tante ragioni effettuare quelle consultazioni con le forze sociali ed anche con i diretti proponenti che avrebbero consentito una conoscenza di causa, sostengo che si tratta di un provvedimento che, da questo punto di vista, non può avere che una sospensione di giudizio e l'augurio che le cose siano fatte bene ma, anche solo per esperienza, sarà ben difficile che così sia e quindi pu darsi che ci troveremo di fronte a grossolani errori di valutazione.
Il secondo aspetto - e anche questo è un auspicio - è che queste scelte siano fatte nel rispetto dei diritti e delle condizioni di vita di tutti gli interessati, che non siano fatti torti gravi che creino delle tensioni sociali; quindi, queste vendite o non vendite devono rispettare i diritti di tutti, sia di chi vuole comperare sia di chi non vuole o non può - altro grave problema comperare e, allo stesso tempo, che il modo in cui saranno venduti gli alloggi, consenta allo Stato, al patrimonio pubblico di essere gestito non peggio di prima, ma meglio di prima.
Allora, vedete che vendere gli alloggi pubblici può essere un momento di propaganda facile? Se volessimo farlo seriamente nel rispetto dei diritti di tutti, è un tema che va organizzato con la dovuta serietà e articolazione degli interventi e non sotto la spinta: "Voglio realizzare il più in fretta possibile un introito di denaro per lo Stato che permetta così di costruire nuove case". E' un modo sbagliato! Non è questo il sistema di vendere bene le case pubbliche! Il sistema per venderle bene è dire: "Vendo perché decido - è la mia politica - che smobilizzo un pezzo di patrimonio e nel farlo voglio tutelare i diritti di tutti".
Quindi, seguendo questo piano d'azione, verifico la situazione dei quartieri, li metto in vendita sentendo quali inquilini sono intenzionati ad acquistare l'alloggio o meno, preparo un progetto di mobilità all'interno, tutelo le fasce deboli e impiegherò i soldi incassati da queste vendite per il patrimonio pubblico che ha sempre bisogno di manutenzione o per realizzare nuove costruzioni se questo sarà reso possibile, perché lo Stato ha una grande politica di investimento nel settore delle abitazioni che decidono autonomamente. In questo modo la vendita del patrimonio pubblico rappresenta solo un tassello non finalizzato a coprire il fabbisogno finanziario dello Stato per un piano decennale. Non è una cosa seria.
A mio avviso, per non ripetere cose già dette da altri Consiglieri, va tutto bene se ci fosse una politica, ma questa non c'è e le delibere in sè non sono comprensibili. Il Gruppo Rifondazione Comunista, mentre sollecita l'Assessore a procedere in modo da evitare o correggere tutti i possibili errori, si rammarica che a livello statale si attui un piano di questo genere in assenza di una politica, rendendolo illusorio, che a livello regionale si sia stati costretti a subire un elenco di indirizzi, zone e Comuni sui quali è persino assurdo esprimere un parere. In questa condizione il Gruppo Rifondazione Comunista si asterrà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per la replica.
CAVALLERA, Assessore regionale Grazie, Presidente, e grazie ai colleghi intervenuti per mettere in risalto una serie di contraddizioni nel comparto dell'edilizia residenziale pubblica che da tempo esistono a livello nazionale. Sono perfettamente d'accordo che ci troviamo di fronte ad una selva di leggi che hanno creato trattamenti tra i più disparati, ma inserirei comunque questa tematica all'interno della revisione dello Stato sociale; interrogativo e tema di lavoro che verrà certamente posto alla seconda Repubblica, anche se sarebbe opportuno, quando si volta pagina - come diceva il collega Rivalta azzerrare le situazioni precedenti e ripartire in un determinato modo.
Inoltre penso che quando avvengono le svolte epocali magari restano anche delle macerie; non dimentichiamo cosa era l'Italia nel 1945 e di conseguenza l'azione della classe politica; complessivamente si è lavorato parecchio per ricostruire il nostro Paese e portarlo all'onore del mondo.
Penso che se queste nuove energie verranno di nuovo liberate nella seconda Repubblica avremo certamente la possibilità di rimediare a queste e a tante altre incongruenze.
Non è più tollerabile questo tipo di centralismo impersonato dal Comitato dell'Edilizia Residenziale; ritengo infatti che il tema della casa possa essere certamente uno di quegli argomenti che deve essere trattato a livello locale e regionale con articolazioni sul piano provinciale e comunale. Quindi, in un sistema come questo, articolato su troppi livelli di governo, non si può che andare a registrare situazioni che non sono soddisfacenti. Preciso subito che ci troviamo in un momento veramente difficile, perché i fondi Gescal sono previsti fino al 1995: dopo cosa succederà? E' tutto da discutere, quindi può darsi che la riscossione limitata nel tempo di questi contributi, e quindi questa assoluta mancanza di prospettiva imponga - ed io sono d'accordo - di iniziare dal basso rispetto allo Stato e quindi anche dalla sede regionale, una riflessione per elaborare proposte precise per quanto riguarda il settore della casa.
Appartengo alla schiera di coloro che ritengono che il Settore dell'Edilizia Residenziale Pubblica debba comunque essere salvaguardato non in termini complessivi, così come è stato in passato, ma debba garantire la casa a quegli strati sociali che, diversamente, non avrebbero la possibilità né di accedere alla proprietà diretta, né di accedere alle cooperative, né di accedere agli affitti che ci sono sul libero mercato.
Quindi, da questo punto di vista, ritengo che bisogna essere molto attenti quando si tratta di questioni che attengono alla gestione degli enti, quali gli IACP, oppure la questione dei canoni.
Questa cosa l'ho detta anche in assemblea agli assegnatari, tra i quali mi sembra di aver trovato un certo consenso dicendo: "Cari assegnatari, i primi ad essere interessati agli equilibri di gestione degli IACP dobbiamo essere tutti, anche voi nel senso che se è vero che avete già la tutela che deriva dal fatto di essere assegnatari di alloggi pubblici e quindi avete la sicurezza e la stabilità del contratto di affitto, dobbiamo tutti insieme lavorare affinché questi istituti abbiano costi di gestione che siano i più bassi possibili; quindi, grande rigore e grande trasparenza nell'Amministrazione, ma anche un'assunzione, per quanto è possibile, di oneri da parte dell'inquilinato".
Vi è poi la parte dell'assistenza sociale alla quale bisogna prestare attenzione e non solo al famoso fondo sociale che, a livello di non totale adeguatezza, gestiamo nel comparto.
Vi è quindi una serie di questioni che si intrecciano e riguardano la politica della casa, ma riguardano anche le politiche sociali in generale.
Come i Consiglieri sanno, noi rendiamo vendibile una grossa fetta del patrimonio edilizio pubblico della nostra regione, riconfermiamo - ammesso che abbiamo questo ruolo il diritto che hanno gli assegnatari di acquisire questi alloggi a determinate condizioni. Però, attenti: non vi è l'obbligo cioè coloro che hanno i requisiti per permanere all'interno del settore dell'edilizia residenziale pubblica possono decidere, se vogliono possono acquistare, se invece non lo desiderano restano assegnatari. Coloro che sono handicappati o che hanno un handicappato nel nucleo familiare, oppure sono ultrasessantenni, sono assolutamente al riparo da ogni iniziativa forzosa da parte di chicchessia, men che meno da parte degli enti gestori.
Ci troviamo quindi di fronte ad una proposta che va vista a mio avviso come la valutava il Consigliere Mollo: è una nuova opportunità in un settore che è abbastanza sclerotizzato. In questo settore si sono tentate tutte le strade, lo potrebbe dire meglio di me il mio predecessore l'Assessore Carletto: le leggi finanziarie degli anni precedenti consentivano sì la vendita, magari sulla carta con criteri molto più razionali, perché si formulavano i piani di vendita e quindi non si andava a creare quelle situazioni di gestione condominiale pubblica e privata che questa legge tutto sommato va a creare; vi erano le valutazioni dell'Ufficio Tecnico Erariale, però non sono decollate perché vi era una resistenza strisciante da parte degli enti gestori, forse per difendere non so che cosa, un principio, un centro di potere - lascio a ciascuno di voi trarre le conclusioni - ma sta di fatto che questi piani non sono mai decollati.
Il Parlamento ha approvato questa legge che sotto certi punti di vista è assai singolare, riconosce il diritto per l'assegnatario di acquistare l'alloggio sulla base di un prezzo predeterminato, un prezzo "oggettivo" se così lo vogliamo definire. Un prezzo che senz'altro sarà affetto da tutti quegli errori che derivano da un certo tipo di gestione catastale che abbiamo avuto modo di esaminare adesso e anche negli anni precedenti perché sappiamo che gli estimi catastali non sono totalmente soddisfacenti però molti Comuni hanno ricorso e sappiamo che il Catasto in qualche modo sta aggiornando queste valutazioni.
Inoltre il singolo assegnatario è tutelato dalla possibilità di ricorrere personalmente all'Ufficio Tecnico Erariale e quindi di chiedere la valutazione specifica di quel determinato alloggio. Vi sono quindi dei criteri oggettivi di fondo nell'ambito dei quali, senza dover chiedere niente a nessuno, un assegnatario può fare da sè i propri conti: visto il valore catastale lo moltiplica per cento e trova quello che è il valore di acquisto che poi verrà scalato dell'1% per ogni anni di vetustà dell'alloggio, fino ad un massimo del 20%, e verrà ulteriormente diminuito del 10% nel caso di pagamento in contanti. Quindi vi è una situazione che sotto certi punti di vista può tranquillizzare.
Ciò che non ci tranquillizza è il quadro generale verso il quale è stata indirizzata l'attenzione dei colleghi che sono intervenuti. Io che coordino pro tempore il lavoro degli Assessori regionali alla casa sono stato testimone negli ultimi trenta giorni di lavoro delle Camere, nella legislatura che testè si è conclusa, dell'approvazione di ben sette provvedimenti che riguardano il settore dell'edilizia pubblica, il settore della casa. Qualcuno ha anche osservato che sembrava quasi di trovarsi di fronte alle svendite di fine legislatura; non si può più procedere in questo modo perché poi ti fiocca addosso l'ICI, ti fiocca addosso la revisione dei canoni da attuare con modalità che non sono condivise e tutta una serie di altre questioni che noi potremo discutere successivamente quando la Presidenza del Consiglio vorrà mettere all'o.d.g.
complessivamente questa materia, oppure magari anche in un convegno di tipo politico generale che, d'intesa con il Consiglio, potremo eventualmente organizzare.
E' chiaro che nel merito questo è un provvedimento che è figlio dei tempi e delle modalità che ci sono state imposte dal legislatore nazionale.
Capite bene che un provvedimento che si rivolge all'universo degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, da perfezionare nell'arco di sessanta giorni, con tutte le problematiche a cui prima facevano riferimento i colleghi che sono intervenuti, dal collega Rivalta al collega Chiezzi, in sostanza non consente quello scandaglio puntuale e preciso che dovrebbe invece essere caratteristico di provvedimenti come questi. Però noi intendiamo come Regioni iscriverci alla scuola di pensiero di coloro che ritengono questo un provvedimento di avvio, quasi un'apertura di credito se così la vogliamo definire, in modo tale che parta una procedura. Spero che nel corso del tempo questa procedura possa anche riportare il parere positivo di un collega molto scettico come è il Consigliere Chiezzi su questa materia. In questo senso devo dire che gli uffici si sono fortemente impegnati perché tutto ciò che era possibile attuare in questi pochi giorni venisse fatto: una grossa opera di indirizzo nei confronti degli enti proprietari che dovevano proporre i piani; una grossa opera di coinvolgimento dei Comuni competenti per territorio, laddove questi non erano proprietari per acquisirne il parere; tutta una serie di contatti con il Ministero e con altri soggetti pubblici. Pensate che qui andiamo a vendere alloggi delle Poste, delle Ferrovie, c'è di mezzo il Demanio e voi sapete che nel momento in cui si vanno a toccare queste entità statali vi sono sempre, per esperienze ataviche, delle grosse difficoltà.
Non posso dire che con questa deliberazione abbiamo risolto tutti i problemi. Una serie di critiche, di osservazioni e di puntualizzazioni che sono state fatte corrispondono alla pura e semplice verità, però vi è la volontà di seguirne gli sviluppi, non riteniamo chiuso il problema, consci che abbiamo fatto la nostra parte (giustamente qualcuno diceva che domani uscirà un titolone sui giornali: "27.000 alloggi in vendita"); noi su tutte queste formulazioni ci lavoreremo ancora, andremo ai riscontri e speriamo di poter assestare questo programma sulla base proprio di quelle correzioni, di quelle segnalazioni e di quelle questioni che potranno essere anche successivamente approfondite.
Nel momento in cui si condividono le critiche di coloro che in qualche modo sottolineano la necessità di una politica a livello nazionale (ma ahimè - anche il Governo Ciampi, che pur ha raccolto adesioni più ampie di quelle che sono state di solito le maggioranze che vi erano in precedenza è andato su questa strada e ha aggravato la situazione con tutti questi provvedimenti tampone), c'è da dire che la riforma del settore dell'edilizia residenziale pubblica era andata molto avanti in questa legislatura, perché alla Camera in VIII Commissione era praticamente sulla soglia della Commissione in sede legislativa, quindi poteva anche essere varata. Se il Parlamento avesse lavorato qualche mese in più senz'altro avremmo avuto la riforma, una riforma importante che avrebbe modificato la natura degli enti gestori ed andava a risolvere tutte quelle incongruenze che molti di noi in più epoche e in più occasioni abbiamo denunciato.
Noi come Regione Piemonte - non è certo merito mio, ma di coloro che mi hanno preceduto - abbiamo già fatto il possibile perché in un quadro nazionale che è quello che è abbiamo cercato di forzare al massimo la legislazione nazionale di settore approvando la riforma degli enti gestori attraverso la legge n. 11. Qualcuno potrà dire che è un sasso nello stagno altri diranno che le difficoltà rimarranno: il deficit di Torino è un problema sul quale dovremo anche, mi auguro, discutere in Commissione e in Consiglio e che comunque è all'attenzione nostra a livello prioritario.
Detto tutto questo sul piano generale ritengo però che noi non possiamo tradire - mi ricollego a quanto dicevo prima - le attese degli assegnatari piemontesi non mandando avanti un provvedimento che io ritengo sia da una buona percentuale di assegnatari comunque atteso. E' un provvedimento che consente l'acquisto degli alloggi se questa è la volontà dell'assegnatario, con criteri abbastanza oggettivi e sulla base di quelle valutazioni UTE che possono in qualche modo risolvere i casi di clamorosa incongruenza.
Mentre sono disponibile per dar eventualmente conto degli emendamenti o dello specifico di ogni singola delibera, invito il Consiglio a procedere all'approvazione, in questa sede, di questa deliberazione.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 844: "Legge 24/12/1993, n. 560 - Piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nelle province di Vercelli e di Biella", di cui al punto 31) all'o.d.g.
Emendamenti presentati dall'Assessore Cavallera: 1) nelle premesse della proposta di deliberazione n. 844, dopo il capoverso: "sentita la competente Commissione consiliare", è inserito il seguente capoverso: "considerato che, successivamente all'esame della II Commissione consiliare, sono pervenute alla Regione le seguenti ulteriori proposte e comunicazioni, che rendono necessaria un'integrazione del piano di vendita esaminato dalla Commissione: nota dell'Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni prot, n.
DCPA/1/4/0002925 del 12/3/1994, con la quale comunica che l'elenco trasmesso alla Regione Piemonte comprende tutti gli alloggi di proprietà dell'Ente e ritiene che possano essere totalmente inseriti nei piani di vendita nota della Ferrovie dello Stato S.p.A, prot, n. 0014935 del 23/2/1994, con la quale comunica l'ammontare del patrimonio di proprietà dell'Ente, alienabile ai sensi della legge n. 560/93, senza peraltro consentire l'individuazione del patrimonio di cui si propone la vendita".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 9 astensioni.
2) Gli allegati alla proposta di deliberazione n. 844 sono sostituiti dagli elenchi allegati.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 9 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 10 astensioni.
Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 845: "Legge 24/12/1993, n. 560 - Piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella provincia di Alessandria", di cui al punto 32) all'o.d.g.
Emendamenti presentati dall'Assessore Cavallera: 1) nelle premesse della proposta di deliberazione n. 845, dopo il capoverso "sentita la competente Commissione consiliare", è inserito il seguente capoverso: "considerato che, successivamente all'esame della II Commissione consiliare sono pervenute alla Regione le seguenti ulteriori proposte e comunicazioni che rendono necessaria un'integrazione del piano di vendita esaminato dalla Commissione: deliberazione del Consiglio comunale di Alessandria n. 20/62386 del 10/3/1994, con la quale si approva il piano di alienazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica consistente in n. 81 unità abitative su un totale di n. 130 vendibili ai sensi della legge n. 560/93 nota del Comune di Alessandria prot, n. 12961/1894 del 7/3/1994 di parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dall'Amministrazione delle PP.TT nota del Comune di Alessandria prot, n. 12962/1884 del 7/3/1994, di parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Alessandria nota dell'Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni prot, n.
DCPA/1/4/0002925 del 12/3/1994, con la quale comunica che l'elenco trasmesso alla Regione Piemonte comprende tutti gli alloggi di proprietà dell'Ente e ritiene che possano essere totalmente inseriti nei piani di vendita nota della Ferrovie dello Stato S.p.A, prot, n. 0014935 del 23/2/1994, con la quale comunica l'ammontare del patrimonio di proprietà dell'Ente, alienabile ai sensi della legge n. 560/93, senza peraltro consentire l'individuazione del patrimonio di cui si propone la vendita".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
2) Gli allegati alla proposta di deliberazione n. 845 sono sostituiti dagli elenchi allegati.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 846: "Legge 24/12/1993, n. 560 - Piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nelle province di Novara e del Verbano Cusio Ossola", di cui al punto 33) all'o.d.g.
Emendamenti presentati dall'Assessore Cavallera: 1) nelle premesse della proposta di deliberazione n. 846, dopo il capoverso: "sentita la competente Commissione consiliare", è inserito il seguente capoverso: "considerato che, successivamente all'esame della II Commissione consiliare, sono pervenute alla Regione le seguenti ulteriori proposte e comunicazioni, che rendono necessaria un'integrazione del piano di vendita esaminato dalla Commissione: nota dell'Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni prot, n.
DCPA/1/4/0002925 del 12/3/1994, con la quale comunica che l'elenco trasmesso alla Regione Piemonte comprende tutti gli alloggi di proprietà dell'Ente e ritiene che possano essere totalmente inseriti nei piani di vendita nota della Ferrovie dello Stato S.p.A, prot, n. 0014935 del 23/2/1994, con la quale comunica l'ammontare del patrimonio di proprietà dell'Ente, alienabile ai sensi della legge n. 560/93, senza peraltro consentire l'individuazione del patrimonio di cui si propone la vendita nota del Comune di Baveno prot, n. 2006/UT del 23/2/1994, di parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Novara nota del Comune di Cameri prot, n. 1378 del 28/2/1994, di parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Novara nota del Comune di Cannobio prot, n. 3202 del 25/2/1994, di parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Novara nota del Comune di Grignasco prot, n. 978/1001 del 28/2/1994, di parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Novara".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 11 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
2) Gli allegati alla proposta di deliberazione n. 846 sono sostituiti dagli elenchi allegati.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 11 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli e 11 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 847: "Legge 24/12/1993, n. 560 - Piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella provincia di Torino", di cui al punto 34) all'o.d.g.
Emendamenti presentati dall'Assessore Cavallera: 1) nelle premesse della proposta di deliberazione n. 847, dopo il capoverso: "sentita la competente Commissione consiliare", sono inseriti i seguenti capoversi: "considerato che, successivamente all'esame della II Commissione consiliare, sono pervenute alla Regione le seguenti ulteriori proposte e comunicazioni, che rendono necessaria un'integrazione del piano di vendita esaminato dalla Commissione: nota dell'Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni prot, n.
DCPA/1/4/0002925 del 12/3/1994, con la quale comunica che l'elenco trasmesso alla Regione Piemonte comprende tutti gli alloggi di proprietà dell'Ente e ritiene che possano essere totalmente inseriti nei piani di vendita nota della Ferrovie dello Stato S.p.A, prot, n. 0014935 del 23/2/1994, con la quale comunica l'ammontare del patrimonio di proprietà dell'Ente, alienabile ai sensi della legge n. 560/93, senza peraltro consentire l'individuazione del patrimonio di cui si propone la vendita deliberazione del Consiglio di amministrazione del Consorzio Intercomunale Torinese n. 55 in data 21/2/1994, con la quale si approva la proposta di piano di alienazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica in ottemperanza al disposto normativo per n. 874 alloggi, pari a circa il 50% del patrimonio vendibile di 1.765 unità immobiliari residenziali, segnalando al contempo l'intendimento di non vendere alcuno degli alloggi indicati qualora la Regione lo ritenga possibile proposta di deliberazione consiliare della Città di Moncalieri, con cui si aggiunge al piano già inviato con nota prot, n. 6920 del 10/2/1994 n. 1 alloggio, sito in Piazza Santa Croce n. 3 nota della Città di Torino prot, n. 2282 del 7/3/1994, con la quale esprime parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Torino nota della Città di Ivrea prot, n. 3823 del 21/2/1994, con la quale esprime parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Torino nota del Comune di Pavone Canavese prot, n. 1492 dell'1/3/1994, con la quale esprime parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Torino nota del Comune di Beinasco prot, n. 3729 del 24/2/1994, con la quale esprime parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Torino comunicazione della Città di Collegno in data 9/3/1994, con la quale esprime parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Torino deliberazione della Giunta comunale di Perrero n. 32 bis del 10/2/1994, con la quale si riserva di predisporre una proposta di cessione del 75% del proprio patrimonio alienabile ritenuto di non poter accogliere la richiesta di esclusione del proprio patrimonio dal piano di vendita, formulata dal Consorzio Intercomunale Torinese con la succitata deliberazione, per ragioni di equità e per assicurare anche gli assegnatari di tali alloggi la facoltà di esercitare un diritto sancito dalla legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
2) Gli allegati alla proposta di deliberazione n. 847 sono sostituiti dagli elenchi allegati.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 848: "Legge 24/12/1993, n. 560 - Piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella provincia di Cuneo", di cui al punto 35) all'o.d.g.
Emendamenti presentati dall'Assessore Cavallera: 1) nelle premesse della proposta di deliberazione n. 848, dopo il capoverso: "sentita la competente Commissione consiliare", è inserito il seguente capoverso: "considerato che, successivamente all'esame della II Commissione consiliare, sono pervenute alla Regione le seguenti ulteriori proposte e comunicazioni, che rendono necessaria un'integrazione del piano di vendita esaminato dalla Commissione: nota dell'Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni prot, n.
DCPA/1/4/0002925 del 12/3/1994, con la quale comunica che l'elenco trasmesso alla Regione Piemonte comprende tutti gli alloggi di proprietà dell'Ente e ritiene che possano essere totalmente inseriti nei piani di vendita nota della Ferrovie dello Stato S.p.A, prot, n. 0014935 del 23/2/1994, con la quale comunica l'ammontare del patrimonio di proprietà dell'Ente, alienabile ai sensi della legge n. 560/93, senza peraltro consentire l'individuazione del patrimonio di cui si propone la vendita nota del Comune di Cuneo prot, n. 129 del 24/2/1994, di parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Cuneo nota della Città di Mondovì prot, n. 1231 del 22/2/1994, di parere favorevole alla proposta di piano di vendita formulata dalla ATC di Cuneo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
2) Gli allegati alla proposta di deliberazione n. 848 sono sostituiti dagli elenchi allegati.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 849: "Legge 24/12/1993, n. 560 - Piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella provincia di Asti", di cui al punto 36) all'o.d.g.
Emendamenti presentati dall'Assessore Cavallera: 1) nelle premesse della proposta di deliberazione n. 849, dopo il capoverso: "sentita la competente Commissione consiliare", è inserito il seguente capoverso: "considerato che, successivamente all'esame della II Commissione consiliare, sono pervenute alla Regione le seguenti ulteriori proposte e comunicazioni che rendono necessaria un'integrazione del piano di vendita esaminato dalla Commissione: nota dell'Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni prot, n.
DCPA/1/4/0002925 del 12/3/1994, con la quale comunica che l'elenco trasmesso alla Regione Piemonte comprende tutti gli alloggi di proprietà dell'Ente e ritiene che possano essere totalmente inseriti nei piani di vendita nota della Ferrovie dello Stato S.p.A, prot, n. 0014935 del 23/2/1994, con la quale comunica l'ammontare del patrimonio di proprietà dell'Ente, alienabile ai sensi della legge n. 560/93, senza peraltro consentire l'individuazione del patrimonio di cui si propone la vendita deliberazione del Consiglio comunale di Asti, nella quale si individua l'ammontare del patrimonio di proprietà dell'Ente alienabile ai sensi della legge n. 560 e la percentuale che si intende cedere, senza per precisare le unità immobiliari di cui si propone la vendita".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
2) Gli allegati alla proposta di deliberazione n. 849 sono sostituiti dagli elenchi allegati.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 11 astensioni.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Spesa socio - assistenziale

Esame proposta di deliberazione n. 841: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della DGR n. 152-32714 del 28/2/1994: 'Riparto, per l'anno 1993, del fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali di cui alle LL.RR. n. 20/82 e successive modifiche ed integrazioni e n. 24/92 e successiva modifica'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 20) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 841.
La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN Grazie, Presidente. Il mio sarà un intervento breve, non tanto nel merito della deliberazione che ripropone semplicemente il saldo da erogare alle UU.SS.SS.LL. sulla base di criteri che abbiamo a lungo discusso anche in Commissione per quanto riguarda i servizi socio-assistenziali, quanto invece per porre all'Assessore e al Consiglio una questione più generale più complessiva. Riteniamo che la Regione non possa più gestire, e quindi erogare fondi, per i servizi socio-assistenziali, non tenendo conto delle consistenti novità e mutamenti avvenuti nella nostra Regione per quanto riguarda la popolazione e in particolare la popolazione anziana, i minori i disabili e tutta una serie di categorie di cittadini che utilizzano questi servizi e che appunto traggono nelle proprie condizioni di vita vantaggi per migliorare queste condizioni di vita dai servizi che vengono erogati.
Noi riteniamo che non sia più possibile procedere facendo riferimento sia alle leggi vigenti nella nostra Regione e sia proponendo progetti semplicemente sistemativi di ciò che a livello legislativo esiste, ma sia necessario, a partire dal 1994 fino a quando questo Consiglio opererà, fare uno sforzo per inquadrare delle scelte più generali e programmatiche che riguardano anche la salute dei nostri cittadini e quindi andare ad una revisione, ad un riordino e una nuova programmazione. Questa è una richiesta di carattere meramente politico, che però riveste urgenza e necessità di essere affrontata al più presto.
Con questo intervento svolgo contemporaneamente la dichiarazione di voto. Come già avvenuto in Commissione, voteremo contro questa deliberazione per alcune argomentazioni che ho richiamato, ma anche per altre più squisitamente nel merito, che non richiamo in questo intervento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore regionale Intervengo brevemente, perché mi pare che gli argomenti sollevati dalla collega Bortolin richiedano un altro momento di riflessione. Mi sembra di poter suggerire un momento di lavoro e di approfondimento anche in Commissione, compatibilmente con i tempi che abbiamo (perché abbiamo desiderio di fare molte cose, ma poi non sempre abbiamo il tempo di farle tutte), sul problema complessivo dell'assistenza, che metta in campo una serie di problemi accennati dalla collega Bortolin e che io condivido. Li condivido, non tanto per una questione legata ai criteri di riparto (che tutto sommato sono corretti), quanto per un'analisi sulla diversa tipologia degli utenti; per una verifica delle capacità progettuali degli enti che abbiamo delegato a gestire l'assistenza o che istituzionalmente sono delegati a gestire l'assistenza; per verificare le capacità innovative che su questo campo si sono eventualmente attivate o non attivate; per verificare quale deve essere il ruolo della Regione rispetto a questi nuovi progetti, queste nuove capacità di utilizzare le risorse.
C'è sicuramente un problema di adeguamento legislativo e di verifica dell'efficacia delle deleghe che abbiamo dato ad altri enti; c'è un problema che riguarda la gestione dei controlli e delle nomine nei vari enti, che spesso non riescono a funzionare perché i tempi delle nomine e delle autorizzazioni sono estremamente lunghi. Tali questioni sono anche collegate ad una certezza di finanziamento che, su questa partita, è ancora tutta da inventare, perché in realtà gli unici finanziamenti certi nella loro dimensione (seppure non sufficiente e adeguata) sono i fondi regionali. Stiamo verificando - l'ho già ricordato in Commissione - la situazione dei versamenti dei finanziamenti da parte dei Comuni, perché non soltanto è difficile stabilire delle quote capitali un po' più consistenti rispetto ad altri momenti, ma è ancor più difficile farle poi effettivamente pagare ed erogare; per cui, molto spesso, le UU.SS.SS.LL.
gestiscono i servizi esclusivamente con i fondi regionali che, di per sè sono insufficienti e non riescono a garantire né uno sviluppo né un adeguamento della rete dei servizi esistenti sul territorio.
Evidentemente, le considerazioni della collega Bortolin circa una maggiore valutazione del settore socio-assistenziale non possono che trovarmi consenziente. Mi dispiace soltanto che, ad affermazioni sostanzialmente non negative rispetto ai tentativi di fare una politica socio-assistenziale, non corrisponda almeno un voto di incoraggiamento.
Qualche volta, un cinque e mezzo si potrebbe anche gradire dalle opposizioni - consentimi questa battuta, che vuol essere di spirito.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli, 10 contrari e 4 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento: Calamità naturali

Esame progetto di legge n. 437: "Modifiche alla L.R. 29/6/1978, n. 38 e successive modifiche ed integrazioni in materia di disciplina ed organizzazione degli interventi in dipendenza di calamità naturali"


PRESIDENTE

Passimo all'esame del progetto di legge n. 437, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Penasso, che ha facoltà di intervenire.
PENASSO, relatore Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, i gravissimi eventi alluvionali che hanno, a cascata, interessato nel passato autunno il 50 circa del territorio della Regione Piemonte, hammo messo in evidenza limiti e carenze della legislazione regionale in materia, per cui si rende necessario introdurre le modifiche opportune per rendere lo strumento legislativo idoneo a risolvere praticamente le situazioni.
Si deve infatti tener presente che la L.R. n. 38 vide la luce nel 1978 e venne parzialmente aggiornata nei limiti degli importi previsti all'art.
7 nel 1987.
Le esperienze di gestione degli strumenti legislativi suddetti, ma soprattutto l'inadeguatezza attuale dei limiti posti alle date suddette impongono le conseguenti revisioni economiche determinate parametrandole con gli incrementi avvenuti nel frattempo.
Le modifiche ai limiti introdotte si riferiscono anche all'andamento medio nel periodo 1978/1993 dei costi nel territorio piemontese nel campo dell'edilizia abitativa, tenendo peraltro presente che la legge in argomento non intende coprire la totalità degli oneri a carico degli interessati per gli interventi di ricostruzione o ripristino, ma intervenire con un parziale contributo adeguato alla realtà economica del momento.
In particolare, con il presente disegno di legge si propongono le seguenti modifiche.
All'art. 1 si ribadisce la dipendenza del finanziamento per interventi su fabbricati di civile abitazione dall'evento calamitoso dichiarato grave.
Le esperienze maturate nell'applicazione dei precedenti eventi alluvionali fanno ritenere indispensabile una successiva verifica, che viene proposta con la modifica dell'art. 2, da parte degli organi tecnici regionali a conferma e a controllo delle valutazioni economiche poste a base delle richieste.
L'art. 3 aumenta la dimensione dell'intervento immediatamente eseguibile dai responsabili degli Uffici tecnici periferici regionali fissando detto limite entro i 50 milioni.
L'art. 4 introduce modifiche ai limiti previsti dalla legislazione esistente per adeguarli alla realtà economica del momento. I limiti previsti, pur non coprendo la totalità dei costi massimi ipotizzabili costituiscono un sufficiente adeguamento agli oneri conseguenti agli interventi necessari.
Corre l'obbligo di segnalare che la Giunta regionale ha predisposto il disegno di legge oggi in esame nello scorso mese di novembre, recependo precedenti indicazioni emerse in seno alla II Commissione durante le riunioni dedicate all'emergenza alluvioni.
La sospensione dell'attività delle Commissioni a seguito delle dimissioni del Presidente della Giunta ha inibito il pronto esame del provvedimento, che è stato tuttavia immediatamente posto all'o.d.g. della II Commissione alla ripresa dei lavori. Il testo è stato licenziato a maggioranza nella seduta del 10/3/1994 e ne raccomando ora l'approvazione da parte dell'aula".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 votanti 34 voti favorevoli 21 astensioni 13 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 votanti 34 voti favorevoli 21 astensioni 13 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 votanti 34 voti favorevoli 21 astensioni 13 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 votanti 34 voti favorevoli 21 astensioni 13 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 votanti 38 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Calamità naturali

Esame proposta di deliberazione n. 798: "L.R. 29/6/1978, n. 38 e successive modifiche ed integrazioni. Modifica della DCR n. 704-15839 del 26/10/1993 e delimitazione, ai sensi dell'art. 9, delle aree colpite dalle precipitazioni verificatesi nei mesi di settembre, ottobre e novembre 1993"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 30) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 798.
Non essendovi richieste di interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 12 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento: Enti strumentali - Assestamento di bilancio - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 427: "Assestamenti ai bilanci di previsione per l'anno finanziario 1993 di Enti dipendenti dalla Regione e di Enti di gestione delle aree protette"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 427.
Relatore è il Consigliere Goglio, che ha facoltà di intervenire.
GOGLIO, relatore Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, il disegno di legge n. 427 presentato dalla Giunta regionale in data 6/10/1993, concerne l'assestamento ai bilanci di previsione per l'anno finanziario 1993 di alcuni Enti dipendenti della Regione ed Enti di gestione delle aree protette.
L'approvazione da parte di questo Consiglio dei documenti di assestamento di cui si tratta, è adempimento previsto dalla L.R. n. 55/81 'Norme di contabilità regionale' e, in particolare per quanto si riferisce agli Enti di gestione delle aree protette, dalle LL.RR. n. 36/92 'Adeguamento delle norme regionali in materia di aree protette alla legge 8/6/1990 n. 142 e alla legge 6/12/1981 n. 394' e n. 31/93 'Modificazione alla L.R. 21/7/1992 n. 36'.
Essa non ha potuto avere luogo, come avrebbe dovuto, con la L.R. n.
44/93 'Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1993' in conseguenza di qualche ritardo nella predisposizione e presentazione dei documenti contabili nonché nell'effettuazione dei necessari controlli.
Le deliberazioni approvative, presentate dagli Enti interessati ed i relativi documenti, che hanno natura prettamente tecnica, sono stati in ogni caso sottoposti, da parte del Co.Re.Co, e dei competenti Settori della Giunta regionale, al controllo di legittimità nonché alla verifica di compatibilità con i corrispondenti documenti regionali, ai sensi delle citate LL.RR. n. 55/81, n. 36/92 e n. 31/93.
La I Commissione consiliare ha preso in esame e valutato il disegno di legge n. 427 nella seduta del 3 marzo scorso e lo ha licenziato a maggioranza.
Per i motivi sopraesposti se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di intervento, possiamo passare alla votazione dell'articolo unico.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 20 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'articolo unico, e pertanto l'intero testo della legge, è approvato.


Argomento: Bilanci preventivi - Parchi e riserve

Esame testo unificato dei progetti di legge n. 429 e n. 430: "Integrazione alla L.R. 16/4/1992 n. 22: 'Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1992' ed alla L.R. 21/1/1993 n. 4: 'Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1993'"


PRESIDENTE

Il punto 12) all'o.d.g. prevede l'esame del testo unificato dei progetti di legge n. 429 e n. 430.
Relatore è il Consigliere Goglio, che ha facoltà di intervenire.
GOGLIO, relatore Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, in ottemperanza delle disposizioni della L.R. n. 55/81 'Norme di contabilità regionale', della L.R. n. 36/92 'Adeguamento delle norme regionali in materia di aree protette alla legge 8/6/1990 n. 142 ed alla legge 6/12/1981 n. 394' e della L.R. n. 31/93 'Modificazione alla L.R. 21/7/1992 n. 36', i disegni di legge n. 429 e n. 430 approvano i bilanci di previsione 1993 di alcuni enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali regionali.
Tale approvazione non ha potuto avere luogo, come avrebbe dovuto, con la L.R. n. 4/93 'Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1993', in conseguenza di qualche ritardo nella predisposizione e presentazione dei documenti contabili nonché nell'effettuazione dei necessari controlli.
Le deliberazioni approvative, presentate dagli enti interessati, ed i relativi documenti, che hanno natura prettamente tecnica, sono stati in ogni caso sottoposti, da parte del Co.Re.Co, e dei competenti settori della Giunta regionale, al controllo di legittimità nonché alla verifica di compatibilità con i corrispondenti documenti regionali, ai sensi delle citate LL.RR. n. 55/81, n. 36/92 e n. 31/93.
La I Commissione consiliare ha preso in esame e valutato i disegni di legge n. 429 e n. 430 nella seduta del 3 marzo scorso e li ha licenziati a maggioranza, riunendoli, per semplificazione normativa, in testo unificato.
Per i motivi sopra esposti se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, si proceda alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 votanti 29 voti favorevoli 17 voti contrari 2 astensioni 10 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 votanti 29 voti favorevoli 17 voti contrari 2 astensioni 10 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione n. 733: "Modifica dello Statuto della Consulta Regionale dei Giovani approvato con DCR n. 308-18292 del 17/12/1991"


PRESIDENTE

Il punto 22) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 733.
Si tratta di una deliberazione che nella scorsa seduta di Consiglio non è stata esaminata su richiesta del Consigliere Cucco. Oggi non è presente il Vicepresidente Montabone che segue l'argomento, però questa deliberazione è stata a lungo discussa in Commissione, quindi se il Consiglio è d'accordo e se non vi sono interventi di carattere generale possiamo procedere alla votazione di tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 785: "L.R. n. 42/86, art. 3 Soppressione del Servizio 'Sistema statistico, informativo e documentazione' e contestuale istituzione del Servizio 'Servizio regionale di statistica'"


PRESIDENTE

Il punto 23) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 785.
Se non vi sono interventi di carattere generale, possiamo procedere alla votazione di tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 3 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 4) non vengono computati per fissare il numero legale entro il limite di un quinto.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico che domani alle ore 10,30 vi è l'incontro con la FIAT Avio di cui avete ricevuto la convocazione.
Giovedì alle ore 17,30 vi è l'incontro per la questione di Trecate al quale sono invitati anche i componenti della II Commissione.
La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Chiederei se può essere presa in esame nella seduta di oggi la mozione sulla pena di morte e all'adesione all'appello al Papa, anche perché è stata sottoscritta da quasi tutti i Presidenti ai quali l'ho presentata.



PRESIDENTE

C'è un solo problema Consigliere Cucco, non è iscritta all'o.d.g.
CUCCO Mi rendo conto, ma è una mozione inutile se non passa prima di Pasqua.
Non l'ho iscritta in quanto pensavo di presentarla all'adunanza del 30 marzo.



PRESIDENTE

Io non ho escluso che il Consiglio si possa fare il 30 marzo, dico semplicemente che oggi abbiamo pochissime argomentazioni, per cui mi lasci ragionare un momento per cercare di risolvere la questione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposte di deliberazione n. 781: "Personale dipendenti degli Enti convenzionati in mobilità per l'anno formativo 1993/1994" e n. 803: "Revisione del programma annuale dei corsi di formazione professionale normali, speciali e per invalidi civili, approvato con DCR n. 670 del 29/7/1993, art. 1. Convenzione tipo Regione - Enti di formazione professionale approvata con DCR n. 671 del 29/7/1993" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle proposte di deliberazione n. 781 e n. 803, di cui ai punti 24) e 25) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Foco.
FOCO Non ho problemi a discutere le due proposte di deliberazione ai punti 24) e 25) all'o.d.g., ma abbiamo già discusso in Commissione con i funzionari degli aspetti più tecnici e sarebbe interessante che sugli aspetti più complessivi della formazione professionale ne discutessimo in presenza dell'Assessore.



PRESIDENTE

La Giunta è d'accordo sull'esigenza presentata dal Consigliere Foco e rinviamo tali proposte di deliberazione alla prossima seduta consiliare.


Argomento: Commercio

Esame proposta di deliberazione n. 753: "Modifica ed integrazione della deliberazione del Consiglio regionale n. 590-5783 del 7/4/1993 recante: 'Criteri ai Comuni per la determinazione degli orari dei negozi e delle altre attività esercenti la vendita al dettaglio'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 26) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 753.
Se non vi sono richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 1 astensione.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 4) non vengono computati per fissare il numero legale entro il limite di un quinto.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 804: "Abilitazione fornitura protesi ed ausilii - Parziale modifica alla deliberazione del Consiglio regionale n. 419-3744 del 19/3/1987 relativamente alla composizione della Commissione Tecnica Regionale"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 27) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 804.
Se non vi sono richiesta di parola, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Esame proposta di deliberazione n. 806: "Regolamento di attuazione dell'art. 5 della legge n. 362/91, recante disposizioni in materia di decentramento delle farmacie"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 28) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 806.
La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO In Consiglio comunale a Cuneo abbiamo proposto la privatizzazione delle farmacie perché risulta inopportuna la loro municipalizzazione. Inoltre noi, vicinissimi al confine, troviamo i medicinali a metà prezzo in Francia, quindi, se il mercato comune non è un'opinione, abbiamo promosso questa proposta: invitare la categoria farmaceutica francese ad istituire delle farmacie private in Piemonte e nel resto dell'Italia. Se è già possibile bisogna farlo e l'Assessore alla sanità deve farsi parte diligente per far venire queste farmacie che farebbero da calmiere, da freno a queste assurdità anti-europee tipicamente italiane, perché è famoso l'europeismo verbale e verboso degli italiani e l'anti-europeismo reale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 7 astensioni.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 796: "Criteri concernenti l'organizzazione ed il riconoscimento di corsi per i pubblici esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, ai sensi della legge n. 287 del 25/8/1991, art. 2"


PRESIDENTE

Il punto 29) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 796.
Su tale provvedimento in sede di Commissione si sono astenuti i Gruppi Verdi e Verdi Sole che Ride.
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 7 astensioni.


Argomento:

NOMINE


PRESIDENTE

Il punto 46) all'o.d.g. reca: "Nomine".
Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

Università di Torino (legge 30/11/1973, n. 766) - Consiglio di amministrazione. Nomina di 1 rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Guido Nobilucci.


Argomento: Nomine

Politecnico di Torino (legge n. 168/89) - Senato Accademico. Nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Sergio Nicola.


Argomento: Nomine

Consorzio per la Ricerca e l'Educazione permanente - CO.RE.P. (Statuto relativo) - Consiglio di amministrazione. Nomina di 1 rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mario Salomone.


Argomento: Nomine

Consorzio per la Ricerca e l'Educazione permanente - CO.RE.P. (Statuto relativo) - Comitato tecnico-scientifico. Nomina di 1 rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Ferruccio Poggio.


Argomento: Nomine

Ente di Gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali Cuneesi (L.R. n. 32/93) - Consiglio Direttivo. Nomina di 3 membri.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Renato Baudino, designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R.
n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento.


Argomento: Nomine

Ente di Gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali del Canavese (L.R. n. 23/93) - Consiglio Direttivo. Nomina di 3 membri.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Piermario Giachino, designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R. n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento.


Argomento: Nomine

Istituto per l'Interscambio Scientifico - ISI (art. 16 dello Statuto) Collegio dei Revisori. Nomina di 1 Sindaco effettivo.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo alcuno dei nominandi riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Nordind S.p.A. (art. 14 dello Statuto) - Consiglio di amministrazione. Nomina di 1 rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Paolo Galletti.


Argomento: Nomine

Centro Studi e Ricerche Storiche sull'Architettura Militare del Piemonte con sede nel Forte di Exilles (art. 4, L.R. n. 48/92). Nomina del Presidente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo alcuno dei nominandi riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Agenzie Territoriali per la Casa - ATC (art. 6, sesto comma, L.R. 26/4/1993, n. 11). Nomina di 1 Sindaco con funzioni di Presidente Provincia di Novara.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giovanni Negri.


Argomento: Nomine

Texilia S.p.A. (L.R. n. 47/84 mod, con L.R. n. 11/88) - Consiglio di amministrazione. Nomina di 2 rappresentanti (integrazione).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo alcuno dei nominandi riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Commissione Tecnico Urbanistica - CTU (art. 12, L.R. n. 79/91). Sostituzione del signor Amirante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Gabriele Manfredi.


Argomento: Nomine

Commissione Tecnico Consultiva in materia di Coltivazione di Cave e Torbiere (art. 6, L.R. n. 69/78). Sostituzione del signor Bressan.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportati voti sufficienti.


Argomento: Nomine

SACE S.p.A. - Società Aeroporto di Cerrione (L.R. n. 22/90) Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Petrini.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

SO.CO.TRAS. S.p.A. (art. 3, L.R. n. 63/84) - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Baricada.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutino delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Mercato Ingrosso Alimentare di Cuneo - MIAC (art. 3, L.R. n. 63/87) Collegio Sindacale. Sostituzione del Sindaco effettivo signor Girardo.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Parco Naturale della Valle del Ticino (L.R. n. 4/92) Consiglio direttivo. Sostituzione del signor Serra.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Bruno Giau.


Argomento: Nomine

Comitato nazionale per la difesa del suolo (art. 6, legge n. 183/90). Sostituzione del signor Garino.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Commissione Tecnica per la Cooperazione allo Sviluppo (L.R. n. 31/90). Sostituzione della signora Segre.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Carolina Pozzo.


Argomento: Nomine

Commissione Tecnica di Vigilanza Farmaceutica Provincia di Vercelli. Sostituzione del signor Fenoglio.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.



PRESIDENTE

Commissione Tecnica per l'Informazione (L.R. n. 52/90). Sostituzione del signor Aymar.



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Cooperativa Artigiana di Garanzia CO.A.GA. - Provincia di Torino-Chivasso (art. 12, L.R. n. 17/85). Sostituzione del signor Astegiano.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

APT Langhe e Roero (art. 8, L.R. n. 12/87) - Collegio sindacale. Sostituzione del signor Cirio.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro nessun eletto non avendo il nominando riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Consulta Regionale per i Beni Culturali e le Attività Culturali (L.R. n. 58/78 mod, con L.R. n. 23/86). Sostituzione dei signori Ferrari e Barbero.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti il signor Pier Franco Quaglieni (in sostituzione del signor Ferra ri) e il signor Gioacchino Lodato (in sostituzione del signor Barbero).


Argomento: Nomine

Comitato Regionale per il Servizio Radiotelevisivo (art. 2, L.R. n. 59/91). Sostituzione del signor Destefanis.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Carlo Marletti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16.45)



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